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Ok
ora ci sono, ho finalmente rinnovato la mia ficcina…eheh mi ci è voluto un pò
per vari problemi col computer perennemente dal tecnico per i virus che
continuavano ad entrare..ma ora ce l’ho fatta ecco il primo capitolo rivisto
più e più volte penso che sia uscito un po’ meglio rispetto all’altro…vabbé che
dire…vi lascio alla lettura allora J
Darkness s Angels:
Capitolo 1:
Uno strano incontro
I ciliegi del più
grande parco della città erano in fiore.
Regnava
un’atmosfera apocalittica, era notte calma, troppo calma per essere una notte
di inizio estate.
A mezzanotte non c’era
anima viva in quel grande giardino, solo un uomo si trovava li.
Dal suo aspetto,
sembrava un individuo sui ventitre anni, portava lunghi capelli biondi e lisci
che ondeggiavano seguendo il soffiare lento e fresco del vento.
Aveva uno strano
abbigliamento, i pantaloni neri di pelle gli fasciavano le gambe lunghe e
toniche, la maglia, anch’essa nera, aderiva perfettamente al suo petto ben
definito senza esagerazione. L’unica cosa che spiccava in quell’ essere
insolito erano due occhi freddi e taglienti occhi grigi.
Ormai per lui era
un’ abitudine stare lì in mezzo a quel paradiso di alberi e fiori, si sedeva in
una panchina nel pieno centro di quel luogo e stava a fissare il cielo per ore
e ore come se stesse aspettando un messaggio dal cielo o la grazia divina, per
poi andarsene e tornare la notte successiva per compiere quello che era
involontariamente diventato un rito agli occhi delle persone che non
conoscevano di certo i suoi intenti.
Ma questa volta,
questa notte le cose non sarebbero andate come quelle precedenti, il suo
sguardo era più acuto del solito, un bagliore nuovo era sorto nei suoi occhi.
Si era alzato
precipitosamente portando al centro della piazza circondata dagli alberi,
l’aria era diventata improvvisamente secca, l’atmosfera albergava tetra in quel
luogo solitamente troppo movimentato e vivace.
Il ragazzo con uno
scatto repentino aveva aperto i palmi sopra il proprio capo rivolgendosi prima
alla luna rossa che lo sovrastava poi dirigendoli davanti a esso, come se fosse
pronto a parare un imminente colpo.
Lentamente per aria
cominciarono a volteggiare cinque pietre bianche dalle stesse dimensioni che si
posarono simultaneamente a terra per andare a formare una stella a cinque punte
attorno alla figura che le aveva reclamate.
Una strana litania
di lingua sconosciuta aveva preso ad espandersi nella dapprima lenta e bassa
per poi diventare rapida e incredibilmente alta.
Passavano i
secondi, i minuti, ma nulla pareva accadere in quell’oscurità, l’aria era
satura di quella nenia singolare che andava e veniva seguendo varie tonalità,
come se fosse una vecchia canzone di tanti secoli prima, la voce dell’uomo ora
era solo un gemito, le speranze e le forze gli venivano meno, fino a quando una
carica elettrica a ciel sereno aveva solcato il cielo limpido, come per
intimorire chi compiva quell’ambiguo incantesimo.
La pace che era
sovrana gli attimi precedenti aveva lasciato spazio a degli anormali
scoppiettii che andavano a diventare sempre più vicini e più forti a mano a
mano che il tempo passava, la terra si era spaccata e dei vapori caldi ne
fuoriuscivano a contaminare l’atmosfera, mentre una figura cominciava a
delinearsi da quelle esalazioni ardenti. In un primo momento appariva sfocata
per poi andare a diventare più nitida e definita.
Era una ragazzo di
circa diciotto anni, aveva i capelli corti e spettinati mentre due ciocche più
lunghe all’altezza delle basette gli ricadevano sul davanti. Portava un paio di
pantaloni molto particolari: la gamba destra era coperta del tutto mentre nella
sinistra la stoffafiniva poco più in
alto del ginocchio, il tessuto era strappato duramente in alcuni punti ma aveva
l’aria di essere dura e resistente come un’armatura nera, la maglia era un
altro indumento particolare in quel ragazzino, il torace era completamente
ricoperto dal drappo mentre l’addome e le maniche corte erano rivestite di rete
scarlatta, un paio di guanti di pelle con numerosi marchi gli rivestivano le
mani, e dalla cintola pendeva il fodero di una spada dall’aspetto massiccio che
sembrava volesse atterrare il giovane corpo da un momento all’altro, la cosa
più spettacolare stava nell’elsa scoperta di quell’ammirabile arma: una grossa
gemma per metà di ametista fusa alla giada per l’altra metà di acciaio lavorato
finemente e minuziosamente dominava sopra quello strumento di morte.
Ma le due cose più
arroganti i quella creatura non stavano nell’abbigliamento poco consono erano
bensì nei suoi occhi bicolore, quello destro riluceva di un verde inumano quasi
selvatico l’altro era di un viola altrettanto ultraterreno e in un paio di ali
candide dalle estremità color pece che si estendevano in tutta la loro
lunghezza in modo placido e ritmico.
I due restarono in
piedi a fissarsi freddamente, per un attimo i loro sguardi si incatenarono, si sfidarono
cercando di capire cosa intendesse fare l’altro.
Il ragazzo dai
capelli neri squadravadall’alto in
basso l’altro, si chiedeva cosa quell’inetto essere umano volesse da uno come
lui, ma più l’osservava più unastrana
sensazione lo percorreva da capo a piedi, lo rendeva irrequieto sembrava
conoscere l’uomo che gli si parava davanti ma cercò di non farci caso ed infine
aprì bocca:
- Sai cosa rischi
vero?-
- Non rischio
nulla, so ciò che faccio e non sarà un tipo come te ad intimorirmi per quel chemi riguarda. Sono
Talasiel e ti ordino di sottometterti al mio volere!-La voce era fredda e tagliente proprio come il suo sguardo, si
vedeva lontano un miglio che sapeva il fatto suo soprattutto dalla luce che
emanava il suo sguardo, non avrebbe dato spiegazioni, si percepiva che era un
tipo molto sicuro di se e non avrebbe mai accettato una risposta negativa da
alcuna persona tanto meno da una ragazzino arrogante come quello che si trovava
davanti a lui, non ora che era riuscito ad evocarlo, non se lo sarebbe mai
lasciato scappare così dalle mani dopo tutti gli sforzi e le notti che aveva
passato in quel parco aspettando il momento giusto per quel rito tormentoso.
Era talmente
immerso e concentrato nei suoi pensieri, che solo quando vide il moro con aria
spavalda e fiera di se e di ciò che stava dicendo, si risvegliò da quello
strano torpore che gli avevano provocato quelle riflessioni profonde.
Il ragazzino era
molto serio e se Talasiel l’avesse ascoltato da principio avrebbe capito ciò
che diceva, ma il messaggio era chiaro e leggibile in ogni parola che
pronunciava, con l’odio con la quale veniva detta:
“ Non mi farò mai
mettere i piedi in testa da te a costo di rimetterci la vita”,
Era evidente che
provava disgusto per il biondo che lo fronteggiava, non capiva come un’ infima
creatura appartenente al genere umano avesse osato disturbarlo in un momento
simile, come sarebbe stato di ritorno nel suo spazio avrebbe dovute dare delle
spiegazioni più che lecite per non essere punito per una scomparsa in un
momento si soggezione da parte del suo padrone, era stato rapito proprio nel
momento sbagliato, ma da bravo ribelle si sarebbe sbarazzato anche di quel
problema come tanti altri prima di lui. Non si sarebbe mai e poi mai fatto
catturare, specialmente da un tipo come lui il tipico “ so tutto io” che lui
odiava principalmente, si sarebbe divertito nel torturarlo e nel farlo pentire
di averlo interrotto durante un atto per lui di vitale esistenza.
Stava cercando di
spaventarlo con lunghi discorsi che sapeva benissimo essere decorosi per
l’inizio di un incontro, si era presentato come Nemrod principe appartenente
alla seconda casata del regno infernale, aveva indicato la sua carica di
principe con aria stizzita e disgustata ma la cosa non era certo stata notata
dall’altro che non lo stava ad ascoltare minimamente.
- Ma mi stai
ascoltando?-Non avendo avuto una
risposta ingiuriò ancora una volta contro quell’uomo in attesa che gli
prestasse un po’ d’attenzione che non gli era stata data anche questa volta.
Gli esseri così gli davano ai nervi.
- Argh!! Voi,
sapete dire sempre le solite cose, mi infastidite, e TU maggiormente… farai la
stessa fine degli altri che ci hanno provato prima di te, Tzé!!!-Non aveva fatto a tempo a terminare la frase
che si era scagliato con grande potenza contro l’avversario che però scansò il
colpo della grande spada del moro con estrema agilità ed eleganza per poi
ritornare nella postazione dove l’aveva visto prima, all’interno della cinque
pietre. Il ragazzo dai capelli corvini fece un balzo all’indietro alzando
l’arma per ritornare all’attacco. Il tempo pareva avesse rallentato il suo
corso, ma quando la lama di quella micidiale arma, fu in prossimità
dell’evocatore, una barriera argentea si innalzò da terra, prendendo vita dalla
stella che abbracciava il corpo del ragazzo al suo interno.
L’aggressore era
senza parole, restava a guardare sbalordito quella strana cascata di luce che
si dissolveva, nonostante avesse riposto in quel colpo gran parte della sua ira
e della sua potenza per annientare quel mortale, non gli era stato fatto alcun
graffio.
Il suo volto era
rubizzo di rabbia, non riusciva a capacitarsi della possibilità che lui forse
era quello giusto, l’eletto della profezia che aveva sentito pronunciare dalle
labbra del suo amico, rimembrava ora le parole provenire da quella bocca ben
disegnata che gli annunciava ciò che era stato visto all’inizio dei tempi,
glielo aveva proferito prima di lasciarlo andare, sotto l’insistenza di Nemrod,
al cospetto di uno dei suoi più acerrimi nemici per non venire incontro ad una
guerra, uno scambio equo: Nemrod per la pace appena riconquistata.
Il ragazzo
ricordava ancora come aveva convinto l’amico a lasciarlo andare in cambio di
numerose informazioni che gli sarebbero state utili in futuro per sconfiggere
quell’essere subdolo. L’amico per riscattarlo di quell’offerta gli aveva reso
nota la predizione di una delle virtù più importanti: “l’immortale dannato alla
vita capace di liberarlo da una prigione ma responsabile di una prigionia ben
più peggiore già vissuta, arriverà in una notte luna cremisi ”, erano parole
senza senso che aveva cercato inutilmente a decifrare per alcuni anni fino a
quando con il passare dei secoli era riuscito a scordare ma che ora gli rientravano
nella mente con la forza di un ciclone.
Si era scagliato
con altrettanta forza del colpo precedente, incapace di accettare che forse la
previsione era corretta, ma lo scudo come la volta antecedente era sorto dal
nulla, lasciando l’angelo impuro nel tentativo di scalfire quella corazza di
acciaio immacolato.
- Merda…-in quei lunghi momenti di manovre per cercar
di abbattere quel guscio qualcosa era cambiato, lo scudo aveva aumentato la
propria intensità grazie all’uomo che dentro di esso esercitava un enorme
potere con una cantilena angosciante, i suoi colpi venivano riflessi come su
uno specchio e andavano a “colpirlo” con la stessa forza impiegata per
tramortire quell’assurda armatura. Continuava a percuotere la superficie con la
sua potente arma, per cercare almeno un piccolo difetto che potesse aiutarlo a
sconfiggere il suo nemico, ma quella arma difensiva era la migliore che avesse
mai visto, era perfetta in tutto e per tutto, quell’umano si beffeggiava di
lui; con un ultimo sforzo si rimise in piedi e con un ultimo colpo in cui era
stata concentrata la forza rimastagli in corpo si fiondò contro quella
superficie eterea, ma anche questo gli si ritorse contro come un boomerang,
preso alla sprovvista ormai stanco non aveva calcolato la distanza e la
velocità con la quale si sarebbe dovuto scansare ed in batter d’occhio fu
avvolto dall’onda di energia.
Il moro con una
potenza inaudita era stato scagliato contro un albero per poi cadere a terra,
era ferito non solo fisicamente ma anche nell’orgoglio.
- …la luna
cremisi..-disse prima di svenire ai
piedi della pianta rivolto verso il cielo.
La situazione era precipitata durante la lotta; Talasiel
non avrebbe mai immaginato che quel ragazzino fosse così talmente cocciuto da continuare
a battersi inutilmente, sferrando colpi contro la sua barriera, l’aveva
impegnato per lungo periodo ed anche lui aveva subito delle lesioni, non tanto
sul piano fisico ma si era sforzato spiritualmente per mantenere la barriera
intatta, nonostante si fosse allenato per così tanto tempo dal giorno in cui lo
misero al corrente della sua missione non aveva calcolato che la cosa si
sarebbe tirata per le lunghe.
Come aveva visto l’aggressore a terra esanime, non aveva
abbassato la guardia facilmente, continuava a fissarlo con il volto contratto
per lo sforzo, stanco ed imperlato di sudore. I minuti passavano e la barriera
sembrava non avesse intenzione di liberare il suo evocatore, quasi volesse
continuare a proteggerlo nonostante il pericolo fosse passato, il tempo passava
lungo ed interminabile carico di ansia e nell’aria si sentiva ancora
l’elettricità attiva di poco, prima mentre il respiro tornava regolare così
come per il battito cardiaco.
Il biondo si era mosso lentamente verso il ragazzo svenuto
con i sensi in allerta, faceva con calma mentre continuava ad osservarlo con
occhio attento, più lo guardava più un senso di agitazione gli percuoteva
l’animo. Una sensazione strana si era impossessata del suo corpo, come se il
campanellino del suo sesto senso fosse finalmente suonato per metterlo in
allarme di qualcosa. Ma cosa!?!? Non capiva, lo esaminava e più quella strana
percezione lo scombussolava, non credeva che una persona fosse capace di
risvegliare in lui simili emozioni, aveva paura… Non era la paura di essere
attaccato da un momento all’altro bensì un timore mai provato prima, l’aveva
investito come tir in corsa e ora lo assillava, come una voce che cerca di
emergere, di essere udita, di essere aiutata.
Una civetta l’aveva riscosso da quello stato di trance, si
era guardato attorno disorientato, era come se fosse stato catturato dal
ragazzo privo di sensi, e incatenato ad un palo. Aveva deciso di lasciar
perdere quegli strani timori e riprendere ciò che stava cercando di fare prima
che fosse fatto prigioniero da quel particolare presentimento.
Si era preoccupato di raccogliere la spada caduta che come
previsto si presentava molto più pesante di quello che avrebbe creduto, poi
successivamente si era avvicinato al moro e messosi l’anima in pace, con un
ultimo sforzo l’ aveva preso in braccio per far ritorno a casa.
“E’ molto più carino in questo stato incosciente,
categoricamente più carino e meno rumoroso!!” pensò Talasiel sorridendo tra se,
ma poi “ Ehi, ehi che cavolo mi metto a pensare non è da me, mi ci vuole un bel
po’ di riposo per rimettermi a nuovo e per ritrovarmi!!”
ci aveva impiegato molto più del previsto a rientrare, ma
la cosa che l’aveva stupito più di tutto era il portone della villa spalancato
ed una ragazzina assopita lì accanto che l’aspettava.
Aveva lunghi capelli castano chiaro che le scendevano lisci
per poi finire in piccoli boccoli biondi, la sua carnagione era molto chiara
con una bella bocca rossa, nonostante la sua posizione si intravedeva un bel
corpo da far invidia ad una bellezza da catalogo estivo.
- Ci hi impiegato più del previsto!-La sua voce era impastata e calda, ma
nonostante tutto era sempre la voce di una ragazzina diciassettenne, continuava
a parlare lasciando gli occhi chiusi come se non volesse interrompere quello
che stava facendo prima di sentire arrivare i passi dell’uomo.
- Perché non sei andata a letto? E’ tardi… è pericoloso per
te ed ora pure per lui!- disse indicando il corpo che teneva tra le braccia con
un sorriso
- Devo portarlo in un luogo sicuro-Aveva continuato sempre guardando il moro.
Solo allora la ragazzina schiuse gli occhi che si
presentavano di un celeste limpido quasi color ghiaccio.
- Volevo rivederlo… da troppo tempo aspettavo questo
momento!- disse mentre si alzava in piede e richiudeva la porta alle sue
spalle, dove precedentemente erano entrati gli altri due.
- Sei stata un’incosciente..chiunque avrebbe potuto
derubarti o farti del male!!-
- Sai che sento tutto… e poi volevo vederlo, punto e basta!!-
Una nota di fastidio aveva accompagnato il loro cammino lungo la sontuosa
villa.
La ragazzina li aveva seguiti fino alla stanza di Talasiel,
dove l’aveva aiutato a stendere sul letto il ferito.
La camera era grande abbastanza da farci stare due letti
matrimoniali e nel complesso era arredata con grande gusto di bellezza e
perfezione. Sulla parete parallela alla porta era situato lo sfarzoso letto a
baldacchino rivestito con lenzuola di seta nera finemente ricamata da disegni
arcani di filo argentato che risaltavano ancor più sotto quello sfondo scuro.
L’armadio di ciliegio torreggiava verso l’alto con la sua grossa imponenza
delicata e arrotondata da varie colonne di stile barocco che si avvolgevano
verso l’alto, come se volessero raggiungere qualcosa di più del soffitto; sul
muro parallelo a quello dove si trovava l’armadio si delineava bene una grossa
libreria anch’essa di ciliegio decorata come il guardaroba, sullo stesso
divisorio era presente una sogli che portava al bagno, numerosi quadri rappresentati
guerre paradisiache con i suoi angeli si potevano notare sulla restante parete.
Ma un quadro più piccolo degli altri risaltava nonostante le sue dimensioni: la
caduta del più bell’angelo di Dio, Lucifero… ma questa volta il suo corpo non
veniva deturpato e cambiato mostruosamente ma veniva risaltato, la sua bellezza
emergeva maggiormente, il suo sguardo era capace di legare, di vedere
attraverso la tela. Scene dell’inferno lo ritraevano circondato dai suoi
seguaci, quelle si poteva ben dire fossero le uniche rappresentazioni
dell’Angelo delle tenebre ancora bellissimo, forse anche di più.
Altri scenari affioravano in quelle bellezze come un quadro
raffigurante l’apocalisse, la creazione del mondo e la formazione di un nuovo
mondo.
- Se vuoi, ora puoi andare! E’ tardi ormai e domattina ti
devi svegliare presto!-
- Non fa nulle resto!-
- Cassandra, te lo chiedo gentilmente, per favore se vuoi,
ora puoi andare!!-
- Noo, ti ho detto che resto, tanto non ho più
sonno!!-sembrava quasi infastidita dall’insistenza
dell’altro, non capiva, di solito le ragazzine di quest’ età capiscono solo ciò
che vogliono sentirsi dire e l’andare fuori da quella stanza artistica non
rientrava per ora nelle sue intenzioni e non veniva decifrato tanto bene dal
suo cervello.
- Allora renditi utile, vai e portami delle bende pulite!-
- Non ne ho voglia vacci tu!- disse mentre portava fuori la
sua linguaccia.
- TU- RAGAZZINA- VAI- E- PORTAMI-QUELLE- BENEDETTE- BENDE.
ORA ESUBITO!!!-
- Uff va bene, va bene, ma non riscaldarti…i vecchi di
oggi!-
- Vecchio a chi?!?!- dal tono della sua voce sembrava
proprio stesse per crollare.
- Che permaloso… dove sono??-
- Nell’altro bagno, quello di sopra!-
- Ok volo!!!-appena
solcata la soglia, la ragazzina non aveva fatto a tempo a fare un solo passo
che la porta gli si era chiusa alle spalle sbattendo velocemente, mentre una
chiave girava a più non posso.
- Bastardo lo sapevo, lo sapevo che era una fregatura!! Non
bisogna mai fidarsi dei biondi con gli occhi chiari! Maledizione apri questa
porta…. Aaagh lo sapevo io, lo sapevo!!-
- Se lo sapevi allora perché sei uscita?- disse con una
punta acida il biondo, sapeva che la stava irritando ma vivevano insieme da
tanto tempo, forse da troppo e non avrebbe mai pensato ad una reazione troppo
esplosiva da parte della ragazzina.
- Se non fossi uscita, mi avresti sbattuto fuori con la
forza!!-
- E allora vedi che non sei tanto idiota come credevo!
Alcune le capisci!-
- Talasiel apri questa dannatissima porta!-
- No!-
- Daaaiiiiiiii!!!!-
- No!-
- Aprila o…-
- O cosa? Cosa vorresti
fare?- disse con un tono canzonatorio che fece ribollire il sangue nelle vene
all’ adolescente.
- La butto giù!-
- Ma davvero!!!?-
- Mmh…!-
Il ragazzo più grande no si rendeva conto di ciò che aveva
appena fatto, si era voltato non curante di una risposta affermativa da parte
dell’altra e si era diretto verso il bagno per prendere il giusto necessario
per medicare il ragazzo dai capelli d’ebano, non capiva perché si stesse
preoccupando così tanto per lui e si era convinto che la motivazione di tutto
era il non dover lasciare quel ragazzino di grande forza in balia della sorella
troppo burrascosa e poi la missione non sarebbe riuscita al meglio con l’angelo
maledetto da Dio in situazioni pietose, il suo potere gli serviva, così gli
avevano detto i suoi predecessori, lasciando tutto così velato, non lasciando
emergere particolari, gli avevano solo detto ciò che avrebbe dovuto fare per tutti
quegli anni prima di dover affrontare la prova, e lui stupido aveva seguito
tutto ciò che gli era stato detto in dettaglio in sogno da uno che credeva
fosse un suo antenato.
Mentre si apprestava a curarlo un rumore sordo scaturì la
sua attenzione. La porta della sua stanza era stata buttata giù. Guardava la
sorella con aria di disapprovazione come al solito quando non le andava bene
qualcosa utilizzava i suoi poteri, non pensava che l’avesse fatto soprattutto
con un infermo da curare in camera, aveva rotto il passaggio con l’utilizzo del
pensiero, a volte era un’arma pericolosa forse era anche per quello che aveva
cercato lui stesso di affinare a meglio le sue capacità per non renderla
vulnerabile agli scontri. In fondo, si in fondo era orgoglioso di quella peste…
ed ora quella calamità vivente cercava inutilmente di fulminarlo con lo
sguardo, non avrebbe mai utilizzato i suoi poteri contro il fratello, neanche
se ce ne fosse veramente bisogno, non si sognerebbe mai di farlo. Ora bastava
solo lo sguardo si era detta in modo scherzoso ma nonostante tutto Talasiel non
si preoccupò della ragazzina, se per caso un giorno avesse ceduto per qualche
motivo sarebbe stata la sua rovina, si sarebbe dovuto ammazzare seduta stante
per porre fine a quella continuante tortura. Con aria sbalordita e un po’
infastidita guardava la sorella che cercava di incenerirlo e con l’aria più
neutrale che potesse assumere assistendo ad una simile scena le disse:
- Ora la rimetti al suo posto!-
- Ma come faccio?-gli disse l’adolescente ormai troppo impanicata, gli era capitato tante
e tante volte di commettere qualche “sbaglio” di quel tipo, di solito quando
usava la forza del pensiero lo faceva con oggetti piccoli, per calibrare la
potenza del colpo e dell’uso che avrebbe dovuto poi dovuto fare dell’oggetto in
questione, una volta le era pure capitato di spostare una ciotola di caffè da
portare all’amato fratello, ma qualcosa le aveva fatto perdere la
concentrazione e tutto il contenuto della tazza era andata a finire sopra il diretto
interessato…quello che ne era venuto dopo era un vero castigo eterno era stata
sottoposta ad meticolosa schiavitù, tutto per farle scontare la giusta pena per
ciò che aveva commesso… e bene questa era proprio una di quelle situazioni
irrecuperabili, ma ben più grave di una tazza di caffè caldo “lanciata per
sbaglio…ora aveva rotto 8una porta e questo era il vero casino.
Non rifletteva sulla risoluzione del problema, si era
seduta per terra a gambe incrociate con la testa tra le mani angosciata, ora pensava
a come “l’adorato fratello”, che in quel momento era visto come il tiranno di
turno, l’avrebbe punita per non aver saputo rimettere al suo posto l’oggetto
tanto indiscusso in quel momento. Ecco la decisione che sembrava la più giusta
SCAPPARE, poi ci aveva pensato bene.
“ Nah perché scappare per una sciocchezzuola simile!!! Se
l’ho abbattuta col pensiero la posso rimettere a posto!! Si idea brillante, e
brava me stessa!!”
Così x come aveva deciso di farla cadere, maledetta quella
infausta e assurda idea, aveva richiuso gli occhi per concentrarsi. La porta
lentamente aveva cominciato a sollevarsi da terra dapprima senza fretta e con
assoluto sforzo poi aveva cominciato a issarsi su con forza e a sistemarsi
proprio sulla parete accanto all’apertura, ok il peggio era stato fatto, ora
bisognava metterla nell’apposito “buco”. Beh quello l’avrebbe fatto fare a
Talasiel, questa volta forse se la sarebbe scampata, ma per non rischiare stava
cercando di ammorbidire il fratello il più possibile.. cercava di parlare
seriamente ma la sua espressione da ebete non era riuscita a cambiare molto.
- Certo che l’hai ridotto proprio male!-
- Precisiamo, Si è ridotto male!-
- Ma anche tu potevi cercare
di fermarlo, vabbé poveretto è sempre stato un po’ stupido, ma vedendo la
situazione, non si è fermato…!!!!?-
- Mmh a quanto pare no-disse rispondendosi da sole alle domande che
poneva all’altro, di solito parlare con il biondo era sempre una discussione a
senso unico.
- Ma hai già finito
tutto?-Aveva ricominciato il suo
interrogatorio.
- Certo!-
- Noo e non mi hai lasciato nulla da fare? Sei il solito
egoista! Stupido, stupido, stupido!-
- La stupida sei tu! Stai
sparando stupidaggini a raffica, si sente che sei reduce dal poco riposo! Toh vai
a dormire e poi non è una cavia, una bambola o del cibo!-
- Lo so eh! non il pignolo! e’ solo che…volevo rendermi
utile!!!-
- Sei più utile restandotene ferma e soprattutto zitta!-
La discussione era finita lì… Talasiel si era seduto sulla
poltrona di pelle nera che stava davanti alla scrivania rivolto verso il letto
mentre Cassandra si era appoggiata sul materasso.
Il ragazzo sdraiato non si riprendeva, aveva numerose
ferite sul corpo, ed era privo di sensi da parecchio tempo ma il respiro si era
stabilizzato.
La notte passava lentamente tra le domande più
improponibili della ragazzina e le risposte di monosillabi del biondo che ormai
privo di forze si era lasciato cullare in un sonno profondo senza sogni.
Erano passate
numerose ore da che l’incosciente era entrato all’interno della villa.
Nella stanza di
Talasiel regnava un silenzio di tomba mentre tutti dormivano, chi in un modo
chi in un altro.
Avevano mantenuto
le posizioni assunte la sera prima, o meglio bisogna specificare, il biondo e
il ferito, per Cassandra era tutt’altro argomento. Aveva assunto una posizione
indescrivibile e non molto comoda, la schiena era appoggiata al pavimento di
parquet rivestito da un tappeto persiano e le gambe buttate all’aria, la
sinistra stava accostata sul muro e a destra lasciata cadere completamente
morta sul materasso.
All’esterno il
mondo si stava risvegliando, gli uccellini avevano cominciato a cantare e le
prime farfalle cominciavano a batter le ali, ma qualcosa pareva aver disturbato
il sonno in quella camera altamente lussuosa.
Nemrod si era
svegliato, continuava a star sdraiato sul letto con gli occhi chiusi intento a
non far vedere che ora era cosciente, con quella gente voleva immischiarsi il
meno possibile. Pensava su tutto quanto, sulla strana situazione che si era
venuta a creare, le giustificazioni che avrebbe dovuto dare in seguito al suo
superiore che lo stava aspettando, di certo non si sarebbe mai permesso di dire
che un umano l’aveva reso prigioniero, sarebbe stato lo zimbello di tutta la
casata, e poi aveva ripensato alla profezia, che cavolo voleva dire!?! Ok gli
scherzi gli piacevano ma quello era andato ben oltre l’immaginabile cosa voleva
dire:
“l’immortale
dannato alla vita capace di liberarlo da una prigione ma responsabile di una
prigionia ben più peggiore già vissuta, arriverà in una notte luna cremisi”?
non aveva senso.
“Va bene la luna
rossa c’era, ma quale sarebbe la prigionia già vissuta? Non vuol dire nulla” si
era rimesso a rimuginarci sopra come aveva fatto quando l’aveva appresa.
Ad un tratto aveva
arpionato le lenzuola e stava cercando di alzarsi, uno spreco di forze inutile,
era troppo stanco e non aveva recuperato per niente quello che “i suoi” gli
avevano sottratto. Non se lo sarebbe mai aspettato che un essere umano potesse
renderlo debole come un uccellino, ma soprattutto nessuno era capace di
batterlo e ridurlo ad uno straccio come aveva fatto il biondo, eppure quello
sconosciuto non sembrava così tanto “sconosciuto” nei suoi pensieri, c’era
qualcosa in lui che non sapeva spiegarsi, era anche quella sensazione che
l’aveva preso in contropiede. Non sapeva, non ricordava, non si dava
spiegazione.
“ Chissà che
diavolo vorrà da me!? Questo idiota, l’idiota sono io che mi sono fatto
prendere…sarò capitato tra le mani di un medico maniaco che vuole fare i suoi
sporchi giochi ed esperimenti sul mio corpo….. Aaaah… ma che diavolo! No, non
ha l’aria di un medico! Continuo a ripeterlo ha qualcosa di strano!
Maledizione!”.
Progettava un modo
per svignarsela in modo teatrale da quella situazione ridicola che si era
venuta a creare fino a quando era scivolato di nuovo tra le braccia di Morfeo.
Alcune ore più
tardi la villa aveva cominciato a movimentarsi un po’.
Uno stereo
proveniente da una stanza vicino a quella dove stavano riposando suonava a
palla * You Can’t Stop Me* dei guano apes incurante dello stato pietoso in si
trovava il loro ospite. Regnava un vero caos che si diffondeva a colpo d’occhio
in tutta la casa, cosa che non passava di certo “inosservata” alle orecchie
dell’essere alato.
Il suono super
amplificato prodotto dalle casse del grosso impianto stereo che passava la
traccia insistentemente l’ avevano costretto ad aprire gli occhi, non
immaginava di trovarsi al chiuso, ma l’aveva di certo sospettato, la superficie
sulla quale stava dormendo era troppo morbida per essere il terreno di un
parco, non l’aveva colpito l’umido delle notti estive. Ora davanti ai suoi occhi
si apriva uno spettacolo, non si aspettava di certo lontanamente di ritrovarsi
in una simile stanza fastosa, guardava il soffitto e il resto dell’ambiente
sconosciuto con un interesse, certo lui non se ne intendeva di storia
nonostante l’avesse vissuta in prima persona, però il suo occhio d’artista
aveva catturato la perfezione di quel vano. Sperava inutilmente che quello che
si presentava ai suoi occhi fosse solo un solo un sogno, si solo un incubo, una
lunga e brutta visione onirica; ma le sue speranze si erano dileguate non
appena una ragazzina sconosciuta dall’aria furba era entrata nella stanza e
aveva cominciato a urlare distogliendolo da tutti i pensieri che stava facendo
crescere nella sua mente. Era un urlo disumano, poco adatto ad una ragazza.
- Ti, ti, ti, ti,
ti ,ti ,ti ,ti ,ti sei svegliato!-
Continuava a
fissarlo con un’aria inebetita, non sembrava la ragazza dispettosa della notte
appena passata, aveva un’ espressione sbarrata e una luce strana e perversa
l’aveva investita, stava macchinando qualcosa glielo si poteva leggere
facilmente sul viso ancora fermo in quella manifestazione di estrema sorpresa,
non si rendeva conto di quanto fosse buffa ma allo stesso tempo paurosa con la
bocca ancora aperta sembrava quasi le si fosse staccata la mandibola e agitava
freneticamente il dito per indicarlo appariva alquanto spaventata da quella
piccola rivelazione. Nemrod dal canto suo non l’aveva degnata di un solo
sguardo, cercava di capire invano dove l’avessero portato, ciò nonostante la
ragazzina non si era preoccupata minimamente della reazione del ragazzo più
grande di lei e aveva continuato a coltivare quella sua parte altamente curiosa
e indagatrice.
- Che bello, che
bello, che bello!!! Come stai? Tutto bene?… ti fa male da qualche parte? Oh ma
certo che ti fa male, dopo tutto quello che ti ha fatto mio fratello, no anzi
dopo quello che ti sei fatto…-Era un
martellare costante si parole, però quello che aveva colpito di più il ragazzo
era stata la frase ”quello che ti fatto mio fratello” forse anche perché non
era riuscito a capire un granché di quel forte discorso a senso unico, infondo
lei c’era più che abituata anche il fratello le degnava si e no qualche
risposta, non erano molto simili, ad una piaceva parlare come una macchinetta e
all’altro i discorsi parevano non importare forse perché si basava più sugli
atti e non sulle parole. Il moro continuava a rimembrare sulla frase “seccante”
che aveva detto l’adolescente, quell’essere umano che l’aveva catturato (perché
il termine battuto non se lo sarebbe mai lasciato sfuggire) gli stava dando ai
nervi, prima l’aveva disturbato, rapito lasciato sotto le grinfie di una
mocciosa e la cosa peggiore l’ aveva costretto a pensare più di quanto non
avesse fatto in tutta la sua lunga vita.
“ Tzé… che situazione
di merda!” ragionamenti
- Oh che stupida, non mi
sono ancora presentata. Sono Cassandra, la sorella di Talasiel molto
piacere!!-Ed ecco che le si era
dipinto sul viso un sorriso a trecentocinquanta denti. La ragazzina si
aspettava una risposta tuttavia non ottenendola aveva capito che il moro non
era disposto a sostenere un dialogo, forse era ancora stanco, forse la
parlantina non era il suo forte ciò nonostante continuò quella tarantella di
parole che alle volte non avevano senso logico nel contesto della frase che si
presentava anche con numerose parole inventate. Si capiva che cercava di
rompere il ghiaccio tra loro ma in quel modo stava esasperando il povero che
Nemrod che non era conosciuto di certo per la sua “grande pazienza”.
- Senti un po’ ragazzina…-Le disse in tono stanco dopo vari e vari
tentativi di bloccare quella tempesta di ragionamenti.
- Si?- chiese lei
incuriosita, stava parlando da un’eternità e non si era degnato di risponderle
una sola volta mentre ora voleva cominciare un discorso.
- Dov’è tuo fratello? Devo
parlargli urgentemente!- e sottolineò questo “urgentemente” con una nota
stizzita nella voce.
- Oh Talasiel?!?…ora che mi
ci fai pensare non so dove sia quando mi sono svegliata non l’ho trovato, penso
che ti abbia lasciato alle mie amorevoli cure!!-
- Cure? Che cure? O__o? e
poi saresti tu che dovresti prendere cura di me?
- Si caro, sei ferito!-Ed un sorriso sornione era apparso su quel
faccino delicato, la sapeva lunga ecco cosa gli diceva quell’espressione
infatti non appena finì di irradiarlo di felicità proveniente da tutti i pori
il suo viso incupì e con voce seria aveva ripreso a parlare, ora più lentamente
e con un tono di voce che la faceva apparire molto più grande di una
diciassettenne:
- Prima però ti volevo
dire una cosa importante per me, qualunque cosa succeda ti prego non
prendertela con noi…non stiamo facendo nulla di male, spero che qui riesca a
capire ciò che sei e ciò che desideri realmente! Non voglio che tu soffra, che
Talasiel soffra, non ve lo meritate, non ce lo meritiamo; abbiamo passato
troppe ostilità, troppe e difficili da superare, indipendentemente dalla razza
o dal sesso… lo leggo nel tuo sguardo non c’è bisogno che ti entri dentro… lo
so! Ora ti chiederai che cavolo voglio da te, beh solo una cosa: desidero che
tu riesca ad accettare queste parole che ora ti sembrano così campate per aria
e che un giorno possa farne uso!! Ti prego queste sono le parole di un’amica o
come vuoi tu di una conoscente però non scordarti mai se hai bisogno di qualcuno
io ci sono in cambio ti chiedo solo questo!!- Disse tutto facendo pesare dei
grandi silenzi tra una frase e l’altra, la sua espressione era grave, troppo
grave per una ragazzina di quell’età, aveva assunto una posa statuaria che
faceva risaltare agli occhi dell’angelo tutta la sua bellezza, non si era
accorto di quanto fosse bella con quel viso addolorato ma che faceva notare
allo stesso tempo come nonostante le avversità fosse cresciuta con un
temperamento forte, tanto forte che quel discorso che, per ora, non significava
nulla alle sue orecchie l’aveva impressionato facilmente. Dopo il discorso
tenuto dalla ragazzina l’atmosfera si era fatta austera e nell’aria si poteva
percepire la tensione che aveva percorso quei minuti che erano parse delle ore,
ciò nonostante l’ansia che governava quella circostanza era mutata nuovamente,
l’aria era leggera e l’adolescente pareva ritornata ad essere quella di prima
con lo sguardo semplice e limpido.
- Ed ora per seconda
cosa…dovrei cambiartile bende…mmh vediamo
un po’ da dove comincio?…mmh tu sai come devo fare?-
- Cooooosa?!?!? Ehm se vuoi
faccio io non c’è nessun problema, tu dovrai fare altro!-aveva messo le mani in avanti come per
proteggersi da quella maldestra ragazzina dalle multi personalità.
- No, no stai tranquillo,
non sei un disturbo e poi non devi stancarti!- gli disse mentre assumeva
un’aria autoritaria che non avrebbe accettato un no così facilmente.
- Nooo sta tranquilla tu!
Non mi stanc…- le parole gli erano morte il gola quando un’ altra figura aveva
fatto il suo ingresso dalla porta rimessa al suo posto bloccando quel continuo
botta e risposta ora lo sguardo bicolore non aveva più quella serenità che
dimostrava prima alla biondina, avevano assunto un tono più scuro e ostile
mentre vedevano che il nemico si avvicinava lentamente, sembrava quasi una
tigre pronta ad attaccare.
- Cassandra, lascia il
nostro ospite in pace!
- Ma io volevo solo
cambiargli le fasciature!
- Lascia stare faccio io! Tu
non sai dove sei messa, figuriamoci se ti dovessi preoccupare per qualcun
altro!-
- Ma prima o poi dovrò
imparare!
- Ora basta…-disse Nemrod interrompendo l’uomo che
battibeccavacon la sorella, - ora
basta, come hai potuto? Come hai potuto risponderle così? E’ sangue del tuo
sangue, avevo ragione…avevo perfettamente ragione sul vostro conto, voi umani
non siete altro che esseri inferiori, sporchi, luridi, impuri…e non osare
avvicinarti faccio da me, mi fai schifo! Mi potresti sporcare!-Il moro si era stufato della scenetta che
gli si stava svolgendo davanti, aveva detto tutto col fiato che aveva in corpo
inveendo contro il ragazzo che non aveva cambiato la sua espressione, stava
ansimando come se avesse percorso la maratona di New York andata e ritorno
senza fermarsi, era stanco e pieno di rabbia…
- Oh Cassie il nostro ospite
non credo sia felice della sua permanenza nella nostra casa, ma lo vorrei
distogliere dal pensare di scappare perché non ce la farebbe ormai mi
appartiene e ho suggellato il suo potere per prevenire! Comunque ragazzino fa
come vuoi, io non insisto, una scocciatura di meno! Ma sappi una cosa: come
sono impuro e sporco io, lo sei anche tu e lo dimostrano chiaramente le macchie
sulle tue ali, se impuro quanto me, perciò prima di giudicare gli altri non è
sempre meglio guardarsi bene dentro?? Sei un immaturo!-gli disse tutto con nota sdegnata e con
occhi di ghiaccio e più taglienti di una lama affilata, si era seduto sulla
poltrona sulla quale aveva dormito la notte precedente e si era messo a
squadrarlo.
- Maschi tzé! Fate
pena tutti e due e mi sa tanto che qua la mocciosa non sono io ‘sti cretini!!!-
La giovane era uscita dalla stanza sbattendo la porta alle sue spalle, non le
importava nulla. “ che risolvano tutto da soli quei due, nonostante siano più
grandi di me sono solo idioti! Aaargh!!”. Nessuno si era preoccupata della
ragazzina nervosa bensì il contrario si vedeva lontano un miglio che entrambi
erano due egocentrici di prima categoria, il biondo osservava Nemrod che
impossibilitato cercava di togliersi le bende, ma non riusciva a manovrare le
mani a suo piacimento ferito com’era e qualunque movimento facesse gli
provocavano una smorfia di dolore. L’essere umano seduto di fronte a lui si
stava prendendo veramente gioco di lui, forse aveva previsto una situazione simile
e non aveva saputo sottrarsi dal divertimento, comunque sia la notte prima
aveva fatto una fasciatura talmente tanto perfetta che non riusciva a capire
dove era l’inizio e la fine per poter sfilare le strisce facilmente, il moro
sapeva perfettamente di aver bisogno di aiuto ma non si sarebbe di certo
abbassato al suo livello, ma Talasiel intuendo il suo aver bisogno d’aiuto gli
disse con voce saccente:
- Non ce la fai
vero?-
- Non ho bisogno
del TUO aiuto!-gli disse con un
ringhio che lasciava intendere il suo stato d’animo.
- Rispondi alla mia
domanda: non ce la fai vero?-
Nella stanza era
calato un silenzio di tomba, non avrebbe mai risposto a quella domanda neanche
se l’avessero torturato, non avrebbe pronunciato la sua sconfitta ma soprattutto
non avrebbe mai messo il suo orgoglio sotto le scarpe, nella sua mente si stava
svolgendo una battaglia silenziosa, non sapeva che fare era ovvio in qualche
modo per ora l’umano aveva vinto ma sapeva anche che quello non era un uomo
comune.
L’essere senza ali
intuendo lo stato d’animo dell’angelo perduto si era accostato silenziosamente
al letto e aveva accostato la mano per aiutarlo, ma l’aiuto non era di certo
bene accolto, la sua mano era stata schiaffeggiata.
- Ti ho già detto
che non ho bisogno del tuo aiuto!-
- Basta non fare il
bambino!-
- IO non sono un
bambino e non mi sto comportando come tale!-Incurante dei dolori che gli percorrevano le membra si era gettato in
avanti col pugno proteso verso l’altro pronto a centrarlo in pieno volto, tuttavia
il biondo nonostante il tentativo inaspettato del ragazzo ferito, l’aveva
scartato con un minimo sforzo ed era riuscito a bloccare quella manovra troppo
debole sfruttando quella ridotta velocità facendolo sdraiare prono e
sistemandosi velocemente a cavalcioni sulla sopra la sua schiena. Sapeva che
così aggravava la situazione ma gli era venuto l’istinto di domare quello
stupido ribelle, aveva ceduto all’istinto anziché ragionare,era una cosa che non gli capitava mai, ma
quella era diventata un cosa insostenibile. Continuava a restare così flesso
aspettando che il ragazzino la finisse di agitarsi, cercando di calmare quello
spirito ostinato, cosa che non finì tanto presto, ormai stufo di quel repentino
movimento sotto di lui aveva avvicinato le labbra all’orecchio del moro
dicendogli con voce calma e bassa:
- Sta buono! Ora ti
lascio andare, sta calmo…ti voglio solo aiutare, non voglio farti del male!-.
Un brivido aveva
percorso l’altro da capo a piedi, poi nonostante la sua mente fosse contraria
aveva lasciato andare il corpo ad un abbandono, quasi sospetto, sul materasso
mentre si era voltato leggermente osservando l’altro che si riportava su. I
loro occhi si erano incontrati scatenando numerose emozioni in entrambi, il biondo
aveva concentrato il suo sguardo prima sul corpo del ribelle che con il tremito
che gli aveva provocato, gli aveva fatto emergere i pensieri più carnali che la
sua mente avesse mai pensato, eppure cercando il suo sguardo era chiaro che si leggeva
il segno dell’amarezza, la sua sconfitta era stata scritta in quel momento.
E’ un capitolo un po’ corto lo ammetto ma con
il poco tempo che ho a disposizione non ho potuto fare di meglio, mi spiace
avrei voluto, ma il tempo a disposizione era troppo poco..e poi con una sorella
impicciona che vuole sempre sapere che faccio al computer.. -___-“ ufuf…e vabbè… bene bene, vi lascio
leggere questo mini capitolo che deve andare a pedinare una persona… bwahahahah
scherzo, devo andare in libreria per ordinare la lista dei libri, se non lo
faccio ora non andrò mai più!!!
Volooooooo
Commentate e dite…
Baci Suzaku
Darkness s Angels:
Capitolo 4:
L’ egemone
In una dimensione
diversa dalla nostra, un palazzo si stagliava al centro di una pianura
dominando l’intero paesaggio. Era costruito con uno strano materiale nero tanto
lucido da sembrare cristallo, quella materia era talmente bella allo sguardo da
incantare chiunque si trovasse in prossimità del castello celando lo stato
d’ansia che percorreva le loro membra.
L’edificio metteva
in soggezione chi lo guardava, pareva quasi che stregasse l’animo dei
visitatori, emanava una strana aura capace di renderti succube di quel potere
tentatore.
Constatava di
cinque torri, che andavano a formare gli apici di un perfetto pentagono, con
incastonato lo stemma di quella casata, un imponente leone bruno con le enormi
fauci aperte sotto uno sfondo dorato che percorreva sinuoso tutta la lunghezza
di quelle alte vette.
I muri della
fortezza si presentavano finemente lavorati e rifiniti, con un tema per
ciascuno dei cinque lati andando a rappresentare vari scenari di tortura,
morte, guerre, di ribellione ed infine un vasta raffigurazione del mondo
divino, con tanto di angeli, virtù ed una piccola visione dei gradi e delle
scale gerarchiche di quel mondo che non avevano nulla a che fare col paradiso
che tutti conosciamo, regnava la sottomissione degli angeli di classe
inferiore, il caos,gli esseri
appartenenti al ceto sociale più basso venivano seviziati nell’anima e nel
corpo mostrando una realtà immaginaria per gli occhi degli innocenti che osavano
posare lo sguardo su quelle mura. Certo trovare innocenti in quel posto era
come andare a cercare l’acqua nel deserto ma anche lì se ne trovavano, pochi ma
c’erano.
Un grosso e
imponente portone ambrato si incastrava perfettamente in quella materia tetra
facendone risaltare la solidità e la potenza di quella gemma incastonata in
quella massa oscura. Il portale come le mura che lo circondavano era curato con
acutezza nei piccoli particolari andando a rimarcare, la discesa in quel mondo
da parte di Lucifero seguito dai suoi fedeli, tra i quali si esponeva
maggiormente la figura di un bellissimo uomo dai capelli lunghi con una spada
in mano, talmente bello e dannato da non sembrare reale.
All’esterno si
diffondeva e circondava il palazzo una fitta vegetazione scura e tenebrosa
anch’essa. Pareva essere entrati nel mondo delle tenebre, o forse si era
veramente all’inferno, tutto in quel luogo era tetro; tra le fronde e le foglie
il vento correva impavido e gelido e come arrivava portava con se le urla di terrore
che erano parte di esso da sempre. Urla di terrore, di tristezza, di
solitudine, di sofferenza, tutto racchiuso in un piccolo soffio di vento.
Due persone
incappucciate stavano al centro della foresta scambiandosi parole
incomprensibili come una sorta di lenta litania. Confabulavano tra loro intenti
fino a quando il più alto dei due si era prostrato a terra all’ingresso di un
terzo individuo ambiguo.
Portava lunghi
capelli scuri sistemati e acconciati con vari fermagli che avevano il compito
di fermare alcune ciocche mentre gli altri capelli troppo lunghi erano rimasti
sciolti, tra di essi spiccavano maggiormente alcune ciocche bianche che
risaltavano su quella massa bruna. Il volto dell’individuo era perlopiù
nascosto, o almeno lo erano gli occhi e il naso, mentre la bocca bella e
sensuale, sicuramente appartenente ad un uomo, si era aperta mostrando i denti
perfetti e bianchissimi. Possedeva un bel corpo statuario, con gambe toniche
che venivano facilmente fasciate ed evidenziate da pantaloni neri, mentre il
petto era coperto con una pesante stoffa stretta e bianca che andava ad
accorciarsi sul davanti ed ad allungarsi sulla parte posteriore.
- Beltis puoi alzarti! Dimmi
sai per caso dov’è?-la figura che si
era chinata sentendosi chiamare si era alzata all’istante subito dopo aver
ricevuto l’ordine.
- No Signore, non
abbiamo ancora scoperto nulla, il principe è scomparso!-
- Non dire
sciocchezze, nulla è veramente scomparso tutto poi viene ritrovato-
- Ma Egemone, il signorino
è sparito dalla sua stanza la notte scorsa proprio davanti ai suoi occhi,
abbiamo mandato degli emissari per tutta la nostra area alla ricerca del
ragazzo!-
- Esigo più
rispetto quando si parla di lui!!-gli
disse con una voce incrinata, mutando il suo tono prima da caldo e sensuale a
quello acido e irato.
- Mi scusi Signore!
Non volevo offendere né lei né il principe!-
- Tranquillo
Beltis, se sei tu a farmi questo screzio non c’è problema, non oserei mai
rovinare il tuo bel viso, la tua bellezza!!-il suo tono di voce era tornato quello assunto prima di quell’offesa, e
la sua bocca si era aperta ora in un sorriso sensuale.
- Ma su, continua
caro Beltis!-
- Signore, il
principe non è scappato e non si è rifugiato nella nostra area! Questo è tutto!-
- Come fate, come
cavolo fate? Perché non riuscite a trovarlo? Lo voglio, lui è mio, mi
appartiene!! Andate a cercarlo nelle altre aree, non m’importa… a costo di
dichiarare guerra, lo voglio…mi appartiene per diritto. Ma prima di tutto
andate a cercarlo dal Signore delle Tenebre, può essere andato solo lì
quell’ingrato! Gli infliggerò una di quelle punizioni che ricorderà per
sempre..non può sfuggirmi a lungo, lo ritroverò!- disse con un tono aspro, e
nello stesso momento due ali completamente nere gli erano spuntate dalla stoffa
bianca emanando un’aura fosca che si era diffusa in tutta la foresta e nei
restanti territori lì accanto.
- Ma signore, se
gli applicherete una delle vostre migliori punizioni, di certo rovinerete la
sua bellezza, il candore della sua pelle, la sua morbidezza!-La terza figura si era intromessa nel
discorso, facendo le allusioni con la tonalità più patetica e mielosa che
potesse assumere la suavoce nasale.
- Hai ragione, ma
lo dovrò punire ugualmente!-
- Tutto a tempo
debito mio Signore! Tutto al suo tempo!-gli disse con un sorriso che lasciava molto a desiderare.
- Beltis esigo che
una volta scovato quell’ingrato, lo prenda e che lo porti al mio cospetto,
anche contro la sua volontà! E’ un ordine!-
- Si mio signore,
sarà fatto! Andrò personalmente dal Signore delle Tenebre e gli chiederò sue
notizie!-
- Bene ora puoi
congedarti!-
- Si Signore!- gli
disse con un inchino un po’ esagerato ed era partito di corsa tra gli alberi.
- E bravo il mio
Beltis, è sempre così obbediente, mi rammaricherebbe doverlo uccidere!-
- Egemone sono
sicuro di una cosa, quel ragazzo non la tradirebbe mai, non si sognerebbe di
farlo!-
- E molto meglio
per lui che non lo faccia!! A meno che non voglia che gli sia riservato lo stesso
trattamento per il mio carissimo fuggitivo, ho in mente dei giochino
interessanti…!- disse nel frattempo che un ennesimo sorriso compariva su quel
viso bianco.
Capitolo 5 *** il destino?!?...ovvio te lo crei! ***
Darkness s Angels:
Questo chappy è
nato da una serie di circostanze di assoluta depressione emotiva, ero super
depressa ma ora non ricordo bene il perché…il fatto è che per vostra sfortuna
in qualsiasi situazione mentale io mi trovi continuo a scrivere, ma che ci
posso fare, prendetevela piuttosto con la mia parte REM, è colpa sua se
continuo a scrivere, a dire la verità non so nemmeno quando arriverà la parte
yaoi e non so nemmeno come contunderà ad evolversi la storia, per ora sono
riuscita a scrivere sino al capitolo 1oe non so proprio come continuare ciò il blocco anche se continuo ad
avere numerose idee per iniziare a scrivere altre story (ma non per saperle
finire come sempre che SoB :X ) arrivati a questo punto di inutile scrittura vi
lascio al 5 capitolo.
Bacioni Suzaku :*
Darkness s Angels:
Capitolo 5:
Il destino?!?… Ovvio te lo crei!!!
I giorni passavano
velocemente e le condizioni di salute dell’angelo andavano via via migliorando,
ora si alzava dal letto, camminava, mangiava ma soprattutto adesso il suo
tempo, che prima veniva utilizzato per elaborare strategie di guerra e di
difesa, veniva usato per progettare, si, progettava il modo migliore per farla
pagare a quello stupido e inetto umano che gli aveva fatto passare le pene più
atroci, l’inferno a confronto era una sciocchezzuola. Il suo orgoglio ormai era
andato in pezzi, in quello stato mentale di totale caos non riusciva a
richiamare la sua forza astrale e quando era sul punto di farcela, le energie
svanivano forse frutto di qualche maleficio imposto da Talasiel. A questo punto
era ridotto ad uno straccio e per di più doveva “vivere” sotto lo stesso tetto
di quel “ rovina vite”.
Naturalmente aveva
mantenuto e curato quel suo aspetto ribelle, la sua immagine trasandata non
veniva mai trascurata e poi adesso si stava facendo una complice: quella
pazzoide de Cassandra, in fondo si trovava bene e andava d’accordo con quella
furia umana. Passavano le giornate ridendo, scherzato e soprattutto si
divertivano a provocare le urla disumane di quel povero martire del biondo che
doveva sopportarli ventiquattro ore su ventiquattro. Cassie lo faceva per il
semplice gusto di scocciare il fratello che si stava dannando mentre il moro lo
faceva per fargliscontare una minima
ma proprio minima parte della sua lunga e pesante pena, quale vendetta
migliore, in mancanza di altre possibilità, se non provocargli una crisi
isterica e affettiva??
Si, ci aveva
pensato bene, perché non “rapire” l’affetto morboso della sua cara e tanto
amata sorellina?!?!? Si era un’idea geniale, peccato che il povero scemo si era
fatto coinvolgere troppo da quella sciagurata donnina dai capelli di cannella,
si, doveva ammetterlo, dentro sentiva di volerle bene e poi gli riportava alla
mente il suo passato, quando riusciva ad aprire la sua mente e il suo cuore
solo con lei.
Quel giorno si
trovavano entrambi nella camera di Cassie e mentre ascoltavano un cd dei Muse,
la ragazza dava sfogo alle sue doti canore. La biondina amava cantare e
possedeva una bella voce che non si adattava per niente all’atmosfera
apocalittica di quella stanza che sembrava un vero macello. Gli abiti erano
sparsi sul pavimento che ormai non si vedeva più ricoperto da quello spesso
strato di indumenti, sotto quel cumulo ci sarebbe potuto essere pure un
cadavere e nessuno si sarebbe accorto di nulla… sembrava una vera e propria
terza guerra mondiale.
Nemrod incurante di
tutto quel trambusto a cui aveva fatto l’abitudine, si era seduto sul “suo”
cumulo di roba, dove si appostava solitamente, ormai era diventata la sua tana.
Si era lasciato sprofondare a gambe incrociate e osservava con una faccia da
ebete la ragazza che parlava come una macchinetta e saltellava qua e là e si
agitava alla follia, era una vero e proprio ciclone.
Con una resistenza
incredibile l’angelo era riuscito a capire quel torrente di parole che si
camuffavano la musica troppo alta, si era dovuto abituare per forza a dover
decifrare la lingua parlata dall’adolescente, se solo dovesse capitare che
fosse costretta a ripetere la stessa frase per tre volte erano guai, si
inalberava come una iena e in quelle condizioni faceva paura persino ad un tipo
come lui; quegli occhi sempre limpidi come il cielo si oscuravano e lanciavano
fuoco e fiamme a tutti nessuno escluso, il ragazzo aveva sussultato ripensando
alla prima volta che gli era capitato di vedere la biondina cambiare umore
tutto d’un tratto, era diventata una belva e se n’era andata arrabbiata,
scalciando e biascicando a bassa voce in più lingue gli scongiuri più osceni,
aveva trattato male anche suo fratello, al quale di solito si rivolgeva con
riguardo e attenzioni di una donnina di casa tutto fare, fino a quando un’ora
dopo era tornata felice come prima inondandolo di parole e abbracci affettuosi.
- Che hai?-le chiese lei vedendolo così pensieroso e
muto de sembrare quasi una statua di bronzo.
- Sai che quando
sei serio diventi straordinariamente sexy???lo sai, lo sai, lo sai?? Eheh…
Ops!! Ma che ti ho detto?!?!?!? Oddio, oddio, oddio e ora come faccio?-come al solito si complicava la vita da sola
senza aver bisogno dell’aiuto di nessuno, ma se non si comportava in quel modo
così solare e imbranato non sarebbe stata di certo la solita Cassandra, meglio
conosciuta come la Casinista Di Turno, continuava ad agitarsi continuamente per
quelle che parole che non avrebbero mai messo in imbarazzo l’angelo dannato ma
che gli fecero spuntare un grosso gocciolone sopra il capo, avrebbe pagato
qualunque prezzo, e avrebbe donato tutto il possibile per bloccarla per cinque
secondi e farle riprendere un po’ di quel fiato perso a dimenarsi.
- Senti Nem, posso
chiamarti così vero? È così carino come nome, si d’ora in poi ti chiamerò Nem-
- Beh, ecco…-
- Cos’è non ti
piace?-gli chiese con gli occhi da
cane bastonato pronti al pianto.
- Bah…ok!!-Aveva rinunciato ancora un’altra volta a
vedere soffrire una così anima allegra, non era capace di ferirla, si, si era
proprio affezionato in modo irreversibile verso quella ragazza che gli dimostrava
la tenerezza di una cucciolo.
- Vai parla-
- Senti Nem…-
- Cassie con me
puoi parlare liberamente non c’è bisogno che ti faccia scrupoli!-
- Non ti senti mai
solo?-gli disse diventando
incredibilmente seria, ma la cosa ancor più strana è che si era fermata di
fronte a lui.
- Perché questa
domanda? E poi…non penso proprio con te che mi tieni compagnia!!!-Non capiva il perché di quella domanda a
volte era così strana quella ragazza, alternavamomenti di tremenda euforia a momenti di estrema tensione e
serenità.
- Ti vedo triste,
molto triste…sai avrei voluto che il nostro incontro si fosse tenuto in ben
altre circostanze, senza questo conflitto interno tra te e mio fratello-
- Mi vedi
triste!!-Gli disse mentre un senso di
amarezza lo permeava tutto il corpo e non solo.
- Si, sei triste
anche se cerchi di nasconderlo, stai male, te lo si legge nell’anima e questo
fa star male pur a me!!!-
- Me lo leggi
nell’anima, io un’anima non dovrei averla, ma ce l’ho, dannata ma ce l’ho!-
- Perché stai male?
Tu non c’entri nulla, non puoi cambiare le cose, tu non c’entri!- Aveva cercato
di distogliersi dal pensiero la sua anima sporca e aveva continuato a parlare.
- Eallora chi c’entra? Mio fratello?-
- Si, proprio lui!-
- No, non c’entra
nulla, è proprio sul mio stesso piano!-
- Ah si? Lui non
c’entra??? E allora di chi sarebbe la colpa se non sua? Eh?! E’ stato lui, lui
mi ha strappato al posto in cui mi ero fatto una vita! E’ colpa sua… sua
soltanto se mi ritrovo in questa situazione! Ora mi staranno cercando! Mi
uccideranno! E per cosa? Per colpa di tuo fratello! Tzé!-
- Chi vuole
ucciderti!?-Aveva pronunciato quella
domanda con una nota di disperazione nella voce, di certo non sapeva e non immagina
che in ballo stava la vita dell’angelo.
- Non mi ucciderà
nessuno!-Quella frase sembrava così
campata per aria, cercava di auto convincersi per la sua sorte, si doveva
pensare in positivo sennò il suo spirito sarebbe morto all’istante.
- Ti prego Nemrod
parla…-
- Sta tranquilla,
non mi succederà nulla te lo prometto!-
- Ti prego…-
- Tranquilla,
comunque la colpa è di tuo fratello, sua soltanto!-
- Se te l’avesse
chiesto con le buone, tu saresti mai venuto qui sul mondo terrestre?-
- Certo che no!-
- Vedi hai risposto
alla tua domanda! Mio fratello sapeva ciò che avresti detto! Nessuno con un
senso della ragione attivo avrebbe lasciato il posto che ama per una semplice
richiesta fatta da uno sconosciuto, io compresa, ma tutti siamo costretti a
fare cose che non vogliamo!!! Ora ti conviene guardare avanti, non girarti
indietro, ormai ci diamo dentro fino al collo, non puoi guardare al passato… E’
ovvio il passato non si può cambiare o dimenticare, è ciò che ha costruito ciò
che sei, è una parte della tua vita, però ora guarda al presente…-
- Vivi al presente
eh! E cosa dovrei fare io? Farmi trascinare in una vita che non è mia…-
- Magari questa
situazione potrebbe fruttare a tuo vantaggio…-
- A mio vantaggio
dici? Abbandonarmi ad un destino scelto da qualcun altro! Mai, non l’accetto!-
- Ricordati che il
destino e lo creiamo noi, ora dipende da te e in qualsiasi situazione tu ti
trova se tu a decidere!-
- Che vuol dire
dipende da te? Se non posso fare le MIE scelte? Non posso tornare nel mio mondo
perché mi ha messo quegli stupidi sigilli, me l’ha detto lui stesso…sono
costretto a sentire la voce dei miei fratelli che mi chiamano, che mi
rivogliono tra loro!-
- Tuoi fratelli?!?
Sei sicuro che quelli siano i tuoi veri fratelli?-
- …-
- Nem, io ti prego
da amica…io voglio soltanto il bene per te, non potrei non volertene… ti ho
sempre voluto bene…-
- Eh?-
- No niente, lascia
perdere!…-
- Che vuol dire
quel “ ti ho sempre voluto bene”?-
- Ora non posso,
diamo tempo al tempo!-
- Checcavolo
significa? Proprio non ti capisco, prima dici che sei mia amica e poi te ne
esci con una frase tratta da un film? CHE CAVOLO SIGNIFICA? Tutto..tutto
questo!!!!?…sono in compagnia di persone che risvegliano in me i fantasmi del
passato!! Non ci capisco più nulla, nessuno mi dà spiegazioni…perché sono qui?
Perché?-disse venendo investito da un
attacco di rabbia, e chi non lo avrebbe avuto? Si trovava in un posto
sconosciuto, con gente che non aveva mai visto che gli ricordavano il suo
passato. Si era alzato in piedi con uno scatto fulmineo tenendo i pugni stretti
come se volesse pestare qualcuno da un momento all’altro e di certo la traccia
che passava ora lo stereo non aiutava, era Hysteria, il cantante dava i tocchi
con la chitarra elettrica in modo sublime da far impazzire chiunque ascoltasse
quella canzone. Ora il moro doveva cercare un modo per liberarsi da quella
tensione che l’aveva colpito, ma un abbraccio improvviso l’aveva preso alla
sprovvista, un solo abbraccio e la calma aveva predominato sui suoi istinti
violenti, non si sentiva così bene da quando era stato costretto a lasciare il
paradiso per seguire Lucifero. Si era lasciato cullare da quel gesto antico e
si era lasciato trascinare dalla coscienza della ragazza all’interno dei suoi
sentimenti.
- Calmo, neanche a
me è dato saperlo, neanche Talasiel sa …non prendetela, siamo come pedine…-
- E il discorso sul
destino?- Gli chiese non capendo se fosse veramente la sua voce quella che gli
era sfuggita dalle labbra come un sussurro o se qualche diavolo si fosse
impossessato di lui.
- Quello??! Siamo
delle pedine capaci di proseguire e crearsi un destino, anche se qualcuno ci ha
condotto su questa vita…alla fine siamo NOI a dover giocare la partita come in
una grande scacchiera, pensa che poi tutto finirà come in un gioco!!-
- Mmh!-
- E ora… SU BASTA
CON QUESTO MUSO! LO SAI CHE TI VERRANNO LE RUGHE DI ESPRESSIONE? Suuuuuuuu un
bel sorriso sennò non riuscirai ad accalappiare nessuno…Mwahahahahahahah!!!-
gli disse all’improvviso con una carica del tutto inaspettata dal ragazzo che
di colpo aveva ricevuto uno spintone ed era rimasto sbalordito dall’attacco si
euforia acuta.
- Ma sei pazza?
Mpft..bwahahahahahahah!!! XD- Esclamò il ragazzo lasciatosi soprafare dalla
voglia di ridergli in faccia lasciando la biondina un po’ perplessa.
- Ora andiamo,
dobbiamo prendere una decisione!!-Gli
disse prendendogli un braccio e trasportandolo per tutta la casa.
Alur, comincio con il
mio stupido monologo!! E si sa, quando non si ha voglia di andare a scuola si
sfornano tante di quelle cavolate che anche il mio Ego non sapeva di pensare!! XD.
Comunque questo
capitolo l’ho scritto di getto in risposta a “il destino?!?…ovvio te lo crei!”,
la mia duplice personalità ha fatto sì che cervello emano trovassero ancora una
volta un attimo di tregua, sinceramente non voglio lasciare incompleta questa
storia, sarebbe come proseguire una lunga serie di cose che ho cominciato senza
poi continuarle, le ho lasciate incomplete. No questa sorte non deve colpire
pure Lei, bellina Lei!!! Lascio il mio cervello a crogiolarsi tra i suoi
pucciosamenti e lascio il lavoro a mano, in questo capitolo la storia prosegue
da dove l’avevo lasciata tempo fa, sempre sulla terra e verso la fine qualche
meccanismo si comincia a muovere per far avere un senso alla storia che sembra
ferma sempre sullo stesso punto, e di questo mi scuso ma volevo far capire lo
stato d’animo dei personaggi e volevo farli vivere alla giornata, ma capisco
che così le cose restano arenate perciò, ChangeMent, Bwahahahah ho partorito
una new word..
Dai vi lascio alla
lettura. J
Baci Suzaku.
Darkness s Angels:
Capitolo 6:
Riunione Familiare
Talasiel osservava
pensieroso la scena che gli si era presentata sotto gli occhi, seduto sulla
poltrona di pelle la situazione che si era creata nel lussuoso salotto con
Cassandra che arrivava saltellando qua e là mentre trascinava quello sfigato di
Nemrod che era stato preso alla sprovvista, si era dato una pacca sulla fronte
nel frattempo che miliardi di pensieri gli affioravano nella mente, quello più
insistente era perché gli era venuta la brillante idea di appioppare l’angelo
alla sorella, che ormai lo stava rendendo un suo simile, gli stava corrompendo
quel poco cervello che gli era rimasto in capo. Restava immobile, perplesso non
sapendo come prendere in mano la situazione, cosa che da un po’ di tempo a
questa parte dall’arrivo dell’essere alato in quella casa. Lo stavano
opprimendo con i loro scherzi e i loro agguati, di certo sua sorella non lo
faceva per cattiveria ma quell’altro lo stava facendo dannare, ci voleva
qualcosa per bloccarli lo stavano facendo disperare, seguire Cassie non era
molto pesante ma quando ad un animale gli se ne aggiunge un altro ben peggiore
dell’altro le cose si mettono male.
- Beh si può sapere
perché mi hai fatto venire qui? Avevo altro da fare!!!- aveva detto il biondo
rivolto alla ragazzine che nel frattempo si era accomodata con il moro sul
divano che stava di fronte ad un tavolino con la superficie di vetro.
- Non rivolgerti a
lei in quel modo, spaventapasseri!-
- Vuoi morire ora
moccioso?-
- Non chiamarmi
moccioso!-rispose l’altro
incominciando a surriscaldarsi.
- Perché no? Lo
sei!!!-
- Non è…-
- E basta vi state
comportando come bambini!-li aveva
interrotti la ragazzina già stufa di quel piccolo battibecco quotidiano, la
finivano sempre a bisticciare non sapevano affrontare una discussione senza
insultarsi a vicenda, poi la finivano con Talasiel che perdeva la pazienza e
Nemrod che passava alle mani.
- Chiudi il becco
tu!!!-Avevano sbottato in simultanea i
due ragazzi mentre continuavano a scannarsi in modo cagnesco, ma non si erano
affatto accorti della reazione che avevano scatenato nella biondina tanto erano
presi dalle loro ingiurie. Un’aura minacciosa aveva avvolto Cassandra e
cominciava ad espandersi anche nell’ambiente circostante, intanto che i suoi
occhi si riducevano a due fessure cupe e capaci di ardere se solo avessero
potuto. Trattarla in quel modo così volgare e poco adatto era l’ultima cosa che
quei due avessero potuto fare, ma soprattutto la cosa che la disturbava maggiormente
era che i due in questione avevano la propria intelligenza sotto le scarpe di
certo non si sarebbe mai fatta mettere i piedi in testa da organismi simili.
Ora la miccia e la bomba stava per scoppiare, era piena di rabbia fino a quando
non aveva sbottato con violenza:
- Sentite voi
scimmie senza peli (?)… come diavolo osate trattare me in questo modo poco
nobile? Che fine ha fatto la cavalleria d’un tempo eh?… ma dove sono finita
maledizione…non siamo una scolaresca allo zoo… un po’ di rispetto per Dio!-.
Dalla forza con la
quale aveva inveito, Nemrod che precedentemente aveva preso per il colletto la
camicia di Talasiel era finito sopra a questo mentre tremava come una foglia.
- Che cavolo c’entra
ora la cavalleria?- Aveva risposto il biondo con la voce ancora leggermente
irritata.
- Zitto idiota, non
farla arrabbiare di più…quella pazza ci ammazza, ma che cavolo ho fatto di male
io per meritarmi questo?? BooHooooo….!!!-disse mentre si aggrappava sempre più forte al collo del biondo e
cercava riparo sotto le braccia di questo da quella furia omicida, formulando
solo in un secondo momento ciò che stava facendo… la realtà l’aveva investito
come se fosse stato un gatto a contatto con l’acqua gelata, era balzato in
piedi con uno scatto repentino puntando il dito contro il ragazzo seduto e
iniziando a sbraitare come un forsennato:
- Tu Maledetto
Umano Cosa Cavolo Mi Hai Fatto!!!!!!???-
- Eh!?!? Ma hai
fatto tutto tu…scemo!-gli disse il
biondo preso alla sprovvista.
- Non chiamarmi
scemo!!-
- Lo sei!!! E con
questa frase lo dimostri maggiormente!!!-
- E Basta Ora Mi
Sono Rotta Sul Serio!!!- e mentre parlava si era sporta sul tavolino per
inquadrare bene i due.
- Bene Ragazzi…-
continuò – o Mi Ascoltate Con Le Buone O sarò Costretta Ad Usare Le Cattive
Maniere!- Un silenzio di tomba aveva avvolto il salotto sfarzoso. Di solito il
ragazzo dai capelli dorati non si faceva mai mettere i piedi in testa da sua
sorella, si sarebbe troppo montata e sarebbe andata su di giri, ma questa volta
vedeva nel suo sguardo una “giusta” causa e non aveva saputo oltraggiare quella
ragazzina con qualche battuta riguardo la sua età per poi congedarsi, era
rimasto seduto sulla poltrona di pelle ad osservarla incapace di distogliere lo
sguardo, forse la furbetta stava utilizzando i suoi poteri, non lo sapeva ma
non sentiva nessuna massa energetica provenire dal suo giovane corpo.
- Ok Ragazzi, così
andiamo d’accordo! Ora possiamo iniziare!-
- Iniziare
cosa?-aveva chiesto Nemrod allarmato
dal sorriso sornione che si era dipinto sul viso di quella donna-bambina.
- Ma Ovvio…La
Riunione Familiare Extra!!!-
-
Coooooooosaaa????- i due ragazzi si erano sporti sul tavolino di legno per
incontrarsi a una spanna dalla faccia della biondina.
- Si la riunione
familiare, dobbiamo trovare una sistemazione per Nem!!-
- Come ti ha
chiamato? O__o?-
- Lascia perdere!
-____-“!!!!-
- Ma scusa,
sistemazione per cosa?- Talasiel non riusciva capire, che sistemazione? Magari
gli avrebbe fatto prendere i bagagli e messo fuori in giardino a fare la
guardia, si, era un’idea interessante che gli aveva fatto comparire un sorriso
ambiguo sulle sue labbra rosate… o forse l’avrebbero schiavizzato a dovere,
come Cenerentola! Si, era un’idea geniale pure quella, così il ragazzo sarebbe
stato impegnato, sua sorella sarebbe rimasta con lui e il biondo avrebbe avuto
la pace desiderata da tanti giorni.
Ma che diavolo
stava pensando??? Si era lasciato trasportare dalla fantasia come da un po’ di
tempo a questa parte, precisamente da quando aveva fatto il suo ingresso nella
villa quel ragazzino che in fondo in fondo gli piaceva.
Quel giorno la sua
giornata era andata più che bene, non aveva trovato in giro quei due pazzi
furiosi che gli stavano tra i piedi giorno e notte e aveva potuto fare i suoi
esercizi con tranquillità, dedicarsi un po’ alle cose che più gli
interessavano… successivamente l’aveva colpito una sensazione di avvertimento,
il so sesto senso non falliva mai ed ecco che aveva sentito la mente di sua
sorella che lo chiamava in salotto…ed ora si ritrovava tra le sue grinfie e in
balia di una riunione familiare per garantire una buona sistemazione al nuovo
venuto.
- Una sistemazione
per dormire ovvio!!!- questa era stato per il ragazzo dai capelli color miele
il colpo finale, aveva immaginato qualcosa di simile, ma ora cosa credeva gli
permettesse di dargli una stanza propria così se fosse stato vero l’angelo se
ne sarebbe andato mandando in fumo tutto ciò che il tempo aveva messo da parte
per lui.
- Spero tu stia
scherzando Cassie, non vorrai mandare tutto a rotoli, è impensabile che io
accetti di dargli una camera sua!-
- Scusa perché non
dovresti? Credo che nel profondo ti dia fastidio che io occupi il tuo letto la
notte mentre tu sei costretto ad andartene a dormire sul divano a farmi la
guardia, cosa credi che non mi sia accorto di nulla? Sei tu che ti sei messo in
questa posizione ora assumiti le tue responsabilità!-l’angelo era finalmente introdotto nella discussione tra i due
fratelli.
- Ma non penserai
di certo che ti dia una stanza!!-
- E perché mai non
dovrei pensarlo sua grazia?-
- Perché
scapperesti ovvio!!!-
- Beh non hai
proprio tutti i torti!- Aveva ribattuto il moro pensando ai modo migliori in
cui aveva potuto tagliare la corda.
- Bene allora il
problema è questo, ho capito, beh fratellino io sono una ragazza perciò!!!-
- Ma tu sei pazza,
ti prego non lasciarmi con quello là ti pregooo!!!- continuava ad implorarla
con occhi gonfi di lacrime pronte ad uscire…
- Nem oggi sei
troppo rumoroso! Tala allora?-
- Idea tua te lo
prendi tu!!!-
- Idea geniale, una
volta tanto sono d’accordo con te!!!-
- Tu non
spalleggiarlo, se le cose stanno così… ce la giochiamo ai dadi! Il numero più
alto deve fare spazio in baracca! Nem, tira sarai il primo!!!- L’angelo ormai
aveva preso tra le mani il piccolo oggetto e continuava ad agitarlo
freneticamente.
- Cassie?-
- Si Tala???-
- Dove tenevi il
dado????-
- Ma nel reggiseno
ovvio… ho sempre le mie risorse, immaginavo che avvenisse una situazione
simile!.
-
BleBleBleeeeeeeee- e con un gesto schifato il dado era volato, volteggiava
pericoloso e solo una volta sulla superficie trasparente avrebbe determinato un
cambiamento..ma ecco che era comparso il numero 6, un bel buco nell’acqua,
chiunque avesse fatto il numero più alto avrebbe dovuto ospitare il
disgraziato. La seconda a tirare era la principessa combina guai. Aveva fatto
tre, era talmente esaltata per il risultato ottenuto che aveva cominciato a
festeggiare come una dannata.
- Traditrice Non
Puoi Lasciarmi Con Sguardo Metallizzato!!!-
- Sguardo
Metallizzato!!! Bwahahahahahah… ti si addice proprio fratellino!!!-
- Tzé…ragazzino!!!
Forse potrai stare con la tua amichetta traditrice se vorrai!!!- Aveva tirato
il dado in un modo stizzito, e l’oggetto in questione stava in equilibrio tra
il numero 1 e il 6. Alla ragazzina si era congelato il sangue nelle vene
vedendo il cubetto in quella posizione che avrebbe determinato e cambiato la
vita dei presenti radunati intorno a quel tavolino. Come avrebbe potuto, lei,
una ragazza poter vivere in camera con quell’angelo? Quando si sarebbe dovuta
spogliare l’avrebbe congedato con un “ Nemrod Puoi uscire che mi devo
cambiare?” Si, l’avrebbe potuto fare e se poi lui per qualche cosa sarebbe
rientrato o l’avrebbe spiata??? E comunque si sarebbe potuta spogliare
tranquillamente davanti ai suoi occhi era così stupido e senza istinti….!!!
-____-“. Con un ultimo sforzo si era messa a pregare, ed ecco che era comparso
il numero 6 come se la sua supplica fosse stata accolta.
- Siiiii, Dio
Esisteee!!- Si era messa a ringraziare in tutte le lingue da lei conosciute,
mentre Talasiel sentiva tutto il peso del mondo gravare sulle sue spalle, era
diventato incredibilmente pallido e osservava l’oggetto che gli avrebbe causato
gravi crisi isteriche nei giorni successivi.
- Dai Su
Fratellone, Cosa Vuoi Che Sia, Non Penso Sia Una Cosa Negativa, imparerete a
conoscervi meglio, e poi scusa avete vissuto nella stessa camera da quando è
arrivato qui!!- La ragazzina non riusciva a trattenere quel sentimento di
felicità che l’aveva colpita intanto che cercava di consolare inutilmente il
poveri biondo.
- Su Nem Pure Tu!!!
Prendila in positivo!!-l’angelo in
questione era rimasto sotto shock si era quasi illuso di poter condividere
quella stanza disordinata con la sua amica, continuava ad avere fissa nella
mente l’immagine del dado puntato con la faccia rivolta verso il numero sei,
continuava a tormentarsi pensando a come diavolo avrebbe potuto stare nella
stessa camera con quel ragazzo troppo freddo, la ruota della fortuna per lui
non aveva portato nessun buon risultato. In quel periodo la iella aveva segnato
ogni suo passo, la profezia forse aveva ragione questa era una prigione ma non
già vissuta in passato, era un vero incubo. I suoi pensieri erano stati
interrotti da una pacca sulla spalla, ma non era stata Cassie a dargliela bensì
Talasiel che con voce rassegnata e allo stesso tempo il più distaccato
possibile per mantenere la sua solita faccia aveva cominciato a parlare:
- Senti, puoi
sistemarti in camera, fa ciò che vuoi, l’importante è che lo faccia in
silenzio!-
- Uhm uhm!!-la risposta dell’angelo erano state solo due
sillabe ripetute una dietro l’altra, era diventato stranamente docile, quasi
carino non aveva reagito nonostante il biondo gli avesse “schiaffeggiato” la
spalla.
- Ehi ragazzino,
un’ultima cosa… aiutami a portare il letto!-
- …-
- Senti Nem…dai vai
avanti con la vita… sappi che ora potrai fare un sacco di cose…peresempio: pss pss pss pss pss pss…-la biondina si era messa ad architettare
tutto con effetto in modo da lasciare prima sul ragazzo un’espressione
stupefatta che successivamente era sostituita da una estremamente solare.
- Scusa Talasiel…
hai detto che posso fare tutto ciò che voglio ma in silenzio
giusto???-aveva cercato di calibrare
il tono della voce, non riuscendo però a far trasparire quel suo essere
stranamente contento.
- Si…perché?-
- Perfetto…
Cassandruccia Caraaaaaaaaaaaaaaa… a lavoro, il capo ci ha dato il suo
permesso!!!!-
- OK!!!- la
risposta era arrivata da un angolo della casa ed era parsa molto felice e
soddisfatta, di sicuro i due stavano progettando qualcosa contro il povero
ragazzo dai capelli color miele, il che gli aveva fatto venire uno strano
presentimento.
- Permesso per
cosa?-
- Beh tu mi hai
dato l’ok per il via ai lavori con quel si, perciò ora subirai tutto, ovviamente
in silenzio come hai richiesto tu caro compagno di stanza!!!- l’aveva detto con
una sorta di nota sadica nel tono di voce che faceva intendere tutto e anche di
più…avrebbero “ammazzato” il suo bellissimo spazio notturno.
Dopo ore e ore di
prove e cambiamenti vari, la stanza era stata finalmente sistemata. Come
Talasiel aveva previsto la sua impronta più o meno pacifica e più o meno
complessa era stata mutata, e avevano dato vita ad uno spazio “macabro e
sensuale”. Ovviamente come il ragazzo aveva previsto era stato costretto ad
aiutare quei due sennò non ne cavavano piede in una sola settimana. Il nuovo
“coinquilino” aveva imposto la sua arte attentamente studiata nei piccoli
particolari, aveva ricercato quell’orma che lo caratterizzava il più possibile
ed era talmente impegnato nel suo lavoro che aveva destato gli sguardi stupiti
e compiaciuti dei due sottoposti che l’avevano aiutato in quell’ardua impresa.
La camera era stata più o meno rivoluzionata dal ribelle che aveva mantenuto i
mobili, le lenzuola nere del letto a baldacchino dove sarebbe ritornato a
riposare Talasiel e i quadri appesi alle pareti, quegli oggetti lo avevano
impressionato talmente tanto che era pazzo di loro, completamente innamorato di
quella forma di arte, che sembravano tanto reali, le immagini al loro interno
prendevano vita, gli ricordavano ciò che era stato in passato prima di essere
stato cacciato dal paradiso per un’ingiusta causa fonte solo di gelosia.
Nonostante tutto i
ragazzi si erano divertiti molto passando tutto il pomeriggio insieme per fare
compere e per cambiare quello stile così troppo “semplice” per un tipo come
Nemrod, non avevano passato la serata in eterno conflitto, la cosa che faceva
più rallegrare Cassie erano gli sguardi complici del suo amato fratello con
quello del nuovo amico, era come se avessero trovato la sintonizzazione giusta
per potersi conoscere e accettare, insieme ridevano, cosa abbastanza strana per
il biondo che la maggior parte delle volte preferiva non esternare le proprie
emozioni come gli avevano insegnato in passato, mentre ora le manifestava al
mondo che lo circondava e tutto grazie all’arrivo di quel ragazzino che
all’inizio l’aveva fatto dannare, la biondina sapeva che nel profondo quei due
avrebbero partecipato inconsciamente l’uno della vita dell’altro, era venuta al
corrente di questo non perché aveva sondato nel loro animo o nel futuro ma lo
aveva capita dai loro occhi, si avrebbero convissuto serenamente, gli asti si
stavano spegnendo e stavano nascendo le prime pure amicizie.
Una messaggio che i
loro animi stavano cambiando all’unisonoera stata la prima reazione del biondo che aveva declinato gentilmente
la proposta dell’angelo che avrebbe desiderato di poter dipingere su quelle
pareti argentate e nonostante la risposta negativa il ragazzo non si era offeso
o aveva cominciato a macchinare il modo più esaltante per farsi dare una
risposta positiva, anzi al contrario aveva accolto la risposta con serenità
lasciando una Cassie sbalordita dallo strano cambiamento dei due ragazzi.
La giornata era
passata nel migliori dei modi ma qualcosa stava progettando di rompere quella
pace più o meno ritrovata.
Un rumore sordo
aveva rotto il silenzio e l’atmosfera scherzosa che si era creata,
diffondendosi con violenza in tutta l’abitazione.
Come al solito me è sempre in ritardo e di
questo mi scuso alla grande, beh il ritardo c’è stato tanto tempo fa, quasi un
anno SoB, ma ripeto ero in fase di revisione infatti ho riscritto i primi
capitoli almeno un centinaio di volte e questo numero sette è stato partorito
dalla mia mente malsana solo poco tempo fa, come tanti altri il problema è che
non trovo il tempo per batterli alla tastiera visto che la professoressa di
alimentazione si sta dando alla pazza gioia, ogni giorno spiega tre capitoli e
poi pretenda che per la volta successiva la classe sia in grado di ripeterle
tutto, ma forse non capisce che non esiste solo la sua materia…tzé non è per
niente giusto, e si è presentata subito come una “Non-Tiranna” che donna, beh
dai ora che vi ho già ammazzato un po’ col mio stupido intro vi lascio alla
lettura, fate sapere com’è…. J
Baci Suzaku
Darkness s Angels:
Capitolo 7:
Il Signore Delle Tenebre
L’area suprema era ancor
più imponente e tenebrosa della casata alla quale Beltis era ormai abituato da
tempo, nonostante ci fosse il sole a riscaldare quell’ampia zona ricca di
vegetazione di ogni tipo, nonostante ci fossero animali nella vasta distesa,
nonostante albergasse un clima sereno, qualcosa si muoveva nell’intero settore.
Un’aura oscura e malvagia si percepiva in quel luogo, era un’aurea superiore a
tutte le altre. Da tempo in quel suolo viveva il male assoluto, l’angelo nero,
il vesperino Lucifero. La costruzione nella quale abitava era molto più
imponente delle altre casate, come a voler indicare chi fosse il più forte e
soprattutto come a voler intimorire gli altri a non osare mettersi contro il
suo potere così tanto bramato. Il palazzo si estendeva in altezza come se fosse
stato costruito per far un torto al Signore Del Cielo, si allungava verso
l’alto come per poter raggiungere quel padre a cui si era ribellato tanto tempo
fa. Una torre si ergeva maestosa su quella immensa fortezza non lasciando
vedere la sua fine, si perdeva fra la nuvole e nell’immensità di quel cielo
dannato.
Beltis era rimasto
estasiato dall’imponenza dell’edificio, ma allo stesso tempo non capiva perché
una semplice costruzione lo mettesse così tanto in soggezione e riuscisse in
qualche modo arcano ad impressionarlo ed intimorirlo; nonostante il suo sesto
senso gli dicesse di tornare indietro e lasciar perdere quell’assurda
situazione si fece coraggio ed incominciò la grande salita in quell’immensa
scalinata, non si fece prendere dalla fretta e rimase calmo fino a quando non
si imbatté in due guardie alate.
- Chi sei?-
- Sono Beltis della
seconda area, sono qui per avere un colloquio con l’Oscuro Signore!-
- Il Nostro Signore
è molto occupato, non avrà tempo per uno di grado infimo come il tuo, tornatene
da dove sei venuto!-Gli disse la
guardia più giovane in tono sprezzante.
- Ho uno scritto
siglato dal mio Signore, un lasciapassare!-Gli rispose l’altro con un tono ancor più acido dell’altro interlocutore
che al sentire la voce aspra si scostò per parlare con la seconda guardia, che
successivamente si era scostata per richiedere l’approvazione da parte di un
soldato di grado superiore, non aspettarono tanto, la guardia si era
riavvicinata ai due livida in volto con le mani tremanti che a malapena
riuscivano a tenere ferma la lancia, simbolo della loro carica.
- Puoi passare,
l’uomo che troverai dentro ti accompagnerà a destinazione, e buona fortuna, ne
avrai bisogno!-E con uno sguardo
d’intesa al suo compagno si erano fatti da parte per farlo passare.
Il ragazzo
incappucciato riprese così il suo cammino verso l’alto, verso un portone che si
faceva via via sempre più vicino. Non appena arrivò alla sommità dell’
imponente gradinata trovò un uomo dall’aspetto massiccio, con folti capelli
rossi e due occhi neri assetati di sangue ad aspettarlo, lo aveva guardato da
testa a piedi e solo in un secondo momento gli aveva rivolto la parola:
- Lascia le tue
armi qua e seguimi! Riavrai tutto dopo se sarai ancora vivo!- Gli disse con una
sorta di cattiveria nella voce.
Il viaggio era
lento e silenzioso, pareva che all’interno del palazzo non ci fosse anima viva
se non quei due individui che attraversavano ampie sale silenziose e sfarzose e
salivano numerose scalinate per raggiungere i piani alti, fino a quando non si
furono fermati di fronte ad un portone di legno massiccio finemente decorato ed
ornato da migliaia di disegni impenetrabili
- Entra!-
- Sissignore..- gli
disse mentre entravano in una stanzetta vuota.
-
Pensavo fossi arrogante così come il tuo aspetto! Attendi qua mentre ti
annuncio!-disse mentre in un attimo
era sparito dietro un altro portone colmo di misteri incomprensibili e la sua
voce si sentiva quasi soffocata nell’altra stanza.
- Signore l’ospite
che ha richiesto di parlare con Voi è fuori che aspetta!-. l’altra persona
all’interno della camera aveva risposto con voce dura e tagliente al suo
sottoposto:
- Fallo entrare,
ora puoi andare!-
-
Sissignore!!!-E rientrando nella
stanza precedente si era rivolto all’altra figura:
- Che aspetti!? Non
hai sentito? Non far aspettare il Nostro Signore!- e dicendo così come l’aveva
incontrato se n’era andato senza nessuna parola di conforto o benvenuto; così
il ragazzo aveva seguito il consiglio del soldato che l’aveva accompagnato fin
lassù ed era entrato all’interno di quella sontuosa camera, era ricca di mobili
pregiatissimi forgiati con i migliori materiali e dai migliori artisti,
numerosi drappi rossi e neri erano presenti in quell’ambiente rendendolo più
interessante e allo stesso tempo inquietante, ma lo sguardo di Beltis si era
posato su una particolare ala separata da fitti tessuti sovrapposti che
celavano la figura che si muoveva pigra al suo interno ma che nonostante tutto
emanava un’aura temibile.
- Parla ragazzo,
cosa ti ha portato qui?-ora la sua
voce non sembrava quella aspra che aveva udito mentre si rivolgeva alla sua
guardia, anzi sembrava quasi fosse calda e sensuale; ma quella era la natura
dell’angelo ribelle, cambiare faccia per un non nulla.
- Signore sono qui
per chiederVi, se per caso Vi è stato riferito il ritrovamento di un fuggiasco
ed in caso positivo si sia rifugiato nel vostro territorio!-Sempre composto ed elegante Beltis si era
rivolto al Diavolo con un tono neutrale, la sua calma e la freddezza
l’avrebbero salvato da qualsiasi gesto avventato.
- Mpft… sappi
quanti latitanti entrano nelle mie terre e quanti escono da questo luogo! Dimmi
qualcosa di più, non avere timore e in ogni caso puoi toglierti il mantello che
ti copre!-. Beltis con un gesto meccanico si era tolto il pesante abito
protettivo che aveva da quando si era incontrato col Suo Signore ed aveva
ricominciato a parlare con la figura che lentamente aveva scostato quelle tende
per farlo entrare. Un po’ imbarazzato dall’inaspettata bellezza dell’uomo che
gli si piazzava di fronte, riprese a parlare:
- Signore, parlo
del principe Nemrod, il signore della seconda casata pensava, diciamo che ha
supposto si trovasse qui ed ha incaricato me di riportarlo al suo cospetto,
sempre che Voi me lo permettiate!-
- …Nemrod eh, ora
quel porco gli ha dato anche l’appellativo di principe, se la passa proprio
bene quel ragazzo, ma a quanto pare non gli bastava…è scappato-
- Esattamente
Signore!-Aveva risposto meccanicamente
il ragazzo con i capelli bianchi che era rimasto stregato dall’uomo che aveva
stava seduto sul sofà di fronte a lui, aveva l’aspetto di un ragazzo di circa
venticinque anni con i capelli neri e gli occhi grigi e limpidi, due occhi che
l’avevano impressionato e incatenato a loro con una presa magnetica, indossava
un paio di pantaloni neri aderenti mentre l’addome nudo era coperto da un
mantello nero che gli riparava le spalle. Le sue labbra erano ben disegnate e
osservando l’effetto che la sua persona aveva provocato all’altro si erano
incurvate in sorriso ambiguo e languido.
- E quindi
Beltis…perché ti chiami così vero?-
- Si,
Signore!-Era rimasto sbalordito, non
si era presentato eppure conosceva il suo nome l’aveva chiamato per due volte
di seguito ma non aveva fatto caso al suo nome tanto era immerso nella sua posa
diplomatica.
- Nemrod non è qui,
non so dove sia e se anche lo sapessi di certo non lo direi a quell’essere
spregevole, devi sapere che me l’ha sottratto, lui era mio e se anche fosse qui
non glielo ridarei per nulla al mondo anche se dovesse scoppiare una guerra. Se
solo lo dovessi riavere non lo lascerei un'altra volta alle mani di quel
miserabile. -
- …Signore, ma…-
- Sst, tranquillo,
non permetterò mai che quell’uomo alzi le sue luride mani anche su te, un
ragazzo così sarebbe sprecato sai?!- ed un ennesimo sorriso si era disegnato su
quelle labbra sensuali, con uno scatto repentino si era alzato dal suo sofà e
si era avvicinato alla poltrona sulla quale si era accomodato il ragazzo dai
capelli bianchi, aveva avvicinato il suo viso a quello dell’altro destando dei
pensieri poco casti nell’altro che aveva ripreso subito il controllo delle sue
emozioni ed aveva chiaramente capito perché tutti avessero paura di
quell’angelo ma allo stesso tempo ne fossero così affascinati, era così
eccitante e letale nei suoi movimenti che sarebbe stato capace di far ammattire
una persona normale con poco giudizio.
- Senti, voglio
fare un patto con te, ti aiuterò ma solo alle mie condizioni! Non potrai più
tornare indietro, nonostante tu sia fedele al Tuo signore riuscirò a farti
cambiare idea e sarai completamente mio, la cosa avrà i suoi rischi e i suoi
risvolti che potranno mutare la mia alleanza con te ma tutto dipenderà da
me!!!-
- Se riuscirò a trovare
il principe Nemrod…-
- Riuscirai a
trovarlo, sta tranquillo!!!-
- Allora accetto
Signore, sarò Vostro per l’eternità!-
- Non esserne così
felice, potresti pentirtene, bene ora seguimi!- un altro sorriso si era dipinto
sul viso del moro mentre si chiudeva la porta alle loro spalle.
Il Signore delle
tenebre e Beltis erano ancora impegnati all’interno delle stanze del Signore,
stavano fermi a fissarsi mentre ad intervalli regolari l’uomo con i capelli bianchi
annuiva, si stava tenendo una dialogo mentale a senso unico, dove il moro
dettava legge e l’altro assentiva con aria seria.
- Ora sai dov’è!
Dammi il braccio!-Gli disse Satana con
un tono autoritario tale che il ragazzo ormai in trance gli aveva offerto
l’arto di un niveo spettrale. Con un movimento preciso ed esperto una lama gli
aveva inciso la carne facendone uscire un liquido caldo e vermiglio che faceva
risaltare maggiormente il candore della sua pelle; il suo sangue era stato
versato su una piatto nero dall’ aspetto innocuo ma che in realtà aveva uno
scopo preciso, non appena il sangue di Lucifero si mescolò con quello
dell’altro ragazzo, una reazione si era scatenata da quella combinazione, un
bagliore argenteo aveva investito entrambe le parti lese per poi rimarginarne
magicamente le ferite imponendo dei sigilli, un patto di sangue si era ormai
creato tra i due, un patto immortale come la vita dei due spiriti.
- Beltis, questo è
un contratto siglato in modo equo da entrambi, non osare contrastare il mio
volere, altrimenti la mia forza prenderà il sopravento e il sangue all’interno
di questo piatto diventerà completamente mio e di te non rimarrà nulla, spero
tu abbia capito in che situazione sei andato a cacciarti, ah un’ultima cosa,
non appena troverai Nemrod non farai ritorno da quell’essere che tu chiami
“Egemone o Signore” ora il Tuo Signore sono Io, dovrai rispondere solo a me di
ciò che farai, ora vai! Sai la destinazione!-
Quel rumore sordo
aveva destato l’attenzione dei tre presenti nella casa che un momento prima si
stavano dannando per cercare di assecondare le richieste imperiose del giovane
Nemrod, lasciandoli per qualche tempo fermi all’ascolto intenti a capire cosa
fosse realmente successo.
- Cos’è stato?-
dissero in contemporanea Cassie e Nem voltandosi meccanicamente verso Talasiel
in cerca di una risposta soddisfacente che potesse spiegare tutto quel
fracasso; ma il biondo non fece a tempo a rispondere che un altro suono molesto
risuonò per l’intera casa.
- Tala ti prego,
dimmi cos’è stato!!!?- disse la ragazzina con voce strozzata e con sguardo
sconvolto fissando il fratello insistente in cerca di una sola parola
consolatoria che la distogliesse per un po’ dal suo stato d’ansia. Il
comportamento spaventato della ragazzina aveva temporaneamente fatto scordare
all’angelo quella strana sensazione di intenso e continuo richiamo che l’aveva
pervaso nel momento in cui quel chiasso aveva fatto fermare le loro attività.
La muta richiesta della sorella fu ascoltata dal fratello che con fare
scocciato ma allo stesso tempo preoccupato si mise all’ascolto, concentrò la
sua forza astrale cercando di sondare le vibrazioni nell’aria.
- Non so cosa sia,
ma di certo non possiede un’aurea corporea!-
- C’è un
fantasma…oddioooo!!- sbottò la ragazzina con aria terrorizzata.
- Cosa!?! Un
fantasma?? Talasiel spero tu stia scherzando!!- disse Nemrod aria turbata.
Quella fu l’affermazione che scatenò un vero pandemonio i ragazzi erano andati verso
il biondo in cerca di sostegno morale ma tutti quello che ottennero fu un pugno
in testa per ciascuno con una nota stizzita della voce che li accusava di
essere tremendamente idioti.
- Un’empatica ed un
dannato che hanno paura di un fantasma, tzè ma dove si è mai visto? Mi fate
capire quanto il mondo sta andando a rotoli!!!-
- Talaaaaaa ora
però abbiamo molta più paura di te…BooHoooooo!!!!-
- Avete detto
qualcosa?- il biondo pronunciò queste parole fulminando entrambi i ragazzini.
- No, no niente..Eheh!!!-
risposero contemporaneamente i due ponendo le mani in avanti come per
difendersi.
- State zitti e
fatemi capire di che si tratta scemi!!- gli disse con una nota di autorità
nella voce che zittì gli altri presenti che presero a osservarlo attentamente.
La situazione stava prendendo una strana piega, l’aria aveva cominciato a
fermarsi lentamente mentre una lenta e bassa litania aveva cominciato a
provenire dalle labbra dell’evocatore richiamando nella mente di Nemrod il
primo giorno in cui si erano incontrati e strani avvenimenti accaduti prima che
fosse stato marchiato come angelo ribelle, delle immagini si erano fatte spazio
tra i suoi ricordi, un uomo, una spada, dei capelli del colore del sole, un
letto sfatto, delle promesse, delle grida; i due ragazzi erano entrati in una
sorta di stato di trance in cui gli avvenimenti successi la facevano da padrona
fino a quando quelle diapositive non furono bloccate dal Biondo:
- C’è un demone in
casa, si trova in cucina, non è uno qualunque, ha un grande potenziale e sta
cercando di mascherare la sue aura demonica, è per quello che no hai percepito
nulla Cassie!- aveva dichiarato tutto con freddezza come se la cosa non lo
riguardasse ma per una come Cassie che conosceva bene il fratello capì subito
che stava cercando di mantenere la situazione in pugno e non lasciarsela
sfuggire di mano facendo delle cose sbagliate.
- Allora prima
avevo ragione!- affermò il moro illuminandosi in volto.
- Cosa aveva
ragione?-
- Prima avevo
percepito qualcosa, ma è scomparso tutto nel momento in cui ho cercato di
capire cosa fosse!-
- Dirlo subito o
vero?… idiota!-
- A dire il vero
Tala, a-a-a-a-avevo pe-pe-percepito qu-qu-qu-qualcosa pur’io!- annunciò la
ragazzina con voce bassa e timorosa sapendo che anche la sua dichiarazione
avrebbe fatto perdere le staffe al fratello, ma la sua reazione fu ben diversa,
ormai aveva capito di vivere con persone molto strambe e aveva capito che erano
senza speranze.
Un attimo dopo si
ritrovò ad attraversare la volta dell’ampio arco, che separava l’andito che
dava alla cucina dal salotto, seguito dai due ragazziche gli stavano alle calcagna.
- Ehi che cavolo
credete di fare voi due, andatevene immediatamente non voglio gente in mezzo ai
piedi!!!- ordinò con uno scatto fulmineo ai due che non lo degnarono di uno
sguardo e continuarono l’attraversata fino a quando non si trovarono di fronte
alla porta di ciliegio socchiusa. Dal piccolo spiraglio di luce che faceva
filtrare un po’ di luce si vedeva il finimondo all’interno di quel grande locale.
Con una piccola spinta che aiutò la soglia ad aprirsi del tutto si vide
l’intero spazio travolto, pareva che fosse entrato un diavolo vero e proprio e
avesse fatto i suoi porci comodi, la stanza era diventata un vero casino, era
talmente malmessa da sembrare un quadro di Ricasso, le pentole stavano e terra,
mentre alcuni coperchi continuavano a roteare per l’impatto duro contro il
pavimento, alcuni piatti erano stati ridotti in minuscoli cocci di ceramica
raffinata. Solo in un secondo momento si accorsero delle grande figura che si
era materializzata davanti ai loro occhi.
Un uomo o meglio,
un demone di alta statura stava di fronte a loro e li guardava con una certa
bramosia strana. Ciò che risaltava di più la sua persona erano due enormi ali
nere dalle striature argentate e i suoi capelli bianchi e corti, aveva due
occhi stretti dai quali comparivano due iridi rosse che lasciavano intendere
chiaramente le sue intenzioni.
Di tre cose erano
certi.
Primo, non era
venuto in pace.
Secondo, cercava qualcuno.
Terzo la sua
bellezza ambigua non avrebbe portato niente di buono.
- Principe Nemrod,
deve far ritorno con me negli inferi!- gli disse con voce bassa e suadente, una
cosa che rinforzava in terzo punto, quel tono così baritonale si addiceva fortemente
alla sua figura, il fisico muscoloso nei punti giusti e stretto in quegli abiti
che non lasciavano scampo all’immaginazione. Ed ecco che proprio quella terza
considerazione cominciava a far capire quanto fosse dura e pesante; l’aspetto
del demone non era di certo passata inosservata alla ragazzina che era rimasta
estasiata da quella conformazione demoniaca, era già entrata nei meandri più
oscuri della sua mente.
- L’egemone della
seconda casata la rivuole al suo fianco, e non solo lui!-
- Beh, puoi
riferire gentilmente al tuo signore che il principe…Sei principe?- gli chiese
con una nota sarcastica ed indagatrice nella voce.
- Si e allora!?!?-
gli rispose duramente facendosi cupo in volto e abbassando lo sguardo trovando
molto più interessanti le sue scarpe.
- Ah non lo sapevo,
poi mi racconterai la tua ascesa!-
- Non penso
proprio!- glielo aveva urlato con un tono sprezzante che era più rivolto a se
stesso che al ragazzo che gli stava di fronte.
- Beh, che ti
prende!!?- gli aveva domandato Talasiel avvicinandosi all’angelo con una sorta
di preoccupazione dipinta sul viso.
- Principe lasci
stare questo umano e faccia ritorno con me nel luogo dove vive!-
- Lui non si muove
di qui, puoi riferire al tuo padrone che il Principe resterà e non farà ritorno
nel vostro mondo ancora per un bel po’ di tempo…ed ora puoi andare!- gli
ringhiò contro Talasiel ormai più che scocciato di quell’assurda situazione.
-…Mpft…ora posso
andare?!!…e se non disturbo tanto chi sarebbe colui che me l’avrebbe ordinato?
Se non è osare troppo chiedere…- gli disse in tono canzonatorio.
- Talasiel, ti
prego io voglio sposare questo uomo!!!!- aveva sbottato con vigore Cassie con i
pugni stretti in petto.
- Ma ti sembra il
momento per queste assurdità, vattene!- gli aveva risposto il biondo rimanendo
sconcertato da quella irrazionale richiesta.
- No, lo voglio!-
- Stupidi, voi non
capite cosa state per scatenare! Lui è Beltis!-
- L’ho già sentito
da qualche parte!…-
- E’ così che si chiama
il mio amato?!?!- chiese con occhi sognanti.
- Cassandra ora
vattene!- Nemrod le aveva intimato di andar via con le buone ma ottenendo una
risposa negativa e molto contrariata da parte delle ragazza la prese di preso e
la rinchiuse nel ripostiglio per le scope, innalzando una barriera intorno alla
porta .
- Ora ricordo,
l’avevo letto in un libro, Beltis, il demone albino, conosciuto meglio come la
mano destra del diavolo!- disse il ragazzo dai capelli color miele scatenando
una strana sensazione tra i presenti nella stanza, demone compreso, seguito
subito da un silenzio di tomba, rotto a malapena dalla voce seccata di
Cassandra che di certo non era in grado di poter dare degli ordini vista la
situazione in cui si trovava.
- Bene, visto che
ora sa chi io sia le richiedo gentilmente se può lasciare il Principe alle mia
cure durante la discesa negli inferi!-
- Mi spiace
declinare la sua offerta, ma non posso rilasciare Nemrod!-
- Il Principe
Nemrod!- gli disse marcando maggiormente la parola principe. Le loro erano
delle parole tanto gentili quanto letali, sembrava un manuale di bon ton e non
una piccolo preavviso di una dichiarazione di guerra.
- Allora si
prepari, ho voluto usare le buone con lei, ma come al solito voi umani siete
degli stupidi ottusi, Signore per favore si sposti!-
- Nemrod,
allontanati!-
- Ma tu sei pazzo,
non sai contro chi diavolo ti stai mett…ehi ma che cavolo stai facendo? Abbassa
immediatamente questa cazzo di barriera se non vuoi che ti uccida io…sempre che
riesca a salvarti!!!! AaaRgh! Non lo tollero!!- l’angelo si era fatto fregare
da quell’uomo per la seconda volta di seguito, per lui non era assolutamente
ammissibile era la cosa peggiore che potesse fargli, aveva cercato inutilmente
di liberarsi da quella prigione di perla, ma tutto ciò che ottenne fu una
reazione a specchio, ogni volta che colpiva la parete resistente il colpo
tornava indietro, proprio come la prima volta che si era fatto fregare come un
pollo e anche questa volta la situazione non accennava a cambiare, aveva
cercato di scalfire quel materiale lucido per l’ennesima volta ma questa volta
qualcosa l’aveva frenato, un lampo dorato avevo illuminato tutta la stanza
attraversandola da cima a fondo; il combattimento era già cominciato e nulla
avrebbe potuto bloccarlo.
In un mondo diverso
dal nostro le cose si stavano già mettendo in moto, una donna seduta su uno
scranno dorato osservava tutto ciò che accadeva nel mondo sottostante al suo,
la terra. Guardava, sorrideva e commentava le assurde scene che vedeva attraverso
il suo laghetto ricco di ninfee ma che ai suoi occhi appariva come un libro
aperto, ci leggeva dentro, stava immersa in quella lettura da un’eternità per
vedere ciò che gli uomini ripetevano continuamente durante le loro corte vite.
- E’ un’esistenza
strana quella umana non credi Nacor? Gli uomini che esseri strani, sono così
attaccati alla loro inutile e corta vita che spendono tutto il loro tempo a
progettare per diventare importanti senza vivere veramente la vita, sono dei
bambini truccati, passano tutta la vita in modo monotono, fanno sempre le
stesse cose? Secondo te si annoiano!?!? Eh Nacor?- chiese la donna rivolta ad
un vecchio che stava al suo fianco continuando ad osservare e sorridere verso
quella superficie lucida e bagnata.
- Non saprei, Sommo
Terach ma penso che si stufino molto facilmente, credo che ambiscano a
diventare delle persone potenti, più potenti della loro specie, vorrebbero
essere qualcos’altro, qualcun altro- rispose il vecchio con un tono servile ma
allo stesso tempo amico.
- Ah Nacor sei
sempre così bravo a captare le cose…cosa farei senza di te?-
- Sono sicuro che
ci sarebbe qualcun altro a sostituirmi!-
- Ma quanto sei
noioso, proprio come un vecchio, su su, ora sta a guardare Nacor le cose si
stanno smuovendo in una piccola parte dal mondo terrestre, gli ingranaggi
stanno cominciando a girare lentamente, i pezzi del puzzle si risistemeranno
lentamente, chiama il sottoposto e digli di agire nel momento più opportuno,
gli daremo il segnale noi!!- disse rivolta al vecchio accavallando le lunghe
gambe nude continuando a fare il suo ruolo di osservatrice, sorridendo in modo
affettuoso al mondo posto al di sotto.
Nel mondo terreno
una lotta si stava svolgendo all’interno di una grande e lussuosa casa di
periferia. Una lotta senza esclusione si colpi, un combattimento sia fisico che
psicologico che con una forza immane si abbatteva su entrambi i lottatori.
Talasiel stava
lottando attraverso la sua forza astrale mentre Beltis utilizzava la sua
leggendaria lancia che tempo fa aveva spalancato i cancelli del paradiso.
Riuscire a battere,
ma soprattutto cercare in qualche modo di contrastare il potere furioso della
bestia che si scagliava davanti, era un’impresa ardua persino per uno come il
biondo che riusciva in qualche modo a scamparla dai guai che gli procuravano
gli altri, con qualche ultimo lampo di genio. Non era riuscito a prepararsi per
tempo ad un incontro simile ed ormai il suo scudo di luce stava diventando
troppo debole per poter parare qualche altro e duro colpo, non riusciva più a
contrastare i numerosi e potenti attacchi del demone.
- Scemo, liberami!
Così no ce la farai mai!-
- Sta zitto idiota,
mi deconcentri!- gli ringhiò contro distogliendo per un attimo lo sguardo dal
suo avversario per posarsi furente contro il ragazzo imprigionato, un attimo di
distrazione che gli era costato molto, troppo. Con un movimento fulmineo era
stato trapassato dalla lancia del demone da parte a parte.
Ansimante era
caduto a terra, mentre il sangue sgorgava copiosamente dall’addome per poi
ricadere veloce sul pavimento candido; ormai il ragazzo stava perdendo o sensi
e le forze e non si era reso conto della situazione che si stava lentamente
muovendo, il suo sguardo andava dal demone che gli si avvicinava con calma, lui
riverso sulle mattonelle bianche e lucide di una pozza vermiglia che andava via
via ad allargarsi sotto il suo corpo, un sapore metallico gli pervadeva la
bocca, poi il suo sguardo si era posato adagio sulla figura che lui stesso
aveva cercato di proteggere all’interno di quella barriera perlata, lo vedeva
agitarsi dentro quella cupola mentre un debole sorriso era comparso sul suo
viso perennemente serio e freddo.
- Fermo Beltis non
farlo!- il ragazzo urlò contro il demone quell’ordine, ma lo spirito non si
fermava, i suoi occhi reclamavano il sangue del traditore, di colui che aveva
scatenato tutto l’impossibile, colui che stava cercando di manovrare la
situazione, con un movimento repentino il demone aveva portato la punta della
lancia sul petto del biondo che non avrebbe avuto sicuramente scampo se non
fosse stato per il fracasso dovuto alla rottura della barriera astrale.
Con uno scatto
fulmineo l’angelo si gettò tra il corpo del ferito e la punta dell’arma tesa
all’attacco.
- Principe Nemrod,
che sta facendo?!?!- gli chiese Beltis piuttosto stupito dalla reazione del
ragazzo che avrebbe dovuto salvare.
- Non sono il tuo
principe, e ora vattene!- gli disse mentre lo fissava con occhi vacui e teneva
stretto a se il corpo esanime di Talasiel.
- Non posso, sa
anche lei che devo portarla con me!- continuò il demone.
- Va via!- ormai la
sua voce era diventata fredda, tagliente mentre cercava di aggrapparsi alle
ultime briciole di lucidità.
- Signore, io sono
costret…-
- VA VIA!!!!- gli urlò
contro l’angelo mentre un’aurea dorata l’aveva avvolto in tutta la sua
lucentezza, i sigilli che gli erano stati imposti dal biondo si era
meccanicamente spezzati dando via così alla rinascita delle sue ali, candide
come sempre con quelle estremità nere che ricordavano la sua dannazione eterna.
Quella luce dorata aveva investito l’essere demoniaco con una forza
impareggiabile, una sorgente luminosa talmente tanto potente che con un solo
fascio di luce aveva ferito su tutto il corpo il braccio destro del diavolo,
lasciandolo riverso sul pavimento dove alcune fiammelle restavano vive ed
intatte e continuavano la loro opera su Beltis.
- BASTA VOGLIO
USIRE DI QUI!- e detto fatto, con gli ultimi spiragli di lucidità di Nemrod
erano spariti anche i sigilli da lui imposti lasciandola in balia dello
spettacolo orribile che le si presentava agli occhi, del fuoco ramato ardeva
ancora sul corpo privo di sensi del demone, sangue dappertutto, delle pozze di
liquido viscoso si estendevano lungo il pavimento fino ad arrivare alla
sorgente di tutto quel rosso vivo e vitale, Talasiel tenuto stretto dalle
braccia di Nemrod, il ragazzino aveva gli occhi vitrei e si dondolava avanti e
indietro mormorando qualcosa al suo protetto. Cassandra alla vista del ragazzo
non più lucido fu immediatamente trasportata nella coscienza del moro, tutto
ciò che non aveva visto coi suoi occhi lo vedeva ora con gli occhi della mente,
aveva rivissuto la lotta, sentiva il dolore, l’agonia…tutto si faceva spazio
tra i suoi sentimenti.
- ORA BASTA LA STAI
FACENDO SOFFRIRE!!!- un ragazzino dai capelli corvini si era precipitato su
Cassandra cercando di infonderle serenità e pace tramite i suoi sentimenti, ora
con un semplice abbraccio stava cercando di purificare la sua giovane anima
contaminata da tutto quell’odio, da quella distruzione.
Solo dopo un po’ di
tempo la pace era tornata in quella villa, Cassie e Talasiel erano privi di
sensi così come Beltis, riverso sul pavimento dove le fiamme avevano smesso di
ardere.
- Cosa ho fatto!?!?
Cosa ho fatto!?!?- Nemrod continuava a dondolarsi con in braccio Talasiel, non
l’aveva lasciato un solo minuto nonostante avesse riacquistato la lucidità ed
il senso di colpa l’avesse colpito come un pugno in pieno stomaco.
- Ora smettila di
autocommiserarti e aiutami non c’è tempo da perdere!- gli ordinò quello strano
ragazzino con modo autoritario.
Premessa
un po’ molto lunga, se non avete voglia di leggerla, beh vi conviene leggere
solo l’ultima parte dove consiglio le songs..
Eccomi qua a presentarvi il capitolo 9.
se ci penso, mi do un po’ dell’idiota. Siamo a fine Gennaio e io sono ancora al
nono cap. mi sento fallita in questo momento. SoB, ma sapete, gli impegni sono
troppi e non riesco a conciliare le mie poche attività con la scuola e con la
mia fantasia che ogni tanto va in letargo! -___-“ disgraziata lei!!!
Bando alle ciance, quello che vi
appresterete a leggere è il cap 9(bwahahahah dai la smetto di fare la scema e
presento bene prima che qualcuno venga a linciarmi direttamente a casa, e
diciamocelo, una persona in particolare sa dove abito vero?? O___ò???
bwahahahah); calma calma prima di ammazzarmi continuo con la mia opera buona:
ho deciso di rivoluzionare il modo di
scrivere, a partire da questo capitolo voglio darvi una specie di “mappa
guidata” per leggere la storia con la musica che mi ha principalmente ispirato
e questo solo perché un giorno non ho avuto tanta voglia di andare a scuola per
prepararmi per il giorno successivo che avrei dovuto sostenere quattro
diaboliche prove! Bwahahahah ma si sa, quando io resto a casa non faccio nulla
di produttivo, specialmente se quel “produttivo” è indirizzato alla scuola!
Bwahahahah ma dai basta sono tredici anni che vado in quel luogo di martirio e
non ne posso veramente più! Ma ora che cavolo c’entra con quello che stavo
dicendovi? O___o? mamma mi sono ripersa nel discorso! Ufuf!
Come stavo dicendo prima, ho deciso di
mettervi prima dell’inizio capitolo le “colonne sonore” che mi hanno ispirato e
che più si addicono al contesto; poi per vostra gioia ho deciso di non far fare
ai miei capitoli la stessa storia dei temi, cioè il semplice copiare e
aggiungere le parti che mi suscitano maggiormente la fantasia senza poi
rileggerne tutto il contenuto, ho capito o meglio me l’hanno fatto capire.
Non voglio che siate costretti a
prendere cercare di decifrare ciò che c’è scritto solo per la mia pigrizia! E quindi da questo cap. in poi rileggerò la storia ultimata per
vedere di correggere le cose più assurde!! Intendo fare lo stesso lavoro anche
con i capitoli precedenti, li modificherò, ma non intendo farvi aspettare molto
tempo, cercherò di modificare i precedenti e di scriverne dei nuovi allo stesso
tempo.
In poche parole questa revisione non
vorrà dire una maggiore attenzione per i capitoli passati!
Bene ora vi trameggio la trama di
questo fantomatico 9: si riparte precisamente dalla fine del cap8. abbiamo un
Nemrod sempre più incavolato col mondo e desideroso di fare a pezzi tutto ciò
che trova sottomano, si verrà a scoprire in parte il nuovo personaggio che si è
intrufolato nella villa, ma soprattutto avremo un Nemrod carico di sentimenti e
rancore nell’ultima parte modo di conoscere un fantasma del passato di Nemrod
che pare abbia avuto la brillante idea di comparire e fargli visita, ed ancora
una volta a vedersi protagonista sarà Nem perso nella confusione più totale.
La musica che maggiormente mi ha
indirizzato nella scrittura di questo continuo è stata quella dei System Of A Down con Holy Mountain, si
addiceva molto all’inizio, calmo che va sempre più a cercare un ritmo più forte
ma allo stesso melodico, poi hanno contribuito anche i Red Hot con Scartissue senza la fine
però perché poi i Distillers con The Hunger entrano per movimentare la situation ma subito dopo la scena viene
diciamo rapita dagli Stranglers con Golden Brown( subito dopo i Distillers è come ricevere un pugno in pieno
volto, e soprattutto è una canzoncina un po’ follettosa però è così pucciosaaa
non ho potuto resistere alla tentazione e si diciamo che ci sta!!! :D mi
serviva per la descrizione gierdinosa), i R.E.M. con
Drive, Black Balloon dei Goo Goo Dolls (mi piace troppo il primo pezzo shishi e l’ho voluto mettere
shishi!).
Credo di avere finito, anche perché il
mio IO si sta intimorendo, sento dei rumorini strani provenire dalla tenda che
non la smette di muoversi e dopo aver visto Halloween The Beginning mi sono
fatta abbastanza influensation. No no, ora stacco tutto e fuggo via!
Un’altra cosa prima di lasciarvi
leggere in santa pace vorrei ringraziare voi che avete commentato tempo fa,
sono stata una vera idiota a dimenticare di scrivere e poi vorrei dedicare questo
capitolo alla mia amMmora prediletta Sofy flushisflush, che ha letto la bozza
in una giornata di vela al bastione!!! L’ho ingaggiata come mia piccola musa
dopo che la prima mi ha abbandonata SoB.
Non sarebbero sgradite anche altre
muse, perciò fatevi avanti!! Eheh bene e ora buona lettura.
Baci
Suzaku :*
Darkness s Angels:
Capitolo 9:
BrianStorm
*Una
cosa era certa, avrebbe influito sul destino del suo amico, aiutandolo da
lontano in tutti i modi possibili cercando di renderlo felice.*
Sulla terra andava
tutto come aveva previsto nel momento in cui aveva dato le coordinate giusto al
suo nuovo sottomesso, tutti si muovevano come pedine, e detto chiaramente, la
situazione lo divertiva più del dovuto. Solo una cosa non era andata come
credeva o forse come si aspettava; la reazione di Nemrod non era del tutto
razionale, non si sarebbe mai aspettato che il ragazzo proteggesse colui che lo
aveva imprigionato, non pensava che in così poco tempo le cose potessero
cambiare, non sapeva che la profezia si stesse lentamente avverando
conducendolo alla rovina, alla sua rovina, la rovina del Signore Delle Tenebre.
Una cosa era certa,
avrebbe influito sul destino del suo amico, aiutandolo da lontano in tutti i
modi possibili cercando di renderlo felice.
Nella villa dove si
era appena conclusa quella piccola lotta che aveva segnato i destini delle
persone presenti era tornata una calma benigna. Come se non fosse capitato
nulla all’interno di quella cucina, tutto stava immobile, niente interrompeva
quello stato di pace, come si suol dire: la calma dopo la tempesta (o era la
calma prima della tempesta? O__o? mboh).
Niente riusciva a
rompere quello stato di terribile equilibrio, neanche il respiro affannato di
Nemrod che osservava shockato il sangue sparso per tutto l’ambiente. Era
rimasto in uno stato catatonico, troppo preso dai pensieri che l’avevano
investito come un pugno allo stomaco.
Tutto quel sangue
lo circondava, lo sporcava, lo bagnava con quel suo colore vermiglio.
Troppi ricordi si
stavano affollando nella sua mente ed era rimasto a fissare un punto impreciso
nello spazio che si estendeva di fronte ai suoi occhi, tutto pur non guardare
Talasiel, non aveva più osato guardare il volto di quello che era stato il suo
“schiavista”, per lui sarebbe stata l’ennesima sconfitta, non era riuscito a
proteggere chi gli stava vicino come in passato se l’avesse guardato sarebbe
stato come se venisse investito da un treno ad alta velocità, era talmente
tanto immerso nel suo stato di trance da non accorgersi delle cose e delle
persone che si muovevano attorno a lui e all’amico che teneva tra le braccia.
Lo sconosciuto che
aveva aiutato Cassie, si stava ora muovendo per risvegliarlo da quello stato di
completo sonno ipnotico.
Aveva cercato di
scuoterlo il più lentamente possibile ma i suoi occhi non vedevano l’individuo
inginocchiato davanti a lui che gli batteva una mano sulla spalla, era perso
nei meandri della sua disperazione, della sua solitudine, nel suo rimorso più
grande. Non gli importava cosa sarebbe accaduto, la cosa più importante per lui
ora, era tenere con se il corpo dell’amico e stringerselo addosso, sentirlo
caldo, sentirlo protetto; solo quando vide la mano avvicinarsi al corpo di
Talasiel si risvegliò dal torpore nel quale era caduto guadandolo in modo
cagnesco e allo stesso tempo preoccupato.
-Tu, ti ho già
detto di non autocommiserarti, ora non mi servono impedimenti tra i piedi, o mi
aiuti o sei fuori!- gli disse con voce ferma e fredda, quella voce autoritaria
e asessuata si addiceva perfettamente al quel tipo dall’aspetto sobrio.
Portava semplici
capelli neri mezzo corti sul davanti e lunghi nella parte posteriore, possedeva
due intensi e profondi occhi neri che avevano un qualcosa di strano o almeno
solo uno, pareva che la pupilla appartenesse a quella di un gatto ma
nell’immensità di quella tonalità così profonda Nemrod non riuscì a capire di
certo se si trattava di una sua illusione o di un fatto reale.
Appena l’estraneo
si era alzato in piedi porgendogli la mano si notò chiaramente che non era di
certo un tipo alto come aveva immaginato, ma aveva due gambe lunghe da farlo
sembrare più alto di quanto in realtà non fosse, aveva un corpo minuto e
fragile, ma le apparenze ingannano sempre, nonostante la sua corporatura
delicata era molto forte e agile cosa che non rimase di certo inosservata agli
occhi di Nemrod che andava via via sempre più velocemente a risvegliarsi da
quello strano coma che si era impossessato delle sue membra e della sua mente
qualche attimo prima.
- Cosa hai deciso?-
al nuovo arrivato era bastato un semplice sguardo per comprendere la risposta e
si era apprestato a dare degli ordini al ragazzo che gli ubbidiva senza
protestare; come gli aveva detto l’altro, Nemrod aveva portato l’amico nella
propria stanza e l’aveva adagiato delicatamente sul letto evitando di muoverlo
troppo e stando attento a non fargli perdere altro sangue.
Il biondo risultava
più bianco di un cencio appena lavato ed il suo pallore risultava più forte con
il contrasto creato dalle lenzuola nere sulle quali era stato posato.
Il suo aspetto, a
dispetto dei capelli e dei vestiti macchiati di sangue, del viso imperlato di
sudore e del continuo tremore che gli scuoteva tutto corpo, risultava sempre
attraente. Quell’attrazione malsana e pura aveva attraversato Nemrod che
restava sempre più turbato dall’espressione di Talasiel, sembrava quasi stesse
sorridendo di soddisfazione ma perché avrebbe dovuto essendo ferito gravemente?
Nemrod non capiva
affatto lo stato in cui si trovava il biondo, non riusciva a capire perché si
sentisse così strano, perché fosse preoccupato per lui in una maniera abnorme,
sarebbe dovuto essere felice di ciò che era successo ma non ce la faceva; ora
avrebbe potuto andarsene via e tornare a “casa”, poteva lasciare quei suoi due padroni
che sarebbero andati incontro al loro destino, ma non ce la fece, come poteva
lasciarli in balia del fato? Come poteva abbandonare quelli che si erano
rivelati due amici?
In fondo lui si
trovava a casa anche in quel momento, non avrebbe lasciato un’altra persona
alla propria sorte senza provare a cambiare quella condizione, non avrebbe mai
lasciato Talasiel in quelle assurde condizioni, di quello era sicuro, non se ne
sarebbe andato per un’altra volta ripetendo uno sbaglio che permeava ancora nella
sua anima.
I suoi pensieri si
erano dissipati quando le sue orecchie udirono il proprio nome. Si era voltato
verso quella fonte e i suoi occhi avevano incontrati quelli preoccupati e
confusi di Cassandra che era stata precedentemente portata dal ragazzino nella
camera del ferito.
La ragazza aveva
ripreso conoscenza grazie all’aiuto che gli era stato porto da quell’estraneo
che si stava dannando per loro nonostante non li conoscesse.
La sua voce
risultava impastata e ansiosa mentre fissava il fratello con uno sguardo
allarmato e del tutto giustificato, ma non poté avvicinarsi al letto a causa
del torpore che si era impossessato dei suoi arti, era spossata in seguito allo
svenimento avvenuto da poco, tutti quei sentimenti l’avevano travolta come una
fiume in piena, non aveva potuto far altro che impregnarsene come una spugna e
metabolizzarli. Era ancora ubriaca di emozioni.
- Sta tranquilla,
non gli succederà nulla!- gli disse quel ragazzino con un tono sicuro, e con un
sorriso sereno che gli aveva increspato il viso rasserenando la ragazzina nel
migliore dei modi, malgrado i suoi modi molto pratici e spartani nel porsi con
gli altri era stato capace di irradiare speranza e sicurezza. Si era avvicinato
in seguito al letto di Talasiel mentre osservava con occhio clinico il suo
“paziente”:
- E’ grave, devo
ammetterlo ma richiudendo la ferita forse riuscirà a guarire più velocemente!-
le disse e automaticamente gli aveva imposto le mani sulla lacerazione nel
mentre che una luce azzurrina aveva preso vita e aveva cominciato ad avvolgere
il biondo con tutta la sua lucentezza e purezza, attraverso l’uso di qualche
arcano maleficio la lesione sulla addome era stata richiusa senza lasciare
traccia di se, lasciando stupefatto Nemrod che non vedeva un simile atto curativo
dal tempo in cui Gabriel si apprestava ad aiutarlo tutte le volte in cui si
procurava qualche taglio contro…contro, contro, il vuoto, non ricordava il
nome, non ricordava la persona ma sapeva che per lui era importante quanto la
sua vita stessa, si aggrappava sempre a quel ricordo cercando di rimembrare ma
tutto sembrava andare in fumo; solo di una cosa era sicuro: se prima di essere
stato costretto a vivere sulla Terra, cercava di ricordare ciò che era successo
quando viveva in Paradiso, la sua mente si rifiutava di collaborare si chiudeva
a scudo ed era impossibile scalfire quel muro, ma ora accanto a Talasiel e
Cassandra alcuni ricordi affioravano alla sua mente, alcune fasi della sua vita
precedente lo riempivano e lo mettevano al corrente di ciò che accadeva nel
regno di Dio.
Un’altra volta i
suoi pensieri si erano dissolti quando aveva risentito la voce di Cassie
penetrargli nelle orecchie:
-Grazie per quello
che stai facendo per noi- si sforzava di parlare mentre si massaggiava le
tempie cercando di asportare quegli ultimi sentimenti che erano entrati in lei
violentandole la mente.
La testa le doleva
come dopo una sbornia, non era mai stata capace di accogliere tutti quelle
sensazioni in un colpo solo, era stato come cercare di restare appigliati alla
ragione, di chiudere i battenti mentre un’onda anomala cercava di strapparla
via dal proprio riparo, era stata la cosa più tremenda che avesse mai vissuto
fino a prima.
- Non ringraziarmi,
non lo sto facendo per voi; comunque bisognerà aspettare che si riprenda!-
disse indicando Talasiel. Questa volta aveva mantenuto la sua aria neutrale e
con un’aria teatrale era uscito dalla stanza per poi rientrare con addosso il
corpo esanime di Beltis, si, Nemrod si era fatto una giusta idea di quello
strano tipo sebbene avesse un corpo gracilino era forte e scattante. Con uno
scatto sistemò il corpo del demone sul letto del moro e iniziò a guarire le
bruciature dell’ustionato. Un comportamento del tutto inadatto essendo lui il
colpevole di tutto il casino che si era venuto a creare.
- Che cavolo fai?
Sei impazzito?- gli chiese Nemrod in preda alla collera, come poteva
quell’individuo prendere decisioni riguardo l’argomento. Ciò che stava facendo
era assolutamente sbagliato. Bisognava sopprimere quell’essere, a qualunque
costo, ogni metodo sarebbe stato apprezzato dall’angelo che voleva assaporare
il sapore del sangue. Il sangue della vendetta, pura e semplice vendetta
divorata con estremo piacere.
- Come dici?- Gli
rispose l’altro con uno sguardo glaciale che non riuscì ad intimorire per
niente l’altro che riprese a controbattere.
- Perché diamine lo
stai aiutando? Lui non è dei nostri!- aveva di nuovo ringhiando, quello non era
di certo uno normale, o non capiva o lo faceva apposta!
-Neanche tu lo
sei!- gli rispose l’altro con voce gelida e tagliente, era il genere di persona
che odiava parlare tanto e si notava specialmente dal modo in cui lo faceva e
da come osservava gli altri ai quali si riferiva.
Era altamente
irritato per quell’assurda situazione.
- Se è per quello
neanche TU lo sei!- gli rispose il moro certamente preso alla sprovvista da
quell’affermazione, che cosa assurda, come poteva lui non essere dalla loro
parte se era rimasto ad aiutarli??? Come osava quel ragazzino prendersi gioco
di lui? Come riusciva solo a pensare di suscitare il suo estremo nervosismo?
- Nem, basta…ci
servirà più da vivo che da morto!- Cassie aveva interrotto quel battibeccare
con voce ferma e risoluta continuando a massaggiarsi le tempie. Era stata la
cosa peggiore che si sarebbe aspettato di sentire, una reazione simile da parte
della sua migliore amica non era di certo segnata dalla logica, sicuramente era
ancora scossa per ciò che le era successo, ma il suo sguardo chiariva tutto era
tremendamente seria, era come essere calpestato da migliaia di persone. Il suo
stato d’animo stava andando a finire dentro un baratro senza fondo. Il sangue
stava cominciando a gonfiare la sua vena sulla fronte lasciando comprendere che
stava per scoppiare, fu così che non riuscì a tenere la bocca chiusa:
-Come puoi
tu!…quello è l’uomo che ha ridotto in questo stato tuo fratello!- le urlò
contro cercando di calibrare le parole nonostante la ragione lo stesse per
abbandonare per un’altra volta nel corso della giornata, non riuscendo a
sostenere la brutta aria che si era venuta a creare uscì dalla stanza sbattendo
la porta a vetri che dava sul giardino.
Il giardino che si
estendeva sotto il suo sguardo sembrava quasi la copia di quello in cui passava
intere giornate cercando di sfuggire alle ondate omicide dei suoi più o meno
amici.
Non faceva altro
che causare guai per poi scappare in quel luogo che sembrava estraniare tutto
ciò che provocava, pareva che il tempo si bloccasse, lasciandolo inerme di fronte
alla bellezza della natura che nasceva e moriva sotto i suoi occhi.
Un ciclo vitale
terribilmente crudele, ma allo stesso tempo bello.
Una bellezza
fatale.
Sembrava che quel
terreno fosse rimasto immutato col passare del tempo, il modo in cui erano
sistemate le piante, gli oggetti, le stesse nuvole bianche che passavano timide
nel cielo limpido gli facevano ricordare nuovamente la sua vita precedente.
Chiuse gli occhi
cercando di dissipare la rabbia che provava nell’animo e che gli contorceva lo
stomaco in modo spietato, cercava di distogliere la sua attenzione dai ricordi
recenti per andare a contrarsi sulla sua vita.
Quella vita che era
stata dimenticata in un solo secondo.
Si voltò verso
sinistra riconoscendo il grande ciliegio che sembrava volesse abbracciare il
cielo coi suoi rami lunghi e fioriti, i suoi fiori rosa si spargevano a terra
come a voler creare un fitto tappeto reale; così meccanicamente si voltò sulla
destra sperando di trovare la grossa quercia che si ergeva maestosa dal terreno;
le sue speranze erano fondate!
Si era diretto
verso il grosso albero con passo lento e rapito, tutto era come un tempo,
sembrava quasi che il giardino fosse un passaggio diretto per il paradiso.
Aveva accostato una
mano alla resistente corteccia della pianta sentendo tutta la potenza che
quella creatura vivente possedeva in ogni cellula che la costituiva,
quell’energia gli fluiva in corpo come se fosse una droga, era da tempo che non
si sentiva così bene, veniva investito da quell’aura positiva e viva, riusciva
sempre a fargli passare di mente tutto ciò che veniva considerato“nocivo”.
Aveva sentito il
bisogno di sedersi ai piedi del “suo” albero, amava quel posto, sarebbe rimasto
ore e ore a contemplare il ciliegio perennemente in fiore che si presentava
elegante e snello come sempre, i suoi rami si ergevano e formare una grande
corona di petali rosa, quei fiori avevano la capacità di assuefarlo a tanta
bellezza, di farlo ragionare.
Lasciandosi cullare
dal flebile vento che gli scompigliava leggermente i capelli si era fatto
rapire nuovamente da un’altra illusione, il suo acuto udito aveva percepito dei
rumori provenire alla sua sinistra, uno strano crepitio elettrico, troppo
insistente per essere una cosa facilmente trascurabile così un po’ infastidito
da quell’interruzione si decise a voltarsi verso la fonte di energia, ma ciò
che vide lo lasciò di stucco lasciandolo a bocca aperta.
Un uomo stava
seduto sul dondolo e lo contemplava, era un uomo dall’aspetto magnifico, lo
stesso che gli appariva nei suoi ricordi, sapeva che era lui nonostante il suo
volto fosse nascosto da un drappo di tessuto scuro trasparente, aveva gli
stessi capelli color del sole che aveva visto poco prima quando Talasiel stava
raccogliendo le sue forze.
Non riusciva a
capire come, ma sapeva che quell’uomo gli stava sorridendo, se lo sentiva
dentro. Era una sensazione che non avvertiva da tempo così cominciò ad
assaporare quelle piccole emozioni che lo stavano risvegliando lentamente.
Aveva socchiuso le
palpebre intimorito da quella visione ma allo stesso tempo ne era attratto, era
più chesicuro che una volta riaperti
gli occhi lo spirito se ne sarebbe andato ma si sbagliava, la creatura divina
era sempre lì ferma e lo osservava quasi con curiosità accennando un ennesimo
sorriso. Lo fissava intensamente fino a quando non gli fece cenno con la mano
di avvicinarsi.
Era talmente tanto
rapito da quella visione paradisiaca che non riusciva a ragionare, sentiva un
qualche pericolo ma non riuscì ad ascoltare il campanello di avvertimento del
suo sesto. Non ci riuscì o forse non volle proprio sentirlo, non voleva
lasciarsi scappare quell’opportunità, così una volta arrivato in prossimità di
quella visione rimase a studiarlo dall’alto in basso.
Portava una camicia
di seta bianca mezzo aperta sul torace che si presentava forte malgrado non
fosse molto muscolo, ma dava comunque un senso di sicurezza.
Le gambe erano
fasciate abilmente da pantaloni neri che aderivano perfettamente ai due arti
lunghi e tonici.
I piedi erano nudi
ed i capelli erano raccolti in una treccia morbida posata su una spalla che
sembrava volesse illuminarlo col suo colore dorato.
Quella figura
emanava un’aura di familiarità, una familiarità tanto forte da far scollegare
il cervello al ragazzo dai capelli scuri che sembrava abbagliato dalla presenza
dell’altro, così senza pensare minimamente a ciò che faceva portò una mano
all’altezza del viso dell’altro come a volerlo toccare, ma l’altro con un gesto
lento e gentile si portò il palmo del moro alla bocca lasciando che le sue
morbide labbra si concedessero il lusso di abbandonare dei deboli baci sulla
pelle dell’altro che non sentendosi più le gambe rovinò a terra ancora con lo
sguardo incatenato alla bocca del biondo.
Solo in un secondo
momento una voce gli era rimbalzata nella mente, sapeva benissimo che doveva
trattarsi della voce di quel dio che gli stava lentamente torturando la mano
portandosi tra le labbra ogni singolo dito che veniva delicatamente reso umido
e caldo.
Nemrod lo guardava
spaesato ma al contempo rapito da quella dolce tortura che gli veniva inferta,
lasciando che mille emozioni gli pervadessero il corpo eccitandolo
maggiormente.
Quella voce calda e
sensuale era nuovamente penetrata tra i suoi pensieri distogliendolo dalle
visioni non del tutto caste che si erano fatte largo nella sua mente.
- Che ti è successo
in questo tempo?- gli chiese il biondo aprendo una conversazione telepatica con
l’altro, il suoni che aveva emesso erano altamente eccitanti, tutto in lui lo
era, dai capelli curati, al piede leggermente disteso.
- Che intendete?-
gli rispose Nemrod lasciando che quella sensazione di benessere stimolata dalla
voce dell’altro lo prendesse del tutto, era da troppo tempo che non si sentiva
in quella maniera, e poi quell’uomo che si interessava a lui, il modo premuroso
e preoccupato con il quale si era espresso nei suoi confronti.
- Non darmi del
Voi, dammi del Tu come sempre!- gli aveva risposto teneramente cercando di
creare un’atmosfera un po’ meno tesa. In fondo era apparso così dal nulla senza
lasciargli il tempo di pensare, di capire ciò che stava accadendo, ma quello
era stato il modo migliore doveva per forza vederlo, rassicurarlo.
- Io non Vi, non Ti
conosco!- disse il moro correggendosi all’istante restando un po’ perplesso.
- Si, mi conosci,
ti sei forse scordato di me? Del tempo passato insieme?- glielo chiese diretto,
senza troppi giri di parole doveva capire se il momento giusto era arrivato o
se fosse in anticipo sul suo destino.
-So di conoscerti,
ma non so chi tu sia, non riesco a ricordare!- gli disse il ragazzo cercando di
giustificarsi, si stava di nuovo tormentando, stava cercando di capire chi
fosse quello sconosciuto ma più cercava di rimembrare il suo più tutto diveniva
scuro e si chiudeva alla sua semplice richiesta.
Insomma come
diavolo aveva fatto a scordarsi una bellezza simile? Non era di certo normale!
-Allora non è
ancora tempo, sai, un po’ mi spiace- disse con un tono realmente dispiaciuto
per poi riprendere:
- Nemrod, verrà il
giorno in cui tu ricorderai chi sono, quel giorno noi ci riuniremo e resteremo
sempre insieme!- gli affermò sorridendo nuovamente.
- Suona quasi come
una minaccia, sai?- gli disse rendendo il sorriso all’altro. Non sapeva il
perché ma gli veniva spontaneo parlare con lui, come quando lo faceva con Cassandra
e con Talasiel.
- E’ per questo tuo
modo che mi avevi colpito in passato, come cerchi di alleggerire le situazioni
con qualche battuta fuori luogo, mi ero interessato a te, a tutto ciò che
facevi ma la cosa che mi faceva impazzire era la tua aria combattiva, il fuoco
che ti ardeva negli occhi, nella vene, ma ora vedo che è assente…che ti è
successo in tutto questo tempo…cosa ti tormenta ora?-
- Niente di
particolare! Nulla a cui dare peso!- sebbene gli facesse piacere rincontrare
quella figura cercò invano di deviare l’argomento su qualcos’ altro, anche se
il suo tentativo fu irrimediabilmente annullato.
- E’ per quello che
è successo poco fa vero?- il ragazzino questa volta si voltò a guardare fisso
il biondo con occhi spaventati ma il suo timore fu cancellato vedendo il
sorriso increspare per l’ennesima volta il viso dell’altro. Come faceva a
conoscere ciò che era accaduto?
- Ti avevo promesso
che ti sarei stato sempre vicino! Qualunque cosa fosse successa!- gli disse
osservandolo da dietro quel drappo di tessuto scuro, rassicurandolo.
- Non prendertela
con Cassandra lei ha sempre agito così!- quella figura cercò di rassicurarlo ma
tutto quello che riuscì ad ottenere era alimentare il fuoco che il ragazzo
aveva soppresso precedentemente, la sua anima stava ardendo nuovamente come in
passato, quel fuoco sacro che l’aveva sempre attirato a lui come una calamita
si era di nuovo alimentato. Era stato geniale menzionare Cassandra, era stato
come buttare della benzina sul fuoco acceso.
- Come posso non
prendermela!? Come diavolo può provare compassione per l’essere che ha reso in
fin di vita Talasiel? Non ci credo, non può essere vero! Poi quel ragazzino
come diavolo osa trattarmi in quel modo così sufficiente quando neanche mi
conosce?..tzé umani…ma soprattutto perché io mi preoccupo per loro, non sono
niente per me, non li conosco…- gli disse ora urlandogli contro e lasciando che
tutto il nervoso accumulato si riversasse addosso a quell’estraneo che pareva
conoscerlo da una vita; non vedendo una reazione da parte dell’altro si era
portato una mano alla fronte dicendo chiaramente:
- Sono
patetico…troppo patetico!-
Tutto era rimasto
immobile, l’uomo seduto davanti a se non aveva proferito parola continuava a
sorridere in un modo che ora diventava anche fastidioso.
- Nemrod ora devo
andare, ma sappi solo una cosa, non cercare di capire Cassandra ti troveresti
in una marea di guai, anche se lei ora non sa cosa farsene di Beltis presto
troverà una motivazione per questo suo modo si agire!- gli aveva detto osservandolo
serio da dietro quella misera protezione trasparente.
- Non andare!- gli
disse il ragazzo stringendo freneticamente la mano dell’altro.
- Devo, ora rientra
dentro, ci vedremo tra non molto.- gli disse rassicurandolo, massaggiandogli il
dorso della mano col pollice, che si spingeva ad accarezzarlo.
- Tra non molto
quanto?- nei suoi si leggeva la disperazione. Guardarlo in volto era come
leggere un libro.
- Quando si
metteranno a posto le cose- gli disse e come era arrivato si era dissolto nell’aria
lasciando il moro con la mano stretta a pugno lasciando che le unghie gli si
conficcassero nella carne.
Era rimasto per
qualche minuto a fissare il sangue che lento gli colava dalla mano per poi
prendere un’iniziativa: sarebbe rientrato dentro e non avrebbe più chiesto
motivazioni per quell’assurda decisione.
Era rientrato nella
stanza socchiudendo la porta scorrevole senza fare troppo rumore, era pronto ad
un altro piccolo scontro con la ragazza, voleva fargli capire le sue intenzioni
maCassie e quello strano individuo non
si trovavano più nella stanza, ci rimase di sasso, come rovinare i piani alla
povera gente! Così senza pensarci su più di tanto si sedette accanto a Talasiel
che restava sempre pallido e con gli occhi chiusi, e rimase ad osservarlo, come
incantato.
“ Cacchio non lo so
nemmeno io perché lo sto facendo!” si accusò mentalmente per poi pensare a
quello che quel dio era stato capace fare, l’aveva calmato, quello stato
d’ansia e nervosismo nei quali era entrato si erano ora dissipati come se nulla
fosse successo.
Preso com’era dai
suoi pensieri non si accorse di aver avvolto la mano del biondo con la sua,
aveva intrecciato le dita con quelle pallide di Talasiel sentendo come fossero
gelide, aveva sentito il suo debole
battito cardiaco ed
il suo respiro affannato; non voleva darlo a vedere ma l’ansia era riaffiorata
affilata come una lama di coltello e lo stava ora trucidando nell’animo.
Come poteva lui
preoccuparsi così tanto per quello stupido umano che aveva voluto fare l’eroe,
che non aveva voluto lasciarlo andare con quel demone, che gli aveva cambiato
la vita in così poco tempo?
Come poteva
dannarsi in modo simile per poter risentire il calore di quelle mani che aveva
sempre odiato, ora voleva sentirlo caldo sul suo corpo, voleva sentirlo vivo,
voleva sentirlo suo.
- Sei stato uno
stupido! Un grandissimo stupido!- glielo disse bisbigliandoglielo all’orecchio
prima di assopirsi accanto a lui, ormai stanco e privo di forze.
AaargH, vi chiedo
umilmente scusa, so che vi ho fatto aspettare, so anche per certo che la
maggior parte di voi mi voglia scarnificare! Ma per favore pietà: Bien, je suis
tornataaa!!! Dopo vari casini riesco finalmente a scrivere un nuovo capitolo! A
quanto pare l’idea di scrivere non si prospetta come un’impresa tanto facile!
Credevo che fosse come una piccola scampagnata ma invece… -_________-“ SoB.
Diciamo che non riesco a tenere il ritmo scuola-fantasia! Infatti beh si vi
dico la verità: avrei dovuto studiare, ma voglio rendervi felici! Bwahahahah :D
Ecco qua, vi presento il
nuovo capitolo, nel numero 9 vi avevo lasciato con un Nem stranito dall’apparsa
del nuovo personaggio e soprattutto incasinato perso per la sua situazione e molto
preoccupato per Talasiel cosa che ovviamente lo disorienta.
Il contesto principale di
questo capitolo è quello di rimettere in moto gli ingranaggi e far andare
avanti la storia.
Susu la smetto e vi
lascio alla lettura...
Se riesco a corrompere
una delle mie friends cercherò di postare qualche disegnuccio!! Mwahahahah!!
Ah, ecco questo capitolo
l’ho scritto riascoltando i miei amici Guano Apes, diciamo che li ho riscoperti
utilizzando Sugar Skin, Sing That Song e diciamo che ci è passata pure Scratch
The Pitch…yeah poi il cd è scivolato di sottofondo ;)
Ringrazio ancora chi
legge!!! Se volete commentate anche solo per sapere se è apprezzabile o fa
veramente schifo! :S
Baci Suzaku J
Darkness s Angels:
Capitolo 1o:
La quiete dopo la tempesta
L’aria era calma,
drogata dalle avvenimenti vissuti nelle ore precedenti, l’adrenalina, la
rabbia, la paura, tutte le emozioni che prima avevano investito gli abitanti di
quella villa si erano ora dissipati lasciandoli nel loro piccolo momento di
trance venutosi a creare durante il sonno.
Tutto andava per il
meglio, l’attacco contro Talasiel, la furia di Nemrod, le decisioni di
Cassandra, tutto filava liscio come l’olio.
Nel cielo sacro una
figura controllava dall’alto tutto quel trambusto con un sorriso furbo stampato
in faccia. Era sempre seduta su quello scranno dorato foderato di un
particolare tessuto raffinato viola che metteva in risalto maggiormente la sua
pelle nivea. Continuava imperterrita ad osservare ciò che succedeva nel mondo
sottostante attraverso il suo laghetto ricco di ninfee.
Aveva lunghi
capelli scuri e morbidi raccolti in un’abile coda di cavallo che lasciava
scappare alcune ciocche ribelli che ricadevano in lunghe onde sul corpo
sinuoso. Due occhi viola si aprivano sensuali sul viso ovale con folte ciglia
che li incorniciavano come a voler nascondere quella sensualità, il naso era
lungo e delicatoal di sotto si trovava
una bocca rossa e sensuale quanto gli occhi.
Il corpo, il suo
corpo era un enigma per l’occhio mortale, il seno grande era intrappolato in
due drappi di tessuto pregiato bianco tenuti insieme da un grosso emblema
rappresentante l’unione della luna e del sole. Il resto del “vestito” lasciava
poco all’immaginazione, i due candidi fasci venivano imprigionati acutamente in
un cinturone all’altezza della vita per poi ricadere avanti e indietro
lasciando libere le lunghe gambe. Era il simbolo della sensualità fatta a
persona o meglio fatta sottoforma di una creatura celeste.
- Nacor, che ne
pensi?-disse rivolgendosi all’uomo
seduto al suo fianco. Quell’uomo aveva un aspetto vissuto, portava una lunga
barba bianca che spiccava dalla sua tunica azzurra che aveva un cappuccio che
ristava schiacciato a coprire il volto del vecchio.
- Dovremo aiutarli!
Cioè penso che Lei dovrebbe aiutarli!-
- Perché solo io?-
- Perché Lei è il
capo!- rispose il vecchio con una nota disperata nella voce.
Sulla Terra le cose
cominciavano a muoversi come ingranaggi di vecchi macchinari, la natura riprendeva
il suo corso pigramente e così anche Cassie e quello strano ragazzino che li
aveva aiutati, si muovevano come a rallentatore cercando di rassettare nel
migliore dei modo la cucina disastrata dalla battaglia del giorno precedente,
un compito molto duro per Cassandra che cercava di chiudere la mente e non
lasciare che le emozioni che ancora aleggiavano nella stanza la violassero come
avevano già fatto. Faceva un grande sforzo a mantenere la concentrazione
cercando di muoversi il più velocemente possibile, le richieste inutili del
ragazzino non erano state accettate dalla ragazza che non credeva fosse giusto
lasciare tutto quel lavoro ad uno sconosciuto.
- Non sembri
preoccupata! O sei una gran bugiarda e abile a nascondere i sentimenti o hai
capito la situazione!- le disse il ragazzo mentre le porgeva l’ennesimo coccio
candido.
- Diciamo, che sono
brava ma ho più o meno capito come andranno le cose!- gli rispose lei
essendogli in qualche modo grata per aver aperto una conversazione, era il modo
migliore per far si che niente potesse entrare nella sua mente che sembrava non
aspettasse altro che accogliere emozioni belle o brutte che fossero.
- Acuta
osservatrice allora!- le disse osservando la ragazzina che aveva cercato di
sorridere ma l’unica cosa che era riuscita a fare era una smorfia che
nonostante tutto non stonava il suo viso.
- Toglimi una
curiosità… tu chi sei? Come fai a sapere cosa accadrà come hai fatto ad
entrare, a sapere chi siamo e soprattutto perché ci sai aiutando? Noi non ti
conosciamo!- gli aveva chiesto la ragazza in modo indagatore.
- Scusa tanto per
la maleducazione, ma con tutto ciò che è successo non ho avuto modo per
presentarmi, sappi solo una cosa, so tutto su voi anche ciò che a voi è stato
celato, so per cosa rischiate la vita, so chi eravate prima e so chi diverrete
poi!- le rispose il moro cercando di liquidarla con una frasetta che sembrava
avesse imparato a memoria anni prima, l’aveva recitata senza emozioni, senza
cadenza, come se stesse citando una vecchia poesia.
- Si, ma con questo
non hai risposto alle mia domande, me ne hai fatto sorgere delle altre!- disse
Cassandra con faccia stizzita.
- Bene, vuoi sapere
chi io sia!? Ecco una risposta che non vorresti sentirti dire, non posso ancora
rivelare chi io sia fino a quando non riceverò l’ordine preciso, ma sappi solo
una cosa per ora potrai definirmi un alleato, finché avremmo un nemico in
comune, ma in un prossimo futuro potrei anche risultare un avversario. Io vivo
solo per me stesso, sono stato addestrato per non provare sentimenti!-
- In poche parole
tu sei una marionetta come tutti noi, non dire che vivi per te stesso se non
puoi dare liberamente delle informazioni.-
- E se IO non
volessi rivelare queste “informazioni”?- si rivolse a lei catturandola con un
solo sguardo marcando la parola IO come a volerle far capire cosa realmente
pensasse.
- Beh quella è
un’altra cosa,- rispose la ragazzina distogliendo lo sguardo da quello color
pece del ragazzo ancora inginocchiato a terra. – Quindi mi stai dicendo che
potresti tradirci?- riprese la ragazzina con uno sguardo indagatore che fu
colpito dalla schiettezza e dalla velocità del moro nel rispondere.
-Si…!-
- Ma come fai a
tradirci se non ti sei unito a noi?- chiese scettica la biondina.
- Anche su questo hai
ragione però andiamo da tuo fratello qui abbiamo finito!- le disse il moro con
un sorriso stampato in faccia osservando la ragazzina che obbediva come un
cagnolino precedendolo nella stanza in cui riposavano ancora tutti.
Si erano diretti
nella camera “degenza” con passo spedito mentre nell’aria stavano già
comparendo due figure dalla bellezza celestiale. Una donna dai lunghi capelli
ebano con gli occhi di ametista ed un uomo incappucciato al suo fianco.
-Ma che…!?!- disse
Nemrod svegliandosi rigido sul letto, riparandosi gli occhi da quella luce
accecante che emanavano le due creature, non riusciva a mettere insieme due
pensieri dal significato coerente, stava accadendo tutto troppo velocemente e
tutta quella luce e quelle strane aure che sentiva espandersi nella stanza
erano troppo forti. Stavano accadendo troppe cose in troppo poco tempo.
- Senoy…ti sei
ridotto proprio male!- disse la donna avvicinandosi di poco al giaciglio.
- Non avvicinarti
al letto, mostro!- le ringhiò Nemrod aprendo le braccia come a voler fare da
scudo al ragazzo privo di sensi che giaceva comodo sul materasso.
- Tu ribelle, non
osare rivolgerti così al Pastore!- infierì il vecchio sul ragazzo.
- Non m’importa chi
sia, ma non ti avvicinare!- gli sibilò contro innalzando un fragile barriera
astrale.
- Credi che basti
così poco per trattenermi?- gli disse appoggiando elegantemente la mano
sinistra su quella superficie di vetro che ci mise poco tempo ad infrangersi
lasciando l’ex angelo a bocca aperta.
- Credo che ora si
possa parlare da esseri civili. Narcea hai rivelato qualcosa?- disse la donna
rivolta al ragazzino che era rimasto impassibile di fronte a quella scena,
tutto il contrario di Cassandra che era rimasta sbalordita quasi quanto Nemrod.
- No Sommo Terach,
come lei mi aveva ordinato!-
- Cos…tu conosci
questi due?- chiese Cassie con una faccia da ebete rivolta a Narcea.
- Si Cara!- rispose
la donna dai capelli d’ebano, infondendo serenità nell’animo della ragazza,
attraverso la sua voce androgina.
- Cara!?!? Ma
qualcuno vuole spiegarmi cosa succede?- chiese disperato Nemrod ormai sull’orlo
di una crisi di nervi, non bastava che era stato umiliato da tutti ma ora si
era abbassato anche a chiedere cosa stesse accadendo, in effetti nessuno ci
avrebbe capito granché di quell’ ambigua situazione.
- Signor Nemrod,
quello che avete davanti ai vostri occhi è il Sommo Terach, il Pastore!- gli
disse il vecchio con voce saccente.
- Sommo!?! Ma se io
vedo solo una donna? Non sarai un travestito?-
- Nemrod non fare il
maleducato!- lo ammonì Cassandra con tono di rimprovero nella voce.
- Tranquilla,
tranquilla, lascialo esprimere!- le disse con un tono carico d’affetto. - Caro
il mio angelo ribelle, la persona che ti sta davanti rappresenta l’amore in
tutte le sue forme, la misericordia, la serenità, sono la comunione delle cose
esistenti in natura!- continuò la donna con voce suadente e modesta.
-Si ma non mi hai
ancora spiegato perché il “Sommo” se sei una donna!- continuò il moro che stava
ormai esasperandosi sul letto.
- Io vedo solo un
narcisista nel pieno delle sue attenzioni, comunione delle cose presenti in
natura, misericordia!?! A me piuttosto sembra il simbolo dell’amor proprio!-
bisbigliò Cassie a Narcea, mentre l’altro annuiva con vigore.
- Come osate voi
due ingrati, vi ho sentiti! E comunque tu stupido ragazzino te l’ho detto
prima, io rappresento tutti gli esseri viventi in tutte le loro forme!- gli
disse spazientita la creatura celeste lasciando attonite le tre figure che
stavano ascoltando, compreso il vecchio che conosceva bene il suo capo.
- Mente bacata! Il
Pastore è un androgino, il suo corpo rappresenta uomo e donna allo stesso modo,
è il simbolo di tutte le razze..ecco che voleva dirti!- gli spiegò velocemente
Narcea, cercando di moderare il tono della voce e le prime emozioni di
nervosismo che stavano cominciando a scuotere il suo animo. Non appena il
ragazzino ebbe finito di parlare il Sommo Terach aveva cominciato a
ricircondarsi da quella luce dorata di narcisismo assoluto. Ma quel piccolo
attimo di “gloria” era terminato quasi subito lasciando quell’angelo nel pieno
di sé.
- Bene, bene,
bene..vediamo un po’, i feriti qua sono due… e brava la mia Cassandra, hai
voluto che il demone restasse qua con voi, mossa intelligente- le disse circondandole
le spalle con il lungo braccio portandola vicino a Beltis, mentre osservava con
sguardo cinico il demone. Con uno scatto repentino aveva portato la mano destra
sulla fronte dell’ustionato mentre una luce rosata si andava diffondendo sul
corpo del ferito curando le numerose bruciature. Con gli occhi alienati e la
voce cupa l’essere divino aveva richiamato alla mano un piccolo oggetto che
aveva imposto velocemente all’orecchio destro del demone facendone fuoriuscire
una piccola goccia di liquido scarlatto e sempre con una velocità inaudita
aveva imposto anche alla ragazzina un orecchino uguale a quello dell’albino ma
sull’orecchio sinistro, aveva agito in modo eguale, aveva prelevato la goccia
di sangue dall’orecchio di Cassandra che rimasta shockata da quel gesto
insolito ma soprattutto da quello che si presentava ai suoi occhi: quel dio
stava mescolando i due liquidi cremisi, li stava legando con un patto di
sangue.
Quell’azione aveva
lasciato sconcertati tutti in quella stanza, nessuno si sarebbe aspettato una
manovra simile, osservavano scossi quella mossa avventata che avrebbe reso i
due uniti per la vita.
Cassie frastornata
passava lo sguardo spaventato prima verso quel legame indissolubile, poi al dio
ed in seguito al demone che inconsapevole di nulla continuava a dormire.
L’osservava cercando di capire cosa gli passasse per la mente, cercava di
leggere nei suoi pensieri, ma tutto ciò che trovava era il vuoto, l’oscurità
più nera che avesse mai visto nell’animo di qualsiasi essere. Poi il suo sguardo
si era soffermato sull’orecchino che gli era stato messo, il suo gemello, aveva
la forma di una piccola spada alata definita in modo delicato e di un colore
nero lucido che risaltava maggiormente le figure che gli si riflettevano
contro.
- Che cosa mi hai
fatto?!?- disse Cassie rivolgendosi all’angelo che le si parava davanti con
tutta la sua maestosità.
- Niente di cui
preoccuparsi, sta tranquilla ora ti potrà sembrare strano, ma questo
dispositivo vi servirà!-
- Spero che tu stia
scherzando, le hai appena segnato la vita legandola per la vita a quel mostro!-
rispose Nemrod difendendo la sua amica.
- Non le ho segnato
la vita, o forse si, ma in ogni caso questo vi servirà in seguito, tu non
capisci ragazzino sei chiuso nel tuo piccolo mondo, non possiedi una mentalità
aperta!-
- Sommo Terach,
come può dire che Nem possiede una mentalità chiusa se manco io ho capito che
diavolo mi ha fatto!?!? Come potrei essere felice di un legame con un
demone!!!- disse Cassandra con la voce più piatta e rispettosa che potesse
sfoderare in quel momento di crisi assoluta, una voce glaciale che era stata
capace di infondere negli altri dei brividi di paura.
- Cara, forse tu
prima non volevi essere legata a questo demone? L’hai detto tu stessa a tuo
fratello, io ho solo velocizzato questo tuo desideri, in futuro me ne sarai
grata, e comunque per vostra informazione questo è un dispositivo di controllo,
d’ora in po’ questa tigre bianca non vi darà più rogne, non potrà ribellarsi
almeno fino a quando uno di voi non romperà il sigillo, per vostra informazione
questo si potrà rompere solo tra un anno!- disse l’angelo con voce saccente.
- Tzé, più o meno
come me, un cane al guinzaglio!- ribatté Nemrod con voce stizzita
- No Ribelle, tu
restando qui ora hai fatto la tua scelta! Sei voluto restare al fianco di
Talasiel.. e ora che ho spiegato come stanno le cose avvicinati!-
- Io non mi muovo
di qui!- gli ringhiò contro il moro.
- Idiota non
cercare di contestarmi! Vieni subito qua!- gli disse autoritario quell’angelo
lasciando tutti con un’espressione sbalordita sul viso, Cassie osservava
quell’assurda situazione a bocca aperta, prima era stata legata ad un demone
senza il suo permesso, poi quella strana lite tra il suo amico e quell’angelo,
nel giro di pochi minuti quell’essere divino, che ora non appariva più così
agli occhi di nessuno compreso il vecchio che l’aveva accompagnato, aveva
fortemente sconvolto l’animo della giovane ragazza.
- Non m’importa
cosa o chi tu sia, ma nessuno ha il permesso di chiamarmi idiota!- gli ringhiò
il moro per l’ennesima volta ma questa volta precipitandosi sul Pastore con
un’aria di sfida, lo stava squadrando da testa a piedi col viso paonazzo non
aspettava altro che quell’essere angelico provasse ad attaccarlo in qualsiasi
modo ma tutto ciò che aveva ottenuto era stato l’angelo che aveva toccato le
sue labbra. Erano rimasti in quella posizione per un lasso di tempo che
sembrava infinito tra lo smarrimento di Cassie che non riusciva a capacitarsi
di tutto ciò che stava accadendo, continuava a darsi della stupida, si diceva
che quel giorno sarebbe dovuta restare a letto a dormire anziché assistere a
tutto quel trambusto e poi ora quel Angelo stava baciando il suo amico quando
la situazione era tremendamente critica, come gli venivano in mente le
effusioni amorose che si sarebbero dovute tenere quando si fossero trovati in
circostanze adatte.
Tuttavia lo
smarrimento della ragazzina era completamente compreso anche da Narcea che non
era stato in grado di celare la sua espressione di disgusto di fronte a quella
scenetta assurda, ma quello che era rimasto più sbigottito di tutti era il
diretto interessato di tutte quelle “amorevoli cure”; Nemrod fissava con gli
occhi sbarrati e con il viso più rosso che avesse mai potuto sfoderare la
figura che gli si stagliava di fronte.
- Mmh, si così
potrebbe andare!- disse l’essere divino sottraendosi a quel loro contatto
cercando di soppesare le parole.
-
Co…co…co…co…co…co..come diamine hai osato! Tu Muoriiiiiiiiiiiiii!!!!- ma mentre
cercava di colpire la figura eterea era stato investito da una debolezza
improvvisa ed era crollato sulle ginocchia; cercava di pronunciare una frase
dal senso compiuto ma i sensi si stavano annebbiando; ci mise un po’ per riprendere
a parlare grazie anche a Cassandra che l’aveva aiutato a sedersi sulla
poltrona.
- Cosa cavolo mi
hai fatto!?- chiese con voce debole ormai era stanco di contestare tutto ciò
che gli si parava davanti.
- Ho solo preso in
prestito un po’ del tuo sangue ma a quanto pare ne ho prelevato un po’ troppo
da come ti ho ridotto sei più bianco di un lenzuolo!-
- No vabbè fai con
comodo eh!- gli rispose Nemrod puntando lo sguardo con l’altro interlocutore
che si stava sedendo accanto al corpo esanime del biondo. Continuava ad
osservarlo in modo malizioso scatenando un grande fastidio nel moro che in
quell’attimo sembrava avesse riacquistato tutte le energie che gli erano state
sottratte, non sopportava che quel coso si avvicinasse così tanto come se nulla
fosse, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso sembrava quasi volesse
trapassargli la schiena, non tollerava che prendesse il capo dorato del ragazzo
per portarselo accanto al suo.
- E’ una cosa
troppo umiliante per te Senoy, vero? Ma se non vuoi, prova a guarire con le tue
sole forze, come hai sempre fatto! Senoy, tu vivrai è questa la tua condanna, o
forse ora dovrei chiamarti Talasiel?- gli bisbigliò contro avvicinando le sue
labbra a quelle del ragazzo, ma on appena ci fu il contatto il biondo l’aveva scansato
con un gesto stizzito della mano.
- Ha ripreso i
sensi!!?- gli chiesero tutti con gli occhi bramosi di sapere, Nem si era
momentaneamente scordato di quel tocco di labbra e aveva fulminato tutti con lo
sguardo.
- No, è stato un
gesto incosciente…ha deciso lui per la sua vita, non vuole aiuto, beh allora io
vado ragazzi, ci vediamo. Ah no ora che ricordo, tu Ribelle- gli disse
avvicinandosi pericolamene alla poltrona su cui era seduto.
- Tieni questo
fuda, quando il tuo amico riprenderà i sensi, prendete entrambi un’estremità ed
innalza una barriera, poi il resto verrà da se!- gli disse infilandogli tra le
mani il pezzo di pergamena senza farsi vedere dagli altri.
- E ora noi
andiamo! Ci Vediamo presto!- continuò facendo l’occhiolino al moro.
- Cosa intendi
con…- ma il ragazzo non fece a tempo a continuare che il Pastore era già
scomparso col suo compagno così com’erano venuti, svaniti in un bagliore
dorato.
Aiuto sono ancora
all’undicesimo capitolo, come posso essere così lenta? Non so il perché però,
on trovo il tempo per scrivere e soprattutto devo essere ben presa emotivamente
per poter seguire e cambiare le tappe principali per sfornare qualcosa che potrebbe
essere almeno un po’ convincente per la mia mente malata! Il fatto è che il
quinto anno è piuttosto duro e come se non bastasse ci mancava pure la fine del
primo quadrimestre a complicare le cose! Ormai ne sto uscendo più esaurita del
solito, più emotivamente instabile e dannatamente maniaca, povere le mie
creazioni che si devono aspettare da un momento all’altro un attacco fulmineo
alle spalle! Aaah, bwahahahah, dai dai la smetto di fare la super jolla e
questa volta cerco di fare qualcosa di convincente!! Cosa alquanto ardua per la
mia dura situazione mentale… come sono brava a ribadire le cose shi shi.
Passiamo alla
presentazione del cap!?!? ma si dai, dopo avervi intrattenuto con ‘sta storia delle
stupidate ultraviolette, va bien, alura, diciamo che è nato da uno sclero
serale e oddio, O___O sta piovendo e non mi sono accorta di nulla!!! Sono
completamente presa shi shi… baaasta, allora il capitolo è nato, come stavo
dicendo prima da uno sclero serale, ero tutto giorno col compu acceso e non
sapendo che fare ho deciso di rielaborare la bozza che avevo già preparato da
quest’estate… (lo so, lo so sono super lenta!)… comunquolo, ho cominciato a
battere ispirandomi a tre diversi ritmi musicali: il primo a dettare l’inizio
di questo capitolo è stato quello di Butterflies
and Hurricanes dei Muse, ma strano eh!!! Poi piano piano, come la
storia va avanti, hanno influito molto il passaggio di If
e Wet Sand dei Red Hot Chili Peppers è per quello che a circa metà
capitolo si nota il mio lato depressivo e dopo ancora si passa ad un ritmo più
sregolato dettato dalla musica dei Megadeth con
Hangar 18 e con quella dei Pantera con Cowboys
From Hell con le quali si viene a scoprire un piccolo lato diverso di
Cassandra…
Ecco ora credo proprio
di potervi lasciare.
Buona lettura.
Baci Suzaku :*
Darkness s Angels:
Capitolo 11:
Hysteria
*Acqua, acqua libera, acqua
trasportata dalla corrente di quei sentimenti ormai troppo forti da tenere
tutti dentro. Quel muro di contenimento era ormai troppo fragile per arginare
tutto ciò che provava.*
La sua guarigione
si di era accelerata soprattutto grazie all’aiuto di quello strano essere che
aveva modificato il modo di ragionare e di vivere in quella casa dapprima
spopolata e ora così ricca di gente.
Le ferite, ma in
special modo il colorito di quel demone stava tornando ad essere quello di un
tempo, non che la cosa cambiasse più di tanto visto che era albino; ma si
notava che era meno pallido rispetto a quando era caduto vittima della furia
omicida di Nemrod.
Era ancora molto
debole ma riusciva perlomeno ad aprire gli occhi ed a interagire con gli altri.
O meglio, non si capiva se quegli sguardi carichi di odio e dolore e quei mezzi
versi, che gli uscivano inconsciamente dalle labbra potevano essere considerati
un mezzo di interagire.
Sentiva la presenza
di due persone fuori dal comune, avevano un’aura talmente tanto potente che non
sarebbero riuscite a celarla al nemico migliore. Le sentiva vicine, neutre,
senza un secondo fine, sentiva che gli stavano vicino cercando di non fargli
mancare nulla. Come se quello bastasse a farlo sentire meglio, era chiara una
cosa, non aveva affatto percepito la potenza di quel principe maledetto; non
era stato in grado di contrastare la sua potenza, era stato colpito di sorpresa
e ora pensava soltanto di essere arrivato in purgatorio. All’inferno ci viveva
e non era così pacifico, nel paradiso ci aveva vissuto ma non poteva di certo
dire che si stesse così tanto bene.
Sentiva quelle due
presenze prendersi cura di lui come nessuno aveva fatto durante la sua lunga
vita.
Teneva lo sguardo
lucido e vacuo fisso sul soffitto, come se ci fossero dei magici arabeschi da
decifrare, era talmente tanto intento nel farlo che cercava in tutti i modi di
non pensare, di non capire ciò che quell’umana gli stesse facendo.
- Come ti senti
ora?- aveva sentito la sua voce, era calma, neutra, ma il suo timbro aveva un
non so che di speranza persa, forse pensava che non gli avrebbe rivolto la
parola, ma si sbagliava, eccome se si sbagliava!
Le sue labbra si
erano dischiuse e mosse impercettibilmente per poi emettere un suono roco e
stanco:
-…bene…- aveva
risposto tra lo stupore delle altre due figure nella stanza che avevano preso a
guardarsi a bocca aperta.
Era chiaro, non
pensavano che potesse rispondere o meglio che avrebbe risposto; ma quegli
sguardi si erano improvvisamente interrotti quando dalla porta era spuntato
fuori Nemrod. Li aveva aiutati a portare quel demone in una delle numerose
stanze presenti in quella villa.
Avvertiva le sue
occhiate, percepiva il suo modo di squadrarlo notando il suo stato di salute,
era una situazione troppo patetica. Lui che doveva riportare quel ragazzo negli
inferi si era fatto catturare come un principiante, veramente penoso. Avrebbe
colto lontano un miglio il suo stato d’animo, non era un empatico ma quello
strano odio che aveva cominciato ad espandersi nell’ambiente non poteva che
provenire da quel principe.
- Vedo che ora sta
meglio!!!- disse con un’ondata di disgusto che non seppe trattenere e fece
trapelare dal suo tono di voce, si tradiva facilmente il ragazzo, non era mai
stato capace di frenare ciò che provava. Una carica di sadismo puro si era
impadronita di quel ragazzino; non riusciva più a trattenersi.
- Non riesco a
capire perché…- si era interrotto chiudendo con forza i pugni.
Ok, stava
riperdendo il controllo su se stesso, ma mai e poi mai avrebbe fatto del male a
Cassandra!
-Perché stai qua ad
aiutare lui, lui che ha cercato di ammazzare tuo fratello!- l’aveva detto
caricando maggiormente le parole, cercando di bloccarsi in qualunque modo
possibile, ma alla fine non ce l’aveva fatta, era stato il solito impulsivo.
Come sarebbe
riuscito a capire una ragazza così complicata!?!?
Come poteva?
Suo fratello era
nella propria stanza, sul letto a lottare da solo per il proprio destino, e lei
qui che aiutava e faceva da balia al carnefice che aveva causato tutta quella
stramba situazione, non poteva tollerare minimamente quella posizione che aveva
preso; e perché poi ospitare quello stesso demone invece di ucciderlo? Era una
cosa impensabile, senza un minimo di logica ai suoi occhi.
Aspettava la
risposta, la aspettava con gli occhi ardenti puntati su quelli della ragazza
che si era rivelata la sua “migliore” amica in quel breve periodo di tempo, ma
nel suo sguardo aveva notato solo la disperazione, la sofferenza.
Alla fine l’aveva
fatta soffrire, involontariamente, ma l’aveva fatta soffrire e pensando a
questo con la rabbia che gli gonfiava le vene se n’era andato sbattendosi la
porta alle spalle sicuro che nessuno lo seguisse.
Quello che lo
divorava ora nelle viscere e nella mente, era uno di quei rompicapi impossibili
da sostenere, da risolvere, rivedeva il suo sguardo addolorato nella sua mente
come una seria di diapositive, se non era già impazzito era sicuro che si
trovasse nella via giusta per farlo!
Era così tanto
immerso nei suoi pensieri che non si era accorto della presenza di Narcea che
lo seguiva silenzioso fino alla camera nella quale Talasiel stava riposando.
Era rimasti soli,
immobili a osservare la porta che ormai si era chiusa due volte consecutive,
nessuno dei due osava proferire parola, ma poi per dire cosa!?! Erano nemici, o
almeno così lui credeva; il silenzio gravava nella stanza rendendo la
situazione insostenibile per entrambi i presenti, lasciandoli impotenti dopo
una scenata simile.
- Vai da tuo
fratello, il tuo posto non è qui!- le aveva detto il demone con voce stanca.
- Preferisco stare
qua, non voglio vedere Talasiel sdraiato su quelle lenzuola scure che risaltano
maggiormente il suo pallore, non ce la faccio proprio!- gli disse
interrompendosi ogni tanto per prendere fiato e con occhi e pugni stretti
mentre una lacrima si disegnava sulla sua carnagione chiara.
Era scoppiata si
era promessa che non avrebbe pianto e invece si era abbandonata alla tensione.
Di nuovo quella
quiete aveva ripreso il potere, si sentivano solo due respiri nell’aria, uno
stanco e l’altro teso e di tanto in tanto rotto da qualche singhiozzo
improvviso.
- Non voglio
assillarti con i miei stupidi problemi umani, ma non so dove andare…la mia
camera è così vicina a quella di Talasiel, ho paura di incontrare ancora lo
sguardo di Nemrod, e Narcea, non so! Ringrazio il cielo che ci abbia aiutati ma
sta troppo sulle sue, non so il perché ma già dall’inizio come ti ho visto ho
avuto la sensazione che di te mi potevo fidare- gli disse infine cercando di
calibrare le parole.
- Ancora adesso
sento che di te mi posso fidare!- un debole sorriso le aveva illuminato il viso
per poi andare a spegnersi e lasciare di nuovo spazio a quell’espressione grave
e tesa, era preoccupata per la sorte del fratello, ma le era difficile vederlo
in quelle condizioni avrebbe finito per soffrire maggiormente venendo di nuovo
investita dai sentimenti che aleggiavano in quella stanza.
- Si, con te mi
trovo bene!- lo ridisse ma questa volta come se volesse prenderne atto, come
uno di quei pensieri detti a voce alta, come se volesse auto-convincersi di
ciò.
- Fa ciò che credi!-
le aveva risposto il demone socchiudendo gli occhi per poi soffermarsi sul viso
della ragazza.
- Non fare ciò che
ti impongono gli altri, vivi esclusivamente per te stessa, non seguire gli
ordini che ti impongono a meno che non ci sia altra scelta! Fa ciò che credi
sia più giusto per te!- non sapeva perché avesse voluto parlarle, in fondo era
sempre una sua nemica, si era sicuro, la cosa non era normale. Lui che mai
aveva degnato di interesse qualcuno aveva dato una cosiddetta perla di saggezza
ad una perfetta sconosciuta che dovrebbe stare nella lista nera. Stava
delirando, sicuramente la febbre e tutto quel bruciare gli aveva corroso le
facoltà mentali. Nonostante il suo stato d’animo fosse tremendamente in
contrasto con la sua etica, il fatto non sconvolse la sua espressione
distaccata, non era un tipo loquace, ma in quel momento diede a vedere il
contrario.
-Come hai fatto tu?
Sei stato costretto o è stata la tua volontà a dettare i fatti? Non voglio
accusarti, anzi forse si, ma voglio capire perché l’hai fatto- disse quelle
parole con aria provata, come se fossero state acqua, acqua libera, acqua
trasportata dalla corrente di quei sentimenti ormai troppo forti da tenere
tutti dentro. Quel muro di contenimento era ormai troppo fragile per arginare tutto
ciò che provava.
I suoi occhi lo
colpevolizzavano di tutto ciò che era successo, in fondo era lui la causa di
tutto, o forse no?
Poi vedendo che non
veniva proferita alcuna risposta continuò con quel fiume impossibile da
fermare:
- Noi avevamo nulla
contro di te, non sapevamo chi tu fossi e tanto meno che tu esistessi,
pensavamo fossi una di quelle leggende metropolitane che si raccontano ai
bambini per intimorirli, avevamo sentito pronunciare il tuo nome solo nei
racconti dei nostri nonni!!!-ancora
volta il suo tono era di denuncia, una denuncia che non poteva fare a meno di
pronunciare con una sorta di delusione nella voce.
-Non ce l’avevate
contro me, questo lo devo ammettere! Però avete qualcosa che mi appartiene o
meglio mi apparteneva! Non che lo volessi però devo riportarlo nel luogo dove
dal quale l’avete preso!!! Con o senza il vostro consenso, questi erano gli
ordini, non potevo piegarmi al volere di un paio di esseri umani!!!-
fantastico! Quella ragazzina aveva il potere di farlo parlare più di quanto
avesse mai avesse fatto, voleva solo capire perché sentisse il bisogno
immediato di giustificarsi, non riusciva a reggere quello sguardo di ghiaccio
fuso addosso, lo colpevolizzava, lo accusava di aver fatto qualcosa di
sbagliato, ma lei non sapeva cosa era costretto a passare se non avesse
compiuto la sua missione.
Era forse paura
quella che provava? Non aveva paura di ciò che gli sarebbe potuto capitare,
avrebbe accettato le conseguenze, del suo incarico fallito, senza fiatare.
No, la cosa che lo
intimoriva maggiormente era vedere la delusione in quegli occhi limpidi e
provati dalla stanchezza, lo mettevano in soggezione come non capitava da tanto
tempo, da quando aveva deciso di combattere contro quel sistema dettato dalle
regole divine. Non aveva più visto quegli occhi da quando aveva solcato i
cancelli del paradiso. Quello sguardo che non aveva paura di soffermarsi sulla
sua figura, quello sguardo al quale non poteva fare a meno, era la sua droga,
la sua droga ritrovata.
- Chi lo vuole?-
tre parole che erano state in grado di risvegliarlo da quel torpore di ricordi
nel quale era caduto, ora era tutto più chiaro, i fantasmi del suo passato si
stavano risvegliando, dunque il tempo era finalmente arrivato!?!!
-Non posso parlare e non
intendo farlo, non ho altro di che spartire con voi!!!- le aveva sibilato
quella frase con una sorta di smorfia stizzita che aveva lasciato senza fiato
la ragazza. Qualcosa si era smosso, come una slavina che dopo il suo passaggio
porta tutto con se. Una varietà molto ampia di pensieri, sentimenti e fatti
avvenuti molto tempo prima della sua nascita si erano fatti largo nella sua
mente lasciandola bloccata in mezzo alla stanza con gli occhi fissi nel vuoto.
Il modo migliore per far
finire quella sequenza era lasciarla scivolare cercando di prestare attenzione
ai particolari, suo nonno le aveva insegnato bene, trovare i segni all’interno
delle visioni. All’inizio la cosa le si parava di fronte come un rebus
complesso; ma si sa, quando una cosa la si impara a fare il resto viene da sé.
Aveva lasciato che quelle
immagini senza senso le fluissero dentro cercando di captare i minimi segnali,
fino a quando una di esse non emerse più nitida delle altre.
Un corridoio scuro in
movimento, no, c’era una persona che correva, anzi due, correvano a perdifiato
fino a quando una delle due non fu costretta a fermarsi, mente l’altra era
stata salvata da un altro gruppo di “ali”; poi la proiezione era stata
interrota, percepiva solo freddo, il freddo più nero e cupo.
Era stata la peggior cosa
che avesse visto; sentiva ancora addosso gli spasmi dell’agitazione per la
corsa, il timore di essere catturati da un momento all’altro, la gioia di
essere in salvo e subito dopo la disperazione che l’aveva colpito per aver
perso una persona importante.
Era stato come un pugno in
pieno stomaco e aveva incassato il colpo nel migliore dei modi ma un piccolo
mancamento l’aveva costretta a sedersi sul letto dov’era sdraiato il demone,
sentiva di essere debole tuttavia parlò con voce grave:
- Capisco che tu non abbia
qualcosa di cui spartire con noi, in fondo in questa casa la riconoscenza
sembra se ne sia andata a puttane, ma come diavolo puoi parlare così? Come puoi
restare fedele ad un essere che non è venuto in tuo aiuto nonostante stessi per
morire, come puoi continuare a proteggerlo?- sembrava impossessata da qualche
strana entità e la sua voce roca e piatta di certo non contribuiva granché a
migliorare la situazione; ma in realtà era stata la prima cosa che le era
venuta in mente in quel momento, le era venuto difficile parlare e di certo il
bon ton non sarebbe servito molto in quel momento!
Quella frase l’aveva
lasciato sconcertato, ancora una volta era rimasto senza parole, non che ne
avesse tante di suo, però la cosa ormai era sicura, quell’umana era in grado di
fargli provare quelle stupide emozioni che non aveva pensato di riprovare.
L’aveva osservata bene in
quei momenti, dopo che lui aveva proferito parola era entrata in quello stato
catatonico per una manciata di secondi, ma aveva visto il pallore farsi più
evidente sul suo viso, le sue orecchie avevano percepito il battito cardiaco
aumentare come se stesse compiendo uno sforzo disumano solo per riuscire a
mantenerla in piedi davanti al suo letto. Ancora una volta si stava sentendo in
colpa per lo stato d’animo della ragazza e vedendola in quella condizione, con
il volto bianco come un lenzuolo piegato in avanti, con il capo trattenuto tra
le mani come se quella fosse un’impresa difficile, non riuscì a trattenere un
sospiro di sconfitta. Se fosse rimasto un altro po’ in compagnia di quella
ragazzina sarebbe di certo sprofondato in un senso di depressione profonda,
così decise di risponderle nel modo più nutro possibile:
-Io non proteggo, io
servo… la persona con la quale ho dei contatti può fare a meno della mia
esistenza, per lui sono pari al nulla, se io vivo o muoio non gli importa,
l’importante è che io mantenga la parola data!- quelle parole erano state
forti, ma rispecchiavano la realtà.
Lui era solamente il servo
del possessore del potere, non poteva schierarsi più da nessuna parte, l’ultima
volta che l’aveva fatto l’avevano catapultato in una situazione sgradevole
senza controllo, lui che non avrebbe voluto far parte di quel sistema si era
ritrovato per l’ennesima volta a farne parte, ma questa volta era legato in
modo revocabile a quella nuova condizione. Tutte le scelte che stava facendo lo
portavano sempre più ai margini del crollo totale.
-
E allora perché sei il suo cane fedele?- nella sua voce si leggeva perfettamente
il suo stato d’animo mal celato: ira, ira allo stato puro, quella voce che di
solito aveva un tono acuto e amichevole si era trasformato in qualcosa di
forte, rabbioso, basso, era come se fosse fuoco, da una piccola scintilla si
era sviluppato un potente incendio, si notavano le sfumature di quel fuoco, si
abbassava come se provenisse dalle viscere dell’inferno fino ad accrescere in
note molto più alte; stava urlando e neanche si rendeva conto di ciò che stava
facendo, lei che in situazioni simili restava impassibile a tutto mantenendo
fermo l’autocontrollo su se stessa e su quello che circondava, lei che in
questi rari casi manteneva il sangue freddo ed era sempre razionale come suo
fratello, aveva perso le staffe, era stata la goccia che aveva fatto traboccare
il vaso.
- Non sono il suo
cane fedele!- le rispose con una punta d’orgoglio, piano piano stava lasciando
andare la sua faccia di bronzo per andare a surriscaldarsi, era chiaro, aveva
visto bene fin dall’inizio, quella ragazzina era in grado di portarlo allo
sfinimento mentale, centrava alla perfezione i suoi punti deboli nascosti come
se nulla fosse, lo stava portando alla distruzione e in fondo gliene era grato,
forse stava ricominciando a provare sentimenti!
- Ah no?!? A me
pare proprio di si!!!- l’attaccò di nuovo lei, riaprendo gli occhi
inchiodandolo con uno sguardo di ghiaccio.
- Ti sbagli, tu non
mi conosci, non mi conoscerai mai!!!- lo disse come un’accusa più incentrata a
ferire se stesso che a raggiungere l’animo della ragazzina che ormai non si
metteva più freni ad incolpare ad attaccarlo.
- Non ne sarei così
tanto sicuro segugio! O almeno non con me nei paragi, non mi conosci ancora!!-
era un continuo
battibeccare tra i due, la stanza che prima era rimasta in un silenzio
imbarazzante si era ora animata come un bar.
Nessuno si sarebbe
mai aspettato di vedere Cassandra così battagliera, voleva raggiungere il suo
scopo, non sarebbe rimasta con le mani in mano sapendo che suo fratello era in
una stanza a soffrire, avrebbe fatto qualsiasi cosa purché fosse di aiuto,
anche se piccolo avrebbe contribuito in quella piccola lotta; non sapeva
perfettamente perché di punto in bianco aveva deciso di lasciar vivere quel
demone ma il suo istinto glielo diceva, non l’avrebbero dovuto uccidere, prima
o poi sarebbe stato utile a qualcosa; brutto modo di pensare quello, ma in
fondo in una guerra si ricorre sempre ai mezzi più loschi.
Si poteva dire lo
stesso per Beltis, era conosciuto come un demone spartano, senza sentimenti,
uno capace di tutto senza alcun nemico che fosse in grado di batterlo e
diciamocelo anche lui aveva cominciato a crederlo, erano migliaia di anni che
nessuno si presentava così tanto potente da metterlo fuorigioco in così poco
tempo e con un solo attacco improvviso, no forse quella era stata la prima
volta che qualcuno lo avesse messo in una tale difficoltà senza via di ritorno.
In una sola
giornata erano cambiate molte cose per lui, aveva legato un patto di sangue con
Lucifero in persona, era entrato a far parte della piccola cerchia che stava
intorno al grande Angelo Nero, era stato in grado di tollerare la grandezza di
un tale patto, era stato costretto a combattere contro un umano per riportare
il proprio principe nel mondo degli inferi ma era stato battuto clamorosamente
proprio da questo ed ora si ritrovava a dover lottare verbalmente contro una
ragazzina umana che gli faceva rivivere i suoi incubi peggiori del passato.
Era finito dalla
padella alla brace, aveva riscoperto in una sola volta che non solo era
vulnerabile come tutti gli altri demoni ma anche che aveva ancora dei
sentimenti che si stavano ribellando in presenza di quella giovane donna, si
stavano risvegliando più forti di quanto non lo erano stati in quel tempo
passato.
- Cosa vorresti
dire??- aveva ripreso a parlare il demone che si era perso negli occhi di
quella creatura che pareva discesa dallo stesso paradiso. Non aveva più il
controllo sul suo corpo, qualcosa di tremendamente sconvolgente si stava
scatenando all’interno di esso, un fuoco mai sentito lo stava avvolgendo da
capo a piedi senza fargli capire da dove provenisse, più la guardava più si
sentiva ardere, che quella fosse stregoneria!?! Di malincuore era stato
costretto a distogliere lo sguardo da quel mare in tempesta, mai gli era capitata
una cosa simile, mai qualcuno era riuscito a metterlo in difficoltà ed a
intimorirlo ed ad imbarazzarlo così tanto.
- Sono capace di
leggerti dentro, per me non sei altro che un libro aperto tutto da leggere,
nulla passa inosservato al mio potere, ai miei occhi!- gliel’aveva sussurrato
con voce calda, scatenando un’altra vampata di calore nell’albino che stava
passando le pene dell’inferno in quel momento.
- Non ci metterei
tanto la mano sul fuoco bambina!- le disse a denti stretti facendo uno sforzo
immane, non riusciva già più a controllarsi alla perfezione, sembrava quasi si
stesse drogando sotto l’effetto di tutte quelle sensazioni per lui nuove.
- Non sai cosa
posso fare!- il suo tono era nuovamente cambiato, se prima era quello suadente
di una donna che sarebbe stata disposta a far tutto per compiere ciò che più
ambiva, ora era quello di un guerriero accanito. Era furibonda, quel demone
aveva messo in discussione le sue capacità empatiche quando mai le era
capitato, come osava ora mettere in dubbio ciò che diceva?! Come poteva lui
poter contraddire ciò su cui si basavano le sue convinzioni, la sua arte; una
cosa era più che certa non avrebbe dovuto contestare una donna, specialmente se
la donna in questione era lei.
Aveva serrato con
forza gli occhi e i pugni, mantenendosi seduta sul letto di quello che ora si
prospettava il suo nemico mortale. Stava sondando l’aria, aveva abbattuto
quella piccola barriera che aveva costruito per cercare di mantenere il
controllo su se stessa, se non l’avesse fatto sarebbe di certo impazzita;
sentiva ancora i sentimenti e le emozioni forti di quei due giorni, ma tutto
era sopportabile, si era soffermata un poco su quelle sensazioni contrastanti
per abituarsi e non confondersi e subito riuscì a trovare la sua mente, la sua
rabbia, il suo timore, il suo stupore, il suo risentirsi nato, erano queste le
percezioni che emergevano maggiormente in quell’individuo, ma il rancore era
quello che la faceva da padrona.
Si era fatta
investire da un’onda anomala, cercando di domare quella scarica di energia,
cercando di trovare i particolari e le sfumature in quelli che sembravano degli
avvertimenti che non venivano minimamente calcolati dall’empatica, non le
importava che quella fosse una zona off limit.
Quei sentimenti si
ripercuotevano nel suo animo come se fossero in balia di una corrente
inaspettata, vedeva solo il buio, tranne per qualche spiraglio di luce che
diveniva mano a mano che si avvicinava a comprendere sempre più chiaro, poi il
rosso, rosso vermiglio, rosso sangue e poi una figura, un sigillo si era
presentato nella sua mente, un sigillo impossibile da oltrepassare nonostante
cercasse di superarlo, la sua forza era incredibile, non pensava che abbattere
un simile simbolo fosse così difficile, sentiva che le sue forze venivano
risucchiate irrimediabilmente da quello strano marchio nero ed il collegamento
con l’altro si era inesorabilmente bloccato.
Era bianca come un
cencio ed il suo busto ondeggiava maggiormente, quello voleva dire solo una
cosa, stava per svenire, una strana morsa allo stomaco si stava facendo sentire
sempre più energica, mentre un formicolio si stava estendendo rapidamente per
le sue membra in tensione, sentiva la ragione abbandonarla, le sue energie si
erano disperse in quella lotta impari lasciandola così barcollare fino a quando
si era lasciata cadere di peso su petto del demone.
Anche Beltis si era
riscoperto incredibilmente stanco, sul suo petto ancora ansante aveva sentito
il corpo di quella donna cadergli sopra lasciando che le sue morbide forme
entrassero in maggiore contatto con lui; aveva il volto imperlato di sudore per
lo sforzo spropositato che aveva dovuto compiere per contrastare l’effetto
“indagatore” di quella che fino a pochi minuti prima aveva ritenuto una
bambina, sì, una bambina con un potere gigantesco dentro di sé.
- Un vero osso
duro, non c’è che dire Ragazzina!!!- aveva proferito queste ultime parole con
un debole sorriso che gli si era appena disegnato sulle labbra chiare mentre
osservava Cassie che si era assopita stanca sul suo torace, lasciandosi così
travolgere da quell’infinità di beatitudine che l’aveva investito.
Hi, eccomi qua! Su su, ce la posso fare! Mi sto mettendo
lentamente a battere le storie scritte tempo fa su un quaderno! Problema: Dopo
questo capitolo credo che dovrò aspettare che dea Ragione si rimetta a farsi
venire l’ispirazione perché non so come esprimere bene I new chappy! SoB :’(
non è valido!
Comunquolo questo nuovo capitolo mi è venuto in mente ed
ispirato dalla song Love And Luxury dei Korn..eeeggià e perciò ho deciso di
metterlo anche come titolo!!! :D Parla soprattutto di Paradiso e Inferno mettendo
in risalto cosa provano i vari personaggi secondari ed antagonisti!! C’è una
scena Hot tra l’Egemone e la sua sottoposta perciò siete avvertiti :B
Bene credo che con questo sia tutto spero che
commentiate!!!
Baciotti Suzaku J
Darkness s Angels:
Capitolo 12:
Love And Luxury
Due figure
osservavano la situazione venutasi a creare in quella casa, sembrava un vero e
proprio “Grande Fratello”, guardavano e commentavano con calma mentre giocavano
a scacchi.
- Posso cambiare
mossa!?!-
- No Sommo Terach!-
- Oh ma quanto sei
noioso Nacor!-
- Queste sono le
regole!-
- Mmh, vediamo un
po’ che posso fare! Mmh!-
- Signore, la
situazione lì in basso non la preoccupa!?!-
- No, ormai mi sono
abituati a portare lunghi drappi di stoffa per coprirmi, e poi Nacor, che
domande mi fai alla tua età!!!? Mi devo preoccupare per te!!!-
- Sommo Terach, che
ha capito!!! Intendevo la situazione all’interno di quella villa!- gli disse il
vecchio con voce esasperata mentre una di quelle super gocce gli si disegnava
sul capo.
- Ah! Meno male, mi
stavo turbando e poi alla tua età domande simili!-
- Signore le
ricordo che lei molto più vecchio di me!-
- Ooh quelli sono
solo dettagli su su!!! Importa più l’apparenza! Comunque questa piccola
circostanza si concluderà tra breve e nel migliore dei modi, o almeno spero, li
aiuterà a crescere del resto sono ancora bambini che muovono i primi passi sul
mondo!- disse con aria compiaciuta mentre giocherellava incurante con una
ciocca di capelli.
- Come almeno spera?-
chiese senza parole il vecchio.
- Beh certo! Mica
so sempre tutto io, su Nacor ho fatto la mia mossa già da un po’, non fare
finta di parlare per prendere tempo!-
L’uomo era
esasperato, si era dato una sonora manata sulla fronte mentre scuoteva il capo
in segno di sconfitta.
- Ma dove andremo a
finire, Santo Cielo!-
In un posto molto
lontano dal cielo e della terra, o per meglio dire nel loro esatti opposti, due
figure si stagliavano in due palazzi differenti sia per costruzione che per
locazione.
Una camminava
nervosa avanti indietro maledicendo il cielo e rovinando qualsiasi cosa gli
capitasse per le mani, che fosse soldati o oggetti; l’altro, come il Sommo
Terach osservava ciò che accadeva dal suo trono drappeggiato di seta bordeaux.
- Egemone, calmi!
Vedrete che andrà tutto per il meglio, non preoccupatevi inutilmente!-
- Spero per te che
sia come dici, sennò farai la fine di tutti quelli che sono passati oggi tra le
mie mani!- rispose l’uomo continuando a girare per la stanza, irritato.
- Si Signore, sono
sicura che tutto andrà bene, se non sbaglio avete mandate uno dei vostri, il
migliore se posso dirvelo, Beltis non fallirà di certo la sua missione!-
- Su quello sono
sicuro Fedra!-
Un sorriso sensuale
si era aperto sulla bocca carnosa e rossa della donna, lasciandone intravedere
il biancore dei denti dai quali spuntavano due canini aguzzi. Quella figlia
dannata di Eva avanzava con passo suadente, era talmente leggera che non pareva
toccasse il pavimento, le lunghe gambe sbucavano come a volersi liberare da
quel lungo mantello cremisi, le sua bellissime gambe bianche che risaltavano
maggiormente in quella veste sanguigna.
Il suo volto era
nascosto dal cappuccio ma si intuiva che fosse bello come il resto del corpo,
era l’incarnazione della bellezza immortale e dannata, tutto in lei era di
un’ammaliante inaudito, pareva fosse stata creata solo per portare gli uomini
all’esasperazione e alla distruzione, una creatura così voluttuosa, non poteva
che essere nata dalla bramosia della perfezione maligna.
Continuava a
muoversi in quella danza incantatrice lasciando sedotto anche il suo superiore
che non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, la osservava avvicinarsi
incantato da quei movimenti ipnotici lasciandosi cullare dalla voce calda della
donna e dal tocco esperto delle sue mani.
- Sta calmo,
riavrai il tuo tanto agognato giocattolo, lo distruggerai col tuo desiderio,
gli farai capire qual è il vero inferno, e sarà tutto e solo per te, un
uccellino in gabbia..ma ora…-
Non terminò la
frase, si era avvinghiata al corpo dell’altro mentre la sua bocca andava a
cercare il contatto con quella dell’uomo che sarebbe diventato per l’ennesima
volta il suo amante.
I suoi seni
abbondanti mostrati da un’audace scollatura erano a stretto contatto con il petto
dell’uomo che si faceva fare disorientato da quell’attacco improvviso,
“l’imboscata” più bella che gli fosse capitata.si lasciava lambire le labbra
con quelle della donna che per poco riusciva a togliergli dalla mente tutte
quelle preoccupazioni, si lasciava andare alla passione, si lasciava guidare,
era schiavo della lussuria, la lussuria per quella donna che lo baciava in quel
modo misterioso, cauto, quasi con amore, quell’amore personale ed intimo da
sempre vissuto come se fosse la prima volta.
Sentiva la sua
lingua sfiorare le sue labbra, una richiesta di permesso che fu ben accettata,
le loro lingue che si univano, andavano a disegnare una danza mortale come
l’inizio di una lotta che non aveva né vinti né vincitori, si allacciavano per
poi lasciarsi andare e rincontrarsi a metà strada battendo un ritmo adeguato
per entrambi.
Il Signore
cominciava a perdersiin quel contatto,
lasciandosi prendere e lasciare, lasciando che i loro ruoli si capovolgessero:
ora lei ora la Signora e lui il suo Schiavo, avrebbe ceduto tutto ciò di cui
era in possesso per stare sempre bene come in quel momento. Ma gli istinti
cominciavano a farsi avanti impavidi pretendendo più di un semplice bacio, le
sue braccia l’aveva stretta a sé con più forza e l’avevano sollevata da terra
per poi riporla delicatamente sul letto come se potesse infrangersi da un
momento all’altro.
Le mani chiedevano
di poter toccare la carne e sagacemente le avevano snodato la veste che si era
aperta mostrando un corpo perfetto ed una cascata di capelli rossi, folti e
lisci che andavano a spargersi sul materasso come a volerle incoronare il capo,
i suoi occhi verde-giallo da gatto sembravano giada e onice fusi insieme.
Nessuno poteva resistere al viso di quella dea pervaso dal piacere, la bocca
dell’uomo scendeva esperta sul suo collo saggiando il suo sapore, il suo tanto
agognato sapore, era come una droga, poteva farne a meno era schiavo del suo
piacere fisico, sentiva la donna aggrappata a lui gemere di un piacere innato
che solo lui poteva infonderle, si stavano perdendo nell’oblio di quella
sensazione umida e calda sulla carne…
- Semangelof,
mordimi, bevi!- gli aveva sussurrato la donna con la voce rotta dal piacere,
una richiesta che fu ben accolta, erano rare le volte in cui la sua “Padrona”
gli concedeva uno di quei doni che lei considerava sacri, il suo sangue, il suo
sangue scarlatto e immortale, quello stesso sangue che lo rinvigoriva sempre
più col passare degli anni, quel sangue che gli dava un senso di onnipotenza,
che si impossessava delle sue membra e che lo rendevano succube della donna.
I suoi denti
affondavano nel collo della giovane suggellando un bacio immortale capace di
sconvolgere i sensi di entrambi e provocarne l’eccitazione che non chiedeva
altro che essere soddisfatta.
L’uomo si era
disfatto velocemente delle vesti che portava senza mai staccarsi dalla gola
della donna che ormai era pronta ad accoglierlo nel suo corpo.
Le mani scivolavano
pratiche sulla pelle dell’amante andando a saggiare sempre più ingorde la
superficie che al tatto risultava sempre più liscia e vellutata. Sembravano
drogate da quel contatto non riuscivano a staccarsi da quel bene effimero di
pura passione.
I loro corpi erano
sempre più insaziabili quel misero contatto non bastava più, fu così che la
donna si avvinghiò con le gambe al bacino dell’uomo facendosi penetrare nel
modo più lento e dolce che avessero mai sperimentato, si muovevano in sincronia
traendo piacere da quelle spinte prima deboli e poi sempre più ritmate, erano
come ipnotizzati, non più le labbra concentrate sulla gola ma bensì i suoi
occhi fissi sul volto provato dal piacere della donna che stava possedendo.
Le pupille erano
dilatate, i muscoli si contraevano ad ogni spinta, la pressione era alle
stelle, il battito cardiaco che galoppava all’impazzata; lei si inarcava
meccanicamente ad ogni colpo in modo troppo sensuale, le sue labbra rosse erano
inarcate in un sorriso di puro godimento, Semangelof entrava e usciva quasi
alienato da quell’espressione di estasi fino a quando un brivido lo aveva
percorso da testa a piedi e in tutto il suo tremore si era lasciato andare
all’interno del suo corpo, abbandonando il corpo rigido su quello della donna
che non aveva perso tempo ad accoglierlo fra le sue braccia stringendolo forte.
Non le importava raggiungere
il suo piacere, l’aveva già fatto prima quando il suo sangue fluiva leggero e
denso nella bocca del suo amante, per lei quella era una tipica sensazione di
piacere pari ad un orgasmo.
I loro respiri
tornavano lentamente a prendere il controllo dei rispettivi corpi, lasciando
però che quella sensazione di pace li accogliesse come non aveva mai fatto.
- Se vuoi posso
restare!-
- Se vuoi…! Ma
sappi che non otterrai amore da me!-
- …Non cerco
l’amore, non è nel mio genere, cerco solo compagnia!-
-…Fedra!?!?-
-Si!?!?-
- Sei l’unica
capace di farmi perdere come fai tu! Però, lo rivoglio, solo per me, mi spetta
di diritto da molto tempo. Mi aspettava sempre qui, ma ora…-
- Ora posso
aspettarvi io se volete, so che preferirete la sua compagnia e di questo in
parte me ne dispaccio, però in questo poco tempo potremmo farci compagnia a
vicenda!?!-
- Non è lo
stesso…ma accetto la proposta!-
Lo disse con
enfasi, mentre due sorrisi sensuali e complici comparivano sui loro volti per
andare a spegnersi in un bacio altrettanto suadente.
In un’altra regione
degli inferi, non poco distante, si ergeva il palazzo più imponente e più
importante di tutti gli altri. Il Signore Delle Tenebre osservava attraverso il
suo specchio ciò che accadeva intorno, alcune volte commentando, altre
sorridendo, ingentilendogli il volto come quello di un genitore vedendo i
progressi della propria progenie.
- Mio caro
Principe, hai fatto la tua scelta…stai riprendendo la tua vita. Vai mio angelo
dalle ali bianche e nere, riscattati, domina il nuovo ambiente, ribellati e
ama, vai e apri nuovamente le tue ali!- disse Lucifero osservando i mutamenti
del “suo” principe con il sorriso stampato sulle labbra.