La rinascita dell'amore

di Dian87
(/viewuser.php?uid=1157)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- il risveglio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2- notte di luna piana ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3- la verità ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4- il nuovo gruppo ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5- LA TOMBA ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1- il risveglio ***


CAPITOLO 1- IL RISVEGLIO

Mushra si accorse di una presenza e lasciò Yakumo con Sago e Kutal. Il giovane raggiunse un albero, su cui era rinchiusa una ragazza. Rampicanti tenevano la giovane, che sembrava addormentata, bloccata al tronco, ma Mushra notò la freccia che la teneva. Il ragazzo toccò la freccia e questa si dissolse assieme ai rampicanti, lasciando cadere la giovane a terra, e solo allora Mushra si accorse delle orecchie canine e dell'abito che indossava, un kariginu rosso. Mushra sollevò la giovane e la portò dagli altri.

- Chi è, Mushra?- chiese Sago.

- Non lo so, l'ho trovata bloccata ad un albero.-

- Si sta svegliando.- avvisò Yakumo.

La ragazza aprì gli occhi e si chiese chi erano quegli umani che le erano intorno.

- Chi siete?- chiese in giapponese.

Vide che non la capivano e si mise seduta.

- Aki, Inu Yasha no nee-chan.- disse, battendosi una mano aperta sul petto.

- Yakumo.- disse l'umana, indicandosi.- Mushra, Sago, Kutal.- aggiunse, indicando gli altri.

- Yakumo, Mushra, Sago, Kutal?- chiese Aki, indicando di volta in volta uno di loro.

Yakumo annuì e Aki sorrise, incerta. Sebbene avesse saputo i loro nomi, non sapeva chi erano in realtà, anche se tre sembravano umani e uno un demone.

- Watashi wa hanyou desu.- tentò Aki, per fare capire cos'era.

- Che ha detto?- chiese Mushra.

- Non lo so.- ammise Yakumo.- Non conosco la sua lingua.-

Aki si sentì perduta. Era rimasta per un tempo interminabile rinchiusa su quell'albero a causa dei suoi due fratelli e ora che si era svegliata si era ritrovata in un luogo a lei sconosciuto, del quale le era sconosciuta anche la lingua. Aki sentì una risata e si voltò verso la persona che rideva.

- Chi è quello?- chiese Sago.

- Naraku.- sibilò Aki, alzandosi.

- Aki, non sopravviverai a lungo in questo mondo e anche l'ultimo frammento della Shikon no Tama sarà mio.- rise Naraku, parlando contemporaneamente in entrambe le lingue.- Ma se vuoi ti faccio morire com'è morto il tuo caro fratellino Inu Yasha.-

- Naraku, hai ancora in te Onigumo, non sperare di battermi anche se sono la sorella gemella di Inu Yasha, sei un hanyou tale e quale a me.-

- Non immaginavo che eri sua sorella gemella, ma è meglio così, soffrirai di più.-

Naraku fu circondato dai suoi insetti, ma prima di sparire lanciò un colpo contro Yakumo, ma, molto che prima che Mushra e gli altri se ne accorgessero…

- TESSAIGA!- urlò Aki e parò con essa Yakumo dal colpo di Naraku.- ASPETTA, BASTARDO! TAGLIO NEL VENTO!- e effettuò il colpo.

Naraku esplose, ma Aki vide il fantoccio a terra e lo ruppe stringendolo nel suo pugno: la lotta sua e di suo fratello non era ancora finita, ma ora lei era sola.

- Vi ringrazio per avermi liberato, ma ora devo andare.- tentò di spiegare Aki in giapponese.- Dove vado io nessun essere umano può sopravvivere.-

Aki fece un inchino e si allontanò. Avrebbe voluto continuare la battaglia con loro, ma erano in ogni caso estranei allo scontro, non avrebbero saputo nemmeno per che cosa avrebbero lottato. Aki, rimessa la spada nel fodero e allontanatasi un bel po' dal gruppo, si portò una mano al petto, dove Kagome l'aveva colpita. Aki sapeva che suo fratello gemello a volte era un cretino, ma non immaginava che lo fosse anche suo fratello maggiore. Avevano voluto metterla al sicuro a tutti i costi e, quando Inu Yasha non ce l'aveva fatta più, le aveva affidato la Tessaiga, ma lei era già bloccata e priva di conoscenza da anni. Improvvisamente Aki sentì una fitta al cuore e fu costretta a inginocchiarsi dal dolore, ma un attimo dopo fu di nuovo in piedi che camminava ancora. Yakumo osservò la giovane che si stava allontanando.

- Deve soffrire molto.- commentò Yakumo.- Prima ci deve aver ringraziato nel suo linguaggio.-

- Non è né umana né enterriana.- osservò Sago.

- Ho sentito leggende che parlano di esseri che non sono né umani né enterriani e che sono chiamati spettri e, nel caso che siano per metà spettri e per metà umani, mezzi spettri.- disse Kutal.

- Ma allora che significa quella parola che ha detto indicandosi la seconda volta?- chiese Mushra.

- Probabilmente quello che è, ha detto che anche quel tipo che ha attaccato Yakumo è un "hanyou".- rispose Kutal.

- Le ha detto che suo fratello è morto quasi ridendo, dopo ha attaccato Yakumo, Aki l'ha difesa e ha invocato un nome.- riepilogò Sago.

- Non dimenticare che ha preso una figura di legno e l'ha rotta.- aggiunse Kutal.

- Che significato poteva avere quella cosa?- chiese Mushra.

- Lei lo odia.- spiegò Yakumo.- Non avete visto l'espressione dei suoi occhi e il suo corpo fremente di rabbia? Sebbene sia in condizioni gravi, potrebbe combattere finché non cadrà a terra morta.-

Tutti rimasero in silenzio, non comprendendo del tutto le parole di Yakumo.

- Anche quando ha rotto quella figura pensava al modo in cui avrebbe potuto combattere contro quel Naraku.-

Nel frattempo, Aki era giunta alle pendici del monte su cui abitava un vecchio maestro che forgiava spade come quella che portava con sé. Aki prese un respiro profondo e cominciò la risalita, anche se il bue del maestro comparve accanto a lei e una pulce le saltò sul naso, cominciando a succhiare il sangue. Aki spiaccicò la pulce e, quando portò la mano davanti agli occhi, vide che si trattava di un servitore di suo fratello gemello, Miyoga.

- Ehilà, Miyoga, a quanto pare sei ancora vivo!- esclamò la ragazza.

- Oh, signorina Aki, sono così contento di vederla! Soprattutto dopo che i suoi fratelli avevano detto che lei era morta!-

- Questo è classico di Inu Yasha.- commentò amaramente la ragazza, ma dopo la curiosità ebbe il sopravvento.- Dimmi, Miyoga, che cos'è successo dopo che sono stata sigillata sull'albero?-

- Naraku ha attaccato il gruppo e sono morti tutti, anche Sesshomaru, tutti in un colpo solo.-

- Ma tu sei scappato giusto in tempo, vero?- fece, conoscendo il carattere della pulce.

- Ma che dice?- fece, indignato, Miyoga.- Sono venuto qui per aspettarla e dirle cos'era successo!-

- Totosai è in casa?- chiese Aki.

- Sì, ma non sapendo quando saresti arrivata…- Miyoga non volle terminare la frase: Aki avrebbe capito da sola che cos'era accaduto al vecchio maestro.- Andiamo.-

Aki si sedette sul dorso del bue a tre occhi, con entrambe le gambe da una parte, e questo la portò sul monte. Aki e Miyoga entrarono, Aki vide una statua di pietra che aveva l'aspetto di Totosai e, avvicinandosi, vide che era proprio lui.

- Che gli è successo, Miyoga?-

- Non sapendo quando saresti tornata, è stato tramutato in pietra e solo la Tenseiga può riportarlo alla vita. La spada di suo fratello Sesshomaru dovrebbe essere laggiù.-

Aki frugò tra le cianfrusaglie che Miyoga aveva accumulato nel tempo e trovò la spada di suo fratello Sesshomaru.

- Non l'ho mai usata, Miyoga.- avvisò Aki.

- Stia tranquilla, solo chi è dotato di un animo caritatevole può usarla e io so che lei può farcela.-

Aki impugnò meglio la spada e prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi. Quando li riaprì vide i messaggeri degli inferi e li uccise. Totosai ritornò vivo e osservò Aki, che aveva la Tessaiga al fianco e la Tenseiga in mano.

- Oh, sei arrivata.- fu il suo primo commento.- Ma troppo tardi.-

- Che significa, maestro Totosai?- chiese Aki, sedendosi davanti a lui.

- Che ormai tutti quelli che conoscevi sono morti da secoli, tranne me e Miyoga, ora non sono né gli umani né gli spettri a comandare sulla terra, ma delle creature che si chiamano enterriani.-

- Enterriani?- fece Aki, non comprendendo.

- Sì, enterriani, t'insegnerò la loro lingua, così che tu possa capirla e comunicare.- rispose Miyoga.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2- notte di luna piana ***


CAPITOLO 2- NOTTE DI LUNA PIENA

Due settimane dopo…

- Buona fortuna, Aki, ne avrai bisogno per vendicarti…- le disse Totosai.

- La ringrazio.- fece Aki, uscendo di corsa come aveva sempre fatto suo fratello gemello.

Ora che Kagome non c'era più e nemmeno Kikyo, doveva affidarsi al suo olfatto per trovare Naraku. Aveva con sé tutte e tre le spade che erano state della sua famiglia: la Tessaiga, la Tenseiga e la Tokijin. Doveva abituarsi a usare la Tessaiga e la Tokijin per combattere e la Tenseiga per riportare alla vita. Aki sentì un odore acre, come di un incendio, e si voltò nella direzione che le veniva indicato. Di umana c'era solo una persona, una ragazza chiamata Yakumo, che Aki aveva già conosciuto, il cui odore proveniva dalla direzione dell'incendio. Vide lo stesso gruppo che l'aveva liberata e li aiutò. Una volta che furono in salvo, Sago toccò il polso di Yakumo, ma scosse la testa. Mushra colpì la terra con un pugno ma Aki gli mise la mano sulla spalla, sorridendo e annuendo, siccome non si fidava ancora del livello della lingua che aveva imparato. Aki estrasse la Tenseiga e uccise i messaggeri dell'inferno. Sollevò il busto di Yakumo e lei riaprì gli occhi.

- È una magia.- commentò Kutal.

- No, non è magia.- dissentì a fatica Aki, non ancora abituata alla nuova lingua.- È abilita con spada di mio fratello maggiore. Come ti senti, Yakumo?-

- Bene, grazie, Aki.- rispose la giovane, appena tornata in vita.- Cosa ti ha portato qui?-

- L'odore del fumo, dell'incendio.-

- Dov'è tuo fratello?- chiese Sago.

- Miei fratelli e miei amici morti molti… mmm… secoli fa, in periodo Sengoku, Sengoku Jidai.-

- Puoi spiegarci delle cose?- chiese Mushra.

- Va bene, io ho molto tempo, finché non uccido Naraku.- rispose Aki, chiedendosi se aveva scelto le parole giuste.

- Chi sei tu?- cominciò Mushra.

- Aki, sorella di Inu Yasha e di Sesshomaru, sia io che mio fratello gemello Inu Yasha siamo hanyou, mezzi spettri, mentre mio fratello maggiore è youkai, spettro completo.- rispose Aki, traducendo subito i due termini giapponesi usati.

- Gli umani hanno poteri speciali?- chiese Kutal.

Aki trattenne a stento una risata, anche se non poté esimersi dal sorridere.- Alcuni spettri pensano ciò, ma mia madre umana e lei niente poteri, come tutti umani.-

- Oh…- fece, addolorato, Kutal.

- Tuttavia alcuni hanno… grande potere spirituale, come Kikyo.- aggiunse Aki, dopo aver pensato un bel po'.- Scusate, ma non parlo bene, ho appena imparato vostra lingua.-

- Parli già molto bene.- le sorrise Yakumo.

Aki percepì un odore, voltandosi verso l'origine, vide un saimyosho di Naraku e strinse un pugno: l'aveva scoperta e probabilmente aveva visto che portava al fianco le tre spade.

- Che succede?- chiese Mushra.

- Naraku.- sibilò Aki e, parlando inconsciamente in giapponese.- È mai possibile che non si faccia gli affari suoi?-

- Come?- fece Sago.

Aki aiutò Yakumo a rialzarsi, ma subito dopo fece per andarsene, ma la ragazza la fermò.

- Ora sei sola anche tu, vero?- le chiese Yakumo.- Se vuoi puoi unirti a noi.-

- Mi spiace, ma miei amici sono sempre morti. Sempre e tutti.- dissentì Aki e corse subito via, con le lacrime agli occhi.

Ogni volta che aveva conosciuto qualcuno, quello era morto, a partire dai suoi genitori, fino a Yakumo, sebbene fosse riuscita resuscitata con la Tenseiga. Aki si distese sul ramo di un albero, ormai il giorno stava volgendo al termine, ma era preoccupata perché quella era una notte di luna piena, periodo in cui sarebbe diventata umana e vulnerabile, potendo usare solo la Tessaiga per difendersi, visto che le mancava la parte negativa che faceva trasformare la Tessaiga da vecchia katana alla spada forgiata da Totosai. Lei e suo fratello Inu Yasha avevano sempre avuto l'abitudine di tenersi svegli l'un l'altro nelle notti di luna piena e luna nuova. Aveva scelto apposta un albero vicino al fiume, perché quando la luna sarebbe stata alta si sarebbe lavata, come quando erano entrambi piccoli e loro madre ancora viva. Aki vide i capelli argentati diventare neri e gli artigli scomparire: ora era un'umana in un mondo dove gli umani erano quasi totalmente scomparsi. Si strinse addosso la giacca del kariginu, ricordando i tempi in cui lei e suo fratello facevano a gara per riconoscere il numero maggiore di stelle e costellazioni. Quanto si erano divertiti in quei tempi!

- Ora può andare.- mormorò Aki, sebbene la luna non fosse al suo massimo perché lei si sarebbe potuta asciugare vedendo bene ciò che la circondava.

Aki si spogliò, lasciando il suo kariginu e il judogi su una pietra, e stava uscendo, quando incrociò Sago. Aki balbettò qualche parola, prese i suoi vestiti e corse via, ma Sago, non avendo ancora capito chi fosse quella ragazza, tentò di raggiungerla, ma Aki si salvò salendo su un albero e rivestendosi il più velocemente possibile, mentre il cuore le batteva all'impazzata. L'unico che l'aveva vista al naturale era stato suo fratello e solo quando erano piccoli, perché dopo lui aveva cominciato a capire che era meglio se andassero una da una parte e l'altro dall'altra. All'improvviso Sago comparve davanti a lei e Aki sfoderò la Tessaiga, colpendolo violentemente e facendolo cadere fino al suolo. Sago, tuttavia, non volle arrendersi e tornò su, stando questa volta a distanza di sicurezza.

- Come ti chiami?- le chiese Sago.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3- la verità ***


CAPITOLO 3- LA VERITÀ

Aki sapeva che se voleva sopravvivere non avrebbe mai dovuto divulgare, come d'uso per tutti i mezzo sangue, la notizia che perdeva i suoi poteri nelle notti di plenilunio, altrimenti chiunque avrebbe potuto sconfiggerla. Vide che Sago si avvicinava ancora e lei menò un fendente, ma lui bloccò la spada, prendendola dopo in mano.

- Ma tu non sei la ragazza che ha riportato in vita Yakumo?- le chiese.

- Forse lei si starà sbagliando e mi starà confondendo con un'altra.- rispose Aki, tentando, inutilmente, di modificare il tono della voce, ma l'accento della sua lingua la tradiva.

- Aki, sono Sago, non mi riconosci?-

- Io… io non mi chiamo Aki.- ma si sentiva che aveva il cuore in gola.

La ragazza prese la spada che Sago aveva in mano e saltò giù dall'albero, ma lui la precedette, prendendola in braccio, e solo allora si accorse che aveva capelli neri e che era priva di zanne e artigli.

- Ma che significa?-

- Per questa notte sono costretta a stare così.- disse Aki, ormai rassegnatasi a dover spiegare tutto a Sago.- Mettiti comodo, sarò pur breve, ma è meglio star seduti, le cadute fanno meno male di quando si sta in piedi.-

Entrambi si sedettero e Aki prese fiato.

- Per alcuni di noi mezzi sangue è una maledizione, come lo era per mio fratello gemello Inu Yasha, perché esiste una notte in cui perdiamo il potere del nostro sangue demonico e siamo costretti a assumere la forma umana. Nel caso dei gemelli questo periodo è uno all'opposto dell'altro, ad esempio il mio periodo è la notte di plenilunio e mio fratello quello del novilunio, anche se non si sa ancora il perché, e in questa notte, diversa per ciascuno, tutti i mezzi sangue sono vulnerabili. La mia unica difesa è la Tessaiga, perché la Tenseiga non è una spada per combattere e il potere della Tokijin è troppo forte per me quando sono in forma umana.-

- Ma, se sei vulnerabile, perché sei entrata in acqua?-

- È una delle abitudini che avevo in comune con mio fratello, ogni volta entravamo in acqua e giocavamo, cercando di scoprire se uno dei due era più forte di quello che era normale, mezzo sangue.- dopo, Aki, abbassò la voce.- Ma questo accadeva fino quando nostra madre era ancora viva, perché dopo ci siamo dovuti arrangiare in tutti i modi per poter sopravvivere in un mondo dove i mezzi sangue erano odiati sia dagli spettri sia dalla maggior parte degli uomini.-

- Oh, ma quanti anni avevate?-

- Quando nostra madre morì ne avevamo cinque e due anni dopo un'anziana signora ci "adottò", prendendosi cura di noi, ma, dopo pochi anni, la casa fu incendiata, lei aveva fatto uscire durante la giornata con il pretesto che le servivano diverse cose nel bosco e che lei era troppo stanca per andare, quando tornammo indietro, il rogo era già stato appiccato e noi fummo trascinati via dagli uomini e intrappolati come bestie: avevamo nove anni.-

Sago asciugò delle lacrime che scorrevano libere sul viso di Aki e lei si riscosse.

- Mio fratello mi direbbe che sono una cretina, che devo essere forte.- rammentò, con un sorriso amaro.- Ma, sebbene entrambi eravamo mezzi spettri, io sono una ragazza, non un ragazzo, e per questo mi hanno fatto sopravvivere, affidandomi tutte e tre le spade.-

Aki sentì un fruscio, ma si rese conto che era troppo tardi e, voltandosi, vide Kagura con il ventaglio aperto.

- Che vuoi, Kagura?- le chiese Aki, alzandosi.

- Quanto sei forte?- le chiese questa di rimando.

- Più di te, ma non stanotte. Ti ha mandato Naraku?-

- Vuole prima radunare diverse forze attorno a sé, dopo potrà attaccarti.-

- Kagura, cosa sai dell'ultimo combattimento del mio gruppo?-

- Naraku li ha sterminati tutti, anche il cucciolo di volpe, con le sue mani. Ti ci vorrà molto tempo prima che tu possa competere con lui e dovrai usare anche degli incantesimi. Io te l'ho riferito.- Kagura fece per andarsene, ma dopo voltò la testa verso Aki e Sago.- Ah, io non ho visto niente, ma ti conviene cambiare abito quando diventi umana: chiunque può riconoscerti con quel kariginu.-

Kagura se ne andò, ma subito dopo udirono un grido.

- È Yakumo!- esclamò Sago.

- Andiamo.- disse Aki.

Entrambi corsero e videro un enterriano che stava attaccando Yakumo.

- Resta qui, non vorrai far scoprire il tuo segreto?!- le chiese Sago, che raggiunse gli altri, ma fu subito atterrato.

Yakumo era ormai senza protezione e Aki decise di uscire allo scoperto.

- Tsk, certo che voi enterriani siete più strani di quanto pensavo.- commentò a voce alta Aki, appoggiata sul tronco di un albero con le braccia incrociate sul petto e con la testa abbassata, alzando dopo lo sguardo sull'enterriano.- Attaccare una ragazza indifesa, siete peggio del peggiore spettro.-

- Anche tu sei un'umana!- esclamò l'enterriano.

- NO, AKI, NON ANDARE!- esclamò Sago, vedendola.

- Tsk, sei fuori strada.- commentò Aki, venendo sollevata dall'enterriano che aveva la forma di un ragno.- Io non sono un'umana e tra poco lo vedrai.-

La luce del sole colpì Aki, illuminandola come tutto il paesaggio. I suoi occhi tornarono ambrati, i suoi capelli argentati e le orecchie tornarono a essere di forma canina e riebbe i suoi artigli.

- Che… cosa sei tu?- le chiese l'enterriano.

- Io sono una mezzo sangue e ora la notte di luna piena è finita.- rispose Aki, estraendo la Tessaiga e colpendolo.

L'enterriano arretrò, ma Aki era già pronta.

- TESSAIGA! TAGLIO NEL VENTO!- urlò, colpendolo definitivamente.

L'enterriano diventò una carta e Aki l'osservò, non avendone mai vista una, tenendola nella mano sinistra, appoggiando la lama rossa della Tessaiga sulla spalla destra, dalla parte della mano con cui teneva la spada.

- Aki, cos'è successo?- le chiese Yakumo, correndole incontro.

- Niente di particolare, se si è un mezzo sangue.- rispose la ragazza, facendo tornare normale la spada e rimettendola nel fodero.

Ricordava che suo fratello Sesshomaru era andato da una magnolia che aveva dato alcuni dei suoi rami per creare i foderi della Tessaiga e della Tenseiga, ma ora pensava che anche quella magnolia era morta, forse uccisa da Naraku proprio perché aveva dato il suo legno per i foderi delle due spade. Aki si accorse che gli altri si erano avvicinati.

- Tenetela voi, io non so che farmene.- disse Aki, senza dar peso alla faccenda che non riusciva a comprendere.

Aki consegnò a Yakumo la carta e dopo si allontanò.

- Ehi, Aki, non vuoi proseguire con noi?- le chiese Yakumo.- Ora sei sola anche tu.-

Aki si fermò giusto il tempo per rispondere, ma senza voltarsi.

- No, Yakumo, mi pare di avertelo già detto: chiunque resta con me e mi è amico, muore.- spiegò con calma Aki, e dopo svanì nel bosco.

- Certo che è strana, quella ragazza.- commentò Mushra.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4- il nuovo gruppo ***


CAPITOLO 4- IL NUOVO GRUPPO

Aki correva nel bosco. Non era ancora riuscita a trovare Naraku, ma quella traccia le era nuova, non l'aveva mai sentita prima di allora. Raggiunse la fine del bosco, ma si ritrovò davanti un baratro. Lo sapeva: quella traccia non era servita a nulla, non portava da nessuna parte, ma, almeno, ci aveva tentato, non poteva biasimarsi per quello. Tornò indietro. Ora che Kagome e Kikyo non c'erano più, non c'era nessuno in grado di trovare la maggior parte della sfera, in possesso di Naraku e quella breve traccia le aveva fatto ricordare quando lei e suo fratello erano piccoli e, non avendo dove andare, seguivano ogni traccia che l'olfatto riusciva a suggerire loro. Aki si accorse di una traccia fresca, formata dall'odore di un umano unita a quella di un solo enterriano, e decise di seguirla, ma, dopo pochi passi, si nascose, osservando l'enterriano diventare umano e ritornare enterriano diverse volte. Troppo intenta a cercare di dare una spiegazione a quel fatto, non si accorse dell'individuo che la colpì alle spalle, facendole perdere in una volta sola i sensi e la ferì gravemente.

 

- Guardate, laggiù c'è qualcuno!- esclamò Kutal.

Tutti raggiunsero la figura distesa sulla sabbia del deserto e furono molto sorpresi nel vedere Aki e Yakumo l'osservò.

- È molto ferita, bisogna medicarla al più presto.- decise Yakumo.

- Portiamola sotto quella sporgenza, c'è un po' d'ombra.- suggerì Sago, prendendo la ragazza in braccio.

Medicarono Aki, ma la ragazza non dava alcun segno di ripresa di conoscenza, se non qualche movimento dettato dai sogni che la giovane stava facendo e Mushra fu molto sorpreso quando le lacrime rigarono il viso della giovane hanyou. Sago la scosse dolcemente, ma non servì a nulla, e Yakumo le prese la mano, così solo allora Aki parve calmarsi e riposare tranquillamente.

- Aveva bisogno di sentire che qualcuno le era vicino, penso che questo ruolo ce l'avesse suo fratello, quando questo era in vita.- commentò Sago.

Aki aprì gli occhi, ma non riusciva a vedere niente, solo qualche ombra confusa.

- Nii-chan, anata desu ka?- chiese, non essendo padrona dell'area adibita al linguaggio straniero.- Gomen, nii-chan, watashi… watashi…- e, subito dopo, fu cosciente.- Che…?-

- Ben svegliata, Aki.- le sorrise Yakumo.

- Yakumo? Ma, cosa…?-

- Ti abbiamo trovata svenuta e Yakumo ha voluto medicarti.- spiegò Mushra.- Come ti senti?-

- Sento come la testa bloccata, l'ultima cosa che ricordo è un enterriano che diventava umano e viceversa diverse volte.-

- Ce n'era già uno che aveva questo potere.- ricordò Kutal.

Aki si mise seduta e scosse la testa, come per dissipare le ultime ombre dalla sua mente. Ricordò nitidamente l'odore, che veniva nella sua direzione, dell'enterriano che si trasformava in umano, ma non aveva pensato a mettersi al sicuro nel caso che qualcuno avesse cercato le sue tracce, non aveva pensato a coprirsi le spalle. Aki percepì un odore provenire dall'esterno, un odore familiare, ma che in qualche modo non riusciva a ricordarne il possessore. Si alzò, mentre tutti cercavano di fermarla, e uscì alla luce, potendo vedere un individuo che si stava avvicinando. Ad Aki sembrò che la figura si aprisse, ma in realtà era un enterriano che stava uscendo dalla trasformazione, e raggiunse la giovane mezzo sangue. Aki impugnò la Tessaiga, pronta a combattere, ma l'enterriano le puntò contro un palmo e da esso partì dell'aura magica che sfiorò Aki, ferendola leggermente, ma ciò che la preoccupava di più erano le lingue di aura magica che li stava circondando.

- Presto, mettetevi su dei posti in alto!- ordinò Aki.- Non dovete respirare quest'aria! ASSOLUTAMENTE!-

Aki sentì che Yakumo veniva messa in salvo e che Sago le veniva accanto, ma decise di non badarvi. Cominciò a affettare le lingue dell'aura magica, ma queste si rompevano al solo contatto con la lama liberando l'aria che cominciava a avvelenarli un po'.

- Sago, mettiti al riparo, qui non puoi resistere.- lo avvisò Aki, coprendosi parte del volto con la manica del kariginu.

- Scordatelo, non ti lascio combattere da sola.- ribatté Sago.

Aki saltò e un attimo dopo colpì con il taglio nel vento l'enterriano e l'aura magica svanì così com'era comparsa. Mushra, Yakumo, Kutal e i suoi tre nipotini raggiunsero Aki, ma questa crollò a terra, appoggiandosi sulla Tessaiga, tornata una normale katana. Sago le circondò le spalle con un braccio, aiutandola a rialzarsi e sostenendola.

- Come ti senti?- le chiese Yakumo.

- Sto bene.- rispose Aki.

- Non puoi andare in giro da sola: sei ferita!- esclamò Ester, una dei nipotini di Kutal.

- Hanno ragione, Aki, non puoi andare in giro così ferita.- concordò Kutal.

- Io… non vorrei che…-

- Dai, non crederai che siamo così deboli?- rispose Mushra, tendendole una mano.- Combattiamo benissimo e possiamo anche darti una mano.-

Gli occhi di Aki si riempirono di lacrime, ma tentò di ricacciarle indietro, quel gruppo le ricordava troppo quello che aveva lasciato e perso nel Sengoku Jidai. Sago l'abbracciò.

- Non vorrai che tuo fratello ti dica che sei una cretina?- le sussurrò dolcemente.

Aki scosse la testa, stringendosi a lui, che le accarezzò dolcemente la testa, scossa dai singhiozzi.

- Ehi, ma perché sta piangendo?- chiese Mushra.

- È stata per così tanto tempo sola e con i parenti morti, cerca di capirla.- rispose Yakumo, sorridendo.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** CAPITOLO 5- LA TOMBA ***


CAPITOLO 5- LA TOMBA

Il gruppo si ritrovò in una città distrutta e Aki si avvicinò a una tomba mezza diroccata, riconoscendo l’odore che proveniva da lì: quella era l’antica tomba di Kikyo, prima che rinascesse dalle sue ceneri. Si accucciò, prese un po’ di terra in mano e l’annusò. Quanti ricordi le portava alla mente quell’odore! Quante avventure passate! Ricordava perfettamente quando lei e suo fratello gemello erano scappati dal villaggio in cui erano stati rinchiusi fino all’età di quattordici anni e lui aveva incontrato Kikyo, innamorandosene. Aki, invece, aveva conosciuto prima Kaede e imparavano molte cose l’una dall’altra e anche la mezzo sangue aveva conosciuto Onigumo, il bandito curato da Kikyo, ma, mentre era in vita, lei non ne aveva mai fatto menzione a suo fratello. Dopo era venuto Naraku, quell’ammasso di spettri che li aveva portati alla morte, perché il giorno in cui suo fratello fu sigillato lei era presente, non riuscendo a capacitarsi di ciò che erano riusciti a combinare, ma dopo era morta anche lei e gli uomini del villaggio l’avevano portata nella grotta in cui era stata per cinquanta anni, fino a quando suo fratello era stato risvegliato e in una notte di luna piena lo aveva incontrato. Dopo aveva incontrato anche suo fratello maggiore, Sesshomaru, e, infine, molti mesi dopo, Naraku. Aveva incontrato per caso anche Rin, la piccola protetta di suo fratello Sesshomaru, e la piccola aveva subito fatto amicizia con lei, tanto che, quando Sesshomaru doveva andare in posti molto pericolosi, l’affidava a lei e non a Jaken, reputando la sorella molto più abile di Jaken a proteggere la ragazzina, poiché il "rospo", come lo chiamava Aki nella mente, se l’era fatta rapire e scappare già diverse volte.

- Tutto a posto, Aki?- le chiese Yakumo.

- Sì, Yakumo, questa È la tomba della sacerdotessa Kikyo, la prima donna nostra coetanea che mio fratello ha amato, anche se a causa di Naraku si sono odiati e uccisi a vicenda.-

Aki sentì un odore particolare, si voltò di scatto, quasi cadendo seduta, e vide una donna avvicinarsi. Aki si rialzò, non riuscendo a credere ai suoi occhi. Tutti osservarono la donna avvicinarsi, inginocchiarsi e abbracciare Aki.

- Mamma… ma… non eri morta?- mormorò Aki, sorpresa.

- No, Aki, figlia mia, non ero morta, tuo padre ha voluto portarmi con sé in un lungo viaggio, ora siamo tornati e vivremo tutti e quattro insieme.- rispose la donna.

Aki si riscosse, prese la donna per le spalle e la scostò bruscamente.

- No, mia madre non può essere viva: lei È un’umana e non può sopravvivere per oltre cinquecento anni senza invecchiare, visto che sei identica a lei nei miei ricordi.- disse Aki, con le lacrime che le salivano agli occhi.- Perché dovete sempre giocare con i ricordi degli altri?-

L’essere mutò forma e divenne una mantide religiosa gigante, Aki estrasse la Tessaiga e si preparò a combattere, con un velo di lacrime sugli occhi per il rinnovato dolore della madre persa a cinque anni di vita.

- TESSAIGA!- urlò Aki, utilizzando il Taglio nel Vento.

L’essere svanì, ma una sostanza argentea bloccò la mezzo sangue.

- AKI!- esclamarono tutti.

La sostanza le bloccò le gambe e risalì fino alla vita, trasformandola lentamente in una statua di argento. Sago cercò di liberarla, ma rimase bloccato anche lui. I due rimasero bloccati nella stessa posizione, trasformati in statue d’argento e Yakumo si sentì debole, mentre Mushra la sorreggeva.

- Senza Sago non si può più formare Mushrambo.- disse Kutal.

- Ora non pensiamo a formare Mushrambo, pensiamo a come salvarli.- ribatté Mushra, deciso.

- Hanno voluto seguire lo stesso destino.- disse Yakumo.- Proprio come avevano fatto suo fratello e la donna cui appartiene questa tomba.-

Naraku, nascosto dalla sua solita pelle di babbuino, esaminò contento l’opera: la mezzo sangue impaurita che tentava di colpire la sostanza argentata con la Tessaiga, anche a costo di tagliarsi le gambe, con alla fine il viso rivolto al suo amato, e il suo stolto amante, che aveva dato la vita pur di stare con lei, sacrificando tutto il periodo che ancora gli restava da vivere in un processo unilaterale, che le circondava la vita con le braccia, protettivo e affettuoso. Tutto era finito, sembrava proprio che Naraku avesse vinto, ma questo commise solo un’unica sciocchezza: si presentò di persona davanti a Yakumo e ai suoi compagni.

- Il processo È unilaterale: quei due sono morti per sempre, nessuna magia potrà mai farli tornare alla vita. Tuttavia io volevo solo la mezzo sangue, quell’altro È stato uno stolto.-

- Così tu sei quel Naraku di cui Aki ci parlava.- commentò Mushra, ipertrasformato e trattenendo a stento la rabbia.- Un essere come te non merita nemmeno di vivere.-

- È vero, hai commesso nefandezze di ogni genere, neppure io riesco a perdonarti.- disse, insospettabilmente, Yakumo.- Agisci pure, Mushra, in tutta libertà.-

Mushra eliminò con la sua alabarda Naraku e le fiamme della Fenice incenerirono ogni frammento che rimaneva di Naraku affinché nulla di lui potesse tornare in vita. La statua di Aki e Sago venne conservata come una sacra reliquia in un tempio che fu dedicato all’amore sincero e che tutti gli enterriani andarono a visitare. La guerra era finita, rimaneva solo la ricostruzione e il ritorno del potere dell’amore, che i due giovani che erano stati separati dai secoli avevano fatto rinascere spontaneamente e senza le barriere create dalle divergenze culturali e dei periodi.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=25335