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di bic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Strane tendenze ***
Capitolo 2: *** Dubbi, perplessità e... ***
Capitolo 3: *** Shopping ***
Capitolo 4: *** Lezioni di Anatomia ***
Capitolo 5: *** Chi cerca trova... ***
Capitolo 6: *** Anime candide ***
Capitolo 7: *** ghiaccio e Saint Honorè ***



Capitolo 1
*** Strane tendenze ***


Questa storia è nata quest’estate, ma fino a ieri non avevo capito come scriverla.

Dedicata a RobyLupin, Ladyhawke e a tutti gli amanti del mondo baka che conosco e che mi conoscono.

 

- Mei?

- Kaoru?

- Mei, senti, ho bisogno di parlarti di persona, quando possiamo vederci?

La ragazza rimase un attimo interdetta, perché non le era mai capitato di ricevere una telefonata simile da uno dei gemelli. Poi rispose:- Sabato pomeriggio davanti al Centro Commerciale, sai dov’è?

- Sì, ci sono stato una volta con i membri dell’Host.

- Perfetto. Ci vediamo alle 14, allora.

Mei interruppe la conversazione pensierosa, cosa aveva Kaoru di così urgente da dirle e soprattutto perché doveva parlarne con lei e non poteva farlo con suo fratello?

Dall’altro lato della città anche Kaoru spense il telefono continuando a chiedersi se stava agendo nel modo corretto.

Si buttò sul letto osservando il soffitto con le mani dietro la nuca finché non sentì bussare: - Entra.

- Kaoru? Va tutto bene? Sono un po’ di giorni che sembri pensieroso.

Dal loro ultimo litigio Ikaru aveva continuato a tenere i capelli scuri ed aveva cominciato a fare cose che prima non aveva mai fatto, come, ad esempio, bussare prima di entrare in camera del fratello.

In effetti prima del loro litigio non ne aveva mai avuto bisogno perché condividevano la stanza.

- No, non ti preoccupare, va tutto bene.

Ikaru, però non ne era convinto.

Il sabato arrivò molto più velocemente di quanto pensasse e Kaoru si ritrovò di fronte all’ingresso principale del centro commerciale con le mani che sudavano, mille pensieri che gli inondavano la mente e soprattutto l’assurda sensazione di essere pedinato.

Quando vide Mei chan si avvicinò nella sua direzione, la salutò e poi cominciarono a camminare in silenzio, fino a quando la ragazza propose di sedersi nel piccolo giardino ricavato all’interno del centro commerciale.

- Kaoru, mi spaventi, ti stai comportando come un serial Killer.

Nella mente di Mei si stava formando l’immagine di un uomo vestito di nero con guanti di pelle che le si avvicinava sussurrando e le stringeva un laccio intorno alla gola. Quando Kaoru le poggiò una mano sul braccio fece un salto di un metro e mezzo.

- Mei, tu hai avuto molti ragazzi?

Ma che domanda era? Altro che serial killer, quello doveva essere un maniaco.

Nella mente di Mei si formò l’immagine di un uomo con un impermeabile che le si avvicinava sussurrando e… Quando Kaoru si avvicinò per capire cosa stava succedendo fece un salto di due metri.

- Mei, è importante, puoi rispondere alla domanda?

La ragazza si concentrò e cominciò a contare sulle dita, man mano che procedeva con il conto il povero Kaoru impallidiva sempre di più.

- Più o meno tre.

- Come sarebbe più o meno?

- Sarebbe che se conto anche quello del giardino d’infanzia sono quattro.

- Va bene, va bene, e li hai baciati?

- Kaoru, ma ti sembrano domande da fare?

- Ho bisogno di aiuto e pensavo che tu avessi abbastanza esperienza per darmelo.

Mei lo guardò stupita.

- Prima di incontrare Haruhi non avevo mai fatto molta attenzione alle ragazze. E pensandoci bene nemmeno dopo.

- Quindi?

- Quindi ho bisogno di capire se mi piace solo Haruhi per com’è o se mi potrebbero piacere anche altre ragazze.

- Frena, vuoi dirmi che tu non sei mai stato veramente con una ragazza?

Kaoru arrossì: - Se è per questo non ci sono mai stato nemmeno per finta.

- Quindi?

- Mei, mi baceresti?

La ragazza assunse un’espressione basita.

- Baciarti in che senso?

- Hai mai visto uno di quei film d’amore in cui i due scoprono di amarsi e si baciano con passione?  

- Ovviamente sì.

- Bene, ho bisogno di un bacio come quello.

Mei sospirò, si avvicinò a Kaoru e lo baciò, ma , non appena le labbra si toccarono, il ragazzo si irrigidì tipo stoccafisso.

- Kaoru, rilassati, non c’è mica niente di male! È solo un bacio! Riproviamo?

Questa volta Mei si impegnò un po’ di più allacciandogli anche le braccia intorno al collo, ma di nuovo non ottenne risultati.

- Allora, facciamo così. - Disse pulendosi le labbra dal rossetto ed eliminando una buona dose di fard con il fazzoletto.

Chiudi gli occhi, immagina che al mio posto ci sia Haruhi, con indosso un bel vestitino leggero ed i capelli un po’ più lunghi.

Detto ciò si accostò nuovamente al ragazzo che ormai aveva assunto una tonalità tendente al violaceo per l’imbarazzo.

Nemmeno in questo modo riuscirono a concludere nulla.

A Mei cominciò a sorgere un dubbio e gli sussurrò una frase nell’orecchio, al che Kaoru le prese il mento fra le mani e la baciò con passione.

- Amico mio, mi sa che le tue supposizioni erano giuste se per accenderti è bastato dirti di immaginare di trovarti di fronte a Mori mentre fa la doccia.

Kaoru si strinse nelle spalle e sorrise. 

Ad Ikaru, appostato dietro una pianta a pochi passi da loro venne un mezzo infarto, Mori subì lo sguardo assassino di Honey, mentre Tamaki e Kyoya rimasero attoniti a fissarsi a bocca aperta.

L’unica che non fece una piega fu Haruhi: - Ma come? Non ve ne eravate ancora accorti?

Certo che i maschi hanno proprio i riflessi lenti, per certe cose.

 

 

Post Scriptum: potrei anche decidere di continuarla sempre ammesso che voi mi lasciate un parere favorevole!

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Capitolo 2
*** Dubbi, perplessità e... ***


- Haruhi, tu lo sapevi?

Lo sguardo allucinato di Hikaru avrebbe dissuaso chiunque dall’annuire, ma ovviamente, Haruhi non era chiunque.

- Era abbastanza ovvio: lui è sensibile, altruista, dolce, sempre disponibile; sono doti praticamente impossibili da trovare in un uomo.

Gli altri quattro membri dell’Host Club, momentaneamente presenti, si sentirono trafiggere da un dardo infuocato alle spalle e sopraggiunse sulle loro pettinate testoline (a parte quella di Hikaru si intende) una tonnellata di mattoni.

- Il gioco di oggi sarà: troviamo il ragazzo ideale per Kaoru!

Il primo a riprendersi dallo shock fu ovviamente Tamaki che, come sempre, trovava qualcosa di positivo anche nelle situazioni più assurde.

Hikaru, intanto, seduto a terra, continuava a scuotere la testa in un movimento continuo ed anche un tantino stereotipato che cominciava a preoccupare non poco Haruhi e Honey.

- Hikachan, stai bene?

Honey, all’altezza dell’amico, lo guardava con apprensione.

- A me e Kaoru sono sempre piaciute le stesse cose…

- Tamachan, per favore, puoi baciare Hikachan così la smette?

Haruhi osservò la scena come se fosse in una bolla di sapone, ma prima che i due potessero anche solo prendere in considerazione l’ipotesi disse: - Scusate, ma se a Hikaru piacessero i ragazzi forse sarebbe meglio se fosse un vero uomo a baciarlo.

Tamaki si voltò verso Haruhi con sguardo ferito e poi si accucciò in un angolo a coltivare funghi.

- Hai ragione Haruhi.  Magari Mori, vuoi provare tu?

Il gigante silenzioso si avvicinò a Hikaru, ma prima che potesse anche solo accostarsi a lui, l’altro si allontanò come se fosse stato scottato.

- Veramente, io preferirei fare una prova con una ragazza, per sapere se ho le stesse reazioni di Kaoru. Haruhi, saresti disposta ad aiutarmi?

Tamaki intervenne: - Scordatelo! Non ti azzardare a toccare la mia bambina.

Gli altri osservarono con sospetto le scintille che si stavano scambiando i due ragazzi, poi Honey intervenne: - Allora, questo gioco?

Haruhi colse la palla al balzo: - Dai, fra tutti i ragazzi che conosciamo vediamo quale potrebbe essere quello più adatto a Kaoru.

***********

Kaoru accompagnò a casa Mei e poi ritornò a casa sua.

- Arrivi tardi, dove sei stato?

La voce di Hikaru non era preoccupata né tantomeno interessata.

- Sono uscito con Mei.

- Ti sei divertito?

- Direi che è stato illuminante.

Kaoru si stava dirigendo verso il bagno per farsi una bella doccia ristoratrice, ne aveva bisogno con tutte le novità avvenute quel giorno, ma il suo fratellino sembrava strano.

- C’è qualcosa che ti turba fratello?

- Tu sei gay.

Kaoru boccheggiò per dieci minuti buoni. Se lui l’aveva scoperto da poco meno di due ore come era possibile che suo fratello, Mister ho gli occhi foderati di salame quando si parla di sentimenti, ci fosse arrivato prima di lui?

- Scusa, ma tu…

- Ti abbiamo seguito, ero preoccupato perché eri strano. Ah, Honey non era molto felice di sapere che il tuo ideale di uomo è Mori.

Kaoru arrossì violentemente; poi, sorridendo si rivolse al fratello:- Scusa, ma cos’è esattamente che ti preoccupa?

- Semplice, a noi sono sempre piaciute le stesse cose e non vorrei che…

- Hikaru, prestami attenzione perché te lo dirò una volta soltanto: noi due non siamo assolutamente uguali, non lo siamo mai stati e non lo saremo mai; i assomigliamo molto fisicamente, ma abbiamo sogni e desideri completamente diversi. Il fatto che a me piacciano i ragazzi e a te le ragazze ne è un esempio, ma in realtà credo che se ci penserai un po’ troverai molte altre cose che ci contraddistinguono. Ora scusa, ma ho proprio bisogno di una doccia.

Mentre Hikaru coricato sul letto studiava il soffitto, Kaoru si infilò sotto la doccia a pensare, perché a dire il vero, ora gli si precludevano un sacco di possibilità…

Un grazie speciale a Roby che ha letto questo capitolo in anteprima e lo ha gentilmente corretto... XD Grazie anche a Lady che, benchè preferisca un Kaoru etero, spero mi perdoni... Un bacio ragazze

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Capitolo 3
*** Shopping ***


Lasciamo ora Kaoru a cuocere un po’ nel suo brodo ed occupiamoci di altri…

 

Atzlith: innanzitutto grazie per la recensione, poi se rispondessi alla tua domanda potrei arrivare a rovinarti la sorpresa, anche se non so bene quando questa sorpresa si concretizzerà, sii fiduciosa e continua a seguirmi.

 

- Harui?

- Senpai, cosa ci fai qui di domenica?

- Ho fatto quattro passi.

Harui non disse nulla, sapeva che dalla casa di Tamaki alla sua non c’erano quattro passi, ma un’intera città.

- Dove hai lasciato l’autista?

- A dire il vero mi sono fatto accompagnare fino all’inizio della strada, poi gli ho detto di tornarsene a casa, così sei costretta ad accompagnarmi se non vuoi che mi perda.

Harui sorrise: - Vedremo.

Poi aggiunse: - Stavo andando al supermercato a fare la spesa, vuoi venire con me?

Il ragazzo la osservò sorridendo come se il Natale fosse arrivato in anticipo: - E posso comprare tutti i cibi plebei che voglio? Poi me li cucini?

- Non allargarti troppo, senza contare che io ho i soldi contati, quindi non compro nulla di più di ciò che mi serve per la dispensa.

- Non preoccuparti, ho la carta di credito, pago io oggi!

Harui osservò Tamaki basita: possibile che stesse diventando una persona coscienziosa?

Appena lo vide entrare nel supermercato si ricredette immediatamente: il ragazzo correva come un matto avanti e indietro mostrandole cose del tutto banali come se fossero rarità.

La ragazza cominciò a fare acquisti scorrendo la lista della spesa che aveva preparato preventivamente a casa, ma quando arrivò ad un certo punto si bloccò e divenne rossa.

Dopo di che sparì dalla vista di Tamaki per alcuni secondi, il tempo necessario per effettuare quel particolare tipo di acquisto e ricomparve un attimo dopo nascondendo l’oggetto sotto gli altri prodotti.

Pensò di averla scampata fino a quando giunsero alla cassa e Tamaki, prendendo in mano la confezione chiese: - E questo cos’è?

Harui assunse una tonalità violacea strappandogli l’involucro dalle mani e mettendolo sul nastro.

Mentre Tamaki recuperava le borse si rese conto che qualcosa turbava la ragazza.

- Harui, dì al tuo paparino qual è il problema, dai.

La ragazza lo fulminò con uno sguardo assassino.

- Ma vuoi piantarla di far finta di essere mio padre? Ne ho già uno ed è anche abbastanza!

Rispose quasi urlando.

Tamaki sbarrò gli occhi e spalancò la bocca: Harui non aveva mai reagito male, era indeciso se rincanttucciarsi in un angolo a deprimersi con le borse della spesa o proseguire verso casa di Harui.

Visto il nervosismo della ragazza pensò che forse acquattarsi in mezzo alla strada non era l’ideale, per cui la seguì in silenzio.

- Harui, mi dispiace, ma prima eri così tranquilla ed ora sei arrabbiata, non capisco.

La ragazza sospirò: - Lascia perdere, sono tante le cose che non capisci.

Questa volta Tamaki proprio non poté farne a meno e si accucciò sotto la scala che portava all’appartamento di Harui a coltivare funghi.

- Senpai, puoi smettere di coltivare funghi davanti alla porta della signora che abita sotto casa mia? Sai, potrebbe non gradire. E poi entra, devi darmi una mano a ritirare la spesa, no?

Il ragazzo salì trotterellando felice su per le scale.

- Scusami per prima, mi sono arrabbiata per una cosa assurda.

Tamaki la osservò con sguardo interrogativo.

- E’ che mi vergognavo.

Tamaki continuava ad osservare Harui con espressione sempre più stupita sul volto.

- Senpai, tu sai che sono una ragazza.

Il ragazzo annuì.

- E sai anche che a volte le ragazze soffrono di particolari malesseri…

Lo sguardo vacuo del giovane permise ad Harui di comprendere che lui non aveva la benché minima idea di cosa fosse quel pacco che aveva preso in mano.

- Harui, stai male?

Domandò Tamaki allarmato.

- No, lascia perdere, dammi una mano a preparare il pranzo.

Il ragazzo la guardò stupito e felice: era la prima volta che Harui gli proponeva di fare qualcosa insieme.

 

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Capitolo 4
*** Lezioni di Anatomia ***


Questo capitolo è dedicato totalmente a Ladyhawke che mi ha convinto a scrivere sta pagliacciata, portate pazienza e prendetevela con lei se non gradite…

Lady, ovviamente scherzo…

Fatemi sapere cosa ne pensate!

 

Lezioni di Anatomia

 

- Harui? Mi spieghi perché ti sei arrabbiata tanto prima, ho detto qualcosa di sbagliato?

I due ragazzi erano seduti a mangiare uno di fronte all’altra, il papà di Harui si era trattenuto a fare un doppio turno al bar e quindi la ragazza era sola, per questo aveva invitato Tamaki.

- Non è niente senpai, diciamo che mi trovo in quei giorni del mese in cui una ragazza è più suscettibile.

- Davvero ci sono giorni in cui si è più suscettibili? A me non è mai successo.

Harui osservò il ragazzo con aria dubbiosa, possibile che stesse parlando seriamente? Possibile che non la stesse prendendo in giro?

- Tamaki senpai hai qualche nozione di anatomia umana?

- No, l’anatomia parla di cose troppo materiali, io sono un’amante della poesia, cosa c’è di poetico nelle cose che riguardano il corpo umano?

Rispose con l’aria da romantico seduttore

Harui lo osservò con gli occhi rotondi tipo piattino da the. Totalmente incapace di comprendere tale ignoranza su argomenti così importanti.

- Senpai? Ti è mai passato per l’anticamera del cervello di capire come nascono i bambini?

Tamaki osservò Harui seriamente stupito: - Credo che centrino qualcosa cicogne, cavoli, api e fiori, ma non mi sono mai interessato particolarmente dell’argomento.

Ad Harui cadde la mascella sul tavolo. Si apprestò a recuperarla e senza dire una parola si alzò e si diresse verso la libreria.

- Mentre riordino leggi questo libro, poi se hai delle domande da farmi ne parliamo.

Tamaki prese il libro che la ragazza gli offriva e cominciò a leggere. L’argomento pareva interessarlo parecchio perché Harui non lo sentì proferire verbo finché non ebbe finito di rassettare la cucina, dopo di che si sedette vicino a lui che aveva appena chiuso il libro.

- E’ stato molto interessante ed istruttivo, ma c’è una cosa che non capisco, come fa una donna a restare incinta?

Harui divenne bordeaux.

- Senpai, ti prego, prova ad arrivarci da solo, risparmiami i particolari.

Tamaki continuava ad osservarla con fare interrogativo, al che Harui colta totalmente dallo sconforto prese una penna e, ponendogliela di fronte agli occhi, le mise il cappuccio.

Gli occhi di Tamaki si dilatarono per lo stupore ed anche lui assunse una colorazione violacea che dalle orecchie si estese a chiazze su tutto il volto.

- Scusami se sono stato così indiscreto.

- L’importante è che tu abbia capito.

Sorrise la ragazza che stava lentamente riacquistando il proprio colore originario.

 

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Capitolo 5
*** Chi cerca trova... ***


 

Dopo molto tempo finalmente ritorno a questa beneamata storia, avevamo lasciato tama e Haruhi alle prese con l’anatomia umana, vediamo come se la cavano nel dettaglio gli altri personaggi nel frattempo.

 

Prima, però un ringraziamento speciale a Rowi, Lady, Roby e Ale per le dritte, senza di loro sarei ancora impantanata.

 

MagikaMemy: per la tua gioia vedremo in questo capitolo nel dettaglio l’atteggiamento di Mori, porta pazienza, ma ci vorrà un altro po’ per capire cosa frulla nella mente di Honey

 

Ale: concordo, Tama è BAKA di natura, non possiamo farci nulla, speriamo che abbia capito, altrimenti ad Haruhi non resterà che fargli una dimostrazione pratica

 

Lady: lo so forse così è troppo baka, ma altrimenti che divertimento ci sarebbe?

 

Atzlith: Spero con questo capitolo di chiarirti qualcosa…

 

 

Mentre Tamaki scopriva le meraviglie del corpo umano e metteva Haruhi in imbarazzo per l’ennesima volta, dall’altro capo della città Takashi Morinozuka passeggiava assorto nei suoi pensieri: quella domenica pomeriggio aveva disertato gli allenamenti, non voleva nessuno intorno perché aveva bisogno di pensare seriamente ad un paio di cosette.

Innanzitutto gli continuava a tornare in mente lo sguardo che Honey gli aveva lanciato il giorno prima, quando Mei aveva riso dicendo che per accendere Kaoru era sufficiente immaginarsi Mori nudo nella doccia. Takashi ancora si chiedeva come aveva fatto a mantenere il controllo e a non saltare fuori per agguantare quello dei gemelli diabolici che più apprezzava e portarselo via per spiegargli nel dettaglio quali fossero le caratteristiche che li accomunavano.

La mente comunque ritornò sul cugino: possibile che si fosse innamorato di lui? E se era così, cosa poteva fare?

Mitsukuni era la sua unica debolezza e lo sapeva bene, avrebbe fatto qualunque cosa gli avesse chiesto (forse non proprio qualunque…).

In realtà il problema era un altro, come avrebbe potuto spiegargli che il suo ideale di uomo era un altro?

Che gli voleva bene nello stesso modo in cui voleva bene a Satoshi, forse anche di più, ma lo amava come un fratello, non in quell’altro modo che prevedeva tutt’altre implicazioni?

Nella mente di Mori si formulò un pensiero che gli fece venire un conato di vomito. No, doveva bloccare questa cosa sul nascere, l’idea migliore era parlarne chiaramente con Mitsukuni e sperare di non farsi impietosire da quegli occhioni che lo guardavano pieni di lacrime. Se era riuscito a tenerlo lontano dai dolci quando aveva mal di denti sicuramente avrebbe potuto farcela anche questa volta.

Si diresse a passo deciso verso casa, era convinto di trovare il cugino nel dojo ad allenarsi, ma di lui non vi era la minima traccia, anche se intorno aleggiava un odore particolare, un profumo di muschio bianco che non aveva mai sentito in quel luogo, ma che era in grado di collegare ad un ricordo passato, sicuramente conosceva qualcuno che usava un profumo simile. Passando non notò il mucchietto di vestiti che si trovavano su un lato.

Se Honey non era in palestra sicuramente si trovava in cucina a divorare qualche leccornia.

Ciò che trovò in cucina, fu una discreta devastazione sul tavolo da lavoro: ceppo dei coltelli a terra, stracci da cucina buttati malamente intorno e sembrava che qualcuno avesse spruzzato la panna spray (il barattolo era vuoto) e poi invece di ripulire l’avesse portata via a manate.

La situazione lo insospettiva parecchio, sebbene Honey fosse solito ingurgitare dolci senza soluzione di continuità, normalmente lo faceva con un certo decoro. Doveva essere veramente sconvolto per essersi comportato così.

Senza prestare più attenzione a ciò che gli stava intorno, nello specifico ai boxer che facevano bella mostra di sé appesi sul lampadario, Mori si diresse a passo deciso verso la stanza di Honey. Non era solito entrare senza chiedere permesso, ma mentre stava per bussare, sentì dei gemiti provenire dall’interno, preoccupato che gli fosse tornato il mal di denti o che avesse un attacco di mal di pancia, Mori non si soffermò a bussare: pessimo errore.

La scena che gli si parò davanti lo fece avvampare, Honey, ben lungi dal provare un qualunque tipo di dolore, se la stava spassando alla grande con quella che senza dubbio non poteva essere altro che una ragazza. Mori si allontanò lentamente dalla stanza camminando all’indietro, non riuscendo, neanche volendolo, a staccare gli occhi dal letto.

Raggiunta la porta la aprì senza fare il benché minimo rumore ed uscì.

Non prese nemmeno in considerazione ciò che Chika e Satoshi gli dissero quando lo incontrarono nel corridoio.

Arrivò nella sua stanza, si lasciò cadere sul tappeto, la schiena appoggiata al letto, e lì giacque in stato catatonico cercando di capire in cosa le sue supposizioni si fossero rivelate così sbagliate e cosa di ciò che aveva visto lo sconvolgesse a tal punto.

 

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Capitolo 6
*** Anime candide ***


Anime candide

 

- Kaoru?

- Cosa c’è?

- Mi spieghi perché hai dovuto scegliere Mei?

- Scusa?

Hikaru non aveva chiuso occhio quella notte, continuava a ripensare al bacio che il fratello aveva dato a Mei ed ogni volta che la cosa gli si ripresentava sotto gli occhi sentiva aumentare la rabbia.

Il problema era che non ne capiva il motivo.

- Ti ho chiesto perché con tutte le clienti che abbiamo hai dovuto scegliere proprio una che con noi non ha nulla a che fare.

- Ma prova a ragionare, se avessi scelto una cliente e lei avesse scoperto la verità cosa pensi che ne sarebbe stato dell’Host Club?

- Non importa, non dovevi coinvolgere Mei, l’hai usata.

Kaoru osservò attentamente il fratello maggiore. Possibile che si fosse preso una cotta per Mei?

E quando era successo?

Decise di approfondire.

- Mica l’ho costretta, anzi mi sembra che non le sia affatto dispiaciuto, certo, devo dire che non bacia male per essere una ragazza.

Koaru non vide nemmeno arrivare il pugno del fratello che lo ribaltò mandandolo a gambe all’aria.

Hikaru cercò di dire qualcosa, ma mentre Kaoru si alzava togliendo dal mento una goccia di sangue causata dalla rottura del labbro, gli disse: - Cresci, fratello, è meglio per tutti, e smettila di voler cercare di competere con il Lord, tanto lo sai anche tu che in fondo per Harui noi non siamo altro che amici. Se ti piace Mei ammettilo ed esci con lei.

Hikaru era rimasto senza parole; ma come, Kaoru era arrivato a tanto? Ma come diavolo faceva a conoscere i suoi sentimenti meglio di lui?

- Sebbene ti conosca meglio di chiunque altro, te compreso, non pensavo che saresti mai arrivato a picchiarmi per una cosa del genere.

- Kao, io…

- Scusa, ma adesso me ne vado, ho bisogno di stare da solo.

- Kao, aspetta…

Ma il fratello era già uscito dalla stanza. E si stava infilando le scarpe per uscire. Non aveva idea di dove andare, né cosa fare, sapeva solo che pur avendolo provocato sperava che Hika, il suo fratellone, non sarebbe arrivato a tanto.

Camminò parecchio, ma poi gli venne in mente l’unica persona da cui poteva andare, colui che l’aveva aiutato la prima volta che lui e Hikaru avevano avuto un vero litigio, così si diresse verso casa di Mori.

Quando chiese di lui Satoshi disse che l’aveva visto comportarsi come uno zombi e rinchiudersi in camera sua.

Kaoru si avvicinò lentamente alla porta e bussò, ma dall’interno nessuno rispose, riprovò un po’ più forte, ma di nuovo nessuna risposta.

Entrò con cautela e vide Mori seduto per terra, la testa appoggiata al bordo del letto con un’espressione catatonica degna di chi ha appena visto un fantasma stampata sul viso.

Lui era andato lì per cercare conforto, ma pensò di aver scelto se non la persona sbagliata, sicuramente il momento meno adatto.

- Mori?

- …..

- Mori?

- …..

- Posso sedermi?

- .….

La situazione cominciava a farsi preoccupante. Kaoru si sedette in silenzio accanto all’amico.

Rimasero così per almeno un’ora ognuno perso nei propri pensieri finché ad un certo punto Mori si voltò: - Kaoru? Cosa ci fai qui?

- Sono arrivato più o meno un’ora fa, ma tu eri in un tale stato che non mi sembrava il caso parlare, cosa è successo?

Mori cambiò colore e bofonchiò alcune parole di cui Kaoru riuscì a cogliere solo: - Mitsukuni… ragazza… letto insieme.

- Non mi sembra poi così strano, ha l’età giusta e non credo che ci sia nulla di male.

- Il problema non è questo.

- E quale?

Mori non aveva la benché minima intenzione di dire a Kaoru che aveva fatto un tale errore di valutazione su suo cugino, non gli andava di dirgli che in cuor suo sperava che a Mitsukuni piacessero i ragazzi perché in caso contrario si sarebbe sentito molto più solo.

Kaoru distese le gambe andando involontariamente a sfiorare quella di Mori che fece un balzo di mezzo metro come se si fosse scottato.

- Scusa.

- Non fa nulla.- rispose riprendendo la sua posizione.

- Ho litigato con Hikaru.

- Come mai questa volta?

- Dice che ho preso in giro Mei

Poi si azzittì all’istante ricordando le parole di Hika del giorno precedente: “Ti abbiamo seguito, ero preoccupato perché eri strano, ah, Honey non era molto felice di sapere che il tuo ideale di uomo è Mori.”

- Mi dispiace, non avrei dovuto venire qui, non dopo quello che è successo ieri, ora capisco perché quando ti ho sfiorato ti sei allontanato: ti faccio schifo, vero? Me ne vado subito e scusa per il disturbo.

Prima che Kaoru avesse messo la mano sulla maniglia si trovò Mori davanti.

- Non è quello il motivo per cui mi sono spostato.

Kaoru rimase sconvolto, non aveva mai sentito Mori mettere in fila tutte quelle parole.

- Non preoccuparti, non c’è problema, lo capisco.

- No, direi che non capisci.

Rispose Mori accarezzandogli la testa. Era troppo riservato per un contatto affettivo più diretto.

Kaoru continuava a non capire, ma quella dimostrazione d’affetto gli risollevò il morale.

Poi Mori, vedendo il sangue rappreso ed il labbro gonfio gli mise una mano sulla spalla e lo condusse in cucina, lo fece sedere sul tavolo, prese del ghiaccio dal freezer, lo avvolse in un tovagliolo e cominciò a tamponargli il labbro.

- Grazie, ma posso fare da solo.

Disse Kaoru cercando di prendere il tovagliolo dalle mani di Mori, ma lui lo fermò.

- No, voglio farlo io.

Fu in quell’esatto momento che Kaoru capì, arrossì e lasciò cadere le mani inerti sul tavolo mentre Mori continuava a tenergli il ghiaccio sul labbro.

 

Un grazie speciale ad Alektos che ha letto il cap. in anteprima e l'ha apprezzato

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Capitolo 7
*** ghiaccio e Saint Honorè ***


Ghiaccio e Saint Honorè

 

Mi sono presa una piccola licenza narrativa fingendo che Mori e Honey condividano la medesima cucina, chiedo venia, ma mi serviva per il procedere del racconto.

 

 

Grazie per le recensioni a Lady (se quella era la parte migliore aspetta di vedere quando arriva Honey)

e Atzlith (e Honey ora ci spiega dettagliatamente anche chi, come e dove….)

 

Kaoru era ancora seduto sul tavolo della cucina, benché Mori lo sovrastasse era così vicino che si sentiva parecchio intimidito, per cui cominciò a guardarsi intorno registrando immediatamente alcune anomalie.

Un ceppo di coltelli sul pavimento, dei canovacci buttati in giro ed appallottolati malamente, poi prese in mano la bomboletta di panna spray che si trovava a pochi centimetri dalla sua mano, era vuota.

Sollevò gli occhi verso il soffitto per sfuggire nuovamente allo sguardo serio  penetrante di Mori.

Ciò che vide lo lasciò talmente stupito che non poté non aprire la bocca.

- Stai fermo o non si cicatrizza.

Kaoru si divincolò e gli chiese: - Prima di andare in camera di Honey dove l’hai cercato?

- In palestra

- E poi?

- Qui in cucina.

- E qui in cucina hai cercato bene?

Mori annuì.

- Hai proprio guardato ovunque?

Altro gesto affermativo.

- Sei sicuro?

Mori sollevò semplicemente un sopracciglio infastidito da quella petulanza.

- Scusa se insisto, ma hai guardato anche sul soffitto?

Il ragazzo più grande, con la tipica faccia a punto di domanda mosse semplicemente la testa a destra e a sinistra.

Kaoru sogghignò.

- Lo immaginavo, anche perché sicuramente quelli non ti sarebbero sfuggiti.

Mori sollevò appena gli occhi ed ebbe la stesa reazione che Kaoru aveva avuto pochi minuti prima: spalancò la bocca con l’aria totalmente sperduta.

Cosa diamine ci facevano i boxer di Mitsukuni là appesi?

In quell’istante una strana consapevolezza si impadronì di entrambi e Kaoru sarebbe immediatamente sceso da quel tavolo se non avesse sentito la voce allegra e squillante di Honey.

- Ciao, ragazzi, cosa state facendo?

Poi, osservando la bomboletta di panna spray che Kaoru aveva ancora in mano disse: - Oh, non sapevo che volessi della panna, credo che però ce ne sia un’altra confezione in frigo, quella è finita. Kanazuki ha deciso di vestirsi da torta Saint Honoré a carnevale, era davvero buonissima, solo che ora ho voglia di torta al cioccolato.

Cuoricini e fiorellini gli ballonzolavano intorno mentre si dirigeva saltellando verso il frigorifero.

Kaoru e Mori basiti rimanevano fermi tipo stoccafissi.

- Kao chan, cosa hai fatto al labro?

- Hi-Hikaru.

- Oh, avete litigato di nuovo?

Kaoru annuì e Honey vide la mano di Mori muoversi nello stesso senso del viso di Kaoru, in quel momento notò che gli stava ancora tenendo il ghiaccio sul labbro.

- Takashi, lo sai che se gli dai un bacino guarisce prima?

Poi si voltò trotterellando su per le scale lasciando Mori e Kaoru completamente allibiti e con il viso che passava rapidamente dal fuxia, all’aragosta, al pervinca.

Poi Mori si riscosse e posò le mani sulle spalle di Kaoru per analizzare più da vicino il taglio. Kaoru strizzò gli occhi e le sue orecchie assunsero una tonalità bordeaux mai vista prima.

Mori, senza minimamente rendersi conto degli scompensi cardiaci del povero cuore di Kaoru mantenne la posizione e disse con aria professionale: - Ci vorrà un po’ prima che torni normale, ma non c’è bisogno di punti.

Kaoru raccolse tutto il suo coraggio e sussurrò: - Forse l’idea di Honey potrebbe migliorare un po’ la situazione…

 

- Ci vediamo domani al club Senpai.

- Takashi.

- Scusa?

- Chiamami Takashi.

Kaoru sorrise e se ne andò con il cuore leggero.

Anche Mori, appoggiato alla porta sorrideva.

 

Hikaru, in ginocchio di fronte al fratello si stava cospargendo il capo di cenere: -Kaoru, perdonami! Ti prego!

- Non preoccuparti.

Rispose Kaoru con aria sognante.

- Pianeta terra chiama Kaoru Hitachin, Kaoru, rispondi!

Kaoru si voltò: - Chiama Mei chan uno di questi giorni, ascolta il tuo fratellino.

Poi si allontanò fischiettando per quanto il labbro tumefatto glielo permettesse.

 

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