Stronger

di CatWarrior
(/viewuser.php?uid=637256)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

 

Venti candeline.

 

«Esprimi un desiderio, sbrigati!»

 

Soffio con foga, e le fiammelle si spengono una ad una.

 

«Cosa hai desiderato?!»

«Non lo dico, altrimenti non si avvera.»

 

Nove ottobre del 2019.

 

I miei amici più cari mi hanno fatto una festa a sorpresa.

 

Rispetto a cinque anni fa, Rachele ha aggiunto qualche centimetro al suo metro e sessanta, ed ha colorato qualche ciocca di capelli di rosso.

Simone non è cambiato di una virgola, è rimasto lo stesso tappo di sempre, con i suoi occhiali giganti ed il suo maglione scozzese.

 

Questa volta ci sono anche Rossella e Christian, che rispettivamente conosco dalle scuole medie e dalle scuole elementari.

 

Rossella è poco più alta di Simone, con lunghi boccoli castani scuro che superano abbondantemente le spalle, occhiali da studiosa e sorriso meraviglioso, mentre Chri ha la classica faccia da bravo ragazzo, anche se ultimamente si è fatto crescere un filo di barba che rende il suo sguardo molto più maturo della realtà.

 

E poi, beh... E poi ci sono io.

 

Ho finito le scuole e mi sono diplomata, ma non ho alcuna intenzione di prendere una laurea: il mio negozio di fiori mi basta ed avanza.

Vivo in un piccolo appartamento in uno dei pochi condomini del paese, ed il vicinato non è propriamente il massimo.

 

Sopra di me abita Sandra, una nonnina mezza matta ma simpatica, considerata un'arma di distruzione: spesso ha fatto esplodere il suo microonde, e qualche volta ha dimenticato qualche rubinetto aperto.

Sotto invece, c'è Luciana, la sorella gemella di Sandra.

 

Gemelle solo nell'aspetto, infatti la seconda è estremamente antipatica ed arrogante, ricorda tanto la classica strega cattiva.

 

Infine, sul mio stesso piano, abita una famiglia straniera con cinque bambini.

Immaginatevi il rumore!

 

 

«Allora, ti è piaciuta la festa?»

 

Rachele mi sta accompagnando a casa.

Siamo sulla strada principale, e saranno circa le undici di sera.

 

«Moltissimo, siete stati molto gentili.»

 

Mi sorride, fermandosi davanti al portone del mio palazzo.

 

Le rifilo i vari pacchetti, cercando le chiavi nella borsa.

 

«Elea...»

«Dimmi.»

 

Sospira, mentre io spalanco la porta.

 

«Dovresti uscire, ogni tanto... Sei sempre chiusa in casa.»

 

Prendo i regali.

 

«E se non sei a casa, sei al lavoro. Un tempo non eri...»

«Raky, è un periodaccio. Sto andando avanti grazie a ragazzini innamorati che comprano delle rose rosse, oltre che a pochi altri che comprano dei fiori da mettere su una tomba.»

«Ma che stai dicendo?! Il tuo negozio è sempre pieno! Di sicuro non è questo il probl...»

«Buonanotte Rachele.»

 

Chiudo il portone.

 

Mi avvicino sovrappensiero all'ascensore, quando il cartello con la scritta “guasto” mi brucia la retina.

 

Perfetto.

 

Ci sono otto piani, ed io sono al settimo... Quell'affare è rotto da mesi, e non lo hanno ancora riparato! L'efficienza italiana!

 

 

Gradino dopo gradino, trascinandomi dietro i vari pacchetti, eccomi in cima.

Quattro stanze, la mia è l'ultima a destra.

 

Ritiro fuori le chiavi ed apro, butto tutto sul tavolo e richiudo, per poi fiondarmi in cucina.

 

Il frigo vuoto mi offre solo un po' di pollo e patatine fritte avanzate da ieri, ma accetto di buon grado ed accendo il microonde.

 

Vedo una piccola spia rossa del telefono fisso lampeggiare.

 

Undici chiamate perse.

 

Sicuramente sarà mia mamma, preoccupata perché oggi non ho risposto nemmeno una volta.

 

Beh, ero ad una festa a sorpresa, per definizione non potevo sapere che sarei rimasta fuori così a lungo!

Richiamerò domani.

 

Ed ecco il mio fedele amico che viene a salutarmi.

 

Un gatto grasso e peloso, completamente nero, che porta il nome di “Sfigatto”.

 

Il “dlin” proveniente dalla cucina mi avvisa che il pollo è pronto: lo prendo e mi siedo sul divano, allungandone ogni tanto qualche pezzetto al mio felino.

 

Sul comò buste su buste, carte su carte, tasse su tasse insomma, che non so come pagare.

 

 

Mi guardo attorno.

 

Beh, credo di aver descritto abbastanza bene la mia vita, che oserei definire precaria.

 

Sì, precaria e noiosa.

 

 

 

 

 

*angolo felino*

 

 

Quanto tempo è passato!!! XD Mi sembra solo ieri!! XD

 

Scusate, è che proprio non ho resistito!!

 

Allora, premetto che non riuscirò ad aggiornare quotidianamente, anzi, grazie alla scuola mi vedrete una volta a settimana se va bene ^^

 

Comunque, spero tanto che vi piaccia e che non stoni con la prima, altrimenti farò una figura di lettiera bella e buona XD

 

Bacioni dalla vostra neko rompiscatole :*

 

Ps: il capitolo è dedicato alla mia sorella riccia Ser Barbs, che da quel che ho capito, ha fatto gli anni di recente! :) Passi al grado di “gemella”, sei stata promossa! XD

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Sento bussare con forza alla porta.

 

Apro gli occhi: perfetto!

 

La casa è un disastro, è mezzogiorno, sono conciata uno schifo, piena di peli di gatto e di patatine.

 

 

Chi potrebbe essere?

Oh, beh, probabilmente il caro e vecchio Armando...

 

Dopotutto, sono ancora indietro con le rate dell'affitto.

 

«Lele, apri! Lo so che ci sei!»

 

No, non è Armando.

 

Mi trascino a fatica fino all'ingresso, per poi aprire con calma.

 

Ecco a voi Filippo, mio fratello.

 

Un ragazzino di quindici anni, con skate e cappellino, gli occhi dolci color marrone scuro, un sorrisino furbetto.

 

«Che vuoi, Fili...?»

«Sei orribile! Che ti è successo?!»

«Che palle, entra e falla finita...»

 

Mi ributto sul divano, mentre lui chiude a chiave, per poi sedersi al tavolo.

 

«Vorrei parlarti.»

«Fino a qui c'ero arrivata.»

 

Lo sento sospirare.

 

«Fili, che hai combinato?»

«Niente! È che... Potresti assumermi al tuo negozio?»

 

Scoppio a ridere, indicando la pila di cartacce sul comò.

 

«Le vedi quelle? Tasse. E quelle sono solo quelle del mese scorso. Come pensi che possa dare dei soldi anche ad un moccioso, se non ne ho abbastanza per me?»

 

Mi metto seduta, guardandolo con fare indagatore.

 

«... Ma come mai vuoi lavorare? Sei solo un bambino, sarei accusata di sfruttamento minorile!»

 

Sbuffa ed accartoccia il cappello tra le mani.

 

«Ti prego, non dirmi che ti servono soldi per comprarti robaccia!»

«Come puoi pensare una cosa simile?!»

 

Faccio spallucce e mi alzo, pronta a dare da mangiare al gatto.

 

«È che volevo fare il patentino per guidare una moto come la tua... Ma ovviamente la cosa non è gratis.»

«Una moto come la mia?! Mi prendi in giro?! Per guidarla devi avere almeno diciotto anni e la patente, caro mio!»

 

Sbuffa di nuovo, mentre io apro il frigo vuoto e prendo un goccio di latte.

 

«Certo che sei strana... Muori di fame, ma quel bolide non lo venderesti per niente al mondo...»

 

Lo guardo male.

Si alza, prende il suo skate e ridacchia.

 

«Non finisce qui. Prima o poi verrò assunto al tuo maledetto negozio, che per la cronaca, doveva essere aperto alle nove. Ci sentiamo!»

 

Esce sbattendo la porta, mentre a me parte la tachicardia.

 

Sono in ritardo!

 

 

Mi vesto e corro di sotto, schivando le auto parcheggiate per cercare la mia moto.

 

Eccola, accanto alla 500 verdina della signora Luciana.

 

Accendo il motore e volo, uscendo dal cancello e sbucando in strada.

Accelero, pregando che il vigile non ci sia nemmeno oggi, fino ad arrivare alla piazza.

Dalla piazza si gira a sinistra, entrando così nel cuore in stile medievale del paese.

 

Ed ecco il mio Green Boutique.

 

Metto giù il bolide alla meglio, cominciando già a scusarmi con la breve fila di gente furiosa davanti all'entrata.

 

 

 

 

E questo era l'ultimo.

… Ma bene, sono le cinque del pomeriggio!

 

E non ho nemmeno pranzato!

 

Abbasso la saracinesca e mi avvicino al bolide.

Salto su ed infilo il casco, osservando il cielo: è rosso, nel pieno del tramonto.

Mi sfugge un sospiro. Rosso e moto.

 

 

Dopo dieci minuti arrivo al garage, parcheggio la mia adorata e le passo addosso uno straccio per lucidarla un po'.

 

Esco, e mentre il cancello automatico si richiude alle mie spalle, guardo il ricavato di oggi.

 

Non male, cinquantacinque euro e venti centesimi!

Credo che domani andrò a fare la spesa.

Anzi no, andrò a pagare la bolletta del gas.

Oppure...

 

Un urlo squarcia l'aria.

 

«Attenta, signorina Giulia!»

 

Faccio appena in tempo ad alzare lo sguardo, che un vaso di fiori mi piomba in testa.

 

 

 

 

 

Mi riprendo all'improvviso.

 

Al mio fianco, terrorizzata, la signora Sandra.

 

«Oh, signorina Isabella, per fortuna si è svegliata!»

«Primo, le ho già detto che il mio nome è Elea... Secondo, come è riuscita a fare otto piani di scale?! E terzo... Perché sono sdraiata nella hall del palazzo?»

«Mi dispiace, Eleonora carissima! Mentre annaffiavo le mie piantine...»

 

Piantine.

Quelle non sono piantine, sono baobab.

 

«... una è scivolata, e per disgrazia, lei stava passando proprio in quel momento. La ho trascinata fino a qui per non lasciarla sul marciapiede... Sono mortificata! Come si sente?»

 

Mi metto seduta, mentre una fitta alla testa mi fa mugugnare un'imprecazione che non sto a ripetervi.

 

«Bene. Mi sento benissimo... Che pianta era quella che è caduta?»

«Un vasetto di piccoli gerani, perché?»

«Se vuole, domani ve li rimpiazzo...»

 

La vecchia sorride e mi abbraccia.

 

«Oh, è sempre così gentile con me, Carlotta!»

 

Sospiro arresa e mi alzo.

 

Che ore saranno? Ho una fame da lupi!

 

Allungo la mano verso la tasca dei jeans per prendere il cellulare, ma...

 

«Cavolo! È rimasto in negozio!»

 

Sbuffo e saluto l'anziana, che però mi lancia un'occhiata melodrammatica.

 

«Martina cara, può aiutarmi a fare le scale? Sa com'è... Quando si invecchia, tutto diventa troppo difficile...»

 

 

 

 

 

 

Raggiungo la moto stramazzando.

Scale, quanto vi odio, maledette!

 

Parto verso il negozio, e quando arrivo lascio il bolide al solito posto.

 

Alzo la saracinesca, notando che è priva del lucchetto.

 

Strano. Molto strano.

 

Apro la porta ed entro, notando a terra un vaso di dalie recise arancioni, gialle e rosse.

 

Prendo la mazza da baseball che mi ha regalato mio fratello, quella che tengo all'entrata, per autodifesa... Di questi tempi, d'altronde, non ci si può fidare di nessuno.

 

Mi incammino, ma non vedo niente, ad eccezione del mio cellulare sul bancone.

 

Lo prendo e lo metto in tasca, quando sento uno starnuto alle mie spalle.

 

Mi volto ed uso la mazza alla cieca, beccando in pieno un vaso di gigli e qualcos'altro, che sviene tra i cocci del malcapitato contenitore.

 

 

 

 

 

 

 

*angolo felino*

 

 

 

Eccomi, anche se in super/mega/iper ritardo!!!!

 

Allora, come state, Micetti miei?

Più che Micetti, Micette! XD

 

Un grazie gigantesco alla mia gemella riccia Ser Barbs, alla mia mitica ane-san NightWatcher, alla mia gemella spazio/temporale Lara, alla mia gemella speciale Lisa, alla carissima HellenBach, alla simpaticissima Cartoonkeeper , alla super Mizu, ed alle nuove e fantastiche CharlieX Hamato, Lorelayne_kiri_chan16, e ultima ma non ultima Ladywolf91!

 

Spero di aggiornare entro la prossima era glaciale... In ogni caso, un abbraccio gigante a tutti!!!!

 

 

- La vostra neko rompiscatole, alias Cat

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


La mazza mi cade.

 

Michelangelo si mette seduto, tenendosi la testa.

 

Alza gli occhi: appena mi vedono, diventano lucidi e vengono accompagnati da un sorrisone a trentadue denti.

 

Sento un senso di nausea partirmi dallo stomaco, ma non ho nemmeno la forza per urlare, figurarsi per vomitare.

 

Poi, mi viene un dubbio.

 

«Christian, sei un cretino.»

 

Mi avvicino e lo prendo per il collo, nel vano tentativo di togliere una maschera inesistente.

 

A quel punto grido con tutte le mie forze e faccio tre passi indietro, sbattendo però contro a qualcos'altro.

 

Mi giro.

 

Il piastrone di Donatello è a pochi centimetri dal mio naso.

 

Non sento più niente. Mi sento intontita.

Allungo meccanicamente la mano verso la borsa, e prendo la scatola dei calmanti, ma il genio mi stringe il polso e mi blocca.

 

«C'è una spiegazione a tutto, calmati ed ascoltami.»

 

Libero il braccio dalla sua stretta e mi giro pronta a scappare, ma Mikey è già davanti all'entrata.

 

«Via! Sparite! Siete solo un sogno, andatevene! Colpa di Sandra ed i suoi maledetti gerani!»

«Elea...»

 

Mi prende e mi abbraccia, ignorando il mio terrore pronto a squarciare quella poca sanità mentale che mi è rimasta.

 

Lo sento respirare.

 

Non sembra un sogno, ma ci sono già cascata una volta.

 

Mi allontano di colpo, raccogliendo la mazza.

 

«Come potete essere qui?!»

«Permettimi di spiegarti! Taci, maledizione!»

 

Allunga la mano verso di me, mentre io arretro di nuovo, inciampando in un vaso di dalie recise e cadendo all'indietro.

 

 

 

 

 

 

«Svegliati!»

 

Apro gli occhi.

 

Sono sdraiata a terra, tra qualche coccio infranto e pochi fiori.

Mio fratello mi sta scuotendo come un dannato, con le lacrime pronte a sfuggirgli.

 

«Come stai?! Perché sei svenuta?! Rispondi!»

«Che cavolo...»

 

Ecco i ricordi.

Immagini, sensazioni, entrano in testa con una forza e violenza tali da far male, mentre il battito cardiaco accelera e l'aria manca all'improvviso.

 

Mi metto seduta, ansimando.

 

«Dove sono?!»

«Beh, nel tuo negozio!»

«Non io, loro!»

«Loro chi?!»

 

Metto la testa tra le mani, in preda al panico.

Ho sognato.

È successo di nuovo.

Colpa di Sandra.

Si, non vedo altre spiegazioni.

 

«Ho bisogno... Ho bisogno di...»

«Di dormire! Sei ridotta sempre peggio! Adesso chiamo Rossella, non puoi tornare a casa in moto.»

 

Prende il telefono, e con la mano tremante comincia a digitare un numero.

 

«Ross. Si, sono Fili. Potresti venire al negozio? No... Non lo so, sono entrato e la ho trovata svenuta. Stai tranquilla! Servirebbe solo un passaggio. Grazie mille... A dopo.»

 

Appoggia il cellulare a terra e comincia a guardarsi attorno.

 

«Che è successo? Ladri? Ma no, è impossibile... “Banda Bassotti ruba un'orchidea”, non mi pare una notizia da prima pagina!»

 

Ridacchio, cercando di alzarmi in piedi.

 

Mi aiuta, con un sorriso visibilmente preoccupato.

 

«Paura che la tua sorellaccia sia andata all'altro mondo, eh?»

«Come ti senti?»

«Da quando sei così premuroso?»

«Zitta e rispondimi.»

 

Sento una macchina frenare all'improvviso: sposto lo sguardo, e noto una ragazza trafelata e spaventata corrermi incontro.

 

Spalanca la porta ed entra.

 

«Che è successo?!»

 

Inventa. Presto.

 

«... Un giramento di testa improvviso.»

«Vuoi che ti porti all'ospedale?»

«No, desidero solo andare a casa.»

 

Tento un sorriso, mentre i due si guardano perplessi.

 

«Sto bene!»

 

Il mio tono leggermente irato li fa sospirare di sollievo, mentre con calma mi avvicino all'auto.

 

Una Mercedes blu metallizzata, con interni neri.

Una bella macchina.

 

Apro la portiera e mi sdraio sui sedili posteriori, Filippo si siede davanti e comincia a fissarmi apprensivo dallo specchietto retrovisore.

Rossella chiude la maledetta saracinesca del mio fottuto negozio, mentre io chiudo gli occhi e comincio a respirare lentamente, nel tentativo di calmarmi.

 

 

 

 

 

«Sfigatto è ingrassato! Quanto gli dai da mangiare?!»

 

Sono spalmata sul divano.

Ho costretto mio fratello a tornarsene a casa, solo dopo avergli fatto giurare di non dire niente alla mamma del mio “svenimento”, mentre Ross è voluta rimanere.

 

…Sono tre ore chiacchiera.

 

«Dai, è obeso!»

 

Il micio salta annoiato sulla mia pancia, mentre io non riesco a non trattenere un sorriso.

 

«Sai di cosa hai bisogno?»

«No.»

«Svago! Sei sempre tappata qui dentro!»

 

Ecco che ricomincia...

 

«Domani vieni in disco con me, ok?!»

«Cosa?! Io in discoteca?! Ma figurati!»

«Non voglio sentire scuse, questa volta vedi di venire.»

 

Si alza stizzita, prendendo la sua borsa ed avvicinandosi alla porta.

 

«Quasi dimenticavo... Hai qualcosa da metterti?»

«Rossella, io...»

 

La sua espressione omicida mi zittisce in un attimo.

Annuisco.

 

«Si, ho qualcosa da mettermi.»

«Bene. Passo a prenderti alle dieci. Se hai bisogno di qualcosa chiamami, ok?»

 

Fa un sorrisone ed esce.

 

 

 

 

 

 

*angolo felino*

 

 

Buona domenica, Micetti miei!

 

Perdonatemi il ritardo gigantesco, ma la scuola mi uccide!

 

Sappiate solo che non vi ho abbandonati, questa fic continuerà, dovessi metterci secoli!!!

 

A parte gli scherzi, cercherò di essere puntuale! :)

 

Un grazie a tutti, specialmente alle mie adorate LisaBelle, Cartoonkeeper, Mizu, CX (ps: io non sono maggiorenne, ho 15 anni! XD), Ser Barbs, Lara, Ladywolf91, HellenBach, e ultima ma non ultima, Lory!

 

Non so cosa farei senza di voi :)

 

Allora, un abbraccio gigante a tutte voi, oltre a chi legge in silenzio!

 

Ci sentiamo!

 

Cat

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2842054