Angeli dell'Inferno

di Astrea9993
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 
 
 
21 dicembre 2012, il giorno del mio diciottesimo compleanno, l’inizio del mio diciannovesimo anno di vita e la fine del mondo come tutti noi lo conosciamo.
 
Non male, non trovate?! Un attimo prima la mia più grande preoccupazione era riuscire a mantenere una buona media scolastica.
Un attimo prima un compito di fisica piuttosto complesso mi appariva un problema insormontabile e poi, tutto era improvvisamente divenuto così sciocco, banale ed irrisorio. Un attimo dopo tutto ciò che amavo e conoscevo era svanito nel nulla e, a quel punto, le problematiche dell'esistenza che avevo condotto fino ad ora erano improvvisamente apparse così sciocche...
 
Prima di quel 21 Dicembre ero solo una ragazzina che voleva mangiare una pizza con le amiche per festeggiare il suo compleanno ed ora, ad un anno di distanza, sono una guerriera.
Quel 21 Dicembre una parte di me, la parte più innocente di me, è morta. Quel giorno sono risorta più forte e, paradossalmente, sono divenuta la vera me stessa.
 
in questo nuovo mondo soltanto chi è animato da una grande volontà di vivere sopravvive, ed io non sono certo disposta a rinunciare alla mia vita tanto presto.
La guerra non è ancora finita ma io combatterò sempre in prima linea per proteggere ciò che resta dell'umanità. Non mi arrenderò mai...
 
Il mio nome è Selene Elizabeth Black e questa è la mia storia...

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


1
 
 
 
È strano come spesso le persone non riescano ad apprezzare e a dare il giusto valore a ciò che posseggono. Gli esseri umani vivono le loro vite frenetiche come dei semplici spettatori della loro stessa esistenza lasciando che gli avvenimenti gli scivolino accanto. Gli uomini trascorrono le loro vite sempre in attesa di qualcosa di meglio senza trovare la forza di mordere la vita e di prendersi ciò che vogliono, preferiscono rimandare al futuro come se  fossero eterni e poi concludono le loro vite nel rimpianto.
Gli uomini non riescono ad apprezzare le piccole cose come un tramonto, il chiarore delle stelle o la brezza che ti accarezza il volto, l'abbraccio di una madre, il sorriso di un bambino, la voce di un fratello.
Noi uomini siamo arroganti e viviamo nella convinzione di essere i padroni del mondo e nell'illusione che vi sia sempre del tempo, che non sia mai troppo tardi.
Eppure anche quella sera sembrava in tutto e per tutto una sera normale, i ragazzi parlottavano ridendo e scherzando per le strade, la città era invasa dalle auto nell’ora di punto, le persone continuavano a vivere la routine delle loro banali vite incuranti di ciò che sarebbe avvenuto da un momento all’altro.
Neanche io ero molto diversa dagli altri preda com'ero della superficialità della mia stessa esistenza, mi trovavo in pizzeria, circondata dai miei amici, inconsapevole di ciò che il futuro mi riservava.
 
Poi accadde.
 
da prima tutte le luci elettriche in ogni parte del mondo si spensero poi tutti gli apparecchi tecnologici smisero di funzionare rendendo noi umani indifesi: tutta quella tecnologia che l’uomo usava per proteggersi, per spostarsi, scaldarsi, per nutrirsi, per vivere era ora inutile. La luce che scacciava le nostre più profonde e arcaiche paure permettendoci di vedere cosa si nascondesse dietro le ombre più oscure e permettendoci di sentirci a casa e al sicuro era ora inutilizzabile.
 
in strada si sentirono ben presto le urla delle persone che si erano rese conte di essere davvero, totalmente, completamente sole. È difficile spiegare perché le persone fossero uscite di casa al posto di attendere pazientemente i propri familiari, credo che fosse perché a quel punto tutti avvertivano il pericolo. Per la prima volta non c’era alcun telefono con cui chiamare i propri genitori, fratelli, sorelle, nonni od amici. eravamo vicini e distanti allo stesso tempo.
tutti chiamavano il nome di qualcuno mentre vagavano per una città sempre più affollata, perdendosi a causa del panico e dell’oscurità per quel labirinto di cemento che ormai era la città.
Anche noi iniziavamo ad essere sempre più spaventate, le mie amiche parlavano a voce alta l’una sopra l’altra.
Sebbene non capissimo ancora pienamente la situazione capivamo che non c’era più luce, che eravamo delle ragazze appena diciottenni e soprattutto da sole. Un istinto radicato nell’uomo fin dalla notte dei tempi ci diceva che eravamo in pericolo, vulnerabili, un angoscia soffocante ci opprimeva il petto, sentivamo che qualcosa non andava e capivamo che questo era solo l’inizio della fine. Caroline era sull’orlo del pianto ed io non potevo fare a meno di ripetermi che dovevo essere razionale e trovare una soluzione,  che doveva esserci una spiegazione razionale dietro a tutto questo...
Ancora ignara della gravità della situazione presi il mio cellulare decisa a chiamare mia madre.
Quell'azione mi appare ora così sciocca, il pensiero di una bambina che, quando l'intera città sembrava essere piombata nel caos, si illudeva che sua madre sarebbe potuta apparire e salvarla dal mostro che si nascondeva sotto al letto.
Fu con orrore scoprii che il mio telefono era letteralmente morto e, purtroppo, lo stesso valeva per quello delle mie amiche. Non poteva essere una coincidenza come non era una coincidenza il fatto che tutte le automobili avessero smesso di funzionare.
Ad ogni modo non riuscii a concentrarmi a l’ungo su questi pensieri perché in quell’istante scoppiò un terribile temporale, non avevo mai visto tanta acqua, c’era un vento impetuoso, era così forte da rendere molto difficile avanzare per strada, così forte da far scricchiolare le imposte in modo inquietante.
La paura serpeggiava tra noi, alcune piangevano tutte urlavano e si stringevano tra loro, il panico si stava diffondendo ovunque come una macchia d’olio e in tutta quella confusione solo io e Alex, la mia migliore amica, eravamo rimaste tranquille, zitte, sedute al tavolo in silenzio, le uniche che riflettevano in cerca di una soluzione, di un modo sensato in cui comportarsi. Ancora oggi mi domando come io abbia fatto a non perdere il controllo, ad essere così razionale in un momento simile, la verità è che non lo so, credo che fosse un istinto innato, radicato in me e di cui io non sospettavo neppure l’esistenza.
 
Ma il peggio non era ancora arrivato, tutti pensavano che quella fosse la vera emergenza, invece era semplicemente un diversivo creato dai nostri nemici per invadere il mondo che da secoli era sotto il controllo degli uomini, mentre tutti giravano per le strade in cerca di amici e parenti, vinti dalla disperazione, soli e vulnerabili quelle creature strisciavano per le strade e si preparavano a rendere realtà i nostri peggiori incubi. I demoni erano tra noi.
 
Mentre il nemico era in agguato per le strade io ero barricata all’interno del ristorante, ricordo di essere rimasta seduta immobile mentre tutto vorticava attorno a me, la cosa strana era che non avevo esattamente paura ed osservavo la scena piuttosto distaccata. Cercavo di rimanere lucida ed istintivamente controllavo le uscite.
Ripensandoci ora il mio comportamento in una situazione di potenziale pericolo era il primo indizio rivelatore della mia vera natura: non avevo ricevuto nessun addestramento eppure sembravo sapere istintivamente cosa fare per sopravvivere, ero solo una ragazzina eppure riuscivo a mantenere la calma.
In una situazione come quella che stavamo vivendo istintivamente le persone cedevano al panico, insomma sulla città si stava abbattendo una tempesta mentre l'elettricità, i telefoni e persino le automobili non funzionavano più e tutto questo era accaduto all'improvviso, da un momento all'altro. In una situazione del genere l'istinto spingeva al panico, eppure io ero calma.
 
Poi avvenne il peggio: i demoni iniziarono ad attaccare colpendo da prima coloro che si trovavano all’interno di qualche edificio allo scopo di farli uscire allo scoperto…
 
La finestra accanto a noi venne distrutta, io caddi a terra e le schegge volarono ovunque travolgendomi e graffiandomi il volto, avevo un profondo taglio sulla guancia destra e sulla fronte, ma quelli erano gli unici danni davvero gravi, per il resto solo graffi superficiali. Per minuti o forse ore rimasi immobile incapace di comprendere chi o cosa avesse distrutto la vetrata, incapace di comprendere cosa fosse successo.
La stanza era ormai immersa nel buio più profondo. All'esterno le nubi scure avevano coperto la luna e le stelle e l'unica fonte di luce era fornita dai fulmini che di tanto in tanto squarciavano il cielo mentre, il ristorante, era illuminato unicamente da due candele.
In origine ce ne erano di più ma ora erano state spente dal vento forte e freddo che mi penetrava persino nelle ossa.
Il cuore mi martellava forte nel petto. Ora iniziavo ad avere paura ma la mia non era la paura che paralizza, era la paura adrenalinica che spinge ad agire mantenendo alta la guardia, la paura che aiuta a sopravvivere.
I tagli bruciavano ma dovevo cercare di concentrarmi sulla finestra, dovevo cercare di capire cosa fosse successo per riuscire, se necessario, ad individuare un imminente pericolo. Non potevo restare ferma, immobile e vulnerabile: dovevo rialzarmi da terra.
Lentamente, cercando di non ferirmi i palmi delle mani con i vetri che ancora ricoprivano il pavimento, riuscii ad inginocchiarmi.
Fu solo allora che, complice la fugace luce di un fulmine, riuscii a scorgere una creatura. La creatura aveva la testa e la coda di un enorme serpente mentre il suo busto era quello di un uomo, ma la cosa più inquietante erano i suoi occhi umani e mostruosi nel contempo, erano gli occhi di una creatura che un tempo era stata umana ma ora quei giorni sembravano lontanissimi.
Ora avevo davvero paura, se prima ero stata sorretta dal raziocinio adesso, di fronte a quella creatura tutti i miei schemi mentali crollavano, cosa potevo fare per oppormi a quel mostro?!
Avevo paura ma per quanto avessi paura non riuscivo a muovermi ne tantomeno a distogliere lo sguardo dalla creatura, riuscii a farlo solo quando Alex mi posò una mano sulla spalla, solo allora mi resi conto di essere ancora a terra e riuscii a vedere il resto della stanza, lo sguardo terrorizzato dei presenti, il nostro tavolo rovesciato, i cocci di vetro sparsi ovunque e le ferite delle persone, per fortuna nulla di grave, pensai, poi sentii un lamento, un lamento di dolore a stento soffocato, fu allora che notai un ragazzo: aveva una gamba schiacciata dal pesante tavolo di legno, dovevamo fare qualcosa, mi dissi, ma in quel momento un fruscio alle mie spalle mi spinse a voltarmi, la creatura si stava avvicinando…
 
“non guardalo negli occhi” mi ammonì Alex, e nonostante sembrasse sciocco, l’ascoltai.
 
“preparatevi a morire” disse la creatura con voce terribilmente umana.
 
Stavo per morire.
 
La verità di quell’affermazione mi sconvolse. Eravamo solo un branco di civili, per lo più ragazzi, che si trovavano ora ad affrontare una minaccia più grande di loro. Non potevamo vincere in uno scontro aperto, eravamo inermi. avremmo potuto cercare di fuggire ma fuggire per andare dove?! Ormai non c'era più alcun posto sicuro.
Era la fine.
fu quel senso di ineluttabilità che probabilmente mi spinse a reagire.
In quell’istante qualcosa all’interno del mio cuore si spezzo riversando una forza primordiale che era sempre stata dentro di me e di cui non avevo mai sospettato l'esistenza.
In quell'istante pensai a tutto ciò che non avrei mai potuto fare se fossi morta quella sera in quello stupido ristorante. Era il mio compleanno, il mio diciottesimo compleanno ed ero finalmente maggiorenne. Se fossi morta in quell'istante non sarei mai andata all’università, non avrei mai preso la patente, non mi sarei mai innamorata, non avrei mai  avuto modo di ricredermi e desiderare dei figli, non mi sarei mai sposata, non mi sarei mai fatta un tatuaggio…
Al pensiero della mia giovane esistenza spezzata così precocemente una rabbia folle montò in me. Nello stesso istante un fulmine squarciò le tenebre, ed io desiderai con tutte le mie forze avere la stessa forza di quei lampi che illuminavano il cielo, avevo bisogno di quella forza…
tutto avvenne all’improvviso e quell'energia travolgente mi pervase rispondendo al mio richiamo.
Mi alzai in piedi pervasa da una forza insospettabile e da una nuova convinzione.
 
Saremmo sopravvissuti. Nessuno di noi sarebbe morto quel giorno.
 
“questa è la festa del mio compleanno e tu… non sei invitato…” mormorai mentre una potente scarica di energia colpiva la creatura.
Il mostro ebbe solo il tempo di mormorare “cosa sei?” prima di crollare a terra…
 
Non ebbi il tempo di domandarmi cosa fosse accaduto o di cercare di trovare una risposta a quel quesito perché, effettivamente, neppure io sapevo cosa fossi o cosa avessi appena fatto.
So solo che la forza che mi aveva pervasa come era apparsa scomparve ed io crollai a terra improvvisamente priva di energia.
Svenni e l’ultima cosa che vidi prima di perdere i sensi fu lo sguardo di un ragazzo, doveva avere all'incirca la mia età ed era  vicino alla vetrata rotta, aveva capelli neri e penetranti occhi azzurri che mi scrutavano come se volessero leggermi l’anima.
La sua era una bellezza conturbante ed era talmente bello da sembrare quasi inumano... quando vidi quel ragazzo pensai che se davvero esisteva un vampiro doveva avere quell’aspetto…
 
Forse stavo delirando, o forse era il mio istinto a parlare.
 
“no, quello era un vampiro” pensai e, ancora stordita, istintivamente mormorai “vampiro"
dovevo sembrare una pazza, ma almeno il diretto interessato non poteva sentirmi, era troppo lontano.
Eppure lui sorrise come se avesse udito le mie parole e le avesse trovate estremamente interessanti e divertenti.
 
Era una follia eppure in quel momento mi parve di scorgere due canini estremamente appuntiti…
 
 
 
*****
 
 
 
Quando mi risvegliai mi ritrovai distesa su di un letto.
Mi trovavo in un' infermeria, questo fu il mio pensiero iniziale, ma poi mi dovetti ricredere: la stanza in cui mi trovavo era troppo accogliente per essere la sterile stanza di un ospedale sembrava piuttosto un dormitorio a giudicare dall'elevato numero di letti.
Per la precisione sembrava un dormitorio riconvertito in un infermeria di fortuna.
Osservai la stanza: oltre al mio c'erano altri nove letti, per lo più vuoti, una scrivania verde che era stata adagiata in un angolo probabilmente allo scopo di guadagnare spazio,  su di essa era stato posato qualche libro, a terra vi era un tappeto che appariva piuttosto vissuto. mi stavo giusto iniziando a domandare che stesse succedendo e come fossi giunta li quando una ragazza dai capelli rossi si avvicino volando, si avete capito bene, volando...
“ehi Selene è sveglia!!” esclamò allegramente
Subito Alex si precipitò all’interno della stanza seguita da un gatto nero
“Sara potresti evitare di spaventarla?! Lei non ha idea di cosa sia accaduto una settimana fa e prima di quel giorno non aveva mai usato i propri poteri” disse Alex contrariata
“va bene” mormorò Sara mentre smetteva di svolazzare
Come se non fossi già sufficientemente confusa in quel preciso istante il bel gatto nero si tramutò in una stupenda ragazza dai capelli lisci, neri e lucidi e dai ferini occhi verdi
“Alex è inutile tentare di andarci piano sai bene che è impossibile” disse questa avviandosi alla porta e dicendo poco prima di varcarla “vado a chiamare Doc.”
 
Io dal canto mio ero rimasta tranquilla ad osservare la scena in silenzio.
Avevo appena visto una ragazza volante e un'altra in grado di trasformarsi in un gatto, probabilmente se non avessi visto l’uomo rettile in quel momento sarei stata molto spaventata ma, guarda caso, avevo già avuto il piacere di imbattermi in quella creatura e, a confronto, tutto questo appariva piuttosto normale inoltre Alex era la mia migliore amica e non mi avrebbe mai messa in pericolo senza contare che se quelle persone avessero voluto farmi del male avrebbero potuto farlo quando ero ancora svenuta.
“veramente Cleo può tramutarsi in qualunque animale” disse un bambino dai capelli biondi e gli occhi azzurri che era arrivato in quell‘istante… sembrava mi avesse letto nella mente “io leggo nella mente” replicò il bambino ridendo come se leggere nella mente delle persone fosse la cosa più normale di questo mondo
“Leonardo non è educato, vai subito in camera a fare i compiti e prova a comportarti come una normale bambino di otto anni” protestò Alex mentre Leonardo obbediente usciva.
Per un momento mi domandai se, per qualcuno in grado di leggere i pensieri altrui, fosse così semplice evitare di farlo o se utilizzare tali capacità venisse spontaneo ed automatico e cercare di non penetrare nella mente altrui fosse come cercare di vivere senza  respirare, poi però mi ricordai che avevo cose più importanti a cui pensare come per esempio capire cosa fosse accaduto al resto del mondo mentre io ero rimasta incosciente...
“Allora se ho capito bene sono svenuta e sono restata addormentata per una settimana quindi oggi è il 28 … mi trovo in una sottospecie di dormitorio…” mormorai io
“ti ricordi che è successo al ristorante?” domandò Alex
“ho incenerito una sottospecie di serpentone da film horror”
“quello non era un serpentone, era un demone, il giorno del tuo compleanno i demoni ci hanno attaccato, hanno reso la nostra tecnologia inutile e hanno scatenato quella tempesta” spiegò la mia amica
“e io come ho potuto eliminare quel demone?” domandai
“non sappiamo ancora esattamente quale sia il tuo potere ed è quello che vogliamo scoprire, ciò che è certo è che tu sei come noi: un Eliminatrice, un' umana dotata di particolari poteri il cui compito è quello di annientare i demoni” rispose lei
“ma come è possibile io non avevo mai fatto nulla di simile prima d’ora” dissi con un tono così tranquillo da spaventarmi
“hai scoperto i tuoi poteri solo quel giorno, lo so bene, ho consultato il Registro degli  Eliminatori e il tuo nome non vi era inserito o per lo meno non c’era fino al giorno del tuo compleanno. È molto strano che un potere così forte sia rimasto fino ad ora sopito ma, ad ogni modo, non è questa la cosa più importante”
“quindi il fatto che io rischi di incenerire accidentalmente qualcuno non è quella che si dice una cosa importante... che è successo mentre dormivo?! la fine del mondo come noi lo conosciamo?!” esclamai divertita mentre ancora ripensavo al "Registro degli Eliminatori" che alle mie orecchie suonava a dir poco pomposo e ridicolo...
Poi vidi l’espressione sul volto di Alex e la voglia di ridere improvvisamente mi passò... che avessi centrato il punto?
“Alex…” mormorai invitandola a parlare perché quel silenzio era più spaventoso della più tragica delle verità
“Selene quello che è avvenuto qui è avvenuto in ogni altra parte del mondo. I demoni erano troppi e poi c’era tutta quella confusione... A confronto gli Eliminatori erano troppo pochi.  Molti umani sono morti ma, per fortuna, gli anziani ovvero gli Eliminatori più saggi e potenti sono riusciti a tenere una riunione a livello mondiale, hanno deliberato che l’unico modo per proteggere il mondo era quello di svelare pubblicamente la nostra esistenza ed è quello che abbiamo fatto: in ogni parte del mondo un rappresentante degli eliminatori ha parlato con il capo di stato. Gli Eliminatori sono riusciti ad assumere il comando dell’esercito e così abbiamo potuto proteggere gli uomini. Poi le streghe e gli stregoni ci hanno aiutato a mettere in salvo le persone e a riorganizzarci e infine hanno creato questo edificio sospeso nel cielo, il quartier generale degli Eliminatori, un luogo in cui riorganizzare la difesa ” spiegò Alex
Per un momento rimasi impietrita non sapendo bene se fosse meglio ridere o piangere:
Era giunta la fine del mondo (guarda caso il giorno del mio diciottesimo compleanno) ed io essendo rimasta priva di sensi per tutto il tempo me l'ero persa ed ora, come se tutto ciò non fosse già di per se sufficiente, mi trovavo in un edificio sospeso nell'aria (sulla cui stabilità francamente dubitavo) in compagnia di una ragazza volante sulla cui sanità mentale avevo qualche dubbio, una tipa piuttosto acida in grado di tramutarsi in qualsiasi animale (anche se, dato che era giunta l'apocalisse in fin dei conti aveva tutto il diritto di essere irritabile), un bambino che sembrava essere appena uscito da un film Horror e chissà quanti altri supereroi in erba che avevano avuto la brillante idea di cogliere la palla al balzo per rivelare la propria esistenza al resto del mondo e, ciliegia sulla torta a quanto pareva facevo parte anch'io di quella gabbia di matti...
Si, data la situazione probabilmente era proprio il caso di lasciarmi andare ad una lunga risata isterica...
Poi improvvisamente un pensiero mi attraversò la mente.
“i miei familiari… i miei amici…” mormorai
“stanno tutti bene. La tua famiglia è stata protetta da uno strano ragazzo. Non sappiamo chi sia, ma ora non è questo l‘importante, ora dobbiamo parlare di ciò che davvero conta”
 
Avevo molte domande e mi sentivo confusa ma capii che avrei dovuto rimandare tutto a dopo quando nella stanza entrò un uomo dai capelli brizzolati ed i gentili occhi azzurri, che doveva essere sulla cinquantina.
Qualcosa mi diceva che era il momento di parlare delle fantomatiche cose importanti...
 
“la nostra bella addormentata si è svegliata” disse il nuovo arrivato “io sono Doc.”
“piacere, Selene Elizabeth Black” dissi mentre, dopo essermi resa conto di essere rimasta a letto per tutto questo tempo mi affrettavo a scendere.
Quello che non avevo calcolato era il fatto che mi trovassi a letto da una settimana e le mie gambe fossero ormai intorbidite, come se ciò non fosse stato di per se sufficiente, non avevo mai avuto un grande equilibrio inutile quindi dire che stavo cadendo in avanti come un sacco di patate quando delle forti braccia mi afferrarono…
 
“presa” disse la voce di un ragazzo, una voce che conoscevo bene.
Occhi verdi e capelli biondi arruffati.
“tu!!!” esclamai guardando negli occhi Jacopo un mio vecchio amico di infanzia, col passare degli anni ci eravamo persi di vista ed era da molto ormai che non ci vedevamo ma Jacopo sembrava sempre lo stesso
“vedo che conosci J” mormorò Doc divertito
“sorpresa” mormorò Jacopo, o meglio J
“tu non mi hai mai detto niente!” esclamai in tono accusatorio
“be' neanche tu”
“non provarci J, sai che io non ero a conoscenza dei mie poteri” dissi indignata
“e dai sai bene che non avrei mai potuto dirti niente” disse mentre mi prendeva gentilmente il volto tra le mani.
Era da una vita che io e lui non ci vedevamo, eppure ci veniva facile comportarci come se non ci fossimo mai persi di vista, del resto lo conoscevo da sempre, da quando ero nata, lui era nato solo un giorno dopo di me.
La presenza di J inoltre mi faceva sentire più al sicuro, più a casa.
“che sai fare?” domandai ad un tratto
“diciamo che sono stato io a curarti” rispose lui, improvvisamente mi ricordai delle mie ferite, posai una mano sulla guancia: non c’erano cicatrici, non che mi dispiacesse ma una cicatrice avrebbe dovuto esserci data la profondità della ferita
“grazie” mormorai
“J potresti gentilmente allontanarti da Selene? Selene non preoccuparti non ti farò male, ora poserò le mani su di te, il mio potere mi permette di avvertire se nelle vicinanze ci sono demoni inoltre toccandoti potrò capire quale sia il tuo potere” spiegò Doc, chiamatemi diffidente ma il fatto che quell'uomo mi dicesse di non avere paura bastava a spaventarmi maggiormente, nonostante ciò permisi a Doc di posarmi le mani sulla fronte
“impressionante…” mormorò dopo un attimo "il potere di Selene si fonda sulla capacità di assorbire, fare propria e controllare l'energia tratta da ciò che la circonda che si tratti di un elemento naturale, di materia artificiale o di un altro essere umano come un altro Eliminatore. Tu sei in grado di assorbire e fare propria l'energia contenuta in qualsiasi altra cosa"
In quell'istante mi parve tutto molto più chiaro, quella spiegazione descriveva per filo e per segno ciò che avevo fatto istintivamente trovandomi in pericolo eppure, allo stesso tempo, mi sembrava che spiegare a parole ciò che riuscivo a fare con una tale naturalezza fosse pressoché impossibile.
 
“A questo punto resta solo una domanda da farti: Selene Elizabeth Black vuoi unirti a noi nella guerra contro i demoni ed aiutarci a proteggere l’umanità?” domandò Doc. Richiamandomi alla realtà "se volessi potresti tornare dalla tua famiglia e vivere una vita normale, oppure puoi decidere di restare qui, imparare a controllare i tuoi poteri e a combattere per poi aiutarci nelle missioni sul campo" continuò lui
Per la seconda volta mi ritrovai a dover trattenere le risate: come potevano solo pensare che io potessi vivere un'esistenza normale? Tutto ciò che conoscevo era stato spazzato via nell'arco di una settimana e delle persone erano morte.
Come potevo tornare a casa mia (ammesso che questa non fosse andata distrutta) e fingere di essere come tutti gli altri quando avevo la forza necessaria per aiutare i più deboli?
La verità era che non avevo una scelta, il cammino era già tracciato dinanzi ai miei occhi, ormai facevo parte anche io di quella gabbia di matti.
"resterò qui" dissi decisa.
 
Questa volta non riuscii a fare a meno di farmi scappare un sorriso: mi ero appena resa conto che all'allegra combriccola formata dalla ragazza volante sulla cui sanità mentale avevo qualche dubbio, dalla tipa piuttosto acida in grado di tramutarsi in qualsiasi animale e dal bambino che sembrava essere appena uscito da un film Horror andava ora aggiunto quello scapestrato del mio amico di infanzia dotato della strabiliante capacità di cacciarsi sempre nei guai...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti!
Che dire, questa è la prima storia originale che posto.
Questa è una storia che ho iniziato a scrivere anni fa e che è restata a lungo incompiuta e in attesa di essere terminata. Ora ho deciso di rimaneggiarla, postarla e concluderla.
Spero che questo primo capitolo vi piaccia anche perché essendo questa una storia a cui nel bene e nel male lavoro da molti anni e che ho iniziato a scrivere quando ero più giovane vi sono, nonostante tutto, molto affezionata.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che decideranno di leggere questo primo capitolo.
Astrea

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


2
 
 
 
È passato ormai un anno da quando è scoppiato questo conflitto e le cose non si sono fatte per niente più semplici. Gli uomini vivono in vasti accampamenti all’interno dei quali possono fingere che sia tutto normale per quanto ovviamente glie lo consentono i tram volanti e le torce fluttuanti nell’aria…
È infatti ormai dal 21 Dicembre 2012 che il nostro mondo è governato dalla magia.
 
In ogni parte del mondo si trovano le sedi in cui risiedono gli Eliminatori ma la base principale si trova sospesa sopra il cielo di Venezia in Italia. La base è un edificio enorme creato apposta per ospitare centinaia e centinaia di persone. Molti Eliminatori non abitano permanentemente alla base ma si stabiliscono la solo per alcuni periodi, per giri di ricognizione, per procurarsi nuovi armamenti o per portare a termine incarichi speciali. Altre persone invece vi risiedono permanentemente e la base è ormai la loro casa. 
Poi ci sono i ragazzi di età compresa tra i 3 e i 21 anni, questi ragazzi vengono inviati alla base dove potranno studiare fino a quando non saranno in grado di padroneggiare i propri poteri e di decidere che fare della propria vita. Spesso questi ragazzi riescono a vedere le loro famiglie, che continuano a vivere nei villaggi, poche volte all’anno. è triste ma necessario. Infine ci sono le persone normali che vivono e lavorano alla base: alcuni progettano armi ed armamenti altri sono medici, cuochi, donne delle pulizie, vi sono persino insegnanti e bambinaie che si occupano dei più piccoli.
 
Le operazioni di noi Eliminatori sono dirette dagli Anziani. In pochi possono dire di averli visti, si vocifera che siano antichi e molto potenti ma nessuno sa di preciso che aspetto abbiano o quali siano i loro poteri né tantomeno quale sia la loro età, ciò che è certo è che spesso vengono consultati dai vari capi di stato.
Ufficialmente io sono il capo della squadra di eliminatori che protegge l’accampamento situato a Venezia anche se, ad essere sincera, il mio ruolo forse è più simile a quello di una ragazza immagine. Certo nel mio lavoro sono la migliore ed i miei poteri sono molto  forti ma io mi limito ad eseguire gli ordini. Non sono io a parlare con gli Anziani ed eseguo le direttive di Doc.
Quest'ultimo invece preferisce lasciare che sia io ad occuparmi dei contatti con la stampa permettendogli così di gestire il lavoro dietro le quinte in tutta tranquillità.
Pertanto, spesso e volentieri, il mio ruolo appare molto più importante di quanto non lo sia in realtà. Ma forse questo è proprio ciò che Doc vuole: lasciare che i riflettori siano puntati su di me per poter operare in tutta tranquillità.
Oltre a mantenere i contatti con la stampa e a svolgere degli incarichi di carattere diplomatico mi occupo, assieme alla mia squadra, delle principali missioni sul campo, missioni pericolose in cui ci troviamo in prima linea.
 
I membri della mia squadra sono Sara, Cleo, Alex e J.
Sara, la ragazza in grado di volare, è una ragazza carina dall’aria sognante, è una di quelle persone che molto spesso non sai se definire stupide o brave a fingersi idiote, è sempre sorridente ed ha un aria ingenua e infantile.
Eppure, nonostante l'apparenza, Sara è una delle persone più affidabili che conosca ed io non esiterei ad affidarle la mia stessa vita.
 
Cleo è la ragazza in grado di tramutarsi in qualunque animale. Il suo vero nome sarebbe Anna ma a causa della sua aria esotica tutti la chiamano Cleo, diminutivo di Cleopatra. Per quanto odi ammetterlo Cleo è una delle ragazze più belle che abbia mai visto: occhi verdi, capelli neri lisci come la seta tagliati a caschetto, un caschetto semplice e regolare che farebbe apparire qualunque ragazza un incrocio tra un uovo e una palla da bowling, chiunque tranne lei si intende…
inutile dire che il nostro rapporto è alquanto conflittuale, infatti, per quanto lei sia una mia amica, noi due siamo in perenne competizione. Cleo è la più bella, la più intelligente, la più brava ed io mi trovo a fare di tutto per essere alla sua altezza. Ma il motivo principale del nostro rapporto per così dire burrascoso è suo fratello, Oliver.
Oliver, il fratello gemello di Cleo, era colui che, prima di morire, comandava la squadra al mio posto. Dopo la morte del fratello sembrava che Cleo fosse destinata a seguire le sue orme poi però sono arrivata io e ho preso il suo posto.
Non vi è nulla di personale dietro a questa decisione ma, in un momento storico in cui ci troviamo a dover lottare per la sopravvivenza, le nostre gerarchie si basano unicamente sul potere e sulla forza. Età e sesso sono assolutamente irrilevanti ed io, nonostante la minore esperienza sono più forte di Cleo.
Noi Eliminatori siamo geneticamente predisposti al combattimento. Nessuno sa di preciso quali siano i caratteri genetici che differenziano un normale essere umano da un Eliminatore ma ciò che è certo è che tutti noi siamo guidati da un forte istinto, siamo portati per il combattimento e abbiamo una capacità di apprendimento molto veloce per quanto concerne le tecniche di sopravvivenza e la lotta. Gli Eliminatori possiedono poi poteri particolari che tra loro possono essere molto diversi inoltre, tra di noi, vi sono soggetti nei quali le abilità comuni a tutti gli Eliminatori sono più spiccate ed altri in cui tali abilità sono meno pronunciate.
Nel mio caso tutte le abilità e le caratteristiche degli Eliminatori sono estremamente sviluppate ed è come se fossi nata per il combattimento.
Doc dice che è raro incontrare un Eliminatore con capacità pari alle mie ed è forse in virtù del mio spiccato istinto di sopravvivenza che ha deciso di affidarmi questo ruolo di comando.
Mi dispiace per la perdita di Cleo come mi dispiace di averla defraudata di un ruolo che sentiva come suo ma non sono stata io a decidere di essere il capo e lei mette sempre in discussione la mia autorità. Inoltre, come se non bastasse, Cleo resta pur sempre una di quelle dannate “principessine” viziate...
Nonostante questo Cleo è una grande guerriera, è la mia vice, ha un’intelligenza estremamente acuta e quando vuole sa essere davvero crudele, dote che personalmente apprezzo molto…
 
Poi c'è Alex, lei è la mia migliore amica e il suo potere le permette di dare vita ai propri disegni.
Alex è una ragazza dagli occhi azzurri, la carnagione lattea e i capelli neri e lisci che le arrivano all'incirca alle spalle.
Nonostante la guerra tra tutti noi Alex è quella che è riuscita a conservare maggiormente la propria quotidianità. La mia amica infatti ama la musica ed ogni forma d'arte con ogni fibra del proprio cuore e, anche ora, riesce a ritagliarsi del tempo per suonare il piano. Lei è una vera artista.
Alex è molto responsabile, si può sempre contare su di lei, lei è la mia migliore amica, è quella che mi fa mantenere i piedi per terra, che mi fa capire quando sbaglio e quando esagero… senza di lei sarei persa.
 
J è capace di guarire o uccidere, gli basta un solo piccolo taglio e con la sola forza della mente può decidere se rimarginare la ferita o aggravarla fino ad uccidere per dissanguamento il nemico… J è un mio amico di infanzia, è come un fratello per me ed è una delle poche costanti della mia vita, è un ragazzo atletico, dolce, ironico, pieno di vita , un po’ impulsivo e con una notevole propensione per il cacciarsi nei guai...
 
In fine c’è Leonardo, ovviamente lui è troppo piccolo per far parte della squadra eppure in un certo senso ne è un membro ad honorem. Leo è un bambino tranquillo e affettuoso e, soprattutto, dannatamente maturo per la sua età. È un bambino che è dovuto crescere velocemente e, nonostante ciò, a volte risulta così puro ed ingenuo da sembrare proprio un angioletto, un angioletto di nove anni capace di leggerti nella mente e di pestarti a sangue...
 
Tutti noi risediamo permanentemente alla base e quello che ci unisce gli uni agli altri è un legame piuttosto strano, forse l'espressione che meglio riesce a descriverlo è la parola famiglia. Siamo amici e compagni di squadra e siamo l'uno ciò su cui l'altro può contare. Possiamo litigare, a volte possiamo anche non andare d'accordo (se si tratta di me e Cleo spesso non andiamo d'accordo) ma, tra di noi c'è un legame di fiducia assoluta.
Inoltre, tutti noi, siamo anche compagni di stanza, io ed Alex condividiamo una stanza, Sara e Cleo ne dividono un’altra, l’unico ad avere una camera tutta per sé è J, mentre il piccolo Leo alloggia nel dormitorio riservato ai bambini dagli 8 ai 10 anni.
 
Vista in questo modo la situazione potrebbe sembrare migliorata ma purtroppo non è affatto così. Gli attacchi da parte dei demoni sono sempre più frequenti inoltre ci sono  Vampiri e Licantropi.
Le dispute tra vampiri e licantropi finiscono per coinvolgere negli scontri degli innocenti costringendo noi Eliminatori ad intervenire per sedare le liti.
I rapporti tra Vampiri ed Eliminatori inoltre appaiono sempre piuttosto tesi per i Vampiri infatti noi siamo uno spuntino prelibato, il nostro sangue a detta loro è più buono di quello dei comuni esseri umani  oltre che ovviamente molto più potente.
Sfortunatamente per i poveri succhiasangue noi Eliminatori non siamo di certo una preda facile di conseguenza viene a crearsi una situazione confusa in cui i ruoli di prede e cacciatori appaiono spesso confusi.
Come se tutto questo non fosse abbastanza ci sono anche degli eliminatori che hanno deciso di usare per fini personali i propri poteri finendo spesso per darsi al crimine.
In mezzo a tutto questo ci siamo io e la mia squadra a tentare di mantenere l’ordine, inoltre Venezia è la città portavoce nella lotta contro i demoni, il simbolo della vittoria dell’umanità contro i demoni e la nostra, come potrete immaginare, non è una missione da poco.
Gli attacchi dei demoni sono sempre più frequenti e se Venezia cadesse morirebbe anche la speranza per il futuro dell’umanità.
 
Ovviamente non bisogna poi scordare gli impegni scolastici perché si, una strana forma di masochismo ha spinto me ed i miei amici a decidere, ora che le scuole dopo un anno sono state riaperte, di terminare l'ultimo anno di liceo.
Agli Eliminatori infatti, una volta che sono in grado di controllare i propri poteri senza rischiare di nuocere agli altri, è permesso frequentare, sempre se lo desiderano, le stesse scuole delle persone comuni. Anche il governo sembra incoraggiare gli Eliminatori a frequentare le scuole, in fin dei conti anche questo è un modo come un altro per incoraggiare le relazioni tra Eliminatori ed esseri umani privi di poteri e ricordare alle persone che anche noi siamo esseri umani.
Non so bene perché ho deciso di terminare gli studi, in fin dei conti con l'infuriare della guerra non credo che un diploma sia poi molto utile, eppure forse non sono semplicemente riuscita a rinunciare a ciò che restava della mia quotidianità.
Certo, nonostante io non mi penta della mia decisione molto spesso, specie quando ho passato tutta la notte a pattugliare la città e a togliermi budella di demone dai capelli non è molto divertente svegliarsi all'alba per andare a scuola...
Anzi, ad essere precisi non è bello svegliarsi all'alba per andare a scuola in autobus dopo aver passato tutta la notte a pattugliare la città e a togliersi budella di demoni dai capelli.
Insomma io odio gli autobus e non capisco perché non ci sia permesso guidare un auto. Da quando infatti le automobili sono inutilizzabili dal connubio tra magia e tecnologia sono nate le auto volanti e dato che questi dannati trabiccoli volano la patente si può prendere solo a 21 anni e, a quanto pare, il governo non intende fare uno strappo alla regola neanche per chi passe le sue giornate a salvare il mondo.
È bello vedere che neanche la fine del mondo riesce a rendere i governi più coerenti: siamo troppo piccoli per guidare ma non per impugnare un mitra o morire per il nostro mondo.
 
"Gea non dirmi che vuoi uscire vestita così!" protesto Alex mentre entrava nella stanza che dividevamo, era una fredda mattina di Dicembre e noi ci stavamo preparando per andare a scuola.
Alex indossava un paio di Jeans, un maglioncino nero ed una cravatta a righe fucsia e nere
“potresti anche chiamarmi Selene di tanto intanto” replicai io mentre finivo di mettermi il rossetto.
 
I soprannomi tra noi Eliminatori erano piuttosto frequenti e il mio era per l'appunto Gea.
Il motivo principale per cui mi era stato affibbiato questo soprannome era che in genere durante i combattimenti attingevo alla forza della terra dato che questa era quella che mi si addiceva maggiormente e quella più a portata di mano e Gea era per l'appunto la dea greca della terra inoltre Gea rappresentava nella mitologia la potenza primordiale, definizione che ben si adattava anche ai miei poteri.
Avevo inoltre potuto sperimentare sulla mia pelle che un nome come Selene od Elizabeth era troppo lungo, in uno scontro era molto più semplice utilizzare espressioni come "Gea attenta!" piuttosto che "Selene stai attenta a quella mazza"
Qualora vi interessasse posso inoltre confermare che farsi colpire da una mazza non è mai divertente specie se la mazza in questione assomiglia più ad un albero che ad una mazza...
 
“io ti chiamo Selene se tu ti togli quella roba” protestò la mia amica
 
Paranoia
 
Questa era un'altra caratteristica tipica di noi Eliminatori.
La paranoia era in me molto sviluppata ma se Alex era convinta che io mi preoccupassi inutilmente io ero invece dell'avviso che la paranoia fosse utile per sopravvivere.
Era in virtù della mia forse eccessiva paranoia che avevo l'abitudine di indossare (contro il parere di Alex) degli abiti realizzati da Doc appositamente per il combattimento.
Quel giorno stavo indossando un paio di pantaloni di un materiale molto simile alla pelle nera e una camicia sopra alla quale stava un gilet realizzato con lo stesso materiale, sopra a tutto un cappotto nero.
“cosa c’è che non va?” domandai mentre, facendo la finta tonta, mi infilavo un paio di stivali neri
“smettila di fingere di non capire! Lo sai che quelli sono abiti da combattimento!” rispose la mia amica
"D'accordo!" cedetti alla fine "ma questi abiti sono leggeri e allo stesso tempo molto resistenti, sono termici e, soprattutto, si adattano ai miei poteri!"
"certo, sono l’ideale quando si tratta di andare ad ammazzare qualcuno" replicò Alex sarcastica
“be' il cappotto non è prettamente da combattimento” mormorai
“ma è dotato di fondina incorporata per la pistola ” rispose lei… era troppo sperare che non se ne accorgesse
“sai che tutti i miei abiti sono da combattimento” mi lamentai
“lo so bene sei così paranoica d’avere un guardaroba intero formato da abiti al cui interno si possono nascondere armi” mi rimproverò la mia mica “ma vestita così hai la parola  Eliminatrice tatuata in fronte… insomma questo è uno di quei completi che usi di solito per pattugliare la città! E poi questa sottospecie di pelle è troppo aggressiva!”
“sai che Doc è il mio stilista preferito” mi giustificai
“se ti ostini ad essere così aggressiva non troverai mai un ragazzo”
“non sono aggressiva”
“oh certo sei vestita come se dovessi andare a far fuori qualche demone non sei per nulla aggressiva senza contare che i demoni attaccano solo di notte e dubito che qualcuno possa essere così folle da attentare alla tua vita in pieno giorno mentre vai a scuola” protestò Alex mentre prendeva la cartella ed io mi affrettavo a seguirla, la mia amica era molto ottimista ma non era lei il capo, non era lei a dover prendere le decisioni ed io volevo sempre essere pronta ad ogni evenienza. Odiavo trovarmi impreparata e non mi importava se il prezzo da pagare per essere sempre all’erta era girare con un mitra in borsetta come non mi importava di avere la parola Eliminatrice tatuata in fronte, insomma qual era il problema se gli altri sapevano che nel mio tempo libero non andavo al cinema o a fare shopping ma ad ammazzare qualche demone?! certo oramai gli eliminatori erano le nuove forze dell’ordine e vestita così avrei creato un po’ di scompiglio ma la mia teoria era meglio viva e fuori luogo che morta in modo appropriato.
 
“ehi! finalmente!” esclamò Sara, indossava jeans a zampa d’elefante e una camicia da hippy e, come di consueto, volteggiava allegramente nell’aria. Per un momento mi domandai se davvero Sara fosse riuscita a trovare quegli abiti piuttosto fuori moda in un negozio o se anche questi fossero frutto del lavoro di Doc.
Diversi quesiti filosofici mi attraversarono la mente: non era incoerente per un'Eliminatrice vestirsi come una specie di pacifista?
Be' pensandoci bene quando gli Hippie  dicevano "fate l'amore non fate la guerra" non credevo si riferissero all'apocalisse pertanto che Sara si vestisse pure come voleva!
“Ci vogliamo muovere Gea?!” domandò Cleo richiamandomi alla realtà
Cleo aveva i begli occhi verdi truccati di nero ed indossava un abito verde, un abito moderno ma che aveva nonostante tutto qualcosa di orientaleggiante, quell’abito si adattava bene al corpo di Cleo anche se, effettivamente, questa non era una grande impresa: quella ragazza era così bella da apparire perfetta, io con quell’abito sarei sembrata un clown del circo e lei invece appariva bellissima e pericolosa, e quell’abito sembrava fatto apposta per lei… be' in effetti era così dato che era stato studiato da Doc affinché si tramutasse assieme a Cleo quando lei prendeva l’aspetto di qualche animale.
Questo ad ogni modo non cambiava le cose: Cleo aveva un volto esotico ed interessante oltre ad un corpo da favola mentre io... dovevo ringraziare i reggiseni imbottiti e benedire chiunque li avesse inventati…
"andiamo?!" continuò Cleo in tono gelido mentre mi fulminava con un occhiataccia, come ho già detto io e Cleo abbiamo un rapporto piuttosto conflittuale...
“mi preceda sua altezza, le ricordo inoltre che tutta questa rabbia non fa bene per le rughe...” dissi sorridendo cordialmente e facendo un inchino
"se tu la smettessi di essere così irritante..."
"potresti cercare tu di farmi smettere di esserlo ma sappiamo entrambe che per te..."
“voi due smettetela” disse J in tono autoritario, era arrivato in quell’istante ed indossava un paio di jeans neri e un giubbotto di pelle
“non prendo ordini da te” lo fulminò Cleo
“che c’è?” domandai io spazientita, J sapeva che quelle erano due tra le 10 cose che odiavo di più: essere interrotta e prendere ordini (rispettivamente ottavo e settimo posto nella mia lista), quindi speravo per il suo bene che fosse qualcosa di dannatamente importante.
“Doc deve parlarti” disse lui sorridendo, sapeva esattamente quanto odiassi essere interrotta e questo lo stava a dir poco divertendo…
“ok aspettatemi qui, arrivo subito” dissi con decisione, la mia non era una richiesta ma un ordine ben preciso… ok, lo ammetto, forse in fondo in fondo mi piace dare ordini ed essere il capo...
 
Con decisione mi avviai verso lo studio di Doc e nel farlo mi imbattei in molte facce conosciute. La base era sempre affollata, frenetica, ad ogni ora del giorno era sempre in fermento tanto da ricordare un enorme formicaio.
In quelle settimane inoltre la base era se possibile più affollata del solito.
Quella settimana era stata infatti aperta la biennale all’interno della quale sarebbero state ospitate le opere d’arte realizzate nei diversi stati e servivano eliminatori che sorvegliassero l’area durante la notte, preferibilmente doveva esserne scelto uno per ognuno degli stati partecipanti alla mostra…
Erano queste le occasioni in cui non potevo fare a meno di domandarmi perché quegli idioti del governo non potessero mettersi l'anima in pace e smetterla di fingere che andasse tutto bene. Prima avessero accettato il fatto di essere in guerra e prima avremmo smesso di sprecare preziose risorse in incarichi tanto stupidi.
Ovviamente però non potevo dire questo ma dovevo parlare con la stampa, sorridere e vomitare qualche stupida frase di circostanza.
Personalmente trovavo stupido voler ospitare ad ogni costo la Biennale come si faceva una volta eppure, allo stesso tempo, mi rendevo conto che la Biennale era come Venezia ovvero un simbolo, era il simbolo del fatto che non eravamo sconfitti, era il simbolo del fatto che potevamo ancora sognare e questo era ciò di cui la gente aveva bisogno.
 
Dopo aver attraversato un lungo corridoio pieno di roseti raggiunsi l’ufficio ed entrai senza alcuna esitazione
 
“Gea” mi salutò Doc
“Doc” mormorai in risposta
“che succede?” chiesi subito dopo piuttosto interessata, se non ci fosse stata una ragione davvero importante Doc non mi avrebbe chiamata
“vampiri”
“vampiri?” ripetei stupita
“i vampiri vogliono proporci un alleanza, odiano i demoni quanto noi e vorrebbero stipulare un patto. Abbiamo bisogno di quest'alleanza, come sai bene noi eliminatori da soli siamo troppo pochi”
“lo so bene ma non capisco casa io centri in tutto questo” dissi sperando che le cose non stessero come pensavo
“il capo dei vampiri ha designato te come nostra ambasciatrice”
“non sta a me occuparmi delle trattative, non sono io quella che prende le decisioni o, per lo meno, non sono io ad occuparmi di decisioni così importanti! Di queste cose dovreste occuparvene tu e gli Anziani!” protestai mentre istintivamente non potevo fare a meno di ripensare al vampiro che avevo visto il giorno del mio compleanno, il ricordo del modo in cui mi aveva guardata ancora vivido dentro di me.
“finora te la sei cavata piuttosto bene anche da sola sia sul campo che per quanto concerne il rapporto con la stampa” rispose Doc
"il mio compito è ammazzare il tuo è occuparti di tutta quella roba diplomatica, non sta a me fare anche il tuo lavoro"
"Selene" iniziò Doc e il fatto che avesse usato il mio vero nome era già di per se un brutto segno "tu sei potente, tra tutti noi sei indubbiamente la più forte e se ti affido certi incarichi è perché credo in te. Inoltre i vampiri vogliono trattare con te e con te soltanto e noi abbiamo bisogno di quest'alleanza ad ogni costo."
“Doc” iniziai dopo aver fatto un respiro profondo “sai bene che se usassi i miei poteri per assorbire i poteri da un vampiro, un licantropo o persino da un de…” continuai ma lui mi interruppe
“ne abbiamo già parlato Gea si, potresti farlo, e saresti invincibile ma a che prezzo?! I tuoi poteri per quanto tu sia brava a controllarli hanno una natura instabile e se non riuscissi più a liberarti dell’energia accumulata? se assorbissi troppa energia potresti cambiare, potresti mutare in modo irreversibile"
“si ma ci dev’essere una qualche soluzione che non preveda quest'alleanza! Per i Vampiri noi siamo soltanto cibo e molto probabilmente l'unica ragione per cui vedono i demoni come un problema è che hanno bisogno degli esseri umani per poter vivere” protestai
"i Vampiri non ti devono piacere ma, come si suol dire, il nemico del mio nemico è il mio amico. Ora vai e ricorda: i vampiri ti attendono al crepuscolo” disse Doc congedandomi con un sorriso
“Ah! un ultima cosa” mi richiamò Doc proprio quando stavo per varcare la soglia "crediamo che il ragazzo che salvò i tuoi famigliari la sera del 21 Dicembre fosse un vampiro… quindi concedi una possibilità ai 'succhia sangue' "
“come?!” esclamai
“Vai” tagliò corto Doc... Amava congedarmi dopo aver sganciato qualche notizia bomba.
 
Vagamente turbata e piuttosto indispettita mi affrettai ad uscire e solo quando fui fuori dalla porta mi accorsi di non sapere quale fosse il luogo dell’appuntamento con i Vampiri. Questo forse voleva dire che sarebbero stati i vampiri a trovarmi? Il fatto che un vampiro avesse aiutato i miei familiari cambiava le cose? Mi stavo ancora ponendo queste domande quando raggiunsi J e gli altri.
 
“ce ne hai messo do tempo” si lamentò Cleo mentre si ravvivava i capelli scuotendo la testa in modo molto sensuale.
Ancora con questa storia della puntualità! Mi ritrovai a pensare infastidita.
"mi dispiace averla fatta attendere sua maestà, lo so che un negoziato con i Vampiri che potrebbe porre fine alla guerra è gran poca cosa e che non troverò mai il modo di scusarmi abbastanza per la mia mancanza ma nonostante questo mi prostro ai suoi piedi… grande stronza egocentrica" sbottai senza riuscire a trattenermi.
Dal canto suo Cleo sembrava palesemente arrabbiata ma non sapeva che ribattere,  in fin dei conti era stato stupido da parte sua rimproverarmi per essermi intrattenuta troppo a discutere con Doc, sapeva bene che di certo non mi recavo nel suo ufficio di prima mattina solo per divertirmi...
Ad ogni modo questo significava che avevo vinto il mach e questo di norma mi avrebbe rallegrata se non fosse stato che in quel momento mi stavo apprestando a salire su di un Autobus il che per me era pari ad una condanna a morte...
 
 
 
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Una ventina di minuti dopo ero all’interno del suddetto autobus volante il che peggiorava di molto il mio umore.
L'autobus volante a mio avviso era infatti la peggiore invenzione dell'era post-apocalittica, insomma nel creare un autobus funzionante mediante la magia avrebbero potuto per lo meno cercare di migliorare i suddetti mezzi di trasporto pubblici invece, per dei motivi a mio avviso inspiegabili, gli autobus volanti erano fatti esattamente come un autobus normale: caldissimi in estate, freddissimi in inverno pieni di persone appiccicate tra loro e di cattivo umore e, ciliegina sulla torta c’era sempre un terribile odore di sudore rappreso. Evviva i servizi pubblici.
Ah, dimenticavo la cosa più importante: ogni volta che salivo su uno di questi trabiccoli guidati dalla magia mi assaliva il terrore così mi ritrovavo a stare vicino alle uscite di emergenza, ad osservare la gente che mi stava intorno e a guardarla con odio, cosa che mi veniva molto bene, soprattutto quando indossavo tipici abiti da Eliminatrice il che spingeva la gente a stare all’incirca a un metro di distanza da me. be' almeno quel giorno c’era una nota positiva: nessuno mi aveva ancora urtata e Cleo, almeno oggi, non indossava nulla di rosa, quella dannata principessina adorava il rosa, colore che personalmente aumentava il mio voltastomaco…
in ogni caso dato il mio stato d’allerta, quando vidi quei tre salire sull’autobus mi insospettii, erano due uomini ed una donna, la donna aveva corti capelli biondi e quegli occhi ferini che appartenevano solo a coloro che erano dominati dagli istinti animaleschi e che seguivano una legge tutta loro.
Non c'era alcun dubbio: quelli erano licantropi.
Mi presi qualche minuto per scrutare meglio la ragazza e i suoi due amichetti.
Uno di essi era un armadio che camminava ed era fin troppo palestrato per i miei gusti, aveva occhi e i capelli neri e, in tutta sincerità, non pareva un tipo molto intelligente. L'altro era un ragazzo dagli occhi grigi e i capelli biondi, fisicamente era molto simile a J, e come avrebbe detto Alex, era davvero un bel bocconcino… tra i tre sembrava il capo.
Il bocconcino si avviò con discrezione verso la sala di comando, gli altri si avvicinarono a noi…
“gran rottura di palle a ore sei” mormorai rivolta ai miei amici, parlai in tono normale, sapevo bene che i licantropi mi avrebbero sentita in ogni caso.
“Oh che bello! ho sempre amato i cani!!!” esclamò Sara volteggiando nell’aria come accadeva sempre quand’era felice e riuscendo dato il poco spazio a disposizione ad urtare almeno cinque persone
“sbaglio o nell’orario scolastico che ci hanno fornito non è segnata educazione fisica alla prima ora? Be' direi che dato il lavoro extra per oggi ci meritiamo di uscire un ora prima…” disse J sorridendo
“ehi intendi iniziare già con le manche?!” lo rimproverò Alex ridendo
“distruggiamoli” si limitò a dire Cleo, di certo aveva il dono della sintesi…
“no, lasciamogli la prima mossa” dissi io, c’era troppa gente per poter combattere liberamente, non avevamo altra scelta che attendere la mossa dei nostri avversari. Lanciai uno sguardo di sfida ai due licantropi, che si facessero sotto, ero pronta.
Per tutta risposta l’armadio, che evidentemente era totalmente idiota, rimase impassibile mentre la strega dell’ovest sorrideva in un modo che non mi tranquillizzava affatto…
Come a confermare le mie teorie si avvertì un terribile scossone, poi l’autobus perse quota… Cazzo… mi ero dimenticata del terzo uomo e questo doveva aver in qualche modo spezzato l’incantesimo che permetteva all’autobus di volare.
“bene Cleo ora possiamo distruggerli… ma prima porta fuori di qui le persone innocenti. Alex, Sara aiutatela mente io e J mandiamo questi dolci cagnolini a fare la nanna…” dissi in tono autoritario, subito Cleo si tramutò in un enorme falco nero e iniziò a portare fuori le persone urlanti aiutata da Sara, Alex disegnò con una velocità straordinaria dei corvi giganti che subito si misero all’opera.
“Selene Elizabeth Black ora devi venire con noi” ringhiò l’armadio.
“oh” mormorai con un espressione stupita “ma allora sa anche parlare… Sai com’è, credevo che la poca intelligenza l’avesse tutta concentrata nei muscoli…” dissi poi rivolta alla sua compagna come se lui fosse troppo stupido per comprendere lei per tutta risposta sorrise mentre il suo compagno, che a quanto pareva non era dotato di ironia, si scagliò contro di me rischiando di travolgere le poche persone che si trovavano ancora sull’autobus e spingendomi contro un palo di ferro
“ragazze potreste muovervi a portare via i civili?!” esclamai mentre posavo una mano sul palo e ne assorbivo l'energia.
Subito la mia forza aumentò notevolmente e colpii l'energumeno con un destro talmente forte da spaccargli la mascella
“la mamma non ti ha insegnato che non si picchiano le donne? Non metterti contro di me se non vuoi rischiare di farti male” esclamai duramente poi, dopo aver constatato che l’autobus fosse finalmente vuoto, lo allontanai da me con un calcio nello stomaco  scaraventandolo contro le porte dell’autobus che si ruppero e, il nostro amico lupo, cadde nel vuoto.
“Marco!!!” urlò la bionda mentre si liberava da J e si scagliava nel vuoto per soccorrere il compagno, nonostante ciò prima di saltare la bionda mi disse “che tu lo voglia o no verrai con noi…"
Per un attimo mi domandai come sperasse la bionda di salvare il suo amico, da quel che ne sapevo i cani non volavano.
poi mi ricordai di avere cose molto più importanti di cui preoccuparmi: avevo appena distrutto l’unico mezzo di trasporto a mia disposizione e non sapevo come avrei fatto ad arrivare a scuola in orario… Cosa diceva Alex?! Ah si che nessuno avrebbe attentato alla mia vita…
Quanto odiavo avere sempre ragione!
 
Ovviamente, come immaginavo, quella mattina, non riuscimmo ad arrivare a scuola in orario. Per l’esattezza arrivai a scuola in ritardo di due ore e scoprii sulla mia pelle che neppure Selene Elizabeth Black, il famoso capo degli eliminatori di Venezia, non poteva sperare di risparmiarsi una barbosa ramanzina da parte del preside per essere arrivata in ritardo a lezione e, l’adorato preside, ebbe anche la brillante idea di criticare i miei abiti dicendo che “potevano turbare gli animi delle persone più sensibili” ovvero spaventare gli ipocriti che si illudevano di vivere in un mondo perfetto dove non esisteva alcun male… ma questo non era il caso di riferirlo al mio amato preside…
Quanto avrei voluto domandare ai passeggeri di quel cavolo di autobus se erano stati turbati maggiormente dai miei abiti o dai Licantropi che avevano cercato di dirottare il nostro mezzo di trasporto e, soprattutto, avrei voluto domandare al preside se secondo lui io e la mia squadra avremmo dovuto lasciare che quell'autobus si schiantasse sopra al municipio pur di arrivare in orario a lezione.
E poi, ad essere sinceri, eravamo stati anche piuttosto bravi a cavarcela con solo due ore di ritardo calcolando che, per limitare i danni, Alex sorretta in volo da Sara aveva dovuto disegnare a tempo record un ponte sul quale sterzando bruscamente J era riuscito a far atterrare l'autobus così, dopo una discesa ripidissima e qualche strana acrobazia, il nostro autobus aveva terminato la sua corsa schiantandosi disgraziatamente contro una farmacia. Dopo di che avevamo dovuto raggiungere la scuola a piedi.
Certo, se non avessimo distrutto la farmacia la nostra missione si sarebbe conclusa molto meglio, ma quello era un danno trascurabile se si teneva conto del fatto che non vi erano stati né feriti né tantomeno morti.
Comunque nonostante la ramanzina, alla fine, tutti noi riuscimmo a raggiungere le rispettive aule. 
Sbuffando raggiunsi la mia classe assieme a Cleo, non riuscivo ancora a capacitarmi del fatto di essere finita in classe con lei, una cosa era certa: alla fine dell’anno solo una di noi ne sarebbe uscita viva.
Si quella doveva essere davvero una brutta giornata per le donne del sagittario: Cleo era in classe con me (il che non era una novità ma era ugualmente una pessima notizia), ero arrivata a scuola in ritardo (e per arrivarci avevo dovuto prendere l'autobus) e non ero neppure riuscita a fermare il capo dei lupi che doveva essersela in qualche modo squagliata.
se lo avessi saputo prima non sarei uscita di casa quel giorno, invece dovevo persino stipulare una tregua…
 
Grazie al cielo con mio sommo sollievo anche quell'infernale giornata di scuola giunse al termine. Quando avevo deciso di terminare gli studi non mi ricordavo che andare a scuola fosse così palloso e frustrante: era irritante essere sempre cortese e dare del lei ai professori.
 
Ad ogni modo per lo meno quel giorno era andato.
Con questo pensiero nella mente stavo prendendo la cartella e uscendo da quella prigione quando mi accorsi che era quasi il crepuscolo. Quel giorno le lezioni erano durate fino a tardi e, tra una cosa e l'altra, erano già quasi le cinque del pomeriggio ed io, affaccendata com’ero, mi ero quasi dimenticata dell’importante appuntamento a cui mi sarei dovuta presentare e così non avevo tenuto conto di quanto ci avrebbe messo il sole a tramontare. I vampiri mi avrebbero raggiunta al crepuscolo ed io non potevo certo permettere che i vampiri apparissero nei pressi della scuola. Subito mi affrettai a correre nella direzione di un piccolo parco, ai più poco noto, la nessuno ci avrebbe disturbati, nessun’ innocente avrebbe rischiato di essere ferito se le cose si fossero messe male, in quanto a me… be' sapevo arrangiarmi mi dissi mentre accarezzavo l’elsa del pugnale d’argento e l’impugnatura della calibro trentotto che avevo inserito nella tasca interna del cappotto.
 
Il sole era quasi completamente tramontato quando entrai nel parco.
Dei Vampiri non c'era ancora nessuna traccia, quindi ne approfittai per addentrarmi meglio nella vegetazione poi, all’improvviso, avvertii un rumore alle mie spalle.
Subito mi voltai immaginando che i vampiri dovessero essere arrivati ma, naturalmente, ad attendermi non c’era alcun vampiro bensì un bellissimo lupo grigio grande quanto un orso che immediatamente tentò di saltarmi alla gola.
Quel dannato animale era troppo grande per essere un lupo normale, quindi doveva essere un licantropo. Per mia fortuna avevo dei riflessi allenati perché, mentre continuavo a domandarmi come mai quel giorno le cose non volessero saperne di filare per il verso giusto, mi buttai a terra e i denti del “cagnolino” al posto di lacerarmi la gola mi affondarono nella spalla destra con la stessa facilità con cui un coltello affonda nel burro causandomi un dolore atroce  e riuscendo, è superfluo dirlo, a farmi girare non poco le palle:
Per prima cosa ignorando il dolore infilzai un coltello nel petto del cane costringendolo a lasciarmi andare certo, avrei potuto ucciderlo subito, ma dato che ultimamente sembrava che io stessi molto sulle scatole ai Licantropi pensai fosse il caso di scoprire che volessero questi da me.
“Ehi Fufy hai per caso perso il collare? Dov'è il tuo padrone?” domandai al lupo mentre estraevo lentamente la pistola dalla tasca e facevo fuoco. sapevo sparare anche con la mano sinistra, ero stata costretta ad imparare a farlo, ma il calibro dei miei proiettili non era sufficiente per perforare la spessa pelliccia del lupo e causare gravi danni inoltre al momento i mie movimenti erano dannatamente lenti quindi avevo bisogno di un diversivo.
“cucciolo prova a prendermi se ci riesci” urlai mentre, dopo essere riuscita ad alzarmi e levarmi il lupo di dosso iniziavo a correre per poi ritrovarmi l'animale subito alle calcagna.
La spalla mi faceva un male cane, avevo dovuto sforzarla per poter pugnalare il licantropo ma, alla fin fine, meglio la spalla che la gola, mi dissi mentre continuavo a correre in cerca di un luogo riparato dal quale avrei potuto tendere un imboscata al lupo, e poi, all’improvviso, ecco il posto perfetto: due alti e robusti alberi i cui rami si incrociavano. Richiamai immediatamente il potere della terra e subito sentii quella forza primordiale e familiare pervadere il mio corpo.
Non persi tempo e mi affrettai a salire sull’albero o, per meglio dire, un ramo dell’albero si tese affinché io potessi tranquillamente salirci sopra semplicemente camminando poi, quando mi fui  messa in posizione, il ramo riassunse la sua posizione originaria.
A quel punto aspettai che il lupo si avvicinasse, non avrei dovuto aspettare molto, il cane era quasi arrivato al punto giusto, un solo, ultimo, misero piccolo passetto e gli sarei potuta balzare addosso, speravo solo di farcela, che il dolore alla spalla non mi indebolisse troppo. Ne andava della mia vita dannazione. Non avevo scelta.
Mancava ormai pochissimi, ero pronta, ma proprio in quell’istante quel dannato lupo si blocco, si girò e scappo.
Subito intuii il motivo del comportamento di quel vile cane, avvertii quel vento gelido che annunciava la comparsa di quegli esseri e capii cosa temesse quel dannato licantropo: i succhia sangue erano arrivati e si trovavano alle mie spalle.
Senza neppure voltarmi scesi dall’albero con la stessa grazia con cui vi ero salita.
“non vi hanno mai insegnato che non bisogna far attendere troppo le persone, soprattutto le donne, e che è maleducazione presentarsi in ritardo ad un appuntamento?” mormorai atona, solo quando ebbi finito di parlare mi voltai pronta a fronteggiare i miei cari alleati:
davanti ai miei occhi stavano una decina di vampiri, erano tutti bellissimi, sia gli uomini che le donne ma, a colpirmi, furono degli occhi azzurri e dei capelli neri come la notte stessa, un sorriso provocatorio ed un corpo da favola che ben conoscevo… davanti ai mie occhi stava il vampiro che avevo scorto il giorno del mio diciottesimo compleanno…
 
Avrei potuto esclamare un sorpreso “tu?!?!” o dire qualcosa come “chi non muore si rivede” oppure “guarda che ha portato la corrente…” o ancora un più semplice e diretto: “perché quel giorno non mi hai ammazzata?”
invece, stranamente, mi limitai a tacere.
 
“Selene Elizabeth Black, meglio conosciuta come Gea” mormorò il vampiro dagli occhi azzurri che ben  conoscevo
“in carne ed ossa… forse un po’ ammaccata ma si, sono io in tutto il mio splendore. Ora passiamo agli affari prima che perda la sensibilità al braccio destro, grazie” dissi un tantino scocciata.
Va bene, avrei potuto essere più gentile ma sono convinta del fatto che l’attacco sia la miglior difesa e poi provate ad essere cortesi quando è come se il braccio destro vi stesse andando a fuoco.
“Mi chiamo James" si presentò il vampiro dagli occhi azzurri che, a quanto pareva, era il capo "in quanto a te, mia principessa, mi spiace che tu abbia passato un brutto quarto d'ora con un licantropo ma non credo che la trattativa potrà finire molto velocemente, a meno che tu non voglia accettare le nostre condizioni senza discutere si intende…”  concluse poi.
 
Stronzo.
 
pensai infastidita. Se solo lo avessi voluto avrei potuto mettere fuori gioco quel cane con un solo colpo. Ero irritata, troppo irritata, subito i rami degli alberi iniziarono a tendersi minacciosamente. Respirai a fondo. Dovevo calmarmi.
Non avevo ancora esaurito tutta l’energia della terra che avevo incanalato, e gli alberi reagivano ai miei stati d’animo...
“quello che ha passato un brutto quarto d'ora è stato quel cane, avrei potuto ucciderlo subito ma volevo sapere per quale motivo i licantropi ultimamente sembrino tanto interessati a me, ho immaginato fosse per via di questa alleanza, ma preferivo esserne certa, in ogni caso se fossi in te non sarei così sicuro di me stesso, in fin dei conti, se solo lo volessi, potrei proporre un patto ai lupi…” replicai guardando James con fierezza negli occhi.
Ovviamente stavo bluffando, non avrei mai potuto prendere una decisione del genere e noi Eliminatori avevamo disperatamente bisogno dell'aiuto dei Vampiri.
“tocche” si limitò a dire lui mentre mi scrutava con una tale intensità da spingermi a distogliere lo sguardo imbarazzata
“cos'hai da propormi?” domandai
“il nostro aiuto in questa guerra. Per quanto siate forti, mia principessa, voi siete troppo pochi e i demoni diventano ogni giorno più forti, possiamo offrirvi ciò di cui avete davvero bisogno: protezione” disse James con voce penetrante mentre continuava a scrutarmi
“e a che prezzo?” domandai, iniziava a girarmi la testa, la vista mi si annebbiava, avevo perso troppo sangue ed ora che l'adrenalina aveva iniziato a sciamare me ne rendevo conto e, ciliegina sulla torta ero circondata da vampiri…
“sangue” rispose lui tranquillamente.
Avrei tanto voluto urlare un indignato "cosa?!" ma le gambe mi cedettero e, se James non mi avesse presa al volo e stretta a se, sarei caduta a terra.
Immediatamente feci leva su di lui nel tentativo di restare in piedi da sola.
“hai perso troppo sangue, un semplice si e tutto finirà” mi sussurrò all’orecchio
“volete il sangue degli Eliminatori” sussurrai mentre cercavo inutilmente di reggermi in piedi senza aiuto.
“esatto principessa” rispose lui mentre continuava a sostenermi, se fossi stata davvero in me avrei protestato per quel “principessa” ormai da un pezzo. Stavo proprio male. merda!
“il nostro sangue vi rende più potenti” prosegui, la mia era un affermazione non una domanda
“esatto” disse il vampiro mentre continuava a sorreggermi e a stringermi contro il proprio petto, se fossi stata nel pieno delle mie facoltà mentali mi sarei scostata da un bel pezzo, ma purtroppo ero più intontita di quanto credessi, se fossi stata completamente in me mi sarei sentita imbarazzata, non amavo il contatto fisico, a meno che non fossi io a cercarlo. Tutto quel contatto fisico mi avrebbe dovuta infastidire già da un pezzo, in quella situazione mi sarei dovuta sentire imbarazzata, invece mi sentivo solo stanca e debole. Solo la forza della terra mi impediva di crollare.
“non hai altra scelta se non accettare” disse James
“c'è sempre un’altra scelta” replicai freddamente.
Non avrei mai permesso ad un vampiro di mordermi quindi come avrei potuto chiedere agli altri di farlo se io per prima non mi sentivo di compiere un simile gesto? Come potevo accettare un patto simile? Eppure sapevo di non poter rifiutare. Doc mi aveva detto chiaramente che non potevamo rifiutare quest'alleanza.
“quindi intendi rinunciare all'alleanza? peccato...” disse James accarezzandomi il collo con aria distratta ma, nonostante l’apparenza, sapevo bene che era cosciente della gran quantità di sangue che avevo perso…
Raccogliendo le mie ultime forze riuscii ad allontanare James da me con una spinta o, per essere precisi, James mi permise di allontanarlo.
Per un attimo barcollai, poi caddi carponi e il vampiro fu costretto ad aiutarmi a rialzarmi. Era così umiliante.
“Selene tu sei esattamente come me” mormorò James guardandomi negli occhi, era dannatamente troppo vicino
“ma davvero e in cosa saremmo simili?” replicai in tono vagamente divertito, ok mi sentivo uno schifo ma non intendevo per questo arrendermi.
Se c'è una cosa che accomuna noi Eliminatori è la persistenza. noi Eliminatori non ci arrendiamo mai.
“il tuo potere” disse lui come se quella misera frase spiegasse tutto, e in effetti, era proprio così ma io volevo capire se si ricordasse di me, se sapesse che la ragazza della pizzeria ero io o se il fatto che ci fossimo già incontrati fosse solo una mera coincidenza, volevo capire cosa sapesse di me e perché quel vampiro avesse voluto parlarmi.
“che centra il fatto che io controlli la terra con te?! C'è un motivo se mi chiamano Gea...” bluffai, in molti a causa del mio soprannome sottovalutavano erroneamente i miei poteri.
"Se non sbaglio al nostro primo incontro controllavi i fulmini… non mentire, il tuo è un potere più grande, tu puoi assorbire la forza da qualunque cosa, tu fai esattamente quello che facciamo noi, l'unica differenza sta nel fatto che se noi vampiri traiamo la forza dal sangue tu l'assorbi direttamente dall'essenza più profonda di ciò che ti circonda. Gea, la dea della terra, è la madre di tutto e il tuo potere è pura forza, l'energia primordiale che accomuna tutte le cose"
a quanto pareva si ricordava perfettamente di me e sapeva anche fin troppe cose sul mio conto per i miei gusti…
“non è la stessa cosa io non faccio del male a nessuno” replicai
“la richiesta è chiara”
“non posso obbligare nessuno a… donare… del sangue”
“solo chi si offrirà volontariamente”
“nessuno dovrà risentirne, star male o soffrire ne tantomeno morire altrimenti il patto salterà, e nessuno dovrà azzardarsi a toccare i membri della mia squadra e i bambini … nessuno dovrà toccare i bambini”
“va bene, niente però mi vieta di toccare te…”
perfetto mi ero fregata con le mie stesse mani.
“La trattativa è finita ” mormorai mentre mi scostavo da James e mi sforzavo di restare in piedi da sola e questa volta ci riuscivo seppur con scarsi risultati.
“Credi davvero di poter arrivare alla base da sola? Non ti reggi in piedi” disse il vampiro sorridendo divertito e lasciando intravedere le zanne. Se solo non fossi stata così mal concia e se James, in un modo strano e contorto, non mi fosse piaciuto a quell’ora lo avrei già fatto fuori da un bel pezzo.
“si, e intendo farlo. Stammi a guardare” dissi scocciata mentre richiamavo, ancora una volta, a me la forza della terra e mi avviavo fuori dal parco.
A quanto pareva ero ancora in grado di arrabbiarmi e questo di certo costituiva un enorme punto a mio favore inoltre l’energia accumulata mi aiutava a rimanere lucida.
“I lupi potrebbero essere ancora nei paraggi” tornò ancora alla carica James.
“sono troppo grande per aver ancora paura del lupo cattivo” dissi io, mi stavo riprendendo dallo stordimento, buon segno, il lato negativo era che ora sentivo nuovamente il dolore alla ferita.
“Molto divertente. In ogni caso, mia principessa, posso riaccompagnarti a casa”
“James non per deluderti ma questo non è un appuntamento, sarà per la prossima volta” dissi sorridendo mentre me ne andavo passando accanto ai vampiri con aria noncurante.
 
Riuscii ad arrivare alla basa sulle mie gambe, ci misi molto tempo e rischiai di cadere a terra un paio di volte ma alla fine ce la feci. Incredibile ma ci riuscii e, cosa ancora più importante quell'orrenda giornata poteva dirsi finalmente conclusa.
 

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