Darkness' angels

di suzaku
(/viewuser.php?uid=8512)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno Strano Incontro ***
Capitolo 2: *** Cassandra ***
Capitolo 3: *** Il Segno Della Sconfitta ***
Capitolo 4: *** L'egemone ***
Capitolo 5: *** il destino?!?...ovvio te lo crei! ***
Capitolo 6: *** Riunione Familiare ***
Capitolo 7: *** Il Signore Delle Tenebre ***
Capitolo 8: *** Il Demone Albino ***
Capitolo 9: *** Brianstorm ***
Capitolo 10: *** La Quiete Dopo La Tempesta ***
Capitolo 11: *** Hysteria ***
Capitolo 12: *** Love & Luxury ***



Capitolo 1
*** Uno Strano Incontro ***


Darkness s Angels:

 

 

 

Ok ora ci sono, ho finalmente rinnovato la mia ficcina…eheh mi ci è voluto un pò per vari problemi col computer perennemente dal tecnico per i virus che continuavano ad entrare..ma ora ce l’ho fatta ecco il primo capitolo rivisto più e più volte penso che sia uscito un po’ meglio rispetto all’altro…vabbé che dire…vi lascio alla lettura allora J

 

 

 

 

 

 

Darkness s Angels:

 

 

 

Capitolo 1:

 

Uno strano incontro

 

 

 

 

I ciliegi del più grande parco della città erano in fiore.

Regnava un’atmosfera apocalittica, era notte calma, troppo calma per essere una notte di inizio estate.

A mezzanotte non c’era anima viva in quel grande giardino, solo un uomo si trovava li.

 

Dal suo aspetto, sembrava un individuo sui ventitre anni, portava lunghi capelli biondi e lisci che ondeggiavano seguendo il soffiare lento e fresco del vento.

Aveva uno strano abbigliamento, i pantaloni neri di pelle gli fasciavano le gambe lunghe e toniche, la maglia, anch’essa nera, aderiva perfettamente al suo petto ben definito senza esagerazione. L’unica cosa che spiccava in quell’ essere insolito erano due occhi freddi e taglienti occhi grigi.

 

Ormai per lui era un’ abitudine stare lì in mezzo a quel paradiso di alberi e fiori, si sedeva in una panchina nel pieno centro di quel luogo e stava a fissare il cielo per ore e ore come se stesse aspettando un messaggio dal cielo o la grazia divina, per poi andarsene e tornare la notte successiva per compiere quello che era involontariamente diventato un rito agli occhi delle persone che non conoscevano di certo i suoi intenti.

Ma questa volta, questa notte le cose non sarebbero andate come quelle precedenti, il suo sguardo era più acuto del solito, un bagliore nuovo era sorto nei suoi occhi.

Si era alzato precipitosamente portando al centro della piazza circondata dagli alberi, l’aria era diventata improvvisamente secca, l’atmosfera albergava tetra in quel luogo solitamente troppo movimentato e vivace.

Il ragazzo con uno scatto repentino aveva aperto i palmi sopra il proprio capo rivolgendosi prima alla luna rossa che lo sovrastava poi dirigendoli davanti a esso, come se fosse pronto a parare un imminente colpo.

Lentamente per aria cominciarono a volteggiare cinque pietre bianche dalle stesse dimensioni che si posarono simultaneamente a terra per andare a formare una stella a cinque punte attorno alla figura che le aveva reclamate.

Una strana litania di lingua sconosciuta aveva preso ad espandersi nella dapprima lenta e bassa per poi diventare rapida e incredibilmente alta.

Passavano i secondi, i minuti, ma nulla pareva accadere in quell’oscurità, l’aria era satura di quella nenia singolare che andava e veniva seguendo varie tonalità, come se fosse una vecchia canzone di tanti secoli prima, la voce dell’uomo ora era solo un gemito, le speranze e le forze gli venivano meno, fino a quando una carica elettrica a ciel sereno aveva solcato il cielo limpido, come per intimorire chi compiva quell’ambiguo incantesimo.

La pace che era sovrana gli attimi precedenti aveva lasciato spazio a degli anormali scoppiettii che andavano a diventare sempre più vicini e più forti a mano a mano che il tempo passava, la terra si era spaccata e dei vapori caldi ne fuoriuscivano a contaminare l’atmosfera, mentre una figura cominciava a delinearsi da quelle esalazioni ardenti. In un primo momento appariva sfocata per poi andare a diventare più nitida e definita.

 

Era una ragazzo di circa diciotto anni, aveva i capelli corti e spettinati mentre due ciocche più lunghe all’altezza delle basette gli ricadevano sul davanti. Portava un paio di pantaloni molto particolari: la gamba destra era coperta del tutto mentre nella sinistra la stoffa  finiva poco più in alto del ginocchio, il tessuto era strappato duramente in alcuni punti ma aveva l’aria di essere dura e resistente come un’armatura nera, la maglia era un altro indumento particolare in quel ragazzino, il torace era completamente ricoperto dal drappo mentre l’addome e le maniche corte erano rivestite di rete scarlatta, un paio di guanti di pelle con numerosi marchi gli rivestivano le mani, e dalla cintola pendeva il fodero di una spada dall’aspetto massiccio che sembrava volesse atterrare il giovane corpo da un momento all’altro, la cosa più spettacolare stava nell’elsa scoperta di quell’ammirabile arma: una grossa gemma per metà di ametista fusa alla giada per l’altra metà di acciaio lavorato finemente e minuziosamente dominava sopra quello strumento di morte.

Ma le due cose più arroganti i quella creatura non stavano nell’abbigliamento poco consono erano bensì nei suoi occhi bicolore, quello destro riluceva di un verde inumano quasi selvatico l’altro era di un viola altrettanto ultraterreno e in un paio di ali candide dalle estremità color pece che si estendevano in tutta la loro lunghezza in modo placido e ritmico.

 

I due restarono in piedi a fissarsi freddamente, per un attimo i loro sguardi si incatenarono, si sfidarono cercando di capire cosa intendesse fare l’altro.

Il ragazzo dai capelli neri squadrava  dall’alto in basso l’altro, si chiedeva cosa quell’inetto essere umano volesse da uno come lui, ma più l’osservava più una  strana sensazione lo percorreva da capo a piedi, lo rendeva irrequieto sembrava conoscere l’uomo che gli si parava davanti ma cercò di non farci caso ed infine aprì bocca:

 

- Sai cosa rischi vero?-

 

- Non rischio nulla, so ciò che faccio e non sarà un tipo come te ad intimorirmi per quel che                           mi riguarda. Sono Talasiel e ti ordino di sottometterti al mio volere!-  La voce era fredda e tagliente proprio come il suo sguardo, si vedeva lontano un miglio che sapeva il fatto suo soprattutto dalla luce che emanava il suo sguardo, non avrebbe dato spiegazioni, si percepiva che era un tipo molto sicuro di se e non avrebbe mai accettato una risposta negativa da alcuna persona tanto meno da una ragazzino arrogante come quello che si trovava davanti a lui, non ora che era riuscito ad evocarlo, non se lo sarebbe mai lasciato scappare così dalle mani dopo tutti gli sforzi e le notti che aveva passato in quel parco aspettando il momento giusto per quel rito tormentoso.

 

Era talmente immerso e concentrato nei suoi pensieri, che solo quando vide il moro con aria spavalda e fiera di se e di ciò che stava dicendo, si risvegliò da quello strano torpore che gli avevano provocato quelle riflessioni profonde.

Il ragazzino era molto serio e se Talasiel l’avesse ascoltato da principio avrebbe capito ciò che diceva, ma il messaggio era chiaro e leggibile in ogni parola che pronunciava, con l’odio con la quale veniva detta: 

“ Non mi farò mai mettere i piedi in testa da te a costo di rimetterci la vita”,

 

Era evidente che provava disgusto per il biondo che lo fronteggiava, non capiva come un’ infima creatura appartenente al genere umano avesse osato disturbarlo in un momento simile, come sarebbe stato di ritorno nel suo spazio avrebbe dovute dare delle spiegazioni più che lecite per non essere punito per una scomparsa in un momento si soggezione da parte del suo padrone, era stato rapito proprio nel momento sbagliato, ma da bravo ribelle si sarebbe sbarazzato anche di quel problema come tanti altri prima di lui. Non si sarebbe mai e poi mai fatto catturare, specialmente da un tipo come lui il tipico “ so tutto io” che lui odiava principalmente, si sarebbe divertito nel torturarlo e nel farlo pentire di averlo interrotto durante un atto per lui di vitale esistenza.

Stava cercando di spaventarlo con lunghi discorsi che sapeva benissimo essere decorosi per l’inizio di un incontro, si era presentato come Nemrod principe appartenente alla seconda casata del regno infernale, aveva indicato la sua carica di principe con aria stizzita e disgustata ma la cosa non era certo stata notata dall’altro che non lo stava ad ascoltare minimamente.

- Ma mi stai ascoltando?-  Non avendo avuto una risposta ingiuriò ancora una volta contro quell’uomo in attesa che gli prestasse un po’ d’attenzione che non gli era stata data anche questa volta. Gli esseri così gli davano ai nervi.

 

- Argh!! Voi, sapete dire sempre le solite cose, mi infastidite, e TU maggiormente… farai la stessa fine degli altri che ci hanno provato prima di te, Tzé!!!-  Non aveva fatto a tempo a terminare la frase che si era scagliato con grande potenza contro l’avversario che però scansò il colpo della grande spada del moro con estrema agilità ed eleganza per poi ritornare nella postazione dove l’aveva visto prima, all’interno della cinque pietre. Il ragazzo dai capelli corvini fece un balzo all’indietro alzando l’arma per ritornare all’attacco. Il tempo pareva avesse rallentato il suo corso, ma quando la lama di quella micidiale arma, fu in prossimità dell’evocatore, una barriera argentea si innalzò da terra, prendendo vita dalla stella che abbracciava il corpo del ragazzo al suo interno.

 

L’aggressore era senza parole, restava a guardare sbalordito quella strana cascata di luce che si dissolveva, nonostante avesse riposto in quel colpo gran parte della sua ira e della sua potenza per annientare quel mortale, non gli era stato fatto alcun graffio.

Il suo volto era rubizzo di rabbia, non riusciva a capacitarsi della possibilità che lui forse era quello giusto, l’eletto della profezia che aveva sentito pronunciare dalle labbra del suo amico, rimembrava ora le parole provenire da quella bocca ben disegnata che gli annunciava ciò che era stato visto all’inizio dei tempi, glielo aveva proferito prima di lasciarlo andare, sotto l’insistenza di Nemrod, al cospetto di uno dei suoi più acerrimi nemici per non venire incontro ad una guerra, uno scambio equo: Nemrod per la pace appena riconquistata.

Il ragazzo ricordava ancora come aveva convinto l’amico a lasciarlo andare in cambio di numerose informazioni che gli sarebbero state utili in futuro per sconfiggere quell’essere subdolo. L’amico per riscattarlo di quell’offerta gli aveva reso nota la predizione di una delle virtù più importanti: “l’immortale dannato alla vita capace di liberarlo da una prigione ma responsabile di una prigionia ben più peggiore già vissuta, arriverà in una notte luna cremisi ”, erano parole senza senso che aveva cercato inutilmente a decifrare per alcuni anni fino a quando con il passare dei secoli era riuscito a scordare ma che ora gli rientravano nella mente con la forza di un ciclone.

 

Si era scagliato con altrettanta forza del colpo precedente, incapace di accettare che forse la previsione era corretta, ma lo scudo come la volta antecedente era sorto dal nulla, lasciando l’angelo impuro nel tentativo di scalfire quella corazza di acciaio immacolato.

 

- Merda…-  in quei lunghi momenti di manovre per cercar di abbattere quel guscio qualcosa era cambiato, lo scudo aveva aumentato la propria intensità grazie all’uomo che dentro di esso esercitava un enorme potere con una cantilena angosciante, i suoi colpi venivano riflessi come su uno specchio e andavano a “colpirlo” con la stessa forza impiegata per tramortire quell’assurda armatura. Continuava a percuotere la superficie con la sua potente arma, per cercare almeno un piccolo difetto che potesse aiutarlo a sconfiggere il suo nemico, ma quella arma difensiva era la migliore che avesse mai visto, era perfetta in tutto e per tutto, quell’umano si beffeggiava di lui; con un ultimo sforzo si rimise in piedi e con un ultimo colpo in cui era stata concentrata la forza rimastagli in corpo si fiondò contro quella superficie eterea, ma anche questo gli si ritorse contro come un boomerang, preso alla sprovvista ormai stanco non aveva calcolato la distanza e la velocità con la quale si sarebbe dovuto scansare ed in batter d’occhio fu avvolto dall’onda di energia.

 

Il moro con una potenza inaudita era stato scagliato contro un albero per poi cadere a terra, era ferito non solo fisicamente ma anche nell’orgoglio.

 

- …la luna cremisi..-  disse prima di svenire ai piedi della pianta rivolto verso il cielo.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cassandra ***


 

 Darkness s Angels:

 

 

 

Capitolo 2:

 

Cassandra

 

 

 

La situazione era precipitata durante la lotta; Talasiel non avrebbe mai immaginato che quel ragazzino fosse così talmente cocciuto da continuare a battersi inutilmente, sferrando colpi contro la sua barriera, l’aveva impegnato per lungo periodo ed anche lui aveva subito delle lesioni, non tanto sul piano fisico ma si era sforzato spiritualmente per mantenere la barriera intatta, nonostante si fosse allenato per così tanto tempo dal giorno in cui lo misero al corrente della sua missione non aveva calcolato che la cosa si sarebbe tirata per le lunghe.

 

Come aveva visto l’aggressore a terra esanime, non aveva abbassato la guardia facilmente, continuava a fissarlo con il volto contratto per lo sforzo, stanco ed imperlato di sudore. I minuti passavano e la barriera sembrava non avesse intenzione di liberare il suo evocatore, quasi volesse continuare a proteggerlo nonostante il pericolo fosse passato, il tempo passava lungo ed interminabile carico di ansia e nell’aria si sentiva ancora l’elettricità attiva di poco, prima mentre il respiro tornava regolare così come per il battito cardiaco.

 

Il biondo si era mosso lentamente verso il ragazzo svenuto con i sensi in allerta, faceva con calma mentre continuava ad osservarlo con occhio attento, più lo guardava più un senso di agitazione gli percuoteva l’animo. Una sensazione strana si era impossessata del suo corpo, come se il campanellino del suo sesto senso fosse finalmente suonato per metterlo in allarme di qualcosa. Ma cosa!?!? Non capiva, lo esaminava e più quella strana percezione lo scombussolava, non credeva che una persona fosse capace di risvegliare in lui simili emozioni, aveva paura… Non era la paura di essere attaccato da un momento all’altro bensì un timore mai provato prima, l’aveva investito come tir in corsa e ora lo assillava, come una voce che cerca di emergere, di essere udita, di essere aiutata.

Una civetta l’aveva riscosso da quello stato di trance, si era guardato attorno disorientato, era come se fosse stato catturato dal ragazzo privo di sensi, e incatenato ad un palo. Aveva deciso di lasciar perdere quegli strani timori e riprendere ciò che stava cercando di fare prima che fosse fatto prigioniero da quel particolare presentimento.

Si era preoccupato di raccogliere la spada caduta che come previsto si presentava molto più pesante di quello che avrebbe creduto, poi successivamente si era avvicinato al moro e messosi l’anima in pace, con un ultimo sforzo l’ aveva preso in braccio per far ritorno a casa.

 

“E’ molto più carino in questo stato incosciente, categoricamente più carino e meno rumoroso!!” pensò Talasiel sorridendo tra se, ma poi “ Ehi, ehi che cavolo mi metto a pensare non è da me, mi ci vuole un bel po’ di riposo per rimettermi a nuovo e per ritrovarmi!!”

 

ci aveva impiegato molto più del previsto a rientrare, ma la cosa che l’aveva stupito più di tutto era il portone della villa spalancato ed una ragazzina assopita lì accanto che l’aspettava.

 

Aveva lunghi capelli castano chiaro che le scendevano lisci per poi finire in piccoli boccoli biondi, la sua carnagione era molto chiara con una bella bocca rossa, nonostante la sua posizione si intravedeva un bel corpo da far invidia ad una bellezza da catalogo estivo.

 

- Ci hi impiegato più del previsto!-  La sua voce era impastata e calda, ma nonostante tutto era sempre la voce di una ragazzina diciassettenne, continuava a parlare lasciando gli occhi chiusi come se non volesse interrompere quello che stava facendo prima di sentire arrivare i passi dell’uomo.

 

- Perché non sei andata a letto? E’ tardi… è pericoloso per te ed ora pure per lui!- disse indicando il corpo che teneva tra le braccia con un sorriso

 

- Devo portarlo in un luogo sicuro-  Aveva continuato sempre guardando il moro.

 

Solo allora la ragazzina schiuse gli occhi che si presentavano di un celeste limpido quasi color ghiaccio.

 

- Volevo rivederlo… da troppo tempo aspettavo questo momento!- disse mentre si alzava in piede e richiudeva la porta alle sue spalle, dove precedentemente erano entrati gli altri due.

 

- Sei stata un’incosciente..chiunque avrebbe potuto derubarti o farti del male!!- 

 

- Sai che sento tutto… e poi volevo vederlo, punto e basta!!- Una nota di fastidio aveva accompagnato il loro cammino lungo la sontuosa villa.

 

La ragazzina li aveva seguiti fino alla stanza di Talasiel, dove l’aveva aiutato a stendere sul letto il ferito.

La camera era grande abbastanza da farci stare due letti matrimoniali e nel complesso era arredata con grande gusto di bellezza e perfezione. Sulla parete parallela alla porta era situato lo sfarzoso letto a baldacchino rivestito con lenzuola di seta nera finemente ricamata da disegni arcani di filo argentato che risaltavano ancor più sotto quello sfondo scuro. L’armadio di ciliegio torreggiava verso l’alto con la sua grossa imponenza delicata e arrotondata da varie colonne di stile barocco che si avvolgevano verso l’alto, come se volessero raggiungere qualcosa di più del soffitto; sul muro parallelo a quello dove si trovava l’armadio si delineava bene una grossa libreria anch’essa di ciliegio decorata come il guardaroba, sullo stesso divisorio era presente una sogli che portava al bagno, numerosi quadri rappresentati guerre paradisiache con i suoi angeli si potevano notare sulla restante parete. Ma un quadro più piccolo degli altri risaltava nonostante le sue dimensioni: la caduta del più bell’angelo di Dio, Lucifero… ma questa volta il suo corpo non veniva deturpato e cambiato mostruosamente ma veniva risaltato, la sua bellezza emergeva maggiormente, il suo sguardo era capace di legare, di vedere attraverso la tela. Scene dell’inferno lo ritraevano circondato dai suoi seguaci, quelle si poteva ben dire fossero le uniche rappresentazioni dell’Angelo delle tenebre ancora bellissimo, forse anche di più.

Altri scenari affioravano in quelle bellezze come un quadro raffigurante l’apocalisse, la creazione del mondo e la formazione di un nuovo mondo.

 

- Se vuoi, ora puoi andare! E’ tardi ormai e domattina ti devi svegliare presto!-

 

- Non fa nulle resto!-

 

- Cassandra, te lo chiedo gentilmente, per favore se vuoi, ora puoi andare!!-

 

- Noo, ti ho detto che resto, tanto non ho più sonno!!-  sembrava quasi infastidita dall’insistenza dell’altro, non capiva, di solito le ragazzine di quest’ età capiscono solo ciò che vogliono sentirsi dire e l’andare fuori da quella stanza artistica non rientrava per ora nelle sue intenzioni e non veniva decifrato tanto bene dal suo cervello.

 

- Allora renditi utile, vai e portami delle bende pulite!-

 

- Non ne ho voglia vacci tu!- disse mentre portava fuori la sua linguaccia.

 

- TU- RAGAZZINA- VAI- E- PORTAMI-QUELLE- BENEDETTE- BENDE. ORA E    SUBITO!!!-

 

- Uff va bene, va bene, ma non riscaldarti…i vecchi di oggi!-

 

- Vecchio a chi?!?!- dal tono della sua voce sembrava proprio stesse per crollare.

 

- Che permaloso… dove sono??-

 

- Nell’altro bagno, quello di sopra!-

 

- Ok volo!!!-  appena solcata la soglia, la ragazzina non aveva fatto a tempo a fare un solo passo che la porta gli si era chiusa alle spalle sbattendo velocemente, mentre una chiave girava a più non posso.

 

- Bastardo lo sapevo, lo sapevo che era una fregatura!! Non bisogna mai fidarsi dei biondi con gli occhi chiari! Maledizione apri questa porta…. Aaagh lo sapevo io, lo sapevo!!-           

 

- Se lo sapevi allora perché sei uscita?- disse con una punta acida il biondo, sapeva che la stava irritando ma vivevano insieme da tanto tempo, forse da troppo e non avrebbe mai pensato ad una reazione troppo esplosiva da parte della ragazzina.        

 

- Se non fossi uscita, mi avresti sbattuto fuori con la forza!!-    

 

- E allora vedi che non sei tanto idiota come credevo! Alcune le capisci!-

- Talasiel apri questa dannatissima porta!-

 

- No!-

 

- Daaaiiiiiiii!!!!-

 

- No!-

 

- Aprila o…-

 

- O cosa? Cosa vorresti fare?- disse con un tono canzonatorio che fece ribollire il sangue nelle vene all’ adolescente.

 

- La butto giù!-

 

- Ma davvero!!!?-

 

- Mmh…!-

 

Il ragazzo più grande no si rendeva conto di ciò che aveva appena fatto, si era voltato non curante di una risposta affermativa da parte dell’altra e si era diretto verso il bagno per prendere il giusto necessario per medicare il ragazzo dai capelli d’ebano, non capiva perché si stesse preoccupando così tanto per lui e si era convinto che la motivazione di tutto era il non dover lasciare quel ragazzino di grande forza in balia della sorella troppo burrascosa e poi la missione non sarebbe riuscita al meglio con l’angelo maledetto da Dio in situazioni pietose, il suo potere gli serviva, così gli avevano detto i suoi predecessori, lasciando tutto così velato, non lasciando emergere particolari, gli avevano solo detto ciò che avrebbe dovuto fare per tutti quegli anni prima di dover affrontare la prova, e lui stupido aveva seguito tutto ciò che gli era stato detto in dettaglio in sogno da uno che credeva fosse un suo antenato.

Mentre si apprestava a curarlo un rumore sordo scaturì la sua attenzione. La porta della sua stanza era stata buttata giù. Guardava la sorella con aria di disapprovazione come al solito quando non le andava bene qualcosa utilizzava i suoi poteri, non pensava che l’avesse fatto soprattutto con un infermo da curare in camera, aveva rotto il passaggio con l’utilizzo del pensiero, a volte era un’arma pericolosa forse era anche per quello che aveva cercato lui stesso di affinare a meglio le sue capacità per non renderla vulnerabile agli scontri. In fondo, si in fondo era orgoglioso di quella peste… ed ora quella calamità vivente cercava inutilmente di fulminarlo con lo sguardo, non avrebbe mai utilizzato i suoi poteri contro il fratello, neanche se ce ne fosse veramente bisogno, non si sognerebbe mai di farlo. Ora bastava solo lo sguardo si era detta in modo scherzoso ma nonostante tutto Talasiel non si preoccupò della ragazzina, se per caso un giorno avesse ceduto per qualche motivo sarebbe stata la sua rovina, si sarebbe dovuto ammazzare seduta stante per porre fine a quella continuante tortura. Con aria sbalordita e un po’ infastidita guardava la sorella che cercava di incenerirlo e con l’aria più neutrale che potesse assumere assistendo ad una simile scena le disse:

 

- Ora la rimetti al suo posto!-

 

- Ma come faccio?-   gli disse l’adolescente ormai troppo impanicata, gli era capitato tante e tante volte di commettere qualche “sbaglio” di quel tipo, di solito quando usava la forza del pensiero lo faceva con oggetti piccoli, per calibrare la potenza del colpo e dell’uso che avrebbe dovuto poi dovuto fare dell’oggetto in questione, una volta le era pure capitato di spostare una ciotola di caffè da portare all’amato fratello, ma qualcosa le aveva fatto perdere la concentrazione e tutto il contenuto della tazza era andata a finire sopra il diretto interessato…quello che ne era venuto dopo era un vero castigo eterno era stata sottoposta ad meticolosa schiavitù, tutto per farle scontare la giusta pena per ciò che aveva commesso… e bene questa era proprio una di quelle situazioni irrecuperabili, ma ben più grave di una tazza di caffè caldo “lanciata per sbaglio…ora aveva rotto 8una porta e questo era il vero casino.

Non rifletteva sulla risoluzione del problema, si era seduta per terra a gambe incrociate con la testa tra le mani angosciata, ora pensava a come “l’adorato fratello”, che in quel momento era visto come il tiranno di turno, l’avrebbe punita per non aver saputo rimettere al suo posto l’oggetto tanto indiscusso in quel momento. Ecco la decisione che sembrava la più giusta SCAPPARE, poi ci aveva pensato bene.

“ Nah perché scappare per una sciocchezzuola simile!!! Se l’ho abbattuta col pensiero la posso rimettere a posto!! Si idea brillante, e brava me stessa!!”

Così x come aveva deciso di farla cadere, maledetta quella infausta e assurda idea, aveva richiuso gli occhi per concentrarsi. La porta lentamente aveva cominciato a sollevarsi da terra dapprima senza fretta e con assoluto sforzo poi aveva cominciato a issarsi su con forza e a sistemarsi proprio sulla parete accanto all’apertura, ok il peggio era stato fatto, ora bisognava metterla nell’apposito “buco”. Beh quello l’avrebbe fatto fare a Talasiel, questa volta forse se la sarebbe scampata, ma per non rischiare stava cercando di ammorbidire il fratello il più possibile.. cercava di parlare seriamente ma la sua espressione da ebete non era riuscita a cambiare molto.

 

- Certo che l’hai ridotto proprio male!-

 

- Precisiamo, Si è ridotto male!-

 

- Ma anche tu potevi cercare di fermarlo, vabbé poveretto è sempre stato un po’ stupido, ma vedendo la situazione, non si è fermato…!!!!?-

 

- Mmh a quanto pare no-  disse rispondendosi da sole alle domande che poneva all’altro, di solito parlare con il biondo era sempre una discussione a senso unico.

 

- Ma hai già finito tutto?-  Aveva ricominciato il suo interrogatorio.

 

- Certo!-

 

- Noo e non mi hai lasciato nulla da fare? Sei il solito egoista! Stupido, stupido, stupido!-

 

- La stupida sei tu! Stai sparando stupidaggini a raffica, si sente che sei reduce dal poco riposo! Toh vai a dormire e poi non è una cavia, una bambola o del cibo!-

 

- Lo so eh! non il pignolo! e’ solo che…volevo rendermi utile!!!-

 

- Sei più utile restandotene ferma e soprattutto zitta!-

 

La discussione era finita lì… Talasiel si era seduto sulla poltrona di pelle nera che stava davanti alla scrivania rivolto verso il letto mentre Cassandra si era appoggiata sul materasso. 

 

Il ragazzo sdraiato non si riprendeva, aveva numerose ferite sul corpo, ed era privo di sensi da parecchio tempo ma il respiro si era stabilizzato.

 

La notte passava lentamente tra le domande più improponibili della ragazzina e le risposte di monosillabi del biondo che ormai privo di forze si era lasciato cullare in un sonno profondo senza sogni. 

 

 

 

   

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il Segno Della Sconfitta ***


Darkness s Angels:

Darkness s Angels:

 

 

 

Capitolo 3:

 

Il segno della sconfitta

 

 

 

 

Erano passate numerose ore da che l’incosciente era entrato all’interno della villa.

Nella stanza di Talasiel regnava un silenzio di tomba mentre tutti dormivano, chi in un modo chi in un altro.

Avevano mantenuto le posizioni assunte la sera prima, o meglio bisogna specificare, il biondo e il ferito, per Cassandra era tutt’altro argomento. Aveva assunto una posizione indescrivibile e non molto comoda, la schiena era appoggiata al pavimento di parquet rivestito da un tappeto persiano e le gambe buttate all’aria, la sinistra stava accostata sul muro e a destra lasciata cadere completamente morta sul materasso.

 

All’esterno il mondo si stava risvegliando, gli uccellini avevano cominciato a cantare e le prime farfalle cominciavano a batter le ali, ma qualcosa pareva aver disturbato il sonno in quella camera altamente lussuosa.

Nemrod si era svegliato, continuava a star sdraiato sul letto con gli occhi chiusi intento a non far vedere che ora era cosciente, con quella gente voleva immischiarsi il meno possibile. Pensava su tutto quanto, sulla strana situazione che si era venuta a creare, le giustificazioni che avrebbe dovuto dare in seguito al suo superiore che lo stava aspettando, di certo non si sarebbe mai permesso di dire che un umano l’aveva reso prigioniero, sarebbe stato lo zimbello di tutta la casata, e poi aveva ripensato alla profezia, che cavolo voleva dire!?! Ok gli scherzi gli piacevano ma quello era andato ben oltre l’immaginabile cosa voleva dire:

“l’immortale dannato alla vita capace di liberarlo da una prigione ma responsabile di una prigionia ben più peggiore già vissuta, arriverà in una notte luna cremisi”? non aveva senso.

“Va bene la luna rossa c’era, ma quale sarebbe la prigionia già vissuta? Non vuol dire nulla” si era rimesso a rimuginarci sopra come aveva fatto quando l’aveva appresa.

Ad un tratto aveva arpionato le lenzuola e stava cercando di alzarsi, uno spreco di forze inutile, era troppo stanco e non aveva recuperato per niente quello che “i suoi” gli avevano sottratto. Non se lo sarebbe mai aspettato che un essere umano potesse renderlo debole come un uccellino, ma soprattutto nessuno era capace di batterlo e ridurlo ad uno straccio come aveva fatto il biondo, eppure quello sconosciuto non sembrava così tanto “sconosciuto” nei suoi pensieri, c’era qualcosa in lui che non sapeva spiegarsi, era anche quella sensazione che l’aveva preso in contropiede. Non sapeva, non ricordava, non si dava spiegazione.

“ Chissà che diavolo vorrà da me!? Questo idiota, l’idiota sono io che mi sono fatto prendere…sarò capitato tra le mani di un medico maniaco che vuole fare i suoi sporchi giochi ed esperimenti sul mio corpo….. Aaaah… ma che diavolo! No, non ha l’aria di un medico! Continuo a ripeterlo ha qualcosa di strano! Maledizione!”.

Progettava un modo per svignarsela in modo teatrale da quella situazione ridicola che si era venuta a creare fino a quando era scivolato di nuovo tra le braccia di Morfeo.

 

Alcune ore più tardi la villa aveva cominciato a movimentarsi un po’.

Uno stereo proveniente da una stanza vicino a quella dove stavano riposando suonava a palla * You Can’t Stop Me* dei guano apes incurante dello stato pietoso in si trovava il loro ospite. Regnava un vero caos che si diffondeva a colpo d’occhio in tutta la casa, cosa che non passava di certo “inosservata” alle orecchie dell’essere alato.

Il suono super amplificato prodotto dalle casse del grosso impianto stereo che passava la traccia insistentemente l’ avevano costretto ad aprire gli occhi, non immaginava di trovarsi al chiuso, ma l’aveva di certo sospettato, la superficie sulla quale stava dormendo era troppo morbida per essere il terreno di un parco, non l’aveva colpito l’umido delle notti estive. Ora davanti ai suoi occhi si apriva uno spettacolo, non si aspettava di certo lontanamente di ritrovarsi in una simile stanza fastosa, guardava il soffitto e il resto dell’ambiente sconosciuto con un interesse, certo lui non se ne intendeva di storia nonostante l’avesse vissuta in prima persona, però il suo occhio d’artista aveva catturato la perfezione di quel vano. Sperava inutilmente che quello che si presentava ai suoi occhi fosse solo un solo un sogno, si solo un incubo, una lunga e brutta visione onirica; ma le sue speranze si erano dileguate non appena una ragazzina sconosciuta dall’aria furba era entrata nella stanza e aveva cominciato a urlare distogliendolo da tutti i pensieri che stava facendo crescere nella sua mente. Era un urlo disumano, poco adatto ad una ragazza.

 

- Ti, ti, ti, ti, ti ,ti ,ti ,ti ,ti sei svegliato!-

 

Continuava a fissarlo con un’aria inebetita, non sembrava la ragazza dispettosa della notte appena passata, aveva un’ espressione sbarrata e una luce strana e perversa l’aveva investita, stava macchinando qualcosa glielo si poteva leggere facilmente sul viso ancora fermo in quella manifestazione di estrema sorpresa, non si rendeva conto di quanto fosse buffa ma allo stesso tempo paurosa con la bocca ancora aperta sembrava quasi le si fosse staccata la mandibola e agitava freneticamente il dito per indicarlo appariva alquanto spaventata da quella piccola rivelazione. Nemrod dal canto suo non l’aveva degnata di un solo sguardo, cercava di capire invano dove l’avessero portato, ciò nonostante la ragazzina non si era preoccupata minimamente della reazione del ragazzo più grande di lei e aveva continuato a coltivare quella sua parte altamente curiosa e indagatrice.

 

- Che bello, che bello, che bello!!! Come stai? Tutto bene?… ti fa male da qualche parte? Oh ma certo che ti fa male, dopo tutto quello che ti ha fatto mio fratello, no anzi dopo quello che ti sei fatto…-  Era un martellare costante si parole, però quello che aveva colpito di più il ragazzo era stata la frase ”quello che ti fatto mio fratello” forse anche perché non era riuscito a capire un granché di quel forte discorso a senso unico, infondo lei c’era più che abituata anche il fratello le degnava si e no qualche risposta, non erano molto simili, ad una piaceva parlare come una macchinetta e all’altro i discorsi parevano non importare forse perché si basava più sugli atti e non sulle parole. Il moro continuava a rimembrare sulla frase “seccante” che aveva detto l’adolescente, quell’essere umano che l’aveva catturato (perché il termine battuto non se lo sarebbe mai lasciato sfuggire) gli stava dando ai nervi, prima l’aveva disturbato, rapito lasciato sotto le grinfie di una mocciosa e la cosa peggiore l’ aveva costretto a pensare più di quanto non avesse fatto in tutta la sua lunga vita.

“ Tzé… che situazione di merda!” ragionamenti

 

- Oh che stupida, non mi sono ancora presentata. Sono Cassandra, la sorella di Talasiel molto piacere!!-  Ed ecco che le si era dipinto sul viso un sorriso a trecentocinquanta denti. La ragazzina si aspettava una risposta tuttavia non ottenendola aveva capito che il moro non era disposto a sostenere un dialogo, forse era ancora stanco, forse la parlantina non era il suo forte ciò nonostante continuò quella tarantella di parole che alle volte non avevano senso logico nel contesto della frase che si presentava anche con numerose parole inventate. Si capiva che cercava di rompere il ghiaccio tra loro ma in quel modo stava esasperando il povero che Nemrod che non era conosciuto di certo per la sua “grande pazienza”.

 

- Senti un po’ ragazzina…-  Le disse in tono stanco dopo vari e vari tentativi di bloccare quella tempesta di ragionamenti.

 

- Si?- chiese lei incuriosita, stava parlando da un’eternità e non si era degnato di risponderle una sola volta mentre ora voleva cominciare un discorso.

 

- Dov’è tuo fratello? Devo parlargli urgentemente!- e sottolineò questo “urgentemente” con una nota stizzita nella voce.

 

- Oh Talasiel?!?…ora che mi ci fai pensare non so dove sia quando mi sono svegliata non l’ho trovato, penso che ti abbia lasciato alle mie amorevoli cure!!-

 

- Cure? Che cure? O__o? e poi saresti tu che dovresti prendere cura di me?

 

- Si caro, sei ferito!-  Ed un sorriso sornione era apparso su quel faccino delicato, la sapeva lunga ecco cosa gli diceva quell’espressione infatti non appena finì di irradiarlo di felicità proveniente da tutti i pori il suo viso incupì e con voce seria aveva ripreso a parlare, ora più lentamente e con un tono di voce che la faceva apparire molto più grande di una diciassettenne:

 

- Prima però ti volevo dire una cosa importante per me, qualunque cosa succeda ti prego non prendertela con noi…non stiamo facendo nulla di male, spero che qui riesca a capire ciò che sei e ciò che desideri realmente! Non voglio che tu soffra, che Talasiel soffra, non ve lo meritate, non ce lo meritiamo; abbiamo passato troppe ostilità, troppe e difficili da superare, indipendentemente dalla razza o dal sesso… lo leggo nel tuo sguardo non c’è bisogno che ti entri dentro… lo so! Ora ti chiederai che cavolo voglio da te, beh solo una cosa: desidero che tu riesca ad accettare queste parole che ora ti sembrano così campate per aria e che un giorno possa farne uso!! Ti prego queste sono le parole di un’amica o come vuoi tu di una conoscente però non scordarti mai se hai bisogno di qualcuno io ci sono in cambio ti chiedo solo questo!!- Disse tutto facendo pesare dei grandi silenzi tra una frase e l’altra, la sua espressione era grave, troppo grave per una ragazzina di quell’età, aveva assunto una posa statuaria che faceva risaltare agli occhi dell’angelo tutta la sua bellezza, non si era accorto di quanto fosse bella con quel viso addolorato ma che faceva notare allo stesso tempo come nonostante le avversità fosse cresciuta con un temperamento forte, tanto forte che quel discorso che, per ora, non significava nulla alle sue orecchie l’aveva impressionato facilmente. Dopo il discorso tenuto dalla ragazzina l’atmosfera si era fatta austera e nell’aria si poteva percepire la tensione che aveva percorso quei minuti che erano parse delle ore, ciò nonostante l’ansia che governava quella circostanza era mutata nuovamente, l’aria era leggera e l’adolescente pareva ritornata ad essere quella di prima con lo sguardo semplice e limpido.

 

- Ed ora per seconda cosa…dovrei cambiarti  le bende…mmh vediamo un po’ da dove comincio?…mmh tu sai come devo fare?-

 

- Cooooosa?!?!? Ehm se vuoi faccio io non c’è nessun problema, tu dovrai fare altro!-  aveva messo le mani in avanti come per proteggersi da quella maldestra ragazzina dalle multi personalità.

 

- No, no stai tranquillo, non sei un disturbo e poi non devi stancarti!- gli disse mentre assumeva un’aria autoritaria che non avrebbe accettato un no così facilmente.

 

- Nooo sta tranquilla tu! Non mi stanc…- le parole gli erano morte il gola quando un’ altra figura aveva fatto il suo ingresso dalla porta rimessa al suo posto bloccando quel continuo botta e risposta ora lo sguardo bicolore non aveva più quella serenità che dimostrava prima alla biondina, avevano assunto un tono più scuro e ostile mentre vedevano che il nemico si avvicinava lentamente, sembrava quasi una tigre pronta ad attaccare.

 

- Cassandra, lascia il nostro ospite in pace!

 

- Ma io volevo solo cambiargli le fasciature!

 

- Lascia stare faccio io! Tu non sai dove sei messa, figuriamoci se ti dovessi preoccupare per qualcun altro!-

 

- Ma prima o poi dovrò imparare!

 

- Ora basta…-  disse Nemrod interrompendo l’uomo che battibeccava  con la sorella, - ora basta, come hai potuto? Come hai potuto risponderle così? E’ sangue del tuo sangue, avevo ragione…avevo perfettamente ragione sul vostro conto, voi umani non siete altro che esseri inferiori, sporchi, luridi, impuri…e non osare avvicinarti faccio da me, mi fai schifo! Mi potresti sporcare!-  Il moro si era stufato della scenetta che gli si stava svolgendo davanti, aveva detto tutto col fiato che aveva in corpo inveendo contro il ragazzo che non aveva cambiato la sua espressione, stava ansimando come se avesse percorso la maratona di New York andata e ritorno senza fermarsi, era stanco e pieno di rabbia…

 

- Oh Cassie il nostro ospite non credo sia felice della sua permanenza nella nostra casa, ma lo vorrei distogliere dal pensare di scappare perché non ce la farebbe ormai mi appartiene e ho suggellato il suo potere per prevenire! Comunque ragazzino fa come vuoi, io non insisto, una scocciatura di meno! Ma sappi una cosa: come sono impuro e sporco io, lo sei anche tu e lo dimostrano chiaramente le macchie sulle tue ali, se impuro quanto me, perciò prima di giudicare gli altri non è sempre meglio guardarsi bene dentro?? Sei un immaturo!-  gli disse tutto con nota sdegnata e con occhi di ghiaccio e più taglienti di una lama affilata, si era seduto sulla poltrona sulla quale aveva dormito la notte precedente e si era messo a squadrarlo.

 

- Maschi tzé! Fate pena tutti e due e mi sa tanto che qua la mocciosa non sono io ‘sti cretini!!!- La giovane era uscita dalla stanza sbattendo la porta alle sue spalle, non le importava nulla. “ che risolvano tutto da soli quei due, nonostante siano più grandi di me sono solo idioti! Aaargh!!”. Nessuno si era preoccupata della ragazzina nervosa bensì il contrario si vedeva lontano un miglio che entrambi erano due egocentrici di prima categoria, il biondo osservava Nemrod che impossibilitato cercava di togliersi le bende, ma non riusciva a manovrare le mani a suo piacimento ferito com’era e qualunque movimento facesse gli provocavano una smorfia di dolore. L’essere umano seduto di fronte a lui si stava prendendo veramente gioco di lui, forse aveva previsto una situazione simile e non aveva saputo sottrarsi dal divertimento, comunque sia la notte prima aveva fatto una fasciatura talmente tanto perfetta che non riusciva a capire dove era l’inizio e la fine per poter sfilare le strisce facilmente, il moro sapeva perfettamente di aver bisogno di aiuto ma non si sarebbe di certo abbassato al suo livello, ma Talasiel intuendo il suo aver bisogno d’aiuto gli disse con voce saccente:

 

- Non ce la fai vero?-

 

- Non ho bisogno del TUO aiuto!-  gli disse con un ringhio che lasciava intendere il suo stato d’animo.

 

- Rispondi alla mia domanda: non ce la fai vero?- 

 

Nella stanza era calato un silenzio di tomba, non avrebbe mai risposto a quella domanda neanche se l’avessero torturato, non avrebbe pronunciato la sua sconfitta ma soprattutto non avrebbe mai messo il suo orgoglio sotto le scarpe, nella sua mente si stava svolgendo una battaglia silenziosa, non sapeva che fare era ovvio in qualche modo per ora l’umano aveva vinto ma sapeva anche che quello non era un uomo comune.

L’essere senza ali intuendo lo stato d’animo dell’angelo perduto si era accostato silenziosamente al letto e aveva accostato la mano per aiutarlo, ma l’aiuto non era di certo bene accolto, la sua mano era stata schiaffeggiata.

 

- Ti ho già detto che non ho bisogno del tuo aiuto!-

 

- Basta non fare il bambino!-

 

- IO non sono un bambino e non mi sto comportando come tale!-  Incurante dei dolori che gli percorrevano le membra si era gettato in avanti col pugno proteso verso l’altro pronto a centrarlo in pieno volto, tuttavia il biondo nonostante il tentativo inaspettato del ragazzo ferito, l’aveva scartato con un minimo sforzo ed era riuscito a bloccare quella manovra troppo debole sfruttando quella ridotta velocità facendolo sdraiare prono e sistemandosi velocemente a cavalcioni sulla sopra la sua schiena. Sapeva che così aggravava la situazione ma gli era venuto l’istinto di domare quello stupido ribelle, aveva ceduto all’istinto anziché ragionare, era una cosa che non gli capitava mai, ma quella era diventata un cosa insostenibile. Continuava a restare così flesso aspettando che il ragazzino la finisse di agitarsi, cercando di calmare quello spirito ostinato, cosa che non finì tanto presto, ormai stufo di quel repentino movimento sotto di lui aveva avvicinato le labbra all’orecchio del moro dicendogli con voce calma e bassa:

 

- Sta buono! Ora ti lascio andare, sta calmo…ti voglio solo aiutare, non voglio farti del male!-.

 

Un brivido aveva percorso l’altro da capo a piedi, poi nonostante la sua mente fosse contraria aveva lasciato andare il corpo ad un abbandono, quasi sospetto, sul materasso mentre si era voltato leggermente osservando l’altro che si riportava su. I loro occhi si erano incontrati scatenando numerose emozioni in entrambi, il biondo aveva concentrato il suo sguardo prima sul corpo del ribelle che con il tremito che gli aveva provocato, gli aveva fatto emergere i pensieri più carnali che la sua mente avesse mai pensato, eppure cercando il suo sguardo era chiaro che si leggeva il segno dell’amarezza, la sua sconfitta era stata scritta in quel momento.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** L'egemone ***


Darkness s Angels:

E’ un capitolo un po’ corto lo ammetto ma con il poco tempo che ho a disposizione non ho potuto fare di meglio, mi spiace avrei voluto, ma il tempo a disposizione era troppo poco..e poi con una sorella impicciona che vuole sempre sapere che faccio al computer..     -___-“ ufuf…e vabbè… bene bene, vi lascio leggere questo mini capitolo che deve andare a pedinare una persona… bwahahahah scherzo, devo andare in libreria per ordinare la lista dei libri, se non lo faccio ora non andrò mai più!!!

Volooooooo

Commentate e dite…

Baci Suzaku

 

 

 

 

Darkness s Angels:

 

 

 

Capitolo 4:

 

L’ egemone

 

 

 

 

 

In una dimensione diversa dalla nostra, un palazzo si stagliava al centro di una pianura dominando l’intero paesaggio. Era costruito con uno strano materiale nero tanto lucido da sembrare cristallo, quella materia era talmente bella allo sguardo da incantare chiunque si trovasse in prossimità del castello celando lo stato d’ansia che percorreva le loro membra.

L’edificio metteva in soggezione chi lo guardava, pareva quasi che stregasse l’animo dei visitatori, emanava una strana aura capace di renderti succube di quel potere tentatore.

Constatava di cinque torri, che andavano a formare gli apici di un perfetto pentagono, con incastonato lo stemma di quella casata, un imponente leone bruno con le enormi fauci aperte sotto uno sfondo dorato che percorreva sinuoso tutta la lunghezza di quelle alte vette.

I muri della fortezza si presentavano finemente lavorati e rifiniti, con un tema per ciascuno dei cinque lati andando a rappresentare vari scenari di tortura, morte, guerre, di ribellione ed infine un vasta raffigurazione del mondo divino, con tanto di angeli, virtù ed una piccola visione dei gradi e delle scale gerarchiche di quel mondo che non avevano nulla a che fare col paradiso che tutti conosciamo, regnava la sottomissione degli angeli di classe inferiore, il caos,  gli esseri appartenenti al ceto sociale più basso venivano seviziati nell’anima e nel corpo mostrando una realtà immaginaria per gli occhi degli innocenti che osavano posare lo sguardo su quelle mura. Certo trovare innocenti in quel posto era come andare a cercare l’acqua nel deserto ma anche lì se ne trovavano, pochi ma c’erano.

Un grosso e imponente portone ambrato si incastrava perfettamente in quella materia tetra facendone risaltare la solidità e la potenza di quella gemma incastonata in quella massa oscura. Il portale come le mura che lo circondavano era curato con acutezza nei piccoli particolari andando a rimarcare, la discesa in quel mondo da parte di Lucifero seguito dai suoi fedeli, tra i quali si esponeva maggiormente la figura di un bellissimo uomo dai capelli lunghi con una spada in mano, talmente bello e dannato da non sembrare reale.

 

All’esterno si diffondeva e circondava il palazzo una fitta vegetazione scura e tenebrosa anch’essa. Pareva essere entrati nel mondo delle tenebre, o forse si era veramente all’inferno, tutto in quel luogo era tetro; tra le fronde e le foglie il vento correva impavido e gelido e come arrivava portava con se le urla di terrore che erano parte di esso da sempre. Urla di terrore, di tristezza, di solitudine, di sofferenza, tutto racchiuso in un piccolo soffio di vento.

 

Due persone incappucciate stavano al centro della foresta scambiandosi parole incomprensibili come una sorta di lenta litania. Confabulavano tra loro intenti fino a quando il più alto dei due si era prostrato a terra all’ingresso di un terzo individuo ambiguo.

 

Portava lunghi capelli scuri sistemati e acconciati con vari fermagli che avevano il compito di fermare alcune ciocche mentre gli altri capelli troppo lunghi erano rimasti sciolti, tra di essi spiccavano maggiormente alcune ciocche bianche che risaltavano su quella massa bruna. Il volto dell’individuo era perlopiù nascosto, o almeno lo erano gli occhi e il naso, mentre la bocca bella e sensuale, sicuramente appartenente ad un uomo, si era aperta mostrando i denti perfetti e bianchissimi. Possedeva un bel corpo statuario, con gambe toniche che venivano facilmente fasciate ed evidenziate da pantaloni neri, mentre il petto era coperto con una pesante stoffa stretta e bianca che andava ad accorciarsi sul davanti ed ad allungarsi sulla parte posteriore.

 

- Beltis puoi alzarti! Dimmi sai per caso dov’è?-  la figura che si era chinata sentendosi chiamare si era alzata all’istante subito dopo aver ricevuto l’ordine.

 

- No Signore, non abbiamo ancora scoperto nulla, il principe è scomparso!-

 

- Non dire sciocchezze, nulla è veramente scomparso tutto poi viene ritrovato-

 

- Ma Egemone, il signorino è sparito dalla sua stanza la notte scorsa proprio davanti ai suoi occhi, abbiamo mandato degli emissari per tutta la nostra area alla ricerca del ragazzo!-

 

- Esigo più rispetto quando si parla di lui!!-  gli disse con una voce incrinata, mutando il suo tono prima da caldo e sensuale a quello acido e irato.

 

- Mi scusi Signore! Non volevo offendere né lei né il principe!-

 

- Tranquillo Beltis, se sei tu a farmi questo screzio non c’è problema, non oserei mai rovinare il tuo bel viso, la tua bellezza!!-  il suo tono di voce era tornato quello assunto prima di quell’offesa, e la sua bocca si era aperta ora in un sorriso sensuale.

 

- Ma su, continua caro Beltis!-

 

- Signore, il principe non è scappato e non si è rifugiato nella nostra area! Questo è tutto!-

 

- Come fate, come cavolo fate? Perché non riuscite a trovarlo? Lo voglio, lui è mio, mi appartiene!! Andate a cercarlo nelle altre aree, non m’importa… a costo di dichiarare guerra, lo voglio…mi appartiene per diritto. Ma prima di tutto andate a cercarlo dal Signore delle Tenebre, può essere andato solo lì quell’ingrato! Gli infliggerò una di quelle punizioni che ricorderà per sempre..non può sfuggirmi a lungo, lo ritroverò!- disse con un tono aspro, e nello stesso momento due ali completamente nere gli erano spuntate dalla stoffa bianca emanando un’aura fosca che si era diffusa in tutta la foresta e nei restanti territori lì accanto.

- Ma signore, se gli applicherete una delle vostre migliori punizioni, di certo rovinerete la sua bellezza, il candore della sua pelle, la sua morbidezza!-  La terza figura si era intromessa nel discorso, facendo le allusioni con la tonalità più patetica e mielosa che potesse assumere la sua  voce nasale.

 

- Hai ragione, ma lo dovrò punire ugualmente!-

 

- Tutto a tempo debito mio Signore! Tutto al suo tempo!-  gli disse con un sorriso che lasciava molto a desiderare.

 

- Beltis esigo che una volta scovato quell’ingrato, lo prenda e che lo porti al mio cospetto, anche contro la sua volontà! E’ un ordine!-

 

- Si mio signore, sarà fatto! Andrò personalmente dal Signore delle Tenebre e gli chiederò sue notizie!-

 

- Bene ora puoi congedarti!-

 

- Si Signore!- gli disse con un inchino un po’ esagerato ed era partito di corsa tra gli alberi.

 

- E bravo il mio Beltis, è sempre così obbediente, mi rammaricherebbe doverlo uccidere!-

 

- Egemone sono sicuro di una cosa, quel ragazzo non la tradirebbe mai, non si sognerebbe di farlo!-

 

- E molto meglio per lui che non lo faccia!! A meno che non voglia che gli sia riservato lo stesso trattamento per il mio carissimo fuggitivo, ho in mente dei giochino interessanti…!- disse nel frattempo che un ennesimo sorriso compariva su quel viso bianco.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** il destino?!?...ovvio te lo crei! ***


Darkness s Angels:

 Questo chappy è nato da una serie di circostanze di assoluta depressione emotiva, ero super depressa ma ora non ricordo bene il perché…il fatto è che per vostra sfortuna in qualsiasi situazione mentale io mi trovi continuo a scrivere, ma che ci posso fare, prendetevela piuttosto con la mia parte REM, è colpa sua se continuo a scrivere, a dire la verità non so nemmeno quando arriverà la parte yaoi e non so nemmeno come contunderà ad evolversi la storia, per ora sono riuscita a scrivere sino al capitolo 1o  e non so proprio come continuare ciò il blocco anche se continuo ad avere numerose idee per iniziare a scrivere altre story (ma non per saperle finire come sempre che SoB :X ) arrivati a questo punto di inutile scrittura vi lascio al 5 capitolo.

Bacioni Suzaku :*

 

 

 

 

Darkness s Angels:

 

 

 

Capitolo 5:

 

Il destino?!?… Ovvio te lo crei!!!

 

 

 

 

I giorni passavano velocemente e le condizioni di salute dell’angelo andavano via via migliorando, ora si alzava dal letto, camminava, mangiava ma soprattutto adesso il suo tempo, che prima veniva utilizzato per elaborare strategie di guerra e di difesa, veniva usato per progettare, si, progettava il modo migliore per farla pagare a quello stupido e inetto umano che gli aveva fatto passare le pene più atroci, l’inferno a confronto era una sciocchezzuola. Il suo orgoglio ormai era andato in pezzi, in quello stato mentale di totale caos non riusciva a richiamare la sua forza astrale e quando era sul punto di farcela, le energie svanivano forse frutto di qualche maleficio imposto da Talasiel. A questo punto era ridotto ad uno straccio e per di più doveva “vivere” sotto lo stesso tetto di quel “ rovina vite”.

Naturalmente aveva mantenuto e curato quel suo aspetto ribelle, la sua immagine trasandata non veniva mai trascurata e poi adesso si stava facendo una complice: quella pazzoide de Cassandra, in fondo si trovava bene e andava d’accordo con quella furia umana. Passavano le giornate ridendo, scherzato e soprattutto si divertivano a provocare le urla disumane di quel povero martire del biondo che doveva sopportarli ventiquattro ore su ventiquattro. Cassie lo faceva per il semplice gusto di scocciare il fratello che si stava dannando mentre il moro lo faceva per fargli  scontare una minima ma proprio minima parte della sua lunga e pesante pena, quale vendetta migliore, in mancanza di altre possibilità, se non provocargli una crisi isterica e affettiva??

Si, ci aveva pensato bene, perché non “rapire” l’affetto morboso della sua cara e tanto amata sorellina?!?!? Si era un’idea geniale, peccato che il povero scemo si era fatto coinvolgere troppo da quella sciagurata donnina dai capelli di cannella, si, doveva ammetterlo, dentro sentiva di volerle bene e poi gli riportava alla mente il suo passato, quando riusciva ad aprire la sua mente e il suo cuore solo con lei.

 

Quel giorno si trovavano entrambi nella camera di Cassie e mentre ascoltavano un cd dei Muse, la ragazza dava sfogo alle sue doti canore. La biondina amava cantare e possedeva una bella voce che non si adattava per niente all’atmosfera apocalittica di quella stanza che sembrava un vero macello. Gli abiti erano sparsi sul pavimento che ormai non si vedeva più ricoperto da quello spesso strato di indumenti, sotto quel cumulo ci sarebbe potuto essere pure un cadavere e nessuno si sarebbe accorto di nulla… sembrava una vera e propria terza guerra mondiale.

Nemrod incurante di tutto quel trambusto a cui aveva fatto l’abitudine, si era seduto sul “suo” cumulo di roba, dove si appostava solitamente, ormai era diventata la sua tana. Si era lasciato sprofondare a gambe incrociate e osservava con una faccia da ebete la ragazza che parlava come una macchinetta e saltellava qua e là e si agitava alla follia, era una vero e proprio ciclone.

Con una resistenza incredibile l’angelo era riuscito a capire quel torrente di parole che si camuffavano la musica troppo alta, si era dovuto abituare per forza a dover decifrare la lingua parlata dall’adolescente, se solo dovesse capitare che fosse costretta a ripetere la stessa frase per tre volte erano guai, si inalberava come una iena e in quelle condizioni faceva paura persino ad un tipo come lui; quegli occhi sempre limpidi come il cielo si oscuravano e lanciavano fuoco e fiamme a tutti nessuno escluso, il ragazzo aveva sussultato ripensando alla prima volta che gli era capitato di vedere la biondina cambiare umore tutto d’un tratto, era diventata una belva e se n’era andata arrabbiata, scalciando e biascicando a bassa voce in più lingue gli scongiuri più osceni, aveva trattato male anche suo fratello, al quale di solito si rivolgeva con riguardo e attenzioni di una donnina di casa tutto fare, fino a quando un’ora dopo era tornata felice come prima inondandolo di parole e abbracci affettuosi.

 

- Che hai?-  le chiese lei vedendolo così pensieroso e muto de sembrare quasi una statua di bronzo.

 

- Sai che quando sei serio diventi straordinariamente sexy???lo sai, lo sai, lo sai?? Eheh… Ops!! Ma che ti ho detto?!?!?!? Oddio, oddio, oddio e ora come faccio?-  come al solito si complicava la vita da sola senza aver bisogno dell’aiuto di nessuno, ma se non si comportava in quel modo così solare e imbranato non sarebbe stata di certo la solita Cassandra, meglio conosciuta come la Casinista Di Turno, continuava ad agitarsi continuamente per quelle che parole che non avrebbero mai messo in imbarazzo l’angelo dannato ma che gli fecero spuntare un grosso gocciolone sopra il capo, avrebbe pagato qualunque prezzo, e avrebbe donato tutto il possibile per bloccarla per cinque secondi e farle riprendere un po’ di quel fiato perso a dimenarsi.

 

- Senti Nem, posso chiamarti così vero? È così carino come nome, si d’ora in poi ti chiamerò Nem-

 

- Beh, ecco…-

 

- Cos’è non ti piace?-  gli chiese con gli occhi da cane bastonato pronti al pianto.

 

- Bah…ok!!-  Aveva rinunciato ancora un’altra volta a vedere soffrire una così anima allegra, non era capace di ferirla, si, si era proprio affezionato in modo irreversibile verso quella ragazza che gli dimostrava la tenerezza di una cucciolo.

 

- Vai parla-

 

- Senti Nem…-

 

- Cassie con me puoi parlare liberamente non c’è bisogno che ti faccia scrupoli!-

 

- Non ti senti mai solo?-  gli disse diventando incredibilmente seria, ma la cosa ancor più strana è che si era fermata di fronte a lui.

 

- Perché questa domanda? E poi…non penso proprio con te che mi tieni compagnia!!!-  Non capiva il perché di quella domanda a volte era così strana quella ragazza, alternava  momenti di tremenda euforia a momenti di estrema tensione e serenità.

 

- Ti vedo triste, molto triste…sai avrei voluto che il nostro incontro si fosse tenuto in ben altre circostanze, senza questo conflitto interno tra te e mio fratello-

 

- Mi vedi triste!!-  Gli disse mentre un senso di amarezza lo permeava tutto il corpo e non solo.

 

- Si, sei triste anche se cerchi di nasconderlo, stai male, te lo si legge nell’anima e questo fa star male pur a me!!!-

 

- Me lo leggi nell’anima, io un’anima non dovrei averla, ma ce l’ho, dannata ma ce l’ho!-

 

- Perché stai male? Tu non c’entri nulla, non puoi cambiare le cose, tu non c’entri!- Aveva cercato di distogliersi dal pensiero la sua anima sporca e aveva continuato a parlare.

 

- E allora chi c’entra? Mio fratello?-

 

- Si, proprio lui!-

 

- No, non c’entra nulla, è proprio sul mio stesso piano!-

 

- Ah si? Lui non c’entra??? E allora di chi sarebbe la colpa se non sua? Eh?! E’ stato lui, lui mi ha strappato al posto in cui mi ero fatto una vita! E’ colpa sua… sua soltanto se mi ritrovo in questa situazione! Ora mi staranno cercando! Mi uccideranno! E per cosa? Per colpa di tuo fratello! Tzé!-

 

- Chi vuole ucciderti!?-  Aveva pronunciato quella domanda con una nota di disperazione nella voce, di certo non sapeva e non immagina che in ballo stava la vita dell’angelo.

 

- Non mi ucciderà nessuno!-  Quella frase sembrava così campata per aria, cercava di auto convincersi per la sua sorte, si doveva pensare in positivo sennò il suo spirito sarebbe morto all’istante.

 

- Ti prego Nemrod parla…-

 

- Sta tranquilla, non mi succederà nulla te lo prometto!-

 

- Ti prego…-

 

- Tranquilla, comunque la colpa è di tuo fratello, sua soltanto!-

 

- Se te l’avesse chiesto con le buone, tu saresti mai venuto qui sul mondo terrestre?-

 

- Certo che no!-

 

- Vedi hai risposto alla tua domanda! Mio fratello sapeva ciò che avresti detto! Nessuno con un senso della ragione attivo avrebbe lasciato il posto che ama per una semplice richiesta fatta da uno sconosciuto, io compresa, ma tutti siamo costretti a fare cose che non vogliamo!!! Ora ti conviene guardare avanti, non girarti indietro, ormai ci diamo dentro fino al collo, non puoi guardare al passato… E’ ovvio il passato non si può cambiare o dimenticare, è ciò che ha costruito ciò che sei, è una parte della tua vita, però ora guarda al presente…-

 

- Vivi al presente eh! E cosa dovrei fare io? Farmi trascinare in una vita che non è mia…-

 

- Magari questa situazione potrebbe fruttare a tuo vantaggio…-

 

- A mio vantaggio dici? Abbandonarmi ad un destino scelto da qualcun altro! Mai, non l’accetto!-

 

- Ricordati che il destino e lo creiamo noi, ora dipende da te e in qualsiasi situazione tu ti trova se tu a decidere!-

 

- Che vuol dire dipende da te? Se non posso fare le MIE scelte? Non posso tornare nel mio mondo perché mi ha messo quegli stupidi sigilli, me l’ha detto lui stesso…sono costretto a sentire la voce dei miei fratelli che mi chiamano, che mi rivogliono tra loro!-

 

- Tuoi fratelli?!? Sei sicuro che quelli siano i tuoi veri fratelli?-

 

- …-

 

- Nem, io ti prego da amica…io voglio soltanto il bene per te, non potrei non volertene… ti ho sempre voluto bene…-

 

- Eh?-

 

- No niente, lascia perdere!…-

 

- Che vuol dire quel “ ti ho sempre voluto bene”?-

 

- Ora non posso, diamo tempo al tempo!-

 

- Checcavolo significa? Proprio non ti capisco, prima dici che sei mia amica e poi te ne esci con una frase tratta da un film? CHE CAVOLO SIGNIFICA? Tutto..tutto questo!!!!?…sono in compagnia di persone che risvegliano in me i fantasmi del passato!! Non ci capisco più nulla, nessuno mi dà spiegazioni…perché sono qui? Perché?-  disse venendo investito da un attacco di rabbia, e chi non lo avrebbe avuto? Si trovava in un posto sconosciuto, con gente che non aveva mai visto che gli ricordavano il suo passato. Si era alzato in piedi con uno scatto fulmineo tenendo i pugni stretti come se volesse pestare qualcuno da un momento all’altro e di certo la traccia che passava ora lo stereo non aiutava, era Hysteria, il cantante dava i tocchi con la chitarra elettrica in modo sublime da far impazzire chiunque ascoltasse quella canzone. Ora il moro doveva cercare un modo per liberarsi da quella tensione che l’aveva colpito, ma un abbraccio improvviso l’aveva preso alla sprovvista, un solo abbraccio e la calma aveva predominato sui suoi istinti violenti, non si sentiva così bene da quando era stato costretto a lasciare il paradiso per seguire Lucifero. Si era lasciato cullare da quel gesto antico e si era lasciato trascinare dalla coscienza della ragazza all’interno dei suoi sentimenti. 

 

- Calmo, neanche a me è dato saperlo, neanche Talasiel sa …non prendetela, siamo come pedine…-

 

- E il discorso sul destino?- Gli chiese non capendo se fosse veramente la sua voce quella che gli era sfuggita dalle labbra come un sussurro o se qualche diavolo si fosse impossessato di lui.

 

- Quello??! Siamo delle pedine capaci di proseguire e crearsi un destino, anche se qualcuno ci ha condotto su questa vita…alla fine siamo NOI a dover giocare la partita come in una grande scacchiera, pensa che poi tutto finirà come in un gioco!!-

 

- Mmh!-

 

- E ora… SU BASTA CON QUESTO MUSO! LO SAI CHE TI VERRANNO LE RUGHE DI ESPRESSIONE? Suuuuuuuu un bel sorriso sennò non riuscirai ad accalappiare nessuno…Mwahahahahahahah!!!- gli disse all’improvviso con una carica del tutto inaspettata dal ragazzo che di colpo aveva ricevuto uno spintone ed era rimasto sbalordito dall’attacco si euforia acuta.

 

- Ma sei pazza? Mpft..bwahahahahahahah!!! XD- Esclamò il ragazzo lasciatosi soprafare dalla voglia di ridergli in faccia lasciando la biondina un po’ perplessa.

 

- Ora andiamo, dobbiamo prendere una decisione!!-  Gli disse prendendogli un braccio e trasportandolo per tutta la casa.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Riunione Familiare ***


Darkness s Angels:

Alur, comincio con il mio stupido monologo!! E si sa, quando non si ha voglia di andare a scuola si sfornano tante di quelle cavolate che anche il mio Ego non sapeva di pensare!! XD.

Comunque questo capitolo l’ho scritto di getto in risposta a “il destino?!?…ovvio te lo crei!”, la mia duplice personalità ha fatto sì che cervello emano trovassero ancora una volta un attimo di tregua, sinceramente non voglio lasciare incompleta questa storia, sarebbe come proseguire una lunga serie di cose che ho cominciato senza poi continuarle, le ho lasciate incomplete. No questa sorte non deve colpire pure Lei, bellina Lei!!! Lascio il mio cervello a crogiolarsi tra i suoi pucciosamenti e lascio il lavoro a mano, in questo capitolo la storia prosegue da dove l’avevo lasciata tempo fa, sempre sulla terra e verso la fine qualche meccanismo si comincia a muovere per far avere un senso alla storia che sembra ferma sempre sullo stesso punto, e di questo mi scuso ma volevo far capire lo stato d’animo dei personaggi e volevo farli vivere alla giornata, ma capisco che così le cose restano arenate perciò, ChangeMent, Bwahahahah ho partorito una new word..

Dai vi lascio alla lettura. J

Baci Suzaku.

 

 

 

 

 

Darkness s Angels:

 

 

 

Capitolo 6:

 

Riunione Familiare

 

 

 

 

Talasiel osservava pensieroso la scena che gli si era presentata sotto gli occhi, seduto sulla poltrona di pelle la situazione che si era creata nel lussuoso salotto con Cassandra che arrivava saltellando qua e là mentre trascinava quello sfigato di Nemrod che era stato preso alla sprovvista, si era dato una pacca sulla fronte nel frattempo che miliardi di pensieri gli affioravano nella mente, quello più insistente era perché gli era venuta la brillante idea di appioppare l’angelo alla sorella, che ormai lo stava rendendo un suo simile, gli stava corrompendo quel poco cervello che gli era rimasto in capo. Restava immobile, perplesso non sapendo come prendere in mano la situazione, cosa che da un po’ di tempo a questa parte dall’arrivo dell’essere alato in quella casa. Lo stavano opprimendo con i loro scherzi e i loro agguati, di certo sua sorella non lo faceva per cattiveria ma quell’altro lo stava facendo dannare, ci voleva qualcosa per bloccarli lo stavano facendo disperare, seguire Cassie non era molto pesante ma quando ad un animale gli se ne aggiunge un altro ben peggiore dell’altro le cose si mettono male.

 

- Beh si può sapere perché mi hai fatto venire qui? Avevo altro da fare!!!- aveva detto il biondo rivolto alla ragazzine che nel frattempo si era accomodata con il moro sul divano che stava di fronte ad un tavolino con la superficie di vetro.

 

- Non rivolgerti a lei in quel modo, spaventapasseri!-

 

- Vuoi morire ora moccioso?-

 

- Non chiamarmi moccioso!-  rispose l’altro incominciando a surriscaldarsi.

 

- Perché no? Lo sei!!!-

 

- Non è…-

 

- E basta vi state comportando come bambini!-  li aveva interrotti la ragazzina già stufa di quel piccolo battibecco quotidiano, la finivano sempre a bisticciare non sapevano affrontare una discussione senza insultarsi a vicenda, poi la finivano con Talasiel che perdeva la pazienza e Nemrod che passava alle mani.

 

- Chiudi il becco tu!!!-  Avevano sbottato in simultanea i due ragazzi mentre continuavano a scannarsi in modo cagnesco, ma non si erano affatto accorti della reazione che avevano scatenato nella biondina tanto erano presi dalle loro ingiurie. Un’aura minacciosa aveva avvolto Cassandra e cominciava ad espandersi anche nell’ambiente circostante, intanto che i suoi occhi si riducevano a due fessure cupe e capaci di ardere se solo avessero potuto. Trattarla in quel modo così volgare e poco adatto era l’ultima cosa che quei due avessero potuto fare, ma soprattutto la cosa che la disturbava maggiormente era che i due in questione avevano la propria intelligenza sotto le scarpe di certo non si sarebbe mai fatta mettere i piedi in testa da organismi simili. Ora la miccia e la bomba stava per scoppiare, era piena di rabbia fino a quando non aveva sbottato con violenza:

 

- Sentite voi scimmie senza peli (?)… come diavolo osate trattare me in questo modo poco nobile? Che fine ha fatto la cavalleria d’un tempo eh?… ma dove sono finita maledizione…non siamo una scolaresca allo zoo… un po’ di rispetto per Dio!-.

 

Dalla forza con la quale aveva inveito, Nemrod che precedentemente aveva preso per il colletto la camicia di Talasiel era finito sopra a questo mentre tremava come una foglia.

 

- Che cavolo c’entra ora la cavalleria?- Aveva risposto il biondo con la voce ancora leggermente irritata.

 

- Zitto idiota, non farla arrabbiare di più…quella pazza ci ammazza, ma che cavolo ho fatto di male io per meritarmi questo?? BooHooooo….!!!-  disse mentre si aggrappava sempre più forte al collo del biondo e cercava riparo sotto le braccia di questo da quella furia omicida, formulando solo in un secondo momento ciò che stava facendo… la realtà l’aveva investito come se fosse stato un gatto a contatto con l’acqua gelata, era balzato in piedi con uno scatto repentino puntando il dito contro il ragazzo seduto e iniziando a sbraitare come un forsennato:

 

- Tu Maledetto Umano Cosa Cavolo Mi Hai Fatto!!!!!!???-

 

- Eh!?!? Ma hai fatto tutto tu…scemo!-  gli disse il biondo preso alla sprovvista.

 

- Non chiamarmi scemo!!-

 

- Lo sei!!! E con questa frase lo dimostri maggiormente!!!-

 

- E Basta Ora Mi Sono Rotta Sul Serio!!!- e mentre parlava si era sporta sul tavolino per inquadrare bene i due.

 

- Bene Ragazzi…- continuò – o Mi Ascoltate Con Le Buone O sarò Costretta Ad Usare Le Cattive Maniere!- Un silenzio di tomba aveva avvolto il salotto sfarzoso. Di solito il ragazzo dai capelli dorati non si faceva mai mettere i piedi in testa da sua sorella, si sarebbe troppo montata e sarebbe andata su di giri, ma questa volta vedeva nel suo sguardo una “giusta” causa e non aveva saputo oltraggiare quella ragazzina con qualche battuta riguardo la sua età per poi congedarsi, era rimasto seduto sulla poltrona di pelle ad osservarla incapace di distogliere lo sguardo, forse la furbetta stava utilizzando i suoi poteri, non lo sapeva ma non sentiva nessuna massa energetica provenire dal suo giovane corpo.

 

- Ok Ragazzi, così andiamo d’accordo! Ora possiamo iniziare!-

 

- Iniziare cosa?-  aveva chiesto Nemrod allarmato dal sorriso sornione che si era dipinto sul viso di quella donna-bambina.

 

- Ma Ovvio…La Riunione Familiare Extra!!!-

 

- Coooooooosaaa????- i due ragazzi si erano sporti sul tavolino di legno per incontrarsi a una spanna dalla faccia della biondina.

 

- Si la riunione familiare, dobbiamo trovare una sistemazione per Nem!!-

 

- Come ti ha chiamato? O__o?-

 

- Lascia perdere! -____-“!!!!-

 

- Ma scusa, sistemazione per cosa?- Talasiel non riusciva capire, che sistemazione? Magari gli avrebbe fatto prendere i bagagli e messo fuori in giardino a fare la guardia, si, era un’idea interessante che gli aveva fatto comparire un sorriso ambiguo sulle sue labbra rosate… o forse l’avrebbero schiavizzato a dovere, come Cenerentola! Si, era un’idea geniale pure quella, così il ragazzo sarebbe stato impegnato, sua sorella sarebbe rimasta con lui e il biondo avrebbe avuto la pace desiderata da tanti giorni.

Ma che diavolo stava pensando??? Si era lasciato trasportare dalla fantasia come da un po’ di tempo a questa parte, precisamente da quando aveva fatto il suo ingresso nella villa quel ragazzino che in fondo in fondo gli piaceva.

Quel giorno la sua giornata era andata più che bene, non aveva trovato in giro quei due pazzi furiosi che gli stavano tra i piedi giorno e notte e aveva potuto fare i suoi esercizi con tranquillità, dedicarsi un po’ alle cose che più gli interessavano… successivamente l’aveva colpito una sensazione di avvertimento, il so sesto senso non falliva mai ed ecco che aveva sentito la mente di sua sorella che lo chiamava in salotto…ed ora si ritrovava tra le sue grinfie e in balia di una riunione familiare per garantire una buona sistemazione al nuovo venuto.

 

- Una sistemazione per dormire ovvio!!!- questa era stato per il ragazzo dai capelli color miele il colpo finale, aveva immaginato qualcosa di simile, ma ora cosa credeva gli permettesse di dargli una stanza propria così se fosse stato vero l’angelo se ne sarebbe andato mandando in fumo tutto ciò che il tempo aveva messo da parte per lui.

 

- Spero tu stia scherzando Cassie, non vorrai mandare tutto a rotoli, è impensabile che io accetti di dargli una camera sua!-

 

- Scusa perché non dovresti? Credo che nel profondo ti dia fastidio che io occupi il tuo letto la notte mentre tu sei costretto ad andartene a dormire sul divano a farmi la guardia, cosa credi che non mi sia accorto di nulla? Sei tu che ti sei messo in questa posizione ora assumiti le tue responsabilità!-  l’angelo era finalmente introdotto nella discussione tra i due fratelli.

 

- Ma non penserai di certo che ti dia una stanza!!-

 

- E perché mai non dovrei pensarlo sua grazia?-

 

- Perché scapperesti ovvio!!!-

 

- Beh non hai proprio tutti i torti!- Aveva ribattuto il moro pensando ai modo migliori in cui aveva potuto tagliare la corda.

 

- Bene allora il problema è questo, ho capito, beh fratellino io sono una ragazza perciò!!!-

 

- Ma tu sei pazza, ti prego non lasciarmi con quello là ti pregooo!!!- continuava ad implorarla con occhi gonfi di lacrime pronte ad uscire…

 

- Nem oggi sei troppo rumoroso! Tala allora?-

 

- Idea tua te lo prendi tu!!!-

 

- Idea geniale, una volta tanto sono d’accordo con te!!!-

 

- Tu non spalleggiarlo, se le cose stanno così… ce la giochiamo ai dadi! Il numero più alto deve fare spazio in baracca! Nem, tira sarai il primo!!!- L’angelo ormai aveva preso tra le mani il piccolo oggetto e continuava ad agitarlo freneticamente.

 

- Cassie?-

 

- Si Tala???-

 

- Dove tenevi il dado????-

 

- Ma nel reggiseno ovvio… ho sempre le mie risorse, immaginavo che avvenisse una situazione simile!.

 

- BleBleBleeeeeeeee- e con un gesto schifato il dado era volato, volteggiava pericoloso e solo una volta sulla superficie trasparente avrebbe determinato un cambiamento..ma ecco che era comparso il numero 6, un bel buco nell’acqua, chiunque avesse fatto il numero più alto avrebbe dovuto ospitare il disgraziato. La seconda a tirare era la principessa combina guai. Aveva fatto tre, era talmente esaltata per il risultato ottenuto che aveva cominciato a festeggiare come una dannata.

 

- Traditrice Non Puoi Lasciarmi Con Sguardo Metallizzato!!!-

 

- Sguardo Metallizzato!!! Bwahahahahahah… ti si addice proprio fratellino!!!-

 

- Tzé…ragazzino!!! Forse potrai stare con la tua amichetta traditrice se vorrai!!!- Aveva tirato il dado in un modo stizzito, e l’oggetto in questione stava in equilibrio tra il numero 1 e il 6. Alla ragazzina si era congelato il sangue nelle vene vedendo il cubetto in quella posizione che avrebbe determinato e cambiato la vita dei presenti radunati intorno a quel tavolino. Come avrebbe potuto, lei, una ragazza poter vivere in camera con quell’angelo? Quando si sarebbe dovuta spogliare l’avrebbe congedato con un “ Nemrod Puoi uscire che mi devo cambiare?” Si, l’avrebbe potuto fare e se poi lui per qualche cosa sarebbe rientrato o l’avrebbe spiata??? E comunque si sarebbe potuta spogliare tranquillamente davanti ai suoi occhi era così stupido e senza istinti….!!! -____-“. Con un ultimo sforzo si era messa a pregare, ed ecco che era comparso il numero 6 come se la sua supplica fosse stata accolta.

 

- Siiiii, Dio Esisteee!!- Si era messa a ringraziare in tutte le lingue da lei conosciute, mentre Talasiel sentiva tutto il peso del mondo gravare sulle sue spalle, era diventato incredibilmente pallido e osservava l’oggetto che gli avrebbe causato gravi crisi isteriche nei giorni successivi.

 

- Dai Su Fratellone, Cosa Vuoi Che Sia, Non Penso Sia Una Cosa Negativa, imparerete a conoscervi meglio, e poi scusa avete vissuto nella stessa camera da quando è arrivato qui!!- La ragazzina non riusciva a trattenere quel sentimento di felicità che l’aveva colpita intanto che cercava di consolare inutilmente il poveri biondo.

 

- Su Nem Pure Tu!!! Prendila in positivo!!-  l’angelo in questione era rimasto sotto shock si era quasi illuso di poter condividere quella stanza disordinata con la sua amica, continuava ad avere fissa nella mente l’immagine del dado puntato con la faccia rivolta verso il numero sei, continuava a tormentarsi pensando a come diavolo avrebbe potuto stare nella stessa camera con quel ragazzo troppo freddo, la ruota della fortuna per lui non aveva portato nessun buon risultato. In quel periodo la iella aveva segnato ogni suo passo, la profezia forse aveva ragione questa era una prigione ma non già vissuta in passato, era un vero incubo. I suoi pensieri erano stati interrotti da una pacca sulla spalla, ma non era stata Cassie a dargliela bensì Talasiel che con voce rassegnata e allo stesso tempo il più distaccato possibile per mantenere la sua solita faccia aveva cominciato a parlare:

 

- Senti, puoi sistemarti in camera, fa ciò che vuoi, l’importante è che lo faccia in silenzio!-

 

- Uhm uhm!!-  la risposta dell’angelo erano state solo due sillabe ripetute una dietro l’altra, era diventato stranamente docile, quasi carino non aveva reagito nonostante il biondo gli avesse “schiaffeggiato” la spalla.

 

- Ehi ragazzino, un’ultima cosa… aiutami a portare il letto!-

 

- …-

 

- Senti Nem…dai vai avanti con la vita… sappi che ora potrai fare un sacco di cose…per  esempio: pss pss pss pss pss pss…-  la biondina si era messa ad architettare tutto con effetto in modo da lasciare prima sul ragazzo un’espressione stupefatta che successivamente era sostituita da una estremamente solare.

 

- Scusa Talasiel… hai detto che posso fare tutto ciò che voglio ma in silenzio giusto???-  aveva cercato di calibrare il tono della voce, non riuscendo però a far trasparire quel suo essere stranamente contento.

 

- Si…perché?-

 

- Perfetto… Cassandruccia Caraaaaaaaaaaaaaaa… a lavoro, il capo ci ha dato il suo permesso!!!!-

 

- OK!!!- la risposta era arrivata da un angolo della casa ed era parsa molto felice e soddisfatta, di sicuro i due stavano progettando qualcosa contro il povero ragazzo dai capelli color miele, il che gli aveva fatto venire uno strano presentimento.

 

- Permesso per cosa?-

 

- Beh tu mi hai dato l’ok per il via ai lavori con quel si, perciò ora subirai tutto, ovviamente in silenzio come hai richiesto tu caro compagno di stanza!!!- l’aveva detto con una sorta di nota sadica nel tono di voce che faceva intendere tutto e anche di più…avrebbero “ammazzato” il suo bellissimo spazio notturno.

 

Dopo ore e ore di prove e cambiamenti vari, la stanza era stata finalmente sistemata. Come Talasiel aveva previsto la sua impronta più o meno pacifica e più o meno complessa era stata mutata, e avevano dato vita ad uno spazio “macabro e sensuale”. Ovviamente come il ragazzo aveva previsto era stato costretto ad aiutare quei due sennò non ne cavavano piede in una sola settimana. Il nuovo “coinquilino” aveva imposto la sua arte attentamente studiata nei piccoli particolari, aveva ricercato quell’orma che lo caratterizzava il più possibile ed era talmente impegnato nel suo lavoro che aveva destato gli sguardi stupiti e compiaciuti dei due sottoposti che l’avevano aiutato in quell’ardua impresa. La camera era stata più o meno rivoluzionata dal ribelle che aveva mantenuto i mobili, le lenzuola nere del letto a baldacchino dove sarebbe ritornato a riposare Talasiel e i quadri appesi alle pareti, quegli oggetti lo avevano impressionato talmente tanto che era pazzo di loro, completamente innamorato di quella forma di arte, che sembravano tanto reali, le immagini al loro interno prendevano vita, gli ricordavano ciò che era stato in passato prima di essere stato cacciato dal paradiso per un’ingiusta causa fonte solo di gelosia.

 

Nonostante tutto i ragazzi si erano divertiti molto passando tutto il pomeriggio insieme per fare compere e per cambiare quello stile così troppo “semplice” per un tipo come Nemrod, non avevano passato la serata in eterno conflitto, la cosa che faceva più rallegrare Cassie erano gli sguardi complici del suo amato fratello con quello del nuovo amico, era come se avessero trovato la sintonizzazione giusta per potersi conoscere e accettare, insieme ridevano, cosa abbastanza strana per il biondo che la maggior parte delle volte preferiva non esternare le proprie emozioni come gli avevano insegnato in passato, mentre ora le manifestava al mondo che lo circondava e tutto grazie all’arrivo di quel ragazzino che all’inizio l’aveva fatto dannare, la biondina sapeva che nel profondo quei due avrebbero partecipato inconsciamente l’uno della vita dell’altro, era venuta al corrente di questo non perché aveva sondato nel loro animo o nel futuro ma lo aveva capita dai loro occhi, si avrebbero convissuto serenamente, gli asti si stavano spegnendo e stavano nascendo le prime pure amicizie.

Una messaggio che i loro animi stavano cambiando all’unisono  era stata la prima reazione del biondo che aveva declinato gentilmente la proposta dell’angelo che avrebbe desiderato di poter dipingere su quelle pareti argentate e nonostante la risposta negativa il ragazzo non si era offeso o aveva cominciato a macchinare il modo più esaltante per farsi dare una risposta positiva, anzi al contrario aveva accolto la risposta con serenità lasciando una Cassie sbalordita dallo strano cambiamento dei due ragazzi.

 

La giornata era passata nel migliori dei modi ma qualcosa stava progettando di rompere quella pace più o meno ritrovata.

Un rumore sordo aveva rotto il silenzio e l’atmosfera scherzosa che si era creata, diffondendosi con violenza in tutta l’abitazione.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il Signore Delle Tenebre ***


Darkness s Angels:

Come al solito me è sempre in ritardo e di questo mi scuso alla grande, beh il ritardo c’è stato tanto tempo fa, quasi un anno SoB, ma ripeto ero in fase di revisione infatti ho riscritto i primi capitoli almeno un centinaio di volte e questo numero sette è stato partorito dalla mia mente malsana solo poco tempo fa, come tanti altri il problema è che non trovo il tempo per batterli alla tastiera visto che la professoressa di alimentazione si sta dando alla pazza gioia, ogni giorno spiega tre capitoli e poi pretenda che per la volta successiva la classe sia in grado di ripeterle tutto, ma forse non capisce che non esiste solo la sua materia…tzé non è per niente giusto, e si è presentata subito come una “Non-Tiranna” che donna, beh dai ora che vi ho già ammazzato un po’ col mio stupido intro vi lascio alla lettura, fate sapere com’è…. J

Baci Suzaku

 

 

 

 

Darkness s Angels:

 

 

 

Capitolo 7:

 

Il Signore Delle Tenebre

 

 

 

L’area suprema era ancor più imponente e tenebrosa della casata alla quale Beltis era ormai abituato da tempo, nonostante ci fosse il sole a riscaldare quell’ampia zona ricca di vegetazione di ogni tipo, nonostante ci fossero animali nella vasta distesa, nonostante albergasse un clima sereno, qualcosa si muoveva nell’intero settore. Un’aura oscura e malvagia si percepiva in quel luogo, era un’aurea superiore a tutte le altre. Da tempo in quel suolo viveva il male assoluto, l’angelo nero, il vesperino Lucifero. La costruzione nella quale abitava era molto più imponente delle altre casate, come a voler indicare chi fosse il più forte e soprattutto come a voler intimorire gli altri a non osare mettersi contro il suo potere così tanto bramato. Il palazzo si estendeva in altezza come se fosse stato costruito per far un torto al Signore Del Cielo, si allungava verso l’alto come per poter raggiungere quel padre a cui si era ribellato tanto tempo fa. Una torre si ergeva maestosa su quella immensa fortezza non lasciando vedere la sua fine, si perdeva fra la nuvole e nell’immensità di quel cielo dannato.

Beltis era rimasto estasiato dall’imponenza dell’edificio, ma allo stesso tempo non capiva perché una semplice costruzione lo mettesse così tanto in soggezione e riuscisse in qualche modo arcano ad impressionarlo ed intimorirlo; nonostante il suo sesto senso gli dicesse di tornare indietro e lasciar perdere quell’assurda situazione si fece coraggio ed incominciò la grande salita in quell’immensa scalinata, non si fece prendere dalla fretta e rimase calmo fino a quando non si imbatté in due guardie alate.

 

- Chi sei?-

 

- Sono Beltis della seconda area, sono qui per avere un colloquio con l’Oscuro Signore!-

 

- Il Nostro Signore è molto occupato, non avrà tempo per uno di grado infimo come il tuo, tornatene da dove sei venuto!-  Gli disse la guardia più giovane in tono sprezzante.

 

- Ho uno scritto siglato dal mio Signore, un lasciapassare!-  Gli rispose l’altro con un tono ancor più acido dell’altro interlocutore che al sentire la voce aspra si scostò per parlare con la seconda guardia, che successivamente si era scostata per richiedere l’approvazione da parte di un soldato di grado superiore, non aspettarono tanto, la guardia si era riavvicinata ai due livida in volto con le mani tremanti che a malapena riuscivano a tenere ferma la lancia, simbolo della loro carica.

 

- Puoi passare, l’uomo che troverai dentro ti accompagnerà a destinazione, e buona fortuna, ne avrai bisogno!-  E con uno sguardo d’intesa al suo compagno si erano fatti da parte per farlo passare.

Il ragazzo incappucciato riprese così il suo cammino verso l’alto, verso un portone che si faceva via via sempre più vicino. Non appena arrivò alla sommità dell’ imponente gradinata trovò un uomo dall’aspetto massiccio, con folti capelli rossi e due occhi neri assetati di sangue ad aspettarlo, lo aveva guardato da testa a piedi e solo in un secondo momento gli aveva rivolto la parola:

 

- Lascia le tue armi qua e seguimi! Riavrai tutto dopo se sarai ancora vivo!- Gli disse con una sorta di cattiveria nella voce.

 

Il viaggio era lento e silenzioso, pareva che all’interno del palazzo non ci fosse anima viva se non quei due individui che attraversavano ampie sale silenziose e sfarzose e salivano numerose scalinate per raggiungere i piani alti, fino a quando non si furono fermati di fronte ad un portone di legno massiccio finemente decorato ed ornato da migliaia di disegni impenetrabili

 

- Entra!-

 

- Sissignore..- gli disse mentre entravano in una stanzetta vuota.

 

- Pensavo fossi arrogante così come il tuo aspetto! Attendi qua mentre ti annuncio!-  disse mentre in un attimo era sparito dietro un altro portone colmo di misteri incomprensibili e la sua voce si sentiva quasi soffocata nell’altra stanza.

 

- Signore l’ospite che ha richiesto di parlare con Voi è fuori che aspetta!-. l’altra persona all’interno della camera aveva risposto con voce dura e tagliente al suo sottoposto: 

 

- Fallo entrare, ora puoi andare!-

 

- Sissignore!!!-  E rientrando nella stanza precedente si era rivolto all’altra figura:

 

- Che aspetti!? Non hai sentito? Non far aspettare il Nostro Signore!- e dicendo così come l’aveva incontrato se n’era andato senza nessuna parola di conforto o benvenuto; così il ragazzo aveva seguito il consiglio del soldato che l’aveva accompagnato fin lassù ed era entrato all’interno di quella sontuosa camera, era ricca di mobili pregiatissimi forgiati con i migliori materiali e dai migliori artisti, numerosi drappi rossi e neri erano presenti in quell’ambiente rendendolo più interessante e allo stesso tempo inquietante, ma lo sguardo di Beltis si era posato su una particolare ala separata da fitti tessuti sovrapposti che celavano la figura che si muoveva pigra al suo interno ma che nonostante tutto emanava un’aura temibile.  

 

- Parla ragazzo, cosa ti ha portato qui?-  ora la sua voce non sembrava quella aspra che aveva udito mentre si rivolgeva alla sua guardia, anzi sembrava quasi fosse calda e sensuale; ma quella era la natura dell’angelo ribelle, cambiare faccia per un non nulla.

 

- Signore sono qui per chiederVi, se per caso Vi è stato riferito il ritrovamento di un fuggiasco ed in caso positivo si sia rifugiato nel vostro territorio!-  Sempre composto ed elegante Beltis si era rivolto al Diavolo con un tono neutrale, la sua calma e la freddezza l’avrebbero salvato da qualsiasi gesto avventato.

 

- Mpft… sappi quanti latitanti entrano nelle mie terre e quanti escono da questo luogo! Dimmi qualcosa di più, non avere timore e in ogni caso puoi toglierti il mantello che ti copre!-. Beltis con un gesto meccanico si era tolto il pesante abito protettivo che aveva da quando si era incontrato col Suo Signore ed aveva ricominciato a parlare con la figura che lentamente aveva scostato quelle tende per farlo entrare. Un po’ imbarazzato dall’inaspettata bellezza dell’uomo che gli si piazzava di fronte, riprese a parlare:

 

- Signore, parlo del principe Nemrod, il signore della seconda casata pensava, diciamo che ha supposto si trovasse qui ed ha incaricato me di riportarlo al suo cospetto, sempre che Voi me lo permettiate!-

 

- …Nemrod eh, ora quel porco gli ha dato anche l’appellativo di principe, se la passa proprio bene quel ragazzo, ma a quanto pare non gli bastava…è scappato-

 

- Esattamente Signore!-  Aveva risposto meccanicamente il ragazzo con i capelli bianchi che era rimasto stregato dall’uomo che aveva stava seduto sul sofà di fronte a lui, aveva l’aspetto di un ragazzo di circa venticinque anni con i capelli neri e gli occhi grigi e limpidi, due occhi che l’avevano impressionato e incatenato a loro con una presa magnetica, indossava un paio di pantaloni neri aderenti mentre l’addome nudo era coperto da un mantello nero che gli riparava le spalle. Le sue labbra erano ben disegnate e osservando l’effetto che la sua persona aveva provocato all’altro si erano incurvate in sorriso ambiguo e languido.

 

- E quindi Beltis…perché ti chiami così vero?-

 

- Si, Signore!-  Era rimasto sbalordito, non si era presentato eppure conosceva il suo nome l’aveva chiamato per due volte di seguito ma non aveva fatto caso al suo nome tanto era immerso nella sua posa diplomatica.

 

- Nemrod non è qui, non so dove sia e se anche lo sapessi di certo non lo direi a quell’essere spregevole, devi sapere che me l’ha sottratto, lui era mio e se anche fosse qui non glielo ridarei per nulla al mondo anche se dovesse scoppiare una guerra. Se solo lo dovessi riavere non lo lascerei un'altra volta alle mani di quel miserabile. -

 

- …Signore, ma…-

 

- Sst, tranquillo, non permetterò mai che quell’uomo alzi le sue luride mani anche su te, un ragazzo così sarebbe sprecato sai?!- ed un ennesimo sorriso si era disegnato su quelle labbra sensuali, con uno scatto repentino si era alzato dal suo sofà e si era avvicinato alla poltrona sulla quale si era accomodato il ragazzo dai capelli bianchi, aveva avvicinato il suo viso a quello dell’altro destando dei pensieri poco casti nell’altro che aveva ripreso subito il controllo delle sue emozioni ed aveva chiaramente capito perché tutti avessero paura di quell’angelo ma allo stesso tempo ne fossero così affascinati, era così eccitante e letale nei suoi movimenti che sarebbe stato capace di far ammattire una persona normale con poco giudizio. 

 

- Senti, voglio fare un patto con te, ti aiuterò ma solo alle mie condizioni! Non potrai più tornare indietro, nonostante tu sia fedele al Tuo signore riuscirò a farti cambiare idea e sarai completamente mio, la cosa avrà i suoi rischi e i suoi risvolti che potranno mutare la mia alleanza con te ma tutto dipenderà da me!!!-

 

- Se riuscirò a trovare il principe Nemrod…-

 

- Riuscirai a trovarlo, sta tranquillo!!!-

 

- Allora accetto Signore, sarò Vostro per l’eternità!-

 

- Non esserne così felice, potresti pentirtene, bene ora seguimi!- un altro sorriso si era dipinto sul viso del moro mentre si chiudeva la porta alle loro spalle.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Il Demone Albino ***


Darkness s Angels:

Darkness s Angels:

 

 

 

Capitolo 8:

 

Il Demone Albino

 

 

 

 

Il Signore delle tenebre e Beltis erano ancora impegnati all’interno delle stanze del Signore, stavano fermi a fissarsi mentre ad intervalli regolari l’uomo con i capelli bianchi annuiva, si stava tenendo una dialogo mentale a senso unico, dove il moro dettava legge e l’altro assentiva con aria seria.

 

- Ora sai dov’è! Dammi il braccio!-  Gli disse Satana con un tono autoritario tale che il ragazzo ormai in trance gli aveva offerto l’arto di un niveo spettrale. Con un movimento preciso ed esperto una lama gli aveva inciso la carne facendone uscire un liquido caldo e vermiglio che faceva risaltare maggiormente il candore della sua pelle; il suo sangue era stato versato su una piatto nero dall’ aspetto innocuo ma che in realtà aveva uno scopo preciso, non appena il sangue di Lucifero si mescolò con quello dell’altro ragazzo, una reazione si era scatenata da quella combinazione, un bagliore argenteo aveva investito entrambe le parti lese per poi rimarginarne magicamente le ferite imponendo dei sigilli, un patto di sangue si era ormai creato tra i due, un patto immortale come la vita dei due spiriti.

 

- Beltis, questo è un contratto siglato in modo equo da entrambi, non osare contrastare il mio volere, altrimenti la mia forza prenderà il sopravento e il sangue all’interno di questo piatto diventerà completamente mio e di te non rimarrà nulla, spero tu abbia capito in che situazione sei andato a cacciarti, ah un’ultima cosa, non appena troverai Nemrod non farai ritorno da quell’essere che tu chiami “Egemone o Signore” ora il Tuo Signore sono Io, dovrai rispondere solo a me di ciò che farai, ora vai! Sai la destinazione!-

 

 

 

Quel rumore sordo aveva destato l’attenzione dei tre presenti nella casa che un momento prima si stavano dannando per cercare di assecondare le richieste imperiose del giovane Nemrod, lasciandoli per qualche tempo fermi all’ascolto intenti a capire cosa fosse realmente successo.

 

- Cos’è stato?- dissero in contemporanea Cassie e Nem voltandosi meccanicamente verso Talasiel in cerca di una risposta soddisfacente che potesse spiegare tutto quel fracasso; ma il biondo non fece a tempo a rispondere che un altro suono molesto risuonò per l’intera casa.

 

- Tala ti prego, dimmi cos’è stato!!!?- disse la ragazzina con voce strozzata e con sguardo sconvolto fissando il fratello insistente in cerca di una sola parola consolatoria che la distogliesse per un po’ dal suo stato d’ansia. Il comportamento spaventato della ragazzina aveva temporaneamente fatto scordare all’angelo quella strana sensazione di intenso e continuo richiamo che l’aveva pervaso nel momento in cui quel chiasso aveva fatto fermare le loro attività. La muta richiesta della sorella fu ascoltata dal fratello che con fare scocciato ma allo stesso tempo preoccupato si mise all’ascolto, concentrò la sua forza astrale cercando di sondare le vibrazioni nell’aria.

 

- Non so cosa sia, ma di certo non possiede un’aurea corporea!-

 

- C’è un fantasma…oddioooo!!- sbottò la ragazzina con aria terrorizzata.

 

- Cosa!?! Un fantasma?? Talasiel spero tu stia scherzando!!- disse Nemrod aria turbata. Quella fu l’affermazione che scatenò un vero pandemonio i ragazzi erano andati verso il biondo in cerca di sostegno morale ma tutti quello che ottennero fu un pugno in testa per ciascuno con una nota stizzita della voce che li accusava di essere tremendamente idioti.

 

- Un’empatica ed un dannato che hanno paura di un fantasma, tzè ma dove si è mai visto? Mi fate capire quanto il mondo sta andando a rotoli!!!-

 

- Talaaaaaa ora però abbiamo molta più paura di te…BooHoooooo!!!!-

 

- Avete detto qualcosa?- il biondo pronunciò queste parole fulminando entrambi i ragazzini.

 

- No, no niente..Eheh!!!- risposero contemporaneamente i due ponendo le mani in avanti come per difendersi.

 

- State zitti e fatemi capire di che si tratta scemi!!- gli disse con una nota di autorità nella voce che zittì gli altri presenti che presero a osservarlo attentamente. La situazione stava prendendo una strana piega, l’aria aveva cominciato a fermarsi lentamente mentre una lenta e bassa litania aveva cominciato a provenire dalle labbra dell’evocatore richiamando nella mente di Nemrod il primo giorno in cui si erano incontrati e strani avvenimenti accaduti prima che fosse stato marchiato come angelo ribelle, delle immagini si erano fatte spazio tra i suoi ricordi, un uomo, una spada, dei capelli del colore del sole, un letto sfatto, delle promesse, delle grida; i due ragazzi erano entrati in una sorta di stato di trance in cui gli avvenimenti successi la facevano da padrona fino a quando quelle diapositive non furono bloccate dal Biondo:

 

- C’è un demone in casa, si trova in cucina, non è uno qualunque, ha un grande potenziale e sta cercando di mascherare la sue aura demonica, è per quello che no hai percepito nulla Cassie!- aveva dichiarato tutto con freddezza come se la cosa non lo riguardasse ma per una come Cassie che conosceva bene il fratello capì subito che stava cercando di mantenere la situazione in pugno e non lasciarsela sfuggire di mano facendo delle cose sbagliate.

 

- Allora prima avevo ragione!- affermò il moro illuminandosi in volto.

 

- Cosa aveva ragione?-

 

- Prima avevo percepito qualcosa, ma è scomparso tutto nel momento in cui ho cercato di capire cosa fosse!-

 

- Dirlo subito o vero?… idiota!-

 

- A dire il vero Tala, a-a-a-a-avevo pe-pe-percepito qu-qu-qu-qualcosa pur’io!- annunciò la ragazzina con voce bassa e timorosa sapendo che anche la sua dichiarazione avrebbe fatto perdere le staffe al fratello, ma la sua reazione fu ben diversa, ormai aveva capito di vivere con persone molto strambe e aveva capito che erano senza speranze.

Un attimo dopo si ritrovò ad attraversare la volta dell’ampio arco, che separava l’andito che dava alla cucina dal salotto, seguito dai due ragazzi  che gli stavano alle calcagna.

 

- Ehi che cavolo credete di fare voi due, andatevene immediatamente non voglio gente in mezzo ai piedi!!!- ordinò con uno scatto fulmineo ai due che non lo degnarono di uno sguardo e continuarono l’attraversata fino a quando non si trovarono di fronte alla porta di ciliegio socchiusa. Dal piccolo spiraglio di luce che faceva filtrare un po’ di luce si vedeva il finimondo all’interno di quel grande locale. Con una piccola spinta che aiutò la soglia ad aprirsi del tutto si vide l’intero spazio travolto, pareva che fosse entrato un diavolo vero e proprio e avesse fatto i suoi porci comodi, la stanza era diventata un vero casino, era talmente malmessa da sembrare un quadro di Ricasso, le pentole stavano e terra, mentre alcuni coperchi continuavano a roteare per l’impatto duro contro il pavimento, alcuni piatti erano stati ridotti in minuscoli cocci di ceramica raffinata. Solo in un secondo momento si accorsero delle grande figura che si era materializzata davanti ai loro occhi.

 

Un uomo o meglio, un demone di alta statura stava di fronte a loro e li guardava con una certa bramosia strana. Ciò che risaltava di più la sua persona erano due enormi ali nere dalle striature argentate e i suoi capelli bianchi e corti, aveva due occhi stretti dai quali comparivano due iridi rosse che lasciavano intendere chiaramente le sue intenzioni.

Di tre cose erano certi.

Primo, non era venuto in pace.

Secondo, cercava qualcuno.

Terzo la sua bellezza ambigua non avrebbe portato niente di buono.

 

- Principe Nemrod, deve far ritorno con me negli inferi!- gli disse con voce bassa e suadente, una cosa che rinforzava in terzo punto, quel tono così baritonale si addiceva fortemente alla sua figura, il fisico muscoloso nei punti giusti e stretto in quegli abiti che non lasciavano scampo all’immaginazione. Ed ecco che proprio quella terza considerazione cominciava a far capire quanto fosse dura e pesante; l’aspetto del demone non era di certo passata inosservata alla ragazzina che era rimasta estasiata da quella conformazione demoniaca, era già entrata nei meandri più oscuri della sua mente.

 

- L’egemone della seconda casata la rivuole al suo fianco, e non solo lui!-

 

- Beh, puoi riferire gentilmente al tuo signore che il principe…Sei principe?- gli chiese con una nota sarcastica ed indagatrice nella voce.

 

- Si e allora!?!?- gli rispose duramente facendosi cupo in volto e abbassando lo sguardo trovando molto più interessanti le sue scarpe.

 

- Ah non lo sapevo, poi mi racconterai la tua ascesa!-

 

- Non penso proprio!- glielo aveva urlato con un tono sprezzante che era più rivolto a se stesso che al ragazzo che gli stava di fronte.

 

- Beh, che ti prende!!?- gli aveva domandato Talasiel avvicinandosi all’angelo con una sorta di preoccupazione dipinta sul viso.

 

- Principe lasci stare questo umano e faccia ritorno con me nel luogo dove vive!-

 

- Lui non si muove di qui, puoi riferire al tuo padrone che il Principe resterà e non farà ritorno nel vostro mondo ancora per un bel po’ di tempo…ed ora puoi andare!- gli ringhiò contro Talasiel ormai più che scocciato di quell’assurda situazione.

 

-…Mpft…ora posso andare?!!…e se non disturbo tanto chi sarebbe colui che me l’avrebbe ordinato? Se non è osare troppo chiedere…- gli disse in tono canzonatorio.

 

- Talasiel, ti prego io voglio sposare questo uomo!!!!- aveva sbottato con vigore Cassie con i pugni stretti in petto.

 

- Ma ti sembra il momento per queste assurdità, vattene!- gli aveva risposto il biondo rimanendo sconcertato da quella irrazionale richiesta.

 

- No, lo voglio!-

 

- Stupidi, voi non capite cosa state per scatenare! Lui è Beltis!-

 

- L’ho già sentito da qualche parte!…-

 

- E’ così che si chiama il mio amato?!?!- chiese con occhi sognanti.

 

- Cassandra ora vattene!- Nemrod le aveva intimato di andar via con le buone ma ottenendo una risposa negativa e molto contrariata da parte delle ragazza la prese di preso e la rinchiuse nel ripostiglio per le scope, innalzando una barriera intorno alla porta .

 

- Ora ricordo, l’avevo letto in un libro, Beltis, il demone albino, conosciuto meglio come la mano destra del diavolo!- disse il ragazzo dai capelli color miele scatenando una strana sensazione tra i presenti nella stanza, demone compreso, seguito subito da un silenzio di tomba, rotto a malapena dalla voce seccata di Cassandra che di certo non era in grado di poter dare degli ordini vista la situazione in cui si trovava.

 

- Bene, visto che ora sa chi io sia le richiedo gentilmente se può lasciare il Principe alle mia cure durante la discesa negli inferi!-

 

- Mi spiace declinare la sua offerta, ma non posso rilasciare Nemrod!-

 

- Il Principe Nemrod!- gli disse marcando maggiormente la parola principe. Le loro erano delle parole tanto gentili quanto letali, sembrava un manuale di bon ton e non una piccolo preavviso di una dichiarazione di guerra.

 

- Allora si prepari, ho voluto usare le buone con lei, ma come al solito voi umani siete degli stupidi ottusi, Signore per favore si sposti!-

 

- Nemrod, allontanati!-

 

- Ma tu sei pazzo, non sai contro chi diavolo ti stai mett…ehi ma che cavolo stai facendo? Abbassa immediatamente questa cazzo di barriera se non vuoi che ti uccida io…sempre che riesca a salvarti!!!! AaaRgh! Non lo tollero!!- l’angelo si era fatto fregare da quell’uomo per la seconda volta di seguito, per lui non era assolutamente ammissibile era la cosa peggiore che potesse fargli, aveva cercato inutilmente di liberarsi da quella prigione di perla, ma tutto ciò che ottenne fu una reazione a specchio, ogni volta che colpiva la parete resistente il colpo tornava indietro, proprio come la prima volta che si era fatto fregare come un pollo e anche questa volta la situazione non accennava a cambiare, aveva cercato di scalfire quel materiale lucido per l’ennesima volta ma questa volta qualcosa l’aveva frenato, un lampo dorato avevo illuminato tutta la stanza attraversandola da cima a fondo; il combattimento era già cominciato e nulla avrebbe potuto bloccarlo.

 

 

 

In un mondo diverso dal nostro le cose si stavano già mettendo in moto, una donna seduta su uno scranno dorato osservava tutto ciò che accadeva nel mondo sottostante al suo, la terra. Guardava, sorrideva e commentava le assurde scene che vedeva attraverso il suo laghetto ricco di ninfee ma che ai suoi occhi appariva come un libro aperto, ci leggeva dentro, stava immersa in quella lettura da un’eternità per vedere ciò che gli uomini ripetevano continuamente durante le loro corte vite.

 

- E’ un’esistenza strana quella umana non credi Nacor? Gli uomini che esseri strani, sono così attaccati alla loro inutile e corta vita che spendono tutto il loro tempo a progettare per diventare importanti senza vivere veramente la vita, sono dei bambini truccati, passano tutta la vita in modo monotono, fanno sempre le stesse cose? Secondo te si annoiano!?!? Eh Nacor?- chiese la donna rivolta ad un vecchio che stava al suo fianco continuando ad osservare e sorridere verso quella superficie lucida e bagnata.

 

- Non saprei, Sommo Terach ma penso che si stufino molto facilmente, credo che ambiscano a diventare delle persone potenti, più potenti della loro specie, vorrebbero essere qualcos’altro, qualcun altro- rispose il vecchio con un tono servile ma allo stesso tempo amico.

 

- Ah Nacor sei sempre così bravo a captare le cose…cosa farei senza di te?-

 

- Sono sicuro che ci sarebbe qualcun altro a sostituirmi!-

 

- Ma quanto sei noioso, proprio come un vecchio, su su, ora sta a guardare Nacor le cose si stanno smuovendo in una piccola parte dal mondo terrestre, gli ingranaggi stanno cominciando a girare lentamente, i pezzi del puzzle si risistemeranno lentamente, chiama il sottoposto e digli di agire nel momento più opportuno, gli daremo il segnale noi!!- disse rivolta al vecchio accavallando le lunghe gambe nude continuando a fare il suo ruolo di osservatrice, sorridendo in modo affettuoso al mondo posto al di sotto.

 

 

 

Nel mondo terreno una lotta si stava svolgendo all’interno di una grande e lussuosa casa di periferia. Una lotta senza esclusione si colpi, un combattimento sia fisico che psicologico che con una forza immane si abbatteva su entrambi i lottatori.

Talasiel stava lottando attraverso la sua forza astrale mentre Beltis utilizzava la sua leggendaria lancia che tempo fa aveva spalancato i cancelli del paradiso.

 

Riuscire a battere, ma soprattutto cercare in qualche modo di contrastare il potere furioso della bestia che si scagliava davanti, era un’impresa ardua persino per uno come il biondo che riusciva in qualche modo a scamparla dai guai che gli procuravano gli altri, con qualche ultimo lampo di genio. Non era riuscito a prepararsi per tempo ad un incontro simile ed ormai il suo scudo di luce stava diventando troppo debole per poter parare qualche altro e duro colpo, non riusciva più a contrastare i numerosi e potenti attacchi del demone.

 

- Scemo, liberami! Così no ce la farai mai!-

 

- Sta zitto idiota, mi deconcentri!- gli ringhiò contro distogliendo per un attimo lo sguardo dal suo avversario per posarsi furente contro il ragazzo imprigionato, un attimo di distrazione che gli era costato molto, troppo. Con un movimento fulmineo era stato trapassato dalla lancia del demone da parte a parte.

Ansimante era caduto a terra, mentre il sangue sgorgava copiosamente dall’addome per poi ricadere veloce sul pavimento candido; ormai il ragazzo stava perdendo o sensi e le forze e non si era reso conto della situazione che si stava lentamente muovendo, il suo sguardo andava dal demone che gli si avvicinava con calma, lui riverso sulle mattonelle bianche e lucide di una pozza vermiglia che andava via via ad allargarsi sotto il suo corpo, un sapore metallico gli pervadeva la bocca, poi il suo sguardo si era posato adagio sulla figura che lui stesso aveva cercato di proteggere all’interno di quella barriera perlata, lo vedeva agitarsi dentro quella cupola mentre un debole sorriso era comparso sul suo viso perennemente serio e freddo.

 

- Fermo Beltis non farlo!- il ragazzo urlò contro il demone quell’ordine, ma lo spirito non si fermava, i suoi occhi reclamavano il sangue del traditore, di colui che aveva scatenato tutto l’impossibile, colui che stava cercando di manovrare la situazione, con un movimento repentino il demone aveva portato la punta della lancia sul petto del biondo che non avrebbe avuto sicuramente scampo se non fosse stato per il fracasso dovuto alla rottura della barriera astrale.

Con uno scatto fulmineo l’angelo si gettò tra il corpo del ferito e la punta dell’arma tesa all’attacco.

 

- Principe Nemrod, che sta facendo?!?!- gli chiese Beltis piuttosto stupito dalla reazione del ragazzo che avrebbe dovuto salvare.

 

- Non sono il tuo principe, e ora vattene!- gli disse mentre lo fissava con occhi vacui e teneva stretto a se il corpo esanime di Talasiel.

 

- Non posso, sa anche lei che devo portarla con me!- continuò il demone.

 

- Va via!- ormai la sua voce era diventata fredda, tagliente mentre cercava di aggrapparsi alle ultime briciole di lucidità.

 

- Signore, io sono costret…-

 

- VA VIA!!!!- gli urlò contro l’angelo mentre un’aurea dorata l’aveva avvolto in tutta la sua lucentezza, i sigilli che gli erano stati imposti dal biondo si era meccanicamente spezzati dando via così alla rinascita delle sue ali, candide come sempre con quelle estremità nere che ricordavano la sua dannazione eterna. Quella luce dorata aveva investito l’essere demoniaco con una forza impareggiabile, una sorgente luminosa talmente tanto potente che con un solo fascio di luce aveva ferito su tutto il corpo il braccio destro del diavolo, lasciandolo riverso sul pavimento dove alcune fiammelle restavano vive ed intatte e continuavano la loro opera su Beltis.

 

- BASTA VOGLIO USIRE DI QUI!- e detto fatto, con gli ultimi spiragli di lucidità di Nemrod erano spariti anche i sigilli da lui imposti lasciandola in balia dello spettacolo orribile che le si presentava agli occhi, del fuoco ramato ardeva ancora sul corpo privo di sensi del demone, sangue dappertutto, delle pozze di liquido viscoso si estendevano lungo il pavimento fino ad arrivare alla sorgente di tutto quel rosso vivo e vitale, Talasiel tenuto stretto dalle braccia di Nemrod, il ragazzino aveva gli occhi vitrei e si dondolava avanti e indietro mormorando qualcosa al suo protetto. Cassandra alla vista del ragazzo non più lucido fu immediatamente trasportata nella coscienza del moro, tutto ciò che non aveva visto coi suoi occhi lo vedeva ora con gli occhi della mente, aveva rivissuto la lotta, sentiva il dolore, l’agonia…tutto si faceva spazio tra i suoi sentimenti.

 

- ORA BASTA LA STAI FACENDO SOFFRIRE!!!- un ragazzino dai capelli corvini si era precipitato su Cassandra cercando di infonderle serenità e pace tramite i suoi sentimenti, ora con un semplice abbraccio stava cercando di purificare la sua giovane anima contaminata da tutto quell’odio, da quella distruzione.

 

Solo dopo un po’ di tempo la pace era tornata in quella villa, Cassie e Talasiel erano privi di sensi così come Beltis, riverso sul pavimento dove le fiamme avevano smesso di ardere.

 

- Cosa ho fatto!?!? Cosa ho fatto!?!?- Nemrod continuava a dondolarsi con in braccio Talasiel, non l’aveva lasciato un solo minuto nonostante avesse riacquistato la lucidità ed il senso di colpa l’avesse colpito come un pugno in pieno stomaco.

 

- Ora smettila di autocommiserarti e aiutami non c’è tempo da perdere!- gli ordinò quello strano ragazzino con modo autoritario.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Brianstorm ***


Comment:

ATTENZIONE:

Premessa un po’ molto lunga, se non avete voglia di leggerla, beh vi conviene leggere solo l’ultima parte dove consiglio le songs..

 

Eccomi qua a presentarvi il capitolo 9. se ci penso, mi do un po’ dell’idiota. Siamo a fine Gennaio e io sono ancora al nono cap. mi sento fallita in questo momento. SoB, ma sapete, gli impegni sono troppi e non riesco a conciliare le mie poche attività con la scuola e con la mia fantasia che ogni tanto va in letargo! -___-“ disgraziata lei!!!

Bando alle ciance, quello che vi appresterete a leggere è il cap 9(bwahahahah dai la smetto di fare la scema e presento bene prima che qualcuno venga a linciarmi direttamente a casa, e diciamocelo, una persona in particolare sa dove abito vero?? O___ò??? bwahahahah); calma calma prima di ammazzarmi continuo con la mia opera buona:

ho deciso di rivoluzionare il modo di scrivere, a partire da questo capitolo voglio darvi una specie di “mappa guidata” per leggere la storia con la musica che mi ha principalmente ispirato e questo solo perché un giorno non ho avuto tanta voglia di andare a scuola per prepararmi per il giorno successivo che avrei dovuto sostenere quattro diaboliche prove! Bwahahahah ma si sa, quando io resto a casa non faccio nulla di produttivo, specialmente se quel “produttivo” è indirizzato alla scuola! Bwahahahah ma dai basta sono tredici anni che vado in quel luogo di martirio e non ne posso veramente più! Ma ora che cavolo c’entra con quello che stavo dicendovi? O___o? mamma mi sono ripersa nel discorso! Ufuf!

Come stavo dicendo prima, ho deciso di mettervi prima dell’inizio capitolo le “colonne sonore” che mi hanno ispirato e che più si addicono al contesto; poi per vostra gioia ho deciso di non far fare ai miei capitoli la stessa storia dei temi, cioè il semplice copiare e aggiungere le parti che mi suscitano maggiormente la fantasia senza poi rileggerne tutto il contenuto, ho capito o meglio me l’hanno fatto capire.

Non voglio che siate costretti a prendere cercare di decifrare ciò che c’è scritto solo per la mia pigrizia! E quindi da questo cap. in poi rileggerò la storia ultimata per vedere di correggere le cose più assurde!! Intendo fare lo stesso lavoro anche con i capitoli precedenti, li modificherò, ma non intendo farvi aspettare molto tempo, cercherò di modificare i precedenti e di scriverne dei nuovi allo stesso tempo.

In poche parole questa revisione non vorrà dire una maggiore attenzione per i capitoli passati!

Bene ora vi trameggio la trama di questo fantomatico 9: si riparte precisamente dalla fine del cap8. abbiamo un Nemrod sempre più incavolato col mondo e desideroso di fare a pezzi tutto ciò che trova sottomano, si verrà a scoprire in parte il nuovo personaggio che si è intrufolato nella villa, ma soprattutto avremo un Nemrod carico di sentimenti e rancore nell’ultima parte modo di conoscere un fantasma del passato di Nemrod che pare abbia avuto la brillante idea di comparire e fargli visita, ed ancora una volta a vedersi protagonista sarà Nem perso nella confusione più totale.

La musica che maggiormente mi ha indirizzato nella scrittura di questo continuo è stata quella dei System Of A Down con Holy Mountain, si addiceva molto all’inizio, calmo che va sempre più a cercare un ritmo più forte ma allo stesso melodico, poi hanno contribuito anche i Red Hot con Scartissue senza la fine però perché poi i Distillers con The Hunger entrano per movimentare la situation ma subito dopo la scena viene diciamo rapita dagli Stranglers con Golden Brown( subito dopo i Distillers è come ricevere un pugno in pieno volto, e soprattutto è una canzoncina un po’ follettosa però è così pucciosaaa non ho potuto resistere alla tentazione e si diciamo che ci sta!!! :D mi serviva per la descrizione gierdinosa), i R.E.M. con Drive, Black Balloon dei Goo Goo Dolls (mi piace troppo il primo pezzo shishi e l’ho voluto mettere shishi!).

Credo di avere finito, anche perché il mio IO si sta intimorendo, sento dei rumorini strani provenire dalla tenda che non la smette di muoversi e dopo aver visto Halloween The Beginning mi sono fatta abbastanza influensation. No no, ora stacco tutto e fuggo via!

Un’altra cosa prima di lasciarvi leggere in santa pace vorrei ringraziare voi che avete commentato tempo fa, sono stata una vera idiota a dimenticare di scrivere e poi vorrei dedicare questo capitolo alla mia amMmora prediletta Sofy flushisflush, che ha letto la bozza in una giornata di vela al bastione!!! L’ho ingaggiata come mia piccola musa dopo che la prima mi ha abbandonata SoB.

Non sarebbero sgradite anche altre muse, perciò fatevi avanti!! Eheh bene e ora buona lettura.

Baci Suzaku :*

 

 

Darkness s Angels:

  

 

Capitolo 9:

 

BrianStorm

 

*Una cosa era certa, avrebbe influito sul destino del suo amico, aiutandolo da lontano in tutti i modi possibili cercando di renderlo felice.*

 

Sulla terra andava tutto come aveva previsto nel momento in cui aveva dato le coordinate giusto al suo nuovo sottomesso, tutti si muovevano come pedine, e detto chiaramente, la situazione lo divertiva più del dovuto. Solo una cosa non era andata come credeva o forse come si aspettava; la reazione di Nemrod non era del tutto razionale, non si sarebbe mai aspettato che il ragazzo proteggesse colui che lo aveva imprigionato, non pensava che in così poco tempo le cose potessero cambiare, non sapeva che la profezia si stesse lentamente avverando conducendolo alla rovina, alla sua rovina, la rovina del Signore Delle Tenebre.

Una cosa era certa, avrebbe influito sul destino del suo amico, aiutandolo da lontano in tutti i modi possibili cercando di renderlo felice.

 

Nella villa dove si era appena conclusa quella piccola lotta che aveva segnato i destini delle persone presenti era tornata una calma benigna. Come se non fosse capitato nulla all’interno di quella cucina, tutto stava immobile, niente interrompeva quello stato di pace, come si suol dire: la calma dopo la tempesta (o era la calma prima della tempesta? O__o? mboh).

Niente riusciva a rompere quello stato di terribile equilibrio, neanche il respiro affannato di Nemrod che osservava shockato il sangue sparso per tutto l’ambiente. Era rimasto in uno stato catatonico, troppo preso dai pensieri che l’avevano investito come un pugno allo stomaco.

Tutto quel sangue lo circondava, lo sporcava, lo bagnava con quel suo colore vermiglio.

Troppi ricordi si stavano affollando nella sua mente ed era rimasto a fissare un punto impreciso nello spazio che si estendeva di fronte ai suoi occhi, tutto pur non guardare Talasiel, non aveva più osato guardare il volto di quello che era stato il suo “schiavista”, per lui sarebbe stata l’ennesima sconfitta, non era riuscito a proteggere chi gli stava vicino come in passato se l’avesse guardato sarebbe stato come se venisse investito da un treno ad alta velocità, era talmente tanto immerso nel suo stato di trance da non accorgersi delle cose e delle persone che si muovevano attorno a lui e all’amico che teneva tra le braccia.

 

 

Lo sconosciuto che aveva aiutato Cassie, si stava ora muovendo per risvegliarlo da quello stato di completo sonno ipnotico.

Aveva cercato di scuoterlo il più lentamente possibile ma i suoi occhi non vedevano l’individuo inginocchiato davanti a lui che gli batteva una mano sulla spalla, era perso nei meandri della sua disperazione, della sua solitudine, nel suo rimorso più grande. Non gli importava cosa sarebbe accaduto, la cosa più importante per lui ora, era tenere con se il corpo dell’amico e stringerselo addosso, sentirlo caldo, sentirlo protetto; solo quando vide la mano avvicinarsi al corpo di Talasiel si risvegliò dal torpore nel quale era caduto guadandolo in modo cagnesco e allo stesso tempo preoccupato.   

-Tu, ti ho già detto di non autocommiserarti, ora non mi servono impedimenti tra i piedi, o mi aiuti o sei fuori!- gli disse con voce ferma e fredda, quella voce autoritaria e asessuata si addiceva perfettamente al quel tipo dall’aspetto sobrio.

Portava semplici capelli neri mezzo corti sul davanti e lunghi nella parte posteriore, possedeva due intensi e profondi occhi neri che avevano un qualcosa di strano o almeno solo uno, pareva che la pupilla appartenesse a quella di un gatto ma nell’immensità di quella tonalità così profonda Nemrod non riuscì a capire di certo se si trattava di una sua illusione o di un fatto reale.

Appena l’estraneo si era alzato in piedi porgendogli la mano si notò chiaramente che non era di certo un tipo alto come aveva immaginato, ma aveva due gambe lunghe da farlo sembrare più alto di quanto in realtà non fosse, aveva un corpo minuto e fragile, ma le apparenze ingannano sempre, nonostante la sua corporatura delicata era molto forte e agile cosa che non rimase di certo inosservata agli occhi di Nemrod che andava via via sempre più velocemente a risvegliarsi da quello strano coma che si era impossessato delle sue membra e della sua mente qualche attimo prima.

- Cosa hai deciso?- al nuovo arrivato era bastato un semplice sguardo per comprendere la risposta e si era apprestato a dare degli ordini al ragazzo che gli ubbidiva senza protestare; come gli aveva detto l’altro, Nemrod aveva portato l’amico nella propria stanza e l’aveva adagiato delicatamente sul letto evitando di muoverlo troppo e stando attento a non fargli perdere altro sangue.

 

Il biondo risultava più bianco di un cencio appena lavato ed il suo pallore risultava più forte con il contrasto creato dalle lenzuola nere sulle quali era stato posato.

Il suo aspetto, a dispetto dei capelli e dei vestiti macchiati di sangue, del viso imperlato di sudore e del continuo tremore che gli scuoteva tutto corpo, risultava sempre attraente. Quell’attrazione malsana e pura aveva attraversato Nemrod che restava sempre più turbato dall’espressione di Talasiel, sembrava quasi stesse sorridendo di soddisfazione ma perché avrebbe dovuto essendo ferito gravemente?

Nemrod non capiva affatto lo stato in cui si trovava il biondo, non riusciva a capire perché si sentisse così strano, perché fosse preoccupato per lui in una maniera abnorme, sarebbe dovuto essere felice di ciò che era successo ma non ce la faceva; ora avrebbe potuto andarsene via e tornare a “casa”, poteva lasciare quei suoi due padroni che sarebbero andati incontro al loro destino, ma non ce la fece, come poteva lasciarli in balia del fato? Come poteva abbandonare quelli che si erano rivelati due amici?

In fondo lui si trovava a casa anche in quel momento, non avrebbe lasciato un’altra persona alla propria sorte senza provare a cambiare quella condizione, non avrebbe mai lasciato Talasiel in quelle assurde condizioni, di quello era sicuro, non se ne sarebbe andato per un’altra volta ripetendo uno sbaglio che permeava ancora nella sua anima.

I suoi pensieri si erano dissipati quando le sue orecchie udirono il proprio nome. Si era voltato verso quella fonte e i suoi occhi avevano incontrati quelli preoccupati e confusi di Cassandra che era stata precedentemente portata dal ragazzino nella camera del ferito.

La ragazza aveva ripreso conoscenza grazie all’aiuto che gli era stato porto da quell’estraneo che si stava dannando per loro nonostante non li conoscesse.

La sua voce risultava impastata e ansiosa mentre fissava il fratello con uno sguardo allarmato e del tutto giustificato, ma non poté avvicinarsi al letto a causa del torpore che si era impossessato dei suoi arti, era spossata in seguito allo svenimento avvenuto da poco, tutti quei sentimenti l’avevano travolta come una fiume in piena, non aveva potuto far altro che impregnarsene come una spugna e metabolizzarli. Era ancora ubriaca di emozioni.

- Sta tranquilla, non gli succederà nulla!- gli disse quel ragazzino con un tono sicuro, e con un sorriso sereno che gli aveva increspato il viso rasserenando la ragazzina nel migliore dei modi, malgrado i suoi modi molto pratici e spartani nel porsi con gli altri era stato capace di irradiare speranza e sicurezza. Si era avvicinato in seguito al letto di Talasiel mentre osservava con occhio clinico il suo “paziente”:

- E’ grave, devo ammetterlo ma richiudendo la ferita forse riuscirà a guarire più velocemente!- le disse e automaticamente gli aveva imposto le mani sulla lacerazione nel mentre che una luce azzurrina aveva preso vita e aveva cominciato ad avvolgere il biondo con tutta la sua lucentezza e purezza, attraverso l’uso di qualche arcano maleficio la lesione sulla addome era stata richiusa senza lasciare traccia di se, lasciando stupefatto Nemrod che non vedeva un simile atto curativo dal tempo in cui Gabriel si apprestava ad aiutarlo tutte le volte in cui si procurava qualche taglio contro…contro, contro, il vuoto, non ricordava il nome, non ricordava la persona ma sapeva che per lui era importante quanto la sua vita stessa, si aggrappava sempre a quel ricordo cercando di rimembrare ma tutto sembrava andare in fumo; solo di una cosa era sicuro: se prima di essere stato costretto a vivere sulla Terra, cercava di ricordare ciò che era successo quando viveva in Paradiso, la sua mente si rifiutava di collaborare si chiudeva a scudo ed era impossibile scalfire quel muro, ma ora accanto a Talasiel e Cassandra alcuni ricordi affioravano alla sua mente, alcune fasi della sua vita precedente lo riempivano e lo mettevano al corrente di ciò che accadeva nel regno di Dio.

Un’altra volta i suoi pensieri si erano dissolti quando aveva risentito la voce di Cassie penetrargli nelle orecchie: 

-Grazie per quello che stai facendo per noi- si sforzava di parlare mentre si massaggiava le tempie cercando di asportare quegli ultimi sentimenti che erano entrati in lei violentandole la mente.

La testa le doleva come dopo una sbornia, non era mai stata capace di accogliere tutti quelle sensazioni in un colpo solo, era stato come cercare di restare appigliati alla ragione, di chiudere i battenti mentre un’onda anomala cercava di strapparla via dal proprio riparo, era stata la cosa più tremenda che avesse mai vissuto fino a prima.

- Non ringraziarmi, non lo sto facendo per voi; comunque bisognerà aspettare che si riprenda!- disse indicando Talasiel. Questa volta aveva mantenuto la sua aria neutrale e con un’aria teatrale era uscito dalla stanza per poi rientrare con addosso il corpo esanime di Beltis, si, Nemrod si era fatto una giusta idea di quello strano tipo sebbene avesse un corpo gracilino era forte e scattante. Con uno scatto sistemò il corpo del demone sul letto del moro e iniziò a guarire le bruciature dell’ustionato. Un comportamento del tutto inadatto essendo lui il colpevole di tutto il casino che si era venuto a creare.

- Che cavolo fai? Sei impazzito?- gli chiese Nemrod in preda alla collera, come poteva quell’individuo prendere decisioni riguardo l’argomento. Ciò che stava facendo era assolutamente sbagliato. Bisognava sopprimere quell’essere, a qualunque costo, ogni metodo sarebbe stato apprezzato dall’angelo che voleva assaporare il sapore del sangue. Il sangue della vendetta, pura e semplice vendetta divorata con estremo piacere.

- Come dici?- Gli rispose l’altro con uno sguardo glaciale che non riuscì ad intimorire per niente l’altro che riprese a controbattere.

- Perché diamine lo stai aiutando? Lui non è dei nostri!- aveva di nuovo ringhiando, quello non era di certo uno normale, o non capiva o lo faceva apposta!

-Neanche tu lo sei!- gli rispose l’altro con voce gelida e tagliente, era il genere di persona che odiava parlare tanto e si notava specialmente dal modo in cui lo faceva e da come osservava gli altri ai quali si riferiva.

Era altamente irritato per quell’assurda situazione.

- Se è per quello neanche TU lo sei!- gli rispose il moro certamente preso alla sprovvista da quell’affermazione, che cosa assurda, come poteva lui non essere dalla loro parte se era rimasto ad aiutarli??? Come osava quel ragazzino prendersi gioco di lui? Come riusciva solo a pensare di suscitare il suo estremo nervosismo?

- Nem, basta…ci servirà più da vivo che da morto!- Cassie aveva interrotto quel battibeccare con voce ferma e risoluta continuando a massaggiarsi le tempie. Era stata la cosa peggiore che si sarebbe aspettato di sentire, una reazione simile da parte della sua migliore amica non era di certo segnata dalla logica, sicuramente era ancora scossa per ciò che le era successo, ma il suo sguardo chiariva tutto era tremendamente seria, era come essere calpestato da migliaia di persone. Il suo stato d’animo stava andando a finire dentro un baratro senza fondo. Il sangue stava cominciando a gonfiare la sua vena sulla fronte lasciando comprendere che stava per scoppiare, fu così che non riuscì a tenere la bocca chiusa:

-Come puoi tu!…quello è l’uomo che ha ridotto in questo stato tuo fratello!- le urlò contro cercando di calibrare le parole nonostante la ragione lo stesse per abbandonare per un’altra volta nel corso della giornata, non riuscendo a sostenere la brutta aria che si era venuta a creare uscì dalla stanza sbattendo la porta a vetri che dava sul giardino.

 

 

Il giardino che si estendeva sotto il suo sguardo sembrava quasi la copia di quello in cui passava intere giornate cercando di sfuggire alle ondate omicide dei suoi più o meno amici.

Non faceva altro che causare guai per poi scappare in quel luogo che sembrava estraniare tutto ciò che provocava, pareva che il tempo si bloccasse, lasciandolo inerme di fronte alla bellezza della natura che nasceva e moriva sotto i suoi occhi.

Un ciclo vitale terribilmente crudele, ma allo stesso tempo bello.

Una bellezza fatale.

Sembrava che quel terreno fosse rimasto immutato col passare del tempo, il modo in cui erano sistemate le piante, gli oggetti, le stesse nuvole bianche che passavano timide nel cielo limpido gli facevano ricordare nuovamente la sua vita precedente.

Chiuse gli occhi cercando di dissipare la rabbia che provava nell’animo e che gli contorceva lo stomaco in modo spietato, cercava di distogliere la sua attenzione dai ricordi recenti per andare a contrarsi sulla sua vita.

Quella vita che era stata dimenticata in un solo secondo.

 

Si voltò verso sinistra riconoscendo il grande ciliegio che sembrava volesse abbracciare il cielo coi suoi rami lunghi e fioriti, i suoi fiori rosa si spargevano a terra come a voler creare un fitto tappeto reale; così meccanicamente si voltò sulla destra sperando di trovare la grossa quercia che si ergeva maestosa dal terreno; le sue speranze erano fondate!

Si era diretto verso il grosso albero con passo lento e rapito, tutto era come un tempo, sembrava quasi che il giardino fosse un passaggio diretto per il paradiso.

Aveva accostato una mano alla resistente corteccia della pianta sentendo tutta la potenza che quella creatura vivente possedeva in ogni cellula che la costituiva, quell’energia gli fluiva in corpo come se fosse una droga, era da tempo che non si sentiva così bene, veniva investito da quell’aura positiva e viva, riusciva sempre a fargli passare di mente tutto ciò che veniva considerato“nocivo”.

Aveva sentito il bisogno di sedersi ai piedi del “suo” albero, amava quel posto, sarebbe rimasto ore e ore a contemplare il ciliegio perennemente in fiore che si presentava elegante e snello come sempre, i suoi rami si ergevano e formare una grande corona di petali rosa, quei fiori avevano la capacità di assuefarlo a tanta bellezza, di farlo ragionare.

Lasciandosi cullare dal flebile vento che gli scompigliava leggermente i capelli si era fatto rapire nuovamente da un’altra illusione, il suo acuto udito aveva percepito dei rumori provenire alla sua sinistra, uno strano crepitio elettrico, troppo insistente per essere una cosa facilmente trascurabile così un po’ infastidito da quell’interruzione si decise a voltarsi verso la fonte di energia, ma ciò che vide lo lasciò di stucco lasciandolo a bocca aperta.

Un uomo stava seduto sul dondolo e lo contemplava, era un uomo dall’aspetto magnifico, lo stesso che gli appariva nei suoi ricordi, sapeva che era lui nonostante il suo volto fosse nascosto da un drappo di tessuto scuro trasparente, aveva gli stessi capelli color del sole che aveva visto poco prima quando Talasiel stava raccogliendo le sue forze.

Non riusciva a capire come, ma sapeva che quell’uomo gli stava sorridendo, se lo sentiva dentro. Era una sensazione che non avvertiva da tempo così cominciò ad assaporare quelle piccole emozioni che lo stavano risvegliando lentamente.

Aveva socchiuso le palpebre intimorito da quella visione ma allo stesso tempo ne era attratto, era più che  sicuro che una volta riaperti gli occhi lo spirito se ne sarebbe andato ma si sbagliava, la creatura divina era sempre lì ferma e lo osservava quasi con curiosità accennando un ennesimo sorriso. Lo fissava intensamente fino a quando non gli fece cenno con la mano di avvicinarsi.

Era talmente tanto rapito da quella visione paradisiaca che non riusciva a ragionare, sentiva un qualche pericolo ma non riuscì ad ascoltare il campanello di avvertimento del suo sesto. Non ci riuscì o forse non volle proprio sentirlo, non voleva lasciarsi scappare quell’opportunità, così una volta arrivato in prossimità di quella visione rimase a studiarlo dall’alto in basso.

 

Portava una camicia di seta bianca mezzo aperta sul torace che si presentava forte malgrado non fosse molto muscolo, ma dava comunque un senso di sicurezza.

Le gambe erano fasciate abilmente da pantaloni neri che aderivano perfettamente ai due arti lunghi e tonici.

I piedi erano nudi ed i capelli erano raccolti in una treccia morbida posata su una spalla che sembrava volesse illuminarlo col suo colore dorato.

 

Quella figura emanava un’aura di familiarità, una familiarità tanto forte da far scollegare il cervello al ragazzo dai capelli scuri che sembrava abbagliato dalla presenza dell’altro, così senza pensare minimamente a ciò che faceva portò una mano all’altezza del viso dell’altro come a volerlo toccare, ma l’altro con un gesto lento e gentile si portò il palmo del moro alla bocca lasciando che le sue morbide labbra si concedessero il lusso di abbandonare dei deboli baci sulla pelle dell’altro che non sentendosi più le gambe rovinò a terra ancora con lo sguardo incatenato alla bocca del biondo.

Solo in un secondo momento una voce gli era rimbalzata nella mente, sapeva benissimo che doveva trattarsi della voce di quel dio che gli stava lentamente torturando la mano portandosi tra le labbra ogni singolo dito che veniva delicatamente reso umido e caldo.

Nemrod lo guardava spaesato ma al contempo rapito da quella dolce tortura che gli veniva inferta, lasciando che mille emozioni gli pervadessero il corpo eccitandolo maggiormente.

Quella voce calda e sensuale era nuovamente penetrata tra i suoi pensieri distogliendolo dalle visioni non del tutto caste che si erano fatte largo nella sua mente.

- Che ti è successo in questo tempo?- gli chiese il biondo aprendo una conversazione telepatica con l’altro, il suoni che aveva emesso erano altamente eccitanti, tutto in lui lo era, dai capelli curati, al piede leggermente disteso.

- Che intendete?- gli rispose Nemrod lasciando che quella sensazione di benessere stimolata dalla voce dell’altro lo prendesse del tutto, era da troppo tempo che non si sentiva in quella maniera, e poi quell’uomo che si interessava a lui, il modo premuroso e preoccupato con il quale si era espresso nei suoi confronti.

- Non darmi del Voi, dammi del Tu come sempre!- gli aveva risposto teneramente cercando di creare un’atmosfera un po’ meno tesa. In fondo era apparso così dal nulla senza lasciargli il tempo di pensare, di capire ciò che stava accadendo, ma quello era stato il modo migliore doveva per forza vederlo, rassicurarlo.

- Io non Vi, non Ti conosco!- disse il moro correggendosi all’istante restando un po’ perplesso.

- Si, mi conosci, ti sei forse scordato di me? Del tempo passato insieme?- glielo chiese diretto, senza troppi giri di parole doveva capire se il momento giusto era arrivato o se fosse in anticipo sul suo destino.

-So di conoscerti, ma non so chi tu sia, non riesco a ricordare!- gli disse il ragazzo cercando di giustificarsi, si stava di nuovo tormentando, stava cercando di capire chi fosse quello sconosciuto ma più cercava di rimembrare il suo più tutto diveniva scuro e si chiudeva alla sua semplice richiesta.

Insomma come diavolo aveva fatto a scordarsi una bellezza simile? Non era di certo normale!

-Allora non è ancora tempo, sai, un po’ mi spiace- disse con un tono realmente dispiaciuto per poi riprendere:

- Nemrod, verrà il giorno in cui tu ricorderai chi sono, quel giorno noi ci riuniremo e resteremo sempre insieme!- gli affermò sorridendo nuovamente.

- Suona quasi come una minaccia, sai?- gli disse rendendo il sorriso all’altro. Non sapeva il perché ma gli veniva spontaneo parlare con lui, come quando lo faceva con Cassandra e con Talasiel.

- E’ per questo tuo modo che mi avevi colpito in passato, come cerchi di alleggerire le situazioni con qualche battuta fuori luogo, mi ero interessato a te, a tutto ciò che facevi ma la cosa che mi faceva impazzire era la tua aria combattiva, il fuoco che ti ardeva negli occhi, nella vene, ma ora vedo che è assente…che ti è successo in tutto questo tempo…cosa ti tormenta ora?-

- Niente di particolare! Nulla a cui dare peso!- sebbene gli facesse piacere rincontrare quella figura cercò invano di deviare l’argomento su qualcos’ altro, anche se il suo tentativo fu irrimediabilmente annullato.

- E’ per quello che è successo poco fa vero?- il ragazzino questa volta si voltò a guardare fisso il biondo con occhi spaventati ma il suo timore fu cancellato vedendo il sorriso increspare per l’ennesima volta il viso dell’altro. Come faceva a conoscere ciò che era accaduto?

- Ti avevo promesso che ti sarei stato sempre vicino! Qualunque cosa fosse successa!- gli disse osservandolo da dietro quel drappo di tessuto scuro, rassicurandolo.

- Non prendertela con Cassandra lei ha sempre agito così!- quella figura cercò di rassicurarlo ma tutto quello che riuscì ad ottenere era alimentare il fuoco che il ragazzo aveva soppresso precedentemente, la sua anima stava ardendo nuovamente come in passato, quel fuoco sacro che l’aveva sempre attirato a lui come una calamita si era di nuovo alimentato. Era stato geniale menzionare Cassandra, era stato come buttare della benzina sul fuoco acceso.

- Come posso non prendermela!? Come diavolo può provare compassione per l’essere che ha reso in fin di vita Talasiel? Non ci credo, non può essere vero! Poi quel ragazzino come diavolo osa trattarmi in quel modo così sufficiente quando neanche mi conosce?..tzé umani…ma soprattutto perché io mi preoccupo per loro, non sono niente per me, non li conosco…- gli disse ora urlandogli contro e lasciando che tutto il nervoso accumulato si riversasse addosso a quell’estraneo che pareva conoscerlo da una vita; non vedendo una reazione da parte dell’altro si era portato una mano alla fronte dicendo chiaramente:

- Sono patetico…troppo patetico!-

 

Tutto era rimasto immobile, l’uomo seduto davanti a se non aveva proferito parola continuava a sorridere in un modo che ora diventava anche fastidioso.

- Nemrod ora devo andare, ma sappi solo una cosa, non cercare di capire Cassandra ti troveresti in una marea di guai, anche se lei ora non sa cosa farsene di Beltis presto troverà una motivazione per questo suo modo si agire!- gli aveva detto osservandolo serio da dietro quella misera protezione trasparente.

- Non andare!- gli disse il ragazzo stringendo freneticamente la mano dell’altro.

- Devo, ora rientra dentro, ci vedremo tra non molto.- gli disse rassicurandolo, massaggiandogli il dorso della mano col pollice, che si spingeva ad accarezzarlo.

- Tra non molto quanto?- nei suoi si leggeva la disperazione. Guardarlo in volto era come leggere un libro.

- Quando si metteranno a posto le cose- gli disse e come era arrivato si era dissolto nell’aria lasciando il moro con la mano stretta a pugno lasciando che le unghie gli si conficcassero nella carne.

Era rimasto per qualche minuto a fissare il sangue che lento gli colava dalla mano per poi prendere un’iniziativa: sarebbe rientrato dentro e non avrebbe più chiesto motivazioni per quell’assurda decisione.

 

Era rientrato nella stanza socchiudendo la porta scorrevole senza fare troppo rumore, era pronto ad un altro piccolo scontro con la ragazza, voleva fargli capire le sue intenzioni ma  Cassie e quello strano individuo non si trovavano più nella stanza, ci rimase di sasso, come rovinare i piani alla povera gente! Così senza pensarci su più di tanto si sedette accanto a Talasiel che restava sempre pallido e con gli occhi chiusi, e rimase ad osservarlo, come incantato.

“ Cacchio non lo so nemmeno io perché lo sto facendo!” si accusò mentalmente per poi pensare a quello che quel dio era stato capace fare, l’aveva calmato, quello stato d’ansia e nervosismo nei quali era entrato si erano ora dissipati come se nulla fosse successo.

Preso com’era dai suoi pensieri non si accorse di aver avvolto la mano del biondo con la sua, aveva intrecciato le dita con quelle pallide di Talasiel sentendo come fossero gelide, aveva sentito il suo debole

battito cardiaco ed il suo respiro affannato; non voleva darlo a vedere ma l’ansia era riaffiorata affilata come una lama di coltello e lo stava ora trucidando nell’animo.

Come poteva lui preoccuparsi così tanto per quello stupido umano che aveva voluto fare l’eroe, che non aveva voluto lasciarlo andare con quel demone, che gli aveva cambiato la vita in così poco tempo?

Come poteva dannarsi in modo simile per poter risentire il calore di quelle mani che aveva sempre odiato, ora voleva sentirlo caldo sul suo corpo, voleva sentirlo vivo, voleva sentirlo suo.

- Sei stato uno stupido! Un grandissimo stupido!- glielo disse bisbigliandoglielo all’orecchio prima di assopirsi accanto a lui, ormai stanco e privo di forze.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La Quiete Dopo La Tempesta ***


Darkness s Angels:

AaargH, vi chiedo umilmente scusa, so che vi ho fatto aspettare, so anche per certo che la maggior parte di voi mi voglia scarnificare! Ma per favore pietà: Bien, je suis tornataaa!!! Dopo vari casini riesco finalmente a scrivere un nuovo capitolo! A quanto pare l’idea di scrivere non si prospetta come un’impresa tanto facile! Credevo che fosse come una piccola scampagnata ma invece… -_________-“ SoB. Diciamo che non riesco a tenere il ritmo scuola-fantasia! Infatti beh si vi dico la verità: avrei dovuto studiare, ma voglio rendervi felici! Bwahahahah :D

Ecco qua, vi presento il nuovo capitolo, nel numero 9 vi avevo lasciato con un Nem stranito dall’apparsa del nuovo personaggio e soprattutto incasinato perso per la sua situazione e molto preoccupato per Talasiel cosa che ovviamente lo disorienta.

Il contesto principale di questo capitolo è quello di rimettere in moto gli ingranaggi e far andare avanti la storia.

Susu la smetto e vi lascio alla lettura...

Se riesco a corrompere una delle mie friends cercherò di postare qualche disegnuccio!! Mwahahahah!!

Ah, ecco questo capitolo l’ho scritto riascoltando i miei amici Guano Apes, diciamo che li ho riscoperti utilizzando Sugar Skin, Sing That Song e diciamo che ci è passata pure Scratch The Pitch…yeah poi il cd è scivolato di sottofondo ;)

Ringrazio ancora chi legge!!! Se volete commentate anche solo per sapere se è apprezzabile o fa veramente schifo! :S

Baci Suzaku J

 

 

Darkness s Angels:

 

 

Capitolo 1o:

 

La quiete dopo la tempesta

 

 

 

 

L’aria era calma, drogata dalle avvenimenti vissuti nelle ore precedenti, l’adrenalina, la rabbia, la paura, tutte le emozioni che prima avevano investito gli abitanti di quella villa si erano ora dissipati lasciandoli nel loro piccolo momento di trance venutosi a creare durante il sonno.

 

Tutto andava per il meglio, l’attacco contro Talasiel, la furia di Nemrod, le decisioni di Cassandra, tutto filava liscio come l’olio.

 

Nel cielo sacro una figura controllava dall’alto tutto quel trambusto con un sorriso furbo stampato in faccia. Era sempre seduta su quello scranno dorato foderato di un particolare tessuto raffinato viola che metteva in risalto maggiormente la sua pelle nivea. Continuava imperterrita ad osservare ciò che succedeva nel mondo sottostante attraverso il suo laghetto ricco di ninfee.

 

Aveva lunghi capelli scuri e morbidi raccolti in un’abile coda di cavallo che lasciava scappare alcune ciocche ribelli che ricadevano in lunghe onde sul corpo sinuoso. Due occhi viola si aprivano sensuali sul viso ovale con folte ciglia che li incorniciavano come a voler nascondere quella sensualità, il naso era lungo e delicato  al di sotto si trovava una bocca rossa e sensuale quanto gli occhi.

Il corpo, il suo corpo era un enigma per l’occhio mortale, il seno grande era intrappolato in due drappi di tessuto pregiato bianco tenuti insieme da un grosso emblema rappresentante l’unione della luna e del sole. Il resto del “vestito” lasciava poco all’immaginazione, i due candidi fasci venivano imprigionati acutamente in un cinturone all’altezza della vita per poi ricadere avanti e indietro lasciando libere le lunghe gambe. Era il simbolo della sensualità fatta a persona o meglio fatta sottoforma di una creatura celeste.  

 

- Nacor, che ne pensi?-  disse rivolgendosi all’uomo seduto al suo fianco. Quell’uomo aveva un aspetto vissuto, portava una lunga barba bianca che spiccava dalla sua tunica azzurra che aveva un cappuccio che ristava schiacciato a coprire il volto del vecchio.

 

- Dovremo aiutarli! Cioè penso che Lei dovrebbe aiutarli!-

 

- Perché solo io?-

 

- Perché Lei è il capo!- rispose il vecchio con una nota disperata nella voce.

 

 

Sulla Terra le cose cominciavano a muoversi come ingranaggi di vecchi macchinari, la natura riprendeva il suo corso pigramente e così anche Cassie e quello strano ragazzino che li aveva aiutati, si muovevano come a rallentatore cercando di rassettare nel migliore dei modo la cucina disastrata dalla battaglia del giorno precedente, un compito molto duro per Cassandra che cercava di chiudere la mente e non lasciare che le emozioni che ancora aleggiavano nella stanza la violassero come avevano già fatto. Faceva un grande sforzo a mantenere la concentrazione cercando di muoversi il più velocemente possibile, le richieste inutili del ragazzino non erano state accettate dalla ragazza che non credeva fosse giusto lasciare tutto quel lavoro ad uno sconosciuto.

 

- Non sembri preoccupata! O sei una gran bugiarda e abile a nascondere i sentimenti o hai capito la situazione!- le disse il ragazzo mentre le porgeva l’ennesimo coccio candido.

 

- Diciamo, che sono brava ma ho più o meno capito come andranno le cose!- gli rispose lei essendogli in qualche modo grata per aver aperto una conversazione, era il modo migliore per far si che niente potesse entrare nella sua mente che sembrava non aspettasse altro che accogliere emozioni belle o brutte che fossero.

 

- Acuta osservatrice allora!- le disse osservando la ragazzina che aveva cercato di sorridere ma l’unica cosa che era riuscita a fare era una smorfia che nonostante tutto non stonava il suo viso.

 

- Toglimi una curiosità… tu chi sei? Come fai a sapere cosa accadrà come hai fatto ad entrare, a sapere chi siamo e soprattutto perché ci sai aiutando? Noi non ti conosciamo!- gli aveva chiesto la ragazza in modo indagatore.

 

- Scusa tanto per la maleducazione, ma con tutto ciò che è successo non ho avuto modo per presentarmi, sappi solo una cosa, so tutto su voi anche ciò che a voi è stato celato, so per cosa rischiate la vita, so chi eravate prima e so chi diverrete poi!- le rispose il moro cercando di liquidarla con una frasetta che sembrava avesse imparato a memoria anni prima, l’aveva recitata senza emozioni, senza cadenza, come se stesse citando una vecchia poesia.

 

- Si, ma con questo non hai risposto alle mia domande, me ne hai fatto sorgere delle altre!- disse Cassandra con faccia stizzita.

 

- Bene, vuoi sapere chi io sia!? Ecco una risposta che non vorresti sentirti dire, non posso ancora rivelare chi io sia fino a quando non riceverò l’ordine preciso, ma sappi solo una cosa per ora potrai definirmi un alleato, finché avremmo un nemico in comune, ma in un prossimo futuro potrei anche risultare un avversario. Io vivo solo per me stesso, sono stato addestrato per non provare sentimenti!-

 

- In poche parole tu sei una marionetta come tutti noi, non dire che vivi per te stesso se non puoi dare liberamente delle informazioni.-

 

- E se IO non volessi rivelare queste “informazioni”?- si rivolse a lei catturandola con un solo sguardo marcando la parola IO come a volerle far capire cosa realmente pensasse.

 

- Beh quella è un’altra cosa,- rispose la ragazzina distogliendo lo sguardo da quello color pece del ragazzo ancora inginocchiato a terra. – Quindi mi stai dicendo che potresti tradirci?- riprese la ragazzina con uno sguardo indagatore che fu colpito dalla schiettezza e dalla velocità del moro nel rispondere.

 

-Si…!-

 

- Ma come fai a tradirci se non ti sei unito a noi?- chiese scettica la biondina.

 

- Anche su questo hai ragione però andiamo da tuo fratello qui abbiamo finito!- le disse il moro con un sorriso stampato in faccia osservando la ragazzina che obbediva come un cagnolino precedendolo nella stanza in cui riposavano ancora tutti.

Si erano diretti nella camera “degenza” con passo spedito mentre nell’aria stavano già comparendo due figure dalla bellezza celestiale. Una donna dai lunghi capelli ebano con gli occhi di ametista ed un uomo incappucciato al suo fianco.

 

-Ma che…!?!- disse Nemrod svegliandosi rigido sul letto, riparandosi gli occhi da quella luce accecante che emanavano le due creature, non riusciva a mettere insieme due pensieri dal significato coerente, stava accadendo tutto troppo velocemente e tutta quella luce e quelle strane aure che sentiva espandersi nella stanza erano troppo forti. Stavano accadendo troppe cose in troppo poco tempo.

 

- Senoy…ti sei ridotto proprio male!- disse la donna avvicinandosi di poco al giaciglio.

 

- Non avvicinarti al letto, mostro!- le ringhiò Nemrod aprendo le braccia come a voler fare da scudo al ragazzo privo di sensi che giaceva comodo sul materasso.

 

- Tu ribelle, non osare rivolgerti così al Pastore!- infierì il vecchio sul ragazzo.

 

- Non m’importa chi sia, ma non ti avvicinare!- gli sibilò contro innalzando un fragile barriera astrale.

 

- Credi che basti così poco per trattenermi?- gli disse appoggiando elegantemente la mano sinistra su quella superficie di vetro che ci mise poco tempo ad infrangersi lasciando l’ex angelo a bocca aperta.

 

- Credo che ora si possa parlare da esseri civili. Narcea hai rivelato qualcosa?- disse la donna rivolta al ragazzino che era rimasto impassibile di fronte a quella scena, tutto il contrario di Cassandra che era rimasta sbalordita quasi quanto Nemrod. 

 

- No Sommo Terach, come lei mi aveva ordinato!-

 

- Cos…tu conosci questi due?- chiese Cassie con una faccia da ebete rivolta a Narcea.

 

- Si Cara!- rispose la donna dai capelli d’ebano, infondendo serenità nell’animo della ragazza, attraverso la sua voce androgina.

 

- Cara!?!? Ma qualcuno vuole spiegarmi cosa succede?- chiese disperato Nemrod ormai sull’orlo di una crisi di nervi, non bastava che era stato umiliato da tutti ma ora si era abbassato anche a chiedere cosa stesse accadendo, in effetti nessuno ci avrebbe capito granché di quell’ ambigua situazione.

 

- Signor Nemrod, quello che avete davanti ai vostri occhi è il Sommo Terach, il Pastore!- gli disse il vecchio con voce saccente.

 

- Sommo!?! Ma se io vedo solo una donna? Non sarai un travestito?-

 

- Nemrod non fare il maleducato!- lo ammonì Cassandra con tono di rimprovero nella voce.

 

- Tranquilla, tranquilla, lascialo esprimere!- le disse con un tono carico d’affetto. - Caro il mio angelo ribelle, la persona che ti sta davanti rappresenta l’amore in tutte le sue forme, la misericordia, la serenità, sono la comunione delle cose esistenti in natura!- continuò la donna con voce suadente e modesta.

 

-Si ma non mi hai ancora spiegato perché il “Sommo” se sei una donna!- continuò il moro che stava ormai esasperandosi sul letto.

 

- Io vedo solo un narcisista nel pieno delle sue attenzioni, comunione delle cose presenti in natura, misericordia!?! A me piuttosto sembra il simbolo dell’amor proprio!- bisbigliò Cassie a Narcea, mentre l’altro annuiva con vigore.

 

- Come osate voi due ingrati, vi ho sentiti! E comunque tu stupido ragazzino te l’ho detto prima, io rappresento tutti gli esseri viventi in tutte le loro forme!- gli disse spazientita la creatura celeste lasciando attonite le tre figure che stavano ascoltando, compreso il vecchio che conosceva bene il suo capo. 

 

- Mente bacata! Il Pastore è un androgino, il suo corpo rappresenta uomo e donna allo stesso modo, è il simbolo di tutte le razze..ecco che voleva dirti!- gli spiegò velocemente Narcea, cercando di moderare il tono della voce e le prime emozioni di nervosismo che stavano cominciando a scuotere il suo animo. Non appena il ragazzino ebbe finito di parlare il Sommo Terach aveva cominciato a ricircondarsi da quella luce dorata di narcisismo assoluto. Ma quel piccolo attimo di “gloria” era terminato quasi subito lasciando quell’angelo nel pieno di sé.

 

- Bene, bene, bene..vediamo un po’, i feriti qua sono due… e brava la mia Cassandra, hai voluto che il demone restasse qua con voi, mossa intelligente- le disse circondandole le spalle con il lungo braccio portandola vicino a Beltis, mentre osservava con sguardo cinico il demone. Con uno scatto repentino aveva portato la mano destra sulla fronte dell’ustionato mentre una luce rosata si andava diffondendo sul corpo del ferito curando le numerose bruciature. Con gli occhi alienati e la voce cupa l’essere divino aveva richiamato alla mano un piccolo oggetto che aveva imposto velocemente all’orecchio destro del demone facendone fuoriuscire una piccola goccia di liquido scarlatto e sempre con una velocità inaudita aveva imposto anche alla ragazzina un orecchino uguale a quello dell’albino ma sull’orecchio sinistro, aveva agito in modo eguale, aveva prelevato la goccia di sangue dall’orecchio di Cassandra che rimasta shockata da quel gesto insolito ma soprattutto da quello che si presentava ai suoi occhi: quel dio stava mescolando i due liquidi cremisi, li stava legando con un patto di sangue.

Quell’azione aveva lasciato sconcertati tutti in quella stanza, nessuno si sarebbe aspettato una manovra simile, osservavano scossi quella mossa avventata che avrebbe reso i due uniti per la vita.

 

Cassie frastornata passava lo sguardo spaventato prima verso quel legame indissolubile, poi al dio ed in seguito al demone che inconsapevole di nulla continuava a dormire. L’osservava cercando di capire cosa gli passasse per la mente, cercava di leggere nei suoi pensieri, ma tutto ciò che trovava era il vuoto, l’oscurità più nera che avesse mai visto nell’animo di qualsiasi essere. Poi il suo sguardo si era soffermato sull’orecchino che gli era stato messo, il suo gemello, aveva la forma di una piccola spada alata definita in modo delicato e di un colore nero lucido che risaltava maggiormente le figure che gli si riflettevano contro.

 

- Che cosa mi hai fatto?!?- disse Cassie rivolgendosi all’angelo che le si parava davanti con tutta la sua maestosità.

 

- Niente di cui preoccuparsi, sta tranquilla ora ti potrà sembrare strano, ma questo dispositivo vi servirà!-

 

- Spero che tu stia scherzando, le hai appena segnato la vita legandola per la vita a quel mostro!- rispose Nemrod difendendo la sua amica.

 

- Non le ho segnato la vita, o forse si, ma in ogni caso questo vi servirà in seguito, tu non capisci ragazzino sei chiuso nel tuo piccolo mondo, non possiedi una mentalità aperta!-

 

- Sommo Terach, come può dire che Nem possiede una mentalità chiusa se manco io ho capito che diavolo mi ha fatto!?!? Come potrei essere felice di un legame con un demone!!!- disse Cassandra con la voce più piatta e rispettosa che potesse sfoderare in quel momento di crisi assoluta, una voce glaciale che era stata capace di infondere negli altri dei brividi di paura.

 

- Cara, forse tu prima non volevi essere legata a questo demone? L’hai detto tu stessa a tuo fratello, io ho solo velocizzato questo tuo desideri, in futuro me ne sarai grata, e comunque per vostra informazione questo è un dispositivo di controllo, d’ora in po’ questa tigre bianca non vi darà più rogne, non potrà ribellarsi almeno fino a quando uno di voi non romperà il sigillo, per vostra informazione questo si potrà rompere solo tra un anno!- disse l’angelo con voce saccente.

 

- Tzé, più o meno come me, un cane al guinzaglio!- ribatté Nemrod con voce stizzita

 

- No Ribelle, tu restando qui ora hai fatto la tua scelta! Sei voluto restare al fianco di Talasiel.. e ora che ho spiegato come stanno le cose avvicinati!-

 

- Io non mi muovo di qui!- gli ringhiò contro il moro.

 

- Idiota non cercare di contestarmi! Vieni subito qua!- gli disse autoritario quell’angelo lasciando tutti con un’espressione sbalordita sul viso, Cassie osservava quell’assurda situazione a bocca aperta, prima era stata legata ad un demone senza il suo permesso, poi quella strana lite tra il suo amico e quell’angelo, nel giro di pochi minuti quell’essere divino, che ora non appariva più così agli occhi di nessuno compreso il vecchio che l’aveva accompagnato, aveva fortemente sconvolto l’animo della giovane ragazza.

 

- Non m’importa cosa o chi tu sia, ma nessuno ha il permesso di chiamarmi idiota!- gli ringhiò il moro per l’ennesima volta ma questa volta precipitandosi sul Pastore con un’aria di sfida, lo stava squadrando da testa a piedi col viso paonazzo non aspettava altro che quell’essere angelico provasse ad attaccarlo in qualsiasi modo ma tutto ciò che aveva ottenuto era stato l’angelo che aveva toccato le sue labbra. Erano rimasti in quella posizione per un lasso di tempo che sembrava infinito tra lo smarrimento di Cassie che non riusciva a capacitarsi di tutto ciò che stava accadendo, continuava a darsi della stupida, si diceva che quel giorno sarebbe dovuta restare a letto a dormire anziché assistere a tutto quel trambusto e poi ora quel Angelo stava baciando il suo amico quando la situazione era tremendamente critica, come gli venivano in mente le effusioni amorose che si sarebbero dovute tenere quando si fossero trovati in circostanze adatte.

Tuttavia lo smarrimento della ragazzina era completamente compreso anche da Narcea che non era stato in grado di celare la sua espressione di disgusto di fronte a quella scenetta assurda, ma quello che era rimasto più sbigottito di tutti era il diretto interessato di tutte quelle “amorevoli cure”; Nemrod fissava con gli occhi sbarrati e con il viso più rosso che avesse mai potuto sfoderare la figura che gli si stagliava di fronte.

 

- Mmh, si così potrebbe andare!- disse l’essere divino sottraendosi a quel loro contatto cercando di soppesare le parole.

 

- Co…co…co…co…co…co..come diamine hai osato! Tu Muoriiiiiiiiiiiiii!!!!- ma mentre cercava di colpire la figura eterea era stato investito da una debolezza improvvisa ed era crollato sulle ginocchia; cercava di pronunciare una frase dal senso compiuto ma i sensi si stavano annebbiando; ci mise un po’ per riprendere a parlare grazie anche a Cassandra che l’aveva aiutato a sedersi sulla poltrona.

 

- Cosa cavolo mi hai fatto!?- chiese con voce debole ormai era stanco di contestare tutto ciò che gli si parava davanti.

 

- Ho solo preso in prestito un po’ del tuo sangue ma a quanto pare ne ho prelevato un po’ troppo da come ti ho ridotto sei più bianco di un lenzuolo!-

 

- No vabbè fai con comodo eh!- gli rispose Nemrod puntando lo sguardo con l’altro interlocutore che si stava sedendo accanto al corpo esanime del biondo. Continuava ad osservarlo in modo malizioso scatenando un grande fastidio nel moro che in quell’attimo sembrava avesse riacquistato tutte le energie che gli erano state sottratte, non sopportava che quel coso si avvicinasse così tanto come se nulla fosse, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso sembrava quasi volesse trapassargli la schiena, non tollerava che prendesse il capo dorato del ragazzo per portarselo accanto al suo.

 

- E’ una cosa troppo umiliante per te Senoy, vero? Ma se non vuoi, prova a guarire con le tue sole forze, come hai sempre fatto! Senoy, tu vivrai è questa la tua condanna, o forse ora dovrei chiamarti Talasiel?- gli bisbigliò contro avvicinando le sue labbra a quelle del ragazzo, ma on appena ci fu il contatto il biondo l’aveva scansato con un gesto stizzito della mano.

 

- Ha ripreso i sensi!!?- gli chiesero tutti con gli occhi bramosi di sapere, Nem si era momentaneamente scordato di quel tocco di labbra e aveva fulminato tutti con lo sguardo.

 

- No, è stato un gesto incosciente…ha deciso lui per la sua vita, non vuole aiuto, beh allora io vado ragazzi, ci vediamo. Ah no ora che ricordo, tu Ribelle- gli disse avvicinandosi pericolamene alla poltrona su cui era seduto. 

 

- Tieni questo fuda, quando il tuo amico riprenderà i sensi, prendete entrambi un’estremità ed innalza una barriera, poi il resto verrà da se!- gli disse infilandogli tra le mani il pezzo di pergamena senza farsi vedere dagli altri.

 

- E ora noi andiamo! Ci Vediamo presto!- continuò facendo l’occhiolino al moro.

 

- Cosa intendi con…- ma il ragazzo non fece a tempo a continuare che il Pastore era già scomparso col suo compagno così com’erano venuti, svaniti in un bagliore dorato.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Hysteria ***


Darkness s Angels:

Aiuto sono ancora all’undicesimo capitolo, come posso essere così lenta? Non so il perché però, on trovo il tempo per scrivere e soprattutto devo essere ben presa emotivamente per poter seguire e cambiare le tappe principali per sfornare qualcosa che potrebbe essere almeno un po’ convincente per la mia mente malata! Il fatto è che il quinto anno è piuttosto duro e come se non bastasse ci mancava pure la fine del primo quadrimestre a complicare le cose! Ormai ne sto uscendo più esaurita del solito, più emotivamente instabile e dannatamente maniaca, povere le mie creazioni che si devono aspettare da un momento all’altro un attacco fulmineo alle spalle! Aaah, bwahahahah, dai dai la smetto di fare la super jolla e questa volta cerco di fare qualcosa di convincente!! Cosa alquanto ardua per la mia dura situazione mentale… come sono brava a ribadire le cose shi shi.

Passiamo alla presentazione del cap!?!? ma si dai, dopo avervi intrattenuto con ‘sta storia delle stupidate ultraviolette, va bien, alura, diciamo che è nato da uno sclero serale e oddio, O___O sta piovendo e non mi sono accorta di nulla!!! Sono completamente presa shi shi… baaasta, allora il capitolo è nato, come stavo dicendo prima da uno sclero serale, ero tutto giorno col compu acceso e non sapendo che fare ho deciso di rielaborare la bozza che avevo già preparato da quest’estate… (lo so, lo so sono super lenta!)… comunquolo, ho cominciato a battere ispirandomi a tre diversi ritmi musicali: il primo a dettare l’inizio di questo capitolo è stato quello di Butterflies and Hurricanes dei Muse, ma strano eh!!! Poi piano piano, come la storia va avanti, hanno influito molto il passaggio di If e Wet Sand dei Red Hot Chili Peppers è per quello che a circa metà capitolo si nota il mio lato depressivo e dopo ancora si passa ad un ritmo più sregolato dettato dalla musica dei Megadeth con Hangar 18 e con quella dei Pantera con Cowboys From Hell con le quali si viene a scoprire un piccolo lato diverso di Cassandra…

Ecco ora credo proprio di potervi lasciare.

Buona lettura.

Baci Suzaku :*

 

Darkness s Angels:

 

 

Capitolo 11:

 

Hysteria

 

*Acqua, acqua libera, acqua trasportata dalla corrente di quei sentimenti ormai troppo forti da tenere tutti dentro. Quel muro di contenimento era ormai troppo fragile per arginare tutto ciò che provava.*

 

 

 

La sua guarigione si di era accelerata soprattutto grazie all’aiuto di quello strano essere che aveva modificato il modo di ragionare e di vivere in quella casa dapprima spopolata e ora così ricca di gente.

Le ferite, ma in special modo il colorito di quel demone stava tornando ad essere quello di un tempo, non che la cosa cambiasse più di tanto visto che era albino; ma si notava che era meno pallido rispetto a quando era caduto vittima della furia omicida di Nemrod.

Era ancora molto debole ma riusciva perlomeno ad aprire gli occhi ed a interagire con gli altri. O meglio, non si capiva se quegli sguardi carichi di odio e dolore e quei mezzi versi, che gli uscivano inconsciamente dalle labbra potevano essere considerati un mezzo di interagire.

Sentiva la presenza di due persone fuori dal comune, avevano un’aura talmente tanto potente che non sarebbero riuscite a celarla al nemico migliore. Le sentiva vicine, neutre, senza un secondo fine, sentiva che gli stavano vicino cercando di non fargli mancare nulla. Come se quello bastasse a farlo sentire meglio, era chiara una cosa, non aveva affatto percepito la potenza di quel principe maledetto; non era stato in grado di contrastare la sua potenza, era stato colpito di sorpresa e ora pensava soltanto di essere arrivato in purgatorio. All’inferno ci viveva e non era così pacifico, nel paradiso ci aveva vissuto ma non poteva di certo dire che si stesse così tanto bene.

Sentiva quelle due presenze prendersi cura di lui come nessuno aveva fatto durante la sua lunga vita.

Teneva lo sguardo lucido e vacuo fisso sul soffitto, come se ci fossero dei magici arabeschi da decifrare, era talmente tanto intento nel farlo che cercava in tutti i modi di non pensare, di non capire ciò che quell’umana gli stesse facendo.

- Come ti senti ora?- aveva sentito la sua voce, era calma, neutra, ma il suo timbro aveva un non so che di speranza persa, forse pensava che non gli avrebbe rivolto la parola, ma si sbagliava, eccome se si sbagliava!

Le sue labbra si erano dischiuse e mosse impercettibilmente per poi emettere un suono roco e stanco:

-…bene…- aveva risposto tra lo stupore delle altre due figure nella stanza che avevano preso a guardarsi a bocca aperta.

Era chiaro, non pensavano che potesse rispondere o meglio che avrebbe risposto; ma quegli sguardi si erano improvvisamente interrotti quando dalla porta era spuntato fuori Nemrod. Li aveva aiutati a portare quel demone in una delle numerose stanze presenti in quella villa.

 

Avvertiva le sue occhiate, percepiva il suo modo di squadrarlo notando il suo stato di salute, era una situazione troppo patetica. Lui che doveva riportare quel ragazzo negli inferi si era fatto catturare come un principiante, veramente penoso. Avrebbe colto lontano un miglio il suo stato d’animo, non era un empatico ma quello strano odio che aveva cominciato ad espandersi nell’ambiente non poteva che provenire da quel principe.

- Vedo che ora sta meglio!!!- disse con un’ondata di disgusto che non seppe trattenere e fece trapelare dal suo tono di voce, si tradiva facilmente il ragazzo, non era mai stato capace di frenare ciò che provava. Una carica di sadismo puro si era impadronita di quel ragazzino; non riusciva più a trattenersi.

- Non riesco a capire perché…- si era interrotto chiudendo con forza i pugni.

Ok, stava riperdendo il controllo su se stesso, ma mai e poi mai avrebbe fatto del male a Cassandra!

-Perché stai qua ad aiutare lui, lui che ha cercato di ammazzare tuo fratello!- l’aveva detto caricando maggiormente le parole, cercando di bloccarsi in qualunque modo possibile, ma alla fine non ce l’aveva fatta, era stato il solito impulsivo.

Come sarebbe riuscito a capire una ragazza così complicata!?!?

Come poteva?

Suo fratello era nella propria stanza, sul letto a lottare da solo per il proprio destino, e lei qui che aiutava e faceva da balia al carnefice che aveva causato tutta quella stramba situazione, non poteva tollerare minimamente quella posizione che aveva preso; e perché poi ospitare quello stesso demone invece di ucciderlo? Era una cosa impensabile, senza un minimo di logica ai suoi occhi.

Aspettava la risposta, la aspettava con gli occhi ardenti puntati su quelli della ragazza che si era rivelata la sua “migliore” amica in quel breve periodo di tempo, ma nel suo sguardo aveva notato solo la disperazione, la sofferenza.

Alla fine l’aveva fatta soffrire, involontariamente, ma l’aveva fatta soffrire e pensando a questo con la rabbia che gli gonfiava le vene se n’era andato sbattendosi la porta alle spalle sicuro che nessuno lo seguisse.

 

Quello che lo divorava ora nelle viscere e nella mente, era uno di quei rompicapi impossibili da sostenere, da risolvere, rivedeva il suo sguardo addolorato nella sua mente come una seria di diapositive, se non era già impazzito era sicuro che si trovasse nella via giusta per farlo!

Era così tanto immerso nei suoi pensieri che non si era accorto della presenza di Narcea che lo seguiva silenzioso fino alla camera nella quale Talasiel stava riposando.

 

Era rimasti soli, immobili a osservare la porta che ormai si era chiusa due volte consecutive, nessuno dei due osava proferire parola, ma poi per dire cosa!?! Erano nemici, o almeno così lui credeva; il silenzio gravava nella stanza rendendo la situazione insostenibile per entrambi i presenti, lasciandoli impotenti dopo una scenata simile.

- Vai da tuo fratello, il tuo posto non è qui!- le aveva detto il demone con voce stanca.

- Preferisco stare qua, non voglio vedere Talasiel sdraiato su quelle lenzuola scure che risaltano maggiormente il suo pallore, non ce la faccio proprio!- gli disse interrompendosi ogni tanto per prendere fiato e con occhi e pugni stretti mentre una lacrima si disegnava sulla sua carnagione chiara.

Era scoppiata si era promessa che non avrebbe pianto e invece si era abbandonata alla tensione.

Di nuovo quella quiete aveva ripreso il potere, si sentivano solo due respiri nell’aria, uno stanco e l’altro teso e di tanto in tanto rotto da qualche singhiozzo improvviso.

- Non voglio assillarti con i miei stupidi problemi umani, ma non so dove andare…la mia camera è così vicina a quella di Talasiel, ho paura di incontrare ancora lo sguardo di Nemrod, e Narcea, non so! Ringrazio il cielo che ci abbia aiutati ma sta troppo sulle sue, non so il perché ma già dall’inizio come ti ho visto ho avuto la sensazione che di te mi potevo fidare- gli disse infine cercando di calibrare le parole.

- Ancora adesso sento che di te mi posso fidare!- un debole sorriso le aveva illuminato il viso per poi andare a spegnersi e lasciare di nuovo spazio a quell’espressione grave e tesa, era preoccupata per la sorte del fratello, ma le era difficile vederlo in quelle condizioni avrebbe finito per soffrire maggiormente venendo di nuovo investita dai sentimenti che aleggiavano in quella stanza.

- Si, con te mi trovo bene!- lo ridisse ma questa volta come se volesse prenderne atto, come uno di quei pensieri detti a voce alta, come se volesse auto-convincersi di ciò.

- Fa ciò che credi!- le aveva risposto il demone socchiudendo gli occhi per poi soffermarsi sul viso della ragazza.

- Non fare ciò che ti impongono gli altri, vivi esclusivamente per te stessa, non seguire gli ordini che ti impongono a meno che non ci sia altra scelta! Fa ciò che credi sia più giusto per te!- non sapeva perché avesse voluto parlarle, in fondo era sempre una sua nemica, si era sicuro, la cosa non era normale. Lui che mai aveva degnato di interesse qualcuno aveva dato una cosiddetta perla di saggezza ad una perfetta sconosciuta che dovrebbe stare nella lista nera. Stava delirando, sicuramente la febbre e tutto quel bruciare gli aveva corroso le facoltà mentali. Nonostante il suo stato d’animo fosse tremendamente in contrasto con la sua etica, il fatto non sconvolse la sua espressione distaccata, non era un tipo loquace, ma in quel momento diede a vedere il contrario.

-Come hai fatto tu? Sei stato costretto o è stata la tua volontà a dettare i fatti? Non voglio accusarti, anzi forse si, ma voglio capire perché l’hai fatto- disse quelle parole con aria provata, come se fossero state acqua, acqua libera, acqua trasportata dalla corrente di quei sentimenti ormai troppo forti da tenere tutti dentro. Quel muro di contenimento era ormai troppo fragile per arginare tutto ciò che provava.

I suoi occhi lo colpevolizzavano di tutto ciò che era successo, in fondo era lui la causa di tutto, o forse no?

Poi vedendo che non veniva proferita alcuna risposta continuò con quel fiume impossibile da fermare:

- Noi avevamo nulla contro di te, non sapevamo chi tu fossi e tanto meno che tu esistessi, pensavamo fossi una di quelle leggende metropolitane che si raccontano ai bambini per intimorirli, avevamo sentito pronunciare il tuo nome solo nei racconti dei nostri nonni!!!-  ancora volta il suo tono era di denuncia, una denuncia che non poteva fare a meno di pronunciare con una sorta di delusione nella voce.

-Non ce l’avevate contro me, questo lo devo ammettere! Però avete qualcosa che mi appartiene o meglio mi apparteneva! Non che lo volessi però devo riportarlo nel luogo dove dal quale l’avete preso!!! Con o senza il vostro consenso, questi erano gli ordini, non potevo piegarmi al volere di un paio di esseri umani!!!- fantastico! Quella ragazzina aveva il potere di farlo parlare più di quanto avesse mai avesse fatto, voleva solo capire perché sentisse il bisogno immediato di giustificarsi, non riusciva a reggere quello sguardo di ghiaccio fuso addosso, lo colpevolizzava, lo accusava di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma lei non sapeva cosa era costretto a passare se non avesse compiuto la sua missione.

Era forse paura quella che provava? Non aveva paura di ciò che gli sarebbe potuto capitare, avrebbe accettato le conseguenze, del suo incarico fallito, senza fiatare.

No, la cosa che lo intimoriva maggiormente era vedere la delusione in quegli occhi limpidi e provati dalla stanchezza, lo mettevano in soggezione come non capitava da tanto tempo, da quando aveva deciso di combattere contro quel sistema dettato dalle regole divine. Non aveva più visto quegli occhi da quando aveva solcato i cancelli del paradiso. Quello sguardo che non aveva paura di soffermarsi sulla sua figura, quello sguardo al quale non poteva fare a meno, era la sua droga, la sua droga ritrovata.

- Chi lo vuole?- tre parole che erano state in grado di risvegliarlo da quel torpore di ricordi nel quale era caduto, ora era tutto più chiaro, i fantasmi del suo passato si stavano risvegliando, dunque il tempo era finalmente arrivato!?!!

-Non posso parlare e non intendo farlo, non ho altro di che spartire con voi!!!- le aveva sibilato quella frase con una sorta di smorfia stizzita che aveva lasciato senza fiato la ragazza. Qualcosa si era smosso, come una slavina che dopo il suo passaggio porta tutto con se. Una varietà molto ampia di pensieri, sentimenti e fatti avvenuti molto tempo prima della sua nascita si erano fatti largo nella sua mente lasciandola bloccata in mezzo alla stanza con gli occhi fissi nel vuoto.

Il modo migliore per far finire quella sequenza era lasciarla scivolare cercando di prestare attenzione ai particolari, suo nonno le aveva insegnato bene, trovare i segni all’interno delle visioni. All’inizio la cosa le si parava di fronte come un rebus complesso; ma si sa, quando una cosa la si impara a fare il resto viene da sé.

Aveva lasciato che quelle immagini senza senso le fluissero dentro cercando di captare i minimi segnali, fino a quando una di esse non emerse più nitida delle altre.

 

Un corridoio scuro in movimento, no, c’era una persona che correva, anzi due, correvano a perdifiato fino a quando una delle due non fu costretta a fermarsi, mente l’altra era stata salvata da un altro gruppo di “ali”; poi la proiezione era stata interrota, percepiva solo freddo, il freddo più nero e cupo.

 

Era stata la peggior cosa che avesse visto; sentiva ancora addosso gli spasmi dell’agitazione per la corsa, il timore di essere catturati da un momento all’altro, la gioia di essere in salvo e subito dopo la disperazione che l’aveva colpito per aver perso una persona importante.

Era stato come un pugno in pieno stomaco e aveva incassato il colpo nel migliore dei modi ma un piccolo mancamento l’aveva costretta a sedersi sul letto dov’era sdraiato il demone, sentiva di essere debole tuttavia parlò con voce grave:

- Capisco che tu non abbia qualcosa di cui spartire con noi, in fondo in questa casa la riconoscenza sembra se ne sia andata a puttane, ma come diavolo puoi parlare così? Come puoi restare fedele ad un essere che non è venuto in tuo aiuto nonostante stessi per morire, come puoi continuare a proteggerlo?- sembrava impossessata da qualche strana entità e la sua voce roca e piatta di certo non contribuiva granché a migliorare la situazione; ma in realtà era stata la prima cosa che le era venuta in mente in quel momento, le era venuto difficile parlare e di certo il bon ton non sarebbe servito molto in quel momento!

Quella frase l’aveva lasciato sconcertato, ancora una volta era rimasto senza parole, non che ne avesse tante di suo, però la cosa ormai era sicura, quell’umana era in grado di fargli provare quelle stupide emozioni che non aveva pensato di riprovare.

 

L’aveva osservata bene in quei momenti, dopo che lui aveva proferito parola era entrata in quello stato catatonico per una manciata di secondi, ma aveva visto il pallore farsi più evidente sul suo viso, le sue orecchie avevano percepito il battito cardiaco aumentare come se stesse compiendo uno sforzo disumano solo per riuscire a mantenerla in piedi davanti al suo letto. Ancora una volta si stava sentendo in colpa per lo stato d’animo della ragazza e vedendola in quella condizione, con il volto bianco come un lenzuolo piegato in avanti, con il capo trattenuto tra le mani come se quella fosse un’impresa difficile, non riuscì a trattenere un sospiro di sconfitta. Se fosse rimasto un altro po’ in compagnia di quella ragazzina sarebbe di certo sprofondato in un senso di depressione profonda, così decise di risponderle nel modo più nutro possibile:

-Io non proteggo, io servo… la persona con la quale ho dei contatti può fare a meno della mia esistenza, per lui sono pari al nulla, se io vivo o muoio non gli importa, l’importante è che io mantenga la parola data!- quelle parole erano state forti, ma rispecchiavano la realtà.

Lui era solamente il servo del possessore del potere, non poteva schierarsi più da nessuna parte, l’ultima volta che l’aveva fatto l’avevano catapultato in una situazione sgradevole senza controllo, lui che non avrebbe voluto far parte di quel sistema si era ritrovato per l’ennesima volta a farne parte, ma questa volta era legato in modo revocabile a quella nuova condizione. Tutte le scelte che stava facendo lo portavano sempre più ai margini del crollo totale.

- E allora perché sei il suo cane fedele?- nella sua voce si leggeva perfettamente il suo stato d’animo mal celato: ira, ira allo stato puro, quella voce che di solito aveva un tono acuto e amichevole si era trasformato in qualcosa di forte, rabbioso, basso, era come se fosse fuoco, da una piccola scintilla si era sviluppato un potente incendio, si notavano le sfumature di quel fuoco, si abbassava come se provenisse dalle viscere dell’inferno fino ad accrescere in note molto più alte; stava urlando e neanche si rendeva conto di ciò che stava facendo, lei che in situazioni simili restava impassibile a tutto mantenendo fermo l’autocontrollo su se stessa e su quello che circondava, lei che in questi rari casi manteneva il sangue freddo ed era sempre razionale come suo fratello, aveva perso le staffe, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

- Non sono il suo cane fedele!- le rispose con una punta d’orgoglio, piano piano stava lasciando andare la sua faccia di bronzo per andare a surriscaldarsi, era chiaro, aveva visto bene fin dall’inizio, quella ragazzina era in grado di portarlo allo sfinimento mentale, centrava alla perfezione i suoi punti deboli nascosti come se nulla fosse, lo stava portando alla distruzione e in fondo gliene era grato, forse stava ricominciando a provare sentimenti!

- Ah no?!? A me pare proprio di si!!!- l’attaccò di nuovo lei, riaprendo gli occhi inchiodandolo con uno sguardo di ghiaccio.

- Ti sbagli, tu non mi conosci, non mi conoscerai mai!!!- lo disse come un’accusa più incentrata a ferire se stesso che a raggiungere l’animo della ragazzina che ormai non si metteva più freni ad incolpare ad attaccarlo.

- Non ne sarei così tanto sicuro segugio! O almeno non con me nei paragi, non mi conosci ancora!!-

era un continuo battibeccare tra i due, la stanza che prima era rimasta in un silenzio imbarazzante si era ora animata come un bar.

 

Nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere Cassandra così battagliera, voleva raggiungere il suo scopo, non sarebbe rimasta con le mani in mano sapendo che suo fratello era in una stanza a soffrire, avrebbe fatto qualsiasi cosa purché fosse di aiuto, anche se piccolo avrebbe contribuito in quella piccola lotta; non sapeva perfettamente perché di punto in bianco aveva deciso di lasciar vivere quel demone ma il suo istinto glielo diceva, non l’avrebbero dovuto uccidere, prima o poi sarebbe stato utile a qualcosa; brutto modo di pensare quello, ma in fondo in una guerra si ricorre sempre ai mezzi più loschi.

 

Si poteva dire lo stesso per Beltis, era conosciuto come un demone spartano, senza sentimenti, uno capace di tutto senza alcun nemico che fosse in grado di batterlo e diciamocelo anche lui aveva cominciato a crederlo, erano migliaia di anni che nessuno si presentava così tanto potente da metterlo fuorigioco in così poco tempo e con un solo attacco improvviso, no forse quella era stata la prima volta che qualcuno lo avesse messo in una tale difficoltà senza via di ritorno.

In una sola giornata erano cambiate molte cose per lui, aveva legato un patto di sangue con Lucifero in persona, era entrato a far parte della piccola cerchia che stava intorno al grande Angelo Nero, era stato in grado di tollerare la grandezza di un tale patto, era stato costretto a combattere contro un umano per riportare il proprio principe nel mondo degli inferi ma era stato battuto clamorosamente proprio da questo ed ora si ritrovava a dover lottare verbalmente contro una ragazzina umana che gli faceva rivivere i suoi incubi peggiori del passato.

Era finito dalla padella alla brace, aveva riscoperto in una sola volta che non solo era vulnerabile come tutti gli altri demoni ma anche che aveva ancora dei sentimenti che si stavano ribellando in presenza di quella giovane donna, si stavano risvegliando più forti di quanto non lo erano stati in quel tempo passato.

 

- Cosa vorresti dire??- aveva ripreso a parlare il demone che si era perso negli occhi di quella creatura che pareva discesa dallo stesso paradiso. Non aveva più il controllo sul suo corpo, qualcosa di tremendamente sconvolgente si stava scatenando all’interno di esso, un fuoco mai sentito lo stava avvolgendo da capo a piedi senza fargli capire da dove provenisse, più la guardava più si sentiva ardere, che quella fosse stregoneria!?! Di malincuore era stato costretto a distogliere lo sguardo da quel mare in tempesta, mai gli era capitata una cosa simile, mai qualcuno era riuscito a metterlo in difficoltà ed a intimorirlo ed ad imbarazzarlo così tanto.

- Sono capace di leggerti dentro, per me non sei altro che un libro aperto tutto da leggere, nulla passa inosservato al mio potere, ai miei occhi!- gliel’aveva sussurrato con voce calda, scatenando un’altra vampata di calore nell’albino che stava passando le pene dell’inferno in quel momento.

- Non ci metterei tanto la mano sul fuoco bambina!- le disse a denti stretti facendo uno sforzo immane, non riusciva già più a controllarsi alla perfezione, sembrava quasi si stesse drogando sotto l’effetto di tutte quelle sensazioni per lui nuove.

- Non sai cosa posso fare!- il suo tono era nuovamente cambiato, se prima era quello suadente di una donna che sarebbe stata disposta a far tutto per compiere ciò che più ambiva, ora era quello di un guerriero accanito. Era furibonda, quel demone aveva messo in discussione le sue capacità empatiche quando mai le era capitato, come osava ora mettere in dubbio ciò che diceva?! Come poteva lui poter contraddire ciò su cui si basavano le sue convinzioni, la sua arte; una cosa era più che certa non avrebbe dovuto contestare una donna, specialmente se la donna in questione era lei.

 

Aveva serrato con forza gli occhi e i pugni, mantenendosi seduta sul letto di quello che ora si prospettava il suo nemico mortale. Stava sondando l’aria, aveva abbattuto quella piccola barriera che aveva costruito per cercare di mantenere il controllo su se stessa, se non l’avesse fatto sarebbe di certo impazzita; sentiva ancora i sentimenti e le emozioni forti di quei due giorni, ma tutto era sopportabile, si era soffermata un poco su quelle sensazioni contrastanti per abituarsi e non confondersi e subito riuscì a trovare la sua mente, la sua rabbia, il suo timore, il suo stupore, il suo risentirsi nato, erano queste le percezioni che emergevano maggiormente in quell’individuo, ma il rancore era quello che la faceva da padrona.

Si era fatta investire da un’onda anomala, cercando di domare quella scarica di energia, cercando di trovare i particolari e le sfumature in quelli che sembravano degli avvertimenti che non venivano minimamente calcolati dall’empatica, non le importava che quella fosse una zona off limit.

Quei sentimenti si ripercuotevano nel suo animo come se fossero in balia di una corrente inaspettata, vedeva solo il buio, tranne per qualche spiraglio di luce che diveniva mano a mano che si avvicinava a comprendere sempre più chiaro, poi il rosso, rosso vermiglio, rosso sangue e poi una figura, un sigillo si era presentato nella sua mente, un sigillo impossibile da oltrepassare nonostante cercasse di superarlo, la sua forza era incredibile, non pensava che abbattere un simile simbolo fosse così difficile, sentiva che le sue forze venivano risucchiate irrimediabilmente da quello strano marchio nero ed il collegamento con l’altro si era inesorabilmente bloccato.

Era bianca come un cencio ed il suo busto ondeggiava maggiormente, quello voleva dire solo una cosa, stava per svenire, una strana morsa allo stomaco si stava facendo sentire sempre più energica, mentre un formicolio si stava estendendo rapidamente per le sue membra in tensione, sentiva la ragione abbandonarla, le sue energie si erano disperse in quella lotta impari lasciandola così barcollare fino a quando si era lasciata cadere di peso su petto del demone.

Anche Beltis si era riscoperto incredibilmente stanco, sul suo petto ancora ansante aveva sentito il corpo di quella donna cadergli sopra lasciando che le sue morbide forme entrassero in maggiore contatto con lui; aveva il volto imperlato di sudore per lo sforzo spropositato che aveva dovuto compiere per contrastare l’effetto “indagatore” di quella che fino a pochi minuti prima aveva ritenuto una bambina, sì, una bambina con un potere gigantesco dentro di sé.

- Un vero osso duro, non c’è che dire Ragazzina!!!- aveva proferito queste ultime parole con un debole sorriso che gli si era appena disegnato sulle labbra chiare mentre osservava Cassie che si era assopita stanca sul suo torace, lasciandosi così travolgere da quell’infinità di beatitudine che l’aveva investito.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Love & Luxury ***


Hi, eccomi qua

Hi, eccomi qua! Su su, ce la posso fare! Mi sto mettendo lentamente a battere le storie scritte tempo fa su un quaderno! Problema: Dopo questo capitolo credo che dovrò aspettare che dea Ragione si rimetta a farsi venire l’ispirazione perché non so come esprimere bene I new chappy! SoB :’( non è valido!

Comunquolo questo nuovo capitolo mi è venuto in mente ed ispirato dalla song Love And Luxury dei Korn..eeeggià e perciò ho deciso di metterlo anche come titolo!!! :D Parla soprattutto di Paradiso e Inferno mettendo in risalto cosa provano i vari personaggi secondari ed antagonisti!! C’è una scena Hot tra l’Egemone e la sua sottoposta perciò siete avvertiti :B

Bene credo che con questo sia tutto spero che commentiate!!!

Baciotti Suzaku J

 

 

Darkness s Angels:

 

 

 

Capitolo 12:

 

Love And Luxury

 

 

 

 

Due figure osservavano la situazione venutasi a creare in quella casa, sembrava un vero e proprio “Grande Fratello”, guardavano e commentavano con calma mentre giocavano a scacchi.

 

- Posso cambiare mossa!?!-

 

- No Sommo Terach!-

 

- Oh ma quanto sei noioso Nacor!-

 

- Queste sono le regole!-

 

- Mmh, vediamo un po’ che posso fare! Mmh!-

 

- Signore, la situazione lì in basso non la preoccupa!?!-

 

- No, ormai mi sono abituati a portare lunghi drappi di stoffa per coprirmi, e poi Nacor, che domande mi fai alla tua età!!!? Mi devo preoccupare per te!!!-

 

- Sommo Terach, che ha capito!!! Intendevo la situazione all’interno di quella villa!- gli disse il vecchio con voce esasperata mentre una di quelle super gocce gli si disegnava sul capo.

 

- Ah! Meno male, mi stavo turbando e poi alla tua età domande simili!-

 

- Signore le ricordo che lei molto più vecchio di me!-

 

- Ooh quelli sono solo dettagli su su!!! Importa più l’apparenza! Comunque questa piccola circostanza si concluderà tra breve e nel migliore dei modi, o almeno spero, li aiuterà a crescere del resto sono ancora bambini che muovono i primi passi sul mondo!- disse con aria compiaciuta mentre giocherellava incurante con una ciocca di capelli.

 

- Come almeno spera?- chiese senza parole il vecchio.

 

- Beh certo! Mica so sempre tutto io, su Nacor ho fatto la mia mossa già da un po’, non fare finta di parlare per prendere tempo!-

L’uomo era esasperato, si era dato una sonora manata sulla fronte mentre scuoteva il capo in segno di sconfitta.

 

- Ma dove andremo a finire, Santo Cielo!-

 

 

 

 

In un posto molto lontano dal cielo e della terra, o per meglio dire nel loro esatti opposti, due figure si stagliavano in due palazzi differenti sia per costruzione che per locazione.

Una camminava nervosa avanti indietro maledicendo il cielo e rovinando qualsiasi cosa gli capitasse per le mani, che fosse soldati o oggetti; l’altro, come il Sommo Terach osservava ciò che accadeva dal suo trono drappeggiato di seta bordeaux.

 

- Egemone, calmi! Vedrete che andrà tutto per il meglio, non preoccupatevi inutilmente!-

 

- Spero per te che sia come dici, sennò farai la fine di tutti quelli che sono passati oggi tra le mie mani!- rispose l’uomo continuando a girare per la stanza, irritato.

 

- Si Signore, sono sicura che tutto andrà bene, se non sbaglio avete mandate uno dei vostri, il migliore se posso dirvelo, Beltis non fallirà di certo la sua missione!-

 

- Su quello sono sicuro Fedra!-

 

Un sorriso sensuale si era aperto sulla bocca carnosa e rossa della donna, lasciandone intravedere il biancore dei denti dai quali spuntavano due canini aguzzi. Quella figlia dannata di Eva avanzava con passo suadente, era talmente leggera che non pareva toccasse il pavimento, le lunghe gambe sbucavano come a volersi liberare da quel lungo mantello cremisi, le sua bellissime gambe bianche che risaltavano maggiormente in quella veste sanguigna.

Il suo volto era nascosto dal cappuccio ma si intuiva che fosse bello come il resto del corpo, era l’incarnazione della bellezza immortale e dannata, tutto in lei era di un’ammaliante inaudito, pareva fosse stata creata solo per portare gli uomini all’esasperazione e alla distruzione, una creatura così voluttuosa, non poteva che essere nata dalla bramosia della perfezione maligna.

Continuava a muoversi in quella danza incantatrice lasciando sedotto anche il suo superiore che non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, la osservava avvicinarsi incantato da quei movimenti ipnotici lasciandosi cullare dalla voce calda della donna e dal tocco esperto delle sue mani.

 

- Sta calmo, riavrai il tuo tanto agognato giocattolo, lo distruggerai col tuo desiderio, gli farai capire qual è il vero inferno, e sarà tutto e solo per te, un uccellino in gabbia..ma ora…-

 

Non terminò la frase, si era avvinghiata al corpo dell’altro mentre la sua bocca andava a cercare il contatto con quella dell’uomo che sarebbe diventato per l’ennesima volta il suo amante.

I suoi seni abbondanti mostrati da un’audace scollatura erano a stretto contatto con il petto dell’uomo che si faceva fare disorientato da quell’attacco improvviso, “l’imboscata” più bella che gli fosse capitata.si lasciava lambire le labbra con quelle della donna che per poco riusciva a togliergli dalla mente tutte quelle preoccupazioni, si lasciava andare alla passione, si lasciava guidare, era schiavo della lussuria, la lussuria per quella donna che lo baciava in quel modo misterioso, cauto, quasi con amore, quell’amore personale ed intimo da sempre vissuto come se fosse la prima volta.

Sentiva la sua lingua sfiorare le sue labbra, una richiesta di permesso che fu ben accettata, le loro lingue che si univano, andavano a disegnare una danza mortale come l’inizio di una lotta che non aveva né vinti né vincitori, si allacciavano per poi lasciarsi andare e rincontrarsi a metà strada battendo un ritmo adeguato per entrambi.

Il Signore cominciava a perdersi  in quel contatto, lasciandosi prendere e lasciare, lasciando che i loro ruoli si capovolgessero: ora lei ora la Signora e lui il suo Schiavo, avrebbe ceduto tutto ciò di cui era in possesso per stare sempre bene come in quel momento. Ma gli istinti cominciavano a farsi avanti impavidi pretendendo più di un semplice bacio, le sue braccia l’aveva stretta a sé con più forza e l’avevano sollevata da terra per poi riporla delicatamente sul letto come se potesse infrangersi da un momento all’altro.

Le mani chiedevano di poter toccare la carne e sagacemente le avevano snodato la veste che si era aperta mostrando un corpo perfetto ed una cascata di capelli rossi, folti e lisci che andavano a spargersi sul materasso come a volerle incoronare il capo, i suoi occhi verde-giallo da gatto sembravano giada e onice fusi insieme. Nessuno poteva resistere al viso di quella dea pervaso dal piacere, la bocca dell’uomo scendeva esperta sul suo collo saggiando il suo sapore, il suo tanto agognato sapore, era come una droga, poteva farne a meno era schiavo del suo piacere fisico, sentiva la donna aggrappata a lui gemere di un piacere innato che solo lui poteva infonderle, si stavano perdendo nell’oblio di quella sensazione umida e calda sulla carne…

 

- Semangelof, mordimi, bevi!- gli aveva sussurrato la donna con la voce rotta dal piacere, una richiesta che fu ben accolta, erano rare le volte in cui la sua “Padrona” gli concedeva uno di quei doni che lei considerava sacri, il suo sangue, il suo sangue scarlatto e immortale, quello stesso sangue che lo rinvigoriva sempre più col passare degli anni, quel sangue che gli dava un senso di onnipotenza, che si impossessava delle sue membra e che lo rendevano succube della donna.

I suoi denti affondavano nel collo della giovane suggellando un bacio immortale capace di sconvolgere i sensi di entrambi e provocarne l’eccitazione che non chiedeva altro che essere soddisfatta.

L’uomo si era disfatto velocemente delle vesti che portava senza mai staccarsi dalla gola della donna che ormai era pronta ad accoglierlo nel suo corpo.

Le mani scivolavano pratiche sulla pelle dell’amante andando a saggiare sempre più ingorde la superficie che al tatto risultava sempre più liscia e vellutata. Sembravano drogate da quel contatto non riuscivano a staccarsi da quel bene effimero di pura passione.

I loro corpi erano sempre più insaziabili quel misero contatto non bastava più, fu così che la donna si avvinghiò con le gambe al bacino dell’uomo facendosi penetrare nel modo più lento e dolce che avessero mai sperimentato, si muovevano in sincronia traendo piacere da quelle spinte prima deboli e poi sempre più ritmate, erano come ipnotizzati, non più le labbra concentrate sulla gola ma bensì i suoi occhi fissi sul volto provato dal piacere della donna che stava possedendo.

Le pupille erano dilatate, i muscoli si contraevano ad ogni spinta, la pressione era alle stelle, il battito cardiaco che galoppava all’impazzata; lei si inarcava meccanicamente ad ogni colpo in modo troppo sensuale, le sue labbra rosse erano inarcate in un sorriso di puro godimento, Semangelof entrava e usciva quasi alienato da quell’espressione di estasi fino a quando un brivido lo aveva percorso da testa a piedi e in tutto il suo tremore si era lasciato andare all’interno del suo corpo, abbandonando il corpo rigido su quello della donna che non aveva perso tempo ad accoglierlo fra le sue braccia stringendolo forte.

Non le importava raggiungere il suo piacere, l’aveva già fatto prima quando il suo sangue fluiva leggero e denso nella bocca del suo amante, per lei quella era una tipica sensazione di piacere pari ad un orgasmo.

I loro respiri tornavano lentamente a prendere il controllo dei rispettivi corpi, lasciando però che quella sensazione di pace li accogliesse come non aveva mai fatto.

 

- Se vuoi posso restare!-

 

- Se vuoi…! Ma sappi che non otterrai amore da me!-

 

- …Non cerco l’amore, non è nel mio genere, cerco solo compagnia!-

 

-…Fedra!?!?-

 

-Si!?!?-

 

- Sei l’unica capace di farmi perdere come fai tu! Però, lo rivoglio, solo per me, mi spetta di diritto da molto tempo. Mi aspettava sempre qui, ma ora…-

 

- Ora posso aspettarvi io se volete, so che preferirete la sua compagnia e di questo in parte me ne dispaccio, però in questo poco tempo potremmo farci compagnia a vicenda!?!-

 

- Non è lo stesso…ma accetto la proposta!-

Lo disse con enfasi, mentre due sorrisi sensuali e complici comparivano sui loro volti per andare a spegnersi in un bacio altrettanto suadente.

 

 

 

 

In un’altra regione degli inferi, non poco distante, si ergeva il palazzo più imponente e più importante di tutti gli altri. Il Signore Delle Tenebre osservava attraverso il suo specchio ciò che accadeva intorno, alcune volte commentando, altre sorridendo, ingentilendogli il volto come quello di un genitore vedendo i progressi della propria progenie.

 

- Mio caro Principe, hai fatto la tua scelta…stai riprendendo la tua vita. Vai mio angelo dalle ali bianche e nere, riscattati, domina il nuovo ambiente, ribellati e ama, vai e apri nuovamente le tue ali!- disse Lucifero osservando i mutamenti del “suo” principe con il sorriso stampato sulle labbra.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=77138