30 Days OTP Challenge - FrUk

di Lady White Witch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tenendosi per mano ***
Capitolo 2: *** Coccolandosi da qualche parte ***
Capitolo 3: *** Guardando la tv ***
Capitolo 4: *** Ad un appuntamento ***
Capitolo 5: *** Bacio ***
Capitolo 6: *** Indossando i vestiti l'uno dell'altro ***
Capitolo 7: *** Cosplaying ***
Capitolo 8: *** Shopping ***
Capitolo 9: *** Passando del tempo con gli amici ***
Capitolo 10: *** Con le orecchie da animale ***
Capitolo 11: *** In Kigurumi ***
Capitolo 12: *** Pomiciando ***
Capitolo 13: *** Mangiando un gelato ***
Capitolo 14: *** Genderswap ***
Capitolo 15: *** Indossando vestiti in stile diverso ***
Capitolo 16: *** Durante i loro rituali mattutini ***
Capitolo 17: *** Amoreggiando ***
Capitolo 18: *** Facendo qualcosa insieme ***
Capitolo 19: *** In tenuta formale ***
Capitolo 20: *** Ballando ***
Capitolo 21: *** Cucinando ***
Capitolo 22: *** In battaglia, fianco a fianco ***
Capitolo 23: *** Litigando ***
Capitolo 24: *** Facendo la pace ***
Capitolo 25: *** Guardandosi negli occhi ***
Capitolo 26: *** Sposandosi ***
Capitolo 27: *** Ad uno dei loro compleanni ***
Capitolo 28: *** Facendo qualcosa di ridicolo ***
Capitolo 29: *** Facendo qualcosa di dolce ***
Capitolo 30: *** Facendo qualcosa di porno ***



Capitolo 1
*** Tenendosi per mano ***


Kiss
#01 Tenendosi per mano

Corragioso. E molto, molto orgoglioso. 
Non c'era altro modo per definire Inghilterra, quel piccolo adorabile teppistello, troppo orgoglioso per ammettere, a se stesso e agli altri, di aver bisogno d'aiuto. 
Era stato coraggioso perchè da solo, con un Russia troppo impegnato a terrorizzare i Paesi Baltici e un'America intento ad un autocelebrarsi, era riuscito a proteggere il suo popolo dall'attacco aereo tedesco e a preparare un controattacco.
Molto, molto orgoglioso perchè, nonostante stesse soffrendo atrocemente per Londra, continuava a rifiutare categoricamente l'aiuto che il francese cercava di dargli. 
Ma sapeva benissimo che Inghilterra non ce l'avrebbe fatta a resistere ancora a lungo, non con settimane di sonno arretrato e cicatrici che stentavano a rimarginarsi.
Per questo non si sorprese di trovarlo addormentato sul lettino del bunker, stremato.  
'' Mon amour, prometto che mentre dormirai ti terrò la mano '' sussurrò Francia all'orecchio dell'inglese,  mentre quest'ultimo era ormai sprofondato tra le braccia di Morfeo, in un sonno che sembrava tutto, fuorchè naturale. 
E durante quella lunga notte, Francis mantenne la sua promessa e non lasciò mai, nemmeno per un attimo, la mano di Arthur.

( 183 parole) 

Avviso ai lettori : Minimo due recensioni per continuare questa raccolta sulla FrUk. 





 

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Capitolo 2
*** Coccolandosi da qualche parte ***


#02 Coccolandosi da qualche parte













'' Sai una cosa, Angleterre? Quando non mi insulti e ti lasci coccolare sei veramente adorabile '' disse Francia, tenendo tra le bracci un piccolo Inghilterra piuttosto irritato. E dalla sua espressione si capiva benissimo che tra non molto si sarebbe abbattuta una vera e propria tempesta sul povero francese.
'' Shut up, frog. Non sono una bambola. Mettimi giù '' ordinò con fare perentorio il più piccolo, accigliandosi ancora di  più quando l'altro non diede segno di voler seguire il suo ordine.
'' Ma mon cherì, siamo stati così bene fino ad ora '' fece Francis con tono plateale, cercando di intenerire la piccola canaglia che teneva ancora stretta tra le braccia, come se stesse cercando di proteggerlo.
'' Frog, hai semplicemente approfittato del fatto che io stavo aspettando mio nonno sotto la quercia e...''
'' Aspettando? - lo punzecchiò il maggiore - Piuttosto mi è sembrato che tu dormissi alla grossa, mon amie.''   
'' Non è vero! '' esclamò l'inglese, arrossendo fino alla punta dei capelli. Vederlo così imbarazzato fece sorridere di cuore Francia, che gli spostò una ciocca ribelle dietro l'orecchio.
'' Dovresti fare qualcosa per questi capelli. Sono così... si, sono terribilmente fuori moda.''
'' Mi farò tagliare i capelli da te solo quando Impero Romano sconfiggerà mio nonno '' fece sicuro il bambino, non accorgendosi dell'ombra che, per un momento, attraversò gli occhi di Francia. Il francese per un attimo smise di accarezzare placidamente la testa di Arthur
, come congelato a mezz'aria.
'' Uhm... stupid frog, che ti prende?'' gli chiese Inghilterra, notando come l'altro sembrasse essersi addormentato all'improvviso ad occhi aperti.
Riprendendosi rapidamente, Francis gli sorrise. '' Beh, allora temo che dovrò aspettare molto tempo, mon cherì, per sistemarti questo disastro che tu chiami capelli.''
Nonostante le proteste della giovane Nazione britannica, il francese riprese a coccolarlo, stringendolo a se ancora più forte, come se temesse di lasciarlo andar via.
A sorpresa, Arthur si lasciò cullare dal battito rassicurante del cuore di Francia, mentre il maggiore sperò con tutto se stesso che quel momento non finisse mai, e che quel piccolo, adorabile teppistello non potesse scoprire mai cosa gli stesse nascondendo.



( 351 parole)






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Capitolo 3
*** Guardando la tv ***


 #03 Guardando la tv










'' Alors, mon Angleterre, come stiamo oggi?'' chiese Francia, entrando nel soggiorno dell'inglese con un largo sorriso che, ormai Arthur c'era abituato, non prometteva niente di buono.
'' Non fare domande idiote, stupid frog - ringhiò irritato Inghilterra, sistemandosi meglio sul divano, facendo attenzione a dove metteva la gamba ingessata - Come potrei stare? Quel maledetto yankee l'ha ridotta ad un colabrodo. Dannato lui e le sue stupidissime invenzioni.''
All'ultimo meeting America si era presentato con una non meglio specificata invenzione ( che, tuttavia, al francese era sembrata solo un'accozzaglia confusa di cianfrusaglie raccolte chissà dove. Un vero pugno all'occhio per un esteta come lui!) che, a suo dire, avrebbe rivoluzionato per sempre le loro esistenze.
Le premesse erano interessanti, peccato solo che invece di fare quello che si augurava Alfred, la strana macchina era esplosa subito dopo che era stata accesa, e la maggior parte dei pezzi era finita sulla gamba di Inghilterra, che quindi, accompagnato da Giappone, era dovuto andare subito in ospedale.
La prognosi? Tre mesi con la gamba ingessata e l'assoluto divieto di fare sforzi eccessivi.
'' Comunque, frog - fece l'inglese - Perchè diavolo sei qui? Il tuo capo vuole di nuovo farti sposare con me per scongiurare la crisi?''
'' Mmf... certo che no, Angleterre. Non sono qui per discutere di una cosa volgare come la politica. Anzi, ti ho portato una sorpresa.''
'' Speriamo che non sia un anello allora '' commentò acido Arthur, ma appena vide il regalo che gli aveva portato l'altro, dovette usare tutto il suo autocontrollo per non mostrarsi sorpreso o anche minimamente contento (anche se i suoi sforzi furono vani.)
'' Non ci credo... Sherlock Holmes? Il film con Robert Downey Jr?'' chiese in un soffio l'inglese, ricordandosi di come lui stesso avesse assistito alle riprese del film, a Londra.
'' Oui, mon cherì. Insieme ovviamente al suo seguito, Gioco di ombre - fece il francese che, dopo aver messo il dvd nell'apposito lettore, si sedette accanto ad Arthur, facendo attenzione a non fargli male - Direi che non ci resta che goderci lo spettacolo, non?''
'' But... frog, come diavolo facevi a saperlo? Si, insomma, che è uno dei miei film preferiti.''
'' Mon amie - gli rispose semplicemente Francis - Credi che mi sia dimenticato che anche tu ti unisti ai fan di Sherlock Holmes quando il suo autore decise di farlo morire? E' logico che sia fan anche dei film, non? Poi, appena sarai stanco, potrai addormentarti sul mio petto e...''
'' Tsk - l'interruppe Inghilterra, arrossendo - Piuttosto America smetterà di inventare aggeggi pericolosi prima che io mi addormenti sul tuo petto, pervert!
Ora sta zitto, che sta iniziando il film.'' 
Francis sorrise e con un braccio portò Arthur più vicino a se. L'inglese non protestò e non sembrò nemmeno irritato da quel contatto non richiesto, anzi, si accoccolò ancora di più tra le braccia dell'altro.




(473  parole)  

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Capitolo 4
*** Ad un appuntamento ***


#04 Ad un appuntamento













Inghilterra guardò ancora una volta l'orologio, irritato.
21.15
Quel dannato francese lo stava facendo aspettare da più di un quarto d'ora, e ormai Arthur era al limite della sopportazione. Ordinò al cameriere, un ragazzo sui vent'anni che non faceva altro che scoccargli occhiatacce velenose, una bottiglia di champagne. Odiava quel posto, che la rana aveva definito il localo più rinomato di Parigi, dove non servivano nemmeno degli alcolici decenti e lui doveva accontentarsi dello champagne, che non solo non aveva mai sopportato, ma in confronto a ciò che beveva di solito era solo un pò d'acqua fresca.
21. 25
'' Damn it, frog - pensò, mentre cominciava a bere - Dove diavolo sei?''
Non avrebbe mai dovuto accettare quell'invito di Francia. Avrebbe fatto meglio a restarsene a casa, a lavorare sui documenti che gli aveva fatto recapitare il suo superiore (la questione in Ucraina era estremamente delicata, tanto da richiedere non solo la sua attenzione, ma di tutti gli organi del suo Parlamento) e a bere una tazza di the. Invece era bloccato lì (sicuramente il cameriere era stato pagato da quel pervertito per non perderlo di vista nemmeno un secondo e impedirgli di andarsene prima del suo arrivo, anche se non sembrava molto felice di farlo), ad aspettare quella rana pervertita, per una questione diplomatica, diceva lui.
Tuttavia Inghilterra era certo che quella sera a parlare di diplomazia sarebbe stato solo lui, mentre l'altro non avrebbe fatto altro che filtrare con tutte le belle ragazze, o ragazzi, del ristorante, mettendolo a disagio.
21.45
No, quando era troppo, era troppo! Al diavolo il cameriere-guardia, lui avrebbe subito pagato il conto per la bottiglia di champagne (che, tra l'altro, non era niente di eccezionale. ) e se ne sarebbe tornato a casa, dove si sarebbe concentrato su questioni veramente importanti.
'' Quanta fretta, Angleterre - lo fermò Francia, arrivato in quel momento dietro le sue spalle - Non sai che non è gentile andartene prima di chi ti ha invitato, mon amour?''
'' Tsk, frog. E tu non sai che non è gentile far aspettare una persona per quasi più di quarantacinque minuti prima di presentarti?'' ribattè acido l'inglese, che non fece cenno di volersi risiedere.
'' Mi dispiace, mon Angleterre. Ho perso tempo per prenderti queste '' gli rispose calmo Francis, porgendogli un mazzo di rose rosse, il cui profumo dolciastro invase le narici della Nazione britannica.
'' Delle rose? Possibile che tu debba essere sempre così maledettamente sdolcinato?'' chiese retorico Arthur, accettando tuttavia quelle rosse così impreviste.
'' Un appuntamento senza rose rosse non sarebbe un appuntamento, non?''
'' Appuntamento? Frog, questa non è una serata di piacere. Dobbiamo parlare della questione con Russia e Ucraina, ricordi? Soprattutto dobbiamo parlare sul come non farci ammazzare da Russia se lo estrometteremo dal G8 '' disse Inghilterra, cercando di mantenere un certo contegno di fronte a tanta gente.
'' All'ultimo meeting se n'è già parlato tanto, mon Angleterre. E' da settimane che siamo sul filo del rasoio, preoccupandoci di quello che farà o non farà Ivan - fu la risposta calma della Nazione francese - Stasera invece voglio stare solo con te. Sai, in caso Russia decida di attaccare anche noi, voglio almeno che uno dei miei desideri venga esaudito.''
'' Avere un appuntamento con me sarebbe uno dei tuoi sogni nel cassetto?''
Francis sembrò pensarci un pò su. '' Beh - disse infine - Mon amie, se la vogliamo mettere in questi termini... si. Nella lista delle cose da fare prima di morire, un appuntamento con te è sicuramente al primo posto.''
'' Idiot '' biascicò a denti stretti l'inglese.
'' Prima che altri colorati insulti escano da quella tua adorabile bocca, che ne dici di ordinare qualcosa che non sia champagne?''
Nonostante le reticenze iniziali, Inghilterra alla fine decise di rimanere (ritenendo che non sarebbe stato un comportamento da gentleman andarsene proprio quando era arrivato il suo ospite) e incredibilmente per tutta la serata l'attenzione del francese fu tutta per lui.

(649 parole)

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Capitolo 5
*** Bacio ***


The Guardian
#05 Bacio













'' Angleterre ''  fece in un soffio Francia, entrando nella camera dell'altra Nazione, completamente buia, fatta eccezione per i lampi che ogni tanto illuminavano a giorno i cieli londinesi.
Pioveva ininterrottamente da giorni ormai, e il francese sapeva che la causa del mal tempo era proprio lì, di fronte a lui, seduto su un letto sfatto e con gli occhi rossi.
'' Fuck you, dannato - mormorò sommessamente l'inglese, stringendosi i pugni con così tanta forza e rabbia da conficcarsi le unghie nella carne- Sei venuto per prendermi gioco di me, non è così? Beh, accomodati pure. Prima di te sono già venuti Scozia e Irlanda.''
Da quando era tornato dall'America il carattere di Arthur, se possibile, era peggiorato. Non era mai stato bravo con i sentimenti, nè con i suoi nè con quelli degli altri, e ora tutta la sofferenza che stava provando, il dolore, la rabbia, il rimorso, l'avrebbero ucciso lentamente.
'' Non sono qui per prendermi gioco di te, mon amie - si sentì in dovere di spiegare Francis - Non lo farei mai, ormai dovresti conoscermi. Voglio aiutarti.''
'' Aiutarmi? E come, frog? Farai tornare quel piccolo ingrato?'' lo schernì amaro Inghilterra, portandosi istintivamente una mano sulla spalla ancora ferita. Francia sapeva che il corpo dell'inglese era ricoperto di cicatrici (molte delle quali gliele aveva inferte lui stesso), ma probabilmente quella sarebbe stata sempre la più dolorosa, proprio perchè inferta dall'ultima persona da cui se l'aspettava.
Non c'erano parole in grado di consolarlo, anzi, qualunque cosa gli avrebbe detto non avrebbe fatto altro che irritarlo ancora di più. Perchè quando si subiva una perdita affettiva come quella, l'unica cosa che si poteva fare era sopravvivere. Francia non avrebbe permesso che Inghilterra sopravvivesse con l'odio e il rancore, isolandosi ancora di più dal resto del mondo. Forse fu per questo che non pensò, non parlò, ma agì: lo baciò. Sapeva quanto ci si potesse sentire soli quando chi si amava se n'era andato (Jaenne era morta per proteggerlo, America aveva preferito l'indipendemza al suo tutore) e voleva far capire all'altro che qualcuno, per lui, ci sarebbe sempre stato, nel bene e nel male, in pace e in guerra.
Francia si sarebbe aspettato qualsiasi reazione da parte di Inghilterra, un insulto o uno schiaffo magari. Ma mai si sarebbe aspettato che avrebbe risposto al suo bacio.      
 



(383 parole)
 

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Capitolo 6
*** Indossando i vestiti l'uno dell'altro ***


The Guardian
#06 Indossando i vestiti l'uno dell'altro












‘’Angleterre, sei assolutamente adorabile con questo vestito! – esclamò sicuro Francia, osservando attentamente e con orgoglio il più piccolo, con un sorrisetto di trionfo – Sapevo che tra i miei vestiti ce ne doveva essere anche uno adatto a te! Così sei decisamente più presentabile, mon petit amour.’’
‘’ Taci, frog! – sibilò il bambino, incrociando le braccia sul petto. Per la sua età, o almeno per quella che dimostrava, era già terribilmente testardo e orgoglioso. – Che c’era di male nei miei vecchi vestiti?’’
‘’ L’hai detto tu, mon petit lapin: erano vecchi. Non puoi certamente presentarti a corte come un semplice barbone, non?’’ fece il francese, con i pugni sui fianchi, come se quella fosse la cosa più ovvia e logica del mondo. Aveva passato più di cinque ore solo per trovare il vestito adatto per la Nazione britannica, uno che si adattasse ai suoi occhi verdi e ne esaltasse la grazia, anche se di grazia non si poteva parlare, dato che quel piccoletto era un vero selvaggio! Tuttavia, segretamente sperava che, crescendo, Arthur conservasse quell’indole un po’ barbara, ereditata certamente da suo nonno, perché, davvero, lo affascinava come nient’altro al mondo.
‘’ Al tuo re non interesserà certo come sarò vestito – fece notare Inghilterra, con uno strano sguardo che, se possibile il francese avrebbe definito d’amarezza. Ma un bambino (anche se lo era solo fisicamente) non avrebbe mai dovuto avere degli occhi così tristi. – E’ qui per le mie terre, no? E’ un conquistatore proprio come lo era il vecchio Impero Romano. Solo che lui rimarrà.’’
‘’ Non è il mio re, Angleterre – ci tenne a precisare la Nazione francese – Guillaume è duca di Normandia. E tuo re. Non è poi così male, sai? E’ un uomo molto coraggioso e non è per niente stupido.’’
‘’ E’ un invasore – ribatté testardo l’inglese – Non ha diritto sul trono su cui siede.’’
‘’ Beh, se per questo, nemmeno l’ex conte di Wessex aveva qualche diritto sul trono.’’
Immediatamente, dall’espressione del più piccolo, che aveva visto il suo re fatto a pezzi durante la battaglia,  Francis si pentì di quello che aveva detto, capendo di avere decisamente esagerato.
‘’Mi dispiace, mon petit lapin… ‘’
‘’ Tsk. Non importa, frog  – grugnì Arthur – Certe volte non so se sei più idiota o più… più… baoiteag!’’
‘’ Baoiteag?’’ ripeté confuso l’altro.
‘’ L’ho sentito dire spesso da mio fratello Scozia – si giustificò Inghilterra – Lui conserva ancora qualche parola della lingua originaria del nonno. Non molte, in realtà. Impero Romano non ha lasciato molto delle nostre antiche tradizioni.’’
Ed eccola lì la paura della Nazione più piccola: dover nuovamente rinunciare alla sua lingua, alla sua cultura, a causa di un nuovo conquistatore straniero.  Ecco quindi spiegato l’astio nei confronti di Guillaume.
Nemmeno a lui sarebbe piaciuto se qualcuno, di nuovo, avesse tentato di imporgli una lingua ed una cultura non sue.
‘’ Angleterre, io... già, io sono un vero baoiteag ‘’ gli disse, mentre un gruppo di soldati venne verso di loro. A quanto pare, era venuto il momento di presentarsi dinnanzi al nuovo re. E Francia sarebbe rimasto lì con lui.


 



( 517 parole)
 

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Capitolo 7
*** Cosplaying ***


The Guardian
#07 Cosplaying













Luci, colori, musica e risate. Francia adorava il carnevale di Venezia, un brulichio vivente di persone provenienti da ogni parte del mondo, dove sembrava quasi che le lancette dell'orologio fossero tornate indietro nel tempo di almento trecento anni.
Era stata una vera fortuna che quell'anno l'annuale festa di carnevale delle Nazioni si sarebbe tenuta a Venezia, dal suo petit frère: per la Nazione francese sarebbe stata un'occasione perfetta per rispolverare i suoi vecchi abiti del '700, gli stessi che indossava durante le feste del Roi Soleil, e per gustare, toccare con mano l'eleganza e la grazia malinconica di Venezia.  
Purtroppo, non tutti avevano il suo stesso buon gusto. A cominciare dal teppistello inglese che, per uno strano scherzo del destino (o di Ungheria),  si era ritrovato sul suo stesso volo aereo e con cui era arrivato alla laguna.
'' Mon amie... - fece, arricciando nuovamente il naso, mentre cercavano di districarsi tra la folla di turisti e veneziani  - Sei sicuro di volerti presentare alla villa di Italia così conciato? Sei ancora in tempo per cambiarti, il nostro albergo è a tre isolati da qui.''
'' Te lo ripeterò per l'ultima volta, stupid frog: non ho intenzione di cambiare il mio costume solo perchè non lo trovi appropriato per questa dannata festa - rispose accigliato l'inglese, sistemandosi il lungo impermeabile marrone, che contribuiva a farlo sembrare ancora più minuto di quanto già non fosse - Quindi mettiti l'animo in pace.''  
'' Sei un caso disperato, Angleterre. Non hai gusto. Siamo a Venezia, non a Londra. Lì magari ti saresti potuto vestire da... a proposito, chi saresti esattamente?'' 
Inghilterra fulminò con lo sguardo l'altra Nazione (che tuttavia, dato che l'altro aveva gli occhiali da sole, non potè capire bene l'effetto che avevano avuto le sue parole) e dovette usare tutto il suo auto controllo (che era già poco di natura) per non saltargli addosso e strozzarlo lentamente. 
'' Per tua informazione, wanker, questo è il Dottore, ultimo Signore del Tempo - spiegò Arthur accigliato - Viaggia con il suo Tardis attraverso il Tempo e lo Spazio, e ha salvato l'Universo in tantissime occasioni.'' 
Francis scrollò le spalle. '' I miei sinceri complimenti al tuo Docteur per il suo coraggio, ma in quanto allo stile... beh, lascia veramente a desiderare. E poi... '' 
In un attimo Inghilterra si trovò con Francia a pochi centimetri dal suo viso, e arrossì fino alla punta dei capelli, mentre il corpo si irrigidì come se fosse fatto di marmo. 
'' Togli quei brutti occhiali da sole, Angleterre - disse il francese, le sue labbra a pochi centimetri di distanza da quelle dell'altro - Voglio vedere i tuoi occhi.''
'' What?!'' 
'' Non riesco a vedere i tuoi occhi - spiegò con calma Francis, senza scomporsi - E credimi, anche se hai delle sopracciglia inguardabili, i tuoi occhi non sono veramente niente male. Hanno il colore delle colline della Provenza.'' 
'' Idiot... sei un vero idiot...'' 
In quel momento, Arthur avrebbe ucciso chiunque si fosse azzardato a dire che si era tolto gli occhiali per il francese. Non era assolutamente vero. Gli si era stancata solo la vista, tutto qui. 


 



( 527 parole)
 

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Capitolo 8
*** Shopping ***


The Guardian
#08 Shopping












Parigi era illuminata a festa, luci soffuse ed eleganti (in caso contrario il buon gusto di Francia avrebbe subito un colpo troppo duro, non avrebbe mai  permesso che la sua Paris somigliasse a New York), le strade erano affollate, vive, il francese poteva quasi toccare con mano la gioia e la serenità dei passanti e dei turisti. No, non c'erano dubbi: c'erano tutti gli elementi per poter dire che Natale era alle porte... e che lui, come al solito, si era dimenticato di comprare i regali.
'' Mhm... vediamo... il libro di cucina per il mon petit frère... manga yaoi per Ungheria... speriamo che così almeno la smetta di commissionare a  Giappone doujinshi UsUk... un nuovo pianoforte per Austria...'' 
'' E meno male che almeno quello non lo devo portare io -  si lamentò, visibilmente irritata, Monaco, mentre tra le braccia portava dei pacchetti di vario colore e grandezza, facendo attenzione a non farli cadere, dato che alcuni era molto, molto fragili - Devo ancora capire perchè mi sono fatta convincere ad accompagnarti nelle tue spese natalizie all'ultimo minuto.''  
'' Beh, ti devo forse ricordare chi è stato a procurarti un appuntamento galante con Svizzera?'' le domandò retorico Francis, divertendosi a guardare la sua sorellina prima arrossire fino alla punta dei capelli, poi biascicare qualcosa del tipo:'' ti odio, vile ricattatore.'' 
'' Comunque, stando alla mia lista, abbiamo quasi finito. Manca soltanto... oh, mon Dieu!'' 
Se pensava che trovare un regalo per Germania o per Russia fosse un impresa impossibile, ora doveva ricredersi: all'ultimo posto della sua lista c'era Inghilterra. 
E tutti sapevano quanto l'inglese avesse dei gusti difficili, maledettamente difficili. Ma lui non voleva assolutamente deluderlo, anche perchè Natale era una delle poche occasioni in cui poteva vederlo sorridere genuinamente, senza troppe preoccupazioni se non quella di evitare ad America, ubriaco, di distruggere casa. E Dio solo quanto il francese avesse bisogno di quei sorrisi.
Non  poteva regalargli un libro di cucina, perchè altrimenti avrebbe urtato la sensibilità dell'inglese su quell'argomento. Non poteva regalargli un animale, come aveva fatto con il piccolo Seleand, perchè, per sua stessa ammissione, Arthur non aveva tempo per prendersi cura di un cucciolo, troppo occupato con la gestione del suo Stato e a mantenere dei rapporti civili con i suoi fratelli.
Non poteva regalargli dei capi d'abbigliamento, dato che in quel settore Inghilterra non si riteneva inferiore a nessuno, ma per il  modesto parere di un vero esperto (ossia lui), l'inglese avrebbe seriamente bisogno di rinnovare il suo guardaroba. 
Allora cosa... 
'' Oh... è adorabile '' commentò estasiata Monaco, con il naso letteralmente appiccicato alla vetrina, con sguardo sognante. L'oggetto di tanto interesse era un carillon di legno, con una fata dalle ali spiegate al centro, seduta con aria sognante. Perso com'era nei suoi pensieri, Francis non aveva fatto nemmeno caso alle vetrine. 
'' Angleterre...''  si ritrovò a pensare la Nazione francese, vedendo quel piccolo capolavoro d'artigianato. Infine eccolo lì il regalo perfetto per il suo petit lapin... 


 



(500 parole)
 

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Capitolo 9
*** Passando del tempo con gli amici ***


The Guardian
#09 Passando del tempo con gli amici












'' Wankers! Appena vi prendo siete morti! Ve la farò pagare cara, idiots!''
La voce di Inghilterra risuonò, amplificata, tra le stanze semi vuote e spoglie di casa sua, e avrebbe fatto tremare di paura chiunque fosse dotato di un pò di buon senso o che ricordasse com'era ai tempi della pirateria.
A chiunque, certo,  fatta eccezione ovviamente al fantastico trio composto da Prussia, Spagna e Francia, che in quel momento se ne stavano tranquillamente nascosti dietro un cassettone polveroso e ammuffito, cercando di trattenere le risate e i sorrisetti di pura soddisfazione che, nonostante i loro sforzi, si stavano dipingendo sui loro visi.
'' Amigo, se lo raccontassi  a Lovinito... ''
'' Kesekesekese... in quel caso dovresti dire addio alla tua libertà, Tonio. Romano con te non ci andrebbe tanto per il sottile.''
'' Se per questo nemmeno Russia '' rispose per ripicca lo spagnolo, mentre le gote dell'albino si fecero prima rosse e poi, se possibile, ancora più bianche di quanto non fosse già il suo naturale colorito.
Mentre i due continuavano a battibeccare e a lanciarsi varie frecciatine, rivolte soprattutto alla gelosia dei rispettivi fidanzati, Francia li osservava attentamente, grato a quelle due teste calde (perchè se c'era una cosa che tutti e tre avevano in comune era proprio quello) per averlo aiutato in una missione che definire impossibile era un eufemismo. In passato ne avevano combinate tante (e Austria lo sapeva bene, dato che era stato sempre il principale bersaglio dei loro scherzi), non si tiravano mai indietro di fronte ad una sfida. Soprattutto se garantiva un premio prezioso come quello che erano riusciti a rimediare quel giorno.
'' Ehi Francis - fece Gilbert, distogliendo, momentaneamente, la sua attenzione dall'ispanico - Vedi di non perdere queste foto. Con la fatica che abbiamo fatto per scattarle sarebbe un vero spreco.''  
Il francese sorrise, rigirandosi tre le mani una delle famose foto che, se Inghilterra avesse visto, avrebbe decretato l'immediata condanna a morte di ognuno di loro.
'' J'étais fou! Saranno il mio tesoro più prezioso.''
Infatti quante volte nella sua lunga vita di Nazione gli sarebbe mai ricapitato di nuovo di avere delle immagini del tutto inedite del suo Angleterre?

 



( 358 parole)
 

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Capitolo 10
*** Con le orecchie da animale ***


The Guardian
#10 Con le orecchie da animale
















'' Oh... mon Angleterre, quindi non staresti uscendo da due settimane... per queste?''
'' Yes, frog... ma non azzardarti a dirlo a nessuno! E soprattutto non ridere!''
Da ormai ben due settimane Inghilterra non si era presentato alle riunioni delle Potenze Alleate, e tra le varie ipotesi assurde di America, tra le quali un rapimento alieno, Cina, più realisticamente, aveva ipotizzato che la Nazione britannica potesse essere indisposta. 
Ora, ricordandosi come si era ridotto l'inglese l'ultima volta che era stato male, Francis in un primo momento aveva voluto andare a trovarlo per approfittare della situazione e stuzzicarlo un pò.
Però, quando si era introdotto in casa sua (con i suoi metodi, ovviamente), si era ritrovato una situazione del tutto diversa, forse non troppo lontana dalle assurde teorie di Alfred.
Arthur stava parlando da solo. Certo, ormai il francese si era abituato agli strani comportamenti dell'altro, come la sua fissazione per i suoi "amici immaginari", ma mai si sarebbe aspettato di trovare l'altro con delle buffe e morbide orecchie da coniglio verdi. Tra l'altro, doveva ammetterlo, erano davvero carine.
'' Volevo lanciare una maledizione a Germania - spiegò il ragazzo, corrugando la fronte - Purtroppo però devo avere sbagliato qualcosa perchè, quando mi sono svegliato qualche giorno fa, avevo... queste cose... Sto ancora cercando un incantesimo che inverta gli effetti della maledizione.''
Francia però le trovava adorabili. Non gli sarebbe affatto dispiaciuto se Inghilterra non fosse riuscito a trovare un incantesimo che riportasse tutto come prima. 
'' What? Bloody Wanker, cosa diavolo stai facendo?'' gli ringhiò  l'inglese, avvampando imbarazzato quando la Nazione francese, spinta dalla curiosità e un pò di malizia, aveva cominciato a toccargli le orecchie.
Quella situazione era già abbastanza umiliante di per sé, come poteva tollerare che quel dannato gliele toccasse come se fosse un fenomeno da baraccone? Tuttavia, la risposta che gli diede Francis lo lasciò letteralmente senza parole.
'' Mon cherì, sono veramente morbide, sai? - gli rispose, mentre continuava ad accarezzargli dolcemente la testa e le orecchie - Sembrano dei morbidi batuffoli di lana. Deliziosi.''
'' S-shut up, pervert.''
 


( 337 parole)
 

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Capitolo 11
*** In Kigurumi ***


The Guardian
#11 In Kigurumi















Appunto mentale per sè: mai accettare una scommessa da quegli idioti di Spagna e Prussia. Soprattutto se era ubriaco. La sua dignità ne avrebbe sicuramente risentito in seguito.
'' Mon amie - disse Francia, appena lo vide con il suo costume, cercando di trattenere le risate - Stai.. mmf... benissimo... ''
'' Shut up, bloody hell! Non è che tu stia tanto meglio!''
Dopo una serata al bar, a causa di una scommessa persa, lui e la rana dovevano indossare quei kigurumi (così li aveva chiamati Giappone).
Non che nell'altro si vedesse poi tanto la differenza, tutti sapevano che era una stupida rana, e il suo costume non faceva altro che confermarlo, ma per lui era troppo umiliante farsi vedere dalle altre Nazioni vestito da coniglio. Aveva una reputazione da difendere!
'' Damned frog, è tutta colpa tua! Non avresti dovuto baciarmi!''
La scommessa fatale era che lui e Francia non si sarebbero dovuti baciare fino alla fine della serata. Una cosa che sembrava piuttosto semplice, dato che Inghilterra non aveva mai avuto la benchè minima intenzione di farlo. Figuriamoci. Solo che non aveva messo in conto un piccolo particolare: era già al suo sesto bicchiere di whisky. 
'' Mon lapin, guarda che a baciarmi sei stato tu '' precisò il francese, sorridendogli, ricordando come, dopo essersi spogliato e aver cominciato a ballare sul bancone, Arthur l'avesse preso per la cravatta e baciato.
'' Non l'avrei mai fatto da sobrio!'' gli ringhiò di rimando Arthur , arrossendo imbarazzato.  Quando era il momento, doveva sicuramente imparare a starsene zitto. Così come doveva imparare a non bere quando in giro c'erano Francia e quei due imbecilli dei suoi amici.
'' Sai - sussurrò il francese al suo orecchio, facendogli venire dei brividi freddi lungo la schiena - Non abbiamo poi tutta questa frenta. Gli altri possono aspettare.''
'' Sei un pervertito... ''
'' Oh, mon amour, ammettilo che l'idea piace anche a te.''
'' Fuck you.''
E fu così che Spagna e Prussia dovettero aspettare il giorno dopo per vedere i due travestiti.


 


(331  parole)
 

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Capitolo 12
*** Pomiciando ***


The Guardian
#12 Pomiciando
















Gliel’aveva detto che non avrebbe dovuto bere quel bicchiere in più di wisky, ma Inghilterra, come al solito, aveva scrollato le spalle mormorando un "fuck you, stupid frog" e aveva continuato a bere, nonostante sapesse cosa gli succedesse ogni volta che alzava un pò troppo il gomito.
Certo, al francese non dispiaceva affatto vederlo ballare mezzo nudo sul bancone (anche perchè era un modo per vedere ciò che di solito l'altro nascondeva sotto orribili completi. Una vista eccezionale), ma non gli piaceva che l'inglese affogasse i suoi dispiaceri nell'alcool come suo ultimo rifugio.
Lui saprebbe aiutarlo molto meglio.
Peccato solo che la Nazione britannica non si sarebbe mai aperta con lui, troppo orgogliosa e testarda, e avrebbe sempre continuato a bere, bere fino a stare male, tutto pur di avere dolci e brevi attimi di oblio.
'' Mon Angleterre - disse, una volta che Arthur cominciò a ridere senza alcun motivo e a spogliarsi - Anche questa sera hai ampiamente dimostrato che non sai reggere l'alcool. Per niente.''
'' Hic... shut up, frog... io... hic... lo reggo benissimo... '' protestò debolmente il britannico, con gli occhi verdi lucidi per la quantità di liquore ingerita quella sera.
'' Je ne pense pas. Vieni, che ti riporto a casa... ''
Ma Francis non potè terminare la frase: Inghilterra lo prese per il colletto della camicia e lo trascinò giù dalla sua sedia e lo baciò con poca grazia, rude, proprio come avrebbe fatto quando era un pirata.
Dopo i primi attimi di pura sorpresa, il francese si ritrovò a ricambiare con passione il bacio dell'altro. Ironico come si fossero odiati a vicenda per secoli, combattuti, feriti, solo per arrivare a quello.
 E non gli importava nemmeno di pomiciare di fronte a tutte le Nazioni presenti, nè badava agli sguardi complici che si scambiarono Prussia e Spagna.
In quel momento c'erano soltanto loro due a completarsi, dopo un attesa lunga decenni, se non addirittura secoli. 
 



 


( 313 parole)
 

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Capitolo 13
*** Mangiando un gelato ***


The Guardian
#13 Mangiando un gelato
















   
   
'' E questo cosa sarebbe?'' domandò Inghilterra, inarcando un sopracciglio. Se si trattava di un'altra presa in giro di Francia sulla sua mancanza di gusto e la sua poca conoscenza delle nuove mode, l'inglese giuro su sé stesso che se ne sarebbe tornato immediatamente a casa, non senza prima togliere il sorrisetto beffardo dal viso dell'altro. Una soddisfazione se la sarebbe potuto anche prendere, no?
'' Si chiama gelato, mon Angleterre - rispose la Nazione francese - E' molto in voga di questi tempi, sai? Certo, preferisco di gran lunga il Café Procope, dato che è qui che si riuniscono le menti più brillanti del mio paese.''
'' Tsk... come no. Più che altro qui si danno appuntamento solo attorucoli da quattro soldi - ribatté secco Arthur, sbuffando - Dovresti rivedere la tua definizione di menti brillanti, frog.''
'' Uff... e tu dovresti imparare a rilassarti ogni tanto, teppistello, e provare un pò di gelato, prima di tornartene a casa.''
'' Nemmeno per sogno!'' esclamò deciso l'inglese, scuotendo con forza la testa.
'' Porquoi?''
'' Si dia il caso che io, al contrario di te, ho ben altro a cui pensare, e non ho tempo da perdere in un Café da quattro soldi come questo. E poi...''
Approfittando della momentanea distrazione di Inghilterra, Francis gli infilò in bocca il cucchiaio con il gelato, rischiando però di farlo soffocare. Paonazzo, l'inglese se lo tolse subito di bocca.
'' Damned! Ma cosa ti è venuto in mente?!''
'' Beh, dato che avresti impiegato tutta la giornata prima di assaggiarlo, ho voluto accellerare i tempi, mon couer - spiegò tranquillamente il francese, come se non l'avesse quasi soffocato - Ammetterai anche tu che ha un sapore divine.''
'' Non male, yes - bofochiò il britannico - Un sapore un pò aspro... ''
'' Gelato al succo di limone - spiegò Francia - Uno dei miei gusti preferiti. Mi ricorda un pò te, sai?''
'' Me?''
'' Oui, mon Angleterre. A volte sei acido e intrattabile, proprio come i limoni. Ma anche tu sai mostrare un pò di dolcezza, se vieni accompagnato da tanto, tanto zucchero.''
'' Tu invece mi ricordi le fragole '' fece Inghilterra, arrossendo leggermente e distogliendo lo sguardo.
'' Davvero?''
'' Yes, damned. Entrambi siete insopportabilmente dolci.''
'' Mon cherì, ammetti però che le cose dolci ti piacciono '' ammiccò malizioso il francese, ricordando quanto l'altra Nazione amasse, quando non era in giro chissà dove con la Compagnia delle Indie, preparare, con scarsi risultati, dei terribili dolcetti della sua tradizione, gli scones.
'' No, frog. Nemmeno un pò.''
Francia sorrise. Ah, quanta pazienza doveva avere con il suo Angleterre.



 



 


( 420 parole)




N.d.A
   Capitolo scritto ispirando alle notizie trovate su questa pagina web: http://it.wikipedia.org/wiki/Gelato


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Capitolo 14
*** Genderswap ***


The Guardian
#14  Genderswap
















   



   
'' Fuck you, damned! Non ti avvicinare!''
'' Porquoi? Sei bellissima.''
'' Liar!''
Durante la riunione dell'Ue, nonostante la vigilanza costante di Germania, Francia era riuscito a far passare alla ragazza un bigliettino, su cui aveva scritto:'' Sei la persona più bella in questa stanza.''
Solitamente, dopo aver scritto o detto una cosa del genere, le donne cadevano ai piedi del francese. Con Inghilterra, invece, era stato diverso: dopo essere arrossita fino alla punta dei capelli, aveva buttato il bigliettino, era rimasta in silenzio per tutta la durata della riunione e. quando era finita, era stata la prima ad uscire, facendo cadere malamente a terra il povero Italia.
Ovviamente Francis l'aveva seguita, la conosceva fin troppo bene. Solo che non riusciva a capire perchè sembrasse tanto turbata. E perchè, ora che era riuscito a raggiungerla, prendendola per un polso, gli dava del bugiardo per averle detto quello che, per lui, era un dato di fatto. 
'' E' la verità, mon ange. Sei bellissima '' disse sicuro Francis, non allendando la presa per non farla scappare. Peccato però che certe volte dimenticava che, nonostante all'apparenza sembrasse fragile, la ragazza un tempo era stata una piratessa che terrorizzava Spagna e Olanda, e questa, con un calcio ben assestato alle sue regioni vitali, si liberò.
'' Te le inventi proprio tutte, eh pervert? - gli chiese, inarcando scettica un sopracciglio - Risparmiati le tue frasi da romanzetto rosa, maniac. Credo che potrebbero funzionare solo con Ucraina o con Liechtenstein. La prossima volta vedi di inventarti qualcosa di originale.''
'' Porquoi, Angleterre? Non ho detto niente di male. Tu sei una bella donna, perchè negarlo?'' 
'' Ti ho detto di smetterla di mentire! Sai benissimo che non è così! '' aggiunse poi, quasi in un sussurro.
E finalmente la Nazione francese capì. La sua piccola Alice non riusciva a capire quanto fosse bella. Sarà per via del naturale pessimismo della Nazione britannica, sarà per via delle numerose cicatrici riportate nel corso dei secoli, ma la giovane non si sentiva bella. Come nella fiaba di Anderson, credeva di essere un brutto anatroccolo, destinata a rimanere tale per tutta la sua vita immortale. Ma, anche a costo di altri calci nelle sue preziose regioni vitali (ah, cosa non si faceva per amour!), Francia le avrebbe dimostrato che lei, in realtà, era un bellissimo cigno.




 



 


( 381 parole)




N.d.A
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Capitolo 15
*** Indossando vestiti in stile diverso ***


#15 Indossando vestiti in stile diverso



‘’ Cos’hai da guardare, frog?’’
‘’ Mon amie, quei pantaloni sono veramente stretti… se questo è il paradiso, spero che nessuno tenti di rianimarmi.’’

‘’ Pervert!’’
Ah, i ruggenti anni ’70: decade di grandi cambiamenti, sia culturali che sociali: America si divertiva a inventare nuovi marchingegni (che, a sorpresa, non erano pericolosi e potenzialmente letali per chi li usava), Russia era insolitamente tranquillo nella sua fredda Mosca e non più minaccioso e ostile come lo era nel dopoguerra, e Inghilterra… beh, lui era quello che più di tutte le altre Nazioni risentiva dei cambiamenti e dell’evoluzione culturale, influenzato da una parte della sua popolazione, quella degli adolescenti, che fino a pochi decenni prima non aveva avuto alcuna possibilità di esprimersi liberamente a causa dell’oppressivo controllo dei genitori.

Cosa che l’inglese comprendeva benissimo, dal momento che i suoi superiori (e specialmente la regina Victoria) non avevano fatto altro che mettergli dei freni, dettandogli le regole da seguire e rispettare, costringendolo a nascondere la sua vera natura sotto la facciata del gentiluomo.

Ma gli anni ’70 erano un fiume in piena che nessuno poteva controllare, nemmeno i loro superiori.

E, per somma delizia del francese, Arthur in quel periodo aveva abbandonato finalmente lo stile da gentlemen (così antiquato anche quando andava di moda nel suo Pease), per adottarne uno che, a suo parere, ne risaltava la bellezza nascosta per secoli da stracci superflui: pantaloni di pelle neri e stretti, t-shirt strappate, capelli tinti, bracciali, tatuaggi e piercing.

In una parola: stile punk.
La Nazione britannica era un ribelle con una rabbia repressa da troppo tempo, e l’altro sapeva che tanta ira non faceva bene a nessuno.
Beh, tranne in certi specifici casi, se usata nel contesto giusto e nella camera giusta.
‘’ Mon petit lapin – gli sussurrò suadente all’orecchio, stringendolo a sé – Sei così stressato… sono bravo a far sbollire lo stress. Che ne dici di provare? In camera tua, ovviamente.’’

( 312 parole) 

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Capitolo 16
*** Durante i loro rituali mattutini ***


30 Days FrUk
#16 Durante i loro rituali mattutini



Francia amava svegliarsi presto la mattina, con le prime luci dell'alba. Non importava se la sera prima era rimasto sveglio fino a tardi con Prussia e Spagna a combinare guai (anche se lui li definiva scherzetti innocenti) o a recuperare al bar un Inghilterra decisamente alticcio: quando il sole filtrava timido attraverso le tende, lui si svegliava, si sedeva sul letto e ammirava la Nazione inglese che era addormentata accanto a lui. 
Gli ci erano voluti secoli per poter arrivare a quel momento, a quella serenità così faticosamente conquistata, a quel rapporto fatto di alti e bassi, ma interamente loro. 
Niente superiori a obbligare l'uno o l'altro a fare o non fare una cosa, niente guerre di mezzo, niente gelosie e vendette infantili, che non facevano altro che ferire di più l'altro (e lui non si sarebbe mai pentito abbastanza di tutte le volte in cui aveva fatto piangere il suo Angleterre). 
Ora che erano semplicemente Francis e Arthur, e non Francia e Inghilterra ( maschere che ormai usavano solo durante i meeting), il francese voleva godere fino all'ultimo di quei momenti di pura tranquillità, perchè per esperienza aveva imparato che ogni istante tra loro era prezioso e che non doveva essere sprecato. 
Così, lo svegliarsi presto e ammirare Inghilterra mentre dormiva placidamente, era diventato un suo rituale mattutino a cui non avrebbe rinunciato per tutto l'oro di questo mondo. 
Un modo per ricordare che, nonostante tutto, alla fine l'inglese è e sarà sempre il suo petit lapin


 

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Capitolo 17
*** Amoreggiando ***


30 Days FrUk
#17 Amoreggiando




‘’ Sei un fottuto pervertito ’’ ringhiò a bassa voce, per non farsi scoprire, Inghilterra, con la schiena premuta con forza sull’anta dell’armadio, con un francese vinofilo intento a baciargli e mordergli dolcemente la pelle delicata del collo.
‘’ Oh mon ange,
ma non sembra dispiacerti poi così tanto questo pervertito ’’ lo prese in girò l’altra Nazione, mentre con una mano sbottonava la camicia e il panciotto del’altro, chiedendosi perché non si decidesse una buona volta a indossare vestiti più comodi e meno antiquati, e con l’altra lottava con la sua cintura.  
‘’ Non dire… stupidaggini. Lasciami! ‘’  protestò debolmente l’inglese, tentando di spingere via Francia che, tuttavia, non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare.

‘’ Non, mon petit lapin – gli sussurrò suadente all’orecchio -  Ti voglio, Angleterre.’’
‘’ E io no!‘’ ribatté il britannico, non volendogliela dare ancora vinta. Insomma, aveva pur un orgoglio da difendere!

Francis lo sapeva, dopotutto lo conosceva da quand’era ancora una piccola Nazione maltrattata dai fratelli e giocava con i suoi amici immaginari (cosa che faceva ancora, tra l’altro).  

Era stato solo per tanti secoli, che alla fine aveva fatto diventare il suo cuore di puro ghiaccio, nella speranza di non soffrire e non venir ferito più. Cosa che Francia non avrebbe più permesso.
 
Per questo fece finta di non averlo sentito, e continuò la sua opera meticolosa per sciogliere il ghiaccio che ricopriva il cuore dell’inglese e scaldarlo con un bel po’ di calore francese.



 

( 248  parole) 

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Capitolo 18
*** Facendo qualcosa insieme ***


30 Days FrUk
#18 Facendo qualcosa insieme




‘’ Rilassati, Angleterre. Così rendi le cose più difficili.''
'' Shut up, git. La fai facile tu. Per me in pratica è la prima volta... e togli quella mano!''
'' Ma...''
'' TOGLILA!''
'' Poi non dire che non ti avevo avvertito, teppistello '' rispose secco il francese, togliendo la mano da sotto la pancia del britannico che, senza più un supporto stabile, quasi rischiò di affogare. 
Francia intervenne appena in tempo, prendendolo per le braccia e togliendogli la testa dall'acqua.
'' Coff... giuro che, se stai ridendo, ti spedisco a calci nel sedere da Russia '' tossì Inghilterra, con gli occhi rossi che gli lacrimavano leggermente a causa dell'acqua. 
'' Ridere? Io? Non lo farei mai, mon lapin '' fece scandalizzato il francese, che tuttavia, nonostante la minaccia dell'altro, non riuscì a non sorridere mentre continuava ad aiutarlo a stare a galla.  
Era bello, per una volta, poter fare qualcosa insieme al lui senza litigare ogni cinque minuti o, nei casi peggiori, darsele di santa ragione fregandosene dei presenti. Nulla da stupirsi se, per evitare presenza sgradite ( ogni riferimento a un americano obeso era puramente casuale) avesse spento il cellulare di Arthur e il suo. Quella giornata doveva essere solo sua e del suo lapin. 

( 204 parole)



 


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Capitolo 19
*** In tenuta formale ***


30 Days FrUk
#19 In tenuta formale






'' Sai - fece Francia, guardando l'altro con un certo scetticismo - Quasi, quasi ti preferivo quando eri un punk maleducato e ribelle.''
'' Shut up, frog. Non sono affari che ti riguardano '' gli ringhiò in risposta Inghilterra, mentre dava un'ultima occhiata a dei documenti importanti che avrebbe dovuto leggere durante la riunione.
Lo stile formale e da gentleman che l'inglese aveva rispolverato dopo la sua breve  fase punk lo faceva sembrare di vent'anni (parlando ovviamente dell'età umana dimostrata) più vecchio, e terribilmente scialbo.
Francis non aveva mai capito perchè l'altra Nazione si ostinasse a vestire con abiti così antiquati, che avevano solo l'effetto di farlo apparire più impacciato e di nascondere la sua bellezza.
Una bellezza selvaggia, eredità del buon vecchio Britannia, che purtroppo veniva troppo spesso nascosta da strati e strati di inutili e informi vestiti.
Certo, sapeva che per le riunioni ci si doveva sempre vestire in tenuta formale (altrimenti chi sarebbe riuscito a sopportare Germania, l'ultima volta aveva ripreso America solo per un paio di jeans strappati) ma il francese davvero non riusciva a tollerare l'abbigliamento di Arthur.
Mon Dieu, si poteva essere eleganti anche senza tutto quel ciarpame! E se non lo sapeva lui, che la moda ce l'aveva nel sangue.
Per tutta la durata della riunione, non staccò gli occhi di dosso dalla Nazione britannica, promettendo a se stesso che sarebbe riuscito a far sì che il suo bruco la smettesse di nascondersi.

( 235  parole)



 


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Capitolo 20
*** Ballando ***


30 Days FrUk
#20 Ballando






'' Git, cosa diavolo stai facendo?!''
'' Mi pare ovvio, mon lapin. Sto ballando '' rispose calmo Francia, stringendo la presa sul bacino dell'altra Nazione, che in quel momento avrebbe tanto voluto avere con sè una carabina, come ai bei vecchi tempi.
Purtroppo l'età d'oro dei corsari e dei pirati era tramontata da un pezzo, e l'inglese si era dovuto adattare alla noiosa vita di corte, imparando a destreggiarsi tra feste e balli di corte.
Cose del tutto inutili, che gli facevano rimpiangere la vecchia vita di mare. Almeno lì, su una nave nel bel mezzo dell'oceano, non doveva temere una maledetta rana francese e le sue mani lunghe.
'' Questo l'avevo capito anche da solo, damned. Ma non mi ricordo di aver accettato un ballo, specie da te! E poi perchè devo essere io a fare la donna?!'' gli chiese, cercando di liberarsi dalla morsa del francese, ottenendo però il risultato opposto: Francis lo strinse ancora di più tra le sue braccia, ignorando le sue proteste e dimostrando di avere più forza fisica di quanto ci si aspetterebbe da una Nazione con un esercito disastroso come il suo.
'' Mon lapin, se te l'avessi chiesto avresti rifiutato. E' una festa, nella reggia più bella del mondo e...''
'' Non mi pare che questo sia St'James Palace*.''
'' Non osare paragonare il tuo ospedale per lebbrosi alla mia Versailles, teppistello. Come riesci ad essere così acido anche in a una festa?''
'' La stessa cosa che mi chiedo io: come fai a essere sempre insopportabile?'' 
Litigarono e ballarono per ore, senza fermarsi. Sembrava che il centro di tutto fossero loro due, che non si accorsero neanche degli sguardi di ammirazione e di invidia degli altri.
Erano una splendida coppia, e non lo sapevano nemmeno.


( 283  parole)



 


N.d.A
*http://it.wikipedia.org/wiki/St._James%27s_Palace
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Capitolo 21
*** Cucinando ***


30 Days FrUk
#21 Cucinando
 






Cucinare è un arte, e Francia si riteneva un artista di tutto rispetto. Ai fornelli ci volevano amore e pazienza, requisiti essenziali per poter essere ottimi cuochi. Peccato che un certo teppistello inglese era completamente privo di tutte e due le qualità, e cercava, senza successo, di cucinare qualcosa di commestibile con la rabbia e la fretta. 
'' Non, mon lapin - fece disgustato il francese, di fronte all'ennesimo orrore culinario della Nazione britannica - Non devi togliere dopo appena due minuti la pasta dal fuoco. Se provassi a mangiarli , otterrei lo stesso effetto del mangiare la colla.''
'' Magari, frog face! Almeno sarei sicuro di non sentire più una parola uscire dalla tua bocca!''
'' Mon ami, sei stato tu a chiedermi una mano. Non ricordi?''
'' Tsk... avrei fatto meglio a chiederlo a Italia!''
Tutto quel trambusto (e tutto il caos nella povera cucina di Francis) era nato da una scommessa con America: entro sabato Inghilterra avrebbe dovuto cucinare del cibo perfettamente commestibile, che non fosse bruciato o di qualche colore strano.
Se ci fosse riuscito, Alfred non avrebbe più minacciato Israele e Palestina di bombardarli con il cibo dell'inglese, mentre in caso contrario Arthur sarebbe dovuto diventare la cavia per gli esperimenti di Tony, l'amico alieno di America.
Non c'era niente da stupirsi se l'inglese volesse vincere a tutti i costi. E per farlo, si era abbassato anche a chiedere l'aiuto di un maniaco depravato come Francia.
Già questo faceva capire quanto fosse disperato (cosa che avrebbe negato fino alla fine della sua vita come Nazione)
'' Oh il caro Italie è molto più severo di quel che sembra, soprattutto quando si tratta di cucinare la sua amata pasta.''
'' Lui non avrebbe passato la maggior parte del tempo a fissare il mio sedere o a tentare di palparmi!'' fu la vivace protesta del ragazzo, disposta a usare come arma la sua colla appena il francese gli si fosse avvicinato anche di un solo millimetro.
'' Mon amour, ma io sto cercando di aiutarti con un pò del mio amore per te!''
'' Inventatene un'altra, pervert! '' esclamò estremamente irritato Inghilterra, maledendosi mentalmente per essere arrossito come una ragazzina di prima media.
'' Mon coeur, la cucina è soprattutto amore! Quando cucini, devi pensare che lo stai facendo per una persona che ami, non per vincere una volgare scommessa.''
'' E sentiamo - lo sfidò l'inglese, sempre sulla difensiva - A chi dovrei pensare?''
'' Mi pare avvio, mon petit lapin - gli rispose Francia, prendendogli il mento senza essere, forse miracolosamente, colpito in pieno viso con una pentola fumante di pasta-gomma - A me, Angleterre.''


(  426 parole)



 


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Capitolo 22
*** In battaglia, fianco a fianco ***


30 Days FrUk
#22 In battaglia, fianco a fianco








'' Noi non ci ritireremo - fu la categorica risposta di Inghilterra - Se sarà necessario, continurò a combattere anche senza più uomini o armi. Non renderò le cose facili a Germania. Se vorrai rimanere, bene. Almeno dimostrerai di non essere solo un maniaco pervertito. Se invece vorrai ritirarti con le tue truppe, non sarò certo io a fermarti.
Con le divise che vi ritrovate, sarà già un miracolo se non vi spareranno addosso durante la ritirata. Sappi, però, che in ogni caso la tua decisione non mi interessa minimamente, git. ''
Nonostante la durezza delle sue parole, nonostante cercasse di sembrare più forte di quanto fosse in realtà, era evidente per Francia quanto l'inglese fosse fragile e bisogno d'aiuto. C'era troppo lavoro da fare, per una sola persona.
E lui fino a quel momento lui non aveva fatto altro che deluderlo. Non era mai stato un granchè in guerra, doveva riconoscerlo. Solo con Napoleone aveva avuto la sua ribalta, ma il corsò era morto da più di un secolo, e con lui era morta anche la sua gloria. 
Francis non era un soldato, era un boemien, un amante della vita. Lui con un arma in mano poteva solo fare danni, persino più di Italia. Ma il suo petit ange aveva bisogno di lui, l'avrebbe negato fino allo sfinimento, ma aveva bisogno di qualcuno che lo supportasse e che gli guardasse le spalle. 
America rimaneva dall'altra parte dell'oceano, Russia si divertiva a terrorizzare i Paesi Baltici e Cina aveva già il suo bel da fare nel suo Paese. Rimaneva solo lui.
'' Mon petit lapin, non crederai davvero di liberarti di me così facilmente, vero?'' 
Contrariamente a quello che Inghilterra credeva, Francia non l'avrebbe mai abbandonato quando aveva bisogno più che mai di qualcuno che gli stesse vicino.


( 294 parole)



 


N.d.A
Ambientazione, WWII.
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Capitolo 23
*** Litigando ***


30 Days FrUk
#23 Litigando









'' Mon ami, che ti costa? Devi solo mettere una firma ed è fatta.'' 
'' No, git. Quante volte te lo devo dire?! Non mi voglio sposare per una ragione del genere!''
Le altre Nazioni, abituate a quel siparietto tra Francia e Inghilterra alla fine di ogni riunione, si trattennero ancora un pò ai loro posti, con Spagna e Prussia che si improvvisavano venditori ambulanti di patatine e pop-corn, come sugli stadi.
Ormai anche Germania aveva rinunciato all'impresa di placare l'animo dei due prima delle canoniche due ore (di solito era quella la durata dei loro litigi) e si limitava a scrollare le spalle e ad andarsene a mangiare con Italia.
Spesso i due discutevano sulla cucina o sull'inesistente senso dello stile di Arthur, o sulle manie di protagonismo di Francis. Questa volta, la discussione era incentrata sul rifiuto della Nazione britannica alla proposta di matrimonio, del 1956 (erano passati più ti cinquant'anni, e l'altro provava ancora a convincerlo. Se non era testardaggine quella...) di Francia.
Questione nata da un infelice e quanto mai fuori luogo commento di America, che li aveva definiti una vecchia coppia sposata. Da lì il francese era ripartito all'attacco, e più insisteva più Inghilterra gli diceva un secco e sonoro "no, fuck you git".
Sembrava una gara di tiro alla fune, dove nessuna delle due parti aveva la benchè minima intenzione di cedere. Tuttavia c'erano delle volte in cui era meglio fermarsi, di riflettere, calmarsi prima di dire qualcosa di cui si si sarebbe poi pentiti. 
'' Mi arrendo, hooligan.''
'' Era anche ora, wanker.''
''
Non mi sorprende che tu sia sempre solo, con il cuore di pietra che ti ritrovi.''
Silenzio.
Opprimente, pesante silenzio, calato improvvisamente nella sala meeting. Ungheria e Giappone smisero di registrare un video amatoriale del loro litigio, Prussia e Spagna rimasero con le braccia a mezz'aria mentre passavano un pacco di patatine ad America, mentre Inghilterra... la sua espressione in quel momento era indecifrabile.
Non disse una parola, non lo insultò, non lo mandò al diavolo: si limitò a prendere i documenti che aveva lasciato sul tavolo e ad andarsene, senza alzare gli occhi da terra.
Passò accanto a Francia, che realizzò solo in quel momento la portata delle sue parole e quanto avessero ferito l'inglese. Fece per fermarlo, quando ricevette sulla  base del collo una violenta padellata da Ungheria.
'' Dovevi essere proprio così crudele?''
E Francis sapeva che, per una volta, se l'era veramente meritato.


( 397  parole)



 


N.d.A
Continua nel prossimo capitolo.
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Capitolo 24
*** Facendo la pace ***


30 Days FrUk
#24 Facendo la pace








Inghilterra era una Nazione estremamente orgogliosa, in pubblico non avrebbe mai fatto vedere quanto una stupida, semplice frase potesse ferirlo tanto. Non avrebbe mai dato alla rana la soddisfazione di vederlo piangere o vedere quanto stesse male. Mai!
Ma nel privato della sua camera d’albergo, era tutta un’altra storia. Buttò con poca grazia i suoi documenti e la giacca sul  tavolo, si tolse le scarpe e, sforzandosi di ricacciare indietro le lacrime, controllava se nel frigo bar ci fossero degli alcolici degni di questo nome.
Con il cuore di pietra che ti ritrovi, non mi sorprende che nessuno ti ami.
‘’ Fuck you, stupid frog ‘’
ringhiò a denti stretti il britannico, stringendo pericolosamente la mano sullo sportello del frigo.
Era ferito, più di quanto riuscisse ad ammettere  (troppo orgoglioso per farlo, per confessare che non era così duro come voleva far credere agli altri e, primo su tutti, a se stesso).
Odiava i meeting, odiava viaggiare, odiava Russia, principale motivo, insieme alla crisi in Medio Oriente, per cui si tenevano gli incontri con le Nazioni Unite e l’Unione Europea e soprattutto odiava quel francese pervertito, vinofilo, manico e…
Toc…toc… toc…
Un rumore improvviso, come se qualcuno stesse bussando fuori la finestra, distolse l’inglese dalle sue silenziose imprecazioni, attirando la sua curiosità.
Toc…toc…toc…
‘’ Ho capito, ho capito… non sono sordo!’’
Se era quel pervertito o uno dei suoi amici, giurò a se stesso che…
‘’ What? Gilibird? ‘’
Si affacciò, e fuori trovo Gilibird, il canarino che accompagnava sempre Prussia, con una rosa nel becco e un messaggio.
Non potevano esserci dubbi su chi gliel’avesse mandati.
‘’ Pardono, mon Angleterre – c’era scritto in bella calligrafia sul biglietto – Ho esagerato, devo ammetterlo. A volte dimentico che i conigli possono anche morire di solitudine….Sarai anche burbero, misantropo, hai un pessimo gusto nel vestire, la tua cucina è potenzialmente letale…  ‘’
‘’ Tsk… e vorrebbe fare pace così? Rinfacciandomi i miei difetti? Maledetto ‘’ ringhiò il britannico, che quasi accartocciò il foglio, ma il canarino lo beccò sulla mano e lo costrinse a prestare attenzione al resto del messaggio.
‘’ Sei peggio del tuo padrone.’’
‘’ Ma nonostante tutto, ricorda sempre che sei il mio misantropo preferito, e che nessuno potrà mai amarti più di me. Con amore, tuo Francia.’’

( 383 parole)




N.d.A


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Capitolo 25
*** Guardandosi negli occhi ***


30 Days FrUk
#25 Guardandosi negli occhi








Inghilterra odiava gli occhi di Francia. Anzi, per essere più precisi, odiava come in quegli occhi azzurri si rispecchiassero troppo fedelmente  le emozioni della Nazione francese.
Odio, rabbia, amore...tutte quelle emozioni, senza eccezioni, trasparivano sempre dallo sguardo del francese che, al contrario di lui, non aveva mai avuto problemi ad esprimere pienamente i suoi sentimenti. 
Mentre Arthur non riusciva ad essere sincero nemmeno con sé stesso.
Non era un vigliacco, ma dopo secoli faceva ancora fatica a spiegarsi perchè faticasse a guardarlo fisso negli occhi,
a reggere il suo sguardo su di sé. Era quasi, come se avesse paura della verità che lì vi era nascosta. 
Aveva paura che in quegli occhi vi fosse la conferma che i suoi sentimenti non fossero ricambiati, temendo che Francis non lo guardasse con la stessa intensità con cui, un tempo, aveva guardato Jeanne.  
Perchè essere sinceri, se poi, alla fine, si rimediava il cuore spezzato? Ne valeva la pena?
'' Mon ami, perchè non ammetti che mi ami?'' gli chiese, mentre l'irreale tranquillità dei giardini di Versailles regalava un momento d'inaspettata intimità tra i due. La prossima volta, non avrebbe permesso che fosse la rana ad ospitare  un meeting delle Nazioni europee. 
'' Nei tuoi sogni, frog!''
'' In realtà, nei miei sogni facciamo ben altro che parlare.''
'' ...damned git ... sei un pervertito!'' ringhiò l'inglese, facendo per andarsene, venendo, però, bloccato dall'altra Nazione.
''
E tu sei un terribile bugiardo, mon couer. I tuoi occhi parlano per te.'' 
Francia non aveva mai avuto paura di guardarlo negli occhi, per cercare la verità. E se solo l'inglese avesse guardato meglio, si sarebbe accorto che lo sguardo che gli stava rivolgendo in quel momento Francis, era uno sguardo d'amore.






( 284  parole)




N.d.A


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Capitolo 26
*** Sposandosi ***


30 Days FrUk
#26 Sposandosi









'' Amigo, sei hai qualche ripensamento, ricorda che qua fuori c'è la macchina di Gil.''
'' Ja,  in realtà sarebbe di West, ma sono dettagli. ''
Se vuoi che il tuo matrimonio sia perfetto, scegliti dei testimoni che, in caso di bisogno, abbiano già pronta una sicura via di fuga per te. E che, possibilmente, non facciano la stessa cosa con la sposa.
Per sua fortuna, Spagna e Prussia erano perfetti per quel ruolo.
'' Merci, ma non credo di averne bisogno - disse sicuro (dopotutto, era stato lui ad insistere tanto per celebrare quel matrimonio, no?) e poi chiese - Ho qualcosa fuori posto?''
'' A parte la testa? Nah, sei uno splendore amico. Certo - ci tenne a precisare l'albino - Non quanto me. ''
'' Non dargli retta... anche se, fra tutti, perchè proprio lui?''
'' La stessa domanda potrei fartela io, mon ami: tra tutti, perchè hai scelto Lovino?'' fece a sua volta il francese, sorridendo malizioso. Ognuno aveva i suoi gusti, dopotutto.
E  lui non li metteva in discussione.
'' Beccato '' ghignò divertito Gilbert, guadagnandosi una gomitata alle costole dallo spagnolo, che tuttavia non riusciva a trattenere un sorriso, per quanto tentasse di fare il serio.
'' Avete preparato il discorso?'' 
'' Quale discorso?''
'' Prussia!''
'' Kesekesekese... scherzavo, Franny. Ho preparato un magnifico discorso, che vi farà piangere, ridere, emozionare e...''
'' Non è una pagina del tuo diario, vero?'' gli chiese la Nazione francese, sperando che l'amico non avesse veramente intenzione di leggere il suo diario di fronte a tutte le Nazioni presenti a Notre Dame ( almeno sulla scelta della chiesa l'aveva avuta vinta lui, alla fine). 
'' Non preoccuparti, amigo. Ungheria l'ha aiutato a scriverlo '' lo rassicurò Antonio, e prima che Francis potesse tirare un sospiro di sollievo, Austria cominciò a suonare la marcia nuziale.
La sposa - sposo, per essere precisi - stava arrivando.
'' E' stato bello conoscerti, Franny.''
'' Ci mancherai, amigo.''  
La musica copriva la voce dei presenti, e Francia non badò a Canada che tentava di far star fermo al suo posto ad un America piuttosto eccitato, a Monaco che tentava di avvicinarsi di più a Svizzera (venendo sempre presa in contropiede dalla sorellina di quest'ultimo, Liechtenstein) o a Italia che chiedeva insistentemente a Germania se al loro matrimonio si sarebbe potuta servire come unica e principale portata la pasta.
No, tutta l'attenzione del francese era concentrata su Inghilterra, che con passo sicuro, marziale quasi, si dirigeva all'altare accompagnato da Scozia, il quale, pochi giorni prima, l'aveva minacciato di darlo in pasto ai draghi di Galles, se avesse fatto soffrire il fratello minore. Un monito inutile, dato che lui aveva tutta l'intenzione di rigare diritto.
Peccato solo che l'inglese non avesse indossato il vestito che gli aveva consigliato lui.
'' Sei ancora in tempo per ripensarci, Arthur. Qui fuori c'è il drago di John. ''
'' Quello è meglio se lo tieni per te. '' 
'' Bah, sei il solito testardo.''


 





( 481  parole)




N.d.A


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Capitolo 27
*** Ad uno dei loro compleanni ***


30 Days FrUk
#27 Ad uno dei loro compleanni
 









Francia per il suo compleanno si aspettava di tutto: un finto rapimento, come ai bei vecchi tempi d'oro, da parte di Spagna e Prussia per essere portato su qualche atollo sperduto nel bel mezzo dell'oceano, un 'intera orchestra guidata dal suo petit frère Italia come sveglia a mezzogiorno, e persino una fornitura di gelato, sciroppo d'acero e pancake da Canada, che gli sarebbe potuta durare persino per una decina d'anni.
Ma trovarsi alle cinque di mattina Inghilterra fuori casa, con un pacco tra le mani e rosso in viso, era una cosa che mai, nemmeno in altri mille anni, avrebbe potuto prevedere.
'' Godness frog - disse l'inglese, quando l'altro gli aprì finalmente la porta - Mettiti qualcosa di decente addosso!''
'' Perchè, mon amour? Trovi che qualcosa ti distragga?'' gli chiese malizioso, ammiccandogli.
Francis odiava mettersi il piagiama, e spesso dormiva nudo. Arthur era fortunato che, per una volta, si fosse messo almeno i pantaloni. Anche perchè, quando aveva sentito bussare con tanta insistenza, aveva pensato che fossero Antonio e Gilbert.
Se proprio doveva essere "rapito", che almeno non fosse nudo: si sarebbe risparmiato i commenti inopportuni di Prussia ("Kesekese... non potrai mai eguagliare i miei fantastici cinque metri, Franny)
'' Nei tuoi sogni, pervert - gli rispose la Nazione britannica - Chiudi il becco e prendi questo. E' per te.''
Dalla grandezza del pacco, il francese dedusse che non si trattasse di una maglietta o di un qualsiasi capo di vestiario (fortunatamente per lui, dato che i gusti di Angleterre in fatto di moda lasciavano a desiderare) nè di un libro o di una bottiglia di vino inglese, pallida e insapore imitazione dei suoi.
Quando finalmente l'aprì, non riuscì a trattenere un'espressione di puro stupore dal suo viso.
'' So che non è un granché, non c'è bisogno che me lo dica tu, git. Puoi anche buttarla, se vuoi. Per me non ci sarebbe differenza.''
Invece ce ne sarebbe stata, e tanta anche.
Nonostante le sue scarse abilità culinarie, per il suo compleanno gli aveva preparato una torta, impegnandosi fino ai suoi limiti. Pur di preparargliela e di ottenere qualcosa di soddisfacente, non aveva dormito per tutta la notte (le occhiaie sotto gli occhi verdi dell'inglese erano evidenti quanto l'aria trasandata e le mani graffiate).
Inghilterra l'avrebbe negato fino alla morte, ma aveva preparato quel dolce con amore, solo per lui.
E nonostante sapesse quali rischi corresse, Francia non poteva semplicemente buttarla via come se nulla fosse. Non sarebbe stato giusto nei confronti dell'altro.
'' Certo che no la butterò, mon petit lapin. Anzi, che ne dici di entrare a mangiarla con me?''

 

 





( 422  parole)




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Capitolo 28
*** Facendo qualcosa di ridicolo ***


30 Days FrUk
#28 Facendo qualcosa di ridicolo

 









'' Come mi sono fatto coinvolgere in tutto questo?'' sospirò rassegnato Inghilterra, coprendosi il viso con le mani, sperando che nè Giappone o Ungheria avessero portato con loro le macchine fotografiche.
Non voleva essere immortalato... così. Il suo orgoglio non si sarebbe più ripreso. Il bar era pieno di Nazioni chiassose e festaiole, tutte intente a bere o a chiacchierare allegramente.
Il meeting era stato particolarmente ostico, nessuna sorpresa se si erano riuniti tutti per rilassarsi, prima di tornare a casa. Il vero problema era che, di fronte a tutti loro, il povero Arthur si sarebbe dovuto presentare mezzo nudo, con solo un cravattino e un grembiulino striminzito da cameriere a coprirlo.
'' Ohohohoh... non ricordi? Ti sei ubriacato mentre eri con America '' sorrise ferino Francia, non staccando gli occhi di dosso dall'altro che, accorgendosene, cercò di coprirsi come poteva.
Un vero peccato, considerò il francese: aveva un bel corpo, doveva imparare a valorizzarlo e a non vergognarsene. Non aveva mai avuto autostima, il suo lapin.
'' Ma che c'entra con... questo?'' 
'' Beh, avete fatto una scommessa - gli spiegò paziente il francese, mentre tutta la sua attenzione era per le bianche cosce di Arthur - Per America tu non avrei mai avuto il coraggio di vestirti da cameriere e servire per una sera tutti gli altri. E tu invece hai detto che si, il coraggio l'avevi, e che l'avresti dimostrato il giorno dopo.''
'' E quel maledetto yankee non se l'è dimenticato... dannato lui e la mia boccaccia! Tu perchè non mi ha fermato?''
'' Mhm, mon lapin ... in quel momento non potevo essere di grande aiuto '' rispose Francis, non aggiungendo che l'altra sera era stato troppo impegnato a filtrare con la barista per impedire al suo Angleterre di compromettersi con la sua ex colonia.
Una parte di colpa, in un certo senso, era anche sua. E in qualche modo doveva pur rimediare. Cominciò così a togliersi la cravatta e poi la camicia, tutto sotto gli occhi interdetti e sorpresi della Nazione britannica.
'' Frog... ti sei bevuto il cervello? Che diavolo vorresti fare?''
'' Mon lapin, ieri con America non hai aggiunto mica che l'avresti fatto da solo - fu la risposta dell'altro, che gli ammiccò malizioso - E poi, dovresti ritenerti fortunato. Non capita tutti i giorni di poter godere di una vista simile.''
'' Pervert '' gli disse l'altro, distogliendo lo sguardo e arrossendo imbarazzato. Era la solita rana pervertita che usava quella scusa per mettersi in mostra, lo sapeva. Ma, allora, perchè si sentiva addirittura felice? Forse, in fondo, la scommessa con America non era stata del tutto una cattiva idea.



 

 





( 430  parole)




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Capitolo 29
*** Facendo qualcosa di dolce ***


30 Days FrUk

Fin da bambino, Inghilterra non era mai riuscito a dormire per tutta la notte senza svegliarsi terrorizzato. Se era fortunato, riusciva a dormire per tre-quattro ore. Gli incubi nel corso degli ani erano cambiati, specchio delle sue paure più profonde, tormentandolo con sempre più ferocia: prima l'invasione dei Normanni, la guerra delle due Rose, l'abbandono delle sue colonie...
Troppi ricordi per una persona sola, troppo dolore da sopportare.
La Nazione britannica voleva dimostrarsi più forte di fronte agli altri, quando invece soffriva terribilmente, tenendosi tutto dentro, rischiando di spezzarsi da un momento all'altro.
'' Angleterre - la voce di Francia lo riportò alla realtà, facendolo sobbalzare appena. Dannato America (o era Canada?), che li aveva messi in camera insieme, dannato lui e le sue idee per una migliore collaborazione tra le Nazioni. Avrebbe preferito starsene da solo, piuttosto che con la rana. Almeno, c'erano due letti separati nella suite - Perchè sei ancora sveglio?''
'' Non ho sonno, git. Tornatene a dormire!'' gli disse irritato, continuando a leggere. Dal momento che non riusciva a chiudere occhio, almeno poteva utilizzare in maniera proficua il suo tempo.
'' Sei stanco, mon lapin. Dormi.''
'' No, frog. ''
Chiunque dotato di un pò di buon senso, avrebbe capito di dover lasciar perdere. Ma Francis, di buon senso, non ne aveva mai avuto. Per cui, dopo aver teatralmente sbuffato, si alzò dal suo letto, spense la luce sul comodino e si piazzò nel letto dell'altro.
'' What the Hell?! Togliti subito di qui, damned! esclamò Arthur, cercando di farlo uscire con calci e pugni.
L'altra Nazione non rinunciò, e lo abbracciò stretto, attaccandosi come una cozza ad uno scoglio.
''Ora dormi, mon ami. ''
'' Non con te vicino, pervert! Te ne approfitteresti sicuramente per allungare le mani!''
'' Beh, se ci tieni...''
'' Mai!''
'' Mon Angleterre, se non dormi, domani sarai più nervoso del solito. Hai bisogno di dormire, una volta tanto.''
'' Damned '' imprecò l'altro, chiedendosi come diavolo facesse il pervertito a sapere delle sua insonnia.
'' Ti amo anch'io, mon amour.''
Un pò per la stanchezza del viaggio, un pò perchè discutere con Francia era un'impresa di Sisigo, alla fine saggiamente Inghilterra decise di non perdere altre energie in discussioni inutili, e chiuse gli occhi, sicuro che, anche per quella volta, non sarebbe riuscito a dormire senza incubi.
Ma il calore del corpo dell'altro e il suo battito regolare lo cullarono dolcemente, fino a farlo scivolare nel sonno. 
Ironico come, per la prima volta nella sua lunga vita, Arthur riuscì a dormire per tutta la notte, senza incubi, grazie alla vicinanza di Francis. 
L'unica cosa che aveva sempre desiderato, era di non essere lasciato da solo...




 

 





(  430 parole)




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Capitolo 30
*** Facendo qualcosa di porno ***


30 Days FrUk




Inghilterra non si rilassava mai. Sempre nervoso, sempre sul punto di sbottare ed insultare pesantemente il suo interlocutore, era difficile vederlo veramente rilassato, persino quando era da solo a casa sua era teso come la corda di un violino.
Documenti, riforme, tasse... non faceva altro che pensare al  lavoro, rimanendo anche per interi giorni chiuso in casa, mangiando scones e bevendo solo the. Non era sano, aveva bisogno di uscire e di scaricare la tensione.
Per quello, fortunatamente, c'era Francia. Il francese aveva i suoi metodi per far sciogliere quel blocco di marmo che era il suo Angleterre. 
'' Damned,
cosa diavolo ci fai a casa mia?! A quest'ora, poi! Vuoi che chiami la polizia?''
'' Non essere precipitoso, mon lapin. Non dovresti trattare così il tuo fidanzato quando si preoccupa per te.''
'' Idiota!''
Era un copione ripetuto già centinaia di volte, che Francia continuava ad interpretare con magistrale bravura ( o civetteria, come avrebbe detto l'inglese): la discussione sarebbe continuata ancora un pò, specie per via del suo tsundre preferito, fino a quando lui non l'avrebbe baciato, stroncando sul nascere un nuovo e pittoresco insulto da parte dell'altro.
Arthur in un primo momento, fingendo che non gli piacesse (come faceva sempre, del resto), avrebbe cercato di respingerlo, arrivando a mordergli le labbra e a tirargli calci nelle regioni vitali. Francia non si sarebbe arreso, l'avrebbe stretto a sé con ancora più forza, cominciando a far vagare le mani sull'esile corpo del ragazzo, fino a quando quest'ultimo non si sarebbe finalmente lasciato andare.
E lì iniziava il vero divertimento, la vera lotta per il predominio (perchè ovviamente nessuno dei due avrebbe accettato di fare il passivo, senza aver prima lottato con le unghie e con i denti) fatto di baci a metà, morsi, carezze e gemiti trattenuti.
Era tutto così complicato... in pratica era da loro, che erano arrivati a farsi guerra per più di cent'anni. Erano Francia e Inghilterra, Francis e Arthur, e nonostante il passare degli anni, delle guerre, delle rivoluzioni, continueranno sempre ad odiarsi e ad amarsi. 





 

 





( 336  parole)




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preferite/seguite/ricordate e grazie a chi ha recensito.
Per chi è interessato, ho iniziato una nuova raccolta sempre inerente a questo fandom:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2872745&i=1.
Spero che questa nuova raccolta, vi risulti di gradimento come questa.

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