James, per piacere, non metterti nei guai!

di Angel_Mary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stessa storia, stesso posto, stesso Bar. ***
Capitolo 2: *** Errare è umano, perseverare è diabolico. ***
Capitolo 3: *** L’appuntamento. ***
Capitolo 4: *** L'ora del the. ***
Capitolo 5: *** Natale con sorpresa. ***
Capitolo 6: *** Anno nuovo, vita nuova ... forse. ***
Capitolo 7: *** God bless America! ***
Capitolo 8: *** Partenze e novità. ***
Capitolo 9: *** Il mio inizio sei tu. ***



Capitolo 1
*** Stessa storia, stesso posto, stesso Bar. ***


Questo mio scritto è frutto della mia fantasia, senza alcun fine di lucro.
Spero che vi piaccia.
 
 
 
 
 
Stessa storia, stesso posto, stesso Bar.
 
 
James guardò la vecchia insegna del pub,  dove con un colore giallo sgargiante era scritto a caratteri cubitali ‘Da Dean’. Era trascorso un po’ di tempo dall’ultima volta che era andato lì, un po’ perché aveva cominciato a frequentare locali più lussuosi, un po’ perché era frequentato da troppi studenti, vista la vicinanza al Campus, e un po’ perché immediatamente dopo l’uscita dell’ultimo film della Saga, preferiva frequentare luoghi dove potesse trascorrere il suo tempo in maniera discreta; ma visto che erano passati più di tre anni, insieme a suo fratello e a due suoi amici storici avevano deciso di tornare lì.
Il proprietario, Dean, era un ragazzo più o meno della sua età, aveva preso l’attività del padre dando una rimodernata al locale, rendendolo un luogo familiare dove passare qualche ora in compagnia. Quando Dean vide entrare lui, Oliver, John e Anthony, poggiò il bicchiere che stava asciugando per andarli a salutare di persona.
“Chi non muore, si rivede!” li accolse calorosamente. Oliver si avvicinò al bancone, prima di rispondergli ironico “Amico, abbiamo lavorato parecchio!” John gli diede una pacca sulla spalla. “Tutti vorrebbero lavorare come voi due: viaggiate intorno al mondo, andate a feste e festicciole, e avete tante ragazze che vi ronzano intorno!” sghignazzò infine, seguito a ruota da Anthony. “Ehi, parla per lui! Fino a poco tempo fa, ce l’avevo una ragazza.” Concluse piccato James. Oliver lo guardò di traverso “Certo e per quanto tempo non avete avuto una conversazione civile, prima di prendere una saggia decisione?” lo incalzò sarcastico.
James sbuffò, infastidito, “Ollie, sta’ zitto!”
Dean scosse la testa, divertito “Cosa vi porto? Accomodatevi sul retro, c’è uno spazio molto più riservato.”
“Grazie, Dean. Tu si, che sei un amico.” Rispose James, avviandosi nella direzione indicata, mentre gli altri tre lo guardavano scettici. Anthony disse “Non dovrebbe aver superato la rottura con Amelia?” Ollie scosse la testa “penso che lei avesse voluto qualcosa di più … ma ci conoscete, non siamo persone mature!” sorrise. Sapeva il brutto momento che stava passando James. Tutte le persone li vedevano invincibili, sempre molto sorridenti e capaci di scherzare su quasi tutto. Sospirò pensieroso, anche lui era stato male dopo la fine della storia con Anne.
Dean, che stava ancora armeggiando con i bicchieri, rispose “credo che dobbiate trovare delle persone che siano in grado di tenervi testa.”
Lui annuì, un po’ dispiaciuto “io ce l’avevo, ma l’ho fatta scappare.” Dean sospirò, avere un pub gli aveva dato la possibilità di conoscere molti problemi delle persone. “Se è quella giusta, vedrai che si risolverà.”
“Vedremo, quello che mi preoccupa adesso è mio fratello. Fortunatamente, abbiamo molti impegni di lavoro in questo periodo.”
Anthony scosse la testa, poco convinto “Jim si è semplicemente accorto di volere una persona normale. Una ragazza che non lo avvicini solo perché ha interpretato Fred Weasley per dieci anni.” John annuì, e aggiunse “te ne sei accorto anche tu, Ollie. Anne è una ragazza comune e con la testa sulle spalle. Dovreste ripensarci.”
Oliver esclamò “siete due pettegole!”
 
 
 
“Oh, vaffanculo! Perché non ho fatto la fashion blogger?” esalò Marianna, sfinita, prima di accasciarsi su una sedia di fronte ad Erminia, sua amica e inquilina. Quest’ultima alzò lo sguardo dal monitor del computer “devo proprio risponderti?” chiese gentilmente. Marianna scosse la testa, sconsolata, guardando i suoi libri sparsi sul tavolo, prima di riprendere a parlare. “Quello che proprio non concepisco” recuperò un libro, che era sul punto di schiantarsi sul pavimento “è perché debbano stipulare degli accordi pur sapendo che volutamente non li ratificheranno. Che razza di senso ha?” concluse. Erminia, capita l’antifona, smise di scrivere la sua relazione, per osservare la sua amica. Era cambiata molto negli ultimi mesi, e tutti avevano convenuto che dopo la missione in Brasile, era tornata più battagliera di prima. Mentre Erminia si perdeva nella sua elucubrazioni mentali, un ragazzo, a causa del suo passaggio, aveva fatto cadere buona parte dei libri dell’amica sul pavimento, si riprese solo quando si stava rendendo conto che Marianna lo stava mandando a quel paese, in slang.
“Signore, non potrebbe stare più attento quando si muove?” gli urlò, accalorata. James si voltò verso la ragazza che gli stava urlando contro. Si era talmente innervosito con il fratello da non essersi nemmeno accorto che aveva fatto cadere tutti quei libri. Cercò di rimediare il più in fretta possibile “Scusami, non me ne ero accorto” rispose mortificato. La ragazza inarcò un sopracciglio, squadrandolo. Mentre lei lo osservava, lui faceva un piccolo calcolo mentale: non poteva avere più di ventisei anni, ed era molto probabile che riconoscendolo, sarebbe stata più gentile, ma da come lei guardava lui, suppose che no, non l’aveva riconosciuto.
“La prossima volta faccia più attenzione” e si mise a raccogliere i libri sparsi sul pavimento. James si preoccupò di aiutarla.
“Posso aiutarti?” chiese, prima di sgranare gli occhi, scorrendo i titoli dei tomi che appartenevano alla ragazza. ‘Armi permesse nei conflitti armati fra Stati’ e ‘Tecniche di reclutamento clandestino durante i conflitti armati’ risaltavano nel mucchio.
“Sei una soldatessa?” domandò incoraggiante, ma la ragazza, invece, parve non gradire la battuta, tanto che, dopo averlo fulminato con lo sguardo, rispose gelida “le sembro un soldato, signore?”
James la osservò riprendere i libri e sedersi accanto alla sua amica, la quale si stava facendo beffe di lui senza alcun problema.
Nel frattempo Oliver, Anthony e John lo avevano raggiunto, giusto in tempo per godere del simpatico siparietto che James e quella ragazza avevano messo in scena. Se avessero potuto, lo avrebbero rivisto all’infinito.
“Dean ci sta portando le birre” annunciò John all’amico, il quale stava ancora osservando imbambolato la ragazza di poco prima, che sfogliava rabbiosamente le pagine di uno dei suoi libri, parlando con la sua amica in una lingua straniera. Oliver schioccò la lingua, contrariato “Ora non riesci nemmeno a flirtare con una ragazza al pub?” sussurrò a bassa voce al fratello, mentre si accomodava su una sedia. James, dal canto suo, lo trucidò con lo sguardo, non si diceva che i gemelli fossero una squadra? Anthony, il quale si era dichiarato scettico nel credere le motivazioni che avevano portato James alla rottura con Amelia, aggiunse “Ci sono solo due possibilità che spiegherebbero tutto ciò.”
“Sarebbero?” incalzò John, mentre i gemelli ascoltavano in religioso silenzio, dopo essersi tolti i rispettivi giubbotti.
Anthony fece un respiro profondo “O ti ha mollato lei, o ti ha mollato lei” disse con tono profetico, di chi era al corrente di una verità nascosta, ma sotto gli occhi di tutti.
“Siete tre pettegole incallite. Tutti e tre!” sbottò James, continuando a scrutare la ragazza dei libri, che nel frattempo aveva sciolto i capelli. Aveva anche potuto notare che i capelli di lei, sotto la luce, avevano dei riflessi molto particolari. Oliver sospirò, dopo aver dato un’occhiata al fratello. Sapeva come si sentiva: ci era passato anche lui, poco tempo prima e se non ci fosse stato James ad aiutarlo, probabilmente sarebbe stato anche lui così.
“Okay, Jim, tregua. Ora, puoi tornare tra noi?”
 
Dopo essere tornata a sedersi di fronte ad Erminia, Marianna le aveva domandato “quel tizio continua a guardarci?” con tono grave. L’amica sollevò leggermente la testa, prima di sorridere debolmente.
“Sta guardando te, salame.”
Udite quelle parole, Marianna si sciolse istintivamente i capelli, come se avere i capelli sciolti le desse una sensazione di maggiore sicurezza. Sul volto dell’amica comparve un ghigno malizioso.
“Che fai? Cerchi di renderti più presentabile?” la stuzzicò.
“Veramente, spero vivamente che smetta di perforarmi il cranio” aggiunse un po’ esasperata.
“Sei sempre la solita esagerata!”
 
I ragazzi avevano cominciato a chiacchierare dei vari progetti che li avrebbero tenuti occupati da lì a sei mesi, James, ogni tanto, lanciava qualche sguardo al tavolo delle due ragazze, le quali erano continuavano a studiare, ma la ragazza dei libri gli dava le spalle. Poi, finalmente, comparve Dean con un vassoio carico: c’erano le loro pinte e due tazzine di caffè. Lo vide avvicinarsi al tavolo delle ragazze con un bel sorriso sulla faccia. Che una delle due fosse la sua ragazza?
“Eccomi, qui, ragazze. I vostri espressi, con la schiuma che piace a voi, e due biscottini per addolcirvi lo studio.”
Entrambe si staccarono dai libri, per ammirare ciò che Dean aveva portato loro.
“Dean, sono espressini” lo corresse divertita la ragazza dei libri, mentre l’altra esclamò “Dean, se non stessi insieme a Dom, sappi che tu potresti essere il mio uomo dei sogni!” Dean sembrava soddisfatto.
“Sono sempre sconcertato dalla vostra gioia per due espressi.”
“Sono espressini!” dissero le ragazze all’unisono. “Torno a controllarvi tra un po’. D’accordo?” Poi si avvicinò al tavolo dei ragazzi, che stavano studiando i suoi movimenti.
“Ecco le vostre pinte. Mi auguro di non essere il vostro uomo dei sogni. Potrei deludervi: preferisco le donne!” annunciò.
“Tranquillo, amico. Noi due siamo sistemati, ci preoccupiamo per i nostri gemelli preferiti” disse Anthony. “Io sono felice come sto. La donnetta isteria, qui, è soltanto mio fratello” si difese Oliver, chiamato ingiustamente in causa. James parve rianimarsi improvvisamente “Smettila di farti gli affari miei!” rispose, alzando leggermente la voce, tanto che le due ragazze si voltarono nella sua direzione, John, invece, scuoteva la testa, divertito.
“Mi sono mancati i vostri show. Dico sul serio.” Commentò Dean, mentre distribuiva i bicchieri di birra, però prima di andarsene ci tenne ad aggiungere “ non alzate troppo la voce, per piacere. Erminia e Marianna sono parecchio incasinate con due esami difficili.”
I ragazzi lanciarono una rapida occhiata alle due ragazze, concentrate a prendere appunti e a scrivere al computer, mentre ad Oliver venne in mente una brillante idea: chiedere a Dean informazioni su di loro.
“Per caso, le conosci?”
Dean annuì “sono mie amiche, da più di un anno ormai. Vengono a studiare spesso qui” rispose cortese. James, invece, si affrettò a chiedere “vengono qui tutti i giorni?”
Il proprietario del locale parve soppesare la risposta: sapeva perfettamente che Marianna gli avrebbe fatto la pelle se si fosse messo a raccontare i fatti loro in giro, così decise di optare per una risposta piuttosto diplomatica.
“Vengono piuttosto spesso, Marianna più di Erminia; anche se devo ammettere che sono entrambe molto impegnate.”
James non parve essere troppo soddisfatto delle cose che era riuscito a scoprire, anche perché non aveva capito chi fosse chi, ma per il momento decise che si sarebbe accontentato delle scarne informazioni.
“Ragazzi, vorrei fermarmi, ma devo tornare dai clienti di là. Ci vediamo tra un po’, cercate di non mettervi nei guai in mia assenza!”
 
Dopo più di un’ora, Erminia si rivolse all’amica, stravolta “Mari, io vado. Dom passa da casa tra mezz’ora.” Marianna guardò l’orologio, che aveva al polso, sfinita anche lei. “Io continuo ancora un po’ e poi vengo. Voglio finire le armi batteriologiche.”
“Che spasso” constatò Erminia, mentre finiva di raccogliere le sue cose lentamente “non angosciarti troppo, d’accordo?”
Marianna annuì, poco convinta “Aspetto notizie da Ingrid, oggi c’era il processo” disse atona. Erminia non ebbe il coraggio di aggiungere altro, sapeva quanto fosse importante per lei l’esisto di quel processo.
“Io vado”fece una pausa, alzando la voce disse, rivolta al tavolo dei ragazzi “Ciao ragazzi. Buona serata.”
Marianna la squadrò, scuotendo la testa “Ciao Erm, e non fare danni con il rossetto!” le urlò volutamente in inglese, poi riprese a studiare particolarmente concentrata.
James, dentro di lui esultò, aveva fatto particolare attenzione a come la ragazza dei libri avesse chiamato l’amica. Aveva allentato la tensione, ma l’idea di provare a flirtare con Marianna, lo incuriosiva e intrigava al tempo stesso tremendamente. Il fratello e i due amici lo fissarono, e con un gesto complice, John esordì “Vado a fumare una sigaretta, chi mi vuole fare compagnia?” Oliver si alzò, prima che Anthony, dopo aver controllato il suo cellulare aggiungesse “Io devo andare da Nikki, le avevo promesso che l’avrei raggiunta per le sei e mezza.”
James salutò l’amico con un cenno della mano, prima di soffermarsi nuovamente sulla ragazza dei libri, che aveva preso il suo computer e sembrava che stesse torturando la tastiera. Era talmente tanto presa da ciò che scriveva che non si era nemmeno resa conto che erano rimasti soli. Senza riflettere oltre, James si alzò e raggiunto il tavolo della ragazza, si sedette di fronte a lei. La ragazza aveva alzato leggermente lo sguardo dal monitor, e aveva notato la sua presenza, ma aveva continuato a far finta che lui non ci fosse. James, invece, si divertiva ad osservarla, non sapeva quanto tempo avrebbe avuto a disposizione per parlare con lei, tanto che Dean tornò in quel momento con in mano in piattino sui cui era adagiato un cannolo siciliano. Marianna sollevò all’istante la testa, abbandonando il suo computer.
“Dean, sappilo. Ti amo!” esclamò lei entusiasta. James, invece, rimase immobile: allora aveva avuto una giusta intuizione? Marianna era la fidanzata di Dean?
“Perché fai sembrare l’arrivo di un dolce come un’esperienza memorabile?” sospirò lui, mentre lanciava uno sguardo d’intesa a James, che fece un sospiro di sollievo.
“Perché lo è” disse, per poi rivolgersi al ragazzo seduto di fronte a lei “se vuole, Dean, può portarle un altro per lei, signore.”
Dean avrebbe voluto ridere, dopo aver udito quelle parole.
“Guarda che puoi darmi del tu, non sono poi così tanto più vecchio di te …” Marianna non rispose, ma fece segno a Dean di portare un altro cannolo, e senza che James se l’aspettasse, lei riprese.
“Non la conosco, per me è un perfetto sconosciuto.”
Lui scosse la testa, e le porse la mano destra “sono James.”
Marianna guardò la mano di James, che rimase sospesa nell’aria prima di riprendere a guardare il monitor del suo computer.
James non si diede per vinto “In Spagna non siete abituate a stringere la mano a chi vi si presenta?”
Per la prima volta, Marianna puntò gli occhi in quelli del ragazzo seduto di fronte a lei, irritata “Primo, sono italiana. Secondo, ti ho appena ordinato un dolce e dovresti ringraziarmi. Terzo, voi inglesi siete veramente poco originali” concluse tornando ad esaminare il libro aperto sul tavolo, dopo aver spento il computer.
James non voleva credere ai suoi occhi: aveva avuto parecchie ragazze, e di solito era sempre stato facile conquistarle e catturare la loro attenzione, ma quella ragazza … l’aveva appena rifiutato? Non voleva darsi per vinto, e riprese “perché non mangi il tuo dolce?”
Marianna non prese nemmeno la briga di alzare lo sguardo “perché dalle mie parti, prima di cominciare a mangiare, se siamo in compagnia, aspettiamo che tutti abbiano il loro piatto davanti. Sai, il galateo dovrebbe essere internazionale, ormai” sciorinò asciutta. In quel momento Dean ritornò con il dolce per James, e dopo averglielo servito, Marianna consumò il suo in silenzio e velocemente, mentre Dean la scrutava, alternando lo sguardo da lei a James.
“Grazie, Dean. Io vado. Stasera vengono Vàlerie e Joey a cena, devo aiutate Alessio a cucinare.” Dean annuì “se non finisco troppo tardi, vi raggiungo.”
Marianna si era alzata e aveva cominciato a raggruppare le sue cose. James colse la palla al balzo “Dean, pago io quello che ha preso lei.”
Marianna sospirò sonoramente “grazie per l’offerta, ma ho appena pagato” disse tirando fuori tre sterline e dandole a Dean. Squadrò un’ultima volta James che era rimasto seduto, prima di mettersi la sua giacca piuttosto pesante per essere metà settembre.
“Dai, non fa ancora troppo freddo” constatò James, sornione.
“No, se vieni da un posto dove puoi stare al mare da maggio ad ottobre. Fai un po’ tu.”
“Mi hai dato del tu!” esultò contento, mentre lei lo guardò con astio.
“Ciao, Dean. Ci vediamo dopo” aveva cominciato ad incamminarsi, ma poi si girò nella direzione del ragazzo “Ciao James!”
 
 
NdA:
Questa sezione è piuttosto scarna su fan fiction su James e Oliver, così qualche giorno fa ho avuto la geniale idea di scriverne una.
Ovviamente tutto quello che ho scritto è frutto della mia fantasia e spero che piaccia anche a voi. La storia è praticamente conclusa, sono indecisa sull’ultimo capitolo, ma vi assicuro che non sarà lunga più di sette capitoli. Mi auguro di riuscire ad aggiornare almeno una volta alla settimana.
Fatemi sapere se vi piace.
Al prossimo capitolo. 
Un bacio,
Angel 

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Capitolo 2
*** Errare è umano, perseverare è diabolico. ***


Errare è umano, perseverare è diabolico.
 


Oliver e John, quando raggiunsero James, avevano l’espressione di due bambini a cui era appena stato detto che Babbo Natale sarebbe arrivato con tre mesi di anticipo.
“Che avete da sorridere tanto voi due?” li accolse James, irritato, mentre Dean continuava a ripetere “Jim, per l’amor del cielo, perché vuoi metterti nei guai?”
L’interessato scosse la testa, contrariato, aspettando ancora una risposta dal fratello e dall’amico.
“Ti ho già detto quanto adori quella ragazza?” disse gioioso, mentre John tratteneva un sorriso.
“Questo che significa, adesso?”
“Quando è uscita, ha avuto la gentilezza di informarmi che è molto probabile che qualcuno ti abbia dato una botta in testa di recente!”
James parve afflosciarsi udite quelle parole poco carine, ma John soccorse l’amico “Jim, devo ammetterlo: non ti ho mai visto così in difficoltà, ma ci riuscirai” disse riprendendo il proprio posto.
James, incrociò le mani vicino al viso poggiando i gomiti sul tavolo, riflettendo un momento sotto gli sguardi curiosi di Oliver, John e Dean, che temeva sulle possibili conseguenze di quell’unione alquanto improbabile.
“Dean, dove posso trovarla?”
L’interpellato sgranò gli occhi, preoccupato.
“James, ma sei impazzito? Hai visto che tipo di ragazza è Marianna?”
 
Dean, alla fine, non aveva esplicitamente detto quando James avrebbe potuto trovare al pub a colpo sicuro Marianna, ma aveva avuto il buon gusto di suggerire all’amico che il venerdì sera di quella settimana, sarebbe stato il caso di tornare a fare una passeggiata al locale.
 
 
 
*** 
 
 
Marianna ed Erminia avrebbero voluto organizzare una serata a tema al pub di Dean, ma erano talmente occupate con i loro esami, che erano riuscite solamente ad organizzare la solita serata insieme agli amici più stretti. Le due ragazze si diedero appuntamento con la loro amica Vàlerie al pub, trenta minuti prima dell’orario che avevano stabilito con i ragazzi. Vàlerie era appena tornata dal viaggio di nozze insieme al marito Joey, e tutte e tre avevano stabilito che avevano bisogno del tempo necessario per avere un resoconto piuttosto dettagliato degli eventi, ma per un caso fortuito Erminia si era fatta scappare dello strano incontro fatto da Marianna qualche giorno prima.
“Vale, avresti dovuto vederla: se gli sguardi avessero potuto uccidere, l’avrebbe stecchito!” sciorinò Erminia, mentre apriva la porta alle amiche, mentre Marianna si era chiusa volutamente nel silenzio più assoluto. Vàlerie, invece, sembrava molto interessata all’argomento e studiava con dovizia l’atteggiamento dell’amica.
“Questo ragazzo era veramente brutto?” chiese rivolta a Marianna, la quale cercava Dean con lo sguardo tra i tavoli occupati.
“Voi vedete un tavolo libero?”
Erminia lanciò a Marianna un’occhiata di traverso, riprese rivolta a Vàlerie “Si dice che l’altezza sia mezza bellezza; ma il ragazzo è obiettivamente carino” rifletté un momento, prima di continuare “cioè, non è il classico tipo che se lo incontrassi per strada, ti gireresti a guardare.”
“Parlate di me, come se non ci fossi!” esclamò contrariata Marianna.
“Veramente, parlavamo del tipo che voleva flirtare con te” precisò Erminia, sorridente. Vàlerie, al contrario, annuì comprensiva “allora, dicci: cosa ne pensi di questo ragazzo?”
Marianna sospirò, pensando che se avesse continuato ad ignorare le sue amiche, non l’avrebbero lasciata in pace nemmeno un minuto. Contemporaneamente, Dean le vide e fece loro cenno di accomodarsi ad un tavolo, che aveva riservato per loro.
“Dico che è il classico tipo che crede che tutto gli sia dovuto” prima di chiedere “non ci eravamo viste prima, per parlare della vostra luna di miele a Cancun?” concluse angelica. Erminia, per la prima volta quella sera, si trovò a essere d’accordo con lei, vedendo arrossire Vàlerie.
“Quando ci sfornerai una piccola te?”
“Siete sempre le solite, voi due!”
Avevano avuto il tempo di accomodarsi, che Dean si avvicinò a loro, trafelato “cosa vi porto?”
“Io, passo. Per stasera niente alcol, sono troppo stanca” annunciò Marianna.
“Vi aspettiamo prima di decidere, okay?” propose Vàlerie, che stava per domandare qualcos’altro, quando Marianna la troncò sul nascere.
“Dean, è un caso che il tizio di qualche giorno fa sia tornato senza la scorta e si guardi in giro in maniera circospetta?”
Il ragazzo sbiancò, aveva detto a James di non tornare da solo, perché avrebbe dato troppo nell’occhio!
“Sarà passato a fare un saluto” rispose cordiale.
Marianna, invece, squadrò prima lui e poi James “posso andare a nascondermi?” gemette. L’amico le sorrise, prima di rivolgersi alle altre due “passo appena arrivano i ragazzi, d’accordo?”
Vàlerie annuì, molto più interessata ad osservare il ragazzo che era appena entrato: di primo acchito le sembrava un tipo comune, poi ebbe una strana sensazione.
“Erm, ma non ti sembra di conoscerlo già? Come se l’avessi visto da qualche parte?”
Marianna, era impegnata a nascondersi dietro un menù, ma Erminia glielo strappò dalle mani, e chiese a sua volta “anche a te fa la stessa impressione?”
Vàlerie continuò a studiare il nuovo arrivato, cercando di trovare la risposta a quella domanda nei meandri della sua mente.
 
James aveva preso quella ragazza, Marianna, come una sfida, ed era deciso a vincere in qualsiasi modo. Era entrato con sicurezza nel pub di Dean, pensando che avrebbe avuto il tempo di bere una pinta in sua compagnia, prima di cercare di intavolare una conversazione più o meno civile con Marianna.
“Ciao, Dean!” esclamò appena lo vide tornare al bancone con un vassoio vuoto. Lui, rispose divertito “la trovi al tavolo vicino alla finestra …”
James sorrise complice, prima di scostarsi e di avviarsi lentamente.
“Sei sicuro di quello che fai?”
Lui si voltò in direzione dell’amico, che lo guardava con aria preoccupata “vado a farmi impagliare e torno a dirtelo.”
Dean ridacchiò, mentre lo osservava muoversi tra i tavoli affollati, certo che ne avrebbe viste di ogni genere.
James l’aveva vista seduta insieme alla sua amica Erminia e a un’altra ragazza bruna; stavano ridendo e la ragazza di cui non sapeva il nome era arrossita, prima di dare una leggera spinta a Marianna, che la stava prendendo in giro. Non riusciva a sentire cosa si stessero dicendo, ma aveva intuito che stessero parlando in inglese e non italiano. Si sentiva tranquillo, perché nessuna delle tre ragazze aveva ancora notato che si stava avvicinando, ma quando fu certo di essere entrato nella loro visuale, si sentì tirare un braccio, si voltò di scatto.
Se avesse potuto, sarebbe scappato a gambe levate.
“Scusa, tu sei James Phelps, vero?”
Due ragazze erano in piedi di fronte a lui e lo avevano riconosciuto.
Le studiò velocemente: non potevano avere più di vent’anni ed erano vestite come le ragazze di alcuni talk show.
“Ehm, si. Sono io.”
Una delle due, quella biondissima e con la pelle abbronzata, gli sorrise maliziosamente, ma lui non apprezzò il gesto.
“Possiamo fare una foto con te?”
James mostrò un sorriso tirato: se c’erano delle buone probabilità che Marianna non l’avesse riconosciuto, come il ragazzo che aveva interpretato uno dei gemelli Weasley, ora le avrebbe dovuto spiegare perché faceva delle foto con delle perfette sconosciute.
“Certo, ma sbrighiamoci: avevo appuntamento con un paio di amici.”
L’amica della bionda fece un risolino, ed estrasse dalla sua borsa il cellulare, entrambe gli si avvicinarono e scattò una foto.
“Buona serata ragazze” disse cordiale.
“Buona serata a te!” risposero zuccherose, prima di aggiungere “Salutaci Oliver, avremmo tanto voluto incontrare anche lui!”
Lui annuì, prima di voltarsi nuovamente verso il tavolo di Marianna e le amiche, che erano impegnate a chiacchierare. James si augurò che nessuna delle tre avesse notato quanto era successo, e una volta arrivato al loro tavolo, si sedette sulla sedia di fronte a Marianna.
La ragazza bruna si ammutolì, e aveva cominciato a guardarlo confusa; Erminia, invece, tratteneva a stento un’espressione di puro divertimento, mentre Marianna lo fissava astiosa.
“Oh, è lei. Ancora.”
Le sue amiche rimasero in silenzio, lanciando strane occhiate prima a lei e poi a lui, che si stava togliendo la giacca di pelle, rivelando una t-shirt sulla quale spiccava una stampa e delle scritte viola. Vàlerie notò immediatamente l’orologio che lui indossava al polso sinistro, e vista la grandezza dell’oggetto si domandò se Marianna non avesse effettivamente ragione nel ritenere il ragazzo come uno pieno di sé.
Marianna inarcò entrambe le sopracciglia al gesto di James “ha intenzione di rimanere seduto qui ancora per molto?” berciò.
“Ti avevo chiesto di darmi del tu” guardò le amiche, e decise che era il caso di presentarsi “comunque, sono James.”
Marianna sospirò annoiata “Loro sono Erminia e Vàlerie. Che diavolo vuoi?” chiese brusca. Da sotto il tavolo, entrambe le amiche diedero contemporaneamente due calci a Marianna, la quale resistette stoicamente senza dar cenno dell’accaduto. James aveva immaginato che lei potesse avere una reazione del genere, ed era preparato, quello che non immaginava, però, era che si stava divertendo ad avere a che fare con lei.
“Di che stavate parlando?” domandò come se Marianna l’avesse invitato ad accomodarsi e a chiacchierare insieme a loro tre. La ragazza, però, lo guardò con una strana luce negli occhi.
“Parlavamo del fatto che sembri piuttosto abituato a fare foto con sconosciute … Eric; o non posso chiamarti anche così?” concluse visibilmente divertita.
James diede un rapido sguardo alle amiche, ma sembrava che entrambe non stessero capendo molto di quello che Marianna aveva detto. Lei l’aveva riconosciuto, non gli aveva detto nulla e non aveva fatto nessun cenno che contemplasse quell’ipotesi; si era comportata come avrebbe fatto con uno sconosciuto.
“Ma, allora …” cominciò lui.
“Allora, cosa vuoi da me?” concluse Marianna con un tono leggermente più morbido, rispetto a prima. Lei lanciò un rapido sguardo all’entrata: Joey, Dom, Marco e Alessio erano arrivati e le guardavano preoccupati.
“I ragazzi sono arrivati. Vale, Joey ti sta cercando.”
James si voltò talmente velocemente, che per poco non gli venne torcicollo, e vide quattro ragazzi che lo studiavano curiosi, ma che non avvicinavano.
“Mari, ti lasciamo sola. Okay?” chiese in italiano Erminia, mentre Vàlerie e lei si accingevano a raggiungerli. Marianna fece un segno con il capo, mentre tornava a guardare James.
“Cosa ti ha detto?”
“Che stanno raggiungendo fidanzato e marito” disse prima di riprendere “James, sul serio. Cos’è che vuoi da me?”
“Conoscerti?” tentò lui, incerto ma allo stesso tempo divertito dalla situazione. Marianna schioccò la lingua, piuttosto contrariata “Dio, odio essere al centro dell’attenzione!” berciò, nervosa e studiando un punto preciso alle spalle del ragazzo. James stava per guardare in quella direzione, ma lei lo bloccò.
“Non ti voltare, quelle due oche di prima …”
“E come mai attirano tanto la tua attenzione?”
James sembrava contento, avevano cominciato a fare una conversazione più o meno normale!
“Sai se qualcuno mi scatta delle foto, senza il mio consenso, voglio almeno identificare i soggetti, prima di andare a denunciarli” sospirò, prima di lasciarsi un po’ andare.
“Sei un avvocato?” riprese, ora veramente curioso.
“Magari … No, sono solo laureata in legge in Italia” rispose un po’ triste. James ebbe modo di notare che il tono della sua voce era leggermente mutato, come se parlare del suo Paese la facesse soffrire.
“Allora che fai? Studi come stroncare qualsiasi uomo che tenti di approcciarsi a te?” chiese con la speranza di farle tornare il sorriso, o almeno di scuoterla un po’. Marianna rise.
“Oh, no. Mi sto specializzando in diritto internazionale, ma mi sto soffermando su diritti umani e diritto umanitario internazionale dei conflitti armati.”
Era sul punto di continuare a parlare di sé, ma cambiò immediatamente umore. Lei sapeva perfettamente chi avesse davanti, sapeva che su internet si diceva che lui avesse l’abitudine di cambiare spesso ragazza e la peculiarità di tutte quelle che aveva frequentato era che fossero americane e bionde.
“James, scusa la franchezza: ma non vorrei essere sul libro nero di nessuno. Tanto meno su quello di un attore.”
Lui rimase in silenzio, di quale libro nero stava parlando?
“Sai, per il momento ti credono impegnato con una ragazza formosa e bionda. Tu non sai nulla al riguardo?”
James sembrava sorpreso: non solo l’aveva riconosciuto, ma conosceva anche cosa si dicesse su di lui su internet. Forse, era quello il problema?
“Quindi, non solo mi avevi riconosciuto, ma bazzichi anche sui giornali di gossip …”
Lei scosse la testa, di nuovo abbastanza contrariata, anzi questa volta sembrava veramente offesa.
“Rispondi prima alla mia domanda, Signor Ovvietà.”
James avrebbe voluto ribattere, ma visto il repentino cambiamento della ragazza, decise che sarebbe stato meglio fare come diceva lei.
“Sono stato impegnato con una ragazza bionda e formosa, si. Sono libero, adesso. Altrimenti non sarei qui.”
Marianna sembrava soddisfatta della risposta ricevuta, ma le parole le scapparono di bocca.
“Sono uscita da un po’ di tempo da una storia, conclusa davvero male. Ripeto, non vorrei essere sul libro nero di nessuno.”
“Non ho nessun libro nero … ma, tu”
Marianna si alzò di scatto, furiosa, prendendolo di sorpresa.
“Scusa un attimo, James. Torno subito” e si avviò decisa verso le ragazze che l’avevano fermato prima. Lui lanciò un’occhiata agli amici di Marianna, che stavano seduti sugli sgabelli vicini al bancone, e Vàlerie ed Erminia la stavano guardando da lontano, ridendo apertamente. James scosse la testa: quella situazione era davvero esilarante, e non aveva ancora chiesto un appuntamento a Marianna! Quando tornò ad osservarla, notò che stava discutendo animatamente con le due ragazze, e dopo due minuti, tornò con la stessa decisione con la quale si era alzata, al proprio posto.
“Le hai minacciate?”
Marianna scosse leggermente la testa allegramente, facendo muovere i capelli lunghissimi, che portava sciolti.
“Nah. Solo che se provano a mettere su internet le foto che ci hanno scattato, le vengo a cercare con la polizia e le faccio pentire di aver avuto quell’idea geniale” rispose sadica.
James ridacchiò all’idea di Marianna che cercava quelle due insieme a una pattuglia di polizia, ma tornò immediatamente serio.
“Ah, per tua informazione, non leggo giornali spazzatura” riprese lei, sorprendendolo di nuovo “tutto quello che so su di te e tuo fratello, risale alle interviste dei primi film, gli ultimi tre non li ho nemmeno visti, se questo può farti piacere.”
James sembrò soddisfatto, ma lui parlò prima che lei potesse aggiungere qualsiasi altra cosa “ti chiedo una cena, solo una. Poi, se vorrai, sparisco dalla tua vita. Ti va?”
Marianna parve rifletterci su. Era uscita da qualche mese da una relazione, era vero, e le sembrava anche troppo presto cominciare a guardarsi intorno, visti tutti gli impegni che affollavano la sua vita; ma una vocina dentro di lei continuava a domandarle cosa avrebbe avuto da perdere andando ad un appuntamento con lui.
“D’accordo, James.”
Lui le sorrise, trionfante.  


NdA:
Eccomi tornata con il nuovo capitolo! Cosa ne pensate? 
Al prossimo capitolo!
Un bacio,
Angel

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Capitolo 3
*** L’appuntamento. ***


L’appuntamento.
 
 
James, alla fine, le aveva proposto di vedersi il venerdì della settimana successiva per trascorrere il pomeriggio e la sera insieme.
Quello che nessuno dei due aveva previsto, però, era il fatto che James era passato a trovare Marianna tutti i giorni al pub, mentre lei studiava e che, dopo essersi scambiati i numeri di telefono, passavano molto tempo a parlare. James era riuscito a scoprire molte cose su di lei: era stata due volte in missione, una volta in Kenya e una volta in Brasile, odiava le fashion blogger, le piacevano i dolci siciliani e le mancava molto il suo Paese. Si era meravigliato quando aveva constatato che sia lei sia Erminia avessero un rapporto molto stretto con le rispettive madri, tanto che si sentivano molto spesso nell’arco di un solo pomeriggio. Marianna lo aveva preso spesso in giro, dicendogli che lui fosse un grandissimo asociale e che Fred non sarebbe stato orgoglioso di lui.
James pensò a tutte quelle cose, mentre sorridendo aveva cominciato a prepararsi per l’appuntamento. Era intento a decidere quale t-shirt indossare, che sentì Oliver rientrare dalla palestra, dopo l’allenamento giornaliero in vista di un evento sportivo di beneficenza.
“Stai uscendo?” gli chiese, appena lo raggiunse nella sua stanza, ancora sudato.
“Tu che dici?” James non si degnò nemmeno di voltarsi.
“Con chi esci?”
James guardò per l’ultima volta le magliette sparse sul suo letto, prima di rispondergli.
“Te l’ho detto ieri. Esco con Marianna.”
Oliver deciso a non lasciare nemmeno per un minuto il fratello, si accomodò sulla poltrona che aveva nella sua camera da letto.
“Non avevi detto che sei anni di differenza potevano essere un problema?”
“Sai che si sta specializzando in diritto umanitario dei conflitti armati?”
Oliver aggrottò la fonte “Mi stai dicendo che vuoi provare l’ebbrezza di frequentare un soldato donna? Comunque, non è una risposta alla mia domanda, stai cercando di cambiare discorso!”
Per tutta la settimana, Oliver aveva ascoltato i resoconti dei pomeriggi di James, nei quali avrebbe dovuto allenarsi, ma pur di andare a trovare Marianna, il fratello aveva deciso di svegliarsi all’alba e anticiparli. James, conscio del fatto che il fratello avesse detto un pezzetto di verità, prese un cuscino che era sul letto e glielo lanciò.
“Sei un’idiota. Dico soltanto che anche se abbiamo sei anni di differenza, non ha segatura nel cervello, al contrario di tutte le mie ex.”
“Amelia non aveva segatura nel cervello …” sussurrò Oliver, ma James non parve gradire il paragone, tanto che cominciò a spazientirsi.
“Si può sapere da che parte stai? Dovresti essere contento per me!”
“Infatti, lo sono, scemo. Dico soltanto che non ce la vedo una ragazza come Marianna insieme a uno come noi.”
Oliver notò che James era rimasto in silenzio, e si era seduto al bordo del letto in ascolto, prima che il fratello riprendesse.
“Intendo, noi siamo spesso in giro per il mondo per motivazioni che quasi sicuramente lei considera frivole. Cosa ti ha detto di Dallas, per esempio?”
Lui annuì pensieroso.
“Mi ha fatto promettere di portarle qualcosa del Presidente Kennedy.”
Oliver si diede una manata sulla faccia: la loro madre sarebbe stata veramente felice, se avesse saputo che una ragazza come Marianna girava nell’orbita di uno dei due figli.
 
 
Marianna controllò per l’ennesima volta l’orario sul suo orologio da polso, che segnava le diciassette e cinque. Erano esattamente cinque minuti di ritardo, non troppi ma nemmeno pochi: erano la giusta misura.
Sbirciò dal suo angolino nascosto il luogo dell’appuntamento e vide James camminare avanti e indietro, aspettandola e controllando spesso l’orario. Lei sorrise, piuttosto soddisfatta, prima di uscire da suo nascondiglio e di andargli incontro, contenta.
James la vide sbucare da una strada che non stava controllando, era sorridente, portava i capelli lunghi sciolti, ed era felice di constatare che si fosse vestita in modo semplice, come l’aveva conosciuta nei giorni precedenti.
“Ciao, ritardataria.”
Le si avvicinò per darle un bacio sulla guancia, al quale lei ricambiò, dopo essersi sollevata sulle punte.
“Ciao, Eric” rispose sghignazzando, ricordando l’espressione che lui aveva fatto la settimana precendente, quando lei l’aveva chiamato così.
“Nemmeno mia nonna mi chiama così. Anzi … forse solo mia madre usa il mio nome intero, quando la faccio arrabbiare.”
“Effettivamente, è più bello James. Ma, devi ammetterlo: ti ha fatto effetto quando ti ho chiamato Eric.”
James le diede una carezza sulla testa, affettuoso.
“Pensavo che non mi avessi minimamente riconosciuto. Le persone della nostra età …”
“Della tua età vorrai dire!” lo interruppe lei, ironica.
“Le persone della mia età non mi riconoscono senza capelli arancioni!”
Marianna rise.
“Dove andiamo adesso? Sono appena le cinque.”
“Avevo pensato che potremmo andare allo zoo, e poi possiamo mangiare qualcosa.”
Marianna parve riflettere, pensierosa, prima di annuire convinta.
“D’accordo. È molto lontano da qui?”
“Cinque minuti di macchina. Ho parcheggiato qui dietro, pensavo fosse una cosa carina, visto che non l’hai mai visto.”
“Infatti, James, lo è. Andiamo?” lo esortò lei, prima che lui la prendesse per mano per avviarsi alla sua automobile.
 
Dopo aver visto gli orsi, e i macachi, arrivarono davanti al recinto degli oranghi, che scrutavano i visitatori con sguardi profondi, battendo le mani, e rincorrendosi tra loro.
Avevano chiacchierato molto, e senza che nessuno dei due se ne fosse reso conto avevano passeggiato ancora mano nella mano.
“Quindi, i tuoi vengono a trovarti spesso?” si informò James, mentre guardava uno degli oranghi avvicinarsi interessato verso di loro.
“Dipende dalle offerte che riescono a trovare su internet; ma in linea di massima almeno una volta ogni tre mesi. Essendo figlia unica, per tutti e tre il distacco l’abbiamo avvertito molto di più.”
James esclamò “Credo che lui sia molto interessato a te! Che sguardi che ti lancia!” Marianna osservò l’orango, che si era seduto su un sasso vicino a loro, e la scrutava curioso.
“Si, ha uno sguardo molto profondo … quasi umano.”
“Com’è stato trasferirti qui?” disse dopo aver poggiato un braccio sulle sue spalle, riprendendo il discorso che avevano cominciato.
“All’inizio è stato molto stressante: tra i documenti, la casa, alcuni mobili che mi servivano, e pregare il padrone di casa se potesse procurarci una lavatrice. Non ho avuto nemmeno il tempo materiale per rendermi conto, che fossi effettivamente qui.”
“Perché, non avevate la lavatrice?”
Marianna negò con il capo.
“C’era la lavastoviglie, ma sia io che Erminia eravamo d’accordo sul fatto che fosse più necessaria una lavatrice, visto che il padrone di casa poteva darci o l’una o l’altra.”
“Oh, pensavo che le avesse entrambe.”
Nel frattempo, al recinto degli oranghi si era avvicinato un gruppetto di bambini, e i due avevano ripreso a camminare, seguendo il percorso consigliato dello zoo.
“No, ma va bene così. Ormai, siamo super organizzate.”
James si era trasferito da parecchio insieme a suo fratello, ma entrambi avevano reso la loro abitazione fornita di tutti i comfort.
“E per le amicizie, come hai fatto?”
“Marco,Alessio e Joey li conoscevo già prima di trasferirmi. Abbiamo fatto insieme un’esperienza a New York, Vàlerie l’ho incontrata quando siamo andati a Montreal, a trovare Joey; mentre una ragazza di Napoli che ho conosciuto sempre a New York, è amica di Erminia.”
“Quindi, vi siete trovati tutti piuttosto bene?”
“Per la compagnia si, ma tutti noi, chi più chi meno, ha vissuto il trasferimento in modo traumatico. Vàlerie, ad esempio, è quella che l’ha vissuto peggio di tutti: organizzava il matrimonio a distanza e l’anno scorso non lavorava, era sola quasi tutto il giorno.”
James ascoltò in silenzio, piuttosto pensieroso.
“Tu? Come l’hai vissuto tu il trasferimenti?”
“Dipende … Ci sono momenti in cui vorrei prendere il primo aereo e tornare a casa, altri in cui sono fermamente convinta della scelta che ho fatto, ma non è facile. Ho cambiato tutta la mia vita: un Paese nuovo, una nuova lingua, nuove abitudini, nuove persone. E’ un po’ un caos.”
Marianna, nel frattempo, si era accorta che James la stava abbracciando, ma aveva deciso che non l’avrebbe aiutato nemmeno un po’.
“Quindi, ti piace l’Inghilterra?”
La vedeva felice, ma al tempo stesso avvertiva la nostalgia verso casa sua.
“Certo che mi piace, altrimenti non sarei qui. Ciò non toglie che mi manchino molte cose di casa.”
James rafforzò la presa sulle sue spalle, non aveva mai riflettuto su quanto potesse essere stato difficile per lei lasciare tutto e ricominciare in un altro Paese.
“Come sta Oliver?” chiese lei con l’intenzione di cambiare radicalmente argomento.
“Pettegolo, come sempre. Oggi, forse, più del solito.”
Marianna ridacchiò.
“Sembra strano sentir dire che Oliver sia pettegolo …”
“Perché?”
Erano giunti nella zona dove c’erano due pinguini, che erano arrivati durante l’estate e in quel momento stavano giocando con l’acqua, insieme alle persone che portavano loro da mangiare.
“Sai, com’è. Quando avevo nove anni, avevo una cotta per Rubert, e non mi sarei mai immaginata che quattordici anni dopo, avrei passeggiato con il fratello cinematografico” rivelò limpida.
“Avevi una cotta per Rub?”
Marianna scosse la testa “perché quella faccia stranita?”
James parve soppesare la risposta.
“Adesso le ragazze preferiscono di più Tom, Matt o …”
“Voi due” concluse per lui, prima di esclamare “ed è davvero esilarante l’idea che migliaia di ragazzine adesso mi vorrebbero imbalsamata!”
“Sono sicuro che te la caveresti benissimo da sola” affermò lui convinto.
“Con tutte le cose che ho passato in missione, figurati se mi spaventato un paio di ragazzine eccitate!”
James notò che Marianna era leggermente cambiata, come se riportare alla mente determinati ricordi le facesse male, mentre parlavano erano arrivati ad un bivio.
“A sinistra c’è il rettilario, c’è una piscina con paio di coccodrilli …” spiegò, ma Marianna parve incupirsi ancora di più.
“Tu ci tieni tanto a vederlo?” domandò con un punta di rancore nella voce.
“Ho detto o fatto qualcosa di sbagliato?”
Lei scosse la testa, indecisa se rivelare quel piccolo, grande segreto o se fare finta di nulla.
“Non so se capiresti …” vide una panchina libera, e si avviò lentamente.
“Provaci. Prometto che mi sforzerò.”
Erano entrambi seduti, James vedendo Marianna molto triste, le prese le mani, che erano improvvisamente diventate fredde.
“Non ho mai amato particolarmente i coccodrilli …”
James era esitante, non sapeva se dovesse dirle qualcosa o aspettare che lei continuasse, Marianna fece una carezza sul dorso della mano di James che stringeva.
“Quando sono stata in missione in Kenya, sono andata in un villaggio in riva ad un lago abitato da coccodrilli …”
James la vide chiudere gli occhi, immaginando che lei stesse rivivendo quei momenti nella sua mente.
“Era il secondo giorno che eravamo lì. Tutti ci avevano detto di fare attenzione alla riva del lago a causa dei coccodrilli, ma ritenevano che fosse piuttosto sicuro pescare lì sulle barche.”
Marianna spalancò gli occhi, nel suo sguardo c’era puro terrore, cercando in James sicurezza.
“Sono qui … Che cosa è successo?”
“C’era un gruppetto di bambini, non potevano avere più di dieci anni, e tra questi c’era John.”
Marianna aveva l’impressione di dover deglutire una grossa pillola senza l’aiuto di acqua.
“John ci aveva detto che riusciva a pagare le tasse scolastiche, grazie ai soldi che metteva da parte dopo aver venduto il pesce, ovviamente pescato nel lago.”
James stava iniziando a mettere insieme i pezzi del racconto che Marianna gli stava dicendo, strinse ancora con più forza le sue mani.
“Quella maledetta mattina, John e i bambini avevano deciso di andare a pescare; sua madre, Madleine, era accanto a me e insieme stavamo guardando i ragazzini che prendevano la loro barca …”
La sua voce parve incrinarsi leggermente, lei non avrebbe voluto che quella storia saltasse fuori lì, in quel momento. Non ne aveva parlato nemmeno con sua madre: tutto quello che aveva fatto una volta tornata a casa, era stato chiudersi nel silenzio per due settimane e poi riprendere la sua vita.
“Erano al centro del lago, dove c’erano più pesci. John aveva preso una rete …” James vide i suoi occhi inumidirsi, ora aveva anche lui paura di ascoltare.
“Proprio mentre la stava lanciando, abbiamo visto un coccodrillo uscire dall’acqua e tirare John dalla rete …”
James abbracciò Marianna, e lei non protestò, si lasciò avvolgere dalle sue braccia che in quel momento le sembravano quelle più forti del mondo.
“Io e Madleine abbiamo urlato, alcuni uomini lì presenti hanno dovuto bloccarci con la forza … dopo tre giorni abbiamo fatto i funerali, con ciò che era rimasto del piccolo John.”
Marianna si staccò lentamente dall’abbraccio per guardare James negli occhi, lei non aveva più nessuna lacrima.
Lui le prese le mani.
“Per questo non vuoi andare al rettilario?”
Lei negò con il capo.
“Non avevo mai detto a nessuno questa vicenda, nemmeno ai miei … scusami” disse imbarazzata, ma James la guardava ancora, prendendo una decisione.
Forse Marianna non si stava rendendo conto che lui si stesse avvicinando così tanto, ma appena lui aveva posato le sue labbra sulle sue, non aveva opposto resistenza a quel bacio.
 
Una volta usciti dallo zoo, ancora contenti di scoprire quello che era nato tra di loro, si avviarono verso un ristorante specializzato in carne.
“In tutto questo, oggi ho parlato solo io. Tu non mi hai raccontato niente!” Sbuffò Marianna, mentre James si sedeva accanto a lei, anziché di fronte per starle ancora più vicino.
“Solo perché sei tu, puoi chiedermi quello che vuoi!”
Vide gli occhi di Marianna essere attraversati per un momento da un lampo di malizia, alla quale, ne era sicuro, lei avrebbe fatto seguire una serie di domande piuttosto imbarazzanti.
“Non voglio torturarti psicologicamente, nemmeno io arrivo a certi livelli” sorrise, prima di dare un’occhiata veloce al menù, optando per una tagliata di manzo.
“Sai, per un momento ho temuto il peggio …”
“Dopo Dallas, dove pensi che dovrete andare per lavoro?”
James fece un segno al cameriere per farlo avvicinare e ordinare, poi si rivolse a lei “E’ probabile che debba tornare ad Orlando, ma è appena cominciato il periodo degli eventi di beneficienza, quindi ci muoveremo molto tra qui, Londra e la Scozia”
Marianna annuì, interessata.
Il cameriere si avvicinò e ordinarono entrambi, prima che lui riprese a parlare, prendendo per mano Marianna.
“Ma è probabile che ad alcuni eventi non vada insieme a Ollie. Di solito lui va anche ai BAFTA, ma a me non piacciono quel tipo di eventi, sono leggermente più discreto.”
Marianna scoppiò a ridergli in faccia, ma James la guardava stranito.
“Scusa … è che, ieri Erminia mi ha fatto vedere un video di te e Matthew che cantate al karaoke … e ho pensato …”
James le diede un bacio a fior di labbra, Marianna arrossì leggermente,  prima che lui cominciasse a prenderla in giro “Così hai fatto ricerche sul mio conto!”
“Preferisco continuare a conoscerti di persona … ma devi ammettere che siete esilaranti in quel video!”
James le fece una carezza, prima che arrivassero i piatti che avevano ordinato.
 
Dopo aver finito di mangiare, nessuno dei due aveva molta voglia di alzarsi e di uscire, anche perché aveva cominciato a piovere.
“La cosa meno mi piace di qui è la pioggia. La odio!”
Annunciò Marianna guardando le finestre del ristorante, sulle quali potevano distinguersi le piccole gocce d’acqua.
“In realtà, non piace nemmeno a me. Preferisco il tempo californiano o quello di Sydney.”
Marianna sgranò gli occhi: lei sognava la terra dei canguri da quando aveva cinque anni!
“Wow … a me piacerebbe molto fare un viaggio in Australia, e un viaggio per i Parchi Nazionali dell’Arizona, dello Utah sulle orme dei nativi americani” disse sognante, immaginandosi alla guida di un fuoristrada con cappello e stivali da cow girl.
“Chi ti dice che tu non debba farli prima o poi?”
Le chiese James, con uno strano sorriso.
“Oh, beh … per il momento non ho intenzione di chiedere altri soldi ai miei genitori. Appena consegno la tesi il prossimo agosto, ho intenzione di cercare un lavoro.”
James le sorrise nuovamente, soddisfatto di aver trovato una ragazza come lei.
“Oggi non hai parlato con tua madre? E’ tutto il pomeriggio che non controlli il telefono …”
“Il venerdì lavora fino a pomeriggio inoltrato …” non aveva ancora finito di formulare quel pensiero, che il suo cellulare cominciò a squillare e lei cominciò a rovistare nella sua borsa, sotto lo sguardo divertito del ragazzo.
“Non ridere! Non ridere!”
Esclamava lei, mentre continuava a cercare alla rinfusa.
“Oh, è Erminia.”
James la vide rispondere al telefono in italiano, non riusciva a capire assolutamente nulla, ma aveva intuito che si erano dette qualcosa, perché lei era leggermente arrossita, poi chiuse il telefono.
“Erminia mi ha appena detto che gli altri sono a casa nostra, perché Alessio ha preparato due torte al pistacchio …”
“E …?”
Marianna scosse leggermente la testa “Alessio cucina molto bene i dolci siciliani, visto che hanno una pasticceria lì, e di solito prepara quelle squisitezze a casa nostra, perché abbiamo un forno eccellente!”
James la vide entusiasmarsi, avendo ormai capito quando Marianna adorasse quel tipo di dolci, ma ancora non capiva.
“Ti andrebbe di venire a casa nostra?”
Sul volto di James comparve un ghigno malizioso, prima di diventare leggermente più pensieroso.
“Non avevo capito che Alessio venisse a cucinare a casa vostra …” disse mentre tirava fuori il portafoglio, per poi fare un cenno con la testa alla ragazza, perché avrebbe voluto pagare lui la cena.
“Oh, grazie per la cena James … non pensavo …”
James le sorrise, il cameriere si avvicinò dandogli il conto e prendendo i soldi.
“Ho ancora lo spazio per il dolce, andiamo?” chiese prima di porgerle la mano e di uscire insieme dal ristorante.
 
James stava guidando, quando un forte dubbio si intrufolò nella sua testa e le parole gli sfuggirono dalla bocca.
“Alessio passa molto tempo a casa vostra?”
Marianna sorrise, quasi soddisfatta.
“Geloso, Phelps?”
James scosse la testa. Non solo considerava Marianna una Hermione Granger in carne e ossa, era anche tremendamente testarda, ostinata e aveva imparato, anche troppo velocemente come prenderlo in giro!
 
 
 
NdA:
Eccomi tornata con questo capitolo fresco, fresco.
Cosa ne pensate dell’appuntamento? Mentre scrivevo, le idee sono venute fuori da sole, soprattutto per l’esperienza di Marianna … Non so a voi, ma a me sta piacendo molto questa storia, e mi sembra stranissimo di essere arrivata già a metà!!!
Al prossimo capitolo.
Un bacio,
Angel 

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Capitolo 4
*** L'ora del the. ***


L’ora del the.
 
 
James parcheggiò l’auto proprio davanti al locale di Dean, controllò velocemente l’orario e scese, piuttosto pensieroso ed agitato.
Erano trascorsi due mesi dal primo appuntamento con Marianna, e da quel giorno non si erano più separati, trascorrendo molti momenti felici.
“Ciao Dean!”
Urlò James all’amico, intento a servire dei clienti, il quale si voltò verso di lui sorridente. Era inusuale vedere James così contento e spensierato.
“Sai dove trovarla e per tua fortuna è anche nervosa!”
James gli fece un cenno con la mano, immaginando la reazione della sua ragazza alle proposte che avrebbe dovuto farle quel pomeriggio. Con due falcate raggiunse la saletta sul retro, e la trovò al solito tavolino circondata da libri, fotocopie e davanti ai suoi occhi il computer, dove stava scrivendo una relazione da consegnare entro Natale. Era talmente concentrata, che non si era accorta del suo arrivo, tanto che lui le si avvicinò a passo felpato e le diede un bacio sulla guancia.
“Come sta la Salvatrice del Mondo?”
Marianna staccò gli occhi dallo schermo, James si accorse che indossava gli occhiali da vista e i suoi occhi erano abbastanza rossi.
“Particolarmente stressata … sono già le sette?” gemette preoccupata.
James, senza indugiare, prese una sedia e si accomodò accanto a lei, mentre si avvicinava a Marianna, il suo sguardo cadde su una piccola scatola rettangolare avvolta con la carta di una farmacia.
“No, sono ancora le cinque.”
Lei annuì, tranquillizzata da quell’informazione.
“Mi mancano solo le conclusioni finali e ho finito” esalò, esausta “oggi mi mancavano soltanto le crisi d’identità di Vàlerie, e ho raggiunto il livello massimo di stress consentito dal mio organismo.”
“Al professore piacerà la tua relazione, hai studiato tanto” la rassicurò, lasciandole un bacio sulle labbra.
“Jim, non mi distrarre, altrimenti non riesco a finire!”
James sorrise, compiaciuto.
“Mando il tuo cervello in tilt?”
“Ecco che Phelps spande il suo ego smisurato …”
“Ho solo formulato diversamente un concetto che hai detto tu.”
“Sei sempre il solito, James!” sbottò Marianna, prima di accorgersi che la scatoletta che le aveva dato Vàlerie era ancora sul tavolo, sommersa da mille carte, sgranando gli occhi.
“Sei stata in farmacia?” incalzò James, curioso di sapere cosa ci fosse lì dentro.
“Oh, si. Vàlerie mi ha spinta, e le ho comprato un test di gravi….” disse mordendosi la lingua, e pentendosi di aver tradito quel piccolo dubbio che assillava l’amica da tre settimane.
“James, tu non sai niente, capito? Niente!”
Il ragazzo vide Marianna darsi una manata sulla faccia e digitare velocemente un messaggio sul suo cellulare.
“Sai che sei carina quando dai di matto?”
Marianna alzò lo sguardo dal telefono, prima di lanciagli uno sguardo gelida, ma il suo intento sfumò nel preciso istante in cui James le rise in faccia.
“Sei.Sempre.Il.Solito.”
“Ed è per questo che ti piaccio, signorina” prima di rubarle un altro bacio, come se fosse stato un bambino insolente. Marianna, nonostante tutto, sorrise, prima di dare un comando al computer e spegnerlo.
“Allora, Vàlerie?”
“Non sappiamo ancora nulla … mi ha fatto comprare quell’affare inutilmente” disse indicando il test di gravidanza “e prima di tornare a casa sua, ne ha comprati altri cinque. Quindi, questo è inutile.”
James vide la ragazza prendere la scatolina e riporla nella sua borsa, e fu percorso da un brivido lungo la schiena.
“Immagino la faccia che potrebbe fare Joey, quando lo scoprirà …”
“Oh, beh, se dovesse essere … ho già chiesto a Vale di fare un video, mentre glielo dice!”
James le fece una carezza, era ancora insicuro se dirle a bruciapelo le novità o meno, ma Marianna fu provvidenziale.
“Com’è andato il pranzo con tua madre?”
James trattenne il respiro, rendendosi conto del fatto che il momento tanto temuto era arrivato. Come avrebbe preso la sua ragazza l’idea di incontrare sua madre?
“Bene” era sul punto di cambiare discorso, ma qualcosa dentro di lui lo spinse a parlare, vedendo che Marianna stava bevendo un po’ d’acqua, “ci ha invitato domenica pomeriggio per l’ora del the.”
L’acqua le andò di traverso, tanto che cominciò a tossire con lo sguardo terrorizzato. James era forse impazzito?
“Tu che cosa le hai risposto?” domandò titubante.
“Che sicuramente ti avrebbe fatto piacere, ma che le avrei fatto sapere dopo aver parlato con te” rispose, con la voce e l’espressione di un bambino che era stato appena scoperto con le mani nella marmellata.
Marianna sembrava confusa, non avevano mai parlato di incontrare i rispettivi genitori, visto che erano ufficialmente una coppia da poco tempo e considerati i vari impegni di lavoro di James e la distanza della madre e del padre di Marianna, il discorso non era mai venuto fuori.
“Non ti sembra un po’… presto?” chiese.
“Perché? Stiamo bene insieme, tutti sanno che sei la mia ragazza, e non capisco dove sia il problema. Quando i tuoi genitori verranno qui, o se tornerai prima tu in Italia, vengo con te e li conosco.”
“Okay, dì a tua madre che ci saremo” prima di riprendere, preoccupata “come ci si veste per prendere una tazza di the?”
James la scrutò, cercando un qualsiasi segno che Marianna stesse scherzando, ma lei sembrava che non lo stesse facendo.
“Sei seria?”
“Sai com’è … conoscerò tua madre!” disse disperata.
James le diede un altro bacio sulle labbra.
“Oh, vedrai, le piacerai molto. Io e Ollie ne siamo più che sicuri.”
“Ecco, era come temevo” gemette, affranta, prima di accasciarsi sulla sedia.
 
 
“Quando è stata l’ultima volta, che ti sei preoccupata così tanto del tuo abbigliamento?”  ridacchiò Elisa, la mamma di Marianna, attraverso lo schermo del computer.
“Ti ho chiamata per avere dei suggerimenti, non sentirmi ridere dietro. Per il momento, mi basta solo James!” esclamò la ragazza, mentre esaminava con attenzione uno scamiciato e una camicetta bianca.
“Non stai mica andando dalla Regina Elisabetta! Visto che ne stiamo parlando … anche io e tuo padre vogliamo conoscere James.”
Marianna era in piedi nella sua camera, ascoltava la madre e allo stesso tempo guardava vari paia di scarpe che erano sparse vicino all’armadio, alla fine giunse alla conclusione che avrebbe indossato delle semplici ballerine.
“Certo, mamma. Come se non ti conoscessi e non sapessi che hai fatto ricerche su internet …”
Elisa sghignazzò, colpevole.
“In ogni caso, penso che metto lo scamiciato verdone e sotto la camicia bianca. Che ne pensi?” portando gli abiti davanti alla webcam per mostrarli alla madre, che le mostrò il pollice in su.
“Penso che va benissimo.”
Marianna si vestì come aveva detto, e poi si sedette alla scrivania per raccontare qualche altro aneddoto ad Elisa, ma in quel preciso istante James fece irruzione nella stanza della ragazza, per vedere che fine avesse fatto.
“Hai deciso come ti devi vestire?” domandò prima di accorgersi che Marianna stava facendo una videochiamata con la madre
“Oh, parli con tua madre?” domandò interessato, avvicinandosi allo schermo, per vedere meglio.
Appena James entrò nella visuale della webcam, Elisa si ammutolì: aveva visto migliaia di foto del ragazzo, molte delle quali risalenti agli eventi dei film di Harry Potter, e letto parecchie interviste in giro sul web, che fremeva di curiosità di vederlo accanto a sua figlia.
“Ehm … si” rispose, prima di rivolgersi alla madre “Mamma, lui è James.”
Elisa sorrise, prima di dire in perfetto inglese “Piacere di conoscerti, James” poi riprese in italiano “Massimo, vieni qui. C’è James!”
Lui le sorrise, salutandola con la mano, visto che aveva capito soltanto che lei l’avesse chiamato per nome.
“Mamma!” esclamò Marianna, con voce affranta: per quel giorno non le bastava già incontrare i genitori di James?
Lui alternava lo sguardo dal monitor alla ragazza: avrebbe imparato l’italiano una volta per tutte.
“Tutto okay?”
“Oh, ha solamente chiamato mio padre” rispose telegrafica. Lui sgranò gli occhi, prima di ingoiare a stento la saliva. Gli amici di Marianna, Marco, Alessio e Dom, il fidanzato di Erminia, gli avevano raccontato che i padri italiani erano soliti essere particolarmente gelosi delle loro figlie.
Dopo pochi istanti, sul monitor della videochiamata comparve un signore brizzolato, molto sorridente.
“Oh mio Dio! Non mi avevi detto di essere la copia di tuo padre!” aggiunse in fretta James.
“Lui è James, tesoro?”
Marianna annuì.
“James, lui è mio padre … contento, adesso?”
“Potresti dir loro che mi fa piacere conoscerli?”
Marianna annuì, per poi tradurre velocemente quello che le aveva chiesto il ragazzo e controllare l’orario sull’orologio.
“Jim, hai visto che ore sono? Dovremmo andare, adesso.”
“Okay … Volevo continuare a parlare con i tuoi.”
Marianna sorrise, prima di salutare i genitori e di terminare la videochiamata.
“Sembrano due persone simpatiche, lo sai?”
Marianna si alzò, e con facilità indossò le scarpe, prima di rimirarsi nello specchio per controllare che stesse effettivamente bene.
“Beh, se consideri che non parli la loro lingua …” lo canzonò, divertita, prima che James le facesse un agguato prendendola per i fianchi, e buttasse entrambi sul letto, per poi baciarla.
“Sai che vedere la tua faccia contrariata è sempre divertente?” le sussurrò sulle labbra, mentre Marianna gli accarezzò una guancia. James la guardò negli occhi: si sentiva veramente felice, e aveva voglia di trascorrere insieme a lei tutto il suo tempo disponibile. La strinse in un abbraccio, rendendosi conto ancora una volta quanto sembrasse minuta tra le sue braccia, anche se Marianna era piuttosto alta e formosa.
“Se non dovessimo andare da tua madre, non sarei contrariata” disse prima di lasciargli un bacio sulle labbra, “ora, dobbiamo proprio andare Jim.”
James sbuffò “altri cinque minuti?” propose incoraggiante.
“James, immagina se dovesse chiamarci tua madre preoccupata, mentre stiamo facendo altro!”
Il ragazzo parve afflosciarsi, mogio.
“Ti lascio andare, ma dopo riprendiamo da questo punto” prima di baciarla un’ultima volta, e di tirarsi su.
Marianna sembrava molto divertita dalla situazione, tanto che cominciò a prenderlo in giro “sembri davvero dispiaciuto, che Dom abbia portato Erminia in Galles questo week-end.”
Lui la squadrò, mentre recuperava borsa, cappotto e la torta al pistacchio.
“Sono stato lungimirante, avevo visto fin dall’inizio numerosi aspetti positivi: compagnia durante i pasti, qualcuno con cui lavare i piatti e addirittura con cui dormire” li elencò James, come se fosse stata una lista della spesa, prima di aggiungere “e a quanto ne so, non ti è dispiaciuto nemmeno un pochino, avermi in giro per casa.”
“A parte quando stavi per far diventare rosa un paio di camicie bianche …” lo punzecchiò, prima di passargli il suo cappotto ed uscendo di casa.
“Beh, sbagliano anche i migliori, no?”
Marianna scosse la testa.
“Piuttosto … come sto?”
“Smettila di preoccuparti inutilmente, d’accordo? Andrà tutto bene.”
 
Il percorso in macchina, per arrivare a casa dei genitori di James, a Marianna sembrò troppo breve, mentre per il ragazzo troppo lungo. Durante il tragitto, la ragazza aveva continuato a rimanere in silenzio, stringendo con vigore il contenitore della torta.
“Siamo arrivati” annunciò James, davanti al cancello.
Marianna sgranò gli occhi: davanti a lei c’era un edificio piuttosto grande per essere una sola abitazione, ma si trattenne dall’esternare quel pensiero. Faceva ancora fatica ad abituarsi  ad alcune cose che appartenevano allo stile di vita di James.
“Sanno che siamo qui?”
“Sicuramente ci avranno visto entrare … sei pronta?”
“Così pare” disse.
James spense il motore della macchina, tolse le chiavi dal quadrò ed aprì lo sportello, ma Marianna era ancora immobile, con la cintura di sicurezza allacciata.
“Se vuoi, possiamo inventare un mal di testa o qualsiasi altra cosa, se non vuoi …”
“Certo che voglio. Ho solo paura di non sembrare all’altezza della situazione” dichiarò lei, guardandolo con un’espressione impaurita, che a lui ricordava molto quella del suo cane quando lo portava dal veterinario.
“Dammi un buon motivo per cui non dovresti piacere ai miei, avanti” la incoraggiò lui.
“Forse il fatto che sono più piccola di te di sei anni? Il fatto che vivo in un appartamento in affitto vicino il campus? O che ogni volta che qualcuno sente in cosa mi sto specializzando, mi prende per una psicopatica e con la folle idea di voler provare a cambiare il mondo?”
Marianna non aveva previsto quel piccolo attacco di panico, ma James, intuito il disagio della sua ragazza, rientrò nell’abitacolo. In quel momento si ricordò delle paure che l’avevano colpita, quando lui, il mese precedente, le aveva annunciato che sarebbe dovuto andare in l’Australia per motivi di lavoro.
“Primo: io non avverto la nostra piccola differenza di età; secondo, sei una studentessa ed è normale che tu viva vicino al campus; e terzo, ti amo proprio perché hai la folle idea di voler cambiare il mondo. Se vuoi, posso fare manovra, andiamo via e mangiamo la torta per cena.”
Marianna era arrossita visibilmente: James non si era accorto di averle detto qualcosa che prima nessuno dei due aveva avuto il coraggio di ammettere. Allora, lui stava facendo tutto quello perché si era innamorato di lei?
“D’accordo … ora mi ricompongo e scendo” concluse, prendendo coraggio.
James le sorrise, immaginando la faccia che Marianna avrebbe fatto per la sorpresa che aveva in serbo per lei.
Scesero dalla macchina, lui aveva avvolto un braccio lungo i fianchi della ragazza, che era concentrata a non far cadere la torta.
Non ebbero bisogno di suonare il campanello, perché appena si avvicinarono alla porta d’ingresso, si aprì e comparve una signora alta più o meno quanto lei, con degli occhi azzurri vivissimi, i capelli biondi e la faccia dei gemelli.
“James, tesoro, vi stavamo aspettando” disse raggiante, Susan “tu sei Mariana, giusto?”
“Ehm … si, sono Marianna” rispose lei, inquieta.
“Sono Susan, cara. Entrate pure.”
“Ciao, mamma, eh!”
“Oh, James smettila, fai strada alla tua ragazza. Tua nonna vi stava aspettando, io sono in cucina” concluse Susan, scomparendo dietro la porta della cucina.
Marianna era annichilita all’idea della presenza della nonna di James, più di una volta Oliver le aveva raccontato che aveva avuto da ridire su tutte le loro fidanzate, eccetto Anne.
“Dimmi che sapevi che doveva essere presente anche tua nonna, e mi vendico James!” sussurrò minacciosa Marianna, brandendo pericolosamente la torta verso di lui.
“Non le ho detto niente … sarà stato quel pettegolo di Ollie. Passami la torta e togliti il cappotto.”
Marianna fece come le aveva detto, ancora timorosa, nel frattempo James aveva portato alla madre la torta della ragazza, e quando la raggiunse, la prese per mano conducendola nel salotto.
“Eccoci qua, scusate il ritardo” annunciò James seguito da Marianna, che cercava disperatamente una via di fuga.
“Oh, Jim, finalmente!”
“Nonna, come stai?” le si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia, mentre Oliver ridacchiava vedendo per la prima volta Marianna in difficoltà.
“Non dovresti presentare la tua fidanzata?” incalzò Oliver, divertito, osservando sobbalzare Marianna, che gli lanciò un’occhiataccia truce.
“Ollie, lascia fare a tuo fratello!” lo riprese il padre, arrivando in salotto con un vassoio carico di dolci.
“Posso aiutarla, signore?”
“Non preoccuparti, mia moglie ha già assoldato me.”
James dopo aver salutato la nonna, si riprese e disse “lei è Marianna” rivolto al padre e alla nonna, che studiava la ragazza con particolare attenzione, cercando di capire se potesse andare bene per il nipote scavezzacollo o meno.
“Finalmente ti conosco, ragazza! James parla sempre di te.”
“Nonna, dai. Non metterli in imbarazzo” si intromise Oliver, e Marianna lo guardò riconoscente, mentre James si stupì del fratello.
“Marianna, accomodati pure. Mia moglie arriva con il the e il latte. Tu come lo gradisci?” le chiese il padre, mentre lei si accomodava sul divano di pelle accanto a James; ma Marianna non ebbe tempo di rispondere che Susan comparve con due vassoi con le tazze, la teiera, e la torta al pistacchio.
“Spero che sia tutto di tuo gradimento” le disse Susan allegra.
“Oh, si, grazie, ma non doveva scomodarsi così tanto” si sentì in dovere di dire Marianna. Oliver studiava il fratello e la sua ragazza, abbastanza divertito. La nonna, invece, fremeva per farle tante domande, ma Susan le aveva categoricamente vietato di cominciare a tartassarla.
“James ha detto che stai seguendo un corso di laurea specialistica …” cominciò Susan, versando del the nelle tazze.
“Si, in diritto internazionale, ma il ramo che sto prendendo è quello dei  diritti umani e del diritto umanitario internazionale” era sul punto di aggiungere ‘dei conflitti armati’, ma pensò che per il momento poteva omettere quella specificazione.
“Oliver, perché mi avevi detto che era un soldato?” domandò la nonna, veramente curiosa. In quel momento Susan gelò con lo sguardo uno dei due figli, James lo avrebbe preso volentieri a pugni, la nonna attendeva la risposta da Marianna e il padre, Martyn, si godeva la sua tazza di the.
“Veramente, no. Non sono un soldato, il diritto umanitario internazionale è il diritto che tenta di disciplinare i conflitti armati tra Stati” rispose la ragazza educata, udite quelle parole Martyn rimase a bocca aperta, fino a quel momento lui non aveva capito bene di cosa si occupasse la ragazza del figlio.
“Finalmente una ragazza con la testa sulle spalle. Brava, ragazza. Ai miei tempi, c’erano un sacco di donne come te” esplose gioiosa la nonna.
“Mamma, ti prego. Hai raccontato la storia della Guerra ai ragazzi un sacco di volte, la dirai a Marianna un’altra volta.”
Marianna arrossì vistosamente.
“Sciocchezze, Susan. Ho fatto solo un complimento a mio nipote e alla sua ragazza” rispose la nonna sorseggiando il suo the.
“I ragazzi mi hanno detto che sei andata a vederli giocare a golf un paio di volte …” incalzò Martyn, cercando di riportare la conversazione su argomenti più neutrali e tranquilli; ma Oliver scoppiò a ridere, mentre James strinse con forza la mano della ragazza.
“Oh, beh … è stata un’esperienza interessante, ma l’unico sport che riesco a seguire senza addormentarmi è la motogp” rispose cordiale Marianna, fulminando con lo sguardo Oliver.
“Ma se non sei ancora riuscita a capire le regole del gioco …” Sghignazzò Oliver, mentre la madre e la nonna scuotevano la testa, affrante.
“Capirai, ha scritto una relazione perfetta sui crimini commessi nella guerra nella ex Iugoslavia!”  si accalorò James, non appena il fratello parve mettere in dubbio le qualità della sua ragazza. Marianna rise, prima di fargli una leggera carezza sul dorso della mano – gesto che non passò inosservato, sotto lo sguardo vigile di Susan e di sua madre – prima di esclamare “Jim, aspettiamo che lo dica il professore” sforzandosi di non rispondere a tono a Oliver. Susan, invece, avendo notato il comportamento di James, visto che fremeva dalla curiosità, le chiese “i tuoi genitori sanno che stai frequentando James?”
Marianna sospirò sotto gli sguardi dei presenti. Aspettava da tempo quella domanda.
“Si, lo sanno.”
“Li ho conosciuti oggi su skype. Sono delle persone squisite, mamma” aggiunse James allegro.
Susan continuò “tua madre sa che lavoro fa James?”
Marianna avrebbe voluto ridere, ma prima di parlare, cercò di soppesare le parole.
“Oh, beh … all’inizio mia madre aveva capito che James fosse Rupert Grint”
“Ehi, non me l’avevi detto!”
Oliver rise seguito, questa volta, dal padre. Susan e sua madre ascoltavano, avide di notizie, la ragazza di James.
“Infatti, ho detto all’inizio, James. Poi, mio padre le ha mostrato una tua fotografia, e credo anche che in un week end abbia visto tutti i film di Harry Potter” rivelò Marianna, un po’ imbarazzata.
“Oh, e a lei piace?” si informò Susan, servendosi di un pezzo di torta al pistacchio e porgendone uno alla madre.
“Veramente, a mia madre non piace Harry Potter … anzi, oserei dire che non lo sopporta. Il vero fan della saga è mio padre, mi è sembrato piuttosto contento dopo aver saputo che James ha interpretato un componente della famiglia Weasley.”
“Perché queste cose non me le hai mai dette?” domandò James, piuttosto orgoglioso delle notizie.
“Forse perché avresti sparso la tua incontenibile modestia su qualsiasi superficie calpestabile?”
Scoppiarono tutti a ridere, compreso James. Susan era davvero contenta che suo figlio stesse con quella ragazza: era intelligente, simpatica e sapeva tenergli testa. Marianna stava per aggiungere qualcos’altro, ma venne interrotta sul nascere, perché il suo cellulare aveva cominciato a squillare. Lei si affrettò a cercarlo nella borsa, prima di sgranare gli occhi.
“Scusate, è mia madre, posso?”
“Figurati, cara. Ricordati di salutarli da parte nostra” cinguettò la nonna dei gemelli.
Marianna si alzò, e rispose parlando in italiano.
Oliver le lanciò un’occhiata, prima di rivolgersi al fratello “le hai detto le novità?” sussurrò sotto lo sguardo del padre.
“Le dirò tutto dopo. Ho cercato di farlo a pranzo, ma era troppo agitata …”
Susan stava prendendo una seconda fetta di torta, e servì anche i figli.
“James, sai che ci piace molto? Cerca di non farla scappare …” disse rivolta a James, che era intento a studiare i movimenti di Marianna e ad ascoltarla parlare in italiano.
“No, mamma. Questa volta è tutto diverso …”
La nonna parve illuminarsi “cercate di farmi diventare bisnonna, prima che passi al Creatore, capito?”
James si gelò sul posto, annichilito: lui voleva che la loro storia durasse, chi aveva parlato di bambini? Se anche fosse successo prima che Marianna si laureasse, lei l’avrebbe sicuramente fatto impagliare. Lui era sul punto di rispondere alla nonna, quando la ragazza si avvicinò alla borsa con ancora il telefono appoggiato all’orecchio.
“Ora controllo, mamma” disse, prima di iniziare una piccola lotta con il contenuto della borsa.
“Che succede?” chiese James, ormai abituato a vederla litigare con qualsiasi cosa contenuta nelle sue borse.
“Hanno trovato un volo economico per Birmingham per Natale. Sto cercando l’agenda perché non ricordo quando Erminia torna in Italia” rispose sbrigativa, prima di comunicare al telefono l’esito della sua ricerca. Martyn sgranò gli occhi, notando quanto fosse veloce nel parlare nella sua lingua.
“Parla sempre così velocemente?” James annuì, finendo di bere il suo the. Marianna si voltò verso di lui, come se fosse in cerca di aiuto.
“Problemi?”
“Chiedono se desideri qualche pietanza tipica che vorresti assaggiare … mamma, ho capito. Sai, com’è devo parlare in due lingue!” concluse esasperata in italiano.
“Fai un po’ tu, mi fido del tuo buon gusto, sai che non ho problemi” James si sarebbe aspettato una qualche presa in giro, vista la sua scelta di parole, ma tutto quello che fece Marianna fu tradurre al telefono.
“Mia madre vorrebbe sapere se … mamma, non entriamo tutti in salotto!” concludendo nuovamente la frase in italiano, prima di darsi una manata sulla faccia.
“Che sta succedendo?” domandò James, avvicinandosi a lei, preoccupato.
“Vorrebbe festeggiare il Natale in stile italiano, non contando che … mamma, glielo sto chiedendo!”
In quel momento, Susan si scambiò uno sguardo d’intesa con il figlio e il marito, prima di aggiungere “ma il Natale lo passiamo tutti insieme qui. Ci mancherebbe che lo passiate per conto vostro!”
Marianna avrebbe voluto scomparire nei meandri del sottosuolo, prima di fare un respiro profondo e di riprendere a tradurre, e di chiudere la conversazione poco dopo.
“Grazie mille, Susan. I miei genitori vi ringraziano tutti” disse prima di accasciarsi sul divano, sfinita dalla precedente conversazione al telefono.
“Ti senti bene?” le chiese James premuroso.
“Spesso, mi dimentico quanto possa essere stancante parlare contemporaneamente due lingue.”
James le accarezzò un braccio.
“Potreste smetterla? Mi fate venire il voltastomaco!” drammatizzò Oliver, ma Marianna, che doveva ancora dare una risposta al vetriolo a James per la battuta di poco prima, stupì tutti “se fossi leggermente più sveglio, Oliver, in questo momento potresti essere qui con Anne e non ti lamenteresti!”
A quelle parole Susan e sua madre la guardarono compiaciute: Oliver aveva detto loro che aveva sempre la battuta pronta, e spesso tagliente, ma non si aspettavano che fosse così sveglia.
“Tu che ne sai?”  berciò Oliver, mentre James rimaneva in silenzio.
Marianna era intenta a sorseggiare la sua tazza di the tranquillamente, senza preoccuparsi minimamente del tono minaccioso del gemello del suo ragazzo.
“Oh, beh, mentre voi due eravate a lavorare a Supanova, in Australia, io che ero intenta a studiare, ho avuto il piacere di incontrare casualmente Anne” sorrise, con un espressione che era tutto un programma.
“Jim, sai che la tua ragazza è insopportabile?” disse Oliver, irritato ma anche meravigliato. James lo ignorò, cambiando discorso.
“Quando arrivano i tuoi genitori?”
“Il ventitre dicembre mattina” gracchiò in risposta la ragazza “Erminia parte il quindici, quindi in teoria dovrei avere il tempo necessario per aggiustare casa” sospirò.
“Ti aiuterò io, lo sai” le disse James, stringendole la mano.
“Non vedo l’ora di conoscere i tuoi genitori, Marianna!” disse la nonna dei ragazzi “E non hai ancora conosciuto il resto della famiglia” esultò contenta.
La ragazza avrebbe voluto strapparsi volentieri tutti i capelli, piuttosto che immaginare quel pranzo.
“Hanno detto che sarà una bella occasione per passare del tempo insieme.”
 
 
Parecchio tempo dopo, quando Marianna e James rientrarono nell’appartamento della ragazza, lei sospirò.
“Sei davvero entusiasta che trascorreremo il Natale tutti insieme?”
Lui le accarezzò la testa, togliendosi il cappotto.
“Certo che sono contento. Ti posso aiutare a sistemare tutto, prima dell’arrivo dei tuoi.”
Lei lo scrutò incerta: aveva notato qualcosa in James, ma ancora non riusciva a spiegarsi cosa. Ancora pensierosa, si diresse nella sua stanza per recuperare degli abiti comodi e per riordinare un po’ la camera. James la seguì in silenzio, rimuginando sulle cose che doveva dirle e toccandosi la tasca della giacca. Quando lui entrò nella camera di Marianna, lei si stava cambiando e aveva cominciato a risistemare alcuni libri sulla libreria, pensierosa. James si sedette sul bordo del suo letto studiando i movimenti della ragazza.   
“Quando riprendono le lezioni del secondo trimestre?”
Lei non si voltò, stava ancora riordinando.
“Riprendono il primo febbraio, pensavo di avertelo detto appena l’ho saputo …”
James esultò in silenzio.
Poteva considerare quello il momento giusto, era ancora un po’ titubante sulla riuscita delle sorprese, ma si fece coraggio.
“L’altro ieri ho parlato con Paul …”
Marianna, finalmente, smise di pensare alla disposizione del suo armadio, e si voltò verso James, piuttosto preoccupata. Ogni volta che lui incontrava Paul, il loro agente, c’era sempre qualche viaggio dall’altra parte del mondo all’orizzonte.
“Dove ve ne andate di bello questa volta?” chiese, un po’ mogia, sedendosi in braccio a lui, abbracciandolo.
“Ricordi che ti avevo accennato che a fine gennaio ci sarà l’’Harry Potter Celebration?”
Marianna abbassò leggermente lo sguardo: ricordava benissimo tutti gli impegni di lavoro di James, che l’avrebbero portato ad almeno otto ore di aereo da Birmingham.
“Si” rispose, già immaginandosi James salire sul palco, acclamato dalle urla isteriche di tutte le sua fan.
James le diede un bacio sulla guancia, prima di recuperare una busta dalla tasca interna della sua giacca, e di darla a Marianna.
“Pensavo che magari …”
“Che cos’è?”
Marianna era indecisa su cosa pensare, prese la busta e l’aprì, un po’ timorosa, prima di rimanere a bocca aperta.
“No, James. Non ci credo!”
Lui ridacchiò vedendo l’espressione contenta che era apparsa sul volto della ragazza, ed era veramente contento di quello.
“Riflettendo negli ultimi tempi ho avuto parecchio da fare con il lavoro, così ho pensato che potremmo dedicare un po’ di tempo per noi prima in Italia, dai tuoi, e poi andiamo ad Orlando, insieme. Sei contenta?”
James aveva già intuito la sua risposta, visto la luce che brillava negli occhi di Marianna, ma fino a pochi momenti prima era dubbioso sulla riuscita delle due sorprese.
La ragazza era emozionata, le sorprese che le aveva preparato il ragazzo erano molto meglio di qualsiasi cosa che lei avesse mai potuto pensare, tanto che poggiò la busta con i biglietti aerei per l’Italia e per la Florida, prima di saltargli addosso, baciandolo con trasporto, finendo uno sull’altra.
“Devo considerare questo agguato, come il proseguimento di oggi pomeriggio? Non mi ricordo esattamente dove ci eravamo fermati …” disse sulle labbra di Marianna, guardandola negli occhi, mentre la stringeva tra le braccia.
“Ero convinta che non ti dispiacesse … ma se vuoi, posso tornare di là e trovare qualcosa da farti fare. Potresti sempre lavare il pavimento …” ridacchiò lei in risposta.
James fece finta di riflettere sulla proposta fatta dalla sua ragazza.
“Sto bene dove sto … e anche tu, se è per questo” le sussurrò, facendole una carezza lungo tutto il fianco destro.
“Hai bisogno che ti dia una qualche conferma?”
“Sono un uomo molto insicuro: ho la necessità di essere rassicurato!”
Marianna sorrise, prima di sussurragli sulle labbra “zitto e baciami, scemo!”
 
NdA:
Allora?? Cosa ne pensate? Questo capitolo è pieno di novità: Vàlerie, Marianna che incontra la famiglia di James, Anne (vedremo se ci saranno degli sviluppi tra lei e Oliver!), il Natale, il viaggio in Italia e ad Orlando. Insomma, la nostra coppietta avrà il suo bel da fare … In ogni caso, io li adoro!
Il capitolo doveva essere online ieri sera, ma non mi sono sentita bene e quindi ho aggiornato stamattina e mi aspetta una luuunga giornata di studio, aiuto!
Al prossimo capitolo!
Un bacio,
Angel 

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Capitolo 5
*** Natale con sorpresa. ***


Natale con sorpresa.
 
 
“James, mi raccomando non far capire che spesso dormiamo insieme!” esclamò per la milionesima volta Marianna, mentre controllava il monitor: il volo in arrivo da Roma era in fase di atterraggio.
“Me l’hai ripetuto un sacco di volte … rilassati, sono appena iniziate le vacanze!”
Erano arrivati all’aeroporto con largo anticipo, e fin dal giorno precedente Marianna era molto preoccupata per come si sarebbero svolte le feste natalizie a casa dei genitori di James.
“Comincerò a rilassarmi, quando saremo sull’aereo che ci porterà a casa mia il primo gennaio” rispose toccandosi i capelli. James aveva imparato a conoscerla, e quando lei cominciava a torturarsi la lunga chioma significava che era un fascio di nervi.
“Serve a qualcosa dirti di stare tranquilla?” domandò retorico, alzandosi dalla sedia per avvicinarsi al luogo dal quale sarebbero sbucati da un momento all’altro i genitori di Marianna.
“Jim, sai benissimo che non sono preoccupata per l’incontro tra i nostri genitori … Abbiamo Vàlerie incinta, Joey che è diventato iperprotettivo e asfissiante, e ciliegina sulla torta ho fatto quella promessa ad Anne … abbiamo altro a cui pensare?”
James si grattò il mento, effettivamente la sua ragazza aveva ragione l’incontro tra i rispettivi genitori sarebbe stato il minimo di cui preoccuparsi.
“Ci sarebbe dell’altro, si” disse illuminandosi in viso, Marianna lo guardava scettica, mantenendo tra le braccia il suo piumino pesante.
“E sarebbe?”
“Decidere dove dormire il trentuno, visto che passiamo la serata a Londra. Te l’ho detto ieri sera …”
Marianna annuì, convinta “prenotiamo un albergo, così il giorno dopo possiamo andare all’aeroporto con tranquillità.”
James le sorrise, passandole un braccio intorno alla schiena attirandola a sé, prima di darle un leggero bacio sulle labbra.
“Vedrai, passeremo un bel Natale.”
“Non ho dubbi … Mamma, papà!” strillò la ragazza, non appena vide i suoi genitori uscire dalla zona del ritiro bagagli. Elisa e Massimo trascinavano due trolley ciascuno, stravolti ma con un bel sorriso sulle loro labbra. James vide Marianna correre loro incontro e abbracciarli, facendo cadere il suo piumino sul pavimento, talmente era contenta di rivederli. Loro la strinsero calorosamente, dandole parecchi baci sulle guance. James si avvicinò silenziosamente a loro, raccogliendo il cappotto imbottito della sua ragazza, prima di tossire lievemente, per far notare la sua presenza. Quando incrociò lo sguardo di Marianna, vide che sorrideva con gli occhi, finalmente serena.
“Buongiorno, sono James” tentò in un italiano incerto, porgendo la mano prima ad Elisa e poi a Massimo, che lo guardavano sorridenti. Entrambi strinsero vigorosamente la sua mano, prima di complimentarsi con la figlia.
“Mi hanno appena fatto i complimenti … ora, non montarti la testa” scherzò Marianna, ascoltando quello che aveva da dirle la madre.
“Dì a James, che abbiamo portato molte cose per i suoi genitori e che ci dispiace non poter parlare in inglese. Promettiamo che lo impariamo.”
Marianna tradusse velocemente, dopo aver ascoltato quello che gli aveva detto Elisa, James le sorrise contento, prendendole la valigia più grande e cominciando a camminare.
“Dai, andiamo. I tuoi genitori saranno molto stanchi. Non ti preoccupare se non mi traduci tutto, non voglio strapazzarti troppo” disse sincero verso la ragazza, che scosse la testa.
“Chiedono se rimani a pranzo con noi” aggiunse, mentre tutti e quattro si avviavano all’uscita, per raggiungere la macchina di James.
“Certo che rimango, non dovevi nemmeno chiedermelo. E’ il primo Natale che passiamo insieme …”
Marianna sorrise, prima di raccontare a sua madre, tutta contenta, cosa le avesse detto James.
“Sembra un bravo ragazzo … non vedo l’ora di avervi a casa a gennaio” sussurrò Elisa all’orecchio della figlia.
“Anche lui non vede l’ora, e finalmente potrò riposarmi un po’. Sto facendo pulizie da quando Erminia è tornata in Italia per le vacanze!”
Massimo, nel frattempo, si era avvicinato a James, e con un inglese piuttosto incerto provava a fare conversazione con lui. Non immaginava che alla figlia potesse piacere un ragazzone così alto, e così timido; anche se non parlavano la stessa lingua, stava cominciando a farsi un’idea di come potesse essere James con la figlia.
“Ecco, questa è la macchina di James” annunciò ai genitori, davanti a una berlina nera con i vetri scuri.
“Questa sarebbe la versione parecchio più lussuosa della mia utilitaria?” domandò ridacchiando Elisa, Marianna scosse la testa.
“Ci sono problemi?” chiese James curioso di capire lo scambio di battute tra Marianna e la madre.
“Oh, beh … mamma rifletteva sulla sua macchina. Tutto qui” sorrise Marianna, mentre aiutavano i genitori della ragazza a caricare le valige nel baule.
“Ora so da chi hai preso” disse divertito.
“Sarebbe un complimento?”
James scosse la testa, sistemandosi il cappello prima di entrare in macchina, seguito da Marianna che si sedette davanti, accanto a lui.
“Certo che è un complimento, si vede che i tuoi genitori sono delle persone simpatiche!”
 
 
La mattina di Natale la sveglia suonò molto presto nell’appartamento di Marianna, perché sia lei che la madre dovevano terminare di preparare alcuni piatti tipici della loro tradizione.
La cena della Vigilia era andata benissimo, Susan e Martyn avevano incontrato Elisa e Massimo, e tutti e quattro si erano complimentati a vicenda per come avessero educato i figli. La nonna dei ragazzi era rimasta molto dispiaciuta nel venire a sapere che Marianna fosse cresciuta senza nonni, tanto che aveva provato più di una volta a chiedere alla ragazza di James di chiamarla come facevano i nipoti, ma alla fine aveva desistito per gli sguardi preoccupati che le aveva lanciato James. Era felice che le loro famiglie andassero d’accordo, ma temeva che Marianna potesse sentirsi soffocare, visto che già aveva avuto modo di notare che non viveva al meglio il fatto che molte ragazze lo fermassero praticamente ovunque, ed era comunque perplesso delle reazioni che avrebbe potuto avere ad Orlando.
“Secondo te, come dovrei vestirmi? James mi ha detto che di solito indossano maglioni natalizi … sai con quelle fantasie, che io non metterei nemmeno se dovessi andare in giro nuda …” cominciò Marianna, mentre continuava a girare il sugo che stava preparando.
Elisa ridacchiò “penso che a James non dispiacerebbe se andassi in giro senza vestiti …” disse con tono casuale e allo stesso tempo molto divertito.
“Mamma! Ma che dici …”  rispose lei, mentre le guance le si imporporarono.
“Dico che preferisco non chiederti nulla … basta che state attenti, e che non facciate i deficienti.”
“Oddio, mamma. Mi conosci non sono quel tipo di ragazza …” Marianna si sentiva imbarazzata, anche se si aspettava quel tipo di discorso da quando le aveva comunicato che James era diventato il suo ragazzo.
“D’accordo, volevo soltanto che lo sapessi. Oggi vengono anche Vàlerie e Joey, vero?”
Marianna annuì “Vàlerie avrebbe preferito trascorrere il Natale a Montreal, ma visto il suo stato interessante, hanno preferito rimanere qui.”
“Non mi ricordo mai, chi dei due parli l’italiano …” sussurrò Elisa, concentrata, mentre guardava con sguardo assorto la torta salata nel forno.
“Entrambi, mamma. In Quebec insegnano l’italiano fin dalle elementari …”
Massimo, che fino a quel momento, stava provando ad ascoltare il telegiornale in inglese, spense il televisore, e si rivolse alla figlia.
“Tu e James vi siete già scambiati i regali?”
Marianna negò con il capo.
“Sinceramente, mi auguro che non abbia speso molto, ha già preso i biglietti per l’Italia, e per Orlando …” disse, cupa.
“Non ti crucciare troppo, d’accordo? Se lui non si fa problemi, perché dovresti farli tu?”
Marianna avrebbe voluto continuare quella conversazione, ma il suono del citofono, la fece sobbalzare. Era arrivato James, e lei era ancora in pigiama!
“Trattenetelo in qualsiasi modo, io vado in bagno, mi lavo, mi vesto e mi trucco!”
I genitori scossero la testa, prima di accogliere il ragazzo in casa.
Un po’ di tempo dopo, quando fu pronta, Marianna trovò James e suo padre, seduti sul divano intenti a bere una tazza di caffè e a guardare la televisione.
“Guardavo con tuo padre la televisione” annunciò James, soddisfatto di essere riuscito a trovare un programma che Massimo riusciva a capire, anche senza parlare inglese.
“Sei in anticipo” gli sorrise la ragazza.
James aveva cominciato a guardare Marianna, come se volesse dirle qualcosa di importante, ma sembrava essere un po’ imbarazzato vista la presenza dei suoi genitori. Elisa, notato lo scambio di sguardi tra i due ragazzi, fece un cenno al marito e andarono nella stanza di Marianna, per prepararsi.
Rimasti soli, James  si alzò dal divano, e abbracciò con slancio la ragazza, che accanto a lui sembrava sempre minuta.
“Buon Natale” le disse, dandole un bacio sulla fronte. Le guance di Marianna divennero dello stesso colore del vestito che indossava.
“Buon Natale anche a te” sussurrò, guardandolo negli occhi.
“Visto che ieri sera mi hai impedito di darti il mio regalo davanti a tutti …” cominciò James, ma Marianna roteò gli occhi.
“Credo che non avrei retto qualche altra tua perfomance discutibile …”
James sbuffò piano, sapendo che Marianna aveva ragione, di nuovo.
“Comunque, tieni, questo è per te” e prese dal tavolino davanti al divano, un pacchetto con un grosso fiocco. Marianna trattenne il respiro, perché riconobbe la forma di quella scatoletta: quando era piccola aveva sempre provato qualche anello di sua madre, ma James non poteva regalarle già un anello … o si? Prese il pacchetto, con le mani tremanti, e cominciò a scartarlo timorosa, mentre la sua mente, le mostrava tutti i momenti che avevano passato insieme da metà settembre fino a quel giorno. Tolta la carta da regalo, la scatolina si mostrò per quello che lei aveva immaginato: il contenitore di un anello.
Marianna guardò James, cercando una qualche conferma di quello che racchiudeva la scatolina, ma lui, pur avendo colto lo stato d’animo della ragazza, le passò un braccio intorno alla vita, aspettando che lei scoprisse il contenuto di quella piccola scatola blu. Lei aprì piano il coperchio … prima di sgranare gli occhi e si tirare un sospiro di sollievo.
“La scelta non è stata facile … Ho impiegato tre ore per sceglierlo, Ollie aveva raggiunto la soglia di sopportazione massima” rivelò James, ma Marianna era ancora senza parole: non si trattava di un anello di fidanzamento, per fortuna, ma era comunque un oggetto molto importante e molto costoso. 
“Mi hanno assicurato che le pietre non sono state lavorate da nessun bambino, quindi non indosserai qualcosa derivante dal lavoro minorile” aggiunse in fretta, intuendo quali altri pensieri affollassero la mente di Marianna, che parve riprendersi dallo shock.
“Me lo metti tu?” chiese.
James annuì, prendendole la mano sinistra, e infilando l’anello al suo anulare.
“So che è un oggetto importante … quando l’ho visto mi è piaciuto, e volevo che lo indossassi tu.”
Marianna si rimirò la mano sinistra, sulla quale spiccava un anello a fascetta in oro bianco, in cui erano incastonate alcune pietre colorate che riflettevano la luce.
“Penso che il mio regalo sia nulla in confronto a questo” disse, mostrando la mano sinistra.
“Sai che non è vero” rispose James, soddisfatto nel vedere che l’anello le andasse bene e che non fosse troppo stretto, come invece aveva temuto. Marianna gli porse un pacchetto, era stata indecisa per tutto il tempo su cosa regalare a James, alla fine qualche giorno prima aveva costretto Oliver ad accompagnarla in giro per negozi.
“Mi ha aiutato tuo fratello a sceglierlo … così, quando qualche giornalista o qualche ragazza carina ti si avvicina, vede anche questo …” e gli porse una scatolina rettangolare. James sciolse l’abbraccio, per aprire il suo regalo di natale: era un bracciale, molto semplice, ma allo stesso tempo bellissimo.
James le diede un bacio delicato sulle labbra, prendendo una decisone che nemmeno lui si sarebbe aspettato che arrivasse così all’improvviso.
 
Avevano trascorso il pranzo in piena serenità, a parte qualche bisticcio tra  e sua moglie, e prima di degustare i dolci natalizi preparati dalla nonna dei ragazzi, da Susan, da Elisa, Marianna e Vàlerie, tutti i presenti avevano concordato di fare una piccola pausa dal pranzo, e aspettare che gli stomaci di tutti fossero pronti a ricevere altro cibo.
Marianna era seduta sul divano insieme a Vàlerie, Charlotte, la cugina dei gemelli, e la nonna che si divertiva molto ad ascoltare i pettegolezzi che si raccontavano le ragazze e che bevevano dell’ottimo the inglese.
“E’ diventato insopportabile … e non sono ancora entrata nel secondo mese” comunicò atona, Vàlerie “ci credete che stamattina non voleva che preparassi il caffè, perché temeva per la nostra incolumità?!”
Marianna scoppiò a riderle in faccia: da quando Vàlerie e Joey avevano detto loro ufficialmente che aspettavano un bambino, la sua amica non trascorreva più in pace nemmeno cinque minuti.
“Si vede che è molto innamorato di te, cara. L’avete detto ai vostri familiari?”
Vàlerie annuì raggiante.
Charlotte e Marianna erano entrambe concentrate ad osservare i gemelli, che stavano armeggiando con i rispettivi telefoni cellulari.
“Ma anche il giorno di Natale devono stare attaccati a quei cosi?” sbottò Marianna, leggermente infastidita. Capiva perfettamente che James e Oliver fossero seguiti da mezzo milione di persone … ma in fondo era Natale in qualsiasi Paese del mondo.
“Mari, smettila. James è completamente andato per te, di cosa ti preoccupi?”
Chiese Vàlerie, mentre versava nella tazza un po’ di the, sotto lo sguardo indagatore di Joey.
“Da quando sei incinta, sembri il grillo parlante di Pinocchio … e sappilo, io non l’ho mai sopportato!”
“Se può farti piacere, ma tanto penso che tu lo sappia già, non ho mai visto James fare così sul serio con una ragazza … considerando il fatto che state insieme da poco” si intromise Charlotte timidamente. Marianna le sorrise, trovava la cugina di James e Oliver veramente simpatica e alla mano.
“Ho avuto modo di intuirlo …” rispose con una punta di orgoglio, prendendo la sua tazza di the, davanti a lei “spero soltanto che quello scemo di Oliver non ne combini una delle sue …”
Vàlerie, sorrise, complice. Lei era stata informata da Marianna e James del piano che avevano architettato per lui.
“Scusa, cosa intendi?”
La nonna parve folgorata “non mi dire che hai fatto in modo che il mio Oliver incontri quella Anne? Quella squisita ragazza …”
Marianna sgranò gli occhi, mentre Charlotte si morse la lingua per lo stupore, mentre Vàlerie continuava a sorseggiare il suo the, serafica.
“Ehm … si, però non ditelo a Oliver. Quello è il mio regalo di Natale per lui”
“E quale sarebbe il mio regalo di Natale? Io non vedo nessun pacco regalo per me.”
Oliver era sbucato alle spalle di Marianna, non sentendo, per pura fortuna, quello che la ragazza aveva rivelato. Charlotte non si scompose nemmeno un po’, con tutti gli scherzi che aveva subito da bambina da quei due diavoli, non avrebbe fatto la spia per nulla al mondo.
“Dovrebbe essere qui a momenti, Ollie caro” soffiò Marianna, pronta al divertimento. Oliver era pronto a ribattere, ma Susan ed Elisa comparvero nella sala da pranzo con due vassoi enormi.
“Ollie, è arrivata Anne. Vai ad aprire la porta, per piacere.”
Oliver si voltò immediatamente prima verso Marianna, poi verso suo fratello.
“Tu sapevi che la tua ragazza si è impicciata negli affari miei?!” quasi urlò al gemello, che aveva smesso di guardare il telefono e cercava di parlare con il padre di Marianna.
“Ho provato a farla desistere … la conosci anche tu” disse sollevando le spalle, per poi ritornare a provare a comunicare con Massimo, il quale chiedeva, indicando gli oggetti presenti nella stanza, come si dicessero in inglese.
“Si può sapere perché diavolo hai invitato Anne qui, oggi?”
Oliver  stava alzando leggermente la voce, ma Marianna non parve impressionata nemmeno un pochino.
Susan guardò di traverso il figlio, infastidita, prima di intromettersi “Oliver, và ad aprire la porta, Anne starà gelando là fuori” prima di riprendere a sistemare i dolci sul tavolo, aiutata da Elisa e da sua cognata.
Oliver lanciò un’occhiataccia a Marianna e James, prima di andare all’ingresso.
“Mari, ma sei sicura che tu abbia fatto la cosa giusta?”
“Joey, sappi che tua moglie incinta è insopportabile!” sbottò Marianna rivolta all’amico.
 
Anne aspettava che qualcuno venisse ad aprirle la porta, sentiva i battiti del suo cuore che erano accelerati, e sperava vivamente di riuscire a risolvere in qualsiasi modo la situazione con Oliver.
Si erano lasciati ufficialmente alla fine dell’estate, perché lei si era stancata di aspettare che lui accarezzasse l’idea di poter costruire qualcosa di più importante. Erano stati insieme più di sette anni, e nessuno dei due aveva intenzione di cominciare un nuovo capitolo della loro vita senza l’altro, anche se Oliver non aveva il coraggio di ammetterlo. Anne, quando aveva incontrato per caso Marianna al centro commerciale, si era sentita baciata dalla fortuna: aveva sentito che James avesse una nuova ragazza, ma non immaginava che l’avrebbe conosciuta casualmente. Marianna si era mostrata un’amica fidata e leale, e da quando erano diventate amiche, lei le aveva promesso che avrebbe fatto di tutto pur di aiutare lei e Oliver a risolvere quella situazione.
Anne aveva perso quasi tutta la speranza che Oliver le aprisse la porta, ma quando udì dei rumori provenire dall’interno e Margaret la cagnolina di Susan, cominciò a sudare freddo.
“Ciao.”
Oliver aveva aperto la porta, ed era rimasto in piedi ad osservarla, cercando di non far uscire la cagnolina, che reclamava attenzione da parte di uno dei suoi padroncini.
“Buon Natale anche a te, Ollie” rispose Anne, determinata. Non sarebbe andata via da lì senza avere delle risposte, sia che esse fossero state positive, sia che fossero state negative.
Oliver la stava scrutando in silenzio, era ancora furioso con Marianna, e anche con suo fratello. I gemelli non si dovevano difendere vicendevolmente?
“Ti dà fastidio se parliamo fuori? So che si gela … ma in casa c’è troppa gente” le disse senza guardarla davvero negli occhi. Anne respirava a fatica, con un groppo in gola.
“Sono venuta per te, non per le altre persone” ammise lei. Era inutile nascondere la verità, era passato il tempo in cui aspettava che fosse lui a fare qualche passo importante.
Oliver chiuse la porta, prese giaccone e cappello, e uscì. Stava cominciando a essere meno arrabbiato con James, forse Marianna voleva davvero che quello fosse il suo regalo di Natale per loro.
“Possiamo sederci in veranda, qui non possono né vederci né sentirci … sono tutti in salotto” si sedette su una panchina di legno, dove lo raggiunse Anne.
Anne fece un respiro profondo, timorosa, emozionata, e quasi con le lacrime agli occhi.
“Questi cinque mesi sono stati uno schifo. I più lunghi da sette anni a questa parte” esordì, stupendosi di sé stessa.
Oliver chiuse gli occhi, anche per lui erano stati un completo inferno.
“So che è stata una mia decisione finire la nostra storia … ma Ollie, non pensi che siamo arrivati ad un’età in cui possiamo fare dei progetti per noi? Per il nostro futuro? In quest’ultimo periodo ho conosciuto Marianna, Erminia, Vàlerie … e loro che sono più piccole di me, fanno progetti concreti. Guarda Vàlerie e Joey, si sono sposati l’estate scorsa e aspettano un bambino, e da quanto tempo stavano insieme?”
Oliver aprì gli occhi: quindi Anne era diventata davvero amica di Marianna, Erminia e Vàlerie?
“Non credo che mio fratello e Marianna stiano già facendo dei progetti particolari … se devo essere sincero, James sembra essere tornato adolescente. Corrono troppo, entrambi sanno come la penso” rispose, leggermente scosso dalle implicite accuse che gli stava facendo la ragazza.
Anne scosse la testa “Oliver, non ti sto chiedendo di diventare mio marito domani … ma non credi che sette anni siano sufficienti per pensare di provare a convivere insieme? O di uscire allo scoperto?”
Oliver la guardò malissimo: aveva provato più di una volta a far capire a tutti i suoi fan che fosse fidanzato, ma l’ultima volta che l’aveva fatto, qualcuno aveva finto di essere Anne su twitter, con la seguente conclusione che loro due avevano avuto un’accesa discussione.
“Sai perfettamente che voglio tenere la mia vita privata per me. Al mondo intero non importa chi frequento, nemmeno fossi il principe Harry.”
Anne rimase in silenzio a riflettere, sapeva che Oliver si stava comportando in quel modo per cercare di difendersi … sua sorella le aveva consigliato di parlare con il cuore in mano, ma avrebbe funzionato?
“Ho provato ad andare avanti, a dirmi che io potevo farcela da sola, a ricominciare, ad andare a lavoro sempre con il sorriso, ho anche provato a frequentare qualcuno …”
Oliver trasalì, lui non ci aveva nemmeno provato a superare quella storia, si svegliava tutti i giorni sapendo che fosse oberato dagli impegni, che riuscivano ad occupare la sua mente.
“Tu hai provato a frequentare qualcun altro?”
Le parole gli sfuggirono dalla bocca fin troppo velocemente.
“Sorpreso?”
L’espressione del volto di Anne era indecifrabile. Rifletteva che giusto l’anno prima, erano insieme dall’altra parte del mondo a festeggiare il loro anniversario.
“Io non ci ho nemmeno provato veramente …” disse in un sussurro.
“Ollie, io ci ho provato con tutta me stessa, ma anziché stare meglio, sono stata peggio.”
Oliver si accorse che gli occhi di Anne erano lucidi, pieni di lacrime. Aveva capito quanto costasse alla ragazza parlargli in quel modo. Lei pur essendo molto dolce, non esternava i suoi sentimenti, e forse era arrivato il momento che anche lui parlasse a cuore aperto, senza vergognarsi.
“Sono un cretino.”
Oliver mise un braccio intorno alle spalle di Anne, prima di stringerla forte a sé. Anne ricambiò l’abbraccio, prima di poggiare il suo viso sul petto di Oliver per sentirsi al sicuro.
“Pensi che sia troppo tardi se provassimo ad andare avanti e a costruire qualcosa di nuovo e di più bello?”
Anne lo guardò di nuovo, questa volta con un sorriso smagliante, poi entrambi annullarono quella poco distanza che c’era tra loro.
 
 
“Sono preoccupata,Martyn. Non staranno gelando là fuori?”
Susan sembrava molto ansiosa, mentre Martyn studiava le sue carte.
“I nostri figli hanno la testa sulle spalle. Non ti preoccupare, e comunque tocca a te.”
Avevano cominciato una partita a bridge insieme ai genitori di Marianna, e quelli di Charlotte e a sua madre, mentre i ragazzi aspettavano Oliver e Anne.
 “Tesoro, sei sicura di sentirti bene? Non hai mangiato troppo?”
Vàlerie roteò gli occhi, amava Joey, ma non avrebbe resistito per altri otto mesi in quelle condizioni.
“Oddio, Joey, tua moglie è incinta, non è malata. In teoria dovrebbe mangiare per due … e non come un passerotto poco affamato” concluse Marianna.
“Da quando sei un’esperta di donne incinte?”
La sfidò Joey, mentre James continuava a lanciare occhiate prima allo schermo del suo telefono, e poi all’ingresso sperando di veder comparire Oliver e Anne da un momento all’altro.
“Joey, davvero, sto bene. La ginecologa ha detto che stiamo bene, e che se ho fame, devo mangiare. Lo so già che diventerò una balena, cerca di non ricordarmelo costantemente” rispose gentile Vàlerie. Marianna sgranò gli occhi: da quando la sua amica rispondeva in quel modo così tranquillo al marito?
“Davvero, la gravidanza ti sta facendo impazzire …” disse guardando James, contenta di non dover pensare a certe cose.
“Beh, dovresti provare. È una cosa bellissima, cominci a vedere il mondo con occhi diversi” rispose Vàlerie, mentre Joey faceva una lievissima carezza alla pancia della moglie ancora piatta.
James e Marianna si guardarono: nessuno dei due aveva intenzione di fare un pensiero del genere per altri dieci anni!
“Per adesso, mi accontento di ruolo di zia acquisita. Non ho intenzione di scodellare un pargolo per un bel po’!”
“Abbiamo tante altre cose a cui pensare adesso” disse James, dando man forte alla sua ragazza.
“Certo, come se nessuno sapesse che voi due non vi divertiate …” sghignazzò Joey, seguito a ruota da Vàlerie, ma i diretti interessati parvero essere diventati improvvisamente sordi.
“Marianna, scusa se ti disturbo, ma ti squilla il telefono, dovrebbe essere il numero italiano” la interruppe la madre, indicando la borsa.
“Non possiamo stare tranquilli nemmeno il giorno di Natale?” domandò affranta.
James parve dare un’ultima occhiata allo schermo del suo telefono, prima di nasconderlo in tasca. Vàlerie notò il gesto … James stava nascondendo qualcosa alla sua amica? Se solo lui avesse provato a far soffrire Marianna, incinta o no, lei gliel’avrebbe fatta pagare cara.
Marianna si affrettò a rispondere: era Valeria, la sua migliore amica, che viveva in Italia.
“Perché non me l’avevi detto?”
Marianna aggrottò la fronte, non aveva detto cosa? Lei era stata tra le prime a sapere di lei e James.
“Buon Natale anche a te” disse, ancora confusa.
“Ma sai almeno di cosa sto parlando?”
Marianna riusciva a sentire la voce di Valeria eccitata, ma cosa avrebbe dovuto dirle?
“Veramente no … sapevi già che il primo gennaio sono a casa. Cosa avrei dovuto dirti?”
James scrutava Marianna con una strana espressione in volto, Vàlerie aveva una mano sulla pancia, mentre Joey aveva notato che Oliver ed Anne erano entrati in casa.
“Mari, ma da quanto tempo non vedi il profilo twitter di James?”
Marianna udite le parole dell’amica, si voltò in direzione di James, il quale stava salutando Anne, che era appena entrata in salotto accompagnata da Oliver.
“Vàlerie, potresti andare su twitter?”
“Cosa devo vedere di preciso?”
Marianna aveva ancora la telefonata aperta, e avvertiva l’emozione dell’amica, anche se erano a chilometri di distanza.
“Il profilo di James, Valeria dice che dovrei vedere una cosa …”
Oliver lanciò uno sguardo al fratello: cosa si era perso, mentre era fuori con Anne?
“Che diavolo hai fatto adesso?” sussurrò all’orecchio del fratello, il quale gli fece cenno con la mano di non preoccuparsi.
Vàlerie digitò velocemente sul touch screen del suo cellulare, prima di rimanere a bocca aperta.
Oh mon Dieu! James … stai scherzando?”
Poi mostrò il cellulare a Joey, il quale sorrise all’indirizzo degli amici: finalmente avrebbe potuto prendere in giro James in maniera decente.
“Potreste rendere partecipe anche me, per piacere?”
Tuonò minacciosa Marianna, dopo aver chiuso la telefonata con l’amica, con la promessa che l’avrebbe chiamata una volta tornata a casa.
James le si avvicinò, prendendole la mano.
“Prometti che non impazzisci, non dai di matto e non cominci a parlarmi in italiano senza che io capisca nulla?”
Marianna sembrò preoccupata dalle sue richieste.
“Te lo prometto, basta che mi fate capite che sta succedendo!”
Joey porse il telefono della moglie alla amica, la quale rimase immobile per qualche attimo.
Sul profilo di James c’erano due nuovi post, aveva pubblicato prima una foto su twitter, e poi su instagram con la stessa didascalia: ‘da un po’ di tempo a questa parte, tutti mi dicono che sembro molto più felice. Vi presento l’autrice della mia felicità’.
Marianna guardò meglio lo schermo, James aveva pubblicato una delle loro foto preferite: quella in cui James aveva i baffi di cioccolato, e Marianna una strana forma di cioccolato sulla guancia.
“Stai bene, tesoro? Non sei contenta?”
Anne era alla destra di Marianna, e guardava lo schermo sorridente, mentre Oliver non voleva credere ai suoi occhi: chi era il folle che aveva il coraggio di dire che quello irrazionale fosse lui?
“Mamma, abbiamo un calmante? Penso che la ragazza di James stia per avere un attacco isterico” ridacchiò Oliver.
Marianna era ancora immobile senza parole: James aveva detto a tutto il mondo di loro due.
“Jim, sto avendo un calo di pressione, mi sento svenire” prima di traballare, James la sorresse con forza. Massimo ed Elisa erano subito corsi vicino alla figlia, agitatissimi, per fortuna Marianna non aveva perso conoscenza.
“Non sei incinta, vero?”
“Jim, non dirlo nemmeno per scherzo … mi è arrivato il ciclo tre giorni fa!”
Quello sì che era un vero regalo di Natale … ma Marianna doveva ancora capire chi fosse il destinatario!  
 
 NdA: all'inizio non pensavo che venisse così ... cosa ne pensate? Che ne dite di Anne e Oliver? Di Marianna e James? Spero che vi piaccia ... adesso mancano solo tre capitoli alla fine. :) 
Al prossimo capitolo.
Un bacio,
Angel

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Capitolo 6
*** Anno nuovo, vita nuova ... forse. ***


Anno nuovo, vita nuova … forse.
 
NdA: mettetevi comode,
 questo è un capitolo ricco di avvenimenti!
 
 
 
Marianna aprì lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre leggermente confusa.
Lei e James erano nella loro camera d’albergo a Londra, dove la sera prima avevano dato il benvenuto al nuovo anno festeggiando insieme a molti amici del ragazzo. Si voltò verso James, che dormiva rivolto verso di lei, con un braccio che le avvolgeva la vita, russando in modo non troppo eccessivo. Lei sorrise radiosa, sentiva ancora sulla pelle il profumo della notte trascorsa insieme, e l’idea che di lì a qualche ora sarebbero stati in Italia la elettrizzava.  Mentre lei aveva provato a sistemarsi meglio per non far stare troppo scomodo James, lui si era mosso leggermente rafforzando la presa sul fianco della ragazza.
“ ’ncora cinque minuti …”
Biascicò con la voce impastata di sonno, mentre cercava di avvicinarsi di più a lei. Marianna lo baciò delicatamente sulle labbra, augurandosi di non svegliarlo troppo presto, invece lui aprì gli occhi con uno sguardo vispo.
“Il bell’addormentato si è svegliato …” disse mentre provava a tirarsi su e a sedersi, tenendo poggiata la sua testa sulle gambe.
“Uffa, perché ti stai spostando? Stavo facendo un bel sogno …” disse tirando la camicia da notte della ragazza, che le aveva regalato poco tempo prima.
“Scusa, non volevo svegliarti … volevo farmi una doccia, e andare a prendere la colazione per farti una sorpresa” ammise lei, cominciando ad accarezzagli i capelli. Lui le abbracciò le gambe, sistemandosi meglio sulla gonna della camicia da notte, assaporando quel momento di tranquillità.
“Ti sei divertita durante il dopo cena?”
“Quale? Quello insieme ai tuoi amici per la strada a vedere i fuochi d’artificio, o quello a porte chiuse con te?”
James sollevò leggermente la testa, per guardarla in faccia con una strana espressione.
“Sai, non ho dubbi sull’eccellente riuscita del secondo … mi riferivo al primo.”
Marianna scosse la testa, divertita.
“Non pensavo di essere diventata prevedibile … comunque, si. Mi sono divertita, quel tipo, Colin, sembra davvero simpatico” disse con un ghigno malizioso.
James si sollevò di scatto: di solito non era mai stato troppo geloso, ma con Marianna bastava che lei nominasse un individuo di sesso maschile, e subito si metteva all’erta.
“Simpatico Colin? Ma che dici, è così pieno di sé, egocentrico e maleducato. Ti sei accorta che non ha smesso di guardarti le gambe per tutta la sera? Ti avevo consigliato di non indossare quella gonna … ma tu non mi vuoi ascoltare, mai!”
Sembrava un fiume in piena che era appena straripato … allora, James aveva solo fatto finta di non essersene accorto. Ecco spiegato, il perché una volta giunti in strada aveva smesso di scherzare con Tiger e Lucas, per stare abbracciato a lei.
“Ma se avevo delle calze sensuali come quelle di mia nonna! Ammettilo: sei solo geloso. Poi, anche tu sei leggermente egocentrico. Non provare a dirmi che non è vero” disse prima di rimettersi sdraiata e dargli un bacio.
Dopo un po’ di tempo, James, a malincuore, si separò dalle labbra della ragazza.
“Odio doverlo dire, ma dobbiamo muoverci altrimenti rischiamo di perdere l’aereo.”
Marianna gli diede un rapido bacio, prima di catapultarsi giù dal letto.
“Concordo con te, ma il bagno è mio!”
James osservò la sua ragazza recuperare i vestiti, che saggiamente aveva tirato fuori il giorno prima, per poi correre in bagno.
Scosse la testa consapevole del fatto che Marianna l’aveva appena fregato.
 
 
Raggiungere l’aeroporto non fu affatto difficile, le strade di Londra erano semi deserte, e grazie alla posizione strategica dell’albergo, il loro taxi non impiegò molto tempo per raggiungere la destinazione.
James notò che Marianna si destreggiava nell’aeroporto molto meglio di lui, sapeva che lei prendesse l’aereo spesso, ma non aveva mai riflettuto che faceva tutte le operazioni, come il check in, imbarcare i bagagli in stiva, e passare dal metal detector,  da sola.
“Non vedo l’ora di togliermi questi vestiti di dosso” esclamò appena passati i controlli, tanto che due agenti lì vicino, che potevano avere l’età di James, la guardarono interessati. James le prese la mano, avviandosi il più lontano possibile da loro, trascinandola.
“Potresti evitare di dire a mezzo mondo che non vedi l’ora di stare nuda?”
Marianna sbatté le palpebre violentemente, come se avesse avuto bisogno che lui le ripetesse due volte il concetto appena espresso.
“Ma che hai capito? Ti ricordi quando ti ho detto che a Bari fa leggermente più caldo rispetto al Regno Unito? Pensavi, davvero, che avrei viaggiato in tuta?” Disse enfatizzando il concetto che aveva ipotizzato il ragazzo indicando i propri indumenti.
Il castello di carte che James aveva costruito nella sua mente crollò, come se fosse stato distrutto da un leggero soffio di vento. Marianna, giusto la sera prima, gli aveva ricordato di mettersi una maglietta a maniche corte, ma lui era troppo concentrato ad osservare come quel Colin guardava la sua ragazza, per tenere a mente quello che lei gli aveva consigliato.
“Ho visto un bagno, e più avanti c’è il nostro terminal. Pensi di farcela da solo per cinque minuti? Ti lascio la valigia … la borsa mi serve” disse con una punta di nervosismo nella voce, le faceva piacere che James fosse geloso, ma certe volte esagerava: lei doveva sopportare una marea di ragazzine eccitate e non osava immaginare cosa avrebbe dovuto affrontare ad Orlando, ora che lui aveva avuto la geniale idea di dire a mezzo mondo della sua esistenza.
James annuì, facendo un lieve sorriso alla ragazza, che aveva intuito essersi innervosita molto. La vide sparire dietro la porta del bagno delle signore, e, una volta rimasto solo, si appoggiò al muro sistemando meglio le due trolley che avrebbero portato in cabina con loro, dandosi un’occhiata intorno. Quella mattina non c’era molta gente, ma ce n’era a sufficienza da osservare in giro, tutte le donne che aveva incrociato apparivano fresche e riposate, mentre gli uomini che le accompagnavano o che vagavano soli per l’aeroporto avevano delle facce stravolte.
Il giorno prima, Oliver gli aveva rivelato che avrebbe chiesto ad Anne di andare a vivere insieme, nella villetta accanto a quella in cui vivevano entrambi; James era veramente contento che il fratello facesse finalmente quel passo con la sua ragazza, visto che era quasi un decennio che stavano insieme.
James lanciò un’occhiata rapida alla gioielleria che era di fronte a lui, domandandosi per l’ennesima volta il perché della scelta di mettere un negozio del genere negli aeroporti … chi era che comprava gioielli lì? Lui sarebbe andato sicuramente da qualcuno di fiducia, come aveva fatto per il regalo di Natale di Marianna, tanto che il gioielliere era talmente sorpreso dalla richiesta di James di vedere degli anelli, che il proprietario del negozio gli aveva mostrato subito i classici anelli, con cui gli uomini erano soliti fare le proposte di matrimonio. Gli venne da ridere ricordando la faccia che aveva fatto Oliver alla vista di tutti quei brillanti, tanto che anche il commesso era scoppiato in una fragorosa risata, somigliante più a un latrato, dicendo loro che le “vostre fidanzate avranno una pazienza infinita … devono essere proprio due sante!” James rimaneva sempre perplesso, quando qualcuno affermava che la sua ragazza fosse una ‘santa’ … certo, era leale, coraggiosa, altruista e con un cuore buono, ma santa non lo era di sicuro. Non si sentiva così spensierato da secoli, ed era tutto grazie a lei che era entrata con facilità nella sua vita.
“Ehm … scusami … forse, ho sbagliato persona … tu sei … James Phelps, vero?”
Venne riportato velocemente alla realtà.
Davanti a lui c’erano due ragazzine, che al massimo avrebbero potuto avere quindici anni, che lo guardavano incerte. Quella mattina era difficile riconoscerlo: aveva indossato un cappello e gli occhiali da vista, che di solito lo proteggevano dai fan.
“No, non hai sbagliato persona. Sono io” disse, sorridendo. Una delle due lo guardava scettica, mentre l’altra parve animarsi.
“Sarah, hai visto che avevo ragione? E’ lui” esultò all’indirizzo dell’amica, che non sembrava essere troppo interessata a James, che invece aspettava, educato, che la ragazzina gli chiedesse una foto.
“Posso fare una foto con te?”
James notò che due coppie lo stavano guardando interessati, molto probabilmente dovevano essere i genitori delle ragazze. Infatti uno dei due uomini, si avvicinò a loro.
“Joanna, che state facendo?” chiese burbero.
“Papà, ma non lo hai riconosciuto? E’ James Phelps … Fred” esclamò con tono crescente della voce, ma James la interruppe quasi bruscamente.
“Joanna, per piacere, non urlarlo … anche se non c’è molta gente, vorrei provare a passare inosservato. Dai, facciamo la foto” aveva intuito cosa stesse per gridare quella ragazzina. Era sempre contento quando le sue piccole fan lo fermavano per un autografo, o per una foto, ma visto che in realtà, lui stava aspettando che Marianna uscisse dal bagno e che l’aveva fatta leggermente innervosire, non avrebbe voluto peggiorare la situazione. In fondo, il giorno di Natale, dopo aver annunciato su Twitter del suo nuovo status, Marianna gli aveva solo urlato di aver preso una decisione avventata, e che non aveva riflettuto a sufficienza sulle conseguenze delle sue azioni.
“Oh, sei con la tua nuova ragazza?”
Domandò, curiosa, cercando con lo sguardo una ragazza bruna con i capelli molto lunghi, e gli occhi castani. James, per un attimo, si immaginò la ragazzina mentre studiava con dovizia la fotografia che aveva postato il giorno di Natale, ma prima che potesse viaggiare con la sua mente, il padre di Joanna la sgridò.
“Joanna, avanti, fai questa foto e andiamo. Non vorrete far innervosire le vostre madri!”
La ragazzina annuì, mentre Sarah sembrava molto divertita. Joanna si mise velocemente al fianco di James, porgendo il suo cellulare all’amica che scattò immediatamente tre foto. Stava cercando un pezzo di carta, quando l’idillio venne interrotto dall’arrivo di Marianna, che sembrava essere uscita da un negozio di abbigliamento: si era cambiata dalla testa ai piedi. Non aveva più la tuta, ma dei jeans a sigaretta con gli stessi stivaletti di pelle nera, che indossava anche prima.
“Jim, scusa ma il bagno era …” si interruppe non appena vide due ragazzine, e presumibilmente il padre di una delle due accanto a James, che reggeva le loro trolley.
L’espressione della ragazza era di ghiaccio.
Joanna era sul punto di dire qualcosa, ma ad un’occhiata del padre porse un biglietto dell’autobus usato, dove James fece un veloce autografo.
“Buon viaggio … e divertitevi, dovunque voi andiate!”
Poi si allontanarono velocemente.
“Sai, quell’espressione fredda non ti si addice molto. Terrorizzi tutte le mie fan” la prese in giro James, vedendo quanto Marianna fosse arrabbiata da come aveva afferrato il manico della sua valigia.
“Andiamo al terminal, non voglio perdere l’aereo” sibilò, irritata.
James sapeva che Joanna e Sarah non gli stavano perdendo di vista, ma pur essendone cosciente, non resistette e diede un leggero bacio sulle labbra a Marianna, come a voler suggellare ancora una volta la loro unione.
 
 
Dopo quel piccolo intoppo all’aeroporto di Londra, il loro viaggio fu particolarmente tranquillo. Il volo diretto a Roma era leggermente più affollato, rispetto a quello che li aveva condotti a Bari, città natale di Marianna, che li accolse con il sole e il cielo limpido senza nemmeno l’ombra di una nuvola.
Se a James gli aeroporti di Londra e Roma erano parsi particolarmente vuoti, quello di Bari era completamente deserto eccetto per qualche persona, che come loro, aveva deciso di viaggiare il primo giorno dell’anno nuovo. Decise di seguire il consiglio di Marianna, infatti, prima di uscire, era corso in bagno a togliersi il maglione e di sostituire il suo giaccone pesante, con la sua fidata giacca di pelle. Infatti, la ragazza gli aveva comunicato che la temperatura esterna era di quindici gradi centigradi.
“Ma è praticamente estate …”
Le aveva detto mentre aspettavano che il rullo trasportasse le loro valigie, ma la ragazza parve non sentirlo, troppo concentrata sui loro bagagli in stiva.
“Ma mi ascolti?”
“Ecco le valigie!”
Strillò, contenta, prima che entrambi le presero, tirando su il manico delle trolley, prima di incamminarsi verso l’uscita Marianna si fermò di colpo, preoccupata.
“Che è successo?”
“James, ecco, vedi …. Amo la mia città, davvero. Ma, ecco, forse non ti sembrerà bella come Birmingham, o come Londra, o come Roma o come Milano … sai, la strada per arrivare a casa non è il massimo …”
James non l’aveva mai sentita giustificarsi, nemmeno quando era entrato per la prima volta nell’appartamento che condivideva con Erminia, che era sprovvisto di molti comfort che lui, invece, possedeva.
“Beh, anche la campagna inglese è un po’ arretrata” le disse per incoraggiarla, ma Marianna parve sul punto di rispondergli qualcosa tipo si ma almeno, i campi sono ordinati, ma scosse semplicemente la testa.
“Andiamo, ho una fame pazzesca. Mamma avrà preparato un pranzo da re, visto che ci ha detto di non mangiare nulla” disse soltanto, trascinando le sue valige, prima che James le prendesse quella più pesante e le desse il suo bagaglio a mano.
Uscirono dall’area bagagli pronti a essere accolti da gridolini esultanti da Elisa, che fino al giorno prima non aveva fatto altro che ripetere quanto fosse felice di averli a casa, e che Marianna avrebbe trovato tante belle sorprese, ma, invece, trovarono semplicemente Massimo che li aspettava in piedi appoggiato alla ringhiera dell’area degli arrivi.
Marianna guardò il padre, leggermente sconcertata … dove era finita sua madre?
“Papà” lo chiamò con entusiasmo, anche James si guardava intorno alla ricerca di Elisa, curioso.
“Ragazzi! Avete fatto buon viaggio?”
Poi si avvicinò alla figlia, e la salutò dandole due baci sulle guance, prima di fare lo stesso con James. Stava per prendere una delle due valige di James, ma si bloccò di colpo.
“Mamma è a casa a intrattenere gli zii”
Marianna lo guardò con due occhi grandi quanto due grosse monete d’oro.
“Che cosa?” ruggì, furiosa: lei aveva intenzione di pranzare insieme a suoi genitori, sistemare i bagagli e fare una passeggiata con James per il centro della città.
“Tua madre sta bene?” domandò James, titubante visto l’espressione fatta dalla ragazza.
“Assisterai al tuo primo pranzo in famiglia italiano … come diavolo è saltato in mente a tua moglie?” concluse nella sua lingua, piuttosto innervosita.
“Mari, ho provato a parlare con tua madre, ma sai com’è fatta. Ha organizzato il pranzo nei minimi dettagli da quando ci avete detto che sareste venuti …”
“James, ti prego, portami via. Un pranzo in famiglia non lo voglio!”
Si lamentò con le lacrime agli occhi, James si stava preoccupando … perché Marianna stava avendo quella reazione, ma lei gli spiegò quello che le aveva detto il padre.
“Cosa potrebbe succedere? Al massimo mangeremo troppo … non ti preoccupare” disse, prima di incamminarsi seguendo Massimo che si era avviato verso la macchina.
Marianna scosse la testa, piuttosto disperata, prima che la sua mente formulò un altro agghiacciante pensiero, tanto che raggiunse a passo svelto il padre e James, che la aspettavano seduti in macchina.
“Sai, mi piace il cielo così azzurro. A Birmingham non l’ho mai visto così …”
Marianna sorrise raggiante, non potendo vedere il viso di James che si era seduto sul posto anteriore accanto al guidatore.
Massimo guidava silenzioso, mentre James si guardava intorno: aveva preso la strada più breve per tornare a casa.
“Papà … giusto per sapere, ma quella scellerata di mia madre ha invitato anche le gemelle?”
Massimo lanciò un’occhiata alla figlia grazie allo specchio retrovisore, entrambi avevano avuto il buon gusto di non raccontare ad Elisa, che ruolo avesse giocato una delle due gemelle nella rottura della precedente relazione di Marianna.
“Devo prendere questo silenzio come una risposta affermativa?”
“Tesoro, scusa. Non ho avuto il coraggio di dirlo a tua madre …”
Marianna si prese la testa tra le mani, prima di guardare l’anello, che le aveva regalato James, brillare dal suo anulare.
Avrebbe resistito a quel pranzo assurdo, e ne sarebbe uscita vincitrice.
 
Marianna e James stavano aspettando che Massimo uscisse dal garage sotto casa, mantenendo tutte le valige.
“Vedi quel terrazzo con le piante? Quella è casa mia” disse orgogliosa e gioiosa.
“Dici che si può prendere una tazza di … caffè lì?” propose, ricordandosi cosa gli aveva detto la ragazza a proposito di quella bevanda tanto famosa in Italia.
“Certo, pensa che in estate, per il mio compleanno, ho sempre organizzato tante feste lì. Amo quella terrazza” rispose sognante.
James le sorrise, aveva immaginato molte volte come potesse essere Marianna nella sua città, circondata dalle persone che amava, e nei posti in cui era nata e cresciuta.
“Marianna … sei tu?”
James vide una coppia di signori che si erano avvicinati alla ragazza, e l’avevano abbracciata. Lui aggrottò la fronte, in Gran Bretagna nessuna signora dell’età di sua madre avrebbe mai abbracciato così calorosamente una ragazza per strada. Non si faceva e basta.
“James, loro sono amici dei miei genitori … sai, mi hanno vista nascere ...”
Lui sorrise e porse loro la mano “Io sono James … ragazò di Marianna.” Vide la signora guardare la ragazza, ammirata e prima che loro se ne andassero, a James parve di vedere che avesse fatto un occhiolino a Marianna.
“Quella coppia di signori vive qui di fronte, e nel palazzo accanto vive la famiglia del figlio. Andavano da loro a mangiare. Oh, ecco papà.”
James parve scorgere un pizzico di inquietudine nella sua voce, non aveva capito molto di quello che si erano detti lei e suo padre in macchina, ma sicuramente aveva a che fare con quel pranzo.
“Okay, ho detto al garagista che sei tornata e che è probabile che tu prenda la macchina. Sei pronta per rientrare a casa?”
Marianna annuì, e prese per mano James.
 
James non si era mai sentito così teso ed emozionato allo stesso tempo, se per Marianna era piuttosto facile saltellare tra due Paesi con due culture molto diverse, per lui era la prima volta che affrontava una situazione del genere. Ne aveva parlato con i suoi amici, e anche con quelli di Marianna, come Marco e Alessio, che gli avevano consigliato di sorridere, di accettare sempre il cibo che gli venisse offerto, anche se si sentiva scoppiare, e di non contraddire mai le donne della famiglia, perché l’avrebbe potuta pagare cara. Tutto sommato a lui sembrava che alcune tradizioni italiane non fossero molto diverse da quelle inglesi, ma da come Marianna parlava di molti aspetti del suo Paese, tralasciando il suo orgoglio italiano, era arrivato a considerarlo uno Stato poco dinamico e che i vari comportamenti tenuti da vari politici rappresentassero, con grande scorno della sua ragazza, l’esempio di quanto potesse essere poco serio l’italiano medio.
Un giorno lei gli aveva fatto un esempio molto particolare.
“Hai presente il concetto di meritocrazia?”
Gli aveva chiesto mentre camminavano nel parco vicino casa sua. Lui aveva annuito.
“Per esempio all’università tutti la osannano e la cercano, quasi fosse un dogma della fede; poi gli studenti stessi nel momento in cui dovrebbe essere applicata, fanno di tutto per imbrogliare e fregare il prossimo.”
Gli aveva spiegato con rancore, forse pensando a qualche episodio che aveva vissuto sulla propria pelle.
“Sei più bella quando sorridi, lo sai?”
Marianna era intenta a controllare il trucco nello specchio dell’ascensore, prima di spingere il tasto del loro piano.
“E tu sei bello, nonostante quella montatura di occhiali” disse prima di mettersi in punta di piedi e lasciargli un leggero bacio sulla bocca. James sapeva quanto a Marianna non piacessero i suoi occhiali, gli aveva ripetuto un sacco di volte che avrebbe dovuto cambiarla, visto che poteva permetterselo, ma tutto quello che il ragazzo aveva fatto era stato scegliere un paio di occhiali di colore diverso, ma del medesimo modello.
“Andrà tutto bene, vedrai.”
James ebbe il tempo di finire quella frase, che l’ascensore si fermò all’ultimo piano. Elisa corse ad aprire la porta, prima di abbracciare la figlia e di salutare calorosamente James.
“Finalmente siete qui! Vi stavamo aspettando … Andate in camera vostra, e lasciate i bagagli” cinguettò, facendoli entrare in casa, senza che Marianna aprisse la porta della sala da pranzo.
“Camera … nostra?”
“Abbiamo fatto un po’ di lavori da quando sei stata via … troverai parecchie cose diverse” rispose criptica la madre.
James si guardava intorno, felice, aveva già intravisto delle foto di Marianna bambina, e non vedeva l’ora di andare a sbirciare per poterla prendere in giro …
Lei lo guidava verso quella che sarebbe stata la loro stanza per la permanenza a casa dei suoi genitori.
“Ecco, questa è la mia …” disse mentre stava aprendo la porta, prima di rimanere di sasso davanti ai cambiamenti che la madre aveva apportato alla sua vecchia cameretta.
Non c’era più il suo letto singolo, ma troneggiava un letto matrimoniale accogliente con un copri letto con una fantasia a fiori, su cui erano poggiati almeno sei cuscini morbidi. L’enorme scrivania, che un tempo era stato il tavolo della cucina della nonna paterna, era scomparsa e al suo posto c’era un’altra che un tempo si trovava nella stanza dei genitori. Controllò quasi istericamente la sua libreria, i libri erano ancora nel medesimo ordine in cui li aveva lasciati, guardò preoccupata le pareti alla ricerca delle sue fotografie: erano tutte nello stesso posto, e per fortuna non erano state toccate.
“Mi avevi detto che dormivi in un letto singolo …” disse James, andando al centro della stanza e guardandosi intorno. Dall’espressione della ragazza, aveva intuito che la sua camera non era proprio come lei l’aveva lasciata l’estate precedente, ma il suo tocco personale trasudava da ogni angolo.
“Mi piacciono molto le tue fotografie …” disse mentre si stava avvicinando a quelle di New York, dove ne aveva riconosciuta una in cui lei, Marco, Alessio e Joey posavano come grandi uomini d’affari davanti al Quartier Generale delle Nazioni Unite.  
“Beh, si … della mia vecchia camera rimangono solo quelle, gli armadi e le foto” rispose, riprendendosi finalmente da quel piccolo shock.
“Hai bisogno di una doccia? Io si … devo anche cambiarmi. Fai come se fossi a casa tua, d’accordo?”
James annuì, la vide recuperare un vestito dall’armadio prima di dirigersi nel bagno che aveva in camera.
Mentre lei era sotto la doccia, la curiosità di James venne attirata dai parecchi fogli riposti sulla scrivania davanti alla finestra. Si avvicinò, ancora incredulo di essere in Italia, a casa di Marianna e diede un’occhiata veloce. Sembravano essere dei moduli che lei doveva aver compilato mesi prima, poi alcune norme di sicurezza ... e dei fogli dove era scritta la storia di Sarajevo. James scosse la testa sorridendo, Marianna aveva scritto la sua tesi di laurea sulla Bosnia-Erzegovina, ed era probabile che avesse dei fogli come quelli sparsi nella camera; poi la sua attenzione si canalizzò sulle fotografie che la ritraevano in Kenya. Era insieme a una ragazza bionda con gli occhi azzurri, insieme a un gruppetto di bambini, e indossavano degli abiti tradizionali che probabilmente le dovevano aver regalato, poi scorse Marianna e delle altre sue amiche vestite con dei sari indiani, Marianna ai tempi della scuola insieme a una delle sue migliori amiche, Marianna con una sua amica con il pancione, Marianna con Valeria ad una festa, e Marianna il giorno della laurea vicina ai suoi genitori, che mostrava orgogliosa la tesi. Scorreva le sue foto, lei gli aveva raccontato così tanti aneddoti della sua vita in Italia, che non vedeva l’ora di conoscere tutte le persone che l’avevano resa quella ragazza che lui aveva avuto la fortuna di conoscere.
“Avrai tutto il tempo di conoscere gli originali … non guarderai solo le foto” lo interruppe, mentre lui si beava della foto di Marianna con l’amica che aveva avuto una bambina, e lei la teneva in braccio.
“Adoro il tuo mondo, lo sai?”
Marianna si era cambiata nuovamente, prima di lanciare uno sguardo alle carte sulla scrivania, non pensava di trovarle ancora lì. Si era del tutto dimenticata di dire a James che aveva fatto domanda per quel lavoro … ma erano passati quasi cinque mesi, se fosse stata presa l’avrebbero fatta chiamare mesi prima.
“In due settimane, riesco a mostrartene un po’ … devi cambiarti? C’è anche la mia cuginetta, di là.”
James sorrise.
“Sono velocissimo” disse prima di sparire nel bagno.
Marianna cominciò rapidamente a disfare i bagagli a mano di entrambi. Da quando si era trasferita in Inghilterra, era diventata velocissima a fare e disfare le valigie, tanto che, in meno di due minuti, era stata in grado di sistemare tutto l’essenziale nei cassetti che Elisa aveva preparato per James. Aveva tirato fuori anche i vestiti per il ragazzo, che come al solito, li aveva dimenticati sul letto.
Si guardava intorno, ancora incredula di essere tornata, e che l’avesse accompagnata James, che pareva entusiasta di conoscere il più possibile tutto il suo mondo. Era ancora persa nei suoi pensieri, quando la porta si spalancò e una bambinetta di sei anni le si fiondò addosso.
“Mariannaaaa!”
“Lalla!”
Marianna allargò le braccia, pronta ad accogliere la cuginetta, che, da quando la zia le aveva detto che ci sarebbe stata anche lei, aveva chiesto ogni due minuti quando sarebbe arrivata. Lalla fu talmente veloce, che appena raggiunse Marianna, caddero insieme sul letto, dove la bambina aveva cominciato a dare tanti baci alla cugina più grande.
“Zia mi ha fatto promettere di non dire niente a nessuno. Gli zii non sanno che sei qua” disse, eccitata della sorpresa che avrebbero fatto agli altri parenti.
“Lalla, chi c’è di là?”
La bambina di sedette a gambe incrociate sul letto, e si mise a riflettere, cercando di concentrarsi.
“Ci sono tutti gli zii Francesco, zio Vincenzo, zia Angela, zio Massimo, zia Elisa, zia Paola, e le gemelle. Sai che mi hanno fatto fare un gioco delle Winx?”
Marianna sorrise alla bambina, non poteva dirle cosa pensasse delle loro cugine gemelle. Intanto, la ragazza si accorse che James doveva aver chiuso il getto dell’acqua.
“Jim, ti porto io i vestiti. Qui c’è Lalla, mia cugina!”
Esclamò, prima che il suo ragazzo traumatizzasse una bambina di sei anni. Lalla si portò le mani alla bocca, divertita dalle parole di Marianna, stava per chiederle qualcosa, quando si ricordò cosa le avesse detto la sua mamma qualche tempo prima.
“E’ vero che il tuo fidanzato è il fratello dell’amico di Harry Potter?”
Marianna sospirò, Lalla aveva già visto i primi tre film della saga, e sicuramente si aspettava un ragazzo con i capelli rossi, e leggermente diverso.
“Più o meno si … Jim, la prossima volta ti lascio senza vestiti!” sbraitò all’indirizzo del ragazzo, che si era nascosto dietro la porta.
“Poi facciamo una passeggiata insieme? Mamma ha detto che il tuo fidanzato non è di Bari, e che parla l’inglese” aggiunse, mentre si risistemava la frontiera di Violetta.
“Ma non è esagerato mettere una camicia? In fondo, siamo solo con i tuoi parenti …” esordì James entrando nella stanza.
Lalla sgranò gli occhi, e si nascose istintivamente dietro alla cugina. Marianna non le aveva detto che il suo fidanzato fosse così alto.
“James, lei è Lalla ... non fare la timida, tanto non ti crede nessuno” disse rivolta alla bambina, che guardava James.
“Forza, fai vedere come parli bene l’inglese …” la incitò la cugina.
Lalla guardò James e disse tutto d’un fiato “MichiamoLalla” prima di prendere per mano Marianna, e di trascinarla fuori.
“Vieni, è il suo modo per dirti che le stai simpatico.”
 
Quando tutti e tre entrarono in sala, i parenti di Marianna esultarono e James vide Elisa addirittura commuoversi, mentre la figlia veniva abbracciata da tutti i suoi cugini, che aveva radunato sotto lo stesso tetto.
“Lui è James, il suo ragazzo” aveva detto alla tavolata Elisa, mentre Marianna finiva di salutare Roberta e Federica, fingendo di essere felice di averle lì. Infatti, non appena la madre presentò James, Roberta guardò interessata il ragazzo.
James aveva capito che fosse stato presentato, ma temeva di sbagliare qualche parola in italiano, tanto che decise di fare un gesto di saluto con la mano onde evitare qualsiasi figuraccia. Massimo indicò i loro posti, e con grande curiosità, notò che li aveva sistemati molto lontani  dalle due ragazze identiche, che sedevano all’estremità opposta rispetto a loro.
Il pranzò proseguì molto lentamente per i canoni a cui era abituato James, Elisa e le altre tre zie presenti l’avevano esortato ad assaggiare tutti le pietanze che avevano preparato con cura, e il padre di Lalla gli aveva riempito il bicchiere di vino ogni volta che ne beveva un sorso. Alla fine del pasto si sentiva talmente stordito, e non riusciva a capire se quel senso di stanchezza e di confusione fosse dovuto alle poche ore di sonno, al viaggio, alla quantità di cibo che aveva mangiato o a alla quantità di alcool che era in circolo nel suo organismo. Non aveva partecipato molto alla conversazione, ma Marianna si era preoccupata di tradurgli qualsiasi cosa dicessero i suoi parenti da sua madre, a suo padre a tutti i suoi zii e zie presenti per non farlo sentire a disagio.
Erano arrivati al dolce senza troppi intoppi, ma quando Massimo propose un caffè alla tavolata, James si aggrappò al tavolo, cercando con lo sguardo Marianna: con tutto quello che avevano mangiato, avevano anche il coraggio di prendere una tazza di caffè?
“Tu riesci davvero a bere anche il caffè?” domandò in un sussurro alla ragazza, che in quel momento stava ammirando un disegno che Lalla aveva fatto per loro due.
“Non bevo un caffè decente da mesi … non è obbligatorio prenderlo” gli sorrise, facendogli una carezza.
“Vorrei assaggiare il tuo caffè … ma mi sento …”
“Scoppiare è la parola giusta” concluse per lui la ragazza.
Lalla stava mostrando a James il suo disegno, in cui erano chiaramente distinguibili un bambino con la cicatrice a forma di saetta, lei, Marianna e lui stesso.
“Pensi che ai tuoi possa dar fastidio, se stasera non usciamo, e rimaniamo qui?”
In quel momento, la madre delle gemelle, si era avvicinata a loro, che si erano seduti in poltrona, con un sorriso sulle labbra. Marianna avrebbe voluto scomparire, non andava molto d’accordo con quella parte della famiglia della madre.
“Ciao, James.”
Cominciò, rivolgendosi a lui in inglese, il ragazzo si stupì, anche perché durante il pranzo solo Marianna gli aveva parlato in inglese e quella signora non era seduta molto lontana da loro, avrebbe potuto aiutarla in qualche modo.
“Salve.”
Paola aspettò che Roberta, una delle due ragazze che James aveva immediatamente imparato a riconoscere, visto che anche lui spesso veniva scambiato con il fratello, si avvicinasse a Marianna e James.
“Sai, sono un’insegnante di inglese e mia figlia, Roberta, studia lingue … è stato un peccato che non abbiate fatto conversazione durante il pranzo.”
James vide con la coda dell’occhio Marianna sistemarsi meglio sulla poltrona, stringendo i pugni sui braccioli, mentre Lalla si sedeva sul pavimento per continuare a colorare. Conosceva Marianna, e un campanello d’allarme cominciò a risuonare nella sua testa, aveva capito che doveva andare con cautela con quella parte della sua famiglia.
“Ah …” non sapeva bene cosa dire, perché lui non voleva davvero fare conversazione con la figlia di quella signora.
“Si, studio lingue … e vorrei qualche consiglio sull’Inghilterra da te, visto che sei nato e cresciuto lì.”
James rifletté che Roberta avrebbe potuto fare la medesima domanda alla cugina, visto che viveva nel Regno Unito da più di un anno, e da quanto aveva constatato lui, Marianna era perfettamente in grado di consigliare chiunque. Vide la ragazza, sedersi vicino alla bambina, dopo averle chiesto qualcosa, cominciò a colorare insieme a lei. Marianna stava diventando furiosa, oh si, e lui doveva tirarsi immediatamente fuori da quella situazione spinosa.
“Beh, Marianna conosce meglio di me le università inglesi … può aiutarti lei meglio di me.”
“Oh, beh, pensavo che un locale potesse darmi delle dritte in più” rispose, gelida prima di tornare a sedersi accanto alla gemella, e di dirle qualcosa all’orecchio. Lui intuì che molto probabilmente stava riferendo la loro breve conversazione. Appena Marianna vide la cugina lontana da James, si voltò nella sua direzione.
“Non provare a dirmi che sono stato troppo gentile” disse a voce bassissima, per farsi sentire solo da lei.
“Non ti sopporto, quando fai così!” sbottò.
“Si, ti amo anche io” rispose dolcemente James.
 
Era mezzanotte inoltrata, la casa era silenziosa e James cercava di seguire alla cieca la fidanzata, che riusciva a muoversi al buio in quelle stanze.
Erano di ritorno da un’uscita con gli amici di Marianna, dove lui aveva finalmente conosciuto Valeria, la migliore amica della ragazza, e il suo fidanzato parlava inglese perfettamente. Si era divertito parecchio quella sera, aveva visto per la prima volta Marianna al volante di una macchina, e lei e i suoi amici l’avevano portato a mangiare i panzerotti tipici della città, anche se era convinto di essersi giocato un maglione, visto che il ripieno gli era caduto addosso. La cosa più strana che aveva potuto notare era come finissero sempre a mangiare, dopo aver fatto qualsiasi cosa. Dopo varie peripezie, finalmente Marianna aprì la porta della loro stanza.
“Ai miei amici piaci molto, lo sai?” gli disse dopo aver acceso la luce, e togliersi le scarpe.
James si tolse la giacca di pelle, e il leggero maglioncino che aveva sotto.
“Piacciono anche a me, ma credo che questo non lo potrò usare più …” aggiunse, mentre contemplava la grossa macchia. Nel frattempo Marianna aveva spostato tutti i cuscini, che erano sul letto, e aveva cominciato a svestirti.
“Nah, ti faccio vedere come andrà via la macchia” disse sbadigliando.
“Sei stanchissima, forse stiamo esagerando in questi giorni … usciamo molto tardi …” aggiunse lui, mentre si avvicinava alla ragazza per abbracciarla. Lei si fece coccolare senza fare troppe storie, riflettendo su quello che doveva dirgli. Era molto felice di quello che aveva saputo la mattina aprendo la propria casella postale, ma appena James aveva cominciato a baciarla, approfittando dell’assenza momentanea dei genitori di Marianna, aveva perso la lucidità. Lui aveva iniziato a darle dei baci delicati sul collo, ma la ragazza, facendo un grosso sforzo di volontà, si staccò da lui dandogli un leggero bacio sulle labbra.
Doveva assolutamente dire a James quella novità, che già immaginava che l’avrebbe presa nel modo peggiore.
“Devo dirti una cosa …. Ci sediamo?” propose prendendolo per mano, e sedendosi sul bordo del letto.
“Perché temo quello che tu mi stai per dire?” disse, seguendo Marianna, mentre la guardava cercando di immaginare cosa avesse da dirgli.
“James, mi hanno preso per un lavoro” cominciò Marianna, con un tono piuttosto cupo, ma lui sembrava che stesse esultando, prima di bloccarsi di colpo e corrugare la fronte … come poteva lavorare se stava frequentando un corso di laurea specialistica? Ricordava benissimo che Anne, quando l’aveva fatto lei, era molto impegnata e a mala pena trovava il tempo da trascorrere con Oliver, come faceva Marianna d’altronde.
“E’ una notizia fantastica … ma, come fai con l’università?”
Marianna aveva previsto quella domanda, ma considerato il tipo di lavoro che avrebbe fatto, quello era l’aspetto meno complicato da spiegare.
“Per questo tipo di lavoro, l’università non opporrà resistenza … anche perché è all’estero” disse tutto d’un fiato.
James strinse con più forza le mani della sua ragazza, fino a quel momento non aveva preso in considerazione l’ipotesi che potesse essere lei, per una volta, a dover andare fuori. Aveva pensato che dovesse lavorare da qualche parte a Birmingham, vicino a lui.
“Scusa e cosa dovresti fare? Devi andare in guerra?” chiese, con un tono un po’ troppo scontroso per i suoi gusti, tanto che Marianna gli lasciò la mano, osservandolo arrabbiata.
“Siete tutti fissati con la guerra. Tu, tuo fratello, i miei … come ve lo devo spiegare, che non voglio andare in guerra? Se ti interessa, te lo dico, altrimenti ti renderò partecipe a fatto compiuto, il giorno prima di dover partire” concluse arrabbiata, alzandosi e mettendosi a cercare il pigiama. James avrebbe voluto risponderle che poteva fare come preferiva, ma dentro di lui la preoccupazione mista alla curiosità cresceva. Che aveva in mente la sua ragazza?
“D’accordo, scusa, hai ragione. Ma prova a comprendermi, quando ti ho conosciuto stavi studiando le tipologie di armi permesse nei conflitti armati!”
Marianna fece un respiro profondo, decidendo di non rispondere a quella provocazione, anche perché se avesse tranquillizzato James, forse i suoi genitori non sarebbero stati troppo in ansia.
“A luglio ci saranno le elezioni in Kosovo … e l’anno scorso, lo Stato ha chiesto l’ausilio di una missione internazionale di voto nel Paese.”
James non stava capendo molto … perché erano arrivati a parlare delle future elezioni di quello Stato?
“E quindi? Tu cosa c’entri?”
“Quindi” riprese Marianna, con una punta di fastidio nella voce “ la scorsa estate, quando c’è stata la richiesta ufficiale da parte del Kosovo, le Nazioni Unite hanno pubblicato un bando dove ricercavano degli osservatori internazionali di voto per un breve periodo, corrispondente a dieci giorni. Pensavo che li avessero già trovati, ma stamattina ho ricevuto una mail di conferma. Mi hanno preso … mi daranno trecento dollari al giorno” concluse tutto d’un fiato, ma l’espressione di James non mutò poi molto. Ora aveva capito che cosa fossero quelle norme di sicurezza, che aveva sbirciato il giorno in cui erano arrivati.
“Oh, wow. Fantastico” disse, senza troppo entusiasmo.
Marianna, consapevole che non si sarebbe potuta aspettate una festa e dei fuochi d’artificio da parte sua, parve apprezzare lo sforzo.
“Nell’mail, c’è scritto che sono stati colpiti dal fatto che la mia tesi di laurea riguardi alcuni problemi derivanti la guerra nella ex Iugoslavia” continuò lei, cercando l’approvazione del ragazzo. Si era impegnata tanto in quegli anni, e finalmente il suo lavoro veniva apprezzato.
James parve riprendersi … lui aveva letto la sua tesi, che aveva trovato perfetta, ma ricordava anche tutte le disgrazie che erano avvenute in quella parte di mondo.
“E’ molto pericoloso?”
“Mi hanno detto, che potrebbe essere necessario indossare il giubbotto antiproiettile … ma se fosse veramente pericoloso, mi darebbero settecento dollari al giorno” ammise, sapendo che avrebbe dovuto dirlo sia a lui che ai genitori.
James si diede una manata sulla faccia. In quel momento, avrebbe preferito che Marianna si preoccupasse di qualcosa nettamente più frivolo.
“Non posso dirti, che io stia esultando all’idea che tu debba indossare un giubbotto antiproiettile per dieci giorni, ma …” esitò, vedendo comparire un sorriso sulle labbra della ragazza “ma, non fare cazzate, d’accordo? So già che saranno i dieci giorni più lunghi di tutta la mia vita” disse, già sapendo che avrebbe voluto dirle che preferiva chiuderla in casa insieme a lui, e farle dimenticare del mondo circostante.
Marianna lo abbracciò di slancio, baciandolo con foga, prima che lui la bloccasse per chiederle qualcosa.
“C’è altro che dovrei sapere riguardo questo lavoro?”
Marianna parve riflettere su alcune clausole.
“Devo fare alcune vaccinazioni di routine, e prima di partire devo fare una visita medica per il mio stato di salute” concluse.
James sospirò, già pronto a dover affrontare i suoi genitori l’indomani mattina e augurandosi che in quella visita medica, le dicessero per il motivo più banale che non sarebbe potuta partire.
 
 
 
NdA: lo so, è lunghissimo … e forse nemmeno come mi aspettavo io all’inizio, ma le idee hanno preso il sopravvento, e poi … no, non ve lo dico. Lo scoprirete nell’ultimo capitolo di questa storia (ne mancano solo altri due … mi dispiace che stia per finire)!
Cosa ne pensate?
Non ho voluto dipingere la solita famigliola felice e unita … anche perché non penso che esistano davvero delle famiglie Weasley reali, quindi … non, so. Ditemi voi!
Ho cercato di rendere la storia il più verosimile possibile, quindi accetto qualsiasi opinione!
Al prossimo capitolo!
Un bacio,
Angel 

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Capitolo 7
*** God bless America! ***


God bless America!
 
 
Dopo essere rientrati dall’Italia, James e Marianna avevano avuto giusto il tempo di cambiare il contenuto delle valigie, prima di partire alla volta della Florida.
Lui aveva organizzato una settimana intesa, per mostrare alla ragazza tutto ciò che lui amava di quella parte degli Stati Uniti.
Quello che nessuno dei due aveva contato, però, era stata la strana sensazione che si creava tra di loro non appena uno dei due provasse a parlare dell’impiego, che avrebbe tenuto occupata Marianna nel mese di luglio; lui cercava il più possibile di evitare l’argomento, o se proprio era costretto a parlarne, non si mostrava eccessivamente entusiasta, lei, invece, sembrava essere al settimo cielo, visto che finalmente, dopo anni di studio e di duro lavoro, i suoi sacrifici erano stati ricompensati. Dopo che Marianna ebbe comunicato la notizia anche ai suoi genitori, che avevano avuto la medesima reazione di James, tra i due ragazzi non c’erano state delle vere e proprie discussioni, ma entrambi avvertivano nell’aria qualcosa, come una sorta di segnale, ma né James né Marianna se ne curarono eccessivamente. Erano entrambi troppo occupati a godersi quei momenti di apparente tranquillità, in cui si estraniavano dal mondo esterno provando a non avere pensieri per la testa, ma proprio quando entrambi avevano abbassato la guardia, il problema si mostrò per quello che era: James non era affatto entusiasta della scelta che aveva fatto Marianna.
Era l’ultimo giorno utile per poter chiarire la situazione,  visto che nel resto del fine settimana James sarebbe stato occupato tra interviste, conferenze stampa, e momenti dedicati ai fan, in cui avrebbe potuto rispondere alle loro domande.
Erano nella loro camera d’albergo ad Orlando, il giorno seguente sarebbero arrivati suo fratello, accompagnato da Anne, Evana Lynch, Robbie Coltrane, e Michael Gambon, Marianna si era chiusa in un silenzio tombale, rimuginando su quella situazione. Si era innamorata di James come se fosse stata una quindicenne, si era lasciata trasportare da quel sentimento che era cresciuto e maturato in pochissimo tempo, forse perdendo di vista gli obiettivi che si era posta quando aveva deciso di lasciare il suo Paese per inseguire i suoi sogni. Aveva sempre saputo che le sue ambizioni sarebbero sempre state incompatibili con l’idea di provare a costruire una famiglia, che i suoi genitori e James non sarebbero mai stati troppo felici delle scelte che avrebbe potuto compiere, ma lei era ben consapevole che se lui non si fosse sforzato di accettare quello che lei stava provando concretamente a fare, la soluzione sarebbe dovuta essere una soltanto. Sarebbe stata una scelta drastica, dolorosa, ma inevitabile se entrambi non si fossero venuti incontro.  
Il tutto accadde mentre Marianna, in camicia da notte, si truccava guardandosi allo specchio, osservando il riflesso dell’immagine di James, che la studiava interessato.
“Jim, sai perfettamente anche tu che non possiamo continuare ad andare avanti così.”
James si sentì con le spalle al muro, era conscio che Marianna gli avrebbe fatto quel discorso.
Lei non era come le altre.
“Non capisco di cosa tu stia parlando …” disse, cercando di sviare.
Vide Marianna sospirare, smettere di truccarsi, alzarsi e andarsi sedere accanto a lui.
“D’accordo … Allora, c’è qualcosa che desideri farmi sapere?” chiese prendendogli una mano, e stringendola. James vide l’anello di Marianna luccicare, e nella sua mente si fecero largo tutte le emozioni che aveva vissuto, quando aveva scelto quel particolare oggetto.
“Beh … sai quello che penso” rispose criptico, senza nemmeno guardarla negli occhi, non avrebbe mai ammesso ad alta voce che non avrebbe mai voluto che Marianna potesse mettersi in una situazione potenzialmente pericolosa.
“No, James. Non lo so, perché ogni volta che provo a parlarti, cambi discorso, cominci a baciarmi, come se ti dovessi lasciare domani, e a volte …” si fermò un momento, come se un grosso macigno le fosse stato lanciato addosso “sembra quasi che piangessi. Vorrei il tuo appoggio, e non dover discutere sul perché sono stata presa per un lavoro in cui ho dovuto affrontare una concorrenza spietata. Mi piacerebbe vederti orgoglioso di me e del mio operato” concluse, sincera, ma anche un po’ ferita. Erano state piccole cose a farla arrivare a quella conclusione, come frasi dette a metà, parole trattenute, e anche i baci, che in quell’ultima settimana erano stati diversi.
“Io sono orgoglioso di te, e di quello che fai …” sussurrò, pensieroso.
“Sei orgoglioso di me, ma non di quello che vorrei concretamente fare. So che non è facile stare accanto a una persona come me … ma, vorrei almeno provarci, e non gettare la spugna ancora prima di partire.”
James si sentì colpito da quelle parole, perché Marianna non riusciva proprio a capire che lui avesse paura di perderla? Perché non riusciva a capire, che certe situazioni potevano essere troppo pericolose per una giovane donna come lei? Nei giorni precedenti, mentre lei dormiva, aveva fatto un sacco di ricerche sulla guerra del Kosovo e i problemi ad essa collegati, e tutto quello che aveva trovato anziché tranquillizzarlo, faceva aumentare la sua preoccupazione.
“Pensi che il fatto che io non voglia perderti, non debba essere tenuto in considerazione? Credi davvero che passerò dieci giorni tranquilli, sapendoti da qualche parte nel Kosovo, con addosso un giubbotto antiproiettile, in un Paese dove ci sono ancora missioni militari? Beh, non puoi chiedermi di stare tranquillo, e non dirmi che non ti succederà niente. Perché, non lo sai!”
James parve prendere un lungo respiro, finalmente le aveva rivelato cosa lo opprimeva.
Marianna si sedette in braccio a lui, abbracciandolo con tenerezza: cosa avrebbe potuto dirgli?
“Amore, ascoltami, d’accordo? Non ti sto chiedendo di smettere di preoccuparti, perché lo so che è impossibile. Non ti chiedo nemmeno di provare a essere entusiasta, ci hai provato, ma non ci riesci. So che preferiresti che io mi occupassi di matrimoni, di feste, di vestiti o di trucchi … sarebbe tutto più tranquillo per te, ma anche per me. Ti chiedo soltanto di provare a capirmi: la mia strada è quella di aiutare gli altri, di provare a fare qualcosa di utile per tutti. Pensi sul serio che io non abbia mai paura?”
James poggiò la testa nell’incavo del collo della ragazza, facendosi pervadere dal profumo dei suoi capelli, e strinse di più Marianna, abbracciandola finalmente come aveva sempre fatto.
“James, io ti amo. Andrà tutto bene … ora, che ne dici se ci rilassiamo quest’ultima sera prima di dover affrontare il delirio?”
Lui la guardò negli occhi, scorgendovi speranza, coraggio, e amore.
 
 
Anne e Marianna erano sedute in prima fila, aspettando che il presentatore, sul palco, chiamasse i gemelli. Per quel pomeriggio era previsto che i fan potessero fare delle domande agli attori, e tutto il pubblico attendeva l’arrivo dei loro beniamini,  chi chiacchierando con i vicini e augurandosi di essere tra quei fortunati che sarebbero stati in grado di ricevere un autografo, o magari, una foto con uno di loro.
Marianna era molto tesa, non faceva altro che guardarsi intorno, rimanendo sempre più sbalordita di quanta gente fosse accorsa per quell’evento. Anne ridacchiava vedendo le buffe espressioni dell’amica, e ogni tanto le dava qualche gomitata per indicare qualche persona che avrebbe conosciuto, o qualche fan degno di nota.
“Mari, stai tranquilla. Noi dobbiamo solo guardare, ascoltare e ogni tanto ricordarci di battere le mani. Piuttosto, non mi hai più detto se tu e James abbiate risolto o meno” cominciò, bevendo un sorso d’acqua, e allungando il collo per provare a vedere a che punto fossero. Entrambe avevano provato a camuffarsi alla meglio, Marianna indossava un cappello texano di James che le copriva il volto, mentre Anne aveva scelto un cappello decisamente meno esilarante, ma che ugualmente riusciva a proteggerla da sguardi indiscreti.
“Si, giusto due giorni fa … ora, quello che mi preoccupa potrebbe essere solo qualche domanda inopportuna o inappropriata” disse, scrivendo velocemente un messaggio a James, il quale le inviò immediatamente la risposta.
“Lo sai già, vero, che ci saranno quel tipo di domande? Poi, visto che avete ufficializzato il tutto, ci saranno sicuramente delle insinuazioni non troppo velate … Che ha detto?” concluse indicando il telefono.
“Che stanno per uscire … e comunque, io non ho ufficializzato proprio niente!”
“Si, certo … chissà come mai, dopo otto anni, ci sono persone che credono che Oliver sia ancora single?!”
Marianna sbuffò, da un lato era contenta che James avesse voluto dire al mondo di lei, dall’altro la infastidiva il fatto di aver perso quella riservatezza di cui era molto gelosa.
Il presentatore sul palco aveva cominciato ad annunciare i nomi dei ragazzi, prima che un urlo disumano riempisse le orecchie delle due amiche.
Marianna sbarrò gli occhi, ridendo.
“Fanno sempre così?”
“Sempre” disse ridendo Anne.
 
Le domande che i fan avevano posto ai ragazzi erano state tutte piuttosto normali: quale sarebbe stato il loro Patronus, il loro incantesimo preferito, il personaggio che avrebbero voluto interpretare, il momento più divertente trascorso con i fan, e dei loro progetti futuri. Marianna aveva appena fatto un sospiro di sollievo, quando digrignò i denti nell’udire che una ragazza voleva fare una domanda solo a James. Lanciò un’occhiata al suo ragazzo, e lo vide sorridere, molto probabilmente perché già immaginava quale sarebbe stato il prossimo quesito. Marianna strinse istintivamente i pugni, già pronta ad una possibile fuga insieme ad Anne, che aveva preso le loro borse.
“Abbiamo una domanda solo per te, James” disse lo speaker, guardando la ragazza che manteneva il microfono “forza ragazza, chiedi pure!” la incitò.
“Beh … mi, anzi, ci domandiamo come mai tu abbia deciso di cominciare a condividere con noi la tua vita privata. Mi spiego meglio … Tom non ha mai avuto problemi a parlare delle sue cose private … mentre tu e Oliver, non vi siete mai espressi … cosa ti ha spinto a far ciò?”
“Grazie ragazza, ottima domanda! Mi hai tolto le parole di bocca!” esclamò contento lo speaker, mentre sorrideva all’indirizzo di James “e io aggiungo la mia domanda intrisa di curiosità. Non è che per caso la tua dolce metà è in stato interessante?”
James sgranò gli occhi … possibile che certe persone fossero così sfacciate?
Marianna ringraziò mentalmente James per averle prestato quel cappello, sentiva di avere il viso bollente, Oliver era scoppiato a ridere, seguito a ruota da Michael, che aveva cominciato a borbottare, mentre Evana scuoteva leggermente la testa. Anne aveva preso la mano dell’amica, provando a calmarla.
James era arrossito, anche perché stava per addentrarsi in un campo minato. Lui e Marianna avevano chiarito appena due giorni prima, non aveva voglia di dover affrontare un discorso piuttosto complicato,anche perché né lui né tanto meno lei avevano intenzione anche solo di sfiorare con il pensiero delle idee simili.
 “Avanti, James … rispondi!” cinguettò Oliver.
“Ehm, bene. Attualmente non stiamo per diventare genitori, a meno non ci siano cose che non so” e volutamente James lanciò un’occhiata a Marianna, che gli sorrise di rimando “… e questo lo dico sia per i miei, che per i genitori della mia ragazza, che è qui presente. Ho deciso di rendere pubblica questa relazione, perché la reputiamo entrambi importante, e non vedo il motivo per il quale non debba condividere, nel limite del possibile, questa cosa con voi …” disse, cercando di non incontrare lo sguardo di Marianna, che ne era sicuro, era pronta ad una sommossa.
“E ti piacerebbe diventare padre, James? In fondo, sarebbe divertente vedere un piccolo Weasley crescere!” aggiunse lo speaker, contento di poter fare quello che amavano di più tutti i giornalisti: spettegolare.
James si morse la lingua, sapeva che Marianna non avrebbe avuto problemi nel lanciargli una scarpa, e di prenderlo a testate, ma era obiettivamente complicato rispondere diplomaticamente a quella domanda.
“Si, ma non in questo momento. Credo che la mia ragazza non sia troppo d’accordo. Forse in futuro potremmo prendere in considerazione la faccenda.”
Marianna tirò un sospiro di sollievo, prima che Anne le si avvicinasse e le sussurrasse “sei consapevole che avrebbe potuto rispondere con qualche battuta idiota?”
“Purtroppo, lo so.”
Marianna, però, più osservava James, più si sentiva orgogliosa di quello che avevano cominciato a costruire a piccoli passi.
 
Il week end era trascorso piuttosto serenamente, James e Oliver erano stati occupati con i loro impegni per la maggior parte del tempo, mentre le due ragazze avevano dedicato il loro tempo libero a loro stesse; ma il giorno prima di ripartire alla volta dell’Inghilterra, Oliver aveva chiesto a Marianna di poterlo aiutare a risolvere una particolare questione.
Quando Oliver rivelò a Marianna quello che aveva intenzione di fare, lei scosse la testa.
“Perché non l’hai chiesto a James? In fondo, è tuo fratello …”
“Perché è solo grazie a te se Anne ed io siamo qui, oggi” aveva ribattuto Oliver, mentre si calava meglio il cappello sulla testa e infilando gli occhiali da sole. Marianna sorrise, guardando le vetrine intorno a loro.
“Quindi James non sa nulla di quello che hai intenzione di fare?”
Oliver controllò un indirizzo sullo schermo del suo cellulare, prima di risponderle.
“Certo che lo sa, e anche lui mi ha consigliato di fare questa cosa con te …. Siamo arrivati, comunque” disse con tono glaciale, indeciso se aprire la porta del negozio o meno.
Marianna scosse la testa, spazientita.
“Senti, non abbiamo tutta la mattina, e sinceramente vorrei impiegare le ultime ore del mio tempo libero con tuo fratello … non so se mi spiego” sciorinò, prima di veder spuntare un’espressione troppo maliziosa sul volto di Oliver.
“Ollie, sappi che se proverai a insinuare qualsiasi cosa, ti assicuro che mi vendicherò su questa commissione!” berciò la ragazza, più agguerrita di prima.
“D’accordo, ma dentro cerca di essere accomodante …”
Marianna avrebbe voluto continuare a prenderlo in giro, ma in fondo era consapevole che la situazione doveva essere più complicata del previsto.  
“Perché stai esitando?” domandò la ragazza, vedendo l’espressione di Oliver tra l’indeciso e l’impaurito.
“E’ un passo importante … e se lei non volesse?”
“Non fare lo scemo. Se è tornata da te, un motivo ci sarà, Mister Ovvietà!”
 
 NdA: Si, lo so. Scusate l'indecente ritardo, ormai non mi ricordo nemmeno più quanti mesi siano passati! Tra i mille impegni quotidiani, ho dovuto mettere da parte i miei hobby. In ogni caso, spero di poter aggiornare presto - siamo quasi alla fine della storia, ormai - e che il capitolo sia stato all'altezza delle aspettative. Lo so, ho fatto di meglio e io stessa me lo immaginavo completamente diverso ... spero che siate contente dell'aggiornamento! 
Al prossimo capitolo!
Un bacio,
Angel. 

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Capitolo 8
*** Partenze e novità. ***


Partenze e novità.
 
 
I mesi erano trascorsi in fretta, portando con il vento primaverile un’ondata di novità: Valérie aspettava una coppia di gemelle, Erminia aveva ricevuto un’importante offerta di lavoro, Marianna aveva impostato la sua tesi, ricevuto le ultime istruzioni per il suo impiego in Kosovo, e, infine, Anne portava all’anulare sinistro un simpatico monile, che era stato in grado di suscitare gridolini, misti ad eccitazione, in chiunque avesse avuto a che fare con la ragazza dal mese di gennaio in poi.
Oliver ed Anne avevano scelto la fine dell’estate come periodo in cui sarebbero diventati una nuova famiglia, e le commissioni per quell’evento si erano accavallate con una velocità sorprendente. Tutti i loro amici avevano accolto la notizia con gioia, e quando la giovane sposa aveva comunicato a Marianna, Valérie ed Erminia che avrebbe voluto anche loro come damigelle, gli impegni delle tre ragazze si erano moltiplicati in maniera esponenziale: il termine della gravidanza di Valérie era previsto per luglio, Erminia cercava di dividersi tra l’università e il lavoro, mentre Marianna, a cui era stato affidato il compito di damigella d’onore insieme alla sorella della sposa, si affannava per aiutare l’amica con il matrimonio, finire la tesi prima di partire, e prepararsi adeguatamente per quello che avrebbe fatto lì.
Più si avvicinava la partenza di Marianna, più James si sentiva agitato, e cercava di trascorrere il più tempo possibile con lei, cercando di aiutarla. Spesso le preparava la cena, l’aiutava con la casa, e più di una volta si era fermato a dormire da lei per controllare che si impegnasse al massimo con la tesi.
Era giugno e l’indomani James e Oliver avrebbero dovuto lasciare l’Inghilterra per una settimana per un evento in Australia. Anne aveva preso con gioia la notizia, perché poteva organizzare al meglio tutto ciò che per tradizione lo sposo non poteva vedere prima del matrimonio, mentre Marianna si sentiva leggermente persa.
James era steso sul letto, leggeva un libro e osservava di tanto in tanto la sua ragazza, che batteva frenetica al computer parte della tesi. Quella mattina l’aveva accompagnata a fare le analisi di rito prima della sua partenza, e nei giorni precedenti si era sentita parecchio male: aveva avuto frequenti cali di pressione, avvertiva la necessità di dormire, e non riusciva a mangiare un pasto completo, perché aveva sempre dei problemi con lo stomaco. Sia Marianna che il medico erano arrivati alla conclusione che tutto lo stress, che la ragazza stava accumulando, le stava facendo quell’effetto, e per questo motivo non c’era motivo di preoccuparsi.
James controllò l’orario sulla sveglia poggiata sul comodino della ragazza, le lancette erano vicine alla mezzanotte, e la ragazza stava continuando a scrivere.
“Non puoi continuare domani? È già mezzanotte, e tu dovresti riposare … tra due settimane dovrai essere fresca e riposata …” esordì James, sapendo già in partenza che Marianna non l’avrebbe nemmeno ascoltato.
“Si, arrivo tra cinque minuti …” disse con un tono di voce molto stanco, ma James aveva deciso che sarebbe intervenuto. Chiuse di scatto il libro, lo poggiò sul suo comodino, si alzò e raggiunse svelto Marianna.
“Non ti stavo facendo una domanda. Salva il lavoro di oggi, spegni il computer e vieni a letto. Adesso, non tra cinque minuti” disse, prendendole il mouse dalle mani. Marianna schioccò la lingua, ma era talmente esausta che non aveva nemmeno la forza di rispondergli a tono.
“Oh, d’accordo!” e nel giro di due minuti aveva spento il computer, si era messa il pigiama, e aveva raggiunto James.
“Domani in tarda mattinata andiamo a scegliere i nostri abiti, e dopodomani alle otto vado a ritirare le analisi, e subito dopo abbiamo la prova di trucco e acconciatura … spero soltanto che Anne non abbia scelto nulla di tremendamente imbarazzante. Non lo sopporterei!” disse una volta distesasi al fianco del ragazzo.
James sorrise, avvolgendo Marianna in un tenero abbraccio, mentre con una mano le accarezzava i capelli.
“Mi prometti che non ti strapazzi troppo in questa settimana, in cui sarò assente?”
Marianna annuì, chiudendo gli occhi e voltandosi verso di lui.
“Sono convinta che i dieci giorni che passerò in Kosovo, saranno quelli più rilassanti di tutta l’estate.”
“Vedrai che andrà tutto bene, ricordati di avvisarmi appena hai il risultato delle analisi. D’accordo?”
James non ebbe risposta, perché Marianna si era addormentata nel giro di mezzo minuto.
 
Il mattino seguente, dopo aver accompagnato James ed Oliver all’aeroporto, Anne e Marianna si avviarono verso l’atelier, dove avevano un appuntamento per trovare l’abito di tutte le damigelle. 
Anne non era mai stata così raggiante e radiosa nella sua vita, finalmente lei e Oliver avrebbero cominciato una nuova vita insieme, e durante l’organizzazione aveva deciso di circondarsi delle persone che le volevano bene. Nonostante il suo stato d’animo, aveva notato da un po’ che Marianna sembrava diversa, più stanca e il suo stress era palpabile.
“Mari, sicura di stare bene? Sei sicura di non volere un aiuto a casa?”
La ragazza scosse la testa “No, Anne. Grazie, in passato ho già affrontato periodi di forte stress. Per il matrimonio sarò fresca e riposata, vedrai.”
“Sinceramente, non mi stavo preoccupando per il matrimonio. Sembri diversa in questo periodo. Oliver mi ha raccontato che stai avendo spesso problemi con lo stomaco e con il sonno …”
Marianna sgranò gli occhi: non ricordava di aver parlato con Oliver dei suoi problemi fisici.
Anne, intuendo i pensieri dell’amica, aggiunse “quando decidi di stare insieme a un ragazzo che ha un fratello gemello, prendi il formato famiglia. Tutti sanno tutto.”
“L’ho sempre saputo … solo che rimango sempre un po’ stranita. Sai, essendo figlia unica, ho sempre avuto una particolare privacy in famiglia.”
“L’importante che tu e James siate felici insieme. Il resto è tutto un contorno.”
Marianna annuì.
“Vorrei soltanto che questo periodo pieno di stress finisca presto, che le analisi siano a posto, che il professore accetti la tesi e che riesca a trovare un lavoro quantomeno decente entro la fine dell’estate” rivelò tutto d’un fiato la ragazza.
Anne, sorrise, contenta che la sua amica cominciasse ad aprirsi in quel modo con lei. Aveva saputo dal fidanzato, che Marianna per quanto potesse essere espansiva e socievole, tendeva a essere fin troppo riservata su quello che la preoccupava. James la considerava molto indipendente sotto quel punto di vista, ma il fratello era convinto che quel comportamento fosse dovuto al fatto che fosse figlia unica. Col tempo aveva capito che molti amici, che erano figli unici, raggiungevano un livello tale di indipendenza da non sentire la necessità di parlare con tutti dei propri problemi.
“Pensa a una questione alla volta. Domani saprai i risultati delle analisi. A quanto mi hai detto, per la tesi devi scrivere soltanto le conclusioni e, da quello che so, il professore sembra essere soddisfatto. Per il lavoro, vedrai che molti studi legali faranno di tutto per averti nel loro staff. Stai tranquilla, che tutto si risolverà.”
“Da quando sei la versione più giovane di mia madre?”
Anne ammiccò solamente, prima di parcheggiare l’automobile.
 
Quando le ragazze, accompagnate dalle mamme degli sposi, entrarono nell’atelier, la responsabile le accolse con un caloroso sorriso, pronta ad affrontare un appuntamento lungo e complesso. Infatti, Anne aveva deciso che avrebbe avuto due damigelle d’onore e altre quattro, e la ricerca dei due abiti diversi era cominciata con fatica, perché la tonalità di verde acqua che la sposa desiderava era molto difficile da trovare, ma la commessa nell’arco di dieci minuti era riuscita a trovare due dozzine di abiti di quel colore, o di stilisti che producevano abiti in quella particolare tonalità.
Marianna, Camille, la sorella della sposa, ed Erminia provavano gli abiti in modo tale che riuscissero a vederne tre contemporaneamente, ma al quarto cambio d’abito Marianna aveva cominciato a sentirsi girare la testa, tanto che appena era uscita dal camerino per mostrare alle altre l’abito che aveva indossato, aveva cominciato a traballare.
“Devo sedermi … sto per avere un leggero calo di pressione” sussurrò, prima di raggiungere la poltroncina, dove era seduta Anne.
“Mari, ti senti bene?”
Erminia era corsa dall’amica, cominciando a farle vento e a chiederle molte cose in italiano.
Susan, preoccupata, le si era avvicinata con una caramella mou e aveva chiesto alla commessa di portarle immediatamente acqua e zucchero. 
“Cara, ti senti bene? James mi ha detto che in quest’ultimo periodo ti stai strapazzando troppo! Ti vengo ad aiutare io in questi giorni, sei troppo stanca per fare tutto da sola!”
Marianna annuì debolmente, mordendosi la lingua in maniera impercettibile.
“Sto bene, ho avuto un semplice calo di pressione … comunque, questi tre erano gli ultimi abiti. Anne, che hai deciso?” disse, cercando di sedersi in maniera più composta, e lisciandosi la gonna del lungo abito in chiffon. Le ragazze annuirono, appoggiando Marianna, anche perché erano tutte piuttosto stanche.
“Penso che per le damigelle d’onore vada bene l’abito che ha addosso Erminia, con lo scollo a cuore, mentre per le altre quello che indossava Marianna prima, quello mono spalla. Voi che dite?”
Le ragazze annuirono, erano rimaste tutte sconvolte da quelle ore trascorse nell’atelier.
 
Il giorno seguente, Marianna, accompagnata da Valèrie, era pronta per ritirare le analisi prima di poter partire per la missione elettorale in Kosovo. Aveva già cominciato a preparare la valigia, facendo attenzione a prendere solo lo stretto ed indispensabile.
Erano giorni carichi di tensione, e nel momento in cui doveva discutere con il medico del risultato delle analisi, avrebbe tanto voluto avere accanto a sé James.
“Sembri nervosa. Andrà tutto bene, stai tranquilla.”
“Quando vado dal medico sono sempre agitata, non si può mai sapere!”
Erano entrate nella sala d’attesa dello studio medico, e Marianna aveva cominciato a torturarsi le mani, mentre Valérie si accarezzava il pancione, ormai ben visibile.
L’ansia continuava ad aumentare, mentre mentalmente ripeteva le cose che avrebbe dovuto fare prima della partenza, le commissioni per il matrimonio di Anne ed Oliver, il termine ultimo per consegnare la tesi, e quando avrebbe dovuto cominciare a cercarsi un lavoro in qualche studio legale. Era completamente oberata dagli impegni, e quei momenti di attesa la stavano massacrando. Perché agitarsi tanto per delle semplicissime analisi?
Appena vide la segretaria che stava andando a chiamarla si alzò di scatto, voltandosi verso l’amica.
“Aspettami qui … ci vediamo tra un po’.”
Valérie le sorrise incoraggiante.
“Andrà tutto bene!”
Dopo parecchi minuti, Valérie vide tornare l’amica con un’espressione indecifrabile, sembrava felice ma allo stesso tempo preoccupata.
“Allora, che ti ha detto il medico?” 
“Che è tutto nella norma, e che devo cercare di riposarmi un po’ di più” rispose Marianna con una punta di inquietudine.
Valérie voleva approfondire di più, ma Marianna con un cenno del capo le fece comprendere che non aveva molta voglia di parlarne ancora “dovremmo muoverci, altrimenti chi la sente Anne!”
 
Dopo aver finito le commissioni previste per la giornata dedicate al matrimonio di Oliver ed Anne, Marianna si era rifugiata in una sala da the insieme ad Erminia e Valérie. Dissero le loro ordinazioni ancora prima di sedersi ad un tavolino, talmente erano agitate per l’improvviso cambiamento della giornata.
Marianna non appena Anne era dovuta andar via, si era rinchiusa in un silenzio che nessuna delle due amiche era riuscita a spezzare. Erminia la osservava preoccupata, mentre Valérie aspettava che fosse lei stessa ad affrontare il discorso, ma era stato subito evidente che non era in grado di farlo da sola. Solamente quando una delle cameriere portò le loro ordinazioni, che Marianna riprese a parlare.
“E adesso? Che succede?” chiese alle amiche con lo sguardo impaurito. Era la prima volta che nella sua vita non si sentiva all’altezza di quello che le era capitato.
Valérie sorseggiò la sua tisana, poggiò la tazza nel suo piattino e si sistemò comoda nella poltroncina “succede che adesso devi parlare con James”. Marianna la scrutò, come per assicurarsi che la sua amica non le avesse davvero dato quella risposta.
“Sì, certo. Io cercavo di andare oltre a questa ovvietà” le rispose leggermente afflitta. Erminia che era rimasta in silenzio ad ascoltare l’amica, intervenne “se non parli con James, non puoi sapere quello che potrebbe accadere dopo” prima di prendere la sua tazza di the e di portarla alla bocca. Valérie fece un segno di approvazione all’amica, prima di riprendere a parlare “Mari, adesso devi fare un passo alla volta. Al momento James è a Sydney, quindi la precedenza va alla consegna della tesi” concluse rivolgendosi a Marianna con un tono di voce incoraggiante, la quale parve riprendere un colorito più sano.
“Sì, la tesi devo consegnarla in questi giorni … e poi devo aspettare solo che torni James” concluse, afflitta. Erminia scosse la testa in segno di disapprovazione. Aveva avuto modo di conoscere bene il ragazzo di Marianna e lei ne era sicura, tutti i problemi che si stava creando la sua amica erano inutili.
“Mari, hai ancora un paio di giorni per abituarti all’idea di quello che è successo. James tornerà lunedì e oggi è solo mercoledì! Ti conosco e sono sicura che ti stai preoccupando per …”
“Oliver” rispose veloce Marianna senza nessuna esitazione nella voce. Valérie sobbalzò sulla poltroncina e per poco non si versò la tisana addosso “non vorrai dirci che …”
“Ma cosa vi è mai potuto saltare in mente! Sapete che io e Oliver abbiamo un rapporto … controverso!”
 
 
Dall’altra parte del mondo Oliver e James si stavano godendo gli ultimi giorni della loro permanenza in Australia. Erano andati allo zoo di Sydney, che li aveva ospitati, ed erano stati invitati in parecchi programmi televisivi e radiofonici, durante i quali avevano risposto a parecchie domande.
Erano nel pulmino che li avrebbe portati all’evento del pomeriggio insieme ai fans, e James stava controllando nervosamente il telefono.
“Doveva avere il risultato delle analisi quattro giorni fa! Possibile che non abbia saputo ancora nulla? Perché mi sta tenendo così sulle spine?”
Oliver smise di guardare il paesaggio fuori dal finestrino, per voltarsi verso il fratello, che era visibilmente preoccupato.
“Non avevi detto che in questo periodo è super impegnata tra l’università, il lavoro e il matrimonio?”
James guardò per l’ultima volta il cellulare, prima di rimetterlo in tasca.
“Si, ma aveva promesso che mi avrebbe fatto sapere. E’ vero che sta aiutando Anne, ma potrebbe anche farsi sentire un po’ di più!”
“Jim, siamo dall’altra parte del mondo. C’è un fuso orario di quasi dodici ore, ed entrambi siete molto occupati. Non puoi pretendere che ti mandi messaggi ogni cinque minuti, anche perché tu non lo sopporteresti!”
“Da quando sei diventato così bravo nel dare i consigli?” chiese ironico, dandogli una leggera spinta.
“Da quando ho preso la folle decisione di sposarmi … Dio, io sposato! Ma mi ci vedi?”
“Saresti molto credibile, sì!”
Oliver assestò un pugno sulla spalla del fratello, prima di ridere insieme a lui.
Una volta arrivati alla fiera, dove si sarebbe tenuto l’evento, furono condotti in una piccola sala d’attesa, allestita per gli ospiti invitati. Oliver aveva preso posto su una sedia, cominciando a controllare i messaggi vocali che Anne gli aveva lasciato su whatsapp, mentre James continuava a camminare avanti e indietro per tutta la stanza. Il fratello alzò leggermente lo sguardo dallo schermo del suo smartphone, studiando il gemello: da quando si comportava in quel modo?
“James, te l’ho già detto: sarà impegnata. Cosa credi che stia facendo?”
L’interpellato scosse la testa, e appena intravide una delle hostess che li aveva accompagnati nella sala d’attesa, le fece un cenno con la mano per chiamarla.
“Mi ha chiamato signor Phelps?”
“Sì. Potrebbe portarmi un cappuccino con molta schiuma e senza zucchero, per piacere?”
La ragazza annuì e nell’arco di trenta secondi era già scomparsa, per recuperare quello che le era stato chiesto.
Oliver udita la richiesta del fratello, strabuzzò gli occhi e James, alla sua domanda inespressa rispose solamente “ho una ragazza italiana. Non ho visto mai nessuno ingerire caffeina, come lo fa lei. Ho imparato che una buona tazza di caffè è la panacea di tutti i mali.”
“Poi sono io quello che ha perso la testa, solo perché mi sposo alla fine dell’estate?”
“Non eri tu il gemello razionale?”
 
Mentre i due fratelli erano in procinto di salire sul palco e prendere posto per il momento dedicato alle domande e risposte con i fans, Marianna ed Erminia stavano affrontando una nottata particolarmente travagliata. La prima non riusciva a dormire e dopo essersi alzata per andare a bere dell’acqua fresca per la quarta volta, la seconda si era svegliata e visto che il giorno seguente sarebbe stato sabato, si erano messe a chiacchierare sul divano.
“Mari, davvero, dovresti smettere di preoccuparti anche di Oliver! Tu stai con il fratello, perché ti importa così tanto quello che pensa lui?”
Marianna guardò l’amica, stringendosi un po’ la vestaglia “mi sto preoccupando per una cosa che ha detto Anne, dopo aver lasciato i ragazzi all’aeroporto …”
Erminia si legò i lunghi capelli biondi in una coda, quando faceva quel gesto significava che era pronta ad ascoltare “che avrebbe detto di tanto sconvolgente?”
Marianna esitò, lanciando uno sguardo a due foto che aveva messo su una mensola della stanza in cui si trovavano, dove c’erano lei, James e Oliver, prima di rispondere “Anne dice che quando stai insieme a un fratello gemello, prendi il formato famiglia …”
“Ed è normale e sacrosanto, non trovi?” incalzò Erminia, che stava cominciando a capire le paure che avevano assalito l’amica.
“Sì, è giustissimo solo che …”
“Solo che?”
“Solo che mi auguro che non abbia da ridire” rivelò, agitata.
Erminia le sorrise “perché non chiami Oliver e ne parli con lui? Quando doveva fare la proposta, lui non ha avuto esitazioni nel chiedere il tuo aiuto” suggerì, vedendo Marianna farsi coraggio e prendere lo smartphone. Mentre digitava il numero ebbe qualche dubbio in merito al fuso orario e agli impegni dei ragazzi a Sydney, ma era sicura che Oliver avrebbe capito.
 
James e Oliver erano seduti dietro al tavolo allestito sul palco e rispondevano alle domande che venivano fatte dai fan. Alcune sembravano essere ripetitive, altre esilaranti, altre ancora dedicate a uno o all’altro. Tutto si stava svolgendo come sempre, quando Oliver parlava, James ascoltava facendo ogni tanto qualche commento di sottofondo, mentre, quando era James a dover rispondere, Oliver si versava dell’acqua controllando sempre l’orario sul display del suo smartphone. Fu proprio in uno di questi momenti che il telefono cominciò a squillare, per poco non versò l’acqua sullo schermo e James si voltò verso di lui indignato.
“Scusate, metto sempre il silenzioso, credo di essermene dimenticato” disse alla platea, che non sembrava preoccuparsi.
“Sì, Ollie tanto lo sappiamo che ti sta chiamando mamma!” lo prese in giro il fratello e a quelle parole tutto il pubblico rise.
Oliver guardò di sfuggita a chi aveva rifiutato la chiamata, prima di abbassare velocemente la suoneria. Non si aspettava che Marianna chiamasse, e poi perché voleva parlare con lui?
C’è qualcosa che vorreste chiedere a Joanne Rowling dei vostri personaggi dopo la fine dei Doni della Morte?”
Oliver era sul punto di rispondere, ma il suo smartphone aveva ripreso a vibrare incessantemente. Era Marianna, di nuovo. Fece in tempo a prendere in mano il telefono, prima che James notasse chi lo stava chiamando e poi fece segno al fratello di rispondere prima di lui.
“Io vorrei chiederle: perché proprio Fred?”
Dal pubblico si udirono tanti “già!” “perché Fred?” e “io ancora piango per la sua morte!”
Oliver prese subito la parola “Io le chiederei come si trova George con il suo negozio, se” ma venne interrotto di nuovo dalla vibrazione del suo smartphone, Marianna lo stava richiamando di nuovo.
“Ragazzi, scusate. Devo rispondere al telefono: è una questione di famiglia” e si alzò. James lo guardò preoccupato, credendo che si trattasse di qualcosa di molto grave, ma Oliver non ebbe tempo. Rispose quando era ancora sul palco, dirigendosi in tutta fretta dove orecchie indiscrete non avrebbero avuto il modo di udire la sua conversazione.
Paul, il loro agente che era seduto di lato al palco, strabuzzò gli occhi: era la prima volta che accadeva una cosa del genere. Si alzò immediatamente anche lui per rincorrere Oliver. Quando lo raggiunse, Oliver era in silenzio ad ascoltare l’interlocutore o interlocutrice all’altro lato del telefono. Lui annuiva, a momenti sembrava essere preoccupato in altri sembrava che volesse ridere.
“Sai che quello che hai detto non ha nessun senso logico? Perché ti stai preoccupando tanto?”
Paul notò che si incupì leggermente, prima di sorridere felice.
“Sono diventato ufficialmente uno dei tuoi confidenti preferiti?” domandò di nuovo, prima di riuscire ad udire distintamente una risata di una donna. Quando Oliver si accorse della presenza di Paul, cercò di abbreviare la telefonata.
“D’accordo. Non ti preoccupare, mandami un messaggio. Adesso devo proprio chiudere. Ho lasciato James solo. A dopo!”
Interruppe la telefonata, prima di guardare Paul.
“Si può sapere perché sei corso di qua?”
Oliver alzò gli occhi al cielo.
“Potevi anche non corrermi dietro!”
 
Due giorni dopo, ancora confusi per il fuso orario, erano atterrati a Birmingham. Oliver era sereno, e felice di rivedere Anne, mentre James era preoccupato, nervoso e facilmente irascibile. Era riuscito a parlare con Marianna, che al telefono le era sembrata ancora più stanca, e lui le aveva chiesto di aspettarlo a casa, ma in cuor suo sperava di vederla sorridente all’aeroporto insieme alla ragazza di suo fratello. Oliver in quelle ultime quarantotto ore era cambiato, come se stesse provando a nascondere qualcosa al fratello, senza che lui capisse. Era stato difficile, ma forse ci era riuscito. Stavano per uscire dalla zona degli arrivi, quando si rivolse al fratello “non essere così nervoso, Marianna avrà avuto le sue ragioni se si è comportata così!”
James si fermò e lo guardò dritto negli occhi “tu sai qualcosa e non mi hai detto niente?” chiese con un tono di voce che non faceva presagire niente di buono.
“So soltanto che di là c’è la mia futura moglie e voglio vederla, perciò …” rispose prontamente, dirigendosi verso l’uscita senza aspettare James.
Lui scosse la testa, perché tutti gli nascondevano qualcosa?
 
“Ragazzi, sono qui!” Gridò Anne, dopo aver superato una coppia di signori anziani, che stazionavano davanti all’area arrivi.
Oliver si diresse velocemente verso di lei avvolgendola in un abbraccio prima di darle un bacio.
“Mi sei mancata”
“Anche tu … finalmente siete tornati!” concluse all’indirizzo di James, che li stava raggiungendo.
“Anne! Marianna dov’è?”
“Sì, fa piacere anche a me rivederti, James” rispose sarcastica, ancora abbracciata al fidanzato “Marianna ti aspetta a casa, glielo avevi chiesto tu, no?”
Oliver sorrise, la sua fidanzata le sembrava ancora più entusiasta di quando l’aveva lasciata la settimana precedente. Indossava un vestito leggero con una fantasia floreale, che lui le aveva preso ad Orlando, la prima volta che lei l’aveva accompagnato in Florida, al parco a tema di Harry Potter.
“Anne, scusalo, ma da un paio di giorni è insopportabile …” disse, cercando di capire se anche lei sapesse, ma a quanto gli era parso di capire doveva essere uno dei pochissimi a essere a conoscenza di quel segreto.
A James tutta quell’aura di mistero, che ruotava intorno alla sua ragazza, sembrava forzata, come se tutti in qualche modo gli stessero nascondendo qualcosa. Si sentiva stanco per via del fuso orario, ma allo stesso tempo non vedeva l’ora di incontrare Marianna, di abbracciarla, di baciarla e di dormire con lei fino alla sera dopo senza mai doversi alzare dal letto.
Si diressero verso il parcheggio ed entrarono nell’auto di Oliver, che Anne aveva preso per andare a prenderli all’aeroporto, e ancora pensieroso si mise a riflettere sul comportamento inusuale della sua ragazza durante l’ultima settimana. Quando l’aveva salutata, aveva promesso di avvertirlo sui risultati delle analisi, sulla consegna della tesi e della probabile data per la seduta di laurea, ma lei non aveva fatto nulla di tutto ciò. Si erano sentiti solo per sapere come fossero state le rispettive giornate e come organizzare l’addio al nubilato di Anne e l’addio al celibato di Oliver, ed erano stati in grado anche di discutere tramite messaggio sui vari metodi di festeggiamento, che a Marianna sembravano tanto assurdi.
Il fratello e la fidanzata avevano cominciato a parlare del matrimonio, di partecipazioni, segna posto, intrattenimento per il ricevimento e della durata della giornata. Entrambi ignoravano completamente James, e a lui parve che Oliver lo avesse guardato intensamente dallo specchio retrovisore, quando erano fermi ad un semaforo rosso.
Durante tutto il tragitto rimase in silenzio, guardando le strade familiari della sua città, e non appena Anne si stava avvicinando all’appartamento di Marianna ed Erminia, vicino al campus, venne colpito da una morsa allo stomaco, come se l’istinto lo volesse avvisare per qualche motivo.
Fu solo allora che Oliver si rivolse a lui, con un tono di voce abbastanza misterioso.
“Jimi, stai tranquillo. Marianna ha solo bisogno di riposarsi un po’ in questo periodo” disse, spezzando quell’atmosfera che si era venuta a creare.
“Lo so. Era molto stanca prima che partissimo … spero che non si stanchi troppo in Kosovo.”
Oliver rimase in religioso silenzio, senza commentare le parole di James, mentre Anne ebbe l’assoluta certezza che il ragazzo le stava nascondendo palesemente qualcosa di molto importante, ma che doveva essere evidente agli occhi di tutti, così deviò il discorso riprendendo a parlare del matrimonio.
“Scelto cosa fare per l’addio al nubilato?”
“Oh, si. Siamo un po’ preoccupate per il termine della gravidanza di Valérie, e vostra madre è  incredibilmente entusiasta all’idea di partecipare all’addio al nubilato!”  cinguettò tutta contenta.
“Cosa? Ma vi siete bevute il cervello?!” berciò James.
“Escludilo, nostra madre non parteciperà ad una festa dove vi ubriacherete!” commentò Oliver, abbastanza infastidito.
“Ormai abbiamo deciso … e chi vi dice che ci ubriacheremo come fate voi? Quindi, mettetevi l’anima in pace! Comunque, James siamo arrivati.”
 
Marianna era sul divano che cercava di guardare una puntata di Gilmore Girls, che stranamente non aveva mai visto. Era l’episodio del matrimonio di Lane, la migliore amica di Rory, e per qualche strana ragione si era commossa quando la sposa era entrata nella piccola chiesetta del paese. Aveva preparato la cena e aperto una bottiglia di vino per James, il quale avrebbe gradito molto il pensiero.
Guardò distrattamente lo schermo del suo smartphone, James l’aveva chiamata appena erano atterrati, mandandole anche un numero considerevole di messaggi su whatsapp, a cui lei non aveva risposto e solo in quel momento, stava cominciando ad agitarsi. Sapeva che l’aveva fatto preoccupare, ma la parte più complicata doveva ancora arrivare, e tutto il discorso che aveva minuziosamente preparato davanti allo specchio, andò a farsi benedire non appena udì il rumore della porta dell’ascensore che si apriva proprio sul loro pianerottolo. Appena sentì suonare il campanello, si precipitò alla porta per aprire e per abbracciare James.
“Jim!” gridò entusiasta, prima di abbracciarlo. Lo baciò senza nessuna remora, prima di mettergli le mani nei capelli per assaporare ogni momento. Lui le cinse i fianchi, sorpreso da un’accoglienza simile. Il loro bacio parve durare un’infinità, ma quando Marianna cominciò a tremare, entrarono nell’appartamento.
James chiuse la porta, e si avviò verso il divano, dove la televisione era ancora accesa.
Ripresosi dalla sorpresa della reazione inaspettata della ragazza, si rese effettivamente conto, che lei stava continuando a tremare e osservando bene il suo volto, non sembrava avere un aspetto salutare. Ipotizzò che poteva aver vomitato appena poco prima che lui arrivasse.
“Hai freddo? Perché stai tremando? Hai la febbre?” avrebbe voluto farle altre domande, ma tutto il nervosismo dei giorni precedenti passò dopo averla rivista.
Marianna negò con il capo, guardandolo profondamente. Avrebbe tanto voluto che lui la potesse capire senza bisogno di spiegar nulla. Prima di proferire parola, cercò il telecomando del televisore, spegnendolo proprio nel momento in cui Lorelai, la madre di Rory, saliva sul palco, durante la festa del matrimonio di Lane e Zac, per fare un brindisi.
Fece un respiro profondo.
“Non parto più per il Kosovo” disse, mentre James si era alzato e si stava togliendo la giacca. Infatti, udite quelle parole, rimase immobile, non sapendo bene cosa dire. Quando lei gli aveva comunicato quella notizia, mesi prima, era rimasto sbigottito e di nuovo, in quel preciso istante, ebbe la medesima reazione.
“Perché?”
Vide Marianna esitare, mentre si avvicinava al tavolino posto davanti al divano, per prendere una busta.
“Beh, diciamo che non posso …” rispose lei, ancora titubante, stringendosi addosso la maglietta, di almeno cinque taglie più grande, sulla quale c’erano la faccia enorme di Leonardo Di Caprio e di Kate Winslet, nei loro rispettivi personaggi di Titanic.
“Come non puoi? Che diavolo è successo in questi benedettissimi sette giorni?” James aveva raggiunto Marianna sul divano, stringendola e allungando le gambe, che stavano cominciando a risentire del lungo viaggio.
Marianna aveva cominciato a respirare affannosamente. Forse avrebbe potuto evitare quell’atteggiamento assente nei giorni precedenti.  
“Senti, non so come dirtelo …” disse con un tono esasperato, quasi quanto quello di James di poco prima “vuoi vedere il risultato delle analisi?”
Il tono di voce di Marianna doveva essere stato un campanello d’allarme per James, perché subito dopo decise di controllarsi e di aspettare, che lei lo informasse di quello che stava succedendo.
“Amore, tutto okay? Che hai?”
Marianna gli porse la busta che conteneva le analisi. Lui notò immediatamente, che la busta doveva essere stata aperta un sacco di volte in quei pochi giorni di lontananza, ma non badò più di tanto a quel particolare dettaglio e prese i risultati, cominciando a leggere.
“Dice che stai bene, che è tutto okay e …” sussurrò James, ancora intento nella lettura di quei fogli, fino a quando non aveva cominciato a tremare pure lui.
Guardava Marianna, poi i fogli che aveva davanti agli occhi, poi di nuovo Marianna e poi i fogli.
In quel momento ogni pezzo del puzzle stava andando al proprio posto, il perché Marianna si sentisse sempre stanca, perché avesse così tanti cali di pressione, il fatto che sentisse lo stress in maniera ancora più acuta … aveva pensato a tutto, ma non alla cosa più naturale del mondo.
“Fino alla fine, hai trovato un buon modo per non farmi andare in Kosovo …” disse debolmente Marianna, ancora in attesa della reazione di James.
“Cioè, noi, noi due, aspettiamo un bambino?” le domandò carico di emozione.
Lei sorrise “tecnicamente, quella che diventerà grande come una mongolfiera sono io … ma se vuoi, lo aspettiamo insieme …”
Lui la strinse forte a sé, accarezzandole la pancia e baciandola stava rispondendo a tutti i dubbi, che avevano colto la ragazza in quei pochi giorni di lontananza.
 
 

Eccomi qui! 
Dopo almeno due anni - DUE ANNI! - eccomi tornata! Dovevo provare l'ebbrezza della tonsillite in piena estate, prima di pubblicare questo capitolo (che era salvato da un sacco di tempo, prima che Oliver si sposasse DAVVERO - per chi non lo sapesse, sì si è sposato l'anno scorso, ma ormai è risaputo). Ora, manca soltanto che facciano dei figli prima della pubblicazione del prossimo capitolo e ciaone a tutti. 
Spero che ci sia ancora qualcuno che legga questa storia, e se ci siete, fatevi sentire!!! 
Al prossimo capitolo!
Un bacio,
Angel. 

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Capitolo 9
*** Il mio inizio sei tu. ***


Il mio inizio sei tu.
 
James aprì gli occhi improvvisamente, si girò su un fianco per controllare l’orario sulla sveglia.
Erano le 5:58.
Allungò il braccio per controllare Marianna, ma il suo posto era vuoto.
Era ancora troppo confuso per mettere bene a fuoco la situazione: dal piano inferiore provenivano dei rumori e per quanto fosse ancora in dormiveglia, si sarebbe dovuto alzare.
Con fatica si mise in piedi, stando ben attento a non inciampare in alcune scatole che la ragazza aveva lasciato ai piedi del letto. Sorrise al pensiero che avevano già cominciato il trasloco di Marianna. In un paio di settimane era riuscita a mettergli a soqquadro la casa: aveva cominciato dal bagno, riempiendo ogni spazio con i suoi flaconi, boccette, cosmetici e medicine; poi aveva rivoluzionato la cucina rendendola più funzionale e personale, e negli ultimi giorni aveva deciso di posizionare ovunque fosse possibile fotografie. All’inizio gli era sembrato strano condividere la casa con lei, ma più passavano i giorni più non vedeva l’ora di ufficializzare la loro convivenza.
Arrivato nel grande salone, la vide che era intenta a preparare qualcosa per colazione. Portava i capelli sciolti e stava canticchiando una canzone a lui sconosciuta. Lei non si era minimamente accorta della sua presenza.
“Già sveglia?”
Marianna sobbalzò e per poco non si scottò con una padella. James si avvicinò al bancone, intravedendo dei pancakes con del bacon affumicato.
“Avevo fame” rispose spiccia, continuando a preparare pancakes. Aveva dormito male pensando al giorno che li aspettava, anche se non sarebbe stata lei a sposarsi, ma dopo quel giorno avrebbero dovuto dire alle rispettive famiglie della novità.
“Sicura di star bene?”
James era certo su quali fossero le preoccupazioni di Marianna, perciò le si avvicinò alle spalle avvolgendola in un abbraccio, lasciandole dei baci sul collo fino a darle una carezza sulla pancia, ancora piatta. Lei sospirò. Era felice di quello che le era capitato.
“Sto bene, ho solo razionalizzato il fatto che da domani …” non ebbe il coraggio di terminare la frase, sapendo che quello che avrebbero dovuto affrontare non sarebbe stata una passeggiata.
“Da domani tutti penseranno al bambino, dimenticandosi di noi. Non ti preoccupare” la rincuorò James, dandole un’altra carezza sulla pancia. Dopo la prima ecografia, quando aveva visto e sentito il cuore del piccolo che cresceva dentro Marianna, per lui dare carezze alla pancia della ragazza era diventato il momento più bello delle sue giornate.
“Appunto e io non avrò più pace!”  
“Adesso non ti angosciare e facciamo colazione” aggiunse, togliendole dalle mani la spatola e dividendo i pancake.
Almeno per quel giorno, avrebbe fatto in modo che Marianna si rilassasse.
 
Le pareti di quel bagno immenso riuscivano ad ovattare la musica, proveniente dalla sala del ricevimento, dove tutti erano concentrati sugli sposi. Anne e Oliver erano raggianti, lui si era commosso all’arrivo della sposa, ed entrambi si erano emozionati durante lo scambio degli anelli.
Per quel giorno tutto era sembrato perfetto: i testimoni dello sposo avevano evitato le solite battute su eventuali ripensamenti prima dell’arrivo della sposa, le damigelle avevano concentrato tutte le loro energie per regalare alla loro amica un giorno indimenticabile,  tutti gli invitati si erano complimentati con gli sposi e i loro genitori sulle scelte fatte per quel lietissimo evento.
Marianna udiva la musica in lontananza, e non smetteva di rimirarsi in quel grande specchio, che a causa delle luci, era in grado di mettere in evidenza ogni minimo difetto. Non riusciva a staccare lo sguardo dal suo ventre, nascosto da qualche strato di chiffon colorato, che almeno per quella giornata era stato in grado di proteggerla da sguardi e domande indiscrete. Era riuscita a sviare domande dei curiosi, e solo pochissime persone erano a conoscenza della sua nuova situazione. Era riuscita a risolvere tutte le questioni burocratiche legate alla sua tesi, e pian piano si avvicinava il giorno in cui avrebbe dovuto lasciare definitivamente l’appartamento che aveva condiviso insieme alla sua amica Erminia.
Rimase a osservare la sua immagine riflessa: vedeva una giovane donna, che sotto quel vestito bellissimo, il trucco e l’acconciatura particolarmente elaborata, era spaventata. Spaventata nel diventare madre, nel pensare che di lì a pochi mesi sarebbe diventata il punto di riferimento di una piccola creatura, temeva di non essere all’altezza del ruolo che avrebbe ricoperto nella vita di James e dell’esempio che entrambi avrebbero dovuto dare al frutto del loro amore. Era preoccupata delle spiegazioni che avrebbe dovuto dare ai suoi genitori, di quello che avrebbero potuto dire Susan e Martyn, e in più voleva trovare un lavoro a tutti i costi, per poter restituire tutti i soldi che i genitori avevano speso per farla studiare a Birmingham. Le poche cose che stranamente non le trasmettevano ansia erano il trasloco, che avevano cominciato, e i cambiamenti che James e Marianna avevano già cominciato ad apportare alla casa, dove viveva il ragazzo. Più di una volta avevano provato a capire come comunicare la notizia alle rispettive famiglie, ma Marianna alla fine concludeva tutti i tentativi rispondendo a James che sarebbe stato meglio aspettare il matrimonio di Oliver ed Anne.
Non si sentiva pronta per affrontare tutti gli altri. Stava per entrare nel quarto mese di gravidanza, e ormai il tempo dei segreti era agli sgoccioli, visto che di lì a pochissimo non avrebbe più potuto tener nascosto alcunché. James era impaziente di rivelare ai loro genitori quella notizia e di ufficializzare il fatto che dagli inizi di settembre avrebbero cominciato a vivere insieme, aspettando l’arrivo della creatura che avrebbe cambiato loro la vita per sempre.
“Un fiore, per uno dei tuoi pensieri!”
Marianna sobbalzò per lo spavento, i suoi battiti accelerarono e si toccò istintivamente la pancia. Gesto che non passò inosservato agli occhi dell’interlocutrice, che riconobbe immediatamente: era la nonna di James.
La ragazza non immaginava che qualcuno la stesse guardando.
“Ho semplicemente mangiato e bevuto troppo. Avevo bisogno di rinfrescarmi un po’…” sussurrò, aprendo il rubinetto del lavandino che aveva davanti, bagnandosi leggermente i polsi.
“Oh, avanti, dimmi la verità. Potresti essere passata inosservata agli occhi di mia figlia, ma capisco quando una ragazza è preoccupata.”
Marianna sorrise. Non avrebbe mai immaginato che si sarebbe ritrovata a confrontarsi con la nonna di James, durante la festa di matrimonio di Oliver.
“Più che preoccupata, mi sento inadeguata …” rispose debolmente. Per lei non era facile confidarsi con qualcuno che non fosse sua madre o un’amica fidata, e quella situazione la stava mettendo a dura prova. La donna inclinò la testa da un lato per osservare meglio la ragazza, cercando di analizzare con cura ciò che lei le aveva rivelato. Nell’ultimo periodo aveva visto anche James piuttosto euforico, e inizialmente aveva ricondotto quello stato d’animo al fatto che il fratello si sposasse, ma era evidente che ci doveva essere qualcos’altro, che i due ragazzi stavano tenendo nascosto.
“Tu, inadeguata? Non mi aspetterei mai di sentir dire da una giovane donna come te, una cosa del genere.”
Marianna avrebbe tanto voluto confidarsi e togliersi quell’aura di mistero che la opprimeva, ma aveva promesso a James che avrebbero comunicato insieme la notizia.
“Ultimamente, mi capita spesso. James, per quanto sia premuroso, a volte non si accorge di alcune cose …” Marianna sapeva che sarebbe presto ceduta, anche perché davanti a una nonna non sarebbe stata in grado di mantenere il segreto ancora per molto.
“Allora, cosa ti turba? Non te l’ho mai detto esplicitamente, ma con me puoi confidarti, cara. So di non essere tua nonna, ma certe cose le capisco ... sono pur sempre una donna!”
La ragazza vide gli occhi azzurri della donna, gli stessi di Susan, illuminarsi in attesa che lei le rivelasse ciò che la preoccupava.
“Il fatto è che io …” ma non ebbe tempo di finire la frase, perché Erminia era entrata di corsa.
“Mari, ma che stavi facendo? Di là, ti stiamo aspettando tutti, è il momento del discorso di James!”
Per qualche motivo, la nonna di James ebbe la sensazione che Marianna era sul punto di rivelarle qualcosa di veramente importante.
 
Oliver ed Anne ballavano al centro della sala, non curandosi di nulla guardandosi l’uno negli occhi dell’altra. Finalmente avevano coronato il loro sogno.
“Voglio godermi ogni attimo di questa giornata” rivelò emozionata Anne, stringendo più forte il marito tra le sue braccia. Oliver le diede un bacio sulla fronte, felice.
“Anche io. Da domani potremo finalmente pensare di più al nipotino in arrivo” sussurrò, temendo che qualcuno potesse sentire quella grande rivelazione.
Anne scosse la testa, divertita: Oliver era ossessionato dall’idea di diventare zio. Quando Marianna, James ed Oliver le avevano comunicato quella novità, i due ragazzi avevano pianto per l’emozione, mentre le due ragazze erano rimaste basite dalla loro reazione.
“Sì, Ollie, ma aspettiamo che siano i diretti interessati a parlarne” aggiunse, temendo quello che lui avrebbe potuto combinare “e durante il nostro primo ballo, anziché parlare di noi due, stiamo parlando di tuo fratello!” lo rimproverò ironica, intuendo i pensieri di Oliver. Come risposta, lui le fece una pernacchia, tenendo ancora più stretta a lui Anne, cullandosi sulle note di quella canzone dolce.
Appena terminata, James e Marianna si erano avvicinati agli sposi.
“Io ho intenzione di rubarti la sposa” esordì James, offrendo il braccio ad Anne che ridendo aveva cominciato a ballare con lui.
“D’accordo, Jim. Io mi godo la tua ragazza e siamo pari!”
Marianna scosse la testa, divertita.
“Se non fosse il vostro giorno speciale, adesso non ti darei il nostro regalo di nozze” disse a bassa voce, prendendo una mano di Oliver e cominciando a ballare.
“Cos’è? Aspetti una coppia di gemelli?” sussurrò ancora una volta, lo sposo, adesso ancora più curioso. Marianna avrebbe voluto prenderlo a pugni, ma rise.
“Mi spiace deluderti, Ollie. Per voi solo una copia della prima ecografia” disse a fior di labbra. Era terrorizzata all’idea che qualcuno potesse udire le sue parole. Si guardava intorno con aria circospetta. Quel giorno erano stati invitati anche i suoi genitori, che fortunatamente ballavano dall’altro lato della sala.
Oliver prese il cartoncino che gli aveva dato Marianna e lo aprì. Lei lo vide commuoversi.
“Alla prossima, il padrino e la madrina devono essere presenti” gli annunciò radiosa, prima che lui le desse un bacio sulla testa.
 
Dopo i discorsi fatti a turno dai testimoni dello sposo e dalle damigelle, Marianna era sgattaiolata in terrazza per godere di un po’ d’aria fresca della sera, e si era seduta ad un tavolino dal quale si riusciva a vedere il meraviglioso panorama della campagna inglese a fine estate.
“Lo sai, vero, che non dovresti prendere freddo?”
Marianna sorrise al suono di quella voce, che avrebbe riconosciuto anche in mezzo a mille persone.
“Tu lo sai, vero, che non dovresti esagerare?”
James sospirò, si tolse la giacca del suo tight, posandola sulle spalle della ragazza, prese una sedia e si accomodò accanto a lei.
“Oggi è un giorno di festa, perché sei sgattaiolata nel primo posto isolato?”
Dalla sala del ricevimento provenivano le parole dolci di una canzone di Ed Sheeran, James a quel punto strinse le mani di Marianna.
“Ho visto che la terrazza era completamente deserta, e non ho saputo resistere al fascino della campagna inglese di sera …”
Rimasero entrambi in silenzio per qualche istante, mano nella mano.
“Ho parlato con la sposa, e lei sarebbe d’accordo”
“A fare che?” lo interruppe lei, con il cuore in gola, temendo quello che James stava per dirle.
“Anne sarebbe d’accordo se dicessimo a tutti che una piccola te o un piccolo me è in viaggio …”
Marianna sgranò gli occhi, sentendo il battito cardiaco accelerare per una seconda volta, nel giro di poche ore.
“No, James. Oggi è il giorno di Anne ed Oliver … e poi, voglio dirlo prima ai nostri genitori, non così … non lo sopporterei!”
Lui sembrò rimanerci male, non riusciva a capire Marianna. Aveva provato più di una volta a convincerla a rivelare quella bellissima notizia alla sua famiglia, ma lei era stata irremovibile. Voleva che i suoi genitori si godessero al massimo il matrimonio di suo fratello e di sua cognata. Era anche nervoso, perché sentiva che Marianna non stava riuscendo a confidarsi con lui, come avrebbe voluto, e in più il trasloco stava andando molto a rilento, sempre perché entrambi volevano avvertire le loro famiglie di quei grandi cambiamenti nelle loro vite.
“Ultimamente mi sembra sempre più difficile capirti. Non sono mai stato così felice in vita mia, vorrei che tutti lo sapessero e non dover tenere nascosta questa cosa alle nostre famiglie … e fare tutto quello che verrà alla luce del sole. So già che sarai una mamma perfetta!”
Marianna aveva gli occhi lucidi, in quel momento le sembrava che tutte le sue paure si stessero sgretolando una ad una.
“Temo soltanto di non essere all’altezza e avrei voluto cercare un lavoro … cosa farò tutto il giorno in casa? Essere casalinga non è nella mia indole, e lo sai. Non ci riuscirei mai. Quali sicurezze riuscirei a dare a nostro figlio o a nostra figlia?”
“Non stai calcolando il fatto che io guadagni già e riuscirei ad assicurare a tutti e tre un’esistenza più che dignitosa …”
“James, ma anche io vorrei contribuire. Nella mia vita mi sono sempre data da fare, e avevo promesso a me stessa, che avrei restituito tutti i soldi che i miei genitori hanno speso per farmi studiare qui. Sono felice anche io, ma tutti questi cambiamenti mi stanno facendo girare leggermente la testa.”
“Quindi, che facciamo?” Propose James, guardandola dritto negli occhi.
“Io lo sapevo!”
Marianna e James saltarono sul posto, procurandosi un grosso spavento, in un secondo momento si accorsero che da dietro una tenda comparve la mamma di Susan, che sembrava emozionata ed euforica.
“Nonna! Che stavi facendo?! Origliavi?”
Marianna si diede una manata sulla faccia. Se nessuno riusciva a lasciarla tranquilla durante il primo trimestre, figurarsi dopo.
“E voi due mi tenevate nascosta una cosa così importante! Diventerò bisnonna, come la Regina! Sapete una notizia del genere e non mi informate! Vi rendete conto?”
James sembrava imbarazzato, intuendo solo in quel momento le reali motivazioni per le quali Marianna aveva deciso di non rivelare nulla.
“Volevamo avvisarvi dopo il matrimonio di Oliver ed Anne. Oggi è il loro giorno, e io non volevo rubare la scena alla sposa” disse Marianna, cercando di far in modo che James non litigasse con sua nonna.
“Oliver sposato e tu che aspetti un figlio! Io che divento bisnonna … James, non sai quanto sono felice. Voglio abbracciarvi entrambi!”
James si alzò e avvolse sua nonna in un lungo e caldo abbraccio, prima che Marianna le facesse promettere di non rivelare a nessuno quella bella notizia.
 
Era notte inoltrata quando i due ragazzi rientrarono nella loro casa. Marianna aveva ancora addosso la giacca di James, mentre lui con tutta la cravatta slacciata, cercava di preparare una camomilla per la ragazza. Dopo che sua nonna li aveva scoperti, Marianna aveva dovuto sopportare mille domande e altre curiosità, alle quali la donna voleva una risposta: prima su tutte era se avessero stabilito una data per il loro matrimonio, perché nella loro famiglia nessuno aveva un figlio prima di essersi sposato e non importava che lei fosse già incinta. La ragazza era rimasta turbata da quella affermazione, anche perché lei e James non ne avevano mai parlato e soprattutto lei era stata in grado di sviare sempre il discorso. James, invece, aveva reagito in modo completamente diverso.
Marianna lo guardava armeggiare al bancone della cucina, senza parlare. Quel giorno era stato ricco di emozioni e il giorno seguente lo sarebbe stato ancora di più: avevano deciso di invitare i rispettivi genitori, insieme alla nonna dei ragazzi e ad Oliver ed Anne per il pranzo, avrebbero finalmente rivelato quella grande notizia. Era ancora persa nei suoi pensieri, quando James la raggiunse sul divano. Lui, al contrario, aveva un’espressione serena.
“Domani a quest’ora il pranzo sarà passato” disse porgendole la tazza. Lei annuì pensierosa: la nonna di James le aveva posto tanti dubbi.
“Pensi ancora alle cose che ti ha detto mia nonna?” ritentò lui, non ricevendo nessuna risposta.
“Mi ha detto talmente tante cose, che adesso non saprei a quale faccenda pensare per prima” prima di sorseggiare la camomilla. Lui si mise ad osservarla, senza che lei se ne rese conto. Aveva cominciato a pensare al matrimonio da pochissimo tempo e l’idea che Marianna partorisse senza essere ufficialmente sua moglie, non gli piaceva molto. A lui erano sempre piaciute le situazioni chiare.
“Beh, domani ci tartasseranno con le domande, a qualcosa dovremo pur rispondere. Anche perché non saprei cosa dire ai tuoi genitori” rivelò James con una nota di inquietudine.
Marianna sorseggiò di nuovo la sua camomilla, prima di poggiare la tazza sul tavolino di fronte al divano.
“E a cosa non saresti in grado di rispondere?” lo incalzò lei, sempre timorosa di quello che lui avrebbe potuto dire.
“Ad esempio se tu hai intenzione di sposarmi o no” concluse lui.
Lei strabuzzò gli occhi, il battito accelerò e per poco non le mancava il respiro.
“Questa sarebbe la tua proposta?”
A lui mancò il respiro, ma le parole gli sfuggirono dalle labbra prima ancora che riuscisse a formularle.
“Direi di sì” ammise prima di veder Marianna saltagli al collo, felice.
“E’ la più brutta proposta di matrimonio che potessi farmi …” rise prima di tornare seria “ma va bene. Ci sposiamo!”
James le diede un lungo bacio al quale lei ricambiò con molto entusiasmo, prima di allontanarsi.
“Cosa c’è adesso?” domandò lui scocciato, si stava divertendo e aveva intenzione di continuare per tutta la notte visti gli ottimi risultati a cui erano giunti.
“Se vogliamo sposarci prima del parto, io non ho nessuna intenzione di aspettare di diventare grande quanto una balena!” esclamò isterica Marianna, già immaginandosi con un vestito orribile e una pancia enorme. La sua non era una gravidanza gemellare come quella di Valérie, ma non voleva sposarsi con una pancia grossa come la sua prima del parto.
James era perplesso: suo fratello ed Anne avevano impiegato all’incirca un anno per organizzare tutto il matrimonio, come avrebbero dovuto fare loro prima del parto previsto per febbraio?
“Non per ricordartelo, ma tra due settimane entri nel quarto mese. Non vorrai mica organizzare il tutto in meno di un mese?” vide Marianna sorridere, prima di alzarsi e di andare a recuperare il calendario, che lei aveva fissato vicino al frigo.
“Considerando che è il 20 di agosto, che i miei tornano a casa dopodomani, dovremmo comunicare la data domani, così possiamo avvisare amici e parenti” concluse spiccia.
James scosse la testa, felice.
“Che ne dici del 20 settembre?” propose lui, togliendosi la cravatta e aprendosi i bottoni della camicia. Marianna parve rifletterci su, prima di togliersi la giacca di James.
“E’ quando ci siamo conosciuti …”
“Lo so, mica ho proposto una data a caso!”
Marianna si avvicinò a James per dargli un bacio sulle labbra. L’idea di organizzare il loro matrimonio in un mese appena la entusiasmava parecchio.
“Dove ti vuoi sposare: qui o in Italia?”
“James, sono incinta: non posso prendere l’aereo!” disse, prima che lui le accarezzasse nuovamente la pancia.
“Magari il prossimo anno, potremmo organizzare una cerimonia in Italia. Mi sarebbe piaciuto sposarmi nella Chiesa dove si sono sposati i miei” ammise.
“Prima che riprenda a baciarti, ci sono altre questioni urgenti di cui dovremmo parlare prima di domani mattina?” le disse suadente, riprendendo ad accarezzarle un braccio, dandole baci sul collo.
“Sì, James. Ho detto a tuo fratello che lui ed Anne saranno il padrino e la madrina” James si afflosciò: perché non aveva approfittato della situazione prima che la sua fidanzata cominciasse a pianificare tutto?
“E io sono molto felice che tu glielo abbia chiesto” rispose “ma adesso vorrei tornare a baciare la mia futura moglie.”
 

Eccomi, sono tornata! 
Il capitolo era pronto da mesi, ma come al solito gli impegni quotidiani ti risucchiano tutte le energie. Mi piace molto questo capitolo, ormai mi sono affezionata a Marianna e se ripenso a quando ho cominciato a scrivere questa fanfiction, quasi mi emoziono. Che ne dite del capitolo? Non faccio promesse che non riuscirei a mantere, comunque ho già cominciato a scrivere il prossimo capitolo, che mi auguro sia l'ultimo - sempre che gli eventi non prendano una piega diversa! 
Vista l'ora, vi auguro una serena notte! 
Al prossimo capitolo, 
Angel 
 

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