Unexpected

di Aliis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Otto settembre ***
Capitolo 2: *** Sorpresa ***



Capitolo 1
*** Otto settembre ***


Sono passati ben due anni da quel giorno.
Eri tornata a casa con un’aria diversa, mi hai guardato, mi hai raggiunto sul divano, mi hai preso le mani e mi hai dato un bacio a fior di labbra.

“Mi hanno assegnato un incarico sotto copertura, starò via solo un paio di giorni, il tempo di consegnare un pacco e tornare”

“Ma è pericoloso! Sei incinta Kate”

“Lo so. Ma sono incinta solo da tre settimane, non si vede niente, starò attenta te lo giuro, a quanto pare sono l’unica detective a New York che parla il russo decentemente”

Prende un respiro.

“Fra due giorni sarò già tornata tra le tue braccia”

Mi accarezza il viso.

“Lo sai che saranno i due giorni più lunghi della mia vita? Ma ci sarà qualcuno che ti sorveglierà vero?”

“Certo Castle. Mi sorveglieranno da ogni angolo di New York, dicono che se l’operazione riuscirà sarà una grandissima svolta per un caso che seguono da una vita, non posso dirti i dettagli ma devi fidarti di me”

Mi guarda seria.

“Devo farlo. Il mio distintivo mi dice che devo farlo”

Prendo un profondo respiro.

“Questa cosa non mi piace per niente, ma tanto non potrò dire nulla che possa farti cambiare idea, lo so. Ma ti prego stai attenta, anzi state attenti o attente” 

Le accarezzo la pancia.

“Starò attentissima. Ti giuro dopo questa operazione me ne starò tutti i giorni al distretto a riempire scartoffie, mi hanno assicurato che sarà semplicissimo sennò non avrei accettato”

“Lo spero per loro che sarà semplicissimo”

“Ti amo lo sai?”

“Lo so, ti amo anche io”

Le sorrido anche se dentro di me c’è in atto la terza guerra mondiale.

“Andiamo a letto che ti aspettano, anzi VI aspettano due giorni impegnativi” 

Mi alzo dal divano e le tendo la mano, la prende e ci avviamo a letto.

Non potevo sapere che sarebbero stati i due giorni più brutti della mia vita.

Già dopo le prime due ore dell’operazione avevano perso le sue tracce, nessuno sapeva dove fosse, poteva essere ovunque, poteva anche essere già morta. Andai al distretto e cominciai ad urlare, cominciai ad offendere tutti, Kate era in pericolo, incinta e nessuno stava facendo niente.Mi dicevano di stare calmo, di sedermi ma quando urlai che era incinta tutti rimasero a bocca aperte, mi ricordo che la Gates disse che avrebbe dovuto dirglielo, che non l’avrebbe mandata a fare un’operazione del genere, urlò al capitano dell’FBI di rintracciarla a qualsiasi costo.Passati i due giorni, passarono mesi, anni, oggi è l’otto settembre, esattamente due anni fa Kate partì per l’operazione e io sono qui davanti alla sua tomba, vuota, a piangere come un bambino,non la fermai, avrei dovuto fermarla, avrei dovuto farla riflettere. Non sono più andato a letto con nessuna donna, non sono riuscito a scordarmela, non la scorderò mai, ogni notte abbraccio il suo cuscino, accarezzo la sua parte del letto, stavamo insieme da tre anni anche se ci conoscevamo da sette anni, aspettavamo un bambino, eravamo al settimo cielo e poi tutto è andato in fumo.

Accarezzo la foto sulla tomba.
Com’era felice.

Mia figlia, Alexis, è l’unico motivo per cui sono ancora in vita, il primo periodo ero in crisi profonda, non sono uscito di casa per tre mesi, sempre a scrivere e piangere. Mia madre mi diceva che dovevo reagire, dovevo riprendere in mano la mia vita, così ho ricominciato ad uscire ma ogni angolo di New York mi ricordava il suo viso, i suoi capelli, il suo sorriso.

Non sto più vivendo.

Sto sopravvivendo da due anni ormai.
I miei pensieri vengono risvegliati dal suono del cellulare.

Lo prendo, mi asciugo le lacrime e cerco di rispondere con la voce più normale possibile.

“Hey mamma”

“Richard devi correre a casa”

 
 

 

Ciao a tutti/e!

E' la prima volta che scrivo una FF, amo da impazzire Castle e ho deciso di pubblicare una storia che parli della nostra coppia preferita ma con avvenimeti mai successi realmente nel telefilm.
Spero vi piaccia e a presto con i prossimi capitoli :)

 

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Capitolo 2
*** Sorpresa ***


"Arrivo"

Il tempo di interrompere la chiamata che già sono fuori dal cimitero. 
Cosa diavolo può essere successo.
Entro in macchina, esco dal parcheggio, guido alla velocità della luce, sento 
i clacson delle altre macchine ma in questo momento non me ne può fregar di 
meno.
Finalmente arrivato, parcheggio la macchina e sempre correndo arrivo davanti 
alla porta di casa.
Prima di aprire faccio un grande respiro.
Questo giorno resterà per sempre come il giorno più brutto della mia vita, non 
voglio che ci sia un altro motivo per pensarlo.
Metto le chiavi nella serratura.
Tiro giù la maniglia e apro la porta.

"Richard eccoti finalmente"
"Che è successo mamma?"
"Stai tranquillo, stiamo tutti bene ma devi vedere una cosa"
Il suo sguardo non mi convince, c'è qualcosa di strano.
Mi fa cenno di seguirla.
Si mette a sedere su una sedia davanti al bancone della cucina e io mi metto 
nella sedia accanto.
Mi guarda con aria preoccupata, ha quasi le lacrime agli occhi.
"Ti devo dire una cosa"
Mi prende le mani, questa situazione non mi piace per niente.
"Stamani è arrivata una busta"
"E allora?"
Non riesco a capire.
Mi lascia le mani e si alza. Va a prendere la sua borsa appoggiata sul divano 
e prende una busta.
Non so perché ma comincia a battermi il cuore, non che normalmente non lo 
faccia, ma i battiti sono più accelerati del solito. 
Torna sulla sedia e mi appoggia la busta sul bancone, tiene ancora la mano 
sopra e mi rivolge un altro dei suoi sguardi preoccupati.
"Mamma che diavolo è"
"So come sei stato male in questi anni. So quanto hai sofferto e quanto hai 
cercato di dimenticarla. Aprendo questa busta rientrerai in quel vortice, non 
che tu ne sia uscito ma.."
Non la lascio finire e prendo la busta.
Il francobollo è russo.
Cominciano a tremarmi la mano.
From: Katherine Beckett
To: Richard Castle
Mi sento morire.
Le lacrime cominciano a uscire senza tregua.
Guardo mia madre, le do un bacio in fronte e vado nel mio studio.
Sento che cerca di dirmi qualcosa ma non ho voglia di parlare con altre 
persone.
Mi metto a sedere davanti alla scrivania e guardo ancora la busta.
Che cosa vuol dire.
Nemmeno un'ora fa ero davanti alla sua tomba e ora sono qui con una busta in 
mano che ha il suo nome sopra.
Riconosco la sua scrittura, accarezzo dolcemente le lettere, il suo nome, 
riesco a sentire il rilievo che ha lasciato la penna.
Non ci sto capendo più nulla.
Mi asciugo le lacrime e apro la busta.
Tiro fuori il foglio, è una lettera.
Faccio un altro grande respiro e inizio a leggere.

Ciao Rick.
È stranissimo scriverti, non ci credo nemmeno io. Mi manchi da morire, non ho 
mai smesso di pensarti, mi mancano i tuoi occhi, il tuo sorriso.
Vorrei scriverti tante cose ma ho pochissimo tempo, ho trovato una persona che 
può aiutarmi, porterà questa lettera all'ufficio postale e te la manderà.
È brutto scrivertelo qui, così, ma nostro figlio è vivo, l'ho partorito anche 
se dopo varie complicazioni, é stato stranissimo non averti accanto, è 
bellissimo, ha i tuoi occhi e il tuo sguardo.
Immagino quanto tu abbia sofferto, quanto tutti abbiate sofferto, sono conscia 
che potresti avere dato una nuova svolta alla tua vita ma a chi potevo scrivere 
se non a te? Non voglio sconvolgerti la vita ti chiedo solo un aiuto.
Sono riuscita a dare nostro figlio a questa persona, io non posso tenerlo qui 
con me, due giorni dopo l'inizio dell'operazione mi hanno portato in Russia, 
adesso sono a Mosca, chiusa dentro una casa da mesi, sono successe tantissime 
cose, impossibili da scrivere qui.
Ti chiedo solo di andare a prendere nostro figlio da questa persona, ti ho 
scritto l'indirizzo dietro il foglio. Quando incontrerai questa persona ti 
spiegherà tante cose, se vieni a cercarmi ti uccideranno e se ti fai aiutare 
dalla polizia uccideranno anche loro. Io voglio solo che mio figlio stia con 
suo padre, io me la caverò.
Il tempo è scaduto.
Ti amo
Kate


Non riesco a realizzare.
La rileggo altre dieci volte.
Comincio a urlare dalla felicità, è viva, nostro figlio é vivo, non riesco a 
crederci.
"È vivaaaaaa"
Urlo, piango e rido.
Prendo il telefono.
Cerco il numero dell'aeroporto di New York.
Compongo il numero e comincio a parlare ancora con le lacrime agli occhi.
Potrei sembrare un pazzo ma non importa.
"Pronto? Si vorrei comprare un biglietto di sola andata per Mosca, il prima 
possibile grazie"
"Stasera alle otto va benissimo"

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