Wizard love...

di Naturally Sophie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- Al campo di Quidditch sotto la pioggia ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1, ovvero, come passare da un ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2- Lettere ***



Capitolo 1
*** Prologo- Al campo di Quidditch sotto la pioggia ***


WIZARD LOVE...

Prologo- Al campo di Quidditch sotto la pioggia

 

 

 

Per allenarmi, sono solita correre per il campo da Qidditch. Mi sento bene nel sentire le mie gambe che si muovono sempre più veloce, fino a quando mi sembra di volare. Beh, senz'altro amo anche la sensazione che dà l'essere sospesi nel vuoto, con come unico sostegno il tuo caro, vecchio e fidato manico di scopa.

Ma comunque, torniamo a noi.

Quel giorno pioveva forte e faceva ancora abbastanza freddo per essere metà maggio. Frequentavo il quinto anno ed ero la cercatrice della mia squadra, ovvero Serpeverde.

So cosa starete pensando : “ Ok, ho capito; la solita ragazza ricca e snob che pensa solo ai vestiti, ai ragazzi e al trucco.” No. Questa descrizione non mi rispecchia nemmeno un po'. Odio quando la gente si fa dei pregiudizi sul mio conto. E anche quando ragiona per stereotipi. Fatto sta, che quel giorno non correvo veloce come negli allenamenti passati, ma mi godevo la pioggia incessante e violenta che mi penetrava la divisa verde e argento e che mi inzuppava i capelli. Mi fermai ad occhi chiusi ad ascoltare la pioggia. Ho sempre amato questo tipo di fenomeno atmosferico, specie se associato alla natura. E, dato che nella Foresta Proibita non possiamo andare (anche se dove abito io è pieno di boschi, per la maggior parte magici...), il Campo è l'unico posto, oltre al Lago Nero, dove mi sento davvero e finalmente a casa. Allargai le braccia ed inspirai a fondo l'odore di erba e terra bagnate mentre goccioloni pesanti cadevano su di me, facendomi finalmente sentire viva. Sorrisi quando un brivido di freddo mi attraversò la spina dorsale. Piano piano, riaprii gli occhi assaporando con gli occhi il colore meraviglioso del cielo tempestoso dell'Inghilterra. Corsi fino al muro dove avevo appoggiato la scopa e, senza indugiare oltre, spiccai il volo.

Più in alto, più in alto, sempre più in alto continuava ad urlarmi il cervello.

Più veloce, più veloce, sempre più veloce mi tartassava invece il mio corpo.

Arrivata ad un'altezza di circa centocinquanta metri, mi fermai per ammirare il paesaggio che la cara vecchia Hogwarts e circondario offrivano alla vista. Senza accorgermene, scoppiai a ridere come una demente, mentre il cielo rideva con me, tuonando.

-QUESTA E' VITA!- urlai al vento in presa all'euforia.

Dato che quel giorno era particolarmente freddo e uggioso, credevo che nessun altro temerario (leggi pazzo) simile a me potesse mai essere uscito dalla Sala Comune della propria Casa. E invece mi stavo sbagliando. E di tanto, anche.

-Smettila di gridare. Tanto non sente nessuno le cavolate che dici.- una voce maschile che riconobbi all'istante spezzò l'armonia e la musicalità di quel luogo, facendomi precipitare in un abisso fatto di rabbia.

Mi girai e lo vidi, a cavalcioni su una scopa praticamente nuova e con la solita divisa rosso e oro da portiere: avevo davanti Leonardo Vigna, mio nemico fin dal primo anno. Il primo che mi aveva giudicato non solo per il mio aspetto fisico e per la Casa in cuoi ero stata smistata, ma anche per il famiglio ( una gatta nera di nome Midnight) e per il fatto che... avevo un segreto enorme che riguardava mia mamma. E che non ho mai svelato a nessuno. Mi fissò con i suoi penetranti occhi color argento incorniciati da un incarnato ambrato e dai lineamenti affilati del viso. I capelli incredibilmente neri erano zuppi e gli si erano appiccicati alla fronte. La divisa di Quidditch, già abbastanza aderente per favorire i movimenti dell'atleta, era ormai quasi trasparente, lasciando intravedere il fisico asciutto e non troppo scolpito. Insomma, malgrado fosse la mia nemesi, era stupendo. Non per niente era il più gettonato fra le ragazze del nostro anno. Dopo Harry Potter e Draco Malfoy, s'intende. Eh, già, sono più piccola di un anno del Bambino Che E' Sopravvissuto. E le mie coetanee hanno un debole per i ragazzi più grandi. Patetico.

-Vigna! Cosa diavolo ci fai tu qui?- chiesi sputandogli le parole in faccia. Benché fosse Grifondoro, la sua arroganza e la sua acidità facevano invidia al peggiore dei Serpeverde. Non che noi Serpi siamo sempre e solo degli stronzi patentati, anzi. Io non abbandonerei un amico nemmeno se mi incappucciassero e mi trascinassero via. Sarei disposta a prendermi in pieno petto un Anatema che uccide, piuttosto di abbandonare una persona a cui voglio bene.

-La domanda giusta è: che cosa cavolo ci fai TU qui, Willow. Una purosangue del tuo calibro non dovrebbe essere rintanata in Sala Comune a dipingersi le unghie e parlare con le altre oche della propria Casa di ragazzi da rimorchiare e delle ultime mode?- fu il suo commento aspro. Ancora stereotipi. Mi trattenni a stento dal dargli un pugno sul naso, mentre lo guardai in cagnesco. L'ho già detto che lo odio? In quel momento fremetti di rabbia.

-Senti, non voglio avere problemi, per cui lasciami in pace.- sibilai a denti stretti cercando di calmarmi. Quando non ricevetti risposta da lui, voltai la scopa e scesi in picchiata verso terra, indirizzando i miei passi verso lo spogliatoio verde e argento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Meow!:3 Ciao! Sono nuova di EFP e spero che questo capitolino vi sia piaciuto. I personaggi non sono di mia invenzione, ma bensì di una mia amica, a cui dedico questa storia, che sta scrivendo un romanzo. (Grazie Marghe, sei un genio!! <3 Ti voglio bene) Detto questo, siate buoni con le recensioni : è la mia prima ff in assoluto per cui... va beh, se vi fa piacere, recensite ( a me fa mooooooltooooo piacere...). Ok, mi dileguo... Ciau!

Sophie

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Capitolo 2
*** Capitolo 1, ovvero, come passare da un ***


Wizard Love... capitolo 1

Capitolo 1

ovvero

Come passare da un " Cosa diavolo vuoi?"

a un “ Da quando sei diventato così imbranato, Vigna?” 

in pochi minuti


Leo pov


La guardai andarsene via, arrabbiata e velenosa come un serpente a sonagli. Osservai la sua picchiata maledettamente perfetta e il modo in cui saltò giù dalla scopa, goffo e impacciato.

Lo sanno tutti, ormai, la terra non è mai stata il suo elemento, ma in aria, la sua corporatura ha il modo di far vedere di cos'è capace, specialmente quando le condizioni atmosferiche non sono delle migliori.

L'ho vista trovare il boccino anche in mezzo ad una nevicata a dicembre. Ed era in maniche corte, dicendo che aveva caldo. La partita fu annullata perché si era congelata la scopa a tutte e due le squadre, tranne che a lei che volava spensierata e felice come una Pasqua, catturando i fiocchi di neve con le mani e con la lingua.

Decisi di seguirla per capire cosa caspita le avessi fatto, ma, quando feci per guardare a che punto del Campo era, non la vidi più.

Come cavolo fa a sparire così? Mi chiesi incredulo scendendo dolcemente verso la terra bagnata e , mentre le mie scarpe si impiastricciavano di fango, misi le scopa in spalla e mi diressi verso lo spogliatoio di Serpeverde. Quando mi trovai sotto la tettoia davanti alla porta, sospirai, sentendo i vestiti appiccicati a me come una seconda pelle. Ricordo che mi passai una mano fra i capelli, strizzandoli e scompigliandoli.

Entrai cercando di essere disinvolto, ma in realtà ero... ecco, beh... come si può dire... intimorito? Vergognoso? Sì, esatto, mi vergognavo si essere entrato in un locale femminile, per di più neanche della mia Casa.

Comunque, non appena aprii la porta, mi investì un'ondata di vapore ed un profumo strano, a metà fra l'argan e l'eucalipto. Lasciai vagare lo sguardo nella stanza, trovando una divisa verde e argento ancora umida abbandonata su una panchina.

Ma, oltre al vapore e all'odore gradevole, mi colpirono due suoni, vale a dire lo scroscio incessante di una doccia e di una canzone che ritenevo piuttosto familiare...

Can anybody find me somebody to love?

Each morning I get up and I die a little

can barely stand on my feet

take a look in the mirror and cry

Lord what are you doing to me?

I have spent all my years in beliving in you

but I just can get no relif, Lord!

Somebody, somebody,

Can anybody find me somebody to love?


Si interruppe di colpo e subito dopo realizzai di aver cantato anche io. Ripensandoci ora, mi viene da ridere,ma, in quel momento, desiderai con tutto me stesso evaporare. E quando dico “evaporare”, lo intendo letteralmente. Sparire dalla faccia della Terra.

Osservai un asciugamano volare velocemente per la stanza, per poi scomparire dietro la parete che separa gli spogliatoi dalle docce.

E poi la vidi. Dovetti cercare di dare un contegno al mio povero cuore, che sembrava aver deciso di voler spaccarmi la gabbia toracica.

Avvolta dal telo dei colori della sua casa, con i capelli bagnati e le gocce che le inumidivano le spalle e le braccia e i piedi scalzi che sfioravano appena il pavimento piastrellato, sembrava un'apparizione celeste, una specie di ninfa scorbutica e secchiona che non avevo mai imparato a conoscere né mi ero mai preso il disturbo di fare. Si teneva le mani strette al petto, in un goffo e tenero tentativo di non far cadere l'asciugamano che le fasciava le forme agili e i muscoli guizzanti. Osservai le gocce d'acqua solcarle le braccia e, da come la luce si riflesse, mi sembrarono dei piccoli diamanti.

-Cosa diavolo vuoi? E smettila di guardarmi in quella maniera, per la miseria!- la sentii esclamare e, subito, riportai gli occhi nei suoi. Mi persi per un tempo indefinito nelle sue iridi, annegando e congelandomi in quel color ghiaccio che mi era (e che mi è tuttora) così familiare e che mi fa sentire un idiota dalla furbizia e dall'intelligenza che si celano dietro quegli organi visivi così dannatamente profondi.

Leonardo, posso sapere cosa stai pensando? Tu la odi ed è chiaro che lei odia te! Cosa diavolo vai ad immaginarti? Una spiaggia? Un tramonto sul mare? La Torre di Astronomia? Due coperte? La cioccolata calda? Il chiaro di luna? Ma sei malato? Siete l'uno la nemesi dell'altra, quasi come Potter e Malfoy!!! Insomma, non sei in un romanzetto da quattro soldi dove lui odia lei e lei lo vorrebbe uccidere dove, alla fine, si mettono felicemente insieme! E' solo uno stupido cliché! Zitta, coscienza!!!

Lei schioccò le dita, riportandomi alla bagnata, calda ed imbarazzante realtà.

-Ehm...ecco... uhm... vo-volevo....-

-E tu dovresti essere Grifondoro? Ma per favore! Sono più coraggiosa io davanti alla mia più grande fobia! E dovrei essere solo una – virgolettò la parola con le dita – stronza Serpeverde che pensa solo al trucco, a preservare il suo sangue puro tramandandolo attraverso i ragazzi più belli e nobili, ai vestiti firmati che il suo caro paparino le compra ogni due per tre.- Mi squadrò, gelida come una giornata di dicembre. Arrivò alla sua borsa, si chinò e ne tirò fuori suoi orrendi occhiali dalla montatura rettangolare che si affrettò ad inforcare e una collana con un ciondolo a forma di luna con cui si mise a giocare nervosamente.

-Te lo chiedo solo un'altra volta, Vigna, poi giuro che ti Schianto. Cosa diavolo vuoi dalla mia povera vita?- Con un gesto stizzito della testa, mandò indietro i capelli perfettamente asciutti.

-Posso sapere cosa caspita ti ho fatto, dato che sei scappata come una furia? E, ultima ma non meno importante domanda, come fai ad avere già i capelli asciutti senza aver fatto un incantesimo?- chiesi e solo dopo mi accorsi dell'enorme guaio nel quale mi ero cacciato. Con un gesto brusco, sia allacciò la catenina al collo esile e mi voltò le spalle.

-Hai ancora il coraggio di chiedermi “cosa ti ho fatto”?- stese le braccia lungo il corpo e chiuse i pugni con rabbia, cercando di restare calma. Percorsi la sua figura con gli occhi, in cerca di qualcosa che non sapevo nemmeno io e trovai una voglia a forma di luna blu, sfumata d'argento a decorarle scapola sinistra. Mi avvicinai cautamente e gliela sfiorai con le dita. Lei sussultò e si contorse per tutta la durata del contatto. Si volto velocemente e mi afferrò la mano, stringendola all'altezza del polso.

-Non. Mi. Toccare.- scandì con una punta di fiatone nella voce. Da quello che scoprii solo dopo, le avevo fatto male.

Ma è normale, quando... ma questa è un'altra storia.

Mi mollò e tornò nel locale dedicato alle docce per poi riemergerne pochi minuti dopo. In biancheria. E con la spalla fasciata.

Avvampai, mentre lei avanzava, agile e flessuosa come un gatto verso la sua divisa per poi piegarla meticolosamente e perfettamente. Si stiracchiò leggermente, per poi tornare alla sua borsa dove pose i vestiti.

-Cosa ci fai ancora qui, Vigna? Devo Schiantarti o lo fai da solo?- mi chiese con una punta di divertimento nella voce mentre si allacciava la camicetta e si infilava la gonna e le calze.- Maledetto regime maschilista del cavolo...- imprecò fra i denti mentre si alzava dalla panca e mi lanciava in faccia i miei indumenti asciutti. -Vai a cambiarti. Subito.- ridacchiò mentre mi allontanavo per mettermi i miei abiti non impregnati dall'acqua piovana.

-Come fai ad avere i miei vestiti?- chiesi mentre la maglia della mia divisa rosso-oro andava a farsi benedire.

Lei non mi rispose, ma vidi solo la sua mano sbucare da dietro il muretto e porgermi un asciugamano. Non lo seppi mai se in quel momento stesse arrossendo o no, ma trovai quel pensiero davvero carino.

Mi asciugai velocemente e mi infilai i pantaloni, mentre litigavo con i bottoni della camicia.

Vidi Luna sbucare da dietro il suo rifugio, con gli occhiali appesi appesi alla cravatta e una mano sugli occhi.

-Sei vestito, almeno per la metà inferiore?- chiese cercando di celare un certo imbarazzo nella voce.

Mugugnai qualcosa che assomigliava vagamente a un sì. Era strano, per noi, i perfetti opposti, ritrovarci in una stanza senza sentire il bisogno di scannarci a vicenda. Lei entrò silenziosamente e si posizionò di fronte allo specchio, con un fermacapelli di legno laccato di blu in bocca.

Velocemente, raccolse i suoi indomabili e meravigliosi boccoli di un colore simile a quello dell'oro rosso e li spinse a forza nel fermaglio, imprecando poco signorilmente diverse volte. Poi si voltò verso di me e la vidi arrossire violentemente, dato il mio petto nudo, per poi avvicinarsi con fare deciso a me.

La superavo (e la supero ancora) di tre centimetri, ma non glieli ho mai fatti pesare più di tanto.

-Lo sapevo...- sussurrò inviperita fissandomi la clavicola desta : come lei, infatti, avevo una voglia che rappresentava il suo esatto opposto, ovvero, un sole rosso sfumato d'oro. - Me l'aveva detto!- disse prima di bagnarsi le dita sotto il rubinetto.

-Cosa cavolo...?-

-Zitto. Guarda e impara.-

Mi mise le dita umide e gelate sulla voglia e percepii una stilettata di dolore indescrivibile. Mi contrassi e mugolai fino alla fine del contatto,

che avvenne pochi secondi dopo.

-Ora capisci perché non possiamo toccarci a vicenda.- esordì glaciale. - Mettiti a posto, adesso!- esclamò imbarazzata girandosi e andandosene via. Portava delle scarpe da ginnastica babbane nere, vecchie e sciupate, differenti dai soliti e scomodi mocassini di pelle o le (ancora più agnostiche) ballerine. Lo trovai strano: perché mai una Serpeverde portava delle scarpe rovinate e non curava il suo aspetto?

Riuscii finalmente a riabbottonarmi la camicia e, quando venne il momento della cravatta, cominciai ad imprecare come un gentleman inglese non avrebbe mai dovuto fare.

-Problemi?- chiese mentre inforcava di nuovo gli occhiali e slacciava i primi tre bottoni della camicia immacolata.

Scoraggiato, le mostrai la cravatta, credendo di non potere cadere più in basso di così. Lei sospirò e sollevò un angolo della bocca in una specie di sorriso.

-Da quando sei diventato così imbranato, Vigna? Ti manca l'aria piemontese?- esatto, io, Luna, un mio amico e una sua amica oltre che una ragazza di Tassorosso , siamo tutti italiani D.O.C. Arrossii senza ritegno a quell'esclamazione e lei dovette accorgersene, perché dopo poco disse :- Lascia stare, ti insegno io- e, con una pazienza che non credevo le appartenesse, mi istruì su come annodare perfettamente la cravatta, stringendomela lei attorno al collo. Le sue dita lunghe, affusolate e callose si muovevano come in preda ad una crisi epilettica e io ne ero totalmente ipnotizzato.

Quando ebbe finito, alzò lo sguardo e mi fissò negli occhi, mentre un brivido la percorreva.

-Cosa c'è?- chiesi d'istinto

-Sarà meglio sbrigarsi, ha smesso di piovere e sento che qualcosa di brutto sta per accadere.- il suo volto era funereo.

Feci appena in tempo a prendere le mie cose prima che lei mi trascinasse fuori dagli spogliatoi per poi dirigerci verso il castello.

Aveva ragione: quel giorno, il nostro centenario e stimatissimo preside, il Professor Albus Percival Wulfric Brian Silente, morì per una Maledizione Senza Perdono che l'aveva scaraventato giù dalla Torre.

Da quel giorno, nessuno di noi fu più lo stesso e io cambiai irrimediabilmente in peggio.





Angolino Dell'Autrice Matta Che E' Perennemente In Ritardo



Ehm... ciao... SCUSATEMI IO VOLEVO AGGIORNARE, SOLO CHE CALLIOPE NON SI DEGNAVA DI AIUTARMI!! Mi dispiace davvero tantissimissimo, ma fra le interrogazioni di greco/latino e le verifiche di latino (tutte andate bene ^-^) non ho avuto molto tempo per mettere questo capitolo. Spero di essermi fatta perdonare data la lunghezza del chappy e ...è morto Silente!!! T-T Comunque, i nostri due paladini si ritrovano nella stessa stanza senza scannarsi... ottimo, direi!

Lo so, ci sono molte lacune e misteri, ma non preoccupatevi, li ho messi apposta per invogliarvi la leggere!! (Ma chi vuoi che legga, Soph, fa schifio... -.-” Zitta gemella malvagia!!)

In ogni caso, mi dileguo e ringrazio di cuore tutti coloro che hanno messo questo sclero fangirliano fra le preferite e le ricordate e chi mi ha messo fra gli autori preferiti. Vi ringrazio anche delle bellissime recensioni e vi avviso che non pubblicherò il prossimo capitolo se non otterrò più di quattro recensioni.

Detto ciò, buona vita a tutti.

Bacioni

Sophie

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Capitolo 3
*** Capitolo 2- Lettere ***


Capitolo 2

Lettere

 

 

Pov Luna

 

Lo sapevo. Sarebbe successo sicuramente qualcosa di brutto. Tutte le volte ho avuto un brivido è stato perché di lì a poco qualcosa sarebbe andato storto. E, purtroppo,  non mi sbagliavo nemmeno quel giorno.

A volte lo sogno ancora. Dico, il nostro preside. Lo vedo un attimo prima che Piton lo uccida … vedo la sua espressione incredula e calma mentre guarda il suo collega e, in meno di un secondo, lo perdona e precipita sereno verso la sua sorte.


Ricordo che quella sera cenai appena. Mangiai pochissima insalata scondita (sono vegetariana. Non vedo perché un animale debba morire per finire nel mio piatto. Lo trovo assolutamente ingiusto ed egocentrico.) e poi mi allontanai nauseata dal tavolo della mia Casa. Tutti così schifosamente viscidi e perfetti... tutti così... così Serpeverde. Tutti così ricchi e così leccapiedi e meschini da dare il voltastomaco. Sbuffai mentre uscivo dalla Sala Grande e mi fermai in corridoio, accarezzando le pietre ruvide che componevano la nostra cara vecchia Hogwarts. Mi tolsi gli occhiali e li appesi alla camicia nivea e, le mie dita, furono catturate dallo stemma verde e argento ricamato sulla camicia candida, tanto per ricordarmi il destino che mi era stato affidato. Sciolsi i capelli dalla scomoda e rigida posa nella quale si trovavano e mi diressi sospirando verso i sotterranei e quindi al mio dormitorio.
-Pozione pollisucco- dissi annoiata al muro che si aprì lasciando intravedere la nostra sala comune, abbastanza macabra per chi odia l'acqua e il buio, ma credo che sia piuttosto accogliente.
Contrariamente alla descrizione di Harry Potter e Ronald Weasley, le nostre lampade non sono appese al soffitto con delle catene e il verde che                 predomina la stanza è davvero bello: è a metà fra il colore di un fiume d'inverno e il colore delle foglie di un pino. Di certo non è luminoso come  quella delle altre Case, ma di sicuro è l'unica che ha una vista completa del Lago Nero. Adoravo vedere i pesci nuotare fra le alghe nelle acque gelate ed ero l'unica che si sedeva sempre lontano dal fuoco per poter restare accanto al mio elemento preferito. Mi avvicinai al vetro e vi posi sopra una mano e, in seguito, la testa. Inspirai lentamente l'aria fresca nei pressi del Lago, così diversa da quella  calda nella sala comune. Chiusi gli occhi solo per un secondo quando sentii una voce alle mie spalle.
-Pozione pollisucco.-
Mi nascosi velocemente dietro ad una poltrona per non essere vista da coloro che stavano entrando dal passaggio nel muro. Cercai di rallentare i miei battiti cardiaci e di calmarmi quando una combriccola del mio anno mi passò accanto, ridendo.
-Certo che Silente se l'è proprio cercata! Sostenere così apertamente i Babbani e i Mezzosangue... hanno proprio fatto bene ad ucciderlo.- ghignò un ragazzo castano. I suoi occhi erano spilli che perforavano qualsiasi cosa capitasse loro a tiro. Cercai di trattenermi dal picchiarlo.
Ok, ora calmati. Pensa a qualcosa di bello e tranquillo... un lago... sei sott'acqua e fa freddo. Riemergi lentamente e ti ritrovi nel bosco vicino a casa  e tutto è ricoperto dalla neve. Va meglio, vero?
Grazie coscienza.
Di nulla, tesoro, ma riguardo a Vigna... mamma mia... che carino...
Smettila. Lo odio e lui odia me.
Ok, ma...
Niente ma. Ora ascoltiamo questi perfettini.
-Già, scommetto che sono tutti dispiaciuti e relegati a piangere il loro amato preside...- commentò una ragazza albina.- … per non parlare poi di quei disgustosi Grifondoro... specialmente Potter e Weasley e quella schifosa nata Babbana della Granger.-
La rabbia continuava a montarmi dentro, sempre più feroce e violenta e dovetti chiudere gli occhi e reprimere l'impulso di saltare fuori dal mio
  nascondiglio e di spaccare quei loro culi delicati.

Sì, lo so, sono una lady.

Ad un certo punto, sentii bubolare un gufo da un punto imprecisato alle mie spalle. Sussultai stringendo il libro che avevo tra le mani ( “Il mondo di Sofia” un libro filosofico uscito solo qualche anno prima) che avevo preso dal mio nascondiglio segreto per i miei piccoli tesori italiani...come, ad esempio, libri come “Il nome della rosa” o “ Uno, Nessuno, Centomila”  o ancora, spartiti di mia madre per il pianoforte, fotografie dell'età più bella della mia vita, ovvero quando mia mamma ... ma torniamo a noi.

Sotto ad una delle poltrone della sala comune avevo trovato per caso una botola impolverata che avevo accuratamente pulito e dove avevo riposto tutte le cose che ritenevo fossero preziose per me. È proprio vero quel detto che dice “ Se vuoi nascondere qualcosa, mettilo in bella vista”. E si dava proprio il caso che, in quel momento, fossi nascosta dietro a quella fatidica poltrona e che, aspettando che quegli stronzi ( ed è già far loro  un complimento) se ne andassero senza notarmi, avessi preso uno dei miei libri preferiti in assoluto. Il silenzio era assordante, rotto a intervalli regolari solo dal battito impazzito del mio povero cuore.

-Chi c'è là?- squillò la voce di uno dei ragazzi che si era limitato a sghignazzare. Feci rapidamente finta di nulla, appoggiandomi al muro gelato e aprendo il libro su una pagina a caso, facendo finta di leggere. Sentii i passi leggermente ovattati sulla moquette verde smeraldo dirigersi verso di me, ma cercai comunque di far finta di nulla e di concentrarmi sulla frase del libro... - Ah, Willow, sei tu. Ancora con quella schifezza babbaba e italiana ? Quando comincerai a leggere libri normali e decenti ?- mi disse strappandomi dalle mani il mio tesoro per poi prendere a sfogliarlo.

Mi alzai e incrociai le braccia al petto dicendo – Posso riavere il mio libro, per favore?-

-Ma come fai a leggerlo? Non ci sono figure!-

- Ci sono persone che usano l'immaginazione!- esclamai esasperata levando il mio libro dalle sue stupide manacce curate all'esasperazione .

- Calmati, Willow, era solo una constatazione.-

- Sei pregato di non toccare più i miei libri o qualunque cosa mi riguardi, se ci tieni a non diventare un uomo eunuco.-

-Un che…?- chiese deridendomi

-Evirato.- risposi semplicemente guardandolo truce.

-Senti, non ho tempo per le tue stupidate, Willow. Va’ a farti un giro- esordì ghignando e feci di tutto per reprimere, ancora una volta, la mia rabbia.

A malapena notai che, mentre uscivo piuttosto velocemente dalla Sala Comune per non macchiarmi di omicidio, un barbagianni si era posato sulla mia spalla. Appena fuori, ispezionai più volte il corridoio prima di avventurarmi tra e vecchie mura di Hogwarts. Appellai un maglione e mi diressi verso la Guferia.
Non appena vi misi piede dentro, il rapace appollaiato sulla mia spalla arruffò le penne e cominciò ad agitarsi, tubando lievemente e spingendo la lettera che teneva  nel becco più vicina a me.
-Sì, sì, tranquillo tu, adesso la leggo.- ecslamai prendendo la messiva che il pennuto mi stava porgendo per poi lasciarlo su un trespolo e dargli un contentino. Mi sedetti sul parapetto, aprendo la lettera che mio padre mi aveva mandato.

" Cara Luna,
ti scrivo perché ho saputo della morte di Silente. E' stato un duro colpo anche per me, dato che l'ho conosciuto personalmente e non solo come insegnante e preside, ma anche come amico e confidente. E tu sai quanto sia stato importante per la nostra famiglia quell'uomo.
A parte questo, come sta la mia bambina? Va tutto bene lì? Spero vivamenete di sì.
In bocca al lupo per le ultime verifche di quest'anno, ma sono sicuro che andrai alla grande.
Ricordati di mettere l'apparecchio quando vai a dormire, mi raccomando.
Spero mi risponderai presto.
Ti voglio tanto bene,
Papà"


Sorrisi, malgrado tutto: ancora oggi, e credo lo farà per sempre, mio padre sa sempre per che verso prendermi.
Mi strinsi ancora di più nel mio maglione quando un soffio di vento si insinuò dalla finestra. Il cielo si era di nuovo oscurato e  le nubi promettevano ulteriore pioggia e forse anche dei fulmini.

Affondai le mani nelle tasche e ne tirai fuori la mia inesauribile scorta di ciccolato fondente che appoggiai di fianco a me mentre, con un gesto della bacchetta, feci apparire carta e penna, per rispondere alla lettera del mio genitore.

"Caro papà,
il clima, sia atmosferico che umano, qui ad Hogwarts, specialmente questa sera, è più teso che mai. Basti pensare che alcuni ragazzi di Serpeverde vanno a dire he Silente se l'è cercata, roba da matti.
Oggi ho incontrato per caso Leonardo ed è successo ciò che doveva succedere: abbiamo scoperto l'un l'atra le nostre "voglie" e il fatto che, appunto per quelle, non possiamo nemmeno sfiorarci. Devo dire che mi manca un po' la mia amicizia con lui. Ora a malapena mi parla o mi sauta solo perché siamo in Case rivali...!
Comunque sì, la tua bimba sta bene.
Lì come va? La nonna sta bene? E Giulia? Spero di sì.
Non vedo l'ora di tornare a casa così potremo passare un po' di tempo insieme e, chissà, scoprire qualcosa di nuovo...
Ora ti lascio papà, sono già uscita dal dormitorio fuori dal coprifuoc, se Gazza mi vedesse qui in Guferia passerei davvero un brutto guaio...!
Per l'apparecchio, non preoccuparti, lo sai che ci tengo alla mia igiene orale.
Saluta la nonna da parte mia, per favore.
Ti voglio tanto tanto bene,
Luna"


Rilessi la lettera un paio di volte per controllare che non ci fossero errori e poi la affidai al barbagianni che sparì quasi subito in quel mare nero che si stava avvicinando sempre di più al castello.
Non so per quanto tempo rimasi incantata nel vedere i lampi biancheggiare tra le nubi con i tuoni che mi rimbombavano in testa.

-Il coprifuoco è scattato da un pezzo.- una voce accanto a me mi destò dai miei pensieri.
-Cosa c'è Vigna? Oggi è a giornata mondiale di "Stalkeriamo Luna Willow"?-
Lui sorrise e prese la cioccolata dalla mia riserva, senza nemmeno chiedere. Alla mia protesta, scoppiò in una fragorosa risata.
-No, era solo che non prlavamo da molto tempo e ho pensato di chiacchierare un po', tutto qua.-
-Beh, io non ne ho voglia, perciò addio.-
-Aspetta.- mi afferrò il polso, per farmi fermare e una scarica di adrenalina mi percorse da capo a pedi - Volevo scusarmi per essermi comportato così mae oggi pomeriggio e per essere entrato di nascosto nello spogliatio femminile.-
Lo guardai arrossire e levai la mano dalla sua stretta.
-Sei perdonato, ma va' a dormire, se Gazza ti scopre sei nei guai-
-La stessa cosa vale per te.-
Annuii e scappai di nuovo nel mio dormitorio dove, malgrado tutto, mi addormentai con il sorriso sulle labbra.

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