A wrong consideration

di MelissaMclean
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Mi sporco di salsa ai frutti di bosco. ***
Capitolo 3: *** Tre vecchiette mi guardano male ***
Capitolo 4: *** Scivolo sulle scale ***
Capitolo 5: *** Sogno i fiori-zoccolo ***
Capitolo 6: *** Una sessantenne si strappa la giacca ***
Capitolo 7: *** Mi legano al sedile ***
Capitolo 8: *** Rotolo giù per la collina ***
Capitolo 9: *** Faccio un'entrata d'effetto al campo ***
Capitolo 10: *** Conosco un pony ***
Capitolo 11: *** Non so come chiamare questo capitolo ***
Capitolo 12: *** Brucio del buon cibo ***
Capitolo 13: *** Scopro le mie discendenze divine, o quasi ***
Capitolo 14: *** Rapiscono una capra ***
Capitolo 15: *** Ho dei problemi a capire le cose ***
Capitolo 16: *** Non so come chiamare questo capitolo pt.2 ***
Capitolo 17: *** Preparazioni e accordi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO


St.Boulevard Academy, alias scuola per ragazzi problematici.
Come me.
Mi chiamo Isabelle Wilson e sostengo di essere una ragazza normale con solo qualche problema di dislessia, disgrafia e iperattività.
Ripensandoci qualche problema ce l'ho.
Un'anno fa, nella mia scuola precedente, avevo assistito in qualche modo ad una carica di tre cani un po defomati e giganti che avevano distrutto le porte e devastato il bagno.. e ovviamente in quel momento ero l'unica ragazza che stava facendo uso dei servizi pubblici.
Ciò che fecero fu sibilare il mio nome (stavo dando di matto) e venirmi incontro furiosi sradicando ogni cosa, anche la merendina che avevo in mano e che mi era caduta precedentemente a terra, che trovavano sulla loro via.
Una persona normale sarebbe scappata o avrebbe gridato aiuto, invece io staccai il copri-water e lo spiattellai in faccia ad ogni cane.
Ci riuscii soltanto perchè ero in un angolo e quei mostricciattoli non ci stavano tutti assieme in quello spazio ristretto.
Dopo una breve sessione di "colpisci il cane" una bidella irruppe in bagno gridando dopo aver visto il disastro.
A quanto pare vedeva solo il macello nel bagno e non le bestie che avevamo accanto.
Iniziai a dirle dei cani ma loro si ridussero in una nebbiolina nera e si volatilizzarono nel nulla.
In poche parole quel giorno mi beccai un espulsione a tempo indeterminato e un gruzzolo di soldi da impiegare esclusivamente in sedute psichiatriche.
Non mi feci comunque molti problemi.. cambiavo scuola molto spesso per motivi vari.. ma sentivo che questa volta, in questa nuova scuola, sarebbe cambiato qualcosa.





***Angolo autrice:***
Ciao a tutti! allora leggendo la saga di Percy Jackson ho avuto l'ispirazione di creare una fanfiction con protagonista una ragazza mezzosangue un po diversa dagli altri.. non vi voglio anticipare niente perciò continuate a leggere i prossimi capitoli!
Spero che la mia storia vi piaccia.
Vi lascio con il prologo, che spero troviate interessante.
Un bacio.

Lovegood_Katris

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Capitolo 2
*** Mi sporco di salsa ai frutti di bosco. ***


Quella mattina il sole spuntò presto illuminando la stanza con la luce aranciata del sole.
Una bellissima giornata se non fosse stato per la scuola.
Dopo un lamento generale dovuto al sonno e ai raggi del sole che filtravano dalle tapparelle accecandomi gli occhi, caddi dal letto svegliandomi definitivamente.
“Buongiorno Isabelle” disse una voce poco lontana dopo una risatina dovuta probabilmente al fatto che avevo la testa incollata sul pavimento.
“Buongiorno Melanie” dissi massaggiandomi la testa.
Melanie era la mia tutrice, vivevo con lei. Mia madre era in coma per cause sconosciute a me da ormai un anno e mio padre non si era mai fatto vedere. Non ho nemmeno un ricordo di lui. Lo odio per questo.
“Dai Izzy è il primo giorno di scuola! Muovi quel sedere e scendi a fare colazione” disse seria ma con un sorriso dolce sulle labbra.
Sapeva che odiavo la scuola.. perlopiù dopo le mie “disavventure mentali”,almeno così diceva lo psicologo a cui ero affidata da ormai 3 mesi, ero stufa di andarci ma lei teneva a me e voleva che riuscissi a passare almeno le scuole medie.. anche se questo significava cambiare scuola in continuazione.
Avevo ormai 16 anni ed ero ancora in terza media, andare avanti non sarebbe stato male.
“Allora la Saint. Boulevard quest’anno eh?” disse con voce calma portando i pancake sulla tavola, fuori nel terrazzo.
Amo i pancake e grazie a quelli non risposi secca.
Odiavo qualsiasi essere vivente alla mattina appena sveglia  ma i pancake, specialmente con la salsina ai frutti di bosco, mi distendevano i nervi.
“mm si che bello” dissi con finto entusiasmo sbadigliando e versandomi un cucchiaino di salsa sui pantaloncini.
Avevo sonno e ci feci poco caso.
“Dai non abbatterti.. stavolta la scuola è diversa.. per quelli come.. come te diciamo” prese dei tovaglioli e me li passò.
“Perciò intendi dirmi che sono una disadattata sociale?” alzai il sopracciglio evidentemente offesa, rifiutai i tovaglioli e mi alzai diretta a cambiarmi. “Non ho fame”.
Melanine sospirò.
“Isabelle, sai che non intendevo dire..” non le lasciai continuare la frase sbattendomi dietro la porta del bagno.
Perché mi credono tutti così strana? Sono solo una ragazzina dislessica e non vedo che fastidio possa dare gli altri! E’ un mio problema!
Anche questo dovevo sempre spiegarlo allo psicologo ma ormai mi ero stufata e stavo al gioco.
Mi calmai un'altra volta anche se la mia iperattività non aiutava.
Mi lavai, mi vestii e afferrai lo zaino uscendo velocemente da casa senza che Melanie avesse la possibilità di scambiare un ultima parola con me.
Andai diretta alla fermata dell’autobus, mi sedetti sulla panchina e aspettai.
Guardai l’orologio e mi accorsi che ero uscita un pò presto da casa e avrei dovuto aspettare almeno una buona mezzora per l’autobus.
Decisi di fare la cosa più ovvia tra le mie possibilità: mi sdraiai sulla panchina.
Era molto scomoda ma non rimasi sdraiata per molto.. nel riflesso della parete di vetro a cui venivano attaccati gli annunci pubblicitari, scorsi un piccolo oggetto d’oro.
La mia pigrizia si fece da parte lasciando spazio alla curiosità e mi tirai su prendendo l’oggetto che si trovava dentro a una pozzanghera.
Era una moneta..
Mi aspettai di vedere Gorge Washington da un lato e la statua della libertà dall’altro ma invece era diversa.
C’erano ambo i lati dei guerrieri con un armatura greca.
Era una.. dracma d’oro.
Le monete dell’antica Grecia.. avevo studiato la storia greca l’anno prima e mi era piaciuta, il Greco era l’unica materia in cui eccellevo.
Misi la dracma in tasca e mi appoggia alla parete in vetro.
Dopo qualche minuto scorsi un ragazzo dall’altra parte della strada.
Era alto, avrà avuto all’incirca un paio d’anni in più di me, era castano scuro con i capelli folti a spazzola tenuti dritti dal gel e a quanto riuscivo a vedere i suoi occhi erano azzurro cielo.
Mi stava fissando e io mi stavo stufando.
Decisi di attraversare la strada e di andargli a chiedere che diavolo di problema avesse nei miei confronti e appena misi piede fuori dal marciapiede mi girai per controllare la strada.
Quando la strada era sicura mi voltai verso di lui.. ma non c’era più.
 
 
 
 
 
Angolo Autrice:
Ecco il primo capitolo.. ho cercato di allungarlo il più possibile appunto perché volevo farlo finire con un po di suspance.
Spero vi piaccia e se lasciaste qualche piccola recensione su cosa ne pensate ve ne sarei grata.
Grazie :)



 

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Capitolo 3
*** Tre vecchiette mi guardano male ***


Dove era finito? E come aveva fatto a sfuggire dalla mia vista così facilmente?
Decisi di andare a controllare.. magari era caduto nella boscaglia, che stava a pochi passi da lì, dove erano soliti a nascondersi quegli scorbutici dei procioni che si divertivano a fare agguati alla quiete pubblica.
Si, odiavo profondamente i procioni ma questa è un' altra storia.
Misi un piede giù dal marciapiede pronta ad attraversare la strada, ma l'autobus che aveva appena svoltato sulla stradina a ovest stava arrivando a prendermi. Quindi le mie intenzioni di scoprire qualcosa su quel ragazzo si rivelarono totalmente vane.
Salendo pensai se anche quella fu solo una "visione mentale", ma decisi di rimuovere il pensiero dalla mia testa timbrando il biglietto e andandomi ad accomodare su un sedile vicino all'uscita.
A quell'ora l'autobus era vuoto apparte una ragazza sulla ventina d'anni intenta a leggere.
Notai però che teneva saldamente il libro tra le mani, quasi volesse stritolarlo, e che ,intravedendo il movimento dei suoi occhi, stava ripetendo sempre la stessa frase.. Dedussi che faceva fatica a leggere.
Non erano fatti miei ma pensai fosse dislessica, che avesse il mal di testa o avesse qualche altro tipo di problema ma poi sentii delle  vocine stridule e acute che provenivano dai sedili retrostanti ai suoi.
Non mi meravigliai quando vidi la ragazza alzarsi con rabbia e spostarsi accanto all'autista.. Quelle voci erano veramente insopportabili.
Mi alzai e cambiai di posto per vedere meglio. Da quel sedile riuscivo chiaramente a vedere da dove provenivano quei tormenti..
Erano tre anziane signore: una era alta e magrissima, una bassa e in carne e l'ultima era una via di mezzo tra le altre.. tutte con una pelle grigiastra e piena di rughe ma nonostante le differenze fisiche sembravano gemelle.
Si stavano facendo spazio su due sedili nonostante fossero tre  e l'autobus fosse deserto.
Muovevano i loro sederoni enormi a forma di albicocca, evidenziati il doppio da quei leggins color carota che indossavano tutte e 3 (non un bello spettacolo), e si continuavano a schiaffeggiare con quelle mani dalle unghie eccessiamente lunghe, rovinate e gialline.
Mi misi istintivamente una mano sulla bocca per trattenere le risate che sentivo pervadermi ma involontariamente ne  uscì una riecheggiando per l'autobus vuoto.
Le vecchiette si voltarono verso di me e iniziarono a fissarmi con occhi scurissimi e alquanto vitrei.
Ops, mi avevano sentita.
Quando pensai che stessero per farmi una ramanzina, come tutte le buone nonnine fanno, si misero a confabulare sottovoce tra loro come delle 14enni che non aspettano altro che spettegolare su ogni tipo di avennimento.
Sentii qualche parola tipo scelta e rinuncia ma non ascoltai bene, ero troppo occupata a farmi piccola sul sedile per l'evidente e orribile figura fatta.
Ripresero a fissarmi, suonarono il pulsante per prenotare la fermata e appena l'autobus si fermò scesero tenendosi a braccetto spingendo come se potessero passare in tre su una fila orizzontale per uscire.
L'autobus non riparti subito,  perciò riuscivo a scorgerle dal finestrino dopo che si sedettero sulla panchina della fermata. Una tirò fuori una matassa di lana blu, una prese  una forbice dall'impugnatura strana  e l'ultima prese a studiarmi.
Quella di destra aprì la forbice e quella accanto a lei le passò il filo aspettando che quella che mi fissava le desse il conseso, o almeno era quello che vedevo.  Rivolse lo sguardo alle sorelle e dopo un triplice sospiro misero via il tutto alzandosi e allontanandosi dal mio campo visivo.
Evidentemente esisteva qualcuno più problematico di me.
Dopo una buona oretta trascorsa sull'autobus ad ascoltare dalla radio dell'autista i was made for loving you dei Kiss, che ascoltava a ripetizione e cantava a squarciagola, scesi finalmente da quel veicolo maledetto.
Feci un respiro profondo e mi avviai verso la scuola, che stava a circa 150 metri, con passo deciso ma allo stesso tempo insicuro e pesante.
"Saint.  Boulevard Academy.. La scuola migliore per un futuro radioso" si..  questo è quello che diceva l'insegna che stava fuori sul cancello.
A dire il vero questa scuola era carina dal punto di vista archittettonico, ma dentro non volevo immaginarmi com'era.. anche se l'avrei scoperto presto.









Angolo autrice:
Ecco il secondo capitolo di questa fan fiction(anche se non so se si può definire così perchè per ora mi sembra un obrobrio).
Ho cercato di seguire lo stile di Rick Riordan dando anche nomi ai titoli dei miei capitoli seguendo i suoi.
Spero di farvi avere presto il prossimo capitolo dove alla fine scriverò, a parte, la descrizione di Isabelle dato che non l'ho ancora fatto.
Spero che questo capitolo vi piaccia e se mi dite quello che pensate in una piccola recensione, anche critica ovviamente, mi fate un piacere.
Grazie un bacio. :)

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Capitolo 4
*** Scivolo sulle scale ***


L'edificio scolastico che mi ritrovai davanti era di una forma ovale e color mattone.
Guardandolo dall'angolazione in cui mi trovavo sembrava quasi uno stadio da football invece che una scuola, tanto che invece di studenti normali mi aspettavo di vedermi passare davanti dei ragazzi con scatoloni di hotdog, bevande varie e guantoni gonfiabili con su la scritta "High five".
Per il resto era una scuola normale con un piccolo giardino sul lato sinistro e un campetto da tennis e da basket sul lato destro.
Nel volantino illustrativo era descritta anche una zona ristoro con macchinette e tavolini rotondi... e a dire il vero era l'unica cosa che ero impaziente di vedere.  Necessitavo di un buon cappuccino.
Erano le 7.35 ed era ovviamente ancora troppo presto per entrare, ultimamente ero costantemente in anticipo. Il piccolo sentiero che conduceva ai cancelli era vuoto apparte un paio di gruppetti di ragazzi che parlavano ad alta voce e ridevano come se fossero in un parco divertimenti.
Evitandoli il più possibile, nonostante dovessi passarci vicino (non ero brava a farmi degli amici) li sorpassai e mi sedetti su un masso appena fuori dalla loro vista aspettando con un'ansia inesistente la campanella d'entrata.
"Ehm.. posso sedermi?" mi si avvicinò una ragazza bionda dagli occhi verdi e con un sorriso raggiante.
Evitando il più possibile il suo sguardo annuì disinteressata facendole spazio spostando lo zaino che occupava l'altra estremità del sasso.
"Primo giorno è? Come ti chiami?" disse tenendo il suo sorriso e muovendo nervosamente le mani.
Tutta la mia voglia di socializzare in quel momento era decisamente sotto lo 0.
"Mi chiamo Isabelle..Isabelle Wilson, tu sei?" spostai lentamente lo sguardo su di lei sperando di non essere accecata dai suoi denti. Erano talmente bianchi che i miei in confronto sembravano quelli di un fumatore incallito. E io non fumavo.
Erano comunque sempre meglio di quelli delle strambe nonnine sul bus.
"Oh io sono Selene Thompson, piacere di conoscerti Izzy!" mi porse la mano adornata da braccialetti di cuoio intrecciati con perline e altri di plastica molle e colorata.
Le feci segno di allontanare la mano.
"Non per sembrarti scortese...-corrugai la fronte per cercare di ricordale il suo nome, che avevo preventivamente dimenticato- Selene.. Ma ti consiglio di starmi alla larga. Sono un po strana" dissi aggiungendo un sorrisetto poco adatto in quel momento.
Mi ero data della folle da sola e avevo aggiunto un'espressione abbinata. Ero molto rassicurante.
Mi aspettavo si allontanasse con imbarazzo, cosa che in parte volevo, ma invece fece una risata.
"Isabelle, non sei strana sei diversa. Come me." e dopo quest'affermazione e un occhiolino si allontanò trotterellando mentre il suono della campanella  si faceva sempre piu intenso.
Rimasi bloccata pensando a ciò che mi aveva detto.
Diversa... era solo un modo gentile per dirmi che ero strana? 
Sospirai e mi alzai avvicinandomi alla porta centrale dove il preside, un uomo eccessivamente basso, aspettava gli alunni avvicinarsi tenendo in mano una decina di fogli.
Mentre mi ero allontanata l'intero vialetto si era riempito per lunghezza e larghezza di studenti.. e la maggiorparte avevano la mia età. Una schiera di ragazzi bocciati e rimandati. Questa scuola prometteva bene.
Il preside prese un microfono e dopo qualche tentavivo di farlo funzionare, sbattendolo anche ripetutamente a terra, lo cambiò con un megafono e inizio a strillare i nomi per formare le classi.
Quando sentii il nome di Selene fui sinceramente triste di non averla in classe... era l'unica sottospecie di conoscente che mi ero fatta. 
Dovetti aspettare una buona mezzora e alla fine fui smistata nell'ultima sezione che conteneva: 7 ragazzoni rozzi, 6 barbie inondate di trucco e 3 tipi strani che parlavano in non so quale strana lingua tra loro.
Non mi feci attendere, come la maggiorparte dei ragazzi, e decisi di salire subito le scale.
Avrei dovuto aspettare.
Dopo un lancinante dolore allo sterno, sulla prima rampa di scale, caddi con la faccia e con il sedere, non so come fosse possibile essere caduta con entrambe le parti del corpo, sul pianerottolo.
 Svenni con un ultima immagine sfuocata nella mia testa: degli zoccoli caprini.



 
DESCRIZIONE ISABELLE (così vi fate un idea di come me la immagino)
Ragazza di altezza media e normopeso, capelli lunghi lievemente mossi sul fondo e color castano scuro con dei riflessi sul rame visibili al sole. Pelle leggermente olivastra.Occhi verde scuro. Simile al verde bottiglia.Naso abbastanza piccolo con delle lentiggini poco accentuate e leggermente incurvato all'insù. Labbra abbastanza carnose e bocca a cuore. Le guancie sono solitamente molto rosee.Viso di forma abbastanza triangolare sul fondo ma comunque lineamenti dolci.Il carattere...Beh questo lo capirete leggendo. ;)




Angolo autrice:
Ecco il terzo capitolo, è un po un capitolo di passaggio perchè come vedete parla solo della scuola esternamente. Spero vi piaccia comunque.Vi ho lasciato appena qui sopra una descrizione fisica del personaggio di Isabelle.. ho pensato che avreste voluto sapere chi vi trovate davanti.
Beh vi lascio alla storia, fatemi sapere quello che pensate via recensione.. ci tengo molto.
Un bacione. :)












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Capitolo 5
*** Sogno i fiori-zoccolo ***


Dopo essere svenuta sognai di essere in un campo di girasoli.
Si estendeva infinatamente intorno a me, con una casetta di campagna in lontananza, degli uccellini cinguettanti appollaiati sui salici piangenti e delle piccole e innocue cavallette che saltavano per il campo emettendo il loro pacifico canto.
Sembrava un dipinto.
Improvvisamente i girasoli  vennero risucchiati dal terreno e rimpiazzati da zoccoli con tanto di gambo e foglie. Erano dei fiori-zoccolo.
Iniziai a correre per scappare ma il campo si stava riempiendo di questi "fiori" trasformando così la leggiadria del campo giallo in una esposizione di zoccoli e ferri di cavallo.
Finalmente mi svegliai da quel ridicolo sogno.
Avevo probabilmente battuto la testa molto forte perciò un emisfero del mio cervello mi stava trasmettendo immagini di parti anteriori di capre.
Mi alzai di scatto e per poco non caddi dalla brandina su cui ero precedentemente sdraiata  e mi ritrovai in una stanza mai vista e completamente bianca.
Era munita di dispenser di disinfettante,acqua ossigenata, cerotti e bottiglie di sciroppi.. L'infermeria.
Scesi dalla brandina toccandomi la testa nel punto in cui avevo sbattuto e la ritrovai coperta da una piccola garza.
Bene, primo giorno di scuola e ne avevo già combinata una delle mie.. ma stavolta, fortunatamente, non avevo tirato in mezzo altre persone.
Mi ricordai di quella volta, in una gita in montagna organizzata dalla scuola a Denver, in cui avevo fatto rotolare giù dal sentiero due mie compagne di classe che successivamente andarono a finire nelle ortiche.
Non ricordo come successe ma dovetti riempirle di pomata e disinfettante per tutto il giorno.. non fu il massimo constatando che le odiavo, ma era divertente vederle imprecare contro la crema che bruciava.
Ora..Che dovevo fare?
Erano le 9.00 e mi stavo perdendo il primo giorno(non che mi dispiacesse) quindi dovevo cercare la classe..Dove dovevo andare?
Presi lo zaino che stava su una poltroncina li vicino e lo misi in spalla. Aprii la porta, un pò troppo forte, e questa sbattee contro qualcosa che stava fuori dalla stanza.
"ahia!" disse un ragazzo più basso di me, con la pelle color cioccolato e i capelli mori coperti da un berretto viola dei Lakers.
"Oh scusami... pensavo non ci fosse nessuno" risposi io dispiaciuta.
Il ragazzo si voltò verso di me e la corrugazione sul suo viso acquisita dalla botta alla schiena si trasformò in un sorriso dolce e sgargiante.
Manco fossi Angelina Jolie.
"Niente! Figurati!Ehm.. Riguardo all'infermeria.. sono stato io a portarti qui.. eri accasciata sulle scale e avevi una macchia rossa in testa allora ho chiamato l'infermiera e ti ha.. abbiamo medicato insomma" sorrise e le sue guancie divennero più rosee di quanto erano già.
"Okay grazie.. ora sai dove posso trovare la mia classe?" accennai un sorriso.
"Si, siamo in classe insieme.. sta al terzo piano, aula 29. Comunque io sono Thomas Mclow piacere Is..-si schiarì la gola- come ti chiami?" chiese guardando in basso.
Sapeva già il mio nome ma notando il suo imbarazzo decisi di non fare domande.
 ".. Si sono Isabelle piacere.. Ora andiamo, dai che ho già perso un ora!"
Iniziammo a camminare e solo in quel momento mi accorsi delle stampelle del ragazzo. Gli chiesi come se l'era procurate ma fece di tutto per evitare l'argomento allora tornai a farmi i fatti miei guardando i corridoi scolastici in cerca dell'aula.
Aula 29. Afferrai la maniglia e aprii la porta, stavolta lentamente per evitare spiacevoli inconvenienti.
Thomas entrò praticamente senza essere notato mentre tutti gli sguardi della classe si puntarono su di me.
La professoressa di Letteratura mi indicò un banco e poi mi fisso con occhi dorati.
"Oh Isabelle Wilson, siediti pure qui in primo banco.. ti stavo aspettando" disse seguita da quello che sembrava  uno scintillio negli occhi.
Trascorremmo l'ora a parlare dei poemi e di varie poesie e finalmente la campanella della ricreazione suonò.
"Bene ragazzi, per settimana prossima scrivete una poesia sui vostri genitori.. ora andate pure a fare merenda" esclamò freddamente la professoressa.
Tutti si fiondaronò verso la porta scalciando e menando pugni con le merendine e io li seguì con lo stomaco che ormai mi stava ordinando categoricamente di mangiare.
"Non tu Wilson" -la mano della prof. mi tirò indietro per la spalla- devo mostrarti una cosa".









Angolo autrice:
Ecco il nuovo capitolo, come vedete la situazione di Isabelle si sta riempiendo di misteri..
Per il prossimo capitolo dovrete aspettare un pò perchè la scuola babbana mi sta letteralmente uccidendo.
Spero che la storia vi piaccia, alla prossima:)
Ps: non so come mi sono venuti in mente i "fiori-zoccolo"

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Capitolo 6
*** Una sessantenne si strappa la giacca ***


Maledizione.
Non ero pronta all'ennesima ramanzina di inizio anno.
La professoressa mise il registro nella borsa e mi disse di andare a sedermi in fondo alla classe dove mi accorsi che era ancora seduto, e addormentato, Thomas.
La prof probabilmente non l'aveva notato allora pensai di svegliarlo per evitare un rimprovero doppio.
"Ehi, svegliati!" sussurrai muovendogli la spalla.
Lui si alzò di scatto e si mise in piedi avvicinandosi alla porta, quasi dimenticandosi delle stampelle che erano appoggiate al muro.
Praticamente non mi aveva neanche notata.. era semplicemente corso velocemente verso la porta tendendo le mani sulle stampelle e con la faccia paonazza.
Aveva veramente bisogno del bagno.
Sbattee la porta e la signora tornò a guardarmi dall'altra estremità della stanza con le mani giunte.
"Mmm, è da un po che ti guardo.. e non mi è mai sembrato che.. sei troppo furba" disse con un ghigno la professoressa.
Un pò? ma se mi aveva visto per un ora sola.. Troppo furba? si riferiva forse al fatto che prima in classe avevo mascherato il buco nel pantalone colorandomi la gamba con l'indelebile blu?
"Io non.. so di cosa stia parlando? Volevo.." mi fece cenno con la mano di fermarmi.
"Mi credi veramente così stupida? Sò chi sei Wilson!" disse visibilmente arrabbiata strappandosi con uno strattone la giacca in tailleur di tessuto broccato.
Quanta forza per una gracile e minuta sessantenne.
Indietreggiai un pò colpita  ma pronta per ribattere quando vidi una cosa molto ambigua.
Da sotto la cattedra vidi muoversi quella che sembrava una coda. Era nera e pienamente munita di aculei appuntiti che erano disposti a zig-zag su tutta la lunghezza della coda.
Colpa della botta probabilmente.. non pensavo fosse così grave. Chiusi gli occhi e li massaggiai un pò con le mani per poi riaprirli e controllare meglio.
No, non poteva essere una botta.. era un vero e proprio trauma celebrale! Se qualcuno in quel momento mi avesse dato della celebrolesa l'avrei accolto come un complimento.
Quella che avevo davanti non era più un insegnante.. era un mostro.
Il corpo si avvicinava a quello di un leone palestrato e presentava anche un paio di ali di dragone raggrinzite. La faccia era rimasta uguale, come la coda che si attorcigliava in continuazione imitando quella di un serpente.
"NON LO FERMERAI!" urlò.
Ebbi solo il tempo di sgranare gli occhi e quella "cosa" partì all'attacco. Alzò le ali e mi volò incontro, riuscii per un pelo a scansarmi e lei sbattee con la testa contro il muro. Un secondo dopo si alzò stordita, agitò la coda e gli aculei che erano fissati su di essa si staccarono piombandomi addosso come grandine. Senza pensarci le scaraventai addosso il banco ma non servì a molto.. era ancora in forma smagliante.
Ormai ero bloccata in un angolo e stavo pensando al peggio quando una freccia dorata apparve dal nulla e si conficcò dritta nello stomaco della non più professoressa di lettere.
Cadde a terra e scomparve lasciando solo qualche aculeo in giro.
"Che ne dici se andiamo?" apparve Selene dalla porta parlando con un tono ironico ma nervoso.
Più sconvolta che mai mi alzai e corsi verso di lei avviciandomi alla porta. 
"Cos'era quella cosa? Perchè ce l'aveva con me? Perchè l'hai visto anche tu? Non è solo frutto della mia immaginazione?" dissi urlando inconsapevolmente. L'agitazione mi rendeva logorroica.
"Qui non è sicuro, ora muoviamoci e dammi il tuo cellulare!".
Ignorò totalmente le mie domande e mi sfilò il telefono dalla tasca componendo un numero a memoria.
-" E' già qui andiamo!"
Le feci una serie infinita di domande ma lei continuava a implorarmi di stare zitta.. provai anche a darle qualche pizzicotto o qualcosa di simile per attirare l'attenzione ma era totalmente inutile. Non mi voleva ascoltare.
Arrivammo col fiatone all'entrata della scuola.. una macchina ci stava aspettando col motore acceso.
 Io conoscevo quella macchina.
Era una Range Rover 332 blu notte, con la targa posteriore difficilmente leggibile, una ruota leggermente diversa dalle altre, uno sfregio lungo un metro sulla fiancata destra e qualche piccola botta di quà e di là.
"Salite! Veloci! isabelle ora calmati, ti spiegheremo durante il viaggio".
Quella voce la conoscevo.. anche di più della macchina.
La voce era quella di Melanie.






Angolo Autrice:
Ecco il quinto capitolo! Spero vi piaccia come gli altri e grazie a chi segue la storia e la recensisce! 
Un bacione.

PS= Io ho fatto veramente, un paio di volte, la cosa di colorarmi la gamba perchè avevo un buco nel pantalone.. ehm, okay.. ciao ciao alla prossima:)

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Capitolo 7
*** Mi legano al sedile ***


Dovettero, letteralmente, legarmi al sedile perchè in quel momento sentivo profondamente il bisogno di  prendere a testate qualcosa... o qualcuno.
"Allora?! Parlate! Spiegatemi,ora!" ordinai stringendo  i pugni così duramente da conficcarmi le unghie nei palmi e continuando a dimenarmi dal sedile anteriore.
"Solo quando ti calmerai" risposero con voce pacata Melanie e Selene all'unisono.
"Calmarmi? COME POSSO CALMARMI?" presi in considerazione l'idea di aprire lo sportello della macchina e fare un atterraggio di fortuna sul vialetto di muschio a destra, ma andando a 100 km  orari e tenendo conto della cinghia che mi stringeva e che mi avrebbe rallentato  decisi che non era il caso.
Respirai profondamente contorcendo tutte le smorfie di rabbia e cercando  di tramutarle in un'espressione seria.
"Ecco sono calma! vi va bene così?" 
Selene sospirò e si preparò a parlare.
"Vedi.. Ti sei domandata mai perchè tuo padre.. non l'hai mai visto?
Se solo avessi avuto anche solo un misero fazzoletto di carta vicino l'avrei usato come arma contro Selene.
" Ma secondo te? Ah sai adesso che mi ci fai pensare no non me lo sono mai domandata.. pensavo di discendere da..un orso bruno!" dissi isterica.
"Oh si beh, scusami.. comunque vedi.. le cose che ti attaccavano in questi ultimi anni.. erano mostri."
"Pensavo fossero caramelle" 
Stavolta fu lei a scaldarsi.
"EHI! Sto solo cercando di renderti le cose più comprensibili possibile! Preferisci le cose dirette?Bene. Tu sei una semidea. contenta ora?!"
"Una scema-dea? ma per chi mi hai preso??" incrociai le braccia.
"Ho detto S E M I D E A! Dei! hai sbattuto forte su quelle scale eh!" sgranò gli occhi esasperata.
Ero pronta a ribattere e a richiederle il significato di quello strano insulto che mi aveva attribuito, quando mi fece zittire con un cenno quasi innaturale diventando rossa di rabbia.
"O dei.. quel satiro. Me ne stavo dimenticando! Ah al consiglio lo faccio secco!" parlò da sola digrignando i denti.
"Semidea? Satiro? Ma voi siete pazzi! Siamo entrati in un libro di storia percaso? " chiesi calma.
Melanie prese la parola.
"Senti Izzy.. so come ti puoi sentire.. però devi ascoltarci, in particolare Selene che è più esperta su queste..cose. Ti stiamo portando in un posto sicuro dove finalmente capirai.. capirai tutto." disse con tono dolce quasi compassionevole. Simile a quello di mamma...quello che usava e che mi faceva sentire meglio quando mi sbucciavo le ginocchia.
Mi fece calmare e mi scese incosciamente una lacrima.
Tutto era così strano, così assurdo.. mi stavano succedendo troppe cose troppo velocemente e inoltre la mancanza di mia madre si faceva sentire sempre di più. 
"Stai piangendo?" chiese con un inaspettata delicatezza Selene.
Me ne accorsi solo quando me lo fece notare ma decisi di non spiegare niente di quello che provavo, preferivo  tenere le cose per me.
Risposi dopo qualche minuto scaricandomi così dei sentimenti negativi che provavo in quel momento
"No. Okay.."-presi sicurezza e sospirai sfoggiando un lieve sorriso-"allora stiamo andando..?".
Quasi colpite dalla mia reazione scambiarono qualche parola che non riuscii a percepire e la macchina si fermò.
"Ehi perchè siamo ferme su un vialetto che porta in un bosco? Selene quando parlavo della mia discendenza dagli orsi stavo scherzando eh!" dissi sarcastica con la paura che mi volesse portare in una tana di grizzly, anche se a Long Island non erano così comuni.
Fece una risatina e rispose scendendo dalla macchina.
"Il campo mezzosangue sta oltre quel pino.. andiamo a casa!" .




Angolo Autrice:
Ciao! Mi scuso per il ritardo e per il capitolo fatto praticamente di soli dialoghi e di lunghezza ridotta.
Diciamo che è un capitolo di passaggio ecco.
Spero vi piaccia lo stesso! Grazie a chi legge e a chi recensisce questa storia!
Un bacione e alla prossima (Spero presto).

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Capitolo 8
*** Rotolo giù per la collina ***


Parlai in privato con Melanie per 10 buoni minuti mentre Selene continuava a girare attorno alla macchina con movimenti circolari e costanti con evidente impazienza.
"Tu hai intenzione di dirmi qualcosa?" dissi alzando un sopracciglio guardando con serietà Melanie.
Sospirò.
"Ovviamente non hai ancora capito niente e sei un po frastornata dal fatto della manticora.. ma ti prometto, ti giuro, che appena oltrepasserai quella collina capirai il necessario.." disse lei allungando il braccio pronta ad accarezzarmi il viso con la mano.
Mi allontanai istintivamente.
"Intanto non so cosa sia una manticora-esitai capendo a cosa si riferiva- comunque perchè non mi hai mai detto niente?! -la mia voce tendette ad alzarsi- credi sia normale tutto questo? Credi sia giusto essere sempre derisa dagli altri per cose che credevo di vedere solo e solamente io quando TU eri a conoscenza di tutto questo e nonostante tutto mi spronavi ad andare meglio a scuola e mi mandavi da quel demente dello psicologo?
Io mi fidavo di te.. e mi hai nascosto tutto questo e ora mi stai lasciando a piede libero in un bosco con una ragazza di un paio d'anni più di me?! Oh wow, impressionante davvero." incrociai fortemente le braccia aspettando una risposta o perlomeno qualcosa del genere. Forse ero stata un pò dura ma in quel momento volevo solo risposte e non avevo intenzione di stare dietro alle buone maniere.
Fece segno di dissenso scuotendo la testa.
"Se avessi potuto te l'avrei detto all'istante! Non potevo! L'ho fatto per tenere sicure te e.. e tua madre! Ora vai. Appena ti sarà concesso, mandami un messaggio Iride e li parleremo. Ciao e buona fortuna."
Non ebbi tempo di domandarle nient'altro che venni, quasi, catapultata fuori dalla macchina con forza e quella ripartì facendo una sgommata degna delle pubblicità delle auto da corsa.
E poi che diavolo era un messaggio-iride? 
"Allora, bel musetto,  possiamo andare?" disse Selene ormai stufa di aspettare.
Annuii facendo dei passi veloci per arrivare da lei.
Per i primi minuti camminammo nel bosco in un totale silenzio, poi riiniziai a tartassarla di domande nel modo più  esasperante possibile. A volte mi divertiva essere irritante.
"Allora..rammentami.. stiamo andando?.."
"Al campo-mezzosangue."
"Che sarebbe.."
"Un campo per semidei"
"Che sarebbero.."
"Quelli come noi."
"..Che vorrebbe dire.."
"Oh miei Dei come sei noiosa! Le domande falle a Chirone, io non sono la persona adatta! E cavolo però come sai essere asfissiante!
bla bla bla! Ma sai stare zitta un pò?!" 
Non ribattei, non era il caso.
"Scusa.. ho poca pazienza e ogni tanto mi capita di rispondere male.. sono molto stanca, è da ieri che non dormo scusami" disse rivolgendomi un sorriso malinconico.
Scrollai le spalle continuando a camminare e decidendo di non rivolgerle più la parola.. ero sicura che se l'avessi fatto, stavolta, sarei andata a finire in un laghetto, o peggio, in un acquario a nuotare con i pesci per il resto della mia vita.
Quel bipolarismo era un pò strano ma dopotutto aveva ucciso la mia professoressa e non l'avevo neanche ringraziata.
Oltre alla morte certa mi aveva evitato i futuri compiti e verifiche. In fondo mi aveva fatto un piacere.
"Grazie per aver assassinato la mia insegnante di lettere. Passo e chiudo." lo dissi in maniera talmente veloce da sorprendermi per non essermi intricata con le parole.
Accennò una risata
"Oh beh figurati, ero li per quello.. comunque non mi sono ancora presentata bene-mi porse la mano- Selene Thompson, 16 anni.. figlia di Apollo"
Le strinsi la mano.
"Ah, quindi hai la mia età.Si beh il resto me l'avevi già det.. figlia di chi?? Non ti riferisci a quell' Apollo vero?! Parli di quell'imprenditore italiano, Richard Apollo, che ha l'azienda di cioccolatini a New Orleans? Ti prego dimmi di si."
Ormai mi potevo aspettare di tutto.
Si morse il labbro senza rispondere lasciando a me l'ovvia risposta.
Mi misi una mano sulla faccia sospirando.. e non perchè volevo i cioccolatini.
"Oh ho capito, bene.. quindi.."- Sbattei contro ad un pino troncando la frase.- Stupido albero!"
Selene divenne rossa di rabbia.
"Chiedigli subito scusa! ORA!"
Speravo fosse uno scherzo ma da come accarezzava l'albero mi accorsi che era meglio contenermi.
Riuscii a trattenere una risata e chiesi scusa all'albero.
"Ehm.. scusami o sommo pino- accarezzai la corteccia cercando di limitare il tono ironico- va bene così?"
Lei sospirò, mi prese per una spalla e oltrepassammo un' arcata dalle sembianze greco/ateniesi.
Notai delle scritte sulla parte superiore ma non ebbi tempo di leggerle.
Vidi, solo in quel momento, quello che sembrava un campo estivo con tanto di laghetto, casette, un arena.. e ragazzini della mia età che si scannavano con delle spade ed altri che volavano su dei cavalli alati.
No, quello non era un campo estivo.
"Eccoti il campo mezzosangue, so a cosa stai pensando.. solitamente non muore nessuno nei duelli con le spade.."
"Solitamente? Perfetto, e io che pensavo peggio!" dissi con verso di scherno per poi inciampare su un sasso e rotolare, letteralmente, giù per la collina.








Angolo autrice:
Finalmente sono riuscita ad aggiornare la storia!
Mi scuso per il ritardo e per l'orribile capitolo.. la pioggia di pomodori e uova è ammessa.
Comunque scusate se l'ho fatta molto lunga prima del campo mezzosangue ma finalmente la protagonista è arrivata!
Non so quando pubblicherò il prossimo capitolo perchè:
1) La scuola ammazza le persone dal 2000 a.c.
2) Ho un blocco di immaginazione e per riuscire a far risultare coerente ogni capitolo ho bisogno di molto tempo.
Dopo questa lunghissima nota vi saluto.
Grazie come sempre a tutti voi! Prima o poi vi farò arrivare in regalo dei pegasi blu (?)
Baci baci

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Capitolo 9
*** Faccio un'entrata d'effetto al campo ***


Durante la  mia vita ero sempre riuscita, nonostante tutto, a mantenere un basso profilo senza essere mai al centro dell'attenzione.. almeno fino ad ora.
La rotolata a mò di botte giù per la collina, completata da una fiancata contro ad una panchina, mi aveva causato, oltre ad un mal di testa apocalittico, l'attenzione di quasi tutti i presenti.
C'era chi rideva, chi teneva la bocca aperta come se stesse aspettando di essere imboccato e chi, in inferiorità numerica, sgranava gli occhi e correva in giro in cerca di aiuto.
Io ero alquanto stordita e avevo anche paura che i fiori-zoccolo si ripresentassero ma, finalmente, Selene arrivò e, insieme ad un'altra ragazza, mi alzò per le braccia e mi mise sul portico di una casetta a sedere.
"Portatemi del nettare o un pò di ambrosia" -disse con voce ferma Selene- e cavolo però.. sei proprio sbadata tu sai?" cercò di trattenere un sorriso.. che successivamente venne rimpiazzato in una fragorosa risata.
Solo perchè mi faceva male la testa non la strozzai imprecandole dietro.
"Sbadata io? Quel sasso era praticamente invisibile! E poi, scusa se te lo dico, io sarò sbadata e strana quanto vuoi ma tu abbracci gli alberi! Parliamone!" le risposi con verso di scherno.
Lei sbiancò un attimo per poi far diventare la tonalità del viso abbronzata in un misto tra il verde e il rosso acceso. Non scherzava quando diceva che si arrabbiava facilmente.
Sentivo che questa volta una delle frecce, che portava nella faretra dietro alla schiena, mi avrebbe sicuramente colpito.. ma la voce della ragazza che mi aveva aiutata ad alzarmi la distrasse dagli istinti omicidi che le crescevano nel petto.
"Selene, vai a riposare.. qui ci penso io." prese quelle che sembravano delle caramelle al miele dalla sua mano e le fece cenno di andare.
Lei annuì calma e si sposto goffamente.
Appena svoltò in un sentiero e scomparve dalla mia vista la ragazza a cui mi avevano "affidata" mi spalanco la bocca e mi ci buttò dentro le caramelle che avevo visto precedentemente.
"Ehi! Lo so fare anche da sola sai! E.." dissi con la bocca impastata e poi interruppi il discorso rimanendo quasi ipnotizzata dal gusto di quelle caramelle.
Avevano un gusto simile al cheesecake, alla cioccolata, alle meringhe... Ero in estasi.
"Eh si, quella è l'ambrosia.. il cibo  degli Dei" disse la ragazza con un sorrisetto beffardo sul volto.
"Ah beh.. qui ha tutto a che fare con gli Dei. Quindi suppongo anche che tu sei una semidea. Di chi sei figlia? Di Bacco?" dissi sospirando.
Rise.
"Bacco è la forma romana, nella forma greca è Dioniso.. ti farà anche comodo sapere che è il direttore di questo campo.. comunque no non è mio padre. Io sono figlia di Afrodite, si la Dea dell'amore eccetera. Mi chiamo Silena Beauregard.. piacere" mi porse la mano.
Dovevo aspettarmelo fosse figlia della Dea dell'amore.. era bellissima, ricordava le ragazze dei settimanali di moda che.. odiavo.
Facevano andare la mia autostima 27 km sotto il livello del mare ma in quel momento non me ne importò molto.
"Isabelle Wilson.. figlia di mia madre e di mio padre poco presente" le dissi in tono più gentile possibile con un sorriso.
"Tutti qui hanno una storia simile alla tua.. beh ora che stai meglio possiamo andare, ti farò fare un giro del campo e poi andremo dal Signor D. e Chirone. Ah e muoviti perchè prima, rotolando, hai urtato il "porta-armi" e hai distrutto la spada preferita di Clarisse. Non voglio che usi la sua lancia elettrica facendoti diventare uno spiedino di carne. Muoviti".






Angolo Autrice:
Ciaoo, finalmente sono riuscita ad aggiornare.
Il capitolo è un pò cortino e forse anche noioso ma è un altro dei famosi "capitoli di passaggio".
Come avete visto ho fatto comparire qualche personaggio che conoscete perchè appunto questa storia è ambientata poco prima dell'apparizione di "Testa d'alghe".
Spero di aggiornare il prima possibile e che continuiate a leggere questa storiella frutto di problemini mentali legati all'impazienza di leggere " La casa di Ade".
Bene mi sono dilungata anche troppo.
Ciao alla prossima:)

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Capitolo 10
*** Conosco un pony ***


Non mi interessava minimamente di vedere Clarisse.
Da come Silena me l'aveva descritta, robusta-forte-figlia del Dio della guerra, mi aspettavo che, se avesse saputo della disavventura della sua spada, mi avrebbe spennata.
E dal momento che non avevo le penne sapevo che pur di togliermele me le avrebbe fatte crescere.
Silena mi mostrò per prime, con "moltissima voglia", le capanne del campo.
Non era il massimo fare la guida turistica a me, che facevo domande in continuazione.. almeno era gentile, anche se le sue descrizioni lasciavano a desiderare.
"Quella è la capanna 1 ,di Zeus, ovvero dei suoi figli.. ma per un patto dei 3 pezzi grossi di  tempo fa è disabitata" indicò una casetta con colori che si spostavano dal bianco all'azzurro e con le porte in  bronzo lucente.
Poteva benissimo essere una banca.
La prima descrizione che mi fece era abbastanza dettagliata, ma andando avanti sembrava stesse leggendo una lista della spesa.
"Capanna 2, Era Dea-vergine, Disabitata" era decorata da ghirlande di fiori e pavoni incastonati dappertutto.. per essere una casa onoraria veniva tenuta più che bene.
"Capanna 3, Poseidone, Disabitata"era  grigia.. e puzzava di mare.
"Capanna 4, Demetra, abitata" c'erano piante di pomodoro dappertutto.
"Capanna 5, Ares, abitata" filo spinato, cinghiale, la casa di Clarisse. Mi sarei  tenuta alla larga da quel luogo.
"Capanna 6, Atena, abitata" ciò che spiccava di più era un orribile civetta che sembrava volesse mangiarti con gli occhi.
"Capanna 7, Apollo, abitata" era dorata.. e mi stava accecando.
"Capanna 8, Efesto, abitata" era piena di ciminiere e ingranaggi.. metallo dappertutto.
"Capanna 9, Artemide-Dea vergine, disabitata" era argentata e come quella dorata, accecante.
"Capanna 10, la più bella, Afrodite.. ovviamente abitata" era una casa rosa.. elementare.
"Capanna 11, Ermes.. più che abitata" era marrone con l'intonaco sgretolato.. era messa un pò maluccio.
"E infine capanna 12, Dioniso, abitata" era una casetta piccolina e viola.. con disegni di grappoli e acini d'uva intorno.
Silena sospirò riprendendo fiato, probabilmente stanca ma non lo dava a vedere.
Era fortunata che conoscessi abbastanza bene la mitologia greca e che non le feci domande sugli Dei o sul motivo per cui alcune capanne fossero disabitate.
"Bene, ora velocemente.. quella è la scuderia dei pegasi, quello il lago, quella l'arena, quelli i vari poligoni di tiro e cose che riguardano le armi, il muro d'arrampicata e infine la mensa" indico tutto così in fretta che faticai a focalizzare la posizione di tutti i luoghi.
"Si, credo di aver capito.. pegasi.. wow. Ah e mi puoi aiutare a trovare Selene? Prima mi ha sfilato il telefono dalla tasca e non me l'ha più riconsegnato".
Si morse il labbro cercando di soffocare un sorriso.
"Mi rincresce dirtelo ma a quest'ora il tuo telefono sarà già stato distrutto. Noi semidei non possiamo usare cose come cellulari o computer.. fanno da radar ai mostri".
Ci fu un momento, che sembrò infinito, di silenzio dove io cercavo di archiviare tutto ciò che mi aveva detto. Poi uno scalpitare di zoccoli, che proveniva dalla collina a sinistra, lo ruppe facendomi quasi dimenticare la voglia che avevo di strozzare Selene.
Mi aspettavo di vedere un normalissimo cavallo o anche un pegaso, per quanto normale potesse essere, ma mi sorpresi quando vidi un uomo con le zampe equine.
Si avvicinò  a noi diminuendo sempre di più il trotto arrivando così a pascolare e, mentre lo faceva, muoveva la testa a destra e a sinistra per spostare la sua chioma grigiastra dal viso adulto ma curato.
Per essere un centauro avanti con gli anni  teneva molto all'aspetto.
Infine, a discapito dell'eleganza, indossava una maglietta verdina e logora con su scritto "Pony for president: anno 1967".
"Bene bene! Una nuova arrivata! Isabelle ho sentito dire!" fece un caldo sorriso ma notai nel suo tono di voce una punta di amarezza.
"Si sono io.. lei è Chirone giusto? Ed è un.." dissi guardando le sue zampe.
"Centauro! Il migliore tra i centauri e co-direttore del campo! Silena puoi andare, ci penso io a lei."-Silena se ne andò un pò turbata, quasi avesse notato anche lei qualcosa di strano- "Bene tu ora vieni! Andiamo un attimo dal Signor D e troviamoti una sistemazione!"
Mi accompagnò sul portico della casa su cui mi ero precedentemente seduta dopo la rotolata, aprì il portone di legno e ci dirigemmo verso la destra dove si espandeva un ufficio un pò maleodorante.
"Un altro semidio! Quand'è che gli altri Dei smetteranno di procreare?!" disse una voce dietro a una sedia girevole -"Bene, posso sapere il tuo nome o hai intenzione di stare li a guardare la stanza con disprezzo?!" finalmente si girò e si mostrò a me.
Era un uomo sulla cinquantina, con la stazza da lottatore di sumo e i capelli della stessa lunghezza di Chirone ma stavolta neri con riflessi tendenti al viola.
Indossava poi una disgustosa tuta attillata zebrata e il suo modo di fare era tutto tranne che cordiale.
"Si.. io sono Isabelle Wilson" mi sedetti con cautela sulla sedia leopardata uguale alla sua che faceva contrasto con la sua tutina.
"Ok.. bene signorina Winston ora mi risponda semplicemente a queste domande così posso mandarla via da qui. Allora, sa evocare i morti?"
Oltre a sbagliare i cognomi era molto schietto.
"No, comunque Wilson non Winston.."
"Si Winston, Wilson è lo stesso! Ora mi faccia finire in fretta! Ha dimestichezza con le piante? Sa scatenare terremoti? Sa evocare fulmini? Ha la capacità di usare la lingua ammaliatrice? Sa tirare con l'arco?"
Rimasi esterrefatta per qualche secondo ma risposi comunque.
"No, No, No, No e.. no"
"Perfetto!-Segnò un paio di linee su un foglio- Vediamo, figlia di Ares è improbabile.. lo stesso vale per Atena, non mi sembri molto intelligente" parlò con indifferenza senza staccare gli occhi dal quaderno.
Non gli risposi a tono solo perchè era un Dio. Non volevo piantagioni d'uva che mi crescevano sulla testa.
"Bene, abbiamo finito! Chirone, per ora non corrisponde a nessuno perciò ne abbiamo un'altra per la casa dei cleptomani!"
Chirone entrò con il suo mega didietro (mi sorpresi che non urtò niente) e mi scortò fuori fino ad una capanna.
"Allora questa, essendo la casa di Ermes, è la casa dei viandanti perciò, finchè non sapremo altro sul tuo conto, starai qui"
Non feci in tempo a chiedere altro che il "Pony" galoppò via.
Prima di entrare tirai un sospiro.. da fuori la casetta non era il massimo ma dentro speravo fosse meglio.
Aprii la porta e l'ottimismo mi tradii ancora.








Angolo Autrice:
Sono finalmente tornataa!
Magari non mi volevate ma sono ancora viva!
Beh il capitolo non è dei migliori e mi scuso per la descrizione delle capanne che è veramente a mò di lista della spesa..  purtroppo non sapevo come fare dato che voi conoscevate già le capanne ma la protagonista no. Quindi spero che nonostante questo dettaglio e altri che non sto ad elencare vi piaccia lo stesso!(spero anche che non ci siano errori grammaticali).
Non so quando pubblicherò il prossimo ma rimango nella speranza che continuiate a leggere e a recensire!
Ciao ciao, un bacione a tutti!
(Mi è arrivata "La casa di Ade"... c'è, io non reggo *.*)

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Capitolo 11
*** Non so come chiamare questo capitolo ***


Aprii la porta della capanna di Ermes e per poco non rischiai la vita.
Una palla da calcio, con tanto di punte acuminate su ogni cucitura, mi volò vicino sfiorandomi l'orecchio.
Tutti nella capanna, che straripava di persone (saranno state circa 30 e ammassate su uno spazio di 35 mq più letti, sacchi a pelo e comodini), si misero a ridere.
Ero sicuramente diventata il fenomeno da baraccone del campo.
Entrai con tutti gli occhi puntati addosso e mi incamminai verso l'unico angolino libero che sarebbe sicuramente diventato il posto su cui avrei dovuto dormire per terra data l'assenza di letti.
Continuarono tutti a fissarmi apparte due strani gemelli che si rincorrevano in mutande lanciandosi palloncini d'acqua decisamente grandi.
Poi, un ragazzo biondo con una lunga cicatrice sul volto si avvicinò sorridendo.
"Ciao, io sono Luke e questa e la capanna di Ermes! Benvenuta.." lasciò in sospensione la frase aspettando una mia risposta.
Era molto carino.
"Grazie, mi chiamo.."
Non feci in tempo a pronunciare l'iniziale che intervenne uno dei due gemelli  bloccandomi.
"Si sappiamo tutti chi sei! Sei Isabelle, quella che è rotolata giù dalla collina! Potremmo chiamarti piedi di burro!" commentò  sbattendo le mani.
Ovviamente, si misero tutti a ridere.. anche Luke nonostante cercasse di nasconderlo.
Quando il mio imbarazzo stava ormai arrivando al limite la portà si spalancò sbattendo e zittendo tutti i presenti.
"Travis! Finiscila con queste battute di pessimo gusto!" entrò sorridendo una ragazza dai lunghi e lisci capelli biondo cenere.
Travis rimase per un secondo a guardarla in modo confuso ma poi le fece un occhiolino e tornò ad inseguire il fratello.
Il modo in cui la guardò fu  molto strano ma nessuno parve accorgersene.
"Isabelle, vieni fuori con me! Lascia stare questi zotici!" mi prese per un braccio e mi spinse a forza fuori dalla porta.
Ci incamminammo in direzione dell'arena.
"Fanno sempre così ma in fondo sono simpatici, credo. Non mi sono presentata.. io sono Cindy Mercer e sono qui da due giorni esatti perciò non so chi sia il mio divino genitore. In poche parole sono messa come te!" disse entusiasta.
Dovevo ancora capirne il motivo ma già la odiavo.
"Selene ti aspetta qui.. io vado ciao!" corse via sculettando come un camion in una strada piena di buche.
Mi lasciò a due passi dall'arena e io decisi di avanzare per osservarla per bene dato che ancora non ne avevo avuto l'occasione.
Era uno dei classici posti di combattimenti di spade che si vedono nei film. Gradinate di marmo, scalette dello stesso materiale e la parte centrale coperta di ghiaia che proprio in quel momento era occupata da un  ragazzo in armatura ed elmo che menava fendenti contro dei poveri manichini in paglia.
Appena mi vide si fermò e mi fece cenno di avvicinarmi.
Non sapevo dove fosse il mio buonsenso il quel momento ma mi incamminai senza farmi domande.
Appena arrivata mi lanciò una spada che io presi al volo, in qualche modo, senza tagliarmi.
Non ebbi il tempo di illustrargli la mia incapacità in quel genere di cose che partì all'attacco.
Iniziò roteando la spada e colpendo sulla mia che io riuscii a tener salda anche se ad ogni colpo mi tremavano alle mani.
Continuò così per un paio di secondi e poi mi mollò la lama della spada sulla caviglia che, oltre a provocarmi un leggero taglio, mi fece cadere.
Mi si avvicinò e mi puntò la spada contro il naso. Forse voleva uccidermi o forse no ma uno schiamazzo da gallina di Selene lo fece girare verso di lei.
"Matthew! Me la vuoi uccidere?! E calmati un pò!" urlò lei tradendo un tono ironico.
"Scusami, mi stavo solo divertendo un pò" rise lui togliendomi quell'orrida lama dal naso e dandomi la mano per aiutarmi a sollevarmi.
Poi, si tolse l'elmo e finalmente il mio desiderio di schiaffeggiarlo si stava per avverare.
Iniziai alzando il braccio ma poi mi fermai focalizzando bene su chi avevo davanti.
Capelli neri a spazzola, sorriso obliquo, occhi azzuro cielo..
Era lui. Era il ragazzo della fermata.






Angolo Autrice:
Ma ciao! 
Ho finalmente aggiornato, però devo ammettere che il capitolo non è dei migliori..(Spero anche non ci siano errori grammaticali)
Comunque spero vogliate continuare a leggerlo.
Come vi avevo preannunciato sto facendo spuntare alcuni dei vostri amati personaggi (Silena, i gemelli Stoll, Luke..).
Beh, che altro dirvi.. Al prossimo capitolo in teoria e finalmente vi svelerò le "discendenze" di Isabelle.
Grazie come sempre per leggere la storia (In particolare a DioMagoPrescelto99 e Percabeth7897 che recensiscono sempre! Prima o poi vi faccio arrivare un unicorno) .
Alla prossima!

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Capitolo 12
*** Brucio del buon cibo ***


Mi sentivo scoppiare il cervello.
Da un lato volevo lasciar perdere e dall'altro avevo solo voglia di mettere delle mele sulle teste di Selene e Matthew e traffigerle con una freccia per sfogarmi... e non avevo mai toccato un'arco.
"No. Tu ora mi spieghi che cavolo fai qui e perchè mi fissavi alla fermata. Ah no,  mi spieghi anche perchè hai tentato di uccidermi!" Non sapevo se avessi urlato ma vedendo un paio di ragazzi girarsi supposi fosse così.
"Ehi, ehi ehi  calmati! Ti stavo solo controllando, tutto qui. E, principessa, non ti volevo mica uccidere. Mi stavo solo allenando, ma non è durato molto!" rise lui sistemandosi i capelli.
"Fare lo spaccone non ti rende simpatico. Un altra domanda e poi ti lascio a fare quello che dovresti fare che suppongo sia perfezionare gli insulti indiretti alle persone. Allora, come hai fatto a scomparire?" gli risposi a tono.
"Ci devi ancora arrivare? Ad ogni modo, sono figlio di Ermes perciò mi posso teletrasportare. Tàdà!"-lanciò l'elmo e lo riprese al volo-"Bene, se vuoi scusarmi vado a "Perfezionare insulti" a cena." Mi sorpassò sbattendomi la sua spalla sulla mia.
Lo vidi correre via sulle scalinate e nel profondo del mio cuore speravo cadesse sbattendo la faccia.
"Abituati. E' fatto così. A proposito.. andiamo anche noi a cena." disse Selene incamminandosi. E per la prima, strana, volta la seguì senza ribattere.
Dopo 2 minuti di interessantissima e silenziosa camminata interrotta soltanto da un paio di ragazze che si urlavano contro tirandosi mollettine e flaconcini di shampoo addosso arrivammo alla mensa.
Solo lì arrivai ad una deduzione.
"Dimmi se sbaglio... se io sono nella capanna di Ermes, e quella testa di pigna di Matthew è figlio di Ermes.. siamo in capanna insieme?" misi una mano davanti alla faccia.
"Tecnicamente si, e dovreste anche occupare la stessa identica tavola. Ma dato che è il primo giorno per te ti lascio venire al mio tavolo.. anche se effettivamente non è concesso." alzo gli occhi al cielo e mi accompagnò al tavolo di Apollo.
Mi sedetti sul lato sinistro più esterno della panchina e guardai chi avevo intorno.
Come immaginavo ero accerchiata da ragazzi e ragazze quasi identici a Selene. Avevano tutti gli occhi di colore differente ma i capelli erano sempre biondi anche se in tonalità diverse. Sembravano dei pulcini.
Dopo essermi ascoltata un paio di melodie improvvisate (dopotutto erano figli del Dio della musica) arrivò finalmente il cibo.
Invece delle solite addette alle comuni mense, grassoccie e rozze, arrivarono, con enormi vassoi pieni di carne, pesce, pizze, verdure e compagnia bella, delle ragazzine che si staccarono letteralmente dagli alberi: ninfe.
Quel giorno mi ero sbalordita sufficentemente perciò, invece di reagire spalancando la bocca o urlando "wow", scrollai le spalle e mi rimpinzai di cibo. 
Dopo aver finito la terza fetta di pizza pensai di prenderne un altra ma tutti si alzarono e, con molti cibi diversi, si avvicinarono ad un braciere di ottone dove buttarono dentro chili di alimenti.
Li erano tutti un pò strani. Pensai fosse un'oltraggio bruciare del cibo così perfetto e odiavo seguire la massa ma dopo molteplici occhiate truci per non aver bruciato niente presi la fetta di pizza che mi rimaneva e la abbandonai nel braciere.. ciao ciao cibo.
Quasi in automatico arrivò Chirone che annunciò la caccia alla bandiera in quello stesso momento.
Spiegò le regole del gioco, che evidentemente servivano solo a me, e formò le squadre: Ermes e Ares contro Apollo e Atena.
Vidi tutti i gruppetti di ragazzi bisbigliare e alcuni imprecare in greco perciò dedussi che stavolta le squadre non erano formate come al solito. Nessuno però ribattee così si lanciarono tutti alle armi e si prepararono per le tattiche e gli schieramenti di gioco
Per ultima, ovviamente, presi una spada corta ed un elmo e mi avvicinai al gruppetto della prima squadra ma Selene mi trascinò vià verso l'altra.
"Nono, tu stai in squadra con noi oggi." disse buttandomi in faccia la bandiera che io presi al volo.
Ci riunimmo tutti in un gruppetto e dopo aver stabilito lo schema un ragazzo prese la parola.
"Beh noi siamo apposto. Tu Isabelle, al via, correrai con me verso il punto che abbiamo stabilito per la bandiera e poi te ne rimmarai li a controllarla dato che, da quanto ho sentito, con le armi non sei pratica.." rise un ragazzo.
Annuendo e sbuffando mi misi sulla linea di partenza con la bandiera stretta tra le mani e alla partenza seguì il ragazzo correndo fino ad un laghetto collocato sulla destra del bosco.
"Ecco qua. Ora vado. Controlla la bandiera a qualsiasi costo. Se al mio ritorno non c'è..." strinse l'elsa della spada e corse via.
Corrugai la fronte pensando alla mia morte imminente e dopo un paio di minuti infilzai l'asta della bandiera nel terreno.
Mi sedetti su di un masso e aspettai, aspettai e aspettai.
Pensai alla giornata pesante che avevo trascorso e quando stavo per decidere di farmi un pisolino qualcuno arrivò dal fitto del bosco con intenzioni precise.
"Bene bene.. quando mai i figli di Apollo capiranno che la difesa a volte è più importante dell'attacco?" disse una voce familiare roteando la spada.
"Matthew, piacere di averti qui." mi preparai con la mia spada, che in confronto alla sua sembrava uno stuzzicadenti.
"Lasciami la bandiera, non puoi niente contro di me. Hai già avuto modo di provarlo, no?" rise avvicinandosi sempre di più alla bandiera.
Cosa potevo fare? In qualche modo dovevo rallentarlo. Non volevo lasciargli prendere la bandiera, non perchè la mia squadra avrebbe perso ma perchè era lui. Sentivo che avrei dovuto fargliela pagare.
Usai le ultime carte che mi rimanevano: La furbizia e la menzogna.
"Solo perchè mi hai trovata impreparata. Sai sono brava a combattere, più di quanto tu possa credere!" ero una pessima bugiarda.
Mentre, inevitabilmente, lui rideva mi venne un idea.
Se riuscivo a trattenerlo ancora un pò, continuando a girarci intorno, sarei riuscita a farlo cambiare di posto verso il laghetto, e, una volta li, l'avrei fatto cadere.
Senza che potessi pensare al modo in cui avrei potuto spronarlo a spostarsi si mosse da solo verso il lago.
Così era troppo facile.
Mi avvicinai lentamente a lui non abbassando mai la guardia e quando lo ebbi in pugno Chirone arrivò, di nuovo, mandandò in fumo il mio lavoro.
Era evidentemente turbato e ci fece fermare il combattimento. Quando stavo per chiedere il motivò di ciò tirò fuori un megafono e urlò a tutti di venire al lago, sembrava molto importante.
Pian piano mentre si sentivano arrivare gli altri Matthew prese la parola.
"Isabelle, cos'hai fatto stavolta? Un altra delle tue forse? Ecco perchè Chirone è qui." susurrò nel mio orecchio.
Mi bollirono le guance e mi sentii fumare le orecchie così gli mollai uno schiaffo sulla nuca, cosa che desideravo dal pomeriggio.
Reagì sbuffando. Mi aspettavo l'ennesima battutina acida ma non disse niente, il che mi sorprese. Al contrario però mi fece uno sgambetto e caddi col braccio su uno dei massi che circondava il lago.
La cosa che però mi sorprese di più fu quello che successe dopo.
Tirai un leggero urlo di rabbia e i presenti indietreggiarono con occhi vitrei e rimasero a fissarmi quasi ipnotizzati. 
Rialzandomi sollevai  il braccio, che fortunatamente non faceva male. Lo mossi a destra e a sinistra per vedere se erano ancora svegli ma ottenni un'altra cosa: Il laghetto si svuotò e un onda gigante li travolse in pieno.















Angolo Autrice:
Ma ciao popolo (?).
Finalmente ci sono le vacanze e io potrò finalmente dormire scrivere!
Passando al capitolo, boh non so com'è perchè in questo momento sono molto stanca perciò perdonate gli orrori grammaticali e la probabile noia del cappy (il mio orsetto si chiama Cappy.. Coincidenze? Io non credo) e a proposito..
Sono le 00.45.. BUON NATALEEEEEEEE
Volevo aggiornare ieri o l'altroieri ma la connessione si era presa una pausa!
Beh leggete, recensite, festeggiate, mangiate, dormite, fate come voleteee.
Buone vacanze :)

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Capitolo 13
*** Scopro le mie discendenze divine, o quasi ***


Avevo combinato l'ennesimo disastro.
Oltre ad avere una trentina di ninfe del bosco che volevano uccidermi per aver svuotato il loro laghetto, avevo fatto rischiare l'annegamento all'intera popolazione del campo.
E' incredibile quanta acqua potesse contenere un lago.
Oltre alle ninfe però tutti gli altri stavano.. riposando?
Feci un giro veloce per accertarmi che stessero bene, e infatti stavano dormendo. Dormendo con gli occhi aperti ma, si, erano vivi.
Avrei pensato a quel particolare piu tardi.
Mentre tornavo al lago per controllare la sua capienza (volevo sapere quante  tonnellate d'acqua dovevo risarcire) notai un taglio sul ginocchio che iniziò a bruciare solo quando lo vidi. 
Probabilmente un arma che mi era volata addosso mentre aizzavo l'onda contro Matthew... e contro tutti i presenti.
Ma ero stata io?
Fino ad un giorno prima avevo problemi a leggere e ora riuscivo a fare il bagno a 200 persone contemporaneamente?
Se ero davvero io dovevo muovere di nuovo l'acqua per accertarmene, perciò corsi alla mensa a prendere un calice con dell'acqua  e tornai dov'ero prima per riprovare. Invece di urlare, stavolta, alzai lentamente la mano e l'acqua all'interno del recipiente uscì formando una bolla.
Risi stupita mentre la guardavo ma notai dal riflesso sulla bolla che il tempo si stava facendo brutto perchè il colore rosato delle nuvole al tramonto, che donava una bella atmosfera, stava cambiando scurendosi in quello che sembrava un tempo "da pioggia".
Sentii qualche piccola goccia.
Strano. Dopo che mi fu chiarita la storia dell'albero che tutti coccolavano avevo sentito dire che al campo non pioveva mai.
Alzai lo sguardo e per poco gli occhi non mi uscirono fuori dalle orbite.
Tutta l'acqua del lago, che un secondo prima stava addosso al terreno e ai semidei, si era riunita in cielo creando uno specchio sopra le nostre teste.
Presa dal panico (dopotutto avevo litri d'acqua in testa) corsi via,  ma l'acqua mi seguiva.
Dopo un minuto, o forse di più, mi calmai e provai a muovere la mano.
L'acqua seguiva anche quella. Spostai  la mano verso destra e,quando si trovava sopra il letto del lago, mossi bruscamente il braccio verso il basso.
Era tornata al suo posto.
Quindi... O ero la versione contrapposta alla torcia umana dei fantastici 4 o ero figlia di Poseidone. E date le circostanze, e dato anche che non avevo fatto viaggi nello spazio, ero sicuramente figlia del Dio dei mari.
Ora sapevo chi era mio padre e quindi avevo finalmente la figura di chi dovevo odiare.
Mi sedetti vicino ad un albero e mentre pensavo agli  insulti che si potevano attribuire al Dio dei bastoncini di merluzzo notai che il taglio sul ginocchio si era ingrandito e la gamba era rossa per il sangue che avevo perso. Probabilmente era stato lo sforzo.
Sbuffai e tutti si risvegliarono.
Questo era più strano del resto. Il Dio dei mari solitamente non svegliava le persone sbuffando, o sbagliavo?
I presenti si guardarono intorno e poi si stabilizzarono con lo sguardo verso di me tossendo e sputando acqua.
"Ma come hai..?" si alzo di scatto Matthew facendomi prendere un colpo.
Mentre mi guardavo intorno cercando cosa dire notai Chirone arrivare.
Probabilmente era scappato prima che l'acqua lo travolse e perciò aveva visto tutto.
Mi guardò a fondo, quasi volesse scavarmi fuori i pensieri e poi tirò fuori un megafono.
"Tutti, e dico tutti i semidei e i satiri si riuniscano nell'anfiteatro adesso! Ora abbiamo due argomenti di  cui parlare" disse non staccandomi gli occhi didosso.
Ero sicuramente uno dei due argomenti.






Angolo Autrice:
Ciao sfortunati lettori che leggono questi piccoli scleri!
Comunque, non so che dire.. ah ecco: scusate il capitolo corto ma se aggiungevo la parte successiva [dove sarà presente l'oracolo( SPOILER, duh)] veniva una cosa troppo lunga, a mio parere.
Ne approfitto per augurarvi un buon anno! Fate i buoni e bevete acqua! (Si certo come no)
All'anno prossimo:)  (Che simpatia sisi)

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Capitolo 14
*** Rapiscono una capra ***


Una cosa positiva in quell'accaduto effettivamente ci fu.
Ora, invece di prendermi in giro, la maggiorparte dei semidei si teneva a debita distanza da me. I più fifoni, appena mi spostavo, si ammassavano pure su di un muro piuttosto che avermi vicina.
E a me andava bene.
Con Chirone davanti, che capitanava il gruppo, ci avviammo all' interno dell'anfiteatro e mentre tutti gli altri si sedevano sulle gradinate mi toccò rimanere vicino al centauro con suo previo ordine.
"Silenzio!"- sentenziò Chirone- "Come avevate capito prima di... di svenire, c'era una cosa importante di cui volevo parlarvi... anche se ora sono due."-spostò per un attimo gli occhi verso di me-"Comunque, l'avviso più importante, riguarda Thomas Mclow il satiro più giovane che abbiamo. Beh, è stato rapito." disse con amarezza.
Ci fu un trambusto di gridolini e imprecazioni varie ma il centauro zittì tutti di nuovo battendo gli zoccoli a terra.
"Tuttavia, il cosidetto rapitore ha dato delle indicazioni e.." fu interrotto da un urlo.
"L'impresa sarà MIA!" urlò una ragazza muscolosa e dai capelli marrone ruggine. Era senza dubbio Clarisse e,fortunatamente, pareva non avermi riconosciuta.
"Signorina La Rue, mi faccia finire!"-disse in tono severo- "Dicevo che, il rapitore ha menzionato una persona. Una persona che è qui con noi." spostò lo sguardo su di me.
Pian piano mi ritrovai con tutti gli occhi puntati addosso compresi quelli delle ninfe che mi avevano perdonato per la vicenda del lago.
"I-Io?! Ma.." mi indicai senza saper cosa dire.
"IO L'AMMAZZO! MI HA RUBATO L'IMPRESA!" ribattee Clarisse cercando di farsi spazio tra gli altri mezzosangue ma fu fermata da una ragazzina con i capelli biondi e gli occhi color grigio tempesta.
"Ferma! Sii razionale. Il rapitore ha fatto il suo nome, perciò è naturale che l'impresa vada a lei. E poi, Clarisse, pensa a quello che ha fatto prima... non era del tutto normale perciò c'è qualcosa sotto. E ora placa la tua voglia di uccidere" disse in modo pacato.
"Ben detto Annabeth. Ora che sapete come stanno le cose potete andare alle capanne a dormire. Ricordate che le arpie non fanno gli straordinari perciò veloci! Buonanotte. Isabelle, Selene voi rimanete qui." annunciò il centauro.
Un pò turbati, soprattutto Clarisse, lasciarono l'anfiteatro e dopo aver riposto le armi e gli elmi eseguirono l'ordine. Anche se con estrema lentezza.
"Scusi, Chirone, perchè anche io"? disse stranita Selene.
"Tu eri insieme a Thomas quando siete andati a prendere Isabelle perciò puoi dirmi qualcosa no? Andiamo alla casa grande e parliamone." 
Una volta accomodati sulle poltroncine nella sala riunioni Chirone iniziò a farci l'interrogatorio. Almeno c'erano gli stuzzichini.
"Quello che so io è che quando sono andata in classe di Isabelle lui non c'era." disse sbattendo le mani sulle cosce per poi fregarmi l'ultima noce dalla ciotolina.
"Ehi!" la guardai un pò male ma mi ricordai che in quel momento non era il caso di iniziare a litigare quindi, cercando di ignorare la mia pancia brontolante che necessitava di quella noce, mi misi zitta ad ascoltare.
"Okay. Isabelle l'ultima volta che hai visto Thomas dov'era? Raccontami tutto, non risparmiare particolari. Potrebbero esserci utili." mi lasciò la parola.
"Allora... Eravamo in classe e lui dormiva. Poi è suonata la campanella ed è corso via, secondo me doveva andare in bagno. Basta, non so altro.. la professoressa mi ha attaccato ed è arrivata lei." indicai con un cenno del capo Selene.
Rimasimo tutti per un pò in silenzio quando la "frega-noci" si alzò di scatto in piedi.
"Una cosa non mi torna però... a quanto sapevo le manticore non possono prendere sembianze umane no? Beh perchè quella manticora lì  l'ha fatto!" iniziò a mangiarsi le unghie.
Chirone camminò per la stanza e dopo quella che sembrò una lunga riflessione disse a Selene di andare a dormire.
"Posso andare pure io?" chiesi o meglio implorai. Ero alquanto stanca.
"Ti prego di aspettare ancora poco Isabelle. Come sai tutto è molto strano e non solo per te. Ho visto centinaia di mezzosangue ma tu hai qualcosa di diverso"- mi studiò con lo sguardo- ti devo far consultare l'oracolo. Siamo in un caso estremo perciò credo sia la cosa giusta. Non chiedere, vai solo su in soffitta. E non spaventarti." mi accompagnò fino alle scale e una volta lì proseguì da sola aprendo la porta.
Avevo paura, decisamente. Non mi aveva dato la possibilità di chiedere perciò non avevo la più pallida idea di cosa mi sarei potuta trovare davanti.
Salii le scalette.
La soffitta era maleodorante ed ogni oggetto era impolverato.
C'erano armi, uno strano foulard ed altre cose altrettanto ambigue. Poi, in fondo, una donna con un abito stampato, con dei lunghi capelli neri ed un buon numero di collane al collo. L'unico problema? Era una mummia.
La pelle, ormai putrefatta, si stava rinsecchendo sempre di più e gli occhi erano delle biglie bianche.
Mi salirono i brividi ma poi, appena mi spostai vicino a lei per vedere meglio (ero una persona audace), mi prese il braccio.
Inizia ad urlare e a cercare di scappare ma la presa di quella mummia era salda.
Appena vidi attaccato al muro un artiglio di falco usai la mano che mi rimaneva per prenderlo. Avevo intenzione di rompere il braccio di quello strano scheletro ma una nebbiolina verde partì da sotto il treppiede su cui era poggiato e quando arrivo alla bocca, la mummia, iniziò a parlare.

La nuova entrata e due veterani partiranno,
un satiro e un futuro forse salveranno.
Con un inaspettato ed oscuro avvenimento,
Scoprirà e darà fine al suo tormento.
Sceglierà se rinunciare 
o il ricordo vivido e pericoloso preservare.


La nebbia sparì e quando iniziai a domandarmi se fosse quello l'oracolo e se quella fosse una delle famose profezie di cui i semidei parlavano spessso una luce viola irrradiò la mummia che mi strinse ancora più forte il braccio.

Unico oracolo non credere io sia.
Una notizia dall'altro lato ha già dato il via.
Forze malvagie ambo i lati partiranno,
per una missione sbagliata che troppo tardi scopriranno.


Finalmente mi mollò e tornò a sembrare una normale mummia.
Se quella era la risposta a ciò che stava succedendo, beh ero messa male.







Angolino Autrice:
Ciao, sono riuscita ad aggiornare!
Beh, come avete visto le cose si stanno facendo (credo e spero) interessanti!
Sono contentissima di avere così tante persone che seguono questa storia, un mega abbraccio.
Se ho fatto errori è per colpa della mia agitazione: non voglio tornare a scuola domani.
Sono sicura che nessuno lo vuole perciò *alza le tre dita e le bacchette* che la fortuna possa sempre essere a vostro favore.
Alla prossima!
Baci :)
Ps: Le recensioni sono sempre gradite!

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Capitolo 15
*** Ho dei problemi a capire le cose ***


Non so se svenni, o se caddì per le scale. Sta di fatto che mi svegliai su di un comodo letto, che non avevo mai visto prima, con un altro allucinante mal di testa.
Di quella sera non ricordai molto. Mi rimase in testa solo la profezia, che continuava a ripetersi nella mia mente quasi come una filastrocca.
Sentii un pungente ma piacevole odore di salsedine. Iniziai a pensare che potessi trovarmi di nuovo a casa, nel solito piccolo appartamento affacciato al mare a mangiare miliardi di piatti di pancake ai frutti di bosco... ma sarebbe stato troppo bello per essere reale.
Mi alzai dal letto e mi guardai intorno.
La stanza era tinteggiata di grigio perla e bianco latte ed era capiente solo di un letto e di un armadio. Feci due più due e per accertarmi uscì dalla camera.
Da fuori si ergeva una piccola capanna lunga, massiccia e bassa, con le pareti di pietra grigia 
adornate da conchiglie e coralli.
La capanna di Poseidone, come immaginavo.
Come facevo ad essere figlia del Dio del mare? Non avevo mai avuto questa grande dimestichezza con l'acqua, anzi. Fino a qualche anno prima odiavo fare il bagno.
Quindi, nonostante gli evidenti avvenimenti, nutrivo ancora più di qualche dubbio sulle mie progenie.
Tornai dentro per mettere le scarpe, che solo in quell'istante mi accorsi di non indossare, e mi diressi verso la casa grande. Dovevo ancora parlare a Chirone in privato, sia dei miei poteri e discendenze sia della profezia.
Non trovai nessun mezzosangue in giro, probabilmente stavano dormendo. Poi guardai la posizione del sole: era alto e si trovava perpendicolare alla mia vista perciò, era circa mezzogiorno.
Gli altri stavano pranzando e io... io avevo dormito come un ghiro.
Bussando lievemente aprì la porta della casa grande e con mia grande fortuna mi ritrovai davanti il Signor D.
-Voi eroi! Sempre in mezzo. Spostati Elizabeth che devo andare sull'Olimpo a dare una Festa. Con le tue discendenze mi stai causando molti problemi e ritardi. Ora sei pregata di spostarti grazie- tuonò il Dio del Vino intimandomi di spostarmi.
Cosa che io non feci.
-Primo: io sono Isabelle e non Elizabeth. Secondo: non ho scelto io di avere provenienze complicate. Se era per me, mi andava anche bene essere figlia di un rinoceronte. Terza ed ultima: vorrei sapere dov'è Chirone. E' importante- risposi a tono.
La sfumatura viola negli occhi del Dio si fece più intensa e cupa. Probabilmente nessuno gli aveva mai risposto così, e ora capivo il perchè.
Quando iniziai a pensare che avrei passato il resto della vita sottoforma di grappolo d'uva il terreno tremò leggermente sotto le fantastiche scarpe leopardate del Dio.
-Non c'è bisogno di provocare terremoti mia cara Izabeth. Chirone è nella sala riunioni. Un'altra volta che mi rispondi così e che cerchi di farmi crollare il terreno sotto ai piedi ti renderò la vita impossibile.- disse minaccioso sparendo di conseguenza.
Era alquanto irritabile ma almeno mi aveva fatto scoprire che potevo provocare terremoti, ovvero altri danni.
Entrai finalmente nell'edificio, superai le altre stanze ed arrivai nella saletta della sera precedente.
-Scusi, dovrei parlarle- dissi dopo aver osservato, involontariamente, il posteriore del centauro.
Lui si girò di colpo spaventato e scraventò a terra carte geografiche e stuzzichini che si trovavano precedentemente sul banco che sollevava il proiettore acceso.
-Oh cara, mi hai fatto prendere un colpo. Ti aspettavo, prego siediti- indicò una poltroncina.
Mi sedetti e raccontai dell'oracolo. Chirone sembrò esterrefatto.
-Non ho fatto apposta a toccare la.. il.. l'oracolo. Volevo solo..- mi interruppe.
-No non ti preoccupare, non è quello il problema. In 200 anni non mi è mai successo di sentire una profezia divisa in due! Come dicevi che era la seconda scia? Viola?- 
Annuì.
-Oh santissimi Dei! Non credevo che sarei arrivato a dire una cosa del genere ma... per ora non so niente a riguardo. L'unica cosa che posso fare è dirti di essere pronta  e di partire al più presto per l'impresa. Sono sicuro anche che hai dubbi sul significato... ma la prima parte della profezia parla chiaro:  Dovrai andare con due altri mezzosangue a salvare il satiro. Il succo è questo. Per il resto credo parli di te, di qualcosa che devi affrontare da sola: Futuro da salvare, dare fine ad un tormento, preservare un ricordo... queste cose a me non dicono niente Isabelle. Sembrano.. personali- finì il satiro stuzzicandosi la lunga ma curata barba con la mano.
Annuì nuovamente anche se ancora non capivo niente.
-Okay, grazie.. ma ho dei dubbi sul fatto di chi sono figlia... si, ho alzato l'acqua e appena provocato un terremoto...- mi interruppe nuovamente.
-Ah eri tu? Continua- mosse la mano in segno di scusa.
Sospirai.
-Dicevo che non so di chi sono figlia. Non so se è tipico dei figli di Poseidone non provare particolare apprezzamento per l'acqua e addormentare gli altri, ma a me sembra non abbiano niente a che fare con un Dio che si occupa d'acqua. Ecco-.
Chirone prese a camminare per la stanza.
-E' un mistero per te come lo è per me.. ma sono certo che durante l'impresa capirai qualcosa. Intanto ho acceso il proiettore e mi documenterò un pò. In caso ti chiamerò con un messaggo Iride-. disse sfogliando degli articoli.
Melanie, il messaggio Iride. Me n'ero completamente scordata!
-Un' ultima cosa poi la lascio. Come si fa ad inviare un messaggio Iride?-sorrisi imbarazzata sentendomi ancora una volta la novellina ignorante.
Sorrise, mi spiegò e mi diede una dracma per l'offerta.
Andai subito al lago, "creai" l'arcobaleno e lanciai la dracma.
-Oh Iride Dea dell'arcobaleno, accetta... accetta  la mia offerta-mi sentivo un tantino stupida a parlare con una poccia d'acqua ma continuai- Melanie Wagg... ovunque si trovi- non sapevo dove fosse perciò non diedi l'indirizzo. Speravo funzionasse comunque.
Non successe nulla. Bene.
Dopo un paio di minuti, forse c'erano problemi di frequenza, apparve l'immagine del viso di Melanie.
Non me la ricordavo così bella. 
-Melanie- esclamai- come stai? Beh, io mi "diverto" qui, ah e ho scoperto che..-
L'immagine tentennò  e Melanie, con aria agitata, si avvicinò di più dandomi l'impressione di averla di fronte.
-Izzy, ciao, ascoltami ho poco tempo. Mi hanno riferito che sta arrivando, porterà via me e tua madre. Non posso dirti altro, sentirebbe. Dì di me a Chirone e digli delle Alseidi.  Posso dirti solo questo. Sò della tua impresa. Salva il satiro, lui ti condurrà da noi. Ma stai attenta, scegli con cura i compagni, attenta ai versi della profezia. Lui..- l'immagine scomparve improvvisamente.
Rimasi a fissare la superficie dell'acqua rimuginando su quanto detto.
Ora avevo un'altro mistero da svelare e altre due persone da salvare.










Angolo Autrice:
Ciao a tutti!
Sono riuscita ad aggiornare, scusate ma la scuola mi aveva distrutta.
Spero che questo capitolo vi piaccia. Si, non è un granchè ma sono in ospedale perciò non ho molte idee qui!
Non so quando aggiornerò ma spero presto. Ho messo questa storia col telefono perciò se ci sono errori siate buoni :) (In settimana riordinerò i capitoli dato che sono un pò confusionari eheheh)
Baci e alla prossima.

P.S: Ho scritto verso la fine del testo delle "Alseidi". Se non sapete cosa sono (fino a qualche giorno fa nemmeno io) ora vi spiego: fanno parte delle epigee, che sono ninfe terrestri, sono le ninfe del bosco e della pelle :) 
P.P.S.: Le recensioni mi fanno SEMPRE piacere. Intanto alzano la mia autostima e poi mi fanno capire se vi piace o meno.
Fate felice una povera autrice. Donate una recensione. :)

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Capitolo 16
*** Non so come chiamare questo capitolo pt.2 ***


Avrei dovuto farmi un abbonamento per tutte le volte che andavo da Chirone. Qualcosa tipo il "Centauro Express".
Necessitavo anche di qualcuno da avere a portata di mano che mi spiegasse perchè non capivo, costantemente, niente.
Cosa stava succedendo a Melanie e a mia madre? Chi era la persona di cui parlava e che me le stava portando via?
Ripercorsi il tragitto dal lago alla casa grande cercando di evitare le molteplici occhiate di coloro che avevano già finito il pranzo.
Chirone si stava avviando verso i campi di fragole, galoppando. Non avrei mai più inseguito un cavallo, i muscoli delle mie gambe stavano ballando la tarantella quando finalmente lo raggiunsi.
-Se lo sapevo la prossima volta andavo ad allenarmi all'ippodromo.. essendo mezza umana magari mi avrebbero fatto lo sconto!- mormorai, inconsapevole, ad alta voce.
Chirone mi guardò con espressione di sorpresa e di strana compassione.
-Oh, Isabelle... sei qui per raccogliere fragole?- domandò lui con finta ingenuità.
-No, devo parlarle del messaggio Iride.- dissi con continui sospiri dovuti al fiatone che avevo per la corsa.- Melanie, la mia tutrice, mi ha detto di dirle delle.. Alledi, Alseili.. non ricordo bene. In ogni caso ha detto che lei avrebbe capito.-.
Il centauro fece cadere a terra la zappa, che prima non avevo notato, e ondeggiò in avanti e indietro con la ormai solita mimica da pensatore.
-Le alseidi. Erano alseidi?- mi guardò negli occhi in modo tale che pensai volesse cavarmeli.
-Si erano quelle. Posso sapere cosa sono o devo continuare a non sapere mai niente? Sono stufa di essere l'ignorante di turno!- mi lamentai.
-Scusi.. sono ancora un pò frastornata.."-dissi poi pentendomi.
-No, cara, non ti scusare. Melanie Wagg, alseide. Devo andare, ci vediamo stasera.. prepareremo tutto per l'impresa. Ringrazia la tua tutrice per l'aiuto che ti sta dando. Se vuoi fare delle domande falle  a..- strinse gli occhi e tentennò all'indietro- Cindy, è la più esperta!-. affermò in modo ambiguo riiniziando a galoppare.
-Come conosce il cognome di Melanie? E Cindy è qui da 3 giorni come fa a sapere..- gridai inutilmente. Era già corso via, ma stavolta non l'avrei seguito.
La ragazza che avevo conosciuto nella casa di Ermes e che senza motivo apparente odiavo, Cindy, mi si catapultò davanti.
-Eccomi, mi avete chiamata e sono qui!-esclamò lei.
-Ehm, si. Posso sapere una cosa? Come fai ad essere già qui? e come fai ad essere la più esperta se sei qui da 3 giorni?- domandai cercando di sentirmi meno Sherlock Holmes di quello che effetivamente  sembravo.
Rise e prese a guardarmi negli occhi, intensamente.
Non credevo avessimo tutta quell'intimità.
-Si.. mi vuoi rispondere?- la chiesi con un ghigno imbarazzato.
Tolse lo sguardo e si mise a guardare per terra confusa. Poi sorrise, si incamminò e io la seguì.
Camminammo un pò in silenzio, poi si decise a parlare.
-Scusa, stavo pensando. Comunque  sò queste cose perchè... beh è una storia lunga. In ogni caso siediti e ti spiego.- abbozzò un sorriso visibilmente tirato.
Ci sedemmo su una panchina di fronte al campo.
-Le alseidi fanno parte delle epigee. Si dividono in molti tipi di ninfe ma nel nostro caso sono ninfe dei boschi che si dice terrorizzino i viandanti che attraversano le selve. In ogni caso, questi detti sono abbastanza infondati. Essendo ninfe del bosco hanno una conoscenza pressochè ampia delle piante e stando al detto precedente, se trovano  un forestiero carino diciamo, lo curano con esse. Ecco-. recitò trionfante.
Nonostante avesse uno o due anni in meno di me aveva un modo di parlare che mi ricordava molto uno di quegli storici dei servizi su National Geographic e per questo quella ragazza mi dava la nausea.
-Okay, grazie... Non so che abbia a vedere con Melanie ma, credo,  tu mi sia stata d'aiuto.- risposi mentre pensavo ad una scusa per andarmene.
-Figurati. Un ultima cosa... alcune di queste ninfe dipendono dalla vita di un albero e in casi più rari sono quasi totalmente umane. Vado ad allenarmi, vieni con me?-. domandò.
-No grazie, ho già dato abbastanza alla caccia alla bandiera... Ci vediamo presto-. risposi sperando poco nell'ultima parte.
Ci salutammo e andammo ognuna per la sua strada. Lei all'arena, io mi diressi verso la spiaggia che ancora non avevo visto.
Arrivata alla spiaggia guardai il mare e una sensazione di strana nostalgia mi pervase. Un immagine si presentò nella mia testa sottoforma di ricordo.
Era estate. Melanie e Emma, mia madre, erano sulla spiaggia. Probabilmente quella di Long Island a giudicare dal colore dorato della sabbia e a quello cristallino e chiaro del mare.
Una bambina di circa 4 anni correva per la distesa giallastra alzando sabbia ad ogni falcata.
La cosa strana è che quella bambina sembravo proprio io: Le curve sulle punte dei capelli castani, gli occhi verde scuro che facevano contrasto con la tonalità chiara del mare e quelle lentiggini leggermente accennate che ormai non avevo più.
Perchè strano? Non avevo foto di me da piccola e non avevo ricordi della mia vita fino agli 8 anni. Perciò non mi ero mai vista col pannolino. Il che, se ci ripensavo, era strano.
La scena cambiò e io, ancora piccola, mi ritrovai, letteralmente, in mezzo al mare.
Sapevo nuotare, anche se non l'avevo mai fatto prima ma sentivo la sensazione di affogare. Intorno a me vedevo solo acqua marina, solo quella.
In qualche modo mi tirarono fuori dall'acqua e in quel momento di semi-coscenza vidi mia madre litigare con un uomo. Mio padre?
La mia testa si svuotò di queste visioni e mi sedetti sulla riva un pò scombussolata.
Probabilmente mi addormentai perchè dopo la momentanea confusione non ricordai più niente e quando guardai il cielo, il sole stava già per tramontare.
-Buonasera. Hai dormito qui tutto il pomeriggio. Non riuscivo nemmeno a prendere il sole con te che russavi-. sbucò tutto d'un tratto Matthew sbuffando.
Tra tutte le persone che risiedevano al campo, Matthew, data la mia fortuna, era l'unica che potessi trovare.
-Ci sono oltre 400 metri di spiaggia e tu ti dovevi mettere proprio qui? Ormai sei il mio stalker.-. risposi beffarda. Se c'era qualcosa che avevo imparato negli anni era rispondere a tono. Una delle caratteristiche di cui andavo piu fiera. Una cosa che avevo imparato da mia madre.
Mi guardò con sufficienza.
-Ah, e posso sapere perchè mi odi?-. chiesi.
-Io non ti odio. Non mi stai simpatica, è diverso.- rise lui- Chirone ti ha convocata. Buona fortuna.- esclamò andandosene.
Mi ricordai solo in quel momento che dovevo incontrare Chirone, per la centesima volta.
Lo trovai all'esterno dell'armeria a sistemare la corda di un arco e a cambiare la punta di alcune frecce.
-Eccoti finalmente! Dove sei stata tutto il pomeriggio?-.chiese indaffarato.
-Avevo.. da fare. Quindi se non erro devo partire tra poche ore?-. risposi.
-Si esatto, spero tu abbia sfruttato questo pomeriggio per addestrarti.. Ora, le ricerche che ho fatto.. prego, siediti-.
Il problema è che non c'era traccia di sedie, massi o qualsiasi cosa avrebbe potuto ospitare il mio fondoschiena.
-Per terra?-
-Oh, scusami. La forza dell'abitudine!. Beh te ne parlo qui. Sarò sintetico. Melanie Wagg è un alseide, è stata al campo per un bel numero di anni prima di venire da te ed inoltre è l'unica ninfa del campo che può essere scambiata per umana. Mi ha aiutato con alcune cose che riguardavano la gestione.-. mi guardò aspettando una risposta.
-... Perciò la mia tutrice è una ninfa?! Dei, pegasi, centauri, ninfe.. tutto normale, si.- sospirai- qualcos'altro?-
-Si. Prima di venire da te mi ha lasciato questo foglietto. Non sapevo cosa farmene... almeno sino ad ora. Credo parli dei tuoi compagni di viaggio. Le avevo fatto qualche domanda ma ogni volta che chiedevo cercava di sviare la conversazione su altri argomenti.  Forse è una specie di codice che tu puoi capire.- mi porse il pezzo di carta.
Era un normale post-it con su scritto in bella grafia e con un pennarello rosso due semplici parole: LUNA-TRASPORTO.
Sembrava strano ma per una volta capii tutto all'istante. Alcuni dei miei ragionamenti avrebbero fatto invidia ai figli di Atena.
Si trattava di un gioco che mi aveva insegnato Melanie quand'ero piccola. Ad ogni parola corrispondeva  un membro della nostra famiglia o qualsiasi altra persona. Consisteva nel cercare di capire in quale modo potessero corrispondere. 
Così chiusi gli occhi e pensai.
Trasporto... ero sicura fosse Matthew: Mi aveva parlato della capacità del teletrasporto.
Luna... mi collegai subito al nome della divinità. Artemide. Sbagliavo qualcosa... A chi avrei potuto collegarla?
Poi ripensai alle lezioni di greco e storia... Un altra divinità aveva a che fare con la luna ma a differenza di Artemide, che la raffigurava crescente, quest'altra la raffigurava in modo totale. Luna piena.
Selene, dea della luna.
Io, Matthew e Selene dovevamo partire per l'impresa.






Angolo Autrice
Sono tornata con un capitolo ancora più.. si okay, con un altro capitolo. Punto.
La propaganda non fa per me.
Comunque, credo che questo capitolo sia pieno di dialoghi. Spero non vi dia fastidio. (Perdonate i possibili errori grammaticali).
In ogni caso, mi sto impegnando per intricarvi le cose ancor di più perchè...mi diverto si.
Grazie mille a chi legge ciò che scrivo e ripeto che le recensioni mi fanno felice. 
Sprecate un minuto a scrivermi qualche boiata. Le cavolate mi piacciono.
Perchè mi sto dilungando così tanto?
Ora basta, amo tutti ciao! :)
Baci

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Capitolo 17
*** Preparazioni e accordi ***


Mi diedi del tempo per andare nella mia cabina a fare il punto della situazione e a stare un pò per conto mio.
A cena, la sera prima, al tavolo di Apollo, avevo sentito parlare delle imprese e di come fossero rare e pericolose.
Erano un pò il pane quotidiano di un semidio, ma molto poco quotidiano.
Ogni mezzosangue ne sognava una dal momento in cui era arrivato al campo. Dicevano che la sensazione di completarne una faceva sentire veri eroi. Anche a costo di rischiare la vita.
Non ero una persona codarda, ma partire per una missione suicida con due persone che avevo appena conosciuto non era il massimo della vita.
Avrei di gran lunga preferito raccogliere fragole, così ne avrebbe tratto beneficio anche il mio stomaco.
Ma era per una buona causa: Thomas, Emma e Melanie. Ripetermi qui nomi nella testa era l'unico modo per convincermi a farlo.
Svuotai lo zaino e buttai il suo intero contenuto sul letto. Molti di quei libri non servivano a scuola, figuriamoci per  una missione.
Volevo metterci dentro un pò di cose essenziali, che sarebbero servite per un viaggio di qualche giorno, ma non i soliti arnesi tipo costumi, infradito e crema solare. In questo caso avrei prediletto armi e dinamite.
Iniziai prendendo la maglietta arancione del Campo Mezzosangue che mi avevano regalato. Anche se non avevo nessuna intenzione di metterla, me la sarei portata dietro come cambio. 
Presi poi i tre tramezzini confezionati e le due bottiglie di bibite energetiche che i fratelli Stoll mi avevano procurato. Non sapevo se fidarmi ma presi il cibo volentieri, al limite l'avrei rifilato  Matthew. 
Matthew, dovevo ancora avvisarlo. Al contrario di Selene.
Non avendo nient'altro da infilarci chiusi di fretta lo zaino, feci una breve sosta al bagno e andai a cercarlo. 
Passai vicino all'armeria e ne approfittai per prendere due pugnali, non sapevo bene come usarli ma vedendo tutte le armi complicate che si trovavano in quel capanno dedussi fossero i più semplici da usare.
Feci un giro generale del campo per cercarlo e con mia sorpresa mi ritrovai con semidei, di cui la maggiorparte non conoscevo, che continuavano a fermare il mio cammino e a scusarsi con me regalandomi oggetti di vario tipo.
Ricevetti un'ampolla di fuoco greco, con autoinnesco,  da un tale della cabina di Efesto, degli occhiali per la visione notturna da Luke Castellan, una piantina di papaveri da una certa Katie e infine uno smalto da una figlia di Afrodite.
Sentii fortemente lo zampino di Chirone ma accettai comunque tutti i doni ringraziando. Li avrei portati con me, anche se  i papaveri sarebbero stati la cosa meno utile.
Trovai, finalmente, Matthew al muro d'arrampicata con altri semidei, figli di Ares probabilmente. 
Appoggiai lo zaino alla spalla destra e mi avvicinai alla scaletta della piattaforma dove lui stava salendo. Inizialmente volevo chiamarlo...ma poi notando una leva argentata a punta, che indicava lo scorrimento della scala verso il basso, decisi di tirarla.
Così facendo, lui scivolò per il movimento inaspettato della scala e cadde per terra. Mi sentii per un'attimo veramente felice.
-Ma ti è dato di volta il cervello?!- si lamentò lui massaggiandosi l'avambraccio.
-Volevo divertirmi un pò. Siamo pari no?- curvai le labbra- Alzati e seguimi. Ti devo parlare.- dissi iniziando ad incamminarmi con lo zaino in spalla.
Sorprendentemente, mi seguì senza ribattere.
-Come sai, devo partire per un impresa..- iniziai io.
-Brava! Vuoi farti invidiare? Con me non funziona.- Mise le mani nelle tasche fischiettando.
-No, ottuso, ti sto chiedendo di venire con me.. e Selene.- mi fermai guardandolo.
Rimase sorpreso e poi riprese a parlare.
-Perchè io? Ci sono una centinaia di semidei e chiedi a me? Siamo come cane e gatto, non vedo come potremmo collaborare.- disse lui pensieroso.
Ancora non capivo perchè avevamo questo strano rapporto e prima o poi ci sarei andata a fondo, ma non ora. Ora avevo bisogno del suo aiuto.
-Credimi, se non fosse necessario non avrei scelto te. Sta di fatto che sei importante per quest'impresa. Ho ricevuto un messaggio in codice che indicava gli altri due mezzosangue che dovevano accompagnarmi e tu sei uno di quelli. Mi servi tu. Anche cane e gatto a volte devono lavorare insieme.- incrociai le braccia - Ci stai?
Mi guardò per qualche istante e infine mi porse la mano.
-Affare fatto- disse accennando un impercettibile sorriso.
Lo accompagnai fuori dalla cabina di Ermes e ci diedimo appuntamento alla Casa Grande dove Chirone ci attendeva per l'ultima volta.
Avanzai verso la cabina 4 trovando Selene che mi attendeva e ci incamminammo insieme per la casa grande. 
-Allora, Chirone ti ha spiegato tutto?- chiesi.
-Si. Inoltre mi ha fatto consultare l'oracolo per un sogno che avevo fatto e..-
-Orripilante, vero?- scherzai riferendomi all'oracolo.
-Beh, si tiene bene per la sua età- ironizzò lei- Comunque ha detto che ti sarò d'aiuto grazie ad Apollo. Ancora non so come ma dice che potrei incontrarlo. Dai, sarà la volta buona che vedo mio padre.- disse.
Notai una punta di malinconia nel suo modo di parlare ma capii cosa provava. Da quello che mi aveva detto Silena, tutti lì avevano una storia familiare complicata.
-Sono la novellina qui, ma credo che non sia per sua volontà.. il fatto di non vedere i propri figli intendo. Avrà tanti problemi a cui pensare e altrettanti problemi familiari. Forse più problemi dei nostri.. una famiglia "divina"... sarà doppiamente difficile gestire la rabbia.- dissi solidale.
Mi sorrise annuendo mentre la porta della casa grande si apriva, Chirone era pronto a riceverci.






Angolo Autrice:
Salveeee! 
Da quanto tempo cavolo, l'ultima volta che avevo aggiornato questa storia Ottaviano era appena diventato imperatore. 
Mi scuso enormemente ma non avevo più tempo, idee e ispirazione. Ma ora.. "I'm back".
Ho cambiato nome della storia (Da: Una mezzosangue speciale, A: A wrong consideration) e anche il Nickname (Da: Lovegood_Katris a MelissaMclean). Sentivo aria di cambiamenti.
Spero che il capitolo vi piaccia e soprattutto che la storia vi piaccia. Spero di non aver perso lettori perchè mi sentirei molto in colpa con me stessa :')
Se mi lasciaste una recensione, ovviamente anche critica, ve ne sarei infinitamente grata dal momento che è sei mesi che non continuo. Così, giusto per sapere se vi fa ancora piacere leggerla!

Alla prossima! :) 

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