Revenge

di Defiance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo (I) ***
Capitolo 2: *** Prologo (II) ***
Capitolo 3: *** 1. Welcome To Storybrooke ***
Capitolo 4: *** 2. The Beginning ***
Capitolo 5: *** 3. When Your Heart Is Broken ***
Capitolo 6: *** 4. A Pirate's Tale ***
Capitolo 7: *** 5. The Saviour ***
Capitolo 8: *** 6. Let's Make It Begins ***



Capitolo 1
*** Prologo (I) ***






Prologo (I)








 
Le strade di Boston erano deserte a quell'ora della notte.
Era sempre così in settimana, il movimento arrivava solo il venerdì sera e si protraeva fino alla domenica, per il resto, anche una città grande e caotica come quella poteva tramutarsi in una tranquilla e solitaria.
Una donna dai lunghi capelli biondi, un fisico forte e un abito rosso sangue che le arrivava quasi fino al ginocchio, scrutava il paesaggio illuminato da luci di mille colori, sorseggiando un bicchiere di champagne con estrema lentezza.
Diede un rapido sguardo all'orologio che segnava le tre del mattino, poi ingerì il liquido d'un fiato e posò il bicchiere sul tavolo, accanto ad un pasticciotto con una candela ormai spenta al centro. 
Era il suo compleanno, il suo ventottesimo compleanno.
E lei era pronta.
Storybrooke la stava aspettando.

Emma Swan chiuse il bagagliaio del suo maggiolino giallo e salì a bordo, ma proprio quando mise in moto il mezzo, qualcuno seduto sul sedile accanto la fece sobbalzare.
"Vai da qualche parte, signorina Swan?" 
La donna gli rivolse una fredda occhiataccia, facendo scorrere lo sguardo dal suo sorriso beffardo ai suoi abiti in pelle.
"Cosa vuoi, August?" domandò, guardandolo con gli occhi socchiusi.
"Portami con te"
Scoppiò a ridere.
"Torna a casa, Booth e stai fuori da questa storia"
"Non devi farlo da sola, Emma. Va bene accettare aiuto, ogni tanto. Il mio aiuto. Puoi farlo, posso farlo, possiamo farlo. Insieme. è destino che sia così" insistette l'uomo, agitando eloquentemente le sue braccia muscolose; dal suo tono, pareva che avessero fatto quel discorso più di una volta in precedenza.
"D'accordo. Vieni con me, ma sappi che se ti dovesse venire in mente di intralciare i miei piani, non esiterei a distruggerti" 
August sorrise, ma allo stesso tempo scosse la testa.
"Voglio aiutarti, Ems. Sei la mia famiglia, da sempre. E non è solo la tua battaglia. Ha portato via tutto anche a me, non sei l'unica a bramare vendetta"
La bionda alzò un sopracciglio, lo sguardo fiero e autorevole come sempre.
"Bene" disse, poi si voltò e imboccò la strada che li avrebbe portati nel Maine.









 
Angolo Dell'Autrice.
Eccomi qui con una nuova storia.
Questa volta ho voluto rivoluzionare
l'intera trama di OUAT, sulla base di quella
di Revenge. Insomma, immaginate un po'
se Emma avesse deciso di vendicarsi di Regina per
averle portato via i suoi genitori... questo, è ciò che
voglio trattare nella mia fanfiction, che spero tanto vi piaccia.
Una recensione mi renderebbe molto felice.
Un grazie va a Life before his eyes che mi ha convinta a pubblicarla :)

Bell

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Capitolo 2
*** Prologo (II) ***


Disclaimer: Revenge e OUAT non sono di mia proprietà, così come i personaggi. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.








Prologo (II)











 

Intro:
C'è solo una cosa che accomuna chiunque sia nato in questo mondo: le fiabe con cui siamo cresciuti; gli eroi che abbiamo amato, i cattivi che abbiamo odiato e quelli che, alla fine, abbiamo imparato ad apprezzare.
Ma cosa succede quando la linea sottile che esiste tra finzione e realtà viene cancellata?
Succede che smetti di credere nel lieto fine, perchè i libri raccontano solo quello che noi vogliamo leggere.
E allora nessuno ha mai saputo della clemenza che Biancaneve e il Principe hanno mostrato nei confronti della Regina Cattiva, nè di come tanta bontà sia stata la causa della loro disfatta; nessuno ha mai scoperto che quella strega ha lanciato un sortilegio che ha trasportato gli abitanti della Foresta Incantata nel nostro mondo, privandoli di loro ricordi e della loro felicità, nè che esiste solo una persona che può rompere la maledizione: la figlia dei Charming.
Questo non è scritto in nessun libro, ma io posso raccontarvi questa storia.
C'era una volta,
una piccola neonata ritrovata sul ciglio di una strada tra le braccia di un bambino dai ricci capelli rossicci e le guance paffute. 
Erano smarriti, in un mondo a loro del tutto estraneo, senza genitori o altri parenti: erano stati abbandonati, classificati come orfani.
Così vennero affidati al primo orfanotrofio disponibile; il piccolo August, che voi conoscete meglio come Pinocchio, trovò una scappatoia all'austera e indecente vita che quel luogo offriva e scappò con un altro gruppetto di bimbi, abbandonando, anche lui la bambina in fasce.
Erano nel mondo reale, dove gli errori si ripetevano spesso.
Passarono gli anni e la piccola crebbe, sbattuta da una casa all'altra, in affidamenti che non andavano mai bene, dove veniva maltrattata, trascurata o completamente ignorata, per trascorrere poi gli ultimi anni della sua adolescenza in un istituto.
Nessuno adotta una ragazza un po' troppo cresciuta, ma lei ci sperò fino alla fine.
Sperò di trovare una famiglia che l'amasse, che l'accettasse e si occupasse di lei... ma non avvenne mai.
Così, una volta divenuta maggiorenne, la figlia di Biancaneve fu libera e incontrò un uomo che le insegnò l'amore, ma che alla fine l'abbandonò, tradendola, incastrandola e facendola finire in prigione per undici mesi, incolpata di un crimine che non aveva commesso. 
Scoprì dietro le sbarre di essere incinta e, sempre lì, diede alla luce uno splendido bambino che fu costretta ad abbandonare, convinvendo per anni col senso di colpa per aver condannato un'altra creatura allo stesso destino cui era stata condannata lei stessa.
E allora la donna imparò che non esisteva alcun vero amore, alcun lieto fine.
Era tutta un'invenzione, una masochista illusione.
Quando uscì di prigione, finalmente, scoprì che Neal le aveva lasciato la sua auto, un maggiolino giallo, come se fosse sufficiente a ripagarla di tutto quel dolore che aveva provato a causa sua.
E rivide August, proprio accanto al mezzo di trasporto, anche se ovviamente non lo aveva riconosciuto.
L'uomo le spiegò chi era in realtà, quale fosse il suo passato e quale dovesse essere il suo futuro, ma lei lo scacciò via, pensando che fosse pazzo.
Finchè non le nominò Neal. Finchè non le raccontò cose che solo lui poteva sapere e le rivelò altre informazioni che lo indicavano come il figlio di Tremotino, Bealfire.
Allora cominciò a credere.
E ne sono certa, perchè quella donna sono io; la figlia di Biancaneve e del Principe, sono io; la bambina che ha avuto quella vita difficile, sempre io.
Inutile dire che non ho trascorso la mia vita aspettando la data stabilita affinchè io rompa il sortilegio; mi sono allenata, addestrata duramente per dieci anni in vista di una sola, semplice, pura cosa.
Perchè quando tutto ciò che ami ti è stato portato via, qualcuno deve pagare.*
I miei genitori erano persone oneste e buone, tradite dai loro stessi principi e dalla loro fiducia nella redenzione di qualcuno che non la meritava.
E ne abbiamo tutti pagato le conseguenze. 
Dovete sapere, che quando si subisce un torto, la vera soddisfazione può essere trovata solo in due reazioni possibili: perdono totale o vendetta mortale. 
Questa non è una storia sul perdono.**


Emma guidava da ore ormai, percorrendo strade che non aveva mai visto in vita sua.
"Storybrooke non compare su google maps" la informò August, giocherellando con il suo cellulare.
"Magari è per via del sortilegio" ipotizzò la donna, lo sguardo sempre fisso davanti a sè.
"Ems, odio fare il guastafeste ma..."
"E allora sta' zitto" lo interrompe, sterzando bruscamente e proseguendo imperterrita lungo la via.
"Seriamente, devi mettere in conto che potrebbe essere una trappola. Come fai a sapere che quel ragazzino, Henry, è davvero tuo figlio? Come fai a sapere se puoi fidarti di lui?"
Fu come ricevere uno schiaffo; non aveva dubitato neanche un secondo che quel bambino fosse lo stesso neonato che non aveva neanche voluto guardare quando lo aveva messo la mondo... aveva gli occhi di Neal. 
E li avrebbe riconosciuti ovunque.
"Per lo stesso motivo per cui tu sei qui. Anche se, se non chiudi la bocca, potresti non restarci molto a lungo" rispose la bionda, "il mio superpotere. Era sincero. E le indicazioni sono giuste, guarda lì"
L'insegna che recitava "Welcome to Storybrooke" si ergeva proprio difronte a loro.
"Beh... allora direi che è arrivato il momento di scrivere una nuova fiaba" commentò l'uomo, scambiandosi un sorriso soddisfatto con Emma.
"Che i giochi abbiano inizio" confermò la donna, premendo l'acceleratore ed entrando in città.







*cit. Victoria Grayson, promo Revenge4
**cit. Emily Thorne, Revenge.
 




 
Angolo Dell'Autrice
Salve!
Questa volta sono stata rapida e ho pubblicato subito il secondo 
ed ultimo prologo, che vi spiega un po' meglio quale sarà la trama
della storia e i motivi che hanno spinto Emma a cercare vendetta.
Spero vivamente vi piaccia, fatemelo sapere se vi va!
Comunque, dalla prossima volta, ci saranno i 
capitoli veri e propri, della solita lunghezza di tutte le mie storie.
Grazie infinite a tutti coloro che hanno letto e inserito la storia tra
le seguite o le preferite e in particolar modo, grazie a coloro che
mi hanno lasciato una recensione!
Alla prossima,
Bell :)

Ps. Se nel corso dei capitoli dovessi scrivere altre 'intro', sappiate che
sono degli stralci di storia scritti dal punto di vista di Emma e termineranno
sempre quando smetterò di scrivere in corsivo. Grazie per l'attenzione.
 
 
 

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Capitolo 3
*** 1. Welcome To Storybrooke ***







1
Welcome 
To 
Storybrooke




 



 
Non appena il maggiolino varcò il confine tra il mondo reale e la città incantata di Storybrooke, i suoi passeggeri furono immediatamente fermati da un uomo.
Era alto, attraente, con dei castani capelli ricci e gli occhi di ghiaccio. 
Grigi e vuoti, quasi come se nulla d'interessante accadesse mai lì, quasi come se nessun turista fosse mai andato a visitare la città... le sue pupille assomigliavano a quelle di qualcuno che viveva giusto perchè era vivo, senza un perchè e senza interessi.
Eppure, i suoi occhi, vedendo i nuovi arrivati, baluginarono per un istante.
"Sceriffo di Storybrooke" si presentò laconicamente, mettendo in evidenza il distintivo.
"Emma e August Swan. C'è qualche problema?" domandò la donna, simulando una tranquillità che in realtà non aveva.
Le forze dell'ordine la mettevano sempre in agitazione, visto che erano benissimo in grado di sbattere dietro le sbarre persone la cui innocenza era più che palese... e non era un contrattempo di cui aveva bisogno.
"No, solo dovete lasciare i vostri dati. Fa parte delle disposizioni del Sindaco, ogni nuovo arrivato deve essere registrato"
Il tizio continuava ad ignorare August, perso nei verdi occhi della Swan e lei se ne accorse, tant'è che le risultò un po' difficile non scoppiare a ridere.
"Certo" attirò a quel punto l'attenzione il suo compagno di viaggio, porgendo allo sceriffo i loro documenti, che vennero ispezionati.
"Passate domani in centrale, così potrò fotocopiarli e mettere tutto nero su bianco" decretò, poi salutò i due con un cenno del capo e si allontanò da loro.
"Credi che se la sia bevuta?" le domandò August, mentre Emma si accingeva a raggiungere il locale che Henry le aveva indicato qualche giorno prima.
Come aveva detto che si chiamava? Ah, sì. Granny's. Ed era proprio di fronte a loro.
"Lo spero. Siamo arrivati" annunciò, parcheggiando e scendendo dall'auto.
Prima di varcare la soglia dell'edificio, però, la Swan afferrò l'uomo per il colletto e lo sbattè contro il muro, gli occhi ridotti a due fessure.
"I tuoi documenti. Sono falsi. Da quanto tempo sapevi che sarei partita oggi? E soprattutto, come lo sapevi?" 
Lui tossì, cercando aria per dare voce ai suoi pensieri... quella donna aveva acquisito un caratterino davvero niente male.
"Telecamera. Il gufo che hai comprato qualche mese fa... volevo solo tenerti d'occhio per sapere quando potevo servirti d'aiuto"
Emma lo incenerì con lo sguardo, poi tirò fuori dai bagagli l'oggetto in questione e lo lanciò violentemente contro il petto dell'amico, che lo afferrò al volo.
"Non osare prendere delle iniziative del genere un'altra volta" gli intimò soltanto, poi sparì dietro la porta.

La stanza non era nulla di che.
Piccola, ma ordinata ed accogliente. 
E la proprietaria era stata estremamente gentile e calorosa nel dar loro il benvenuto... Emma non ci aveva messo nulla a capire chi fosse: la nonna di Cappuccetto Rosso; ovviamente, anche la ragazzina in pantaloncini rossi e dall'aria ribelle e forse anche un po' superficiale, aveva contribuito alla formulazione di tale ipotesi.
Era strano vedere Cappuccetto con quell'ottica.
E poi August aveva confermato la sua teoria, asserendo di ricordarle entrambe; un po' lo invidiava per avere dei ricordi della Foresta Incantata, lei non aveva mai avuto la possibilità di andarci, di viverci... di conoscere quella gente.
Erano così come le si erano presentati a Storybrooke i personaggi delle fiabe che l'avevano fatta sognare, e forse anche un po' illudere, quando era solo una bambina? O erano più fedeli alla forma scritta?
'Smettila, Swan. Non sei qui per questo' si ripetè mentalmente, tirando fuori gli schizzi con cui aveva appuntato il suo piano.
La 'revengenda', così l'aveva soprannominata August quando l'aveva trovata nella sua borsa, durante il viaggio.
Sapeva che, nonostante preferisse stare da sola e lavorare altrettanto in solitudine, la presenza del giovane Booth era qualcosa a cui si sarebbe dovuta abituare, anche perchè quel tipo aveva un livello di testardaggine alto quasi quanto il suo.
'Non ripeterò lo stesso errore che ho commesso da bambino, Ems' le aveva detto quando si era presentato da lei per la prima volta, quando lo aveva apostrofato come uno 'sconosciuto pazzoide e psicopatico' proprio in riferimento alla solfa del 'sei la figlia di Chiarming e Snow'.
Però doveva ammettere, che da quel momento in poi, August non l'aveva mai abbandonata, anzi, aveva sempre cercato di aiutarla... persino quando necessitava di denaro, era stato lui a procurarglielo. 
Le aveva donato i soldi che aveva guadagnato in falegnameria senza pensarci neanche per un secondo, sostenendo di 'essere in debito con i suoi genitori' ed Emma aveva accettato quei contanti solo perchè era disperata dopo il suo soggiorno dietro le sbarre, pur non avendo ancora la conferma che la storia da lui narratale fosse vera.
Anche se non lo avrebbe ma ammesso, August Booth era l'unica persona al mondo di cui potesse fidarsi. 
E adesso viveva nella camera accanto alla sua, cosa che avrebbe certamente implicato una maggiore interazione tra loro; si sarebbe sforzata di essere carina con lui, ma non era abituata ad avere qualcun altro nella sua vita a cui pensare: era sempre stata da sola, trovava alquanto difficile relazionarsi con le persone... e faticava a vedersi parte di una famiglia.
Anche se quella famiglia includeva solo lei e Pinocchio... chiamarlo così le faceva ancora uno strano effetto, tant'è che ogni volta scoppiava a ridere.
Non riusciva proprio a concentrarsi su quegli schemi, le girava la testa.
Il fatto di essersi trovata dietro la porta del suo appartamento il figlio che aveva dato in adozione dieci anni prima e che era stato affidato proprio alla donna della quale aveva programmato la distruzione per tutta l'ultima parte della sua vita, l'aveva scossa più di quanto avesse dato a vedere... e sapeva di dovergli delle spiegazioni, perchè lei le aveva desiderate finchè non aveva scoperto la verità sulla sua storia, così decise di andare a cercarlo.
Essendo mattina, pensò che il bambino dovesse trovarsi a scuola e, trovare quell'edificio in una cittadina così piccola qual era Storybrooke, fu alquanto facile.
"Salve, posso aiutarla in qualche modo?" le domandò una donna dalle sembianze dolci e delicate, i capelli corti e neri e la pelle bianca come... la neve.
Emma annaspò, capendo immediatamente che quella era Biancaneve, che stava parlando per la prima volta con sua madre, con la persona che aveva desiderato di incontrare per decenni.
Ricacciò indietro le lacrime, proprio come il Dragone le aveva insegnato a fare, e sfoggiò il suo più cortese sorriso.
"Sì, grazie. Vorrei tanto parlare con Henry Mills. Sono Emma Swan"
La mora parve pensarci su per un istante, incantata dal nome della ragazza che aveva davanti, ma poi si riscosse.
"Io sono Mary Margaret, la sua professoressa. Lei è un parente?" indagò ancora, cominciando tuttavia a guidarla verso una panchina dove il piccolo era seduto solo, in compagnia del libro con il quale si era presentato a Boston.
"Sono sua madre. Quella biologica" confessò senza riflettere la bionda, pentendosene un secondo dopo; Mary Margaret, infatti, si arrestò e sbiancò.
"Oh. L'ha trovata allora. Mi ascolti, la prego... Regina non deve sapere che sono coinvolta in questa storia, potrebbe farmi perdere il posto ed insegnare è tutta la mia vita... mi prometta che..."
"Stia tranquilla" la interruppe Emma, visibilmente sollevata, "non saprà nulla" 
Non sapeva che aveva aiutato lei il figlio a trovarla.
Sua madre, - e dio se non le faceva effetto pensarla così -, le sorrise dolcemente, poi chiamò Henry, il cui sguardo si illuminò vedendola.
Le corse incontro e l'abbracciò; la Swan si irrigidì, non sapendo come comportarsi, non aspettandosi una simile dimostrazione d'affetto, ma poi si lasciò andare a quel caloroso gesto.
"Sei venuta davvero!" esclamò contento, mentre Mary Margaret si congedava cordialmente.
"Certo, ragazzino. Te lo avevo promesso"
"Sei venuta a spezzare l'incantesimo!" continuò imperterrito, il sorriso aperto completamente da lato a lato del volto. 
"E a salvarci tutti dalle grinfie della Regina Cattiva!"
"Ehm, si" mentì, a quel particolare ci avrebbe pensato dopo.
Il suo obiettivo principale era farla pagare a Regina.
"Ma ci vorrà del tempo. Devo... devo capire come fare" 
"Va bene. Ehi, guarda il Grande Orologio! Il tempo ha ripreso a scorrere! Forse sta già funzionando!" le fece notare Henry e ad Emma si gelò il sangue.
Un cambiamento così evidente, proprio nel giorno del suo arrivo in città, avrebbe certamente destato i sospetti della matrigna di suo figlio... e se quest'ultima avesse fatto due più due, lei avrebbe perso il suo vantaggio.
"Che ne dici di vederci da Granny's dopo scuola, ragazzino? C'è una cosa che devo fare" propose, cominciando immediatamente a elaborare un piano per contrastare quell'imprevisto.
"Certo!" esclamò contento lui, abbracciandola nuovamente e ritornando nella sua classe, dato che la ricreazione era ormai finita.

Emma cercò la via più breve per raggiungere l'orologio, una cosa alquanto difficile visto che non conosceva la città; tuttavia, riuscì a individuare quel tragitto e, sfruttando i suoi poteri, bloccò nuovamente il tempo.
Aveva impiegato anni per imparare a controllare le proprie capacità, il Dragone era stato un maestro severo, ma paziente con lei. 
Era la sua prediletta, non lo aveva mai nascosto.
Sorrise soddisfatta prima di lasciare la torre: non si sarebbe fatta scoprire, non aveva faticato così tanto e così a lungo per permettere ad una profezia di mandare i suoi piani in aria.
Percorse la strada a ritroso, fermandosi solo una volta.
La sua attenzione, infatti, era stata catturata da un tipo che si stava buttando giù da una finestra con aria furtiva; pensò di chiamare lo Sceriffo, credendo che si trattasse di un ladro, ma fu costretta a cambiare idea quando identificò l'uomo con la stessa persona cui aveva pensato di denunciarlo.
Ciò che non si aspettava, tuttavia, era di vedere la testa di Regina sbucare fuori da quella stessa finestra, per scrutare il vicinato e poi richiudere la tapparella.
La bionda ci mise qualche secondo per collegare le cose: il Sindaco e lo Sceriffo... quale modo migliore per tenere d'occhio la situazione in città?
Afferrò il cellulare e compose un messaggio veloce per August:
"Ho delle novità. Lo Sceriffo è compromesso, il piano va cambiato. Ho già un'idea"
Poi ritornò al suo appartamento, desiderosa di riposarsi un po' in quel letto che appariva tanto comodo e invitante.
Aveva due ore disponibili da dedicare al riposo assoluto, prima di vedersi con il figlio.
Ma non appena si lasciò ricadere sul materasso, la sua mente fu offuscata dai pensieri: chi era l'inquilino della camera di fronte, sul quale Granny l'aveva messa in guardia? Chi poteva esistere, in quel mondo, che fosse meglio tenere a distanza? 
August le aveva inviato un messaggio dicendole di aver trovato il Signore Oscuro, poco prima, che a Storybrooke aveva preso il nome di 'signor Gold'. 
Ma allora chi poteva essere quella figura misteriosa?
Stava per addormentarsi, quando qualcuno bussò incessantemente alla porta.
Imprecando, la giovane si alzò e andò ad aprire, pronta a sbraitare contro August, ma la scena che le si presentò davanti la paralizzò completamente.
Un uomo alto, attraente, dagli occhi azzurri come il mare e il fisico scolpito, la fissava con malizia, appoggiato allo stipite della porta. 
I suoi abiti in pelle, neri, ma non scuri quanto i suoi capelli, lasciavano intravedere uno squarcio del suo petto e una collana appesa al collo che avrebbe riconosciuto ovunque. 
"Swan, tesoro!" esordì lui, "ti sono mancato?"
La sua voce profonda le fece ribollire il sangue fino a farlo salire al cervello, mandandola in tilt; Emma rietrò in casa, sbattè la porta e si accasciò sul pavimento, respirando affannosamente.
Anche lui era a Storybrooke. 
Ed era il suo vicino di 'casa'.
E non se lo aspettava.






Angolo Dell'Autrice
Ed eccomi qui,
sono riuscita ad aggiornare anche questa storia.
In tempi decenti questa volta, yuppi!
Allora, non so se effettivamente questo capitolo
dia più delucidazioni o se confonda ancora di più le
idee, ma sappiate che è fatto di proposito.
Spero tanto che vi sia piaciuto, se vi va, lasciatemi 
una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate!

PS. Avete capito più o meno quale ruolo rivestirà Graham? ;)

Bell.



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Capitolo 4
*** 2. The Beginning ***


 
2
The beginning


 



 

 

Hong Kong, 2010

Emma correva lungo un labirinto da ore, senza essersi fermata neanche per un istante.
Le istruzioni del Dragone erano state chiare: nessuna distrazione, nessuna pausa; chi arriva per primo, vince.
E lei voleva dannatamente farlo, era determinata.
La bandierina che si intravedeva dietro l'ultima siepe sembrava avere per lei un significato intrinseco che in pochi avrebbero potuto capire: la vittoria, il dolce gusto della vendetta, il sangue che bolle al richiamo di una giustizia che pretende di essere fatta da sè.
Per quattro anni si era allenata duramente, aspettando il momento in cui avrebbe affrontato quella prova, il test che avrebbe annunciato se fosse pronta o meno a intraprendere il suo viaggio.
Quella bandierina rappresentava la sua libertà, un passo avanti verso il suo traguardo finale.
Sorrise soddisfatta, prima di darsi lo slancio per saltare e scavalcare il cespuglio... ma qualcosa la afferrò per la caviglia e la spinse per terra.
"Se credi che ti lascerò vincere tanto facilmente, ti sbagli" intimò al suo avversario, sguainando la sua spada e puntandola verso l'uomo.
Quest'ultimo ammiccò, un baluginio ben visibile nei suoi occhioni azzurri. Poi imitò il gesto della donna e tirò fuori anche la sua arma.
"Questa situazione è davvero eccitante, Swan" la provocò, sferrando tuttavia il primo colpo, subito intercettato dalla bionda.
"Abbiamo due idee di 'eccitante' molto diverse, Hook" ribattè lei, ricambiando l'attacco e riuscendo a ferirlo leggermente al braccio sinistro, quello che non terminava più con una mano da tanto tempo ormai, ma con un uncino che poteva rivelarsi utile e letale allo stesso tempo.
Il regalo del mostro che puntava a distruggere: Tremotino, il Signore Oscuro.
Emma sapeva bene chi fosse, August gliene aveva parlato... era il padre di Bealfire, di... di Neal.
Hook aveva avuto una storia con sua moglie Milah, che aveva per lui abbandonato figlio e marito... e quest'ultimo aveva deciso di vendicarsi uccidendola.
Ora era il turno di Hook. Rumple gli aveva portato via l'amore, lui avrebbe fatto altrettanto; gli avrebbe portato via qualsiasi cosa a cui tenesse.
"Niente male, tesoro. Ma dovrai impegnarti un po' di più"
Con uno scatto, il pirata la bloccò contro la siepe e, facendole lo sgambetto, l'atterrò, sovrastandola con il suo corpo per immobilizzarla.
"Nulla di personale, Swan. Solo... un consiglio: quando infilzo qualcuno con la mia spada... ti assicuro che fa male.Dovresti arrenderti"
"E perchè dovrei? Sto vincendo!" lo schernì lei, sorridendo e tirandogli una ginocchiata nello stomaco che lo costrinse ad arretrare.
Svelta, Emma cominciò a scalare il cespuglio, ma Hook le fu immediatamente dietro... aveva più esperienza di lei e si vedeva chiaramente.
Era quasi riuscita a prendere la bandierina, quando lui le fu alle spalle, distraendola dal suo compito.
Lo disarmò immediatamente, puntandogli la spada alla gola.
"D'accordo. D'accordo, hai vinto. Bella prova, Swan" asserì lui, alzando le braccia in segno di arresa, ma la donna non accennò a lasciarlo andare.
"Oh andiamo!" insistette, guardandola con il suo sguardo malizioso e l'espressione da cucciolo smarrito che riusciva ad intenerirla sempre.
La bionda mise via la spada, ma quando si voltò per afferrare la bandiera, scoprì che in una frazione di secondo Hook era riuscito ad anticiparla.
"Mi dispiace, Swan. Niente di personale. Io devo andare, non posso più aspettare"
Il Dragone sopraggiunse pochi secondi dopo, annunciando che Killian sarebbe partito la mattina seguente all'alba, ed Emma lasciò il labirinto con una voglia pazzesca di distruggere tutto ciò che le capitasse a tiro, non senza prima aver rivolto un'occhiataccia sprezzante al pirata.
Dio, se lo odiava!
 

Storybrooke, Present Day

"Dove scappi, Swan?" 

Sembrava quasi che Killian si fosse appostato dietro l'uscio della porta, in attesa di vedere quando Emma avrebbe lasciato l'appartamento: si sentiva braccata.

E ovviamente non aveva chiuso occhio, alla fine.

"Togliti dai piedi, Hook" sbottò spazientita, salendo sul suo maggiolino e sbattendo la porta.

In tutto quel suo tramare e pianificare, aveva dimenticato di considerare un piccolo dettaglio: un fantasma del passato che avrebbe potuto incrociare di nuovo il suo cammino.

Non si sarebbe mai perdonata tale svista; si era fatta accecare così tanto dal desiderio di vendetta, da dimenticarsi che un tempo non era sempre stata la persona distaccata che era diventata a seguito delle lezioni del Dragone e che la vecchia sè, a volte, tornava a farsi sentire.

Vedere quell'uomo l'aveva destabilizzata.

"è così che tratti un vecchio... amico?" le gridò dietro, quel suo sorrisetto beffardo sempre stampato sul volto.

Emma aveva voglia di prenderlo a schiaffi.

Scattò fuori dall'auto e lo sbattè contro il muro di un vicolo, premendo l'avanbraccio contro la sua gola per smorzare la battutina maliziosa che sicuramente stava per fare: lo conosceva troppo bene, così bene da riuscire ormai ad anticipare ogni sua mossa, forse anche le sue parole.

Lo aveva studiato a lungo, molto tempo prima, per carpirne i punti deboli, le informazioni che avrebbero potuto aiutarla a vicerlo... ma poi si era lasciata distrarre dai suoi occhioni impetuosi e profondi come il mare di cui portavano il colore.

"Ascoltami bene, pirata. Sono qui per un motivo, un motivo che non include te. Stammi alla larga, perchè l'essere vista al tuo fianco potrebbe destare sospetti e rovinare il mio piano."

La voce le uscì carica di rancore e rabbia: non aveva dimenticato, non lo avrebbe mai fatto.

Il suo torto era stato il peggiore che avesse mai ricevuto, il tradimento più grande.

"Non voglio intralciarti, Swan" biascicò Hook, che respirava a fatica vista la stretta della donna, "Ma sappi che è tutto inutile. La vendetta, è inutile" 

Emma scoppiò a ridere e lo lasciò andare.

"Ma davvero? Tutto l'impegno che ci hai messo, tutti i sacrifici che hai fatto in nome della vendetta... e ora ne parli come la più grande perdita di tempo dei tuoi trecento anni di vita? Forse non sei mai stato il migliore di noi"

Killian si massaggiò la gola, poi la guardò, scuotendo la testa.

"La vendetta non porta a niente, Swan. Ho solo perso più di quanto mi potevo permettere"

"Hai fallito, non è vero?" domandò la bionda, un leggero accento di scherno nel suo tono.

"Il punto, Swan, non è se io ho fallito o meno. Il punto è che ti sto dando un consiglio, vendicarti non ti restituirà  ciò che ti è stato portato via... contribuirà solo a farti perdere anche quel poco che ti è rimasto"

La Salvatrice boccheggiò per un istante, spiazzata da quelle parole così dure eppure intrinseche di tanta verità, poi sfoderò una delle sue occhiatacce gelide.

"Non rinuncio a ciò cui ho lavorato con tanta dedizione perchè un pirata ubriacone ed egocentrico mi consiglia di farlo"

L'uomo degluitì, evidentemente colpito da quella risposta.

"Allora permettimi di aiutarti, Swan"

Emma rise di nuovo.

"Non me lo stai chiedendo sul serio" poi, capendo la sua serietà, aggiunse "no. Anzi, sta' lontano da me, Hook, o la tua faccia sarà la prima su cui userò il mio pennarello rosso"

E se ne andò a passo svelto, tornando nel suo maggiolino e mettendo in moto; prima che potesse partire, però, le parole del pirata le giunsero chiare nelle orecchie.

"Voglio solo porre rimedio ai miei errori, Swan. Sai che puoi fidarti di me!"

"Hai sprecato la tua occasione molto tempo fa" rispose dopo un attimo di esitazione, poi partì lasciandolo solo e frustrato ad osservare il mezzo che si faceva sempre più piccolo man mano che si allontanava.





Henry era già da Granny's quando Emma raggiunse il locale; era quasi vuoto, probabilmente perchè era l'ora di pranzo, e andava più che bene così.

Si sedettero in un angolino appartato, come maggiore precauzione.

"Non capisco. Il tempo si era sbloccato" asserì con aria triste e malinconica il bambino, trangugiando svogliatamente il pasto.

Emma sorrise dolcemente, un'azione che non le era mai venuta spontanea prima di quel momento.

'Maledizione, Swan. Resta concentrata sull'obiettivo' si ripetè mentalmente, la sua presenza a Storybrooke non prevedeva di fare la madre, non sapeva neanche come fosse fatto un genitore.

Eppure Henry la guardava come se dietro il suo volto angelico non ci vedesse la spietata vendicatrice di cui non sapeva l'esistenza, ma un'eroina che avrebbe portato in salvo l'intera città. Era destinata a deluderlo, proprio come la gente aveva sempre fatto con lei.

Quando si erano invertite le cose? Quando aveva iniziato ad essere lei quella che feriva il prossimo? E, soprattutto, come aveva fatto?

"Forse è stata solo una tua impressione, ragazzino. Mi dispiace" 

Il piccolo chinò il capo sul tavolo, amareggiato, poi mormorò: "quando tutto questo sarà finito... quando non ci sarà più alcun sortilegio e tutti saranno liberi... mi porterai a vivere con te, vero?"

Emma sgranò gli occhi; gli aveva proposto quel pranzo semplicemente per spiegargli i motivi per cui l'aveva dovuto abbandonare, non si aspettava di certo di udire una simile richiesta.

La guardava con speranza, con il desiderio con cui un bambino brama una famiglia affettuosa e calorosa. Regina non lo trattava bene, per caso? Sarebbe stata solo un'altra cosa di cui accertarsi e da aggiungere alla sua vendetta, se si fosse rivelata vera.

Fortunatamente, Granny si avvicinò al tavolo, interrompendo la conversazione e salvandola in calcio d'angolo.

"Henry che ci fai ancora qui? Tua madre lascerà l'ufficio tra poco, sai che vuole vederti a casa!" 

Il bambino sbuffò sonoramente, ma raccolse ugualmente le sue cose.

"Ci vediamo presto, Emma" la salutò, poi andò via, un po' scocciato e un po' deluso.

Forse avrebbe dovuto mettere le cose in chiaro la sera in cui era andato a cercarla a Boston.





A quanto pareva, all'interno di quella cittadina animata da una popolazione così scarna, Granny's era il locale più amato da tutti.

Emma si era attardata un po', giusto il tempo di bere un caffè e far scendere un po' il cibo, quando qualcosa, o meglio qualcuno cambiò i suoi piani.

"Due volte nello stesso giorno, sembra quasi destino"

Sorrise educatamente, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro.

"Sceriffo, è una città molto piccola" rispose, ricambiando tuttavia l'occhiata maliziosa che il giovane le aveva lanciato.

"Touchè. Le posso offrire qualcosa, signorina Swan?"

"Si ricorda il mio nome" constatò la donna, fingendo un'aria sorpresa e meravigliata.

"Come ha detto prima, Storybrooke è una città molto piccola" 

Ridacchiò divertita, alzandosi dallo sgabello e indossando la sua giacca rossa di pelle preferita: il rosso era il colore della vendetta. E della passione, non che ci fosse poi molta differenza, non per lei.

"Magari un'altra volta, Sceriffo. Devo andare a cercare un lavoro"

L'uomo rizzò lo sguardo, quasi come se fosse stato colpito da quella affermazione... era strano quanto i suoi occhi sembrassero lontani, come un pozzo senza fondo; eppure, il suo interesse per la bionda era più che evidente.

"Oh, ha intenzione di rimanere?"

Emma annuì, salutandolo e uscendo dal locale.

Non era arrivata neanche alla sua auto, quando si ritrovò lo Sceriffo alle spalle, il fiato corto per la fretta di raggiungerla.

"Ehi, aspetti!" 

La donna si voltò, la fronte corrugata in una tacita domanda.

"Quando passa dalla centrale, porti anche il suo curriculum... abbiamo, ehm, bisogno di un vice-Sceriffo, se le interessa" propose, sorridendo cordialmente.

"Certo... grazie mille" esclamò lei, ricambiando il sorriso.

"Oh, ehm. Mi chiami pure Graham. E sarebbe bello anche se ci dessimo del tu" 

Emma ridacchiò.

"D'accordo. Allora.. A presto, Graham"

"A presto Emma"

Non pensava che sarebbe stato così facile.





Il posto dove gli era stato detto di andare, pareva il classico locale frequentato da gente poco raccomandabile.

Alcune ragazze ballavano seminude sui tavoli da biliardo e gli uomini, più ubriachi che sani, si aggiravano esultanti sotto di loro. 

August capiva la scelta di quel luogo: non vi era nessuno che potesse sospettare qualcosa.

Hook lo stava aspettando seduto ad uno sgabello vicino al bancone, sorseggiando un bicchiere di rum per niente interessato a ciò che accadeva intorno. 

"Jones" lo salutò, sedendosi sulla sedia accanto a lui.

"Booth. Lieto di vederti" lo accolse Killian, con il solito sorrisino.

"Veniamo al sodo. Di cosa volevi parlarmi?"

Non aveva tempo da perdere. Emma avrebbe sicuramente fatto domande su quella sua uscita serale e non avrebbe potuto giustificare un ritardo tanto facilmente: quella donna pareva avere il potere di scoprire se la gente stesse mentendo o meno, il che a volte poteva risultare utile, altre invece si traduceva con una singola parola: guai.

"Emma. Devi fermare Emma"







Angolo Dell'Autrice
Salve a tutti,
sono riuscita ad aggiornare presto,
per una volta!
Innanzitutto, volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto
la mia storia. Avevo molti dubbi al riguardo e sapere che ad alcuni
di voi la storia sta piacendo, mi rende tanto felice.
Per cui un grazie particolare va a coloro che hanno recensito la storia.
Grazie infinite. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, vi invito come
al solito a lasciarmi le vostre opinioni.
Alla prossima,

Bell :)

 

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Capitolo 5
*** 3. When Your Heart Is Broken ***



3
When your 
heart is broken





Regina Mills era una donna altezzosa e fiera; tutto di lei emanava autorevolezza e timore, le riusciva tremendamente facile ottenere il rispetto e la paura di chi si trovava di fronte.
Persino in quel mondo, dove gli abitanti di Storybrooke non avevano idea di ciò che aveva fatto in passato, la gente appariva terrorizzta da lei e correva subito ai ripari.
Non le faceva piacere, non era così che aveva immaginato il suo lieto fine; sì, voleva rovinare il 'per sempre felici e contenti' di Biancaneve e del Principe, ma se loro non ne avevano consapevolezza, la cosa non aveva neanche più tanto senso.
Vent'otto anni erano passati da quando aveva scatenato il sortilegio, dieci da quando nella sua vita era arrivato l'amore: suo figlio, Henry. 
Lo spiraglio di luce in quel tunnel oscuro e vuoto in cui si era trasformata la sua esistenza... eppure, nelle ultime settimane, il bambino si era dimostrato completamente diverso nei suoi confronti.
Persino lui l'aveva sempre guardata con timore e non aveva mai smesso di chiedersi dove stesse sbagliando; ci pensava anche mentre, coperta dalle candide lenzuola del suo letto matrimoniale, Graham si muoveva sicuro di sè tra le sue coscie e le dava modo di sfogare tutta la sua frustrazione, tutto il suo bisogno di sentirsi amata.
Eppure lo sapeva bene che quello che lo Sceriffo faceva per lei era solo dovuto all'incantesimo che lo incatenava a Storybrooke, e che anche se ci fosse stata l'opportunità di ricevere amore puro da lui, se l'era giocata privandolo del suo cuore e rifiutandosi di restituirglielo, sol perchè così poteva tenere meglio la situazione sotto controllo.
Un burattino tra le sue mani, era questo da molto tempo... ma la considerava una piacevole illusione e si era affezionata al profumo che lasciava sulle lenzuola ogni volta che scappava dalla finestra dopo averle dato ciò che voleva. 
"Abbiamo due nuovi abitanti, da oggi" la informò lo Sceriffo mentre si riallacciava i pantaloni.
"Come scusa?"
Regina si rimise a sedere, turbata da quella rivelazione; gli abitanti del mondo umano non potevano vedere la città, nè tanto meno potevano andarci a vivere.
"Sono arrivati oggi da Boston. Si chiamano Emma ed... ehm, August Swan"
Socchiuse gli occhi, sospettosa del modo in cui Graham aveva pronunciato il nome di quella donna, sentendosi immediatamente minacciata da lei.
"Scopri tutto ciò che più ti è possibile su di loro" 
"L'ho già fatto. Sono brava gente. Ho offerto il posto di vice-Sceriffo ad Emma..." l'anticipò lui, infilandosi anche la maglietta bianca, così aderente da mettere in risalto i suoi muscoli e le linee del suo corpo.
Regina fu pervasa da un'ondata di rabbia.
"Cos'hai detto?     Hai preso una decisione del genere senza consultarmi?"
"Regina... è in difficoltà, ha bisogno di un lavoro e..."
La mora si alzò dal letto, mettendo in evidenza le sue belle gambe scoperte dalla camicia da notte e avvicinandosi all'uomo.
"Ti devo forse ricordare che se sei lo Sceriffo di questa città lo devi soltanto a me? Mi aspetto di essere consultata, prima che tu prenda decisione, Graham"
"Quindi è così che funziona? Mi hai dato quella carica solo perchè vengo a letto con te e puoi usarmi per i tuoi scopi?" ribattè lui, il tono di voce chiaramente irritato.
Quel comportamento insospettì molto il Sindaco: lui non si era mai ribellato alla sua volontà.
Forzò un sorriso e gli carezzò una guancia.
"Ma no. Certo che no. Ti ho nominato Sceriffo per le tue... doti. Per la tua estrema oggettività"
E come poteva non essere oggettivo e distaccato qualcuno a cui era stato portato via il cuore?
"Allora dovresti fidarti delle mie decisioni. Sto solo cercando di fare ciò che è meglio per questa città" insistette ancora Graham, chiudendo la cerniera della sua giacca e aprendo la finestra in un gesto automatico.
"Mi fido di te, volevo solo assicurarmi che tu stessi ancora dalla mia parte. La parte giusta" asserì Regina, con uno sguardo che celava una velata minaccia.
"Non capisco, di che cosa stai parlando?"
"Se i miei conti sono giusti, Sceriffo, quella donna porterà solo guai" rispose lei, un pericoloso sorriso dipinto in volto, "E quando sarà il momento... beh... tu dovrai ucciderla"



Hong Kong, 2010
"Emma, Emma aspetta!"
L'aveva seguita fino al suo bungalow, chiamandola a squarciagola per tutto il tragitto, pregandola di fermarsi ad ascoltarlo.
"Che diavolo vuoi, ah?" sbottò lei, troppo incazzata per poter ragionare.
"Mi hai tradita"
Hook scosse la testa e con un passo veloce le fu accanto, appena in tempo per afferrarle il polso e intrapporarla tra il muro e il suo corpo.
"No. No. Sai bene che non lo farei mai" mormorò, poggiando la fronte contro la sua.
"Hai sfruttato i miei sentimenti per te per battermi"
"No. Sono qui da molto più tempo di te, Emma. Non potevo fallire di nuovo. Ho bisogno di andare, lo capisci? Ho bisogno di sfogare tutto questo odio che ho nel cuore, di ottenere giustizia... è un peso che porto da centinaia di anni e che non sopporto più. Non ho mai voluto usarti, nè tantomeno ferirti. Sai bene che ti amo" ribattè, accarezzandole una guancia con la mano sana e stampandole un lieve bacio sulle labbra.
La bionda non si ritrasse, anzi, rilassò tutti i muscoli, abbandonandosi completamente contro il suo corpo.
"Allora portami con te, Killian. Possiamo farlo insieme. Possiamo avere la nostra vendetta come una squadra... non importa quello che dice il Dragone" 
Il pirata si guardò attorno, per essere certo che nessuno stesse ascoltando.
"Il capanno degli attrezzi. All'alba. Ci vediamo lì" disse poi, baciandola un'ultima volta e correndo via.



"Fermare Emma? Ti è forse dato di volta il cervello, Hook? Sai perfettamente che è impossibile"
August faticava a credere alle parole che solo pochi istanti prima avevano lasciato le labbra del pirata. 
Emma non era solo testarda, era inarrestabile... avrebbe dovuto saperlo.
"Andiamo, Booth. Sei perfettamente consapevole del fatto che questa vendetta la distruggerà. Non è forte come vuole far credere. Ha sempre avuto la tendenza a mostrarsi indistruttibile, il punto è che non lo è. Cadrà a pezzi" insistette, ordinando un altro bicchiere di rum.
"Gold è ancora vivo. Parli così perchè tu hai fallito?"
Killian si inumidì le labbra con la lingua, poi bevve un sorso e sorrise.
"Non ho fallito, Booth"
August scoppiò a ridere.
"Allora spiegami come mai tu e Tremotino siete entrambi vivi"
"Va bene, Pinocchio. Ti racconterò la mia storia, a patto che dopo tu ci pensi su e capisca i motivi che mi spingono a volere che Emma rinunci alla sua vendetta" propose l'altro, posando il bicchiere di nuovo vuoto sul bancone.
"Affare fatto."

Il porto, a quell'ora di notte, era incredibilmente silenzioso e freddo.
Emma si strinse nelle braccia e cominciò a guardare l'orizzonte; lo aveva fatto tante volte negli ultimi quattro anni della sua vita, aspettando qualcosa che alla fine non era mai arrivata.
Aspettandosi chissà cosa poi non lo sapeva neanche lei.
"Problemi di insonnia?" 
La voce profonda dello Sceriffo le penetrò la mente, offuscando i suoi pensieri.
"Sono abituata a fare gli orari piccoli" rispose evasiva, tornando a gaurdare il mare.
"E lei Sceriffo? In giro per una pattugliatina notturna?"
Sapeva benissimo da dove stesse tornando e il solo pensiero che Regina andasse a letto con un uomo mentre Henry era in casa, la faceva andare in bestia.
Graham le si affiancò e sollevò le sopracciglia.
"Qualcosa del genere. Credevo avessimo superato la fase del 'lei'" disse, perdendosi nel verde degli occhi di quella sconosciuta che tanto lo attirava.
Non sapeva nemmeno lui perchè, ma sin dal momento in cui l'aveva vista, aveva percepito che qualcosa era cambiato nella sua vita.
"Giusto" concordò, distogliendo lo sguardo da quello dell'uomo.
"Hai pensato alla mia proposta?"
Emma sospirò, poi si sfregò le mani per farsi caldo.
"Ammettiamo che accetti. Quale sarebbe il mio compito?"
Graham sorrise.
"Starmi accanto, ovviamente"
Lei sorrise per un istante, poi percorse la linea delle sue labbra con la lingua e si voltò a guardarlo, divertita.
"Stai flirtando con me, per caso, Sceriffo?" 
"Intendevo dire, che mi dovrai affiancare nei giri di pattuglia e che dovrai aiutarmi con... i casi. Storybrooke è un paese piccolino, ma non manca di problemi" ribattè lui, sempre col solito tono apatico, ma questa volta le sue guance parevano essere arrossite leggermente.
"Affare fatto" annunciò lei dopo una breve pausa, poi cominciò ad indietreggiare.
"Te ne vai?" le domandò l'uomo, visibilmente deluso.
"Devo alzarmi presto domani. Non vorrei arrivare tardi il primo giorno di lavoro!" 
Ammiccò e lo salutò energicamente con una mano; Graham ridacchiò e ricambiò il gesto.
Cominciava a dispiacerle di dovergli spezzare il cuore solo per ferire quello di Regina.
"A domani, Swan!" 
Emma dovette sfrozarsi per non bloccarsi sul posto nel sentirsi chiamare in quel modo. 
C'era solo una persona al mondo che lo faceva: Hook. E questo non potè fare altro che scatenare nella sua mente un vortice di ricordi che aveva tentato per anni di soffocare.


Hong Kong, 2010

Erano le sei del mattino quando Emma raggiunse il capanno degli attrezzi, il sole era appena sorto, ma di Killian non vi era alcuna traccia.
Si sedette sui gradini della porta, sfregandosi le mani sulle braccia per scrollarsi di dosso l'umidità del mattino.
Controllò più volte l'orologio, battendo ripetutamente il piede destro sul terreno argilloso, mentre la paura di essere stata di nuovo abbandonata da qualcuno che amava si faceva strada dentro il suo cuore.
Poi, finalmente, udì del passi alle sue spalle.
Si alzò di scatto, voltandosi, il viso aperto in un sorriso... che si spense immediatamente quando vide la figura del Dragone davanti a sè.
"Sai aspettando qualcuno, Emma?"
La bionda sbiancò e gli occhi le si inumidirono di lacrime, gocce salate che si sforzò di trattenere.
"Killian..."
"Se n'è andato un'ora fa" la informò, osservandola imperturbabile.
Scosse la testa, incredula.
"No. Lui... Lui non lo farebbe mai"
"Vedi, Emma... questo è proprio il motivo per cui non potevi partire con lui. L'amore è una debolezza. Non vi sarà mai spazio per la vendetta in un cuore troppo colmo di un sentimento così puro" ribattè il suo maestro, lo sguardo sempre impassibile sul suo corpicino esile e sui suoi occhi spenti da quelle parole.
"Lo hai costretto tu. Non è vero?" gli urlò contro, la mano chiusa stretta sull'elsa della sua katana.
"Killian lo sapeva. Ha scelto da sè. Ha scelto di fare la cosa giusta, era pronto. Il tuo cuore spezzato potrà anche rifiutarsi di accettare la realtà, ma un giorno, capirai anche tu"
Emma digrignò i denti.
"Il mio cuore non è spezzato"
Il Dragone sorrise, un sorriso vuoto e privo di alcun sentimento o emozione.
"Oh, sì che lo è. Ma va bene così. Non inizia tutto sempre da un cuore spezzato?" mormorò con enfasi, poi le voltò le spalle e se ne andò, lasciandola sola con la sua rabbia.






Angolo Dell'Autrice Ritardataria:
Salve a tutti!
Sono perfettamente consapevole di essere in ritardo,
molto più che in ritardo a dirla tutta, ma purtroppo ora
che è ricominciata la scuola, il mio tempo è davvero molto,
molto limitato. Spero comunque che con questo capitolo mi sia
fatta perdonare, che sia valsa la pena aspettare.
Se vi va, lasciatemi una recensione con le vostre opinioni a riguardo,
positive o negative che siano, verranno apprezzate.
Alla prossima,

Bell.

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Capitolo 6
*** 4. A Pirate's Tale ***




4
A Pirate's Tale



Storybrooke, 2011
"Ciao, dolcezza"
Belle Gold sobbalzò e dei libri le caddero dalle mani, producendo un tonfo al contatto con il pavimento freddo della biblioteca.
"Mi ha spaventata, signor...?" lasciò la frase in sospeso, la mano destra sul cuore, come se quel gesto fosse sufficiente a calmarne il battito.
L'uomo rise.
"Jones. Killian Jones" si presentò lui, cominciando a girarle attorno, giocherellando con la sua mano... no, era un uncino.
Quell'uomo aveva un uncino al posto della mano! Belle trattenne il respiro, non poteva essere vero: probabilmente, era stata una svista; probabilmente, era davvero troppo stanca e questo le stava procurando delle allucinazioni.
"è nuovo in città? Posso aiutarla in qualche modo?" disse con voce tremante nonostante si sforzasse di apparire sicura di sè. 
"Veramente, ci sarebbe qualcosa in cui potreste essermi d'aiuto" ammise Hook, un sorrisetto malizioso sul volto che alla donna non piacque affatto. 
Era strano il suo comportamento, l'abbigliamento e il  modo di parlare, come se provenisse da chissà quale epoca passata, lo rendevano ancora più inquietante... o affascinante, questione di punti di vista.
Hook aveva trascorso un anno in incognito, studiando accuratamente i movimenti del Coccodrillo.
Sapeva a che ora lasciava il suo negozio di cianfrusaglie, sapeva a che ora vi si recava al mattino; quel mondo era dannatamente monotono... Eppure questo tornava a suo vantaggio.
Era arrivato a un punto in cui riusciva ad anticipare qualsiasi mossa dell'Oscuro, qualsiasi sua parola o qualsiasi accordo gli sarebbe interessato... e il motivo per cui, alla fine si era presentato in biblioteca, era la donna che aveva di fronte: Belle.
Li aveva visti insieme, assomigliavano tanto ad una comune coppia di sposini, sembrava che l'amasse... e questo la rendeva la sua arma più letale, perchè poteva portargli via la stessa cosa di cui lui lo aveva privato. 
Prima che potesse rispondergli, con uno scatto, il pirata la imprigionò tra le sue braccia, l'uncino puntato alla gola.
"Signore la prego! Non c'è alcun bisogno di usare la violenza, le darò tutto ciò che vuole..."
"Ah sì? Sareste disposta a mettere fine alla vita di suo marito per avere salva la vostra?" la interruppe lui, ridendo di gusto. "Vedete, ho qualche conto in sospeso con il vecchio Rumple e credo sia ora di chiuderlo" 
Premette ancora di più la punta dell'uncino contro la pelle della fanciulla, che chiuse gli occhi, respirò a fondo e provò a parlare.
"Io... non so cosa vi abbia fatto mio marito, ma, di qualunque cosa si tratti, credete che questo possa lenire il vostro dolore o la vostra rabbia?" 
Killian esitò, allentando la presa.
"Voi non ne sapete nulla del dolore o della rabbia che si prova quando la persona che amate viene brutalmente uccisa davanti ai vostri occhi" sibilò, stringendo i denti e affondando ancor di più le dita nel braccio di Belle. 
"Senza che voi possiate fare nulla per salvarla"
"Cosa state... no, lui non avrebbe mai... fatto una cosa del genere!" obiettò, gli occhi colmi di lacrime.
"Allora non conoscete abbastanza il mostro che avete sposato, milady." 


Emma non riusciva a dormire.
Continuava a pensare ad Henry, ad Hook e a Graham.
Sembrava un brav'uomo, ma sentiva che c'era molto di più dietro l'immagine dello Sceriffo inflessibile; era il Cacciatore, era in debito con lui per aver salvato sua madre, una volta, eppure restava il punto centrale del suo piano, la persona più vicina a Regina dopo suo figlio, che di certo non avrebbe messo in pericolo.
Si alzò e, dopo averci riflettuto a lungo, infilò tuta e felpa e si diresse verso la spiaggia.
Il mare aveva un gusto retroamaro per lei: da una parte, l'aveva sempre calmata; le ricordava il concetto di infinito, la caratteristica che doveva avere l'amore di un genitore verso la propria prole, quello stesso affetto che le era stato portato via... dall'altra, le ricordava la sua più dolorosa esperienza amorosa: Killian Jones.
Aveva il suo profumo; o meglio, lui profumava di mare e acqua salata, di libertà, di infinitezza.
Chiuse gli occhi e inspirò a fondo: lo odiava, per quello che le aveva fatto; lo odiava per averla abbandonata senza avere il coraggio di dirle niente, lo odiava per averla lasciata in nome di una vendetta che non aveva portato a termine e perchè pretendeva per chissà quale assurdo motivo che lei facesse altrettanto, lo odiava per non essere mai tornato da lei; ma ancor di più, lo odiava perchè nonostante tutto, non poteva fare a meno di amarlo.
Scontrarsi con lui era stato difficile: aveva accantonato quell'eventualità pensando che a quel punto avesse già ricominciato una nuova vita, o riallacciato i rapporti con la vecchia, lontano da Storybrooke, lontano da lei; e, invece, se l'era ritrovato di fronte, con l'espressione di chi aveva atteso quel momento per tanto tempo.
"Solo per questa notte, Emma" s'impose tra sè e sè, "ti concederai il lusso di pensarlo solo questa notte".
Poi sfilò dalla tasca una collana e strinse tra le mani i due ciondoli ad essa attaccati (un teschio ed una spada) talmente tanto forte che per poco non prese a sanguinare: era stata l'unica cosa che Hook le aveva lasciato prima di sparire dalla sua vita.


Storybrooke, 2011
C'era stato un tempo, in cui Hook l'avrebbe fatto senza crearsi troppi problemi: uccidere quella fanciulla, far fuori un innocente per vendetta.
Eppure, in quel momento, percepiva qualcosa di estremamente sbagliato nel suo piano, lo sentiva, in ogni fibra del suo corpo; il motivo per cui, effettivamente, non aveva ancora squarciato la sua gola con l'uncino.
Aveva tra le mani la sua occasione di riscatto, - letteralmente -, e non avvertiva alcun senso di potere, nè un accenno di felicità o soddisfazione; era come se, mettendo un punto a quella storia, non avesse più alcuno scopo di esistere.
Aveva scambiato la sua nave con un fagiolo magico, tutta la sua ciurma era stata coinvolta nel Sortilegio e non avrebbe neanche potuto essere un pirata, a quel punto; gli sembrava di essere lentamente svuotato, di farlo da solo.
Inoltre, una paura più grande del suo desiderio di rivincita si stava facendo strada nel suo cuore: e se Rumpelstiltskin avesse scoperto del suo legame sentimentale con Emma? Se una volta giunta a Storybrooke, l'avrebbe uccisa per vendicare Belle?
No, non poteva permetterlo.
Allentò improvvisamente la presa e lasciò andare la donna, che rimase, tuttavia, ferma a guardarlo, ancora un po' sconvolta, forse per la sorpresa di essere stata rilasciata senza motivo o per le informazioni appena ricevute.
"Mi dispiace tanto, per quello che mio marito vi ha fatto" sussurrò, massaggiandosi la gola.
Hook corrugò la fronte.
"Ho appena minacciato di uccidervi, come potete provare dispiacere per me?"
"Perchè non l'avete fatto e questo dimostra che c'è del buono in voi. E perchè nessuno dovrebbe provare un dolore simile" 
La scrutò con occhi vacui per qualche secondo, poi lasciò la biblioteca senza aggiungere altro.
Rumpelstiltskin non seppe mai di quell'episodio.


"Quindi hai gettato la spugna perchè, all'ultimo minuto, ti è mancato il coraggio?" August non credeva alle sue orecchie: come poteva questo convincerlo a fermare Emma?
Come poteva convincere lei a fermarsi?
Killian scosse la testa e scolò l'ennesimo bicchiere di rum in un solo sorso.
"Non hai capito nulla di tutto quello che ti ho raccontato, vero? La vendetta non ti soddisfa, ti svuota. Ti consuma e non lascia più niente. Distrugge, non crea. Quando avevo Belle stretta tra le mia braccia e potevo sentire il suo sangue pulsare contro il mio uncino... tutto ciò cui riuscivo a pensare, era il fatto che non avessi nulla ad aspettarmi una volta concluso il mio piano. Distruggere Tremotino è stato il mio obiettivo per secoli, cos'avrei fatto dopo? In più, c'era quella possibilità che le mie azioni si ritorcessero contro Emma..."
"Perchè non hai ucciso lui, allora?" lo interruppe l'altro, "Avevi il veleno."
"Perchè Belle non meritava di perdere l'amore della sua vita. Non avevo alcun diritto di distruggere la sua vita per ripicca, lei era ed è innocente. Ascoltami, credevo che la vendetta mi avrebbe concesso la possibilità di ricominciare... eppure, sempre in nome di essa, ho sacrificato l'unica persona con cui avrei voluto farlo: Emma. Se lei non rinuncia, rischerà di perdere Henry. Rischerà di rovinare sè stessa, eppure i suoi genitori può averli indietro. Magari non la sua infanzia, ma il loro amore si. Per questo, devi aiutarmi a fermarla" 
August socchiuse gli occhi e lo studiò attentamente.
"Sei ancora innamorato di lei, non è vero?" dedusse e Hook si lasciò ricadere contro lo schienale della sedia.
"Come il primo giorno" confessò, voltandosi poi dall'altro lato e ordinando un altro giro.

"Così, questo è il tuo ufficio?" 
Esordì Emma, appoggiandosi allo stipite della porta con nonchalance. 
"Il nostro ufficio, da oggi" precisò Graham, accogliendola con un ampio sorriso ed invitandola ad entrare con un gesto della mano.
La bionda si guardò attorno entusiasta, poi si andò a sedere sulla scrivania, accavallando le gambe, poste in risalto dai suoi strettissimi jeans; afferrò il distintivo da vice-sceriffo che il suo superiore le aveva lanciato e ridacchiò.
"Questo sarebbe mio?" domandò, sventolandoglielo di fronte.
"Dove dovrei metterlo?"
Graham sorrise a metà tra il divertito e il malizioso; come le si avvicinò, i piedi di lei ritoccarono terra, così che furono uno davanti all'altra.
"Potresti metterlo all'interno della giacca rossa che per qualche motivo ami tanto... oppure" mormorò, sporgendosi sempre di più verso il suo volto, "potresti metterlo qui, come piace portarlo a me" aggiunse, appendendo la spila alla cinta dei suoi pantaloni.
Emma si mordicchiò volutamente le labbra a quel contatto, poi lo guardò con aria di sfida.
"Attento, Sceriffo, o dovrò arrestarla per atti osceni in luogo pubblico" 
L'uomo scoppiò a ridere e arretrò alzando le mani in segno di resa.
"Sei l'esempio vivente che il mio istinto non sbaglia mai, signorina!" asserì, ritornando dietro la sua scrivania.
La donna rise di rimando, e si diresse verso il proprio tavolo, dove ad attenderla vi era un giornale di quel giorno con un uomo di colore in primo piano, che stringeva entusiasta la mano ad una bellissima donna dal sorriso gelido e i capelli neri come la pece.
"Sidney  Glass?" chiese incuriosita, aprendo le pagine e accingendosi alla lettura dell'articolo che li riguardava.
"è il giornalista che detiene il potere mediatico qui a Storybrooke. E quella accanto a lui è il Sindaco della città, Regina Mills. Ha inaugurato un nuovo parco giochi per i bambini ieri pomeriggio" spiegò distrattamente Graham, intento a leggere un fascicolo dell'archivio.
"Mmmmh, interessante" pensò Emma, soffermandosi sulle parole di ammirazione che l'uomo aveva scritto riguardo alla Regina Cattiva, "dev'essere un suo alleato. Il suo braccio destro... Lo specchio!"
La sua mente lavorava a cento all'ora, cercando di elaborare un piano per avvicinare quell'uomo, quando la sua attenzione venne catturata da un'altra notizia: "L'uomo salvato dal Sindaco si è risvegliato dal coma".
Dischiuse le labbra, mentre studiava il volto di quel giovane attaccato a numerosi macchinari, apparentemente suo coetaneo, lo sguardo confuso; una strana sensazione le attanagliò lo stomaco, il suo istinto non sbagliava mai... quello era Charming, era il Principe. 
Era suo padre e lei doveva parlargli.







Angolo Dell'Autrice
Ciao :)
Finalmente sono riuscita a fare un aggiornamento in tempi decenti!
Non so, però, se questo capitolo verrà apprezzato, anche se spero di sì.
Fatemelo sapere, se vi va.
I nodi cominciano a venire al pettine e stiamo per entrare nel vivo della
storia, mi auguro tanto che vi stia piacendo.
Piccolo spoiler sul prossimo capitolo: ci sarà il primo incontro tra Emma e
Regina.
Spero di avervi incuriositi!
Cercherò di aggiornare presto,
alla prossima, 
Bell.


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Capitolo 7
*** 5. The Saviour ***



 
 

5
The Saviour





August aprì con violenza lo sportello del maggiolino e vi entrò con prepotenza.
"Vai da qualche parte?"
"Non credo che io debba darti conto di ciò che faccio" rispose acidamente Emma, sbuffando e spegnendo il motore.
"No, non devi. Ma magari, e dico magari, ti conviene. Perchè tu sei molto impulsiva e io ci ragiono sulle cose, per cui potrei risparmiarti un bel po' di problemi, se solo tu abbandonassi l'orgoglio e mi rendessi partecipe dei tuoi piani" controbattè lui, con fare saccente.
"Hai già espresso alla grande il tuo parere sui miei piani a colazione, August. Non so per quale motivo ora tu stia dalla parte di quell'idiota di Hook, e nemmeno mi interessa saperlo... ma ti ripeto che non rinuncerò mai alla mia vendetta. MAI."
"Se ne sei così convinta, allora devo assicurarmi che tu la porti a termine. E andando da tuo padre, perchè ammettilo, è lì che stai andando, comprometterai seriamente la tua copertura" 
Quell'uomo non smetteva mai di sorprenderla; nonostante la conoscesse ben poco, sicuramente per colpa sua visto che tendeva ad allontanare tutti, capiva perfettamente cosa le passasse per la testa nei momenti di scarsa lucidità.
"Sono il vice-sceriffo. Non desterò alcun sospetto, Graham mi ha affidato il compito di controllare..."
"è questo che credi? Il Sortilegio sta iniziando a crollare, Emma. Quanto tempo credi che ci impiegherà Regina per capire che è a causa tua? Se ora vai ad interrogare tuo padre, complicherai solo le cose. La sua mente è confusa, sballottata tra i due mondi e ancora sotto shock. Vedendoti potrebbe ricordare la sua vita passata e sappiamo entrambi che il Principe fa schifo a mentire" la interruppe August, cercando di farla ragionare, ma lei non sembrava ancora convinta.
"Non vedo come questo possa causarmi problemi" insistette, "non sa chi sono"
"No, non lo sa. Ma sa che sua figlia ha il tuo stesso nome e che è stato predetto che a ventotto anni, guarda caso la tua stessa età, questa avrebbe raggiunto Storybrooke e spezzato la maledizione. Emma, sai chi era accanto a lui quando si è risvegliato? Mary Margaret. Sai quale storia gli stava leggendo? Ti lascio indovinare... sono piccoli dettagli che a Regina non sfuggiranno. Da quando sei comparsa, Henry la respinge; Graham si sta liberando del suo controllo e il tempo ha ripreso a scorrere. Devi misurare meglio le tue mosse" 
"L'orologio è fermo" precisò la bionda, sfidandolo con lo sguardo, ma lui scoppiò a ridere.
"Ne sei proprio sicura?" le domando, poi indicò l'alta torre alla loro sinistra:  le lancette si muovevano di nuovo.
"Non è possibile, le ho bloccate io stessa!" obiettò lei, dischiudendo leggermente le labbra per la sorpresa e corrugando la fronte.
"Beh, sembra che la tua magia non possa niente contro il fato, in fin dei conti. Sta' attenta" le intimò, prima di scendere dall'auto e lasciarla sola con i suoi problemi.

Granny's all'ora di pranzo era permeata di buoni odori, che stuzzicavano Emma come nessun piatto aveva mai fatto.
Da quando era giunta in città, non aveva fatto altro che pranzare lì, cenare lì e fare colazione lì, tant'è che ormai la nonna e sua nipote riuscivano quasi a prevedere le sue richieste.
"Cosa ti porto oggi?" le domandò Ruby, un ampio sorriso dipinto sul volto che la bionda non potè fare a meno di ricambiare; quella ragazza, che aveva identificato immediatamente come Cappuccetto Rosso, le stava davvero simpatica ed era talmente tanto solare da mettere il buon umore persino a lei.
"Lasagna. Oggi ho voglia di lasagna" rispose dopo averci pensato un po' e le restituì il menù.
"Un pasto leggero insomma" commentò divertita la fanciulla, facendo ridere anche la stessa cliente. 
"Arrivano subito. Oh, ehm... mia nonna ha preparato la torta al cioccolato con la cannella, sa che ne vai matta, quindi mi ha chiesto di avvertirti"
"Tua nonna ricorda i gusti di tutti gli abitati di Storybrooke?" indagò incuriosita Emma, accettando tuttavia il dolce come dessert.
"No, è solo che tu, la signorina Blanchard e il figlio del Sindaco siete gli unici ad andare matti per la cannella" spiegò Ruby, facendole l'occhiolino e sparendo poi dietro il bancone.
Il sorriso della donna si spense; sentir etichettare Henry come 'il figlio della Regina Cattiva' le diede non poco fastidio, smorzò persino la sua fame.
Quel bambino era suo figlio, non di quella megera. 
"Ciao Emma!" 
Neanche a farlo di proposito, gli comparve davanti, facendola sussultare.
"Ragazzino! Che cosa ci fai qui?"
"Anche noi abbiamo la pausa pranzo, sai?" le ricordò lui, prendendo posto proprio di fronte a lei.
Quella situazione la mise a disagio.
"Ehm, Henry... non credo sia una buona idea..." cercò di persuaderlo ad andar via, ma alla fine le mancò il coraggio; sapeva perfettamente come si sentiva: aveva la sua madre naturale vicino e voleva conoscerla, passarci del tempo insieme. 
Voleva recuperare quello perso, perchè se lo aveva seguito a Storybrooke doveva pur significare qualcosa... ed Emma si sentì tremendamente in colpa per i motivi per cui, inizialmente, aveva accettato. 
Si stava pian piano rendendo conto, di aver contemplato l'ipotesi di usare suo figlio per i suoi scopi, e non c'era nulla di più sbagliato.
Scosse la testa.
"Cosa vuoi mangiare?" gli domandò, abbozzando un sorriso cordiale e chiamando nuovamente Ruby per un nuovo ordine.
Doveva sembrare strano, agli occhi di tutti, il rapporto tra la nuova arrivata e il figlio del Sindaco, nonostante lui avesse sempre dimostrato gentilezza e affetto verso chiunque incappava nella sua strada... ma in quel momento non le importava granchè.
Era lì, seduta ad un tavolo, a pranzare col suo bambino e tutto ciò suonava tanto come una scena quotidiana tipica di una famiglia, qualcosa che lei non aveva mai avuto prima.
E che continuava a non avere perchè non poteva permettersi di instaurare una qualche relazione con Mary Margaret. Aveva persino rinunciato all'incarico riguardo suo padre.
Come si chiamava nel mondo reale? Era davvero gentile e coraggioso come le fiabe lo ritraevano?
"Henry Mills! Quante volte ti devo dire di non parlare con gli sconosciuti... pranzarci assieme, addirittura poi! è da sconsiderati!"
Una voce fredda e perentoria invase il locale, facendo scendere il gelo su tutti i presenti.
Emma si voltò lentamente, ritrovandosi faccia a faccia proprio con Regina.
"Lei non è una sconosciuta!" obiettò Henry e fu in quel momento che la bionda trovò la forza di distogliere il contatto visivo instaurato con la sua rivale.
"Ah no?" chiese lei, sollevando un sopracciglio.
"Ehm, ragazzino..." provò a fermarlo, prima che causasse qualche danno, ma...
"No! Lei è la mia mamma!" 
Il Sindaco parve sbiancare per un momento, per poi recuperare contegno immediatamente.
"Henry, tesoro" disse con falsa dolcezza ed evidente indignazione, "sono io la tua mamma"
"No! Cioè, sì. Ma lei.."
"Ragazzino..."
"Lei è la mia mamma vera, quella biologica!" sputò tutto in faccia alla mora che deglutì e si voltò a scrutare la donna che aveva beccato a mangiare con figlio, con odio più che evidente.
"Ma davvero?!"
"Sono Emma Swan" si presentò lei, prendendo in mano la situazione e tendendole la mano, educatamente, come ogni persona civile era solita fare.
Regina non la strinse.
"Credevo che l'adozione fosse chiusa. Credevo che avesse rinunciato ad ogni diritto di vedere o interagire con..."
"Henry" la interruppe Emma, rivolgendosi al bambino, "Granny ha preparato la torta al cioccolato, perchè non vai a chiederle un pezzo?" 
Il bambino, che stupido non era e aveva capito benissimo che lo volevano fuori dai piedi, sbuffò e si allontanò.
"Nessuno mi interrompe, signorina...?"
"Swan. E non sono qui per riprendermi mio figlio. è venuto da me disperato, parlandomi di non so quale strana fantasia sui personaggi delle fiabe e sostenendo che lei sia la Regina Cattiva..."
"Oh, dannazione! è arrivato a tanto?" esclamò l'altra, simulando preoccupazione, "Vede, Henry vive in mondo tutto suo, lo psicologo della città ed io stiamo cercando di risolvere la situazione... ma, da quello che mi dice, è più grave di quanto pensassimo"
"Può capire perfettamente il motivo per cui io mi sia precipitata qui, allora. Dovevo assicurarmi che stesse bene" insistette la bionda, senza distaccare lo sguardo dalla sua interlocutrice.
"Capisco. Ma mi creda, non ha nulla di cui preoccuparsi. Spesso i bambini maturano un sentimento di avversione nei confronti dei propri genitori, sa, a causa di piccole divergenze... ma non deve temere, Henry è il mio tesoro più grande, non gli farei mai del male" mormorò dolcemente il Sindaco, abbozzando un tenero sorriso.
Ad Emma venne voglia di prenderla a schiaffi sul momento, ma inspirò ed espirò a fondo, come il Dragone le aveva insegnato anni prima, e sorrise.
"Me ne compiaccio. Ora, se mi vuole scusare, dovrei tornare al mio lavoro..."
"Lavoro? Credevo che fosse qui solo di passaggio" una domanda indiretta che inquietò non poco la giovane Swan: Regina sospettava di lei.
"Credo che mi fermerò per un po', sa, per sicurezza. Non vorrei andar via e... ricevere ulteriori sorprese" ribattè, infilandosi la giacca e lasciando il locale dopo aver passato una banconota a Ruby per pagare il pasto.
"Che cosa le hai detto?" tuonò Henry, puntando il dito contro la madre adottiva.
"Io... niente, tesoro. Cosa ti viene in mente..."
"No, tu l'hai fatta andare via! Tu sei la Regina Cattiva, tu l'hai ferita!" continuò lui, iniziando a correre.
Il Sindaco gli fu dietro subito dopo.
"Fermati immediatamente, Henry Mills!" ordinò e, alla fine, il bambino cedette.
"Non so cosa ti stia passando per la testa, ma io sono tua madre ed è a me che devi dare conto. Quindi ora prendi il tuo zaino e torna a scuola, poi dritto a casa, prima che io faccia licenziare quell'irresponsabile della Blanchard! E ti proibisco, e sottolineo proibisco, di rivedere quella donna di nuovo"
Il figlio la fissò con gli occhietti lucidi e carichi di rancore, una vista che, per un momento, le spezzò il cuore.
"Come vuoi" sussurrò tra i denti, poi se ne andò.
Regina afferrò il cellulare e compose svelta un numero.
"Sindey?! Ho un lavoro per te. Scopri tutto ciò che puoi su Emma Swan e trova un modo per sbatterla fuori dalla città. Immediatamente" intimò, poi riattaccò.
Fece dietrofront e si diresse alla sua auto, quando il rintoccare di un orologio giunse alle sue orecchie; si voltò e trattenne il respiro: il tempo aveva ricominciato a scorrere.

"Vedo che non solo non hai abbastanza fiducia in me da ascoltare ciò che dico, ma che non ne hai neanche verso il tuo amico August" esordì Hook, intercettandola sulle scale del palazzo dove, per un lugubre scherzo del destino, abitavano entrambi.
"Fuori dai piadi" intimò lei, "ho avuto abbastanza grane per oggi"
Infilò con violenza le chiavi nella porta e l'aprì, ma prima che potesse chiudersela alle spalle, l'uncino dell'uomo la bloccò, cosicchè egli irruppe nel suo appartamento.
"Vuoi proprio essere preso a calci, non è vero?"
"Emma, ti imploro di sentir ragione... tutto questo, è sbagliato!" 
"Oh e tu credi di essere la persona più adatta a dirmelo, vero?" controbattè acida, "va' all'inferno, Hook"
"Ci sono già stato, ricordi? E ci sono ritornato, ogni giorno, ogni ora, dopo essermi separato da te!" sbottò lui, afferrandola per un braccio e costringendola a guardarlo.
"Mi sono costruito il mio inferno personale rinunciando al nostro amore, per poi rendermi conto di quanto la vendetta non ne valesse la pena! Non commettere il mio stesso errore"
La bionda sentì la rabbia e il rancore divampare dentro di sè.
"Cosa mi stai chiedendo esattamente, eh, Hook? Di rinunciare a tutto ciò per cui ho lottato negli ultimi anni per costruirmi un lieto fine con te? Dopo quello che mi hai fatto? Mi hai spezzato il cuore e hai camminato sopra i cocci, pretendi davvero che io possa perdonarti per questo?" buttò fuori tutto d'un fiato, liberandosi della presa dell'uomo con uno strattone.
Killian, dal canto suo, era sbiancato; percepire tutto quell'odio nei suoi confronti dalla donna che amava... era terribile: forse era quello, l'inferno. Forse non ci era mai stato prima.
"Emma..."
"Va' via, Hook. Va' via e non ti avvicinare a me mai più" 

Regina sfogliò la cartelletta che Sidney le aveva procurato con attenzione, leggendo ogni singolo documento contenuto in quel materiale; aveva trovato informazioni utili, che aveva già provveduto a sfruttare, ma nutriva ancora dei sospetti nei confronti di quella donna.
Poi, trovò un articolo che confermò le sue ipotesi: "bambino di 7 anni abbandonato con una neonata sul ciglio di una strada" recitava il titolo e raccontava del ritrovamento di due sconosciuti, nel bel mezzo del nulla; il ragazzino aveva affermato di non aver alcun ricordo dei suoi genitori ed erano entrambi stati affidati alle autorità nell'attesa di scoprire qualcosa sul loro conto, cosa che, ovviamente, non avvenne mai.
Regina alzò lo sguardo dal foglio e fissò il muro davanti a sè, persa nel vuoto.
"è la figlia di Biancaneve e del Principe. è la Salvatrice" mormorò a bassa voce, poi strinse i denti e spezzò la penna che aveva tra le mani, gettandone i cocci sulla scrivania.
"Rumple" esclamò irata, dopodichè, lasciò il suo ufficio come una furia.







Angolo Dell'Autrice
Indovinate chi è la solita ritardataria che finalmente è riuscita ad aggiornare?
Bell, ovviamente, sempre la solita.
Chiedo venia, ma le feste si sono rivelate piene di impegni, cosa che io dimentico di
anno in anno, e quindi ho comunque avuto poco tempo.
Spero che con questo capitolo mi sia fatta perdonare un po', pero.
Ci tenevo a ringraziare tutti coloro che leggono e recensiscono la storia, perchè
significa tanto per me.
Inoltre, vi auguro buone feste (quindi auguri passati, e futuri).
Alla prossima,
fatemi sapere cosa pensate del capitolo se vi va!
Bell :)


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Capitolo 8
*** 6. Let's Make It Begins ***



 


 
6
Let's make it begins





Regina entrò nel negozio come una furia, sporgendosi sul bancone e afferrando Rumple per il colletto della camicia. 
"Ti credi davvero tanto furbo, non è così?"
L'uomo restò impassibile e scrutò la donna quasi con disinteresse.
"Posso esserle utile in qualche modo, Sindaco Mills?"
"Oh, smettila, Gold! So bene che ricordi! Non è stato un caso, vero, che tu mi abbia fatto adottare proprio Henry!" proseguì ella, lasciandolo andare e guardandolo in cagnesco.
"Non ho la più pallida idea di cosa lei stia parlando. Se è in cerca di un pretesto per attaccar briga, sa benissimo che non ne ha bisogno, abbiamo ancora dei vecchi dissapori in sospeso" 
le rammentò lui, con l'unico risultato di irritarla maggiormente. E ci riuscì.
Strinse forte le mani, chiudendole in due pugni, poi espirò con forza e intimò: "Non so quale sia il tuo piano e non sono certa di ciò che sai... ma se dovessi scoprire che sei tu l'artefice di tutto, te la farò pagare" 
Lasciò l'edificio così com'era entrata, in un baleno, solo che prima di uscire si fermò un attimo e aggiunse una lieve sfumatura alla sua minaccia.
"Considerati avvisato, Rumple"
Gold rimase fermo ad osservare la porta che si richiudeva e faceva tintinnare lo scacciapensieri sopra di essa appeso; sorrise in maniera più inquietante che divertita.
Quella conversazione poteva voler dire solo una cosa: la figlia dei Charming era finalmente giunta a Storybrooke.

"Credo che tu avrai bisogno di questo" mormorò August, abbozzando un sorrisetto soddisatto e meravigliato al tempo stesso.
Emma si sporse in avanti, tese la mano e accettò il pennarello rosso che l'amico gli aveva porto, intrappolandone il tappo tra i denti e sorridendo a sua volta.
Poi tracciò una grande X sul volto di Sidney.
"Mi spieghi come hai fatto?" le domandò l'uomo, dopo aver riletto per l'ennesima volta l'articolo del giornale.
"Arrestato Sidney Glass: violazione della privacy e diffamazione; lo Sceriffo sequestra la sua Compagnia"
La bionda si rilasciò cadere contro lo schienale della poltrona e accavallò le gambe, come se tutta quella storia le risultasse quasi indifferente, come se per lei fosse stato un gioco da ragazzi... ed effettivamente era così.
"Sapevo che, una volta appurato il mio legame con Henry, Regina avrebbe raccolto informazioni su di me" spiegò tranquillamente, "e immaginavo anche che avrebbe fatto fare il lavoro sporco proprio al suo fidato 'specchio'. è stato facile, a quel punto, contattare l'inserviente con cui ho fatto amicizia quando ero in prigione e dirle quali fascicoli consegnare al Sindaco. Il mio soggiorno al penitenziario, ne ero sicura, avrebbe suscitato la sua attenzione... in qualche modo avrebbe cercato di usare quella novità per costringermi a lasciare la città, ma non sapeva ancora che Graham è dalla mia parte"
"Sembra che tu gli abbia rubato il cuore" constatò mezzo divertito August, pienamente consapevole di quanto importante fosse quel traguardo, ma allo stesso tempo non ignaro dei sentimenti che l'amica nutriva ancora per il pirata.
 Quella storia, proprio non gli piaceva; lo Sceriffo non meritava di soffrire... glielo aveva fatto notare più volte, ma lei ripeteva solo frasi riconducibili agli insegnamenti del Dragone, del tipo: 'A volte vengono colpiti gli innocenti, ma uno dopo l’altro, i colpevoli pagheranno. Niente va mai esattamente come previsto. In ballo ci sono la vita e la morte. I danni collaterali sono inevitabili.*' e alla fine ci aveva rinunciato; August Booth sapeva bene che la morale, per Emma Swan, aveva ormai una connotazione distorta dal desiderio di vendetta e, tutto ciò che poteva fare, era aiutarla affichè potesse mettere un punto a quella storia il più in fretta possibile.
"Se devi ricominciare con le tue uscite da moralista, August, quella è la porta. Sei peggiorato da quando hai parlato con HooK! Si può sapere cosa diavolo ti ha detto?" indagò lei: poteva negarlo quanto voleva, agli altri, a sè stessa... ma ardeva dalla voglia di saperlo; detestava il fatto che si fosse confidato con lui e non con la donna che sosteneva di amare.
"Ecco... beh... d'ora in poi mi asterrò dal giudicare le tue azioni immorali, okay?" rispose evasivo, distogliendo lo sguardo dalla donna e ringraziando il cielo quando il suo cellulare prese a squillare.
"è Graham. Sembra una cosa seria. Devo andare" annunciò Emma, indossando immediatamente la sua giacca rossa e scappando via.

August poteva rimproverarla quanto più voleva, ma non conosceva tutta la storia; non sapeva che lo Sceriffo, col passare dei giorni, aveva realmente cominciato a fare breccia nel suo cuore; era la sua condanna più grande essere attratta da uomini tormentati, come Hook, o danneggiati, come lo era stato Neal. 
E Graham pareva essere entrambi. Ma ammetterlo, dirlo ad alta voce... avrebbe rappresentato un fallimento: non poteva permettersi di ascoltare i suoi sentimenti, o il suo piano sarebbe andato in fumo, il suo giudizio sarebbe stato annebbiato.
Fece irruzione nell'ufficio senza preoccuparsi di essere delicata e si pietrificò quando vide l'uomo steso sul pavimento, la testa tra le ginocchia e le mani.
"Graham! Graham, che succede?" esclamò, correndogli immediatamente accanto.
"Mi sembra di impazzire, Emma. Non sapevo chi chiamare, mi dispiace di averti disturbata... Io..." biascicò lui con respiro affannoso.
"No, no. Graham, calmati, okay? Va tutto bene e non mi hai arrecato alcun disturbo. Solo, parlami... dimmi che succede" lo incoraggiò lei, abbozzando un sorriso dolce.
Non erano più premeditati o falsi quei gesti, le venivano spontanei con lui.
Lo Sceriffo trasse dei respiri profondi, poi posò il capo contro il muro e la donna gli si sedette accanto.
"è da un paio di giorni che... sto avendo delle strane visioni. O allucinazioni. Nei sogni, nella realtà... Può sembrare da pazzi, ma è come se il mio subconscio stesse cercando di dirmi qualcosa..."
La Salvatrice rabbrividì.
"Che... Che genere di visioni?"
"Ti prego, credimi. Non pensare che io sia pazzo..." mormorò disperato Graham, "un lupo. Bianco"
Emma sbiancò. Per qualche motivo, stava cominciando a ricordare la sua vecchia vita e, ci avrebbe giurato, la questione dipendeva da lei... o dai suoi sentimenti per lei, ma la differenza era poca.
Doveva cercare di limitarne i danni, però.
"Graham... va  tutto bene... Sono qui! Magari sei solo stanco... prenditi qualche giorno di riposo, okay? Mi occupo io tutto qui... Ti accompagno a casa, forza" gli sussurrò dolcemente, aiutandolo ad alzarsi e conducendolo nel suo maggiolino.
Una volta giunti a casa sua, spense il motore.
"Stai meglio?" chiese, scostandogli un ciuffetto di riccioli ricadutogli sul volto quando si era passato le mani tra i capelli, poco prima; era pallido e tremava.
"Sto bene... credo" assicurò lui, poi si voltò verso di lei e, senza preavviso, la baciò.
Ma come lo fece i flashback e le visioni si impossessarono della sua mente, il lupo apparve più vivido che mai... e questo lo fece sobbalzare di lato.
"Graham..."
"Mi dispiace... Io... Non volevo fare qualcosa che ti desse fastidio" mormorò mortificato lui, ma si tranquillizzò quando la vide sorridere.
Mai le era capitato di trovarselo davanti in quelle condizioni; sembrava fragile e insicuro, il completo opposto di come si era sempre dimostrato fino a quel momento.
"Va tutto bene" ripetè per l'ennesima volta Emma e riavvicinò il suo volto al suo, per baciarlo di nuovo, con lentezza, assaporando il suo gusto e quel momento, ignara che, dall'altro lato della strada, Killian stava lasciando un locale, mezzo sbronzo... e che stava vedendo tutto.

Aveva accompagnato Graham fino alla sua stanza da letto, ma poi si era allontanata dall'abitazione, come se avesse il timore di fare qualche sciocchezza.
Aprì con estrema lentezza la porta del suo appartamento, si sentiva esausta; accese la luce e si liberò della sua giacca, poi sobbalzò nell'udire la voce di Hook.
"Ma come, già di ritorno?"
"Che accidenti ci fai qui, Killian?" sbottò lei, puntandogli in gola la katana che aveva estratto prontamente grazie ai suoi riflessi e minacciandolo con lo sguardo.
"Oh, andiamo Swan. Sai benissimo che questi giochetti mi eccitano" la schernì lui, con il solito tono malizioso e provocatorio.
L'aveva sempre sfidata e continuava a farlo.
"Sei ubriaco" constatò Emma, liberandolo e gettando l'arma sul divano, "fuori di qui"
"Nel caso in cui Graham dovesse scoprirlo e incazzarsi?" continuò in tono di sfida il pirata, ridacchiando pur non essendo affatto divertito.
"Vi ho visti, prima, sai?" aggiunse poi.
Il suo sguardo era ferito e la sua voce spenta ed Emma, per un momento, si sentì terribilmente in colpa.
Scacciò quel sentimento con un movimento del capo e ribattè secca: "non sono affari tuoi"
"Vedi, Swan" cominciò lui, avvicinandosi sempre più alla donna, "veramente, sì, sono affari miei"
"No. Tu non sei niente, non sei nessuno per me. Non hai il diritto di chiedermi spiegazioni, di intrufolarti in casa mia senza averne il permesso, di pretendere qualcosa da me. Sei andato via di tua spontanea volontà, hai rinunciato a noi senza batter ciglio e senza avere il coraggio di dirmelo in faccia... Hai voluto abbandonarmi, ora resta fuori dalla mia vita!" gli urlò contro a quel punto, sforzandosi di trattenere le lacrime che minacciavano di cadere ogni qualvolta ripensasse a quel maledetto giorno.
Il giorno in cui il suo cuore si è rotto definitivamente e irreparabilmente.
"Sai, è dannatamente facile parlare quando non si conosce tutta la storia! Credi sul serio che ti avrei mollata così? Non hai pensato nemmeno per un secondo che, magari, ci fosse qualcosa che non ti è stato detto?"
Ad Emma gelò il sangue. Di che diavolo stava parlando?


Hong Kong, 2010
Hook richiuse il suo zaino e guardò l'orologio: mancava ancora un'ora al momento concordato per la partenza.
Stava per estrarre la sua fiaschetta di rum dalla giacca, quando sentì i silenziosi passi che aveva imparato ad attribuire al Dragone, proprio dietro di lui.
"Vedo che sei impaziente di lasciare questo posto, Killian"
"Me ne andrò tra un'ora" rispose gelido lui, senza voltarsi a guardarlo.
"Te ne andrai ora" lo corresse l'altro, "non porterai la Salvatrice con te"
Il pirata impietrì e si girò verso di lui.
"Tu..."
"So sempre ciò che accade dietro le mura di questo posto. Dovresti averlo capito, ormai" lo anticipò il Dragone, le mani incrociate e il tono pacato e freddo come sua consuetudine.
"Allora saprai anche che non sono disposto a rinunciare ad Emma. Non la lascerò qui" lo avvisò Hook, sfidandolo a contrariarlo.
"Lei non è pronta. La faresti uccidere" proseguì il Maestro, cominciando però a scaldarsi.
Era la prima volta che vedeva uno stralcio di emozione in quell'uomo di pietra.
"La proteggerò io" insistette convinto Killian, ma l'uomo si limitò a ridere gelidamente.
"Lasciami essere più chiaro: Emma è molto di più di un'allieva. Non rischierò di compromettere l'intera operazione per un vostro stupido capriccio infantile. Parti senza di lei, o sarò costretto ad ucciderti"
Non si era accorto del movimento impercettibile che il Dragone aveva fatto solo pochi secondi prima, per questo si sorprese nel sentire la gelida lama della sua katana contro il petto lasciato scoperto dalla camicia che indossava.
"Non sei in grado di salvaguardare nemmeno te stesso, come potresti badare anche a lei?"


"Sono stato costretto a lasciarti, Emma. Pensavo di salvarti, di proteggerti... Una volta lontano ho capito che ero totalmente caduto in errore. Non hai mai avuto bisogno di protezione, eri più pronta di me" 
Lo aveva ascoltato in silenzio, ma senza riuscire a rimanere impassibile a quel racconto; le lacrime avevano preso a sgorgare e non aveva saputo impedirlo.
"Allora perchè non sei tornato? Perchè non sei venuto a cercarmi, perchè non sei venuto a prendermi?" lo accusò, stringendo i pugni.
"L'ho fatto. Due volte, Swan. La prima, dopo essermi reso conto che la vendetta non valeva abbastanza da perdere te... avevo quasi raggiunto il tuo dormitorio quando il Dragone mi ha scoperto. Abbiamo lottato" raccontò, indicando la cicatrice che solcava la sua guancia e che Emma aveva notato solo in quel momento, "mi ha ferito mortalmente e gettato in un portale. Ma sono sopravvissuto. Una volta ripresomi da quello scontro, ho barattato la mia nave con un fagiolo magico e sono giunto a Storybrooke, dove sapevo che saresti andata una volta terminato l'addestramento" concluse Killian, terminado poi l'ultimo goccio di alcol presente nella sua fiaschetta.
"Hai... hai abbandonato la tua nave per me?" sussurrò spiazzata la donna, sentendosi improvvisamente molle e accalorata.
"Perchè ti sorprende tanto, tesoro. Sai quanto ti ho amata. Ti amo ancora e lo farò sempre" confessò lui, avvicinando il suo volto a quello della bionda, sfiorando dolcemente le sue labbra... e suggellando quella dichiarazione con un bacio profondo e passionale.
Un bacio che aveva il sapore di sfogo, di qualcosa che avevano atteso tanto a lungo e che finalmente avevano raggiunto. 
Sapeva di amore, di desiderio, di bisogno.
Sapeva di tutto. 
Sapeva di loro.






*Cit. Revenge.

Angolo Dell'Autrice
Hellooo! 
Okay, okay. Fare finta che non siano passati tre mesi
dall'ultima volta che ho aggiornato non funzionerà, me lo sento.
Quindi mi scuso, perchè altro non posso fare.
Non ho avuto molto tempo libero per scrivere, nè aggiornare, ma finalmente
sono riuscita a mandare avanti la storia!
*Evvai!*
Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, se vi va fatemelo sapere lasciandomi
una recensione, mi renderebbe davvero molto felice!
A presto,

Bell :)

 
 
 

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