Storia di una Quotidiana Autodistruzione

di chuxie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO UNO: YUKO

In realtà non ho ancora capito come sia successo. Sino a tre anni fa non sapevo nemmeno bene cosa fosse. O forse, per quanto brutto e ipocrita da dire sia, lo disprezzavo. Ed ora ne faccio parte.
Credo che sia iniziato tutto per caso. Ero sola. Nessuno aveva tempo per me. Io non mi piacevo e… è successo. Come per magia. Non c’è un vero perché, o un colpevole. E comunque se dovesse esserci per forza, sarei io. Io, perché non ho avuto la forza di reagire, di combattere.
Penso che se dovessi spiegare questo fatto comincerei dicendo che è successo circa tre anni fa, quando ero in terza media. Lo stress degli esami d’ammissione al liceo in effetti ha pesato molto. Comunque allora non lo facevo consapevolmente. Ora ho quasi 17 anni e la mia vita, la mia esistenza intera, dipende da questo e dal fatto che nessuno lo scopra. O meglio: queste erano le mie priorità una settimana fa. Poi una persona che non avrebbe dovuto scoprire nulla, mi ha trovata proprio con il magico oggetto in mano e il sangue che gocciolava. E non è stata una di quelle persone delle quali non ti importa nulla perché con qualche lacrima e qualche supplica credi di riuscire a convincerla a tenere la bocca chiusa. E non era nemmeno una di quelle persone alle quali tieni moltissimo perché sono da sempre con te e nascondere loro una simile situazione corrisponde ad un tradimento in piena regola. Non era neanche una di quelle persone che temi moltissimo perché sai che andrà senza alcuna remora a spifferarlo a tutta la scuola, umiliandoti e lasciandoti completamente sola, di nuovo.
In realtà quella persona non può essere inserita in nessun gruppo. Perché quella persona è unica per ognuno di noi. Quella persona è quella che noi definiamo grande amore. Quella persona è un lui. Si chiama Toshiro. Sono due anni che non penso a nient'altro che a lui. Nei mie sogni, in quei pochi sogni felici che riesco a fare, lui è sempre presente. Mi sorride e mi bacia con dolcezza. Mi dice che mi ama e che penserà lui a proteggermi. Naturalmente questa è una mia semplice fantasticheria. Come potrebbe essere reale? A quelle come me certe cose non capitano. Capitano solo brutte situazioni.
Non so nemmeno io bene come sia capitato. Ero là in bagno, piangevo. Ero di nuovo la terzultima della graduatoria e il professore mi aveva di nuovo pubblicamente umiliata. Ed ero corsa in bagno. E poi quel magico oggetto era come uscito dalla tasca della mia divisa. E aveva risanato tutto il dolore del mio cuore. Piano, piano. Non c’era nessuno. Io e le mie lacrime. Le mie lacrime e il sangue. Io e il sangue.
E poi Toshiro.
In un battito di ciglia. Mi aveva fissato inorridito. Prima il magico oggetto, dopo il mio polso e poi i miei occhi. Non ero riuscita a reggere il suo sguardo, come sempre.
Da più di tre anni non riesco più a guardare le persone negli occhi. Magari di sfuggita, mentre quell’altro non guarda. Anche con Toshiro era sempre stato così. Lui, sorrideva alle sue numerose ammiratrici, ai suoi compagni del club di basket. Strizzava un poco i suoi occhi formando come delle piccole rughe. L'ho guardato da lontano così spesso e l'ho incontrato nei miei sogni con così tanta frequenza, che quando me lo sono ritrovata davanti, ho pensato che fosse un’allucinazione. Un dono del magico oggetto. Ma lui era reale. Era reale il suo orrore. Credo che nessuno mi avesse mai guardato con tanto disprezzo. Nessuno.
O forse la mia immagine riflessa, sì. Yuka sì che è cattiva. I suoi occhi neri e quei capelli corvini così dritti, con tutti gli abiti pieni di forfora. E poi quelle gambe grasse. Però di recente è dimagrita, forse troppo. Ho la sensazione che le sue guance siano diventate incavate e i suoi capelli ancor più smorti. I suoi occhi sono infossati, ormai. Però non sono riuscita a farla smettere. Yuka continua il suo esistere, distruggendomi con i suoi occhi di ghiaccio che piangono con me, come per deridermi. La odio.
Quel giorno gocciolava del sangue dal mio polso, cadendo sul bianco pavimento. Fissavo la macchia inorridita, realizzando finalmente che ero stata scoperta da Toshiro in persona. Lui aveva chinato con me lo sguardo verso la macchia. Avevamo alzato il viso contemporaneamente e per qualche istante avevo incontrato i suoi occhi. Il magico oggetto mi era scivolato di mano. Qualcosa dentro di me, di molto più importante si rompeva. Mi ero chinata in fretta a raccogliere il magico oggetto. Toshiro mi aveva guardata dall’alto del suo metro e ottanta. Sembrava quasi spaventato. No, no, no, no!!!! Io non sono cattiva! Io non faccio del male a nessuno! Piuttosto io salvo tutti quanti dalla vera me stessa. Li salvo da quella bastarda di Yuka. Senza il magico oggetto non potrei tenerla imprigionata nello specchio. Quel giorno ero uscita dalla stanza, stringendo il polso con una mano.
Solo dopo ho capito di essere entrata per sbaglio nel bagno dei ragazzi.
Solo Ririko ha visto Yuka. Anche lei ne ha avuto paura. Ma ero ubriaca. E le mie inibizioni erano abbassate. Yuka era uscita e aveva quasi distrutto la mia amicizia più importante con poche frasi. Ma Ririko come sempre mi aveva perdonata. Vorrei dire almeno a lei del magico oggetto, ma non posso. Quando aveva visto Yuka urlarle dietro tutte quelle brutte cose, la sua tristezza era così grande da farmi piangere anche ora. Non posso ferire proprio lei che è l’unica ad essere in grado di rimarginare le ferite del mio cuore. Quasi quanto il magico oggetto.
Da quando Toshiro ha scoperto tutto, è passata una settimana e io come al solito ho finto che nulla fosse accaduto.
Sono un'ottima attrice. Faccio anche parte del club di teatro. Tutti mi fanno interpretare il ruolo della cattiva. Tutti sanno che non sono capace di interpretare ruoli felici. Eppure nella realtà sono sempre così sorridente.
 

CAPITOLO UNO: TOSHIRO

Non posso crederci: Yuko è un'autolesionista. Yuko, la sfavillante Yuko. La Yuko che ride sempre e che ha quella vocetta stridula quando si diverte con le sue amiche. Quella che da sempre tiene gli occhi su di me e mai esagera. Quella che non ha mai trovato il coraggio di darmi apertamente i cioccolatini a San Valentino, infilandomeli sotto il banco e firmando con semplice profumo di sapone. Quella che l’anno scorso ha fatto vincere il club di teatro con la sua interpretazione della strega nella versione rivista di Biancaneve.
In effetti di recente era un po’ dimagrita. Eppure… non avrei mai pensato che potesse essere un'autolesionista. E questa non è una voce di corridoio e finché non avrò parlato con lei non lo diventerà. La scorsa settimana l’ho trovata nel bagno dei ragazzi, con un taglierino in mano. Il sangue gocciolava sul pavimento e i suoi occhi erano pieni di lacrime. Sembrava quasi un‘altra persona. Io ero sconvolto e terribilmente addolorato. Da un po’ di tempo Yuko balzava tra i miei pensieri, improvvisa come un fulmine. E di recente la cercavo sempre tra gli spalti dello stadio durante le partite. Lei e solo lei, come un portafortuna. Qualcuno potrebbe dire che è una banale cotta. Forse un po’ insolita visto la reputazione di vecchio scorfano che ha Yuko tra i ragazzi, ma pur sempre una cotta. E io forse avrei negato, fino a qualche giorno fa. Avrei rifiutato persino l'idea. Ma dopo che l’ho vista in quello stato, io… Ieri ho pure pensato di provare a tagliarmi per provare a capire i suoi sentimenti.
Ma non era la cosa giusta da fare. Devo solo cercare di aiutarla ad uscirne. Non sapevo come, visto il modo in cui era fuggita. Le ho lasciato una lettera anonima nell’armadietto. Le ho chiesto di trovarci sul terrazzo della scuola. In una situazione diversa, sarebbe stato il posto ideale per una bella scena romantica. Che tristezza…
Eppure ieri lei si è presentata con un enorme sorriso in viso, fingendo che tutto andasse bene. Non mi ero mai accorto della tristezza del suo sguardo. Probabilmente non avevo mai capito nulla di lei. Quando ha visto che ero stato io a spedirle la lettera, ha avuto un leggero sussulto, ma il suo sorriso non ha perso d’intensità.
Avrei voluto abbracciarla e dirle che era tutto ok, che non avrei permesso che le facessero del male. Ma me ne sono stato lì impalato, senza capire bene cosa dire.
E poi ho notato il rossore sulla manica della sua camicetta. Aveva il braccio leggermente scostato all’indietro, forse nel tentativo di impedirmi di vedere la macchia. Con la mia lettera l'aveva sicuramente agitata. Era in effetti molto vaga. Chissà cosa aveva pensato.
- Takahashi…- non so nemmeno io perché l'ho chiamata per cognome, forse il nervosismo di parlarle la prima volta- Ti sei tagliata di nuovo? - era una domanda con un po’ di dispiacere nella voce eppure la sua espressione é cambiata improvvisamente. Molta, moltissima paura. Di me. Ho usato le parole più sbagliate che potessero esistere.
- Ti prego…- i suoi occhi erano ormai pieni di lacrime. La voce tremava, sconvolta- ti prego, Mitsushiro. Io ne morirei se tu lo dicessi…io… per favore… Ti supplico, io...Oddio!- si é asciugata le lacrime che le gocciolavano sul viso con la manica pulita. Ha tentato un sorriso. Ha fallito.
- Non, non…
- Per favore! Lo so che non devo… ma, io… non dirlo! Merda! - si é pulita gli occhi di nuovo nella manica. Ha posto due dita sugli occhi e rimase ferma. Ha bisbigliato qualcosa pianissimo, credo rivolta a se stessa- Piantala… no… zitta… non…posso farcela…
- Takahashi?- ha alzato lo sguardo, decisa.
- Ti prego, di non dire niente di ciò che hai visto a nessuno. Si è trattato di un caso isolato. Quella che vedi sulla mia manica è tempera, con la quale mi sono sporcata ieri durante la pittura delle scenografie del nuovo spettacolo. Ora devo andare…- mi ha scostato e se ne è andata.
Non ho la più pallida idea di cosa sia successo. Un attimo mi stava supplicando con fragilità, e il secondo dopo sembrava un’altra persona, alla quale di me non importava nulla.
Solo di una cosa sono certo ora. Io la aiuterò a smettere.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO DUE: YUKO
Yuka è uscita di nuovo, davanti a Toshiro. L’altro giorno mi ha chiesto di incontrarci sul tetto della scuola. Non ha firmato la lettera, ma io sapevo benissimo che quella grafia fine e delicata era la sua. Dopo due anni che non penso ad altri che lui, saprei riconoscere anche un pezzo di unghia tagliato dal suo piede. Eppure quando l’ho visto sul tetto, con i capelli neri mossi dal vento, con il nodo della cravatta storto e la camicia stropicciata, non ho potuto fare a meno di sobbalzare al pensiero che lui fosse venuto lì per me. Mi ha fissata per istanti che mi sono apparsi interminabili. Ero però certa di farcela grazie alla carica del magico oggetto, però lui ha visto la macchia sulla mia manica. Mi ha detto:
- Ti sei tagliata, di nuovo?!?- mi ha guardata con rabbia.
E io non sono riuscita a rispondergli di no. Ho pensato a Ririko, a quanto l’avrebbe ferita sapere che le ho mentito. A Mai, a Taka, a Ruri e a tutte quelle persone che si fidano di me. Ho pensato alla gente che bisbigliava alle mie spalle, a come mi sarei sentita. E ho visto gli occhi di Toshiro, del mio amato Toshiro: così pieni di disprezzo e odio verso di me. Ho avuto paura. Tanta tantissima paura. Mi sono messa a supplicarlo di non dire nulla. E lo supplicavo, e piangevo scomposta e brutta. Brutta e stupida. Mi colava il muco dal naso e sputacchiavo parlando. Supplicando. Pregando. Una scena davvero pietosa. Non avrei mai voluto farlo, ma ero andata del tutto in confusione.
E a quel punto Yuka è uscita. Ho tentato di fermarla, le ho detto che avrei potuto gestire la situazione da sola, ma lei ha scosso la testa e mi ha derisa. È saltata fuori dal baule in cui la tengo nascosta di solito. Ha infranto le sue catene. E ha parlato con quella sua voce gracchiante.
Ha raccontato una bugia squallida e patetica a Toshiro e se n’è andata. A lei Toshiro non piace. Odia le persone che ricattano la gente. Però questa volta sono un po’ felice che lei sia saltata fuori. Senza di lei sarebbe stata una sconfitta totale.
Mi odio per aver pensato questo. Yuka è un essere così orribile e malvagio, che il solo permettere che lei esca è vergognoso. Se poi sono felice quando questo accade, non merito proprio di vivere.
Appena uscita dalla terrazza, il magico oggetto mi ha aiutata a ricacciare dentro il baule quella serpe. Questa volta ho messo molti più lucchetti: per quanto io sia costretta a sentire la sua voce, almeno sarò solo io a doverla patire. È la punizione che merito per aver creato un simile mostro. 
Ho passato il resto della giornata in infermeria. Ci vado sempre per riflettere. Ririko è venuta a cercarmi e mi ha chiesto di quella lettera che era uscita dal mio armadietto. A lei non sfugge mai nulla, purtroppo. Spero solo di essere riuscita a mascherare le macchie di sangue della mia camicetta. Ho esagerato con il magico oggetto. Del resto serve una grande magia per ricacciare indietro Yuka. E per far funzionare il magico oggetto, sono necessari dei piccoli sacrifici. Ma l’importante è impedire che Yuka faccia di nuovo del male a Ririko, Toshiro o a qualcun altro. 
Comunque riguardo la lettera le ho raccontato una bugia. Odio farlo, odio mentirle. Ho poi la sensazione che lei sappia sempre quando lo faccio. Ma la realtà per lei sarebbe molto peggiore. E anche per me.


CAPITOLO DUE: RIRIKO
Ormai ne ho quasi la certezza. Yuko è un autolesionista. Lo leggo nei suoi occhi, nelle macchie sui suoi vestiti. E probabilmente è anche bulimica. Come spiegare altrimenti il suo improvviso calo di peso? Ormai non è altro che l’ombra della persona che conoscevo. E pensare che io tengo così tanto a lei!
Noi che ci conosciamo sin da bimbe, quando giocavamo nel parco di fronte a casa nostra.
Noi che piangevamo di gioia insieme quando siamo state finalmente ammesse alla stessa scuola superiore.
Noi che ci eravamo impegnate tanto per stare insieme.
Naturalmente per lei che era sempre stata così brava a scuola non era stato un problema venire ammessa al liceo Nishi, ma per me, che ero una capra in quasi tutte le materie, aveva significato un mucchio di sacrifici. Però per stare con la mia amata Yuko ero disposta a tutto. E poi lei, improvvisamente, ha avuto quell’enorme calo a scuola. Negli ultimi esami è addirittura arrivata terzultima. Com’era logico sua madre l’ha letteralmente scuoiata. Non può accettare che la sua bravissima bambina vada così male a scuola. All’inizio di tutti questi cambiamenti, però, io non ci ho badato. Perché avrei dovuto farlo? Eppure quando ha iniziato a dimagrire, la situazione era troppo evidente perché io potessi ignorarla ancora. 
Poi quest’estate ho capito che dentro di lei stava accadendo qualcosa di davvero triste, quando mi ha fatto quella sfuriata. Credo che non mi pentirò mai abbastanza di averla fatta bere.
Non so nemmeno io come sia accaduto, come l’argomento sia saltato fuori.
Però ad un certo punto mi aveva detto:
- Certo che è un bella fortuna che tu sia nata ricca! Certo sei solo la figlia dell’amante, però i soldi ti arrivano lo stesso, no? Anche a me piacerebbe essere ricca. Così potrei rifarmi il seno e andare dal parrucchiere tutti i giorni come fai tu. E potrei passare con facilità da un ragazzo all’altro senza curarmi della mia migliore amica. Senza presentarle mai nessuno. Mai. Eh, non è forse vero, Ririko? Io sono solo quella da cui correre ogni volta che la mamma viene picchiata dal suo nuovo uomo… Cosa credi? Ce io non lo sappia? So perfettamente quello che ti accade, ma aspetto paziente che sia tu a parlarmene. Mi dico “è giusto così”, però sono stufa! Io ti parlo di tutti i miei problemi e tu svicoli sempre. Non mi consoli mai! E io lascio passare e ti consolo quando piangi tra le mie braccia senza dirmi perché! E tu intanto non ti rendi conto di nulla… Io in realtà speravo che almeno tu, vedessi cosa…- i suoi occhi si erano riempiti di lacrime e poi aveva vomitato.
Non le avevo parlato per una settimana, poi lei è venuta da me in lacrime con i biglietti per un concerto degli Arc-en-ciel e io non ho potuto non parlarle. D’altronde mi ferisce che lei in realtà pensi quelle cose di me, ubriaca o no. È stato più o meno lì che ho cominciato a chiedermi cosa mi stesse nascondendo. 
Ma oggi ne ho avuto la conferma. Sono andata a trovarla in infermeria, dove di solito si rifugia quando è triste. Aveva delle macchie di sangue sulla camicetta e poi al ritorno da scuola, sulla strada di casa, lei sorrideva come suo solito mentre il suo polso era fasciato. Credo che qualcosa si sia mosso e che l’abbia ferita immensamente se è arrivata a lasciar perdere ogni cautela, sporcandosi addirittura la camicetta.
Forse ha qualcosa a che fare con la lettera di Toshiro che ha trovato nell’armadietto stamattina. Lei me l’ha nascosta e poi mi ha raccontato una balla riguardo il suo contenuto. Quasi sempre riesco a capire quando mente, perché mi sorride e ride con quella risata forzata che di recente usa così spesso. Ho timore che in realtà tutta la sua esistenza sia diventata una finzione e temo ancora di più di non poter fare nulla per lei. Ho deciso che intanto aspetterò di vedere come si risolverà la situazione. E se le cose dovessero diventare davvero critiche allora smetterò di farmi tanti scrupoli inutili per lei.

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