Il manuale del fidanzamento di Ginny Weasley

di Eldur
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Ciò che Ron non avrebbe mai dovuto sapere ***
Capitolo 2: *** Come beccarsi una terribile punizione ***
Capitolo 3: *** Come umiliarsi di fronte a tutta Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Come innamorarsi in un batter d'occhio (in tutti i sensi) ***
Capitolo 5: *** Come invertire le parti del gioco ***
Capitolo 6: *** Come rendere la vita di Malfoy un inferno ***
Capitolo 7: *** Come cucinare un buon pasticcio di elfo domestico ed essere felici ***
Capitolo 8: *** Come eseguire una ronda in compagnia del tuo peggior nemico ***



Capitolo 1
*** Prologo: Ciò che Ron non avrebbe mai dovuto sapere ***


Prologo: Ciò che Ron non avrebbe mai dovuto sapere
 




 
Quella sera, la Sala Comune era silenziosa: tutti studiavano, leggevano o si scaldavano vicino al fuoco. Ma la pace, purtroppo, era destinata a non durare ancora molto. E Ginny Weasley lo sapeva.
Il ritratto, infatti, si aprì e rivelò niente di meno che un urlante e infuriato Ron Weasley, seguito da Hermione e Harry.
«Ron!» stava urlando Hermione. «Non puoi sempre protestare quando scopri queste cose! È normale che lei non ti dica niente, visto come reagisci!». Ma Ron non la ascoltava. Si diresse a passi pesanti verso la sorella dai capelli rossi, seduta su una poltrona accanto al fuoco e immersa nella lettura di un libro sul Quidditch.
Lei alzò lentamente gli occhi, come se non ci fosse niente di cui preoccuparsi. «Problemi, Ronnie?» chiese, schernendolo. Lui, se possibile, diventò ancora più rosso e furioso, eguagliando il colore dei suoi capelli.
«Chi è il tuo ragazzo, Ginny?» chiese isterico. «Devo saperlo!».
Ginny lo fissò divertita. «Perché ti interessa sempre così tanto?» disse. «Ho una vita privata anche io, sai. Cosa faresti se io ti chiedessi continuamente chi hai baciato negli ultimi tempi?». A quella domanda, lui prese un colorito verdognolo che non fece che aumentare il divertimento della ragazza.
Harry, intanto, cercò di mimetizzarsi contro la carta da parati: non gli erano mai piaciute le scenate del suo migliore amico. E, tra l’altro, tutta la Sala Comune ora li fissava con gli occhi sgranati, alla ricerca di nuovi pettegolezzi.
«E questo cosa c’entra? Non cambiare argomento!» la rimproverò Ron, continuando imperterrito. «Dimmi chi è il tuo ragazzo o…»
«O cosa? Chiami la mammina? Le dici di inviarmi una Strillettera?» lo canzonò Ginny con una vocetta stridula, chiudendo il suo libro con un tonfo e alzandosi dalla poltrona. Non lo sopportava proprio quando si comportava in quel modo. Chi si credeva di essere?
Ron fece per rispondere, ma Hermione lo zittì. «Pensi che se avessi potuto dirtelo non l’avrei già fatto? È meglio se continui a vivere nella tua ignoranza, perché sarà dura accettarlo.» Dopodichè fece una smorfia, a indicare il fatto che neanche lei aveva approvato di buon grado la relazione di Ginny.
Ron strabuzzò gli occhi, sempre più sorpreso e arrabbiato. «Cosa? Tu lo sai già?» gridò. «Tu lo sai, e io che sono suo fratello no?». Si girò con uno scatto repentino verso Harry e aggredì anche lui. «Non dirmi che anche tu ne eri a conoscenza e non mi hai detto niente!».
Ma Harry scosse la testa immediatamente, per evitare che Ron lo prendesse a pugni per una colpa che non aveva.
Guardando Harry, Ron si accorse finalmente dei Grifondoro nella stanza e cominciò a boccheggiare, non sapendo cosa dire. Era talmente preso dalla sua foga che non aveva pensato che loro - Hermione, Harry, Ginny e lui - non erano gli unici che facevano parte di quella Casa.
«Tornate alle vostre faccende, voi!» gridò Hermione all’improvviso, cogliendo tutti alla sprovvista. Gli studenti borbottarono infastiditi e si diressero tutti verso i loro dormitori, lasciando da solo il gruppo davanti al fuoco.
«Mi sorprendi sempre di più, Hermione» disse Harry, facendola arrossire dal piacere per il complimento.
Ron li fissò per qualche secondo stralunato, ma poi si riprese e continuò ad attaccare Ginny, in modo da farsi dire il nome del suo nuovo ragazzo. La sorella, però, non apriva bocca.
«Ginny, diamine! Ma a te non piaceva Harry?» chiese poi lui, brusco. Harry arrossì alla domanda e iniziò a tartagliare. «Non mettermi in mezzo, davvero…» borbottò, quando Ron lo interruppe con un gesto nervoso della mano.
Ginny sospirò. «Per tua informazione, sì. Ma la mia era solo una stupida cotta.»
«Una stupida cotta?» chiese il fratello, alzando un sopracciglio. «Durata quanto? Cinque anni? Per non parlare di quando avevi dieci anni e non avevi ancora iniziato Hogwarts.»
Harry, a disagio, cercò lentamente di scappare verso il suo dormitorio, ma purtroppo Ron lo vide e, fulminandolo con un’occhiata, lo richiamò ad assistere al suo litigio.
«Non deve interessarti quello che provo io! Se anche ero innamorata di Harry, come tu presupponi, ora non lo sono più» disse Ginny, che cominciava ad infuriarsi sul serio. Perché la sua vita privata non poteva rimanere tale?
Improvvisamente venne colpita da una sgradevole verità. «Chi ti ha detto, comunque, che ho un nuovo ragazzo?» chiese.
«Ne stavano parlando Lavanda Brown e Calì Patil a cena, prima» rispose Ron. Ginny gettò indietro la testa, disperata. Se sapevano che era fidanzata, avrebbero scoperto di sicuro e presto anche con chi. La sua relazione doveva essere segreta, per questo si incontrava nei posti e negli orari più improbabili con lui. Come avevano fatto a scoprirli?
«Allora è meglio che ti racconti io tutta la storia, prima che lo faccia qualcun altro» sospirò sconfitta.
Ron, in un primo momento, fece una faccia sorpresa, poi sorrise. «Ecco, questo è il giusto atteggiamento!» esclamò sollevato.
Ginny si risedette sulla sua poltrona e gli altri la imitarono. Harry e Hermione si sedettero sul divano, mentre Ron occupò la poltrona di fronte alla sorella, in modo che potesse controllarla.
Da cosa cominciare?, si chiedeva Ginny, sapendo benissimo che prima avrebbe iniziato e prima avrebbe finito.
«Allora…» disse «un mese fa…»
«Un mese fa?!» la interruppe Ron «Stai scherzando, vero?»
Ginny lo guardò stizzita. «No, non sto scherzando. La vuoi sentire questa storia, sì o no?» chiese.
Ron si accorse probabilmente che lei stava rivelando quello che voleva sapere solo per gentile concessione, e così si scusò, borbottando, con le orecchie rosse come i capelli.
«Posso andare avanti, adesso?» domandò la rossa, aspettandosi un’altra interruzione. E infatti, di tutta risposta, Ron si passò una mano tra i capelli e chiese: «Prima che lo scopra senza preavviso nella storia… Mi dici il suo nome?»
Ginny fece un verso irritato che ricordava molto la signora Weasley quando il marito parlava di “robaccia babbana”. «Te lo dirò solo se prometti che non ti lamenterai, non urlerai e non ti comporterai in qualsiasi modo che sia umiliante come al solito» proclamò lei, alzando un dito a ogni situazione da lei elencata e, neanche a dirlo, aspettandosi una brutta reazione. Ma Ron annuì sottomesso e sprofondò ancora di più nella poltrona, segno che non avrebbe più parlato e non si sarebbe più mosso da lì.
Ginny, sorpresa, rimase per un attimo in silenzio, poi guardò Harry e Hermione e vide che anche loro la stavano ascoltando. Così parlò.
«…il mio ragazzo è Draco Malfoy.»








Angolo dell'autrice:

Caspita quanto tempo che non pubblico una fanfiction. Mi sento veramente nostalgica in questo momento!
Innanzitutto ringrazio tutti quelli che hanno letto questo piccolo prologo, spero che vi piaccia. Non ho mai scritto di Ginny e Draco, ma ultimamente ci ho riflettuto e penso che possano stare veramente bene insieme. Hanno caratteri simili eppure così diversi. Spero di riuscire a renderli bene in questa fanfiction, senza farli uscire dai loro personaggi.
Penso che riuscirò a pubblicare una volta a settimana visto che ho già quattro capitoli pronti.
Grazie ancora a tutti, al prossimo capitolo :)


P.s. Sbaglio o il mondo delle fanfiction senza Harry Potter sta sparendo? Il sito non è più attivo come una volta, che tristezza...

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Capitolo 2
*** Come beccarsi una terribile punizione ***


Capitolo 1: Come beccarsi una terribile punizione





Un mese prima…

«Sparisci, Malfoy» disse Ginny, alzandosi dal tavolo dei Grifondoro con una fetta di pane spalmata di marmellata e burro ancora in mano. Il suo volto non tradiva alcuna emozione.
«Beh, Weasley, sei sicura che tuo padre venga pagato abbastanza per i suoi straordinari con i gabinetti babbani?» la schernì ancora una volta lui, facendo sghignazzare Tiger e Goyle alle sue spalle. «Secondo me ne riceve anche troppi di soldi, visto che il suo è un lavoro da elfi domestici, se sai cosa intendo.»
Intanto Ginny ingoiò il pane e chiamò Luna che era seduta al tavolo dei Corvonero, ignorando completamente gli insulti di Malfoy.
«Ah, no…» continuò lui. «Hai ragione, non puoi sapere cosa significhi avere un elfo domestico, l’avevo completamente dimenticato» e si sbatté teatralmente una mano sulla fronte, scuotendo la testa come se la compatisse.
Ron, a quelle battutine di poco gusto, avrebbe risposto malamente e con qualche pugno, ma Ginny non era fatta così. Si allontanò e andò verso la porta della Sala Grande in compagnia di Luna Lovegood, imperturbabile, come se la cosa non la riguardasse. Ma Malfoy non mollava tanto facilmente e così la inseguì.
«Potrei prestarti anche qualche Galeone se tu fossi più simpatica.»
A quel punto Ginny si girò verso il ragazzo e lo guardò dalla testa ai piedi con aria di superiorità. Poco dopo estrasse la bacchetta, e prima che lui riuscisse a contrattaccare, gli lanciò un incantesimo delle Pastoie, immobilizzandogli le gambe. Tiger e Goyle si allarmarono, ma non si mossero di un millimetro. Malfoy perse l’equilibrio e cadde supino a terra, guardando la ragazza infuriato.
«Annulla l’incantesimo o te la vedrai con le conseguenze delle tue azioni!» esclamò, cercando di recuperare la bacchetta senza riuscirci. Ginny, per niente intimorita, rise.
«E tu, Malfoy, sei sicuro che tuo padre venga pagato per le sue capacità? Facile la vita se stai seduto a una scrivania a contare i soldi che hai incassato illecitamente, eh? » disse. Sbatté un piede vicino alla testa del biondo e si piegò fino a raggiungere il suo volto. «E smettila di fare le stesse solite battute! Sei veramente noioso» sussurrò duramente. Allungò la mano, afferrò la bacchetta che spuntava dalla tasca della divisa del biondo e la lanciò lontana, in modo che lui non riuscisse a raggiungerla.
Poi si alzò e si voltò, lasciando che i suoi capelli rossi svolazzassero, in un’incredibile imitazione di Fleur Delacour. Raggiunse la porta della Sala Grande, chiacchierando allegramente con Luna Lovegood e sparì.
Malfoy cercò di alzarsi, ma cadde di nuovo sul pavimento, stavolta con il viso schiacciato sulla pietra.
Gli altri studenti che avevano assistito scoppiarono a ridere. Draco, rosso in volto, guardò male Tiger e Goyle ancora immobili come statue e, per quanto la sua bocca schiacciata sul pavimento glielo permettesse, urlò loro: «Volete aiutarmi sì o no? Muovetevi a tirarmi su, imbecilli! E recuperate la mia bacchetta!»
I due lo misero in piedi e partirono alla ricerca della bacchetta, gattonando anche sotto i tavoli delle diverse Case. Malfoy, invece, attraversò il corridoio saltellando, per evitare di perdere l’equilibrio, ma facendo sì che gli altri ridessero ancora più forte.
«Me la pagherai, maledetta!» urlò, prima di cadere un’altra volta.
 

 
****
 
L’ufficio della professoressa McGranitt era sulla sinistra. Non doveva far altro che entrare.
Ginny posò il pugno sul legno e bussò.
«Avanti» disse una voce femminile dall’interno.
Ginny poggiò delicatamente la mano sulla maniglia, sospirò e aprì la porta.
La stanza era abbastanza grande. Appoggiato sul pavimento c’era un grande tappeto scozzese, vicino al camino e a un divanetto rosso bordeaux. In un angolo, invece, dall’altra parte della stanza, c’era la scrivania piena di documenti e pergamene. La professoressa sedeva lì, scribacchiando qua e là con la piuma d’oca.
Solo quando la porta si chiuse dietro Ginny, alzò gli occhi dai fogli. «Siediti pure, signorina Weasley» disse, e le indicò la sedia di fronte a lei. Ginny, controvoglia, si sedette e aspettò il verdetto dell’insegnante.
«Mi hanno riferito che stamattina, nella Sala Grande, hai lanciato un incantesimo sul giovane Malfoy. E’ vero?» chiese, guardando la studentessa attraverso le lenti degli occhiali.
«Sì, è vero» confermò Ginny.
Il volto della professoressa McGranitt prese una brutta espressione.
«Devo per caso ricordarti che per regolamento è severamente vietato lanciarsi incantesimi in giro per il Castello?»
«No, professoressa.»
«Bene, almeno lo sai» disse. «Tuttavia, non posso lasciarti andare senza un’adeguata punizione. Lo capisci questo, vero?»
Ginny annuì, guardando il pavimento. La professoressa McGranitt sospirò.
«Dovrai, per tutta la settimana, fare qualunque cosa ti chieda il signor Malfoy, ad esclusione, naturalmente, dei compiti e di ciò che potrebbe essere compromettente alla tua e alla sua causa» dichiarò.
Ginny sorpresa, strabuzzò gli occhi. «Ma, professoressa…»
«Niente ma, signorina Weasley. La prossima volta che vorrà lanciare un incantesimo su qualcuno, per quanto fastidioso possa essere, ci penserà più di una volta» la interruppe la professoressa.
Ginny si massaggiò la fronte, depressa. «Perfetto» sospirò.
Si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta. Poggiò ancora una volta la mano sulla maniglia, ma poi si fermò e si voltò verso la responsabile dei Grifondoro.
«Professoressa, come farò a capire se ciò che mi chiederà Malfoy sarà compromettente alla mia o alla sua causa?» chiese.
La McGranitt sorrise. «Rilascio la cosa al suo giudizio, signorina Weasley.»
Ginny, non  del tutto convinta della risposta alla sua domanda, rimase qualche secondo in silenzio, poi le venne in mente un’altra richiesta. «E cosa succederebbe se io ritenessi che ciò che mi chiede è impossibile da realizzare e quindi non lo faccio?»
La professoressa McGranitt sorrise, lasciando intendere che la punizione aveva una doppia faccia. «Se dovesse accadere quello che dici, non solo tu verrai esonerata per quel giorno dalla tua punizione, ma il signor Malfoy dovrà prendere il tuo posto e fare quello che gli chiederai il giorno seguente. Per quanto siano state innocue le sue prese in giro, anche lui ha bisogno di capire certi affari
Non è ancora finita, quindi, pensò Ginny, un po’ più contenta di prima. Se fosse riuscita ad ingannarlo, lasciando che lui le proponesse qualcosa di decisamente inammissibile, allora…
«Lo informi di questa possibilità, signorina Weasley» concluse la professoressa, congedandola con un gesto della mano e distruggendo in contemporanea tutti i suoi piani.
 

 
****
 
Era sera e i Serpeverde, tranne Tiger e Goyle, andati a ingozzarsi chissà dove, erano nei rispettivi dormitori. Nessuno, però, era intenzionato ad andare a dormire. Le ultime notizie, infatti, circolavano alla velocità della luce.
«Ti sei fatto mettere al tappeto da una Weasley?» stava urlando Nott, mettendo Draco ancora più in imbarazzo.
Aveva cercato di nascondere ai suoi compagni di dormitorio ciò che era successo nella Sala Grande quella mattina, ma era stato praticamente impossibile. Chi aveva osservato l’inconveniente non aveva tenuto la bocca chiusa, no. Ovviamente, tutti erano andati a sbandierarlo per l’intero castello. Ma che bravi, complimenti.
Ora non si parlava d’altro che dell’accaduto. Malfoy Salterino era l’ultimo soprannome che gli era stato assegnato, dopo il Furetto a causa del falso Moody.
 
(Ron scoppiò a ridere sguaiatamente. «Oh, povero, povero Malfoy.»)
 
«Mi ha colto… ehm, di sorpresa!» cercò di giustificarsi Malfoy alla domanda gridata di Nott, agitandosi sul letto. Avery, Mulciber, Nott e Zabini scoppiarono a ridere.
«Draco, sei veramente un idiota» dichiarò Mulciber. «Ti sei rovinato da solo. Sapevi che era un osso duro e hai voluto comunque insultarla. Potevi continuare con l’altro Weasley: quello sì che ti fa divertire.»
«Diventa rosso più dei suoi capelli, cerca di picchiarti e poi finisce anche in castigo» specificò Nott, divertito.
 
(«Che razza di deficienti! Vi faccio vedere io!»
«Ron, siediti.»)

 
Ci fu un momento di silenzio in cui Draco pensò alla possibilità di trasferirsi a Durmstrang, anche a metà anno scolastico. Lì non avrebbe dovuto fare i conti con quello che era successo con la Weasley. Scuola nuova, vita nuova. E poi, aveva sempre voluto iscriversi a Durmstrang…
«Propongo una scommessa» disse Avery, all’improvviso, interrompendo i pensieri del giovane Malfoy. «L’ultima volta è stato Zabini a proporla per me. Ora è il mio turno, e la mia la dedico tutta al caro Draco.»
Malfoy ridacchiò e si apprestò ad ascoltare. Che mai poteva inventarsi uno come Avery?
«Spero non sia qualcosa di noioso» fece, simulando uno sbadiglio. Avery lo guardò negli occhi.
«Oh, non preoccuparti. Sono sicuro che ti… divertirai, diciamo» specificò, maligno. Sputò nella sua mano destra, scese dal suo letto e si avvicinò a quello di Malfoy.
«Scommetto che non sei capace di baciare la Weasley nel bel mezzo delle scale, davanti a tutti» disse tutto d’un fiato, e avvicinò la sua mano a quella del biondo, in modo che potesse stringerla e saldare l’accordo.
Draco, anche se la sua pelle era già chiara, alle parole di Avery era sbiancato di colpo.
«Ma… è una traditrice del suo sangue!» esclamò, disgustato. «Nessun Purosangue farebbe una cosa del genere, compreso tu!» e indicò Avery con movimento brusco del suo dito indice, cosicché si vergognasse di ciò che aveva chiesto. Ma lui sorrise, malizioso, per niente scosso.
«Appunto. Misuriamo il tuo coraggio da Serpeverde» dichiarò.
Gli altri compagni di dormitorio guardavano Avery sorridendo. Apprezzavano sicuramente la natura della scommessa.
Draco mandò giù la saliva. «E che succede per quanto riguarda la mia reputazione? Mi vedranno tutti sulle scale, compresi gli altri Serpeverde. Sicuramente qualcuno lo andrà a dire a mio padre e…»
«Non preoccuparti di queste evenienze» disse maligno Avery, facendogli notare che la sua mano era ancora tesa verso di lui, in attesa che la stringesse.
Draco la guardò, demoralizzato. Era molto peggio di quello che era successo quella mattina, peggio di qualsiasi cosa, peggio della morte…
Se avesse rifiutato la scommessa, nessuno in quel dormitorio si sarebbe più fidato di lui. Per non parlare della sua reputazione con loro e il pegno che avrebbe dovuto pagare per il rifiuto.
Se, invece, avesse accettato la scommessa, ciò che gli tutti studenti (non solo i Serpeverde) pensavano di lui in quel momento sarebbe stato cancellato e sostituito. Chi mai aveva la forza di pensare che un Malfoy potesse innamorarsi di una Weasley? La storia, inoltre, sarebbe indubbiamente arrivata alle orecchie del padre e della madre, e loro, più che ogni altro, avrebbero finito il figlio e nascosto il cadavere.
Ma, ovviamente, guardando negli occhi ogni suo compagno di stanza, vide che la scelta possibile era solo una. Esitò, ma poi sputò nella sua mano destra e afferrò quella di Avery.
Chi avrebbe mai detto che tutto sarebbe cominciato dalla brutta figura di quella mattina?
«Ci sarà da divertirsi, nei prossimi giorni» affermò Nott. «Voglio proprio vedere come riuscirai a convincerla, visto che oggi ti uccideva con lo sguardo.»
Draco si infilò nel letto e spense la luce, mentre gli altri ancora ridevano.
 

 
****
 
Ginny attraversò il buco del ritratto della Signora Grassa e venne assalita improvvisamente da persone che volevano abbracciarla, toccarle le mani, congratularsi con lei per la figura che aveva fatto fare a Malfoy.
«Vai, Weasley!»
«Sei stata grande, Ginny!»
«Non ho mai visto Malfoy così umiliato e imbarazzato!»
«Meno male che qualcuno gliel’ha fatta vedere! Finalmente i Serpeverde capiranno che devono stare al loro posto!»
Ma il più contento di tutti era suo fratello.
«Avete visto? Quella è mia sorella!» urlava continuamente, orgoglioso neanche avesse messo lui Malfoy al tappeto.
 
(«Ehi! Da come lo dici sembra quasi che tu mi stia prendendo per i fondelli!» la interruppe Ron, rosso in viso.
Ginny alzò gli occhi al cielo. «Va bene, va bene, scusa» disse, anche se in realtà non ritirò affatto quello che aveva detto. «Posso andare avanti a raccontare adesso?»)

 
Nessuno però conosceva il lato peggiore dell’aver lanciato un incantesimo su Draco Malfoy. Nessuno sapeva che avrebbe dovuto essere la sua schiavetta per una settimana.
Ginny si guardò intorno e vide le uniche persone che non si congratulavano con lei per una cosa così inutile. Harry e Hermione se ne stavano in un angolo, ignorando completamente gli altri Grifondoro e le loro urla. Hermione, come al solito, aveva un libro in mano. Harry, invece, sorprendentemente, le accarezzava i capelli, afferrando le lunghe ciocche crespe e lisciandole tra le dita. La cosa imbarazzava un bel po’ Hermione. Anche da lontano si vedeva che non stava per niente leggendo: i suoi occhi erano fissi e il suo libro era al contrario. Il suo volto era rosso, ma, a quanto pareva, non aveva intenzione di spostarsi o chiedere all’amico di smettere.
Ginny, circondata dai Grifondoro esultanti, non riuscì ad avvicinarsi a loro. Harry, però, la vide e la salutò, facendole l’occhiolino e indicandole Hermione con un movimento quasi impercettibile della testa.
Ginny ridacchiò.
Aspettò ancora qualche minuto, sperando che prima o poi gli altri studenti sarebbero tornati alle loro faccende e l’avrebbero lasciata salire verso il suo dormitorio. Ma così non fu.
Alla fine si vide costretta a urlare.
«Grazie mille a tutti, ma io vorrei andare a dormire! Stendere Malfoy ha fatto piacere anche a me…» disse, e all’ultima frase molte teste annuirono sorridendo «ma la mia punizione l’ho presa lo stesso e adesso dovrò fare la servetta di Malfoy per una settimana, ventiquattro ore su ventiquattro. Quello che ho fatto stamattina non cambierà niente, visto che domani inizierò il mio lavoro. Lui diventerà ancora più superbo e arrogante, e penserà di poter comandare tutti i Grifondoro addirittura meglio di quanto credesse prima. Quindi… lasciatemi in pace e tornate a quello che stavate facendo prima!»
Le facce prima sorridenti e esultanti, alle parole di Ginny, si trasformarono in smorfie di pura tristezza. Anche Harry e Hermione, dopo la sorpresa della rivelazione della rossa, avevano interrotto quello che stavano facendo e ora la guardavano con un misto di malinconia e compassione.
Tutti gli studenti si allontanarono da lei, qualcuno dicendo “Mi dispiace tanto, Ginny” e tornando a quello che stavano facendo prima. Tutti tranne suo fratello. Frastornato e con le orecchie rosse. Se ne stava immobile, fissandola da lontano.
Quando si avvicinò, le batté una pacca sulla spalla. «Fagliela vedere ancora un volta, eh Ginny?» dichiarò con un sorrisetto. Poi notò nell’angolo Harry e Hermione. Il ragazzo con la cicatrice aveva ricominciato a lisciare i capelli di Hermione, e lei era arrossita nuovamente. Ron li guardò male, con gli occhi ridotti a fessura.
Possibile che sia geloso?, pensò Ginny, emozionata. Ron aveva la brutta abitudine di immischiarsi nelle sue relazioni: finalmente avrebbe pensato a qualcos’altro, cioè a preoccuparsi di conquistare Hermione prima che ci pensasse un altro. O più probabilmente prima che Harry riuscisse a conquistarla del tutto. Era ormai a buon punto.
 
(Questa parte, ovviamente, evitò di dirla a Ron.)
 
«Harry, insomma» disse Ron. «Non puoi mettermi fuori gioco Hermione! Aveva promesso che mi avrebbe fatto i compiti di Pozioni!»
Harry gli fece spallucce e continuò il suo lavoro.
Ginny, invece, era rimasta a bocca aperta per quello che aveva esclamato Ron. Sospirò, sconfitta, e salì le scale che l’avrebbero portata al suo meritato riposo prima della strage. L’indomani sarebbe stato un giorno molto difficile. Ma non solo per lei. Se c’era una cosa di cui era veramente sicura era che anche Malfoy avrebbe avuto una settimana pesante, e per di più made in Ginny Weasley. Una garanzia, appunto.






 
Angolo dell'autrice:
Come promesso, eccomi qui con il primo capitolo. Che ne pensate? :)
Colgo l'occasione per precisare (anche se penso sia inutile) che le parti in corsivo, con un altro carattere e tra parentesi riguardano il presente, cioè il momento in cui Ginny racconta e Ron, Harry e Hermione ascoltano.

Sono veramente contenta delle recensioni che ho ricevuto. Grazie di cuore, IloveSlytherin,
LilyMP e susu! E ringrazio anche chi ha inserito questa storia tra le preferite/seguite/ricordate.
Al prossimo capitolo, spero che la storia vi piaccia :)




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Capitolo 3
*** Come umiliarsi di fronte a tutta Hogwarts ***


Capitolo 2: Come umiliarsi di fronte a tutta Hogwarts
 






Farlo o non farlo?
La mattina dopo, Draco si era già pentito di aver accettato la scommessa. In che cosa stupida si era cacciato solo per prendere in giro la Weasley? Entro qualche giorno sarebbe stato sicuramente sulla bocca di tutti. Ancora.
Ma doveva farlo. Era un suo dovere, ormai.
Entrando in Sala Grande per la colazione, pensò a come chiedere alla Weasley un bacio sulle scale. O come fregarla, baciandola sulle scale. Non cambiava poi molto, in fondo.
Quella cosa, comunque, era contro tutti i suoi principi, ed era sicuro che anche la Weasley non avrebbe per niente approvato.
La risposta alle sue ultime domande sedeva al tavolo dei Serpeverde, al posto che di solito usava lui. La cascata di capelli rossi accarezzava il legno del tavolo e lei, evidentemente annoiata, sbuffava e guardava il vuoto con il pugno sinistro poggiato contro la mascella.
Gli altri Serpeverde la guardavano di sbieco, ma da una grande distanza, visto che apposta si erano seduti il più possibile lontano da lei. Almeno quattro posti dal suo in tutte le direzioni, quindi, erano vuoti, come se formassero un altro tavolo privato più piccolo.
Draco prese un bel respiro e esitò. Ma perché doveva succedere proprio a lui?
Si avvicinò e le si sedette di fronte con quello che doveva assomigliare a un sorriso gentile e disinvolto.
«Salve, Weasley» disse delicatamente. Ginny alzò gli occhi e lo guardò con un sopracciglio alzato.
«Cosa vuoi, Malfoy?» sputò fuori, visibilmente scocciata.
«Se ti saluto significa che voglio qualcosa da te?» chiese Draco, in quel momento non del tutto certo che il suo “delicato” approccio potesse funzionare.
«Sì,» disse lei «perché di solito mi sbeffeggi e basta, non saluti come le persone civili.» Draco si accigliò. Aprì la bocca per dire qualcosa di offensivo, ma poi si ricordò della scommessa e ritornò a fare quella smorfia che avrebbe dovuto essere un sorriso.
«Che ci fai qui?» disse, cambiando argomento.
Ginny prese tempo guardandosi attorno e fissando chiunque entrasse dalla porta della Sala Grande. Poi tornò a guardare Malfoy, con un cipiglio per niente pacifico.
«Riguarda ciò che è successo ieri» cominciò, quasi restia a parlare. «La McGranitt mi ha dato una punizione.» Draco di trattenne dal gongolare e si finse triste per lei.
«Mi dispiace molto. Continua, comunque» la incitò. Non capiva perché stesse parlando della punizione proprio con lui, però era curioso di sapere se avrebbe sofferto per quello che gli aveva inflitto la mattina precedente: un incantesimo e la conseguente vergogna. Pensò che qualsiasi cosa fosse, se lo meritava.
La Weasley ridusse gli occhi a fessura al “mi dispiace molto”, sicura che lui la stesse prendendo in giro, però non disse niente per farglielo notare.
«Durerà una settimana a partire da oggi» disse e poi sospirò. «E io devo fare qualsiasi cosa tu chieda, a parte i tuoi compiti e… qualunque cosa potrebbe essere compromettente alla tua e alla mia causa» concluse.
Draco si bloccò prima di cominciare a urlare dalla felicità. Ma come le era venuto in mente alla McGranitt una punizione così… giusta ed equa? Finalmente i Grifondoro avrebbero capito che non dovevano fare nessuna pazzia se non volevano fare gli schiavetti dei Serpeverde.
Invece di urlare, quindi, scoppiò a ridere. La Sala Grande risuonò della sua grossa e fragorosa risata e lui, per non cadere dalla sedia, si trattenne la pancia. Oltre agli altri grandi lati positivi della punizione della rossa, non doveva mostrarsi gentile nei suoi confronti solo per ricevere quel bacio. Bastava chiedere.
Qualsiasi persona che faceva colazione, in quel momento, lo stava fissando. Se prima solo alcuni li osservavano di sottecchi e parlottavano del fatto che Ginny Weasley si fosse seduta al tavolo dei Serpeverde e stesse parlando con Malfoy senza ucciderlo, ora li guardavano tutti, chi con un’espressione di divertimento disegnata sul viso, chi disgusto, chi disapprovazione, chi curioso di venire a conoscenza di nuovi pettegolezzi.
Ginny quasi ringhiò. «Aspetta a ridere, idiota. Non hai sentito la parte migliore.»
Draco respirò a fatica, ancora scosso dalle risate. «La parte migliore? Beh, sono tutto orecchie!»
Ginny aprì la bocca, furibonda, ma venne interrotta dall’arrivo di Ron.
«Tu, brutto idiota! Prova a chiederle qualcosa di… dannoso e io te la farò pagare!» urlò e si avvicinò pericolosamente a Malfoy con un pugno alzato e il viso rosso dalla rabbia.
Hermione e Harry arrivarono in tempo per fermarlo. Il ragazzo lo afferrò per la vita e lo tirò indietro, mentre Hermione gli abbassò il pugno e lo spinse con Harry verso il tavolo dei Grifondoro.
Draco rise ancora di più. «Pensa di poterti fare sempre da mammina? Non sei già abbastanza grande?» chiese divertito a Ginny, che sospirò.
 
(«Ma brutto bastar-»
«Ron!» lo rimproverò Hermione.
«Aveva ragione, comunque…» mormorò Ginny.)

 
«Non me ne parlare, guarda» rispose Ginny, scioccando il ragazzo biondo che si era aspettato una nuova frecciatina.
«Ricorda che te la farò pagare!» fu l’ultimo urlo che sentirono nel silenzio degli altri studenti.
Nella Sala Grande nessuno più parlava. Una forchetta cadde a terra e risuonò per tutta l’enorme stanza.
Ginny e Draco si guardarono negli occhi e, cosa alquanto straordinaria, si lessero nella mente. Si alzarono in contemporanea e uscirono dalla Sala Grande a passo svelto, mentre tutti li fissavano e seguivano ogni loro mossa.
Andarono nel primo cortile che trovarono, quello più vicino alla Sala Grande e si fermarono proprio nel mezzo. A parte loro due non c’era nessun altro.
«Mettimi a conoscenza della parte migliore, dai» la sbeffeggiò Draco, tornando all’argomento della loro conversazione.
Ginny sorrise diabolicamente. «Non ti piacerà, davvero» disse e il biondo tornò serio improvvisamente. Se lo diceva lei, con quell’espressione perfida, allora c’era da preoccuparsi.
«Se chiederai qualcosa di compromettente, sarai tu che farai tutto quello che ti chiederò per tutto il giorno dopo» proclamò Ginny, divertita. «Quindi non pensare di fregarmi, Malfoy» concluse, sottolineando il suo cognome con sprezzo.
«E quali sarebbero queste cose compromettenti?» chiese Draco, la sua vanteria ancora non del tutto spenta. Come la fiamma di una candela colpita dal vento, questa vibrava ancora di un po’ di energia.
Ginny esitò un attimo. «Non… ancora non lo so. Ma se le chiederai, lo capirò.»
La fiamma tornò a risplendere con potenza. Draco batté le mani, prendendola in giro. «Beh, se questa è la parte migliore, non hai capito davvero nie…» disse, ma poi si interruppe. E se il bacio potesse essere considerato compromettente? Ma forse un modo c’era…
«Cosa c’è? Ti sei ricordato di ossigenare i capelli, biondino?» lo prese in giro Ginny.
«I miei capelli sono naturali, è dei tuoi che mi preoccupo» rispose lui, all’improvviso di nuovo pieno di spavalderia. «Comunque, inizio oggi, no?»
Ginny si rabbuiò. «Sì.»
Draco sorrise. Finalmente tutto funzionava per il meglio.
«Voglio che mi porti per tutto il giorno la borsa con i miei libri per la giornata» disse e il volto di Ginny tradì tutta la sua delusione nel sentire una richiesta così poco maligna.
«Ah, sì. Voglio anche che mi prepari un filtro d’amore.»
 
****
 
«Maledizione a quel furetto!» urlò Ginny, nella solitudine di un’aula inutilizzata. Stava mescolando la pozione che lui le aveva chiesto da almeno due ore. Aveva saltato addirittura le lezioni del pomeriggio per preparare quello stupido filtro! E poi, a cosa poteva servirgli?
Non aveva trovato niente da ridire sulla pozione. La McGranitt aveva detto “compromettente alla tua o alla sua causa” e quella non rientrava nelle possibilità. Forse sarebbe stato compromettente a un’altra ragazza, ma non a lei. Se fosse stato un compito, invece, l’avrebbe saputo anche lei con Ron, Harry, Hermione e tutti gli altri del loro anno di Grifondoro, visto che seguivano le lezioni di Pozioni insieme ai Serpeverde. Ma, purtroppo, nessuno aveva assegnato loro un filtro d’amore da preparare.
Inoltre, la pozione era illegale, ma solo in caso di assunzione. Non aveva quindi nessuna scusa per rifiutarsi di prepararla. Malfoy poteva utilizzarla per puro scopo accademico, anche se lei assolutamente non lo pensava. Draco Malfoy non era mai, mai stato innocuo.
Sbuffò nuovamente e aggiunse altre uova di Ashwinder.
Quella mattina l’aveva tenuta sempre occupata. Aveva dovuto portargli la borsa tutto il tempo e quando lui entrava nelle aule per le sue lezioni, lei doveva correre per raggiungere le sue in orario.
Solo per gentilezza il professor Vitious l’aveva risparmiata e non le aveva assegnato un’altra punizione.
Al ricordo, la sua rabbia si accese, incontrollabile. «Io lo odio, lo odio!» urlò ancora.
«Ah, ma davvero?» disse qualcuno dietro di lei. Si girò di scatto vide Malfoy che appoggiava la porta e la chiudeva a chiave.
«Cosa fai?» chiese Ginny con tono di accusa, guardando la sua ultima via di fuga sbarrata. Poi spostò lo sguardo verso il ragazzo. Una gocciolina di sudore rimasta impigliata nei capelli fino a quel momento le scese lungo la tempia, quando vide i capelli biondi scompigliati e bagnati, la cravatta slacciata e la camicia quasi trasparente, appiccicata al suo torace siccome inzuppata. Inghiottì la saliva, scosse leggermente la testa per cancellare alcuni brutti pensieri che si stavano formando nella sua mente e si riconcentrò sulla pozione.
«Mi assicuro che tu stia lavorando bene» rispose Draco, prontamente, avvicinandosi al calderone. «Ma non credo ci sia da preoccuparsi» aggiunse, quando vide il liquido.
«Le lezioni sono già terminate?» chiese lei. Lui annuì, sogghignando. La spostò malamente, quasi facendola finire a terra e si mise davanti al banco dove era stato posizionato il calderone, sfogliando il libro con le istruzioni e mescolando.
«Molto bene, Weasley. Per una volta non dovrò lamentarmi di te.» Ginny lo guardò in cagnesco.
«E’ pronta, direi» parlò ancora Draco. «Non è Amortentia, certo, però sembrerebbe abbastanza potente lo stess…»
«Non puoi usarla.»
Draco si girò verso la Weasley, che l’aveva interrotto con un tono talmente duro da averlo quasi spaventato. «Cosa?»
«Mi hai sentito. Non puoi usarla» ripeté lei, seria. Draco sogghignò.
«Per piacere, Weasley. Con chi dovrei usarla, secondo te? Sono già tutte ai miei piedi, non ne ho bisogno» disse lui. «E poi, senti chi parla. Non sei tu che hai ammaliato tutti quei ragazzi con questa pozione? Il fatto che tu l’abbia preparata così bene non è che una prova.»
«E’ la prima volta che ne preparo una, Malfoy» proclamò lei, perentoria. «Sono solo molto brava in Pozioni, per tua informazione.»
Lui la ignorò e si diresse verso l’armadio dell’aula, estraendone un’ampolla abbastanza grande per contenere tutta la pozione. Tornò al banco, verso il liquido dentro e chiuse il tappo.
«Beh, Weasley, oggi è stata una giornata abbastanza tranquilla per te» proclamò lui, con un bel sorriso dipinto in faccia.
«Ah ah, davvero spiritoso» disse Ginny.
«Tranquilla fino al momento in cui ti chiederò qualcos’altro, s’intende» aggiunse lui, che cominciava a divertirsi. «Hai qualcosa per comunicare a distanza?»
Ginny Weasley alzò un sopracciglio. «E a cosa ti serve, scusa?»
«Se voglio qualcosa da te, non dovrò cercarti per tutto il castello, ti pare?»
Ginny sbuffò e infilò una mano in tasca, tirando fuori due Galeoni. Gli occhi di Draco luccicarono: aveva capito subito cos’erano.
«A quale membro dell’ES hai rubato il secondo?» chiese.
«A Michael Corner, il mio ex ragazzo» dichiarò lei con leggerezza, per niente pentita della sua azione, porgendo al ragazzo una delle due monete. Lui l’afferrò sgraziatamente e se la lasciò cadere nella tasca. «Tienila d’occhio, mi raccomando.»
Detto questo fece per andarsene, ma Ginny lo bloccò.
«Come hai fatto a ridurti in questo stato?» chiese. Lui si girò e la guardò dall’alto verso il basso.
«Tuo fratello mi ha spinto nel lago nero dopo Cura delle Creature Magiche con quello zoticone di Hagrid» disse e, aperta la porta con un “Alohomora”, se ne andò, lasciandola sola.
 
****
 
«Perché non l’avete fermato?»
Ginny stava in piedi con le mani sui fianchi davanti a uno dei divani della Sala Comune dove aveva trovato seduti Harry e Hermione.
«Noi stavamo…» fece Hermione, bloccandosi e arrossendo. Harry rispose per lei.
«Non è colpa nostra, Ginny. Lui si è allontanato per tornare al castello e ci ha lasciati indietro. Non l’abbiamo neanche visto quando è successo» cercò di giustificarsi.
Ginny si passò una mano tra i capelli e sospirò. Era suo fratello, ma certe volte era una vera scocciatura di fratello.
«Dov’è adesso?» chiese.
«E’ in punizione con Piton. Sta raschiando non ti dico neanche che cosa» proclamò Harry con disgusto. Ginny si passò ancora una mano tra i capelli, sospirando.
«Come sta andando il tuo primo giorno di punizione, invece?» chiese Hermione, abbastanza preoccupata, visto il palese nervosismo della rossa.
«Da schifo» rispose. «Pensavo che mi avrebbe chiesto qualcosa di molto peggio, e invece mi fa solo sfacchinare e correre avanti e indietro. Quando pretende certe cose inutili, mi chiedo se sia davvero un Serpeverde.»
Harry e Hermione ridacchiarono. «La sua meschinità si risveglierà tra poco, stanne certa» disse il ragazzo con un occhiolino.
Intanto, la tasca di Ginny si scaldò e lei alzò gli occhi al cielo. «Cosa cavolo vuole, adesso?»
Estrasse il Galeone dalla tasca e ne guardò una delle facce dove stampato c’era un messaggio. Il testo era più lungo di quanto la moneta potesse contenere e infatti, era scritto così piccolo che Ginny fece fatica a leggerlo.
 
Voglio che a cena, stasera, riveli urlando in Sala Grande a tutti i Serpeverde che cosa ti sei guadagnata colpendomi con quell’incantesimo. Aggiungi che mi adori e sei contenta di avere finalmente una scusa per starmi vicina.
 
«Che cosa?!» urlò, facendosi cadere di mano la moneta.
Compromettente? Magari fosse stato compromettente! Era una richiesta innocua, meschina e… umiliante.
«Che succede, Ginny?» chiese Hermione che cercava di sbirciare il messaggio. «E perché usi ancora i Galeoni dell’ES? Ormai di riunioni non ce ne sono più…»
La Weasley non rispose. Prese un bel respiro e raccolse il Galeone.
«Harry?» disse.
«Sì?» la incitò a parlare lui, sperando che rivelasse perché avesse urlato.
Lei lo guardò male, invece. «Ma perché non stai mai zitto?»
 
****
 
L’ora di cena era purtroppo arrivata. Ginny camminava a rilento verso la Sala Grande, sperando che qualche insegnante le vietasse di mangiare. Ovviamente non successe, e lei si ritrovò quanto prima davanti alla grande porta.
Chiuse gli occhi e immaginò le facce divertite dei Serpeverde alla sua dichiarazione. Prima avrebbe detto quello che le aveva chiesto e prima sarebbe finita. Questo non toglieva il fatto, però, che lui la avesse a disposizione ancora per quattro giorni.
Entrò nella stanza e notò per la prima volta quanto piena di studenti fosse a cena. Andò spedita al tavolo dei Serpeverde, senza guardarsi in giro e si sedette proprio alla destra della sua spina nel fianco.
«Tutto bene, Weasley? Sei pronta?» chiese lui, ridacchiando.
Gli altri studenti di Serpeverde non erano contenti come lui di vederla seduta al loro tavolo. Qualcuno, infatti, cominciò a lanciarle occhiate rabbiose.
«Che ci fa lei qui, Draco?» chiese Pansy, abbastanza scocciata. «Continua a sedersi al nostro tavolo da stamattina. Che c’è, Weasley, ti hanno diseredato?»
Draco sorrise. «Scoprirai presto perché è qua, Pansy» disse, e diede una gomitata nella pancia della rossa.
«Ahia!» esclamò lei, massaggiandosi la parte colpita e guardandolo in cagnesco.
«Dai, Weasley, sono tutti curiosi!» proclamò lui a voce abbastanza alta da richiamare l’attenzione di almeno una dozzina di teste.
«Fammi almeno mangiare qualcosa!» disse Ginny a denti stretti. Lui scosse la testa negativamente.
«Domani mattina fai colazione con me, ricordatelo» disse soltanto, e poi la fece alzare in piedi infilzandole la bacchetta nel fianco.
«Farai una brutta fine, sappilo» sussurrò rabbiosamente e fece in modo di divertire Malfoy ancora di più.
Prima inizio, prima finisco, si disse e richiamò l’attenzione dei Serpeverde.
«Bene… volevo dirvi alcune parole» cominciò, a disagio. «Ieri mattina ho lanciato quell’incantesimo contro Malfoy e ho preso una punizione.»
I Serpeverde esultarono.
Ginny si torse le mani e continuò. «Sono stata costretta a fare qualsiasi cosa voglia Malfoy…» disse, ma la sua voce venne sovrastata da altre urla di giubilo, ancora più alte. Le altre Case, invece, ascoltavano in un silenzio religioso.
Malfoy fu raggiunto da parecchie pacche di congratulazioni e Ginny, per sovrastare il baccano, urlò. «… tranne le cose compromettenti!»
I Serpeverde tacquero e la rossa, sbuffando, aggiunse ciò che Malfoy voleva inventasse per divertirsi ancora di più.
«Finalmente ho una scusa per stare con lui, visto che lo adoro!» concluse gridando, poi si diresse velocemente verso l’uscita della Sala Grande, accompagnata da risate incontrollate.








Angolo dell'autrice:
E siamo arrivati al secondo capitolo. Che ve ne pare?
Grazie mille a
IloveSlytherin, fenice cremesi, susu, LilyMP e _kim_, siete fantastici! Mi rendete davvero contentissima :D






 

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Capitolo 4
*** Come innamorarsi in un batter d'occhio (in tutti i sensi) ***


Attenzione: in questo capitolo è presente qualche scena hot. Donne e uomini avvisati, mezzi salvati... ;)


Capitolo 3: Come innamorarsi in un batter d’occhio (in tutti i sensi)





Ginny scese le scale del dormitorio, sbadigliando. Non aveva nessuna voglia di andare a fare colazione, di seguire le lezioni e, in generale, di farsi vedere in giro. Ma, purtroppo, non solo doveva fare le ultime due regolarmente, doveva anche fare colazione con Malfoy.
Aveva il piede sul terzultimo scalino quando sentì la voce di Ron che proveniva dalla Sala Comune.
«Volevo fargliela pagare» stava dicendo.
«Sì, e hai fatto in modo che chiedesse a Ginny di fare qualcosa di molto peggio di portare libri in giro» dichiarò Hermione con tono di rimprovero.
Ron sbuffò. «E cosa le avrebbe chiesto, di grazia?»
«Davvero non ne sai niente? Ne parlano tutti in giro per il castello, Ronald!» esclamò ancora la ragazza.
Nel silenzio che seguì, Ginny immaginò che Ron fosse arrossito.
 
(«Stavi origliando!» esclamò sconvolto Ron.
«Sì, e allora?»)

 
«Le ha chiesto di umiliarsi di fronte ai Serpeverde, rivelando la natura della sua punizione in Sala Grande. Per di più urlandolo» spiegò Harry.
«Solo?»
Hermione, esasperata, fece un verso gutturale. «Hai idea di cosa significhi il fatto che l’abbia rivelato proprio lei ai Serpeverde? E’ come se avesse detto “Prego Serpeverde, da questa parte, se non volete fare lavori sporchi chiedete ai Grifondoro!”. Capisci, adesso?»
Ci fu ancora una volta silenzio, probabilmente perché Ron riflettesse su quanto gli era stato appena rivelato.
«Veramente no, non capisco. Perché dovrebbe significare queste cose?» fu il verdetto del rosso.
«Sei senza speranze!» disse duramente Hermione, trattenendosi dall’urlare.
«E’ praticamente la prova che loro volevano» disse Harry, più gentilmente. «La prova che i Serpeverde possono prevalere su di noi, e quindi che il “sangue puro”, come lo chiamano loro, è una garanzia di valore per comandare tutti».
«Va bene, va bene, siete tutti più intelligenti di me» tagliò corto Ron.
Ginny pensò a quanto fosse difficile far capire le cose a suo fratello. Probabilmente neanche in quel momento aveva capito cosa quei due volessero dirgli.
 
(«Ehi! Grazie della fiducia!»)
 
«Comunque non è la sola cosa che ha dovuto dire» continuò Harry. «E’ stata costretta a urlare come una ragazzina in adorazione “Finalmente ho una scusa per stare con lui perché l’ho sempre adorato!”» disse, imitandola con una voce strana e acutissima. Ginny sarebbe potuta scoppiare a ridere se solo non avesse saputo che quella voce era stata la sua. Quando aveva fatto la sua dichiarazione, la sera prima, non si era neanche accorta di aver urlato così.
«Cosa?» urlò Ron, disperato, mentre gli altri due gli facevano segno di parlare più piano. «Stai scherzando, vero?»
Ginny si sporse abbastanza e in tempo per vedere Harry scuotere la testa.
«Tutto questo mentre ero con Piton? Perfetto» sbuffò Ronald. «Io lo faccio fuori, lo giuro!»
Si stava alzando furibondo dal divano quando Hermione, fulmineamente, lo prese per le spalle e lo spinse contro lo schienale con forza.
«Uno: peggioreresti solo le cose. Due: Ginny se la sa cavare benissimo da sola. Tre: stanne fuori. E’ una cosa che riguarda tua sorella e Malfoy e tu non sei contemplato. Mancano quattro giorni. Fai il conto alla rovescia, ma non immischiarti più di così» lo avvertì.
Un secondo dopo, nel silenzio, si accorsero che a separare i loro visi c’erano poco più che due centimetri. Arrossirono tutti e due e Hermione si scostò come se si fosse scottata.
Harry si schiarì la gola, attirando l’attenzione dei due. Guardava Ron con un misto di disperazione e rabbia. Fortunatamente si ricompose in fretta. «E’ stato almeno divertente vedere sguazzare Malfoy nell’acqua gelata?» chiese.
 
(«Oh sì, quell’episodio rimarrà scolpito in eterno nella mia memoria» disse sognante Ron. «È stato il mio grande momento di gloria, quello.»
«Guarda che non è stato per niente divertente» sputò Ginny. «Avrebbe potuto finire male, sei stato fortunato.»
Ron sbuffò. «Certo, fortunato. Sarei stato fortunato se Malfoy fosse morto congelato o mangiato dalla Piovr-»
«Ehi!» esclamò Ginny.
«E poi ho beccato la mia punizione, quindi sono stato fortunato un corno.»
Hermione lo guardò male. «Anche se è Malfoy, hai avuto quello che ti sei cercato.»
Ginny adocchiò terrorizzata i fulmini che partivano da entrambe le parti e tossicchiò. «Ehm, scusate, mi fate andare avanti? Prima che vi uccidiate…»)

 
Ron ridacchiò e si sporse dal divano. Ginny dovette nascondersi ancora dietro la pietra per evitare che lui la vedesse.
«Oh, sì! Avresti dovuto vederlo» rise. «Ne è valsa la pena. Sputacchiava acqua e chiedeva aiuto a Tiger e Goyle come un bambino capriccioso. Ma ultimamente quei due sono inutili come i maglioni con le iniziali che ci sferruzza a Natale la mamma.»
«Chissà che gli prende» disse Hermione, pensierosa. «Penso che indagher…»
Ma Ron la interruppe. «Non se ne parla, Hermione. Ti ricordi cosa è successo con la Skeeter?»
Lei lo squadrò con uno sguardo così simile a quello della McGranitt quando uno studente non faceva quello che voleva, che Ron sprofondò nella poltrona, nascondendosi.
«Sì, lo ricordo. E’ andato tutto a gonfie vele» ribatté lei dura. «Vero, Harry?»
«Sei stata bravissima, Hermione. L’ho sempre detto che sei la migliore» concluse lui, gentile.
L’ennesima adulazione da parte di Harry fece roteare gli occhi di Ginny.
Quando fu evidente che ormai avevano finito di parlare di lei, la rossa fece rumore con le scarpe sulla pietra, come se stesse scendendo le scale solo in quel momento, e fece la sua comparsa nella Sala Comune.
«Buongiorno a tutti e tre» disse.
Loro la salutarono come se niente fosse. Poi Harry la guardò intensamente: Ginny immaginò che le volesse parlare di Hermione e di Ron.
«Scendi a colazione con noi?» chiese speranzoso.
Ginny sospirò. «Mi dispiace, Harry. Malfoy mi ha costretta a fare colazione con lui, oggi» disse, e lesse subito sul volto di Harry la delusione. «Magari ci vediamo a pranzo se non ho niente da fare.»
Harry annuì e Hermione le augurò buona fortuna. Ron, invece, le si avvicinò con un’espressione triste in viso – forse memore degli avvertimenti di Hermione - e le disse di “Tenere duro”.
«Certo, Ron» rispose lei con un sorriso e si chiuse il ritratto della Signora Grassa alle spalle. Grazie a Hermione, forse, Ron sarebbe stato fuori per sempre dalle sua faccende private.
Cominciò a scendere le scale diretta alla Sala Grande - teatro delle ultime umiliazioni sue e di Malfoy - e a una colazione che avrebbe cambiato tutte le carte in tavola.
 
****
 
Draco si sedette al tavolo dei Serpeverde con aria contenta, quasi canticchiando. Aveva abbracciato addirittura Pansy per la felicità. Il che non era una buona cosa, visto che si appiccicava come una sanguisuga a chiunque le dimostrasse un po’ di affetto. Draco, infatti, in seguito, dovette farla piangere per scacciarla.
I posti attorno a lui erano vuoti. Gli altri del suo anno non c’erano o erano seduti da qualche altra parte, ma lui non se ne preoccupò.
Si guardò intorno per vedere se qualcuno stava controllando le sue mosse. Solo quando fu sicuro che nessuno fosse interessato a lui, tirò fuori dalla divisa una fiala con un liquido rosa all’interno. Afferrò un bicchiere di succo di zucca e lo nascose sotto al tavolo. Prese lentamente a versare il liquido rosa nel succo, sempre attento che nessuno lo guardasse. All’improvviso gli sfuggì la mano e ne versò molto di più di quello che avrebbe voluto.
«No!» sussurrò a denti stretti. Cercò un altro bicchiere di succo di zucca sul tavolo, ma era troppo tardi: Ginny Weasley era già lì, diretta verso di lui.
Quando lei si girò per salutare alcuni suoi compagni di Grifondoro, Draco posò fulmineamente il bicchiere al posto di fronte a lui. Pregò mentalmente che il suo piano non andasse a rotoli.
«Lì, Weasley. Voglio che tu ti sieda lì» le disse con arroganza quando lei arrivò, indicandole il posto. All’esterno sembrava non fosse successo niente, ma dentro di lui il suo cuore batteva a mille, ricordandogli l’errore che aveva commesso.
Lei si sedette e prese a guardarlo con aria arrabbiata. E lui, come tutti gli altri, sapeva perché.
Almeno una dozzina di gruppetti di studenti li guardava ridacchiando e imitando il modo in cui Ginny  aveva parlato la sera prima.
«Cosa hai intenzione di farmi fare oggi?» chiese lei. «Vuoi che mi vesta in modo patetico? O che dica a tutti quanto tu sia perfetto? Perché non mi dispiace affatto rovinare questo momento della tua vita dicendoti che… non lo sei
Draco rimase in silenzio per un momento, facendo credere a Ginny di averlo impressionato, ma poi rise. «Quanto sei patetica, Weasley. Muoviti a fare colazione.»
Lei lo guardò in cagnesco con le braccia incrociate. Non aveva intenzione di mangiare.
E adesso?, pensò lui, sconvolto. Avrebbe dovuto farsi venire in mente qualcosa.
Afferrò una tazza di porridge e cominciò a mangiare come se davanti a lui non ci fosse nessuno. Passati cinque minuti, alzò la testa dalla tazza e la vide nella stessa posizione. Cominciò ad innervosirsi.
«Se ti muovi a mangiare non ti chiederò niente per tutto il giorno» affermò, pentendosi subito dopo. Un giorno di occasioni per farsi fare tutto quello che voleva sprecato.
Lei non sembrò pensarla allo stesso modo. La sua bocca si inclinò in un mezzo sorriso canzonatorio.
«Sei pronto a giurarlo?» chiese lei non convinta di potersi fidare. Lui annuì, pensando che in fondo era per una buona causa.
«Sì, sì, lo giuro. Ora sbrigati, non voglio fare tardi a lezione» tagliò corto. Si appoggiò allo schienale della sedia e aspettò.
Lei alzò un sopracciglio ma non commentò. Draco sapeva che la sua richiesta era oltre lo stravagante, ma non aveva potuto fare in altro modo.
Ginny mangiò due fette di pane tostato con la marmellata e poi avvicinò il succo di zucca alle labbra. Draco credeva che lo stesse bevendo, ma lei abbassò il bicchiere senza aver neanche inghiottito un sorso.
«Mi stai prendendo in giro?!» chiese. Draco inghiottì la saliva.
«Per… per cosa?»
Possibile che l’avesse scoperto? Il filtro era inodore (non era Amortentia, insomma) e il colore rosato si confondeva molto bene con l’arancione carico del succo. Si preparò al peggio.
«Per quello che mi hai detto prima, imbecille. Mi lascerai stare per tutto il giorno solo perché mi muova a fare colazione?» disse lei, facendolo respirare di nuovo. «Sei più strano del solito, stamattina.»
Draco evitò di commentare l’ultima frase. «Ho detto di sì, Weasley. Ogni tanto anche io mi stanco di prendere in giro le persone» dichiarò lui, il più possibile convincente.
Ginny lo guardò ancora un po’ - sicuramente stava ancora pensando che Draco la stesse schernendo (quando mai lui si stancava di prendere in giro le persone e soprattutto i Weasley?) - , poi portò di nuovo il bicchiere alle labbra. Bevve tutto d’un fiato e a ogni sorso Draco era sempre più agitato. Si allargò la cravatta che a un certo punto era diventata troppo stretta per contenere il collo che vibrava di ogni battito del suo cuore. Andrà tutto bene, si ripeteva continuamente.
Ma non poteva fare a meno di pensare alle labbra rosse della Weasley che si intravedevano attraverso il vetro del bicchiere. Tra qualche tempo le avrebbe baciate, ma non poteva mentire a se stesso: era sicuro che gli sarebbe piaciuto.
Ma per Merlino, a cosa stava pensando? Da dove gli venivano quei pensieri disgustosi?
Per quanto riguardava la Weasley… non sapeva se dopo essere rinsavita si sarebbe ricordata dell’accaduto. Sperò calorosamente di no, anche se tutto il castello non avrebbe potuto dimenticare, purtroppo...
Improvvisamente la rossa posò il bicchiere sul tavolo e si alzò dalla sedia.
Notando lo strano sguardo di lei, Draco arrossì. «Sì, io- io… vado» balbettò. «Mi trovi sulla scalinata se… hai bisogno di me, ecco.» Si alzò dalla sedia, inciampò in una delle gambe del tavolo e scappò letteralmente fuori dalla Sala Grande.
Avrebbe dovuto aspettare il pranzo! Come gli era venuto in mente di farle bere lo stesso il succo di zucca, anche se sapeva di aver versato una quantità esagerata di filtro d’amore? Non se ne sarebbe liberato per tutto il giorno, a meno che non avesse denunciato quello che aveva fatto, ed era contro ogni parte di lui. Gli avrebbero dato una punizione peggiore di quella della Weasley, il che era davvero preoccupante.
No, non poteva. Piuttosto avrebbe detto in giro che si era fidanzato con lei.
Raggiunse la scalinata principale e si fermò, ansimando. Si appoggiò alla pietra e aspettò. Se anche i suoi compagni di dormitorio non assistevano non era un problema: la voce si sarebbe sparsa in ogni angolo del castello.
Ginny Weasley comparve nella sua visuale con il volto rosso e i primi bottoni della camicia aperti. Draco ebbe un singulto.
Lei si avvicinò con una camminata sensuale, senza mai staccare gli occhi da quelli del biondo. Si leccò le labbra e lo raggiunse.
«Weas- Weasley. Tutto a posto?» chiese Draco, imbarazzato a morte.
Ginny lo ignorò completamente e gli appoggiò una mano sul petto. Lui si sentì bruciare la pelle dove lei lo toccava. «Draco, tu mi vuoi?» sussurrò infervorata per il potere del filtro. Si avvicinò fino quasi a toccargli il naso con il suo e cominciò ad accarezzargli il torace con lenti movimenti circolari.
«Cosa vuoi dire?» disse lui, allontanandosi dal volto di lei a pochi centimetri di distanza.
«Oh, Draco, sai perfettamente cosa voglio dire» ridacchiò Ginny, enunciando ogni parola con lentezza inaudita. Afferrò una ciocca di lisci capelli biondi e se li rigirò tra le dita.
Sì, aveva decisamente esagerato con quel filtro. E sarebbe morto. Oh sì, di vergogna.
Alcuni già li fissavano stupiti, chi con la bocca aperta, chi indicandoli. Draco decise di ignorarli, perché sapeva che se si fosse lasciato condizionare, non sarebbe più riuscito a baciarla.
«Quindi…» disse, salendo qualche scalino girato di schiena e inciampando. Ginny ridacchiò ancora, mentre lui finiva sdraiato sui gradini.
«Mio Draco» mormorò, avvicinandosi a lui e salendo a cavalcioni sul suo petto. «Aspetto questo momento da non sai quanto.»
 
(Ron deglutì, alquanto sconvolto e imbarazzato.)
 
Draco scosse la testa, sconvolto. «Sì che lo so. Da un minuto. E tu non vuoi fare le cose in modo affrettato, vero? Ver…» cercò di salvarsi ma Ginny lo interruppe.
«Insomma, amore mio. Cosa importa quando due persone si amano così tanto come noi due?» disse lei, facendo quasi le fusa. Si sarebbe stesa su di lui completamente, se Draco non l’avesse fermata. Era agghiacciato e aveva gli occhi sbarrati. Quando aveva versato troppo filtro era spaventato per gli effetti esagerati che avrebbe potuto avere, ma non pensava che sarebbe stato così problematico.
«Ehm, Ginny. Posso chiamarti Ginny?» chiese lui, con le goccioline di sudore che gli scendevano dalle tempie per l’agitazione e il calore che il suo corpo – o quello di Ginny, non riusciva a capire - emanava.
La rossa sorrise e prese a sbottonargli la camicia. «Tutto quello che vuoi, amore mio!» esclamò.
Draco, affannato, le spostò le mani dai bottoni, e lei, guardandolo lascivamente, si sciolse la coda e, con una torsione della testa, fece mulinare la cascata di capelli.
«Ehm… Ginny. Andiamoci piano, ok?» disse lui con un tono più sicuro, alzandosi in modo che lei fosse costretta a spostarsi.
Ma l’azione non ebbe l’effetto desiderato. Cominciò a piagnucolare.
«Tu non mi vuoi!» esclamò, incrociando le braccia. Draco si schiaffò una mano sulla fronte.
«Non è così! Tu…» esitò, prima di dire la frase che l’avrebbe rovinato «tu mi piaci.»
Lei si ricompose in un attimo e si alzò in piedi. «Finalmente lo ammetti, amorino.»
Malfoy spalancò gli occhi e fece una smorfia al soprannome orribile. Lei non se ne accorse o non ci diede peso. Si avvicinò, alzò una gamba e la poggiò lentamente sulla balaustra, inarcandosi.
Forse quella scena cominciava a toccare Draco. Fece correre lo sguardo sulla gamba, ma poi si riprese e spostò immediatamente la visuale al volto arrossato della Weasley.
Doveva stare al gioco per uscirne. Prima l’avrebbe baciata e prima la tortura avrebbe avuto fine.
Appena mise giù la gamba le afferrò la testa, immergendo le mani tra i suoi capelli fiammanti profumati. Avvicinò il volto al suo e la baciò gentilmente.
Qualcosa si ruppe dentro di lui.
Mentre la baciava, avvertì il suo petto scoppiare per la rivelazione. Le labbra della Weasley erano così morbide e umide che gli fecero desiderare altri baci come quello.
Si sentì diviso tra cuore e mente, senza sapere che cosa scegliere. Era combattuto tra quello che provava al momento e ciò che gli avevano insegnato.
I Weasley erano traditori del proprio sangue e i Malfoy erano i Purosangue per eccellenza, con geni insuperabili e perfetti. Ma la famiglia di provenienza era davvero così importante come dicevano quelli con il “sangue puro”?
In pochi secondi, tutti i suoi principi erano stati cancellati. Non si era mai sentito così.
Purtroppo dovette ricordarsi che lei era sotto l’effetto di un filtro d’amore. E, anche se non era ancora pronto ad ammettere con se stesso che lei gli piaceva, il dispiacere si stava insinuando tra i dolci pensieri.
Lei lo odiava. Lo odiava dal più profondo del suo cuore e lui non avrebbe potuto cambiare niente.
Mentre pensava a queste cose, Ginny cominciò a rispondere al bacio, però, sotto l’effetto del filtro, lo fece selvaggiamente, senza lasciarlo respirare. Quando lui si staccò a forza, cominciò ad ansimare. Da dove la tirava fuori tutta quella potenza e violenza?
Il danno era ormai fatto. Draco, impegnato com’era con i suoi ragionamenti, non si era preoccupato della gente che lo guardava, ma già da quando lui aveva posato le labbra su quelle della Weasley, tutti avevano cominciato a fischiare e ad applaudire. Tra il pubblico c’erano anche i suoi compagni di dormitorio che avevano la bocca aperta per lo stupore.
Nessuno credeva che sarebbe riuscito a tenere fede alla scommessa, quindi. Nessuno avrebbe mai creduto possibile che Ginny potesse essere attratta da Malfoy.
Eppure era successo.
Draco arrossì dall’imbarazzo per aver dato così tanto spettacolo agli altri studenti. Guardò Ginny che ancora gli sorrideva appassionata.
Ora poteva anche levare le tende. Il suo lavoro era finito.
Comunque, non poteva lasciare la Weasley da sola sotto l’effetto di quel maledetto filtro. Non per lei, ma piuttosto per la sua incolumità. Dubitava che la rossa lo avrebbe lasciato in pace per tutto il giorno. Per non parlare della punizione che lo aspettava dietro l’angolo.
Avrebbe saltato le lezioni, ma almeno si sarebbe impegnato per preparare l’antidoto.
Si maledisse. Perché diamine non aveva pensato a prepararlo prima? Ah, già, perché pensava che l’effetto sarebbe svanito in pochi minuti! Che idiota!
Afferrò la ragazza per una mano e la trascinò con sé, al riparo da occhiate indiscrete.

 





Angolo dell'autrice:
Taaa da! Ed ecco che il povero Draco si è cacciato nei guai xD Ve lo aspettavate?
Questa volta vi farò un regalino: alla fine di queste note troverete un piccolo assaggio del prossimo capitolo :)
Ringrazio davvero tanto chi ha recensito lo scorso capitolo, siete gentilissimi! Non troverò mai le parole adatte per dirvi quanto mi fate sentire bene e che senza di voi questa storia non esisterebbe. O almeno, non sarebbe durata poi tanto ahah xD
Ricordatevi che aggiorno una volta a settimana, quindi ci risentiremo con il prossimo capitolo il 4 o il 5 agosto! Come passa il tempo D:
A presto! :D


Draco ancora non aveva detto niente. Ginny non lo aveva mai visto così silenzioso.
«Beh? Non hai nulla da dire?» chiese irritata. [...]
«No» rispose lui, e si passò una mano sul viso come se fosse stanchissimo.
«No,» ripeté Ginny sorpresa, con un sopracciglio alzato «no è una parola che non ti ho mai sentito rispondere a una domanda del genere. Hai qualcos’altro in mente? È per questo che adesso ti comporti in questo modo? Se è così hai poco da vivere ancora, te lo garantisco.»
Draco scosse la testa. «No. E non ho voglia di parlarne.»



 

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Capitolo 5
*** Come invertire le parti del gioco ***


Attenzione: verso l'inizio del capitolo c'è ancora qualche scena che potrebbe dar fastidio ad alcuni che leggono, anche se non è niente di che :)


Capitolo 4: Come invertire le parti del gioco
 





«Per l’amor del cielo, Weasley, stai ferma!» sbraitò Draco Malfoy, cercando di levarsi di dosso la rossa, scrollando le spalle.
Non l’aveva lasciato stare neanche per un secondo e adesso si era messa ad abbracciarlo da dietro e ad accarezzargli la schiena, facendogli scorrere dei brividi lungo la pelle. Non sapeva neanche lui se fossero di piacere o di freddo, visto che era inverno e lei l’aveva ormai privato della camicia bianca della divisa. Ma lui non se ne preoccupava. Anzi, era molto meglio così: non aveva proprio voglia di fare i conti con i suoi nuovi sentimenti. Non ci avrebbe voluto pensare neanche se non si fosse trovato in quella situazione così imbarazzante.
Per fortuna, l’aula, quella mattina, sarebbe stata vuota. Ci aveva messo un secolo a trovarla. Un secolo amplificato con la Weasley appiccicata e spalmata letteralmente addosso. Inoltre, aveva dovuto rubare un buon numero di ingredienti dai sotterranei. Già era abbastanza difficile avvicinarsi all’armadio delle scorte di Pozioni senza essere scoperto e ci si metteva anche la Weasley a gridacchiare “Sei mio, Dracuccio. Tutto mio!”.
La sua camicia giaceva in modo scomposto sul pavimento, lui indossava solo una canottiera senza maniche e mescolava una pozione nel calderone, e Ginny non la smetteva di strusciarsi su di lui. Se qualcuno fosse entrato, Draco non sapeva che cosa avrebbe pensato, assistendo alla scena con tutti quegli ambigui particolari messi insieme. Sicuramente a niente di buono.
«Non ti preoccupare, farò piano» sussurrò Ginny divertita, per niente impaurita dall’urlo di Malfoy e inginocchiandosi all’altezza della sua cintola. Prese a slacciargli i pantaloni e Draco fece un salto all’indietro di un metro.
 
(«Spero tu stia scherzando! Che schifo!» commentò Ron, e rabbrividì. «Puoi saltarle queste parti, per favore?»
Ginny sbuffò. «A me non da alcun fastidio raccontarle,» disse, e poi ammiccò, «a te dà fastidio sentirle?»
Le orecchie di Ron diventarono rosse. Ginny sorrise malefica.
«Tutto questo perché non hai esperienza, fratellino» lo rimproverò, e poi gli fece un cenno della testa verso Hermione che solo suo fratello avrebbe potuto capire. Ron arrossì completamente, questa volta.
«Ancora con questa storia, Ginny?! Lasciami in pace…» borbottò.)

 
«Ti ho detto di stare ferma e con questo intendevo sederti da qualche parte, il più lontano possibile da me!» disse Draco che era avvampato. Afferrò Ginny per le spalle e la spostò finché non raggiunse il fondo della classe. Dopodichè la fece sedere sul pavimento con uno scatto, squadrandola per avvertirla di non muoversi e tornò all’antidoto.
Fortunatamente aveva quasi finito. Il suo nuovo incubo sarebbe presto finito.
Aggiunse gli ultimi ingredienti e mescolò in senso antiorario per dodici volte come suggeriva il suo libro di Pozioni. Il liquido divenne di un verde brillante e Draco esultò.
«Weasley, muoviti, vieni qui!» esclamò, finalmente soddisfatto.
Lei sorrise aggraziata e si avvicinò con passo felpato anche se gli unici nella stanza erano loro due. Malfoy sperò che l’antidoto non l’avesse fatta diventare anche matta, ci mancava solo quello. Versò in un bicchiere l’antidoto e glielo porse. «Bevi questo, ti farà sentire meglio.»
Ma Ginny urtò il bicchiere che si infranse sul pavimento. Nella foga per raccoglierlo, sbatté la testa sotto il banco dove Draco aveva posizionato il calderone e nella pozione caddero dei Fagioli Soporiferi. Il liquido divenne un gel di un grigio-verde marcio.
Draco si schiaffò una mano sulla fronte e si accasciò sul pavimento. Quando sarebbe terminata quell’orribile mattina?
«Draco, mi dispiace così tanto» proclamò Ginny, strascicando tutte le lettere, una per una in modo nauseante.
Avrebbe fatto una brutta fine. Una brutta, bruttissima fine.
«Perfetto…» sussurrò Draco, ormai arreso. Quella metà mattina era stata talmente faticosa che gli sembrava di aver passato una settimana senza dormire.
«Non era un compito quello, vero? Mi sento davvero in colpa, Draco…» disse la Weasley. Draco era così provato che non si accorse neanche subito del fatto che Ginny era più calma rispetto a due secondi prima. Quando lo capì, però, non riuscì più a ragionare. La sua mente provata ormai non era più quella del Malfoy consumato dal pregiudizio.
Si avvicinò alla rossa, con le guance rosse di imbarazzo. Le prese il viso gentilmente tra le mani e le accarezzò i capelli.
Non seppe mai chi fu il primo ad avvicinarsi, fatto sta che pochissimo tempo dopo si stavano baciando lentamente e dolcemente, per la seconda volta in tre ore. Ginny sembrava quasi rinsavita, se non era per il fatto che se fosse stata in se non avrebbe mai baciato il Serpeverde. Rispose anche lei al bacio, ma non violentemente come prima, come se gli avesse voluto mangiare la faccia, ma più tranquillamente, come se avesse dovuto respirare l’aria che respirava Draco, come se si fosse lasciata andare ai suoi veri sentimenti. Ma questo non poteva essere, purtroppo, il biondo lo sapeva bene.
Draco non capiva più cosa gli fosse preso. Ciò che provava era veramente umiliante, ma fu contento per un momento almeno, di aver stretto la mano al suo compagno di dormitorio per la scommessa.
Cominciò ad accarezzarle il collo e a immergere l’altra mano nei suoi morbidi capelli fiammeggianti. Lei, in tutta risposta, gli aveva poggiato una mano sul viso.
Cominciarono entrambi a stendersi sul pavimento, continuando a baciarsi. Stare seduti e abbarbicati era alquanto scomodo, questo si ripeteva Draco nella testa come scusa.
Non pensare al dopo, pensa ad adesso e a lei…
Improvvisamente si sentì uno schianto. I due si staccarono subito.
Hermione Granger stava sulla porta bruciacchiata con i capelli elettrici per la rabbia. La sua bocca era aperta in un urlo di sorpresa.
«Draco Malfoy! Non posso crederci!»
Draco boccheggiò, e arrossì tutto d’un colpo. Si alzò di scatto e corse verso la porta spalancata. Spinse Hermione dentro la classe e sigillò la porta.
«Non. Fiatare.» disse, e Hermione, se possibile, si infuriò ancora di più.
«Ma che diamine combini?» chiese acida, poi guardò Ginny e i suoi occhi si riempirono di preoccupazione. «Per le mutande di Melino, Ginny stai bene?»
La rossa annuì lentamente, con gli occhi ancora pieni di adorazione e le guance rosse. «Oh sì. Mai stata meglio, giuro.»
Hermione andò verso il biondo e lo tirò in piedi per la cravatta. Malfoy mai avrebbe pensato che quella secchiona avrebbe potuto avere una forza del genere.
«Dammi un motivo per cui non dovrei riferire tutto in questo preciso istante» disse a denti stretti Hermione. «Dammi un motivo.»
Il cuore di Draco batteva all’impazzata. Quello che non sapeva era se batteva perché era stato scoperto o perché era riuscito a baciare la Weasley per ben due volte nella stessa mattina. Poteva giustificarsi con se stesso quanto voleva per il primo bacio, grazie alla scommessa di Avery, ma per il secondo non aveva scusanti…
«Allora?» chiese ancora Hermione, arrabbiatissima. Draco non faceva altro che boccheggiare. La risposta alla domanda di Hermione non esisteva. Quello che aveva fatto, a quanto pare, non meritava di essere tenuto nascosto. Lo capiva anche lui.
Ma almeno la scommessa era andata.
«…non ti trattengo. Porta pure Weasley in infermeria. Io aspetterò qua il professor Piton» disse, e si sedette su una delle sedie più vicine, sconfortato.
Hermione non disse nulla. Tirò su gentilmente Ginny per un braccio e la accompagnò fuori dall’aula.
Draco sospirò e si accasciò sulla sedia.
 
****
 
«Non ho ben capito, signorina Granger. Cosa ha ingerito Ginny Weasley?» chiese madama Chips, mentre faceva stendere Ginny su un letto in Infermeria.
«Non lo so, gliel’ho detto. Però dai sintomi penso che possa trattarsi di-» rispose Hermione.
«Di un filtro d’amore, esatto» la interruppe Ginny. Ora che la avevano separata da Malfoy e che era passata qualche ora riusciva finalmente a ragionare più lucidamente. Anche se avrebbe voluto dimenticare tutto e cercare di non pensare.
Madama Chips era incredula. «E chi mai le ha somministrato un filtro d’amore?»
Ginny si accigliò. «Draco Malfoy.»
La donna scosse la testa, sconsolata. «Gli uomini. Non capiscono mai che il metodo giusto per conquistare una donna non è forzarla a fare quello che vogliono loro. Le vado a prendere un antidoto, anche se servirà a poco ormai, visto che è tornata praticamente in se. È una precauzione, nel caso i sintomi si ripresentino.»
Ginny spalancò gli occhi, tirandosi su a sedere di scatto. «Ma… Malfoy non ha mica intenzione di conquistarmi!» esclamò verso Madama Chips, che ormai non poteva sentirla perché si era già allontanata. «È stato solo un errore, voleva soltanto rendermi ridicola davanti a tutti,» si rivolse quindi a Hermione, «quello che non ha calcolato è che anche lui sarebbe finito in mezzo al suo stupido scherzo. Lo sapevo che non avrei dovuto credergli stamattina a colazione…»
Hermione non sembrava convinta però. «Ginny, non penso che fosse uno scherzo. Almeno, lo pensavo anche io, ma l’ultimo bacio che ho interrotto mi sembrava tutt’altro che una presa in giro…»
Ginny sbuffò. «Ti prego Hermione, evita di dire quello che stai per dire, non voglio sentirlo» disse, passandosi una mano sul viso. «Ah, ma gliela farò pagare. Eccome se gliela farò pagare».
«A proposito di fargliela pagare,» disse Hermione, «è meglio se vado a chiamare il professor Piton.»
Ginny si accasciò di nuovo sul letto. «E io che volevo farmi chiedere qualcosa di compromettente… Non avrei dovuto sperarci, per nessun motivo.»
«Beh,» cominciò Hermione che si stava dirigendo verso la porta dell’infermeria, «adesso dubito fortemente che non vengano tolti punti a Serpeverde. Piton non potrà fare finta di niente con un guaio del genere. E inoltre tu avrai a disposizione tutta la giornata.» Le sorrise maliziosa.
«Eh?» domandò Ginny confusa. Che diamine intendeva?
«Ho chiamato Luna per farti compagnia» furono le ultime parole di Hermione, prima che varcasse la soglia dell’Infermeria e sparisse.
Che disastro. Stupido Malfoy.
E adesso? Cosa doveva pensare di quello che aveva provato mentre lo baciava? La colpa era sicuramente del filtro, pensò Ginny. Quando mai avrebbe potuto provare piacere nel baciare quello schifoso di Malfoy?
E perché mai Malfoy le aveva fatto bere un filtro d’amore? Questa era la domanda che più premeva nella testa di Ginny Weasley in quel momento. Era troppo forzata anche per Malfoy la giustificazione di renderla ridicola davanti a tutti. Facendosi baciare così si era reso ridicolo davanti a tutti a sua volta; inoltre non l’aveva baciata solo una volta, ma due, e la seconda delle due non aveva pubblico.
Madama Chips entrò in Infermeria e dopo poco le porse un bicchiere.
«Bevilo tutto» le disse. «La signorina Granger è già andata a riferire tutto al professor Piton, vero?»
Ginny annuì. In quel momento entrò Luna, con i lunghi capelli biondi che fluttuavano dietro la sua schiena.
«Tutto bene, Ginny?» le chiese, sedendosi sul letto. «Ho visto qualcosa di molto strano stamattina. Pensavo che fossero stati alcuni Gorgosprizzi ad avermi confuso il cervello, ma a quanto pare ne parlano tutti…»
Ginny ringhiò dalla frustrazione. «E cosa dicono, precisamente?»
Luna ridacchiò. «Che tu e Draco Malfoy vi siete baciati sulle scale perché tu sei innamorata di lui, come hai detto ieri sera, e perché lui voleva provare a vedere come sarebbe stato baciarti, visto la tua esperienza.»
«Perfetto» sbuffò Ginny.
«Ah, e inoltre dicono che stamattina siete spariti e non vi siete presentati a lezione per fare… qualcosa» continuò Luna, incurante delle reazione sempre peggiori della rossa. «Divertente, vero?»
«Sì, divertentissimo. Soprattutto sarà divertente quello che succederà tra poco, quando lo prenderò e lo ucciderò» commentò Ginny a denti stretti, alzandosi dal letto e marciando verso la porta.
Si sentiva già molto meglio.
 
****
 
«Cosa ti è saltato in testa, Draco?» sospirò Severus Piton, nel suo ufficio nei Sotterranei.
 
(«Ben gli sta!» esclamò Ron.
«La smetti di interrompermi?!»)

 
Dopo aver accompagnato Ginny in Infermeria, la Granger era tornata nella classe dove Draco si stava disperando silenziosamente e gli aveva detto di raggiungere il professor Piton nei Sotterranei. Era arrivato in quell’ufficio strascicando i piedi, non sapeva se per la stanchezza della giornata o per la gravità della pena che gli sarebbe capitata di lì a poco.
«Non lo so, signore» mormorò sconsolato in risposta Draco. Non mentiva, non ne aveva proprio idea. Avrebbe voluto cancellare quella mattina e rifarla daccapo, evitando di mettere quella particolare pozione del succo della Weasley. Oppure eliminando alla radice il problema: evitando di accettare la scommessa di Avery e pagando il pegno. Inutile dire che ormai era troppo tardi, e che rubare una Giratempo era assolutamente fuori discussione.
«E adesso cosa pensi che debba fare?» gli chiese Piton. «Ovviamente non posso non darti una punizione. Quello che hai fatto è troppo grave. Non per la Weasley ovviamente, ma perché hai preparato e somministrato un filtro d’amore vietato a una studentessa.»
«Ne ero a conoscenza. Mi dispiace, Severus, doverti mettere in una situazione del genere» proclamò Malfoy, passando a dare del tu al professore.
Piton sospirò ancora una volta. «Per iniziare, cento punti in meno a Serpeverde,» disse anche se gli costava tanto pronunciare quelle parole, «e inoltre verrai da me ogni sera di questa settimana a sistemare gli archivi delle Pozioni, a cominciare da stasera. Di più non posso agevolarti.»
Draco annuì. «Certo. Capisco, grazie.»
 
(«Ma che razza di insegnate è? Schifosi Serpeverde!»
«Lo so Ron, ma puoi… TACERE?»)

 
****
 
Ginny camminava furiosa verso i Sotterranei, dove sapeva che si trovava ancora Malfoy. Appena lo avrebbe beccato lo avrebbe fatto fuori.
E infatti eccolo lì, che usciva dall’ufficio di Piton. Ginny gli si avvicinò e notò la sua espressione sorpresa e alquanto imbarazzata. Stava pensando sicuramente a quello che era successo quella mattina. Come lei d’altronde.
Lo afferrò forte per il polso e lo trascinò fuori dai Sotterranei. Lui cercò di protestare, ma a quanto pare non aveva alcuna voglia di imporsi, stranamente.
«Che vuoi?» le chiese scocciato quando arrivarono in un’aula vuota e lei lo sbatté dentro.
«Che… VUOI?» urlò Ginny. Inutile dire che la sua pazienza era finita. «È così che ti scusi? Razza di imbecille!»
Draco aveva spalancato gli occhi e sembrava sconvolto. Ginny solitamente era una persona abbastanza contenuta e mai nessuno l’aveva vista perdere il controllo così, men che meno lui.
«Non provare neanche a cominciare a giustificarti, o potrei non rispondere delle mie azioni!» gridò ancora lei, e lo afferrò per la cravatta quasi strozzandolo. «Hai scelto la persona sbagliata da usare a piacimento. E non ci sarà una prossima volta per scegliere meglio» gli sussurrò rabbiosa a pochi centimetri dal viso.
Draco deglutì vistosamente e Ginny, che stava per insultarlo ancora una volta, tacque. Era così vicina alla sua bocca… Sentì lo stomaco sfarfallare e il bisogno di avvicinarsi a lui e di eliminare quella distanza che sembrava troppa…
Rendendosi conto di quello che stava pensando, lo lasciò subito andare, schifata, e si allontanò di un metro.
Draco ancora non aveva detto niente. Ginny non lo aveva mai visto così silenzioso.
«Beh? Non hai nulla da dire?» chiese irritata. Chi avrebbe mai detto che si sarebbe potuta arrabbiare anche quando Draco Malfoy non apriva quella sua boccaccia?
«No» rispose lui, e si passò una mano sul viso come se fosse stanchissimo.
«No,» ripeté Ginny sorpresa, con un sopracciglio alzato «no è una parola che non ti ho mai sentito rispondere a una domanda del genere. Hai qualcos’altro in mente? È per questo che adesso ti comporti in questo modo? Se è così hai poco da vivere ancora, te lo garantisco.»
Draco scosse la testa. «No. E non ho voglia di parlarne.»
«Beh, io invece sì!» esclamò Ginny di nuovo infervorata. C’era ancora qualcosa che tamburellava nel cervello della rossa. Era qualcosa che avrebbe dovuto ricordare…
La punizione della McGranitt! Adesso capiva cosa aveva cercato di dirle Hermione in Infermeria… Ed ecco qualcosa che finalmente girava nel verso giusto.
«Lasciami in pace, Weasley» disse lui, e si diresse verso la porta dell’aula.
Ginny rise. Ma la sua non era una risata gioiosa: suonava piuttosto come vendicativa.
«Hai dimenticato qualcosa, Malfoy Salterino» proclamò quando lui era ancora di spalle. «Ricordi la punizione della McGranitt? La mia punizione?»
Draco si girò di scatto, il terrore negli occhi.
«Esatto, Malfoy. Penso che domani mi divertirò» disse lei, mentre lui si girava nuovamente, apriva la porta e se ne andava.
«Scappa pure, tanto non è finita qui» sospirò Ginny.
Troppe emozioni per una sola giornata. Emozioni del tutto contrastanti che riguardavano la stessa irresponsabile persona.






Angolo dell'autrice:
Salve a tutti :) Come sta andando la vostra estate?
Come promesso, ecco il quinto capitolo. Vi è piaciuto? Che ne pensate? Apprezzerei molto i vostri commenti :D
Grazie mille a quelle dolcissime persone che hanno recensito lo scorso capitolo e a tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Grazie!
Volevo avvisarvi che il prossimo capitolo verrà pubblicato un po' più tardi rispetto al solito, visto che la prossima settimana non sarò a casa.
Grazie ancora e al prossimo capitolo! :)



 

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Capitolo 6
*** Come rendere la vita di Malfoy un inferno ***




Capitolo 5: Come rendere la vita di Malfoy un inferno
 



A cena, quella sera, nessuno più la guardava come prima. Malfoy non si era presentato, perciò l’attenzione degli altri studenti era ovviamente tutta su di lei. Maledetto.
Salutò Luna che andò a sedersi al tavolo dei Corvonero, e si sedette come al solito con Harry, Ron e Hermione. Loro smisero di mangiare e la guardarono in silenzio, così come gli altri.
«Ehi, Ginny…» sussurrò Neville Paciock, «come ti senti?»
Ginny gli sorrise. «Molto meglio, grazie. È stata una giornata faticosa.»
Harry le appoggiò una mano sulla spalla. «Vedrai che si risolverà tutto. Piton ha anche tolto cento punti a Serpeverde, sono tutti infuriati.»
Era vero, al tavolo dei Serpeverde erano tutti silenziosi e imbronciati. Ginny non era quindi l’unica a voler far fuori Malfoy. Si ricordò ancora del potere che avrebbe avuto su di lui il giorno dopo e sorrise.
Ginny cominciò a mangiare, ma intanto tirò fuori la moneta dell’ES con un ghigno.
«Che fai?» chiese Hermione, sbirciando da sopra il suo piatto.
«Oh, niente.»
 
****
 
Draco non aveva intenzione di scendere a cena per nulla al mondo. Sarebbe morto di fame, piuttosto.
Era steso sul suo letto nel dormitorio da ore. Tre o quattro ore, non se lo ricordava precisamente. Il tempo passava troppo lentamente, ma allo stesso tempo troppo velocemente, finché non si rese conto che i suoi compagni di stanza avevano probabilmente ormai finito di cenare e che presto avrebbero cominciato a parlare di quello che era successo quella mattina. Ma Draco non aveva alcuna intenzione di parlarne, figuriamoci di starli a sentire. Neanche i loro possibili complimenti o lodi potevano interessarlo. Aveva solo voglia di andare a dormire e dimenticare quella giornata per sempre. Ma purtroppo sapeva anche lui che avrebbe dovuto raggiungere il professor Piton nei Sotterranei per quella dannata punizione.
Le voci dei compagni si facevano sempre più forti mano a mano che salivano le scale verso il Dormitorio. Draco si allacciò velocemente gli ultimi bottoni della camicia e si precipitò alla porta nel momento esatto in cui Avery, Mulciber, Nott e Zabini mettevano le mani sulla maniglia. Una volta aperta la porta fece loro un sorrisino finto e li sorpassò.
«Ehi, Draco, dove stai andando?» domandò Mulciber, confuso.
«Ci vediamo dopo!» esclamò Draco girato di spalle, non rispondendogli e filandosela.
I quattro Serpeverde si guardarono negli occhi, sorpresi.
«Non può scappare per sempre» disse Nott, entrando, mentre gli altri lo seguivano e si chiudevano la porta alle spalle.
Draco sospirò sollevato dietro al muro opposto alla loro stanza che dava sulle scale, e cominciò a scenderle. Certo Nott aveva ragione, non poteva evitarli per sempre, ma almeno per quella sera avrebbe avuto un po’ di tregua.
La sua tasca divenne improvvisamente incandescente, e fece un salto per lo spavento. Ma che caspita…?
Infilò la mano in tasca e trovò il Galeone dell’ES.
Oh, no, pensò, inorridito. Per piacere, fa che sia un errore, fa che non ci sia scritto nulla…
Ma una volta che la moneta fu illuminata dalla sua bacchetta, il messaggio risultava evidentissimo.
 
Domani porterai la mia borsa. E abbraccerai Pansy ogni ora. Ah, e chiederai al professor Silente se puoi aiutare gli elfi domestici con la cena di domani. Un bacio!
 
Che razza di… stronza. Altro che tregua, quello era una dichiarazione di guerra bella e buona.
 
****
 
Forse aveva sbagliato a mandargli un bacio, per quanto ironico e canzonatorio potesse essere. Ancora si ricordava di com’era stato davvero baciare quel pallone gonfiato biondo… e non sapeva se fosse stato disgustoso o meno. Era ancora abbastanza confusa su quello che era successo e la notte non l’aveva aiutata per niente. Anzi, aveva fatto fatica ad addormentarsi.
La mattina dopo, sbadigliando, si sedette finalmente al tavolo dei Grifondoro a fare colazione. Ancora qualcuno la fissava, ma Ginny si accorse che Dean Thomas la guardava in modo diverso. Non sapeva se fosse geloso o solo triste per la sua condizione con Malfoy e per quello che le era successo il giorno prima, ma Ginny cercò comunque di evitare di rispondere allo sguardo, facendo finta di nulla.
Si erano mollati da settimane, ormai. Cosa poteva mai volere ancora?
Sbuffò e si mise davanti una scodella di porridge. Stava aspettando con ansia il momento in cui avrebbe fatto la sua comparsa Malfoy, reduce del bacio come lei, ma colpevole anche della perdita di cento punti dei Serpeverde. Quindi non solo tutti lo avrebbero guardato e avrebbero parlato di lui sottovoce agli amici, ma i Serpeverde lo avrebbero anche guardato arrabbiati e lo avrebbero trattato male, mentre tutti gli altri studenti lo avrebbero fulminato per aver fatto ingerire a Ginny un filtro d’amore. Per di più Ginny lo avrebbe costretto ad abbracciare Pansy, e lei sapeva quanto fosse appiccicosa con Draco e quanto lui non la sopportasse…
Sarebbe stata una giornata divertente.
«Buongiorno Ginny» disse Harry, sedendosi accanto a lei. Ron e Hermione si misero dall’altro lato del tavolo.
«Buongiorno» rispose lei con un sorriso.
Hermione prese a mangiare con nonchalance, mentre alzava gli occhi luccicanti su Ginny e le chiedeva: «Allora, che farà oggi Malfoy Salterino?»
Ginny bevve il succo di zucca e poggiò il bicchiere sul tavolo. «Niente di inutile» le rispose con un sorriso che di innocente non aveva nulla. «Penso che sarai molto contenta dell’aiuto che Malfoy darà a quei poveri elfi domestici bloccati nelle cucine ogni santa sera.»
Hermione applaudì. «Ben fatto, Ginny. Forse la professoressa McGranitt dovrebbe cominciare a dare più punizioni come queste. Sono veramente utili alla scuola.»
Ron tossicchiò. «Non mi pare che quello che ha fatto Ginny sia stato di aiuto agli elfi domestici, ieri» proclamò, cercando di sembrare indifferente, ma facendosi tradire dalle orecchie rosse.
Hermione sospirò. «In effetti questa punizione è utile a chi la sa sfruttare. Malfoy, inutile dirlo, visto il suo egoismo, è capace solo di utilizzarla per se stesso.»
Ginny alzò un sopracciglio e sorrise, ma evitò di rispondere che la punizione che le aveva dato la McGranitt non promuoveva affatto comportamenti altruistici. Tutt’altro.
La Sala Grande divenne immediatamente silenziosa una volta che Malfoy varcò la soglia. Ginny si voltò a guardarlo e vide che era più pallido del solito.
Mentre lui si sedeva al suo tavolo, Ginny si alzava. «Scusatemi, torno subito» disse, e fece mulinare i bei capelli rossi.
Quando lo raggiunse, Draco neanche la guardò. «Allora? Tutto qui quello che devo fare oggi?» chiese, mostrandole la moneta.
«Hmm, vedremo,» rispose Ginny, fingendosi meditabonda, «sicuramente  mi verrà qualcos’altro in mente durante la giornata».
Draco sbuffò. «Bene» ribatté, e si alzò. Ginny incrociò le braccia, e lo fissò. Che cavolo stava facendo?
Quando vide che Draco, con un’espressione sofferente, aveva appena circondato Pansy Parkinson, che era seduta a fare colazione con le sue amiche, in un abbraccio, scoppiò a ridere. Che bello avere Malfoy ai propri piedi. Era davvero una bellissima sensazione.
Draco adesso la stava guardando, implorandola con gli occhi. Ginny sorrise e sussurrò: «Dille quanto ti piace.»
Malfoy inorridì. Intanto Pansy si era girata verso di lui, confusa, ma anche soddisfatta.
«Che succede, Draco?» chiese, sorridente.
Draco fece una smorfia. «Mi piaci tanto, Pansy.»
Il sorriso di Pansy si allargò a dismisura. «Oh, Draco, anche tu mi piaci!»
Adesso Draco non implorava più, era furibondo.
«Che bello, Pansy!» esclamò con voce falsa. «Ora devo andare.»
Imbarazzatissimo afferrò un tramezzino, varcò la porta e sparì. Pansy lo guardò allontanarsi con la fronte aggrottata, confusa dal suo comportamento insolito.
Fece spallucce alle sue amiche. «Si è deciso finalmente a dichiararsi. Credo che sia solo timido.»
Ginny soddisfatta, tornò al suo posto e finì di fare colazione. Dopodiché scrisse a Malfoy sul Galeone:
 
Guarda che la mia borsa è qui.
 
(Ron si stava sganasciando dalle risate. Rideva così forte che qualche Grifondoro si affacciò a controllare dalle scale cosa stesse succedendo.
«Beh, Ginny, devo ammettere che è divertente» stava dicendo Harry, ridacchiando, quando Ron cominciò letteralmente a rotolarsi sul tappeto, tenendosi la pancia.
«Questa – è – la storia – più divertente – che io abbia mai sentito!»
«Ok, ricomponiti, eh?»)

 
Abusare di Malfoy era veramente appagante. Peccato che quella situazione durasse solo un giorno.
Quando Malfoy rientrò a capo chino nella Sala Grande, i gufi cominciarono a consegnare la posta agli studenti. La sua faccia alla vista della sua, di posta, fu veramente impagabile: quello che il suo gufo stringeva nel becco non era affatto una lettera normale.
«Cazzo» sussurrò adirato e spaventato lui, e afferrò velocemente la busta rossa prima che cominciasse a fumare.
 
(«Ma io quella mattina non ho sentito nessuna Strillettera» stava dicendo Ron, confuso.
Ginny roteò gli occhi, scocciata. «Se almeno aspettassi le mie spiegazioni senza interrompermi… Perché Draco è riuscito a scappare prima che sentissero tutti. È stato anche troppo fortunato, per i miei gusti. Quella mattina avrei voluto tanto sentire cosa avevano da dirgli i suoi genitori per quel bacio sulle scale e la punizione di Piton» commentò, con un sorriso malizioso. «Penso che sarebbe stato divertente. Ancora non ho idea di cosa dicesse precisamente quella lettera…»
Harry la guardò confuso. «Ma scusa, Ginny, Malfoy non è il tuo ragazzo adesso?»
Ginny ridacchiò. «Certo, solo che è ancora divertente vederlo umiliato.»
Ron sorrise e le fece un piccolo applauso.
«Sì, non montarti la testa, però, Ron. E non diteglielo, per favore» sospirò Ginny.
«E chi ci parla con lui?!» rispose schifato Ron.)

 
Ginny fissò Malfoy con un sopracciglio inarcato. Lui si girò verso di lei e le fece segno di aspettare, poi si precipitò fuori dalla Sala Grande.
 
****
 
Draco non faceva altro che sbuffare. E non solo per la situazione tutt’altro che divertente in cui si era cacciato, ma anche per la fatica. Quella mattina non aveva fatto altro che correre avanti e indietro, o portando la borsa della rossa o correndo da un piano all’altro per abbracciare Pansy ogni ora. Ogni dannatissima ora. Quella sanguisuga non si sarebbe mai più staccata da lui.
La Weasley non si rendeva conto del guaio in cui si stava cacciando. La punizione della McGranitt durava a suo favore solo per un giorno, mentre lui aveva a disposizione ancora due giorni.
Il problema, in realtà, era che aveva paura di finire nella stessa situazione del giorno prima. Evidentemente non riusciva a distinguere cosa fosse compromettente o meno. Una parte di lui, quindi, avrebbe preferito di gran lunga finirla con quella punizione per eliminare questo stupido legame che si era formato tra lui e Ginny Weasley. Soprattutto in quel momento avrebbe felicemente liberato la Weasley dalla sua punizione, anche se significava rinunciare a due giorni di pura vendetta.
«Adesso che le lezioni sono finite, direi che è arrivato il momento di andare dal professor Silente» stava dicendo lei contentissima.
Brutta strega…
«Però prima ho bisogno che mi accompagni a pranzo. Sai com’è, sono stata tutto il giorno a farti da balia e sono veramente affamata» furono le sue parole. Parole beffarde e derisorie.
Così Draco si lasciò trascinare per il castello - letteralmente trascinare, visto che la rossa lo aveva afferrato con forza per un braccio - con due borse pesantissime piene di libri sulle spalle.
Pranzarono insieme (purtroppo), lei seduta al tavolo dei Grifondoro che si ingozzava, lui seduto sotto il tavolo dei Grifondoro a digiuno. Non si sarebbe mai azzardato a chiedere qualcosa. Assolutamente no. Ancora non era arrivato a questo livello e sperava di non arrivarci mai. Non avrebbe dato nessuna soddisfazione alla rossa, e non si sarebbe mai più fatto vedere implorante da lei.
Per fortuna erano arrivati tardi e quasi tutti gli studenti avevano già finito di pranzare. Draco apprezzava soprattutto l’assenza dei soliti Grifondoro, tra cui Potter, Weasley e Granger. Avrebbe preferito morire, piuttosto che farsi vedere in quella situazione.
Quando ebbero finito di mangiare - cioè, quando Ginny ebbe finito di mangiare – la Weasley lo trascinò fuori dalla scuola, tra la neve, e lo portò da Hagrid. Da Hagrid, dallo zoticone.
«Perché?» chiese nel parco incredulo e disgustato Draco, con la mascella mezza spalancata, quando capì dove lo stesse portando lei. «E non dovevamo andare da Silente?»
Preferiva entrare nell’ufficio di Silente, piuttosto che entrare in quella sporca baracca.
«Ho voglia di vedere Hagrid e non posso lasciarti in giro a far nulla, Malfoy. Da Silente andremo dopo» rispose lei con aria indifferente, bussando alla porta del guardiacaccia.
Hagrid aprì quasi subito e avvolse Ginny in un abbraccio stritola costole.
«Ginny, che piacere!» esclamò, poi vide Malfoy dietro di lei e corrucciato le chiese: «Che ci fa lui qui?»
Il sentimento è reciproco, caprone, pensò Draco, ma decise che era meglio non esprimersi a voce alta.
«Oh, niente. Si è gentilmente offerto di accompagnarmi per venirti a trovare» rispose la rossa con un sorriso ampio. «Questa settimana si sta rivelando veramente un buon amico, vero Draco?»
Ma quando mai?!, e la mascella di Draco arrivò fino a terra. Lo aveva appena chiamato Draco… Era strano come il suo nome suonava, pronunciato dalle labbra della Weasley…
Hagrid lo squadrò non del tutto convinto. «Va bene, entrate pure» disse, e dopo averli fatti entrare nella sua casa (certo, come se questa mezza capanna si potesse davvero chiamare casa, pensò Draco), li fece accomodare su due poltrone distrutte e sporchissime.
«Come sta Harry? E Ron e Hermione?» chiese il mezzogigante, mentre offriva ai due un vassoio enorme, pieno di biscotti.
Draco li squadrò preoccupato con la coda dell’occhio.
«Stanno tutti bene,» rispose Ginny, «anche se un po’ occupati con lo studio in realtà.» Se non altro, Hermione era occupata con lo studio, gli altri due un po’ meno. Ma era anche vero che Hermione era ossessionata dallo studio.
Thor, il cane di Hagrid, si alzò da dov’era sdraiato e andò direttamente a sedersi accanto alla poltrona di Draco. Draco si spostò più che poteva verso il bordo destro della poltrona, sedendosi praticamente sul bracciolo sfondato. Aveva già incontrato quel cane, e quello che era successo quando era con Thor era sempre stato più che spiacevole. C’era quella volta al primo anno quando per punizione lui, Potter, Paciock e Granger avevano passato la notte nella Foresta Proibita e Draco aveva deciso di portarsi dietro il cane. Era scappato a gambe levate davanti alla figura incappucciata che si era manifestata davanti a lui e a Potter, e Thor lo aveva inseguito abbaiando. Al terzo anno, invece, prima che quello stupido Ippogrifo gli maciullasse un braccio, Thor era uscito dalla capanna e gli aveva sbavato tutti i pantaloni. Allora avrebbe dovuto capirlo che sarebbe successo qualcosa.
E adesso invece era così vicino, lo annusava freneticamente e gli sbavava in grembo… Questo era un segno. Qualcosa di brutto sarebbe successo di lì a poco. E non voleva assolutamente stare lì dentro: aveva come l’impressione che il luogo del misfatto sarebbe stato proprio quello. Quando mai era stato al sicuro con quello zoticone?
Si alzò in piedi, guadagnandosi due occhiate stralunate da parte del guardiacaccia e della rossa.
«Dove stai andando?» chiese la Weasley. «Stai tranquillo, Thor è buonissimo, non ti fa niente.»
Certo, come no.
«Malfoy, siediti» ordinò tranquillamente, ma lo sguardò che gli lanciò non era per niente gentile.
Memore della punizione, si risedette, schifato da quella poltrona, da quella casa, dal cane, dal guardiacaccia. Che cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto quello?
«Prendi un biscotto» gli disse Ginny, sorridente e con nonchalance. Ma Draco sapeva che era un ordine e che avrebbe dovuto eseguirlo, nonostante la richiesta falsamente cordiale di lei. Spostò lo sguardo da lei ai biscotti mentre Ginny e Hagrid ricominciavano a parlare, questa volta sul tempo e sulla neve gelida che continuava a cadere su Hogwarts. Quasi gli venne un conato di vomito alla vista di quei cosi bitorzoluti che Ginny chiamava “biscotti”.
Si allungò e ne afferrò uno, sempre con Thor che gli sbavava addosso.
Ci mise un po’ per portarlo alla bocca, strizzando gli occhi e immaginando che stesse mangiando un buon biscotto preparato dagli elfi domestici di Hogwarts.
Ma nel momento in cui affondò i denti nel biscotto, Ginny rise.
I sentimenti che aveva sentito per lei quando si erano baciati? …completamente andati. Insieme ai suoi denti.
 
****
 
«Scusa ma devo andare in bagno! Merlino, lasciami almeno andare in bagno!» esclamò Draco, implorante, dimenticandosi di quello che si era ripromesso a pranzo.
Non ne poteva più. Ora ne aveva abbastanza! Non aveva intenzione di stare a sopportare questi soprusi solo per vendicarsi il giorno dopo. Non ne valeva la pena.
«Va bene, ti aspetto qui» cinguettò contenta la Weasley, mentre lui fumava di rabbia.
«Ma torna in fretta,» aggiunse, mentre lui si allontanava con passo rabbioso, «dopo dobbiamo andare ancora da Pansy e chiedere al professor Silente per stasera!»
La odiava. Eccome se la odiava. Altro che Grifondoro. Che cavolo pensava il Cappello Parlante quando l’aveva messa tra i Grifondoro?
Andò davvero prima in bagno (per fortuna l’aveva lasciato andare da solo almeno in bagno, era tutto il giorno che stavano insieme!) e si sciacquò il viso stanco per più di cinque minuti. Anche se mancavano poche ore alla sua punizione con Piton, e quindi al suo meritato riposo lontano dalla Weasley, non credeva di poter più sopportare quella situazione.
Si controllò anche i denti, maledicendo Hagrid e le stupide rocce che lui chiamava biscotti. Per fortuna i suoi denti bianchi sembravano tutti interi.
«Quella stupida scommessa…» borbottò davanti allo specchio. «Ma certo, Draco. Accetta la scommessa di Avery! Hai ragione, è meglio avere contro tutta la scuola e tuo padre, piuttosto che cinque compagni di dormitorio! Ed è molto meglio subire le angherie della Weasley piuttosto che comandarla tu.»
Chiuse gli occhi e sbatté due volte la testa contro il vetro dello specchio. «Stupido, stupido, stupido…»
Poco dopo, Draco camminava verso l’ufficio della McGranitt, veramente adirato. Quando bussò alla porta, lo fece violentemente e, sbattendo furiosamente un piede, aspettò che la McGranitt gli dicesse di entrare.
«Avanti.»
Così entrò.
 
****
 
Una volta che Malfoy fu sparito dietro l’angolo, Ginny si girò e corse dall’altro lato verso il bagno femminile. Era tutto il giorno che la tratteneva, visto che le continuavano a venire in mente nuove idee per rendere la vita di Malfoy un inferno.
Il bagno più vicino era quello di Mirtilla Malcontenta, e anche se Mirtilla non la sopportava dopo che lei, al suo secondo anno, le aveva lanciato addosso il diario di Tom Riddle, non aveva tempo per raggiungerne un altro.
Aprì la porta e entrò. Pochi minuti dopo si stava sciacquando le mani quando Mirtilla fece la sua comparsa.
«Che cosa ci fai tu qui?» chiese arrabbiata. «Questo è il mio bagno!»
Ginny sospirò. «Avevo bisogno di un bagno, e questo era quello più vicino. Malfoy mi aspetta fuori» spiegò, asciugandosi le mani sulla gonna dell’uniforme.
Gli occhi di Mirtilla si illuminarono. «Malfoy? Draco Malfoy?»
Ginny inarcò un sopracciglio. «Perché, lo conosci?»
«Oh sì, siamo molto amici noi due! L’anno scorso parlavamo tantissimo.»
Certo che parlavano tantissimo. Perché Malfoy non aveva usato Mirtilla. Come no.
«E quest’anno avete parlato, quindi?» chiese malvagia Ginny.
Mirtilla la guardò malissimo. «Fatti gli affari tuoi» esclamò, e cominciò a urlare per la disperazione.
«L’anno scorso Malfoy aveva problemi con un certo armadio e tu l’hai consolato» urlò Ginny, sovrastando le grida del fantasma. «Quest’anno non ha problemi e come al solito non si è fatto più vedere. Malfoy è così, è egoista. Ormai avresti dovuto capirlo.»
Mirtilla stava cominciando a piangere.
Povera me, pensò Ginny, roteando gli occhi.
«È meglio se torni alla tua vecchia cotta per Harry, almeno lui è gentile» disse, e mentre pronunciava quelle parole, le venne in mente che in qualche modo lei e Mirtilla Malcontenta si assomigliavano. Tutte e due avevano avuto un debole per Harry Potter e entrambe provavano qualcosa per M…
Ma che cavolo stava pensando?! Quel fantasma le stava dando alla testa, sapeva che avrebbe dovuto usare un altro bagno.
«Ci vediamo Mirtilla!» salutò, e tornò nel corridoio dove avrebbe dovuto incontrarsi con Malfoy.
Solo che lui non c’era.







 
Angolo dell'autrice:
No, non sono morta. No, non mi hanno rapita. Sono viva e vegeta a casa mia, e sono in ritardo. Prima c'è stato quel piccolo viaggio che mi ha portata ad anni luce da casa mia, e poi ci sono stati altri vari problemi. Pochi giorni fa pensavo che sarei davvero morta. Ragazzi, scegliere per l'università è un'impresa, sono quasi impazzita xD
Comunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Come al solito ringrazio tantissimo le buon'anime che recensiscono questa storia <3
E ho un avviso forse un po' spiacevole, cioè che sto finendo i capitoli di scorta, alee! Ok, l'intenzione era quella di scrivere mentre pubblicavo, e così ho fatto, anche se in realtà mi sono lasciata un pochino andare ultimamente xD E poi il capitolo che segue questo è lunghissimissimo (D:), perciò non è proprio colpa mia alla fine, no? (Certo, continua a ripetertelo! ahah)
Beh, al prossimo capitolo :) 


 

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Capitolo 7
*** Come cucinare un buon pasticcio di elfo domestico ed essere felici ***




Capitolo 6: Come cucinare un buon pasticcio di elfo domestico ed essere felici
 



Draco era stato eletto Caposcuola quell’anno, ma Ginny non ne riusciva a capire il motivo. Che cosa aveva fatto per meritarsi la carica? Da quando in qua rispettava le regole della scuola? Percy, suo fratello, era un personaggio un po’ noioso, era vero, ma lui era stato nominato Caposcuola per un motivo ben preciso: la sua pignoleria verso il rispetto delle regole. Il comportamento di Malfoy non poteva minimamente essere paragonato a quello di suo fratello. Che Silente stesse davvero diventando più vecchio?
Quelle domande erano ovviamente destinate a non ricevere mai una risposta.
Lei, invece, era diventata Prefetto, grazie all’aiuto che aveva dato durante la battaglia contro Voldemort l’anno prima. E si comportava decisamente bene, a parte quell’episodio con Malfoy di pochi giorni prima.
Insomma, la puntualità non avrebbe dovuto essere una delle prerogative dei Caposcuola? Come poteva avere Malfoy un ruolo così importante a scuola se nemmeno rispettava gli orari?
Questo pensava Ginny nel corridoio dove si erano dati appuntamento lei e Malfoy dieci minuti prima, mentre sbatteva regolarmente un piede a terra, impaziente.
Possibile che stesse scappando? Che razza di fifone.
Dopo altri cinque minuti, Ginny, stufa, intravide nel corridoio Dean Thomas e Seamus Finnigan. Non che fosse contenta di aver incontrato proprio Dean, ma almeno erano persone che conosceva.
«Ehi!» esclamò, richiamando la loro attenzione e andando verso di loro. Seamus le sorrise e la salutò, ma Dean fece solo segno di averla riconosciuta, nient’altro. Era imbarazzato, si vedeva. Lo conosceva abbastanza bene da sapere che quando si grattava la nuca si sentiva fuori posto.
«Ciao Seamus… Dean» li salutò.
«Ehi, Ginny, tutto bene?» chiese Seamus. Dean si girò verso di lui.
«Certo che sta bene, non la vedi?»
Ginny lo guardò confusa, mentre Seamus lo fissò con un sopracciglio alzato. «Era solo una domanda di circostanza…»
Ginny scosse la testa, impaziente. «Tranquilli, ragazzi. Ho bisogno solo di un’informazione…»
Dean sbuffò. «Certo. Hai sempre bisogno di qualcosa, tu. Mai una volta che venissi a parlare con noi per mero piacere…»
Ginny furiosa, schioccò le dita davanti al viso del ragazzo, come per risvegliarlo. «Dean, ci siamo già lasciati, ricordi? Non c’è bisogno di fare tutte queste storie, visto che ne avevamo già parlato e non abbiamo comunque risolto.»
Seamus, imbarazzato, spostò il peso da un piede all’altro. Probabilmente si stava chiedendo perché mai dovesse capitare sempre in mezzo alle discussioni tra Dean e le sue ragazze…
«Sì, infatti» rispose cattivo Dean. «Ne abbiamo parlato abbastanza vero? La tua unica argomentazione era l’accusa che io fossi…» disse, ma non concluse, arrossendo.
Gay, terminò per lui Ginny. Insomma, guardando quei due sempre insieme non si poteva non pensarci… Che colpa ne aveva lei? Aveva solo espresso l’evidenza…
«Ok, basta» li interruppe Seamus. «Di che hai bisogno?»
Ginny indicò il corridoio dove Malfoy era sparito. «Malfoy è andato in bagno ma non è più tornato. Penso che stia scappando.»
«Ah, sicuro» ridacchiò Seamus. «Quello è un fifone. L’ho visto che aspettava davanti alla porta dell’ufficio della McGranitt se questo ti può aiutare.»
Ginny sorrise. «Grazie, Seamus» disse e, salutandoli, andò verso l’ufficio della professoressa.
Sentiva Dean ancora borbottare quando girò l’angolo.
Che poteva mai volere dalla McGranitt uno come Malfoy? Era impossibile che la McGranitt lo avesse convocato. Non poteva aver commesso chissà quale infrazione in dieci minuti che non si erano visti. Neanche Malfoy poteva raggiungere un record del genere.
Un’idea spuntò nella testa della rossa, mentre scendeva le scale. Malfoy era piuttosto di cattivo umore quando lei lo aveva lasciato andare in bagno. Che stesse cercando di manipolare la professoressa…?
 
****
 
«Ah, signor Malfoy» lo accolse la professoressa McGranitt con un sorriso.
Draco deglutì. Non era più tanto convinto che ne valesse la pena. L’ufficio dell’insegnante al primo piano gli portava alla mente brutti ricordi. Era la seconda volta in una giornata che pensava alla punizione del suo primo anno, e non era affatto un bene.
«Si sieda, non stia lì impalato» disse la McGranitt e gli indicò la sedia davanti alla scrivania.
Una volta che si fu seduto, non seppe come cominciare con la sua richiesta. Non avrebbe dovuto farsi prendere dalla rabbia per la Weasley, dannazione. E adesso?
«Beh, signor Malfoy? A cosa devo la sua visita?» chiese la McGranitt, che cominciava ad apparire confusa.
Draco boccheggiò, senza che gli uscisse nulla dalla bocca.
Ok, si disse, quel che è fatto è fatto. O la va o la spacca, tanto non ho nulla da perdere. A parte la dignità… Ok, no, sono solo dettagli. Solo dettagli. Solo dannatissimi dettagli.
C’era una lotta interiore in corso, a quanto pareva. E la McGranitt l’aveva capito. Fu questo e il sorriso sornione della professoressa a convincerlo a parlare.
«Volevo parlarle della punizione di Ginny Weasley…» balbettò.
«Ebbene?» lo spronò la professoressa.
«Ecco, vede… non sono sicuro che questa punizione sia una buona idea per la carriera scolastica di Weasley.»
Le sopracciglia della McGranitt si alzarono fino ad arrivare quasi all’attaccatura dei capelli.
«E per quale motivo, signor Malfoy?»
Draco, nel panico, si torse le mani. Si schiarì la gola. Se la schiarì di nuovo.
«Hmm… non sono sicuro… di essere un buon candidato per guidarla in questa punizione» concluse finalmente con un grande sforzo. Minimizzarsi così davanti a un professore era una grande fatica, considerato il suo ego e le sue capacità, anche se stava mentendo.
La McGranitt, se possibile, sorrise ancora di più. «Oh, no, signor Malfoy, credo che lei sia il candidato più adatto a questo ruolo.»
Porco Merlino…
«Ma professoressa… quest’anno avrò i miei M.A.G.O., ho un assoluto bisogno di studiare», ed ecco che era passato al suo solito tono supplichevole.
«Mi dispiace, signor Malfoy. Non posso fare nulla. Mancano solo pochi giorni e sono sicura che riuscirà benissimo a studiare questo weekend.»
«La prego, non può…»
«No, non posso» lo interruppe lei, contenta. «Ora può andare.»
Draco non se lo fece ripetere due volte. Si alzò e si diresse alla porta. Avrebbe giurato che la professoressa si fosse messa felicemente a canticchiare una volta che si fu girato di spalle.
 
****
 
«Oh, merda.»
Era appena uscito dall’ufficio della McGranitt, e si poteva aspettare di tutto tranne che di incontrare la Weasley che lo attendeva fuori dalla porta.
«Ah, è così che mi saluti, adesso?»
Ginny Weasley era furiosa. «Malfoy, sei una cacca di drago.»
Gli si avvicinò e lo prese per la collottola. «Se il tuo scopo era di farmi arrabbiare, ci sei riuscito alla grande. Questo è il tuo metodo per filartela? Beh, non mi dispiace dirti che adesso andrà ancora peggio per te.»
«Non mi importa, Weasley» disse Malfoy con noncuranza, sbuffando. «Disponi di me nel modo che ritieni migliore.»
Ginny ghignò. «Come se non lo stessi già facendo» commentò. «Però ci metterò ancora più impegno, adesso che me l’hai fatto notare.»
Lo prese per un polso e lo trascinò verso le scale, verso il quarto piano dove sapeva che si trovava Pansy.
«Puoi anche lasciarmi!» esclamò infastidito e disgustato Malfoy. «So camminare da solo!»
«Mi sembra però che tu abbia un certo istinto da primadonna. Tendi a… come dire? Camminare per i fatti tuoi? Hmm, no, non direi… Meglio scappare a gambe levate? Andare a piangere dalla mammina o dalla professoressa? Forse anche gridare come una ragazzina davanti al pericolo?» proclamò Ginny, guardandolo male, però lo lasciò. «Sei un fifone.»
«Stai zitta, Donnola.»
«Taci, Furetto.»
«Sei una...»
«E tu uno stro…» 
 
(«Ehi! Chi ti ha insegnato queste parole…?»)
 
Stavano parlando insieme, e si bloccarono entrambi nello stesso momento. Il corridoio che stavano attraversando non era precisamente vuoto. E lo spettacolo che si presentò davanti ai loro occhi li fece rimanere a bocca aperta.
Hermione e Harry sembravano attaccati per le labbra, mentre si baciavano con foga. Hermione era schiacciata contro il muro dal corpo di Harry, mentre faceva scorrere le braccia sulla schiena di lui.
Draco mimò un conato di vomito.
«Allora era questo che facevate quando avete lasciato da solo Ron dopo la lezione di Hagrid!» ridacchiò Ginny.
I due si staccarono all’improvviso, rossi in volto.
«’Non l’abbiamo visto, Ginny’, bella scusa!» esclamò ancora lei, ma non era un rimprovero, piuttosto era infinitamente divertita dalla situazione.
«HERMIONE!»
«E adesso che cavolo…?» fu la domanda incompiuta di Malfoy.
«Esigo una spiegazione!» urlò Ron, furioso, che si era appena avvicinato a grandi falcate rabbiose.
 
(«Ehm, Ginny, non c’è bisogno di tirare in ballo anche questi episodi…» commentò Ron, che stava arrossendo furiosamente.
«Mi spiace, fratello, devo proprio. C’era Draco lì, ricordi?» domandò Ginny sorridente.
Ron, a disagio, evitò il suo sguardo. «Non ricordarmi queste cose. Rendi il tutto ancora peggiore…»
«Beh, la colpa non è mia: noi siamo capitati lì per caso.»
Anche Harry e Hermione erano piuttosto in imbarazzo. Il primo era molto interessato a tirare i fili del divano su cui era seduto, l’altra si guardava le unghie come se fosse appena arrivata nella Sala Comune dopo una lezione particolarmente sporca di Erbologia.)

 
«Per… che cosa?» balbettò Hermione, ancora più rossa di prima.
Ron si infilò le mani nei capelli come se avesse voluto strapparseli, fuori di sé. «Non fare la finta tonta, vi ho visti!» gridò, e poi si girò verso Harry, indicandolo con un dito. «Sei un TRADITORE!»
Ginny, inorridita, guardò Ron. Lo aveva visto poche volte così furioso. Una di quelle volte era quando insieme a Harry aveva beccato lei e Dean a baciarsi in un corridoio… E capì.
«Ron, cosa stai dicendo?» chiedeva Harry, in difficoltà.
«Ronald…» sussurrava invece Hermione.
Questa era la tipica situazione da Ron, non facilmente risolvibile. Ginny afferrò di nuovo il polso di Draco, pronta a dileguarsi, quando Malfoy torse il braccio e si liberò dalla presa. Stava… sghignazzando.
«Beh, cosa ti aspettavi, Weasley?» domandò con nonchalance. «Non sei capace con le donne, arrenditi.»
Ginny sussultò. Ok, qui si metteva male…
Ron infatti si era girato verso di loro e guardava Malfoy in cagnesco. «Tu…!» esclamò. «Sparisci dalla mia vista, schifoso… schifoso…»
Probabilmente non gli veniva in mente un insulto abbastanza grave per il Serpeverde. Questo però fece divertire ancora di più Malfoy.
Ginny afferrò nuovamente il braccio di Draco e spinse le unghie nel suo polso, prima che potesse fare qualche altro commento. Draco si girò a guardarla con un’espressione sorpresa e offesa.
«Ora noi ce ne andiamo» disse la rossa a denti stretti. «Vero, Malfoy?» E trascinò via Draco.
Sentivano ancora le urla dei tre dietro di loro mentre si allontanavano. Qualcosa le diceva che non si sarebbero parlati per un po’.
Addio ambiente accogliente e caldo della Sala Comune. Benvenuto freddo polare derivato da litigata e gelosia.
 
****
 
Eccole lì. Pansy e le sue amichette Serpeverde. Ginny sorrise malefica.
«Prego, Malfoy» disse e gli indicò il gruppetto a poca distanza da loro. Malfoy deglutì.
«Me la pagherai, questo è certo» disse Malfoy a denti stretti. «Lo sai vero che non mi lascerà più in pace dopo oggi? Quella è una dannata sanguisuga, ecco cos’è!»
Ginny gli diede uno schiaffetto canzonatorio sulla guancia. «Appunto.»
Malfoy arrossì al contatto che ancora non si era interrotto, dimentico di quello di cui stavano parlando e litigando. Ginny si accorse del proprio errore solo pochi secondi dopo, ma ormai era già tardi: la sua mano rimaneva stabilmente appoggiata alla guancia morbida e calda del ragazzo. E il suo gesto non era più quello di uno schiaffetto.
Gli occhi di Ginny rimasero incatenati a quelli di Malfoy, mentre la sua mano si spostava impercettibilmente verso i morbidi capelli biondi del ragazzo, senza che Ginny si accorgesse di quello che stava facendo.
Erano a pochi centimetri di distanza, e la ragazza si accorse per la prima volta di quanto quei centimetri stessero diminuendo.
Qualcuno arrivò correndo alle loro spalle, imprecando, e interruppe il momento. Ginny e Malfoy fecero entrambi un salto indietro.
Si accorsero entrambi che era Gazza, quando questo li superò mezzo correndo e mezzo zoppicando. Stava inseguendo uno studente che lasciava dappertutto macchie di fango.
«Torna qui, brutto sporcaccione di uno studente!» urlò Gazza. Quando i due girarono l’angolo e sparirono dalla vista, il corridoio e i suoi studenti tornarono a quello che stavano facendo prima, come se non fosse accaduto assolutamente nulla.
Ginny tossicchiò, imbarazzata. «Beh, che stai aspettando?» chiese, tornando a guardare Draco negli occhi, ma non più con un’espressione soddisfatta per il compito che aveva assegnato al ragazzo.
Draco la guardò un’ultima volta imbronciato, prima di incamminarsi verso il gruppo di Serpeverde.
Pansy, che prima non si era accorta della loro presenza, adesso li squadrava con cattiveria e rabbia. Oh-oh, pensò Ginny, osservando la scena.
Draco, che sembrava non essersi accorto di nulla, allargò le braccia per abbracciarla e lo schiaffo che ne conseguì risuonò per tutto il corridoio.
La mandibola di Ginny arrivò a toccare quasi il pavimento per la sorpresa.
 
(Ron, ovviamente, a quelle parole, tornò a rotolarsi sul tappeto per le risate.)
 
«Stai lontano da me, lurido doppiogiochista» sibilò Pansy, furibonda. «Vi ho visti prima, tu e lei.»
Draco boccheggiò. «Ma che…?»
«Sono stufa dei tuoi giochetti, Malfoy. E’ tutto il giorno che mi prendi in giro, non è vero?»
Ginny non aveva mai visto Pansy così arrabbiata.
«Pensavo che quello che è successo l’altro giorno fosse stato un errore. A quanto pare mi sono sbagliata: l’hai baciata davvero, lo volevi. Sono stata una sciocca a volermi fidare ancora di te.»
«Pansy, io…» cercò di giustificarsi Draco, senza riuscirci.
«Vattene.»
Ginny cercò di non ridere della situazione. Lei e Draco insieme? Ma chi voleva prendere in giro?
«Fammi spiegare» disse però deciso Draco, sorprendendo entrambe le ragazze. «Volevo fare in modo che quello che sta succedendo tra me e lei non ti distruggesse emotivamente, perciò oggi ho cercato in tutti i modi di consolarti, per farti capire che non basta una ragazza per separarci. Siamo amici e lo saremo sempre, capito?»
La mascella di Ginny che prima non era riuscita ad arrivare al pavimento, stavolta raggiunse l’obiettivo.
«Il problema è proprio questo, Draco» proclamò Pansy, tutto d’un tratto afflitta e sconsolata. «Non voglio essere tua amica. Non capisci mai.» E detto questo se ne andò.
Draco rimase immobile, nello stesso punto, per almeno cinque minuti, e Ginny non si azzardò a richiamarlo. Era suo nemico, il suo nemico giurato, ma era pur sempre anche un essere umano. Anche se Draco non faceva altro che dire quanto odiasse Pansy, dopotutto le voleva bene. Si conoscevano da parecchi anni, ed era ovvio che fossero diventati amici. Purtroppo la situazione era diventata complicata e Pansy, probabilmente, non si sarebbe mai più fidata di Draco.
Ginny sentì un nuovo sentimento che le si faceva strada nel corpo a partire dallo stomaco. Un senso di colpa bruciante. D’altronde era colpa sua se Pansy era arrabbiata con Draco. Era stata così ottusa da pensare che né Pansy né Draco provassero sentimenti, poiché appartenenti a Serpeverde. Come aveva potuto fare un errore del genere? In questo modo non solo aveva rovinato un’amicizia, ma si era anche abbassata al livello di Malfoy e dei suoi scherzi che non tenevano conto dei suoi sentimenti, come la storia del bacio di pochi giorni prima.
«Malfoy… mi dispiace» sussurrò Ginny. Non poteva fare nulla per rimediare, ma almeno avrebbe potuto scusarsi.
Draco si girò con gli occhi spalancati. «Ti stai scusando, Weasley
Ginny sospirò. «Già, non ci credo neanche io.»
Draco si avvicinò verso di lei e la guardò negli occhi. «Sei veramente strana, come tutte le altre Donnole della tua famiglia.»
«Anche tu» controbatté Ginny, che già si stava pentendo di essersi dispiaciuta. «Che cos’è questa storia? Noi non stiamo insieme.»
Draco rabbrividì. «Certo che no. Era solo per levarmela dai piedi. E’ la prima cosa che mi è venuta in mente, anche se probabilmente non è stata un’idea molto intelligente. Lo andrà a dire a tutti, e addio alla mia reputazione…»
«Brutto stronzo che non sei altro! Piuttosto è la mia, di reputazione, che se ne va! Ma tanto me l’hai già rovinata con quel bacio!» esclamò Ginny. Lo prese per un orecchio, stavolta, e lo trascinò via. Ginny non lo vide, ma Draco era arrossito.
 
****
 
«Ma certo, signorina Weasley. È davvero un’ottima idea»: queste erano state le parole che il professor Silente aveva pronunciato senza alcuna esitazione. Suo padre aveva ragione a volerlo cacciare, come Preside di Hogwarts faceva veramente schifo. Gli studenti dovevano avere una posizione privilegiata all’interno della scuola e in nessun caso avrebbero dovuto aiutare degli schifosi e stupidi elfi domestici.
Non solo la situazione era imbarazzante, ma Ginny lo aveva pure costretto ad indossare un grembiule da donna con i cuoricini.
«Così non ti sporchi la divisa. Vedi, mi preoccupo per te!» aveva detto la rossa. «E poi ti sta benissimo, il rosa è un colore che si abbina perfettamente ai tuoi capelli tinti.»
Quanto avrebbe voluto lanciarle una fattura.
Ma non era tutto: lo aveva lasciato nelle cucine con quegli sporchi esserini da solo. Lei era naturalmente andata a cena, senza preoccuparsi di nulla.
Ma lui non era tanto stupido. Ancora non aveva toccato una pentola, e non aveva assolutamente intenzione di farlo. Occhio non vede, cuore non duole, Weasley cara, pensava.
«Padroncino Malfoy,» lo chiamò un elfo dal naso lungo e dalla voce stridula, «vuole qualcosa da mangiare?»
Malfoy sorrise. «Farai meglio a portarmi subito qualcosa, elfo.»
L’elfo si inchinò. «Certamente, padrone.»
Poco dopo, Draco stava dando l’ultimo morso al suo sandwich, quando sentì che la maniglia del dipinto che dava accesso alle cucine veniva fatta girare.
Si alzò in piedi fulmineamente e corse verso i fornelli. Non si accorse di aver urtato lo sportello del forno e di averci fatto finire dentro l’elfo che ci stava sistemando dentro il pasticcio di carne.
 
(«Oddio! Oddio!» urlò Hermione, coprendosi la bocca con entrambe le mani. «Ha ammazzato un elfo!»
Ginny agitò le mani davanti alla faccia. «Tranquilla Hermione, non è successo nulla…»
Ma Hermione non si calmava: continuava a blaterare insulti contro Malfoy e ad elencare i doveri che il C.R.E.P.A. doveva avere verso i poveri elfi domestici. Ci vollero dieci minuti perché Harry riuscisse a tranquillizzarla.) 

 
Ginny si fece largo tra gli elfi domestici che si inchinavano al suo passaggio, raggiungendo Malfoy che tentava di mettere una padella vuota sul fuoco, facendo finta di non essersi accorto di Ginny e di aver cucinato per tutta la sera.
«Non dovete inchinarvi per me o servirmi, davvero» stava dicendo la Weasley, guardando gli elfi che si avvicinavano a lei porgendogli su vassoi dorati probabilmente quasi tutto il cibo che avevano preparato fino ad allora. «Sono a posto, grazie.»
Quando si girò verso Malfoy e vide che stava tentando di accendere il fuoco senza riuscirci, le venne da sorridere. Poverino, tutto solo tra le creature che avrebbero dovuto servirlo, impegnato invece ad aiutarle cucinando. Lui, che non aveva mai toccato una padella in vita sua.
«Va bene, Malfoy, basta» disse Ginny, con un tono quasi gentile. Mentre Malfoy si girava a guardarla con un’espressione sorpresa, sentirono entrambi qualcosa picchiettare da dentro il forno.
Ginny alzò un sopracciglio in direzione del biondo. «Non mi dire che sei talmente incapace in cucina da poter veramente far esplodere tutto.»
Ma quando Ginny aprì il forno, scoprì che a sfrigolare non era un pasticcio di carne sul punto di esplodere.
 
(Hermione, a quel punto, trattenne il fiato.)
 
Era un elfo bruciacchiato che appena scoprì la via di fuga si precipitò fuori. Gli altri elfi erano inorriditi davanti alla scena, e appena Ginny cercò di aiutare l’elfo, quelli presero una coperta, lo infagottarono, nascondendolo alla vista, e altri quattro elfi lo trascinarono fuori dal dipinto che dava accesso alle cucine.
Ginny, aggrottando la fronte, si rivolse a Malfoy. «Ti prego, dimmi che non è opera tua.»
«Infatti non sono stato io, ci si sarà infilato da solo, per quanto è stupido e piccolo…» fu la risposta di Draco, troncata sul nascere da una vocetta stridula.
«Lei non insulta i poveri elfi, signore!» lo rimproverò Dobby. «I poveri elfi lavorano sodo, signore!»
«Hai ragione, Dobby» disse quindi Ginny, guardando male Draco. «Non so perché, ma sono sicura che l’abbia infilato tu lì dentro per vendetta.»
«N-no!» balbettò Draco, che era impallidito. «Non ho mai toccato un forno in vita mia. Non sapevo neanche che si potesse aprire!»
«Questo perché Draco Malfoy non ha cucinato stasera, signorina. Lei ha chiesto a Dobby e Dobby ha controllato Malfoy, e Malfoy non ha aiutato gli elfi domestici, signorina.»
A quelle parole Ginny diresse lentamente lo sguardo verso il biondo che ormai sapeva di trovarsi in grossi guai.
L’unica via d’uscita da quel gran pasticcio era l’altra punizione. Controllò fulmineamente l’orologio da polso, pensando che finalmente qualcosa andava nel verso giusto. Era l’esatto orario che gli aveva comunicato il professor Piton per la sua punizione.
«Weasley, ho l’altra punizione con Piton, adesso. Il tuo regno di terrore è finito» proclamò lui, sorridendo malignamente.
Ma Ginny gli si avvicinò e lo afferrò per la camicia. Mentre i loro nasi erano l’uno sopra l’altro e Draco credette di poter soffocare per la vicinanza, lei sussurrò: «Credevi che ti avrei lasciato qui da solo e mi sarei fidata della tua parola? Sei un buono a nulla, un mollaccione. E non finisce qui» terminò, a denti stetti. Poi lo lasciò andare.
Mentre Draco si allontanava e si strappava il grembiule di dosso, la sentì sospirare.




 



Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! Come sta andando il vostro inizio settembre?
Allora, volevo dire due cose: la prima (che non mi stancherò mai di ripetere) è GRAZIE alla persone che recensiscono la mia storia e che mi fanno andare avanti a scrivere. Senza di voi, ecco... lo sapete u.u
Seconda cosa: mi spiace tantissimo per il ritardo, però purtroppo non riuscirò più ad aggiornare con la solita frequenza visto che l'università sta per iniziare... che tristezza!
Comunque, per ringraziarvi della vostra attesa ho preparato un regalino che si trova esattamente qui. Spero che sia di vostro gradimento :3 
Non aggiunge nulla di così vitale e importante alla storia, se non volete leggerlo, però comunque aggiunge qualche informazione in più che non c'è nella long ;)
Mi scusate con questo? E con il capitolo? Altrimenti sono costretta a farvi dei biscotti ahahah!
Al prossimo capitolo,
Eldur :)





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Capitolo 8
*** Come eseguire una ronda in compagnia del tuo peggior nemico ***


Capitolo 7: Come eseguire una ronda in compagnia del tuo peggior nemico
 




Dopo aver passato la sera a sistemare gli archivi di Pozioni nei Sotterranei, Draco si trascinò verso il suo Dormitorio, stanco e afflitto. Dopo aver passato una giornata intera a eseguire gli ordini della Weasley, non voleva far altro che dormire.
Purtroppo lo aspettava un’altra riunione tra Serpeverde nel suo Dormitorio, lo sapeva bene. Aveva evitato i suoi compagni per troppo tempo, ormai, ed era inevitabile che lo stessero aspettando in quel preciso istante.
Una volta aperta la porta del suo Dormitorio, infatti, trovò Avery, Mulciber, Nott e Zabini insieme a Tiger e Goyle (che stavolta erano presenti alla riunione) stranamente in silenzio, come se avessero smesso di parlare esattamente nel momento in cui Draco aveva aperto la porta. E probabilmente era così.
«Malfoy ci degna finalmente della sua presenza!» scherzò Zabini. «Cominciavo quasi a pensare che preferisse rintanarsi con la Weasley da qualche parte, visto il tempo che ormai trascorre con lei!»
Ovviamente risero tutti e Draco si sentì la faccia bollente.
«Non è colpa mia, e se non foste tutti così stupidi lo capireste» dichiarò Draco, andandosi a sedere sul proprio letto e togliendosi le scarpe.
«Oooh, il Salterino non è di buon umore questa sera» commentò Avery, ancora ridendo. «Dai Draco, tocca a te stasera con la scommessa.»
Draco sbuffò. «Sai che consolazione. Ma perché non la facciamo finita con questa storia da bambini del primo anno?»
Mulciber sorrise. «Cosa c’è, hai paura?»
«Ti sembra che io abbia paura? Ho accettato la scommessa, ho fatto tutto quello che mi avete chiesto, sono stato messo in punizione due volte, mio padre mi odia, mia madre è-» e si interruppe, chiudendo di scatto la bocca.
Impazzita, voleva dire, ma ovviamente non poteva. Quanta vergogna avrebbe provato se anche solo uno di loro lo avesse scoperto?
Gli altri sei non sembrarono accorgersi dell’improvvisa interruzione, ma tutti persero il sorriso.
«Noi non ti abbiamo mai detto di usare un filtro d’amore. Hai idea di quanto sia costato ai Serpeverde perdere cento punti tutti in una volta?» disse Nott, ora leggermente irritato.
«Ed è proprio per questo che intendevo chiuderla con queste scommesse-» cominciò Draco, ma venne interrotto.
«Ci hai ingannato!» fece Avery. «Non avresti dovuto usare il filtro!»
Draco sorrise. «Nessuno di voi ha stabilito il modo in cui avrei dovuto baciare Ginny Weasley.»
A queste parole tacquero tutti.
«Io ho chiuso.»
 
****
 
Nei due giorni che seguirono, Draco Malfoy si fece vedere poco in giro, e ancora di meno in compagnia della Weasley. Cercava ovviamente di vendicarsi della terribile giornata che la Weasley gli aveva fatto passare, ma senza esagerare. La Weasley gli aveva già ripetuto molte volte che era un fifone e forse cominciava a crederci anche lui. Il problema, in effetti, era che non voleva assolutamente finire nelle grinfie di quella ragazza ancora una volta.
Le chiedeva di fare cose faticose, ma non compromettenti, o almeno cercava di non farle fare cose compromettenti. Tutte le volte che le dava un ordine, temeva che questa gli si rivoltasse contro, dicendogli che non era finita e che finalmente toccava di nuovo a lei.
Ginny lo schermiva e lo insultava come al solito, ma lui cercava di tenersi il più possibile neutrale e indifferente.
La ragazza se ne lamentava con Harry e Hermione, anche se in realtà trovò molto poco tempo per parlare con loro, visto che tutti e due si appartavano in biblioteca da soli. Quando Ron li vedeva, cercava in tutti i modi di evitarli, e Ginny sapeva che lo faceva per non lasciare che i sensi i colpa verso i suoi due migliori amici aumentassero. Perché, in fondo, gli dispiaceva. Sapeva di aver sbagliato ad aggredirli così, quando in realtà lui non aveva posto proprio alcun divieto. Sembrava quasi impossibile che non si fosse ancora accorto dei sentimenti che Harry provava per Hermione, eppure era così.
Per quanto Malfoy fosse antipatico e sempre in mezzo ai piedi, aveva avuto ragione a dire che Ron non era capace con le ragazze. Ma ovviamente Ginny non lo avrebbe mai detto al biondo, non gli avrebbe mai dato questa soddisfazione. Anzi, probabilmente avrebbe evitato di parlargli per tutta la vita. Venerdì sera infatti, dopo un litigio particolarmente violento nei giardini su chi dei due avesse avuto il diritto di decidere quali fossero le richieste compromettenti, Ginny e Draco si erano ritrovati entrambi in punizione con la Sprite nella serra numero 4 a ripulire vasi incrostati di terra e viscidume (probabilmente derivanti dal Pugnaccio). Ed era tutta colpa del biondo, ovviamente. Se non avesse tirato fuori la bacchetta per primo, Ginny non avrebbe mai estratto anche la sua dalla tasca della giacca, e nessuno dei due si sarebbe ritrovato ancora in compagnia dell’altro in punizione.
«Ti odio» si era ritrovata a dire Ginny, mentre scrostava i vasi con furia. «Ti odio.»
Draco aveva sorriso. «Per me è lo stesso.»
Allora Ginny aveva alzato lo sguardo e lo aveva fissato negli occhi di Draco, che dopo un po’ aveva smesso di sorridere. Erano rimasti a guardarsi per minuti, fino a che Ginny, arrossita fino alle punte dei capelli, non aveva distolto lo sguardo e aveva ricominciato a pulire i vasi.
«Ti odio» aveva ripetuto e Draco era scoppiato a ridere.
«È tutto quello che sai dire stasera?»
«Stai zitto.»
Draco aveva riso ancora. «Certo che stasera sei davvero loquace.»
«Sei tu che hai cominciato a fare il misterioso l’altro giorno. Se stasera sono io a non parlare allora non va bene? Malfoy, vaffa-»
«Ehi!» aveva esclamato Draco sottovoce, allarmato. «Lo sai che la Sprite è lì, vero?»
Si erano girati entrambi verso la professoressa che, quasi sdraiata su una sedia, russava rumorosamente. Poi si erano guardati e avevano riso insieme. In seguito Ginny, accortasi della persona con cui stava ridendo, era ridiventata seria e scontrosa.
«Stai tranquillo, tanto non sente niente» aveva borbottato Ginny, tornando a pulire nervosamente un vaso che non riusciva proprio a scrostare. Quando quello andò in frantumi per la forza con cui lo stava strofinando, respirò rumorosamente e si infilò le mani nei capelli, anche se erano sporche di terra, quasi come se se li volesse strappare per la rabbia.
Draco la guardò confuso e, senza pensare, agitò la bacchetta, riparando il vaso e pulendolo con la magia.
Ginny, quindi, aveva alzato di nuovo la testa. «Lo sai che non puoi farlo con la magia! Vuoi un’altra punizione?» aveva detto a bassa voce e si era girata a guardare la Sprite.
«L’hai detto tu stessa che non si accorge di nulla, no?» aveva detto Draco. «E poi, potresti anche evitare di aggredirmi sempre in questo modo.»
Ginny era arrossita. Dopo qualche minuto di evidente lotta interiore, aveva deciso che in fondo Draco aveva ragione e che non sarebbe arrivata a nulla se avesse continuato a insultarlo e ad assalirlo.
«Grazie per… il vaso» aveva sussurrato, arrossendo ancora di più. «È la tua presenza a rendermi nervosa» aveva aggiunto, lasciando Draco senza parole.
Dopodiché avevano continuato a pulire in silenzio, come se niente fosse successo.
Quando la Sprite si era svegliata, aveva finto di non essersi clamorosamente addormentata e aveva controllato l’orario; in seguito li aveva mandati a dormire. Nel momento in cui i due avrebbero dovuto separarsi per andare nei rispettivi Dormitori, erano rimasti lì impalati in un corridoio a guardarsi l’un l’altro, senza sapere che cosa dire.
«Beh,» aveva cominciato Draco in imbarazzo, con una mano nei capelli, «sembra che domani siamo tutti e due liberi.»
«Già» aveva replicato Ginny, guardando per terra.
«Allora buonanotte, Weasley»
«Buonanotte, Malfoy» aveva detto Ginny.
Mentre guardava Malfoy allontanarsi, senza che si fosse mossa da dove si trovava, vide Draco che si voltava verso di lei nell’oscurità.
«Sai,» disse con una voce diversa dal solito, a momenti dolce, «quasi mi dispiace non darti più ordini.»
 
****
 
Sabato, il primo giorno in cui nessuno dei due doveva sottostare alle richieste dell’altro, la vita a Hogwarts tornò alla normalità. Gli episodi tra Ginny e Draco erano già stati dimenticati e i due non furono più visti insieme oppure a litigare.
Pansy probabilmente non aveva detto nulla della loro “presunta” relazione, e Ginny si era sentita fortunata almeno per una volta. Forse la ragazza era così ferita e così arrabbiata con Malfoy da essersi dimenticata di diffondere pettegolezzi come suo solito.
L’unico cambiamento derivato dalla punizione della McGranitt era il fatto che il Serpeverde, quando incrociava Ginny, le faceva un cenno e la salutava. La prima volta Ginny aveva aggrottato la fronte e aveva risposto al cenno, ancora incredula.
Possibile che Malfoy stesse diventando… socievole?
Nel pomeriggio, però, anche se Ginny non avrebbe mai più voluto trovarsi in una stanza insieme al biondo, dovettero per forza incontrarsi entrambi con gli altri Caposcuola e Prefetti per decidere le ronde di quella sera, del giorno dopo e della settimana seguente. Solitamente le ronde di sabato e domenica sera venivano già decise insieme a quelle di tutta la settimana, ma Ron e Hermione, rispettivamente Prefetto e Caposcuola assegnati alla mansione, si erano dati per malati. Non era poi così strano, visto che i due non avrebbero voluto neanche incrociarsi nei corridoi durante le lezioni.
Quindi Ginny, evitando di pensare a Draco, venne accompagnata alla riunione solo da Harry, che era l’altro Prefetto di Grifondoro.
L’aula adibita alla riunione era stata sistemata in modo che i banchi non intralciassero la ventina di persone presenti. Tutti dovevano essere in grado di guardare la lavagna dove i nomi sarebbero apparsi, una volta decisi.
«Bene, allora» disse James Davidson, Caposcuola di Tassorosso. «Ci siamo tutti?»
Tutti si guardarono in giro, e Harry disse: «Manca Malfoy. E Smith Conrad.»
«Sempre il solito puntuale» mormorò Ginny, infastidita.
Come se si fossero sentiti chiamare, i due Serpeverde entrarono in quel momento nell’aula.
«Scusate il ritardo» disse Malfoy, anche se si vedeva che non gli dispiaceva affatto. Ginny lo fulminò con un’occhiataccia, ma lui sembrò non accorgersene.
Entrambi i Serpeverde si diressero verso Avery e si girarono a guardare la lavagna e Davidson.
Mandy Brocklehurst, Caposcuola di Corvonero, sospirò. «Beh, visto che ci siamo tutti, direi di iniziare.»
Davidson si schiarì la gola. «Allora, iniziamo dalla prossima settimana…» disse, e con la bacchetta picchiettò la lavagna, dove cominciarono ad apparire diverse scritte.
Intanto Ginny, invece di ascoltare, pensava a quanto Malfoy potesse essere snob e fastidioso. Possibile che arrivasse sempre in ritardo a tutto? E che si comportasse sempre come se fosse superiore a tutto e tutti? Non aiutava neanche gli altri Caposcuola ad organizzare i turni, come se lui fosse estraneo alla faccenda.
«Ehi, Ginny» sussurrò Harry, richiamandola dai suoi pensieri, scuotendola gentilmente per la spalla. «Ti stanno chiamando.»
Ginny inorridì. «Oh, scusate! Mi sono distratta.»
Avevano già riempito tutta la lavagna con i turni della settimana dopo. Ma quanto tempo era passato?
Davidson le sorrise, stranamente. «Tranquilla, è tutto a posto.»
Mandy le indicò lo spazio vuoto sulla lavagna, vicino al sabato e alla domenica. «Per la settimana prossima non hai neanche una ronda, perciò ci chiedevamo se ti andava di farla stasera e domani sera.»
«Certo, non c’è nessun problema» esclamò lei, sorridente e disponibile. «Tanto non avevo niente da fare.»
«Bene» disse James. «Adesso manca solo… ah, Malfoy» disse, e lo squadrò con un’occhiataccia, visto l’impegno che stava mettendo nella riunione. «Beh, tu sei l’unico che ha a disposizione ancora delle ore di ronda, quindi direi di inserire anche te per oggi e domani…»
Ginny si accorse improvvisamente della situazione. Deglutì e alzò subito la mano per parlare. «Cosa?!» esclamò, allarmata. «Scusa, James, ma non potrebbe venire Harry con me stasera? Per piacere
Mandy sorrise, a mo’ di scusa. «Malfoy è l’unico rimasto senza turno e visto che voi due questa settimana non avete avuto nessuna ronda… ecco…»
Ginny mandò tutta l’aria fuori dai polmoni e guardò involontariamente Draco. Malfoy era inorridito e aveva forse un tic all’occhio. Se non altro non era l’unica a non voler fare il turno in cattiva compagnia.
«Sono Caposcuola anche io, ho il diritto di cambiare i miei orari con quelli degli altri» disse Draco in difficoltà, prima che James lo interrompesse.
«Nessuno cambierà i tuoi orari con i tuoi, e se tu fossi stato attento alla riunione lo sapresti.»
Ginny si passò una mano sul volto. Di male in peggio…
«Tutto questo solo perché quei due idioti hanno litigato…» mormorò Draco, visibilmente infastidito.
 
(«Ah» disse Ron.
«Che c’è?» chiese Ginny, confusa dalla reazione del fratello.
«…quindi in effetti siamo stati anche noi – io e Hermione - a spingervi l’uno tra le braccia dell’altro…»
Ginny si spostò una ciocca di capelli rossi dietro all’orecchio. «Sì, se la metti in questi termini, probabilmente sì…»
Ron, quasi depresso, continuava a fissare il tappeto ai suoi piedi.
Ginny aggrottò la fronte. «Guarda che non è mica morto nessuno» gli disse.
Hermione invece lo richiamò. «Dai, Ron, sarebbe successo lo stesso. In effetti già da come si guardavano e si parlavano si capiva che c’era sotto qualcosa…»
Ginny, stranamente, arrossì.
«E poi, penso che la McGranitt abbia solo velocizzato il processo tra i due...»)

 
Ginny, irritata, si voltò verso di lui. «Guarda che quella che dovrebbe avere problemi a stare con te dovrei essere io! L’unica cosa che sei stato capace di fare, questa settimana, è stato fare in modo che finissimo insieme nella punizione della McGranitt, nella punizione della Sprite e adesso qui!»
Draco aveva aperto la bocca per replicare, ma Ginny lo interruppe subito, prima che riuscisse a pronunciare anche una sillaba.
«La colpa è solo tua! Se tu stessi attento durante le riunioni e non facessi il disinteressato, in questo momento ti ritroveresti a fare la ronda di mercoledì o di venerdì o di qualsiasi altro giorno tranne che questo weekend!»
Gli altri studenti seguivano il dibattito con gli occhi spalancati. Davidson fece un cenno con la testa a tutti, e uscì dalla classe insieme a Mandy. Gli altri lo seguirono a ruota.
«Sei stata tu ad iniziare tutto!» ribatté finalmente Draco, con voce roca, quando tutti furono usciti. «Se tu non mi avessi lanciato quell’incantesimo delle Pastoie il primo giorno, non ci saremmo mai ritrovati in queste situazioni!»
Ginny diventò rossa per la rabbia. «Questo perché io ho lanciato quell’incantesimo solo perché mi andava, vero? Non perché mi avevi istigato, giusto?»
Draco si zittì.
«Sono stufa di te e dei tuoi stupidi problemi!» esclamò Ginny infervorata. «Vai un po’ al diavolo, Malfoy!»
E detto questo si sbatté la porta alle spalle.
 
****
 
Erano le nove di sera in punto e Ginny batteva nervosamente il piede sulla pietra del pavimento, con le braccia incrociate.
«Stupido furetto…» biascicò furiosa. Malfoy era in ritardo di quindici minuti. Di nuovo.
Qualcuno avrebbe dovuto dirle che cosa aveva fatto di male nella vita per procurarsi un’intera settimana in compagnia di quell’idiota. Non era possibile, non era assolutamente possibile che qualsiasi cosa dovesse fare si ritrovasse sempre a doverla fare con Malfoy. Era stufa di litigare, di sentirlo parlare, di vedere la sua faccia ovunque andasse…
Prima di quel pomeriggio sembrava che le cose si fossero sistemate per il meglio: il giorno prima, dopo la litigata nel pomeriggio, avevano parlato civilmente durante la punizione con la Sprite; si erano salutati casualmente quando si incrociavano nei corridoi, e addirittura lei gli aveva sorriso. Ognuno di quei buoni passi avanti era stato completamente eliminato dalla litigata alla riunione per le ronde.
A quel pensiero il pugno di Ginny andò a scontrarsi contro il muro. Il dolore le fece provare ancora più rabbia. Non ne sarebbero usciti vivi tutti e due da quelle ronde serali. O lei o lui.
«Hai intenzione di consumare il pavimento con il piede?» domandò con voce strascicata Draco, che arrivava proprio in quel momento e camminava tranquillamente, come se non fosse in ritardo colossale.
Ginny lo fulminò con un’occhiataccia.
«Ah,» commentò Malfoy con un sorriso sadico in viso, «hai cambiato tattica? Vuoi incenerirmi con lo sguardo?»
Ginny continuava a covare la sua rabbia in silenzio.
«Se hai intenzione di distruggere qualcosa – o con un piede, o con lo sguardo, o con un pugno –, ti consiglio di farlo in un altro momento.»
Come faceva a sapere del pugno? Si divertiva a spiarla, non c’era altra soluzione. Decise di lasciar perdere per il momento, prima di cominciare a urlargli nuovamente contro.
«Stai zitto, razza di idiota» fu l’insulto che le uscì dalle labbra. Cominciò ad avviarsi e Draco le andò dietro.
«Mi dispiace, Weasley, ok? Neanche a me fa piacere essere bloccato ancora insieme a te» disse, alzando gli occhi al cielo.
 
(«Che simpaticone!» commentò Ron, prima di essere zittito da uno sguardo di sua sorella.)
 
Ginny si girò verso di lui. «Oh, grazie mille Malfoy! Ora che ti sei scusato così bene, credo di sentirmi veramente meglio!»
Draco spalancò gli occhi, fintamente sorpreso. «Ah, è sarcasmo, per caso, questo?»
«Hmm no, non direi» ribatté sarcastica Ginny, ma dopo si ritrovò quasi a sorridere. La mascella, in quel momento sembrava avere vita propria.
Draco inarcò un sopracciglio.
Poco tempo dopo entrambi accesero le bacchette. Il coprifuoco era scattato alle nove, perciò gli studenti non dovevano già trovarsi fuori dai loro Dormitori.
Draco ogni tanto fischiettava. Ginny non riusciva a capire il suo comportamento: aveva detto che non voleva stare con lei; e allora perché sembrava così tranquillo, così rilassato? Anche la sera prima, durante la punizione, sembrava a suo agio. Ginny invece era sempre sull’attenti quando stava con lui. Non che fosse colpa sua: era così abituata ad odiare Malfoy che stare in sua compagnia le provocava nervosismo e apprensione. Poco importava che ultimamente avesse imparato a conoscerlo e a prevedere le sue mosse.
«Si può sapere perché sei sempre in ritardo?» domandò improvvisamente, dopo un lungo silenzio, senza sapere neanche lei perché l’avesse fatto.
«Eh?» Draco la guardò, senza che avesse registrato la domanda. Negli ultimi dieci minuti era rimasto zitto, con la testa probabilmente tra le nuvole. Ginny si chiese che cosa stesse pensando.
«Mi chiedevo perché sei sempre in ritardo» ripeté Ginny, un po’ irritata per l’assenza di Draco nella conversazione. Prima lo aveva zittito, e ora voleva che parlasse e la guardasse e… ma che cosa le stava succedendo?
Draco fece spallucce. «Mi prendo i miei tempi, cammino tranquillamente, finisco di fare quello che stavo facendo senza alcuna fretta…»
Ginny roteò gli occhi. «Non te ne frega proprio niente di nessuno, vero? Intendo di chi ti sta aspettando. Cos’è che fai, finisci di baciare le ragazze senza alcuna fretta? Dubito che tu finisca di fare i compiti o quant’altro…» commentò, riprendendo le parole di Malfoy.
Malfoy si passò una mano tra i capelli, forse divertito. «Perché ti interessa? Perché pensi proprio che perda tempo a baciare le ragazze?»
C’era quasi un’insinuazione nella sua voce, e Ginny pensò di essersela immaginata.
«Lascia stare. E’ la prima cosa che mi è venuta in mente» disse Ginny, anche se non era vero. Il solo pensare a Malfoy che baciava un’altra ragazza le faceva venire il voltastomaco. Guardò il corridoio che stavano percorrendo. Era vuoto, fatta eccezione per loro due.
«Di solito,» continuò, cercando di giustificarsi, «quando un ragazzo ha di meglio da fare significa che si sta divertendo con qualche ragazza. E poi ho pensato a quello che hai detto lunedì, quando stavo preparando il filtro d’amore, sul fatto che sono tutte già ai tuoi piedi…»
Draco arricciò un angolo della bocca in un mezzo sorriso, ma appariva pensieroso, come se qualcosa lo turbasse. «Hai una buona memoria» disse.
«…già» rispose lei.
Guardarono dentro uno degli sgabuzzini delle scope, per vedere se qualche studente si fosse nascosto. Ginny era entrata e Malfoy teneva aperta la vecchia porta di legno.
Non c’era nessuno fortunatamente, e la luce che emanavano le bacchette di Draco e Ginny proiettava ombre scure lungo le pareti.
Ginny stava per farsi largo per uscire dallo stanzino, quando anche Draco si fece avanti, lasciando che la porta si chiudesse dietro di lui con uno scatto della maniglia. C’era poco spazio e Ginny quasi si sentì soffocare. Trattenne il respiro. Il corpo di Draco ora era a pochissimi centimetri dal suo.
«Comunque, per quanto riguarda prima… ho come l’impressione che tu sia… gelosa, in qualche modo» pronunciò Draco, con una voce instabile, come se non avesse voluto dire quelle parole ma gli fossero uscite comunque dalla bocca, a tradimento.
Ginny andò in iperventilazione. «Cosa?» gracchiò, sconvolta.
Draco esitò, ma poi continuò. «Quando hai ricordato che ho detto che sono tutte ai miei piedi e quando hai detto che il primo passatempo maschile che ti è venuto in mente è stato il baciare le ragazze… Credo che tu sia gelosa.»
A quella dichiarazione seguirono alcuni secondi di silenzio assoluto.
Ginny quasi si strozzò con la propria saliva. «Sei matto. Di chi mai dovrei essere gelosa?»
«Delle ragazze che sono ai miei piedi,» disse lui, «e… delle ragazze che mi baciano.»
Il cuore di Ginny cominciò a battere a tradimento all’impazzata. Che cosa stava succedendo?
«Non… non ho idea del perché tu stia dicendo queste stupidaggini. Come potrei essere gelosa per te? Io ti odio.»
Draco, a quella dichiarazione, rise. Ora era molto più sicuro di se stesso; si vedeva da come si avvicinava sempre di più alla rossa, incastrandola contro il muro, e flettendo le braccia per arrivare a poggiare le palme delle mani contro il muro.
«Certo che mi odi,» rispose, quasi sussurrando, «però mi hai anche già baciato.»
Ginny deglutì, ormai in evidente difficoltà. Respirò profondamente prima di rispondere. «E quindi?»
«E quindi,» disse Draco, abbassando gli occhi sulle labbra della ragazza, «sai cosa si prova.»
Ginny spalancò gli occhi, quando capì che cosa intendeva il biondo. «Malfoy, sei matto. Malfo-»
Ma Draco aveva interrotto di scatto il suo biascicare confuso.
Le labbra del Serpeverde contro quelle di Ginny erano morbide e calde. Ginny rimase immobile, ma poco dopo, mandando all’aria il cervello per la prima vera volta dopo tanto tempo, spedì in avanscoperta il suo cuore e rispose al bacio, chiudendo gli occhi che prima erano spalancati per la sorpresa.
Sentendo che Ginny apriva la propria bocca contro la sua, i baci di Draco si fecero più audaci e entrambi gemettero. Le bacchette accese caddero a terra, rotolando via.
Poco importava che avrebbero dovuto essere lì fuori nei corridoi, a controllare che nessuno fosse fuori dal proprio letto. Poco importava che fossero Grifondoro e Serpeverde, Weasley e Malfoy, nemici giurati.
Ginny allungò le braccia e infilò le mani nei capelli morbidi e lisci di Draco, mentre Draco la prendeva per la vita e la schiacciava ancora di più contro il muro. Le sue mani risalirono lentamente la camicia dell’uniforme di Ginny, insinuandosi sulla pelle nuda della ragazza. Il contatto la fece gemere ancora di più.
Nessuno avrebbe potuto fermarli, pensava Ginny, mentre baciava il ragazzo ancora con più foga. Nessuno li avrebbe visti, lei e…
Malfoy.
Stava baciando Malfoy.
La consapevolezza la colpì come una secchiata di acqua gelida.
Stava baciando Malfoy.
Si staccò all’improvviso, e il bacio si interruppe con un risucchio. Ginny guardò per qualche secondo il ragazzo, poi aprì la porta dello sgabuzzino mentre raccoglieva velocemente la propria bacchetta.
«Gin- Weasley…» la chiamò Draco.
Ma lei già correva per il corridoio, lontano da lui.
«Weasley!» esclamò ancora, ma ormai era troppo tardi, e Ginny non si voltò per guardare indietro.
Aveva avuto proprio ragione. Solo uno dei due ne era uscito vivo da quella sera, e stavolta – in una maniera subdola che neanche Ginny era riuscita a capire - aveva vinto lui. Perché Malfoy aveva ragione. Lo odiava, ma lo aveva anche baciato. E le era piaciuto da morire.







Angolo dell'autrice:
Dopo vari traslochi/sistemazioni/messe a punto per il mio futuro, sono tornata :D
Questo è uno dei miei capitoli preferiti ed è anche il più lungo fino al adesso (D:), perciò spero che vi piaccia tanto tanto tanto!
Ginny è confusa, si capisce; Draco invece sta cominciando ad avviarsi verso l'illuminazione divina xD
Non ho idea del perchè gli ultimi capitoli abbiano dei titoli sempre più lunghi, sono un po' perplessa ahaha. E' come se non riuscissi più a spiegarmi in due o tre parole, il che è preoccupante x'D
Bene, dopo queste stupidaggini, volevo fare presente una cosa molto importante. Per far funzionare la storia ho dovuto fare delle regole tutte mie, non so se ve ne siete accorti xD In questo capitolo noterete subito il problema principale, che è quello dei Prefetti. Ve lo sarete pur chiesto: ma quanti caspita di Prefetti ci sono?? No, non sono impazzita ahaha, state tranquilli. Siccome la Rowling non ha spiegato molto bene come funziona la storia dei Prefetti e delle cariche, ho cercato di rendere il più possibile le vere informazioni che abbiamo. Dopodichè, visto che c'era il bisogno che Ginny e Malfoy finissero insieme a fare la ronda, ho inventato un pochino, aggiungendo qualche Prefetto... (si, qualche...)
Okay, dopo queste note che quasi quasi sono più lunghe del capitolo più lungo, vi saluto, dandovi appuntamento al prossimo capitolo :)
Ringrazio le fantastiche persone che recensiscono e che hanno aggiunto questa storia, e spero che questo capitolo vi sia piaciuto :3
A presto!

 

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