Un viaggio insieme

di Littlelena_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1


Dicono che la colpa è tutta mia.
Ma dicono anche che innamorarsi è sbagliato, un errore madornale, ma poi loro sono i primi a mancare il colpo.
Probabilmente a sbagliare era l'alcool quella sera.
Oppure Will.
Io? 
Forse.
Una cosa era certa: fra i due nessuno poteva ritenersi fortunato a passarla liscia.


-E ora che facciamo?-

Non replicò.

-Rispondimi.-

Continuò a tenere la bocca serrata.

-Will ti prego!-

Si voltò verso di me e mi incenerì con lo sguardo, io risposi chiudendomi nelle spalle.

-E' tutta colpa tua!- Gridò.

-Che cosa?-

-Se non ora per te ora noi non eravamo qui!-

-Mi auguro che tu stia scherzando!-
Risposi con una risatina di scherno.

Si avvicinò a passi lenti ma grandi.
Non mi allontanai, non poteva farmi del male. Anzi, non ci sarebbe mai riuscito!

-Io ti odio.- mormorò ormai a qualche centimentro da me.

-Io di più.- risposi al mio turno.


***

La vita è bella.
E' bella anche nel suo orrore. Dobbiamo solo trovare il lato perfetto della situazione. E c'è sempre. Quello che invece non c'è mai sono le persone che hanno questa abiltà nel fare le cose.
Beh, William Carl Handerson non ne era assolutamene capace. Negato. 
William Carl Handerson non era americano. In realtà non so esattamente da dove veniva, se lo avrei saputo prima del disastro, sicuramente lo avrei impachettato e lo avrei spedito a casa sua appena possibile. 
Avrei messo un fiocco sopra la scatola, gli avrei scritto anche una dedica, volevo solo che se ne andasse; dal primo momento (forse non esattamente) fino all'ultimo.


Non strano, e quindi vero, noi ci siamo conosciuti in un maneggio. 
Adoro cavalcare i cavalli. Pratico l'equitazione da quando avevo quattordici anni, perciò da due anni, e forse è per questo che ormai si intravedono i miei addominali. 
Non ho un cavallo tutto mio a differenza di William; io monto uno della scuola, si chiama Black, anche se in realtà ha il manto marrone. 
Ad ogni modo, io e Will ci siamo conosciuti nell'estate 2014...


-Meg dovresti mettere a posto la sella di Dollar.- 

La voce squillante della proprietaria del maneggio risuonò attraerso l'aria. Capitava spesso che io dovessi posare alcune selle che usavano i cavalieri principianti, perchè loro (a) non sapevano qual era il loro posto; (b) la sella è troppo pesante; (c) molto probabilmente avrebbero confuso il davanti con il dietro.
Andai a prendere la sella appoggiata allo steccato, e dopo averla sollevata e appoggiata alle mie braccia, unite tramite la mani, mi avviai verso la selleria. Cercai poi con lo sguardo la targhetta con su scritto "Dollar" e misi la sella a cavallo di due ferri.
Sfregai le mie mani fra di loro, una volta finito, per togliermi la polvere, e infine mi avviai verso la porta.
E qui l'impatto.
Stavo uscendo, mentre William stava entrando, quando ci ritrovammo l'uno davanti all'altro. Ci guardammo per una frazione di secondo negli occhi, e poi lui si scostò verso sinistra, e io continuai per la mia strada verso destra.
E ora lo giuro, quando mi ebbe sorpassata, lui allungò l'occhio per guardarmi una seconda volta.
Ne sono sicura, perchè io feci lo stesso.

***

I giorni passavano, arrivò luglio che io e William parlavamo solo a sguardi, occhiolini e sorrisi. 
Ogni volta che passavo vicino a lui sorridevo tra me e me, e se capitava che lui si accorgesse di ciò, io fingevo di inviare un SMS ai miei amici.


Una mattina stavo spazzolando la schiena di Black, dopo una lunga cavalcata nel recinto. Ogni tanto mi spingeva con il muso sul fianco sinistro; voleva che io gli dassi altri biscotti. 

-Mi dispiace amico mio, ma dovrai accontentarti di quelli che già ti ho dato.- Sghignazzai baciandogli il collo.

Continuai a spazzolargli la schiena, ma lui non smetteva mai di dalmi dolci e leggere spinte sul fianco sinistro. Le spinte si trasformarono nell'arco di minuti, in spintoni, fino a quando non voleva più che io mi avvicinassi a lui. Pretendeva quei biscotti.
 
-Black smettila.- Gli dissi in tono duro e deciso.

Alzai un attimo lo sguardo mentre spintonavo Black verso destra. 
Diventai rossa.
William era dall'altra parte del viale a pulire il suo cavallo.
Non potevo fare brutte figure. Black doveva ascoltarmi.
Ma no, lui non voleva saperne. Più io mi avvicinavo più lui mi scansava. Non era possibile. Buttai a terra la spazzola e mi posizionai davanti a lui, cercando di non ricevere l'attenzione di nessuno, soprattutto del ragazzo dall'altra parte del viale. 
Portai le mani sui fianchi, uccidendo il "mio" cavallo con un occhiataccia.
Anche Black mi fissava. Io socchiusi gli occhi, lasciando i lineamenti del viso duri e la bocca serrata: da perfetta incazzata.
Black continuava a fissarmi. Alcune mosche gli ronzavano intorno ma lui tenne lo sguardo fisso su di me.
Io chiusi, allora, ancora di più le labbra, fino a farle diventare minuscole. Di lì a poco Black avrebbe ceduto abbassando lo sguardo, e così fu. 
Lentamente raccolsi la spazzola da terra; fissai poi Black. Aveva lo sguardo puntato verso il basso, e il collo leggermente abbassato. Mi inumidii le labbra, poi ripresi a spazzolare la schiena del cavallo, senza interruzioni, e mormorando ogni qualvolta un "bravo così" o un "resta calmo".
Bravo per davvero! Tra una sbirciata e un altra notai che William stava tranquillamente pulendo gli zoccoli al suo cavallo; non si era accorto di niente. Yeah!
Quando ebbi finito mi riposizionai dinuovo davanti al muso del cavallo; parai le braccia a mò di culla e Black infilò il naso tra il mio fianco sinistro e il braccio sinistro. Glielo avevo insegnato io: era il nostro modo di salutarci. 

 -Non ti consiglio di usare sempre la tecnica dello sguardo per farti ascoltare da un cavallo.- Alzai la testa. -Non funziona con tutti.-Concluse venendomi davanti.

William se ne stava in piedi beato, con la spalla sinistra appoggiata addosso alla spalla destra di Black. 
Il "mio" cavallo alzò la testa dalle mie braccia, e io feci cadere queste, giù lungo i fianchi. 
Se ne era accorto.

*Beccata..* Canticchiai tra me e me.

Sorrisi non sapendo eattamente a cosa rispondere. 
Anzi, forse non avevo neanche ben capito quello che mi aveva appena detto. 
Lui continuava a guardarmi.

-Piacere. William Carl Handerson.-





*//Elena//

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


Rimanemmo lì a fissarci. Ci eravamo detti "ti odio" per l'ennesima volta dall'inizio di quel viaggio. Era stato tutto uno sbaglio, fin dal primo momento. Era colpa mia e della mia sfacciataggine, ma anche sua, e del suo fare così.. così.. è incredibile, non riesco neanche più a parlare!

-Vediamo di andarcene via di qui.- Propose poco dopo Will, girandosi di spalle.
-Certo, e come? La macchina è distrutta!- Gli urlai contro.
-Hai i piedi, vedi di usarli se non vuoi passare la notte qui.- Blaterò. -Dovremo arrampicarci, perciò vedi di stare attenta a dove metti i piedi.- Continuò subito dopo.
-So cosa devo fare.- Risposi io. Ma mi aveva preso per una stupida?
Will cominciò ad arrampicarsi su per il burrone, infilando le dita nella terra, e facendosi leva con i piedi su dei sassi incastrati, o in delle radici di piante.
Cercai di imitarlo, così piantai le mie dita nella terra; la sentivo entrarmi nelle unghie a piccole manciate. 
Appoggiai i piedi sul primo sasso a mia disposizione e cominciai a tirarmi su. Andai avanti, mano sinistra piede destro, mano destra piede sinistro.

-Non guardare di sotto!- Urlò Will dall'alto.
"Non guardare, Meg non guardare."
Era facile. Piano piano il mio corpo saliva sempre più su; il vento da inesistente, cominciava a essere vivo, i capelli mi svolazzavano a destra. Era fantastico. Il sole, gli uccelli, le nuvole... Per un attimo i miei pensieri furono omessi nella mente, la testa vuota, trasportata dal leggero fruscio.. il canto di un giovane fringuello, le nuvole bianchissime, e soffici come neve. Adoro le nuvole.
Chiusi gli occhi.
Era una favola.

***


-HAPPY BIRTHDAY TO YOU! HAPPY BIRTHDAY TO YOU! HAPPY BIRTHDAY DEAR MEG, HAPPY BITHDAY TO YOU!-
-Buon compleanno Meg!-
-E sono 16!-


La mia festa di compleanno di sedici anni è stata proprio come io l'avevo immaginata. I miei genitori ovviamente assenti, e solo amici! Amici, amici, amici per l'eternità! Sicuramente, sedici anni non sono i diciotto, ma hanno comunque un loro valore. Non sto parlando del valore del numero, ma piuttosto del valore che esso comporta. Voglio dire: feste, discoteca, capelli colorati.. Mio Dio, è bellissimo. 
I miei genitori sono sempre state delle figure all'antica per me: 
.Rientro a casa alle 23.00 il sabato sera; 
.No tinte; 
.No discoteca prima del tuo sedicesimo compleanno;
.Niente ragazzo con tatoo, piercing e tutto ciò che potrebbe creare frustazione a tuo padre;

"Vieni a casa con un tatoo, piercing, tinta, occhi col0rati, o rossetto rosso e vai a vivere nella cuccia del cane!"
Il bello è che io non ho mai avuto un cane, e quindi non ho ben capito cosa volesse dire!
Ma ormai i sedici anni sono miei, e, spiacente per te caro papà, ma dovrai togliere il quadro con le regole da rispettare all'ingresso.

***

Il giorno del mio sedicesimo compleanno fui portata in un locale alla moda, sorvegliato da nessuno, IO non ero sorvegliata da nessuno, e con il cellulare a casa.
Beh.. In verità il cellulare lo avevo dimenticato.. MA NON ERA COMUNQUE CON ME.
Sicuramente con me non poteva mancare mia cugina. L'anima della festa!


-Mia cara Meg, per questo tuo giorno ho deciso di...-
-Di?-
-Di allestire io personalmente il locale!-
Esultò lei.
-Ma, Chris non dovevi..-
-Andiamo entra!-


Nuvole. Nuvole dappertutto. 
Nuvole sopra, neve sotto.
Sembravano vere. 
Ciò che più mi stupiva, era che le nuvole sembravano galleggiare nell'aria, muovendosi, scontrandosi e poi separandosi l'una con l'altra.
Rimasi a bocca aperta.


-Chris io..-
-Ssh.. prova a chiudere gli occhi.-
Obbedii

-Lo senti?-
-Cosa dovrei sentire cugina?-

-Non ti stai concentrando.. Rillassati.-
Inspirai tutta l'aria possibile, e subito dopo soffiai fuori anidride carbonica. Resi le mani molli, la mente libera e gli occhi chiusi.
E per un istante, io lo giuro... Ascoltai il vento soffiare.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3



Sono stata rapita. Mi hanno tolto tutto. Per prima cosa la libertà. Non vedo la mia famiglia da due mesi ormai. Da quando mi hanno presa non faccio altro che ripetermi: Perchè io? Che cos'ho? Cosa ho fatto? Perchè hanno scelto.. me? 
Io davvero non lo so. Ogni volta che chiedevo spiegazioni venivo solo ignorata o punita. Will non mi ha mai risposto. 
All'inizio pensavo che per me era la fine, che non ci sarebbe stata più alcuna speranza. Ma poi la fortuna per una volta è stata a mio favore, come in quel libro che lessi qualche tempo fa.

***

La stanza era buia. Non vi era nemmeno uno spiraglio di luce. Erano solo quattro mura. Non credo ci sia stata alcuna finestra, e se c'era allora era coperta molto bene. 
Tirai su la testa con debolezza. La mia bocca era coperta da una fascietta, e i miei polsi erano avvolti, insieme, da uno spago. La pelle bruciava; una lacrima mi rigò il viso. "Che mi è successo?" 
Provai a ricordare perchè ero lì, ma non mi venne in mente nulla. Il vuoto. Il buio pesto in testa proprio come in quella in stanza. 
Dopo qualche minuto sentii un rumore. Pensavo fosse solo una mia immaginazione, ma subito dopo lo sentii di nuovo. Chiusi gli occhi in preda al terrore; se mi trovavo nel mio letto probabilmente mi sarei nascosta sotto le coperte, ma in questo caso cosa potevo fare? Non potevo raggomitolarmi su me stessa e non avevo alcuna coperta; potevo solo che chiudere gli occhi. Qualcuno diceva che la paura del buio è solo la paura dell'ignoto, e aveva stramaledettamente ragione.

Subito dopo un sussurro:
-Ti sei svegliata, finalmente.- Parlava un uomo, un ragazzo forse. -Vorrai sicuramente sapere perchè mai ti trovi qui. Chi ti ha portata, dove sei..- Sembrava leggermi nel pensiero. -Non ti è permesso saperlo.- 
Un brivido mi percorse la schiena; non smettevo di guardarmi intorno. Che mi sarebbe successo allora? 
-Hai delle belle gambe sai?- Sussurrò ancora.
Mi divincolai nella sedia che scricchiolava sotto il mio peso. Subito dopo sentii una mano fredda sul mio occhio, poi scese lungo la guancia e raggiunse il mio orecchio sinistro. Poi si spostò dietro la mia testa, nei capelli, dove era posizionato il nodo della fascietta che mi teneva la bocca chiusa. Lo sconosciuto la slegò, e quando la fascietta cadde sulle mie gambe, mise la sua mano sulla mia bocca. 
-Se provi solo a parlare, a dire solo una parola, io giuro che ti ammazzo.- Mi avvertì. 
Un altra lacrima scese lungo la mia guancia andando a cadere sulla sua mano ancora sulla mia bocca.
-Non piangere. Questo non ti aiuterà a liberarti. Anche perchè qua nessuno è disposto a liberarti.-
Due cose capii:
1. Ci sono altre persone qua;
2. Per me è la fine. 


Rabbrividii ancora. 
Il ragazzo si appoggiò sopra di me allargando le gambe, lasciando sempre la sua mano sopra le mie labbra. 
Mi irrigidii al contatto, volevo solo levarmelo di dosso, lui e le sue mani luride. 
-Rilassati.-
E' fuori di testa allora. Raddrizzai la schiena, tirando un pò indietro il sedere sulla sedia, rimanendo ancora irrigidita, forse più di prima. 
Le sue labbra si appoggiarono subito sul mio collo, e io non potei fare a meno di divincolarmi all'istante. 
La sua mano cadde sulla mia spalla, lasciando libera  la bocca; ciò non mi era di aiuto. Avrei urlato qualcosa di lì a poco. 
Lui però ritornò subito sul mio collo, i suoi baci schioccavano forte e regolarmente, e la sua mano ormai era scesa troppo in basso. 
I polsi mi bruciavano ancora di più di prima a forza di divincolarmi. Le gambe erano ferme sotto il peso del ragazzo, non avevo alcuna via di scampo, non sarei mai riuscita a fermarlo, o a togliermelo di dosso. 
E proprio quando tutte le mie speranze furono bruciate uno sparo risuonò nella stanza. 
Trattenni il respiro per quelli che mi sembravano una miriade di secondi nella quale il corpo del ragazzo si lasciava cadere alla mia destra seguito subito dopo da un tonfo. I miei occhi guardavano fissi un punto invisibile davanti a me. 
Qualcuno era in quella stanza. 
Quel qualcuno poteva uccidermi.

***

Will si guardò intorno una volta raggiunta la vetta. Nessuna città nelle vicinanze, nessuna casa, nemmeno una persona. Solo il verde degli alberi. Girò intorno a sè stesso fino a quando non si trovò a rivolgermi lo sguardo. 
-Stai bene?- Chiese.
-Si..- Mi strinsi nelle spalle. 
-Bene. Andiamo di qua.- Indicò un sentiero all'ombra degli alberi. I raggi del sole comparivano tra i rami e tra le foglie. 
Will cominciò a camminare, e io lo seguii; 
Non voglio davvero seguire Will, causa di tutti i miei problemi, ma finchè siamo solo io e lui non mi resta altra scelta. 
Will non è il  massimo, an
zi se potessi lo eviterei senza indugi, ma semmai resterò sola sarà perchè Will è morto.







#AngoloAutore
Salve a tutti!
Volevo solo dirvi che se lasciate una piccola recensione a me farebbe sicuramente molto piacere. Vorrei sapere davvero cosa ne pensate della mia storia. :)
Al prossimo capitolo! :D

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