My secrets become your truth

di luna29
(/viewuser.php?uid=344799)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caos ***
Capitolo 2: *** La città eterna ***
Capitolo 3: *** Litigi 1°parte ***
Capitolo 4: *** Litigi 2° parte ***



Capitolo 1
*** Caos ***


-Corri!- urlò Derek mentre schivava una freccia. Io ero troppo veloce, troppo agile. Lui rimase indietro. 

Saette e terremoti, il cielo era diventato scuro e tirava un forte vento. 

Correvo più veloce che potevo, non potevo fermarmi.

Non avrebbero dovuto farlo, non dovevano 

Girai l'angolo e corsi verso la casa dei miei nonni, un piccola villetta in una piccola isola dell'Atlantico.

Arrivai davanti alla casa. La porta era scardinata e il salotto sottosopra.

-Nonno, nonna dove siete?- urlai in preda al panico. La caffettiera era ancora sul fuoco. Corsi su per le scale, nella loro camera, e mi bloccai.

La stanza era completamente distrutta, la porta divelta dal muro. La nonna si trovava rannicchiata in un angolo della stanza, piangente, e aveva un corpo tra le braccia. 

Il mio cuore perse un battito e in una frazione di secondo ero accanto a lei. Mia nonna si spaventò subito, abbracciando il corpo privo di vita. Ci misi pochi secondi a capire ed anche io scoppiai a piangere. Nonno Jerry era morto. Non c'era più. Mi abbandonai alla disperazione e abbracciai la nonna.

-Tua madre è venuta poco fa, ma era già troppo tardi… Sono stati gli Dei, è stato Poseidone… io.. io non ho potuto…- ma non riuscì più a parlare, scossa dai singhiozzi e dalle lacrime.

Cominciai a pensare in modo frenetico. Dovevo portare nonna Kate a Siasconset dagli zii, lì sarebbe stata al sicuro. Poi mi sarei subito precipitata in aiuto dei miei genitori. 

Non la passeranno liscia pensai nel esatto momento in cui scorsi una donna fuori dalla finestra. Aveva un vestito lungo di seta ma il suo volto cambiava continuamente forma e dimensione. Era tutte le donne del mondo. Si chinò ed entrò dalla finestra per poi portarsi una mano alla bocca.

-Non è possibile, non dovevano spingersi così oltre- disse chinandosi e cercando di consolare mia nonna.

-Cosa vuol dire 'Non dovevano spingersi così oltre', tu sapevi cosa sarebbe successo?- urlai adirata ad Afrodite. Lei mi guardò con aria triste. Il suo volto ora era uguale a quello di mia madre, al mio.

-Non pensavo…- ma la frase le morì in gola. In quell'istante la terra cominciò a tremare.

-Scarlett, dove sei?- Le urla di Derek provenivano dal corridoio. Entrò nella stanza quando il terremoto cessò e divenne cereo.

Alternò lo sguardo tra me, i miei nonni e Afrodite. 

-Dovete raggiungere Helen ed aiutarla!- saltò su la Dea come riscossa dal torpore

-Io non abbandono mia nonna!- urlai

-Ti do la mia parola che non le torceranno un capello- disse lei con tutta la calma e la solennità del mondo.

Guardai Derek farmi cenno verso la porta. Prima di uscire lasciai un bacio tra i capelli di mia nonna e poi mi rivolsi alla Dea.

-Sarà meglio per te che non le accada nulla, altrimenti ti trascinerò personalmente agli Inferi!- sbottai prima di correre giù dalle scale seguita dal mio ragazzo. Corsi verso il centro della città. Non riuscivo più a pensare in modo razionale. Ci avevano attaccati e avevano ucciso mio nonno. La mia famiglia era impazzita. L'isola era caduta nel caos più totale. Quasi non mi accorsi della freccia che sfiorò il mio viso

-Scarlett!- urlò Derek impaurito. La freccia mi colpì di striscio al volto ed io mi fermai per capire chi l'avesse lanciata. Un ragazzo, armato di arco in cima ad una casa, ringhiò e scese con un agile salto. Era la copia perfetta di mio zio Hector.

-Dolce ragazza, mi stavo proprio chiedendo che fine avessi fatto.- sorrise in modo animalesco.

In pochi istanti Derek si era piazzato tra me e il Dio, determinato a proteggermi.

-Oh non vi preoccupate, non voglio farvi del male..- disse compiaciuto.

-Come avete potuto, mia madre vi ucciderà- urlai con le lacrime agli occhi -Non potete batterla!-

-Neanche voi..- disse con un sorriso sghembro sul volto. 

E in quel momento mi resi conto di quello che avevano fatto. 

Mia madre era immortale, nessuno poteva ucciderla. Questo però non voleva dire che non potesse essere sconfitta.

Mi voltai verso il centro della città e cominciai a correre senza fermai, con il cuore in gola.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La città eterna ***


Mi svegliai poco prima dell'atterraggio. Il viaggio era durato più di nove ore a causa di qualche turbolenza. Atterrammo a Fiumicino poco dopo le sei di sera. Eravamo partiti senza tanto preavviso, con solo uno zaino a testa e pochi soldi. 

Derek mi prese per mano e mi guidò per le strade di Roma. Lui aveva abitato lì fino all'età di dieci anni, poi si era trasferito a Miami. I suoi genitori avevano partecipato alla guerra contro gli Dei. 

Io e Derek ci incontrammo due anni fa, quando tutti e due eravamo in vacanza in Italia, a Venezia. Io avevo sedici anni e stavo facendo un giro con mia cugina Meredith, la quale continuava a dire che dentro i canali di Venezia vivevano sirene cattive.

Era una bambina di otto anni molto vivace, la più piccola dei tre figli di zio Hector e zia Andy. Essendo una mezza sirena anche lei era capace di percepire la presenza di altre creature come lei.

Più tardi, durante una visita al Palazzo Ducale, Meredith era così eccitata che, saltellando qua e la, finii addosso a un ragazzo. 

Subito mi avvicinai per chiedergli scusa mentre mia cugina mi salii in braccio, impaurita e dispiaciuta. Ero stata subito attratta da lui, dai i capelli neri e gli occhi verdi che mi squadrava dall'alto al basso. Avevo capito subito che si trattava di un Discendente e, anche se ormai facevamo parte tutti della stessa Casa, anche se i nostri reali nemici erano gli Dei rimasti in libertà, ero comunque preoccupata dalla sua reazione.

Dal suo viso capii a fatica che suo padre proveniva dalla Casa di Roma. Dopo la sconfitta di Zeus, le Parche avevano ben pensato che non c'era più bisogno di archetipi per le nuove generazioni, così i nuovi Discendenti assomigliavano a entrambi i genitori, che fossero loro stessi Discendenti oppure no. Io assomigliavo molto a mia madre però avevo i capelli più scuri, castano chiaro, e il mio colore degli occhi erano una via di mezzo tra il verde e l'azzurro.

Dopo aver chiesto scusa cercai un modo per andarmene ma lui disse 

-Aspettate, non volete fare un giro turistico di Venezia?- con un sorriso a trentadue denti stampato in volto.

Quel pomeriggio lo passammo insieme in giro per la città. Ci portò a vedere molti musei e comprò addirittura il gelato a Meredith. Subito volli restituirgli i soldi ma lui disse che non li voleva. L'unico modo per ripagarlo era uscire con lui il giorno dopo. E così feci.

Quello fu l'inizio della nostra storia e anche noi, come i miei genitori a loro tempo, abbiamo avuto i nostri alti e bassi. Fortunatamente più alti che bassi.

Le uniche persone che erano felici che avessi trovato qualcuno erano stati nonno Jerry, nonna Kate, zia Andy e ovviamente Meredith, memore del gelato gratis.

Tutti gli altri, compresi mia madre e addirittura zio Orion, non ne erano felici.

Litigai molte volte con loro perché continuavano a 'supporre' che Derek mi stesse manipolando. Essendo suo padre della Casa di Roma, lui aveva ereditato il potere di manipolare i sentimenti di una persona, e tutti credevano fosse della stessa pasta di Phaon. Conoscevo le vicende di quest'ultimo proprio perché Derek me ne aveva parlato, in quanto Phaon era un lontano cugino di suo padre, ma nessuno dei miei famigliari me lo aveva mai accennato. Io ero certa dei miei sentimenti, del suo amore per me. Non ero un burattino.

Indignata dal comportamento della mia famiglia per giorni non rivolsi a nessuno di loro una parola, né un 'ciao' né un 'come va'.

La mia attenzione andava solamente alla scuola, agli allenamenti e ai miei cugini. 

Trascorrevo giornate fuori casa per passare con loro il meno tempo possibile, e quando ci riunivamo ero l'unica che teneva la bocca chiusa.

Una volta litigai pesantemente anche con mio zio Orion -mai successo- e quasi lo fulminai poiché ero esasperata da quei comportamenti insensati. Gli chiesi come potevo provare che lui mi amava veramente

-Dovrei portarvi via il vostro amore e spedirvi tutti e due ai poli opposti della Terra- mi disse serio e riflessivo -Solo se è amore vero sarete destinati a ritrovarvi e ad innamorarvi di nuovo- finì.

Non avevo mai creduto al destino, io credevo nel vero amore e nell'amicizia. Sono sempre stata l'unica a fare della mia vita quello che volevo senza pensare a quelle megere delle Parche, anche se ho sempre rispettato mia zia.

Ero ancora assorta nei miei pensieri quando arrivammo davanti al vecchio portone di un palazzo in centro a Roma.

Derek suonò a un campanello e attese.

-Si?- rispose la voce squillante di una donna al citofono.

-Mamma, sono Derek.-

Nessuno rispose e ci venne aperta la porta. Salimmo per le scale fino al terzo piano. I genitori di Derek, Clio e Micene, erano due persone singolari e molto alternative. Clio era un'artista eccellente, dipingeva per diletto ma ho sempre pensato che ne avesse voluto fare il suo unico lavoro. 

Micene, invece, si occupava marketing quindi viaggiava molto.

Clio ci aprì la porta e corse ad abbracciarmi, poi passò al figlio. Era molto giovanile e sapeva intrattenere chiunque con la sua vivacità. Alta e formosa, i suoi capelli erano corvini e mossi, sempre raccolti in una crocchia e aveva gli occhi verdi come suo figlio. Ma questa volta i suoi erano tristi, come i miei.

-Oh ragazzi entrate, forza.-

Tutti lo sapevano ormai, era passata solo una settimana ma i Discendenti erano ancora pochi e le notizie viaggiavano velocemente.

-Volete qualcosa? Sedetevi pure.- 

Ci sedemmo sul divano e guardammo la donna sparire in cucina.

Derek mi prese la mano e cominciò ad accarezzarmela.

-Sto bene.- gli sussurrai poco prima del ritorno di sua madre. Lui non era uno Svelatore come me ma sapevo, in ogni caso, che non mi credeva.

Stavo cercando di tranquillizzarlo, invano.

Mia madre era impazzita, aveva contratto l'unica malattia che poteva avere - la follia - e mio padre aveva deciso di prendere il posto di Ade agli Inferi, per restare con lei. Nessuno agli Inferi poteva usare i propri poteri; in questo modo mia madre non avrebbe più fatto del male a nessuno.

Clio ritornò con delle tazze di tè e si sedette di fronte a noi.

-Tesoro come stai?- mi chiese lei. Derek sbuffò

-Mamma come vuoi che stia? E' una domanda stupida!- 

Clio rimase in silenzio per un attimo ma poco prima che potesse dire qualcosa presi la parola

-Non si preoccupi, sto abbastanza bene- dissi stringendo la mano a Derek per cercare un po' di conforto

-Siamo qui pero' per dirvi una cosa, a te e a Micene- finì

-E' importante mamma..- saltò su il mio ragazzo -ecco perché ti chiediamo di tenere segreto tutto quello che starai per sentire-

Clio ci guardò un secondo con sguardo critico, pero' assentì.

-Cosa avete intenzione di fare?- ci chiese incrociando le braccia al petto.

-Clio, tu sai cosa penso del destino e delle Parche, anche dopo quello che è successo durante la guerra degli Dei- cominciai incerta.

Lei mi guardò ma non disse nulla.

-Io non credo nel destino che non può essere modificato ma nelle scelte che puoi fare per migliorare la tua vita e sono giunta a una conclusione…-

-Conclusione che accetto e sostengo- aggiunse Derek imperterrito.

A quel punto lei ci guardò cupamente e chiese, ormai sicura che non avremmo cambiato idea su qualsiasi cosa avessimo pensato.

-Cosa avete in mente?-

-Il nemico del tuo peggior nemico è sempre tuo amico- sussurrai impaurita dalla reazione della donna.

Lei ci guardò confusa, come se non avesse capito, e a quel punto Derek disse

-Vogliamo eliminare una volta per tutte gli Dei e abbiamo intenzione di chiedere aiuto ai Titani.-

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Litigi 1°parte ***


Inutile spiegare qual’era stata la reazione di Clio alla nostra decisione. Subito si alzò e cominciò a urlarci contro, che eravamo degli stupidi, che i Titani ci avrebbero ucciso. Derek litigò con sua madre e io cercai di calmarli.

-Voi non sapete a cosa andate incontro. Siete folli!- gridò la donna
-No mamma, nessuno sa come siano veramente i Titani. Forse saranno clementi e ci aiuteranno..- rispose il figlio tenendole testa.
-A quale prezzo?!- urlò lei in collera
-Un prezzo che sapremo sostenere se vuol dire liberare l’umanità dagli Dei- sussurrai io, impaurita da quella donna. –Ascolta Clio…- continuai sotto le sue occhiate di fuoco.
–La mia famiglia è stata distrutta e so di poter fare qualcosa a riguardo per rimediare. Sarà difficile ma ho bisogno di credere che ce la farò. Ti sto chiedendo molto…- guardai Derek con sguardo dolce – e credimi se ti dico che cercherò di dissuadere tuo figlio a seguirmi in tutti i modi.- fini io torturandomi le mani
-No! Ho detto che verrò con te, punto e basta!- urlò lui guardandomi con rancore.
-Ma io non voglio che tu ti faccia del male per me. Non posso perdere anche te, non come i miei genitori.- mormorai con le lacrime agli occhi.
Derek sbuffò di disappunto e poi comparve un sorriso sul suo viso. Si avvicinò per abbracciarmi e io corsi tra le sue braccia.

Mi accarezzò i capelli e mi disse -Io vengo con te perché ti amo e non riuscirei a dormire sapendoti lontana e irraggiungibile. Non ci sarà nessuno a farmi cambiare idea.- finì nell’istante in cui Micene entrò in sala. Derek sciolse l’abbraccio e drizzò le spalle davanti a suo padre. Lui non lo aveva mai detto ma sapevo che teneva alla sua opinione; questo però non lo avrebbe fermato stavolta. Diedi la mano al mio ragazzo e mi asciugai le lacrime sulla manica della mia felpa.

Micene era un uomo alto e ben piazzato con i capelli scuri e gli occhi neri come la pece. I suoi lineamenti erano simili a quelli di Derek. Guardò sia suo figlio che me. Aveva uno sguardo serio e minaccioso; Derek lo sostenne e continuò ad accarezzarmi le nocche della mano. Poi vidi Micene fare una cosa che conoscevo molto bene: abbassò il suo sguardo ai nostri cuori. Io chiusi gli occhi e nascosi il mio volto dietro le spalle di Derek mentre lui sbottò –Papà!-
Derek non aveva mai guardato il mio cuore senza il mio permesso e in ogni caso non glielo avevo mai chiesto perché mi sentivo troppo esposta, nuda. Non ero ancora pronta a quel genere di contatto. Dopo qualche secondo Micene mi guardò – Vi chiedo scusa ragazzi. Non lo faccio mai ma questa volta dovevo.-
-Potevi chiedere il permesso.- urlò Derek.
-E voi non me ne avreste dato la possibilità…- finì lui calmo.
Mi voltai verso l’uomo davanti a me e il suo sguardo si addolcì.
-Non possiamo fare niente Clio, non cambieranno idea- disse voltandosi verso sua moglie. Clio affiancò il marito sospirando. Ci guardammo negli occhi tutti e quattro poi la nostra attenzione si spostò al televisore acceso.

Le notizie dell’ultima ora segnalavano un disastroso maremoto che aveva colpito le coste dell’India e del Pakistan. Un maremoto pensai rabbrividendo. Micene inspirò bruscamente e Derek borbottò qualcosa di incomprensibile cingendomi la vita con un braccio. Si stanno preparando. Micene ci guardò ed esordì –Avete almeno un piano o vi siete buttati a capofitto senza pensare?-
-Si- disse Derek –Un’idea ce l’abbiamo.-



Angolo Autrice! Scusate ma questo capitolo è particolarmente corto, colpa della scuola!! Mi raccomando fatemi sapere se vi è piaciuto con una recensione.
-29

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Litigi 2° parte ***


Eravamo rimasti ore in quel salotto a parlare del nostro piano -a detta di Clio insensato e stupido- e alla fine Micene sembrò soddisfatto della nostra idea, per quanto può essere soddisfatto un uomo che rischia di non rivedere più suo figlio. Finito il dibattito, Clio annunciò che sarebbe andata a preparare la cena, dato che si era fatto tardi; Micene invece uscì di casa senza dire una parola. Rimanemmo seduti in sala solo io e Derek, uno di fronte all’altro. Stavo ancora cercando di assimilare le informazioni ricevute sul lago Averno, la nostra destinazione, che ci aveva dato Micene, quando Derek si alzò e prendendo il mio zaino si avviò verso un corridoio stretto.
-Vieni- mi disse sotto l’arco a volta, allungando la mano. Mi alzai controvoglia e, prendendo la sua mano, ci dirigemmo verso la sua camera da letto. Entrati nella stanza, andai subito ad aprire la finestra e guardai fuori. La giornata era stata serena ma ora nel cielo incombevano nubi che preannunciavano tempesta. In lontananza si poteva vedere il Colosseo in tutto il suo splendore.
-Ti va bene se stiamo nello stesso letto oppure mi tocca stare sul pavimento?- mi chiese Derek prendendo dall’armadio qualche coperta in più. Sorrisi e mi girai verso di lui.
-Oggi mi sento buona quindi ti do la possibilità distare nel letto- dissi sorniona. Lui rise di gusto e notai un velo di malinconia nei suoi occhi.
-Che cos’hai?- gli chiesi avvicinandomi e aiutandolo a fare il letto. Derek alzò gli occhi poi sbuffò di disappunto.
-Ti sembra giusto?! Se ti dico ‘niente’ tu capisci che sto mentendo, se ti dico cos’ho finisce che litighiamo…- disse aprendo il suo zaino e tirandone fuori il contenuto. –E’ ingiusto!- Lo guardai truce.
-Non ho scelto io di essere una Svelatrice e non posso accendere o spegnere questa abilità come te- sbottai indignata –Comunque se non mi vuoi dire come stai, allora ignorami!- finii prendendo il mio zaino e buttandolo sul letto. Tornai alla finestra e rimasi immobile a guardare il panorama. Sentì dietro di me il mio ragazzo buttarsi a peso morto sul letto. Sapevo in realtà cosa voleva dirmi, lo immaginavo. Avevo paura, tutti e due avevamo paura. Non sapevo a cosa andavo incontro ma sarei andata avanti per riavere la mia famiglia. Riavere la mia famiglia al posto di cosa? Sapevo che i Titani non ci avrebbero aiutato senza qualcosa in cambio. Se
Sentii due braccia cingermi da dietro e mi abbandonai a quel momento. Derek mi lasciò una scia di baci tra il collo e la spalla.
-Ho paura- mi disse poi, dopo aver nascosto il suo viso tra i miei capelli.
-Non sappiamo cosa i chiederanno i Titani in cambio della nostra richiesta… Sempre se ci arriviamo tutti interi, agli Inferi.- finì lui
Sciolsi l’abbraccio e mi girai verso di lui, portando le mie braccia intorno al suo collo. Avvicinai il mio volto al suo e poggiai la mia fronte alla sua. Sentivo il suo respiro solleticarmi la faccia.
-Se dovessi perderti..-
-Derek, siamo in pericolo. Gli Dei sono senza guinzaglio ora che mia madre non può più fermarli- sussurrai –Anche io ho paura ma se non li fermiamo metteranno tutto il mondo in ginocchio e questo non lo tollero.- Lui sorrise mestamente e mi baciò.  Dopo essersi staccato disse
-Mi è sempre piaciuto il tuo modo testardo di voler aiutare le persone-
Misi il broncio.
-Ehi non ti sto prendendo in giro. E’ un sentimento nobile ma a volte ti porta a fare cose folli-
-Come questa?!- dissi sorridendo. –Perché non cerchi di fermarmi?-
-Sarebbe un inutile spreco di tempo, preferisco venire con te e tenerti d’occhio- borbottò per poi scoppiare a ridere. Lo baciai di nuovo e stavolta lo attirai vicino a me, facendo aderire i nostri corpi.
-Doccia?- sussurrò lui al mio orecchio facendomi solletico.
-Derek c’è tua madre in casa!- dissi facendo finta di essere sconvolta e allontanandolo da me.
-Oh non ti preoccupare. Non farà caso a noi…- rispose con un sorrisetto lascivo
-Pervertito!- sbottai cercando di sentire cosa stesse facendo in quel momento Clio. Singhiozzi, seguiti sicuramente da silenziose lacrime. Inspirai bruscamente e mi diressi verso il corridoio.
- Ehi, dove vai? – mi chiese Derek dopo essere rimasto interdetto dal mio repentino cambio di umore.
- Vado ad aiutare tua madre a preparare da mangiare. Tu vai a farti la doccia e quando avrai finito sarà pronto. – dissi tornando da lui e dandogli un bacio a fior di labbra.
- E’ una vendetta per caso?- chiese lui riferendosi alla sua precedente richiesta e al nostro diverbio.
- Se la vuoi pensare in questo modo… - gongolai uscendo dalla stanza. Sperai che mi desse retta e che non si fosse accorto dell’umore di sua madre. Arrivata in cucina trovai Clio intenta a condire dell’insalata dandomi le spalle. Sapevo che mi aveva sentito arrivare ma cercava di ignorarmi e non potevo biasimarla. Gli stavo portando via l’unico figlio che aveva per una mia speranza egoista. Mi avvicinai a lei per cercare di consolarla ma lei si girò di scatto. Rimasi ferma sul posto e incatenai i miei occhi in quelli di Clio, rossi per le lacrime. Aprii la bocca per parlare ma subito mi fermò.
- Sai, io e te siamo molto simili – iniziò asciugandosi le mani nel grembiule – Anche i miei genitori erano contrari al fatto che mi sposassi con Micene. Anche loro si opposero ma io rimasi irremovibile. Lui mi amava – disse con enfasi – e Derek è il frutto del nostro amore -. Mi torturai le mani e abbassai lo sguardo.
- L’ombra che c’è sulla Casa di Roma è oscura ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, giusto?!- finì lei avvicinandosi e prendendomi le mani
-Giusto.- risposi guardandola triste-
-Non sto piangendo per quello che pensi tu; io sono fiera della decisione che ha preso mio figlio, spaventata forse ma sono sua madre. E sono fiera soprattutto del fatto che lui non ti lascerà mai.- sorrise mestamente.
-Ora però aiutami a preparare da mangiare altrimenti gli uomini di questa casa rimarranno a digiuno.- finì con il sorriso sulle labbra. Le fui grata di quel piccolo colloquio e le promisi che non sarebbe accaduto nulla di male, che saremmo tornati a casa. Anche io speravo di riuscire in tutto questo.



Angolo autrice.
Chiedo umilmente perdono per il ritardo ma la scuola mi sommerge, letteralmente. Vi lascio con il capitolo, recensite mi raccomando.

-29

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2834872