Strani Amori. Tutta colpa delle ripetizioni di Arte!

di ButterflySeven
(/viewuser.php?uid=53018)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Buonasera, sono tornata con una nuova ff (ho fatto in fretta a convincermi a tornare a scrivere sui Rumbelle).
La storia è ambientata ai giorni d'oggi. Ho inserito l'avvertimento AU perchè in realtà il nostro universo è AU rispetto al loro. Rispetto a storybrooke no, ma dato che anche lì è pieno di magia, il riferimento all'AU è inteso per dire che in questa storia non c'è la magia. Sono persone "normali" senza poteri. Insomma, "poveri babbani figli dell'estate" per mixarla con Harry Potter e Game of Thrones!
Spero vi piaccia l'inizio. Non ho idea di quanti capitoli saranno, ho la trama in testa, ma tendo sempre a modificare scrivendo, quindi non so quanti capitoli mi serviranno. 
Vorrei aggiornare almeno una volta a settimana, ma di volta in volta terrò aggiornati, promesso!
Buona lettura.


Strani Amori. Tutta colpa delle ripetizioni di Arte!
 

Belle si rigirò in quella scomoda sedia per l’ennesima volta, con il cuore che le balzava sino in gola e le mani che tremavano forte.
Sudore freddo colava lungo il collo, mentre quello delle mani era tenuto a bada da un fazzoletto assorbente.
- Allora, signorina, non ha altro da aggiungere sulle opere di Anish Kapoor? Mi parli del suo progetto “Gangnam for Freedom” -
Belle prese un bel respiro e cercò di ricordare qualcosa sul video visto a lezione, ma quel giorno stava discutendo sottovoce con Ariel dei suoi problemi di cuore mentre il professore commentava il video. Si maledì mentalmente e si sforzò di ricordare vagamente qualcosa, così cercò di appigliarsi a quei miseri ricordi.
- Gangnam for freedom è un video di denuncia contro il famoso Gangnam style del cantante coreano PSY. Kapoor mette in evidenza come il mondo della tecnologia porti alla corruzione ed alla perdita dei veri valori di vita e di libertà. Esprime con il sostegno delle gallerie di arte contemporanea, il modo in cui questi fenomeni ostruiscano il concetto di libertà nell’arte e nella vita di ogni individuo. Inoltre la denuncia è verso il corpo della donna, ancora una volta utilizzato come mero oggetto del desiderio maschile. A dimostrazione di ciò, Kapoor nel video indossa una camicia di colore rosa -
Il professore la guardò intensamente e Belle sperò di aver colto bene il significato del video.
- Complimenti, signorina, il suo è un 30 e lode più che meritato – il volto si aprì n un ampio sorriso – se questa materia fosse “Metodi di interpretazione dei nuovi media” e non “storia dell’arte contemporanea 2”. Mi dispiace, ma sono costretto a rimandarla al prossimo appello. E’ la seconda volta che ripete questo esame, provveda a cercare il supporto di qualche collega, o rischia di essere bocciata ancora una volta -
E con questo le restituì il libretto universitario.


Tornò a sedersi completamente distrutta, Ariel la guardò con compassione e le strinse la mano.
- Dai, vedrai che al prossimo appello andrà meglio -
Sospirò sconfitta ed attese qualche altro minuto, prima di far ritorno al negozio del padre.


Belle era una ragazza di 23 anni, iscritta al terzo anno di beni culturali all’accademia di Belle Arti. Amava l’arte come fosse una seconda parte di sé, il suo libretto era pieno di voti eccelsi, ma tutti conoscevano la fama del professor Robin Hood, particolarmente incline alla giustizia ed al senso del dovere, che dava il massimo durante le proprie lezioni, ma che all’esame pretendeva di sentire ogni piccolo dettaglio detto in aula.
La fortuna di Belle era sempre stata l’amore per la lettura, che la portava a conoscere molto la storia dell’arte, ma in quanto ad attenzione durante le lezioni, doveva ammettere di esserne parecchio carente.
Le campanelle tintinnarono quando entrò al negozio di fiori e suo padre la accolse con un forte abbraccio.
- Allora, hai preso un altro 30? -
Belle lo guardò triste ed il sorriso dell’uomo si spense di poco.
- Allora un 28, un 26? Dai, non importa, anche se hai preso 18 riuscirai ugualmente ad ottenere la borsa di studio -
Belle emise un altro sospiro e si decise a raccontare tutto.
- Non ho preso 28, o 26, né tantomeno un 18 – alzò lo sguardo e fissò afflitta il padre – mi ha rimandata -
- Di nuovo? Ma credevo che stavolta fossi riuscita a studiare a sufficienza! Belle, se non superi questo esame, non raggiungerai i crediti necessari per la borsa di studio! E sai che non posso permettermi di pagarti la retta per il biennio se non superi l’ultimo esame in tempo. Non passarlo a marzo significherebbe dover spostare la tesi a luglio e dover pagare metà anno, più l’iscrizione al biennio! Non posso permettermelo, lo sai…-
- Lo so, papà, lo so… Speravo di passare l’esame oggi e sostenere la tesi a marzo, di modo che potessi trovarmi un altro lavoro per i mesi successivi ed a settembre iscrivermi al biennio, ma questo non è accaduto. Posso provare a chiedere un appello straordinario a Dicembre, visto che è l’ultimo esame, o al massimo tentare l’ultimo appello a Marzo e sperare in un po’ di fortuna -
- Ah, Belle. Credo che stavolta dovresti farti aiutare da qualcuno, prova a chiedere a qualche tuo collego -
- Sì, farò così…-
Sospirò indossando il grembiule e mettendosi a lavoro.
Come se non bastasse quella sera c’era una festa di compleanno a sorpresa ed erano stati incaricati di preparare i fiori per l’evento. Lei era stata immersa nello studio fino alla sera precedente ed il padre, costretto a fare tutto da solo, non portò a termine nemmeno la metà del lavoro. Ciò significava dover accantonare momentaneamente i propri problemi ed impegnarsi a fondo per aiutare suo padre.


Alle 19 in punto furono nell’atrio dell’immensa villa. Li accolse Baelfire, il figlio del festeggiato, che aveva organizzato una festa a sorpresa per i 40 anni del padre.
- Ciao Belle, signor French, accomodatevi -
Il padrone fece gli onori di casa e lei potè mettersi finalmente a lavoro.
Nonostante i pensieri fossero altrove, dovette ammettere che era la casa più bella che avesse mai visto. Era una villa sviluppata in due livelli, tutta arredata in puro stile contemporaneo. Ogni stanza aveva colori diversi, ma la cosa che la colpì maggiormente, era che nonostante i forti colori brillanti, l’arredamento era estremamente minimal. Sembrava di essere all’interno di un quadro di Mondrian, il famoso pittore astrattista.
Le rose rosse ornavano magnificamente il bianco pallore del soggiorno, luogo dei festeggiamenti principali.
Così, qualche ora dopo, avevano ormai terminato di organizzare tutti gli spazi.
Baelfire la invitò a rimanere per i festeggiamenti ed accettò di buon grado data la presenza della sua cara amica Emma, che era anche la fidanzata di Bae da ormai 5 anni. Con il tempo aveva imparato a conoscere molto bene Bae e poteva affermare che rassomigliava alla figura del fratello che non ebbe mai avuto.
Tornò a casa per cambiarsi velocemente e cercò di convincere il padre a presentarsi alla festa, ma l’uomo sviò l’invito. Non correva buon sangue tra lui ed il signor Gold, ma Belle ne disconosceva il reale motivo.

Quando Emma la vide le corse subito incontro.
- Ehi, amica mia, come stai? Non mi hai fatto sapere più niente dell’esame –
- Ah, Emma, te lo racconto dopo, non voglio rovinarti la festa prima ancora che abbia inizio -
- D’accordo, ma sappi che l’argomento è solo rimandato – Emma si guardò intorno in cerca di qualcuno – ma tuo padre? E Gaston? -
Belle fece una smorfia nel sentire il nome del secondo.
- Mio padre ha preferito non venire, di Gaston invece non m’importa! Abbiamo litigato la domenica e non si è ancora fatto sentire. Sono stanca di lui e del nostro rapporto, sembriamo una coppia di ottantenni piuttosto che due ventenni! -
- Caspita, mi dispiace… Ma un po’ ti capisco, è difficile portare avanti una relazione dopo tanti anni di fidanzamento. Spesso è difficile anche con Bae, ma poi ripenso a tutti i momenti passati insieme e capisco che non potrei stare con nessun altro -
- Sei fortunata, lui ti ama davvero…-
Proprio in quel momento Bae si avvicinò e prese la sua ragazza invitandola a seguirlo.
- Scusa Belle, te la rubo. Mio padre sta per arrivare -
- Figurati! Te la cedo volentieri -
Belle li vide allontanarsi ed allora si guardò intorno in cerca di gente familiare. Ma tutto ciò che vide fu il suo collega e amico Killian Jones intento a servire gli aperitivi.
- Killian, vedo che ti dai da fare…-
Il ragazzo le porse un bicchiere di prosecco.
- Grazie, French, hai notato solo adesso che sgobbo per pagarmi le rette dell’accademia? -
- Ovviamente non puoi ricevere borse di studio dato che per il terzo anno consecutivo stai ripetendo il secondo anno…-
- Ma non è colpa mia! Se lavoro non posso studiare e tu dovresti saperlo molto bene -
Ingoiò un lungo sorso di prosecco, rischiando di soffocarsi.
- Lo so bene che è difficile, ma non abbiamo altre possibilità…-
- Ah, almeno tu sei fortunata in amore…-
Stavolta Belle non potè trattenersi dal ridere forte.
- E tu non lo sei? Mi sembra che tra i due il più attivo sei tu, io sto con lo stesso ragazzo da più di sette anni, ormai -
- E’ questo il punto! Io sto ogni sera con una ragazza diversa, mentre l’unica che vorrei è impegnata con un figlio di papà. Sono condannato ad essere infelice…-
Belle lo osservò attentamente e potè scorgere la tristezza tra i suoi occhi di ghiaccio.
- Sei ancora innamorato di Emma? -
Lui cercò di tapparle la bocca con una mano.
- Fa silenzio! Lei mi parla ancora solo perché le ho assicurato di non provare più niente! Cerca di non spargere i manifesti! Lo sai benissimo che non ho potuto fare altrimenti. Lei è così innamorata di Bae che non vede nessuno al di fuori di lui. E poi voglio troppo bene a Bae per sottrargli la ragazza. Dopo il suo rifiuto ho deciso di mettermi da parte, ma questo non significa smettere di amarla. Lei è così ribelle, così piena di vita! Nessuna è come lei…-
Belle era abituata a vederlo sempre iper attivo tra le sue mille idee da Graphic designer, ma vederlo a quel modo le spezzava il cuore.
- Mi dispiace Killian. Spero che prima o poi troverai la persona giusta, sono sicura che è lì da qualche parte – gli poggiò una mano sulla schiena e cercò di confortarlo più che poteva.
- Grazie Belle. E ti prego, non dirlo ad Emma, o non mi parlerà più…-
- Parola di pirata!-
Le luci si abbassarono quasi del tutto, rimanendo solo dei piccoli led rossi negli angoli della sala.
- Stanno arrivando, è meglio che vada. Grazie ancora e scusa per lo sfogo -
- E’ sempre un piacere, signor Jones…-


Quando le porte principali si aprirono, gli invitati applaudirono forte. Bae attraversò quasi l’intera sala portando il padre a braccetto.
Nonostante conoscesse Bae da parecchi anni, quella era la prima volta che vedeva suo padre.
I due avevano avuto un percorso molto travagliato. Da ragazzino i genitori di Bae divorziarono e per un certo periodo fu il signor Gold a prendersi cura di lui. Ma poi l’uomo fu immischiato in imbrogli politici e falsi bilanci al comune in qualità di assessore ai beni culturali e così la madre portò via il figlio dall’uomo, che nel mentre divenne la persona più temuta della città.
La signora morì di un male al cuore qualche anno dopo, alcuni affermavano che era stato il marito a procurarle quei mali tramite strani sortilegi, ma le parole feriscono più della spada e Belle non aveva mai dato peso a quelle parole.
Bae era rimasto lontano dal padre sino a meno di un anno fa, quando l’uomo fu colpito da un infarto e Bae capì di aver rischiato di perdere l’ultima persona rimastagli al mondo.
Pian piano hanno ricostruito il rapporto, sino a quel giorno, dove Bae sarebbe riapparso accanto al padre davanti gli amici ed all’intera città, in segno di vera e propria riappacificazione.

Una vera e propria calca di gente si ammassò attorno all’uomo, tanto che Belle rimase in disparte per buona parte della serata a festeggiare ed a mangiare tartine e stuzzichini. Poi Emma le si avvicinò con il suo solito calore.
- Belle, vieni, ti presento mio suocero – le disse portandola accanto a Bae e ad un uomo di spalle.
E quando l’uomo si voltò, Belle rimase affascinata dalla strana aura che filtrava da suo corpo. Era estremamente affascinante, con capelli striati di grigio che arrivavano poco sopra le spalle. Indossava un elegante completo nero che metteva in risalto il fisico asciutto e perfetto. Ed il sorriso era ciò che di più ambiguo avesse mai visto.
Era sinistro, accattivante, quasi “oscuro”.
- Papà, ti presento la mia amica Belle – disse Bae facendo un cenno verso lei.
L’uomo porse la mano e Belle la strinse educatamente.
- Piacere di conoscervi, signor Gold -
- Il piacere è mio, cara. Ho saputo che il merito delle decorazioni floreali è vostro -
- Oh, si, mio e di mio padre. Sapete, lui ha un negozio di fiori in città -
- Il signor French, se non ricordo male. Sì, mi ricordo di lui -
- Ecco, a lui dispiace molto non essere potuto venire, signor Gold, ma un impegno lo ha trattenuto-
- Immagino. Ma mi ha fatto molto piacere conoscere voi, mia cara -
Si osservarono in silenzio per qualche minuto. Belle era stranamente ammaliata da lui. Aveva qualcosa di misterioso. Era intrigante e… Non sapeva dirlo con certezza, ma era senza dubbio un bell’uomo.
- Signor Gold, buonasera…- gli altri ospiti reclamavano la sua presenza e Belle riemerse dai suoi pensieri.
- Scusatemi cara, vi devo salutare – e le porse la mano, che Belle prontamente afferrò, trattenendosi più del dovuto nello stringerla.
- Arrivederci, signor Gold ed è stato un piacere conoscervi-
Poi l’uomo si voltò e pian piano sparì dalla sua vista.


-Allora, che ne pensi del padre di Bae? – le chiese Emma.
Lei era stata così gentile da offrirsi per accompagnarla a casa con la sua adorata Maggiolino gialla, così Belle potè approfittarne per chiacchierare un po’ con l’amica.
- Penso che sia un po’ strano, ma è un bell’uomo-
- Già, immaginavo che lo avresti detto. Sai, sono contenta per Bae, insomma, ho passato gli ultimi anni a convincerlo a riappacificarsi con il padre, però non riesco a capire che tipo sia. Sembra realmente affezionato a Bae, eppure ha un’aria… Come posso dire? Quasi sinistra –
- Ha fatto lo stesso effetto anche a me, ma questo non significa niente, Emma-
- Lo so, è che tendo sempre ad essere un po’ restia in queste cose. Sai benissimo com’è andata con i miei genitori. Ci ho messo anni ed anni per ritrovarli, per poi scoprire che a mia madre avevano fatto credere che fossi morta subito dopo il parto! E adesso ci ritroviamo a vivere sotto lo stesso tetto, ma sembriamo degli estranei ed io non riesco nemmeno a chiamarli “mamma” e “papà!”. Non voglio che a Bae succeda lo stesso con il padre -
- Stai tranquilla, vedrai che andrà tutto bene. E’ normale che sei così preoccupata, ma sono sicura riusciranno a ricostruire il loro rapporto -
- Speriamo di si… -
Passarono alcuni momenti di silenzio, finchè l’amica si ricordò di un argomento in sospeso.
-Belle, non mi hai ancora raccontato del tuo esame e sappiamo entrambe che se non vuoi parlarne c’è solo un motivo, quindi sputa il rospo e non tenerti l’angoscia dentro-
Belle sospirò. Emma ormai la conosceva troppo bene.
- Mi ha rimandata per la seconda volta -
Emma frenò di colpo, facendola sbilanciare in avanti.
- Ehi! Mi fai prendere un colpo, Emma! -
Ma l’amica si era appena voltata spegnendo l’auto.
- Come sarebbe che ti ha rimandato? Tu sei troppo brava per essere rimandata -
- Ma perché dite tutti la stessa cosa? Sono umana anch’io, sai? E poi lui pretende il 101% ed io evidentemente non raggiungo tale livello….-
Stettero in silenzio per qualche secondo, mentre un leggero venticello scompigliava i rami degli alberi lì vicino.
- E adesso che cosa vuoi fare?-
- Ah, non lo so. Forse devo arrendermi al fatto che devo chiedere aiuto, ma i miei colleghi sono messi peggio di me e può aiutarmi solo chi segue le sue lezioni, quindi non lo so. Non posso permettermi di prendere un professore a pagamento, non ho i soldi, quindi boh, dovrò inventarmi qualcosa -
Emma si rigirò e fissò l’asfalto davanti a loro.
- Mi piacerebbe aiutarti, ma sai benissimo che non è il mio campo…-
- Lo so, non posso pretendere che chi studia legge conosca alla perfezione la storia dell’arte, ma ti ringrazio lo stesso…-
- Forse Bae potrebbe aiutarti, suo padre è uno storico dell’arte ed è stato per molti anni assessore ai beni culturali, potrebbe aiutarti a farti avere lezioni private…-
- Ti ringrazio, ma non vorrei disturbare Bae, è stato già molto carino a chiamare me e mio padre per le decorazioni di stasera, non voglio metterlo in difficoltà…-
- Andiamo Belle, sai benissimo che per Bae sei come una sorella. Prova a parlarci e vedrai che troverai una soluzione! -
Belle cercò di apparire convinta, quando dentro fu assalita solo da una valanga di dubbi.
- Sì, hai ragione, ce la farò a risolvere questa situazione -
- Bene, adesso torniamo a casa, o tuo padre ci sgriderà-
Emma mise in moto e ripartirono.


Belle quella sera fu invasa da una marea di pensieri. Si girò e rigirò tra le lenzuola, senza riuscire a prendere sonno.
Pensava a tante cose, all’esame, a suo padre, ai soldi che non aveva per pagare un professore.
Era inutile illudersi: nessuno l’avrebbe aiutata senza essere pagato.
Alla fine si rassegnò all’idea di dover chiedere aiuto a qualche suo amico, ma obiettivamente nessuno poteva aiutarla in quella storia.
Eppure Emma le aveva detto che il padre di Bae era uno storico dell’arte… Odiava chiedere aiuto nuovamente a Bae, ma era ad un bivio: chiedere aiuto, o mandare in rovina suo padre.
Non aveva altra scelta, doveva tentare l’impossibile, qualunque fosse il prezzo da pagare.

Continua…


Sull'età di Gold non ho ovviamente idea se siano 40 anni o di più, ho inserito una mia età ideale. 
Per il resto, lasciate un commento, se vi va, o se alcuni punti non sono ben chiari. 
Al prossimo capitolo, baci!
  

PS. per oscuri motivi, ieri ho inserito Baelfire al posto di Neal come nome del figlio di Gold, sarà che adoro come lo chiama Gold in punto di morte con quel "Bae" che ti strazia il cuore. Me ne sono accorta solo adesso, ma ormai continuo a chiamarlo così, mi piace che utilizzino il diminutivo "Bae".

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


Belle suonò al citofono sentendo il cuore in gola.
- Signore, dammi la forza…- sussurrò tra sé.
Ebbene sì. Dopo la terza notte in bianco, dopo aver chiesto aiuto a tutti i colleghi che sapeva avessero passato l’esame, ottenendo come unica risposta “va bene, posso farti uno sconto sul totale delle ore di ripetizione, proprio perché siamo amici”, si decise finalmente a chiedere aiuto all’unica persona che era realmente suo amico.
- Chi è? –rispose una voce maschile.
- Salve, sono Belle French, un’amica di Baelfire. Avrei bisogno di . Oh -
Nemmeno il tempo di terminare la frase che il cancello si aprì. Belle si fece coraggio ed oltrepassò il confine.
Il giardino visto di giorno era ancora più bello. Vi erano alti alberi di noci e un prato ben curato. C’era un laghetto e persino un ponte in stile giapponese con immancabile statua di un drago come protezione della famiglia. E poi statue ispirate allo scultore Arnaldo Pomodoro sparse in giro. O forse erano gli originali data la posizione economica del signor Gold.
Salì i gradini che conducevano allo stabile e bussò educatamente.
Quando la porta si aprì rimase parecchio sorpresa.
- Signor Gold, salve, non so se vi ricordate di me… Sono Belle French, un’amica di Baelfire -
- Cara, mi ricordo di voi. Buongiorno-
Le porse la mano e lei prontamente la strinse. Suo malgrado si sentì in imbarazzo. Era veramente affascinante con pantaloni neri e camicia bianca sbottonata nella parte superiore. Ed il suo sorriso era la morte.
Si riscosse da quello stato di ipnosi ricordandosi il vero motivo di quella visita.
- Cercavo Bae, è in casa?-
- Lui non c’è, ma entrate ugualmente. A momenti dovrebbe fare ritorno -
L’uomo si spostò di lato per farla passare e chiuse la porta con un tonfo dopo il suo ingresso.
- Non vorrei disturbare…-
- Non disturbate. Accomodatevi in soggiorno, vi offro un tè -
Così i due si accomodarono in una stanza interamente rossa, con due bellissimi divani bianchi disposti uno frontale all’altro ed un tavolino blu frapposto tra di essi.
Il signor Gold le fece bere del tè accompagnato da ottimi biscotti inglesi.
- E’ buonissimo!- costatò Belle.
- Sì, avete perfettamente ragione. Mi piace il tè, ma sono ancora alla ricerca dell’aroma migliore. Momentaneamente questa alle erbe è la mia preferita -
Belle lo osservò sorseggiare finemente il suo tè. Aveva un aspetto molto raffinato. Persino bere il tè si trasformava in un atto ricco di eleganza.
Ad un tratto si sentì scialba e di poco conto.
- Cosa fate nella vita? Frequentate l’università insieme a Bae? -
- A dire il vero conosco Bae grazie ad Emma. Eravamo compagne di classe alle scuole superiori, ma siamo rimaste in ottimi rapporti. Così quando ha iniziato a frequentarsi con Bae ho avuto il piacere di instaurare un  ottimo rapporto anche con lui. Adesso sto frequentando l’accademia di belle arti, triennio in beni culturali -
- Davvero una splendida scelta. Ai miei tempi frequentai beni culturali come ramo di lettere, mi incuriosisce conoscere le diversità con l’accademia di belle arti -
- Beh, sostanzialmente studiamo cose molto simili, ma all’accademia abbiamo la possibilità di approcciarci anche a soluzioni tecniche ed interagire con i laboratori. Inoltre in accademia si punta molto sul contemporaneo e questo mi piace molto -
L’uomo si sporse di poco per poggiare la propria tazzina sul tavolino di fronte a loro.
- Interessante. La rettrice Cora Mills è una mia vecchia conoscenza, ha un carattere molto forte -
Fece uno strano sorriso, che Belle espresse come più ambiguo dei precedenti.
- Sì. La figlia Regina frequenta il mio stesso corso, ma non la conosco in modo approfondito…-
Non poteva certo dire che era una serpe! Più cattiva di lei non esisteva nessuno. E tutti già sapevano che sarebbe succeduta alla madre quando avrebbe terminato gli studi.
- E ditemi, quale anno state frequentando?-
- Sono al terzo anno…-
- Siete già al terzo anno? Complimenti! Bae in legge è ancora al secondo, quindi vi state dando molto da fare… E quanto vi manca alla laurea?-
La domanda che ogni studente in crisi odia maggiormente. E Belle rientrava in quella cerchia di persone.
- Manca solo una materia, ma è complicato…-
- Cosa ci può essere di complicato? E’ l’ultima materia. Sono certo che in molti invidiano la vostra posizione-
- Ecco, il fatto è che sono stata rimandata per la seconda volta in una materia e devo assolutamente passare l’esame prima di marzo, o rischio di dover saltare la sessione di lauree e slittare a luglio, dovendo pagare ulteriori tasse -
- Capisco. Allora non vi resta che impegnarvi a fondo per superare l’esame -
Belle chiuse le mani a pugno. Strinse forte i lembi della gonna e serrò le labbra. Forse poteva parlarne con lui. In fondo parlare con Bae implicava il coinvolgimento del padre, a quel punto poteva accennare qualcosa al diretto interessato.
Chinò il capo per un attimo, poi lo rialzò per puntare lo sguardo su quello dell’uomo. Non doveva mostrarsi debole. Inoltre non era mai stata un tipo debole, perché iniziare ad esserlo proprio in quel momento?
- Vedete, signor Gold, stamani sono venuta a parlare con Bae proprio di questo. Ho bisogno di un aiuto. Credetemi, ho tentato di farmi aiutare dai colleghi, ma nessuno è disposto ad aiutarmi…- fece una piccola pausa, ma l’uomo rimase composto come sempre, così continuò – mi servono ripetizioni per passare storia dell’arte contemporanea 2, ma il problema è che non ho i soldi per pagare un insegnante privato e chiunque chiede un compenso in denaro… Non so come comportarmi, sarei disposta a fare qualunque cosa pur di riuscire a superare l’esame, ma senza ripetizioni dubito di farcela da sola…-
- E così pensavate di chiedere il parere di Bae e tentare di avere un contributo economico dal vostro vero amico -
Belle si sentì punta nell’orgoglio.
- Non chiederei mai un aiuto finanziario a Bae! Sono venuta qui perché tutti in città sanno che voi siete un famosissimo storico dell’arte, speravo potreste consigliarmi qualcuno a cui rivolgermi. Pensavo di poter ripagare l’aiuto delle lezioni svolgendo un’attività utile per l’insegnate, anche fare la cameriera andrebbe bene-
- E, dunque, sareste disposta a svolgere qualsiasi mansione pur di avere queste ripetizioni?-
- “Qualunque” potrebbe apparire ambiguo. Diciamo che sono disposta a svolgere qualsiasi mansione sia attuabile secondo le leggi vigenti-
- Ottima risposta, siete un tipo sveglio, me ne compiaccio. Allora vi trovate nel posto giusto al momento giusto, mia cara. Sapete, ho deciso di aprire un negozio di antiquariato, in città. Da quando io e Bae ci siamo ricongiunti, ho giurato di stare alla larga dalle faccende politiche, così ho pensato di sfruttare la mia passione per l’arte e per i vecchi oggetti d’uso mettendoli a disposizione della comunità, ma la faccenda non è così semplice. Ho parecchia roba in magazzino ed il negozio è ancora totalmente spoglio. Volevo inaugurarlo al più presto, ma temo che con le mie sole forze tutto ciò non sia possibile… Dunque vi propongo un accordo -
Belle lo fissò con molta attenzione. L’uomo si sporse in avanti, i suoi occhi sembravano ancora più intensi e profondi.
- Io aiuterò voi nelle ripetizioni, basterà solo che mi forniate il programma del professore e vi prometto che vi insegnerò ogni mia più sottile conoscenza, a patto però che voi aiutiate me a rendere presentabile il negozio ed avviarlo nelle prime settimane di attività. Che ne dite? Accettate la mia offerta?-
Il signor Gold sollevò la mano destra, in attesa che lei la stringesse.
Belle riflettè un attimo. Questo non si limitava ad una manciata di ore di ripetizione, significava stare a contatto con il signor Gold per parecchie ore la settimana, forse quasi ogni giorno. Perennemente soli.
Un brivido la attraversò lungo la schiena. Non aveva altra scelta.
- Mi sembra un buon prezzo. Sì, affare fatto-
E strinse la mano per suggellare l’accordo.
- Sono sicuro che io e voi andremo molto d’accordo, signorina French. Ci capiamo al volo-
- Ne sono certa anch’io…-
Proprio in quel momento sentirono la porta di casa aprirsi, sciolsero il contatto nello stesso istante e tornarono a rilassarsi nelle poltrone.
- Papà, sono tornato-
Era Bae.
- Ciao Bae, siamo in salotto-
- Siamo? Oh, ciao Belle…-
Belle si alzò per salutare l’amico.
- Ciao Bae, come stai?-
- Bene, ero con Emma. A proposito, ti stava cercando, ma il telefono era irraggiungibile-
- Ah sì, Gaston mi ha scritto ieri sera per vederci, ma non ho intensione di incontrarlo, così ho spento il cellulare per non ricevere suoi messaggi-
- Capisco, comunque credo la troverai al Granny se vuoi raggiungerla -
- Ti ringrazio, vado subito -
- Ma ti serviva qualcosa?-
- No, ho già risolto-
Prese la giacca e la borsa e si affrettò ad andar via.
- Arrivederci, signor Gold. E grazie ancora -
- Di nulla, mia cara. Vi farò sapere io appena iniziamo, voi procuratevi ciò che serve a te -
- Ma di cosa parlate? -
- Ti spiego dopo, Bae, adesso scappo -
Uscire da quella casa, le procurò uno strano senso di sollievo.

Arrivata al Granny, la valanga Emma si abbattè su di lei.
- Belle! Ti ho cercata per ore!-
- Ciao Emma, scusa, ma ho dovuto spegnere il cellulare …-
Si sedette di fronte l’amica ed ordinò frettolosamente il solito cappuccino.
- Fammi indovinare: un certo Gaston di nostra conoscenza ha iniziato a bombardarti di messaggi…-
- Che perspicace la mia amica. Ieri ha iniziato a tormentarmi con messaggi di scuse, vuole vedermi, ma stavolta ho intensione di farlo attendere per settimane!-
- E quindi dove sei stata?-
- A casa di Bae-
Nel mentre la cameriera arrivò con il suo fumante cappuccino.
- Ecco, un cappuccino tutto per te, Belle-
- Grazie Ruby!-
- Sapete? Abbiamo ancora una serata tra donne in sospeso… Tra voi ed Ashley mi sembra di essere rimasta senza amiche! Per fortuna c’è ancora Ariel a tenermi  compagnia tra le single!-
- Dai, non puoi prendertela con Ashley, lei ha già molto da fare con il bambino e sai che la situazione con i suoceri non è delle migliori – le precisò Emma.
- Lo so, ma mi mancate… -
- Ruby ha ragione – intervenne Belle – dobbiamo uscire! Che ne dite di domani? Posso avvisare anche Ashley e vedere se lei è disponibile-
- Dai, Emma, dicci di si…- insistette Ruby.
Emma spostò lo sguardo dall’una all’altra, infine sospirò.
- E va bene, vorrà dire che avvertirò Bae che per domani non ci vedremo-
- Bene! Adesso torno a lavoro!-
E Ruby corse dietro al bancone per servire altri clienti.
- Dunque, mi stavi dicendo che eri a casa del mio ragazzo-
Belle si affogò per trattenere le risate.
- Se lo dici così sembra che ho fatto qualcosa di sbagliato -
- Ah, mi fido ancora di te, Belle. Non sei mai stata quel tipo di ragazza -
- Grazie per la fiducia. Comunque sono andata per chiedere aiuto per le ripetizioni…-
- Ti sei decisa finalmente! -
- Sì e be… Alla fine mi aiuterà il signor Gold-
- Dici sul serio? Sei riuscita a convincere l’oscuro ad aiutarti?-
Belle la guardò sorpresa.
- “Oscuro”?-
- Ma dai, lo sanno tutti che Gold non fa nulla per buon cuore. Tiene in pugno tutta la città con i suoi ricatti. Possiede quasi tutti gli stabili ed è molto fiscale nei pagamenti degli affitti. Per mia fortuna mio padre è lo sceriffo ed ha uno stipendio fisso, ma non oso immaginare cosa prova la gente che gli deve dei soldi-
- Be, se ti interessa non mi ha chiesto un compenso in soldi. Vuole un aiuto per aprire un negozio di antiquariato -
- Sì, Bae me ne aveva parlato, mi aveva anche chiesto di aiutarlo, ma francamente non ci tengo a stare a contatto per ore ed ore con mio suocero, preferisco tenermi fuori dal suo rapporto con Bae, non mi metterò mai in mezzo tra di loro-
- E’ giusto, specie per i primi tempi devi cercare di non esporti con entrambi, devono recuperare un rapporto instabile e non sarà così semplice-
- Bae ce la sta mettendo tutta. Sta imponendo a se stesso di credere in suo padre, anche se non è semplice. Gold può sembrare una brava persona alle apparenze, ma è quasi un mostro. Mio padre mi ha raccontato che in passato ha picchiato molta gente con il suo bastone e basta veramente poco per farlo innervosire. Quindi, Belle, fai molta attenzione, soprattutto perché non ti limiterai a vederlo poche ore a settimana-
- Lo so, ci ho già pensato anch’io. Ma lo sai, non ho altra scelta. Cercherò di stare molto attenta con lui-
I loro discorsi furono interrotti dalla suoneria di Star Wars.
- Oh, è Mary Margaret… Ciao mamma!- rispose Emma. Belle sapeva quanta fatica facesse l’amica a chiamare Mary Margaret “mamma”. Belle non aveva più la sua da molti anni, però capiva che anche gestire una situazione come quella di Emma, o di Bae era tutt’altro che facile. Perché è bello poter riabbracciare i propri genitori, ma crearsi una vita normale insieme a loro, dopo aver passato l’intera esistenza perennemente soli, richiedeva impegno e tanto coraggio.
- Si, si, arrivo subito. Ciao. Si, ti voglio bene anch’io… Uff!-
- Va tutto bene?- ebbe il coraggio di chiedere.
- Sì, abbiamo ospiti a cena e vuole un aiuto per cucinare, ma so bene che è solo una scusa per stare un po’ insieme. Si sta impegnando molto ed anche papà. Apprezzo il fatto che si siano trasferiti qui per stare finalmente insieme, ma il nostro rapporto è ancora rigido. A volte è solo il tempo a ricucire i cocci dei rapporti infranti, basta solo continuare a perseverare-
Belle le afferrò le mai e le strinse forte.
- Sei molto coraggiosa, Emma. Vedrai che tutto si risolverà, ne sono certa…-
- Grazie Belle, sei un tesoro…-
 
I due giorni volarono in fretta. Per quasi tutto il tempo aiutò il padre al negozio, poi andò in accademia per tentare di convincere il professore a fornirle un programma più dettagliato con tutti gli argomenti trattati a lezione. Quella mattina Hood teneva lezione con gli allievi del secondo anno e sperò che quella mattina si fosse svegliato particolarmente di buon umore.
Quando entrò in classe, notò subito il suo amico Killian seduto tra le ultime file, che sonnecchiava tranquillamente.
- Killian, non dovresti dormire durante le lezioni. Lo sai che ci tiene molto all’attenzione degli studenti- lo rimproverò sedendosi accanto a lui. In risposta Killian alzò appena il volto dalla sedia su cui era appoggiato e la fulminò con lo sguardo.
- Sta zitta French, ieri sera ho fatto le ore piccole per colpa di quella stronza di Cora. Fa feste e festini fino a notte fonda e noi poveri camerieri rimpatriamo all’alba quasi ogni giorno-
- Intanto non dovresti chiamare la rettrice per nome. E secondo, ti ricordo che sei stato tu ad implorare chiunque per farti avere un lavoro decente con una paga decente. Non lamentarti se il lavoro richiede così tanto sforzo -
- Io l’ho sempre detto, in un’altra vita vorrei fare il pirata! Libero dalle catene di queste assurde schiavitù!-
- Il lavoro non è una schiavitù…-
- Ma parla per te…-
- Signor Jones- chiamò qualcuno in fondo all’aula, più o meno ad altezza cattedra - se non la smette immediatamente di cincischiare con la vicina, le assicuro che molto presto andrà a bere assenzio insieme a Toulouse-Lautrec e conoscendo il suo savoir-faire, sono certo che le dame del Mouling Rouge lo caccerebbero in un nano secondo!-
- Mi scusi, professore -
Questo fu capace di zittire Killian sino alla fine della lezione.
 
Farsi rilasciare il programma dettagliato dal professor Hood fu quasi un terno all’otto, ma lei era sempre stata abituata a prendersi ciò di cui aveva bisogno con le unghie e con i denti, così dopo tanto insistere riuscì a farsi dire dove trovare il programma.
- Signorina French, giuro che lei sta diventando il mio peggior incubo. E va bene, vada in segreteria, le sarà fornito il piano dettagliato-
- Grazie professore, è stato veramente gentile…-
Uscì dall’aula vittoriosa, con l’autorizzazione firmata da rilasciare in segreteria per avere il piano lavoro dettagliato.
- Ma complimenti French, tu non demordi mai-
- Zitto Killian, voglio proprio vedere quanto riderai alla prossima sessione di esami-
Iniziò a incamminarsi verso la segreteria e Killian la seguì.
- Ah, io sono più che rassegnato. Ma tu potresti avere delle possibilità. Sai, si vocifera che lui e Regina abbiano una storia clandestina. Per me sono scopamici-
Belle alzò gli occhi al cielo esasperata.
- Killian… Per favore… Sono solo dicerie-
- Eh no cara, li ho visti baciarsi con un tale impeto l’altra sera, proprio davanti casa di Regina-
- Se stanno insieme sono fatti loro-
- Sei ingenua, French. Lo sai che l’unica a passare l’esame con 30 e lode è stata proprio Regina? Datti una risposta-
- Killian, tutti odiamo Regina, è cattiva e tutto quello che ti pare, ha dei voti altissimi, è vero, ma è sempre molto preparata, quindi non ci vedo niente di male-
- Anche tu hai voti altissimi, eppure sei stata rimandata. C’è una sola differenza tra voi: a te piace giocare a “leggiamo insieme dai” e lei assaggia mele rosse con il bel professore-
- Farò finta di non aver colto il significato retorico celato nelle tue affermazioni-
Quando la scritta “segreteria” si affacciò davanti a loro, le parve una magica visione.
- Bene, se vuoi puoi aspettarmi e facciamo un pezzo di strada insieme per il ritorno-
- E va bene, ti aspetto qui…-
Killian nel mentre si chiese come fosse possibile che la sua vita fosse sempre incentrata sulle attese.
- Ah, le donne. Mi faranno diventare matto…- poi scorse una bella biondina e subito ci ripensò.
- Ciao, bellezza, qual è il tuo nome?- chiese avvicinandosi suadente.
Perché Killian ha sempre avuto un debole per le bionde con sguardo malandrino…
 
-Killian, ho finito-
Quando Belle uscì dalla segreteria trovò l’amico intrattenuto in piacevoli attività con una giovane matricola.
- Killian, per favore! Sei in una sede istituzionale!-
Lui non ascoltò, così lo tirò per l’orecchio. I due si staccarono provocando un suono simile a quello delle ventose.
- Ahi! Belle, ma non vedi che ero impegnato?-
- Lo vedo…-
La giovane bionda si strofinò le labbra per cacciare le tracce di rossetto sbavato, poi corse in segreteria quando chiamarono il suo numero di prenotazione.
- Ciao…- disse solo prima di scomparire dietro la porta.
- A presto, bellezza!-
- Killian!-
Belle iniziò a camminare seriamente avvilita.
- Andiamo, Belle! Era molto graziosa!- rispose accelerando il passo per raggiungerla.
- Sei in accademia! Non in un pub! Non puoi limonare così con una matricola appena conosciuta!-
- Non è colpa mia se ho questo potere su di voi…-
- Su “di noi”?- lo guardò di sottecchi e lui fu costretto a precisare.
- Va bene, con te non attacca, ma tu sei un caso disperato, Belle! Stai con lo stesso ragazzo da tutta una vita! Il giorno in cui ti vedrò presa da un altro, ti prometto che stapperemo il miglior spumante in circolazione…-
Ma Belle non ascoltò cosa Killian le stava dicendo. Perché quando passarono davanti l’ufficio del rettore, Belle vide uscirne il signor Gold, intento a sistemarsi la cravatta e la rettrice Mills, che lo osservava andar via ritoccandosi i contorni del rossetto sulle labbra.
Qualcosa si spezzò dentro di lei, non seppe dire cosa, o perché, ma per qualche ragione rimase delusa.
- Belle, mi stai ascoltando?-
Riemerse a fatica dallo stato di trance.
- Sì, Killian, scusami tanto-
- Ma che ti è preso?-
Vide la rettrice tornare dentro e Belle respirò profondamente. Anche il signor Gold era fuori dalla sua visuale.
- Niente, scusami. Sono rimasta sorpresa di vedere il signor Gold nell’ufficio della rettrice Mills-
- Ma come, non lo sai? Hanno da sempre una sorta di relazione segreta-
Belle arrestò il passo.
- Dici sul serio? E perché non me l’hai mai detto?-
- Per quanti amanti ha Cora, potrei impiegare giorni, se non mesi a raccoglierne i nomi in un’enciclopedia -
- Ma il signor Gold lo sa che lei si frequenta con tutti questi uomini?-
- Penso di sì, insomma, non sono fidanzati, ma non hanno problemi ad andare a letto insieme…-
- Capisco…-
Il resto del tragitto lo percorsero in silenzio. Ognuno perso nei propri pensieri.
Per fortuna, quella sera ci sarebbe stata l’uscita con le amiche. Al pensiero di loro, tornò allegra come sempre.
- E dunque, caro Killian, te le cerchi di proposito le bionde o è una scelta casuale? No, perché dall’esterno, potrebbe sembrare che stai cercando ossessivamente una copia di una certa Emma di nostra conoscenza….-
- Ehi, attenta a quello che dici, French!-
Tornarono a battibeccarsi come sempre e Belle scordò in fretta il senso di malessere che l’aveva pervasa.
O almeno per il momento…
 

Continua…



 
Salve, eccomi tornata con il nuovo capitolo.Spreo vi sia piaciuto! Io mi sono divertita moltissimo a scriverlo, specie nelle parti con Killian. In alcuni punti ho usato un linguaggio più grezzo, ma Killian è fatto così, adoro le sue battute peerennemente a doppio senso ;)
La storia inizia ad ingarbugliarsi, come ho scritto in risposta ad un commento, trovo che la cosa più bella di OUAT siano gli intrecci tra i vari personaggi, riprodurli in una AU richiede molta pazienza e magari non tutti i fili originali possono essere riproposti, ma come si usa dir ein questi casi "si fa quel che si può!".
Vorrei ringraziare
gionem, seasonsoflove, sunrise56, Emma_blue e Saja per aver lasciato un commento al capitolo precedente, mi ha fatto molto piacere sapere il vostro parere sulla storia. Ringrazio inoltre chi ha segnato la ff tra preferite, ricordate e seguite. E grazie ovviamente anche a chi legge nell'ombra ;)))))))
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va :)))))
Il prossimo capitolo credo che arrivi la prossima settimana, sicuramente prima di giovedì.
Grazie ancora, a prestooo!!!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Belle arrivò a casa di Emma alle 20 in punto. Quando bussò alla porta venne ad aprirle la signora Swan, come sempre accompagnata da un magnifico sorriso.
- Ciao Belle, entra pure, Emma è quasi pronta-
- Ciao Mary Margaret, ti trovo in splendida forma!-
- Sei gentile Belle, ma sono molto stanca, Neal mi fa disperare… Non ho più vent’anni e un figlio piccolo è abbastanza stressante!-
Mary Margaret e David avevano un altro figlio di due anni. La donna raccontava che aveva rinunciato all’idea di avere altri figli dopo Emma, straziata al pensiero di perdere nuovamente un figlio subito dopo il parto, ma quando si erano rassegnati a rimanere soli, rimase incinta di Neal e contemporaneamente Emma bussò alla porta della loro casa, rivelando la sua identità. I genitori non esitarono ad abbandonare la vecchia città e trasferirsi tutti insieme a Storybrooke, l’unico posto che Emma aveva sempre visto come “casa”.
E pian piano stavano ricomponendo i pezzi del loro rapporto, anche se non era così semplice.
- Emma, è arrivata Belle!- urlò la signora per farsi sentire dalla figlia al piano superiore.
Si accomodarono in cucina in attesa di Emma ed insieme parlarono di alcune letture che avevano in comune. Poi quando Neal si svegliò dal pisolino, Mary Margaret lo portò in cucina per dargli la cena.
- David ha il turno di notte, credo proprio che io e Neal ci guarderemo un bel film d’animazione… Biancaneve e i sette nani è il suo preferito, è l’unico cartone che guarda in meditato silenzio. Dovresti vederlo come s’incanta. Pensa che quando vede Biancaneve inizia a chiamarla “mamma”!-
- Che dolce…-Belle era innamorata di quel bimbo, Neal aveva le guance più tenere del mondo.
Sentirono un suono di passi molto pesante dalle scale, segno che qualcuno stava scendendo frettolosamente.
- Ciao Belle, sono pronta…- salutò raggiante l’amica, che quel giorno indossava un bellissimo tubino nero con vistosa collana rosso fuoco.
- Era ora, principessa… - commentò sarcastica Belle.
- Allora noi andiamo, ciao Neal, fai il bravo piccoletto!- Emma si chinò per dare un bacio sulla nuca al fratellino, poi abbracciò la madre e la salutò con una pacca alla spalla – fai la brava anche tu, se avete bisogno chiamatemi e sarò qui in un attimo-
- Grazie, ma io e l’ometto ce la caveremo da soli- in risposta Neal iniziò a ridere disperatamente e le tre donne lo imitarono per poi salutarsi un’ultima volta.
- Sono splendidi!- commentò Belle entrando in macchina.
- Sì, è in momenti come questi che sono felice di essere andata a cercarli per portarli con me.  Pian piano stiamo diventando come una vera famiglia-
Belle le sorrise, poi Emma mise in moto ed andarono a prendere le amiche.

La serata si animò subito di parecchie risate. Essere nuovamente tutte insieme era un vero toccasana. Quando si riunivano era proprio come tornare ai tempi del liceo, quando ognuna era presa dalle prime cotte e dai problemi adolescenziali.
Adesso erano diventate grandi, ma non avevano mai smesso di volersi bene.
Così, dopo essersi riempite lo stomaco con una fumante pizza, Belle, Emma, Ruby, Ariel e Ashley si spostarono in un pub per bere qualcosa.
- Sapete, era da tanto che non mi godevo una serata così- commentò Ashley – ultimamente la mia giornata si divide tra star dietro ad Alexandra, che da quando ha iniziato a camminare tende ad aprire tutti i cassetti e rompere qualunque cosa vi sia dentro e cercare di stare un po’ sola insieme a Sean, il che è dura dato che lui lavora quasi tutto il giorno… E poi ci sono i preparativi per il matrimonio, che sembra non arrivare mai…-
- Dai, il 20 Dicembre è ormai vicino…- le ricordò Emma.
- Già. Non mi sembra quasi vero di avere una figlia e di starmi per sposare… Mi sembra passato così poco tempo da quando andavamo tutte insieme a scuola…-
- Non dire così, mi fai sentire una sfigatissima single- commentò Ariel, affogando il dispiacere nel suo drink alcolico.
- Dai  Ariel, tirati su con il morale- la consolò Ruby - io sto benissimo da sola. In amore si soffre e comunque si è condizionati nelle proprie scelte. Preferisco essere libera di scegliere da sola cosa è meglio per me-
- Su questo sono d’accordo, Ruby! Non sopporto proprio più Gaston, è sempre lì a commentare ogni mia scelta! Mi tratta come se avessi ancora diciassette anni… Ma stavolta non sarà così semplice farmi dimenticare l’arrabbiatura: ho deciso che per almeno una settimana gli starò lontana, deve capire che sto arrivando a un punto di non ritorno!-
- Sapete che vi dico? Propongo un brindisi- Emma alzò il suo mojio – all’amicizia. Perché non importa quale sarà il nostro destino, con chi ci sposeremo o quanti figli avremo, noi rimarremo sempre unite-
- Sì, all’amicizia!-
Issarono le bevande e brindarono a quel bellissimo sentimento che le aveva sempre unite.
- Ehi, perché non andiamo a ballare? Chi si ricorda l’ultima volta che siamo andate in discoteca tutte insieme? Saranno passati secoli! Sean per una volta sarà costretto ad aspettare me!-
- Ci sto!- concordò Ruby.

Quando arrivarono in discoteca, che era a pochi metri del pub, erano già tutte un po’ brille.
Belle non era abituata a bere così tanto, la testa le girava un po’, ma era una sensazione piacevole. Voleva accantonare i problemi almeno per una sera e lasciarsi andare al sano divertimento, cosa che non faceva da troppo tempo.
Appena entrate, lasciarono i giubbotti al deposito e si buttarono subito in pista. La musica era assordante e non riuscivano nemmeno a parlarsi tra loro, così si lasciarono semplicemente guidare dal ritmo delle note, disponendosi a cerchio in un angolo non troppo affollato.
Belle non amava andare spesso in discoteca. Per lei uscire con le amiche significava mangiare una pizza, andare al pub o al cinema, però ogni tanto capitava che anche lei si concedesse una serata diversa. E con la musica era capace di lasciarsi andare. Ballava a più non posso, come avvolta da un tornado e rideva fino quasi a star male. Ma questo accadeva solo se con lei c’erano le amiche, altrimenti sarebbe rimasta in un angolo ad osservare incurante la gente aggrovigliata nella pista.
Alcuni ragazzi venivano spesso a disturbarle, ma per fortuna riuscivano a svincolarsi. Tutte tranne Ruby, che invece apprezzava molto essere corteggiata dai ragazzi.
Poco dopo Emma e Belle si ritrovarono da sole in pista: Ruby era sparita in mezzo alla folla e Ashley e Ariel andarono al banco alcolici. Ma Belle sapeva che era stata Ariel a insistere. Il barman era la sua cotta di sempre: Eric, un ragazzo di qualche anno più grande di loro che aveva frequentato la loro stessa scuola alle superiori. Si era iscritto all’accademia navale, ma poi si ritirò. Alcuni sostenevano che avesse avuto un brutto incidente durante un’esercitazione, sta di fatto che il ragazzo interruppe gli studi e iniziò a cercarsi piccoli lavoretti, in attesa di capire cosa fare nella vita.
- Guarda chi c’è…- le urlò Emma all’orecchio.
Belle si voltò, cercando di individuare il punto indicato dall’amica con un cenno del capo.
E Belle provò l’insano istinto di andare lì e picchiarlo.
- E’ sempre il solito cascamorto, non cambierà mai!- urlò ancora una volta Emma per farsi sentire dall’amica – pensavo avesse capito che dovesse mettersi la testa a posto, invece non cambierà mai! Si fa sempre riconoscere! Dovunque vai, in qualunque punto di Storybrooke, troverai sempre, SEMPRE Killian intento a limonarsi qualcuna! Per ora poi è così fissato con le bionde! Cosa ci trova nelle bionde? Non la sa la storia sulle bionde?-
Belle si voltò esterrefatta. Cercò di incrociare lo sguardo dell’amica, anche se entrambe stavano continuando a ballare e si spostavano ripetutamente.
- Emma, anche tu sei bionda! Non dovresti avere questi pensieri sulle bionde!-
- Beh, io sono diversa da loro! Sono iscritta in legge e sono figlia di uno sceriffo! -
Belle, la afferrò per le spalle e ne bloccò i movimenti. La osservò bene in volto e potè notare lo strano luccichio negli occhi. Lo sguardo si spostò poi sulla birra che teneva in mano.
- Emma, quanto hai bevuto?-
- Cosaaaa?- rispose urlando più forte.
- Quanto. Hai. Bevuto!!-
- Ahhhhh, ora ti sentooo! Nooo, solo quattro mojito e questa birra…-
Belle alzò gli occhi al cielo. Benissimo. Era ubriaca. Lo sapevano tutti che Emma non reggeva l’alcol.
Poi, ad un tratto, Belle si ricordò una cosa essenziale. Quella sera toccava ad Emma guidare per il ritorno!
Cercò di captare le amiche, per vedere in che condizioni fossero loro, ma Ruby era praticamente sparita, mentre Ashley ed Ariel continuavano a bere al bar. E lei aveva la patente, ma non guidava da almeno quattro anni.
Prese Emma per mano e cercò di avvicinarsi alle amiche al banco, che a quanto vedeva stavano ridendo bellamente raccontandosi chissà cosa. Le bastò un attimo per capire che anche loro erano da escludere per la guida.
-Dov’è Ruby?- chiese loro. Ruby era quella che reggeva meglio l’alcol tra di loro.
- Oh, è andata via poco fa con un tizio- le disse Ariel continuando a ridere, per poi bere, per poi tornare a ridere.
Depositò Emma nella sedia vuota accanto le amiche e cercò di ragionare in fretta. Poteva chiedere aiuto a Bae, chiamare David era fuori discussione. Anzi, era meglio li avvisasse che Emma avrebbe dormito da lei. Sì, poteva fare così. Però poi aveva lo stesso problema con Ashley e Ariel, non poteva lasciarle andare a casa a quel modo… Ci avrebbe pensato dopo. Fece cenno al barman con una mano per catturare la sua attenzione.
- Eric, per favore, stai attento a queste tre, sono ubriache. E diluisci questi drink! Metti poco alcol se non vuoi che vomitino qui!-

Uscì fuori e compose subito il numero di Bae. Ma al cellulare rispose la segreteria telefonica.
- Mannaggia!- chiuse la chiamata e compose il numero di casa di Bae. Non aveva altra scelta.
- Pronto?- rispose una voce maschile.
- Bae, sei tu?-
- No, sono Robert, chi lo cerca?-
Era Robert. Meglio conosciuto come signor Gold.
La terra le franò sotto i piedi.
- Signor Gold, sono Belle French. Scusate il disturbo…-
- Quindi siete consapevole che sono le tre del mattino e che a quest’ora la gente dorme in casa propria?-
Non si era mai sentita così in imbarazzo.
- Scusate, è che beh… Cercavo Bae…- insistì.
- Bae non è in casa, è andato in una di quelle rimpatriate tra ragazzi, passeranno la serata a guardare chissà quale film e bere come spugne. Cosa volevate?-
- Ecco, avevo bisogno di qualcuno che ci venisse a prendere alla discoteca Paradiso. Emma non sta molto bene, così come le altre mie amiche ed io sono l’unica sobria, ma, ecco… Io…- fece un bel respiro e proseguì – non guido da parecchi anni e non vorrei fare più danni di una donna ubriaca-
Ci fu qualche secondo di silenzio dall’altra parte della cornetta e Belle pregò intensamente.
- Mi state chiedendo di venire a prendere delle ragazze ubriache che non riescono nemmeno ad assumersi la responsabilità di decidere in anticipo chi debba guidare e fare in modo che quella persona non tocchi goccio d’alcol per la salvaguardia vostra e di chi guida alle tre del mattino?-
- Ecco, questa è la versione estesa… In quella ridotta vi chiederei semplicemente il favore di venirci a prendere per non far preoccupare i genitori delle ragazze-
- Ascoltate, mia cara. Avete leggermente frainteso la mia posizione. Solo perché ho acconsentito a darvi ripetizioni in storia dell’arte, questo non significa che ogni fatto della vostra vita mi debba coinvolgere in prima persona-
- Lo so, signor Gold, ma Emma è vostra nuora!-
- Non è responsabilità mia. Anzi, farò in modo di evitare di dire a mio figlio Bae che la sua ragazza va in giro ad ubriacarsi sino alle tre del mattino. Vi propongo un accordo: facciamo finta che questa telefonata non sia mai avvenuta ed io vi assicuro che non porterò rancore per aver interrotto il mio sonno. E vi prometto che Bae ne rimarrà alla larga-
- Ma voi siete un vile! Non vi importa niente di nessuno! Siete proprio come tutti dicono in città: una bestia!-
- Grazie per questa dimostrazione di affetto. Ad ogni modo vi aspetto domani mattina alle 9 per iniziare la nostra collaborazione. Se è nel vostro interesse, cercherete di farmi avere il programma del docente, ma in ogni caso il vostro turno è anticipato. Buona serata- e riagganciò.
- Aspettate, signor Gold, signor Gold!.... Accidenti a lui!-  provò l’istinto di gettare a terra il cellulare e pestarlo con il tacco a spillo della scarpa, ma sapeva che era il suo unico strumento di comunicazione con il resto del mondo. Pagato anche profumatamente.
- Sono persa…- sussurrò tra sé.
Si guardò in torno in cerca d’idee. Era fuori discussione chiamare i genitori, a mali estremi avrebbe chiamato Gaston… Ma poi fu catturata da un ragazzo ed una ragazza che stavano pomiciando sotto un lampione non distante da lei.
Eccola la sua salvezza!
Corse velocemente ed afferrò il ragazzo per il collo della giacca.
I due si separarono di malavoglia e quando Killian incontrò il suo sguardo, Belle fu certa che stavolta l’avrebbe uccisa.
- Un giorno forse capirò per quale motivo le nostre vite si sono incrociate anni fa, French. Sei la mia disgrazia! Qual è il problema stavolta? Non sono in una sede istituzionale e la ragazza è pienamente consenziente! -
- Non è il momento. Ho bisogno del tuo aiuto…-
- Spiacente, ma ora sono occupato…-
Si voltò e tornò a baciare la ragazza bionda. Che per inciso era la stessa ragazza con cui aveva pomiciato fuori dalla segreteria.
- Be se non vuoi farlo per me, fallo per Emma-
A quella parola, fu Killian stesso ad interrompere il contatto e voltarsi.
- Che c’entra Emma?- e stavolta non c’era sarcasmo nel suo tono di voce.
- E’ ubriaca, così come Ashley e Ariel. Ruby è andata via e quindi non c’è nessuno che sia in condizioni di guidare-
- Ma tu hai preso la patente insieme a me!-
- Sì, lo ricordo! Ma non guido da anni, ok? Vuoi che vada a schiantarmi contro un albero? -
- No, va bene, ti aiuto io…- si voltò verso la biondina, regalandole uno dei suoi sguardi profondi. Le accarezzò le labbra con fare suadente. Belle ebbe quasi il voltastomaco.
- Perdonami, dolcezza, ma il dovere mi chiama. Addio-
Si voltò e si incamminò verso l’ingresso del locale. Belle vide la ragazza sedersi a terra con sguardo sognante.
Sospirò ed entrò insieme a Killian.

Sistemarle in macchina fu devastante. Non si reggevano in piedi e barcollavano pesantemente.
Non erano assolutamente nelle condizioni di tornare a casa, così chiamò tutti i parenti (beccandosi parecchi insulti) per avvisare che avevano deciso di fare un pigiama party e che sarebbero tornate l’indomani.
Il problema era che lei non poteva ospitare tutte le ragazze e fu lì che Killian la sorprese.
- Tranquilla French, non ti lascio da sola in questo pasticcio. Potete venire a stare da me, ci dobbiamo stringere, ma credo ci sia abbastanza spazio per cinque persone…-
- Dici sul serio? -
- Parola di pirata-
- Grazie, sei un tesoro!-
Si mise ad osservare le tre amiche, che dormivano bellamente nel retro del maggiolino giallo di Emma.
Poi si voltò verso Killian e scrutò il volto concentrato sulla strada.
- Sai, mi dispiace tanto per te ed Emma. Tu sei diverso con lei, ti trasformi proprio in un altro quando riguarda lei…-
- Credimi, Belle, venderei la mia nave di pirata per lei. Farei qualsiasi cosa per farla star bene. E l’unica cosa che posso fare è continuare a tenermi da parte. Bae è il ragazzo giusto per lei. Io sono un cattivo ragazzo, lei nemmeno mi considera… Soffriremmo entrambi in una possibile relazione, ne sono certo-
Belle continuò a spostare lo sguardo da lui alle amiche lì dietro, ma sull’argomento non aggiunse altro.

Killian abitava in un appartamento molto spazioso per una persona.
I suoi genitori erano morti quando era piuttosto piccolo, era cresciuto con il fratello, che però era morto mentre stava effettuando una missione per la Marina circa tre anni prima.
Ricordava benissimo quanto male era stato il ragazzo, ma aveva trovato conforto nell’amicizia di Emma e forse per questo finì con l’innamorarsene.
- Ho due letti matrimoniali, divideteveli. Io dormirò sul divano in salotto-
- Va bene…-
Così depositarono Ariel ed Ashley in un letto e lei ed Emma nella stanza adiacente.
- Se vuoi puoi andare in bagno a sciacquarti. Posso prestarti una delle mie maglie se vuoi metterti comoda-
- Grazie Killian, sei un vero amico e ti sono debitrice per quello che stai facendo… Allora vado a darmi una sciacquata, ma preferisco tenermi i miei vestiti, tanto domattina devo svegliarmi presto e passare da casa, non ti disturbo oltre-

Killian, rimasto solo con Emma, si sedette sul letto ed iniziò ad accarezzarle i capelli. Lei dormiva beatamente, come fosse sotto l’effetto di un incantesimo.
Era stupenda e nessuna era mai riuscita a fargli dimenticare anche solo per un istante chi fosse la donna che volesse davvero.
Aveva provato di tutto, ma nemmeno le donne con fattezze estetiche simili alle sue riuscivano a distrarlo. Senza contare che parecchie volte durante gli amplessi aveva urlato il nome “Emma” piuttosto che quello della ragazza in sua compagnia.
L’amore ti rende vivo, ma allo stesso tempo ti distrugge.
- Ti amo, Emma…- sussurrò.
Le accarezzò ogni parte del volto: le guance, il naso, gli occhi… Infine le labbra.
Insistette molto su quel punto.
E poi fu più forte di lui.
Si chinò piano e sfiorò le sue labbra.
Erano dolci come le aveva sempre immaginate, ma anche morbide, sembravano quasi vellutate.
Emma si agitò nel sonno, ma per qualche strano motivo aprì le labbra ed approfondì il contatto. E parecchio.
Killian spalancò gli occhi e cercò di capire se lei stesse sognando. Ma vedendola con gli occhi ancora chiusi, capì che sicuramente era ancora nell’isola che non c’è.
Assaporò il contatto con tutto se stesso, imprimendosi il suo sapore e la sua intraprendenza.
Ma poi sentì la porta del bagno aprirsi, segno che Belle stava tornando ed a malincuore interruppe il contatto.
Accarezzò un’ultima volta il viso di Emma, poi si alzò dal letto per dirigersi verso il divano.
Il mondo dei sogni, quella notte, gli regalò le immagini della sequenza appena vissuta ripetuta all’infinito.


Svegliarsi per Belle fu un vero trauma. Aveva nemmeno quattro ore di sonno totali e doveva ancora correre a casa, cambiarsi ed andare a casa del signor Gold.
Fece più in fretta che potè, cercò anche di colorare un po’ il viso per nascondere le occhiaie, così alle 9 in punto fu dal signor Gold.
- Mia cara, è stata molto puntuale e la puntualità è fondamentale per un datore di lavoro-
Belle era ancora risentita per come l’uomo si era comportato il giorno prima. Era stato così impassibile di fronte alle sue esigenze! Doveva fare molta attenzione.
-Ho portato il programma del professore- disse atona porgendogli il foglio.
- Molto bene. Adesso andiamo, non c’è un minuto da perdere-
L’uomo la accompagnò in garage, dove presero una macchina nera, di quelle un po’ retrò.
- Andiamo in macchina?- chiese Belle.
- Ho una gamba mal concia. Preferisco evitare lunghissime passeggiate a piedi. E poi il tempo è denaro, mia cara-
Belle si accomodò nel sedile. E finalmente potè scrutarlo mentre era distratto dalla guida.
Aveva la fronte corrugata in un’espressione ostile, ma persino quella aveva il suo fascino. Ogni ruga contornava il viso dai tratti dolci ed il cappotto che indossava gli stava divinamente.
Non le sembrava possibile fosse lo stesso uomo scorbutico della sera prima. Ma l’apparenza inganna e non doveva lasciarsi abbindolare dal suo aspetto così per bene.

Arrivarono in città in poco tempo. Doveva essere a circa un chilometro e mezzo dato che Belle a piedi impiegava una mezzoretta per arrivare a casa del signor Gold.
Davanti a loro c’era un piccolo negozio mal messo e quando entrarono, Belle pensò che per sistemarlo ci volessero molto più che qualche settimana.
La polvere regnava su tutto il resto nella prima stanza, mentre il retro era leggermente più pulito, ma pieno di scatoloni fino quasi al soffitto.
- Bene, questo è il retro del negozio che userò come magazzino. Negli scatoloni c’è la roba da sistemare, ma prima bisogna pulire tutto, sistemare i pavimenti, imbiancare e montare le vetrinette. Per ultimo apriremo i pacchi. Tutto chiaro?-
Belle chinò il capo, poi tornò a guardarsi in torno disorientata. Era tutto mal concio.
- Per quanto riguarda le tue ripetizioni – continuò il signor Gold – dedicheremo ad essi un’ora al giorno. Ogni mattina ti recherai qui alle 9 in punto, avrai una pausa pranzo dalle 13 alle 15, poi continueremo fino alle 18-19, in base alle esigenze. Fino alle 20 faremo ripetizione. Qualche domanda?-
- No, signor Gold-
- Ottimo. Per prima cosa, oggi inizierai a pulire la stanza principale, io devo andare in centro a sbrigare alcune faccende. Sarò di ritorno tra qualche ora-

Così, da quel giorno ebbe inizio quella strana collaborazione.
E più i giorni passavano, più Belle si sentiva una sorta di Cenerentola contemporanea.
Quando il signor Gold aveva parlato di collaborazione per aprire il nuovo negozio, aveva pensato ad un aiuto tecnico su come sistemare gli scaffali, o di che colore fare le pareti. Sistemare insieme la disposizione degli oggetti ed allestire le vetrine. Insomma, una sorta di interior design.
Invece fino a quel momento non aveva fatto altro che sgobbare per pulire da cima a fondo ogni angolo di quel posto.
Il signor Gold veniva raramente a farle visita e quando arrivava cominciava a bacchettarla per non aver pulito bene quel punto o quell’altro. Iniziò a pensare che tutti avessero ragione a ritenerlo scorbutico e antipatico.
Era freddo come il ghiaccio e non sorrideva mai. Non era particolarmente loquace e per tutto il tempo se ne stava sulle sue.
Quando poi scendeva la sera, si sedevano al tavolino, bevevano il tè e l’uomo subiva un’inaspettata trasformazione.
Spiegata da lui, la storia dell’arte si arricchiva di un nuovo fascino. Sapeva davvero molte cose e riusciva a vedere ben al di là della semplice spiegazione data dall’artista o dai libri di arte.
Lui entrava nelle opere d’arte in punta di piedi, lasciava che fosse l’opera a spiegare cosa fosse tramite le sue forme ed i suoi colori. Non aveva la presunzione di dire “è così e basta”, ma le forniva sempre delle ottime varianti. Perché per lui, l’arte non doveva essere studiata sotto un unico aspetto, ma andava scoperta passo dopo passo, cercando di scoprire ogni via nascosta al suo interno, senza avere la presunzione di dire “questo non mi piace, quindi per me non è arte”. Cercava sempre una soluzione il più oggettiva possibile, non era condizionato da un gusto personale, ma cercava di cogliere tutto ciò che era necessario comprendere lasciando fuori i pareri personali.
Era un ottimo insegnante, il migliore che avesse avuto in tutti i suoi anni di studi.
E quando parlava la incantava, la rapiva del tutto.
Ed anche se fino a qualche secondo prima la tentazione di ucciderlo e urlargli contro per quanto fosse insopportabile era alta, quando si sedevano in quel misero tavolino, tutto si rovesciava.
Belle si chiese in quanti conoscessero quel lato di lui. Forse nemmeno Bae.
Si sentì fortunata, perché anche lei amava l’arte quanto lui ed era bellissimo condividere con qualcuno una passione così profonda.
Aveva combattuto per anni per cercare di far capire agli altri perché l’arte non fosse semplicemente il frutto del bello, ma aveva sempre fallito.
Per la prima volta si sentì capita, si sentì completa. Perché esisteva una persona che non solo la capiva, ma riusciva a colmare la sua conoscenza.
Era giovane, mentre il signor Gold sembrava aver vissuto tutta una vita all’interno delle opere.
E magicamente, in quegli istanti, si trasformava in una sorta di principe delle tenebre. E lei voleva entrare in quel mondo e viverci per sempre…
- …Quindi Kapoor, nelle sue opere, cerca di analizzare il genere umano in ogni aspetto: dalla frammentazione, alla deformazione tramite questi pannelli di acciaio curvati. Lui ci mette davanti ad una realtà che non esiste e questo ci permettere di vedere come siamo realmente. Perché quello che vediamo in uno specchio, non è altro che un’immagine distorta della realtà. Pensiamo che uno specchio ci mostri quello che siamo, ma è solo un’illusione. E Kapoor ci dice proprio questo-
Per enfatizzare il significato le porse un piccolo specchio ed un vaso d’argento. Entrambi mostravano sempre il suo riflesso, ma in due modi totalmente differenti.
- Ho capito cosa intende. E Kapoor ha ragione-
Era rapita da quella scoperta così agghiacciante. Adesso comprendeva perché il professor Hood l’avesse rimandata. Lei non aveva capito l’essenza di Kapoor e delle sue opere.
Presa dal discorso, poggiò gli oggetti con noncuranza sul tavolo, ma il vaso urtò la tazzina di tè del signor Gold, che cadde a terra con un tonfo.
Belle si alzò immediatamente per verificare il danno, la prese in mano, ma notò che era sbeccata in un punto.
Si sentì morire.
Perché tutti sapevano quanto il signor Gold tenesse ai suoi oggetti. E la sua ira era leggenda.
Il cuore iniziò a battere forte dall’ansia.
- Sono mortificata… Si è scheggiato il bordo… Insomma, non si nota quasi in realtà….- si giustificò porgendogli la tazzina.
- Ehi, è una tazza, non m’importa…- rispose lui con noncuranza.
E Belle non potè che sorridere.
Era salva, per quella volta.
 

Continua...

Bene, eccoci giunti alla conclusione del capitolo 3.
Come potete vedere, ho deciso di inserire anche il tenerissimo Neal, non poteva mancare quel tenero pargoletto ♥. Ho dato alla famiglia il cognome Swan per tenere il cognome di Emma, avevo pensato che potevo dividere i cognomi come nel telefilm, ma ho pensato che dopo oltre 3 anni, il minimo era ripristinare il cognome di Emma con quello del padre, non aveva senso mantenere un cognome diverso da quello dei genitori naturali. 
Poi, adoriamo tutti insieme quel tenero killian,giuro che se Emma non lo vuole me lo prendo io! u.u
Qui il nostro amato Gold non fa che dar spettacolo per la sua bontà d'animo, però ci rivela questo nuovo volto che personalmente mi affascina assaaaaiiiii! Ed ovviamente affascina anche la nostra Belle, che si trova divisa tra l'odiarlo e lo stimarlo (e forse "amarlo"? Chissà........)
E la new entry è sicuramente la tazzina più amata di sempre. Qui si shippa di brutto. Ma ok!!!!! XDXD

Grazie a
sunrise56, gionem, Saja e Rusty 93 per aver recensito lo scorso capitolo, mi fate sentire amata ç_ç 
E grazie, ovviamente, a chi continua a seguire la storia ed inserirla tra seguite-ricordate-preferite <3

Il prossimo capitolo arriva tra una settimana esatta (e vi assicuro che ci sarà da ridere di brutto......................................)
A presto, vostra ButterflySeven

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

La pioggia batteva suadente con un ritmo costante quella tiepida mattina.
Il fruscio del vento s’infiltrava leggero tra i rami degli alberi, provocando un suono dolce, a tratti quasi malinconico.
Era autunno inoltrato e Belle era quasi un mese che prendeva ripetizioni dal signor Gold.
La situazione si era alleggerita un po’, anche se il signor Gold continuava ad essere il solito taciturno, che però non perdeva occasione per rimproverarla pesantemente per il modo in cui operava.
L’impegno preso con lui, aveva prosciugato tutte le altre attività: la domenica la dedicava alla casa e ad aiutare il padre, con le amiche usciva sempre meno e con Gaston non si sentivano da due settimane.
Si erano visti una domenica sera d’inizio ottobre e lui cercò come sempre di riconquistarla regalandole dei cioccolatini. Ma lei aveva avuto tanto tempo per pensare ed era giunta alla conclusione che non potevano più continuare a quel modo.
Così, nonostante le sue proteste, Belle mise fine alla loro relazione.
Gaston per qualche giorno tentò di contattarla, ma lei decise di non rispondere a messaggi e chiamate per non dargli false speranze.
Lasciarlo fu una liberazione, perché era troppo tempo che si sentiva intrappolata in quella relazione. Gli voleva bene, ma non era realmente innamorata di lui. La sua era una cotta adolescenziale, di quelle che si vedono nei film, quando ci si innamora del ragazzo carino che sembra irraggiungibile. Ma Belle era cresciuta, l’aspetto fisico era diventato l’ultimo dei suoi requisiti per i potenziali fidanzati.

Con questi pensieri si recò al negozio.
Quella mattina le toccava imbiancare e stava male al sol pensiero. Per fortuna ad aiutarla c’era Bae, non osava immaginare cosa volesse dire far tutto da sola.
-Buongiorno!- salutò entrando.
- Ciao Belle! – la accolse Bae, che era già armato di rullo e pittura – come vedi sono già all’opera. Mio padre mi ha fatto iniziare alle 6 del mattino per terminare in giornata…-
- Strano non mi abbia comunicato niente, potevo venire ad aiutarti anche prima…-
- No, lascia stare… Sei fin troppo paziente con lui. Spesso è così scontroso che a stento riesco a tollerarlo persino io che sono suo figlio-
- Dai, non dire così… Ti vuole molto bene. Sta facendo tutto questo solo per dimostrarti quanto è cambiato…-
Belle indossò la tuta trasparente per coprire gli abiti, poi prese una scala, intinse il rullo e iniziò ad affrescare la parete opposta rispetto a dove Bae stava lavorando.
- Sai, Belle, ho come l’impressione che tu ti stia affezionando un po’ troppo a mio padre. Insomma, sei l’unica persona in questa città che ne parla senza alzare il tono della voce e inveirgli contro-
- Non è questione di affezionarsi. Il fatto è lui che non è come sembra… Vado oltre la superficie e sto imparando a capire che la sua è solo una maschera. Può darsi che in passato è stato davvero una persona cattiva, ma adesso ho l’impressione che si nasconda dietro questa nomina per evitare di soffrire. Credo che tu sia la sua gioia più grande, farebbe di tutto per te… E questo dimostra che nel suo cuore c’è spazio per l’amore. Solo che non lo dà a vedere…-
- Ah, Belle, se Cora fosse come te avremmo risolto molti problemi-
Belle si fermò di colpo per volgere lo sguardo su di lui.
- Che cosa intendi?-
- Lui e la tua preside hanno una relazione. O almeno, anni fa stavano seriamente insieme. E’ successo qualche anno dopo la separazione con mamma. Si sono conosciuti, hanno iniziato a frequentarsi e si sono piaciuti. Lei aveva già Regina, ma papà voleva a tutti i costi un figlio da lei e lei sembrava nutrire gli stessi sentimenti… Poi, all’improvviso, ha deciso di sposare il rettore dell’accademia, che allora era il sindaco di Storybrooke. Papà ai tempi era molto più freddo e sembrò reagire con la solita impassibilità, ma io credo ci rimase abbastanza male… In seguito continuarono a vedersi e credo lo facciano tutt’ora, ma il loro è sempre stato un rapporto più fisico che mentale. Non credo fosse vero amore, ma Cora è spietata tanto quanto lui, se non di più e questo non ha certo contribuito ad addolcirlo- intinse il rullo nella vernice e continuò a lavorare – sai, a mio padre servirebbe la guida di una persona diversa da come sono loro. Magari una donna matura, sicura di sé e con un carattere forte, ma con valori di vita più sani-
Belle rimase in silenzio. Rammentava ancora il giorno in cui aveva visto la rettrice Mills e il signor Gold insieme. Potevano anche essere una bella coppia, ma a lei insieme non piacevano.
Forse Bae aveva ragione, il punto era che su molte cose erano troppo simili e questo li portava a distruggersi a vicenda e non a migliorarsi.
Belle aveva imparato dai suoi libri una lezione fondamentale: due persone possono stare bene insieme, condividere splendide esperienze e volersi anche bene. Ma sono i poli opposti ad attrarsi.
Due persone troppo simili, con il tempo si stancheranno l’uno dell’altra, ma due persone con caratteri opposti, troveranno sempre un modo per vivere il rapporto con la voglia costante di scoprirsi giorno dopo giorno.
Chissà qual era il tipo di donna adatta per il signor Gold…
Si riscosse quando sentì la porta d’ingresso aprirsi.
E poi lo vide, bello come sempre, affascinante come pochi, con l’immancabile bastone e quel cappotto che gli stava d’incanto.
- Ma bene, state facendo un ottimo lavoro, miei cari…-
- Grazie papà, spero tu ci abbia portato una fumante colazione…-
- Ho portato dei caffè-
Poggiò la busta sul tavolo ed aspettò che i due scendessero dalle scale. Aprì la busta e porse un bicchiere a Bae.
- Mi concedo il meritato riposo, vado a chiamare Emma- ed uscì dal negozio.
- Per voi. Molto zuccherato, giusto?- le chiese porgendole l’altro bicchiere.
Era una cosa stupidissima, ma a Belle iniziò a battere il cuore. Gaston non si ricordava mai di quel piccolo dettaglio, persino suo padre gli dava spesso il caffè troppo amaro. Lui, invece, se ne era ricordato.
- Sì, signor Gold, mi piace molto zuccherato…-
Nel prendere il bicchiere, le dita si sfiorarono appena e Belle sentì un brivido attraversarle tutto il corpo.
Si fissarono per qualche secondo, poi Belle iniziò a sorseggiare la bevanda e Gold perlustrò i lavori.
- Sta venendo molto bene, anche se la sua parete, signorina French, è ancora piuttosto grezza nelle pennellate-
- E’ la prima volta che dipingo una parete, signor Gold, deve apprezzare il mio sforzo-
- Sicuramente i clienti entrando penseranno ai suoi sforzi vedendo questi segni imprecisi e rozzi sulla parete-
- E’ solo l’effetto della prima mano, Bae è quasi arrivato alla terza passata, dovete avere un po’ di pazienza!-
- E allora si sbrighi! Il tempo…-
- … E’ denaro. Lo so. Lo so-
Bevve in fretta il liquido bollente, bruciandosi anche la gola, poi presa dall’impeto di rabbia salì sulla scala e riprese a lavorare.

Ci volle quasi tutto il pomeriggio per completare il lavoro.
Bae andò via alle 18 per affrettarsi a prendere Emma e portarla al cinema, mentre Belle continuò la sua parte di muro, che doveva ammetterlo, finalmente stava prendendo forma.
Il signor Gold si sedette in un angolo e prese a stipulare una strana lista, che Belle pensò fosse degli oggetti da sistemare in negozio.
Fare le parti alte era veramente difficile, tanto che si dovette sporgere in punta di piedi per riuscire ad arrivare fino in cima.
- Faccia attenzione, signorina French, la sua condizione attuale mi sembra abbastanza precaria-
- Stia tranquillo, non cadrò dalla scala. Ho fatto di peggio per cambiare le lampadine in casa mia-
Il problema era che un punto non voleva proprio saperne di intingersi per bene di colore. Si tenne con una mano e cercò di arrivare ancora più su, ma fece un movimento di pennellata troppo brusco e la scala oscillò forte.
Accadde tutto così in fretta che non ebbe nemmeno il tempo di tenersi stretta alla scala, o di controbilanciare il peso. Cadde all’indietro e la scala la seguì nel verso opposto.
Era fatta, si sarebbe rotta l’osso del collo.
Chiuse gli occhi e urlò, aspettando il colpo di frusta lungo la schiena.
Ma ciò non accadde, ansi, fu invasa da un profumo di muschio bellissimo, che per un attimo la portò in una foresta sconosciuta.
Per istinto si voltò e i suoi occhi si specchiarono in quelli del signor Gold.
E adesso poteva sentire la presa forte dell’uomo sul suo corpo. L’aveva afferrata al volo per evitare che cadesse.
- Vi ringrazio…- disse a stento. Ma non mollò la presa, né l’uomo accennò a lasciarla andare.
Era un bizzarro momento di stallo.
Belle portò appena le braccia attorno al collo del signor Gold e l’uomo continuò a fissarla smarrito.
Era tutto molto strano. Le emozioni che Belle provò in quel momento non seppe descriverle, perché sì, era affascinata da quell’uomo così elegante, così misterioso… Ma tutto si riduceva a pure sensazioni estetico- sensoriali. Non sapeva quasi niente sulla vita del signor Gold, ma per quell’istante, desiderò che il tempo si fermasse per sempre.
La cruda realtà, le suggeriva che il tempo scorreva a prescindere dalle proprie volontà.
- Grazie…- ripetè nuovamente sciogliendo l’incantesimo.
- Non c’è di che…- rispose lui lasciandola andare.
Belle si guardò in torno, aveva fatto cadere il rullo e la parete si era leggermente macchiata.
- Cercherò di sistemare tutto…- disse giustificandosi, ma anche per cercare di cambiare argomento.
- Eh, non c’è bisogno…-
Evitarono di incrociare i propri sguardi e ognuno tornò alle proprie attività, con il cuore ancora colmo di emozioni sconosciute.

Non era passata nemmeno un’ora da quando era accaduto l’incidente, che qualcuno bussò alla porta.
Belle scambiò un’occhiata con il signor Gold, che si alzò per andare ad aprire. Lei scese dalla scala e poggiò il rullo a terra.
Quando il signor Gold aprì la porta, il sangue le si gelò.
Non fece in tempo a correre alla porta, che vide un pugno colpire con forza il naso del signor Gold.
- Gaston!!!!!!!!!! Fermati!!!!-
Si frappose tra i due, ma dietro di se il signor Gold aveva iniziato a brandire il bastone come fosse un’arma.
- Ma chi diavolo sei???? E cosa vuoi!????- urlava l’uomo.
- Chi sono io? Come osi? Sei un mostro! Ti stai approfittando della mia ragazza! Sei stato tu, sei stato tu a portarmela via! Bastardo!!! Lei è mia, MIA!!-
- Gaston, adesso basta!!- urlò Belle, ma lui la strattonò e fu allora che il signor Gold la mise da parte afferrandola per un braccio ed iniziò a picchiare Gaston con il suo bastone.
Quella fu la prima volta che Belle ebbe davvero paura di lui. Aveva uno strano luccichio negli occhi, molto più malvagio di quello che era abituata a vedere quando parlavano di arte.
Gaston non si arrese e iniziò a calciare forte. Addirittura lo morse al collo e lo graffiò con un coltello.
Fu allora che Belle non ci vide più dalla rabbia.
Ragionò in fretta.
Afferrò il rullo e colpì Gaston nelle parti intime. Lui si piegò e Gold ne potè approfittare per cacciarlo dal negozio.
- Ma che diavolo ti è preso????- urlò Belle inseguendoli fuori, mentre Gaston era ancora frastornato dalla botta presa.
- Sei una puttana! Stai con lui! Con un verme simile! Tiene in pugno tutta la città con i suoi ricatti, persino mio padre gli deve dei soldi! E tu lo aiuti! Ti sei innamorata di una bestia simile? Come puoi, Belle? Avevi me, ME!-
- Ma io non ti amo, Gaston! Tra noi è finita! Anzi, non è proprio cominciata!!! Ti accorgi solo adesso di me? Dov’eri quando avevo bisogno di te? Dov’eri quando ti chiamavo disperata, perché avevo bisogno di un gesto d’amore da parte tua? Non hai fatto niente per farmi sentire amata, ti sei sempre limitato a una scatola di cioccolatini ogni volta che litigavamo… Non mi serve un dolcificante, mi serve qualcuno che mi ami!!!-
- E’ così, dunque, è vero che ami quel mostro!-
Belle scoppiò in un pianto disperato.
- Ma non lo capisci che lui non c’entra? Stiamo parlando di te, di noi! Del “noi” che non c’è mai stato! Ti accorgi che esisto solo quando non mi hai più? Beh, io non sono la tua bambolina, hai capito??? SPARISCI DALLA MIA VITA!!! Adesso! -
Gaston si alzò appena e cercò di afferrarle il braccio, ma lei si divincolò infastidita.
- Ho detto vattene- ripetè asciugandosi le lacrime.
- No, Belle, ascoltami… Possiamo sistemare tutto, possiamo tornare a essere felici….-
- Ho. Detto. Vattene- gli scagliò nuovamente il rullo contro, macchiandogli i jeans e la maglia nuova – non fartelo ripetere ancora. Vattene -
Gaston guardò sia lei che il signor Gold. Sputò a terra, in un gesto così volgare che Belle non lo ritenne quasi possibile da un finto buonista come lui. Aveva sempre pensato che Gaston fosse semplicemente un po’ troppo pieno di sé. Adesso capiva che era il ritratto dell’ignoranza.
- Vado via, promesso. Ma tutti sapranno cosa nascondi, te lo giuro Belle, ti rovinerò…-
- Ehi, vacci piano con le minacce, pivello – ribattè Gold.
Gaston non aggiunse altro, si voltò e andò via.
Belle cadde a terra in un pianto disperato.
Si sentì afferrare per le spalle e portare dentro.
Riuscì a calmarsi solo davanti una tazza di tè fumante.
Anche il signor Gold se ne concesse una, come sempre versata nella tazzina che aveva rotto nei primi tempi che frequentava il negozio.
- Immagino quel tipo sia un vostro ex-
- Il mio unico ex. E’ un idiota- commentò.
- E immagino gli siano arrivate all’orecchio strane voci, chissà che tipo di conclusioni ne ha tratto… I giovani d’oggi sono così impulsivi -
- Sono desolata, mi creda…- alzò lo sguardo e notò solo in quel momento il naso sanguinante del signor Gold, così come una brutta ferita alla mano ed al collo.
Inghiottì un altro po’ del liquido caldo, poi si alzò per cercare una pezza da inumidire.
- Sono veramente dispiaciuta. Non volevo causarvi simili problemi, signor Gold…-
- Tranquilla, cara. Ho ferite di “guerra” ben peggiori di un graffio alla mano e un po’ di sangue al naso…-
Belle prese una bacinella e la riempì d’acqua. V’immerse il panno bianco e poi lo strizzò bene.
Guardò un attimo il signor Gold, aspettando che la rimproverasse in qualche modo, ma non lo fece.
Così si sedette e afferrò la mano sanguinante, iniziando a tamponare piano la ferita.
La tensione era palpabile. Belle sentì uno strano nodo alla bocca dello stomaco e le mani iniziavano a tremare.
Alzò lo sguardo per incrociare quello altrettanto smarrito del signor Gold, ma non riuscì a sostenere tale intensità. Così tornò a concentrarsi sulla ferita, cercando di sciacquare bene ogni punto.
- E… Se posso chiederlo, vi riferite anche alla vostra gamba, quando parlate di ferite di guerra ben peggiori?-
Sentì Gold sospirare due, tre volte prima di risponderle.
- Mia cara, sapete benissimo che tutta la città prova rancore nei miei confronti. E non posso dar torto a nessuno. La metà di loro è in debito con me per diversi motivi… Se c’è una cosa che dovete comprendere, è che spesso, i cattivi sono soggetti a parecchi atti di vandalismo. O cose ben più gravi…- fece una pausa, nel quale sorseggiò un po’ di tè – Alcune volte la gente si difende usando violenza. E in una di queste occasioni, un uomo ha pensato bene di attentare alla mia vita brandendo un grosso coltello -
Il fiato le si bloccò. Spalancò le palpebre, per poi alternare lo sguardo dalla gamba zoppicante al viso del signor Gold.
- Quindi, è stato quell’uomo a provocarvi una ferita simile?-
- Sì. Mi ha trapassato la gamba con il coltello e anche se sono riuscito ad aver salva la vita, il prezzo della mia cattiveria è stato non poter mai più correre o fare lunghe passeggiate privandomi del bastone…-
- Quell’uomo è un mostro. Spero sia finito in carcere per ciò che vi ha fatto….-
- Mia cara, cosa possiamo saperne noi mortali della vera cattiveria? Ognuno di noi ha qualcosa da difendere e per tale causa si sarebbe disposti a far patti col diavolo. Per questa città, io sono sempre stato il diavolo con cui fare accordi, ma sa, ogni cosa ha un prezzo e non tutti sono disposti a riscuotere il proprio. Persino il vostro amico Gaston ci ha dato una dimostrazione di questo. Pensiamo che alcune cose ci appartengano, ma le nostre azioni prima o poi dovranno essere ripagate da ciò che scegliamo. Lo scegliere di venire qui ad infastidirvi, gli ha procurato una ferita sia nel fisico che nell’orgoglio-
- Sì, ma anche voi siete rimasto ferito. E questo è un discorso che riguarda solo me…-
- E’ qui che vi sbagliate. Ho appena detto che i cattivi sono i soggetti più a rischio e devi credermi, la famiglia di Gaston mi deve tanto. La mia pazienza con loro è arrivata allo stremo e le misure da me adottate sono state drastiche. Non sono la persona che credi che sia, Belle. Io sono una persona orribile. Tutti vogliono scappare da me e sono sicuro che anche tu, presto o tardi, vorrai scappare quanto gli altri…-
Belle voleva rispondergli a tono, dirgli che lei non era come gli altri, che non sarebbe scappata davanti alle difficoltà. Ma pensò che le sue parole potessero essere fraintese e la situazione era già abbastanza imbarazzante senza aggiunta di altro.
Passò a tamponare la ferita al collo e l’uomo continuò a studiarla in silenzio.
Chissà che opinione si era fatto di lei. Dopo la sceneggiata di Gaston avrebbe pensato che fosse una matta anche lei.
- Ad ogni modo, mia cara, vi consiglio di scegliervi bene i prossimi fidanzati. Vi meritate molto più di un idiota come quel Gaston-
Belle alzò lo sguardo, ma erano davvero troppo vicini. Poteva contare ogni singola rughetta che contornava il viso del signor Gold. E le sfumature dei suoi occhi, le apparvero molto più chiare del solito.
- E quale sarebbe il tipo di uomo adatto a me?-
- Ah, non sta a me dirlo. Lo capirete da sola, quando sarà il momento…-
Belle avrebbe voluto approfondire il discorso, ma ancora una volta preferì rimanere in silenzio.
Non aggiunsero altro, rimasero in silenzio intenti a ricomporre i pezzi di quella strana giornata, troppo ricca di eventi.

Quando l’orologio segnò le 8, si accinsero a lasciare il negozio come ogni sera.
- Signorina French, oggi abbiamo saltato l’ora di ripetizione, vi prometto che domani recupereremo-
- Non si preoccupi, signor Gold. E’ stata una giornata impegnativa e ancora una volta vi sono debitrice, sia per avermi aiutata con Gaston che per…- al ricordo della scena della scala, Belle si imbarazzò – Beh, grazie, signor Gold…-
Lui sorrise ed a Belle venne un infarto. Aveva un sorriso bellissimo.
- Per questa volta non aggiungo nulla al vostro debito, avete fatto un buon lavoro come imbianchina, quindi siamo pari-
- Allora a domani, signor Gold-
- A domani, mia cara…-
Si separarono poco dopo, ma Belle non riuscì a resistere alla tentazione di voltarsi un’ultima volta. L’uomo era ancora fermo al punto dove si erano lasciati, che la osservava andar via.
Agitò la mano in segno di saluto e lui ricambiò con un cenno del capo, poi ognuno prese la sua strada.

Arrivata a casa, si fece una doccia e consumò il pasto in silenzio.
Suo padre si preoccupò per quel suo comportamento e le chiese se andasse tutto bene. Belle preferì evitare di farlo preoccupare e con una scusa uscì di casa.
Si sentiva oppressa dentro le mura domestiche, aveva bisogno di camminare e riflettere.
Si ritrovò quasi inconsciamente all’interno del Granny, seduta al solito tavolo, a ordinare il solito cappuccino.
- Che ti prende Belle? Sei così pallida…- le chiese Ruby porgendole la tazza fumante.
- Giornata no…- rispose semplicemente.
La ragazza la lasciò in pace e lei stette seduta in silenzio per un tempo indefinito.
- Ma buonasera! Che sguardo allegro!-
- Ciao Emma…-
La ragazza si sedette davanti a lei e ordinò un caffè.
- Ehi, mi dici cos’è questa brutta faccia?-
- E’ solo una giornata storta, ok?- rispose alzando un po’ il tono di voce.
- Ok, scusa…- alzò le mani in segno di resa e bevve un sorso del liquido scuro.
Ma Belle sapeva che il terzo grado sarebbe ripreso molto presto. Infatti non rimase delusa quando l’amica tornò a parlarle.
- Sai, Bae mi ha detto che suo padre stasera è tornato a casa piuttosto strano. Mi ha anche detto che ha il volto gonfio e una mano fasciata… Mi chiedo cosa mai sia potuto accadere di tanto grave da procurargli simili ferite…-
- Non sta bene?- si affrettò a chiedere.
- Sta bene, non ti preoccupare, a quanto pare sono solo ferite superficiali. Ma io e Bae gradiremo capire che diavolo è successo…-
Belle osservò intensamente il fondo della sua tazza.
- Mi dispiace così tanto, è tutta colpa mia…-
Le parole uscirono come un fiume dalle sue labbra. Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno, perché troppe erano le emozioni che si teneva dentro.
Le raccontò ogni cosa di ciò che era accaduto quel pomeriggio, soffermandosi particolarmente su ciò che riguardava Gaston.
- Caspita, che situazione…- commentò infine Emma.
- Lo sai che non ho mai amato Gaston, ho sempre provato gratitudine per lui e per la sua famiglia, ma non l’ho mai amato! Per anni i suoi genitori hanno aiutato me e mio padre a rimanere a galla, sono sempre stati i nostri clienti più fedeli e senza il loro denaro oggi il negozio sarebbe già chiuso… Per questo quando Gaston mi ha chiesto di stare insieme non ho saputo dirgli di no. Lui era il ragazzo più corteggiato, quello che tutte volevano al proprio fianco ed io gli ero debitrice. Ma adesso è diverso, sono cresciuta! La gratitudine non è sufficiente per stare accanto ad una persona… E nemmeno il volergli bene, cosa che tra l’altro non faccio da tempo…-
- Belle, devi anche capire che non è stato Gaston ad aiutarvi, ma i suoi genitori… Insomma, non puoi pretendere che il vostro rapporto sia basato su affari di famiglia. Non siamo nel medioevo, dove i matrimoni erano imposti per contribuire al rendimento economico della famiglia. Tu metiti accanto un uomo che ti ama per quello che sei, non uno che pretende di strare con te senza offrirti nulla, che ti impone di non leggere e non studiare perché vuole accanto una donna casalinga. Dai, sono discorsi assurdi!-
- Hai ragione. E’ che sono così stanca di tutto e tutti, vorrei solo pensare tranquillamente al mio esame e alla tesi, senza altri pensieri in testa. Poi mi dispiace per il signor Gold, che è finito in mezzo senza che c’entrasse nulla in questa storia. E come se non bastasse ho fatto preoccupare sia Bae che te, non è corretto!...-
- Sisi, infatti…- rispose l’amica atona.
Belle notò che stava guardando insistentemente oltre le sue spalle e dallo sguardo sembrava abbastanza sgomenta da ciò che vedeva. Si voltò per capire chi ci fosse dietro di sé ed ebbe un tuffo al cuore nel vedere il solito killian, intento a pomiciare bellamente con la biondina della sera in discoteca.
- Non ci posso credere! E’ la terza volta che li vedo insieme, forse stavolta fa sul serio…- commentò divertita, ma anche sollevata. Sentì il rumore di qualcosa che si infrangeva e si voltò di scatto. In lontananza percepì il rumore delle labbra che si separavano, segno che anche Killian aveva sentito quel forte trambusto.
- Emma! Fai attenzione…- l’amica aveva fatto cadere a terra la tazza vuota, frantumandola in mille pezzetti.
- Scusa, mi ero distratta…-
- Ma guarda chi c’è! French e Swan insieme! L’allegra combriccola non si separa mai…-
Killian si alzò dal suo posto, prese la ragazza per mano e trascinarono due sedie al loro tavolo.
- Non disturbiamo, vero?- ebbe la decenza di chiedere. Ma Belle non fece in tempo a rispondere che i due si accomodarono accanto a loro.
- Oh, tranquillo Killian, c’è posto per tutti…- rispose secca Emma.
- Swan, cos’hai mangiato per cena? Questo acidume riservalo ad altri…-
- E tu, Killian, hai detto alla ragazza che già domani verrà rimpiazzata con un’altra? O pensavi di concederti un piacere a tre?-
- Swan, quando hai di queste voglie basta solo chiedere, adoro le nuove emozioni…-
- Vuoi farmi credere che non hai ancora provato questo tipo di ebbrezza? Ti facevo più intraprendente…-
- Ed io pensavo fossi più casta. Parlare di sesso a tre in un luogo pubblico… Non è da te, Swan-
Belle li osservò battibeccare ridendo tra sé.
C’era qualcosa di strano in quella finta litigata. Killian era innamorato di Emma e questo era lampante, la stava divorando con il suo sguardo penetrante, inoltre si avvicinava a lei secondo dopo secondo, finchè si ritrovarono ad un soffio di distanza. Ma a sorprenderla era Emma, che non solo non si tirava indietro, ma pareva molto divertita dalla situazione… E i suoi occhi, avevano uno strano luccichio, un luccichio che non le vedeva da parecchio tempo: era ammaliata e fortemente attratta da quello scontro verbale.
Belle ebbe la certezza che se fossero stati da soli, sicuramente avrebbero svolto ben altre attività piuttosto che litigare.
Quel pensiero la folgorò.
Che diavolo stava accadendo?
- E quindi, non ci presenti la tua amica?- chiese Emma, sempre più divertita.
- Ma sicuro! Lei è Trilli, la mia nuova ragazza. Ci conosciamo da poco più di un mesetto, ma tra noi è stato amore a priva vista. Vero dolcezza?-
- Oh si, Killian….- rispose lei, del tutto rapita dallo sguardo del ragazzo.
Tornò a sedersi composto e dedicò tutte le sue attenzioni alla giovane biondina.
Vide Emma irrigidirsi sulla sedia.
- Verrà anche lei in gita?-
- Ci puoi scommettere, non voglio sprecare nemmeno un istante senza questo splendido fiore…-
Killian riprese a baciarla con foga.
- Killian, siamo in un luogo pubblico…- lo riprese Belle.
- Che palle French. Mi sembri una madre in apprensione!-
- Questo perché hai perennemente bisogno di qualcuno che ti faccia notare quando stai esagerando. Dimostrami che stai crescendo ed io prometto di smettere di farti la predica-
- Va bene, mammina…-
- E comunque cos’è questa storia del viaggio?-
- Ma come? Bae non ti ha detto niente? –
- Eravamo rimasti che gliel’avrei detto io, ma eravamo prese da altri discorsi e mi è passato di mente- intervenne Emma.
- Beh, c’è poco da dire. 7 giorni a New York, tutti insieme a goderci il fascino della grande mela- concluse Killian.
- Davvero? Ma quando?- Belle era seriamente sorpresa.
- Andiamo la settimana prossima, c’è un last minute molto conveniente per le comitive. Siamo noi quattro più Ariel, Ruby, Eric il barista, Ashley e Sean -  
- E ovviamente ci farebbe molto piacere se verresti con noi- le disse Emma, guardandola con gli occhi da cerbiatto – rifletti, potresti separarti per una settimana da tutta questa tensione. Sarebbe una buona occasione per staccare la spina e stare per una volta tutti insieme, proprio come ai vecchi tempi…-
Belle guardò entrambi sorpresa. L’idea era allettante, ma…
- Grazie ragazzi, ma non posso… Ho troppe responsabilità, in questo momento. Non riuscirei a partire e lasciarmi alle spalle tutti i problemi. Inoltre papà ha bisogno di me e sapete benissimo che non posso abbandonare le ripetizioni d’Arte. Il signor Gold non mi darà una seconda occasione se lascio la città per farmi una vacanza…-
- Dai, Belle! Sono sicura che Bae riuscirebbe a convincerlo…- insistì Emma.
- Tu non lo conosci. E’ molto preciso in queste cose e non sopporta le prese in giro. Non voglio rischiare di perdere le ripetizioni… Quindi vi ringrazio per l’offerta, ma sono certa vi divertirete anche senza di me-
- Sei sicura, Belle?- chiese Killian un’ultima volta. E Belle seppe che era seriamente dispiaciuto, perché erano rare le occasioni in cui la chiamava per nome.
- Sì, sono sicura. Ma questo non v’impedisce di portarmi un souvenir a testa!-
- Ah, ma tu sei un tipo semplice, French… basterà portarti qualche libro che racconta le vicende della grande mela!-
Risero alla battuta di Killian.
Belle era seriamente dispiaciuta per non poter unirsi agli amici.
Ma soprattutto, era preoccupata di essere lontana da killian ed Emma, che per quel che aveva visto, era sicura ne avrebbero combinate delle belle in quei sette giorni…
Poi pensò a sette giorni passati senza nessuno degli amici, in completa balia di suo padre, Gold e Gaston.
- Meglio prendere qualcosa da bere- propose turbata.


Continua…


Salve a tutti, eccomi puntualissima a postare questo nuovo capitolo.
Abbiamo taaantaaa roba sulla brace, mi sono divertita a scrivere questo capitolo bello tosto, anche se ho l'impressione di appassionarmi alla scrittura di questa storia capitolo dopo capitolo. Lo dico perchè il prossimo mi sta entusiasmando ASSAI! Quindi anticipo che ci sarà spazio per tante cose (alcune belle, altre meno).
Ho voluto inserire Belle che "curava" Gold come accade nel cartone Disney,quando Belle cura la bestia dopo che lui la salva dai lupi, ma rimane ferito. D'altronde Gaston è peggio di un lupo (sia mai che gli Stark di Grande Inverno si sentano offesi da tale affermazione).
Commentate, se vi va, mi fa taaantoooo piacere leggere i vosti commenti ;)
Ringrazio
pandina, Rusty 93, Tzn29031986, Chrystal_93, seasonsoflove e gionem per aver recensito lo scorso capitolo. Ringrazio chi continua a inserire la storia tra le preferite/seguite/ricordate e grazie a chi legge in incognito. ♥
Il prossimo capitolo arriva mercoledì pomeriggio.
Bacini per tutti!!!!

PS. avete visto la 4x1?????? Penso ancora sognante alla scena del ballo.... Ah, l'amoreee!!! 
Ma provo fastidio al fatto che gli autori diano un taglio così casto e puro alla coppia... Insomma, la passione ci sta! O almeno, questo è ciò che penso. Per me non può esistere amore totale senza la passione. L'amore è un insieme di cose messe insieme e un rapporto privo di passione è quasi irreale, per me.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Si capisce quanto una persona sia importante per la propria vita, solo quando non la si ha accanto.
Belle si sentì smarrita dopo solo un giorno dalla partenza degli amici. Per qualche strana ragione, il sesto senso le suggeriva che quei giorni senza di loro sarebbero stati un inferno.
La conferma arrivò il sabato sera, quando era andata al Granny e non trovò nessuno a farle compagnia.
Tornata a casa, si mise a letto dispiaciuta.
L’indomani sarebbe stata domenica e ciò significava anche un giorno lontana  dal signor Gold…

La mattina dopo, Belle sostituì suo padre in negozio. Le sembrava giusto lasciarlo libero dagli impegni almeno un giorno a settimana.
La situazione tra loro si era complicata un po’. Belle non gli aveva rivelato chi fosse il suo professore di ripetizione e suo padre si faceva ogni giorno più insistente per farsi rivelare l’identità dell’uomo. Ma Belle preferì lasciarlo fuori da quella storia, proprio perché sapeva quanto suo padre odiasse il signor Gold.
Il campanellino alla porta suonò, segno che qualcuno stava entrando in negozio.
- Buongiorno!- disse accogliendo il cliente.
Quando capì chi fosse, sentì il disperato bisogno di sotterrarsi.
- Signorina French! Ma che piacere! Vedo che si sta preparando al meglio in vista dell’esame…-
- Professor Hood, il piacere è tutto mio – cercò di sorridere con convinzione – non si preoccupi, sto studiando a fondo…-
- Questo lo lasci giudicare a me. Sa, Dicembre non è poi così lontano…-
- Me ne rendo conto, professore… Comunque, in cosa posso aiutarla?-
- Volevo un mazzo di rose rosse e desideravo insere questo all’interno-
L’uomo le porse una bellissima collanina con ciondolo a forma di mela rossa.
- E’ molto graziosa, sono sicura piacerà molto a chi lo riceverà-
- Oh, lo spero anch’io…-
Si impegnò più del solito nel preparare un bellissimo mazzo di rose, con tanto di nastro rosso e piccole spighe di grano che si affacciavano da quel mare passionale.
- Le spighe sono il simbolo dell’abbondanza e se vuole trasmettere amore, credo sia carino lasciar intendere che questo sentimento potrà solo crescere…-
- Buona idea, ma questo non le vale punti in più all’esame…-
- Stia tranquillo, professore. La stupirò con il mio sapere-
Il professore le strizzò l’occhio in segno di sfida, pagò ed uscì dal negozio più che soddisfatto.
A quel punto Belle si chiese chi fosse il destinatario di quelle rose: sua moglie Marian o l’amante Regina?
Per una volta le sarebbe piaciuto poter chiedere a Killian qualcosa in più. Ma l’amico era a New York. E lei era sola a Storybrooke.

All’ora di pranzo si recò a casa godendosi il bellissimo sole autunnale nella strada del ritorno.
Quando arrivò nella via di residenza, si accorse che i vicini la evitavano accuratamente e ogni volta che li salutava, riceveva in risposta strani sguardi.
Davanti casa, si presentò una macabra scena.
La strada era cosparsa da quelli che apparentemente sembravano i suoi indumenti. Riconobbe persino alcuni testi universitari del tutto distrutti.
Suo padre uscì da casa infuriato, la strattonò per poi mollarle un sonoro ceffone.
- Sei una puttana!- le urlò.
- Ma che stai dicendo? -
- E’ inutile che fai la santarellina. Gaston mi ha raccontato tutto, ti fai dare ripetizioni da quel porco! Solo una puttana può anche solo avvicinarsi a quel viscido mostro!-
- Papà, ti prego, posso spiegarti… Entriamo dentro…-
Si era radunata una piccola folla ad assistere alla sceneggiata.
Belle raccolse frettolosamente i vestiti ed entrò in casa, seguita dal padre che continuò a strattonarla.
- Puttana, PUTTANA!-
- SMETTILA PAPA’!!!!!!-
Si divincolò con fatica e le lacrime iniziarono a inondarle il viso.
- Perché lo hai fatto? E perché mi hai tenuto all’oscuro di tutto?- le ringhiò.
- Lo sai benissimo il perché. Tu non lo tolleri ed io non volevo appesantirti con ulteriori problemi. Io e il signor Gold abbiamo un accordo: non sono una puttana, lo sto semplicemente aiutando ad aprire un negozio di antiquariato, tutto qui-
- E’ per questo che rimani fuori casa sei giorni su sette? Stai con quel mostro? Lo aiuti nei suoi loschi affari?-
- Non lo aiuto in loschi affari! Mi limito a pulire e sistemare quello che sarà il suo negozio! Ma lo capisci che lo faccio anche per te? Nessuno voleva aiutarmi senza un compenso! Gold è stato l’unico a rendersi disponibile… E se proprio vuoi saperlo, non ha mai alzato un dito contro di me. Mi tratta con rispetto, anche se ammetto che i suoi modi sono un po’ duri, ma non sono costretta in alcun modo, lo faccio solo perché mi servono quelle benedette ripetizioni!!! Sei stato tu il primo a dirmi che dovevo darmi una mossa, che non posso rischiare di dover pagare ulteriori rette! Perché ti arrabbi così tanto? Ho mentito, hai ragione, ma l’ho fatto solo a fin di bene…-
- No, Belle, tu non capisci cosa stai facendo. Non sai in che pasticcio ti sei messa! Hai anche lasciato Gaston! Lui ti ama! Oggi è venuto da me disperato, mi ha supplicato di farti ragionare, di aiutarti a capire quale grande errore stai commettendo! La sua famiglia ti concede un futuro migliore di quello che posso offrirti io, non abbiamo niente, lo sai, e il loro è un aiuto prezioso… Gaston ti adora, farebbe di tutto per te e tu non puoi voltargli le spalle. Abbiamo un grosso debito nei loro confronti…-
- Ma quel debito non posso ripagarlo con un amore che non provo! Papà, io non lo amo! Sono grata a loro per quanto ci hanno aiutato in passato e sono lusingata dall’amore che Gaston mi dimostra ogni giorno, ma io non posso ricambiarlo! E non posso condannare entrambi all’infelicità!- omise qualche passaggio per evitare al padre nuovi dispiaceri.
- Questo non giustifica le tue azioni! Rifletti, Belle! Gaston è il tuo futuro!-
- Il mio o il tuo? Tu parli così solo perché per te è facile! Questa scelta riguarda me soltanto, non puoi costringermi a sposare un uomo che non amo! Non viviamo nel medioevo, papà! I matrimoni combinati non esistono più! Ed io sposerò chi amerò davvero!-
- Bene! Hai deciso di rovinarti la vita? Fa pure, ma promettimi che interromperai immediatamente queste assurde ripetizioni con Gold!-
- Ma io non posso!!!! Ma perché ce l’hai con lui, che cosa ti ha fatto?- Belle era ormai sulla soglia della disperazione.
- Quell’uomo è stata la nostra rovina! E’ per colpa sua che in tutti questi anni abbiamo accumulato debiti su debiti! I suoi affitti sono diventati sempre più alti e per tanto tempo non sono riuscito a pagare il negozio e la casa… Cosa ne sai tu dei sacrifici di un genitore? Non ti ho fatto mancare mai niente, ho chiesto prestiti a tutta la città, ricevendo solo continue beffe. Ma Gold non si è mai fatto scrupoli. Ha aumentato per dieci volte le cifre iniziali come interessi per i pagamenti in ritardo e ti giuro che sono arrivato quasi a ucciderlo per quanto odio mi procurava il vederlo ogni mattina, a riscuotere il suo sporco denaro. Tu non sai di cosa è capace, manderebbe chiunque all’inferno per avere ciò che gli spetta. Gli unici che ci hanno aiutato, sono stati Gaston e la sua famiglia. E adesso tu gli volti le spalle per appoggiarti a quello stesso uomo che ci ha rovinati. Dimmi,Belle, adesso che sai la verità, sei ancora disposta a farti aiutare da lui?-
Belle rimase pietrificata dopo quelle agghiaccianti rivelazioni. Adesso tutto era chiaro.
Eppure non riusciva a dimenticare l’impeto col quale il signor Gold aveva cacciato Gaston, procurandosi ferite in diverse parti del corpo. E il suo sguardo non poteva mentirle…
- Papà, so che in passato è stato crudele con la nostra famiglia, ma non è più l’uomo di una volta. Sta cambiando per il bene di Bae, si sta impegnando duramente a cancellare le azioni del passato. C’è del buono in lui, io lo so! Mi devi credere!-
Lo supplicò con lo sguardo di darle ascolto, ma l’uomo s’irrigidì sempre più.
- Non posso credere a ciò che sento, ma se pensi questo, allora mi dispiace, non sei più mia figlia…-
- Papà, ti prego…-
- No, adesso parlo io. Hai fatto la tua scelta. Io ho preso la mia. Questa non è più casa tua, vattene immediatamente e non farti rivedere mai più. Non ti voglio tra i piedi, sei una lurida puttana. Gaston aveva ragione su di te, sei una sgualdrina ingrata-
- No, no… Ti prego papà…- Belle cadde in ginocchio. Afferrò la mano del padre, ma lui si ritrasse.
- Hai cinque minuti per preparare le tue cose e andare via-
- Ma io non ho dove andare! Ripensaci, te ne prego!-
- Questo è affar tuo. D’ora in poi non m’importa più niente di te. E adesso vattene. Tornerò tra dieci minuti e mi aspetto di non trovarti più-
- No, no… Papà…-
- Ti sbagli Belle, io non sono più tuo padre-
Voltò le spalle e si chiuse in camera da letto.
Belle rimase sola, a cogliere lacrime amare e tentare di rimettere insieme quel poco di orgoglio che le rimaneva.
Preparò le valigie in tutta fretta, rammaricata per com’era andata a finire quella storia.
Non pensava che la cattiveria di Gaston potesse spingersi fino a tanto, ma evidentemente in tutti quegli anni non aveva capito nulla di lui.
Si era approfittato delle debolezze di suo padre per vendicarsi del torto subito, così facendo, aveva ottenuto il suo obiettivo: lei era persa.
Chiuse con rabbia le cerniere del trolley e del borsone, scese le scale di tutta fretta, ma prima di varcare la porta d’uscita, non potè fare a meno di voltarsi un’ultima volta e dire addio a quella casa e a ciò che rappresentava per lei…

Non sapeva dove andare, né cosa fare… Era da sola in mezzo a tanti sconosciuti, in balia del vento e del freddo autunnale.
Belle decise di rifugiarsi al parco in mancanza di altro. Il fatto che i suoi amici fossero tutti fuori città non la aiutava, perché era sicura che avrebbe potuto chiedere aiuto a uno di loro, ma non se la sentiva di entrare in casa dei loro genitori. Inoltre si vergognava profondamente per l’accaduto, l’avrebbero presa tutti per puttana, proprio come aveva fatto suo padre.
Si sedette in una panchina isolata, prese un libro e iniziò a leggere “game of thrones”. Rifugiarsi nelle disgrazie di Westeros l’avrebbe aiutata a dimenticare le sue, di disgrazie.
Rimase a quel modo sino a pomeriggio inoltrato, non aveva mangiato nulla, ma lo stomaco era chiuso per via del nervoso.
Il freddo si faceva sempre più pungente, si infilò un cappotto più pesante e tentò di riscaldare le mani portandole a coppa davanti la bocca e soffiandovi dentro.
Era perduta, non avrebbe mai resistito alla notte… Chissà se qualcuno si sarebbe accorto di lei…
- Signorina French? Cosa ci fate qui a quest’ora della sera?-
Belle si voltò e fu come avere una visione.
- Signor Gold! Io… Veramente…-
- State per partire? Cosa ci fate con i bagagli al parco?-
- Io… Ecco…-
- Sentite, se avete deciso di saltare alcuni giorni per raggiungere i vostri amici a New York, siate sincera e ditemelo subito-
Ma al pensiero dei suoi amici fuori città, non riuscì a trattenersi oltre.
Tutto il male interiore si tramutò in un pianto senza fine. Tentò invano di asciugare quel fiume con il dorso del cappotto, con il risultato di macchiare la manica di mascara sbavato.
- Signorina French, cosa vi succede?-
Il signor Gold si sedette accanto a lei, porgendole un fazzoletto bianco.
- Asciugatevi con questo-
- Grazie mille…- rispose tra i singhiozzi.
Belle continuò a piangere per un tempo indefinito.
Il signor Gold non accennò a consolarla, rimase seduto accanto a lei senza più aprir bocca.
Ma per Belle quel silenzio era quasi rassicurante. Adesso non era sola, qualcuno si era preoccupato e le era rimasto accanto nonostante il freddo e il vento.
Fece un profondo respiro e finalmente si calmò.
- Va meglio?- chiese lui voltandosi a guardarla.
Il sole era tramontato da un pezzo e i loro volti erano visibili grazie alle lanterne del parco.
- Sì, grazie… E’ stata una brutta giornata-
- Sembra che questo sia il vostro periodo no, è la seconda volta in pochi giorni che vi vedo afflitta-
Belle sorrise amaramente.
- Stavolta è molto peggio, ho perso tutto… Sono rimasta sola e tutti inizieranno ad odiarmi. Mio padre non vuole più vedermi ed io mi sento una figlia ingrata-
- Scommetto che è venuto a conoscenza del nostro accordo- Belle annuì col capo – lo sospettavo. Quell’uomo mi odia più di chiunque altro. Mi chiedo come abbia resistito alla tentazione di far saltare in aria la mia intera casa il giorno del mio compleanno. Ma immagino che la vostra presenza gli abbia fatto cambiare idea, anche se a quanto vedo l’odio per me è perfino superiore all’amore per una figlia. Vi ha cacciato da casa, non è vero?-
- Come fate a saperlo?
- Direi che un trolley ed un borsone siano un ottimo indizio-
- Gaston ha detto tutto a mio padre, voleva vendicarsi per come l’ho trattato e direi che ci è riuscito più che bene… Ho provato a parlargli, a spiegargli i motivi che mi spingono a collaborare con voi, ma non vuole sentir ragioni. Ha preferito ripudiarmi piuttosto che sapermi ancora vostra allieva-
- Mi dispiace, è tutta colpa mia. In passato abbiamo avuto forti momenti di tensione, ma non pensavo potessero ritorcersi contro di voi-
- Eppure l’ha fatto. Io posso capire quello che prova. Se avessi un figlio, mi sentirei come lui se dovessi affrontare la medesima situazione, ma allo stesso tempo avrei fede in mio figlio. Lui non ha fiducia di me!-
- No, lui non si fida di me… Sa benissimo come sono fatto e teme che possa mostrarvi i miei lati oscuri-
- Ma voi state cambiando, non siete più il mostro che tutti temono!-
Gold la scrutò con attenzione.
- Cosa vi da questa sicurezza? E se vostro padre avesse ragione? Vi siete posta questa domanda?-
- Ovvio che l’ho fatto. Ma se fosse stata vostra intenzione distruggermi come persona, non mi avreste aiutato con Gaston e anzi, avreste tentato di ricattarmi dopo l’accaduto. Ma non l’avete fatto-
Gold tacque di fronte a quelle affermazioni che lo incastravano.
- E’ stato mio padre a ferirvi la gamba, non è vero?-
Un sorriso amaro fece capolino nel viso stanco di Gold.
- Cosa te lo fa pensare?-
- E’ un po’ la stessa storia del trolley e del borsone…- spiegò brevemente.
- Saperlo non ti cambierebbe le cose-
- Invece sì! Ormai voglio sapere tutta la verità. Per favore…-
Gold si prese qualche minuto di tempo, poi si arrese.
- E’ vero, è stato lui. Ma credimi, Belle, l’ho portato quasi alla pazzia per tutto il male che gli ho fatto. Ho meritato questa cicatrice, ne sono più che consapevole-
- Nessuno merita un simile dolore…-
- Credimi, Belle, ci sono ferite che cicatrizzano molto più lentamente di quelle a una gamba. Ho ferito tuo padre sino al midollo e questo si è rivoltato contro di te. Sono rammaricato-
- Beh, ormai non c’è rimedio. Il danno è fatto. Trovare un colpevole non aiuterà nessuno, ma siete stato gentile a dirmi la verità-
Il vento soffiò ancora più forte, sino a procurarle brividi di freddo.
- Bene, immagino sia ora di tornare a casa- disse il signor Gold alzandosi dalla panchina.
- Buona serata e grazie per la compagnia…-
Belle si strinse nel cappotto e aspettò che l’uomo si allontanasse, ma non lo fece.
- Signorina French, sicuramente quando siete venuta a casa mia, avete potuto constatare quanto grandi siano i miei appartamenti. Forse non lo sapete, ma ho ben sette camere per gli ospiti a mia completa disposizione…-
Il cuore di Belle iniziò a battere forte. Alzò lo sguardo completamente smarrita, ma il signor Gold ricambiò con un ghigno divertito.
- Mi fa piacere abbiate così tanto spazio…- rispose discretamente. Non poteva autoinvitarsi.
- Vi ringrazio. Ma ci sono dei momenti in cui mi sento particolarmente solo. Ad esempio, in questo momento Bae è a New York e quella casa è troppo silenziosa per me soltanto. Mi piacerebbe trovare qualcuno che mi faccia compagnia…-
- Beh, dipende cosa intendete per compagnia, le vostre parole potrebbero essere fraintese…-
- Oh, non vi preoccupate, signorina French, vi assicuro che mi terrò fedele alle leggi vigenti-
Belle sorrise. Si ricordava le parole del loro primo incontro… Quel pensiero le riscaldò il cuore.
- Quindi avete già dei papabili?-
- Direi che una ragazza sola al parco sia in cima alla lista, ma non sono certo voglia accettare l’invito di questo pover’uomo-
- Basterebbe chiederlo, forse la ragazza potrebbe riservare delle soprese…-
- Molto bene. Dunque volete seguirmi? Vi affiderò una delle camere migliori-
- Mi piacerebbe molto, ma non saprei come ripagare questo debito…-
Gold si voltò e le prese una mano, incitandola ad alzarsi.
- Ho già detto che sono io a essere in debito con te, Belle. Dammi la possibilità di rimediare ai miei errori e dimostrarti che non stai sbagliando su di me…-
- Allora va bene, accetto il vostro invito…-
Strinse forte la mano del signor Gold, presero i bagagli ed insieme si diressero verso casa.

La situazione per Belle fu abbastanza imbarazzante, insomma, non capitava tutti i giorni di essere ospitata a tempo indefinito dall’insegnante di ripetizione, che era anche una sorta di datore di lavoro e padre di uno dei suoi più cari amici. E forse il fatto che fosse attratta da lui, complicava leggermente il suo stato di imbarazzo.
Per un attimo aveva pensato che in realtà Gold volesse rinchiuderla in una cella della torre, con nemmeno un cuscino a farle compagnia (o magari a furia di piangere dalla disperazione gliene avrebbe dato uno per soffocare i singhiozzi). Pensò l’avrebbe fatta lavorare come cameriera, invece nessuna delle sue paure si rivelò fondata.
Il signor Gold la accompagnò in una bellissima stanza decorata in mille sfumature di blu, con al centro un magnifico letto a due piazze, un ampio armadio antico nella parete destra, una scrivania con accanto la lampada ad arco dei fratelli Castiglioni ed un’ampia balconata.
- Uhau, è bellissima! Non so cosa dire…-
- Non c’è bisogno diciate nulla, cara… E avete anche un bagno in camera- disse indicando la porta verde nella parete frontale.
- Vi aspetto giù per la cena, quando sarete pronta…-
Uscì dalla stanza senza aspettare risposta, così Belle ne approfittò per tuffarsi tra quelle morbide lenzuola.
Il cuore le batteva ancora forte e aveva l’impressione, che quella settimana sarebbe stata il paradiso e l’inferno in un’unica soluzione.

 
A New York, la gang di amici si godeva le meritate vacanze.
Erano lì da quasi due giorni, ma immancabilmente si erano formati i vari gruppetti. La mattina vagavano tutti insieme per le strade affollate, ma si dividevano non appena i gusti li portavano a vedere mostre o negozi differenti.
L’unico a cui non importava nulla di cosa si andasse a vedere era Killian, che aveva manifestato interesse solo per il museo navale della seconda guerra mondiale. Per il resto il suo tempo era dedicato alle cure totali della nuova fiamma Trilli, il che per gli altri significava osservarli limonare ovunque, dovunque e comunque.
Emma iniziava a non tollerarlo più e battibeccavano quasi ogni secondo su ogni cosa. Per fortuna Bae riusciva a dividerli in tempo, prima di finire in mezzo al fango nel pieno di una rissa.
Quella sera avevano mangiato un po’ di pizza tutti insieme e poi avevano deciso di andare in una discoteca poco distante dall’albergo.
Bae decise di rimanere in camera, aveva camminato tantissimo e accusava un forte dolore alla schiena, dovuto anche alle fatiche che suo padre gli aveva imposto per sistemare il negozio.
- Allora resto con te, non voglio lasciarti qui da solo- propose Emma.
- No, tu vai, io vedrò un film e lascerò che la mia schiena si riposi per bene. E poi sai che non amo la musica assordante. Vai con gli altri e divertiti anche per me…-
- Va bene… Però se hai bisogno, o ti senti troppo solo, chiamami. Accorrerò da brava infermiera…-
- Oh, la mia crocerossina sexy…-
Si concessero un bacio leggero, poi Bae la sollecitò a prepararsi.
- Non vestirti provocante, non potrò controllare tutti gli spasimanti che tenteranno di palparti- puntualizzò.
- Tranquillo, ci sono anche gli altri con me… E poi lo sai che non vesto provocante-
Indossò un tubino rosso che la copriva fin sopra il ginocchio. Ma l’aderenza del tessuto evidenziava lo splendido décolleté e le sue forme sinuose, rendendola forse ancora più provocante che lasciando pelle scoperta.
- Come sto?- chiese indossando le sue amate decolté nere con fondo rosso fuoco.
- Sei uno schianto, forse fin troppo… Potrei essere geloso, ti stai preparando per conquistare altri uomini…-
- Ma smettila… E poi ho chiesto il tuo parere! Se vuoi posso mettere quel vestitino nero che lascia tutta la schiena scoperta…-
- No, lascia stare, così vai benissimo…-
- Allora io vado, a dopo…-
Emma si sporse per baciarlo un’ultima volta, prese la pochette nera e raggiunse gli amici che l’aspettavano fuori.

La musica era troppo assordante. L’alcol in corpo iniziava a fare il suo effetto e si ritrovò in pista a barcollare leggermente.
Accanto a lei Ariel ed Eric si strusciavano in una sorta di danza suadente. Sembrava fossero due pavoni che si corteggiavano, anche se pensandoci bene, non sapeva cosa facessero esattamente due pavoni in fase di corteggiamento (eccetto aprire le splendide piume).
Ashley e Sean erano andati a fare una passeggiata; Ruby era circondata dalla solita decina di spasimanti e Killian ovviamente non perdeva l’occasione di mettere in mostra le sue capacità di seduttore.
Emma non si spiegava come quella Trilli riuscisse a stare con un cascamorto come lui. Insomma, nonostante la presenza della sua ragazza, non perdeva occasione dal guardare una donna o l’’altra che gli passasse accanto. Però stranamente l’attimo dopo era nuovamente su Trilli, non lasciandola per un’altra bionda.
Stufa di quei pensieri, andò al banco e ordinò un sex on the beach, avvisò gli amici e corse fuori dal locale.
L’aria fresca della sera la accolse dolcemente. Ispirò a fondo e camminò un po’, per poi sedersi in una panchina lasciata libera.
Sorseggiò il liquido dolciastro con lentezza, assaporando quel mix di sapori forti e delicati allo stesso tempo. E poi si perse nell’osservare il caos di New York, i suoi alti grattacieli, le limousine e i buffi taxi gialli.
Forse in un’altra vita le sarebbe piaciuto vivere in una città come quella. La vedeva come una sorta di città ideale per crescere un figlio adolescente, immetterlo nel mondo del lavoro e fargli godere al massimo quel periodo di vita che lei aveva vissuto in solitudine.
Forse, in un mondo parallelo, un’altra Emma avrebbe potuto vivere a New York, ma lei non poteva più lasciare Storybrooke. Il suo destino era legato a quella città, senza cui sarebbe sicuramente caduta nella disperazione.
Era bello poter viaggiare, ma non poteva accettare l’idea di separarsi da Storybrooke e da tutti i suoi affetti.
Aveva fatto così tanto per ricongiungersi con i suoi genitori e loro avevano fatto di tutto per renderla felice, non avrebbe potuto abbandonarli da un giorno all’altro solo per la brama di vivere in una metropoli.
- Ehi Swan, se pensi così tanto potrebbe scoppiarti il cervello-
- Grazie Killian, ma stai tranquillo, il mio cervello regge benissimo il peso dei pensieri- si voltò a guardare l’amico, fasciato da jeans scuri, camicia e immancabile giubbino in pelle nera.
- Posso sedermi?- chiese indicando il posto vuoto accanto a lei.
- E da quando chiedi il permesso?-
- Dal momento in cui ho deciso di stipulare una tregua-
- Non pensavo fossimo in guerra…-
- Oh, il vero punto è quando mai non lo siamo stati…- Killian si sedette e bevve un sorso di birra.
- Dove hai lasciato la tua ragazza?-
- E’ voluta rimanere a ballare, ma quella musica stava assordando persino me e sinceramente non voglio svegliarmi con il mal di testa. Tu invece faresti bene a smettere di bere. Sei già ubriaca?-
- Smettila, sono solo un po’ brilla…-
- Mah, se ci credi tu, allora ci crederò anch’io…-
Emma chiuse gli occhi e si lasciò trascinare dal leggero venticello che le accarezzava i capelli. C’era un buon odore nell’aria, un profumo che sapeva di ebbrezza marina. Annusò ancora un po’ e l’effetto che ebbe, unito al brillio dovuto ai cocktail, fu quasi devastante.
Aveva tutti i sensi completamente liberi da ogni tipo di freno inibitore. Non era ubriaca, si sentiva solo… Leggera!
- Swan, se continui a sniffare l’aria, inizierò a preoccuparmi sul serio…-
- Lascia stare Killian, mi sto solo godendo la brezza marina…-
- La brezza marina? Siamo nel cuore di New York, nel pieno dello smog e vorresti farmi credere che senti la brezza marina? Sei proprio sicura di non essere ubriaca?-
- Sei tu quello ubriaco. Quella Trilli ti ha intasato il setto nasale con il suo odore mielato-
Sentì Killian afferrarla per il polso e lei fu costretta ad aprire le palpebre e voltarsi verso di lui. Emma non si era mai accorta di quanto i suoi occhi splendessero al chiaro di luna (o fari della città, non capiva bene cosa fosse dei due).
- Ascoltami attentamente. Io non so cosa ti abbia fatto Trilli per essere trattata con tanta sufficienza, ma questo comportamento non ti si addice-
- E perché, quale comportamento ti aspetteresti da me?-
- Tu non sei così! Non sei una persona che si ferma alle apparenze! Ti stai comportando da stupida! Non fai che provocarla e fare strane insinuazioni! La prendi per stupida, ma non ti sei fermata nemmeno un istante a parlare con lei su qualcosa che vada al di là di ciò che posso o potrei fare con lei! Io proprio non ti capisco, Swan! Qual è il tuo problema? Sono io? Pensi che potrei ingannarla? Non mi sembra siate così tanto amiche, quindi perché sprecare il tuo prezioso fiato in fatti che non ti riguardano?-
- Adesso stai esagerando! Quello che dico lo faccio per il suo bene! E sì, credo ti stia approfittando della sua ingenuità! E’ solo una matricola!-
- E con questo? Devi per forza pensare che una persona sia stupida solo perché è una matricola?-
- Le matricole sono ragazze ancora ingenue…-
- Bella questa. Me la segno nel taccuino. Svegliati Swan, siamo oltre gli anni duemila, l’ingenuità non è più di questo mondo!-
- Invece io credo di sì!- incrociò le braccia indispettita e continuò a fissarlo con sfida.
- E sentiamo, chi è il tuo modello di riferimento? Tu?-
- Non sto parlando di me, ci sono tante ragazze ingenue…-
- Oh, certo. Ma sai, non tutte sono come te e Belle, sono poche le ragazze che vantano come prima esperienza sessuale quella del primo e unico ragazzo…-
- Belle si è lasciata con Gaston, quindi lei non conta!-
- E’ questo il punto. Lei si è svegliata in tempo e ha aperto gli occhi…-
- Mi stai suggerendo di lasciare Bae?- chiese facendosi leggermente avanti. La sua pazienza era quasi arrivata al limite.
- Non sto dicendo questo! Ma perché non capisci quando parlo? Ah, guarda, mi sono stancato di parlare con te…- - Killian strinse la presa sulla birra e bevve il contenuto rimasto – E maledizione a questa birra! In una discoteca non sono nemmeno capaci di vendere il rum!- si alzò e iniziò a camminare.
- Ehi! Non abbiamo ancora finito!-
Emma lo seguì affrettando il passo.
- Che vuoi ancora? Non ne hai abbastanza? Ero venuto qui per racimolare una tregua, ma come sempre finiamo per litigare… Sono stanco, Swan! -
- E’ colpa tua! Mi provochi in continuazione! Non dovevi dirmi che dovrei lasciare Bae!-
- Ma io non voglio che ti lasci con Bae!!! E non penso sia lui la causa di ciò che sei. Sto solo dicendo che tu non ami il rischio! Ti piace avere il pieno controllo della situazione! A distanza di anni credi ancora che i tuoi genitori facciano tutto in funzione di te, ma la verità è che loro fanno ciò che ritengono più giusto, a prescindere da ciò che pensi tu!-
- Questo non è vero!-
- Invece si!- Killian si fermò di colpo – e sai cos’altro penso? Che ciò che più ti manda in bestia di me, è che non puoi gestirmi! Odi il fatto che io sia uno spirito libero, che non programma il futuro, ma vive il presente fregandosene dei freni inibitori e del giudizio della gente!-
Emma si portò davanti a lui, incrociando ancora una volta le braccia. Alzò lo sguardo per fissarlo negli occhi.
- Mi descrivi come se fosse mia abitudine manipolare la gente! E poi non è vero che non amo il rischio…-
- Ah si? Dimmi qual è stato l’ultimo gesto folle che hai compiuto…-
- Beh, non so… Sono andata in discoteca senza Bae e mi sono ubriacata nonostante sapessi fosse il mio turno in giuda-
- Questo più che gesto folle, mi sembra un gesto sconsiderato-
- Ma è comunque folle! E in ogni caso tutto ciò è ridicolo! Io sono tutto l’opposto di come mi descrivi!-
- Sei frigida, Swan! Sei così impassibile! Sei sempre ferma nelle tue convinzioni! Ma osa! Devi osare! Non puoi rimanere ferma nei tuoi punti saldi!-
- Tu non capisci!-
- Ma cosa??? Cosa c’è da capire?-
- IO NON VOGLIO PERDERE IL CONTROLLO!-
- MA PERCHE’? DI COS’HAI PAURA?-
- NON POSSO! MA NON LO CAPISCI DA SOLO? -
- NO!! SINCERAMENTE NON TI CAPISCO PIU’!!!-
Entrambi ansimavano dalla rabbia, inconsciamente si erano avvicinati sempre più. A dividerli, vi era un briciolo di vento.
Si guardavano con sfida, aspettando che l’altro cedesse. Ma entrambi erano troppo orgogliosi e testardi per cedere terreno e indietreggiare.
- Sei testardo, Killian. E sei tu quello che crede di sapere sempre tutto. Sono stanca di cercare di farmi capire. Sei solo un dannato orgoglioso e cocciuto! Non so più come spiegarmi, le ho provate tutte, giuro…-
- Allora siamo in due…-
- Mi hai stancato! Non voglio più sentire la tua dannata voce! -
- E allora mandami a quel paese, Swan-
Emma lo fissò sempre più intensamente. Poteva perdersi in quegli occhi così freddi, limpidi come il mare e chiari come la luna.
- Oh, credimi, lo faccio con molto piacere-
Afferrò con decisione il collo della giacca in pelle e lo portò alla sua altezza. Con impeto, fece sue quelle labbra che odiava da tempo immemore.
La barba le pungeva il viso, ma quel profumo di mare la inebriava a tal punto che quasi non vi badò. E poi la realtà le apparve folgorante. La brezza marina era l’odore di Killian. Era attratta dal suo odore…
Sentì le braccia del ragazzo cingerle la vita con forza. Le mani vagarono incontrollate lungo la sua schiena e il corpo reagì tremando.
Allungò le braccia e cinse il collo di Killian, il seno premette contro il petto e le parve di percepire il battito del cuore incontrollato.
Killian le accarezzò le labbra con la lingua, chiedendo il permesso di addentrarsi in lei. E non potè sottrarsi a quella dolce richiesta.
Le bocce e le lingue si intrecciarono suadenti, così come i corpi, che si aggrovigliarono in una morsa ben salda.
Emma era confusa. L’alcol non la faceva ragionare lucidamente e quell’odore le faceva perdere la testa. E Killian era passionale proprio come aveva sempre pensato. Era verace, impetuoso, aggressivo, ma inaspettatamente anche dolce e pieno di… Amore.
Bae era molto più delicato nel tocco, ma lei lo amava così tanto…
A quel pensiero indietreggiò interrompendo il contatto.
Portò istintivamente le dita alla bocca, accorgendosi che non erano mai state tanto gonfie prima d’allora. Osservò Killian impotente, che ricambiava abbastanza confuso.
- Oddio… Oddio… Che cosa ho fatto?- ebbe il coraggio di sussurrare, più a se stessa che all’uomo.
Le lacrime iniziarono a sgorgare impetuose. La testa le pulsava fortissimo, il corpo tremava violentemente in preda agli spasmi e il senso di leggerezza dell’alcol era ormai un lontano ricordo.
La realtà le era piombata addosso come un macigno.
Si sentì stringere delicatamente e baciare sulla nuca.
- Ehi, va tutto bene…-
- No, non va tutto bene! Lui mi odierà…-
- Lui non lo saprà-
Emma alzò il viso incredula.
- Che vuoi fare?-
- Non diremo niente a nessuno, sarà un segreto che ci porteremo nella tomba. E’ stata colpa mia, non dovevo provocarti e tu hai reagito d’istinto. Tu ami Bae e io voglio molto bene a entrambi. Non mi metterò mai in mezzo tra di voi, lo sai…-
- E non dirai niente a Trilli?-
- Avevi ragione tu, lei è solo una tra le tante…-
Tornare in albergo fu uno strazio.
Non riuscì nemmeno a guardarsi allo specchio per quanto si faceva schifo.
Che cosa le era preso? Perché l’aveva fatto?
Si odiava.
Odiava il ricordo del suo sapore, che continuava a farle girare la testa e tremare dall’emozione.
Si stese accanto a Bae, che dormiva serenamente in quel letto improvvisamente troppo grande per due persone sole.
Che cosa avrebbe fatto? Con quale coraggio avrebbe continuato a fare l’amore con lui dopo aver baciato il loro amico?
Si voltò dall’altro lato e continuò a piangere silenziosamente.
Quella fu la notte più lunga della sua vita. Si tormentò con mille quesiti e mille risposte, che portavano però a ulteriori domande.
L’indomani capì che l’unico rimedio, era cancellare per sempre quell’errore madornale.
Fece l’amore con Bae, assaporando il suo tocco affettuoso e le sue mani rassicuranti. Si lasciò cullare in balia del piacere, lo strinse a sé quando venne tra le sue gambe snelle, protetto dalla barriera trasparente che bloccava il liquido biancastro.
Una lacrima solitaria scese a rigarle il volto, perché per quanto si sforzasse, il ricordo del bacio non era ancora del tutto cancellato.


Continua…

Buon pomeriggio, miei adorati lettori!
In questo capitolo abbiamo tanta carne al fuoco! Che posso dire? Mi piace ingarbugliare la situazione. Ovviamente mi dispiace per Belle e suo padre, ma volevo fare in modo che anche qui fossero separati a causa di Gold/Tremotino. E cosa ci guadagna Belle??? Un soggiorno gratis da quel (bonazzo) brav'uomo del professore!!!! Una settimana, soli soletti a casuccia....................................... Ah, beata lei.......
A NY troviamo invece l'allegra comitiva intenta a godersi le vacanze, ma le cose si complicano un pò per la frigida Emma, che per una dannata volta non ha la situazione sotto controllo. Chissà come si evolveranno le cose... (Io me la godo a scrivere di sti tre).

Il prossimo capitolo arriva come sempre mercoledì prossimo (credo sempre di pomeriggio). Come anticipazione, posso dirvi che sarà interamente Rumbelle!

Ci tengo a ringraziare tantissimo Tzn29031986, Emma_blue, Saja e vale1991 per aver recensito lo scorso capitolo, facendomi taaantoooo felice! E sono troppo contenta di notare che sempre più gente inserisce la storia tra le preferite/ricordate/seguite, grazie veramente ç__________ç
Baci per tutti, alla prossima!!!

PS. lo ammetto, game of thrones mi è servito per dimenticare i miei dispiaceri, soprattutto perchè confrontandoli con quelli dei 7 regni, mi tengo i miei, di dispiaceri! 

UH, dimenticavo una cosa importante, cioè, non è importantissima, ma per scrivere il pezzo tra Emma e Killian, sono stata ispirata dalla canzone "Do I wanna know?" degli arctic mokeys. Vi lascio il link al video. Personalmente ho scritto ascoltando la canzone, se volete potete farlo anche voi, io lo consiglio ;)
http://youtu.be/bpOSxM0rNPM

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Il sole filtrava leggero tra le tende biancastre e un filo di luce si specchiò nel pavimento lucido, spargendosi a chiazze su alcuni punti della trapunta del letto.
L’alba arrivò troppo presto e Belle si svegliò da un sonno profondo e senza incubi.
Aprì gli occhi infastidita da un raggio solare che le colpiva le palpebre e si voltò dall’altro lato per ritardare il momento di alzarsi da quel letto caldo.
Aveva creduto di non riuscire a prendere sonno dopo tutti gli eventi successi di giorno, ma appena appoggiò la testa sul cuscino, scoprì di avere un cumulo di sonno non indifferente.
Sbadigliò, maledicendo il tempo che sembrava fosse volato per quanto aveva dormito bene.
Guardò l’orario cercando di recuperare la messa a fuoco e vide che erano appena le 6.
Così ne approfittò per fare una doccia risanatrice e prepararsi per quella giornata di lavoro.
Faticava non poco a credere a quella situazione così assurda… Lei e il signor Gold. In casa. Completamente soli.
La sera prima la cena fu consumata quasi in silenzio, ma non si era sentita a disagio. Le sembrava di essere come in casa propria…
Il signor Gold era molto gentile con lei e questo suo nuovo lato le piaceva parecchio.
Si affrettò ad asciugare i capelli e dargli un minimo di forma, poi prese una gonna bordeaux, una camicia panna e un giacchetto in maglia dello stesso colore della gonna e li indossò di tutta fretta.
Aprì la porta intimidita. Oggettivamente quella non era casa sua e non sapeva se le fosse permesso di gironzolare per casa tutta sola, ma aveva troppa fame per aspettare ancora.
A mano a mano che scendeva le scale, sentì un profumino invitante farsi sempre più insistente.
Seguì la scia di quell’odore intenso e arrivò in cucina.
- Uhm! Che profumo!- sussurrò, ormai sotto effetto di droga.
- Buongiorno…-
Quasi saltò in aria sentendosi rispondere. Si voltò e vide il signor Gold intento ad apparecchiare la tavola per due.
- Buongiorno, signor Gold…-
- Ho preparato un po’ di tè, ne volete?-
- Oh, sì! In realtà ho una gran fame…-
- Allora si accomodi-
Elegantemente la invitò a prendere posto e lei rimase incantata da quei gesti così galanti. E poi, rimase affascinata da quel suo aspetto così diverso da com’era solita vederlo.
La camicia del signor Gold era un po’ stropicciata e i primi bottoni erano lasciati aperti, facendo intravedere il collo e parte del petto. I capelli erano leggermente spettinati e i pantaloni necessitavano di una stirata. Se ci fosse stata Ruby al posto suo, avrebbe senz’altro pensato che fosse parecchio “scopabile”.
Gold versò accuratamente il tè nelle due tazzine (la sua era come sempre la tazzina scheggiata e Belle si chiese se la portasse con se ovunque andasse), poi tagliò due fette di torta e le poggiò su due piatti in porcellana cinese.
- Grazie…- si affrettò a dire Belle.
- Prego, mia cara…-
Si accomodò anche lui e iniziarono a deliziarsi di quelle meraviglie.
Belle cercò di trattenersi dall’abbuffarsi, ma ogni cosa era più buona dell’altra e lei amava la cucina all’italiana.
- E’ tutto buonissimo! Siete molto bravo nel cucinare, signor Gold…-
- Beh, quando si abita da soli, penso sia meglio rimboccarsi le maniche e darsi da fare per preparare ottimi pasti. Credo che se una cosa debba essere fatta, tanto vale farla al meglio…-
- Sì! Sono d’accordo!-
Prese un cornetto alla crema e lo gustò con passione. Era da sposare solo per questa abilità ai fornelli…
- Come ti senti stamattina? Hai dormito bene?-
Belle poggiò il cornetto e pulì il residuo di briciole dalle labbra. Per un attimo le sembrò che il signor Gold avesse seguito quel gesto con particolare attenzione.
- Mi sento molto meglio e ho dormito benissimo. Non fraintendetemi, sono turbata da quanto è successo con mio padre e spero con tutta me stessa che le cose si possano risolvere. Ma per ora è meglio che accetti la sua decisione e gli stia lontana per un po’. E’ arrabbiato e non lo biasimo per questo, quindi preferisco aspettare qualche settimana e tentare di farlo ragionare…-
- Mi sembra una buona idea. Lascialo sbollire e vedrai che poi ti capirà. Sei una brava ragazza, Belle, tuo padre sarebbe stupido a non perdonarti. L’hai fatto anche per lui, in un certo senso… Nel frattempo puoi fermarti da me per tutto il tempo che ti serve. Sono io la causa dell’odio di tuo padre e poi mi fa molto piacere averti in casa…-
A quelle parole il cuore di Belle perse diversi battiti. Gli faceva piacere averla in casa… Cosa intendeva?
- Io… Vi ringrazio ancora una volta…-
- Molto bene. Chiarito questo punto, è meglio mettersi a lavoro. Tra trenta minuti fatevi trovare al garage, ci aspetta una lunga giornata in negozio…-
- Va bene…-
Sparecchiarono la tavola, azionarono la lavastoviglie e finirono di prepararsi per quella giornata di duro lavoro.
 
Il negozio iniziava finalmente a prendere forma.
Dopo aver imbiancato tutto, avevano montato le vetrinette e le mensole, così poterono dedicarsi agli scatoloni e ai vari oggetti racchiusi al suo interno.
Belle non aveva mai visto tanta roba tutta insieme, c’erano oggetti di ogni tipo: da set di vasi in porcellana, a oggetti di cristallo, collane di ogni epoca, armadietti, portagioielli in legno pregiato e persino riproduzioni fedeli di antichi velieri.
Spolverare tutto era una vera fatica, inoltre aveva una paura tremenda di rompere qualcosa. Gold le raccomandò più volte di prestare la massima attenzione, erano tutti oggetti dal valore inestimabile.
Quando aprì l’ennesimo pacco, rimase a fissarlo qualche minuto del tutto incantata. C’erano libri di ogni tipo: da libri sulla storia dell’arte, a libri di letteratura, libri che narravano le favole e altri che ne analizzavano la psiche. Iniziò a sfogliarli a caso, leggendo vari pezzi. Poi prese tra le mani un libro che analizzava le varie versioni de “La Bella e la Bestia” e fu troppo forte la curiosità di vedere cosa dicesse per continuare a lavorare.
Si sedette a terra e iniziò dal principio. Oltre alla classica storia di Beaumont, era trasportata anche la versione di Villeneuve, che si differenzia dalla prima per aver ampliato le origini familiari della Bella e del Principe tramutato in Bestia. Sembrava infatti che Belle fosse in realtà la figlia di un Re e una fata buona, ma che in seguito alla persecuzione di una strega, che amava profondamente il Re, Belle venne affidata alle cure di un ricco commerciante, che aveva perso da poco una delle sue figlie. Il Principe, invece, era orfano di padre e la madre era impegnata in numerose guerre per difendere il paese. Passò la sua infanzia insieme a una maga, che mirava però a sedurre il giovane una volta divenuto adulto. Ma a causa del suo rifiuto, venne maledetto e trasformato in bestia. Vi era poi inserito un ulteriore finale, che parlava di come la bestia stuprò la bella, da cui nacquero due gemelli, ma la bella rimase in coma e non si svegliò mai più. Belle rimase scioccata da questa scoperta e per un attimo smise di leggere. Si rasserenò quando il libro spiegò che questa versione, potrebbe essere un mix tra la bella addormentata nel bosco e la bella e la bestia, specie perché di quest’ultima esistevano varie versioni.
- Uh, meno male….- si disse sospirando sollevata.
- Una lettura interessante, eh?-
Belle scattò in piedi in una frazione di secondo.
- Scusatemi tanto, signor Gold, non volevo interrompere il lavoro, è che io adoro leggere! E questo libro mi ha catturata… E’ stato più forte di me, non sono riuscita a controllarmi…- si scusò poggiando il libro insieme agli altri.
- Ah, non so più cosa fare con voi, signorina French. Se v’interessa potete portare il libro a casa e terminare di leggerlo, ma vi prego, cercate di tenere a bada questa vostra passione, il tempo è denaro e sarà meglio darci una mossa-
- Sì, sì, diamoci una mossa…- si voltò e riprese a estrarre i libri, stavolta cercando di rimanere impassibile ai nomi in copertina.
- Comunque, ottima scelta. E’ una delle mie storie preferite, la bella e la bestia, ma ammetto di essere attratto anche dalle vicende di Tremotino-
Belle sorrise, estasiata da quella nuova rivelazione.
- Ah, la favola di Tremotino è così oscura… No, preferisco la Bella e la Bestia-
- Sapete, credo che ognuno si rispecchi in quella che inconsciamente pensa che sia la propria favola… Credo che Tremotino si addica a me-
- Non dite così, Tremotino è oscuro e malvagio-
Gold si avvicinò molto lentamente. I suoi occhi avevano un luccichio particolare, che Belle non seppe decifrare. Alzò una mano e il cuore di Belle iniziò ad accelerare la sua corsa.
Gold poggiò la mano sulla sua, le prese il libro e lo sistemò insieme agli altri, poi tornò a rivolgere a lei ogni sua attenzione. Prese nuovamente la mano, adesso libera dal peso dei libri e la portò vicino alle labbra, con molta delicatezza.
- E’ questo il punto, Belle. Io sono oscuro e malvagio… Molto più di quanto credi…-
Belle socchiuse gli occhi quando sentì le labbra di Gold sfiorarle la mano. Il tocco durò qualche secondo, ma Belle dovette far ricorso a tutte le sue forze per impedirsi di indietreggiare e appoggiarsi alla mensola lì vicino.
- No… Non siete un mostro, sapete?… Credete di esserlo, ma non lo siete…-
Gold continuava a fissarla con quello strano sguardo e lei per la prima volta non si ritrasse, ma anzi, andò a cercare l’altra mano e vi depositò lei un bacio.
Gli occhi gli si illuminarono e Belle ebbe un tuffo al cuore.
Se avesse seguito l’istinto, avrebbe spostato la presa delle mani al collo, si sarebbe avvicinata e avrebbe annullato quella misera distanza che li divideva.
La musica della bella e la bestia si diffuse nell’aria e capì fosse il suo cellulare.
- Mi scusi, devo rispondere…-
L’uomo sciolse quella specie di abbraccio e tornò nella stanza accanto.
Belle prese il cellulare dalla borsa e quando lesse “Killian”, provò il malsano istinto di teletrasportarsi a New York e incenerirlo.
- Killian! Quanto tempo!-
- Ciao French! Come te la passi sola soletta?-
- Ecco, diciamo bene… Quando tornerete vi racconterò…-
- Spero non hai combinato un gran casino con il professore… Conosco i tuoi gusti e direi che sei fortemente incline agli “uomini maturi”-
- Killian, smettila immediatamente!- si guardò intorno per assicurarsi di essere sola in stanza – e comunque come vanno le cose da voi? Sei tu quello di cui bisogna preoccuparsi, non io…-
- Qui ce la stiamo spassando. Le ragazze sono prese dallo shopping ed io, da bravo gentiluomo, mi limito a soddisfare i loro desideri. Ho anche comprato un giubbino in pelle nuovo, mi sta una meraviglia…-
- Non avevo dubbi…-
- Che mi stesse una meraviglia? Avanti, French, puoi confessarmi che anche tu inizi ad apprezzare il mio immenso fascino… Sarà un segreto tra di noi…-
- Veramente io mi riferivo al fatto che ti fossi comprato un giubbino nuovo! Immagino quale grande fatica sia stata accompagnare le donne nei centri commerciali…-
- Sai French? Inizio a pensare seriamente che saresti perfetta come madre adottiva. Posso chiamarti mamma?-
- Smettila! E poi non posso stare al telefono, devo lavorando!-
- Oh, certo. Mi raccomando, non scopartelo con gli occhi-
- Killian!!!!- urlò sottovoce. Si voltò ancora una volta, ma per fotuna il signor Gold era ancora impegnato nella stanza accanto – mi hai chiamato per qualche altro motivo? Hai fatto qualche sciocchezza?-
Sentì uno strano silenzio dall’altra parte della cornetta.
- No, Belle. Va tutto bene! Va tutto alla grande! Sul serio! Volevo solo stuzzicarti un po’, dato che non posso farlo di presenza. Ma comunque se devi andare vai, ci sentiamo un altro giorno. Ciao!-
- Killian… Killian?...- osservò il telefono, notando che la conversazione era stata già chiusa – mah!-
Quell’ultimo passaggio non la convinceva. Ogni volta che la chiamava Belle, doveva parlarle di qualcosa di importante…
Il formicolio alla mano le fece ricordare quale splendida attività stava intraprendendo prima di essere interrotta da quella chiamata. Arrossì e tornò a svuotare scatoloni. Il lavoro le avrebbe permesso di cacciar via l’imbarazzo.
 
Il signor Gold quella sera aveva deciso di prepararle un ottimo risotto ai funghi e zucca e lei lo osservò cucinare come una ebete.
Ci sapeva davvero fare con i fornelli, le sue mani lavoravano abili con precisione e rapidità.
In quel momento le sembrò che stesse facendo l’amore con le verdure e le spezie, più che cucinare.
- Siete davvero bravo!-
- La cucina è passione, mia cara, chi non cucina con passione, non raggiungerà alcun risultato. Cucinare, è come fare l’amore con gli ingredienti e capire quale attenzione vogliano riservate per esaltare al massimo le loro potenzialità gustative-
Allora aveva capito bene come funzionasse…
- Posso aiutarvi? Per favore…- chiese per l’ennesima volta, non voleva essere servita e riverita come una qualsiasi principessa!
- E va bene. Controllate la zucca e fate sì che si ammorbidisca bene…-
Iniziarono a lavorare insieme e scoprirono di avere molta sintonia. Bastava un piccolo gesto di lui affinchè Belle capisse cosa volesse. Si coordinarono come fossero due cuochi veri e quando videro il loro risultato in piatto, ne furono orgogliosi.
- A voi il primo assaggio…- disse lui.
- Volete avvelenarmi, per caso?-
- Oh, utilizzo altri metodi. Il veleno è roba da donne-
Belle rise suo malgrado. La pensava come lui.
Soffiò più volte, aspettando paziente che il fumo svanisse, poi si concentrò sull’assaggio.
- Ma è buonissimo!-
- Davvero? Vediamo un pò…-
L’uomo la imitò e alla fine fu d’accordo con lei.
- Ottimo lavoro, almeno in cucina non avete bisogno di ripetizioni…-
- Magari potreste aiutarmi a perfezionare la tecnica…-
- Vorrà dire che questa settimana testeremo le vostre capacità e poi decideremo…-
Fece uno dei soliti sorrisi ambigui e Belle rimase impietrita sulla sedia.
Spesso aveva come l’impressione, che dietro le sue parole ci fosse un significato retorico molto più profondo…
Mise subito a tacere quella voce, si stava sicuramente sbagliando.
 
Consumata la cena, i due si spostarono in salotto.
- Dunque, mia cara. Abbiamo saltato qualche lezione e me ne rammarico. Ma vista la situazione attuale, direi che, se voi siete d’accordo, possiamo continuare le nostre lezioni anche dopo cena-
- Va bene, signor Gold-
- Perfetto! Inizieremo con il visionare alcune opere di body art, tra cui i famosissimi lavori di Marina Abramivić-
Belle si mise a sedere in preda a un piccolo mancamento.
- No, vi prego, la body art dopo cena no!-
- Andiamo, non siate capricciosa! Non ditemi che non avete mai preso visione di lavori di body art…-
- No, li ho sempre accuratamente evitati. Capisco il gesto di denuncia, ma è una cosa mia. Non riesco a sopportare la visione di uomini che si tagliano! Non è per la body art, non riesco a guardare nemmeno i film horror, o le scene di tortura…-
Gold fece un piccolo sorriso, ma incurante delle sue proteste, accese la televisione gigante affissa alla parete e inserì il dvd nel lettore.
- Mia cara, stasera affonderete le vostre paure. Dovete sostenere un esame e sono certo che Hood non tollererà come scusa un “no, perdonatemi professore, ma le ferite mi fanno tremare dalla paura, quindi non so spiegarvi esattamente in cosa consista la body art”-
Belle mise su un piccolo broncio, ma l’uomo non se ne curò.
Spense le luci e si sedette accanto a lei nel comodo divano.
Il filmato iniziava con lo illustrare i vari artisti di body art esistenti, alcuni critici d’arte spiegavano il gesto di denuncia e gli artisti stessi venivano intervistati per chiarire alcuni aspetti del loro lavoro.
Momentaneamente riusciva a guardare tranquillamente, si appuntò alcune nozioni nel taccuino, poi arrivò la parte tanto temuta.
Si partì con i filmati in cui Marina prendeva la rincorsa e sbatteva contro la parete, schiacciando tutto il corpo. Poi tornava indietro e ripeteva l’operazione.
Strizzò gli occhi infastidita, poi fu il turno di operazioni meno violente e potè respirare.
Quando arrivò il turno delle performance con i tagli, per istinto chiuse un occhio e mise una mano a coprire l’altro, lasciando intravedere le immagini solo da una piccola fessura lasciata aperta dalle dita.
Con la coda dell’occhio, percepì il signor Gold voltarsi appena e poi soffocare una piccola risata.
- Per favore, non ridete- disse tra i denti.
- Cercherò di controllarmi…- rispose lui tornando a prestare attenzione alla tv.
Ma dopo quel filmato, ne iniziarono una serie davvero agghiaccianti. Cercò di porre resistenza al disgusto e alla nausea, ma proprio non ce la faceva, era più forte di lei.
Coprì gli occhi e cercò di trovare una posizione più comoda per non guardare la scena. Si rigirò parecchie volte nel divano e ad un certo punto fu quasi certa che avrebbe vomitato per quanto il sangue le faceva impressione.
Sbirciò ancora una volta, sperando di poter sopportare il forte disgusto, ma appena vide l’artista procurarsi profonde ferite al petto, squarciandolo come fosse una semplice fetta di pane, non resistette oltre.
Si voltò e afferrò il braccio del signor Gold, lo strinse forte per reprimere uno strillo, poi quando l’artista prese una lametta per graffiare le braccia, soffocò l’urlo sulla spalla dell’uomo.
Nascose il viso nel suo petto e continuò a stringere la presa sul braccio con entrambe le mani.
Sentì dei piccoli movimenti da parte sua. Una mano andò ad accarezzarle piano la spalla. Rabbrividì a quel contatto.
- Ehi, Belle, va tutto bene?-
Lei si rifugiò ancora di più e allacciò le mani intorno al collo. Fece segno di no con la testa, poi percepì altri movimenti da parte sua. Sentì un piccolo rumore e poco dopo, la stanza divenne totalmente buia, segno che aveva spento la tv.
- Va meglio?- chiese accarezzandole piano la schiena.
- Si, grazie… Ho cercato di resistere, ma non ce l’ho fatta…-
- Non fa niente. Hai fatto quel che potevi-
Gold le fece spazio e lasciò che i petti potessero toccarsi.
Strinse forte il suo corpo e continuò ad accarezzarle la schiena per rassicurarla.
- Perché hai così tanta paura del sangue?-
Belle ci pensò un attimo prima di rispondere.
- Non so… Forse, la paura della tortura, è ciò che più temo di subire. Non so spiegare il perché, ma la sola visione delle torture, mi fa pensare a cosa si provi a ricevere simili servizi e mi sento impotente nel non poter far nulla… So che questo non c’entra con la body art, ma il gesto mi spaventa perché è uno dei miei più grandi limiti, è qualcosa che non avrei mai il coraggio di fare, o sopportare sul mio corpo. Non è il sangue, ma il gesto così lento e struggente-
- La body art cerca di eliminare quello che stai dicendo tu. E’ il simbolo di una forte forza spirituale. Marina dice sempre che non prova dolore quando è impegnata in una performance, perché è totalmente concentrata su se stessa e in quello che fa, ma ha paura di andare dal medico e farsi fare una puntura!-
- Rispetto la sua forza, è molto coraggiosa…-
- Non devi avere timore delle tue paure. Le paure ci mostrano i nostri limiti e questa è anche la nostra più grande forza. Non sei debole, Belle…E non devi vergognarti di provare timore di fronte a queste scene. Sfogati, piangi se vuoi, vedrai che dopo ti sentirai molto meglio…-
Quelle parole le colpirono una parte remota del suo cuore. Aveva ragione, era riuscito a comprenderla meglio di quanto lo avesse fatto lei stessa…
Belle iniziò a piangere e inumidì appena la camicia del signor Gold.
- Sto sporcando la camicia…- disse tra i singhiozzi.
- Non preoccuparti, ne ho molte altre già lavate e stirate…-
Belle avrebbe voluto dire alto, ringraziarlo magari, ma il signor Gold la strinse a sé con maggior decisione e lei sentì tutto il corpo tremare.
Le sue mani accarezzarono il collo dell’uomo in un gesto del tutto naturale. Lo portò verso di sé e le guance si sfiorarono quando il signor Gold affogò il viso nell’incavo del suo collo.
Le mani dalla schiena salirono più in alto, in una sorta di danza estenuante che la fece rabbrividire.
Gold afferrò con foga alcune ciocche di capelli e le strinse forte per non farla andar via.
Sentiva il fiato dell’uomo accarezzarle il collo e quel semplice contatto, le procurò un forte rossore (per fortuna non visibile dato il buio totale) che aumentò la temperatura corporea.
La testa le girava così forte che continuò ad aggrapparsi a lui per non svenire.
Le mani affusolate di Gold, si concentrarono sul suo volto e delicatamente andò ad asciugare le lacrime amare delle sue paure.
Belle gli afferrò una mano e la baciò, proprio come aveva fatto quel pomeriggio e lui la imitò, portando verso di sé le mani intrecciate, per poi depositarvi un bacio che la fece sussultare.
Non seppe con precisione come si ritrovarono avvinghiati in un abbraccio passionale.
Si accarezzavano le schiene, le spalle, i volti.
Gold le afferrò il collo e avvicinò il volto.
Si guardarono intensamente negli occhi, anche se in effetti si intravedeva solo il luccichio dovuto ai riflessi lunari.
Era bellissimo e aveva una voglia tale di aggrapparsi alle sue labbra, che si sorprese quando non lo fece.
Si avvicinarono piano, ma rimasero intrappolati in una distanza estenuante.
Era un bacio nel non bacio.
Gli occhi e le labbra si attiravano come calamite, ma rimanevano sempre a un centimetro di distanza l’uno dall’altra.
Socchiusero gli occhi e continuarono a toccarsi con dita tremanti. Ruotarono il capo, immaginando che le lingue si afferrassero con prepotenza e desiderio. Ripeterono l’operazione più e più volte, ogni volta con voglia sempre crescente, che si trasformava in movimenti sempre più rapidi delle mai sui corpi.
Era la cosa più intensa che avesse mai provato.
Sentiva il suo respiro affannato accarezzarle le labbra, così schiuse le sue e respirò forte, per fargli sentire quanto forte fosse il suo desiderio. E lui risucchiò il suo fiato e lo incanalò nel corpo.
Continuarono a quel modo per un tempo indefinito.
Le labbra non si toccarono mai, eppure a Belle sembrò di aver baciato l’uomo per ore e ore…
 
Quando si svegliò, la prima cosa che sentì fu un forte dolore alla schiena. Provò a girarsi nel letto, ma sembrava che un peso le impedisse di muoversi.
Aprì gli occhi lentamente e notò una massa di capelli nero grigiastri accanto a lei.
Cercò di muovere gli arti per stirarsi un po’, ma solo allora si rese conto che il braccio del signor Gold le cingeva la vita.
Adesso capì perché non riusciva a muoversi.
Spalancò le palpebre immagazzinando quell’insieme d’informazioni e il sonno svanì all’istante.
Diede un’occhiata in giro, riconoscendo il salotto di casa Gold, in particolare quel divano che se avesse potuto, avrebbe raccontato lo strano contatto che vi era stato la notte scorsa tra lei e il signor Gold.
Il cuore riprese a battere impazzito al solo ricordo.
Vide Gold muoversi nel sonno e lei d’istinto chiuse gli occhi, fingendo di dormire.
Lo sentì sciogliere la presa sulla vita e ne rimase un po’ delusa, ma poi quella stessa mano andò a spostarle alcune ciocche di capelli che le coprivano il volto e si sentì subito meglio.
Rimase fermo per parecchi minuti, ma evitò di aprire gli occhi per scongiurare ennesimi imbarazzi.
Quando si alzò e sentì i passi che abbandonavano la stanza, ebbe il coraggio di aprire gli occhi e portare una mano al cuore. Batteva impazzito.
Non capiva cosa le stesse succedendo. Quelle emozioni erano del tutto nuove e non sapeva come gestirle. E poi non era ben chiaro cosa effettivamente provasse per il signor Gold…
Era davvero solo un’attrazione fisica?
Di una cosa era certa: aveva ogni giorno sempre più voglia di stargli accanto, stringerlo e approfondire il più possibile la sua conoscenza sia interiore che… Si vergognò a quel pensiero, ma per la prima volta in vita sua, si riscoprì assetata di contatti fisici.
La notte prima si sentì nutrita di sentimenti intensi e il sia il corpo che l’anima, erano finalmente in pace, in perfetta sintonia dopo parecchi anni.
Lasciò perdere quei pensieri sentendo il rumore di passi tornare indietro.
Gold la scosse leggermente per svegliarla e con uno di quei meravigliosi sorrisi, le augurò un buon giorno.
 
Per il resto della giornata, entrambi evitarono con cura di parlare dell’accaduto.
Era come se avessero instaurato una sorta di accordo, secondo cui a entrambi era proibito spiegare all’altro le emozioni provate in quel bacio non bacio.
Lavorarono in silenzio, come non facevano da ormai parecchio tempo, poi bevvero il tè e Gold le spiegò alcune nozioni sulla Land Art, l’arte cioè che si estende a modificare il paesaggio grazie agli interventi degli artisti.
Ascoltò con molto interesse, poiché quello era uno dei suoi argomenti preferiti e finalmente sembrò che ogni cosa tra loro fosse tornata alla normalità.
 
Quando accostarono la macchina a casa, si accorsero subito che qualcosa non andava.
Le luci del soggiorno erano accese e la porta d’ingresso era spalancata.
- Belle, rimani qui…- le intimidì.
Uscì dalla macchina molto lentamente e salì piano i gradini di casa.
Ma Belle non poteva rimanere davvero lì dentro e vedere l’uomo rischiare la vita.
Quando Gold entrò, Belle vide un uomo uscire dalla porta sul retro e correre verso il giardino.
- Gold! Sta scappando!- urlò.
L’uomo sparò nella sua direzione, ma riuscì a ripararsi dietro la macchina appena in tempo.
Gold iniziò a inseguirlo zoppicante, ma Belle per una volta fu più veloce. Aprì lo sportello di guida e mise in moto. All’improvviso si ricordò ogni movimento imparato a scuola guida, fece inversione di marcia, fece salire il signor Gold e iniziò a seguire il tizio, che nel mentre era salito su un’auto parcheggiata dietro un albero e partì a tutto gas.
- Io lo ammazzo! Cercava i miei soldi, ne sono sicuro!-
- State calmo, signor Gold, chiameremo la polizia-
- No! Questa faccenda voglio sbrigarmela da solo-
Per qualche istante persero di vista il ladro (o presunto tale), ma ad un tratto notarono la macchina di prima parcheggiata davanti la farmacia.
- Ma bravo… Ha intenzione di far furto anche in farmacia…- Gold fece per aprire lo sportello, ma Belle gli afferrò la mano appena in tempo.
- No! E’ meglio se aspettiamo qui. Potrebbe avere degli ostaggi e in quel caso noi potremmo intervenire. Se entrassimo, non potremmo aiutare nessuno…-
A differenza di quanto avevano predetto, l’uomo uscì dalla farmacia con un piccolo sacchetto in mano e si affrettò a mettere in moto la macchina.
- Inseguiamolo- gli suggerì Gold.
Belle iniziò a pedinarlo, rimanendo a una distanza di sicurezza, evitando così di farsi scoprire dall’uomo.
Presero una strada di campagna e Belle dovette spegnere i fari per non essere vista.
Fecero un chilometro, poi l’uomo parcheggiò accanto un’abitazione piuttosto modesta. Belle accostò dietro un albero e si voltò a verso il signor Gold.
- E adesso che facciamo?-
- Darò una lezione di vita a quel furfante. Se la vedrà con me…-
- E se avesse rubato in farmacia e non in casa vostra? Dovremmo chiamare la polizia…-
- Ormai che abbia rubato o meno in casa mia, è del tutto irrilevante. Ha osato varcare i miei confini e questo è per me un grave oltraggio! E tu non chiamerai la polizia, andrò ad acciuffarlo con le mie stesse mani…-
L’uomo estrasse una pistola dal cruscotto e Belle ebbe un tuffo al cuore.
- No, Gold, per favore, non portatela con voi…-
L’uomo non le diede ascolto e uscì dalla macchina.
- Ah, è così cocciuto!- commentò tra sé.
Lo raggiunse in fretta e insieme si avvicinarono alla casa, prestando la massima attenzione.
Notarono subito una finestra e piano si diressero verso di essa.
Sfruttarono il buio dell’esterno per intravedere l’interno senza essere scoperti.
La scena che si presentò, lasciò Belle senza parole.
Era una camera da letto piuttosto umile, con pochi mobili ad abbellirla.
L’uomo entrò in quel momento in stanza. Era un signore sui trent’anni, anche di bell’aspetto.
Teneva in mano un bicchiere d’acqua e una bustina bianca (che Belle suppose fosse una medicina). Accanto a sé, vi era una donna sdraiata a letto, con il viso pallido e in piena crisi respiratoria.
- Quella donna, è malata… E’ in punto di morte…-commentò Belle – i soldi gli servivano per curare la moglie malata…-
- Anche lui sarà in punto di morte molto presto…-
Puntò la pistola in direzione dell’uomo, che nel mentre porse la medicina alla moglie.
- No, fermo!- urlò Belle tentando di togliergli la pistola di mano.
Dopo la bustina, le diede uno spray per bocca e per magia la donna riprese a respirare meglio.
- Non mi sbagliavo su di lui, ha rubato solo per salvare la donna di cui è innamorato…-
- E’ comunque un ladro-
- Lei sarebbe morta se lui non fosse venuto a rubare!-
- E adesso sarà lui a morire e la donna potrà dire a tutti di non far arrabbiare Gold!-
- Non dovete farlo per forza! C’è del buono nel vostro cuore… Non mi sbagliavo sul ladro e non mi sbaglio su di voi!-
- No, Belle, stai zitta-
La spinse indietro, ma lei riuscì a vedere in tempo la donna che si alzava dal letto per abbracciare l’uomo. Quando sciolsero l’abbraccio, era visibile una protuberanza all’addome.
- Guardate, lei è incinta! Voi non siete il tipo d’uomo che renderebbe un bambino orfano…-
Belle sperò che quelle parole potessero colpire la coscienza dell’uomo.
Per un momento credè che questo potesse non bastare, ma poi lo vide abbassare l’arma e tornare zoppicante alla macchina.
Belle sorrise e si affiancò a lui.
- Cos’è successo?- chiese divertita.
L’uomo si voltò a guardarla e arrestò il passo.
- Nulla, vi era troppa distanza, inoltre dovevo rompere il vetro e ci saremmo fatti male anche noi-
- Grazie…- rispose Belle.
E la contentezza fu tale, che le venne spontaneo abbracciarlo.
Non vi era passione in quel contatto, ma un profondo senso di affetto e gratitudine.
- Adesso torniamo a casa- propose sciogliendo il contatto.
Gold riprese il posto di giuda e allacciarono le cinture.
- A proposito, non sapevo avessi ripreso a guidare…- disse l’uomo parecchio divertito.
- In effetti non lo sapevo nemmeno io. Credo che il mio spirito di avventura mi abbia guidato, se dovessi guidare in questo momento, credo non ne sarei più capace…-
- Vorrà dire che terminate le ripetizioni di storia dell’arte, dovremmo attivarci per quelle di giuda…-
Belle rise e la strada del ritorno fu piena di chiacchiere frivole e spensierate.
Il cuore era leggero come una piuma.
 
- Allora buonanotte, signor Gold- disse una volta tornati a casa.
- No, aspetta, vieni a vedere…-
Gold la guidò tra i corridoi del pian terreno, poi la condusse davanti una porta in legno, decorata con motivi a ghirigoro.
- Cosa c’è l’ha dentro?- chiese curiosa.
- Chiudi gli occhi…-
Lei ubbidì.
- Ma così non vedo niente!- protestò.
- Lasciati guidare…-
Gold la prese per mano, aprì la porta e entrarono in quella stanza silenziosa.
- Posso aprire?-
- Non ancora. Aspettami qui…-
Lasciò la presa sulla mano e si spostò di qualche passo.
Sentì il fruscio dei tessuti, come di tende che venivano aperte.
- E adesso?- chiese impaziente.
- Adesso sì-
Belle non se lo fece ripetere due volte e aprì gli occhi.
- O mio dio! Non posso crederci!- urlò estasiata.
Era una stanza enorme, che si stendeva in altezza per oltre due piani. Vi erano due ampie scalinate laterali che conducevano al piano superiore. Le ampie vetrate permettevano alla luce di illuminare a giorno l’intero ambiente e il soffitto era ricoperto di affreschi in puro stile contemporaneo. Ma la cosa fantastica, era che ogni angolo era invaso da scaffali in legno e vetrinette, tutte occupate da infiniti libri.
- Uhau! Non ho mai visto così tanti libri tutti insieme!-
- Ti piace?-
- E’ bellissimo! Ci sono più libri di quanti ne potrei leggere in un’intera vita!-
- Puoi venire tutte le volte che vuoi e consultare i libri che ti attraggono. Così al negozio non potrai più contare sulla scusa dell’amore per la lettura per sottrarti al lavoro-
Ma Belle non fece caso a quelle parole. Era troppo felice.
- Grazie, grazie! E’ molto più di quanto abbia mai desiderato!-
Lo abbracciò appena, poi si tuffò alla ricerca dei nuovi libri da leggere e non aveva che l’imbarazzo della scelta.
Il signor Gold, guardò la scena divertito.


Continua…


Buon pomeriggio! In realtà potevo postare anche prima, ma il sito sembrava non funzionare, così ho aspettato che il problema fosse risolto.
Passiamo al capitllo. FInalmente i nosti amori Rumbelle sono soletti a casa e devo dire che si danno parecchio da fare! Perchè oltre alle nostre amate, amatissime, ripetizioni (cunina, arte, etc.) si improvvisano Sherlock e Watson per sventare il furto... Alzi la mano chi non ha stimato Belle, che è riuscita a sangue freddo a guidare con prudenza. L'ispirazione è tratta da una storia vera (mia madre mi racconta sempre che per anni non ha guidato, poi c'è stata un'emergenza in famiglia ed è dovuta scappare in ospedale. Magicamente si è ricordata come si guidava).
La lady della body art, è veramente spaventata dai medici e dalle punture, ma non ha paura di ferirsi il corpo durante le performance. Non inserisco video delle sue performance perchè sono un pò macabre, ma chi ne avesse l'intenzione, basterà cercare "Marina Abramovic" su youtube e vi si materializzerà l'inferno.
Tornando a discutere sulla rapina, la citazione è chiaramente a Robin Hood, ma dato che qui è un bravo professore, ho fatto in modo che il personaggio apparisse un estraneo e ovviamente ho reso contemporanea tutta la scena.
Non so se c'era altro da commentare. La storia della bella e la bestia è vera, ci sono molte teorie su di essa, mi piaceva riportarle per creare questa sorta di parallelismo con OUAT.

Come avviso, vi annuncio che la scrittura procede molto velocemente, quindi posso rassicurare sulla puntualità degli aggiornamenti a lungo termine.

Ringrazio
Ariki, pandina e Saja per aver recensito lo scorso capitolo. E come sempre ringrazio chiunque stia seguendo questa storia, grazie davvero *-*
Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete. 

PS. per chi segue la messa in onda americana. Ohhh cavoloooo, che puntata esilarante la 3!!!! Ma temo il momento in cui Belle saprà la verità... Sigh. 
Ho amato due cose: il fatto che Hook sia stato l'unico a capire che Gold stesse mentendo (e che ce l'ha in pugno uhahahahah) e il fatto di trovarci ancora una volta con il doppiogioco di Gold. Sarò malata, ma a me gasa il suo lato oscuro.... Anche se ovviamente mi dispiace troppo per Belle, non si merita di esser presa in giro a questo modo...

Tralasciando i vari commenti, il prossimo capitolo arriva, come sempre, mercoledì prossimo. Baci!!!! ;)
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

La domenica mattina, Belle si svegliò alla buonora per mettersi a studiare. L’esame era ormai alle porte e lei voleva dedicare tutto il tempo rimasto per prepararsi al meglio.
Scese le scale ancora assonnata e rimase sorpresa nel trovare il signor Gold già in piedi, nonostante fossero appena le sei del mattino.
- Buongiorno…- la salutò allegro.
- Buongiorno…- rispose cercando di mettere a fuoco l’immagine offuscata.
- Siediti, mia cara. La colazione è già in tavola…-
Le porse un tè buonissimo alle erbe, con retrogusto di fiori.
Sorso dopo sordo, finalmente iniziò a riattivare i pochi neuroni rimasti.
- Dormito bene?- quella domanda era ormai un’abitudine.
- Direi di sì, anche se verso le 2 ho sentito il forte ululato del vento-
- Non sai la novità, dunque…-
Belle lo guardò incuriosita.
- Quale novità?-
- Quando finisci mettiti il cappotto e gli scarponi, usciamo fuori…-
Belle non capì, ma ubbidì pazientemente.
Concluse la sua abbondante colazione e mise un giubbotto pesante. La temperatura era calata parecchio in una sola settimana e dovette iniziare ad adoperare i maglioni e gli stivali pesanti.
Gold la precedette e si posizionò davanti alla porta.
- Sei pronta?-
- Pronta per cosa?-
Quando aprì, capì perfettamente a cosa alludesse…
Le statue, gli alberi, persino la macchina, ogni cosa era ricoperta da uno strato biancastro.
- Ha nevicato!!!-
Erano anni che non si vedeva la neve a Storybrooke e Belle non riuscì quasi a crederci che tutto ciò fosse reale.
Superò Gold e iniziò a correre felice, lasciando che gli stivali creassero un percorso tra quel manto soffice. Si fermò accanto all’obelisco di Pomodoro e riempì i pugni di neve fresca. Era gelata e presto le mani iniziarono a pungerle, ma era una sensazione bellissima.
- Gold! Venite anche voi!-
L’uomo arrivò zoppicante, facendosi largo con il suo bastone.
- Ci avrei scommesso ti sarebbe piaciuto…-
- Sì! E’ fantastico! Sono trascorsi interi inverni senza un briciolo di neve e poi arriva in pieno autunno!-
- Eh, sembra proprio che non ci siano più che le mezze stagioni… Comunque lo strato è piuttosto sottile, con il sole di mezzogiorno la neve scomparirà-
- Allora è meglio approfittarne…-
Belle riprese a correre, poi decise di fare un pupazzo di neve.
- Cosa sarebbe?- chiese Gold osservando la sua scultura.
- E’ un pupazzo di neve!-
- Io vedo solo mucchi di neve ammassati a caso…-
Belle si offese parecchio, la sua scultura era un’opera incompresa.
- Non è vero! Non capite la mia arte…-
- Oh, sicuro! Perdonatemi, non sono molto pratico in queste cose…-
- Siete antipatico! Potevate far finta che vi piacesse!-
- Non amo dare false speranze agli scultori della domenica-
Belle rise a quell’affermazione. Il fatto che fosse domenica non faceva che enfatizzare il significato.
- Be? Non lo sapevi?- continuò Gold – come ci sono i pittori della domenica, esistono anche gli scultori della domenica. E’ un concetto ovvio, ma non mi aspetto che voi comprendiate la profondità di simili affermazioni…-
Belle modellò di nascosto una piccola palla di neve e si preparò per attuare il suo piano.
- Scusatemi, signor Gold, avete perfettamente ragione. Esistono i pittori della domenica, gli scultori della domenica, vi sono, infine, i performer della domenica-
Prima che l’uomo potesse spostarsi, tirò la sua palla di neve dritta al petto del signor Gold.
Lo vide chiudere gli occhi all’ultimo secondo, poi con una mano andò a tastare il danno.
- Lo sai che questa è una dichiarazione di guerra, vero?-
Belle non se ne curò e si nascose dietro la statua.
- E’ inutile che ti nascondi- continuò – ti troverò e la pagherai per la tua stupida insolenza-
Belle continuò a ridere. Le sue finte minacce erano il massimo.
Sbirciò a destra per vedere se Gold fosse ancora lì, ma inaspettatamente si sentì colpire a sinistra.
Si voltò appena in tempo per osservare la seconda palla di neve colpire il fianco.
- E voi osate fare la predica a me? Se è la guerra che volete, allora guerra sia…-
Iniziarono a rincorrersi per il giardino, ricaricandosi di palle di neve dopo ogni colpo.
Si ritrovarono uno di fronte all’altro, intenti a prendere glossi blocchi bianchi e buttarli a caso sul corpo dell’altro.
Ridevano come mai avevano fatto prima d’ora e ad un tratto Belle si fermò a osservarlo.
Non l’aveva mai visto a quel modo, sembrava così diverso dall’uomo rigido che aveva imparato a conoscere. Adesso era libero da ogni tipo di maschera, sembrava quasi un bambino alle prese con i primi giochi.
Era la prima volta che ai suoi occhi si formò un’immagine diversa di Gold.
- Ehi, non mi colpisci più?- chiese lui cercando di togliere la neve dai capelli, ormai del tutto zuppi d’acqua.
- Mi sembra chiaro che la vostra sia una resa in piena regola-
- Parliamo di armistizio. Tregua?- le porse la mano in segno di amicizia.
- Tregua- acconsentì stringendola – a patto che lasciate liberi i miei sudditi, ovviamente-
- E chi sarebbero i vostri sudditi?-
Belle indicò le piccole sculture di neve, che già iniziavano a sciogliersi con il picchiare dei raggi solari.
- E sia. Prometto che la loro morte avverrà esclusivamente per cause naturali-
Rimasero ancora qualche minuto tra la neve, poi il signor Gold la aiutò ad alzarsi.
- Bene, direi sia ora di tornare dentro, siamo entrambi pieni d’acqua-
Il loro stato era pietoso. Belle poteva tranquillamente andarsi a fare nuovamente la doccia.
-Bagneremo tutto l’ingresso…- constatò Belle, cercando di strizzare i vestiti.
- Quello è l’ultimo dei problemi. Preoccupiamoci di rimanere in buona salute-
Entrarono in punta di piedi, poi presero degli asciugamani e iniziarono a tamponare i capelli e i vestiti.
Belle s’incantò a osservare Gold che strizzava i capelli e toglieva le gocce d’acqua dal viso.
Si chiese come fosse possibile che ogni suo movimento si trasformasse in un gesto sensuale, capace di accendere ogni suo più remoto desiderio…
- Credo sia meglio farci una doccia calda- le disse – incontriamoci in cucina, un buon tè ci riscalderà-
Belle evitò di dire ad alta voce quali sarebbero stati i suoi metodi di riscaldamento corporeo…
Doveva smetterla di fare simili pensieri!
- Qualcosa non va, Belle?-
Si riscosse immediatamente.
- Oh no! Assolutamente! Sono solo un po’ infreddolita, tutto qui…-
Ma l’uomo in risposta si avvicinò e iniziò a strofinarle le braccia e la schiena con i palmi delle mani.
Non capiva che questo peggiorava la situazione?
- Sarà meglio che vada…- disse interrompendo il contatto – a tra poco…-
Salì le scale rapidamente, ma Gold la richiamò qualche attimo dopo.
- Belle, preparati per uscire, oggi andiamo a visitare diverse mostre-
Belle si voltò estasiata. Per lei era un invito a nozze.
- Davvero? Mi portate a vedere delle mostre? Grazie!!-
Scappò in stanza per cambiarsi.
 
La scelta dell’abbigliamento fu ardua, ma alla fine si decise a indossare una camicia bianca con ricami in pizzo, un dolcevita azzurro, gonna bianca e decolleté blu.
Gold la aspettava in cucina per bere il tè e fu una visione, come sempre.
Non avrebbe mai smesso di dire che era un uomo affascinante.
 
- Dove andiamo?- chiese impaziente entrando in macchina.
- Faremo un bel giro turistico delle città vicine. Visiteremo le mostre di Kapoor, di Dan Flavin e una collettiva di arte contemporanea-
- Non vedo l’ora!-
- Non stiamo andando in gita, Belle. Facciamo semplicemente lezione all’aperto. Credo ti sarà molto più utile che studiare dai libri. Osservare le opere dal vivo, ti permette di imprimerle ben in mente. Quindi, ciò che mi aspetto da te, sarà il non limitarti a osservare le opere, ma a osservare, riosservare e finalmente “vedere”. Tutto chiaro?-
- Sì, signor Gold. Rimane il fatto che per me, visitare musei, è anche un piacere. Ciò, ovviamente, non significa prendere poco sul serio ciò che vedo-
- Così mi piaci- le rispose arricciando il labbro in un ghigno.
 
La prima mostra che videro fu quella dedicata a Kapoor. Lo stabile era interamente bianco, ma aveva dei decori in uno stile vagamente rinascimentale.
Il rigore contrastava con i colori accesi di Kapoor. Ciò accadeva non solo con le opere colorate, o quelle rosso sangue, ma anche con la famosa serie in acciaio, dedicata alla distorsione dei riflessi.
Per Belle fu bellissimo osservare quei lavori così da vicino, specie perché finalmente aveva compreso la natura di Kapoor e vedere le opere dal vivo, le permetteva di rafforzare la sua conoscenza.
- E’ proprio come mi avevate detto- disse al signor Gold, avvicinando la sua mano alla superficie riflettente – è il mio riflesso, quella sono io, ma allo stesso tempo non sono io… Ed è tutto così complesso… Ma è la natura umana ad essere complessa, è la nostra psiche, le nostre maschere interiori… Ogni giorno non facciamo che confermare quanto distorta sia la visione globale che abbiamo di noi stessi. Mi chiedo chi mai sia riuscito a capire davvero cosa c’è negli angoli remoti dell’io-
- Chi può dirlo? Io credo non si finisca mai di imparare e scoprire qualcosa su se stessi. E’ come una grande avventura: ci sarà sempre un tesoro nascosto ancora da scovare…-
 
 
Quella giornata si trasformò in qualcosa di speciale.
Gold le spiegava le opere con molta calma e lei assorbiva il suo sapere come fosse una spugna.
Alcune volte si soffermavano per diversi minuti a commentare un’opera e in quei momenti Belle si perdeva nell’osservare di sottecchi il volto dell’uomo, così pieno di passione per ciò che stava dicendo.
Minuto dopo minuto, Belle capì che quello sarebbe stato lo stile perfetto per un ipotetico appuntamento.
L’arte era ciò che più amava e adesso che iniziava a gustare cosa significasse condividerla con qualcuno, aveva l’impressione che difficilmente avrebbe potuto adattarsi a un marito che disprezzasse questo lato così importante della sua vita.
 
Mangiarono in un ristorante in periferia, che era veramente unico nel suo genere.
Gold le spiegò che l’edificio era diviso in sette parti, ognuna dedicata a un movimento d’avanguardia differente.
Loro decisero di avventurarsi nell’area futurista e già solo l’ingresso era una piccola chicca. Le pareti erano piene di colori bizzarri, che riproducevano uno dei dipinti di Boccioni.
Sembrava proprio che la luce si scomponesse nelle pareti, proprio come amava fare l’artista italiano.
Quando entrarono nella sala principale, Belle rimase colpita dall’arredamento.
Al centro della sala, vi era una grande riproduzione della scultura di Boccioni “Forme uniche nella continuità dello spazio”, che rappresentava il dinamismo di un uomo in corsa, mentre i tavoli e le sedie erano riprodotti in uno stile futurista.
Nelle pareti vi era il trittico dedicato agli stati d’animo “Quelli che restano”, “Quelli che vanno”, “Gli addii”, mentre un lato era interamente bianco, per permettere allo sguardo di non affaticarsi.
I menù riportavano alcune delle chicche futuriste come “Antipasto intuitivo”, “Brodo solare”, “Mare d’Italia”, “Pollofiat” e “Carneplastico”, tutte ispirate al famoso manifesto dedicato al cibo futurista.
- E’ meraviglioso! Sembra di mangiare all’interno di un’opera d’arte!- commentò Belle, assaporando quelle meravigliose prelibatezze.
- Esattamente. Questo è uno dei miei ristoranti preferiti, ti confesso che l’idea per arredare casa mia, mi è venuta osservando le aree di questo posto-
- Mi piacerebbe poter fare lo stesso con la mia futura casa-
- E come la faresti?-
- Non so… Forse anch’io userei l’astrattismo, ma mi piacerebbe arricchirla con stanze ispirate alle luci d’artista. Mi piace l’idea di spazi molto semplici, arricchiti dai riflessi della luce. E’ come avere una stanza differente in base alla luce utilizzata, che muterebbe in base al mio umore. Sì, credo che questa sia la mia casa ideale. In realtà mi piace tantissimo anche il modello della casa sulla cascata di Wright, che all’esterno è rocciosa, ma all’interno presenta elementi colorati, alternati alle trasparenze del vetro-
- Hai le idee molto chiare. Per essere così giovane, è un ottimo traguardo-
- Non dipende dall’età, mi piace sognare… E ho sempre adorato l’idea di andare all’avventura e viaggiare… Da questo punto di vista ho un po’ fallito, però in questo momento mi sembra di vivere realmente un’avventura. Temo solo l’essere affiancata da un uomo che non comprenda le mie esigenze-
- Gaston era così? Non comprendeva le tue esigenze?-
- Sì. In tutta sincerità, non l’ho mai amato veramente… Vedete, per me l’amore ha tante facce… L’amore è un mistero da scoprire ogni giorno. No, non avrei mai potuto donare la mia vita a un uomo così superficiale-
Gold le sorrise appena e lei tornò a dedicarsi al cibo imbarazzata.
 
All’uscita del ristorante, un fioraio ambulante vendeva rose alle coppiette e si avvicinò anche a loro.
- Buon uomo, perché non regalate una rosa a questa splendida fanciulla?-
Ci fu un attimo in cui Belle sperò con tutta se stessa che l’uomo non li scambiasse per padre e figlia.
- Avete ragione. Ne prendo una-
Gold pagò l’uomo, che se ne andò ringraziando.
- Per te… Prendila- le disse porgendole il fiore.
Belle fece un piccolo inchino, e lui ricambiò con un cenno del braccio.
- E’ bellissima, grazie-
Belle annusò il profumo delicato. Sapeva che era un gesto innocente, ma la sua mente volò comunque in paradiso.
 
L’ultima mostra da visitare, era la collettiva di contemporanea.
Belle era particolarmente eccitata, perché aveva la possibilità di conoscere tantissimi artisti anche personalmente.
Gold le presentò alcuni degli esponenti e lei ne approfittò per farsi spiegare le opere esposte e il loro percorso artistico.
Conoscere i pensieri degli artisti era un vero privilegio e Belle si sentì onorata a poter scambiare qualche parola con ognuno di loro.
Gold non interveniva quasi mai, lasciava che fosse lei a porre domande e in quel momento si sentì più adulta e anche sganciata dal sicuro contesto accademico. Era come entrare realmente nel mondo dell’arte e capire cosa ci fosse nel dietro le quinte, rispetto a ciò che apprendeva dai libri.
- Hai preso molti appunti- commentò Gold, una volta che avevano salutato l’ultimo artista che esponeva.
- Direi proprio di sì. Ho quasi consumato l’inchiostro, ma sono molto contenta, ho tantissimo materiale su cui studiare-
- Ottimo. Come vedi spesso è meglio rivolgersi alle fonti per avere notizie certe. Quando si studiano artisti viventi, si può valutare l’ipotesi di rivolgersi direttamente a loro, o cercare di trovare un contatto a loro vicino-
- Non ci avevo mai pensato, ma da oggi valuterò attentamente questa opportunità-
Il giro era quasi terminato, mancava solo una piccola area dedicata alle avanguardie.
Ad un tratto qualcuno si avvicinò alle spalle.
- Carissimo Gold, che piacere vederti qui…-
Entrambi si voltarono e Belle sentì il cuore andare in cenere.
- Cora Mills, il piacere è tutto mio…-
Gold le porse la mano e lei la strinse con enfasi. La donna lanciò uno sguardo che lasciava ben poco all’immaginazione. Era chiaro il tipo di effetto che le aveva procurato quell’inaspettato incontro.
- Ciao Belle- si sentì chiamare.
E solo allora si accorse della presenza della figlia della rettrice.
- Regina! Ciao! Non ci vediamo da un po’…-
- Beh, sai, ormai sono laureata, sarà difficile trovarmi a lezione-
Belle incassò la provocazione. Alcuni momenti era davvero insopportabile. Ma la sua attenzione venne catturata dalla collanina sottile che si intravedeva dallo scollo della splendida camicetta nera.
Era interamente in argento, con un ciondolo a forma di mela.
Belle scoprì così a chi era destinato il mazzo di rose rosse del professor Hood.
- E’ molto grazioso questo ciondolo…- commentò.
Regina accarezzò la collana con affetto e Belle per la prima volta vide il suo volto illuminarsi di un sorriso sincero e pieno d’amore.
- Ti ringrazio, ci sono molto affezionata-
Una volta scambiate quelle poche battute, Belle tornò ad osservare Gold e la rettrice, che si erano spostati dalle giovani e parlavano fitto. La distanza tra di loro era misera e provò un fastidio indicibile nel notare la mano della donna che accarezzava con troppa insistenza le spalle del signor Gold.
- Che ci fai con Gold?- le chiese Regina e quasi ringraziò la ragazza per averla distratta da quella raccapricciante visione.
- Oh, nulla di particolare…- rispose evasiva. Non voleva raccontare i dettagli del loro accordo.
- Non sapevo frequentassi uomini maturi.-
L’imbarazzo crebbe all’istante, così come il suo colorito, improvvisamente tendente al rosso.
- Oh, no, stai fraintendendo. Non ci stiamo frequentando, mi sta solo aiutando ad apprendere qualcosa in più sull’arte. Poi sai, è il papà di Bae…-
- Il ragazzo di Swan?-
- Sì, proprio lui…-
- Capisco. Questo allora complica le cose…- Belle non capì e Regina si sentì in dovere di continuare – ma certo, French, è complicato infatuarsi del padre di un amico… Io, fossi in te, farei molta attenzione…-
- Regina, andiamo cara- la chiamò la rettrice.
- Ci si vede in giro, French…-
- A presto, Regina…-
La vide raggiungere la madre con quel passo quasi felino e Belle si sentì ancora più stupida in quei miseri vestiti e con scarpe che comunque non la facevano sembrare molto più alta.
Gold la raggiunse, ma lei mise qualche centimetro di distanza in più tra di loro.
L’uomo non disse niente, semplicemente continuò a camminare.
 
Il viaggio di ritorno, fu del tutto diverso rispetto alla spensieratezza della mattina.
Rimasero in silenzio per tutto il tempo e una volta tornati a casa, Belle si rifugiò in biblioteca, dove s’immerse nello studio per poter dimenticare.
 
Qualche ora dopo, sentì il tonfo della porta che si apriva.
Non si voltò, poiché le opzioni su chi fosse, erano parecchie ristrette.
Gold si sedette accanto a lei e le porse una tazza di te.
- Belle, qualcosa non va?-
- No, nulla- rispose senza nemmeno rivolgergli il minimo sguardo.
- Dunque non c’è alcun motivo per cui eviti anche solo di rivolgermi la parola-
- Cosa ci dovrebbe essere che non va?-
- Questo dovresti dirmelo tu-
Belle si voltò esasperata.
- Non c’è niente, ok? Sono solo stressata per via dell’esame-
- Questo è ciò che vorresti farmi credere. Ma ho qualche esperienza in più. Inoltre devo avvisarti che non sei una brama mentitrice-
Le porse nuovamente il tè e la guardò con finti occhi dolci (non era proprio capace di fare uno sguardo tenero. Ma Belle lo trovò tenero ugualmente).
Sospirò e infine accettò il tè.
- Scusatemi, è un periodo un po’ confuso…-
- Lo so benissimo. Mi sto impegnando a fondo per farti dimenticare la storia di tuo padre, ma so che questo non basta a cancellare il tuo dolore… Io so come ci si sente ad essere abbandonati-
Belle sorseggiò il tè e aspettò che continuasse.
- Mio padre mi abbandonò quand’ero molto piccolo, sono rimasto solo per anni!- il suo sguardo era afflitto, ancora una volta si mostrava a nudo con il suo travagliato passato – Quando sposai Milah, mi ero ripromesso di non abbandonare la mia famiglia e di aver cura di mio figlio. Ma la verità è che non ne sono stato capace. Ho lasciato solo Bae nei momenti più delicati della sua vita e questo è uno sbaglio che non mi perdonerò mai… Tuo padre ha sbagliato con te, Belle, perché un genitore, deve saper rispettare le scelte dei figli e appoggiarli fino all’ultimo, perché solo così si è dei buoni genitori. Bisogna comprendere i figli, aver cura di loro e quando è il momento, lasciarli andare per la propria strada. Io, invece, non ho fatto che imporre il mio pensiero e questo mi ha reso a lungo un uomo solo…-
Belle poggiò la tazzina e afferrò le sue mani.
- Quel periodo è passato. Adesso Bae è al tuo fianco, non devi avere rimorsi per ciò che è stato. Capire i propri errori non è facile, migliorare da essi lo è ancora meno. Ma tu ti stai impegnando e Bae lo sa. Devi esser fiero di tuo figlio e anche di te stesso. State ricostruendo il vostro rapporto e questo credo sia il dono più bello…-
Gold le sorrise.
- Hai sempre una buona parola per tutti. Sei unica, Belle…-
- Oh, grazie, mi sento lusingata da simili complimenti…-
Risero un po’, poi Belle finì il suo tè e Gold sbirciò tra i suoi appunti.
- Ma brava, stai facendo dei buoni riassunti… Se vuoi ti do una mano a selezionare i libri- le propose.
- Magari! Sto proprio impazzendo! C’è troppo materiale! E’ la prima volta che mi capita di essere indecisa sui testi da studiare!...-
I due si misero all’opera e il resto della giornata trascorse serenamente tra una lettura e l’altra.
 
- Ho sentito Bae oggi pomeriggio e sembra che domani mattina torneranno a casa- le disse Gold durante la cena.
- Dunque si sono decisi a tornare… Da una settimana, la vacanza è durata più di dieci giorni…-
- New York è una città dalle mille risorse, da ragazzo ho frequentato lì l’università-
- Davvero? E com’è vivere in una città così grande?-
- Beh, è diverso. Storybrooke è una città piuttosto tranquilla, si è come una grande famiglia e ci si conosce un po’ tutti. Forse è per questo che in adolescenza mi sentivo costretto in una città che non mi apparteneva. Sai, i piccoli centri non ti permettono di essere te stesso, perché sei sempre giudicato in base a ciò che fai. Nelle grandi città sei un puntino tra altri miliardi, nessuno nota le stravaganze di un unico-
- Eravate stravagante?- Belle non riusciva a immaginarsi un Gold punk.
- No- rise appena – dico solo che nessuno bada a te più di come bada agli altri. Puoi fare quel che vuoi e viverti le tue esperienze senza pregiudizi. Ho sempre amato l’arte contemporanea, ma non c’era molto spazio per il contemporaneo nella piccola e tradizionalista Storybrooke. Spesso avevo l’impressione che la città fosse sotto uno strano sortilegio, dove il tempo si era fermato da anni. E’ rimasto tutto uguale per un tempo indefinito, ma a me non stava bene. Così ho tentato la fortuna a New York, che invece era piena di vita e propensa al nuovo. Ho trovato me stesso, ho studiato con bravissimi professori e col tempo sono diventato qualcuno-
- Se eravate così felice in città, cosa vi ha spinto a tornare a Storybrooke?-
- E’ stata Milah, il mio primo amore…- rispose con sincerità – Lei viveva qui e ai tempi pensai che per il bene della mia famiglia, fosse meglio rimanere al sicuro, in una piccola città ed evitare di immettere il piccolo Bae in un mondo corrotto. Volevo proteggerli, ma ho rovinato tutto. Col tempo Milah mi ha rinfacciato questa mia scelta, credeva che lo avessi fatto perché codardo, perché non volevo assumermi la responsabilità di mantenermi una famiglia in una metropoli. Qualche anno dopo, scoprii che lei si era innamorata di un altro e andai su tutte le furie. Fu allora che divenni l’oscuro. Giurai a me stesso che nessuno mi avrebbe mai più umiliato e avrei fatto pagare cara a Storybrooke il suo essermi così ostile. Però allo stesso tempo non ho mai abbandonato la mia passione per l’arte. Così ho ripreso a viaggiare spesso, tanto che sono stati più i momenti fuori Storybrooke che in città-
- Però poi Bae è tornato…- concluse Belle.
- Esatto. Bae mi ha cercato e in quel momento mi sono sentito veramente un padre… Quando stavo per morire, a causa dell’infarto, il mio unico pensiero è stato non poter riabbracciare mio figlio. Ho capito che mi ero allontanato da ciò che più amavo al mondo… Per questo ho deciso di vivere a Storybrooke. Voglio essere l’uomo che non sono mai stato, voglio provare, per la prima volta, ad essere me stesso nella mia città. Non è più per Bae, è per me stesso! Ho bisogno di rinascere dalle ceneri…-
Belle rimase folgorata da quelle affermazioni. Non si era sbagliato su di lui, stava cambiando veramente.
- Io sono sicura che ce la farai, Gold, ti meriti anche tu il tuo lieto fine…-
Gold le sorride e lei capì che quel sorriso era un ringraziamento taciuto.
 
Belle studiò fino a notte fonda, era talmente tanto stanca che si appoggiò nel divano e finì con l’addormentarsi.
Nel pieno del sonno, sentì un rumore lontano.
Sbadigliò e controllò l’orario dal display del lettore dvd. Erano le due del mattino.
Sentì nuovamente il rumore, che dopo qualche minuto, comprese fosse il campanello.
In un primo momento si spaventò, ma poi pensò potesse essere Bae che tornava a casa, così si alzò sbadigliando dal divano, facendo cadere la coperta che aveva addosso, quando sentì un rumore di passi dalle scale.
Si avvicinò alla porta del salotto (che aveva chiuso per non disturbare Gold mentre ripeteva ad alta voce), ma si bloccò nel sentire una voce femminile.
- Ciao Robert…-
Socchiuse piano la porta, cercando di non essere sentita, e spiò.
Era la rettrice Mills, ancora vestita di tutto punto, proprio come quel pomeriggio. Gold in compenso era in camicia stropicciata e pantaloni malmessi, ma al riflesso era ancora più bello.
- Che vuoi, Cora? Sono le due di notte e a quest’ora la gente dorme…-
- Oh, sappiamo benissimo cosa fa la gente alle due di notte-
E senza dar tempo all’uomo di replicare, Cora lo afferrò per il colletto e lo trasportò in un bacio focoso e passionale.
La donna strappò con un solo gesto la camicia dell’uomo, facendo spargere i bottoni per il pavimento.
Belle si mise una mano davanti la bocca per non urlare.
Sperò che Gold la bloccasse, sperò che la cacciasse di casa dandole della sgualdrina.
Ma il cuore si spezzò quando l’uomo la afferrò per la vita e le tolse con premura la gonna attillata e la camicia.
Iniziarono ad indietreggiare e Belle auspicò non avessero intensione di dar spettacolo lì davanti a lei.
Cora si separò dall’uomo e gli fece un unico gesto del capo, per indicare il piano superiore.
Il momento dopo, sparirono entrambi dalla sua visuale, ma le sembrò di sentire l’eco di ogni ansimo di piacere, di ogni piccolo urlo di Cora. E senza che se ne fosse resa conto, si ritrovò a terra, che tremava come una foglia, come se il gelo fosse sceso in quella stanza, mentre le lacrime scavavano dei solchi tra le guance, marchiandola a fuoco.
Tirava con forza i capelli dalla nuca e alcuni fili le rimasero impigliati tra le dita.
Sentì il corpo andarle in frantumi e non sapeva cosa fare, se non tremare e continuare a piangere disperata. E non seppe per quanto tempo durò quell’agonia, ebbe solo voglia di scappare da suo padre e abbracciarlo e dirgli quanto gli voleva bene. Perché in quella settimana di lontananza, l’unica cosa che le aveva permesso di resistere allo strazio, era quel piccolo sentimento che provava per Gold, che cresceva giorno dopo giorno, come una splendida piantina.
Salì in camera cercando di far piano, ma i gemiti di Cora erano udibili fino a lì. Poi accadde l’imprevisto.
Sentì delle urla, forti urla.
Si avvicinò alla porta e sbirciò.
Vide Cora rivestirsi in fretta e Gold correrle dietro, indossando una vestaglia.
- Sei uno stronzo. In vita mia non mi era mai capitato niente del genere-
- Allora sei solo un’illusa, Cora-
- Credevo che tu mi amassi…-
Gold rise.
- Oh, Cora… Non crederai davvero che io ti ami ancora dopo tutto questo tempo? Sai benissimo che tra noi c’è stato solo sesso e sinceramente inizio a essere stufo dei tuoi capricci… Il tuo corpo non m’interessa più, sono stanco anche solo di sentire la tua voce… Mi hai perso molto tempo fa e adesso è tardi per avere dei ripensamenti…-
- Non credere di contare così tanto per me. Mi piace solo portarti a letto, ma non sei l’unico e questo lo sai benissimo…-
-Allora qual è il tuo problema?-
- “Belle”. Ecco qual è il mio problema-
Belle non capì bene e il cuore iniziò a batterle impazzito sentendosi chiamare in causa.
- Lei non c’entra nulla e tu lo sai benissimo-
- Non m’importa se ti fai o meno quella ragazzina, ma non devi osare mai più pronunciare il suo nome mentre fai l’amore con me-
- E’ sesso, Cora, non è amore…-
- E allora smetti di sostituire la sua immagine alla mia quando scopi con me!-
Belle non credè a ciò che aveva sentito. Gold aveva… Lui, aveva… Non riusciva nemmeno a pensarlo.
- Smettila, non sei più una ragazzina e ciò che faccio non ti riguarda-
- Tu pensi a lei, non è così?-
Gold iniziò ad arrabbiarsi. La afferrò per le braccia e la strattonò.
- Te lo ripeto. Non sono affari che ti riguardano-
- Lo sai che potrei rovinarla, giusto? E’ una mia allieva…-
- Tu non oserai. Sai benissimo che ho in pugno l’accademia e se sarà necessario, ti toglierò l’incarico di dirigente. Una volta eri la moglie del sindaco, ma adesso che tuo marito non ha il potere, tu rimani semplicemente una donna tra le tante-
- Tra noi è finita- rispose aspra la donna.
- E’ divertente sentirlo proprio da te. Credevo fosse finita parecchi anni fa… Ti accompagno alla porta-
Li vide scendere le scale e poi sentì il tonfo della porta chiudersi.
Tornò a letto sentendo i passi salire le scale e si sorprese non poco quando la porta della stanza si aprì.
Fece finta di dormire e coprì bene il cuore con entrambe le mani, sperando che il battito non facesse eco per tutta la stanza.
I passi di Gold che si avvicinavano a letto, le parvero quasi una dolce melodia.
Un peso si aggiunse al suo, facendo inclinare appena il morbido materasso.
Si sentì accarezzare i capelli e poi le guance. Ringraziò il suo angelo custode che le aveva suggerito di asciugare le lacrime con i lembi del lenzuolo qualche minuto prima, così la guancia apparve asciutta come sempre, al chiaro di luna.
Gold le accarezzò i capelli, il collo, infine le labbra.
Lo sentì spostarsi delicatamente e fu certa di aver sentito il fiato sfiorarle le labbra. Ma non la baciò. Rimase a quella distanza per alcuni minuti, poi spostò il volto alla nuca e depositò un piccolo bacio tra la folta chioma rossiccia.
Quel gesto fu così emozionante, che Belle si sentì scoppiare di gioia.
Quando l’uomo lasciò la stanza, Belle toccò il punto dove aveva depositato il bacio, poi ripercorse con le mani il percorso che avevano fatto quelle dell’uomo. Chiuse gli occhi e immaginò che l’uomo fosse ancora lì con lei.
Non dormì per il resto della notte. E quello fu il primo, vero istante, che capì di starsi innamorando.
 
 
Continua…

WIKI-NOTE:

- I pittori della domenica, vengono considerate tutte quelle persone che dipingono i paesaggi delle proprie città, o nature morte, o madonne, o ritratti, ma lo fanno solo per passione, non motivati da intenzioni artistiche. Sono un pò quelle persone che partecipano alle estemporanee per divertimento, ma che in sostanza non producono lavori di tipo "artistico" (o almeno, per i critici d'arte, assumono questo ruolo)

https://www.youtube.com/watch?v=Du8dNvfY1bo Questo è un video di una mostra di Anish Kapoor, si vedono le opere che ho descritto e in generale mi sono ispirata a questo come ambiente per la mostra

https://www.youtube.com/watch?v=Z21n-nNPMng Questo è invece ciò che fa Dan Flavin (non l'ho descritto particolarmente, però se vi interessa potete guardare i suoi lavori)

- Per quanto riguarda il ristorante, credo non esista (o comunque è il frutto della mia mente malata). 
Queste sono le opere che ho citato di Boccioni (che è il capostipite del futurismo, movimento nato nel 1909, che aveva come fulcro la voglia di fondersi con i nuovi mezzi tecnologici) 
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/fd/'Unique_Forms_of_Continuity_in_Space',_1913_bronze_by_Umberto_Boccioni.jpg (forme uniche della continuità dello spazio)
Il trittico degli addi, è dedicato a ciò che ruota intorno alle stazioni, raffigura gli stati d'animo delle persone che si separano (è una questione psicologico-visiva, infatti gli stati d'animo sono raffigurati dalle liee e dai colori):
Quelli che restano  http://www.frammentiarte.it/dall'Impressionismo/Boccioni%20opere/35%20Boccioni%20%20Quelli%20che%20restano%20degli%20stati%20d'animo.jpg
Q

Quelli che vanno http://www.frammentiarte.it/dall'Impressionismo/Boccioni%20opere/33%20Boccioni%20-%20Quelli%20che%20vanno%20degli%20stati%20d'animo.jpg
Gli addi http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/26/States_of_Mind-_The_Farewells_by_Umberto_Boccioni,_1911.jpeg

- Il manifesto futurista della cucina esiste e sono riportati questi cibi stranissimi XD ovviamente è solo un modo che hanno per lascir intendere che anche la cucina può fondersi con le nuove risorse industriali (Pollofiat vince!)

- La casa sulla cascata, è una delle mie architetture preferite di Frank Lloyd Wright (inserisco il collegamento a google, perchè una sola immagine non è sufficiernte per descrivere cotanta bellezza) https://www.google.it/search?q=casa+sul+lago+di+wright&biw=1366&bih=653&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=8kBHVNePAqL5yQOQ54KIBg&ved=0CAYQ_AUoAQ#tbm=isch&q=casa+sulla+cascata+di+frank+lloyd+wright&imgdii=_

Se ho dimenticato qualcosa fatemelo presente nei commenti, non ricordo proprio...

ALTRE NOTE:
La scena iniziale è ispirata a quella della disney, l'ho sempre adorata, anche perchè si nota quanto siano in sintonia e vediamo anche un lato "buffo" della bestia...
Invece la rosa è il famoso riferimento alla 1x12, non poteva mancare in questa AU.
Ovviamente non mi ero dimenticata affatto di Cora, stava solo lì in attesa di essere ripescata... Ma, colpo di scena, Gold la umilia! XD daii, ci stava troppo! XD l'idea mi è venuta mentre scrivevo, ma l'ho adorata sin da subito, perchè Belle si rende conto che forse i suoi sentimenti non sono a senso unico e Gold le conferma che tra lui e Cora c'è comunque solo sesso. La reazione di Cora è un pò quella di molte donne, che credono di essere al centro dei pensieri degli ex. E no, mia cara, lo sanno tutti che morto un papa se ne fa un altro... La scena è anche un pretesto per dare uno scossone a Belle, perchè per la prima volta si rende conto della portata dei suoi sentimenti per Gold.
Nel prossimo capitolo torneranno i nostri amici da New York e ci sarà un pò di maretta....
Avviso anche che la ff è quasi finita, mi mancano gli ultimi due capitoli (massimo tre), ma sono molto ispirata, anche perchè data la piega che sta prendendo il telefilm, ho paura che potrei cambiare la storia per sfogarmi (ho già scritto un capitolo in post incazzatura dalla 4x4). Manterrò le pubblicazioni una volta a settimana, se per voi va bene... In  totale dovrebbe essere di 17 capitolo, massimo 18.

Ringrazio per l'ennesima volta tutte le persone che stanno seguendo la storia, in particolar modo Ariki, Rurty 93, seasonsoflove e Chrystal_93 per aver recensito lo scorso capitolo.
C'è anche un piccolo mistero: per qualche oscuro motivo, ho notato che lo scorso capitolo è stato inserito come 7, io non so il sistema numerico di EFP, ma ha abolito il "Cap.6" di sua spontanea volontà XD manualmente però ho inserito regolarmente i numeri dei capitoli, quindi, almeno quelli sono corretti. Non so se è un'informazione utile, ma quando l'ho notato ho riso per ore.

ANGOLO SFOGO (SPOILER 4X4)

Okkk, io qui ho bisogno di sfogarmi e mi scuso in anticipo se sarà un altro mezzo capitolo, ma qui dobbiamo parlarne.
Non mi piace completamente come stanno gestendo l'oscurità di Rumple in questi episodi. Io non contrasto il fatto che sia tornato "oscuro", perchè credo che per i trascorsi della terza stagione, il minimo che poteva capitargli era essere un attimo in crisi. Io credo che dopo la morte di Bae e la prigionia di Zelena, lui abbia capito quanto sia debole per via del pugnale. Magari all'inizio era anche convinto di iniziare il matrimonio con la sincerità e dare il vero pugnale a Belle, poi però si materializza quel cappello del cavolo e (secondo me), trova la soluzione ai suoi problemi: eliminare il pugnale che lo rende ancora debole, avere più potere per salvaguardare Belle e (sempre secondo me) riportare in vita Bae. Quello che non tollero, è che stanno gestendo questi passaggi malissimo! Perchè c'è una cosa che stanno fortemente tralasciando... C'è una differenza tra il vecchio oscuro e l'oscuro di adesso: quello vecchio, viveva solo per il potere, quello nuovo, vive anche con una parte di luce. E' un cattivo che prova amore per qualcosa e questo lo mette in "crisi". Mi sarebbe piaciuto vedere come le due facce della medaglia convivessero in lui, vedere quanto sia gentile e dolce con Belle, ma stronzo con tutti gli altri... Non possono appiattire tutto con la stronzaggine! Stanno portando tutti i telespettatori ad odiarlo e far apparire Belle come una scema! Ma la storia è molto più complessa! Belle non è tonta, è solo una donna innamorata, che crede fermamente nelle buone intenzioni del marito. Ho letto che molti dicono "eh, ma uncino se n'è accorto, perchè Belle no?" lo dico io, il perchè! Partiamo da due basi opposte: Uncino è sempre stato abituato a vedere il marcio in Tremotino, Belle ne vede sempre i lati buoni, quindi è normale che con una scena in cui Gold dà il pugnale a Belle, la ragazza pensa "sta riponendo fiducia in me", mentre uncino pensa "è troppo legato al potere per affidarlo a qualcuno". Capite il mio ragionamento? Ma non è corretto appiattire tutta la storia e soprattutto ridurre il personaggio di Belle a qualche secondo! 
Io non ho nulla contro gli altri personaggi di OUAT, mi piacciono un pò tutti per motivi diversi (chi più, chi meno), però non tollero che eliminino i rumbelle in questo modo! Spero solo che la situazione migliori e che ci diano quella scena al molo, che a me piaceva tanto già dalle foto! u.u

Scusate lo sfogo, ma ne avevo bisogno come il pane.

A mercoledì!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
 
Quando Belle scese le scale quella mattina, si sentì felice come non le succedeva da tantissimi anni.
- Buongiorno!- urlò quasi entrando in cucina.
- Buongiorno…- gli rispose Gold sorridendo.
Ma Belle per una volta non andò a sedersi al suo posto. Si avvicinò saltellante verso l’uomo, lo abbracciò qualche secondo e depositò un piccolo bacio sulla guancia.
Vide Gold irrigidirsi, poi la osservò smarrito.
- Belle, come mai sei così felice stamattina?-
Belle si mise a sedere e afferrò una fetta pane tostato.
- Nulla di particolare, sono solo contenta che oggi tornino i miei amici. Mi sono mancati molto in questi giorni-
Gold sembrò crederci, ma la verità era che la causa del suo buonumore, era quello stesso uomo che le stava versando il tè.
- Dormito bene? Hai, ecco, sentito qualche strano rumore?-
Belle non si aspettava di sentirselo chiedere e quasi le venne da ridere, ma si trattenne.
- Ho dormito benissimo! Sono rimasta in biblioteca fino a mezzanotte e quando mi sono appoggiata al letto, sono crollata dal sonno. Ha forse piovuto? O nevicato?-
- Sì, in effetti c’è stato molto vento, non ho dormito per tutta la notte…- fece un sorriso un po’ forzato e ancora una volta Belle ebbe l’impulso di ridere.
Bevvero il loro tè serenamente, poi sentirono la porta aprirsi ed entrambi si alzarono per riabbracciare Bae.
- Non m’importa quello che pensi, ti ho detto come stanno le cose!-
Belle e Gold si fermarono dietro la porta non appena sentirono Emma urlare.
- Forse è meglio se li lasciamo finire di litigare e poi li salutiamo…- sussurrò Belle.
Gold annuì e rimasero ad ascoltare la conversazione.
- Emma! Io proprio non capisco cosa ti tenga ancorata a Storybroke!-
- Ma come, non lo afferri?- Emma mise le mani ai fianchi e Belle capì da quel gesto che era seriamente arrabbiata – Io ho tutto qui! I miei genitori hanno sacrificato tutto per stare con me e non voglio abbandonarli proprio adesso che si sono ambientati. Io voglio stare con la mia famiglia! Ci sono voluti anni affinchè accettassi la situazione e comprendessi che la cosa che più voglio è avere mia madre e mio padre vicino, vedere crescere mio fratello e proteggerlo dalle ingiustizie! Io e tu siamo diversi! Tu hai avuto una mamma e un papà che ti hanno cresciuto, io non ho mai avuto nessuno! Se scegli di lasciare Storybrooke, tuo padre sono certa ne sarà felice, perché anche lui ha fatto la tua stessa scelta anni fa. Ma io non posso abbandonare la mia famiglia, perché sono stata io a insistere per farli tornare!-
- Chi ti dice che mio padre ne sarà felice? Sai benissimo quanto dolore mi ha provocato la sua indifferenza e sta cambiando solo per me… Come pensi che mi sentirò una volta trasferitomi a New York e saperlo qui a Storybrooke? Lo sai che sta aprendo il negozio solo per me…-
- Quindi capisci anche tu che non è semplice mettere in pratica la tua proposta…-
- Non ci arrivi, Emma? Non m’importa di quale sarà il prezzo da pagare, io voglio vivermi la mia vita e Storybrooke mi sta stretta! Andare a New York mi ha fatto capire che una grande città ti offre molte più opportunità delle tranquille mura di Storybrooke-
- Bene, se hai deciso, allora fa pure, vai, abbandona tutto, ma non puoi costringermi a seguirti… Sai benissimo come la penso sui rapporti, non bisogna lasciarsi condizionare. Ed io non ho intensione di seguirti, mi dispiace-
- Benissimo. Allora direi che non abbiamo altro da dirci-
- Se questo è quello che pensi, allora ok. Per quanto mi riguarda, possiamo anche farla finita-
Emma uscì di casa e Bae non la inseguì.
Belle non si rese conto che Gold aveva aperto la porta e si era avvicinato al figlio.
- Che diavolo è questa storia di New York?-
Bae si voltò verso il padre.
- Scusami papà, volevo lo venissi a sapere in un altro modo-
- Dunque hai deciso di trasferirti…- gli disse tagliente.
- Ascoltami, questo viaggio mi è servito tanto… New York è così diversa da Storybrooke e lo sai che voglio diventare un buon avvocato… So benissimo che tu stai aprendo il negozio solo per farmi capire quanto stai cambiando e voglio che tu comprenda che questa scelta non la faccio per scappare o per lasciarti solo… Io ho solo bisogno di crescere! E ti vorrò bene ugualmente, anche se andrò a New York…-
- Quando ti trasferirai?-
- Tra qualche giorno. Ho anche prenotato alcuni appartamenti da vedere -
- Quindi hai già deciso…-
- Volevo prima parlarne con te, per sapere cosa ne pensi, però mi piacerebbe davvero trasferirmi all’università di New York-
Gold fece qualche passo e afferrò le spalle del figlio.
- Bae… Sai benissimo che non ti fermerò. Ho fatto tanti errori con te e forse, il vecchio me, avrebbe preferito tenerti per sempre al mio fianco, ma dopo l’infarto, ho capito che ciò che più voglio è saperti felice…-
- Io non ti abbandonerò, te lo giuro… Ti chiamerò ogni giorno, tornerò per le feste e potrai venire a trovarmi ogni volta che vorrai…-
- Perché, ovviamente, tu preferisci che io rimanga qui…-
- New York ti ha procurato tanto dolore, ti ha messo in testa strane idee… Mi piacerebbe saperti al sicuro. Ti chiedo solo di portare a termine il progetto del negozio, di farti degli amici, trovarti una donna ed essere felice anche stando lontani…-
- Rispetterò la tua scelta e ti prometto di impegnarmi per non deluderti, Bae…-
Belle li vide abbracciarsi e si emozionò. Scoppiò in lacrime e corse verso il suo amico.
- Bae…- lo chiamò per farsi notare.
- Belle? E tu che ci fai qui?-
Belle non rispose e andò ad abbracciarlo. Pianse contro il suo petto e sentì un forte dolore all’altezza del cuore.
- Vai via… Ci lasci qui…- sussurrò.
Bae la accarezzò e la lasciò sfogare.
Non aveva fratelli e Bae era sempre stato come un fratello per lei. Gli voleva un gran bene ed era dispiaciuta di vederlo andar via.
- Coraggio Belle, non piangere… Non ti abbandono, promesso…-
Belle lo lasciò andare e si asciugò le lacrime.
- Forse è meglio prendere un altro po’ di tè-
Propose agli uomini e insieme tornarono in cucina.
 
Belle raccontò all’amico tutto ciò che era successo con il padre e gli spiegò che Gold era stato così gentile da invitarlo a casa loro.
Bae apparve sorpreso, ma non commentò.
- E tu che mi racconti? Com’è andata a New York?-
- Mah… E’ stato bello, in un certo senso… La città è stupenda e ho capito quasi subito che era quello il luogo in cui avrei voluto abitare per il resto dei miei giorni… Ma allo stesso tempo, è stato un inferno. Io ed Emma non abbiamo mai litigato così tanto. I primi due giorni andava tutto bene, ma al terzo ha iniziato ad essere nervosa e ogni scusa era buona per litigare. Quando le ho detto che stavo pensando seriamente di trasferirmi lì, è diventata furiosa. Litighiamo così da più di una settimana ed io provo a convincerla a seguirmi, ma lei non vuole sentir ragioni ed io non posso costringerla a fare diversamente…-
- Devi capire che per lei è difficile- gli spiegò Belle – lei ha rischiato tutto per i suoi genitori e non se la sente di lasciarli soli proprio adesso…-
- Lo so benissimo. Ma so anche che se non mi seguirà, sarà la fine della nostra storia…-
- Perché dici questo? Potreste provare a stare insieme ugualmente…- gli fece notare Belle.
- No, non credo nelle storie a distanza e preferisco rimanere distanti piuttosto che appigliarci a stupide chiamate. Prima o poi avremmo dovuto fare una scelta sul nostro futuro, se lei pensa che il suo non coincide con il mio, allora è meglio prendere una decisione adesso, prima che sia troppo tardi…-
- Sei troppo drastico, Bae…-
- Sono solo realista! Non voglio basare il mio futuro su un rapporto destinato a non durare! Se Emma deciderà di seguirmi, allora le offrirò tutto, ma se decide di rimanere, allora tra noi sarà finita…-
- Io credo dovresti aspettare qualche anno prima di metterla davanti ad un bivio- gli suggerì il padre.
- Io non posso aspettare. Deve decidere adesso…-
Belle non aggiunse altro. Finì il suo tè ed aspettò che Bae uscisse dalla stanza per scambiare due parole con Gold.
- Sei stato molto coraggioso a lasciarlo andare… Sei un ottimo padre-
Gold le sorrise e le stinse una mano.
- Quello che ti ho detto ieri su tuo padre, valeva anche per me. E’ giusto che un figlio prenda le proprie decisioni. Poi capisco come si sente, ci sono passato anch’io-
- Sei un esempio per tante persone. Hai fatto la scelta giusta-
Belle lo abbracciò e Gold la strinse forte a sé.
Quando si separarono, Belle prese il cappotto e infilò gli stivali.
Aveva un’amica da consolare.
 
Belle la trovò fuori dal Grenny, seduta da sola in uno dei tavolini.
- Ehi…- la salutò sedendosi accanto.
Emma alzò lo sguardo e la salutò con un cenno della mano.
- Come stai?-
- In realtà sto uno schifo… Ci sono parecchie novità-
- Se ti riferisci a New York, so già tutto…-
Emma la guardò smarrita, così Belle spiegò brevemente tutta la storia di suo padre e di lei e Gold (omise il fatto che si stesse innamorando di lui e che forse, molto forse, aveva una possibilità di essere ricambiata).
- Lascio la città per qualche giorno e succede il finimondo…- fu la sua unica annotazione.
- Sei tu, piuttosto, che hai tanto da dirmi-
- Non c’è molto da commentare. Lo hai sentito tu stessa. Bae ha deciso di trasferirsi a New York ed io devo decidere in pochi giorni cosa scegliere tra il mio amore per lui e tutto il resto…-
- So che non è facile…-
- Non è facile? Belle, mi sta mettendo davanti ad una scelta che non posso affrontare proprio adesso! Egoisticamente mi sta chiedendo di seguirlo o di lasciarlo andare per sempre! Ma io non posso dargli la certezza che il giorno dopo non voglia tornarmene a casa mia! Belle, io non posso abbandonare la mia famiglia e non voglio che a decidere della mia vita sia un uomo! Ti giuro, ho anche pensato che New York sarebbe la mia città ideale, ma ciò potrebbe succedere solo se fossi sola, senza genitori e un fratellino! Io non posso seguirlo, non adesso! Ma lui è stato chiaro: o mi segui adesso, o tra noi è finita… Cosa si fa in questi casi, Belle? Come si reagisce quando il tuo ragazzo ti chiede questo?-
Emma scoppiò in un pianto disperato e Belle si alzò per abbracciarla.
- Non so cosa dirti, amica mia… Scegli ciò che ti suggerisce il cuore e vedrai che sarà la scelta giusta…-
- Che poi proprio adesso doveva mettermi in crisi, sono già abbastanza in crisi senza la storia di New York!-
Belle si staccò di poco per guardarla negli occhi.
- Emma, che cosa vuoi dire? C’è dell’altro? E’ successo qualcosa?-
Emma sospirò più e più volte, poi riprese a piangere più forte di prima. Iniziò anche a singhiozzare e Belle rimase turbata da quella reazione.
- Ehi, va tutto bene, non c’è bisogno di fare così… Ne parleremo quando ti sentirai pronta-
Emma non accennò a calmarsi e non sapeva più cosa fare per farla star bene.
La nonna di Ruby le portò una tazza di cioccolato fumante, ma Emma la lasciò intatta.
 
- Come sta Emma?- le chiese Bae una volta rientrata a casa.
- Tu come credi che stia?- rispose a tono.
- Belle, non ti ci mettere anche tu…-
- Io non dico niente- disse alzando le mai in segno di pace - però potresti sforzarti di darle un po’ più di tempo invece di metterla di fronte ad una scelta così drastica!-
- So che può sembrare terribile, ma questo è ciò che penso. Magari finiremo comunque per lo stare insieme, ma non voglio forzarla in alcun modo ad aspettarmi-
- Mi sembra tu la stia forzando ugualmente… E poi cos’è successo a New York? Mi è sembrata strana…Avete litigato per altro?-
- No… Escludendo questo, è andato tutto bene… Ti ripeto, i primi due giorni siamo stati bene, poi abbiamo iniziato a litigare come dei matti, anche per stupidaggini…-
Belle prese nota di quelle informazioni. Per Bae era tutto normale. Ciò significava che Emma era preoccupata per qualcos’altro.
All’improvviso si ricordò della strana chiamata di Killian e le si accese una lampadina. Avrebbe fatto quattro chiacchiere con l’amico.
 
Per due giorni Belle non fece altro che dividersi tra il negozio di Gold, consolare Emma e passare le restanti ore del giorno a studiare incessantemente.
Gold le faceva compagnia la maggior parte delle volte e giorno dopo giorno, sentiva rafforzare sempre più il loro strano rapporto.
Emma al contrario era sempre più intrattabile e Bae divenne parecchio taciturno.
Si stufò di quella situazione e andò a parlare con Killian, per capire cos’altro ci fosse a turbare Emma.
- Belle, ciao, che piacere vederti…- la accolse facendola entrare in casa – non ti aspettavo…-
- Io invece mi chiedevo come mai non ti sei fatto più sentire dall’ultima telefonata. E sono giorni che non ti fai vedere al Granny. Potrei pensare che mi stai evitando… O eviti qualcun altro?-
- Io non ti evito affatto, sto semplicemente recuperando le ore di lavoro da Cora!-
Sentendo quel nome, Belle ebbe un brivido di freddo.
- Dunque, che mi racconti?-
Killian le offrì un po’ di latte e qualche biscotto e lei apprezzò il fatto che non le avesse dato del rum.
- Non c’è molto da dire. E’ stata una vacanza come tante, New York è una bella città, nulla da ribadire… E ci sono anche molte belle donne…-
- Hai fatto il cascamorto nonostante ci fossi andato con la tua ragazza?-
- No…- Killian rise appena, concedendosi un sorso di rum – Puoi anche non credermi, ma ho deciso di smetterla di fare il cascamorto…-
Belle rimase profondamente colpita.
- Vuoi dire che la storia con Trilli è diventata già così seria?-
Killian abbassò lo sguardo e roteò il bicchiere, osservando con particolare attenzione le sfumature contenute nel liquido.
- In realtà io e Trilli ci siamo lasciati…-
- Davvero? Eppure credevo che stavolta fossi partito con intensioni serie…-
- Non avevi torto, lo avevo fatto sul serio, ma poi ho cambiato idea…-
- E’ per Emma, vero?-
Killian annuì, bevendo ancora un lungo sorso di rum.
- Che diavolo sta succedendo? Perché hai deciso di metterti la testa apposto se non stai più con Trilli?-
- Semplicemente ho capito che è tutto inutile. Il metodo chiodo schiaccia chiodo non ha effetto su di me. Ci ho provato, ma non riesco a dimenticarla nemmeno andando con le altre. E’ inutile sperare di incontrare una donna che me la faccia dimenticare… L’unico modo è aspettare la persona giusta, ma è ancora troppo presto…-
- Cosa ti ha fatto cambiare idea? Quello che mi stai dicendo non ha senso… Eri arrivato a queste conclusioni già parecchio tempo fa, che cosa è cambiato da allora?-
Il ragazzo non rispose, ma riempì il bicchiere fino all’orlo e bevve tutto d’un sorso.
- Killian, capisci che questa è una conferma che mi stai nascondendo qualcosa, vero?-
- Ho promesso di non parlarne con nessuno-
- Killian, io voglio solo aiutarti. Puoi fidarti di me, non ne farò parola con nessuno, te lo giuro…- si avvicinò e lo prese per mano.
- Mi prometti che non lo dirai a nessuno? Nemmeno a Emma, o a Bae?-
- Hai la mia parola, Killian…-
Si guardarono per più di un minuto, poi Killian si decise a parlare.
- E’ successo tutto all’improvviso. Cioè, non lo so! Era il secondo giorno a New York ed io ed Emma non facevamo che litigare in ogni istante, per ogni cosa! Davvero, non abbiamo mai litigato a quel modo… Però non era il solito modo di litigare. Mi sentivo vivo ogni volta che lei mi rimproverava o mi faceva notare che stessi baciando Trilli più del dovuto. Era come se per una volta, si stesse accorgendo di me, di quello che facevo…- bevve ancora e Belle capì che quel racconto sarebbe stato devastante – Quella sera abbiamo mangiato una pizza, ci siamo divertiti e poi siamo andati in discoteca. La musica era assordante, così decisi di prendere un po’ d’aria, ma Trilli preferì rimanere a ballare, così andai da solo. Fu lì che vidi Emma seduta in una panchina. Era bellissima, te lo giuro, era rilassata e quasi non sembrava lei… Mi sono avvicinato per parlare un po’, tra l’altro quella sera Bae aveva anche deciso di rimanere in albergo ed io non volevo rimanesse fuori dal locale, in una città così grande, completamente sola. E ti giuro, Belle, io non volevo far nulla, sono andato a chiederle un armistizio per smettere di litigare, ma come sempre, abbiamo finito per litigare ancora di più. Ha iniziato a dire cattiverie su Trilli e lì non ci ho visto più dalla rabbia. Sono stato cattivo, le ho detto cose che non pensavo… Le ho detto che lei non ama osare, che le piace avere la situazione sotto controllo e che ciò che più la mandava in bestia di me, fosse proprio il fatto che sono del tutto fuori controllo…- respirò a fondo prima di proseguire – Lei continuava a negare, così le ho chiesto quale fosse il gesto più folle che avesse mai compiuto, ma lei mi rispondeva con le sue solite scusanti. E poi non ricordo bene, abbiamo continuato a litigare, finchè non ho concluso dicendole di mandarmi direttamente a quel paese… Lei mi ha risposto “Con molto piacere” e poi mi ha afferrato per il colletto e mi ha baciato. E credimi, Belle, è stato il momento più bello della mia vita. Non dimenticherò mai la sua passione e le emozioni che ho provato. Il cuore mi martellava in petto del tutto fuori controllo e non ragionavo più… C’eravamo solo io e lei. Poi però entrambi ci siamo resi conto che tutto ciò era sbagliato. Bae non si merita un simile trattamento e mi sono sentito l’uomo peggiore del mondo… Lei, poverina, ha iniziato a piangere ed io non ho potuto far altro che dirle che andava tutto bene e che quello che era successo, sarebbe rimasto un segreto tra di noi. Mi ha chiesto cosa avrei detto a Trilli, ma in quell’istante, ho capito che da quel momento, non avrei potuto far finta che potesse piacermi un’altra. Per dimenticare quel bacio, dovranno passare anni…-
Belle adesso si spiegava molte cose. La situazione era più complicata di quel che credeva.
Prese la bottiglia di rum e bevve.
- Ora è tutto chiaro. Questo certamente non la aiuterà a scegliere per Bae…-
Killian si passò una mano sul volto.
- E’ tutta colpa mia! Sono un verme e non mi merito niente! Sono stato capace di complicare la vita alla donna che amo e distruggere il suo rapporto con il mio migliore amico! Sono uno stronzo!-
Si coprì il volto con le mani, ma Belle capì dal tremito del corpo che avesse iniziato a piangere.
- Killian, non è colpa tua…- lo consolò abbracciandolo – devi capire che le cose si fanno in due. Se c’è stato un bacio, significa che anche Emma lo voleva, o ti avrebbe respinto subito…-
- Questo non aiuta…-
- Lo so, ma voglio farti capire una cosa: una donna non è come voi maschi, che tradisce solo per il gusto di tradire… Ok, magari qualcuno lo fa, ma ti posso assicurare che se una donna bacia un uomo quando è fidanzata, significa che c’è qualcosa che non va nel rapporto, altrimenti non si lascerebbe mai andare a quel modo. Il fatto che lei ti abbia baciato di sua spontanea volontà, significa che comunque qualche dubbio su lei e Bae ce l’aveva già, solo che non aveva ancora ben chiaro ci fosse un problema…-
- Ok, potrebbe anche essere, ma resta il fatto che se lei non va a New York e si lasciasse con Bae, io mi sentirei l’uomo più vile del mondo-
- Killian,tutti commettiamo degli errori, l’importante è capire dove si sbaglia e cercare di migliorarsi-
- Lo so… Per questo preferisco rimanere solo. Mi dedicherò all’accademia e al lavoro, non voglio saperne di storie come l’amore…-
Belle si dispiacque a vedere l’amico in quelle condizioni.
L’amore è il sentimento più bello del mondo, ma spesso, era anche la causa delle maggior sofferenze…
 
I lavori al negozio erano ormai ultimati e mancavano poche ore all’inaugurazione.
Belle era raggiante, si sentiva parte integrante di quel piccolo, grande progetto.
Aveva dipinto lei stessa quelle pareti e ogni angolo di quel posto, erano legati a ricordi suoi e di Gold.
Cercò di farsi carina per la situazione, così indossò una gonna nera, una camicetta bianca un po’ trasparente, che faceva intravedere il reggiseno nero. Non voleva essere volgare, però si trovò molto carina.
Quando scese le scale, Gold la osservò con particolare attenzione.
- Qualcosa non va?- chiese controllando se avesse qualcosa fuori posto.
- Vieni così?-
- Perché?- chiese specchiandosi all’ingresso.
- No, nulla. Assolutamente nulla. Portati una sciarpa, potresti sentire freddo…-
Bae scese qualche istante dopo e a Belle venne da ridere. Era raro vedere Bae elegante.
- Caspita Bae, oggi è festa nazionale…- commentò.
- E tu sei sicura che questo sia l’abbigliamento adatto per un’inaugurazione?-
- Perché? Cos’ho che non va?-
- Nulla, lascia perdere… E’ meglio se andiamo…-
Arrivati al negozio, prepararono le ultime cose prima del taglio del nastro.
Belle sistemò i pasticcini e preparò il prosecco, poi diede un ultimo sguardo agli oggetti sugli scaffali, per vedere se tutto era al loro posto.
Quando finirono, fecero un passo indietro e si congratularono dello splendido lavoro.
Era piccolo, ma accogliente. Aveva un’aria leggermente sinistra, ma rispecchiava a pieno la personalità di Gold.
- Direi che ci siamo…- commentò l’uomo.
- Sì, sembra tutto perfetto…-
- Non ci resta che aspettare gli ospiti…-
Bae guardava il telefono nervosamente e Belle capì che aspettasse un qualche segnale da Emma.
L’amica non gli aveva più rivolto la parola e Belle comprendeva che Emma preferiva stargli lontano per schiarirsi le idee.
 
Alle 18 in  punto, gli abitanti di Storybrooke si radunarono attorno all’ingresso, in attesa del taglio del nastro.
Belle si sarebbe aspettata un discorso da parte di Gold, ma contro ogni sua aspettativa, l’unica cosa che fece fu ringraziare i presenti e augurarsi di vederli spesso nel suo negozio, in cerca di oggetti stravaganti da poter collezionare.
Poi prese le forbici (un modello molto sofisticato, gentilmente offerto da Jefferson, il sarto della città) e tagliò il nastro.
Partì un lungo applauso e Belle si unì orgogliosa alla folla.
Tutti iniziarono a visitare il negozio ed agguantare i pasticcini e le tartine.
- Ciao Belle…- si sentì chiamare. E fu felice di vedere Emma.
- Amica mia, sei venuta! A Bae farà molto piacere…-
Si abbracciarono e Belle le accarezzò i capelli con affetto.
- Non trarre conclusioni affrettate, sono qui per te… So quanto ci tenevi e so anche che hai dato tutta te stessa a dar nuova vita a questo posto… Ripetizioni o no, questo negozio è un po’ anche tuo…-
Belle la abbracciò di nuovo, felice di sentire quelle parole.
Emma la lasciò un attimo, per andarsi a congratulare con Gold.
- E’ venuta! Pensi sia un segnale positivo?- le chiese Bae sottovoce.
- Non so… Potresti chiederglielo…-
- Ho paura di esser preso a ceffoni davanti a tutti…-
- Allora portala a casa e cercate di parlare un po’- gli suggerì.
- Buona idea…-
Belle lo vide nascondersi per il resto della serata, poi quando il negozio iniziò a svuotarsi, Bae prese la ragazza in disparte e le sussurrò qualcosa all’orecchio.
Emma annuì e lo seguì fuori.
 
Gold chiuse il negozio alle 21 in punto.
Belle era distrutta e fu contenta che quella giornata fosse finita.
- Sei stanca?- gli chiese l’uomo, vedendola crollare sulla sedia.
- Più che stanca direi completamente a pezzi… La gente di Storybrooke è molto fastidiosa, alcune volte…-
- Solo alcune?- Gold rise e Belle s’incantò (come sempre, del resto).
Era felice che Cora non fosse venuta a far visita a Gold, ma Belle immaginava che fosse una di quelle donne che si fanno desiderare.
- Quindi che te ne pare?- le chiese.
- Del negozio o dell’inaugurazione?-
- Entrambe le cose…-
Belle si guardò nuovamente attorno.
- Il negozio mi piace molto, vi rispecchia! Dell’inaugurazione penso che sia andata benissimo, non ho mai visto tanta gente nemmeno ai comizi in campagna elettorale!-
Gold rise alla sua affermazione e a Belle sembrò di toccare il cielo con un dito. Ormai era arrivata al punto che ogni suo gesto la rendeva felice.
- Bene, torniamo a casa. Non so tu, ma ho una gran fame…-
 
Una volta tornati a casa, si presentò loro una scena straziante.
Bae era seduto in cucina e piangeva come un bambino mentre continuava a fissare due oggetti posti sul tavolo.
Gold e Belle si avvicinarono per cercare di capire cos’avesse e il cuore di Belle ebbe un tuffo quando identificò i due oggetti.
- Ci siamo lasciati, ci siamo lasciati…- continuò a ripetere singhiozzando – mi ha ridato i due regali più importanti, l’anello di fidanzamento e la collana del nostro primo anniversario…-
- Bae… Mi dispiace così tanto…- lo consolò Belle.
Gold invece si avvicinò ai fornelli e iniziò a preparare un tè. Per Gold il tè era sempre la soluzione ad ogni problema, ma Belle dubitava che stavolta avrebbe funzionato.
- Un po’ me lo merito, lei mi aveva avvisato che non voleva saperne di venire a New York, speravo solo che il nostro amore le avrebbe fatto cambiare idea…-
- Figliolo, non è detto che la lontananza vi separi… Se un amore è vero amore, nessuna lontananza vi dividerà…-
Gli tolse gli oggetti dalle mani e vi appoggiò la tazza di tè.
- Bevine un po’, vedrai che poi ti sentirai molto meglio…-
- Grazie papà, grazie Belle…-
Bae affogò letteralmente i dispiaceri nel tè e Belle si chiese se Gold non avesse qualche ingrediente segreto, perché Bae si calmò e andò a dormire un po’ più rilassato.
 
Belle e Gold rimasero soli dopo una giornata molto intensa. Erano parecchi giorni che non cenavano soli e a Belle ricordò la splendida settimana passati da soli.
- Povero Bae, sta soffrendo molto… E anche Emma non è da meno…- non potè aggiungere Killian alla lista davanti Gold, ma pensò che in quella storia fossero in tre a soffrire per amore.
- L’amore è il sentimento più dolce, ma anche il più crudele… Non si può scindere l’amore dalle sofferenze. Chi ama deve accettare questo prezzo-
Belle non rispose, ma continuò a far cuocere le zucchine, che poi fece saltare con i gamberetti e serviti come sugo per la pasta.
- Questa ricetta l’ho letta nel libro di cucina della mia famiglia, papà mi ha raccontato che la mamma la faceva spesso- gli spiegò Belle mentre riempiva i piatti.
- Hai voluto condividerlo con me, è un gesto che apprezzo molto-
- Si, beh, sono giorni che non si parla d’altro che di famiglia e amore. Mi piaceva ricordare i momenti della mia famiglia e sentirli vicino…-
Gold le prese una mano e la baciò.
- Mi dispiace, Belle. Ti ho promesso di farti star bene, invece continui a soffrire-
- Tutti soffriamo, ma l’importante è confortarsi a vicenda-
- Giusto! Allora buon appetito. O devo preoccuparmi? Potresti avvelenarmi…-
- So che il veleno è roba da donne, ma non rientra ugualmente nel mio stile…-
Gold rise e insieme consumarono la cena, sentendosi finalmente liberi dal peso delle preoccupazioni.
 
La mattina della partenza di Bae era ormai giunta e Belle piangeva a dirotto da più di due ore.
- Andiamo Belle, non fare così… Sarò di ritorno per le feste di natale, è una promessa…- le disse mentre riordinava le ultime cose.
Erano soli dopo tantissimo tempo e a Belle sembrò veramente che a partire fosse un fratello.
- Promettimi che chiamerai ogni giorno. Promettimi che non abbandonerai tuo padre… Lo sai che ha bisogno del tuo appoggio per rimanere fedele alle sue promesse-
- Stai tranquilla Belle, non ho intensione di lasciare che mio padre abbracci le tenebre ancora una volta. E poi so di lasciarlo in ottime mani…-
Belle si rizzò sul posto e Bae si voltò a guardarla, lasciando perdere la valigia per qualche minuto.
- Belle, ti conosco bene e conosco anche mio padre. So benissimo cosa sta accadendo tra di voi…-
- Cosa… Cosa sta accadendo, di preciso?-
Bae le sorrise e la abbracciò forte.
- Puoi fingere di non capire, ma so perfettamente cosa ti frulla in quella testolina. E i tuoi occhi hanno assunto ormai la forma di cuore…-
La lasciò per sistemare i cappotti.
- E’ così evidente?- chiese toccandosi le guance per capire se fosse arrossita.
- Vuoi dire se è così evidente da farti accorgere da lui? Questo non lo so. Spesso mio padre non è così sveglio in queste cose, più che altro fa fatica a sentirsi amato… Ma c’è molta complicità tra di voi e lui non è mai stato così gentile da offrire vitto e alloggio a qualcuno…-
- Ma io pensavo lo facesse per te… Sei suo figlio…-
Bae la guardò sconvolto.
- Andiamo, Belle! Non gli è mai importato nulla di Emma, figuriamoci dei miei amici! Ha visto qualcosa in te sin da subito, ne sono certo…-
- E… Insomma, sei arrabbiato con me?-
- Che ti stai innamorando di mio padre? Più che altro ti auguro buona fortuna, è una bella gatta da pelare… Però per me il fattore età non conta. Inoltre penso che la tua compagnia, possa solo far bene all’oscurità di mio padre. In questa casa è entrata la luce da quando ci sei tu. Hai rotto una maledizione secolare, oserei dire, perché mio padre non è mai stato più luminoso prima d’ora…-
Belle si sentì onorata da quelle parole e pianse un po’.
- Credevo mi avresti detto una roba come “fai impressione come matrigna” oppure “questo rende le cose più imbarazzanti tra di noi”, però sono contenta della tua reazione. Insomma, tra me e tuo padre non c’è niente, siamo ancora due conviventi…-
- Mi sembra un passo avanti da studentessa-professore, non credi?-
Belle rise e poi tornò ad abbracciarlo.
- Belle, promettimi di aver cura di mio padre… E poi… Ecco, bada ad Emma, fa in modo che si dimentichi di me e che sia felice. Io la amo ancora, ma non voglio soffra per l’eternità a causa mia… So benissimo che tra lei e Killian c’è qualcosa- Belle si irrigidì – solo un cieco non capirebbe che sono attratti l’uno dall’altra come due calamite. Mi sarebbe piaciuto se Emma avesse scelto me, però a New York ho capito che non posso continuare a stare con lei se non lo vuole davvero… Ed io non voglio soffrire ancora… Se sarà destino ci ritroveremo, oppure ognuno andrà per la sua strada-
- Lo stai facendo per lei?-
- No, lo faccio per noi. Non voglio rimanere in un rapporto che non ha futuro, questa lontananza sarà una prova per entrambi e capiremo realmente se siamo fatti per stare insieme oppure no…-
- Gliel’hai detto?-
- Che ho capito di lei e Killian o della messa alla prova del nostro rapporto? Beh, nessuna delle due… Dobbiamo essere liberi, da parte mia non resterò a guardare che lei e Killian finiscano insieme, farò in modo di essere libero anch’io…-
- Bae… Io non so come fai ad essere così… Chiunque al posto tuo avrebbe picchiato Killian e lasciato Emma-
- Oh Belle, credimi, è meglio che una storia finisca prima che ci siano figli in mezzo. Capire in tempo quando un rapporto è finito, è meglio che capirlo da sposati. L’ho visto con i miei occhi cosa porta un amore ormai distrutto…-
Belle capì che si riferisse ai suoi genitori e non aggiunse altro.
Lo vide chiudere la valigia e scendere le scale, così lo seguì e vide Gold aspettarlo davanti alla porta.
- Ciao papà, ci vediamo a natale…- gli disse abbracciandolo forte.
- Ti voglio bene, figliolo…-
- Ti voglio bene anch’io e ti prego, non fare cazzate…-
Gold rise e gli diede un ultimo abbraccio.
- Ciao Belle, in bocca al lupo per il tuo esame…-
- Grazie… E in bocca al lupo anche a te…-
Si abbracciarono un’ultima volta, poi uscì di casa, portandosi un bagaglio ricco di tante aspettative.
Belle e Gold lo salutarono, poi quando sparì dalla visuale, chiusero la porta ed entrambi si strinsero con forza.
Gold la abbracciò forte e pianse tra i suoi capelli. Belle fece altrettanto e lasciò che il dispiacere potesse essere libero di sciogliersi in acqua salata.
 
Passarono il resto della serata a bere tè e guardare qualche film in tv.
Entrambi non avevano voglia di abbandonare l’altro, avevano bisogno di rimanere vicini e di non sentirsi soli, così fu del tutto naturale addormentarsi nel divano ancora abbracciati.


Continua…
 

Ok, mi preparo al lancio di pomodori tra tre, due, uno.... SPLASH!

Buongiorno miei cari lettori. So benissimo che questo capitolo potrebbe aver lasciato molte persone sgomente (Saja, non volermi male ç_ç). Ammetto di averci riflettuto bene prima di scrivere questo capitolo, però ho cercato di rimanere il più possibile concentrata al pensiero di Bae. 
Io ho sempre visto in Bae una persona molto pacifica e anche la più umana e "vera" in OUAT. Parliamo del ragazzino che cerca disperatamente di far ragionare il padre e che come soluzione, lo invita a lasciare la foresta incantata e vivere una nuova vita insieme fuori da quel contesto.
Con Emma ho cercato di fare la stessa cosa, ma sono andata anche un pò oltre. Bae capisce che c'è qualcosa che non va e la mette alla prova per capire sin dove si spinge il loro amore. Però per Emma non è certo una scelta facile, perchè adesso è consapevole dei suoi affetti e non vuole abbandonare tutto per un uomo (anche se per quello che ama).
Insomma, la situazione è incasinata, ma per Bae questo nuovo cammino potrà aiutarlo a dimenticare la donna che ama, o rafforzare il loro rapporto.
Sinceramente non ho mai visto in Bae un uomo che affronta le situazioni amorose molto di petto, cerca sempre di ragionarci molto. Questo lo dimostra l'arco narrativo della seconda e terza stagione. Alla fine non si dichiara quasi più ad Emma se non in punto di morte, o comunque quando lo fa rispetta sempre le sue scelte.
E comunque la scelta di New York è dovuta ai futuri risvolti della storia ;)

Spero di aver chiarito la questione. I Rumbelle in questo capitolo si son visti di meno, più che altro sono stati costretti ad affrontare questo uragano imprevisto.

Nel prossimo capitolo ci sarà il benedetto esame. Chissà come se la caverà la nostra Belle... E poi... Ci sarà anche MOLTOOOO altro.

Ringrazio Ariki, Saja, Chrystal_93 e alex_love99 per aver recensito lo scorso capitolo e ringrazio davvero di cuore tutte le persone che stanno seguendo questa storia.
Lasciatemi un commento, se vi va...
A mercoledì prossimo ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
 
Il tempo divenne quasi beffardo per Belle.
Dopo la partenza di Bae, sembrò che il tempo si fosse fermato e sia lei che Gold, trascinavano i propri doveri attraverso le ore.
Solo la compagnia dell’altro gli permetteva di star bene.
Giorno dopo giorno, impararono a farsi forza l’uno con l’altro, tanto che divenne ormai un’abitudine addormentarsi insieme sul divano, dopo le ultime ore di ripetizione d’arte.
Stare insieme era come trasmettersi a vicenda energia positiva, mentre la lontananza li risucchiava nel vortice della tristezza, così l’unica soluzione era rimanere vicini.
Belle sentiva ogni giorno crescere sempre più il rimorso per aver fatto soffrire suo padre, perché ogni volta che vedeva Gold triste per la partenza di suo figlio, si chiedeva come stesse suo padre a saperla lontana.
Tutto ciò che poteva fare, era continuare a studiare e dimostrargli che il suo unico obiettivo, era sempre stato solo uno: renderlo orgoglioso dell’unica figlia.
 
La mattina dell’esame era ormai arrivato e Belle si svegliò all’alba per ripassare tutto ciò che aveva studiato.
- Non essere nervosa, andrà bene…- la rassicurò Gold mentre la accompagnava in accademia.
- E’ facile a parole… So solo che ho fitte allo stomaco da ieri sera-
- Un po’ di nervosismo non ha mai fatto male a nessuno. E poi hai avuto me come insegnante, non potrà che andare a meraviglia…-
Gold accostò davanti i cancelli dello stabile.
- Ci siamo…- sussurrò spaventata.
- Coraggio Belle, dimostra a tutti quanto sei brillante… Sono certo che non mi deluderai…-
Belle si sporse per abbracciarlo e l’uomo gli baciò la nuca.
- Adesso và…-
Belle lo guardò un’ultima volta, poi uscì dalla macchina e si preparò ad affrontare l’ultima sfida.
 
- La prossima è French…- chiamò il professore.
Belle si avvicinò alla cattedra terrorizzata e Ariel la sostenne mandandole un bacio con la mano.
- Signorina French, mi auguro abbia studiato più della sessione di settembre…-
Belle fece finta di non cogliere la provocazione, si sedette e afferrò la gonna per tentare di calmarsi.
- Dunque- riprese il professore -l’ultima volta stavamo parlando dell’opera multimediale gangnam for freedom di Kappor, cosa vuole aggiungere di nuovo?-le chiese mentre iniziava ad appuntare gli argomenti di discussione nel verbale.
Belle respirò a fondo e come per magia, la spiegazione di Gold le tornò chiara e limpida in mente.
-Il video in questione, è frutto dell’ingegno di Anish Kapoor, scultore e architetto indiano, che insieme ad un gruppo formato da persone e istituzioni artistiche, ha realizzato una particolare interpretazione dell’ormai celebre ballo. Il risultato è stato pubblicato in occasione della Giornata Internazionale contro le impunità, programmata per il 23 novembre 2012. Sono raffigurati diversi elementi di protesta: dall’uomo ammanettato, ai pugni battuti contro il muro. Anche lo sfondo della performance non è stato lasciato al caso: sulle pareti vi sono dipinti i nomi di coloro che negli ultimi anni hanno subito ingiustizie, ingiurie, maltrattamenti, diffamazioni. Si parte da Ai Weiwei, la cui immagine è riprodotta sulla maglietta che il protagonista indossa durante tutto il video, che in precedenza aveva riprodotto una versione dello stesso video, ma venne arrestato in quanto rappresentava una minaccia per il governo. Si arriva a Liu Xiaobo, critico letterario cinese candidato Premio Nobel per la pace nel 2010, passando per Roberto Saviano e le Pussy Riot. “End Repression, Allow Expression” è la frase emblema del video e ne diventa la protagonista durante i venti secondi centrali. Rappresenta l’invito esplicito firmato Amnesty (e non solo) a cancellare le repressioni al fine di consentire e favorire le espressioni artistiche, e non solo, riguardanti gli assetti delle nostre società-
Hood smise di scrivere e la osservò rapito.
- Molto bene…- disse semplicemente.
Sfogliò il programma e cercò un altro argomento.
- Adesso parlami delle performance di Marina Abramović-
Forse Hood credeva di averla messa in difficoltà, ma Gold aveva dedicato molto del suo tempo a spiegarle la body art. Inoltre il ricordo di quella notte, non le consentì di distrarsi facilmente ogni volta che l’argomento body art veniva riaperto.
Così le parole sgorgarono come un fiume in piena. Parlò delle numerose performance, si soffermò inoltre ad analizzare il metodo di resistenza della donna, che tentava di creare un contatto con le parti più intime dell’IO, lasciando fuori tutto il resto. Spiegò, poi, che la donna tentava con le sue performance, di collegarsi alle coscienze altrui, specie nella famosa performance al MoMA di New York, in cui vi era un unico obiettivo: irradiare la propria energia e toccare l’energia del fruitore, il tutto in pieno silenzio, lasciando che gli sguardi dialogassero in libertà.
Hood continuava a fissarla sbalordito, poi le chiese qualcosa sulla Land Art e Belle fu lieta di analizzare quel tema che le stava tanto a cuore.
- Direi che possa bastare- disse Hood e Belle tornò a respirare – devo dirle la verità, signorina French, le informazioni dette oggi, sono molto profonde e richiedono molta esperienza per essere comprese. Non so cosa sia cambiato in soli due mesi, ma sono fiero del risultato che ha ottenuto. Perché credo non sia importante ricordarsi a memoria qualche data, la vera difficoltà è approcciarsi all’opera d’arte con giusto spirito. Osservare, riosservare e infine “vedere”… E’ questo il segreto. E lei ha compreso a pieno tutto ciò… Direi che un 30 e lode è più che meritato…-
Belle non potè crederci. Firmò tremante il verbale e quando vide il voto sul libretto, le venne quasi da piangere.
- Grazie di tutto, professore!-
- E’ stato un piacere…-
Hood le strinse la mano e lei tornò a posto trionfante.
- Sei stata bravissima!!!!- le disse Ariel abbracciandola forte.
- Grazie! Sto ancora tremando… E’ finita, ho finito…-
L’emozione fu tanta. Quello era l’ultimo tassello di quel grande puzzle che avevano rappresentato tre anni accademici. Adesso mancava solo la tesi e poi poteva finalmente addentrarsi nel mondo del lavoro.
Guardò il libretto sentendosi per la prima volta fiera di se stessa e finalmente ebbe chiaro cosa doveva fare.
 
Camminava insicura in quella via che conosceva benissimo.
Era ora di pranzo e Belle fu certa di trovarlo in casa.
Suonò alla porta piena di tante emozioni. Il tremito nel corpo non accennava a fermarsi.
Quando l’uomo aprì, Belle non si trattenne e lo abbracciò forte.
- Papà… Perdonami se puoi… Mi dispiace così tanto di averti fatto preoccupare… Io …- pianse a dirotto e il padre la seguì.
- Oh, mia dolce Belle, credevo non saresti può voluta tornare… Ti ho trattata malissimo e ho detto tante cose orribili che non penso. Sono stato un pessimo genitore. Perdonami tu, se puoi… Io ti voglio bene, Belle e ho avuto tanta paura di averti persa…-
Strinse forte il padre e entrambi piansero all’infinito.
- Entriamo, il pranzo è pronto…- le disse.
Quando Belle entrò in casa, le sembrò tutto uguale e sentiva il profumo della solita pasta con la salsa, unico piatto che suo padre sapeva cucinare.
- Dimmi la verità, hai mangiato pasta con la salsa per tutto questo tempo?-
- No, ho variato con pasta e tonno…-
Belle rise, poi tornò ad abbracciarlo.
- Guarda, papà…- porse all’uomo il libretto, ma lui glielo restituì senza nemmeno aprirlo.
- Belle, non m’importa cosa c’è scritto qui dentro… Ho sbagliato tanto, con te… Ti ho fatto pressioni per un lungo periodo: ti ho imposto di lavorare con me in negozio, ti ho fatto faticare nei lavori domestici e ti ho fatto premura per laurearti entro i tre anni… Stare da solo mi ha fatto capire che sulle tue spalle gravavano troppi pesi. Sei una giovane vent’enne, che non ha mai preteso di avere vestiti costosi o far tardi ogni notte… Tu chiedevi in cambio la comprensione e l’affetto. Invece il mio egoismo mi ha portato a cacciarti di casa, perché non capivo quanto la nostra situazione potesse pesare non solo su di me, ma soprattutto su di te….-
- Papà…-
- No, Belle, fammi finire… Sei una ragazza splendida, dico davvero. Non ti sei mai lamentata, non hai mai pianto per aver perso la mamma così giovane. Non mi hai mai detto che stavi con Gaston solo per senso di dovere e non per vero amore… Non mi hai mai detto quanto ti pesasse il dover affrontare la tua adolescenza completamente sola… Hai sempre fatto ciò che potevi per rendere meno faticosa la mia vita ed io ho sempre pensato che tutto ciò fosse, come dire, “normale”. Ma l’affetto di una figlia vale più di un aiuto al negozio, più di una spazzata a terra, o di un rapporto duraturo con un ragazzetto ricco, ma privo di anima… E non m’importa se sei stata bocciata in quella stupida materia, per quanto mi riguarda, potrei sgobbare tutta la vita per pagarti le rette all’università, ma ti prego, Belle… Ti prego, non lasciarmi solo… Ho bisogno di sapere che mi vuoi ancora bene, perché Belle, io sono così fiero di te e non potevo sperare in una figlia più dolce e buona di te… E dovevo capire che se avevi deciso di farti aiutare da Gold, c’era sicuramente una ragione… Tu sei così intelligente! Non ti fermi alle apparenze e dovevo tentare di mettere da parte l’orgoglio e lasciarti libera di compiere le tue scelte… Ti posso solo dire, che errare è umano, quindi ti chiedo solo questo: perdonami …-
Belle piangeva senza freno e il padre aveva il fazzoletto ormai zuppo di lacrime. Lo strinse a sé per fargli capire quanto forte fosse il suo affetto e lo accarezzò per rassicurarlo.
- Papà, non c’è niente da perdonare… So benissimo perché mi hai detto quelle cose… Sono stata io a sbagliare, dovevo prima chiedere il tuo parere e non fare tutto a tua insaputa… Ma ho avuto paura che potessi fraintendermi… In vita mia, l’unica cosa che mi è importata davvero, è renderti orgoglioso di me… Io desidero solo che tu sia fiero di me, solo questo… Non m’importa altro, te lo giuro…-
- Belle, te l’ho detto, io sono fiero di te… E da oggi in poi, voglio che tra di noi ci sia più libertà. Io ho un unico desiderio: vederti vivere la tua vita con serenità. Non sei costretta a fare ciò che non vuoi, ad aiutarmi in negozio, o star chiusa in casa e non uscire con i tuoi amici solo per stare con me…  Devi frequentare un uomo che ti ami, e che Tu ami, non lasciarti condizionare da ciò che potrei pensare io… E se non vorrai più tornare a vivere con me, lo capirei, basta solo che tu non decida di uscire dalla mia vita per sempre… Sii sincera con me ed io ti prometto di rispettare le tue scelte…-
- Io voglio vivere con te, papà, ti voglio bene, per me sei speciale e nessuno potrà mai allontanarci… E’ solo…- Belle si incupì e il cuore prese a batterle forte.
Non aveva detto a nessuno, oltre Bae, cosa le passasse per la testa. Si rendeva conto che suo padre doveva essere l’ultima persona a conoscere la verità, eppure capì che per iniziare d’accapo, doveva essere del tutto sincera.
- Papà, c’è una cosa che devo dirti… E so che non ti piacerà…-
- Belle, cosa c’è? E’ qualcosa di grave?- chiese premuroso accarezzandole i capelli.
- No papà, io sto benissimo… Ed è questo il punto… Io sono riuscita a superare il dolore, solo grazie ad una persona… E so che ti farà male sapere cosa penso, capirò se non vorrai più rivolgermi la parola, ma io ho bisogno di essere sincera, non voglio ci siano ancora segreti, tra di noi…- prese un profondo respiro, quella era la parte più difficile – Papà, tu sai dove sono stata in tutti questi giorni?-
- In città, si mormorano strane cose…- rispose solo.
- Le voci sono vere. Sono stata ospitata dal signor Gold…-
Suo padre si alzò di colpo e prese a camminare intorno al tavolo.
- Ti ha fatto qualcosa? Ti ha messo le mani addosso? Ti ha chiesto prestiti?-
- No, papà… Lui non ha voluto niente… Mi ha solo ospitato. E ti giuro che è stato molto cortese, mi ha trattata come la migliore delle ospiti…-
- Sembra proprio ti abbia preso in simpatia…- rispose sarcastico – tutto qui? E’ questo che volevi dirmi?-
- C’è dell’altro, papà… E questo non ti piacerà affatto… Io voglio solo che tu capisca una cosa: ci sono situazioni che possono sembrare assurde, persino pericolose, ma ci sono cose che non puoi programmare…-
- Che stai dicendo, Belle?-
- Papà, tu prima hai detto che avresti accettato le mie scelte e che saresti stato felice se io fossi stata felice…- afferrò i lembi della gonna e li strinse forte. Il cuore batteva all’impazzata. Era la cosa più difficile che avesse mai fatto – Papà, credo di essermi innamorata di Gold…-
- Oddio…- disse solo sedendosi nella sedia – com’è potuto accadere?-
- Non credo ci sia una spiegazione all’amore…-
- Io lo sapevo che ti saresti messa nei pasticci, solo che, ecco… Non pensavo potesse essere “questo” genere di pasticci… E lui lo sa?-
- No, ho tenuto per me questi sentimenti… Non so cosa prova lui, ma capisco benissimo che ci sono tante cose a dividerci…-
- Siete così diversi! Tu sei così pura e lui è…-
- … Un mostro. Sì, lo so. Ma c’è del buono in lui, io lo so! Lo vedo!-
- Sai benissimo che questo tuo sentimento ti procurerà parecchi problemi, vero?-
Belle abbassò il capo.
- Lo so… Ci separano quasi vent’anni di età, la gente non gradirà sapermi con un uomo così grande, specie se si tratta di lui... Il primo ostacolo sarà Gold stesso, ma credimi, papà, quando sono con lui mi sento me stessa. Non ho mai provato emozioni simili… Io ero triste per te, papà, ma non posso negarti che sono stati anche i giorni più belli della mia vita… Lui mi rispetta e mi capisce… E’ speciale…-
- Sembra un racconto di fantascienza… O una di quelle favole per bambini…-
- Può sembrare così, ma con me è diverso…-
- Cosa vuoi fare?-
- Non lo so…- sospirò forte e bevve un po’ d’acqua – però, papà, avevo bisogno di essere sincera. So cosa pensi di Gold, ma ti chiedo di aver fiducia in me-
- Questa storia ti farà soffire…-
- E’ per questo che ho bisogno di te! Mi serve la forza di affrontare questa situazione… I miei sentimenti sono sinceri, ma sono certa che lui non gradirà sapere ciò che provo. Ma l’amore è fatto anche di sofferenze… Se accetto di amare, devo pagarne il prezzo…-
- Io amavo così tanto tua madre… Era proprio come te… Non so cos’abbia visto in me e i suoi genitori erano contrari alla nostra unione, ma lei non ha mai smesso di lottare e siamo stati felici… Ma la vita me l’ha portata via… Penso sempre che forse avrei dovuto capire prima che l’amavo e non rifugiarmi dietro alle paure continuando a stare lontana da lei e dalla sua famiglia- disse afflitto - Io non ho una buona opinione di Gold, ma non ti ostacolerò. Fa ciò che ritieni giusto e sappi sempre che avrai in me una spalla su cui piangere…-
Belle lo stinse e ringraziò sua madre per averla aiutata a far ragionare il padre.
- Che ne dici di mangiare?- le chiese l’uomo asciugandole le lacrime – sto migliorando tantissimo in cucina, devi assaggiare la mia specialità-
Belle rise e fu felice di tornare a parlarsi con il padre.
Le ore volarono, ma non smisero un secondo di raccontarsi le novità di quell’ultimo mese.
 
Erano quasi le 19 quando si trovò davanti al negozio del signor Gold.
Entrò esitante e trovò l’uomo intento a schedare la merce.
- Belle! Finalmente… Com’è andata?-
- Oh, direi benissimo… 30 e lode!-
- Sono fiero di te… Hai fatto un ottimo lavoro-
Belle si avvicinò al banco e si sporse leggermente per prendergli le mani.
- Io vi devo ringraziare, signor Gold… Se non fosse stato per voi, non avrei mai superato questo esame e soprattutto non avrei capito così tante cose sull’arte…-
- Hai una preposizione e questo fa un buon 90%. Orecchie sorde non possono ascoltare, così come chi tiene gli occhi chiusi… Non è solo merito mio, è soprattutto tuo…-
Belle sorrise e come ogni sera, si fermarono a bere il loro tè.
- Sarà strano venire qui senza soffermarci nelle ripetizioni…- disse Belle.
- Ultimamente non facevamo più molte ripetizioni, qui dentro…- le rispose sorseggiando il suo tè nella tazzina sbeccata.
- Devo dirti una cosa…- Belle tremò leggermente e Gold poggiò la tazzina nel piattino – ho parlato con mio padre e… Mi ha perdonata… Ed io ho perdonato lui… Tornerò a stare a casa mia …-
- E’ una splendida notizia, sapevo l’avrebbe fatto…-
- Pensavo di prendere la mia roba e portarla nel retro domani mattina, così non bisogna fare due viaggi per tornare qui…-
- Oh, non preoccuparti, Belle, domattina puoi andare direttamente a casa…-
- Ma no, non posso accettare una mattina libera. Oggi sono stata tutto il giorno fuori…-
- Non hai capito… Cara, mi aspetto di non rivederti mai più…-
- Come… Come dici?-
- Il tuo debito è stato estinto, non c’è più motivo per cui devi venire a lavorare da me… Anzi, facciamo così, chiuderò il negozio adesso e andremo a prendere la tua roba –
 
Per la strada verso casa, Belle tentò di farlo ragionare, ma non ottenne alcuna risposta.
Radunò le sue cose e andò via, rifiutandosi di farsi riaccompagnare a casa.
Non potè negare a se stessa, che avesse sperato in un risultato decisamente diverso…
 
Camminare con la valigia e il borsone era faticoso, ma Belle quasi non vi badò per quanto era triste per l’accaduto.
Gold non la voleva più vedere, il loro rapporto si era concluso prima ancora di iniziare…
Una macchina rossa passò proprio accanto a lei. C’era una piccola pozzanghera a terra e rischiò di macchiarsi se non si fosse spostata in tempo.
La macchina si fermò e Belle si sorprese nel trovarsi davanti a Regina.
- Ti ho sporcata di fango?- le chiese sporgendosi dal finestrino
- Oh, no, non è successo nulla-
- Ciao Belle, dove vai con tutta quella roba?-
- Sto tornando a casa…- rispose sinceramente.
- Ma è lontano da qui! Salta su, ti do un passaggio…- l’idea che Regina le offrisse un passaggio non le piaceva proprio.
- Oh, no, figurati! Mi faccio una passeggiata…-
- Andiamo Belle, non credere a chi dice che sono così cattiva. Lo faccio con piacere…-
Belle non potè obiettare, così caricarono i bagagli nel cofano e Belle si accomodò accanto a Regina.
Stettero in silenzio per un po’, poi Regina iniziò a parlarle.
- Si direbbe che stai scappando da qualcuno… E chi sarà il professore o l’amante?- la guardò di sfuggita e lei abbassò il volto - Oh… Il professore e l’amante…-
- Cosa te lo fa credere?…-
- Oh, andiamo. Lo sanno tutti che hai preso ripetizione da un misterioso professore e a giudicare dalle valigie, direi che la situazione si commenta da sé. Mi chiedo solo se l’uomo misterioso sia lo stesso che ti ha accompagnato alla mostra, non molto tempo fa-
- E’ complicato… E non fare strane insinuazioni, per favore…- rispose semplicemente.
- Quindi non è Gold, ma la situazione è comunque complicata-
- Può darsi…- rispose incrociando le braccia infreddolite.
- Dunque, ricapitoliamo… Se non sbaglio tu ami il tuo professore, però lo stai lasciando-
- Sì, potrei amarlo… Ma sono combattuta, perché qualcosa di oscuro si è fatto strada nella sua anima-
- Sembra quasi preda di un sortilegio… E non c’è sortilegio che non si spezzi. Un bacio nato dal vero amore farà la magia… Sai, la vita è un pò come la magia. L'amore non è forse come un incantesimo di cui siamo prede? Nulla è più potente dell'amore. Ma spesso innalziamo delle spesse barriere di difesa, per tentare di non dar spazio a questi sentimenti che ci spaventano. Le barriere protettive che issiamo per proteggerci dalle sofferenze, diventano quasi una maledizione. Però il vero amore può essere più forte di qualsiasi cosa. Un bacio della persona che si ama, è l'unica cosa che riesce a farci comprendere quanto grande sia il potere dell'amore e per amore saremmo disposti a tutto, a volte anche a lasciar andare la persona che amiamo. Se lui ti ama, dovrebbe averti lasciata andare…O vi siete già baciati?-
Belle rise appena.
- Mi ha lasciata andare… E no, non ci siamo baciati…-
- Ah, vedrai che quello farà la differenza. Sai, anch’io ho avuto un periodo di buio e oscurità nella mia vita. Potrai non crederci, ma mia madre non mi ha mai reso le cose facili. Lei pretende che io insegua le sue orme, ma non è questo ciò che voglio…-
- Cosa ti ha fatto cambiare idea?-
Regina si voltò un istante per guardarla, poi tornò a concentrarsi sulla guida.
- Il vero amore. Ho incontrato l’uomo della mia vita e quando mi ha baciato, ho sentito le tenebre scivolare via… E’ stata la sensazione più bella che potesse capitarmi… Anch'io avevo issato le mie mura di difesa, ma come potevo rimanere impassibile al mio vero amore? Nessuna barriera è alta abbastanza da respingere i sentimenti che proviamo per chi amiamo davvero- le disse sognante. E Belle si accorse che stava stringendo il ciondolo di Hood.
- Sei molto fortunata…-
- Oh, no. Le cose tra di noi non sono così semplici. L’amore ha sempre un prezzo e noi ne stiamo pagando uno molto caro… Amare significa anche soffire. Questo è inevitabile...-
Belle non indagò oltre e Regina la lasciò davanti casa.
- Buona fortuna, Belle. E stai tranquilla. Il bacio del vero amore più spezzare qualsiasi sortilegio… Vedrai che capirà i suoi sentimenti con un bacio sincero e tornerà a volerti nella sua vita-
 
 
Belle ci aveva pensato per tutta la sera, ma capì che Regina aveva ragione… Doveva fare un ultimo tentativo. Poi si sarebbe arresa, avrebbe accettato la realtà, ma non poteva lasciar perdere quell’ultima occasione.
Si presentò a casa di Gold alle sette del mattino, sicura di trovarlo ancora a casa.
Quando Gold le aprì, la guardò smarrito.
- Belle, che ci fai qui?-
- Sono venuta a prendere un tè…- rispose decisa.
Gold la fece accomodare in cucina e nonostante la sera prima si era mostrato restio, oggi la accolse con un bellissimo sorriso.
- Oh, andiamo. Siete felice che io sia tornata…- commentò.
- Non mi dispiace, lo ammetto-
Bevvero il tè tranquillamente e Gold volle raccontato ogni dettaglio dell’esame.
- Hai saputo rispondere alla body art, sono piacevolmente sorpreso-
- Oh, sono solo stata molto attenta alle vostre spiegazioni-
Belle si ritrovò a pensare alla sera delle lezioni sulla body art e al bacio che non c’era stato.
Forse Gold pensò lo stesso, perché poggiò la tazzina e la osservò serio.
-Belle… Perché sei tornata da me?-
Belle fissò il liquido nella tazzina prima di rispondere, ma decise di essere sincera.
- In principio non ne avevo intenzione, ma poi… All’improvviso ho cambiato idea…-
- Cosa ti ha fatto cambiare idea?-
- Mi mancavate…-
Belle gli afferrò le mani e le strinse forte.
Quella mattina, stranamente erano seduti uno accanto all’altro e non frontali come erano soliti fare.
Forse, inconsciamente, entrambi avevano sperato in un contatto (anche accidentale) con l’altro.
Quando Gold voltò il capo, Belle era ormai vicino.
Si osservarono attentamente e Gold le afferrò la nuca con dolcezza, accarezzando dolcemente il collo e alcune ciocche di capelli.
Belle gli accarezzò il petto e con le mani salì fino al colletto della camicia.
Lo fissò ancora una volta, prima che quella inebriante distanza, fosse del tutto annullata.
Il respiro di Gold accarezzò le sue labbra e lei le schiuse, permettendo così alle bocche di sfiorarsi appena.
Erano dolci e morbide come le aveva sempre immaginate. Erano le classiche labbra da baciare.
Si staccarono per qualche secondo, poi non seppe cosa successe dopo.
Fu come se un fulmine avesse colpito casa e li avesse investiti in pieno.
Gold si alzò appena e la sollevò con le braccia. La guardò con quegli occhi che bramavano il suo corpo e la fece sedere sul tavolo, rovesciando il contenuto della tazzina di Belle.
Le prese le labbra con forza e chiese quasi immediatamente il permesso di addentrasi all’interno, permesso che lei concesse volentieri.
Accarezzò la lingua dell’uomo ed ebbe la certezza di non aver mai assaporato niente di più buono.
Si divorarono con dolcezza, accarezzandosi bramosi di un contatto maggiore.
Gold la sfiorava sapiente e lei sospirò di piacere. Quelle mani erano così passionali, che quando le sfiorò il seno da sopra la camicia, sentì un forte calore addentrarsi, per poi sfociare nel basso ventre.
Non aveva più il controllo di sé, così non ci pensò due volte a sbottonargli la camicia e scendere con le labbra a sfiorargli il mento, il collo, l’orecchio.
Non aveva mai fatto niente di simile, ma lui scatenava la parte focosa di sé.
- Cosa mi sta succedendo?- le chiese quando si separarono per riprendere fiato.
- Baciatemi ancora…- gli sussurrò Belle, accarezzandogli i capelli. Si avvicinò sensuale e stavolta fu lei a cercare il contatto.
Lo baciò all’infinito e mise in quel bacio tutti i sentimenti che teneva dentro.
- Sono confuso…- le confessò l’uomo osservandola smarrito.
- Qualsiasi sortilegio può essere spezzato… Ogni barriera più essere scalata se c'è l'amore...- gli disse lei con semplicità.
Ma quella frase scatenò qualcosa in lui, perché indietreggiò e la spinse giù dal tavolo.
- E CHI TE L’HA DETTO? – le chiese urlando. Prese la tazzina in cui aveva bevuto Belle e la scaraventò a terra.
- Nessuno, io… Io…- ma non riuscì a concludere la frase, troppo spaventata dall’ira che trapelava dai suoi occhi.
- Sapevo che era un trucco… Sapevo che non ti è mai importato nulla di me… Vuoi trasformarti in un’eroina? Vuoi domare la bestia… Vuoi far vedere a tutti quanto sei stata brava a far innamorare uno come me... Uno che non è mai stato capace di amare davvero-
- Non voglio domare nessuno, voglio solo stare con te…-
- STA ZITTA!-
- Se il nostro è vero amore, allora…-
- TI HO DETTO DI STARE ZITTA!!!- le ripetè afferrandola per un braccio e trascinandola all’ingresso.
- Perché non volete credermi?- chiese liberandosi da quella stretta dolorosa.
- Perché nessuno potrà mai amarmi!!- le urlò afferrandola per le braccia.
Belle non lo aveva mai visto a quel modo e per la prima volta, ebbe paura di lui.
Iniziò a piangere e singhiozzare, perché la sua reazione significava solo una cosa: la stava rifiutando.
- Sapete? Eravate ormai vicino alla libertà, avreste potuto essere davvero felice, se solo aveste pensato che una persona possa volervi bene… Non avete fatto neanche un tentativo-
- Questo non è vero…-
- Voi siete un codardo, ricordatevi le mie parole. Potete anche proteggervi con un’armatura, ma non farà nessuna differenza-
- Ti sbagli, non sono un codardo… La verità è molto semplice, la mia posizione mi interessa molto più di te, cara-
- No…No, vi illudete… In realtà non credete che io possa amarvi…- gli rispose tagliente avvicinandosi alla porta - Avete preso la vostra decisione e che lo crediate o no, la rimpiangerete… Per sempre. E alla fine, vi resterà soltanto il vuoto che riempie il vostro cuore e una tazza col bordo spezzato…-
Non aspettò una risposta. Andò via da quella casa con il cuore infranto. Aveva fallito. Aveva fallito in tutto…
 
Belle decise di non cercare più Gold e per i giorni successivi, tornò ad occuparsi delle cose che faceva prima di incontrare l’uomo.
Suo padre era dispiaciuto vedendola così afflitta, ma lei lo rassicurò più volte per fargli sapere che andava tutto bene.
Il natale era ormai alle porte e la città si animò di un animo festoso.
Belle amava il natale, era sempre stata la sua festa preferita, ma quell’anno Bae non ci sarebbe stato e soprattutto, nonostante ce la stesse mettendo tutta, ogni volta che passava davanti al negozio di Gold, avvertiva una forte fitta al cuore.
La consolazione era che in quel periodo festoso, Emma le faceva compagnia in fatto di cuore straziato e lacerato dal dolore. Lei e Bae non si sentivano da settimane ed Emma tentava con fatica di accantonare la storia d’amore. La situazione con Killian non l’aiutava a capire meglio cosa volesse, ma un giorno le confessò che aveva deciso di lasciar perdere entrambi per evitare di soffrire. Belle si trovò d’accordo con l’amica. Le sofferenze per amore, erano il peggiore male…
A gioire di quella situazione era Ruby, che finalmente era riuscita a ricongiungersi a qualche single come lei, dato che Ariel frequentava assiduamente il giovane Eric, coronando così il suo più grande sogno d’amore.
Ma la più scatenata tra loro era Ashley, in piena fase di tensione per l’imminente matrimonio.
- Non ce la faccio più…- si sfogò una sera al Granny – Sean non mi aiuta per niente e il matrimonio è tra una settimana! Sto impazzendo!!!-
- Dai, lo sai che puoi contare su di noi…- le disse Emma – dicci cosa possiamo fare e ti aiuteremo volentieri…-
- Emma ha ragione- intervenne Belle – io sono libera e se tu mi dici cosa ti serve, sarò felice di aiutarti nelle decorazioni per la sala-
- Ragazze, siete splendide… Non so cosa farei senza di voi…-
- Le amiche servono a questo…- concluse Belle.
Così, Belle ne approfittò per aiutare l’amica e scacciare Gold dalla mente.
Riscoprì con loro il piacere del girare per negozi in cerca di oggetti per la casa e accessori natalizi.
Le giornate divennero piene d’impegni, tanto che la sera crollava a letto senza nemmeno aprire un libro. Ma nonostante la fatica, si sentì libera dopo parecchi giorni di agonia.
Addobbò tutta casa per aiutare il suo spirito a rigenerarsi e suo padre fu felice di ritrovare la vecchia Belle.
La verità, era però molto più cruda, perché per quanto impegno ci stesse mettendo, la notte non faceva che rimembrare le mani e la bocca di Gold sul suo corpo…
 

Continua…


WIKI-NOTE:

Precisiamo che tutto ciò che ha detto Belle all'esame corrisponde a realtà.
Il video di Anish Kapoor è questo e il significato è quello che ha detto Belle all'esame http://youtu.be/tcjFzmWLEdQ

Stessa cosa vale per Marina e la body art. Questa è la performance al MoMA di NY, dove sta semplicemente seduta in una sedia e osserva i visitatori. Si crea un contatto mistico molto profondo, tanto che alcuni si ritrovano a piangere (si può vedere tranquillamente, non c'è nessuno che si sbudella o si fa a fette XD) http://www.youtube.com/watch?v=e_pHXPU72So


ALTRE NOTE:

Oh ciao, miei adorati lettori! Questo capitolo è molto intenso. Ammetto che è un pò ingarbugliato e ricco di eventi, però spero vi piaccia lo stesso.
Ho sempre pensato che il povero Mr. French non fosse così stronzo come tutti credono. Ha un atteggiamento un pò brusco con Belle, ma lo fa solo perchè le vuole molto bene. Ho cercato quindi di esaltare questo suo aspetto, prima mostrando il suo lato da genitore dal pugno duro, poi quello di genitore che si preoccupa solo per la sua unica figlia (la sua "bambina" T_T). Penso che nella sua situazione non sia facile riuscire a fare la cosa giusta, specie se si tratta di Gold, però poi si sa che l'amore ha sempre la meglio e alla fine ha mostrato a tutti il suo lato tenero e comprensivo. Ovviamente questo non significa essere un genitore di quelli che spupazzano le figlie di baci dalla mattina alla sera, però volevo precisare che vuole bene a Belle e che ha solo un carattere "particolare", ma non è una cattiva persona.
Finalmente ho potuto inserire i pezzi della mia puntata preferita, la 1x12, anche se come avete potuto leggere, ho portato giusto "qualche" cambiamento. Intanto l'incontro con Regina avviene un pò all'incontrario, ma seriamente non mi sembrava sensato farle camminare a piedi con le valigie. Siamo nel XXI° secolo, usiamo le ferrari almeno nelle ff! (e Regina può u.u) Inoltre dato che qui lei ha già la sua relazione con Robin, ho voluto mostrare il suo lato umano e non quello da stronza XD perchè in amore, anche i duri hanno un cuore. E poi le colpe sono sempre state di Cora, Regina è una povera vittima, succube delle follie della madre.
E poi c'è il pezzo forte! Io volevo farlo più casto, dico sul serio, però poi mentre scrivevo ho pensato che sti due dopo che dormivano insieme non potevano baciarsi senza toccarsi un pò. Le palpatine sono ben accette e Belle deve approfittarne per tutte noi (o per i maschi è Rumple a doversene approfittare. Se poi si è gay/lesbiche, beh, c'è comunque qualcuno che vuole che uno/entrambi ne approfitti/no)
Questo discorso ingarbugliato solo per dire che la situazione è ancora più ingarbugliata del mio misero tentativo di spiegare le mie linee narrative.

Il prossimo capitolo... Beh, non dico proprio niente, ma niente! Vi lascio al buio su cosa accadrà.
Il capitolo arriva mercoledì. Stavolta sto postando di martedì sera perchè domani devo studiare per forza e non volevo postare di sera, mi sembrava politicamente scorretto!

Ci tengo tantissimo a ringraziare ancora una volta le persone che stanno seguendo questa storia, in particolare
Ariki, Saja, gionem, Elema e Chrystal_93 che hanno recensito lo scorso capitolo.

Vi saluto, altrimenti continuerò a delirare fino a domani mattina. Notte e sogni Rumbelle per tutti ♥


PS. Mi sono accorta che avevo spiegato male alcuni passaggi del dialogo tra Belle e Regina, grazie ai commenti mi sono accorta che sembrava che Belle dovesse spezzare davvero un incantesimo. In realtà era solo una metafora, ma ho corretto un pò il dialogo e anche un passaggio di quello tra Belle e Gold. Fatemi sapere se è tutto chiaro o se sembra ancora ci sia una qualche maledizione su Gold XD Ne approfitto per ringraziare sia Ariki che gionem che mi hanno fatto presente questa imprecisione, nella mia mente era chiaro e non sono riuscita a spiegarlo al meglio al primo tentativo ;) Se ci sono altre imprecisione fatemelo presente in un commento. Grazie tanteee!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
 
Il 19 pomeriggio, Belle, Emma e Ariel si diedero appuntamento a casa di Ashley e tutte insieme si avviarono in sala per definire gli ultimi accorgimenti.
- Sono nervosa, non ce la farò mai in tempo!- urlava ogni secondo, sistemando le bomboniere e spostando i tavoli.
Belle era molto soddisfatta per come avevano addobbato tutto, ma ovviamente Ashley era ancora estremamente nervosa.
- Adesso tu ti calmi!- le disse Emma non potendone più di vederla sistemare per l’ennesima volta i centrotavola – fai una cosa: prendi la tua roba e fila dall’estetista a farti fare un bellissimo massaggio. Smettila di stressarti, hai finito ed è tutto perfetto!-
Ashley sospirò rassegnata e tentò di calmarsi prendendo in braccio la dolce Alexandra.
- Avete ragione… Sono agitata! E mi sembra di aver dimenticato qualcosa… Uff… E’ solo che sono in ansia e avrei bisogno di un momento per riposarmi…-
- Ecco, brava, quindi va…- le disse Emma porgendole la borsa.
- Grazie ragazze, non so come fate a sopportarmi…-
- Su, forza e coraggio, ormai è tutto pronto e noi siamo felicissime che il grande giorno sia ormai alle porte… Così forse la smetterai di entrare in paranoia ogni secondo! Credevo fosse l’avvicinarsi del parto a rendere una donna nervosa, ma tu sembri più stressata adesso di quando è nata Alexandra!-
Belle rise un po’, Ashley invece mise su un piccolo broncio. Ma durò ben poco, perché qualche istante dopo scoppiò a ridere.
- Sei unica, Emma, riesci sempre a trovare il modo per farmi ridere… Allora io vado, ci vediamo domani mattina…-
Le salutò con la mano e uscì.
Quello che non sapeva, era che le amiche avevano ben altri progetti per la sua ultima notte da donna libera…
 
Il piano era semplice: con una scusa Ruby l’avrebbe fatta andare al Granny, dove le avevano organizzato una mega festa a sorpresa per l’addio al Celibato.
Belle ed Emma avevano aiutato Ruby a riempire il locale con palloncini e striscioni, poi avevano preparato giochi divertenti per far imbarazzare la casta amica. Belle si era sentita una ladra ad entrare nel sexy shop, ma Ruby sembrava essere perfettamente a proprio agio. Emma la prese più ironicamente, ma in generale rimase un’esperienza quasi da dimenticare.
Il locale era pieno zeppo di loro vecchie conoscenze e molti parenti della ragazza.
Al segnale, spensero le luci e cercarono di essere molto silenziosi.
Ashley aveva appena aperto la porta, facendo suonare il campanellino.
- Ruby, ma è tutto buio… Sei sicura che non ci sia un black out?-
- Ne sono sicura… Nonna ha detto che il guasto è nel retro… Prova ad accendere la luce…- le disse Ruby.
Tutti sentirono Ashley borbottare mentre cercava l’interruttore e quando il bar si illuminò, tutti spararono i coriandoli e le strisce colorate.
- Sorpresaaaaaa!- urlarono in coro.
- Non ci posso credere…- fu il suo unico commento.
Tutti la andarono ad abbracciare e la giovane si commosse.
- Avete fatto tutto questo per me? Sono senza parole… Grazie a tutti!!!!-
Belle ed Emma si scambiarono uno sguardo complice. Batterono il cinque con Ruby e si congratularono.
Il loro piano era riuscito alla perfezione.
 
Come ogni sera da quando lei e Gold avevano litigato, Belle si rattristì non appena poggiò il capo sul morbido cuscino.
Era stata una bella giornata e alla festa si erano divertite a ballare tutte insieme e a far imbarazzare Ashley con i loro stupidi giochi. L’indomani sarebbe stato tutto ancora più magico, ma una parte di se aveva paura.
A Belle era stato affidato il compito di preparare i segnaposti e quando lesse il cognome Gold, nello stesso tavolo della rettice Mills, sentì tutti i suoi buoni propositi crollare uno dopo l’altro.
Lo avrebbe rivisto, ma insieme alla donna per cui aveva un debole… Perché era vero che quella volta in casa sua si erano salutati in malo modo, ma da allora era passato parecchio tempo e lei stessa non aveva più alcun contatto con l’uomo… Cosa le dava la certezza che i due non fossero tornati insieme?
Pianse e strinse forte un piccolo segnalibro che ormai era il suo unico ricordo di lui, perché all’interno aveva sigillato i petali di quell’unica rosa che le aveva regalato con affetto…
 

La mattina si svegliò con profonde occhiaie. Aveva passato la notte a piangere e questo non aveva giovato.
Si fece una lunga doccia e cercò di imporsi un po’ di coraggio per il bene della sua cara amica.
Preparò i vestiti per la cerimonia e scese a fare colazione.
Suo padre le aveva lasciato un biglietto sul tavolo, dove la avvisava che era già andato in chiesa a sistemare i fiori. Ashley era stata molto gentile ad offrirgli quel lavoro e suo padre si era entusiasmato parecchio per il tema scelto: le feste natalizie.
Preparò un po’ di latte caldo e mangiò dei biscotti, cercando di rilassare il corpo in tensione.
- Ah…- sospirò lasciandosi inebriare da quel sapore genuino.
I biscotti al cioccolato fecero il loro effetto, poiché si alzò dal tavolo piena di grinta.
 
Alle 13 in punto andò da Emma e insieme si prepararono per andare alla cerimonia.
Belle pettinò con cura i capelli, poi li acconciò con semplici boccoli appuntati ai lati.
Indossò un vestito azzurro molto semplice, con un cinturino panna ad accentuare il punto vita, poi prese la borsetta e si diressero in chiesa, dove le aspettavano le amiche.
 
Ashley aveva scelto come damigelle le sue piccole cugine, più la dolce Alexandra, che portava il mazzolino di rose piuttosto intimidita, sotto protezione della cugina più grande (che Belle pensò potesse avere 13 anni circa).
Tutti erano in piedi e Sean aspettava nervoso all’altare.
La marcia nuziale echeggiava nell’aria e Belle sentì il cuore battere non appena scorse l’amica avanzare verso l’altare insieme al padre, che piangeva a dirotto già adesso.
Passo dopo passo, Ashley sembrava irradiare gli invitati di una luce propria.
- Uhau, è bellissima…- le sussurrò Emma ad un orecchio. E aveva ragione…
Ashley aveva il classico vestito da principessa, con gonna ampia e corpetto cosparso di piccoli diamanti scintillanti. I capelli erano sapientemente acconciati ed incorniciavano il viso cristallino. Ma l’accessorio più bello, era il sorriso raggiante.
Quando passò accanto a loro, Belle non riuscì a trattenere le lacrime. Sentiva un’emozione fortissima, non aveva mai provato tanta gioia per qualcun altro.
Quando arrivò da Sean, il ragazzo la guardò estasiato.  Il loro amore era palpabile per tutta la chiesa.
Il padre porse il braccio della figlia al suo futuro marito e lui le afferrò la mano con tremore ben visibile.
Ciò che accade dopo, fu pura magia.
Ascoltarono la cerimonia in un silenzio irreale. Il freddo invernale aveva lasciato il posto a una temperatura quasi primaverile, perché a rendere l’aria più calda, vi era il forte sentimento che i due giovani provavano l’uno per l’altra.
La piccola Alexandra si volle sedere accanto ai genitori e quello fu il vero coronamento di un sogno d’amore. Perché non esisteva testimonianza più forte del loro amore della piccola Alexandra.
Quando il prete porse gli anelli per benedirli, Emma le strinse la mano emozionata e lei ricambiò la stretta, capendo benissimo le emozioni dell’amica.
- Sean, vuoi tu prendere Ashley come tua legittima sposa, esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e ad amarla e onorarla finchè morte non vi separi?-
- Sì, lo voglio…- rispose Sean e la giovane donna mise l’anello nell’indice del fidanzato, tremando per l’emozione.
- E tu Ashlei, vuoi prendere il qui presente Sean come tuo legittimo sposo, essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e ad amarlo e onorarlo finchè morte non vi separi?-
- Sì, lo voglio…- rispose piangendo.
Sean le prese la mano sinistra, la baciò e mise l’anello al dito.
Si guardarono negli occhi ed entrambi scoppiarono a piangere.
- Per i poteri conferitomi dalla chiesa, io vi dichiaro marito e moglie. Sean, adesso puoi baciare la sposa…-
Un forte applauso accompagnò quel bacio che suggellava il coronamento del loro sogno d’amore.
- Forza, prepariamoci ad accoglierli fuori dalla chiesa…- le disse Emma, estraendo le buste di riso dalla borsa.
La gente si fermò a congratularsi con gli sposi, ma Belle ed Emma si tennero pronte per inondare gli amici di riso e petali di rose.
- Ehi, ragazze!!!- Ariel si avvicinò insieme a Ruby ed Eric.
- Ciao! Non vi avevamo visto entrare in chiesa. C’era troppa gente e abbiamo preferito sederci prima di non trovar posto… Poi sai qual è il mio rapporto con le scarpe alte…-
- Andiamo Emma, per oggi farai uno sforzo per la tua amica!-
Risero insieme, poi a loro si avvicinò qualcun altro.
- Swan, sei uno splendore…- Belle ed Emma si voltarono nel medesimo momento.
- Ciao Killian. Per una volta anche tu non sei male…- gli disse Emma sorridendogli.
- Dimmi un po’, a chi hai rubato i vestiti?- chiese Belle, che a stento riusciva a credere che l’amico avesse abbandonato i vestiti in pelle per far posto ad un elegantissimo smoking nero.
- French, tu proprio non riesci ad aver fiducia in me… Dovresti saperlo che ho un ottimo gusto nel vestire… E si sa, gli accessori in pelle non sono consoni ad un casto matrimonio…-
- Killian, ti prego…- lo rimproverò Emma.
Belle fu certa che i due avessero cominciato a litigare, ma la sua attenzione era stata catturata dalla presenza di un’altra persona…
Il signor Gold era a pochi metri da lei e sembrava parlare amabilmente con il padre dello sposo.
Il cuore le iniziò a battere impazzito. Quei sentimenti tenuti a bada per tutti quei giorni, tornarono prepotenti ad impossessarsi di lei. Sentì come un vuoto alla testa e barcollò un attimo.
- Ehi Belle, che ti succede?- le chiese Killian, che la afferrò per le spalle prima che cadesse.
- Va tutto bene? Senti freddo?- le chiese Emma toccandole il volto per sentirne la temperatura corporea –sei calda… Forse dovresti misurarti la febbre…-
- No, sto bene… E’ stato solo un mancamento. Ho solo mangiato poco a pranzo, tutto qui…- mentì lei.
Quel trambusto aveva fatto girare parecchie persone e quando tornò a spostare lo sguardo su Gold, notò che l’uomo la stava fissando preoccupato.
Gli sposi uscirono proprio in quel momento e tutti si affrettarono a lanciare il riso e i petali di rosa.
Ma per qualche strano motivo, lei e Gold rimasero ad osservarsi da lontano, come se all’improvviso due bolle li avesse rinchiusi al suo interno, lasciando che tutto il resto fosse solo un eco lontano.
Belle gli sorrise e l’uomo ricambiò con un cenno della mano.
Nessuno dei due ebbe il coraggio di avvicinarsi, ma i loro occhi parlarono per loro. E per qualche strano motivo, Belle seppe che forse, non era stata l’unica a soffrire in quei lunghi giorni passati lontani…
 
- Vorrei proprio capire perché sei in macchina con noi…- commentò Emma, mentre si accingevano a raggiungere la sala del ricevimento.
- Qual è il tuo problema, Swan? Mi sono fatto bello per te, dovresti apprezzare lo sforzo…- rispose Killian con il suo solito tono sarcastico.
- Oh, certo… Vorresti farmi credere questo… Sei solo un pavone vanitoso!-
- E tu sei troppo acida! Giuro che per natale ti regalo un fusto intero di camomilla!-
Belle aveva rinunciato a tentare di interrompere i loro assurdi dibattiti. Che si corteggiassero pure a quello strano modo, tanto ormai erano diventati entrambi ingestibili.
Osservò il sole del pomeriggio scomparire dietro le alte montagne che si vedevano all’orizzonte. Abbassò poco il finestrino e si lasciò cullare dal suono del vento e dal suo aroma.
 
Lo stabile scelto dagli sposi per il ricevimento, era un antico castello gotico, che rendeva perfettamente l’aria invernale con gli spruzzi di neve che gli ultimi temporali avevano lasciato.
A Belle era piaciuto subito quel posto. Le sarebbe piaciuto vivere in un luogo del genere, se fosse stata una principessa.
Entrarono nell’edificio e subito vennero invasi da un buonissimo odore di cannella.
- Uhau, hanno fatto le cose in grande…- commentò Killian osservando il magnifico albero di natale posto al centro dell’ingresso. Le scale laterali avevano il passamano decorato con foglie, stelle natalizie e piccoli fiocchi di neve. Il soffitto era illuminato da una luce molto calda e tutto l’ambiente aveva un sapore molto intimo, nonostante il palazzo fosse immenso.
- Prego, accomodatevi da questa parte…-
Uno dei maggiordomi li accompagnò in una stanza enorme. Sembrava un gigantesco camerino, poiché vi erano circa sette file di carrelli con appesi una quantità infinita di abiti sontuosi.
- E’ qui che inizia il divertimento…- commentò Killian, avvicinandosi al reparto dedicato ai costumi maschili.
L’idea di Ashley era semplice: ogni invitato poteva scegliere tra quell’infinita gamma di abiti per rendere l’atmosfera ancora più “magica”.
Quelli esposti non erano semplici vestiti d’epoca, ma riproduzioni di vestiti ispirati alle favole e alle leggende conosciute.
Belle sapeva perfettamente cosa cercare, così si sentì euforica quando trovò il vestito dei suoi sogni.
Andò in camerino e lo provò, sperando che fosse della taglia giusta.
Quando si specchiò, rimase lei stessa a bocca aperta.
Aveva scelto il bellissimo vestito della sua omonima nella bella e la bestia.
Il vestito oro e giallo, era meno vaporoso della versione disney, ma aveva degli splendidi decori sul corpetto e le stava divinamente. Indossò le scarpe e corse a farsi vedere da Emma.
Ma quando stava arrivando alla seconda area di camerini, incontrò l’ultima persona che avesse voluto vedere in quel momento.
La vide di spalle, eppure il suo profilo elegante era riconoscibile persino con quei sontuosi vestiti.
Provò a passare oltre e far finta di non vederla, ma ebbe scarso successo.
- Signorina French! Che piacere vedervi, mia cara…-
Belle si voltò di malavoglia e tentò di sorriderle amichevolmente.
- Rettice Mills, buonasera… Siete davvero bellissima!- commentò cortesemente, anche se la donna era davvero molto bella in un vestito rosso e bianco con scettro in mano.
- Vi piace? Sono la Regina di Cuori. Mi si addice, non trovate?-
- Certamente…- rispose inghiottendo a fatica.
- Sapete, ogni giorno mi sorprendo di come nonostante la mia non più giovane età, molti uomini tentino ancora di corteggiarmi. E dovete credermi, vi sono anche persone insospettabili…-
- Me ne compiaccio. Ogni donna non può che essere lieta nel ricevere attenzioni…-
- Esatto. Dico sempre a Regina che una donna deve farsi desiderare a lungo. Ognuno ha le sue armi per raggiungere gli obiettivi prefissati, noi donne siamo fortunate, la natura ci concede le armi migliori…-
Belle ebbe il voltastomaco a sentire tali discorsi. Capiva perché Regina si sentisse oppressa dalla madre e ringraziò la sua famiglia per averle dato altri tipi di valori.
- Comunque siete molto graziosa in queste vesta da principessa ingenua, vi si addicono…-
Belle avrebbe voluto rispondere a tono, ma la donna non glielo permise, poiché continuò a parlarle.
- Mi dispiace molto non vedervi con il signor Gold, mi era parso di capire che eravate piuttosto, come dire… “Intimi”-
- Oh, è il padre del mio migliore amico, ma sapete, lui adesso è a New York…- rispose a denti stretti.
- Capisco. Il signor Gold è un uomo molto occupato, sono certa non avrà fatto molto caso alla vostra assenza…-
Belle ringhiò appena e avrebbe voluto dirgliene quattro, ma la donna si voltò e andò via, lasciandola completamente esterrefatta. Era sicuramente la donna più ambiziosa e subdola che avesse mai incontrato. Ebbe la nausea a pensarla in intimità con il signor Gold.
Fece un profondo respiro e cercò di sopprimere il senso di malessere.
- Emma, dove sei?- chiese avvicinandosi ai camerini.
- Sono qui, aspetta un attimo…-
Quando Emma uscì, Belle rimase stupita da quanto sembrasse splendida.
A differenza sua non aveva scelto un vestito ispirato alle favole, ma aveva un vestito rosso molto semplice, con giusto piccoli punti luce nel decolté e con gonna abbastanza ampia. Aveva raccolto i capelli con qualche forcina e una piccola tiara, inoltre aveva sostituito un rossetto rosso al nude che era solita indossare.
- Oh Emma, sei così bella…- le veniva da piangere, era un incanto.
- Sei bellissima anche tu…-
- Belle, Belle…- si sentì chiamare in lontananza.
- Mio figlio mi chiama- disse sarcastica. Emma rise e le fece cenno di andare.
Dovette raggiungere l’altra ala per arrivare ai camerini maschili.
- Killian, sono qui…- il ragazzo uscì dal camerino e Belle non rimase sorpresa da quella scelta.
- Che te ne pare?-
- Sei un perfetto pirata… Non avevo dubbi su cosa avresti scelto…-
Killian si guardò allo specchio compiaciuto. Il completo interamente in pelle, con tanto di uncino, lo rispecchiava a pieno.
- Visto? Sono un fighissimo Capitan Uncino contemporaneo…-
- Si, si, certo…-
- Cos’ha indossato Emma?- chiese facendo finta che la domanda fosse casuale.
Belle sorrise, era troppo innamorato.
- Davvero lo vuoi sapere? Pensavo volessi goderti la sorpresa…- ma il ragazzo apparve serio – e va bene. Ha un vestito rosso che le sta d’incanto… Sembra una principessa, ma una contemporanea, come diresti tu…-
Killian continuò a specchiarsi e Belle vide il suo sguardo mutare all’improvviso.
- Cosa c’è che non va?- gli chiese e in risposta Killian sospirò.
- Sai, forse per una volta potrei tentare di essere diverso… Insomma, sono un pirata ogni giorno della mia vita e sono sicuro che lei si aspetterebbe di vedermi uscire a questo modo… Ma voglio stupirla. Voglio farle capire che non sono solo un pirata… Sono capace anche di amare e di far star bene la donna che amo…-
Belle non fu sicura di aver capito a pieno cosa intendesse, ma lo vide cercare frettolosamente un altro abito, poi entrò in camerino e non la degnò nemmeno di uno sguardo.
- Belle, ti ringrazio, puoi andare se vuoi…- le disse soltanto.
- Ah, Killian, farai fondere il mio povero cervello se continui di questo passo… Non ne posso più tra te ed Emma…-
 
La sala della cerimonia era ancora più bella con tutte quelle persone vestite con abiti sontuosi e fiabeschi.
Ariel ed Eric avevano indossato dei vestiti che si ispiravano alla sirenetta, mentre Ruby sembrava una cappuccetto rosso rivisitata con abiti lunghi al posto del solito vestitino rosso.
- Siamo tutti splendidi!- commentò Emma mentre prendevano posto al loro tavolo.
- Manca solo Killian…- fece presente Eric, che evidentemente sentiva il bisogno di una compagnia maschile data anche la mancanza di Baelfire (Belle aveva sperato fino all’ultimo che accettasse l’invito, ma proprio non voleva saperne di tornare a Storybrooke prima del 23 sera).
- Ma dov’è? Quel pirata strampalato starà cercando la sua nave da strapazzo… Vedrete che sarà vestito o come Jack Sparrow o come Capitan Uncino…-
- Io… Io credo che ti sbagli, Emma…- le disse Ariel guardando proprio dietro loro.
Lei ed Emma si voltarono e rimasero molto sorprese.
Dunque era quello che intendeva Killian con “la lascerò a bocca aperta”.
- Killian, ma… E il tuo vestito da pirata?- chiese Emma sconvolta, alzandosi per sistemargli di poco il collo della camicia.
- Ti dispiace vedermi in versione principesca?-
Indossava una bellissima giacca nocciola, con sotto una camicia bianca e gilè nero. Non aveva abbandonato la cintura, la spada e gli amati pantaloni in pelle.
- Osservandoti bene direi che hai ancora l’animo pirata…- concluse Emma sorridendogli.
I ragazzi si accomodarono e iniziarono a masticare qualche stuzzichino.
-Ehi, guardate il signor Gold…- disse Ruby alzando lo sguardo.
Tutti si voltarono e fu allora che il cuore di Belle si fermò.
Lo osservò rapita mentre scendeva le scale. Si tenne stretta alla sedia e respirò a fondo.
Aveva pensato si sarebbe travestito come Tremotino, o da Re, invece scelse l’abito che la bestia indossò per il ballo con la sua bella.
Gold sembrava scrutare la gente con il suo solito sguardo freddo, ma poi i loro occhi tornarono ad incrociarsi ancora una volta e l’uomo arrestò il passo.
Erano solo loro due, ancora una volta…
- Signore e signori, accogliamo con un grosso applauso gli sposi!-
Le luci si abbassarono e Gold non fu più visibile.
Si alzarono in piedi per accogliere gli sposi, che fecero il loro trionfale ingresso portandosi al centro della pista per il primo ballo. Ma Belle continuava a pensare a Gold e alla scelta di vestirsi come la bestia.
Come una valanga, fu invasa da tutti i ricordi dei momenti passati insieme e anche se l’aria festosa era piacevole, scappò da quel caldo soffocante senza farsi vedere.
 
Per fortuna poco distante dalla sala, c’era l’ingresso alla balconata esterna.
Faceva un gran freddo, ma finalmente si sentì libera di respirare a pieni polmoni.
Stette lì seduta per parecchio tempo, poi percepì un rumore di passi e quando si voltò vide Gold che si toglieva la giacca e l’appoggiava sulle sue spalle infreddolite.
- Mia cara, prenderete l’influenza a stare qui fuori senza un’adeguata copertura-
- Avevo caldo…- rispose semplicemente – che ci fate qui?-
- Oh, suppongo per il vostro stesso motivo. L’aria festosa mi stava soffocando…-
- Mi dispiace che Bae non sia venuto…- gli disse sincera.
- Mi sono abituato all’idea di non vederlo più così spesso, ma la visione della gente felice continua a infastidirmi…-
Belle si morse la lingua per evitare di tornare su argomenti spiacevoli, ma non potè fare a meno di pensare che se la fosse cercata.
- Anche se ti stai trattenendo dal commentare, so benissimo che pensi che questa punizione sia più che meritata…-
Belle rise. Si capivano ancora bene, nonostante tutto.
- Perché sei qui?- chiese di nuovo.
- Alla festa intendi? Beh, i genitori di Sean sono miei vecchi clienti, non hanno potuto fare a meno di invitarmi…-
- Non eri costretto ad accettare…-
- Questo è vero…- si sedette accanto a lei nel cornicione della balconata, che dava su un magnifico giardino.
- E poi non hai indossato gli abbiti di Tremotino…-
- Anche questo è vero. Stasera sei in vena di troppe domande, mia cara…-
- Sai benissimo che sono un animo curioso. E mi domandavo quale oscuro motivo si celasse dietro la scelta di questi abiti… E di venire qui…-
Gold la scrutò a lungo, poi fece uno di quegli ambigui sorrisi che lei amava tanto.
- E se ti dicessi che sono venuto solo per accompagnare Cora?-
Belle si irrigidì sentendo pronunciare quel nome.
Le parole della donna le balzarono in mente come un boomerang. Era chiaro che avessero riallacciato i rapporti.
Come sempre si sentì una stupida.
Tolse la giacca e la restituì al proprietario, si alzò e fece per tornare in sala, ma una mano le afferrò il polso prontamente.
- Ehi, dove vai?- gli chiese Gold mentre si alzava e le rimetteva la giacca sulle spalle – stavo scherzando. Non sono venuto per Cora…-
Belle si voltò appena. Erano nuovamente vicini, dopo quelli che parvero anni.
- Io non capisco… Insomma, ti presenti qui senza un reale motivo, perché tutti sanno quanto poco ami queste “feste mondane”…. Ti vesti come la bestia quando sai benissimo che ho da sempre un debole per questa storia e poi cerchi di farmi credere che sei qui solo per la rettrice Mills… Qual è la verità? Cosa vuoi ancora da me? Perché non mi lasci in pace e basta?-
Qualche lacrima sfuggì al suo controllo, ma l’uomo le raccolse prontamente con le dita calde.
- Sai, avrei potuto davvero venire qui con Cora, o per far compagnia a Cora. Lei ha insistito per tornare con me, ma io non potevo… E tu sai benissimo il perché…-
- Cosa vuoi dire?-
- Mia cara Belle… Credo sia giunto il momento di essere sinceri l’uno con l’altra. Basta mentirci…-
Belle continuò ad osservarlo smarrita, così lui continuò.
- So benissimo che la notte prima che tornasse Bae, tu hai sentito ogni cosa di ciò che è successo tra me e Cora…-
Belle si irrigidì. Non poteva essere, era stata molto attenta.
- A… A cosa ti riferisci?-
- Piccola Belle… Sei così dolce…- le accarezzò le labbra con la punta delle dita, poi scese verso il collo e creò percorsi tutti suoi – Ricordo quella sera come se fosse stata ieri… Tu avevi studiato fino a tardi, come molte sere, così ero passato in camera tua per vedere se ti fossi messa a dormire, ma non ti ho trovata. Quindi la seconda tappa è stata la biblioteca, ma tu non eri nemmeno lì… L’ultimo posto rimasto era il salotto. Ti trovai sdraiata nel divano, così ti ho appoggiato il plaid sul corpo e ti ho lasciata riposare- il cuore di Belle iniziò a battere forte – quando Cora suonò alla porta, sapevo benissimo che tu avresti potuto sentire ogni cosa, così mi sono affrettato a portarla in camera. Ma noi… Sai cos’è accaduto dopo, sai cosa ci ha fatto litigare e sai perché non ho più voluto vederla…. Ero spaventato, forse ti avevo svegliata, così scesi in salotto e sbirciai, ma tu non c’eri più. Eri tornata in camera tua, così sono entrato e sapevo che eri ancora sveglia, perché il corpo tremava anche solo sfiorandolo con le dita. Il sorriso che avevi la mattina dopo, non potrò mai dimenticarlo… Eri felice e fu allora che ebbi davvero paura di ciò che provavo, perché tu non hai accennato nulla, non eri arrabbiata, o disgustata, eri felice di ciò che avevi visto… Eri felice del mio rifiuto verso Cora…-
- Se è così, perché poi hai fatto finta di nulla? Perché mentirmi e continuare a respingermi?-
- E’ semplice, avevo paura. Nessuno mi ha mai amato davvero, eccetto mio figlio… Non riuscivo a credere che una ragazza così giovane, bella, intelligente, potesse davvero trovare qualcosa in me… Io sono un mostro, non avevo e non ho alcuna intenzione di contaminarti con la mia oscurità. Tu devi rimanere pura, è giusto così…-
- Ma a me non importa… Io voglio stare con te! Io mi sto innamorando di te, lo capisci? E questi giorni passati lontani, sono stati un inferno! Non importa quale sia il prezzo da pagare, lasciami entrare nella tua vita, ti prego!-
Gold la osservò confuso. Gli occhi erano lucidi e le labbra erano dischiuse, ma allo stesso tempo serrate, come se al suo interno si stesse svolgendo una lunga battaglia.
- Io non posso, Belle, tu meriti di più. Siamo troppo diversi e tu sei così giovane… Potremmo essere come padre e figlia…-
- L’età non è poi così importante… Siamo nel XXI° secolo, dopotutto…-
Gold sospirò e le afferrò entrambe le mani, portandole alla bocca per poterle sfiorare.
- Ah, Belle… Non so come fare per restarti lontano…-
Belle si avvicinò di più e gli accarezzò la guancia con affetto.
- Non c’è motivo di rimanere lontani…-
Si osservarono complici, sorridendosi dolcemente.
Le danze erano già iniziate e si sentì l’eco di una musica leggera, che nelle loro menti fu interpretata come la colonna sonora della bella e la bestia.
- Mi concedete questo ballo, madame?- gli chiese lui porgendole la mano.
- Molto volentieri…- rispose facendo un piccolo inchino.
Gold le strinse la vita, afferrò l’altra mano e iniziarono a volteggiare tra le note di quella magica melodia.
La giacca cadde dalle spalle di Belle, ma la ragazza non ci fece caso, perché il corpo di Gold era così caldo che le sembrò una splendida sera primaverile.
Percorsero tutto il perimetro del giardino continuando a danzare e fu tutto perfetto.
Gold la guidava sicuro e a Belle sembrò quasi di volare. Il tocco sulla schiena la faceva sussultare e la vicinanza non aiutava certo ad assopire la voglia di impossessarsi delle sue labbra.
Non fecero altro se non danzare per un tempo che a loro parve infinito, poi quando si separarono, Gold si avvicinò alle piante accanto la staccionata e spezzò una singola rosa rossa.
- Tieni, è per te…-
Belle afferrò la rosa e annusò il profumo intenso e delicato allo stesso tempo.
- Grazie, è bellissima…-
E gli sarebbe piaciuto dire altro, ma videro avvicinarsi due persone dalla parte inferiore del giardino.
- E’ meglio se ci nascondiamo- Le suggerì Gold afferrando la giacca. Così entrarono prima che i due potessero vederli mentre salivano le scale che dal giardino portava direttamente al balcone.
Rimasero a sbirciare qualche secondo e Belle ebbe un tuffo al cuore nel notare Regina insieme al professor Hood, mano nella mano.
Capì che la situazione di Regina era peggiore alla sua: era innamorata di un uomo che non poteva mai avere alla luce del sole.
Così, quando li vide unire le labbra in un bacio appassionato, fece cenno a Gold di tornare in sala.
 
I festeggiamenti durarono fino a notte fonda.
Belle quasi non toccò cibo, troppo emozionata per ciò che le aveva detto Gold.
Ogni istante si voltava a fissarlo e notava che l’uomo non si nascondeva dal ricambiare.
Non la invitò a ballare e Belle ne fu lieta. La società era una massa di avvoltoi, pronta a spettegolare su ogni fatto.
Il rimedio era stato distrarsi e non pensare a Gold, così si concentrò ad osservare Emma e Killian, che continuavano a ballare insieme e ridevano ogni volta che Emma sbagliava un passo di danza.
Quello strano triangolo stava distruggendo anche lei e temeva il momento in cui Bae sarebbe tornato.
Emma sembrava così serena insieme a Killian, ma Bae era sempre stato il suo unico amore…
Li vide tornare a sedersi distrutti.
- Ah, non sono portata per ballare così tanto…- si lamentò Emma.
- Zitta, in realtà ti sei divertita come una pazza scatenata…-
- Killian!- lo rimproverò – non sono pazza scatenata… E’ solo che non avevo mai preso sul serio questa storia del ballo…-
- Che ci vuoi fare, quando hai davanti un principe affascinante come il sottoscritto, riuscire a resistere diventa pressoché impossibile. E ogni attività diventa più che piacevole…-
Si avvicinò appena e posò un piccolo bacio nell’incavo del collo.
Belle stentò a credere che quei due facessero davvero simili cose in pubblico.
Si voltò istintivamente verso Gold e lo vide fargli un cenno. Voleva essere seguito.
- Scusatemi un attimo…- disse ai suoi amici prima di allontanarsi.
Belle si addentrò nei corridoio, sussurrando “Gold” per farsi sentire.
Si sentì afferrare per un braccio e trascinare in una camera, che poi venne prontamente chiusa.
- Ehi… - disse divertita.
- Ehi…- gli rispose lui.
Belle lo abbracciò e lo strinse a sé, troppo felice di averlo finalmente al suo fianco.
- Quindi… Il costume della bestia, il tuo essere qui stasera, sono davvero dovuti a me?- ebbe il coraggio di chiedergli.
Gold non le rispose a parole, fece un semplice gesto.
Sollevò una mano e la portò dritta al cuore.
- Questo non può mentirti, Belle. Sono qui per te. Sono qui perché mi sei mancata, sono qui perché quella maledetta tazza è diventata il mio oggetto più caro… Sono qui perché prendere il tè non è lo stesso senza te. Perfino osservare i documentari di Body Art mi fanno pensare a te…-
- Oh, Gold…- sussurrò avvicinando le labbra.
- No, non chiamarmi Gold, chiamami solo Robert…-
- Robert…- ripetè lei come in transe.
Si strinsero forte, si accarezzarono da sopra quegli abbiti così ingombranti.
Robert le sfiorò sensuale i capelli, il collo, i lobi delle orecchie… Sfiorò con le labbra le parti più sensibili e Belle si ritrovò suo malgrado a sospirare di piacere ed accompagnarlo in quella dolce tortura.
La voglia di assaggiarsi divenne insopportabile.
Le labbra si cercarono disperatamente, si sfiorarono, palpandosi leggermente. Poi tornarono a separarsi. Quando quel gioco apparve estenuante, accantonarono ogni inibizione e si assaporarono con prepotenza.
Robert la sollevò appena dal pavimento e approfondì il contatto.
Stuzzicò con la lingua le labbra sottili e Belle gli concesse di addentrarsi.
Si baciarono con trasporto.
Belle strinse i suoi capelli, poi passò ad accarezzare il petto, le spalle e poi nuovamente il collo e il volto.
Sentiva scariche elettriche attraversargli ogni angolo più remoto del corpo e Belle ebbe l’istinto di andare oltre ed esplorare altri luoghi.
Le mani di Gold la bloccarono in tempo.
- No, aspetta- le disse staccandosi dolcemente – non possiamo qui- le spiegò – e poi tu meriti molto di più…-
Lei fu pronta a ribattere, ma l’uomo sigillò la bocca con un piccolo bacio.
- Aspetta, fammi finire. Intendo che vorrei fare le cose per bene… Che ne diresti di un appuntamento, io e te, da soli?-
Belle lo guardò sorpresa (per quello che si riusciva a vedere con i soli raggi lunari). Il cuore le scoppiò in petto.
- Si! Mi piacerebbe molto!- rispose lanciandosi in un abbraccio carico di gioia.
- Benissimo… Sei libera domani?-
- Sono liberissima!- fu la sua risposta.
- Perfetto… Passo a prenderti per le 3 di pomeriggio, fatti trovare pronta. E avverti tuo padre che potresti non tornare per la notte…- e per imprimere il messaggio, le accarezzò appena i fianchi e salì fin quasi a sfiorarle i seni.
Sospirò di piacere e si sentì una quindicenne in piena crisi ormonale.
- Dovremmo andare… Qualcuno potrebbe notare la nostra assenza…- gli disse lui baciandole la mano.
- Sì, a domani allora…-
Suggellarono la promessa con un ultimo bacio e Belle tornò in sala più felice che mai.
All’improvviso la festa le apparve più bella. Si divertì a giocare con Killian per prendere in giro Emma e il suo stravagante modo di ballare. E solo la sua felicità le permise di percepire uno sguardo diverso in Emma, lo stesso sguardo che aveva lei in quello stesso momento.
Entrambe, si sentirono vive.
 
 

Continua…

Buonasera! Anche questa settimana arrivo con un giorno di anticipo. Il mercoledì sta diventando il giorno più incasinato della settimana, quindi ho preferito aggiornare la sera prima per non rischiare di saltare domani.
Siam giunti al matrimonio di A&S, che teneri che sono! Ma qui il primato tenerezza spetta ai Rumbelle! ♥_♥
La riappacificazione è avvenuta dopo un pò di tempo (per noi è stato solo un capitolo di dolore, per loro molti giorni in più). Bobby nostro ci anticipa un pò di cosette sul perchè è stato così stronzo, ma avviso sin da adesso che il discorso verrà ampliato tra il prossimo capitolo e successivamente.
La scelta del tema natalizio, è perchè amo il natale e poi ho iniziato dal primo capitolo a voler vedere i personaggi della mia ff con i vestiti della foresta incantata.
La scena del ballo è riferita a quella del balcone nella bella e la bestia, anche se è un pò modificata ;)
Ricordo che qualcuno in un commento mi chiese il perchè Belle non chiamasse Gold per nome. La spiegazione è molto semplice: io ho sempre desiderato vedere una scena del genere, con loro che si baciano con passione, al buio, lei che lo chiama Gold e lui con lo scopa sguardo le risponde "chiamami solo Robert"  *ç* (sto sbavando al sol pensiero).

Adesso viene una notizia dolorosa.... La prossima settimana non posso aggiornare, perchè sarò senza pc (la tristezza.... per fortuna c'è la connessione al cellulare). Quindi non so proprio come fare, non so se si possa caricare dal cellulare, ma sono proprio impedita in queste cose... Abbiate pazienza ad aspettare almeno martedì 25 (sarò di nuovo con il pc per quel giorno). 
Sappiate che mi urta anche non poter vedere la 4X08 ç______ç

Come anticipazioni, vi posso dire che sarà un belliiiissiiiimoooo capitolo. E ci sarà l'appuntamento.

Ringrazio tanto chi continua a seguire la mia storia, vi ringrazio anche per i consigli che mi date, che sono per me la cosa più preziosa. Ringrazio
Ariki, gionem, valepinkcrane e Chrystal_93 per avermi lasciato una recensione. 
fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, mi farebbe molto piacere ;)))))


Vi lascio con le immagini dei protagonisti (anche se credo abbiate capito quali siano i vestiti indossati)

Belle: http://static.tvtome.com/images/genie_images/news_hub/uploaded/LilyRoRoSparksnews136624185425/OUAT_belleglamourshot.jpg

Gold: http://38.media.tumblr.com/18ed6bd03efe03049da5d16e6ff951c5/tumblr_ndgebqo8Tn1rcyiauo1_500.png


Ashley e Sean: http://25.media.tumblr.com/tumblr_m5dty59MLd1qchk9no1_500.jpg

Killian ed Emma: http://37.media.tumblr.com/64d56262911bc16279337e310bbf3d31/tumblr_n567ruKa7f1rcyiauo1_500.png

Ariel ed Eric: http://media-cache-ak0.pinimg.com/736x/9c/ce/c0/9ccec03a8c76b45b29d565275dffedf3.jpg

Ruby: http://images6.fanpop.com/image/photos/33800000/Red-once-upon-a-time-33806635-1195-1920.jpg


........... Cora: http://onceuponatime.sff.cz/wp-content/uploads/2013/12/2x09-Queen-of-Hearts-Promo-Photos-once-upon-a-time-32949186-1280-1920.jpg

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
 
Rovistò nel suo armadio per la quarta volta, ma non seppe davvero cosa indossare.
Era il suo primo, vero appuntamento e voleva sentirsi leggermente più carina del solito… In realtà voleva sembrare carina agli occhi di Robert, se proprio doveva essere sincera.
- Ah… Questo è troppo semplice… Questo è troppo trasparente… Accidenti… - gettò sul letto gli ennesimi vestiti e sospirò afflitta.
Le sarebbe piaciuto avere il dono di Killian in fatto di abbigliamento. In un modo o nell’altro il ragazzo riusciva sempre a trovare il look ideale rimanendo sempre se stesso…
Prese in mano l’ennesima gonna e fu lì che ebbe un’illuminazione.
- Santo ragazzo, prometto di farti un bellissimo regalo di natale…-
Alla fine indossò una camicia molto elegante, con sopra una giacca nera e rossa e una gonna in pelle nera, che metteva in risalto la vita sottile. Terminò con decolleté bordò e nere e una borsetta in pelle nera.
Guardò l’orologio e scese le scale di tutta fretta notando l’ora.
- Ciao papà, a domani!- urlò uscendo di casa.
- Ciao Belle!- le urlò di rimando. In realtà non aveva detto tutta la verità, aveva raccontato al padre che sarebbe uscita con Gold e che sarebbe rimasta a dormire da Emma per poterle raccontare i dettagli dell’appuntamento. Ovviamente non era così, ma non se la sentiva di raccontare al padre l’ennesima bugia, però non poteva nemmeno dire esplicitamente che avrebbe passato la notte da Gold… Se le cose tra loro si sarebbero sistemate, avrebbe cercato di convincere entrambi a riappacificarsi, ma momentaneamente progettare simili ipotesi era prematuro.
 
Come d’accordo, Gold la stava aspettando poco distante da casa sua.
Il cuore iniziò a battere non appena scorse la macchina scura, entrò in fretta e lo abbracciò.
- Ciao…- gli disse stringendolo.
- Buongiorno a te, mia cara Belle…-
Entrambi avrebbero voluto annullare le distanze e lasciarsi trasportare in un bacio passionale, ma sapevano che non era il momento adatto, così Belle si sedette composta e mise la cintura.
- Dove andiamo?- chiese curiosa.
- Mi è sembrato di capire che avresti voluto al tuo fianco un uomo che ti capisse. Oggi cercherò di soddisfare questo tuo desiderio e regalarti un appuntamento perfetto-
Le sorrise appena e Belle già adorò quel giorno fantastico.
- Nessun indizio? Mi dici solo questo?-
- Goditi il momento. Ti fidi di me?-
- Sì, mi fido…-
- Allora non c’è alcun problema- mise in moto e partirono.
 
Lasciarono i confini di Strybrooke e si diressero in una delle città vicine.
Durante il viaggio Belle raccontò tutto ciò che aveva fatto in quei giorni di lontananza, evitando di descrivere tutto il dolore che aveva provato.
Quando chiese a Robert cosa avesse fatto lui, l’uomo scrollò le spalle.
- Nulla di particolare. Andavo in negozio, tornavo a casa, parlavo con Bae e andavo a dormire. Niente di così speciale…-
- Mi dispiace così tanto… Deve essere stata dura affrontare la solitudine…- lei aveva resistito grazie agli amici ed a suo padre. Robert, invece, era rimasto praticamente solo.
- Non penarti, Belle. Ho trascorso i tre quarti della mia esistenza in solitudine, quindici giorni in più non hanno fatto differenza…-
- Beh, adesso non sei più solo, hai me!-
Gold le sorrise, ma non staccò lo sguardo dalla strada.
 
- Siamo arrivati…- le disse aprendole lo sportello da vero gentiluomo.
Belle si guardò attorno stupita. Erano nel pieno della natura, ma al centro vi era un’opera architettonica unica nel suo genere: era come se il prato sovrastasse lo stabile, perché l’unica cosa visibile dall’esterno, erano enormi finestre a cerchio, che spuntavano come funghi dal terreno.
- Che posto è?- chiese avvicinandosi.
- E’ il palazzo della scienza, realizzato dall’architetto italiano Renzo Piano. Questo è il retro, anzi, è il tetto se vogliamo essere più precisi. L’ingresso è dall’altra parte, però volevo farti vedere la sua idea geniale. Tutto ciò che vedi è una sorta di prato sintetico, realizzato per fare in modo che la struttura sembri un tutt’uno con l’ambiente e le vetrate permettono alla luce di entrare a qualsiasi ora del giorno, senza usurpare lo splendido paesaggio-
- Non avevo mai visto nulla di simile…-
- Era ciò che speravo… Sali in macchina, andiamo a parcheggiare-
 
La parte frontale era una semplice struttura, stentò a credere a ciò che aveva visto nel retro.
Robert pagò i biglietti d’ingresso e Belle rimase ancora una volta stupita.
Quando il design incontra la natura, nascono veri e propri capolavori.
Le piante si fondevano con i pavimenti e le vetrate. Era come stare all’interno di un grande parco naturale, ma la differenza era che nulla era lasciato al caso, tutto aveva un suo ordine ben preciso.
C’era una zona dedicata agli acquari e altre che riproducevano paesaggi invernali.
La parte che preferì, fu sicuramente il planetario.
Rimasero ad osservare le finte stelle e le spiegazioni della guida e Belle si sentì quasi parte del cosmo.
In quell’ambiente così buio, si sentì libera di afferrare la mano di Robert e intrecciarne le dita.
- Ti piace?- le chiese all’orecchio.
- Sì, è bellissimo! Non ero mai stata a un museo delle scienze ed è fantastico!-
- Anche per me è la prima volta in questo posto. Volevo condividere quest’esperienza insieme a te…-
Belle rimase colpita dalle sue parole. Era un pensiero molto dolce.
- Grazie…- si sporse appena ed unì le labbra in un tocco leggero. Desiderava farlo da quando avevano lasciato Storybrooke.
Gold le sorrise e lei si sentì completa.
Era l’appuntamento migliore di sempre.
 
Passeggiarono per il parco per quasi due ore, poi Robert le disse che c’era un altro posto che dovevano visitare.
Stavolta Belle non fece domande, ma rimase stupita quando parcheggiò davanti un centro commerciale.
- Che ci facciamo qui?- chiese seguendo l’uomo, che aveva preso un carrello della spesa – compriamo da mangiare?-
- No, molto meglio…- le fece cenno di seguirla e Belle si aggrappò al suo braccio mentre entravano nello stabile.
C’erano tantissimi negozi di abbigliamento e anche un’immensa libreria.
- Possiamo entrare? Per favore…- chiese con sguardo da povero cucciolo.
- E va bene…-
Belle si fiondò come un razzo nella zona fantasy e cercò assiduamente la sua saga del momento.
- Eccolo!!!- ebbe una visione quando intravide “A Storm of Swords”, il terzo libro della saga di George Martin.
- Leggi il trono di spade?- le chiese Robert, osservandola sbigottito.
- Si, perché?-
- Non credevo ti piacesse questo genere di lettura… Diciamo che distrugge un po’ i tuoi sogni fiabeschi, questa è una lettura molto più cruda…-
- Solo perché amo le favole, non significa che sia distaccata dalla realtà… E poi adoro anche i racconti più crudi-
- E chi è il tuo personaggio preferito?-
- Che domande: Tyrion Lannister! Anche se ho sentito in giro che in questo terzo libro si inizierà ad apprezzare molto anche Jaime Lannister…-
- Lo sterminatore di Re? Tutti lo definiscono un mostro…-
- Oh, il parere della gente non conta poi molto… -
Robert le sorrise, pagarono il libro e tornarono nella via principale.
Belle stringeva il suo libro felicissima. A Storybrooke era irreperibile da mesi, finalmente aveva la sua copia tra le mani.
- Eccoci qui…- le disse Robert fermandosi all’ingresso di un negozio più grande degli altri.
- Oh caspita!!!! Uhauuu! E’ il paese dei balocchi!!!- Belle posò il libro nel carrello e saltellò felice entrando in quel punto vendita grandissimo.
Tutto, dall’accessorio più piccolo al più grande e stupefacente, era dedicato alle decorazioni natalizie.
C’erano tantissimi alberi, sia finti che veri ed alcuni erano anche già decorati, per dare delle proposte agli acquirenti.
- Dunque, Belle. Ti ho portata qui per due motivi- le disse Robert afferrandola per mano – il primo motivo, è che so quanto ami queste festività. Quando abitavamo insieme, non facevi che ripetermi quanto ti sarebbe piaciuto decorare casa con l’albero e tutto il resto…- Belle gli sorrise – il secondo motivo, è in realtà legato al primo… Casa mia è spoglia, mi farebbe piacere decorarla insieme a te, quando torniamo a casa…-
Belle provò un’incredibile emozione. Afferrò il volto dell’uomo con entrambe le mani e lo coinvolse in un bacio appassionato.
Gold rimase interdetto di fronte a quel gesto così impulsivo, specie perché erano pur sempre in un luogo pubblico. Così si trovò costretto a interrompere il contatto.
- Ehi… Caspita… Non mi aspettavo questo tipo di reazione…- le disse sincero – dovrò portarti più spesso…-
Belle non badò a quel commento e iniziò a far mente locale su ciò che serviva.
- Per prima cosa dobbiamo decidere l’albero, poi le luci, le decorazioni, magari anche un ramo di vischio sarebbe carino da appendere… E le luci per gli esterni! Potremmo avvolgere la scultura di Pomodoro!!-
- Non credo sia una buona idea…-
Ma Belle era ormai completamente assorta nei suoi sogni idilliaci e per Robert, non restò altro da fare che assecondarla.
 
Uscirono dal negozio con due carrelli pieni di roba.
- Ah, in questo posto si fanno dei veri e propri affari!- commentò Belle più felice che mai – non vedo l’ora di abbellire casa! Ho anche preso le tazzine da te con le renne!-
- Ottimo… Sono sicuro che la casa “risplenderà” dopo questi ultimi acquisti…-
- Sì, ne sono certa anch’io!!!!-
Belle aiutò Robert a caricare la macchina, ma il problema sorse quando dovettero portare tutto dentro casa…
Belle sentì Gold imprecare mentre tentava di entrare l’albero e si sentì un po’ in colpa.
- Forse ho preso troppa roba…. Scusami tanto, mi sono lasciata trasportare dall’entusiasmo e non ho pensato a come avremmo fatto a trasportare tutto dentro…-
Robert si voltò non appena poggiò l’albero all’ingresso.
- Belle, non dire sciocchezze… Il punto è che sono secoli che non festeggio il natale… Per me è una novità vedere qualcuno che è felice di passare del tempo con me, scegliere l’albero e le decorazioni… Se ti va puoi anche mettere le luci alla scultura di Pomodoro, mi basta sapere che anche tu sei felice…-
- Ma certo che sono felice! E’ solo che non voglio sconvolgerti la vita… Insomma, capiterà spesso che mi faccia coinvolgere dalle situazioni, è una cosa che non riesco a controllare…-
Robert la abbracciò e le accarezzò i capelli.
- E’ la tua spontaneità che fa di te una persona meravigliosa… Tu sei pura, a volte anche ingenua, ma assapori la vita con gioia… Ed è questo che mi piace di te… Alimenti ogni giorno la mia voglia di vivere e sono contento di poter condividere questi momenti con te…-
Belle si staccò di poco per poterlo osservare.
- In ogni caso prometto di contenermi… Facciamo che la scultura di Pomodoro rimane così com’è…-
- Questo mi è rassicurante…-
 
Belle si trasformò in una magica fata turchina.
In poco tempo montò l’albero, sistemò le luci e iniziò ad abbellirlo con l’aiuto di Robert.
Avevano comprato delle palline piuttosto strane: ognuna richiamava un movimento artistico dell’avanguardia e Belle pensò si adattassero bene allo stile della casa così contemporaneo.
In cima all’albero, inserì una di quelle tazzine con renne e mise delle rose rosse (finte) al suo interno, in modo che sembrasse quasi un vaso di fiori.
Fece un passo indietro e rimase colpita.
- Uhau, è l’albero più bello che abbia mai fatto…-
Il bianco delle luci a intermittenza, contrastava con i forti colori dei decori e il risultato era molto delicato.
- Piace molto anche a me, siamo stati bravi…-
- Bene, adesso non rimane che sistemare tutto il resto…-
Si guardarono intorno e c’era ancora molto da fare.
 
Trascorsero le due ore successive ad appendere il vischio, mettere le luci all’esterno, inserire oggetti natalizi nel resto della casa. Belle aveva comprato anche una trapunta natalizia, un grembiule natalizio e le presine da cucina natalizie.
- Abbiamo finito, finalmente! –disse esausta appoggiandosi al divano.
- Direi che abbiamo fatto un ottimo lavoro. Adesso ogni angolo della casa trasuda di spirito natalizio…- osservò l’uomo.
Belle si stiracchiò un po’, si tolse le scarpe ed appoggiò il capo sulla spalla dell’uomo.
- E’ stata una giornata bellissima, grazie… Mi rendo conto solo adesso che non avevo mai vissuto un vero appuntamento prima d’ora. Stando insieme ad una persona che si ama, anche fare cose semplici diventa un momento speciale… Non ho mai provato tanta gioia nel decorare casa…- disse sincera.
Robert posò un bacio tra i capelli rossicci, le prese una mano e la accarezzò con dolcezza.
- E sai? La serata non è ancora finita…-
Belle si voltò di colpo.
- Davvero?- chiese incredula – cos’altro ci può essere più speciale di questo?-
- Dammi solo qualche minuto e lo vedrai…- la baciò un’ultima volta prima di alzarsi – perché un appuntamento che si rispetti, ha anche la cosiddetta “cena a lume di candela”….-
Belle rimase impietrita nel divano. Non poteva aver pensato anche a quello…
- Non posso proprio venire?- chiese urlando.
- Assolutamente no…- rispose l’uomo dal corridoio.
Belle sbruffò, poi però si rese conto che molte donne in quel momento potevano invidiarla. Erano pochi gli uomini del 2000 che preparavano la cena romantica del primo appuntamento…
Si perse nei pensieri e continuò ad osservare incantata le luci dell’albero, che si accendevano e spegnevano con ritmi irregolari.
 
Dopo una mezzoretta, Robert la chiamò.
Rimise le scarpe e si affrettò a raggiungerlo in cucina.
Quando entrò, le venne quasi da piangere. Nessuno aveva mai fatto tutto ciò per lei…
Robert aveva apparecchiato la tavola con una tovaglia rossa molto romantica. I piatti quadrati, erano disposti con uno spirito molto giapponese, accentuato dalla presenza di piccole ciotole con diverse salsine. Al centro vi era un vaso stretto e alto con una rosa rossa e a lato faceva capolino la tazzina che aveva scheggiato uno dei primi giorni di lavoro, con dentro quelli che sembravano dei rametti di vischio.
Ma la cosa sorprendente, era la vastità di cibo sul tavolo.
- Quando hai preparato tutto questo?-
- Stamattina. Ho cucinato cose che potessero essere servite fredde, o riscaldate. Ti piace?-
- E’… E’… Io non ho parole…-
- Allora sarà meglio accomodarci…-
Gold l’accompagnò nel sedersi e lei si sentì una principessa ad essere trattata a quel modo.
Presero piccole porzioni di ogni pietanza e Belle ne rimase deliziata.
- E’ tutto buonissimo! Sono tutti con alla base le mie pietanze preferite…-
- Sono lieto si intuisca…- Robert la guardò intensamente, poi sollevò il calice con ottimo vino rosso – che ne dici di un brindisi?-
- Ma certo… A cosa brindiamo?-
- A noi…-
- A noi-
Fecero sfiorare i calici, provocando un piccolo tintinnio.
Il vino fece subito girare la testa a Belle, che non era molto abituata a quel sapore deciso.
Continuarono a cenare e l’atmosfera intima rendeva il banchetto ancora più saporito.
Belle non si era mai sentita così corteggiata. Robert era molto premuroso e spesso si soffermava a guardarla più del dovuto mentre ripuliva le labbra o beveva un sorso di vino.
- Cosa c’è? Mi sono sporcata?- chiese strofinando il mento con il tovagliolo.
- No, Belle… Mi piace solo osservarti… Si capisce subito se quello che assaggi ti piace, perché si forma un sorriso naturale…-
- Davvero? Non me n’ero mai accorta…-
- Io invece l’ho notato da subito, sin da quella volta che sei venuta in casa mia per chiedermi aiuto con le tue ripetizioni e ti ho offerto il tè…-
- Non me l’hai mai detto…-
Robert le sorrise ambiguo. Bevve un altro po’ di vino, poi si avvicinò di poco e Belle non potè far altro che notare quanto sembrasse ancora più affascinante con il gioco di luci e ombre creato dalla candela.
- Ci sono tante cose che non sai, Belle…-
- Perché non inizi a raccontarle? Oltre ad essere una gran chiacchierona, adoro ascoltare…-
- Cosa ti piacerebbe sapere?-
- Ecco, non so… Ad esempio, quando… Ecco, è imbarazzante, ma… Quando ti sei accorto di me “in quel senso”?-
- Intendi quando hai iniziato a piacermi?- Belle annuì – Questo è facile da spiegare: mi sei piaciuta da subito. Già quando mio figlio ci ha presentati ho notato “qualcosa” in te… Eri così diversa da me, così pura! Quando ti sei presentata a casa mia, ero davvero sorpreso. Sono poche le persone che hanno la faccia tosta di bussare alla mia porta. Però per raggiungere il tuo obbiettivo eri disposta a tutto ed io adoro le persone determinate. Più parlavamo, più mi intrigavi e ammetto che quando ho saputo che eri fidanzata, ci rimasi un po’ male. Ovviamente molte donne hanno apprezzato il mio fascino in passato, ma tu eri diversa… Non hai mai fatto nulla per sedurmi, o meglio, per me eri molto seducente, ma erano dei gesti involontari… Anche vederti sorseggiare il tè, o ascoltare rapita le mie spiegazioni di arte, ti rendeva desiderabile ai miei occhi… E piano mi sei entrata dentro, con i tuoi buffi modi di fare, con la tua solarità, con il tuo essere un po’ goffa, tanto da far cadere a terra questa tazzina- prese in mano la tazzina e sfiorò il taglio come se fosse una parte preziosa - però il modo in cui ti scusavi, ti rendeva adorabile… Ho iniziato a capire che mi stavo innamorando, quando ho cominciato a trattare questa tazzina alla stregua di un tesoro inestimabile. Ma questi erano i miei sentimenti, non conoscevo i tuoi… Eri fidanzata, tuo padre mi odiava e mi odia tutt’ora, inoltre sei quasi una sorella per mio figlio. Insomma, non una situazione leggera… E poi c’è stato quel giorno, quando sei caduta dalla scala e qualche ora dopo quell’idiota del tuo ex, si è presentato in negozio con quelle accuse… Lì ho capito di esser perduto, perché non so per quale miracolo non l’ho tolto di mezzo direttamente…-
- Sul serio? Hai capito di amarmi, già allora?- Belle era esterrefatta.
- Sì… Magari non era il classico modo di amare, ma per me è sempre stato difficile provare sentimenti per qualcuno, quindi era un po’ una novità. Credo che poi il sentimento sia solamente cresciuto. E’ inutile che ti dica il perché ti ho ospitata in casa mia. Questo è quasi un territorio sacro, per me… Averti per casa è stato magnifico, hai veramente cambiato il mio modo di vivere la giornata, perché cucinare diventava un modo per vederti sorridere e le lezioni serali una scusa per rimanere con te ancora per qualche ora. E forse non mi sentivi, ma ogni notte ti venivo a trovare in camera, solo per osservati indisturbato mentre dormivi… Non so cosa mi hai fatto, so solo che quando ho capito che tu ricambiavi questi sentimenti, ho avuto paura. Perché nessuno mi ha mai amato veramente e non sapevo cosa volesse dire essere amato sul serio, senza pretendere nulla in cambio… Ho pensato che stare insieme ci avrebbe fatto male, che forse era meglio tornare alla mia solitudine e lasciarti andar via, non costringerti ad avere a che fare con questo mostro… Ma io sono un uomo debole e non ho resistito molto a saperti lontana. Ho capito che se anche tu provavi questi sentimenti per me, forse potevamo imparare a viverci insieme… Ecco perché sono venuto a quel matrimonio: per tentare di riaverti nella mia vita… E sono lieto di averti qui, perché potresti aiutarmi a domare l’oscurità ed essere una persona migliore, sia per Bae, che per te…-
Belle aveva gli occhi lucidi. Erano le parole più belle che qualcuno le avesse mai detto.
- Robert, non devi avere paura di amare ed essere amato… Te l’ho detto tante volte: c’è del buono in te, io lo so! Non sei il mostro che vuoi far credere… E ti prometto che ti aiuterò in ogni occasione, farò il possibile per farti capire che siamo ciò che noi vogliamo! Nessuno può impedirti di essere una persona migliore. E nessuno ti impedisce di amare… Io e Bae ti staremo sempre vicino, a prescindere da cosa gli altri pensano di te… Non sarai mai più solo, te lo giuro…-
Robert la prese per mano e la accarezzò.
- La mia più grande fortuna è stata incontrare te e spero di esser riuscito a farmi perdonare per tutte le volte che ti ho fatto soffrire con i miei rifiuti…-
- Non c’è niente da perdonare, va bene così…-
Gli stinse forte la mano e lui ricambiò la stretta fissandola intensamente.
Suggellarono quel momento perfetto, con un bacio leggero.
 
- Rimane un’ultima cosa da fare…- le disse Gold quando avevano terminato di sparecchiare.
- C’è dell’altro? Non posso crederci…-
- Oh, Belle, te l’ho detto… Questo appuntamento deve rimanerti impresso a vita… Basterà seguirmi in salotto…-
La prese per mano e la guidò nei corridoi, per poi accomodarsi nel famoso divano del famoso salotto. Ah, se solo avesse potuto parlare, quel povero divano…
Gold accese la tv e azionò il lettore DVD.
- Non vorrai mica farmi vedere ancora opere di body art…-
- Belle, so che potrei essere frainteso quando dico “ricorderai questo appuntamento a vita”, ma ti giuro che non era una frase ironica… No, non guarderemo body art…-
Pigiò il tasto play e Belle sentì gli occhi pizzicare quando vide i primi frame.
- Sei serio?- chiese stupita.
- Direi che non c’è modo migliore di iniziare la nostra storia, se non prendere spunto dalla favola che ci rappresenta. Una Bella e una Bestia…-
Belle sentì il cuore battere impazzito. Non credeva possibile che un uomo al primo appuntamento le facesse vedere il suo cartone disney preferito.
Afferrò la copertina di natale e la poggiò sulle gambe di entrambi. Robert alzò un braccio e le fece posto nel petto, per poterla abbracciare anche mentre vedevano il film.
Fu un’ora magica. Perché commentarono insieme e risero della goffaggine della bestia e dei dispetti che gli faceva la bella. Si dispiacquero per le disgrazie del padre e concordarono che Gaston fosse uno stronzo in qualsiasi versione. Avrebbero sicuramente impedito alle generazioni future di dare ad un figlio il nome Gaston. E per esserne certi, l’avrebbero messo per iscritto come clausola dell’eredità.
Per Belle, fu quasi come vedere un documentario, perché si rispecchiò in tante cose che aveva dovuto subire Belle, a partire dal dolore per il sentirsi rifiutata dalla bestia.
Il bacio finale del vero amore, era un po’ come il loro: aveva spezzato l’incantesimo che li teneva divisi e finalmente erano liberi di viversi in totale liberta.
- Che bello!!! Lo adoro!- commentò Belle quando spuntarono i titoli di coda.
- Non c’è male davvero… E pensare che dopo questo film la studio animation è entrata in crisi… Ma Frozen ha cancellato il periodo buio degli anni ’90 e inizi 2000-
- E’ proprio vero… Beh, è la vita. Ci sono alti e bassi, ma l’importante è trovare il modo di risalire…-
- Anch’io mi sono sentito come la studio animation. La mia risalita sei stata tu…-
Robert le accarezzò i capelli, poi scese lungo le spalle e Belle rabbrividì al suo tocco delicato.
Quando i titoli di coda finirono, tornarono nuovamente al buio.
Le luci dell’albero creavano strani riflessi e quando si voltò ad osservare Robert, notò che i suoi occhi risplendevano di una nuova luce, la luce dell’amore.
Il cuore prese a battere sempre più forte, lo stomaco le si chiuse in una morsa quasi dolorosa... Le mani tremanti andarono ad accarezzare le guance dell’uomo.
Chiuse gli occhi e si avvicinò piano a lui. Si ricordò di quella volta che avevano sfiorato il bacio in quello stesso divano e istintivamente sorrise.
- Perché ridi?- le chiese Robert in un soffio, che le fece schiudere le labbra da quanto quel tocco la inebriò.
- Niente, sono solo i ricordi che tornano in mente…-
- So a cosa ti riferisci…-
Gold le afferrò le mani e le strinse forte. Avvicinò con calma estenuante i loro volti. Belle tentò di avvicinarsi ancora per sfiorargli le labbra, ma lui indietreggiò, portando le bocche ad una distanza minima, che la fece rabbrividire di piacere.
Gold decise di porre fine a quel gioco e si sporse in avanti, ma stavolta fu lei a sottrarsi e sorrise a un soffio dalle sue labbra.
Robert sorrise e schiuse appena le palpebre. Belle potè leggervi tutto il piacere rinchiuso e tremò, perché fu certa di avere lo stesso sguardo.
Le mani oscillarono e l’uomo le stinse con più decisione. Belle si perse nel suo sguardo profondo e qualcosa scattò in lei quando lo vide spostare l’attenzione verso le labbra dischiuse.
Belle era una persona pacata e pacifica, ma in rare occasioni, scoppiava come un vulcano solitamente in stato di quiete.
Annullò le distanze con prepotenza, strinse le mani di Robert, poi sciolse il contatto per dedicarsi all’apertura della giacca, che fece scivolare lungo le spalle snelle, ma forti.
Gold le accarezzò ogni angolo del corpo, scese con la bocca a sfiorarle il collo e poi ancora più giù, fino a toccarle luoghi che Gaston non si era mai sognato di toccare.
Non era la prima volta che faceva sesso con un uomo, ma Gaston era un tipo che andava subito al sodo, senza prestare troppa attenzione alle fasi preliminari. Robert, invece, le fece toccare l’apice del piacere solo sfiorandola con quelle mani che avevano l’aria di essere molto esperte.
Sospirò di piacere e tentò di ricomporsi prendendo in mano le redini del gioco.
Tolse velocemente gli ultimi indumenti che gli rimanevano in corpo e con audacia, si sedette sulle sue gambe, iniziando ad accarezzare suadente i capelli, le spalle, il petto, per poi continuare a scendere.
Robert soffocò un gemito sulla sua spalla e quando ormai la situazione si fece incandescente, la prese in braccio e la portò in camera da letto.
Salire le scale fu uno strazio e si dovettero fermare più volte per baciarsi e toccarsi, perché la voglia che avevano l’uno dell’altra,era insaziabile.
Quando entrarono in camera, Robert la appoggiò sul letto con delicatezza, la studiò con lo sguardo per lungo tempo e intrecciò le dita alle sue.
- Se non vuoi, basta solo dirlo. Possiamo fermarci anche qui…-
- No, io voglio. Non desidero altro da un sacco di tempo…-
Per dimostrargli che non aveva intensione di fermarsi, allacciò le braccia dietro al collo e lo coinvolse in un bacio rovente.
Gold aprì il cassetto con fatica ed estrasse un profilattico.
Quello che accadde dopo, fu pura magia.
Belle non si era mai sentita così completa in vita sua.
Adesso capiva che la storia dei “due corpi e un’anima” era basata su una storia vera… Perché quando accolse Robert in sé, capì che ciò che aveva sempre aspettato per tutto quel tempo, era solo lui.
Il cuore esplose di pura gioia e non seppe descrivere tutte le emozioni che le invasero la testa e il cuore.
Non ragionava più, sapeva solo che in quel momento ogni pezzo di sé reclamava la vicinanza dell’uomo. Così lo strinse forte per esser certa che quello non era un sogno, ma la sua realtà.
L’uomo si separò prima di raggiungere il massimo piacere e Belle gli fu grata per quell’ennesimo gesto di premura nei suoi riguardi.
Si guardarono affannati e semplicemente risero.
Quando tornarono a respirare, si strinsero nuovamente e Belle potè ascoltare il ritmo irregolare del cuore di Robert.
Finalmente comprese perché la gente non riusciva a rinunciare a fare l’amore con il proprio partner…
 
Quando l’indomani mattina si svegliò, trovò Gold intento a fissarla dolcemente, con davanti un vassoio pieno di roba da mangiare.
- Buongiorno, mia splendida principessa…- la accolse sfiorandole le labbra in un contatto leggero.
- Buongiorno…- rispose baciandogli ogni angolo del volto – che ore sono?-
- Le 10:30…- rispose approfondendo di poco il bacio.
- Uhm… Di già? Tra meno di un’ora devo essere a casa, o mi salta la copertura… Emma alle 11:30 deve andare a prendere suo fratello all’asilo nido…-
- Vorrà dire che mangerai, ti farai una doccia e ti porterò dove vorrai…-
Ma i buoni propositi sparirono al secondo bacio, poiché decisero che la miglior colazione, era assaporare il corpo dell’altro.
 
Per i due giorni successivi, stette il più possibile con Robert e non potè fare a meno di rivelare al padre che il loro rapporto sembrava proseguire per il verso giusto.
Si ripromise di farli incontrare in una di quelle festività.
 
Tutto sembrava perfetto, Robert le dimostrava ogni tipo di attenzione e lei era felice di condividere tante cose insieme.
I guai arrivarono il 23 mattina, quando sentirono la porta di casa aprirsi mentre si intrattenevano in piacevoli attività nel divano del soggiorno.
Fortunatamente erano ancora vestiti, così si ricomposero velocemente e andarono ad accogliere Bae, che evidentemente aveva deciso di arrivare con qualche ora di anticipo.
Ma lo stupore fu tanto nel vederlo in compagnia di una donna sconosciuta.
Bae chiuse la porta e Belle si voltò ad osservare lo sguardo stupito di Robert.
- Figliolo, bentornato… Vedo che sei in compagnia…-
Bae abbracciò il padre, poi fece lo stesso con Belle.
Quando si separò, prese una mano della ragazza e la strinse forte.
- Papà, Belle, vi presento la mia ragazza…-
Belle e Robert si scambiarono una rapida occhiata. Quella storia avrebbe portato parecchi guai e Belle non osò immaginare quale sarebbe stata la reazione di Emma…
 

Continua…


WIKI-ZONE

La struttura di Renzo Piano esiste davvero e si trova a San Francisco. Vi inserisco il link dove è possibile leggere qualche notizia in più e vedere qualche foto http://www.iocostruisco.it/progetti/il-museo-della-scienza-di-renzo-piano-in-california.htm

Belle indossa questi vestiti. La adoro così! *-* http://i.perezhilton.com/wp-content/uploads/2013/09/once-upon-a-time-emile-de-ravin-joanna-garcia-belle-ariel__oPt.jpg

ALTRE NOTE (e cose varie)

Buonasera!!!! Finalmente eccomi tornata con il nuovo capitolo! Ci è voluto un pò, ma spero che l'attesa sia stata ripagata in qualche modo... Sono desolata che non abbia potuto aggiornare la scorsa settimana, ma la rete mi aveva abbandonato anche sul fronte cellulare (la tristezza proprio ç_ç)
Questo, per me, è l'ideale di un appuntamento Rumbelle. Non ci facciamo mancare proprio nulla, dal romanticismo, ai momenti comici... A quellli HOT! E finalmente!! Almeno nella mia ff hanno il diritto di comportarsi come una coppia "normale", quindi con anche l'eros. u.u spero la cosa non disturbi XD
Per quanto riguarda il natale, mi sono ispirata anche al cartone disney, perchè a Belle piaceva molto il natale e scommetto che piaccia molto anche alla nostra Belle in OUAT!
Ma a fine capitolo ecco la sorpresa... Chi mai sarà questa misteriosa ragazza?!? Mmmm, chissà.... 

Ci tengo a ringraziare tantissimo le persone che ancora coraggiosamente mi seguono. Mi fate felice ogni giorno di più! ♥
RIngrazio
Ariki, Chrystal_93, Rumple_bumple, Saja e CSlover per aver recensito lo scorso capitolo (facendomi felicissima!).
Lasciatemi un commento per qualsiasi dubbio, o semplicemente per farmi sapere cosa ne pensate del capitolo e della storia, mi farebbe tanto piacere ;)

Il prossimo capitolo arriva sempre martedì sera (ormai mi è impossibile aggiornare il mercoledì durante il giorno).

Un bacione e alla prossima!!!


 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
 
L’aria in casa si fece subito tesa. Gold continuava a scrutare il figlio e Belle capì che era ora di intervenire.
- Benvenuta, sono Belle. Io e Bae siamo amici da tanti anni…- le porse la mano e la ragazza la strinse.
- Piacere di conoscerti. Bae mi ha parlato molto di te… Io sono Tamara-
- Ma che bel nome! Hai anche dei tratti molto orientali…-
- Sì! Ho lontane origini indiane, per questo sono anche così scura di carnagione…-
Belle la trovò molto carina, ma Gold sembrava ancora piuttosto restio.
- Papà, tu non saluti?-
- Benvenuta. Io sono il signor Gold-
- Molto lieta. So che siete uno storico dell’arte, io mi sono appena laureata in beni culturali…-
- Ma davvero? Tanti auguri…- si strinsero la mano, poi Gold la lasciò perdere e tornò a dedicare tutte le sue attenzioni a Bae.
Belle sospirò e mostrò la casa alla nuova arrivata.
 
-Adesso tu mi spieghi che cosa sta succedendo!- chiese all’amico, mentre Tamara era in camera a farsi una doccia.
- Succede che mi sono innamorato. Capita a tutti e anche quando meno te lo aspetti…-
- Ma… E tutta quella storia che mi hai detto su te ed Emma? Del rimanere lontani per darvi una possibilità? Ci soffrirà tantissimo quando ti vedrà con lei!-
- Belle, ero stato chiaro: non avevo più intensione di rimanere intrappolato in una relazione senza futuro… Ti giuro che non avevo programmato di stare con Tamara… Ci siamo incontrati per caso, siamo usciti insieme ed abbiamo continuato a farlo! Mi piace stare con lei e volevo farla conoscere a mio padre, per fargli capire che finalmente sto bene!-
- Ma perché portarla adesso? Insomma, sai che tuo padre fa molta fatica ad accettare i nuovi rapporti, ha accettato Emma dopo anni che stavate insieme, cosa ti fa credere che con Tamara sia diverso?-
- Beh, Tamara ama l’arte, quindi potrebbe andargli bene come nuora…-
- Tu fai tutto semplice… Ho come l’impressione che ci ricorderemo questo natale per i prossimi cinquant’anni…-
- Non essere così drastica. E poi direi che sei tu che hai qualcosa da dirmi, non è così?-
Belle arrossì e ringraziò Robert che entrò in cucina proprio in quel momento.
- Spiegami cosa ci fa quella donna in casa nostra…-
- Papà, ti prego… E’ la mia compagna e spero che tu possa accettare la sua presenza per questi giorni festivi… E poi lei ha sentito parlare molto di te, sei una specie di leggenda nella facoltà di lettere e quando ha saputo che eri mio padre, non ha fatto altro che ripetermi quanto le sarebbe piaciuto conoscerti…-
- Non accetto gli estranei in casa mia. E tu lo sai.-
- Andiamo, papà, fai un’eccezione…-
Gold sospirò e prese Belle per mano.
- E va bene. Se proprio deve stare con noi, cercherò di non ostacolarvi. Ma sappi che è una sorvegliata speciale…-
- Tranquillo, papà, vedrai che non morde… Invece, avete qualcosa da raccontarmi, tutti e due? Siete troppo intimi, stamattina…-
Belle aveva voglia di sotterrarsi, invece Gold parve parecchio divertito.
- Non c’è niente da dire. Sei stato tu a suggerirmi di lasciarmi andare all’amore e l’ho fatto. Sto con Belle. Spero che questo non ti crei imbarazzo… So che siete come fratelli e non pretenderò che la vedi come una madre, ma come la donna che amo…-
- E’ la cosa più sensata che mi hai detto da quando sono tornato, inizi a farmi paura…-
Belle si rilassò sentendoli scherzare, ma sapeva che il peggio non era ancora passato…
 
Bae voleva far vedere la città a Tamara, così lei e Robert li portarono al molo, le fecero vedere il negozio, visitare il piccolo museo della città e si fermarono a mangiare un hamburger al Granny.
- E’ una città così graziosa!- commentò la ragazza. Belle dovette ammettere che era un po’ troppo sdolcinata per i suoi gusti e non le piaceva che desse così tanta confidenza a Robert.
- Ero sicuro ti sarebbe piaciuta…- le rispose Bae abbracciandola.
- Ecco i vostri panini…- disse Ruby poggiando le ordinazioni al loro tavolo.
Belle la vide lanciare una rapida occhiata alla porta e Belle sussultò. Era appena entrata Emma con Killian, Ariel e Eric.
- Ma le ragazze si vestono tutte così da queste parti? Sembra una prostituta…- sentì commentare riferita a Ruby.
- Senti un po’. Non so da dove vieni, perché credevo che a New York si vedesse molto peggio, in giro… E poi non sai che non bisogna mai giudicare dalle apparenze? Ruby è una mia cara amica ed è anche una brava ragazza. Solo perché ama vestirsi a quel modo, non vuol dire che sia una brutta persona…- rispose risentita.
Robert le mise una mano sulla gamba e la guardò un attimo. Si rasserenò.
- Ehi, ma guarda chi c’è… E’ tornato il nostro studente fuori sede…-
Belle si voltò e vide Killian affrettarsi ad abbracciare Bae.
- Ehi, mi siete mancati…- rispose contraccambiando con affetto.
- Anche tu, amico mio…-
Quando si separarono, l’attenzione di tutti volò su di Emma, che si era fermata a qualche metro di distanza.
- Ciao Emma…- la salutò Bae, andandole incontro porgendole la mano.
- Bentornato, Bae…- strinse la mano del ragazzo, ma non osarono avvicinarsi oltre – sei stato bene in questi mesi?-
- Oh, sì… New York è una città splendida…-
Belle vide Tamara alzarsi e aggrapparsi al braccio di Bae.
- Ehi, non mi presenti ai tuoi amici? Io sono Tamara…- porse la mano ad Emma, che la strinse confusa.
- Sei una sua amica?- chiese a bruciapelo.
- No, sono la sua ragazza…- Belle si mise le mani ai capelli e Robert sospirò.
- La… La sua ragazza? Hai già rimediato una nuova ragazza? Sono contenta per voi…-
- Oh sì, il nostro è stato un colpo di fulmine…- iniziò a raccontare Tamara, ma Bae continuò al posto suo.
- Stavo camminando per strada e l’ho urtata per sbaglio, macchiandola di caffè…-
- Sì… Io avevo un appuntamento di lavoro molto importante e non potevo andare a cambiarmi, così mi ha prestato la sua sciarpa con la promessa di rivederci…-
- E da allora non ci siamo più separati…- terminò Bae, leggermente imbarazzato.
- Che storia romantica, sono emozionata per voi…- disse a denti stretti.
Belle si scambiò uno sguardo con Killian e il ragazzo annuì.
- Emma, forse sarà meglio tornare a casa, tua madre ti sta aspettando-
- Hai ragione Killian, mi è anche passata la fame…-
Belle sospirò. Doveva fare qualcosa.
 
Il pomeriggio lasciarono soli i nuovi piccioncini e lei e Robert ne approfittarono per stare un po’ al negozio.
- La situazione si sta complicando… Emma era sconvolta!- commentò mentre spolverava uno degli scaffali.
- Io non riesco proprio a capire… Non è da Bae portare una donna in casa dopo così poco tempo che si conoscono…-
- E’ stato sicuramente impulsivo, però sappiamo entrambi che all’amore non si comanda…-
- Ma lui era davvero innamorato di Emma…-
- Forse con Tamara si sente più al sicuro… O potrebbe provare sentimenti più forti…-
- Senti, non è possibile… Mi ci sono voluti mesi per accettare di amarti ed essere amato. Bae ha aspettato un sacco di tempo per dichiararsi ad Emma. Da dove gli esce questo spirito intraprendente?-
- Potrebbe soltanto aver capito che era inutile aspettare… Dagli tempo e vediamo com’è questa ragazza…-
- Ah, non lo so… Non riesco a farmela piacere…-
Belle posò la pezza e si avvicinò a lui.
- Sai, sono contenta che non ti piace… Ho notato che ogni tanto ti lancia strani sguardi…-
- Sei gelosa?-
- Forse…- allacciò le braccia al collo e lo fissò intensamente.
- Oh, adiamo… E’ attratta dal mio sapere, non da me-
- E’ questo il punto. Il tuo sapere e il modo in cui parli dell’arte sono la tua massima arma di seduzione…-
Robert la guardò divertito. Le afferrò la vita e la strinse a sé.
- Ma davvero? Ed io che pensavo fosse stata la cucina a farti innamorare di te…-
- Quello è stato un punto a tuo favore, ma non la causa scatenante…-
- E qual è stata la causa scatenante?-
- E’ ovvio: il tuo sorriso ambiguo… Ed il tenere la camicia sbottonata la mattina…-
Gold le sorrise, poi annullò le distanze e la baciò con trasporto.
Belle si aggrappò ai suoi capelli e si sporse in punta di piedi per approfondire il contatto.
Robert accarezzò la schiena con passione crescente e schiacciò il corpo contro il suo, per farle capire quanto la desiderava.
Qualcuno aprì la porta in quell’istante, facendo suonare il campanello dell’ingresso.
- Oh, scusate il disturbo…-
Si separarono in fretta, ma ormai erano stati beccati in flagrante. E ok che Bae accettava di buon grado la loro relazione, ma Belle si imbarazzò ugualmente ad essere sorpresa dal suo migliore amico a pomiciare con il padre.
- Voi due state insieme?- chiese Tamara osservandoli esterrefatta.
- Perchè, ti dà fastidio?- intervenne Belle, portando le mani ai fianchi.
- No, ci mancherebbe… E’ solo che potreste essere padre e figlia, tutto qui…-
Belle avrebbe voluto strozzarla in quel preciso istante, ma Gold la afferrò per la vita e le impedì di dar spettacolo.
- Cara, credo che sia io che Belle siamo abbastanza maturi per capire cos’è meglio per noi… Mi stupisco di come una persona abituata ad aprire la mente per comprendere le sottigliezze dell’arte, possa rimanere intrappolata in simili canoni imposti dalla società. Mi chiedo se tu abbia compreso davvero l’essenza di Duchamp, che parlava addirittura di amori incestuosi…-
Belle ebbe voglia di baciarlo in quel preciso istante, ma l’espressione stupita di Tamara fu la più grande vittoria.
- Oh, mi avete fraintesa, signor Gold. Sono solo rimasta sorpresa… Bae mi aveva detto che eravate restio ai rapporti, quindi non pensavo foste riuscito ad innamorarvi davvero…-
- Nella vita si cambia, mia cara… E poi Belle è una persona che si fa amare…-
- Non lo metto in dubbio. Comunque scusate il disturbo… Bae, ti aspetto in macchina- e uscì senza aggiungere altro.
Nel negozio calò un silenzio irreale.
- Tu adesso mi spieghi che cosa ci trovi in quella ragazza!- gli disse Robert schietto – le sue insinuazioni non mi piacciono e se osa aggiungere ancora una parola, giuro che la caccio di casa a prescindere se stia con te oppure no…-
-Papà, mi dispiace… Davvero! E’ solo che all’università ricordano ancora com’eri una volta: scontroso, solitario, impassibile e apatico. Arriva qui e ti ritrova allegro, quasi sorridente e ti sorprende a baciare una sua coetanea. Insomma, si è solo stupita, tutto qui… Lei non ti conosce e non conosce nemmeno Belle, non sa quanta fatica avete fatto per stare insieme, quindi ti chiedo solo di non giudicarla male per ciò che ha detto…-
- Bae, giuro che mi sto impegnando, ti prometto che cercherò di rimanere impassibile alle sue provocazioni, ma se osa fare strane allusioni su Belle, puoi iniziare a cercare un posto in albergo solo per lei…-
- Dalle un po’ di tempo, è tutto nuovo per lei… Comunque ero venuto a dirti che non torniamo per cena-
Bae non aggiunse altro e tornò dalla ragazza.
- Questa storia inizia a non piacermi- commentò Gold una volta soli – e quella ragazza non è all’altezza di Bae…-
Belle stette in silenzio, ma aveva come la sensazione che nascondesse qualcosa.
- Senti, io non voglio fare la parte della ragazza gelosa, tra l’altro stiamo insieme da pochi giorni e non voglio assillarti, ma non mi piace l’attenzione che presta nei tuoi confronti… E poi sa troppe cose di te, non vorrei si sia avvicinata a Bae solo per conquistare te… E la cosa mi darebbe parecchio fastidio!- incrociò le braccia e si appoggiò al bancone.
- Belle, devi fidarti di me. Ti prometto che le tue paure rimarranno infondate. E’ con te che voglio stare, te lo giuro! Abbiamo fatto tanto per ritrovarci, non perdiamoci di vista ancora una volta…-
Robert le accarezzò il volto ed unì le labbra con dolcezza.
- Promettimi che le starai lontano, per favore…-
- Te lo prometto. Mi chiuderò in stanza se tenterà di violentarmi…-
Belle rise a quelle parole.
Lo abbracciò forte e lo afferrò per i capelli, imponendo al bacio di approfondirsi.
Robert la sollevò di peso e la portò nell’altra stanza, fino ad appoggiarla sul bancone del retro bottega.
Belle allacciò le gambe alla sua vita e continuò a coinvolgere le lingue in una danza sensuale.
Le mani andarono ad accarezzare il petto e con lentezza iniziò a sbottonare la camicia.
Robert si insinuò sotto la maglia attillata, mentre l’altra mano le sfiorava suadente le gambe affusolate.
Le accarezzò la pelle sotto la stoffa sottile, facendola rabbrividire dal forte piacere e con un piccolo gesto sganciò il reggiseno.
Belle sospirò sul suo collo e vi depositò piccoli baci incandescenti. Avvicinò il compagno con un colpo d’anca, tanto che fece sfiorare le loro intimità ancora costrette in quei vestiti ingombranti.
Belle si stava dedicando al suo petto ormai nudo, quando un telefono iniziò a squillare interrompendo le loro piacevoli attività.
- Ah, non è possibile…- commentò Belle infastidita da quell’ennesima interruzione – scusami, mi dispiace…-
- Sarà meglio rispondere…- commentò Gold baciandole la fronte.
Scese dal tavolo di malavoglia e rovistò per la borsa indispettita. Quando lesse il nome, semplicemente sospirò.
- Killian, da quanto tempo…-
- Belle, ascoltami, sono stato con Emma fino a poco fa. Non sta bene ed ha bisogno di parlare con qualcuno, ma credo che la mia presenza la imbarazzi un po’… Insomma, è confusa! Ed io non so cosa fare…-
- Lo immaginavo avrebbe reagito male, insomma, non ne sapevo niente neanch’io…-
- Prova a parlarci, magari con te riesce a sfogarsi… Mi dispiace vederla così e non credo sia una buona idea continuare a forzarla… Credo sia meglio se almeno per oggi la lasciassi in pace…-
- Oh, Killian, certe volte la tua sensibilità mi sorprende… Comunque non ti preoccupare, stavo andando a casa sua per vedere come stava… In caso ti faccio sapere più tardi-
- Ti ringrazio e scusami se ti ho disturbata. Spero di non aver interrotto le tue piacevoli attività con Gold…-
- Killian…-
- Sì, scusami, è che volevo alleggerire la tensione con una delle mie battute…-
-
Dai, ti chiamo io. Ciao… Ah…- sospirò chiudendo la conversazione. Tornò da Robert e lo abbracciò.
- Altri problemi?- chiese Gold baciandola lievemente sulle guance e sulle labbra.
- Sembra che Emma sia nel pieno di una crisi esistenziale… Mi dispiace così tanto, ma devo andare da lei…-
- Ehi, non ti preoccupare… Vai dalla tua amica e non ci pensare… Ti aspetto per chiudere il negozio…-
- Ok… E… Ecco, se per te va bene, volevo chiedere a mio padre se volesse passare il natale insieme a noi, che ne dici?-
- L’avevo pensato anch’io, voglio essere chiaro e spiegargli che non ho cattive intensioni…-
- Grazie- lo baciò ancora qualche altro secondo prima di ricomporsi ed andar via.
Sarebbe stato un momento perfetto, se non ci fosse stata la nuova arrivata Tamara a complicare le cose…
 
Quando Mary Margaret la accompagnò in camera di Emma, potè sentire la musica dei linkin park a tutto volume.
- E’ tutto il pomeriggio che ascolta questa musica assordante! Ma cosa le è successo?-
- E’ complicato… Ma proverò a farla ragionare…-
- Grazie Belle, vedi se puoi aiutarla… -
La lasciò sola e lei potè entrare in camera.
- Ehi, come va signorina Swan?-
Emma era sdraiata nel letto, non piangeva, ma si lasciava avvolgere dalle note arrabbiate di “In the end” dei linkin park.
- Ciao Belle…-
- Direi che non hai una bella cera… E forse è un’idea iniziare ad abbassare il volume dello stereo, o i vicini chiameranno la polizia…-
- Peccato che lo sceriffo sia mio padre…-
- Appunto! Una punizione è più che dovuta…-
Abbassò il volume dello stereo, ma lasciò comunque la musica in sottofondo e si sedette accanto a lei.
- Da quant’è che ascolti i linkin park?-
- Me li ha fatti conoscere Killian, per ora mi aiutano ad affrontare le giornate…-
- Ti rendono positiva, a quanto vedo…-
- Ah, questo è il primo album ed è il più aggressivo, poi si ammorbidiscono… Più o meno…-
- Ho capito… - rispose semplicemente.
- Perché sei qui? Killian ha fatto la spia?-
- Dai, Emma! Ti conosco bene ed oggi sei praticamente scappata quando hai visto Bae…-
- Perché non me l’hai detto?- le chiese alzando il volto per guardarla negli occhi- E’ stato un trauma vederlo felice e contento con un’altra…-
- Emma, ti giuro che non ne sapevo niente, nemmeno Robert lo sapeva…-
- Robert?- Belle si mozzicò la lingua. Non aveva ancora detto nulla di lei e Gold.
- Sì, be… Il signor Gold…-
- Siete già così intimi da chiamarvi per nome? Cosa mi sono persa?-
- Emma, ti prego, non sono io che mi sto sfogando con la musica dei linkin park!-
- Non c’è niente da dire…- si mise a sedere e iniziò a ispezionare con lo sguardo ogni venatura del pavimento – sono solo un po’ confusa, niente di più… Insomma, è un periodo un po’ strano. Non riesco a capire cosa voglio… Credevo di amare Bae, poi però mi sono ritrovata a pensare sempre più spesso a Killian, poi Bae se ne esce con questa storia di New York ed io credo che lo faccia per metterci alla prova, quindi cerco veramente di capire cosa provo sia per Bae che per Killian… Ma poi lui mi riconfonde quando torna a Storybrooke con una nuova ragazza. Viene spontaneo chiedersi “cosa diavolo vuoi da me? Vuoi sentirti dire che amo ed amerò solo te per il resto della mia vita, quindi lascia quella stupida e torna da me”? Oppure vuole farmela pagare perché non sono andata a New York insieme a lui?-
- C’è una terza opzione e cioè che prova davvero qualcosa per quella “Tamara”…-
- Andiamo, Belle! Non è da Baelfire instaurare un rapporto così serio dopo appena due mesi che è andato via da casa… Mi sembra una storia assurda!-
- Rimane comunque il fatto che se è vero che vi siete lasciati, la storia non dovrebbe più riguardarti… A me no che non provi ancora qualcosa per lui…-
- Belle, per te magari la cosa sembra semplice perché quando ti sei lasciata con Gaston non eri realmente innamorata, ma quando provi dei sentimenti veri per una persona, l’amore non si cancella da un giorno all’altro… Anche se provo qualcosa per Killian, questo non può cancellare il sentimento che mi ha legata a Bae… - sospirò e iniziò a giocare con le ciocche dei lunghi capelli biondi – so che può sembrare egoista, perché questa è una scelta che ho preso io, quella di non stare più insieme a lui. E’ solo che… Mi ha sorpresa, ecco! Non so, mi fa anche ripensare a tante cose… Forse non mi amava poi così tanto come voleva farmi credere, oppure ha conosciuto questa ragazza mentre eravamo a New York e non mi ha detto nulla, ma torno a dire che non è da Bae allacciare un rapporto così intimo dopo appena un mese o due…-
Belle la osservò attentamente e all’improvviso le sorse un dubbio.
- Emma, dì la verità… A te non brucia più di tanto il fatto che Bae stia con un’altra, ma che tu ti sei fatta tanti problemi a lasciarti andare con Killian, solo perché comunque volevi rispettare la tua storia con Bae e non imbarcarti in una relazione seria sin da subito, mentre Bae non si è fatto questi problemi… O sbaglio?-
- Ah! Ti odio quando fai così… Ok, va bene, forse in parte è anche questo… Però sai, io non riesco a lasciarmi andare con Killian, sento che per iniziare una nuova relazione, devo prima essere certa di non provare più niente per Bae, ma non è così semplice, perché comunque mi legano molti ricordi a lui e non posso fare a meno di ricordare tutti i momenti passati insieme… Poi, però, ripenso a come eravamo nel presente e sento che adesso ho bisogno d’altro, che la nostra relazione era arrivata ad un punto morto… Forse lui pensava che trasferendoci a New York le cose sarebbero potute cambiare, ma la verità è che a cambiare siamo stati noi… Non è Storybrooke il problema, siamo noi! Ma ti ripeto, questo non significa averlo dimenticato, perché chiudere un rapporto capendo che non ci si ama più, è sempre difficile…-
- Quindi stai scegliendo Killian…-
- No, sto scegliendo me… Con, o senza Killian, ho deciso di lasciar andare Bae e mi sono ripromessa di mettere al primo posto me e la mia famiglia. Se le cose con Killian andranno bene, allora in futuro si vedrà, ma per ora non ho alcuna intenzione di imbarcarmi in relazioni complicate…-
Belle la guardò negli occhi e capì che era risoluta nella sua decisione.
- Allora non ti rimane altro da fare che accettare la realtà. Magari per te serve un po’ di tempo per accettare la fine di una relazione, mentre Bae, una volta incontrata una ragazza che gli piaceva, non si è fatto molti problemi a dar vita a un sentimento nuovo… Questo non significa avere poco rispetto della vostra storia, ha solo capito che forse non c’era più nulla da recuperare ed ha voltato pagina, senza continuare a soffrire ancora…-
- Forse è come dici tu… Sono stata impulsiva, ma io sono fatta così, non posso farci niente…-
- Sei umana, è normale avere reazioni altrettanto “umane”…-
Emma rise, poi si alzò e cambiò cd dei linkin park-
- Ti faccio ascoltare il mio cd preferito, adesso che mi sento molto meglio… Si chiama “A Thousand suns”… E comunque, a proposito dell’amore, devi spiegarmi bene questa storia di te e “Robert”… Perché io ero rimasta a quando vi siete lasciati in malo modo…-
- Le cose si sono evolute. Per fartela breve, stiamo cercando di essere un “noi”…-
- Caspita, che notizia! E dimmi, siete già passati alla fase due?-
Belle si vergognò da morire. Faceva fatica a parlare di queste cose.
- Sì… Siamo passati alla fase due…- rispose appena.
- Ma dai!!! E com’è stato??? Non mi hai raccontato niente, non va bene!-
Belle rise ed iniziò a raccontare ogni cosa di quel magico appuntamento che avrebbe ricordato per sempre.
- Uhau, è stato proprio un vero gentiluomo… E quindi non hai detto niente a nessuno?-
- No, sei tra le prime a saperlo… Pensavo di parlarne con gli altri con una cena al granny, una di queste sere…-
- E’ una buona idea! Comunque poi ti faccio sapere se potrò esserci, non sono stata bene in questi giorni, ho sempre mal di testa e vomito non appena provo a mangiare qualcosa… Oggi Killian mi ha obbligata ad uscire, perché dice che stare a casa fa solo peggiorare l’influenza-
- Allora riguardati e cerca di non mangiare cibi pesanti, l’influenza per le feste non è mai una buona cosa…-
- Oh beh, farò compagnia a Neal e guarderemo insieme qualche classico disney. Per ora gli piace Peter Pan ed a me fa troppo ridere, perché immagino sempre Killian in versione capitan uncino… E’ malato di pirati, quel ragazzo…-
- Ognuno abbiamo il nostro personaggio…-
- Già, solo io non riesco a trovare il mio…-
Belle la strinse forte e le baciò la nuca.
- Coraggio Emma! Avrai anche tu il tuo lieto fine…-
Quella sera finalmente lei e Robert poterono godersi un po’ di solitudine. Era stata una giornata faticosa e non avevano potuto dedicare un po’ di tempo per loro. Così guardarono un film in tv, si dedicarono ad altre piacevoli attività di coppia e si addormentarono stretti l’uno all’altra.
 
La tensione in casa era ancora palpabile, ma Belle si impegnò per tenere la situazione in uno stato di pace, almeno fino al giorno di natale…
Lei e Robert cucinarono per tutta la vigilia e il 25 mattina. Avevano preparato tantissime portate e Belle era felice di poter preparare il pranzo insieme.
Bae e Tamara per fortuna fecero un giro nelle città vicine, così loro poterono approfittarne per cucinare e alternare momenti d’intimità.
Più volte avevano rischiato di far sesso sul tavolo della cucina, tanto che ad un certo punto Belle si ritrovò con la maglia sollevata e il reggiseno slacciato.
- Senti, io vorrei davvero abbandonare tutto e stare un po’ insieme, ma rischiamo di bruciare tutto…- disse diligente ricomponendosi – ti prometto che quando terminiamo recupereremo il tempo perso…-
Robert la baciò sul collo e stuzzicò un fianco, toccandola sensualmente con i polpastrelli e creando dei cerchi immaginari.
- Va bene, mia cara… Però ti perdi delle attività molto piacevoli… E poi te l’ho detto: cucinare è come fare l’amore, quindi fare l’amore non può che giovare alla cucina…-
- Ma fare l’amore distrae dai tempi di cottura, quindi torno a dire che recupereremo dopo…- si staccò dall’uomo e andò a girare il ragù, che stava iniziando ad attaccarsi nel fondo.
- Hai preso la tua scelta, ok. Ma tutto ha un prezzo, lo sai…-
- Proprio per questo non possiamo permetterci di bruciare il pranzo…-
 
Alle dodici in punto era tutto pronto, così Belle ne approfittò per farsi una doccia e sistemarsi.
Indossò un tubino rosso che metteva in risalto il decolté e le forme sinuose del suo corpo, poi mise le sue amate scarpe col tacco e appuntò i capelli di lato.
- Uhau, sei bellissima…-
Robert entrò in camera proprio in quel momento. Lui era vestito con il solito completo nero, ma stavolta aveva una cravatta rossa in tema natalizio.
- Signor Gold, che eleganza…- disse avvicinandosi a lui per allacciare le bocche in un bacio leggero.
- Ho qualcosa per te…- disse aprendo uno dei cassetti. Tirò fuori una scatola stretta e la porse a Belle – buon natale…-
- Non dovevi, sul serio… Gaston non mi ha mai fatto un regalo di natale…-
- Gaston è un idiota, non è da mettere in lista…-
Belle aprì la scatola e rimase incantata. Era una bellissima collana con piccole farfalle in Swarovski e punti luce colorati.
Gold le fece cenno di voltarsi e la agganciò al collo.
Belle si osservò allo specchio e rimase stupita di quanto quei piccoli raggi di luce la facessero apparire molto più adulta.
- E’ bellissima, dico davvero… Ma io ti ho regalato solo quegli stupidi occhiali da sole… Dovevo pensare a qualcosa di meglio…-
- Avevo bisogno di un paio di occhiali da sole e poi il più grande regalo sei tu, mia cara…-
La strinse forte e si concessero un ultimo bacio prima di scendere al piano inferiore, dove Bae e Tamara li aspettavano in soggiorno.
- Papà, Belle, siete splendidi!- commentò Bae abbracciando entrambi. Si augurarono un buon natale e si sedettero in salotto in attesa di suo padre.
- Papà dovrebbe arrivare a momenti, dovrebbe aver chiuso il negozio una mezzoretta fa…-
- Non c’è fretta, Belle…- la rassicurò il compagno.
Belle era parecchio nervosa e la presenza di Tamara non era rassicurante. Egoisticamente le sarebbe piaciuto avere Emma al suo posto…
Suonarono alla porta e lei si alzò di scatto. Era l’ora della verità. Sperò solo che quella giornata non si sarebbe terminata in scazzottate.
- Andrà tutto bene, te lo prometto…- le disse Robert all’orecchio.
Belle incrociò le dita e si sorprese quando suo padre si presentò con una composizione per centrotavola piuttosto complicata.
- Signor French, accomodatevi!- disse Gold porgendogli la mano in segno di saluto.
- Grazie, signor Gold… Mi sono permesso di portare un piccolo omaggio, un natale che si rispetti merita un centrotavola altrettanto importante…-
- Avete perfettamente ragione, ma prego, non rimanete alla porta…-
Belle li osservò recarsi in cucina a braccetto e sperò con tutta se stessa che quello fosse un buon inizio.
 
Il pranzo procedeva tranquillamente. Al contrario di quanto si era aspettata, suo padre e Robert stavano intrattenendo delle conversazioni pacifiche. Forse entrambi avevano capito che se le volevano bene, dovevano accettare la presenza l’uno dell’altro.
A preoccuparla era invece Tamara, che non perdeva occasione per mettersi in mostra e tentare di sedurre Gold.
Ad un certo punto Belle si stupì di trovare un appoggio nel padre, che iniziò a torturarla con domande piccanti.
- Quindi ti sei laureata dopo cinque anni… Pensa che Belle ha terminato tutte le materie entro i tre anni, mantenendo una media davvero molto alta! E considera che nel mentre ha anche deciso di aiutarmi con il negozio e con la casa… Aimè ha dovuto aspettare di compiere 20 anni per iscriversi all’università. Nei due anni di buca ha lavorato con fatica per mettersi da parte i soldi per le rette universitarie. E’ una ragazza speciale, non abbandona mai niente, finchè non raggiunge il suo obiettivo…-
- Ma certo, anch’io sono così, cerco di portare a termine la mia missione…- si inserì Tamara, ma Gold la interruppe.
- Comunque, signor French, volevo complimentarmi per lo splendido lavoro fatto con vostra figlia. E’ una ragazza con la testa sulle spalle, ma anche molto testarda! Vi assicuro che ho tentato in tutti i modi di non innamorarmi, ma sembra proprio che non demorda mai!-
- In questo ha preso da me, non ho mai mollato con la mia splendida moglie… Ah, sarebbe felice di vedere quanto sua figlia si è data da fare per essere una brava ragazza… Quindi trattatemela bene, Gold, avete in mano il mio tesoro…-
- Dunque condividiamo lo stesso tesoro, perché sembra proprio che sia diventato anche il mio…-
Belle si sentì in imbarazzo. Insomma, era convinta che i due uomini si sarebbero quasi scontrati a colpi di cosciotti, invece la loro battaglia era a chi riempiva maggiormente di complimenti Belle… Le strategie degli uomini erano un mistero per lei…
L’unica cosa che la rattristì, fu vedere Bae quasi spaesato in quella conversazione, così tentò di cambiare argomento e parlare un po’ di lui e della sua carriera di avvocato.
Robert sembrò apprezzare questa forma di interesse, perché le prese la mano da sotto il tavolo e la strinse forte.
 
Dopo pranzo si radunarono attorno al tavolo e giocarono a carte. Bae li battè tutti e Belle fu felice di vederlo tornare a sorridere come ai vecchi tempi.
- Adesso sarà meglio che vada, si è fatto tardi…- disse suo padre alzandosi - Mi accompagnate al cancello, signor Gold?-
- Ovviamente…-
Gli uomini si alzarono e si chiusero la porta alle spalle, ma Belle era troppo curiosa di sapere cosa si stessero dicendo, così con una scusa uscì di casa e li pedinò.
- E’ stata una bella giornata, signor Gold e se devo essere sincero, sono molto stupito… Pensavo mi avreste trattato con distacco, invece avete tentato di coinvolgermi il più possibile… -
- Belle tiene molto a voi, è stata malissimo per il periodo che eravate litigati… Ed io so bene come si sente un genitore ad avere un figlio lontano e che prova rimorso nei suoi confronti… Non posso cancellare il passato, signor French, ma vi posso giurare, che i miei sentimenti per Belle sono sinceri e che non ho nessuna intenzione di farla star male-
- Capisco… Questo è confortante, perché sappiate che preferisco non vedere mia figlia soffrire. E’ stata male nei giorni che le siete stato lontano e come padre, voglio solo che mia figlia stia bene e se ha scelto voi, accetto la sua decisione. Rendetela felice, vi chiedo solo questo…-
- Lo farò, signor French, è una promessa…-
Belle sorrise, poi li vide salutarsi e si affrettò a rientrare.
- Tutto sommato è stata una bella giornata… Insomma, tu e mio padre non vi siete picchiati e questo è un ottimo traguardo…- disse spegnendo la luce del comodino e voltandosi per abbracciarlo.
- Il punto è che ti amiamo, quindi abbiamo preferito deporre le armi, piuttosto che farti soffrire…-
- Ed io ti ringrazio, perché ti sei sforzato tanto nell’accogliere mio padre come il migliore degli ospiti e per me è stato il regalo più bello…-
- Quindi sei in debito con me… Come hai intenzione di ripagarmi?-
- Oh, mi era sembrato di capire che avevamo un discorso in sospeso già da ieri…-
Belle gli accarezzò il petto da sopra il pigiama e sentì le mani dell’uomo scivolare sotto la sottana in pizzo.
- Uhm, rammento qualcosa, ma sarà meglio rinfrescarci le idee…-
Le afferrò i fianchi e la fece sedere sopra di lui.
Iniziò a giocare con le spalline della sottana, per poi sfilargliela con lentezza.
Belle sussultò, come ogni volta che le sue mani sfioravano le parti più intime del corpo. Ricambiò il piacere dedicando ogni attenzione al suo corpo ormai tremante di desiderio.
Terminarono quella giornata donandosi finalmente anima e corpo.
Avevano faticato due giorni per prepararsi al meglio per quella giornata e non c’era appagamento maggiore nel concludere i festeggiamenti, lasciandosi avvolgere dalla bolla del piacere.
 

Continua…
 
Buonasera miei cari lettori!
Non avevo dato particolari anticipazioni su questo capitolo, perché ovviamente volevo mantenere il segreto ancora per un po’.
Era abbastanza scontato che si trattasse di Tamara. Ma sul serio, mi faceva troppa gola inserire questo personaggio “spinoso” nella ff. Perché qui non c’è Henry e non c’è Peter Pan…. Quindi… Chissà come sarà, se è davvero interessata a Bae oppure no… Mi intrigava troppo avere carta bianca sotto questo aspetto e non ho saputo resistere.
Vediamo dunque le reazioni a caldo di un po’ tutti e sicuramente la rpesenza di questa estranea rompe le scatole ai nostri Rumbelle, che non possono più nemmeno pomiciare in santa pace!
Poi c’è il pranzo di natale. Ahahahahhaha, mi sono divertita tantissimo a scriverla, perché ho immaginato questa sorta di “simpatica” rivalità tra MrFrench e MrGold, che si contendono la giovane Belle a colpi di “chi fa più complimenti”. Ahahahahahah! Ovviamente non so se riuscirebbero davvero a pranzare insieme senza tirarsi cosciotti di carne a vicenda, ma è una ff, quindi a me piace immaginarmeli così.
Non ci facciamo mancare anche qualche momento più intimo tra i rumbelle, perché credo che ne siamo già abbastanza a corto nella serie tv, scateniamo l’inferno nelle ff! (è una campagna benefica che va sostenuta fino alla nausea!)


E niente. Non ricordo se c’è altro da aggiungere… (come sempre, del resto!)
 
Ci tenevo a ringraziare con tutto il cuore le tante persone che stanno seguendo questa ff, dico sul serio, sono molto contenta di vedere così tanta gente leggere la mia storia! Mi sento amata ç_ç
Quindi ringrazio in primis
Saja, Ariki, seasonsoflove e Chrystal_93 che hanno recensito lo scorso capitolo e tutte le persone che continuano a segnare la ff come preferite/ricordate e seguite. E grazie tantissimo anche a chi segue nell’ombra, grazie davvero! *arigatoo gosaimasuuuu!*
 
Il prossimo capitolo arriva martedì prossimo e anche stavolta, niente anticipazioni!!!! ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13


Le vacanze di natale, si rivelarono un magnifico momento per dedicarsi alla nuova relazione.
Suo padre partì il 25 notte per un viaggio organizzato insieme ai suoi amici d’infanzia e sarebbero rimasti fuori città fino al 6 di gennaio. Così Belle non ebbe rimorsi ad abbandonare la sua abitazione e trascorrere le vacanze da Robert, proprio come due semplici conviventi.
Fu bellissimo addormentarsi abbracciata all’uomo e lasciarsi cullare dal suo buon odore. Ma la felicità era tale che non le permise di dormire a lungo.
Si svegliò più volte durante la notte e si mise ad osservarlo dormire. Era bellissimo con il volto disteso e il respiro che filtrava leggero da quelle bellissime labbra schiuse. Sorrise e si rigirò tra le lenzuola, cercando di riprendere sonno.
Alle 4 del mattino, capì che l’unica soluzione era farsi un tè per rilassarsi.
Scese in cucina cercando di non far rumore, ma quando aprì la porta, notò che era già occupata da qualcuno.
- Bae… Che ci fai qui? Dovresti essere a letto- disse all’amico, che era seduto al tavolo e sorseggiava quello che dall’odore intuì fosse tè.
- Non riuscivo a dormire e ho pensato di farmi un tè-
- Siamo in due a non riuscire a chiudere occhio… Ne è avanzato un po’?- chiese indicando la teiera.
- Oh sì! Ti prendo una tazza-
Bae si alzò e le preparò lo spuntino notturno.
- Grazie…- rispose iniziando a sorseggiare il liquido ancora caldo. L’aroma del tè la fece sentire subito meglio.
- Perché non riesci a dormire?- le chiese l’amico.
- Non so… E’ strano tornare ad abitare in questa casa per più di una sola notte. Sono emozionata di trascorrere questi giorni insieme a Robert e stare finalmente insieme…-
- Come sei diventata romantica…-
- Smettila… E poi credo che questo sia l’effetto dell’amore…- si imbarazzò a confessare i suoi sentimenti, ma allo stesso tempo era felice di poter parlare un po’ con Bae.
- Direi che le cose tra di voi procedono bene…- commentò inzuppando un biscotto nel tè.
- Beh, in realtà abbiamo passato dei brutti momenti, ma ce la stiamo mettendo tutta per farla funzionare-
- Da quanto state insieme?-
- In realtà da pochi giorni, ma è una lunga storia. Sintetizzando, come sempre tuo padre si è tirato indietro per paura di amare e siamo rimasti senza parlarci per tantissimi giorni. Stavo impazzendo, te lo giuro…-
- E’ tipico suo aver paura di amare ed essere amato. Fa fatica persino con me che sono suo figlio, figurati con qualcun altro!- commentò ironicamente – eppure direi che ha fatto in fretta a ripensarci… E l’ho trovato anche molto migliorato! Che cosa gli hai fatto? Non l’ho mai visto così…-
- Non lo so! Non ho fatto niente di particolare, ma sembra che sia stato proprio questo a piacergli-
- E non solo quello… A giudicare dal trasporto con cui vi baciavate in negozio, immagino che siate molto attivi sotto tutti gli aspetti…-
Belle diventò rossa dalla vergogna.
- Bae! Ti prego! E’ già abbastanza imbarazzante senza le tue battutine…- prese un biscotto e lo divorò – e non puoi capire quanta vergogna ho provato quando ci hai visti!-
- Non dovresti, lo sai che appoggio la vostra relazione. Voglio bene a tutti e due e sono contento di sapervi insieme-
- Sì, ma tu rimani il mio migliore amico e Robert è tuo padre!-
- Ah, non preoccuparti, non sono all’antica e preferisco sapervi felici insieme, piuttosto che separati e tristi- le sorrise radioso e Belle si rasserenò – Piuttosto, devi ancora spiegarmi per quale motivo non mi hai detto niente per telefono. Pensavo fossimo amici! Non meritavo di conoscere la verità?-
- Bae, è successo tutto troppo in fretta e preferivo chiarirmi un po’ le idee prima di parlartene… E comunque potrei rigirarti la domanda! Perché non mi hai detto niente di Tamara?-
Bae sfuggì al suo sguardo e si mise a giocare con alcune briciole dei biscotti, che fece cadere una ad una dentro il poco liquido rimasto nella tazza.
- Belle, devi capire che non è stato facile per me lasciare tutti e mettere in gioco ogni mia certezza. Quello che ti avevo detto quel giorno, su me ed Emma, era vero, però…- afferrò un biscotto e lo inzuppò nel tè, ma non lo recuperò per mangiarlo, si limitò ad osservarlo mentre veniva inghiottito dall’oscurità – Sono arrivato in questa grande città, che mi ha travolto con i suoi ritmi frenetici. Ho iniziato ad essere ossessionato dal pensiero di cosa stesse accadendo a Storybrooke, mentre io mi lasciavo coinvolgere dalla spensieratezza e dalla solitudine dello stare accanto a migliaia di persone che non conosci, che non saluti, che ti passano accanto indifferenti, perché troppo presi dalla propria vita. La solitudine è la cosa peggiore e in queste grandi città, sembra che sia l’ostacolo più grande da superare. Pensavo di non potercela fare, pensavo che forse avevo sbagliato tutto, però mi piaceva New York… Mi mancava solo qualcuno con cui condividere questa esperienza! Ho incontrato Tamara in uno di questi giorni e non so come spiegarlo, ma è stato come un colpo di fulmine: l’ho guardata e per la prima volta non mi sono sentito solo… Lei mi ha sorriso e… Davvero, non so spiegare cos’è scattato in me. Siamo usciti insieme e ci siamo trovati bene. Lei è così diversa da Emma! Non si pone mille domande e non si affligge per i problemi della vita, li affronta e basta! Mi dà una forte carica positiva, mi fa ridere e mi fa sentire amato!-
Queste rivelazioni turbarono Belle, perché non credeva che Bae pensasse davvero che Emma fosse pesante.
- Bae, sai benissimo che Emma ha avuto un’infanzia difficile… Non puoi pretendere che sia semplicemente solare e che affronti la vita con leggerezza! Lei ha sofferto molto in passato e sta cercando di risolvere i suoi problemi e non pesare sui suoi genitori… E poi dimentichi quanto ti ha aiutato con tuo padre?-
- Lo so, Belle! E non devi fraintendermi, non sto dicendo che Emma è pesante, dico solo che il nostro rapporto era diventato quello di due ottantenni, afflitti dai propri problemi e che non riuscivano più a godersi la vita… Io l’ho amata e forse la amo ancora, ma non potevamo continuare a quel modo. E l’ho capito stando con Tamara! Mi sento una persona nuova! Mi sento leggero, mi sento libero di essere me stesso! Non che con Emma non lo fossi, ma eravamo bloccati in un rapporto che non ci rappresentava più. Eravamo un peso l’uno per l’altra e dovevamo soltanto sciogliere queste catene che ci univano, ma ci bloccavano da tutto il resto-
Bae finalmente si voltò ad osservarla e Belle potè leggervi tutto il dolore represso.
- Perché non me l’hai detto?-
- Volevo risolvere questa cosa da solo, tutto qui. Anche di Tamara non ho detto niente perché è successo tutto molto velocemente e volevo prima rendermi conto di cosa stava accadendo, per non turbare nessuno con le mie scelte… So che pensate tutti che sia un folle, che mi sia bevuto il cervello, o che sia stato troppo impulsivo. Il Bae di Storybrooke avrebbe aspettato molto tempo prima di iniziare una nuova relazione, ma a New York è tutto diverso. Se mi sentivo pronto, perché non dovevo farlo? Perché aspettare? Avevo bisogno di Tamara e lei è arrivata al momento giusto. Lei mi fa sentire bene e le sono grato per quanto ha cambiato la mia vita…-
- Ti stai innamorando?- chiese a bruciapelo.
- Non lo so… Forse sì, chi lo sa. Mi serve solo del tempo…-
- Che effetto ti ha fatto rivedere Emma?-
- E’ stato strano, però credo ancora che separarci sia stata la scelta migliore. Preferirei rimanerle lontano, non voglio turbarla e non voglio turbarmi. Qualche mese fa ero convinto di tornare a Storybrooke e cercare di riconquistarla, ma la soluzione non è questa. Sto bene così, dico sul serio…-
Bae non aggiunse altro e Belle lo ringraziò per avergli raccontato tutto andandolo ad abbracciare.
- Sai, mi sei mancato tanto, Bae… E comunque so che non mi hai detto niente per paura di essere giudicato male… So che è stato difficile per te, ma devi ricordarti che io ci sono sempre-
- Grazie Belle. Ti voglio bene…-
Rimasero a parlare ancora un po’, proprio come ai vecchi tempi.
Belle fu felice di aver ritrovato il suo vecchio amico e quando tornò a letto, strinse Robert sentendosi fortunata ad avere tutti quegli affetti.
 

Svegliarsi insieme la mattina, per Belle e Robert fu il modo migliore per augurarsi un buon giorno.
I giorni successivi furono uno più bello dell’altro, ma la cosa che le piaceva di più, era poter sfruttare il tempo a disposizione per visitare mostre e presepi viventi.
Le montagne erano la loro meta preferita e si riscoprirono molto interessati ad osservare le rappresentazioni natalizie passeggiando mano nella mano.
La loro sintonia si affiatava giorno dopo giorno, tanto che le sembrò che stessero insieme da anni e non da meno di dieci giorni. Sembravano conoscersi da tutta una vita e Belle arrivò alla conclusione che in una vita passata avessero vissuto un amore travolgente ed eterno.
Il rovescio della medaglia, era la tensione sempre crescente ogni qualvolta Tamara era nei dintorni. Spesso la sorprese a parlare con Robert di primo mattino (principalmente con la scusa di chiedergli alcuni pareri su artisti contemporanei) e aveva l’indecenza di presentarsi con una vestaglia sempre slacciata, che evidenziava il seno prorompete messo in risalto da sottane molto aderenti. Belle, a quel punto, s’intrometteva nel discorso e coinvolgeva Robert in fitte conversazioni sugli eventi natalizi visti insieme o sul lavoro al negozio. La seconda strategia era fare irruzione e coinvolgerlo in baci appassionati, come a rimarcare il proprio territorio.
Ma questo non bastava, perché Tamara continuava a non darsi per vinta e sfoggiava ogni giorno abitini sempre più succinti a pranzo e cena. Inoltre, tentava “casualmente” di sedersi accanto a Robert quando guardavano un film tutti insieme e cercava di attirare l’attenzione facendo continui commenti inutili.
Belle non la tollerava più ed ormai pensò che il fatto ci stesse provando con Robert, fosse più di un semplice presentimento. Per fortuna la sua costante presenza in casa, non dava molto spazio alla nuova arrivata di agire nell’ombra.
Parlò dei suoi sospetti anche a Bae, ma il ragazzo le ripetè più volte che stava confondendo il semplice interesse per una persona che stimava da tantissimi anni con altro.
Ma Belle era consapevole dell’effetto che faceva Gold ad una persona innamorata dell’arte e non credé a quella versione.
Quando Robert non era nei paragi, Tamara sembrava realmente interessata a Bae, era molto affettuosa con lui ed iniziò a credere, che forse era una sua strana fobia vedere qualcuno interessarsi troppo a Robert.
Nel mezzo di quei problemi, c’era anche Emma, che sembrava aver riscontrato una brutta influenza, dato che non era in grado di alzarsi dal letto per colpa dei continui mancamenti e attacchi di vomito. Belle la andò a trovare spesso nel tragitto dal lavoro a casa e rimase colpita nel trovare Killian  sempre con lei.
Un giorno che il ragazzo non c’era, ebbe il coraggio di chiederle come procedeva tra loro.
- Belle, sai benissimo che non c’è niente… Lui è molto dolce, viene a farmi visita ogni giorno in attesa che guarisca, però non riesco ad andare oltre l’amicizia, in questo momento… Ho bisogno di tempo e questo lui lo sa… Mi piace che mi stia vicino nonostante sia stata chiara fino in fondo, significa che il suo sentimento è sincero…-
- Sai com’è Killian, può sembrare un ragazzo duro, ma se vuole bene a qualcuno, darebbe anche l’anima per vederlo star bene. Inoltre, per te, ha un particolare debole…-
- Sono grata delle sue attenzioni, ma rimango ancora confusa… Per potermi impegnare davvero, ho bisogno di capire cosa voglio. Non mi va di ferirlo, voglio essere sicura di quello che faccio… Con Bae è diverso, credo che ormai la nostra storia sia arrivata al capolinea. A proposito, come va con la nuova ragazza? E ti stai trovando bene ad averla per casa?-
- Mah, direi che tra di loro vada tutto bene… Bae sembra davvero innamorato e lei pare ricambiarlo… Però non sono ancora riuscita a capirla. Non ti so dire se mi sta simpatica o no… Forse il problema è che la sera mi piacerebbe rimanere un po’ sola con Robert, ma in un modo o nell’altro me la ritrovo sempre tra i piedi. Il pomeriggio Robert ha deciso di tenere il negozio chiuso per poterci dedicare a delle escursioni, ma la mattina tengo aperto il negozio di fiori e temo che ne possa approfittare per corteggiare Robert-
- Dai, Belle! Non posso crederci! Sei davvero così gelosa? E poi è in casa con voi da pochissimo tempo, non posso crederci che sei davvero arrivata a questo punto!-
- Ah, non lo so!- si mise le mani ai capelli e sbruffò – guarda un po’ come mi sono ridotta! Stiamo insieme da pochi giorni e già temo che qualcuno possa portarmelo via…-
- Se ti fidi di lui, devi rimanere tranquilla…-
- Di lui mi fido, sono le altre il problema..-
- Ma le cose si fanno in due, quindi, se lui vuole, può sottrarsi anche alle fanciulle più tenaci. E poi ha te, non c’è motivo di cercarsene altre…-
- Dici così solo perché sei mia amica…-
- Proprio per questo devi fidarti di me. Ascolta il mio consiglio e cerca di essere più morbida. Goditi il momento e lascia fuori tutto il resto-
Belle sospirò. Non aveva poi così torto…
 
-Sai, stavo pensando che per la vigilia di capodanno potremmo andare in una mia tenuta fuori città…- gli disse Robert mentre cenavano.
- Hai una tenuta fuori città? Sul serio?-
- Ma certo… Sai, Bae mi ha detto che andrà a cena fuori con Tamara e mi aveva chiesto se volevamo unirci a loro, ma sinceramente credo che l’esperienza “tutti insieme appassionatamente” del giorno di natale, sia stata più che sufficiente… Si dice “quello che fai a capodanno, lo fai tutto l’anno” e mi piacerebbe iniziare l’anno insieme a te…-
- Dici sul serio? E’ un’idea magnifica…-
- Quindi sei d’accordo?- Belle annuì felice – allora domani manderò gli addetti a pulire la villetta. Saremo tu ed io. Nessuno ci potrà disturbare…- 
 
Belle iniziò a preparare tutto l’occorrente per la vigilia, a partire dalla scorta di cibo. Voleva preparare qualcosa di buono da mangiare e cercare di sorprendere Robert. Così giorno 30, andò a fare la spesa e sperimentò qualche alimento mentre l’uomo era in negozio il pomeriggio (Belle aveva insistito per fargli aprire il negozio, in quanto in molti si sarebbero ricordati dei regali di fine anno solo all’ultimo minuto).
Alla fine decise di preparare il pesce san pietro al forno, con pomodori, patate e spezie varie. Inoltre avrebbe preparato la pasta con le uova del pesce e antipastini vari.
Tenne per sé il menù e tentò di capire cosa indossare per la sera. Scegliere era piuttosto difficile, soprattutto perché non indossava spesso vestiti da grandi occasioni. Poi però si ricordò che le ragazze per il suo compleanno le avevano regalato un vestito in velluto molto bello, interamente rosso e con un profondo spacco laterale. Provò ad indossarlo e dovette ammettere che era molto seducente, in quel vestito sgargiante che lasciava la schiena quasi del tutto scoperta. Al vestito era stata cucita una catenina in brillanti, che cadeva come se fosse una collana a pendente sulla schiena nuda. Non era molto nel suo stile, ma Robert avrebbe sicuramente gradito…
Risoluta, preparò la valigia e mise tutto ciò che poteva servirgli per quel giorno di esilio.
Dire che era emozionata, era semplicemente riduttivo…
 
Quando Gold la accompagnò nella villa di periferia, Belle credeva si trattasse di un villino di poco conto, invece si rivelò un piccolo castello in miniatura.
- Che te ne pare?- le chiese quando scesero dalla macchina.
- Siamo sicuri che sia qui? Questo è un castello in piena regola…- commentò estasiata.
- No, il posto è questo… L’ho comprato parecchi anni fa ed in effetti era una residenza nobiliare. Ho mantenuto lo stile antico, ma ovviamente ho inserito alcuni elementi contemporanei…-
Aprì la porta e Belle iniziò a saltellare di gioia da una punta all’altra.
- Caspita! Questa residenza farebbe invidia alla Regina Elisabetta! Guarda questo tavolo… E le sedie… E le tendine!!! E il panorama è fantastico!!!- si affacciò dalla finestra e rimase a bocca aperta – non ho mai visto niente di simile in vita mia!-
La villa richiamava fortemente lo stile medioevale, ma c’erano anche alcuni oggetti contemporanei che contrastavano, rendendo l’atmosfera molto più leggera.
- Svuotiamo le valigie e prepariamoci per la nostra giornata ideale… Visto che c’è una bella giornata, potremmo fare un pic-nic in giardino- propose l’uomo.
- Oh, sì! Non ho mai fatto un pic-nic…-
 
Così Belle si affrettò a togliere gli accessori dal trolley, cercando di tener nascosto il vestito rosso. Si cambiò velocemente, indossando dei jeans leggeri, una camicia ed un pullover per tenersi al caldo.
Robert la aspettava sotto e a differenza delle altre volte, anche lui indossò dei jeans scuri, una camicia ed un pullover. Si fermò ad osservarlo incuriosita.
- Qualcosa non va?- le chiese a quel punto.
- Stai male? Va tutto bene?-
- Sì, perché?-
- No, sai, è la prima volta che ti vedo in jeans e pensavo ti sentissi male…- l’uomo rise e le afferrò la vita per stringerla a se.
- Mia dolce Belle, a Storybrooke io sono il signor Gold, l’oscuro signore, colui che tiene in pugno la città e l’ex assessore ai beni culturali. Qui, con te, posso essere per una volta semplicemente “Robert” e Robert ha sempre pensato che in qualche occasione avrebbe anche potuto concedersi il lusso di un jeans…
- Stai benissimo anche così, anzi, se possibile sei ancora più affascinate…-
- Ma davvero?-
Belle si sentì sollevare di peso, poi tutto il resto fu offuscato dalle risate.
Robert la stava portando di peso all’esterno, quasi come fosse una dolce sposina. Poggiò il corpo nel divano in vimini e la sovrastò con il corpo.
- Dunque mi stavi dicendo che vestito così ti faccio un certo effetto… Beh, anche tu non scherzi, mia cara…-
La osservò con trasporto e Belle sentì il corpo andare in fiamme sotto al suo sguardo.
Avvicinò le labbra con un bisogno quasi disperato e fu lieta nel vedere che Gold le rispose con lo stesso bisogno.
Era sorprendente come ogni loro bacio si trasformasse sempre in qualcosa di nuovo. Ogni volta che le bocche si allacciavano, Belle percepiva sempre un nuovo dettaglio, una nuova sincronia e nuove affinità.
Il bisogno l’uno dell’altra, sembrava averli drogati peggio di qualsiasi droga e resi alcolisti senza bere un goccio d’alcool. Erano affamati e vogliosi di saggiarsi in ogni attimo possibile, perché sentivano che stare separati, era una tortura straziante.
 
Dopo la lunghissima serie di coccole, finalmente si sedettero composti nel tavolino e si cibarono con i panini preparati.
Belle aveva portato anche una torta di mele e Gold sembrò gradire quel pensiero.
- Non sapevo facessi torte così buone…-
- In realtà è una ricetta che mi ha passato Regina ai tempi delle superiori. Non so se lo sai, ma adora cucinare le mele in ogni modo e dato che le mele sono i frutti di stagione, ho pensato di approfittarne-
- Molto buona davvero! Ma sono certo che l’ingrediente segreto è l’amore che ci hai messo nel cucinarlo…-
- Ma questo è ovvio!-
Presero a scherzare e parlare di argomenti frivoli, così Belle potè godersi quell’innaturale sole che riscaldava quasi come uno di fine ottobre e la voce di Gold che le faceva da calmante.
Il pomeriggio passeggiarono nella tenuta. C’era persino un piccolo stagno e Robert la fece accomodare in una barca a remi, per poi intraprendere una piccola avventura marittima.
Belle si divertì a giocare con le papere dando loro da mangiare. C’erano anche un po’ di pesci d’acqua dolce e delle rane. Era splendido.
Quando tornarono a riva, Belle afferrò la mano di Robert e presero a rincorrersi tra gli alberi, poi quando si stancarono, tornarono a sedersi nel divano in vimini. Le venne naturale appoggiarsi con il volto sulle gambe dell’uomo, quasi fosse un cuscino, e accarezzargli l’addome con affetto. Robert giocò con le ciocche rossicce dei suoi capelli e il pomeriggio lo passarono così, semplicemente a chiacchierare e rilassarsi, godendosi quel momento praticamente perfetto.
 
Belle aveva intenzione di preparare la cena da sola e fare una sorpresa a Robert, ma l’uomo non ne volle sapere di lasciarle fare tutto il lavoraccio.
Se lo ritrovò in cucina senza che quasi se ne accorgesse, ma Belle fu chiara sin da subito: per quella volta, il capo chef era lei, quindi Robert avrebbe dovuto attenersi rigidamente a tutte le sue indicazioni.
- Ma se noto che qualcosa sfugge al tuo controllo, allora interverrò- precisò l’uomo.
Così Belle non ci pensò due volte a far fare all’altro i compiti che solitamente spettavano a lei, come sbucciare le cipolle, squamare il pesce e togliere tutte le interiora. Lei, nel mentre, si occupò di tagliare gli altri ingredienti e preparare il sugo per la pasta.
Belle amava la cucina italiana e credeva che in quel giorno di festa, avrebbero dovuto deliziarsi con cibi semplici, ma dai sapori sontuosi.
Per le restanti ore, si coordinarono come sempre nella preparazione di ogni portata e a risultato raggiunto, festeggiarono con un batti cinque, seguito da un piccolo bacio.
- Bene, adesso che è tutto pronto, non rimane che apparecchiare la tavola e prepararci per la cena… Ma, chiariamolo subito, la tavola spetta a me, quindi tu vatti a lavare e mi aspetterai da bravo maritino. Le donne si fanno attendere, quindi dammi questa soddisfazione, una volta tanto…-
Robert annuì e sparì nei corridoi particolarmente divertito.
Belle non aveva affatto dimenticato quanto si era impegnato per il loro primo appuntamento e lei non voleva essere da meno.
Utilizzò una tovaglia interamente bianca e la cosparse appena di petali di rosa e piccoli punti luce. Il centro tavola l’aveva preparato lei stessa e racchiudeva le stelle di natale, insieme a foglie colorate e rami di piccoli punti swarovsky rossi. Fortunatamente trovò dei bicchieri rossi in cristallo, posate d’argento e semplici piatti bianchi con piccoli decori nei bordi.
Quando fece un passo indietro, si sentì orgogliosa di se stessa.
Questo le diede una marcia in più per prepararsi al meglio anche nel look.
Corse felice nella sua stanza e preparò tutti gli accessori da indossare.
Accese lo stereo del bagno, inserì l’album che le aveva prestato Emma (“A thousand suns” dei linkin park) e si lasciò beare dagli aromi intensi che emanavano tutti quei saponi una volta in contatto con i vapori dell’acqua.
Il getto dell’acqua era fantastico e la accarezzava dolcemente in più punti del corpo.
Il calore le fece uno strano effetto, perché immaginò che lì dentro ci fosse Gold e che si sarebbero intrattenuti in piacevoli attività…
Insaponò il corpo e si beò di quella pace.
Immaginò le mani dell’uomo sul suo corpo e la bocca impegnata a baciarle il collo.
Chiuse l’acqua vergognandosi dei suoi stessi pensieri. Iniziò a credere che fosse davvero drogata d’amore per Robert, perché non faceva altro che pensare a lui in ogni istante.
Asciugò i capelli tentando di ricomporsi anche nello spirito, sperò soprattutto che il calore del phon assopisse i bollenti spiriti… Certo era che quel vestito rosso, non avrebbe per nulla controllato i bollenti spiriti dell’uomo che la stava aspettando lì sotto… E il trucco un po’ a gatta che aveva applicato sul volto, non aiutava di certo.
Si guardò allo specchio e dovette ammettere che era davvero bella. Le ragazze sarebbero state fiere di lei a vederla così.
Fece un lungo respiro, infilò le scarpe e si chiuse la porta alle spalle.
 
Gold la aspettava in fondo alla scala e lei si sorprese a rallentare il passo e aiutarsi a scendere con l’aiuto del corrimano.
Quando Robert alzò il volto, la guardò come non aveva mai fatto prima d’ora. Era incantato e totalmente rapito da ogni suo più misero gesto.
Lei apprezzò quel tipo di reazione e quando arrivò all’ultimo gradino, si avvicinò con passo leggero.
- Sei bellissima…- le disse lui prendendole la mano e depositandovi un piccolo bacio. Belle sussultò, perché quel gesto era stato uno dei primi contatti che avevano avuto.
- Sei bellissimo anche tu…- ed era vero, perché l’uomo indossava un completo gessato che metteva in evidenza le sue forme accattivanti.
- Questa è per te…- disse porgendole una rosa – un misero omaggio a questa Dea della bellezza…-
- Oh, non sapevo di aver ottenuto un avanzamento di grado…- disse divertita. Annusò la rosa e tornò a concentrarsi sul suo sguardo malandrino.
- Beh, sai, questo vestito così seducente, devo dire che mette in evidenza ogni tua virtù… Anche se, ovviamente, la dea Athena ti accompagnerà sempre con la sua saggezza…-
- Uhm, due Dee in un solo corpo… Non posso proprio lamentarmi…-
Robert tornò ad afferrarle la vita con passione. Sembrava volerla coinvolgere in un bacio intenso da quanto il suo sguardo era profondo, ma si fermò ad un soffio da esse.
- No, non ti rovinerò il trucco- le disse, continuando però a rimanere a quella distanza inebriante – sei così bella, che giuro ti strapperei questo vestito a morsi. Ma temo sia poco galante, quindi aspetterò paziente la mezzanotte e tenterò di essere un ottimo gentleman…-
- La serata è lunga e la cena ci attende… Ci sarà tempo per tutto il resto. Per ora, godiamoci il momento…-
Robert la prese a braccetto e la accompagnò al suo posto, spostandole la sedia elegantemente per farla sedere. Lui prese posto di fronte a lei, stappò il prosecco e ne versò un po’ nei due bicchieri.
- Belle, per prima cosa vorrei brindare a questa splendida serata, con la speranza che rimanga sempre nei nostri cuori…-
- Ed io vorrei brindare anche all’amore… Salute- disse avvicinando il calice a quello del suo amato.
- Salute…- rispose facendo toccare i bicchieri.
Bevvero il contenuto quasi in un unico sorso e quello fu il primo di una lunga serie di brindisi che si susseguì durante tutta la cena.
 
Dall’altro lato di Storybrooke, Emma era ancora chiusa nella sua stanza, immersa nella visione di Star Wars episodio III la vendetta dei Sith. Star Wars era la sua saga preferita e dato che quello che si fa a capodanno, si fa per tutto l’anno, avrebbe iniziato con il prendere spunto da quella saga.
La maledetta influenza non era ancora passata e odiava il sentire queste continue nausee, senza nemmeno avere un po’ di febbre. Arrivò a pensare che forse era solo una questione di stress, dato che il ciclo tardava ad arrivare. Gli ultimi mesi erano stati devastanti, aveva visto crollare tutte le sue certezze, inoltre i sentimenti per Killian le mettevano paura, perché non aveva mai provato un tale desiderio per qualcuno. Lei era sempre stata abituata a controllare le proprie azioni, invece Killian innescava la sua parte più impulsiva.
Mary Margaret era molto preoccupata ed era molto carina a manifestarle tutto il suo dispiacere nel vederla così. David le aveva persino detto che l’avrebbe presa come suo secondo se poteva aiutarla a stare bene e dovette ammettere che quell’idea le piacque parecchio.
Quella sera avevano insistito per portarla con loro alla consueta festa cittadina di fine anno, ma lei aveva nausea ogni volta che sentiva anche lontanamente l’odore di cibo, quindi rifiutò l’offerta.
Fu quindi con sorpresa che sentì il campanello suonare. Si alzò dal letto e scese le scale tenendosi la testa con le mani.
- Chi è?- chiese, cercando di dare una sistemata ai capelli scompigliati.
- Il tuo peggiore incubo…- rispose un uomo dall’altro alto.
Aprì la porta non potendo fare a meno di sorridere divertita.
- Ma guarda chi c’è… Ed io che mi ero illusa di essermi liberata di te…-
- Mi dispiace deluderti, ma non potevo lasciarti sola l’ultima notte dell’anno… Anche perché si dice che “quel che fai a capodanno, lo fai tutto l’anno”, quindi spero non ti libererai di me per il resto dei tuoi giorni-
- Accomodati. Sei il solito scemo…-
Killian le porse un girasole e lei si sentì onorata di quel piccolo gesto*.
- Uhau, ma grazie… Non mi sarei mai aspettata un gesto così dolce da parte tua-
- Allora non mi conosci, Swan, perché io sono un romanticone incallito- vide Killian guardarsi intorno confuso – ma dove sono finiti tutti?-
- Sono andati alla festa del paese ed io ne stavo approfittando per una serata maratona con i film di Star Wars-
- Tanto per fare qualcosa di nuovo, giusto?-
- Andiamo, è solo una serata alternativa! E tu, invece, non dovresti essere di turno da Cora?- si accomodarono nel divano del soggiorno e vide Killian guardarla serio.
- Beh… Ero di turno, ma ho fatto cambio all’ultimo minuto con un mio collega e lo sostituirò per le cene del prossimo week end. Non volevo lasciarti sola, anche perché so che tutti gli anni sei stata insieme a Bae… Volevo solo farti arrabbiare, o ridere… O… Non so, causarti una qualsiasi reazione che non sia la tristezza…-
Emma lo guardò sorpresa ed emozionata.
- Tu… Hai rinunciato al lavoro, per me?-
- Detta così sembra quasi una galanteria…-
- Killian, dico sul serio. Hai rinunciato al lavoro per stare con me?-
Killian non rispose a parole, fece solo un breve cenno col capo. E lei sentì qualcosa invadere l’addome ed espandersi a macchia d’olio sul resto del corpo. Era una piacevole sensazione di calore e all’improvviso sentì la testa girare per altri motivi.
Una volta Belle le aveva detto che per Killian nulla era più importante del lavoro da Cora, perché senza di esso non avrebbe potuto pagare le rette dell’università e pagare il materiale per gli esami. Immaginò che la sera della vigilia di capodanno, la paga fosse molto più alta di quella delle altre sere. E lui aveva rinunciato a quella paga solo per lei.
Una lacrima solitaria le scavò il viso stanco. E quelle reazioni impulsive, ebbero ancora una volta il sopravvento sulla ragione.
Si sporse in avanti e catturò le labbra del giovane. Lo sentì sussultare dal gesto inaspettato, ma poi le afferrò la nuca e lasciò che le labbra potessero assaporarsi.
Era un bacio dolce, uno sfiorarsi lentamente, gustarsi con dolcezza.
Killian le accarezzò i capelli e lei si sentì invadere da un senso di completezza che non provava da tempo.
Si separarono qualche secondo per fissarsi negli occhi. Killian le chiese conferme con lo sguardo ed in risposta preferì sorridergli.
Killian non se lo fece ripetere due volte e tornò ad impossessarsi delle sue labbra approfondendo il contatto.
Continuarono a baciarsi per un tempo indefinito e stavolta Emma non ebbe alcun rimorso, alcun tentennamento. Aveva cercato e desiderato quel contatto per tantissimo tempo, ma aveva sempre messo a tacere i suoi reali sentimenti.
Non capiva se quello che provava per Killian era amore, sapeva solo che quando erano insieme, lei stava bene. Killian era l’unico che riusciva ad infonderle sicurezza e amore allo stato puro.
 
Erano rimasti a baciarsi per più di un’ora.
Quando si separarono, Emma sentiva le labbra gonfie e Killian sembrava quasi ubriaco, perché riusciva a stento a parlarle.
- Ehi! Guarda che se queste sono le conseguenze, non ti bacerò più…- gli disse divertita.
- Ma cosa dici, sono abituato a fare ben altro…- rispose con la solita aria di superiorità.
- Beh, comunque ti ringrazio per essere venuto a trovarmi… Mi ha fatto molto piacere…-
- Sai, la mia missione originaria era portarti fuori da queste quattro mura, non mi aspettavo di certo questa “calorosa” accoglienza…-
- Sono certa che sei parecchio dispiaciuto per non aver compiuto la tua missione…-
- Oh, siamo ancora in tempo per uscire e goderci la splendida serata… A me no che tu non abbia altri programmi…- le fece uno dei suoi tipici sguardi sexy, ma ad Emma provocavano più un senso di ilarità che arrapamento ormonale.
- Ok, vorrà dire che faremo una bella passeggiata. Tu aspettami qui, non credo sia una buona idea uscire in tuta-
- Per me puoi uscire anche nuda… Sei sexy anche con addosso solo un sacco di patate…-
- Sicuramente. Ma non voglio spaventare i cittadini che solitamente mi vedono in condizioni migliori…-
- Fa come credi… Basta che non mi fai attendere un’eternità. I pirati sono impazienti…-
 
Emma si sentì stranamente emozionata nell’uscire con Killian per la notte di fine anno.
Per qualche oscuro motivo, le sembrò che quello fosse una sorta di primo appuntamento.
Non voleva sembrare provocante, così indossò un vestito anni sessanta che le fece ricordare Sally di grease. Raccolse i capelli in una coda alta e mise giusto un velo di trucco per togliersi di dosso l’aria malaticcia.
Prese una giacca pesante e tornò in soggiorno, dove Killian la aspettava impaziente.
- Possiamo andare…- gli disse porgendogli il giubbotto in pelle, che aveva appeso all’ingresso.
- Caspita, adesso sembriamo due personaggi di Grease… Ma John Travolta non può certo competere con il mio fascino…-
- Sta zitto, pirata, o potrei ripensarci e scegliere la maratona di star wars all’uscire con te…-
- Ok, ok. Prometto di trattenere il mio spiccato senso dell’umorismo…-
Emma scrollò il capo sconsolata, ma al contempo rise divertita.
La cosa bella di Killian, era che riusciva sempre a smorzare i momenti di tensione con molta leggerezza. Erano un po’ come il giorno e la notte, lei sempre riflessiva ed eternamente composta, lui impulsivo e casinista. Forse era quello ad attrarli l’un l’altra. Cercavano un modo di scendere ad una via di mezzo che li accomunasse.
- Dove andiamo?- chiese Emma afferrandogli il braccio.
- Pensavo di fare una passeggiata. Non mi sembra il caso di portarti al Granny o in altri locali. A proposito, come ti senti?-
- Continuo ad avere giramenti di testa e le nausee vanno e vengono, ma non ho febbre e questo è un bene…-
- Dì la verità, sei incinta e non vuoi dirmelo…- disse divertito.
- Ma finiscila…- Emma lo spintonò divertita, poi tornò ad appigliarsi al suo braccio – non ti dispiace se mi appoggio, vero?-
- Oh, Swan, io cerco di trattenermi dal fare battute, ma se tu me le fornisci su un piatto d’argento, viene difficile resistere, anche con tutte le buone intenzioni di questo mondo…- Emma lo guardò di traverso, così si ridimensionò – ma figurati. Per te questo ed altro, tesoro…-
 
Camminarono per quasi tutta la città, fermandosi poi ad osservare da lontano la festa in paese. Emma vide tutti ballare divertiti e lei sorrise nell’intravedere la sua famiglia felice.
- Spero anch’io di metter su famiglia, un giorno…- le venne spontaneo commentare.
- Beh, credo sia il sogno di tutti… Questa vita solitaria, ha iniziato a stancare anche me. Ogni mattina mi sveglio e sento solo il vuoto. Quando c’era mio fratello Liam era diverso, ci facevamo compagnia a vicenda, ma adesso… Ho sempre paura di non trovare nessuno che mi ami davvero… Io sono uno spirito libero, ma l’avventura è bella se può essere condivisa con chi si ama. Non credo ci sia qualcuno che sia disposto a rischiare tutto, per me… Anche se, in fondo, non m’importa di essere seguito, vorrei solo essere amato…-
- Sai, tu sei una continua scoperta. All’apparenza sembri un duro, ma non sei poi così diverso dagli altri, hai solo bisogno di sentirti amato… E sai, capisco cosa intendi quando dici che ti svegli la mattina e senti il vuoto attorno a te, perché per tantissimi anni mi sono svegliata la mattina, sentendomi sola. Io sono stata fortunata a ritrovare la mia famiglia. Tu, invece, hai perso tutto…-
- Beh, almeno uno dei due ha raggiunto il proprio obiettivo…-
Emma si fermò e lui si voltò per guardarla negli occhi.
Erano ormai al molo e l’aria pungente della sera, si unì con la brezza marina, facendoli rabbrividire dal freddo.
- Io credo che anche tu troverai qualcuno che possa starti accanto…-
- E se avessi già trovato questa persona, ma non sapessi se condivide il mio stesso desiderio?-
- Io penso che dovresti fare un tentativo, insomma, potresti essere rifiutato, ma potrai dire di averci almeno provato…-
Killian si avvicinò piano ed Emma pensò la stesse per baciare, ma la sorprese quando le sovrastò il corpo e la abbracciò.
- Oh, Emma… Se solo sapessi quanto ti amo… Tu sei stata l’unica a rimanere al mio fianco dopo la morte di Liam. Ed io ti ero così grato… Non so quando mi sono innamorato di te, ma tu eri la fidanzata del mio amico d’infanzia ed io non potevo tradire la fiducia di un amico… E ti giuro, Emma, ti giuro… Ho provato in tutti i modi a dimenticarti, ho provato ad andare con le altre, ho cercato disperatamente una tua sostituta, ma tu sei unica. Hai acceso dei sentimenti che non ho mai provato in tutta la mia vita. E desidero solo starti accanto, anche se questo significa dover aspettare sino alla fine dei miei giorni… Io so che tu ami ancora Bae, ma spero che un giorno tu possa accorgerti che forse ci potrebbe essere una possibilità, per noi. Fino ad allora, io continuerò a starti accanto come amico, perché la cosa che mi fa stare peggio, è vederti soffire… Posso accantonare i miei sentimenti, ma non posso accettare vederti star male. Quindi, puoi accettarmi nella tua vita?-
Emma lo osservò attentamente. Era la dichiarazione d’amore più bella ed intensa che avesse mai ricevuto. Come poteva non amare un ragazzo così?
- Oh, Killian…- pianse per quanto le sue parole la colpirono nell’anima – Tu sei già nella mia vita. Sei entrato come un uragano e sei riuscito a travolgermi con una forza sovrumana. Non so cosa mi fai, ma quando sto con te sto bene… E non so se questo sia un inizio, ma mi piacerebbe poter far parte di quel mondo che desideri… E… Non sono molto brava in queste cose- sorrise appena dall’imbarazzo e lui le accarezzò le guance – Quello che vorrei dirti, è che… Mi piacerebbe tanto affrontare i problemi della vita insieme a te. Potresti prendermi nel tuo equipaggio? E so che le donne portano sfortuna ai pirati, ma potresti fare un’eccezione?-
- Siamo nel XXI° secolo. C’è ormai da un pezzo la parità dei sessi-
Emma rise e interpretò quella risposta come un sì.
Si avvicinò piano al ragazzo e gli afferrò la giacca con mani tremanti.
Socchiuse gli occhi e lui la imitò, stringendola più forte a sé.
Le labbra si sfiorarono appena, quando ad un tratto sentirono delle urla dall’altra parte del molo.
- Cos’è stato?- chiese spaventata.
- Non lo so…- poi le urla si fecero più forti, sentirono dei tonfi ed entrambi corsero spaventati in quella direzione…
 
- Dunque, hai gradito la cena?- chiese Belle quando si spostarono nel divano.
- Oh, si… Ho gradito moltissimo…- rispose Robert stringendola a sé – ma sai, prima della mezzanotte c’è un’ultima cosa che dobbiamo fare-
- Davvero?-
- Davvero… Vieni con me…-
Si alzarono dal divano e Gold le fece strada, sino ad arrivare a una parete scorrevole.
- Cosa c’è lì dentro?- chiese curiosa.
Robert non le rispose. Fece scorrere le pareti e si aprì uno spazio enorme.
- Oh, che meraviglia…- rispose esterrefatta.
Era una stanza grandissima, con ai lati alcune vetrinette piene di libri, ma il centro era interamente libero e dal soffitto pendeva un lampadario di cristallo.
- Direi che un ballo sia più che dovuto, che ne dice? Vuole ballare, signora Gold?-
Belle era emozionata e fece cenno di sì con la testa.
L’uomo si avvicinò ad un vecchio mangiadischi e l’aria fu invasa dalle note della bella e la bestia.
A Belle veniva da piangere, così si aggrappò forte all’uomo dei suoi sogni e si lasciò guidare in quella danza fiabesca. 
Era come essere all’interno della storia disney.
L’uomo che amava la stringeva forte e lei si sentì amata e protetta come mai prima d’ora.
Ondeggiarono al ritmo delle note, le fece fare un piccolo caschè e poi la rialzò stringendola forte. Le labbra si sfiorarono appena e quando la musica finì, Belle lo strinse forte e pianse sulla sua spalla.
- Quella sera, al matrimonio, nella mia mente si era formata questa melodia, quindi ho pensato ti sarebbe piaciuto rivivere quel momento adesso che stiamo insieme…-
- Oh Robert, io ti amo così tanto! So che sembra assurdo, ci conosciamo da pochi mesi, ma i miei sentimenti per te sono incontrollabili…-
- Ti amo anch’io. E credo che per tutta la vita, abbia aspettato solo te… Perché nessuno mi rende felice quanto lo fai tu…-
Belle alzò appena lo sguardo e vide che anche i suoi occhi erano lucidi dall’emozione.
La cosa più naturale, fu unire le labbra in un contatto dolce.
- Ti amo…- continuò a sussurrarle all’orecchio e lei sentì le emozioni continuare a crescere a dismisura, tanto che si aggrappò forte al colletto della giacca e lo spinse con forza verso di se.
Sentì le sue mani sfiorarle la schiena scoperta e giocare appena con il pendente di gioielli. Le dita si insinuarono nella stoffa e presero ad accarezzarne ogni angolo della schiena.
Belle tremò a quel contatto, così lo prese per la cravatta e lo condusse bisognosa in camera da letto.
Ancora una volta si sorprese della sua intraprendenza, ma quando erano insieme, si sentiva capace di gesti mai fatti.
Si spogliarono e si amarono come se fosse la prima volta.
Non si erano detti “ti amo” prima di quella sera, anche se l’avevano palesato in altri modi, quindi festeggiarono doppiamente sia l’iniziò dell’anno nuovo, che il coronamento del loro sogno d’amore.
Era tutto perfetto, così si lasciarono cullare dal sospiro di morfeo, che li portò nel suo magico mondo.



Il sogno idilliaco svanì quando Belle sentì un suono in sottofondo.
- Mmmm, suona un telefono…- sussurrò nel sonno, tirandosi maggiormente le coperte sentendo freddo.
- E’ il tuo…- le disse Gold, continuando a tenerla stretta per la vita.
- Che ore sono? Forse è papà che vuole augurarmi buon anno…-
- Mmmm, torniamo a dormire, risponderai domani…- disse risoluto baciandole la spalla.
- No, dai, potrebbe essere importante…-
Dopo parecchi tentativi, riuscì ad avercela vita e a raggiungere la borsa per prendere il cellulare. Non riuscì a leggere il nome data la vista ancora offuscata.
- Pronto? Buon anno- disse meccanicamente. Sussultò quando dall’altro lato non sentì una risposta, ma solo un insieme di singhiozzi – Pronto? Chi è?- ripetè allarmata.
Belle, oh… Belle… Io… sigh…-
- Emma!? Emma, che succede? Non stai bene? Perché piangi?- il sonno svanì all’improvviso sentendo l’amica continuare a piangere. Poi notò sempre più dettagli. Dall’altra parte del telefono, si sentivano le voci di molte persone – Emma, ti prego, dimmi dove sei…-
Belle… sigh… Io, oddio, Belle… Come faremo a dirglielo?-
- Dirgli che cosa? Emma, per favore, parlami!- lanciò un’occhiata a Robert, che si alzò dal letto sentendola così preoccupata. Nel mentre sentì che il telefono era passato da Emma a qualcun altro.
Belle, sono io…-  
- Killian! Mi dici che diavolo succede? E perché ci sono tutti questi rumori in sottofondo?-
Belle, dovete venire immediatamente in ospedale, non c’è tempo da perdere…-
- Siete… Siete in ospedale? Sto arrivando… Ma chi devo portare? Oddio, ma che diavolo è successo?-
- Ti spiegherò quando arriverete. Tu porta Gold con te…-
Il ragazzo non aggiunse altro, chiuse solo la cornetta.
Belle fissò il telefono impaurita.
- Chi era?- chiese Robert in un sussurro e non seppe il perché, ma le venne spontaneo abbracciarlo e piangere contro la sua spalla.
- Non lo so, ma dobbiamo andare in ospedale, tutti e due-
Sentì il suo forte corpo tremare un attimo e la paura si insinuò nel suo animo.
Qualunque cosa fosse successa, aveva una brutta sensazione…



Continua…
 

*NOTE SUL SIGNIFICATO DEL GIRASOLE:

L'affinità del fiore con il sole, fa sì che al girasole venga associato un significato allegro e spensierato, in grado di infondere gioia e allegria ma è anche simbolo di amore. La leggenda narra infatti che la ninfa Clizia fosse perdutamente innamorata di Apollo: ogni giorno che Apollo passava nel cielo trasportando il sole, Clizia lo guardava e lo seguiva con lo sguardo. Apollo tuttavia non era innamorato di lei e dopo nove giorni la trasformò in un girasole. Il girasole rappresenta quindi l’amore, ma spesso anche l’amore non ricambiato.Il girasole infine è il fiore perfetto da regalare a chi si vuole augurare una guarigione o a cui si vuole regalare un po’ di positività: regalare un girasole sarà come donare un raggio di sole!


NOTE ABITO DI BELLE: 
E' ispirato a due vestiti di Regina:
- ho preso spunto per i decori da questo

http://img2.wikia.nocookie.net/__cb20130121171948/onceuponatime/fr/images/e/e3/HookRegina_2x09.jpg (il dettaglio del pendente sulla schiena)
http://images6.fanpop.com/image/photos/32900000/ouat-once-upon-a-time-32936400-500-281.gif (così è come cade sulla schiena. Ho anche immaginato che il cinturino alla vita continuasse in modo molto semplice anche nel davanti. Ho preferito non inserire il davanti di quest'abito perchè è troppo elaborato per la personalità di Belle)
- per il colore e la coda dell'abito, ho preso spunto da questo

http://frmag.gr/wp-content/uploads/2014/08/d62b1d37b9f7418ec0ca4785c7bb9233.jpg (ovviamente i decori non ci sono nell'abito di Belle XD)

NOTE ABITO DI EMMA:

https://38.media.tumblr.com/fce99e28179d1d0e2203d5c212dab8ab/tumblr_ndpzy26uTL1r8w6n0o2_250.gif
 http://www2.pictures.zimbio.com/mp/AovvKLPHA3yl.jpg 
(perdonatemi, ho visto questo vestito postato in un sacco di pagine facebook, adesso che mi serviva, sembra sparito! Ho trovato solo queste immagini ç_ç)

ALTRE NOTE:

Buonasera..................... Sì, lo so, adesso verrò tipo presa a uova perchè ho interrotto in un momento di panico. Avete ragione!
Chissà cosa mai sarà successo... Mah! Lo scoprirete nel prossimo capitolo, ovviamente!
Ma partiamo dal principio: come potete vedere, finalmente Belle e Bae hanno un attimo per parlarsi e raccontarsi le novità. Bae, inoltre, tenta di chiarirci le idee e possiamo tranquillamente affermare, che l'aria di NY fa male al cervello! XD no Bae, non è vero, ti si vuole bene lo stesso.
Tamara qui ha ormai rotto le scatulin, ma Belle è pronta a tutto per tenersi stretta il suo Bobby! 
Emma a questo punto tenta nell'impossibile e cioè tranquillizzarla (è facile parlare, quando non hai il Bobby per fidanzato!)
E poi c'è questa doppia visione della notte di capodanno, che parte con i controfiocchi, ma poi finisce a tarallucci e vino (almeno per i CS).
Il vestito di Belle ammetto che sia un pò azzardato, ma è capodanno! Ci piace Belle che si fa sexy per il suo amore.... E poi c'è la canonica scena della Bella e la Bestia. Non poteva mancare.
Una cosa che mi sono dimenticata di dire, ho sostituito la rosa con il girasole, che è il mio fiore preferito e che già conoscevo per i suoi significati. Ho pensato fosse perfetto per la situazione di Killian, che si sente respinto da Emma, ma che allo stesso tempo non demorde in quanto innamorato. Allo stesso tempo, però, desidera portare un pò di sole nella vita della ragazza e augurarla pronta guarigione dato il suo stato di salute. Un mix di cose che per me dicono molto di più di una semplice rosa ;)

Il prossimo capitolo arriva la prossima settimana. Non posso proprio pronunciarmi perchè rischierei di far perdere la bellezza del capitolo con stupidi spoiler.


Ci tengo, ancora una volta, a ringraziare tutti coloro continuano a seguire questa storia, in particolare Dita di Polvere, loveplacido, Emma_blue, Ariki e Chrystal_93 che hanno recensito lo scorso capitolo.
Lasciatemi un commento, se vi va. Mi farebbe molto piacere! (anche per dirmi se il capitolo non vi ha convinto, o se volete tirarmi qualcosa in segno di protesta, non so....)

Grazie a tutti, alla prossima!


PS. SPOILER PER CHI NON HA VISTO LA 4X01
La casa in cui vanno Belle e Rumple è ispirata a quella in cui vanno in viaggio di nozze ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14
 
Gold spinse il piede nell’acceleratore e Belle sentì quel senso di vuoto crescere sempre più.
Per tutto il tragitto non parlarono, ma era evidente che era successo qualcosa di grave dato il forte pianto di Emma.
Parcheggiarono in fretta e Belle tornò a chiamare l’amica al cellulare.
- Belle…- rispose Killian.
- Dove siete? Abbiamo parcheggiato in questo momento-
- Perfetto. Vi aspetto all’ingresso, sono qui fuori con Emma... Tra l’altro ha vomitato tre volte prima che voi arrivaste, credo sia il caso di farla controllare da un medico…-
- Vi ho visti- fece cenno con la mano e Killian chiuse la conversazione.
Corsero verso di loro e Belle rabbrividì vedendo Emma a quel modo. L’amica tremava forte e il suo volto non era mai stato così pallido.
- Che succede?- chiese prendendo Emma per mano.
- Belle, oh, Belle, sei qui…- Belle si aspettò che si alzasse per abbracciarla, ma quando vide Robert, Emma si buttò tra le sue braccia – mi dispiace tantissimo, abbiamo fatto tutto il possibile, siamo intervenuti appena potuto, ma… Forse è troppo tardi… E’ troppo tardi…- singhiozzò sulla sua spalla e Belle ebbe un tuffo al cuore.
- Ti decidi a dirmi che succede?- urlò Robert a Killian, seriamente spaventato dalla reazione della ragazza.
- Io… E’ meglio se vi sedete…- Belle e Robert si sedettero nella panchina e Killian tornò ad occuparsi di Emma, che tremava come una foglia d’autunno – Ecco, noi… Io ed Emma eravamo al molo. Stavamo passeggiando ed abbiamo sentito delle urla, ma poi…- fece una pausa e strinse Emma più forte – Ci sono stati diversi spari. Eravamo spaventati ed abbiamo corso… Gli spari provenivano dalla fabbrica di acciughe, ma appena siamo arrivati… Io, vorrei solo essere arrivato in tempo, ve lo giuro…-
- Smettila di girarci intorno e parla!- gli disse Robert spazientito.
- Tamara era già morta quando siamo arrivati, ma Bae… Bae era gravemente ferito…-
Il cuore di Belle si fermò sentendo l’ultimo nome. Robert ebbe quasi un mancamento, ma lo afferrò in tempo.
- Dov’è… DIMMI DOV’E’!!!-
- E’ al secondo piano, lo stanno operando, ma… I medici ci hanno detto che non c’è quasi possibilità per lui di sopravvivere…-
Le ultime parole pesarono più di un macigno.
Belle non aveva mai provato una sensazione del genere. Era come se la testa avesse smesso di lavorare per un attimo e il corpo andò in black out. Si lasciò andare ad un pianto che non aveva alcun tipo di sapore. Era arrabbiata, era frustrata… Non sapeva nemmeno lei come si sentiva.
Voleva urlare dal dolore, ma si sentì afferrare per una manica e venire trascinata all’interno dell’edificio.
Non capì nulla, seguì Gold come se fosse un semplice automa.
Inciampò nei gradini diverse volte, tanto che Robert la sgridò. Ma lei non sentì nemmeno cosa stava dicendo, vedeva l’immagine sfocata delle sue labbra che si muovevano, ma la testa era avvolta in una bolla e nessun suono riusciva ad oltrepassare quella barriera sottile.
La testa le girava forte e le orecchie fischiavano come se fosse a contatto ravvicinato con una pentola a pressione. E poi, semplicemente le forze la abbandonarono.
Vide un velo nero oscurarle la vista. Sentì Robert chiamarla più volte, ma lei lasciò il corpo abbandonarsi al dolore e cadde tra le sue braccia senza quasi rendersene conto.
 
Quando si svegliò, si trovava in un letto piuttosto scomodo.
Mise a fuoco con fatica le immagini, poi si ricordò che lei e Robert erano nella tenuta di periferia e sospirò di sollievo quando capì che la storia di Bae era solo un brutto sogno.
Sentì una mano afferrare la sua e per istinto la baciò, credendo che fosse quella di Robert, ma quando la vista tornò a farle compagnia, urlò di terrore.
- No, non può essere, dimmi che è stato solo un brutto sogno…- disse spaventata.
Si trovava in una stanza di ospedale ed Emma la teneva per mano.
Belle potè notare come il suo sguardo fosse ancora pieno di lacrime.
- Magari fosse un sogno, mia cara Belle… Ma è tutto vero, è tutto così vero…- rispose in un soffio.
- Che ore sono? E lui è già…-
- Sono le 7 del mattino e no, lui non è ancora morto. L’intervento è andato bene, ma i proiettili hanno colpito organi vitali. Gli rimangono poche ore di vita…-
- Non è possibile…-
- Sai, Belle, io… Io mi sento così in colpa…- Emma iniziò a singhiozzare e il suo cuore si strinse in una morsa dolorosa – Sono ore che continuo a ripetermi che è tutta colpa mia… Perché se lo avessi seguito a New York, lui non avrebbe mai incontrato Tamara e non si sarebbe innamorato di quel mostro… Perché tu non lo sai, ma è stata quella puttana a sparargli!-
Belle era incredula, si alzò a sedere e fissò l’amica completamente smarrita.
- Cosa stai dicendo?-
- Bae lo ha raccontato a suo padre non appena si è svegliato. Quella donna voleva i soldi di Robert, conosceva la sua fama ed ha tentato di avvicinarsi a Bae solo per avere i suoi soldi… Dice che lei mirava a conquistare il padre e voleva sfruttare la relazione con Bae solo per arrivare a lui … Ma Bae, ieri sera, aveva iniziato a farle domande precise, perché la vedeva troppo interessata a suo padre e a ciò che faceva. Bae aveva minacciato di lasciarla, perché non voleva stare al fianco di una donna che preferiva suo padre a lui, ma non poteva certo immaginare la sua reazione… Ha estratto una pistola e gli ha sparato più volte al petto, ma Bae è riuscito ad afferrare la pistola e le ha sparato, colpendola mortalmente… Io e Killian siamo arrivati poco dopo, li abbiamo visti tutti e due ricoperti di sangue e ne siamo rimasti sconvolti… Abbiamo chiamato l’ambulanza e credimi, sono stati gli attimi più lunghi di tutta la mia vita…. Sono un mostro, perché mentre Bae stava per morire, io ero pochi metri più in là, che passeggiavo allegramente con Killian! E in quel momento ho confessato a lui e a me stessa quali sono i miei veri sentimenti… Avevo deciso di stare insieme a lui, perché sto così bene quando c’è Killian al mio fianco… E adesso… Adesso… - singhiozzò più volte e Belle la vide fragile come mai le era parsa -Sono un mostro!- urlò infine.
La vide afferrarsi i capelli con foga e tirarli per imprimersi dolore.
Belle la abbracciò forte e cercò di rilassarla.
- Adesso calmati. Non sei stata tu ad interrompere la vostra storia, ma è stata una scelta di entrambi… Inoltre è stato lui a fidarsi di Tamara, noi l’avevamo avvisato che non ci piaceva… Tu non hai colpe! E non devi assumerti la responsabilità di cosa è accaduto…-
- Invece posso… E sai perché?- Belle la sentì rabbrividire – Perché Killian mi ha portata al pronto soccorso, dato che non smettevo più di vomitare. Pensavamo fosse una reazione nervosa, ma sai cos’hanno scoperto? Lo vuoi sapere?- Belle si staccò appena per guardarla negli occhi – SONO INCINTA, DANNAZIONE! E il figlio è di Bae!!! Sono incinta di due mesi e non l’avevo capito… Il mese scorso il ciclo è venuto regolarmente… Dicono che il primo mese può succedere, per questo non me ne sono accorta. Poi, quando sono iniziate le nausee, non mi è mai sfiorata l’idea di poter essere incinta. Facevamo sempre sesso sicuro e Bae era molto premuroso… Credo, credo che la colpa sia stata mia. Può essere capitato solo a New York, quando eravamo in gita… E sai cosa è peggio? Che la volta in cui abbiamo fatto sesso, stavo cercando di dimenticare Killian! Il giorno prima ci eravamo baciati ed io volevo dimenticarmi di quel bacio cercando appoggio in Bae… Guarda adesso dove ci ritroviamo!? Per i miei stupidissimi errori, io sono incinta e il padre di mio figlio sta per morire! Cosa si fa in questi casi, eh? Ci si uccide? Si accetta la realtà, cosa? COSA?!-
- Emma, io… Io…- la verità era che non sapeva cosa dirle.
- Non sforzarti, Belle, non c’è modo di consolarmi. Sono incinta e questo bambino crescerà senza un padre… Questa è la dura realtàQue- la vide singhiozzare più forte e proprio in quell’istante entrò Killian – mi ero ripromessa di crearmi una famiglia felice… Mi ero ripromessa che avrei evitato a mio figlio il dolore di crescere senza genitori, invece è solo colpa mia se sarà senza un padre!-
Killian si avvicinò piano e la abbracciò. Questo sembrò calmarla un po’, ma Belle si sentì ugualmente impotente.
- Sono contento che ti sei ripresa- disse Killian rivolto a lei – ad Emma ci penso io, i suoi genitori stanno arrivando, ma Gold… Devi occuparti di lui, è a pezzi…-
Belle lo ringraziò e corse veloce tra i corridoi.
Lo trovò seduto davanti una porta, con lo sguardo perso nel vuoto, i capelli scomposti e i vestiti stropicciati.
- Robert…- sussurrò per farsi sentire.
 L’uomo si voltò e Belle ebbe paura, perché scoppiò a piangere e la abbracciò come se fosse l’ultima cosa rimastagli al mondo.
- Oh, Belle… Lui, lui sta per lasciarci… Mi abbandonerà…- le stinse forte i capelli e singhiozzò sulla sua spalla -Avevo fatto così tanta fatica per riaverlo con me e lo sto perdendo… Non sono stato un buon genitore…-
Belle si sentì lacerare il cuore a quelle parole. Lo sostenne e pianse insieme a lui.
 
- Come sta?- ebbe il coraggio di chiedergli quando entrambi si calmarono.
Robert sorrise amaramente e sorseggiò un po’ di caffè.
- Gli restano massimo 24 ore di vita. I medici lo stanno visitando in questo momento. Mi hanno detto di stare con lui il più possibile, perché potrebbe essere il suo ultimo istante di vita. Oh, Belle, non avrei mai immaginato di vivere davvero questo momento… Un padre non dovrebbe mai vedere il proprio figlio morire. Doveva toccare a me! Dovevo esserci io al suo posto! E quella sgualdrina… Se fosse ancora viva, le avrei fatto rimpiangere il giorno in cui è entrata in casa nostra… Tu avevi ragione, ma io non ti ho ascoltato e questi sono i risultati. Lei sapeva chi fossi, voleva impossessarsi dei beni del mostro, perché si pensa che sia facile raggirare i mostri…-
- Robert, tu non sei un mostro e non devi assumerti delle colpe che non hai. E’ inutile star qui a decidere di chi sia la colpa… Rimane il fatto che Bae… Che Bae…- non riuscì nemmeno a concludere la frase, perché scoppiò a piangere per l’ennesima volta. Videro i medici uscire dalla stanza e sia lei che Gold si alzarono.
- Dottore, ci sono novità?- chiese Robert con un filo di voce.
- Mi dispiace, signor Gold, abbiamo fatto tutto il possibile, ma non c’è niente da fare… In questi casi, dovremmo lasciare il paziente riposare, ma… Godetevi i suoi ultimi istanti di vita, potrebbe non arrivare a stasera…-
L’uomo andò via e Belle sentì il suo solito ottimismo abbandonarla.
Robert la afferrò per un braccio e la portò da Bae.
Vederlo impotente in un letto d’ospedale attaccato alle flebo, la fece stare ancora peggio.
- Bae!- scoppiò a piangere e cadde disperata accanto al suo amico – tu non puoi lasciarmi, io non te lo permetto! Hai capito? Tu non puoi smettere di lottare proprio adesso! Qui abbiamo tutti bisogno di te!- gli accarezzò il viso con una mano e Bae le sorrise.
- Mi dispiace così tanto, Belle… Avrei tanto voluto vederti all’altare insieme a mio padre… Couch couch-
- Non ti sforzare…- gli disse accarezzandogli i capelli.
- No, Belle, devi ascoltarmi… E anche tu, papà…- alzò un braccio e fece cenno al padre di avvicinarsi.
Robert ubbidì senza riuscire ad interrompere il flusso delle lacrime. Gli afferrò il braccio e baciò la mano mentre tremava come un bambino impaurito.
- Papà…- riprese Bae – devi… Devi promettermi che non cadrai più nell’oscurità… So che dopo che morirò, tu sarai tentato dal lasciarti avvolgere dalle tenebre, ma ti prego… Couch couch… Papà, tu devi vivere! Devi farlo per me e per il bambino che sta crescendo in Emma… Papà, abbi cura di mio figlio… Promettimelo-
- Sì, Bae, te lo prometto…- gli accarezzò la fronte con affetto e Bae sospirò stanco.
- Belle… Tu, tu avrai un compito molto difficile, perché anche se papà ha promesso, io so che non ce la farà ad affrontare il dolore… Quindi, per favore, tu devi essere forte e devi cercare di risollevarlo dall’oscurità. Non lasciarti abbattere dal dolore, perché sia lui che Emma hanno bisogno di te… Mi prometti di essere forte? E di aver cura di mio figlio?-
- Sì, Bae, farò il possibile, te lo giuro…-
- E poi, vi prego. Siate felici. Siete bellissimi insieme ed io non potevo sperare in una persona migliore di Belle al fianco di mio padre… Belle, tu sei come una sorella per me e non smetterò mai di volerti bene. Lotta per papà, perché so che i tuoi sentimenti sono sinceri, hai capito? E papà, abbi cura anche di lei, perché con lei potrai dar vita ad altri bambini e potrai accettare la mia morte con più serenità…-
- Bae, figlio mio, non dire così…-
Bae riposò la voce e li guardò con affetto.
Belle non sapeva più come esternare il dolore. Stette in silenzio e pianse.
Vedeva tutto annebbiato e il cuore le batteva impazzito. Avrebbe voluto fermare il tempo, avrebbe voluto poter guarire l’amico con la magia.
Aveva sempre vissuto con la convinzione che il lieto fine potesse esserci per tutti, ma si era sbagliata.
Capì duramente che ogni cosa ha un prezzo, che la felicità assoluta, ha un prezzo altrettanto assoluto. Al trovarsi con la persona della propria vita, bisogna pagare con il prezzo della perdita di una altrettanto importante.
Non avrebbe mai più letto le favole, perché le favole l’avevano illusa che tutto poteva risolversi, anche se con fatica.
Qual era il modo per affrontare la perdita del migliore amico? Come si poteva resistere alla tentazione di gettarsi sul suo corpo e scuoterlo finchè non si riprendesse?
Perché la vita doveva portarti ad amare una persona, per poi perderla quando meno te lo aspetti?
No, non era giusto…
- Belle…- la chiamò dopo parecchi minuti.
- Dimmi Bae…- rispose asciugandosi le lacrime.
- Chiama Killian ed Emma. Ho bisogno di parlargli…-
Belle corse al piano di sotto e trovò tutta la famiglia stretta attorno ad Emma.
- Bae vuole parlare con voi due, è urgente… Credo che… Non manchi molto…- disse sorprendendo persino se stessa quando pronunciò quelle parole ad alta voce.
 
Emma e Killian la seguirono correndo e quando entrarono in camera, videro Gold seduto sul letto, che accarezzava disperato il corpo del figlio.
- Eccoci, Bae, te li ho portati…- gli disse facendo avvicinare i due ragazzi.
Robert si alzò un attimo e andò ad abbracciare Belle, ormai distrutto sino all’anima.
- Oh Emma… Sono contento che ti sei ripresa… Prima avevi il viso così pallido, quando mi hai detto del nostro bambino…-
- Bae, mi dispiace così tanto…-
- No, Emma, non devi interrompermi, non so quanto ancora potrò resistere… Sento che, sento che… Couch couch. Ci siamo quasi, quindi devo sbrigarmi….-
I ragazzi gli strinsero ognuno una mano e Belle si sentì impotente a vedere quella scena straziante.
- Killian- riprese Bae – noi ci conosciamo da sempre e sei sempre stato il mio migliore amico… Couch couch…. Io… Io, non sono stato capace di rimanerti accanto quando è morto tuo fratello Liam, ma so quanto Emma è stata importante per superare quel momento… Io so che tu la ami, l’ho sempre saputo… Ma tu… Couch couch… Sei stato un vero amico e… E non hai mai tentato di portarmela via… Ma adesso io sto per morire e lascerò Emma da sola a crescere nostro figlio… Quindi… Quindi… Ti chiedo di ricambiare il favore e di starle vicino quando cesserò di vivere. Racconta a mio figlio gesta eroiche su di me e ti prego, non dirgli che sono stato raggirato da una donna… Fagli credere che ero un pompiere e… E che sono morto per salvare qualcuno, proprio come un vero eroe… Couch couch… Prometti di aver cura di entrambi? Anche se Emma si opporrà?-
- Lo farò Bae, te lo prometto, amico mio… Sai che i pirati mantengono sempre la parola data- Killian pianse ancora e Belle non lo vide così dai tempi della morte di suo fratello.
- E tu, Emma, smettila di darti colpe che non hai. La colpa è solo mia, che ho permesso ad una donna di sfruttare le mie debolezze e lasciarmi sedurre nel momento in cui avevo più bisogno di sentirmi amato… La verità è che ho sempre amato solo te, Emma… Quindi, voglio che tu sappia che desidero che tu porti avanti la gravidanza. Non abortire… E se è un maschio, chiamalo Henry… Mi sarebbe tanto piaciuto dare questo nome al mio primogenito…-
- E se è femmina?- ironizzò Emma tra i singhiozzi.
- Allora puoi anche chiamarla Leila, se preferisci… Abbi cura di nostro figlio e non smettere mai di lottare per la tua, per la vostra felicità… Couch couch couch couch…-
Bae non riuscì più a parlare, così Killian si alzò subito e andò a chiamare un medico. Ma Belle sapeva che quello era il suo ultimo respiro.
- Resisti Bae, non hai neanche visto tuo figlio… Voglio che si ricordi di te…- disse Emma disperata.
- Va bene così, non ne ha bisogno… - tossì un po’, poi estrasse un oggetto dalla tasca -Ho conservato questo per te, per restituirtelo – disse porgendole la collana con il cigno –prendilo… Tienilo con te e regalalo a nostro voglio. Però devi promettermi… Devi promettermi che sarete felici-
- Te lo prometto… Te lo prometto- pianse a dirotto stringendolo forte.
Bae si voltò verso Robert e gli strinse forte la mano.
- Ti ringrazio papà, perché mi hai dimostrato cosa vuol dire lottare per le persone che ami… Hai lottato per riavermi ed io te ne sono grato…-
- No…-
- E’ giunta la mia ora…-
- No… Non voglio lasciarti andare…-
- Devi farlo-
- Ti prego… Ti voglio bene figliolo…- Gold era crollato ai piedi del letto e stringeva convulsivamente il suo corpo febbricitante.
Belle lo vide tremare più forte.
I macchinari segnarono uno scombussolamento nei battiti cardiaci.
I medici entrarono con i defibrillatori proprio in quell’istante.
Spostarono Robert ed Emma con movimenti rapidi, poi strapparono la veste di Bae e iniziarono a rianimarlo.
Robert si appigliò a lei, così come Killian tenne stretta Emma. E lei non sapeva cosa fare.
Vide solo la linea dei battiti cardiaci smettere di segnare le curvature.
- Ti voglio bene, papà…- ansimò in un ultimo respiro. Belle lo vide spalancare le palpebre e smettere di dimenarsi.
Rober tornò vicino al corpo del figlio e gli baciò la mano, mentre Emma continuava a guardarlo disperata.
Lo sguardo dell’uomo era afflitto e lo vide con dolore avvicinare una mano e socchiudere dolcemente le palpebre, sapendo che da quel momento, non avrebbe più rivisto i bellissimi occhi di Bae.
La linea nei macchinari divenne continua e Belle pensò a quanto fosse buffa la vita.
La vita è un continuo alternarsi di alti e bassi, di salite seguite da discese e poi di nuovo di salite.
La morte aveva l’aspetto di una linea continua, senza alti e bassi, solo dritta e perfetta.
La linea continua, era la linea dell’estensione, era il sinonimo dell’infinito… E l’infinito poteva essere espresso come la vita nell’aldilà, piena di tranquillità e stabilità.
La meritata pace, era la sicurezza della linea continua. Ma al tempo stesso, infinito era l’amore che i sopravvissuti avrebbero portato racchiuso nel proprio cuore, così come infinito era il dolore che stavano provando in quell’istante…. E Belle pensò a quanto amara fosse la continuità dell’esistenza, che donando una vita, se ne prendeva un’altra in cambio. E la vita del piccolo nel ventre di Emma, aveva richiesto la vita di un sacrificante… Forse Bae si era sacrificato per suo figlio. O forse era qualcosa di molto più profondo.
Ogni cosa ha un prezzo, persino la nascita e la morte.
Una vita per una vita. Il debito era stato pagato.
 
I giorni a seguire, furono scanditi dallo scorrere del tempo. Ma di vita, in quel tempo, non vi era nemmeno l’ombra.
Lei e Robert compivano dei movimenti meccanici, ma non si parlavano o cercavano contatto con l’esterno.
Il più delle volte rimanevano abbracciati a contemplare i decori di natale, adesso così fuori luogo dopo la morte di Bae.
C’era chi credeva che portare il nero era sinonimo di lutto e che circondarsi di colori, era irrispettoso. Belle provò rabbia per quelle dicerie, perché nonostante attorno a loro vi era una scala infinita di colori vivaci, tutto ciò che vedevano era il nero assoluto.
Il dolore non era il nero al di fuori, ma il nero dentro di sé…
 
Il giorno del funerale arrivò troppo in fretta e Belle non sapeva più come convincere Robert ad uscire di casa.
- Ascoltami, dobbiamo andare al funerale, lo devi a tuo figlio! Sarà l’ultima volta che lo potrai rivedere…-
- Oh, sì… Rivedrò mio figlio dentro una tomba, ottimo! Un genitore vorrebbe proprio vedere suo figlio in simili circostanze…-
- So che è difficile, ma cerca di capire… Bae sarebbe felice di vederti lì con lui…-
- Non m’importa, Belle… Ormai non m’importa più nulla. Questo non è vivere, è sopravvivere… Ho perso tutti, non mi rimane nessuno per cui continuare questa sceneggiata…-
- Ma hai ancora me…-
- Sì, ho te… Finchè non ti perderò… Potrei morire, o potresti morire tu… O potrei combinare una delle mie solite sciocchezze e perderti com’è stato con Milah e con Bae… Perché vedi, io ce l’ho messa tutta per cacciare l’oscurità, ma più mi comporto da brava persona, più gli altri ne rimangono feriti…-
Belle si alzò spazientita.
- Devi smetterla con questi discorsi insensati! Hai fatto una promessa a Bae e se davvero gli volevi bene, dovresti almeno tentare di rispettare le sue ultime volontà! E mi dispiace, ma se tu hai smesso di lottare, sappi che io non lo farò mai. Non mi arrenderò con te, te lo giuro su quanto ho voluto bene a tuo figlio!-
Robert la guardò negli occhi e fece una cosa che non gli vedeva fare dal giorno della morte di Bae. Pianse.
Belle sospirò sollevata e lo abbracciò.
- Hai visto? Dovevi solo trovare il modo di sfogarti… So che è difficile accettare la morte di tuo figlio, ma la soluzione non è rimanere in questa casa. Devi uscire e tornare a vivere passo dopo passo… -
- E’ che… E’ che se esco di casa, mi sembrerà tutto reale… Stando qui dentro, ho sempre la sensazione di veder rientrare Bae da un momento all’altro… Ti dirò, una parte di me spera ancora di vederlo entrare da quella porta. Vorrei che questo incubo fosse solo uno scherzo di cattivo gusto, ma poi mi sveglio la mattina e capisco che è la realtà…- Belle lo strinse più forte e l’uomo finalmente le disse ogni sua più oscura paura – Quando avrò gettato quel po’ di polvere sulla sua bara, saprò che è tutto finito, che non avrò più motivo di continuare a sperare. Se non vedo la bara, mi sembrerà che lui sia ancora vivo, magari intrappolato nel traffico di New York, per questo non riesce a chiamarmi da tanti giorni… O forse ha perso il cellulare ed ha dimenticato il numero di casa… Se non vado al funerale, potrò far finta che sia vivo e riuscirei ad affrontare la mia giornata serenamente…-
- Quello che suggerisci, è continuare a soffrire nel prenderti in giro. Sai, è difficile accettare la morte delle persone che si amano, ma il rimanere in casa, o il non andare al funerale, non te lo porterà indietro. Tutto ciò che puoi fare, è cercare di vivere anche per lui… Ti ha detto delle cose molto belle, prima di morire… Dovresti cercare di andare avanti seguendo i suoi consigli e i suoi desideri… Lui sarebbe triste, a saperti così restio dall’uscire di casa. Sono certa che cambiare aria ti farà bene… Il funerale è il primo passo per accettare la sua morte, ma devi essere forte. Lo devi a Bae…-
Robert la strinse ancora un po’. Le sfiorò le labbra e sussurrò un piccolo grazie.
Nella sua mente, Belle ringraziò invece Bae, che le aveva dato una mano in quella prima di una lunga serie di battaglie.
 
Al funerale era presente quasi tutta Storybrooke e Belle capì che c’erano molte persone che Robert non gradì fossero presenti.
- Stai calmo, è normale che siano venuti, Storybrooke è sconvolta dall’evento, non puoi impedire alla gente di dare l’ultimo saluto a Bae…- gli disse sottovoce, notando l’uomo stringere convulsivamente il manico del lungo bastone.
Quando Belle vide Gaston avvicinarsi per porgere le sue condoglianze, Belle sentì lo stomaco torcersi dal voltastomaco.
- Le tue condoglianze non sono gradite, sparisci, pivello!- gli rispose Gold quando lui gli porse la mano.
Un gesto molto simile lo riservò a molti degli invitati, mentre con l’ex amante Cora, si limitò a un ringhiatissimo “grazie”.
Invece Belle fu grata a suo padre (che era rientrato due giorni prima dalle vacanze una volta avuta la triste notizia) e ai suoi amici di esser venuti. Li strinse forte quando li vide arrivare uno ad uno davanti a lei, poi vide Emma, che a stento si reggeva in piedi e le fece spazio accanto a lei.
Si sentivano al telefono più volte al giorno, ma Belle non se la sentì di abbandonare Robert per andare da lei. E poi sapeva che aveva l’appoggio della sua famiglia e di Killian, che stando ad Emma, aveva abbandonato il lavoro per aiutarla a superare insieme quel momento doloroso.
- Ehi, Emma… Fatti abbracciare, amica mia…-
- Belle… Mi manca così tanto… - la vide voltarsi verso Gold e lei si fece da parte per lasciarli parlare viso a viso – Signor Gold, mi dispiace veramente tanto…- Emma scoppiò  a piangere e quella fu la seconda volta che Robert si lasciò trasportare dalle emozioni. Abbracciò Emma come fosse una figlia e le battè le mani sulle spalle.
- Mia cara, dovrai sopportare anche tu un grosso peso… Abbiamo perso un grande uomo…-
Belle si voltò verso Killian, che stava versando parecchie lacrime.
- Ehi, Killian, stai tranquillo, non dovrai portare questo tormento da solo…- gli sussurrò all’orecchio.
- Grazie Belle. E’ solo che vorrei essere forte per Emma, ma è così difficile… La verità è che vorrei rinchiudermi in una stanza a piangere. E’ come se ne avessi persi due, di fratelli. Giuro su Dio che non permetterò mai più che una cosa simile accada a qualcuno che amo…-
Belle lo lasciò per far posto ad Emma.
La cerimonia ebbe inizio e fu solamente straziante.
Belle si ricordò che Bae odiava i funerali. Una volta le aveva detto che al funerale di sua mamma, per non piangere, preferì ricordare tutti i momenti belli passati insieme e si sorprese nell’aver voglia di ridere e piangere insieme.
Così, lei prese spunto e cercò di ricordare tutti i momenti passati insieme in quei lunghi anni.
Ricordava ancora la sua faccia buffa quando per Halloween si era vestito da bambino sperduto di Peter Pan, o quando aveva fatto finta di essere un barbone per vedere quanto le persone di Storybrooke fossero generose… E poi ricordò tutte le volte che si erano confidati, o quella volta in cui avevano tinteggiato il negozio e Bae le aveva rivelato che per suo padre, avrebbe preferito vedergli accanto una donna dai buoni principi, che potesse influenzarlo positivamente. Già allora aveva capito che c’era un interesse da parte sua, ma lei aveva ribattuto dicendo che aveva semplicemente visto oltre le apparenze. Aveva visto l’uomo dietro la bestia. E poi c’era la loro ultima conversazione prima che partisse per New York, quando le aveva dato la sua benedizione per la relazione con Robert. E quella volta che si erano svegliati in piena notte, dopo il suo ritorno e avevano recuperato tutti i mesi passati lontani, raccontandosi ogni loro segreto.
Ricordarlo così, fu per Belle molto più significativo di quelle parole vuote dette dal pastore.
Quando benedisse la bara e la fece calare nel foro, Belle sentì Robert vacillare, così allacciò le dita della mano per fargli capire quanto gli era vicino.
Uno ad uno, depositarono un pugno di terra sulla tomba, ma Gold vi infilò anche una piccola copertina color fango.
- Bae, piccolo mio, non puoi andare a dormire senza la tua copertina preferita… Abbi cura di te, ovunque tu sia…-
Belle pianse amaramente e mentre gli altri abbandonarono il cimitero, lei, Robert, Emma e Killian, rimasero ancora a contemplare la tomba.
Se quella era la fine, solo il tempo gliel’avrebbe saputo dire.
 
Ciò che capì quasi immediatamente, era che la rabbia di Robert era quasi ingestibile.
Sembrava che giorno dopo giorno, la bestia fosse tornata a sostituire l’uomo che era diventato.
Un giorno lo beccò a picchiare Gaston dietro un angolo buio e quando chiese spiegazioni, le disse semplicemente che aveva osato fargli nuovamente le condoglianze, quando per primo aveva tentato di distruggere la felicità delle persone che amava.
Ultimamente il suo senso di protezione era aumentato a dismisura e la sua strategia divenne sopprimere chiunque tentasse di infastidirla.
Un giorno tentò di parlarne con David, il padre di Emma, per capire quale poteva essere la soluzione a quel problema, ma lui le spiegò che l’unico rimedio era lasciar passare del tempo e sperare che si fosse sfogato abbastanza.
Ma Belle non poteva permettersi il veder commettere azioni criminali contro ogni abitante di Storybrooke.
Capì quanto la situazione fosse grave, quando un giorno, mentre riordinava i cassetti del negozio, trovò un quaderno scuro. Lo sfogliò e capì fosse il registro degli affitti. Nell’ultimo mese, Robert aveva aumentato gli interessi di quasi il 30%, facendo toccare cifre indicibili per gli affitti dei cittadini.
Non ci vide più dalla rabbia. Lei sapeva quanto fosse difficile per Robert, ma non era sfogandosi con la gente che avrebbe trovato la sua pace.
- Noi due dobbiamo parlare- gli disse a pranzo.
- Qualcosa non va? Qualcuno ti ha infastidito?-
- No, Robert, il punto non è la gente. Il punto sei tu… Perché sei così aggressivo? Non fai altro che aumentare le rette degli affitti e picchiare chiunque ti capiti a tiro. Ho incontrato lo sceriffo David, l’altro giorno, e mi ha detto chiaramente che se non la smetterai, rischierai il carcere per percosse, o lesioni personali! Vuoi davvero che il figlio di Bae abbia un nonno con un simile curriculum?-
Vide Robert rimanere in silenzio per un po’ e in cuor suo sperò che il discorso avesse fatto il suo effetto. Ma l’effetto, fu molto più devastante di ciò che aveva previsto.
Lo sguardo si indurì di colpo e con un unico gesto del braccio, scaraventò tutto ciò che c’era sul tavolo nel pavimento.
- Non me ne frega nulla di andare in carcere! Io non ho più pace, lo capisci? Ogni giorno, ogni santissimo giorno continuo a vedere il volto di Bae che mi saluta felice entrando in casa, o lo vedo dipingere le mura del negozio lamentandosi della fatica… E poi vedo gli abitanti di Storybrooke, tutti così felici, tutti così presi dalla loro vita perfetta… E mi viene solo voglia si sopprimere quella felicità. Perché come posso essere felice se il mio unico figlio è morto?-
- Ascolta, io lo so che è difficile per te, ma…-
- No, Belle, non c’è nessun ma. Tu puoi sforzarti quanto vuoi, ma non potrai mai capire come mi sento in questo momento… E’ come se una parte di me fosse andata via per sempre… Bae era il solo che riusciva a trarre il buono dal mostro… Come potrò mai essere una persona migliore, se lui mi ha abbandonato?-
- Ma tu hai me! Possiamo combattere questa battaglia insieme!- disse risoluta afferrandogli le mani.
- No, Belle… Io non posso perdere anche te… In questo periodo, il mostro è tornato a impossessarsi del mio corpo e per il tuo bene, è meglio se mi rimani lontana…-
- Cosa stai dicendo?- chiese in un soffio, prevedendo solo ulteriori problemi.
- Questa è una battaglia che devo affrontare da solo… Se ti ho accanto, non farò altro che trattarti male e distruggerei l’unica cosa che mi è rimasta di bello: te. Ho bisogno di restare solo per un po’, di sconfiggere i miei mostri senza l’aiuto di nessuno…-
- No, non puoi chiedermi questo…-
- Invece sì! Tu devi starmi lontana! O un giorno di questi finirò con il farti male io stesso e allora non me lo perdonerei mai! Io ti amo, Belle, devi credermi… Ma ho bisogno di capire il modo di superare questo dolore senza ferire anche te…-
Belle gli afferrò le mani e le strinse forte, mentre le lacrime tornarono a rigarle il volto.
- Ma tu non mi ferirai… E se lo farai, io capirò… Io non posso lasciarti, per me sei diventato troppo importante… E poi ho promesso a Bae di starti vicino e aiutarti a distruggere i tuoi demoni…-
- Belle, anch’io ho fatto delle promesse a Bae e gli ho promesso che avrei fatto funzionare il nostro rapporto. Non voglio lasciarti, ma ho bisogno di un po’ di tempo per riprendermi da questa storia, in modo che quando ci ritroveremo, potremmo ricominciare da capo con il piede giusto. Ti amo, Belle, ma proprio perché ti amo ti devo allontanare dal mostro… Ti prometto che tornerò quando sarò più forte, te lo giuro, Belle…-
Lei ormai era in balia della disperazione, sentiva che quella era veramente la sua fine, non avrebbe potuto sopportare il dolore di saperlo lontano.
- Robert, ti supplico, lasciati aiutare… Io ho bisogno di te! Ho bisogno di sentirti vicino!-
Lo afferrò per il colletto della camicia e lo baciò con forza, ma l’uomo non rispose al bacio, anzi, la fece indietreggiare dolcemente.
- Per favore, non complicare le cose… Sappi che non è facile per me allontanarti, ma è necessario… Ho bisogno di capire tante cose, ho bisogno di averti lontana per capire che ho davvero qualcosa per cui lottare… Ho bisogno di perderti e riconquistarti, ho bisogno di vederti andar via per assaporare l’attimo in cui tornerai… Potrai mai aspettarmi?-
- Io ti aspetterò sempre, anche se dovessi aspettare altri ventotto anni, o cento…-
- Ti amo, Belle, ti amo con tutto me stesso…-
Stavolta fu lui a cercare le sue labbra, ma non permise al contatto di approfondirsi.
Quel toccarsi, fu una promessa che quello non era un addio, ma un arrivederci.
Perché spesso l’unica cosa di cui si ha bisogno, è fare i conti con se stessi.
 
 

Continua…
 
Sapete, quando ho scritto questo capitolo (mi sembra verso Ottobre), avevo già pensato a cosa scrivere per introdurre le note, una cosa divertente come “mi aspetto di venire linciata in massa” oppure “lo so che mi aspetterete fuori casa per lanciarmi le uova”.
Le cose però sono un po’ cambiate. Non farò spoiler perché so che molte persone non seguono la messa in onda americana di OUAT, ma chi la segue, sa benissimo a cosa mi sto riferendo. Inserirò qualcosa in spoiler a fine post, giusto per accertarmi che chi vuole possa non leggere i contenuti.
Questo capitolo è stato molto difficile da scrivere, ho pianto molto, non mi vergogno a dirlo, perché mi ero affezionata molto a Bae in questo contesto e mi dispiace vederlo andar via così presto…
Ho più volte detto che ad un certo punto, ho iniziato ad essere indecisa tra due linee narrative molto differenti. Adesso che quella che ho scelto si è conclusa, posso svelarvi le mie idee… Fondamentalmente ero indecisa tra l’inserire il personaggio di Tamara o quello di Wendy, ma ognuna di essa avrebbe significato uno sbocco diverso per la vita di Bae. La prima, ovviamente, era forse la più scontata, perché mantenendomi fedele alla serie tv, sappiamo tutti che Tamara spara a Bae e lui viene creduto morto. Wendy, invece, mi affascinava perché era più imprevedibile e ammetto che io ho shippato abbastanza Wendy/Bae nei flashback di loro ragazzini. Mi sarebbe piaciuto vederli stare insieme. Il finale con Emma mi era già chiaro, tra Bae e Killian, preferisco Killian per Emma, perché Killian lo vedo proprio il suo opposto… Nella quarta stagione non mi sta piacendo come li stanno gestendo, li hanno appiattiti un po’, invece nelle altre stagioni vedevo un bellissimo potenziale per una storia d’amore. Per me Bae ed Emma stavano bene da ragazzi, ma adesso sono cambiati troppo. Ma sto divagando. Il punto era se scegliere Tamara e far morire Bae, o scegliere Wendy e raccontare di una nuova storia d’amore… Alla fine ho scelto Tamara, che da un lato mi è dispiaciuto perché ha significato una sorta di #FantasiaPortamiVia, ma non potevo lasciare Bae in vita… E non a causa di Emma, ma a causa di Gold…
Ho detto più volte che sto utilizzando questa ff come valvola di sfogo per la serie tv e specie questi capitoli, li ho scritti sotto profonda arrabbiatura. Avevo bisogno di provare a gestire il dolore di Gold in base a quello che penso di lui. Ecco perché ho scelto questa strada.
Potevo tenere la mia seconda scelta per me, però era da troppo che volevo urlare al mondo intero perché ho scelto Tamara.



Spero non mi vogliate male per questa scelta, però credo che del sano angst non guasti mai ;)
E comunque sì, altra cosa scontatissima, Emma è incinta XD volevo mostrare un po’ del suo dolore e il modo in cui reagisce a questa scoperta, proprio quando perde il padre di suo figlio. E’ molto simile a quello che accade ad henry, solo che stavolta sappiamo con certezza che non rivedrà mai più il papà.
 
Il prossimo capitolo è il mio preferito in assoluto, ci tengo davvero tanto e spero possa piacervi ;)  e arriverà sempre di martedì.
 
Ringrazio tantissimo chi continua a seguirmi, soprattutto chi ha la pazienza di recensire, mi fa un piacere enorme! Quindi grazie a
Emma_blue, Dita di Polvere, loveplacido, Ariki, Rumple_bumple, Cloris 84, CSlover e Chrystal_93 che hanno recensito lo scorso capitolo.
Lasciatemi un commento, se vi va… Va bene anche il lancio di uova ;)


 

ATTENZIONE, SPOILER SEASON 4!!!!!!! E in particolare 4x11
 
Vi giuro, ma proprio vi giuro, che non l’ho fatto di proposito.
Non avevo idea che la 4x11 mi avrebbe distrutta così tanto. E’ stata una puntata straziante, ho pianto tantissimo, non ho dormito la notte e… E sì, l’idea di dover aggiornare proprio con questo capitolo, ha richiesto tutta la mia buona volontà.
Spero che leggerlo sia meno doloroso, perché a me questo capitolo ha fatto molto male. E rileggerlo oggi, per l’ultima correzione finale, è stato ancora peggio. Sembra che alcune cose le abbia scritte in post 4x11, ma giuro che non è così XD i dialoghi e tutto quello che dice Rumple, li ho scritti un sacco di tempo fa.
Mi uccide il fatto che qui sia lui a lasciare Belle, mentre nella serie è l’incontrario, ma la motivazione è la medesima… (E qui viene spontaneo: “Coincidenze? Non credo proprio”).



Va be, lasciamo perdere dai…
Vi chiedo veramente scusa, non era mia intenzione procurare altri piccoli dolori. Speravo che coincidesse magari con lo scorso capitolo, invece è capitato il macigno. Ma va beh.
#maiunagioia
 
 
Al prossimo capitolo ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15
 
Ogni oggetto, se colpito da una forte luminosa, crea un’ombra che si protrae indisturbata, senza che la luce possa mai raggiungerla.
Lui si sentiva come quell’oggetto.
La luce l’aveva accecato, aveva addirittura dovuto socchiudere gli occhi per quanto quella luce era intensa.
La sua luce era Baelfire, il suo unico figlio… E poi era arrivata Belle, che con la sua gioia di vivere, l’aveva costretto a spalancare le tende che con tanta fatica aveva inchiodato alle sue finestre, per impedire al chiarore di entrare…
 
Gold era sempre stato un codardo, per questo era scappato da Storybrooke quando era appena un ragazzo. Non ne poteva più di essere deriso dai suoi coetanei per il suo aspetto gracile o perché non riusciva a difendersi quando lo picchiavano.
Suo padre lo aveva abbandonato e non aveva mai potuto imparare come si affrontasse la vita senza scappare.
Era andato a New York per lasciarsi alle spalle la persona debole e corazzarsi di una barriera indistruttibile. Perché la vita ti insegna tante cose e lui aveva capito che per non essere sottomesso, doveva diventare il più forte.
Aveva studiato per tanti anni ed a poco a poco, il suo nome venne conosciuto in tutta la città.
Quando tornò a Storybrooke, si ripromise di farla pagare a tutti coloro che avevano osato importunarlo in quei tristi anni di gioventù.
Divenne temuto e odiato e questo lo rendeva vivo, lo rendeva… Potente!
Non gli importava di niente, solo di sua moglie e suo figlio.
Quando Milah lo lasciò, il senso d’odio per la società crebbe a dismisura, tanto da allontanarlo da ciò che gli era più caro: Baelfire.
Divenne un uomo solo e l’oscurità si insinuò nella sua pelle sino a coprire il cuore con spesse mura in cemento.
Dal provare odio, iniziò semplicemente a compatire il genere umano, ai suoi occhi così debole per quello che definivano “amore”…
Fare accordi lo divertiva, vedere la gente indebitarsi per gli affitti sempre più salati, lo divertiva.
Nulla sembrava scalfire il suo cuore ormai marcio di oscurità. Nemmeno la gente che lo feriva fisicamente riusciva a scalfire gli strati del muro attorno al cuore.
Non provava alcun sentimento, era diventato impassibile. Quasi non lo sconvolse nemmeno la morte dell’ex moglie.
Ma aveva ancora un punto debole. C’era una falla, nel muro. E quella falla, era Bae.
Quando l’infarto lo colpì, capì amaramente che ci sono mali che nemmeno il potere e il denaro possono sconfiggere.
In quegli attimi, la sua vita si riversò in un flashback fulminante e comprese, per la prima volta, che forse aveva sbagliato tutto, perché in quel momento avrebbe voluto suo figlio accanto a sé, potergli dire quanto gli voleva bene e chiedergli scusa per essersi comportato da vigliacco ed averlo abbandonato quando aveva più bisogno di lui.
Si arrese all’evidenza di dover morire in solitudine, ma contrariamente alle sue aspettative, non morì e Bae tornò a cercarlo, dicendogli che non aveva più intenzione di perdere suo padre.
Quell’istante fu il più bello della sua vita. Si presero per mano e piansero come due bambini…
Ritrovato Bae, comprese che non poteva più essere il vecchio oscuro signore, che si divertiva a far indebitare la gente e chiedeva somme di denaro sempre più alte. Così cercò un modo per rimanergli accanto e renderlo davvero orgoglioso.
L’idea per il negozio di antiquariato sorse spontanea tra una conversazione e l’altra con il figlio. Bae gli aveva detto che avrebbe dovuto trovare la sua voglia di vivere nel suo unico, vero amore: l’arte. E fu allora che Gold si rese conto di essere circondato di tanti, troppi oggetti di valore. Poteva disfarsene e poteva cercare di guadagnarci qualcosa: diventare una persona migliore.
Quando Bae gli organizzò la festa di compleanno, si stupì non poco…
A stento si ricordava quanti anni avesse, non pensava che suo figlio potesse star attento a un simile dettaglio.
Non poteva certo immaginare che quella sera gli avrebbe cambiato la vita. Perché appena vide Belle, così semplice, ma graziosa in un delicato vestito blu e panna, rimase colpito dalla sua purezza. I suoi occhi erano limpidi, non aveva mai visto uno sguardo di una tale intensità, ma allo stesso tempo sincero. Quando le dita si sfiorarono per una stretta di mano, fu invaso da emozioni inaspettate. Era un sentimento misterioso, ma percepì che quel semplice contatto, significasse qualcosa di più, qualcosa che momentaneamente gli sfuggiva, ma che avrebbe acquisito valore con lo scorrere del tempo.
Dopo pochi giorni, Belle si presentò a casa sua e quello fu l’inizio della sua rinascita.
A poco a poco, rinacque dalle ceneri come una vera fenice e toccò l’apice della felicità nel poter vivere le sue giornate insieme a quei nuovi, intensi sentimenti.
L’oscurità si assopì, rinchiusa in angoli remoti dell’IO e lui credè davvero che l’amore potesse guarire i suoi mali.
Aveva sbagliato in passato, ma la vita gli aveva dato una seconda opportunità e non voleva sprecarla.
Però ci fu un attimo in cui ebbe davvero paura. Perché finchè a provare quei sentimenti era solo lui, aveva la possibilità di non far soffrire nessuno, ma quando capì che Belle ricambiava i suoi sentimenti (che a poco a poco si era trasformato in amore), ebbe timore che la ragazza non avesse compreso chi lui era davvero. Belle aveva conosciuto un Gold diverso, ma in una parte di sé, viveva sopita una malvagia bestia, che aspettava solo il momento opportuno per potersi risvegliare.
Nessuno l’aveva mai amato (eccetto suo figlio), perché una ragazza graziosa come lei avrebbe dovuto farlo? La allontanò, prima che lei capisse chi fosse davvero e lo avesse abbandonato, proprio come aveva fatto Milah.
Ma lui era sempre stato debole e i suoi buoni propositi fallirono con lo scorrere del tempo.
Bae era a New York e lui era nuovamente solo… Poteva lasciarsi avvolgere dalle tenebre, o poteva tornare da Belle e viversi quel calore che circondava il cuore ogni volta che pensava a lei.  E lei non ebbe timore, si concesse a lui senza riserve.
Toccò il cielo con un dito. Dimenticò le sue paure e visse il presente completamente avvolto dall’amore di Belle.
Ma la felicità, non è destinata a durare per sempre.
Proprio lui, che aveva sempre predicato quanto ogni azione avesse sempre un prezzo, fu raggirato.
La sua vita, le sue ricchezze, le sue proprietà, erano state la causa della morte di Bae. O forse, era stato l’amore a rivolere in cambio altro amore…
Non si sarebbe mai, mai perdonato per essere stato la causa della morte di suo figlio.
Se non avesse mai abbracciato l’oscurità, Bae non avrebbe avuto motivo di aver timore di una donna che lo avvicinasse solo per suoi i beni.
Era colpa sua. E per quanto l’amore per una donna possa essere la cura ai mali, per quel male non c’era terapia che potesse anche solo alleviare le sofferenze.
Capì che la luce che lo aveva investito, aveva procurato l’ombra più grande che avesse mai avuto.
Il mostro dentro di sé, tornò a poco a poco a fargli visita e il suo cuore venne trapassato da lame che cercavano di cacciare la luce e avvelenarlo piano, come il più subdolo dei veleni.
A quel punto la bontà non aveva più alcun senso, si sentiva avvolto dallo strazio e fu ancora peggio che essere totalmente oscuro. L’oscurità non ha rimorsi, non prova rimpianti, ma la luce in conflitto con l’ombra, squarcia in due l’anima, causando il dolore più forte, quello che difficilmente riesci a tenere a bada.
Non c’è cura, non c’è antidoto, non c’è soluzione… Sei tu, da solo, con il tuo dolore, con la tua battaglia… E se un giorno vince la luce, quello dopo sarà l’ombra a prevalere. Ad un giorno ricco di buone azioni e di amore, seguirà uno di malvagità e odio.
Si svegliava la mattina e vedeva Belle accanto a sé e aveva sempre il timore che durante la notte, le tenebre potessero avvolgere anche il suo corpo e distruggere quella luce che aveva conquistato con tanta fatica.
Fu in una di quelle notti che capì che l’unica cosa da fare, era salvaguardare la luce, allontanarla da sé, di modo che l’ombra alle sue spalle potesse offuscarsi e non essere così definita come quando la luce la colpisce.
Lasciare Belle, fu la scelta più dolorosa mai presa, quella che richiese un vero atto di coraggio, perché sarebbe stato facile convivere con Belle, sposarla, ma tradirla… Perché non poteva negare a se stesso quanto l’oscurità si fosse addentrata nella sua coscienza.
No. Avrebbe salvato l’unica cosa che gli era rimasta al mondo, anche a costo di soffrire per l’eternità.
 
 
Il tempo scorreva lento, estenuante… Ogni giorno il dolore straziava la sua anima e diventava impossibile anche solo alzarsi dal letto e aprire quel maledetto negozio.
Giorno dopo giorno, da semplice attività di vendita, diventò un luogo di scambi. Ben presto scoprì che la maggior parte degli oggetti in suo possesso, appartenevano alla gente di Storybrooke, venduti o andati dispersi per cause sconosciute (Gold credeva fossero utilizzati come merci di scambio nei periodi di carestia durante le guerre).
Ritorse la scoperta contro i cittadini, così si ritrovarono uno ad uno intrappolati nella sua rete: agli oggetti, bisognava pagare con altri dello stesso valore. Questo significava che spesso per riavere gli oggetti appartenuti ai genitori, o ai nonni, gli uomini di storybrooke rubavano gli oggetti di valore dei parenti stretti, o dei vicini che a stento tolleravano.
Altre volte, nei giorni in cui si sentiva più buono, il prezzo era il dover ripulire il negozio da cima a fondo per giorni interi.
Una volta, in cui sentiva particolarmente la mancanza di Bae,  pensò addirittura di chiedere il figlio ad una donna incinta, ma credeva che l’oggetto non valesse poi tutto quel prezzo.
 
Un giorno, però, accadde un evento che non aveva previsto.
Il campanello suonò per avvisarlo dell’ingresso di un nuovo cliente, ma lui era di spalle, intento a spolverare la sua amata tazzina sbeccata.
- Come posso aiutarvi?- chiese senza voltarsi.
- Forse iniziando a spiegarmi cosa ti sta succedendo…-
Quella voce… Quella voce non la sentiva da così tanto tempo… Quanto tempo era passato da quando l’aveva lasciata volare libera? Non sapeva dirlo con certezza.
Si voltò lentamente, credendo che fosse l’ennesimo scherzo della sua mente ormai malata.
Eppure gli sembrava così reale, con i soliti capelli rossicci, leggermente mossi sulle punte, con il solito viso pulito e perfetto, forse leggermente appesantito da occhiaie che non ricordava avesse l’ultima volta che si erano visti. Indossava un giubbotto pesante e le sue forme erano nascoste, ma lui potè immaginare chiaramente cosa vi fosse sotto.
Una miccia scattò in lui.
Avrebbe voluto scavalcare il bancone, stringerla a sé, baciarla con passione e farle sapere quanto gli era mancata. Ma non poteva farlo.
- Belle…- sussurrò con voce tremante – cosa ci fai qui?-
- Cosa ci faccio? Con quale coraggio mi rivolgi una domanda simile?- disse aspra – Mi hai lasciata con la scusa “devo affrontare i miei demoni, non voglio ferirti”… “Devo farcela da solo”… E guarda come ti sei ridotto? Sei contento di essere tornato ad abbracciare l’oscurità? Ti rendi conto di cosa penserebbe Bae se ti vedesse? E questo negozio! – la vide guardarsi intorno afflitta – questo posto Bae l’ha voluto più di se stesso… TU lo hai voluto più di te stesso… Che ne è stato dei tuoi buoni propositi, eh? Che ne è stato di tutte quelle storie che mi raccontavi, sul voler aprire questa attività per “condividere” la tua passione con la comunità?! Mi hanno raccontato cosa fai e ne sono disgustata! Io sapevo che saresti ricaduto nell’oscurità, ma non pensavo potessi arrivare a tanto… Che ne è dell’uomo di cui mi sono innamorata? Che cosa ne hai fatto?- Belle si sporse appena e lo afferrò per la giacca – spiegami! Perché io non capisco!-
- Belle, io ce la sto mettendo tutta, devi credermi! Ma non è facile… Io… Io… Ogni giorno, ogni santo giorno ho come l’impressione di vedere Bae che dipinge quel muro…- le lacrime inondarono il viso indurito e Belle ammorbidì la presa – Io ci sto provando, Belle! Ma l’oscurità torna sempre a sopraffarmi! Non so che cosa fare! Sto provando di tutto, ma non ci riesco! La verità è che per tutto questo tempo, ho tentato di essere buono, ma io non sono buono! IO SONO UN MOSTRO!-
Scaraventò gli oggetti che erano sul tavolo, ad eccezione della piccola tazzina. Si ferì le mani, che chiuse a pugno nel petto. Poi si lasciò andare ad un pianto liberatorio.
Scivolò sul pavimento e chinò il capo, sperando che Belle non lo vedesse, ma la ragazza si avvicinò lentamente dietro al bancone e si sedette accanto a lui.
- Robert, io lo so che non è semplice… E quello che ti volevo fare capire quella volta, è che da solo non riuscirai mai ad affrontare questa situazione…-
- Ma io non posso lasciarti cadere nelle tenebre insieme a me!-
- Ma io non ho mai detto che dovessimo cadere entrambi intrappolati nell’oscurità!- gli afferrò le mani e le tenne strette – tu hai solo bisogno di parlare con qualcuno, sfogarti! Lasciare che il dolore attraversi il corpo senza addentrarsi nell’anima! Non devi fingere che vada tutto bene, perché non è così! E non ho mai detto che avresti dovuto tenerti tutto dentro per farmi credere che stessi bene… In una relazione, ci si aiuta in ogni momento, specie in quelli tristi e dolorosi!-
- Io voglio solo proteggerti…- rispose con un filo di voce.
- Quello che devi capire, è che non sono una bambina, ma soprattutto, so proteggermi da sola. E posso proteggermi anche da te… Non mi sta bene averti lasciato e saperti ancora più incasinato di prima! Ti ho lasciato del tempo per riflettere, ma spero ti sia reso conto da solo, che hai bisogno di una mano… O no?-
- Non lo so… Non ho mai pensato di chiedere aiuto… Io… Sono solo stato abituato ad affrontare i problemi per conto mio…-
Belle gli baciò le mani e lui sentì un forte calore cospargersi per tutto il corpo.
- Ti capisco, sai? Anch’io per tanto tempo ho pensato che dovessi risolvere i miei problemi da sola… Ma poi ho capito che così non facevo altro che distruggermi dall’interno. L’unica cosa che devi fare, è prendere il dolore e buttarlo via. Chiedere aiuto non è sinonimo di debolezza, ma di forza! Chi chiede aiuto, capisce che c’è un problema ed ammette che non può risolverlo da solo… -
- E’ così che stai riuscendo a superare la morte di Bae? Cosa fai?-
- Beh, ne parlo… Parlo con Emma, parlo con Killian… E poi…- sospirò prima di continuare e strinse più forte la presa sulle mani, lasciando che il sangue intingesse anche lei – Poi mi aiuta parlare con Bae…-
- Davvero? Come… Come fai?- si voltò ad osservarla e notò il suo sguardo incupirsi.
- Ogni domenica vado a far visita alla sua tomba. Gli porto dei fiori e parliamo un po’… Gli racconto le mie giornate, gli dico a che punto è la mia tesi… Poi gli parlo anche di te… Gli dico che mi manchi molto, ma che sto cercando di resistere per rispettare le tue volontà… Però gli dico anche che non aspetterò così tanto, perché ho fatto una promessa e l’avrei mantenuta…- si voltò anche lei e gli asciugò le lacrime con le sue dita delicate – io gli ho promesso che ti avrei aiutato a superare questo periodo oscuro e dato che da solo non ci sei riuscito, adesso mi tocca intervenire…-
- E come farai?- le chiese accarezzando piano il fianco, cercando di trovare un po’ di calore in quel contatto.
- Ancora non lo so… Ma forse, potrei darti qualche ripetizione…-
- Ah si? E cosa mi insegnerai? Come si compone un centrotavola con i fiori?-
- Mmm, forse!- rise appena, ma poi tornò subito seria – In verità, pensavo di insegnarti ad amare… Amare nel modo più puro, amare senza riserve… E questo non significa amare solo una donna, ma amare ciò che ci circonda e soprattutto… Imparare ad amare se stessi… Perché tu non ti ami a sufficienza, tu hai paura di te stesso, ti temi più di quanto temi chiunque altro… Ti aiuterò a capire che puoi sconfiggere il tuo nemico, puoi sconfiggere i tuoi demoni, ma solo se impari ad accettarti per quello che sei, a prescindere dalle parti oscure… Tu hai tanti lati buoni, ma non devi nemmeno credere di poter essere solo una persona buona, perché tutti abbiamo le nostre luci e le nostre ombre, ma spetta solo a noi capire cosa vogliamo essere, se luce o se ombra… A poco a poco vedrai che troverai un tuo equilibrio. Non devi rinunciare a ciò che sei, devi solo eliminare quello che non ti sta bene…-
- Sembra semplice… Ma sappiamo entrambi che non lo è…-
- Ho imparato da tempo che il libro più interessante è quello con la copertina più polverosa. Quindi non lasciarti ingannare dalle apparenze. Inizia da qualcosa, ma inizia! Non lasciarti abbattere…-
Gold chinò il capo, osservò attentamente il liquido rosso che colava tra le loro dita intrecciate. Quello era un patto suggellato col sangue. Giurò a se stesso, che avrebbe tentato di trovare la strada per la risalita.
 
 
 
La prima cosa che fece, fu andare a trovare Bae.
In tutto quel tempo non si era recato alla sua tomba nemmeno una volta. Forse perché il giorno del funerale c’erano tante persone, ma soprattutto c’era Belle a sostenerlo.
Lei l’aveva convinto a fargli visita, ma lo stava aspettando in macchina per poterli lasciare da soli.
Quando si trovò davanti la tomba, ebbe un tuffo al cuore.
Era tutto così maledettamente freddo…
Poggiò delle bellissime rose blu su di essa, poi tornò ritto e fissò la sua foto con molta intensità.
- Ehi, Bae… Non vengo a trovarti da un po’… Immagino sarai molto arrabbiato con me e immagino sarai anche molto deluso dal mio comportamento. Ancora una volta, ho dimostrato di essere un codardo e di non saper affrontare le mie debolezze… Eppure mi sembra di essermi impegnato più che mai… Dove sbaglio, figlio mio? Come si riesce a sconfiggere la propria parte oscura? Tu cosa mi consiglieresti?- accarezzò la foto di Baelfire con i polpastrelli e poi sorrise – ma certo, lo so cosa mi diresti: smettila di fare il coglione e assumiti le tue responsabilità. E sai che ti dico? Hai ragione! Sono sempre scappato dalle responsabilità e la verità è che ogni mio dolore, è sempre stata una scusa per abbracciare le tenebre. Perché le mie soluzioni, le trovavo nelle tenebre…- respirò a pieni polmoni per impedire all’emozione di prendere il sopravvento – Sai, Bae, io non sono un uomo buono, non lo sono mai stato… Non so cosa sono adesso e cosa sarò un domani. Sono solo… Me! La primavera e l’inverno vanno mano nella mano, proprio come il mio amore e il mio dolore. Però so cosa non vorrei essere, non vorrei distruggere Belle e avrei sperato di non distruggere te! Ma ho fallito e non posso permettermi un secondo errore… Quindi ti giuro, Bae, tenterò di impegnarmi sul serio per essere chi tu speravi che fossi, non una persona buona, ma la parte migliore di me… Belle ha ragione, devo accettarmi per quello che sono e lei capirà che non sono nato per essere candidato come premio nobel per la pace. Non mi opporrò alle mie ombre, ma cercherò di eliminare ciò che non mi piace. Ti chiedo solo di proteggermi e di proteggere Belle… E magari anche quel mostriciattolo che sta crescendo in Emma, quella svitata della tua ex fidanzata… E sappi che avrei tanto voluto prendere a ceffoni quell’imbecille che sta sempre con lei, ma non l’ho fatto perché capisco che Belle ha bisogno anche di lui per star bene… Farò quanto è in mio potere per renderla felice, te lo prometto, figlio mio… E….- si avvicinò e si lasciò cadere davanti a lui. E le lacrime caddero come pioggia, di nuovo, giù dal suo viso. Si sfogò per la seconda volta nello stesso giorno – mi manchi così tanto, Bae! Mi manchi che potrei morirne! Non ho mai davvero capito quanto fossi importante per me, ma porterò sempre i ricordi dei nostri momenti felici sin nella tomba… Mi auguro solo che nel posto dove sei, stai finalmente riposando in pace…- baciò la tomba e accarezzò disperatamente il profilo di Bae – ciao, figliolo, tornerò a trovarti, è una promessa…-
Quel passo non era che l’inizio del suo percorso per ritrovare la pace, ma all’improvviso sentì il cuore più leggero, libero da quei pesi che gli straziavano il petto.
Tornò in macchina completamente devastato. Era da tanto che non parlava a suo figlio a quel modo…
- Com’è andata?- gli chiese Belle una volta chiuso lo sportello del lato guida.
Lui fece un profondo respiro, si voltò e prima che potesse opporsi, la abbracciò appigliandosi alla sua forza d’animo.
- Mi era mancato moltissimo, l’ho capito non appena ho visto la tomba… Non so cosa mi sia preso, ho solo confessato tutte le mie paure ed ho cercato di chiedergli perdono per quello che ho fatto… Temo di averlo deluso…-
- No, non dire così… Bae sapeva benissimo che avresti dovuto affrontare questo momento, per questo mi ha chiesto di starti vicino. E ti prometto che non ti abbandonerò più. Affronteremo questa cosa insieme, faremo di tutto per riportarti nel percorso che ti eri prestabilito. Ok?-
- Io non voglio essere abbandonato, non voglio rivivere quella vita… Ho gettato tanti anni nello scarico, perché l’amore non è sufficiente quando vuoi tutto. Ma la fine deve avere un inizio, devo ricominciare da capo, perché capisco solo adesso che avrei dovuto dare ascolto al mio cuore…-
- E lo farai! Ricomincerai da capo! E lo faremo insieme, non ti abbandonerò in quella vecchia strada…-
Gold la strinse ancora più forte, trattenendosi dall’impulso di catturare le sue labbra morbide.
Sciolse l’abbraccio e le accarezzò il volto.
– Però, Belle, io vorrei evitare per un po’ di tornare ad essere una coppia. Ho bisogno di tempo… Vorrei salvaguardarti il più possibile…-
- Ehi, non devi preoccuparti di questo. Il “noi” è dato dalla somma di un “io” e “tu”, se manca una delle due parti, la proporzione non funziona… Riportiamo il “te” e poi ci preoccuperemo del resto… Che ne dici?-
- Direi che può andare. Ed a proposito di te, direi sia proprio ora del nostro amato tè. Ti va di venire a prenderne un po’? Ho assaggiato un aroma davvero ottima…-
- Sì, perché no? Non bevo tè da parecchi giorni…-
- Non credevo saresti riuscita a smettere di bere tè…-
- Beh, immagino rientri nella parte di “eliminiamo le cose che ci ricordano la persona che amiamo per non soffrire”-
- Oh, capisco… Allora… Beh, cercheremo di ripristinare pian piano anche questo… Un tè è sempre ciò che ci vuole!-
Belle rise e fu felice di percorrere insieme a lui la strada che portava verso quella casa che aveva amato più di se stessa.
Non erano una coppia, ma non erano nemmeno due perfetti estranei…



Pian piano le cose iniziarono leggermente a migliorare.
Gold non riuscì ancora ad abbandonare il suo lato oscuro, ma almeno era tornato a non barattare la merce con accordi stravaganti.
Per riuscire a lasciarsi alle spalle i cattivi pensieri, Belle lo convinse a uscire di casa e svagarsi, così andarono sempre più spesso a pranzare al Granny e assaggiare nuovi tipi di Hamburger.
- Anche cambiare modo di mangiare è una piccola rivoluzione! Prova cose nuove e vedrai che ti sentirai pronto per lasciarti alle spalle il passato e aprirti alle nuove esperienze…- gli disse.
Gold si ritrovò a mangiare Giapponese, messicano, indiano… Infine Belle lo convinse a guardare insieme il trono di spade, perché a detta sua…
- Le disgrazie di Westeros aiutano a dimenticare le proprie, te lo dico perché a me è successo così…-
- Se lo dici tu, ci credo…-
All’iniziò dovette ammettere che fu scettico, ma quando si incanalarono nelle varie stagioni, capì cosa volesse dire…
- E tu vuoi farmi credere che ti spaventi della body art, ma non provi ribrezzo per questo?- le chiese dopo aver visionato la 3X09, una delle puntate più agghiaccianti di tutta la serie (e forse anche di parecchie altre che aveva visto).
- Intanto l’ho prima letto e poi visto in telefilm… E seconda cosa, questa è finzione! Il sangue non è reale, quindi non c’è niente da temere… Anche se qualche volta cerco di non guardare…-
Infatti quando si apprestarono alla visione della quarta serie (che era inedita anche per Belle), in una puntata Belle diede spettacolo.
Era la 4X08, dove due personaggi si stavano scontrando in un duello, che sarebbe culminato con la morte di uno dei due.
Belle si aggrappò al suo braccio e nascose il volto nella sua spalla, mentre uno dei due personaggi urlava “L’hai uccisa, l’hai stuprata… Hai ucciso i suoi figli!” e continuava a colpire l’avversario con tutte le sue forze.
La lotta durò ancora e più continuava, più Belle lo stringeva con forza.
Il suo cuore iniziò a battere, non per la scena cruenta che si stava materializzando in tv, ma per ciò che stavano vivendo lui e Belle.
I ricordi tornarono prepotenti ed ebbe chiaro il momento in cui si trovavano in quella stessa situazione, parecchi mesi prima.
Quella volta Belle si era aggrappata per nascondersi dal dolore delle performance di body art, stavolta a stravolgerla era quella cruenta scena di lotta, ma le emozioni da lui provate, furono le medesime.
Quel semplice contatto, aveva la forza di sconvolgere il suo animo e spremergli il cuore come fosse un pomodoro. Una forte energia positiva si insinuò in lui e forse fu in quel momento che capì di essere sulla strada giusta.
L’oscurità tornò nella sua parte di ombra e la luce lo abbagliò proprio come era accaduto in quella fredda serata autunnale.
Stavolta, però, non riuscì a controllare gli impulsi, così si voltò e con dolcezza la strinse a sé.
La sentì sussultare e alzò il volto per capire le sue intenzioni.
- Cosa c’è? Ti sto solo proteggendo…- si giustificò, accarezzando dolcemente i lunghi capelli ondulati.
Sentiva il suo cuore battere quanto il suo e in quel momento seppe che davvero non avevano mai smesso di amarsi.
Quando l’episodio terminò qualche istante dopo, la stanza divenne totalmente buia e allora la sentì sussultare quando le accarezzò la schiena per sentirla più vicina.
- Robert, io…- aveva iniziato a dire, ma lui le strinse le spalle con affetto e le tolse i capelli dall’orecchio, per potersi far sentire meglio.
- Non dire niente, mia dolce Belle… Voglio solo godermi il momento… Mi era mancato il tuo profumo, così come mi era mancato abbracciarti… Facciamo finta di tornare a qualche mese fa, quando ancora non dovevamo affrontare tutto questo dolore, quando eravamo ancora liberi di poterci accarezzare senza remore…-
- Possiamo farlo ancora… Siamo liberi, Robert… Possiamo anche tornare insieme, basta solo desiderarlo davvero e impegnarci per farla funzionare…-
- E se ti mentissi? Se l’oscurità tornasse a tormentarmi?-
- Vorrà dire che torneremo ad affrontare le tenebre insieme, vedrai che ne usciremo vittoriosi, proprio come adesso… Nulla è più forte dell’amore… Ricordalo, quando la vita ci lascia ciechi, l’amore ci mantiene gentili… Quando hai sofferto abbastanza ed il tuo animo si sta abbattendo e stai diventando disperato dalla lotta, è allora che devi ricordarlo… Ricorda che sei amato e che lo sarai sempre. Ricorda queste parole ogni volta che ti sentirai oppresso dalla battaglia, ricorda queste parole… Saranno il tuo eco, che ti porterà di nuovo verso casa, di nuovo da me… Perché io ti amo, Robert… Ti amo e ti amerò sempre… Non m’importa cosa c’è nel tuo cuore, se l’inverno e la primavera camminano a braccetto, io voglio solo amarti liberamente…L’amore è la chiave di volta, solo l’amore…-
- Oh, Belle… Come sono riuscito a farti innamorare di me? Me lo domando ogni giorno… E non trovo mai una risposta-
- Non c’è un perché all’amore. Succede e basta…-
Robert le accarezzò il volto cercando di imprimere ogni più piccolo dettaglio.
La strinse, la accarezzò e pianse, perché mai in vita sua avrebbe creduto di provare un sentimento tanto forte verso una donna, né di essere ricambiato in una maniera così intensa.
- Ti amo, Belle, e non desidero altro che stare con te… E sarò anche uno stupido egoista, ma non riesco a rinunciare al tuo amore…-
Belle si alzò appena e lo sovrastò con il suo corpo esile. Lo strinse a sé con forza e la sentì piangere disperata.
Entrambi avevano sofferto, ma adesso sarebbero tornati ad essere una cosa sola.
- Non lasciarmi mai più, ti prego…- lo supplicò accarezzandogli i capelli disperata e lui rispose muovendo frenetico le braccia su tutto il suo corpo.
Le accarezzò le spalle, la schiena, le gambe snelle e piccole, poi tornò su, spostò i capelli di lato e avvicinò il volto, con labbra schiuse pronte a ricongiungersi con le sue gemelle.
Belle si accostò alle sue labbra e respirò forte. Rimasero a fissarsi per parecchio tempo, ancora una volta intrappolati in un bacio intenso, che però non c’era fisicamente. Perché per potersi ricongiungere, volevano assaporare ogni piccolo istante.
I fiati si fusero, danzarono dolcemente, diventando un tutt’uno. E piano quel legame li intrecciò, poiché le labbra si avvicinarono con calma, senza fretta e quando finalmente si sfiorarono, fu come se nel paradiso fossero esplose infinite stelle.
La miccia innescò la passione, tenuta sopita per due lunghi mesi.
Gold la strinse a se, mentre si addentrava con dolcezza nella calda bocca della sua amata, che lo accolse intrecciando le lingue con dolcezza.
Si accarezzarono e con lentezza tolsero quegli inutili vestiti dai loro corpi.
Si ritrovarono nudi in quel divano testimone del loro amore, ma ricchi di nuove vesta per l’anima.
Non si erano mai sentiti così completi.
Le mani esploravano il corpo dell’altro come se fosse la prima volta, tentando di comprendere se quello che stava accadendo fosse reale o no…
Ma i cuori che battevano, erano la prova che quello non era un sogno, non era un’illusione…
- Ti amo, ti amo tantissimo…- continuava a sussurrargli Belle all’orecchio, mentre lo mordicchiava con fare suadente.
La passione divampò come le fiamme dell’antico altofuoco.
E le carezze, i baci, non bastarono più.
Unirono i corpi permettendo alle anime di potersi ricongiungere e tutto tornò ad essere perfetto come la prima volta.
- Ti amo, Belle…- le disse con gli ultimi respiri che aveva in corpo.
Raggiunsero il paradiso e si lasciarono cullare dai respiri affannati e da quel piccolo divano che sapeva di loro.
- Sai, ho pensato spesso che questo divano è un po’ il simbolo del nostro amore…- gli disse Belle mentre gli accarezzava il petto.
- Lo credo anch’io… Ne ha viste così tante… Forse dovremmo dargli una sorta di medaglia d’onore…-
- O una tessera fedeltà. E’ il nostro più caro alleato…-
- Insieme al lettore DVD…-
- Hai ragione! Facciamo uno strano effetto alla tecnologia…-
- per non parlare della tazzina da tè…-
- Forse è vero, ma ancor prima viene l’arte…-
- Va bene, nomineremo quindi l’arte come nostro testimonial ufficiale…-
Risero di quelle idee fantasiose e bizzarre.
- Sai, mi chiedevo una cosa, ma, ecco, non so se potrebbe farti piacere…- gli chiese Belle tornando seria.
Le accarezzò i capelli con dolcezza e vi depositò un piccolo bacio.
- Chiedimi pure, non aver timore…-
- Ecco, come sai la mia tesi si incentra sulla psicologia dell’arte. Vorrei far capire come l’origine geografica, la cultura e la morale, siano fondamentali per il percorso dell’artista, così come anche i traumi dell’infanzia ne segnano inevitabilmente il percorso…-
- Sì, me l’avevi detto…-
- Mi chiedevo se… Insomma, mi sarebbe piaciuto riportare una tua intervista nella tesi- disse tutto d’un fiato.
- Vorresti inserire “me” nella tua tesi? Veramente?!-
- Sì, sono seria… E sei pregato di non ridere…-
- Non sto ridendo, sono solo stupito! La tesi è una cosa seria…-
- E tu sei un famosissimo storico dell’arte. Inserire una tua intervista mi darebbe un bonus di 3 punti… Dai, ti prego…-
La guardò negli occhi e non potè fare a meno di essere colpito dall’intensità del suo sguardo.
- E va bene, facciamolo… Ma solo se prometti di inserirmi tra i ringraziamenti!-
- Si!!! Sapevo che mi avresti detto di sì, grazie!- lo baciò appena, poi si alzò e scappò via.
- Ehi, dove vai?- le chiese voltandosi per cercarla nell’oscurità, ma non ci fu motivo di attendere, perché la ragazza accese la luce, riportandoli alla realtà.
- Sto cercando il quaderno degli appunti, non c’è tempo da perdere, devo consegnare la tesi a breve e il tempo è denaro…-
- Inizi a farmi paura- commentò sarcastico – questa battuta è un mio must!-
- Beh, direi che è una delle tante cose che possiamo condividere, no?-
Robert sorrise a quell’affermazione e si preparò a ricevere una valanga di domande.
Belle si sedette accanto a lui, munita di quaderno e la penna delle principesse Disney (ovviamente nel tappo c’era Belle). Si appuntava diligente tutto ciò che gli diceva e lui rimase rapito da quanto fosse splendida.
Entrambi non si erano rivestiti, ma misero una coperta sulle gambe per evitare che il freddo si addentrasse nelle ossa.
Eppure Robert sentì un calore all’altezza del cuore, che si propagava come uno splendido fiore per tutto il corpo.
Poggiò la mano su di esso e lo sentì battere più forte del dovuto.
Sorrise. Era quello il calore dell’amore…
- Qualcosa non va? Senti freddo? Posso prendere un’altra coperta…- gli disse Belle apprensiva.
- No…- rispose afferrandola per il polso impedendole di alzarsi – va tutto bene. Stavo solo pensando all’ultima domanda… Mi chiedevi come potesse un artista risollevarsi dal buio, come ad esempio le esperienze di guerra… C’è una bellissima lettera di Paul Klee che vorrei leggerti a tal proposito, aspetta solo un attimo, dovrei averla da qualche parte appuntata…- si alzò per cercare tra gli scaffali della libreria, poi estrasse un piccolo pezzo di carta – eccola! La conservavo per fartela leggere… Lui dice: “Il cuore che ha battuto per questo mondo è, in me, come colpito a morte. Come se non ci fossero che i ricordi a legarmi “a quelle cose là”…si abbandona la ragione di qui per andare a costruire in una regione al di là, che almeno può esistere intatta… astrazione. Il freddo romanticismo di questo stile senza pathos è inaudito. Più questo mondo si fa spaventoso, più l’arte vuole essere astratta, mentre un mondo felice produce un’arte rivolta verso la terra… per liberarmi dalle mie rovine mi servivano le ali. E volai.
In questo mondo sprofondato non mi attardo più altrimenti che nel ricordo, come a volte si pensa al passato… Così io sono astratto con dei ricordi… il mio ardore è piuttosto nell’ordine dei morti e dei non nati… Migliaia di domande cessano, come se fossero state risolte. Là né dottrina né eresia. Le possibilità sono infinite, e la fede in esse vive in me, creatrice”
…-
Belle lo osservò attentamente, poi prese il pezzo di carta e lo rilesse ad alta voce.
- E’ un pensiero molto profondo…-
- E’ la guerra, Belle… E’ solo il frutto della guerra. Questa lettera è stata scritta in seguito alla morte di un suo amico. Lui ci dice chiaramente “come posso rappresentare la realtà, se la realtà è piena di morte? Di cose che voglio dimenticare?”L’astrazione è la sua salvezza, doveva abbandonare la crudeltà di questo mondo e mentre tutti raffiguravano la realtà, la sua soluzione era astrarla, creare un mondo che non esiste, un mondo tutto suo… A modo suo capisce che ci sono dolori che non possono essere cancellati, ma solo superati appigliandosi a qualcosa. E’ questa la soluzione, Belle, trovare quel qualcosa per cui vivere… Trovare la propria catarsi nonostante attorno a te non ci siano che macerie… L’arte è la catarsi per moltissimi artisti. Oggi molta gente non comprende l’astrattismo, ma basta leggere queste poche righe per capire quanto sottile sia questo suo modo di affrontare i problemi della vita-
- Ognuno trova il suo modo…-
- Esatto. Non c’è una regola ben precisa, bisogna solo seguire se stessi…-
Quelle parole fecero riflettere entrambi.
Seguire se stessi e ciò che il cuore suggerisce. Entrambi avrebbero fatto tesoro di questa grande lezione di vita.
 
 

Continua…
 
WIKINOTE:
 

Questo capitolo, è stato in parte creato ascoltando queste due canzoni (di cui ho citato pezzi di testo in alcuni dialoghi)
1:  Dead by Sunrise “Let Down”

https://www.youtube.com/watch?v=jjSNbZQZLIM
2: Linkin Park “The Messenger”
https://www.youtube.com/watch?v=KDOkMSf-F14
 

Buonasera miei cari.
Eccoci giunti a questo momento così delicate per I Rumbelle. Questo capitolo mi piace com’è venuto. E’ un po’ più “poetico” del solito, ma credo che questo passaggio fosse indispensabile per aprire la mente a quel povero Robert.
Quello che ho scritto in questo capitolo, è quello che spero lui capisca un giorno. Deve imparare ad amarsi per poter amare e accettare di essere amato. E’ una situazione ingarbugliata, ma per me è importante che lui capisca tutte queste cose. Solo allora potrà vivere “davvero”!
E niente, da brava ho inserito Game of thrones senza però far spoiler, ma chi ha visto la serie capirà benissimo i riferimenti ;)
La lettera di Paul Klee non è una mia invenzione, l’ho citata per la tesi anch’io ed è una lettera che scrive in guerra subito dopo la morte di un amico. La chiave dell’astrattismo è tutta qui e leggere queste parole mi ha aiutato tantissimo a capire il perché delle sue scelte.
Ci tenevo tantissimo nel far coincidere il primo (e unico) capitolo dal punto di vista di Gold con le sue crisi di identità. Questa è la prima volta che entriamo nella sua mente e molte cose appaiono adesso molto più chiare.
 
Grazie infinite a chi continua a seguire la mia storia con costanza ed entusiasmo, non smetterò mai di esservi riconoscente.
Grazie ad
Ariki, loveplacido, Cloris84, Rumple_bumple, Dita di Polvere e Chrystal_93 per aver recensito lo scorso capitolo e mi farebbe tanto piacere sapere le opinioni di chi voglia essere così gentile di lasciarmi una recensione.
Tanti auguri di buon natale! E il prossimo capitolo arriverà puntuale martedì prossimo.
Il tema è una sorpresa, vi dico solo che si farà festa <3 e torneremo ad occuparci anche del dolore di Emma (non mi sono dimenticata di lei).
Al prossimo capitolo, kiss

 

ATTENZIONE, SPOILER SEASON 4
 
Come ulteriore note, ci tenevo a dire che questo capitolo, è scritto in post incazzatura 4x04. Ho scritto tutto molto di getto, basandomi su ciò che mi sarebbe piaciuto vedere, senza però tralasciare le parti socure di Gold. Sono contraria al ridurre Rumple a sola cattiveria, per me è mancata tutta questa parte di approfondimento della luce che va in contrasto con l’oscurità dentro di se.
Inoltre quando ho visto la 4x06, mi è preso un colpo nel vedere la scena tra Rumple e Belle, che, ancora una volta, era un po’ come quella che avevo scritto io, ma al contrario.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16
 
Sentì bussare alla porta e si mise a sedere di malavoglia.
- Avanti…- disse stropicciandosi il viso per riprendersi.
- Buongiorno, Emma…-
- Ciao Killian…- rispose alzandosi per cercare di svuotargli la poltrona e farlo sedere – scusa il disordine, ma non mi sono sentita bene ieri sera…-
- Ancora nausee? – le chiese aiutandola.
- Beh, diciamo di sì… Mi sento sempre così stanca! E faccio fatica anche ad alzarmi dal letto…-
- Il medico ti ha detto di riposare, quindi non dovresti alzarti dal letto…-
- Ah, lo so, lo so…- si sedette spazientita e Killian si appoggiò sul letto – oggi c’è anche la laurea di Belle ed io non riesco nemmeno a reggermi in piedi…-
- Tranquilla, sono le dieci del mattino, mancano un sacco di ore per le quattro. Inoltre tua madre ti sta preparando una tisana, così ti metti in forze…-
- Tu che mi dici? Com’è andato l’esame?-
- Mia cara, non ci crederai ma ho collezionato un altro 30 e lode-
Si sedette composta e lo guardò stupita.
- Sei serio? Come hai fatto? Hai sedotto la professoressa?-
- Veramente era un uomo…-
- Allora era gay-
- Ah!- sbruffò appena e lo vide rigirarsi nervoso – Ma perché non puoi semplicemente essere contenta per me? E poi potrei essermi impegnato davvero! Cosa ti fa credere il contrario?-
- Semplice, perché so quanto poco ami lo studio…-
- E se invece avessi messo la testa a posto?-
Emma lo osservò qualche secondo. Scrutò attentamente i suoi occhi intensi e si mise a ridere.
- Andiamo, stiamo parlando di te! Sono secoli che non fai che lamentarti dello studio…-
- Tu non mi prendi mai sul serio… Pensi davvero che io sia un povero fallito…- lo vide alzarsi e percorrere la stanza a grosse falcate.
- Dai, Killian, lo sai che scherzo… So benissimo che sei più responsabile di quanto tu voglia far credere… Solo non capisco cosa abbia potuto farti cambiare idea…-
- Emma, non è così difficile da capire… Ah, lascia stare- lo vide avvicinarsi alla porta – ti passo a prendere alle 15:30…-
Stava per uscire, ma lei si alzò in fretta e lo prese per mano.
- Ehi, non andare…-
L’alzarsi di botto le procurò un piccolo capogiro. Mollò la presa e le gambe le cedettero, ma per fortuna il ragazzo le strinse la vita prima che potesse cadere.
- Ehi, va tutto bene? Hai avuto un capogiro?-
- Sì… Mi sono solo alzata troppo in fretta, il medico mi ha detto di evitarlo…-
- Maledetta tu…- la sollevò da terra come fosse una principessa e si sorprese di quanto il suo tocco fosse delicato, poi la mise a letto e le rimboccò le coperte.
- Grazie…- disse imbarazzata – non sono ancora in grado di badare a me stessa…-
- Già… E devi stare attenta, non si tratta più solo di te, ma anche del piccolo marmocchio…-
Emma toccò il rigonfiamento all’addome e all’improvviso si rattristì.
- Sai, più mi avvicino ai nove mesi, più ho paura di cosa ne sarà di me e del piccolo… -
Killian si sedette al suo fianco e le afferrò le mani.
- Ehi, non sei sola ad affrontare tutto questo… I tuoi genitori stanno cercando di aiutarti in tutti i modi, le tue amiche ti vengono a trovare quasi ogni giorno ripetendoti che non ti abbandoneranno. Ashley ti sta anche aiutando con i corsi premaman e cerca di farti abituare all’essere mamma lasciandoti Alexandra per qualche ora, quindi non dovresti essere così spaventata… E poi hai tuo fratello Neal! Lo stai vedendo crescere, quindi non dovrebbe essere  così diverso con tuo figlio!-
Emma intrecciò le dita con quelle di Killian e una lacrima le scavò il volto.
- Lo so, è che non posso fare a meno di pensare che questo bambino non vedrà mai suo padre…-
- Ehi, a tempo debito spiegherai tutto al piccoletto… Non sarà solo, ma sarà circondato da tanti affetti… Inoltre ho promesso a Bae che avrei fatto di tutto per aiutarti e ti giuro che lo farò. Sarò un bravissimo zio, te lo prometto… Sto anche cercando di impegnarmi con lo studio per farti capire che anch’io, come gli altri, ho intenzione di starti vicino…-
Emma ebbe un tuffo al cuore.
- Tu… Tu stai davvero facendo tutto questo per me?-
Killian la fissò intensamente, poi distolse lo sguardo.
- Dovresti sapere che è così… - lo sentì sciogliere appena la presa tra le mani, ma lei le strinse più forte.
- Killian, non dovresti fare tutto questo per me… Insomma, ti sto tenendo in bilico da tanti mesi, dovresti sentirti libero di frequentare altre donne e non stare ad aspettarmi per sempre… Non sono pentita delle cose che ti ho detto quella sera, è solo…-
Killian si avvicinò appena e le depositò un bacio sulla guancia.
- Emma, non dovresti giustificarti per quello che fai… So benissimo che questi mesi sono stati dolorosi, perché anche per me non è stato semplice perdere un secondo fratello, che era anche il tuo ragazzo. Non devi sentirti in colpa e non devi nemmeno sforzarti di accelerare le cose tra di noi. E credimi, se fosse stato così semplice dimenticarti, stai pur certa che avrei fatto come dici tu tanti anni fa… Ma sai che c’è? Non m’importa doverti aspettare e non m’importa nemmeno se dovessi attendere altri cento anni per poi avere un rifiuto da parte tua… E’ la prima volta in vita mia che sento di dover lottare per qualcuno, quindi farò tutto ciò che posso per starti vicino, che sia come amico, come ragazzo o come un semplice estraneo, io non ti abbandonerò, te lo giuro, Emma Swan!E quando questo bambino crescerà, gli parlerò di Bae fino alla nausea. Conservo le vecchie spade di legno che usavamo per combattere e quando avrà l’età giusta gliele regalerò… Ho anche i filmini che ci aveva fatto mio fratello, gli mostrerò anche quelli per farlo sentire più vicino al padre che non ha… E gli insegnerò a navigare e a sapersi orientare nel mare facendosi guidare dalle stelle, proprio come facevamo io e Bae… So che è difficile accettare la morte della persona che ami, Emma… Questa è la seconda volta che perdo un fratello e sono stanco di soffrire così tanto e sentirmi una nullità. Sono stanco di essere solo il ragazzo che ci prova con tutte e che odia studiare, vorrei essere solo me stesso… Voglio crescere, voglio diventare una persona migliore, perché Liam e Bae si aspetterebbero questo da me, che cresca e mi assuma le mie responsabilità. Questo non significa cambiare, significa solo maturare. Non sarò mai un ragazzo serio, ma non posso nemmeno continuare a scappare dalle responsabilità. Ho perso tutti da ormai troppo tempo. Ho soffocato le mie paure, ma scappare non serve a niente. E ti giuro, mi piacerebbe davvero poter cancellare questo dolore, o far finta che non sia mai accaduto niente, ma non posso…-
- E cosa fai quando ti senti soffocare?- gli chiese con le lacrime agli occhi.
- Semplice, bevo un po’ di rum!- estrasse una piccola borraccia in plastica.
- Vorrei berne un po’…- disse prendendo la tazza vuota dal comodino.
- Non ti lascerò ubriacare…-
- Solo un goccio! Ho bisogno di bere, ti prego…-
Killian la osservò qualche secondo, poi stappò la borraccia e versò un po’ del liquido nella tazza.
- A Bae…-
- A Bae…- rispose facendo toccare i due oggetti.
Bevve un po’ e si sentì subito meglio. Il liquido si addentrò nella gola e provò un forte senso di calore.
- E’ davvero miracolosa come dici…- commentò sarcastica.
- Te l’avevo detto, Swan. Ma non prenderci la mano, non vogliamo che nasca un bimbo alcolizzato…-
- Ti giuro che è l’ultima volta, ma ne avevo bisogno… - si alzò piano e si sedette accanto a lui sul letto – Grazie Killian, potevi scappare dalle mie insicurezze, invece continui a rimanermi vicino nonostante tutto… Mi sento meno sola da quando ci sei tu…-
Killian le accarezzò le guance, rigate appena da piccole strisce di lacrime e poi la abbracciò delicatamente.
- Col tempo andrà meglio, vedrai…-
Emma si lasciò andare a un pianto liberatorio. Quelle braccia erano il suo porto di salvataggio.
Il cammino non sarebbe stato facile da affrontare, ma Killian aveva ragione: non era sola.
 
Belle camminò avanti e indietro, ripetendosi in mente il discorso che aveva preparato.
- Ehi, stai tranquilla, andrà tutto bene…- le ripetè Robert abbracciandola forte – hai ripetuto il discorso per almeno ottanta volte, dovresti sentirti sicura…-
- Lo so, ma… Penso sia normale provare queste sensazioni… Sono nervosa! -
- Dai, vedrai che sarà molto meno faticoso che sostenere un esame…-
- Lo so benissimo che è solo una formalità, ma cerca di capire, quando sono ad un esame, anche se sbaglio o mi blocco, non ho nessuno che potrà ricordarmelo per tutta la vita… Ma stiamo parlando della tesi! Ci sarà mio padre e tutti i miei amici! E poi ci sei tu… Non voglio fare cattiva figura davanti a tutti, voglio rendervi orgogliosi…-
- E lo farai! C’è solo una cosa che devi fare: arrivare determinata! Devi dirti “dimostrerò a tutti quanto valgo, mi mangerò la commissione come fosse la migliore delle cene”…-
- Spero solo non vada indigesto…-
- Ma no… Vedrai che andrà bene, te lo assicuro…-
Belle si lasciò cullare dal suo abbraccio affettuoso, respirò con fatica e tentò di rilassarsi.
Il cuore batteva impazzito e le mani tremavano incontrollate.
In pochi minuti, si sarebbe deciso il suo destino universitario…
 
Stare seduta ad ascoltare Ariel mentre discuteva la sua tesi, le stava mettendo più ansia del dovuto.
Strinse forte la copia della tesi e si mordicchiò le labbra.
- Stai tranquilla, non essere così nervosa…- le sussurrò Robert all’orecchio.
- E’ una parola… E se sbagliassi tutto? E se avessi un blocco?-
- Il tuo peggior nemico sei tu, quindi smettila di entrare in paranoia-
Belle respirò a fondo e si voltò per osservare i suoi amici e il padre, che erano seduti due file indietro.
Papà piangeva già adesso e questo non le era d’aiuto.
- Come faccio a rimanere serena se mi osserveranno tutti?-
- Tu devi solo arrivare con lo spirito di una guerriera. Devi affrontare le tue paure e dire a te stessa “adesso ve la faccio vedere io quanto ne so di arte”. Capito?-
Belle annuì e quando Ariel si alzò per tornare al suo posto, il cuore prese a battere del tutto fuori controllo.
- Vai e fai vedere a tutti chi sei!- le disse Robert dandole una piccola pacca sulla spalla.
La lunga cattedra della commissione era sopraelevata rispetto al resto della stanza, così salì i gradini sentendo all’improvviso oscillare i tacchi alti. Sistemò la gonna e respirò profondamente.
Quando si sedette, si sentì un po’ meglio.
Poggiò la tesi e accavallò le gambe, alla ricerca di una posizione comoda.
Il presidente annunciò il titolo della sua tesi e diede la parola al relatore Archie Hopper, un noto psicologo che da sempre basava i suoi studi sui principi dell’arte e l’arte stessa come catarsi.
Belle sentiva i suoni come un eco lontano, poi le venne data la parola e tentò di ricomporsi.
Le mani le tremavano, ma la voce era stranamente priva di incrinature.
- Buongiorno membri della commissione- esordì timidamente – oggi vorrei discutere insieme a voi di uno dei temi più “caldi” del nostro tempo, ma partiamo con l’elencare i cinque punti cardine di questa discussione: Arte, cultura, morale, religione e società. Questi rappresentano una costante nella mia vita e in quella di ogni artista. Ognuna di queste è legata in modo indissolubile all’altra.
Come mai? Perché l’artista non può scindersi da queste costanti? Come possono la cultura, la morale e la religione mutare la società, gli artisti e l’arte? Ed al contrario, come possono l’arte e l’artista mutare la società, la cultura e la morale?
Infiniti rebus a cui ho voluto trovare, o almeno cercare una risposta.
Bisogna partire dall’origine di ogni cosa, cioè dalle prime età.  Percorrendo i fattori psicologico/scientifici del modo in cui il nostro cervello assorbe i dati provenienti dall’esterno, ho spostato la mia attenzione sui primi passi dell’artista, caratterizzati dalle prime esperienze con il segno ed i colori. Questo passaggio basilare, è in grado di mettere alla luce un fattore fondamentale: gli artisti non nascono artisti, ma semplicemente bambini che apprendono e sperimentano come qualsiasi altro. Come spiegherà Picasso stesso, il problema è continuare ad essere artisti.
L’artista ha dunque bisogno di crescere e per farlo sfrutta la sua personalità, il proprio pensiero.
Il labirinto è la metafora perfetta di ciò che accade nella mente di ogni artista, che dovrà cercare di superare ogni ostacolo e sforzarsi a trovare il cuore del labirinto, trovare la rubedo, la propria essenza rossa. E’ inutile negare che l’artista non può scindersi dal proprio contesto storico, perché in qualità di uomo, egli vive il suo tempo, decidendo di esprimere il suo pensiero ed il suo “modo di vita” attraverso l’Arte. Forti traumi infantili, piccole o grandi esperienze personali, rappresenteranno alcune tra le cause che aiutano l’artista a scegliere un determinato percorso piuttosto che un altro. La posizione geografica ed il contesto culturale, rientrano di diritto tra le “ragioni” delle scelte dell’artista, poiché l’artista traduce in Arte ciò che vive nel suo IO, tramuta in Arte il proprio pensiero ed i pensieri non sono che traduzioni di ciò che circonda l’artista, con una sorta di relazione causa/effetto.
Ecco dunque che a mio parere Giotto, Michelangelo, Matisse, Picasso e via dicendo, possono essere messi sullo stesso piano, quello della differenza: uomini che vivono a pieno ciò che li circonda, che approfondiscono tematiche diverse in epoche diverse. Differenti eppure simili, poiché uniti dalla stessa volontà di percorrere il proprio Labirinto, per gridare al mondo intero io ci sono, questo è il mio pensiero.
Di epoca in epoca, il mondo cambia, le generazioni si alternano, gli artisti esprimono se stessi e le opere vengono lasciate in eredità, come testimoni del mutamento del modo di pensare. Le opere e lo stile degli artisti, divengono il passato meravigliosamente grande da scavalcare ed affrontare, ma accade anche che essi vengano inglobati nelle epoche a seguire, assumendo i tratti spigolosi dell’Anacronismo: vivere in un’epoca non propria, ma farne parte in ogni caso, questo l’elisir della lunga vita dell’opera d’Arte.
E con la morte dell’Opera d’Arte (all’incirca dopo 50-60 anni dalla sua creazione), entra in scena un nuovo giocatore: il fruitore. In realtà il fruitore è una costante anche prima della morte dell’opera d’arte. Mi piace riprendere un’affermazione di Marcel Duchamp che in un’intervista sosteneva che l’opera d’arte può essere considerata tale solo dopo la sua morte e, quindi, associare la figura del fruitore da questo momento in poi, per esaltarne maggiormente la caratteristica di neutralità nel giudizio.
Le epoche si alternano, l’opera d’arte rivive nel tempo grazie all’Anacronismo e l’artista rivivrà con essi tramite il piccolo/grande tesoro racchiuso in ogni opera.
La storia si evolve, passato-presente e futuro continueranno a far parte del cammino di ogni artista. E la giostra della vita continuerà a girare…
E’ consigliabile ancora vivere in funzione del proprio presente, poiché chi vuol esser lieto sia: del doman non v’è certezza. Parola di Lorenzo De Medici-
Il pubblico applaudì forte e il presidente della commissione riprese la parola.
- Grazie per la sua esposizione, signorina French-
La congedarono e lei tornò a sedersi barcollante.
- Sei stata bravissima- le disse Robert afferrandole la mano per qualche secondo.
- Non mi hanno fatto domande, ma stavo morendo di crepacuore! Ho sudato tantissimo… Ed ero molto tesa…-
- Sei stata molto fluida nell’esposizione. Ti tremavano le mani, ma la voce era ferma e decisa. E’ andata bene! Devi essere fiera di te stessa…-
- Credimi, m’importa solo non aver fatto cattiva figura davanti agli altri…-
Si voltò per osservare le file dietro e suo padre la salutò mentre cercava di contenere le lacrime con un fazzoletto.
- Hai sciolto il cuore di tuo padre, direi che questa è una grande soddisfazione…- le fece notare Robert.
- Sì, hai ragione- rispose sorridendo e ricambiando il saluto del padre – Può sembrare un duro, ma è solo il suo carattere. Alla fine mi vuole bene e tenta di proteggermi. Anche se spesso esagera un po’-
Robert le sorrise, poi tornarono a concentrarsi sugli altri candidati e aspettarono il momento della proclamazione in silenzio.
La poca sicurezza che aveva recuperato, fu messa a dura prova quando la rettrice Mills entrò nella sala e andò a sedersi tra i membri della commissione. La vide scrutare la folla e sorridere appena quando notò lei e Robert.
Salutò con un cenno della mano e lei si voltò per osservare Robert, che si era irrigidito sulla sedia.
Tornò a scrutare la donna, così elegante in un tubino rosso e giacca nera, che metteva in risalto le sue forme sinuose e il seno prosperoso.
Si sentì una bambina nel suo delicato completo con gonna nera e camicia bianca raffinata.
Strinse la mano di Robert e pregò che andasse tutto bene.
 
La commissione uscì dalla sala per discutere sui voti in una stanza a parte.
Belle era impaurita, la rettrice era uscita insieme a loro.
- Belle, scusami un momento, torno subito…-
Robert si alzò e corse via e lei ebbe paura, perché sapeva benissimo dove stava andando.
- Oh, signore….- sussurrò a se stessa.
Poggiò il volto sullo schienale della sedia vuota davanti a lei e sospirò. Sentì qualcuno sedersi accanto a lei e si voltò sperando che fosse Robert che ci aveva ripensato.
- Ehi, cos’è questa faccia lugubre?- le chiese Killian preoccupato.
- Credo che Robert sia andato dalla rettrice Mills. Sai meglio di me cosa c’è stato tra loro e adesso che sta con me, beh…-
- Credi che possa vendicarsi abbassandoti il voto di laurea?-
- Suppongo di sì, dato che è entrata giusto qualche istante prima che la commissione si riunisse-
- Oh, andiamo… Hai fatto una splendida esposizione. Parti da 106, ti bastano 4 punti su 10. Ce la farai sicuramente, considera che hai un punto in più per le tue quattro lodi, quindi sei apposto-
- Non credo sia così semplice… E poi non voglio che quei due rimangano da soli. Ho paura che Robert possa fare qualche sciocchezza-
- E allora cosa aspetti a raggiungerlo? La commissione deve comunque uscire da quella stanza-
- Hai ragione! Sto tornando!-
Si alzò di scatto e non badò a suo padre e i suoi amici che la stavano chiamando.
Svoltò a destra e si trovò nell’atrio. Poi imboccò un piccolo corridoio e fu lì che sentì le urla di Robert.
- Quello che c’è stato tra di noi non riguarda Belle! Lei non c’entra niente e deve restarne fuori!-
- Dimentichi il fatto che è stata lei ad allontanarti da me!-
- Sei stata tu ad allontanarti da me, tanti anni fa. Non puoi pretendere davvero che ti rimanga fedele per l’eternità, quando tu non fai mistero nel portarti a letto altri uomini!-
- Proprio non ci arrivi… Non m’importa chi ti porti a letto, io voglio solo avere il tuo cuore! Sei sempre stato mio e non permetto che una stupida ragazzina cambi questo-
- Decido io cosa farne del mio cuore-
- Ti sei forse dimenticato di quanto amavi i miei baci? Di quanto ti piaceva fare l’amore con me?-
-Era solo sesso, Cora!-
- Beh, credo sia meglio rinfrescarti le idee, così capirai che differenza c’è tra il baciare una ragazzina e il baciare una donna matura…-
Il cuore le scoppiò in petto e agì prima ancora di pensare.
Corse più veloce che potè ed osservò come al rallentatore le mani di Cora che afferravano il colletto della giacca di Robert e lo avvicinava a sé con prepotenza.
Vide l’uomo portare le mani in avanti per impedire l’attrito, ma Belle fu più veloce, perché si frappose tra i due, spintonò Cora e si aggrappò alla nuca di Robert spingendolo verso di sé.
Allacciò le braccia al suo collo e sentì l’uomo sollevarla da terra, mentre le labbra finalmente si incontrarono in un contatto quasi disperato.
Belle pianse e Robert la strinse a sé.
Per un attimo fu come se il mondo attorno a loro si fosse fermato ed esistevano solo loro.
La tensione accumulata si sciolse per magia e fu solo contenta di averlo tra le sue braccia, ancora insieme.
Quando Robert la poggiò a terra, permise alle labbra di rimanere unite per qualche altro secondo, poi si voltò fiera e strinse il braccio di Robert con entrambe le mani.
Cora li fissava esterrefatta e fu contenta di tale reazione.
- Signora Mills, chiariamoci subito- esordì decisa – Voi siete la mia rettrice per ancora qualche minuto, quindi non vi offenderò con toni sgarbati. Inoltre Voi siete una donna più grande ed io rispetto le persone anziane- diventò viola a tale affermazione – So benissimo i trascorsi che ci sono stati tra Voi e Robert, ma credo sia assurdo pensare che un uomo vi possa rimanere fedele se in cambio riceve solo rapporti occasionali. Se davvero amavate Robert, non avreste lasciato che si potesse allontanare così. Invece avete fatto in modo di tenervelo per voi, quando per prima non lo rispettavate andando con chiunque. Sapete qual è il punto? Che a differenza vostra, io lo amo davvero e non me lo lascerei scappare per nulla al mondo. Lo sanno tutti che bisogna tenersi strette le cose preziose ed io non permetterò che possa avvicinarsi ancora a voi solo per far sesso. Sono una ragazza giovane ed ho tante energie. Non abbiamo bisogno del vostro supporto per avere una vita sessuale appagata. Ci bastano le nostre performance, che ve l’assicuro, sono l’opposto di contatti delicati ed innocenti- Robert la osservò divertito, ma lei non aveva ancora finito – detto questo, trovo ridicolo che una persona matura come voi, ritenga opportuno vendicarsi sul mio voto di laurea. Con questo dimostrate poca maturità e a tal proposito, mi chiedo chi tra di noi possa essere considerata una “ragazzina”, se giudichiamo le azioni con cui operiamo. Non mi sono mai permessa di disturbarvi in casa vostra per ribadire il mio amore per Robert e la volontà che rimaniate fuori dalla nostra relazione, ma dato il vostro comportamento, mi vedo costretta a spiegare la situazione e chiarirci definitivamente. Robert non vi appartiene, così non mi appartiene. Le scelte su chi affiancarsi nella vita di tutti i giorni, spettano solo a lui. Io so cosa prova per me e so anche cosa ha provato per voi. Si dice che il treno passa una volta, mi dispiace abbiate perso il vostro treno, per quanto mi riguarda, sono felice di esserci salita con un biglietto di sola andata-
Cora la guardava senza battere ciglio e Robert le sorrideva sempre più divertito.
La porta dell’aula in fondo al corridoio si aprì e i membri della commissione si accinsero a tornare nell’aula magna per decretare i voti.
- Adesso chiedo scusa, ma desidero conoscere la mia valutazione. Buona giornata, rettrice Mills-
Si voltarono e seguirono la commissione lungo il corridoio.
- Uhau, non avevo ancora avuto modo di conoscere questo lato di te. Mi hai stupito! Sei stata così fiera e determinata! E quella parte sul sesso… -
- Smettila…- disse imbarazzata. Pian piano metabolizzava il peso delle cose che aveva detto.
- No, dico sul serio, sono rimasto profondamente colpito… Ed io che credevo fossi una ragazza ingenua e pacifica!-
- E’ proprio delle ragazze ingenue e pacifiche che devi aver paura…-
- Adesso capisco perché ti piace Game of Thrones! Io pensavo che la nostra storia si avvicinasse alla Bella e la Bestia, ma credo sia giunto il momento di trovarci degli alter ego in Game of Thrones!-
- Oh sì! Mi piacerebbe essere Brienne… E tu saresti il mio Jaime!-
- Ma Jaime e Brienne non stanno insieme….-
- Nella mia fantasia Jaime ha rubato la sua verginità. Stanno insieme ed hanno tanti figli!-
- Capisco. Sei fortunata che siano anche i miei personaggi preferiti. Ma vorrei avere la mente di Tyrion, se per te va bene-
- Mi sta benissimo! Perché mi piacerebbe avere entrambi i fratelli Lannister tutti per me…-
Robert sorrise e la baciò un’ultima volta prima di entrare in aula magna.
Suo padre la osservava preoccupato, ma lei gli sorrise per rassicurarlo e si andò a sedere con Robert tra le prime file.
- Sono di nuovo in tensione…- confessò, mentre si teneva impegnata mordicchiandosi le unghie.
- Andrà tutto bene…-
La commissione cominciò a chiamare i candidati e Belle fu contenta che Ariel avesse preso il massimo dei voti.
- La candidata Belle French- chiamò il presidente.
Belle si alzò con il cuore che martellava arrivandole in gola. I tacchi la facevano sentire ancora più insicura e ritenne un miracolo il riuscire a salire i gradini e rimanere in piedi davanti la commissione.
- La commissione, considerato il curriculum degli studi da Lei compiuto e valutata la tesi di laurea, attribuisce alla prova finale la votazione di 110/110 e lode. Per le autorità conferitomi dal rettore, la proclamo Dottoressa in Beni Culturali-
Un boato partì dal pubblico e lei si sentì felice come non mai. Non seppe nemmeno cosa fece dopo, riuscì solo a ringraziare i membri della commissione e sorridere felice.
Cora, per fortuna, non era più rientrata, così non ebbe alcun imbarazzo nel salutare i docenti e nello scendere i gradini felice, lasciando il posto agli altri colleghi in attesa del verdetto.
Suo padre la aspettava accanto a Robert, lo andò a stringere forte e lo sentì singhiozzare sulla sua spalla.
- Oh, Belle, hai fatto tanti sacrifici in tutti questi anni… Sono così fiero di te! Ce l’hai fatta!-
- Non ci sarei riuscita senza il tuo sostegno. Ti voglio bene, papà-
- Te ne voglio anch’io, figlia mia…-
Quando la lasciò andare, venne circondata dai suoi amici, che la trascinarono a forza fuori dall’edificio.
Stapparono lo spumante e bevvero allegramente, poi a turno si fecero delle foto ricordo e Belle si sentì talmente frastornata che a stento riuscì a mettersi in posa per non sembrare la solita stupida che faceva facce buffe.
- No Emma, aspetta un momento! Lo sai che vengo malissimo al naturale!- si lamentò con l’amica, che continuava a sorprenderla con scatti improvvisi mentre sorseggiava lo spumante o giocava con il piccolo Neal e con Alexandra.
- E vedrai stasera quanti scatti ti ruberò!- la minacciò strizzando l’occhio.
Belle sospirò, ma Robert la prese per mano e lei sentì la voglia di abbracciarlo davanti a tutti. Si voltò ad osservarlo e le regalò uno dei sorrisi più belli.
- Emma, ci faresti una foto?- chiese stringendolo appena.
Robert le allacciò la vita con un braccio e le fece leggermente il solletico. Questo la fece sorridere un po’ di più ed Emma ne approfittò per cogliere quell’attimo di tenerezza tra di loro.
- Belle, direi che ormai si sta facendo tardi. Ci ritroviamo tutti a cena?- le disse il padre, notando l’ora tarda.
- Ok. Quindi ragazzi, mi raccomando, siate puntuali. Ci vediamo tutti alle 20:30 al ristorante-
Tutti la salutarono e suo padre andò in macchina con i genitori di Emma.
Fu felice di potersi rilassare una volta entrata in macchina.
- Sono distrutta!- disse togliendosi le scarpe alte ed abbassando di poco il finestrino per prendere aria.
- E’ stata una giornata molto intensa e non è ancora finita…-
- Già… Mi ingozzerò come un tacchino a cena. Però sono contenta. Non mi è mai importato nulla dei compleanni, ho sempre desiderato di condividere questo giorno con le persone che amo e finalmente questo sogno si è realizzato…-
- Sono stati tutti molto fieri di te. I genitori di Emma sembrava si stesse laureando loro figlia per come si sono emozionati. Persino la nonna di Ruby ha pianto un po’…-
- Che dolci… Sono fortunata ad avere tutti loro. E ad avere te…-
Robert parcheggiò in quel momento davanti casa, si voltò e la osservò attentamente.
- Belle, sono io quello fortunato. Non dimenticherò mai il modo in cui ti sei difesa con Cora. Mi hai dimostrato così tante volte quanto ci tieni a me, che io mi sento sempre in debito-
- Non devi. Questa laurea la devo anche a te. Mi sei stato molto vicino e ti devo tutto…-
Robert le accarezzò piano il volto, si avvicinò dolcemente e sfiorò le sue labbra con un tocco delicato.
- Io ti amo, Belle- le soffiò tra le labbra.
- Ti amo anch’io… Tantissimo-
Belle schiuse appena le labbra e lasciò che i fiati si unissero in un contatto intenso e ricco di sentimenti. Sfiorarono i corpi senza desiderio, ma solo con un amore infinito.
Entrambi sapevano che non c’era tempo per dedicarsi a quel genere di attività, inoltre sentivano il bisogno di assaporarsi con lentezza subito dopo cena, proprio come il migliore dei dessert.
- Entriamo dai, dobbiamo ancora prepararci…- le ricordò scendendo dalla macchina, ma Belle faticò a mettersi le scarpe, a causa dei piedi ormai gonfi.
- Accidenti a me…- sussurrò imprecando.
- Cosa non va?- le chiese Robert tornando indietro non vedendola al suo fianco.
- Non mi entrano le scarpe. Dovevo toglierle a casa, adesso ho i piedi troppo gonfi per farmele rientrare-
- Oh, dai, non è questo il problema-
Robert lasciò cadere il suo inseparabile bastone, si avvicinò alla macchina e la prese in braccio.
- Ce la fai?- chiese preoccupata.
- Belle, dopo tutti questi mesi in cui ti ho sollevata di peso per portarti in camera da letto, mi chiedi davvero se riesco a portarti sino all’ingresso?-
Belle si imbarazzò e nascose il viso nell’incavo del collo.
- E’ che in quei momenti è l’ultimo dei miei pensieri…-
- Oggi è la giornata delle rivelazioni hot! Non ho ancora dimenticato cosa hai detto sulle nostre prestazioni sessuali… Ne sono davvero lusingato!-
- Sai benissimo che è la verità…-
- Ma ad un uomo fa sempre piacere sapere che la donna apprezzi… Anzi, se hai dei desideri “particolari” dimmi pure, possiamo continuare a sperimentare….-
- Questa discussione si sta facendo seriamente troppo imbarazzante…-
Robert le sorrise. Aprì la porta e la depositò nel divano del salotto.
- Ti adoro, Belle… Dico sul serio! – la baciò ancora e ancora, finchè non giunse l’ora di prepararsi per la festa.
Entrambi si misero a tiro: Belle indossò un vestitino bluette in pizzo, con scarpe bordò molto belle e Robert con un completo nero molto formale e cravatta bordò.
 
Quando arrivarono al ristorante, gli amici la accolsero con un grosso applauso.
- Questo è per te- le disse Ashley mettendole a forza la ghirlanda di alloro sul capo.
- Grazie. Ora sì che sono una vera dottoressa!- disse scherzando.
Andò a salutare tutti quanti e poi salutò i genitori di Ariel e i suoi parenti.
Dal momento che si laureavano lo stesso giorno, avevano deciso di fare un’unica festa, dato che comunque avevano molti amici in comune e non volevano creare l’imbarazzo di dover scegliere a quale festa andare. Inoltre l’università aveva rafforzato il loro rapporto e volevano condividere insieme quell’ultima gioia, dopo parecchi giorni di ansie dovuti agli esami.
- Ariel! Ce l’abbiamo fatta!- disse vittoriosa abbracciando l’amica.
- E chi l’avrebbe detto? Abbiamo passato tanti di quei giorni in preda alla disperazione, che sapermi laureata mi sembra quasi un miraggio!-
- Ahahahah, hai proprio ragione! Beh, direi che possiamo esser fiere di come abbiamo affrontato questo percorso. E sono contenta di averti avuto al mio fianco. Mi hai sempre sostenuto, ti devo tantissimo…- la ringraziò Belle.
- Anche tu ci sei sempre stata quando avevo i miei crolli emotivi. Le amiche fanno questo: si aiutano a vicenda!-
Si abbracciarono forte, poi si separarono per continuare i loro giri di saluti.
 
Belle si sedette affamata a capotavola.
Avevano disposto il tavolo a U e lei ed Ariel occupavano i due capotavola.
Accanto a sé aveva Robert ed Emma, mentre suo padre si era andato a sedere nel blocco centrale insieme ai genitori di Ariel ed Emma, per far compagnia al resto dei parenti.
Belle non aveva nessuno, ma era contenta che molte persone poteva ritenerle parte della famiglia.
Mangiarono a sazietà, ma si preoccupò per Emma che non toccò cibo per tutta la sera.
- Emma, se non ce la fai non sei obbligata a rimanere seduta. Vuoi che ti accompagni un po’ fuori?- chiese vedendola boccheggiare davanti ai secondi.
- Un po’ d’aria mi farà bene, ma tu resta, vado da sola…- Emma si alzò, ma Belle fu felice di stare un po’ con lei.
- Aspettami…- le disse affrettando il passo per raggiungerla. Si voltò ad osservare Robert, scusandosi con lo sguardo per averlo lasciato solo, ma lui le sorrise e tornò a parlare animatamente con Killian. Aveva sempre il terrore di vederlo picchiare il ragazzo, uno di quei giorni. Non doveva essere facile per lui vedere suo figlio sostituito con un altro ragazzo nella vita di Emma.
- Come stai? – chiese nuovamente prendendola per mano, mentre si andavano a sedere in una panchina poco distante dall’ingresso della sala.
- Non tanto bene. Ho troppe nausee. Non ce la faccio più! Vorrei che questi mesi volassero e allo stesso tempo ho sempre questa paura infinita di non sapere come me la caverò. Te lo confesso, se non ci foste stati tutti voi, avrei sicuramente dato in adozione il piccolo. Non sono psicologicamente pronta ad affrontare la nascita di un neonato e prendermene cura. Insomma, non so come si fa! Sono stata sballottata da una famiglia all’altra per tanti anni, non so cosa sia l’affetto nei periodi di infanzia e continuo a temere che non sarò capace di amarlo abbastanza! Se ci fosse Bae sarebbe tutto diverso, ma sono sola! Ed ho paura di sbagliare tutto! E temo che possa odiarmi, perché non sarò una buona madre!-
- Queste paure sono normali! Hai dovuto affrontare tante cose da sola, senza nessuno al tuo fianco e quando avevi trovato una tua stabilità, hai dovuto di nuovo mettere in gioco tutte le tue certezze. Chiunque, al posto tuo, sarebbe terrorizzato nel dover crescere un bambino senza il padre. Non devi sentirti in colpa per come ti senti, è del tutto lecito avere paura! Ma le paure ci rendono più forti e vedrai che col tempo capirai come si fa da madre. E’ solo il tempo la soluzione. Nessuno nasce genitore, lo si diventa a poco a poco. Inoltre non sei sola, tanta gente si prenderà cura di te e del piccolo-
- Lo so, me lo dite tutti, però volevo solo una vita normale. O almeno speravo che mio figlio potesse avere una vita normale. Invece per il mio egoismo non sarà così… Sono stata io a lasciare Bae, per questo lui ha cercato un’altra donna…-
- Ancora con questa storia? Te l’ho ripetuto tante volte, è inutile fartene una colpa. C’erano dei problemi tra di voi, quindi avete pensato che lasciarvi potesse essere la soluzione. L’amore non è un sentimento che può essere comandato. Se entrambi avete preso la vostra strada, significa che era giunto il momento di separarvi. Siete stati insieme tanti anni, ma questo non significa che dovevate continuare a vivervi per l’abitudine. Spesso ci si sposa solo perché si è troppo affezionati l’un l’altro, ma la verità è che sono questi i primi matrimoni ad andare in pezzi. Eravate giovani e spesso le cose cambiano. Eravate innamorati, ma poi avete capito che non eravate fatti per stare insieme. Non potevi costringerti a stare con un uomo che non amavi più. Al cuore non si comanda, ricordatelo-
- Hai ragione, però vorrei solo che fosse qui… Potevamo non stare insieme, ma poteva essere un buon padre-
Emma singhiozzò appena e Belle la strinse forte.
- Non fare così…- le sussurrò.
Belle non sapeva più cosa poterle dire per farla star meglio, così continuò semplicemente ad abbracciarla finchè non si fosse calmata.
 
Quando Belle rientrò in sala, aveva forti fitte allo stomaco e smise di toccare cibo. Divenne triste all’improvviso ed anche se gli amici la coinvolsero in balli scatenati, dentro di se sentiva solo un grandissimo vuoto.
A fine serata la fecero accomodare al centro della sala insieme ad Ariel e quello che vide, fu un colpo al cuore.
Era uno di quei video realizzati dagli amici per festeggiare il traguardo della laurea, ma quel video per lei aveva un significato molto più profondo.
Il fiato si bloccava a ogni immagine di lei e Bae al mare, o in montagna, o in qualche museo, o che facevano facce buffe durante i loro momenti di svago. C’erano le foto del compleanno di Robert, con lei che abbracciava Bae ed Emma e Robert accanto al figlio. Poi c’erano le foto dell’inaugurazione del negozio e infine le foto dei suoi ultimi giorni di vita, nelle feste natalizie.
Erano stati carini a inserire anche lui.
Per giorni aveva cercato di impedirsi di essere triste per la sua mancanza. Bae non l’avrebbe mai perdonata per non essersi goduta quel giorno così importante. Eppure quel senso di disagio che la assaliva da parecchi giorni, non potè che sopraffarla, tanto che non riuscì più a respirare.
Le luci continuarono a rimanere soffuse anche dopo la fine del suo video, per dar spazio alla parte di Ariel.
Belle si voltò e cercò un’unica persona in tutta la sala e quando i loro sguardi si incontrarono, Belle potè leggere tra i suoi occhi la stessa tristezza che stava assalendo lei e non riuscì più a rimanere seduta, quando vide il suo volto rigato dalle lacrime.
Si alzò correndo, lo prese per mano e lo guidò fuori.
L’aria fresca le accarezzò le vesta sottili, ma non badò al freddo, o almeno non a quello esterno.
Era percossa da forti tremiti e il freddo la agghiacciava dall’interno.
Si fermò solo quando furono immersi dagli alberi e dai faretti di una fontana accanto a loro.
Le mani le tremavano e le labbra erano ormai secche, ma ebbe comunque il coraggio di voltarsi per poterlo osservare da vicino.
Robert si mordicchiava il labbro inferiore e teneva ancora gli occhi chiusi, ma questo non impedì alle lacrime di continuare a sgorgare indomate.
- Robert…- disse solo tra i singhiozzi.
Quando l’uomo aprì gli occhi, fu ancor peggio, perché li vide lucidi e tristi, proprio come li aveva visti il giorno della morte di Bae.
- Belle… Mi manca così tanto…-
Queste poche parole, furono capaci di farla crollare.
Si sporse in avanti e lo strinse come se fosse l’ultima cosa rimastagli al mondo.
Piansero insieme in una sorta di silenzio irreale, mentre gli uccellini canticchiavano allegramente nel sottofondo, ignari del dolore che aveva pervaso i due innamorati.
Belle aveva sempre vissuto ogni esperienza degli ultimi anni insieme a Bae e avevano fantasticato a lungo su cosa avrebbero fatto il giorno della sua laurea.
Lui le diceva sempre che avrebbe preparato di persona il video di auguri e l’avrebbe fatta vergognare davanti a tutti inserendo le loro foto più buffe.
Bae le diceva sempre che non avrebbe dovuto temere il voto di laurea, perché lui, da bravo avvocato, avrebbe fatto ricorso e le avrebbe fatto vincere la causa, se non le avessero dato un voto adeguato.
Bae rideva quando Belle si domandava cosa avrebbe dovuto indossare quel giorno e il ragazzo le diceva che non la immaginava in pantaloni e giacca, l’avrebbe preferita con un tubino, o comunque indossando un completo con gonna e camicia bianca. E lei gli promise che l’avrebbe fatto felice, a patto che avrebbe ascoltato il suo discorso nei giorni precedenti al grande giorno, per sentirsi più sicura nell’esposizione.
La verità attuale, era invece molto più cruda.
Era stata una giornata indimenticabile, ma non poteva scordare quell’amico che l’aveva sostenuta per tutti quegli anni.
Il ricordo di Bae, l’avrebbe accompagnata sino alla morte e non avrebbe potuto impedirsi di immaginare come sarebbe stata la sua vita, con lui ancora al suo fianco.
Si strinse più forte contro il petto di Robert e condivisero insieme quel dolore che si erano taciuti, ma che entrambi avevano percepito ci fosse nell’altro.
- Ho cercato di non pensarci, te lo giuro… Ho tentato di non farti pesare questo giorno, ma non ce l’ho fatta… Mi dispiace così tanto, Robert!-
- Ho sempre immaginato il giorno della laurea di mio figlio… Speravo di potergli stare accanto come ha fatto tuo padre, invece non proverò mai questa gioia…-
Belle gli accarezzò la schiena con amore e lasciò che stavolta fosse lui ad aggrapparsi e nascondere il volto pieno di lacrime sulla sua spalla.
Robert iniziò a giocare con alcune ciocche di capelli e piano entrambi si calmarono, tornando a respirare normalmente.
Belle affondò le dita tra i fili argento e cercò di farlo rilassare con piccoli grattini.
- Ehi, non sono un gatto…- le disse l’uomo ridacchiando.
- Oh, ma sì che lo sei…-
- Tu invece sei un cupcake -
- Ah si?- Belle si tirò leggermente indietro per guardarlo negli occhi.
Il viso sembrava scavato e gli occhi erano gonfi dal pianto.
- Non ho una bella cera, dico bene?- le chiese intuendo i suoi pensieri.
- Immagino abbia anch’io lo stesso aspetto…-
- Sì. Ma dobbiamo rientrare. Questo è il tuo giorno. Bae ci starà rimproverando, ovunque sia… Basta piangere. Abbiamo sofferto abbastanza e tu ti meriti di essere felice, almeno oggi…-
Belle si asciugò le lacrime e strofinò i polpastrelli sotto le occhiaie dell’uomo per togliere i residui d’acqua.
Si sporse leggermente e lo baciò, per cercare di risucchiare quel dolore e trasformarlo in sentimenti più dolci.
Robert la prese per mano e la guidò dentro, dove i suoi amici tornarono a coinvolgerli in assurdi balli di gruppo prima dell’apertura della torta di laurea (una fantastica sette veli con decorazioni in pasta di zucchero che raffiguravano un cappello di laurea, con sopra una coccinella e un quadrifoglio).
Scartò i regali ridendo di cuore ai bigliettini buffi degli amici.
Ruby aveva disegnato un biglietto che la ritraeva in atteggiamenti poco casti con Robert. Il titolo era “Cento modi per festeggiare una laurea…” e poi c’erano diverse vignette con lei con indosso solo il cappello della laurea e Robert con una cravatta rossa.
- Belle, non leggi questo biglietto?- chiese suo padre vedendola fissare il foglietto senza aprir bocca.
- Oh, no, in realtà è una lettera troppo lunga e Ruby si vergogna a sentirla letta ad alta voce…- fulminò la ragazza con lo sguardo, che in risposta le strizzò l’occhio.
Killian, che era seduto accanto a lei, non resistette e le tolse il biglietto dalle mani.
- No! Killian, ridammelo!- si sporse in avanti, ma il ragazzo si tirò indietro.
- Hai capito i bigliettini di Ruby…- si mise a ridere e passò il biglietto ad Emma – tesoro, guarda cosa fa la tua amica-
Belle fece finta di non ascoltare, mentre scartava gli altri regali.
- Non ci posso credere… Ruby!- la rimproverò Emma sconvolta – Il senso della decenza non sai proprio cosa sia…-
- Beh, ho solo voluto dare qualche spunto, niente di più…-
Belle sospirò e ringraziò il cielo che Robert in quel momento fosse seduto accanto ai genitori di Emma.
- Questa me la paghi, sappilo…- la minacciò a bassa voce. Ruby le sorrise, ma non rispose alla provocazione.
 
Dopo circa due ore, finalmente gli invitati svuotarono la sala e lei potè avviarsi con Robert verso casa (suo padre si era ormai rassegnato alla sua convivenza con Robert).
Era stata una giornata molto intensa ed era stanchissima.
- Hai ricevuto un mucchio di regali!- commentò Robert mentre sistemava i pacchi sopra il tavolo della cucina.
- Il più bello è sicuramente il nuovo pc portatile, desideravo tanto averne uno!- quello era il regalo di suo padre insieme ai genitori di Emma e alla nonna di Ruby.
- Hanno avuto un bel pensiero… Comunque, ti va un tè? Ho bisogno di rilassarmi-
- Sì, ti prego… Io vado un attimo a cambiarmi, non ce la faccio più a tenermi questi vestiti-
- Allora ti aspetto-
L’uomo iniziò a trafficare in cucina e lei ne approfittò per liberarsi da tutti quegli ingombri.
Indossò una sottana in seta molto leggera e allacciò la sua vestaglia a modello kimono.
Scese le scale con le ultime forze e quando entrò in cucina, rimase abbagliata.
Le luci della stanza erano spente, ma Robert aveva acceso delle candele per rendere l’atmosfera più rilassante.
Le tazzine erano già fumanti, segno che il tè era già versato e lui la stava aspettando già seduto.
Aveva tolto la giacca e le maniche della camicia erano arrotolate fin sotto il gomito. I primi bottoni del colletto erano slacciati e lasciavano intravedere la leggera peluria del petto.
Si sedette maldestramente e lui le sorrise in quel suo modo adorabilmente ambiguo.
- Vuoi un po’ di biscotti?- le chiese porgendole un piccolo cestino pieno di dolcetti.
- No, basta dolci, ne ho mangiati fin troppi stasera…-
Robert invece ne agguantò uno e lo mordicchiò suadente, senza mai distogliere lo sguardo da lei.
Inghiottì per non boccheggiare come una stupida, poi capì che l’unica soluzione fosse bere il tè, ma si ustionò bevendo un lungo sorso senza prima aver soffiato.
- Brucia!!!- commentò con le lacrime agli occhi. Uscì la lingua e tentò di farla raffreddare utilizzando la mano come se fosse un ventaglio.
A quel punto Robert la sorprese iniziando a ridere di cuore.
Belle si bloccò.
La sua risata era pura e cristallina.
Aveva portato una mano davanti al volto, quasi disperato, e continuava a ridere senza riuscire a trattenersi. Era una risata piena, una risata sincera e Belle fu certa di non averlo mai visto ridere a quel modo, forse solo quella volta che avevano giocato con le palle di neve nel giardino.
Si dice che l’accessorio più bello sia il sorriso e Belle fu d’accordo con quell’affermazione, perché ai suoi occhi, Robert non era mai stato così bello.
Si arrabbiò con tutte quelle persone che l’avevano reso un uomo triste, in primis suo padre, che lo aveva abbandonato nel momento del bisogno, ma anche con Milah, che non era stata capace di sollevarlo dall’oscurità. Bae aveva fatto di tutto per aiutarlo, ma adesso era morto…
Robert era rimasto solo, ma aveva trovato il coraggio di tornare a ridere.
Per lui poteva essere più semplice allontanarsi da tutti ed essere nuovamente la persona cattiva di un tempo, ma dopo un primo attimo di tentennamento, aveva deciso di tentare di viversi la vita, mettendo in gioco tutto se stesso.
Era un uomo coraggioso e Belle apprezzò questo suo lato.
Lei amava tutto di lui, anche la sua parte più oscura, ma amava soprattutto la sua forza d’animo e la sua sincerità. Perché lui non fingeva di essere ciò che non era.
Robert era solo Robert. E a lei piaceva così com’era.
- Cosa c’è?- chiese l’uomo strofinandosi gli occhi per asciugare le lacrime.
Poche ore prima avevano pianto insieme, in preda alla nostalgia per la mancanza di Bae. Belle si emozionò a vederlo piangere dalle troppe risate.
- Belle?- ripetè vedendola così seria.
Ma Belle non rispose.
Si alzò dalla sedia e lo raggiunse dall’altro lato del tavolo.
Lui la osservò ammaliato e lei continuò a studiare quegli occhi magnetici, che l’avevano fatta innamorare sin dalla prima volta che il suo sguardo si era posato su quello dell’uomo.
Si avvicinò piano e gli accarezzò il viso con dolcezza, portò una mano sul collo e le dita presero a muoversi dolcemente, regalandogli piccole carezze.
Robert socchiuse gli occhi, godendosi quei piccoli gesti, e Belle ne approfittò per chinarsi di poco e avvicinare le labbra a quelle schiuse di lui.
Rimase a fissarlo ancora per qualche secondo.
Lo vide così preso da ogni suo movimento, con quel sospirare un po’ affannato, le mani che si spostavano indecise se toccarla o no e le piccole gocce di sudore che dalla fronte scendevano piano per tutto il volto, per poi deviare sul collo e morire nel petto, lievemente scoperto dalla camicia leggermente sbottonata.
Qualcosa scattò in lei, perché era troppo bello, troppo tutto. Ed era suo.
Belle era una ragazza timida, che difficilmente prendeva l’iniziativa, ma stavolta non riuscì a sopprimere il fuoco che la mandò in fiamme.
Lo afferrò per la nuca con prepotenza, lui spalancò le palpebre sorpreso, ma non fece in tempo a dire nulla, poiché Belle gli catturò le labbra come se fosse la sua personale fonte d’ossigeno.
Schiuse le labbra quasi immediatamente e intrecciò le lingue con una passione che non credeva di possedere.
Robert le afferrò la vita e accarezzò i fianchi suadente, per poi spostare le mani in avanti e slacciarle piano il kimono.
Belle non resistette oltre, spostò la sedia facendola strisciare sul pavimento e si sedette a cavalcioni sulle sue gambe.
Tremò quando le sue dita affusolate le accarezzarono il petto con delicatezza.
Sospirò di piacere quando le mani si fermarono sui seni, ma si indispettì quando continuarono a salire, sino a sfiorarle le spalle.
La bocca, nel mentre, le stava torturando il collo e non potè trattenersi dall’urlare quando Robert le lasciò un  piccolo morso.
Robert fece scivolare la vestaglia lungo le braccia e ne approfittò per spostare appena una delle spalline della sottana.
Belle era in preda a un desiderio primordiale. Tentò di sbottonargli la camicia, ma la vista era offuscata dal piacere e le mani le tremavano indomate. Così fece l’ultima cosa che avrebbe mai pensato di fare.
Afferrò i lembi della camicia sotto il colletto, prese un profondo respiro e mentre l’uomo continuava a torturarle i seni con le labbra, con un unico gesto violento fece saltare i bottoni, che caddero a terra provocando un piacevole tintinnio.
Sorrise compiaciuta dell’ottima riuscita del progetto e prese a sfiorargli il petto imitando i gesti di lui.
Si guardarono negli occhi ed entrambi rimasero ammaliati nel leggervi lo stesso desiderio.
Belle gli sorrise e lui ricambiò, tornando a catturarle le labbra con impeto.
Belle non riuscì più a controllarsi, così lasciò che fosse il desiderio a guidarla.
Durante quei lunghi mesi, aveva sempre lasciato a Robert il via libera, ma stavolta fu lei a prendere il controllo di ogni cosa.
Fu Belle a spogliare entrambi e lei stessa lasciò che Robert potesse addentrarsi in lei con facilità.
Boccheggiò un attimo, non abituata a quella nuova posizione.
- Stai bene?- chiese lui accarezzandole le ciocche di capelli, ormai del tutto inzuppate di sudore.
- Sì… E’… E’ bellissimo…- disse sincera non riuscendo a trattenere le forti emozioni che stava provando.
Allacciò le braccia al suo collo e insieme si lasciarono avvolgere dalle rispettive essenze, in una danza forse un po’ più spinta del solito.
Belle guidò entrambi e lasciò che quelle sensazioni fantastiche potessero avvolgere ogni parte di loro.
Adorò quello strano abbraccio che sembrava più un groviglio di corpi, ma che le permetteva di sentire distintamente il cuore di Robert che pulsava quanto il suo.
I respiri si fecero corti e a stento riuscirono a rimanere ancora seduti, nonostante il piacere arrivato alla soglia del culmine.
Robert la fece spostare e insieme raggiunsero le cime del paradiso.
- O mio dio, mi hai ucciso…- fu il commento dell’uomo mentre tentava di riprendere fiato.
- Sono morta…- rispose Belle tornando a sedersi su di lui e abbracciarlo dolcemente – ma è stato fantastico…- non riuscì a trattenersi dal dire.
Robert rise un po’ a quella sua confessione e lei divenne viola, iniziando a metabolizzare cosa avesse fatto davvero.
- Sei una continua sorpresa, Belle… Forse avevi ragione sulla storia delle ragazze che sembrano caste e pure… Non c’è da fidarsi!-
- Che vergogna!- lo strinse forte e nascose il viso nell’incavo del collo, per evitare di osservarlo gongolare.
- Non c’è niente di male in ciò che abbiamo fatto. Ci amiamo ed è normale avere dei momenti più passionali di altri…-
- Lo so, però… Ecco, non mi credevo capace di cose così-
- E’ questo il bello dell’amore, ci fa fare cose folli! – Robert le accarezzò la nuca bagnata e le sollevò il viso con dolcezza – non vergognarti delle emozioni che provi, è bello lasciarsi avvolgere dall’istinto quando si è con la persona che si ama. Non ci devono essere barriere tra di noi, affronteremo tutto insieme, dal dolore, alla gioia, dagli attimi seri a quelli più folli! Sii te stessa, perché a me piaci così come sei- Belle si mise quasi a piangere, ma lui la riportò subito in terra – e poi un uomo non può lamentarsi se la donna prende simili iniziative… Oggi ti avevo chiesto quali fossero i tuoi desideri sessuali, in modo da poterli soddisfare, ma tu non mi hai dato nemmeno il tempo di stipulare la lista!-
Belle rise e gli diede qualche schiaffetto innocente sul petto.
- Sei tu che pensi solo ad una cosa…-
- Fino a prova contraria, non sono io quello che si è alzato dalla sedia per violentarti!-
- Come no… So benissimo che questo era il tuo piano fin dall’inizio. Altrimenti perché avresti acceso le candele e ti saresti fatto trovare con la camicia sbottonata?-
- Sono solo dei gesti romantici. E stavo soffocando dal caldo, avevo bisogno di mettermi più comodo…-
- Certo… Peccato tu sappia benissimo che la camicia sbottonata è da sempre il mio punto debole…-
Robert le sorrise ambiguo.
- Diciamo che forse, una parte remota di me, sperava in una tua reazione… Ma ti assicuro che non pensavo fosse “questo” genere di reazione. Non che mi lamenti, sia chiaro…-
- Quanto sei stupido…- Belle gli sorrise e tornò ad abbracciarlo – e sono stanchissima! Che ne diresti di una doccia veloce e di andare a dormire?-
- Mmm, che si possa fare. Ma prima fammi mangiare un biscotto, hai prosciugato tutte le mie energie…-
Belle divenne leggermente rossa, ma gli diede un ultimo bacio e gli porse un biscotto al cioccolato.
- Questo è il mio preferito- gli disse spensierata.
- Biscotti al cioccolato fondente… Lo sai che il cioccolato fondente è afrodisiaco?-
- Smettila Robert, per stasera abbiamo dato…-
- Veramente stavo spianando la strada per le prestazioni future-
Belle non gli rispose, agguantò un biscotto e lo divorò, sentendo all’improvviso una gran fame.
Forse Robert aveva ragione, avevano prosciugato tutte le loro energie.
 
 
L’indomani Belle si svegliò grazie ad un buonissimo profumino.
- Che odore…- disse stropicciandosi gli occhi, prima di mettere a fuoco le immagini.
- Buongiorno…- la accolse Robert con un bacio leggero.
La vista faticò un attimo a tornare, ma appena vide il suo sorriso smagliante, non potè che ricambiare con affetto.
- Buongiorno! Che ci fai alzato? Oggi è il nostro giorno libero…-
- Lo so, ma volevo prepararti la colazione…-
Robert indicò un vassoio poggiato proprio ai piedi del letto.
- Grazie, è fantastico!- Belle adocchiò diversi biscotti da mangiare, ma l’uomo la sorprese porgendole una rosa.
- Per te…- disse solamente.
- Davvero? Grazie… Sai quanto adori le rose…- la annusò intensamente, poi si gettò sul cibo come se non ci fosse un domani.
- Mi hai distrutta ieri sera. Mi sento ancora affamata-
- Veramente hai fatto tutto tu, ma non ti preoccupare, c’è cibo in abbondanza-
Belle non si fece pregare e divorò quasi tutte le pietanze sul vassoio.
- Era tutto buonissimo!- commentò baciandolo appena, subito dopo aver sorseggiato il tè.
- E non è finita qui…- Robert aprì la giacca ed estrasse un piccolo cofanetto – non ti ho ancora dato il mio regalo di laurea. Auguri!-
Belle afferrò il cofanetto con mani tremanti. Non poteva averle regalato davvero un anello… Lo guardò un attimo esitante, poi si fece coraggio ed aprì.
Il contenuto, era ben diverso da ciò che si era immaginata.
- Ma cosa…?- iniziò confusa.
- Non temere. Cambiati, ti aspetto giù- le diede un piccolo bacio e scappò via, ma dopo un attimo fu di nuovo sulla soglia – Ah, volevo chiederti di ringraziare la tua amica Ruby da parte mia. Ho letto il suo biglietto di auguri per la tua laurea e l’ho trovato molto istruttivo. Inoltre ho capito da dove hai preso spunto per la magnifica prestazione di ieri sera…-
- Robert… Non ti ci mettere anche tu!- rispose diventando di mille sfumature di rosso.
- Ma io volevo solo ringraziare la tua amica, che ha preso così a cuore la nostra vita di coppia…-
- Sai, sono ancora indecisa tra chi sia più stupido tra te e lei…-
- Beh, non importa… Comunque, adesso cambiati, ti aspetta una bella sorpresa. E ti giuro che non riguarda il sesso, anche se…-
- Robert…- Belle era quasi spazientita, ma rise senza farsi vedere.
- Vado, a dopo-
Belle osservò ancora una volta il contenuto dell’astuccio e si sentì sempre più confusa.
Decise di dargli ascolto e andò a prepararsi.
 
 
- Eccoci arrivati- le disse Robert fermandosi davanti all’orologio di Storybrooke.
- L’orologio? Cosa ci facciamo qui?- chiese scendendo dalla macchina.
- Non è l’orologio, ma quello che c’è al pian terreno- si fermò davanti al portone in vetri – a te l’onore-
Belle afferrò la chiave che aveva trovato nell’astuccio e aprì la porta.
Era tutto buio, ma la luce esterna le permise di capire benissimo di cosa si trattasse.
Se avesse avuto qualche dubbio, Robert accese le luci e lei si sentì morire.
- Ma è la biblioteca!- disse entusiasta andando a curiosare tra gli scaffali.
- Sì. E da adesso sarà gestita da te-
Belle ebbe un mancamento, tanto che si lasciò cadere il libro che aveva estratto dallo scaffale.
- Cosa?- chiese sorpresa.
- Esatto. Ho parlato con il sindaco e dopo non poche difficoltà, ho avuto l’autorizzazione a riaprire la biblioteca e tu sei il responsabile di tutto. Da oggi tu deciderai ogni cosa. Inoltre c’è una piccola area che ho fatto bonificare per permettere l’allestimento di mostre temporanee, anche queste gestite da te. Così da oggi potrai unire le tue più grandi passioni: l’arte e i libri-
Belle era emozionata e non seppe cosa dire.
Lacrime di gioia la inondarono e non potè far altro che prendere la rincorsa e tuffarsi tra le sue braccia.
- Oh Robert! Nessuno ha mai fatto niente del genere per me! Non ho parole! Sono solo felicissima! Hai fatto tutto questo solo per rendermi felice… Come potrò mai sdebitarmi?-
- Non c’è niente che tu possa fare, se non continuare a sopportarmi. Rimani con me, perché sei la cosa più bella che mi sia mai capitata. Vederti felice mi rende felice. E questa biblioteca è niente, se paragonato a ciò che tu fai per me ogni giorno…-
- Lo faccio perché ti amo, non mi costa nulla…-
- E nulla è costata a me questa biblioteca. La città merita un po’ di cultura e so che tu gestirai questo posto egregiamente-
Belle lo strinse ancora un po’, fino quasi a fargli mancare il fiato.
- Grazie Robert, ti amo…-
- Ti amo anch’io…-
Belle si sentì completa come non mai.
Aveva sempre sognato poter contare su un uomo che la capisse davvero. Lei era stata molto fortunata, perché aveva trovato quell’uomo ed era diventato la cosa più preziosa che possedesse.
 
 

Continua…


 
Buonasera!! Come avete passato le feste? Tutto bene? Io mi sto preparando psicologicamente al cenone della vigilia e a quello del pranzo di giorno 1.
Ma veniamo a noi. Nello scorso capitolo ho preferito non dire che in questo capitolo ci sarebbe stata la laurea di Belle, anche se credo si sia intuito che stavamo arrivando a questo momento ;)
La discussione di laurea, non sono parole dette a caso, o cose che ho scritto nell’immediato, ma ho preso spunto da una relazione che ho scritto per una materia che ho frequentato in accademia. Quindi ci tenevo a dire che comunque sono cose vere, specie nella parte che riguarda l’infanzia, l’ho studiato in una materia di psicologia. Ovviamente ho sintetizzato tantissimo, però ho voluto farle dire qualcosa che possa essere tema di discussione di laurea ;)
In questo capitolo, mi sembrava carino inserire un po’ di cose agro-dolci, perché è un giorno di festa, ma è anche vero che certe cicatrici non scompaiono nel nulla. Anzi, credo sia proprio in questi giorni che il ricordo delle persone care perse, si fa ancora più vivo, perché le vorremmo accanto a noi, ma aimè non si può. Quindi ecco il dolore di Emma, così come quello di Robert e di Belle… E’ un momento di profonda riflessione, ma anche di incitamento a continuare a vivere.
E poi è tornata Cora!! Ma Belle le ha saputo tener testa…. Mica si lascia scappare così il caro Bobby!!!
E sì, in questo capitolo è presente anche tanto, ma tanto fluff e questa scena di sesso che non so da dove mi sia uscita *famolo strano MODE ON*. Spero di non essere caduta nel volgare, ho cercato comunque di essere soft nelle descrizioni………………….
E la biblioteca ç_ç beata Belle, dico solo questo…

 
I vestiti che indossano Belle e Robert per la festa sono questi:
Belle: http://i48.tinypic.com/54t0s5.jpg
Robert: http://24.media.tumblr.com/41fe86ffe9a72d9a89cf20cb2f81ce96/tumblr_n54x5iwLVF1rawb5do1_500.jpg
 
Nel prossimo capitolo, ci sarà spazio per tanto altro fluff e soprattutto, ci sarà spazio per quella povera Emma, che poveretta ne sta patendo una peggio dell’altra. Diamole la meritata pace…
Visto che martedì prossimo coincide con giorno 6, credo che posterò il capitolo il mercoledì, perché non credo di riuscire a ritagliarmi abbastanza tempo per correggere e postare.
 
Ringrazio di cuore tutte le persone che seguono la storia, in particolare
Cloris 84, Ariki, Dita di Polvere, loveplacido e RosePiaf per avermi lasciato una recensione.

Buon fine dell’anno! Ed esprimiamo tutti insieme tanti bei desideri per i Rumbelle!!!
 

PS. SPOILER SEASON 4
 
Sappiate che il motivo principale per cui ho voluto inserire Bae nei pensieri di tutti, è perché la totale mancanza di rispetto per la sua morte nella season 4, mi ha fatto girare le scatole. Nessuno sembra più ricordarsi che è morto, ma una morte non si cancella così all’improvviso. Anche se una persona non c’è più, rivive comunque nei nostri ricordi e ci accompagna in ogni momento. Ma sembra che gli autori si siano dimenticati questo “piccolo” dettaglio. Quindi niente, alcune cose le ho scritte come forma di protesta a questo atteggiamento. E stessa cosa vale per Liam, il fratello di Killian. Secondo me la morte di un fratello ti segna a vita, specie perché loro erano comunque soli… Molti comportamenti di Killian, per me, sono dovuti a questo trauma, quindi in una AU per me è più che normale riportarlo nei suoi pensieri quasi fino alla nausea, rende bene il tipo di legame che li univa.
E questo è quanto. Baci per tutti!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17
 
Piccoli vagiti interruppero all’improvviso il silenzio della stanza.
- Emma, è un maschio!- disse il ginecologo rivolto alla giovane mamma.
- Un maschio? Ma è meraviglioso!- commentò Mary Margaret stringendola forte, dimenticandosi che aveva appena fatto nascere quella piccola creatura.
I medici le avvicinarono il piccolo, consegnandolo tra le sue braccia, ancora sporco dal lungo travaglio.
- E così sei arrivato, piccolo Henry…-
Emma lo strinse a se con cura, spaventandosi di farlo cadere per terra.
L’emozione che provò in quell’istante, fu la più intensa della sua vita. E senza che potesse rendersene conto, pianse di gioia, perché per la prima volta, dopo tutti quei mesi di sofferenze, seppe che quel bambino fu un vero e proprio dono del cielo.
Emma credeva di aver perduto tutto, ma non era così. La sua nuova vita iniziava adesso, perché finalmente aveva qualcosa per cui lottare davvero.
Sollevò il capo istintivamente e osservò il tetto immaginandosi che lo spirito di Bae fosse lì con loro.
“Stai tranquillo, Bae. Lotterò per lui con tutte le mie forze. E’ il nostro piccino e ne avrò cura come il più prezioso dei tesori”.
 
-Perché sono ancora lì dentro?- le chiese Robert, che non faceva che muoversi da una punta all’altra della sala d’attesa, seguito in buona compagnia da Killian e David, che proprio non volevano saperne di rimanere tranquillamente seduti.
- E’ un parto!- disse Belle esasperata – è normale che ci voglia del tempo… Possono passare anche intere nottate! Sta dando alla luce un figlio, non è una cosa da poco! E non è nemmeno come aspettare il proprio turno alla cassa del supermercato!-
- Sì, ma qui non si vede nessuno! Il ginecologo non è uscito nemmeno una volta per informarci!- aggiunse Killian preoccupato.
- Non posso credere a ciò che ho appena sentito. Non puoi pensare sul serio che il ginecologo si preoccupi di noi, in questo momento! La priorità è Emma!-
- Si, però qualche infermiere può anche degnarsi di farci sapere qualcosa!- insistette David.
A quel punto Belle capì che non c’erano speranze con tre uomini contro, così li lasciò fare e si concentrò ad osservare le lancette dell’orologio per distrarsi.
Per sua fortuna, dopo meno di dieci minuti, Mary Margaret uscì dalla sala parto e le infermiere si affrettarono a portare Emma nella stanza che le era stata affidata.
- Allora?- chiese David avvicinandosi alla moglie.
- E’ un maschio! Ed è bellissimo…- disse entusiasta baciando il marito.
- E quando possiamo vederli?- chiese Killian apprensivo.
- I medici hanno detto che sarebbe meglio aspettare domani all’orario di visita. Potete venire dalle 10 in poi-
- Allora saremo qui domani, così le posso portare un mazzo di fiori!- disse Belle emozionata.


 
Tornarono a casa che era quasi l’una di notte.
Era successo tutto molto in fretta.
Belle stava chiudendo la biblioteca quando Killian la chiamò agitato, per dirle che stava accompagnando Emma in ospedale perché erano iniziate le doglie.
Era un’afosa serata di fine luglio, ma Belle iniziò a sudare nonostante ci fosse il climatizzatore acceso.
- Ok, sto arrivando!- rispose riattaccando.
Così corse da Robert e insieme si affrettarono a raggiungere l’ospedale.
In sala d’attesa avevano trovato Killian e David, mentre Mary Margaret aveva seguito la figlia in sala parto, data la mancanza del padre.
Erano state delle ore piene di tensione, ma soprattutto di una forte dose di emozione. E tornare a casa, sapendo che Henry era finalmente nato, fece assaporare loro ancora di più la leggera brezza estiva della notte.
 
 
L’indomani si presentarono in ospedale all’orario di ricevimento.
Belle vide Rober stringere convulsamente il bastone e seppe cosa gli stesse passando per la testa.
- Non essere nervoso, conoscerai tuo nipote!-
- Esatto! Conoscerò il figlio di Bae! Conoscerò mio nipote!... E se non fossi all’altezza?-
Belle arrestò il passo e lo fissò intensamente.
- Ascolta, capisco le tue paure, ma vedrai che sarai un nonno adorabile… Lo sono tutti, con i nipotini!-
Robert non sembrò particolarmente convinto, ma lei non ci pensò due volte ad afferragli la mano e trascinarlo nella camera di Emma.
- Ehi!- salutò entrando – si può?-
- Belle, signor Gold! Benvenuti!- li accolse Emma.
In stanza c’erano anche Mary Margaret, David e Killian, così Belle salutò tutti loro e poi si avvicinò a Emma, che teneva in braccio il piccolo appena nato e gli fece vedere il cesto di fiori che le aveva portato.
Belle lo osservò attentamente ed era così piccolo e minuto tra le braccia di Emma.
- E’ bellissimo…- commentò Belle emozionata.
- Sì, lo penso anch’io… E grazie per i fiori, sono stupendi!-
- Questo piccoletto si merita solo il meglio!- rispose sorridendo.
- Signor Gold, avvicinatevi pure…- disse Emma, alzando appena il corpicino di Henry.
Belle si fece da parte, così come David che era accanto a lei.
Robert camminò lentamente, poi Belle lo vide poggiare il bastone e avvicinarsi esitante al bambino.
 Alcuni momenti, Belle aveva l’impressione che l’uomo camminasse un po’ meglio quando era in preda all’emozione e quello era sicuramente uno di quei momenti, perché il suo passo risultò molto più sicuro del solito.
Emma scoprì il corpo del piccolo, completamente avvolto in candide lenzuola e quando l’uomo si avvicinò, il bimbo alzò un braccio e lo portò in avanti.
Robert, a quel punto, avvicinò le dita tremanti e fu lì che nonno e nipote ebbero il primo, timido contatto. E Belle lo vide compiere un gesto che raramente si concedeva in pubblico.
Sorrise. Sorrise di pura e semplice gioia.
 
 
I mesi volarono velocemente e Belle era impegnatissima con la biblioteca e con le sue mostre d’arte.
Luglio era ormai arrivato e stentò a credere che fosse passato quasi un anno dalla nascita di Henry.
La sua vita si era finalmente stabilizzata. Conviveva con Robert da più di un anno e la loro vita di coppia procedeva senza intoppi.
Ogni giorno trovavano sempre nuove cose da condividere, tanto che diventarono indispensabili l’uno per l’altra.
Questo non le impediva di mantenere i rapporti con gli amici e uscire tutti insieme nei week end.
All’inizio fu dura integrare Robert nel gruppo, specie perché gli amici si sentivano in soggezione di fronte a una persona più adulta.
Ma la tensione si smorzò quando nel gruppo fece il suo ingresso Regina, con il suo fidanzato Robin.
Alla fine il professor Hood e la moglie si erano lasciati di comune accordo. Lei sembrava avere una relazione con un vecchio amico dell’uomo, un tale Little Jon. Così la donna non ci pensò due volte a far trovare le valigie del marito fuori dalla porta e accogliere il nuovo compagno. Ma nonostante ciò, il rapporto tra ex coniugi rimase molto buono, specie per il bene del piccolo Ronald.
La situazione di Regina, non era meno turbolenta. La madre era stata arrestata qualche mese prima, con l’accusa di truffa ai danni dello Stato.
La denuncia era partita da Regina stessa, che aveva conservato accuratamente dei documenti che certificavano come la madre sfruttasse il denaro accademico per usi personali.
La donna aveva subito un processo, che però non ebbe esito positivo. E nonostante un mese dopo era fuori dal carcere, fu obbligata a tre anni di servizi sociali. Inoltre la gente di Storybrooke non volle più vederla in città e lei fu costretta a trasferirsi in un altro luogo.
Regina non sembrava affatto turbata, anzi, per lei giustizia era stata fatta e adesso la direzione era passata nelle mani del vice-rettore, che per elogiarla del servizio reso, la prese come assistente dirigenziale.
Robin e Regina decisero quindi di convivere nella casa di quest’ultima, finalmente liberi di viversi la loro storia d’amore.
L’amicizia tra Belle e Regina, iniziò invece un po’ per caso.
Un giorno, Regina si presentò in biblioteca chiedendole alcuni libri per aiutarsi nella nuova carica che le era stata affidata e tra una chiacchiera e l’altra, le due entrarono presto in confidenza.
Belle fu felice di farla conoscere agli altri e Robert non sembrò risentire della presenza della figlia dell’ex amante, anzi, sia lui che Belle concordarono che Regina era stata fin troppo paziente con le pretese folli della donna. Inoltre Robert e Robin entrarono subito in confidenza dato che condividevano la stessa passione per l’arte e Belle fu felice di vederlo interagire con così naturalezza con qualcun altro. Le dava l’impressione che potesse accettare meglio la morte del figlio, se si fosse aperto ad altri contatti umani. E poi era divertente osservare i due che si elogiavano a vicenda, così come Robin che rimarcava spesso il suo ruolo da cupido nella loro relazione.
- Se non fosse stato per quell’esame rimandato, voi due non vi sareste mai innamorati. Un grazie è più che dovuto- gli diceva spesso, scatenando l’ilarità generale.
Anche per Ariel la vita amorosa procedeva a gonfie vele, ma si era trasferita a Boston per trovare un futuro lavorativo migliore insieme ad Eric.
Ashley e Sean, erano in attesa del secondo figlio e la piccola Alexandra saltava di gioia ogni volta che si nominava la parola “fratellino”.
Ruby era ancora single, ma in compenso sua nonna Granny le aveva affidato la vice-gestione del locale, dandole così la piena fiducia sulle sue potenzialità.
Emma era invece sempre più presa dal suo ruolo di mamma.
La maternità l’aveva resa una donna nuova. Sembrava aver trovato la sua dimensione e anche se si lamentava spesso dei pianti notturni di Henry, era lampante la sua gioia trasparire dagli occhi.
La sua pseudo-relazione con killian procedeva piuttosto lentamente. Emma era stata troppo occupata a fare la mamma per poter intraprendere una relazione sentimentale e Killian non le fece fretta, anzi, si godette la posizione di zio acquisito e aiutò Emma come potè. Inoltre non trascurò lo studio e a Settembre si sarebbe finalmente laureato.
Insomma, la vita a Storybrooke procedeva a gonfie vele e Belle ne fu più che contenta.
 
 
-Belle, ho bisogno del tuo aiuto- le disse Emma, che quella mattina era andata a farle visita in biblioteca.
- Dimmi pure! – rispose mentre sistemava gli ultimi volumi d’arte che le aveva donato un’anziana signora.
- Ecco, insomma…. Sai che con Killian siamo rimasti un po’ bloccati… Insomma, sai meglio di me com’è andata la notte della morte di Bae…-
- Sì, lo so… Avevi scelto lui, ma poi Bae è morto, ti sei scoperta incinta e le vostre questioni romantiche sono passate in secondo piano- sintetizzò Belle. Provava ancora dei forti vuoti alla bocca dello stomaco quando parlavano di Bae, ma il dolore era più sopportabile nel vedere che gli affetti di Bae stavano comunque riuscendo a superare la sua morte. Questo le dava la forza di andare avanti, anche senza di lui.
- Sì, esatto… E quindi non abbiamo più avuto modo di restare da soli e discutere della nostra situazione. Ma adesso… E’ passato tanto tempo e finalmente mi sento pronta! Belle, voglio stare con killian, voglio averlo al mio fianco ogni giorno e non come semplice amico, ma come il mio compagno…-
- E’ una cosa bellissima!- disse Belle soddisfatta della decisione presa dall’amica.
- Sì, ti ringrazio… Ma è qui che entri in gioco tu… Ecco, io ho chiesto un appuntamento a Killian- a Belle caddero i libri dalle mani.
- Gli hai chiesto un appuntamento? Dici sul serio? E dove hai trovato la forza?-
- Non lo so… Stamattina mi sono svegliata e sentivo il bisogno di abbracciarlo e baciarlo e… E altre cose…- Belle sorrise intuendo cosa fossero le “altre cose” – Sono andata al Granny e l’ho trovato lì, che giocava con le freccette con la sua solita aria da finto spaccone… A quel punto non so cosa mi sia preso: mi sono avvicinata e gli ho chiesto di uscire…-
- E lui come ha reagito?-
- Beh, prima ha mancato mira con le freccette, poi mi ha risposto di sì, ma ha detto che organizzerà lui l’appuntamento…-
- E bravo killian… Alcune volte è capace di stupirmi…-
- Già. Però mi servirebbe un favore… Pensavamo di uscire questa domenica, ma i miei genitori saranno fuori per quella gita organizzata da tuo padre ed io mi chiedevo se ti andasse di tenere Henry per il giorno… E forse la notte- le guance si tinsero appena di rosso nell’ultima frase e Belle sorrise.
Si avvicinò alla ragazza e la abbracciò.
- Emma, ma certo che terrò Henry! Lo sai che su di me puoi sempre contare e poi non vedo l’ora di passare un po’ di tempo insieme a lui e a Robert… Sono sicura che anche lui ne sarà entusiasta!-
- Dici davvero?-
- Sì, dico davvero!-
- Oh, grazie Belle! Sei un’amica!-
- Figurati! Per te questo e altro…-
Emma non le diete tempo di aggiungere altro, le baciò le guance e corse via.
- Ok, allora vado a dire a Killian che non ci sono problemi per domenica!-
- Va bene, ma non correre per la strada!-
Ma fu troppo tardi, perché la vide sfrecciare via con il suo maggiolino giallo.


 
La domenica mattina, Belle si svegliò più frizzante del solito.
Aveva proprio voglia di passare una splendida giornata insieme a Robert e ad Henry, soprattutto perché quella era la prima volta che avevano l’opportunità di rimanere soli con il piccolo e Belle aveva deciso che avrebbe sfruttato quell’opportunità per liberare lo spirito paterno di Robert.
Preparò la colazione e stavolta fu lei a fare la sorpresa al fidanzato, svegliandolo con una fumante tazza di tè.
- Ehi, buongiorno…- disse suadente appoggiando il vassoio sul tavolino, per poi dedicarsi al volto del magnifico fidanzato, che dormiva ancora beatamente.
L’uomo mugugnò nel sonno, ma Belle non demorse.
Così lo sovrastò con il suo corpo esile e continuò a riempirlo di baci, finchè Robert fu costretto ad aprire le palpebre e scoprire chi fosse l’intruso.
- Belle… Buongiorno…- disse appena, mentre si stropicciava gli occhi.
- Oggi è il gran giorno… Ed ho pensato che sarebbe stato carino partire con il piede giusto…-
Robert la guardò di striscio, poi le accarezzò la schiena e scese a sfiorarle le gambe.
Un ampio sorriso si aprì sul suo volto. Belle adorava il suo sguardo malizioso.
- Mia cara, tu sì che sai come attirare un uomo… Svegliarlo facendoti trovare con addosso solo la sua camicia, è decisamente un metodo efficace…-
Belle sapeva che gli sarebbe piaciuto quel tipo di accoglienza. A quanto le aveva detto Ruby, le camicie maschili potevano essere il punto debole anche dei maschi, se la donzella le avesse indossate come una sorta di vestito per stare in casa.
- Dici sul serio? Eppure mi sono solo limitata a prendere la prima cosa mi capitasse sotto mano… E a proposito, ti ho anche preparato il tè…-
- Direi che quello può attendere… Che ne dici di fare colazione in un altro modo?-
Robert le afferrò la vita e invertì le posizioni.
Belle si ritrovò aggrovigliata tra le lenzuola, ma Robert non vi badò, in quando a poco a poco, iniziò a sbottonare la camicia.
Belle sospirò quando cominciò a percorrere il petto con piccoli baci.
Si lasciò trasportare dalle emozioni che solo lui era capace di donarle e assaporò il momento come il più dolce dei risvegli mattutini.


 
Qualche ora dopo, entrambi si lavarono e cambiarono.
Robert le confessò che avrebbe preferito rimanere tutta la mattinata a letto, ma Belle lo fece riflettere, dicendogli che non era opportuno spaventare il nipote con scene imbarazzanti già ad un anno di vita.
- Avrai tanto tempo per insegnargli l’arte dello sciupa femmine. Per ora limitati a fare il bravo nonnino che lo porta alle giostre…-
Proprio in quel momento suonarono alla porta e Belle andò ad aprire canticchiando la canzone della bella e la bestia.
- Ehi, buongiorno!!- disse accogliendo i tre arrivati.
Emma era molto carina in pantaloncini e maglia morbida, mentre Killian sembrava quasi fuori luogo senza i suoi amati vestiti in pelle.
- E tu dove hai lasciato i vestiti da cospleyer?- commentò facendoli entrare e aiutando Emma con il passeggino.
- Non capisco a cosa ti riferisci- rispose lui ironico.
- Sai, non pensavo di potermi godere una visione di te in bermuda. Capisco che per la stagione estiva la pelle non sia il capo più adatto, ma mi aspettavo almeno un jeans per un primo appuntamento…-
- I jeans non sono adatti per il posto in cui stiamo andando…-
- A si? E dove state andando?-
Killian si fermò e la fulminò con lo sguardo.
- Non è te che devo sorprendere, quindi per favore, niente domande…-
Emma era entrata in salotto e stava sistemando tutti gli accessori di Henry, così Belle e Killian ne approfittarono per sussurrarsi due parole.
- E comunque potevi anche consultarti con me! Mi sono sentita tradita! Non hai voluto dirmi niente sull’appuntamento…- disse offesa.
-So benissimo come funziona tra voi donne: dite di mantenere un segreto, ma poi lo viene a sapere tutta la città…-
- Io mantengo i segreti!-
- Non con Emma. E con il caro signor Gold…-
Belle si morse la lingua, perché aveva perfettamente ragione.
- Belle- la chiamò Emma dal soggiorno – ho preparato tutto l’occorrente…-
Belle si avvicinò in salotto ed ebbe quasi un mancamento nel vedere quanta roba aveva portato Emma.
- Sei sicura di non aver esagerato? Siamo in estate! Non c’era bisogno di due borsoni!-
- Invece sì, perché ti ho portato tutti i suoi giocattoli preferiti, più i vestitini, gli omogeneizzati, lo sterilizzatore, i ciucci, il biberon…-
- Sì, va benissimo Emma, stai tranquilla…-
- Se avessi bisogno di qualcosa, chiamami immediatamente…-
- Non ce ne sarà bisogno- Emma le lanciò un’occhiataccia, così aggiunse – ma se fosse necessario, lo farò-
- Buongiorno, miei cari…-
Robert entrò in salotto e salutò i ragazzi, poi osservò Henry, che stava dormendo nel passeggino e come sempre Belle si sorprese di come il suo sguardo si perdesse nell’osservare i tratti morbidi del nipote.
- Allora noi andiamo… Belle, se non ci sono novità, passo a prenderlo domani mattina-
- Ok! Divertitevi e a domani!-
Li accompagnarono alla porta, ma Emma si voltò prima di mettere piede nel suo maggiolino giallo.
- Belle, mi raccomando, se ci sono problemi chiama!-
- Sì! Adesso vai!-
Belle e Robert li salutarono per qualche secondo, poi si chiusero la porta alle spalle.
 
 
Il sole del mattino le accarezzò le vesta facendola sospirare di piacere, il profumo del mare le fece ricordare le volte in cui da bambina andava in spiaggia a giocare con le sue amichette e facevano a gara a chi costruiva il castello più bello. Il suono dei gabbiani la fece sorridere, perché molto spesso erano loro ad abbattere le loro bellissime fortezze di sabbia.
Si voltò e sorrise a Killian, in attesa di avere delucidazioni.
- Allora, mi dici che ci facciamo al molo?-
- E’ qui che ha inizio il nostro appuntamento…- rispose spicciolo.
Emma si guardò attorno, vedendo però solo lo stabilimento di acciughe e le barche dei pescatori.
- Vuoi portarmi a pescare?- chiese spaventata della sua risposta.
- Ci sei vicino, ma no, non ti porto a pescare… Quello lo faremo al prossimo appuntamento…- rispose iniziando a camminare lungo la piattaforma che si estendeva verso il mare.
- Dai già per scontato che ci sia un secondo appuntamento…-
-E tu dai già per scontato che quello che ho in mente non ti piacerà-
Emma dovette concordare con lui, ma non si arrese.
-Questo non è vero! E’ solo che conosco le tue passioni e diciamo che preferirei non compiere gesti folli-
- So ancora come si organizza un appuntamento-
- Giudicherò a fine giornata…-
-Molto bene. Ma se vinco io, cosa mi darai in cambio?- Killian si fermò per osservarla con attenzione.
- Facciamo così: se quello che hai preparato mi piacerà, la prossima volta verrò a pescare-
- E se non ti piacerà?-
-Vorrà dire che mi toccherà farti vedere come si organizza un “vero” appuntamento romantico- le sorrise complice e lui la imitò, poi tornarono a camminare.
Imboccarono una zona che Emma non vedeva spesso da vicino.
-Che ci facciamo qui?- chiese insistente, provando un leggero brivido lungo la schiena.
Killian si fermò e la prese per mano.
-Diamo inizio al nostro appuntamento…- le sfiorò la mano con un piccolo bacio, poi con un gesto galante, le mostrò la loro destinazione finale.
- Stai scherzando?- chiese senza fiato.
-Mai stato così serio- Killian sistemò la scaletta per salire sull’imbarcazione e le porse nuovamente la mano – Solitamente si dice “Prima le donne”, ma credo sia meglio che segui me…-
Emma afferrò entrambe le mani di Killian ed ebbe paura di cadere giù dalla scaletta e finire in mare.
- Cadrò, me lo sento…-
- Non guardare giù, guarda me…-
Emma ubbidì e un passo alla volta, si ritrovò in quella piccola meraviglia.
- Killian, è stupenda!-
Era uno yacht molto bello, non grandissimo, ma ad Emma piaceva molto.
Era interamente bianco e aveva dei grandi cuscinoni sia a prua che a poppa.
- Killian, ma è tuo?- chiese sconvolta.
In quel posto ci sarebbero potute entrare più di trenta persone!
-Diciamo che è presa in prestito-
-Non l’avrai mica rubata?!- chiese allarmata.
-Ehi! Sarò anche un pirata, ma non voglio certo rubare uno yacht!-
- Davvero?-
- Davvero. E comunque non è importante il come. E’ in affitto. Tutto qua…-
- Te l’ha prestata Regina…-
-Può essere- Emma insistette con lo sguardo, così lui continuò - Avevo un sacco di pagamenti arretrati e lei ha insistito tanto per fare qualcosa per me… Ed io ho chiesto questo. Cioè, in realtà volevo chiederle quella fantastica barca a vela, ma non volevo che l’appuntamento si trasformasse in una giornata da incubo con te che vomitavi continuamente-
-Hai fatto bene, perché soffro un po’ il mare-
-Prometto che andremo pianissimo… Sai, Liam mi ha lasciato una piccola barca che uso per andare a pescare, ma non mi sembrava l’ideale per un primo appuntamento…-
Emma rimase ancora una volta sorpresa di tutte le sue accortezze. Era capace di sorprenderla sempre.
Si avvicinò piano e si concesse alcuni gesti che non gli riservava da tanto, troppo tempo.
Allacciò appena le braccia intorno al suo collo e si avvicinò pericolosamente alle sue labbra sottili.
Amò specchiarsi ancora una volta in quegli occhi così limpidi. Erano della stessa sfumatura del mare ed Emma si perse a cercare di trovarne il fondo.
-Sai, credo che forse dovrò iniziare a informarmi sul come si pesca, perché è già tutto perfetto prima ancora che questo appuntamento inizi… Hai avuto un pensiero bellissimo nel voler condividere la tua passione con me e so che sono in pochi ad aver avuto il piacere di solcare i mari insieme a te… Mi sento davvero parte dell’equipaggio-
Killian le accarezzò i fianchi con i polpastrelli e lei sospirò a quel tocco gentile.
- Tu fai parte del mio equipaggio da tantissimo tempo, Emma. Solo non abbiamo avuto l’occasione di attraversare insieme i sette mari, tutto qui-
Emma si sporse ancora un po’ e gli sfiorò le labbra. Poi si tirò indietro e prese ad esplorare l’imbarcazione.
Quando scese giù, si mise a saltare come una bambina, perché l’arredamento interno era molto più spazioso di quanto credesse e conteneva un living room, con tanto di televisore al plasma e divanetto, una stanza da letto e un bagno confortevole.
- E’ davvero magnifico!- commentò.
- Già… Allora, che ne diresti di partire?- chiese il capitano.
- Signor sì, signore. Siamo pronti a lasciare il porto!-
Salirono entrambi e si posizionarono ai luoghi di comando.
Killian accese il motore ed Emma si emozionò già solo nel vederlo così concentrato, mentre compieva la manovra di partenza.
Il vento li investì, ma la sensazione fu piacevole dato il caldo di quella domenica.
Killian le spiegò tutte le manovre che stava effettuando e quando si trovarono un po’ più a mare aperto, le afferrò le mani e la mise al comando.
- Così vai avanti e se spingi di più aumenti la velocità. Con il timone è semplice, basta che ti orienti per est ed ovest. E poi c’è il sole che ti aiuta a trovare la direzione giusta-
- Oppure c’è il navigatore…- disse indicando l’oggetto accanto a loro, che stava segnando la traiettoria.
- Sì, immagino che se avessimo davvero uno yacht di lusso, potremmo avvalerci di un navigatore…-
Emma rise e si strinse appena tra le sue braccia.
- E’ bellissimo…- commentò non riuscendo a trattenere la gioia che stava provando.
- Ehi, lo stai ripetendo un po’ troppe volte. Potrei pensare che lo dici solo per farmi felice…- le sussurrò suadente.
Ad Emma venne da ridere, adorava quando faceva così.
- Sei uno scemo… Intendevo che mi piace questo senso di… Come posso definirla? Sì, mi piace il senso di libertà! Insomma, siamo liberi di andare dove vogliamo… Siamo solo noi e il mare! E il vento e gli uccelli…-
- Ed i delfini…- aggiunse lui.
- Cosa?...-
Killian le indicò il fianco destro dell’imbarcazione.
- Vai a vedere…- le disse tornando a prendere lui il timone.
Emma si avvicinò barcollante, non ancora abituata all’andatura dello yacht. Si chinò e quando si sporse, vide due delfini seguirli e saltare seguendo la scia della barca.
- I delfini ci seguono!-
- Lo fanno spesso, sono attirati dalle onde…-
Emma vide uno dei due iniziare a saltare e lei si mise a urlare di gioia.
- Killian, sta saltando!-
- Gli starai simpatica!-
Emma si mise ad osservare incantata i due delfini che giocavano tra di loro. Poi ad un tratto si allontanarono e lei istintivamente li salutò con la mano.
Si voltò verso Killian e lo vide concentrato ad osservare l’orizzonte davanti a se.
Si avvicinò cauta e gli cinse la vita con le braccia.
- Sai, questa piccola vacanza mi sta piacendo tantissimo-
- E tu che non ti fidavi di me…-
Emma gli accarezzò gli addominali, che sentiva distintamente, anche se costretti nella maglia leggera.
Si avvicinò ancora, fino a sfiorargli la schiena con il petto e potè sentire nuovamente quell’odore che le aveva inebriato l’olfatto e la mente nella loro gita a New York.
- Sai di mare…- commentò avvicinandosi al collo scoperto.
- Beh, siamo in pieno alto mare…- commentò sarcastico, ma Emma sentì i muscoli tendersi ad ogni suo tocco e seppe con certezza che l’ironia era un modo per smorzare la sua tensione.
- No, è proprio il tuo odore… Hai il profumo della brezza marina… L’ho sentita anche a New York, quella volta che eravamo seduti fuori dal locale… Ed ho continuato a sentirla ogni volta che ti sei avvicinato a me. Ed ho come l’impressione, che la mia stanza si sia imbevuta del tuo profumo, perché continuo a sentirlo anche quando non ci sei…-
Depositò piccoli baci lungo il collo e sentì distintamente il corpo di Killian irrigidirsi.
Il ragazzo iniziò a rallentare, finchè lo Yacht non si fu fermato.
A quel punto la barca iniziò ad oscillare per colpa delle onde che si infrangevano su di essa, ma Emma non sentì altro che le braccia di Killian, che si voltò per stringerla a se e le sue labbra che si erano avvicinate alle sue.
- Emma…- iniziò a sussurrarle.
Ma come spesso le accadeva quando erano insieme, Emma fu invasa da quella voglia di lasciar perdere la ragione e seguire solo l’istinto.
Salì con le mani a sfiorargli il petto e tornò a torturargli il collo con i polpastrelli. Poi gli afferrò alcune ciocche dei corti capelli scuri e li arricciò tra le dita.
Si perse tra i suoi occhi e si stupì di come il riflesso del mare li facesse apparire ancora più brillanti.
Ripensò a tutti quei mesi, in cui le era stata accanto più di un amico, più di un fidanzato… Le era stato accanto come solo un’anima gemella poteva fare.
Aveva sofferto tantissimo, ma lui non l’aveva mai abbandonata.
Se era riuscita a superare la morte di Bae, lo doveva solo a lui.
Killian avrebbe potuto scappare dalle responsabilità, da quel bambino che non gli apparteneva, ma non lo fece ed anzi, accudì Henry amorevolmente, come il migliore degli zii.
Emma si sentiva amata e ogni giorno si faceva sempre più intensa la voglia di poter ricambiare e fargli capire che non gli era solo grata, ma lo desiderava accanto a se per vivere insieme ogni momento della giornata.
Lei lo amava. Non c’era un perché a quello che sentiva per lui. Solo l’amore…
Una lacrima cadde leggera, perché era la prima volta che confessava a se stessa i suoi veri sentimenti.
Avvicinò ancora di più quelle labbra, che aveva desiderato per troppo tempo di poter tornare ad assaggiare. E finalmente si sentì completa quando la bocca di Killian sfiorò la sua.
Si concessero quasi immediatamente di approfondire il contatto, così si lasciarono cullare dal sole intenso e dal battito dei cuori, che palpavano allo stesso ritmo, quello dettato dall’amore…  
 
 
-Henry, per favore… NO! Quello non si tocca!.... Henry, ti prego, devi ascoltarmi!-
Belle rise a quella bizzarra scenetta comica.
Robert che rincorreva un bimbo di nemmeno un anno, che saltellava allegramente e gli rubava i suoi preziosi oggetti per giocare.
- Belle, dammi una mano!- chiese spazientito.
Ma l’impulso di ridere fu per Belle ancora più forte, perché non capitava tutti i giorni vederlo ridotto a quello stato, con la camicia ormai fuori dai pantaloni e metà bottoni lasciati aperti per far respirare il petto sudato.
- Dai Robert, sta solo giocando! E poi sono solo delle bambole di pezza…-
- Non sono solo bambole di pezza, sono dei pezzi antichissimi!- perché Henry era rimasto particolarmente attratto da due bambole in pezza che Robert esponeva in uno dei divanetti. Evidentemente non aveva previsto che la piccola peste potesse appropriarsene.
- E va bene… Su, Henry, vieni con me…- Belle si chinò leggermente e spalancò le braccia, invitando Henry ad avvicinarsi – dai, vieni da zia Belle…- gli sorrise radiosa ed Henry in risposta fece un piccolo vagito e le corse incontro, abbandonando definitivamente le due bambole, che Robert afferrò prontamente e le nascose – Ma che sei bello!!!- disse felice facendogli fare una piccola giravolta ed Henry le riempì le orecchie con la sua risata pura e cristallina.
- Ma come fai?- le chiese Robert tornando a sedersi – è un piccolo teppista, lo so!-
- Somiglia tantissimo a qualcuno che conosco…- constatò la ragazza, che si sedette accanto a lui e fece giocare il piccolo con i giochi che le aveva lasciato Emma.
- Sicuramente non ha preso da me…-
- Infatti. Non ti somiglia proprio per niente…- rispose ironica.
- E’ una peste, dico davvero! Bae era un bambino bravissimo! Quando lo portavo alle giostre, trovava sempre nuovi amici e giocavano insieme… Invece lui ha tirato i capelli anche ai bimbi più grandi!-
- E’ solo molto piccolo… E devi ammettere che quella bimba con le codine era molto dispettosa!-
- Crescerà un teppista! E lo espelleranno da scuola!-
- Quanto sei tragico… E’ solo un bimbo molto vivace che si difende dalle ingiustizie! Non ci vedo niente di male…-
- La prossima volta non lo portiamo più al parco!-
- Robert…-
- Dico davvero! Gli faremo fare una passeggiata al molo, o in centro…-
- E va bene, come dici tu…-
Henry, però, le tirò la gonna e la invitò a giocare con lui.
Belle si lasciò intenerire da quelle guanciotte rosa, così lasciò Robert nel divano, si sedette per terra e iniziò a suonare la tastiera insieme ad Henry.
Anche se Robert si lamentava, avevano passato una mattinata bellissima al parco giochi. Il sorriso di Robert era più luminoso che mai e Belle adorava il suo sguardo minaccioso quando un bambino più grande tentava di intimidire Henry per sottrargli la giostra in cui stava giocando.
Loro tornarono a casa distrutti, ma Henry sembrava possedere batterie a ricarica infinita, perché non aveva perso un minimo delle sue energie e anche una volta tornati a casa, non aveva smesso un attimo di toccare tutto e voler giocare con loro.
Il pranzo era stato un semi disastro, tanto che Belle dovette lavare per terra per via di tutta la pasta sparsa nel pavimento. E le urla di Robert, che tentava di tenere buono il bimbo in salotto, giunsero alle sue orecchie come una sorta di allarme generale. Ma non corse in suo aiuto, sorrise e continuò a lavare.
- Forse dovremmo fargli vedere un classico disney, così si rilassa un po’…- gli disse lui, quando non ne potè più di vederli isolati nei loro giochi e lui rintanato nel suo divano.
- Sì, potrebbe funzionare… Cosa gli facciamo vedere?-
- Che domande, la bella e la bestia!-
- No, dai! E’ piccolo per quei film… Lui ha bisogno di cose come Winnie the Pooh!-
- E tu ce l’hai questo “coso”?-
- Emma mi ha lasciato i suoi dvd preferiti, dovrebbero essere nel borsone-
Robert rovistò ed estrasse qualche dvd, poi si avvicinò al lettore e lo inserì.
- E Winnie sia…-
Si sedette in divano ormai distrutto nell’anima e Belle si accomodò accanto a lui, tenendo in mezzo il piccolo Henry.
Appena la musica partì, Henry iniziò a ridere e battere le mani.
Seguiva Winnie come se fosse il suo migliore amico e rideva e sghignazzava incessantemente.
- Non posso credere gli piaccia questa roba… Non può essere davvero mio nipote…-
- E’ solo un bambino! E poi adesso non puoi lamentarti che non sta buono-
Henry si era aggrappato alle sue gambe e quando si sporsero per vedere come mai fosse così in silenzio, entrambi si intenerirono nel vederlo dormire così pacificamente.
- Si è addormentato… Allora questo “coso” serve da sonnifero!- commentò Robert, riferendosi al film.
- Fai silenzio, appoggiamolo bene e lasciamolo riposare…-
Lo coprirono con un lenzuolino e rimasero al suo fianco per vegliarlo nel sonno.
- Non sembra nemmeno lui quando dorme…- commentò Robert.
- Chissà da chi ne avrà preso…-
- Che vuoi dire?-
- Niente, mi ricorda solo qualcuno che conosco…-
Belle gli depositò un piccolo bacio tra le labbra, poi spensero il lettore dvd e presero a guardare un documentario d’arte, stando sempre attenti che il piccolo non si svegliasse.
 
 
La sera era ormai calata e loro avevano ancorato lo yacht vicino la costa, per poter rimanere fermi durante la notte, ma non abbandonare il mare.
In quel pomeriggio, si erano concessi lunghe nuotate in mare aperto ed Emma si sentì in pace con il mondo intero.
Killian la sorprendeva spesso con piccoli gavettoni, ma lei era felice di ricambiare e schizzarlo quando meno se lo aspettava.
Tutto ciò venne condito da tanti, dolcissimi baci ed Emma apprezzò anche quel romantico risvolto dell’appuntamento.
Osservare il tramonto seduti a poppa, era stato un momento magico che difficilmente avrebbe dimenticato.
Così, quando il sole sparì all’orizzonte, si concessero una doccia veloce e poi si sedettero per cenare.
- Non sapevo sapessi cucinare…- gli disse Emma, quando addentò l’ultima forchettata degli spaghetti allo scoglio.
- Sai, gli uomini di mare devono sapersi arrangiare da soli. Non puoi stare in mare aperto e morire di fame… Liam era molto bravo e cucinava spesso anche per i colleghi. Cucinava lui a casa e a me piaceva guardarlo. Ma adesso che sono solo, ho preso spunto da quello che vedevo fare a lui per poter sopravvivere. E poi cucinare me lo fa sentire in qualche modo più vicino…-
- Sono contenta che hai trovato questo bel modo per poterlo ricordare. Mi piacerebbe poter raccontare cose di questo tipo ad Henry, quando inizierà a chiedermi del suo papà…-
Killian poggiò la forchetta e la prese per mano.
- Ehi, troverai tante cose da raccontargli, stai tranquilla… La lista delle cose che faceva Bae, è davvero molto lunga, non avrai che l’imbarazzo della scelta- sorrise appena, per poi tornare subito serio – Emma, questo bambino non avrà suo padre, è vero, ma noi non gli impediremo di capire chi fosse davvero. Gli racconteremo tutto e gli sembrerà quasi di averlo accanto, proprio come un angelo custode. Henry è ancora piccolo e ci sarà tempo per spiegargli tutto con calma. Ok?-
Emma lo guardò ancora una volta e trovò conforto dal suo tocco e dalle sue parole.
- Ok… Andrà bene…-
Continuarono a mangiare e l’atmosfera si fece nuovamente distesa.
 
 
Dopo aver sparecchiato, decisero di rimanere un po’ fuori a guardare le stelle ed Emma fu felice di avere Killian come insegnante di astrologia.
- Io so solo riconoscere il grande carro- ammise la donna dopo un’ora di spiegazioni.
- Sei un caso disperato! Ti ho spiegato per ore come riconoscere le altre stelle-
- Mi dispiace per te, ma così come uno scoglio non può arginare il mare, tu non puoi riuscire nell’impossibile di insegnarmi a riconoscere le stelle-
- Avremo tempo per imparare almeno un’altra costellazione…-
Emma rise, ma allo stesso tempo fu investita da un brivido di freddo.
- Ehi, stai tremando…-
Killian si avvicinò e le strofinò la schiena con le braccia.
- Forse è meglio se rientriamo…- disse Emma, che ormai iniziava a sentire fin troppo freddo.
- Va bene… Potremmo vedere un film…-
- Sì! Andiamo a vedere cosa tiene quella matta di Regina!-
Scesero in coperta e si affrettarono a rovistare nell’armadietto sotto la tv.
- Vediamo un po’…- Killian afferrò alcuni dvd e iniziò a leggerne i titoli – Biancaneve e il Cacciatore, Biancaneve e i sette nani, Biancaneve e gli 007 nani, Biancaneve nella foresta nera… Ma ha una qualche ossessione per Biancaneve? -
- Le piacciono le mele, forse è per questo che è così fissata… Vorrebbe essere come Biancaneve…-
- O forse si rivede nella Regina Cattiva-
- Avanti Killian, sei crudele!-
- Scusa, scusa… Ok, magari è cambiata, però qualche tempo fa avrei pensato davvero che fosse una Regina Cattiva!-
- Ehi, abbiamo tutti una possibilità e Regina non è da meno…-
- Sisi, hai ragione…- le rispose atono continuando a spulciare i dvd – No! Ha Lilli e il Vagabondo!-
- Davvero? Che carino! Perché non vediamo quello?-
- Beh, meglio di Biancaneve è di certo…-
Inserirono il dvd e si sedettero nel divano.
Risero insieme delle scene buffe, specie all’affermazione che un bimbo era “un delizioso fagottino di guai”.
Emma si intenerì per la storia di quella piccola cagna, che era rimasta sola, senza i suoi padroni e costretta in un negozio di animali.
Ma quando aveva toccato il fondo, prontamente era arrivato Biagio, che le mostrò com’era la vita di un cane libero.
Alla scena del ristorante, Emma non resistette e iniziò a canticchiare.
Killian si mise a ridere e la obbligò ad alzarsi in piedi e ballare insieme, sulle note di quella musica tipicamente italiana.
L’ondeggiare della barca li rese ancora più instabili, tanto che sembravano due ubriachi per quanto erano stonati e ballavano male.
Ad un tratto, la barca oscillò di più ed Emma inciampò.
- Ahahahah, cadoooo!!!- disse preparandosi al colpo di frusta.
Ma Killian, ancora una volta, fu più veloce di lei e la agguantò per il polso.
- Ehi, fai attenzione!-
- Ahahhahaha, non mi sono mai divertita così tanto…-
Emma continuò a ridere e inconsciamente si aggrappò alla giacca di Killian e affogò il viso sul suo petto.
Quando la musica finì, Emma tornò a rasserenarsi. Si asciugò le lacrime e alzò il volto, senza però allontanarsi dal calore del corpo di Killian.
- Tutto bene?- le chiese Killian accarezzandole la schiena.
- Sì, sto bene… Era da tanto che non mi lasciavo andare così…-
- Sono contento di vederti così serena…-
Emma alzò il viso e intrecciò le braccia dietro al suo collo.
- Sai, sei stato più bravo di quanto credessi… E’ stato davvero un appuntamento perfetto-
Killian sorrise felice ed Emma si illuminò.
- Quindi ho vinto il secondo appuntamento a pesca?-
- Sì, direi di sì…- e Killian tornò a folgorarla con un sorriso sincero.
Non si era mai accorta di quanto fosse bello quando rideva. Il naso si arricciava e si formavano piccole rughette negli angoli della bocca. O forse succedeva a tutti, ma non le importava. A Killian stavano bene quelle rughette.
Si lasciò trasportare da quel crescendo di emozioni, chiuse gli occhi, si alzò in punta di piedi e lo baciò.
Killian rimase ancora una volta sorpreso dalla sua intraprendenza, ma non indietreggiò, anzi, la strinse a sé con forza maggiore e stavolta non si limitò a quello, ma prese ad accarezzarle la pelle sotto la maglia leggera.
Emma gli fece scivolare la giacca dalle spalle, poi gli tolse la maglietta e dovette inghiottire più volte quando scoprì gli addominali appena accennati, che lo rendevano estremamente sensuale e piacente.
- Ehi, Swan, perché boccheggi?- le chiese mentre mordicchiava il lobo dell’orecchio.
Emma sospirò di piacere e dovette indietreggiare per non lasciarsi cadere al suolo.
Killian iniziò a torturarle il collo e lei si appigliò ai suoi capelli, ormai in balia di quelle emozioni che le avvolgevano ogni parte del corpo.
- Killian, non ce la faccio più…- confessò slacciandogli i pantaloni in un gesto disperato.
- Ehi, possiamo anche non accelerare le cose… Forse è troppo presto-
- No. Io voglio stare con te, Killian… Io… Non posso più aspettare…- inghiottì e gli occhi le divennero lucidi quando sussurrò - Io credo di amarti-
Killian si fermò all’improvviso e la osservò con sguardo indecifrabile.
- Mi ami? Mi ami davvero? O la tua è solo riconoscenza?-
- No! Io ti amo davvero… Io… Io avevo scelto te, quella maledetta notte, ma poi… Sono stata troppo impegnata a ricomporre i pezzi della mia vita per poter costruire un rapporto con te, ma adesso c’è solo un pezzo che manca al mio puzzle. E quel pezzo sei tu-
- Oh, Emma… Ti amo da impazzire…-
Killian cercò le sue labbra e lei fu lieta di poter accarezzare le sue, che erano davvero morbidissime.
Le mani dell’uomo vagarono lungo la schiena, le sfilò la maglia leggera e carezzò suadente ogni angolo del ventre, della schiena, dei fianchi…
Le dita vagavano estenuanti tra l’allacciatura del reggiseno e il basso vita, creando un percorso che fece ansimare la giovane di un piacere quasi estremo.
- Smettila di giocare…- gli sussurrò sfinita.
- Non sto giocando, voglio solo assaporare ogni istante…-
La baciò ancora e poi ancora, non sentendosi mai sazio. E quando finalmente slacciò il gancio e accarezzò i seni perfetti, Emma impazzì.
Lo trascinò a forza nella stanza adiacente, lo spinse nel letto e salì a cavalcioni su di lui.
Si liberarono degli indumenti rimasti e finalmente Emma potè ammirarlo nel suo massimo splendore.
- Cosa guardi?- le chiese suadente. Le afferrò i fianchi con dolcezza e invertì le posizioni. Stavolta fu lui ad osservare ogni angolo del corpo nudo sotto il suo – Sei bellissima, Emma…-
Le guance si imporporarono a quel complimento.
Gli occhi di killian sembravano brillare nel buio della notte ed Emma si sorprese di come il suo sguardo la catapultasse in mondo che non c’era.
Killian si prese cura di lei e la fece sospirare di piacere come poche volte le era capitato.
Si lasciò guidare da lui e con ardore intrecciarono i corpi incandescenti con le fresche lenzuola biancastre.
La brezza marina continuava a impregnare l’aria del suo sapore spumoso ed Emma non riuscì a capire se quell’odore venisse dal mare, o dal corpo di Killian. Seppe solo che nell’attimo in cui i corpi divennero uno solo, Emma si sentì al sicuro dopo tanti mesi di sofferenze.
Pianse di gioia quando raggiunsero il culmine e fu lieta a Killian, che uscì qualche attimo prima per non marchiarla.
Respirarono affannosamente, ma cercarono il contatto con l’altro quasi nell’immediato.
- Va tutto bene?- le chiese Killian mentre copriva entrambi con le lenzuola. Si voltò verso lei e le asciugò le lacrime che le avevano rigato il viso.
- Sì, finalmente sto bene…-
Depositò un bacio leggero tra le sue labbra, poi si voltò ed appoggiò il capo sul suo petto.
Sentì distintamente il cuore di Killian che batteva forte per lei, così si lasciò cullare da quel magico suono e dal suo respiro leggero.
Non seppero quando Morfeo li catturò nel mondo dei sogni, ma dopo tanto tempo, entrambi dormirono profondamente e senza incubi.


 
Belle si sedette con pazienza nel letto e iniziò a cantare una ninna nanna al piccolo Henry, che dopo il lungo riposino pomeridiano, aveva ricaricato le batterie e aveva deciso di regalare a lei e Robert un’allegra notte in bianco.
All’ennesimo pianto, Robert imprecò di rabbia e le disse che non avrebbe mai più tenuto il nipote per le ore notturne.
Così Belle si armò si santa pazienza e iniziò a cullare il piccolino, nella speranza che si calmasse un po’. E dopo tante canzoni, Henry iniziò a giocare con le ciocche dei capelli rossicci, poi socchiuse gli occhi, finchè il mondo dei sogni non lo portò con sè.
Belle continuò a cantare, stavolta per far addormentare anche il suo bellissimo fidanzato e quando tornò a stendersi, mettendo Henry in mezzo a loro, Robert la sorprese allungando un braccio per stringere entrambi.
- Sai, Belle… Anche se questo marmocchio piange a dirotto, devo dire che è bello stare insieme a lui…-
- E’ normale, è tuo nipote… Ed anche se non lo ammetterai mai, gli vuoi molto bene…-
-E’ vero, ma non è solo questo… Vedo come ti relazioni con lui ed Henry ti adora! Saresti una madre adorabile…-
- Ti ringrazio! E’ che mi piacciono molto i bambini-
- Vorrei darti dei figli, Belle…-
- Sì, lo spero anch’io, un giorno!- gli rispose afferrandogli la mano per poterlo accarezzare.
- No, Belle, tu non capisci…- gli prese quella mano e la baciò, poi tornò a guardarla molto intensamente – E’ da un po’ che ci penso e mi sono reso conto che non voglio più aspettare… E’ solo che ho paura che tu possa pensare sia troppo presto…-
- Troppo presto per cosa?-
Henry si avvicinò maggiormente a lei e la strinse nel sonno. Vide Robert sorridere al gesto innocente del bambino. Avvicinò le labbra alle sue e le sfiorò appena, poi indietreggiò, senza però staccare il volto dal suo.
- So che una cosa del genere non andrebbe detta così, ma io non riesco più a tenermi questa cosa dentro…- la baciò ancora una volta, respirò a pieni polmoni e tornò a parlarle - Belle, vuoi sposarmi?-
E Belle in quel momento seppe con certezza cosa significasse provare la gioia più assoluta. Non ci pensò due volte e prima di scoppiare a piangere, sussurrò un emozionatissimo “sì”.
Robert la strinse a sé e la baciò con una dolcezza infinita.
Henry continuò a dormire in mezzo a loro, ignaro di cosa fosse accaduto accanto a sé.
 
 
Alle 9 del mattino, ormeggiarono al molo e a malincuore salutarono quella meraviglia di yacht per tornare alla vita quotidiana.
- Prima di andare a prendere Henry, vorrei portarti in un posto…- le disse Killian.
- Dove dobbiamo andare?-
- Non posso dirtelo… Tu parcheggia in centro e facciamo due passi a piedi…-
Emma si incuriosì da tutto quel mistero, ma decise di stare al suo gioco.
Così entrarono nel maggiolino giallo e parcheggiò accanto alla biblioteca.
- Siamo in centro… E adesso?-
- Lo vedrai…-
Killian la prese per mano e la trascinò a forza sul marciapiede.
- Ehi! Cos’è questa fretta? Se continui a tirarmi, cadrò per terra!-
- Scusa, ma non posso resistere un minuto di più…-
Emma pensò che quella frase potesse essere facilmente fraintendibile, ma non alimentò il suo solito senso dell’umorismo.
- Eccoci qui!-
Killian si fermò davanti a un piccolo edificio, che all’esterno sembrava ancora da rifinire nelle porte, finestre e verniciatura.
- Cos’è?-
Killian non le rispose, ma estrasse un mazzo di chiavi e aprì.
- Mia signora, vi do il benvenuto alla Jolly Roger!-
Accese le luci ed Emma per poco non svenne.
- Killian! Ma… Ma è tuo? Insomma, è… Hai comprato tutto tu?-
- Sì. Ho utilizzato i soldi messi di lato negli anni in cui ho lavorato da Regina. Questo è sempre stato il mio sogno: aprirmi uno studio grafico tutto per me…-
Emma osservò stupita la schiera di computer e stampanti, così come molti attrezzi professionali e le pareti sobrie, che però erano smorzate da stampe molto particolari, raffiguranti il mare e antichi velieri.
- E’ stupendo! Dico sul serio, questo è l’inizio del tuo futuro… Ed è tuo! Insomma, si capisce che è tuo! Ti rispecchia tantissimo! E sono sicura che porterai avanti splendidi progetti…-
- Ti ringrazio… Volevo dirti del mio progetto molto tempo fa, ma poi ho pensato che sarebbe stato meglio farti vedere tutto a lavori quasi ultimati. Non volevo stressarti e volevo che questo progetto fosse interamente mio… Però adesso non so quale porte scegliere, così pensavo che magari, se ti va, potresti accompagnarmi a scegliere quelle giuste…-
Emma si avvicinò lentamente, lo tirò per la maglia e senza dargli il tempo di fiatare, lo baciò.
Schiacciò il petto contro il suo e portò le mani ad accarezzargli la nuca, mentre lui si riprendeva dallo shock e le accarezzò la schiena leggermente scoperta dalla maglia intrecciata al collo.
- Ovvio che ti aiuto. Non oso immaginare cosa potresti combinare tutto da solo…- gli rispose quando sciolsero l’abbraccio.
- Mi aiuterai? Non so cosa farei senza di te…-
- Lo dite tutti, voi uomini… E’ una di quelle classiche “frasi fatte”-
- Ma lo penso davvero!-
- Sì, come no…-
Emma sorrise ed uscirono dal negozio mano nella mano.
- Sai, stavo pensando una cosa, ma volevo chiederti un tuo parere…- iniziò mentre mise in moto per andare a prendere Henry.
- Dimmi tutto…-
- Ci sto pensando da un po’, in verità… Adesso che ho un figlio, non so quanto tempo potrò dedicarmi allo studio, ma papà mi aveva chiesto di diventare vice sceriffo, visto che nessuno in questa città sembra potergli dare una mano e tu sai benissimo quanto brava sia ad aiutare gli altri, ma soprattutto a scoprire i malfattori…-
- Sì, lo sanno tutti che sei “la salvatrice”… Secondo me è una buona idea. E’ ora che anche tu prenda in mano la tua vita. Non puoi rimanere per sempre studentessa universitaria, è ora di crescere e trovarsi il proprio posto nel mondo. E la proposta di tuo padre non è che un inizio… Inoltre saresti molto sexy con le manette e la pistola… E a proposito di manette, avrei giusto qualche idea per come utilizzarle-
- Sei il solito idiota… Non si può mai fare un discorso serio con te…-
Ma in cuor suo rise, perché come sempre, Killian era capace di sorprenderla con la sua inaspettata sensibilità. Adorava il suo essere un teppista nato, ma dai profondi sentimenti.
Non avrebbe sopportato l’idea di perderlo per sempre.
- Killian…-
- Sì?-
- Ti amo-
Killian le sorrise ed appoggiò la mano sulla sua, intenta a cambiare le marce.
- Ti amo anch’io…-
Se quello era un nuovo inizio, Emma fu lieta di avere lui come membro della ciurma.
 
 

Continua…
 
 
Buonasera, miei cari!
Passate bene le feste? Siete ingrassati? Avete messo su un bel pancino come il nostro amato Bobby? Beh, io sono stata malata per la maggior parte del tempo (e lo sono ancora, sigh), ma pazienza.
Parlerò dei dettagli dell’appuntamento in zona spoiler, ma intanto possiamo dare il benvenuto al piccolo Henry! E quant'è tenero Bobby nostro con il nipotino ♥… E arriva anche la proposta di matrimonio! (finalmente senza pugnale).
E niente, stavolta non riesco a commentare molto, la febbre mi devia. Però Regina che tiene tutti quei dvd su biancaneve merita una citazione particolare! Mitica!
 
E’ con tanta tristezza, che vi annuncio che la settimana prossima posterò l’ultimo capitolo di questa ff… Ebbene sì, siam giunti alla fine di questo bellissimo cammino svolto insieme…
Ma lasciamo spazio al prossimo capitolo per le lacrime.
Ci tengo tantissimo a ringraziare le persone che hanno lasciato un commento per lo scorso capitolo, nonostante fosse ancora pieno periodo di feste, quindi grazie ad Ariki, RosePiaf, Spaponci, loveplacido e Chrystal_93, vi amo, sappiatelo! ç_ç
E grazie anche a tutti coloro che stanno continuando a seguire la storia! Potete lasciare un commento, se vi va… Mi farebbe tanto piacere!!!! ;)
 
A mercoledì prossimo, kiss!!!
 
 
ATTENZIONE!!! SPOILER S4
 
Parlando del capitolo, come avete potuto vedere, ho cambiato un po’ la dinamica dell’appuntamento tra Killian ed Emma (anche se in realtà avevo stravolto anche quello tra Belle e Gold). In OUAT, se devo essere sincera mi è dispiaciuto non vedere più Killian con una barca qualsiasi (tranne quando è con Henry).
Così come lui cerca di avvicinarsi ad Emma, mi sarebbe piaciuto vedere Emma che si avvicina alla sua più grande passione e cioè il mare. Però non ho rinunciato alla spaghettata in stile lilli e il vagabondo e ne ho approfittato per farli ballare un po’ insieme.
Spero vi sia piaciuto questo riadattamento.
Fatemi sapere cosa ne pensate in un commento. Ho scritto questo capitolo con tanto amore, si meritavano tutti questo momento di serenità.
Ancora un bacio e alla prossima ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18
 
I preparativi per il matrimonio, andavano avanti da parecchi mesi.
Belle e Robert avevano deciso di sposarsi il 20 Dicembre, il giorno in cui ebbe inizio la loro relazione.
Al principio Belle si sentì un po’ in imbarazzo, dato che quello era stato anche il giorno delle nozze di Ashley e Sean, ma gli amici si dissero felici di aver aiutato la coppia a sbocciare e che per loro sarebbe stato un onore condividere lo stesso giorno di nozze.
Così, pian piano Belle iniziò a organizzare tutto e fu lieta di avere l’aiuto di Regina, che sembrava una wedding planner nata.
- No! Questo non va! Non puoi pensare davvero di mettere degli uccellini in un ambiente contemporaneo! Ti immagini in una sala minimal nera e bianca, un dipinto allegro con dei passeri colorati di azzurro e giallo?-
- No, non li troverei adatti…-
- Ecco, quindi brucia immediatamente queste idee e non dar ascolto a chi ti suggerisce simili abomini!-
- Ok, seguirò il tuo consiglio-
Ma in cuor suo si dispiacque, perché l’idea era venuta a Mary Margater, la madre di Emma.
Killian la stava aiutando con la parte grafica e Belle rimase parecchio sorpresa del suo talento.
- Uhau! Mi piace moltissimo!- disse sincera, osservando gli inviti che le aveva preparato.
- Sempre questo tono sorpreso! Non so chi sia peggio tra te ed Emma! Non avete fiducia in me! Eppure mi sembra che la mia posizione si sia stabilizzata parecchio negli ultimi mesi!-
Ed era vero, perché Belle fu felice di vedere la carriera di Killian decollare, grazie a quello studio grafico che gli stava permettendo di assumere una posizione economica piuttosto stabile.
 
 
I mesi correvano alla velocità di un fulmine e quando entrò Ottobre, iniziò ad avere vere e proprie crisi di panico.
Dopo quelle che parvero ricerche infinite, scelse le bomboniere e in un fresco pomeriggio autunnale, andò a ritirarne una copia per portarla a casa e avere il consulto di Robert.
Era per strada, intenta ad osservare le sfumature del tramonto, quando accidentalmente urtò un passante.
- Oddio, mi scusi tanto!- disse rialzandosi da terra e recuperando la bomboniera, che le era sfuggita di mano.
- Nozze del signore e della signora Gold… Tanti auguri…-
Belle alzò lo sguardo e rabbrividì sentendo quella voce.
- Ridammelo!- disse afferrando bruscamente il piccolo foglietto che i responsabili avevano attaccato alla scatola, per distinguerla dagli altri.
- E così ti sposi con il signor Gold… Allora avevo ragione a dubitare della tua fedeltà…-
- Gaston, il tuo parere non è importante. E poi non ti ho mentito, non stavamo insieme quando ero ancora fidanzata con te. Non ti ho mai tradito, ma al tempo stesso non ti ho mai amato. E adesso scusami, devo andare…-
Fece per allontanarsi, ma il ragazzo la afferrò per un braccio e la strattonò violentemente.
- Tu non vai da nessuna parte! Io sono diventato lo zimbello della città per colpa tua!-
- Se la gente si è fatta un’opinione sbagliata su di te, la colpa è tua, non mia!-
- Ma come ti permetti a parlarmi in questo modo?-
Gaston tentò di schiaffeggiarla, lì, in mezzo alla strada.
Quello che però il ragazzo non si aspettava, fu la pronta risposta della ragazza…
Nell’ultimo anno Belle aveva appreso molte mosse di difesa personale. Robert aveva insistito molto per farle frequentare dei corsi di kung fu, diceva di non stare tranquillo a saperla in giro sola ed indifesa. Il kung fu era uno sport adatto alle persone di statura gracile come lei, quindi Belle riuscì ad apprenderlo e ad appassionarsi allo stesso tempo.
Così con due sole mosse, mise KO il ragazzo.
- Ma… Ma cosa sei diventata?- le chiese balbettando, non riuscendo a muovere nemmeno un muscolo.
- Senti un po’, io non sono di tua proprietà e mai lo sarò. Mi turba il fatto che tu possa venire da me dopo anni che non stiamo insieme, avvalendo pretese sulla nostra ormai passata relazione sentimentale. Sei uno stupido e soprattutto, sei un bambino capriccioso che non riesce a capacitarsi di aver perso la sua caramella. Tu sei rimasto tale e quale, ma io sono cresciuta e non sopporto il dover ascoltare le tue lamentele. E sai? Ti do un consiglio: smettila di guardare al passato e fatti una vita! Magari potrai trovare anche tu la tua anima gemella… E ricordati: se ti azzardi a toccarmi ancora una volta, sappi che non mi limiterò a metterti Ko, ma andrò a denunciarti allo sceriffo e se non lo ricordassi, lui è il padre di Emma! E se non ti fosse arrivato all’orecchio, Emma adesso è il vice sceriffo! E secondo te a chi crederà? A me o a te?- Belle fece una piccola pausa, guardandolo negli occhi minacciosa – spero che il discorso sia stato abbastanza chiaro. Non ti voglio più vedere, ok?-
- Ok… Ok… Ma ti prego, non farmi del male…- piagnucolò come un bambino.
- Ti chiamo un taxi, così potrai tornare a casa…-
Voltò le spalle e lo lasciò lì, ma mantenne la promessa e chiamò il taxi, spiegando chi dovesse prendere e dove.
Quando raccontò la scena agli altri, quella stessa sera al Granny, tutti risero con gusto e Robert la baciò orgoglioso, perché le lezioni di kung fu erano servite allo scopo!
 
 
Due mesi dopo, i quasi coniugi si prepararono per i rispettivi addio al celibato e nubilato.
- Mi raccomando Robert, niente sesso, niente palpate alle donne, niente di niente! E stai lontano da quello streep dove c’è quella tizia Zelena! Lo sa tutta la città che sei il suo sogno erotico e non vorrei dover sfoggiare il mio kung fu a meno di due giorni dalle nozze, ok?-
- Davvero? Sono il sogno erotico della sexy donna dello streep tease più famoso della città? Ne sono lieto… Ma come fai a saperlo?-
- Una volta è venuta in biblioteca, cercava spunto dal mago di oz per preparare uno dei suoi spettacoli, ma appena mi ha visto ha iniziato a parlare di te. Dice che ha preso ripetizioni di storia dell’arte da te, quando andavate all’università. Ha avuto anche il coraggio di confessarmi che ci aveva provato, ma che tu l’hai rifiutata di malo modo e l’hai cacciata. Sembra proprio che non si sia dimenticata di te…-
- Ma certo, mia cara… Chi mai può dimenticare un uomo come me?- la afferrò per la vita e la fece girare per poterla guardare negli occhi – e poi non ho bisogno delle tipe dello streep, io ho te… E ti assicuro che se gli uomini sapessero quanto sei brava a letto, mollerebbero i locali e farebbero la fila per averti… Ma questo è un segreto che porterò nella tomba, perché tu sei solo mia e tra due giorni lo sarai ufficialmente…-
- Robert, per favore, smettila con questa storia delle prestazioni sessuali, mi metti in imbarazzo…-
- E diventi ancora più bella con le guance rossastre, signora Gold…-
Robert le sfiorò le labbra e Belle desiderò poter restare con lui per il resto della serata e dar buca alle amiche.
- Sai, quasi quasi non ci andrei e resterei qui con te…-
- Oh, è una magnifica idea… Potremmo improvvisare un siparietto hot…-
Belle rise di cuore, ma sapeva che lui era molto serio.
- Ti prometto che faremo tutto ciò che vorrai quando saremo sposati…-
- E’ che mi manchi, sono quasi sette giorni che non facciamo l’amore e lo starti vicino, senza toccarti, mi fa impazzire…-
- L’idea dell’astinenza sessuale è stata tua, non puoi lamentarti con me…- gli fece notare Belle.
- E’ che così possiamo dare un senso al matrimonio e soprattutto il digiuno ci permetterà di ricordare nei secoli la nostra prima notte di nozze…-
- Molto bene, allora è meglio se ci separiamo e ci prepariamo ad andar via. Però davvero, fai attenzione… Ok?-
- Ok… E lo stesso vale per te… Gaston potrebbe approfittarsi della situazione e piombare a casa di Regina-
- Non credo, sembra proprio che Regina abbia preparato serie misure di sicurezza anti invasori. Teme che voi maschietti non possiate stare tranquilli sapendoci da sole e vuole assicurarsi che rimaniate a distanza di sicurezza…-
- Ma io non ti controllerei ossessivamente…-
- Dai, Robert, ammetti la realtà: sei geloso marcio e non resisti un attimo a sapermi da sola. Altrimenti perché mi avresti consigliato le lezioni di Kung Fu?-
- Ok, in parte è vero, però non ti disturberei mai in una serata tra donne. E poi cosa potete fare oltre a guardare film strappalacrime e leggere pezzi di libri?-
- Se l’avessi organizzato io, ti direi che hai ragione, ma dimentichi che ad unirsi sono le menti di Ruby e Regina…-
Robert impallidì e voleva ribattere, ma suonarono alla porta proprio in quel momento.
- Sono le ragazze, io vado!-
Belle infilò il giubbotto e diede un bacio sulla guancia al fidanzato.
- Ehi! Non mi dai nemmeno un bacio come si deve?-
- Se ti comporterai bene, domani lo avrai…-
- Ma domani è il giorno prima delle nozze e non possiamo vederci per quella stupidissima tradizione!-
Belle rise alle sue lamentele, così decise di accontentarlo. Nemmeno lei sopportava l’idea di non rivederlo prima delle nozze.
Poggiò la borsetta per terra, si issò in punta di piedi e gli sfiorò le labbra con dolcezza.
Robert la strinse forte, ma entrambi decisero di non approfondire il contatto.
- Così va molto meglio…- commentò Robert sospirando quando sciolse l’abbraccio.
- Ricordati la promessa, ok?-
- Ok… E fai la brava anche tu, non vorrei dover spaccare la faccia a qualche mascalzone…-
Belle gli sorrise un’ultima volta, poi uscì di casa e si unì alla gang delle sue amiche.
 
 
- Com’è stata la tua prima volta?- le chiese Regina, leggendo la domanda che aveva estratto dalla boccia trasparente.
- E’ stata terribile!- rispose Belle, ricordandosi la sua prima volta con Gaston, nel letto di lui – Gaston ha fatto tutto di fretta, io stavo morendo di dolore e lui nemmeno si è curato di chiedermi come stavo… Non ricordo molto, tranne il dolore… La fortuna è stata che è durato molto poco. Quindi la sofferenza non si è prolungata a lungo…-
- Povera, dolce Belle… Quel cafone di Gaston come prima volta… A me è andata molto meglio con Daniel!- commentò Regina, passando la boccia a Ruby, seduta accanto a lei.
Erano sedute in cerchio nel grandissimo salotto di Regina e tra un gioco e l’altro, bevevano lunghi sorsi di cocktail.
L’alcool era stato un bene! Perché Belle sobria, non avrebbe retto all’imbarazzo di quei mille giochi equivoci.
- Vediamo un po’…- Ruby estrasse un foglietto, lo aprì e si mise a ridere – Questa è divertente: il luogo e la posizione più strana in cui l’hai fatto…-
- Dai, non puoi volerlo sapere…-
- Andiamo Belle, è un gioco! E noi siamo curiose!!!- la incitò Emma, ormai del tutto ubriaca.
- Sììììì, siamo curiose!!!!- le fece eco Ariel, che era più ubriaca di Emma.
- D’accordo…- respirò profondamente prima di rispondere - L’ho fatto in cucina. Su una sedia. Io a cavalcioni su di lui -
Un silenzio tombale cadde nella sala, tanto che Belle si preoccupò di ciò che aveva detto.
- Non ci posso credere! La casta e pura Belle, che fa sesso in cucina, su una sedia e a cavalcioni su di lui! Quindi hai guidato tu!! Oddio!!! Belle, perché non me l’hai detto subito?- le chiese Ruby andandola ad abbracciare – ed io che pensavo fossi dolce e ingenua…-
- Lo pensate in molti, a quanto sembra…-
- E dimmi, sei durata in quella posizione per tutto il tempo? O poi ti sei voltata per dargli il lato B?-
- Ruby! No che non l’ho fatto!!!- e nonostante l’ubriacatura Belle si imbarazzò.
- E il “Lui” è Robert, non è vero?-
- Con Gaston non avrei mai fatto una cosa simile…-
- Sì, ti capisco… E poi Robert ispira sesso selvaggio!-
- Ruby!- Belle si scansò scandalizzata.
- Che c’è? Ho solo detto la verità. E se vuoi saperlo, lo pensavo anche da molto prima che vi metteste insieme. Ha uno sguardo da urlo… Giuro che parecchie volte ho tentato di sedurlo, quando veniva a prendersi il tè la mattina-
- Ma sono anni che non va a prendersi il tè al Granny!-
- Infatti ho specificato che i pensieri si rifacessero a periodi ormai passati. Sì, diciamo che è stata una folle cotta adolescenziale, che è andata a sopirsi man mano che mi rendevo conto ci fosse solo indifferenza da parte sua… Per questo sono così orgogliosa di te, Belle! Finalmente ha accanto una donna che accende i suoi istinti! E tu avevi bisogno come il pane di un uomo che ti mostrasse quali fossero le gioie del sesso…-
A quel punto tutte si misero a ridere, mentre Belle meditava se strangolare l’amica per aver fatto pensieri erotici sul suo futuro marito, o se strozzarla perché credeva che la sua vita sessuale fosse sempre stata pallosa.
Per fortuna suonarono alla porta e nel dubbio si alzò dalla poltrona insieme a Regina.
- Sarà la pizza!- disse Regina – Belle, accompagnami, non ce la faccio a portare tutto da sola…-
Aprirono alla porta, ma Regina si fece di lato.
- Salve, quanto le devo?- chiese Belle aprendo il portafoglio.
- Oh, madame, offre la casa…-
Il ragazzo porse le pizze a Regina e fu solo in quel momento che Belle si accorse teneva uno stereo in mano.
La prese per la vita e la invitò a entrare.
La musica incalzante dava al ragazzo più sicurezza, tanto che iniziò una sorta di danza sensuale per invitarla a ballare. Ma lei rimase ferma, in preda ad un profondo imbarazzo, che crebbe quando si tolse la maglia da lavoro e mostrò gli addominali scolpiti.
Le ragazze, dietro di lei, ridevano scatenate, ma Belle cercò due soli volti lì in mezzo.
Fulminò con lo sguardo Regina e Ruby e sussurrò un minaccioso – Questa volta non la passerete liscia!-
Belle si fece da parte educatamente e lasciò spazio a Ruby, che non se lo fece ripetere due volte e si mise a ballare con il ragazzo, rimasto ormai con slip striminziti.
Belle fu solo grata che quel pezzo di stoffa rimase lì dov’era per il resto dello show…
 
 
L’indomani mattina, Belle si sveglio con un terribile mal di testa.
- Uhmmmm, che ore sono???- chiese cercando il cellulare sul comodino.
- Sono le 11 del mattino- le rispose qualcuno poco distante da sé.
Belle si spaventò, non ricordandosi di essersi addormentata con qualcuno accanto. Lei e Robert dormivano in stanze separate da una settimana, per tenere a freno la voglia di fare l’amore. Poi si ricordò della serata in casa di Regina e mettendo a fuoco la stanza, vide Emma percorrere il perimetro del pavimento a grosse falcate.
- Buongiorno…- disse sbadigliando. Ma la ragazza non la degnava nemmeno di uno sguardo – Emma, che c’è?- chiese ancora assonnata. Aveva bisogno di un tè. E quel mal di testa doveva calmarsi immediatamente.
- Che c’è? Mi chiedi cosa c’è??? Killian è rientrato a casa alle 6 del mattino! Gli avevo chiesto di farmi sapere quando sarebbe rientrato, ma non pensavo potesse fare così tardi! E poi dove sono stati fino alle 6 del mattino?-
- Emma, noi abbiamo fatto le 5…-
- Sì, ma noi eravamo a casa! No… Ora mi sente… Gliene dico quattro, oh sì!-
- Emma, sei esagerata…-
- Parli così solo perché non sappiamo ancora cos’hanno fatto! E se sono andati a letto con una di quelle sexy cubiste?-
- Non lo farebbero mai, ci amano!-
- Questo me lo deve dire lui! E non accetterò un “che vuoi sapere?” come risposta!-
Le volse le spalle e si chiuse in bagno.
Belle sospirò, poi tornò a letto e nascose la testa dolorante sotto il cuscino.
 
 
Poche ore dopo, Killian venne a prendere lei ed Emma e insieme andarono a ritirare le bomboniere.
La tensione si tagliava con un coltello e Belle tentò in tutti i modi di rabbonire Emma, con scarsi risultati.
- Belle, apprezzo il tentativo di farci parlare, ma sono ancora arrabbiata! Mi aveva giurato che sarebbe tornato a casa per le 3!-
- Belle, devi dire alla tua amica, che quel deficiente di William si è scolato non so quanti litri di alcol e per poco non finiva a letto con una cubista! E chi l’avrebbe sopportata poi Anastasia? Non posso permettermi di avere dipendenti che litigano tra di loro… E’ già complicato che si siano innamorati sul luogo di lavoro, non tollero sceneggiate nel mio studio!-
William e Anastasia erano i sottoposti di Killian, che aveva selezionato dopo accurati test (era molto esigente per ciò che era il suo lavoro). Ma con il tempo i due finirono con l’innamorarsi e Killian dovette arrendersi all’avere due colleghi che ogni tanto si scambiavano un bacio di troppo.
- Oh, certo, dai la colpa a Will! La verità è che sei stato tu ad andare a letto con quella tizia, non è così?-
- Ma che cosa stai dicendo??? Ti ho già detto per telefono che non abbiamo fatto nulla, tranne guardare! Robert non faceva che pensare a Belle e se proprio lo vuoi sapere, io pensavo a come saresti stata con addosso quei miseri completini, mentre ti strusciavi in un palo solo per sedurmi!-
- … Ok, però non dovresti scaricarla a quel povero Will…-
- Ma non è colpa mia se non regge l’alcol!-
Belle sospirò spazientita. Mancavano poche ore al suo matrimonio e doveva subirsi i loro litigi da adolescenti. Sembravano essere tornati quelli di un tempo, quando si seducevano con quegli inutili battibecchi, eppure Belle notò che ormai le cose erano cambiate.
Anche se stavano litigando, Belle poteva vedere distintamente lo sguardo perso di Killian e quello sereno di Emma.
Erano ormai lontani i giorni in cui la ragazza piangeva disperata per la morte di Bae e le paure per la nascita di Henry.
I due adesso convivevano da mesi ed Henry stravedeva per Killian.
Fu quindi felice di vederli scoppiare a ridere per quello stupido litigio, subito dopo averla accompagnata a casa.
Sbirciò dalla finestra e vide Killian afferrare Emma per la vita e stringerla forte tra le sue braccia.
Emma fece finta di opporre resistenza, ma l’istante dopo si tuffò tra le sue labbra e pace fu fatta.
 
 
Per Belle era strano tornare a stare da suo padre, ma era contenta di poter parlare con lui e cenare insieme la sera prima delle nozze.
- Belle, sono così fiero di te! Sei cresciuta così tanto e ormai sei una donna matura… Domani ti sposerai e tua madre sarebbe così orgogliosa della persona che sei diventata!-
- Ti ringrazio, papà, è tutto merito tuo…-
Abbracciò l’uomo e gli diede un piccolo bacio sulla guancia.
- So già che piangerò quando ti porgerò il braccio. Ma ti prometto che non ti farò inciampare nel vestito…-
- Grazie papà, ti voglio bene…-
Belle lo tenne stretto e non smise di essergli grato per aver accettato Robert nella sua vita.
 
 
Quando si appoggiò a letto, si sentì invadere da un po’ di tristezza ripensando a quanti momenti difficili aveva vissuto, accolta solo dal tepore di quelle lenzuola.
Se ripensava alla Belle di qualche anno addietro, le sembrava impossibile credere che fosse davvero cambiata così tanto.
Stentava a credere che la Belle di adesso, fosse il risultato della Belle fragile e insicura, che non aveva nemmeno il coraggio di lasciare Gaston.
Adesso aveva un lavoro tutto suo, che la rendeva felice e la stimolava ogni giorno. Voleva bene a suo padre e negli ultimi tempi si era circondata di tanti nuovi amici. Ma soprattutto, la vita le aveva donato la sua anima gemella, colui che le era stata accanto e che l’aveva aiutata a diventare quella che era adesso.
Inevitabilmente, si ritrovò a pensare a Bae, a quanto le mancava quel fratello acquisito, quell’amico su cui poteva sempre far affidamento e che non si risparmiava mai dal farle battute spinose…
In preda alla nostalgia, cercò nei cassetti le loro vecchie foto e pianse un po’ nel ricordare i momenti passati. Le sarebbe piaciuto averlo lì con lei e potè solo immaginare il dolore che stava provando Robert in quel momento.
Era rimasto da solo in casa e lei non resistette dalla voglia di sentirlo.
 Afferrò il telefono e compose frettolosamente il numero di cellulare.
- Pronto?- le rispose lui con il suo bellissimo tono basso.
- Ehi, buonasera…- gli disse suadente.
- Ciao, mia cara… Come mai questa chiamata?-
- Forse mi mancavi…-
- Anche tu mi manchi. E molto. Sono state le ore più lunghe della mia vita, senza di te…-
- Beh, spero non ti sei trovato la compagnia di qualche donzella…-
- Oh, no… Sai, mi ha deluso un po’ quel locale, pensavo di trovare ragazze attraenti, ma c’era solo quell’arpia di Zelena che tentava di mettermi le sue manacce addosso…-
- Spero per te che l’hai messa KO…-
- Tranquilla, l’ho buttata su Will che era ubriaco marcio e il ragazzo non l’ha mollata un attimo. E’ incredibile come si trasformi sotto l’effetto dell’alcol. L’unico che è rimasto sobrio è stato Robin. Sembra che abbia un passato da forte bevitore e questo l’ha immunizzato-
- E tu ti sei ubriacato?-
- Un po’, ma i risultati sono ben diversi da quelli che potresti immaginarti. Io e Killian abbiamo iniziato a fantasticare su come tu ed Emma potevate soddisfare le nostre esigenze, se fosse state al posto di quelle donnette…  E sai, il pensiero di te, con addosso quel completino alla marinara, mi ha fatto quasi prendere un taxi e sequestrarti per il resto della notte-
- Dici sul serio?- Belle rise immaginandosi lui e Killian che intrattenevano simili discorsi – mi sono persa tante cose…-
- No, non molte… Solo Will che a stento non si faceva violentare da Zelena, ma per fortuna io e Killian l’abbiamo preso in tempo. Spero che Anastasia non si arrabbi con lui. So che è facilmente suscettibile…-
- Abbastanza, ma credo che possa perdonarlo…- risero insieme e Belle ebbe un brivido a sentire la sua risata.
- E tu che cos’hai fatto?- le chiese suadente.
Belle gli raccontò la sua matta serata con le amiche e Robert non la deluse quando andò su tutte le furie per il siparietto sexy del finto porta pizze.
Stettero a parlare per tantissime ore e Belle si sentì di nuovo bene e in pace col mondo.
Solo lui era capace di riportarla alla serenità più assoluta.
 
 
Belle era in preda all’angoscia. Mancavano poche ore al matrimonio e lei si sentiva più tesa che mai.
Robert aveva insistito tanto per celebrare le nozze di sera, diceva che quello era il loro momento “magico” e voleva che ci fossero la luna e le stelle ad accompagnarli.
Belle aveva sperato che il cielo li assistesse e per fortuna, le stelle le diedero ascolto, perché nonostante fosse quasi fine Dicembre, le prime luci della sera indicavano un cielo limpido e sereno.
Le sistemarono trucco e parrucco, mentre suo padre continuava a piangere accanto a sé.
- La mia bambina si sposa….- continuava a dire a Mary Margaret, che piangeva insieme a lui.
- Oh Belle, sei una sposa magnifica!-
Emma la prese per mano e la guidò di fronte allo specchio.
- Sei bellissima…- le disse emozionata.
E per una volta, Belle fu d’accordo con lei.
L’abito lungo le accarezzava il corpo esile, rendendola quasi una Dea. Le maniche erano interamente ricoperte di piccoli ghirigori, impreziositi da delicati punti luce. Il resto dell’abito era interamente liscio e quando indossò il cappotto coordinato e il velo bianco, si sentì una vera sposa.
Suo padre le porse il bouquet di rose rosse e finalmente uscirono di casa.
Ashley, Ariel e Ruby erano le sue damigelle, mentre Emma era il suo testimone di nozze.
La seguirono in macchina e suo padre tremò dall’emozione quando arrivarono a destinazione.
L’aria umida della sera le permise di non andar a fuoco, perché sentiva dentro sé delle emozioni fortissime.
Era uno strano calore che si irradiava a macchia d’olio su tutto il corpo e più procedevano, più Belle sentiva tremare le gambe. Aveva paura di cedere e cadere, ma suo padre la stupì e la tenne stretta, sorreggendola in quell’ultima scalata verso l’amore.
Un sentiero in mattoni si aprì davanti a loro e le luci che arricchivano gli alberi del vialetto, li guidò verso il gazebo in pietra, dove intravide la sagoma di Robert, che la aspettava impaziente.
Più si avvicinavano al gazebo, più Belle percepì il battito del cuore accelerare la sua corsa.
Da piccolo punto all’orizzonte, il corpo di Robert si materializzò pian piano e potè gustarsi la visione dell’uomo che amava, elegantissimo in un completo nero, con fiore rosso appuntato all’occhiello.
Robert si voltò proprio quando Belle e suo padre iniziarono a salire quei pochi gradini che li tenevano divisi.
I loro sguardi si incontrarono e fu allora che avvenne la magia.
Belle si dimenticò di tutto il resto, si dimenticò del pastore, si dimenticò delle damigelle, dei testimoni e non si accorse nemmeno che suo padre le aveva lasciato andare il braccio.
Robert la prese per mano e lei stentò a trattenere le lacrime.
Un insieme di emozioni inspiegabili la sommersero. Era come se l’astrattismo, il futurismo, il dadaismo e tutti gli altri movimenti d’avanguardia, si fossero riuniti in un solo dipinto, provocando nel fruitore un senso di confusione, ma soprattutto un’esplosione di colori, linee, pensieri e sensazioni.
Belle si sentiva così, si sentiva riempita di tutti quei sentimenti che era sempre stata abituata a vivere separatamente, ma che per qualche bizzarro motivo, avevano deciso di sommergerla tutti in una volta, come la miglior collettiva di Arte Contemporanea.
Poi Belle capì cos’erano tutte quelle emozioni: erano l’inno alla vita, erano tutto ciò che era stata in passato, tutte le esperienze che aveva vissuto, che si riunivano in lei per l’ultima volta, permettendole di capire chi era stata e dar inizio a quel nuovo percorso di vita.
Lei era stata parecchie cose, ma da adesso aveva inizio un percorso tutto diverso.
Fino a quella mattina, era semplicemente Belle French, la figlia del fioraio che lavorava nella biblioteca della città.
Da adesso sarebbe stata Belle, signora Gold, la moglie dell’uomo che aveva sempre sognato di incontrare, la donna che con tanta fatica aveva deciso di essere. Ma non era solo lei.
Da adesso avrebbero camminato per sempre insieme.
Da quel momento smettevano di essere Robert, il proprietario del negozio di antiquariato e Belle, la giovane bibliotecaria. Da quel momento, sarebbero stati un uomo e una donna, che avrebbero condiviso lo stesso percorso di vita, che avrebbero dato vita ad altri sottopercorsi, generati dalle vite che avrebbero messo al mondo.
Era quella la differenza: prima erano due strade separate, da quel momento quelle strade si sarebbero unite, per non scindersi mai più.
Una frase diceva “Bello come l’incontro casuale tra un ombrello e una macchina da scrivere su un tavolo anatomico”, Belle trovò si adattasse bene a loro due. Erano un’accoppiata forse un po’ folle, ma erano perfetti l’uno per l’altra.
Quando arrivò il momento delle promesse, Belle si sentì invadere da una gioia immensa.
- E’ un grande onore per me, celebrare questa magnifica unione- introdusse il pastore, poi continuò, rivolto verso Belle – se vuoi cominciare con le tue promesse…-
- Robert… - si schiarì la voce e tentò di non piangere dall’emozione - Questa cosa che c’è tra noi, non è mai stata semplice. Sai, ti ho perso e ritrovato così tante volte… Ti ho perso a causa dell’oscurità, della debolezza… Ma ora mi sono resa conto…- inghiottì e poi continuò - Mi sono resa conto che non ho passato questi ultimi anni a perderti, ma a ritrovarti….-
Robert la osservò con occhi lucidi, poi fu il suo turno di pronunciare le promesse.
- Belle… Quando ci siamo conosciuti non ero solo non amato e impossibile da amare, ero un nemico dell’amore. L’amore mi aveva portato solo dolore. Avevo alzato un muro, ma tu l’ha abbattuto. Hai portato luce nella mia vita, spazzando via tutta l’oscurità. E ti prometto che non dimenticherò mai l’abisso tra quello che ero e quello che sono ora… Ti devo molto più di ciò che riesco a dire a voce…- afferrò l’anello e Belle vide le mani di entrambi tremare come foglie quando Robert le mise l’anello al dito – come fai a vedere l’uomo dietro il mostro? Non lo saprò mai…-
Belle scosse il capo e gli sorrise calorosa.
- Ma quel mostro non c’è più. E può darsi che l’uomo dietro di lui sia imperfetto, ma lo siamo tutti.  E ti amo per questo…. A volte, il libro più bello è quello con la copertina più polverosa. Ed altre volte, la tazza più bella è scheggiata…-
Vide Robert ormai prossimo alle lacrime e lei seppe di non poter più trattenersi dall’abbracciarlo.
Così, quando il pastore li dichiarò marito e moglie, Belle si lasciò andare a un piccolo pianto e fu con gioia che finalmente riunì le labbra con quelle di Robert.
Dentro di lei, le stelle erano esplose in un culmine di giochi d’artificio.
Robert la prese sotto braccio e insieme percorsero il viale, mentre gli amici li sommergevano di riso e petali di rosa. 
Belle sorrise a tutti radiosa, si voltò ad osservare Robert e non resistette dalla voglia di tornare a baciarlo, provocando una serie di fischi di approvazione.
- Ti amo…- gli sussurrò.
- Ti amo anch’io…-
Si avvicinarono alla macchina e salutarono gli invitati per andare a scattare qualche foto ricordo.
 
 
La sala che avevano scelto, era molto particolare.
Era una sorta di grossa struttura in vetro, che però inglobava al suo interno parecchie piante, che creavano una sorta di contrasto netto con la rigidità della superficie trasparente.
Gli alberi e le cortecce, erano intrecciate da luci bianche, mentre dai tavoli si innalzavano una serie infinita di colori, tutti provenienti dai centrotavola, dove erano stati istallati led uniti a fiori.
L’idea era venuta a suo padre, che le aveva confessato il sogno di poter unire le luci colorate, con la morbidezza dei fiori veri.
Il risultato era molto delicato e rendeva l’atmosfera impregnata di magia. Inoltre Belle adorava il poter alzare lo sguardo ed osservare la luna e le stelle nel cielo.
- Signore e signori, facciamo un applauso al signore e la signora Gold! Invitiamoli al centro della pista per il loro primo ballo!-
Robert la prese per mano e la guidò al centro della pista.
Belle si sentiva un po’ in imbarazzo, non abituata a stare al centro della scena, ma quando la mano di lui le sfiorò la schiena, tutte le paure si sciolsero come neve al sole.
Partì la colonna sonora della Bella e la Bestia e lei non resistette dalla voglia di poggiare il volto sul suo petto.
- Mi sembra impossibile che siamo qui, marito e moglie…- confessò emozionata.
- Invece è così… E mi sembra ieri che abbiamo ballato fuori da quel balcone, immaginandomi questa musica di sottofondo…-
- Sì! Poi l’abbiamo ballata davvero la notte di capodanno, ma poi…- Belle non trattenne le lacrime e lo strinse ancora più forte.
- Sono sicuro che Bae ci sta osservando. Stanotte l’ho visto in sogno e mi ha detto che è fiero di me… Ed io ci speravo così tanto… Oh, Belle, mio figlio mi manca tantissimo e sarei uno stupido a non ammettere che avrei voluto vederlo al posto di Robin, come mio testimone di nozze… Ma la vita è così, ha sempre qualcosa da darti e altro da prendersi… Ho trovato te, ma ho perso lui… Questo non è giusto, ma non posso farci niente… Non posso piangermi addosso e non vivere più. L’unico modo che ho per renderlo felice, è vivere… Ed io sono tornato a vivere solo per te, Belle. Ti amo tantissimo, sei la mia forza e sei la luce della mia vita-
Belle non riuscì a rispondergli, perché ormai le lacrime le stavano inzuppando il viso.
- Ti amo tantissimo, Robert, ti amo all’infinito… E amerò per sempre anche Bae… Non lo dimenticherò mai, perché è stato il mio migliore amico e nessuno potrà mai rubargli quel posto…-
La musica continuò, ma ad un tratto Belle si sentì tirare per la gonna.
- Ehi! Guarda chi c’è qui…-
Robert rise divertito e prese in braccio il piccoletto.
- Zia Belle! Iihihihihiihih!! Ti voglio bene!! E anche nonno Robert!!!-
Robert sorrise e strinse forte il suo nipotino.
Belle gli prese una piccola mano e ballarono insieme, uniti da un profondo e sincero amore.
Subito dopo cambiarono musica e inserirono balli di gruppo, quindi Belle fu contenta di trascinare gli amici in pista. Era sempre uno spettacolo vedere Emma ballare ed Henry si divertiva tantissimo a prendere in giro la mamma insieme a Killian.
- E’ un mascalzone!- commentò Robert, mentre tentava di mettere insieme due passi di danza – E pensare che ha solo due anni e mezzo!! E parla già correttamente! E non smette un attimo di prendere in giro tutti!-
- Parli così perché sai che la prossima vittima sarai tu!-
- Per favore, fai silenzio… Ho preso lezioni di ballo e adesso sono un ballerino provetto-
- Sarai anche bravissimo con i balli tradizionali, ma nei balli di gruppo sei un disastro!- lo canzonò Belle, facendogli vedere come si ballasse la macarena.
- Però sai, adoro quando fai quella cosa con il bacino….- le sussurrò ad un orecchio.
Belle non gli rispose, perché era il momento di saltare sul posto.
In cuor suo fu lieta di vedere lo splendido lato B del marito cimentarsi con quel movimento di bacino che lui amava tanto vedere…
Beh, quella era la conferma che la bellezza di una persona, fosse anche una questione di punti di vista…
 
 
Dopo parecchie portate e parecchi balli, finalmente Belle e Robert fecero il classico taglio della torta, che era a tre strati, decorata con rose rosse e ghirigori in glassa bianca.
- Auguri agli sposi!!!- urlarono tutti e dopo l’ennesimo bacio, finalmente lasciarono la torta ai camerieri e poterono dedicarsi alle foto con gli invitati.
Non erano in molti, ma Belle ci tenne ad invitare anche i genitori di Emma, di Ariel, di Sean e Ashley, la nonna di Ruby e i dipendenti di Killian William e Anastasia, che erano entrati nella loro comitiva ormai da tempo.
Robert non aveva voluto nessuno, ad eccezione di Robin che era diventato quasi come un fratello. Per quella sera l’uomo aveva portato anche il figlio Ronald e Belle fu contenta di vedere che il bambino si trovava benissimo con Regina. La donna si trasformava quando era con il piccolo e Belle trovò che avesse un forte spirito materno racchiuso in sé. Sicuramente sarebbe stata un’ottima madre in futuro.
- Non ce la faccio a mangiare ancora…- le sussurrò Robert, calcandosi gli ultimi pezzi della torta.
- Lasciala, se non ce la fai più. Io ne mangerò un pezzo solo per assaggiarla, ma abbiamo mangiato troppo e sto per scoppiare…-
- Beh, vorrà dire che dovremmo darci molto da fare con l’attività fisica…-
Robert le soffiò all’orecchio con quella sua sensualità che la faceva morire ogni volta. E lei rabbrividì, proprio come sempre.
- Robert… Sono stanca… Andiamo via…- gli disse in un sussurro.
- E la tua torta?-
- Ho fame di te…- si voltò appena e si avvicinò alle sue labbra, mantenendo però quella distanza estenuante che li accendeva più di una miccia.
- Ti piace tanto questa distanza che ci distrugge, eh?-
- Sì… Trovo che un bacio che non c’è fisicamente, possa essere molto più sensuale di un bacio vero. Sai, si dice che l’attesa del piacere è il piacere stesso…-
- Continui a farmi paura. La ragazza innocente ha lasciato il posto a questa donna malata di sesso…-
- Non malata di sesso, solo malata di te… Ti amo, Robert-
- Ti amo anch’io…-
Robert le sfiorò la gonna in seta, compiendo dei piccoli movimenti rotatori che la fecero sospirare di piacere.
Con delicatezza l’uomo iniziò a far  salire un pezzo di stoffa dietro l’altro, finchè non le sfiorò le calze bianche.
- Ti voglio da impazzire…- le disse avvicinandosi alle sue labbra ancora un po’, senza però sfiorarle.
Belle inghiottì e capì che era davvero l’ora di andare.
Si alzò fulminea e lo prese per mano. Robert le sorrise complice, salutarono gli invitati consegnando le bomboniere, lanciò il bouquet, che finì tra le mani di una esterrefatta Emma e che non aveva alzato un dito per prenderlo al volo, poi finalmente insieme si diressero verso la macchina.
Li aspettava la loro prima notte di nozze.
 
 
- E’ stata proprio una bella cerimonia!- commentò Emma non appena arrivarono a casa, poggiando il bouquet sul tavolo del soggiorno.
- Stavolta mi tocca ammetterlo: Belle era stupenda! Sembrava quasi una regina delle nevi!-
Killian poggiò il cappotto, mise Henry nella culla e si lasciò cadere nell’ampio divano.
- A Belle piace tanto il natale e si vedeva benissimo quanto fosse a suo agio in quell’ambiente e con Robert al suo fianco. Sono contenta! Finalmente ha coronato il suo sogno d’amore e Robert è la persona giusta per lei… Certo, non è la classica “brava persona”, ma credo che il concetto di “bravi”, possa essere facilmente frainteso…-
- Beh, anche tu stai con un bad boy…-
Emma si voltò divertita.
- Sì, sei un ragazzo cattivissimo. E mi chiedo ancora come un mascalzone come te, sia riuscito a farmi innamorare così tanto…- si stese per lungo e appoggiò il capo sulle gambe di lui.
Killian le sorrise, poi iniziò ad accarezzarle i capelli con dolcezza e a farle dei piccoli grattini dietro la nuca.
- Me lo domando anch’io ogni santo giorno. Ma tutte le volte, non trovo una risposta… - fece una pausa e le dita le sfiorarono il collo con una lentezza estenuante. Emma si tese sotto al suo tocco, ma non gli diede la soddisfazione di emettere alcun suono.
- Belle dice che non c’è un perché all’amore: succede e basta…- concluse al posto suo.
- Allora sono stato fortunato. Ho trovato te ed ho trovato Henry… Siete diventati la mia famiglia…-
Emma si girò appena per poterlo guardare negli occhi.
Quella sera Killian indossava un elegantissimo smoking ed Emma lo apprezzava in quelle vesta che difficilmente gli vedeva addosso.
Si specchiò tra i suoi occhi e le sembrò assurdo che fosse passato più di un anno, da quando avevano finalmente preso la decisione di portare avanti una relazione sentimentale.
Emma era da sempre una persona molto insicura e certamente la gravidanza e la morte di Bae non l’avevano aiutata ad avere più fiducia nella vita.
Ma poi le cose si erano aggiustate e tra lei e Killian, era tutto così naturale che si chiese come fosse possibile che si frequentassero da così poco tempo e aver raggiunto tali livelli di sintonia.
Fu per questo che già a natale, decisero di andare a convivere.
Emma non riusciva più a vivere con i suoi genitori, voleva essere una donna indipendente e lo stipendio di vice sceriffo le permetteva di pagarsi un affitto, anche se alla fine non ve ne fu bisogno, perché Killian insistette per trasferirsi da lui.
La casa di Killian era molto grande e si divertirono a rimetterla in sesto comprando alcuni mobili nuovi all’Ikea.
Killian aveva anche preparato delle stampe bellissime da appendere alle pareti e riservarono un piccolo angolo della casa anche ai loro affetti che non c’erano più, di modo che Henry potesse familiarizzare con loro durante la crescita (specie con il papà).
Tutte le domeniche portavano un mazzo di fiori per Liam e per Bae ed Henry iniziava ad affezionarsi alle incisioni sulle lapidi.
Killian, stava mantenendo la promessa e ogni sera, prima di andare a dormire, raccontava ad Henry una versione di Peter Pan che aveva per protagonisti lui e Bae. Killian era capitan uncino, ma una versione molto più buona (e che non vestiva in calzamaglie), mentre Bae era un uomo che era stato trasformato in bambino e rapito da Peter Pan.
Ogni tanto, quando Henry era ormai nel mondo dei sogni, gli sentiva sussurrare anche dello stesso amore per una giovane Wendy dai capelli biondi, di cui entrambi si erano innamorati.
Nella versione a storia, Bae rimaneva in vita e Killian non diceva mai chi avesse scelto la donna alla fine.
Le scappò un sorriso a quei ricordi, era impressionante quante doti nascoste avesse. Lei lo amava ed era felice di sentirgli dire che era stata una fortuna aver trovato lei ed Henry, la faceva sentire sicura ed amata.
- La fortuna mia e di Henry, è stata trovare te… Ti amo, Killian…-
Emma si mise a sedere e gli accarezzò la giacca, trovandola morbidissima sotto le dita.
- Ti amo anch’io, Emma… E… Lo sai? Credo che dovremmo pensare anche noi al matrimonio… Vorrei averti con me per sempre-
- E mi avrai per sempre… Aspettiamo che Henry cresca un po’ e poi gli daremo dei fratellini. Saremo una grande famiglia-
Killian le accarezzò la schiena, fasciata da un bellissimo pizzo rosso.
Cercò la lampo e la scese con lentezza infinita.
- Quindi è un sì?- chiese baciandole il collo.
- E’ un sì-
Killian la guardò con quei suoi occhi cristallini e lei rabbrividì.
Sorrise quando la prese di peso e la poggiò sul letto matrimoniale.
Era bellissimo il poter contare su qualcuno che ti ama davvero.
Spesso si ha la certezza di essere condannati alla solitudine, ma in realtà, si aspetta solo l’arrivo dell’altra metà di luna, che condividerà il cammino della vita, fino alla fine dei giorni…
 
 
Quando entrarono in casa, scoprirono con dispiacere e divertimento che i loro amici avevano riempito ogni superficie con strati e starti di cotone.
Belle rischiò di avere una crisi allergica e fu con fatica che arrivarono in cima alle scale.
- Domani mi sentono… Che idee assurde!- ringhiò Robert, che tentava inutilmente di togliere batuffoli di cotone dalla splendida giacca.
- Dai, è solo uno scherzo innocente…- gli rispose, tentando inutilmente di rabbonirlo.
Quando aprirono la porta della camera da letto, Robert si zittì.
- Ehi, cosa c’è? Perché sei diventato serio all’improvviso?- gli chiese.
Robert si fece da parte per un attimo, così Belle lo sorpassò per vedere cosa ci fosse, ma lui la sorprese alle sue spalle, la prese tra le sue braccia e le fece oltrepassare la porta proprio come una sposina.
- Dovevo tener fede alle tradizioni…- le disse asciutto.
- Non pensavo fossi un tipo da tradizioni, ma ok, mi sta benissimo…- gli sfiorò le labbra e fu solo allora che si voltò per la prima volta.
La sua reazione, fu la medesima del proprio marito. Non credeva ai suoi occhi.
- Sono dei pazzi…- commentò Robert solamente.
E Belle concordò con lui: il letto era cosparso da petali di rosa, di un rosso talmente intenso, che spiccava con il chiarore della luna. C’era nell’aria un forte odore di arance e cannella e alcune candele erano lasciate accese negli angoli della stanza.
Ma la cosa sorprendente, era un arazzo con raffigurante il bacio di Klimt, fatto di fiori e rinchiuso in una cornice trasparente.
- Sarà opera di papà…- concretizzò Belle e dovette ammettere che era stato davvero bravo.
- Spero non appassiscano col tempo, è un arazzo davvero ben fatto-
Belle si avvicinò e potè capire dai gambi che si trattava di fiori finti.
- No, non appassiranno! Che bello, sono felice!!-
Belle si lasciò coinvolgere dall’entusiasmo, poi vide che avevano lasciato anche un piccolo contenitore di bolle di sapone e si divertì a mandarle verso Robert.
- Così mi obbligherai a tuffarmi sotto la doccia con tutti i vestiti…- gli disse, togliendole la boccetta e stringendola tra le sue braccia.
- Oh, non sarebbe una cattiva idea…- gli rispose facendogli l’occhiolino.
- Ormai non mi stupisco più delle tue battute a doppio senso… -
- Dai, sono solo frasi innocenti…-
Robert le sorrise a un soffio dalle sue labbra.
- Sì, lo so…-
Belle socchiuse gli occhi, inebriata dall’aroma di cui era impregnata l’aria, specie perché si mischiava al profumo di muschio di cui sapeva Robert e i sensi si attivarono in balia della percezione, ormai fuori dal suo controllo.
- Ehi, siamo marito e moglie, adesso…-
- Sì, finalmente sei la Signora Gold… Adoro chiamarti signora Gold… Senti come suona bene?-
Belle si sporse in avanti, cercando disperata le sue labbra, ma Robert indietreggiò e scappò dalla sua presa.
- Robert, vieni qui…- lo supplicò. Ma l’uomo in risposta le sorrise, corse un po’ e scappò via dalla stanza – no, Robert… Torna qui!-
Belle aprì la porta e fu nuovamente invasa dai rotoli di cotone.
- Prova a prendermi…- gli sentì dire da un punto indefinito del pian terreno.
Scendere fu una vera tortura, perché inciampava con il vestito da sposa e fu con disperazione che tolse la giacca, per rimanere con lo strato sottile di seta.
- Robert, dove sei?-
Si aprì un varco tra il cotone e le sembrò di vedere una sagoma nera muoversi in salotto.
Stavolta usò l’astuzia e tentò di nascondersi sotto il cotone e strisciare piano sino ad arrivare alla poltrona, dove lui se ne stava comodamente seduto.
Continuò a strisciare piano, sperando di non far rumore, poi, quando gli fu alle spalle, urlò “BUH!” per farlo spaventare.
Certo Belle non si aspettava che Robert si mettesse a ridere e che la buttasse di peso sul divano, dove la sovrastò con tutto il suo magnifico corpo.
- Ciao… Finalmente ti ho acciuffata…-
- Veramente sono stata io a trovarti…- puntualizzò.
- Le posizioni indicano chiaramente chi abbia pescato cosa…-
Robert le accarezzo le gambe da sopra il tessuto morbido e lei sentì già i battiti del cuore accelerare la sua corsa.
- Sei crudele…- rispose, tremante dal forte desiderio.
- Sai, sei davvero bellissima con questo vestito e per tutta la sera, ho solo desiderato poterti accarezzare e slacciarti quei bottoncini uno ad uno…-
Per enfatizzare il messaggio, portò un braccio dietro la schiena e la sollevò, per farla arrivare all’altezza del volto.
Belle si perse tra i suoi occhi così scuri, così profondi, ma allo stesso tempo dolcissimi.
- Mi sei mancato tantissimo ieri. Non riesco più a starti lontano nemmeno per un attimo-
Robert gli sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e la baciò in un angolo delle labbra.
- Tu mi sei mancata ancora di più. E starti vicino, senza poterti toccare, è stata una tortura, ma adesso basta. Adesso sarai mia…-
Robert congiunse le labbra in un gesto focoso e disperato.
Belle schiuse subito le labbra e permise alle lingue di danzare insieme.
Portò le mani sulla schiena di Robert e gli accarezzò la giacca disperata.
Lui iniziò a liberare un bottoncino dietro l’altro, ma all’ultimo si fermò e la prese per mano.
- Saliamo di sopra… E’ un peccato lasciar sole tutte quelle dolci rose…-
Salirono le scale tenendosi per mano, ma la voglia di aversi era troppa, così fecero parecchie pause lungo il corridoio, dove Belle ne approfittò per togliergli la giacca e strappargli la camicia dal petto.
- Ehi, sta diventando un brutto vizio… Se continui così, dovrò ricomprarmi tutte le camicie…-
- Scusa…- gli rispose, andandogli a torturare il collo finalmente scoperto.
- Oh, Belle…-
Robert sospirò di piacere e le scoprì un pezzo di pelle, che torturò volentieri con le labbra.
Quando finalmente arrivarono in camera da letto, Robert chiuse la porta alle sue spalle e tolse i residui di cotone dal petto e dai pantaloni.
Belle non era messa meglio, ma l’uomo si illuminò quando la vide tentare di scrollarsi di dosso tutti quei batuffoli, con il risultato di far scivolare una spallina del vestito e scompigliarsi l’acconciatura.
Robert si avvicinò con uno dei suoi soliti sguardi furbi, la fece girare e liberò l’ultimo bottone rimasto.
Si aiutò con le mani e fece scivolare il lungo abito, che cadde a terra con un tonfo.
- Uhau, sei bellissima…- le sussurrò all’orecchio.
Portò le braccia a cingerle la vita e le accarezzò il ventre piatto, rinchiuso sotto un corpetto molto provocante. Le mordicchiò il collo e torturò ogni angolo del suo corpo, spostando le dita nei punti che la rendevano più sensibile.
Belle si lasciò trasportare dal forte senso di piacere. Poggiò il capo sulla spalla di Robert e gli strinse i capelli, sollevando le braccia e portando le mani sulla sua nuca.
Robert ne approfittò e iniziò a torturarle i seni da sopra la stoffa.
- Ti amo…- gli sussurrava impaziente. Poi non ce la fece più, si voltò e lo baciò con forza.
Era meraviglioso quello che provava ogni volta che le bocche si incontravano.
Belle si accendeva ed esplodeva come giochi d’artificio ogni volta che la accarezzava.
Le mani di Robert, volarono ancora una volta dietro la schiena e iniziarono a liberarla dall’ingombro del corpetto. E quando rimase con la biancheria in pizzo, Robert boccheggiò, per poi farla cadere con dolcezza sul morbidissimo manto di petali.
Rotolarono parecchie volte tra i petali rossi e le lenzuola bianchissime.
La temperatura fresca del letto, contrastava con il calore dei corpi, ma Belle trovò che la morbidezza dei petali, li accompagnasse in quella danza di corpi proprio come l’acqua fa con il corpo, quando lo si lascia scorrere leggero.
Robert si prese cura di lei e Belle fu felice di ricambiare quelle attenzioni donandogli più piacere che potè. Donarsi alla persona amata, era un pezzo indispensabile di una storia d’amore.
Belle non aveva mai creduto che il sesso in una coppia potesse contare così tanto, ma con Robert, capì che chi ama davvero, non può fare a meno di voler intrecciare le proprie virtù con quelle dell’altro.
L’amore è un sentimento che racchiude in se tante emozioni e tante percezioni. Non vivere anche solo una piccola parte di essa, significa perdersi una parte dell’altro che merita di essere conosciuta.
Quando i corpi diventavano un tutt’uno e Belle accoglieva Robert in sé, era lì che capiva quanto fossero un’unica entità. Non capiva dove finisse la sua anima e iniziasse quella dell’altro. Erano un po’ come quei dipinti che sono separati fisicamente, ma racchiudono gli scorci di uno stesso soggetto.
Separati, eppure uniti. Era questo il bello dell’amore.
Quando raggiunsero l’apice del piacere, lasciarono che le lenzuola li avvolgesse e che la delicatezza dei petali li cullasse dolcemente.
- Ehi, Robert, sono contenta di essere la signora Gold…-
- Lo sono anch’io…- le rispose in un sussurro.
Belle si voltò appena e poggiò i gomiti sul suo petto.
- E sai? Avevi ragione sulla storia dell’astinenza dal sesso, ho assaporato ogni istante assaggiandoti con brama e dolcezza, proprio come quando non mangi un dolce per mesi e poi torni a farlo. Il primo assaggio lo godi con tutto il cuore e cerchi si lasciarti trasportare da quel miscuglio di emozioni che ti avvolge dall’interno… Ma poi ti viene una gran fame ed hai solo voglia di divorarlo in un sol boccone. Ecco, ho provato esattamente queste emozioni…-
Robert si sporse appena e la baciò, per poi tornare a sfiorare il morbido cuscino.
- Io l’ho sempre detto che il tuo corpo mi sazia più di qualsiasi pasto. Sono contento che anche tu sei riuscita a percepire questa sottile sfumatura… E comunque, è bello poterti riabbracciare… Mi sei mancata…- la strinse forte e le baciò la nuca.
Belle ispirò profondamente e si lasciò beare dall’odore del suo corpo.
- Mi sei mancato anche tu…-
Finalmente dormirono pacificamente, senza più sentire il freddo che li aveva investiti nell’ultima settimana.
 
 
Belle stava sognando di essere una giovane ragazza che era costretta a lavorare come serva dell’oscuro signore di un maestoso castello, che però iniziò ad amare sempre più con lo scorrere dei giorni.
Quando Belle tentò di baciare Tremotino, lui la rifiutò, dicendole che nessuno avrebbe mai potuto amare una bestia.
Un suono lungo si diffuse attorno alle pareti e la Belle del sogno ebbe paura di Tremotino, che le stava urlando talmente forte da far vibrare il pavimento.
Poi il suono si fece sempre più insistente. Il pavimento si ruppe, ma Tremotino la prese per mano, tentando inutilmente di non farla cadere già.
Si svegliò di soprassalto, sentendo le urla di Robert accanto a sé e un suono che non riuscì a distinguere in un primo momento.
- Che succede?- domandò stropicciandosi gli occhi. Tirò su il lenzuolo, notando di avere ancora il corpo nudo.
Robert sembrava invece non curarsi dello stato di nudità, ma continuava a rovistare tra i cassetti sempre più nervoso.
- Me la pagano, oh sì che me la pagano…-
- Ma cos’è questo suono?- gli chiese, sentendo ancora quella che aveva tutta l’aria di essere…
- E’ una sveglia del cavolo!- la anticipò lui – sta suonando da dieci minuti buoni, ma non riesco a trovarla…-
- Oh, quindi è stata la sveglia a far arrabbiare Tremotino-
- Cosa?- le chiese smettendo per un attimo di aprire i cassetti.
- Niente, era solo un sogno…-
Belle si alzò e aiutò il marito nella ricerca.
- Non è da nessuna parte… E’ in questi casi che rimpiango di non avere dei poteri magici! I “cari” amici, sarebbero inceneriti in un istante!-
- Ma hai guardato sotto il letto?- chiese, notando che il suono provenisse dal basso.
- Sì, è stato il primo posto dove sono andato a cercare non appena mi sono svegliato…-
Belle, però, sentiva il suono farsi via via più nitido. Prese il cellulare e azionò la torcia, si calò sotto il letto e notò un piccolo fagotto agganciato alle doghe in legno.
- Bingo!- sganciò il fagotto e si affrettò a uscire.
- Ehi! Ma avevo già guardato!-
- Sono stati furbi: sapevano che avresti guardato sotto il letto ancora intortino dal sonno, quindi non avresti pensato che fosse agganciato alle doghe… -
Passò il fagotto a Robert e l’uomo staccò la sveglia con estrema soddisfazione. Il silenzio tornò a far da padrone alla camera da letto.
- Adesso sì che si ragiona! Sono appena le 9 del mattino!-
Andò a coricarsi sconsolato, ma Belle notò che dentro il fagotto c’era anche una lettera.
- Sentì un po’: Carissimi amici, siamo ENORMEMENTE dispiaciuti per il disagio creato, ma volevamo svegliarvi con la giusta “scossa!”. Spero abbiate passato la vostra prima notte di nozze facendo grossa baldoria, così come speriamo abbiate gradito la nostra “soffice” accoglienza nella dolce dimora. Le rose sono un’idea romantica di Emma, così come il volervi augurare una buona giornata, facendovi sapere che in frigo troverete dolcetti di ogni tipo, per una prima colazione degna di un principe e una principessa. Più tardi verremo ad aiutarvi per togliere il cotone, godetevi questi ultimi attimi di serenità. Firmato la gang più maldestra di sempre-
- L’avrà scritta Killian, ne sono certo…-
- E’ sempre un idiota, ma mi stupisce che abbia coinvolto Emma nelle sue idiozie! Lei non lo farebbe mai!-
Belle poggiò la lettera sul comodino e tornò a farsi abbracciare dall’adorato marito.
- Beh, sai, due persone che si amano, vogliono condividere anche il più folle dei gesti con il proprio partner…-
- Davvero? E tu che gesto folle condivideresti con me?-
- Lo scoprirai molto presto…-
Belle era curiosa, ma lui la baciò e tornò a dormire.
 
 
Qualche ora dopo, si fecero trovare pronti per fare colazione insieme agli amici e fu con gioia che Robert andò ad abbracciare il piccolo Henry.
- Nonno! Ha nevicato!!!- disse contento, andando a giocare con il cotone.
- Beh, non è propriamente neve, ma facciamo finta che lo sia…-
- Buongiorno!- disse Killian abbracciando Belle – avete dormito bene?-
- Spiritoso… Ed Emma, non me lo aspettavo da te…-
- Io ero contraria- rispose alzando le mani arrendevole – ha fatto tutto lui…-
- Lo sapete che al vostro matrimonio ci vendicheremo, giusto?- gli disse Robert minaccioso.
- Me lo merito. E a proposito, preparatevi perché ci sposeremo molto presto!-
- Davvero?- rispose Belle entusiasta.
- Sì, cioè, no…- Emma si mise le mani ai capelli e andò a recuperare Henry in mezzo al cotone – in realtà è un progetto che abbiamo in mente per i prossimi anni. Ma ci lavoreremo…-
- Fantastico! Ma non vedo l’anello…- commentò Robert, osservando la mano sinistra di Emma.
- Datemi tempo, per ora è una proposta ufficiosa, ma volevamo foste i primi a saperlo…-
- Grazie del pensiero… Allora si deve festeggiare! Andiamo a mangiare i dolci che ci avete lasciato!-
Si recarono tutti insieme in cucina, prepararono del tè e fecero colazione gustandosi ogni dolciume con gola.
Quando finirono, toccò loro tentare di togliere tutto il cotone dalla casa, ma era un’operazione difficile con Henry che ributtava tutto per terra.
- Robert, per favore, tienilo occupato mentre noi finiamo…- gli disse Belle mentre metteva in un sacco un grosso blocco di cotone.
- Io? E che cosa facciamo?-
- Fagli vedere un classico disney, vedrai che apprezzerà…-
Robert prese in braccio il nipote, ma invece di portarlo in salotto, si diresse al piano di sopra.



Dopo circa due ore, finalmente fu tutto in ordine.
Emma e Killian scesero in cucina a preparare il pranzo, mentre Belle andò a recuperare il neo marito e suo nipote.
Cercò in tutte le stanze, ma non lo trovò. Rimaneva un’ultima stanza e ci entrò con il cuore in gola.
-… E questo era il tuo papà quando andava a scuola. Sai, era un bimbo molto ubbidiente, gli piaceva giocare con gli altri bimbi e stare con loro anche per studiare. Da questo ha preso tutto dal nonno!-
Belle lo osservò attentamente, seduto sul letto di Bae, con Henry seduto sulle sue gambe e che osservavano insieme un vecchio album di fotografie.
Si avvicinò piano e si sedette anche lei in quel letto che sembrava emanasse ancora l’odore di Bae.
Robert le lanciò un’occhiata carica di sentimenti contrastanti, così Belle lo prese per mano e lo aiutò a voltare pagina.
- Oh, sì! Qui c’ero anch’io!- intervenne – questo è il giorno del mio diciottesimo compleanno e Bae mi aveva preparato insieme ad Emma una bellissima festa a sorpresa!-
- Sììì! Belle le feste!!!- commentò battendo le mani.
Poi Henry si spazientì e volle vedere più foto che potè in pochi istanti.
- Ti sono piaciute le foto?- gli chiese Robert, andando a sistemare l’album dei ricordi.
Henry in risposta battè le mani e nascose il viso sulle gambe di Belle.
- Hai avuto una buona idea… Fa bene ad Henry sapere più cose di suo padre…-
- Quando avrà l’età giusta, gli regalerò ogni album. Gli sembrerà di conoscere suo padre, grazie anche ai nostri ricordi…-
Belle prese Henry in braccio e si avvicinò a Robert.
- Sei un nonno meraviglioso…- gli sfiorò appena le labbra, poi scesero al piano di sotto, dove si intrattennero in piacevoli conversazioni e progetti idilliaci sul matrimonio di Emma e Killian.
 
 
A non meno di due giorni, Belle finì dopo tanta fatica di preparare le valigie per la loro luna di miele.
Robert non aveva voluto pronunciarsi sul luogo dove sarebbero andati, anche se per Belle andava bene anche trascorrere un giorno intero in quella magnifica residenza di periferia.
Misero tutto in macchina, salutarono Emma, Killian, e il piccolo Henry, fecero una piccola sosta alla tomba di Bae e partirono insieme per una nuova avventura.
Fu solo dopo aver oltrepassato i confini di Storybrooke che Robert si decise a parlare.
- Allora, mi dici dove stiamo andando?-
- Guarda nel cassetto del cruscotto…-
Belle fece come le era stato detto. Trovò una mappa e la aprì. C’erano segnati diversi punti tra gli stati uniti e l’Europa.
- Che significa?- chiese sconvolta.
- Quello che vedi. Faremo tappa in diverse città degli USA e dell’Europa-
- Ma… E il nostro lavoro?-
- Andremo lì per lavorare…-
- Non capisco…-
Robert accostò in un’aria di sosta e si voltò ad osservarla.
- E’ semplice: andremo a parlare d’Arte in giro per il mondo-
- Co…Come?- Belle ebbe un mancamento, ma si tenne stretta al sedile.
- Sono anni che non fanno che chiedermi di tenere delle conferenze ed ho pensato che, forse, potevamo unire l’utile al dilettevole, andando in giro a spargere il nostro sapere nelle varie regioni del mondo-
- Uhau! E’ un’idea grandiosa! Ho sempre sperato di assistere ad una tua convention!-
- Ma tu sarai la mia spalla! Mi aiuterai e interverrai come mia seconda a ogni tappa. Quindi ho pensato che potevamo trascorrere due settimane a New York prima di iniziare il tour, così potremo discutere insieme dei temi da trattare e preparare il discorso… Che ne dici?-
Belle sentì il cuore mancare diversi battiti e non si accorse nemmeno di essere in balia delle lacrime.
- Oh, Robert, è fantastico!- si buttò tra le sue braccia e lo strinse forte a se – ti amo ed è la cosa più bella che potessi fare per me… Ho sempre desiderato conoscere il mondo e tu stai rendendo questo sogno realtà!-
- Allora sarà meglio sbrigarci, mancano molte ore per arrivare a New York e avevo pensato di fare alcune tappe lungo il tragitto…-
Ripartirono insieme e Belle si sentì più orgogliosa che mai.
Erano da poco marito e moglie, eppure lei non si era mai sentita più speciale di adesso.
 
 
Quel viaggio, durò più di un anno e riuscirono ad arrivare in tempo per le nozze di Emma e Killian, che a discapito di quanto avevano preannunciato, avevano deciso di concretizzare il rapporto piuttosto in fretta.
Belle si godette la cerimonia e gioì nel vedere i suoi amici così felici, insieme ad un Henry ancora più felice per la sua mamma e per quello zio che gli voleva bene come un secondo padre.
Belle si toccò il ventre e aspettò la fine della serata, quando lei e Robert furono ormai a letto, per dire all’uomo le fatidiche parole.
- Robert?- lo chiamò quando lui era ancora in dormiveglia.
- Cosa c’è, tesoro?- le rispose accarezzandole i capelli.
- Devo dirti una cosa…- fece un profondo respiro, poi si voltò per osservare la sua reazione.
- Dimmi…-
- Aspettiamo un bambino! Sono incinta!-
Vide gli occhi di Robert illuminarsi di nuova vita. La strinse forte e le accarezzò la pancia, da cui si intravedeva appena il rigonfiamento.
 
 
La vita è piuttosto strana.
Spesso pensi che un evento increscioso, come l’essere rimandata due volte ad un esame universitario, possa segnare la tua esistenza e causarne il declino non solo personale, ma anche di chi si vuole bene, come il proprio padre.
Ma un incontro, anche casuale, può essere la soluzione a quel determinato problema. E la soluzione, può trasformarsi in qualcosa di nuovo e sbocciare in una rosa che non si credeva possibile potesse fiorire nel proprio giardino.



Molte volte, si ha la presunzione di classificare le persone in “buoni e cattivi”, ma dovrebbe essere ormai chiaro che il confine che delimita l’uno e l’altro, è piuttosto sottile.
Non sono le nostre azioni che fanno di noi quello che siamo, ma sono le nostre scelte!
Non esiste solo la luce, o l’oscurità, ma esse coesistono in ogni individuo, sta solo in noi decidere quale delle due parti far prevalere.
 
 
La vita ci toglie ogni giorno qualcosa, ma al tempo stesso ci dona qualcosa.
Tutto ha un prezzo su questa terra e ogni azione verrà sempre ripagata.
Bisogna solo pazientare.
Bisogna stringere i denti quando la vita ci strappa via le cose e le persone che amiamo, ma allo stesso tempo bisogna godersi gli affetti e trattarli come il più prezioso avere, tenendo a mente che quello potrebbe essere l’ultimo istante di felicità, per questo va vissuto fino in fondo.
 
 
Non tutti i mali vengono per nuocere e spesso dal rapporto più conflittuale, nasce il rapporto più forte e duraturo.


 
Il bello della vita, è la sua imprevedibilità.
Ma soprattutto, il bello della vita è amare e lasciarsi amare.
E all’amore non c’è età, non c’è colore di pelle, non c’è distinzione tra sessi, non c’è gerarchia…
Siamo tutti uguali, ognuno di noi ha il diritto alla felicità, insieme alle persone che si amano.


Perché la vita, è come una rosa: è piena di spine, ma il suo profumo e i suoi colori, ripagano da ogni sofferenza.
 
 
E la vita, è come un’opera d’arte.
Può essere non capita da un osservatore esterno, ma poco importa.
L’opera d’Arte è il frutto del suo tempo e il frutto del pensiero dell’artista.
La vita, è un insieme di colori, di linee, di sensazioni, che spesso mettiamo per iscritto, o che si tace, tenendola ben nascosta in angoli remoti dell’IO.
E il bello, è il poter arricchire il proprio bagaglio, conoscendo le esperienze di vita di chi ci sta intorno.



L’arte e la vita, ci danno ogni giorno una grande lezione: la Felicità la si può trovare anche negli attimi più Tenebrosi… Se solo uno si ricorda di accendere la Luce!
 
 

FINE
 
 
Ecco il vestito di Belle

http://bestdress.org/wp-content/uploads/2011/06/white-winter-wedding-guest-dresses.jpg
 
 
Sto male.
Non posso credere che siamo davvero giunti alla fine di questa storia! ç_ç
Per circa 18 settimane ho scritto e corretto ogni capitolo ed è stato un onore condividere con ognuno di voi questa mia idea nata un po’ per caso, dalla voglia malsana di avere Gold come sorta di insegnante di ripetizioni di storia dell’arte.
Abbiamo alternato momenti di fluff che più fluff non si può, ad altri più tristi… Abbiamo pianto e abbiamo riso, ma quello che spero davvero, è che questa ff abbia lasciato in voi un qualunque tipo di emozione.
Mi sono divertita tanto a scrivere quest’ultimo capitolo. Ho inserito davvero tanto, ma tanto humor,  perché nella serie tv il pre-matrimonio è stato piuttosto triste e doloroso, invece volevo che si godessero questo momento come una coppia normalissima.
Ho anche cambiato l’abito di Belle, non perché l’altro non mi piaccia, ma perché desideravo vederla con un abito lungo dato che non si trattava di un matrimonio un po’ last minute.
Quindi tutto è bene quel che finisce bene!
I luoghi che ho descritto non esistono davvero, sono frutto della mia mente, però mi piacerebbe partecipare ad un matrimonio così.
Invece gli scherzi casalinghi, sono ispirati a scherzi che i miei parenti hanno fatto a neo sposi, specie quello della sveglia va molto di moda! XD
 
Vorrei ringraziare davvero, ma davvero di tutto cuore ognuno di voi per aver seguito la mia storia con così tanta passione. Sono stata felice di leggere e rispondere ad ogni recensione, le vostre parole e il vostro affetto mi hanno resa una donna felice.
Quindi vi invito a lasciare una recensione per quest’ultimo capitolo, magari per farmi sapere se la storia nel totale vi è piaciuta, o se non vi è piaciuta…. Magari se vorreste tirarmi pomodori, o petali di rosa… Non so! XD mi fa piacere conoscere i vostri pareri!
 
 
I programmi futuri non prevedono nuove long fic, ho in mente una short fic che però non so quando potrò mettere per iscritto, dato che è un periodo un po’ incasinato.
Spero però di tornare presto, perché scrivere è davvero liberatorio!
 
 
E niente, grazie ancora di tutto, un bacio!!!
 
 

ATTENZIONE SPOILER S4
 
 
Per il viaggio di nozze, sì, mi sono ispirata ai piani di Rumple andati in fumo. Mi piaceva l’idea che potessero oltrepassare i confini di Storybrooke e condividere insieme questa bella esperienza.
Speriamo anche di vedere presto un baby Rumbelle!!!
Adesso chiudo davvero, grazie a tutti! E’ stato un piacere condividere le mie passioni con voi ;)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2829719