La vita vista dal Rosso

di tokio miky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1° ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2° ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3° ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1° ***


-La vita vista dal Rosso-

Fan fiction made by Rhea & Becki ©

Le parti contrassegnate con il color viola rappresentano la storia dal punto di vista di Rhea, mentre quelle in rosa la storia dal punto di vista di Becki. Buona lettura.


Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, i Tokio Hotel non mi appartengono e qualsiasi anlogia con fatti reali è PURAMENTE casuale. Non intendo rappresentare fatti realmente accaduti.

Capitolo 1°:

Andarcene.

Sì, andarcene.

Questa parola racchiudeva tutto quello che volevamo fare. Essere libere, andarcene da tutto e da tutti, senza persone che ti giudicano per le tue scelte e per quello che di nuovo vuoi provare. Perché ci siamo rese conto, io e te, che in questo mondo ci sono tante persone, oserei dire troppe, incapaci di credere, di sognare, di volare; loro non danno importanza a tutto quello che non è concreto e normale…loro vogliono la vita monotona e sono convinti che sia il giusto, così ti condizionano e ti costringono a tenere le tue ali chiuse, a farle restare piegate per sempre, e se decidi di volare beh…loro non ti insegneranno di certo…e dovrai fare tutto da sola. Ma io e te, Rhea, abbiamo capito cosa vuol dire aiutarsi, e lo stiamo facendo…stiamo andando incontro al nostro sogno che, con l’aiuto di un pizzico di fortuna, ha deciso di incrociarsi con la nostra strada…tanto da poter farci dire:

Sì. Siamo Groupies.

-Rhea?-

-Mh?- mi rispondesti in un mugolio…d’altronde cosa potevo aspettarmi? Eri concentrata sulla guida, ormai cinque ore alle spalle…erano parecchie per te.

-Non preferiresti fermarti una mezz’oretta, per riposarti? Oppure guido io….-

A quest’ultima frase non reagisti come al solito, ossia facendo finta di non ascoltarmi e tenendo le tue mani delicate fisse sul volante e i tuoi profondi occhi puntati sull’asfalto: ti girasti di scatto sollevando gli occhiali da sole, che ti coprivano gran parte del viso, sulla nuca, e sbarrando gli occhi.

-Cosa? Tu guidare? La MIA macchina? Ah! Questa è divertente!-

-Dai, si vede. Sei stanca, hai le occhiaie…-

Alla mia nota, rimettesti gli occhiali riconcentrandoti sulla guida. Mettevi spesso gli occhiali da sole, specialmente quando ti volevi chiudere in te stessa, quando c’era qualcosa che non andava e tendevi a non parlarne fino a che non ti sentivi di nuovo bene con te stessa e li risollevavi. Non lo facevi appositamente, né tanto meno per escludermi da qualcosa di tuo, il che mi sembra abbastanza improbabile visto che siamo cresciute insieme, era piuttosto qualcosa che io stessa avevo notato in te. Quel bisogno di estraniarti dal mondo per qualche minuto, e di sentirti protetta anche solo da una lente più scura, che non permettesse di scovare il tuo sguardo dall’altro lato, perché tu…TU puoi vedere tutto quello che accade. Gli altri NO…

Infondo è sempre stato il giudizio degli altri a condizionarti…scusa: a condizionarCi in tutto quello che facevamo. Con un sogno e un’ambizione come la nostra i giudizi erano molti, troppi, pesanti, dolorosi. Ci distruggevano, ma allo stesso tempo ci rendevano più forti. Forse è per questo che non ci siamo mai arrese, forse è per questo che adesso siamo su questa auto.

-Becki, penso proprio che ci concederemo una pausa tra poco- ti dissi qualche istante dopo, sbadigliando, con gli occhi ancora lucidi, coperti dagli occhiali.

-Che ti avevo detto io??- mi domandasti sgranando gli occhi e fissandomi altezzosa.

Sorrisi, ma sembrava più una smorfia.

Strinsi di più le dita al volante cercando di sorreggermi e restare lucida, ma sentivo le palpebre pesanti e molto probabilmente era meglio lasciare il posto di guida alla mia compagna. Rischiavamo di fare un incidente!

Rallentai e mi accostai lateralmente lungo la strada con la macchina.

Aprii la portiera e scesi.

Mi facevano male le gambe.

-Passo dietro- ti dissi aprendo la portiera posteriore.

Mi guardasti un istante allarmata, ma poi sorridesti come tuo solito e ti sedesti al posto di guida sbattendo forte la portiera.

Non la sentii nemmeno. Mi ero già addormentata.

Tra le varie tracce che stavano scorrendo alla radio già da un po’, partì d’improvviso “Frei im Freien Fall”…ti penso, e comincio ad intonare quelle note che per noi volevano dire così tanto, in così poche righe:

Voglio esser solo libero,
ancora una volta esser libero,
solo una volta esser libero.
Io mi lascio cadere.

Già…essere libere…

Credo di aver esagerato un po’ con il volume e, dopo ben due ore e mezza di sonno, la canzone ti svegliò.

-MMMMHHHH!- ti lamentasti portando un braccio sopra agli occhi ribelli alla luce. Ti vidi dallo specchietto retrovisore, ed era una scena davvero spassosa.

-Oh, scusa! Ti ho svegliata!?- domandai con falsa innocenza.

-Stronza!- mi urlasti in faccia girandoti sull’altro fianco e, probabilmente, riprendesti sonno all’istante. Il viaggio ci stava davvero stancando, ma ci avremmo dovuto fare l’abitudine.

Sistemai gli occhiali da sole e ripresi a canticchiare sottovoce “Frei im Freien Fall”, stavolta attenta a non svegliarti.

Sembravi quasi innocente quando dormivi…

Frenasti di brusco all’improvviso e sbattei la testa al sedile su cui eri seduta.

-Becki.. se quando scendiamo trovo un solo graffio, sappi che non la passerai liscia..- brontolai qualcosa del genere, ma non avevo la forza nemmeno per aprire gli occhi.

-Tranquilla, c’è un idiota davanti a noi, ma la macchina è intatta- mi dicesti smettendo di cantare non so nemmeno quale canzone.

-Bene..- e mi girai dall’altra parte.

Quindici ore di viaggio.

Quindici ore di guida tra me e te che ci davamo il cambio.

Per un totale di sette ore e mezza di guida a testa.

Eravamo arrivate a Berlino… credo…

-Dammi qui…- mi dissi bruscamente assonnata dai sedili posteriori, facendomi prendere anche un bello spavento. Non era esattamente una bella visione vederti appena sveglia!

Erano circa cinque minuti che mi rigiravo la cartina tra le mani mentre continuavo a guidare. Avevo spento la musica e tolto gli occhiali…dovevo capire dove si trovasse il nostro maledetto hotel.

-Ehi, guarda che so benissimo vedere da sola…- ti dissi altezzosa. Detestavo quando mi trattavi come una di due anni più piccola, nonostante lo fossi davvero.

-Lascia vedere a me. Se dovessimo affidarci al tuo senso dell’orientamento finiremmo in Cina…- sorridesti tu stessa della tua sarcastica battuta, mentre dai sedili posteriori passasti al sedile vicino a me senza scendere…

-Fai attenzione, grazie! Io starei guidando!- ti rimproverai mentre mi continuavi a dare gomitate non proprio leggere. Mi ignorasti alla grande e prendesti posto.

Ti vidi scrutare assorta la cartina. Mi fissasti. Scoppiasti a ridere in una fragorosa risata di cui non trovai il senso.

-Che c’è?!- chiesi scocciata ma senza ottenere risposta…

-La cartina…ahahah…E’ sottosopra…-

Ops…Mi sa che avevi ragione…Saremmo potute finire in Cina.

-Allora…Noi siamo qui…- pensasti ad alta voce con il dito che scorreva sulle varie vie di Berlino.

-Svolta a destra a quel semaforo laggiù…-

Bene, c’eravamo quasi allora.

-Quasi arrivate..- mi dicesti rallentando poco dopo.

Guardavo fuori dal finestrino la nuova città, assorta tra i miei pensieri e le mie paure.

-Mai stata prima d’ora a Berlino...-

-E’ proprio questo il bello, Rhea-

Ti sorrisi.

Mi intrigava il fatto di stare in una città nuova e di sapere che presto sarei stata anche in compagnia di gente nuova.

Ci fermammo dopo cinque minuti ed io mi voltai verso di te prima di scendere dalla macchina.

-Solo una cosa, Becki- dissi.

Ti voltasti e ci guardammo negli occhi.

-Stiamo attente- mormorai ed abbassai lo sguardo.

-Hai paura?-

-Un po’..-

Ci abbracciammo.

Adesso iniziava tutto.

Continua...


Bene, ciao a tutti! Rieccomi qui con una nuova fan fiction! Anzi...sta volta, c'è una novità! Questa FF, La vita vista dal Rosso, è scritta da me e da un'altra mia amica. ( la Rhea in questione!) Spero che abbiate capito che la parte in rosa è la storia vista da Becki, mentre la parte in viola, è la storia come la vede Rhea. Mi auguro che dopo "Te lo giuro" (ancora in scrittura) apprezzerete e seguirete anche questa storia! Vi assicuro che i colpi di scena non mancheranno!!! Commentate in tanti, anche negativamente se non vi piace, accetto tutto, consigli critiche e giudizi!

Un bacio, e al prossimo capitolo!

Becki...& Rhea!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2° ***


-La vita vista dal Rosso-

Fan fiction made by Rhea & Becki ©

Le parti contrassegnate con il color viola rappresentano la storia dal punto di vista di Rhea, mentre quelle in rosa la storia dal punto di vista di Becki. Buona lettura.


Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, i Tokio Hotel non mi appartengono e qualsiasi anlogia con fatti reali è PURAMENTE casuale. Non intendo rappresentare fatti realmente accaduti.

Capitolo 2°:


Grand Hotel Esplanade. Così si chiamava l’albergo in cui avremmo alloggiato.

-Ci separiamo adesso- mi dicesti prima di aprire la porta della tua stanza.

Sorrisi.

-A dopo- ti dissi facendoti l’occhiolino.

Cavolo che camera!

Era un sogno.

Le pareti erano color pesca e la tappezzeria era color crema.

C’era una grande letto ed una tv al plasma che si poteva guardare tranquillamente seduti sul materasso.

La vista dalla finestra era spettacolare.

Buttai le valigie in un angolo della stanza e mi gettai di peso sul letto.

Rimasi non so nemmeno quanto tempo ad osservare il soffitto bianco.

-Becki, Becki, Becki... ci divertiremo...- dissi nel silenzio della stanza, pensando al futuro incerto che ci aspettava.

Poco dopo mi alzai ed entrai in bagno.

-Poi dici che uno si inibisce qui dentro...- dissi tra me e me guardandomi intorno e cercando di capire se quello era un bagno o una suite.

Mi feci una doccia e, appena uscita, mi avvolsi i capelli in un asciugamano ed indossai i primi vestiti che trovai per venire da te.

Bussai energicamente e tu, quando apristi la porta, scoppiasti a ridere alla vista del mio enorme turbante verde in testa.

-Entra, dai- mi dicesti facendoti da parte per lasciarmi passare.

-Anche tu non scherzi con l’arredamento...- dissi guardandomi intorno.

-Rhea, le stanze sono tutte uguali...- mi rimproverasti roteando gli occhi e tornando alla tua valigia.

Scoppiammo a ridere.

-Che ne dici se iniziamo a prepararci?- mi domandasti poco dopo, mentre io osservavo lo screen-saver del mio cellulare aspettando, magari, di ricevere una chiamata.

Alzai lo sguardo e ti vidi tirar fuori dalla valigia un completino intimo di pizzo nero.

Sgranai gli occhi.

-Stasera si balla, tesoro!- mi urlasti lanciandomelo in faccia.

-Non credo che “ballare” sia il verbo giusto…- mi dicesti scrutando tra le mani il mio meraviglioso completino di cui ero tanto entusiasta.

-Ma infatti, prima si balla e poi…- dissi ammiccando.

-Ok, ok ho capito, ho capito!- mi interrompesti ritirandomi il completino.

-Ma…hai intenzione di andare al party in intimo o ti scegli qualcosa anche per sopra?!-

-Mmm…meglio questo rosso, o questo nero?- dissi scrutando i miei due abiti migliori. Erano entrambi bellissimi…quello nero pieno di strass, lungo sopra il ginocchio a bretelline molto fine e ricamato di fili color argento, l’altro rosso, invece, era ornato di perline, una scollatura decisamente vistosa a V mentre la schiena era in parte libera dove il tessuto formava una fessura ovale che partiva dalle spalle fino a poco sopra il sedere.

-Io propongo il rosso…rosso Groupie…- mi suggeristi. Avevi ragione. Era l’ideale per cominciare.

-Già…ma tu? Quando te lo levi quel bel turbante?- ti dissi scherzosamente.

-Uh, me ne ero completamente dimenticata! Mi devo asciugare i capelli, e truccarmi e vestirmi!- ti vidi veramente allarmata per niente…avevamo tutto il tempo!

-Appunto, ora vai nella tua stanza e ti prepari…Visto che sei lenta!-

-Io non sono lenta…!- replicasti.

-Ok, Rhea. Non sei lenta. Hai ragione tu, ma ora va a prepararti!- continuare a contraddirti non sarebbe servito a nulla, quindi decisi di tagliare sul nascere del battibecco.

-Uff…!-

Risi alla tua espressione finta imbronciata. Alla fine eravamo solo due ragazze ventenni…cioè, tu eri ventenne, io avevo da poco compiuto i miei diciotto anni.

-Allora io andrei…-

-Ok, vai a farti bella!- ti dissi strizzando l’occhiolino.

-Ma io lo sono già, carissima!- dicesti mettendoti in posa da fotomodella.

Non saresti cambiata mai. La mia semplice e adorabile Rhea.

Entrai nella mia stanza ed iniziai a disfare le valigie.

Quanta roba avevamo portato, Becki!

Trucchi, profumi, phon, piastre, smalti, vestiti, scarpe, gioielli…

Che confusione!!

Gettai l’asciugamano dei capelli, ancora bagnato, sul letto e mi pettinai davanti allo specchio.

Diedi un colpo di phon ed uno di piastra, salvo alcune ciocche che lasciai mosse, ed iniziai a truccarmi.

Mentre cercavo il rimmel nella mia borsetta dei trucchi il cellulare squillò.

Balzai in piedi di scatto e corsi a cercarlo nella confusione sul mio letto.

Come ero disordinata!

“Mamy” c’era scritto sullo screen-saver, illuminato, del cellulare.

Aspettai dieci secondi, dopodiché risposi.

-Mamma?- dissi con un filo di voce.

-Jè, sei arrivata? Come è andato il viaggio?- mi domandasti con un tono di voce tra il gioioso ed il preoccupato.

Un nodo mi si strinse in gola.

-Tutto bene. Sono arrivata da poco- ti dissi.

Mi sedetti pesantemente sul letto fissando il pavimento.

-Com’è Madrid? Caotica? Ma con chi dividi la stanza?-

Quante domande fatte.

Quante risposte vere mai ricevute.

-Sono in stanza con una ragazza spagnola. Si chiama Susan. Madrid è bella, mamma. Domani mattina inizierò a visitare bene la città- ti risposi.

Mi morsi il labbro.

Odiavo raccontare bugie.

Questa però, era molto più di una bugia.

Ti avrei mentito per non so nemmeno quanto tempo e tu non avresti mai saputo la verità.

-Va bene… Hai preso tutto, sì?-

-Sì...-

-Ok Jè. Allora ci sentiamo presto. Riposati, sarai stanca dopo il viaggio...-

-Lo farò, mamma-

-A domani-

-Sì, a domani-

Chiamata terminata.

Guardai ancora per qualche istante il cellulare, aspettando che si spegnesse la luce dello screen-saver, dopodiché lo rigettai nella confusione.

Dovevo farmi forza.

Non potevo permettermi di mollare tutto così.

Mi alzai nuovamente e mi diressi in bagno per finire di truccarmi.

Quando uscii dalla stanza mi scontrai con Becki, la mia carissima socia.

Mi lanciasti un’occhiata al vestito.

-Rhea, anche tu di rosso?- mi domandasti sorpresa.

-Già- ti risposi facendo la vaga, poi mi voltai per chiudere a chiave la porta della mi stanza.

-C’è qualcosa che non va?- mi chiedesti subito dopo.

Con te era impossibile nascondere qualsiasi cosa.

-Ha chiamato...- ti risposi fredda.

Mi strofinasti una mano sul braccio e mi voltasti per guardarmi negli occhi.

-So che è dura- dicesti in un sussurro -Lo è anche per me. Ma non possiamo gettare la spugna ora. Ora che tutto è così vicino. Sento già la loro puzza...- mi dicesti scherzosamente facendo finta di annusare l’aria.

Feci un risolino.

Non so come avrei fatto senza le tue battutine che mi rallegravano ogni qual volta ero giù di morale.

-Grazie...- ti dissi.

Mi sorrisi sincera.

-Ora andiamo. C’è un autista che ci aspetta qui fuori...-

Aspettammo per parecchi minuti quell’ascensore che sembrava non arrivare mai e, l’agitazione che era in noi, ci portò alla più totale mancanza di pazienza.

-Uffa, ma quanto ci mette…- esclamasti guardandoti intorno e battendo le tue lunghe e curate unghie sulla pochette.

-Dai calma Rhea…distendi i nervi e fai un bel respiro…- ti consigliai simulando uno di quei respiri profondi e liberatori.

Ridesti alla mia strana espressione e mi contagiasti con quel tuo sorriso dipinto di rosso.

-Basta. Io vado a piedi- ti vidi incamminare verso le scale ormai troppo impaziente.

-Guarda che sono cinque piani!-

-Lo so. Proprio per questo ti consiglio di darti una mossa o faremo tardi!-

-Io aspetto l’ascensore!- mi rifiutai alla tua proposta veramente troppo azzardata.

-Tu vieni con me!- ritornasti verso di me da quei due gradini che avevi appena sceso e mi tirasti per un braccio lungo le scale.

Sicuramente era stato abbastanza difficile farci ben cinque piani a piedi, ma devo dire che la nostra scesa dall’ultima scalinata, che dava sulla hall, ebbe veramente un grande effetto. Mi sentivo come se fossimo due modelle, due principesse, due Groupie.

Quei pochi uomini di affari, che si stavano godendo un bicchiere raffinato di champagne al bar, si voltarono per guardare la nostra entrata trionfale.

-Becki, perché ci guardano tutti?- mi sussurrasti all’orecchio.

-Perché siamo belle, Rhea…-

Un sorriso nel viso di entrambe per poi entrare nella parte. Una serietà maliziosa con tanto di sopracciglio alzato che decorava la nostra tipica espressione da “fatti-da-parte-che-passo-io”. Li stavamo snobbando tutti, con i nostri dieci centimetri di tacco e gli strass luccicanti, mentre un rosso porpora dipingeva le nostre labbra. Uno (*) sguardo fuggitivo ad ognuno di loro per poi tornare a testa alta, ed avvicinarci al taxi che fuori ci attendeva.

-Arrivate...- mi dicesti battendomi una mano sulla gamba ed aprendo lo sportello per poi uscire elegantemente dall’auto.

Prima di scendere guardai fuori dal finestrino il locale dove, tra poco, io e te avremmo fatto la nostra entrata.

Si chiamava “The sun of the night”.

L’entrata era illuminata e, dal punto in cui mi trovavo, riuscivo a scorgere due omoni vestiti di nero con un paio di occhiali da sole sugli occhi, che fermavano per almeno cinque minuti ogni persona che volesse entrare nel locale.

Mi bussasti dal finestrino, interrompendo così i miei pensieri.

-Rhea?-

Scossi la testa e scesi anche io.

Pensare troppo mi faceva male.

Avevo come il presentimento che qualcosa, quella sera, non sarebbe andato secondo i nostri piani.

O forse era solo una mia impressione. Sì, forse era così…

Mi sistemai il vestito, che si era leggermente alzato, mentre stavo seduta in macchina, e ti seguii.

Continua...

(*)= scusate ma questa parte in nero, non so perchè, non riesco a colorarla di rosa. Sappiate comunque che rientra nella storia dalla visione di Becki. Scusate per il disagio.

Perdonatemi anche per il fatto che ad un certo punto la scrittura diventa più piccola. Non riesco a farla stare tutta uguale. Spero che non sia un problema! Scusate ancora!

Rieccoci qui con il capitolo 2 di questa nuova FF!
Purtroppo le letture della FF, non hanno avuto l'esito che speravamo, perchè abbiamo ricevuto solo 3 recensioni, ma alla fine va bene, meglio di niente! Queste 3 sono importantissime per noi, perchè vuol dire che le lettrici credono in questa storia fin dall'inizio ed è una cosa bellissima!
Ci teniamo a ringraziarvi una per una ( anche se non sempre potremo farlo, motivo= scuola -_-'')

Meggyna: La mia cara Meg, che non manca mai all'appello XDDD davvero, mi fa piacere, troppo piacere, che te gusta anche questa nuova FF, totalmente diversa dall'altra! Spero di non deluderti * fa cerchi a terra con il ditino accucciata all'angoletto
Ti voglio bene <3 baci!

sunsetdream: bene, me fa piacere sapere che ti intriga l'inizio! il post è precisamente il sabato, una volta a settimana, eccetto casi speciali di intoppi! Grazie di apprezzare il nostro modo di scrivere ^^ baci!

SusserCinderella: Ehi! Rieccoti! Allora, sono contenta che ti piaccia la storia fin dall'inizio! Il fatto dei colori non riguarda la tua FF! Nemmeno mi ricordavo che fosse a colori! è solo che essendo in due, e volendo fare come due racconti della stessa storia però da angolazioni diverse, dovevamo distinguerle ed il grassetto o corsivo che sia non ci piaceva, così abbiamo scelto i colori! comunque non penso che l'abbia inventata tu questa cosa, credo che ce ne sono altre! ^^
continua a seguirci, un bacione ^^

alla prossima!!!

Becki & Rhea


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Capitolo 3
*** Capitolo 3° ***


-La vita vista dal Rosso-

Fan fiction made by Rhea & Becki ©

Le parti contrassegnate con il color viola rappresentano la storia dal punto di vista di Rhea, mentre quelle in rosa la storia dal punto di vista di Becki. Buona lettura.


Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, i Tokio Hotel non mi appartengono e qualsiasi anlogia con fatti reali è PURAMENTE casuale. Non intendo rappresentare fatti realmente accaduti.

Capitolo 3°:

-Buonasera- dicesti con tono sensuale ad uno dei due uomini, che ti guardò accigliato per un momento.

Eri davvero bella quella sera.

-Buonasera a lei- ti rispose il tizio.

L’uomo accennò un sorriso ed aprì il palmo della mano aspettando di ricevere qualcosa.

Facesti un’espressione contrariata.

-Biglietto, prego- ti disse, lasciando cadere involontariamente l’occhio sulla tua scollatura.

Rimanesti un secondo interdetta poi ti riprendesti.

-Oh, ma certo! Che stupida!- dicesti scuotendo la testa ed iniziando a cercare qualcosa nella tua borsetta.

Io rimasi lì, a fianco a te, senza muovere un muscolo.

Mi sentivo davvero una stupida.

“Biglietto, prego”? ripensai alle parole dell’uomo.

Becki, dov’erano i nostri biglietti?

Mi morsi il labbro.

Non li avevamo mai avuti noi questi maledettissimi biglietti!!!

Quella era una festa privata.

Riservata solo a persone di un certo livello che si conoscevano tutte, ovviamente.

E noi cosa c’entravamo?Nulla!

Iniziai a battere nervosamente il piede sul tappeto rosso che copriva l’asfalto dell’entrata al locale.

-Ma che stupide, Rhea...- dicesti all’improvviso.

Mi voltai confusa verso di te.

-Che succede?- ti chiesi, ormai nel panico.

-I biglietti... li abbiamo lasciati sul mobile all’entrata di casa!-

Aggrottai le sopracciglia.

Poi capii.

-Ma non è possibile! Controlla bene nella borsa!- ti dissi ed iniziai anche io a cercare nella mia.

Fosse arrivato Tarantino in quel momento, ci avrebbe prese sicuramente per girare un film.

Devo dire che la scena sembrava reale.

-Signorine, mi dispiace. Niente biglietto, niente entrata- brontolò l’omaccione.

-Ma no, sono sicura di averli qui con me...- continuavi a dire tu.

Era già finito tutto.

-Si faccia da parte almeno mentre cerca i biglietti. Così può passare altra gente-

Annuisti e ci accostammo a fianco all’uomo.

-Ed ora? Siamo nella merda!- ti sussurrai accertandomi che l’uomo non ci sentisse.

-Non è ancora detto- mi rispondesti facendo un risolino.

Picchiettasti il braccio dell’uomo e quello si voltò verso di noi.

-Trovati?- ci domandò.

-Non proprio...- rispondesti mortificata.

-Signorina, non so cosa dirle- disse l’uomo afferrando un biglietto e facendo entrare un signore vestito elegantemente.

-Vede...- dicesti spostandoti sensualmente i capelli dietro la schiena -Io e mia sorella- mi indicasti con il capo.

L’uomo mi gettò un’occhiata.

-...Siamo venute qui a trovare nostro zio...-

-Signorina, non è un problema mio- l’uomo alzò leggermente il tono di voce.

-No, aspetti- continuasti tu.

Io ormai avevo perso ogni speranza e guardavo la scena svogliatamente.

In quel momento tirasti qualcosa fuori dalla borsetta e i miei occhi, senza volerlo, guizzarono sulle tue mani.

Era una foto.

-Nostro zio è il signor Papa Saki..-

Ma che stavi facendo? Eri pazza? Questa era bella!

Dargli la foto di Saki! Non avrebbe mai creduto ad una stupidaggine del genere!

Il mio sguardo passò dal tuo volto a quello dell’uomo, che osservava la foto con apparente curiosità.

Non aveva mai visto il faccione buffo di Saki?

Mi diedi una botta alla fronte, disperata.

-Mmm...- borbottò l’uomo.

-...E come vi chiamate?- ci domandò.

Che cosa? Pure il nome voleva sapere!

-Becki- dicesti sicura di te.

-Rh… Rhea- mormorai sconnessa.

L’uomo ti ridiede la foto.

-Vostro zio vi aspetta nella sezione privata. Sarà contento di rivedervi...- disse il tizio in un sorriso.

Nostro zio?

-Grazie- dicesti tu all’uomo facendogli l’occhiolino.

-E’ solo il mio lavoro- rispose quello arrossendo leggermente.

Continuavo a guardarti allibita mentre entravamo.

-Che c’è?- mi domandasti aprendoti in un sorriso.

-E’ uno scherzo?!- non potevo crederci.

Ridesti e mi mostrasti la foto.

C’era Saki al centro ed io e te ai suoi lati che lo abbracciavamo.

Sembrava vera quella foto.

La girai sull’altro fronte.

“Io, zio e Rhea a Rodi, Grecia. 14 Luglio 2006” lessi.

Sgranai visibilmente gli occhi.

-Ma che cosa...-

-Sì, lo so Rhea. Sono brava a fare fotomontaggi...- dicesti vantandoti e atteggiandoti da diva.

-Becki, ti adoro!!!- urlai presa dall’entusiasmo.

-Shh, meglio non farsi scoprire…- sussurrasti alla vista di una donna, che si voltò spaventata verso di noi.

-Ma... il tizio come ha fatto a crederci?-

-E tu pensi che io non mi sia informata prima?-

Ti guardai più confusa di prima.

-Sapevo che Saki ha due bellissime nipotine di diciotto anni… e così ho approfittato dell’occasione per...-

-Io... io non ho parole...- mi brillavano gli occhi.

-Saki desidererebbe incontrarle al più presto perché non vivono in Germania...-

Detto questo spostammo una grande tenda rossa che copriva l’entrata ed iniziò la festa…

Inevitabilmente trovammo altri body-guard che, nel giro di un microsecondo, squadrarono entrambe da testa a piedi assumendo la solita faccia da ebete che tutti gli uomini avevano automaticamente di fronte ad una scollatura. Ma avevano visto mai una donna in vita loro?!

Tentammo di passare facendogli solo una carezza con un nostro sguardo, per poi riportare i nostri occhi dinnanzi a noi, con determinazione, ma non servì a nulla tutto questo perché fummo fermate.

-Scusate ma non potete passare, questa è l’area VIP riservata. Se non avete i pass appositi non potete accedervi- mi spiegò, senza scomporsi, l’uomo.

Feci per aprire bocca ed inventare l’ennesima balla di quella sera ma, una voce fin troppo familiare, mi costrinse a voltarmi.

-Mi scusi se mi intrometto, ma è la seconda volta che ci fermate! Questo personale fa proprio pena…Becki, vuoi ripetergli perché siamo qui…?-

Dicesti il tutto con una certa classe che li stava snobbando tutti quanti. Non so dove prendesti quella sicurezza, ma me ne accorsi solo quando notai la faccia abbindolata dell’altro body-guard. Capii le tue intenzioni e devo dire che non erano affatto male.

-Certo Rhea…- ti assecondai al volo prendendo la foto dalla borsa.

-Ecco vede…- continuasti sporgendoti con la foto verso l’omaccione.

-…Questo è nostro zio Saki…Sul retro c’è la data, ed è del 2006. Come vede sono ben due anni che non lo vediamo…desideriamo fargli una sorpresa…-

Entrambi si guardarono e ci fecero passare, il più dubbioso però insistette per accompagnarci, ma lo liquidasti in fretta sostenendo che non sarebbe stata più una bella sorpresa…

Bene…andiamo a trovare lo zio Saki!

Lì dentro la musica era altrettanto forte e si poteva sentire anche al di fuori. Luci colorate dipingevano i nostri visi freneticamente a tempo di musica. Ci volle un po’ prima che, tra tutta la pista da ballo, bar e tavolini riuscimmo ad individuarli. Inizialmente fu abbastanza difficile e data la nostra scarsa voglia di essere calpestate ci avvicinammo al bancone del bar per prendere qualcosa da bere prima di andare “all’attacco”.

-Un Martini per favore…- chiesi sedendomi.

-Io un Sex On The Beach- ti sentii pronunciare.

Mi voltai verso di te meravigliata dalla tua ordinazione e la mia espressione parlò da sola.

-Che c’è?! - mi domandasti.

-Rhea…vacci piano, non reggi molto bene l’alcool…-

-Tzè…lo dici tu…-

-Pazza…- sussurrai guardandomi le unghie.

-Cosa scusa?-

-Chi? Io? No niente…Farfugliavo…-

Dopo pochi secondi arrivò il tuo bicchiere decorato con tanto di ombrellino e limone incastrato nel vetro, mentre io ancora aspettavo.

-Scusi, lei cosa ha ordinato?- mi chiese il barista, che non era affatto male…

-Un Martini…-

-Non posso dare alcolici ai minorenni- ripose secco.

Cosa??????????????????????????????????????????

Minorenne a chi!

Ancora una volta quella storia…

-Sono maggiorenne infatti…- dissi mantenendo la calma.

-Posso vedere un documento per favore?-

La situazione era abbastanza scocciante, anche perché, ogni volta, era la stessa storia.

Sbuffando presi la mia carta d’identità e la mostrai.

-Ok, mi scusi. Il suo Martini arriva subito-

-Prego…-

Quando la gente avrebbe smesso di credere che avevo sedici anni?!

Ti voltasti per guardarmi e mi sorridesti.

Anche truccata con quel rosso vivo sulle labbra, sembravi una ragazzina.

In fondo avevi solo diciotto anni.

Mentre io ne avrei compiuti venti ad agosto…

E loro?

Loro erano più grandi di noi..

Bill Kaulitz, il vocalist del gruppo, quello per cui tu sbavavi da non so nemmeno più quanto tempo, sarebbe diventato ventunenne a settembre…

Ovviamente anche il fratello gemello Tom, il chitarrista più eccitante della Germania.

E Gustav? Gustav, il batterista sempre energico, vitale, frizzante, ne aveva ventidue…

Mentre Georg, il bassista dagli occhi verdi che ti fanno svenire appena ti sfiorano con lo sguardo, ne aveva ventitré…

Insomma, una bella scaletta.

Iniziasti a sorseggiare il tuo Martini con una sensualità invidiabile mentre io presi il mio secondo bicchiere di Sex On The Beach.

Poi mi scansai i capelli e li lasciai scivolare lungo la schiena, per poi voltarmi lentamente verso la sezione privata del locale.

-Li vedi, Becki?- ti domandai con una nota di agitazione.

Tu annuisti e ti apristi in un sorriso. Un sorriso senza gioia.

Sapevamo entrambe che sarebbe stato l’inizio della fine. E, proprio per questo, ci alzammo dalla sedia e lentamente ci avvicinammo a loro...

Continua...
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Bene bene! rieccoci qua con l'altro capitolo ! Mi dispiace davvero molto che le letture sono così poche, mi dispiace proprio se non vi piace comunque sono contenta che almeno qualcuno commenta, e alcune ragazze hanno la FF tra i preferiti, e chiederei proprio a loro di lasciarlo un commentino ogni tanto, perchè spinge me e la mia amica a fare di più. Con pochi stimoli ci si sente poco apprezzati e la voglia di continuare è poca... questo però non ci fa fermare, perchè a noi l'idea piace e speriamo che a lungo andare le cose cambino!
Quindi lettori perfavore, leggete e recensite!
Baci, al 4° capitolo!
Grazie a SusserCinderella per aver recensito, ci fa piacere che apprezzi la storia, e comunque abbiamo ben ricontrollato parecchie volte, la nostra grammatica non ha niente che non va, i verbi sono tutti al passato remoto, e certe volte possono sembrare sbagliati ma sono giusti, controlliamo prima di postare ^^ se noti lo stesso alcuni errori segnalaceli riportandoli nella recensione...grazie a presto!


Baci, al 4° capitolo!


Becki & Rhea

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