Forbidden love

di brenda the best
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo... ***
Capitolo 2: *** Incontro... ***
Capitolo 3: *** Nessuna soluzione... ***
Capitolo 4: *** Un decisione importante ***
Capitolo 5: *** Andare avanti senza di te ***
Capitolo 6: *** Incubi e sensi di colpa ***
Capitolo 7: *** Nuovo personaggio... ***
Capitolo 8: *** Finalmente tu... ***



Capitolo 1
*** Prologo... ***


“Pan è pronto in tavola” gridò Videl a sua figlia.
“Arrivo” disse Pan. Entrò in cucina e si sedette al tavolo.
“ Tesoro, come mai sei cosi silenziosa?” chiese Gohan.
“Niente di che papà, è solo un po’ di mal di testa, dovuto al raffreddore” rispose Pan.
“Sai quante volte ti ho detto di non andare sempre scoperta in pieno inverno, tu non vuoi mai capire, è questi sono i risultati” disse Videl.
“Mamma, sei impossibile, ogni volta mi dici sempre di non andare in giro sempre scoperta, non voglio fare la suora” rispose Pan.
“Sei testarda come tua nonna” disse suo padre.
“La smettiamo di parlare di come vado vestita? Ora possiamo mangiare in santa pace, per favore?” chiese Pan.
“Va bene, tanto va sempre a finire cosi. Ascolta ha chiamato stamattina Bra” disse Videl.
“Che cosa ti ha chiesto?” chiese Pan.
“Voleva sapere se eri in casa, io le ho detto che eri fuori, gli ho chiesto se voleva essere richiamata, ma ha detto che non era niente d’importante, e che ne avrebbe parlato un’altra volta” disse Videl.
“Capito. Tanto domani ci vedremo a scuola e sicuramente me lo dirà domani” disse Pan.
Finito di mangiare. Pan salì in camera sua. Prese l’mp3 e si stese sul letto. La musica che ascoltava esprimeva davvero il suo stato d’animo. In realtà, Pan aveva dei grossi, problemi incominciati un po’ di tempo fa. La sua mente era incentrata sulla scoperta che fece all’incirca una settimana fa. Incinta. Questa parola le attanagliava a mente e non riusciva in nessun modo a smettere di pensarla. A scuola aveva sempre la testa sopra le nuvole e spesso era rimproverata perché non seguiva le lezioni, e che doveva seguirle perché quello era l’anno dove avrebbe fatto gli esami per il diploma. Era accaduto tutto all’incirca un mese e mezzo prima, era andata alla festa di compleanno di Marron. Aveva bevuto troppo, quella sera. Si ricordava vagamente, che quella sera aveva fatto molto chiasso. Poi non ricordo più niente. La mattina dopo si era svegliata con un forte mal di testa, e non ricordava nulla di quello che era successo. Quando era riuscita a focalizzare meglio le immagini, vide che non si trovava nella sua stanza. Cerco di ricostruire ciò che era successo la sera prima. All’improvviso, vide che si trovava nuda nel letto, e per lei fu una grande sorpresa. Ma la più grande sorpresa, era stata quando appoggiò il suo sguardo alla sua destra. Accanto a lei, anch’egli nudo, c’era Trunks. All’improvviso, si paralizzò, ricordava il volto di Trunks, la sera prima, che le sorrideva e poi il nulla. Sbiancò, quando vide una macchia rossa sulle lenzuola, e allora capì che cosa era successo in realtà. Non penso più a niente. Prese le sue cose, si rivesti velocemente, e se andò il più lontano possibile da lì, piangendo. Quando lo rivide dopo due settimane, da quell’episodio, Trunks si comportava normalmente, come se tra loro due non fosse successo niente. Anche lui aveva bevuto molto quella sera e non si ricordava niente di quella sera. Lei cercò in tutti i modi, di sorvolare, da ciò che era successo. Fin quando dopo un mese da quella sera, durante l’ora di educazione fisica, si senti male e fu portata in infermiera, cosa mai successa. Da quell’evento, Pan non si scandalizzò più di tanto. Ma le sue preoccupazioni, iniziarono a salire, quando le iniziarono le nausee mattutine. Realizzò, che non era una cosa normale. Cosi, le balenò l’idea che forse, poteva essere incinta. Cosi comprò un test di gravidanza. Quando vide che era positivo, rimase lì, incantata per chissà per quanto tempo a osservare quelle due strisce rosa. Da quella scoperta, Pan si segregò in camera sua, uscendo solo per andare a scuola o scendere a mangiare, ma per il resto rimaneva sul letto, a pensare a ciò che l’era successo. Non riusciva ancora a crederci. Si mise a piangere, come accadeva ormai sempre, pianse a lungo, silenziosamente senza voler essere ascoltata, continuò fin quando non si addormentò ormai stanca.

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Capitolo 2
*** Incontro... ***


Si svegliò la mattina dopo. Aveva ancora il viso baciato dalle lacrime, del giorno prima. Si girò verso la sveglia e vide che erano le sette e trenta e decise di alzarsi e prepararsi per la scuola. Entrò in bagno, vide il suo volto, era completamente cambiata. Non riusciva a riconoscersi, neanche da sola. Si lavò e si vesti, e scese a fare colazione. Mangiò molto a tavola, anche se non voleva mangiare per quello che stava succedendo, aveva una grande fame, talmente tanto che si sarebbe divorato il tavolo. Penso che sicuramente avesse preso dal padre.


“Tesoro, come ti senti?” chiese premurosa Videl a Pan.


“Meglio, però ho un mal di testa terribile” rispose Pan.


“Se non ti senti bene, forse è meglio se non vai a scuola” disse Videl un po’ preoccupata per Pan


. Pan sorrise e rispose “Non preoccuparti mamma, io sono forte, ricorda che io sono una Sayan, e nipote del grande guerriero Goku”.


“Hai ragione, su ora muoviti ad andare a scuola, perché anche se sai volare velocissimo, farai ritardo” disse sorridendo anche Videl.


“Ok mamma. Ciao, ci vediamo stasera” disse Pan correndo fuori di casa.


“Ciao tesoro” rispose Videl

.
Pan volò velocemente verso scuola, un pensiero, però la turbava. Sicuramente a scuola avrebbe incontrato Bra e allora anche Trunks, che accompagnava a scuola la sorella. Atterrò in una stradina, senza farsi vedere. Corse avanti a scuola, e là vide proprio davanti a lei Trunks nella sua macchina sportiva

.
Bra scendendo dalla macchina vide Pan e li corse incontro, abbracciandola. “Ehi, ciao Pan, come va? Ero un po’ preoccupata, sai? Non mi rispondevi mai né al telefono né alle chiamate” disse un po’ offesa Bra
.

Pan sorrise di scusa e disse “Scusami Bra, non sono stata molto bene, ho avuto un po’ di febbre”.


“Come ti senti, ora?” chiese Bra.


“Meglio grazie. Non ti preoccupare.” Disse Pan sorridendo.


“Ehi ciao Pan, da quanto tempo” disse Trunks, che scese dalla macchina per salutare la sua cara amica, che non vedeva da tanto tempo.


“Ciao Trunks, va tutto bene. Bra incamminiamoci verso scuola o finirà che entreremo tardi” disse Pan cercando di sviarsi da quella situazione.


“Ok. Ciao fratellone, ci vediamo dopo” lo saluto Bra.


“Ciao Bra” disse un po’ cupo Trunks, osservando la figura di Pan che si allontanava sempre di più.


Trunks pensò che fosse davvero strana Pan negli ultimi tempi. Non era più la stessa. Ogni volta che si vedevano, cercava in tutti i modi, di starli il più lontano possibile. Prima, ogni volta che si vedevano, lei gli sorrideva e scherzavano sempre, facendosi dispetti uno con loro, come dei bambini. Ora, invece era tutto diverso. Non riusciva a capire perché. Pensò, che forse fosse l’età, Pan aveva diciotto anni e stava frequentando l’ultimo anno di liceo, forse è un po’ stressata per questo, poiché Gohan pretendeva che Pan, desse il meglio di se e si diplomasse con il massimo dei voti, cosi per poter entrare in una delle università più prestigiose. Ma non era pienamente convinto, cerco comunque di considerare quella la causa del suo improvviso cambiamento. Con questi pensieri, sali in macchina e s’incamminò verso la Capsule Corporation.

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Capitolo 3
*** Nessuna soluzione... ***


Pan era in classe e durante le lezioni, mentre i professori spiegavano lei, s’interessava a pensare solo a quello che le stava succedendo. Bra si girò, preoccupata verso Pan. Durante la pausa pranzo Bra si avvicinò a Pan.


“Ehi, tutto ok? Che ti succede?” chiese Bra.


“Niente. Sono solo stanca, sai siamo quasi alla fine dell’anno, e mio padre e soprattutto mia nonna mi stressano a studiare e a impegnarmi sempre di più, tutto qui” rispose Pan e poi sorrise per rassicurare Bra.


Bra non del tutto convinta, decise di non chiedere altro e preferì cambiare argomento. “Senti, oggi ti va di venire con me alla conferenza di mio fratello? Oggi Trunks mostrerà una nuova invenzione” disse sorridendo.


“No grazie. Oggi devo fare alcuni servizi con mia madre” disse Pan.


“OK. Come vuoi. Sai ultimamente ho pensato che tu stia cercando di evitare in tutti i modi mio fratello” disse convinta Bra.


Pan scoppiò a ridere e disse “Ma no. Ma cosa vai a pensare, non è cosi. E solo che come ti ho già detto, sono troppo impegnata in questo periodo, tutto qui, e poi perché dovrei evitare tuo fratello?”.


“Non saprei, però cerca anche un po’ di tempo per parlare almeno due secondi con Trunks, perché poverino mi sta sempre a chiedere di te”.


“Ok ci proverò” disse sorridendo Pan, anche se in cuor suono stava soffrendo molto.


La discussione finì, perché ripresero le lezioni. Suona la campanella e le lezioni terminarono. Bra e Pan si salutarono. Pan si diresse in uno studio medico, aveva una visita ginecologica, voleva sapere al cento per cento se era incinta. Si sedette in sala d’aspetto e attese il suo turno. Quando toccò a lei, entro nella stanza.


“Buongiorno, dottoressa” disse Pan, molto seria.


“Buongiorno, lei è?” chiese la ginecologa.


“Sono Son Pan” disse Pan.


“Prego si accomodi”, la invita la ginecologa.


Pan si mise sul lettino, e la ginecologa, preparò tutto per fare l’ecografia. Sullo schermo iniziarono a comparire le prime immagini.


“Bè, ecco, congratulazioni, lei è incinta di otto settimane” disse contenta la ginecologa.


Pan in quel preciso instante, capì che ormai tutte le sue certezze erano cadute, non aveva più appigli su cui rampicarsi, quella era la sua ultima possibilità per scoprire la verità. Da quando la ginecologa aveva finito di parlare, era calato il silenzio. Pan aveva un’espressione indecifrabile.


“Che Le succede, signorina Son? Non è contenta?” chiese preoccupata la ginecologa.


“N-no” disse tremante pan, risistemandosi velocemente, perché l’unica cosa che voleva in quel momento era sparire da lì.


“La ringrazio di tutto. Buongiorno” disse Pan scappando via in lacrime.


“Aspetti, dove va? Ritorni qui” disse la ginecologa per fermarla, ma ormai era troppo tardi, era andata via.


Pan prese il volo senza una meta, perché non aveva più un posto dove rifugiarsi. Non poteva andare, da lui. Il suo migliore amico. L’uomo che amava. Trunks le aveva sempre detto che se ne avrebbe avuto bisogno, lui ci sarebbe sempre stato per lei, poteva andare a piangere da lui ogni volta che voleva. Ma come poteva questa volta andare da lui? Se era lui che la faceva soffrire. Con la vista sfocata da un pianto liberatorio, continuò a vagare nel nulla, senza riuscire a pensare ad altro, se non a fuggire via, voleva far perdere le sue tracce.

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Capitolo 4
*** Un decisione importante ***


Pan arrivo volando sui Monti Paoz e decise di scendere nella foresta. Una volta atterrata, ancora con le lacrime agli occhi, decise di incamminarsi in un posto che conosceva solo lei e il suo adorato nonnino. Era un posto dove si rifugiava insieme a suo nonno, quando era piccola. Goku quando combinava una delle sue e sua moglie Chichi si arrabbiava con lui, per scappare dalla furia omicida della moglie si rifugiava nella grotta dove suo nonno Gohan lo portava per allenarsi. Quel luogo per suo nonno Goku era davvero importante perché era il posto dove aveva tanti ricordi della sua infanzia e del suo caro nonno. Prima che Bulma conoscesse Goku, lui andava tutte le volte lì che ne sentiva la mancanza. Non aveva mai raccontato a nessuno di quel luogo, né ai suoi figli né a sua moglie. L’unica persona con cui Goku riusciva a essere veramente se stesso, era la sua nipotina Pan. Non sapeva nemmeno lui perché, ma la sua Pan, gli trasmetteva emozioni e sentimenti che nemmeno i suoi figli riusciva a darle, forse perché gli ricordava suo nonno Gohan. Pan ricordava che ogni volta che lei avesse avuto bisogno di lui e lui non c’era, lei sarebbe potuta andare lì, lui ci sarebbe sempre stato per la sua Pan. Pan, infatti, aveva tanti ricordi che la collegava a suo nonno Goku in quel luogo.



“O nonnino, nonnino mio ho tanto bisogno di te, vorrei tanto sapere dove sei per stare per sempre con te, perché tu sei la sola persona che riesce a cancellare solo con un sorriso tutta la sofferenza che c’è in me. Ormai sono anni che non ci sei più. Ho solo 17 anni e sono incinta di Trunks di otto settimane e lo amo da impazzire. Ma non so che cosa fare perché lui è fidanzato con una sua collega di lavoro da tanto tempo ed io non posso rovinare tutto. Soprattutto perché tra un mese si sposeranno e di certo lui non amerà una scocca ragazzina come me che si costruisce castelli in aria e crede che lui sia il principe azzurro che tutte le ragazze sognano. Ma da un lato io voglio questo bambino, perché lui non ha colpe e soprattutto perché è sempre mio figlio, sangue del mio sangue. Ti prego nonno dimmi tu che devo fare” disse piangendo Pan all’interno della grotta.



Purtroppo Goku non poteva aiutare la sua nipotina perché non c’era più. Era stato premiato per la sua bontà ed è diventato una divinità, unendosi al drago Shenron. Ma non per questo non aveva sentito la sua nipotina. Infatti, in un luogo lontano, Goku pregava il drago Shenron di farlo tornare momentaneamente sulla Terra, ma non poteva.



“Ti prego Shenron fammi tornare sulla Terra, la mia nipotina ha bisogno di me” cerco Goku di convincere Shenron.



“Goku sai meglio di me che non puoi, perché chi intraprende la strada degli dei e la raggiunge, non può più tornare indietro, potrai tornare momentaneamente non prima dei 100 anni che servono per purificare le sfere del drago” disse severo il drago Shenron.    



“Non c’è una soluzione Shenron? Anche là più piccola” chiese Goku al drago.



“Una soluzione c’è” disse il drago.


Pan continuava a piangere interrottamente, quando all’improvviso si senti toccare la pancia da una mano che riconobbe, essere quella del nonno per un secondo. Allora Pan capì che suo nonno era con lei e sapeva adesso che cosa doveva fare.



“Grazie nonno” disse Pan sorridendo dopo tanto tempo.



Ora Pan sapeva che qualsiasi cosa sarebbe successa, avrebbe avuto quel bambino, a qualsiasi costo, anche andare contro tutto e tutti. Sarebbe andata a vivere da sola facendo sparire le sue tracie, senza pesare su nessuno e avrebbe cresciuto suo figlio da sola.



Azzerò l’aura e s’introdusse nella sua stanza, prese tutto quello che le poteva servire e mise tutta in una capsula corporation. Uscì dalla finestra e per un’ultima prima di andarsene via per sempre, si girò verso la casa, dove aveva passato la sua infanzia, verso i monti che le avevano regolato un’immensa gioia e sussurrò: “Addio”. E non si voltò mai più indietro. Avrebbe iniziato una nuova vita. Non lasciò nessuna lettera, perché lei sarebbe dovuta andar via silenziosamente.

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Capitolo 5
*** Andare avanti senza di te ***


Pan dal momento preciso che aveva scelto di vivere la sua vita con solo il suo bambino, si vide costretta a imparare a vivere senza far percepire la sua aurea. Pan andò a vivere da sola dall’altra parte del pianeta, lontano dalla sua vita passata, erano passati tre mesi e la pancia iniziava a farsi vedere. Pan era contenta che quella piccola creatura crescesse al suo interno, ma dall’altra era triste perché avrebbe voluto avere quel bambino in circostanze diverse. Per Pan soprattutto le prime settimane furono difficili, perché lei andò via senza neanche lasciare una lettera, prese le sue e andò via. La sera che andò via, sentì l’aurea di suo padre e di suo inizio, insieme a tutti i guerrieri z cercarla in ogni angolo del mondo. E lei fu costretta a nascondersi in posti inimmaginabili. Con i giorni le ricerche pian piano diminuirono, perché non fu difficile capire, che Pan non voleva farsi trovare. Cosi lei cambiò aspetto, per non far sospettare di lei e si finse di essere un’altra persona. Con i soldi che negli anni suo nonno Satan li regalava, era riuscita a comprarsi una piccola cassetta, e trovò in seguito lavoro come cameriera in un locale. Lasciò la scuola, perché Pan doveva lavorare per mantenersi da sola e il suo bambino. Era al quarto mese e aveva appuntamento dalla ginecologa per sapere se il bambino stesse bene e avrebbe questa volta scoperto anche il sesso. Si prese il pomeriggio libero per fare la visita, i proprietari del locale, sapevano che Pan era incinta, ma la ragazza non aveva mai fatto pesare il suo stato, anche perché lei non era una comune umana, ma era una Sayan. Quel pomeriggio usci di casa, e si diresse verso l’ambulatorio. Entrò all’interno dell’edificio e si avviò verso il bancone, dove c’era, la segretaria “Buongiorno, signorina Son” disse la segretaria, ormai conosceva Pan, non era la prima volta che andava a fare una visita.


 
“Buongiorno” rispose sorridendo Pan.



“Oggi ha un appuntamento con la ginecologa?” chiese la segretaria.



“Sì, alle 17” disse Pan.



“Ok, seguimi” disse la segretaria.



Pan la segui e la porta nella sala d’attesa. “Aspetta qui, a breve è il tuo turno” disse la segretaria.



“Va bene” disse Pan sedendosi e vide la segretaria ritornare da dove era venuta.



Pan aveva fatto amicizia con le altre donne che erano lì, prese a cuore, la ragazzina, poiché era la più giovane, infatti, una signora disse “Ciao Pan, finalmente oggi scopriamo il sesso del bambino?”.



“Sì, non vedevo che arrivasse l’ora” disse Pan raggiante.



Dopo una mezz’ora di chiacchiere e attesa arrivò il turno di Pan. Entrò nella stanza e salutò la dottoressa “Buongiorno, dottoressa”.



"Buongiorno a te, Pan” disse dolcemente la dottoressa “Oggi vediamo un po’ come stato questa piccola peste”.



Dopo aver preparato tutto l’occorrente, la dottoressa fece accomodare Pan e accese il macchinario. “Dalle prime immagini posso dire che il bambino sta più che bene” disse contenta la donna.



“Sono felice” disse sorridente Pan.



“Posso dirti che è un bel maschietto” disse la donna.



Pan sorrise e non disse nulla. In cuor suo sapeva che era un maschietto. Dopo aver terminato, la visita Pan salutò la dottoressa e usci fuori dall’ambulatorio e si diresse verso il parco che c’era lì vicina e si sedette su una panchina. Iniziò a fissare il cielo, perdendosi nei suoi pensieri. Anche se voleva essere felice per il suo bambino, soprattutto ora che aveva scoperto che era un maschio, non poteva essere felice, perché Trunks non era lì con lei. La settimana prima, infatti, non convinta della sua scelta di andar via da lui, silenziosamente andò alla Capsule Corporation, decisa a dire Trunks del bambino, ma la scena che si parò davanti, le fece cambiare idea su tutto. Vide Trunks scendere dalla macchina dell’ufficio nel giardino di casa sua, con una donna, tenendosi la mano e ciò che le fece più male fu quando lei lo baciò e ricambiò il bacio. Andò via silenziosamente, com’era venuta, con l’unica differenza che le lacrime solcavano il suo volto. Da ciò capì che era stata una sciocca. Come poteva Trunks, un uomo di ventinove anni, preferire a quella donna molto attraente e prosperosa, una ragazzina di diciotto anni, che fino a qualche anno prima si vestiva come un maschiaccio. Da lì, capì che sarebbe andata avanti da sola, anche se le faceva male. Istintivamente si portò una mano sulla pancia, e l’accarezzò e iniziò a piangere. Per quanto sarebbe stato impossibile, avrebbe cresciuto il suo bambino con tutto il suo amore e non le avrebbe fatto mai mancare niente. Lei, non avrebbe mai voluto che Trunks sarebbe venuto a sapere del bambino, anche perché non voleva rovinarli la vita. Perché Trunks non era un ragazzo come tutti gli altri, lui era il presidente della più importante azienda del mondo. Poi Trunks era il principe dei Sayan e non avrebbe mai accettato che suo figlio, avesse un erede dalla nipote di un Sayan d’infimo livello. Anche a sua madre e suo padre non riuscì a dire niente perché non voleva vedere la delusione negli occhi dei suoi genitori. “Tu sei tutto ciò che mi rimane, e farò di tutto per proteggerti, vivremo solo tu ed io, e nessun altro. Ho deciso anche il tuo nome, sai? Ti chiamerai Ryan” pensò Pan, rivolgendosi al suo bambino.



 
Scusate per il ritardo e per il pessimo capitolo, ma mi mancava l’ispirazione, ditemi voi se avete gradito questo capitolo, perché non se continuare o meno.
Baci Brenda

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Capitolo 6
*** Incubi e sensi di colpa ***


Era una fredda notte di febbraio, e tutto ciò che si vedeva, era il buio. Poi all’improvviso comparve un’ombra, poi due, poi tre, non si contavano più. “No via, andate via, chi siete? Che cosa volete da me?” disse una fanciulla, presa dallo sconforto e dalla paura.



“Tu ci hai profondamente deluso mia cara, pensavo che fossi una ragazza con la testa sulle spalle, ma ci sbagliavamo” disse una voce, che lei riconobbe come quella di suo padre.



Presa dallo sconforto per la profonda delusione che aveva arrecato alla sua famiglia, gridò “Io non ho fatto niente papà, perdonami se me ne sono andata, ma non posso rinunciare a lui, è capitato, ma io lo amo più della mia stessa vita”.



“Invece la colpa è solo tua, avresti dovuto stare attenta” disse questa volta sua madre.



“No ti prego mamma” disse la ragazza ormai sconvolta in lacrime.



“Non dovresti nemmeno rispondere vergogna, sei solo un irresponsabile” disse questa volta la sua cara nonnina.



Poi ci fu un susseguirsi di voci “La preziosa nipotina del grande Goku, a messo in ridicolo la nostra famiglia” questa fu la voce del suo zio Goten.



“Io un campione di fama mondiale non la voglio una nipote così, sparisci” disse il nonno Satan.



“No ti prego nonnino, almeno tu” disse ormai nello sconforto più totale.



 “Tu sei una strega, come hai osato fare questo a mio fratello, non dirò mai a nessuno che tu ed io siamo state amiche” disse una furibonda Bra.



“Tsk, un nipote da una sguattera come te non lo voglio” disse il principe dei Sayan.


“Ti ho trattato in tutti questi anni, come fossi stata mia figlia, ma tu mi ripaghi in questo modo? Non avresti dovuto fare questo a mio figlio” disse una ferita Bulma.



“No Bulma, io non voglio farti del male” disse piangendo.



Ma più di tutte una voce le fece più male di tutte “Tu mi hai ingannato con uno sporco trucco, davvero credevi che io mi sarei fatto abbindolare da una ragazzina sciocca come te?” disse un Trunks pieno d’ira.



“T-T-T-runks” disse semplicemente non riuscendo a dire altro.



“Io questo bambino non lo voglio, io un figlio da te non lo voglio, è lei l’unica donna che amo” disse Trunks, e comparve la donna che vide in sua compagnia.



“No, ho sbagliato è vero, ma fammi a me del male, ma non al bambino” disse Pan disperata.



“No sarà lui a pagarla, almeno così, capirai la lezione una volta per tutte” disse Trunks con un ghigno da far paura.



Si avvicinò a Pan, e le strappò il bambino dal ventre, e sentiva tutte le voci insieme, ridere.



“NOOOOOOOO” disse Pan urlando. Quando poi realizzò che si era svegliata tutta sudata, seduta sul letto, portò istintivamente una mano sul ventre. E solo all’ora capì che si era trattato di un incubo. Ansimava dallo sforzo e dalla paura con cui si trovò ad affrontare quei pensieri che anche da sveglia, non sparivano dalla sua mente. Era tutta sudata, portò una mano al viso e si accorse con grande stupore che durante quell’incubo aveva pianto. Ma come biasimarla. Aveva sognato tutte le persone che amava, odiarla e prendersela con il suo bambino.



“Non permetterò mai a nessuno di portarti via” disse Pan, non appena la voce le fu tornata, al suo bambino.


Ormai mancavano pochi giorni alla data del parto. E ogni notte, faceva quelli incubi. Perché anche se amava quel bambino, lei sentiva la loro mancanza, ma non aveva la forza di affrontarli. Per lei quei mesi erano passati con una lentezza e una tristezza attanagliante. Ma in cuor suo però sapeva che, Trunks non avrebbe mai osato far del male al suo bambino. E se lei si era allontanata, era perché non voleva rovinarli la vita. Così, come tutte ormai le notti, aspettò di calmarsi e si ristese sul letto. Cercando di scacciare una lacrima solitaria e appoggiando la mano sul suo ventre, ormai gonfio, si riaddormentò, in un sonno profondo e senza sogni. Perché i suoi sogni, erano irrealizzabili e lontani da lei.
 

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Capitolo 7
*** Nuovo personaggio... ***


Pan nel corso dei mesi, ha creato un enorme legame e affetto per le persone per cui aveva lavorato come cameriera. Come non aspettarselo dalla nipote del grande Goku. Lei aveva lavorato fino all’ottavo mese, fin quando la pancia lo permetteva. L’ultimo mese anche se era in maternità, aveva continuato ad andare tutti i giorni, piuttosto che stare in casa da sola a piangere, stando con loro, riusciva in parte a dimenticare tutte le preoccupazioni. Era come se avesse una nuova famiglia. Edward che era il figlio dei proprietari del bar dove lei lavorava, si era attaccato particolarmente a lei. Aveva due anni più di lei, aveva compiuto ventun anni, il giovane si era innamorato della nostra Pan e faceva di tutto per renderla allegra. Lui era l’unico con cui lei aveva raccontato integralmente la sua storia, Pan sapeva che di Edward poteva fidarsi, considerandolo un amico fidato e sincero, e che in parte li ricordava il Trunks, che aveva conosciuto nel periodo in cui era partita nello spazio, alla ricerca delle sfere del drago, per rendere suo nonno di nuovo un adulto. Pan era diventata una bella ragazza nel corso degli anni, e molti ragazzi le facevano la corte, anche se la maggior parte scappavano perché scoprivano i suoi poteri. Pan era diventata un po’ più alta di sua madre, snella, con le forme al punto giusto, forse un po’ cambiate negli ultimi mesi, perché avrebbe partorito a breve, capelli lunghi e neri, non vestiva più come un maschiaccio, ma si vestiva secondo la moda, attenta alla sua forma fisica, si truccava, però non pesantemente, ma al punto giusto. Edward era l’unico ragazzo con cui era stata, che non avesse paura di lei e dei suoi poteri, del suo essere Sayan, perché Edward sapeva tutto di lei, anche le sue vere origini, delle sue gesta, che era la nipote del grande Goku e del campione del mondo mister Satan. Anche Pan sapeva tutto di lui, gli aveva raccontato tutto di lui, era un ragazzo semplice, spiritoso, ma anche timido, ma soprattutto di grande cuore, l’unica cosa che la nostra Pan non sapeva era il grande affetto che il giovane provava per lei. Esteticamente non era brutto, anzi, era un bel ragazzo, molte ragazze frequentavano il bar dei genitori di Edward solo per vederlo e cercare di approcciare con lui. Ma Edward oltre che amicizia non dava di più, aveva occhi solo per Pan. Era alto, anche lui muscoloso, al punto giusto, poiché frequentava la palestra, biondo, occhi azzurri.



 Quel pomeriggio si trovò a parlare con Pan, da soli, fuori al bar, seduti nel giardino del bar.


 
“Che cosa hai Pan?” chiese Edward, vedendo Pan u po’ triste, quel giorno.



“Che intendi dire?” chiese Pan risvegliandosi dai suoi pensieri.



“Ti vedo un po’ triste e poi oggi sei silenziosa” disse Edward preoccupato.



“Ecco io…” disse Pan, guardando a terra, senza riuscire a guardarlo in faccia.



“Sai che con me puoi parlare di tutto, piccola” disse Edward sorridente, capendo lo stato d’animo che provava in quel momento Pan.



“Stanotte ho fatto un incubo” disse Pan tristamente e questa vota guardandolo negli occhi.



“Sempre i soliti incubi?” chiese Edward, sapendo che la sua amica ogni notte faceva sempre brutti sogni.



“No, questa volta era diverso” disse Pan.



“In che senso?” chiese pensieroso Edward.



“Stanotte ho sognato tutti quanti, i mei genitori, mio zio, ma la cosa che mi fa male, anche se era un sogno, era vedere Trunks considerarmi una sgualdrina e uccidere il bambino” disse Pan più triste che mai.



Edward la abbracciò e lei altrettanto e le sussurrò all’orecchio “Piccola era solo un sogno, non devi pensare che quello che hai sognato sia vero, perché Trunks, non avrebbe mai il coraggio di uccidere suo figlio, capito?”



“Si lo so, ma vedere una scena del genere, anche se in sogno e bruttissimo” disse Pan guardandolo in faccia.



“Devi pensare solo al bambino e a nessun altro, anche perché non permetterò a nessuno di farvi del male, anche se sono Sayan, io ti proteggerò a costo della mia vita” disse Edward determinato. Pan non aveva mai visto tanta determinazione nell’amico, cosa che la colpì nel profondo del suo cuore.



“Perché fai tutto questo per me?” chiese Pan, che aveva gli occhi pieni di lacrime, iniziavano a scendere lungo il suo viso.



“Ecco perché io” Edward disse titubante, incerto sul da farsi, ma guardandola negli occhi, prese il coraggio e rivelò tutto. “Io ti amo Pan, dalla prima volta che ti ho vista, e ti ho amato ancor di più, giorno dopo giorno che ti ho conosciuta, perché tu sei una ragazza meravigliosa, ed io voglio solo il tuo bene, non m’importa se non stiamo insieme, m’importa la tua felicità e soprattutto del bambino” disse Edward, poi capendo di essersi spinto troppo in là, abbasso lo sguardo e pian piano liberò Pan dall’abbraccio.



Pan sentendo quelle parole, che mai nessuno le aveva rivolto, rimase sorpresa. Non aveva mai creduto che Edward provasse questi sentimenti nei suoi confronti. Che cosa doveva fare? Questo non lo sapeva. Vide Edward guardare in basso e allontanarsi da lei. Stava per parlare, ma un grido le sfuggi dalla bocca. Senti un grande dolore al basso ventre e istintivamente portò le mani alla pancia.



Edward allarmato si avvicinò a lei e chiese “Cosa succede?”



“Sto per partorire” disse Pan tra gli spasmi, delle contrazioni che l’avevano colpita.




Edward senza dire niente, la prese in braccio, la porto in macchina e la portò in ospedale.



Ciao a tutti ragazzi =)
per prima cosa mi scuso per il ritardo, ma sono stata in vacanza e non ho avuto modo di aggiornare, seconda cosa spero che non mi trucidate per l'introduzione del nuovo personaggio, fatemi sapere cosa ne pensate, spero che mi farete sapere cosa nè pensate, mi raccomndo recensite in tanti,
alla prossima, brenda =)
 
 

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Capitolo 8
*** Finalmente tu... ***


Edward parcheggiò la macchina, scese dalla macchina e di corsa aprì lo sportello e pese Pan in braccio e core dentro all’ospedale.



“Qualcuno mi aiuti, questa ragazza sta partorendo” urlò Edward.



“Presto una sedia a rotelle” gridò un medico che si trovava a passare avanti all’ingresso dell’ospedale.



“Subito” disse l’infermiera.



Portò immediatamente la sedia a rotelle e Edward depose con cura Pan, che era in preda dalle contrazioni e faceva fatica a respirare. Fu trasportata al più presto al reparto di maternità e fu fatta entrare in una stanza per il monitoraggio del bambino e per vedere a che punto era la dilatazione. Edward rimase fuori e attese gli esiti.



“Come sta il mio bambino” riuscì a dire Pan, le contrazioni erano un po’ diminuite.



“Il bambino sta bene signorina, stia tranquilla, la dilatazione è di 3 cm, è ancora presto” disse la ginecologa.




“Meno male” sospirò felice Pan.



La ginecologa le sorrise e le disse “Adesso stia tranquilla, ci vorrà un po’ perché è il primo figlio, ma andrà tutto bene.



“Speriamo” disse Pan, l’ansia e la paura di non esserne all’altezza si faceva strada in lei.



“Si fidi di me, verrò dopo per controllare, se hai bisogno, suona il campanello” disse la dottoressa.



“Ok” disse un po’ più fiduciosa Pan.



La dottoressa lasciò la stanza. Come chiuse la porta Edward disse tutto timoroso “Come sta?”



“Lei è il padre del bambino?” chiese la dottoressa.



“No” disse triste, abbassando lo sguardo.



La dottoressa capì che anche se quel ragazzo non era il padre del bambino, ci teneva molto a entrambi.



“Sta bene, ci vorrà tempo ma stia tranquillo” disse.




“Grazie” disse educatamente e felice Edward. La dottoressa rispose al sorriso e se ne andò. Nel frattempo Edward si sedette in sala d’attesa, purtroppo non poteva entrare. Chiamò ai suoi genitori che si precipitarono all’ospedale. Quella ragazza per loro era diventata come la figlia che non avevano mai avuto e non volevano farla sentire sola. Pan nel frattempo si era addormentata tra la stanchezza delle contrazioni e delle nottate che faceva a causa degli incubi. All’improvviso le contrazioni divennero forti e la povera Pan gridò. L’ostetrica entrò subito e vide che la era pronta per partorire e fu trasportata in sala parto.



“Forza signorina, spinga” la incitò l’ostetrica.



Pan spinse con tutte le sue forze. Con il pensiero rivolto a Trunks.



“Vedo la testa” disse l’ostetrica.



E poi “ueh ueh” si sentì Pan.



Era la cosa più bella che Pan avesse mai sentito, con le poche forze che aveva, aprì gli occhi e alzò il capo. Si perse in un mare infinito, i suoi occhi, gli occhi del bambino erano azzurri come il mare, come l’orizzonte, proprio come Trunks. Il bambino fu lavato e dato alla madre, avvolto in un asciugamano. Aveva gli occhi di Trunks, ma aveva i capelli come l’ebano come lei. Il bambino nelle braccia della mamma si sentì tranquillo e la guardava accuratamente. Per Pan quel bambino era la cosa più bella del mondo. Era contenta di avere il suo bambino, ma la tristezza s’impadronì di lei. Trunks si era perso la gravidanza e il momento della sua nascita. Ma sicuramente l’avrebbe vissuto con la sua fidanzata. Non ci riuscì a trattenere una lacrima, che le rigò il viso. Ma quella lacrima non cadde mai, perché c’era qualcuno vicino a lei, che le asciugò la lacrima e che teneva a lei, come a nessun altro.



“Non piangere piccola” disse Edward sorridendole.




Pan lo guardava e pensava a quello che era successo prima di arrivare all’ospedale, la sua dichiarazione.




“Ci sono io con te, anzi con voi” disse Edward, prendendo la manina del bambino. Il bambino gli prese il pollice, felice.




“Edward grazie” disse Pan. Emozionata per quel gesto.




“Come vuoi chiamarlo?” chiese Edward.




Pan ci pensò e rispose “Yuri”.



“Bel nome” disse Edward “vero Yuri.




“Ghe” disse il bambino contento come se avesse capito cosa avesse detto Edward. Edward abbracciò Pan e il bambino. Pan pensò che suo figlio non avrebbe mai potuto conoscere suo padre. Ma gli dei devono averla ricompensata dopo tutta quella sofferenza. Con un ragazzo che anche se purtroppo non era Trunks, gli era stata vicina. Pan decise di smettere di pensare a tutto, e si appoggiò sul petto di Edward, chiudendo gli occhi. Edward abbassò lo sguardo verso Pan, sorpreso per il gesto. Pan notando il suo sguardo su di sé, aprì gli occhi e lo guardò. Edward non seppe come, abbassò il capo fino a incontrare le labbra di Pan. All’inizio fu sorpresa del gesto, ma decise di abbandonarsi ad adesso, desiderando con tutta se stessa di essere felice e pensando al suo Yuri. Entrambi si staccarono, sorridendo, guardarono il bambino. I genitori di Edward guardarono il loro figlio, essere diventato davvero grande e orgogliosi di lui si abbracciarono.

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