Come round

di Gora_DC
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1.

 
Credo sia mattina perché un fastidioso raggio di sole sta attraversando la persiana e mi colpisce in pieno viso, è piuttosto irritante. Ancora di più per avermi fatto svegliare da quel sogno meraviglioso, ma è così bello continuare a pensare a lui, che preferisco restare a letto un altro po'.
 
Mi capita spesso di sognare Kurt, mi capita spesso di sognare e rivivere l'attimo in cui gli ho chiesto di sposarmi. Credo che quello sia stato il momento più spaventoso di tutta la mia vita, ma anche quello più emozionante e intenso. 

Non avrei mai pensato di riuscire a provare simili sentimenti verso una persona, eppure Kurt è capace di rendermi migliore, è capace di spingermi a dare il massimo, tutto quello che voglio fare. Voglio donarmi a lui, voglio renderlo felice, stare al suo fianco e poterlo amare ogni giorno di più. Non so spiegare a parole quello che ho provato quando gli ho chiesto, in ginocchio, davanti a tutti i nostri amici e ai nostri "avversari", se avesse voluto diventare mio marito, ma mai come in quel momento ho sentito di fare la cosa giusta. Avevo il cuore che batteva all'impazzata, anche il solo pensiero che Kurt potesse dirmi di no mi faceva tremare le gambe.

Ma quando l'ho visto annuire commosso, per poi sussurrare appena quel "Sì" che continuava a ripetermi all'orecchio e, incredulo alla sua risposta, sono corso ad abbracciarlo, pensavo proprio di essere in un sogno. 

E invece è tutto reale. 

Noi siamo reali.

Giusto una settimana fa, la mia favola d'amore ha avuto inizio, e non c'è giorno in cui io non mi svegli con il sorriso sulle labbra e non ricordi a me stesso che sono fidanzato ufficialmente con Kurt Hummel, e che presto lo sposerò.

Non vedo l'ora di riabbracciarlo, mancano quasi due settimane alla fine della scuola e al diploma, e lui tornerà qui per assistere alla cerimonia. Me lo ha promesso, ci sarà!

Io sono andato alla sua l'anno scorso, e lui mi ha ripetuto fino allo sfinimento che non si sarebbe mai perso la mia, anche se non fossimo tornati insieme. 

In effetti, pensando un po' al nostro rapporto, credo che quella volta ci fossimo  semplicemente allontanati per un periodo di tempo, ma mai realmente lasciati.

È vero, ho commesso un errore imperdonabile tradendolo, e credo che non riuscirò mai a perdonarmi per averlo fatto soffrire così tanto, ma fu allora che giurai a me stesso che mai e poi mai l'avrei ferito ancora. 

Dio, quanto lo amo! 

Non riesco ad immaginare la mia vita senza lui al mio fianco.  Credevo davvero a ogni parola che ho pronunciato durante la mia proposta. 

Ho sempre saputo di appartenergli, io ero suo ancora prima di rendermi conto di amarlo. 

Bip.

Cavolo, devo essere proprio messo male se non riesco a pensare a nient'altro che lui.

Il mio Kurt.

Sarà che sono ancora troppo eccitato per il fatto che siamo tornati insieme, sarà che ancora non realizzo a pieno che ci sposeremo, ma Kurt ha il potere di entrarmi dentro così a fondo, e di riempirmi la vita, che credo sia diventato impossibile smettere di pensare a lui. 

È il mio ultimo pensiero della giornata e il mio primo pensiero quando mi sveglio.

E, anche se non ho ancora aperto gli occhi, sono qui che non gli permetto di lasciare la mia mente. La mattina infatti, prima di realizzare il fatto che lui sia a New York e io a Lima, mi piace pensare che  stia accanto a me, magari proprio nel mio letto, e che io, invece di stringere il cuscino, stia stringendo la sua schiena, la sua pelle perfetta e calda contro il mio corpo;  mi sembra quasi di sentire il suo profumo, anche se so bene che è impossibile.

Stamattina non è molto diversa dalle altre, vorrei davvero tanto che lui fosse qui e, per quanto sia vero che manchi così poco per averlo vicino,  di nuovo tra le mie braccia e magari qui accanto a me nel mio letto, sento la sua mancanza.

Da quando siamo tornati ufficialmente insieme, abbiamo ripreso l’abitudine di telefonarci e vederci in chat, anche se ci siamo promessi di non stabilirne più gli orari come prima; era troppo opprimente ed entrambi ci arrabbiavamo se l'altro era troppo impegnato per rispondere. L'unico momento tutto per noi, però, è sicuramente la sera, quella è nostra, nessuno deve intromettersi, e a volte possiamo anche passare ore al telefono a sentire l’uno il respiro dell'altro, perché magari uno dei due  è troppo stanco e  crolla mentre la chiamata è ancora aperta. 

Starei tutto il tempo ad ascoltare o a guardare Kurt dormire. 

Starei tutto il tempo a guardare Kurt.

È il mio mondo. Che dico? È il mio intero universo. 

E non vedo l'ora di andare a vivere con lui per poter affrontare insieme tutto quello che la vita ci sta riservando. 

Bip.

Sento le ossa leggermente schiacciate sul materasso, devo aver sicuramente dormito in una posizione scomoda questa notte, perché faccio davvero fatica a muovermi. 

Provo a distendere qualche muscolo ma sento improvvisamente entrambe le gambe addormentate.

"Strano", penso.

Bip.

Continuo a sentire questo rumore fastidioso ripetersi.

Bip.

Dev’essere la sveglia, forse il mio I-phone è impazzito e ha cambiato le suonerie che avevo impostato.

Bip.

Devo ammettere che è davvero fastidioso. 

Provo ad allungare una mano, ma sembra che oggi niente voglia collaborare. Non me la sento ancora di aprire gli occhi, ho davvero molto sonno ma, se riuscissi a spostare il mio dannato braccio per fermare quel fastidioso suono che ogni secondo rimbomba nella mia testa, potrei continuare a fantasticare sul mio futuro con Kurt e poi magari decidermi ad alzarmi e a fare una doccia.

Ma niente, sembra che il mio corpo sia in catalessi, non risponde ai miei comandi. 

Ieri devo essermi davvero stancato in palestra, perché non c'è un muscolo del mio corpo che non mi faccia  male.

Bip.

Oh, dannazione!

Riprovo ancora una volta a muovere il braccio, ancora niente, per questa volta mi toccherà dare ascolto alla sveglia e alzarmi; si vede che il tempo dei sogni è finito ed è l'ora di tornare alla realtà. Ho la scuola, il discorso da preparare, le prove del glee club e le milioni di relazioni per la fine dei corsi a cui ero iscritto. 

Già, mi sa che ho fatto una sciocchezza iscrivendomi a ogni attività extrascolastica, dopo il trasferimento di Kurt a New York. L'avevo fatto per evitare di pensare a lui e anche se, diciamoci la verità Blaine, non è servito a molto , adesso mi tocca occuparmi delle relazioni per la chiusura di ognuna di esse.

Dopotutto, non è colpa mia se mi piacere eccellere in ogni cosa che faccio.

Bip.

Maledizione, devo proprio aprire gli occhi o questo dannato suono mi farà impazzire.

Sto per aprire gli occhi, quando un rumore attira la mia attenzione. 

È lo scorrere di una porta, dei passi lievi che si bloccano subito, e un respiro che viene trattenuto. 

Questo è ciò che mi sembra di sentire.

Ma aspetta un attimo!

Io non ho una porta scorrevole nella mia stanza!

Dove mi trovo? 

Un’orribile idea mi affiora alla mente; ma non è possibile, non farei mai ancora lo stesso sbaglio. Non posso aver tradito di nuovo Kurt, non posso aver commesso lo stesso errore, non ora che siamo tornati insieme e lui mi ha detto di sì!

Bip.

E se questa non fosse la mia sveglia? 

È per questo che non la riconosco? 

Devo fingere di dormire, sperando che questa persona che mi sta osservando, perché lo sta facendo, ne sento lo sguardo sul mio corpo, vada via?

Merda.

Dopo qualche minuto, durante il quale stringo gli occhi per evitare di venire a patti con la realtà del non trovarmi nel mio letto – perché, ora che lo noto, questo è davvero scomodo, duro e particolarmente sottile -, sento di nuovo dei passi che si avvicinano a me. 

Non ci credo, ci sono ricascato!

Ma come, poi?

Cerco con la mente di rivivere la giornata di  ieri.

Buio.

Vuoto più totale.

E più provo a ricordare, più mi sembra di impazzire; la testa inizia a farmi incredibilmente male. 

Devo essermi ubriacato. Avrò bevuto per poi finire nelle grinfie di qualcuno? 

Mi sembra di aver finito di vivere un sogno, e di essere appena entrato in un incubo. 

Perché cavolo ricordo esattamente cosa sia successo una settimana fa, ma non riesco a ricordarmi altrettanto bene cosa abbia fatto ieri? 

Che Sebastian sia venuto a prendermi e mi abbia portato allo Scandal’s?
 
Ok, non posso fingere più di dormire, devo aprire gli occhi e accertarmi di cosa sia successo. 

Magari mi sto sbagliando, sto solo dormendo ed è frutto della mia immaginazione.

Bip.

Un singhiozzo.

È un singhiozzo quello che ho sentito?

Non so più cosa pensare, e tanto meno cosa fare.

Apro gli occhi e vedo chi è, o continuo a fingere di dormire?

Bip.

Dio, quel suono diventa ogni secondo più fastidioso!

Ma perché non si spegne? 

Resto qualche attimo in attesa, aspettando che questo qualcuno faccia o dica qualcosa, ma sembra come paralizzato, in lacrime. Sono convinto che sia lì in piedi a piangere, ma perché? 

E se davvero avessi tradito ancora una volta Kurt, e adesso questa persona si stiesse rendendo conto che tra di noi non ci può essere altro?
Dio, ma davvero inizio a credere di aver tradito Kurt?

È solo che non ricordo nulla di ieri e, per quanto mi sforzi, mi sembra di vedere tutto nero. Cavolo, devo aver bevuto, è l'unica spiegazione. 

Ma perché? 

Ok.

Basta.

Ora apro gli occhi e affronto la realtà, devo capire cosa sta succedendo.

Sto per aprire gli occhi quando la stessa porta, che sembrava essere ai piedi del mio letto, torna ad aprirsi. 

Chi è adesso nella stanza con noi?

Non mi rendo conto di trattenere il respiro fino a quando non sento la voce di qualcuno ai piedi del mio letto, mentre avverto ancora quella presenza accanto a me.

"Signora Anderson, aspetti" La voce affranta di quell’uomo che mia madre, mi farebbe quasi cadere dal letto, se solo riuscissi a muovermi. Poco dopo lo sento continuare, la sua voce è divenuta quasi un sussurro, e sembra piuttosto spaventato. "Suo figlio è entrato in coma stamattina all'alba, non appena lo hanno portato in ospedale. Non sappiamo quando si risveglierà, dalla TAC desumiamo che abbia battuto la testa molto violentemente. Per ora non possiamo fare altro che aspettare." 

Non riesco a credere alle mie orecchie.

Sono in coma?

Come è possibile? 

No, non può essere vero. 

Provo con tutto me stesso ad aprire gli occhi. Perché non ci avevo pensato prima, invece di credere di essere finito nel letto di qualcun altro? 

Ma che razza di idiota sono??? 

Ok, sto letteralmente entrando nel panico più totale, quando la voce di mia madre attira la mia attenzione.

"La prego, Dottore, la prego, me lo riporti indietro; è l'unica cosa che mi resta!" 

Mi madre sta piangendo disperatamente, sembra distrutta dal dolore, lo percepisco dalla sua voce rotta. 

Vorrei fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di svegliarmi e di non farla preoccupare, devo fare qualcosa per lei e tranquillizzarla.

Ma cosa?

Sono immobile, in un letto d'ospedale,  tra l'altro in coma.

Sono fottuto!

Il mio corpo non sembra più rispondermi, è inutile, sembra solo che la mia mente sia attiva. (e) Qualsiasi parte di me, su cui provo a concentrarmi, mi fa male. 

Cosa mi è successo? 

Perché non riesco a ricordare?

Sto iniziando a innervosirmi e, sinceramente, ho davvero paura.

Il dottore torna a parlare, e quello che dice, di certo, non è molto confortante.

"Signora, abbiamo fatto quello che potevamo. Suo figlio apparentemente sta bene, ora deve solo svegliarsi, dobbiamo aspettare."

Come diavolo può dire una cosa del genere?

Io sono sveglio, sveglissimo, solo che non riesco ad aprire gli occhi, e la cosa è davvero ridicola.

Sento dei passi - mia mamma deve aver congedato il medico -, prima di sentire una sedia spostarsi e il suo respiro pesante accanto a me.
"Blaine, tesoro, mi senti?" 

La sua voce è rotta dalle lacrime, sta singhiozzando e io mi sento il pezzo di merda più grande del pianeta se sto facendo una cosa del genere a mia madre.

Ma non ci riesco, sembra che ogni parte del mio corpo si rifiuti di rispondere ai comandi.

Sento un tocco, un brivido percorrermi per tutta la schiena e, quando sto per chiedermi cosa sia successo, mi rendo conto che mia mamma mi ha preso la mano.

Riesco a sentire ogni cosa, la sua mano calda contro la mia, il suo respiro e le lacrime che le rigano il volto. È come se quei pochi sensi, che mi sono rimasti, fossero molto più sensibili; ma io non voglio essere un vegetale, voglio aprire gli occhi e dire a mia madre di stare tranquilla e che sto bene.

Ma sembra tutto inutile.

Poco dopo, la sento di nuovo singhiozzare. La sua mano calda lascia la mia e io mi sento quasi perso senza nulla cui aggrapparmi; in questo momento è l'unica cosa che mi sembra reale.

Ma la sua mano calda si posa sul mio viso. 

Il suo tocco è delicato, come se avesse paura di potermi rompere. 

E di nuovo un singhiozzo.

"Il mio bellissimo bambino..." la sento piangere ancora una volta, e una gocciolina calda e umida mi cade sul braccio. 

In questo momento mi sento la persona più orribile del mondo.

"Che ti hanno fatto?" continua a dire mia madre tra le lacrime "ti prego, Blaine, svegliati, torna da me, non posso perdere anche te, ti prego." 

Mia madre si è separata da mio padre qualche mese fa. Dopo il mio pestaggio, quando avevo quattordici anni, e il mio trasferimento alla Dalton, le cose tra di loro non erano più tornate a posto, anzi, si erano rotte completamente. Avevano provato a tirare avanti ma, ogni volta che la mia sessualità o la mia semplice esistenza venivano messe in discussione, in quella casa era un putiferio. 

Alla fine non ce l'ha fatta più, e ha deciso di cacciarlo di casa. Ho sofferto davvero tanto per quello, ma lei mi ha continuato a ripetere che non era colpa mia, e che mai avrei dovuto sentirmi responsabile.

Quel giorno ho giurato a me stesso che mai l'avrei fatta star male, che mi sarei preso cura di lei per sempre. E invece eccomi qui, in un letto d’ospedale, in coma, non ricordando come ci sia finito e non sapendo come fare a svegliarmi.

Sono davvero il peggiore figlio che si possa avere.

Quando finalmente la sento calmarsi, forse è passato più di qualche minuto; non riesco a scandire bene il tempo in questo stato. Poi la sento sedersi, mentre continua a tenermi la mano. 

Grazie a lei, e al suo tocco, riesco a non perdere la testa, l'unica cosa che apparentemente mi è rimasta funzionante.

In quel momento di tranquillità, mentre sembra essersi calmata, mi rendo conto di una cosa.

Kurt sa che sono in ospedale? Sa che sono in coma? Qualcuno lo ha avvisato? 

È come se il mondo mi stesse crollando addosso. 

Se ho fatto così tanto male a mia madre, Kurt come starà? 

Per un attimo spero che nessuno gli abbia detto niente, che lui non sia preoccupato; non riuscirei a sopportare che anche lui si strugga per me, proprio come sta facendo mia madre. Ma poi rendo subito conto che, se non venisse qui, in ospedale, a stringermi la mano, io non sarei capace di trovare la forza per svegliarmi. Forse basta solo lui, perché è da lui che voglio tornare.

Abbiamo un futuro da costruire insieme e manca così poco.

Avanti, Blaine, apri questi cazzo di occhi!

Niente, è tutto inutile. Provo a sforzarmi, a cercare in tutti i modi di muovere ogni singola parte del mio corpo, palpebre comprese, ma niente. Per un po' provo anche a costringermi a ricordare cosa possa essermi successo di tanto grave da farmi finire in coma, con ogni singola parte del corpo dolorante, ma anche in quel caso  è tutto buio.

Così decido di lasciarmi  andare, magari dormire sistemerà ogni cosa, magari dormire mi farà risvegliare da quest'incubo. 

Magari dormire mi riporterà da Kurt.






NOTE DELL'AUTRICE
Ed eccomi qua con una nuova FF, allora come vi sembra??? 

In parole povere, Blaine è in coma, cosa gli è accaduto non lo sa, lui non riesce a ricordare cosa è successo nelle ultime ore e questo ci toccherà scoprirlo in ogni capitolo. Per quanto riguarda Kurt, Blaine lo sta aspettando, ma perché non è lì a tenergli la mano? 

Diciamo che questo primo capitolo è una prova, perciò ditemi se vi può piacere una storia del genere e se vi potrebbe interessare il seguito, perché a questo punto sarei davvero intenzionata a continuare. Mi piace molto l'idea e se siete dello stesso avviso, anche se la storia sembra essere molto triste, fatemelo sapere e continuerò ad aggiornarla... 

Ringrazio la mia beta, Nessie 86, sempre disponibilissima e attenta, e babykit86l, che mi ha spinto a mettere per iscritto questa folle idea! Vi adoro ragazze!

Alla prossima, baci!!!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Nota: Voglio specificare una cosa prima di cominciare. Le frasi in corsivo  che troverete nel capitolo sono le parole che Blaine vorrebbe dire ad alta voce, ma non può. Ad esempio quando ci sarà un discorso in cui sua madre gli parla e subito dopo troverete la risposta in corsivo, è Blaine che le risponde nella sua testa. In più,  le parti scritte in blu saranno i ricordi di Blaine che iniziano a tornare. Tutto questo per rendervi solo più chiara la lettura della storia senza creare confusione.
Ora la smetto di parlare e vi lascio al capitolo.
A dopo. 

 
CAPITOLO 2.




Il giorno in cui a scuola ci avevano fatto vedere quel filmato sui casi di morte apparente, nel quale tutti i testimoni parlavano di un "tunnel di luce bianca", della "fluttuazione" e della sensazione di pace e benessere, non avevo fatto altro che sbadigliare e guardare fuori dalla finestra sperando che qualche cretino dei miei compagni trovasse un modo per interrompere la lezione.

Ma adesso le cose sono un po' diverse, perché non solo mi è sembrato per un minuto di scorgere quella luce bianca, ma per la prima volta, dopo mesi, sto sperimentando la vera pace e serenità.

Quando la storia con Kurt sembrava finita, mi è parso di vivere in una sorta di inferno interiore, niente aveva senso, niente era giusto. Era come se,affacciandomi alla finestra, vedessi tutto grigio, come se gli alberi non si muovessero più al soffio del vento e la terra si fosse fermata. Niente sembrava avere un motivo, niente sembrava aiutarmi a stare meglio. Mi limitavo a vegetare, ad andare avanti, se così si può definire lo svegliarsi, andare a scuola, tornare a casa, studiare e mettersi a letto. Il momento della giornata che preferivo era proprio quello in cui andavo, perché sapevo che almeno così non avrei combinato casini; nei miei sogni potevamo essere ancora io e lui, i Kurt e Blaine di sempre, le due metà della stessa mela. 

Poi mi svegliavo e, come sempre, tornavo a vivere il mio inferno personale, la realizzazione che ero da solo non mi permetteva più di godermi le cose che avevo intorno. 

Ma finalmente tutto è cambiato, sono riuscito a lottare, a non arrendermi, a dimostrargli ancora e ancora che, per quanto ci ostinassimo a rimanere divisi, io e lui eravamo destinati a stare insieme. 

Gli ho chiesto di sposarmi solo una settimana fa, e lui ha accettato. 

Dovrei essere l'uomo più felice del mondo, dovrei avere un motivo per convincermi ad aprire gli occhi. 

Lui è tornato da me e io dovrei tornare da lui.

Eppure non sembra che funzioni così. 

Perché, per quanto mi stia sforzando, per quanto combatta contro tutto ciò che mi sta succedendo, non riesco a trovare una soluzione.

Non so come, ma sembra quasi che il mio corpo stesse aspettando solo questo, di fermarsi, di lasciarsi andare e trovare quello stato di tranquillità che finora non era riuscito a raggiungere.

E adesso mi ritrovo qui, in un luogo senza tempo né sogni, in cui sembra che la mia testa mi dica di non essere più spaventato, di non avere più paura.

Ma di cosa?

Ancora non riesco a capirlo.

Sono due giorni che sono in questo stato e, a parte mia madre, che non sembra stia accettando per niente le mie condizioni, nessuno è venuto a farmi visita.

Nessuno.

Nemmeno lui.

Nemmeno Kurt.

Com'è possibile che il mio promesso sposo, il ragazzo dolce e premuroso di cui mi sono follemente innamorato, non sia qui accanto a me a stringermi la mano?

Perché almeno quello potrei sentirlo.

Dio, se vorrei sentirlo.

La sua mano calda che stringe la mia, il suo profumo dolce di vaniglia accanto al mio corpo e magari la sua voce angelica che mi sussurra qualcosa all'orecchio. 

O, meglio ancora, che canti.

Che canti solo per me.

Forse a quel punto la mia mente smetterebbe di fare pazzie e si sveglierebbe, tornando alla realtà.

Ma è inutile.

Lui non è qui.

Mia mamma non lo ha neanche nominato, mi ha solo detto di aver chiamato Cooper. 

"Sta arrivando tuo fratello" mi ha ripetuto più volte, come se potesse risolvere qualcosa.

Non ho bisogno di mio fratello, ho bisogno di Kurt, mamma!


Ma lei non mi sente, continua a chiedermi solo di svegliarmi, come se fosse la cosa più semplice del mondo.


L'unica cosa che in questo momento vorrei fare è poter ricordare, ricordare cosa mi abbia spinto a fare qualcosa di così sciocco da causarmi il coma. 


Ma puntualmente, come negli ultimi due giorni, quando provo anche solo a sforzarmi di ricordare, la testa inizia improvvisamente a farmi male e devo smettere per forza, cercando di dormire per far sì che il dolore si attenui.

Così, stanco di starmene qui immobile a pensare a cosa sia successo, provo a concentrarmi sulla persona accanto a me. 

La mano di mia mamma mi sta accarezzando i capelli, stringendomi la mano sinistra, la mano del cuore. Per tutto il tempo continua a raccontarmi di quando ero piccolo, di quanto fossi bello, di  tutte quelle volte che ha dovuto usare la musica per distrarmi e farmi mangiare, oppure di quante volte  correvo da lei per chiederle di comprarmi quel violino che mi piaceva tanto, o di seguire le lezioni di piano, piuttosto che di giocare a calcio come tutti gli altri bambini.

Adesso mi sta raccontando di quella volta in cui, preso dall'istinto creativo, avevo disegnato sul muro, con il pennarello indelebile, il mio amico immaginario; sembra che, da quel momento, lei abbia capito che non ero come tutti gli altri bambini.  

Forse perché, semplicemente, sostenevo che quel meraviglioso amico fosse qualcosa di piuttosto speciale per me. 

E sarà stata una coincidenza assurda, ma ricordo che lo sognavo sempre con due occhi grandi e azzurri come il mare, nei quali desideravo perdermi ogni giorno. 

Sembra passata un'eternità e invece sono trascorsi solo una decina d'anni, più o meno, ed è incredibile il modo in cui, a soli diciott'anni, abbia già sperimentato sulla mia pelle il significato della parola "morte".

Due volte.

Infatti, sebbene nella prima di esse non mi fossi ridotto in queste condizioni,  ci ero comunque andato molto vicino. 

Due costole incrinate, una gamba rotta, una spalla lussata e lividi su tutto il corpo mi avevano fatto credere più volte che non sarei riuscito a superare la notte.

Il dolore provato in quella occasione era stato indescrivibile e, ogni volta che chiudo gli occhi, mi sembra di rivivere ancora quella scena.

Come se potessi mai dimenticare quella che credevo sarebbe stata la serata più bella della mia vita, in cui avrei potuto essere fiero di quello che ero. Avevo appena fatto coming out, avevo avuto il coraggio di invitare un mio amico al ballo scolastico e la sua risposta positiva mi aveva fatto credere che non fosse così male essere gay, che dopotutto sarei potuto essere come tutti gli altri. Ma quando i giocatori di Football della mia scuola mi vennero incontro, circondandomi nel parcheggio, capii di aver sbagliato tutto.


"Cosa credevi di fare, finocchio?" 
"Cosa pensavi, che noi saremmo rimasti immobili a guardarti ballare con quell'altro mostro come te?" 
"Andrai all'inferno, Anderson!"

Potevo sentire ancora in lontananza le loro voci, la loro rabbia contro di me, contro quello che ero e che non avevo scelto di essere. 

Ricordo ogni pugno, sempre più forte, ogni spinta, ogni calcio allo stomaco e il sangue fuoriuscire della ferita alla testa.

Quelle frasi, quelle urla, le botte, sono cose che non potrò mai dimenticare. 

Mi avevano ferito, mi avevano spezzato e, fino a qualche tempo fa, mi avevano fatto credere di essere un giocattolo rotto, di non essere giusto, di essere sbagliato solo perché non rientravo nel concetto di normalità.

Quante notti mi sono svegliato sudato e spaventato per aver rivissuto tutto ancora una volta, nei miei peggiori incubi. 

Quante notti ho desiderato di voler sparire solo per paura di rivivere una cosa simile. 

Quante notti ho semplicemente preferito piangere e nascondermi, piuttosto che combattere.

Cosa c'era per cui valesse la pena di combattere? 

Non avevo amici, non avevo i miei genitori accanto, non avevo niente e nessuno.

Ma poi c'è stato il trasferimento alla Dalton, la mia isola sicura.

È lì che mi è sembrato di rinascere, è lì che ho capito di non essere io quello sbagliato, che ero come tutti gli altri, che avrei potuto avere amici, che avrei potuto avere anche io una vita normale. 

E poi è lì che ho incontrato l'amore. 

Ma ora mi sembra di rivivere quell'incubo. 

Solo che questa volta ho  qualcuno per cui lottare, ho qualcuno per cui combattere e la mia testa questo lo sa; perciò, perché non si sveglia e decide di lasciarmi svegliare? 


Ero in piena crisi di panico, quando sentii la porta aprirsi. 

"Schizzo!" l'urlò riecheggiò per la stanza. 

E, se avessi potuto, avrei gettato gli occhi al cielo.

Cooper!

Il mio fratellone è arrivato urlando quel nomignolo fastidioso che ora avrà sentito tutto il reparto. 

Meno male che mia madre lo ha subito ammonito, facendolo zittire, tornando poi a sedersi accanto a me. 

"Ma ti pare il modo di entrare in una stanza d'ospedale?" 

"Scusami, mamma."

Mi sembra di vederlo abbassare la testa e chiedere perdono in silenzio, prima di trascinare una sedia e sedersi dalla parte opposta a quella di mia madre.

"Quanto è grave?" Chiede, dopo un paio di minuti che a me sembrano un'eternità. Tutta quella euforia sembra essere sparita dalla sua voce, sento il suo sguardo su di me e immagino il suo volto preoccupato. Vorrei potergli dire che sto bene, che sto lottando per tornare da loro, ma sarebbe una bugia, perché qui mi sembra di non fare niente, sono immobile e inutile.

"Molto, ha un trauma cranico... Credono sia dovuto ad un colpo alla testa."

La voce di mia madre è spenta, fredda e preoccupata, prima che aggiunga  "non sanno dirmi quando si sveglierà" per poi scoppiare nuovamente a  piangere, stringendo la mia  mano.

"Ma come è successo?" alza la voce Cooper; lo sento, è furioso, sicuramente è arrabbiato con me.

Mi dispiace, Cooper, mi dispiace di  farvi sempre preoccupare, mi dispiace di non poter essere quel figlio e quel fratello perfetto che pensavate io fossi. Vorrei trovare solo il modo di poter tornare da voi.

"Non lo so, doveva essere in palestra quando è successo."



***



Un pugno.

Un altro.

Destro.

Sinistro.

Il sacco da boxe è  più duro del normale ma io ho bisogno di scaricare la tensione, ho bisogno di non pensare più. 

L'unica cosa di cui ho bisogno in questo momento è trovare il modo di dimenticare.

E ancora un altro.

Un respiro e poi ancora.

Voglio picchiare fino a non sentimi più le nocche, mi sembra che questa sia l'unica soluzione per rendere il mio dolore reale. 

Perché non può essere vero, non può essere successo davvero.

Sento la testa scoppiare per lo sforzo, gocce di sudore scorrermi sul viso, annebbiandomi la vista, ma niente mi può fermare. Le braccia iniziano a cedere, ogni pugno è più forte, alimentato dal dolore che provo, le gambe tese sono indolenzite dallo sforzo, ma non voglio smettere.

Perché il dolore che sento dentro sembra non avere paragoni con quello fisico.


"Adesso anche le checche vengono ad allenarsi in palestra?"

Faccio fatica ad ascoltare chi mi è accanto, così non dò peso a quelle parole, ho bisogno di concentrarmi, ho bisogno di non pensare ad altro che a sfogare la mia rabbia su questo sacco, non vorrei mai commettere qualche sciocchezza. 

Ma, per quanto mi sforzi di capire, non riesco a togliermi dalla mente quella scena, ho bisogno di calmarmi, ma niente sembra aiutarmi. 

"Anderson, attento, potresti romperti un'unghia se continui così, o peggio ancora potresti rovinare le tue mani da fatina!"

"Sta' zitto!" urlo, prima di fronteggiarlo.

Mossa sbagliata, sono troppo arrabbiato, la testa mi gira vorticosamente e sento che sono ad un punto di non ritorno, credo di non rispondere più delle mie azioni.




***





Un singhiozzo di mia madre mi riporta alla realtà.

Cosa era quello? 

Un sogno? 

Eppure era così reale..., sento uno strano formicolio alle mani, come se non avessi fatto altro che prendere a pugni quel sacco, come se non avessi fatto altro per ore. 

Solo allora sento mio fratello pregare ancora una volta mia madre di tornare a casa. 

"Magari una doccia, un po' di brodo caldo ti faranno bene. Ti prego mamma, non riesco a vederti così."

Deve essere straziante osservare mia madre piangere sul mio corpo, esile e impotente, passando tutto il giorno accanto a me, a cercare di stimolare ogni ricordo per potermi far svegliare. 

Non riesce a lasciarmi solo.

Quanto vorrei avere la forza di svegliarmi e dirle di andare a casa perché io sto bene.

Ma come posso pensare di stare bene se la mia mente si rifiuta di farmi aprire gli occhi? 

"Ma Blaine... Io..."

"Mamma, lo so che non vuoi lasciarlo, ma ci sarò io qui, ok? Non vado da nessuna parte e se ci dovessero essere cambiamenti ti chiamerò, va bene?"

Le suppliche sono continuate fino a quando mia mamma non ha saputo più dirgli di no.

"Sicuro? Se si sveglia..."

"Ti chiamerò immediatamente!" continuò la sua frase mio fratello.

E, senza farselo più ripetere, la sento alzarsi e andare verso la porta.

"Torno il prima possibile." 

"Ci troverai qui" sdrammatizza Cooper.




***



Dopo che mia mamma è andata via, dovevo essere davvero stanco e, visto che Cooper non era di compagnia, credo di essermi addormentato.

Qualcosa ha interrotto il mio sogno, era un rumore fastidioso, che fortunatamente si è subito azzittito. Doveva essere la suoneria del mio cellulare, la seconda volta che squillava da quella mattina, e mio fratello doveva aver risposto, perché l'ho sentito parlare, ma ero ancora troppo stordito per capire a pieno cosa stesse dicendo. 

Ricordo di avergli sentito dire "è grave" e "corri subito", e anche "ok, non gli dirò niente" per poi ricrollare e riaddormentarmi. 

Adesso, però, che sono mentalmente sveglio, mi rendo conto che Cooper non è vicino a me, la stanza deve essere vuota.

Una scusa sussurrata e la porta che si richiude mi fanno immaginare che Cooper dovessd essere andato fuori, forse per finire quella telefonata. 

Che abbia chiamato Kurt? 

Starà arrivando?


Ho una confusione così grande in testa.

Chissà quanto ho dormito.

Chissà che ore sono.

Vorrei provare a capirlo, ma non so come. A parte il vociare che si sente nei corridoi, non saprei dirlo con certezza, ma credo sia pomeriggio. Da quanto diceva mia mamma, Cooper sarebbe arrivato in mattinata e, quando lei è andata via, ha detto che sarebbe tornata per pranzo, in modo da poter portare a Cooper qualcosa da mettere sotto i denti. 

Mi sento stanco, anche se sono praticamente immobile da due giorni. 

Così ripenso a quel sogno che ho fatto poco prima di addormentarmi. 

Riesco ad avvertire ancora la tensione nel mio corpo, come se fosse stato reale. 

Forse non era realmente un sogno, forse ho semplicemente ricordato qualcosa di quello che mi è successo.

E, prima che riesca a chiedermi chi fosse il ragazzo che cercava di infastidirmi, avverto la presenza di qualcuno nella stanza.

"Cazzo, Anderson!"

E come potrei anche solo immaginare di non sapere a chi appartenga quella voce?

È la stessa, identica a quella del sogno.

Inizio a temere davvero di aver ricordato qualcosa, quando la persona torna a parlare.

"Sarà meglio per te che resti in questo stato, così manterrai la bocca chiusa. O, nel caso in cui dovessi svegliarti, assicurati di non ricordare niente, altrimenti non la passerai liscia, ok? Mi hai capito bene?"




NOTE DELL'AUTRICE: 
Salve a tuttiiii!! Lo so questo è stato un aggiornamento improvviso, ma avevo il capitolo finito e Nessie86 è riuscita a betarlo in tempo record per questo ho deciso di pubblicare stasera stessa, anche perché con l'inizio di un corso che terrò per tutto l'anno il mio tempo da dedicare alla scrittura è nettamente diminuito, ma non vi lascerò!!

La storia continua, Blaine aspetta un Kurt che non sembra arrivare e inizia a rendersi conto che la sua situazione non è così semplice come pensava, anzi a complicare le cose sono i suoi ricordi sfuocati e per niente chiari su ciò che gli è successo. 
In più è arrivato il nostro caro fratellone, Cooper! (perdonatemi ma io amo quel personaggio!)  Con chi avrà parlato a telefono?  
Per quanto riguarda la fine del capitolo che dire? Chi vi aspettate che sia? 

Fatemelo sapere in un recensione!
Con questo è tutto. 

Alla prossima!

PS. Ringrazio come sempre le mie dolcissime lettrici che riescono a farmi emozionare con ogni recensione e a spiengermi ad andare avanti:  Nessie86,  klainessmiles,  Come What may, babykit87l e  Zurry.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

CAPITOLO 3. 
 

 
 

È più forte di me, non riesco a smettere. Venire in palestra per fare a pugni, mi è sembrata l'ultima spiaggia,  l'unica soluzione per smettere di pensare. 

Ho scelto il sacco più duro, ho bisogno di sentire qualcos'altro che non sia la mia mente, azzittire i miei pensieri, e fino a quando avrò la forza voglio sfogarmi con la boxe. 

Le mie nocche sono quasi insanguinate quando sento qualcuno alle mie spalle.  

"Adesso anche le checche vengono ad allenarsi in palestra?" 

"Anderson, attento, potresti romperti un'unghia se continui così o, peggio ancora, potresti rovinare le tue mani da fatina!" 

Provo in tutti i modi ad ignorarlo, sperando che  in questo modo la smetta senza che io dica niente, perché sono consapevole che basta una singola parola a farmi scattare, a farmi perdere quel pizzico di sanità mentale che mi è rimasta. 

Cerco di evitarlo, quando lo sento farsi avanti, vuole fronteggiarmi, vuole sfidarmi, senza rendersi conto che in questo momento non sono più io, il Blaine che tutti conoscono, il ragazzo simpatico,  sempre gentile e disponibile, il ragazzo di Kurt. Quando l'ultimo pensiero mi sfiora la mente, sento la nausea salirmi alla bocca dello stomaco, vorrei vomitare, perché no, in questo momento non sono nessuno. Non sono altro che un povero idiota, uno sciocco che pensava che le cose potessero cambiare, che sperava ancora nell'amore, che pensava di poter sistemare tutto con un sorriso o con una canzone.  

Non riesco più a trattenermi, non quando è davanti a me con quel ghigno stampato sulla faccia che mi fa solo venire voglia di spaccargli la faccia.  

"Sta' zitto!" gli urlò mentre lo guardo negli occhi.  

Non mi fa paura, non mi ha mai fatto paura. Anche se non l'ho mai conosciuto davvero a fondo, il solo pensiero che sia stato accanto a Kurt per tutto quel tempo, approfittando di lui e della sua paura, mi manda il sangue al cervello. Più volte Kurt mi aveva detto che era cambiato, ma in fondo ho sempre saputo che non è così, che nessuno può cambiare, siamo destinati ad essere quello che siamo per il resto delle nostre vite, e se io sono destinato a soffrire per il resto della mia, lui resterà quello stronzo che è sempre stato.  

Ma adesso potrei riavere la mia rivincita. 

Adesso potrei reagire. 

Tanto cosa hai da perdere, quando hai già perso tutto? 

"Oh, credi di farmi paura?" scoppia a ridere credendo di essere divertente "guarda tremo!", mi schernisce muovendo una mano davanti ai miei occhi, fingendo di tremare. 

Non so quanto ancora posso mantenere la calma, il dolore che avverto al petto si fa sempre più forte, mi fa sentire ancora più arrabbiato e, anche se ho la vista annebbiata, cerco di mantenere una certa distanza.  

Se solo lo sfiorassi, potrei non controllarmi più. 

"Dove lo hai lasciato il fidanzatino, eh Blaine?" imperterrito continua a darmi fastidio.  

So che vuole solo provocarmi, vuole farmi perdere la pazienza, e per quanto mi sforzi di continuare ad essere lucido, sento che ogni parte di me vuole solo picchiarlo, godere della vista del sangue che gli esce dal naso, e non riesco a trattenermi dall'immaginare anche un altro volto ridotto in quello stesso stato.  

Provo quasi un senso di piacere per quello che la mia mente mi mette davanti, mentre un sorriso beffardo mi compare sul volto. 

Ma mi trattengo dal rispondere, non vorrei mettermi nei guai a causa della sua stupidità, sento che potrei perdere la calma e la cosa non sarebbe un vantaggio né per lui né per me. 

 "Allora dov'è? È troppo impegnato a succhiare cazzi per essere qui?"  

Quelle parole penetrano nella mia testa come la pallottola di una pistola, fanno male quasi di più di un pugno nello stomaco, ed è la goccia che fa traboccare il vaso, perché sento che ogni briciola di lucidità è sparita. 

Il mio unico obiettivo è regolare i vecchi conti. 

Io e lui, e nessun altro.  

"Questa volta non ci sarà Kurt a salvarti il culo, Karofsky!" gli urlò buttandomi su di lui e spingendolo verso gli armadietti alle sue spalle. 

Dave Karofsky, il peggiore essere esistente sulla faccia della terra, un ragazzone senza cervello che preferisce intimidire prendendo in giro chi ha il coraggio di ammettere la propria sessualità, piuttosto che fare i conti con i proprio gusti. Non mi è mai piaciuto per questo, non mi era mai piaciuto ciò che aveva fatto a Kurt e, per quanto avrei dovuto essergli grato - perché, se non fosse stato per lui, io non avrei mai incontrato il mio primo e vero amore - , non potevo fare altro che disprezzarlo. Aveva fatto passare l'inferno a chi non lo meritava, solo perché non era capace di accettarsi, e questo non gliel'avrei mai perdonato. 

L'ultima volta che mi aveva provocato in quel modo, era stato durante la notte dei negletti al Mckinley, e Santana e Kurt mi avevano trattenuto dal riempirlo di botte. Per quanto, ora, pensare a Kurt mi faccia contorcere lo stomaco, è da allora che desidero regolare i conti con Karofsky. Sento che è giunto il momento di mettere le cose in chiaro con questo pallone gonfiato. 

L'ultima volta ero stato fermato,  ma ora chi sarebbe venuto in suo soccorso? 

"Non permetterti di parlare di lui così!" gli alito sul viso.  

Noto la sua faccia disgustata, prima di sentirmi le sue mani sulla pancia che, con una spinta, mi spingono indietro. 

"Non mettermi le mani addosso, frocio!" 

"Stai insultando te stesso, te ne rendi conto?" gli faccio notare con aria di sfida. 

"Io non sono come te!" lo vedo innervosirsi mentre inizio a prenderci gusto. Aveva sempre insultato noi gay, facendoci sentire inferiori, esseri meschini, solo per paura di ammettere di essere come noi, ma ora potevo avere la mia rivincita, potevo fargliela pagare per tutto il dolore che aveva causato alla persona che più ho  amato.  

"Strano, non mi risulta da quando hai deciso di infilare la tua lurida lingua nella gola del mio ragazzo!" gli faccio notare, forse non avevo neanche più il diritto di definirlo "mio", ma in quel momento avevo altro a cui pensare.  

Non mi rendo conto più di quello che sto facendo, sto camminando verso di lui, vorrei solo prenderlo in giro, eppure sento il desiderio di prenderlo a pugni crescermi dentro.  

Non sono in me, sento che qualcosa non va, il dolore che provo, se muovo le dita delle mani, è reale , lo posso localizzare, è fisico, mentre quello che sento dentro, che mi sta distruggendo poco alla volta, man mano mi sta inghiottendo e mi terrorizza, non mi fa più ragionare.  

Sento il bisogno di fare qualcosa, ma mettermi contro di lui forse sarebbe uno sbaglio, è alto il doppio di me ed è molto più grosso, eppure non ho paura, sento solo la necessità di agire, di ferire, di fare male, proprio come è stato fatto a me. E se, nel caso contrario, dovessi essere io a perdere, non mi importerebbe, godrei di quel dolore, perché finalmente sarebbe fisico, lo sentirei reale.  

Tutto, pur di non vedere come quello che ho dentro mi stia divorando. 

"Quante volte gli hai fissato il culo nei corridoi, eh Dave? Quante volte sei corso in bagno a masturbarti pensando al suo viso, magari immaginando che fosse lui a stringertelo?" gli sputo in faccia, avanzando di nuovo verso di lui. 

"Smettila" il suo tono di voce vacilla, la sua fronte si imperla di sudore e il respiro si fa pesante. Forse lo aveva dimenticato, ma io sapevo, Kurt lo aveva detto solo a me, e per quanto lui fosse convito di essere cambiato, era sempre lo stesso pezzo di merda, e continuava ad essere gay.  

"Che c'è? Ho ragione?" gli chiedo spavaldo "Dimmi, continui a farlo anche ora?" sussurro mentre faccio un altro passo, non lasciando mai il suo sguardo, continuando a farmi sempre più vicino.  

Lo vedo indietreggiare, mentre è sempre più nervoso, quando praticamente sono appiccicato di nuovo a lui. 

"Lo sogni ancora la notte?" bisbiglio nel suo orecchio con un tono di voce alquanto lascivo. 

E poi è un attimo. 

Una spinta. 

Un armadietto semiaperto contro la mia schiena.  

Un dolore lancinante alla testa e l'odore del sangue impregnarmi la maglietta.  

Buio.  


 

*** 



 

"Sarà meglio per te che resti in questo stato e tieni la bocca chiusa o, nel caso dovessi svegliarti, assicurati di non ricordare niente, se no non la passerai liscia, ok? Mi hai capito bene?" 

Sembra così sicuro di sé, di fronte a me mentre mi minaccia, come se in questo stato io potessi fare qualcosa per lederlo. Ma poi lo sento trattenere il fiato e, se non sbaglio, spero di essermi sbagliato, un singhiozzo. Ora mi pare davvero spaventato mentre pronuncia queste parole e non riesco a capire perché sia qui. Devo essere svenuto quando mi ha spinto contro l'armadietto aperto dell'istruttore, ricordo il momento in cui ho perso i sensi e dopo mi sono svegliato su questo letto. 

Cazzo, Dave Karofsky... È colpa tua se sono in questo stato e ora vieni qui anche a minacciarmi? 

Lo sento avvicinarsi, trascinare la sedia dove era seduto Cooper - dove cazzo sei quando servi? - e inspirare. Sembra che abbia appena finito di correre una maratona per quanto il suo respiro è affannato.  

"Cazzo Anderson, mi dispiace, io volevo solo scherzare, prenderti in giro" inizia  a lamentarsi, la sua voce è un sussurro, sembra quasi che stia per scoppiare a piangere. "Io non volevo farti del male, ma poi tu hai iniziato a dire quelle cose e io non sapevo come farti smettere... Ti giuro... Ti giuro che non volevo, non avevo visto l'armadietto aperto, non immaginavo di poterti spingere con tanta forza... Quando... Quando hai perso i sensi ho avuto davvero paura, per... Per sistemare le cose ti ho portato qui." 

E no, adesso stai piangendo davvero e in più dovrei anche ringraziarti? Dopo avermi fatto finire in coma, io dovrei ringraziare te per avermi portato in ospedale? Beh, sei stato davvero gentile, Karofsky. 

"Ti ho visto in palestra, Blaine, così preso dalla boxe, con il tuo bel fisico asciutto, atletico... e non ho potuto fare a meno di ricordarmi del perché Kurt abbia scelto te... Ero... Mi hai ricordato quanto io sia sempre stato geloso di te." 

Kurt non ha scelto me per la mia bellezza, Dave, il problema è che tu non sei mai neanche stato una possibile scelta! 

"Non volevo farti del male, né tanto meno dire quelle cose... Vorrei solo non averti spinto." 

Lo posso immaginare sconvolto, il viso gonfio e rosso, come i suoi occhi pieni di lacrime, mentre con le mani si strofina il viso.  

Peccato che tu pensi sempre dopo aver agito, mio caro Karfosky. 

"Non so se puoi sentirmi, Blaine, ma vorrei chiederti scusa... Mi dispiace per le orribili cose che ti ho detto e che ho detto di Kurt." 

Mi ritrovo a riflettere sulle sue parole, e ancora un attimo a rivivere quel momento. Ero arrabbiato, furioso, oserei dire, non riesco a ricordarne il motivo, ma ho usato la mia rabbia contro di lui. Normalmente avrei deviato il discorso, avrei preso le mie cose e me ne sarei andato per evitare di fare del male a qualcuno. Preferivo essere deriso piuttosto che ricorrere alla violenza, per me la boxe era solo uno sfogo, un'auto-difesa nel caso ne avessi avuto di bisogno, ma mai avrei fatto del male a qualcuno. Eppure in quel momento sentivo che volevo battermi, avrei quasi provato piacere nel fare del male e allo stesso modo avrei voluto soffrire io, come se quello che sentissi dentro non fosse già abbastanza reale.  

Cosa mi era preso?  

Mi tornano in mente tutte le cose orribili che gli ho detto io, e forse tutta questa storia non è colpa sua, ma mia. 

Dovrei chiederti scusa anche io,  Dave, non sono stato poi così tanto gentile con te. 

Ero fuori di me in quel momento e urlargli quelle parole non aveva di certo sistemato le cose, avrei potuto prevenire tutto questo, ma non l'ho fatto.  

E ora non posso fare a meno di chiedermi perché.  

Cosa mi ha spinto a comportarmi in quel modo? Non riesco a ricordare perché fossi in quello stato, e un senso di frustrazione inizia a farsi spazio in me. 

Cerco di riflettere, sforzarmi di aggiungere dei ricordi a quelli che avevo riacquistato ascoltando la voce di Dave ma, come al solito, più mi sforzo e meno ci riesco. 

"Mi chiedo come mai Kurt non sia qui..." Gli sento dire dopo qualche minuto.  

Me lo chiedo anche io. 

Solo in quel momento avverto il peso di tutta quella situazione addosso.  

Kurt non c'è, ancora non è arrivato e mi manca, sento la sua mancanza più di ogni altra cosa.  

Solo allora realizzo che potrei non svegliarmi, potrei morire da un momento all'altro senza avere l'amore della mia vita vicino, senza avere la sua mano a stringere la mia, e non è così che voglio andarmene. 

Sei solo un egoista, Blaine. 

Come posso pensare di andarmene e volerlo accanto, sarebbe meglio se lui non venisse affatto, non potrei mai chiedergli di affrontare una cosa simile. 

Sarebbe la cosa peggiore che potrei fargli, sarebbe troppo doloroso lasciarlo in questo modo, senza potergli dire ancora una volta quanto lo amo, quanto mi sia mancato tutto questo tempo e quanto la mia vita sia strettamente legata alla sua.  

Kurt merita di sapere tutte queste cose. 

E cosa succederebbe se io me ne andassi? 

Lui andrebbe avanti con la sua vita? 

È troppo presto, non posso lasciarlo ora che ci siamo ritrovati, non posso fargli questo. 

Inizio a sentire la rabbia crescermi dentro, la paura di non avere più alcun controllo della mia vita e, senza che nessuno se ne accorga, sento il viso umido. A quanto pare, piangere non è un riflesso incondizionato, come dicono i medici, perché delle vere e proprie lacrime stanno rigando il mio viso. 

Ma Dave ormai è in piedi e non se ne accorge,  sembra se ne stia andando, forse ha paura che qualcuno lo veda qui e possa fargli delle domande. 

Codardo! 

E così, facendo scorrere le lacrime, sento la testa farsi sempre più pesante, fino a che non mi lascio andare. 

 

 

*** 

 
 

Dave è andato via da un pezzo, sono tornato cosciente ma stanco e nervoso, non avverto la presenza di nessuno e  vorrei solo sapere dove si è cacciato mio fratello. 

Certo di ricordare tutto quello che è successo, la suoneria del mio telefono, mio fratello che esce, la visita di Dave. Quando ho capito come sono finito qui, ero esausto e mi sono addormentato. Non so se qualcuno sia passato a farmi visita. 

Non c'è neanche mia madre. 

Non la sento piangere, nè tanto meno sento la sua mano stringere la mia. 

Mi sento solo. 

Ed è in momenti come questo che inizio a temere per me, per la mia solitudine, per i brutti scherzi che potrebbe farmi la mia mente.  

Come posso  combattere contro di essa, se non so per quale motivo essa abbia deciso di smettere di farlo?  

Dovrei allearmici?  

Lasciare la presa?  

È questo il mio destino? 

Adesso inizio a sentire tutte le mancanze, e le sento forti, le sento che si fanno spazio tra le costole come se mi scavassero voragini nel petto, le sento negli occhi che cominciano a bruciare, la lucidità che si appanna e non c'è più niente da fare. 

Sono questi tipi di pensieri che mi fanno credere che forse non ho motivi per cui lottare. 

E quando sto per credere che forse dovrei semplicemente smettere di pensare, smettere di sforzarmi di stare sveglio, lasciando che ad avere la meglio sia la mia testa, con la quale non riesco più a ragionare, sento che la porta si apre e un respiro affannato viene trattenuto. 

"Blaine!"  

Il mio nome riecheggia nella stanza e un senso di calma mi fa smettere di essere così negativo, credo potrei addirittura sorridere, se non lo sto già facendo. 

E come potrei non sorridere quando lui è qui?  

Come non potrei essere felice ora che c'è lui, e che non esiste più motivo per cui sentirmi così solo? 

Ora lui sistemerà tutto!  

Lo ha sempre fatto, in fondo mi ha sempre voluto bene e mi ha sempre aiutato, mi tirerà fuori da questa storia! 

Avverto la presenza di qualcun altro. 

"Non credi che, arrivati a questo punto, dovremmo chiamarlo?" la voce di mio fratello è appena un sussurro. 

"No, Kurt non deve sapere niente! Deve solo stargli lontano! È tutta colpa sua!" 

 
 

 
 

 
 

 
 

NOTE DELL'AUTRICE:  

Salve gente... Immagino che adesso mi odierete più di prima  e vi capisco, questa storia è un punto interrogativo anche per me, ma mi diverto troppo a scriverla e a lasciarvi con il fiato sospeso XD 

Immaginavate che fosse Dave la prima e vera visita di Blaine??? Ehm, io credo di no :P 

Come adesso mi sporge spontaneo chiedervi: Chi è il nuovo arrivato? Credevate fosse Kurt, eh??? XD 

Ma arriviamoci con calma!!  

 

Il capitolo inizia con il ricordo di Blaine, degli ultimi attimi prima di finire in coma, iniziamo così a ricostruire la sua giornata e gli eventi che lo hanno portato ad essere così arrabbiato e sofferente.  

Kurt manca anche in questo capitolo e Blaine inizia a essere sempre più consapevole che la sua situazione in cui si trova non è proprio delle migliori.  

Cosa succederà adesso? E sopratutto chi è questa persona che non vuole far sapere niente a Kurt?  

Vi lascio così, purtroppo non posso dirvi altro, ma prometto di continuare a scrivere e aggiornare il prima possibile!!!  

Con questo vi saluto, ringrazio la mia fidata beta Nessie86, e tutte le persone che hanno recensito: UnintendedMe, Come What may, Zurry e klainessmiles, un ringraziamento speciale va a  babykit87l che come al solito sopporta i miei scleri e mi da una mano a mantenere la calma, aiutandomi a mettere in ordine le idee, GRAZIE AMORE!  

Continuate a farmi sapere cosa ne pensate!!! 

Baci, alla prossima! 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 

CAPITOLO 4. 

 

 

Pioggia. 

Forte, pungente, incessante, gelida pioggia. 

 Pioggia che cade sulle case, sulle strade, sulla vita. 

 Pioggia che rende una città rumorosa, libera, distorta. 

 Pioggia che ispira. Pioggia che segna. 

 Ogni goccia scende lenta, bagnando cosa finché, trasparente e leggera, non sparisce chissà dove, lasciando il suo posto ad una nuova, leggera goccia. 

 Un circolo vizioso, che nasce e muore proprio sotto i tuoi occhi, lasciandoti ad ammirare il modo in cui ogni cosa sembri cambiare quando piove. 

E le gocce che s’infrangono contro un vetro, creando un leggero susseguirsi di piccole dolci note musicali naturali, l’una dopo l’altra, rendono in quegli istanti la tua aria nuova, triste, buia.  

Diversa. 

Fin quando non smette.  

E, a volte, sembra non smettere mai. 

Proprio come oggi. 

Ha iniziato a piovere questa notte e, da quando le prime gocce si sono posate sulla mia finestra,  non riesco ad addormentarmi.  

Vorrei tanto essere capace di farlo, ma nella mia mente c'è solo il bisogno  di capire cosa mi impedisca di risvegliarmi. 

Contro chi sto combattendo?  

Mi sembra di aver iniziato una lotta interiore con una parte di me che credevo sparita, invece era semplicemente seppellita nell'angolo più recondito della mia mente. Quella parte di me arrabbiata, delusa e amareggiata dalla vita, quella che non ha fiducia negli altri o che non pensa ci sia sempre qualcosa di buono in cui credere, quella parte nata in me dopo il pestaggio, e cresciuta per i maltrattamenti e gli insulti di mio padre.  

Pensavo di essere riuscito a mandarla via, prima con l'aiuto della boxe, imparando a  sfogare la rabbia ogni volta che ne avevo bisogno, poi grazie alla musica, che mi ha insegnato ad esprimermi. Grazie alla boxe ero riuscito a tenere sotto controllo le mie emozioni e grazie alla musica ero riuscito a tirarle fuori nel momento giusto. Essa è sempre stata la mia migliore amica, l'unica capace di consolarmi o eccitarmi, l'unica a farmi sempre compagnia, l'unica che c'è sempre e non mi ha mai lasciato solo.  

La musica è diventata la mia vita, dandomi l'impressione di aver distrutto quella parte di me che odiavo e che  invece è ancora qui, più forte e potente, tornata a farmi visita, questa volta scegliendo per me cosa è giusto e sbagliato.  

E, per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare perché. 

Sono stato cosciente tutta la notte, ma ho preferito evitare di concentrarmi su chi mi era accanto. 

Anche perché, chi desidero, è l'unico a non esserci.  

Intanto chi mi sta intorno è convinto che la chiave del mio risveglio stia nel ritrovare la parola giusta, quella che romperebbe l'incantesimo della strega malvagia riportandomi in vita, come se fossi La bella addormentata nel bosco.  

Si è scatenata una specie di gara a chi riesce a farmi svegliare prima. 

Hanno iniziato a provare con la musica, le storie, le parole, ognuno di loro crede che, riuscendo a toccare quel tasto, possa riaccendere  l'interruttore della mia mente, tirandomi fuori dalle sabbie mobili.  

In realtà non basta solo quello, lo so bene,  ci vuole anche la mia collaborazione, che tuttavia credo di non essere in grado di dare. 

Non ora che mi sembra di dover affrontare questa guerra interiore. 

In qualche modo preferisco starmene qui, nascosto nel mio stesso corpo, a tempo indeterminato. 

Sento come se, indirettamente, non avesse più alcun senso svegliarsi, che un dolore troppo forte mi inghiottirebbe non appena i miei occhi si riaprirebbero, ed è meglio vivere in un mondo tutto mio, piuttosto che lasciarmi inghiottire. 

L'unica cosa che mi piacerebbe sapere è come mi vedano gli altri in questo momento.  

Sarò abbastanza presentabile quando Kurt arriverà? 

Perché arriverà, non è vero? 

Perché non è già qui?  

 
 

 
 

A tirarmi fuori dai miei pensieri è  un sospiro, o meglio, credo sia stato un singhiozzo. Solo ora mi rendo conto di non essere da solo.  

Ero convinto che mia mamma fosse uscita, ma allora chi c'è nella stanza con me? 

Sento questo qualcuno avvicinarsi e sedersi accanto a me. 

Per un attimo mi viene in mente mio fratello, che ieri sera era in compagnia. Avevo sorriso quando li avevo sentiti arrivare ma non riesco a ricordare perché. Dopo la storia di Dave, di come sono finito qui, ricordo di aver avuto un forte mal di testa e di essere crollato. Per un attimo, per un solo secondo, mi ero sentito al sicuro, come se questo incubo terribile fosse finalmente giunto al termine; ricordo che era stato pronunciato il nome di Kurt, e mi ero addormentato sperando di ritrovarlo qui al mio risveglio. 

Forse lo hanno chiamato, forse sta per arrivare. 

"Blaine, mi senti?" 

La sua voce spezzata, triste e quasi rotta dal pianto, mi fa fermare il cuore. 

Non è la stessa persona che è arrivata ieri sera, ma non posso non essere altrettanto felice di sentire che anche lui è qui. 

Sì, Sam, ti sento! 

"Blaine ti prego, ti scongiuro, svegliati!" 

È l'ennesima volta che sento ripetere queste parole, inizio ad averne la nausea, è mai possibile che non capiscano che non posso?  

Una voce nella mia testa, in lontananza, la sento ripetere "non voglio". 

Ma non ho il tempo di chiedermi perché la mia testa possa pensare certe cose, che Sam, il mio migliore amico, riprende a parlare. 

"Dimmi perché, Blaine, svegliati e dimmi perché!"  

Perché cosa, Sam? 

"Perché te ne sei andato, perché sei ripartito per Lima? Cosa è successo?" 

Lo sento singhiozzare ancora una volta, fa davvero fatica a parlare, mentre io non riesco a capire cosa stia cercando di dirmi.  

Dove sono andato?  

Ero con lui prima che succedesse l'incidente in palestra? 

E me lo immagino, uno dei miei migliori amici, accanto al mio letto, cercando di trovare una spiegazione a tutto questo. Per un attimo immagino di essere al posto suo, se lui fosse nelle mie stesse condizioni, e mi rendo conto che forse non c'è da biasimarlo se sembra distrutto. 

Sospira, quando lo sento ripetere "perché?" e, prima che possa dire altro, la porta si apre. 

"Lei è?"  

La voce di quell'uomo, ormai dopo tre giorni chiuso qui dentro, è del tutto famigliare, il mio medico curante, un uomo a cui darei una cinquantina d'anni e davvero tanta esperienza, peccato che la sua esperienza non riesca a capire perché la mia mente mi tenga in ostaggio in questo stato. 

"Sam Evans, signore" risponde Sam, alzandosi in piedi neanche fosse un cadetto in una  caserma e stesse parlando ad un suo ufficiale. 

"Non è un parente del paziente, vero?"  

"No, no... Sono solo un amico."  

"Potrebbe farmi la cortesia di contattare un parente per me? Ho bisogno di parlargli con estrema urgenza!"  

Credo che Sam abbia annuito, prima di correre fuori e rispondere che avrebbe subito chiamato mio fratello.  

Perché, dottore, vuole parlare con mio fratello?  

Cosa ha scoperto? 

"Ti piacevano le feste, Anderson?"  lo sento avvicinarsi e immagino un ghigno su quel viso che ho  creato nella mia mente con l'aspetto che poteva avere quel dottore. 

Non riesco a capire cosa stia cercando di dire, quando mio fratello, affannato, fa il suo teatrale ingresso chiedendo cosa fosse successo. 

"Quando il signor Anderson è arrivato in ospedale, gli abbiamo prelevato un campione di sangue per i dovuti accertamenti; nei risultati pervenuti abbiamo trovato tracce di alcool in circolo. Suo fratello era ubriaco quando è stato portato qui."  

Il dottore dice tutto così in fretta, che riesco solo a capire parole come "alcool in circolo" e "ubriaco"; intanto mi lascio andare a ciò che la mia mente ha deciso nuovamente di mostrarmi. 

 
 

 
 

*** 

 
 

 
 

"Pronto?" 

"Blaine!" 

"Oh Sam!" Un singhiozzo mi esce dalle labbra senza che possa controllato e scoppio a ridere come un idiota anche se mi rendo conto che la cosa non è affatto divertente. 

"Blaine, dove cazzo sei?"  

Sam mi sembra preoccupato, ma non fa altro che farmi ridere, sembra così buffo quando è in pensiero per me. 

"Sono a Lima, che domande fai? Dovresti essere qui con me a divertirti... A brindare!" Urlo prima di calarmi l'ennesimo sorso di quel liquido ambrato che ho ordinato e di cui non ricordo neanche più il nome, dovrebbe essere il quinto o forse il sesto che mando giù. 

"Blaine, ma sei ubriaco?"  

Scoppio a ridere nuovamente. 

"Fai davvero delle domande stupide, Sam. Te l'ho detto, sto brindando!" 

"Blaine, cosa cazzo è successo?" sembra arrabbiato, il suo tono di voce mi dà l'impressione che sia deluso, ma non mi importa, cosa importa più? 

"È tutto finito!" urlo ancora all'altro capo del telefono. "È tutto finito... " sussurro di nuovo mandando giù un altro sorso di quello che ormai sembra l'unica soluzione ai miei problemi. 

"Blaine, puoi spiegarti per favore? Dovresti essere ancora a New York, qui, con me. E l'audizione? Come è andata?"  

New York, l'audizione, il mio futuro, non esiste più niente. 

"Te l'ho detto, Sam, è tutto finito. Non ho più un futuro, non c'è più la NYADA, né New York!" questa volta non rido, non sorrido, guardo quel bicchiere ormai mezzo vuoto, ne manca solo un sorso e poi anche quello sarà prosciugato, come mi sento io in questo momento, vuoto.  

"Che significa?"  

"Sam, sei sordo? Non l'ho fatta! Non mi sono presentato!" urlo ancora una volta a quello che considero il mio migliore amico, ma che ora mi sembra di detestare, solo perché è ancora lì, in quella città del cazzo, invece di essere accanto a me.  "Ho mandato al diavolo tutto il mio futuro, sarò costretto a starmene in questa città di merda a mandare avanti questa vita del cazzo. È tutto finito." ripeto per l'ennesima volta. 

Non mi sembra che niente abbia più senso, niente ha più motivo di essere vissuto, la mia vita non ha più alcuno scopo ormai e mi viene da ridere ancora pensando a quanto ci credessi, a quanto fossi convinto che ce l'avevo fatta, che sarei potuto essere di nuovo felice. 

Ero andato a New York per eccellere, per esibirmi davanti ad una giuria che avrebbe deciso il mio futuro. Il mio futuro che doveva essere alla NYADA, accanto all'uomo che amo.  

A quel pensiero il dolore arriva come una pugno in pieno viso, non mi resta più niente, non ho più alcun motivo per cui lottare, butto giù l'ultimo sorso di liquore e mi concentro su cosa sta dicendo Sam dall'altra parte del telefono. 

"...potrai sempre ripeterla, non è la fine del mondo, Kurt è entrato nel secondo trimestre, potresti fare lo stesso, smettila di dire sciocchezze e smettila di bere. Blaine, mi stai ascoltando?"  

"Sam... Fatti gli affari tuoi!"  

E con quella risposta che non è da me, che non mi appartiene assolutamente, stacco la telefonata.  

Non c'è più niente per cui valga la pena lottare. È tutto finito.  

Non ho neanche voglia di riprovarci. 

Alzo il braccio, attirando l'attenzione del barista. 

"Un altro" agito il bicchiere davanti gli occhi del ragazzo, prima che mi versi dell'altro liquido ambrato. 

 
 

 
 

***  

Sono senza fiato, la mente vuota e, se fossi in grado di aprire gli occhi, starei sicuramente fissando il soffitto, un punto vuoto. 

Ho mandato a monte il mio futuro.  

Quello che sognavo praticamente da tutta la vita. 

Anche se non ne avevamo parlato davvero, sapevo che, in fondo, avrei dovuto aspettare il diploma, e dopo sarei partito per New York, sarei andato a vivere con Kurt, il mio fidanzato, l'uomo che aveva accettato di sposarmi, avremmo studiato, ci saremmo impegnati a sfondare, a diventare qualcuno, per poi coronare il nostro sogno.  

A questo pensiero due lacrime mi rigano il viso  e mi rendo conto di non riuscire neanche a fermarle. Cerco di ricordare perché non  ci sia andato, perché io abbia  preferito rinunciare. 

Nell'attimo in cui cerco di ricordare il motivo, mi rendo conto che avevo paura, avevo davvero paura di fallire.  

 
 

 
 

*** 

Sono arrivato a New York da qualche ora; dopo il giro per i vari campus e la prova improvvisata allo Spotlight Dinner, Kurt ha deciso di darmi qualche dritta su cosa indossare domani per l'audizione, sto qui seduto davanti all'amore della mia vita, con il cuore che mi scoppia, e una sensazione strana mi attanaglia lo stomaco. Ho bisogno di parlare con lui. 

Ora o mai più. 

"No, Kurt aspetta, ti dovrei parlare" lo interrompo, mentre mi spiega cosa non piace alla Tibideaux, direttrice della NYADA. 

"Oh no, hai quello sguardo, come dopo la serata da Callbacks" mi guarda spaventato, mentre si siede su suo letto "se mi hai tradito di nuovo, non accetterò "dipendenza da sesso" come scusa" aggiunge subito dopo. 

"Io..." balbetto, prima di decidermi che è la volta buona per tirare tutto fuori "Non voglio fare l'audizione per la NYADA."  

L'ho detto senza riuscire a guardarlo negli occhi, mi rendo conto di tremare, ma so che posso dirlo a lui.  

Lui è Kurt.  

Il mio Kurt. 

L'unico che potrebbe capirmi. 

"Non ti basterà la mia raccomandazione" mi spiega confuso. 

Forza Blaine, parla con lui, ti capirà! continuo a ripetermi. 

"La NYADA è solo una scuola d'arte, non si studia altro lì, io ho anche altre passioni, altri interessi che vorrei esplorare al college."  

"Cioè quali?" mi chiede con uno strano ghigno sulla faccia. 

"Lo sai che amo i bambini, potrei insegnare, come il professor Shuester, o fare medicina, per esempio" gli spiego sbrigativo. 

"Ma certo, come potrei dimenticare tutti i nostri discorsi sulla tua voglia di diventare dottore" mi canzona divertito. 

"È un sollievo potertene parlare adesso, prima dell'audizione soprattutto" tiro un sospiro di sollievo, sembra che non sia così difficile come pensavo, forse perché con lui è sempre stato facile parlare di tutto. 

Lo vedo annuire, con quel ghigno sulla faccia che non è più sparito, e inizio a chiedermi se mi stia prendendo in giro. 

"Che c'è?" gli chiedo quasi infastidito dal suo prendermi poco sul serio.  

Lo vedo alzarsi, in tutta la sua bellezza, e venire verso di me "Ci sposeremo..." dice prendendomi per mano, per portarmi a sedere di fronte al lui sul suo letto, mentre quella semplice affermazione mi fa  fermare il cuore, poi continua:  "Ti conosco e ti capisco, questo è un tuo lato dolce che non vedo molto spesso." 

Lo guardo confuso, chiedendomi se mi stia ancora prendendo in giro.  

"Hai paura."  

Un brivido mi percorre tutta la schiena, abbasso lo sguardo e mi rendo conto che ha centrato in pieno.  

E se non dovessi farcela?  

Se non mi accettassero e tu non mi ritenessi più alla tua altezza?  

Se mi sbattessero  fuori e tu decidessi che non valga più la pena di stare con me? 

Sento come se fossi sul filo di un rasoio e, al primo passo falso, tutto possa venirmi strappato via. 

Ti ho perso già una volta, non posso perderti di nuovo! 

"E se non mi prendono? A te è successo!" la mia voce è affranta e mi sembra di non trovare alcuna soluzione.  

"Non importa!"  

La sua risposta mi lascia sorpreso. La sua voce è così dolce che mi chiedo se il mio cuore abbia smesso di battere, perché mi pare di essere finito in paradiso e di avere di fronte un angelo.  

Il mio angelo custode. 

"Sei un bravo performer, arriverai alle luci della ribalta e non puoi soffocare la tua bravura perché temi di non essere bravo abbastanza. Tu hai un dono, e nasconderlo sarebbe un'ingiustizia." 

Non mi sono reso conto di stare trattenendo il fiato mentre lui dice tutte queste cose.  

Ha ragione, ha ragione su tutto, posso farcela, posso ancora sognare quel futuro insieme che tanto desideriamo! 

"Mi conosci così bene!" gli dico, rendendomi conto di quanto sia vero, lui è la mia perfetta metà, è la mia anima gemella, senza di lui non sarei niente, non sarei altro che un involucro vuoto e senza vita, perché la mia vita, la mia essenza è lui. Ce l'avrei fatta, ci avrei messo tutto l'impegno possibile e sarei riuscito a coronare il nostro sogno. Kurt sarebbe stato fiero di me, mi avrebbe sposato e avremmo avuto il nostro lieto fine, quello che tanto meritiamo.  

"Ti amo" gli sussurro, mentre mi allungo tra le sue braccia, dove vengo accolto, e finalmente  mi sento a casa. Dopo tanto tempo passato lontani sento che l'unico posto dove riesco a sentirmi al sicuro è solo lì, stretto tra le braccia dell'uomo che amo, dove il suo profumo mi inebria, e mi lascio cullare dal battito del suo cuore, melodia di cui non potrei mai fare a meno. 

Ti amo, ti amo come non potrei amare mai nessuno in vita mia, Kurt! 

"Ti amo anche io!" 

 
 

 
 

*** 

 
 

L'ho deluso! 

Solo dopo questo mi rendo conto di aver perso tutto.  

Non solo non mi sono presentato all'audizione, non solo ho perso la mia occasione di brillare, ho addirittura deciso di non mantenere una promessa fatta a Kurt.  

Non riesco a credere a tutto quello cui la mia mente mi ha messo dinnanzi, sento che la testa sta per scoppiarmi, le lacrime tornano a bruciare agli angoli dei miei occhi, chiedendo il permesso di uscire di nuovo.  

È per questo che lui non è qui?  

Ho tradito ancora una volta la sua fiducia! 

Sento che sto perdendo il contatto con la realtà, che la testa inizia farsi troppo pesante, il corpo duro come la pietra, come se stessi sprofondando, come se stessi per cadere in un enorme buco nero.  

Ho l'impressione di aver appena perso tutto, la stessa sensazione che avevo quando parlavo al telefono con Sam, come se ogni cosa non abbia più alcun valore, come se non abbia più nulla per cui lottare. 

Kurt non è qui perché, come sempre, sono stato capace di rovinare tutto! 

E con quell'ultimo pensiero, con la consapevolezza di non essere in grado di fare niente di buono nella mia vita, mi lascio andare, mi faccio trasportare dalla mia mente in quel buio che ora non fa più tanto paura. 

 
 

 
 

 
 

 
 

*** 

 
 

 
 

La pioggia sembra essere cessata, me ne rendo conto perché  un vento pungente e freddo entra dalla finestra e mi accarezza il viso, qualcuno deve averla aperta e, prima che mi chiedo chi sia, sento qualcuno che armeggia con  la macchina che monitora il mio cuore. Di solito è l'infermiera di turno, ma ho come l'impressione che non sia una di quelle che si è presa cura di me negli ultimi giorni. 

Tutto è confermato quando il rumore della cartellina che cade sul pavimento riecheggia per la stanza, il fiato trattenuto e, come è già successo almeno un paio di volte, il mio nome viene  pronunciato con sorpresa.  

"Santo cielo, Blaine!"  

Peccato che questa voce la conosco fin troppo bene e adesso, ricordando tutto quello che è successo nelle ultime ore, ho davvero paura. 

Paura come poche volte nella mia vita ho avuto. 

Paura che, tutto ciò di cui mi sono reso conto, possa avere conferma. 

 
 

 

NOTE DELL'AUTRICE:  

Salve ragazzi, eccoci qui.. Nuovo capitolo, nuovi ricordi!! 

Tengo a precisare che Sam NON è la persona che è arrivato con Cooper nello scorso capitolo, per chi non lo avesse capitolo. XD 

Per il resto posso dire che ci siamo?  

Più o meno. Kurt inizia a essere un po' più presente nei ricordi di Blaine, ma cosa è successo a Blaine? Voleva andare all'audizione, Kurt lo aveva incoraggiato eppure alla fine non ci è andato, la domanda sorge spontanea: perché? 

Verrà tutto svelato a tempo debito, e anche se credo sia piuttosto chiara, chi è la persona alla fine del capitolo?  

Con questi quesiti vi lascio.  

Ringrazio la mia beta Nessie86, velocissima come sempre, e tutti coloro che con tanto affetto mi fanno sempre sapere cosa ne pensano, continuate così, siete la mia ispirazione!! 

Baci, alla prossima.  

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5. 

 

"Burt!" 

"Carole, cosa succede?" 

"Burt, è... è.." 

"Carole, tesoro, calmati, cosa succede? Sei in ospedale, vero? È successo qualcosa?" 

"Burt, Blaine è qui!" 

"Sta bene?" 

"È in coma!" 

 

Continuo a riascoltare questa conversazione nella mia mente, ancora e ancora, come se fosse un disco rotto. Non bastasse il fatto di aver sentito Carole piangere e dire a Burt le mie condizioni, il suo cellulare aveva un'audio così elevato da farmi ascoltare anche ogni singola risposta. 

  

"Perché Kurt non ci ha detto niente?" 

"Credo non sappia niente!" 

"Lo chiamo e ti raggiungo!" 

 
 

 
 

Era finita così la loro telefonata, e poi la mano di Carole, gentile e calda, che stringeva la mia, che si lasciava andare alle lacrime, mentre mi sussurrava che sarebbe andato tutto bene.  

Però io mi sento sempre peggio.  

Sto facendo soffrire tutti, chiunque mi sia  accanto e mi voglia bene; stanno tutti male per causa mia.  

E ora che Kurt dovrebbe sapere che sono qui, in ospedale, in queste condizioni, ho paura. 

Ho paura che arrivi e mi dica che tra noi è tutto finito, che sono un buono a nulla, che sono capace solo di deluderlo, di ferirlo, che con ogni mio singolo comportamento posso solo farlo soffrire. 

In questo momento non sarei neanche capace di ascoltarlo, ho così timore di cosa possa dirmi che preferirei non venisse affatto.  

Eppure l'unica cosa che desidero è che lui sia qui. Che arrivi di corsa, mi stringa tra le sue braccia e mi dica che andrà tutto bene, che è venuto per risolvere ogni cosa. Perché in questo momento ho l'impressione che la mia vita si sia fermata, sono in bilico su un precipizio e sto per cadere, mi sento come se bastasse  un soffio d'aria per spingermi giù. Solo una mano salda e forte potrebbe salvarmi.  

Ma non una mano qualunque. 

La sua. 

Lui è tutto ciò che mi spingerebbe a svegliarmi, ne sono certo. 

Mi manca come l'aria.  

Mi manca il suo profumo, il calore del suo corpo contro il mio, il sapore delle sue labbra. 

È inutile, per quanto mi sforzi di negarlo; vorrei solo che lui fosse qui. 

 
 

 
 

Cerco di capire se qualcuno mi stia intorno ma credo di essere solo. Carole è andata via dopo pranzo, aveva detto a mia madre di aver bisogno di un cambio e che sarebbe tornata nel pomeriggio con Burt. Cooper dovrebbe essere nei dintorni, il suo cellulare non smette di squillare ultimamente, se non ho capito male dovrebbe essere per il lavoro, forse qualche nuovo spot. Mi sentirei terribilmente in colpa se perdesse delle opportunità lavorative per le mie condizioni, ma cosa posso fare?  

Mi sento così a pezzi. 

Sam dovrebbe essere  a scuola, a quest'ora ci sono le prove del glee. Questa mattina ho sentito mio fratello pregarlo di non assentarsi e magari di avvisare il dirigente scolastico della mia situazione e, per convincerlo ad andare via, gli ha assicurato che nel caso di qualsiasi cambiamento lo avrebbe avvisato immediatamente. 

Provo a capire se mia madre sia accanto a me quando la porta si apre. 

L'odore  del suo costosissimo profumo raggiunge le mie narici non appena si avvicina e un sorriso spontaneo compare sul mio viso.  

Sebastian. 

Ricordo di averlo sentito arrivare ieri sera con mio fratello, doveva essere stato lui a parlare di Kurt, anche se non riesco a ricordare cosa in realtà abbia detto. Ma riesco solo ad essere felice che lui sia qui.  

Con Sebastian le cose non sono mai state facili, ma pian piano ho imparato a conoscerlo e a volergli bene. Forse la sua situazione familiare, così simile alla mia, ci ha permesso di avvicinarci molto e, anche se alcune volte il suo comportamento non è stato propriamente amichevole, l'ho sempre perdonato. Non riesco a fare a meno di stargli accanto, non quanto io stesso so cosa significhi avere un padre che ti detesta solo per il semplice fatto di essere gay. Tra l'altro, quando lo si conosce , si capisce che non è una brutta persona, anzi. 

In fondo è un ragazzo molto colto e pieno di interessi. A parte la musica, abbiamo altre cose in comune, ed è bello potersi confrontare con qualcuno che abbia una mentalità così aperta e abbia vissuto così tante esperienze. 

Sebastian è stata una delle prime persone cui ho detto di voler sposare Kurt e, come immaginavo, è stato l'unico a darmi il suo aiuto senza opporsi o ricordarmi quanto siamo giovani. Mi ha appoggiato, mi ha abbracciato e mi ha detto che ci sarebbe stato. 

Ed è vero, lui c'è sempre stato. 

Anche quando con Kurt le cose non andavano bene, lui mi è stato vicino più di chiunque altro, e per quanto Kurt continui a ripetermi che abbia secondi fini, so di non poter fare a meno di lui. È uno dei miei migliori amici e mi è stato accanto, come ho fatto io per lui. 

"Blaine avanti, basta con questa farsa, svegliati!" 

E come sempre è l'unico a non trattarmi con i guanti bianchi e a non sembrare a pezzi per la mia situazione. 

"Ascolta, lo so, lo so bene cosa è successo e che magari pensi che sia tutto finito, che non ci sia motivo di svegliarti, ma ti giuro che c'è. Blaine, io sono ancora qui, la tua famiglia, i tuoi amici, non hai bisogno di lui." 

Che stai dicendo Seb? 

 
 
 

*** 

 
 

Non riesco ancora a crederci, non può essere vero, non è successo davvero. 

Cammino per le strade di New York senza una meta, la vista offuscata dalle lacrime e la testa che mi gira. Non riesco più a ragionare, non riesco più a pensare a cosa ne sarà della mia vita ora, quando sento qualcuno alle mie spalle chiamarmi. 

"Blaine!" 

Mi volto con stupore e vedo l'ultima persona che mi immaginavo di trovare qui. 

"Sebastian?" 

Lo vedo corrermi incontro, con la sua solita faccia da schiaffi e il solito ghigno strafottente, ma vi si legge chiaramente che è felice di vedermi. 

Quando si avvicina, però,  capisce subito che c'è qualcosa che non va. 

"Cosa è successo? Stavi piangendo?" chiede preoccupato. 

Scuoto la testa, come se potessi  negare, quando due lacrime tornano a rigarmi il volto. 

Non ce la faccio, è più forte di me e, senza pensarci, mi butto tra le sue braccia e riprendo a piangere. 

 
 

 

*** 

 
 
 

"... Mi senti Blaine? Possiamo farcela, insieme!" 

Non riesco ad ascoltare tutto il suo discorso, ho una confusione così grande in testa che mi sembra di impazzire. 

Perché non riesco a ricordare di più? 

Perché non riesco a capire cosa mi sia successo quando sono stato a New York? 

 

 

*** 

 
 

Credo di essere finito in un bar, Sebastian deve avermi offerto dell'acqua e credo mi stia abbracciando da quando ho iniziato a piangere, è come se mi sorreggesse, perché sento di poter essere inghiottito in un enorme buco nero da un momento all'altro.  

Il calore delle sue braccia è piacevole, sento la sua mano che mi accarezza la schiena, mentre mi sussurra all'orecchio che andrà tutto bene. 

Ma come può andare tutto bene ora che ho perso l'unica ragione per cui andavo avanti ogni giorno? 

"Non ho più un futuro, un progetto, un qualsiasi motivo per andare avanti" dico con la voce rotta dalle lacrime. 

"Non dire sciocchezze, tu sei Blaine Anderson, dovunque andrai sarai capace di brillare, mi hai capito? Eh, Blaine? Reagisci, cazzo, non puoi... 

 

 

*** 

 
 

"...non puoi farti distruggere la vita così da lui." 

Mi rendo conto che Sebastian deve essere l'unico a sapere cosa sia successo, il motivo della mia rabbia, il perché non mi sia presentato all'audizione, e ora se potessi lo pregherei in ginocchio per farmi raccontare quello che sa. 

Perciò ti prego Seb, parla! 

"Ascoltami Blaine, ascoltami bene, perché non so se avrò mai il coraggio di ripeterti quello che sto per dirti, ma non puoi, non puoi permettergli di farti del male, non ancora. Io lo so che quando lo hai tradito hai pensato di essere una persona orribile, ma tu sai che non è stata solo colpa tua, che se lui non ti avesse trascurato, tu non saresti mai finito nel letto di un altro. Perché tu non sei una brutta persona, Blaine, tu sei il ragazzo più in gamba che io abbia mai conosciuto." 

Rimango sorpreso dalle sue parole, il suo tono di voce è vivo, ma allo stesso tempo ferito, freddo. Altro che forte, Sebastian sta soffrendo, proprio come tutti gli altri, a causa mia, e lo sento da come mi stringe la mano, da come mi guarda, perché avverto il suo sguardo sul mio corpo, come se cercasse di entrarmi dentro. Se non fossi  in questo stato credo che sarei arrossito. 

"Io sono uno stronzo per la maggior parte del tempo, e non so cos'abbia fatto di buono nella vita per meritarmi un amico come te, ma non posso, Blaine, non ce la faccio a vederti in questo stato, non ce la faccio a vederti soffrire ancora a causa sua." 

Forse lui non sa tutto, perché continua a dare la colpa a Kurt. 

Sebastian, ti sbagli, è tutta colpa mia! 

E non potrei biasimarlo se fosse arrabbiato con me, come potrei? Ho distrutto il nostro futuro! 

"Ora lo so che in quella testa bacata che ti ritrovi starai dando tutta la colpa a te stesso per quello che è successo, ma fidati, Kurt non è quella persona meravigliosa che tanto ti ostini a difendere, e io non riesco a perdonarlo, non riesco a sopportare il fatto che continui a distruggerti per lui in questo modo. Blaine ti prego, ti supplico, svegliati, alzati e dimostragli che lui non ha più questo potere su di te, che tu sai essere forte e capace di andare avanti con la tua vita anche senza di lui." 

Sebastian, come puoi dire una cosa simile? Io amo Kurt, lo amo più di me stesso, come potrei anche solo pensare di aprire gli occhi se lui non volesse più vedermi? 

Non riesco ad ascoltarlo, vorrei solo fuggire lontano, perché io non sono niente senza Kurt, sono nato per stargli accanto, è l'unica certezza che ho, senza di lui non avrei alcun altro scopo nella vita.  

È come se mi mancasse un braccio. O l'aria.  

O peggio ancora, la voce. 

Kurt è il mio tutto. 

"Lo capisci che ho bisogno di te? Eh Blaine? Lo capisci che senza di te finirebbe tutto per me?" 

Le sue ultime parole mi lasciano senza fiato, la sua voce sembra essere così sincera, ma non riesco a pensare che quello che mi sta dicendo sia vero, Sebastian non è il tipo da fare discorsi simili. 

"Non avrei mai il coraggio di dirtelo guardandoti negli occhi, per quanto mi ostini a fare lo spavaldo, sono un coniglio. Sono un coniglio quando si tratta di sentimenti, ma tu sei stato l'unico Blaine, l'unico che ha creduto in me. Mi hai stretto la mano, mi hai sorriso, e tutto per me ha ripreso a significare qualcosa quel giorno in cui ti ho conosciuto. Mi mostravo freddo e sfacciato solo per non far capire quanto tu mi fossi entrato dentro. Tu che non avevi occhi se non per quel ragazzino con la faccia da checca." 

Mi chiedo se la smetterai mai di chiamarlo co! 

Se potessi, in questo momento sbufferei, ma sento che Sebastian mi sta aprendo il suo cuore e temo davvero di non capire dove voglia arrivare, così cerco di concentrarmi solo sulle sue parole. 

"Ma poi hai continuato a parlarmi, spesso restavamo a chiacchierare fino a notte fonda di noi e delle cose che avevamo in comune, dei nostri fottuti genitori, della scuola, e ogni giorno non facevo altro che aspettare, aspettare che tu ti accorgessi di quanto ti facesse male stare con un tipo come Kurt."  

Lo sento sospirare, è come se stesse facendo davvero tanta fatica a parlare. 

 
 

 
 

*** 

 

 

"Blaine ascoltami, tu sei più forte di così, sei migliore di tutto questo e, anche se non so cosa significhi amare  qualcuno tanto da arrivare a distruggersi, posso dirti che non ne vale la pena, non se ti riduce così." 

Mi sta scrollando per le spalle, credo che tutti intorno a noi ci stiano osservando, siamo arrivati allo Scandals, deve avermici portato lui quando siamo tornati a Lima, eppure io non ricordo quasi niente, i fumi dell'alcool sembrano farmi l'effetto desiderato, eppure il dolore che provo all'altezza del petto è fisso, forte, struggente.  

E alzo lo sguardo per specchiarmi negli occhi di Sebastian, e come una calamita non riesco più a distoglierli, sono così verdi, così profondi, così sinceri.   

Non avevo mai fatto a caso a quanto in realtà Sebastian ci tenesse a me, forse perché lui non mostra mai ciò che sente, o semplicemente perché io sono stato così cieco da non accorgermene. 

"Che ne dici, torniamo a casa?" 

 
 

 *** 

 
 

"Blaine torna qui, torna a casa, il tuo posto è qui... Se tu... Se tu non ti risvegli, mi spieghi chi mi farà evitare di fare cazzate? Chi mi ascolterà quando dirò a mio padre che non diventerò un avvocato come lui e mi caccerà di casa? Blaine... Non ti supplicherei se non mi importasse di te, e nessuno sa quanto mi importi!" 

È la prima volta che lo sento parlare in questo modo, ho il cuore che sembra stia per scoppiarmi e faccio fatica a respirare. 

Sebastian sta davvero soffrendo così tanto... ed è in questo stato a causa mia, non mi sembra neanche vero. 

A questo punto vorrei svegliarmi, vorrei poterlo fare solo per lui, perché sembra l'unico a interessarsi a me, l'unico che sappia quanto mi faccia male anche solo immaginare di aprire gli occhi. 

Lo sento sospirare ancora prima che mi stringa la mano con un po' più forza, quando una lieve melodia arriva alle mie orecchie. 

"Give me love, like him."* 

(dammi amore, come lui) 

 
 

Il suo è quasi un sussurro, riesco a malapena a sentire la sua voce, ma per quanto sia difficile, ripeto quella frase nella mia mente per un milione di volte prima di capirne il senso. 

No, dimmi che stai scherzando! 

 
 

"Cos lately I’ve been waking up alone   

The pain splatter tear drops on my shirt 

I told you I’d let them go" 

(Perché ultimamente mi sono svegliato da solo 

Il dolore spruzza lacrime sulla mia maglia 

Ti ho detto che le avrei lasciate scorrere) 

 
 

Non riesco a credere che la persona che stia cantando sia il mio migliore amico, non riesco a credere che lui, l'essere dal cuore di pietra, stia davvero così male per me. 

Non piangere amico mio, sono qui! 

Credo che questa sia davvero la prima volta che sento Sebastian cedere ad una qualsiasi tipo di emozione. 

 
 

"And that I find my corner 

Maybe tonight I’ll call you 

After my blood, turns into alcool 

No, I just wanna hold you" 

(E che avrei trovato il mio angolo 

Forse stanotte ti chiamerò 

Dopo che il mio sangue si sarà tramutato in alcool 

No, voglio soltanto stringerti ) 

 
 

Inizio a sentirmi sempre più a disagio, cerco di capire cosa voglia dirmi, ma l'ultima frase mi lascia senza parole. Milioni di ipotesi affiorano nella mia mente, ma niente, niente che si possa avvicinare a qualcosa di diverso dal fatto che mi stia dicendo quello che temo voglia dirmi. 

 
 

"Give a little time to me 

We’ll burn this out 

We’ll play hide and seek 

To turn this around 

And all I want is the taste 

That your lips allow 

My my my my give me love" 

(Dammi un po di tempo per me 

Distruggeremo tutto questo 

Giocheremo a nascondino 

Per capovolgere le cose 

E l'unica cosa che voglio è il sapore 

Che concedono le tue labbra 

Mio, mio, mio, mio, dammi amore) 

 
 

Mi sembra tutto così surreale, non riesco a credere che abbia deciso di cantare proprio questa canzone, inizio a credere che Kurt abbia ragione, che lui abbia sempre avuti sempre secondi fini con me, forse il suo unico obiettivo è sempre stato quello di portarmi a letto.    

Cosa stai cercando di dirmi Seb? Non riesco più a capirti! 

 
 

"Give me love like never before 

Cos lately I’ve been craving more and It’s been a while but I still feel the same 

Maybe I should let you go" 

(Dammi amore come mai prima d'ora 

Perché ultimamente ne ho un bisogno disperato 

Ed è passato un po' ma i miei sentimenti sono rimasti uguali 

Forse dovrei lasciarti andare) 

 

 

O forse mi sto sbagliando, e anche Kurt si è sempre sbagliato su di lui.  

Sebastian non ci provava con me semplicemente perché aveva un doppio fine, ma perché... Sebastian si è innamorato di me. 

La consapevolezza di ciò  che sta succedendo mi farebbe tremare le gambe se non mi trovassi in questo stato, il mio cuore avrebbe perso un battito e io sarei uscito fuori di testa. Forse mi sto immaginando tutto.  

Forse è il mio subconscio che mi sta facendo credere che Sebastian sia innamorato di me, a questo punto credo che tema così tanto che Kurt non torni, che proietta il mio amore per lui su Sebastian. 

Ma non può essere così, Sebastian è qui e sta cantando davvero, io lo sento. 

 

 

And you know I’ll find my corner 

Maybe tonight I’ll call you 

After my blood, is drowning in alcool 

I just wanna hold you 

Give a little time to me 

We’ll burn this out 

We’ll play hide and seek 

To turn this around 

And all I want is the taste that your lips allow 

My my my my give me love 

(E sai che troverò il mio angolo 

Forse stanotte ti chiamerò 

Dopo che il mio sangue si sarà tramutato in alcool 

No, voglio soltanto stringerti 

Dammi un po' di tempo per me 

Distruggeremo tutto questo 

Giocheremo a nascondino 

Per capovolgere le cose 

E l'unica cosa che voglio è il sapore che concedono le tue labbra 

Mio, mio, mio, mio, dammi amore) 

 

 

L'ultimo verso non è più un pezzo di una canzone, è una richiesta, è una supplica. Mi sta chiedendo di svegliarmi, di tornare per lui, di darmi una seconda possibilità scegliendo di stare con lui, ma come potrei fare una cosa simile?  

Come potrei anche solo pensare di andare avanti e non stare con Kurt. 

Lo sento ripetere l'ultima strofa, lo sento singhiozzare e, quando mi lascia la mano, avverto una sensazione di vuoto all'altezza dello stomaco, come se avessi lasciato l'unico appiglio che mi permetteva di mantenere lucidità, di farmi credere che non fosse tutto frutto della mia fantasia, ma quando inizio a credere che se ne stia andato, sento il suo respiro sulla mia pelle. 

Sempre più vicino. 

Sempre più forte. 

Una sua lacrima, una piccola goccia mi bagna la guancia, sta ancora piangendo, quando qualcosa si poggia sulle mie labbra.  

Avrei spalancato gli occhi se fossi stato in grado di farlo, perché le labbra di Sebastian sono appena poggiate sulle mie. Non è qualcosa di forzato, è un semplice sfiorarsi, eppure lo riusco a sentire, così dolce, così delicato.  

E se fosse davvero questa la mia opportunità di andare avanti? 

Se lui fosse davvero la mia seconda occasione per essere felice? 

Dopotutto sto aspettando qualcuno che ormai pare non essere neanche più interessato a me; forse ha ragione Sebastian, è inutile distruggersi per qualcuno a cui sembra non importi più nulla di me. 

E mentre inizio a bearmi di quel gesto, che sotto questo punto di vista mi sembrava quasi giusto, sento una voce. 

"Allontanati da lui!" 

 
 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:  

Salve ragazzi!! Mi rendo conto di non essere più puntuale con gli aggiornamenti come una volta, ma capitemi, gli impegni sono tantissimi e il tempo per scrivere ne ho davvero poco.  

Ma eccomi qui.  

Nuovo capitolo, nuovo "protagonista!" 

Eh si, era Sebastian ad aver detto a Cooper di non chiamare Kurt ed è Sebastian che sta cercando di tenerlo lontano. Ma perché? Credete sia solo semplice gelosia? Ditemi cosa ne pensate! 

*Per quanto riguarda la canzone, per chi non la conoscesse, è "Give me love" di Ed Sheeran, che ho trovato adattissima per la situazione. *-* Scusate ma l'idea di inserire questa canzone mi è venuta subito dopo aver scritto il primo capitolo, quindi non potevo non metterla!! Mi sono, però, permessa di fare una piccola piccola modifica al testo, in quanto nel primo verso la canzone recita: "Give me love, like HER", in questo caso visto che Sebastian vuole riferirsi a Kurt, ho preferito cambiare con "HIM" 

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, che continuerete a seguirmi e a dirmi cosa ne pensate! 

Vi giuro che ce la sto mettendo tutta per andare avanti, ma è davvero un casino la mia vita in questo momento!  

Ringrazio come sempre la mia velocissima beta Nessie86, e tutte le ragazze che come sempre mi spingono a continuare e mi sostengono in ogni momento! Vi voglio bene! Naturalmente un GRAZIE speciale è per tutti coloro che comunque continuano a leggere questa storia!  

Baci, alla prossima. Spero presto! 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 

CAPITOLO 6.
 


Quando non puoi fare altro, quando sei solo con i tuoi pensieri, tutto quello che ti resta da fare è contare il tempo che trascorre. Sono 3 giorni, 80 ore, 4800 minuti, 288000 secondi che aspetto questo momento, che non faccio altro che sognare tutto questo.  

E ora vorrei che non fosse reale, che lui non sia qui.  

Ho semplicemente paura. 

Paura di cosa possa dire. 

Paura di cosa ne sarà di me. 

E se non dovessi svegliarmi più?  

Non faccio altro che chiedermelo. 

"Allontanati da lui!" Lo sento ripetere. 

"Cosa ci fai tu qui?" Sebastian è spaventato, dal suo tono di voce sembra abbia visto un fantasma e la cosa mi preoccupa, e non poco. 

"Che c'è? Sei sorpreso?" 

"Chi... Chi te lo ha detto?" Sebastian sembra balbettare ed è una cosa che non gli avevo mai visto fare, come è possibile? E poi perché?  

"Mio padre! Cazzo, Sebastian!" Forse per la prima volta, lo sento imprecare per qualcosa che non sia il sesso. "Come hai potuto farmi una cosa simile? È il mio fidanzato quello steso nel letto!" 

Kurt sta urlando, sento la sua rabbia, la sua frustrazione, fin dentro le vene. Faccio attenzione solo ora al fatto che mi ha definito "mio fidanzato" e in me nasce una speranza, forse questo significa che mi ama ancora. 

E se non sapesse ancora nulla dell'audizione? In fondo sono scappato via senza dire una parola a nessuno, o almeno è questo che ricordo. Sebastian mi ha riaccompagnato a Lima ed era l'unico ad essere stato insieme a me, prima dell'incidente. 

La testa torna a farmi male, le urla dei ragazzi di certo non aiutano. 

"Ah ora ti ricordi di avere un fidanzato? Ma non farmi ridere!" Replica Sebastian, questa volta molto più sicuro di sé. "Hai il coraggio di chiamarlo ancora così, dopo quello che gli hai fatto?" 

Ed ecco che il ragazzo di poco fa, quello che piangeva per me, che mi ha aperto il suo cuore, è sparito ancora una volta. 

Perché è più facile così Seb, vero? È più semplice indossare una maschera che svelarti per quello che sei? 

Ma intanto cerco di capire cosa si stiano dicendo, faccio davvero fatica a seguire il discorso stando immobile in questo letto. 

"Smettila ok? Smettila! Chi sei tu per venire qui e dettar legge? Eh? Come diavolo ti sei permesso?" 

"L'ho fatto per lui." Sovrasta la sua voce Sebastian, proprio accanto a me. 

"Beh nessuno te l'ha chiesto." Sento Kurt avvicinarsi, cerca di fronteggiarlo e inizio a temere che le cose possano degenerare. "Sai cosa significa ricevere una telefonata da tuo padre che ti spiega che il tuo fidanzato è in un letto d'ospedale, in coma?” È ai piedi del mio letto, fa qualche altro passo in avanti, mentre lo sento respirare a fatica, abbassando il tono di voce, "Ti rendi conto di cosa stavo provando da tre fottuti giorni cercando di capire perché il mio fidanzato non mi rispondesse più al telefono, o che fine avesse fatto? Te lo dico io, ho passato l'inferno!" 

A quelle parole sento il cuore spezzarsi, sbriciolarsi in infinità di pezzi, non avrei mai dovuto permettere una cosa simile. Mi sento impotente, inutile e tutto quello che vorrei fare sarebbe svegliarmi, ma ora è la cosa più difficile e inizio a desiderare, allo stesso tempo, di non tornare più, così da poter dare a tutti loro una seconda possibilità, un motivo per andare avanti e smetterla di soffrire a causa mia.  

"Per questo tu non sei nessuno per permetterti di fare una cosa simile. Mi hai capito bene Sebastian? Sai cosa significa questo?" A questo punto credo che Kurt abbia alzato la sua mano sinistra, perché subito aggiunge "significa che lui è mio, che mi appartiene!"  

"Ti senti come parli? Eh Kurt, ti stai ascoltando? Perché se tu lo stessi facendo, ti saresti appena risposto da solo. È per questo motivo che ti ho tenuto lontano da lui!" Sebastian sembra ferito, non ha lo stesso tono di voce di Kurt, non mi dà l'impressione di essere arrabbiato, ma soltanto deluso. "Tu non lo meriti, non meriti una persona che ti ama quanto Blaine ama te... Per te è solo un giocattolo, un piccolo peluche con cui giocare, fintanto che non trovi di meglio!" 

"Io lo amo!" Kurt urla, sta perdendo la pazienza, ma non capisco a che gioco voglia giocare Sebastian, non pensa queste cose, o almeno credo che non lo faccia, ma perché si comporta così?  

"Lo ami? Se lo amassi almeno la metà di quanto dici, sapresti che non ha fatto l'audizione per la NYADA!"  

No, Seb, perché glielo hai detto?  

Sento Kurt trattenere il respiro, per poi balbettare "cosa?" 

"Ecco, appunto." 

"Tu... Tu non sai niente di noi, perciò chiudi il becco!"  

Sento la rabbia di Kurt esplodere, non riesce più a trattenersi, sembra che stiano facendo a botte su un ring e il trofeo sia io.  

Inizio ad essere davvero stanco di tutta questa situazione e il non poter intervenire mi fa sentire ancora più frustrato. 

"Ah no? Secondo te da chi è corso Blaine quando tu lo hai lasciato, eh Kurt? Chi ha dovuto ascoltarlo piangere ogni notte, per settimane, finché troppo stanco si addormentava al telefono? Chi ha dovuto cercare di rimetterlo in piedi?"  

Le parole di Sebastian mi lasciano senza fiato, ora che so cosa prova per me, mi rendo conto che deve essere stata davvero dura sopportare i miei lamenti per tutto quel tempo.  

Dovevi amarmi proprio tanto per lasciare che ogni sera ti trattassi in quel modo… 

"Gli sono stato accanto io, Kurt! Io! A sentirlo dire quanto si sentisse uno stronzo, quanto si odiasse per averti fatto soffrire, quanto si detestasse per essere andato a letto con un altro. Mi ci è voluto così tanto tempo per fargli capire che non era quella persona tanto orribile che tu gli hai fatto credere di essere!"  

Sento che la tensione nell'aria è così forte da causare scintille, temo che da un momento all'altro le urla non bastino più, ho paura che Kurt potrebbe fare qualche sciocchezza, o che Sebastian arrivi a dire qualcosa di troppo. 

"E sai perché ti ha tradito Kurt? Ti rendi conto del perché Blaine è andato a letto con un altro? Non riguardava solo il fatto che tu gli mancassi così tanto da stare male, ma anche perché sei così stronzo ed egocentrico che non ti sei neanche reso conto di quanto lui soffrisse a causa di questa distanza."  

Odio il fatto che stiano parlando così di me, che rivanghino il passato, quel pezzo di passato che, con tanta fatica, sto cercando di cancellare dalle nostre vite. Vorrei alzarmi e urlare, urlare di smetterla con questa stupida competizione, urlare di finirla con questi battibecchi da ragazzini, che siamo migliori di così. 

"Il bue che dice cornuto all'asino, eh Sebastian?" Ed ecco che Kurt torna ad essere il solito cinico e sarcastico ragazzo di sempre. "Fai tanto il saggio quanto sappiamo entrambi perché gli sei stato tanto vicino in questi mesi in cui ci siamo lasciati, era solo perché volevi entrare nei suoi pantaloni, ammettilo una buona volta!" Kurt continua ad alzare la voce, mentre Sebastian scoppia a ridere. 

"Non riesci proprio a capirlo, Kurt?  

"Quello che non riesco a capire è come faccia il suo migliore amico, che si supponga gli voglia bene, a dire a tutti di non chiamare il suo futuro marito! Avresti dovuto essere tu ad avvisarmi che il mio ragazzo era in coma! Te ne rendi conto?"  

È in quel momento che sento la voce di Kurt abbassarsi ed è come se potessi immaginarlo mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime. che la rabbia non gli dà il permesso di scendere. Ha sempre voluto mostrarsi forte, davanti a chiunque, ma quando non ce la fa più, scoppia. 

"Tu non sei più nessuno per lui!" azzarda Sebastian. 

"E tu chi sei per dire una cosa del genere?" Un passo in avanti. "Tu non sei nessuno!" Enfatizza Kurt. "Mi hai tenuto lontano da lui per due giorni." Un altro passo. "Che razza di persona sei?" 

"Sono l'unico a pensare le cose con lucidità qui dentro, perché se Blaine si trova in questo stato è tutta colpa tua! Lui sa, lui ti ha visto, Kurt!"  

Questa volta sento Kurt trattenere il fiato, credo abbia indietreggiato, avverto la sua presenza poco più lontana da dove era prima e io non riesco a capire il motivo del perché Sebastian continui a ripetere che sia colpa sua.  

Io ho mandato tutto a monte. 

Io mi sono tirato indietro. 

"Comunque non sei nessuno per dire una cosa del genere, non sei nessuno per farmi una cosa simile." La voce di Kurt è rotta, lo sento singhiozzare e non riesco a immaginarlo con gli occhi rossi e le lacrime che gli rigano il viso, è troppo doloroso. "Ho già perso mio fratello, non ho potuto stargli vicino quanto avrei voluto, non posso permettere che succeda la stessa cosa con Blaine! Ti rendi conto di quanto avrei voluto stargli vicino in questi due giorni? No, non lo sai, perché hai avuto la presunzione di sapere cosa fosse meglio per lui. Ma non ne avevi alcun diritto, non ora, non in questo modo!"  

L'unica cosa che vorrei è potermi svegliarmi in questo preciso momento per farli smettere, perché non riesco più a continuare, sentirli litigare a causa mia è un dolore troppo grande, ma allo stesso tempo non riesco a pensare a cosa potrei fare una volta sveglio, entrambi soffrono a causa mia, entrambi vorrebbero da me qualcosa che non riuscirò a dare loro. Forse è semplicemente un segno, forse è questo il mio destino, intrappolato tra due mondi paralleli a veder soffrire chi mi ama, una punizione che non immaginavo di meritare.  

"Non ti permetterò, non ti permetterò di continuare a fargli del male, perché a lui farà pure piacere distruggersi per te, ma io non ce la faccio a vederlo soffrire così!" Le parole di Sebastian sono appena un sussurro, mentre sento Kurt respirare a malapena. 

"Ti sei innamorato di lui. Ridicolo!"  

"No, tu sarai ridicolo! Quando Blaine si sveglierà, ti dirà di non voler stare più con te!" replica Sebastian, sicuro di sé. 

"E credi che vorrà stare con te? Ah, sei solo un illuso!" 

"ORA BASTA!" La sua voce interrompe tutto, lo sento entrare e finalmente tiro un sospiro di sollievo. Con lui qui ora, le cose andranno a posto, perché, se c'è lui, Sebastian e Kurt smetteranno di litigare. "Siamo in un ospedale se non ve ne siete accorti e Blaine non vorrà certo sentirvi litigare... Perciò fuori!"  

"Ma papà..." Sento Kurt lamentarsi. 

"Fuori… Entrambi!" Dice Burt categorico. 

"Farò io compagnia a Blaine per un po', mentre andrete di là a calmarvi." 

"Ma..." 

"Kurt non discutere!" 

Sento la porta aprirsi, Sebastian camminare verso Burt e uscire per primo, alla fine sento un sospiro provenire sicuramente da Kurt, che con un "ok" si chiude la porta alle spalle. 

Grazie Burt, mi rendo conto solo ora di quanto anche tu mi sia mancato. Alla fine è proprio vero, per me rappresenti quel padre che non ho mai avuto accanto. 

Burt si avvicina, poggia una mano sulla mia gamba, per poi avvicinare la sedia e sedersi accanto a me. Quel gesto, che sicuramente avrei dato per scontato prima, mi fa sentire ancora vivo, che forse in fondo ci sia ancora una speranza.  

È quando Burt allontana la mano, che mi sembra di ricadere nel buio più totale. 

"Ciao figliolo." 

La sua voce è molto più dolce rispetto a prima, è proprio accanto a me, alla mia destra, mentre sospira, e capisco quanto sia difficile anche per lui tutta questa situazione. 

"Ascolta mi dispiace per quelle due zucche vuote, ma entrambi hanno così tanta paura di perderti che non riescono a restare tranquilli, a pensare con lucidità. Ma ti vogliono bene Blaine, qui te ne vogliamo tutti. Ecco, ora perché non ci dimostri quanto tu ami noi e ti risvegli? Puoi farcela, lo so che puoi." Lo sento sospirare ancora una volta, prima di poggiare la sua mano sulla mia. "Ci sono riuscito io, ricordi? Puoi farlo anche tu." 

Fa una pausa, che mi sembra durare un'eternità, prima di riprendere. 

"Sarò anche egoista, ragazzo, ma ti prego, fallo, svegliati, fallo per Kurt. Ha già perso troppo nella sua vita, non può perdere anche te. Non è pronto, capisci?"  

Ascoltando le sue parole credo di aver iniziato a trattenere il fiato, non avevo mai sentito Burt parlare così, non lo avevo mai visto così dispiaciuto, o meglio, sofferente. Continuo a rendermi conto di star facendo del male a tutti coloro che mi sono più vicini, e non credo di meritare il loro amore, non dopo quello che ho fatto ad ognuno di loro.  

"Non sorrideva più," Burt spezza di nuovo il silenzio. "Dopo la morte di sua madre, Kurt ha smesso di sorridere, credo che in qualche modo avesse smesso proprio di vivere. Ma poi sei arrivato tu, Blaine, e il mio Kurt è tornato ad essere lo stesso bambino felice e solare che era un tempo. Ho rivisto sorridere mio figlio dopo dieci anni solo per merito tuo… Per questo, te lo chiedo con il cuore in mano, ti scongiuro, svegliati, perché ho paura che se tu non lo facessi io perderei mio figlio per sempre." 

Solo adesso mi rendo conto che Burt sta piangendo, un singhiozzo, che non è riuscito a trattenere, riecheggia nella mia testa, come il colpo di un fucile. Il dubbio sul non farcela, sul restare in questo stato, inizia a farmi sempre più paura. Anche solo l'idea che Burt possa odiarmi per aver spezzato suo figlio per l'ennesima volta mi inizia a divorare. 

"Io non so, se non ci fossi stato tu, come avrebbe affrontato Kurt la perdita di suo fratello, continuo a credere che tu sia la sua forza Blaine, ne sono sempre più certo perché vedo quanto sia forte mio figlio con te al suo fianco. Per questo, se tu non ti svegli, a lui non resterà più niente, neanche una sola ragione per lottare, per continuare ad andare avanti e a quel punto, neanche io saprei più cosa fare per aiutarlo."  

Credo di aver capito in questo momento quanto Burt ami suo figlio e quanto voglia bene anche a me. Ma sento che tutto questo non basta, che qualsiasi cosa sia ciò contro cui io stia lottando è  più forte da tenermi legato qui.  

Burt vorrei tornare, più di qualsiasi altra cosa, ma non è ancora il momento, inizio a chiedermi se arriverà mai.  

"Ti ama, Blaine!" Esordisce ancora una volta, rompendo quel silenzio che inizia a farmi paura. "E so che ai tuoi occhi mio figlio è forte, ma non lo è. Per questo ti sto chiedendo di fare questo per lui!" Burt sembra davvero distrutto, il suo tono di voce è ormai ridotto ad un sussurro e spesso ha bisogno di fermarsi per evitare che un singhiozzo sfugga dalla bocca. Ma lo sento, sento che sta piangendo e la cosa mi fa stare sempre più male.  

"Io... Io credo di doverti delle scuse, Blaine. Ricordi quando sei venuto da me per chiedermi il permesso di sposare Kurt? Io ti ho risposto che eravate troppo giovani, che forse non era il momento. Beh, credo di aver sbagliato. In quel momento Blaine, avrei voluto dirti di sì subito, ma ero spaventato, non solo che qualcuno potesse portarsi via per sempre il mio bambino ma, inconsciamente, credevo anche che lo avresti fatto di nuovo soffrire e avevo paura. E ho sbagliato perché mi sono reso conto subito dopo, che Kurt non potrà mai trovare qualcuno che lo ami più di quanto non faccia tu. Ti assicuro che ero sincero quando dissi che un amore come il vostro avrebbe superato ogni cosa. Vi completate a vicenda e questo lo si percepisce già solo guardandovi. Sei la cosa più bella che potesse capitargli, lo hai salvato così tante volte, che te ne sarò grato in eterno. Ed è per questo che sono qui, a supplicarti per l'ultima volta, di trovare la forza da quell'amore che tanto traspare dai tuoi occhi per svegliarti e tornare da noi." 

Le lacrime scendono dal mio volto, ma credo la sua vista sia totalmente offuscata per accorgersi della mia reazione. I suoi sospiri mi fanno sentire un mostro e la rabbia che ho dentro mi fa venire voglia di urlare, di reagire. Eppure anche se dentro di me c'è una tempesta, fuori è ancora tutto fermo. 

"Sappi solo che sarei orgoglioso di poterti definire mio genero in futuro, perché non avrei mai potuto desiderare altro di meglio per mio figlio." 

"Papà?" 

Penso che Burt si sia asciugato velocemente gli occhi, al rumore della porta che si apriva, perché la sua voce torna ad essere quella di sempre e più sicura.

"Kurt." 

Lo sento farsi avanti verso di noi timidamente, prima di chiedere "posso?" 

"Ti lascio da solo con lui." 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

NOTE DELL'AUTRICE:  

E' ARRIVATO!!!! KURT!! IL TANTO ATTESO KURT E' ARRIVATO!! 

Mi immagino le vostre facce, credo che arrivati a questo punto non si aspettava nessuno del suo arrivo, eppure eccolo. Litiga con Sebastian e viene cacciato fuori da Burt.  

Il mio Burt. 

Il discorso di Burt mi ha fatto piangere e non poco e diverse volte. Sono arrivata al punto di non riuscire più a leggerlo e visto che tra questa settimana e la settimana prossima sono davvero impegnatissima, non so quando avrò tempo per pubblicare per questo preferisco almeno darvi questo nuovo capitolo.  

Spero vi sia piaciuto, che vi abbia emozionato e vi abbia fatto tirare un sospiro di sollievo. Kurt è qui. Siamo alla resa dei conti. E ora??  

Ditemi cosa pensate sia successo e cosa succederà, vi comunico che ormai ci siamo, non manca molto alla fine, credo che in tutto manchino tre capitoli, perciò... Alla prossima. 

Mi scuso per eventuali errori ma il capitolo non è betato.  

Approfitto per ringraziare chi continua  a seguirmi e continua a farmi sapere cosa ne pensa del mio lavoro.  

Un bacio a tutti, scappo a lavoro... 

Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7.
 

Un brivido mi percorre tutta la schiena, deve essere stato quello a svegliarmi e, con gli occhi ancora chiusi, allungo la mano, nel tentativo di coprirmi. Avverto l'aria gelida percorrermi le gambe, solo ora mi rendo conto di non indossare nulla a parte i boxer e, sotterrandomi sotto il piumone, vado in cerca della mia fonte di calore. Mi sposto verso destra, ma rimango estremamente deluso quando tutto ciò che trovo è una parte di letto ancora più fredda, gelida. Mi ero immaginato un risveglio totalmente diverso, magari con lui ancora a letto, accanto a me, a coccolarmi, a sussurrarmi "buongiorno", magari con un vassoio di ciambelle e caffè fumante. È il mio grande giorno e sono nel letto del mio ragazzo, o meglio futuro marito, da solo. Niente improvvisate, niente sorprese o discorsi di incoraggiamento. Ne abbiamo parlato ieri, è vero, ma mi aspettavo qualcosa di più. Non vorrei lamentarmi, ma io per lui ci sono stato, gli ero stato vicino nei preparativi e durante l'audizione. Solo perché io mi sento più sicuro su un palco merito questo trattamento?  

Il silenzio mi innervosisce, lasciare solo i miei pensieri a far confusione non è proprio l'ideale. Non riesco a far altro che pensare a cosa potrebbe succedere se non dovessi farcela, a cosa ne sarà di noi, se non sarò ammesso. Mi rendo conto che la mia vita è degna di essere chiamata tale solo se ho accanto Kurt e se non dovesse essere più così, cosa ne sarebbe di me? Kurt è il mio tutto, averlo già perso una volta mi ha fatto capire quanto lui significhi per me, perderlo di nuovo sarebbe troppo dura da affrontare.  

Vorrei averlo accanto, vorrei che fosse qui a sostenermi, a capire cosa ho dentro, come solo lui è capace di fare, e ad aiutarmi a superare tutto. Non sono un bambino, lo so, ma Kurt è la mia forza e io ho così paura di perderlo che non riesco a concentrarmi su ciò che dovrei fare.  

Sento il bisogno che ho di lui crescermi dentro, così mi spingo ancora di più verso la sua parte di letto, ignorando quanto sia fredda, e mi stringo al suo cuscino. Ha impresso il suo profumo, così lo respiro a pieni polmoni ed è come se lui fosse ancora qui. Solo poco dopo mi rendo conto di avere lo stesso odore anche sul mio corpo, per la notte passata insieme. La sua pelle ha un profumo così dolce che è come una droga, qualcosa di cui non potrei mai stancarmi di avere addosso.  

Per quanto sia frastornato da tutto quello che ho in testa, mi accorgo che è il caso di alzarsi e iniziare a prepararsi per quella che sarà una delle giornate più importanti della mia vita. Oggi si decide il mio futuro, oggi decreterò se verrò a vivere con Kurt, il prossimo autunno, oppure sarò costretto a ritornarmene in Ohio con la coda tra le gambe e una cocente delusione. 

Mi alzo, cercando di imprimere nella mente quel profumo delicato, e mi dirigo in bagno. Ho bisogno di smettere di pensare e magari affondare la testa sotto un getto di acqua calda aiuterà. 

Dopo la doccia, il mio corpo sembra essere rinato, mentre la mia mente è ancora un aggroviglio di pensieri. Come è possibile che non riesca a smettere di pensare all'audizione? Non mi sono mai sentito tanto nervoso di dovermi esibire prima d'ora. 

Mi vesto con ciò che avevo deciso di indossare con Kurt la sera prima e torno in cucina per farmi un caffè. Fare colazione da solo è ancora più deprimente. Solo dopo essermi seduto, sorseggiando la bevanda calda, trovo dei messaggi attaccati al frigorifero. 

"Sono alle prove di Funny girl, cerco di passare alla NYADA per l'audizione di Blaine, se riesco. A più tardi. R." 

"Amico vado al colloquio con l'agenzia di cui ti ho parlato ieri, in bocca al lupo per la tua audizione. A stasera! S." 

E dulcis in fundo. 

"Ho dimenticato di avere lezione questa mattina, ci vediamo direttamente lì. K."  

Freddo, conciso, sbrigativo.  

E perché non mi stupisco?  

Sento una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Mi viene quasi da piangere ripensando a cosa ho passato negli ultimi tempi e quanto ho sognato tutto questo, il momento in cui finalmente avrei potuto dare una nuova chance alla nostra relazione. Questa volta doveva essere vera, reale, diversa. E invece per ogni passo avanti che faccio con lui, mi sembra di farne due indietro.  

Cosa lo ha spaventato così tanto da scappare questa mattina?  

Non riesco a pensare ad altro che al suo modo di fare, a quanto mi faccia male il suo allontanamento. A volte continuo a chiedermi se mi abbia davvero perdonato, se davvero abbia messo una pietra sopra al mio enorme sbaglio e sia convinto di andare avanti.  

Non sopporterei di perderlo di nuovo. 

Faccio un sospiro, scuoto la testa e mi do mentalmente dello stupido. Kurt mi ama, gli ho chiesto di sposarmi e ha accettato, ieri sera mi ha detto che mi sarebbe stato accanto in ogni caso, quindi perché preoccuparsi?  

"Sei solo uno stupido!" mi dico ad alta voce, mentre inizio a preparare gli spariti per avviarmi alla NYADA.  

È inutile pensare queste cose, è inutile starci male! Da quando sono diventato così paranoico?  

"Kurt si sarà svegliato ricordandosi di avere lezione ed è andato via lasciandomi dormire. È stato un gesto carino da parte sua" mi continuo a ripetere, "sarà sicuramente così!" Annuisco, prima di chiudermi la porta alle spalle. "Sono certo che mi starà aspettando lì e se non voglio fare tardi sarà meglio che mi sbrighi." 

 
 

 
 

*** 

 
 

 
 

"Blaine." 

Il mio nome riecheggia nella stanza, è incerto, come se qualcosa lo stesse trattenendo.  

Mi sento male al pensiero di lui accanto a me, mentre io, impotente, steso in questo letto, ascolto ciò che, anche lui, ha il bisogno di dirmi. Ed è forse la cosa che temo di più, ascoltare lui che mi dice che sono stato ancora una volta una delusione, che sono stato capace di tradire nuovamente la sua fiducia, quando tutto ciò che desideravo era renderlo orgoglioso di me. 

Kurt è in piedi, accanto al mio letto, mentre io sento il cuore praticamente fermarsi e, se potessi starei sicuramente trattenendo il fiato.  

È qui, vicino a me, proprio come ho desiderato, mentre i ricordi delle ore prima dell'incidente si fanno sempre più chiari. E ho paura, paura di scoprire da cosa la mia mente mi stia proteggendo, cosa mi tenga nascosto.  

Lo sento avvicinarsi e sedersi, dove prima c'era suo padre. Vorrei essere sveglio per poterlo guardare e ammirare ancora una volta la sua bellezza, perché se c’è una cosa che mi preoccupa, è proprio non poter più guardare quel viso angelico o specchiarmi in quella pozza d'acqua che sono i suoi occhi. Non voglio andarmene senza poter ammirare ancora una volta lo splendore del ragazzo che tanto amo.  

"Mi senti? Ti prego, se mi senti dammi un segno. Sono qui, sono qui ora!" La sua voce è sempre più titubante, sento la sua insicurezza e, quando mi afferra la mano, mi accorgo che sta tremando.  

Si ti sento, amore mio, ma non merito di averti accanto. 

"Ti manda i suoi saluti Rachel. Voleva partire con me, ma aveva un esame questa mattina. Ci raggiungerà appena avrà finito." 

 
 
 

 
 

*** 

 
 

 
 

Arrivare alla NYADA è stata un'impresa. Sono capitato nell'unico giorno di sciopero delle metro e degli autobus, tanto che mi è toccato farmi un bel tratto di strada a piedi, prima di trovare un taxi vuoto e finalmente un passaggio.  

Non manca molto all'audizione, forse una quarantina di minuti e ritrovarmi da solo, nel bel mezzo dei corridoi, mi fa tremare le gambe. Mi aspettavo Kurt all'ingresso ad aspettarmi, ma mi rendo conto che forse la sua lezione non deve essere ancora finita, così decido di cercarlo prima di raggiungere la Tibideaux e fare la mia audizione. So per certo che, solo con lui accanto, sarò in grado di dare il meglio di me, dopotutto è sempre stato così, quindi non mi lascio scoraggiare e mi avvio verso i corridoi. 

La scuola è enorme, ho addirittura paura di perdermi, mentre mi guardo intorno. L'audizione dovrebbe essere al primo piano, vicino la segreteria, in modo da poter chiedere qualsiasi tipo di informazione, se fosse necessario, ma le aule si trovano al piano superiore così decido di ignorare i cartelli "AUDIZIONI" e salire le scale. 

È tutto stranamente silenzioso, non che immaginavo gente che saltellasse per i corridoi o roba simile, ma sembra quasi che non ci sia nessuno. Da un'aula sento della musica, vengo rapito da una melodia suonata al pianoforte e piano sporgo la testa verso la porta semi chiusa. Una ragazza dai capelli molto lunghi è concentrata a suonare e a me scappa un sorriso. Non riesco a fare a meno di immaginarmi l'anno prossimo al suo stesso posto, a prepararmi per i miei primi esami semestrali, assorto a suonare il piano. Quando la ragazza stona su una nota, decido che è il caso di proseguire, ma non riesco a fare un passo che qualcuno mi travolge. 

"Blaine!"  

La voce fin troppo familiare mi fa tirare un sospiro di sollievo. Almeno lei è qui, penso. 

"Rachel, ce l'hai fatta!" esclamo entusiasta, abbracciandola. 

"Si, a teatro hanno deciso di fare una pausa e sono corsa qui, dovevo consegnare degli appunti ad una ragazza del mio corso e adesso stavo scendendo a guardare la tua audizione... Aspetta, perché sei qui? E dov'è Kurt?" mi chiede senza smettere di parlare, accorgendosi solo poco dopo che sono da solo. 

"Mi ha lasciato un post-it sul frigo dicendomi che aveva lezione e ci saremo visti qui." Ammetto amareggiato. 

"Kurt non aveva nessuna lezione stamattina." Afferma confusa Rachel. "Ho i suoi orari salvati sull'agenda, sai per le emergenze e sono certa che avesse la mattina libera." Nel notare la mia preoccupazione, ora che ho scoperto che, in realtà, Kurt mi ha mentito, aggiunge "magari si starà preparando per un esame per la settimana prossima. Sarà davvero dura, sì, sicuramente sarà qui in giro a provare."  

Voglio crederle, voglio smettere di pensare che Kurt mi stia evitando, voglio convincermi che va tutto bene tra noi, che oggi avremo finalmente la certezza di iniziare a progettare il nostro futuro insieme.  

"Ascolta" riporta la mia attenzione nuovamente su di lei, "di solito prova nell'aula in fondo al corridoio. Vai in fondo a questo, svolta a destra e dovresti trovarlo nella prima aula. Io intanto mi avvio giù, ho delle cose da consegnare anche in segreteria, se non lo trovi fammi uno squillo ok?"  E come è arrivata, di tutta fretta, è andata via. 

Alzo le spalle, mi guardo intorno e cerco di non pensare a quanto la mia vita mi faccia paura in questo momento. Ho come la sensazione di avere i piedi infilati in sacchi di cemento e nel camminare faccio così tanta fatica che mi ritrovo a non avere fiato. Sto sudando freddo mentre mi avvio verso l'aula che mi ha indicato Rachel. Il corridoio sembra più lungo di quanto credessi, nel momento in cui lo percorro, e una sensazione strana mi si forma all'altezza dello stomaco. Ci sono quasi, quando avverto due voci nella stanza. 

 
 

 
 

*** 

Inizio a sentirmi confuso, la testa inizia a farsi pesante, mentre i ricordi di quella giornata si fanno sempre più chiari.  

Kurt è ancora accanto a me, lo sento stringermi la mano, sospirare appena, come se qualcosa gli impedisse di parlare.  

Cosa è successo? Perché sento come se mi stesse nascondendo qualcosa. 

"Blaine, mi dispiace." La sua voce è appena un sussurro e devo concentrarmi per prestare attenzione a ciò che mi sta dicendo. "Sebastian, prima, mi ha raccontato tutto quello che ti è successo, cosa hai sentito, o meglio cosa hai visto." A questo punto inizio a sentirmi realmente male, inizio a sentire il cuore accelerare e la presa della sua mano farsi improvvisamente troppo calda, come se scottasse. "Non doveva succedere, non era così che avevo previsto le cose. Blaine, ti giuro su ciò che ho di più caro al mondo, che non è successo nulla. È stato tutto un grosso errore! Ti prego svegliati, svegliati e permettimi di spiegarmi, perché niente è come pensi!" La sua voce inizia ad essere rotta dal pianto, mentre sento che tutta la foschia nella mia mente si sta diradando. "Mi dispiace così tanto di averti mentito, Blaine... Ma ti giuro, l'ho fatto solo per proteggerti! Non doveva finire così!" 

 
 

 
 

*** 

 
 

 
 

Le voci erano chiare, piuttosto alte e, se una la conoscevo perfettamente, l'altra mi era completamente nuova. Aveva uno strano accento inglese che mi infastidiva e, perfino il suo tono, non mi piaceva per niente. 

Mi faccio avanti, la porta è semi aperta e sto per entrare, quando Kurt riprende a parlare. 

"Adam basta, devi capire che questa cosa non può più andare avanti, dobbiamo smetterla, non possiamo più vederci!" 

Ascolto con attenzione ogni parola, cercando di capirne il senso, il vero senso di tutto ciò che sta succedendo. Kurt continua a vedere quel tipo? È lui il ragazzo che frequentava, quando ci siamo lasciati?  

Vorrei capirci un po' di più, mentre rielaboro attentamente quello che ha appena detto il mio fidanzato.  

"Ma Kurt non capisci che stai sbagliando? È tutto uno sbaglio!"  

Il ragazzo biondo, Adam, come lo ha chiamato Kurt, è proprio di fronte a me, poco più alto di lui, con un'espressione piuttosto frustrata dipinta sul volto. Non riesco a vedere bene il volto di Kurt, Adam ne copre, con il corpo, il riflesso nello specchio alle loro spalle.  

"Come puoi dire che è uno sbaglio? Tu non lo sai, non lo puoi sapere!" reclama Kurt quasi scocciato. 

"Perché tu sì?" Adam alza le sopracciglia, cercando di spiegarsi meglio continua "Come puoi sapere cosa vuoi? Avete solo vent'anni e per quanto ora pensi che sia l'amore della tua vita, potrai esserne altrettanto certo tra un mese o due? Quando sarete di nuovo separati e la distanza si farà di nuovo sentire, come reagirete? Ti sentirai ancora pronto a mantenere questa promessa quando una sera di queste ti vorrai svagare e a una festa qualcuno ti avvicinerà per un po' di sano divertimento?" 

Strabuzzo gli occhi, non credendo alle mie orecchie. Adam sta cercando di convincere Kurt a rompere il fidanzamento, a tornare sui suoi passi e rinunciare a me. La rabbia inizia a crescermi dentro, accompagnata dalla voglia di spalancare la porta e iniziare ad urlare a quello sconosciuto di non parlare di noi, dei nostri sentimenti o di quello che siamo. Chi gliene dà il permesso?  

Sto per farmi avanti, ma mi blocco quando Kurt gli risponde. 

"Io... Io... non lo tradirei mai!" 

Sorrido all'affermazione, Kurt mi ama, di questo ne sono sempre stato certo, così mi calmo un attimo e lascio sbrigarsela a lui.  

"Ok, magari tu no, perché sei una bella persona. Ma lui? Pensi che abbia ancora la forza di starti lontano? Non vorrai vivere ancora con il timore che lui possa tradirti di nuovo. Credi davvero che un anello e la promessa di amore eterno possa fermarlo dal guardarsi in giro, quando tu sarai troppo impegnato per rispondere alle sue telefonate?" 

Inizio ad avere il desiderio di entrare nell'aula e mettermi a urlare. Come si permette di giudicarmi senza neanche conoscermi? Come osa anche solo poter parlare di me in quel modo, senza neanche sapere cosa ho passato negli ultimi tempi? Mi rendo subito conto che, però, non è la mia battaglia, è di Kurt, spetta a lui vincerla, così cerco di tenere a freno il desiderio di fare a pezzi quel bastardo e aspetto che Kurt risponda. 

"Lui non lo farebbe mai, era... Era sincero!" 

Inizio a temere che quello che Adam sta dicendo stia colpendo Kurt un po' troppo a fondo, vorrei farmi avanti ma succede qualcosa che non mi aspettavo. 

Guardo Adam avanzare verso di lui, ed è un attimo, alza lo sguardo, mi vede, si accorge di me, ma non dice niente, mette su un ghigno strafottente, che mi viene voglia di rompergli la faccia, e con uno sguardo di sfida continua a parlare.  

"Lo so e credo sia normale desiderare di averti accanto per tutta la vita..." continua a mantenere lo sguardo fisso su di me, mentre si avvicina all'orecchio del mio fidanzato e poi sussurra "guardati, sei uno schianto! Ma hai ancora così tante esperienze da fare, così tante cose da provare. Non fare questo errore!"  

Infame!  

Aspetto una reazione, una qualsiasi risposta di Kurt, ma più tarda ad arrivare, più sento la rabbia scemare, lasciando spazio alla delusione.  

Perché Kurt se ne resta imbambolato? Perché non gli risponde di smetterla? Perché non difende quello che abbiamo, ciò che siamo?  

Forse perché lui non è sicuro di volerti sposare 

Basta una vocina nella mia mente e tutto crolla. Il mio mondo, tutto ciò in cui credo, tutto ciò per cui ho lottato. E ora vorrei solo mettermi ad urlare, esplodere in un vomito di parole e farmi spiegare perché mi ha detto "sì" se non è ciò che vuole davvero. Farmi avanti e dire ad Adam di smetterla, di non azzardarsi più a parlare in quel modo di lui o dei miei sentimenti per Kurt. Ma resto a bocca aperta, senza riuscire ad emettere alcun suono, mentre continuo a guardare quel ragazzo, peccaminosamente vicino al mio, mentre con lo sguardo mi sfida a farmi avanti.  

E poi un attimo, un passo in avanti, e le sue mani passano dalle spalle al viso, Adam si china verso su Kurt, "non rinunciare a tutto questo" sussurra ancora, prima di poggiare le labbra sulle sue. 

La mia mente si annebbia, come la mia vista, l'unica cosa che vedo è il mio riflesso nello specchio dietro di loro. Avverto come il suono di una lesione, di un vetro che sta per rompersi, ma solo nella mia mente, perché è il mio mondo a crollarmi addosso, mentre una lacrima, una singola goccia salata, mi riga il viso.  

Faccio un passo indietro, non so cosa faccia più male, il fatto che Adam abbia baciato Kurt davanti ai miei occhi o il fatto che Kurt non ci abbia difeso, non abbia tirato fuori gli artigli e abbia lottato per me, per noi.  

Sento la rabbia, il dolore e, poco dopo, consapevolezza farsi spazio dentro di me, mentre corro a perdifiato fuori da quello che doveva essere la mia chance, il mio futuro, ciò che avevo sempre sognato, tutte cose che ormai non hanno più alcuna importanza, non esistevano più. 

Corro per le strade di New York, corro veloce senza sapere dove andare o cosa fare, non avendo più una direzione, decido solo di andare via, correre quanto più lontano possibile da quello che si è trasformato nel mio incubo peggiore. 

Solo quando non ho più aria nei polmoni, quando non riesco più a sentirmi le gambe, che mi fermo a riprendere fiato. 

"Blaine!"  

Sento il mio nome e per un attimo, solo per un secondo, avrei voluto che fosse il mio Kurt quello a corrermi dietro, ma mi volto e, con le lacrime agli occhi, mi butto tra le braccia del mio migliore amico. 

È finito, tutto finito. 

 
 

 
 

**** 

 
 

 
 

Il ricordo, così chiaro e limpido nella mia mente, mi fa sentire come se fossi stato trattenuto per ore sott'acqua e ora fossi riuscito finalmente a salire in superficie per respirare. Ma quando passi molto tempo sott'acqua e rischi di affogare, ritornare in superficie non è una sensazione piacevolissima. È come se miliardi di aghi contemporaneamente affondassero nei polmoni e avverti un dolore lancinante al petto, mentre l'aria che finalmente riesci a respirare ti graffia dentro come artigli.  

Ho improvvisamente lo stomaco sottosopra, la sensazione di nausea aumenta sempre di più, arrivo a sentire il sapore della bile in bocca e l'unica cosa che vorrei fare in questo momento è spalancare gli occhi e mettermi a urlare. O più semplicemente scappare via.  

Non avrei mai voluto ricordare tutto questo! Penso mentre mi rendo conto che la mia mano è ancora stretta nella sua.  

Vorrei avere i miei riflessi, perché quel tocco sta scottando, sta diventando come lava incandescente e io vorrei solo allontanarmi. Non avrei mai immaginato che Kurt potesse farmi una cosa del genere. Non dopo avermi promesso di amarmi per sempre. Non riesco a distinguere più tutte le emozioni che mi stanno travolgendo. Sono arrabbiato per tutto quello che mi è capitato, per non essere in grado di svegliarmi, anche se tutto quello che vorrei è affrontare una situazione simile. Sì, perché oltre ad esserlo con me stesso, sono arrabbiato con Kurt. Ricordare cosa è successo mi fa sentire un idiota. Io che sono stato tre giorni, qui, a chiedermi cosa avessi sbagliato, cosa c'era in me che non andava, cosa avevo fatto di male per non avere al mio fianco la persona che amo. Mi sono infuriato con Sebastian perché lo ha tenuto lontano da me, ma ora capisco perfettamente cosa volesse dirmi, da cosa volesse proteggermi. Non riesco a trovare motivi per andare avanti, non riesco a trovare più una ragione per dovermi svegliare, ora che so.  

Ti ho perso di nuovo e questa volta fa ancora più male, perché del mio cuore non restano che briciole.  

Lo sento piangere sommessamente accanto a me, ma tutto ciò che provo è solo risentimento.  

"Blaine, ti prego, puoi perdonarmi. Io non so da quanto tempo eri lì ad ascoltarci, ma non intendevo ferirti!"  

Forse è troppo tardi, non credi Kurt? 

È come se mi trovassi in una stanza vuota in questo momento e avverto il vuoto intorno a me. Forse perché prima avevo la consapevolezza di avere lui accanto, lui che mi avrebbe protetto in ogni caso, proprio come avevo fatto io quando ci siamo conosciuti. Sì, perché se c’è qualcuno che mi conosce meglio di chiunque altro è proprio lui, lui che capiva ogni mio silenzio, lui che sapeva come prendermi, anche nei momenti peggiori. E sento quella sensazione di freddo, quella sensazione di confusione che mi accompagna, mentre mi rendo conto di averlo perso. 

"Da quando ho saputo che sei qui mi sento come se stessi morendo dentro… È  così doloroso sapere di averti ferito!"  

Sento quanto faccia fatica a parlare, mentre mi stringe la mano, come se quella presa fosse l'unica cosa a farlo continuare. 

"Ti prego Blaine, apri gli occhi, guardami, spiegami perché non mi hai urlato contro? Perché? Sei silenziosamente andato in pezzi e io non riesco a perdonarmi per tutto ciò che ti ho fatto... Darei qualsiasi cosa adesso per tornare indietro, per cancellare quelle parole, per urlare prima ad Adam di chiudere la bocca, perché tutto ciò che diceva erano menzogne. Io... Io avrei dovuto dirglielo subito, non gli avrei dovuto permettere di baciarmi." 

Sento di trattenere il respiro, sento di non riuscire ad ascoltarlo attentamente, le sue parole sono tutto ciò che volevo sentirmi dire, ma come posso credergli?  

Io ti ho visto, ricordi? Ero dietro di te, mentre tu baciavi lui!  

"Blaine, non voglio perderti! Ti supplico, io so che in qualche modo non mi lascerai mai, ma voglio averti accanto, perché tu sei fatto per me. Cercherò in tutti i modi di dimostrarti quanto mi rendi felice, ma devi svegliarti! Non posso vivere questa vita..." lo sento fermarsi, fa davvero fatica a parlare, mentre i singhiozzi si fanno sempre più forti, "non posso vivere questa vita, senza di te al mio fianco. Ho bisogno di te per sopravvivere, ho sempre avuto bisogno di te... Perciò torna da me!" 

Vorrei poterti credere, ma in questo momento, davvero, non so più qual è il mio posto. 

Ho il cuore a pezzi mentre lo sento continuare.  

"Ti sto chiedendo di perdonarmi di nuovo. Tu sei il mio solo, unico amico e non intendevo ferirti. Ho bisogno di averti accanto, lo sai questo? Abbiamo ancora così tanto da fare, pagine di vita da scrivere solo con te, pezzi di storia, la nostra storia. E ora mi guardo accanto e ho bisogno di sapere che ci sei. Ti prego Blaine, continua a lottare, lotta per tornare da me, lottare per quella vita che tu consideravi preziosa. La tua vita, che in fondo è anche la mia." Lo sento sospirare, cercando di ricomporsi. "Mi rendo conto solo ora che avrei dovuto combattere di più, avrei dovuto smettere di concentrarmi su di me e restare legato a te, a quello che riuscivi a darmi. E per quanto capisco che forse è troppo tardi, vorrei soltanto tornare indietro e riaverti con me, perché se c’è una cosa di cui ho bisogno quello sei tu!" 

Continua a piangere, lasciandomi solo con i miei pensieri, pensieri troppo contrastanti. Non riesco a smettere di pensare ad Adam che lo stringe a sé, al modo in cui mi guardava o a come lo ha baciato, mentre sentivo il cuore sbriciolarsi dentro di me. È una sensazione strana che non riesco a descrivere, neanche ora che mi sembra di continuare a provarla.  

Le nostre mani sono ancora strette, mi viene da sorridere ripensando a quanto credevo che fossero state create appositamente per stringersi, perché non c'è altra mano, che combacia perfettamente alla mia, come quella di Kurt. Eppure vorrei allontanarla, avverto la necessita di liberarla da quella presa che si è fatta troppo stretta, ma allo stesso tempo vorrei stringerla così forte da aggrapparmici, perché, per quanto mi sforzi, Kurt continua a essere l'unica persona che amo in maniera totalizzante, l'unico che mi fa sentire completo. 

Lo sento sospirare, asciugarsi le lacrime e sistemarsi un po' più vicino a me. (clicca qui) 

"It's so hard to say that I'm sorry, I'll make everything alright, All these things that I've done 

What have I become, and where'd I go wrong? 

I don't mean to hurt just to put you first 

I won't tell you lies I will stand accused With my hand on my heart 

I'm just trying to say" 

(E' così difficile dire che mi dispiace, Metterò tutto a posto, tutte queste cose che ho fatto. 

Che cosa sono diventato, e cosa ho sbagliato? 

Non intendevo ferirti, volevo solo metterti al primo posto. 

Non ti dirò bugie, io sarò l'imputato, con la mia mano sul mio cuore 

Sto solo cercando di dire) 

Resto ad ascoltare senza riuscire a pensare con lucidità. Sento la sua voce intonare una canzone, immagino che creda che la musica sia l'unico modo per arrivare a me. Non riesco a capire neanche i miei sentimenti, mentre ascolto quello che vuole trasmettermi.  

Dici che non volevi ferirmi ma non ci sei riuscito. 

"I'm sorry 

It's all that I can say 

You mean so much and I'd fix all that I've done 

If I could start again i'd throw it all away to the shadows of regrets 

And you would have the best of me" 

(Mi dispiace 

E' tutto quello che posso dire 

Significhi così tanto per me e risolverò tutto quello che ho fatto. 

Se potessi ricominciare getterei via tutto alle ombre di rimpianti 

E avrai il meglio di me) 

Mi rendo conto di quanto faccia fatica a cantare, ma come allo stesso tempo ci stia mettendo tutto se stesso e io non posso far altro che pregarlo di continuare, perché la sua voce è sempre stato l'unica che mi facesse sentire vivo, che mi facesse battere il cuore o provare emozioni. 

Continui a ripetere che ti dispiace, ma ho bisogno di tempo, Kurt. Ho bisogno di capire cosa succederà adesso. E se non dovessi più svegliarmi? 

"I know that I can't take back all of the mistakes, but I will try 

Although it's not easy I know you believe me, cause I would not lie. 

Don't believe their lies told from jealous eyes, They don't understand 

I won't break your heart 

I won't bring you down 

But I will have to say" 

(So che non posso far tornare indietro tutti gli errori ma ci proverò 

Anche se non è facile so che mi credi, perché io non mentirei. 

Non credere alle loro bugie, sono dette da occhi gelosi, loro non capiscono 

Non spezzerò il tuo cuore, non ti farò deprimere, ma dovrò dirti...) 

Quante volte abbiamo ripetuto frasi come "tornassi indietro, non lo rifarei" ma purtroppo ci rimane solo un futuro, un nuovo giorno da passare ad accettare gli errori commessi e magari a trovare il modo di rimediarvi.  

Dici di non credere alle loro bugie, che loro non capiscono, che sono gelosi di ciò che abbiamo, ma a chi ti riferisci? A Sebastian, che ti ha tenuto lontano da me solo per proteggermi, per evitare di farmi ricordare cosa significa perderti di nuovo? O ad Adam, che non ti ha potuto avere come voleva, perché mi sono messo in mezzo io? Dici che non spezzerai il mio cuore, ma credo non ci sia rimasto più niente da poter riemettere insieme. 

"I'm sorry 

It's all that I can say  

You mean so much and I'd fix all that I've done 

If I could start again, I'd throw it all away to the shadows of regrets 

And you would have the best of me!" 

(Mi dispiace 

È tutto quello che posso dire 

Significhi così tanto per me e risolverò tutto quello che ho fatto. 

Se potessi ricominciare getterò via tutto alle ombre di rimpianti 

E avrai il meglio di me) 

Vorrei solo poterti credere, vorrei che tutto questo sparisse nuovamente dalla mia mente e tornare a dimenticare tutto, vorrei tornare a ricordare solo quando eravamo una cosa sola, quando sulla scalinata della Dalton ci promettevamo amore eterno.  

Resto senza parole, la mente vuota, ascoltando quelle che sono gli ultimi versi della canzone.  

"Blaine io ho scelto te, ho sempre scelto te." Riprende a parlare dopo qualche secondo di silenzio, mentre cercava di riprendersi dalle lacrime che ha appena versato. "Anche quando le cose erano difficili, quando non mi parlavi, quando mi odiavi, quando non c'eri e la tua mancanza la sentivo fin dentro le vene. Tra tutte le cose belle, io ho sempre scelto te, l'unica persona capace di distruggermi. E litigheremo, ci salteremo alla gola e capiterà anche di alzare i toni, rimarremo sulle nostre posizioni, perché siamo entrambi troppo orgogliosi per ammettere di avere torto. E succederà tante volte, lo sai. Ma ti prometto che ci ritroveremo, sempre, in un abbraccio, in un ‘scusami se sono uno stupido, ma mi conosci’. Ti prometto che faremo sempre pace e che torneremo a prenderci in giro o a baciarci per far star zitto l'altro. Ti prometto che riusciremo a capirci, sempre. Però ho bisogno che tu ti svegli. Ora!"  

Lo dimentichiamo sempre e poi lo ricordiamo di nuovo, ancora e ancora, che questa vita fa sempre, ininterrottamente, ottusamente lo stesso fottutissimo gioco: ti dà la gioia e subito dopo te la toglie. 

 
 

 
 

NOTE DELL'AUTRICE:  

Finalmente!!! Si potete urlarlo forte, c'è l'ho fatta!!! E' stato davvero duro scrivere questo capitolo, non riesco nemmeno a dirvi quanto ho pianto nelll'immaginare tutta la situazione. Io per prima mi rendo conto che, forse, questa volta, ho davvero esagerato XD 

Per chi non conosce la canzone è Best of me dei Sum41. *-* Diciamo che il capitolo è stato creato tutto intorno a questa canzone.  

Spero solo che non abbia deluso le vostre aspettative ma vi abbia lasciati con una domanda: Blaine si sveglierà?  

Questo non posso dirvelo, lo scopriremo nel prossimo capitolo. Presumo sarà l'ultimo, ma non so quanto sarà lungo e se, a quel punto, deciderò di dividerlo in due parti, per questo abbiate solo un po' di pazienza e scoprirete tutto a tempo debito. Mi dispiace solo di non essere molto puntuale ultimamente ma ho davvero tantissime cose per la testa. L'unica cosa bella che posso dirvi è che sto gia preparando altre due ff oltre a quelle già scritte, perciò tenetemi d'occhio ;) 

Un bacio a tutti i lettori che continuano a seguire la ff e chi mi fa sapere cosa ne pensa. Se vi è piaciuto il capitolo fatemelo sapere!!!  

Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Epilogo ***


 
 
Può crescere da solo esaurire come niente perché nulla lo trattiene o lo lega a te per sempre,
cambia il senso alle parole…
L'amore non ha un senso…
l'amore non ha un nome…
l'amore bagna gli occhi…
l'amore scalda il cuore…
l'amore batte i denti…
l'amore non ha ragione…
E' grande da sembrarti indefinito, può lasciarti senza fiato,
il suo abbraccio ti allontanerà per sempre dal passato…
l'amore mio sei tu!
[Francesca Michelini, L’amore esiste]
 
            Epilogo.
 
Luce.

Calda, luminosa, forse fin troppo. Mi abbaglia. Non riesco a capire dove mi trovo, non riesco a distinguere le cose. È troppo forte e i miei occhi troppo deboli. Forse questa è la luce che devo seguire, quella che tutti vedono prima di morire, quella che porta a Dio. Infondo non so neanche se ci ho mai creduto in Dio. Kurt sostiene che é un sadico, ci ha prima creato gay e poi ci fa accusare dai suoi seguaci di essere dei mostri, degli errori della natura, di andare all'inferno.

Ma alla fin fine etero o gay chi merita il paradiso?

E io sono stato così buono da esserci entrato?

Batto le palpebre che a fatica riesco a malapena a tenere aperte. Non vedo nulla se non un bianco accecante.

Bianco.

Quando descrivono il paradiso usano sempre questa tonalità.

Bianco puro, come le nuvole nel cielo d'estate, come i petali di un fiore o il vestito di una sposa.

Pensare al matrimonio mi fa trattenere il respiro.

“Non posso” mi ripeto per l'ennesima volta. “Non posso continuare a farmi questo.”

Mi chiedo se è davvero il paradiso. È tutto troppo luminoso. Troppo bianco. Perché dovrei essere qui allora? A me il bianco neanche piace.  A me piacciono i colori forti, accesi, il blu brillante o il rosso fuoco. Motivo in più per bruciare all'inferno.

E poi eccola, una figura, mi appare avvolto da un alone magico.

“Un angelo” penso.

Il mio angelo custode, il mio amico immaginario dagli occhi cristallini e la pelle così chiara da sembrare trasparente, quello che era ogni giorno con me, quello che non mi abbandonava mai, che mi proteggeva e non mi faceva sentire solo, quello che amavo ritrarre sui muri di casa, prima di essere sgridato dalla mamma, l’unico a non avermi lasciato solo.

Fino a quando non sono cresciuto.

E poi lo sento, un sussurro, una voce melodiosa. Quell'angelo mi sta chiamando e io non so come faccia a sapere il mio nome.

Ma sicuramente qui tutto è possibile, come è possibile che il mio angelo somigli all'unica persona che abbia mai amato davvero.

Poi vedo il viso dell'angelo aprirsi in un sorriso ma allo stesso istante sporcarsi di lacrime. Vorrei dirgli di non piangere ma è bellissimo. Pura e semplice perfezione.

Continua a ripetere il mio nome” penso tra me e me.

Inizio a essere troppo stanco, provo a chiudere gli occhi per riposarli un attimo, anche se sarebbe l’ultima cosa che vorrei fare restare sveglio il più possibile per cercare di capire dove mi trovo, e, in quel momento, sento gridare.

"Papà, Carole correte!!! Blaine si è svegliato!"
 

***

 
I ricordi di cosa sia successo dopo essermi svegliato sono vaghi e confusi. Ricordo appena che il medico, quello che sembrava uno stronzo, si è invece rivelato una persona attenta e capace, molto preparata nel suo lavoro. Quando ha saputo del mio risveglio è corso a visitarmi ed è stato davvero molto scrupoloso.

Ora sono di nuovo nella mia stanza. Gli esami di routine dopo una situazione come la mia sono stati tutti positivi. Ci sono ancora delle piccole difficoltà come muovermi o parlare, fatico ad emettere un qualsiasi suono, ma il medico dice che potrebbe dipendere dallo stato comatoso in cui ero finito e che con un po’ di buona volontà tutto questo sarebbe stato solo un capitolo, aperto e subito chiuso, della mia vita.

Quello che non ha detto il medico, però, è che per quanto sia andato tutto bene e io possa riprendere in mano la mia vita, non riesco a chiudere completamente questa storia, perché non potrò ricordare tutto per filo e per segno, la mia memoria potrà essere comunque offuscata, ma non dimentico. Non potrei mai dimenticare quel bacio, ormai impresso nella mia mente.

Nella mia stanza c'è un continuo via vai di persone.

Da quando mi sono svegliato mia madre e Cooper, Burt e Carole si alternano per starmi vicino. Il dottore Hastings si è raccomandato di farmi ricevere una visita per volta, dopo aver visto i compagni di scuola accalcati su di me a festeggiare il mio risveglio. Devo ammetterlo, anche se hanno dovuto lottare per far allontanare Tina e Sam, sono felice di poter essere di nuovo padrone, per modo di dire, del mio corpo e aver potuto ricambiare quei due abbracci, i soli che mi sono apparsi sinceri.

L'unico a non aver mai lasciato la stanza per nessuna ragione è Kurt.

È sempre qui accanto a me, a stringermi la mano o a occuparsi di me e, per quanto l’ho desiderato, ora quasi mi infastidisce. Vorrei semplicemente sfilare la mia mano dalla sua e dirgli di smetterla di essermi così attaccato, che avrebbe dovuto pensare a me prima che lo vedessi baciare Adam. Eppure sembra non averlo neanche ascoltato il medico. Ora se ne sta li, immobile, seduto sulla sua sedia a sfogliare Vogue, credendo che io stia riposando.

È bello.

Cavolo se è bello.

C'è uno spiraglio di luce che passa attraverso la persiana, non sono del tutto alzate perché faccio ancora fatica a tenere gli occhi aperti, eppure è la sua bellezza che mi abbaglia, quel po’ di luce illumina principalmente il suo volto, dandogli l'aspetto di un Dio. Ha dei lineamenti perfetti, due occhi meravigliosamente penetranti e, per quanto io mi sia perso nel guardarli un milione di volte, mi rendo conto che non ne ho mai abbastanza.

E poi il ricordo di quello che mi ha fatto mi colpisce in pieno.

È stato con un altro.

Ha avuto una relazione con qualcuno di migliore di me, che lui considerava migliore, quando io non aspettavo altro che mi perdonasse, che tornasse da me.

Ed è come rivivere i nostri peccati ancora e ancora... Come se mai e poi mai potremo cancellarli. Come tatuaggi sulla pelle, i nostri sbagli sono incisi nelle nostre menti.

Si può dimenticare un dolore tanto intenso? Si può fingere che nulla sia successo, credendo che tutto possa tornare come prima?
Non ne ho la più pallida idea.

L'unica cosa che so è che guardarlo, poter ammirare tanta bellezza mi fa capire che mai, non amerò mai qualcuno come ho amato lui, che per quanto mi sforzi nessuno sarà completamente parte di me come lui. Lui è stato il mio primo vero amore e nessuno potrà prendere il suo posto. Lo porterò nel cuore per sempre. Ma non so se sarò capace a perdonarlo. Quello che provo dentro è un dolore che non riesco a descrivere, è come se mi avessero squarciato il petto e, dopo avermi strappato il cuore, io sia ancora a terra in agonia. Vorrei parlargli, urlargli in faccia che vorrei odiarlo, fargli capire che mi ha spezzato il cuore e, mentre cerco le parole da potergli dire fargli capire che per quanto mi sforzi non riesco a cancellare dalla mia mente quello che ho visto, qualcuno bussa alla porta.

“Sei ancora qui?” Kurt ha distolto lo sguardo dalla rivista e lo capisco dal suo tono di voce quanto sia infastidito.

È bello finalmente poter aprire gli occhi e vedere chi è appena entrato.

“Potrei farti la stessa domanda.”

E come un flash tutto quello che era nella mia mente, come uno scaffale i cui cassetti si aprono e rivelano un ricordo, magicamente io so, so perché quei due continuano a litigare e so che quello che dovrò affrontare adesso… Sarà anche più duro di tutto il resto.

“Cosa vuoi?” Chiede con lo stesso tono nervoso Kurt.

“Parlare con lui, adesso che è sveglio.”

“In realtà sta riposando!”

Capisco che nascondermi non sarebbe più bastato, forse è arrivato il momento di prendermi le mie responsabilità e affrontare la realtà. O almeno in parte.

Così mi faccio forza sulle braccia, alzandomi appena così da attirare l’attenzione di entrambi.

“Blaine!” esclama Kurt agitato, come ogni volta che mi vede muovermi, per poi correre a darmi una mano.

Vorrei dirgli di non preoccuparsi, che non sono un bambino a cui servono cure, che trattarmi così alimenta solo la mia rabbia, ma riesco a mala pena a dire “sto bene” per farlo allontanare. È così ormai, ogni mia parola sembra ferirlo e, come capita sempre da quando mi sono svegliato, allontana le mani come se si fosse scottato. Quelle mani, le stesse a cui prima volevo afferrarmi per ogni paura o preoccupazione, quelle che potevano aiutarmi a tirare su, quelle che volevo stringere per il resto dei miei giorni, ora sembrano di lava incandescente che al minimo sfioramento mi ustionano la pelle e, non so come, lui avverte la stessa sensazione.

Si allontana leggermente, per poi rivolgere lo stesso sguardo pieno d’odio verso il ragazzo ancora in piedi sulla porta.

“Ho capito,” sospira poco dopo Kurt, “vado a prendermi un caffè. Ma stai attento a te” punta il dito verso di lui, “se lo fai agitare o fai qualcosa contro la sua volontà non ci sarà mio padre a trattenermi dallo spaccarti la faccia, questa volta!”

Resto interdetto da ciò che ha appena detto Kurt, non immaginavo potesse rispondere una cosa simile, mi fa quasi sorridere vederlo nelle vesti di difensore. Ma perché difendermi ora, quando ormai non c’è più nulla da difendere?

Non dà modo al ragazzo di rispondere, si avvia alla porta e se la richiude alle sue spalle.

“Finalmente ci siamo liberati di quella checca isterica!” esclama il mio migliore amico nello stesso istante.

“Sebastian…” lo ammonisco con quel filo di voce che riesco ad utilizzare.

E come se non avessi detto niente, trascina la sedia verso il bordo del mio letto e mi si siede accanto.

“Lo sapevo!” dice entusiasta accanto a me.

“Cosa?” sussurro.

“Che ti saresti risvegliato. Io lo sapevo, non mi avresti mai fatto una carognata simile. Bastava il bacio del principe azzurro a farti riaprire gli occhi!” Afferma prima di scoppiare a ridere.

“Tu cosa?” chiedo sbalordito.

E in quel momento ricordo, ricordo la canzone, le sue parole, il bacio, il perché.

Sebastian è innamorato di me.

Penso a cosa dirgli, penso a cosa sia giusto, a cosa dovrei fare ora che lo so, fingere di non sapere? O dirgli la verità? Raccontargli che l’ho sentito, che so che mi ama
e che non vorrebbe altro che stare con me.  Ma io? Io cosa voglio?

“Seb…” dico con un filo di voce, notando il suo sguardo passare da una luce accesa a un buio pesto.

“Ho una grande notizia, mio caro!” Urla quasi, con un sorriso che però non raggiunge gli occhi. “Me ne vado!!! Finirò le ultime settimane alla Dalton e non appena avrò il diploma mi trasferirò a Chicago.”

Resto senza parole, incapace di rispondere, cercando di rielaborare quello che mi sta dicendo, cercando di capire se sia uno scherzo. “Chi… Chicago?” Balbetto.

“Si, sono stato ammesso alla University of Chicago e studierò economia, come vuole mio padre.”

Economia? Tuo padre? Perché?

“Seb perché? Avevamo dei progetti!” riesco con fatica a chiedere, pensando quanto questa cosa mi faccia star male.

“Lo so Blaine, ma alla NYU non mi hanno preso.”

“Come? Cosa?” resto basito dalla sua affermazione.

E come se la mia mente lavorasse da sola, faccio veloci calcoli e rivivo quella terribile giornata. Io che scappo dalla NYADA e corro per strada, saranno stato all’incirca le dieci del mattino, l’orario dei colloqui. Sebastian stava andando all’NYU per il suo incontro e nel vedere me distrutto ha preferito accompagnarmi a casa, a Lima, pur di non lasciarmi solo.

Ennesima dimostrazione d’amore che non sono stato capace di capire.

Mi sento così stupido e vuoto.

Sono stato così cieco.

“Tu avevi il colloquio quella mattina, vero?” chiedo subito conferma e quando lo vedo annuire riesco solo a sentirmi ancora di più una merda.

Sebastian ha messo in discussione tutta la sua vita per me e io non sono stato neanche stato in grado di accorgermene.

“Seb… Io…”

“Non fa nulla, Blaine.” Mi interrompe immediatamente. “L’ho fatto per i miei motivi ma ora ho bisogno di andare via, di staccare la spina, di cambiare.”

“Perché?” chiedo mentre il viso mi si riempie di lacrime. Resto senza fiato, è come se ogni mia sicurezza fosse svanita, come se l’unico appiglio che mi era rimasto fosse andato perso. È vero non posso ricambiare i sentimenti di Sebastian, in un modo o nell’altro il mio cuore apparterrà sempre a Kurt, ma non riesco a dimenticare tutti i giorni passati con il mio migliore amico a sognare di vivere a New York, di scoprire posti nuovi e di poter finalmente realizzarci, lontano da quella cittadina, che in un modo o nell’altro ci aveva oppresso. Mi sto così rendendo conto che non ho perso solo l’amore della mia vita, ma anche il mio migliore amico.

“Sai Blaine, mi è già successo in passato. Quando ero piccolo i miei genitori mi portavano in un hotel lussuoso la domenica. Servivano ogni genere di pietanze, figurati che non riuscivo neanche a leggere tutto il menù… Ma non c’era nulla che mi piacesse più dei gamberi. Continuavo a prenderne ancora e ancora… I miei mi dicevano “perché non provi il roastbef, il pollo alla cacciatora o un bel filetto…” Ma a me piacevano i gamberi, volevo solo quelli. Se venissi a New York con te non riuscirei più ad andare avanti, continuerei ad amarti e questo non farebbe bene a nessuno di noi due.”

“Seb… No…” provo a dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma il mio volto è pieno di lacrime e fatico a parlare.

“Va tutto bene, Blaine. Va tutto bene.” Sussurra stringendomi tra le sue braccia. “Lo sapevamo entrambi che non potevamo andare avanti così.”

Resto immobile, a singhiozzare tra le sue braccia, come ho fatto milioni di volte nell’ultimo anno, ma mai avrei pensato di piangere perché sarebbe stato lui a lasciarmi.

Ho perso davvero tutto, per quanto mi rendo conto che Sebastian ha ragione e che non amerò mai nessuno come amo Kurt, non saprei neanche cosa fare per sistemare le cose.

Mi stringo un’ultima volta al mio migliore amico e mi sfogo, fino a quando le lacrime si esauriscono lasciando spazio solo alla stanchezza e, dopo un suo lieve bacio sulla fronte, mi addormento.

Credo che questa sia la prima volta che Sebastian sia così aperto con me, che veramente mi abbia parlato con il cuore in mano, anche se, come il mio, credo che non siano rimaste altro che briciole e non posso fare a meno di sentirmi in colpa.
 

***

 
Dalla visita di Sebastian, sono passati esattamente due settimane.

Quella trascorsa in ospedale è passata piuttosto velocemente, tra controlli medici e la compagnia della famiglia, ma come ogni cosa è destinata a finire. Cooper è ripartito, non appena le mie condizioni sono migliorate e mia madre è tornata a lavoro.

Ma stare a casa da solo non mi piace, è come se la mia mente si staccasse dal resto di me e iniziasse a vagare, vivendo e rivivendo per l’ennesima volta quel momento.

Provo a far qualsiasi cosa pur di distrarmi. Così accendo la radio e inizio a prepararmi il pranzo.

Da quando sono uscito dall’ospedale ricevo chiamate e messaggi da parte di chiunque, Sam e Tina passano ogni pomeriggio per portarmi i compiti e i loro appunti, Carole per varie medicazioni e Kurt. Non sono riuscito a parlare molto con lui, ho cercato di evitare ogni tipo di contatto, qualsiasi momento in cui rischiavamo di restare soli chiamavo mia madre o qualcun altro. Non riesco ancora a capire cosa provo, la rabbia sembra essere sparita, ma la delusione, quella brucia ancora.

Sto preparando gli ingredienti che mi servono per prepararmi un panino, quando la radio manda una canzone, la canzone.

Le note di All you need is love riempiono l’aria, facendomi mancare il respiro. Mentre i Beatles cantano uno dei loro grandi successi io rivivo mentalmente la mia grande storia d’amore.

Quando siamo bambini cresciamo con l’idea dell’amore perfetto, della famiglia perfetta, dove tutto è spinto dai sentimenti e tutto è giusto. Crediamo che i nostri genitori siano dei super eroi e viviamo con la certezza che sarà sempre tutto meraviglioso. Poi cresciamo e ci rendiamo conto che al bene si contrappone il male, il dolore. Nel mio caso era stata la segretaria con cui era scappato mio padre, il lavoro di mia madre che la costringeva a stare lontano, il sogno di mio fratello di diventare un attore e quindi di vivere dall’altra parte del paese, la mia omosessualità e i bulli della scuola pubblica. In ogni caso ero stato privato di quell’amore che consideravo perfetto e duraturo, e che dopo tanta sofferenza consideravo, in un certo senso, dovuto.

Ma poi conobbi Kurt, Kurt che sognava l’amore, lo sfiorarsi delle dita. Era la persona più pura e pulita che avessi mai incontrato. Non capivo come facesse ad essere così, io al posto suo avrei perso la testa. Invece nonostante tutto era riuscito a mantenere quella sua purezza. E credo sia stato inevitabile innamorarmi di lui, come se qualcosa dentro di me si fosse risvegliato, ricordandomi che la mia vita potesse essere completa solo se accanto avessi avuto lui.

Lui era il mio nuovo eroe, l’amore perfetto che sogna ogni bambino. Il proprio principe azzurro.

Ma questo non era bastato, perché nulla a sedici anni è facile. O meglio tutto ciò che sembra un pochino complicato, per un ragazzino di quell’età sembra un enorme macigno da dover sollevare.

Ricordo chiaramente il momento in cui chiesi a mia madre di cambiare scuola, quanto dovetti lottare per farla acconsentire, aveva più paura di me di rimandarmi ad una scuola pubblica. Ma lì c’era il mio Kurt, il mio amore perfetto, e sarei morto se non avessi passato il resto del suo ultimo anno con lui, a sognare in ogni singolo momento quel futuro insieme che tanto desideravamo.

Eravamo una cosa sola e io ero completamente pazzo di lui.

Nulla servì a farmi cambiare idea, nulla servì a farmi pensare a nient’altro se non al suo amore.

Eppure come tutte le cose belle finiscono, Kurt si diplomò, finì il liceo e per quanto io fossi felice per lui, orgoglioso di come stesse realizzando i suoi sogni, vivevo con la costante paura di perderlo. Tutto sarebbe cambiato e, purtroppo, non bastavano le sue rassicurazioni a farmi credere che tutto sarebbe andato per il meglio. E ammetto che una parte di me ha gioito quando la NYADA lo aveva rifiutato, sarebbe stato con me un altro anno e poi saremmo partiti insieme per conquistare la Grande Mela.

Ma mi pentì subito di aver gioito, perché nonostante fosse ancora lì con me, lo stavo perdendo ugualmente. Vederlo spegnersi ogni giorno di più, vederlo deprimersi nel pensare di non esserne all’altezza, guardare come ogni momento della sua vita veniva sprecata dietro il bancone di un bar, che per quanto importante per noi, non era per niente fatto per lui, capii che l’amore perfetto è fatto anche di sacrifici. Fu la cosa più difficile del mondo dire a Kurt di partire, anche senza un progetto, anche senza la NYADA, lui ce l’avrebbe fatta semplicemente perché era Kurt Hummel, l’uomo che amavo, il più coraggioso che avessi mai incontrato, e se questo significava dividerci, avrei sopportato tutto pur di vederlo felice.

Non ho mai capito se Kurt in quel periodo fosse felice, lavorava a Vogue.com, frequentava gente importante del settore, aveva riprovato a rientrare alla NYADA. Diedi per scontato che stesse realizzando i suoi sogni, sogni che ormai non mi riguardavano più. E mentre lui viveva quella vita, non dimenticherò mai il senso di abbandono, di delusione e di perdita che provai in quelle settimane. Era come se lui fosse partito portandosi via con sé tutto ciò che mi spingesse ad andare avanti. Ero finito e non sapevo cosa altro avrei potuto fare. Non avevo la mia famiglia, non avevo i miei amici, non avevo il mio amore perfetto.

Mi sentivo perso, mentre l’amore della mia vita stava facendo semplicemente ciò che gli avevo chiesto io, andare a vivere la sua vita per rendermi orgoglioso di lui.

E io cosa feci?

Rovinai tutto.

Solo in questo momento mi rendo conto del mio egoismo, ero così preso dai miei sentimenti da non rendermi neanche conto dello sforzo che stava facendo Kurt. Sarà stato anche poco presente nell’ultimo periodo, ma continuava ad amarmi e a fare tutto quello per poter tenersi impegnato e non fare ciò che poi ho fatto io, preso da un attimo di panico.

Solo adesso realmente capisco quanto il mio errore deve aver inciso nelle nostre vite.

Solo a me va la colpa di aver distrutto il mio amore perfetto.

Kurt non avrebbe mai conosciuto Adam, Kurt non avrebbe mai iniziato qualcosa con lui se io per primo non lo avessi ferito. Kurt non mi avrebbe fatto mai una cosa simile, non il Kurt, che sulle scale della Dalton, con le lacrime agli occhi continua a ripetermi “si”, dopo avergli chiesto di sposarmi.

Il mio Kurt.

Preso da un attimo di pura follia, mollo tutto e corro fuori. Non mi importa se non fa ancora abbastanza caldo da uscire senza giacca, non mi importa se mi hanno sconsigliato di fare attività fisica fino alla fine della fisioterapia, voglio solo correre, correre tra le sue braccia e dirgli quanto io sia stato stupido a dubitare del suo amore, di urlargli di aver capito che l’unico ad aver sbagliato sono sempre stato io.

Avrei fatto qualsiasi cosa pur di riavere nella mia vita il mio amore perfetto.

Quando arrivo mi fiondo alla porta e inizio a bussare con insistenza, urlo il suo nome sperando che mi apra.

“Arrivo!” Sento dal fondo del corridoio. “Blaine!”

Chi mi apre non era chi mi aspettavo ma non fa nulla, ho solo bisogno di vederlo. “Burt dov’è Kurt? Ho bisogno di parlare con lui.”

“Blaine…” Dal tono in cui pronuncia il mio nome sento che ce qualcosa che non va.

“Cosa??? Dov’è Kurt?”

“Blaine, Kurt sta tornando a New York, è andato in aeroporto poco fa… Pensavo lo sapessi.”

Resto a bocca aperta, non riesco a spiccicare una parola.

È andato, via, senza dirmi una parola, nulla. Ha deciso di smettere di provarci. Non gli ho dato modo di avvicinarsi, lui che nelle ultime settimane non ha fatto altro che starmi accanto e io sono stato capace solo di allontanarlo. Non meritavo quelle attenzioni, non meritavo di essere coccolato eppure lui era lì a prendersi cura di me e ora tutto quello che vorrei è cancellare tutto, tornare indietro e fidarmi di lui.

Non sono stato capace di proteggere il mio amore perfetto ed è tutta colpa mia.

Saluto Burt e, con le spalle basse, sconfitto, torno a casa.

Sarebbe inutile correre all’aeroporto, sarà già partito, mi ripeto mentre cammino con il cuore spezzato.

Il ritorno a casa è estenuante. Tutta l’adrenalina che avevo in corpo è completamente evaporata. Ora sento solo la fatica, i polpacci sono diventati di piombo e ogni passo in avanti sento milioni di lame conficcarsi nei miei muscoli. Adesso ho capito perché i medici si erano raccomandati tanto.

Sto per entrare nel vialetto di casa, quando una figura accovacciata sulle scale del portico attira la mia attenzione.

Non riesco a capire chi è quando, sentendomi entrare, alza il volto.

“Kurt?” chiedo stupito di vederlo lì. “Non sei all’aeroporto.”

“Ci stavo andando, ma non potevo partire senza dirti ancora una volta quanto mi dispiace” si alza in piedi e mi viene incontro. “Blaine io non so come dirti che non è stata colpa mia, io volevo solo…”

“Kurt basta… Non serve”

“No ma io devo spiegarti…”

“Non serve… Davvero… Ho capito…” Mi siedo sulle scale e lo invito a fare lo stesso. Ha lo sguardo basso quando si avvicina. “Sai cos’è l’amore?” Gli chiedo dopo qualche secondo in silenzio, lui mi rivolge lo sguardo confuso e decido di continuare “Chissà in quanti ce lo chiediamo. Già cos'è? Stiamo li ad aspettarlo, a passare le notti a guardare le stelle finché non arriva. L'amore è quel sentimento che ci rende migliori e peggiori allo stesso tempo, ci rende diversi, ma forse per la prima volta siamo noi stessi. Tira fuori ciò che siamo, buono e cattivo, riesce a farci essere come non eravamo mai stati. L'amore ti fa scrivere da qualunque parte i tuoi pensieri, le tue emozioni, le tue sensazioni più profonde… Sul diario, sul quaderno, sui libri o anche sui banchi di scuola. L'amore è infinito e te ne accorgi quando passi intere giornate a guardare i suoi occhi. Ci vedi una luce riflessa e mentre ti dice cose carine, scopri che quella luce è l'amore che prova per te. Fissi attentamente quegli occhi, e ti accorgi che il vostro amore durerà per sempre. L'amore riesce a non farti dormire anche quando decidi che ormai è tardi e devi andare a letto. L'amore non conosce mezzi, sa renderti la vita più bella, difficile e misteriosa al tempo stesso. L'amore ti rende paranoico e geloso, fa tremare il cuore se vi dice che vi sentirete ad un orario ben preciso, mentre invece questo squillo non arriva... e tu attendi… attendi con ansia. Poi quando finalmente arriva ti senti bene e non ti manca più il respiro. L’amore ci fa commettere sciocchezze, cose insensate, a volte cattive, perché non capiamo come qualcuno possa provare qualcosa di tanto grande per noi. L’amore non ci fa sentire all’altezza, ma ci rende piccoli e indifesi, ci fa credere di essere potenti ma allo stesso tempo poveri. L’amore è spaventoso, ma allo stesso tempo bellissimo. L'amore è un caso che arriva per caso. Anche quando non lo vuoi… come te, so che è una frase "fatta" ma sinceramente è la verità e non sapevo dire di meglio... L'amore è dare una possibilità ad una persona di distruggerti e sperare che non lo faccia. E penso che non mi è stato mai più chiaro che il sentimento che provo per te è amore. Kurt, ti amo. Sei la mia vita e tutto ciò che ho e di cui ho bisogno. Vorrei solo che la nostra storia duri per sempre e sono convinto che se continueremo a tenere presente i sentimenti che proviamo l’uno per l’altro e a metterli sempre davanti a tutto, sono sicuro che resisterà a tutti i pericoli che il destino ci vorrà mettere contro.”
Ha gli occhi lucidi e quando sento una lacrima scendermi lungo il viso, mi accorgo di star piangendo anche io.

“Dovrei essere io a dirti queste cose.”

“Non è importante chi le abbia dette, ma che in qualche modo è ciò che pensiamo entrambi.”

“Ti amo Blaine, davvero… Io…”

“Lo so Kurt, e mi sento così stupido per aver fatto quello che ho fatto.”

“Non sei stupido…”

E sentire finalmente quel sapore sulle mie labbra mi lascia senza fiato. È tutto ciò che ho desiderato, tutto ciò che ho voluto dal momento in cui l’ho rivisto. Nonostante tutto lui è mio e io sono suo. Nessuno può (poteva) cambiare questo.

Ora posso dire di essere felice, ci ho messo tempo ma alla fine l’ho capito, mi è tutto chiaro. Quando trovi la tua anima gemella senti dentro di te una sensazione di pace e di benessere talmente intensa da avere l'impressione di essere finalmente arrivato a casa. Ti sembra di conoscere quella persona da sempre, da un'altra vita magari, e ti rendi conto che prima di lei non c'era niente, solo l'attesa di ritrovarla. E dopo che l’hai incontrata, potresti non vederla per un anno e non cambierà niente fra voi due, perché sai di poterti fidare completamente e anche senza anello, senza matrimonio, sai che quella è la tua persona ed è solo tua. Per sempre.




NOTE DELL’AUTRICE, O MEGLIO RINGRAZIAMENTI.
Eh si, ci ho messo ben 10 mesi a scrivere questo capitolo, non me ne ero dimenticata, lo giuro, ero solo "bloccata". Ho cercato mille finali diversi, mille parole, volevo rendere tutto complicato, ma era già tutto complicato e così mi sono detta “ma si Giulia, questa volta falla semplice!” E ci sono riuscita.

Non mi sembra vero di essere qui a scrivere le note finali di quella che per me è stata la battaglia più grande. Questa fanfiction è stata una sfida, una lotta continua con il mio stile e quello che credevo di non essere capace di utilizzare e invece… Ci sono riuscita.

Ultimamente non credo molto nelle mie abilità e sinceramente ora non so neanche con chi stia parlando visto che molti lettori hanno deciso di lasciare la lettura di questa ff, ma per chi c’è ancora, chi magari ha dimenticato quel “seguita” o chi non ha mai smesso di crederci dico solo una cosa GRAZIE!
GRAZIE PER AVER CREDUTO IN ME!!!

Non è stato semplice vi dico la verità, niente qui è semplice, ma ieri mi è bastato aprire il testo, la bozza lasciata a metà alcuni mesi fa, per rileggere cosa avessi scritto e, improvvisamnete, era come se le mani si muovessero da sole e finalmente ho portato a termine un grosso punto interrogativo che era rimasto a questa ff.

Non so se ho soddisfatto le vostre aspettative, se magari vi eravate create un finale diverso, ma questo credo sia quello che la mia mente aspettava, l’illuminazione.

Per quanto riguarda i ringraziamenti ci terrei a dire Grazie alla mia beta, babykit86l, a cui avrò fatto prendere un infarto quando le ho inviato questo capitolo perché non se lo aspettava minimante XD e tutte le altre ragazze, a partire da Maggie, Zurry e tutte quelle bellissime persone che grazie alle mie pazzie continuano a sopportarmi e a spingere a dare il massimo.

Mi rendo conto però di una cosa, non sono triste, anzi… Sono felice di questa fine, perché ho tante tante idee ancora da portare a termine e so che in un modo o nell’altro avrò voi accanto a spingermi a continuare a dare il meglio di me.

Perciò ragazzi miei, questo è un arriverderci.. Per chi ha voglia ancora di seguirmi io sono qui!!!
 

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