Together Forever

di Frafra9
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Together Forever ***
Capitolo 2: *** Il mio Regno ***
Capitolo 3: *** Shopping ***
Capitolo 4: *** Ospiti venuti da lontano ***
Capitolo 5: *** Litigio ***
Capitolo 6: *** Indipendence Day ***
Capitolo 7: *** Domande ***
Capitolo 8: *** La Push ***
Capitolo 9: *** Ci saremo sempre ***
Capitolo 10: *** Dichiarazione ***
Capitolo 11: *** Settembre: la scuola ***
Capitolo 12: *** Incontro...pericoloso ***
Capitolo 13: *** Jacob... Jacob..Jacob... ***
Capitolo 14: *** Imprinting ***
Capitolo 15: *** Ragazza lupo ***
Capitolo 16: *** Falle del male ed io... ***
Capitolo 17: *** Dear Nesme ***
Capitolo 18: *** Rebecca ***
Capitolo 19: *** Uniamo l'utile al dilettevole ***
Capitolo 20: *** Shh... non ditelo a Jacob ***
Capitolo 21: *** Buon Compleanno ***
Capitolo 22: *** Come marito e moglie ***
Capitolo 23: *** Kauk laule ***
Capitolo 24: *** Leah ***
Capitolo 25: *** Voglio essere umana ***
Capitolo 26: *** Verità ***
Capitolo 27: *** Aloha ***
Capitolo 28: *** Waikiki Acquarium ***
Capitolo 29: *** Paul & Rachel ***
Capitolo 30: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 31: *** Leggende (parte 1) ***
Capitolo 32: *** Leggende (parte 2) ***
Capitolo 33: *** Happy Birthday ***
Capitolo 34: *** Come sette anni fa ***
Capitolo 35: *** Futuro ***
Capitolo 36: *** Sarah ***
Capitolo 37: *** Aspettiamo.. ***
Capitolo 38: *** Battesimo Sarah ***
Capitolo 39: *** Paris ***
Capitolo 40: *** Bonne année ***
Capitolo 41: *** Principe & Principessa ***
Capitolo 42: *** Passato, Presente e Futuro ***
Capitolo 43: *** Arrivederci Cullen ***
Capitolo 44: *** Una nuova Renesmee ***
Capitolo 45: *** Natale ***
Capitolo 46: *** Il tempo è una sorpresa ***
Capitolo 47: *** Emby & Lily ***
Capitolo 48: *** 48- Crescere ***
Capitolo 49: *** Proposta ***
Capitolo 50: *** Willard ***
Capitolo 51: *** Jake, Nessie & Will ***
Capitolo 52: *** La nostra felicità ***
Capitolo 53: *** Piuma indiana & Spiga di grano ***
Capitolo 54: *** La prima notte ***
Capitolo 55: *** Come nascono i bambini della riserva? (Epilogo) ***



Capitolo 1
*** Together Forever ***


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Prima di cominciare la lettura di questa fan fiction volevo dirvi che la storia si svolge qualche anno dopo la fine di Breaking Dawn. La vita va avanti e per tanto è possibile incontrare qualche personaggio nuovo.
 
Per una buona lettura vi lascio questa piccola leggenda:
 
I pensieri di Nessie e di Jacob (perché ci potranno essere dei capitoli, dove sarà lui a parlare), saranno scritti in corsivo
Gli sms, i biglietti e tutto ciò che i protagonisti leggeranno, saranno in grassetto
Quando Nessie userà il suo potere, sarà tutto in corsivo e sottolineato
Quando Nessie, parla a Edward con il suo pensiero, sarà scritto tra virgolette “e corsivo”.
Stessa cosa, se è Jake in forma di lupo a parlare con i lupi, o con Edward.
Buona lettura!



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Prologo
 
Affacciata alla finestra della mia stanza, aspetto che un grosso lupo rossiccio si fermi davanti casa per salutarmi nel modo che a me piace tanto, in altre parole con una smorfia che dovrebbe somigliare a un sorriso e alzando la zampa destra per muoverla come se stesse facendo “Ciao”.
< Stai aspettando Jacob > dice mamma entrando in silenzio. Non l’avevo sentita arrivare. I vampiri quando vogliono sanno essere silenziosi.
< So che anche oggi è di ronda > dico.
< Gli vuoi tanto bene. Vero? E anche lui te ne vuole sai? > dice abbracciandomi.
 
Eccolo arrivare correndo verso casa, e frena mettendosi seduto.
E a me scappa da ridere. Lo fa apposta, sa che mi piace quando fa così. 
< Tantissimo, mamma. Tantissimo > le rispondo mentre ricambio il saluto con la mano e sorrido felice.
 
 
Chissà se ha sentito quello che ci siamo dette la mamma ed io.
 
 
 
*Note Autrice*

Dopo tanto rieccomi qui con una storia con più capitoli. Spero vi piaccia e v’incuriosisca. Questo brevissimo dialogo è stato fatto cosi alla svelta e forse non si capisce, o forse sì, quanto bene si vogliono, il lupo con la sua principessa. Bando alle ciance! Se vi piace recensite.
Frafra

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Capitolo 2
*** Il mio Regno ***


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< Ciao morbidoso > dico sorridendo non appena il testone di Jacob in forma di lupo, mi fa ombra e pertanto non posso continuare a disegnare, così poso la matita che tengo in mano e lo abbraccio forte.
 
Non vederlo per mezza giornata, mi rattrista. Lo vorrei sempre vicino a me.

 
Lui ricambia con la sua smorfia/sorrisone, per poi subito dopo, andare dietro ad un albero e tornare in forma umana.
< Immaginavo di trovarti qui. Questo posto ti piace tanto eh! > mi dice sorridendo mentre si siede accanto a me, prende il mio album da disegno e inizia a sfogliarlo, come fa sempre e che conosce a memoria.
La maggior parte dei miei disegni, raffigurano un lupo, una ragazza e poi Forks e La Push, oltre ai soliti classici disegni.
< Senti che silenzio, che pace...  > - dico alzandomi in piedi e allargando le braccia, come se abbracciassi tutto il prato. Lui mi guarda e ridacchia - < E’ il mio regno. Nessuno lo conosce, a parte te, che sei l’unico di cui mi fido e che tra altro lo abbiamo scoperto insieme >
 
Il mio posto preferito è una piccola radura, non molto lontana da casa, nascosta da alberi e rocce, con tanti fiori colorati gialli, rossi, bianchi, viola, azzurri, rosa ecc... ha una piccola sorgente d’acqua fresca e limpida.
Mi piace definire questo posto “Il mio regno”, perché a parte Jacob, nessuno lo conosce. Ho scoperto questo posto insieme con lui, durante una delle nostre passeggiate.  Non che della mia famiglia non abbia fiducia, anzi di loro mi fido, ma ci sono cose che preferisco tenere per me, che sono affari miei e di Jacob. Anche se ancora sono una bambina “speciale” e ho come genitori due vampiri, uno che legge nella mente e l’altra che ha uno scudo mentale, ho pur sempre dei segreti anch’io. Ammetto, però di avere il sospetto che sanno di questo posto e fingono di credere alla bugia di me che vado a leggere su un albero dietro casa.

Ricordo che pochi giorni dopo aver trovato la radura, con mia sorpresa Jacob, aveva costruito un’altalena... volevo anche un castello, ma disse di no e continua con il no.

< Jake, lo sai cosa manca qui? Un castello > gli domando mentre mi dondolo sull’altalena con lui affianco. Io insisto alla fine cederà. Lo so.
< Troppa fatica e poi, mi porterebbe via troppo tempo! > mi dice.
< La verità è che sei uno sfaticato. Ecco! > gli dico mettendomi a braccia conserte, faccino offeso e testa girata dalla parte opposta di Jake.
< Non lo sono! > - mi abbraccia e con il dito indice mi costringe a guardarlo - < Se io sto qui a costruire il tuo castello, poi non posso stare con te > mi da un bacino sulla fronte.
 
In effetti, ha ragione.

< Va bene. A pensarci bene, hai ragione ma resti comunque uno sfaticato > gli dico con un sorriso.
 
Mi piace prenderlo in giro. 

< Sfaticato a me?! > mi dice e inizia a farmi il solletico ed io rido, rido e rido.
< Ti prego basta! > dico continuando a ridere.
< La smetto se dici che non sono uno sfaticato > mi dice allentando la presa.
< Ok, non sei uno sfaticato > gli dico e lui smette di farmi il solletico. Libera dalla sua presa, vado a bere.
< Il troppo ridere, mi ha fatto venir sete > gli dico mentre mi sporgo verso la piccola cascata d’acqua.
< Attenta a non cadere in acqua > mi dice mentre viene a bere anche lui. Come al solito finiamo per schizzarci l’acqua addosso.
Mi piace stare in compagnia di Jacob, non ci si annoia mai anche perché ci inventiamo sempre qualcosa di nuovo e divertente. Il mio gioco preferito è quello del rincorrersi e cercare di prenderci, ma alla fine cadiamo a terra, stanchi e con il fiato corto. Anche se per metà sono vampira e umana, il mio corpo funziona come quello di tutti gli essermi umani ad eccezione della mia crescita rapida e la sete di sangue... animale.  Ad eccezione di tutti i vampiri, la mia famiglia e gli zii di Denali, preferiscono bere sangue di animale.
 
Quando sono con Jacob a giocare, non mi rendo conto del tempo che passa velocemente e lo stesso lui.
Ce ne accorgiamo solo quando il sole comincia a calare per lasciar posto alla luna.

< Renesmee Carlie! > - grida papà fuori al giardino. Se mi chiama per nome completo, significa solo che sono nei guai - < Dovevi rientrare quarantacinque minuti fa >
< Scusami, ma stavamo giocando e non ci siamo resi conto del tempo... > mi giustifico.
Sa benissimo che ero con Jacob, la mia “guardia del corpo”, così lo chiamo alle volte perché è protettivo nei miei riguardi.
< Giocando o no, hai un telefono e sai che devi avvertire >
< Edward, Nessie era con me > dice Jake.
< Jacob! Non m’interessa. Sa benissimo, come lo sai anche tu, che non deve far tardi... > gli risponde arrabbiato papà.
 
“Arriverà il giorno in cui non potrai più dirmi niente.”

< Edward! Calmati, sai benissimo che Jacob era con lei e che non la perderebbe di vista neanche un secondo > interviene mamma poggiando una mano sulla spalla di papà. E già per qualche strana ragione, Jacob, mi è sempre vicino in pratica da quando sono venuta al mondo. Secondo zia Alice, da quando ero nella pancia di mamma, lui era sempre presente, anzi fu lui a capire che per metà ero vampira e che quindi avevo sete di sangue e quello di mia madre non mi bastava più. La cosa più strana io, in qualche modo, mi sentivo attratta da lui. E’ il mio fratellone, compagno di giochi e migliore amico ed io gli voglio un sacco di bene.
< Nessie io vado, tra poco sono di ronda. A domani > - mi saluta dandomi un bacio sulla fronte ed io lo abbraccio - < Bells... Edward... > salutano anche loro e va via.
< Ciao Jake! > - lo saluto un po’ triste. Ogni volta che va via, mi rattristo - < Vado a farmi una doccia > dico ed entro in casa. Prima però mi affaccio alla finestra della mia stanza per vederlo salutarmi in forma di lupo.
 
Salutato il mio Jacob, adesso posso farmi la doccia.
 
Prendo dalla cabina armadio il pigiama pulito e lo poggio sul letto, dopodiché entro in bagno, mi lavo i denti e poi mi spoglio ed entro in doccia. Finita la doccia, infilo il mio accappatoio preferito e prendo l’asciugacapelli. Prima lavandomi i denti, non ho fatto caso al mio riflesso sullo specchio, ma ora noto che il mio viso sta cambiando di nuovo. I lineamenti da bambina, sembrano aver lasciato il posto a quelli da ragazza adolescente.  Il seno comincia a vedersi bene, certo non è enorme e nemmeno piccolo, ma si nota. Inoltre, mi sono alzata di qualche centimetro. Tutte queste cose insieme mi fanno sorridere perché significa che presto potrò uscire di casa e andare dove voglio da sola, potrò andare a scuola che a sentir parlare Jacob e i ragazzi alla riserva, è noiosa. E cosa, per me stupenda è che non sarò più trattata come una bambina. E soprattutto, se esco con Jacob, non mi scambieranno per sua sorella o cuginetta.
Tutta contenta di ciò, mi metto il pigiama ma mi accorgo che anche questo mi è piccolo.
 
Sembro ridicola!


< Mamma > dico mentre scendo le scale per andare in salotto, dove papà sta guardando il telegiornale e mamma, accanto a lui sta leggendo un libro.
< Dimmi piccola > mi sorride mentre le mostro che il pigiama inizia a essere corto.
< Domani andrai con le tue zie a fare shopping > - dice papà, senza togliere l’attenzione al notiziario - < Ha telefonato prima Rose e ha chiesto se domani andrai con loro. E ho risposto di si >
< Mamma vieni anche tu vero?! > le chiedo quasi implorante. Mi piace fare shopping insieme alle zie, ma con la zia Alice non si sa mai cosa può succedere, è imprevedibile!
 
 

*Note Autore* 
 
Ecco il primo vero capitolo della storia. Ho iniziato con un momento dolce tra il lupo e la Principessa.. Ho pensato che, come Edward e Bella hanno la loro radura, anche Nessie e Jacob devono averla.
Spero vi piaccia e spero in qualche vostra recensione.

P.S il capitolo è stato ri-corretto e ringranzio SweetLuna per la correzione e vi consiglio di leggere la sua FF Eternity che trovate tra le mie preferite :)
 

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Capitolo 3
*** Shopping ***


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Mamma, come immaginavo... non è voluta venire... ha invento la scusa di dover andare da nonno Charlie per delle faccende domestiche. La zia si è arresa troppo presto, anzi non ha nemmeno provato a convincerla.
 
Ok Bella, saluta Charlie. Tranquilla baderemo noi a Renesmee.
 
Sono in auto con le zie e guardo il panorama scorrere veloce.
 
C’è sotto qualcosa...  la cosa è strana e anche tanto, ma adesso non posso perdere del tempo a indagare perché devo fare shopping.
 
< Manca poco e siamo arrivate al Pacific Place! > dice euforica la zia Rose. A detta della mia famiglia, da quando sono nata io, lei è cambiata... in meglio.
 
Arrivate al centro commerciale, la zia Alice parcheggia la Volvo di papà ed entriamo. Il primo negozio, dove devo assolutamente entrare, è quello di dolci e caramelle “Sweet Temptation”. Negozio che alle due vampire non piace. Chissà perché...
< Nessie no! Ci passiamo dopo, al ritorno... promesso! > dice zia Rose.
< Durante lo shopping mi prende un po’ di fame e qualche caramella nella borsa mi ci vuole > faccio spallucce e occhi dolci funzionano sempre.
< Va bene... hai vinto tu anche stavolta > mi dice la zia Rose sospirando ed entriamo nel negozio, dove riempio due bei sacchetti. Uno da mangiare adesso, e l’altro a casa con Jacob.
< Adesso il nostro shopping può iniziare > dico uscendo dal negozio e facendo ridere le zie.
 
Mentre le zie ed io stiamo camminando dirette a un negozio di abbigliamento, il preferito della zia Alice. In una vetrina di un altro negozio un vestito azzurro, in stile impero, corto ma non troppo, a una sola spallina e ricami d’argento sotto il seno, attira la mia attenzione.
< A lui piacerà > dice zia Alice sorridendo.
< Zia! Non c’è nessun lui e poi sono troppo piccola perché pensi all’amore > rispondo. Troppo piccola per amare qualcuno o troppo sola? Forse entrambe le cose. Al di fuori della mia famiglia le uniche persone umane che frequento sono Jacob e i ragazzi della riserva ma li considero amici anche perché sono quasi tutti fidanzati e più grandi di me. Non vado a scuola, niente amici umani da frequentare e ciò significa che pensare all’amore, non fa per me. Quando sarò grande chissà...
< Comunque sia tesoro, lui o non lui quel vestito ti starà una meraviglia! Ho in mente l’acconciatura > mi dice zia Rose.
 
Insistono con il vestito.
 
< Non lo posso comprare... non ho occasioni per indossarlo! E poi, vi ricordo che cresco velocemente e fra un mese è da buttare! > dico con ovvietà e ho fatto male perché entrambe mi lanciano un’occhiataccia...
< Nessie, ricorda che sei una Cullen. E a una Cullen non serve creare l’occasione giusta per indossare un buon e bel vestito. Perché l’occasione è sempre dietro l’angolo, ogni giorno! > dice zittita zia Alice. Mai contraddire zia Alice in fatto di vestiti!
< Capito... scusa, ma quel vestito resta in vetrina > dico. Se mi ci metto, sono testarda alla pari di mamma e papà messi assieme.
 
Entriamo nel negozio e diamo prima un’occhiata in giro e poi inizio a provare i capi di abbigliamento che le zie hanno visto per me, alcune cose le ho scelte io stessa soprattutto pantaloni. Mi piace indossare pantaloni soprattutto quelli sportivi per due motivi. Il primo è perché mi sono comodi per quando trascorro i pomeriggi con Jacob, in mezzo al bosco, o sulla spiaggia a La Push. Il secondo motivo è che mi diverto nel vedere le facce inorridite della zia Alice, quando provo dei pantaloni veramente brutti.
< Renesmee Carlie, cosa diamine sono quei cosi rossi... toglili subito!  > mi dice inorridita la zia.
< Pantaloni alla turca, non sono belli? > le chiedo divertita.
< Belli?! Sembra che ti sei fatta la popò sotto > mi risponde.
< Sto scherzando. Non mi piacciono > dico mentre entro nel camerino per toglierli.
< Nessie per curiosità, prova il vestito che hai visto in vetrina > mi dice la zia Rose mentre mi passa l’abito. Sbuffo.
 
Lo immaginavo che alla fine, me lo avrebbero fatto provare. Renesmee impuntati che non si compra.
 
Lo provo. Mi osservo allo specchio prima di farmi vedere dalle zie.
 
Mi sta bene, sui fianchi. Certo, sul seno ancora c'è spazio..
 
Mi faccio vedere da loro, che mi squadrano dalla testa fino ai piedi, parlottando tra di loro.
< Posso andare a cambiarmi? > - domando loro - < E questo non si compra > ribatto.
< Cambiati così, paghiamo e continuiamo il giro dei negozi > mi dice zia Rose.
 
Alla fine esco dal negozio, con tre buste e in una di queste si trova il vestito blu.
 
E meno male che non si doveva comprare!
 
Dal negozio di abbigliamento si passa a quello delle scarpe.
 
Qui comincio a provare ogni tipo di scarpa possibile. Tra le ballerine, scarpe da tennis, sandali con tacco non troppo alto se no, papà si arrabbia. Per lui, ancora sono piccola per portare tacchi troppo alti. E non ha torto.
 
Povero commesso... sta impazzendo!
 
Dal negozio di scarpe si passa al negozio  di borse e accessori e poi ancora quello di abbigliamento e insomma  tre piani di centro commerciale ce li facciamo tutti. Gli unici negozi in cui non entriamo sono quelli di giocattoli e di abbigliamento per la prima infanzia.
 
Il tempo passa e fuori comincia a fare buio, la grande spesa per me è stata acquistata e possiamo tornarcene a casa. Carichiamo le buste e saliamo in auto.
 
‘Drin! Drin!’
 
< Pronto? > domando, senza nemmeno vedere sul display chi è.
< Dove siete? Avete finito con lo shopping, o le tue zie ti hanno portato fino in Europa? > dice papà con sarcasmo. 
 
Strano, non ha mai chiamato quando sono con le zie. Chiama solo quando sono con Jacob... 
 

< Papà, stiamo rientrando > - dico - < Ma è successo qualcosa? >
< Fate presto che abbiamo ospiti > mi dice e chiude la comunicazione, senza rispondere però alla mia domanda. 
Guardo le zie, so che hanno origliato la telefonata.
< Sai qualcosa? Chi sono gli ospiti? > domando rivolta a zia Alice, la veggente di casa.
< No, non so nulla > mi risponde. È possibile, poiché zia non tutte le decisioni delle persone, che non sono né umane né vampire, vede. Infatti, lei non riesce a vedere il futuro di Jacob e il mio. 
 
Se gi ospiti fossero pericolosi, papà di sicuro avrebbe parlato direttamente al telefono con la zia, o avrebbe mandato Jacob qui a Seattle. Papà, fa tanto il severo con Jacob, ma alla fine... se devo stare al sicuro, sa che il lupo mi protegge.
 
Secondo me, sanno tutto e tutti perché se no, non mi spiego il comportamento di mia madre e la non insistenza della zia.
 
In auto, mentre stiamo sulla strada per tornare a casa, mando un messaggio a Jacob.
 
Jake, lo shopping è andato bene e ho fatto scorta di caramelle. Nessie :) 
 
Qualche minuto dopo mi risponde.
 
Le tue zie avranno svaligiato i negozi immagino... spero per te, che non ti stia mangiando tutte le caramelle perché ti fanno male e si dividono con me. Jake :) 
 
Leggo e sorrido.

< Nessie, come mai sorridi? > chiede zia Rose.
 
Come se non lo sa il motivo...
 
< Starà scambiandosi qualche messaggio con Jake, su quale gioco nuovo inventarsi  > risponde zia Alice.
 
Indovinato il destinatario, ma sbagliato lo scambio dei messaggi.
 

Non rispondo alle zie, ma a Jacob si.
 
Jake, sai per caso se da me sono arrivati degli ospiti e chi sono? Parla o niente caramelle! >:(
 

Dopo un po' mi arriva la sua risposta.
 
Non so nulla e non mi é stato riferito nulla. Giuro che non so niente e le caramelle lasciamele!! :)
 

Nemmeno lui sa qualcosa... e perché non ne sono convinta? 
 

Gli rispondo.
 
Ok grazie. Ricorda ho le caramelle e quindi ho il comando!  Muahahahah! Nessie :)
 
Non gli chiedo se passa da me, perché conoscendolo, verrà di sicuro. Nuove persone, lui ne è all’oscuro e poi ho le caramelle.
 
*Note Autore*
 
Ecco il secondo capitolo. Qui Nessie, è andata a fare dello shopping con le sue ziette che sembrano sapere prima di lei che c'è un "lui" nella sua vita ma Nessie sembra non sapere chi sia... E' lui o non è lui?
Intanto a casa Cullen sono arrivati degli ospiti chi saranno?
Mi scuso, se trovate degli errori di battitura o ortografici ma prima di postarlo l'ho letto e riletto e corretto. E forse, bene.

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Capitolo 4
*** Ospiti venuti da lontano ***


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Seduto sul divano in salotto a parlare con nonno Carlisle e con il resto della famiglia, c'è un ragazzo dall’aspetto sconosciuto e familiare allo stesso tempo. 
 
< Oh ragazze, siete tornate! > saluta zio Emmett. Si alza dalla poltrona per andare da zia Rose non prima di avermi scompigliato i capelli e beccatosi una mia occhiataccia. Sa che non sopporto quando mi scompigliano i capelli soprattutto se passo le ore a sistemarli!
< Huilen e suo nipote Nahuel sono venuti a trovarci dall’Amazzonia > dice nonno Carlisle tutto contento ed entusiasta. 
Osservo con attenzione Nahuel e inizio ad aprire i cassetti della mia testa per vedere il perché mi è famigliare. Alla fine, mi viene alla mente lo scontro con i Volturi, dove lui venne a testimoniare in mio favore.
 
Lui é un ibrido come me... quello che ha testimoniato per me davanti ai Volturi...
 
< Sì, Renesmee. Hai indovinato è lui > risponde papà al mio pensiero.
< Grazie papà > rispondo per poi salutare gli ospiti.
 
"Ti ho detto tante volte di non origliare i miei pensieri".
 
Dico con pensiero a mio padre, sa che odio quando origlia i miei pensieri, soprattutto se c'è gente.
 
< Renesmee, non si ricordava, dove vi aveva già visto > dice papà agli ospiti, ignorando ciò che gli ho appena detto. 
< E siccome ha questo viziaccio di leggere nella mente... deve sempre mettersi in mezzo >continuo io piccata e gli faccio una linguaccia. 
 
Mentre nonno parla con Nahuel, riempiendolo di domande, ne approfitto per andare su, al piano di sopra, nella vecchia stanza di papà, ormai la mia seconda stanza. Non mi va di stare lì, in salotto e ascoltare quei discorsi fastidiosi sull’essere un ibrido. 
 
Siccome le buste sono state portate in camera dagli zii, io mi limito a toglierli dalle buste, li osservo, faccio vari tipi di abbinamenti con altri vestiti e accessori che ho già e che si trovano nella vecchia cabina armadio di papà, ormai è anche quella mia, visto i continui vestiti che le zie continuano a comprarmi, anche a mia insaputa. Tra un vestito e un'altro do uno sguardo fuori la finestra e spero che Jacob arrivi. Quando non sono con lui, mi manca. Voglio giocare con lui e dividere le caramelle.
Stanca di questo “gioco” e rendendomi conto che Jacob non verrà, rimetto tutto apposto, alcuni vestiti appena acquistati li metto nelle buste, pronti per essere portati a casa, altri invece li ripiego e lì sposto nella cabina armadio dopo di che, vado a farmi una doccia veloce per riprendermi dalla stanchezza.
 
Scendo giù in salotto e trovo Nahuel seduto sul divano che guarda la TV.
< Ciao, ma gli altri? > chiedo.
< Sono andati adesso a caccia, Perché? Volevi andare con loro se vuoi li raggiungiamo... > mi risponde. 
 
Potevano dirmelo prima che volevano cacciare!
 
< No, no casomai... andrò domani con Jacob > - dico a voce bassa - < Come stai? > chiedo un po’ intimidita. 
< Bene, grazie e tu? Una curiosità, Jacob è quel ragazzo lupo che era contro i Volturi quel giorno..? > mi domanda. 
< Io, bene. Sì, è lui. Non te l’hanno detto, che i lupi, sono nostri amici? > - domando e mi fa no, con la testa - < A già nonno Carlisle ti ha fatto il terzo grado su cosa fai, come ti senti, se la tua crescita è stata rapida come la mia e tante altre domande simili > dico abbozzando un sorriso.
< Hai indovinato su tutto Renesmee > - mi dice sorridendo - < Raccontami un po’ di questo ragazzo lupo, sono curioso... >
 
Da fuori sento un piccolo ululato, per avvisare che il mio lupo preferito é qua fuori.
 
Jacob!
 
Sorrido e corro fuori, seguita da Nahuel che si trova davanti e in bella mostra un grosso lupo rossiccio in piedi ed io che lo guardo e lo accarezzo felice di vederlo. 
< Jacob! >- gli dico felice e sorridendo. L'istinto di Nahuel, è quello di spingermi via dal grosso lupo, ma io lo fermo.
< Scommetto che sei di ronda... > -Lui annuisce e si siede. - < La mia famiglia è a caccia > annuisce. Sa anche quello.
< Ciao, non so se ti ricordi di me... io sono quello che ha testimoniato a suo favore con i Volturi > dice Nahuel. Jake, si limita ad annuire. Accarezzo Jake. 
< Prima Nahuel, mi ha chiesto di te > - dico a Jake e poi guardo Nahuel - - dico mentre Jacob strofina il suo muso sul braccio. Sorrido e lo abbraccio, o meglio cerco di farlo perché è un lupo enorme. Un ululato richiama Jake al suo lavoro e a malincuore ci salutiamo. Lui corre verso il bosco, Nahuel ed io rientriamo in casa.
< Poteva anche tornare umano per un attimo > dice Nahuel.
< Era di ronda e non poteva > gli rispondo. 
< Mi dicevi di lui, continua... > mi dice mentre si siede su una sedia.
< Jake, è un ragazzo simpatico, solare, sempre allegro. È difficile e raro trovarlo arrabbiato. A parte questo, lui è un gran giocherellone. Mi ha insegnato e continua a insegnarmi molti giochi divertenti. Con lui, posso stare al sicuro, anzi mi sento al sicuro, protetta. Mamma le ha affidato la mia vita, e se non l'avesse fatto beh... gliela avrei data io stessa.  > - ricordo bene la lettera che mamma scrisse con la paura che i Volturi, potessero ucciderli. La conservo ancora. - < Ci sono giorni che lo vedo poco e altri, che non lo vedo mai perché è spesso impegnato, con le ronde e il lavoro, fa il meccanico. Ma dimmi di te invece... > chiedo per cambiare discorso e perché sono curiosa di sapere da dove viene, cosa fa. Infondo siamo uguali, entrambe veniamo da un genitore umano e un vampiro. 
< Io?! Allora vengo dalla tribù Mapuche che si trova nel Cile >
< Anche tu un indiano?! Ehm voglio dire Nativo Americano > - domando sorpresa - < Come i Quileutes?! >
< Sì, almeno cosi la mia famiglia materna appartiene ai Mapuche. Vivo con mia zia, in un villaggio, dove ancora si lavora la terra, si va a pesca, si lavora il legno, il ferro insomma non ci sono moltissime cose che si fanno in una città. Io, faccio un po’ di tutto aiuto gli umani, anche se mi costa fatica > sorride.
< Perché? Non sei vegetariano? > - chiedo e fa no con la testa - < Ti nutri di sangue umano!? > dico.
 
 Che schifo! Io amo gli umani! 
 

< Sono venuto qui, per imparare a nutrirmi anche di animali. E domani, mi piacerebbe che me lo insegnassi > mi dice. 
< Non sono brava. Il vero maestro qui è nonno Carlisle o al massimo mio padre, ma credimi non io > gli dico mentre mi perdo nel ricordo della mia prima caccia, dove nonno mi spiegava come dovevo fare ed io, mi rifiutavo di cacciare. Fino a quando Jake con una delle sue scommesse, non mi ha sfidato e la caccia è andata bene.
< Sono sicuro che tu ne sia capace. La tua famiglia dice che sei bravissima > mi dice facendomi una carezza sul braccio. Mi scanso appena.
< E’ facile. Basta concentrarsi sugli animali e sulla natura in generale, che io trovo rilassante e divertente allo stesso tempo. > gli dico abbozzando un sorriso. 
 
Il giorno dopo come promesso, ci si prepara per andare a caccia con Nahuel, sua zia Huilen, i miei genitori e... Jacob.
< Nessie, non è necessario rompere le scatole a Jacob per andare a caccia. Lascialo riposare oggi! > mi dice mio padre. 
< Senza Jacob, io non mi muovo > rispondo mettendomi a braccia conserte.
< E va bene chiamalo > - dice papà arrendendosi subito - < Tu Bella non intervenire, eh? > 
< Sai come la penso > gli risponde mamma mentre mi passa il telefono. 
 
Compongo il numero di casa Black e dopo tre squilli qualcuno risponde.
< Pronto, casa Black, chi parla? > domanda Billy.
< Ciao Billy. Sono io Nessie, c'è Jacob? > domando.
< Jacob c'è e sta facendo colazione. Te lo passo subito > - mi dice e poi sento che lo chiama - < Jake c'è Nessie al telefono, vieni? Così mi lasci alcuni muffin > rido. 
< Nessie che succede? > mi domanda Jacob.
< Non succede niente. Ti ho chiamato per dirti che oggi si caccia > gli rispondo.
< Abbiamo cacciato due giorni fa e oggi, non è giornata di caccia > mi risponde.
< Lo so che non è oggi, ma c'è Nahuel, che vuole che mostri come caccio e... > dico ma non finisco di parlare.
< Arrivo subito da te > - mi dice - < Per la principessa questo e altro >
< Ti aspetto e non tardare mio cavaliere morbidoso > gli rispondo e chiudiamo la conversazione. Tutta contenta finisco di prepararmi. 
 
Stiamo davanti casa Cullen ad aspettare che Jacob arrivi. 
< Allora ripetimi un po' quello che devo fare... > mi dice Nahuel. 
< È la decima volta che te lo ripeto. Ancora non ti è entrato in testa eppure... > gli rispondo. Lui, come tutti i presenti,  se la ride.
< Mi diverte sentirti spiegare > mi risponde. Sospiro. 
< Ascolta bene perché non lo ripeterò più, chiaro? > - gli domando e senza aspettare risposta, continuo a parlare - < Quando siamo nel bosco, chiudi gli occhi e concentrati su udito e olfatto >
< Eccomi qui. Salve > dice una voce alle mie spalle. 
< Jacob! Eccoti! > gli dico felice avvicinandomi a lui.
< Principessa > - mi saluta dandomi un bacio sulla guancia ed io ricambio - < Nahuel. Scusami per ieri, ma ero di ronda > 
< Me l’ha detto lei > risponde Nahuel. 
 
Dopo i saluti Jacob si trasforma i lupo e ci incamminiamo tutti insieme nel bosco. Papà individua un punto, dove ci sono cervi e altri animali. Nahuel vede qualche lupo.
< Anche i lupi si possono cacciare > dice guardando Jacob che lo sento ringhiare.
< No, i lupi sono proibiti > gli risponde papà. 
< Ma sono animali > risponde Nahuel. 
< I lupi, sono nostri amici > rispondo io acida. Poi guardo Jacob come a chiedergli scusa da parte di Nahuel.
< Nessie, Jacob ha detto che se non ti sbrighi il cervo più grande lo mangia lui > mi dice mio padre. 
< Non credo proprio > dico.
E si comincia la caccia. 
 
*Note Autore*
 
Ecco il mio terzo capitolo. 
Ok la mia storia, che è solo all'inizio, non vi entusiasma molto vero? Su 66 visite solamente in 2 avete risposto. Me triste :(

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Capitolo 5
*** Litigio ***


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Sono trascorsi alcuni giorni da quando Nahuel e sua zia Huilen sono ospiti a casa dei miei nonni.
È bello poter mangiare con qualcuno che non sia vampiro. Jacob, molte volte non può fermarsi a mangiare con me perché o deve lavorare in officina, o ha il turno di ronda. Per non contare quando nello stesso giorno è impegnato con officina e ronda.
 
Anche questa mattina colazione in compagnia.
 
Appena arrivo a casa dei nonni ed entro in cucina, trovo Nahuel seduto davanti alla tavola apparecchiata ad aspettarmi per mangiare insieme.
< Giorno Nesme, dormito bene? > mi chiede venendomi incontro.  Nesme è l’abbreviazione del mio nome.
< Giorno Uel. Sì, ho dormito a meraviglia e tu? > rispondo andando verso la tavola apparecchiata e sedendomi davanti alla tazza con il mio nome. Uel, abbreviativo del suo nome.
< Oggi cosa si fa? > mi domanda Nahuel mentre prende da un piatto dei pancake.
< Non so… > gli rispondo mentre bevo il mio latte e cacao.
 
Da fuori sento il rombo di una moto, sorrido perché so chi è arrivato.
< Nesme perché sorridi? > mi domanda Nahuel.
< E’arrivato Jacob > - gli rispondo e lo vedo stringere i pugni - < Uel, tutto bene? > gli domando mentre prendo il necessario per apparecchiare per Jacob, accanto a me.
< Si tutto bene > mi risponde.
 
Poco dopo dal piano di sotto sento la nonna e Jacob salutarsi e poi i suoi passi salire le scale. 
< Giorno morbidoso > dico a Jake e dandogli un bacio al cioccolato sulla guancia, che ricambia sorridendo stringendomi forte a se e guarda Nahuel.
< Ho portato i muffin appena fatti da Rachel e salvati dalle tremende fauci di Paul > mi dice mentre ride e posa il pacchetto sul tavolo per poi sedersi accanto a me. Apro il pacchetto.
< I muffin di Rach! Sono buonissimi! Uel, devi assaggiarli assolutamente!  Jake, oggi sei libero o... > chiedo ma non finisco la frase che subito mi risponde.
< Oggi, sono liberissimo perché ? > chiede curioso. Nahuel sbuffa.
< Perché pensavo di fare una passeggiata nel bosco > sorrido.
 
Vedere Jacob mi mette sempre di buon umore!
 

Dopo la solita visita del nonno sul mio sviluppo, insieme a Jake e a Uel faccio una passeggiata per il bosco e qui cominciano le prime discussioni tra i due.
< Quanto tempo vi fermerete, tu e tua zia? > Jake chiede a Nahuel.
< Non lo so. Forse un’altra settimana, un mese dipende da quanto ci mettiamo a diventare vegetariani. Perché, ti crea disturbo? > gli risponde lui con un tono che mi sa di sfida.
< Forse... > - risponde Jake e fa spallucce - < Devo saperlo essendo l’Alpha di un branco di lupi, è mio dovere proteggere il mio territorio. Sai, tra la mia gente e i Cullen è stato fatto un patto >
< Dì la verità, che hai paura che Nesme non ti voglia più... come dire... bene? > gli dice Nahuel.
 
Cosa diamine centro io?! Perché non dovrei voler bene a Jacob se Nahuel resta ancora qui?
 
< Si chiama Renesmee! E lasciala fuori chiaro?! > - gli dice Jacob. Mi avvicino a Jake, perché temo che possa trasformarsi e sinceramente, non mi sembra il caso. Ammetto però che mi piace quando si trasforma in lupo perché posso salire sulla sua schiena, cavalcarlo e fare lunghe passeggiate, ma non quando è nervoso e intrattabile. Gli sorrido, lui mi guarda e sorride – < Digli del patto > mi dice mezzo nervoso.  Annuisco.
< Nahuel, tantissimi anni fa quando nonno Carlisle venne qua, incontrò i Quileute > - comincio a dire per poi scambiarmi uno sguardo con Jake, per essere sicura di aver iniziato bene e lui mi fa si con la testa - < Mio nonno con il bisnonno di Jacob, che era a capo dei Quileute, stipularono un patto.  I Quileute mantengono il segreto dei Cullen. E noi, oltre a mantenere il loro di segreto non dobbiamo cacciare né gli esseri umani né i lupi. Dico bene? > chiedo a Jake per avere conferma se ho detto giusto tutto.
< Hai detto benissimo! Nessie > mi dice sorridendo.
< Per questo motivo Jacob ti ha chiesto quanto tempo ti fermi > dico a Nahuel.
< Ok ma lui secondo me, lo voleva sapere per te... ha paura che con la mia presenza tu dopo non gli voglia più bene > sorride. Jacob sta per rispondere ma lo precedo.
< Jacob, è mio amico e si preoccupa per me, come anche per la sua famiglia. Di una cosa non deve mai dubitare o preoccuparsi del bene che gli voglio. E’ mio amico, è il mio Jacob, il mio morbidoso, il mio fratellone ed io gli voglio e vorrò sempre bene! > - dico mentre stringo la mano a Jake e lui ricambia la stretta - < E tu Nahuel, non parlare se le cose non le sai >
< Secondo me, ripeto, ha paura che io possa portarti via da lui. Vedi Nesme, tu ed io siamo uguali, due ibrido, abbiamo molte più cose in comune noi due che lui e te > dice Nahuel con voce e sguardo di sfida, verso Jacob.
< Pensi che io abbia paura di te? Beh ti sbagli e di grosso. Non sarai certo tu, a impedire a Nessie di smettere di volermi bene. > gli risponde Jacob. 
 
Questo non accadrà mai Jake. Puoi starne certo. Io ti voglio e vorrò sempre bene...
Ti voglio bene da quando sono nata. Non posso certo smettere cosi con uno schiocco di dita, di volerti bene.

 
< Io dico di si invece, che ne hai di paura. Cagnaccio! > dice Nahuel con sorriso beffardo.
 
Adesso sta oltrepassando il limite.
 

< Che cosa hai detto verme? Ripetilo se ne hai il coraggio > gli dice Jacob. Lo vedo tremare, segno che è molto arrabbiato e che il lupo sta per prendere il sopravvento. Gli lascio la mano e mi allontano quel tanto che basta per lasciarlo trasformare. Vorrei stargli vicino e cercare di calmarlo, ma non mi è possibile, trema troppo velocemente e rischio che possa farmi male e lui non vuole.
 
In un attimo Jacob è in forma di lupo e sta ringhiando a Nahuel che è in posizione di attacco.
 
Li guardo mentre cerco di pensare a un modo, per non picchiarsi.
 
Devo fare qualcosa... ma cosa?

 
Non posso permettere che si battono. Jacob è forte e potrebbe far molto male a Nahuel, addirittura ucciderlo. Nahuel, a differenza mia se morde, può uccidere, ha il veleno. In entrambi i casi chi ci rimette sono io perché perdo il mio Jacob e una vita senza di lui, non posso averla.
 
Ho trovato! Se non voglio mettere in mezzo papà che tanto non è nei dintorni se no, già era qui.
 

< Bastaaaa! Smettetela qui voi due > - urlo con tutta l’aria che ho nei polmoni. Jake fa qualche passo indietro e smette di ringhiare, ha visto il panico... la paura... nei miei occhi. Nahuel si ferma e distende le braccia lungo i fianchi. Mi avvicino con cautela, pian piano - < Non voglio che litighiate. Non vi state simpatici? Ok va bene...  mi dispiace. Non m’importa se vi state sul cavolo a vicenda, ma quando siamo insieme, vi prego di non fare queste cose perché non mi piacciono e, tu > - guardo Jacob - < Lo sai... sai bene che odio, vedere due persone litigare per me > - Jake sa che non sopporto vedere litigare due persone. Non ho mai sopportato le discussioni passate tra zia Rose e Jake. Figuriamoci se posso sopportare questa! Poi guardo Nahuel - < Tu sei ospite qui, sei stato accolto benevolmente, ma questo non ti dà il diritto di fare l’antipatico, sparlare di cose che non sai. Perché questo, non ti rende migliore di altri > finisco il mio discorso. Poi giro e m’incammino verso la strada di casa, lasciando i due fermi a osservarmi andare via.
 
Papà non ha trovato nulla di strano in Nahuel eppure a me sa troppo di presuntuoso e antipatico. Fidiamoci di papà... i pensieri, non mentono mai.
 

< Nesme ferma un secondo > - mi sento chiamare da Nahuel mentre Jacob rimasto ancora lupo, mi si mette davanti. Mi fermo e incrocio le braccia al petto - < Hai ragione tu, scusaci ci stiamo comportando da stupidi. Per tutto il mio soggiorno qui, noi due, cercheremo di essere amici > Jake annuisce.
< Jake, potresti tornare umano? > gli chiedo. Lui annuisce e va dietro un albero a riprendere le sue sembianze umane.
< Eccomi qui Nessie > mi dice avvicinandosi a Nahuel e me.
< Stringetevi la mano, adesso > dico a entrambe.
< Cosa? Perché dovrei stringergli la mano? > mi domanda Nahuel.
< Perché le parole che tu, hai detto a Nessie, equivalgono a un patto, una promessa > - gli risponde Jacob, al mio posto, e tende la mano - < Non so’ da te, ma qui quando due persone stringono un accordo, si danno poi la mano >
< Anche da me, ci si stringe la mano dopo aver preso accordi > risponde Nahuel che un po’ riluttante gli stringe la mano.
 
Pace per il momento è fatta, ma chissà quanto durerà...
 
*Note autrice*

Tra Jacob e Nahuel iniziano a non sopportarsi e non lo nascondono a Nessie eh?! Nessie vuole molto ma molto bene a Jacob ed è stata anche molto brava a spiegare il patto, non trovate? Va bhe vi aspetto con le recensioni. 
Bacioni!

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Capitolo 6
*** Indipendence Day ***


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Quattro luglio, o Giorno dell’indipendenza.
 
Nella storia americana, oggi è il giorno in cui si commemora l'adozione della Dichiarazione d’indipendenza del 4 luglio 1776, con la quale le Tredici Colonie nordamericane (diventata in seguito gli Stati Uniti d’America), si distaccarono dall’Inghilterra.
Ogni cittadino Americano festeggia questa giornata nei modi più svariati, andando o facendo concerti, picnic con o senza il barbecue, gite nei musei, feste private, spettacoli commemorativi, discorsi politici, fuochi d’artificio e chi ne ha più ne metta. La mia famiglia per via della loro natura non festeggia più le ricorrenze tradizionali e nemmeno quelle private, come i compleanni. Con la mia nascita, le cose sono cambiate e, infatti, è stato deciso che tutte le feste possibili e inimmaginabili, si festeggiano. Infatti, è stato organizzato un picnic nel bosco insieme a Nahuel e la zia Huilen, a Jacob e suo padre Billy Black, i ragazzi dei due branchi con i loro imprinting e ovviamente nonno Charlie con Sue.
 
Mi alzo presto, non ho sonno e ho voglia di pensare senza essere disturbata da mio padre che deve spiare la mia testa, anche se so che non lo fa apposta, ma è fastidioso, così decido di andare nel mio regno.
 Mi lavo e mi vesto, pronta per il picnic e mando un messaggio a papà.
 
“Vado dai nonni. Ci vediamo li.”
 
Sdraiata sul prato con l’mp3 nelle orecchie, osservo le nuvole che passano lente e cambiano forma, ad occhi aperti sogno di avere un paio di ali e di volare fino a raggiungere le nuvole soffici e spumose come la  panna montata o di meringa o di zucchero filato.
 
Quella nuvola lassù che sembra una giostra dei cavalli. 
 
Pensare ad altro mi fa bene poiché, sono giorni che mi sento strana, confusa... da quando c’è stato quel loro mezzo litigio, il fatto di aver stretto una tregua  non ha cambiato poi in meglio, ma in peggio. Se sto con Nahuel e nomino anche solo per puro caso Jacob, quello s’incavola con me e comincia a dire che non esiste solo lui, che ci sono altri ragazzi, altre persone di cui parlare e conoscere, che dovrei uscire di più da Forks e di non andare solo a La Push se no così non farò mai nuove amicizie, ma la colpa non è certo mia se, non sono come tutti gli esseri umani e finché  la mia crescita non rallenta, o si interrompe ai sette anni (mancano ancora un anno e due mesi), non posso stare troppo a contatto con gli esseri umani. Gli unici con cui posso interagire sono nonno Charlie, Jacob e il resto della riserva.
La stessa cosa succede se passo del tempo da sola con Jacob.
Quando sono con lui, è sempre il solito ragazzo che conosco da sempre, insomma il mio Jake, ma al solo nominare Nahuel... ecco che cambia atteggiamento, s’innervosisce, anche lui e inizia a ripetermi che Nahuel non sa nulla di me, che non può fare chissà quali pretese su di me soltanto per avermi visto una volta (l’incontro con i Volturi), o perché è un ibrido come me.  E quando fa così, finisce che sto male anche io per i sensi di colpa!
 
Mi sembra di essere in una storia del Medioevo dove il Re per trovare il futuro sposo alla figlia, organizza un torneo tra i pretendenti e il vincitore può sposare la Principessa. Spero solo che questa situazione passi presto e in fretta perché non ne posso più.
 
 ‘Drin!’’Drin!’
 
Lo squillare del cellulare interrompe i miei pensieri. Sbuffo.
Immagino chi sia a telefonare ma, per abitudine o forse anche perché il mittente della chiamata lampeggia sul display, difficile non notarlo. È mio padre.
< Papà, sto andando a casa dei nonni. Tranquillo > dico senza dargli il tempo di dire qualcosa. Prima parlo io e poi lui.
< Perché non avvisi! Non mi sembra difficile dire “Vado dai nonni” > dice con voce alterata.
< Te l’ho detto, ma non è colpa mia se mamma usa il suo potere su di te. Comunque sto arrivando > chiudo la chiamata, mi sistemo i capelli, mi pulisco un po’ addosso togliendomi qualche filo d’erba e terriccio dai jeans, prendo la borsa e mi avvio verso casa Cullen.
 
A metà strada incontro Nahuel. 
< Ti stavo cercando. Ero preoccupato che il lupo cattivo ti avesse fatto del male > mi dice ridacchiando beccandosi una mia occhiataccia. Non sopporto quando prende in giro Jake o il resto del branco. Non li conosce, non sa quanto sono simpatici e gentili.
< Jacob non mi farebbe mai del male, e i lupi sono miei amici quindi... evita di parlare a sproposito. Te l’ho detto già una volta > dico marcando le parole Jacob e amici.
< Dai scherzavo! Nesme > - mi mette un braccio sulle spalle - < Quando ho visto i tuoi arrivare senza di te, mi sono preoccupato... > dice serio per poi sorridere. E riprendiamo a camminare.
< Avevo voglia di stare un po’ da sola e ho fatto una passeggiata … > dico alzando le spalle.
< Dove sei stata di bello? > mi chiede.
< Mah... niente di speciale un po’ in giro per il bosco > - dico facendo la vaga. - < E così, mi stavi cercando. Eccomi >
 
Mica sono scema che vengo a dire a lui del mio posto segreto.
 
< Sì, ti cercavo perché abbiamo una colazione da fare > - mi dice fermandosi all’improvviso, cosa che per un attimo perdo l’equilibrio, e mi guarda - < Stavo pensando, se invece di mangiare cibo, la colazione la facciamo qui? Un po’ di sangue animale, non ci farà certo male. E poi ti faccio vedere come sono diventato bravo. Sai, credo di averti anche superato in bravura > dice in tono di sfida.
 
E’ una sfida?  Io adoro le sfide.
 
< Ci sto! Ti consiglio però, di lasciar stare gli animali grandi perché non sono per te, non sei capace! > dico scherzando ma sempre in tono sfida.
Prima di iniziare la caccia, chiamo papà e lo avviso che ho incontrato Nahuel e che ci fermiamo a cacciare un po’. E papà non ha nulla da obiettare.
 
Chiudo gli occhi e lascio andare i miei sensi, olfatto e udito. Sento il rumore di zoccoli muovesi in direzione del fiume, sento il battito di due cuori e alcuni passi umani. Con la coda dell’occhio vedo Nahuel correre verso la sua preda. Io resto ferma ad ascoltare bene i passi umani e quelli degli zoccoli per accertarmi che non vadano entrambe nella stessa direzione.
 
Bene, ognuno va per la sua strada.
 
Raggiungo il fiume e trovo Nahuel lottare con l’alce maschio che sembra resistere agli attacchi dell’ibrido dandogli qualche “cornata” che riesce prontamente ad evitare.
Io invece m’imbatto nella femmina dell’alce. La più pericolosa, rispetto ai maschi. Potrei lasciar perdere e trovarmi un’altra preda più docile, ma non posso.. ho una sfida da vincere.
 
Grazie Nahuel per avermi lasciato la più pericolosa, ma ti batto lo stesso.
 
Con molta calma e senza fare il minimo rumore, riesco ad avvicinarmi a lei, le sussurro parole dolci e le accarezzo il suo morbido pelo, riuscendo in qualche modo a domarla, e una volta tranquillizzata mi avvicino lentamente al collo continuando a dirle parole carine e poi con violenza affondo i denti sulla sua giugulare e bevo il suo sangue.
Finito di nutrirmi, raccolgo rami, erbacce, foglie, insomma tutto ciò che è infiammabile e ricopro la carcassa del mio alce.
< Riposa in pace > gli dico abbassando le palpebre dell’animale - < Scusami ancora >. Cerco nella borsa l’accendino, ma non lo trovo e, infatti, io non posso averlo perché quando sono a caccia, con me ci sono sempre la mia famiglia e Jacob ma oggi per la prima volta non ci sono né uno né l’altro. Mi tocca aspettare Nahuel. Una volta bruciati i due corpi degli animali, torniamo a casa.
 
< Guarda come ti sei sporcato! Ti avevo detto di cacciare piccole prede e non vicino all’acqua > lo riprendo scherzando - < Io, invece guarda... perfetta! >
< Ah si! Ora vediamo se sei ancora perfetta > mi prende sulle spalle e inizia a correre fino a casa.
< Mettimi giù > grido mentre prendo a pugni la sua schiena.
< No, non sei ancora sporca > mi risponde ridendo.
 
 Arrivati a casa, il primo a venire verso noi è zio Emmett.
< E’ successo qualcosa? Nessie, ti sei fatta male? > chiede preoccupato mentre mi prende dalle spalle di Nahuel.
< No, sta bene.  L’ho solo portata a casa per gentilezza se no, continuava a... > sta dicendo Nahuel interrotto da zia Alice.
< Orrore! Nahuel come diamine sei riuscito a sporcarti in quel modo?! > - zia Alice viene verso  noi con il dito puntato su Nahuel - < Corri immediatamente a lavarti! >
 
Mentre Nahuel è al piano di sopra a pulirsi, spiego a mamma e a tutta la presenti, cosa era successo.
< Nessie, non devi mai cacciare da sola la femmina di alce, se uno di noi o Jacob, non è con te > mi rimprovera papà.
< Mi ha sfidato e non potevo dire di no. E poi sono qui, tutta intera > dico e senza  aspettare risposta, esco in giardino e aspetto gli altri.
 
La porta d’ingresso si apre e dal profumo, capisco che è mio padre.
 
“ So di aver sbagliato. Non dovevo cacciare una femmina di alce, o un qualsiasi animale più grande di me, e/o pericoloso senza la presenza di uno di voi, ma Nahuel mi ha sfidato. Per una volta, papà, una sola volta potresti lasciarmi stare? È festa, e voglio stare con i miei amici.”
 
< Se mi comporto così, è solamente perché mi preoccupo. Sei mia figlia > mi risponde. Annuisco.
 
Arrivata nel bosco insieme alla mia famiglia e a Nahuel con la zia Huilen, vedo che i  ragazzi di La Push sono   già arrivati e preparano il barbecue. Saluto Billy, il vecchio Quil, Sue, nonno Charlie poi Rachel e Kim, Emily e la piccola Claire e il resto dei ragazzi e infine Jacob.
< Morbidoso ciao > gli dico con un sorriso, gli do un bacio sulla guancia e mi siedo accanto a lui.
< C’è anche quel... > dice a bassa voce mezzo seccato.
< Si chiama Nahuel. E sì, c’è anche lui. Lo sai che è ospite da me.  E comunque grazie del ciao > gli dico a voce bassa per poi alzarmi da accanto a lui e raggiungere Quil e Claire che appena mi vede manda via Quil.
< Nessie, guarda cosa ho fatto > Claire mi mostra dei disegni, tutta contenta.
< Sono molto belli > dico e gioco un po’ con lei.
Claire è una bambina di quasi nove anni, nipote di Emily e la “sorella” di Quil. Non sono realmente fratello e sorella, sono come me e Jacob, solo con l’unica differenza è che Claire è una bambina e cresce come tutti gli esseri umani, io no. Io, sono un ibrido. Se avessi davvero l’età vera, avrei quasi sei anni e starei giocando con Claire e con altri bambini della mia età e invece no. Non sono né una bambina né un’adulta, anzi non so davvero chi sono.
Alla riserva, tutti stravedono e vogliono un bene enorme a Claire, è una bambina adorabile, sempre allegra ed è difficile non volerle bene. Da quando Quil, le ha fatto da baby sitter la prima volta, così mi hanno raccontato, è rimasto sempre lui perché è lei che lo richiede.  Beh, a pensarci bene anch’io quando ero piccola, se la mia famiglia aveva da fare, chiedevo di  restare con Jake. In verità, lo chiedo ancora. Per Claire e Quil, credo sia la stessa cosa.
 
Il picnic sta andando tutto bene. Tutto è sereno e allegro, si ride agli scherzi e battute stupide che vengono fatti , poi per colpa di un panino in più, tutto cambia.
< Jake, a me non va più lo vuoi? > gli chiedo mostrando il panino intero nel mio piatto.
< Dai qua! Lo mangio io > mi risponde sorridendo e prende il mio piatto, che gli passo volentieri.
< Adesso, si mette anche a rubare il cibo dai piatti > dice Nahuel vedendo la scena.
< Glielo ho chiesto io, se lo voleva > gli rispondo acida.
< Smettila di difenderlo!  L’hanno visto tutti, ti ha messo in condizione di cederglielo > continua a dire Nahuel.
 
“ Questo è pazzo e ora sta esagerando. Papà, per favore fallo smettere. ”
 
Dico a mio padre con il pensiero. Papà annuisce.
 
“ Non voglio che la giornata si rovini.”
 
Mi viene da piangere al solo pensiero della giornata che va a rotoli.
 
< Smettila tu di dire cazzate e non provare più a dire cose del genere a Nessie! > dice Jake nervoso. Sembra sul punto di esplodere, ma si sta trattenendo bene.
 
Jake per favore sta calmo!
 
< Sai, sacco di pulci io posso ucciderti in un attimo > gli dice Nahuel con aria di sfida. Vedo Sam e il resto del branco balzare in piedi, e la stessa cosa mio padre e i miei zii Emmett e Jasper, e nonno Carlisle pronti a intervenire se necessario.
 Sperando che non inizino a lottare tra di loro “lupi vs vampiri” perché se no... addio patto e addio amici e libertà.
< Stai zitto! > gli dice Jake con tono alpha alzandosi in piedi. E quando usa il timbro alpha, è incazzato!
 
In un secondo sono lontano, Sam ed Embry li seguono, come anche papà e lo zio Emmett.  Gli altri restano qui, a cercare di mandare avanti la giornata, soprattutto lo zio Jasper che usa il suo potere per calmare tutti i presenti, soprattutto me.
Io guardo mamma e faccio di no, con la testa.
 
 Ho paura di perdere il mio migliore amico, il mio Jacob e non voglio.
 
Tramite lo zione, che è il primo a tornare nel gruppo, vengo a sapere che sono riusciti, a dividerli che nessuno si è fatto male e che Nahuel ha avuto una bella ramanzina da mio padre. Cosa gli ha detto, lo zione non ha voluto dirmelo, mi ha soltanto detto che se combina altri casini e ti fa star male, deve andarsene via.
 
 A dire qualcosa a Jake ci ha pensato Billy, il padre. Cosa gli ha detto non so, ma dal comportamento taciturno di Jake posso dedurre che è stata bella ramanzina. Jacob, ascolta molto Billy e lo rispetta su tutto. E’ suo padre, l’unico genitore che ha e non vuole deluderlo.
Grazie allo zio Jazz e al suo potere l’allegria torna e il picnic riprende il suo corso ma non per tanto, almeno per me... perché ripenso a quello che è successo prima, e papà se ne accorge, muovendo le labbra mi dice di stare tranquilla. Io di risposta mi alzo e vado a farmi abbracciare da lui, dal mio papà.
< Tranquilla Renesmee, nessuno si è fatto male e nessuno ti farà male ci sono io con te > mi sussurra dandomi poi un bacio sulla fronte.
 
E tutta colpa di Nahuel del suo sentirsi superiore agli altri.
 
Finito tutto, gli altri tornano a casa mentre Jacob ed io, stavolta soli, rimaniamo a parlare un po’
< Oggi, non siamo mai rimasti da soli > dico avvicinandomi a lui.
< Non pensavo che avessi voglia di stare un po’ con me oggi o sbaglio > - lo guardo come per dire “Cosa?!” - < Hai parlato con tutti oggi. Con Claire, Rach, Paul, Seth... con tutti quelli che c’erano al picnic, tranne che con me > mi dice strappando qualche filo d’erba con la mano. La lite avvenuta nel pomeriggio, non gli è passata a quanto pare.
< Non è vero! E poi, se eravamo in compagnia di altre persone, non potevo certo isolarmi e non parlare con nessuno! > gli rispondo. Ora cosa diavolo gli prende! Non ha mai fatto così.
< Oggi, sei stata anche con Nahuel in giro per il bosco e vi divertiti. Tu e lui da soli questa mattina e poi dici che tu ed io... > inizia a dire, ma non gli faccio finire la frase.
< Cosa c’entra adesso, cosa ho fatto questa mattina?!  Adesso mi spii anche e sentiamo chi te lo avrebbe chiesto papà? Mamma? > - dico arrabbiata - < Questa mattina, avevo voglia di starmene da sola e sono stata nel nostro posto. Al ritorno, ho incontrato Nahuel e ci siamo fermati a cacciare un po’. Invece di spiarmi potevi benissimo venire! > sono offesa.
< Non ti ho spiato, me l’hanno riferito i lupetti che erano di ronda > mi risponde. I lupetti, uguale nuove reclute.
< E quindi mi hai mandato loro a spiarmi > gli dico delusa.
< Non ho mandato nessuno e se dovessi controllarti ventiquattro’ore su ventiquattro, lo farei personalmente e non manderei terzi al mio posto > mi dice beffardo e alza un po’ la voce.
< E perché mai dovresti controllarmi? Non tirar fuori la storia dei Volturi perché mi ha stancato tra te e i miei, solo quello sapete dire! > dico alzando la voce anch’io. 

< E tu? Rispondimi sinceramente tu in tutto questo che ruolo hai? > gli domando.
 
 Non capisco davvero. Se lui non è un vampiro, ma un “nemico” della mia specie. Perché frequenta la mia famiglia e passa del tempo con me?
 
< Io... è complicato. Non mi fido di Nahuel e non voglio che lo veda > mi risponde. Ci risiamo... Nahuel!
< Nahuel, è mio ospite e lo vedo quando, come e dove mi pare e piace! > gli dico.
< Ti piace? > mi chiede guardandomi serio, quasi incazzato.
< Sì... forse... > rispondo con voce insicura. Non capisco la sua domanda.
< Perché? > mi domanda sempre serio.
< E’ un ragazzo carino, simpatico. Perché è il primo ragazzo che conosco al di fuori di te e i ragazzi del branco. Perché è come me. Poi non so... > gli rispondo, ma continuo a non capire la sua domanda iniziale.
< Bene > - mi dice e si alza in piedi - < Non hai più bisogno di me. Adesso c’è lui, il tuo ibrido, fatti proteggere da lui. Ciao > mi dice dandomi le spalle e si allontana.
 
E’ arrabbiato con me... non voglio litigare con lui. Io ho bisogno di lui, del mio fratellone, migliore amico...
 
< Jake! > lo chiamo si ferma dandomi il tempo di raggiungerlo. Lo afferro per un braccio stringendo la presa.
< Ahi! Mi fai male! > mi dice. Allento la presa
< Allora ascoltami > - gli dico mentre lo guardo negli occhi - < Non penserai veramente che io mi sia innamorata di Nahuel?!  > - non risponde - < Non posso innamorarmi di qualcuno, che non accetta i miei amici e le persone cui io voglio bene, che amo.  E poi, lo conosco da poco >
< E quindi a te non piace in quel senso... > mi dice mentre un sorriso spunta sulle sue labbra. Annuisco facendo si con la testa e sorrido anch’io.
 
Come gli è venuta in mente una cosa del genere. Io non posso innamorarmi di nessuno.
 
Vorrei sapere cosa sia successo tra di loro, cosa si sono detti, insomma “impicciarmi” un po’, ma evito perché non ho voglia di litigare nuovamente con lui. Che cosa dire senza sbagliare? Trovato! I fuochi d’artificio che ci saranno stasera alla riserva.
< Jake, mi porti a vedere i fuochi ? > gli domando facendo gli occhi dolci.
< Certo! Tutto quello che vuoi > - mi risponde – < E non c’è bisogno che fai gli occhi dolci, perché sai bene che ti accontento lo stesso > sorride ed io lo abbraccio.
< Lo so, ma a me piace fare così > dico ridendo. Scoppia a ridere anche lui.
Telefono a casa, avvisando che vado con Jacob a vedere i fuochi d’artificio a La Push. I miei acconsentono.
 
Arriviamo in spiaggia che è quasi piena dalle persone di ogni età, corse ad ammirare i fuochi che come me, adorano vedere quei giochi di luce e colori illuminare il cielo notturno.
Per via della tanta gente, ho paura di non riuscire a vederli bene. 
< Se non li vedo bene, mi prendi sulle spalle ok?! > dico mangiando un lecca - lecca alla fragola.
< Nessie, guarda che devi alzare la testa. I fuochi sono in alto. > mi dice sorridendo.
< Lo so, ma sai bene quanto mi piacciono > dico.
< Lo so... cambiamo posto > mi dice e afferrandomi per mano inizia a camminare.
< Dove stiamo andando? > chiedo curiosa.
< Aspetta e vedrai. Permesso > mi risponde e intanto cerca di farci largo tra la troppa gente. Dopo un po’ si ferma, mi guarda e sorride - < Ciao ragazzi. Eccoci qui >
Jacob mi ha portato sulla scogliera dove, seduti ad assistere allo spettacolo ci sono i ragazzi dei due branchi.
< Ohi anche voi qui? Pensavo che non sareste venuti... > dice Embry.
Salutati tutti, mi siedo accanto a Claire, con Jacob seduto dietro di me.
 
 I fuochi iniziano!
 
Vedere delle piccole strisce di colore che parte da terra che salgono rapidi nel cielo per poi aprirsi in colori accesi, vivi, è qualcosa di magico, d’indescrivibile per me. Ogni volta, mi emoziono.
Essendo un giorno di festa, i fuochisti hanno pensato bene di animare i fuochi dando ai classici botti, il volto dei cinque Padri Fondatori e infine, la “Stars and Stripes”, meglio conosciuta come la bandiera americana. Aggiungendo al tutto, la musica come sottofondo.
Finito lo spettacolo di luci e colori, con i ragazzi andiamo a prenderci un gelato e tra una risata e un’altra, il tempo passa, non mi accorgo dell’ora, ormai tarda.
Controllo il cellulare. Nessuna chiamata persa dai miei.
 
Strano che papà ancora non ha chiamato per dirmi di tornare  a casa.
 
Tornare a casa, non mi va e poi è da tanto che non dormo a casa di Jacob. Certo dormo da lui quando la mia famiglia, se ne va a cacciare i grizzly e a me, non è permesso stare con loro.
 
 Idea!
 
Mi alzo dalla sedia e vado da Billy.
< Billy, posso dormire a casa da voi? > gli domando. È lui il padrone di casa Black, quindi è giusto che chiedo il permesso a lui.
< Certo che puoi, ma devi prima chiedere il permesso ai tuoi > mi risponde lui con un sorriso.
< Grazie. È che prima di chiamare a casa, volevo sapere se a te andasse bene > gli rispondo.
< Jake chiami a casa e dici che mi sono addormentata e non te la senti di svegliarmi? > gli domando. Non mi va di chiamare, meglio se lo fa lui.
< D’accordo chiamo io, ma se dicono di no, niente insistenze ok? > mi domanda.
< Ok > rispondo io.
 
Si alza dal tavolo e si allontana un pochino dalla confusione per telefonare ai miei.
< Edward ciao, senti Nessie si è addormentata e sai, sta dormendo serenamente che non mi va di svegliarla..>- pausa evidentemente sta parlando papà - < Si. Ok grazie! > attacca e mi sorride.
< Ha detto che posso? > domando con un sorriso.
< Si > mi risponde. Tutta contenta, gli salto in braccio, lo abbraccio fortissimo e gli do’ un bacio sulla guancia.

*Note autrice * 

Eccoci qui con il nuovo capitolo. Da come avete potuto leggere è bello lunghetto, sei paginette. Povera Renesmee, che si trova sempre nel mezzo tra quei due "pretendenti" :D Spero vi sia piaciuto e vi aspetto con le vostre recensioni. Frafra



 

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Capitolo 7
*** Domande ***


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Casa Black.

Dopo che Rachel gentilmente mi ha prestato un suo vecchio pigiama e averlo indossato in bagno, vado in camera di Jacob. La porta è aperta.
< Dormi con me, stanotte? > gli chiedo mentre mi siedo sul suo letto, lo vedo prendere da un cassetto il suo pigiama.
< No, dormo sul divano in salone >mi dice.
< Siamo sempre entrati in due nel tuo letto > gli prendo la mano.
< Eri più piccola prima e occupavi meno spazio > mi dice con ovvietà.
< Sono ancora piccola e occupo sempre poco spazio > - gli rispondo stringendo le spalle e fingere di essere piccola. Lui ride - < Non ho Jaco con me e sai, che senza il mio Jaco non riesco a dormire > Jaco, il lupo di peluche che lui mi regalò quando avevo compiuto un anno di vita.
< Ah ma allora se la metti così... dormo con te > mi dice sorridendo.
 
Mi metto nella parte del letto accanto al muro e faccio spazio. Una volta dentro, sistema il lenzuolo verdino sui nostri corpi e posa dolcemente le sue labbra sulla mia fronte.
< Buona notte, Principessa > mi sussurra dandomi poi un bacio.
< Buona notte,  Jake > gli rispondo stringendolo in un abbraccio.
 
È mattina, Jacob accanto a me nel letto non c’è.
 
Mi sa che sta dormendo sul divano.
 

Il cassettone e l’armadio sono aperti, quindi deduco che abbia preso i suoi vestiti e stia di là, in cucina. Mi alzo sperando di trovarlo seduto al tavolo a fare colazione, ma non c’è, al suo posto c’è Billy che fa colazione.
< Giorno Nessie! Dormito bene? Jake è andato in officina e ti saluta > mi dice Billy sorridendo.
< Sì, grazie e buongiorno a te > rispondo ricambiando il sorriso.
< Rachel, ti ha preparato la colazione > mi dice.
< Vado a vestirmi e arrivo > gli dico per poi andare in bagno a lavarmi e vestirmi.
 
Quando torno in cucina Billy è appena uscito, al suo posto c’è Rachel che fa colazione con me.
< Rachel, sei molto brava a cucinare. Preparare questo... > - dico indicando una sfogliatella alla mela che tengo in  mano e altre cose sul tavolo - < Devi esserti alzata all’alba >
< Ti ringrazio. No, in realtà, non ci vuole molto tempo nel prepararli > - mi risponde sorridendo - < Andando all’Università, facevo tutto di corsa la mattina, tra i corsi da seguire, il lavoro e lo studio, ho imparato a cucinare cose buone ma veloci >
 
Finito di mangiare, do una mano a Rachel nel mettere in ordine casa, anche per sdebitarmi dell’ospitalità.
< Bella giornata ieri. Era da molto che non passavo una giornata all’aria aperta, tutti assieme. E tua nonna è una cuoca fantastica! > dice Rachel lavando i piatti, mentre io gli asciugo.
< A parte quei due... che potevano benissimo evitare di comportarsi così > - dico sbuffando e piego lo straccio - < Da quando Nahuel è qui che... non li sopporto a quei due >
< Ho visto. Il tuo amico, è carino, simpatico almeno fino a quando non ha fatto l’antipatico, mi sembrava simpatico.  Secondo me, lui sa di essere “attraente”, e  sta usando la carta “faccio lo spaccone e le ragazze cadono ai miei piedi” > mi dice Rachel.
< Sì, è un bel ragazzo non lo metto in dubbio, ma questo non gli dà il diritto di fare lo stronzo davanti alla mia famiglia, che tra l’altro lo ospita, e ai miei amici, in altre parole, voi > le dico.
< Il tuo amico Nahuel, giusto? > - mi domanda ed io annuisco - < E’ come te, nel senso che anche lui è per metà umano e vampiro. Era presente quando sono venuti i vampiri italiani, come lo era Jacob. Sa inoltre che mio fratello, è sempre stato presente nella tua vita fin da quando sei nata. Secondo me lui, prova invidia perché tu, hai quello che lui non ha > mi dice Rach, mentre sistemiamo la sua stanza. Rachel, come Emily e Kim, sa tutto di me e della mia famiglia. Rach è fidanzata con Paul, lupo anche lui.
< Fammi capire Rach, Nahuel sarebbe invidioso di me?  E’ vero, siamo entrambi due ibridi, ma a parte questo non abbiamo niente di più in comune. Quindi non ha motivo, di essere invidioso di me o delle persone cui tengo > le rispondo.
< Perché tu gli piaci e, cerca di attirare la tua attenzione > mi guarda Rachel.
< Rach, non diciamo assurdità. Perché mai, dovrebbe avere la mia attenzione se in pratica lo vedo sempre? > chiedo giardandola
< Semplice. Tu gli piaci e non come amica. Pensaci bene, tu sei l’unica come lui, hai una famiglia che lui non ha > dice Rach in tono ovvio da sembrarmi Jacob.
< Dici che si è preso una cotta per me? > - le chiedo e lei annuisce - < Ma io no. Non voglio innamorarmi di nessuno o comunque sia non ora e non di lui > dico abbassando la testa.
< Se non di lui... qualcuno che vorresti c’è... > mi dice Rachel.
< No, non c’è nessuno. Sto solo dicendo che se un giorno dovessi innamorarmi spero non di lui o comunque non di un tipo arrogante e presuntuoso, che sa solo farmi venire il nervoso! > le dico decisa.
< L’amore non si può né prevedere né decidere quando deve arrivare. Arriva e basta. Prendi me e Paul... siamo opposti eppure ci amiamo! Non esiste un’età giusta per innamorarsi. L’amore arriva e basta e quando meno te lo aspetti. > dice con aria sognante.
 
Beate te, Rachel che ami qualcuno e che questo ricambia. Io potrò amare mai, il mio amore non sarà mai ricambiato. A me non è permesso essere amata per via di ciò che sono e sarò.
 

< Si è fatto tardi... sarà meglio che torni a casa, o i miei mi danno per dispersa > dico sorridendo.
< Ok ma passa prima da Jake in officina. Mi ha ordinato di dirti che devi passare da lui o ti ci devo portare io > sorride mentre taglia dei pomodori.
< Te l’ha detto il tono da capo? > chiedo sorridendo.
< No, non sono nel suo branco. > - mi dice ridendo - < Ti accompagnerei volentieri ma se non preparo il pranzo, qui digiunano! >
< Tranquilla. Passo in officina e se dice qualcosa.. ci penso io > le rispondo.
Prendo la mia borsa, la saluto ed esco.
 
Per Forks, non posso girare da sola, mentre a La Push sì e pensare che non vado oltre casa Black e officina di Jacob.
 
< Ciao Embry > saluto Embry. Lui ricambia il mio saluto con un sorriso perché sta parlando con un cliente e, nel frattempo m’indica, dove sta Jacob.
< Ciao Jake. > lo saluto. Appena sente la mia voce, alza la testa di scatto dando una testata al cofano aperto dell’auto che sta aggiustando ed io, non posso non scoppiare a ridere.
< Ahi! Ciao Nessie > mi saluta massaggiandosi la testa con la mano sporca di grasso. Ed io rido.
< So che avevi chiesto a tua sorella di  accompagnarmi qui, ma stava preparando il pranzo e sono venuta qui da sola > dico mentre mi appoggio allo sportello della macchina su cui sta lavorando.
< Se aspetti, finisco di sistemare qui e ti accompagno > mi dice.
< Preferirei tornare a casa da sola. Lo so che non mi è permesso, ma.. > inizio a dire, ma mi interrompe.
< Da sola, non puoi ancora > - mi dice. Ed io sbuffo, sono stanca di essere trattata da bambina. Lo vedo pensare qualcosa e sorride - < Ok va da sola. Appena sei a casa mi chiami, va bene? >
< Va benissimo, capo! > gli dico ridendo e lo abbraccio forte.
 
Sono nel bosco, a metà tra i due confini e mi siedo un momento su una roccia a osservare il verde intorno a me, i giochi di luce e ombra che il sole e gli alberi creano. Ammiro il mio braccio brillare lievemente e sorrido ricordando quando a pochi giorni dalla mia nascita, scoprii con mamma la lucentezza della nostra pelle. Lei brilla più di me. Chiudo poi gli occhi, per ascoltare la natura che mi circonda. Non ho voglia di cacciare, ho solamente bisogno di ricaricarmi prima di cominciare a discutere con qualcuno in casa, perché so che succederà. Ripenso alle parole di Rachel su Nahuel e mi vengono in mente tutti i momenti divertenti e tranquilli passati con lui. Le risate, le partite di scacchi,le lezioni sulla caccia con papà e nonno Carlisle. I racconti delle sue tre sorellastre Serena, Maysun e Jennifer. Mi tornano in mente le colazioni di nonna Esme e la caccia di ieri... ed ecco che mi viene in mente Jacob.
Penso a Jacob e non posso fare a meno di sorridere, con lui ho troppi momenti belli, che vanno dal mio secondo giorno di vita, quando gli mostrai i miei ricordi e lo avevo chiamato il mio Jacob, all’ultimo ovvero ieri, ai fuochi d’artificio.
 
Torno in me quando sento qualcosa solleticarmi il braccio, dall’odore di un lupo, ma non è il mio lupo preferito, bensì è un altro che io adoro e che quando Jake non può essere con me, c’è lui a farmi compagnia. 
< Ciao Seth! > - lo saluto e gli accarezzo il morbido pelo color sabbia. Essendo in forma di lupo, non può rispondermi a voce, mi sorride - < Ti ha mandato Jacob per caso? > - gli domando, mi fa no, con la testa - <  Seth, la verità.. > - lo guardo brutta e lui annuisce facendo si  - < Lo immaginavo. Potresti tornare umano? > chiedo. Mi fa no con la testa.
 
Chissà perché me lo immaginavo che Jacob avrebbe mandato qualcuno. Era troppo facile che mi lasciasse andare da sola!
 

Si accuccia davanti a me e con il muso, fa segno di salire sulla sua schiena.  Una volta in sella alla sua schiena, camminiamo in silenzio verso casa dei nonni.
 
< Ciao Seth! Grazie di aver accompagnato Renesmee a casa > dice mio padre sbucato, fuori da non so, dove e mi fa spaventare. Lui se ne accorge e sorride. A volte, mi dimentico che ho un padre leggi pensieri ed ecco che succede, mi spavento.
 Seth ringrazia mentalmente mio padre e se ne va.
< Grazie Seth > - dico mentre sta andando via - < Ciao papà > lo saluto dandogli un bacio sulla guancia ed entro in casa. Saluto chi è presente in casa e salgo nella vecchia stanza di papà a telefonare a  Jacob, per digli che sono arrivata sana e salva a casa.
 
<  Officina Black and Call, pronto? > mi risponde Jacob.
< Jake, sono io Nessie. Ho incontrato Seth e mi ha accompagnato lui fino a casa > gli dico fingendo che Seth non lo abbia mandato lui per farmi da guardia del corpo.
< Ah! Mi fa piacere che lo hai incontrato. Tutto bene quindi? > mi domanda.
< Sì tutto bene. Ora ti lascio lavorare > gli rispondo.
< Ok ci si sente dopo. Fai la brava, mi raccomando > mi dice.
< Io sono sempre brava > gli dico e lo sento ridere.
< Lo so che sei sempre brava, principessa > mi dice.
< Ciao morbidoso > gli dico salutandolo.
 
Finito di parlare con Jacob e lasciato al suo lavoro di meccanico, vado a farmi la doccia che ne ho bisogno.
 
Lavata e vestita me ne sto’ sdraiata sul letto a leggere un libro “Piccole donne”, nella sua stampa originale che papà mi regalò tempo fa. 
< Ho visto che hai la guardia del corpo > mi dice sorridendo con quella sua aria da strafottente mentre entra in camera senza aver bussato. Mi limito a guardarlo male.
< Seth, l’ho incontrato per caso e mi ha fatto compagnia durante il tragitto > gli rispondo facendo spallucce e riprendo a leggere.
< E tu, ci credi? Secondo me, l’ha mandato quel tuo lupo... > mi domanda mentre si siede sul letto. Chiudo il libro ormai la lettura è andata persa e lo guardo.
< Uel, quel tuo lupo, ha un nome. Si chiama Jacob.  Se, Seth mi ha accompagnato a casa perché glielo ha chiesto Jacob, o perché gli faceva piacere accompagnarmi, non ha importanza.  I lupi, sono miei amici che ti piaccia o no. E se vuoi essere mio amico, devi prima andare d’accordo con Jacob! Chiaro!? > dico alterata.
 
Un’altra parola “contro” Jake e gli faccio vedere io chi è Renesmee Cullen!
 
< Ehy scherzavo scusa > - dice e alza le mani in segno di resta - < E’ vero, Jacob è tuo amico e se voglio stare con te, devo prima diventare suo amico e ci proverò... > sorride.
 
Ha detto “stare con te”... spero intendeva in amicizia e non in altro come pensa Rach.
 
< Ti avviso una parola sbagliata, soltanto una contro i miei amici e con me hai chiuso. > gli rispondo ancora con il nervosismo addosso.
< Senza arrabbiarti... mi spieghi il perché, sei tanto amica dei lupi. In fondo dovrebbero esserti nemici, o sbaglio? > mi domanda.
< Potevi chiedere al resto della famiglia e poi te l’ho detto che tra la mia famiglia e i Quileute, fu stipulato un patto. E poi la mia famiglia è diversa dagli altri vampiri... lo vedi tu stesso.  Sono tanto affezionata a Jacob perché... perché era presente il giorno della mia nascita ed è sempre in ogni giorno della mia vita. MI sa ascoltare, mi fa ridere, mi capisce, mi conosce... in qualche modo si prende cura di me> dico tutto di un fiato.
< Capito... non ho speranze... > dice a voce bassa mentre si alza ed esce dalla stanza.
 
Guarda se Rach, non ha ragione... ma io, non lo voglio a lui.
 

Ormai la voglia di leggere mi è passata, ma resto comunque in camera a guardare la televisione. Una stupida sitcom anni novanta. Bussano alla porta.
< Avanti > dico.
< Nessie, è giorno di shopping. Vengo anch’io > - mi dice mamma - < Lo sai che con la zia Alice, non si sfugge > sorride. La abbraccio felice di sapere che stavolta c’è anche lei.
Scendiamo al piano inferiore, dove già pronte ci sono le zie.
< Buono shopping! > ci augura tutto contento di non partecipare, lo zio Jasper.
Allo shopping con la zia Alice, i maschi non sono ammessi sempre che non combinano qualcosa di sbagliato e che sotto forma di “visione”… devono fare shopping con noi. Lo so, ho una zia sadica.
 
Tra un negozio e un altro racconto cosa ho fatto alla riserva, della discussione avuta con Jacob, dei fuochi d’artificio.
< Tesoro, vedi Jacob si comporta così, perché ti vuole bene e vuole proteggerti > mi dice mamma. Jacob è il suo migliore amico e figurati se non lo avrebbe difeso.
< Proteggermi da cosa?! Non tiriamo fuori ancora la storia dei Volturi, dei vampiri nomadi. Vi prego!  > dico stanca di sentire sempre la stessa storia.
< Renesmee, sappiamo bene che sei cresciuta e non hai bisogno della scorta per spostarti. Ma per noi, resti sempre una bambina > dice zia Rose, in tono amorevole.
< In teoria, sei una bambina ma in pratica no. E non sappiamo come comportarci con te > mi dice zia Alice.
< Sei nata, all’incirca sei anni fa,  ma dimostri si e no sedici o diciassette di anni. Per noi della famiglia e per Jacob è difficile discutere con te di argomenti da grandi, ma ci sembri ancora troppo piccola... > dice mamma.
< Ok capito... > - dico. A capirli posso, in un certo senso, la mia infanzia è durata sì e no tre anni e di colpo mi trovo adolescente! - < Una cosa che non capisco.  Se i lupi sono nemici dei vampiri, perché Jacob no? > chiedo, ripensando alla domanda di Nahuel, sul perché tengo tanto ai lupi, e alla mia risposta.
< Perché, i lupi ci hanno aiutato due volte > - mi risponde mamma - < Sai, del patto che tuo nonno stipulò con il bisnonno di Jake > annuisco.
< Ok, altra cosa che non capisco è il perché Jacob, mi è accanto da quando sono nata? > chiedo.
< Jacob ti vuole bene. Era lì quando sei nata > - mi risponde sempre mamma - < Ed è stato con me, tutto il tempo della gravidanza. Sai, è stato lui a capire di cosa avevi bisogno quando eri dentro di me >
 
Questa non la sapevo.
 
< Tra sette vampiri in casa... > - dico cercando di non ridere, perché la cosa è comica - < Nessuno, ha pensato di cosa avessi bisogno. Bene! > non ce la faccio più e sbotto a ridere contagiando anche mamma e le zie.
< Soprattutto il dottore di casa non ha pensato a ciò che eri > dice zia Rose, riferendosi a nonno Carlisle.
< Rose, non ci hai pensato nemmeno tu eppure,  in quel periodo eri tutta per la bambina > le risponde zia Alice, facendole la linguaccia.
 
Torniamo a casa con un sacco di buste. Non ho fame, perché ho mangiato un hamburger e patatine fritte al centro commerciale così me ne resto in giardino e aspetto Jacob, in versione lupo che passa a salutarmi. Stasera è di ronda.
 
Eccolo che arriva... mi vede e si siede sorridendomi in quella sua smorfia che a me piace tanto. Mi alzo dalle scale e mi avvicino a lui felice di vederlo, poggio una mia mano sul suo muso e gli parlo.
 
Oggi, ho fatto shopping con mamma e le zie. Ho scoperto una cosa che non sapevo . sei stato tu ha dire a sette vampiri che avevo bisogno del sangue, quando ero dentro mia madre. E per questo, ti ringrazio!
Ti voglio un mondo di bene!

 
Stacco il contatto, lo abbraccio e sorridiamo, lui alla sua maniera che mi fa tanto ridere. Le nostre risa s’interrompono non appena dal bosco si avvinano nonno Carlisle e Nahuel .
< Nessie. Jacob > saluta il nonno sorridendo.
< Ciao! > rispondo io a nome anche di Jacob.
Sia nonno sia io vediamo Jake e Nahuel scambiarsi un’occhiataccia, e con una scusa il nonno si affretta a portare dentro casa Nahuel.
 
Poggio nuovamente la mano sul muso di Jake.

Lascialo stare e non ti curar di lui. Se vuole restare qui, deve andare d’accordo con te e con i miei amici. E soprattutto tu, cerca di comportarti bene con lui e prova ad accettarlo. Fallo per me.

Sorrido.

Gli posso anche voler un pizzico, ma giusto pochissimo, di bene, ma non è nulla in confronto al bene che voglio a te, al mio Jacob.

Lo vedo sorridere e mi da un bacetto a modo suo. Rido e stacco il contatto, anche se non mi va, però devo, ha la ronda. Ci salutiamo e rientro in casa.

*Note Autrice*

 In questo capitolo Renesmee si pone delle domande, alcune di queste preferisce tenerle per se perché tanto non avrebbero risposta. Altre domande le ha fatte e a ricevuto sempre la solita risposta "Stai crescendo.. e bla bla bla" cosa che si è stancata di sentire.
Ho voluto far parlare Rachel per far vedere che ha un bel rapporto con lei e poi perchè oltre ad essere sorella di JAcob e una delle poche amiche umane che frequenta è anche l'imprinting di un lupo, Mi è sembrato doveroso mettere un pò di confidenza tra le due. 
Il dialogo tra Nahuel e Nessie spero vi sia piaciuto...Poi che dire. Recensite! e se vi piace la mia storia passate parola!
Frafra

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Capitolo 8
*** La Push ***


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Da quando ho parlato chiaramente sia con Jacob sia con Nahuel, le cose sembrano andare meglio. Riesco a passare del tempo con entrambe, senza dover subire ed essere il soggetto preferito dei loro inutili e stupidi litigi. Per mio conto, se passo del tempo in compagnia di uno di loro, evito di nominare, anche se per puro caso l’altro non mi devo sentire in colpa per aver fatto il nome del “nemico”.
 
Agosto.
 

La sveglia suona ed io ho ancora sonno, la spengo e mi giro dall’altra parte. Sono nel dormiveglia quando capisco che devo andare a...
< First Beach! > dico gridando, saltando giù dal letto e correre in bagno a lavarmi. Poi mi metto il costume, un pantaloncino e una maglietta, infradito. Sacca con dentro l’asciugamano, crema solare che a me, serve poco, ma fa scena. Sono pronta per andare a casa dai nonni a prendere Nahuel. E sì, perché Jake ha invitato anche lui alla riserva.
Sono contenta quando riesco ad andare a La Push, è come se fosse casa mia. Non che nella mia ci sto male per carità...  voglio molto bene ai miei genitori, ai miei zii e ai miei nonni. Con loro sto bene ma a volte, ho la sensazione di appartenere ai Quileute, è come se fossi nata lì, alla riserva non so spiegare il motivo ma è così.
 
Arrivo a casa dei nonni euforica più che mai, ma andare là mi rende felice, non ci posso far niente.
< Ueeeel  sei pronto?!  > grido dal salotto, davanti alle scale.
< Non ancora mi sto vestendo! > mi risponde
< Sbrigati o ti lascio qui. Stiamo in ritardo di... > grido, battendo il piede agitata sul pavimento e sbuffo.
< Di trenta secondi > - termina la frase ridacchiando zio Jasper e si becca una linguaccia da me - < Ehi Nessie, vi accompagno io a La Push >
< Grazie zio > gli dico e lo abbraccio.
 
Alla fine scende... e alla buonora!
 
< Ricorda, che non devi rispondere alle cavolate che i ragazzi dicono > - informo Nahuel non appena arriva, senza dargli modo di salutare - < Ignorali siamo noi gli ospiti e soprattutto non voglio che la giornata si rovini > niente deve guastare la mia giornata in spiaggia.
A preoccuparmi però non sono Jared, Embry, Paul o il resto dei ragazzi sono simpatici, fanno battute innocue, ma è Leah.. no. Lei ci va pensate specialmente se riguardano la mia famiglia e me.
Jacob, ieri mi ha detto che lei non ci sarà.
 
Arriviamo in spiaggia, saluto tutti in primis Claire che smette di scavare una buca con Quil per correre a salutarmi.
< Non è giusto. Arriva lei ed io resto solo! > dice Quil ridendo. Si riferisce a me e a Claire.
< No piccolo, ci sono io con te > gli dice scherzando Embry, scompigliando i capelli di Quil.
 
Che matti che sono! Manca il terzo che non vedo da nessuna parte...
 

< Nessie, facciamo il bagno? > mi chiede Claire.
< Certo! Sono qui per questo > - le dico con un sorriso, mentre con lo sguardo cerco Jacob  - < Ma Jake? > chiedo.
< Jake, credo stia ancora in casa > mi risponde Seth, alzandosi in piedi.
< Ah ok > - gli dico mentre mi spoglio per restare in costume - < Chi viene a farsi il bagno con noi due? > indico me e Claire. Ovviamente Quil e Nahuel.
 
Sono in acqua con Claire, Quil e Nahuel, stiamo giocando con la palla... quando sento schizzarmi da dietro la schiena, mi giro e vedo Jacob.
< Ciao Ariel > mi dice sorridendo.
< Mi chiamo Renesmee > gli rispondo sorridendo anch’io e lo schizzo.
< Lo so, ma con questo costume verde e i capelli rossi, somigli alla sirenetta > mi dice. Arrossisco alle sue parole.
 
Sa che mi piace quel cartone.
 
< Tu però non somigli al principe Eric > gli dico facendogli la linguaccia.
 
Non gli somigli ma sei molto più bello di quello sfortunato senza spina dorsale che si innamora di lei, ma sposa un’altra! Intanto a fisico, caro il mio Jacob, non sei messo male e non solo quello. Sei allegro e sincero con me e mi fai stare bene.
 
< Io, esco dall’acqua. Ho fame > dico. Nuoto verso la riva.
< Scommetto che non hai fatto colazione > dice guardando Nahuel che gli fa segno con la testa di no.
 
Quei due sembrano andare d’accordo. E speriamo durino a lungo.
 
< Bravo! Hai indovinato ma non vinci niente anche perché, te l’ha detto Nahuel. Vi ho visto > - affermo mentre continuo a nuotare verso la riva. Esco dall’acqua e mi siedo sull’asciugamano accanto a Kim, Rachel ed Emily che quest’ultima mi passa un panino - < Grazie >
< Nessie, hai messo la protezione solare? > - mi chiede Jacob, seduto accanto a me sul mio asciugamano. Nahuel è sul suo accanto a me – < Se ti scotti poi chi la sente tua madre?! > mi dice.
< No, non l’ho messa e non mi serve. Non mi scotto, io brillo solo > - gli rispondo un po’ acida e me ne accorgo pure, così prendo il suo asciugamano che ha sulle spalle e mi ci avvolgo tutta - < Adesso non brillo più! > rido e appoggio la testa sul suo bracco. Con la coda dell’occhio vedo Nahuel sbuffare e borbottare qualcosa tra se e se. Jacob ridacchia.
 
Con Claire e a Seth inizio a costruire dei castelli di sabbia con tanto di ponte e fiumiciattolo intorno. Di tanto in tanto mi fermo e cerco con lo sguardo Jacob e Nahuel, giusto per vedere come si comportano, li vedo parlare, ma non capisco di cosa, ogni tanto si girano verso di me e sorridono.  Altre volte sembrano discutere, non riesco a sentire cosa si dicono ed io non intendo indagare.  Jacob ritorna nel gruppo e Nahuel si allontana.
 
Spero che non abbiano litigato.
 
< Nahuel dove sta andando? > chiedo a Jacob seduto vicino a me e guarda il castello.
< Sta andando a tuffarsi dalla scogliera > - mi dice. Cambia discorso - < Che bel castello! >
< Lo hai lasciato andare?! Perché non lo hai fermato? > gli dico mentre mi alzo in piedi per andare verso l’incosciente che vuole tuffarsi. Sono sbalordita dal comportamento di Jacob che se ne sta seduto tranquillo come se per un mezzo umano come lo sono io, non è pericoloso buttarsi dalla scogliera. Ok, è vero che a lui non interessa se a Nahuel capita qualcosa, ma a me sì, poiché è un mio amico.
 < Ci ho provato, ma è testardo peggio di un mulo! > mi dice lui giustificandosi. Lo spingo via e corro verso la scogliera fino a raggiungere Nahuel, ovviamente Jacob mi ha seguito.
< Uel dai torna indietro è pericoloso > gli dico mentre cammino verso di lui, con Jacob dietro di me.
< Nesme, è bellissima la vista da qui > mi risponde, guardando l’orizzonte e allargando le braccia.
< Lo so è un panorama magnifico specialmente quando ci sono le balene... > gli dico avvicinandomi di qualche passo.
< E non ti sei mai tuffata? Deve essere fico! > mi dice girando la testa verso di me, sorridendo.
< No mai. Non mi è permesso > rispondo.
< E’ il lupo a impedirtelo? > - mi dice beffardo mentre tende la sua mano verso di me e aspetta che la afferro.  Jacob invece è dietro di me -  < Dai vieni! Che t’importa di lui. Afferra la mia mano e tuffiamoci >
< Non è lui ad avermelo vietato. Sono stati i miei > - gli dico. Le mie braccia sono ferme lungo i fianchi e non hanno intenzione di afferrare la sua mano e farmi trascinare in acqua - < Mia madre stava per rimetterci la vita >
 
Cercare di uccidersi per vedere papà, che l’aveva lasciata. È da matti. Fortuna che c’era Jacob. E fortuna ancora, che la zia Alice la teneva d’occhio. Perché senza quei due.. io, non sarei qui. Mi correggo, senza quei quattro io, non sarei qui.
 
< A me, no.  Ci vediamo a riva > così dicendo si tuffa lasciando me come un ebete a guardare giù, dove l’acqua gelida e la corrente ne fanno da padrone.
< Scendi in spiaggia e raggiungi gli altri. Io mi tuffo e lo vado a recuperare > mi dice Jake dandomi poi un bacio sulla fronte. Annuisco e lo abbraccio. Lui si tuffa in acqua ed io raggiungo gli altri.
 
< Nessie, Jacob? > mi domanda Rachel.
< Si è tuffato per recuperare Nahuel > le rispondo e nemmeno finisco di parlare che vedo uscire dall’acqua Sam che porta Nahuel ferito a un braccio e privo di sensi mentre Jacob che gli cammina accanto.
 
C’è trambusto, le ragazze che corrono con asciugamani puliti verso Sam e Nahuel, i ragazzi che cercano di rianimarlo e tamponano la ferita come possono. Ed io, ferma a osservare le gocce di acqua salata, scorrere lungo gli addominali scolpiti di Jacob appena uscito anche lui dall’acqua. Inizio a sentire una strana emozione dentro di me. Provo invidia per quelle gocce d’acqua.
Vorrei essere al loro posto e scivolare lungo il petto muscoloso e ben scolpito di Jacob.
 
Siamo soli in spiaggia, in piedi sul bagnasciuga. Le sue mani calde e forti scivolano lente sui miei fianchi. La mia mano, percorre lenta le goccioline di acqua che scivolano dal suo petto. I suoi baci cercano le...
 
< Ecco ci mancava anche questo a dar noia qui. Non bastavano i Cullen > dice Leah arrivata, da non so dove, risvegliandomi da quel sogno ad occhi aperti.
Batto più volte gli occhi per riprendere il controllo di me stessa.
 
Non riesco a capire, ho sempre visto Jacob a petto nudo e adesso mi sento strana, mi sento felice,mi sento bella, mi sento che non lo so nemmeno io. So solo che, basta che mi guarda per sciogliere... mi sembra di stare in quei film per teen-ager dove gli attori sono dei liceali e le ragazzette “svengono” al passaggio del più fico della scuola che nemmeno se le caga di striscio.  Ecco così mi sento io.
 
< Leah falla finita! > - Jacob la sgrida - < Nessie tutto bene? > mi chiede preoccupato, evidentemente ha notato il mio stato di trance.
< Si tutto bene > - accenno un sorriso - < Chiamo a casa e dico che stiamo tornando. Il nonno dovrebbe essere a casa... >
< Oh non mi ero accorta che c’era una Cullen > dice Leah e il suo tono acido.
 
Adesso basta. Mi sono stancata di stare zitta. Ho sopportato abbastanza da parte sua.
Mi spiace Jake.

 
Guardo Jacob.
 
< Sì, qui c’è una Cullen! Hai problemi? >- rispondo acida anch’io - < Come puoi ben vedere, qualcuno si è fatto male di cui né io né la mia famiglia siamo i colpevoli >
< A te è vietato mettere piede qui a La Push! > mi dice Leah quasi ringhiando.
< Il patto dice che i vampiri non possono entrare, ma io non sono un vampiro a tutti gli effetti, e poi sono stata invitata > abbozzo un sorriso da stronza.
 
Ogni tanto so esserlo anch’io.
 
< Tu, non dovevi nascere! E qui, non sei la benvenuta > mi risponde Leah.
 Jacob, mi si mette davanti e in tono alpha le ordina di andare a casa. Seth afferra per un braccio la sorella e la trascina via.
< Scusa non volevo ma... non ce la facevo più a... > sto dicendo a Jake, ma lui mi mette un dito davanti alla bocca.
< Shhh! Non ci pensare a quello che dice, tu qui puoi venire quante volte vuoi > - afferma sorridendo del più bel sorriso che in quel momento mi accorgo che ha - < Vado a prendere la macchina > annuisco e vado accanto a Nahuel che si è ripreso.
< Nessie, ho chiamato a casa tua e gli ho spiegato di Nahuel > mi dice Embry appoggiando una mano sulla mia spalla.
< Grazie Embry > gli rispondo.
< Nesme > mi chiama Nahuel sorride e allunga il braccio buono per prendermi. Mi sposto di poco.
< Uel > gli rispondo guardandolo male.
< E’ stato stup... > sta dicendo, ma non gli faccio finire la frase.
< E’ stato da stupidi buttarsi da li. Che cavolo volevi dimostrare eh? > gli dico alterata ancora nervosa per la discussione con Leah e anche per quello che ha fatto lui, l’imbecille.
< Se era il tuo lupo, non ti saresti arrabbiata > risponde Nahuel. Apro bocca per dire qualcosa, ma Embry mi precede e parla al mio posto.
< Noi possiamo perché ci trasformiamo > gli dice Embry seccato di sentirlo disprezzare il loro essere.
 
Fortuna che Jacob arriva con la macchina e il discorso si interrompe.
 
Mi siedo sul sedile posteriore, dietro Jake che giuda e Nahuel seduto davanti con lo schienale semi sdraiato. Nessuno parla, io guardo fuori picchiettando le dita sulla gamba, ancora nervosa per prima.
 
Nel cortile di casa, ci sono gli zii Emmett e Jasper che stavano aspettando il nostro arrivo e aiutare Nahuel a entrare in casa.
< Ragazzi, cosa è successo? > chiede Huilen sulla porta di casa, guardando male Jacob. Come se fosse colpa sua se il nipote si è buttato da una scogliera di sua spontanea volontà.
< Ho voluto provare il brivido! Mi sono tuffato dalla scogliera > sorride Nahuel rispondendo alla zia che borbotta qualcosa d’incomprensibile.
< Nessie tu... >  mi dice papà preoccupato arrivato in quel momento.
< No, tranquillo io non sono scema come lui > - gli rispondo e indico l’idiota di Nahuel - < So che è pericoloso. Il massimo che mi è consentito tuffarmi è o dalla barca di Billy o dal trampolino in piscina > abbozzo un sorriso e vado in cucina a prendere da bere.
 
“Lo puoi leggere nella mente di Jacob e dell’idiota che non mi sono tuffata dalla scogliera. Non sono imbecille come quello!“
 

Dico a mio padre con il pensiero.
 
< Ehi Nessie > mi saluta nonno Carlisle, tornato dal lavoro. Papà appena ricevuta la chiamata di Embry ha telefonato subito al nonno.
< Il ferito è nel tuo studio con papà > dico salutandolo.
< Jacob si è fatto male? > mi chiede preoccupato-
< No, Carlisle io sto bene il ferito è Nahuel > - dice Jacob entrando in cucina anche lui per bere dell’acqua - < Io, ora devo andare ma passerò domani > mi da un bacio sulla fronte.
< Jake, domani mi piacerebbe stare un po’ sola con te... > - gli dico - < E’ da un po’ che non do fastidio al mio morbidoso >
 
Ho davvero bisogno di stare con lui da sola e parlare di alcune cose...
 
< Domani staremo soli, tu ed io. Promesso > mi dice sorride, mi da un altro bacio e poi va via.
 
Mentre papà è nello studio con nonno e Nahuel, chiedo a nonna Esme, dove è mia madre. Mi risponde che è a casa nostra insieme alla zia Alice, così le dico di avvisare papà, che vado a casa da mamma. Ho bisogno di pensare e non voglio il leggi pensieri tra i piedi . Saluto lei e Huilen e vado via.
 
Sono tra le braccia di zia Rose. Papà rientra in casa con Jacob e lo picchia, Jacob non reagisce e sono confusa, non capisco. La zia mi porta fuori in giardino. Arriva Jacob, lo vedo avvicinarsi e tendo le mani in avanti, voglio andare in braccio a lui. La zia non vuole. Con una mano le tocco il viso per mostrarle cosa voglio... me, tra le braccia di Jacob. Papà annuisce e lei mi consegna a Jacob. Sorrido appena sono tra le sue braccia.
< Nessie > mi dice ed io rido. Ride anche lui.”

 
Davanti casa mia.
 
Casa di nonno Charlie. Stiamo festeggiando il Natale. È il momento dei regali. Scarto i regali che mi hanno fatto: quello di nonno Charlie e Sue; quello di Billy Black; quello del branco di Jacob; quello del branco di Sam; quello dei miei genitori ed infine quello di Jacob. Un braccialetto, fatto da lui, intrecciato che simboleggia la sua tribù. Papà, non è contento e lo sento borbottare qualcosa, ma non m’interessa. Il regalo di Jacob è il più bello di tutti. Non ha nulla di che... non brilla, è fatto di corda e cuoio e a me piace un sacco!
 

Entro in casa, saluto mamma e zia Alice, che stanno sistemando la cabina armadio di mamma e papà.
 Vado in camera mia e mi butto pesantemente sul letto e stringo a me Jaco...
 
 E’ il mio primo compleanno. Sono al Luna Park, insieme alla mia famiglia e a Jacob. Salgo sul bruco mela, sulla ruota panoramica, sulla giostra dei cavalli che si muove andando su e giù.
 < Preferisco cavalcare te che questo cavallo... > dico sottovoce a Jake e lui ride.
Papà e Jacob si sfidano al “tiro al bersaglio” e mamma ed io li guardiamo divertite.  Papà vince un orso gigante di peluche per me. Invece Jacob... riesce a vincere Jaco, un lupo di peluche dalle dimensioni ben più piccole di quelle dell’orso.
< Jaco! > dico prendendo il lupo in mano e allungando le braccia per farmi prendere in braccio da Jacob. Sgancia la cintura del passeggino e mi prende in braccio.

 
Guardo la finestra.
 
Sono davanti alla finestra della mia camera e aspetto Jacob che arriva a salutarmi sotto le sembianze del lupo. Eccolo che arriva. Sorrido felice di vederlo... alza il suo grande testone per vedere se sono affacciata, dopodiché mi sorride nel suo buffo modo. Il sorriso somiglia più a una smorfia, ma per me è bellissima. Poi, lo vedo sedersi e muove la sua grossa zampa in segno di un ciao. Ricambio con la mano e gli auguro una buona ronda.
 
Non ho molta voglia di lavarmi, ma devo. Sono piena di sabbia e salsedine addosso e poi non mi va di sentire mamma sgridarmi perché non mi sono lavata. Controvoglia, vado nella mia cabina armadio a prendere i vestiti puliti e dal mobile, cade a terra uno dei tanti album da disegno. Lo sfoglio.
 
Sono nel mio regno con Jacob che sistema le corde dell’altalena, mentre lui lavora, io disegno.
< Principessa, la sua altalena è pronta > mi dice avvicinandosi a me. Chiudo immediatamente l’album gli sorrido e gli salto addosso.
 < Grazie! > gli dico per poi andare verso l’altalena. Salgo sull’altalena e lui mi spinge. Mi spinge sempre  di più, facendomi andare in alto come voglio io. Rido, rido e rido. Scendo dall’altalena e iniziamo a rincorrerci per tutta la radura. Il tempo passa in fretta, è il tramonto così lupo Jake mi riaccompagna a casa. Stanca ma felice.
 

Sono sotto la doccia.
 
 First Beach.
< Nessie, hai messo la protezione solare? > - mi chiede Jacob, seduto accanto a me sul mio asciugamano. Nahuel è sul suo accanto a me – < Se ti scotti poi chi la sente tua madre?! > mi dice. < No, non l’ho messa e non mi serve. Non mi scotto, io brillo solo.  > - gli rispondo un po’ acida e me ne accorgo pure, così prendo il suo asciugamano che ha sulle spalle e mi ci avvolgo tutta - < Adesso non brillo più! > rido e appoggio la testa sul suo bracco.
Sam esce dall’acqua con un Nahuel privo di sensi in braccio e Jacob è lì accanto. Le ragazze corrono ad aiutare Sam mentre io no, resto ferma immobile, la mia attenzione è catturata dalle goccioline di acqua salata che percorrono il petto scolpito di Jacob. Provo invidia. Ipnotizzata da quelle gocce, sogno ad occhi aperti... Siamo soli in spiaggia, in piedi sul bagnasciuga. Le sue mani calde e forti scivolano lente sui miei fianchi. La mia mano, percorre lenta le goccioline di acqua che scivolano dal suo petto. I suoi baci cercano le mie labbra.

 
< Nessie tutto bene? > mi dice mamma bussando alla porta del bagno.
< SI mamma. Tutto bene > - dico chiudendo l’acqua e infilandomi l’accappatoio - < Mi stavo facendo la doccia. Tutto qui. > faccio spallucce e vado a vestirmi.
< Jacob viene a cena? > chiede zia Alice. Arrossisco e fingo di allacciarmi le scarpe nascondendo il mio colorito.
< No. Aveva una riunione della tribù > dico.
< Sicura di star bene? > domanda zia Alice.
< Sì perché? Sono solo un po’ stanca ma nulla di più e arrabbiata > rispondo e racconto cosa è successo a First  Beach, omettendo però la parte di Leah e soprattutto il mio pensare e guardare Jacob in un’altra maniera diversa da com’è sempre stato.
 
Non ho nessuna voglia di tornare dai nonni per cena e rivedere l’idiota, ma devo andarci perché stare in casa da sola, non mi è ancora permesso. Armata di tanta pazienza e soprattutto il discorso “Jacob” e quello “Leah” li chiudo a chiave in un cassetto della mia testa.
 
La prima a finire la cena sono io, quel cretino oltre ad avere un braccio ingessato perde tempo a raccontare vantandosi anche della sua strabiliante tuffata dalla scogliera.
 
"Non ho voglia di sentire quel cretino vantarsi per avermi rovinato la giornata. Vado su in camera."
 
Dico mentalmente a papà.
< Va bene Nessie > mi risponde lui.
< Nesme dove vai? > mi domanda Nahuel, ma non gli rispondo continuo a salire le scale.
< E’ stanca e va in camera a riposare > gli risponde mio padre.
 
Una volta arrivata in camera, per non riaprire il cassetto dove ho riposto la giornata in spiaggia, accendo e mi concentro su un programma in tv che a dirla tutta non m’interessa poi molto e, infatti, è venuto sonno.
 
< Nessie, andiamo a casa > mi dice dolcemente mamma e svegliandomi dal mio stato di dormiveglia.
Annuisco e guardo l’ora sul cellulare.
 
Fortuna che è tardi e si va a casa.
 

Saluto tutti, augurando loro la buona notte e con i miei mi dirigo verso casa.
 
*Note autrice*

Ecco il nuovo capitolo e spero vi piaccia. In questo capitolo Renesmee, capisce che Jacob non le è per niente indifferente.. galeotta fu la goccia del mare.. e qui credo, bisogna ringraziare l’idiota di Nahuel . Attenzione Renesmee capisce o si rende conto che Jacob gli piace ma è ancora presto per parlare di Amore.. Nessie, è attratta d a Jacob ma non tanto (per ora) da farle dire “Ti Amo Jacob”. Per quanto riguarda Leah..l’ho lasciata ancora ostile verso i Cullen e ad ogni frecciatina Nessie l’ha sempre ignorata stando zitta ma ora, forse perché si è resa conto che Jake le piace, dice basta e le risponde a tono.
 
 

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Capitolo 9
*** Ci saremo sempre ***


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Il breve tragitto a piedi fino a casa, mi ha svegliato del tutto, adesso il sonno è passato. Ora sono sul letto, con Jaco vicino e guardo il soffitto.
 
Uff!
 
Sbuffo.
 
È inutile, il sonno è andato a farsi un giro stanotte.
 
Mi alzo e prendo il mio lettore mp3.
 
Se non riesco a dormire, tanto vale ascoltare la musica.
 
Mi rimetto a letto. Auricolare alle orecchie e schiaccio il tasto “play”.
La musica comincia a suonare, il cassetto chiuso nella mia testa si riapre e con esso le parole di Leah e la piccola discussione avvenuta in spiaggia.
 
< Oh non mi ero accorta che c’era una Cullen > dice Leah e il suo tono acido.
Guardo Jacob.
< Sì, qui c’è una Cullen! Hai problemi? >- rispondo acida anch’io - < Come puoi ben vedere, qualcuno si è fatto male di cui né io né la mia famiglia siamo i colpevoli >
< A te è vietato mettere piede qui a La Push! > mi dice Leah quasi ringhiando.
< Il patto dice che i vampiri non possono entrare, ma io non sono un vampiro a tutti gli effetti, e poi sono stata invitata > abbozzo un sorriso da stronza.
< Tu, non dovevi nascere! E qui, non sei la benvenuta > mi risponde Leah.
 Jacob, mi si mette davanti e in tono alpha le ordina di andare a casa. Seth afferra per un braccio la sorella e la trascina via.
< Scusa non volevo ma... non ce la facevo più a... > sto dicendo a Jake, ma lui mi mette un dito davanti alla bocca.
< Shhh! Non ci pensare a quello che dice, tu qui puoi venire quante volte vuoi >afferma sorridendo del più bel sorriso che in quel momento mi accorgo che ha.
 
Sorrido ripensando non solo al sorriso di Jake, ma anche perché mi ritengo soddisfatta di aver finalmente preso coraggio e risposto a Leah come dovevo e mai fatto prima, ma non per via dei sensi di colpa sulla mia nascita che quelli restano, purtroppo.
 
< Ancora sveglia ? > chiede papà entrando in stanza e come sempre senza bussare.
 
“Non ho tanto sonno. E tu, bussare mai? “
 
 Rispondo con il pensiero. Con lui è più comodo così.
 
< Capito. Non ho bussato perché se dormivi poi, ti avrei svegliato.  Comunque sia buona notte > mi risponde.  Si avvicina per darmi il bacio della buona notte.  È andato a caccia, vedo dell’erba sulla camicia.
 
“ Io non dovevo nascere vero? “
 
 Gli domando senza rendermene conto. Lui si blocca.
< Renesmee sei nata perché mamma ti desiderava con tutta se stessa > mi dice in tono calmo e dolce come se stesse parlando da un bambino piccolo. Mi accarezza il viso e mi sorride.
 
“ E tu, mi volevi?”
 
Gli chiedo seria fissandolo negli occhi.
 
< Anch’io ti volevo. Certo, non come tua madre che ti ha desiderato fin da subito, da quando ha capito di aspettarti. Io lo ammetto, ero spaventato mai avrei pensato che un vampiro potesse mettere incinta un’umana, ma è successo. Avevo paura che fossi solamente come me, e non come tua madre.  Le stavi facendo male, ed io non potevo vivere senza tua madre. Tutto questo finché Jacob, non ha pensato che avresti voluto del sangue.  Non appena tua madre stava meglio e ho ascoltato i tuoi pensieri, ti ho desiderato anch’io. Sapevo chi eri e chi sei adesso. La creatura più bella e più dolce del mondo > mi dice per poi sorridere e stringermi in un abbraccio paterno.
< Se non nascevo, era meglio, giusto? > dico dando voce al pensiero senza nemmeno rendermene conto.
< Chi è che non doveva nascere? > domanda mamma non appena entra nella mia stanza e mi guarda male. Ho detto quello che nessuna mamma vorrebbe sentire dal proprio figlio.
< Non dire assurdità Renesmee. Se non nascevi, ci saremmo annoiati a morte > mi risponde papà in modo buffo per farmi ridere, ma non ci riesce e così mira al mio punto debole, il solletico. Ci riesce e, infatti, io rido.
 
“Papà basta, fermati!”
 
Inutile, non vuole smettere di farmi ridere.
< Perché dici questo? > mi chiede mamma preoccupata. Papà smette di farmi il solletico, per darmi il modo di prendere fiato e rispondere alla domanda.
< Ho discusso con Leah in spiaggia, oggi > dico e poi racconto tutta la storia, ovviamente la parte in cui resto a osservare le gocce d’acqua scivolare lungo la schiena di Jake, me la tengo per me. Non credo centri molto con la discussione con la lupa e poi non credo che a mio padre faccia piacere sapere questa parte.
< Non pensare a Leah, adesso. Ha bisogno di tempo e vedrai che presto sarete amiche > - mi dice mamma dandomi un bacio sulla fronte - < Ora però a nanna >
 
La mattina dopo, come deciso Jacob viene a prendermi per portarmi non so dove, basta che passiamo una giornata tranquilla, lui ed io. Il mio migliore amico ed io.
< Dove mi porti? > gli chiedo non appena la moto esce dal bosco e si mette sulla strada.
< Principessa è una sorpresa > - mi risponde. Dallo specchietto, lo vedo sorridere - < Posso solo dirti che sto portando in un posto dove né lupi né vampiri staranno tra i piedi >
 
Evvai!
 
< Che bello! Una giornata tranquilla solo tu ed io come quando ero piccola. Ho solo una domanda. Posso scegliere io dove andare? > chiedo. Mi tengo stretta a lui poiché ha iniziato a correre.
< No. Non puoi scegliere almeno non finché non siamo arrivati li. E prima che tu dica qualcosa. Non andiamo alle giostre > mi dice. Sbuffo sulla sua schiena e lo sento ridacchiare.
< Non stavo per dire niente. Mi basta stare con te > gli dico stringendomi di più a lui.
 
Arrivati a Port Angeles, parcheggia la moto davanti a un grazioso ristorante sul mare.
< Sorpresa!  > esclama mentre si toglie il casco.  Sorrido mentre scendo dalla moto e mi tolgo il casco.
< Non avevo mai notato questo ristorante. > gli dico dandogli il casco che mette sotto il sedile.
< Mai notato perché con le tue zie vai dall’altra parte, dove c’è il centro commerciale > mi risponde afferrandomi per mano.
Da vero gentiluomo mi apre la porta, lasciandomi passare per prima.
< Grazie > lo ringrazio ed entro.
< Prego. Ti piace? > mi domanda e annuisco.
< Giorno, desidera? > domanda il cameriere interrompendo il nostro discorso.
< Un tavolo per due > - risponde Jacob - < Se possibile sulla terrazza, grazie >
< Certamente > risponde il cameriere facendoci poi segno di seguirlo.
 
Arrivati al tavolo, il cameriere sposta la mia sedia per farmi sedere e ci da i due menù che tiene in mano. Prende poi la nostra prima ordinazione, in altre parole da bere e va via lasciandoci il tempo di scegliere con calma cosa mangiare.
 
< Molto. Lo sai che adoro il mare > rispondo alla domanda che mi aveva fatto prima che il cameriere ci interrompesse. Guardo lo splendido panorama marino davanti a me. Una tavola d’acqua azzurra, dove alcune persone stanno nuotando felici.
< No, non lo sapevo che ti piacesse il mare >- mi dice scherzando - < Ieri è stato tutto un casino e… ti avevo promesso che oggi saremmo stati soli >
< Lo so. Non doveva andare così... > - gli dico guardando il menù. Quante cose buone - < Se prendo gli scampi me lì capi? > sorrido guardandolo.
< Sì, certo. Tutto quello che vuoi > - mi risponde sorridendo e guarda il menù anche lui - < Nahuel sta bene, poteva andargli peggio, è vero ma se l’è cavata no?! >
< Cosa vi porto? > ci interrompe il cameriere.
 
 Ordiniamo due primi e due secondi e non appena il cameriere va via, riprendiamo a parlare.
< Già se l’è cavata, ma possiamo non parlare di lui oggi? Fino a ieri, non lo sopportavi > gli dico.
< Ok non parliamo di lui e, pensiamo alla nostra giornata > - mi dice sorridendo - < Ieri era ieri e oggi, è oggi >
< Ieri era il passato. Oggi è il presente e domani sarà il futuro > gli dico con fare teatrale.
< Ehi era la mia battuta! > mi dice ridendo.
< Ora è la mia. Tu l’hai persa > gli rispondo facendogli la linguaccia.
 
Ecco le nostre ordinazioni e l’allegria di prima, non so come, svanisce. Incominciamo a mangiare in silenzio, ogni tanto commentiamo le pietanze che ci sono servite, ma nulla di più.
 
Basta! Questo silenzio è troppo. Voglio sapere che pensa di me e della mia esistenza quindi adesso chiedo e parliamo.
 
< Jacob... > lo chiamo mentre continuo a guardare il mio piatto.
 
Non ho il coraggio di guardarlo in faccia.
 
< Nessie dimmi > mi dice lui, guardandomi.
 
Proviamo.
 
Mi faccio coraggio. Un bel respiro e...
< Io, non dovevo nascere vero? > gli domando e lo guardo pulire uno scampo.
Alla mia domanda si ferma e ricambia lo sguardo.
< Che assurdità stai dicendo? Tu, sei nata perché dovevi rendere il mondo più bello > - mi risponde e mi sorride. Fa sorridere anche me - < E’ per via di Leah. Non è colpa tua, se lei è sempre di cattivo umore e l’ha con il mondo intero >
 
Sapevo che avrebbe tirato fuori Leah. Ho sbagliato domanda.
 
Gli faccio di no con la testa che Leah non c’entra niente.
 
 Non è di Leah che voglio parlare o almeno non subito.
 
< E così, il mondo è più bello perché ci sono io > gli dico. Lo vedo arrossire un po’.
< Esatto. Prendi la tua famiglia, un mortorio > dice facendo la faccia di chi si sta per addormentare e mi fa ridere.
< E da te, alla riserva? > chiedo curiosa.
< Beh... alla riserva da quando ci sei tu, i ragazzi sono tutti contenti, allegri. Claire ti adora. Mia sorella, stravede per te, per non parlare poi del mio vecchio, lo hai visto? Sembra tornato bambino. Era da tanto che non lo vedevo così. Tu, hai portato allegria alla riserva ed è una cosa bella e positiva. > mi dice.
 
Non mi ha detto di lui...
 
< E a te invece? > domando. L’ho colto impreparato.
 Prende il suo bicchiere, beve dell’acqua, mangia qualche foglia d’insalata, apre bocca per dire qualcosa ma la richiude subito finché, alla fine riesce a trovare le parole.
< Beh a me... a me... come gli altri > dice tutto di un fiato e guarda subito fuori cambiando argomento - < Ti va una passeggiata in spiaggia? > annuisco contenta.
 
Quello che volevo sapere, non lo hai detto. Poi non so nemmeno io cosa...
 
Scrollo la testa per cacciare via il pensiero di sapere un qualcosa che nemmeno io so prendo un bel respiro, sorrido a Jake facendogli la linguaccia e finisco quello che ho nel piatto.
 
Finito di mangiare, Jake paga il conto e come deciso pochi minuti prima andiamo a fare una passeggiata. Camminiamo così vicini che mi viene voglia di prendergli la mano, e, infatti, gliela afferro e lui non dice nulla si limita soltanto a sorridere. Sorrido anch’io.
 
 Sembriamo una coppia d’innamorati come tante che passeggiano o sono in spiaggia, ma non lo siamo.
 
Mi scappa da ridere. Mi guarda e ride con me, senza saperne il motivo.
 
Questo è il mio Jacob.
 
< Ci facciamo un bagno? > mi dice improvvisamente.
< Non ho il costume> rispondo. La voglia di tuffarmi in quell’acqua azzurra però è tanta e lui, lo sa bene... quanto amo nuotare.
< Neanche io, ma li andiamo a comprare > mi dice facendo spallucce. Senza aspettare una mia risposta, mi trascina fino a un negozio di articoli da mare.  
 
Entriamo e compriamo i due costumi, un due pezzi per me e dei pantaloncini per lui, tre asciugamani e la crema protettiva.  Usciamo dal negozio con i costumi addosso, e i nostri indumenti intimi nella busta.
 
Arriviamo in spiaggia e trovato un posto non troppo affollato, ci togliamo i vestiti ed io per non arrossire e fare chissà quale sogno ad occhi aperti, e soprattutto, per non dover diventare rossa dall’imbarazzo, gli do le spalle.
 
Chissà se a lui piaccio, come lui piace a me.
 
Stendiamo i nostri teli sulla sabbia.
 
Potrei chiederglielo... e se poi, la risposta è no?
 
Mi siedo sul mio telo a gambe incrociate e guardo il mare davanti a me.
 
Rovinerei tutto e non mi va. Meglio star zitti!
 
Il richiamo dell’acqua è troppo forte per me.
Mi alzo e corro in acqua.
Jake mi segue.
< Principessa Ariel non sai resistere all’acqua eh?! > mi dice non appena mi raggiunge in acqua, abbracciandomi da dietro. Sento un brivido correre lungo la schiena.  
< No, Sebastian no e dovresti saperlo bene che sono una sirena! > - gli dico sorridendo allontanandomi un poco da lui per schizzarlo - < E alle sirene piace l’acqua >
< Così non vale! > mi dice ridendo e ricambia gli schizzi.
 
Che i giochi inizino!
 
 Ci rincorriamo per spruzzarci l’acqua addosso, fingendo di azzuffarci inscenando una lotta marina, dove lui è Capitan Jake, soprannominato “il terrore dei mari”, contro  “la Regina dei mari”, ovvero io. Insomma ci comportiamo come due bambini.
< Nessie, non ti sembra di fissare un po’ troppo quel tipo? > mi dice richiamando la mia attenzione dandomi un pizzico sul braccio. Ahi!
< Stavo osservando il suo strano tatoo sulla schiena. Non capisco se è un serpente o un leone è strano > rispondo massaggiandomi il braccio.
 
A parte che è strano il tipo.
 
< Boh è strano davvero, però la tipa che gli sta vicino è carina > dice guardando la ragazza a quelle parole, sento una punta di fastidio che sia gelosia?
< Perché non ci provi? Mica vuoi restare scapolo a vita! > lo stuzzico. Nella mia testa, vedo il collo della ragazza sotto i miei denti . sarà questa la fine che farà se osa avvicinarsi.
< E se quello è il fidanzato? Meglio di no e poi io ho già qualcuna nel mio cuore > dice. Guarda altrove facendo il vago mentre io risento quella punta di fastidio.
< E chi è? Lei lo sa? > chiedo curiosa, ma dentro di me quel piccolo fastidio si allarga.
< Non la conosci e no, non lo sa perché è complicato > mi dice.
< Perché? > chiedo. Per lui, tutto è “ complicato” anche una semplice banalità.
< I suoi non approvano e… su Nessie non farmi più domande a riguardo > mi dice come infastidito.
< Va bene. Un’ultima cosa, se la complicazione sono io, ritieniti libero, vai da lei e cerca di stare con lei. Jake, è da quando sono nata che mi sei accanto, sei come un fratello per me e questo lo sai, ma anche i fratelli si separano vivendo ognuno la sua vita. So, che se avrò bisogno di te, tu ci sarai e la stessa cosa vale per me, se hai bisogno di me, io ci sarò. Ma devi vivere la tua vita. > gli dico abbozzando un sorriso.
< Nessie, la complicazione non sei tu e se non ne voglio parlare, è solo perché è una cosa che non riesco a spiegarmi nemmeno io  > - abbozza un sorriso - < Lo so, che se abbiamo bisogno uno dell’altro ci saremo sempre > mi abbraccia.
< Mamma, mi ha detto che tu, sei stato presente per tutto il tempo della sua gravidanza e che sei stato tu a capire cosa ero e di cosa avevo bisogno > - gli dico mentre usciamo dall’acqua per andare ad asciugarci sui nostri asciugamani. Non dice nulla si limita a sorridere - < Ti voglio bene e tantissimo >
< Anch’io ti voglio tantissimo bene > mi dice. Ce ne stiamo cosi abbracciati, seduti uno accanto all’altro in silenzio.
 
Vorrei che il tempo si fermasse e restare per sempre cosi,  stretta nelle sue braccia.
 
< Una rosa per la sua fidanzata, signore!? > domanda un venditore ambulante a Jacob, mostrandogli delle rose rosse. A quelle parole, divento rossa e nascondo il viso dietro la sua schiena.
< Non è la mia ragazza > - gli risponde Jacob - < Siccome è una ragazza speciale, dammi tutte le rose che hai > lo vedo prendere il portafogli da accanto a lui.
< Jake no > -guardo il tizio - < No, nessuna rosa. Sono bellissime ma... > - stavolta guardo Jake - < Ma hai fatto abbastanza oggi, mi hai reso una stupenda giornata che difficilmente scorderò. > quelle rose, oltre ad essere belle, non avrebbero avuto vita lunga, si e no una settimana ma neanche.  E non mi sembrava il caso spenderci dei soldi, ma dire questo davanti a chi le vende, mi sembra brutto e poco carino.
< Va bene allora me ne dia una > gli dice Jake.
 
 Irremovibile.
 
< Grazie Jake > - prendo la rosa e l’annuso - < Sa di rosa! Senti > dico portando la rosa sotto il suo naso.
< E’ vero! Ed io che pensavo profumasse di muschio selvatico > dice scherzando. Ridiamo come matti.
 
Come tutte le cose belle anche questa sta per finire. Ci rivestiamo e torniamo alla moto.
                                                                      
Il tempo passa troppo velocemente per i miei gusti, soprattutto quando sono con lui.
 
Prendo il casco, me lo allaccio e salgo dietro di lui sulla moto.
< Sei stata bene oggi? Ti sei divertita? > mi chiede  mentre accende la moto per andare verso casa.
< Si molto. Mi piacerebbe rifare un’altra giornata così. Tu ed io da soli > dico. Sorrido e mi stringo di più a lui.
< Quando vuoi. Renderti felice è il mio mestiere, Principessa > dice sorridendo.
 
Una volta arrivata a casa, saluto Jacob abbracciandolo e ringraziandolo per l’ennesima volta della bella giornata appena trascorsa. Appena lo vedo andare via, entro in casa a lavarmi per togliere sabbia e salsedine dal mio corpo. Una volta vestita con il pigiama, scendo in cucina a mangiare qualcosa. La doccia mi ha messo appetito.
In cucina c’è mamma che mi chiede come ho trascorso la giornata e se sono stata bene, anche se dalla mia faccia contenta, lo intuisce da sola com’è andata la mia giornata.
Parlando mi dice che papà, è preoccupato per me, come lo è anche lei perché il giorno prima, dopo essere tornata da La Push, ho cercato di evitare per tutta la serata Nahuel.
E nella chiacchierata in camera mia, papà ha intuito che nascondevo qualcosa. Dico alla mamma che né lei né papà devono preoccuparsi, sto bene e la sera prima ero un po’ scossa da quello che era successo.
 
 
*Note Autrice* 
 
Vi chiedo scusa per il mio ritardo di pubblicazione del capitolo ma ho avuto, in questo periodo alcune cose da fare che non mi hanno permesso di potermi concentrare sulla correzione di questo capitolo e di andare avanti con la stesura di altri capitoli. Ora, però, eccomi qui! 
Come potete aver letto, nel capitolo prima Nessie ha capito cosa prova per Jacob ed avevo chiuso con lei che gli chiede un "appuntamento" ( non è proprio così) e in questo capitolo vediamo che Jacob ha organizzato qualcosa..solo il pranzo fuori e la passeggiata in realtà. Spiaggia e bagno non erano previsti ma gli è andata bene. Jacob in questo capitolo vuole dire e non dire a Nessie chi è la misteriosa ragazza.. però qualche indizio ha lasciato.. 
Frafra

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Capitolo 10
*** Dichiarazione ***


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< Mamma, vado fuori a leggere. Non mi va di stare in casa > dico a mia madre che se ne sta seduta sul divano a leggere un libro anche lei.  La mia passione per la lettura, me l’ha tramandata lei.
< Va bene, tesoro > - mi risponde senza interrompere la sua lettura.  Agli occhi umani sembra disattenta, ma non è così. È una vampira e i suoi sensi sono super sviluppati e in più è una mamma - < Prendi la coperta rossa, che sicuro vai a sederti a terra e non su una sedia >
dico velocemente e con la stessa velocità delle mie parole, esco da casa.
 
Arrivo al mio albero preferito, situato a metà strada tra le due case Cullen, dallo zainetto tiro fuori il libro “Harry Potter e la pietra filosofale”, uno dei miei preferiti. Lo avrò letto tantissime volte e ogni volta provo un’emozione nuova. Eppure la storia è sempre la stessa.  Harry Potter, un bambino che subito dopo la morte dei genitori, avvenuta quando lui aveva solo un anno di vita, viene affidato alle cure “amorevoli” degli zii materni. Fino a quando dieci anni dopo al raggiungimento di undici anni, Harry, scopre di essere un mago. Il mago che sconfisse il Signore Oscuro.
 
Sto leggendo uno dei miei pezzi preferiti, quello in cui Harry scopre lo specchio delle brame quando qualcuno mi toglie il libro dalle mani.  Nahuel.
 
Avrei preferito Jacob.
 
< Signorina, lo sa che è vietato leggere? > mi dice Nahuel, mentre guarda la copertina del libro.
< E chi lo dice? > - gli chiedo alzando un sopracciglio. Guardo Nahuel e il suo braccio fasciato - < Potresti ridarmi il libro. Per favore? >
< Lo dico io > - mi risponde sedendosi accanto a me e mi restituisce il libro - < Volevo parlare un po’ con te.  Da quando sei stata fuori con il lu… ops Jacob noi non abbiamo parlato quasi più. Ancora arrabbiata con me? >
< No, non sono più arrabbiata. Perché? > gli dico sorridendo.
< E’ che in questi giorni ti vedo sempre indaffarata e di corsa, ho pensato che... > mi risponde.
< Hai pensato male amico > - gli rispondo ridacchiando e dandogli un buffetto sul ginocchio piegato. Un gesto di amicizia - < Sono indaffarata. Fra qualche settimana, andrò a scuola e siccome non voglio fare brutte figure, mi sto preparando. Tutto qui >
< La scuola. Io non ci sono mai andato e non credo serva, almeno non a quelli come noi. Siamo molto intelligenti rispetto agli umani. Tu, hai la possibilità di avere come insegnanti la tua famiglia. Che senso ha andare a scuola? > mi risponde.
< Nahuel, io voglio andare a scuola per conoscere altre persone, per essere trattata come un essere umano. E poi, i miei sono d’accordo poiché l’iscrizione a scuola l’hanno fatta loro per gli umani, sono minorenne. > gli dico.
< Giusto. Ora dimmi com’è andata con Jacob? > chiede curioso.
< E’ andata bene, direi... siamo stati al mare, a Port Angeles. Abbiamo mangiato del pesce e fatto una passeggiata sul lungo mare > gli dico tranquillamente. Non gli dico quello che è successo sulla spiaggia solamente perché sono affari miei.
< E la rosa? Perché ti ha regalato una rosa? > dice e mi guarda sospettoso.
< Che ne sai della rosa? Me l’ha regalata per amicizia > dico.
< A me, è stato detto il contrario. Jacob, mi ha detto il contrario che te l’ha regalata perché sei sua. Ammettilo state insieme!  > mi dice con voce aspra, dura, non più scherzosa e amichevole. Sembra come se dai suoi modi vuole la lite, ma a me di discutere non va.
 < Io non sono né sua né tua, se vuoi tanto saperlo, appartengo solo ed esclusivamente a me stessa. Tutto quello che faccio, dico e penso viene da me chiaro! > dico un po’ alterata. Mi alzo e me ne vado a casa dai nonni perché è li che devo andare e perché ho voglia di suonare il pianoforte.
 
Mi siedo al pianoforte e comincio a suonare la prima canzone che mi viene in mente. Suonare, mi rilassa, mi libera la mente non mi fa pensare a nulla potrei suonare per ore intere senza mai stancarmi.
< Tesoro è pronto in tavola > mi chiama nonna sorridendo.  Smetto di suonare, corro a lavarmi le mani e poi a tavola, dove Nahuel mi sta aspettando. Mangio in silenzio, non lo guardo neanche, ma sento su di me il suo sguardo.
< Nesme, non mi va di stare litigato con te > mi dice, quasi supplichevole.
< Non sono in lite con te.  Mi hanno dato fastidio le tue parole. Tutto qui. > gli dico. Stavolta lo guardo in viso.
< Una passeggiata ti va?  > mi chiede.
< Ok > rispondo.
 
Passeggiamo nel bosco, tra risate e discorsi sulla dieta vegetariana, dove lui sembra essersi ambientato bene, mi accorgo di essere arrivata al confine. Facendo finta di niente mi guardo intorno per vedere quale lupo sia di ronda.  Leah e Jared sono di ronda.
< Che ne dici se ci sediamo qui? > chiede Nahuel. Indica una roccia.
< Già stanco? > chiedo. Sorrido e mi siedo.
 
Non mi sento a mio agio... ho un vago presentimento.
Nessie respira e mantieni la calma. Sei con un amico e dietro di te ci sono altri amici. Dietro di me c’è il confine, c’è la mia seconda casa e c’è Jacob.
 
< No, non sono stanco ma pensavo che tu fossi, e a quanto pare non mi sbagliavo... ti sei seduta! > - dice ridacchiando - < Scherzi a parte, volevo stare un po’ solo con te e parlarti. Sai, ultimamente stai sempre con il tuo amico Jacob e con me passi poco tempo > fa la faccia triste e a me fa sorridere un po’.
< Ora sono qui e siamo soli dimmi > gli rispondo invitandolo a parlare.
< Nesme tu mi piaci tantissimo e non intendo come amica. Tra poco non sarai più una bambina, anzi non somigli più a una bambina > - mi dice mentre il suo sguardo dal mio viso si posa sul mio seno. D’istinto tiro ancora più su la scollatura, che poi nemmeno c’è, della maglietta - < Tra poco andrai a scuola, me lo hai detto tu. >
< Sì, te l’ho detto e non vedo l’ora che questo accada. Non capisco il tuo discorso... > dico confusa e in cuor mio spero di aver frainteso le sue parole.
< Nesme sarà perché siamo uguali, sarà che come noi io conosco solo le mie sorelle ma, mi piaci tanto  > - si avvicina al mio viso. Io mi allontano di poco cercando di guadagnare tempo, ho capito la sua mossa. Sono sorpresa e schioccata, non so cosa pensare, dire e fare - < Tra qualche giorno riparto. Vieni via con me.  Voglio farti conoscere alle mie sorelle, loro devono sapere che persona meravigliosa sei... > poggia le sue labbra sulle mie.  In lontananza sento un ringhio... Jacob.
< Non provarci più! > mi stacco dandogli un sonoro schiaffo in faccia.
Con un salto, Jacob è al mio fianco pronto ad attaccare. Non ringhia.
 
Nel discorso di Nahuel, avevo intuito qualcosa ma pensavo di sbagliarmi. Io piaccio a lui ma lui non piace a me, almeno non come intende lui. 
Se devo innamorarmi di qualcuno, voglio che sia uguale ma diverso da me, voglio un ragazzo che se per un giorno non lo vedo mi manchi, che se sono triste mi faccia sorridere, che mi apprezzi per chi sono Renesmee e non per come sono un ibrido. So chi è questo ragazzo Jacob. Sono innamorata di Jacob!
 
Jacob guarda male Nahuel e lo stesso fa lui.
 
Non voglio che litighino e lottano.
 
Guardo Jacob.
 
So cosa devo fare.
 
< Non è successo niente > - gli dico accarezzandogli il fianco – < Jake portami a casa > - lui si china per farmi salire sulla sua schiena - < La Push >
 
La Push, la mia seconda casa. Il posto dove posso stare tranquilla.
 
Siamo nel bosco dietro casa Black. Torna umano, mi prende per meno senza dire una parola su quanto è accaduto, capisce che non me la sento di parlare, capisce che sono arrabbiata, sbalordita, confusa.
Entriamo a casa sua, c’è Billy. Telefono a zia Rose per dirle dove sono e perché è il primo numero che mi è venuto alla mente. Poi Jacob, torna alla sua officina ed io resto a parlare con Billy fino a quando non deve uscire per delle commissioni ed io resto sola in casa.
 
< Ben svegliata Principessa! > sento dirmi da Jacob seduto sul divano accanto a me. Mi stiracchio.
< Ciao. Quanto ho dormito? Non volevo addormentarmi ma… > dico, mentre mi siedo e mi sistemo i capelli.
< Quanto hai dormito, non saprei. Sono qui da una decina di minuti e dormivi. > - sorride - < Come stai? Come ti senti? Ti ha fatto male? Io se lo prendo lo… > domanda a raffica.
< Jake, sto bene sono solo un po’ scossa ma sto bene. È stato solo un bacio, mi ha solo poggiato le sue labbra sulle mie tutto qui. Ho sbagliato, non dovevo fare la passeggiata con lui, sarei dovuto restare a casa. A me lui non piace. Non lo amo. > dico nervosa che quasi mi viene da piangere. Mi stringo a lui e nascondo il viso sul suo petto. Mi abbraccia forte.
< E’ passato adesso, non ci pensare più... ci sono io con te > mi dice. Mi alza il viso, asciuga qualche lacrima che scorre sul mio viso e mi bacia la fronte - < Ho qualcosa che manda via la tristezza. Tu, resta ferma lì e non muoverti. > si alza.
< Ok capo! Non mi muovo. > dico abbozzando un sorriso.
Qualche minuto dopo torna da me con una vaschetta di gelato al cioccolato, il mio preferito e due cucchiai.
< Tah - dah! Gelato al cioccolato caccia via tristezza in arrivo!  > dice ad alta voce. Sorride. Fa sorridere anche me.  SI siede nuovamente accanto a me, mi passa un cucchiaio e apre la vaschetta.
< Grazie.  Tu sai sempre come farmi tornare il buon umore! > dico sorridendo. Gli do un bacio sulla guancia.
< Per la Principessa questo e altro. Sono o non sono un bravo cavaliere? > mi chiede.
< Sì lo sei e potrei anche promuoverti a Super mega extra cavaliere > rido.
 
Veramente da cavaliere ti farei diventare Principe. Il mio Principe.
 
< Jacob hai per caso detto a Nahuel della rosa che mi hai regalato? > chiedo mentre prendo un’altra cucchiaiata di gelato.
< No, non ho più parlato con Nahuel dal giorno alla spiaggia. Se non sei stata tu, magari sarà stata Bella, o una delle tue zie > - mi dice mentre prende con il cucchiaio il gelato e m guarda - < Poi scusa, cosa t’importa da chi o come l’ha saputo, tu non sei sua >
< Io non sono di nessuno!  Nahuel, mi ha detto che avete parlato della nostra uscita e che tu, gli hai detto della rosa che mi hai regalato. Dicendogli che sono tua. > gli dico tutto di un fiato. Non mi dispiacerebbe essere sua ma, sapere che si comporta come Nahuel mi da fastidio.
< Cosa ti ha detto? Nessie, ti giuro non gli ho detto niente. Quello è invidioso e geloso marcio dell’amicizia che abbiamo tu ed io > - dice Jacob arrabbiato. Posa il cucchiaio nervosamente sul tavolino davanti al divano. - < Ascolta Nessie, tu appartieni solamente a te stessa e a nessun altro Dell’amore so poco e forse sono anche la persona meno adatta a parlarne, ma se dovessi conquistare il cuore di una ragazza come te, non mi comporterei come ha fatto lui. Sarei gentile con i tuoi amici, non cercherei di litigare per ogni stronzata davanti ad altre persone. Non ti tratterei mai con sgarbo, ma con rispetto. Mi è stato insegnato che la donna va trattata bene, amata e rispettata. Ed io non farei mai e poi mai ciò che tu non vuoi. Se si ama una persona, bisogna prendersene cura, starle accanto ma senza soffocarla, lasciarla crescere e vederla felice ogni giorno > Riprende a mangiare il gelato.
< Come tu fai con me? Mi sei accanto ma non mi soffochi, mi vedi felice ogni giorno. Ti confesso che solo quando ci sei tu, io sono felice > gli domando.
< Si come io faccio con te.  Te l’ho detto che renderti felice è il mio mestiere > mi risponde e mi sorride. Sorrido con lui.
 
Jake in verità tu, mi tratti come hai appena detto. Non credo che il tuo mestiere è rendermi felice. Tu mi rispetti e non fai mai ciò che non voglio è così da quando sono nata. Ho paura a chiederti di baciarmi, ho paura che io non sia la lei che vuoi.
 
Lascio passare qualche settimana. Non ho voglia né di vedere né di parlare con Nahuel. Mi spiace per nonni e gli zii, ma non riesco più a sopportare la presenza di  Nahuel, non dopo tutte le cose che ha combinato.
Il bacio preso senza il mio permesso.
 
Non è così che volevo il mio primo bacio.
 
E il tuffo in spiaggia.
Il pic nic nel bosco.
Le litigate tra lui e Jacob. O tra lui e me.
 
La presunzione e l’incoscienza di essere migliore. E questo non lo sopporto!
 
 Ci sono passata sopra tante volte, ma adesso non più.
 
Queste settimane d’isolamento, per altro voluto, mi servono per studiare il programma scolastico dello scorso anno in modo che sia, non dico alla pari, ma almeno far credere che nella mia vecchia scuola ho studiato.
Nell’isolamento, è compreso anche Jacob. Ma so che lui, ogni volta che è di ronda, in forma di lupo mi viene a trovare. Io fingo di non vederlo e continuo a ripassare, anche se non correre da lui mi costa fatica.
 
Sono seduta sul divano che faccio zapping davanti alla tv, in cerca di qualche programma decente da vedere. Niente rapisce la mia attenzione.
< Che guardi di bello? > mi chiede papà. Si siede accanto a me.
< Nulla, non c’è nulla d’interessante > sbuffo.  Mi prende il telecomando e spegne la tv.
< Perché non parliamo un po’? Sei sempre chiusa in camera tua a studiare > mi dice.
< Hai ragione studio perché voglio fare bella figura. Ogni tanto esco, non passo solo a studiare sai? >
< Dove te ne andresti di bello da sola? > mi domanda guardandomi  un po’ severo. Lui non vuole che vada in giro da sola. È ancora troppo presto per andarmene a spasso da sola per le strade di Forks.
< Tranquillo, mamma mi accompagna da nonno Charlie. Tutto qui > gli rispondo  sorridendo e faccio spallucce.
< Non sono sicuro che andare  a scuola sia giusto per te. Fra poco, farai sei anni e la tua crescita ancora non è finita, certo stai crescendo lentamente... > mi dice serio. Lo guardo storto.
< Papà... hai promesso e l’iscrizione è stata fatta quindi niente storie. Intesi? > dico seria. Scoppia a ridere.
< Stavo scherzando! Lo so quanto ci tieni ad andare a scuola e frequentare ragazzi dell’età che dimostri. Pensavo solo che Jacob ed io, dovremmo fare i turni per tenerti lontana dai ragazzetti che ti faranno la corte > mi dice mentre ridacchia.
< Papà geloso? Non dirmi che ritorneresti a scuola per spiarmi? Per quanto riguarda Jacob, ha un lavoro > dico. Jacob ha terminato qualche anno fa, e a gran fatica, la scuola.  Non penso ci voglia tornare.
< Sì, sono geloso delle mie donne. Specialmente se una è mia figlia > -mi dice sorridendo ed io mi accoccolo a lui - < Tornare sui banchi di scuola no, almeno non qui a Forks, ma posso sempre venire da nascosto... >
< Fai come vuoi, ma non te lo consiglio. Conoscendoti saresti capace di farti vedere > - dico. Riprendo il telecomando e riaccendo la tv fermandomi su un documentario sugli animali.
< Se danno fastidio a mia figlia e lei non vuole, è normale che mi faccia vedere > mi risponde.
 < Papà, ma io cosa sono? > chiedo per la milionesima volta, tanto da farlo sbuffare sonoramente e alzare gli occhi al cielo.
< Sei la gioia di casa Cullen, l’allegria fatta in persona > mi risponde con uno dei suoi sorrisi.
< Parlo seriamente. Che cosa sono? > gli richiedo più seriamente e lui smette di sorridere.
< Lo sai cose sei. Questa domanda me l’hai ripetuta ogni giorno da quando hai cominciato a parlare! Stai crescendo e come tutti i ragazzi della tua età, non sai chi sei e quale sia il tuo posto.  Non sopporti come ci comportiamo con te, che Nahuel ti consideri soltanto un ibrido > - mi dice ed io annuisco - < Vedi lui, non ha mai conosciuto una famiglia come lo siamo noi, e non è abituato a tutto questo. Nahuel è venuto qua per imparare non solo a bere sangue animale, ma anche per vivere a stretto contatto con gli esseri umani >
< Ok sarà anche difficile per lui abituarsi alla nostra famiglia e al nostro modo di vivere, ma non lo autorizza a fare l’arrogante e a trattarmi come lui. Non avrà una famiglia come la nostra, è vero ma ha pur sempre una famiglia > gli rispondo con una punta di acidità, tanto da sembrare zia Rose.
< Ho parlato prima con lui. Mi ha detto che è dispiaciuto per l’altro giorno, che non succederà più > mi dice papà.
< Non m’interessa. Con me ha chiuso! > rispondo acida.
< Perché, cosa ti ha fatto? > mi chiede. Evidentemente Nahuel è riuscito a chiudere la mente a papà. Strano.
< Secondo lui, non devo studiare dice che per quelli come noi la scuola è inutile... lui, è cresciuto senza studiare. Mi ha detto, inoltre, che devo partire con lui, vuole farmi conoscere alle sorelle e... mi ha baciato! > mi tocco le labbra. Vedo papà irrigidirsi
< Senza il tuo permesso? > -mi chiede. Annuisco - < Ti prometto che non lo farà più.  Se ci prova a toccarti un’altra volta, lo mando via a pedate! > dice molto serio, è arrabbiato. Mi abbraccia forte, come quando ero più piccola.
 
*Nota Autrice* 
Il titolo di questo capitolo è “Dichiarazione”, ma se avete letto attentamente Renesmee ne riceve ben due di dichiarazioni. Quella di Nahuel è esplicita al massimo. L’altra, quella di Jacob, che dovrebbe essere una vaga dichiarazione a una ipotetica ragazza ma Renesmee leggendo tra le righe diciamo che ha capito che è la dichiarazione è per lei, ma ha paura di non essere lei. Nessie sta per cominciare la scuola!
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Capitolo 11
*** Settembre: la scuola ***


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Oggi è domenica e sono insieme alla famiglia a Black al mercato rionale di La Push. Billy ha un banco del pesce che gestisce ormai da anni e nonostante la sua disabilità continua a pescare e vendere il pesce. Billy è un uomo straordinario, rispettato e ammirato da tutti i Quileute, non solo da chi è a conoscenza dei lupi e del suo ruolo da “capo tribù”, perché continua a vivere come se la sua sedia a rotelle non esistesse.
 
Mentre Jacob e Paul aiutano Billy al banco del pesce, Rachel ed io giriamo per i banchi del mercato. Prima di uscire di casa mi ero promessa di non comprare nulla, ma poi una borsa in pelle stile indiano, cattura la mia attenzione e l’acquisto.
 
Renesmee, avevi promesso.
 
Mi rimprovero mentalmente da sola.
 
Con Rachel parliamo del più e del meno, soprattutto sul mio primo giorno di scuola, dove mi dà qualche consiglio su come affrontare un primo giorno di scuola da “New entry” o “matricola”.
< L’High School non è poi molto diversa dall’Università cioè non hai un’aula fissa, dove i professori entrano e fanno lezione. Sei tu a spostarti di lezione in lezione > mi dice mentre ci fermiamo a comprare delle mele.
< Ti confesso che ho un po’ paura. Non conosco nessuno e inizio già da ora a sentirmi un’aliena > le dico. Prendo la busta con le mele e altra frutta, mentre Rachel sta pagando.
< Devi essere solamente te stessa. La Renesmee che sei quando stai con Charlie o con noi alla riserva.  L’importante è che studi e non dai problemi agli insegnanti, ma non credo sia il tuo caso... > mi dice mentre camminiamo verso il banco del pesce di Billy.
 
< Oh ecco qui due belle ragazze che hanno fatto spesa! > dice sorridendo Billy da dietro il bancone. Lo raggiungiamo. Paul va subito a salutare Rachel dandole un bacio sulle labbra. Io poso le buste sul tavolo dietro.
< Tuo padre, mi ha fatto lavorare tantissimo! > dice scherzando Paul a Rachel.
< Ho faticato di più io > s’intromette Jacob sempre scherzando. E intanto va a frugare nelle buste e prende una mela.
< Posa quella mela Jake, o niente torta per te > lo intima Rachel puntandogli il dito contro. Paul se la ride con Billy.
< Mi spiace l’ho morsa > le risponde Jacob, dando un altro morso alla mela.  Fa spallucce, mi guarda e ride.
< Pazienza Jake la tua parte di torta la mangerò io > dico stando al gioco.
< No, così non è giusto. > dice fingendo di lamentarsi. Lascia la mela sul tavolo e mi pizzica i fianchi. Ecco quella voglia di girarmi e baciarlo che mi assale ma che per la paura di sbagliare mi fermo. - < La mia parte la mangio io se no... solletico > sorride e mi pizzica i fianchi. Rido.
 
È quasi ora di pranzo, Jacob ed io salutiamo tutti e usciamo dal mercato.
In mezzo alla folla,  mi afferra per mano per non perderci, c’è davvero tantissima gente. E andiamo verso la sua auto parcheggiata fuori dal grande cancello dell’area del mercato.
< Ciao Jacob. Signor Black > lo saluta una ragazza castana capelli mossi, labbra rosse e carnose. Alta qualche cm più di me. Io sono 1,67 cm, lei sarà alta  1,72 cm all’incirca. Ben vestita.
< Ciao Savannah > risponde Jacob, lasciando la mia mano.
< Anche tu al mercato? > chiede Savannah con voce da “gatta morta”. Mi sento invadere dalla gelosia e ripeto dentro di me, come un mantra di stare calma.
< Ho dato una mano a mio padre > le risponde Jacob. Io sono scomparsa dalla sua testa. Li lascio parlare fingendo di leggere il cartellone con gli orari del mercato appeso al muro vicino al castello.
Mentre i due parlano, mi allontano in silenzio per andare a vedere un ragazzo che, seduto davanti  al suo cavalletto da pittore, ritrae una famiglia felice. Appena finisce di dipingere chiedo al pittore se può farmi un ritratto e dice di sì. Ferma in posa davanti al foglio da disegno con la coda dell’occhio, osservo Jacob e quella , soprattutto lei, che ridono.
 
Lui è mio, è sempre stato mio. E tu, gattamorta, piovra, strega  Malefica, giù quelle zampe dal mio lupo.
 
Li vedo salutarsi con due baci sulla guancia, e poi lui si avvicina a dove sto io.
< Quanto vuoi per questo? > dice Jacob al pittore, indicando il ritratto che mi sta facendo.
< Veramente, lo sto facendo per la signorina. > gli risponde il pittore continuando a disegnare.
< Alla signorina non dispiacerà se lo prenderò io, vero Principessa? > mi chiede Jacob.
< No, non mi dispiace > dico, restando ferma il più possibile.
 
Finito il ritratto, Jacob lo prende e paga il pittore.  E riprendiamo a camminare verso la macchina.
< Perché ti sei allontanata prima? > mi chiede.
< Stavi parlando con la tua amica e non volevo fare da terzo incomodo > dico con una punta di acidità. Faccio spallucce e allungo il passo. Mi prende la mano, la tolgo.
< Ti sei offesa perché non ti ho presentato? E comunque Savannah non è il mio tipo > mi dice. Sorrido sotto i baffi.
 
 E la gattamorta è fuori gioco!
 
< Io, offesa? No. > - dico sorridendo - < Chi arriva ultimo alla macchina è un barbagianni! > rido e inizio a correre verso la macchina.
< Non vale così! > ride e corre anche lui. Vinco io. Mi lascia vincere come sempre.
 
A casa dei nonni, continuo per quanto mi è possibile, a evitare Nahuel. Non ho voglia di restare da sola con lui, ho paura che riprovi a baciarmi o a convincermi che non ho bisogno della scuola e andare via con lui. Va beh  che con papà e Jacob che osservano ogni sua mossa, è difficile che possa farmi o dirmi qualcosa.
 
“Bip – Bip – Bip”
 
Suona la sveglia, guardo l’ora, le 6;45 a.m. la spengo e riprendo a dormire.
< Sveglia oggi è il tuo primo giorno di scuola. > urla mamma. Apre la finestra della mia stanza e fa entrare quella poca luce solare che Forks ci concede.
< Mamma ti prego lasciami dormire un altro pochino > dico coprendomi la testa con il cuscino, realizzando subito dopo l’ultima parola di mamma. “Scuola”.
 
In un nano secondo mi alzo dal letto correndo in bagno a lavarmi, sotto lo sguardo sorridente di mia madre.
< Fai con calma. Non sei in ritardo > mi dice mamma da dietro la porta del bagno.
< Ti ricordo che è il mio primissimo giorno di scuola > - dico aprendo la porta del bagno per andare a vestirmi - < E poi non voglio passare per la malvestita della scuola >
< Non passeresti mai per malvestita, lo sai > - mi dice. La guardo male perché sa come ci tengo a fare bella figura - < Ti lascio vestire e ci vediamo in salotto >
 
Da sopra il divano, prendo i vestiti preparati la sera prima in modo da non dover passare tanto tempo nella cabina armadio nell’indecisione più totale. Maglia bianca a righe blu, jeans nero e ballerine blu. Una pettinata ai capelli e sono pronta per andare a scuola.
Tolgo dalla carica il cellulare, lo accendo e subito mi arriva un messaggio da parte di Jake.
 
Buon primo giorno di scuola, principessa! Non essere agitata e vedrai che andrà tutto bene. Jake :)
 
Sorrido e rispondo.
 
Grazie Jake. Nessie :)
 
 
Prendo la borsa comprata ieri al mercato, metto il cellulare e vado in salotto, dove i miei mi aspettano per andare dai nonni a far colazione. Come al solito c’è Nahuel che saluto appena e mi siedo a tavola. Mangio in silenzio. Fino a quando lo zio Emmett non entra in cucina.
 
< Allora nipotina, sei pronta per questo giorno a scuola? > mi chiede lo zio Emmett mentre alza la mano per scapigliarmi i capelli, ma io lo fermo.
< Alt! Non ci provare > gli dico guardandolo brutto. Ride.
< A scuola, non ci si va in stile perfettivo. Non lo sapevi? > mi risponde e mi spettina i capelli.
 
Uffa!
 
< Quella regola vale per i maschi, non per le femmine > - interviene la zia Rose, mentre entra in cucina e mi sistema i miei capelli- < Sei stupenda e vedrai andrà benissimo >
< Grazie zia! > le rispondo.
domanda lo zio Jasper scendendo le scale insieme alla zia Alice.
< Non sono agitata > rispondo allo zio Jazz e poi salgo in bagno a lavarmi i denti.
 
Ad accompagnarmi a scuola sono lo zio Jazz e la zia Rose. I miei, come primo giorno di scuola e forse anche come tradizione per gli umani, volevano essere loro ad accompagnarmi a scuola, ma io ho detto di no perché non devo frequentare la scuola elementare e perché sapendo di essere accompagnata da mamma e papà, mi fa sentire piccola. Ok che in teoria ho sei anni e quindi sarei una bambina, ma in pratica no. Il mio corpo è di un’adolescente. Penso e ragiono, come le persone adulte.
 
Sto per uscire da casa quando papà mi ferma.
< Nessie, mi raccomando... cerca di comportarti come loro, non usare troppa forza, non correre, no...  > dice papà. Mamma ed io ci guardiamo un attimo e alziamo gli occhi al cielo.
 
“Papà!”
 
Lo interrompo con il pensiero, senza farlo sapere agli altri e poi a voce così anche mamma sente, lo rassicuro.
< Papà, lo so. Stai tranquillo non succederà nulla e starò attenta! Sai benissimo quanto ho desiderato essere qui e non farò nessun passo falso, non commetterò nulla che non sia umano > gli dico dando un bacio affettuoso sia a lui sia a mamma.
< Renesmee, in bocca al lupo! > mi augura mamma.
< Grazie! > le rispondo e salgo poi sulla Volvo di papà guidata da zio Jazz.
 
Andare a scuola, conoscere nuova gente, fare amicizie ed esperienze nuove, è sempre stata la cosa che desideravo di più da quando ho cominciato a capire chi fossi  e non farò passi falsi.
 
La macchina si ferma al parcheggio della scuola. Resto per qualche minuto in auto a osservare gli studenti da soli, o in gruppo camminare verso l’edificio, dove per nove mesi trascorrerò la maggior parte del tempo. Prendo un bel respiro e scendo dall’auto. Se prima nessuno guardava la macchina parcheggio, ora tutti i ragazzi sono lì che mi fissano.
< Mi sento un’aliena > dico agli zii che sorridono.
< Andrà tutto bene > mi dice zia Rose mentre lo zio usa il suo potere su di me.
< Sii te stessa, ma non mordere nessuno > mi dice scherzando lo zio Jazz.
< Ok ci proverò > gli rispondo sorridendo. Li abbraccio e mi avvio verso l’edificio.
 
Per prima cosa vado in segreteria a prendere il foglio con l’orario delle lezioni e la chiave del mio armadietto, ringrazio la signora della segreteria ed esco dalla stanza.
 
1.Inglese. Edificio 2. Aula B.
2.Storia. Edificio 3. Aula A
3.Geografia. Edificio 3. Aula C
4.Biologia. Edifico 1. Aula D
5.Arte. Edificio 4. Aula H
6.Educazione fisica. Edificio 6
 
Dovrei passare a vedere il mio armadietto, ma non ho nulla da metterci e preferisco andarci dopo. Adesso preferisco, cercare l’aula d’inglese.
 
< Buongiorno ragazzi! Passate bene le vacanze? Spero abbiate letto i due libri che vi ho assegnato > domanda il professore d’inglese Barlow, mentre entra in aula e si siede alla cattedra, posa la sua 24ore e osserva la classe.
< Prof ma erano due mattoni! > dice un ragazzo che, da quanto ho capito, sembra essere il bello della scuola. Un gruppo di ragazze prima stava sbavando dietro a questo ragazzo!
< Che per te, erano due mattoni, non c’era alcun dubbio > - risponde il professore a questo ragazzo. Poi legge il registro della classe - < Vedo che abbiamo una nuova amica. Renesmee Carlie Cullen, giusto? > mi domanda.  E tutta la classe mi guarda.
< Salve > saluto alzandomi in piedi.
< Cullen... > - dice il professore > - < Cullen, come dei ragazzi che frequentavano questa scuola >
 
 Papà e gli zii.
 
< Sì, io sono una loro parente. Il dottor Cullen e sua moglie mi hanno preso in affidamento > affermo.
< Bene. Spero che la mia materia ti piaccia e che tu possa fare amicizia > mi dice e sorride il professore.
< Grazie e senz’altro > rispondo al professore e cominciamo la lezione.
 
Finita la lezione, vado al mio armadietto. Lo apro e resto qualche minuto a osservarlo mentre penso a come potrei personalizzarlo.
 
Uno specchietto ci vuole. Qualche vecchia foto di me prima di essere affidata al dottor Cullen e poi vedrò. Ho tanto tempo per sistemarlo.
 
Poso il libro d’inglese che il professore mi ha dato. Chiudo l’armadietto e mi dirigo verso l’aula di storia.
 
Anche a storia, mi capita la stessa cosa della lezione precedente. Il professore entra in classe, fa l’appello, vede me e mi fa presentare. Poi fa lezione finita la sua ora, vado al mio armadietto, poso il libro e pronta per la prossima lezione. E così fino a quando non arriva l’ora di pranzo.
Non sapendo dove si trova la mensa, mi basta seguire la massa degli studenti che si dirige lì.
 
La prima cosa che faccio non appena arrivo nella sala mensa, è cercare un tavolo libero, ma poi mi ricordo che devo prima andare al bancone a prendermi da mangiare.
 
Mentre sono in fila per prendermi da mangiare scruto quello che gli alunni prima di me, hanno nei vassoi.
 
Non c’è niente che stuzzichi il mio appetito, ma ho promesso che avrei mangiato qualcosa.
 
Sebbene io possa stare anche due giorni senza mangiare perché per metà sono vampira e quindi il mio organismo non ha la necessità di nutrimento costante, posso stare a digiuno. Ho promesso ai miei che qualcosa avrei mangiato.
 
E’ arrivato il mio turno. Con il vassoio in mano sono davanti al bancone, indecisa se prendere il primo o passare direttamente al secondo.
 
 
< Ti consiglio lo sformato di pasta, ha un aspetto delizioso > mi consiglia una ragazza, che se non sbaglio, l’ho vista a biologia ed era seduta due banchi dopo il mio.
< Grazie. Allora lo prenderò > dico sorridendo
< Io mi chiamo Suzie. Se non hai nessuno perché non ti siedi al tavolo con me e i miei amici? > mi domanda.
< Volentieri, grazie. Io sono Nessie > le rispondo sorridendole. Mi sono voluta presentare con il mio soprannome, perché mi sta simpatica e credo possiamo diventare amiche.
 
Arrivate al tavolo, mi presenta subito ai suoi amici. Il primo è Matthew, il suo fidanzato. Poi mi presenta Jenna con il fidanzato Vincent e migliore amico di Matt e per finire Lilian.
< Nessie, che nome curioso... > dice Vincent mentre beve la sua bibita.
< Come il mostro di Loch Ness > - dice Matthew beccandosi una gomitata da Suzie. A me viene da ridere - < Che ho detto? > la guarda.
< Matt, hai dato alla nostra amica del mostro > gli risponde Suzie.
< Non fa nulla e, in effetti, il mio soprannome è curioso > - intervengo - < Il mio nome è Renesmee. È stato un mio amico a soprannominarmi così per via delle mie origini scozzesi >
 
Tra me e me, sorrido pensando a quando Jacob mi ha affibbiato questo nomignolo, solamente per il fatto che il mio nome per lui era complicato. A me piace tanto. I miei si stanno abituando.
 
I miei nuovi amici, mi raccontano alcune cose della scuola che vanno dallo studio ai corsi extra scolastici, alle feste tradizionali come il ballo di primavera a quello di fine anno.
< L’hai il ragazzo?  > mi domanda Lilian che fino a poco fa se ne stava zitta.
< No, non ho il ragazzo. Tu, lo hai? > le rispondo e chiedo curiosa.
< No, neanche io. Se ti va, posso farti conoscere i ragazzi più carini della scuola > mi dice.
< Ok, volentieri > le rispondo sorridendo.
 
Fare nuove amicizie, è il mio obiettivo.
 
Pausa pranzo finita. Con i miei nuovi amici svuotiamo e posiamo il vassoio e ci dividiamo, ognuno va per la sua ultima lezione. Io a educazione fisica.
 
Come nelle lezioni precedenti, l’insegnante mi fa presentare. L’unica cosa diversa è che la professoressa Hikari, non conoscere i Cullen.
< Adesso ragazzi andate a cambiarvi e cominciamo con due giri di corsa > ci dice la professoressa battendo le mani.
< Prof oggi è il primo giorno di scuola e anche l’ultima ora, siamo stanchi. Perché non passiamo l’ora a parlare?  > gli domanda una ragazza.
< Signorina Lauren, so bene che ora è e che non avete il cambio, ma nei vostri spogliatoi, trovate dei pantaloni e magliette. E adesso andate > risponde la professoressa a questa ragazza.
 
Tornata dallo spogliatoio con indosso un pantaloncino grigio e una maglietta bianca, inizio il mio giro di corsa. A correre non ho nessun problema, corro come tutti gli esseri umani anche se, sono figlia dl un  vampiro. Il problema si presenta quando la professoressa ci fa giocare a pallavolo e qui, devo sminuire la mia forza per non far del male a qualcuno. Alcune ragazze le sento ridere per il mio modo di giocare, altre mi dicono chiaramente di non essere capace a giocare, ma con tanta pazienza mi trattengo per non mandare a quel paese. Le loro prese in giro mi sanno di sfida ed io amo le sfide, ma con loro non c’è gusto. Vincerei facile.
 
La campanella suona annunciando che l’ultima lezione scolastica è finita e si torna a casa. Prendo le mie cose dall’armadietto ed esco dall’edificio con la speranza di trovare Jacob o uno della mia famiglia e invece... trovo Nahuel. 
 
Doveva venire la zia Rose, perché lui?
 
Decido di ignorarlo e gli passo davanti come se nulla fosse, mentre alcune ragazze lo fissano incantate, altre addirittura hanno gli occhi a cuoricino.
 
C’è di meglio...
 
< Renesmee Carlie Cullen > mi chiama Nahuel ad alta voce, quasi urlando facendo girare tutta la scuola professori compresi, a guardare me, mentre io voglio sotterrarmi e uccidere lui per la figuraccia.
< Ciao Nahuel > gli dico abbozzando un falso sorriso.
< Ciao Nesme, com’è andata? > mi chiede con aria entusiasta.
< Bene > rispondo secca, acida.
< Sono passato a prenderti perché sto partendo. Torno a casa, cosi il tuo amichetto è contento > - dice con aria strafottente mentre andiamo verso la macchina di mamma, la prima che papà le ha regalato - < A casa, ti riporto io >.
< Jacob! SI chiama Jacob! Comunque ciao e fai buon viaggio > dico oltrepassando la macchina preferisco andare a piedi piuttosto che sedermi accanto a lui! Mi ferma per un braccio. Lo guardo male e lascia la presa.
< Ok non ho scusanti per quello che ho detto, ma di certo non volevo offenderti > dice in tono dispiaciuto. L’apparenza a volte inganna. Meglio non fidarsi e poi, ci sto ancora male perciò che ha fatto e detto.
< Ecco non hai scusanti! E adesso, lasciami passare che devo andare dal mio Jacob >dico marcando la parola “mio”.
 
Ho una voglia matta di vederlo, spiarlo mentre è nella sua officina intento a riparare un motore mi fa impazzire! Quando sarà mio, però non lo spierò più perché starò lì accanto a lui come quando nel garage di casa sua, riparava la bicicletta ed io gli passavo gli attrezzi.
 
< Adesso è il tuo Jacob! > - mi dice in tono serio, arrabbiato. Lo vedo serrare la mascella e stringere i pugni - < Tu vieni in macchina con me >
< Jacob, è sempre stato mio > - gli rispondo fissandolo negli occhi - < E ora vado a dirgleilo > gli passo davanti e mi giro a guardarlo. Alzo la mano per salutarlo e sorrido - < Fai buon viaggio e stammi bene > mi rigiro e m’incammino verso il bosco.  Lasciando fermo, davanti alla vecchia auto di mia madre, come un imbecille e in compagnia della folla che sicuramente domani parleranno di me.
Durante la passeggiata nel bosco telefono a casa per avvertire che sto andando da Jacob e che con me c’è Seth. Invento che durante la pausa pranzo, mi ero messa d’accordo con Jacob per andare alla riserva e mi era venuto a prendere Seth.  Che con me c’è lui è vero. L’ho incontrato per caso e da bravo lupo, mi accompagna fino alla riserva.
< Ciao Seth e grazie del passaggio > gli dico appena scendo dalla sua schiena.
Arrivo davanti alla sua officina. È impegnato a sistemare una moto e non voglio disturbarlo così mi nascondo dietro la sua moto e lo spio.
 
Nessie, da quando è che hai vergogna di... ?
 
Mi dico tra me e me, mentre continuo a guardare Jacob chino su quella moto.
 
Alla fine devi uscire da qui, ma non ora.
 
Vedo Embry guardare nella mia direzione e gli faccio segno di star zitto.
 
< Tana per Nessie dietro la mia moto! > mi saluta Jacob ancora di spalle.
 
Come non detto...
 
< Io non ho detto nulla, il capo se n’è accorto da solo > dice Embry.
 
Sto per crederti Embry.
 
< Ciao > saluto entrando in officina.
< Come è andata a scuola? > mi domanda Embry.
< Bene, grazie. Ho già fatto amicizia. L’unica cosa antipatica, è stata ripetere la storia dei Cullen > rispondo.
< Sapevi che sarebbe successo > - mi dice Jacob mentre si gira verso di me - < Sei venuta direttamente da scuola e senza che nessuno ti ha accompagnato >
< Esatto! Ho incontrato Seth e mi ha scortato lui fin qui > gli dico mentre lui si pulisce le mani sporche di grasso, su uno straccio.
< Se non potevano venire a prenderti. Potevano chiamarmi... > mi dice sbuffando e alzando gli occhi al cielo. Gesto che fa ogni volta che i miei, più precisamente mio padre, lo vuole tenere fuori da qualcosa che mi riguarda.
< Fuori la scuola c’era Nahuel, ma è venuto di sua volontà perché voleva salutarmi. Torna in Amazzonia > gli dico sorridendo. 
 
Non sono passata soltanto per dirti di Nahuel che se ne torna a casa sua nelle Amazzoni. Sono passata per dirti che ti amo.  Solamente ora mi sono resa conto di amarti da sempre. Che tu sei sempre stato mio da subito, da quando sono nata. Sei sempre stato mio e lo sarai per sempre.
 
< A cosa pensi? > muove la sua mano davanti al mio viso.
< A quale attività extra scolastica mi posso iscrivere... > gli rispondo con la prima cosa che mi viene in mente. Ancora non mi è stato proposto nessun corso extra, ma devo però cominciare a pensarci.
< Che ne pensi di quello sulla meccanica? > mi domanda ridendo.
< Stai scherzando, vero? > gli rispondo e lo guardo storto.
 
Sporcarmi di olio e grasso? Non ci penso proprio!
 
< Scherzavo! > mi dice ridendo. 
 
Mentre aspetto che anche l’ultimo cliente va via con la sua auto, me ne sto seduta sul divano del piccolo ufficio ad ascoltare musica dal mio fedele mp3.
< Principessa, mi lavo le mani e ce ne andiamo. Ok? > mi domanda Jake, togliendomi una cuffia dall’orecchio.
< Ok > rispondo e mi tolgo l’altra cuffia. Spengo l’mp3 e lo rimetto nella borsa.
 
Salutato Embry. Jacob ed io ce ne andiamo in spiaggia.
Ci sediamo sul solito tronco sradicato continuando a parlare della nostra giornata. Io racconto dei professori, dei compagni appena conosciuti e lui mi racconta del suo lavoro in officina e dei suoi clienti strani che pretendono di sapere più del meccanico sul come riparare un’auto o una moto.
L’estate non è ancora finita, anche se manca poco all’arrivo dell’autunno, e sulla spiaggia ci sono ancora alcune mamma con i propri figli che giocano allegramente con la sabbia.
 
Un gruppo di ragazze, su per giù dell’età che dimostro, passa davanti a Jacob e me. Si fermano, guardano Jacob con insistenza, alcune cercano di avere la sua attenzione dicendogli frasi abbastanza colorite, del tipo “Se vengo in officina, ripara me!”. Lui non sembra notarle e presta attenzione solamente a me.  Nel sentire quelle frasi, la mia gelosia si fa sentire, ma purtroppo non sono la sua fidanzata e quindi non posso dire niente a queste ragazze. L’unica cosa che posso fare è abbracciare forte Jake e lasciarmi stringere da lui.
< Nessuna di quelle ragazze è il mio tipo > mi sussurra al mio orecchio e sorride.
 
Nessuna di quelle è la sua tipa. Ok ora gli dico che lo amo.
 
< Jake è da qualche... > comincio il mio discorso per dirgli dei miei sentimenti, quando per fortuna o sfortuna, si sente un ululato e tutto in spiaggia si ferma. Le mamme richiamano i propri figli, i gruppi di ragazzi smettono di parlare e giocare.
< Questo è Collin e sa che non deve farlo quando è vicino alla riserva > mi dice Jacob alzandosi in piedi.
< Se lo fa, forse è perché è successo qualcosa... > gli rispondo alzandomi in piedi anch’io.
< Ti porto a casa da me > mi dice e annuisco.
 
Arrivati a casa sua, dove ci sono Rachel e Billy, posa la moto e si trasforma e sparisce poi nel bosco.
 
Era solo un vampiro di passaggio, affamato di umani.
 

*Note Autore* Renesmee ha capito cosa o meglio chi vuole.
Partiamo dall’inizio. Ho voluto mettere un altro piccolo dialogo tra Renesmee e Rachel, stavolta cambiando argomento della loro chiacchierata (infondo le amiche parlano di tutto), non volevo concentrarmi soltanto e sempre sul triangolo Renesmee- Jacob – Nahuel. 
La Guida illustrata ufficiale di Twilight, nella biografia di Billy Black, dice che in gioventù che come lavoro faceva il pescatore ma non dice se ha smesso. Io ho voluto farlo continuare a pescare e vendere anche il pesce e la sua famiglia lo aiuta. Un momento famigliare insomma.
Renesmee ha capito chi vuole ma riuscirà nel suo intento? 
Alla prossima. Mi raccomando se vi piace, recensite e non fermatevi solo a dirmi che vi piace ma ditemi cosa vi è piaciuto o no, ma soprattutto cosa ne pensate dei personaggi.
Mi trovate anche su Facebook. Malate di Taylor è la mia pagina. Ciao :D 
Frafra
 
 

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Capitolo 12
*** Incontro...pericoloso ***


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Sono giorni che la mia famiglia, Jacob e il resto della riserva si comportano in un modo diverso dal solito. I turni di ronda da entrambe le parti. Ripetuti cambi di argomento in mia presenza. Non posso andare da sola a casa dei nonni e questo significa niente posto segreto. Jacob se lo vedo è sempre in forma di lui e non mi diverto poi tanto se lui non è umano.
< Jacob, potresti per favore, tornare umano?  > chiedo al grande lupo rossiccio, seduto davanti a me. Fa non con la testa.
< So che sta succedendo qualcosa e non vuoi dirmelo è così? > gli domando e fa si con la testa.
 
Come pensavo... qualcosa sta succedendo. Ed io lo scoprirò. Proviamo con l’organizzazione del mio compleanno, manca poco d’altronde.
 
< Riguarda il mio compleanno? > domando e anche qui fa no con la testa.
 
Non è il mio compleanno...  sarà forse...
 
< Jacob per caso è il vampiro dell’altro giorno? > gli domando e qualcosa mi dice che ho indovinato e, infatti, mi fa sì con la testa, ma appena si accorge della gaffa, scuote velocemente la testa per dire di no. 
 
Troppo tardi lupo. Ho già capito.
 
< Nessie, entra che devi finire i compiti e Jacob è di ronda > mi chiama papà, in piedi davanti alla porta di casa nostra. Saluto Jacob e sbuffando me ne torno in camera mia a studiare.
 
Seduta alla scrivania apro il diario e la prima cosa che guardo è il biglietto di compleanno di Bree Raven, una ragazza di scuola che ci avrò scambiato qualche parola nulla di più. Ha invitato mezza scuola al “Blue Sky” di Port Angeles. Io non posso andarci perché né la mia famiglia né Jacob mi possono accompagnare. Sbuffando sfoglio le pagine del diario per vedere quali e quanti compiti da svolgere devo fare, ma non ne ho per il giorno dopo. Così lo chiudo e con il foglio dei vari corsi extra scolastici, tra le mani, mi sdraio sul letto.
 
-Musica;
-Nuoto;
-ragazza pompon;
-Disegno;
-Recitazione;
-Letteratura;
-Giornalismo;
 
Nuoto e ragazza pompon, le scarto subito. Mi sono informata e oltre agli allenamenti ci sono le competizioni, le gare ed io se qualcuno mi sfida non dico mai no e divento competitiva anche troppo.
Giornalismo, via anche questo. Non mi piace fare la pettegola.
Via anche disegno, quello è un hobby e tale deve restare.
A musica, non hanno un pianoforte quindi niente. Imparare a suonare altri strumenti, non mi va.
Restano soltanto recitazione e letteratura che valuterò nei prossimi giorni, tanto non c’è fretta.
 
La mamma mi chiama che è pronta la mia cena. Anche stasera papà è di ronda e, infatti, a tavola ci sediamo solamente mamma ed io. A mangiare sono solo io, mamma mi tiene compagnia. Parliamo un po’ di tutto, tranne che di quello che sta accadendo in questi giorni. Come tutti in famiglia, sanno mentirmi cosa che non sopporto. Jacob per quanto anche lui cerca di mentirmi, alla fine non ci riesce.
Finito di mangiare, me ne torno in camera mia. Preparo lo zaino e i vestiti puliti per la mattina dopo e poi mi metto il pigiama, tv accesa su un film drammatico, e sotto le coperte con Jaco accanto a me.
 
È il giorno del mio sesto compleanno, sorrido al solo pensiero che manca un anno alla mia maturità ibrida e poi sarò una ragazza come tutte e non sarò più considerata una bambina dalla mia famiglia. Con il permesso dei miei, posso entrare a scuola più tardi. Inutile dire che per questo motivo, me la prendo comoda e, infatti, con molta calma e lentezza da far concorrenza a una tartaruga, mi alzo dal letto, mi lavo e vesto e vado in cucina a fare colazione.
 
mi dicono in coro i miei genitori, non appena metto il piede sulla soglia della cucina.
< Grazie > dico e mi siedo a tavola. Sul tavolo, non trovo la mia solita tazza di latte e cereali ma trovo un bicchiere di succo d’arancia, un piatto di uova e bacon, pancake con succo d’acero e del pane tostato con accanto ad un barattolo di nutella.
< Ho cucinato tutta la notte per preparati questa colazione > dice mamma scherzando. Rido e mangio tutto.
< Dai ci aspetta Carlisle per la tua visita e poi a scuola. Ti accompagniamo noi > dice papà, abbracciando mamma.
< Ok. La macchina la parcheggi fuori dal cancello > dico guardando seria a mio padre e lui scoppia a ridere.
< Parcheggerò fuori > dice papà.
 
A casa dai nonni, ricevo gli auguri da parte di tutta la famiglia e poi salgo con nonno Carlisle nel suo studio.
Il nonno comincia la sua visita.
Salgo sulla bilancia e segna il mio peso.
< Bene > dice e m’indica il muro
 Prende il metro vediamo la mia altezza e anche qui segna sul suo taccuino, come fa a ogni mia visita di controllo.
< Bene... dall’ultima volta, sei cresciuta soltanto due cm e mezzo. Questo significa che tra un anno non sarai alta due metri > mi dice sorridendo mentre cerca nella sua borsa da lavoro lo stetoscopio. Ricambio il sorriso.
 
Io altra quanto Jacob? Non riesco a immaginarmi. Bleah!
 
Poggia il freddo dischetto sulla mia schiena nuda e sente in silenzio il battito del mio cuore, veloce come un uccello in gabbia. Non segna nulla sul suo quaderno, annuisce soltanto mentre prende l’apparecchio per la pressione.
< E’ un po’ alta, ma per te è normalissimo > dice e segna.
Prende poi la luce che ogni medico ha e l’odioso bastoncino di legno e si siede davanti a me, mi fa aprire la bocca e tirar fuori la lingua.
< Tutto apposto > dice mentre sposta la lucina davanti agli occhi e la muove a destra, a sinistra, in alto, in basso. Poi passa la luce alle orecchie.
< Perfetto! > - dice spengendo la lucina e alzandosi in piedi – < Ultimamente, hai sofferto di mal di testa o senso di stanchezza. Mal di denti? Le gengive ti hanno dato fastidio? Lo sai che hai una quantità minima di veleno, nel tuo corpo e che non riesce a uscire > mi dice mentre ripone nella sua borsa, i suoi strumenti da lavoro.
< Niente di tutto ciò, a parte il solito raffreddore che passa in pochi giorni > rispondo facendo segno di no con la testa. Il raffreddore, è l’unica malattia che posso prendere e che tempo di due giorni la mia metà vampira manda via. È il veleno.
< Renesmee, stai benissimo. La tua crescita veloce sta per giungere al termine ed è da qualche mese che inizia a rallentare, ma questo lo hai notato anche tu > mi dice mentre mi fa segno di sedermi sulla sedia accanto alla scrivania - < In questi mesi ho parlato molto con Nahuel circa la vostra natura e alle differenze che pur essendo uguali, avete >
< Di carattere sicuramente siete diversi e anche molto.  Huilen mi ha raccontato di sua sorella Pire, la mamma di Nahuel. Era una donna sola e fragile non solo fisicamente, ma anche di carattere > mi dice nonno.
< Nonno ogni essere umano paragonato a un vampiro è fragile > gli dico interrompendo il suo discorso.
< Beh sì questo è vero... basta pensare a come nel corso del tempo, alcune credenze sono scomparse. Pire era sola aveva solo sua sorella ed erano fuggite dal villaggio. Tua madre non è mai stata sola, e pur essendo fragile nella sua natura umana, era forte e tenace, riusciva a tener testa a tuo padre, cosa molto difficile > afferma il nonno.
< Sì ma non capisco cosa c’entra con Nahuel e me > dico confusa. Sento la porta aprirsi e mi giro per vedere chi è. Sono mamma e papà che entrano e si mettono vicino a me.
< Posso fare una teoria. Tu a differenza di Nahuel, non esterni il veleno perché il gene che predomina in te è quello umano, di tua madre. Mentre in Nahuel.  Predomina il padre > finisce di dire il nonno.
< Carlisle, pensi che equivalga la legge del più forte? > chiede mamma.
< E’ soltanto una mia supposizione, non abbiamo dati certi, nessun libro parla di questo. Solo teorie si possono fare > le risponde nonno.
< Stiamo facendo tardi. Tu, Renesmee hai scuola e Carlisle, deve andare a lavoro > dice papà.
 
Arrivati davanti scuola, papà come promesso parcheggia la macchina fuori dal cancello. Li saluto velocemente e scendo dalla macchina, che due secondi dopo me li ritrovo al mio fianco.
 
“ Papà 
< Ho promesso che avrei parcheggiato fuori la scuola, non quella di accompagnarti dentro > mi risponde papà sorridendo e mettendomi un braccio sulle spalle.
< Il professore di biologia voleva vederci, tranquilla > mi dice mamma.
< Ok professore o meno, io vi salutò qui > - dico a entrambi - < I miei amici mi stanno aspettando. Ci vediamo dopo > li saluto e corro verso l’edificio numero tre, dove ho storia.
Saluto i miei amici brevemente dandoci, appuntamento a mensa, per poi dividerci per seguire ognuno la propria lezione. Lilly ed io abbiamo storia.
< Nessie, hai il libro di storia? Io me lo sono dimenticato a casa > Lilian davanti agli armadietti.
< Sì, ce l’ho io tranquilla. Com’è andata poi, la festa? > chiedo.
< Divertente. Peccato che non sei venuta, ti saresti divertita e poi c’erano dei ragazzi. >- sorride sistemando alcuni libri nel suo armadietto - < Ti sarebbero piaciuti >
< Mi spiace non esserci stata ma avevo un impegno. Parenti a cena > dico facendo spallucce e nel frattempo camminiamo verso l’aula di storia.
< Quel ragazzo carino, che ti è venuto a prendere l’altro giorno. Alto, moro, capelli lunghi, pelle olivastra e che tu, hai cacciato a malo modo? > mi chiede.  Ha descritto Nahuel.
< E’ tornato a casa sua. Ha passato l’estate qui e ora è tornato a casa > - dico - < E credimi, è stato meglio così >
 
Direi anche molto meglio.
 
< Da come si comportava, si vedeva che tiene a te > mi dice mentre ci sediamo al nostro banco.
< Lily, Nahuel è mio cugino più grande. Potrà anche tenere a me, ma è troppo possessivo, geloso ed io questo non lo sopporto. Che se vogliamo dirla tutta, nemmeno mi conosce. L’ho conosciuto, tre mesi fa quando è venuto qua a trovare i suoi zii ovvero i miei genitori adottivi >
L’insegnante di storia è entrata, un veloce saluto con appello alla classe, e la lezione inizia. Mentre spiega sulla Rivoluzione Americana, la mia mente vola al discorso di questa mattina con nonno.
 
Secondo nonno, tra Nahuel e me vale la legge del gene più forte. Io tendo a somigliare agli esseri umani perché tra mamma e papà, la più forte è mamma. Mentre Nahuel tende a essere vampiro per via del padre. E Jacob? Anche lui è un ibrido e in qual modo simile a me.
 
Il suono della campanella mi riporta alla realtà. Con Lilly andiamo a mensa, ci aspetta il resto del gruppo. Ovviamente Vin e Matt sono seduti al tavolo, Jenna e Suzie invece sono in fila al bancone.
< Lilly dammi la borsa che vado a posarla al tavolo e raggiungi le ragazze > le dico mentre le prendo la borsa dal braccio. Annuisce e va verso il bancone mentre io al tavolo poso le borse e la raggiungo.
Come al solito non so decidermi su cosa prendere e mi lascio consigliare dalle ragazze.
A tavola parliamo un po’ di tutto, anche se l’argomento del giorno è la festa di Bree e del suo essersi sentita male.
 
Chiederò a nonno.
 
Vedo Suzie e Jen prendere i vassoi, mi alzo per togliere il mio, ma mi fermano.
< Tu stai ferma qui > mi dicono in coro e vanno via. Guardo Lilly e mi sorride facendo spallucce. I ragazzi sorridono e basta.
< Happy Birthday to you > iniziano a cantare i miei amici non appena un piccolo dolce con sopra una candela si avvicina al tavolo.
< Grazie ragazzi > - dico sorridendo e anche emozionata per il pensiero. Sono i primi amici che ho e nemmeno ci conosciamo da molto - < Non sapevo che sapevate di oggi >
< Ho i miei informatori > mi dice Suzie.
< Adesso soffia ed esprimi un desiderio > mi ordina Jen.
Esprimo il desiderio.
 
Jacob ricambi il mio amore per lui.
 
Soffio a occhi chiusi.
 
< Come festeggerai oggi? Programmi? > chiede Vin mentre mangiamo la piccola torta che mi hanno fatto.
< A casa, con la mia famiglia. Nulla di che... > rispondo tranquilla.
 
 Le feste mi piacciono e le ho sempre festeggiate, ma sta succedendo qualcosa di strano in casa che ovviamente, nessuno vuole dirmi. Una festa a sorpresa non è perché conoscendo la zia Alice... mezza Forks, se non tutta, ne era già informato. Per non parlare di zio Emmett che non sa tenersi un segreto quando è di quelli belli. E Jacob?  Lui mi ha già detto di no.
Finiamo di mangiare la torta, buttiamo i piatti e le posate di carta nel suo contenitore e poi nuovamente a lezione. Due ore di trigonometria e poi a casa.
 
Ad aspettarmi fuori da scuola ci sono zia Rose e mamma. Avrei voluto che a prendermi fosse Jacob, mi manca terribilmente.
 
Quasi quasi chiedo a mamma se mi accompagna alla riserva...
 
< Com’è andata oggi? > mi chiede la zia.
< Benissimo. Niente interrogazioni > rispondo sorridendo.
< I tuoi amici ti hanno festeggiato > - mi dice mamma e si affretta ad aggiungere - < L’ha letto nella mente di una delle tue amiche >
< Sì e sono stati molto carini > rispondo salendo in auto. Alla fine rinuncio a chiedermi di accompagnarmi alla riserva, anche perché dovrei spiegare il motivo del voler andare da Jacob che magari, starà lavorando.
 
Sono in camera mia a studiare, ma non riesco a concentrarmi come dovrei, troppi pensieri. Guardo la tv, ma nemmeno quello mi distrae da una strana sensazione che ho da giorni. Ho bisogno di uscire e di andare nel “mio Regno”, ma non posso uscire.
 
Nessie pensa...
 
Chiamo papà con la mente
 
“Papà?”
 
Non sento risposta e quindi non è ancora tornato a casa.
 
Bene. Via libera.
 
Vado in salotto, dove mamma sta leggendo un libro, ma è una vampira e per quanto possa far piano, lei mi sente.
 
< Tesoro dove vai? > mi chiede mamma, alzando gli occhi dal suo libro preferito.
< In giardino ad ascoltare l’mp3 > rispondo sorridendo, mostro l’mp3 e apro la porta.
Sto un po’ in giardino fingendo di togliere delle erbacce da terra e non appena mamma non guarda verso di me, corro via verso il mio regno.
 
Mentre cammino per il bosco, tutto è silenzioso, nemmeno un uccellino vola, e la cosa m’indispettisce e mi fa anche paura. C’è troppo silenzio.
 
Sono una Cullen e non devo aver paura di niente.
 
Mi dico da sola per farmi coraggio. Prendo un bel respiro e mi concentro chiudendo gli occhi, come se dovessi andare a caccia. Libero i miei sensi e niente non sento nemmeno un battito d’ali di qualche insetto. Alle narici mi arriva un odore nuovo che non è di nessuno che conosco e, infatti, sono di due vampiri.
 
< Ciao bellezza.  Cosa ci fai qui tutta sola? > mi dice un vampiro dai capelli lunghi neri, con indosso dei jeans e una maglietta bucata. Si avvicina piano, io indietreggio - < Il bosco è pieno di mostri  >
< Mi spiace, ma non credo siano affari che la riguardano > dico in modo educato e dando del lei. La gentilezza e il rispetto verso chi non si conosce sono la prima regola.
Mi giro dando loro le spalle e calcolo velocemente se sono più vicina al confine o a casa, ma purtroppo entrambi i posti mi sono lontani. Resto, comunque pronta a correre, anche se serve a ben poco poiché loro sono più veloci di me.
< Ha un buon odore > dice la vampira dietro di me.
< Non sono la merenda di nessuno! > dico seria, fredda. Girandomi verso di lei e guardandola in faccia. Cerco di mostrarmi coraggiosa, sono una Cullen, mi ripeto. La verità è che me la sto facendo addosso!
 
Ho paura! Papà, Jacob, dove siete! Papà, se mi senti, corri qui!
 
< Oh si che sarai il nostro spuntino > dicono i due vampiri, venendo verso me, mentre io faccio dei passi indietro.  A un tratto sento ringhiare. Sono Leah e Seth.
 
Leah si mette davanti al vampiro che cammina verso di me. Seth, invece, con una testata scansa via la vampira vicina a me spingendola via di qualche metro, poi s’inchina segno di salire sulla sua schiena. Senza pensarci su due volte, salgo sulla schiena di Seth che inizia a correre.  La vampira si rialza e ci segue con la coda dell’occhio vedo arrivare Jacob, ringhia e si para davanti alla vampira, lasciando modo a Seth di correre via. La vampira, attacca Jacob gridando che io ero il suo pasto e cominciano a lottare.
 
Arriviamo a casa, davanti a me c’è tutta la famiglia.  Seth guaisce.
< Carlisle > dice papà guardando nonno che annuisce.
< Emmett, Jasper venite anche voi > nonno rivolto agli zii che annuiscono.
< Seth portaci lì > - dice papà poi mi guarda - < Con te, facciamo i conti dopo > e vanno via.
E il mio senso di colpa aumenta sempre di più.
 
Entro in casa e corro nella stanza del pianoforte. Mi siedo sul divano, stringo le ginocchia al petto dondolandomi nervosa, ho paura, mi sento tremendamente in colpa.
< Tesoro, eravamo in pensiero per te. Stai bene? > mi domanda mamma porgendomi una tazza con della tisana, preparata da nonna.
< Jacob sta bene vero? > domando guardando mamma. La nonna e le zie arrivano in quel momento e si siedono accanto a me abbracciandomi.  Nessuna risponde, anzi cambiano discorso che nemmeno sto sentendo.
 
Non m’interessano i vostri discorsi sul tempo, di cosa si dice in città, o della moda autunno inverno di quest’anno. Io voglio sapere di come sta Jacob!
 
< Bevi la tisana, ti farà bene > dice mamma porgendomi ancora quella tazza fumante.
< Non la voglio! > - dico infastidita e scanso la mano di mamma che da tazza a nonna e fa per abbracciarmi. La fermo. Non voglio essere toccata - < Sto bene, non mi hanno fatto niente Leah, Seth e Jacob sono arrivati subito.  Jacob sta bene vero? > domando ancora, ma nessuna risponde.
 
Non posso stare senza di lui.
Fa che stia bene.
Devo dirgli che lo AMO e che lui è il MIO Jacob.
È solo mio e di nessun’altra!
Non posso stare senza di lui. Non posso.
 
Me ne vado in giardino e mi siedo sugli scalini guardando il bosco davanti a me, con la speranza che Jacob arriva sorridendo, mi prende tra le sue forti braccia e mi dice di star bene.
 
< Non essere triste > - mi dice zia Alice - < Vedrai che nessuno si è fatto male, e tra poco staranno tutti qui > Si siede sugli scalini accanto a me e sorride. Ricambio il sorriso, ma non sono sicura che tutti stiano bene. Ho come un presentimento.
< E’ difficile non esserlo, quando un amico potrebbe essersi fatto male a causa tua > le dico asciugandomi gli occhi.
< Nessuno si è fatto male, fidati. Anche se non riesco a vedere i lupi, sono sicura che stanno tutti bene > mi dice sorridendo.
 
Se non c’era nessun “problema”, perché Seth avrebbe guaito e nonno è corso subito? Ok, l’avviso di papà me lo sono meritato e la sfuriata che mi farà dopo ci sta. Ho disubbidito.
 
< Carlisle e Edward, sono a La Push.  >dice zio Emmett, arrivando insieme allo zio Jasper.
< Si è fatto male qualcuno? Jacob è ferito? > - chiedo mentre sento invadermi di un senso di tranquillità segno che lo zio Jazz, sta usando il suo potere - < Zio per favore, potresti... >
< Ti sentivo agitata cosi, ho pensato... scusa Nessie > mi dice abbozzando un sorriso e smette di usare il suo potere.
< Oh ragazzi, siete qui. Ha telefonato Edward dicendo che stavate rientrando. Come sta? > dice nonna, venendo in giardino. Guardo mamma.
< Come sta chi? > chiedo. Riecco il potere di zio Jazz lo guardo e faccio no con la testa in segno di “non mi serve” ma lui, non smette.
< Jacob. Un vampiro, l’ha preso e l’ha solo stritolato un po’ > - dice zio Emm, abbozza un sorriso - < Ma tranquilla, è solo un po’ ammaccato. Sta bene e con lui c’è Carlisle >
< E’ colpa mia. Voglio andare da lui > dico. Faccio per muovermi ma mamma mi ferma per un braccio.
< Non adesso. Domani, ci andremo. Adesso saremo solo d’impiccio > - mi dice accendo un sorriso - < Ci sono nonno e papà a prendersi cura di lui, vedrai che starà meglio > mi abbraccia.
 
In effetti, sì adesso sarei solo d’intralcio...
 
Per alleggerire un po’ la tensione, zia Rose propone a tutti di entrare in casa.
< Tesoro, Jacob è forte. Vedrai che domani sarà in gran forma, come sempre > mi sorride zia Rose.
< Che ne dite se scartiamo i regali? > dice zia Alice sorridendo mentre mi mostra il tavolo con i miei regali di compleanno. Tutti sorridono e cercano di tirarmi su il morale, senza riuscirci. Mi sento uno schifo.
 
< Non ho voglia di festeggiare niente! > dico con rabbia e corro a chiudermi nell’ex stanza di papà.
 
Possibile che non capiscono che non voglio fare niente? Voglio soltanto stare da sola.
 
Dal cassetto della scrivania prendo dei fogli e una matita, disegno Jacob sia umano sia lupo.
 
Lo voglio qui.
 
Disegno noi, io e lui.
 
Così dobbiamo essere. E lo saremo...
 
Piango, senza accorgermene le mie guancie sono rigate da lacrime silenziose... le asciugo con il dorso della mano ma continuano a uscire, è una lotta tra la mia mano che cerca di asciugarle e le lacrime che non vogliono saperne di fermarsi.
Lancio via matita e fogli. Mi stendo a pancia su sul letto, fisso il soffitto e rivedo il pomeriggio nel bosco.
 
I due vampiri che si avvicinano a me.
Leah e Seth ringhiare e venire verso di noi.
Leah che attacca il vampiro.
Seth che spinge via la vampira più vicina a me.
Io che salgo su Seth pronto a scappare.
Jacob che si mette tra noi e la vampira
Jacob che lotta con lei.
 
 < Cosa diavolo ti è passato per la testa, eh? Ti era stato detto di non uscire da casa, e tu hai dovuto fare di testa tua > chiede papà, entrando nella stanza. Mi guarda severo si avvicina al letto.
< Ero stanca di stare in casa e volevo fare una passeggiata, da sola > dico mettendomi a sedere.
< Hai fatto stare in pensiero tutti. Il non sapere dove eri ha mandato tua madre nel panico e a me, ancora peggio, non riuscire a leggere i tuoi pensieri. Non farlo mai più > mi dice papà. Per la prima volta, credo, nella sua voce oltre alla rabbia ho sentito preoccupazione.
 
“Scusa papà. Non credevo di farvi star male. Volevo solo raggiungere il confine da sola e poi una volta arrivata là, avrei telefonato a mamma.”
 
Gli dico mentalmente mentre lo abbraccio e ricambia l’abbraccio.
 
< Ho sbagliato anch’io, dovevo portarti a La Push. Tu però non farlo più > mi dice dandomi un bacio sulla testa.
< Perché non mi avete detto di questi vampiri? Avrei capito e sarei stata attenta... > dico.
< Era per proteggerti e non farti preoccupare. Hai appena cominciato la scuola, ti stai facendo nuovi amici e pensare ad altre cose non ci è sembrato giusto > risponde papà.
< E sul non dirmi niente anche Jacob era d’accordo, immagino > gli dico.
< Sì, era d’accordo anche lui. E domani, dopo scuola tua madre, ti accompagnerà da lui > - mi risponde mettendomi su braccio sulle spalle - < E adesso, a scartare i tuoi regali. E’ arrivato anche Charlie >
 
Scendiamo in salone e vado ad abbracciare nonno Charlie, è venuto da solo perché Sue, è rimasta a La Push a dare una mano a Rachel e a Billy, con Jacob. Sue è infermiera.
Il nonno sa che Jacob si è ferito tuffandosi dalla scogliera. Così gli ha detto Billy per telefono.
 
Un’altra cosa non poteva inventarsi Billy proprio la scogliera doveva dire...
Va beh... scartiamo i regali.
 
Il primo regalo che scarto è quello dei miei genitori, un cellulare nuovo.
dico mentre li abbraccio e sorrido. Lo sanno bene che volevo un cellulare nuovo.
Il secondo regalo è dei nonni Carlisle ed Esme, una busta contenente dei soldi.
< Grazie! > dico li abbraccio e sorrido.
Da nonno Charlie, ricevo dei soldi e un orsacchiotto “poliziotto”.
< Grazie! >  dico e lo abbraccio e sorrido.
Gli zii Emmett e Rose mi regalano una trousse completa di tutti i tipi di trucchi. Sul viso di papà spunta una smorfia, non è molto contento del regalo.
< Grazie e la userò con moderazione > dico abbracciando e sorridendo anche a loro.
Ultimo regalo da scartare è quello degli zii Alice e Jasper. Una gonna color pesca con una maglietta giallina e per completare una borsa dello stesso colore della maglia, da usare anche per la scuola.
 < Grazie! > dico anche a loro abbracciandoli e sorridendo.
 
Nonna Esme ha cucinato tante cose buone ed io, non ho molta fame. Devo però fingere di avere fame, almeno per nonno Charlie. E’ venuto per il mio compleanno. L’unico.
 
Stasera doveva esserci anche Jacob.
 
Guardo la tavola abbozzando un sorriso, mentre zia Alice scatta qualche foto.
 
Per colpa mia.
 
Finita la cena e nonno Charlie va via, guardo in faccia otto vampiri e la rabbia, la delusione e il senso di colpa messi da parte per qualche ora, si fanno risentire.
< La prossima volta, vorrei sapere le cose e non restare all’oscuro di tutto. Non sono una bambina, cavolo! > dico arrabbiata.
< Lo sappiamo piccola e vedrai non accadrà più. Se succede qualcosa, te lo diremo > mi assicura zia Rose.
 < E vorrei ben vedere se la prossima volta non sarà così > le rispondo male.
< Renesmee! > mi sgrida papà.
< Certo ed è giusto che tu sappia cosa succede, solo così puoi avere protezione > - dice nonno Carlisle. Poi guarda mio padre - < Renesmee, per quanto piccola, non è più una bambina. Anche Jacob, era d’accordo nel dirle cosa stava succedendo >
< Jacob sapeva tutto? > domando a nonno Carlisle.
< Sì sapeva, ma non ti arrabbiare con lui > mi risponde.
 
 Jacob domani mi sentirà.
 
“Bip-bip”
 
Sul cellulare mi arriva un messaggio. Leggo il mittente, Jacob. Sorrido e apro la bustina virtuale:
                                                            
 Tanti Auguri Principessa!
 
Gli rispondo:
 
 Grazie! :)
 
Si è fatto tardi. Con il sorriso sulle labbra per il messaggio e ancora tanti sensi di colpa al cuore me ne vado a dormire.
 
Domani lo vedrò e ci parlerò.
 
Stringo Jaco al mio petto e mi addormento.
 
*Nota Autore* Nessie, ha capito che c’è qualcosa di strano nell’aria, ma nessuno le vuole dire niente, nemmeno Jacob. Tutto questo per proteggerla da un qualcosa che nemmeno lei sa di essere in pericolo. Che poi a dirla tutta, quei vampiri erano solo di passaggio, un po’ come James, Victoria e Laurent.
Vi chiedo scusa, per aver fatto del male a Jacob per la seconda volta (la prima è stata la Meyer in Eclipse) ma, mi serviva per due motivi. Il primo motivo, l’ho detto sopra ovvero nessuno ha detto niente a Nessie. Il secondo motivo, mi serve come “gancio” (mi sa tanto di Raffaella Carrà.) per il capitolo successivo, Anche “ammaccato”, come ha detto Emmett, Jacob le fa gli auguri di compleanno. Non poteva non farli.
Se il capitolo vi è piaciuto, fatemelo sapere. In che modo? Lasciando una recensione.
Frafra

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Capitolo 13
*** Jacob... Jacob..Jacob... ***


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Sono a scuola, i professori spiegano la loro materia ma io non riesco a concentrarmi, ho la testa altrove, da Jacob. Non riesco a non pensare a ieri, a quello che è successo, a quanto sia colpa mia... se avessi saputo, sarei stata a casa. Parlare ora con il senno di poi serve a poco, ormai il guaio è fatto.

< Cullen. Ohi Renesmee > mi chiama Leonard, il mio vicino di banco. Sbuffo. Odio interrompere i miei pensieri. Lo guardo.
< Che c’è? > gli chiedo.
< Chi è Jacob? > mi dice, indicando il foglio davanti a me.
< E’ un ragazzo. Il nome è da maschio > dico con ovvietà
< Fin qui ci sono arrivato. Il prof non si chiama Jacob e non sta, nemmeno parlando di Jacob > mi dice con la sua aria da saputello, sistemandosi gli occhiali sul naso. Nascondo il foglio tra le pagine del diario e nemmeno a farlo apposta, dove c’è la sua foto.
< Lo so che il prof non si chiama Jacob e poi sono affari miei di chi è o non è... > gli dico zittita.

Guarda tu questo che deve impicciarsi di cose altrui...

Suzie, seduta al banco dietro di me, mi bussa sulla spalla e mi da un bigliettino. Lo apro e leggo:

Devi dirmi chi è Jacob. Non mi sfuggirai. Sappilo


Sorrido e rispondo:

Non ti sfugge niente eh? Poi dopo vi spiego.


< Di cosa si parla qui? > chiede il professor Irons.
< Nulla, prof! Suzie, mi ha chiesto la gomma > - prendo in mano la gomma da cancellare mostrandola al professore - < Tieni Suzie > sorrido e le passo la gomma con il bigliettino.
Il professore si allontana.

Appena suona la campanella, Suzie mi afferra per mano e ci incontriamo con Jen e Lily, davanti agli armadietti. E siccome devo spiegare chi è Jacob, usciamo sul retro della scuola.
Ci sediamo sul muretto un po’ lontano da chi gioca a basket, come Vin e Matt.
< Allora adesso ci dici chi è Jacob? > chiede Suzie.
< Jacob, è un ragazzo che mi piace > dico. Bevo un sorso d’acqua dalla bottiglia appena comprata.
< Jacob... Jacob... > - dice Lily, pensando se conosce qualcuno con quel nome – < Non mi sembra che qui a scuola esista Jacob >.
< Lui lo sa? > chiede Jen. Lei è più diretta, senza pensare a se lo conosce o no.
< Non va più a scuola. Se lo sa che mi piace... diciamo forse > dico.
< Che fa? E perché forse? > dicono Suzie, Lily e Jen insieme.
< E’ un meccanico di La Push. Credo sia innamorato di un’altra. E penso che ora non voglia più vedermi > dico con un filo di tristezza.
< Come mai? > chiede Lilian.
< E’ successa una cosa poco piacevole. Si è ferito gravemente, ieri, per colpa mia > dico asciugandomi le lacrime. Mi abbracciano tutte e tre insieme.
La partita di basket è finta Vin e Matt ci raggiungono
< Di che parlate? > chiede Vin da un bacio a Jen. La stessa cosa la fa Matt con Suzie.
< Niente, cose da donne > dice Lily
< Cose da donne > dice imitandola Matt, facendo ridere tutti.

Come promesso all’uscita di scuola trovo mamma ad attendermi per andare poi a casa Black. Non so se, è tipico delle mamme cercare di far innervosire le figlie quando hanno una cosa della massima importanza, o se è in versione cognata “Ficcanaso”, fatto sta che perde del tempo, facendo amicizia con le mie amiche.
< E cosi voi siete le amiche di Nessie... > - sorride mamma - < Ciao, io sono Bella, la cognata >.
< Bella, loro sono Lily, Suzie e Jen > dico a mia madre, indicando le ragazze.
< Ciao > dicono sorridendo le mie amiche.
Ho fretta di andare da Jacob.
< Bella stiamo facendo tardi... > dico battendo il piede per terra.
< Si andiamo. Nessie un giorno devi invitarle a casa. > mi dice e poi le saluta.

Quando tu e papà, non sarete a casa le inviterò sicuramente!

Le saluto anch’io e salgo in auto.

Arrivate a casa Black, salutiamo Paul, Rachel e Billy.
< Ciao.. > saluto a testa bassa. Mi sento ancora in colpa per quello che è successo se non fossi uscita di casa lui starebbe bene.
< Nessie tutto bene? > chiede Rachel preoccupata.
< Sì, è solo un po’ “scossa” da ciò che è successo ieri > risponde mamma al mio posto.
< Va da Jake, che ti sta aspettando. > - dice Billy, sorridendo e venendo verso me - < E’ da ieri che non fa altro che chiedere di te! >

Non fa che chiedere di me. Chissà forse solo perché è preoccupato di come stia visto ciò che è successo ed è comprensibile. O forse, perché pensa che sia colpa mia di ciò ed è comprensibile e logico... la colpa è mia.
Se ce l’avesse con me, non penso che lly mi avrebbe fatto entrare in casa anzi non avrei neanche superato il confine.


Entro nella sua stanza è sdraiato sul letto, con braccio e fianco sinistro fasciati. Preso dai suoi pensieri, non si accorge della presenza mia e di mamma.
< Ehi Jake! Come ti senti oggi? > chiede mamma.
< Dolorante! > - mi guarda e sorride - < Ma adesso molto meglio >
< Mi fa piacere >dice mamma.
< Anche a me, fa piacere > dice sorridendo e guardandomi.
< Jake cadere dalla scogliera. Non te l’hanno detto che è pericoloso? > dice la mamma scherzando.
< Ah ah spiritosa! > - sorride Jake - < Hanno detto così a Charlie immagino.. >
Mamma annuisce e mi da una leggera spinta per andare verso di lui visto che me ne sto ferma immobile accanto a mia madre senza dire o muovere nulla, sicuramente avrà pensato “quella è una statua non è Nessie!”
< Principessa com’è andata oggi a scuola? > mi chiede Jake per farmi “sciogliere” un po’.
< Bene, come al solito > - mi avvicino a lui – < Tu, come stai? >
< Ora che ti vedo molto meglio > prende la mia mano e ne bacia il dorso.
< E’ colpa mia. Scusami... >le lacrime cominciano a scendere.

Sento la porta chiudersi, mi giro mamma non c’è, ci ha lasciato soli.

< Non dire scemenze Nessie > Jake mi tira, giù verso di se con il braccio sano in modo da avvicinarmi al suo viso. Forse anche troppo vicino...
< Se io non uscivo, quelli non mi avrebbero visto e tu, non ti saresti fatto male > dico, sedendomi sul letto.
< Io, mi sarei fatto male comunque, anche se al tuo posto ci fosse stato un essere umano. > - mi guarda serio anche troppo - < Avevo mandato Seth, a tenerti d’occhio, sapevo che prima o poi avresti fatto di testa tua. Lo avevo detto ai tuoi che dovevi sapere, ma Edward ha detto no e non ho potuto fare altro che accettare. Mai avrei pensato che avresti passeggiato nel bosco... Mi spieghi cosa diamine ti è passato per la testa? Mi hai fatto preoccupare... >
< E’ stata colpa mia lo so... non riuscivo più a stare in casa, tu mi mancavi. > - mi alzo dal suo letto e inizio a singhiozzare - < Se non vuoi vedermi e ce l’hai con me ti capisco >
< Nessie, non ce l’ho con te. Non posso avercela con te, è il mio compito proteggerti > mi riprende per la mano costringendomi a voltarmi verso di lui.
< Ma.. Ma..> tiro su di naso e giro la testa dall’altra. Non voglio che mi veda piangere.
< Niente ma. Io, sto bene. Guarirò presto e tu non devi più pensare a ieri. Intesi? > -dice. Mi tira verso di se per vedermi in viso. Mi asciuga le lacrime - < Questo bel viso, non è fatto per essere triste > sorride e ricambio il sorriso.
< Ok proverò a non pensarci. Però, una cosa? Tu non provare più a nascondermi le cose per proteggermi, se i miei vogliono farlo va bene, ma tu no. Se no, a ridurti così sarò io > dico seria. Lui ridacchia.
< Ahi! Per favore non farmi ridere che non posso, mi fa male tutto! > dice, continuando a ridacchiare.
< E tu, non ridere! > mi avvicino al suo viso.

Quelle labbra sono così invitanti

Senza rendermene conto poggio le mie labbra sulle sue. Mi stacco subito non appena mi accorgo del mio gesto stupido e insensato.
< Nessie... > dice,
< Lo so scusami, non dovevo te hai qualcuno. > dico e abbasso la testa mortificata.
< L’altra sei tu. E non pensavo di darti qui e in questo modo, il primo bacio > sorride.
< La ragazza della tua storia “complicata”, sarei io? > - annuisce - < Perché sarei complicata? >
< Tu, non sei complicata, ti dissi cosi solo perché non ero sicuro di cosa fossi per te... ora lo so e... >
< E..? > mi attira a se e mi bacia. Sento la sua punta della sua lingua “bussare” alle mie labbra, che si aprono lasciandola entrare a fare amicizia con la mia lingua.
Non ho mai baciato nessuno, mi è capitato di leggere qualcosa a riguardo sui giornali per ragazze, non è che ci abbia capito poi molto tutti pareri e consigli diversi e contraddittori tra di loro, l’unica cosa che ho capito seguire il proprio istinto. E l’istinto, mi ha suggerisce di lasciarmi un pochino andare e l’ho fatto.

Ci separiamo, per riprendere fiato, sorridiamo come due bambini il giorno di Natale davanti al regalo tanto desiderato e atteso ... < La smetti di sorridere? > chiedo continuando a sorridere a mia volta.
< Mi è impossibile. Se tu, continui a rid... > fa una smorfia di dolore.
< Che hai? > chiedo preoccupata, smettendo di sorridere.
< Ridere > - finisce la frase di prima - < Nulla, Principessa! Mi fa male, ogni tanto ma passa >

Toc! Toc!

< Avanti! > dico io al posto di Jake. Mi fa una linguaccia e ovviamente ricambio. È nonno Carlisle, venuto per la medicazione e vedere come sta Jacob. Sto uscendo dalla stanza in silenzio ma sono richiamata dal nonno.
< Nessie, mi serve un’assistente, il paziente qui è abbastanza agitato. Te la sentiresti di farmi da assistente? > mi dice sorridendo il nonno, mentre inizia a togliere la fasciatura.
< Certo che sì ma... > dico perplessa. Sono contenta di non dover uscire dalla stanza ma preoccupata per il fatto di riuscire a controllarmi. Nonno toglie le bende e vedo che le ferite si stanno rimarginando, alcuni punti si notano solo appena.
< Jacob, da questa mattina, quanto dolore hai sentito? > gli chiede nonno.
< Rispetto a ieri, un po’ di meno, ma sempre male sento! > dice lamentandosi un po’. Faccio una smorfia appena visibile.

Fa strano vederlo su un letto, mezzo fasciato e che si lamenta un po’ del dolore. Fa anche tenerezza vederlo così perché è dolcissimo ed è tutto mio.

La visita continua tra domande e uso degli strumenti medici.
< Le ferite si stanno rimarginando. > dice nonno toccando la parte ferita di Jacob.
< Ahi! > dice Jake lamentandosi e stringendo i denti. Gli tengo la mano.
Nonno gli fa un’iniezione di morfina per il dolore che non sembra essere poco, come Jacob vuole farmi credere.
< Riposo assoluto per una settimana. Devi stare il meno possibile in piedi. Dobbiamo dare modo e tempo alle ossa di ricalcificarsi. Nessie conto su di te > dice nonno.
< Certamente! Da qui, non si muoverà... lo terrò d’occhio > dico seria.
< Ottimo! Passami le bende che ho nella borsa... > dice nonno. Prendo dalla sua borsa, il necessario per fargli il bendaggio e lo passo al nonno. Appena finisce, ci saluta e va via.

< Avrò un’infermiera personale... che bello... > dice Jake avvicinandomi a se.
< Spero che sia brutta. Che sia, grassa, che puzzi un po’ o che almeno usi poco il sapone, che sia calva e sia abbia i baffi e i peli sulle gambe, braccia e ascelle! > dico incrociando le braccia al petto.
< No, la mia infermiera. è bellissima. Ha i capelli lunghi e rossi, profuma di buono, ha un sorriso stupendo ed è sexy > - sorride e gli sorrido anche io - < La mia infermiera sei tu. Gelosa anche di te stessa? >
< No. L’ho solo fatto apposta. > dico per poi baciarlo ed essere ricambiata.
< Sì come no! Tu, ti sei ingelosita di te stessa > mi prende in giro.
< No, l’ho fatto apposta per vedere cosa avresti detto. > gli dico.
< Si ok. Faccio finta di crederti. Chiami un attimo Rachel? > - mi dice. Faccio come dice, vado in sala, dove mamma, Billy e Rachel stanno parlando e le dico che la vuole il fratello. - < Rach mi andresti a prendere quella cosa in garage? > lo guardo curiosa. Rachel sorride ed esce dalla stanza.

Dopo un po’ rientra nella stanza con una bicicletta rossa, il mio regalo di compleanno da parte di Jacob. < Volevo regalarti una moto, ma... > - dice Jacob. Nel frattempo anche mamma e Billy sono entrati - < è troppo pericolosa. Vero Bella? > sorride.
< Esatto! > - dice mamma. SI avvicina a me e alla bici - < E’ molto bella. >
< Grazie Jake è molto più che bella. È meravigliosa! > dico entusiasta. Mi avvicino e gli do un bacio sulla guancia. C’è gente per baciarlo sulle labbra.
Anche Billy e Rachel mi danno il loro regalo. Da Billy ricevo un delfino intagliato nel legno e dipinto a mano, scolpito e pitturato da lui stesso.
< Billy grazie è favoloso! > dico e do un bacio con abbraccio a Billy.
< Questo cara è il mio e di Paul > mi dice Rachel dandomi una busta. La apro e dentro trovo una borsa di media grandezza con stampata sopra un’immagine di Parigi.
< Grazie Rach e ringrazia anche Paul > dico e l’abbraccio dandole un bacio.
< Un giorno ti porterò a Parigi > gli dico, accarezzandogli la testa e lui mi tiene la mano.
< No, sarò io a portarti a Parigi > mi dice.
< Ok andremo a Parigi un giorno e non importa chi pagherà. Quello che importa è che saremo insieme > dico.
< Ora che ho la mia Principessa non la lascio più > - dice. Muove il pollice sul dorso della mia mano - < Me lo daresti un bacio? >
Lo bacio senza dire niente.

Queste labbra saranno mie per sempre…Siiiii! Adesso sono la Principessa più felice della terra

L’antidolorifico che il nonno gli ha iniettato, inizia a fare effetto. Jacob, comincia a dire frasi senza un senso, parole sconnesse tra di loro da farmi ridere, lo vedo chiudere gli occhi e quando il suo respiro si fa, regolare esco dalla stanza andando in salotto. Con mamma salutiamo padre e figlia e andiamo a casa.

In auto con mamma tornando a casa.
< Sono contenta per te e per lui > dice sorridendo.
< Non capisco di cosa parli... > dico facendo la vaga. Io e Jake abbiamo deciso che diremo di noi due, quando lui starà meglio, guarito.
< Non volendo ho ascoltato... > mi dice, guardando la strada.
< Mamma! Non è carino origliare> dico, interrompendo il suo discorso.
< Sono una vampira non è colpa mia se ho i sensi più sensibili > - mi fa la linguaccia - < E poi, anche senza ascoltare, si vede da un miglio che ne sei innamorata. E lui, di te > arrossisco.
< Mi faresti un favore? Non dire a nessuno, di me e Jacob. Specialmente a papà, ok? >
< Va bene starò muta come un pesce, non lo dirò a nessuno nemmeno a tuo padre. Ti preoccupa la sua reazione? > mi dice mamma.
< No, non mi spaventa la reazione di papà > - un po’ sì, in verità. - < Con Jake, abbiamo deciso di non annunciarlo ora ma quando sarà guarito >
< Com’è giusto che sia, solo voi due potete dirlo.
Poco prima di entrare con l’auto nel viale che porta a casa Cullen smettiamo di parlare di me e Jacob ed io smetto anche di pensarci concentrando la mia mente ha pensare ad altro.

Finalmente sabato niente scuola e posso andare subito da Jacob.

Dopo una bella colazione, una sistemata alla mia incasinata stanza, una doccia e vestita comoda indossando una tuta e una maglietta. Saluto i miei, zainetto in spalla e via in bicicletta verso La Push!
Non potendo attraversare con la bicicletta, il bosco un po’, perché ancora non mi è permesso o almeno non da sola e dopo il fatto dell’altro giorno, e un po’, per via della strada tortuosa da percorre tra le grandi radici degli alberi. I sassi e il terriccio fangoso rischio di rovinarla. Arrivo davanti casa dei nonni saluto lo zio Jasper e la nonna affacciati al balcone e vado verso il viale alberato.
< Ho pensato di accompagnarti fino al confine > mi dice papà, accanto a me. In un attimo mi ha raggiunto, ovvio è il vampiro più veloce in famiglia.
< Non potevi dirlo da casa. Comunque ormai sei qui > - dico indifferente, facendo spallucce. Lo guardo appena e sorrido - < Non ti ho mai visto in tenuta sportiva >
< Anche i vampiri ogni tanto fanno jogging, non lo sapevi? > mi dice papà.
< No, non ti ho mai visto o sentito dire “Oggi, faccio jogging”. Solamente baseball e caccia > dico continuando a pedalare e papà a correre.
< Anche la caccia è jogging. > mi dice scherzando.
< Per essere sport serve la tuta e a caccia non sei mai in tuta > gli rispondo facendogli la linguaccia.
Siamo arrivati al confine.
< Quando devi tornare a casa, fa uno squillo e ti vengo a riprendere qui o ti fai accompagnare da qualcuno ma da sola non ti muovi ok? > mi dice papà. Mi abbraccia e mi da un bacio sulla fronte.
< Ok papo. > lo saluto e vado verso casa Black.

Sei il papà migliore del mondo So che mi stai ascoltando.

Sto per suonare alla porta… è accostata, entro e trovo Billy che prepara la colazione al figlio e la mette su uno di quei tavolini da letto.
< Buongiorno Billy. Serve una mano? > saluto e chiedo gentilmente.
Z Buongiorno a te. Sì, grazie. Rach è andata a fare la spesa, In gran capo si è svegliato e reclama la sua colazione! > dice ridacchiando Billy prende in giro scherzosamente Jacob.
Nonostante la vita sia stata ingiusta con Billy, prima la scomparsa della moglie giovane, la lontananza da casa delle figlie e la malattia, si è preso cura di un bambino, suo figlio, facendolo crescere sano e diventare l’uomo che è adesso e che io amo tanto.

Prendo il tavolino da letto e m’incammino lungo il corridoio che mi porta alla stanza di Jake.
< Papà ho fame! > sento Jake lamentarsi.
< Se dai tempo al latte di scaldarsi e al pane di tostarsi magari la colazione arriva > - dico sorridendo mentre entro in camera con il tavolino tra le mani - < Buongiorno lupo infortunato >
< Buongiorno Principessa! > - mi saluta con un grosso sorriso. Cerca di tirarsi un po’ su a sedere - < Non pensavo di vederti adesso ma che saresti venuta nel pomeriggio. >
< Sono la tua infermiera, ricordi? > dico posando il tavolinetto sulla sua scrivania e lo aiuto a tirarsi di più su a sedere. Mi da un bacio veloce sulle labbra per paura che Billy ci veda.
< E’ di là... >gli dico sottovoce e gli poggio il tavolinetto sopra le gambe.
< Allora... > mi bacia con fermezza, audacia.

Mmmh... vuole farmi morire lo so…

< Ammettilo, ieri mi hai pensato molto > dice, dando un morso al pane testato con sopra la marmellata.
< Mi spiace per te ma non ho potuto pensarti molto, sai con un leggi pensieri in giro per la casa.. è alquanto difficile > dico con serietà di donna vissuta, tanto da farlo ridere.
< Avresti potuto così s’ingelosiva un pochino > sorride.
< Si così mi avrebbe vietato di venire qua e di vederti per il resto della mia vita. Se La Push è zona vietata per loro, alla fine lo diventa anche per me. E tu, vuoi questo? > chiedo.
< Non sia mai! > - dice, alzando le mani come per arrendersi - < Ora che ti ho, non ti lascio più e nessuno mi fermerà nell’essere il tuo Jacob. > mi dice, guardandomi negli occhi. Tolgo il tavolinetto, ha finito.
< Tu sei sempre stato mio > gli dico e lo bacio con passione e dolcezza insieme o alternando. Se dipendesse da noi, passeremo la giornata a fare solo quello ma non siamo in casa da soli, infatti, Rach è tornata dalla spesa e a pranzo oltre a Paul, che ormai è di casa, vengono anche Embry e Quil, i migliori amici di Jacob.
Poiché Jacob, su ordine del nonno, non può stare troppo tempo in piedi, con i ragazzi si decide di pranzare in camera con lui. Mentre i ragazzi improvvisano un tavolo per sei persone (Jacob ha il tavolinetto da letto), Rachel ed io pensiamo al pranzo.

Fingere che tra me e Jacob c’è solamente amicizia mi costa molta ma tutto sommato ci riesco. Mi basta pensare ad altro il mio cervello funziona come quello di un vampiro, posso pensare a tante cose contemporaneamente senza problemi . tanto è solo questione di giorni finché Jacob non guarisce e poi diremo a tutti che ci siamo fidanzati.



*Note Autore* Eccoci qui con il nuovo capitolo.
Come avrete potuto notare il far fare male a Jacob mi serviva appunto come pretesto, tramite, chiamatelo come volete, per far si che Renesmee si dichiarasse a Jacob.
Jacob nonostante stia male resta sempre lui e lo trovo molto dolce.
Tutti sanno o almeno i presenti in casa Black, hanno capito ma non possono dire nulla e devono fingere di non sapere nulla. Perché Nessie, non sa nulla dell’imprinting e spetta solo a Jacob dirglielo. I tutti li ho rappresentati con Bella, perché Nessie parla solo con lei.

Mi rattrista sapere che sono in due avete recensito ma , mi rende felice (ma non troppo) vedere che mi seguite in tantini.
Frafra

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Capitolo 14
*** Imprinting ***


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Tra la scuola e l’andare a trovare Jacob, le mie giornate passano in fretta anche troppo velocemente per i miei gusti, specialmente cinque giorni su sette li trascorro a scuola. Solamente il venerdì, il sabato e la domenica rispetto agli altri giorni, riesco a passare più tempo con Jacob.

Sdraiata sul letto accanto a Jacob (dal suo lato sano), ascoltiamo musica dalla radio. Mi accarezza la testa ed io sbadiglio.
< Se sei stanca per via della scuola, preferisco che vai a casa, noi ci vediamo dal venerdì pomeriggio e stiamo insieme fino a domenica. Sto bene, non sento dolore e le ossa si sono rimesse al loro posto. Sono guarito > mi dice. Lo guardo.
< Perché dici questo? Non mi vuoi più, con te? Il dottore, ha detto che devi stare in riposo > gli chiedo e dico. Mi piace fingere di essere normale, umana in fondo per metà lo sono, lui è umano (a parte il trasformarsi quando vuole in lupo).
< Io, ti voglio tantissimo e se potessi, ti avrei già portato a Parigi o in qualsiasi posto tu desideri . ho sentito Bella e mi ha detto che la notte invece di dormire la passi a studiare e questo non va per niente bene. Per tanto da oggi iniziamo a fare che dal lunedì al venerdì non vieni. Sabato e Domenica invece mi serve la mia infermiera >mi dice serio. Si tira poco su e mi bacia sulla tempia.
< E’ vero che la notte la passo a studiare ma è solo perché c’è silenzio e mi concentro meglio! Ho preso degli impegni e li sto mantenendo non mi sembra grave o pericoloso. > dico offesa.
< Lo so che non fai nulla di pericoloso. Siamo solamente preoccupati per te tutto qui. Non voglio stare qui a discutere come non mi piace vederti stanca quindi da domani non vieni e ci vediamo venerdì > mi dice in tono che non ammette repliche. Poi sorride imitando il sorriso buffo che fa quando è un lupo e mi fa ridere dimenticandomi il motivo dell’offesa.
< Va bene ok ci vediamo venerdì ma sappi che ti mancherò tanto. E non dire che non ti ho avvisato. > dico.
< Oh a mancarm è poco ma sicuro. > dice e mi bacia. Con la lingua solletica le mie labbra che si schiudono e la accolgono volentieri asso parando con gusto il sapore della sua bocca.
Da quando stiamo insieme baci così dolci e piccanti, non ce li concediamo spesso poiché casa sua è un via vai di amici che lo vengono a trovare oggi sembra tutto tranquillo e ne approfittiamo.

< Jacob sono a casa > - sento dire da Billy dall’ingresso. Mi alzo di scatto e controllo l’ora. - < Stasera viene Charlie a cena. Ciao Nessie, ti fermi a cena? >
< Ciao Billy, mi piacerebbe ma non posso devo ancora studiare > dico e mi becco un’occhiataccia da Jacob. Chiamo a casa e dico di venire a prendermi al confine.

< Attenzione Bellina che la mia nipotina è un po’ arrabbiatina con te. > dice a gran voce lo zio Emmett. Mi è venuto a prendere lui.
< Non sono solo un po’ ma tanto arrabbiata, non doveva dire a Jacob che la notte la trascorro studiando non sono affari suoi! > dico arrabbiata e so che in qualsiasi stanza si trova, mi sta ascoltando. < Renesmee, ho solo parlato con Jacob tranquillamente, non gli ho detto di sgridarti o vietarti di andarlo a trovare. Siamo solo preoccupati per te. > mi dice mamma, scendendo le scale con papà dietro.
< Io sto bene, a parte la stanchezza ma credo sia normale infondo ho preso degli impegni e intendo mantenerli . > dico.
< Abbiamo solo parlato e niente di più. Parlando mi ha detto che ti ha visto una pochina stanca e gli ho detto che passi le notti a studiare. È lui che ha pensato di distrarti dallo studio.
Pensavo che tu studiassi almeno un po’ a casa sua e quando tornavi. Ripassavi soltanto e invece la passate a giocare a carte o in cucina con Rachel. > mi dice mamma, incrociando le braccia al petto.
< Una volta tanto qualcosa di buono combina Jacob! > - se ne esce papà. - < Le ha detto di andarlo a trovare solo i weekend. Vero Renesmee? > mi ha letto nella mente.
< SI, me l’ha detto. > - dico per poi aggiungere - < Vado a studiare>.

Devo trascorrere soltanto tre/quattro giorni senza di lui ma non riesco sembra che il tempo ha iniziato a scorrere lentamente anche le persone sembrano muoversi o parlare a rallentatore. Certo, lo sento tutti i giorni al telefono questo sì, ma sempre giornate lente e noiose restano.

Finalmente venerdì

Ultima ora di lezione. Il professore sta spiegando, quando mi arriva un foglietto:

Finita la lezione, abbiamo la riunione con la prof Amanda.
E non possiamo mancare
Jenna


Non le rispondo ma guardo nella sua direzione, è a un banco dopo di me ma alla fila accanto. Le faccio ok con la mano e lei di risposta fa si con la testa.

Ed eccomi qui, al drama club, in altre parole teatro. Mi è sempre piaciuto recitare la mia famiglia ne sa qualcosa ... soprattutto i lupi! Ora la professoressa Amanda,
< Quest’anno, vorrei fare un qualcosa per Natale. Non so una recita. > dice gesticolando
< Ma.. la recita Natalizia non è troppo da bambini? > chiede una ragazza di nome Zoe. Nuova anche lei da quello che mi pare di capire.
< Signorina... le recite Natalizie non sono mai per bambini, si ricordi anzi, tenetelo a mente tutti. Per chi è nuovo di questo club > - abbassa gli occhiali e scruta i presenti - < e ne vedo di nuovi, a Natale, organizziamo sempre qualcosa... dipende dal preside e dagli altri club. >
< Nessun club vuole fare qualcosa a Natale, e al preside va bene. > mi dice Jen sottovoce. < Mi scusi professoressa > dico alzando la mano per prendere parola.
< Si cara dimmi. Tu sei? > mi dice la professoressa abbassando lo sguardo su di me, seduta su una sedia. Sguardo che mi mette un po’ in suggestione...
< Renesmee Cullen e sono nuova. Pensavo che forse sia un pochino presto pensare alla recita di Natale, voglio dire stiamo solo a metà settembre >.
< Signorina Cullen, mi piace la tua domanda brava. Per organizzare una rappresentazione teatrale, chiamarle recite è riduttivo non vi pare? > si rivolge a tutta la classe - < Il teatro è vita. Su un palcoscenico, sono rappresentati momenti come se fossero veri, che si stanno vivendo in quel preciso istante e il compito di voi attori è proprio questo rendere vivi quei momenti. A imparare a memoria qualche battuta sono capaci tutti ma a farli vivere lo sono in pochi. Per tanto cara Renèe, rispondendo alla tua domanda, quest’anno ho deciso di scegliere con voi cosa rappresentare poiché gli anni passati ho sempre scelto io per voi > finisce la professoressa.
< Professoressa veramente si chiama Renesmee e non Renèe... > puntualizza Leonard, indicandomi.
< Leonard caro sei sempre così puntiglioso. Non penso che la nostra amica, se la sia presa... > gli risponde la professoressa.
< Ho un nome un po’ particolare ed è facile sbagliarsi. Non mi sono offesa se mi ha chiamato Renèe. > dico, sorridendo sinceramente.
Renèe, è il nome di mia nonna materna che non ho mai conosciuto e che non credo possa succedere in futuro i miei per ora, non vogliono, dicono che sia troppo pericoloso per lei, che è un’attenta osservatrice e basta un niente per farle scoprire la verità a nonno Charlie è bastato vedermi per capire chi fossero i miei genitori, figuriamoci lei.

Sono davanti casa Black, seduto in veranda vestito con un pantalone della tuta e una maglietta, c’è Jake che appena mi vede, sorride.
< Era ora che arrivassi... la mia infermiera non può fare tardi... > mi dice alzandosi in piedi e venendomi incontro. Mi abbraccia nel suo abbraccio stritolatore, le sono mancata e lui è a me.
< Come mai, non sei a letto? > lo saluto dandogli un bacio sulla guancia. Lo so, siamo fidanzati e il bacio dovremmo darcelo sulle labbra ma finché lui, non starà meglio, abbiamo deciso di non dire niente a nessuno.
< Stamattina, è venuto Carlisle e ha detto che posso uscire, sto bene > - sorride - < Ma ha detto che per trasformarmi in lupo, devo aspettare ancora... > sbuffa.
< E ha fatto bene! Perché così, passerai più tempo con me che con le ronde > dicono sorridendo. Mi piace quando è in forma di lupo ma ora che stiamo insieme, preferisco averlo accanto in forma umana, stringermi a lui senza che i peli mi fanno il solletico o mi entrano in bocca.
< Una passeggiata, ti va? > mi chiede.
< Una passeggiata... certo che mi va. Così, ti racconto di oggi a scuola > dico posando lo zaino dentro casa sua.
< Ti hanno interrogato? > dice mentre mi afferra per mano e iniziamo a camminare.
< No, non ancora. Mah oggi, c’è stata la verifica di matematica ed è andata bene, non ho sbagliato nulla! > sorrido, camminando stretti per mano, con lui.
< Sei una genio! Come fai a sbagliare? Il mio genio! > dice.
< Scusa ma non ero la tua Principessa? > dico, gli lascio la mano e fingo di offendermi. < Tu sei la mia Principessa genio >dice e mi abbraccia.
< Togli “genio” e lascia Principessa è meglio, non pensi ? > - e ripeto - < Principessa. Senti come suona bene > - poi dico - < Principessa genio. Senti come suona male! > rido e lui con me.
< In effetti, si! Verifica a parte cosa hai fatto? > dice. Riprendiamo a camminare.
< Le solite cose, stare attenta in classe, parlare con le amiche, mangiare e venire qua. Ah. Ho iniziato il club di teatro, il drama club ma non abbiamo fatto nulla di che.. Amanda l'insegnante, ha solamente parlato di cosa faremo.. > gli racconto tutto della mia prima lezione al drama club.
< Natale... quando lo festeggiavo a scuola, non ho mai partecipato all’organizzazione. Ho sempre preferito la festa che facevamo > ride e lascia la mia mano per posarla sul mio fianco e abbracciarmi. Ed io, a mia volta, faccio la sua stessa cosa: lo abbraccio.
< Per mano, stavamo troppo lontani. Cosi, è meglio non trovi? > mi dice.
< Si è molto meglio > dico. Mi da un bacio sulla fronte. Sorrido.

Seduti su un tronco. Abbracciati, la sua mano destra stringe il mio fianco, mentre la mia testa è sulla sua spalla. Poso la mia mano sul suo viso, per fargli una carezza e improvvisamente, senza che io ci abbia pensato prima, mi viene alla mente il giorno in cui i nostri occhi si sono incontrati per la prima volta e glielo mostro.

“Sono nel salotto di casa, Davanti al camino accesso e tra le braccia di zia Rose.
< Renesmee... sei bellissima! > mi dice sorridendo e felice di avermi tra le sue braccia.
Vedo entrare nella stanza lui, Jacob, con uno sguardo triste ma anche arrabbiato. Man mano che si avvicina il suo sguardo cambia, è sorpreso.
Ci guardiamo negli occhi e inizio a vedere me, crescere.
Me, camminare accanto a lui.
Me, nei suoi occhi da lupo.
E' in ginocchio davanti a me e continua a guardarmi. Poi papà chiama gli zii e corre anche lui fuori.


< E’ da qualche giorno, che ho questo momento in testa, so che è reale perché ricordo benissimo io in braccio alla zia e tu che avanzi verso di me, cadi in ginocchio e dopo un po’ scappi via perché senti mio padre chiamare gli zii. È, quella visione che non capisco. > gli dico.
Non mi era mai “apparsa” alla mente la mia crescita e vedermi nei suoi occhi quando è lupo, fino a oggi. Non ne ho parlato, né con la zia Rose, che quel giorno era presente, né con papà e nemmeno con il resto della famiglia.
< Si chiama imprinting... > sospira.
< Imp... impri... imprinting... cos’è? > chiedo, non ho mai sentito questo nome e sicuramente è qualcosa dei lupi, qualcosa che sui libri non esiste.
< L’imprinting è.. una cosa che succede ai lupi. >mi dice.

Ci avrei scommesso che avrebbe detto così.

< Ok ma io non sono una lupa... > gli dico.
< Quel giorno è arrivato... > - dice sospirando- Mi guarda negli occhi - < L’imprinting, è difficile da descrivere. Non è un colpo di fulmine, vero e proprio. È più... uno spostamento di gravità. Quando ti ho... > lo interrompo. Lo vedo in difficoltà, cerca le parole ma non le trova.
< Jake se non te la senti, lascia stare davvero. Non so perché, ti ho mostrato, ora, quella cosa... > dico giustificandomi di averlo messo in difficoltà a parlare, mi sento quasi in colpa.
< No, tranquilla. Va tutto bene > - sorride - < Devo solo trovare le parole giuste > - fa un altro sospiro - < E’ difficile da descrivere. Non è un colpo di fulmine, vero e proprio. È più... uno spostamento di gravità. Nessie quando, ho incontrato i tuoi occhi, per me tutto è cambiato. Per me da quel giorno, niente è più importante di te. Per te, sarei qualsiasi cosa tu voglia e di cui hai bisogno. Io per te sono divento un amico, un fratello, un difensore e ora anche un fidanzato. > - ascolto in silenzio la sua spiegazione senza fiatare - < Io, sono tuo. Sono tutto ciò che vuoi > mi prende le mani ed io le scanso. Mi alzo in piedi e faccio qualche passo in avanti per poi girarmi e vederlo seduto, che mi osserva in silenzio. Aspetta una mia parola.
E’ vero, lui è mio. Fin da piccola, ho sempre detto a tutti il MIO Jacob. Guai a chi me lo toccava! In realtà anche adesso lui è il MIO Jacob e guai a chi lo tocca! In questi mesi, ho capito che lui è veramente importante per me. Io lo amo sul serio e non perché una stupida cosa da lupi me lo impone e non voglio che lui mi ami solo per imprinting voglio che mi ami perché è lui Jacob e non lui lupo.

< Tu, mi ami solo perché è l’imprinting che ti impone di amarmi? > chiedo. Lo guardo negli occhi per vedere se è sincero. Gli occhi sono lo specchio dell’anima e i suoi occhi affermano la verità che lui è sincero. Lo è sempre stato con me.
< No. Io ti amo perché, ti ho visto crescere e ho imparato ad amarti. Mi sarei innamorato lo stesso di te. Mi sarei innamorato di te, anche se vivevamo in un'altra città, lontano da qui, lontano da vampiri e lupi. Lontano da tutto e da tutti. Io mi sarei sempre innamorato di te. > - si alza anche lui e si avvicina a me - < Se non mi credi e non mi vuoi più... ti capisco. Cercherò di starti lontano ma sappi che ci sarò sempre > si gira e inizia a camminare.
< Jake... > lo chiamo lui si ferma. Mi avvicino a lui e sorridendo poggio la mia mano sul suo viso.

“Sono in spiaggia con Nahuel e Jacob.
< Nessie, hai messo la protezione solare? > - mi chiede Jacob, seduto accanto a me sul mio asciugamano. Nahuel è sul suo accanto a me – < Se ti scotti poi chi la sente tua madre? > mi dice.
< No, non l’ho messa e non mi serve. Non mi scotto, io brillo solo. > - gli rispondo un po’ acida e me ne accorgo pure, così prendo il suo asciugamano che ha sulle spalle e mi ci avvolgo tutta - < Adesso non brillo più! > rido e appoggio la testa sul suo bracco.
Sempre alla spiaggia con Nahuel e Jacob ma sulla scogliera.
Nahuel, ha deciso di buttarsi e provare “il brivido” ma inutile i miei tentativi di fermarlo.
Si tuffa ugualmente.
Paul, chiama Jacob dicendoli che Nahuel, si è ferito. E, si tuffa in acqua anche lui.
Sam esce con Nahuel, tra le braccia, privo di sensi e con un braccio ferito. Jacob è lì accanto a loro. Rachel, Emily e Kim si precipitano intorno a Sam e Nahuel con asciugamani puliti. Mentre io, resto ferma a osservare e invidiare quelle goccioline di acqua salata che scorrono lungo gli addominali scolpiti di Jacob.

Siamo a Port Angeles, soli. Pranziamo in un ristorante sul mare.
Sa che mi piace mangiare, nei ristoranti sul mare, mi ha fatto una sorpresa!
Finito di mangiare passeggiamo sul lungo mare. Camminiamo mano nella mano, come tutte le coppie di innamorati che vediamo lungo la strada, solo che noi non siamo fidanzati.
< Ci facciamo un bagno? >
< Jake, veramente non ho il costume... >
< Neanche io. Li andiamo a comprare > fa spallucce e senza aspettare una mia risposta mi trascina fino a un negozio di articoli da mare.

Siamo in acqua che giochiamo felici, quando mi fermo a osservare un ragazzo con uno strano tatuaggio...
< Nessie, non ti sembra che stai fissando un po’ troppo quel tipo? > richiama la mia attenzione dandomi un pizzico sul braccio.
< Stavo osservando il suo strano tatoo sulla schiena. Non capisco se è un serpente o un leone è strano > a parte che il tipo era strano.
< Boh è strano davvero, però la tipa che gli sta vicino è carina > a quelle parole, sento una punta di fastidio che sia gelosia?
< Perché non ci provi? Mica vuoi restare scapolo a vita! > lo stuzzico.
< E se quello è il fidanzato? Meglio di no e poi io ho già qualcuna nel mio cuore > guarda altrove facendo il vago mentre io risento quella punta di fastidio.
< E chi è? Lei lo sa? >
< Non la conosci e no, non lo sa perché è complicato > dice.

Noi, sulla sabbia ad asciugarci
< Una rosa per la sua fidanzata, signore? > un marocchino che vende rose rosse. A quelle parole, divento rossa e nascondo il viso dietro la sua schiena.
< Non è la mia ragazza ma per lei voglio tutte le rose che hai > Jacob al tizio e lo vedo prendere il portafogli da accanto a lui.
< Jake no. > -guardo il tizio - < no, nessuna rosa. Sono bellissime ma... > - stavolta guardo Jake - < ma hai fatto abbastanza oggi, mi hai reso una stupenda giornata che difficilmente scorderò. >
< Va bene allora me ne dia una > irremovibile Jake…
< Grazie Jake >

Primo giorno di scuola.
Nel cortile della scuola ad aspettarmi trovo Nahuel, con le braccia incrociate sul petto che mi sorride. Io sbuffo. E’ passato per portarmi a casa e dirmi che stava tornando nelle Amazzoni, come il suo solito dice qualcosa su Jacob in un modo che non mi piace e capisco che Jacob è il ragazzo che amo. Corro in officina da Jacob per dirgli, che lo amo. Non ci riesco, gli dico soltanto che Nahuel se ne stava andando via.”

Le sue mani sono sui miei fianchi e lui sorride nel vedere il mio racconto.
< Adesso posso dirtelo... Ti Amo Jacob > sussurro sulle sue labbra.
< Ti Amo Renesmee > mi bacia. Mi prende in braccio e con me sulle gambe si siede sul tronco continuando a baciarci appassionatamente.

Stavolta possiamo baciarci alla luce del sole perché siamo Jacob Black e Renesmee Cullen due persone che si amano e che niente li fermerà...



*Note Autore* Come tutti o quasi tutti I ragazzi adolescenti che si fidanzano perdono il senso del dovere, lo studio e iniziano così a mettere in secondo piano la scuola e l’amore al primo posto. Anche Nessie, come tutte le ragazze innamorate comincia a pensare di più al suo Jacob che alla scuola, infatti spende i pomeriggi a prendersi cura del suo amore e studia la sera tardi. Nessie, prende molto sul serio gli impegni e cerca di mantenerli fino in fondo-
Parliamo dell’imprinting. Anche in questo momento è Nessie a fare il primo passo, ricordandosi quel momento di poche ore la sua nascita (l’imprinting) perché farlo dire a Jacob così di punto in bianco ( < Sai, quando sei nata ho avuto l’imprinting con te. > ) non è né facile e né carino da dire e lui ci avrebbe comunque impiegato una vita per dirle tutto. Se
Spero che questo capitolo anche se non è molto lungo spero vi sia piaciutolo stesso.
Mi raccomando recensite
Frafra

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Capitolo 15
*** Ragazza lupo ***


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Il sole sta tramontando e decidiamo di tornare indietro anche perché devo rispettare il copri fuoco che mi hanno imposto i miei, il che significa rientrare a casa prima che faccia troppo buio. E poi, a questa sera è il giorno della caccia di famiglia e non ho molta voglia di andare senza Jacob.

Camminiamo tenendoci per mano mentre mi racconta chi tra di loro lupi ha avuto l’imprinting senza però giustamente dirmi le loro storie, quelle sono personali e devono essere i diretti interessati a raccontarle se vogliono ovviamente. E che si pensava che l’imprinting fosse solo una leggenda della tribù tramandata solamente perché c’era ma nessuno ci ha mai creduto fino a quando Sam non lo ha avuto per primo.
< A casa mia. Papà la raccontava soltanto perché quelle due romantiche di Rachel e Rebecca la volevano sentire- Appena sentivo che stava per raccontarla scappavo in giardino a giocare > ride Jacob.
< Invece è tutto vero. Anche noi, un giorno saremo leggenda > gli dico con voce e gesti teatrali. Lascia la mia mano per abbracciarmi.
< La più bella leggenda mai esistita > dice per poi baciarmi in un bacio dolce che man mano si fa piccante.

Apre il cancello/staccionata di casa sua, facciamo qualche passo per entrare in casa e siamo accolti dalle risa di Paul, Embry e Quil.
< Ecco i due piccioncini! > dice Paul sorridendo.
< Era ora che uscivate allo scoperto > dice Embry, in piedi accanto alla porta.
< Non ne potevamo più di fare finta di nulla > dice Quil seduto su una sedia accanto a Billy che ridacchia.
< Io, non ho detto nulla > mi guarda Jake, alzando le mani.
< Lui, non ha detto nulla, Nessie. È solo che si sentiva nell’aria che vi siete finalmente messi insieme > dice Sam abbracciando Emily. L’unico dei ragazzi che non rideva.
< Nessie, ti fermi a cena con noi vero? > - chiese Rachel, mentre usciva con uno straccio tra le mani - < Paul, potresti affettare il pane? >
< Non so… devo sentire a casa... > dico. Mi allontano dal gruppo per telefonare a mia madre e sento la voce di Jacob.
< Bells, Nessie resta a cena da me. Tranquilla non faremo troppo tardi! > - mi giro e lo vedo parlare al telefono con mia madre - < Resti a cena. > mi guarda e sorride. Sorrido.

Aiuto Rachel ad apparecchiare la tavola. Siamo in tanti e la maggior parte dei commensali è bella grossa di corporatura perché sono i membri dei due branchi. La cena è servita a buffet e come sempre è ottima Rachel è una cuoca eccezionale, anche se lei non lo ammette.

Un giorno mi piacerebbe saper cucinare come lei, la nonna Esme e mia madre. Fare degli ottimi pranzi e cene per Jacob.

< E cosi, anche tu sai dell’imprinting.. > dice Billy, avvolgendo con la forchetta gli spaghetti che ha nel piatto. Annuisco.
< Così sembra > - dico, facendo ridere tutti. - < So, che Jacob non è stato il solo ad aver avuto l’imprinting. >
< Nessie, tutti quelli che sono qui tranne me hanno l’imprinting > dice Embry.
< Jake non ti ha detto di più? > dice Jared.
< Non spetta a me, raccontarle di come avete avuto l’imprinting > dice Jacob.
< Giusto. > - sorride Sam e riprende a parlare - < Io, ho avuto l’imprinting con Emily quando ero fidanzato con Leah. Ho tormentato Emily, per molto tempo prima che lei cedesse al mio corteggiamento > sorride guardano Emily, che a sua volta ricambia il sorriso.

Ora mi spiego il suo disprezzo verso me e la mia famiglia.

< Io, invece... > - dice Jared, abbracciando la sua Kim – < sono stato più fortunato di Sam. Kim era una mia compagna di classe ed era già innamorata di me. E’ bastato solamente guardarla negli occhi per capire che lei è la donna per me > le scocca un dolce bacio sulle labbra, facendola arrossire.

Che dolce e carino... Li vedo bene insieme.

< Io, Nessie ho avuto l’imprinting con Claire. Ero andato a casa di Sam per riferirgli delle cose quando a casa sua, Emily mi venne ad aprire e teneva in braccio Claire di due anni… Ricordo che mi guardò negli occhi, sorride e tese le braccia verso di me. > - mentre Quil racconta del suo imprinting con Claire, che non è qui ma a casa con i suoi genitori, noto i suoi occhi brillare. - < La piccola per ora non sa nulla, per lei sono il suo Quil compagno di giochi. >

Come Jacob ed io agli inizi. Quando per me lui era un compagno di giochi prima di capire di essere innamorata follemente. Un giorno anche Claire scoprirà di amare Quil.

< Uh! Uh! Tocca a me. Per la gioia di Jacob... > - dice Paul, ridacchiando e vedo Jacob, guardarsi il pugno e sorridere, non capisco il motivo - < Stavo passeggiando sulla spiaggia quando seduta su un tronco tutta sola vedo una bella ragazza, mi avvicino e la saluto e nel momento che si volta per salutarmi ed eccoci qui. > sorride e guarda Rachel che lo abbraccia.

Il mio lupo no, lui è il mio Jacob! Li vedo bene insieme Rachel e Paul.

< Adesso sai il perché a differenza della tua famiglia tu puoi entrare qui a La Push > mi dice Jake abbracciandomi. Ed io mi lascio avvolgere dal suo abbraccio.
< Io pensavo che fosse per via della mia metà umana! > - dico. Facendo ridere tutti, compresa me della mia affermazione - < Seriamente, non riuscivo a capire perché io si e i miei no. Ora capisco anche le parole di Leah nei miei confronti... >.
< Leah, lasciala stare! > - dice Jake un po’ alterato - < Se ne farà una ragione e non sta a lei decidere chi può entrare o no alla riserva! >
< Jake, ho solo detto che adesso mi rendo conto dell’atteggiamento di Leah nei miei confronti. Tutto qui. Non volevo farti innervosire... > gli dico, stringendogli la mano.
< Tranquilla... va tutto bene > dice, mi sorride per rassicurarmi che è calmo.

Finita la cena, mentre i ragazzi stanno parlando per i fatti loro, aggiornando Jake delle ronde fatte durante la sua assenza forzata. Io aiuto Rachel in cucina assieme ad Emily e Kim.
< Adesso anche tu sei una ragazza lupo. > mi sorride Emily con alcuni piatti sporchi in mano.
< Benvenuta nel club cognatina > mi guarda Rachel posando piegando la tovaglia.
< Club? Che club? >chiedo posando le posate sporche nel lavello della cucina.
< In quanto, anche tu fidanzata di un lupo... dovrai sopportare i suoi turni di ronda, i suoi sbalzi di umore dovuti alla stanchezza, e l’inventare spesso scuse per giustificarli per mantenere il segreto ad estranei > dice Kim.
< Sui loro sbalzi di umore, io ne so qualcosa siccome, ho il fidanzato da “l’attacco di nervi “ facile, ma sta imparando a controllarsi. E un fratello, che è nervoso e difficile da sopportare solo quando non vi vedete o sentite. Poi, se è nervoso e vede Paul... meglio lasciar stare! > interviene Rachel.
< Vi chiedo scusa per ciò che dovete sopportare a causa mia e/o della mia famiglia > dico abbassando lo sguardo.
< Ma non dire sciocchezze! > sorride Emily.
< Nessie, da quando ci sei tu, non ho mai visto mio figlio, così felice e allegro. Quindi grazie a te. > - dice Billy, entrando in cucina - < Non volevo intromettermi, sono solo entrato per prendere un bicchiere d’acqua... >.
< Oh no, tranquillo Billy nessuna intromissione mi stavano spiegando un po’ com’è essere una ragazza lupo. > -dico e gli porgo il suo bicchiere con l’acqua.
< Una ragazza lupo? > - chiede e sorride Billy. Senza aspettarsi una risposta continua a parlare - < Beh per te, credo che sia un pochino più facile di loro non devi mentire ai tuoi genitori per mantenere il segreto di Jacob perché ne sono al corrente. Ora che è guarito non sarà più nervoso. > posa il bicchiere e ritorna dai ragazzi.
< Hai sentito Billy, per te sarà meno complicato di noi. Non dovrai spiegare quando durante una cena a casa con i tuoi, Jacob improvvisamente scompare perché è chiamato da Sam. > - dice Kim - < E non posso nemmeno inventarmi la scusa che Jared lavora come vigile del fuoco perché mio padre conosce il capo dei vigili. >
< E come hai risolto? > le chiedo curiosa.
< Le prime volte dicevo che la madre non stava molto bene. Con il tempo non si poteva più usare, Lorraine, stava bene e spesso incontrava mia madre e ti lascio immaginare Lorraine, stava al gioco questo sì ma abbiamo iniziato a dire no agli inviti a cena dei miei dicendo che aveva trovato lavoro come guardia notturna e poi sai andando a convivere è stato ancora più semplice e meno faticoso evitare inviti e raccontare bugie. > finisce Kim.
< Almeno questo lo evito > - dico e guardo Jacob intento a chiacchierare con Sam. Mi suona il cellulare, guardo chi è - < Scusate > dico alle ragazze ed esco dalla cucina. Sorrido a Jacob mentre attraverso il salotto e vado fuori di casa a parlare al cellulare.

Sto parlando con Lilian al telefono, quando vedo arrivare Leah e Seth. Li saluto con la mano, quest’ultimo, Seth ricambia il gesto e mi sorride poi entra in casa. Leah invece no mi guarda male ed entra in casa.
Finito di parlare con Lily dove ci siamo messe d’accordo per una ricerca scolastica, riaggancio e rientro in casa.
< Ciao Leah > la saluto gentilmente. È rimasta accanto alla porta e per andare da Jacob devo per forza passarle accanto.
< Tu, non mi devi salutare! Tu, qui neanche devi starci! Per colpa tua Jacob stava rischiando la vita. Tu e la tua voglia di fare passeggiate, hanno messo in pericolo tutti! Io lo avevo detto a Jacob di lasciarti stare e invece no! Maledetto imprinting! > mi guarda in modo beffardo pensando di avermi detto qualcosa che non so. Ricordare quel giorno mi fa male, ha riportato a galla il mio senso di colpa che qui nessuno soprattutto Jacob me l’ha fatto pesare. Sono Renesmee Cullen, la donna del suo capo e non può trattarmi così.
< Io. Non sapevo di quei vampiri e se lo avessi saputo, mi sarei comportata diversamente non me ne sarei andata in giro per il bosco. Ho chiesto scusa a Jacob per quello che è successo e chiedo scusa anche a te. E in quanto a stare qui ne ho diritto, non sei tu a dirmi se posso o non posso stare qui. > dico in tono tranquillo, so che le parole che ho usato avrebbero più effetto dette in un altro modo forse più duro ma voglio esserle amica. Mi avvicino a lei, tendendo la mano come a segno di pace e di amicizia.

Mossa sbagliata!

< Togli quella mano sudicia da me! > mi dice nel suo tono acido. La vedo che inizia a tremare. Jacob è in attimo accanto a me che senza dire niente la spinge fuori di casa tremando anche lui.
< Leah! Smettila! > - gli ordina Jacob in tono alpha. Cerco di avvicinarmi a lui non voglio che litighino a causa mia - < Nessie allontanati > mi dice sempre con timbro alpha. Sam si avvina a me e nello stesso momento in cui Leah nella sua forma di lupa sta per colpirmi con una zampa, lui mi prende per la vita e mi porta dagli altri. Jacob versione lupo si mette in mezzo tra me e la lupa prendendosi lui la zampata. Guaisce un po’, ma si riprende subito. Le ringhia e poi spariscono nel bosco.
Quil e Seth, decidono di seguirli. Io entro in casa e mi chiudo nella stanza di Jake a piangere. Mi sto comportando da bambina lo so, ma non posso farci nulla.

Non fare la stupida, Nessie.
Adesso ti alzi e vai di là, dove ci sono tutti e fingi che non è successo niente.
Non è tua la colpa.


Mi ripeto di non essere stupida e di alzarmi da terra ma resto lì, non riesco a smettere di piangere silenziosamente. Mi asciugo le lacrime e quelle riescono fino a che non sento qualcuno abbracciarmi.
< Principessa! > mi sussurra Jake. È seduto accanto a me e porge un fazzoletto.
< Come stai? > chiedo, prendendo il fazzoletto e lasciandomi abbracciare.
< Sto bene, tranquilla... > - mi dice e mi stringe di più a se. Mi sente ancora agitata - < E’ tutto finito. Ho parlato con Leah e ci siamo chiariti. Finche non si sarà calmata e non si sarà laureata starà lontano dalle ronde e da te. E tu, farai lo stesso. >
< Ma io.. io.. non volevo questo! È colpa mia, non dovevo uscire e tu non ti saresti fatto male. Leah ha ragione... > dico, riferendomi a quel giorno maledetto.
< Basta con questa storia. Io sto bene > - mi dice dandomi un bacio sulla testa e abbracciandomi ancora di più. Io mi stringo di più a lui, ne ho bisogno - < Se qualcuno ha colpa, quelli siamo io e i tuoi perché avevamo deciso di non dirti nulla. Adesso andiamo di là, o penseranno che... >.
< Che il lupo cattivo mi stia mangiando > abbozzo un sorriso e lo bacio. E lo sento sorridere per poi baciarmi a sua volta e farmi sorridere.
< Ricorda cosa ti ho detto: stai lontana da Leah come lei starà lontana da te ok? > mi guarda serio
< Promesso > e usciamo dalla sua stanza mano nella mano.
Raggiungiamo il resto del branco in salotto che parlano tra di loro di cose loro. Billy mi offre dei biscotti ovviamente accetto e ne passo uno a Jacob. Seduto accanto a noi, arriva Seth.
< Jake hai fatto bene ad allontanare mia sorella per un po’ dal branco così può finire bene gli studi e laurearsi. > dice Seth.
< Glielo ho ripetuto un miliardo di volte di lasciare il branco e pensare a laurearsi ma non mi ha mai dato ascolto. > dice Jacob, mangiando altri biscotti.
< Nessie, mia sorella non l’ha con te direttamente e nemmeno con la tua famiglia. Lei, l’ha con se stessa e non sa come uscirne. Vede che qui, chi per un motivo e chi per un altro siamo tutti felici. Si sente ancora colpevole per la morte di papà. Il diventare un lupo e confrontarsi con Sam. non era facile per lei. > - dice Seth bevendo dell’acqua, per poi riprendere - < Jake, Leah ha provato e credo ne provi ancora, invidia verso di te perché tu hai trovato il tuo imprinting. >
< Sono sicura che presto troverà anche lei il suo imprinting. > - dico poggiando una mano sulla spalla di Seth - < Come sono sicura lo troverete anche tu ed Embry >
< Ehm... Leah non potrà mai avere l’imprinting. Secondo le varie leggende solo i lupi maschi possono avere l’imprinting. Ma ora non pensiamoci le leggende possono anche sbagliarsi no? > dice Billy e sorride mettendo fine al discorso.

E’ tardi e Jake mi riaccompagna, come promesso a casa. Lascio la bicicletta da lui e prendiamo la sua moto, per attraversare il bosco è più comoda e poi... moriva dalla voglia di guidarla.
< Jake, ma se io non avrei corrisposto ai tuoi sentimenti. Tu che avresti fatto? > gli dice mentre attraversiamo il confine prima di prendere la via del bosco.
< Avrei aspettato ancora e ancora pazientando fino al giorno in cui mi avresti detto di amarmi. Se poi, avessi amato un altro beh... sarei stato comunque accanto a te soffrendo in silenzio e ti sarei restato amico. Di la verità stavi pensando a Quil. > mi dice.
< Si pensavo a Quil e al fatto se un giorno Claire non dovesse amarlo come lui, vorrebbe. > dico.
< Le resterà vicino come adesso e sarà il suo migliore amico. > mi dice.

Siamo davanti al cancello di casa mia. Scendo dalla moto e gli ridò il casco.
< Grazie Jake del passaggio > gli dico, per dargli poi un bacio sulla guancia e abbracciarlo forte a me. Poggio una mano sulla sua guancia che prima la bacia e poi gli mostro una mia domanda.

“Vorrei restare così per sempre. Si può? – sorrido - Ti amo”

< Purtroppo no ma lo vorrei anch’io. Idem > mi dice e ribacia la mia mano.

< Jake, grazie di averla riaccompagnata a casa e perché non entri un po’ a parlare > dice improvvisamente mio padre, interrompendo il nostro piccolo idillio.

Se papà dice cosi, significa che sa... ha letto nella nostra mente.

< Papà è tardi. Io sono stanca e domani devo andare in biblioteca con Lilian e gli altri, Jake, domani va a lavoro. > dico tagliando corto ed entro in casa. Li sento ridacchiare.

Salgo su in camera e corro alla finestra papà e Jake stanno parlando di qualcosa poi lo vedo salire in moto. Alza la testa guarda in direzione della mia stanza mi saluta sorridendo e poi scompare verso il bosco.



*Note Autore*
Finalmente dopo dieci giorni riesco ad aggiornare. Purtroppo ho avuto alcune cose da fare durante questi giorni che non mi permettevano di dedicarmi come volevo e ogni qualvolta che mi mettevo al pc subentrava qualche cosa che mi impediva di dedicarmi al capitolo e alla sua revisione.
In questo capitolo, ho voluto mettere Jacob che spiega a modo suo l’imprinting. Giustamente, ho lasciato spiegare anche se forse non in modo approfondito, i vari imprinting del branco e soprattutto dai diretti interessati. Ho fatto parlare Billy poiché anche se non si è ma trasformato in lupo, è pur sempre un membro anziano della tribù. La chiacchierata con le ragazze lupo, ci voleva è giusto che Nessie sia inserita ufficialmente nel club, ora sa tutto. Riguardo Leah e alla sua reazione ostile, che a qualcuna non piacerà, mi serve per fa sì che Nessie reagisca. Spero che Seth e la sua spiegazione della sorella spieghi il suo allontanamento e che non è più arrabbiata come una volta verso Nessie e i Cullen-.

Frafra

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Capitolo 16
*** Falle del male ed io... ***


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Sono con Lily davanti scuola che aspettiamo l’arrivo di Matt, Vin, Suzie e Jenna per decidere dove andare a studiare se in una biblioteca a Forks o a Port Angeles o a casa di qualcuno di noi.
< Com’è andata ieri con Jacob? E come sta? > mi chiede Lily, mentre apre un pacchetto di caramelle e me ne offre una che accetto volentieri.
< Abbastanza bene. Appena sono arrivata a casa sua, se ne stava seduto fuori in giardino ad aspettarmi e abbiamo fatto una passeggiata a piedi fino in spiaggia. Poi sono rimasta a cena da lui che c’erano i suoi amici. > le rispondo.
< E qualcuno libero c’è? > mi chiede facendo l’occhiolino.
< Forse ma non ne sono sicura, quelli che c’erano ieri sono tutti felicemente fidanzati > le dico. Mentre le rispondo così nella mia mente, si formano due immagini di lei, una la vedo come imprinting di Embry e l’altra accanto a Seth.
< Dopo che ho chiuso con te, mi ha telefonato mia cugina Ashley > -dice sbuffando la mia amica e riportandomi alla realtà – < Mi ha invitato a Seattle da lei stasera perché mi ha invitato al primo concerto della band di Dick e dei suoi amici. >
< Noto compiacere il tuo entusiasmo. Non stai più nella pelle! > - rido prendendola un po’ in giro - < Se non ti va, inventati una scusa. >
< Ho promesso e non posso disdire. > mi dice Lily.

Arriva il resto del gruppo e decidiamo di andare alla biblioteca di Forks a cominciare la nostra ricerca scolastica sul giorno del Ringraziamento.
< Prima s’inizia e meglio è. > dico mentre salgo la scalinata davanti all’entrata della biblioteca.
< Si ok ma cavolo abbiamo solamente una settimana per farla e noi abbiamo gli allenamenti di basket> si lamenta Vin, indicando Matt.
< Puoi dirlo forte fratello! > dice Matt battendo il cinque con Vin.
< Se invece di parlare e lamentarsi, entriamo e ci mettiamo a studiare? Non credo ci faccia male. > dice Jenna, riferendosi a Vin.

Dividiamo la ricerca in vari capitoli, ognuno di noi sceglie uno e lo approfondisce annotando tutto su un block notes che poi io porto a casa, li sistemo trascrivendo tutto al PC.
Dopo ben quattro ore di studio e la ricerca è a un buon punto, decidiamo che è ora di smettere per una pausa e riprendere dopo pranzo.
Chiamo Jacob per avvisarlo che resto in biblioteca a studiare fino alle sedici e se può venirmi a prendere poiché la mia bicicletta è rimasta a casa sua e poi perché ho una voglia matta di vederlo.

Ci fermiamo a mangiare in un fast food, facciamo la fila per ordinare il nostro menù e prendiamo un tavolo che dovrebbe essere per sei persone, ma ce n’entrano a mala pena quattro. Lily ed io decidiamo di usare un vassoio soltanto e di sederci ad angolo con una di noi a capotavola anziché una di fronte all’altra.
< Nessie ma sei davvero sicura di essere fidanzata con un ragazzo? > mi chiede Vin. Lo guardo.
< Certo che sono fidanzata con un ragazzo. Perché? > gli rispondo.
< No così, lo nomini spesso ma non ti fai mai vedere in giro con lui > mi risponde Matt.
< Mi viene a prendere più tardi. > rispondo sorridendo.
< Hanno aperto una discoteca a Port Angeles, fantastica. Ci siamo stati ieri vero amore ? > dice Suzie, stringendo la mano a Matt che annuisce e continua a mangiare le sue patatine. - < Nessie, Jenna, una sera ci dobbiamo andare tutte insieme con i nostri ragazzi > conclude Suzie.
< E’ una discoteca per coppie? > chiede Lily, si è sentita esclusa come al solito se c’è un’uscita tra coppie e viene organizzata davanti a lei, Lily viene messa da parte.
< No, ma tu non hai il ragazzo. Se noi ci mettiamo a ballare, tu resti sola in un angolo > risponde Jenna.
< A me non piacciono le discoteche, troppa confusione. Comunque non è carino da parte vostra parlare di qualcosa davanti a Lily ed escluderla solamente perché non è fidanzata. > dico alle mie due amiche.
< Hai ragione e Lily ti chiediamo scusa ma non lo facciamo apposta > dice Jenna.

Con le pance piene e una bella camminata a piedi dal fast food alla biblioteca si riprendiamo a studiare per altre tre ore. Finiamo di appuntare le ultime cose e poi ci prepariamo per uscire.

In fondo alla scalinata in piedi con le braccia conserte, nel suo giubbotto marrone e tutto sorridente c’è Jacob che mi aspetta.
< Jake! > dico sorridendo, appena lo vedo. Scendo di corsa le scale, lui mi viene incontro e mi prende la mano attirandomi a se per posare le sue labbra sulle mie.
< Ehm... Nessie, non mi presenti ai tuoi amici? > dice il mio Jake.
< Giusto> - sorrido e mi avvicino ai miei amici, tenendolo per mano - < Ragazzi, lui è Jacob. E loro sono Lily, Matt e Suzie, Jenna e Vin > dico, presentandoli uno ad uno.
< Nessie, ci ha parlato molto di te > dice Lily.
< Davvero? E che dice? > chiede sorridendo Jake, mentre io nascondo il mio viso sul suo braccio respirando il suo profumo.
< Quanto sono felice di stare con te > dico tagliando corto.
Restiamo un po’ a parlare di un po’ di tutto fino a quando Jake non decide che si è fatto tardi e i miei ci aspettano. E so anche di sapere cosa vogliono i miei. Saluto tutti e salgo in moto.

< Simpatici i tuoi amici > mi dice Jake, mentre con la moto entra nel bosco.
< Si, abbastanza anche se spesso hanno dei modi di fare che non mi piacciono. A volte, intraprendono discorsi tra di loro ed escludono gli altri. Lily è single e oggi Suzie e Jenna volevano organizzare un’uscita a sei. In un locale escludendola da tutto > dico.
< E’ carina Lily, strano che sia single. Uscita in sei, in che senso? > mi chiede.
< Jenna e Vin, Matt e Suzie, noi due. Ho declassato l’invito comunque. Vedere Lily, in silenzio e il non poter dire nulla mi ha dato fastidio. > gli dico, tenendomi stretta a lui mentre s’inoltra nel bosco.
< Tu avresti rifiutato solo perché Lily ne resta fuori? > mi chiede mentre con una mano accarezza le mie dita ben salde al suo giubbotto.
< In parte sì ma anche no. Volevano andare in discoteca e non mi piace. > - dico. Con la moto oltrepassiamo la casa dei nonni - < Pensavo dovevamo andare a case dai nonni. >
< E invece no. Edward, mi ha detto di prenderti e portarti a casa > mi dice.
< E’ giunto il momento di dire di noi, vero? A proposito ieri sera di cosa parlavate tu e mio padre? > gli dico. Ferma la moto.
< Nulla di che, gli stavo dicendo solamente di Leah. Sai, ieri sera quando eravamo in forma di lupo Leah è corsa al confine e tuo padre passava di e ha sentito qualcosa e mi ha anche ricordato che dovevo portarti a casa a mezza notte e mezza, non alle due. > mi dice guardandomi appena.
< Ah ok. Non sa di noi e non sospetta nulla giusto? > chiedo a Jake per sicurezza, anche se mi sembra impossibile che papà non abbia letto nella nostra mente ieri sera.

Arrivati davanti casa mia scendiamo dalla moto ed entriamo un profumo di dolce alle mele invade le nostre narici e dal salotto si sentono le note di Clair de lune, una delle melodie classiche preferite dai miei.
< Ben arrivati ragazzi > dice mamma. Ci viene incontro sorridendo.
< Com’è andata la ricerca? >- dice papà vendendoci incontro – < Jake. >
< Mamma... papà... abbastanza bene, ma preferisco studiare in casa. Vado a posare lo zaino > dico e scappo in camera mia a posare lo zaino sul letto, ne approfitto per lavarmi le mani.
Sto scendendo le scale quando sento papà e Jacob parlare.
< Jacob, finalmente sei riuscito in quello che volevi ... ne sei felice? > sento papà dire con voce seria. Non vedo quale sia la sua espressione perché sono seduta sui primi gradini in alto della scala e nascosta dalle assi di legno della ringhiera.
< Sapevamo che alla fine sarebbe successo era questione di tempo, Edward > risponde Jacob anche lui con tono serio.
< Eccomi qui! > entro in salotto sorridendo e mi siedo accanto a Jacob. Ho voglia di baciarlo ma, mi trattengo anche se, non è facile resistere a quelle labbra dolci che sembrano dirmi “Baciami”.
< Quando vi siete messi insieme? > chiede sempre serio, papà.
< Dal dodici settembre > rispondo io. Prendo la mano di Jake.
< Jacob, Nessie sa dell’imprinting? > gli chiede papà.
Mamma entra in silenzio nel salotto reggendo tra le mani un vassoio con due fette di torta alle mele e del succo di frutta per me e Jake, lo posa sul tavolinetto davanti al divano e poi si va a mettere in piedi dietro la poltrona di papà.
< Sì, Nessie sa tutto. Sapeva tutto, fin dalla sua nascita me l’ha mostrato lei > risponde Jacob. Mi alzo vado accanto a mamma e le tocco il viso per mostrarle il giorno dell’imprinting, con papà basta solo pensare.

“Sono nel salotto di casa, davanti al camino accesso, tra le braccia di zia Rose.
< Renesmee... sei bellissima! > mi dice sorridendo e felice di avermi tra le sue braccia.
Vedo entrare nella stanza lui, Jacob, con uno sguardo triste ma anche arrabbiato. Man mano che si avvicina il suo sguardo cambia, è sorpreso.
Ci guardiamo negli occhi e inizio a vedere me, crescere.
Me, camminare accanto a lui.
Me, nei suoi occhi da lupo.
E’ in ginocchio davanti a me e continua a guardarmi. Poi papà chiama gli zii, da fuori e correre anche lui fuori.”


< E’ il secondo ricordo che mi hai mostrato la prima volta che mi hai toccata > dice mamma, sorridendo.
< Lo avevo dimenticato questo ricordo, fino a ieri. È riaffiorato alla mente così in un attimo e non so spiegare come... > dico e torno a sedermi accanto a Jake.
< E’ l’amore tesoro > - dice mamma sorridendo e abbraccia papà da dietro - < Jake, sono davvero felice per te >.
< Grazie Bells > dice, per darmi poi un piccolo bacio sulle tempie che mi fa sorridere.
So, che mamma e Jacob sono legati da una profonda amicizia, nata da quando papà lasciò mamma perché voleva proteggerla dai vampiri e doveva continuare la sua vita da umana. Lei, era troppo innamorata di papà che pur di “sentire” la sua voce, commetteva le cose più stupide e insensate e Jacob, suo amico e in quel periodo si era innamorato di lei, le andava dietro rendendosi suo complice.
< Jacob... prova a far soffrire mia figlia o ti stacco testa a morsi e ti giuro che ne sono capace > dice in tono serio, quasi minaccioso papà.
< No, tu non lo farai > - guardo seriamente papà - < Quello che succede tra me e lui, riguarda solamente me e lui e nessun altro. Chiaro? Se in futuro, capiterà che litigheremo e/o staremo lontani per un po’ senza né parlarci né vederci, saranno problemi nostri > dico seria, guardando prima papà e mamma e poi Jacob.
< Nessuno dirà o nulla se un giorno litigherete, Renesmee. > mi dice mamma sorridendo – < Tutti gli innamorati ogni tanto discutono >conclude mamma, dando delle pacche sulla spalla a papà.

Mi auguro e spero che questo non potrà mai accadere perché lui è il mio Jacob ed io sono la sua Principessa.

< Ai miei tempi... > - inizia a dire papà. Vedo mamma alzare gli occhi al cielo, segno che sta per uscire con qualche cosa, che si usava fare quando lui era ancora umano - < Quando un ragazzo voleva uscire con una ragazza doveva chiedere il permesso a suo padre e solo quando lui, diceva di sì, allora il ragazzo poteva uscire con la figlia > dice tamburellando le sue dita sui braccioli della poltrona.
< Edward, mi spiace ma i tempi sono cambiati > gli dice mamma sorridendo. A me e Jake scappa da ridacchiare.
< E’ vero i tempi sono cambiati... > - sospira - < Ma questo non significa che potete fare come volete, ci sono delle cosette che dovrete rispettare entrambi se vorrete continuare a vedervi >.
< E quali? > chiedo a papà.
< Nessie, dovrai sempre impegnarti e andare bene con lo studio. Non devi saltare la scuola solamente perché i tuoi amici lo fanno o per vederti con lui. A vedervi, lo potete fare quando vi pare ma dopo lo studio. > dice papà.
< Va bene papà > dico e sorrido. Portare bei voti a casa, non è un problema per me. Mi piace studiare e il conoscere le cose anche se per cinque anni ho studiato in casa, la maggior parte delle cose le so bene e in modo approfondito grazie alla mia famiglia di vampiri. Certo, il più delle volte mi annoio ma non salterei mai una lezione sempre che non sia necessario. Papà può quindi stare tranquillo.
< Altra cosa > - dice papà, guardando entrambi puntandoci il dito, come ha mettere paura - < Niente sesso prima dei sette anni di Nessie. Adesso è ancora piccola per pensare a certe cose, anche se ha il corpo di una ragazza, è ancora una bambina e tu, sei un uomo e se la ami saprai aspettare. > termina così le sue condizioni.
< Papà! Ma cosa vai pensando?! Io e lui non abbiamo fatto nulla. Ma sei impazzito?! > lo sgrido mentalmente mentre rossa in viso mi nascondo dietro il braccio di Jake. Sento papà ridacchiare.
< State tranquilli > - Jake dice ai miei - < Noi due, non abbiamo fatto sesso e non lo succederà fino a quando non avrà sette anni. Edward, hai la mia parola di lupo alpha > si alza e stringe la mano con mio padre.
< Sapete che ora viene l’altra parte difficile? > dice mamma, guardando me e Jake, ma a nessuno di noi due viene in mente.
< La bionda! Dirlo a Rose adesso si che mi diverto > afferma Jacob, improvvisamente.
< Pensavo che il difficile fosse soltanto papà. Alla zia Rose, non ci pensavo > dico.
Jacob ed io, decidiamo di uscire a fare una passeggiata per Forks, promettendo però di tornare per cena.

Siamo nella piazza di Forks, io me ne sto seduta sulla moto con Jake in piedi davanti a me che mangia il suo gelato.
< Sicura che non lo vuoi? > mi chiede, mentre assaggia il caramello. Faccio di no con la testa.
< No, non mi va. Mi sono bastate due fette del dolce di mamma > dico.
< E’ da quando siamo usciti da casa tua che non hai detto una parola, devo preoccuparmi? > dice, poggiando la sua mano libera sulla mia e sfiorandola con le dita.
< Perché, hai dato a mio padre la parola di lupo alpha? > gli chiedo, guardandolo negli occhi.
< Edward, si fida più di me lupo, che di me Jacob. Diciamo che tuo padre per ora mi preferisce lupo che umano. > mi dice, sorridendo.
< Perché, tu Jacob faresti l’amore con me anche stasera, o domani, o.. > dico impacciata, credo anche di essere arrossita , che il mio viso si sia tinto di rosso perché Jacob mi guarda e sorride.
< La verità? No. Non fraintendermi, lo sai che per te farei qualsiasi cosa tu voglia e mai senza il tuo permesso. Da quando sei nata, ho sempre pensato a te come un fratello, un compagno di giochi, un amico ma mai sessualmente. Per quello ci sarà tempo e poi hai sentito tuo padre? Non prima dei tuoi sette anni. > mi dice Jacob.
< Neanche io ti ho mai pensato in quel modo. Certo, quando ho cominciato a capire di essermi innamorata di te ho invidiato le goccioline di acqua del mare che scorrevano sul tuo petto e sognavo di baciare le tue morbide labbra e basta. Non capisco come gli è venuta alla mente una cosa del genere a mio padre. > gli dico e gli rubo un po’ del suo gelato. Sorrido.
< Le mie labbra le puoi baciare quando vuoi... > - dice appena e mi sfiora le labbra dolcemente - < Ha detto quelle cose solo perché è un papà che ama sua figlia. > termina il suo discorso, finendo anche il gelato.
< Quando sarà tempo, ci penseremo ma adesso basta parlare di sesso. > dico.

Non so perché ma parlare di sesso adesso mi fa strano ok che lo conosco da una vita, ma stiamo insieme da poco e pensare a noi due nudi, avvinghiati in un letto, è presto. Tra un anno magari, non ora.

< Ehi voi due > è la voce di nonno Charlie, che si avvicina a noi.
< Ehi Charlie! > lo saluta sorridendo Jake. Nonno ricambia con un’alzata di mano e poi si rivolge a me.
< Nessie è pericoloso andare in moto e soprattutto senza casco. > mi dice nonno in versione uomo di legge.
< Tranquillo nonno, non ho nessuna intenzione di guidare. Sto solamente seduta e il motore è spento. > gli dico. Io guidare una moto? Mai e poi mai. Non mi piace, preferisco la macchina.
< Va bene. I caschi li avete? > chiede e guarda serio, da uomo di legge, Jake.
< Certo che li abbiamo > risponde Jacob e va ad aprire il baule della moto mostrandogli i due caschi.
< Bene. Mi raccomando allacciatelo e tu, Jake vai piano. > lo ammonisce nonno.
< Nonno, ti presento Jacob, il mio fidanzato > dico e sorrido indicando i due - < Jacob, ti presento mio nonno Charlie >.
< Ah! ah! ah! molto divertente Nessie. Da quando tu e lui state insieme? > chiede nonno, pensa che sia uno scherzo.
< Da un mesetto > rispondo.
< Charlie, è tutto vero stiamo insieme > interviene Jake.
< Va bene ok vi credo. Cerca di trattarla bene mia nipote o ti faccio arrestare. Sarai anche un... lupo ma se le fai del male ti metto in gabbia e butto la chiave. > dice serio nonno.
< Non potrei farle mai del male, l’amo troppo > risponde Jacob.
< Ok. Ora vado. Mi raccomando allacciatevi i caschi e tu, vai piano > dice nonno e poi va via.
Appena nonno va via, scoppiamo a ridere come matti.

Ora di cena e così andiamo a casa dai nonni, dove ci aspettano per annunciare il nostro fidanzamento.
Mentre nonna e mamma sono in cucina, papà e la zia Alice sono a caccia, Jacob è nello studio con nonno Carlisle che lo sta visitando ancora una volta ed io gioco a scacchi con lo zio Jasper.
< Nessie, non ti distrarre > lo zio ridacchiando.
< Non lo sono > rispondo.
< E invece sì, ho barato e nemmeno te ne sei accorta > - sorride - < E poi lo sento. Tutto bene? >
< Si tutto bene. Ricominciamo e stavolta guai a te se bari! > lo guardo di sottecchi e gli faccio la linguaccia sorridendo.
< Cosi ti riconosco > mi sorride e riprendiamo a giocare.
< Dov’è quel cagnaccio! > - entra la zia Rose gridando per poi girarsi verso di me - < Ciao tesoro! >mi sorride e incomincia a cercare Jake per casa.
< Ciao bella di zio! > - lo zio Emmett, carico di buste che sorride come al suo solito - < Ha saputo ed è impazzita > dice riferendosi alla zia che gira per casa alla ricerca del “cagnaccio”.
< Ehi bionda mi stavi cercando? > Jake sulle scale accanto al nonno. La zia sale di corsa le scale.
< Falle qualcosa di male ed io... ti uccido! > dice ringhiando la zia, a pochi centimetri dal viso di Jake.
< Già ci ha pensato papà a dirgli questo > spiego bloccata da alcune buste che lo zione ha posato davanti a me.
< E Charlie, mi arresta > continua Jake, divertito.
< Beh aiuterò Edward > dice zia Rose.
< In cosa dovresti aiutarmi? > chiede papà entrando in sala con la zia Alice.
< A uccidermi in caso faccio del male a Nessie > risponde Jacob.
< Rose ti ringrazio dell’aiuto ma so pensarci da me > gli dice papà.
< Alt! Nessuno farà male a Jacob e a te papà già l’ho detto- Se un giorno succederà che ci lasciamo è una cosa tra me e lui. > dico e indico Jacob.
< E’ pronto in tavola ragazzi > interviene la nonna con in mano due piatti di pasta fumante.
< Piccioncini non ragazzi > la corregge lo zio Emmett scherzando. Papà e la zia Rose lo guardano male mentre io, divento rossa.
< E così anche Charlie lo sa... ora mi farà una testa > dice mamma, alzando gli occhi al cielo. Il nonno, da quando sono nata, è diventato sempre più apprensivo, forse perché con mamma non è stato molto presente. Lui e nonna Renèe, si sono separati quando mamma era piccola.
< Ho dovuto mamma, ci ha visto in piazza > rispondo, prendendo con la forchetta un raviolo.
< E cosi noi, siamo gli ultimi a sapere di voi due > dice la zia Rose.
< Veramente no. Sapevamo tutti che alla fine sarebbero usciti allo scoperto. Era solo questione di tempo > dice lo zio Emmett. Lo zio Jasper, sferra una gomitata allo zione e gli fa segno di tacere.
< Che cosa vorresti dire ? > chiede Jake.
< E’ colpa mia ragazzi > - interviene mamma - < Una volta, parlando mi è scappato. Nessie, hanno notato tutti il tuo comportamento in casa, uscivi la mattina e tornavi la sera per cena, studiavi di notte e se stavi in casa solo con il corpo ma… >.
< Non con la mente. Con la testa stavi da Jacob > interviene papà.
< Papà, sapevi anche tu? >gli chiedo sorpresa.
< Certo ma sono stato zitto e ho aspettato fino a ieri sera che vi siete fatti beccare > dice, abbozzando un sorriso.
< Bionda, ora che sai tutto posso chiamarti zia? > dice Jake, sorridendo.
< Non ti azzardare cane! > ringhia zia Rose per poi scoppiare a ridere e così tutta la famiglia.

Mentre tutti parlano tra di loro, io me ne vado in cucina a bere un bicchiere di latte tiepido guardando uno stupido e demenziale programma in televisione, dove un gruppo numeroso di persone deve affrontare alcune prove fisiche, di resistenza. Dovrebbe farmi ridere ma non nemmeno sorridere. Spengo e ritorno in salotto e mi unico ai loro discorsi.



*Note Autore* Non ho voluto fare un Edward contrario al fidanzamento di Renesmee, sua figlia, con Jacob, un lupo e nemico dei vampiri, non per sminuire la figura di un papà geloso della figlia o di un vampiro super protettivo che pensa ancora ai lupi come nemici ed esseri fuori controllo. Ho voluto fare Edward che ha imparato a conoscere Jacob, che si fida di lui e sa che non farebbe mai del male alla figlia. Non dico che si è arreso all’evidenza ma l’accetta. Sa che Renesmee ha bisogno di Jacob e lo ama, e questo per lui va bene. Ho voluto far fingere che nessuno sapesse nulla perché era giusto che lo dicessero i diretti interessati. Tornando a Edward, all’inizio a finto di essere un padre che conosce per la prima volta il ragazzo della figlia, ma non potevo mettere il solito repertorio che un papà dice al futuro genero (Domande sulla scuola o lavoro, nome genitori ecc.). Per la prima volta, Jake e Nessie affrontano l’argomento del sesso ed hanno stabilito che per ora, non è un argomento da affrontare, è troppo presto pensare a quelle cose.
Spero vi sia piaciuto il capitolo e aspetto vostre recensioni.
Frafra

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Capitolo 17
*** Dear Nesme ***


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Siamo arrivati a Dicembre, il mese più antipatico dell’anno almeno dal mio punto di vista di quest’anno. Frequentando per la prima volta la scuola ed essermi iscritta al drama club una delle attività extra scolastiche, in pratica trascorro le mie giornate chiusa a scuola, mattina a lezione e pomeriggio prove per la recita natalizia. Jacob se riesco a vederlo e passare un po’ di tempo insieme è qualche ora a cena sempre che lui non sia stanco morto dal lavoro in officina e dalle ronde da quando Leah è stata esonerata per permetterle di dedicarsi all’università, i turni di perlustrazione dei boschi sono aumentati.

Per fortuna che oggi è sabato e possiamo trascorrere la serata insieme. Che bello!

< Nessie, mi dici che parte farai alla recita? > mi chiede Jake, guidando la sua auto mentre andiamo a cena fuori in un discopub a Port Angeles.
< Nessie, così vestita, sei stupenda! > - dico ironicamente - < Jake è una sorpresa non lo sanno neanche a casa per favore! > Non ho detto nulla a nessuno e, faccio molta attenzione a pensare alla mia parte in casa con papà nei paraggi. Per scaramanzia è tutto top secret.
< Sei, bellissima con questo vestito rosso così sexy mi fai impazzire.> - mi dice con voce sensuale, posando la sua mano destra sul mio ginocchio sinistro coperto dalla calza trasparente. Sorride - < Sai bene che se qualcuno prova solo a guardarti un po’ troppo, o divento un lupo! >
< Oh lo so bene caro il mio lupacchiotto. > gli dico, per poi allungarmi verso di lui e scoccargli un bacio sulla guancia.
< E dai mi dici qualcosa della recita? > dice, facendo la faccia triste.
< Si terrà il ventuno dicembre. E non ci sarà nessun bambinello o Re Magi, pastori e altre figure religiose perché è sul Natale, ma si rappresenta di più lo spirito natalizio che la festa religiosa > gli dico.
< Anche se non ho capito molto, va bene lo stesso > mi dice, mentre fa manovra per parcheggiare.

Arriviamo al discopub aspettiamo qualche minuto il cameriere per farci dare un tavolo. Una volta trovato ci sediamo e ordiniamo da mangiare.
< Oggi in officina è venuto un signore... Embry lo avrebbe volentieri sbranato > ridacchia.
< Perché? > chiedo.
< Pretendeva che Embry riguardasse la macchina davanti a lui. Credeva che fosse un’incompetente ma sono intervenuto io e tutto si è risolto.> dice, fingendo di vantarsi.
< Il grande capo! > dico ridacchiando.
< Ecco a voi > dice la cameriera portando le nostre ordinazioni, sorride a Jake e gli consegna un foglietto. Lui lo legge e sorride.
< Che ti ha dato quella? > chiedo con un pizzico di gelosia.
< Niente di che è solo il conto > mi risponde e poggia il foglio accanto al suo piatto.
< Se è solo un conto, fai vedere > dico, allungando la mano per avere il foglietto ma lui non vuole darmelo.
< Niente davvero. E' solo un foglietto e ora lo butto > dice e sorride divertito. Sento la mia gelosia prendere il sopravvento.
< Allora vedi che non è il conto?! Dammi qua se è solo un foglietto > dico in tono un pochino acido. Gli sfilo il foglio dalle mani e lo leggo

Tavolo sei Liza


Guardo il dadino sul tavolo e il numero corrisponde.
< Gelosona mia! > mi dice e ride divertito. Io, lo guardo storto
. < Non provarci più a farmi uno scherzo del genere o finisce male > gli dico quasi ringhiando. Per quello stupido scherzo la fame mi è passata.

Se nel biglietto c’era un numero di telefono o, altro, mi sarei alzata, sarei andata dalla cameriera e qualcosa le avrei fatto. Cosa non so, ma male di sicuro. Mai mettersi contro una Cullen o si rischia grosso!

< Ok scusami non volevo ma, mi piaci quando sei gelosa, anche se non ne hai motivo per esserlo. Io, non occhi, cuore che per te > mi dice, regalandomi il suo più bel sorriso quello capace di farmi abbandonare la tristezza e dimenticarne il motivo. Posa la sua mano sulla mia che è sul tavolo. La tolgo e vedo che ci rimane male.
< Vado un secondo in bagno > dico in tono normale. Gli passo vicino, lo abbraccio da dietro, lo bacio sulla guancia e poi vado alla toilette.

In bagno mi lavo le mani un po’ appiccicose della salsa che avevo nel panino, controllo se i capelli sono ancora in ordine.

Sto tornando al mio tavolo e dalla pista da ballo sento della musica che mi fa venir voglia di ballare. Mi fermo davanti a Jacob, standogli un pochino lontano e comincio a ballare, fingo di fare qualche passo verso la pista.
< Dove vai? > chiede con una punta di gelosia. Dentro di me sorrido.
< A ballare >dico indifferente. Faccio spallucce.
< No, da sola non vai... > mi guarda serio e geloso. Mi prende la mano come a fermarmi, ma io non mi muovo anche perché non ho nessuna intenzione di andare in pista da sola, senza di lui.
< E chi ha detto che vado li, in mezzo agli altri. Posso farlo qui > comincio a ballare in modo sensuale davanti a lui che mi guarda divertito ed io continuo.
< Ti Amo > mi sussurra all’orecchio. È in piedi dietro di me e sento le sue mani stringere i miei fianchi poi mi tira a se facendomi sedere sulle sue ginocchia. Di tutta risposta lo bacio dolcemente ma con tutto l’amore che ho.
< Ti amo > sussurro sorridendo tra le sue labbra, lo abbraccio legando le mani al suo collo.
Una sua mano accarezza una mia gamba ma si blocca subito.
< Non si può... > - dice e porta la mano dietro la mia schiena, dove c’è già l’altra – < Siamo in un locale pubblico e abbiamo promesso > sorride e mi sfiora le labbra.
Mi alzo dalle sue gambe, senza dire una parola lo afferro per mano e lo trascino sulla pista.

Appena scendiamo in pista, il Dj cambia canzone, da una ballabile ne mette una lenta.
< Sembra che sapeva che venivamo qua > dico, abbracciandolo.
< Già... però è meglio se ti giri il ragazzo dietro di te, ti sta fissando un po’ troppo il sedere > dice e ci scambiamo di posto.
< Geloso per caso? > dico sorridendo, mentre mi muovo tra le sue braccia.
< Io, geloso? No, è che tu sei la mia Principessa e nessuno deve guardarti senza il mio permesso. > mi dice sorridendo.
< Ok. Ora mi faccio dare carta e penna così scrivo “Se volete guardarmi, chiedere il permesso a lui” > dico scherzando, indicandolo.
< Non ci provare > dice ridendo e mi bacia il collo. Chiudo gli occhi godendo dei suoi dolci baci, mentre continuiamo a ballare stretti, uno tra le braccia dell’altro.

Due, tre lenti dopo Jacob decide che dobbiamo fermarci. Stiamo tornando al nostro tavolo.
< Ehi ragazzi! > sento e vedo Lily sbracciare è insieme al resto della compagnia e con loro c’è anche Leonard.
< Ciao ragazzi > li saluto mentre Jacob mi tiene stretta la mano.
< Ciao > saluta anche lui. Vedo Leonard fissare troppo Jacob per cercare di capire chi sia così mi affretto a presentarli.
< Jake, lui è Leonard, un altro mio compagno di scuola. > - dico a Jake - < Leonard, lui è Jacob il mio >
< A lui, è quel Jacob! > se ne esce Leonard, non mi ha fatto finire la frase.
< Sì, sono proprio io! > dice Jake, sorridendo.
< Non ti ho mai visto a Forks e dalla tua pelle sei uno di La Push. > dice Leonard, storcendo un po’ il naso.
< Jacob, si limita ad annuire senza dire nulla.
< Come mai qui? > chiedo un po’ per curiosità e un po’ per intraprendere un discorso.
< Possiamo fare la stessa domanda a voi > - risponde Matt - < Scherzi a parte non sapevamo che fare e siamo venuti qua. Voi? >
< Era da tanto che non riuscivamo a vederci, tra il mio lavoro e, la scuola... lei voleva venire qua e l’ho fatta contenta > dice Jake. Mi bacia a stampo le labbra e, mi stringo di più a lui.
< In settimana Jake, passo in officina da te perché ho un problema con la macchina > dice Vin.
< Quando vuoi, mi trovi lì > risponde Jake.

Dal cameriere ci facciamo unire i due tavoli, quello mio e di Jake con il loro, in modo da poter stare tutti insieme, in allegria. Mentre tutti stiamo parlando di svariati argomenti, senza capire la logica del cambio di discorso. Leonard, è l’unico che se ne sta spesso in disparte, parlando poco e niente solo se chiamato in causa risponde cosa che, non è da lui visto il suo essere chiacchierone e il sapere tutto anche di cose che non conosce o impossibili.
< Ti era caduta a teatro stamattina. Ti ho chiamato ma non mi hai sentito > mi dice Leonard, porgendomi una busta da lettera.
< Grazie Leo. Potevi infilarla nel mio armadietto o magari me la davi direttamente lunedì >gli dico gentilmente.
< Sono passato a casa tua, ma tuo padre mi ha detto che non c’eri > continua Leo.
< Potevi darla a lui, invece di portarla in giro facevi prima. Comunque... ti ringrazio > dico mentre leggo il mittente “Nahuel” e capisco che anche Jacob ha letto, gli stringo la mano forse un pochino troppo forte perché sento un piccolo crack, segno che gli ho rotto un dito.
< Ho pensato fosse importante > risponde Leo.
< E magari, l’avrai anche letta è Leonard > sbotta Jacob fissandolo negli occhi.
< N… n… n... no che non l’ho letta. È che > ha messo paura a Leo che inizia a tremare la voce, ma anche gli altri lo guardano intimoriti.
< Jake calmati! Non è successo nulla > - lo costringo a guardarmi – < La busta è chiusa, segno con non l’ha letta. Andiamo via > non ho tanta voglia di andare via, ma è l’unico modo per farlo calmare.

In auto c’è silenzio per un bel po’ di tempo. Non dico nulla, so che deve sbollire il nervosismo e quindi meglio star zitta aspetto che sia lui a parlare.
< E cosi, Nahuel ti scrive lettere... > dice mentre siamo fermi a un semaforo.
< Sì ma non ho mai risposto e poi non dicevano nulla di che, soltanto che era convinto che la scuola non faccia per me > rispondo tranquilla.
< Apri la lettera e leggila >dice fermo. Faccio come dice lui, apro e leggo la lettera. Non ho segreti con lui.


“Ciao Nesme, come stai? Spero bene, anche se immagino che tu sia arrabbiata ancora con me per via di quel giorno e non posso biasimarti sai? Sola ora mi rendo conto di quanto sia bello far prevalere la nostra parte umana anziché quella vampira. L’ho capito ora, perché ho finalmente trovato una ragazza umana che amo e ricambia i miei sentimenti. È meraviglioso, avere una persona accanto con cui puoi mangiare, dormire e altre cose che con i vampiri non si possono fare. Come sta il tuo Jacob?Spero bene. Gli hai più detto che lo ami o non hai avuto il coraggio? Guarda che anche lui, ti ama e l’ho capito dalla prima volta che ti ho visto. Ricordi sette anni fa… Ma poi, l’ultima volta che sono venuto da te. Ne ho avuto la conferma che è strainnamorato di te. Ora ti saluto che Betty mi sta aspettando per andare al cinema. Spero in una risposta. Con affetto Uel”

< Non gli risponderai mica, spero. > dice guardando davanti a se tutto stizzito.
< Certo che gli rispondo. È stato gentile questa volta. È stato gentile e carino, si è informato di come stai... > rispondo guardandolo. Poso una mano sul suo braccio teso sul volante.
< E cosa gli scriveresti, sentiamo... > dice, guardandomi.
< Gli direi che mi scuso per non aver mai risposto a nessuna delle sue lettere ma ero ancora arrabbiata con lui. Poi gli direi che sto bene e che sono felice sia per me sia per lui, che ora ha trovato una ragazza che lo ama e con cui può condividere le sue giornate. Della mia felicità, direi perché ho accanto un ragazzo meraviglioso e che amo pazzamente e ne sono stra-innamorata. Dirò che tu, stai bene, che so del fatto che eri innamorato di me da quando sono nata e non potrei non essere lusingata di ciò perché anch’io sono sempre stata, innamora di lui, fin da piccola. E finirei con il ringraziarlo per avermi, in qualche modo, aiutato a capire quali sono i miei reali sentimenti. >
< E cosi. Sapeva... aveva capito che sono sempre stato innamorato di te > lo vedo abbozzare un sorriso mentre cerca di essere serio.
< Veramente... tutti sapevano tranne me. Se proprio vogliamo mettere in chiaro la cosa > faccio il broncio offeso.
< Amore mio... tu dovevi solamente capire da sola > mi accarezza una guancia.
< Ci sono arrivata, come vedi. Me lo dai un bacio come premio? > lo guardo, mettendo le labbra a u e aspetto un suo bacio, che non arriva.
< No, perché voglio sapere da te un’altra cosa e riguarda la recita... > -sbuffo - < Voglio solo sapere se anche quel Leonard fa parte del tuo gruppo alla recita... >
< Sì, recitiamo insieme > - e prima che dica altro - < abbiamo un pezzo insieme ma non è niente di che... lui, fa Scrooge da giovane ed io la sua fidanzata. Posso assicurati che più del ballo non succede nulla > alla fine ho detto il mio ruolo.
< Scrooge. L’ho sentito nominare > mi guarda pensieroso.
< Scrooge, è il protagonista de “Christmas Carol” > lo guardo come se fosse evidente.
< Sì, giusto... a casa, dovrei avere il libro che lo studiai a scuola. Se non lo hai, te lo regalo > sorride e mi stampa un bacio sulla guancia.
< Ehi! Il bacio non lo volevo sulla guancia! > mi lamento, mettendo il broncio. Ride.
< Quello ha una cotta per te, lo sapevi? > mi dice, continuando il discorso “Leonard”.
< Lo avevo intuito un pochino... ma pensavo di no. E comunque, non è il mio tipo. Il mio uomo perfetto è qui accanto a me, che guida la sua macchina costruita da lui perché lui è il meccanico più bravo del mondo, ma soprattutto è il mio morbidoso e lo amo tantissimo > dico con voce dolce e fiera perché lo sono veramente, mi è difficile non essere orgogliosa del ragazzo che rende ogni giorno la mia vita stupenda. Sorride ed io ricambio il sorriso. Ferma la macchina, si gira verso di me, prende il mio viso tra le sue mani e mi bacia.
Un bacio dolce che pian piano si trasforma in passione.

Non sono pronta per fare l’amore ma lo voglio con me stanotte.
Desidero dormire accanto a lui stanotte.
Desidero il suo corpo caldo accanto e le sue braccia avvolgermi nel suo abbraccio.


< Voglio dormire con te, stanotte > gli dico, guardandolo negli occhi in attesa di una sua risposta che non tarda ad arrivare.
< Anch’io voglio dormire con te ma non possiamo. Lo sai la promessa > mi dice Jake.
< Jake tu alpha hai promesso, non io. E poi, voglio solo dormire abbracciata a te non voglio fare l’amore non mi sento pronta. > gli dico.
< Lo so amore, ma nessuna bugia potrebbe reggere con Edward e domani dovrò tenere l’officina aperta, stiamo sotto Natale e… > mi dice stanco e preoccupato. Stanco perché lavora troppo in questo periodo in officina, ha un sacco di auto e moto da riparare. Per non parlare dei turni di ronda, che da quando Leah ha lasciato temporaneamente il branco, ha intensificato le ronde, anche se per me spesso sono inutili perché nessun intruso dagli occhi rossi non amico dei Cullen, non si fa vedere.
< Ok, ma solo perché domani mattina dovrai lavorare. > dico sbuffando.
< Principessa, si è fatto tardi. > mi dice, guardano l’orologio sul cellulare. Accende il motore e mi porta a casa dai nonni decido di dormire lì non mi va di camminare fino a casa.

Il giorno della recita è arrivato!

Si apre il sipario e la professoressa Amanda inizia con il suo discorso di presentazione.
< Cari genitori benvenuti. Anche quest’anno il Drama Club è stato scelto nell’organizzare qualcosa per il Natale. Oggi qui non vedrete la classica rappresentazione della festa in chiave religiosa, con il cammino di Giuseppe e Maria alla ricerca di un riparo, dove riposare e far nascere Gesù, ma abbiamo scelto di raccontarvi dello spirito natalizio che ahimè nei giorni nostri stiamo perdendo. > - il pubblico applaude - < Signori e signore vi lascio con “A Christmas Carol” Buona visione > Amanda si allontana, sotto gli applausi del pubblico.

Sono nel retroscena, ad aspettare il mio momento, nervosa e in agitazione. Se zio Jazz fosse qui con me, farebbe fatica a calmarmi, ho l’ansia alle stelle e non sono la sola a quanto pare, sorrido nervosa, ripasso le battute mentalmente e guardo lo spettacolo in attesa del mio momento.

Il sipario si apre mostrando un vecchio Scrooge impaurito che parla con il fantasma del suo vecchio socio in affari Marley che cerca di convincerlo a cambiare il suo carattere avido e gli annuncia la visita dei tre spiriti del Natale. Il Natale passato, presente e futuro.

Il Natale passato.

Scrooge bambino, che nonostante il trascorrere in un collegio, il Natale, lo ama ancora.
Un adolescente Scrooge, che lasciato il collegio inizia a lavorare e ama ancora la festa.

Ecco arrivare il mio momento, faccio un bel respiro e salgo sul palco insieme a Jenna ci scambiamo un sorriso d’incoraggiamento e occupiamo posto, io su una sedia e lei in piedi.
Il sipario si apre. In un secondo osservo il pubblico e riesco a vedere tutta la mia famiglia, nonno Charlie, Billy e Jacob che mi sorridono. Faccio un respiro profondo e tutta l’agitazione sparisce.

Le luci illuminano la scena, una sala da ballo. Io, come Jenna e il resto dei miei compagni sul palco, sono vestita con abiti di festa dell’800.
< Madame, permette un ballo? > dice il giovane Scrooge alias Leonard alla sua fidanzata Bella interpretata da me.
< Con molto piacere > dico io/Bella, la sua innamorata. Sorridendo gli offro la mano e dopo averla “baciata”, balliamo un valzer.
Ballando ci allontaniamo dal centro della scena avvicinandoci al lato scuro del palco, in modo da uscire dalla scena per cambiarci d’abito. Adesso indosso un abito semplice, più comodo.

Il sipario si richiude e si cambia scena.
Ufficio di Scrooge.
< Ebenezer, io per te sono soltanto un peso > dico, entrando in quello che è il suo ufficio dove lui, se ne sta seduto a scribacchiare su dei fogli.
< Non dire cosi > risponde Scrooge, senza guardarmi continuando a scrivere.
< Non andremo mai in matrimonio perché io, non ho nessuna dote da offrirti. > gli dico con voce triste.
Bella, si è resa conto che la persona che ama, il suo Scrooge, è diventato arido di animo, non ama nessuno se non lui e il suo lavoro.
< Ho da lavorare > risponde Scrooge.
< Addio > dico, fingendo di piangere ed esco dalla scena, mentre lui continua a scribacchiare su quel foglio.

Le mie scene e battute, sono finite adesso lo spettacolo continua senza di me con gli arrivi degli altri due spiriti del Natale, il presente e il futuro.
Per tutto lo spettacolo, do una mano aiutando ai miei compagni nel prepararsi per entrare in scena.
Non appena lo spettacolo finisce rieccomi sul palco a prendermi gli applausi insieme ai miei compagni.

Dopo essermi cambiata, torno in sala dove il mio pubblico personale mi aspetta per farmi i complimenti.



*Note autrice*
Eccomi qui con il nuovo capitolo. Come prima cosa BUONE FESTE!
Sono arrivati a Dicembre sia Renesmee sia Jacob, per via dei loro impegni non riescono a vedersi ma hanno trovato un po’ di tempo per passare una serata insieme. Ho pensato che come uscita (potrebbe passare per prima uscita serale da soli, ma non lo è almeno seguendo il discorso della storia) una discopub potesse andar bene, in modo che così incontravano gli amici di Nessie. Poi farli andare in un ristorante, mi sembrava troppo per due ragazzi. Ho messo anche un pizzico di gelosia da parte di entrambi e anche alcune coccole.
Ci vediamo nel 2015
Frafra

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Capitolo 18
*** Rebecca ***


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Casa Black.

< Ciao Billy. > lo saluto, mentre entro in casa sua e mi tolgo il cappotto.
< Ohi Nessie. > - mi saluta lui sempre sorridendo. Stavolta nel suo sguardo c’è preoccupazione - < Scusami ma il vecchio Quil si è sentito poco bene e devo andare a casa sua. >
< Oh cavolo. Mi dispiace molto. Vuoi che ti accompagni? > gli chiedo gentilmente.
Non ho la patente e quindi niente macchina. Saremmo andati a piedi.
< No, tranquilla faccio da solo, la strada non è tanta e poi tra un po’ torna Jake. Grazie lo stesso > mi dice Billy.
< Ok. Saluta il vecchio Quil e vedrai che non è nulla. > gli dico sorridendo. Billy mi saluta e va via.

Sono sola in casa Black, in attesa del ritorno o di Jacob dal lavoro, o di Rachel che è in giro per delle commissioni con Paul. Mentre aspetto che uno dei due torna, leggo “Christmas Carol”, il libro che Jake mi ha regalato per Natale.

“ < Buon Natale! > urlo e saltello accanto a Jacob sul divano, in mano una busta contenente il suo regalo, un giaccone di pelle da motociclista e un calendario da tavolo con le mie e nostre foto.
< Sono bellissimi! > - dice dopo averli scartati - < Questo è il mio regalo. Auguri > sorride. Mi da il mio regalo. Una scatola un po’ strana.
Scarto il pacco e trovo il libro ‘Christmas Carol’ poggiato sopra a un portagioie di legno.
< Ma.. ma non avevi detto che lo avevi già? > dico osservando il libro dalla copertina nuovissima e di stampa di adesso.
< No, non lo avevo ma siccome non sapevo cosa farti... e tu parlavi spesso e tanto di questa recita che ho pensato di regalartelo. Comunque apri il cofanetto dai voglio vedere se alla mia Principessa piace come l’ho fatto dentro. Su, dai apri! > dice contento. Apro il cofanetto e trovo un sacchettino blu con il nastrino argentato, sciolgo il nastro e mi rovescio il sacchetto sulla mano, dove un braccialetto in oro bianco, tempestato di tanti piccoli diamantini, con una targhetta con sopra il simbolo dei Quileute, si poggia sul mio palmo.
< Grazie è bellissimo > dico buttandogli le braccia al collo.
< Ho pensato che questo > - mi prende delicatamente il polso e toglie il vecchio bracciale - < Era da cambiare. > mi mette quello nuovo.”


Suonano alla porta.
< Bentornato Amo... > sto dicendo pensando di avere davanti a me il mio Jacob sorridere e le sue mani sporche dal grasso che non vuole andare via o, che per la fretta di tornare a casa da me, Jake non perde tempo a togliere, mi blocco perché non ho Jake ma due persone, un uomo e una donna. Lei somiglia moltissimo a Rachel anzi ne è la sua identica copia. Si differenzia solamente dal fiore trai capelli. L’uomo accanto a lei, ha un fisico sportivo ed è molto abbronzato.
< Chi sei? Che cosa fai in casa di mio padre? > mi chiede infastidita la ragazza.
< Ciao, tu devi essere Rebecca > le dico con il sorriso sulle labbra e felice di conoscerla. La faccio entrare.
< Si sono io. Tu non hai risposto alla mia domanda. Chi sei? > mi guarda sospettosa. Non mi conosce e ha ragione a guardarmi così.
< Io mi chiamo Renesmee e sto aspettando Jacob che torna dal lavoro. Dovrebbe essere qui a momenti > guardo l'orologio appeso al muro e sorrido cordialmente.
< Jacob, è il tuo fidanzato > mi chiede sorpreso il signore.
< Si > rispondo.
< Lascia stare quello che dice Salomon > -risponde Rebecca - < Da quanto sta insieme a mio fratello? Se lo fai soffrire io... >
< Tu cosa Rebecca? > - dice Jake entrando in salotto. Viene da me - < Ciao amore > mi bacia. Le sue labbra sulle mie e la sua lingua sfiorano appena la mia. Ci fermiamo prima che quel bacio diventa troppo carico di passione... non siamo soli. Sorrido e resto stretta a lui.
< Fratellino! Come stai? > - Rebecca, gli si avvicina sorridendo e lo abbraccia. Mi faccio da parte per mettere l’abbraccio e mi dirigo in cucina a preparare del tè - < Come sei cresciuto.. Fatti vedere bene.. >
< Sono quasi tredici anni che non ti fai vedere e adesso vieni qua. Come mai? > le risponde freddamente Jake facendo qualche passo indietro in modo da mantenere le distanze.
< Mi mancava la mia famiglia > risponde Rebecca.
< Potevi pensarci prima o almeno cercare di venire qualche volta o telefonare non mi sembrava difficile alzare una cornetta del telefono sai? > le risponde secco quasi urlando Jake. Vedo Rebecca che sta per piangere, il marito resta zitto, seduto e osserva, non fa nulla.
< Il tè è pronto! > dico con voce alta. Metto tutto in un vassoio e mi avvicino al tavolo sorridendo servendo il tè a tutti.
< Grazie > risponde Salomon.

C’è silenzio quando beviamo il tè. Un silenzio troppo pesante, quasi soffocante.
< Stiamo insieme da qualche mese. E lo amo da impazzire > dico rispondendo alla domanda che Rebecca mi aveva posto prima dell'arrivo di Jake. Dovevo rompere quel silenzio.
Rebecca annuisce abbozzando un sorriso.
< Come vi siete conosciti? > chiede Salomon.
< A casa sua > a rispondere è Jacob.
< Sì, era passato a trovare mia cognata che era appena tornata dal viaggio di nozze ed è stato un colpo di fulmine > guardo Jacob che ricambia il mio sguardo colmo d’amore.
< Quanti anni hai? > a chiedere è Rebecca.
< Diciassette fatti a settembre > rispondo.
< Non sei troppo piccola per lui? Infondo ne finisce ventiquattro la settimana prossima > dice Rebecca.
Vedo Jake aprire bocca per dire qualcosa e inizia anche se in modo lieve a tremare. Sa controllarsi benissimo, infatti, dopo un profondo respiro si calma e risponde.
< L’amore non ha età > finisce il suo tè. Si alza, va in cucina e posa il suo bicchiere vuoto nel lavabo.
< Ho fatto solamente una domanda e credo che lei, sia capace di rispondere. E non vedo cosa ci sia di male se m’informo infondo l’ho trovata in casa da sola e tu sei mio fratello > risponde.
< Sarai anche mia sorella ma questo non ti autorizza a farle un interrogatorio come se fossi mia madre. Ti ricordo che hai smesso tanto tempo fa di farmi da mamma e adesso non ne ho bisogno > dice Jacob in tono duro e pieno di risentimento nel ricordare sua madre.
< Jacob! > - dico andando verso di lui, mentre Salomon segue Rebecca in lacrime - < Capisco il tuo risentimento nei suoi confronti, ma non mi sembrava il caso di essere così cattivo. È appena arrivata e stava solo domandano di me in fin dei conti, non mi conosce torna a casa e ad aprirle la porta invece di te, Billy o Rach trova me, un’estranea. >
< Tu, non sei un’estranea. Sei la mia fidanzata e fai parte della famiglia > mi accarezza il braccialetto.
< Lo so bene che per te non lo sono, ma per lei che non mi conosce sì. Vedrai che con un po’ di pazienza... andremo d’accordo. Le piace disegnare giusto? >
< Ne dubito. Comunque sì, se non ricordo male, si le piace il disegno come a mamma. > mi dice dubbioso.
< Lascia fare a me > lo bacio dolcemente sulle labbra e sorrido. Sorride.
< Mmmh... quando fai cosi mi spaventi... > - mi dice sorridendo. E mi tiene stretta a lui - < Devo proteggerti, è il mio compito > mi bacia.
< Qui... no... corro... pericoli... > - dico tra un bacio e un altro - < Adesso però, vai da tua sorella e le chiedi scusa > lo guardo seria.
< No! Non chiedo scusa perché ho ragione. > dice incrociando le braccia al petto.
< Fa come vuoi. > dico e me ne vado a prendere i restanti bicchieri vuoti e il vassoio per tornare in cucina e lavarli.

Orgoglio maschile quanto ti odio!

< Sono tornato. Nessie, Jake > ci chiama Billy chiudendo dietro di se la porta di casa. Subito Rebecca seguita da Salomon, gli corre incontro. Io e Jake, restiamo fermi davanti al tavolo della cucina e osserviamo la scena.
Dopo aver ascoltato Rebecca e dato un paio di occhiatacce di rimprovero a Jacob, Billy decide di andare tutti a cena fuori per festeggiare l’arrivo di Rebecca.
< Anche lei, viene a cena con noi? > chiede Rebecca, m’indica.
< Nessie fa parte della famiglia > risponde Billy, con il sorriso e nel suo tono autoritario. Poi prende il telefono e chiama Rachel dicendogli di tornare a casa perché saremmo andati tutti a cena fuori.
Jacob, è fuori il giardino a parlare al telefono così lo raggiungo in veranda per telefonare ai miei e dirgli della cena fuori quando mi raggiunge Jake.
< Ho appena sentito tuo padre e resti qui anche a dormire > mi dice Jake, abbracciandomi e sorridendo.

Io e lui abbracciati stretti sullo stesso letto...
Io e lui... dormire, dopo mesi insieme e per la prima volta da fidanzati è... è... sublime!
Certo, non faremo l’amore perché il lupo ha promesso, ma l’idea di passare la notte con lui anche solo dormendo non mi dispiace per niente anzi, mi riempie di gioia. Grazie papà.


< Terra chiama Nessie! > mi dice Jake muovendo la sua mano davanti ai miei occhi.
< Eh! Si scusa... stavo pensando a una cosa... > - dico. Mi guardo intorno e vedo Rebecca osservarci dalla finestra così lo prendo da una parte e lontano da occhi e orecchie indiscrete - < Se mio padre, ha detto che posso dormire qui con te... è successo qualcosa. Cosa c’è sotto? >
< Renèe e Philip, sono venuti a trovare Bella e siccome Charlie, lo sai, è fuori, dorme a casa da te. Tutto qui. > fa spallucce per poi abbracciarmi non appena il mio visto cambia espressione...
< Nonna Renèe è qui... > dico triste. La mia nonna materna, l’unico partente umano che non conosco e di cui non ho il permesso di conoscere perché dicono che è pericoloso farci incontrare.
< Domani, la vedrai ma da lontano. Te lo prometto ma adesso un bel sorriso! > - i diti indice delle sue mani sollevano gli angoli della mia bocca per formare un sorriso e a me fa ridere - < Cosi va molto meglio! > ride anche lui.
In punta di piedi e le mie mani sulle sue spalle avvicino il mio viso al suo per baciare dolcemente le sue labbra.
Di tutta risposta lui mi tira un pochino su a se in modo da poter essere al suo pari e stringendomi continua a baciarmi con passione.
< Così è ancora meglio > gli dico sorridendo.
< Oh si molto meglio > mi dice ricambiando il sorriso e riempiendomi il viso di baci. Ed io rido.

< Ehi piccioncini! > ci grida Paul ridacchiando. Vedo Rachel dargli un buffetto sul braccio. Li raggiungiamo ed entriamo tutti insieme in casa.
Le due sorelle si salutano e fanno le dovute presentazioni tra Paul e Salomon. Nel frattempo Jacob, va a cambiarsi. Non appena tutti sono pronti, usciamo.

Per tutta la cena, Rebecca non fa altro che mostrarsi ostile nei miei confronti nonostante il provare a essere gentile e carina nei suoi riguardi. Sia Rachel che gli altri se ne sono accorti, ma i loro tentativi di farle cambiare opinione su di me sono inutili. Cosi me ne resto zitta, senza cercare più un qualcosa per cominciare una conversazione con lei anche perché è inutile e Jacob non sa più cosa fare, lo vedo che si affatica nel farmi apparire interessante, simpatica, carina, gentile come lo sono e mi vedono gli altri, con la sorella ma per lei sono solo un’estranea, un’intrusa.
< Te lo avevo detto io che parlarle è impossibile > mi sussurra Jake, in un orecchio per poi darmi un bacio sulla guancia. Sorrido come risposta ma la mia mente è altrove penso a nonna Renèe che è qui e non posso vederla.
< Vedrai pian piano con il tempo andrà meglio > sussurro al suo orecchio e ricambio il bacio sulla guancia.

Stiamo tornando a casa e al confine tra La Push e Forks, c’è mio padre ad aspettarci.
< E così a casa c’è la nonna ed io non posso vederla > dico a papà.
< No, non puoi almeno non ora dopo i tuoi sette anni potrai fare come vuoi > mi dice papà. Guarda Jacob - < E tu, non ci pensare minimamente >.
< Edward, è da lontano soltanto. Hai la mia parola di lupo che non si avvicinerà > gli dice Jake.
< Jake, lascia stare è inutile ma grazie lo stesso. Andiamo a casa ho sonno. > - dico, in tono piatto. Sono stanca dei suoi continui divieti su ogni cosa. - < Notte pà. > lo saluto, prendo la sacca con i vestiti e salgo in macchina. Jacob resta qualche minuto fuori a parlare con mio padre. Quando sale in auto, non gli dico nulla e aspetto che ci allontaniamo dal confine in modo da non essere ascoltati da lui.
< Voglio vedere mia nonna, sentire la sua voce-Ti prego! > dico, con le mani congiunte, labbro inferiore di fuori, occhi che stanno quasi per voler piangere. Lo sto pregando, anche se so che non ce n’è bisogno.
< Niente musetto triste perché stavolta non ho intenzione di dar retta a Edward. Domani da lontano, come ti ho promesso, la vedrai. > sorride. Gli butto le braccia al collo e riempio di baci il suo viso.

Sono in bagno.
Mi lavo i denti e sorrido guardando il mio riflesso allo specchio, ho indosso il pigiama blu con la stampa di un coniglietto, regalo di nonno Charlie e di Sue.
< Manca ancora molto? > mi chiede Jacob seduto sul bordo della vasca. Mi osserva divertito.
< Ho finito >dico con la bocca insaponata. Sputo l’acqua e chiudo il rubinetto.
< Allora andiamo a nanna > dice per poi prendermi in braccio come faceva fino a un anno fa. Non dico nulla, lo lascio fare mi è sempre piaciuto essere tra le sue braccia da lui e non vedo il motivo di dire di no.
Entra nella sua stanza, con un calcio all’indietro chiude la porta, mi adagia sul letto, mi copre e spenge la luce e poi si sdraia accanto a me.
< Notte amore > sussurro alle sue labbra prima di baciarle dolcemente.
< Notte Principessa > sussurra e bacia a sua volta le mie labbra. Le nostre lingue si sfiorano.
Quello sfiorare di lingue pian piano diventa qualcosa di più profondo e passionale e prima che sia tardi, ansimando e controvoglia perché nessuno dei due vuole fermarsi, decidiamo di metterci sul serio a dormire.

Guardo la sveglia sul comodino accanto a me segna le 9:00 lui dorme. Che faccio lo sveglio o no? Resto a pensarci solamente pochi minuti, alla fine decido per il "no, non lo sveglio" si sta bene nel letto, al calduccio e accanto a lui... poggio la testa sul suo petto e chiudo gli occhi restando nel dormiveglia.

*Sono in una stanza da letto. Su un letto matrimoniale, il posto accanto a me è disfatto, le lenzuola sono stropicciate. La porta si apre ed entra lui, l'amore della mia esistenza. Sorrido. Lui è a petto nudo indossa solo un paio di boxer cammina verso di me reggendo tra le mani un vassoio da letto con la colazione. < Giorno mia Regina. > dice posando il vassoio su di me. Bacia dolcemente le mie labbra.
< Giorno mio Re. Dai facciamo colazione che poi abbiamo impegni. Tu vai a lavoro ed io sistemo casa. Abbiamo ospiti > dico. Lo attiro a me e lo bacio con passione.
< Il lavoro può aspettare > - sussurra tra un bacio e un altro sulle mie labbra - < Prima viene la mia mogliettina. Il resto può aspettare >
Guardo le fedine agli anulari delle nostre mani, la sinistra e sorrido. *


< Non vedo l'ora che quel giorno arrivi... > prende la mia mano e la bacia. Si è svegliato.
< Cosa? Quale giorno? > gli do un bacino sulla guancia.
< La tua visione... quello che stavi pensando... > sorride tenendo stretta la mia mano.
< OPS... non volevo svegliarti... stavo ripensando al sogno e non mi ero resa conto che... > arrossisco, mi nascondo il viso con i capelli.

Non penso mai, che il mio potere sia facile da usare basta che tocchi una persona e stia pensando a qualcosa che subito si attiva e trasmetto il pensiero. Nessie, Nessie la prossima volta pensaci prima!

< Era un bel sogno... tu ed io... sposati... le coccole... > sussurra, scansandomi i capelli dal viso. Inizia a baciarmi lentamente bocca... mento... collo... la sua mano calda sotto la mia maglietta accarezza delicatamente il fianco solleticandolo piano.
< Bellissimo... sogno... > dico, ansimando mentre cerco le sue labbra che non tardano ad arrivare.
È sopra di me, le mie mani accarezzano la sua schiena. Le sue mani accarezzano i miei fianchi raggiungono il seno e lo accarezzano con estrema delicatezza.
Le mie mani si muovono frenetiche, raggiungono l’elastico dei pantaloni, entrano e gli palpano il sedere.

Lo desidero.
Voglio fare l’amore con lui. Sono sua. E lui è mio. Ci apparteniamo già, è vero ma voglio che sia ben chiara la cosa.


H a capito la mia intenzione si ferma, toglie le sue mani da sopra di me e si siede sul letto al mio fianco.
< Non possiamo... ho promesso > mi dice, prendendo la mia mano e la stringe. Abbozza un sorriso.
< E’ colpa mia scusami... dovevo stare attenta al mio potere > dico. Abbassando la testa.
Mi sento in colpa, mi viene da piangere.
Con il dito indice della sua mano alza il mio viso e mi costringe a guardarlo.
< Non dire idiozie. Tu hai il potere più bello di tutti, mostrare i tuoi pensieri e i tuoi sogni specialmente quando dormi. > - sorride - < E non sai quanto mi hai reso geloso di Winnie The Pooh! >
< Tu geloso, di un cartone animato! > rido.
< Certo. Perché con lui te ne andavi in giro per il bosco a raccogliere miele> incrocia le braccia e mette il muso.

Ancora con quel vecchio sogno di tre anni fa

< Scemo! > rido e gli tiro un cuscino.
< Si di te > mi fa il solletico.

Qualcuno riesce a farlo smettere Rebecca. Apre la porta senza nemmeno bussare, ci guarda inarcando le sopracciglia, sembra sorpresa evidentemente non pensava di trovarci svegli e seduti sul letto a giocare. < Jacob, la colazione è pronta > dice acida e richiude la porta sbattendola. Ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere.
< Dai andiamo a fare colazione > dice tirandomi fuori dal letto.
< Ok. Vado in bagno a vestirmi > dico, alzandomi dal letto.
< Sì ma non metterci troppo > mi dice. Prendo le mie cose dalla sacca e vado in bagno finito, ritorno nella stanza lui è ancora in pigiama ovvio aspettava che uscissi dal bagno per andarci lui.
Mentre lo aspetto in camera, la sistemo un po’ tolgo le mie cose e rifaccio il letto. Sorrido guardando il mio ritratto fatto da quel pittore al mercato.
< La mia Principessa > mi dice piano, abbracciandomi da dietro.
< Il mio Principe > dico, accarezzando le sue mani che mi tengono stretta a lui.

< Rebecca, sono due persone che devono fare colazione > sento dire da Billy.
< Salomon, sta ancora dormendo sai il jet lag e poi la serata di ieri sera.. > - sento Rebecca rispondere - < Ma Rachel dove sta? >
< Tua sorella aveva da fare con Paul ed è uscita presto. Comunque apparecchia per un’altra persona > Billy. < Papà ancora fame? > Rebecca.
< Giorno > dice tutto sorridente Jacob, tenendomi per mano. Poi vede che la tavola è apparecchiata per una sola persona e la sua espressione sul viso cambia.
Guarda Billy poi Rebecca e di nuovo il tavolo.
< Ti ho preparato le uova strapazzate come piacciono a te, Jake... > Rebecca con la padella in mano, tutta contenta e come se io non ci fossi.
< Nessie, andiamo a far colazione fuori al bar. > dice Jake, mentre mi trascina verso l’attaccapanni.
< Jake ma la colazione si raffredda > dice Rebecca, come se nulla fosse.
< Mangiala tu! > le risponde Jacob. Mi da il mio cappotto, si infila la sua giacca e usciamo.

Non dico nulla, me ne resto zitta. Jacob lo vedo già nervoso, sa controllarsi ma non ho voglia di certo far nascere una lite in famiglia specialmente se di mezzo ci sono io.



*Note Autrice* Eccomi qui a distanza di un anno :D Ma passiamo al capitolo.
Dal titolo del capitolo “Rebecca”, come avrete capito entra in scena la sorella di Jacob nonché gemella di Rachel che nei libri di Twilight viene soltanto menzionata da Billy Black.
Rebecca, sembra non aver preso bene la notizia che il fratellino si sia fidanzato. Si mostra ostile e antipatica nei riguardi di Renesmee, un’estranea che le apre la porta di casa del padre e non c’è nessuno della sua famiglia. Jacob, ha dei rancori verso la sorella che, diciamo, fuggita alle Hawaii e mai tornata. Almeno io la vedo così che in qualche modo Jacob, non è riuscito a perdonare la sorella del suo gesto di fuggire dal dolore e lasciandolo solo, ancora ragazzino con un padre che non solo soffriva per la perdita della moglia, ma era malato. Infondo anche lui ha sofferto per la morte della madre. A parte questo rancore verso la sorella. Viene alimentato dal fatto che la donna che ama viene toccata (ovviamente non con le mani, in senso di menare) a parole da Rebecca e come sappiamo mai far del male (sia a parole che fisicamente) a Nessie davanti a lui.
Renèe. La mamma di Bella è a Forks e dorme a casa Cullen. Nessie è felice ma triste al tempo stesso. Felice perché l’arrivo della nonna le permette di dormire con il suo Jacob. Triste perché non potrà conoscerla.
Il sogno di Nessie che non volendo lo mostra a Jacob e il come lui reagisce mi è piaciuto molto e ammetto che l’ho scritto senza starci a pensare troppo. Troppo dolci <3
Beh ora lascio a voi le conclusioni. Nessie, riuscirà a vedere la nonna da lontano come Jacob le ha promesso?
Cosa succederà a casa Black, tra Rebecca – Jacob – Renesmee?
Alla prossima.
Frafra

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Capitolo 19
*** Uniamo l'utile al dilettevole ***


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Seduti in un bar, davanti a una tazza di cappuccino, a un bicchiere di aranciata e a due brioche calde cerco di far sorridere Jacob è ancora nervoso per tutto il tragitto in auto non ha proferito parola, ha guidato senza mai distogliere gli occhi dalla strada nemmeno per un secondo.
Tocca a me farlo sorridere e parlare.

Mi alzo in silenzio prendendo lo scontrino sul tavolo e vado alla cassa a pagare la colazione.
< Ehi toccava a me pagarti la colazione > mi dice, alzandosi dalla sedia e venendo verso me.
< Invece pago io ed ho una motivazione > gli dico uscendo e andando verso la macchina.
< Quale sarebbe questa motivazione? > mi chiede.
< Andiamo a Port Angeles a fare shopping! > dico con indifferenza come se per me, è una cosa quotidiana che faccio tutti i giorni. So già la sua risposta.
< No, lo shopping. Non l’hai fatto venerdì con le tue zie e ieri mattina con le tue amiche? > chiede, cercando di ricordare.
< Sì ma non con te. Vuoi mettere il gusto e il divertimento fare shopping con il proprio uomo accanto? E poi, è romantico ... > dico ed emetto un sospiro alla fine della frase con aria sognante. Sorride e fa no, con la testa
< Shopping tu ed io... > dice, pensandoci su cosa fare. Spero per la prima volta che dica seriamente di no perché non ho voglia di fare shopping con lui. Mi preme solamente passare del tempo con lui e vederlo felice.

Odio vederlo così, lui è il mio sole e non può oscurarsi. Devo fare qualcosa pensa Nessie concentrati ... trovato!

< Ehi Jacob! > la voce di una donna interrompe me, il mio Jacob e lo "shopping". E' una voce che non conosco... ma in qualche modo famigliare.
Jake mi guarda e sorride.
< E' tua nonna Renèe... > - mi dice sottovoce per non farsi sentire da lei che man mano si avvicina con un uomo accanto, il suo secondo marito Phil - < Ciao Renèe. Salve! > saluta l'uomo accanto a lei.
< Phil, lui è Jacob. Il figlio di Billy, l'amico di Charlie che era anche al matrimonio di Bella... ti ricordi? >- guarda il marito che annuisce senza dire nulla E poi di nuovo Jake - < Come te la passi? E come sei cresciuto... > dice tutta allegra e contenta.
< Sto bene, grazie. E voi come state? > chiede a entrambi Jake, mentre con una mano stringe la mia. Io, me ne sto accanto a lui e cercando il più possibile di coprirmi il viso dietro le sue spalle. La mamma, mi ha raccontato in passato che sua madre sembra avere spesso la testa tra le nuvole ma è un'attenta osservatrice.
< Stiamo bene, grazie. Questa bella ragazza chi è? > chiede la nonna, notandomi fare cucù dalla spalla di Jacob.
< Lei... è la mia fidanzata. Vanessa. > dice, presentandomi. Accenno un timido sorriso.

Vanessa come avevo sul documento falso e che non sono serviti e me ne compiaccio che lui si ricorda ancora come mi sarei chiamata. Renesmee, troppo lungo e strano.

< Salve > saluto sia la nonna sia Phil.
< Sai, somigli molto a mia figlia Bella > mi dice Renée.
< Signora si sbaglia non ci somigliamo > dico, sorridendo. Non mi piace l'idea che somiglio a mia madre. È vero sono la figlia e alcuni tratti fisici si sono uguali ma per il resto ho preso da mio padre.
< Sono completamente diverse, credimi Renèe > aggiunge Jacob. Mi stringe la mano ed io ricambio.
< Fate una bella coppia. A quando le nozze? > chiede Renèe, lasciandoci a bocca aperta.
< Ehm... > Jake mi guarda come a dire "trova tu le parole".
< É presto per pensare al matrimonio. Stiamo insieme da poco non è neanche un anno e poi devo finire gli studi prima > rispondo.

Se dipendesse da me lo sposerei subito.

< Renèe, dobbiamo andare o rischiamo di far tardi all'aeroporto > interviene Phil.
< Oh si giusto! È stato un piacere incontrarti Jake e conoscere te > ci dice sorridendo, dandoci poi due baci sulle guance.
< È stato un piacere anche per noi > risponde Jake mentre io sorrido.
< Salutami tuo padre > dice a Jake e vanno via.

Saliamo in macchina.
< Bene andiamo a fare shopping! A modo mio però > mi guarda come ad aspettare una mia reazione o una mia domanda che non tarda ad arrivare.
< Ok. E cosa consiste il tuo shopping? > chiedo tranquilla
< Mi servo dei pezzi per un’auto e quindi si va a cercarli dagli sfasciacarrozze > - sorride - < Se non vuoi sarà per un altro giorno o da solo o mi porto Embry... >.
Come poter dire “No” a quel sorriso solare che illumina le mie giornate? Oggi, ho deciso che voglio vederlo felice e so, quanto le macchine e i motori lo rendono tale.
< Che cosa aspetti a mettere in moto! > dico entusiasta. Finalmente qualcosa di diverso da fare -< La verità è che, non mi andava di fare il mio shopping. Lo avevo detto solamente perché sei stato zitto tutto il tempo da quando siamo usciti da casa. Non sopporto quando sei triste. > ammetto la verità.
< Amore... ti senti bene? Hai appena detto che, non ti va di stare ore a provarti vestiti dentro ad un negozio. > - allunga la mano sulla mia fronte - < Sei sicura di voler passare delle ore in mezzo a pezzi sporchi e malconci di auto? >
< Sto benissimo invece. E si ne sono sicura. > - dico, togliendogli la mano dalla mia fronte - < E cosi... quella era Renèe, mia nonna... le foto, non le rende giustizia. È molto bella dal vivo >
< E’ simpatica, non trovi? A proposito... quando ci sposiamo? > ride.
< Quando finirò gli studi e soprattutto quando avrò terminato la mia lista delle cose che voglio al nostro matrimonio > dico seria. Finta seria. La lista, che tanto lo spaventa, la scrivo da quando ero piccola.
< E cosa, avresti aggiunto in più, oltre al castello de “ La Bella e la Bestia”, al vestito di Cenerentola al ballo, alla carrozza trainata, da non ricordo quanti, cavalli. E poi, non ricordo quale altri miliardi di cose hai scritto? > mi guarda alzando un sopracciglio e continua a guidare in direzione sfasciacarrozze.
< Potrei... e ripeto, potrei.. cancellare la lista tutto, tranne lo sposo, ovviamente se tu, mi dai un bacio. Ora! > dico. Tanto il semaforo si è fatto rosso. Senza farselo ripetere due volte le sue labbra toccano le mie. So che il bacio non centra nulla con la lista. Mi avrebbe baciato lo stesso ed io avrei ricambiato.

Durante il tragitto e quasi giunti a destinazione, scopro la seconda intenzione di Jake, che non è il solo “compare qualche pezzo di ricambio”, ma è quella di volermi insegnare tutti i pezzi del motore di una macchina. Beh... c’era da aspettarselo. Da lui, tutto è possibile!
< Quando sarai al college. Metti caso ti si rompe la macchina? Sai già, quale pezzo non va e puoi dire subito, a un meccanico, cosa si è rotto. E lui, te lo cambia senza fregarti, dicendo che ha dovuto cambiare anche un altro pezzo, per lui difettoso > dice scendendo dalla macchina e aprendomi lo sportello difettoso per farmi uscire dall'abitacolo.
< Se mai, mi si dovesse rompere la macchina, ti chiamo e aspetto che arrivi il giorno stabilito in cui vederci. E se la macchina mi serve urgentemente, chiamo zia Rose. E se, nemmeno lei può venire... giro a piedi per la città. > - sorrido e faccio spallucce e sottovoce aggiungo - < Sono la figlia del vampiro più veloce di tutta la Penisola Olimpica > gli do un bacio a stampo.
< Giusto. Sapere, qualcosa sulla meccanica non ti fa male di certo. > risponde intrecciando le sue dita alle mie ed entriamo nel terreno polveroso e fangoso dello sfasciacarrozze. Jake, saluta il proprietario Dick, un uomo sui sessant’anni circa, stempiato, non molto alto e di corporatura robusta. Ci parla un po’, chiedendogli se ha i pezzi che gli servono e dell’officina. Da quello che ho capito, l’officina di Jacob e questo sfasciacarrozze sono gemellati.
< Noi, ci facciamo un giro e vedo io i pezzi... > dice a Dick, che annuisce e riprendere a fare quello che aveva interrotto per via del nostro arrivo.

Nel girare per lo sfascio in cerca dei pezzi Jacob non manca di elencare e spiegare ogni singola cosa che trova. A cosa serve, perché ha quella forma, ecc... ed io, da brava alunna, rispondo a tutto.
Il tempo, tra la ricerca dei pezzi che gli servono e lo studiarli, passa.
Anche troppo in fretta.
< Sta iniziando a piovere Jake. Credo che sia meglio tornare indietro prima che piova forte. Non abbiamo l’ombrello. > dico sentendo i primi goccioloni addosso.
A Forks, spesso e volentieri la pioggia arriva abbastanza forte, senza avvisare. Soprattutto se deve fare il diluvio.
< Si meglio che ci sbrighiamo. >mi dice. Prende i pezzi in mano, dandomene alcuni e iniziamo a correre verso l’entrata del piccolo capanno di Dick, per pagare. Poi direttamente in auto verso casa.

All’inizio del lungo viale alberato che porta a casa Cullen, troviamo la zia Alice, in piedi vicino a un albero, ha le braccia conserte e tiene un ombrello in mano, con un piede batte freneticamente il terreno. Jake rallenta e accosta. Appena ferma la macchina, zia apre il mio sportello.
< Nessie, devo portarti a casa tua, Renèe... > - si blocca, ha visto come sono sporca e il suo viso si trasforma in una smorfia disgustata. Guarda Jacob e si rivolge a lui che non è certo più pulito di me. - < Dove siete stati, a rotolarsi in mezzo al fango? > - poi, si rivolge a me - < Signorina, mi meraviglio di te conciarti in questo modo. >
< Zia... lascia stare i vestiti e concentrati su cosa mi stavi dicendo su Renèe... > la interrompo. I vestiti hanno lo straordinario potere, su zia Alice, di farle dimenticare tutto il resto del mondo.
< Ah si giusto Renèe. Tuo padre, mi ha mandato a prenderti e portarti a casa, perché Renèe, è ancora da noi e finché non va via, ti faccio compagnia io. Ah Renèe, ha anche detto che vi ha incontrato, è vero? >dice la zia poggiata allo sportello aperto.
< E’ stato per caso che l’abbiamo incontrata > dice Jacob.
< Va bene... poi lo spiegherete a Edward e a Bella. Nessie andiamo? > mi dice allontanando di poco per permettermi di scendere dalla macchina e salutare Jacob.

Lungo il tragitto fino a casa, racconto alla zia di Rebecca, l’altra sorella di Jacob e gemella di Rachel, del fatto che le sto in antipatia, di Jacob che l’ha con lei per essersi fatta viva dopo tanto tempo e, il fatto che io le sto antipatica lo rende nervoso. Della mattinata al bar e di aver incontrato casualmente nonna Renèe e suo marito Phil per finire poi con lo sfasciacarrozze. Ascolta in silenzio tutto il mio racconto.
< Nessie, ma tu ami lo shopping vero? La giornata di oggi, era solo per far contento Jacob, giusto? > chiede preoccupata. Rido.
< Sì, era solo per far felice Jacob. Lo shopping, m’interessa ancora, ho voluto solamente passare una giornata diversa dal solito e poi ho anche imparato cos’è un carburatore, il pistone, la biella e tutte le parti di un motore > dico seria.
< Insomma... hai unito l’utile al dilettevole > ridacchia.

Per Jacob... il mio Jacob, avrei fatto e avrei dato qualunque cosa pur di renderlo felice. Se io, per lui sono il suo Universo... lui, per me è come tutti i pianeti che lo formano. Oggi, sarei stata ad ascoltarlo per ore, è meraviglioso vederlo sorridere mentre parla tutto concentrato di motori!

Con zia Alice parliamo del mio shopping fatto il giorno prima con le amiche, finché non captiamo l’odore inconfondibile di papà.
< Avevo detto a te e a Jacob di non avvicinarvi a Renèe e voi che fate? > dice papà entrando nella mia camera.
< Ero curiosa di conoscerla o per lo meno vederla da vicino. E poi, l’abbiamo incontrata per caso > dico continuando a farmi pettinare dalla zia.

Con il pensiero mostro a papà l’incontro con la nonna Renèe e suo marito Phil evitando di menzionare le parole “nozze”, “matrimonio” e tutte quelle che si collegano all’evento, solamente perché non voglio fargli sapere che sto cominciando a pensarci sul serio. Prima il sogno e poi la domanda della nonna, qualcosa vorrà pur significare.

Io e Jake davanti la macchina, appena usciti dal bar e in attesa di sapere la sua decisione riguardo lo shopping.
Una signora molto carina e con un viso allegro che solo a guardarlo ti fa sorridere, lo saluta.
< Ehi Jacob! >
Jacob che mi guarda e sorride < E’ tua nonna Renèe > mi dice sottovoce per non farsi sentire da lei che man mano si avvicina con un uomo accanto, il suo secondo marito Phil.
Dopo i vari “come stai?” la nonna si accorge di me. La ragazza silenziosa e nascosta dietro Jacob.
Mi ha scoperto e lui mi presenta come Vanessa, la sua fidanzata. Io accenno un timido sorriso.
< Sai, somigli molto a mia figlia Bella > mi dice Renée.
< Signora si sbaglia non ci somigliamo > dico, sorridendo.
< Sono completamente diverse, credimi Renèe > aggiunge Jacob. Mi stringe la mano ed io ricambio.
< Fate una bella coppia. > dice la nonna.
Phil che è stato per gran parte del tempo in silenzio, interviene per ricordare che devono andare all’aeroporto per tornare in Florida.
Così ci salutiamo e Jake ed io saliamo in macchina per andare dallo sfasciacarrozze.


< Renèe nella sua mente, non ho visto che è stato un’incontro casuale. Quello che diceva, mostrava > afferma papà, dopo aver letto il mio racconto.
< Cioè? Spiegati meglio > gli chiedo per capire.
< Lei ha solamente detto che ha visto Jacob per strada con la fidanzata. Che si chiama Vanessa e stanno da poco insieme e che lei, almeno a Renèe, ha qualche somiglianza con Bella ma Vanessa e Jacob, hanno negato. Questo è quanto. > dice papà.

Per un ritardo dell’aereo la nonna Renèe e Phil hanno perso il volo che li avrebbe portati a casa, in Florida e così restano a dormire a casa Cullen ancora una notte. Siccome, non posso vederla di nuovo e il giorno dopo ho la scuola, devo dormire a casa mia. Con me ci saranno la zia Rose e lo zio Emmett.



*Note Autrice* In questo capitol Renesmee incontra in modo casual la nonna materna. L’idea di Jacob, era quella di vederla da lontano diciamo tra i boschi in modo che così faceva felice la sua Nessie ed Edward. Però così è andata meglio, non credete? Riguardo allo “shopping di Jacob”, ho pensato che per una volta fosse lei a seguire lui in quello che desidera e lo rende contento. Hanno passato una giornata diversa dalle altre e si sono divertiti lo stesso. In più Nessie, ha imparato qualcosa che a scuola non avrebbe imparato.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di avere una vostra recensione.
Al prossimo Frafra

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Capitolo 20
*** Shh... non ditelo a Jacob ***


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< Brontolona. Svegliati. Ti ho preparato la colazione dai > dice mamma tirando su la serranda della finestra.
< Abbassa quella serranda. Ho sonno > le dico tirandomi su, fino al viso, il piumone.
< Dai che la scuola ti attende e in cucina c’è Jacob che ti sta aspettando > dice mamma.

Jacob!

I miei occhi si aprono subito e il mio cervello si mette in moto. Scendo subito dal letto quasi inciampo sulle mie pantofole e corro in bagno a lavarmi torno in camera e senza badare più di tanto prendo un jeans e una maglia a manica lunga beige, scarpe con un po’ di tacco nero. Prendo lo zaino e scendo giù tutta felice di rivedere il mio amore.
E sorpresa? Jacob non c’è. Mi siedo a tavola e mangio delusa.
< Era l’unico modo per farti alzare > dice papà. Si siede a tavola, con il giornale in mano e mi guarda mangiare.
< Non è giusto. Se Jake, dormisse qui, mi alzerei presto tutte le mattine > dico sbuffando. Bevo la spremuta d’arancia.
< Jacob, una casa l’ha > dice papà.
< Anche tu, possedevi una casa eppure la notte “dormivi” con la mamma > rispondo io.
< Per noi, era diverso. Io, vegliavo che tua madre non si facesse male mentre dormiva. Era capace di attirare catastrofi anche quando dormiva. > ride e si becca un’occhiataccia da parte di mamma.
< Cretino! > - gli dice mamma - < E comunque, ha ragione tuo padre. Jake, una casa l’ha. >
< Ok, ok. Stavo solo dicendo > alzo le mani in segno di arresa.

Tanto nemmeno se lui dormisse con me, mi alzerei presto.

Esco da casa e salgo sulla bicicletta ferma sotto la piccola veranda. Siccome con la bici non posso attraversare tutto il bosco altrimenti, mi sporcherei troppo e la strada è ben più lunga, rispetto che da casa dei nonni. E poi la verità è che muoio di rivedere nonna Renèe.
Attraverso veloce il cortile dei nonni, con il viso rivolto verso la casa per cercare di vederla senza farmi notare da lei e ci riesco. Renèe è in piedi con qualcosa tra le mani, credo sia una tazza. Da qui, mi è difficile mettere a fuoco, che parla con la nonna Esme. Mi fermo un secondo a osservare le mie nonne e sorrido al pensiero di me insieme con loro due.
< Sapevo che dovevo accompagnarti a scuola > è la voce di papà.
< Volevo solo vederla da lontano e non penso che lei da qui riesca a notarmi > rispondo.
< Edward va dentro. Io arrivo fra qualche secondo e salgo dal retro come stabilito > - gli dice mamma. Lui annuisce ed entra in casa. Poi si rivolge a me - < Io entro direttamente dalla stanza da letto e scendo fingendo di essere stata a dormire > sorride.
< L’ho incontrata per caso Jake non ha colpa. > dico alla mamma, come a giustificare il fatto di averla conosciuta.
< Lo so tranquilla. Conoscendo Jacob, avrebbe trovato un modo per fartela conoscere. Se per non farti lasciare Forks, ha svelato il suo segreto a tuo nonno Charlie > mi dice mamma, sorridendo.
< Pensi che lo avrebbe detto anche a lei? > le chiedo. < No, non credo ma qualche strana cosa l’avrebbe escogitata e tutto per far felice te. > - mi risponde mamma - < Adesso però fila a scuola. Renèe, fra qualche ora parte. >
< Ok ciao Mammì > le do un bacio sulla guancia mentre lei, corre dietro casa e sale fino all’ex stanza di papà ed io vado a scuola.

A scuola.
Ora di letteratura inglese, il professore sta spiegando ma non lo ascolto più di tanto. Presto comunque attenzione con lui mai dire mai è capace di fermarsi e domandare a uno studente a caso di cosa si stava parlando e di dare una propria opinione.
Dovrei essere concentrata sulla lezione è vero ma non ci riesco. Tra una settimana è il compleanno di Jacob e non sono ancora riuscita a trovargli un regalo adatto, perfetto per lui. Uffa!

Tra una settima è il compleanno di Jake e cosa gli regalo?
Una moto nuova? No, perché non accetterebbe mai ed è affezionato alla sua.
Da vestire? No, lo riempio già di vestiti, ogni volta che vado a fare shopping per me.
Un mio disegno o qualcosa fatto da me? No, è da quando sono nata che gli regalo i miei disegni e ne ha la stanza piena.
Un viaggio io e lui da soli? Sarebbe bello ma papà non lo permetterò mai e soprattutto è un regalo che piace a me.
Pensa… pensa…


< Trovato! > dico sottovoce per non farmi sentire dal professore che spiega se mi sente, è la fine mi tocca poi parlare di Jane Austen e non ne ho voglia.
Su un pezzo di carta prendo nota del numero da chiamare dopo e RI do la rivista a Roland, il mio compagno di banco.
< Grazie Ron > gli dico a voce bassa. Lui, in tutta risposta mi sorride e alza il pollice in segno di “ok”.

Finalmente è ricreazione. Posso telefonare a quel numero e prenotare i biglietti ma prima devo sentire Quil, l'unico ha non lavorare con Jake in officina.
< Pronto qui casa Ateara. Chi parla? > risponde direttamente Quil mezzo addormentato.
< Sono Nessie. Tu ed Embry, avete deciso che regalo fare a Jake? > chiedo.
< Veramente no perché? > mi chiede.
< Perfetto! Allora, ho pensato > - gli dico la mia idea e gli piace - < Senti Embry e non fatevi sgamare da Jake o vi uccido a entrambi. > gli dico, soprattutto lo avverto di non farsi sgamare poiché in passato è successo.
< Ok va bene e ti prometto che non succederà. Ti mando un sms appena sento Embry. > mi dice. Chiusa la comunicazione, io riprendo le lezioni.

A Embry va bene. Ci vediamo dove?


Leggo l’sms di Quil e, velocemente rispondo.

A Port Angeles. Davanti al negozio “LifeLIve” alle 17.30


Il bello di essere per metà vampira, sta nel fatto che puoi rispondere e giocare con il cellulare senza che nessuno ti veda. Soprattutto, se le persone sono professori. Mando poi un sms i miei
Finite le lezioni vado a Port Angeles con Quil.
Tranquilli non devo spendere per me.
Torno per cena. Ciao


Ho una missione da compiere e non c’è tempo per altre cose. Jacob e la sua felicità vengono prima da tutto il resto.

Va bene. Passo a scuola e porto a casa io la bicicletta.
Mamma


Sono con Quil ed Embry davanti al negozio per acquistare il mio regalo.
< Conoscendolo, accetterà il regalo ma non lo sfrutterà > dice Embry appena usciti dal negozio.
< Perché non dovrebbe? In fondo, è una cosa che piace a voi tre > chiedo.
< Ehm Nessie, Jake non fa un passo se prima non pensa a te. > dice Embry.
< Embry, fidati di me. Conosco Jacob, so bene che non partirà se prima non sarà rassicurato e tranquillizzato. Ordinerà Seth di farmi da guardia del corpo. > finisco sorridendo.
< Veramente Seth, è già la tua guardia del corpo... > - dice Quil. Poi, come ricordandosi di qualcosa di sbagliato, aggiunge - < Oh! Oh! Non dovevo dirtelo Nessie. Jake, ora mi ammazza >Embry annuisce con le braccia incrociate al petto e ridacchia.
< Già lo sapevo di Seth nominato mia guardia del corpo! Me l’ha detto lo zio Emmett e confermato poi da mio padre. E' tutto apposto. > sorrido e faccio spallucce.

Assieme ai due ragazzi, passo a casa Black, Rachel durante la mattinata mi ha mandato un sms chiedendomi di passare da lei dopo scuola perché deve darmi una cosa.
Suono il campanello e ad aprirmi viene Billy, che appena mi vede, sorride. Di quel sorriso simpatico, felice di vedere qualcuno.
< Ciao Billy. C’è Rachel? Mi aveva detto di passare... > chiedo mentre lui, con la sua sedia a rotelle, mi fa spazio per lasciarmi entrare in casa.
< Sì e arrivi giusto a proposito, si sta discutendo se fare una festa o no a sorpresa a Jacob > dice mentre entriamo in cucina dove sedute al tavolo le due gemelle ne stanno parlando.
< Ciao Nessie! > mi saluta allegramente e sorridendo Rachel.
Rebecca, invece mi riserva un ciao a mezza bocca, ma faccio finta di nulla e la saluto educatamente per poi rivolgermi a Rachel.
< Nel messaggio, hai scritto che dovevi darmi qualcosa > le dico. - < Oh sì. Aspetta vado a prenderlo > - dice.
Torna due secondi dopo con un libro - < Me lo aveva chiesto Bella, parlandone qualche giorno fa... L’ho sentita, stamattina per telefono e mi ha detto di darlo a te >.
< Giusto > dico prendendolo e riponendolo nello zaino.
< Che ne pensi di una festa a Jacob per il suo compleanno. Nessie? > mi chiede Billy.
< Beh non è una cattiva idea. > dico. Non è male, organizzare una festa a Jake per il suo compleanno, negli ultimi sei anni, almeno da quando io sono nata, non l’ha mai festeggiato con una festa vera e propria.
< Rebecca ha proposto di organizzarla in casa. Io, dico di no che in casa non si può fare. > dice Rachel.
< Credo abbia ragione Rachel, in casa non credo entrano tutti gli amici di Jacob, voglio dire sono tutti su per giù come Jacob e Paul. E non sono pochi. > dico e mi prendo un’occhiataccia da Rebecca per averla contrariata o forse, solamente per aver detto la mia.
< Centriamo in casa in finale come amici, a parte Paul che quello è di famiglia >- Rebecca sottolinea, la parola famiglia – < Ci sono Embry e Quil. >
< Rebecca! Nessie fa parte della famiglia! E non farti sentire da tuo fratello, perché stavolta non faccio da paciere. > - le dice Billy in tono severo ma nello stesso tempo stanco. Stanco di dover ripetere la stessa cosa. - < Comunque gli amici di tuo fratello sono più di due. >
< Stamattina, passando per La Push alta, dalla parte della falegnameria, ho visto che affittano un capannone per eventi. Papà, si potresti informare > interviene Rachel per rompere il silenzio creato da Billy. < Si chiederò > dice annuendo.

Guardo l’orologio e mi rendo conto che si sta facendo tardi. Respingo l’invito di restare a cena, con la scusa che poi è verità della versione di storia da fare per il giorno dopo. E poi, non mi va di creare ancora di più tensione tra Jacob e Rebecca. Quando ci sono io, in quella casa, l’aria si fa troppo pesante, insopportabile e il mio amore, è già stressato di suo con officina e branco che non gli serve altri casini in mezzo.

Sono appena uscita dal cancello di casa Black, quando lo vedo arrivare in sella alla sua moto.
< Senza casco, signorino Black > dico ridendo. Lui, mi guarda e ride fermando la sua moto a pochi centimetri da me. Mi appoggio al manubrio.
< Signorina Cullen, non sapevo che eri qui. Se no, avrei chiuso prima l’officina > dice allungandosi per darmi un bacio delicato e a stampo sulla bocca.
< Sono venuta a prendere una cosa per mia madre e ora stavo tornando a casa ma visto che sei qui... > -dico ricambiando il bacio che lui mi aveva dato - < Accompagnami al confine >.
dice scendendo dalla moto e aprire la sella, dove ci sono i caschi.
< C’è mio padre che mi aspetta > prendo il mio casco e salgo in sella dietro di lui. Stringendolo forte, anche se non ce n’era bisogno, so tenermi e non ho paura di farmi male, solamente, sento il bisogno di abbracciarlo e respirare il suo profumo.

< Tra poco è il mio compleanno, e siccome non lavoro, mi piacerebbe passarlo con te > - mi dice Jacob arrivati al confine - < Ovviamente a pranzo s’intende. Ciao Edward > sorride.
< Vedremo Amanda, quella di teatro, vuole fare del cineforum ma non ho capito se da sabato questo o no > dico a Jake, sbuffando e a papà dico con il pensiero di reggermi il gioco.
< Nessie, tua madre ti sta cucinando il pollo fritto e poi devi anche studiare > mi chiama papà, in piedi davanti allo sportello della sua auto. Saluto Jake, salgo in auto e vado a casa.
A casa, spiego ai miei l’idea della festa a sorpresa da parte di Rachel e Rebecca e del mio regalo a Jacob, che senza pensarci più di tanto, ho realizzato subito.
< Nessie, se sabato lui è libero e tu, non hai nessun cineforum come pensi di non farti trovare? > chiede papà e, in effetti, non ha tutti i torti.
< Potrei andare a pranzo con lui, e poi mettermi d’accordo con Billy o con Embry, che fanno in modo che Jacob abbia il pomeriggio di ronda. > dico fiera di ciò che ho pensato.
< Sai che quando è in ronda lui, gira qui intorno, a casa non puoi stare di certo. La scuola è chiusa il sabato quindi cosa farai? > mi chiede mamma, mentre sparecchia la tavola.

Oh! Oh! A questo non ci avevo pensato.

< Potresti dire che il cineforum, si tiene nel pomeriggio a Port Angeles. > dice papà.
< Grazie papà. > - dico e lo abbraccio forte. Ha trovato la soluzione - < Adesso vado a finire la versione di storia e poi a nanna. Notte a tutti > li saluto dando loro il bacetto della buona notte e vado in camera mia.

Sono appena uscita da scuola e dopo aver salutato i miei compagni, m’incammino a piedi verso il bosco per poi correre un pochino alla velocità vampiresca, verso casa ma sono fermata da Seth.
< Ehi Nessie, serve un passaggio? > mi chiede Seth sporgendosi dal finestrino della sua auto.
< Sono a piedi quindi sì, un passaggio lo accetto volentieri > - dico. Sorrido e salgo in auto - < Ti manda Jacob? > chiedo sistemando lo zaino tra le gambe e chiudendo lo sportello.
< No, stavolta no. Anche se ho l’ordine di badare a te quando lui non c’è. > - sorride - < Passavo di qui. Mia madre, mi ha chiesto di farle la spesa e di portarla a casa di Charlie ed è lì che stavo andando >.
< E’ da un po’ che non vedo il nonno, ti disturba se ti accompagno? >chiedo sapendo già che la sua risposta è positiva, che gli fa piacere che lo accompagno da Charlie.
< Come sta Leah? > chiedo a Seth. Dal giorno in cui sono diventata una “ragazza lupo”, non l’ho più vista.
< Leah sta benone, anche se è sempre super impegnata con le lezioni, il tirocinio e la preparazione della tesi. > mi dice Seth.
< Sono contenta per lei che sta bene e tu invece? Hai trovato un lavoro? > gli chiedo. So che stava cercando un lavoretto, ma che ancora non aveva trovato.
< Oh sono contento anch’io per lei. Per quanto riguarda me, mi è stato proposto di essere istruttore di nuoto in una piscina a Forks >- mi dice sorridendo. – < in fondo, sono il lupo più figo di tutta la riserva >
< Oh si moltissimo > dico ridendo, prendendolo in giro. Seth ed io ci divertiamo così a prenderci in giro.

Sul vialetto di casa di nonno Charlie, oltre alla sua auto, ci sono anche il Pick up di Billy e la Volvo di papà. Seth parcheggia e lo aiuto a portare le buste in casa.
Ad aprirci la porta è mia madre e mi avvisa che con Billy ci sono Rebecca e Salomon, suo marito.

Che la recita abbia inizio!

< Salve a tutti > dico entrando in casa e affacciandomi nel salotto con Seth. posando una busta della spesa sul tavolo.
< Oh Nessie! Mah che bella sorpresa. Come mai qui? > chiede nonno Charlie.
< Sono passato davanti scuola sua e l’ho vista a piedi le ho chiesto se voleva un passaggio. > interviene Seth.
< E siccome Seth mi ha detto, che passava qui, mi sono offerta di accompagnarlo. Tutto qui. E poi, dovevo chiedere una cosa a Charlie ma se mai verrò domani in commissariato. > dico. Anche se in realtà non ho nulla da dirgli.
< Nessie, se è una cosa urgente, si va un momento di là e mi racconti... > mi dice nonno.
Ormai la frittata è fatta e quindi fingo di avere un problema e di raccontarlo a un pubblico ufficiale.

Andiamo in cucina, dove Sue sta preparando del the.
< Nonno, Rebecca e Salomon non sanno nulla di cosa è Jacob, un lupo. E di me, della mia crescita. > gli dico a voce bassa per non farmi sentire dagli altri in salotto perché ho notato Rebecca tendere l’orecchio per origliare.
< Ok ma ti prego non farmi pensare a Jacob lupo > mi dice nonno. È ancora sconvolto dalla visione di Jacob di tanto tempo fa quando Jake si trasformò in lupo davanti a lui per non far lasciare Forks alla mia famiglia in modo che potevamo restare insieme.
< Tranquillo > - gli dico, abbracciandolo - < Ti voglio bene >.

Torniamo in salotto, dove quasi tutti mangiano e bevono il the con i pasticcini. E cominciamo poi a parlare dell’organizzazione della festa a sorpresa.
< Ho parlato con il proprietario del capanno e per sabato è nostro > dice Billy, bevendo del the.
< Bene, Emily ed Io, possiamo preparare qualche rustico > dice Sue.
< Anch’io ed Esme, se serve del cibo, possiamo prepararlo > interviene mamma.
< Beh anche Rachel ed io, possiamo cucinare. Siamo le sorelle > dice stizzita Rebecca.
< Beh ce ne vuole tanto di cibo, poiché saremo tanti e non tutti sono “magrolini” > dice ridendo Seth.
In silenzio prendo appunti e, butto giù qualche mia idea su come allestire una “festa” in un capanno mai visto.
< Scusate, invece di pensare al cibo o agli invitati... nessuno ha pensato come portarci Jacob? > chiede Salomon.
< Giusto! Qualche idea su come convincere il festeggiato? > chiede Billy.
< Possiamo dirgli che, c’è qualche auto da riparare da quelle parti… > dice Rebecca, ma è subito interrotta da Seth.
< Se ho ben capito, dove sta il capanno, non ce ne sono di auto da riparare in quella zona ci sono solo degli sfasciacarrozze e Jake lo sa bene. >
Mi viene da sorridere se ripenso a quella domenica, io e lui dentro uno sfasciacarrozze alla ricerca di pezzi d’auto e a studiare i vari pezzi di un motore.
< Io e Reby, fingiamo di fare un giro da quelle parti e ci si ferma il Pick up così lo chiamiamo e viene a prenderci > propone Salomon.
< Impossibile, il Pick up l’ha controllato stamattina e sta benone. E anche la sua auto è apposto > dice Billy.

In fatto di motori Jacob non sbaglia mai.

< Scusate, e se si fa credere a Jake che lo festeggiamo in casa con una semplice cena in famiglia? In fondo Jacob, non ama le serate “mondane” > - intervengo io, alzando la testa dal mio block notes. - < Poi, quella sera, gli si dice che Rachel e Rebecca non avevano in mente cosa cucinare ed hanno pensato di andare a cena fuori. > sorrido e faccio spallucce.
< Buona idea Nessie ma c’è una cosa; quello è un capanno e non un ristorante > dice nonno.
< Giusto ma ho pensato anche a questo. Billy, tu alla riserva hai voce, giusto? Potresti, farti avere dal proprietario del capanno o dalla polizia di La Push... un permesso di qualche ora per montare qualcosa che dia l’effetto di un ristorante? > chiedo a Billy.
< Certo che posso... > dice Billy e mostro la mia idea di mettere un cartello luminoso o come montare fuori un finto ristorante. Tutti approvano anche Rebecca accetta la mia idea controvoglia.

I giorni passano, il compleanno di Jacob si avvicina sempre più velocemente le idee sull’organizzazione “Festa Jake” si aggiungono a macchia d’olio. Rebecca ha iniziato a rivolermi parola ma lo fa solo in casi estremi ovvero quando non ci sono, né Rachel né Salomon. Alla presenza di Billy è costretta a parlarmi perché il padre è stato chiaro, io faccio parte della famiglia. Ringrazio la mia famiglia che in breve tempo riesce a costruire il necessario per il “ristorante”.
Il piano/scusa da dire a Jacob per quel pomeriggio è pronto Jenna e alcune compagne del drama club si sono prestate al gioco.



Nota autrice:
Renesmee riesce a vedere la nonna materna solamente da lontano. Davanti casa Cullen mamma e figlia hanno un piccolo dialogo riguardo Renèe.
Il compleanno di Jacob si avvicina Nessie non sa cosa regalargli dopo averci pensato su bene, riesce a trovarlo. Da sola non può realizzarlo le servono dei complici e chi meglio dei due migliori amici di Jacob potevano far al caso suo?
Rebecca, ha pensato di organizzare una festa a sorpresa per il compleanno del fratello ma trova qualche contraddizione in quello che vuole fare soprattutto se tra questi c’è Nessie, l’ha ancora con lei. Nessie, dal canto suo cerca di farsi da parte il più possibile e se deve dire qualcosa, lo fa solo se chiamata.

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Capitolo 21
*** Buon Compleanno ***


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Finalmente il gran giorno è arrivato.
Mi alzo dal letto, vado alla mia cabina armadio a scegliere cosa indossare per la serata e metto in una busta da portare a casa dei nonni poiché mi vestirò lì, ma qualcosa mi dice che nella serata non indosserò l'abito scelto.
Ho del tempo quindi posso prendermela comoda. Preparo il bagno per una bella doccia rilassante e poi mi vesto indossando un jeans con sopra un maglione collo alto e stivaletto scamosciato beige con tacco molto basso. Prendo busta e borsa e scendo giù. C’è solo papà seduto sul divano che guarda il notiziario in tv.
Mamma è andata da nonno Charlie.
< Ciao papà, vado da nonna. Ci vediamo più tardi. > lo saluto dandogli un bacio sulla guancia. M’infilo il cappotto e vado a casa dei nonni è lì che ho appuntamento con Jake.

< Buongiorno tesoro > mi dice nonna Esme, non appena apre la porta di casa.
< Giorno nonna > la saluto sorridendo. L’abbraccio ed entro in casa.
< Hai già fatto colazione? Anzi non me lo dire perché conoscendoti. Credo che tu l'abbia saltata > - mi guarda in modo torvo ma apprensivo per poi sorride - < In cucina ti ho preparato la colazione vieni >.
Seguo nonna in cucina.
< So che adori prepararmi da mangiare e non posso certo dire di no. E poi sei una cuoca fantastica che mangerei sempre ciò che mi prepari > le dico sorridendo. È vero, anche se i suoi manicaretti non può assaggiarli perché vampira, cucina divinamente.
In cucina ad aspettarmi c’è la mia tazza blu con scritto il mio nome in argento, i miei cereali preferiti, del pane tostato e imburrato e un piatto di pancake con lo sciroppo di cioccolato.
Mentre faccio colazione arrivano le zie.
< Giorno Nessie > mi salutano entrambe. Ricambio con la mano perché ho la bocca piena.
< Tesoro, vestita cosi, vuoi uscire con il tuo fidanzato? > chiede zia Rose.
< SI anche perché è solo un pranzo. E poi dopo, ho il finto corso di teatro quindi... > dico facendo spallucce.
< Stai benissimo solo che ti manca qualcosa il tacco. > dice zia Rose, riferendosi alle mie scarpe.
< Sai che il tacco quando ho scuola non posso indossarlo. > rispondo pulendomi con un tovagliolino di carta la bocca.
< Oggi non hai scuola > ribatte la zia Rose.
< Rose, falle indossare le scarpe che vuole. Tanto stasera indosserà quello che le abbiamo scelto e non quello che sta qui > dice zia Alice muovendo la busta.

Me lo sentivo che quel vestito non l’avrei indossato.

< Ok va bene. L’insegna del ristorante è pronta? > chiedo curiosa e ansiosa. Voglio che tutto sia perfetto. Il mio amore deve rimanerci di stucco.
< Non è solo un’insegna ma ho pensato a qualcosa di più. È quasi tutto pronto e Jasper ed Emmett, sono nel garage a lavorare. E no, non puoi vederlo! > dice soddisfatta la zia Alice. Sa che muoio dalla curiosità di vedere ma, mi è stato vietato. E pensare che l’autrice dell’idea sia io.
Due auto frenano davanti casa e a distanza di pochi secondi l’una dall’altra si sentono le portiere sbattere. Nonna apre la porta d’ingresso e due odori inconfondibili entrano. Uno è di mamma e l’altro è Jacob.
< Su forza signorina! Andiamo su a darci una truccata > mi dice la zia Alice, fermandomi per un braccio. - < il tuo amato lo vedi tra un po’ >
< Ok ma trucco leggero! > rido salendo le scale.

La zia Alice mi sta truccando leggermente, solo per dare un po’ di colore alla mia pelle già chiara di suo. Mi mette un ombretto color oro, una passata ma poco di rimmel sulle ciglia e sulle labbra il lucidalabbra. Hai capelli non ci pensa me li lascia sciolti. Mentre la zia Rose, mette lo smalto rosso sulle mie unghie delle mani.
< A questi ci penseremo più tardi. Ho in mente una cosa ma non te la dico > indicando i miei capelli, zia Alice.
< Almeno il vestito si potrebbe vedere? > - chiedo. Mi fa segno di no - < Un pezzettino? >
< No e non insistere > mi dice sempre la zia Alice. Zia Rose se la ride “sotto i baffi”.
< Il tuo lupo ti sta aspettando e le unghie sono apposto > dice zia Rose. Si alza dalla sedia e va a posare lo smalto e mi fa immergere le mani dentro una ciotola con acqua ghiacciata per far asciugare rapidamente lo smalto.
Anche zia Alice ha finito di truccarmi così scendo al piano di sotto, dove mamma, nonna e Jacob sono seduti sul divano a parlare.
< Auguri Jake! > dico abbracciandolo da dietro e scoccandogli un bacio sulla guancia. Mi prende la mano e mi fa segno di andare davanti.
< Grazie Principessa > - sorride. Poi mi guarda - < Siamo sicuri che hai davvero il corso a Port Angeles? > < Sicurissima perché? > dico.
< Perché sei bellissima! > mi dice, regalandomi il suo sorriso. Ricambio il sorriso ma dentro di me, tiro un sospiro. Tutto apposto. E sorrido.
< Andiamo? > chiedo
< Certo Principessa > sorride.
Salutiamo e andiamo via.

E’ presto per pranzare cosi decidiamo di fare una passeggiata per negozi ma non compro nulla, guardiamo solo le vetrine e passeggiamo tenendoci per mano, come tutti gli innamorati.
< Sarà forse che oggi, è il mio compleanno ma io ti trovo sempre più bella > mi dice Jake, guardando il nostro riflesso su una vetrina di un negozio di giocattoli.
< Mah se non ho nulla di nuovo indosso.> dico. Mi guardo meglio alla vetrina, con la paura che la mia crescita abbia deciso proprio in questo momento di farsi vedere con qualche bel segno evidente. E fortunatamente no. - < Non vedo l’ora che arrivi settembre... > appoggio la testa sul suo braccio.

Così non crescerò più.
Non dovrò più nascondermi e trovare scuse plausibili per giustificare qualche mio evidente cambiamento agli esseri umani. Solo nonno Charlie non ha bisogno di scuse.


< Anch’io amore... anch’io... > - dice pensieroso e sorridente. Mi bacia - < Otto mesi passano presto vedrai > < Sì. Con te passano tutto in fretta > ricambio il bacio.
Da un bacio ne arrivano un secondo e poi un terzo e così via... è un continuo di baci carichi d’amore e dolcezza che non ti stancheresti mai di scambiare con la persona che ami perché non riesci a smettere e per me è veramente così, è come se le mie labbra siano incollate alle sue. Baci che ti fanno dimenticare il resto del mondo che ti circonda, tranne lui ovviamente perché il lui il tuo mondo.
Lui e le sue labbra sulle mie.
Lui e la sua lingua che gioca con la mia.
Lui e le sue mani che accarezzano le mie braccia.
Lui, lui e soltanto lui
< Sti giovani di adesso sempre appiccicati... > dice una vecchietta mentre passa accanto a noi. Io e Jake ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere.
< Ha ragione. Sti ragazzi di oggi… > mi dice fingendosi disgustato. Rido della sua espressione e della sua battuta ma soprattutto lo faccio perché sono felice di stare insieme con lui.
< Hai perfettamente ragione ma vedi… > - gli dico sfiorandogli le labbra - < è che non riesco a fare a meno di te > sorrido e riprendo a baciargli il viso.
Tra un bacio e una risata, l’ora del pranzo è arrivata. Abbiamo fame e nessuno dei due ha prenotato un tavolo in un ristorante così entriamo nel primo locale che vediamo e chiediamo se hanno un tavolo libero.
< Jake, entriamo qui da “Ciao Italia” > dico indicando l’insegna del primo ristorante che vedo. È italiano.

Il cameriere ci mostra il nostro tavolo e leggiamo il menù ordinando due piatti di pasta con panna, prosciutto, funghi e piselli e per secondo lui una bistecca con insalata, mentre io un arrosto con patate al forno. Mentre aspettiamo le nostre ordinazioni, decido di dargli il primo dei due regali, il secondo è una sorpresa e lo avrà durante la serata.
< Buon compleanno amore mio > dico sorridendo, allungandogli il pacchetto che prende e lo scarta.
< Grazie amore! È stupendo! > dice entusiasta e felice del suo nuovo cellulare. Per essere precisi un Iphone.
< Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto. > - sorrido - < Ho preso anche la custodia cosi non ti si rovina... >.
< L’ho vista ed è bellissima. Grazie > sorride e mi bacia in modo dolce ma con passione.
< Ehm... avete ordinato voi due boscaiola? >ci interrompe il cameriere.
< Si > risponde Jacob. Toglie dal tavolo cellulare e custodia per far posto ai piatti mentre io, rossa in viso ripongo la busta con il regalo nella borsa.

Cominciamo a mangiare parlando del più e del meno.
< Sei bellissima quando diventi rossa > mi dice, mentre arrotola la pasta alla forchetta.
< Che figura! > dico mangiando la pasta. Lui ridacchia.
< Figura o no sempre meravigliosa sei > afferma con tono di chi non ammette repliche.
< Grazie > dico e arrossisco un pochino.
< Sei arrossita ancora > mi dice e sorride.
< E’ colpa del vino > rispondo.
< Stiamo bevendo coca-cola > mi dice.
< Lo so ma il mio vino sei tu e non posso farci nulla > dico sorridendo. Sorride.

Il cameriere porta i nostri secondi e contorni.
< A che ora ti passo a riprendere stasera? > mi chiede mentre taglia la sua bistecca
< A nessuna ora. Ti ricordo che sei di ronda oggi pomeriggio e poi sinceramente non so che ora faccio. Amanda, si è messa in testa che dopo lo spettacolo ne dobbiamo discutere subito > dico sbuffando mentre in forchetto una patatina.
< Che spettacolo? > chiede tagliando un altro pezzo di carne e mangiandolo.
< Uh un film ma non ho capito quale, in realtà non ha detto né il titolo né di cosa parla. Ci ha fissato l’appuntamento davanti al bar quello giallo con le tende bianche > dico tranquillamente.
< Quasi, quasi... non faccio la ronda e m’intrufolo con voi al cinema. Così sto tutta la serata con te > dice poggiando i gomiti sul tavolo.

Certo come no! Così mandi tutta la festa in rovina? Non ci pensare nemmeno.

< No. Tu vai alla ronda. Sei il capo e deve dare il buon esempio, anche se oggi è la tua festa. Poi credo che hanno tutti degli impegni, Quil deve portare Claire alle giostre, e se gli dici di sostituirti fai star male Claire ed io ti strozzo. E poi, non è né carino e ne corretto, farti sostituire all’ultimo minuto. > dico seria.
< Ok mi arrendo. > dice mentre alza le mani in segno di resa.
Il cameriere passa per togliere i piatti e ordiniamo due fettine della torta della nonna. E brindiamo con due bicchieri di coca cola.

Jake mi accompagna in auto fino al bar, dove ci sono Jenna e altre due compagne di corso, Annabelle e Gabrielle ad aspettarmi. Saluto il mio lupacchiotto e scendo dall’auto. Appena vedo che si allontana, con le mie amiche inizio a camminare fino al cinema dove danno Hercules il film. Ho due ore di tempo libero e siccome siamo li, entriamo a vederlo e poi tra gli attori c’è Kellan Lutz.

Uscita dal cinema, trovo lo zio Jasper pronto per accompagnarmi a casa dalle zie e poi lui corre a La Push a dare una mano a papà, nonno e lo zio Emmett a montare la struttura. Anche mamma e nonna sono lì ad aiutare le ragazze a sistemare la sala.

Mi faccio una doccia veloce e poi la zia Alice mi porta subito alla zona trucco e parrucco. Zia Alice, mi trucca e zia Rose mi sistema i capelli tirandoli su in una croccia alta, lasciando qualche ciocca ondulata libera.
Ed ecco il vestito. Un abito bianco e nero. La gonna è bianca e arriva fino sopra al ginocchio ed è morbida, mentre il pezzo di sopra è nero e dal decolté fino alle maniche è trasparente. Ai piedi, delle scarpe rosse con tacco. Per finire la borsa dello stesso colore delle scarpe.
Sono pronta e anche le zie lo sono.

Jacob è appena tornato a casa e sta andando in doccia. Rach.


Bene il segnale del via libera è arrivato.
Dalle zie mi faccio lasciare al confine, dove c’è Seth che mi accompagna fin davanti casa Black, non entra va direttamente alla sala. Anche le zie sono andate li.
Ad aprirmi la porta è Salomon che saluto e mi dice che gli altri si stanno finendo di vestire. La prima a uscire è Rachel, seguita da Billy e da Rebecca.
< A ci sei anche tu alla fine? > dice Rebecca non appena mi vede.
< E sì, ci sono anch’io. Non potevo non esserci nel festeggiare il mio fidanzato > dico in tono un po’ ironico.
< Jacob ha detto che non sapevi che ora facevi con le tue amiche > dice Rebecca.
< Reby, lo sai che quella era solo una scusa > interviene Salomon che mi guarda come a chiedermi scusa da parte della moglie.
< Avrei preferito che non ci fosse. Perché lei non è una Black > dice acida Rebecca.
Suonano ala porta ed è Paul.
< Rebecca finiscila. Nessie è la fidanzata di tuo fratello e fa parte della famiglia > interviene Billy mentre io guardo la porta che da sulla zona notte sperando che Jacob, stia ancora sotto la doccia e non abbia sentito nulla.
< No che non lo è! Sono arrivata a casa e ho trovato lei. Poi tutti i giorni Jacob è con lei e mai in casa e mi parla a stento. Per me, lei è un’estranea e finché sono qui, lei non la voglio tra i piedi > dice arrabbiata Rebecca, puntandomi il dito contro.
Mi sento offesa e in colpa per essere entrata nella vita di Jacob. Prendo un bel respiro e le dico tutto quello che in questi giorni, per quieto vivere, non le ho detto.
< So di esserti antipatica e sinceramente non so il perché. L’avermi trovata qui in casa, il giorno che sei arrivata non credo sia il vero motivo come non credo sia nemmeno quello del parlarti a stento e che in casa non c’è quasi mai. Tuo fratello ha un lavoro che lo tiene occupato dalla mattina presto fino alla sera e per giunta nell’orario che io sono a scuola. Quindi, non ci vediamo mai. Ci sentiamo solo per telefono. E se non ti parla, chiediti il perché. Te ne sei andata via quando lui era piccolo per parecchio tempo non ti sei mai fatta né vedere né sentire e ora, ti mostri infelice, se lui è felice con me? Se io avessi, un fratello vero, di sangue che non vedo da molto tempo, sarei felice nel vederlo contento e innamorato. Non mi metterei a parlarne male di lei davanti a lui. > - arrabbiata e delusa, soprattutto la seconda prendo borsa e cappotto - < Fate ancora gli auguri a Jacob da parte mia > apro la porta e me ne vado.

Mi sa che ho rovinato tutto ma dovevo dirle qualcosa. Se non avesse avuto l’imprinting come adesso amerebbe un’altra e magari Rebecca non avrebbe nulla da dire. Leah posso capirla in qualche modo ma lei?

Seduta in spiaggia, osservo il mare, è un po’ agitato come lo sono io in questo momento.
Sento il rombo di una moto, la sua per essere precisa. Non mi giro resto a guardare il mare.
< Che cosa fa una bella ragazza tutta sola qui? > si siede accanto a me.
< Un lupo, mi ha vietato di attraversare il bosco da sola quando è buio > sorrido e poggio la testa sul suo petto e mi stringe a se. Lo abbraccio.
< Mi hai fatto preoccupare. Sono uscito dalla doccia e ho sentito solamente tu che dicevi di farmi gli auguri e quando sono andato, in sala eri scomparsa... > mi dice. Mi da un bacio sulla testa.
< Ho solamente detto a Rebecca, quello che pensavo. Che deve essere contenta se, ha un fratello felice. > rispondo stringendomi a lui.
< Lo so. Mi hanno raccontato tutto e sapevo che alla fine saresti esplosa e gliene avresti cantate quattro. Comunque ho detto di festeggiare senza di me. > mi stringe a se, cullandomi fra le sue braccia.
< Com’è andata la ronda ? > chiedo
< Bene. Tutto tranquillo a parte il blaterare di Seth e il rincorrere i tuoi zii che si divertivano a darmi fastidio. E a te, com’è andata? > chiede.

Era il loro compito distrarre Jacob il più possibile.

< Oh bene abbiamo visto un film sulla mitologia greca ma nulla di che fortunatamente, Amanda aveva un impegno nella serata e cosi eccomi qui. > dico e sorrido.
< Se mi chiamavi, ti venivo a prendere... > mi guarda.
< Eri di ronda > poggio la mia fronte sulla sua.
< Giusto > mi dice. Lo bacio, solleticando le sue labbra con la mia lingua finché essa non è accolta dalla sua.
Ci ritroviamo così nella nostra bolla di passione quella che ci fa perdere la cognizione del tempo e dello spazio, dove esistiamo soltanto noi due.
Il mio telefonino comincia squillare è Embry, riconosco la suoneria.
< Pronto? > chiedo fingendo di non conoscere la suoneria.
< E’ lì con te? > mi chiede Embry non appena rispondo. Mi alzo e mi allontano un pochino per parlare in codice con lui e non far capire nulla a Jake. - < Billy ha detto che hai discusso con Rebecca e lui è venuto a cercarti. Qui, ci sono tutti mancate voi due. >
< Ci vediamo lì > dico e chiudo la comunicazione.

Torno da lui, seduto sul tronco.
< Chi era? > mi chiede infastidito dell’intrusione del telefono.
< Oh nessuno d’importante > - faccio spallucce - < Amore, io ho fame che ne dici se andiamo a mangiare qualcosa? >dico e noto che guarda le mie gambe.
< Ok andiamo. > - mi prende in braccio e mi porta fino ala sua moto - < Sei stupenda e voglio che non ti sporchi >.
< Lo so io dove. È un ristorante che ha appena aperto > dico sciogliendo la mia pettinatura e infilando il casco per poi salire in moto. E lo stesso fa lui, s’infila il casco e sale in moto.
Gli indico la strada.
< Qui ci sono solo magazzini e sfasciacarrozze! Sei sicura che il ristorante che dici sia qui? > chiede alludendo al fatto che per quanto possa conoscere La Push, da quelle parti non ci sono mai stata e nemmeno con lui.
< Fidati, è da questi parti. Ci sono passata qualche giorno fa con Kim > - il padre di Kim, so che lavora da quelle parti. - < Gira a destra e siamo arrivati >
< Ok Principessa! > dice e poggia una mano sulla mia gamba.

“Ferma la moto.
< Non resisto più, Nessie, devo averti adesso... > accarezza la mia gamba lentamente, parte dal ginocchio e sale su dentro la gonna... e poi di nuovo giù...
< Sì... > gli sussurro con voce roca.
Scendo dalla moto. Mi tolgo il casco e lo do a lui che nel frattempo è sceso e si è tolto il suo casco. Sorride sghembo mentre si avvicina a me ed io mi avvicino a lui..Ci accostiamo a un muretto e iniziamo a baciarci con passione, mentre le sue mani accarezzano le mie gambe e le mie mani accarezzano la sua testa
< Oh al diavolo il dover aspettare! Ti voglio adesso > dico riprendendo fiato
< Al diavolo la promessa... > riprende a baciarmi. E compare il viso di mio padre.”


Con il viso di mio padre torno alla realtà.
Siamo vicini al ristorante e papà potrebbe aver captato il mio “pensierino”, che poi mi è lecito farli pensierini cosi perché il protagonista è il mio ragazzo e quindi non ci trovo nulla di male.
< Siamo arrivati. Te l’avevo detto che conoscevo la strada! > rido e lui con me. Parcheggia.
L’area del magazzino è tutta illuminata da lanterne appese al recinto di ferro. Sul cancello appare una grande insegna con scritto “La riserva”. Nel giardino/cortile sparsi qua e là dei tronchi tagliati a metà, fungono da tavoli con accanto da due a quattro tronchi più piccoli per fare da sedie. Seguiamo il viale, illuminato da alcune candele a terra, fino all’edificio con dentro e luci accese ed entriamo.
< Tanti Auguri Jacob! > gridano tutti non appena entriamo.
< Grazie ma... > dice il festeggiato sorridendo e mi guarda.
< Non sono stata la sola > - dico alzando le mani in segno di resa - < L’idea è stata delle tue sorelle! >
< Grazie > mi bacia e poi va a ringraziare le sorelle.
Saluto la mia famiglia e gli amici e mi avvicino al tavolo pieno di ogni pietanza e bibite di ogni tipo alcolico e non, con Jacob. Riempio il mio piatto e mi guardo intorno, pochi palloncini (compie ventiquattro anni e quelli sono per i bambini), qualche tavolinetto qua e la e tante sedie sparse per la sala. In un angolo, lo stereo acceso con musica di sottofondo.
< Dopo, mi devi un ballo > dico a Jacob.
< Ma non ci pensare proprio. È la mia festa e non ballo! > mi dice mentre divora la sua fetta di torta rustica.
< Per oggi, ti salvi... > gli dico per poi andare verso la mia famiglia e lui viene raggiunto dal branco.
Sto parlando con le zie in merito al vestito che indosso e che piace anche il mio Jacob, poiché non mi toglie gli occhi di dosso, quando si avvicina Rebecca e lo vedo irrigidirsi pronto a venire a “salvarmi” gli faccio segno che va tutto bene. Si calma anche perché Paul è accanto a lui e lo tiene fermo per una spalla.
Rebecca mi chiede di poter parlare ed io acconsento andando però a parlare fuori, dentro c’è molta confusione.

Ci sediamo su uno dei tronchi tagliati che fingono da tavolo, lì fuori.
< Devo chiederti scusa per come mi sono comportata con te. Ero solo gelosa, e ammetto ho la mia grossa parte di colpa > - sospira - < Ho abbandonato un padre e un fratello piccolo e non sono mai tornata qui.
Ogni volta che telefonavo, Jacob, non ha mai voluto parlarmi so che ce l’ha più con me che con Rachel sono io quella che è andata a vivere più lontano. Rachel, per telefono mi ha raccontato di te e di quanto Jacob tiene a te > sorride e sorrido anch’io - < Tornare a casa e vedere un’estranea aprirmi la porta, mi ha dato un po’ fastidio, poi vedere mio fratello rispondermi male.. mentre con Rachel ci parla tranquillamente, ci ride e ci scherza, con me no. >
< Io a tuo fratello, tengo tantissimo. Non posso e non riesco a immaginare la mia vita senza di lui. So del suo passato, che ha affrontato e non è stato facile. Per un bel pezzo non ha rivolto parola nemmeno a Rachel quando è tornata a casa, credeva che sarebbe ripartita subito ma poi è arrivato Paul e… ha deciso di restare. Devi solo dargli tempo > dico accennando un sorriso sincero.
< Sì ma io riparto dopo domani e tempo non ne ho molto > mi dice con sguardo e voce triste. Tiene al fratello e si nota benissimo.
< Un passo avanti, lo hai appena fatto. Mi stai parlando. > - sorrido. Vedo venirci incontro Rachel e mia madre - < Jacob, è iperprotettivo nei miei riguardi. Non sopporta che qualcuno possa “ferirmi” ma se vede che stiamo qui a parlare in amicizia stai tranquilla che non sarà più ostile con te > finisco.
< Oh siete qui > dice mia madre.
< Si stavamo parlando un po’ > risponde Rebecca. Poggia la sua mano sulla mia spalla io annuisco e sorrido. < Credo sia arrivato il momento della torta > - dice Rachel e aggiunge - < Contenta che avete chiarito >.

Si spengono le luci.
< Happy birthday to you, Happy birthday to you, Happy birthday to you.. > cantiamo tutti in coro mentre zia Connie. La zia di Jacob, sorella di Billy e mamma di Collin (altro lupo) si avvicina al festeggiato spingendo un carrello con sopra la grande torta. Una torta di compleanno classica alla panna con scritto “Happy Birthday” e due candeline con il numero 24.
< Happy Birthday amore mio > gli canto sussurrando al suo orecchio di risposta mi cinge con un braccio la vita, un bacio sulla guancia e soffia le candeline.
La mia famiglia non mangia, ma stando a una festa di umani e soprattutto dove c’è zia Connie, è costretta per qualche minuto a fingere che la torta piace. Io non fingo, a me piace e rifaccio il bis.
< Complimenti, bella festa > mi dice Leah, sedendosi accanto a me nel mangiare la torta ma viene subito chiamata da Sue.
< Grazie! > riesco solamente a dirle, perché si allontana andando dalla madre che l’ha chiama.

< E’ giunto il momento dei regali! > grida quel folletto di zia Alice saltellando.
Scarta e ringrazia per tutti i regali ricevuti. E infine gli do il mio secondo regalo una busta da lettere bianca. La apre e dentro ci trova un biglietto per il Supercross di Seattle, il 15 marzo. Rimane sorpreso. Il motocross è sempre stato la sua passione oltre al baseball e il football.
< Grazie! > - sorride contentissimo - < Perché uno solo? Se devo andarci da... > dice ma è interrotto da Embry e Quil.
< Non ci vai solo, veniamo anche noi due! > dicono all’unisono i due amici, sorridendo e incrociando le braccia al petto.
< Oh allora questo cambia le cose > dice Jacob scherzando.

Jacob sa, che anche volendo, non posso. Ordine di quell’antiquariato di papà, che mi ha vietato di andare per più di un giorno lontano da casa con Jacob. Dice che è per via della mia crescita e il lupo gli dà pure ragione!
Però, gli dà fastidio il non poter uscire da soli oltre i confini di Forks e La Push. Otto mesi sbrigatevi a passare!


< Lo sai, è cosi fino a settembre. Quando avrai raggiunto la maturità della tua crescita, allora farai come ti pare. Ma non troppo perché vivi con me e tua madre. E grazie dell’antiquariato! > dice papà in auto mentre torniamo a casa dalla festa.

Ops! Mi ha sentito.

< Ok! Ok > rispondo per poi addormentarmi cullata dal camminare della macchina.



*Note Autrice*
Chiedo scusa per l’enorme ritardo con cui vi pubblico il capitolo ma per problemi in casa non ho potuto correggere e pubblicarlo prima. Spero mi perdoniate.
Finalmente il giorno del compleanno di Jacob è arrivato! Nessie gli fa due regali il primo è un telefono nuovo che gli da al pranzo e il secondo è quello che ha organizzato insieme a Quil e Embry. Il regalo di cui tutte ne eravate curiose, vero?
Finalmente, Renesmee e Rebecca parlano, in un primo momento Rebecca si mostra ancora gelosa e ostile verso Nessie e com’è successo con Leah (qualche capitolo dietro) esplode e le dice che non si sta comportando come una buona sorella. Crede che con questa sua sfuriata abbia rovinato tutto e invece non è così, i Black sono andati alla festa e lei ha potuto portarlo li. E li Nessie è riuscita a chiarire e far pace con Rebecca.
Anche Leah, le ha rivolto parola e senza essere antipatica. Che stia succedendo qualcosa a Leah?
Cosa ne pensate, riuscirà la nostra coppia ad aspettare otto mesi?
Alla prossima che non so quando ma spero presto.
Frafra

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Capitolo 22
*** Come marito e moglie ***


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La mia stanza sembra un campo di battaglia, vestiti ovunque. L’unica cosa in ordine è la mia scrivania.
< Uffa! Che faccio? > dico seduta sul letto indecisa su quali dei miei tanti vestiti dar via o tenere. Per me scegliere, dovrebbe essere più facile rispetto alle ragazze umane vista la mia velocità nel crescere ma sembra non essere così, sicuramente no.
< Potresti mettere in ordine! > dice papà sulla soglia della porta. Sorride.
< La dici facile tu, che non cresci alla velocità della luce e hai solo pantaloni, magliette e camicie. > - dico, abbozzando un sorriso - < La consegna dei vestiti a scuola è domani e ho ancora la busta vuota > indico una busta nera sul divanetto in camera.
< Capito. Compito di tua madre anzi delle tue zie > dice alzando le mani in segno di resa. Scoppio a ridere. Vedere papà arrendersi in faccende da donna è buffo.

Chi ben comincia è a metà dell’opera.

Riprendo fiato e inizio. In pratica prima ho solamente svuotato la mia cabina armadio.
Prendo due grosse scatole e su ognuno scrivo sopra, con un pennarello nero “Tengo”, “Butto”.
A metà pomeriggio, la scatola “butto”, quella che devo dar via, è abbastanza piena rispetto all’altra, così non resta che versare il contenuto nella busta nera e portarla domani a scuola. Metto in ordine poi, la stanza, riponendo nella cabina gli abiti da tenere.
Finito, vado con i miei a casa dei nonni, per la cena, dove c’è anche Jacob.

In attesa che Jake suoni il campanello di casa dei nonni, salgo nell’ex stanza di papà e vado a rovistare in cerca di altri miei vestiti che non metto più da poter aggiungere alla busta da consegnare domani a scuola per i poveri. Qui la scelta è meno difficile la maggior parte sono cose di due anni fa.
< Toc! Toc! E’ permesso? > chiede Jacob poggiato sullo stipite della porta con le braccia conserte. Alzo la testa e sorrido.
< Tu, non hai da chiedere il permesso. > dico, andandogli incontro. Gli prendo la mano, chiudo la porta e lo trascino verso il letto, facendolo sedere.
Con il pensiero mando un messaggio a papà.

Papà fino a che non è pronto in tavola non disturbateci. Abbiamo bisogno di privacy e tranquillo il lupo ha promesso!

Seduti sul letto, ci raccontiamo la nostra giornata. Lui, con la sua officina e i clienti pazzi ed esigenti. Io con la scuola tra verifiche e interrogazioni.
< Domani pensavo di prendermi il pomeriggio libero, ti vengo a prendere a scuola e ce ne andiamo da qualche parte tu ed io... > mi dice sdraiato sul letto. Braccia dietro la testa e il sorriso da farmela perdere.
< Certo che mi va e dove vorresti portarmi? >dico, sistemandomi accanto a lui.
< A pattinare. È da tanto che lo chiedi > dice, sorridendo per poi darmi un bacio sulla fronte, sul naso e infine sulle labbra che lo accolgono volentieri e dolcemente.
< SI è da tanto che lo desidero e nessuno mi ci ha mai portato e sempre per un motivo > dico, sbuffando. Il motivo è sempre stato, la mia crescita.
< E domani Principessa, ci andremo > mi dice, stringendomi a se.
< Jacob e Renesmee, è pronto in tavola a lavarsi le mani e scendete > dice papà, aprendo la porta dopo aver bussato una sola volta e senza aspettare di essere invitato a entrare.
< Agli ordini! > esclamo e mi alzo dal letto. Anche Jacob fa la mia stessa cosa.

Come sempre la cena è stata ottima, Jacob ha fatto il bis e nonna è stata contenta. Insieme a tutta la famiglia parliamo delle solite cose di cui si parla sempre ovvero il mio rendimento scolastico, il lavoro di Jake e le sue ronde.
< Nessie, è ora della visita > dice nonno Carlisle mentre si alza dalla poltrona e piega il giornale.
Seguo nonno nel suo studio ed entro.
Mi fa la solita classica visita, controllo dell’altezza, del peso, dei riflessi, mi sente il cuore ed emette il suo verdetto: sto bene e la crescita rallenta non troppo quindi, devo stare attenta perché sono cresciuta di altri trenta centimetri.
Finita la visita, mi metto un po’ al piano e inizio a suonare con papà, sotto gli sguardi contenti di tutti, soprattutto di due persone mamma e Jacob. Gli zii Emmett e Jasper giocano a scacchi mentre le zie fanno il tifo per loro. I nonni guardano la tv.
Papà poi comincia a suonare la mia ninna nanna e questo significa solamente che si è fatto tardi e bisogna andare a dormire.
Buona notte a tutti e ognuno a casa propria.

Jeans scuro, maglione a collo alto bianco e il suo immancabile giubbotto di pelle marrone appoggiato allo sportello della sua auto che mi sorride appena mi vede c’è Jacob. Gli corro incontro e l’abbraccio felice di vederlo.
< Mi sei mancato tantissimo > dico e lo bacio. Anche per sole tredici ore, mi è mancato.
< Anche tu > - ricambia il bacio - < Ho qualcosa per te > indica l'interno della macchina.
Mi apre lo sportello, salgo in auto e senza aspettare che entra anche lui, apro la busta indicatami prima al suo, interno tiro fuori una sciarpa con il cappuccio a forma di panda.
< E’ bellissima! Grazie > lo abbraccio baciandolo.
Provo la sciarpa. Mi guarda.
< Ti sta benissimo. A te, tutto sta benissimo > mi dice sorridendo, per poi baciarmi di nuovo. Infilo le mani nelle tasche/guanti della sciarpa e lo avvolgo in un morbido e tenero abbraccio.
< Il mio bambù > dico dolcemente.
< Da lupo morbidoso sono diventato un bambù. Wow! > dice, ridendo. Annuisco felice.

< Jake ma non so pattinare sul ghiaccio! > gli dico mentre entriamo per la prima volta in un palaghiaccio. Sapevo che mi avrebbe portato a pattinare ma non pensavo di certo a quello sul ghiaccio anche perché non sono capace.
< E’ come andare sui pattini normali solamente che al posto delle rotelle, c’è una lama per scivolare sul ghiaccio. > dice. Cerca una panchina libera su cui sederci e cambiare scarpe.
< Ok, Allora non è difficile infondo sui pattini normali ci so andare > dico, più rivolta a me stessa che a lui.

E’ mezz’ora che siamo sulla pista ed io non riesco a mantenere l’equilibrio. E non era difficile. Nessie la prossima volta è meglio che stai zitta.< /i>

< Guardami e stai tranquilla... ci sono io qui amore > -mi dice provando a lasciare le mie mani per l’ennesima volta ma le stringo forte. Sorride - < Non ti lascio sola. Pattino al tuo fianco e ti tengo d’accordo? > chiede sorridendo con quel sorriso che a me, non promette nulla di buono anzi... sa di presa in giro.
< La fai facile tu che sai pattinare! > dico aggrappata al suo braccio. Lo sento ridere.
< Fidati di me. > dice. Ed io mi fido di lui. Riproviamo.
Mi prende la mano destra con la sua destra e con la sua mano sinistra mi abbraccia, tenendomi stretta. Faccio come lui dice prima un piede e poi l’altro. pian piano lascia la mia mano, scioglie l’abbraccio e mi ritrovo a pattinare da sola, con lui sempre accanto che sorride.
< Sto andando da sola! Sto pattinando! > dico a voce un pochino troppo alta e rido felice. La gente che è li, si volta a guardarmi alcuni ridono nel vedere la “pazza” che urla e ride contenta di aver imparato a pattinare, altri restano perplessi e ci sono infine quelli che gioiscono con me, regalandomi un applauso.
< Sì, stai pattinando >- sorride e applaude - < Te lo avevo detto che ci saresti riuscita! > si mette davanti a me ed io ne approfitto per abbracciarlo, saltandogli addosso facendolo cader, lui con il sedere a terra ed io sopra di lui. Continuiamo a ridere sotto gli sguardi divertiti dei pattinatori.
Dopo il tanto pattinare ci sediamo al bar del pala ghiaccio e ci prendiamo della cioccolata calda e qualche biscottino che ovviamente finiscono velocemente. Abbiamo fame, lo sport ci ha messo appetito tanto che Jacob si alza e va al bancone e ordina dei muffin.
Mentre aspetto che torni al tavolo, una ragazza lascia un foglietto per pubblicizzare la festa degli innamorati, in un locale.

The earthly paradise
14 febbraio
Cena con menù libera, accompagnata dalla splendida voce di Mariah e dal piano Johnathan.
Una serata romantica con un duo live.
Che aspetti? Prenota subito.


< San Valentino. Un'altra cosa per sprecare denaro > dico sbuffando. Jacob mi toglie il foglio dalle mani.
< Prenota subito, c’è scritto ma mancano sì e no quattro giorni. Come vuoi festeggiarlo? > mi chiede.
Il cameriere arriva al tavolo portando un piccolo vassoio con sopra quattro muffin.
< Tu, vuoi? Questo sarà il nostro primo San Valentino ma non voglio festeggiarlo come fanno tutti. Con cene fuori o regalini stupidi. > dico. Prendo anch’io un muffin.
< Allora penserò a qualcosa di speciale e diverso per la mia Principessa > sorride.
< A me basta solo stare con te. Dove, come e quando non hanno importanza per me... conti solo tu > dico. Mordo il muffin.

Passano i giorni ma del San Valentino nessun accenno. Non so nulla, né cosa intende fare lui né cosa voglio io per ora idee zero. So quello che faranno gli altri, quel giorno ma non io.

San Valentino.
Mi sveglio. Sul cuscino accanto al mio trovo una rosa rossa e nella stanza sento odore di Jacob.
< Jacob! >grido e sorrido. Ma lui non c’è.

Bip! Bip!

Buon San Valentino Principessa!
Sono passato per darti la rosa, ti piace? Che idiota, certo che ti piace
Scommetto che stai ridendo : )
Il tuo Jacob


Sorrido. Per risposta al suo sms mi decido di farmi una foto selfie di me in pigiama con la sua rosa in mano.

Buon San Valentino Morbidoso!
Sì, sto ridendo : ) quando penso a te, lo sai rido sempre!
Kuk Laule <3
Tua Nessie


Mi lavo e mi vesto, pronta per andare a scuola ma prima colazione preparata dalla mia mamma.
< Renesmee, hai programmi per oggi con Jacob? > mi chiede mamma.
< No, che io sappia niente. Lavora. Perché, sai qualcosa che io non so? > dico guardandola con sospetto mentre giro il cucchiaio nella tazza di latte con i cereali.
< No, no, non so niente e stamattina quando è passato per lasciarti la rosa non mi ha detto nulla. > - sorride e poi continua - < Se vuoi fare qualcosa, questa sera io e tuo padre andremo a caccia quindi possiedi la casa libera fino a che non rientriamo. Ora però vai a scuola o fai tardi! >
< E papà? Comunque grazie> sorrido ed esco da casa.
< Tuo padre è d’accordo > mi dice, urlando perché sono già fuori di casa.

Ho casa libera stasera quindi dopo chiamo Jacob e gli mostro la mia idea per stasera conoscendolo non credo abbia preparato qualcosa. Lavora tutto la giornata e già è tanto se stamattina mi ha portato la rosa, cavolo poteva svegliarmi!

È dall’inizio delle lezioni che cerco un minuto libero per chiamarlo e dirgli la mia idea ma, mi è impossibile sembra che oggi i professori si siano messi d’accordo per essere puntuali. Non fa in tempo a suonare la campanella per il cambio dell’ora che l’insegnante è già in aula e seduto alla cattedra.
< Ragazzi, il professor Barlow sarà assente per qualche giorno da oggi. Pertanto potete chiamare a casa e uscire prima. Questo per chi non ha lezione o attività extra > dice la professoressa di matematica mentre sventola il foglio con la comunicazione alla classe.
< Evvai siamo salvi dall’interrogazione! > esclama Matt.
< Tu, sei salvo. Doveva interrogare a te > dice Suzie guardandolo.
< Voi che fate restate a pranzo qui o ve ne andate a casa? > chiede Vin - < Io e Jenna, ce ne andiamo a pranzo fuori se volete unirvi a noi.. >
< Io e Suzie veniamo con voi > dice Matt riferendosi a Vin e si danno il cinque.
< Io, vado a La Push da Jacob. Lily perché non mi accompagni? > le chiedo. Non mi va di andarci da sola, tanto so che è impegnato con il lavoro. Con lui, ho stretto un patto, che se io non ho urgenza importante tipo qualche intruso dagli occhi rossi a disturbare la quiete a Forks, può lavorare e stare tranquillo. E siccome, oggi non ho quest’urgenza se non quella di dirgli di questa sera. Certo posso telefonagli e dirglielo per telefono ma ho buco a scuola, sono libera da impegni e ne approfitto.
< Ma non voglio disturbarvi.. > dice Lilian.
< No, non disturbi e conoscendolo lo troverò impegnato a sistemare una macchina e poi scusa, non hai detto che la tua ha qualche difettuccio? > le dico.
Con il “difetto alla macchina” riesco a convincerla a venire con me all’officina di Jacob.
Chiamo a casa e chiedo il permesso per uscire prima poiché il professore è assente e dopo pranzo non ho nessuna lezione. Una volta ottenuto il permesso dico che vado alla riserva con Lily.

In officina.
< Ciao Embry! Il tuo capo dov’è? > saluto Embry non appena metto piede nell’officina quasi piena di auto e moto, tra le riparate e quelle da riparare.
< Ohi Nessie! > - mi saluta lui, alzando la testa dal cofano aperto di un’auto - < Il capo è nell’ufficio >.
< Grazie. Embry, la mia amica ha un problemino alla macchina, le dai un’occhiata tu? > chiedo sorridendo.
< Certamente! Che problema ha? > chiede Embry a Lilian, mentre i due parlano del difettuccio della sua macchina ... io vado da Jacob in ufficio.

Entro in ufficio e lui esce dal bagno. Non appena mi vede, sorride e allarga le braccia per chiuderle qualche secondo dopo con me in mezzo. Ci baciamo.
< Avevo bisogno di vederti e dirti una cosa... > dico sempre abbracciata a lui.
< Dimmi > mi dice stringendomi a se.
< I miei stasera festeggeranno fuori il San Valentino e ho pensato che magari potevamo festeggiare a casa mia con la mia prima cenetta cucinata da me > dico, alzando il viso per vedere la sua espressione.
< Cu... cucini tu? > - chiede sorpreso. Faccio di si con la testa.
< Non ho mai avuto occasione di cucinare e oggi mi è sembra un buon motivo per iniziare. Perché è una brutta idea? > chiedo.
< No, non è brutta, tranquilla. Che mi preparai di buono? > mi chiede.
< Non te lo dico è una sorpresa. Appena chiudi l’officina, vieni al cottage. >
< Ok capo! > ride.
< Ma avevi altri programmi per questa sera? > gli chiedo.
< Sì. Venire a casa tua e portare la cena, take away. Se vuoi cucinare tu, per me va bene > dice, sorridendo.
< Quindi sapevi già di casa libera? > - dico e lui annuisce - < Cucino io e non cambio idea > sorrido.
Non so ancora cosa ma ho deciso cucino io.

Usciamo dall’ufficio e troviamo Embry e Lily, davanti alla macchina di quest’ultima, si guardano, sorridono e arrossiscono.
Da quando conosco Embry, non l’ho mai visto impacciato con una ragazza, è sempre stato spigliato e loquace, un vero latin lover. La stessa cosa Lilian, certo non la conosco da anni come Embry, ma anche lei è sempre stata una ragazza che la timidezza per lei non esiste. I loro sguardi sembrano quelli di due innamorati, mi ricordano Jared e Kim che nonostante stanno insieme da tantissimo tempo si guardano ancora cosi. Va beh tra di loro, come per la maggior parte del branco c’è...
< Imprinting > - mi dice Jacob, all’orecchio mentre li osserviamo - < Embry ha avuto l’imprinting con Lily. Non si è nemmeno accorto di noi! >
< Se è come dici tu... è fantastico! Sono felice per loro. E come fai a esserne certo? > chiedo, osservando i due.
< Fidati, è imprinting. Lo so perché sono un lupo e quasi sette anni fa ci sono passato anch’io. > - dice -< E il mio oggetto, è qui accanto a me. > sorride e lo faccio anch’io.
< Hai ragione, la sua espressione è identica alla tua > gli dico.
Poggio delicatamente la mia mano sulla sua guancia e gli mostro l’immagine del suo viso il giorno del nostro imprinting.

“Io in braccio a zia Rose.
Jacob sorpreso, cammina verso di me fino a inginocchiarsi a terra.
Papà, chiama gli zii fuori.
Poi, Jacob rientra e mi sorride. Il suo viso non è più sorpreso ma dolce da innamorato.
Io che allungo le braccia verso di lui e zia Rose che a malincuore mi lascia tra le sue braccia.
Gli sorrido. Il mio primo sorriso.
Mi sorride.
Il nostro primo sorriso.”


< Lo ricordo come se fosse trascorso solo un giorno. La mia Principessa tra le mie braccia che sorride > dice. Mi prende in braccio e mi bacia con dolcezza.
La fame si fa sentire così, io e Jake, Embry e Lily decidiamo di pranzare insieme con dei panini che io e Jake andiamo a comprare per mangiarli lì in officina, che durante la pausa pranzo resta chiusa.
< Ehi Jake, stasera posso non fare la ronda? > chiede Embry a Jacob.

Anche stasera qualcuno è di ronda.

< Parla con Leah. È lei che fa i turni.. >dice Jake. Da un morso al suo panino.
< Scusate, ma Leah non è via per un po’? So che ha molto da fare con lo studio > chiedo, bevendo dell’acqua.

Leah... è dal compleanno di Jacob che non la vedo.

< Sì, ma quando non ha troppi impegni, è nel branco e vuole fare i turni lei. Dice che io faccio un casino > dice Jacob, dando un altro morso al suo panino. Lily, mangia il suo panino e ci guarda senza capire di cosa stiamo parlando.

Lupus in fabula

Dalla serranda semi abbassata entra Leah che viene direttamente nell’ufficio, dove noi stiamo mangiando.
< Ciao, è pronta la mia auto? > dice Leah, tirandomi una delle sue occhiatacce e poi mi sorride. Ricambio il sorriso.
< La tua auto è pronta. Senti Leah… mi chiedevo se potevo fare cambio di turno con qualcuno stasera. Sai, vorrei poter festeggiare San Valentino > dice Embry prima guarda Leah e poi Lliy che arrossisce e si copre il viso portandosi il suo bicchiere alla bocca.
< Perché lo chiedi a me? Chiedilo a Jake il capo è lui. A no, è vero i turni li faccio io. Comunque stasera ho un impegno e non posso.> dice Leah.
< Embry stasera prenditela libera. Non credo che stasera debbano venire a rompere le scatole, no? > dice Jacob dopo averci pensato bene. Quando lo vedo assorto nei suoi pensieri e poi se ne esce così, qualcosa ha in mente.
< Oh un altro lupo con l’imprinting.. > dice Leah con ironia. Osserva prima Embry e poi Lily, poi me e Jacob. Prima che qualcuno le dica qualcosa, prende le sue chiavi e va via.

Appena Leah esce dall’officina, Lily inizia a domandare cosa intendeva la lupa. Embry con l’aiuto mio e di Jacob, soprattutto di quest’ultimo (il lupo è lui non io) riesce a spiegarle, con un bel po’ di difficoltà la loro natura di essere lupi, saltando però la parte che riguarda me e ciò che sono. Che loro sono nati per difendere la loro terra dai vampiri, è vero, ma che io sono mezza vampira e vivo con vampiri questo ancora non lo sa ed è presto.

Sull’imprinting..
< Quando ti ho guardato negli occhi, ho visto tutta la mia vita accanto a te. Ti ho visto camminare con me, felice, tenendoci per mano. Ti ho visto con gli occhi da lupo passeggiare accanto a te. So che anche tu, hai visto le mie stesse cose. Questo è l’imprinting. > le dice Embry, visibilmente emozionato.
< Sì, sono le stesse cose che ho visto io, guardandoti. Quindi tu... saresti la persona della mia vita?! > gli domanda Lily, abbozzando un timido sorriso.
< Se mi vuoi si > le risponde sorridendo Embry. Lei per tutta risposta lo bacia a fior di labbra e ride.
Nel vedere la scena, a me a Jake, ci scappa da sorridere.

< Tocca tornare a lavoro > dice Jacob alzandosi dal divanetto e da una pacca sulla spalla a Embry che sbuffa.
< Agli ordini capo! > dice Embry.
Salutiamo i “meccanici” e andiamo via.

< Lui è un bel ragazzo... è simpatico... ha un bel fisico e un bel sorriso. Credo abbia tante buone qualità, se è amico di Jacob, non credo possa essere diversamente. Ma sta cosa dell'impronta che non capisco > mi dice Lily guidando la macchina dirette a casa Cullen. Alla spesa ci ha pensato mamma, io le ho solo mandato un sms dicendole cosa volevo cucinare, dal primo al dolce...
< Si dice imprinting. Lo so è abbastanza strana la cosa ma, pian piano non ci fai neanche caso. Ogni imprinting è diverso da se > - dico osservando il braccialetto che Jacob mi regalò a Natale - < prima di avere l'imprinting con lui ed essere quella che sono ora, la sua ragazza, eravamo conoscenti, neanche amici. Lui, era amico di mia cognata Bella e di mio fratello Edward lo vedevo spesso poi un giorno, mi ha guardato negli occhi ed è scoccato tutto- E ora sono la ragazza più felice della terra! > sorrido. La verità di com’è andata non posso dirgliela o almeno non per ora.
< Domani, ti racconterò com’è andata con Embry > mi dice non appena scendo dall’auto.
< Ci conto. Mi raccomando di questo non farne parola con nessuno. > le dico sorridendo.
< Tranquilla > mi dice ricambiando il sorriso.

Un giorno Lily saprai tutto su di me, ora è presto. Adesso devi pensare a Embry e a conoscere i lupi.

Corro al cottage.
Saluto mamma e salgo al piano superiore per posare lo zaino e lavarmi le mani, poi scendo in cucina pronta per iniziare a cucinare. Preparo la pasta al forno, la preferita di Jacob, poi dell’arrosto con patate e per finire una crostata alla frutta. Mentre preparo tutto, racconto a mamma la mia giornata, e lei fa la stessa cosa.
Ecco arrivare papà, gioco e scherzo un po’ con lui e infine vado a preparami.
Mi faccio una doccia veloce e mi vesto con abiti comodi, niente eleganza e scomodità. Indosso pantaloni della tuta e una maglietta, Jacob ed io, abbiamo deciso di non festeggiarlo come fanno tutti gli innamorati, quindi per noi questa è una cena a casa mia, come tutte le altre sere, soltanto che stavolta saremo soli. E poi so che anche lui non sarà vestito elegante, appena chiude, l’officina viene qua.
Scendo di sotto e saluto i miei.

Sto preparando la tavola quando sento il rombo della sua moto fermarsi davanti al cancello di casa. Sorrido. Controllo se la pasta.

È cotta.

Osservo il mio volto allo specchio per vedere se ho i capelli in ordine.

Sì, lo sono.

Suona il campanello. Apro.
< Finalmente sei arrivato. > dico trascinandolo in casa. Lo bacio. Ricambia.
< Che buon profumo amore... > mi dice.
< Allora andiamo a mangiare. Il mio lupo, oggi ha pranzato solo con due panini... ma io, gli ho preparato la cena. A lavarsi le mani. > lo bacio dolcemente.

Mangiamo parlando un po’ di quello che è accaduto nella sua officina, sia quando c’ero io e sia dopo essermene andata via.
< Sei da sposare lo sai? > mi chiede mentre sorseggia della coca cola.
< A te, la coca cola fa male! > dico ridendo.
< No, dico sul serio. Siamo soli in casa, hai cucinato tutto tu, mi hai accolto in casa come una moglie innamorata accoglierebbe suo marito innamorato, dopo una giornata di lavori. E ora, ti aiuto a lavare i piatti. E poi dici che non sei da sposare? > mi dice sorridendo.
< Mi stai facendo la proposta di matrimonio, per caso? Perché in tal caso potrei dirti che la lista ancora non è finita >- rido e poi aggiungo. - < Intanto facciamo una prova. Come marito e moglie > dico alzandomi e andando verso il lavandino.
< Come marito e moglie beh sì, in effetti, stasera, somigliamo a una coppia sposata. > mi dice alzandosi prendendo i piatti sporchi e mi bacia sulla guancia.
Laviamo i piatti ridendo, scherzando e schizzandoci l’acqua bagnandoci le magliette, più che bagnate direi sono zuppe! Ci guardiamo un secondo per poi ridere come matti.
< Siamo bagnatissimi! > dico continuando a ridere.
< Sarà meglio che ti cambi la maglietta. Amore mio > mi dice per poi darmi un leggero bacio sulle labbra. Bacio che poi continua fino alla mia stanza.
I baci prima sono dolci, man mano che raggiungiamo la mia stanza, si fanno sempre più “caldi”.
Ci togliamo le magliette continuando a baciarci... con le labbra scivola sul collo, inclino la testa di lato mentre le sue labbra scivolano sulla mia spalla.

Lo voglio. Sento di essere pronta... lo voglio e lui anche mi vuole.

Lo spingo sul letto e mi siedo a cavalcioni su di lui.
< Voglio fare l’amore con te. > gli dico. Mi tolgo il reggiseno restando a petto nudo e sorrido maliziosamente.
< Ti voglio anch’io e da impazzire ma non qui amore > mi dice dispiaciuto. Accenna un sorriso e comincia ha darmi piccoli baci sul viso, come a farsi perdonare. Mi alzo dal letto, sorridendo appena. Ci sono rimasta male.
< Tranquillo... hai ragione qui è meglio di no. E poi dobbiamo aspettare sette mesi... > gli dico infilandomi la maglietta del pigiama.
< Amore, io ti voglio e da impazzire! Oh al diavolo i sette mesi. Io sono nato per essere tutto ciò che vuoi, per esaudire ogni tuo desiderio, capriccio insomma ogni tuo tutto. Ti Amo >- mi cinge i fianchi -< Guardiamo un film? > mi chiede. Annuisco.

Ci mettiamo sul mio letto, sdraiati vicini, tv accesa sul primo film che capita “Valentine’s Day”. Jacob, stanco si addormenta quasi subito mentre io cerco di resistere, ma alla fine cedo al sonno.

< Tesoro... siamo tornati > mi dice mamma a voce bassa, svegliandomi. Le sorrido e mi giro a guardare Jacob che dorme beatamente. Mi alzo dal letto ed esco dalla stanza con mamma, dove c’è anche papà.
< Jake può restare a dormire qui? Oggi, ha avuto una giornata pesante e appena a toccato il cuscino è crollato. Non me la sento di svegliarlo e farlo guidare nel bosco... > chiedo a entrambi. Anche se il permesso è rivolto più a papà che a mamma di lei so già la sua risposta positiva.
< E’ un lupo e ha senso dell’orientamento e l’aria fredda lo sveglierà > dice papà. Insomma per lui è no.
< Edward... guardalo come dorme beato. Per una volta non fare l’antipatico e il padre antico sii moderno e lascialo dormire qui. > dice mamma, in mia difesa.
< E va bene, dormirà qui ma solo per stanotte. > dice papà. Ringrazio papà e mamma con un bacio e poi entro nella mia stanza. Mi preparo per la notte, andando in bagno e indossando pantaloni del pigiama poi, sveglio dolcemente Jacob e gli faccio indossare il pigiama che qualche giorno prima gli avevo comprato, ma per una serie d’impegni, non ero riuscita a dargli.

Ho fatto proprio bene a non dargli il pigiama e tenerlo sempre qui e pensare che me lo ero scordato di averlo. Se non prendevo il mio pigiama pulito



*Note Autrice*
Dite la verità leggendo il titolo avete pensato che i nostri due innamorati si siano sposati e che io avessi fatto un salto temporale enorme. Avete tirato un sospiro di sollievo quando non è stato così. Spero vi sia piaciuto questo capitolo e di come hanno trascorso il loro primo San Valentino. Ho creduto giusto che oltre a Jacob e Quil, anche Embry avesse l’imprinting con qualcuna e chi meglio di Lily poteva essere? Ho pensato che la ragazza doveva essere sia estranea alla faccenda lupi/vampiri e sia estranea alla tribù Quileutes. Spero che vi sia piaciuto.
Aspetto le vostre recensioni
Frafra

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Capitolo 23
*** Kauk laule ***


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< Sto ancora sognando > - dice stropicciandosi gli occhi. Gli do un pizzicotto sulla guancia - < Ahia! >
< Non stai sognando. Abbiamo dormito insieme e sei nella mia stanza > dico sorridendo.
< Non ricordo però di questo > dice indicandosi il pigiama.
< Non ricordi perché stavi dormendo ed è stato tanto se sei riuscito a star sveglio il tempo di indossarlo > dico ridacchiando.
< E mi hai visto metterlo? > - chiede scettico, alzando un sopracciglio. - < E magari faceva parte del tuo piano. > sorride.
< La verità è che ti avevo preso quel pigiama qualche tempo fa, ma tra una cosa e un’altra non sono mai riuscita a dartelo finché ieri sera prendendo il mio pigiamino, ho visto la scatola e me lo sono ricordato. Non potevi di certo dormire in mutande, anche se > dico senza finire la frase apposta per vedere come reagisce.
< Anche se? > chiede.
< Ti preferisco in mutande! Se non ti davo il pigiama, saresti dovuto andare a casa. > dico, avvicinandomi a lui e lo abbraccio. Ci scambiamo qualche tenera coccola finché la mia sveglia non suona e qualcuno non rompe le uova nel paniere.
< Renesmee e Jacob è ora che vi preparate > dice papà in tono freddo e duro come il marmo che è in lui. Entra in camera mia senza, ovviamente, bussare e interrompe le nostre coccole.

Non sei mai venuto a svegliarmi proprio oggi lo dovevi fare? In finale non stiamo facendo nulla di male, solo qualche grattino.

< Dai o farai tardi a scuola! > esordisce papà, in risposta al mio pensiero. Esce e richiude la porta.
< Papà ha ragione > - dice Jacob, alzandosi in piedi. Da fuori la porta si sente uno “grunt” - < Volevo dire tuo padre. > ridacchio.
Apro l’armadio e prendo i miei vestiti puliti. Offro il mio bagno a lui ed io vado in quello dei miei.
Appuntamento, giù in cucina per fare colazione. Purtroppo non preparata da me, ma da mamma.

In cucina.
< Buongiorno dormiglioni > mamma ci saluta, mentre toglie dal fornello i pancake.
< Giorno a te Bells > Jacob ricambia il saluto. Io mi limito a darle soltanto un bacio sulla guancia e mi siedo davanti alla mia solita tazza di latte e cereali.
< Trascorsa bene la serata ieri? > chiede mamma. Annuisco sorridendo.
< Oh si che è andata benissimo. Nessie ha cucinato divinamente e non pensavo sapesse cucinare > risponde Jacob alla domanda di mamma. In forchetta il suo pancake.
< Non ho fatto tutto da sola, ho avuto la supervisione di mamma. E a voi, com’è andata la serata? > chiedo.
< Bene. Ho portato tua madre nel bosco e le ho fatto scegliere qualche puma. > mi risponde papà tutto sorridendo.
Alle parole di papà “le ho fatto scegliere qualche puma”, mi viene da ridere immaginando la scena, così poso una mano sul viso di mia madre e l’altra su quello di Jacob.

“Mamma e papà vestiti eleganti.
Mamma, con un abito da sera lungo, molto scollato e sexy. Ai piedi, delle decolté argentate come le decorazioni sul vestito.
Papà indossa un semplice e classico smoking. La invita a entrare in quello che sembra un cancello fantasma situato tra due alberi con sopra un’insegna “Dal Puma”.
Ai loro occhi, si presenta una carrellata di gabbie trasparenti all’interno tantissimi puma di ogni specie, dimensione, razza e colore. E sparsi qua e là tavoli grandi quanto un puma e a due posti. “


Tutti e quattro scoppiamo a ridere.
< Molto divertente Nessie. > si complimenta con me papà per la mia fervida fantasia.
< Grazie papà >- lo ringrazio. Guardo l’orologio appeso in cucina e strattono Jacob che continua a mangiare e a ridere insieme a mia madre - < Si sta facendo tardi. Andiamo! >

Siamo in moto verso la scuola. Oggi, mi accompagna lui.
< Maritino mio. > gli dico stringendomi di più a lui sulla moto.
< Mogliettina mia. > mi dice. Con una mano sfiora la mia.
< Se io strappo la lista, mi sposi subito? > gli chiedo.

La serata di ieri mi ha messo fretta di sposarlo.

< Ehm no. Prima finisci gli studi o se no, Edward mi ammazza, e poi ci sposiamo. La lista, però, strappala lo stesso. > mi risponde ridacchiando. Gli do un pugno sulla spalla piano in modo scherzoso.
Siamo arrivati a scuola.
< Beh sposati o no, tu sei sempre mio. Ed ho un bel progetto per noi due > dico mentre mi tolgo il casco e scendo dalla moto.
< Del tipo? Sentiamo. > dice scendendo dalla moto e togliendosi il casco.
Mi risiedo al lato della moto. È davanti a me.
< Quando andrò al college, tu verrai con me. O t’iscriverai al college insieme con me oppure ti troverai un lavoro. Così potremmo vivere sotto lo stesso tetto e insieme. > gli dico, attirandolo a me per il giaccone.
< Poi ci penseremo quando sarà il momento > mi dice, per dami un bacio che sa di desiderio, di voglia di continuare quello che ieri abbiamo interrotto e che anche adesso bisogna smettere perché siamo davanti scuola e Lily e il resto del gruppo ci ha visto. Si unisco a me e a Jacob, nell’attesa che la campanella suoni e annunci l’inizio delle lezioni.

Mannaggia! Se non arrivavano loro magari io e Jake, avremo continuato il discorso di ieri sera. Lo voglio e lo desidero da impazzire!

Tra una lezione e l’altra con Jenna, Suzie e Lily ci raccontiamo ognuno la propria serata amorosa.
< Ieri era il compleanno di una mia cuginetta, ha fatto un anno. Vin mi è venuto a prendere dopo cena e siamo stati al cinema. Abbiamo visto ‘The Amazing – Spiderman 2’ con quel figo di Andrew Garfield. A fine film, mi ha regalo questo > dice Suzie tutta sognante e mostra la spallina di un reggiseno. Sorridiamo.
Ecco il professore di Inglese che interroga Juliette, Victor e Paulina.

Fine lezione e cambio di aula.
A parlare tutta euforica e contenta è Jenna.
< Matt, si è superato. Dopo che vi abbiamo salutato > - si rivolge a Suzie poiché sono state a pranzo insieme con i rispettivi fidanzati, ieri - < Mi ha portato in un motel per tutto il pomeriggio, siamo tornati a casa a mezzanotte meno dieci. Mi ha regalato un mazzo di rose rosse e abbiamo spezzato il cuore > mostra una catenina con il ciondolo di un cuore spezzato con incisa la M di Matt. Sorrido con le mie amiche ammirando il ciondolo.
Ecco due ore di matematica, alla prima continua spiegare altri teoremi e nella seconda ora interroga me, Leo e Sharon. La mia interrogazione dura poco rispetto a quella degli altri due miei compagni, alle domande e all’esercizio che mi ha dato, ho saputo rispondere correttamente e in modo dettagliato lasciando l’insegnante entusiasta.

< E tu Nessie? > chiede Suzie durante un altro cambio aula.
< Io nulla di che... sono stata con Lily in officina da Jake > - guardo e sorrido a Lily, rimasta in silenzio - < E poi chiusa l’officina, è venuto a cena da me. I miei, non erano in casa e ho pensato di cucinare io. Tutto qui. > dico.
< Cosa ti ha regalato? > chiede Suzie.
< Beh soli a casa immagino lo avrete fatto > dice Jenna, alludendo al sesso.
< Non mi sono scambiata nessun tipo di regalo con Jake, è stata una cena come tutte le altre sere soltanto che stavolta eravamo soli. Tutto qui. Per me, il regalo più grande che lui può farmi è quello di starmi vicino e amarmi come lo amo io > finisco di dire anche perché il professore di musica è in aula e ci sta osservando storto dalla sua cattedra, io e le ragazze siamo rimaste fuori a finire il discorso.

Se faccio sesso o no con Jacob, sono affari miei cara.

Non appena entriamo e occupiamo posto ai nostri banchi, il professore inizia a spiegare Beethoven e le sue opere, nessuno lo ascolta o fa finta di esserne interessati, me compresa. La vita di Beethoven la conosco bene così come le sue composizioni.

“Davanti al piano forte, con alcuni vecchi spartiti di papà.
< Uffa ma non mi viene > dissi un po’ scoraggiata ma riprovai.
Sbagliai ancora, ma ritentai e così finché papà non entrò nel salotto e mi aiutò a capire dove commettessi l’errore.
< Dove hai trovato questi? > mi chiese una volta finito di suonare.
< Volevo prendere il libro arancione dalla libreria. E tu perché mi hai nascosto questi spartiti? > gli dissi quasi a rimproverarlo per avermi non avermi fatto vedere la cartellina nera con scritto “Musica”.
< Ti avrei mostrato questi più avanti. E non cambiare discorso, sai bene che non devi arrampicarti sulle librerie > mi rispose.
< Si ok ma chi era L. Beethoven? > gli chiesi curiosa. Sorrise.
< Ludwing van Beethoven, era un compositore tedesco nato nel 1770 e morto nel 1827 a Vienna. Il padre era un musicista e gli insegnò tutto quello che sapeva della musica. Da Bonn si trasferì a Vienna, allora fondamentale centro musicale europeo. Studiò con Haydn e Salieri e presto acquistò fama grazie alla sua bravura al pianoforte. Questo fu per il maestro il periodo di maggior fortuna economica, ma purtroppo furono anche gli anni in cui si manifestarono i primi sintomi della sordità. > terminò il suo breve riassunto sulla biografia di Beethoven. Era lunga ma non avevamo tempo a disposizione, stava per arrivare nonno Charlie.
< Tutta qui la sua vita? > chiesi delusa.
< No non è finita. È molto lunga e la continueremo un altro giorno. Promesso. > mi disse papà con un sorriso dei suoi. Lo abbracciai.
< Tu, no ma nonno Carlisle sai se l’ha conosciuto Beethoven? > chiesi curiosa.
< Non lo so, dovresti chiederlo a lui. > disse, rimettendo in ordine gli spartiti.
Nonno Charlie arrivò.”


Il suono della campanella mi riporta alla realtà.

È ora di pranzo, raccolgo le mie cose e con le ragazze ci dirigiamo a mensa.
< Lily com’è andata ieri con Embry? > le chiedo prendendola a braccetto.
< Perché, sei uscita con un ragazzo e noi non sapevamo nulla?! > dicono in coro Suzie e Jenna.
Ridacchio nel vedere le facce sorprese delle due amiche e quella strafelice e innamorata di Lily.
< Oh Nessie... è stato bellissimo! Embry è un ragazzo meraviglioso, gentile e simpatico e dolcissimo. Ieri, quando è venuto a casa mia, ha portato un mazzo di fiori a mia madre, che si è sciolta e a me una scatola di cioccolatini più un orsacchiotto di peluche. Poi i miei sono andati a teatro, abbiamo ordinato del cinese e abbiamo giocato a ‘saltainmente’ con Lucas. > dice tutta sognante. Lucas è il fratellino più piccolo.
< E così esci con uno che si chiama Embry l’ho sentito già questo nome > dice Matt pensando a chi e dove avesse sentito quel nome.
< Embry... Embry.. come il meccanico che lavora con Jacob.. > dice Vin.
< Si è lui. > dice sospirando Lily. È persa. Innamorata persa.

Ora di biologia.
< Ciao ragazzi, vi annuncio che in queste due ore le passeremo insieme al sangue. La prima ora, continuo a spiegare la composizione e le sue proprietà del sangue e i vari gruppi sanguigni. Nella seconda ora, invece, ci troveremo il nostro gruppo sanguigno. Adesso aprite il libro a pagina 356 > dice il professore.

Alla frase “troveremo il nostro gruppo sanguigno” il mio cervello va in stand bay. Comincio a cercare una scusa plausibile per uscire dall’aula, non posso fare il prelievo o quello che sia per via della mia pelle dura, da vampira.
Mi accorgo che la lezione è finita perché Davis sta dando una mano al professore nella consegna del kit per l’analisi del sangue.

Mando un sms a papà gli dico del test e mi faccio venire a prendere. Scusa migliore non ne trovo

. Sto per prendere il cellulare dalla borsa quando con la coda dell’occhio vedo Lily sbiancare, è al banco accanto alla fila, dove sono io. Mi alzo per andare da lei ma il professore mi riprende per essermi alzata senza il suo permesso. Vorrei mandarlo a quel paese ma, mi trattengo e gli faccio notare il sentirsi poco bene di Lily. Mi offro di accompagnarla in infermeria.

Fuori dall’aula.
< La vista del sangue mi fa impressione. Tu, non ti sei punta vero? > mi dice Lily mentre andiamo in infermeria.
< No e non ne ho bisogno di sapere il mio gruppo sanguigno, lo so già. Dimmi di ieri sera, so che c’è stato dell’altro... che davanti a loro non hai detto > le dico entrando in infermeria.
Subito la signora Skiver, l’infermiera della scuola ci fa entrare.
< Una di voi è reduce dalla lezione sui gruppi sanguigni > - dice con voce dolce. Lily alza la mano, come a dire, sono io - < Oh cara accomodati sul lettino e vedrai che passerà presto. > - fa accomodare Lily sul lettino di vimini marrone e poi guarda me - < Tu sei? Comunque cara puoi tornare a lezione > mi sorride. < Cullen. Ho già fatto il test. Il professore ha detto che posso restare qui con la mia compagna, se per lei non è un problema. > dico educatamente.
< Certo che puoi restare > mi sorride e poi è chiamata fuori da una segretaria.
Appena esce Lily inizia a raccontare.
< Ieri sera Embry, ha raccontato la storia dei lupi. Quella in cui, la sua tribù discenda dai lupi e che loro nemico sono i freddi. Quando raccontava c’era mio fratello che ne è rimasto affascinato. So che quella storia è vera, giusto? Ieri mi avete detto dei lupi e dei freddi. E non mi stavate prendendo in giro vero? > chiede mentre si siede sul lettino .
< No, è tutto vero e ricorda non farne mai parola con nessun ok? Guarda che ti faccio vedere > - prendo dal portafogli, dalla tasca interna del giacchetto il ritratto di tre lupi seduti uno accanto all’altro. - < Questo con il pelo rossiccio è Jacob, questo è Quil e questo è Embry > ci sarebbe un altro modo per fargli vedere i lupi, ma non posso, non sa nulla di me e per ora non deve sapere.
< L’hai disegnato tu? > chiede meravigliata. Annuisco sorridendo.

La campanella suona, torniamo in classe a prendere i nostri zaini e poi ci uniamo alla massa degli alunni che escono da scuola. In lontananza sento il bisbigliare delle solite oche giulive o gatte morte, hanno appena visto un bel ragazzo. L’odore che capto è di un lupo, ma non Jacob.
< C’è Embry > dico a Lily.
< Impossibile a quest’ora starà lavorando e… > dice Lily, ma si blocca a metà frase perché il suo lupo cammina verso di noi.
< Ciao ragazze > ci saluta sorridendo.
< Come diamine hai fatto a capire che era lui? > mi domanda sorpresa.
< Magia! > - le rispondo ridacchiando insieme a Embry – < Ora, vi lascio soli che vado a parlare con Amanda > così dicendo mi allontano dai due innamorati e vado a parlare con Amanda, l’insegnante di recitazione, per un’ipoetica gita che vorrebbe fare. Finito di parlare con lei, mi avvio a piedi verso il cancello della scuola per andare a casa.
< Nessie la macchina è di qua > - mi dice Embry, mentre mi blocca il passaggio - < Il grande capo, ha detto che devo portarti alla riserva >

Quando arriviamo all’officina Jacob sta aggiustando una macchina, lo saluto con un bacio e sto attenta a non farmi toccare dalle sue mani sporche di grasso, i miei jeans preferiti. Anche Embry si rimette all’opera con una moto e nel frattempo parliamo tutti assieme, raccontandoci le nostre mattinate.
< Poi biologia, ci ha fatto il test dei gruppi sanguigni > se ne esce Lily. Argomento che io volevo evitare. Jacob, mi guarda preoccupato.
< Fortuna che Lily ti ho visto subito e portata in infermeria. Eri sbiancata di colpo! > rispondo pronta. < Tu, Nessie hai fatto il test? > chiede Jacob.
< No perché Lily si è sentita subito male. > rispondo.
Poi Embry finisce il suo lavoro e decide di fare una passeggiatina con Lily, loro due soli. Embry le ha promesso una passeggiata nel bosco e di mostrarsi in forma di lupo. A detta di Jake, sta correndo troppo, dovrebbe fare le cose con calma.
< Finisco di aggiustare quest’auto e chiudo io, vai pure e divertitevi > dice Jacob a Embry e a Lily.
Saluto la mia amica, con un sorriso.

Va ad abbassare la serranda dell’officina fino a metà, così nessun cliente si presenta con il proprio mezzo da riparare. E ritorna all’auto. Mentre io, sto in piedi accanto a lui e lo osservo passandogli qualche attrezzo, quando lo chiede.

Sto diventando brava in meccanica. Wow! Preferisco sempre il meccanico accanto a me, tutto sudato e sporco di grasso.

< Finito. Adesso possiamo pensare a noi... > mi dice sorridendo. Lo guardo e sorrido.
Si avvicina a me pian piano, io cammino all’indietro fino a fermarmi con le spalle al muro.
< Ora, Principessa non mi sfuggi > dice poggiando entrambe le mani sul muro imprigionandomi.
< E chi ha voglia di fuggire... > - dico con un filo di voce e lo bacio. Infilo i miei diti indice tra i passanti dei suoi pantaloni da lavoro, avvicinandolo di più a me. Sorrido e riprendo a baciarlo con passione.
< Al diavolo il lupo! > sorride beffardo e riprende a baciarmi.
Le sue mani, sotto la mia maglietta accarezzano la mia schiena, arrivando fino al gancio del reggiseno e poi scendono. Il gesto mi procura non pochi brividi di piacere. Con una mano spingo il suo viso sempre di più a me e con veemenza continuiamo a baciarci finché la sua bocca, non scende sul mio collo.
Chiudo gli occhi, godendo dei suoi delicati baci e lo attiro di più a me, le nostre parti intime, anche se coperte, si sfiorano.

“Amore ti voglio”

Mi guarda e sorride, ha sentito il mio pensiero.
Ci togliamo entrambi le magliette che cadono a terra. Da fuori si sentono le voci alcuni passanti.
< Aspetta qui... > - mi bacia e si allontana. Va ad abbassare del tutto la serranda e ritorna da me - < Così, nessuno ci disturba > sorride. Mi prende in braccio, come uno sposo fa con la sua sposa, mi porta nel suo ufficio.
Il resto dei vestiti cade a terra, restiamo solamente in intimo.
Stesi sul divano, è sopra di me che gioca con il mio seno in una scia di baci, scende giù fino al ventre mi guarda come a chiedermi il permesso di togliermi l’ultimo ostacolo che ci separa.
< Ti voglio. > gli sussurro decisa.
< Sicura? > - mi chiede titubante - < Lo sai che non voglio fare nulla se tu non ti senti pronta >.
< Sicurissima > gli rispondo. Mi toglie lo slip. È in ginocchio davanti a me, ha lo sguardo carico di desiderio.
Mi siedo e gli sfilo i boxer e restando così nudi uno di fronte all’altro, timidi e indecisi sul da farsi.
< Credo che adesso io... dovrei... > dice timidamente indicando la mia intimità.
< Credo di si > dico accennando un timido sorriso.
È la prima volta per entrambi, credo sia normale avere delle insicurezze all’inizio, nudi come lo siamo ora non ci siamo mai visti a parte lo stare in costume d’estate.

Si allontana un momento, raggiunge la sua scrivania lo vedo prendere un qualcosa da un cassetto. È scatola, la apre, tira fuori una bustina argentata e ritorna da me. Un preservativo.
< Meglio usare questo > dice, sorridendo mentre ritorna da me.
< Credo di si > - dico, accennando un sorriso. Inizio a baciargli il viso mentre lui cerca di aprire il profilattico. Non ci riesce, lo aiuto - < Dai qua > gli sfilo la bustina dalle mani e la apro e gliela ripasso.
< Se ti faccio male amore, dimmelo ok? > mi dice chiede preoccupato. Annuisco.
< Tranquillo amore mio > lo rassicuro.
Un po’ di dolore lo sento ma non me ne curo, è più forte il desiderio di essere sua, di sentirlo in me che tutto il mondo sparisce.

La prima volta, è un momento speciale se avviene con la persona che si ama ed io Jacob, lo amo follemente.

< Ti amo > grido insieme al piacere che mi sta donando.
< Ti amo anch’io > mi risponde anche lui in preda al piacere.

Tra baci, sospiri, carezze, parole dolci, ci fondiamo in un unico piacere diventando così una persona sola.

Sdraiati sul divano, stretti l’uno tra le braccia dell’altra.
Gioca con i miei capelli,
< E’stato meraviglioso... > gli dico sorridendo. La mia mano scivola sul suo sedere. Lo vedo sorridere.
< Meraviglioso è a dir poco. Pensare che casa libera e avremmo continuato a fingere di essere sposati > dice riempiendomi il viso di baci.
< E’ stato più bello così. Pensaci, in casa potevamo essere disturbati da chiunque invece qui no. > - dico con ovvietà - < E poi, la moglie va a trovare il marito al lavoro e tra baci e coccole fanno l’amore, è più eccitante non credi? > lo bacio.
< Non ci avevo pensato mogliettina mia >dice e mi bacia. Tra un bacio e un altro rifacciamo l’amore stavolta con meno paura, meno incertezze.
Le nostre mani si muovono sicure sui nostri corpi desiderosi di appartenersi nuovamente in un unico piacere. Senza esitare con movimenti dolci ma decisi entra in me diventando per la seconda volta una persona sola.
< Kuk laule > gli dico non appena finiamo di amarci di nuovo. Gli bacio il petto.
< Kuk laule principessa > mi dice sorridendo. Si alza da sopra di me.
Guardiamo l’ora e decidiamo di rivestirci.
Vorrei restare qui in officina sola con lui ancora per un altro po’ ammirare il suo corpo nudo che ora mi appartiene, a toccarlo e farmi accarezzare dalle sue grandi ma delicate mani.

< Stasera ho la ronda > mi dice mentre s’infila i pantaloni. Scrollo la testa, la sua voce mi ha fatto tornare in me.
< Lo so lupacchiottone mio. Conosco i tuoi turni di ronda a memoria, come anche i posti, dove stai. > dico e sorrido. Mi abbottono i Jeans - < Sai che quello che è successo prima, da oggi sarà di dominio pubblico? > mi riferisco al fatto che ora sia mio padre che il resto del branco saprà della nostra prima volta.
Cerco il reggiseno, trovato! Lo ha lui in mano. Lo prendo e lo indosso.
< Se ci concentriamo no, nessuno lo saprà > mi risponde mentre va in officina a recuperare le nostre maglie.
< Giusto se ci concentriamo ma sì dal caso che vivo con leggi pensieri impiccione e in più oggi sono strafelice per ciò che abbiamo appena fatto, non so quanto sia facile per me non pensare > dico mettendomi la maglia e prendendo cappotto e zaino.
< Evvai sarò un lupo morto! > ride. Apre la porta e mi fa passare per prima.
< Se fa male a te, lo fa anche a me. E lui, lo sa bene questo. > gli sorrido. Esco e aspetto che tiri giù la serranda e chiuda l’officina.

Andiamo a cena a casa sua, perché deve cambiarsi e preparasi per la ronda. Mangiamo lì in compagnia di suo padre, sua sorella e Paul. Poi, si trasforma e mi accompagna a casa dei nonni, dove resta a farmi compagnia e a parlare con la mia famiglia.

< Lo sapevo non dovevo fidarmi di te, cane! > dice papà arrabbiato mentre scende le scale di casa. Come immaginavo, né io né Jacob siamo riusciti a non pensare al nostro pomeriggio amoroso.
< Edward... Nessie... io... > cerca di dire qualcosa Jacob ma non riesce perché papà l’ha preso per il bavero della maglietta. Le uniche due volte che ho visto Jacob non difendersi sono state quando i miei scoprirono che aveva avuto l’imprinting con me ed ero appena nata.
Decido di intervenire.
< Papà fermati! L’ho voluto io. Jake mi ha accontentato. È vero, lo voleva anche lui, ma sai benissimo che non mi avrebbe mai toccato senza il mio consenso. Lo abbiamo voluto entrambi. > dico posando una mano sul braccio di papà per farlo fermare. Lascia la presa.
< E’ vero? > chiede papà guardando Jake che annuisce mentre si risistema la maglietta.
< Edward, io amo tua figlia da impazzire e lo sai, lo hai sempre letto nella mia testa fin da quando è nata. Sai benissimo che non farei nulla che lei non voglia.> dice Jacob. Mi tiene per mano.
Papà è tutto apposto. Jacob è stato dolcissimo e abbiamo usato precauzioni. Tranquillo. Alla fine sarebbe successo.

< Sapevo che alla fine sarebbe successo... speravo, pensavo che avreste aspettato ancora > dice papà. Si siede sul divano tamburellando con le dita sul bracciolo. Lascio la mano di Jake e vado a sedermi accanto a papà.
< Alla fine sarebbe successo... ero pronta per fare l’amore con lui, la persona che amo e che sarà sempre al mio fianco. Era già stato scritto che io e Jake saremmo stati legati per sempre e non ci vedo nulla di male in quello che abbiamo fatto. Prima o dopo la mia maturità cosa cambia? > - dico. Gli do un bacio sulla guancia - < Resto sempre Renesmee Carlie Cullen, tua figlia. > sorrido. Sorride.
< Quando i nipotini? > se ne esce lo zio Emmett che fino a quel momento è stato zitto e concentrato sugli scacchi insieme allo zio Jasper, che lo vedo trattenersi dal ridere.
< Zio! Mah che razza di domande fai? > chiedo sorpresa e turbata. Jacob scoppia a ridere.
< Emmett! > gli dice papà guardandolo in cagnesco.
< Scherzavo! Stavo solo scherzando! > dice lo zione alzando le braccia in segno di resa.
Sorridiamo tutti.
< Che succede? > chiede mamma, tornando a casa con la zia Rose e nonna Esme dalla caccia, ignare di tutto.
< Jacob ed Io abbiamo fatto l’amore. > rispondo a mamma. Arrossisco un po’.
< Come ti senti? Stai bene? > - dice la zia Rose correndo ad abbracciarmi - < Carlisle è in casa? Magari potrebbe visitarti, giusto per assicurarci che stai bene. > continua a parlare mentre guarda male Jacob. < Zia, sto benissimo. Non mi serve nessuna visita. > dico. Sciolgo l’abbraccio in modo brusco.

Non capisco come possa star male fisicamente, ho fatto l’amore con un essere umano, per metà lupo solo se si trasforma, ma pur sempre un essere umano. Io sono quella che metà è umana e vampira... la visita dovrebbe farla lui, non io.

< Jake... > - lo trascino fuori casa - < Come stai? > gli chiedo una volta fuori e da soli.
< Mai stato meglio. Perché? > - mi chiede ma poi capisce la mia domanda - < Amore, sto benissimo davvero > mi stringe a se.

Lui deve iniziare il suo turno. Entriamo in casa e salutiamo tutti, mi scuso con la zia Rose per il mio comportamento e lei capisce, è preoccupata per me infondo sono la sua unica nipotina. Con la coda dell’occhio vedo papà e Jake uscire da casa.
Dopo un po’ papà rientra Jacob no.

Jacob dov’è?

< E’ fuori e ti sta aspettando. Tra un po’ veniamo anch’io e tua madre aspettateci > papà risponde al mio pensiero.
Sorrido e corro fuori dal mio lupo/morbidoso seduto fuori al cortile, gli corro incontro e lo abbraccio forte. Nell’attesa che i miei arrivano a farci compagnia è zia Alice.
< Adesso che sei diventata adulta possiamo fare shopping > dice la zia, sorridendo.
< Veramente sto bene con i vestiti ancora per un bel pezzo > dico, osservando il mio corpo. Sento Jake ridacchiare e la zia scrollare la testa.
< Alice, non credo Nessie abbia bisogno di quella roba > le dice Jacob.

Di cosa parlano. Quale roba dovrei avere o no bisogno io?

< Quando avrà indosso quelle cose, farà piacere anche a te e poi ne parliamo se ne ha bisogno o no. > gli risponde la zia.

Ho capito a cosa si riferiscono. Intimo. Beh sì, in effetti, qualcosa di nuovo e sexy mi servirebbe... quello che ho è semplice e fa schifo

. Rossa in viso abbasso la testa fingendo di allacciarmi una scarpa.
< Ora che ci penso qualche cosa di nuovo mi serve... appena possibile zia andiamo a fare shopping > le dico, sempre chinata a fingere di allacciarmi la scarpa.
< Vedi che deve fare shopping caro lupo > esclama, ma sa più di domanda, la zia a Jacob.
< Ok, avete vinto. Contro lo shopping non posso fare nulla vero? > chiede Jacob, in tono di resa ma sorride.
< No, non puoi fare nulla > rispondo guardandolo.
Ecco arrivare i miei. Salutiamo la zia e ci incamminiamo tutti e quattro verso il cottage. Nel tragitto, della mia giornata a scuola, delle interrogazioni e del test di biologia che grazie a Lily e al suo sentirsi poco bene alla vista del sangue, che grazie a lei sono riuscita ad evitare.
Secondo papà, dovevo fingermi di star poco bene e lo avrei anche potuto fare se solo mi sarebbe venuto alla mente subito, ma è andata comunque bene.

Arrivati al cottage.
I miei entrano in casa mentre io resto ancora un po’ fuori a salutare il mio Jacob umano e poi corro su nella mia stanza per affacciarmi alla finestra e salutare il mio Jacob lupo.



*Note Autrice*
Avevamo lasciato i due innamorati dormire insieme, senza che succedesse nulla. Lo so, alcune di voi ci sono rimaste male sul fatto che Jacob si sia tirato indietro ma era a casa di lei e i genitori potevano tornare in qualsiasi momento poteva scoppiare un casino e Jacob questo non lo vuole di certo.
Jacob, dopo aver fatto colazione l’accompagna a scuola dove, nell’attesa dell’inizio delle lezioni parlano, diciamo così, del loro futuro o meglio di quello di Renesmee.
A scuole, vediamo che Nessie, si trova in difficoltà per via del test sui gruppi sanguigni la sua pelle è dura come quella di un vampiro e non può farlo, cerca una scusa ma essa gliela fornisce Lily che si sente male e la accompagna in infermeria, dove resta accanto all’amica. Poi va in officina da Jacob e succede quello che doveva accadere la sera prima. Fanno l’amore. Ho cercato di descrivere cosa fanno, senza scendere troppo nei particolari e spero che la loro emozione si riesca a percepire.
Edward, lo scopre subito (tanto alla fine lo avrebbe saputo), si arrabbia all’inizio mettendo forse anche un po’ alla prova Jacob che non si difende e spiega a parole come sono andate le cose. (Non c’è stato nessun tipo di abuso o violenza, lo hanno voluto entrambi e secondo me, le mani non servivano ma solamente le parole potevano essere usate.)
Per Alice, è giunto il momento di portare la nipotina a fare dello shopping “intimo”.
Ho voluto inserire dei piccoli momenti divertenti, come il San Valentino di Edward e Bella, immaginato da Renesmee. E un piccolo flashback di Nessie quando studiava in casa.
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Al prossimo
Frafra

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Capitolo 24
*** Leah ***


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Casa Black.
Domani Jacob, parte per Seattle e sì il tanto atteso Supercross è arrivato e per tre giorni non ci vedremo e so già che mi mancherà...
E’ da un po’ che lo osservo in silenzio, seduta su una sedia in un angolino della sua stanza mentre lui è alle prese con il borsone per il viaggio e sta facendo un casino. Panni fuori l’armadio e sparpagliati per la stanza.
< Lascia faccio io, o tua sorella deve risistemare tutto. > - dico. Prendo in mano una maglietta mezza stropicciata. - < Tu, siediti lì > gli indico la sedia.
< Sei una donna da sposare. > dice. Mette in carica il suo cellulare.
< Tu, no. Non sei un uomo da sposare, nemmeno una valigia sai preparare > ridacchio.
< Però, ho altre qualità > accende lo stereo.
< E sarebbero? > chiede mentre finisco di preparargli il borsone. Pantalone pulito, felpa, un paio di calzini dei boxer, le sue pantofole e il borsello con le cose dell’igiene personale.
< So cucinare, specialmente i tuoi piatti preferiti > mi dice.
< E sarebbero? > chiedo. Chiudo il borsone.
< Panino insalata tonno e pomodoro, spremuta di arancia e spaghetti al sugo Black > ridacchia e fa spallucce.
< Ok le segno nella lista “Uomo da sposare” > dico e fingo di scrivere su un foglio e penna invisibili.
< Segnati anche “abilità domestiche” > - mi dice e poi aggiunge - < So rifare i letti, pulire i pavimenti, cambiare una lampadina, aggiustare mobili. E poi… > - mi abbraccia da dietro, mi bacia il collo e sussurra - < So amare... > le sue mani sotto la mia maglietta accarezzano la mia pancia e salgono fino al seno coperto dal reggiseno.
< Sai amare > mi giro e lo bacio appassionatamente.

Toglie la mia maglietta, lasciandomi in reggiseno e continua a baciarmi collo, spalle e seno.
Tolgo la sua maglia e lo bacio a mia volta.
Prende il borsone pronto, dal letto e lo posa a terra, in un angolo dove non da fastidio. Poi, mi fa stendere sul letto e continuiamo a baciarsi e accarezzarci, ci togliamo entrambi i pantaloni, restando in intimo.
Sono seduta sopra di lui mentre mi bacia e cerca di sganciare con le mani il reggiseno.
< Maledetti gancetti > lo sento borbottare sul mio seno. Sorrido.
< Faccio io. > sgancio il reggiseno e lo lascio cadere in terra. Sorrido maliziosa.
< Mia. Tu sei mia > sorride e mi bacia.
< Mio. Tu sei mio > sorrido e mi lascio baciare.
In un attimo ci ritroviamo nudi, nel suo letto dal comodino tira fuori la bustina con il profilattico, lo indossa ed entrare in me. Prima piano e man mano che la passione ci travolge lo sento sempre di più fino a fonderci e diventare una persona sola.

“Una camera.
Un letto matrimoniale con le lenzuola di lino stropicciate.
Degli ansimi... gemiti... sospiri... provenienti dal letto.
Le lancette dell’orologio non si muovono, sono ferme.
Il cielo fuori dalla finestra, da giorno si fa sera e poi di nuovo giorno e poi ancora notte...
< Vorrei restare sempre così... tu ed io... ti amo > dice la me della “visione”


< Domani, non vado più a Seattle con quei due. > - mi stringe a se - < E stasera, ce ne andiamo per tre giorni da qualche parte. Tu ed io... da soli > mi sfiora le labbra.

Accidenti a me e al sogno di questa notte.
Ho nuovamente usato il mio potere senza rendermene conto. Devo fare più attenzione la prossima volta o mi caccerò nei guai.


< Sarebbe bello, signor Black e lo vorrei tanto, ma il mio fidanzato è geloso! > dico sorridendo.

E un papà che non è da meno.

< Davvero è geloso? > chiede e inizia a farmi il solletico.
< Sì e tanto. > rido al suo solletico. E finiamo per rifare l’amore.

“toc!” “toc!”

< Jacob. Renesmee. > è Billy che bussa alla porta chiusa. Jacob si alza, s’infila i boxer e va ad aprire un pochino la porta, mentre io resto nuda nel letto, coperta solo dal lenzuolo. Non mi vede niente ho Jacob davanti che mi copre. Sento Billy ridacchiare. E viene da ridacchiare anche a me.
< Che c’è papà? > chiede Jacob.
< Sono arrivati Embry e Quil. > gli dice Billy, serio. O almeno ci prova.
< Ok. Dieci minuti e veniamo. > - gli dice Jacob, chiudendo la porta. Poi guarda me ancora ridere - < Potrei sapere il perché ridevate? > si avvicina al letto...
< Hai i boxer al contrario > - rido - < Ma può capitare... > lo bacio.

Un’ora dopo. Io, Claire e Lilian stiamo in cavallo su Jacob, Quil ed Embry in forma di lupo che corriamo nel bosco.
< Dai Quil non fare il bradipo. Corri o ti fai superare da quei due lupacci! > grida Claire, che con le manine di bambina di sette anni, stringono il folto pelo color cioccolato. Embry e Jacob, rallentano la loro corsa in modo da permettere a Quil di correre un pochino più veloce ma senza andare troppo forte. Ha pur sempre una bambina sulle spalle.
Mi chino in avanti sul mio lupo in modo da poter arrivare al suo orecchio, so che quando corre con me sopra e mi sporgo in avanti, lui non vuole e, infatti, lo sento mugolare piano e a denti stretti, come a dirmi di non farlo.
< Vai al nostro regno... dì di seguirci a Embry e Quil > gli sussurro in modo da non farmi sentire dagli altri. E così fa.

< E’ bellissimo qui! E c’è anche l’altalena... Jacob come conoscevi di questo posto? > chiede curiosa Claire mentre mangia una merendina al cioccolato.
< Chiedi a Renesmee > dice Jake. M’indica mentre mangia una merendina anche lui.
< L’ho scoperto qualche tempo fa con Jacob. E vedi quell’altalena lì? > - le indico l’altalena - < L’ho fatta costruire da Jacob apposta > sorrido.
< Veramente, me l’hai ordinato > mi corregge Jacob.
< Veramente, ti avevo anche ordinato un castello ma ti sei rifiutato. Mah lasciamo stare > dico.
< Nessie, posso andare sull’altalena? > mi chiede Claire. Le dico sì e lei ci va tutta contenta.

È bello veder felice Claire e sono contenta che accanto abbia Quil che si prende cura di lei.

< Ohi Nessie, ha cosa pensi? > mi chiede Lily.
< A quanto è felice Claire > rispondo. Vedo Quil che osserva il suo imprinting con occhi innamorati - < Lily andiamo da Claire e lasciamo i tre lupi riposare >.
Lily ed io raggiungiamo Claire alla giostra e giochiamo un po’ con lei.
< Nessie, Joshua mi ha invitato alla festa di primavera a fare coppia con lui nella gara di corsa, ma non so se dirgli di sì. Sai, non ho voglia di far ingelosire Quil > mi dice Claire preoccupata.
Lei, non sa nulla del legame speciale, che ha con il lupo. E’ ancora piccola per sapere dell’imprinting, ma avverte già che il bene che gli vuole non è né piccolo né passeggero, ma è un qualcosa che va oltre il semplice “Ti voglio tanto bene”.
< Quil non dirà niente vedrai capirà > la rassicuro, dolcemente e sorridendo.
< Non vedo l’ora di avere la vostra età, così posso invitarlo al ballo di primavera della scuola. Perché voi, ci andrete con Jacob ed Embry vero? > chiede Claire.
< Sì, ci andremo con loro > le risponde Lily.
< A proposito di ballo. Lily sai quand’è? > chiedo io a Lily. A scuola si parla del ballo di primavera che sembra tanto atteso e ancora non si sa nulla.
< No, Nessie. Il preside ancora non ha deciso né giorno né luogo. > mi risponde la mia amica. La festa di primavera, per le classi elementari si svolge nel pomeriggio, i genitori degli alunni possono partecipare (i figli sono minorenni) e si svolge all’aperto facendo gare o giochi sportivi di gruppo.

Restiamo per qualche ora lì nel mio regno, finché Quil non decide che è arrivata l’ora di riaccompagnare Claire a casa dai suoi genitori a Neach Beach, della tribù Makah. Poiché non abbiamo nulla da fare, accompagniamo anche noi Claire a casa. Quil, Claire, Embry e Lily prendono la macchina, mentre Jacob ed io prendiamo la moto.

Riaccompagnata Claire a casa, ci fermiamo in una steak house di Forks a magiare qualcosa e poi a casa, perché domani Jacob, Embry e Quil devono partire per Seattle.

Davanti casa dei nonni.
< Tornerò presto e nemmeno avrai modo di dirmi “mi sei mancato” > ride.

È la prima volta in quasi sette anni che ci separiamo. E il solo pensarci mi manca.

< Starai via soltanto tre giorni. Accompagnami un secondo a casa, ho qualcosa per te che oggi mi sono dimenticata di portarti a casa > - gli dico. Salgo sulla moto - < Ci vediamo a casa. > dico ai miei affacciati alla veranda a guardare me e Jake salire sulla moto.

Arrivati davanti casa mia.
< Adesso io, entro in casa... tu, ti trasformi in lupo e mi saluti come se tu fossi di ronda > gli dico sorridendo. Sfioro le sue labbra.
< Mah... > - non lo faccio parlare. Gli sfioro le labbra - < Così, mi mancherai di più > dice abbracciandomi.
< Se fai come ti dico... avrai una sorpresina > gli dico districandomi dal suo abbraccio.
< Va bene > mi dice in tono quasi rassegnato.

Entro in casa, salgo su nella mia stanza, apro la finestra ed eccolo lì sotto, trasformato in lupo che mi sorride e poi si siede alzando la sua zampa e farmi “ciao”. Ricambio il saluto con la mano e sorridendo felice.
< Adesso torna umano > gli dico. Chiudo la finestra e scendo giù.
Non ho voglia di aspettarlo davanti alla porta di casa così lo raggiungo fuori al cancello e lo abbraccio da dietro. È ancora mezzo nudo, si sta allacciando i jeans.
< Ehi Nessie > dice, sentendo il mio peso sulle spalle.
< Ehi Jake > gli rispondo. Lo lascio vestire.

Seduti sul divano in salotto, sorseggiamo dell’acqua come se fosse vino e ridiamo come matti.
< La mia sorpresina dove sta? > mi chiede.
< Ehm... non c’è! > - rido - < Te l’ho detto per convincerti a trasformarti in lupo >.
< Infame. Così non vale! Sai benissimo che lo avrei fatto lo stesso > dice mettendo il muso ed io lo bacio. Quando mette il broncio, mi è naturale baciare le sue labbra. Senza staccare le mie labbra dalle sue, uso il mio potere.

“Baciarti è la mia sorpresa”

Come risposta, mi prende sulle sue ginocchia e continuiamo a baciarci prima dolcemente e poi molto appassionatamente.

Come il solito a rovinare il tutto, arrivano i miei e Jacob deve andare via.
< Coff! Coff! > mio padre davanti a noi che guarda a braccia conserte.
< Papà, mamma > dico sorridendo e mi alzo da sopra Jake, anche se non ne ho molta voglia. Sto comoda e mi sento al sicuro tra le sue braccia.
< Edward. Ci stavamo solo salutando tranquillo ed io ora vado via. Buona notte. > - dice Jake alzandosi dal divano - < Ciao Bells >.

Sulla porta.
< Domani mattina starò a casa e nel pomeriggio vado a La Push, per vedere le balene. > dico, enfatizzando ma prendendo in giro, sulla parola “balene”. Sì, perché nessuno del gruppo sarebbe rimasto fermo a osservare il mare a vedere la balena uscire dall’acqua e sfiatare i residui idrici e mucosi presenti nell'apparato respiratorio.
< Se hai bisogno di qualsiasi cosa... chiama Seth ok? > mi dice, mentre sale in moto.
< Certo. Ora però vai. E fai buon viaggio > lo bacio. È difficile staccarmi da quelle labbra carnose ma devo...

Come promesso, trascorro la mattinata in casa. Studio un pochino, il giusto per avvantaggiarmi con i compiti, poiché nel pomeriggio sarò in spiaggia con gli amici di classe, sistemo la stanza. Sono due settimane che non le do una sistemata e mamma non ci mette mano dice che la camera è la mia ed io devo metterla in ordine, lei più di rifarmi il letto e pulire in terra non fa.

First Beach – La Push.
Come organizzato con alcuni amici di scuola, ci vediamo sulla spiaggia. Siamo un bel gruppo numeroso e ci dividiamo alcuni compiti. Chi decide di accendere il fuoco e trovare i legnetti su cui appiccarlo, chi distende le coperte per sedersi sulla sabbia e sistemare cibo e bevande e chi, come supponevo non avrebbe mosso un dito per aiutare. Finito di sistemare, alcuni ragazzi del gruppo decidono di andare alle pozze marine, le ho già viste parecchie volte ma ci rivado volentieri a vederle. Lily, Suzie e altre ragazze restano alla spiaggia.
Le pozze non distano tanto dalla spiaggia. Per arrivarci si deve attraversare un sentiero piccolo e scomodo fatto di sassolini, rami di alberi che per non prenderli e farti male... ti devi chinare. Superati un po’ di ostacoli... ti trovi davanti a queste pozze di acqua create dalla natura. Magnifiche!
Mi siedo su una roccia e osservo meravigliata il grande acquario marino che ogni volta, mi sembra cambi... qualche stella marina e/o conchiglia strana portata dal mare o da un mollusco.
Sorrido appena ripensando a quando Jacob per la prima volta mi portò qui.
Ritorniamo dagli altri ragazzi rimasti in spiaggia, e vedo che il gruppo si è allargato, infatti, si sono aggiunti alcuni ragazzi della riserva tra cui Paul e Leah.
< Ehi Paul! Ciao Leah! > dico poggiando un braccio sulla spalla di Paul. Leah mi saluta con la mano. < Ohi Nessie! > mi saluta Paul.
< Conosci anche lui. Ma qui conosci tutti eh? > dice Jennifer, l’antipatica, in tono simpatico ma che è ancora più antipatico.
< Certo che lo conosco, è il fidanzato della sorella di Jacob. > rispondo facendo spallucce.
< Ah quindi sei tu, la famosa, Nessie di Jacob! > dice un ragazzo Quileute e dall’aspetto credo un nuovo lupetto - < Io, sono Jordan Leair > si presenta.
< Ciao, beh sai chi sono quindi credo siano inutili le presentazioni > dico sorridendo.
Poi, come si fa in tutti i picnic, si mangia.
< Nessie, posso parlati ? > mi chiede Leah gentilmente.
< Certo! > dico gentilmente anch’io.
< Preferirei in privato. Ti va una passeggiata? > mi chiede.
< Certamente! > dico. M alzo dal tronco color osso e la seguo.

< Renesmee, ti chiedo scusa per come mi sono comportata in questi anni con te. So bene che tu, con quello che mi è successo, non c’entri nulla. Conosci la mia storia con Sam? Lo amavo e tanto... ero arrabbiata per via di Sam e mia cugina, allora non sapevo nulla dei lupi, quindi non capivo il perché mi avesse lasciato improvvisamente. Poi mi sono trasformata anch’io. Io, non ho mai voluto essere una lupa ma, non posso farci nulla! A me, non è concesso avere l’imprinting, perché io non posso concepire un figlio. Sono un lupo. Tutti i ragazzi con l’imprinting, li vedevo e li vedo felici, una felicità che a me non era concessa . Jacob, da quando sei nata, ha perso la testa, stava più tempo con te che con il branco e quelle volte che era sotto le sembianze di lupo, aveva solo te in mente e niente altro. Anche ora, ti ha sempre in testa > dice per poi sorridere.
< Leah, mi spiace io non sapevo tutto ciò. Sapevo solo che tu e Sam eravate fidanzati, ma poi è arrivata la mia famiglia e lui si è trasformato in lupo e vi siete lasciati perché ha conosciuto tua cugina. Così Jacob mi ha raccontato. Sai, Jake non mi ha mai raccontato molto di te e degli altri ragazzi perché sono cose personali e private. > - dico e l’abbraccio. Le sorrido – < Amiche? >
< Amiche> ricambia l’abbraccio e mi sorride.
< Leah! Leah! > una bambina mora, con la carnagione olivastra ma più chiara di quella Quileute e una salopette di jeans con sopra un cappottino verde, corre a braccia aperte verso me e Leah. Dietro di lei, un ragazzo carnagione chiara, capelli neri corti, sorride. Noto che nel vedere la bambina correre verso di lei e chiamarla, a Leah brillano gli occhi.
< Milly! > dice Leah prendendola in braccio.
< Ti stavo cercando sai? > - le dice la piccola. Poi, mi guarda - < Tu, chi sei? >
< Ciao. Io sono un’amica di Leah. Mi chiamo Renesmee > sorrido.
< Ciao Renemme, io mi chiamo Milly e ho quattro anni > mi dice sorridendo.
< Ciao Leah. > - il ragazzo si avvicina e da un bacio sulla guancia a Leah - < Non puoi scendere dall’auto e attraversare la strada da sola e lo sai! > rimprovera la piccola che lo guarda storto, a brutto muso come a dire “non mi metti paura” ma non piange.
< Ciao Tyler. > - saluta Leah e sorride un po’ timida. < Lei, è Renesmee, una mia amica > dice presentandomi.
< Oh piacere Renesmee. > - mi offre la mano - < Che nome curioso >.
< Piacere mio Tyler. È l’unione dei nomi delle mie nonne. Per gli amici mi chiamo Nessie > dico sorridendo.
< Nessie va meglio > dice la piccola Milly, con voce seria e in tono di ovvietà da farci ridere tutti e tre.
< E si così è meglio Milly > le dice Leah continuando a sorridere.

Resto pochi minuti con loro, dove mi hanno raccontato che Tyler è il papà di Milly e che si sono conosciuti all’ospedale di Makah perché loro sono di lì. Poi me ne ritorno dai miei amici e li lascio soli.

Quel Tyler è carino e sua figlia è troppo simpatica. Ricorda me quando dimostravo la sua età, più o meno, e uscivo per qualche passeggiata con la mia famiglia e con Jake.
Leah, credo si sia innamorata di lui, infondo sono felice per lei e mi auguro che sia amore tra di loro. Per lui Leah, non le è indifferente...


< Ha telefonato Embry. Sono arrivati sani e salvi, anche se c’era traffico e la macchina di Quil si è fermata una volta. Ha detto che ora, stanno facendo un giro per il posto e poi vanno a vedere la corsa. Ah Jacob ha dimenticato il cellulare a casa. > mi dice Lily.
< Ecco perché provavo a chiamarlo e rispondeva quella fastidiosa voce “Il cliente non è raggiungibile o ha il cellulare spento “ > dico imitando la voce registrata del telefono. Lily, Jenna e Suzie scoppiano a ridere e lo stesso faccio anch’io.

Decido di mandare un sms a Embry per Jacob.

Embry, riferisci a Jacob che non gli perdono il fatto di aver dimenticato il cellulare a casa. Con affetta Nessie.


Dopo un po’ mi suona il cellulare, guardo il display è Embry ma sicuramente è Jacob.
< Embry dimmi > rispondo al telefono sotto lo sguardo sorpreso di Lily e le altre ragazze.
< Sono Jacob e mi spiace un casino aver dimenticato il cellulare a casa. Non so com’è potuto accadere... > dice Jake quasi disperato. Faccio segno alle ragazze “dopo ti spiego” e mi allontano da loro per parlare tranquillamente con il mio amore.
< Lo so io com’è successo. Ti sei svegliato tardi e per la fretta di uscire lo hai dimenticato. Tranquillo adesso, la cosa non è grave ed io ti amo lo stesso anzi forse un po’ di più di prima. > dico ridendo con la speranza che sorrida anche lui. E, infatti, lo sento ridere.
< Ok ma tu, se hai bisogno chiama Seth > mi dice.
< Si adesso però, divertitevi. > gli dico e chiudo la comunicazione prima che dalla mia bocca escono parole come “mi manchi”.

La verità è che anche in mezzo a gente, sento terribilmente la sua assenza. Mi manca da impazzire.

< Ho mandato un sms a Embry per Jacob e lui, mi ha chiamato. Doveva spiegarmi il motivo del cellulare a casa. > spiego alle amiche quando ritorno da loro.

Rimaniamo un altro po’ lì in spiaggia a parlare e a osservare il mare finché non inizia a fare buio e si decide di tornare ognuno a casa propria.

Il giorno dopo lo trascorro restando a casa, rifiutando qualsiasi tipo di uscita sia con le amiche sia con le zie. L’unica uscita che non ho potuto rifiutare perché “costretta” è stata la caccia, con i miei genitori.

Lunedì.
Come ogni mattina c’è scuola e anche se non mi va poi molto di alzarmi dal letto, devo andarci. Oggi, è l’ultimo giorno di consegna per la relazione di letteratura inglese.

Lily, oggi nemmeno c’è. L’unica cosa che mi consola è che stasera vedrò Jake. Tornano nel pomeriggio.

Con questo pensiero, vado a scuola contenta.

Ascolto le lezioni solamente perché devo, anche se la mia mente non è del tutto collegata alle orecchie e sto pensando ad altro allo strano sogno che ho fatto stanotte.

“La Push, sono passati alcuni anni.
I ragazzi del branco hanno ripreso già da un po’ il corso della loro natura da umani, invecchiano.
Billy, è nonno. Rachel e Rebecca gli hanno regalato dei nipoti.
La mia famiglia, è lontana già da un po’. Non vive più a Forks.
Io, me ne sto seduta sulla scogliera a guardare il mare che si fonde con il cielo grigio, come il mio stato d’animo.
Jacob è scomparso
. Non è morto, so che è vivo, lo sento dentro di me e mi manca.”


Non mi rendo conto di piangere fino a quando Stephen, il mio compagno di banco non mi da una gomitata.
< Ehi Cullen, ti ha chiamato il prof > - mi dice e poi mi osserva bene - < Perché, ti escono le lacrime dagli occhi? La cioccolata non va mai bagnata con l’acqua > mi scappa da sorridere. I miei occhi hanno il colore del cioccolato al latte e quindi secondo il mio compagno di banco, non devo piangere.
< Non stavo piangendo > dico, asciugandomi le lacrime.
< Signorina Cullen, può prendere le sue cose e andare qualcuno è venuto a prenderla > mi dice il professore di algebra.
Raccolgo le mie cose, consegno a Leonard la mia relazione sul “Macbeth” da consegnare a letteratura inglese al mio posto ed esco dall’aula.

Mi dirigo verso la segreteria per firmare il foglio di uscita quando capto l’odore di Jacob, inizio a cercarlo ma non lo vedo, entro in segreteria ed eccolo li, in piedi davanti alla porta che mi sorride. Senza pensarci su lo bacio.
< Che carini. È proprio bello essere innamorati > dice la signora Cole.

Ops!che figura!

Nascondo il viso sul petto di Jake che sorride. Ripresa dal lieve rossore, firmo il foglio e vado al mio armadietto per lasciare alcune cose.
< Vedo che noi hai nessuna mia foto nell’armadietto > mi dice Jake mentre poso un libro.
< Ne sei sicuro? Alza quel calendario. > gli dico indicando il poster unico raffigurante il calendario. Lo fa. Sorrido.
< Nascosto, ma ci sono > mi dice e mi cinge la vita con un braccio.
< Odio quando le ochette sbirciano nel mio armadietto aperto soprattutto se ammirano il mio Jacob > - dico, sottolineando mio. - < Come mai siete tornati prima? > chiedo mentre saliamo in moto.
< La gara, l’avevamo vista e ci mancavate molto quindi non aveva senso restare ancora. > mi dice.
< Dove mi stai portando? > chiedo stringendomi a lui.
< In un posto speciale > mi risponde.

Il posto speciale? Un ristorantino a Neah Bay, semplice e accogliente, che si affaccia su una scogliera.
< E’ o no, un posto speciale? > mi chiede Jake, osservando la splendida vista sul mare che ha differenza di quello di La Push è più calmo.
< E’ speciale solo perché stiamo insieme > affermo sorridendo per poi baciarlo.

Stiamo seduti al tavolo aspettando il cameriere venga a prendersi le nostre ordinazioni quando vedo Leah e Tyler chiedere un tavolo al cameriere ma sembra che non ce ne sia uno disponibile.
< C’è Leah e sta cercando un tavolo > dico a Jake.
< E con questa cosa vorresti dire? No, aspetta.. ho capito, vuoi farla sedere con noi. > mi dice. Annuisco sorridendo.
< Va tutto bene con lei, abbiamo chiarito e siamo amiche > dico, stringe dogli la mano. Sorride e poi si alza.
Torna dopo un po’ con Leah e Tyler. Un cameriere, apparecchia per altri due coperti e prende poi le ordinazioni.
< Come mai da queste parti? > chiede Leah.
< Mi è venuto a prendere a scuola e mi ha portato qui. È un bel posto > rispondo a Leah.
< Voi come mai qui? > chiede Jacob.
< Beh..io ci abito e lei, ha finito le lezioni > dice Tyler.
< Se non sbaglio, quest’anno hai la tesi e ti laurei > chiedo a Leah.
< Si, non sbagli. La prossima settimana, mi chiamo fuori da ogni giro per preparare meglio la tesi. >- dice Leah, riferendosi a Jake. -< Tu, Nessie hai scelto cosa fare dopo la scuola? >
< No. Ho vari indirizzi ma non so quale scegliere. > dico. Quello che voglio fare mi porta a studiare lontano da Forks e la cosa non mi piace per niente.
< Nessie, hai ancora un anno per pensarci e fare domanda ai college. Qualunque sia la tua scelta… io sarò con te > mi dice Jake, come a rassicurarmi.
Arrivano le nostre ordinazioni.
< Scusate un secondo. > - dice Tyler mentre si alza per rispondere al telefono e tornando dopo alcuni minuti.
gli chiede Leah apprensiva.
< Si era solo una cosa di lavoro > risponde Tyler.
Tyler fa il poliziotto e sta cercando di farsi trasferire a Forks in modo di stare più vicino a Leah. E lei, una volta presa la laurea farà domanda di assunzione all’ospedale della riserva.

< Sono felice per Leah..dopo tanto soffrire ha trovato qualcuno > mi dice Jake passeggiando sul bagnasciuga, tenendomi per mano.
< Già e stanno bene insieme vero? > gli dico stringendomi a lui. Annuisce.
< Molto. E spero per lui che non la faccia soffrire > dice con voce aspra, Jake.
< No, non lo farà. Ne sono sicura. Hai visto come la guardava e teneva ogni suo movimento? Così, fa solo un innamorato > dico sorridendo.
< Lo spero… vedere Leah triste e acida com’era prima è una cosa che non mi piace per niente.. è molto meglio così felice e spensierata.
< A proposito di felice e spensierata, ti va di rendere così anche me? > gli chiedo.
< Ovvio che si ma in che modo? > mi chiede-
< Baciandomi > gli sussurro sulle sue labbra.
< Subito mia Principessa > - mi bacia - < Mi sei mancata tantissimo… > - altro bacio - < Non ti lascerò più. Promesso > ancora un bacio. Stavolta più lungo degli altri.

Le sue mani, sulle mie gambe fasciate dai jeans, si muovono su e giù per fermarsi poi, sui i miei glutei con un piccolo sforzo mi fa aderire al suo bacino. Sorrido, incrociano gambe e braccia al suo muscoloso, caldo corpo che mi è mancato infinitamente.
Cammina, con me in braccio fino a una grossa roccia, dove ci si siede e continuiamo a baciarci felici.



*Note Autrice*
Vi chiedo scusa per l’enorme ritardo con cui posto questo capitolo, ma sono stata poco bene. Ero sicura di essere immune all’influenza e invece…l’ho presa anch’io e come si dice “A chi tocca non s’ingrugna” xD A parte questo, ho un po’ di casini in famiglia che spero si risolva tutto nel migliore dei modi e al più presto.
Passando al capitolo. Jacob deve partire per Seattle e deve preparare la valigia… fortuna che Nessie è li e la prepara lei se no… povera Rachel che deve rimettere in ordine! xD
Ho voluto inserire una piccola parte con Claire per far vedere che nonostante la sua giovane età, lei percepisce che con Quil c’è qualcosa ma non sa bene cosa perché è troppo piccola per sapere tutto.
Renesmee, con gli amici va a La Push per vedere le balene e si chiarisce con Leah, che le spiega il perché ce l’aveva con lei. Adesso Leah è felice, ha una persona che la ama e si prende cura di lei.
Ho voluto mettere al fianco di Leah, un uomo con già un figlio questo non perché Leah non deve avere figli (come dice la leggenda sui lupi) ma voglio che lei scopra pian piano la maternità.
Spero vi sia piaciuto e fatemi sapere
Alla prossima ma non so quando sia.
Frafra

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Capitolo 25
*** Voglio essere umana ***


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Sono in officina da Jacob assieme a Lily e aspettiamo che i nostri due lupi finiscono di lavorare per pensare a noi, due fanciulle indifese come dice spesso scherzando la mia amica.
Ce ne stiamo sedute nell’ufficio a sfogliare riviste di moda, a vedere qualche sito internet che vende vestito sia online, sia al negozio stesso e a rispondere al telefono per conto di Embry e Jacob impegnati a lavorare.

Dopo aver passato una telefonata da parte dell’ennesimo cliente a Embry, Lily lo blocca sulla soglia dell’ufficio.
< Tesò, il 27 marzo c’è il ballo di primavera a scuola, ti va di accompagnarmi? > gli chiede Lily. Lui la guarda e annuisce.
< Se vuoi andarci, ti accompagno, anche se queste feste non mi piacciono molto... > le dice Embry. Le sfiora le labbra e poi va a finire di riparare un motore di un’auto.

Il ballo a scuola me ne ero dimenticata. Cavolo!

< Jake alla fine del mese, andiamo al ballo della mia scuola. > dico alzando di poco la voce, anche se so che non ce n’è bisogno. L’officina non è molto grande, lui sta riparando una moto a poca distanza dall’ufficio e c’è soltanto la radio in sottofondo.
< Certo Principessa! > - dice. Per poi aggiungere - < Ho quasi finito. Mi cambio e andiamo. >
< Ok ma fa con calma, non c’è fretta > dico, giocando con una penna e facendo una smorfia del tipo “che pizza” riferendomi all’andare in campeggio.
< Noto che hai tanta voglia di andare al campeggio con i tuoi > mi dice con ironia Lily, guardano la mia faccia annoiata.
< Si nota così il mio entusiasmo? Fortuna che Jacob viene con me > le dico abbozzando un sorriso.
< Se non ti va, dillo ai tuoi > mi dice tranquillamente. Come se fosse una cosa semplice da dire.

In effetti, è la cosa più semplice, la verità è che non posso dire ai miei che sono stanca di partecipare a “la grande caccia”. Solamente perché la zia Alice ha visto che il sole a Forks. Io non brillo come loro. Il mio sbrilluccicare è minore, rispetto al loro.

< Non posso, perché è l’unico momento che riusciamo a stare tutti in famiglia e poi, credo che ci raggiungono alcuni cugini > dico la prima cosa che mi viene alla mente.
< Hai pensato al vestito? Io, qualcosa ho visto ma non so… voglio dire sembrano tutti belli che decidere mi è difficile. > Lily ha deciso di cambiare discorso e ha fatto bene.
Lei non sa il mio segreto e non posso dirle niente, anche se vorrei tanto. Sono sicura che di lei mi possa fidare, se ha accetto Embry perché dovrebbe rifiutare la mia amicizia?
< Non ricordavo della festa, figurati se pensavo al vestito. In settimana, possiamo organizzarci e andarci insieme anche con Suzie e Jenna. Che ne pensi? > dico, mentre osservo Jacob tutto sorridente e soddisfatto per aver aggiustato una moto.
< Buona idea Nessie. E per il matrimonio di Kim e Jared già sai cosa indosserai? > mi chiede.
< Ho una vaga idea per quello, devo soltanto vedere delle cose. Tu? > chiedo e osservo Jacob pulirsi le mani sporche di olio grasso dal motore di una moto su uno straccio. Segno che ha finito.
< No ma vedrò tra i tanti possibili abiti per il ballo. Tra quelli ce ne sarà uno per il matrimonio. > dice mentre guarda il cellulare che le squilla. È la madre.
< Mi cambio e andiamo. A chiudere ci pensa Embry. > mi dice Jake, mentre entra in ufficio per andare poi in bagno.
< Possiamo fare con calma non abbiamo fretta. O meglio io non ne ho. > dico, specificando che io non ho urgenza di andare a caccia con i miei.

Partecipare a “la grande caccia”, per gli esseri umani equivale a un pranzo domenicale con tutta la famiglia riunita, con l’unica differenza il cibo. Fino a poco tempo fa, mi piaceva cacciare con la mia famiglia in un bosco lontano da Forks, dormire all’aperto, sotto il cielo stellato. Adesso non lo so più se mi piace ancora oppure solo un pochino o addirittura per niente. Sarà forse che ho imparato a vivere insieme con altri esseri umani. Sarà forse che il mio uomo per quanto possa trasformarsi in lupo, mangia cibo umano. Non lo so più.

Per tutto il viaggio da Forks fino alla riserva di Goat Rocks, con Jacob invento il gioco delle parole collegate.
Il gioco consiste nel dire una parola e il giocatore di turno ne dice un’altra collegata o che fa riferimento alla parola detta dal giocatore precedente.
È un gioco stupido lo so, ma a noi piace e giochiamo da quando sono piccola. E poi è stato lui a insegnarmelo.
< Cavallo > dico io.
< Criniera > risponde Jake.
< Leone > ridico io. Jake pensa alla parola da dire collegata alla mia.
< Dente > - s’intromette mamma - < Posso unirmi a voi? > chiede poi.
< Certo Bells > le risponde Jake.
< Beh se è così… gioco anch’io. Fiore. > dice papà.
< Giallo > dice stavolta Jacob.
< Giallo sabbia > dico io. L’auto si mette sulla strada della riserva di Goat Rocks, ancora qualche km e arriviamo al parcheggio poi da lì a piedi.
< Seth > dice mamma. Papà guarda mamma, non capisce il motivo di quella parola.
< Bells, Seth è alla riserva. Ha il turno di ronda > interviene Jacob, crede che mamma abbia visto Seth qui. Rido.
< E’ il colore del pelo di Seth. Giallo sabbia uguale Seth > spiego ai due maschi ll collegamento con la mia parola.

Arriviamo a destinazione.
Papà parcheggia l’auto accanto alla jeep dello zio Emmett e alla Mercedes di nonno Carlisle. Prendiamo dal portabagagli lo zaino mio e quello di Jacob, il resto delle cose le ha portate su gli altri.

Per arrivare al nostro accampamento dobbiamo passare, per forza, in mezzo alla zona campeggiatori e oggi stranamente ne è piena uffa! Non vedo l'ora di oltrepassarli così Jacob può diventare lupo e portarmi in groppa. Non ce la faccio più a camminare!
< Ecco altri ritardatari > sento dire da due signori sulla cinquantina d'anni.
< Oh Lori, guarda che bel ragazzo quello roscio > dice a voce bassa una ragazza alla sua amica.

Il "roscio" in questione è il mio papà e non è per te biondina tinta.

Sento papà ridacchiare. Mamma lo guarda e lui muove la testa come a dirle "non è niente". E, infatti, non è nulla finché Jacob non è toccato.

< Ma che roscio, Emi! Guarda che bello il moro... > le risponde sempre a bassa voce la sua amica.
Mi giro a vedere la ragazza e la fulmino con lo sguardo.

Il "moro" in questione è il mio Jacob. Ciccia ringrazia che non ci fermiamo...

< Nessie! > mi rimprovera a bassa voce mio padre. Jacob, che ha visto come guardavo, la ragazza intreccia le sue dita della mano alle mie e mi bacia.
Un bacio dolce ma anche carico di passione... peccato solamente che non siamo soli.

In un punto abbastanza lontano dai campeggiatori, Jake va dietro un albero per trasformarsi in lupo. Raccolgo i suoi vestiti, solo la maglia e le scarpe in realtà e li metto nel suo zaino. I pantaloni, li ha legati alla cordicella che ha sulla gamba destra come fa sempre quando è in forma di lupo.
< Da qua, lo porto io. Voi andate > dice mamma, prendendo lo zaino di Jake dalle mie mani. Papà mi aiuta a salire sul mio lupo e camminiamo così fino al nostro accampamento.

< Ce l’avete fatta ad arrivare! > esclama zio Emmett.
< Un po’ di traffico nel bosco > risponde papà. Con la mano indica da dove siamo arrivati alludendo al gruppo di campeggiatori.
< Renesmee e Jacob dove sono? > chiede nonna.
< Siamo qui! > dico uscendo da dietro a una roccia con Jake. A pochi metri dal nostro accampamento. Ha trovato un albero grande per tornare umano ed io l’ho accompagnato.
< Ciao a tutti > saluta Jake.
< Ragazzi, se avete sete o fame qui ci sono dei panini e qui delle bottiglie d’acqua > dice nonna a me e a Jacob, gli unici due che mangiano. Indica due borse di cui una termica, per mantenere fresche le bottiglie.
< Grazie Esme Quella con l’acqua qual è? > ringrazia e chiede Jake.
< Quella termica è rossa e la verde è per il cibo > spiega nonna e prende una bottiglietta d’acqua e la passa a Jacob.
< Grazie! > risponde lui, prendo la bottiglia in mano. La apre e la beve.
Dopo una mezzora di pausa, Jacob decide di montare la tenda mi offro di aiutarlo ma rifiuta il mio aiuto dice che lo distraggo lascio stare e non provo nemmeno a insistere anzi ne approfitto per fare una passeggiata insieme alle signore Cullen, lasciando i nostri uomini al campo, alle prese con le tende e il percorso da fare per la caccia. Il bosco, è pieno e bisogna fare attenzione agli umani.

Mamma, nonna e le zie camminano e parlano di cosa è successo durante il viaggio per venire qua, sembra ci sia stato un incidente e nonno, da buon medico, si è fermato prestando i primi soccorsi fino all’arrivo di un autoambulanza e della polizia municipale. Io cammino in silenzio accanto a loro, annuisco di tanto in tanto ma resto sulle mie. Mi sento apatica e non ne conosco il motivo.
< Ehi nipotina! > -mi dice zia Rose abbracciandomi - < Sei tutta silenziosa. Il lupaccio, ti ha offeso prima e quando torniamo giù, mi sentirà >
< No, Jacob non mi ha offeso sono io che oggi ho la testa da un’altra parte > dico, accennando un sorriso.
< Capito. Potremmo sapere a cosa pensi? > chiede sempre zia Rose. Non ho voglia di dire che non so nemmeno io il motivo del mio silenzio, così la butto sul ballo a scuola.
< Alla fine del mese, c’è il ballo di primavera e non so cosa fare. > dico sospirando.
< Non vuoi andarci. > mi dice mamma.
< Si che mi va. Lily ci partecipa e Jake è stato avvisato. È solo che non so cosa indossare, ho guardato tanti siti e tante riviste per farmi un’idea ma niente. Nessuna idea. > dico.
< E io signorina cosa ci sto a fare? > chiede zia Alice.
< Non volevo disturbarti e per una volta pensavo di far da sola ma non ci riesco > dico sorridendo.

Una piccola e innocente bugia detta a fin di bene, il mio, non crea fastidi.

< Ti aiuterò a trovare il vestito > dice la zia, stringendomi a se per una spalla.
< Grazie. Non so come avrei fatto senza di te > le rispondo ricambiando l’abbraccio.

Con della legna tra le braccia torniamo all’accampamento. Le tende sono tutte montate, gli uomini di casa stanno decidendo ancora il percorso da fare.
Nonna sta preparando la legna per il fuoco, vado a darle una mano.
< Aspetta ti aiuto > le dico sorridendo mentre prendo alcuni ciocchi di legno e posarli poi, su quelli già sistemati.
< Vuoi accenderlo tu? > mi chiede nonna. Annuisco.
Provo ad accenderlo con il metodo tradizionale, facendo attrito tra due legni, ma non ci riesco e sento lo zio Emmett ridacchiare, e insisto per un po’ ma non ci riesco e comincio a spazientirmi.
< Renesmee Carlie Cullen non si arrende. > borbotto sotto voce a me stessa.
< Nessie, serve una mano? > mi chiede Jacob, piegandosi sulle ginocchia accanto a me.
< No, ci riesco da sola > gli dico continuando a far attrito tra i due legni. Con varie insistenze e una piccola quantità di pressione e pazienza, riesco finalmente ad accendere il fuoco. - < Ce l’ho fatta! > grido e lo abbraccio.
< Le tue borse le ho sistemate nella nostra tenda > mi dice vicino all’orecchio mentre mi stringe tra le sue braccia. Una borsa, contiene i miei vestiti e l’altra è la borsa che uso spesso per uscire.
Mi è venuta un’idea sciolgo l’abbraccio ed entro nella tenda, riuscendo dopo pochi minuti con la mia borsa.
< Noi facciamo un giro > avviso la mia famiglia.
< Ok ma tornate prima che faccia buio. > dice mamma.

Stretta nella mano di Jacob cammino per il bosco non ho detto nemmeno a lui la mia idea e dove siamo diretti e non gliela dirò finché non siamo arrivati a destinazione.
< No mi dirai niente, giusto? > - mi chiede. Faccio di no con la testa. - < Uffa! Ti rendi conto, che non è giusto. Al tuo lupacchiotto adorato dovresti dirlo >. Sorrido senza farmi vedere da lui.

Sapevo che avrebbe tirato in ballo la carta de “il tuo lupacchiotto”.

Arriviamo a destinazione, il lago che avevo visto prima camminando con mamma, nonna e le zie. È qui che volevo portare Jacob e stare un po’ da soli, poiché per due giorni, oggi e tutto domani, non riusciremo a stare soli soletti e meglio approfittarne ora.
< Siamo arrivati! > gli dico, lasciando la sua mano. Poso la borsa in terra, tiro fuori una coperta e la apro stendendola a terra, Jake mi aiuta a stenderla bene e ci si siede.
Resto in piedi davanti a lui e comincio a spogliarmi. Via la maglietta.
< Ness… > mi dice, restando seduto a guardarmi. Sbottono i pantaloni via anche quelli.
< Ho voglia di farmi un bagno. > - dico, togliendomi il reggiseno e gli slip. – < Non essere timido. Spogliati e vieni in acqua >
< Non sono timido. > - dice Jake alzandosi in piedi e togliendosi i vestiti. - < Adesso a noi, signorina > ride.
Mi prende in braccio e corre in acqua.

Siamo soli, non c’è nessuno e il lago è tutto per noi.

< Hai avuto una bella idea tesoro > mi dice, mentre mi tiene per i fianchi e mi bacia dolcemente il collo.
< Lo so e siamo soli > sussurro, mentre assaporo il piacere delle sue labbra sulla mia pelle.
< Sei mia. > sussurra alle mie labbra per poi baciarle dolcemente.
< E tu, mio > sussurro ricambiando il bacio.

< Mamma guarda quei due, sono nudi e si baciano! > sento dire da un bambino.
< Pete, non si spia la gente. Vai a giocare con i tuoi cugini in tenda, cammina > - gli dice la mamma e poi aggiunge a voce non tanto alta ma comunque in un tono che si sente- < Sporcaccioni > riferito a me e a Jake.
< Pensavamo di essere soli, ci scusi > gli risponde Jake.

E in effetti … eravamo soli.

Camino davanti e appiccicata a Jake che mi tiene per i fianchi, fino alla nostra coperta.
< Non girarti e non chinarti > mi ordina e così faccio. Prende dalla borsa i due asciugamani e me ne passa uno. Non sono molto grandi ma sono abbastanza da poter coprire le parti intime.
Restiamo seduti, sulla coperta, avvolti negli asciugamani a coccolarci in pace, fino a quando il sole non comincia a tingersi di arancione.
< Ehi piccioncini fatta buona passeggiata? Vi siete “accordati” bene? > chiede lo zio Emmett, alludendo al sesso.
< Emmett! > lo rimprovera la zia Rose. Papà lo fulmina con lo sguardo. A me scappa da ridere.
< Che c’è? Ho solo chiesto se si sono donati il cuore come io lo dono ogni giorno a te > gli risponde lo zio.

E la zia si scioglie...

< Abbiamo fatto una bella passeggiata, sì. Siamo arrivati fino al lago e anche da quella parte si sta popolando quindi domani bisognerà fare attenzione nel cacciare. > risponde Jacob per entrambi.
< Perché anche verso il lago dobbiamo cacciare? > chiedo.
< Non proprio lì a lago, ma lì nei dintorni. > mi risponde Jake.

Ho fame e inizio a preparare da mangiare, nonna e mamma mi aiutano a sistemare la carne sul fuoco.
Dopo aver mangiato, intorno al fuoco e a turno, tranne me, si raccontano o meglio ricordano l’accampamento di quasi sette anni fa, quando si aspettava il giorno seguente per l’incontro/scontro con i Volturi. Io, di quella notte ricordo poco perché andai a dormire presto. Gli ascolto per un po’, poi stanca me ne vado a dormire nella mia tenda.

Jaco sei sempre con me. Mio inseparabile peluche.

È notte, Jacob dorme beato nel suo sacco a pelo accanto al mio.

Sei bellissimo quando dormi... amore mio...

Mi alzo per bere dell’acqua, ho una sete tremenda. Sbircio fuori dalla tenda, non c’è nessuno... sono tutti dentro le loro canadesi, solo un piccolo e timido fuocherello è ancora sveglio.
< Scusa Jaco > sussurro sul muso del peluche e m’intrufolo nel sacco a pelo di Jacob che borbotta qualcosa d’incomprensibile continuando a dormire. Poggio la testa sul suo braccio aperto che mi fa da cuscino e mi addormento felice.

Apro gli occhi e lo trovo a osservarmi in silenzio, mi sorride. Restiamo in silenzio per un po’ a guardarci negli occhi.
< Ragazzi, è ora di alzarvi. Svegliatevi. > dice papà a voce alta da svegliare chiunque stia dormendo.
< Edward, lasciali dormire ancora. Per andare a caccia è ancora presto. > gli dice nonna Esme.

Brava nonna! Abbiamo bisogno di riposare noi.

< Edward, ha ragione Esme lasciali dormire. Perché non andiamo a vedere noi, il percorso così da stare più sicuri... Emmett, Jasper venite con noi? > gli dice nonno Carlisle.
< Ovvio che si > risponde lo zio Jasper.
< Esme, tua nipote ti ringrazia. Ok Carlisle, andiamo e in quanto a voi due nella tenda, tra un’ora, al mio ritorno, vi voglio in piedi e fuori da li > dice papà.

Papà non scocciare è domenica! Tu intanto va con nonno e gli zii... poi vedremo.

< Buongiorno > gli dico accarezzandogli una guancia.
< Giorno a te > dice. Prende la mia mano e la bacia delicatamente.
< Sentivo freddo e… > gli dico, come a giustificare il mio gesto di essermi intrufolata nel suo sacco a pelo. Cosa che poi, il freddo io non lo soffro più di tanto, vista la mia temperatura corporea di 38/39°.
< Ed io sono il tuo termosifone vivente! Chissà cosa avrà pensato Jaco, tutto solo. > mi dice, ridendo.
< Jaco, approva. Mio termosifone vivente, oltre ad sentire freddo, mi mancava il tuo braccio sotto la mia testa. > gli dico, ridendo.
< Il mio braccio è addormentato. Mi toccherà camminare su tre zampe. > dice massaggiandosi il braccio.
< Scusa > gli dico dispiaciuta. Gli prendo il braccio e comincio a baciarlo tutto dalla spalla fino alla punta delle dita della mano.
< Così va meglio > sorride.

Il tempo delle sfide a chi caccia l’animale più grosso tra me e Jacob è finito da un pezzo. Ora lui, sotto forma di lupo, cammina accanto a me e aspetta che capti l’odore di una preda per correre insieme e raggiungerla.

Chiudo gli occhi e lascio andare i miei sensi, udito e olfatto, come mi ha insegnato papà.
Ecco arrivare l’odore e il pulsare del sangue di un animale, in realtà se percepisco più di uno ma, mi concentro soltanto sul quello un po’ più distante degli altri.
Mi scambio un’occhiata di intesa con Jake e seguo la traccia che mi porta fino a una radura incontaminata dall’essere umano, con un piccolo laghetto dove delle capre selvatiche stanno bevendo ignare del fatto che le sto osservando di nascosto, prima di scattare in avanti e dissetarmi del loro sangue ma Jacob, evidentemente non è del mio stesso parere e non gli va di stare fermo, esce allo scoperto creando scompiglio tra le capre che iniziano a correre come impazzite. Il danno è fatto, scatto in avanti e ne raggiungo una bella grossa.
< Tranquilla, sentirai soltanto una lieve puntura e niente di più > bisbiglio all’animale, spingendola a terra e fermandole la testa. Con le mani scanso il pelo sulla vena giugulare, prendo un profondo respiro apro la bocca, sto per affondare i denti e incrocio i suoi occhi colmi di paura, terrore, ha capito che la morte è vicina.
A me ritorna la strana sensazione che avevo ieri, decido di ignorarla, affondo i denti... succhio e un fiotto di sangue arriva in gola. la sensazione si fa sgradevole. Adesso so cos’è.
< Vai via. Sei libera! > dico alzandomi in piedi dall’animale. Guardo Jacob, sto per dirgli qualcosa, ma un conato di vomito mi precede sangue.
< Amore che hai? > mi dice preoccupato Jacob, chino accanto a me.
< Niente è passato > - gli sorrido per rassicurarlo. Mi avvicino al laghetto per bere un sorso d’acqua e pulirmi la bocca dal sapore amaro del sangue. - < Torniamo indietro, all’accampamento >
Ritorna lupo, salgo su di lui e torniamo all’accampamento.

Tornati all’accampamento, prendo una bottiglia di acqua fresca cercando di togliere il saporaccio che ho in bocca ed entro in tenda.
< Nessie, amore che hai? > mi dice Jake, preoccupato. Si siede accanto a me. Poggio la testa sulla sua spalla.
< Non voglio più bere sangue. Voglio essere umana, come te > lo abbraccio.
< E lo sei amore lo sei > mi bacia in testa e mi stringe a se.
Ecco un altro conato. Mi alzo di scatto e corro fuori a sputare ancora sangue e acqua.
< Nessie, tesoro ... > mi dice nonno Carlisle accanto a me. Annuisco. Lui e la nonna, sono i primi a tornare.
< Anche prima a vomitato sangue e siamo tornati qui > interviene Jacob.
< Sarà meglio che ti dia una controllata. Vieni > mi dice nonno, accompagnandomi nella sua tenda. Lo seguo in silenzio, non provo nemmeno a replicare, li vedo in pensiero per me.

Mentre il nonno mi visita, arrivano i miei e gli zii. Sento Jacob spiegare quello che mi è successo prima.

Papà, sto bene.

< Ha detto che sta bene > riferisce il mio pensiero papà al resto della famiglia.
< Sta bene > - rassicura tutti, nonno uscendo con me dalla sua tenda - < Ha solo avuto un disturbo psicosomatico, non è grave. Tranquilla Bella >

Devo dirlo.

< Era da qualche tempo che avevo una strana sensazione, come di nausea, ma poi passava. ogni volta che pensavo alla caccia, vedevo un animale nel bosco perché mi nutrivo tranquillamente. Ieri, è ritornato lo strano senso che ho scambiato per noia. Ero in officina da Jake e dicevo a Lily che non mi andava di venire in campeggio. > - prendo fiato. Da seduta su un tronco, osservo la mia famiglia attenta alle mie parole e mi sprona a continuare - < Poi una volta arrivati qui, è passato tutto quindi ho pensato che non era nulla ma prima... quando mi sono trovata davanti a quella capra e mi ha guardato negli occhi, ho letto la sua paura... ho provato a non pensarci e l’ho morsa ma appena il suo sangue... l’ho assaggiato... l’ho vomitato. Se mangio cibo umano, sto bene. Non voglio essere una vampira mi dispiace. > - guardo a testa bassa tutta la mia famiglia. Mi dispiace recar loro offesa per colpa mia. Intreccio le mie dita della mano con quelle di Jacob - < Voglio essere umana, come Jacob ei miei amici di scuola > finisco il discorso.
< Carlisle? > dice papà, come a chiedere un parere del medico.
< Edward > - il nonno nomina papà ma si rivolge a tutti - < Renesmee, è per metà umana, vive in mezzo a esseri umani ed è plausibile che alla fine facesse una scelta. È come se un essere umano decide di non mangiare più carne ma mangiare solo frutta e verdura. Non è grave, è solo una fase che sta attraversando. La nostra Nessie sta crescendo. >
< Sapevo che alla fine avresti fatto la tua scelta. > mi dice mamma, avvicinandosi a me per abbracciarmi. < Mamma, non ce l’hai con me per aver scelto? > le chiedo.
< No, tesoro no. Hai fatto la tua scelta come feci io tanti anni fa e devo ringraziare tuo padre, per non avermi accontentato subito > sorride.

Se papà, l’avesse accontentata, non appena lei scoprì che si era perdutamente e incondizionatamente innamorata di un vampiro, io non c’ero. Quindi, grazie papà per aver rimandato.

< Tu papà, non sei arrabbiato con me? > chiedo. Si avvicina a me anche lui.
< No, non lo sono. Prego. > risponde alla mia domanda a voce e al mio pensiero. Mi sorride.
< E voi? > chiedo rivolgendomi al resto della famiglia.
< No, tesoro > dice nonna Esme.
< Oh ma chissenefrega di quello che mangi, resti sempre la mia unica e preferita nipotina > mi dice lo zio Emmett, scompigliandomi i capelli.
< I miei capelli! > affermo sistemandomeli. Tutti ridono.

Restiamo lì ancora un po’, poi smontiamo le tende e rimettiamo tutto in ordine per tornare a casa... a Forks.

Una volta arrivati a casa dei nonni, Jacob deve riprendere la sua macchina e tornare alla riserva.
< Jacob aspetta a salire in auto. Mi servi e adesso. > gli dice zia Alice.
< Io, ti servo? > le chiede sorpreso Jake e, in effetti, lo sono anch’io.
< Esatto. Seguitemi > - dice a entrambi. Mentre saliamo le scale e andiamo nella sua stanza, lei continua - < Tra qualche settimana, Nessie ha il ballo di primavera e mi servono le tue misure per cucirti il vestito. >
< Veramente... > - sta per dire qualcosa Jacob, ma cambia idea - < Non voglio essere vestito da pinguino, Alice >
< No, non lo sarai ma non devi sfigurare nel vestito che indosserà lei > - dice una volta arrivati nella sua stanza e prende un metro - < Jake, spogliati e Nessie prendi tu le misure >.
< Ehm... zia, ma il vestito io non l’ho ancora. E tu, Jake non spogliarti, le tue misure le conosco a memoria > dico e segno su un pezzo di carta le misure e la taglia dei suoi vestiti.
< Il vestito l’hai già è solo da fare qualche piccola modifica. > - la guardo, pensando ai vestiti che ho, ma non mi viene in mente quale - < Lo abbiamo comprato insieme tempo fa ma non hai mai avuto occasione di indossarlo. > dice.

Ancora non riesco a capire quale sia.

Finalmente il giorno del ballo è arrivato ed io vedrò per la prima volta questo benedetto vestito.
< Nessie ma Jacob quando arriva? Gli hai ricordato che stasera hai il ballo? > zia Alice spazientita. Batte il piede e fissa continuamente l’orologio a parete.
< Zia, la smetti! Mi stai facendo venir l’ansia anche a me. Comunque Jacob tra un po’ arriverà, il tempo di chiudere l’officina e andare a casa per farsi una doccia > rispondo tranquilla, anche se, in realtà sono in ansia, non è mai stato in ritardo.
< Intanto che si aspetta il ritardatario, pensiamo al trucco e ai capelli. > dice la zia Rose e ovviamente zia Alice acconsente.

< Non sono meglio sciolti? > chiedo alla “parrucchiera” Rose, mentre vedo che ha sta intorcinando i miei capelli, lasciando solo qualche ciocca libera.
< Fidati di me, tesoro > mi dice.
Sento il motore di una macchina, è quella di Embry. Poi dei passi, qualcuno bussa e apre appena la porta.
< Jacob è appena arrivato. > dice mamma e mi sorride.
< Bene. > la zia Alice.
< Posso andarlo a salutare? > chiedo sperando in un “si”. Ho una voglia pazza di abbracciarlo e sapere che il suo ritardo non sia “una cosa da lupi”. Se no, lo uccido!
< No! > mi rispondono in coro le zie e mamma, che resta nella stanza a farci compagnia.
< Jacob sta bene. È solo che Alice, ha ordinato che non potete vedervi finché non siete pronti. > mamma. Sbuffo.
< Il vestito di Jake l’ho comprato io quando sono andata a far shopping con Lily, Suzie e Jenna. > - sbuffo ancora mentre la zia Rose, continua con i miei capelli. - < Ok ma io volevo salutarlo adesso! > incrocio le braccia al petto.
< Tu, avevi iniziato a preparati > dice dolcemente zia Rose.
< Neanche fosse il nostro matrimonio. Dove lo sposo non deve vedere la sposa prima delle nozze! > dico. Mamma e zia ridono.
< Siamo nervosette > zia Rose mentre comincia a truccarmi il viso.
< Certo che lo sono, è la prima volta che partecipo a un ballo della scuola, il vestito non ho potuto vederlo prima e per finire Jacob è arrivato in ritardo! > dico quasi in preda a un attacco isterico.
< Renesmee calmati > - mi dice mamma - < Jacob sta bene > mi rassicura.
< Eccomi qua. Jake è pronto e ti sta aspettando. > zia Alice entrando in stanza tutta contenta. Apre il suo armadio e mi mostra il vestito - < Dada! >

È bellissimo!

Non riesco a dire il mio pensiero per la meraviglia dell’abito modificato.
< Ti piace? > mi ripete la zia Alice.
< Sì, è bellissimo >riesco alla fine a dire.
< Il vestito è sempre quello, ho solo tolto la bretella e tagliato un pezzettino qui per metterci queste e poi ho cucito questa > dice sorridendo anche mamma e zia Rose lo fanno.

Mi tolgo l’accappatoio, resto solamente con gli slip e m’infilo il vestito aiutata da zia Alice.

Chissà se a Jacob piacerà. Infondo lo comprai pensando a lui e ancora non sapevo che eravamo destinati a stare insieme.

Per scarpe un sandalo color argento contornato di piccoli brillanti. Guardo il tacco, è di dodici cm.

Speriamo di non prendere storte o cadere.

Metto gli orecchini a goccia blu contornata di piccoli brillanti, che Jacob mi ha regalato per il nostro quinto mesiversario.

Neanche a farlo apposta va bene con l’abito.

Pochette che riprende il colore del vestito. La apro controllo se c’è tutto.

Cellulare, fazzoletti e l’invito da presentare ci sono.

Faccio una piroetta su me stessa tutta felice.
< Come sto? > chiedo.
< Sei stupenda, tesoro > dicono mamma e le zie in coro.

Scendo le scale pian piano stando ben attenta a non cadere.
< Nessie, tranquilla non cadi. > zia Rose.
< Non sono abituata a portare i trampoli! Il massimo che porto è tacco dieci. > rispondo.
< Se cadi, ci siamo noi. Non ti lasciamo cadere. > mi risponde zia Rose.

Mi fermo a metà scalinata per ammirare il mio Jacob nel suo completo grigio chiaro. È di spalle.

Il mio Principe!

< Jacob > sento dire da papà che non vedo dove sta.

Jacob si gira e mi guarda meravigliato.
< Sei... sei... > non riesce a formulare qualche parola. Sorrido.
< Sei bellissimo > gli dico, scendendo lentamente alcuni scalini.
Mi raggiunge e mi prende la mano.
< Sei meravigliosamente stupenda > mi dice per poi regalarmi il suo splendido sorriso, quello che mi manda in estasi ogni volta. Sorrido anch’io e poi scendo quei pochi scalini che ci restano.
< A saperlo prima, lo chiamavamo. > dice zia Rose, riguardo al fatto di aver sceso le scale in modo sicuro.
< Chiamarmi prima, perché? > chiede Jake.
< Perché non avrebbe fatto il bradipo per scendere le scale. > gli risponde zia Rose.
< Ti ricordi che scarpe indosso. > le rispondo. E scendiamo l’ultimo gradino.

< Urca! Siete pronti per un matrimonio > esclama lo zio Emmett.
< Emmett! > lo riprende papà.
< Ho detto che sono molto belli > lo zio in sua discolpa.
< Veramente non hai detto proprio questo > - lo zio Jasper a zio Emmett. Poi guarda me e Jacob -- < State benissimo > sorride.
< Jacob, hai portato il bouquet di fiori per Nessie? > chiede zia Alice con la macchina fotografica in mano.
< Mi ha ordinato di non comprarlo > le dice Jacob.
< L’ho invitato io. > dico. Secondo la tradizione, ai balli scolastici è la ragazza che invita il ragazzo e quindi niente bouquet di fiori da mettere al polso. Solamente se è il ragazzo a invitare la ragazza lui deve regalarle il bouquet.

Papà per l’occasione ci ha prestato la sua Aston Martin Vanquish.
< Principessa, dove è questo ballo? > mi chiede Jacob non appena usciamo dal vialetto di casa Cullen.
< E’ al Little Castel > dico.
< Te l’ho detto che sei meravigliosamente stupenda? > mi dice.
< Sì, me lo hai già detto ma ti rispondo di no solo perché voglio risentirmelo dire >sorrido.
< Sei meravigliosamente stupenda. > ripete.
< Anche tu sei meravigliosamente stupendo, lo sai? > gli dico.
< No, non lo sapevo ma per la mia Principessa questo e altro! Alice mi ha detto che il mio vestito lo hai scelto tu > mi dice.
< Si l’ho scelto unicamente io, quando sono andata con Lily ed Embry a far shopping > dico mentre mi guardo nello specchietto per cercare di togliermi l’acconciatura.
< Aspetta che arriviamo lì e poi li sciogli. Sono curioso di vedere Embry elegante. > - ridacchia. Siamo fermi al semaforo - < Principessa, posso avere il piacere di baciarti? >
< Tutte le volte che vuoi... > dico. Avvicino il mi viso con il suo e ci baciamo. Un bacio che dura pochi secondi ma molto intenso.

Arrivati al “Little Castel”, presento il mio invito ed entriamo. Tra la folla cerchiamo di vedere i nostri amici e li raggiungiamo.
< Ciao a tutti > saluto.
< Wow Nessie che abito > in coro Suzie e Jenna.
< Vi piace? > chiedo.
< E’ bellissimo! E così questo era l’abito misterioso. > Suzie.
< Ve lo avevo detto che era un segreto. Siete bellissime anche voi due.
< Ciao a tutti > saluta Lily.
< Scusate il ritardo ma c’era traffico > si giustifica Embry.
< Si traffico > dice Jacob.
< Perché non cerchiamo un tavolo? > propone Matt. Tutti acconsentono tranne me che deve cercare un bagno!
< Allora mentre voi cercate un tavolo, noi quattro andiamo in bagno. > dico indicando le mie amiche.
< Non ho mai capito perché le ragazze vanno sempre insieme al bagno. > Matt.
< Perché Hermione Granger c’è andata da sola ed è stata attaccata da un troll! > gli risponde Jenna. Tutti ridiamo tranne Matt che deve, ricordasi di chi sia Hermione Granger.
< Harry Potter > gli dice Vin.

In bagno, davanti allo specchio mi sciolgo lo chignon che zia Rose mi ha fatto e, non avendo una spazzola con me li allargo con le mani.

A Jacob piacciono sciolti.

< Che programmi avete per dopo? Io, ho ordine di rientrare alle tre. > chiede Suzie.
< Stranamente mio padre mi ha concesso il permesso che posso stare tutta la notte fuori a patto che domani mattina stia in casa > Lily sorride.
< Anch’io alla tre devo rientrare a casa > Jenna.
< La Push. Tutta la notte > dico sorridendo.
< Che fortuna che avete voi due, noi alle tre a casa e voi, tutta la notte fuori. > piagnucola Jenna scherzosamente.
< Fate schifo ragazze! > Suzie facendo una smorfia di disgusto.
Tutte e quattro scoppiamo a ridere.

Torniamo nella sala.
Facendoci spazio tra la folla che balla, arriviamo finalmente al nostro tavolo dove i nostri ragazzi stanno parlando di sport.
< Sempre a parlare di sport state! > dico mentre mi siedo accanto a Jake. Ripongo nella borsa, le forcine che avevo nei capelli.
< Ti ho preso qualcosa da mangiare > mi dice. Anche gli altri ragazzi, hanno preso da mangiare per le loro ragazze.
< Grazie > gli do un piccolo e casto bacio sulle labbra.
Dalle casse, si sente la musica di un lento.
< Le va di ballare Principessa? > sorride Jacob. Si è alzato in piedi e mi tende la mano in attesa della mia.
< Con molto piacere! > sorrido afferrando la sua mano.

Le sue mani abbracciano i miei fianchi. Le mie mani sono sulle sue spalle. Per qualche istante ci fissiamo negli occhi senza dire una parola, sorridiamo soltanto.
< Sei meravigliosamente stupenda > mi ripete.
Intreccio le mie mani dietro la sua testa e lo bacio dolcemente, come la canzone che stiamo ballando.
Un bacio lungo tutta la durata della canzone.

Tra balli, chiacchiere si decide di andare tutti alla spiaggia di La Push.

Prima di mettere piede nella sabbia, mi tolgo le scarpe. Adoro camminare scalza, a piedi nudi nella sabbia, è una cosa che mi rilassa moltissimo.
< Nessie come mai ti togli le scarpe? > mi chiede Jenna.
< Perché, il tacco affonda e poi sentire la sabbia sotto ai piedi è bellissimo. > rispondo e m’incammino con le scarpe in una mano e nell’altra la pochette.
Mentre camminiamo alla ricerca del tronco perfetto, vedo che anche le altre si tolgono le scarpe.
< Nessie, avevi ragione. È impossibile camminare con i tacchi > mi dice Suzie.
< E aveva ragione anche su un’altra cosa. È bello sentire la sabbia sotto i piedi > afferma Lily sorridendo.
< Ancora più bello è camminare sulla riva e l’acqua accarezza i tuoi piedi > dico.
Altra cosa che amo dello stare al mare di notte.
< Che tu, Nessie non farai, altrimenti bagneresti il vestito > mi dice Jacob avvicinandosi a me.
< Tiro su la gonna in modo che non si bagni o magari lo tolgo del tutto > dico in modo provocatorio. E lui, ci casca.
< Non ci provare > mi dice geloso e guardandomi negli occhi. Sorrido maliziosa.
Poso le scarpe sulla sabbia e lancio la borsa verso Embry che la prende al volo e inizio a correre. Fino a aggiungere la riva. Mi tiro su la gonna e aspetto, con i piedi immersi nell’acqua, che Jake mi raggiunga.

Due mani calde mi abbracciano da dietro, il suo respiro sul mio collo… sorrido a quel contatto accarezzando le sue mani con le mie.
< Riesci sempre a provocarmi > sussurra Jake, al mio orecchio.
< E’ il mio compito, provocarti. Sai cose da ragazza lupo! > sorrido. Mi giro verso di lui, lo guardo negli occhi e poggio le sue labbra sulle sue, stuzzicandole con la lingua per lasciarla accogliere dalla sua perdendoci così in un bacio dolce e passionale al tempo stesso.
< Vieni qui Principessa >mi prende in braccio e torniamo dal gruppo che parla di alcuni locali dove poter andare insieme.
< Mi piacerebbe tuffarmi da lassù a voi no? > chiede Vin, guardando la scogliera.
< Non te lo consiglio amico. È troppo alto e la corrente in quel punto è troppo forte > interviene Embry.
< Magari da quello più in basso sì. È sempre alto ma meno pericoloso. > dice Jacob, seduto sulla sabbia con me in braccio.
< Quando abbiamo fatto il falò, ho visto che qualcuno si buttava da lì > dice Matt.
< I soliti imbecilli che non hanno niente da fare! > dico sbuffando.
< Grazie dell’imbecille > mi sussurra all’orecchio Jacob.

“Drin” “Drin”

Guardo il display sul telefono, è mio padre. So già cosa vuole sapere. Dove siamo.
< Siamo alla spiaggia. > gli dico.
< Va bene. Dì a Jacob che tra due minuti al confine. > dice e chiude la conversazione.

Breve comunicazione. C’è qualcosa che non va…

< Era mio padre e ha chiesto se tra due minuti lo raggiungi al confine. > gli dico.
< Sarà meglio che vada a vedere.> mi dice. Mi alzo dalle sue gambe.
< Vengo con te> gli dico con un velo di preoccupazione. Quando papà mi telefona e chiede di Jacob e poi chiude la comunicazione, significa che c’è qualcosa che non va.
< Tranquilla e resta qui, sei al sicuro > mi bacia e va via.

Torna dopo qualche minuto con una busta in mano.
< Doveva darmi questa da parte di tua madre. > - mi da la busta. - < E si è ripreso l’auto. >
Sorrido sollevata di vederlo. Sbircio senza dare troppa importanza cosa contiene la busta.
< Il cambio di domani. > -dico, sentendo gli occhi delle mie amiche puntati su di me – < Dalla fretta di uscire, mi sono dimenticata di prenderla. >

Suzie, Jenna, Matt e Vin, vanno via mentre noi quattro restiamo sulla spiaggia a coccolarci e aspettare l’alba.

< Dolce è l’alba che illumina gli amanti > dico citando Shakespeare. Jacob mi stringe a se cullandomi tra le sue braccia e mi bacia come anche Embry e la sua Lily.

In punta di piedi e senza fare il minimo rumore, perché sia Billy sia Rachel stanno ancora dormendo, io e Jake ce ne andiamo nella sua stanza.
Ci togliamo stanchi i vestiti e con solo l’intimo addosso ci abbandoniamo al sonno.



*Note Autrice*
Questo è il mio primo capitolo lungo (12 pagine word) e mi sento molto fiera di aver raccontato tanto di un passaggio di Renesmee, fondamentale.
Nessie, si rende conto di essere diventata più umana. Iniziando a preferire il cibo umano anziché bere sangue animale, ciò non toglie però, il fatto che vuole bene alla sua famiglia e ha paura di deluderli. I Cullen, sapevano che alla fine la metà umana di Nessie sarebbe emersa ma non ne fanno una colpa, anzi le voglio ancora più bene perché lei cibo umano o meno è sempre una Cullen. E come ha detto Carlisle, “è solo una fase che sta attraversando. Sta crescendo.”.
Passando al ballo. Il vestito che Alice nomina e che Nessie non ricorda perché mai messo e per via dei tanti shopping con le zie, ricordarsi tutti i vestiti è impossibile, è quello che nel capitolo tre (Shopping() vede nella vetrina di un negozio e con insistenza delle zie acquista. Purtroppo la foto del vestito originario non sono riuscita a trovarla e quindi ho dovuto per forza far si che Alice lo modificasse. La modifica ci sarebbe stata lo stesso ma non così come per questo. E notare bene Renesmee per la prima volta indossava un tacco 12! xD
Le battute e i momenti teneri ovviamente non mancano mai.
Spero sempre che vi sia piaciuto e mi raccomando recensite! Sapere se la trama, i personaggi vi sia piaciuta mi riempie di gioia ma vi prego non limitatevi solamente a dirmi “Bellissima.” Perché mi farebbe piacere conoscere un vostro parere.
Alla prossima che non so quando. Frafra.

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Capitolo 26
*** Verità ***


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Pov Renesmee

Stazione di Port Angeles.

Attenzione il treno per Seattle è in arrivo al binario sette.

< E’ il mio treno >- dice Jake mentre si alza dalla panchina e mi guarda - < Piccola, sto via soltanto un giorno. Stasera ritorno e andremo a festeggiare >
< L o so ma non riesco a stare lontana da te. > - lo bacio - < Adesso, però va… finisci l’affare e torna da me > lo ribacio.
< Se mi bacio così, mi sarà difficile andare > sorride, tenendomi stretta a se.
< Adesso sei tu quello che non vuole lasciarmi andare > rido.
< E’ vero, non ho voglia di lasciarti andare non prima di averti ricordato che per qualsiasi cosa > sta dicendo ma non lo lascio finire.
< C’è Seth. Lo so me lo avrai ripetuto un miliardo di volte! Adesso Sali su quel treno prima che commetta una pazzia > lo spingo verso l’entrata della sua carrozza. L’unica pazzia che posso fare, è salire su quel treno con lui. Osservo il treno partire per poi prendere il bus e andare a scuola.

< Jake è partito? > mi chiede Lily sedendosi accanto a me, sulle scale aspettando che la campanella della terza ora suoni.
< Sì. L’ho accompagnato alla stazione ed Embry? > le chiedo.
< Partito ieri sera con Tiffany, torneranno domani. > mi dice.

Approfittando della bella giornata di sole, anche se non splende al massimo e ogni tanto le nuove lo coprono c’è. Con Lily, Jenna e Suzie ce ne andiamo a far shopping a Port Angeles, tra un mese si sposa Rachel alle Hawaii perché Rebecca è in dolce attesa e non può prendere l’aereo, e d io devo vedere alcuni vestiti da poter poi acquistare con le zie. Non posso far vedere che spendo cifre esorbitanti da sola e davanti a loro e in più corro il rischio che il mio caro paparino, mi tolga la carta di credito e mai correre questo rischio.
Andiamo con la macchina di Jenna. Facciamo un giro per negozi, entrando anche in alcuni di questi, acquisto qualche nuovo libro per riempire la libreria in casa.

Mamma ne sarà felice. Papà un po’ meno.

Camminando passiamo, senza volerlo, davanti al negozio di articoli sportivi dove quasi un anno fa comprammo i costumi, sorrido al ricordo di quel giorno e non stavamo nemmeno insieme.
Il negozio è aperto così decidiamo di entrare.
< Il negozio è chiuso per inventario. Dalla prossima settimana sarà aperto > ci dice la signora uscendo da dietro un bancone.
< Oh ci scusi, credevamo fosse aperto e… stavamo dando un’occhiata > dice Suzie a nome di tutte.
< Tranquille, non è successo nulla > ci sorride la proprietaria del negozio.
Stiamo andando via quando delle piccole infradito bianche e rosa, catturano la mia attenzione. Mi fermo e torno dalla signora.
< Mi scusi, ho visto delle piccole infradito fatte all’uncinetto. Mi chiedevo se sono in vendita > dico alla signora.
< Sì, sono in vendita. Non dovrei vendere poiché sono in inventario, ma, mi siete simpatiche ragazze e quindi se volete acquistare, fatelo pure. > ci dice con un gran sorriso.
Dopo aver acquistato quelle piccole infradito e le mie amiche si sono prese qualcosa, per loro ce ne andiamo in un bar.
< Nessie, non è che sei incinta? > mi chiede Jenna seduta al tavolino di un bar e sorseggia dell’acqua e menta.
< Sei fuori strada, cara. A giugno, vado alle Hawaii ha trovare la sorella di Jacob ed è in dolce attesa. > dico, sorseggiando un tè freddo.
Mi suona il telefono. È Jacob. Sorrido e mi alzo dal tavolo allontana domi un pochino da loro.
< Amore, tutto bene? Terminato l’affare? > gli dico non appena apro la chiamata.
< Ti chiamo appunto per questo. Hanno rimandato a stasera a cena la riunione e… devo dormire qui. Mi spiace, ti avevo promesso una serata insieme. > mi dice triste.
< Vorrà dire che festeggeremo domani. > gli dico con voce sensuale.
< Dove sei? > mi chiede.
< Sono a Port Angeles con Lily, Jenna e Suzie e tra un po’ torniamo a casa. E tu, dove sei? > gli domando.
< In albergo e fresco di doccia. Ora mi vesto e vado alla cena. > risponde e lo sento sorridere.
Dopo i vari “mi manchi”, “ti amo”, “a domani” riusciamo finalmente a chiudere la comunicazione.

Lily è giù perché le manca Embry. Io anche lo sono per via di Jacob così le chiedo se le va di cenare da me e lei acconsente, chiama ai suoi per avere il permesso e loro sono d’accordo. In verità la proposta di una cena da me, era estesa anche a Jenna e Suzie ma loro hanno altri impegni.

Si sta facendo buio e anche tardi così, si decide di tornare a casa, Jenna, per non beccarsi una sgridata dal padre, per essere rientrata tardi, lascia a me e Lily che dorme da me, all’inizio del viale di casa Cullen.

< Ciao bellezze, dove ve ne andate da sole? > - ci dice un tizio alto, con i capelli neri lunghi fino alle spalle.
Lo osservo meglio, mentre si avvicina a noi, è un vampiro, occhi rossi passo troppo veloce per un essere umano e inconfondibile odore di morto. D’istinto prendo la mano di Lily e la faccio spostare dietro di me. - < Tu, devi essere Renesmee Cullen, la mezza... >

Papà aiuto!

< Si sono io e ora scusaci ma stavamo andando a casa. > mi affretto a dire, senza lasciarlo parlare. Appena sento l’inconfondibile odore di papà e degli zii Jasper ed Emmett, m’incammino.
< Ehi ma è maleducazione andare via così > ci dice mentre si avvicina, ma papà è più veloce e lo blocca.
< E non lo sai che è maleducazione importunare le persone? E in più è in un suolo provato. > gli dice papà.
Nel frattempo zio Jasper, ci scorta fino a casa, ma riesco a girarmi per un secondo verso papà e vedere la sua faccia arrabbiata verso questo vampiro che se ne va.

In casa.
< Lily, resta a cena da noi. > dico sia a mamma sia a nonna.
< Certo tesoro. Ciao Lily, come stai? > le chiede nonna.
< Oh bene signora Cullen, grazie. Spero di non creare disturbo restando a cena... > dice Lily.
< No, nessun disturbo, mi fa piacere avere in casa gli amici dei miei figli. > sorride nonna.

Sento i passi di zia Alice avvicinarsi alla cucina poi non li sento più e vedo tutta la famiglia immobile per qualche secondo, papà ha la mascella serrata. Qualcosa sta accadendo e zia ha visto.
< Nessie, Lily andiamo un attimo in camera devo farvi vedere una cosa > mi dice mamma, improvvisando una banale scusa per allontanarci da li e non far capire nulla a Lily.
< Sì, certo. Anch’io devo mostrarti una cosa > le dico e saliamo in camera.

Mi spiace. Se sapevo che dietro casa c’era un vampiro non le avrei mai chiesto di fermarsi a cena.

Papà, mi guarda e accenna un sorriso come a dire “Non è successo nulla”.

Dopo un po’ che siamo in camera con la mia vera madre, a parlare di scuola, libri e vestiti. È strano parlare con lei di vestiti ma da quando è una Cullen, non dico che deve conoscere tutto sulla moda, ma stare al passo con i tempi sì. Viene zia Alice che mi chiede di parlare in privato con lei.

< Nessie, quel vampiro è ossessionato da Lily e... > inizia a dirmi.
< E non la toccherà. > le rispondo.
< Ho avuto una sua visione che segue Lily, fino a casa sua. > mi dice.
< Ma noi possiamo impedirlo vero? > le chiedo. Nel frattempo entra anche papà.

Certo che possiamo!

< Ti sei data la risposta da sola. > mi dice papà.
< Allora dimmi quanti vampiri erano. > chiedo a zia ma anche a papà.
< Uno soltanto. > mi risponde papà che sa della visione di zia, poiché le ha letto la mente.
< Bene, allora potete occuparvene voi. Chiamo Leah e Lily ed io, andiamo a dormire a La Push. > dico e chiamo Leah.

Leah, in mancanza di Jacob ed Embry è l’alpha e quindi in casi come questi è a lei che devo chiamare. Il telefono squilla per un po’, poi finalmente mi risponde.
< Ciao Leah, sono Nessie e scusa il disturbo ma dovrei parlarti > le dico.
< Nessie, tranquilla nessun disturbo anzi mi ha dato un motivo per staccare dai libri > la sento ridere.
< Potresti venire a casa Cullen, in forma di lupo e con un altro di voi? Vicino a casa mia, un vampiro ha importunato me e Lily, ma non è successo nulla perché eravamo nei pressi di casa e mio padre mi ha sentito. Ora questo è ossessionato da Lily e zia Alice, ha visto che questo ha deciso di seguirla e… > non finisco la frase.
< Ok sto venendo li > chiude la comunicazione.
Chiamo anche Billy, è un membro degli anziani della tribù, oltre ad essere il papà della persona che amo di più al mondo, per informarlo di quanto è accaduto e per chiedergli ospitalità o una soluzione.
< Nessie, sei una di famiglia e non hai da chiedere permessi o altro. > mi risponde Billy, dopo avergli raccontato tutto.
< Ti ringrazio. > gli dico e chiudiamo la conversazione.

Nel frattempo che io ritorno nella stanza da Lily dove la zia Rose e mamma le stanno facendo compagnia, sento arrivare Leah assieme a Sam, a Paul e a Seth.
< Poi, ricordo c’era un’enorme piramide fatta con delle lattine... > mamma che racconta di qualche suo viaggio con sua madre.
< Scusate se v’interrompo. Lily, cambio di programma. > - le dico con un sorriso. - < Andiamo a cena alla riserva e dormiamo li. Chiama a casa e di che dormi da me. > - mi guardo mamma - < Papà, è d’accordo. > < Ma domani c’è scuola.. > mi dice Lily.
< Ci andremo da lì > rispondo facendo spallucce.
All’inizio il signor Martin, non voleva che Lily dormisse qui ma non appena il nonno Carlisle, ci parla rassicurandolo che non avremo fatto l’alba sveglie e che saremo andate a scuola, acconsentì.

Seth e Paul, sono i lupi incaricati di scortarci fino a casa Black. Mentre Leah e Sam, i due alpha dei due branchi restano a casa Cullen per decidere su come catturare e sorvegliare casa dei genitori di Lily.

Arrivati a casa Black e dopo aver cenato, con una scusa qualunque Billy ed io ci allontaniamo, venendo poi raggiunti da Sam e Leah.
< Con i Cullen abbiamo deciso di fare i turni sotto casa di Lily, Alice dice che è uno solo, > afferma Sam.
< Grazie. Se non era importante, non vi avrei mai chiesto aiuto. > dico a testa bassa.

Se quel vampiro avesse dato fastidio soltanto a me, sarei rimasta a casa con la mia famiglia. Ma quello vuole Lily e a casa mia non poteva restare perché non sa nulla di me e di noi.

< Nessie, non dire scemenze, se non ci fosse stata Lily di mezzo saresti venuta lo stesso qui perché qui sei al sicuro. >- mi dice Leah, tirandomi su il viso - < Tocca avvertire il grande capo e anche Embry. >
< No, Jacob no. Embry sì. > dico.
< Jacob è l’alpha e deve esserne informato > dice Sam.
< Lo so che è un alpha ma Jacob adesso sta a Seattle e sta per concludere un affare per la sua officina e anche volendo, non riuscirebbe ad arrivare in tempo. Quella in pericolo non sono io, credi che se sapevo di essere io quella in pericolo, non lo avrei chiamato? Zia Alice, ha visto che è un solo vampiro e che possono cavarsela anche da soli. Embry, è giusto che sappia Lily è il suo imprinting. > finisco di dire, ma l’espressione sul volto di Sam mi dice che non è d’accordo.
< Nessie ha ragione, Jacob è l’alpha ma io sono l’alpha in seconda. Sam, con i Cullen abbiamo visto ogni possibilità, Nessie e Lily sono al sicuro e avvisare Jacob e magari, metterlo in ansia mi sembra eccessivo.>

Conoscendo Jacob, basta dirgli Nessie – vampiro che si fa prendere dall’ansia e lascia tutto per correre da me. Non che la cosa mi fa schifo anzi, mi lusinga. Io non sono, però in pericolo e non voglio disturbarlo.

< A Jacob, spiegheremo tutto domani. > sentenzia Billy, come a mettere fine alla discussione. E quello che dice un anziano della tribù va rispettato.

Ora di andare a dormire.
Lily ed io, stiamo nella stanza di Jacob.
< Così questa è la tana del lupo > sorride Lily da seduta sul letto.
< Sì, un lupo disordinato > - le dico, mentre dal cassetto del comò prendo un mio pigiama e la maglietta grigia di Jacob. - < Tieni, è il mio pigiama e mi sta un pochino corto ma a te, dovrebbe andare bene > le lancio il pigiama.
< E te, con che dormi? Come corto? > mi chiede un po’ sorpresa. Beh avere un pigiama che sembra avere la mia stessa taglia e poi dire che mi sta corto, agli occhi degli umani è abbastanza strano. Sorrido.
< Quando l’ho comprato, non ho fatto caso alla lunghezza di braccia e gambe. E poi, ora amo dormire con questa. > rido indicando la maglia di Jake.
< Ti ama tanto Jake > - dice, osservando una foto di me lui, sulla spiaggia scattata pochi mesi fa - < A volte, ho paura che se non ci fosse l’imprinting Embry, non si sarebbe mai accorto di me. Sono quasi tre mesi che stiamo insieme e mi tratta come una Principessa, come se fosse il primo giorno. L’ultimo ragazzo con cui sono stata. È stato gentile con me, per due settimane dopodiché basket, baseball e uscite con gli amici. > indossa il pigiama e le sta bene.
< Io, non la vedrei così. Embry, ti avrebbe corteggiato e amata anche se l’imprinting non si fosse intromesso. Ti ricordi quando siamo andate a Port Angeles e ci siamo incontrate con Embry e Quil, perché dovevamo fare il regalo a Jacob? > - annuisce. - < Quando tu, Jenna e Suzie siete andate via, Embry mi chiese di te. > le dico un po’ per verità, Embry mi chiese di lei, e un po’ per tirarle su il morale.
< Devo pensare che l’accompagnarti in officina sia stato quindi un tuo piano > mi guarda di sottecchi.
< Tecnicamente sì e no. Sì, perché non avevo voglia di andarci da sola. Lo hai visto tu stessa che se Jacob lavora non ha occhi per nessuno. E no, perché non pensavo che sarebbe scattato l’imprinting tra di voi. > sorrido.

< Buongiorno ragazze! > dice Paul sedendosi a tavola per fare la sue seconda colazione. La prima la fatta a casa sua.
< Sam dovrebbe farti correre di più > gli dice bonariamente Rachel.
< Non è colpa mia, se cucini bene. E tra un po’ lo farai solo per me > dice ridendo Paul, mentre con una mano abbraccia un fianco di Rachel.
< Bada a come parli. Se voglio, posso impedirti di sposare mia figlia > dice scherzando Billy.
< Ok > - alza le mani Paul, in segno di resa - < Ragazze, siete pronte che vi accompagno a scuola.>

Davanti scuole, mentre Lily si avvia verso il solito gruppetto Paul, mi dice che è tutto apposto il vampiro, come aveva visto zia Alice, era uno solo e che la mia famiglia l’ha preso, anche se, contro il parere di mio nonno, è stato ucciso. Lo ringrazio dell’informazione e di tutto quello che i due branchi hanno fatto per tener al sicuro Lily.

< Il telefono della persona chiamata potrebbe essere spento o non raggiungibile. Pertanto la invitiamo a richiamare più tardi. Grazie > l’odiosa voce che mi avvisa che a Jacob o non prende o ha la batteria scarica del cellulare.

Jacob, accendi il cellulare ti prego!

< Tutto bene? Hai una faccia! > mi chiede Jenna vedendo la mia faccia arrabbiata.
< Sono trecento volte che provo a chiamare Jake, ma il telefono è spento > sbuffo.
< Andiamo che è suonata la campanella. Ragazze ci si vede a mensa. > saluta Suzie.
E ognuno per la propria aula.

A mensa, il cellulare di Jacob suona libero.

Dai... amore rispondi.. ho bisogno di sentirti.

Lui non risponde, lo lascia suonare a vuoto.

Magari starà dormendo... ha il sonno pesante...

Davanti scuola c’è Embry, è venuto a prendere Lily e... me.

Ma oggi non toccava a Jacob venire a prenderci a scuola?

< Jacob, ha chiesto se oggi potevo passare io a prendervi ed eccomi qui > dice Embry, come se mi avesse letto nel pensiero.
< Lilian Martin, potrei parlarti un secondo? > la sua professoressa di fisica.
< Certamente professoressa > - le dice. Prima di seguirla mi guarda < Non sciuparmelo che mi serve > ridacchia e rientra nell’edificio con l’insegnante.
< Volevo ringraziarti per ieri sera, ho letto nella mente di Seth e poi di Leah per aver messo in salvo Lily. > mi dice sincero Embry.
< Figurati per un’amica, avrei fatto questo e altro. Sono contenta che tu, non l’abbia con me per non averti chiamata subito e detto quanto è accaduto. Avrei voluto, ma stando in casa mia ed essendomi allontanata il tempo necessario per farmi spiegare della visione e telefonare a Leah e a Billy, non potevo fare. Ho agito in modo da non destare sospetti con Lily. > mi spiego.
< E hai fatto benissimo. Ora però c’è una cosa Jacob sa ed è arrabbiato. > mi dice.

Ora capisco il non rispondermi al telefono.

< L’affare a Seattle è andato bene? > chiedo.
< Si è andato alla grande e da settembre inizieranno i nuovi lavori... > mi risponde con un sorrisone.

Casa Black.
< Renesmee come diamine ti è venuto in mente di vietare a Leah e agli altri di informarmi di quando è accaduto ieri. > la voce arrabbiata di Jacob m’investe non appena metto piede in casa.
< Perché eri fuori città e stavi in riunione per l’officina > dico seria e tranquilla, con la speranza che si calmi.
< Che sia lontano o no, io devo essere informato. Sono l’alpha cazzo! > mi dice sempre in tono alterato.
< Lo so chi sei ma ti ricordo che il primo a dirmi che di qualunque cosa avessi bisogno di chiamare uno di loro e che La Push, è il posto più sicuro. Adesso vuoi farmene una colpa perché ho chiamato Leah e sono corsa qui? >- alzo la voce anch’io - < Sai benissimo il motivo per cui ho agito così. Lo puoi leggere nelle menti del tuo branco signor Alpha! > lo guardo negli occhi, reggendo il suo sguardo.
< L’ho già letto. Quel vampiro poteva far male anche a te. Tu e la tua stupida mania di metterti in cose più grandi di te > dice usando il timbro alpha. E lo usa ogni volta che è arrabbiato, ma con me è la prima volta.
< Togliti quel timbro alpha perché non faccio parte del branco. Io, non vanno a cacciarmi nei guai e tanto meno se con me ho un’amica. Se le cose stanno così... > - gli dico seria mentre mi sgancio e gli lancio addosso il braccialetto con il simbolo dei Quileutes – < Considerati libero dall’imprinting e riprendi a odiare i Cullen e me. Perché fino a prova contraria sono una Cullen. >mi giro dandogli le spalle.
Prendo la borsa, apro la porta e corro via verso casa.

Vado a casa a studiare.

Avviso papà con il pensiero, passando davanti casa dei nonni. Almeno la mia voce mentale non è incrinata come quella reale e non rischio di mettermi a piangere.

Cerco di concentrarmi sulle formule di geometria analitica, ma non ci riesco più di tanto.

Fanculo Jacob Black! Per una stramaledettiissima volta che ho pensato di fare la cosa giusta, t’incazzi con me? Ti odio!

Chiudo il libro. La concentrazione è andata a farsi fottere! Prendo il tablet e mi metto a giocare a un gioco dove serve tutta la mia concentrazione, per creare degli origami anche se solo attraverso uno schermo, ma almeno non lo penso.

< Nessie, c’è Jacob. > dice mamma entrando in camera.
< Che andasse a quel paese. Non voglio vederlo > le rispondo continuando a giocare.
< Ok. Glielo dirò, anche se, non credo vada via. È qui sotto, in forma di lupo già da un po’ > mamma, uscendo dalla mia stanza.
Auricolari alle orecchie, mp3 acceso, tablet davanti agli occhi e m’isolo dal resto del mondo.


Pov Jacob

< Considerati libero dall’imprinting e riprendi a odiare i Cullen e me. Perché fino a prova contraria sono una Cullen > così urlandomi addosso e lanciandomi il braccialetto, Nessie prende le sue cose e se ne va, lasciandomi solo come un cretino.
< Jake, sei veramente un cretino! Non c’era nessun motivo di prendertela con lei, per aver agito così e ti avrebbe spiegato tutto dopo ma tu... > - Leah si scaglia contro di me come una furia e ha ragione. - < Sai bene il perché ha agito così o avresti preferito che mettesse in pericolo Lily? Ha chiamato me, che fino a prova contraria sono la tua beta. >
< Non è successo nulla d’irreparabile Jake > - mi dice Embry, poggiando la sua mano sulla mia spalla - < Lily, sta bene e se non fosse stato per Nessie... poteva finire male e invece lei ha fatto la cosa giusta, avvisando Leah e venendo qua. Certo poteva succedere di peggio che quel succhia sangue le fermasse prima e lontano da casa Cullen ma non è stato così. Io, per quanto mi riguarda, l’ho ringraziata per aver messo in salvo Lily. E tu, faresti meglio a correre da lei e chiederle scusa. >
< Che si aspettava che l’avrei ringraziata anch’io? > domando anche se, la mia frase non era una vera e propria domanda bensì un commento sarcastico.
< Non si aspettava da te nessun ringraziamento ma solamente pensava che fossi stato orgoglioso di lei. > Rachel mollandomi uno schiaffo. Non sembra ma fa male.
È la prima volta dopo anni che Rachel mi da uno schiaffo. Questo brucia e fa male se lo unisco al fatto di aver ferito la mia unica ragione di vita. Renesmee.

< Io, non riesco a capire cosa c’entra Renesmee con i vampiri e il fatto di ieri. Prima m’invita a cena a casa sua e poi improvvisamente, cambia di programma e veniamo a dormire qui. Il padre di Nessie che convince il mio alla bugia che resto a dormire da lei quello strano tipo che ci ferma e Nessie la vedo mettersi davanti a me e arrivano poi i suoi fratelli. Di tutto questo non so e non riesco a capire e vorrei una spiegazione. Di una cosa però, sono sicura e convinta che lei, Jacob ti ama e non farebbe mai nessuna cosa per ferirti. > dice Lily, guardandomi negli occhi.
< Tesoro non è né ora, né il momento di sapere su Nessie e non possiamo dirti nulla noi. > Embry spiega alla sua Lily.
< No, non possiamo dirti nulla. > - dico togliendomi le scarpe e avviandomi verso la porta - < Su una cosa avete tutti ragione. Vado a rifar pace con Nessie. >
Esco da casa e mi trasformo in lupo.

Nessie... ti prego... perdonami...

Corro nel bosco mentre nella mia testa rivedo la nostra vita.

“Casa Cullen, dopo un giro di ronda, come sempre vado dalla mia Nessie, che ancora non sa né camminare, né parlare. È nata da poco più di un mese.
Gattonando, viene da me e mi strattona i pantaloni, la predo in braccio e lei posa la sua dolce manina sulla mia guancia.
< Ciao mio Jacob, sei finalmente venuto a trovarmi. > sorride.
< Ciao mia Principessa. Te lo avevo promesso che sarei passato > - le rispondo. - < E verrò ogni volta che vorrai >
< Allora sempre > toglie la mano e mi abbraccia forte.”


Continuo a correre...

“ First Beach.
Sto facendo un castello di sabbia, quelli che piacciono tanto a lei e che adora distruggere.
< Jake, guarda un pesce ballerino! > mi dice, con voce sorpresa mentre indica il mare.
< Non ci casco! > rispondo, continuando a costruire il castello.
< Ti voglio tanto ma tanto bene > dice, buttandosi sulle mie spalle e dandomi un bacino sulla guancia.
< Anch’io te ne voglio ma tanto > - dico abbracciandola. E lei, con un calcio veloce distrugge il castello ma, non me ne importa nulla. Fingo però, di essermela presa – < Ah e così, mi hai tratto in inganno per poterlo distruggere piccola scimmietta distruttrice! > sorrido e comincio a farle il solletico e lei ride, ride e ride.
Amo vederla ridere felice.”


Continuo a correre e incontro Jordan in sembianze di lupo. Gli dico di lasciarmi stare e che ogni cosa che vede, riferisse a Leah e a Embry. Per oggi, mi tiro fuori dall’essere alpha. Anzi fino a quando la mia Nessie non mi avrà perdonato, smetterò di essere un lupo.

“Spiaggia di Port Angeles.
Siamo in acqua che giochiamo felici, quando si ferma a osservare un ragazzo con uno strano tatuaggio...
< Nessie, non ti sembra che stai fissando un po’ troppo quel tipo? > richiamo la sua attenzione dandole un pizzico sul braccio.
< Stavo osservando il suo strano tatoo sulla schiena. Non capisco se è un serpente o un leone è strano > mi dice.
< Boh è strano davvero, però la tipa che gli sta vicino è carina > le dico. Più che altro per vedere la sua reazione.
< Perché non ci provi? Mica vuoi restare scapolo a vita! > mi dice.
< E se quello è il fidanzato? Meglio di no e poi io ho già qualcuna nel mio cuore > le dico mentre guardo altrove. Faccio il vago.
< E chi è? Lei lo sa? > mi chiede curiosa ma con un pizzico di... gelosia forse ma non ne sono sicuro.
< Non la conosci e no, non lo sa perché è complicato > le dico.
< Perché ? > mi chiede con la sua vocina curiosa.
< Perché i suoi non approverebbero e, su Nessie non farmi domande > le dico, mentre cerco di mostrarmi infastidito. È dura parlare di lei ma nello stesso tempo cercare di non farsi capire da lei.
< Va bene. Un’ultima cosa, se la complicazione sono io, ritieniti libero, vai da lei e cerca di stare con lei. Jake, è da quando sono nata che mi sei accanto, sei come un fratello per me e questo lo sai ma anche i fratelli, si separano vivendo ognuno la sua vita. So, che se avrò bisogno di te, tu ci sarai e la stessa cosa vale per me, se hai bisogno di me io, ci sarò. Ma devi vivere la tua vita. > mi dice, abbozzando un sorriso.
< Nessie, la complicazione non sei tu e se non ne voglio parlare, è solo perché è una cosa che non riesco a spiegarmi nemmeno io > - abbozzo anch’io un sorriso - < Lo so, che se abbiamo bisogno uno dell’altro ci saremo sempre > l’abbraccio.
< Mamma, mi ha detto che tu, sei stato presente per tutto il tempo della sua gravidanza e che sei stato tu a capire cosa ero e di cosa avevo bisogno. Ti voglio bene e tantissimo >
< Anch’io ti voglio tantissimo bene > le dico.
Ce ne stiamo cosi abbracciati, seduti uno accanto all altro in silenzio”.


Sono nei pressi di casa dei dottor Cullen, ma non sento il suo odore.
< E’ andata a casa a studiare > mi dice Jasper, non appena si accorge della mia presenza.
Corro verso casa sua.

“First Beach, siamo seduti sul solito tronco, abbracciati. La mia mano stringe il suo fianco e la sua testa è poggiata sulla sua spalla. Allunga una mano per farmi una carezza e invece mi mostra il giorno che ho avuto l’imprinting con lei.
< E’ da qualche giorno, che ho questo momento in testa, so che è reale perché ricordo benissimo io in braccio alla zia e tu che avanzi verso di me, cadi in ginocchio e dopo un po’ scappi via perché senti mio padre chiamare gli zii. È, quella visione che non capisco. > mi dice.
< Si chiama imprinting... > sospiro.
< Imp... impri... imprinting... cos’è? > chiede.
< L’imprinting è.. una cosa che succede ai lupi. > le dico.
< Ok ma io non sono una lupa... > mi dice.
< Quel giorno è arrivato... > - dico sospirando. La guardo negli occhi - < L’imprinting, è difficile da descrivere. Non è un colpo di fulmine, vero e proprio. È più... uno spostamento di gravità. Quando ti ho... > m’interrompe.
< Jake se non te la senti, lascia stare davvero. Non so perché, ti ho mostrato, ora, quella cosa... > dice come a giustificarsi di avermi messo in difficoltà nel cerare di spiegare di un qualcosa che non avrei pensato mai accadesse così e soprattutto che dovessi dare poi una spiegazione. La credevo una cosa naturale.
< No, tranquilla. Va tutto bene > - sorrido - < Devo solo trovare le parole giuste > - faccio un altro sospiro - < E’ difficile da descrivere. Non è un colpo di fulmine, vero e proprio. È più... uno spostamento di gravità. Nessie quando, ho incontrato i tuoi occhi, per me tutto è cambiato. Per me da quel giorno, niente è più importante di te. Per te, sarei qualsiasi cosa tu voglia e di cui hai bisogno. Io per te sono divento un amico, un fratello, un difensore e ora anche un fidanzato. > - mi ascolta in silenzio - < Io, sono tuo. Sono tutto ciò che vuoi > le prendo le mani ma le scansa. Si alza in piedi e fa qualche passo in avanti per poi girarsi e vedermi seduto, che la osservo in silenzio. Aspettando una sua parola.
< Tu, mi ami solo perché è l’imprinting che ti impone di amarmi? > chiede.
< No. Io ti amo perché, ti ho visto crescere e ho imparato ad amarti. Mi sarei innamorato lo stesso di te. Mi sarei innamorato di te, anche se vivevamo in un'altra città, lontano da qui, lontano da vampiri e lupi. Lontano da tutto e da tutti. Io mi sarei sempre innamorato di te. > - mi alzo per avvicinarmi a lei - < Se non mi credi e non mi vuoi più... ti capisco. Cercherò di starti lontano ma sappi che ci sarò sempre > poi mi giro su me stesso e inizio a camminare pensando che di darle del tempo per pensare a cosa fare se continuare a vedermi o no.
< Jake... > mi chiama. Mi fermo. Si avvicina a me e sorridendo poggia la sua mano sul mio viso mostrandomi alcuni dei suoi momenti con me e dove ha capito che mi ama. Sorrido nel vedere il suo racconto.
< Adesso posso dirtelo... Ti Amo Jacob > mi sussurra sulle sue labbra.
< Ti Amo Renesmee > la bacio. La prendo in braccio e mi siedo sul tronco continuando a baciarla appassionatamente.”


Sono davanti casa sua, seduto sotto la finestra della sua stanza e aspetto che si affacci, ma qualcosa mi dice che non lo fa e a confermare il mio timore arriva Bella.
< Ha detto che non vuole vederti e di andare via. Conoscendola, non credo cambi idea velocemente > mi dice.

Con Bella ho sempre avuto un rapporto speciale, ci capiamo al volo basta uno sguardo e sa cosa dico come adesso che mi allontano per tornare umano e riavvicinarmi a lei.
< Bells, lo so ho sbagliato non dovevo prendermela con lei che ha fatto benissimo e sono fiero di lei ma sapere che un vampiro poteva farle del male ed io non ero qui a proteggerla mi.. >
< Jake, posso immaginare come ti sei sentito. Mia figlia è la tua vita ed io, sai benissimo, che non la affiderei a nessuno che non sia tu e poi non credo che lei voglia qualcun alto che non sia il suo Jacob > mi dice sorridendo.
< Già il suo Jacob... > dico sorridendo. Sapere di essere suo, mi da speranza.
< Da quando sa tutto e sta con te, la vedo più matura e responsabile. Ricordi quando succedeva qualcosa e stavamo ben attenti a non farle sapere nulla e puntualmente lei, agiva, anche se non volendo, tutto il contrario di quello che noi chiedevamo? > mi dice annuisco.
< Ricordo bene eccome. > le dico.
< Ieri sera, non l’ho mai vista così decisa e sicura di se nel difendere qualcuno. Appena Alice, le ha detto della visione, non ha perso tempo sapeva, dove portare Lily e chiamare Leah > - interviene Edward, uscendo da casa sua – < Renesmee, sapeva che non era lei a essere in pericolo per questo non ti ha chiamato. Se lo faceva, non solo sarei entrato in agitazione tu, ma lo sarebbe stata anche lei e allora si che li avrebbe commesso qualche sciocchezza. >
< Me ne sono reso conto. Per questo devo parlarle. > - dico - < Nessie! > la chiamo.
< Non può sentirti ha le cuffiette e la musica a tutto volume. Jake, va a casa, la vedrai domani > dice Edward.
< Domani, il nervosismo le sarà passato e potrete chiarirvi > dice Bella.
< Si andrò a casa. > rispondo. Torno lupo e me ne vado.

< Jake, hai parlato con Nessie? > mi chiede mia sorella non appena entro in casa.
Non le rispondo. Non ho voglia di parlare.
< Jacob, viene a tavola è pronto > mi dice papà.
Non rispondo nemmeno a lui e me ne vado in camera mia.
< Credo che non abbia né fame né ha parlato con Nessie > sento dire da Paul.

Per una volta hai detto qualcosa di giusto.

Mi spoglio e mi butto a peso morto sul letto, giocando con il braccialetto e annusando il cuscino che sa di lei.


Pov Renesmee

Suona la sveglia, troppo presto per i miei gusti... la abbasso ma, mi alzo lo stesso, anche se non ne ho voglia, preferisco andare a scuola a distrarmi, piuttosto che stare in casa a pensare a lui.

Ho sentito ieri sera, mamma dire a Jacob che quando mi sarei calmata. Vedremo.

< Bella, nostra figlia è con l’ascia di guerra > sento dire a voce da papà a mamma.
< Vado a scuola. Mi compro qualcosa al bar e faccio colazione lì > dico, rifilando loro un’occhiataccia, indirizzata soprattutto a papà ed esco sbattendo la porta.

Mentre cammino per andare a scuola, presto ben attenzione ai rumori sia dei mezzi e sia delle persone a piedi, ai profumi, tracce delle persone che ogni essere umano ha, è diversa a se ma soprattutto sto ben attenta a incontrare lui.

Soffrire un po’ come sto soffrendo io non gli fa male.

Arrivo a scuola, la campanella è appena suonata e mi affretto a entrare. Ignoro volutamente i miei amici che mi chiamano.

Voglio restare sola.
Sono pericolosa ed è meglio non starmi vicino.
Vi prego lasciatemi stare.


In ogni lezione, m’isolo mettendomi, a seconda del tipo di materia, al primo o all’ultimo banco che generalmente sono i posti che nessuno vuole. Ogni tanto Lily mi chiama o mi manda dei bigliettini o sms, ma non rispondo. So che dalla discussione tra me e Jacob, lei è riuscita a capire qualcosa di me, di chi sono e del pericolo che ha corso. Ieri troppe volte sono state usate le parole “vampiro”, “visione di zia Alice”, “Cullen” e lei non è stupida ma devo comunque evitarla, non posso e non voglio metterla in pericolo.

< Nessie, ma che hai? Ancora arrabbiata con Jacob? > - mi chiede Lily, con il suo vassoio in mano e si siede al mio tavolo fuori la sala mensa. Annuisco e giro la testa dall’altra parte evitando il suo sguardo - < Io ho capito una cosa, stando con Embry, che non possiamo fare a meno l’uno dell’altra. E la stessa cosa, vale per te e Jacob. Senza di te, lui sta male e te lo leggo in viso anche a te che stai uno schifo senza di lui. >

Ha ragione senza Jacob sto uno schifo ed è sempre stato così... mi sento persa... vuota...

< Lily, per favore lasciami stare da sola! > le dico con tono duro e infastidito.

C’è rimasta male. Non s’immaginava una reazione del genere da parte mia.

< Ok ti lascio stare ma prima voglio sapere una cosa. Con i vampiri, tu cosa c’entri? Perché, Jacob deve odiare te e la tua famiglia? Credo di meritarmi una spiegazione da te, perché per Embry non è il momento. > mi dice.
< Non è il momento appunto ed è meglio così credimi. > le dico per poi alzarmi e tornare in classe.

Mi spiace Lily, ma era necessario trattarti male.

Lezioni finite, si torna a casa.
Perdo un po’ di tempo davanti al mio armadietto, lasciando passare tutti gli studenti frettolosi di andare a casa. È pieno di fogli inutili, di appunti trascritti poi sui vari quaderni. Alzo il calendario e mi fermo ad ammirare la sua foto, dove sorride poggiato a un albero.

Quel giorno non stavi fermo un secondo per farti una foto. Cambiavi posa e posto ogni due minuti.

Prendo il libro di biologia, da portare a casa quando sopra trovo una busta. Lo apro e dentro ci sono una foto e un foglietto.

“Non sono mai riuscito a beccarti dal giorno della festa.
Ecco la foto e state davvero bene insieme, anche se vorrei essere al suo posto, lo ammetto.
Ethan.
P.S. Se ti dovessi lasciare con lui, prometti che un pensierino con me lo faresti? Lo sai, mi piaci molto.”


Sorrido.
La foto ritrae me e Jacob, davanti all’entrata dell’hotel il giorno del ballo. Ethan, quella sera aveva il compito di fotografare gli studenti/ partecipanti alla festa per metterle poi nell’album scolastico.

Mi spiace Ethan ma a Jacob non rinuncerò mai.

In piedi poggiato di schiena e con le braccia conserte, c’è Jacob. Sorrido nel vederlo e come una saetta gli corro incontro abbracciandolo.

< Mi dispiace io... io non volevo... il pensiero di te... > mi dice Jacob, non trovando le parole giuste.
< Sshh... > - sussurro posando l’indice sulle sue labbra - < Mi sei mancato. portami via da qui > lo bacio dolcemente e poi salgo sulla sua moto.

Stavolta sono io a guidare la sua moto, lui è seduto dietro di me. Le sue mani, stringono la mia vita e le sue gambe sono ben salde alle mie.
< Ehi rallenta! > mi dice.
< Paura di farti la bua? > gli chiedo, prendendolo in giro.
< No, ma non voglio che ti faccia male tu. Dove mi stai portando? > mi chiede.
< A Port Angeles. Li possiamo stare soli > gli dico mentre svolto l’angolo per un motel. È l’unico posto in cui occhi e orecchie indiscrete non esistono.

Nella nostra stanza.
Poso la borsa e i due caschi sul tavolo mentre lui si siede sul letto.
< Mi dispiace per essermi arrabbiato con te ma quando Trevor mi ha detto che degli occhi rossi ha attaccato te e Lily... mi sono sentito morire... scusami > mi dice abbassando la testa.
< Ho avuto paura lo ammetto. Ero vicino a casa e sapevo che mio padre era nei dintorni. Quando la zia mi ha detto delle intenzioni di occhi rossi su Lily, non ci ho pensato un secondo a portarla alla riserva. > - dico sedendomi accanto a lui - < Ho smesso con il mettermi nei guai se la mia vita non è accanto a me sai? > sorrido.
< E allora la tua vita non ti lascerà più. > - dice e poi mi bacia dolcemente - < Se ricapiterà che dovrò andare fuori Forks, o tu verrai con me o cercherò di organizzare qui in modo da non partire e lasciarti sola >.
< Direi di sì... perché lasciarti, mi fa star male > dico e lo bacio.
< Adesso però... pensiamo a noi e a questa stanza > dice e baciandomi mi fa sdraiare sul letto.
< Interessante... > gli dico e lo abbraccio.

In pochi minuti ci ritroviamo nudi sotto le lenzuola a fare l’amore. Sarà stata la litigata ma facciamo l’amore con più foga, passione, desiderosi di appartenerci senza riserve è più forte di noi e del mondo esterno.
Su quel letto, sotto quelle lenzuola siamo soltanto Jacob e Renesmee. Due innamorati.
< Jake, com’è andata quella cosa a Seattle? > chiedo, sedendomi sul letto e riprendendo fiato.
< Benissimo e a settembre si cominceranno i lavori per allargarci... > - dice e mi bacia la schiena mentre una sua mano stringe un mio seno. Chiudo gli occhi beandomi di quella mano - < Resti a cena da me, stasera? >
< Sì. > gli dico, per poi girarmi, baciarlo e rifare ancora l’amore.

Stavolta è lui a guidare la moto, mentre io sono dietro di lui che mi tengo stretta e respiro il suo profumo.
< Come sapevi di quel motel? > mi chiede improvvisamente.
< Lo avevo visto passando qualche volta con te e poi volevo un posto in cui poter parlare in pace. Perché, non ti è piaciuto? >gli rispondo e chiedo.
< Certo che mi è piaciuto è che non avevo mai pensato che notavi certi posti... > mi risponde.
< Con te, devo osservare tutto. A casa mia, da soli non staremo mai e da te nemmeno. Un posto per noi andava trovato e ci ho pensato io > rispondo, sorridendo.
< Brava la mia Principessa >dice e ridacchia.
dico, dandogli un bacio sulla spalla.
Sulla strada verso casa Black, incontriamo Lily ed Embry seduti su una panchina a mangiare un gelato.
< A quest’ora si mangia il gelato? > dico rimproverandoli in modo scherzoso.
< E’ solo un gelato! > - mi dice Lily mentre continua a leccare la fragola dal suo cono - < Mi devi, anzi dovete dirmi cosa diamine è successo. Vampiri... Cullen.. visione.. insomma mi dice che succede? >
< Il momento è arrivato > - dice sospirando Embry - < Chi inizia? > guarda me e Jake.

Comincio io, infondo si tratta di me.

< Lily, quello che sto per svelarti è un segreto, come quello loro, e non devi dirlo a nessuno o qui si finisce nei guai seri > le dico, sedendomi accanto a lei e scambiandomi uno sguardo con i due lupi. Annuisce - < Io sono nata quasi setti anni fa e i miei genitori biologici sono Edward Cullen e sua moglie Bella Swan. Lo so che sembra impossibile e che loro dimostrano sì e no vent’anni. La mia famiglia, è vampira ma sono buoni, non uccidono le persone, loro vogliono bene agli umani e li rispettano. >
< I Cullen vampiri, quindi anche tu lo sei ? > chiede Lily.
< Si sono vampiri buoni. Io sono per metà umana e vampira. Mia madre, quando mi ha partorito, era ancora umana e papà... lui era già vampiro. > spiego, anche se da dire c’è ancora tanto.
< Non ti credo. Mi stai prendendo in giro, dai! > dice ridendo. D’un tratto torna seria - < Se tutto questo fosse vero, di te e Jacob che mi dici. Non mi avete raccontato che lupi e vampiri sono nemici? > guardo Jacob.
< Conosco Bella, fin da quando eravamo piccoli. Suo padre con il mio sono amici di lunga data e lei è la mia migliore amica. Certo, quando venni a sapere che voleva sposare e diventare anche lei un vampiro, bene non la presi. Fu peggio quando seppi che era rimasta incinta e che quella cosa che portava in grembo, poteva ucciderla. Mi sono messo con il mio stesso branco, pur di proteggere Renesmee ancora nella pancia della madre e non si sapeva cosa fosse. Era già scattato l’imprinting e non lo sapevo. > spiega Jacob, mentre mi afferra per mano.
< Non ci credo. Se sei veramente quello che dici, fammi vedere i canini. > afferma scettica Lily.
< I canini li hanno i vampiri nei film. Alla luce del sole, non si bruciano, le croci non gli fanno nulla e tanto meno i paletti conficcati nel cuore. Tutte fantasie degli scrittori o registi > le rispondo, sorridendo.
< Ok, ma continuo a non crederti > dice Lily.
< Hai presente quella foto, in camera di Jacob, dove lui tiene in braccio una bambina? > - le chiedo e lei annuisce - < Non è la cugina, ma sono io ed è stata scattata due anni fa. >
< Non ti credo > mi dice ancora.

C’è solo una cosa da fare per farmi credere.

< Chiudi gli occhi e rilassati > le dico mentre avvicino la mia mano al suo viso.
< Tesoro, tranquilla... ci sono qui io > le dice Embry, abbracciandola.
Lily chiude gli occhi ed io poso la mia mano sulla sua guancia.

“Salotto di casa Cullen.
Jacob se ne sta seduto sul divano a parlare con lo zio Jasper, mentre io che all’incirca mostro poco più di otto mesi, gli salgo in braccio e con il ditino indice seguo le linee del suo tatuaggio.
< Nessie, ti piace il tatuaggio? > mi chiede Jake ed io annuisco.”


Senza togliere la mano, le mostro un altro mio ricordo.

“Veranda di casa Black.
Jacob, Billy, Seth, Embry e Quil sono seduti a parlare delle ultime novità di La Push.
La porta si apre e usciamo io, un po’ più grandina che dimostro sì e no dieci anni e Rachel, reggendo due vassoi di tè freddo e biscotti.
< Grazie > dicono in coro Embry, Quil e Seth.
< Prego. > rispondo e mi siedo accanto a Jacob, mangiando e bevendo il tè.”


Altro ricordo di me. Qui c’è anche lei.

“Mensa scolastica il primo giorno di scuola.
Io, davanti al bancone del cibo indeciso su cosa prendere.
< Ti consiglio lo sformato di pasta, ha un aspetto delizioso > mi consiglia una ragazza. Era biologia con me, seduta due banchi dopo il mio.
< Grazie. Allora lo prenderò > dico sorridendo.
< Io mi chiamo Suzie. Se non hai nessuno perché non ti siedi al tavolo con me e i miei amici? >
< Volentieri, grazie. Io sono Nessie >
Suzie mi porta al suo tavolo e mi presenta ai suoi amici Jenna e Vin fidanzati, Matt il fidanzato di Suzie e per finire Lilian.
< Nessie. Il mostro di Loch Ness > dice Matt mentre beve.
< Già > dico. Sorrido pensando a quando Jacob mi ha affibbiato questo nomignolo e in famiglia non erano contenti, tranne gli zii Emmett e Jasper e nonno Carlisle che scoppiarono a ridere. A me piaceva e piace ancora.
< E’ un nome curioso... come mai ti hanno chiamato cosi? > Vin,
< Il mio nome è Renesmee, ma per un mio amico è complicato da dire. Così ha scelto Nessie > rispondo.
< Beh in effetti . > dice Vin guardando Matt.
< L’hai il ragazzo? > Lilian che fino a poco fa se ne stava zitta.
< No, non ho il ragazzo. Tu, lo hai? > chiedo curiosa.
< No, neanche io. Però, posso farti conoscere i ragazzi più carini della scuola >
< Ok > dico sorridendo.”


Potrei continuare ma decido di togliere la mano e lasciarle il tempo per riprendersi e pensare. Non dico nulla... aspetto che sia lei a parlare.
< Wow! > - esclama non appena apre gli occhi. Noi tre, accenniamo un sorriso - < Quello che ho appena visto eri tu da piccola e adesso... ti credo, ma tu non mi farai del male > mi dice non appena riesce a trovare le parole.
< Non potrei mai. Io voglio bene a te e agli esseri umani. > le dico.
< Se ti chiedessi di trasformarmi in vampira, lo faresti? > mi chiede.
< No, non lo farei per due motivi. Uno non sono velenosa. Due, non mi piace il sangue umano. > le dico.
< Ricapitolando, tu sei una metà umana e una vampira, non bevi sangue, stai con un lupo, la tua famiglia è vampira e m hai salvato da uno di voi. Perché non mi hai detto nulla? > mi chiede, dopo aver unito le varie informazioni su di me.
< Dirti cosa, la verità su di me e la mia famiglia? > le chiedo. Annuisce - < Non potevo dirti nulla o almeno non com’è successo ora, magari più in là te lo avrei detto questo sì. Se sono stata zitta e finto di essere umana non è stata una mancanza di fiducia, credimi. È stato solo per non metterti in pericolo. Lily, il primo giorno di scuola, quando ti ho visto vestita con quei jeans sdruciti, la maglietta tutta colorata e la bandana in testa e quelle converse rosse, ho pensato ‘quella ragazza diventerà mia amica’ > le dico sorridendo.
< Sai che la stessa cosa l’ho pensata anch’io? > mi dice sorridendo.
< Mi raccomando non dire a nessuno di me e della mia famiglia. > le dico.
< Tranquilla non dirò nulla a nessuno. > mi rassicura e sorride.
Ci abbracciamo e ognuno per la sua strada.




*Note Autore*
Inizialmente questo capitolo o almeno la parte dell’incontro di Renesmee con il vampiro dagli occhi rossi e tutto il resto, litigata con Jacob e l’ammissione di ciò che è a Lily.
Questo pezzo, all’inizio era stato pensato per il capitolo “Leah” ma avevo, in passato, già scritto il capitolo e inserire il vampiro, la litigata e la scoperta di Lily, era troppo, dovevo cancellare tutto quello già in precedenza scritto. Credo però che sia meglio così come ho raccontato ora.
La scoperta/verità a Lily, avevo intenzione di scriverla già da un pezzo ma non sapevo come e in che momento farla.
Per quanto riguarda l’immagine, è Renesmee la parte nera, è quella vampira e la metà bianca è lei umana.
Alla prossima
Frafra

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Capitolo 27
*** Aloha ***


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Due settimane sono trascorse da quando Lily è a conoscenza del segreto della mia famiglia e ha potuto conoscere ufficialmente i miei genitori, nonni e zii. Credevo di aver difficoltà e invece... era a suo agio. Per lei, i Cullen sono persone normalissime, come tutti gli abitanti di Forks.

E’ un sabato pomeriggio di metà maggio e i miei hanno una cena/rimpatriata con alcuni loro vecchi compagni di scuola, purtroppo non hanno potuto dire di no e sono costretti ad andarci. Io, ho casa libera e ne approfitto per fingere di essere sposata con Jacob e avere ospiti a cena, Embry e Lily.

Stavolta cucino io da sola, senza l’aiuto di mamma.
Nei mesi precedenti ho fatto pratica, sono diventata brava e ho scoperto che cucinare mi piace molto soprattutto se lo faccio per chi apprezza moltissimo le mie pietanze. Adoro sperimentare piatti nuovi. < Renesmee, noi andiamo se c’è, qualcosa chiama. > mi dice papà.
< Va bene ma non ci sarà nulla, anche perché tra poco Jacob, Embry e Lily saranno qui. Voi andate divertitevi e fate tardi. > dico scherzando, salutandoli.
Stanno per andare via quando arriva Jacob.
< Sera a tutti. >saluta mentre entra in casa.
< Ciao Jacob > - lo saluta papà e poi aggiunge - < Mi raccomando, l’affido a te > e va via con mamma. Chiudo la porta.

< Jake, vado a cambiarmi. Mi raccomando non toccare le tartine! > dico dandogli un piccolo e casto bacio sulle labbra.
< Ok ma sei perfetta così > mi dice, dopo avermi baciato.
< Ho la maglietta sporca. > gli dico e salgo su in camera a cambiarmi.

< Nessie sono arrivati! > urla Jacob, da davanti alle scale.
Sali su invece di urlare!

< Eccomi sto arrivando > dico mentre ripongo la maglia sporca nel cestino della biancheria e indosso quella pulita.
< Ciao Nessie. Abbiamo portato delle paste > mi saluta Lily, venendomi incontro.
< Mah non dovevate. > le rispondo.
< Da me, si usa che se sono invitata a mangiare a casa di qualcuno un pensiero è giusto portare > mi risponde la mia amica. Sorrido.
< Glielo ho detto anch’io che non ce n’era bisogno, ma ha insistito. > -interviene Embry - < Ciao Nessie >
< Ciao Embry. > lo saluto e poi guardo Jacob che ha preso il vassoio con le tartine in mano e si avvicina a noi.
< Gradite una tartina? > chiede ai due ospiti, che prendono e assaggiano volentieri.

La cena procede a meraviglia. Dall’antipasto fino al dolce è piaciuto tutto.
< Nessie sei un’ottima cuoca. Potresti aprire un ristorante > mi dice scherzando Lily.
< Grazie ma non potrei mai aprirne uno. Mi porterebbe via un sacco di tempo > dico, giocando con il tovagliolo.
< Giusto. Lei deve cucinare per me > dice scherzando Jacob, facendomi l’occhiolino. Ricambio con un sorriso.
< Che fate domani pomeriggio? Noi, siamo di ronda. > chiede Embry e Jake annuisce.
< Noi abbiamo shopping con Alice > risponde Lily.

È tardi, i nostri amici vanno via e mentre sistemo la cucina, non è molto da mettere in ordine, Jacob è sul divano che guarda un film in tv.

Insieme alle donne Cullen e a Lily sono al centro commerciale a fare shopping. Come al solito, la zia Alice usa con tutte la sua frase “ti ho vista e stai un favola” , tranne che con me perché dice “a Jacob piacerà” e sa che a quelle parole io non resisto. Sa che adoro vedere il mio amore guardarmi ammaliato. Con occhi colmi d’amore per me.

Torniamo a casa con quattro buste a testa piene di vestiti, scarpe, borse e accessori di vario genere e... intimo!
< Alice ma Nessie è una bambina > la rimprovera nonna. Siamo a casa e la zia ci sta mostrando alcuni indumenti che, di nascosto, mi ha comprato per la mia “vacanza”, tra questi alcuni completino intimi non propri casti.
< Questa ne sa più di noi messe assieme. Fidati! > le risponde la zia. Il mio viso si colora di rosso che nascondo dietro i capelli e tutte ridono.
< La gioventù di oggi... > dice sospirando la zia Rose e poi sorride.

La sveglia suona. L’abbasso senza guardare che ora sia, tanto lo so già che ora segna. Sul comodino prendo il cellulare e mando un sms a Jacob.

Sveglia dormiglione. Dobbiamo partireeeeeeeee!


Mi alzo dal letto e vado in bagno a farmi una doccia. Quando torno in camera, vedo che mi è arrivato un sms. È Jacob.

Sono sveglio! Mi ha buttato giù dal letto Rach : )


Sorrido. Mi vesto e scendo giù a fare colazione.
< Giorno tesoro. Questo è il tuo primo viaggio in aereo e senza di me e tuo padre, agitata? > mi chiede mamma, sedendosi accanto a me.
< Un pochino sì, ma c’è Jacob con me e sono tranquilla > le dico, mangiando del pane tostato.
< Le creme, quella protettiva, il doposole e quella per nascondere la tua luminosità le hai prese? > mi chiede mamma.
< Sì prese e messe nel beauty case > le dico.
< E il maglione largo. quello viola? > mi chiede.
< Mamma quello è orrendo! E non so nemmeno come ha fatto a piacermi due anni fa > le dico. Con faccia schifata e lei se la ride.
< Stavo scherzando > - dice ridendo. - < Due anni fa, andavi pazza per quel colore >
< Il tablet e il suo carica batterie, più quello del cellulare preso, le cuffiette anche... > dico mentre faccio mente locale di quello che devo portar via.
< Jaco? > chiede mamma.
< Preso. Non lo lascio qui insieme a due vampiracci > dico ridendo. Il mio peluche viene con me. So di mostrarmi infantile nel volere con me il mio lupo di peluche, quando ho l’originale, mi è accanto giorno e notte.
< Siete pronte o dovete parlare ancora per molto davanti a una tavola sparecchiata? > dice papà sorridendo. Non mi ero accorta che aveva tolto la mia tazza vuota e il cucchiaio da sotto il mio naso.
< Prontissima! > - esclamo alzandomi in piedi e prendendo la mia borsa - < Le valigie? >
< Caricate già in auto > mi risponde papà.

Arriviamo a casa Cullen per salutare nonni e zii e anche perché le zie oltre ai miei genitori, ci accompagnano all’aeroporto di Seattle. Tutti mi augurano di divertirmi ed è appunto quella la mia intenzione.

Con i miei e le zie arriviamo a casa Black, dove ad accoglierci, è Rachel tutta raggiante.
Carichiamo i loro bagagli in auto e poi ci dividiamo. Billy e Jacob vanno in macchina con i miei mentre Rachel ed io saliamo in auto con le zie.
< Finalmente anche tu, il grande passo. > dice zia Rose a Rachel.
< Già alla riserva, sono tutti sposati o quasi > le risponde Rachel.
< Non tutti. Io sto aspettando che qualcuno qui, si decida a fare questo passo. Perché dovrei organizzare tutto quanto. > dice la zia Alice. Il quel “qualcuno” sarei io e il “tutto quanto” sarebbe il matrimonio.
< Devo prima finire gli studi, poi non spetta a me fare la proposta e infine stiamo bene così... semmai un giorno andremo a convivere ma niente matrimonio. > dico, mentre guardo il paesaggio fuori dal finestrino.
< Perché dici questo? Sono sicura che quando sarà il momento mio fratello, ti chiederà la mano > mi dice Rachel.
< Io e Jake siamo legati dall’imprinting per il resto della nostra esistenza. Perché sposarci e scriverlo su un pezzo di carta? Non fraintendetemi, come tutte le ragazze mi piacerebbe il matrimonio, ma posso farne a meno e non è una cosa importante come lo è per due comuni mortali. Io appartengo a Jake e lui a me. >
spiego la mia motivazione sul perché non ho fretta sul matrimonio.
< Allora non posso fare il lancio del bouchet > dice ridendo Rach.

In aeroporto dopo aver fatto il check in e in attesa di essere chiamati per salire sull’aereo mio padre inizia a fare le sue raccomandazioni.
< Nessie, mi raccomando metti la protezione. Non esporti troppo al sole. Cerca di non dare nell’occhio. Divertiti ma non combinare casini e non dare fastidio. > mi dice papà.

Come se io fossi una piccola peste indisciplinata!

< Lo so, farò attenzione. Tranquillo > rispondo.
< Jacob, l’affido a te e mi raccomando... riportamela sana > dice papà rivolgendosi a Jake.
< Tranquillo Edward. Le starò sempre accanto. > gli risponde Jacob.

Dopo i vari saluti riusciamo finalmente a salire sull’aereo.
Mi siedo accanto al finestrino mentre Jacob aiuta il padre a sedersi al posto dietro di me e poi si mette accanto a me. Rachel è seduta accanto a Billy dietro di me e Jake.

< Benvenuti sul volo Seattle – Honolulu. Sono le 10:30 e arriveremo a destinazione alle ore 13:30 orario Hawaiano. Si prega di allacciarvi le cinture di sicurezza. > - dice lo steward in piedi davanti alla porta che è sulla cabina pilotaggio. E vedo tutti che si allacciano la cintura compresa me. - < Si prega in oltre di spengere o mettere in modalità offline, il vostro cellulare o Ipad o computer portatile. > - dice. Io ho spento il cellulare mio e quello di Jacob prima di salire a bordo. - < In caso di pericolo, seguite il percorso luminoso e alla vostra sinistra ci sono le uscite di emergenza. In caso di necessità, l'alloggiamento che contiene le maschere con l'ossigeno si aprirà automaticamente. Prendete una maschera e attivatela tirando energicamente verso di voi. Coprite naso e bocca e respirate normalmente. Solo dopo averla indossata, aiutate chi ha bisogno di assistenza. La maschera funziona, anche se il sacchetto di plastica non si gonfia. > spiega lo steward.
< Ovvio che prima la indosso io e poi aiuto chi non ci riesce > mi sussurra in tono sarcastico Jacob, facendomi ridere.
< Scemo > gli dico sorridendo.
< Il salvagente si trova nella tasca sotto la vostra poltrona. Indossatelo come vi sta mostrando l'assistente di volo, allacciatelo e tirate in modo che aderisca bene. Il salvagente deve essere gonfiato solo immediatamente prima di abbandonare il velivolo tirando energicamente le cinghie sul davanti. Nel caso in cui non si gonfiasse soffiate nei tubi di gomma. > continua a spiegare lo steward.
< Meno male che fiato ne ho, tanto prendi chi non ce l’ha è spacciato > mi sussurra in tono sarcastico Jake e rido ancora.
< Credo che qui valga la regola della mascherina > gli dico.
< Per altre informazioni vi raccomandiamo di prendere visione delle norme di sicurezza riportate sul cartoncino posto nella tasca della poltrona di fronte a voi. Grazie per l'attenzione. > finisce di dire lo Stewart.

L’aereo inizia a camminare per prendere velocità e poi alzarsi in volo. Stringo la mano di Jacob, sono ansiosa, agitata, è il mio primo viaggio in aereo e... voglio godermi questi dieci giorni con lui. Niente lavoro ronde e studio. Niente di niente, solo io e lui.

< Non aver paura. Ci sono io e non ti lascio > mi dice Jacob per rassicurarmi.
< Non ho paura, sono solo emozionata è la prima volta che faccio un viaggio senza andare in macchina e vedere un posto nuovo e... > gli rispondo.
< E stai lontano da casa > mi dice. Stringo di più la sua mano, perché l’aereo ha preso quota, e sorrido felice.
< Ho te... e la mia casa, sei tu > gli rispondo e lo bacio dolcemente.
< Devo dire a Rebecca, di mettere quei due in stanze separate > dice Billy a Rachel da dietro.
< No, non puoi. Ho il compito di proteggerla, Edward l’ha affidata a me > gli risponde Jake.
< Appunto per questo in camere separate. > - dice Rachel ridacchiando - < Edward la rivuole sana, non in dolce attesa >.
< Ma.. ma.. che razza di.. > dice in cerca di parole Jacob.
< Colpa di zio Emmett. > - rispondo - < Stamattina quando sono andata a salutare tutti, lui se n’è uscito con una delle sue solite battute a doppio senso e papà... >.

Durante il volo Jacob si guarda un film “Battleship” che ha visto parecchie volte. A me non va di vederlo, così poggio la testa sulla sua spalla e mi addormento.
< Nessie, stiamo per atterrare > - mi dice dolcemente Jake. Mi stiracchio e sbadiglio - < Ben svegliata dormigliona. Sorrido.

Scendiamo dall’aereo e siamo accolti da quattro giovani hawaiani, due ragazze e due ragazzi, che tengono in mano delle collane di fiori e a ogni passeggero che scende, gliela mettono al collo. Le due hawaiane, regalano le collane ai passeggeri maschi, mentre i due hawaiani, le collane le regalano alle femmine.
Lasciamo scendere tutti i passeggeri in modo da non dare fastidio e soprattutto non creare bisbigli del tipo “Guarda quello è invalido” riferiti a Billy e alla sua disabilità. Uno steward, porta giù la sedia a rotelle di Billy e Rachel ed io lo seguiamo per aprirla.
< Aloha! > mi dice uno dei due ragazzi hawaiani, sorridendo e mettendomi al collo la collana di fiori.
< Aloha > rispondo ricambiando il sorriso.
< Se le serve qualcosa... qualsiasi cosa... mi chiami > mi dice e mi posa in mano un suo biglietto da visita.

Kikeona Lono Bane
Telefono: 808 – 5248967
Accompagnatore per guide turistiche, eventi mondani.
Massaggiatore, per massaggi di ogni tipo.


Sorrido e mostro il biglietto a Rachel che sorride a sua volta. Lo metto in tasca con l’intenzione di buttarlo poi al primo cestino che incontro.

Ad attenderci dentro l’aeroporto c’è Solomon, il marito di Rebecca. Prendiamo i bagagli sul nastro trasportatore e li carichiamo sul pulmino con cui è venuto a prenderci. Il pulmino, è della scuola di surf, dove oltre a insegnare ne, è il proprietario.
< Spero che oltre al pulmino e tavole da surf, caro Solomon tu possieda anche un’auto. Non penserai mica di spostare mia nipote su questo coso? > chiede Billy mentre si regge al bracciolo dello sportello del mezzo.
< Ce l’ho l’auto, è solamente da sistemare ma ce l’ho > - gli risponde Solomon mentre guida - < Jake, devo chiederti un favore, non è che potresti dare una sistemata tu alla macchina? Lo sei in vacanza... > ridacchia.
< Ovvio che le do un’occhiata. > gli risponde Jacob e mi guarda come a chiedere il permesso.
< Solo perché è lui > dico a Jacob.
< Ti fai comandare eh Jake? > gli domanda ridacchiando Solomon.
< No. Le ho promesso soltanto che il lavoro lo avrei lasciato fuori e che avremmo passato il tempo insieme. > gli risponde Jake.

Casa Finau.
< Benvenuti. Fatto buon viaggio? > dice Rebecca, alzandosi dalla poltrona di vimini in giardino.
< Sì, abbastanza > - le risponde Rachel e si guarda in giro - < Noto che hai cambiato un po’ il giardino >
. < Beh la mia famiglia viene a trovarmi e in più mia sorella si sposa, non potevo lasciare uno schifo, il giardino non trovate? > le risponde e chiede Rebecca.
Il giardino, è grande abbastanza da contenere una villetta in piano bianca con il portico. Sistemati qua e là alcuni vasi con alcuni fiori colorati. Come in ogni giardino tavolo e sedie non possono mancare.
Dentro la casa è graziosa, carina, luminosa e molto spaziosa. Appena entri, sulla destra ha un piccolo ripostiglio appendi abiti, ti trovi in un enorme salone/cucina le due zone sono separate da un muro. La cucina in muratura è color sabbia e i ripiani di legno. Il salotto le pareti sono color sabbia anch’esse ma un pochino più scuro della cucina, i mobili sono di legno ciliegio e il divano ad angolo bianco. Andando avanti, oltre alla loro stanza da letto con bagno molto carina, ha tre stanze per gli ospiti di cui una fra qualche mese sarà la stanza della loro primogenita. Anche il bagno è molto bello tutto sull’azzurro.
Giri per casa e vedi tavole da surf ovunque!

Dopo aver visto la casa, Rebecca ci lascia nelle nostre stanze a riposare un po’ e a disfare i bagagli. Apro la mia valigia per togliere il vestito che devo indossare al matrimonio e trovo una marea d’indumenti intimi e abiti un pochino troppo corti.

Non è la mia valigia. Io non messo queste cose.

Controllo il nome sulla targhetta fatta al check-in e c’è scritto il mio nome.
< Non è possibile > esclamo, mentre riguardo il contenuto della valigia e il mio nome fuori.
< Cosa non è possibile? > mi chiede Jake, mentre disfa la sua valigia dall’altro lato del letto.
< La valigia è mia... cioè ha il mio nome Renesmee Carlie Cullen, ma quello che c’è dentro non è mio! > gli dico quasi isterica. E lui mi guarda come se fossi diventata matta. Si avvicina a me, guarda l’etichetta.
< Renesmee Cartlie Cullen. È la tua perché nessun comune mortale chiama le figlie con un nome così lungo e complicato > - mi dice. Guarda dentro e sorride. Prende un foglio che a me evidentemente è sfuggito e legge - < Cara nipotina, non hai sbagliato valigia tranquilla. Stanotte mentre tu dormivi, te l’ho rifatta io. Non hai bisogno di coprirti troppo, con cose a maniche lunghe sarai anche una mezza vampira, ma brilli molto meno di noi e non dar retta a quell’antiquato di tuo padre. Divertiti e fai buon uso dei tuoi vestiti, ricorda: sei una Cullen! Ciao zia Alice > finisce di dire e mi passa poi il biglietto per farmi vedere che non ha inventato nulla di quello che ha letto.
< E tu credi che io avrei dato retta a mio padre su cosa indossare? > gli domando mentre prendo il vestito da cerimonia e lo appendo nell’armadio.
< No, non direi... hai sempre fatto il contrario di ciò che dice, soprattutto se io sono coinvolto > mi risponde ridendo.
< Appunto. E per tua informazione, sei e sarai sempre coinvolto > - gli dico e lo bacio. Sento le sue mani sui miei fianchi e s’intrufolano sotto la maglietta. Mi stacco sorridendo - < Il tuo vestito è da appendere > vado alla sua valigia e attacco il suo completo accanto al mio, nell’armadio.

Stiamo tutti in giardino a bere un cocktail analcolico Reby ed io, mentre uno leggermente alcolico gli altri. < Avete scelto il nome per la piccola? > chiede Billy.
< Sì. Avevamo pensato a Sarah, come la mamma se per te papà va bene... se sei d’accordo... > gli dice Rebecca.
< Sarah... vostra madre ne sarebbe felice... > dice Billy sorridendo.
< Mamma... ricordo ancora il suo profumo di sandalo... la sentivo da lontano... > dice Jacob con un velo di nostalgia.
< E’ vero il suo profumo... una volta le chiesi il perché continuava a preferire quello, mi rispose “Piace ai due uomini di casa” > dice Rebecca sorridendo. Dalle bocche di Jacob e Billy vedo spuntare un sorriso.
< Ricordo... quando la mamma era in garage a dipingere e noi tre a giocare lì vicino. Jacob, aveva costretto me e Reby a giocare ai detective > - Rachel annuisce sorridendo - < Nel giardino, dietro la catasta di legni trovammo un gattino.. era impaurito poverino.. da lì dietro non voleva uscire e Jake con il suo “Ci penso io!” lo ha fatto scappare. >
< Si era rifugiato in garage da mamma. Reby ed io lo cercavamo in modo tranquillo, chiedendo a mamma se lo aveva visto e ci disse di no. Jacob, invece lo cercava a modo suo, mise sotto sopra il garage > continua Rebecca.
< Sì ma alla fine... Buzz lo trovai io > afferma Jacob.
< Io ricordo che quel giorno quando sono tornato a casa, ho trovato un garage che non era più lui, R&R sdraiate in terra a vedere il gattino bere il latte e cercavano un nome, Sarah che chiamava e cercava di prendere Jay Jay tutto sporco... Ops.. colorato dalla testa ai piedi che non voleva saperne di andarsi a lavare, a un certo punto si mise davanti alle sorelle “Si chiama Buzz. Io l’ho trovato e io scelgo il nome. E non si discute.” Nessuno dei tre mi chiese il permesso di tenerlo . > dice Billy sorridendo al ricordo.
< Mamma quel giorno le provò tutte per farmi lavare > dice Jacob abbozzando un sorriso allegro ma gli si legge in volto che è triste. Lo abbraccio, accarezzandogli la schiena e sorrido dolcemente.
< Sarah oltre ad essere orgogliosa di voi tre, lo sarebbe stata anche di Solomon, Paul e Renesmee perché vi rendono felici > dice Billy.

E lei sarebbe piaciuta anche a me... con voi mi sento a casa.

< Reby... Solomon .. ho una cosa per voi > dico alzandomi e andando verso Rebecca con la busta tra le mani. - < E’ solo un pensierino da parte mia e di Jacob > quest’ultimo mi guarda ma non sa nulla.
< Oh un pensierino nulla di che > dice Jacob, fingendo di sapere cosa sia.
< Dalla tua espressione Jacob, non sai cos’è... giusto? > chiede Solomon.
< Esatto, non lo so. > gli risponde e si avvicina anche lui. Nel frattempo Rebecca apre la busta e tira fuori le scarpine e cappellino, fatte all’uncinetto.
< Sono bellissime! Grazie! > mi dice abbracciandomi e poi va a ringraziare il fratello.
< Lo so, è presto e sono un pochino grande ma appena le ho viste non ho resistito > spiego contenta.
< Tranquilla. Gliele metterò quando la prossima estate verremmo a La Push... > risponde Rebecca.

E’ sera, Rebecca e Solomon ci portano a cena fuori in un ristorante sulla spiaggia e poi da lì a fare una passeggiata per Honolulu di notte.
Siamo al ristorante molto carino, arioso e tutto colorato. Occupiamo posto in un tavolo abbastanza vicino alla spiaggia, dove la vista del mare calmo è spettacolare... resto a fissarla per qualche istante in modo da memorizzarla nella mia mente.
< Bellissimo... > mi sussurra Jacob, abbracciandomi da dietro e posando dolcemente le sue labbra sulla mia spalla nuda. Sorrido.
< Voglio memorizzarlo per poi dipingerlo quando torneremo a Forks > gli dico.
Ordiniamo qualche assaggino dei principali piatti tipici hawaiani e con alcuni si fa anche il bis per quanto sono buoni. Tra una portata e l’altra, la cameriera che ci serve chiede se tutto va bene e noi, le rispondiamo di sì e lei ci guarda male perché la domanda fatta in generale è rivolta a Jacob. Le occhiatine languide e la mano sulla spalla del mio ragazzo poggiata con non curanza, facendo finta di nulla della cameriera “sono la Dea Venere” non passano inosservate né a me né agli altri. Io faccio di nulla anche perché Jake appena la “Dea Venere” si avvicina lui nemmeno, la guarda e rivolge la sua attenzione alla sottoscritta.

Jacob mi tiene per mano mentre percorriamo insieme con gli altri il lungo mare. Sulla spiaggia sparsi qua e là, ci sono dei falò, dove gruppi di ragazzi si divertono cantando e ballando e alcuni fanno surf.
< Quei due che stanno sempre a menarsi sono Erin e Timoty, miei allievi > ci dice Solomon e restiamo lì a osservarli per un po’.
< Quando torniamo a casa, mi metterò d’accordo con il vecchio Quil e Sue per un bel falò tutti insieme > dice Billy in tono quasi pensieroso e con lo sguardo rivolto al falò.
< Credo di si che sia giunto il momento > gli risponde Jacob con lo stesso tono e sguardo verso il falò.

Il falò di cui hanno nominato è quello dove gli anziani dei Quileute, i due branchi e i rispettivi imprinting si riuniscono per tramandarsi le leggende della tribù di generazione in generazione. L’ultima fu fatta sette anni fa, qualche mese prima del matrimonio dei miei e della mia nascita, dove ci partecipò mamma, anche se non aveva avuto l’imprinting con nessuno di loro.

Riprendiamo la passeggiata, sul lato opposto della spiaggia, dove ci sono locali e negozietti di souvenir aperti. La maggior parte è piena di bar/pub con musica e, infatti, ci fermiamo in uno di questi a prendere qualcosa da bere fa caldo e la camminata ha messo sete a tutti.

< Nessie, ti va di ballare? > mi chiede Jacob mentre posa il suo bicchiere e mi sorride.

Come se potessi rifiutare...

< Sì > gli rispondo e ricambio il sorriso. Poso sul tavolino il mio bicchiere e andiamo in pista, dove il pianista sta introducendo la sua prossima canzone.
< Voi ragazzi di oggi questa canzone non la conoscete ma era molto famosa ma i vostri nonni o genitori se la ricorderanno sicuramente > - dice il pianista, guarda i primi accordi sul foglio e poi comincia a cantare - < Only you can make all this world seem bright Only you can make the darkness bright Only you and you alone can thrill me like you do And fill my heart with love for only you… > Only you di Elvis Presley.

Sarò anche piccola ma la conosco bene. Non tutti hanno un padre antiquato, maniaco della musica e che conosce accordi e parole di quasi un secolo se non di più.

Jacob ed io abbracciati ci dondoliamo fingendo di ballare in mezzo altre coppiette non più tanto giovani che ballano sul serio.
< Per tutto il tempo che saremo qui, immagino che sarà difficile per noi ritagliarci qualche momento per stare da soli... > mi dice Jake.
< Qualche momento lo troveremo dai. Intanto un momento è questo > - gli dico sorridendo - < Un altro è la notte... >.
< Mmmh... la notte. sei tutta per me e ti riempirò di baci > mi dice baciandomi dolcemente la bocca.
< Ed io sono tutta tua >gli rispondo.
< Questa è la nostra prima vacanza insieme anche se non soli, ma ti prometto che la prossima sarà soltanto nostra, tu ed io. > mi dice.
< Ti amo vita mia > gli dico. Ci baciamo e la canzone finisce.
È tardi si torna a casa.

In stanza da letto.
Jacob è il primo ad andare in bagno e a tornare in stanza con indosso soltanto i boxer, suo pigiama estivo e, a dirla tutta diventerà anche il mio. Io, me ne sto davanti alla valigia aperta in cerca di un pigiama, camicia da notte che non sia troppo trasparente ma sembra non esserci nulla di poco osé.
< Hai fatto male i calcoli zietta cara > dico a voce bassa tra me e me.
< Nessie, tua zia non è qui > - mi dice Jacob avvicinandosi a me - < E non sei al telefono. >
< Lo so bene Jake. È che qui dentro è pieno di cose così trasparenti > gli dico indicando la valigia aperta.
< Mmmh... potresti dormire in intimo.. quello che hai indosso ora intendo > dice mentre bacia la mia spalla nuda.
< Non male come idea... > gli dico girandomi verso di lui e posargli un casto bacio sulle labbra. Prendo la sua maglia e vado in bagno. Non stiamo in un albergo, dove il bagno è solo per noi, ma siamo ospiti da Rebecca e non siamo soli.
Quando ritorno in stanza Jacob ha tolto la valigia e altre cose da sopra il letto ma lui non c’è.
Mi avvicino al letto già scoperto e due braccia calde e possenti mi abbracciano da dietro solleticando con le dita la pancia.
< Ce ne hai messo di tempo a tornare da me > mi sussurra all’orecchio.
< Ci ho messo soltanto cinque minuti > - gli dico sorridendo e togliendomi la sua t-shirt - < Se ho fretto mi riscaldi tu, vero? >
< Cinque minuti che per me diventano un’infinità. Lo sai che mi è impossibile starti lontano. > - mi dice.
Sposta i miei capelli dal collo e ci posa le sue labbra delicatamente - < Sono il tuo termosifone vivente e di modi per riscaldarti ne conosco uno.. >
< Il mio preferito... > gli sussurro baciandolo dolcemente per stenderci delicatamente sul letto e…



*Note Autrice*Eccomi qui con un nuovo capitolo!
Lily fa ”conoscenza”con la vera famiglia Cullen. Ho trovato giusto che li conoscesse per quello che sono, visto che lei sa del segreto di Renesmee.
Mi è sembrato carino, farle fare un po’ di shopping con le donne Cullen.
Altra cosa che ho trovato carino è stata la cena a quattro a casa di Nessie e far comportare Jake e Nessie come due coniugi <3 <3
Siamo arrivati al viaggio alle Hawaii. Rebecca è in dolce attesa di una bambina che si chiamerà Sarah, come la defunta signora Black ed è stato carino che la ricordassero.
La maggior parte delle storie o fan fiction che ho letto su Jake e Nessie, il nome Sarah lo mettono alla figlia di loro due, io ho pensato che fosse giusto che ad avere quel nome fosse una figlia di una delle due gemelle Black.
Per quanto riguarda la canzone “Only You” di Elvis Presley (qui la potete ascoltare https://www.youtube.com/watch?v=hkItI5pnIJ8 ) che ballano non è stata casuale nel senso che in molti posti di mare ci sono locali (la maggior parte bar) frequentati più da anziani e la musica li suona più canzoni vecchie che di adesso. E so che Elvis era molto famoso li alle Hawaii. Se leggete la traduzione è adattissima a Jacob che la dedica alla sua amata.
Alla prossima
Frafra

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Capitolo 28
*** Waikiki Acquarium ***


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Sono trascorsi tre giorni da quando siamo arrivati qua alle Hawaii a casa di Rebecca. Tra i preparativi del matrimonio di Rachel e Paul, e Jacob che oltre ad aver guardato l’auto di Solomon, si presta gentilmente ad aggiustare le auto di alcuni colleghi del cognato.
Con la scusa che manca il pane, riesco a rubare Jacob dal suo lavoro di meccanico.
< Meno male che dovevamo passare questi giorni assieme > gli dico sbuffando mentre camminiamo vicini per strada.
< Mi sembrava brutto dire di no. Tranquilla che mi pagano > mi dice Jacob, cercando di prendermi la mano.
< Si con due noci di cocco e un ananas magari! > gli rispondo un po’ zittita.
< No, mi danno qualche soldo. > mi dice. Lo guardo ma non rispondo e cammino avanti a lui - < Sì può sapere cos’hai? Ti sei stancata di stare qui? Ok, resisti altri tre giorni e dopo il matrimonio torniamo a Forks va bene? > mi chiede nervoso. Mi fermo e lo guardo.
< Non sono stanca di stare qui, anzi sto benissimo e ne sono felicissima è solo che ieri, hai sistemato la macchina di Solomon e poi tre auto di amici di lui, stamattina uguale! Io voglio trascorrere la vacanza con te. Già che quando torneremo a casa starai in officina tutti i giorni... >gli dico.
< Vero è colpa mia per non aver mantenuto fede alla promessa fatta ma ora, niente più aiuto o motori in mezzo a noi due. > mi dice e stavolta mi lascio abbracciare.
< Ricorda, niente auto in mezzo a noi > gli dico abbracciandolo a mia volta.

Arriviamo al piccolo negozio alimentare che Rebecca ci ha indicato. Entriamo e ci dirigiamo verso il banco del pane, c’è la fila. Prendo il numero e aspetto con Jacob il nostro turno.
< Vieni più qua > - mi dice Jacob tirandomi a se - < Ci sono due tipi che stanno guardando un po’ troppo il mio tesoro e ne sono gelosissimo > mi stringe a se. Sorrido.
< Senti, scusa... > - dice uno dei due ragazzi che secondo Jacob, mi stavano guardando troppo. Entrambi si avvicinano a noi. - < Stavamo osservando il tuo tatuaggio. Figo! >
< Ehm... grazie! > risponde Jacob mentre a me viene da ridere ma mi trattengo.
< Dove l’hai fatto? > chiede uno dei due ragazzi. Intanto la fila scorre avanti.
< A Seattle > gli risponde Jacob. In realtà l’ha fatto alla riserva perché il tatuaggio è il segno di riconoscimento dei lupi, ma non può dire a La Push per non essere invaso di domande. I due ragazzi a occhio e croce avranno sì e no sedici anni.
< Ah ok capito... Seattle.. > dice uno due ragazzi. Dalla sua espressione sembra dire il contrario di ciò che ha veramente detto.
< Posso fargli una foto così un mio amico me lo può tatuare perché è figo come tribale! > dice il ragazzo, prendendo il cellulare in mano.
< No. > risponde secco Jacob.
È il nostro turno al bancone.

Sulla via di casa.
< Fortuna che stavano guardando me.. > dico ridacchiando.
< Avrei preferito sai? > mi dice tenendomi per mano.
< Va beh dai! Hanno chiesto del tatuaggio. Comunque potevi essere meno sgarbato > gli dico.
< Non mi sembra di esserlo stato. Ho solo detto no alla foto. > - mi dice facendo spallucce. - < Pensavo a una cosa... se lasciamo la spesa a casa e ce ne andiamo tu ed io in spiaggia? >
< Dico che è una buonissima idea! > gli dico sorridendo.
Andiamo a casa.
Posata la spesa, ci mettiamo il costume e poi in spiaggia.

Arrivati in spiaggia, sistemo il mio telo sulla sabbia e mi tolgo il vestito copri costume.
< Hai deciso di vedermi morto? > mi chiede Jacob.
< Perché? > gli chiedo girando su me stessa per fargli vedere bene il bikini nero che indosso.
< Mi chiedi il perché? Dico, sei consapevole di cosa indossi? Vuoi ... sei meravigliosa! > riesce a dirmi Jake, dopo aver cercato le parole. Sorrido.
< Grazie. > - gli dico sorridendo e aggiungo – < I costumi dell’anno scorso non mi vanno più e... >.
< Stai crescendo > mi abbraccia tirandomi a se. Cadiamo sul telo da mare e ridiamo.
< In bene o in male? > gli chiedo.
< In meglio e sei la mia donna ma questo costume... > - mi dice infilando le dita tra lo spazio ai lati dello slip . < mi rende geloso. Ti guarderanno tutti >
< A me non interessa se tutti mi guarderanno. A me importa solo di te. > - dico scendendo da sopra di lui - < Sono la tua donna e non potevo di certo indossare costumi da bambina >.
< Ehm... direi di no. La crema > mi dice mentre si tira su a sedere e prende dalla borsa il flacone di crema solare.
< Prima ci facciamo il bagno e dopo la mettiamo va bene? > gli dico facendo gli occhi dolci. So che non ce n’è bisogno ma, mi piace. È una di quelle cose che sono abituata a fare fin da piccola quando ancora credevo che Jacob, il mio Jacob, fosse solo un amico, un compagno di avventura e nulla di più. Fa no con la testa sorridendo e poi si alza, mi prende in braccio e corre in acqua.

Cammina in acqua fino a che non gli arriva alla vita e a me, a pelo sul sedere.
< Potresti mettermi giù, per favore? > gli chiedo. Mi sorride, ma è un sorriso furbo di quelli che stanno tramando qualcosa di strano. E, infatti...
< Bombaaa! > grida piano Jake, alzando le braccia in alto e mi lascia cadere in acqua.
< Lo sapevo che stavi tramando qualcosa di losco > gli dico in tono acido ma sorrido. Lo schizzo divertita dando vita ai giochi. I nostri giochi acquatici.

< Tanto non riesci a prendermi > gli cantileno spingendolo in acqua per allontanarmi da lui nuotando.
< Si che ti prendo. E non barare > mi dice inseguendomi a nuoto. Non barare, uguale non andare veloce siamo in mezzo ad altre persone.
Lui mi è dietro, vado sott’acqua e nuoto ammirando la fauna marina che non è in profondità e poi risalgo in superficie. Faccio così per un po’ di volte e Jacob segue ogni mio movimento con estrema attenzione ripetendo anche lui i miei spostamenti per cercare di raggiungermi, ma con scarso risultato.
M’immergo un’altra volta, mi giro per vedere se mi ha seguito, ma stavolta non l’ha fatto. È rimasto in superficie, vedo le sue gambe muoversi per tenersi a galla.

Ho voglia di farmi prendere... ora gli giro in tondo e risalgo su dietro di lui.

Nuoto poco distante da lui ma qualcosa che brilla fra i piccoli scogli cattura la mia attenzione.

Cos’è?

Mi avvicino.

Ecco cos’è...

Un fermacapelli a pettine bianco, con sopra un fiore decorato da tanti piccoli diamanti. Lo prendo per osservarlo meglio.

È bellissimo e non sembra un reperto antico.

Torno in superficie per mostrarlo a Jacob ma lui non c’è.
< Jake dove sei? > lo chiamo.
< Presa! > mi dice all’orecchio mentre mi abbraccia da dietro.
< Guarda cosa ho trovato > esclamo contenta mostrandogli l’oggetto.
< Bellissimo. > - mi dice togliendomelo poi dalle mani. Mi gira verso di se e me lo mette tra i capelli - < Sei bellissima... > sussurra alle mie labbra. Sorrido e lo bacio.
< Grazie > gli rispondo. Sorride e mi bacia.
Lo abbraccio tenendo una mano dietro la sua testa mentre le sue mani scivolano sul mio sedere e mi sollevano quel pochino per incrociare le mie gambe sui suoi fianchi.
< Mmmh > mugoliamo di piacere insieme sulle nostre bocche, senza mai smettere di baciarci.
Le sue mani, palpano il mio sedere e lo spingono verso il suo bacino, dove la sua voglia di me si fa sentire. I miei talloni spingono il suo sedere verso di me. Ho voglia di lui.
< Sarà meglio uscire dall’acqua, Principessa > mi dice affannato.
< SI > gli rispondo affannata anch’io. Mi mordicchio il labbro.
Abbiamo troppa voglia di noi.
Tornare a casa e chiuderci poi nella nostra camera a fare l’amore, non ci sembra né carino né giusto poiché siamo in vacanza a Honolulu, che non conosciamo e ospiti da Rebecca. Il desiderio di appartenerci è tanto che prendiamo le nostre cose.
Mi sembra che sei paraggi dovrebbe esserci una vecchia cabina o qualcosa del genere...

Cammino, trascinando Jacob per mano finché non troviamo una vecchia cabina da stabilimento poco lontano dalla spiaggia.

< Come sapevi di... > mi dice ma non lo faccio finire di parlare. Gli poggio il dito indice sulle labbra.
< L’avevo vista prima per venire qua e…> gli dico mentre lui prende la mia mano e la bacia con estrema lentezza da farmi venire la pelle d’oca.
< Ti amo > mi sussurra baciando dolcemente il collo mentre le mie mani accarezzano le sue braccia.
Mi afferra per mano ed entriamo chiudendo la porta dietro di noi, con un piede spinge la borsa davanti alla porta in modo da non permettere a nessun’altra coppia vogliosa di entrare.
Dalle fessure del legno ormai vecchio filtra la luce del sole e riesco a vedere pressappoco lo spazio circostante. Non è molto grande ma è abbastanza da contenere due persone, da un lato, attaccata alla parete, c’è una panchina. Baciandolo lo spingo fino a quella panchina e mi siedo su di lui a cavalcioni senza mai permettere alle nostre bocche di separarsi.
Le sue mani tirano i lacci del reggiseno che cade a terra.
Le mie mani accarezzano freneticamente la sua schiena, su e giù.
La sua bocca scivola giù verso il collo... chiudo gli occhi e assaporo il piacere delle sue labbra... scende sui miei seni... il desiderio di appartenerci si fa sentire ancora di più... e in un attimo siamo nudi stesi sul pavimento ad amarci fino allo stremo.

La luce anche se non forte di una torcia che filtra attraverso le fessure scolpite nella porta, mi sveglia. < Ehi c’è nessuno là dentro? > sento dire da una voce maschile la fuori e bussa alla porta.

< Jake > - dico a voce bassa e gli do qualche spinta per svegliarlo. Mi abbraccia - < Credo che il nostro turno sia finito e serve la cabina ad altri > gli sfioro le labbra.
< Eh?! Cosa? > dice Jake aprendo gli occhi.
È buio e non si vede molto così per far luce e vedere che ore sono prendo il cellulare di Jake dalla borsa.
< Cavolo sono le21:30 > dico.
< Cazzo! Meglio andare > mi dice Jake mentre s’infila il suo costume e mi passa il mio.

Intanto da fuori si sente bussare.
< Era ora! Sbrigatevi che serve pure a noi > dice il ragazzo lì fuori.
< Nelle vicinanze c’è solo questa di cabina quindi la dentro datevi una mossa > la voce della ragazza, spazientita.

“Meglio sbrigarci! Se sei d’accordo con me sfrega due volte la mano destra sul mio braccio”

Dico a Jake usando il mio potere. In silenzio annuisce, sfregando la sua mano sul mio braccio.

Vestiti, non proprio perfetti perché la sua maglia e il mio vestito sono rigirati, usciamo di li.
< Oh piccioncini finalmente! > dice il ragazzo mentre tiene per mano la sua ragazza che per entrare in cabina mi spinge dandomi una spallata.

Sulla via del ritorno ci fermiamo in un chiosco bar a mangiare qualcosa.
< Hai idea di cosa dire a casa quando rientriamo? > chiedo a Jake mentre guarda il suo cellulare.
< Ti ha cercato Bella, Rose e Lily ma hai il cellulare spento e hanno chiamato me > mi dice sgranocchiando dei salatini.
< Dirò loro che la batteria si era scaricata e non ero in casa. > gli rispondo.
< E dove stavi? > - dice sorridendo ripensando al pomeriggio trascorso insieme. Gli squilla il telefono - < E’ Bella >
Allungo la mano per farmi passare il telefono.
< Ohi mamma! > rispondo con voce allegra.
< Era ora che qualcuno rispondeva al telefono! Chiamo te, ed è spento. Chiamo lui, suona libero e non rispondeva. Mi stavo preoccupando... tutto bene comunque? > mi chiede mamma dopo essersi sfogata, un po’ come fanno tutte le mamme quando non riescono a sentire i propri figli.
< Ho il cellulare scarico e non sono casa. Abbiamo passato il pomeriggio al Waikiki Acquarium e siccome era una visita guidata, ho messo io silenzioso il cellulare di Jacob ed è rimasto nella mia borsa > dico mentre mangio qualche salatino anch’io, Jacob mi guarda con una faccia come a dire “dove siamo stati?”.
< Ah ok e vi siete divertirti? Ti è piaciuto? > mi chiede mamma. Sembra aver creduto alle mie parole.
< Si mamma, ci siamo divertiti tanto ed è stato tutto bello ed emozionante. Pensa che dopo il giro per l’acquario per chi voleva c’era il cinema in 3D… > dico a mamma fingendomi entusiasta.
< Wow! E immagino che ci siete andati. Che film davano? > chiede mamma.
< Beh sì... ci siamo andati. Il film, parlava sulla vita marina… e sembrava di essere anche noi in acqua a esplorare il fondale marino. > continuo a dire tutta contenta. Jacob mi guarda e sorride. Intanto il cameriere ci porta la nostra ordinazione. - < Ora però devo lasciarti, è arrivata la cena ed io sto morendo di fame! Saluta tutti. >
< Ciao Bells! > dice Jacob.
< Oh deve essere stato un bello spettacolo. Ok ti lascio mangiare e buona serata. Saluta tutti anche tu > mi dice mamma e attacca.

Tornati a casa.
Sono tutti seduti in giardino ad aspettarci.
< Bentornati ragazzi. Ma dove diamine siete stati? > chiede Billy.
< Eravamo in spiaggia e poi abbiamo fatto una passeggiata e... non ci siamo resi conto del tempo che passava. Nessie, mi ha più volte ricordato di avvisarvi ma i cellulari entrambi fuori uso. Scusate. > spiega Jacob.
< Beh l’importante che siete tornati > dice Rachel.
< Noi avevamo fame e non vi abbiamo aspettato. Ci metto un attimo a cucinarvi qualcosa > dice Rebecca alzandosi in piedi.
< Abbiamo mangiato qualcosa fuori, tranquilla Reby > - le dico sorridendo. - < Io scusate vado a farmi una doccia. >
< Dopo la faccio io > mi dice Jacob.

Prendo. dalla stanza gli abiti puliti e il necessario per la doccia.

Mi chiudo in bagno, apro l’acqua e mentre essa scorre, mi spoglio e ripongo il costume e il vestito sul cestino chiuso dei panni sporchi.

Con la mano sento la temperatura dell’acqua.

È tiepida, va bene.

Entro nel box doccia e chiudo lo sportello per impedire all’acqua di uscire.
L’acqua mi scorre addosso...

Sto crescendo e il mio corpo lo dimostra bene...

M’insapono i capelli e poi il corpo...

Sto diventando una donna anzi la sua.

Sorrido. Mi risciacquo ed esco dalla doccia.

Se le vacanze con lui devono essere tutte come oggi... si voglio viaggiare con lui.

Asciugo con l’asciugamano i capelli e mi vesto. Indosso un completino intimo che la zia Alice mi ha comprato e sopra un pantaloncino e sopra una maglietta grigia. Riprendo le mie cose e le riposo in stanza.

< Il Waikiki Acquarium, domani è aperto, giusto? > sento chiedere Jacob, mentre mi avvicino alla porta finestra per tornare in giardino.
< Sì, Jake è sempre aperto > gli risponde Rebecca.
< Bisogna prenotare la visita? > chiede ancora Jake e guarda nella mia direzione, Si è accorto di me.
< No, ma se ti senti, più sicuro domani mattina chiamerò uno che lavora lì e gli dico di prenotare per noi sei. > sta dicendo Solomon.
Decido di entrare, tanto Jake mi ha scoperto e mi siedo accanto a lui.
< Cosa domani? > chiedo facendo finta di nulla.
< Prima mi avevo nominato l’acquario e stavo chiedendo informazioni a Solomon e Rebecca e domani ci andremo tutti. > - mi dice Jacob. - < Va beh... vado a farmi la doccia > si alza e si incammina verso casa.
< E per favore non lasciare il bagno incasinato come al tuo solito! > lo ammonisce Rachel.
Mi alzo anch’io e mentre lui va in bagno, io vado in cucina a bere dell’acqua fresca e poi vado in camera per mettere in carica il cellulare, che non è scarico del tutto, ma poco ci manca.
In stanza, buttato lì per terra, c’è il costume di Jacob.

Come pensavo... Nessie abituati a raccogliere i suoi vestiti in giro per casa perché un giorno tutto questo lo dovrai fare per sempre.

Sorrido e con il costume in mano esco in giardino.

< Reby, dove posso lavare questi? > dico mostrandole i nostri costumi.
< Cara, puoi lavarli lì > mi dice indicandomi il lavabo in giardino.
< Grazie! > le dico e vado al lavabo. Dopo un po’ sono raggiunta dalle sorelle Black.
< Jake è molto innamorato di te. Prima quando sei andata a farti la doccia ti ha seguito con gli occhi e finché non sei tornata, è stato in ansia, anche se non voleva darlo a vedere > mi dice Rebecca sorridendo. Sorrido non sapendo che dire.
< Reby, non ho mai visto due ragazzi più innamorati di loro credimi. > le dice Rachel sorridendo.
< Mmmh ma non è che voi due state cercando di farmelo sposare? Perché se è così, mi spiace deludervi ma per i prossimi quattro anni mi dispiace.. non mi è permesso. Motivi di studio. > dico loro mentre stendo i costumi.
< Ragazza giudiziosa. Mi piaci > - dice Rebecca e poi si accarezza la pancia – < Hai sentito Sarah? Al prossimo matrimonio Black ci sarai anche tu > ridiamo tutte e tre.

Jacob ritorna in giardino e restiamo tutti assieme a parlare delle novità di La Push, il mio anno scolastico appena finito dei vari lavori che uno fa e Solomon riparte alla carica ma Jake stavolta è irremovibile. È in vacanza e vuole pensare a divertirsi.
Il primo ad andare a dormire è Billy seguito da Rebecca, poi anche Rachel ed io decidiamo di andare a dormire lasciando i due uomini a parlare in giardino.
Domani si andrà all’acquario.

È mattina, la sveglia sul cellulare suona ed io mi sbrigo a spengerla prima che la sveglia sul cellulare si alzi di volume.

Mi lavo e mi vesto io e poi sveglio Jacob stanotte è venuto a letto tardi.

Dal cassetto e dall’armadio prendo l’intimo e i vestiti puliti, pantaloncini di jeans e una canottiera viola e sandali bianchi. Apro la porta della stanza per andare in bagno e sento che di la sono svegli.
< Buongiorno > dico affacciandomi verso la sala dove seduti in tavola, ci sono Billy e Solomon.
< Giorno a te. Jacob ancora dorme? > mi saluta con il sorriso Billy e chiede del figlio.
< Sì, ancora dorme. Vado a cambiarmi e lo sveglio. > dico per poi recarmi in bagno.

Torno in camera e Jacob ancora dorme beato.
< Jacob amore è ora di alzarsi > dico con voce normale e non si sveglia.
< Lupacchiotto > gli dico ancora più da vicino dandogli anche qualche bacetto sul viso ma ancora niente.

A mali estremi, estremi rimedi.

< Jacooob svegliatiiii! > dico a voce altra saltando in ginocchio sul letto.
< Oddio il terremoto! > - dice svegliandosi di soprassalto e poi mi guarda - < Nessie... solo tu potevi essere > sospira e sorride scrollando la testa.
< Non ti svegliavi. > dico giustificandomi.
< Andava bene un dolce bacio sulle labbra > - dice per poi mettere in pratica le sue parole - < E dirmi “amore mio dolce, buongiorno..” e non “Jacob è ora di alzarsi” > ride.
< Non è giusto! Eri sveglio e hai finto di dormire. > gli dico mezza offesa dandogli un piccolo cazzotto sul petto.
< Ahia! > dice massaggiandosi la parte lesa. Mi alzo dal letto.
< Alzati, lavati, vestiti e vieni a fare colazione > - gli dico seria - < Che andiamo all’acquario! > esclamo sorridendo e lo bacio dolcemente. Prima che lui possa abbracciarmi, mi alzo.
< Waikiki Acquarium > leggo sul muretto azzurro all’inizio del viale che porta ai botteghini dello zoo marino.
< Waikiki Acquarium > dice Jacob e indica l’insegna colorata posta in alto sull’edificio.
< E’ scritto da tutto. Non sia mai qualcuno si dimentichi dove sta > dice Billy ridacchiando.
< Rebecca dove siamo? > mi chiede Rachel alla sorella.
< Al Waikiki Acquarium mi sembra > le risponde.
dice Solomon con sei biglietti in mano e ce li consegna.
Entriamo e un tizio poco più basso di Solomon, stempiato e sulla cinquantina d’anni ci accoglie sorridendo. < Rebecca come stai? > dice mentre stringe la mano a Rebecca.
< Bene Adamu, grazie. E tua moglie come sta? Ti presento la mia famiglia > - gli chiede Rebecca - < Mio padre Billy > lo indica.
dice Adamu a Billy dandogli la mano.
< Molto piacere > risponde Billy ricambiando la stretta di mano.
< Lei, è Rachel, la mia gemella > dice Rebecca.
< Oh sono onorato di conoscere un così bel fiore... ma siete due gocce d’acqua... chissà quanti uomini avrai a tuoi piedi > le dice Adamu facendo il baciamano a Rachel che sorride gentilmente ma si nota che lo fa solamente per correttezza. Io e Jake ci guardiamo come per dire “è un provolone”.
< Oh la ringrazio del complimento. > gli risponde Rachel.
< Adamu, loro sono mio fratello Jacob e Renesmee la sua fidanzata > ci presenta Rebecca.
< Molto piacere > - dice Adamu dando la mano a Jacob e il baciamano a me - < Bella coppia. > sorrido e lo stesso fa Jake ma sta zitto, non gli rivolge parola. Mentre io mi limito a ringraziarlo del complimento ricevuto.
Nel frattempo si sono aggiunte a noi altre persone e iniziamo così il nostro tour marino.

I primi acquari che vediamo sono dei pesci piccoli, granchi, cavallucci marini, gamberi, stelle marine, ostriche, coralli, pesci tutti colorati, meduse e tante altre specie, per arrivare poi ai pesci grandi come gli squali e i delfini. A ogni vasca scatto una foto e me ne faccio scattare una o da sola o in compagnia di Jacob.
Resto incantata davanti all’enorme vasca con i delfini, uno dei miei animali preferiti dopo il lupo s’intende.
< Se vuoi, posso accompagnarti dentro > mi dice Adamu, l’amico di Solomon e Rebecca, e nostra guida.
< Davvero? Mi piacerebbe molto ma non vorrei disturbare > rispondo.
< Tra un po’, è ora che gli danno da mangiare. E oggi è il giorno in cui quattro del pubblico possono entrare a dar loro da mangiare. > dice.

Rachel ed io, e una coppia di ragazzi entriamo nella stanza dei delfini per dargli da mangiare. Ci fanno indossare dei guanti in lattice, degli stivali di gomma in modo da non scivolare sul pavimento bagnato.
< Ciao io sono Gladi > - dice presentandosi una ragazza bionda, capelli lunghi lisci, vestita con pantaloncini marroncini e una t shirt blu con scritto “Waikiki Acquarium” - < E lui è Howard > indica un ragazzo moro, capello corto e vestito come lei.
< Ciao a tutti > - saluta - < Gladi, quando vuoi > dice andando a prendere due secchi con il mangiare per i delfini.
< Per cominciare facciamo le presentazioni. Lei è Stella > - dice il nome di un delfino e questo si fa avanti un delfino, presentandosi a suo modo, emettendo verso- < Ecco Goccia, la più piccolina > - dice e anche Goccia si presenta saltando in acqua - < Jerry tocca a te > - dice e anche il delfino si presenta a modo suo, battendo con la coda in acqua - < Lui è Flipper > - dice e anche questo delfino si presenta - < E per finire c’è lui Diaco, come va? > dice. Il delfino salta e fa il suo verso. Tutti noi ridiamo.

Howard, posa i due secchi vicino a Gledi e poi va a tirare su una grande serranda che fa poco rumore, e separa la zona pubblica (dove stanno Jacob e il resto dei turisti) da quella dello staff (dove ci troviamo Rach ed io).

Devo proporla a Jake per la sua officina, almeno non farà tutto quel casino quando la alza o la riabbassa!

Gledi, chiama Diaco che arriva posa il muso sul bordo vasca, l’addestratrice gli fa una carezza con la mano libera e poi, gli da il suo pasto che Diaco prende e va via. Così dobbiamo fare anche noi, con l’unica differenza che a chiamare i delfini è Gledi o Howard.
Il primo a voler provare è un ragazzo, che durante la spiegazione è stato molto attento. Howard chiama Flipper che arriva, il ragazzo prende il pesce dal secchio, si avvicina al delfino, una carezza e poi cibo.
Dopo di lui è tocca a Rachel, mi sorride e si avvicina al secchio, Gledi chiama Stella, e fa come le è stato detto. Nel momento in cui Rach fa mangiare a Stella, io scatto una foto.
La ragazza venuta con noi, un po’ schizzinosa prende il pesce dal secchio tenendolo lontano da lei e dal suo naso, Howard chiama Jerry e lei, gli da il pesce quasi lanciandoglielo che il delfino per dispetto si gira e batte la coda sull’acqua schizzandola.

Tocca a me

< Goccia > chiama Gledi.
Io mi avvicino e prendo il pesce dal secchio. Mi metto in ginocchio sul bordo della vasca che se fosse per me, sarei entrata in acqua direttamente, allungo la mano libera verso Goccia per accarezzarla ma lei si scansa facendomi perdere l’equilibrio e cadere in acqua. Rido.
Tutti e cinque i delfini vengono vicino a salutarmi ed io li accarezzo felice.
< Oddio Reneee… > grida Rachel portandosi le mani vicino al viso.
Howard che si tuffa in acqua per “salvarmi” e Gledi che richiama i cinque simpatici amici.
< Devo andare amici > saluto i delfini ed esco dall’acqua assieme all’addestratore che si precipita a darmi un accappatoio per asciugarmi.
< Ti chiedo scusa, è la prima volta che succede > mi dice Gledi.
< Si vede che le sta antipatica > s’intromette la ragazza schizzinosa.
< No, il giochino di Goccia, sta a significare che Rene, le sta simpatica > spiega Howard, asciugandosi anche lui.

< Nessie! >mi dice preoccupato Jacob non appena mi vede in accappatoio e con i capelli bagnati. Mi abbraccia ed io mi stringo a lui.
< Jake, sto bene. Sono solo scivolata ma niente di che... > gli rispondo tranquillizzandolo.
Rachel ed io, raccontiamo tutto quello che è stato detto e fatto da quando siamo entrate lì a quando ne siamo uscite.
< Dì la verità Nessie, lo hai fatto apposta a cadere in acqua > mi dice Billy scherzando.

Per tutta la durata della fine del tour per acquari cammino abbracciata a Jacob che ha deciso di non lasciarmi un secondo e di non allontanarsi da me neanche di un centimetro, riuscendo così ad asciugarmi un pochino.

Prima di andare via e tornare a casa, ci fermiamo al negozio di souvenir, dove compro una maglietta per me da poter indossare al posto della canottiera che ahimè è ancora abbastanza bagnata e fatica ad asciugarsi, e acquisto un qualcosa di carino per Lily e un giochino divertente per Claire. Sto pagando ma Jake non è accanto a me e non lo vedo nemmeno nel negozio, infatti, poco dopo lo vedo farsi una foto dentro la testa di uno squalo.
Ci scattiamo tutti qualche foto singola e/o insieme e poi torniamo a casa. Il tempo di cenare, organizzare qualcosa per domani, poiché arriva Paul con i suoi genitori, e andare a dormire.



*Note Autrice*
Prima di spiegare il capitolo volevo dirvi che I nomi strani che avete letto, come Gledi, Adamu, Waikiki Acquarium sono nomi che Hawaiani che esistono veramente se fate una ricerca li troverete.
Passando al capitolo. Jake e Nessie, hanno una piccola discussione perché tra i preparativi del matrimonio di Rachel e la gentilezza di Jake nell’aggiustare auto di amici di Solomon che se ne approfittano, non riescono a trascorrere del tempo da soli ma riescono a far pace. Lo so che il posto, dove fanno l’amore non è il massimo della comodità e delle bellezza ma come ha detto Nessie, non conoscendo la città e stando ospiti a casa di qualcuno sembrava brutto chiudersi in camera.
La scelta di una gita all’acquario, è nata per caso, dalla bugia di Renesmee alla madre e Jake senza accennarle nulla ha pensato di portarla li e ovviamente si aggrega tutta la famiglia. Mi sono sempre piaciute le gite in famiglia e volevo descriverne una.
Cosa dire di più se non al prossimo capitolo?
Frafra

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Capitolo 29
*** Paul & Rachel ***


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Il giorno del matrimonio è arrivato.
Reby ed io aiutiamo Rachel a prepararsi.
< Rachel, guarda che occhiaie! Ti avevo detto di dormire... > la rimprovera Rebecca osservandole il viso.
< Ho quello che serve > dico ed esco dalla camera d Rebecca. Annuiscono.

< Allora? È pronta e ti stai andando a preparare? > mi chiede Jacob ansioso.
< E’ ancora presto. Devo prendere una cosa > - gli dico mentre dal mio beauty case prendo la crema. E una busta dall’armadio. Regalo delle zie Alice e Rose, mamma e nonna. - < Torno dalle tue sorelle. Stai tranquillo andrà tutto bene > lo bacio e m’incammino verso la stanza di Rebecca.

Ho sete e passo un secondo in cucina e vedo Billy seduto davanti al tavolo che aiuta Solomon con alcune decorazioni. Jacob è ancora in agitazione, è nervoso...stanotte non ha quasi mai dormito e con lui anch'io.

L’unico calmo sembra Billy

Si gira, mi guarda e mi sorride ma è in ansia anche lui. Lo capisco dal sorriso.

No, nemmeno lui.

Torno in camera dalle due sorelle.
< Lo so non dovrei stare in ansia ma è più forte di me, Becca... > - dice Rachel guardandosi allo specchio - < Voglio che tutto sia apposto... >.
< E lo sarà... oh ecco Nessie > le risponde la sorella.
< Ecco qui la crema miracolosa di Alice. > - dico dando il flacone a Reby - < Questo, è da parte delle donne Cullen, ma non so cosa sia... mi è stato solo ordinato di consegnartelo oggi e durante i preparativi > - alzo le mani come a dire “sono innocente”.
Rachel apre la busta e tira fuori una giarrettiera di pizzo bianca con il nastrino blu e un biglietto.

Avevo previsto che tra tante cose questo piccolo indumento lo avresti dimenticato.
Tantissimi Auguri da tutti noi che con il cuore siamo lì con voi.
Alice, Rose, Bella ed Esme


< Avevo previsto... > chiede sorpresa Rebecca che ha letto il biglietto anche lei.
< Alice spesso lavora insieme a una wedding planner e spesso le capita di assistere a spose che durante la loro scelta di abito e coordinato intimo si dimenticano la giarrettiera. > dico inventandomi al volo una scusa plausibile, e fortunatamente Rebecca ci casca e non solo lei.

In fondo sono una Cullen.

Dopo le varie chiacchiere cominciamo il lavoro.
Rebecca pensa a truccarla ed io le sistemo i capelli in una cosa di lato alla testa legata da una piccola treccina in modo da non far vedere l’elastico che la lega.
< Ci vorrebbe un fermaglio o qualcosa da poter finire perché così è una pochino incompleta... > dico mentre giro Rachel verso lo specchio per farle vedere il lavoro. Rebecca esce dalla stanza per tornare subito dopo con una scatola tra le mani.
< Apparteneva a nostra madre il giorno del suo matrimonio che a sua volta era di nonna Doris ma prima ancora della bisnonna Lucy > - dice Rebecca mentre apre una scatola e mostra il contenuto. Un fermaglio a pettine stile anni 40 decorato con fiori color oro e perline bianche – < Ora, è giusto che lo abbia tu. >
< E’ molto bello e antico > dico ammirando l’oggetto.
< Avanti Renesmee mettimelo! >mi ordina Rachel.
< Prima meglio indossare il vestito > dice Rebecca.
Aiutiamo Rachel a indossare il suo abito da sposa. L’abito è semplice, lungo fino ai piedi, lascia la schiena scoperta, la bretella è unica che si allaccia dietro il collo, lo scollo a cuore, color bianco. Rachel non ha voluto niente di troppo pomposo o di pacchiano insomma il suo vestito ha solo una cintura cucita in vita argentata. Indossa la giarrettiera che le donne Cullen le hanno regalo poi le scarpe delle decolté bianche con un tacco non eccessivamente alto.
< E ora, il fermaglio. Rebecca a te l’onore... > le dico passandole il fermaglio della bisnonna Lucy, tra le mani.
< Hai fatto tu i capelli ed è giusto che sia tu a metterlo > mi dice Rebecca.
< Appartiene alla vostra famiglia, ve lo tramandate di generazione in generazione. Credo che la bisnonna Lucy lo abbia messo a nonna Doris e a sua volta a vostra madre e... > dico ma non finisco la frase perché non so come continuarla e mi rendo conto che sono stata un pochino indelicata.
< A me l’ha messo nonna Doris e mi disse che alla mamma sarebbe tanto piaciuto mettermelo lei come da tradizione... > dice sospirando nel ricordare quel momento Rebecca per poi sorridere.
< E vostra madre ne sarebbe orgo... ne è orgogliosa di vedere che sia tu a metterle il fermaglio > dico a Rebecca e sorrido a entrambe.
Rebecca prende il fermaglio dalle mie mani e lo mette in testa a Rachel.
< Mamma ne sarebbe fiera. > dice Rebecca alla sorella.
< Sei bellissima > dico abbracciandola.
Bouquet di fiori d’ibisco, scelti da Rachel e che Paul, come da tradizione, le ha comprato e fatto recapitare a casa.

Ora tocca a me e a Rebecca prepararci per il matrimonio.
Mentre Rebecca esce dal bagno per andare a indossare il suo abito da testimone, io penso a truccarmi in modo leggero senza esagerare con i colori e mi pettino.
< Rebecca, serve una mano... > - dico uscendo dal bagno e trovandomi davanti a Rebecca intenta a mettersi le scarpe - < Sei molto bella anche tu. Vado a vestirmi e dico anche a loro di prepararsi. >
< Grazie e si ok > dice Rebecca.
Il vestito di Rebecca è lungo di seta morbida color lavanda, semplice, senza nessun disegno o perline, con scollo a V.

< Billy, Jacob e Solomon, la sposa è pronta io vado a vestirmi e anche voi... ora! > - dico battendo le mani come se fosse un comando - < Ah Solomon, i tuoi vestiti sono nella stanza di Rachel. >
< Agli ordini! > mi dice ridacchiando Billy e va nella sua stanza a vestirsi e Jake va con lui, in caso avesse bisogno di aiuto. Solomon si reca in camera di Rachel. Ed io in quella mia e di Jacob.

Prendo l’abito mio e di Jake dall’armadio e li poso sul letto. Mi spoglio dei vestiti per casa e indosso il tubino corto ma non troppo, bianco la parte superiore con scollo paro e con le spalline ricamate in pizzo che ricade dietro coprendo tutta la schiena. La gonna è color corallo. Adesso le scarpe... delle decolté color corallo come la gonna, aperte in punta e con un cinturino alla caviglia. Il tacco ovviamente alto ma non 12 cm. La pochette color rosa chiaro.
< La mia principessa... > mi sussurra Jake abbracciandomi da dietro. Sorrido stringendo le sue mani.
< Il mio lupo... > gli sussurro girandomi verso di lui e stampargli poi un casto bacio sulle labbra.
< La cravatta no... non la metto > dice guardando i suoi vestiti sul letto.
< Ok non metterla anche se... faresti bella figura caro il mio testimone > gli dico. Poi esco dalla camera per permettergli di vestirsi e indossare il completo giacca e pantaloni beige, e la camicia bianca. Ai piedi, dell’elegante mocassino color marrone.

Come da tradizione e in tutti i matrimoni sia lo sposo sia gli invitati sono sul luogo della cerimonia ad aspettare la sposa.
Paul, lo sposo super agitato, nervoso, si contorce le mani e a piccoli tremoli ma fortunatamente, il motivo della tanta agitazione non è dovuto alla rabbia o a scatti d’ira ma è bensì all’attesa di Rachel, la sua sposa. È talmente in ansia che nemmeno cinque uomini riescono a calmarlo!
Anche lui è vestito semplice, indossa dei pantaloni bianchi di lino e una camicia maniche lunghe dello stesso colore, in vita al posto della cinta una sciarpa di seta rossa. Le scarpe un mocassino elegante nero.

Ecco arrivare la sposa.

Paul è in piedi davanti all’altare che guarda con occhi lucidi la navata. La marcia nuziale accompagna il cammino di Rachel e Billy verso l’altare. Anche se sulla carrozzina, il suo compito del padre della sposa che la accompagna fino a Paul.
< L’affido a te. > gli dice Billy a Paul. E quest’ultimo sorride.
Prendo Billy e lo accompagno al suo posto a sedere accanto a me, a Collin e a Katy il suo imprinting, agli zii Connie e Kevin e al vecchio Quil Aterara II. Rebecca è la testimone di nozze di Rachel assieme a Jacob.
Solomon invece fa il fotografo insieme al fratellastro di Paul, David il fratellastro di Paul.
Seduti al lato opposto dei Black, c’è la famiglia di Paul, il padre Derek, la mamma Maryse con il suo secondo marito George, la compagna di David, Louise e i nonni di Paul Yvonne e Harry. Accanto a loro siedono Emily e Kim. Sam e Jared sono i testimoni dello sposo.

La cerimonia inizia con il soffiare per tre volte in una conchiglia e verso l’orizzonte. Questo gesto significa il richiamo del “Padre”, del “Figlio” e dello “Spirito Santo”. Dopo di che entrambi gli sposi si scambiano la propria ghirlanda di fiori, chiamata “lei” che portano al collo. E sono poi legati in vita dal Kapa, un panno benedetto per portare ricchezza, salute e figli.

A me e Jake questo non ci sarà... salute e ricchezza ne abbiamo in abbondanza. Bambini? È presto per pensarci ma chiederò, un giorno, a nonno il suo parere.

Anche a noi invitati e testimoni ci vengono date le ghirlande come simbolo d’amore e buon auspicio. Jacob mi guarda e sorride.

È bellissimo Jake con quella collana.

La zia Connie, Emily, Maryse la mamma di Paul e Rebecca piangono tantissimo. Io, sono commossa e qualche lacrima dai miei occhi esce che tampono con il fazzoletto e vedo che anche Kim fa la mia stessa cosa. Katy, stringe la mano a Collin e sorride asciugandosi con il palmo della mano gli occhi cercando di far finta di nulla.
Billy ha soltanto gli occhi lucidi e lo sguardo emozionato così come Derek e George. I tre lupi testimoni, sono emozionati anche loro ma lottano per non darlo a vedere. Se il branco sa, li prenderebbero in giro a vita!

È inutile negarlo, i matrimoni commuovono tutti... anzi no, non tutti.

Luisa, la compagna di David non piange. Ha lo sguardo annoiato e a ogni cosa che il ministro dice, lei sbuffa.

Mi verrebbe voglia di cacciarla via dalla cerimonia! Non perché non piange perché ognuno manifesta la sua emozione come può ma mancare di rispetto agli sposi no, non ci sto.

Ecco il ministro sta benedicendo le fedi .
Immerge nella ciotola di legno di acacia le foglie di ti e poi con esse bagna le fedi.
< Paul Lahote, vuoi prendere la qui presente Rachel Black, come tua sposa, amarla e onorarla, esserle fedele sempre, in salute e in malattia finché morte non vi separi? > dice il ministro.
< Si la voglio con tutto me stesso e anche di più > - risponde Paul al ministro mentre prende la fede e la infila all’anulare sinistro della mano della sua Rachel - < Io Paul prendo te Rachel come mia moglie e prometto davanti a tutti di esserti fedele e amarti per tutti i giorni della mia vita. >
< Rachel Black, vuoi prendere il qui presente Paul Lahote, come tuo sposo, amarlo e onorarlo, essergli fedele sempre in salute e in malattia finché morte non vi separi? > chiede il ministro a Rachel.
< SI lo voglio con tutta me stessa e anche di più > - risponde lei prendendo la fede e infilarla all’anulare della mano sinistra di Paul. - < Io Rachel prendo te Paul come mio marito e prometto davanti a tutti di esserti fedele e amarti per tutti i giorni della mia vita. >

Per noi la parte finale sarà un po’ diversa...

< Con l’autorità conferitomi, Paul e Rachel, io vi dichiaro marito e moglie. > - dice il ministro. – Paul, puoi baciare la sposa >
Senza farselo ripetere due volte, Paul bacia sua moglie. Tutti battono le mani contenti e alcune in lacrime. Tipo me che con il fazzoletto cerca di nasconderlo.

Tutti i presenti vanno ad abbracciare i neo sposi, Solomon e David che continuano a scattare foto, la zia Connie e la mamma di Paul che non riescono a smettere di piangere.
< Non oso pensare a quando un giorno ci sposeremo Katy ed io... se piange così ora, al nostro ci toccherà usare le barche > dice Collin riferendosi alla madre.
< Perché vorresti sposarmi? > le chiede Katy.
< Sì, ma non ora, fra qualche anno magari > gli risponde Collin.
< Nessie, che modifiche hai pensato di fare al nostro matrimonio? > mi chiede Jacob abbracciandomi con una mano.
< Il finale della form... > - dico ma mi rendo conto di cosa mi ha domandato e la mia risposta – < Non ho pensato per niente al matrimonio tra di noi >.
< Bugiarda! Ti ho osservato tutto il tempo e conosco la tua aria sognante quella che hai quando pensi a me > dice ridacchiando Jake.
< Non è vero! > dico.
< E invece sì e poi non ci trovo nulla di male a pensare a quel giorno > mi dice scoccandomi un bacio sulla testa.
< Stavo pensando a quanto sono belli > -dico guardando i due sposi tenersi per mano - < E ascoltavo la cerimonia >.

Lo so che non c’è nulla di male a pensare al nostro futuro ed eventuale matrimonio ma dirlo davanti ad altri, non mi va e poi meno ci penso e meglio è visto che quel giorno è lontano.

Il ricevimento si tiene al Pacific Beach Hotel. Non siamo in molti così c’è stata assegnata una sala non molto grande ma con una vista sul mare stupenda. Il segnaposto sui tavoli, sono i sacchetti con i confetti solamente i testimoni e i genitori degli sposi hanno come segnaposto una bomboniera.
La bomboniera, che poi è uguale sia per i testimoni sia per i genitori, è un portafoto a libro.

Nell’attesa che gli sposi fanno il loro ingresso, ci viene servito un aperitivo.
< La prossima volta che verremo alle Hawaii, affitteremo una stanza in albergo > - mi dice Jacob poggiato alla ringhiera e guarda fuori. Gli accarezzo lentamente la schiena. - < Guarda che bel panorama >
< Molto bello. Ma non penso che se in futuro verremmo a trovare tua sorella, tu non desideri dormire da loro.. > gli dico poggiando la testa sul suo braccio e bevendo un succo alla frutta.
< E perché mai? Ti ricordo che stando in hotel possiamo fare quello che vogliamo... > mi dice.
< Perché ci sarà anche Sarah e da bravo zietto non vorresti lasciarla un minuto o sarà lei a non voler lasciare te>- dico sorridendo. - < Ricordo bene come stavo comoda tra le tue braccia... dormivo beatamente... >
< Io ricordo solo i morsi e Winnie The Pooh > mi dice sorridendo.

Ancora con Winnie The Pooh? Me lo rinfaccerà a vita quel sogno.

< Sono arrivati gli sposi > ci dice Louise, la compagna del fratellastro di Paul.
< Ok grazie > - le dico gentilmente per poi rivolgermi a Jake - < Vado a dire una cosa a Emily prima che mi dimentichi > lo bacio ed entro in sala. Jacob resta fuori a parlare con Louise.

Con Emily, Kim e Katy sistemiamo alcune cose al tavolo degli sposi e firmiamo il grande biglietto del regalo che lupi e imprinting gli hanno fatto insieme.
< Nessie, quella non mi piace > mi dice Katy osservando la cognata di Paul che prova a flirtare con il mio Jake. Faccio spallucce-
< Sta perdendo tempo. Jake ha occhi soltanto per me > dico.

Gli sposi arrivano. Li salutiamo e ci sediamo poi a tavola, dove i camerieri cominciano a portare l’antipasto di mare e poi da due primi piatti, uno di pasta e l’altro di riso. Inutile dire che qualche”lupo”, e al mio tavolo ce ne sono tre, Jacob, Sam e Jared, che non fanno il bis ma il tris di ogni piatto.
< Il cibo non scappa > dice Emily guardandoli divorare la terza porzione di pasta.
< E’ l’altro noi che ha fame! > risponde Jared.
< Sì, l’altro voi... > dico, prendendo un cucchiaio di riso. Kim ride.

< Il maiale sta per essere messo a cuocere nella fossa. Se desiderate vederlo vi prego di seguirmi > annuncia un cameriere entrando in sala. Io resto in sala. La sete di sangue è ancora forte, a quello umano so resistere ma non a quello animale... e poi... è strano... da quando non vado più a caccia, ho cominciato a provare un certo disgusto nel vedere animali morti eppure fino a pochi mesi fa, mi piaceva.
< Cosa ti sei persa... quel maiale era bello grosso! L’hanno messo giù intero e poi... > mi spiega un Jake tutto entusiasta, tanto da sembrare un bambino davanti a un nuovo gioco.
< Jake per favore non voglio sapere > dico tappandomi le orecchie con le mani.
< Ok tanto ho fatto qualche foto. >- mi dice sedendosi al tavolo - < Sicura che non vuoi sapere? >
< Sicurissima al cento per cento > rispondo.

Sicuramente... qualche foto sarà un book fotografico. Conoscendoti, caro amore mio... il tuo dito non avrà smesso un secondo di pigiare il pulsante per scattare foto.

Mentre si aspetta che il maiale si finisce di cuocere gli sposi aprono le danze e quasi tutti a ballare. Dopo aver ballato tra di loro Paul e Rachel, ballano con i rispettivi genitori e testimoni ma nel caso di Paul i cui testimoni sono maschi, balla con le loro mogli, Emily e Kim. Balliamo anche Jacob ed io.
< A te che ballare non ti piace, qui in vacanza sembra il contrario > gli dico sorridendo mentre balliamo abbracciati.
< Non prenderci gusto perché quando torniamo a casa, i balli te li scordi. > mi dice ricambiando il sorriso e dandomi un leggero bacio sulle labbra.
Stanchi e assetati ci sediamo al tavolo assieme agli altri invitati e con lo sposo.
< Allora Nessie, ti è piaciuta la bomboniera? > mi chiede Paul seduto al mio posto.
< Sì, molto bella > rispondo a Paul, da seduta sulle ginocchia di Jake mentre lui beve dell’acqua.
< Già lo immagino poggiato sul camino di casa vostra e voi due seduti sul divano a ricordarvi di oggi > mi dice Paul, ridacchiando.
< Chissà un giorno... intanto lo vedo bene sul mobile al salotto o sulla mensola in camera sua... > rispondo pensando a dove potrebbe mettere il portafoto Jacob.
Il maiale arrosto arriva e ci viene servito in vari modi, o meglio accompagnate con varie cose, tipo del riso, con della frutta o classico con insalata o patate arrosto. Tutto molto buono.
C’è un cameriere che ha preso in simpatia i cinque lupi e ogni dieci minuti arriva e riempie i loro piatti. A volte chiede loro il permesso e altre volte no. Tutto questo continua finché, non mettono la mano sopra il piatto.

Nell’attesa della torta diamo agli sposi i regali. La maggior parte dei regali, sono le famose buste contente, i soldi mentre Jake, io, Rebecca e Solomon gli abbiamo regalato due settimane in un villaggio della Thailandia, come viaggio di nozze e partono dopodomani. Anche se il regalo gli era stato detto prima, in modo da dar loro il tempo di prepararsi le valigie.
< Uh andiamo in Thailandia, amore! Grazie cognati > dice scherzando Paul, fingendo agli occhi dei parenti che non sapeva nulla, quando invece è il contrario.
< Paul, chiamami cognato e lo sai che ti faccio > gli dice Jake scherzando e guardandosi la mano chiusa a pugno.
< Grazie ragazzi > dice Rachel dandoci un abbraccio e un bacio a testa.
< Adesso il regalo di tutti noi > dice Sam consegnando a Paul, una grossa busta. L’apre insieme a Rachel e tirano fuori un enorme biglietto di auguri con tutte le firme dei ragazzi dei due branchi e dei loro imprinting e non. Tra le firme ci siamo anche Jake ed io.
< Ehi, begli amici che ho, mi sposo e loro mi fanno soltanto di auguri su un biglietto e una foto di un televisore > si lamenta scherzando Paul.
< Portarlo qui era un casino, troppo grosso... > gli risponde Jared.
< Grazie davvero ragazzi > ci dicono gli sposi.

È il momento della torta. E’ classica e semplice come lo sono loro due, è fatta su due piani con tutta intorno a delle roselline rosa e in cima, ovviamente, i pupazzi di due sposi.
Dopo il taglio della torta e averla anche mangiata... molto buona e delicata, andiamo tutti in giardino per il lancio del bouchet.
Le nubili, non sono molte siamo solo io, Katy, Kim e Louise. Ci mettiamo dietro a Rachel che prende la rincorsa e di spalle ci lancia il bouchet.
Il bouquet, sta venendo verso di me, che non ho la minima intenzione di prendere.

Non voglio sposarmi entro un anno.

< Togliti! > - mi dice Louise mentre mi sta per dare una spallata, faccio in tempo a spostarmi di poco o si sarebbe fatta male. E afferra il bouchet, tutta contenta gridando - < David tra un anno, tocca a noi! >
< Che bello amore > gli risponde David, con finto entusiasmo.

David sprizza gioia da ogni poro.

Raggiungo Jake che ha osservato la scena e mi abbraccia.
< Pazienza vorrà dire che ci sposeremo fra qualche anno > gli dico sorridendo.
< Abbiamo molto tempo per pensarci... > mi sussurra all’orecchio. Lo bacio.
< Se non mi scansavo... si sarebbe fatta molto male > dico riferendomi a Louise poco prima.
< Già... ma ben le stava. Così evitava di essere maleducata > dice Jacob.
< Jake ... > lo chiamo rimproverandolo con lo sguardo.
< Sai che non sopporto chi ti tratta male > mi dice.

Almeno ha evitato di dire “tollero”

< Tranquillo, non lo avrei mai preso > . gli dico Prendo il suo viso tra le mani - < Mi stavo già scansando > lo bacio.

Matrimonio finito.
Jacob, io, Billy, Rebecca e Solomon ce ne torniamo a casa mentre il resto degli invitati se ne va in albergo.
Siamo tutti stanchi ma felici.


Nota autrice:
Anche in questo capitolo, mi sono informata sul matrimonio hawaiano almeno dal punto di vista celebrativo perché la festa al ristorante è stata un po’ inventata perché, nei siti che ho visto dicevano solo del maiale cotto in una fossa e mi sembrava poco, così ho aggiunto altre pietanze.
Per quanto riguarda la vestizione della sposa, ho fatto un misto tra la sposa hawaiana e quella classica, nella tradizione hawaiana la sposa non deve indossare nulla che abbia delle perle (mi sembra sia considerato di mal augurio) ma io ce l’ho messe (stanno nel fermacapelli di famiglia) perché ho voluto che Rachel avesse indosso qualcosa che fosse appartenuto alla madre Sarah e poi mi sembrava giusto un momento tra sorelle.
Per quanto riguarda gli invitati di Paul, sulla guida si sa solamente che i genitori di Paul hanno divorziato quando lui era piccolo. Così mi sono permessa di inventargli qualche parente. Beh per la famiglia Black, e sempre grazie alla guida ufficiale, sappiamo che Collin Lettlesea e la sua famiglia sono parenti Black e quindi era giusto che ci fossero. Vi state chiedendo di Quil Ateara III lo so, ma sempre secondo la guida, gli Ateara sono imparentati con i Black.
A parte questa spiegazione, spero che il capitolo vi sia piaciuto
Al prossimo che non so ancora quando
Frafra

P.s Chiedo scusa se la foto è troppo grande ma non so modificarla.

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Capitolo 30
*** Ritorno a casa ***


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Dopo il matrimonio, Jacob ed io ci siamo trasferiti in hotel lasciando la nostra stanza al vecchio Quil e quella dove stava Rachel è stata occupata dagli zii Connie e Kevin.
< Jake, ne hai per molto dentro quel bagno? > gli grido mentre scelgo dall’armadio cosa indossare per la festa.
< Veramente il bagno è libero già da un po’ > mi dice rientrando da fuori al piccolo balcone presente nella stanza e che si affaccia sul mare. Sorride.

“< Signori Black, buon pernottamento. Terzo piano, stanza 124 > ci dice gentilmente il signore alla reception mentre ci da la copia delle chiavi. Sorrido e le prendo io insieme con alcuni fogli dell’albergo. Jacob prende le valige e ci incamminiamo fino all’ascensore.
Terzo piano stanza 124. Apro la porta ed entriamo in una piccola stanza tutta in legno molto carina.
< Che bella! > - esclamo mentre mi siedo sul letto e guardo il soffitto, il lampadario è quello con il ventilatore - < Ed è tutta per noi >. Sorride posando le valige in terra e si siede accanto a me.
< Non è il massimo... non è una suite… > - mi dice. Lo guardo - < Per la mia Principessa voglio che abbia solo il meglio >
< Ma il meglio è qui accanto a me. Solo questo conta per me… > gli dico per poi baciarlo.
Un bacio e poi un altro.. e un altro ancora… e facciamo l’amore. “


< Non ti ho sentito passare e pensavo fossi ancora sotto la doccia... > dico mentre mi giro a guardarlo avvicinarsi a me. È a petto nudo e indossa soltanto i suoi amati bermuda.
< Sono uscito dal bagno e tu ancora non eri rientrata. Tutto bene? > mi chiede abbracciandomi. Ricambio l’abbraccio.
< Si tutto bene. Ero al telefono con papà e ci viene a prendere lui domani sera. > gli dico e poi lo bacio - < Vado a farmi una doccia e poi andiamo >.
< Ok signora Black. Non metterci troppo o lo sai che vengo a prenderti > mi dice ridacchiando. Gli sorrido ed entro in bagno.

Oh lo so che ne saresti capace Signor Black.. non mi dispiacerebbe perder tempo in bagno con te. Ma abbiamo poco tempo e ci aspettano.>

Alla festa sulla spiaggia del nostro hotel.
< Signora Black il suo gelato > mi dice un cameriere posando sul tavolo davanti a me la mia ordinazione.
< Grazie > rispondo gentile sotto lo sguardo sorpreso di Rebecca e zia Connie, Katy invece... se la ride. Lei sa.
< Signora Black? Da quanto sei sposata con Jacob? > mi chiede zia Connie.
< No, non ci siamo sposati è solamente che la stanza qui è a nome Black... > rispondo.
< Quindi, non vi siete sposati in segreto? Anche se da alcuni vostri comportamenti fa sembrare che lo siete. > mi dice Rebecca.
< Sei matta io e Jake sposarci in segreto? Fai prendere un accidente alla mia famiglia. > rispondo ridacchiando.
< Lo dicono in tanti, Becca. > dice Jacob toccandomi una spalla. Faccio un salto e lui ride.

Non ho sentito arrivare né lui né gli altri uomini del gruppo. La vampira che è in me sta perdendo colpi ne sono certa.

Facciamo una passeggiata tutti assieme tra le bancarelle del lungo mare. Ci sono tanti banchi che vendono oggetti e vestiti tradizionali delle Hawaii, altre provenienti dal resto del mondo che le fanno passare per autentiche e originarie del posto straniero, ma si vede chiaramente che sono delle copie.
< Io so intagliarlo meglio > dice Jacob mentre osserva un portachiavi in legno raffigurata una ragazza hawaiana.
< Se lo dici tu, ti crediamo > gli dice Billy con tono sarcastico.
< SI certo che ti crediamo. Tu sei il migliore > gli dico sorridendo.
< Per caso mi state prendendo in giro voi due? > ci chiede Jacob.
< No, non potremmo mai farlo figliolo > gli risponde Billy ridacchiando.
< Se... se... > gli risponde Jake.

L’orologio sul cellulare segna le 4:30 a.m. e Jacob dorme beatamente nella sua metà del letto. Russa che è una bellezza. Mi giro e rigiro per cercare una posizione comoda in cui poter chiudere gli occhi e dormire ma niente provo anche a dargli qualche scossa per farlo smettere ma inutilmente.

Perché non mi sono addormentata prima? Eppure morivo dal sonno eccolo che sta per girarsi e invadere il mio spazio.

Mi alzo, vado in bagno e poi bevo un bicchiere di acqua presa dal mini frigorifero che abbiamo in stanza e mi rimetto a letto o meglio in quel piccolo pezzettino del mio spazio di letto.
< Mmmh amore, senti freddo? > mi sussurra non appena entro nel letto e mi accosto a lui abbracciandolo.
< Un pochino >gii sussurro mentre lo bacio piano.

Non sento freddo, ma se devo passare la notte sveglia... preferisco passarla a fare l’amore con te.

< Mmmh... allora ti riscaldo io... > mi dice mentre una sua mano scivola sul mio sedere e s’intrufola dentro i miei slip.
< Questa è la nostra ultima notte qui... > gli dico mentre la mia mano è nei suoi boxer.
< Giusto. > mi risponde mettendosi sopra di me e cominciare a baciarmi.

Jacob se ne sta in piedi davanti alla vetrata della sala d’attesa all’aeroporto ad aspettare il nostro volo per Seattle, mentre parla con qualcuno al telefono io poco distante da lui e seduta sull’unica sedia libera rimasta.

Vacanza finita e si torna alla noiosa e grigia Forks. Jacob lunedì ricomincerà con officina e ronde ed io a fare niente. Uffa! Devo trovarmi un lavoretto e domani ne parlerò con i miei e Jacob.

< Pensavo che non saremmo riusciti a prendere il volo > - mi dice Collin con il fiatone – < Al bar c’era una fila pazzesca >
< Esagerato per una decina di persone. Tieni Nessie. > dice ridacchiando Katy e dandomi la bottiglietta d’acqua minerale che le avevo chiesto. Collin e Katy tornano a La Push con me e Jacob, o meglio a Seattle. I due si sono conosciuti l’ultimo anno di scuola e adesso convivono, studiano nello stesso college e lavorano a Seattle.
dico a Katy sorridendo.
Ci avviciniamo a Jacob che ha smesso di parlare al telefono e risponde in tono seccato a una ragazza che lo riempie di domande normali, ma si vede un miglio che cerca di amoreggiare ma con scarso risultato.
< Ci sono stata qualche volta a La Push ma non credo di averti mai visto se no... un bel ragazzo come te... me lo sarei ricordata > dice questa ragazza avvicinandosi di più a lui e mordendosi il labbro.

Meglio intervenire la mora non comprende.

< Amore mio! > dico a Jacob e lo bacio appassionatamente.
< Scusami amore se ti ho lasciato da sola ma la telefona era importantissima > mi dice, scusandosi.
< Non fa nulla. L’importante è che tutto va bene > gli rispondo e vedo la moretta allontanarsi.
< Signora Black... > mi dice ridacchiando.
< Signor Black è preferibile che una volta a casa non mi chiami così o in casa gli prenderà un accidenti > gli dico sorridendo.
< Impossibile che prenda loro qualcosa... sono come dire morti viventi. > mi dice facendo spallucce. Alzo gli occhi al cielo e scrollo la testa.
< Era un modo di dire > - gli dico sospirando - < Se provi a chiamarmi così papà e zia Rose, potrebbero e non sono sicura, staccarti la testa? >
< Allora sto zitto, non voglio che la mia Principessa soffra > mi dice sorridendo per poi baciarmi.

Siamo sull’aereo in volo verso la nostra vita quotidiana.
< Tra un po’ siamo a Seattle e domani pomeriggio avrò il turno da Mr Burn > dice sbuffando Collin seduto ai sedili dell’aereo dietro di me e Jake.
< Il bello di essere un capo è che riprendi a lavorare quando vuoi > gli dice Jake ridacchiando.
< Ti conviene aprire l’officina domani, anche se è domenica > - gli dico ridacchiando - < Se vuoi essere perseguitato tutto il giorno dalle zie che vorranno sapere nei minimi dettagli la vacanza. >
< Allora... se la mettiamo così... la apro. Non ho voglia di sorbirmi le loro estenuanti domande e i vostri pettegolezzi riguardo alle foto che hai scattato > mi dice Jacob sarcastico. So che non gli va di essere assillato dalle zie ma so che alla fine resta con me a sopportarle perché in fondo si diverte.
< Sono così terrificanti le tue zie eppure non sembrano. > chiede Katy. Lei, conosce il mio segreto e i Cullen e non ha mai mostrato paura o disgusto per lei, come per Lily, siamo persone normali certo nascondiamo un segreto ma in finale chi è che non ha segreti?
< Solo quando si tratta di me perché Alice non può vedermi > le dico. Il “non può vedermi” ovviamente è inteso come potere della zia.
Sono stanca. Stanotte ho dormito poco e niente, un po’ il russare di Jacob, un po’ il mio non riuscire a prendere sonno nonostante ne avessi tanto fatto sta che sull’aereo mi addormento.
< Amore, siamo arrivati a casa > mi dice Jake mentre sento le sue mani sulla mia pancia e mi allaccia la cintura.
< E torniamo alla solita vita quotidiana > dico mentre l’aereo atterra.

Come d’accordo ad aspettarci è mio padre.
< Ciao Edward > saluto mio padre per nome perché accanto a lui c’è uno zio di Katy, che vive a Seattle ed è venuto a prenderli.
< Ciao ragazzi, fatto buon viaggio? > ci saluta e chiede mio padre. Abbraccia me, come se non mi vedesse da anni, e da una pacca sulla spalla a Jacob.
< SI tutto bene a parte l’attesa per prendere l’aereo... tutto bene> risponde Jacob guardandomi.
< Immagino le attese sono sempre snervanti > risponde papà davanti al ritiro bagagli.
Salutiamo Collin e Katy e andiamo in macchina verso Forks.
Jacob sale davanti accanto a papà ed io dietro. Mentre loro due parlano del viaggio, io allungo le gambe sul sedile posteriore e mi addormento di nuovo.

Mi sveglio nel mio letto della mia stanza. Jacob è accanto a me che russa beato. Guardo la sveglia, segna le 2:48 a.m. Ho fame e sete. Scendo giù convinta che i miei sono nella loro stanza e invece mamma è seduta sul divano in salotto a leggere un libro.
< Bentornata cara. Scommetto che hai fame e in cucina trovi qualcosa che avevo preparato per il tuo ritorno ma tu… dormivi > mi dice mamma. Chiude il libro, lo ripone sul tavolinetto e mi segue in cucina.
< Grazie mammy. Ma papà? > le chiedo perché mi sembra alquanto strano che papà, non sia in casa a “sorvegliare” il lupo che dorme nel mio letto e insieme con me.
< E’ a casa dai nonni perché doveva discutere di una cosa con Carlisle... ma non so cosa > - mi dice mentre riscalda sul fuoco il pollo avanzato. - < In vacanza, tutto bene? Jake mi ha accennato qualcosa... >
< Oh mamma è andata tutto benissimo ed io mi sono divertita un sacco. Certo i primi giorni sono stati. Ehm... faticosi perché lui pensava al lavoro. Sì, gli amici di Solomon hanno approfittato del meccanico gratis o quasi > - dico sbuffando. In forchetto un pezzo di pollo - < Ok io ero impegnata con i preparativi del matrimonio ma lui, poteva dare una mano. >
< Cosa ci vuoi fare, sono uomini. > mi dice ridacchiando. Ed io la seguo.
< Oh lo so ma... a parte quello all’inizio è andato tutto liscio come l’olio. E qui in mia assenza, tutto bene? > le chiedo mentre mangio il pollo e dell’insalata.
< Come al solito, tranquillità totale come sempre. Qui, sono passati i Denali e ti salutano tanto. Tuo nonno Charlie, sempre al solito. Non passava giorno che non chiedeva di te. Tu però, potevi fargli una telefonata > mi dice mamma.
< Ma se con Billy, lo ho chiamato almeno tre volte! Certo, le nostre conversazioni saranno durate sì e no dieci minuti ma ero impegnata con i preparativi del matrimonio. > dico con tono un pochino alterato.
< Lo sai com’è fatto il nonno... ti vuole bene e si preoccupa per te > mi dice e mi accarezza i capelli.
< Credo che adesso ritorni a dormire > - le dico sbadigliando. - < Notte mamma >

Come immaginavo Jacob dorme anche nella mia parte di letto. Non mi va di dormire sul divano in stanza e nemmeno fare il giro del letto. Non mi resta che accoccolarmi a lui... e con molto piacere lo faccio.
< Dove sei stata? > mi chiede Jacob abbracciandomi e ancora con gli occhi chiusi.
< Ero in cucina a mangiare qualcosa. Scusa ma non stai dormendo? > gli chiedo.
< E’ il Jake lupo che ti sta parlando in questo momento. Perché lui resta sveglio e veglia su di te > -mi dice - < Mentre il Jake umano, in questo momento dorme > mi dice attirandomi ancora più a se. Sorrido sia per la vicinanza a lui che ogni volta che lo fa il mio cuore batte ancora più veloce perché mi piace e lui, lo sa molto bene. E sia perché è pazzo.
< Tu sei pazzo! > gli dico.
< Il tuo pazzo > mi dice.
< Sì, il mio pazzo Jacob >gli dico e mi addormento felice tra le sue braccia. Il mio posto preferito.

< Buongiorno > dico a Jacob seduto sul letto intento a giocare al cellulare. Mi siedo anch’io, gli do un bacio sulla guancia e poggio la testa sulla sua spalla.
< Giorno. Ti ho svegliato? > mi chiede mettendo via il cellulare.
< No, tranquillo. Non mi va di pranzaare dai nonni > dico sbuffando.
< Allora non ci andiamo e rimandiamo di qualche ora. avvisiamo i tuoi però.. > mi dice Jacob.
< Ho voglia di essere ancora un po’ la signora Black. Maritino mio dolce > gli dico sorridendo.
< Mogliettina mia tutto quello che vuoi... > dice posando il cellulare sul comodino.
< Hai detto tutto quello che voglio > gli sussurro mentre mi siedo a cavalcioni su di lui.
< Sì, ma non questo... ci sono i tuoi di sotto > mi dice accarezzandomi la schiena. Sorrido e mi allungo a prendere il suo cellulare sul comodino, il mio è spento e sta sulla scrivania e non mi va di alzarmi e prenderlo.
Sempre seduta su di lui chiamo Lily per salutarla e avvisarla del mio ritorno a casa fissando poi un appuntamento in serata per vederci. Ci dobbiamo raccontare le ultime cose, lei quelle di La Push e della festa di fine anno ed io delle vacanze alle Hawaii.
Durante tutta la lunghezza della telefonata Jacob non fa che sorridere, alzare gli occhi al cielo e abbracciarmi mentre io ho la testa sulla sua spalla.

Scendiamo giù in cucina a far colazione e siamo travolti dallo sguardo indagatore di mio padre. Occhi semichiusi.. bocca ridotta a fessura e sguardo fisso su Jacob e me. Quando ha quell’espressione, significa soltanto che sta cercando di ascoltare i nostri pensieri.
< Cos’è questa storia dei Signori Black? > ci chiede papà. Mamma al suo fianco non dice nulla tiene solo le braccia conserte e batte il piede a terra segno che sta aspettando una spiegazione.
< No non ci siamo sposati, tranquilli. Edward, non sposerò Nessie ora. Prima deve finire gli studi. > dice Jacob in un modo che sembra dover giustificare qualcosa che ha commesso o meglio pensato.
< Non ci siamo sposati ok? Avete sentito che prima ci chiamavamo Signori Black... moglie e marito vero? Beh lo facciamo solamente per giocare tra di noi e niente di più. L’ultima settimana, l’abbiamo trascorsa in hotel ma solamente per dar modo al vecchio Quil e agli zii di Jacob di stare con Rebecca. La stanza era a nome Black ed era normale che mi scambiassero per sua moglie. > dico spiegando il nostro giochino.
< Ah ok però adesso a tavola a far colazione voi due > ci dice mamma sorridendo.
Ci mettiamo a tavola e mangiamo tutto quello che mamma ci ha preparato.
Chiedo ai miei, se a casa dai nonni possiamo andarci nel pomeriggio e non a pranzo come stabilito per il semplice fatto che siamo ancora un tantino, stanchi e devo sistemare e trovare i vari souvenir messi alla rinfusa nelle valige.
< Bentornati ragazzi! > esclamano i miei parenti non appena Jake ed io mettiamo piede in casa. La prima a correrci incontro è zia Rose, che abbraccia me e da una pacca sulla spalla a Jacob. A turno anche gli altri ci salutano.
< Grazie! > risponde Jacob per entrambi.
< Siccome a pranzo non siete venuti.. vi ho preparato un dolce > dice nonna Esme entrando con la torta in salotto.
Trascorriamo il pomeriggio a casa Cullen a raccontare e a mostrare le varie foto scattate durante la vacanza alle Hawaii e al matrimonio di Rachel e Paul. Consegno poi i vari souvenir acquistati per loro e piacciono a tutti, la cosa mi fa molto piacere.

Usciti da casa dei nonni con Jacob, andiamo alla riserva perché dobbiamo vederci con Embry e Lily, e il resto dei ragazzi. Prima però, passiamo a casa sua a darle una sistemata e a posare la sua valigia. Purtroppo domani tornerà a lavorare e da stanotte non dormiremo più insieme.

La prima cosa che fa, non appena entriamo in casa è di prendere le chiavi del garage.
< Vado a controllare il garage se quella mensola non è caduta, tu intanto comincia > mi dice Jacob.

Sì la mensola, come no! Ormai ti conosco amore caro.

< Ok va a vedere la tua moto ma torna subito qui. Prima aiutami a sistemare casa e poi la pulisci > gli dico sorridendo.
< Ti amo > mi dice ricambiando il saluto per poi baciarmi e andare dalla sua moto.
Porto il trolley nella sua stanza e non l’avessi mai fatto perché quella è di tutto, ma non somiglia a una camera. E decido che inizio a pulire da qui.
Come prima cosa apro la finestra facendo entrare aria, poi prendo le lenzuola sporche di due settimane e le porto nella stanza, dove ci sono la lavatrice e le cose per pulire la casa. Preso l’occorrente ritorno in quel caos e prima di cominciare a pulire, mi affaccio alla finestra che da verso il garage.
< Jacob Black torna immediatamente qui o ti spello vivo! > grido con tutto il fiato che ho. Lo vedo uscire dal garage di corsa e correndo viene verso casa.
< Che ho fatto? > - mi chiede da sotto la finestra. Poi si rende conto del perché l’ho chiamato - < Beh sì... mi sono dimenticato di dirtelo che prima di partire non ho avuto tempo ma l’avrei sistemata io... >
< Ecco allora entra in casa e sistemala e dopo pensi alla moto! > gli rispondo arrabbiata.

Mentre lui pulisce la sua stanza io, penso al resto della casa. Ho spolverato e lavato in terra l’ingresso e il bagno e adesso mi affretto a pulire la cucina.
< Non mi va > dico a bassa voce tra me e me mentre pulisco il lavabo della cucina.
< Cosa non ti va? > mi chiede Jacob con dei suoi vestiti in mano. Ero persa nei miei pensieri da non accorgermi della sua presenza in cucina.
< Che dormiamo separati. Tu qui ed io a casa mia. > - gli rispondo - < E quelli? > indico i panni che tiene in mano.
< Sono da lavare e li stavo portando in lavanderia ma prima volevo sapere a che punto stavi > - mi dice - < Nemmeno a me, va di dormire separati, ma Edward non vuole >
< Ho finito qui. Poggiali sul tavolo che ci penso io, tu puoi andare alla moto a sistemarla. > gli dico sorridendo. So quanto freme nel mettere le mani sulla sua moto che non vede da due settimane.

Prendo i panni che ha poggiato sul tavolo e li riporto nella sua stanza per dividerli dagli altri suoi vestiti sporchi che ha lasciato lì e poi, li porto nella lavanderia. Mentre i panni sono nella lavatrice, rivado nella camera di Jacob e controllo nei cassetti i miei vestiti.

Dovrei portarne degli altri soprattutto pantaloncini, costumi, intimo e t-shirt. Questi sono piccoli... no, questa si può tagliare...

< Principessa > - mi dice. Sono persa nei miei pensieri da non accorgermi che è rientrato in casa tutto sporco di grasso e polvere. Ridacchia - < Vado a farmi una doccia e andiamo. Tu hai finito? >
< Direi che la doccia è d’obbligo. Sì, ho finito stavo solo vedendo i miei vestiti, ormai piccoli e infantili da togliere e portare altri nuovi > gli rispondo. Annuisce.

Siamo a First Beach, davanti al negozio di Tiffany, la mamma di Embry, ci siamo quasi tutti quelli del branco di Jacob. Ci sono Embry e Lily, Quil e la piccola Claire, Leah con Tyler e la piccola Milly, manca solo Seth e Jennifer, la sua amica/fidanzata che stanno per arrivare.
< Quindi anche Seth, ha trovato la sua donna.. > dice Jacob, guardandomi. La parola “donna”, intesa come imprinting, Tyler non è a conoscenza del segreto dei Quileute, dei vampiri e di me.
< A quanto pare sì... ma boh... mi fa strano saperlo fidanzato... > dice Leah.
< Perché strano? Io sono contenta per lui che abbia trovato l’amore e soprattutto sia riuscito a dichiararsi > - rispondo - < Non sembra ma in amore è timido >.
< Mi fa strano perché... è mio fratello e vederlo preso tanto da qualcuno... che poi con voi, non dovrebbe farmi effetto > - dice Leah facendo una smorfia - < Comunque ragazzi, Jennifer sa tutto quanto da una settimana >
< Tutto ma proprio tutto? > chiede Jacob e m’indica. Leah annuisce.
Sa anche di me e di cosa sono. Spero solo che non mi veda come un mostro.

Finalmente Seth e Jennifer arrivano. Dopo le presentazioni di routine, si va tutti in un ristorante lì a La Push alta che Quil aveva prenotato prima.
A tavola, Jacob ed io raccontiamo la nostra vacanza e loro ci raccontano di cosa è successo alla riserva ovviamente non scendendo nelle “cose da lupi”.
Tra un’ordinazione e l’altra le bambine vanno nell’area giochi. Siccome essa non è molto vicino al nostro tavolo Leah, Lily, Jennifer ed io andiamo lì da loro e lasciamo i maschietti a parlare di auto, moto e sport.

In piedi e davanti alle altalene mentre Leah ed io spingiamo Claire e Milly che ridono contente.
< Embry e Jacob, sono gelosi di voi due? > chiede Jennifer, a me a Lily.
< SI, abbastanza. Per Embry guai a chi mi tocca o si avvicina sorridendo... vede maniaci da per tutto! > le risponde Lily.
< Jacob, più che geloso con me è protettivo ma è una cosa che fa parte di lui e di tutti loro, è “una cosa da lupi” > le rispondo sorridendo.
< Cosa da lupi... la stessa cosa che mi ha detto Seth prima quando ha parlato con Jordan. > dice Jennifer.
< Cose da lupi > dice Leah scrollando la testa e ridendo.
< Leah non ridere che tra queste cose ci sei anche tu in mezzo > le dice Lily.
< Non proprio, voi state parlando di gelosia e senso di protezione che io non ho ampliato come quella che hanno i vostri fidanzati, ma ovviamente sono sentimenti che in misura ridotta provo anch’io verso Tyler certo, ma per me le “cose da lupi” sono altre > spiega Leah.
< Quindi, anche tu, dici spesso a Tyler “cose da lupi”? > le chiede Jennifer.
< No. Io non ho avuto il grande colpo di fulmine dei lupi per quanto lo sia anch’io e quello che succede alla riserva lui, non sa nulla e non lo saprà mai. >le risponde Leah.

Serata conclusa. Ognuno torna alla propria auto o moto come nel caso di me e Jacob.
< Signor Black, stavo pensando a domani... > inizio a dire seduta in sella dietro di lui.
< Lavoro. > mi risponde mentre guarda la strada davanti a lui per riaccompagnarmi a casa mia.
< Lo so che lavori e, infatti, pensavo a come trascorrere la giornata. Senti, ma se trovassi un lavoro per l’estate? > gli chiedo.
< Un lavoro per l’estate? Per me va bene... devi sentire i tuoi e cosa ne pensano > - mi dice - < E se non vogliono, li convincerò io >.
Siamo arrivati a casa mia. Ferma la moto, scendo e resto lì davanti a lui a sbaciucchiarlo un po’. Oggi, la nostra razione di baci è stata poca.
< Ehm... ehm.. non vorrei disturbarvi.. > dice papà. Ci separiamo.
< Papà la mamma dov’è? > - chiedo cercando di togliermi l’imbarazzo addosso. Non è carino che un genitore, ti coglie in un momento intimo (anche se sono solo baci) con il proprio ragazzo. - < Vi dobbiamo parlare > Jacob mi guarda come a dirmi “Io cosa c’entro?”.
< Allora entrate. Non è che vi siete sposati o tu sei incinta? > mi chiede papà.
< Niente di tutto questo. Se io fossi incinta o ci saremmo sposati, caro il mio papà lo avresti saputo subito, non credi? > gli rispondo.
< Allora cosa volete dirci? > chiede sempre papà.
< Che ho deciso di cercarmi un lavoro per l’estate. A scuola sono andata bene, la vacanza l’ho già fatta e sono appena tornata, Jacob lavora tutto il giorno, i compiti delle vacanze non sono un problema farli cioè rispetto ai miei compagni non devo impiegarci un giorno intero per farli. > dico tutto d’un fiato sempre restando vicino a Jacob.
< Jacob, tu che ne pensi? > gli chiede mamma.
< Cosa ne penso? Beh che non ci vedo nulla di malese trova un lavoro per l’estate > dice Jacob.
< Un lavoro lo sai, che non mi piace l’idea che tu stia in mezzo agli umani senza nessuno di noi... > dice papà ovviamente deve per forza essere il bastian contrario di cosa penso e dico io.
< Edward, ti ricordo che anch’io lavoravo e andavo a scuola. Ora non vedo perché nostra figlia non deve lavorare. > gli dice mamma.
< Bella, per te era diverso... lavoravi per mettere da parte i soldi per il college e altre tue spese ma lei, non ha di questi problemi > le dice papà.
< Papà, so che i soldi non mi mancano e che per il college l’anno prossimo ci pensate voi a pagarmi le spese, anche se starò lontano da casa, Jacob non sarà con me perché il suo lavoro è qui.. io dovrò passare le giornate in qualche modo e cercherò un lavoro.. nessuno di voi sarà lì a come dire “proteggermi” > dico mentre guardo fisso negli occhi papà.
< Giusto... è che stai crescendo e devo farmene una ragione. > - mi dice papà per poi sospirare, come se ne avesse bisogno - < Trovati un lavoretto estivo, che sia o a Forks o a La Push. >
< Grazie papo > gli dico abbracciandolo.
< Domani chiederò in giro se a qualcuno se hanno bisogno di un aiuto. Adesso però vado che domani dovrò aprire l’officina > dice Jacob.
Saluto Jacob e vado a dormire.

Mi sveglio presto, anche se posso dormire fino a tardi, ma ho da fare.
Come prima cosa scendo in cucina a fare colazione, è ancora presto e non ho avvisato o detto nulla ai miei del mio programma del giorno anche perché l’ho deciso appena ho aperto gli occhi.
< Sto sognando eppure io non posso più dormire... > sento dire da mamma mentre sono alle prese con una tazza di latte e dei biscotti.
< Giorno mamma. Oggi, ho alcune cose da fare così mi sono svegliata presto > dico sorridendo e vado al tavolo.
< Eh lo vedo. Che programmi hai per oggi? > mi chiede sedendosi accanto a me.
< Andare da Jake, farmi dare le chiavi di casa, portare alcuni miei vestiti estivi lì e trovare un lavoro > le dico.
< Immagino che i vestiti che hai là da lui siano piccoli ormai. > sorride mamma.
< Alcuni sì, altri sono per lo più infantili... > dico finendo di bere il latte.
< Non ho nulla da fare che ne dici se ti accompagno? > mi chiede prendendo velocemente la mia tazza e il cucchiaio della colazione.
< Ok ma chiamalo e digli che mi accompagni tu. Io vado a lavarmi e a mettere in una borsa alcuni vestiti. > dico e salgo su. Lascio a lei, il compito di telefonare al mio Jacob perché se lo faccio io, so che non sarà una breve e corta telefonata e poi è lei che vuole venire alla riserva e deve chiedere il permesso per via del patto quindi..

Prima di entrare in bagno a lavarmi, apro la mia cabina armadio per fare una scelta su cosa indossare e su quali vestiti portare a casa sua.
Prendo un borsone e ci metto dentro costumi da mare, completini intimi, pantaloncini e pantaloni, top e t-shirt, ovviamente senza esagerare.

Borsa fatta adesso doccia.

Finita la doccia, mi vesto con jeans, una maglietta smanicata con disegno floreale, sandalo infradito celeste. I capelli, li lascio sciolti e bagnati. Fa caldo, anche se non si direbbe per via delle nuvole che non vogliono dar spazio al sole di mostrarsi in tutto il suo splendore perché c’è, le nuvole non sono grigie e non minacciano pioggia.

Mamma parcheggia la volvo di papà davanti all’officina del mio amore.
Lui ed Embry, sono impegnati ad aggiustare una macchina, ma non appena sente il motore dell’auto di mio padre, alza la testa e sorride. Lo raggiungo assieme a mamma.
< Ciao Embry. Ciao amore > li saluto dando poi un bacio a fior di labbra a Jacob.
< Ciao ragazzi > saluta mamma.
< Ciao Nessie. Bella > ricambia il saluto Embry e riprende a lavorare.
< Bella. > - dice Jake ricambiando il saluto di mia madre, dopo aver salutato me - < Le chiavi sono sulla scrivania in ufficio. Ah e al bar qui di fronte ho letto che cercano qualcuno, prova a vedere >.
< Grazie amore > gli dico. Prendo le chiavi di casa e vado al bar di fronte.

Entro al bar di fronte e con mia sfortuna scopro che il posto di barista è stato assegnato a una ragazza. Delusa, mi faccio accompagnare da mamma a casa Black per sistemare le mie cose dopodiché me ne vado con mamma a casa di nonno Charlie che è a casa, non lavora.



Note autrice Eccomi qui dopo tanto tempo. E vi chiedo scusa, se è troppo lungo o dispersivo. Il fatto è che dopo domani parto per le vacanze e nei giorni scorsi non ho avuto tempo e modo di rivedere bene le idee per non parlare che spesso le idee venivano a mancare.
Ma passiamo al capitolo.
La vacanza, purtroppo è finita e i due innamorati devono tornare alla vita quotidiana. Jacob torna al suo lavoro mentre Renesmee ne cerca uno, ma non lo trova. Seth, ha avuto l’imprinting con una ragazza. Forse ho affrettato un po’ la cosa sul fatto che Seth informa di tutto il suo imprinting senza pensarci due volte, ma non so io Seth lo vedo impulsivo su questo lato amoroso.
Alla prossima che non so quando sarà.
Frafra

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Capitolo 31
*** Leggende (parte 1) ***


Prima di cominciare la lettura, vi devo chiedere scusa del mio immenso ritardo!


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Sono trascorsi due mesi dal nostro rientro a casa. Jake ha ripreso a lavorare nell’officina e a fare le ronde. Io a studiare per l’ultimo anno di scuola e a pensare a quale università iscrivermi perché secondo la mia famiglia e Jacob, non posso smettere di studiare e trovarmi un lavoro.

“< Nessie, io non sono andato all’Università, per ragioni che tu sai. Già studiare non mi piaceva, ho perso un anno per via della mia natura che non accettavo nemmeno a pagarla oro. > -mi sorride seduto sul prato nella nostra piccola radura - < E poi c’eri tu. Eri piccola e avevi bisogno di me >
< Veramente io ho ancora bisogno di te. Io, non sto dicendo che non voglio continuare gli studi, sto solo dicendo che non voglio allontanarmi da te e per quello che vorrei fare, la facoltà non c’è a Seattle > gli rispondo.
< Principessa non mi perderai perché mi trasformerò in lupo e correrò da te > mi dice, strappandomi un sorriso e un bacio poco casto di quelli che significano che non vogliono spendere altre parole. “


Non ho ancora trovato un lavoretto estivo e ormai ci ho rinunciato, se guadagno qualche dollaro è per pulire casa a nonno Charlie.
Il pc suona segno che i miei mi stanno chiamando tramite skype. Sono in vacanza all’isola Esme per il loro settimo anniversario di matrimonio. Volevano portarmi con loro, ma ho detto di no. Jacob lavora e la mia vacanza l’ho già fatta e poi sarei stata di troppo.
< Ciao papà. Ciao mamma. > li saluto allegramente.
< Come mai sei a casa? Non dovevi dormire dai nonni? Non dirmi che hai dormito con Jacob... sai che non.. > inizia a dire papà in tono indagatore e serio anche troppo.
< Ho dormito a casa dai nonni come sempre e Jacob a casa sua, perché lavora. Sono venuta qua a prendere alcune cose. Dei libri di scuola che ho dimenticato di prendere e un vestito per domani. > rispondo.
< Dove ti porta Jake domani? > mi chiede mamma curiosa.
< Domani siamo stati invitati a pranzo a casa della zia Emmie con Billy, Rachel e Paul. > le rispondo.
< Stasera, hai il falò giusto? > - mi chiede mamma. Annuisco. - < Ascolterai le leggende Quileute >
< Bella per colpa di una di quelle leggende, ti faccio presente, che stavi per rimetterci la pelle > interviene papà a smorzare l’entusiasmo di mamma.
< Oh Edward! Quella è acqua passata e sai che l’ho fatto per salvare te. Adesso però voglio sapere da nostra figlia come si sente, se è emozionata all’idea di partecipare al falò. > mi chiede mamma.

Io emozionata? Nooo, di più.

< Abbastanza > - rispondo tranquilla. Non voglio mostrare a loro la mia emozione - < Jake dice che con il falò, sarò a tutti gli effetti, una quileute, anche se basta già l’imprinting per esserlo. E stanotte dormo da lui, poi domani sera ri starò a casa. I nonni e gli zii lo sanno. >
< Scusa ma l’officina non resta chiusa per una settimana? > chiede sempre mamma . Se si parla di Jacob papà, resta muto e non si mette in mezzo. Se lo fa solo per questione ”protezione Renesmee” e non è questo il caso.
< Sì, l’officina resta chiusa ma deve fare un sacco di ronde. Sostituisce Embry e Seth che partiranno domani pomeriggio > spiego.
Salutati i miei, finisco di sistemare la stanza e trovo cosa indossare il giorno dopo a casa della zia di Jacob.
Un vestito a canottiera dalla fantasia floreale dai colori chiari. Ai piedi dei sandali non troppo alti beige. Borsa stesso colore scarpe.

Messi vestito e libri in una borsa un pochino più grande, vado a farmi una doccia e a preparare poi, il pranzo perché il mio Jake appena chiude l’officina viene qui staremo un po’ insieme prima del grande evento. Nell’attesa del suo arrivo e del bollire dell’acqua per mettere a cuocere la pasta, mi passo sulle unghie delle mani dello smalto trasparente quando sento il rombo del motore della sua moto e mi affretto ad aprigli la porta.
< Ciao amore mio > - mi saluta attirandomi a se con una mano, nell’altra tiene una busta. - < Ho portato delle fragole e la panna. > sorride per poi baciarmi. Lo trascino dentro e chiudo la porta.
< Allora vai a prepararle che io cuocio la pasta > gli rispondo sorridendo. Mi giro per andare verso la cucina.
< Agli ordini capo! > mi dice palpandomi il sedere.
< Ehi! > gli dico fingendomi indignata da quella toccata.
< E’ mio come lo sei anche tu, quindi posso. > la sua risposta.
< Lo so che come io sono tua, tu sei mio > la mia risposta.

A tavola ci raccontiamo le nostre mezze giornate. Lui in officina, con i soliti clienti super esigenti e ritardatari che si ricordano all’ultimo di far revisionare la macchina il giorno prima delle vacanze. Ed io a casa e della video chiamata dei miei.
< Prima del falò ti porto a conoscere una persona e poi dopo dobbiamo vederci con gli anziani della tribù. Sei l’imprinting di un alpha e di conseguenza hai un compito anche tu. > mi dice mentre mangia le sue fragole.
< Che compito avrei? E chi è la persona che mi devi far conoscere? > gli chiedo curiosa mangiando le fragole.
< La persona che devo presentarti è una sorpresa ed è importante per me. Riguardo al tuo compito che gli anziani vogliono darti, non so niente. Mio padre non ha voluto dirmi nulla. > fa spallucce e continua a mangiare.
< Sai, che tra noi non ci sono segreti e che dobbiamo dirci tutto... > gli dico provando a fare la faccia da “gatto con gli stivali” di Shrek. Dove so che non può resistere e mi dice tutto.
< Stamattina, ho visto una collana che starebbe benissimo su questo collo > mi dice spostando da una parte i capelli e posarvi dolcemente le sue morbide labbra.
Presa dal pensare chi e cosa aspettarmi, da non notare che si è alzato dalla sua sedia.
< Era bella? > chiedo mostrando un minimo d’interesse, quando in verità non m’importa della collana ma di quello che da lì a poco sarebbe accaduto.
< Meravigliosa ma mai quanto te > mi sussurra all’orecchio. La sua mano sotto la mia maglietta accarezza un seno coperto dal reggiseno. La sua bocca raggiunge la mia. La sua lingua trova la mia, che vogliose iniziano a sfiorarsi, prima dolcemente e poi sempre con più passione fino a che non raggiungiamo la mia stanza e facciamo l’amore.

Siamo nudi, nel mio letto, a coccolarci quando sento dei passi entrare in casa e poi una voce da uomo.
< Piccioncini lo sappiamo che ci siete. Scendete voi o salgo a prendervi? > dice ridando lo zio Emmett.
< Emmett per favore > la voce di nonna Esme che lo rimprovera.
Jake sbuffa. Mi fa sorridere.
< Scendiamo noi > rispondo allo zio. Mi alzo e in fretta mi rivesto.
< Vado a farmi una doccia > mi dice Jake mentre si alza dal letto e ammiro per l’ennesima volta il suo corpo nudo.

Complimenti ai signori Black.

Sorrido del mio pensiero. Ringraziando mentalmente che mio padre è lontano.

< Ti metto i boxer puliti sul letto e l’asciugamano usa pure il mio > gli dico mentre lui se ne va in bagno.

< Nonna ma… non dovevi. > - rimprovero la nonna non appena entrata in cucina la vedo lavare i piatti.
< Lo sai che per me non c’è problema tesoro. > - mi dice sorridendo -< Avrai tempo per lavare i piatti ma non è questo il momento >
< Il che significa: Quando ti sposerai e metterai su famiglia. > - interviene lo zio Emmett, sbirciando nella credenza. Da notare che lui non mangia cibo umano. - < Che schifezza umana porti al falò? >
< Ciao zio. Il cibo umano non è una schifezza. E comunque è già alla riserva > rispondo piccata.
< Rivoglio mia nipote. Jacob, cosa ne hai fatto della mia nipotina? > chiede fingendo di piagnucolare.
< L’ho solo amata come continuerò a fare. > - gli risponde Jake - < Ciao Esme. Emmett >
< Me l’hai trasformata in una lupa! > afferma lo zio, sorridendo.
< No, mi spiace ma né coda né orecchie mi sono spuntate > rispondo ridendo. E tutti ridiamo.
< Ness, dobbiamo andare alla riserva o faremo tardi. > dice Jake interrompendo le nostre risa.
< Ok. Vado a cambiarmi. Prendo la borsa e scendo > dico e vado nella mia stanza.
Un cambio veloce e sono pronta.

La moto sfreccia veloce sull’asfalto verso il bivio che divide in due La Push, la parte vecchia e quella nuova.
< Questa persona abita tra quale delle due La Push? > chiedo curiosa a Jake ma non mi risponde e gira in una piccola e quasi nascosta, dalla troppa vegetazione, stradina sterrata.
All’inizio solo alberi e terra riesco a vedere poi man mano che la moto cammina, scorgo un grande cancello di ferro battuto con la scritta “Cementery of La Push”.
< Aspettami qui e non muoverti > mi dice mentre si ferma davanti a un banco di fiori e torna poco dopo con un mazzo di fiori misti.
< Mi sa che ho capito chi vuoi farmi conoscere > gli dico mentre poggio la testa sulla sua schiena e tengo il mazzo di fiori in mano.
Se me lo avesse detto, mi sarei vestita un pochino meglio.

< Siamo arrivati. > mi dice mentre oltrepassa il cancello e prosegue fino a un’altra fila di cancelli chiusi con scritto sopra “Black”, “Uley”, “Aterara”, “Clearwater”. Le famiglie più importanti, quelle che custodiscono e tramandano da generazioni il segreto dei lupi.
Scendiamo dalla moto e mi porta davanti a una lapide a terra con una semplice scritta:

Sarah Wilde
In Black
Marzo. 08.956 - Febbraio.15.2000
Nessuno vive sulla Terra
Finché vive
Nel cuore di chi resta


< Ciao mamma. lei è Ness ehm Renesmee. Lo so avrei dovuto portartela prima ma tra il lavoro in officina e le ronde non ho avuto modo ma adesso eccola qui > dice mentre lo vedo sorridere verso la foto di sua madre. Una donna giovane e bella. Dal solare sorriso, lo stesso che il figlio ha ereditato.
Quel sorriso che mi mette di buonumore quando sono triste.
Quel sorriso cui non riesco a dire no, nemmeno se mi ci impegno.
Quel sorriso che è della mia vita.
Jacob è la mia vita.
< Salve... finalmente ho il piacere di conoscerla. Certo non di persona e mi sarebbe piaciuto molto perché le avrei fatto i complimenti per aver aiutato Billy a crescere un figlio così e non parlo della bellezza perché credo sia una cosa da lupi. Bensì per il suo carattere, per quello che è diventato. Ed io lo amo tanto. > dico. Sento Jake ridacchiare continuando a sistemare i fiori appena comprati e quelli portati da qualcuno durante la mattina.
< Ti amo tanto anch’io. > - mi dice, scoccandomi un casto bacio sulla guancia e poi prosegue guardando la lapide - < Mamma, stasera lei entrerà a far parte ufficialmente della tribù. Conoscerà meglio le nostre storie, e gli anziani hanno un compito anche per lei. Che non ho idea di quale sia > si affretta ad aggiungere.
Salutiamo sua madre e ci rechiamo alla sala del consiglio giù alla Riserva.

La prima ad accoglierci è Sue che mi abbraccia felice di vedermi dandomi il benvenuto.
< Eccovi ragazzi! > ci saluta Billy seduto intorno a un tavolo con attorno al vecchio Quil, Emily e Sam.
< C’era del traffico > gli risponde Jacob mentre ci sediamo anche noi al tavolo.
< Jacob, per te come anche per Renesmee, è la prima volta che partecipi a una riunione del consiglio in veste ovviamente di Alpha. > - comincia a dire Billy - < Per tanto gli anziani hanno deciso che sarà raccontata una quarta leggenda. >
< Una quarta leggenda. Va bene > risponde annuendo un si con la testa Jacob. Anche Sam in silenzio approva.

Jake sapeva e non mi ha detto nulla

< Emily, il tuo compito resta quello di trascrivere le nostre storie. > le dice Billy per poi rivolgersi a me -< Per te, si è pensato che potresti disegnare i momenti salienti delle nostre storie. Te la senti? >
< Sì. Mi fa piacere. > rispondo. Sono contenta di questo compito ma ho un po’ paura... paura di sbagliare, di non essere all’altezza di questo semplice compito. Non dico nulla. Me ne resto zitta e infondendomi coraggio da sola.
< Ok allora è tutto. > annuncia Billy la fine della riunione. Tutti si alzano e salutano. Restiamo solamente Jake ed io.

Mentre aspettiamo Billy che sistema alcune scartoffie, mi guardo attorno. Prima non ho potuto farlo per via della riunione cominciata subito. La stanza è spaziosa con molte librerie e dei quadri con foto e dipinti che ritraggono la storia della tribù. Somiglia allo studio di nonno Carlisle... con un’unica differenza la natura dei soggetti.
< Vedi quel bambino, in braccio a quel signore? E’ mio padre in braccio suo padre. Nonno William Sr> - mi dice Jake osservando una foto di famiglia – < E questo è il mio bisnonno Ephraim >
< E questi? > gli chiedo guardando una foto di tre lupi vicini.
< Questi sono Levi Uley, bisnonno di Sam > -mi indica un lupo alla sua sinistra - < Ephiaim Black > - indica il lupo al centro - < Quil Ateara II, bisnonno di Quil > indica il lupo sulla destra.
Dopo le fotografie, osservo i dipinti uno in modo particolare. Raffigura un Indiano che indica e guarda verso il cielo dove in trasparenza, come se fosse una visione, ci sono un lupo e un altro indiano.
< E’ Taha Aki, che richiama i suoi due spiriti. Lo spirito guerriero, l’uomo. Quello che eravamo prima. Lo spirito lupo, quello che siamo adesso. Poi stasera capirai meglio. Fa parte della nostra storia. > mi spiega Billy.
< Non vedo l’ora che arrivi stasera per ascoltare la storia che ha ispirato questo quadro, è molto bello. > commento mentre continuo a osservarne l’intensità dei colori e la maestosità raffigurata.
< L’ha dipinto Sarah. > - mi dice e poi si rivolge al figlio - < Sei andato a trovare tua madre? >
< Sì. Nessie è venuta con me > gli risponde. Mi stringe a lui.
< Le saresti piaciuta sai? È impossibile non volerti bene. > mi dice Billy sorridendo.

Il falò si tiene in un angolo ben nascosto e isolato della spiaggia. Come noi anche altre persone per lo più ragazzi hanno deciso di fare un falò.
Per molte di noi ragazze è la prima volta che prendiamo parte a un evento della tribù ma non di certo quella di cenare con loro. L’unica che ancora non ha mai mangiato con noi e i “lupi” al di fuori di un ristorante, è Jennifer, l’imprinting di Seth.
< No davvero ragazzi fate schifo. Ok che siete lupi e non ingrassate ma... tu Leah… > dice Jennifer mentre guarda meravigliata e shoccata i lupi divorare non so quanti panini.
< Sono una lupa e mi mantengo in forma, tranquilla cognatina > le risponde Leah sorridendo mentre mette in bocca l’ultimo pezzetto del suo panino.
Restano pochissimi panini e in pochi minuti spariscono dal vassoio. Cominciamo a togliere i piatti e i bicchieri vuoti e sporchi per sistemarci meglio per ascoltare gli anziani raccontare delle leggende...
Mi siedo comodamente tra le gambe di Jacob con carta e matita ben temperata alle mani mentre lui è appoggiato con la schiena a un tronco messo apposta per l’occasione. Anche gli altri se ne stanno seduti comodamente e in rigoroso silenzio ad aspettare che Billy, cominci a raccontare.
La cosa bella è che anche il fuoco ha cessato il suo scoppiettare e arde in silenzio come se è curioso anche lui di sentire.

< Fin dai tempi antichi i Quileute erano un piccolo popolo. Lo siamo ancora, ma non siamo mai scomparsi perché nelle nostre vene scorre sangue dal potere magico. All’inizio non era questo, di mutare forma ma era quello di spirito guerriero. Quando la tribù si trasferì su questo golfo, era degli abili pescatori e costruttori di barche. Il golfo era ricco di pesce, molti popoli volevano questa terra ma la tribù era troppo piccola per difenderla. Non ricordiamo chi fosse il primo a usare questo potere perché non ci sono storie a raccontarlo. Kaheleha fu, nella nostra storia, il primo grande spirito supremo a lasciare il suo corpo per difendere la nostra terra. Lui e altri spiriti guerrieri lasciarono il loro corpo, su delle barche insieme alle loro donne, per combattere sotto forma di spirito. In spirito non potevano toccare i nemici ma avevano altre risorse. Potevano sollevare ponderosi venti, scatenare urla terribili da spaventare i nemici, parlare con gli animali. Si racconta che gli animali, potevano vederli e capirli. Kaheleha, guidò il suo esercito di spiriti seminando morte e distruzione. Scatenò una tremenda invasione di pipistrelli, fece rivoltare i cani contro i loro padroni e con l’urlo del vento li aiutò a confondersi con gli umani. I superstiti fuggirono gridando che il golfo era maledetto. Gli Hoh e i Makah, due tribù vicine, non volevano avere a che fare con la magia. Strinsero un patto con loro. Quando un nemico arrivava e gli attaccava, gli spiriti guerrieri lo scacciavano. Diverse generazioni dopo arrivò l’ultimo Spirito Supremo, Taha Aki. Egli era celebre per la sua saggezza e indole pacifica. Era stimato e amato dalla sua gente, con lui si sentiva protetta. Tranne un uomo non era sereno, Utlapa. > dice Billy fermandosi un attimo solamente per bere dell’acqua.

A quel nome Utlapa, sento le mani stringere i miei fianchi come a non voler lasciarmi andare via. Intanto io continuo a disegnare il corpo di un indiano addormentato su una barca, con a fianco una donna che lo veglia e lo spirito di quest’uomo, insieme ad altri, scacciare i nemici.

< Utlapa era uno dei più forti spiriti guerrieri del Supremo Taha Aki. Ma era anche un uomo avido di potere. Pensava che con il potere dovevano espandersi e rendere schiavi i Makah e gli Hoh. In forma di spiriti, i guerrieri potevano leggersi la mente e infatti Taha Aki, lesse i pensieri di Utlapa e lo cacciò dalla tribù ordinando gli di non usare mai più il suo potere. Furioso se ne andò nascondendosi nella foresta più vicina in attesa di vendetta. Anche in tempo di pace lo Spirito Supremo vigilava tra la sua gente. Lasciava il suo corpo nelle foreste vicine e cacciava via le minacce. Utlapa lo seguì e non appena Taha Aki lasciò il suo corpo e si fosse allontanato, entrò nel mondo degli spiriti. Intuite le sue intenzioni, Taha Aki cercò di tornare indietro ma quando arrivò, fu troppo tardi. Il corpo di Taha Aki era sparito. Lasciando quello di Utlapa che aveva ucciso con le sue stesse mani. Utlapa torno al villaggio facendo credere a tutti che era il vero Taha Aki. Vietò ai suoi guerrieri di entrare nel mondo degli spiriti, in verità aveva paura che si mettessero in contatto con Taha Aki. Nemmeno lui, Utlapa abbandonò il suo nuovo corpo. Abbandonata l’idea di conquista di potere tramite gli spiriti, si accontentò del potere che aveva sulla tribù. Pretese privilegi che Taha Aki non reclamava, smise di lavorare con i suoi guerrieri, e nonostante avesse una moglie, ne pretese una seconda più giovane di lui e poi una terza. Taha Aki, rivoleva il suo corpo, mandò un grosso lupo a uccidere Utlapa, ma questo si nascose dietro ai suoi guerrieri. Quando il lupo uccise un giovane guerriero che difendeva il suo capo, Taha Aki fu devastato dal dolore e cacciò via il lupo. Le storie ci narrano che non era facile essere uno spirito guerriero. Liberarsi dal proprio corpo era spaventoso. Per questo il potere veniva usato solo in casi di necessità. Stare senza il proprio corpo a lungo era orribile e Taha Aki si sentiva condannato, non poteva raggiungere l’ultima terra e sarebbe rimasto spirito per sempre. Il grande lupo seguì Taha Aki nei boschi. Provò invidia per l’animale. Non poteva parlare ma almeno aveva un corpo. Una vita. Vivere da animale sarebbe stato meglio che vivere nella condanna. Così Taha Aki ebbe un’idea che ha cambiato tutti noi. Chiese al grande lupo di poter entrare nel suo corpo, l’animale accettò. Diventando una cosa sola. Uomo e lupo. Taha Aki e il lupo tornarono alla tribù, ma stavolta non voleva attaccare. Cercò di parlare con gli occhi e guaire le canzoni del popolo. I guerrieri capirono che il lupo era sotto l’influenza di uno spirito. Yut, uno dei guerrieri anziani decise di lasciare il proprio corpo per comunicare con il lupo. Non appena l’anziano lasciò il suo corpo anche Taha Aki fece lo stesso. In un attimo Yut seppe la verità e salutò il vero Capo Supremo. Proprio in quel momento arrivò Utlapa, che si era ben nascosto, per vedere se il lupo fosse stato ucciso, ma appena vide il corpo a terra di Yut, capì cosa fosse successo e gridando “Traditore” e si affrettò per ucciderlo. Yut, veloce rientrò nel suo corpo ma Utlapa gli aveva puntato un coltello alla gola e l’altra mano la teneva sulla bocca per impedirgli di parlare. Rispetto al corpo di Yut quello di Taha Aki/Utlapa era più forte. Lo uccise. Lo spirito di Taha Aki spinto dalla rabbia rientrò nel corpo del lupo deciso a far fuori Utlapa e qui avvenne la magia. La rabbia di Taha Aki era la rabbia di uomo. L’amore per la sua gente e l’odio per il suo oppressone erano troppo grandi per un lupo che cominciò a tremare, e davanti agli occhi sconvolti di Utlapa e dei guerrieri, si trasformò in un uomo. L’uomo che ne uscì non somigliava a Taha Aki bensì al suo spirito. I guerrieri che in passato avevano volato con lui in forma di spirito lo riconobbero. Utlapa provò a scappare ma Taha Aki nel suo nuovo corpo possedeva la forza di lupo. Afferrò l’impostore e lo uccise. Ripreso il suo posto nella tribù e capito cosa fosse successo, Taha Aki, riportò tutto alla normalità, le giovani mogli furono ridate alle loro famiglie. Solamente il divieto di viaggiare nella terra degli spiriti fu mantenuto. Gli spiriti guerrieri sparirono per sempre. Taha Aki fu più di un semplice uomo e più di un lupo. Fu battezzato Taha Aki il grande lupo, o Taha Aki l’uomo spirito. Guidò per moltissimi anni la tribù senza mai invecchiare. Se un pericolo si avvicinava, si trasformava in lupo e lo scacciava. Ebbe molti figli e si scoprì che una volta divenuti grandi potevano trasformarsi in lupo. I lupi, erano diversi tra di loro poiché erano spiriti e rifletteva l’uomo che era in loro. >

Chissà a quale dei figli appartengono i Black...

< Alcuni dei figli divennero guerrieri assieme a Taha Aki, altri non amavano la trasformazione, rifiutarono di unirsi al branco. Cominciarono a invecchiare e la tribù scoprì che gli uomini lupo una volta smesso di trasformarsi potevano invecchiare come tutti. Dopo la morte delle prime due mogli, Taha Aki, prese una terza moglie e capì che lei era la compagna migliore per il suo spirito. Aveva amato anche le altre due ma con lei c’era qualcosa di diverso. Decise di rinunciare, per lei, al suo spirito di lupo. Ecco come la magia è giunta fino a noi… ma non è la fine della storia. > spiega Billy scrutando i volti di tutti i presenti. Soffermandosi qualche minuto in più sui volti delle ragazze lupo.
< Con la terza moglie è scattato l’imprinting > sussurro a Jacob.
< Sì. Ma io non invecchierò mai per te > mi risponde sussurrando Jake.



*Note Autrice*
Eccomi nuovamente qui e mi scuso ancora per la lunga attesa, ma sono stata impegnata in questo periodo.
Il capitolo, come potete ben vedere e intuire non è finito. Ci sarà una seconda e ultima parte.
Avrete anche notato che ci sarà una quarta e nuova leggenda ma di più non posso dirvi. La saprete nella seconda parte.
Era da tempo che volevo inserire nella storia Sarah Black. È in un precedente capitolo l’ho menzionata, ma era stato un momento da ricordare con tutta la famiglia. Io volevo, e spero di esserci riuscita, far conoscere la “suocera” defunta alla nuora.
Vi è piaciuta la foto? Secondo me, è adattissima per il capitolo.
Va beh ora vi saluto e vi lascio recensire.
Frafra

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Capitolo 32
*** Leggende (parte 2) ***


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Billy guarda il vecchio Quil al suo fianco come a dargli parola e lui prende a parlare. E com’è successo con Bllly, tutti in silenzio. Compreso il fuoco che continua ad ardere fiero e in ascolto di sentir le altre leggende.
< Questa storia riguarda la terza moglie. Molti anni dopo la rinuncia di Taha Aki a trasformarsi ci furono problemi con la tribù dei Makah. Molte loro giovani erano scomparse e venivano incolpati i lupi, verso i quali avevano paura e diffidenza. I lupi, potevano leggersi nella mente, come facevano i loro antenati in spirito, e sapevano che nessuno di loro centrava con le sparizioni delle giovani Makah. Taha Aki provò a rassicurare il capo dei Makah, ma la paura era troppa. Taha Aki non voleva una guerra. Era troppo stanco per guidare un esercito di lupi così incaricò il figlio maggiore Taha Wi di trovare i colpevoli. Taha Wi insieme a cinque uomini lupo andò in missione sulle montagne. Dove trovarono di assolutamente nuovo per loro, uno strano odore nella foresta, che bruciava il naso fino a star male. > racconta il vecchio Quil.

D’istinto porto la mia mano verso il naso, fingendo di grattarmi. Per sentire il mio odore. Jacob se ne accorge.
< Tu hai l’odore più buono del mondo > mi sussurra all’orecchio mentre il vecchio Quil continua a parlare.

< Non sapevano quale creatura lasciasse un simile odore, ma lo seguirono. Lungo il percorso trovarono tracce di sangue umano e un debole odore, forse di chi si stava cercando. Il viaggio li aveva spinti troppo a nord e Taha Wi decise di mandare tre dei suoi giovani lupi indietro per raccontare ciò che avevano scoperto. Ma Taha Wi e i suoi tre fratelli non fecero più ritorno a casa. I fratelli minori si misero alla ricerca dei fratelli maggiori, ma trovarono solo silenzio. Taha Aki raccontò l’accaduto al capo dei Makah che vedendo il suo dolore, gli credé ponendo così fine alla tensione che si era creata tra le due tribù. Un anno dopo due delle giovani Makah scomparvero. Vennero chiamati i Quileute che riconobbero l’odore e si misero sulle loro tracce. Dei lupi partiti, solo uno riuscì a tornare vivo, Yaha Uta, il figlio maggiore della terza moglie di Taha Aki. Con sé portò uno strano cadavere, duro come la pietra, che aveva fatto a pezzi. Tutti i consanguinei di Taha Aki, anche quelli che non si erano mai trasformati, sentivano l’odore penetrare nelle narici. Ecco chi era il nemico dei Makah. Yaha Uta raccontò di aver scoperto la strana creatura e le due giovani. Una era riversa a terra, pallida e dissanguata. L’altra se ne stava tra le braccia del nemico con la gola sotto la sua bocca e quando si accorse della presenza dei lupi, le spezzò il collo e la gettò a terra. La creatura aveva le labbra sporche di sangue e negli occhi un bagliore di rosso. Yaha Uta ne descrisse la velocità e la forza maestosa. Uno dei fratelli, fu il primo a morire perché lo aveva sottovalutato. Yaha Uta e gli altri furono più cauti cercavano di prenderlo con l’astuzia usando tutta la forza e la velocità che ogni lupo possedeva. La creatura era dura come il marmo e fretta come il ghiaccio e riuscirono a scoprire che solamente con i denti potevano ferirla. Mentre lottavano, cominciarono a staccargli la carne a morsi, ma la creatura imparava in fretta e ben presto capì come contro attaccare. Mise le mani su un fratello di Yaha Uta. Egli trovò un varco nella gola della creatura e gli staccò la testa, ma le sue mani si muovevano ancora. Yah Uta cercò di farla a brandelli nel vano tentativo di salvare il fratello, ma fu troppo tardi per riuscirci. Però si pensava che avesse vinto. Yaha Uta fece esaminare i brandelli della creatura dagli anziani. Accanto al braccio del mostro, giaceva penzolante la mano. Non appena gli anziani, con dei bastoncini, iniziarono a tastarla, si mosse cercando di ricongiungersi al braccio. Impauriti gli anziani, appiccarono il fuoco ai resti della creatura. Una nube nauseabonda e intossicante si levò nell’aria. Alla fine, separarono le ceneri mettendole in vari sacchetti che sparsero nell’oceano, nella foresta e nella grotta vicino la scogliera. Taha Aki ne conservò uno e se lo legò al collo, in caso che la creatura avrebbe provato a ricongiungersi, l’avrebbe saputo. > dice il vecchio Quil scambiandosi uno sguardo d’intesa con Billy, che a sua volta mostra il sacchetto appeso al collo.

Ora so cosa contiene quel sacchetto che da piccola chiesi a Billy e mai risposto.

< Lo chiamavano il Freddo o Bevitore di Sangue. Ma vivevano nella paura. Avevano un solo lupo che poteva difendere la tribù. Pensavano che la creatura non fosse sola e, infatti, presto scoprirono che aveva una compagna che giunse al villaggio Quileute in cerca di vendetta. Le storie narrano che la Fredda era una creatura bellissima. Quel giorno che entrò al villaggio, sembrava la dea del mattino, il sole faceva risplendere la sua pelle bianchissima che faceva risaltare i suoi lunghi capelli biondi. Il suo viso possedeva una bellezza magica. Chiunque la vedeva cadeva ai suoi piedi, per adorarla. La creatura con voce acuta e penetrante chiedeva loro qualcosa in una lingua sconosciuta. Tutti restarono basiti, non sapevano cosa rispondere. Tra i presenti non c’era nessun consanguineo di Taha Aki, solo un bambino gridò alla madre che l’odore gli faceva male al naso. Un anziano, che si trovava a passare di lì udì il bambino e capì chi era la creatura. Gridò di scappare ma fu il primo a essere ucciso. Due soltanto sopravvissero alla strage perché la Fredda fu distratta da tutto il sangue che aveva causato. Taha Aki e Yaha Uta furono avvisati. Quest’ultimo si trasformò in spirito lupo pronto a distruggere da solo la Bevitrice di Sangue. Taha Aki, la terza moglie, i suoi figli e gli anziani lo seguirono. Arrivati sul posto, trovarono soltanto la carneficina che aveva lasciato, brandelli di carne sparsi qua e là. Udirono delle grida provenienti dal golfo, dove alcuni Quileute si erano rifugiati su delle barche. La Fredda li inseguiva in acqua nuotando come uno squalo. Con forza incredibile sfondò la prua. Mentre la barca affondava, uccise alcuni di loro poi fu distratta dalla presenza del grande lupo e tornò sulla terraferma, lasciando i sopravvissuti scappare. Indicò Yaha Uta ponendogli una domanda nella sua lingua sconosciuta. Fu una battaglia durissima. Yaha Uta era solo, nessuno poteva distrarre la Fredda. Yaha Uta fu sconfitto e Taha Aka iniziò a urlare in segno di sfida. Si trasformò in un lupo anziano, dal muso bianco. Il lupo era forte perché possedeva la rabbia del Taha AKi spirito. La battaglia ricominciò. La terza moglie, aveva appena visto un figlio morire, sapeva che per Taha Aki non c’erano speranze. Conosceva la prima vittoria di Yaha Uta e sapeva che era stata grazie al fratello. Aveva ascoltato il racconto dei due superstiti della carneficina. Così la terza moglie prese un coltello dalla cintura di uno dei suoi giovani figli. Sapeva che senza il padre, non sarebbero sopravvissuti. La terza moglie si avvicinò alla Fredda sollevando il pugnale. Dal suo canto la creatura sorrise, non aveva paura né della debole donna né del coltello che non avrebbe fatto nulla sulla sua pelle. Stava per dare il colpo mortale a Taha Aki quando la terza moglie fece qualcosa di inaspettato. Si inginocchiò ai piedi della Donna Fredda e si pugnalò il cuore. Il sangue scrosciò dalle dita della terza moglie schizzando la bevitrice di sangue che non resistette alla tentazione del sangue fresco. Taha Aki con i denti le serrò la gola. La rabbia dei giovani figli, che assistevano alla morte della loro madre, diede vita al loro spirito lupo, insieme al padre, finirono il mostro. Taha Aki non riprese più le sue fattezze umane. Restò per un intero giorno accanto al corpo della terza moglie ringhiando a chiunque volesse toccarla. Poi sparì nella foresta e non fece più ritorno. > dice il vecchio Quil, per bere dell’acqua.

Non mi sono resa conto, finché Jacob non me lo fa notare, di aver disegnato la terza moglie simile a me, in ginocchio davanti alla bevitrice di sangue. E un lupo, simile a Jake, che lo attacca.
< Non pensarci minimamente. Nessuno toccherà me… > mi sussurra stringendomi a se.

Ha capito la mia paura.
Ha capito che per salvare lui, farei la stessa cosa della terza moglie.
Ha capito che senza di lui non posso vivere.


< Scusa non l’ho fatto apposta > gli sussurro abbassando la testa.
< Va tutto bene... > mi sussurra dandomi un bacio in testa. Abbozzo un timido sorriso.

< Da quel momento in poi gli scontri con i Freddi capitarono di rado. I figli di Taha Aki vigilarono sulla tribù finché i loro figli non furono abbastanza grandi da ereditarne il posto. Avevano imparato a combattere i Freddi e si tramandavano tale conoscenza da mente a mente, di spirito in spirito, da padre in figlio. Ogni tanto qualche bevitore di sangue faceva la sua comparsa, ma veniva sorpreso dai lupi. Passò del tempo e i discendenti di Taha Aki non si sarebbero trasformati in lupo. Sarebbero tornati solo in caso di necessità. I Freddi non erano mai più di due e il branco restò piccolo. Giunse una congrega più grande e i vostri bisnonni si preparavano a combatterla. Ma, il capo dei nuovi venuti parlò a Ephraim Black e giurò di non far del male ai Quileute. I suoi strani occhi gialli provavano ciò che diceva. I lupi erano in svantaggio numerico rispetto a loro e non aveva senso che i freddi cercassero una tregua, quando potevano vincerli. Ephraim Black accettò. I Freddi hanno sempre rispettato il patto benché la loro presenza ne portasse altri. Portando così il branco a ingrandirsi quanto prima. > termina la storia, il vecchio Quil. Tutti, i presenti mi guardano per un attimo.
< Ehi! Non guardate me, io sono razza a parte > dico alzando le mani in segno di resa. Faccio ridere tutti. Poi Billy richiama l’attenzione di tutti.
< Le storie, non sono finite. Se n’è aggiunta una nuova > dice Billy mentre guarda suo figlio, Jacob che annuisce.
< Ora prova a disegnare questa > mi sussurra all’orecchio. Si sposta per mettersi seduto accanto a me. < Certo > gli rispondo.

< Alcuni anni fa un semplice ragazzo adolescente che viveva con suo padre, andava a scuola e si divertiva a giocare con gli amici, s’innamorò di una ragazza venuta a Forks per vivere con suo padre. Il ragazzo non era ancora un lupo. Non dava importanza alle storie, che suo padre gli raccontava, riguardanti la sua tribù. Isabella così si chiamava, aveva i capelli castani lunghi e lisci, due occhi color del cioccolato e la pelle bianca per essere una ragazza proveniente dall’Arizona. Suo padre era amico di famiglia del ragazzo. La ragazza, non ricambiava l’amore per il ragazzo perché era innamorata di uno dei Freddi dagli occhi gialli. > dice Jacob tutto preso dal suo racconto, dove tutti, compreso il fuoco, lo ascoltiamo in silenzio. Qualcuno dei ragazzi, Paul in modo particolare, mi guarda e abbozza un sorriso.

Dalla descrizione di Jacob, l’Isabella in questione sembra essere mia madre, e il ragazzo innamorato credo sia lui.

Infatti, è loro due che sto disegnando.

Io non ne sapevo nulla. Pensavo fossero solo amici.

< Tutto procedeva tranquillo tra la strana congrega e i Quileute. Il patto era rispettato. Dopo Ephraim Black e il suo branco, per molto tempo i Quileute restarono senza lupi. Finché un giorno non comparve un clan di Freddi, ma non erano amici della congrega dagli occhi gialli. I consanguinei dell’ultimo branco di Ephraim Black iniziarono a trasformarsi. Non si arrivò a uno scontro perché i Freddi “buoni” li scacciarono. Tutto tornò alla normalità finché qualche tempo dopo i freddi dagli occhi gialli, non lasciò Forks e con essa anche Isabella. Lei, ovviamente, soffriva per essere stata lasciata e cercò consolazione nel suo amico Quileute, che la accontentava nelle cose più stupide e insensate, come l’andare in moto. Lui era innamorato di lei e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di starle accanto ma Isabella non riusciva a dimenticare il freddo dagli occhi gialli. L’ennesimo rifiuto di lei nel non voler dimenticare chi l’aveva lasciata sola, scatenò nel Quileute la rabbia. Intuì che qualcosa in lui stava accadendo. Si sentiva strano, tremava ma non sentiva freddo. Scottava ma non si sentiva di avere la febbre. Fu il quinto lupo a unirsi, a malincuore, al branco. Per discendenza ereditaria, il ragazzo doveva essere l’alpha e occupare il posto di quello che già c’era, ma rifiutò. Odiava essere un lupo. Lui voleva restare umano e mantenere la promessa fatta a Isabella, quella di starle vicino, proteggerla. Ma non poteva più perché dove mantenere il segreto della sua tribù. Non voleva lasciarla sola anche lui, come fece il freddo, così di nascosto dal branco si recò a casa di lei e con una specie d’indovinello le dice tutto. > - dice Jake facendo una pausa per bere. L’occhio gli cade sul disegno e annuisce sorridendo.

Ok l’umana è mamma, il ragazzo Quileute è lui e i freddi dagli occhi gialli sono i Cullen. Inizio a capire di cosa parla la sua leggenda.

< Lei capì cosa lui era diventato e si arrabbiò, pensava che i lupi c’entrassero con le sparizioni degli umani di quel periodo. Le fu spiegato che le sparizioni erano dovute a dei freddi. Il freddo con le treccine lo avevano fatto a pezzi, mentre la rossa sfuggiva. Isabella disse che li conosceva e la fredda stava cercando lei, per una vendetta tra freddi. Il compito dei lupi è sempre stato quello di difendere i visi pallidi dai freddi. Nonostante le ronde, il Quileute trovava il modo e il tempo di prendersi cura di Isabella, che continuava anche se sola a commettere qualcosa di stupido o insensato, come il buttarsi dalla scogliera. E grazie al suo “tuffarsi”, una del clan dagli occhi gialli, fece ritorno a Forks e le disse che il freddo tanto amato di Isabella voleva uccidersi scatenando l’ira dei capi di tutti i freddi in Italia. I Volturi. Isabella, corse in Italia a salvarlo. I freddi dagli occhi gialli ritornarono tutti a Forks. La fredda in cerca di vendetta però un po’ sparì, per preparare la sua vendetta. Tempo un anno e tornò con un esercito di vampiri neonati, appena resi immortali. Per la prima, e non ultima volta, lupi e vampiri si unirono per combattere la rossa. I vampiri dagli occhi gialli, per proteggere Isabella umana. I lupi, perché era loro compito difendere i visi pallidi dai vampiri. La battaglia fu dura ma alla fine l’esercito di neonati e la sua creatrice furono sconfitti. Pochi mesi dopo Isabella e il suo amato vampiro, si sposarono. Il ragazzo si trasformò in lupo e partì vagando per i boschi. Dopo una lunga riflessione, il lupo si rese conto che se la ragazza voleva diventare vampira era affar suo, così tornò il giorno del matrimonio per vederla un’ultima volta da umana. Voleva salutarla. Li apprese qualcosa che mai si aspettava. Prima di essere trasformata in vampira, avrebbe consumato la sua prima notte di nozze. La cosa era abbastanza pericola, lei una fragile umana e lui un vampiro, poteva ucciderla. E invece, ora quel lupo ringrazia la sua amica umana perché da quell’unione è nata la creatura più bella che esiste. > dice Jake cingendomi i fianchi.

Ora ho capito la leggenda.

Sorrido. Lui riprende a raccontare.

< Furono giorni tremendi. La paura che Isabella morisse era la stessa per entrambe, lupo e vampiri. Forse soltanto a una di loro non importava. Il desiderio di maternità che da umana non aveva potuto realizzare, era più forte di una vita umana. La strana creatura cresceva dentro di lei, nutrendosi del suo sangue. Il giovane lupo andava tutti i giorni a trovarla un po’ per amicizia e un po’ per qualcosa che non riusciva a spiegarsi, sapeva solo che doveva essere li. Il suo branco nel frattempo meditava di uccidere l’umana prima che la creatura nascesse, perché si credeva potesse essere un pericolo per gli esseri umani. Il lupo non era d’accordo con il suo alpha così si ribellò. Non poteva lasciar morire per mano loro Isabella, un essere umano. Per discendenza il vero alpha era sempre stato lui, ma aveva rinunciato a quel posto perché non gli piaceva “comandare” su qualcuno e nemmeno essere un lupo lo entusiasmava tanto. Così lasciò il branco per proteggere la sua amica e i vampiri. Tornò umano e s’incamminò verso la casa dei vampiri, quando a un certo punto un altro suo fratello del vecchio branco lo seguì e gli disse di aver anche lui lasciato il branco. Il giorno seguente al nuovo branco composto solamente da due lui, si unì una lupa, la sorella del nuovo lupo. Anche se in tre riuscirono a proteggere la famiglia di vampiri. Arrivò il giorno in cui Isabella partorì dando alla luce una bambina per metà umana e metà vampira. Isabella stava per morire, la bambina fu affidata alla vampira che la desiderava tanto. Isabella, era morta o così sembrava. Il vecchio branco stava arrivando per uccidere la bambina. Il lupo amico di Isabella voleva uccidere la bambina ma qualcosa di magico dentro di lui avvenne. Si sentiva libero, come se le catene che lo tenevano imprigionato erano sparite. E capì che di avere l’imprinting. > dice mentre stringe un mio fianco e sorride.

Sto disegnando lui in ginocchio dietro alla poltrona, dove la zia Rose è seduta con me appena nata in braccio che guarda Jacob negli occhi.

Quel giorno è impresso nella mia mente e non andrà mai via.

< Era bastato uno sguardo per capire che lei sarebbe stata, tutto il suo mondo. Per lei, sarebbe stato qualsiasi cosa. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Il vecchio branco giunse a casa dei vampiri e li attaccarono. Il lupo intervenne e parlando con l’alpha disse cosa era accaduto. Tra noi lui, vige una regola che nessun lupo può uccidere l’imprinting di un altro lupo o si andrebbe allo scontro. Passarono i giorni Isabella era diventata una vampira e stranamente, almeno da come diceva la sua nuova famiglia, riusciva a resistere al sangue umano, cosa che per quelli come loro era difficile. La bambina cresceva sempre di più, anche troppo in fretta. Si pensava di andare in Brasile per avere maggiori informazioni riguardanti la sua natura, poiché non si conosceva nessuna storia in cui una donna umana restava incinta di un vampiro. Ma non ci fu tempo nell’organizzare la partenza perché una loro cugina, altra vampira dagli occhi gialli, vide da lontano la bambina assieme a sua madre e al suo amico lupo a caccia nel bosco. Credendo che fosse una bambina immortale, in altre parole umana trasformata in vampira in tenera età, andò in Italia, dai Volturi e raccontò l’accaduto. Tale abominio mobilitò i tre capi dei vampiri e tutta la loro famiglia per verificare di persona se quello che era stato detto loro fosse la verità. Grazie al potere della veggenza di una delle vampire buone , si iniziò a cercare tutti i loro amici in modo da poter testimoniare a favore della bambina. Più vampiri arrivarono a Forks, più i due branchi aumentavano di numero. Furono mesi tremendi, non si voleva arrivare a uno scontro ma una remota possibilità c’era. Isabella, all’insaputa di tutti commissionò a un falsario due passaporti falsi uno per la figlia e l’altro per il suo lupo. Se si fosse arrivati allo scontro almeno sua figlia doveva mettersi in salvo. E chi meglio del suo imprinting poteva tenerla al sicuro? > dice Jacob con lo sguardo serio.

D’istinto mi tocco il ciondolo “Plus que ma propre vie”.

< Il giorno tanto atteso arrivò. Si riuscì a non scendere in battaglia, grazie alla testimonianza di un ragazzo. Un ibrido, come lei. Il ragazzo spiegò a tutti che viveva da quasi due secoli, che aveva raggiunto la sua maturità al settimo anno di età e che poteva nutrirsi sia di sangue sia di cibo. Uno dei tre capi dei Volturi resosi conto che i vampiri dagli occhi gialli non avevano commesso nessun crimine, decise di ritornare a casa. La cugina “spiona” fu uccisa per falsa testimonianza. La bambina divenne una bellissima donna e il lupo ne era sempre più innamorato. > finisce la sua storia Jacob sorridendo.

Poso la matita sul foglio dopo aver, disegnano Jacob umano che tiene me ragazza per mano. Lo guardo e sorrido.

< Jacob scusa… quindi il ragazzo lupo della storia saresti tu e la bambina è Nessie? > gli chiede Jennifer, la ragazza di Seth.
< SI, siamo noi. Volendo o no la storia di noi due diverrà una vera e propria leggenda tra qualche secolo i nostri discendenti racconteranno davanti a un fuoco, come abbiamo fatto noi stasera. > le risponde Jake. < Quindi tu, discendi dai vampiri. > mi dice Jennifer.
< Sì la mia famiglia è composta di vampiri ma sono innocui. Non fanno male a nessuno. > le rispondo con il tono più calmo che possiedo, cercando in qualche modo di rassicurarla. Seth la stringe a se e mi sorride.
< Loro sono molto buoni e gentili, amore. > la rassicura Seth. Vederlo innamorato perso di una ragazza, fa tenerezza.
< La congrega che incontrò Ephraim Black sono i Cullen giusto? > chiede Lilly. Annuisco.
< Esatto. Sono loro e pensate che sette anni fa la nostra Nessie è riuscita a fare quello in cui Isabella, la madre, non è riuscita a fare. > - risponde Billy. Lo guardo non capendo cosa vuole dire - < Nessie, tua madre voleva far andare d’accordo lupi e vampiri ma non c’è riuscita. Invece tu… sì. >
< Ah ora ho capito. > - affermo seria per poi guardare il mio lupo - < Perché non me lo avete mai detto. Te e la mamma? >
< Prima non era il momento di dirtelo. E secondo ci è passato di mente > mi risponde.
< Nessie > - mi chiama Jennifer - < Se tuo padre è un vampiro come ha fatto, a… voglio dire, i vampiri sono esseri morti cui non batte il cuore. Com’è stato possibile che tua madre sia rimasta incinta? >.
Scoppiamo tutti a ridere. Tra le risa, mi ricompongo cercando di darle una risposta.
< Jen, la tua domanda è giusta e credimi molte volte ho cercato io stessa di ottenere una risposta ma con scarso risultato o meglio non esiste. > le rispondo.

L’unico che potrebbe sapere qualcosa è il papà di Nahuel ma i Volturi l’hanno ucciso. No... alla fine nemmeno lui.

Tra domande e risate, il falò giunge al termine. Ognuno torna a casa propria per iniziare il mattino seguente chi un viaggio e chi la solita routine alla riserva. Io e la famiglia Black/Lahote, un pranzo di famiglia.



*Note Autrice*
Ecco la seconda e ultima parte del falò. La quarta legenda, raccontata poi da Jacob è quella dell’imprinting tra un lupo e una mezza vampira. Leggenda che come lo stesso Jake ha detto “la loro storia diverrà leggenda quando fa qualche decennio, saranno i loro discendenti a raccontarla”.
Ovviamente non poteva mancare la domanda che tutte ci siamo poste. “Come ha fatto un vampiro a mettere incinta un’umana?”
Spero vi sia piaciuto.

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Capitolo 33
*** Happy Birthday ***


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< Nessie dai dicci qualcosa in più sulla festa di domani? > mi chiede Suzie curiosa come non mai.
< A parte che domani sarà il mio compleanno, non so nulla. Jacob ha avuto l’ordine di non dirmi niente > rispondo. Sono settimane che in casa fanno i misteriosi. Non so né dove faranno la mia festa né chi e quanti invitati ci saranno. L’unica certezza che ho è che la mia famiglia, Jacob e i miei amici ci saranno.
< Non dirci che non sai nemmeno chi sono gli invitati > dice Jenna mentre scarabocchia qualcosa sulla sua agenda.
< Nada. So solamente di voi e Jacob > dico con un sospiro.
< Prof di storia in arrivo! E sembra pure arrabbiato > ci avvisa Lily mentre si siede accanto a me e le mimo con le labbra un ’Grazie’ per avermi salvata nuovamente dall’interrogatorio “compleanno Nessie”.

Fortuna che questa è l’ultima ora e poi via con Jacob!

< Ciao ragazzi > - borbotta il professore entrando in aula - < Oggi non è aria. Evelin mi ha lasciato a piedi stamattina. So che doveva succedere un giorno ma pensavo e speravo che non fosse oggi. Va beh cominciamo la lezione > Evelin, è la sua auto.

Mentre il professore decide di fare un ripasso degli ultimi periodi storici, giusto per vedere se durante l’estate noi studenti abbiamo studiato.

Domani sarà il mio compleanno e lo trascorro con Jacob e dopodomani è un anno che stiamo assieme e lo passerò con lui. Quasi quasi... gli dico se partiamo e torniamo domenica sera, così evito tutti e tutto.

< Nessie, la lezione è finita e tu, non hai nemmeno prestato ascolto > mi chiama Lily.
< Eh! Ho ascoltato tutto invece > le dico sorridendo mentre richiudo il libro e lo metto in borsa.
< Sicura? > mi chiede mentre andiamo agli armadietti. Quest’anno, per qualche colpo di fortuna, siamo riuscite ad averlo vicine.
< Ok lo ammetto ho messo il cervello in modalità “stand by”. Tanto non ha spiegato nulla giusto? > le domando mentre prendo e poso dall’armadietto alcuni testi scolastici.
< E ti è andata bene che il prof non ti ha chiamato. Ha preferito “torturare” Richardson e la Beckton. > mi risponde mentre usciamo da scuola.
Saluto le mie amiche e corro tra le braccia di Jacob che se ne sta in piedi a braccia conserte davanti alla sua moto e mi sorride.
< Ciao principessa. Tutto bene a scuola? > mi chiede stringendomi a se.
< Mio principe. Si tutto bene > mi lascio stringere a se e lo bacio dolcemente sulle labbra.
< Ohi Jake! > lo salutano Matt e Vin insieme.
< Nessie, dice che non sa nulla di domani. Tu, invece si quindi parla > le chiede Suzie curiosa.
< Mi spiace ma ho l’ordine di non dire nulla > le risponde.

Un capo che prende ordini da qualcuno. Mi viene da ridere.

< Io, ragazzi resterei volentieri con voi ma devo andare a casa. Ci vediamo domani sera. > - ci saluta Lily - < Ah Jake, non farmi lavorare troppo Embry >
< Ok Lily > le risponde sorridendo Jake. Poi guarda me - < Vogliamo andare anche noi. >
< A domani. > saluto salendo sulla moto. Jake mi porge il mio bel casco e me lo allaccia. Anche lui sale sulla moto infilandosi il casco. Mette in moto e partiamo.

< Pronta a trascorrere un favoloso pomeriggio in mia compagnia? > mi chiede.
< Shopping sfrenato a Seattle per tre giorni. Ci andiamo adesso e torniamo domenica sera. Se è questo che vuoi propormi allora sì, sono pronta. > dico scherzando.
< Ehm... no mi spiace deluderti ma niente Seattle e shopping sfrenato perché siamo in moto. Però, ti posso proporre il supermercato della riserva. Rachel è passata a casa e ha lasciato la lista della spesa. > mi dice mentre con la moto arriviamo al confine tra Forks e La Push.
Prendo il foglio stropicciato che mi passa e leggo la lunga lista della spesa. Non sono poche cose e sulla moto di certo non c’entrano.
< Jake, passiamo prima a casa e prendiamo la macchina > gli dico.
< Non avrai intenzione di comprare tutto quello che c’è scritto, vero? > mi chiede.
< Se Rachel ha fatto, la lista significa soltanto che la dispensa e frigorifero, sono vuoti e per tanto urge fare spesa o se no, digiuni sempre che non, non ti trasformi in lupo e ceni. Io, non ti accompagno > - dico un po’ con ovvietà, “ il cibo non c’è non si mangia”. E un po’ come “ ne approfitto dell’imprinting”. - < Stasera, voglio cucinare io >
< Ok al supermarket! > mi dice con finta ironia mentre sterza verso casa Black.

Un’ora dopo, siamo dentro il supermarket. Jacob, spinge un carrello abbastanza pieno ed io che guardo la lista, prendo quello che serve e anche quello che non c’entra nulla.
< Questo coso a farfalla, è necessario? > mi domanda mentre si gira tra le mani il fermaglio e mi guarda ma io faccio finta di leggere la lista che so a memoria.
< Manca la carne di manzo, il parmigiano, il latte e abbiamo finito. > dico.
< Non cambiare discorso. Sto coso serve? > mi ridomanda e mi mette davanti agli occhi il fermaglio.
< Si mi serve perché ho dimenticato un elastico per legare i capelli a casa mia e non possiamo andarci fino a domani o sbaglio? E poi guarda che carino con gli strass lilla. > gli rispondo sorridendo.
< E’ carino sì ma non ti serve. A casa, ci sono ancora i miei elastici per capelli. Usa quelli. > mi dice posando su uno scaffale qualsiasi il fermaglio.
< Ok non lo prendo. Tu, vai a prendere la carne di manzo. Io il latte e il parmigiano. > gli dico.
< Quanto e come di manzo? > mi domanda e mi stampa un bacio sulla bocca.
< Sei etti. Tre macinati e tre a fettine tagliate non troppo erte. > gli rispondo e lo lascio andare al banco della macelleria mentre io vado a posare il fermaglio e a prendere latte e parmigiano.

Siamo davanti alla macchina con quattro buste mentre lui le carica, io vado a posare il carrello.
< Ciao. Posso accompagnarti a fare la spesa? Non è prudente per una bella ragazza fare spesa da sola > mi dice uno mettendo la sua mano sopra la mia.
< Ciao e veramente ho già fatto la spesa. Stavo posando il carrello ma se serve a te, prendilo pure > gli dico togliendo la mia mano da sotto la sua.
< No, non devo farla. Dovevo immaginare che l’avevi già fatta, non hai con te la borsa > mi dice amareggiato e se ne va.

< Che voleva il tizio lì ai carrelli? > mi chiede Jake salendo in macchina e accendendola.
< Credo ci stava provando con me, ma tentativo andato male > gli rispondo.
< Gli hai detto che sei fidanzata e che il tuo fidanzato stava caricando la macchina > comincia a dire ma lo zittisco subito.
< Voleva accompagnarmi a fare la spesa ma gli ho detto che stavo solo posando il carrello. Ha poi visto che non avevo nemmeno la borsa con me e ha lasciato stare. > - gli dico posando la mia mano sulla sua gamba - < Domenica, è un anno che siamo fidanzati >
< Ti sbagli, domani saranno sette anni che siamo fidanzati. Il nostro legame è nato dal momento in cui ci siamo guardati negli occhi. Proprio il giorno della tua nascita. Quindi… > mi dice mentre siamo vicino casa. < Ok ma domenica è un anno che io so tutto e quindi secondo me, la nostra storia inizia dal 12 settembre 2015 > gli spiego, anche se pensandoci bene, il suo ragionamento non è sbagliato ma non voglio dargli ragione.

Arriviamo a casa. Il tempo di cambiarmi e sistemare la spesa che mi metto ai fornelli da brava donna di casa per altro non mia.
< Che cucini di buono, mogliettina mia ? > mi chiede Jake poggiando i gomiti sul muretto che divide la cucina dalla zona giorno.
< Pasta al forno. > - gli dico mentre preparo il sugo e la besciamella - < Billy? >
< Mio padre è dal vecchio Quil e torna per cena. Serve una mano? > mi chiede avvicinandosi a me. < Sì. Pela e taglia a pezzetti le patate > gli dico indicando il tavolo.
Un bacio veloce e una pacca, da lui, sul mio sedere e riprendiamo a cucinare interrotti ogni tanto da qualche telefonata fino a quando non arriva la telefonata di uno del branco.
< Amore, ha telefonato Kyle e mi ha detto di sentire odori che non riconosce > - mi dice tornando in cucina - < Tu e papà mangiate in tanto.. >
< Ok ma non ci sono con lui Quil o Embry? > chiedo sbuffando mentre apparecchio la tavola.
< No, loro hanno il turno di notte e lo cominciano alle ventuno. > - mi dice dandomi un bacio - < Dai che torno subito . >

Billy arriva e ci mettiamo a tavola a mangiare senza Jacob che tarda a tornare e di tanto.
Jacob, il suo compito di alpha, da quando sono nata, io l’ha preso molto seriamente ed è da oggi pomeriggio che sta succedendo qualcosa... troppe telefonate.

Appena torna, gli chiederò spiegazioni.

Dopo aver guardato un film in tv, Billy mi da la buona notte e se ne va nella sua stanza a dormire. La stessa cosa faccio anch’io, non ho voglia di guardare ancora la tv che per altro non c’è nulla d’interessante e me ne vado in camera di Jake a leggere un libro.
Prima di andare in camera lascio la cena sul tavolo per Jacob, con un biglietto:

Buon Appetito!
Buona notte!


Vado in bagno, mi preparo per la notte e m’infilo sotto il lenzuolo con un libro in mano che parla d’amore, ma mi stanca quasi subito così lo chiudo e spengo la luce.
Sono nel dormiveglia quando lo sento arrivare in camera. Sorrido.
Sento poggiare i suoi vestiti sulla sedia e infilarsi a letto.
< Principessa sono tornato > mi sussurra Jake mentre con una mano cerca di sfilare dalle mie braccia Jaco.
< Non provare a toccarlo. E lo so che sei tornato e mi devi delle spiegazioni > dico stringendo di più Jaco al mio petto, per mettermi poi seduta a guardarlo.
< Non ne possiamo parlare domani? Sono stanco. > mi dice con aria assonnata.
< No, ne parliamo ora? > gli dico pizzicandogli il braccio.
< Ahi! > - dice mentre si massaggia il braccio - < Kyle mi ha telefonato perché Cole e Brian non hanno riconosciuto l’odore dei tuoi zii e volevano attaccarli. Così sono dovuto intervenire poi ho visto Embry, Seth e Quil... e ho fatto un po’ di ronda con loro. >

La mattina seguente quando mi sveglio Jacob, non c’è la sua parte del letto è vuota. I suoi vestiti, sulla sedia non ci sono. Guardo la sveglia sul comodino, segna le 10:30.

Meglio alzarsi.

Entro in cucina dove Billy sta facendo colazione.
< Giorno Billy > lo saluto e mi avvicino al tavolo.
< Giorno a te e buon compleanno Nessie. Oggi è il grande giorno, finalmente non crescerai più > - mi dice Billy sorridendo - < Ogni anno di questo giorno ripetevi sempre quanto mancava al compimento dei tuoi sette anni. Ora li hai raggiunti e la tua crescita si è fermata. Che cosa provi? >
< Si ora non crescerò più ed è magnifico! Non sarò più costretta a nascondermi o evitare certe cose in giro. Era noioso fingere di parlare male e di avere un’infanzia come tutti gli esseri umani, perché come sai non l’ho avuta. Certo per ora dovrò ancora fingere di averne avuta una ma andando avanti con il tempo sarà solo un ricordo. > rispondo a Billy mentre faccio colazione.
Tra una sistemata di una stanza e l’altra, sono sommersa di telefonate e/o sms di auguri di felice compleanno.
Finalmente ho un momento di tregua e vado in bagno a farmi una doccia per poi prepararmi per andare a casa di Rachel e Paul.

Mentre sono sotto la doccia e mi sto insaponando i capelli due mani stringono i miei seni.
< Buon compleanno principessa > mi sussurra Jake lasciando poi un bacio sul collo.
< Mmmh grazie mio principe... > gli dico lasciando perdere i miei capelli per girarmi verso di lui e baciarlo appassionatamente. Mi sono mancate le sue labbra questa mattina.
< Possiamo fare la doccia insieme così consumiamo meno acqua... > dice e mi bacia le labbra per scendere poi sul collo mentre mi stringe a se.
< Veramente... già stiamo sotto la doccia > dico attirandolo di più a me.
Intreccio le mie mani dietro la sua nuca e lo bacio con passione.
Le sue mani accarezzano la mia schiena per scendere giù, fino alle gambe e risalire poi per fermarsi sul sedere, stringere con forza i glutei e alzarmi su.
Le mie gambe circondano la sua vita, mentre con una botta secca di reni entra in me.
Ci amiamo li, sotto lo scroscio dell’acqua conscio di parecchi discorsi poco casti tra lui e me.

< Rachel, era tutto buonissimo. Complimenti > le dico mentre finisco la mia fetta di dolce e l’aiuto a sparecchiare.
< Grazie. Che cosa stai facendo? > - mi chiede guardandomi male - < Tu sei un ospite, è anche il tuo compleanno e per tanto stai seduta ferma e buona. Se mi deve aiutare qualcuno che sia Paul o Jake, ma non tu. Intesi? >
< Ok va bene me ne starò ferma solo per oggi, sia chiaro. > le dico seria per poi sorridere. Lei ricambia.
< Pronto? > - domanda Paul rispondendo al telefono - < Sì, siamo pronti > - e chiude la comunicazione poi chiama la moglie e prende il pc posizionandolo davanti a Billy.
< Aloha > saluta Solomon dall’altra parte dello schermo per poi allargare l’inquadratura su Rebecca e Sarah la loro primogenita nata da una settimana, che tiene tra le braccia.
< Aloha da me e Sarah > ci saluta Rebecca.
Billy alla vista della nipotina sorride e resta in silenzio. Emozionato e incapace di dire qualcosa anche se lo vedo dal suo viso che vorrebbe farle mille domande.
Anche Jake, resta in silenzio e sorride.
< Aloha a voi e ancora auguri neo genitori. E’ bellissima! > li saluto sorridendo e complimentandomi per la bellissima bambina che hanno avuto. Per dire bene a quale genitore somiglia di più, è ancora troppo presto ma il colore della pelle e quello dei capelli sembrano appartenere ai Quileute.
< Veramente Nessie auguri a te che se non sbaglio oggi è il tuo compleanno. Finisci diciotto anni se non sbaglio > mi domanda Rebecca.
< Si diciotto. Grazie > rispondo.
Restiamo a parlare per un po’ su cose che riguardano la piccola Sarah. Quanto è lunga, il suo peso, se mangia regolarmente e su quanto dorme insomma tutte domande tipiche per una neomamma. Poi io e Jake la salutiamo con la promessa di andare a trovarli a Natale. Scappiamo perché la zia Rose gli ha telefonato, ordinandogli di portarmi a casa.

In pochi minuti siamo a casa mia, dove mia madre e le zie ci aspettano per vestirci.
Mia madre e zia Rose si occupano di me mentre la zia Alice di Jacob. Il primo a essere pronto è Jake, ovviamente. A differenza mia, lui ha solo un pantalone e una camicia da indossare mentre io un vestito senza spalline verde, lungo dietro e corto davanti. In vita una fascia nera, le scarpe stesso colore della fascia. Più trucco, leggero o comunque non troppo marcato e smalto bianco alle unghie delle mani. Per i capelli invece, un’acconciatura semplice ma elegante.
< Io sono pronto e l’aspetto in salotto ma sbrigatevi con la mia principessa > dice Jake mentre bussa alla porta della mia stanza.
< Tranquillo Jake, ho quasi finito, spero > dico sbuffando.

Ho finito la mia seduta di trucco e parrucco manca solo il vestito e le scarpe. Mentre zia Rose mi aiuta a indossarlo, mamma esce dalla stanza per far compagnia al suo migliore amico.
< Tesoro, sei bellissima. Oggi, finisci sette anni e finalmente non crescerai più. Ora non dovrò più andare in giro per negozi, ha trovarti vestiti di ogni misura e questo un po’ mi mancherà. Sembra strano ma, mi divertivo a comprare vestiti di ogni genere e taglia per te. > - mi dice zia Rose - < Ti faccio adesso questo discorso perché più tardi non posso dirti queste cose. > - mi sorride e le sorrido anch’io - < Ricordo quando sei nata, soprattutto il momento in cui ti ho preso in braccio, mi guardavi con quei due occhioni color cioccolato belli vispi e mi sorridevi ogni volta che ti parlavo e coccolavo. Poi hai visto quel lupaccio e tutto o quasi è cambiato. Sono orgogliosa di te di quelli che sei e che diventerai. > ci abbracciamo.
< Zia grazie. Ti voglio un mondo di bene e sei la mia seconda mamma. Per quanto riguarda i vestiti, anche se la mia crescita ora si è fermata, se fai shopping per me, è ancora ben accetto. Ma se lo faremo assieme ancora meglio. In quanto al lupaccio... lo amo da impazzire e lui idem > le dico sorridendo.

Scendiamo in salotto dove un elegante ma non troppo, Jacob mi aspetta in piedi accanto al divano. Indossa un pantalone nero e una camicia bianca. Mi viene incontro e mi bacia.
< Sei stupenda principessa > - mi dice facendomi girare su me stessa - < Ti manca qualcosa >mi porge una scatola. La apro e resto meravigliata. Un collana a girocollo d’oro bianco contornato da tanti piccoli smeraldi.
< Amore è bellissimo > gli dico abbracciandolo e baciandolo.
< Sei uno splendore con questo > mi dice dopo avermelo messo.

Cammino tenendo per mano Jacob verso casa dei nonni dove c’è la festa. Dal bosco mi trovo a passeggiare su un ponticello con sotto un fiume e tanta neve intorno.

Non sono a Forks a settembre non ci sono né la neve né tanto meno un ponte con fiume che divide casa mia da quella dei nonni. Jake sorride... qui c’è solo una persona che può farlo.

< Zia Zafrinaaaaa! > grido lasciando la mano a Jacob e corro ad abbracciarla. E lei smette la visione.
< Auguri piccola. Sei cresciuta tantissimo e anche in meglio direi. Fatti vedere bene >afferma Zafrina mentre arrivano anche Senna e Kachiri.
< Auguri Nessie! > mi dicono e mi abbracciano assieme.
< Grazie! > rispondo felice di vederle.
< Ehi ma io stavo bene a New York! > piagnucola scherzando Jacob che ci raggiunge.
< Se farai il bravo, un giorno mi ci porterai a New York > gli rispondo prendendogli la mano.
< Allora farò il bravo > mi dice baciandomi.
Man mano che camminiamo verso casa, sono travolta di auguri da parte del clan Denali, da Benjamin e Tia, dal clan Irlandese e da Peter e Charlotte.

< Finalmente non crescerai più e vivrai per secoli ne sei consapevole, Nesme? > mi saluta un ragazzo dai capelli corti ma non troppo, in jeans e una maglietta nera con disegnata una cravatta bianca. Accanto a lui una donna sulla trentina di anni, capelli biondi e due occhi verdi come smeraldo. Indossa un vestito nero a fiori rossi.
< Ne sono consapevolissima, Uel > gli rispondo sorridendo. Jacob è al mio fianco che lo saluta con la mano.
< Tanti auguri. Lei è Betty, la mia donna > mi dice stringendole la mano.
< Grazie Uel. Piacere io sono Renesmee > - sorrido e tendo la mano a Betty che ricambia - < E lui, è il mio Jacob >
< Ciao > saluta Jacob stringendo la mano a Betty.
< Jacob, grazie ancora per stanotte. Se non era per te, credo che i tuoi amici mi avrebbero sbranato. > dice Nahuel.
< Stanotte? > chiedo guardando entrambi.
< Kyle non conosceva il suo odore. Ecco perché sono andato io. E no, non potevo dirti nulla se no addio sorpresa. > mi risponde Jacob.

Ecco arrivare gli amici di scuola. Che dopo avermi riempita di “auguri”, baci e abbracci iniziano a guardarsi intorno. Tutti meravigliati della grande casa Cullen. Sono pochi i fortunati che l’hanno visitata, meglio precisare solamente Lily, Jenna e Suzie.
Pian piano arrivano i Quileute, fra loro ci sono anche la piccola Milly e Claire e i grandi, Billy e Sue assieme a nonno Charlie. Solamente il vecchio Quil non è venuto perché dice, di non essere più adatto a ballare. La verità secondo me è che ancora nutre del rancore verso i lupi e vampiri.
Lo zio Emmett accende lo stereo e la festa comincia!
Cibo e bevande di ogni tipo comprato e cucinato da nonna Esme fanno bella mostra su due lunghi tavoli.
< Scommetto che tutto questo cibo è per i lupi super affamati. > dico alla nonna cogliendola in un abbraccio dietro le spalle.
< Non solo per loro. Ci sono i tuoi compagni di scuola. > - mi dice ricambiando la stretta - < Ora vai e divertiti e non pensare alla quantità di cibo. >
Faccio come dice la nonna. Raggiungo gli invitati fuori in giardino, dove li trovo intenti a ballare e a parlare.

Ho voglia di ballare.

Afferro per mano Jacob che se ne sta seduto su una panchina che parla con alcuni del branco e con Garrett.
< Ehi Ness... > mi dice sentendosi tirare per un braccio verso la “pista da ballo”.
< Ho voglia di ballare e mi serve il mio cavaliere >gli dico in un sussurro.
< Beh se me lo dici così, non posso non accontentare la mia Principessa > mi risponde sorridendo.
Sulle note di “Starlight” dei Muse, anche il resto degli invitati si unisce a noi due.

Tra una risata e il ballo, la festa continua.
< Un attimo di attenzione. È arrivato il momento di consegnare i regali e poi dopo c’è la torta. > - annuncia zia Alice – < Su Nessie, siediti qui > m’indica una sedia e un tavolo. Faccio come dice, mi siedo e comincio a scartare i regali che man mano mi vengono consegnati. Ne ricevo tanti. Alcuni sono stupidi e banali ma simpatici, altri brutti che non potendo dire ”Non mi piacciono”, devo fare la faccia felice e qui, mio padre se la ride alla grande.
< Ecco il nostro regalino > dice Jenna mentre mi consegna un pacchetto, assieme a due sorridenti Suzie e Lilly.
< Grazie! > le rispondo.
Come prima cosa leggo il biglietto di auguri scritto a penna su cartoncino rosso.

Per notti da mille e una notte
Buon Compleanno!
Le tue amiche JLS


Apro il pacchetto e tiro fuori un sexy completino intimo di pizzo rosso, composto da un reggiseno a balconcino e tanga. Divento rossa per la sorpresa e per l’imbarazzo di aver aperto un regalo così intimo davanti alla mia famiglia e Jacob, che dovrebbe vederlo solamente in privato.
< Mi serviva proprio. Grazie ragazze > dico rimettendo l’intimo nella sua custodia e dando poi loro un bacio e un abbraccio.
< E’ una donna ormai... non è più bambina > dice lo zio Emmett posando una mano sulla spalla di papà.
< Emmett ! > lo rimprovera quest’ultimo.
< Che ho detto?! Nessie è donna, ha diciotto anni ora! > si giustifica lo zio.

Regali finiti. Ora la torta.

< Non hai finito. Ti manca un regalo > mi sussurra papà nell’orecchio.

Ancora? Credevo di aver finito...

Nemmeno finisco di pensare ciò ecco arrivare davanti a me un grande mazzo di rose rosse al centro una busta da lettere bianca. Lo prendo per vedere subito chi è il mittente, anche se so per certo chi sia… è il mio Jacob, il mio lupo.
< Jacob! > esclamo in tono alto e lo abbraccio e lo bacio con dolcezza.
< Credevi che io non ti regalassi niente? Apri la busta > mi dice appena si stacca da me.

Apro la busta.

Oggi per me sarebbe stato un giorno come tanti altri, ma da quando ci sei tu nella mia vita, è diventato un giorno speciale... Buon compleanno amore mio!


Lacrime di commossione scorrono sulle guance. Con il dorso della mano le asciugo.
Dietro al biglietto sento un altro foglio più liscio, lo estraggo e… due biglietti aereo non datati per Parigi.
< Ti avevo promesso che ti ci avrei portato un giorno > mi dice sorridendo.
Non gli rispondo a voce per dirgli che sono felice di andare a Parigi con lui, lo faccio baciandolo appassionatamente davanti a tutti senza vergogna.

Stavolta i regali sono finiti e si passa alla torta a tre piani di colore rosso, con alcune roselline bianche e in alto la candela a numero diciotto. Soffio sulla candelina ed esprimo il mio desiderio:

Papà per un giorno, solo per ventiquattro ore non potrà leggermi nel pensiero.

Che tanto non si avvererà mai, poiché è cosa impossibile per papà.
Do il primo taglio di torta e poi mamma, nonna e le zie finiscono di tagliarla e la distribuiscono.
Dopo averla mangiata, si continua a divertirsi ma purtroppo come tutte le cose belle anche la festa giunge al termine e gli invitati se ne vanno.

< Principessa vado anch’io che domani sarò di ronda > mi dice Jacob davanti casa dei nonni.
< Uffa! Almeno dormiamo insieme stanotte? > chiedo mostrandomi triste. Cosa vera, senza di lui non so stare.
< Amore... lo sai che non posso. Domani appena finisco, corro da te > - mi dice baciandomi lieve le labbra e sussurrarmi poi - < Kuk Laule >
< Kuk Laule > gli rispondo in un sussurro.

Con i miei me ne torno a casa. Il tempo di mettermi il pigiama e struccarmi che mi addormento nel mio letto.



*Note Autrice*
Eccomi qui e vi chiedo scusa per il ritardo ma ho avuto una serie d’imprevisti da non poter dedicare molto tempo allo scrivere questo capitolo che inizialmente doveva contenere un altro pezzo ma che per via della troppa lunghezza, rischiava di diventare pesante e noioso.
Come potete vedere, è il compleanno di Nessie (Finalmente la sua crescita si è arrestata!) e grande festa in casa Cullen, ovviamente organizzata da Alice e fatto sapere solo pochi dettagli alla festeggiata.
Mi piace descrivere qualche momento tranquillo e normale tra i due innamorati (fare la spesa), che trovo anche intimo per certi versi.
Nei capitoli precedenti, Rebecca era in dolce attesa e avrebbe dato alla luce Sarah a settembre e così è stato. Siccome per la troppa lontananza e spesso i parti sono improvvisi, nessuno dei Black è potuto stare accanto a lei e far vedere la piccola alla famiglia tramite Skype mi è sembrato giusto e carino.
Il discorso di Rose, che per Nessie è come una seconda madre, è l’unico che ho messo perché alla festa sarebbe stato fuori luogo e doveva inventare. Per questo motivo non ho fatto dire a nessuno dei parenti qualcosa al riguardo.
Alla festa ci sono tutti anche Nahuel e la sua compagna.
Spiego il biglietto delle amiche di Nessie che qualcuna può non capire.
“Le mille e una notte” sono una raccolta di fiabe che narra di un re persiano, che essendo tradito da una delle sue mogli, comincia a uccidere tutte le sue spose al termine della loro prima notte di nozze. Una delle figlie del Gran Visir, si concede volontariamente in sposa al re ed escogita un piano per non farsi uccidere. Il piano consiste nel raccontargli una fiaba ogni sera rimandando però il finale alla notte seguente e così via per altre notti (da qui “mille e una notte”). In questo modo, la giovane sposa riesce non solo a placare l’odio del re verso la donna, ma riesce a farlo innamorare.
Il messaggio sta a significare “fai innamorare ancora Jacob di te”. Jenna e Suzie, non possono sapere che in realtà Jacob è innamorato perso di lei da ben sette anni.

Parigi, che inizialmente doveva essere New York, ma poi ho cambiato idea ricordandomi che in uno dei vecchi capitoli (capitolo 13) Jacob le promise un viaggio a Parigi ed ecco qui i biglietti aerei. Ora è da decidere quando andarci.
Ora vado e al prossimo. Buon anno a tutti voi lettori
Frafra

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Capitolo 34
*** Come sette anni fa ***


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< Nessie... amore mio...  principessa... svegliati > è la voce di Jacob ma non riesco ad aprire gli occhi.
Le sue labbra si poggiano delicatamente sulle mie e la sua lingua le solletica. 
 
Beh così devo svegliami per forza. 
 
Le mie braccia si posano delicatamente sulle sue spalle. 
< Buongiorno amore mio > - gli dico sorridendo - < Ho sognato che dormivamo assieme stanotte e dimmi che era reale. > > faccio il faccino triste.
< Mi spiace deluderti ma non abbiamo dormito assieme. Adesso però, ti alzi scendi a fare colazione con me poi ti lavi e ti vesti e usciamo. Pranzo fuori. > mi dice mentre si alza dal letto e va verso la porta. 
< Dove ? > gli chiedo saltando fuori dal letto e raggiungerlo poi accanto alla porta.
< E’ una sorpresa non ti dirò nulla > - mi risponde per poi girarsi verso di me. Sono con una maglietta e gli slip. -< Meglio che vai a cambiarti. Comunque nulla di elegante > mi da una pacca sul sedere e poi esce dalla stanza.
 
Niente di elegante... 
 
Corro in bagno doccia veloce e mi preparo con una maglietta senza maniche verdina e dei pantaloncini non troppo corti bianchi. Ai piedi dei sandali a infradito con poco tacco. I capelli. Li asciugo appena giusto per non lasciarli troppo bagnati e decido di raccoglierli con il fermaglio trovato sott’acqua alle Hawaii, ma poi mi fermo perché non so quale mezzo ha deciso di prendere Jake, anche se ho una vaga idea che è venuto in moto.
 
Stiamo andando verso Port Angeles in moto!
< Dove mi porti? > chiedo curiosa a Jacob.
< A Port Angeles > risponde con ovvietà, come se la mia domanda fosse la più stupida del mondo. In effetti, può essere così ma di certo non intendevo sapere la città ma il posto in cui si va, di quella stessa città.
< Lo so ma dove esattamente? > domando ancora.
< A Port Angeles.  È una sorpresa dove ti porto > risponde lui sorridendo.
Per qualche minuto non parliamo lui continua a guidare in silenzio ed io mi guardo attorno, anche se la conosco a memoria e so negozio per negozio, solamente la gente non conosco perché quella varia. In finale Port Angeles, è una località turistica ed è nomale che ci sia tanta gente.
< Mah non eri di ronda oggi? > chiedo per rompere il silenzio.
< Bugia a fin di bene, principessa. Siamo arrivati > risponde.
< Qui abbiamo mangiato lo scorso anno e siamo poi scesi in spiaggia > gli dico sorridendo mentre scesa dalla moto mi tolgo il casco. Lo stesso fa lui.
< Si è quello. Ho pensato che il nostro primo anniversario da fidanzati, anche se sono ben sette anni che lo siamo, fosse qui in questo ristorante > dice mentre mi afferra per mano e ci avviamo a entrare nel locale.
 
È fissato con sono sette anni che siamo fidanzati!
 
< Buongiorno signori. Avete prenotato? > chiede un giovane cameriere venendoci incontro.
< Si buongiorno. Un tavolo per due a nome Black > risponde Jake.
< Ok. Vogliate seguirmi? > - ci domanda fino a portarci poi, allo stesso tavolo dell’altra volta - < Vi lascio i menù torno dopo > se ne va lasciandoci soli.
< Anche l’altra volta eravamo seduti qui. Stesso punto e tavolo > gli dico mentre apro il menù.
< Come fai a esserne sicura? È trascorso un anno > mi dice mentre guarda il menù.
Mi guardo in torno, non passa nessuno mi alzo e poggio la mia mano sul suo viso.
 
“Jacob ferma moto davanti a un locale all’apparenza insignificante.
Entriamo.
< Buongiorno. Avete prenotato? > chiede un cameriere.
< Giorno. No, nessuna prenotazione > risponde Jacob accanto a me.
< Ok. Un tavolo per quante persone? > domanda il cameriere.
< Due > risponde Jake.
< Seguitemi > dice il cameriere scortandoci in terrazza e consegnandoci un tavolo libero accanto alla ringhiera con vista sul mare.
< Ti piace? > mi chiede Jake mentre ci avviciniamo al tavolo.
< Si molto. Lo sai che adoro il mare... > gli rispondo guardando incantata il mare calmo e i bambini giocare a riva e la gente che passeggia.
Ci accomodiamo al terzo tavolo a destra vicino e Jacob si siede davanti al lampione a lanterna ...”
 
Tolgo la mano.
< Che ti dicevo? > gli chiedo sorridendo.
< Ho visto e hai ragione. In pubblico sai che non devi usare il tuo potere > mi ammonisce a voce bassa.
< Non mi ha visto nessuno. Scusami > dico abbassando la testa e torno al mio posto.
< Lo so ma qualcuno poteva vedere.. > mi dice poggiando la sua mano sulla mia e poi stringerla.
< Avrebbero visto solamente una donna innamorata che accarezza la guancia al proprio uomo.  > ribadisco sorridendo.
< Pronti per le ordinazioni? > ci chiede il cameriere munito di penna e block notes in mano. Interrompendo il nostro discorso.
Facciamo le nostre ordinazioni che vanno dall’antipasto al dolce. Oggi, è il nostro giorno e non ci facciamo mancare niente.
 
Tra una portata e un’altra parliamo della festa.
< Non pensavo che i clan sarebbero venuti. Mi ha fatto piacere rivederli > dico mentre mangio dei gamberi.
< Lo so.  La tua faccia quando camminavamo per New York è stata bellissima > mi dice imitando la mia faccia sorpresa, per poi riderne insieme.
Il cameriere continua a portarci le nostre ordinazioni.
< Nell’insieme è stata una bella festa, anche se un po’ strana ma comunque sia bella. Non pensi? > gli chiedo bevendo un sorso di vino bianco, che accompagna bene il nostro pranzo a base di pesce.  Secondo la legge americana, io non potrei bere vino perché non ho compiuto ventuno anni. Jacob garantisce per me.
< Sì ma il regalo che mi è piaciuto molto è stato quel completino > - mi dice - < A proposito, quando lo indosserai ? > sorride ed io arrossisco al solo pensiero che quell’indumento lui lo ha visto, non indosso a me. Sembra strano ma per me è così. Un indumento intimo e sexy, preferisco che il mio jacob, l’amore della mia esistenza me lo vede indosso e leggere nei suoi occhi il desiderio di me.
< Lo indosserò... ehm quando ci sarà un’occasione speciale. > - rispondo ancora rossa in viso. Devo cambiare discorso - < Ma i regali più belli li ho ricevuti da te. >
< Soprattutto il viaggio. Un anno fa, se non ricordo male, ti dissi che ti avrei portato a Parigi. Dici tanto che è la città dell’amore e poi, saremo soli tu ed io > mi dice prendendo la mia mano.
< Soprattutto sarà la nostra prima vacanza da soli signor Black. Ora però chiedo scusa ma vado a incipriarmi il naso > dico facendo l’occhiolino. Mi sorride e vado in bagno.
< Ok io chiedo il conto e poi andiamo > mi dice.
 
Dopo il pranzo, il pomeriggio prosegue con una passeggiata a piedi sul lungo mare.
Camminiamo tenendoci per mano mentre osserviamo delle bancarelle cui non presto molta attenzione, vendono su per giù tutte le stesse cose e poi ho altro cui dedicarmi. Questa è una giornata speciale, festeggiamo un anno di fidanzamento vero e proprio quindi non c’è spazio per niente se non Jacob e me.
 
A Jake suona il cellulare, lo prende e mi guarda.
< Tuo padre > mi dice per poi rispondere - < Edward... > - mi fa segno di sedermi sulla panchina mentre lui rimane in piedi davanti a me e si guarda intorno, come se cercasse qualcuno. Parla al telefono e lo sento fare il tono alpha, anche se con mio padre non dovrebbe, vedo che inizia appena a tremare e capisco “Pericolo in vista”, è così ogni volta, e grazie a Dio capita raramente, che qualche possibile intruso interrompe il nostro idillio di serenità quotidiana. - < Arriviamo > chiude la comunicazione.
< Jake stai tremando , per favore calmati > gli dico dolcemente a voce bassa, accarezzandogli un braccio per farlo smettere. So che non mi farebbe mai del male e che sa controllarsi ma stiamo in un luogo pubblico. La gente vede. 
 
E poi vai a spiegare di un ragazzo trasformato in un grosso lupo!
 
< I Volturi > - mi dice soltanto e afferrandomi per una mano mi trascina verso l’inizio della boscaglia che porta a Forks e La Push - < La moto, la riprenderò dopo. Adesso non c’è tempo, devo parlare con Sam e Leah. >
< Quindi, stanno arrivando i Volturi... ma la zia ha previsto il loro arrivo tra qualche mese > dico tenendo il suo passo e non è facile viste le sue lunghe gambe lui è alto 2 metri mentre io solo 1, 75 e non è facile stargli dietro.
< Aro, ha cambiato i piani e stanno per arrivare. > mi dice mentre arrivati nel bosco, si spoglia restando solo in boxer.
Ed io vedendo il mio uomo semi nudo, non posso non farci un pensierino poco casto.
< Se Aro ha cambiato piano, il suo scopo è di coglierci impreparati > dico, mentre prendo le sue scarpe che lego al manico della mia borsa, e indosso la sua camicia. I pantaloni, Jake lì arrotola e li lega alla caviglia. Si trasforma e si china per farmi salire - < Jake dì di portare Betty, la fidanzata di Nahuel alla riserva, se i Volturi la scoprono sono guai per tutti. >
Jacob è teso lo posso percepire dalla sua folle corsa nei boschi per raggiungere la mia famiglia e i lupi nel luogo dell’incontro che stando alla prima visione della zia, è lo stesso di sette anni fa. 
Quei giorni prima del loro arrivo sono stati i giorni più brutti, gli zii che ci lasciarono soli, la ricerca di testimoni che potevano confermare che non ero una bambina immortale, la paura di non essere accettata da loro... 
< Aro nessuna rivendicazione, o testimonianza. I nostri amici sono venuti a trovarci... > sento dire da nonno Carlisle.
 
Siamo vicini al luogo dell’incontro.
 
< Oh Carlisle, basta con le chiacchiere. Noi siamo qui per vedere l'ibrido, tua nipote > dalla voce sprezzante e arrogante, mi sembra Caius, il volturo biondo che non sopporto.
 
Maleducato, irrispettoso e insopportabile.
 
< Mia figlia e Jacob stanno arrivando > questo é papà che parla. Ha sentito i pensieri miei e di Jake, immagino.
 
Jake si ferma un secondo, gira la testa verso di me per guardarmi e rassicurarmi che andrà tutto bene. 
< Kuk Laule. Va tutto bene > - gli sussurro nell'orecchio e lui mi regala il suo sorrisone da lupo riprendendo poi a camminare.
 
< Renesmee, Jacob > ci annuncia papà. Jacob si avvicina ponendosi accanto ai miei, poi si abbassa per farmi scendere e papà mi aiuta nel farlo mi scocca un bacio sulla fronte.
Anche mamma mi abbraccia e sorridendomi mi scocca un bacio sulla guancia.
< Oh Renesmee mia cara amica >- afferma Aro con la sua voce falsa e stridula poggiando le sue mani congiunte sul suo cuore, appena mi vede - < Nessie posso chiamarti anch'io così? L'ho visto nella mente di tuo padre che in famiglia ti chiamano così > dice mentre viene verso me. Annuisco e mi avvicino a mia volta. Jacob lo sento fare un passo papà lo ferma.
Sono davanti ad Aro, allungo il braccio per toccargli il viso e mostrargli i miei pensieri ma è più veloce di me, blocca la mia mano e la porta tra le sue, dove comincia a leggermi nella mente.
 
Rivive con me il momento della mia nascita.
 
Momento che avevo quasi rimosso dalla mia mente.  Stavo per uccidere la mia mamma, la donna che mi ha tenuto in grembo e amata dal primo giorno nonostante mio padre e il resto della famiglia non mi voleva.
 
Rivive il momento del l'imprinting tra Jacob e me.
 
Momento seppur in qualche modo intimo, non me ne vergogni perché mostro, il legame indissolubile che ci tiene uniti nel bene e nel male Jacob è con me ed io sono con lui per sempre insieme. 
Jacob è stato mio fratello, il mio migliore amico e, ora è il mio fidanzato.
 
Vede inoltre la paura di sette anni fa. Quando la zia Alice vide l’arrivo dei Volturi e tutto quello che avvenne poi con loro. 
 
Giorni brutti, per me e la mia famiglia. Ho rischiato di perdere i miei genitori per sempre. L’unica persona che non avrei mai perso è Jacob.
 
Vede poi i miei giorni felici, la mia crescita, il mio inserirmi tra gli umani andando a scuola.
 
Io seduta in un’aula che ascolto la lezione.
Io per le vie di Port Angeles con le amiche.
Io e le mie amiche assieme ai nostri fidanzati seduti  sulla spiaggia, a La Push.
 
Vede la mia scelta di non bere più sangue animale preferendo così il cibo umano.
 
Io che affondo i denti su una capra e la lascio andare subito.
Io in cucina a preparare da mangiare per Jacob, me  e altri commensali.
Io seduta a un tavolo che mangio di gusto assieme ad altre persone, tra cui ovviamente c’è Jacob.
 
 La mia prima e ultima litigio con Jacob per via di un vampiro.
 
Io davanti a Lily come a proteggerla da un vampiro.
La zia Alice che mi racconta della sua visione e la mia decisione di correre a La Push.
La litigata con Jacob preoccupato non di come me la sono cavata ma che in sua assenza, io potessi ferirmi.
La nostra riappacificazione fatta di amore e coccole.
 
Per ultimo vede la festa del mio compleanno.
 
Io sorpresa di vedere i vari clan amici.
Io che mi diverto tra chiacchiere con gli amici di sempre e quelli che non vedo mai.
Io che ballo.
Io che scarto i regali e che taglio la torta.
 
Ovviamente, riesco a chiudere ben a chiave in un angolo della mia mente i miei momenti intimi passati con Jacob, sono una cosa difficile, poiché il potere di Aro è più forte di quello di mio padre sebbene sia lo stesso.
Lascia la mia mano. Sta per dire qualcosa ma lo precedo.
< Come avrà visto non creo danni a nessuno, non uccido altri esseri umani per nutrirmi o anche solo per sfizio. La mia famiglia è vegetariana ed io potendo scegliere tra sangue e cibo umano, ho preferito quest'ultimo. Ho scelto di vivere da essere umano, perché voglio bene all’essere umano. Mia madre lo era. Mio nonno materno e i miei amici lo sono. Non rinnego la mia famiglia perché so bene le mie origini, fanno parte di me. > dico dando del voi ad Aro. È una persona più grande di me che non conosco bene da potergli dare troppa confidenza, come sta facendo lui.
< E quali sarebbero le tue origini ragazzina? > mi chiede Caius interrompendo il mio discorso.
< Sono per metà vampira e umana. Amo sia la mia famiglia vampira che quella umana. > dico per poi girare soltanto per un attimo la testa e vedere la mia famiglia sorridermi.
< No, tu sei insieme all’altro ibrido un abominio per la razza vampira > - mi dice Caius con il suo tono acido - < Dovevamo ucciderti quando siamo venuti qua. I lupi poi sono nostri nemici, non alleati. > sento Jacob ringhiare e avanzare verso di me, mentre un Caius impaurito fa un passo indietro.
Poggio una mano sul fianco di Jacob.
< Caius, fratello, dalla mente della nostra amica, ho letto che non corriamo pericoli, il nostro segreto è al sicuro. Come sette anni fa le cose non sono poi molto cambiate avete addomesticato dei nemici, i lupi, anche se, dai ricordi di Renesmee, essi sono vostri amici e l’amore per lui > - dice Aro in tono apparentemente tranquillo ma con una punta di fastidio, indicando Jacob - < Non è altro che il frutto di qualche stregoneria del suo popolo > lo guardo male e Jacob accanto a me lo sento borbottare.
< Non è frutto di nessuna stregoneria. Io amo Jacob. Voi siete qui per trovare un piccolo appiglio che possa farvi dire di aver infranto la legge ma la verità è che non c’è. Io sono stata partorita da una donna umana e, questo ha avuto modo di verificarlo sette anni fa.  Io ripeto, ho scelto di vivere da umana e con gli umani. Sono stata io stessa a decidere cosa fare e chi essere nella vita. Né i miei genitori né Jacob mi hanno obbligato. Ho fatto tutto da sola. > dico.
< Dici di non aver infranto la regola? La tua amica umana sa di te e della tua famiglia. Un giorno lei potrebbe dirlo ad altri e… > - afferma Aro riferendosi a Lily. Jacob si allontana da me e la cosa mi preoccupa, ma cerco di non darlo a vedere.
< La mia amica non dirà nulla perché tradire me è come tradire il branco. Avete letto nella mia mente dell’imprinting e… > non finisco la frase perché vengo interrotta da Jacob che a torso nudo avanza verso di me.
< L’imprinting per noi lupi equivale a un colpo di fulmine degli umani. Il rispetto tra noi è molto importante e tradire la fiducia e il segreto di Nessie, è come tradire me e la mia tribù > afferma Jacob, guardando serio e negli occhi Aro.
E’ raro vedere Jacob nelle vesti di alpha a lui non è mai interessato essere a capo di un branco, ma quando lo fa, mi riempie di orgoglio.
 
Sono fiera di lui.
 
< Oh Jacob! Fratelli guardate il compagno della nostra amica > dice Aro con voce falsa e stridula. Si avvicina a noi, arriccia il naso, evidentemente per la “puzza” di lupo e senza aggiungere altro gli prende la mano. Legge nella sua mente. Mi scambio un’occhiata d’intesa con mia madre, sa che mi riferisco al suo scudo - < Che mente interessante. Invidio Carlisle per aver approfondito la sua sete di conoscenza. > - riprende a parlare dopo aver lasciato il contatto ed essersi allontanato di poco da noi. - < Nessie è la tua cantante, per te esiste solo lei ma sei sicuro che sia la scelta giusta? Infondo siete diversi, tu lupo mentre lei vampira. >
< Aro, posso assicurarti che sia mia nipote che Jacob, nonostante la loro diversa natura sono entrambe uguali, due ibridi con gli stessi cromosomi. > interviene nonno Carlisle.
< Per portare avanti la nostra razza, Nessie dovrebbe stare con un vampiro o con Nahuel, ibrido come lei.  > dice Aro accennando appena un sorriso beffardo, di quelli che vogliono dire “Ho ragione io.”
Vedo Jacob, iniziare a tremare per via delle parole di Aro su chi mi dovrei unire. So che il tremolio di Jacob, non è dovuto alla rabbia verso il capo dei Volturi, bensì alla gelosia che qualcuno che non sia lui possa sfiorare il mio corpo.
 
Io appartengo a lui come lui appartiene a me.
 
Il tremore di Jacob è controllato ma so che se Aro dice un’altra mezza parola diventare lupo per lui è un attimo. Mi allontano di poco da lui, solamente per far stare mio padre tranquillo dietro di me.
< Sono padrona della mia vita, decido io con chi fare figli, sempre che la mia struttura fisica e la parte vampira me lo permetta.  > - dico guardando Aro negli occhi - < Quando una donna resta incinta, il suo corpo è soggetto a cambiamenti per accogliere la nuova vita che tiene dentro di lei.  Ed io non so, se il mio corpo sia in grado di tale cambiamento.  Se un giorno dovessi restare incinta, so chi sarà il padre.  Può starne certo che ve lo faremo sapere. > finisco soddisfatta il mio discorso, anche se la questione “figli” è ben lontana dal mio presente.
Jacob ha smesso di tremare, si è calmato e si avvicina a me. Ci stringiamo la mano.
< Aro, avete cercato un appiglio che non esiste e solamente per provocare una battaglia.  Uno scontro in cui voi ne uscite sconfitti. Hai letto nella mente di Jacob che i lupi sono aumentati e sono tutti qui dietro > dice mio padre indicando gli alberi dietro di noi. Un ululato si leva in cielo. Credo siano Sam e Leah per segnare la loro presenza.
< Fratelli la nostra cordiale visita termina qui > dice Aro girandosi verso il resto dei Volturi.
< Aro la nostra visita non è finita qui. Loro hanno commesso una grave infamia. Sono alleati dei lupi, nostri acerrimi nemici da millenni. > replica Caius.
< Caius, non è stata commessa nessuna infamia. Andiamo. > - gli risponde Aro per poi girasi verso di noi - < Amici è stato un piacere rivedervi. Aspetto una vostra visita, Carlisle lo sai, sei sempre il benvenuto. > si gira e va via assieme alla sua famiglia.
 
Finalmente posso baciare Jacob.  E abbracciare la mia famiglia.
 
I Volturi anche questa volta sono andati via con la cosa tra le gambe, insomma sconfitti senza esserci stata una lotta fisica come loro speravano.
Papà, e non solo lui, sospetta che Aro stia tramando qualcosa cosa non si sa. La zia Alice comunque li controlla.
 

*Note Autrice*

In questo capitolo vediamo l’arrivo dei Volturi.  Come la prima volta (per chi ricorda Breaking Dawn), Aro e company tornato in Italia a mano vuote.
Jacob fa una sorpresa alla sua Renesmee portandola a pranzo fuori dove un anno e mezzo prima e, ancora erano amici, si dichiarano “Per sempre insieme”. 
Davanti ai Volturi, ho fatto parlare Renesmee poiché i capi dei vampiri erano lì principalmente per lei (almeno questa è la loro motivazione) e non mi sembrava giusto che al suo posto parlasse Edward o Bella. Infondo Renesmee, è grande, li conosce e può dire la sua.
L a scelta di far parlare anche Jacob è stata perché nei pensieri di Nessie è sempre presente e perché spesso è stato chiamato in causa.
Anche stavolta ha giocato il fattore sorpresa ma la prossima volta cosa s’inventeranno i Volturi?
Chiedo scusa se in alcuni punti, i Volturi non sono stati come descritti dalla Meyer, ma ho cercato di restarne fedele.
Alla prossima
Frafra

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Capitolo 35
*** Futuro ***


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Dopo la cordiale visita dei Volturi, tutto è tornato tranquillo. Jacob è alle prese con i lavori per allargare la sua officina e trovare anche dei nuovi meccanici poiché lui ed Embry sono soli e se capita qualche emergenza extra, i lupi servono, specialmente se questa capita in mezzo alla settimana.
I dipendenti, oltre ad essere bravi in meccanica e saper distinguere un bullone da una brugola, non deve avere il gene del mutaforma, sempre per via delle emergenze durante la settimana.
Io, invece, ho la scuola che mi tiene impegnata assieme al corso di recitazione che quest’anno, grazie ad alcune voci di corridoio, ho saputo che la recita Natalizia non ci sarà. Si vocifera di un possibile mercatino di Natale a scopo benefico, dove tutta la scuola sarà coinvolta.
Quest’anno ho la maturità e sto valutando tramite i vari colloqui o incontri, con i docenti responsabili delle varie Università che vengono qua alla Forks High School.
< Ho deciso.> - se ne esce Suzie durante la ricreazione - < Non scelgo nessuna Università. Non so quale scegliere. >
< I miei vogliono che faccia domanda a Harvard ma con la media che ho, sicuro non mi prendono.  Però ho sto valutando altre mete magari non di altissimo livello. >dice Jenna.
< Io non ho dubbi vado a Boston. Tuo padre, Nessie mi ha detto che è una buona università sia a livello economico sia di studio > afferma Lily dando un morso alla sua mela.
< Io non lo so ancora. Sono indecisa tra varie università . > - dico passando una mano tra i capelli per spostarli da un lato - < Per quello che voglio fare io, o sono troppo lontano e non mi va di allontanarmi tantissimo e l’idea non entusiasma per niente. O sono qui vicine e hanno qualcosa che non va... voglio dire, nemmeno sono venuti o hanno visite in programma >.
< Nessie sospettosa eh! > interviene Max un nuovo studente che frequenta alcune lezioni con me.
< Se si tratta del mio futuro, allora sì, sono sospettosa > gli rispondo facendogli una smorfia.
 
Il mio futuro, so come sarà. Al fianco di Jacob. Solamente che non mi vedo tutto il giorno in casa ad aspettare il suo ritorno dal lavoro. Mi vedo in una scuola come insegnante ai bambini.
 
Finite le lezioni, Lily ed io ci rechiamo alla riserva precisamente in officina.
< Ohi ragazze > - ci saluta Embry non appena ci vede - < Ciao amore > si rivolge alla sua Lily.
< Jacob? > gli chiedo.
< E’ nell’office che sta facendo un colloquio > mi risponde. Annuisco e mi vado a sedere sulla moto di Jacob, posta in un angolo dell’officina insieme con quella di Embry. Lascio i due piccioncini, tubare in pace.
 
Apro il quaderno, dove ho trascritto i vari appunti sulle diverse Università che hanno l’indirizzo di studi che mi piacerebbe fare. Tra le pagine ci sono tanti opuscoli raccolti in questi giorni d’incontri.
La facoltà che ho scelto, mi permetterà in futuro di interagire con i bambini, giocando e lavorando insieme con loro magari, insegnandogli anche cose nuove.
Finiti gli studi, vorrei aprire una scuola, chiamiamola così perché il progetto che ho in mente non è una vera e propria scuola, ma ci va vicino. Voglio stare vicina ai bambini perché io non ho avuto un’infanzia come tutti gli esseri umani, la mia è stata breve. Alcuni mesi, ma nemmeno quelli, forse. Non ho mai avuto amichetti con cui giocare, ad eccezione di Claire. Lei è una bambina e come tutti i bambini della sua età, è nel pieno della sua spensieratezza, dell’innocenza più pura. Del suo modo di osservare il mondo e con la stessa semplicità che l’ha guardato, trarre le sue conclusioni. E la sua immensa fantasia che non conosce né ostacoli né limiti e confini, che trasforma una cosa brutta in una bella.
Ed io la invidio per questo.
 
< Hoquiam University… > mi dice Jacob leggendo l’opuscolo che ha raccolto da terra. Mi deve essere scivolato e non me ne sono accorta.
< Non ho ancora deciso > gli rispondo.
< Qualunque scelta farai a me andrà bene, anche se te ne andrai dall’altro capo del mondo a studiare basta che poi torni da me. > mi dice il mio Jake sorridendo e stringendomi a se.
< Non voglio andare troppo lontano o ti mancherei tanto che potresti abbandonare tutto e seguirmi e non mi sembra giusto > gli dico con un pizzico d’ironia. Ricambio la sua stretta che mi è mancata moltissimo.
< Che mi mancherai, non ho alcun dubbio come so che io mancherò a te. Il tuo futuro è importante e non voglio… > mi sta dicendo Jake ma viene interrotto da Embry.
< Finiamo dopo il discorso > gli dico e lo mando al suo lavoro non prima di avergli stampato un bacio sulla bocca.
 
Mentre Jacob ed Embry parlano con un loro vecchio professore di meccanica, da quello che riesco a capire, sembra che vuole far fare lo stage ai suoi alunni qui in quest’officina. Lily ed io sedute sulle moto dei nostri lupi parliamo di tutto e un po’ fino a che il discorso università ritorna a bussare al nostro cervello. 
< Tu sei l'unica che conosco che nonostante abbia le idee chiare su cosa fare, ci pensa un sacco. Non dico che sia sbagliato ciò che fai perché ognuno ha diritto di ragionarci di più ma tu, sai già cosa vuoi fare e in quale università tra le migliori puoi andare ma sei bloccata. C'è qualcosa che non capisco > mi dice la mia amica. Non me l'ha prendo per ciò che ha detto perché ha ragione.
< Hai ragione. Ho le idee chiare. So cosa fare ma non dove andare. Vedi… io ho paura ad allontanarmi troppo dalla mia famiglia e da Jacob, soprattutto da quest'ultimo, solamente perché fin da piccola mi è stata inculcata in testa l'idea di protezione. Non potevo muovermi senza uno di loro. Ed è così ancora oggi. Se io devo andare a casa o venire qua, Jacob manda Seth o un altro di loro a farmi da scorta. La ragione della mia eterna indecisione è questa > le dico facendo spallucce.
< Se non vuoi allontanarti, troppo allora vai a Seattle, sono solo tre ore e non è lontana da qui.> mi dice con ovvietà. 

In effetti, non ha detto male…

< A Seattle dovrei fare solo il primo anno lì e poi andare a Hoquiam gli ultimi due anni, tanto vale che > dico ma non finisco la frase perché sono interrotta da Jake e poi per scaramanzia non voglio dire nulla.
< Tanto vale che…? > chiede Jacob avvicinandosi assieme a Embry. Una volta vicini ci abbracciano.
< Niente d’importante una cosa di scuola. Com’è andato il colloquio?  Chiedo per cambiare discorso.
< Era il nostro professore di meccanica. Ci ha chiesto se possiamo far fare lo stage ai suoi studenti, ma non so se sia una buona idea. > dice Jacob.
< Per me, è una buona idea invece. Hai sentito Mr Allen, lo stage sarebbe due volte a settimana per tre mesi, da marzo a maggio. In più se sono bravi, li puoi assumere. > gli dice Embry. 
< Embry ha ragione, Jake. Pensaci un attimo: stai cercando personale che vi dia una mano qui, per tre mesi, non devi pagare uno stipendio, vi aiuterebbero tantissimo e non mi sembra poco poiché siete spesso pieni di lavoro. E poi imparerebbero dal migliore > finisco il mio discorso.
< Modestamente ero il primo della classe > dice Jake atteggiandosi da superiore. 
< Sì ma solo lì lo eri. Capo > gli dice Embry ridendo. 
< Va beh non ero il primo della classe ma, me la cavavo e tu, eri uguale a me, genio. > lo rimbecca Jacob e si prendono scherzosamente a pugni. E tutti a ridere.
Le risa sono interrotte dall'ennesimo cliente. Lily ed io li salutiamo e andiamo a casa. 
 
*Note Autrice*
Capitolo di passaggio. In questo capitolo, sono andata un pochino avanti con i mesi perché  non succede nulla, tutto è tranquillo.
In questo capitolo si pensa e si parla al futuro. Chi con la scuola chi con il lavoro.
Al prossimo 
Frafra
 

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Capitolo 36
*** Sarah ***


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Finalmente vacanza!
 
Questo è il pensiero che accomuna gli studenti della Forks High School e il mio.
Con Lily e le altre evitiamo la famosa “battaglia di neve” e riusciamo a salire sane e salve sull’Opel rossa di Suzie.  In tempo dal prendermi una palla di neve da Stephenson che si prende una linguaccia da me.
Con Suzie andiamo alla riserva e precisamente all’officina di Jacob ed Embry, dove Lily deve riprendersi la sua auto, io a casa Black per aiutarlo a preparare le valigie anzi conoscendolo… le dovrò fare io. E la stessa Suzie deve farle dare un’occhiata, tanto per rassicurare il padre.
< Domani parto. Yeah! > dico ridendo felice mentre da seduta ballo Gangnam Style.
< Non è giusto. Vi rendete conto ragazze che mentre noi stiamo qui a cagarci sotto dal freddo e lei, se ne va al caldo delle Hawaii! > dice Jenna seduta sul sedile posteriore accanto a me.
< E poi a Parigi, la città dell’amore > ricorda Lily.
< Oui. Je m’appelle  Renesmee Carlie Cullen > dico con accento francese. Scoppiando poi tutt'e quattro a ridere. 
Arriviamo all’officina salutiamo Embry e Mike il nuovo meccanico, un ragazzo sui ventisei anni che si è trasferito da poco a La Push assieme alla ragazza.  E infine il mio Jacob. 
Non c’è molto lavoro così Jacob lascia l'officina al suo socio Embry e ce ne andiamo a casa insieme.
 
La casa è vuota perché Billy è già alle Hawaii con Rachel.  Paul parte, domani pomeriggio assieme a noi.
< Vado a farmi una doccia > mi dice malizioso non appena entriamo in casa.
< La doccia dopo > - dico usando il suo stesso tono - < Prima, pensiamo alle valigie. Lo sai che da quella doccia siamo capaci di non uscirne più > mi mordo il labbro.
< Prometti che non ti arrabbi? > mi chiede.
< Se mi stai per dire che non hai nemmeno preso le valige dal garage... vai immediatamente a prenderle o se no, parto senza di te. > dico seria battendo un piede a terra e braccia in crociate.
Si rimette il giaccone e corre in garage mentre io vado nella sua/nostra stanza.
 
In camera tolgo le lenzuola.
 
Per due settimane non ci sarà ed è inutile rifarlo e poi stanotte dorme da me.
 
Apro l’armadio con i cassetti e comincio a vedere cosa prendere oppure no. Nel frattempo torna, posa le valige una sul letto e l’altra a terra. Mi bacia dietro l’orecchio.
< Da quale iniziamo? > mi sussurra.
< Dai vestiti invernali > rispondo.
 
I vestiti pesanti sono i primi a essere in bella vista nell’armadio.
 
Comincio a riempire la valigia con le cose che lui mi passa e che a ogni capo lo osserva per una ventina di minuti prima di affermare che può andare.
Dopo un’ora circa riusciamo a preparare la valigia.
< Amore, non hai messo nulla di elegante quindi presumo che il capodanno lo festeggeremo in camera nel miglior modo con cui gli innamorati lo festeggiano... > mi dice.
< Stai scherzando vero? Non l’ho messo perché non abbiamo avuto modo di andare a comprare un vestito elegante > gli dico. In realtà non l’ho messo perché glielo regala la zia Alice per Natale ed io non so né modello né colore.
< Ok ora si passa a quella per le Hawaii > mi dice mentre fa il cambio di valigia sul letto.
 
Per preparare questa valigia ci impieghiamo meno tempo dell’altra forse perché sappiamo già cosa mettere poiché ci siamo stati l’estate scorsa.
 
< Adesso pensiamo a noi > diciamo insieme per poi ridere e come due calamite le nostre bocche si uniscono cominciando a dare il via libera alla passione di uscire.
Lui spoglia me. Ogni indumento che scivola via... un bacio ustiona la mia pelle nuda.
< Mm Jake > gli sussurro accarezzandogli i capelli. Mi mordo il labbro.
Tocca a me. Adesso sono io a spogliare lui...
Ogni indumento tolto, è una scia di baci sulla sua pelle calda.
Le sue mani accarezzano le mie gambe per fermarsi sui glutei che stringe tra le sue grandi mani.
Le mie gambe circondano la sua vita e le mie braccia sono intorno al suo collo. Così con me in braccio raggiungiamo il bagno.  Con una mano apre l'acqua ed entriamo nel box doccia. 
Per fare prima, ci laviamo a vicenda. Lui lava me ed io lavo lui.
Mette del bagno schiuma sulla sua mano e comincia a passarla sul mio corpo si sofferma sul seno e lo massaggia bene con movimento lento partendo dal basso verso l’alto e lo stringe appena.
Reclino la testa all’indietro mentre la sua mano insaponata sale su e poi scende già fino alla mia intimità.
Ansimo dal piacere che solo lui sa donarmi.
Sorride e mi bacia.
Tocca a me. Bagno schiuma sulla mano.
Prima di far scorrere la mia mano insaponata su tutto il suo corpo, ne bacio ogni centimetro di pelle.
Mugola di piacere.
< Ti voglio > mi dice con voce roca mentre mi schiaccia contro il muro. Non me lo faccio ripetere due volte, lo voglio anch’io e tanto. Ci amiamo lì sotto la doccia per poi continuare in camera.
 
A interrompere le nostre coccole post – amore ci pensa mio padre che ci ricorda la cena di Natale a casa dei nonni, dove ci sono anche nonno Charlie e Sue. Non possiamo rinunciare siccome il Natale quest’anno non lo festeggio con loro e torno poi a feste finite.
Sbuffando e a malincuore ci vestiamo.
 
Nonna Esme come il suo solito in cucina si è superata. Jacob, inutile dirlo che fa il tris di ogni portata. Durante la cena, si parla del mio rendimento scolastico, dell’Università che ho scelto di cui nessuno, tranne la mamma ne è a conoscenza e che non dirò fino a che non mi arriva la lettera di accettazione. Non ho detto nulla perché sono capaci di farmi cambiare idea  o di fare domanda anche ad altre Università. A me non va.
Finita, la cena è giunto il momento dei regali.
Il regalo dei miei, Jacob ed io lo abbiamo scartato qualche settimana fa. Ci hanno pagato la stanza di un albergo al centro di Parigi.
Nonno Charlie e Sue regalano una macchina fotocamera a Jacob.
< Così ci fai vedere la nipotina, Jake > gli dice nonno Charlie mentre Jacob ammira il suo regalo.
< Senz’altro Charlie. Grazie > gli risponde.
A me un kit professionale completo per le unghie.
< Grazie. È stupendo e mi serviva proprio così evito ogni volta quell’estetista antipatica > dico facendo una piccola linguaccia alla zia Alice, perché la mia estetista è lei.
< Tuo nonno, non era sicuro che potesse piacerti > mi dice Sue.
< Nonno ti sbagliavi > gli dico andando ad abbracciarlo e gli do un bacio sulla guancia.
Ecco la volta degli zii. Le zie ci portano due grandi pacchi con dentro due regali uguali ma diversi.
< Questo è il nostro regalo di Natale per voi. > dice la zia Rose.
Jacob riceve un completo nero, giacca e cravatta con camicia bianca. Più le scarpe, sempre eleganti e nere come il vestito.
Io invece ricevo un vestito lungo di colore rosso. La parte superiore del vestito è in pizzo, come anche le maniche lunghe. La gonna ha un lungo spacco laterale.  Come scarpe decolté nere, tacco dodici centimetri. Per finire una pochette nera.
< Grazie > diciamo insieme Jake ed io.
Per ultimo il regalo di nonna Esme e nonno Carlisle.
< Questo è il nostro regalo per entrambe che vi sarà utile a Parigi > dice nonno Carlisle consegnando una busta da lettere bianca a Jacob. Lui la apre e dentro c’è una carta di credito, in nome di entrambi.
< Grazie. Non dovevate > ringrazia Jacob un po’ offeso del regalo.
< Grazie anche da parte mia. Scommetto che a Parigi, non posso fare spese folli giusto? > domando scherzando.
< Esatto per questo motivo, la tiene Jake > dice nonna Esme. Jacob annuisce e in silenzio si alza e va fuori.
 
< Lupacchiotto mio > - dico mentre lo abbraccio da dietro -< Stai per caso ripensando che non vuoi più venire a Parigi con me? >
< No, non ti lascio andare da sola. È solo che volevo pensare io a te e invece... > mi dice.
< I miei hanno pagato e scelto l’albergo, i miei nonni, la carta di credito da spendere li... non l’hanno fatto con cattiveria... > spiego o almeno ci provo poiché m’interrompe.
< Non è l’albergo, perché non avrei saputo come e dove cercare. È l’altro. Volevo provvedere io a te, almeno in vacanza. Ho un lavoro e va anche piuttosto bene, certo non è il massimo dei lavori ma... > mi dice Jake.
 
Lo sapevo che il regalo dei nonni lo ha mandato in crisi.
 
< Jacob ti chiediamo scusa se con il nostro regalo ti abbiamo offeso, ma non era nostra intenzione > - dice nonno Carlisle e vicino a lui c’è la nonna che annuisce e sorride dolcemente - < Sappiamo bene che svolgi il tuo lavoro con passione, che vuoi fare tutto contando sulle tue sole risorse. Ami Renesmee come non la ama nessun altro, per lei faresti di tutto per renderla felice e di questo te ne siamo grati e fieri. Il nostro regalo è un modo per ringraziarti di quello che fai > finisce nonno.
< Jacob, ti consideriamo nostro nipote. Sei parte della famiglia >gli dice nonna.
< Carlisle nessuna offesa, tranquillo. Mi ero solo risentito del fatto che non è andato come avevo progettato all’inizio tutto qui. > - dice Jake da una stretta di mano al nonno che ricambia e un abbraccio alla nonna - < Grazie. >
< E qual era il tuo progetto iniziale? > gli chiedo una volta restati da soli.
< Quando ho deciso di regalarti il viaggio non ho pensato a una data precisa perché l’avremmo scelta assieme, come abbiamo fatto. Ero convinto che all’albergo e tutto il resto, ci avrei pensato da solo e invece mi sono reso conto di non esserne capace.  > mi dice facendo spallucce.
< Sarà per la prossima volta > gli dico guardandolo negli occhi e lo bacio senza dargli modo di rispondere.
 
Rientriamo in casa e tra una chiacchiera un’altra si fanno le due di notte, così si decide di andare a dormire. Nonno Charlie e Sue, salutano e vanno a casa loro mentre Jake ed io andiamo nell’ex stanza di mio padre a dormire. Restiamo lì perché poi verso l’ora di pranzo ci raggiunge Paul e mamma, ci accompagna all’aeroporto.
 
< Bella ti ricordi la strada per Seattle? > domanda Paul prendendo in giro mia madre alla guida.
< Spiritoso . > gli risponde mamma ridendo.
< Paul, non prendere in giro mia suocera! > riprende scherzando Jacob.
< Ehi lupastro non mi chiamare così > finge di essere offesa mamma.
Io mi limito a sorridere e a massaggiare con le mie tre amiche.
 
Sull’aereo sono seduta tra Jacob e Paul. Per tutto il viaggio guardiamo un film e così sette ore di volo passano in fretta.
Quando scendiamo stanchi e con il sedere piatto, siamo accolti da una coppia di ragazzi hawaiani che ci mettono al collo la collana floreale dandoci il loro benvenuto.
Solomon è nella sala d’attesa che ci attende con un cartellone:
 
                                                                                     Signor Lahote e Signori Black
 
Scoppiamo a ridere.
< Che cognato cretino che mi ritrovo > dice Paul vedendo il cartellone.
< Pensa io ne ho due di cognati cretini > Jacob in risposta a Paul.
Sospiro sentendo quei due battibeccare scherzosamente.
< Ciao Solomon come va? > saluto sorridendo il mio secondo cognato. Il primo è Paul e mai togliere a lui questo primato! 
< Ciao ragazzi tutto bene il viaggio? >- ci saluta Solomon per poi stringermi in un abbraccio - < Come siamo belle, Nessie >
< Ehi giù le zampe dalla mia donna! > gli dice il mio Jacob con un pizzico di gelosia, anche se il suo tono è scherzoso. 
A casa Finau siamo accolti da un caloroso abbraccio da parte di tutti. 
< Prima sistemate le vostre cose nella stanza e poi vedrete Sarah che ora dorme > dice Rebecca mentre ci accompagna in garage. 
 
Il garage, era troppo grande perché contenga due auto così, l’hanno diviso e fatto una terza stanza degli ospiti. La stanza, non é grande ma nemmeno troppo piccola. E'della misura giusta per contenere un letto, due comodini e un armadio. È stato poi ricavato un piccolo bagno che ha soltanto il water e un lavandino.
 
Posate le valigie, torniamo di là dal resto della famiglia. Parliamo di tutto e un po’ fino a che un pianto non ci interrompe.
< Ecco la principessa di casa > dice Solomon con Sarah tra le braccia. Rebecca la prende in braccio per darle il biberon. Purtroppo non ha latte a sufficienza ed è costretta a darle l'aggiunta. 
< Sarah questi sono zio Jacob e zia Nessie > dice Rebecca mostrandocela. La piccola ci guarda un attimo incuriosita poi la sua attenzione, si ferma sullo zio e sorride.
< Ciao Sarah. Mah sei bellissima! > le dice Jacob estasiato dalla piccolina che tra le braccia della madre prende il suo latte. 
 
È una bambina stupenda. Jacob ne è innamorato.
 
Rebecca passa la piccola tra le braccia del fratello.
< Jake fa attenzione è piccola > le dice Reby.
< Tranquilla. Sono stato anche baby-sitter > - le dice Jake sorridendo con la piccola tra le braccia. Mi guarda un secondo e sorride- < Cucciolina dello zio >.
 
Immaginavo che avresti detto così... “sono stato anche baby -sitter”.
 
La piccola continua a sorridere e a muovere le manine per toccare il viso dello zio Jacob che fa finta di scansarsi.
 
Jacob torna a casa dopo una giornata di lavoro in officina.
Io in cucina intenta a preparare la cena.
Nostra figlia nel box che gioca con i suoi pupazzi e sorride non appena vede il padre.
Lui che la prende in braccio e la riempie di baci.
Insieme vengono da me in cucina.
 
Scrollo la testa per scacciare via il pensiero di me e Jacob nei panni di genitori.
 
E’ troppo presto per pensare a una cosa del genere. Prima, Nessie, c’è l’università.
 
< Sarah, la vedi questa bellissima ragazza qui ? >- le domanda Jake indicandomi con la manina della nipote. - < È tua zia Nessie. Salutala. >
< Ciao Sarah > le dico prendendole una manina.
< Ciao zietta > dice Jake facendo la voce da bambina e muovendo la manina della piccola che sorride divertita.  Sorridiamo anche noi due.
 
Prendo Sarah in braccio che la cullo sorridendo.
 
Chissà come vedi il mondo... sicuramente tutto colorato.
 
Quella sera restiamo a cenare a casa, le gemelle hanno cucinato tanto da poter sfamare... due lupi. 
A tavola parliamo della vigilia di Natale e che con noi ci saranno i genitori di Solomon.
< Mi fa piacere rivedere Maire e Hiro. Come stanno? > domanda Billy a Solomon.
< Oh stanno bene. Mamma da quando è nonna, chiama molto spesso! > gli risponde Solomon.
< Se non ricordo male, i tuoi vivono ancora a Samoa... dove dormono? > chiede sempre Billy.
< Vengono oggi e dormono da mio fratello Noa. > risponde Solomon.
 
E del Battesimo della piccola Sarah. 
< Chi terranno a battesimo Sarah? > chiede Rachel curiosa. 
< Noi vorremmo che Sarah sia tenuta a battesimo da qualcuno della famiglia. Io non ho buoni con mio fratello così pensavamo a… > spiega Solomon.
< A Rachel e Paul. > dice Rebecca. 
< Sì, ci fa piacere e ne siamo onorati di fargli da padrino e madrina > dice contenta Rachel. 
< Sarah io da dopo domani sarò il tuo zio/secondo papà > dice Paul guardando la piccolina nel suo seggiolino accanto al tavolo.
< Il parroco ha chiesto che il padrino e la madrina fossero una coppia sposata. Ci dispiace > dice Rebecca scusandosi. 
< Oh tranquilla rebbi. Tanto non avremmo potuto accettare perché io non ho il battesimo. > le dico.
 
In effetti, é vero io non sono stata battezzata poiché i vampiri non tengono a queste cose.
 
< Veramente? > domanda Solomon.
< Sì. Io sono stata adottata e i miei genitori naturali, da quello che so, mi hanno abbandonato subito a poche settimane di nascita. L’istituto in cui sono stata non ha mai pensato di battezzarmi perché credevano che avrei trovato subito una famiglia e invece non fu così > invento una spiegazione sul momento.
La serata trascorre tra allegria e coccole alla piccola che dopo essere stata cambiata, si lascia cullare tra le braccia dello zio Jacob. Messa a letto la piccola decide che l'ora della nanna è giunta anche per noi adulti. 
Augurata la buona notte a tutti
< Vieni  qui amore > mi dice Jake nel letto tirandomi a se.
< Ricordi quando mi addormentavo tra le tue braccia? > gli chiedo mentre poso la testa sulla sua spalla e con la mano, gli accarezzo il petto.
< Sempre. Le mie braccia erano il tuo cuscino preferito e non solo … >mi dice, ricordando di quando ero piccola…
 
< Ehi! > mi dice Jacob, facendo una smorfia.
< Avevo sete > gli rispondo mentre con il dorso della mano mi pulisco la bocca sporca solamente ai lati di poche gocce del suo sangue.
< Sono umano e la tua famiglia non vuole che bevi sangue umano > mi dice Jacob massaggiandosi il braccio.
< Su questo hai ragione ma vedi nelle tue vene scorre sangue di lupo. Per tanto io, non sto facendo nulla di male > affermo sorridendo.
< Se la metti così... beh... hai ragione > mi dice grattandosi il mento e sorridermi.
Apre le braccia per poi richiuderle con me abbracciata.
< Ti voglio bene Jake > gli dico dandogli un bacio sulla guancia.
< Ti voglio bene Principessa > mi dice.
 
Nel buio lo vedo sorridere.
< Posso confidarti un segreto? > - chiedo ma non aspetto la sua risposta - < Le preferisco ora che mi stringono a te > gli sussurro all'orecchio.
< La sai una cosa? Io anche le preferisco quando stringono te.
Stretti tra l'uno tra le braccia dell'altro ci addormentiamo felici. 
 
*Note Autrice*:
In Happy Birthday (capitolo 33) avevo scritto due mete che Renesmee avrebbe visitato. Una è Parigi, il regalo di compleanno di Jacob e l’altra, se ricordate bene, sono le Hawaii da Rebecca per conoscere Sarah.  Non potevo mandarli alle Hawaii così solo per festeggiare il Natale, mi sembrava brutto così ho pensato che il Battesimo andasse bene. 
Scelta dei due padrini di Battesimo l’ho fatta per due motivi:
- 1 ritengo che sia giusto che un parente stretto diventi il secondo genitore del bambino, anzi che un amico. Insomma la famiglia è sempre la famiglia.
- 2 ho scelto Rachel e Paul, ma soprattutto lei perché essendo la gemella ha un altro tipo di legame rispetto a quello che ha con Jacob e poi per molto tempo lui e Rebecca non si sono né sentiti né visti.
Mi è sembrato doveroso fare un piccolo paragone tra Jacob zio e Jacob amico di giochi di Renesmee, anche se poi non c’è tutto, sto paragone perché una è umana e l’altra lo è solo per metà.  Spero che il flashback finale vi sia piaciuto.
Tornando su, nel capitolo si comincia a vedere un pensiero che per ora resta tale, su un altro aspetto del futuro di Renesmee e Jacob.
Mi sono dilungata troppo e al prossimo capitolo.
Se v’interessa, ho dato una sistematica a due mie One Shot:
Happy Birthday Jacob.
Vuoi sposarmi?
 
Frafra.

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Capitolo 37
*** Aspettiamo.. ***


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L'orologio sul cellulare segna le 7:45 a.m. Jacob dorme beato nella sua metà del letto. Io mi alzo, infilo la maglia che Jake in teoria indossa per dormire ma qui fa troppo caldo e non l'ha messa.  Io per pigiama ho solo  una vecchia canotta consumata. La stoffa ormai è quasi trasparente e andare in cucina per prendere un bicchiere d'acqua non mi sembra il caso. Non sono a casa mia.
In cucina trovo le mie cognate alle prese con i fornelli. Stanno preparando non so cosa ma di sicuro non la colazione. 
 
< Buongiorno ragazze > saluto le due sorelle in cucina. 
< Giorno a te Nessie. Ti abbiamo svegliato? Scusaci non era nostra intenzione > dice Rachel mentre sbuccia delle arance.
< No, no tranquilla ero venuta a bere.  Ultimamente ho ripreso a svegliarmi presto. Voi già in piedi? > domando. 
< Vengono i miei suoceri a pranzo > mi risponde Rebecca con una smorfia. 
< Posso darvi una mano? > chiedo. 
< Va bene ma prima fai colazione > mi dice Rebecca indicandomi alcuni cibi per la colazione sul tavolo in soggiorno. 
Vado a fare colazione bevo soltanto due bicchieri di succo di arancia e mangiando un biscotto con la marmellata. Torno da loro e mi metto all'opera. 
< Finita la scuola che farai? Andrai al college o preferisci lavorare?  > mi chiede Reby mentre gira del sugo in pentola.
< Andrò al college. Voglio prima laurearmi e poi pensare a mettere su famiglia > le rispondo mentre taglio a dadini del formaggio. 
< Che facoltà hai scelto? > mi chiede sempre Rebecca.
< Scienze della formazione educazione all'infanzia. Il mondo dei bambini mi ha sempre affascinato. Hanno una loro innata capacità di vedere il mondo che trovo straordinario. > rispondo.
< Già. Prima di Sarah non ci pensavo all'idea di diventare madre perché mi terrorizzava il solo pensare di dover cambiare un pannolino e al dover rinunciare a molte cose ma Sarah è una gioia, vedere la sua curiosità nello scoprire le piccole cose è qualcosa di unico. > ci racconta Rebecca. 
< Hai scelto poi, dove andrai a studiare? Reby sai, Nessie ha passato mesi nel decidere l'università. > dice Rachel. 
< Si l'ho trovato ma non la dico per scaramanzia. > - dico sorridendo - < Finché non spedisco l'iscrizione sarò muta come un pesce. Nemmeno Jacob la sa. >
 
Tra una chiacchiera e un'altra, un manicaretto e un altro, i maschi di casa cominciano a svegliarsi e a fare colazione come anche Sarah reclama il suo latte.
A turno ci prepariamo, il bagno è uno solo o meglio la doccia è soltanto una. 
Tra me e Jacob la prima a lavarsi e vestirsi sono io. Lui sta giocando con la nipotina e se la cava piuttosto bene.
Mi vesto con del pantaloncino beige che non è né lungo né corto. Sopra una maglietta azzurra a maniche corte. Ai piedi delle ballerine dello stesso colore della maglia.
Sul letto preparo i vestiti di Jake, i suoi jeans chiari e la canottiera marrone. 
 
< Zio Jacob tocca a te vestirti > gli dico mentre mi avvicino a lui sul divanetto.
< Ok vado > mi dice.
Lui va a lavarsi ed io mi coccolo la piccola. Mi tira i capelli e sorride, le faccio le smorfie buffe, canto qualche canzoncina e sorride. Sento qualcuno battere le mani mi giro e scopro che tutti mi hanno ascoltato.
< Sei bravissima > mi dice Solomon . 
< Grazie > rispondo timidamente e sorpresa al tempo stesso.  Un conto è davanti alla propria famiglia e con un pianoforte sotto le dita e un altro conto è essere scoperti a cantare.
< Sarah è l'ora di farci belle per i nonni > dice Rebecca prendendola dalle mie braccia. Rachel ed io la seguiamo in bagno e le diamo una mano con la piccola. Rebecca e Rachel le fanno il bagnetto mentre io le metto il pannolino.
 
Per la prima volta ho messo il pannolino a un bambino!
 
< Sicura che non l'hai mai messo prima? Sembri esperta >chiede Rebecca. 
< No mai. Questa è la prima volta > le rispondo. 
< Siccome Nessie é così brava quando farò un figlio ti chiamerò per cambiarlo. Io sono negata. > dice Rachel. A quelle parole le riserviamo uno sguardo indagatore. 
< Rach parla. Sei per caso incinta e… > le chiede Rebecca.
< No, non lo sono. C'è il progetto ma per ora niente. Paul ed io vogliamo aspettare un po' e goderci la vita da neo sposi > risponde Rachel.
< È permesso ? > chiede bussando alla porta aperta Jacob.
< Entra > gli dice Rebecca.
 < Di che parlavate? > chiede abbracciandomi da dietro.
< Cose da donne > gli rispondo. 
< Ha telefonato tua suocera e stanno per arrivare > dice Jacob a Rebecca che annuisce e torniamo tutti di là.
 
Una mezz'ora dopo suona il campanello sempre più insistente.
< Fortuna che Sarah è sveglia ma tua madre, sempre così? > chiede Paul a Solomon.
< No, questo è Noa, il fratello > dice Rebecca con una smorfia mentre va ad aprire sfoderando il suo più bel sorriso. Finto per altro. 
< Cognata come stai? Ti vedo in forma perfetta > la saluta un ragazzo dal capello lungo biondo, occhi verdi, alto e muscoloso. Immagino sia Noa.
< Ciao Noa. Abbastanza bene, grazie. Ti trovo bene anche a te > gli risponde.
 < Rebecca cara la mia nipotina dove sta? > le chiede poi una voce femminile credo sia la mamma di Solomon.
< Nonna la tua nipotina si è appena addormentata > - gli dice Solomon. - < Papà come va? > si rivolge poi a un uomo dai capelli brizzolati, alto e un po' panciuto ma comunque in forma. 
< Solomon ciao. Tutto bene > gli risponde lui stringendolo in un abbraccio paterno. 
Jacob ha la nipote in braccio che dorme e prima che possa essere svegliata, la portiamo nella sua stanza.
< Zietto le tue braccia sono comodissime per dormire > gli sussurro all'orecchio mentre vediamo Sarah dormire beata nel suo lettino. Mi sorride.
< Un giorno mi piacerebbe che qualcun altro si addormentasse tra le mie braccia e poi vederlo dormire nel suo lettino > mi confessa uscendo dalla stanza. Lo guardo sorpresa da quella sua confessione. Non abbiamo mai parlato del nostro futuro in questo modo. È capitato di pensare al nostro futuro, desideriamo sposarci questo sì, ma prima devo finire gli studi e trovare un lavoro. L'argomento "figli", non lo abbiamo mai toccato perché per ora è lontano da noi ed è un argomento troppo delicato da affrontare ora.
< Ti pare il momento adatto per parlare di figli? > gli domando un po' acida. Si offende.
< Ti fa schifo l'idea di avere un figlio? > mi dice. 
< No che non mi fa schifo l'idea di diventare mamma ma vorrei affrontare l'argomento da soli > dico marcando le ultime due parole. Con la testa gli indico Paul che ci guarda e sorride.
< Se volete andare a metterne uno in cantiere, andate pure. > ci dice Paul scherzando. 
< Paul prima diventa padre tu e poi semmai io > gli risponde Jacob seccato dalla nostra "discussione".
 
< Quando può mi da una mano Jacob > sento dire da Billy ad un uomo seduto accanto a lui sul divano in giardino. 
< Papà mi cercavi? > chiede Jake a Billy mentre mi tiene la mano.  Lo sento è ancora offeso con me ma non vuole darlo a vedere.
< Ciao Jacob. Come sei cresciuto e che bel ragazzo sei diventato > lo saluta l'uomo accanto a lui.
< Salve. Il tempo passa per tutti > - risponde Jacob. Vedo che il signore mi guarda - < Lei è Renesmee, la mia fidanzata >
< Salve > saluto timidamente.
< Piacere io sono Hiro, il papà di Solomon > si presenta tendendomi la mano che ricambio.
< Renesmee la fidanzata di Jacob > mi presento - < Vado a dare una mano in cucina. Con permesso. > li saluto e mi reco di là, dove trovo le gemelle parlare con una donna alta bionda tinta di spalle. 
< Beh Maire ti ringrazio del pensiero ma per ora Sarah è piccola… > sento dire da Rebecca alla suocera. Mi avvicino a Rachel che le basta un secondo per capire che ho qualcosa che non va.
< Tutto bene? > mi sussurra mentre mi porge un bicchiere di acqua. 
< Tutto bene tranquilla. Grazie > le rispondo e prendo il mio bicchiere d'acqua. 
< Maire ti presento Renesmee la fidanzata di mio fratello > dice Rebecca. 
< Tuo fratello si è fidanzato? > chiede la donna sorpresa.
 
C'è qualche problema se Jacob è fidanzato?
 
< Renesmee lei è Maire, mia suocera > mi dice Rebecca. 
< Molto piacere > le dico sorridendo alla signora porgendole la mano.
< Piacere mio. > - mi dice ricambiando la stretta di mano - < Come corre il tempo! Io ancora lo immaginavo piccolo al tuo matrimonio che faceva a pugni con Noa > 
< Andiamo di là > propone Rachel. 
In giardino gli uomini stanno parlando di sport. L'unico che non parla di sport ma che se ne sta solo in un angolo a parlare al telefono è un Solomon più giovane di qualche anno e con il capello lungo.  Noa il fratello.
Mi guarda per un attimo e mi fa l'occhiolino. Abbasso il viso, imbarazzata e anche lusingata dal quel gesto. Nessuno mi ha mai fatto una cosa così, nemmeno Jacob. 
Jacob mi stringe a se per un fianco.
< Mi sei mancata > mi dice dandomi poi un piccolo e dolce bacio.
< Ero in cucina… > rispondo ricambiando il suo lieve bacio.
< Jacob come sei cresciuto! E come stai? > gli chiede Maire abbracciandolo come se io non fossi lì. 
< Bene, grazie. E lei come sta? > risponde e domanda Jake.
< Bene anch’io ma dammi del tu > le risponde lei. 
< Ciao io sono Noa il fratello di Solomon > si presenta il ragazzo che fino a poco prima era seduto in disparte. 
< Ciao io sono Renesmee e cognata di Rebecca > gli rispondo.  
< Che ne dite di un aperitivo intanto che il riso cuoce? > propone Rebecca. Tutti acconsentono e Solomon va ad aiutarla. 
 
Nel frattempo che l'aperitivo viene consumato faccio amicizia con Noa. 
< È da qualche mese che sono qui perché voglio imparare bene a surfare… sapete cavalcare l'onda? > ci chiede a Jacob e a me.
< Sì anche se da noi non è uno sport che pratichiamo spesso > risponde Jacob. 
< Io non l'ho mai fatto > affermo bevendo il mio drink alla frutta. 
< Potrei insegnartelo io. E non solo quello > mi risponde Noa facendomi l'occhiolino e passandosi la lingua sul labbro superiore. Jake lo fulmina con lo sguardo.
< Non ho mai fatto surf e non m’interessa molto. Ti ringrazio ma se dovessi avere un’insegnante, chiederò a Solomon > rispondo piccata ma con educazione.
 
 Almeno lui è un insegnante. Tu no.
 
< Ma è sposato. Io invece sono single > mi risponde.
< E lei è fidanzata con me. > dice seccato Jacob.
< Ok amico, rilassati. > - gli dice Noa mentre poggia con fare da amico, una mano sulla spalla di Jake che si scansa.-< Volevo solo provarla poi era tutta tua. > A quelle parole vedo Jacob fare grossi e profondi respiri. Paul se ne accorge e si avvicina e senza dire niente porta via Jacob.
< Mi spiace ma non sono una macchina > dico a Noa per poi uscire e raggiungere Paul e Jacob.
 
Sono seduti su delle poltrone che stanno parlando. Paul prova a calmare Jacob che ancora sta tremando.
< Jake rilassati, respira profondamente e … > gli dice Paul mentre io mi avvicino a loro con calma.
< Un’altra parola o sguardo a Renesmee ed io lo … > dice Jake.
< Tu non farai proprio niente. > - dico mentre mi siedo sulle sue gambe - < Il primato "incazzatura facile" spetta a Paul non a te. Non rubargli il posto > sorride.
< Giusto quel primato è soltanto mio cognato > afferma Paul dando un pugno scherzoso sulla spalla a Jacob. Ridiamo.
< È pronto in tavola, ragazzi. > ci chiama Billy. Poi guarda il figlio - < Jake… >
< Tutto apposto > risponde lui. 
 
A tavola si percepisce la tensione creata dall’episodio di prima. Jacob ed io siamo seduti lontano da Noa che continua ugualmente a fare apprezzamenti su di me. Solomon che il più delle volte a tono duro lo intima a smettere. Io che cerco di calmare con strette di mano, e facendo finta di nulla, Jacob. 
A smorzare la tensione ci pensa Sarah che si è svegliata e dopo aver avuto il suo pranzo, si lascia coccolare regalando sorrisi a tutti. 
 
È la vigilia di Natale. Ci si scambia i regali ma abbiamo preferito che Sarah a ricevere regali. Noi ce li scambiamo dopo, durante la serata quando la famiglia di Solomon è andata via.
I primi a dare il regalo a Rebecca per la piccola che essendo ancora piccola non può scartare, sono i nonni Marie e Hiro. Le regalano una cornice di legno rossa ai lati delle margherite.
Giustamente, i neo genitori ringraziano. 
< Io l'avrei fatta meglio >- mi sussurra Jake riferendosi alla cornice - < Nostro figlio… >
< Non avrà cornici > - mi lascio scappare per poi riprendermi subito e troncare il discorso - < Evitano di parlare di figli. > 
Ha smesso di sorridere mi guarda di sbieco e sbuffa! Si alza dal tavolo. Vado da lui e gli accarezzo il braccio.
< Dopo i regali a tua sorella, andiamo a fare una passeggiata? > gli sussurro per poi dargli un bacio - < Il mio Jake deve sorridere > annuisce e mi regala un sorriso.
Tocca a nonno Billy a dare il suo regalo.
< Non è nulla di che ma a qualcuno sono sicuro avrebbe fatto piacere donare a Sarah > spiega Billy.
Rebecca apre la busta e tira fuori una bambola di pezza di nome Yumi.
< Papà ma questa è Yumi la bambola che aveva mamma da piccola! > afferma Rebecca sorpresa e contenta. 
< E’ giusto che Sarah abbia qualcosa di vostra madre. A lei, avrebbe fatto piacere > le risponde cercando di non commuoversi ma una lacrima gli esce dai suoi occhi. 
< Grazie nonna Sarah > dice Rebecca sorridendo.
Passiamo al regalo di Rachel e Paul.
Un completino. Gonna, camicia e giacchetta, dai colori bianco e lilla e una fascia per capelli grigia.
Dopo i ringraziamenti è il turno mio e di Jacob.
 Due paia di pantaloni. Uno di jeans e l'altro di cotone grigio. Più una maglietta lilla. 
 
Camminiamo in silenzio tenendoci la mano, ci sediamo su una panchina situata sul lungo mare. 
Jacob guarda il mare dritto a se e non dice una parola. Io me ne sto in silenzio a osservare lui cercando le parole per iniziare il discorso. Sospiro. 
< Ieri mentre giocavi con Sarah, ho pensato a noi due in veste di genitori. > me ne esco all'improvviso. Si gira e mi sorride appena.
< Che importanza ha tanto tu non ne vuoi > mi dice.
< Io non ho detto che non voglio figli, anzi mi piacerebbe ma, mi spaventa l'idea di diventare madre. Sai bene che per ora ho altri progetti e voglio prima laurearmi e vivere con te. Perché ti amo. Da piccola ho sempre sognato una casa nostra, io in cucina a prepararti da mangiare e tu che tornavi a casa dal lavoro. Poi lo sai, avevo fatto una lista stile Cenerentola per quando mi sarei sposata con il mio principe. Eri tu ma non l'ho mai detto a nessuno. Anche se immagino, lo sapevano già... > - dico. Sorride. -< Crescendo l'idea di sposare te è rimasta, non è mai andata via nemmeno quando credevo di non piacerti e per te ero soltanto un'amica. Con il tempo ho cominciato a vedere me, nelle vesti di donna incinta, e mi ci vedevo anche bene devo ammetterlo, però l'idea mi spaventa. Ho paura. Non so potrò mai diventarlo. Il mio corpo… sono per metà vampira e mi chiedo se un feto potrà mai crescere dentro di me. Se il parto sarà come quello di mia madre. Tu eri lì ricordi? E se nasce morto? E se io dopo devo diventare vampira a tutti gli effetti? Sono due possibilità che non mi piacciono per niente. Io voglio restare la Renesmee che ho scelto di essere un anno fa. Quella umana. > finisco il mio discorso guardando dritto negli occhi Jake.
< Io non voglio perderti. Io voglio la mia Renesmee che da bambina mi costringeva a vedere Cenerentola e che ogni giorno mi elencava la sua lista nuziale. Voglio anche la Renesmee donna, che mi è accanto, ogni giorno, quella che riesce a calmarmi quando sono nervoso e sulla via del diventare lupo.  Lei non ha paura di avvicinarmi mentre sto tremando. Si avvicina e basta, mi guarda e sorride, poggia la sua mano sul mio braccio. > -mi dice. Prende le mie mani e continua il suo discorso - < Ed io ti amo e sai che non è imprinting il mio amore per te. > - dice. Sorrido. - < Ho paura anch’io. Vedere tua madre partorire non è stato per niente bello, come nemmeno il periodo in cui ti aspetta va e non voglio che questo accada a te ma sono pronto ad affrontare tutto, tranne il parto ovvio. Potremmo chiedere a Carlisle se una possibile gravidanza per te sia rischiosa. > finisce. 
< Chiedere a nonno, giusto. Io non ci avevo pensato. Chiederemo a lui. >-dico e, in effetti, è vero - < Una domandina. Da quando ti è venuta in mente la voglia di diventare papà? Con Sarah vero? >
< Avevi detto una domanda solo e invece sono due.> - ride - < È già da un po’ che ci penso e l'arrivo di Sarah ha accentuato il mio desiderio. Secondo te, perché ho allargato l'officina e cerco aiutanti? >
< Perché l'officina è grande, c'è più lavoro e tu e il tuo socio non potete fare tutto da soli. Se poi ci mettiamo ronde e "emergenze" la baracca deve restare aperta. > dico.
< Anche per quello. Nessie io voglio sposarti un giorno. Provvedere alla nostra casa e per farlo ho bisogno di lavorare di più. Non voglio che sia la tua famiglia a darci una mano. Certo lo farebbero volentieri e senza pensarci ma… >non lo faccio finire di parlare.
< Io sono tua.  Come tu sei mio. Anch'io voglio che un giorno quando creeremo la nostra famiglia saremo solo noi due a mantenerla. > gli dico. Ci baciamo con passione.
< Siamo in un luogo pubblico. Un gelato? > mi chiede ansimando dal lungo e passionale bacio.
< Chi arriva ultimo è un barbagianni! > gli dico alzandomi in piedi.
< Così non vale! > mi dice. Ridiamo insieme.
 
Dopo il gelato torniamo a casa che è quasi l'ora di cena. La famiglia di Solomon è andata a casa. Rebecca e Rachel stanno preparando la cena. Billy gioca con la nipote mentre guarda assieme a Paul e Solomon una partita di baseball. Jake si unisce a loro ed io vado dalle ragazze. 
< Tutto bene? > mi chiede Rachel.
< Si avevamo bisogno di stare un po' da soli > rispondo a Rachel.
< Scusa per Noa > mi dice Rebecca. 
< Tranquilla è tutto sistemato > rispondo con un sorriso. 
Di Noa non abbiamo parlato perché non c'era nulla da dire.
 
È arrivato il momento dei regali o meglio dire dei piccoli pensierini che in valigia, possono essere messi. A parte la pentola a vapore che Rebecca ha regalato a Rachel.
Jacob ed io il nostro regalo lo scambiamo a Parigi...
 
In stanza da letto.
< Riguardo al discorso di oggi, ci ho pensato ed è meglio aspettare ancora qualche anno ma appena torniamo a casa, si sente Carlisle > mi dice interrompendo le nostre coccole.
< Aspettiamo ancora un po’, è la cosa migliore > gli rispondo.
Ci coccoliamo ancora fino a che non cadiamo entrambe nel mondo dei sogni.
 
 
*Note Autore*: Eccoci qui con un nuovo capitolo.
Jacob e Renesmee ancora sono alle Hawaii a festeggiare il Natale con tutta la famiglia Black. Alla vigilia di Natale partecipano anche genitori di Solomon, venuti dalla Polinesia per festeggiare la nipotina il giorno seguente. Tra loro c’è Noa, fratello di Solomon, un ragazzo egocentrico, che ci prova con Renesmee solamente per divertirsi un po’.  E questo ha dato fastidio a Jacob che, ricordiamo Jake, ha avuto l’imprinting con la sua Renesmee, anche se il loro è amore, lui resta sempre il suo protettore. Jacob, sa anche che Nessie non è interessata alle “frecciatine a doppio senso” di Noa ma un pochino di gelosia non guasta.
Nel capitolo precedente, ho accennato (anche se sotto forma di pensiero) il desiderio di Renesmee di avere una famiglia sua. In questo capitolo, invece lo faccio dire ad alta voce a Jacob questo desiderio di paternità e di famiglia. Non potendone discutere in casa preferiscono andare fuori per parlarne Renesmee spiega Jacob  che vuole e desidera avere una famiglia con lui, essere madre ma ha, giustamente, paura di una gravidanza per via della sua natura. La stessa cosa fa lui con lei. Ha paura anche lui per una possibile gravidanza di lei, c’è passato sette anni fa con quella di Bella. Decidono di aspettare e chiedere poi un parere a Carlisle.
Con la bambola Yumi, ho voluto ricordare ancora una volta Sarah Black.
Finisco dicendo che inizialmente questo capitolo era lunghissimo, ma alla fine ho dovuto eliminare alcuni dialoghi un pochino noiosi, e che non c’entravano nulla con la trama.
Al prossimo capitolo.
Frafra.
P.S. Ricordo che ho aggiornato due one shot vecchie e andavano rimesse a posto.
 

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Capitolo 38
*** Battesimo Sarah ***


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36 – Battesimo Sarah
 
Oggi è il grande giorno per Sarah che riceverà il suo battesimo. Siamo tutti pronti. Saliamo in auto per l'esattezza due. Paul è alla guida della nostra e si lamenta per aver messo la cravatta e fuori fa caldo. Jacob accanto a lui se la ride. Rachel che sbuffa. Ed io che sorrido e compatisco mia cognata.
Arriviamo alla Chiesa. La classica vecchia struttura non molto alta, fatta di pietra. Vista da fuori non sembra essere molto grande.
Paul parcheggia la macchina e ci avviamo al cortile già pieno di gente.
Sarah non è l’unica bambina a ricevere il battesimo. A occhio e croce mi sembrano quattro i bambini da battezzare.
 
< Ciao Jacob amico > dice Noa venendoci incontro assieme a una ragazza minuta rispetto a lui e dall'aspetto dolce, abbracciandolo. 
< Noa > ricambia freddamente il saluto e non lo abbraccia.
< Renesmee amica > mi saluta facendomi il baciamano. 
Senza darmi il tempo di salutarlo Jacob mi trascina in Chiesa poiché è arrivato il momento di entrare. Paul e Jacob aiutano Billy a entrare. Purtroppo essendo una struttura antica è sprovvista di scivolo e quindi bisogna salire cinque gradini.  
La Chiesa dentro è lunga e spaziosa, sulle pareti laterali sono appesi delle tele raffiguranti alcuni Santi. In fondo sull'altare c'è un grande crocefisso di legno che mi ricorda quello di nonno Carlisle, con un'unica differenza che questo ha Gesù.
 
Genitori e padrini/madrine non entrano ma restano fuori, davanti al portone della Chiesa, assieme al parroco per il rito dei catecumeni. Il rito si svolge alle porte della Chiesa. Il prete, li prepara al battesimo facendo dire loro delle preghiere e li benedice.
< Quanto dura la cerimonia? > chiede a voce bassa Jacob seduto accanto a me.
< Il tempo che ci vuole, Jake > gli risponde Billy che ha sentito tutto nonostante sia seduto accanto a me.
 
Eccoli entrare.
Ci alziamo tutti in piedi al loro passaggio fino a raggiungere il fonte battesimale, in altre parole un grosso recipiente in metallo.
 
Sarah osserva con attenzioni tutti e regala un sorriso.
Jacob le scatta una foto.
 
Il prete inizia a incensare il fonte battesimale, poi inizia a benedire con preghiere l’acqua, dove il neonato è poi immerso.
Nel frattempo che il prete benedice l’acqua versandoci poi dell’olio benedetto mentre Rebecca spoglia completamente Sarah.
< Ma non prende freddo? > chiedo curiosa e preoccupata nello stesso tempo. Il prete ci sta mettendo molto a benedire tutto.
< No, non credo > mi risponde Billy.
 
Il prete unge simbolicamente Sarah con dell’olio benedetto lo stesso che ha versato nell’acqua. Prende la piccola nuda in braccio e la immerge completamente in acqua per tre volte.
< La serva di Dio Sarah Finau nel nome del Padre > - dice il prete immergendola in acqua e la ritira fuori alzandola. Sarah inizia a piangere. -< Del figlio > - seconda immersione - < Dello Spirito Santo > la immerge per la seconda volta e poi la passa alla madre che la asciuga.
Mentre Sarah è ancora avvolta nell’asciugamano, non piange ma si vede che è ancora impaurita.
< La serva di Dio Sarah è rivestita della tunica della giustizia e della verità, nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo > dice il prete le poggia sopra la testa la tunica bianca, che offre direttamente la Chiesa.
Rebecca la riveste con il nuovo abito.
Prima di uscire il prete dona a Sarah una croce da portare al collo, benedetta nell’acqua del battesimo.
 
< Non gliel’ha facevo più > dice Jacob allentandosi la cravatta appena usciti dalla Chiesa.
< Sarah guarda bene lo zio Jake con la cravatta perché mi sa che non lo vedrai più > dice Rachel con la nipotina in braccio. Ridacchio.
< Vieni qua dallo zietto tuo bello... > dice Jacob a Sarah che sorride. La prende in braccio e la coccola. Ed io scatto qualche foto allo zio e alla nipotina.
< Ora zietta le scatto io a voi due > mi dice Jacob e facciamo a cambio. Io prendo Sarah e lui la macchina fotografica.
 
I fotografi ufficiali sono due. Jacob, dalla parte Black e Noa da quella Finau. Inutile dire che tra i due comincia una mezza specie di sfida silenziosa, a chi scatta più foto.  Noa scatta foto a Sarah, automaticamente anche Jacob e viceversa. Le uniche foto in comune sono quelle del taglio della torta, o quelle in cui la nipotina è con i tre nonni, o genitori e nonni insieme.
Scopro più di una volta Noa scattarmi di nascosto qualche foto. Fingo di non vederlo e mi comporto normalmente anche perché non saprei cosa e come dirgli di smetterla.  Jacob se ne accorge, borbotta qualcosa ma lo convinco a desistere e continuare a far finta di nulla.
 
< Carino quel tipo lì > mi dice la ragazza che è venuta con Noa. Indicando Jacob.
< Molto ed è impegnato per tua sfortuna > le rispondo con un pizzico di gelosia.
< Una cosa veloce senza impegno e poi te lo lascerei a te. Mica lo sciupo > mi dice con un sorrisetto da strafottente.
< Non ci siamo capite > - le dico avvicinando il mio viso al suo e scandisco bene le parole - < È impegnato. Proprietà privata > non le do nemmeno il tempo di rispondere che mi allontano da lei alla ricerca di Jacob che fino a pochi minuti prima era nei paraggi.
 
Ringraziasse che ho smesso di essere come la mia famiglia se no, un assaggio te lo davo.
 
Alla fine lo trovo in piedi vicino a una ringhiera che parla con due amici di Solomon.
< Scusate, ve lo rubo un attimo > dico mentre prendo sotto braccio Jake.
< Figurati > mi dice Finn con un sorriso.
 
< Ho visto che parlavi con la ragazza di Noa > mi dice Jacob mentre ci allontaniamo dalla confusione della festa.
< E’ come lui. Della serie “Dio li fa e poi li accoppia” > gli dico.
< Spiegati > mi dice appoggiandosi con la schiena al muro e prendendomi le mani.
< Mi ha fatto capire che vuole provarci con te, ma è stata messa al suo posto. > - gli dico a pochi centimetri dalle sue labbra - < Tu sei mio >.
< Tuo soltanto tuo > mi risponde per poi baciarmi.
Invertiamo la posizione, adesso sono io con le spalle al muro. Mi bacia il collo, scendendo piano in una scia di baci fino al decolté dove è costretto a fermarsi per via del top rosso.  Le mie mani accarezzano i suoi capelli, spingendolo sempre di più a me per godere delle sue labbra calde, che marchiano a fuoco la mia pelle. Ci fermiamo a fatica, prima di raggiungere il nostro livello massimo di passione e dare spettacolo gratuito e non richiesto. Anche se appartati, siamo comunque in un luogo pubblico.
 
Torniamo alla festa in tempo per il taglio della torta.  Jacob scatta foto a tutti gli invitati con la piccola davanti alla torta. Paul invece la scatta a noi due.
< Vi vedo bene come genitori ... > dice scherzando Paul mentre mangiamo la torta.
< Chissà un giorno... per me non è facile... > gli rispondo.
< Prima di noi, pensateci voi a farne uno > dice sorridendo Jacob.
< Fretta di diventare zio per la seconda volta, fratellino? > gli domanda Rachel.
< Beh... sì. Vuoi mettere un nipote a dieci metri da casa che uno a sei ore di aereo? E poi con lei >- dice indicando me - < E’ tutto complicato >.
< Scusa tanto se non sono come te > - gli rispondo acida. Mi alzo - < Scusatemi, vado un momento al bagno >.
Rachel mi segue ed entra in bagno con me.
< Non credo Jacob quelle cose le abbia dette apposta. > mi dice Rachel.
< Lo so Rach ma, mi ha fatto male lo stesso. So che è complicata per me, una possibile gravidanza e credimi se potessi gli darei subito un figlio. Il suo desiderio è anche il mio. La paura di non poterne avere o di ri-vivere il parto di mia madre, è la stessa.  Con quel suo “è tutto complicato”, mi ha fatto sentire in colpa più di  quanto in realtà non lo sia. Non c’è giorno che non mi maledica per ciò che sono. L’unica cosa bella che mi è capitata è tuo fratello. > dico lavandomi le mani.
< Non devi sentirti in colpa e maledirti per la tua vita, perché tu sei più umana di un essere umano. Sul fatto di una possibile gravidanza, io non posso dirti nulla se non consigliarti di chiedere a tuo nonno. > mi dice Rach mentre anche lei si lava le mani.
< E’ la stessa cosa che ha detto Jacob > mi riferisco al consultare il dottor Cullen.
 
Torniamo di là. Abbraccio il mio Jacob che ovviamente ricambia e mi sussurra le sue scuse. Le accetto con un sorriso e un bacio.
 
La settimana sta per giungere al termine, dopo domani Jake ed io andremo a Parigi e così oggi lo trascorriamo sulla spiaggia a fare surf.
< Allora Nessie appena vedi l’onda arrivare, ti alzi in piedi.  Non aver paura sei legata e ci siamo io e Jacob > mi dice con voce rassicurante mentre Jacob seduto tranquillo sulla sua tavola da surf, guarda e sorride.
< Solomon, secondo te quell’individuo li, se mi dovessi essere in difficoltà corre ad aiutarmi? > gli domando indicando Jacob.
< Ti ho sentito e so che non ti accadrà niente > risponde Jacob. Sorride. Ricambio e poi guardo avanti a me.
Sdraiata sulla tavola, nuoto muovendo le braccia e arrivo fino a dove l’acqua è alta e so che non tocco.
Giro un attimo la testa e Solomon è alla mia sinistra e Jacob alla mia destra.  Sorrido a entrambe e poi riguardo avanti aspettando l’onda.
Eccola che arriva, do qualche altra sbracciata in avanti e... mi alzo in piedi con un movimento rapido e aggraziato e cavalco l’onda!
< Aveva detto che non aveva mai surfato eppure... > sento dire incredulo Solomon.
< Ha ottima memoria. > gli risponde Jacob.
< Me ne sono accorto. Ai miei alunni devo spiegarlo non so quante volte > dice Solomon.
< E’ sempre stata così > afferma Jacob.
Sorrido felice. Mi isolo dal loro chiacchiericcio maschile, liberando la mia mente da tutto ciò che è superfluo e mi concentro solamente su di me e sullo spazio circostante, il mare. Come quando a Forks andavo a caccia.
Inspiro a pieni polmoni l’aria di mare possibile, lascio andare il mio udito e ascolto gli schiamazzi dei bambini a riva che giocano felici. Se mi concentro bene, riesco a sentire che l’orecchio umano non è capace di percepire. Per un attimo chiudo gli occhi e mi immagino di essere nel bosco che corro a piedi nudi accanto al mio Jacob in forma di lupo. Insieme raggiungiamo il nostro Regno, quella piccola radura vicino a casa Cullen, dove fin da piccola mi sento libera e Jake è l’unico a saperne l’esistenza.
Persa nei miei pensieri non mi accorgo che l’onda si è spenta e cado in acqua Jake e Solomon subito si avvicinano a me.
< Nessie, tutto bene? > mi chiede Solomon preoccupato.
< Sì tutto apposto. Mi sono distratta un momento e... > gli rispondo.
< E avevi gli occhi chiusi > - mi dice Jacob cingendomi la vita con un braccio. - < Torniamo in spiaggia così Solomon può continuare il suo lavoro >
Annuisco e torniamo in spiaggia.
 
< A che pensavi prima? Ti ho osservato tutto il tempo, avevi gli occhi chiusi e sorridevi... > mi chiede Jacob mentre mi tira giù la lampo della muta che indosso.
< Mi sono sentita libera, un po’ come quando siamo nel bosco a Forks. Ho liberato la mente e lasciato che i miei sensi come se cacciassi. E’ stato bello sai? Sentire l’aria di marina riempire i polmoni, sentire ogni piccolo movimento del mondo acquatico, è qualcosa di unico. > gli racconto entusiasta della mia prima surfata.
< Ti credo e t’invidio anche perché non hai condiviso con me questa cosa! > mi dice mentre si finge offeso. Ridacchio.
 
< Nessie ti sbrighi o perdiamo l’aereo! > mi dice Jake entrando in bagno.
< Mi devo mettere il mascara e ho finito. Il taxi è arrivato? > chiedo mentre mi finisco di truccare.
< No, ma starà qui a momenti > mi dice mentre fa pipi.
< Ok > dico guardandomi allo specchio e ammirare il mio trucco.
< Sei bellissima > mi dice mentre apre il rubinetto e si lava le mani ed io sistemo i trucchi nella trousse da mettere poi in valigia.
Nell’attesa che il taxi arriva, salutiamo tutti.
Ringrazio Rebecca e Solomon per l’ospitalità e coccolo Sarah.
 
Mi mancherà...
 
Saluto poi Billy, Rachel e Paul dando loro un arrivederci all’anno nuovo.
Arriva il taxi. Jacob carica i bagagli. L’ultima coccola a Sarah e saliamo in auto che ci porta all’aeroporto di Honolulu.
 
Eccoci all'aeroporto di Honolulu.  Pago il taxista e Jacob scarica le valigie dopodiché entriamo.
Fatto il check-in, attendiamo che il nostro volo sia annunciato.
Prendiamo qualcosa al bar e lui chiama Embry per sapere come procedono le cose a La Push in sua assenza.
< Jake, era stato detto niente lavoro in vacanza > lo rimprovero.
< Nessie, sono il capo e mi devo tenere aggiornato... > mi dice.
< Lo so che sei il capo e devi tenerti informato ma stiamo ancora in vacanza. > dico e poggio la testa sulla sua spalla. Mi abbraccia.
< A Parigi, niente telefonate a nessuno. Promesso. > mi dice e mi bacia i capelli.
 
Non in testa
 
Alzo il viso e mi avvento sulle sue labbra calde e morbide che si adattano alle mie...
Ci separiamo a fatica e con il fiatone mentre alcuni passanti ci osservano, chi ridacchia come fanno alcuni giovani, e chi invece ci guardano storto come fanno appunto alcuni vecchietti.
Mi sistemo alla meglio i capelli cercando di nascondere l’imbarazzo.
< Ci siamo fermati in tempo e ringrazia che ancora non siamo a Parigi... > mi dice sussurrando a pochi centimetri dalle mie labbra Jacob.
< Sarà una tortura invece e non solo per me > affermo facendogli l’occhiolino e superarlo di qualche passo.
 
Dopo sei ore e mezzo di volo atterriamo all'aeroporto di Seattle, dove i miei ci stanno aspettando. 
Mamma è la prima a corrermi incontro seguita da papà versione facchino e sì perché spinge il cartello con tre valigie. 
< Io ne avevo preparate due una mia l'altra di Jacob ma la terza? > dico guardando le valige. 
< Alice ci scommetto.. > afferma Jacob.
< Esatto. In questa ci sono i vostri vestiti che vi hanno regalato > dice mamma. 
Ci dirigiamo verso il rullo trasportatore e prendiamo le valigie.
 
Fortuna che sono di colori diversi...
 
Jacob ed io andiamo a fare il solito check – in e imbarchiamo le tre valigie. Mancano tre ore per prendere l'aereo diretto a Parigi. Tornare a Forks solo per salutare il resto della famiglia e poi tornare all'aeroporto non conviene, anche se con la macchina veloce impieghiamo sì e no una mezz'ora, così si decide di restare lì. Vista la tanta fame mia e di Jake andiamo a fare colazione in un bar.
Dopo esserci seduti a un tavolino con la nostra colazione, raccontiamo di Sarah mostrando loro le foto e ridendo anche di alcuni scatti venuti non proprio bene.
L'alto parlante annuncia il volo per Parigi ci avvicinano al gate, salutiamo i miei dopodiché entriamo nell'aereo e prendiamo a sedere. Solite indicazioni del capitano e si parte.
< Vous et moi mon amour à Paris > gli dico scoccandogli un bacio al lato della bocca. 
< Potresti dirlo in americano? Ho capito solo "mio amore" e "Parigi" > mi chiede confuso Jake. 
< Ho detto “ tu ed io amore mio a Parigi” > gli traduco sorridendo. 
< Oui mon amour. Paris tutta per noi > mi dice per poi ridere per la sua frase mezza francese e americana.
 
Dodici ore di aereo passano tra coccole e baci, sonnellini brevi e stuzzichini vari che l’hostess, una castana che guarda un po’ troppo spesso Jacob e qui vorrei avere il potere della Voltura Jane.
 
La castana guarda Jake facendogli l’occhiolino.
Io la fisso negli occhi e a voce bassa dico < Dolore > e la castana inizia a tremare urlando.
Poi smetto perché non voglio ucciderla.
 
< Sai che non devi farlo... > mi dice riferendosi al mio potere.  Tolgo la mano.
< Scusa... non mi sono resa conto che la mia mano fosse sul tuo viso > mi giustifico abbassando la testa.
< Gelosona mia > - mi sussurra all’orecchio. - < Io ho occhi solo per te >
< E anche qualcos’altro... > gli dico sorridendo mentre la mia mano è sul suo pacco.
< Beh... quello anche è tuo, ma io vivo solo per te... > mi dice a pochi centimetri dalle mie labbra.
< Solo che dovremmo aspettare di essere in Hotel > gli dico facendo spallucce e sfiorando le sue labbra. Sospira.
< Veramente tu vorresti avere il potere di quella nanetta malefica bionda? > mi chiede riferendosi alla mia visione. Ci penso un po’ prima di rispondergli.
 < No. Mi piace il mio di potere, è innocuo, anche se lo ammetto, ogni tanto il potere di quella mi fa comodo, specialmente con le gatte morte che ti mettono gli occhi addosso. > - gli spiego - < Sai, difendo la mia proprietà. >
< Io adoro il tuo potere, soprattutto quando non te ne rendi conto > mi dice ridacchiando.
< Scemo! > gli dico dandogli un buffetto sulla spalla.
 
< Si prega di allacciarvi le cinture di sicurezza, stiamo per atterrare a Parigi > la voce del capitano tuona dall’alto parlante. Ci allacciamo le cinture e atterriamo. 
 
Scesi dall'aereo, prendiamo la navetta che ci porta dentro all'aeroporto per prendere i nostri bagagli sul nastro trasportatore. Ci prendiamo qualcosa da bere lì in un bar e chiamiamo i nostri rispettivi genitori per informarli che il viaggio è andato bene e che per una settimana avremo i cellulari spenti.
Per una sola settimana vogliamo dedicarci soltanto a noi due.
 
Note Autrice:
Eccoci qui al battesimo di Sarah. Tengo a precisare che prima di scrivere del Battesimo, mi sono documentata sia su quale tipo di Religione è praticata alle Hawaii. E in che modo si svolge il rito del Battesimo di quella stessa religione. Ciò che ho descritto è tutto vero, l’unica cosa che posso aver inventato (ma non so) è di quanti bambini sono battezzati insieme. 
Anche qui non poteva mancare un pizzico di gelosia. Da parte di Nessie ci sono due momenti di gelosia uno è al battesimo e l’altro è sull’aereo diretto a Parigi.
Era da un po’ che Renesmee e Rachel, non si confidavano e mi è sembrato giusto che ci fosse un dialogo tra di loro.
Per quanto riguarda il surf, volevo metterlo già da molto tempo ma solo ora ho trovato modo di inserirlo. Ho velocizzato un po’ i giorni di permanenza alle Hawaii per passare subito a Parigi.
Spero vi piaccia.
Frafra
 

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Capitolo 39
*** Paris ***


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Il taxi ci porta al nostro hotel che si trova in centro. Scesi dall'auto, prese le valigie e pagato il taxista, entriamo in hotel la cui zona non è male. È una zona tranquilla, non troppo trafficata e raggiungibile dai mezzi pubblici e poi si affaccia sulla Torre Eiffel. 
< Bon jour, messieurs. Puis-je vous aider?> ci chiede un uomo alla reception.
< Salve. Abbiamo prenotato una stanza > dice Jacob. 
< A nome? > chiede il receptionista cambiando lingua dal francese all'inglese.
< Black > risponde Jacob. Il receptionista guarda intanto al computer per verificare la nostra prenotazione.
< Sì, eccola qui. Vogliate mostrarmi i documenti per cortesia? > - ci domanda mentre prende dei fogli - < Mi serve per la registrazione> gli diamo in nostri documenti e lui ci consegna un modulo da compilare.
Jacob compila il modulo di registrazione e pagamento mentre io mi guardo attorno ammirata dall'arredamento elegante e raffinato ma non in modo esagerato. Le pareti bianche con delle cornici in argento, il banco della reception è circolare e in legno scuro, sparse qua e là poltrone e divani di pelle bianca con accanto o davanti tavolini.
In silenzio arriva un portantino che carica su un carrello porta abiti le nostre valigie. 
< Garçon, de chambre 251 > - dice in francese il receptionista al portantino dandogli una Kay card. - < Les messieurs, parlent anglais >  il ragazzo annuisce. 
< Vogliate seguirmi? > chiede poi il ragazzo a Jacob e me. 
< Signori Black, vi auguro una buona permanenza. > ci augura il receptionista. 
 
Mentre Jake ed io seguiamo il ragazzo agli ascensori, continuo a guardarmi in torno e poco più in là vedo una stanza con mobili di legno scuro e poltrone di color verde.
< Quella, signora è la zona relax > mi dice il ragazzo che evidentemente ha notato il mio sbirciare.
< Grazie > rispondo gentile.
Entriamo in ascensore e silenzio fino a quando le porte non si aprono.
< Prego da questa parte > ci dice il ragazzo uscendo dall’ascensore con noi dietro.
La camera è al sesto piano in un corridoio dalle pareti marrone chiaro con appesi dei quadri raffiguranti foto di una Parigi stile anni 50. Qualche pianta e mobile qua e là a fare d'arredo. 
< Prego signori questa è la vostra stanza > - ci dice il ragazzo aprendo la porta e facendoci segno di entrare.  La prima a entrare sono io, seguita da Jacob e dal facchino che posa le nostre valigie e si prende la mancia che "mio marito" gli porge. - < Signori Black, per qualsiasi cosa... a vostra disposizione. > 
< Grazie > gli rispondo sorridendo gentile. Ricambia e va via.
 
La stanza è grande e divisa. La prima cosa che vedo è una stanza stile moderno. Pareti bianche con pochi quadri appesi che raffigurano cose astratte. Una finestra grande da dove fa bella mostra la torre Eiffel. Ha un divano per due persone color rosso con davanti a un mobile grigio lungo che prende tutta parete dove una parte funge da frigo bar. Sulla parete sopra il mobile c'è il televisore con decoder satellitare. Accanto al divano c'è un bel tavolo tondo con due sedie. Accanto al mobile c'è una porta che divide la zona giorno da quella notte. La stanza da letto ha la carta da parati gialla con sparse qua e là delle roselline rosa. Una grande finestra che dà sulla torre Eiffel anche questa. Sulla parete della porta c'è una toletta, il mobile che nel 600/700 le donne usavano per rendersi belle al proprio uomo o alla società di corte di un qualche Re Luigi.
< Qui mi sa che ci passerai le ore, amore > mi dice mentre si siede sul letto.
< Può darsi... > - gli rispondo mentre mi guardo allo specchio e sorrido - < È comodo il letto? > gli chiedo. Annuisce. 
< Comodissimo. Lo vuoi provare? > mi domanda con voce sensuale.
< Magari dopo > gli rispondo. Apro l'armadio posto sulla sinistra del letto per vedere la capienza.  Poi entro in bagno. 
Il bagno è quadrato mattonato bianco e verdino. Davanti alla porta ci sono il doppio lavandino e uno specchio enorme a fianco gli armadietti che contengono un phon e i vari saponi dell'hotel. Ai lati del mobile in muratura ci sono gli asciugamani. Dietro la porta invece sono appesi due accappatoi. Accanto alla porta c'è il water e infondo la vasca da bagno con attaccata la doccia. Sia vasca che la doccia, non sono molto grandi. Sopratutto la vasca.
< Se volessi farmi un bagno, devo stare con le gambe strette a petto > costata Jake vendendo la vasca. 
< Peccato niente sesso in vasca > dico di getto credendo di averlo solo pensato.
 
Ormai l’ho detto...
 
< A sapere che volevi farlo in una vasca da bagno, chiedevo prima se avevano una stanza con una vasca più grande... > -mi dice sorridendo in modo malizioso. - < Però abbiamo... > si avvicina a me pian piano, lentamente, mordendosi il labbro inferiore. 
Ho capito le sue intenzioni che sono anche le mie così indietreggio verso il letto cominciando a spogliarmi, lo stesso fa lui avanzando verso di me. 
Siamo nudi davanti al letto. Mi fa sdraiare e si mette sopra di me cominciando a darmi piccoli e dolci baci ma che sanno mandare ugualmente a fuoco la mia pelle.
 
 Fronte... naso...
 
Rido dei suoi baci e le mie mani accarezzano dolcemente la sua schiena.
 
Guance... mento...  collo... 
 
Ansimo e lo stringo a me. Le mie gambe accarezzano le sue. 
 
I seni… 
 
< Jake > lo chiamo con voce roca mentre lo stringo ancora di più a me.  Sa che lo voglio.
Senza dirmi nulla continua con la sua scia di baci.
 
Ombelico...
 
Accarezzo i suoi capelli e cerco nel frattempo di spingerla più giù verso...
 
… la mia intimità...
 
< Ti voglio... amore... > gli dico ansimando e stringendogli i capelli per costringerlo a guardarmi. 
< Ti voglio anch'io > mi dice guardandomi ed entra in me diventando subito una cosa sola.
Tra baci, carezze, spinte lente e quelle  veloci cariche entrambe di tutto l’amore che ne siamo capaci di donarci, ci addormentiamo uno tra le braccia dell’altro, stanchi ma felici.
 
Mi sveglio che è buio. Non so nemmeno che ore sono Jacob non è in stanza così vado in bagno mi sciacquo il viso con l’acqua fredda. Sono ancora nuda così prendo un accappatoio dell’hotel da dietro la porta, lo infilo e vado nell'altra stanza dove lo trovo seduto sul divano intento a guardare una partita di calcio. Sport che in Europa è molto popolare rispetto da noi, in America.
< Jake ma che ore sono? > gli domando mentre sbircio all’interno del frigobar per vedere se una bottiglia di acqua ci sia. Si c’è, quella che abbiamo comprato all’aeroporto. Ne bevo un sorso.
< Ben svegliata amore > - mi dice non appena mi vede. - < Hai dormito tanto. Sono le 21:25 > mi avvicino a lui. 
< Perché non mi hai svegliato prima? Ora dove andremo a cenare? > gli domando mentre poggio la testa sulla sua spalla. 
 
Ora che mi preparo passa un’ora come minimo e anche lui deve vestirsi.
 
< Ho ordinato la cena e tra poco la portano in stanza. Domani, se non perdiamo tempo, ma io mi auguro di sì, ceneremo fuori >mi dice mentre una sua mano è dentro il mio accappatoio.
< Ho un programmino per noi due vedrai che ti piacerà > gli dico mentre lo lascio accarezzare la mia gamba nuda. 
< Tutto quello che è “noi due” mi piacerà a parte...  sai cosa, no? > mi dice per poi avventarsi sulle mie labbra. Stiamo per rifare l'amore quando bussano alla porta.
< Servizio in camera. > dice una voce femminile. 
< Tempismo perfetto! > borbotto. Jake ridacchia. 
< Vai in camera non voglio che vedano la mia donna nuda > mi dice dandomi una pacca sul sedere. Sorrido.
< Veramente la voce fuori è da donna.  E sei tu che vai in camera perché non voglio che veda il mio uomo nudo > gli dico sorridendo. 
< Ho i pantaloni > mi risponde. 
< Stai a torso nudo. O t’infili questo > - gli dico indicando il mio accappatoio - < O fili in camera e ti chiamo quando è pronto >. 
< Va bene resta qui > dice sospirando ed io sorrido soddisfatta.
Jake va ad aprire la porta dove entrano due cameriere. 
< Signori Black la vostra cena. > dice una cameriera guardando Jake, in modo non troppo “professionale”.  Mentre la sua collega, si limita ad apparecchiare la tavola.
 
Lei si che sa fare il suo mestiere, non te che sbavi appresso al mio Jake.
 
< Ehm si grazie > le risponde Jake un pochino imbarazzato perché ha notato il mio sguardo alla Jane rivolto alla cameriera.
Dopo aver apparecchiato, mostrate le ordinazioni e sopratutto dopo la mancia che mi affretto a dare, ci mettiamo a tavola evitando di parlare della cameriera e riprendendo il discorso di prima.
< Che programmi hai per questa settimana? > mi domanda mentre osserva i piatti per decidere cosa mangiare prima.
< La mattina e il pomeriggio stiamo fuori a vedere la città e la sera ce ne stiamo qui salvo qualche festa > gli rispondo mentre prendo un piatto con della carne. 
< Ok basta che lo shopping non è compreso > mi dice e mangia anche lui della carne.
< Solo qualche souvenir da portare a casa e agli amici > gli dico, continuando a mangiare.
< Lo so io che souvenir potremmo prendere. Delle belle calamite della Francia. Sono piccole, non pesano e occupano poco spazio > mi risponde continuando a mangiare.  
< Secondo te, io a Lily, Jenna, Suzie, Rach e a “le ragazze lupo” , a Claire e Milly, Sue e Leah, alle zie, a mia madre e a nonna dovrei portare una calamita? > domando e lo guardo seria anche troppo. 
< No a Claire e a Milly la calamita no e nemmeno a Lily ma alle altre se porti una calamita non si offendono mica infondo lo sanno che non possiamo caricarci troppo > - mi dice per poi aggiungere - < Conoscendo le zie, loro se la prenderebbero a male > sorride. 
Rido anch’io. 
 
 Infondo non ha poi tutti i torti. Sarà anche un viaggio di piacere ma per portare regali a tutti mi servirebbero altre due valigie. Le zie capiranno o se ne faranno una ragione!
 
< Amore vanno bene le calamite tranne che per Claire e Milly > dico andandomi a seder sulle sue gambe. - < Adesso pensiamo a noi che ne dici ? >
< Dico che è un’ottima idea quella di pensare a noi... > mi sussurra a pochi centimetri dalle labbra per baciarle con passione. Mi prende in braccio e baciandoci mi porta in camera, mi adagia sul letto mentre lui si sbottona i pantaloni, sta per sfilarseli quando lo blocco e lo faccio io al suo posto...
 Lui mi fa scivolare via dalle spalle l'accappatoio e prende a baciarmi quando bussano alla porta.
< Servizio in camera> dice una voce femminile. 
< Vado io amore tu resta qui > gli dico pulendomi le labbra. Mi rimetto l'accappatoio e vado ad aprire la porta. Sbuffo e Jake se la ride.
< Ci scusi per l'ora e il disturbo ma dobbiamo riportare il servizio alle cucine > mi dice una cameriera.
< Pensavo che sareste venuti domani in mattina > le dico sincera. 
< Purtroppo entro le 23:30 la cucina chiude e tutto deve tornare lì > mi risponde. 
< Ok grazie > rispondo. 
< Abbiamo finito signora. Buona notte > mi augurano.
< Buona  notte a voi > ricambio il saluto. Chiudo la porta e torno dal mio Jake.
 
Tolgo in silenzio l’accappatoio, lo poggio sulla sedia davanti alla toletta e scalza mi avvicino a lui. Ha gli occhi chiusi ma so benissimo che non sta dormendo. Sfioro la sua bocca con la mia e come risposta mi sorride.
< Mi sei mancata in questi minuti > mi dice mentre mi prende per i fianchi e mi fa sedere a cavalcioni su di lui.
< Anche tu mi sei mancato > gli sussurro mentre mi chino su di lui per baciare la sua bocca.
Le sue mani stringono il mio sedere facendomi sussultare.
< Mmmh ho  ancora voglia di te > mi dice baciandomi.
< Veramente ci avevano interrotto e poi ho anch’io voglia di te > gli dico.
Riprendiamo a fare l’amore per gran parte della notte, come se il viaggio e il fuso orario non ci sono e la stanchezza non c’è. Eppure siamo consapevoli entrambe che alla fine la sentiremo tutta.
 
 
*Note Autrice*
 
Eccoci al capitolo di Parigi.
Finalmente i due innamorati sono nella città dell’amore! In questo capitolo o prima parte ho voluto raccontare del loro arrivo e della loro permanenza in albergo perché nei prossimi capitoli, la stanza la vedremo ben poco! Giusto se vanno a dormire.
Ammetto che questo capitolo è un pochino pervy. Non sono scesa in particolari (almeno me lo auguro) se no, più che pervy sarebbe stato porno. L’importante è che si sia capito che la bella coppia, si sia divertita nel modo in cui tutti gli innamorati da soli, senza terzi, si divertono.
Non sono molto brava nel descrivere dei luoghi ma spero di avervi dato un’idea dell’albergo in cui alloggiano.
Alla prossima
Frafra

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Capitolo 40
*** Bonne année ***


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Apro gli occhi svegliata dal sole che bussa sui miei occhi chiusi e impastati dal sonno. 
 
Mannaggia a me che ho dimenticato di chiudere le tende.
 
Jacob borbotta qualcosa d’incomprensibile e si mette un cuscino sulla faccia. 
Mi alzo e vado in bagno per lavarmi. Mi guardo allo specchio, la mia immagine riflessa non mi piace per niente, ho i capelli che sembrano un nido di api per quanto sono intrecciati, gli occhi appiccicosi e con le occhiaie e trucco del giorno prima colato tanto sembrare un panda. Soltanto una bella doccia può fare al caso mio.
Torno in camera ma le valigie non ci sono, le abbiamo lasciate in sala e, infatti, sono di là accanto al divano.
Apro la valigia gialla e prendo il necessario per la doccia.  Al vestito e a sistemare l’armadio ci penso dopo.
 
Torno in bagno e comincio a lavarmi. Mi insapono i capelli due volte e poi passo al corpo finito mi sciacquo ed esco dalla doccia.
< Tieni > - mi dice Jacob aprendomi il telo da bagno - < Potevi chiamarmi >.
< Dormivi così bene > gli rispondo avvolgendomi il telo addosso e dandogli un bacio. 
< Sai che il lupo è sempre sveglio > mi risponde ricambiando il bacio.
< Non mi è sembrato. Comunque pensavo a oggi... > gli dico mentre pettino i miei capelli bagnati.
< Anche io pensavo a oggi. Possiamo starcene qui tutto il giorno e poi usciamo stasera. > - mi dice sorridendo e aspetta una mia risposta - < È una magnifica idea non trovi? > 
< Stai scherzando mi auguro. Te lo dico io cosa faremo oggi. > - dico guardandolo seria e dritta negli occhi - < Faremo colazione e poi andiamo a fare una bella passeggiata per le vie francesi e... > mi interrompe.
< Non saliremo sulla torre Eiffel, lo so che muori dalla voglia di salire lì, sopra quel ammucchio di ferraglia. Ceneremo lì stasera > mi dice sorridendo.  Gli salto al collo riempiendo il suo viso di baci. 
< Io pensavo che... cioè le zie mi avevano detto che... oh insomma credevo che la torre fosse tutta prenotata! > dico mentre mi lavo i denti e lui fa lo stesso.
< Le tue zie mi hanno retto il gioco. Volevo che questa vacanza fosse speciale ed è stata proprio la bionda a consigliarmi di cenare sulla torre Eiffel.  Sapeva che ti sarebbe piaciuto molto > - mi dice. - < Per la mia principessa questo e altro > si mette in ginocchio. Lo guardo e non sapendo che dire mi limito a sorridere e a riempire il suo viso di baci. Mi prende in braccio e mi fa sedere sul marmo del lavandino continuando a baciarmi.
< Amore... fermo... io ho fame e vorrei mangiare > gli dico, lui mi guarda sbuffa ed entra in doccia. - < Lo so, non è carino da parte mia fermarti perché ti voglio, ma la fame vince >
 
Fare l’amore per gran parte della notte mi ha messo appetito e anche tanto.
 
Mentre lui si fa la doccia io, appendo nell'armadio i vestiti per la serata sperando che non si siano sgualciti. Fortunatamente no, la custodia in cui stanno gli ha protetti. Poi mi vesto con un jeans a sigaretta e un maglioncino lungo fino a metà coscia beige, in vita la cintura alta marrone e ai piedi degli stivaletti dello stesso colore. Entro in bagno per truccarmi un pochino mentre lui si asciuga i capelli con il phon.  Poi si veste con un jeans e una felpa blu con cappuccio. Prendiamo i cappotti, la borsa e usciamo dalla stanza. 
Facciamo colazione al bar dell'hotel con croissant con burro e miele e del tè caldo. 
 
Dopo che una delle addette alla reception ci ha spiegato la strada da fare per vedere luoghi e monumenti non troppo distanti dall’hotel, ma facili da raggiungere anche prendendo i mezzi pubblici. Muniti di mappa della città, siamo pronti per la nostra passeggiata. 
< Non ho voglia di prendere i mezzi pubblici se no, rischiamo di non tornare in tempo per cambiarci > gli dico.  La paura di non fare in tempo a prepararmi c’è e siccome questa è un’occasione speciale, non voglio farmi trovare impreparata.
< Che ne dici de i Champ de Mars? Sono qui vicino e ci rilassiamo > mi dice intrecciando la sua mano alla mia. 
< Va bene > gli dico.
Le Champ de Mars, non è altro che un immenso giardino pubblico, dove potersi rilassare. 
< Il parco prende il nome dal Dio Marte, il dio della guerra. E fu il Re Luigi XV a farlo costruire per esercitazioni militari >- dice Jacob leggendo il cartello affisso lì all'ingresso del parco con tutte le indicazioni. - < Poi nel corso degli anni, si sono svolti innumerevoli eventi importanti... >
< C’è scritto inoltre, che il giardino si trova sulle rive del Gauce, a nord-ovest c'è la torre Eiffel e a sud- est l'École militaire > dico leggendo anch’io il cartello.
< L'eco che ? > mi chiede.
< La scuola militare > gli dico.
< E tu, vorresti andare lì? > mi domanda guardandomi curioso. 
< Certo che no ma sarebbe carino poterla vedere ammesso e non concesso che si possa visitare in fondo sì.
Dice sia una delle prime scuole fondate e che Napoleone da giovane ci sia stato. > gli spiego. 
< Napoleone chi? Il cane de "gli aristogatti" > mi chiede ridendo.
< Scemo! > - gli dico dandogli una spintarella ridendo - < Napoleone Bonaparte! >
Camminiamo abbracciati per tutto il parco soffermandoci di tanto in tanto a scattare foto davanti alle fontane e a riposarci seduti su qualche panchina.
< Ho fame! Ed è anche ora di pranzo > se ne esce Jacob mentre io leggo sulla cartina qualche indicazione per un ristorante o un bistrot.
< In effetti, anch’io un pochino. Dai usciamo da qui e cerchiamo un bistrot > gli dico mentre mi alzo e cerco di tirarlo su ma lui mi tira a se.
< Prima un bacio > mi dice sorridendo e senza aspettare un mio cenno, le sue labbra sono sulle mie e la sua lingua chiede il permesso per entrare. Permesso accordato. 
 
Finalmente riusciamo a trovare un McDonald’s non troppo affollato. Presi i nostri panini, patatine e coca cola, ci sediamo a un tavolo vicino alla vetrata del fast food.
< E stasera ceneremo lì > dico indicando la torre Eiffel che si vede in lontana dalle vetrine del fast food.
< Sì e mangeremo cucina francese > mi dice sorridendo mentre beve la sua coca cola.
< Speriamo sia buona perché sarebbe un peccato festeggiare lì se poi il cibo non ci piace > dico mentre finisco le mie patatine fritte.
< Non pensarci adesso a come sarà il cibo.  Quello che conta è che ci divertiamo > mi dice mentre finisce di mangiare patatine e panino.
Finito di mangiare continuiamo la nostra passeggiata per le vie francesi ma senza comprare nulla, soltanto a guardare e a darci un’idea su cosa acquistare come souvenir.  Per gli acquisti c’è tempo.

A metà pomeriggio si torna in hotel per riposarsi un pochino e prepararsi.
 
Appena arrivati in camera Jacob, va in bagno, poi si distende sul divano, accende la TV su un canale sportivo.  Io vado nella stanza da letto e preparo il necessario per la serata. Metto sulla toletta il beauty-case con i trucchi, poi prendo dal cassetto l'intimo rosso che mi è stato regalato al mio compleanno da quelle pazze delle mie amiche, lo osservo adagiandolo sul letto. Vado in bagno e apro l'acqua per riempire la vasca.
 
Ho bisogno di farmi un bagno rilassante.
 
Sbircio dalla porta della stanza Jake dormire beatamente sul divano. Sorrido mentre prendo dall’armadio un plaid per coprirlo.
Mi avvicino a lui, abbasso di poco il volume del televisore, lo copro e gli do un piccolo e casto bacio sulla fronte.
< Kuk laule > gli sussurro dolcemente. Vedo le sue labbra distendersi in un sorriso.
 
Ritorno in bagno, mi spoglio dei miei vestiti ancora puliti che piego e poggio sul lavandino e in una busta di plastica ripongo l’intimo che, anche se pulito è tra le cose da lavare.  M’immergo nella vasca colma di acqua calda e bagnoschiuma alla fragranza di muschio bianco e comincio a insaponarmi i capelli.
Chiudo per un momento gli occhi e mi lascio cullare dal lieve movimento dell’acqua.
 
Dio come sto bene...
 
< Nessie... > - mi chiama Jake mentre con una mano mi accarezza un seno. Apro subito gli occhi - < Ha chiamato la reception e dicono che manca un qualcosa alla registrazione di ieri. Faccio subito. > annuisco.
< Quanto tempo sono qui dentro? > chiedo a Jake mentre guardo le mie mani e credo da molto a giudicare dalla pelle lessa dei polpastrelli.
< Da quando mi hai coperto e detto che mi ami > - afferma - < Io vado e torno > ed esce.
Tiro il tappo della vasca lasciando scorrere via la schiuma e apro l'acqua per sciacquarmi dopo di che esco dalla vasca e mi avvolgo al grande telo da bagno. Con un asciugamano da viso pulito mi faccio un turbante in testa e torno in camera. Mi siedo alla toletta e inizio a prepararmi per la serata. 
Prima cosa penso al trucco. Comincio applicando del fondotinta sulla mia pelle chiara e poi del fard.  Per gli occhi invece, uso due  ombretti uno color bronzo e l’altro dorato. Una leggera riga di eye-liner, e un velo di rimmel.  Sulle labbra del rossetto rosso.
 
 Metto gli orecchini a goccia rosso e oro bianco. 
 
Per una notte da mille e una notte... e questa si che è un'occasione speciale amore mio. 
 
Arrossisco appena vedendo la mia immagine riflessa allo specchio. Sto facendo una cosa normale, quando mi vesto e mi trucco ma ricordare il suo sguardo desideroso di vedermi il completino addosso e.. strapparmelo anche!
 
Nessie, frena i bollenti spiriti ora o a stasera non ci arrivi!
 
La porta della camera si apre e dei passi si avvicinano alla stanza da letto.
Il suo profumo di lupo m’invade le narici. Ne respiro un bel po’ mentre veloce mi copro con l’asciugamano umido e tolgo il turbante dalla testa.
< Tutto bene con la registrazione? > chiedo a Jacob non appena si affaccia alla porta della stanza da letto. 
< Si era solo una sciocchezza nulla di cui preoccuparsi. Vado a farmi la doccia > - mi dice mentre si toglie la maglia e i jeans - < Vedo che abbiamo indossato il completino rosso.. Posso vederlo? >
< No, lo vedrai stanotte dopo la cena. Ora fila a lavarti > gli rispondo mentre gli indico il bagno. 
< Ok vado a farmi bello per te > mi dice mentre si finisce di spogliarsi. 
Approfitto di lui in bagno per indossare il vestito da sera. Un abito lungo color rosso, con maniche e decolté trasparente. Un lungo spacco laterale sulla coscia destra. Cerco di tirare su la zip posta sulla schiena ma non riesco. Nel frattempo che aspetto l'unica persona in grado di aiutarmi, penso a quale acconciatura non troppo difficile e complicata potrei fare da sola.
 
< Last Christmas I gave you my heart. But... > canta Jacob uscendo dal bagno. 
< Io il tuo cuore l’ho ancora non l'ho buttato via > gli rispondo, anche se la canzone non fa così. 
La canzone dice “Lo scorso Natale ti ho donato il mio cuore. Ma il giorno successivo l’hai buttato via”.
< Non devi farlo mai, o io ne morirò. Lo sai? > mi dice mentre s’infila tranquillamente i boxer. 
< Non ne ho nessunissima intenzione di gettare via il tuo cuore. Perché tu, hai il mio > - gli dico guardandolo negli occhi e farli un lieve bacio sulle labbra - < Mi tireresti su la zip del vestito? Io non riesco. > 
< Lo sapevo che il bacio era solo una scusa > mi dice mentre mi gira e tira su con facilità la zip. 
< Grazie amore. > - lo ringrazio per poi entrare in bagno e pensare ai capelli - < Per tua informazione il bacio non era una scusa, la zip non riuscivo a tirarla su. >
< Ok. Amore perché nel mio vestito c'è una cravatta? Io non lo metto. > mi chiede vicino allo stipite della porta del bagno. Indossa i pantaloni e la camicia aperta.
< Perché è compresa nel vestito > dico mentre faccio un piccolo chignon basso e morbido, sorretto da un elastico nero ricoperto mollettine bianche. Lascio la frangetta e alcune ciocche, arricciate, ai lati del viso.
 
Jacob mi guarda senza dire nulla sorride e basta mentre finiamo di vestirci. Orecchini a goccia e un bracciale in oro bianco. Ai piedi, delle decolté nere con tacco alto. E per finire pochette dello stesso colore delle scarpe.  Jacob invece decide di non mettere la cravatta e a me, sta bene così. Prendiamo i nostri cappotti e usciamo.
 
< Che meraviglia! > esclamo davanti al simbolo di Parigi. Una torre di ferro alta 300 metri e illuminata a festa.
< È stupenda veramente. Dai mettiti qui che ti scatto una foto. > esclama meravigliato anche lui e mi scatta una foto davanti alla torre.
< Adesso tocca a te, mettiti là > gli dico un punto, dove nella foto posso prendere sia lui sia la torre mentre prendo dalle sue mani la macchina fotografica. Si mette in posa e click foto scattata.
< Adesso però... > dice prendendo la sua macchina fotografica.
< Selfie! > gli dico sorridendo. 
Ci facciamo due selfie prima di entrare nella torre. Uno, stretti in un abbraccio mentre le nostre labbra inizialmente si sfiorano per trasformarsi in un bacio tutt’altro che casto. Riusciamo a smettere solamente perché siamo in un luogo pubblico. Un altro, sempre abbracciati, guardiamo l'obiettivo e ridiamo felici. 
 
Le porte del ristorante sono ancora chiuse, segno che siamo arrivati con qualche minuto di anticipo. Mi accorgo che non siamo i soli, infatti, anche altre persone vestite eleganti aspettano di entrare.
< Amore, stasera è tutto perfetto > dico al mio Jake mentre lo abbraccio.
< Fammi pensare niente ronda... nessun cliente isterico... la mia donna è qui... si è tutto perfetto > dice Jake ricambiando il mio abbraccio.
< Ciao. Sapete dirmi che ore sono, per favore? > ci domanda una ragazza minuta dai capelli corti castani e due occhi verdi, in un abito corto nero con pailette e una giacca di pelliccia bianca.
< Ciao. Mancano cinque minuti alle venti > le rispondo cordialmente, guardando l’orologio sul polso di Jake.
< Anche voi americani? > ci domanda il ragazzo accanto alla ragazza. Un uomo sui trenta anni, dai i capelli corti biondi e gli occhi sul celeste/grigio.  Vestito con uno smoking nero.
< Sì. Piacere io sono Jacob e lei è Renesmee, mia moglie > risponde Jake.
< Piacere nostro noi siamo Dylan e Brenda > risponde il ragazzo che tiene stretta accanto a se la donna.
< Viaggio di nozze anche voi, immagino.. > chiede Brenda.
< No, siamo qui in vacanza soltanto. > rispondo io.
In quei pochi minuti di attesa, scopriamo che Brenda e Dylan abitano a New York, che si sono sposati il giorno di Natale e che alloggiano nello stesso nostro albergo.
 
Le porte si aprono e siamo accolti da due camerieri che invitano la clientela a prendere un aperitivo prima di salire in ascensore al ristorante.  Il bar non è molto grande contiene giusto una decina di tavolini con poltroncine color cioccolato al latte e un bancone nero laccato.
Nell’attesa di prendere l’ascensore beviamo un analcolico.
L'ascensore si apre al nostro piano percorriamo la strada con loro ammirando la piazza sotto di noi, anche se siamo al secondo piano. 
 
Arriviamo al ristorante di lusso e di un noto chef francese, un certo Alain Ducasse.
< Avete prenotato? > ci chiede il caposala non appena varchiamo la soglia del ristorante.
< Sì.  Un tavolo per due a nome Black > risponde Jacob. 
< Black tavolo 26 > dice il caposala guardando sul registro prenotazioni mentre un cameriere che l’ha raggiunto prende due menù e ci accompagna al nostro tavolo.
 
Il nostro tavolo è accanto alla vetrata da dove si vede una parte de "Champs-Elysées" illuminata da alcuni lampioni. Il cameriere sposta la mia sedia color cioccolato e mi sorride gentile. 
< I signori vogliono intanto ordinare da bere... > ci dice il cameriere dandoci due menù. 
< Certamente > - risponde Jake - < Dell'acqua minerale e del vino bianco. Non ce ne intendiamo di vini quindi mi affido a lei per il migliore >.
 Va bene > - dice il cameriere prendendo nota - < Con permesso > e se ne va. 
< Jake il vino? Tu sei matto non ne conosci nessuno e ti affidi a lui e se magari ce n'è da uno che fa schifo? > gli domando incredula ma divertita.
< Non credo... siamo in un ristorante non dico di lusso ma quasi e servire cose non buone... avrebbe già chiuso. Non pensi? > mi chiede.
Nel frattempo che il cameriere sceglie e ci porta il vino, noi guardiamo il menù. 
Ci sono due tipi di menù uno di carne e uno di pesce che non conosciamo poiché è cucina francese e da quello che è scritto sembrano anche abbastanza particolari, elaborati. Così nel dubbio ordiniamo entrambi, giusto un assaggio.
 
L’antipasto lo scegliamo di pesce. Ostriche.
Jacob prende la sua ostrica, ci spruzza un po’ di limone e la succhia mentre mi guarda fare la stessa cosa.
< Tieni > - mi dice Jake porgendomi l’ostrica appena preparata. Avvicino la mia bocca al mollusco e succhio chiudendo gli occhi. - < Peccato. Stiamo in un ristorante > mi sussurra con voce roca.
< Peccato. Possiamo sempre ordinarle in albergo... > gli sussurro a mia volta mentre preparo la sua ostrica.  Gli porgo la conchiglia e lui succhia il mollusco a occhi  chiusi. Io, non resisto mi alzo e lo bacio.
Sorride.
Per primo piatto ordiniamo delle omelette farcite con carne e formaggio.
Per secondo, io prendo del pesce mentre lui della carne.
Contorno insalata per entrambe.
Come dolce, un po’ particolare.
< I signori vogliono ordinare altro? > ci chiede il cameriere mentre toglie i nostri piattini vuoti dal tavolo.
< No, grazie stiamo apposto così. Può portarci il conto? > chiedo gentilmente.
< Certamente madame. > mi dice e se ne va. Torna poco dopo con il conto e un apparecchio per leggere le carte di credito. Jacob paga e andiamo via.
 
Chiediamo a un addetto alla sicurezza se possibile poter salire in cima alla torre e ci risponde di sì.
Prendiamo l’ascensore, che fa in un attimo a salire in alto.
Pochi turisti stanno ammirando Parigi dall’alto, per lo più famiglie con bambini piccoli che gridano il “diritto” di poter vedere anche loro lo spettacolo notturno. Ed hanno anche ragione Parigi da quassù è meravigliosa.
Con Jacob ci troviamo uno spazio solitario per gustare lo stupendo panorama di una delle città europee più romantiche al mondo.
< Parigi di notte vista da qui è qualcosa di stupendo e molto romantico. > dico sorridendo mentre osservo la città illuminata.
< E’ bellissima e non pensavo fosse così bella > mi dice abbracciandomi da dietro per baciare poi il mio collo. Un piccolo mugolio di piacere esce dalla mia bocca. Sorride e continua...
Con la coda dell’occhio e anche dal riflesso sul vetro vedo delle persone avvicinarsi.
< Sta arrivando gente > riesco a dirgli a malincuore.
< Non facciamo nulla di male... > mi dice continuando a baciarmi.
< Sono sotto l’effetto ostriche ed è meglio non rischiare in pubblico > affermo sorridendo. Scoppia a ridere.
< Ok meglio fermarsi qui. > mi dice ancora ridacchiando. Poi dalla tasca interna del suo giaccone tira fuori una busta da lettere color pergamena chiusa da un timbro in ceralacca rosso. - < Avevamo deciso che quest’anno il regalo ce lo saremmo scambiato qui a Parigi. Avrei voluto regalarti qualcosa di più che di questa semplice busta ma in valigia non sarebbe entrato e ai controlli rischiavo di farmi scoprire e così ti dono questa busta ma credimi dentro c’è tutto il mio amore. >
 
                                              Per la mia Principessa Renesmee
                                                          Kuk  Laule.
 
Apro la busta e dentro trovo una foto del parco divertimenti “Euro Disneyland Paris” con scritto 04.01.16. Per qualche minuto, resto senza parole. Mi viene da piangere per la felicità. Ho sempre desiderato andare in un parco divertimenti come Disneyland ma la mia crescita me lo impediva.
< Grazie amore mio questo è il più bel regalo che tu potessi farmi > gli dico buttandomi tra le sue braccia e baciandolo.
< Per la mia principessa questo e altro > mi risponde stringendomi a se.
< Adesso tocca a me.  Come ben sai, non stiamo a casa e il regalo che volevo farti era impossibile farlo salire su un aereo.  Così ho pensato a questo qui... Beh.. aprilo. > gli dico mentre dalla borsa prendo un piccolo pacchetto di cartone rosso. Lo prende e lo apre tirando fuori la cover per il suo cellulare personalizzata con un disegno fatto da me che raffigura lui e me abbracciati. 
< Bellissima, grazie! > mi ringrazia sorridendo per scoccarmi poi un bacio sulle labbra mentre con una mano mi stringe a se.
< Avevo pensato a un calendario da mettere in officina ma conoscendo quanto sei geloso ho evitato > gli dico scherzando, anche perché non lo avrei mai fatto.
< Molto geloso. La mia donna è solo mia > mi risponde.  
 
In piazza, proprio sotto la torre Eiffel c'è il concerto di capodanno passare per andare in albergo a brindare l'anno nuovo da soli è impossibile vista la marea di gente che c'è. 
< Potrei trasformarmi in lupo così passiamo > mi dice scherzando.
< Beh non sarebbe male sai? Almeno io posso far riposare i miei piedi distrutti da queste scarpe > gli rispondo scherzando anch’io. 
Un ragazzo lì ci dà una bottiglia di spumante e due calici e va via. Ci guardiamo in faccia increduli e scoppiamo poi a ridere. 
< 10... 9.. 8.. > si sente gridare dalla piazza.  Il conto alla rovescia è cominciato.
Jacob comincia ad aprire lo spumante.
< 3... 2.. 1.. 0.. > urliamo tutti assieme. Dylan e Brenda ci raggiungono con i loro bicchieri. Jacob stappa la bottiglia.
< Auguri! > gridiamo tutti mentre Jacob riempie i bicchieri a noi e ad altre persone accanto a noi che ridono e fanno gli auguri in francese.
 
Finito di brindare e svariati "Permesso" (in francese) con relative spallate dopo riusciamo a fatica, ad arrivare in hotel. 
< Buon anno! > ci saluta uno alla reception.
< Buon anno anche a lei > gli rispondiamo Jake ed io mentre andiamo verso gli ascensori.
< Finalmente soli e tranquilli... > gli dico mentre lo attiro a me per il bavero della giacca e lo bacio. 
Un bacio caldo, rovente, carico di desiderio, di voglia di noi. 
La sua mano sotto il vestito accarezza la mia gamba coperta dalla calza mentre la sua voglia preme sul mio inguine. Porta la mia gamba al suo fianco e fa poi lo stesso con l'altra mia gamba. Mi muovo appena per sistemarmi meglio.
< Mmm > mugola sulle mie labbra. 
La porta dell'ascensore si apre, non passa nessuno.
 
 E se passa, qualcuno non ha importanza vedo solo due innamorati che si amano.
 
In questa posizione raggiungiamo la nostra stanza. 
Apre la porta con me in braccio. Sul tavolo posiamo key card, pochette, cappotti strada facendo ci spogliamo lasciando ovunque le nostre cose. 
Coperti soltanto, dall’intimo raggiungiamo la camera. Lui indossa dei boxer rossi aderenti che il suo bel pacco fa fatica a restare lì dentro. 
< Il mio lupacchione > gli dico con voce sensuale mentre lo spingo sul letto e salgo a cavalcioni su di lui.
< La mia sexy principessa > mi dice sorridendo accarezzando le mie gambe.
< Soltanto tua > dico chinandomi in avanti verso le sue labbra. Le sue mani stringono il mio sedere. 
 
E in un attimo, tra baci e carezze ci ritroviamo nudi a fare l'amore.
 
*Note Autore*
 
Tutto quello che ho descritto su “Champ de Mars” (Campo di Marte), “L’École militaire” (Scuola militare) sono veri. Ho solamente un pochino inventato sul ristorante nella Torre Eiffel.
Renesmee non ha mai vissuto la sua infanzia come tutti i bambini per via della sua natura. Jacob che le regala una giornata a Disneyland non solo perché lei lo desiderava tanto ma perché lei è una bambina nel corpo di un’adulta ed è la sua principessa.
Il regalo di Renesmee a Jacob è stupido lo so ma per via del viaggio non sapevo davvero cosa potergli regalare.
Poi va beh è Capodanno e quale miglior festeggiamento se non una cena romantica sulla torre Eiffel e un bel dopo cena a base di amore?
Alla prossima
Frafra

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Capitolo 41
*** Principe & Principessa ***


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Ci svegliamo nudi nel letto con il sorriso sulle labbra.
< Buongiorno amore mio > lo saluto alzando la testa dal cuscino, gli do un bacio a fior di labbra e poi poggio la testa sul suo petto. Con l'orecchio ascolto il battito del suo cuore.
 
La mia musica preferita.
 
< Giorno a te principessa. Abbiamo dormito per tutta la mattina. Che vorresti fare oggi? > mi chiede accarezzando i miei capelli.
< Stare con te qui in camera al caldo e riempirti di baci > - gli rispondo. - < Ieri abbiamo fatto molto tardi... e la mia parte umana è stanchissima. E ho fame > il mio stomaco inizia a brontolare. Lui se la ride.
< Sapevo che avresti avuto fame e vista l’ora, ho fatto portare su dal bar qualche cosa da mangiare > mi dice.  Guardo l’orologio che segna le tre del pomeriggio.
< Bene > affermo mentre mi alzo dal letto per andare in bagno. E mi segue.
< Prima ho sentito mio padre. Ti salutano tutti e ti fanno gli auguri. > mi dice mentre si lava le mani. Annuisco.
< Dovrei chiamare a casa, giusto? > chiedo mentre passo il dischetto con il detergente per togliere la maschera di trucco dal mio viso. Annuisce mentre mi da un bacio sulla testa e con l’accappatoio addosso va in sala.
Finito di struccarmi e con addosso anch’io l’accappatoio lo raggiungo in sala, dove accendo il cellulare, aspetto che la linea si rassetti e poi telefono a mamma. Metto il vivavoce.
< Renesmee, tutto bene? > mi domanda non appena risponde.
< Ciao mamma, buon anno anche a te > le dico sarcastica. Jacob ride mentre morde un cornetto.
< Ciao ragazzi e buon anno. Tutto bene? > saluta e domanda mamma.
< Sì Bells, tutto bene. E lì tutto bene? > chiede Jacob.
< Sì tutto bene anche qui.  Ti è piaciuta la torre Eiffel? > mi domanda mamma mentre la sento sorridere.
< Oh mamma la vista da lassù è... unica, meravigliosa soprattutto di notte. Poi vedrai le foto.
< Tesoro ti devo lasciare che devo andare a caccia. Voi cosa visiterete oggi? > ci domanda.
< Visiteremo qualche posto qui in zona. > dice Jake serio mentre io lo guardo perplessa.
< Allora buona passeggiata e fate tante foto > ci saluta.
< Ciao e saluta tutti > diciamo in coro Jake ed io. Chiudo la chiamata e faccio per alzarmi.
< Dove vai? > - mi domanda Jake e senza dire niente mi prende in braccio - < Il posto che voglio rivedere è qui > mi porta in camera da letto.
< Beh... allora... > gli sussurro e lo bacio mentre in nostri accappatoi scivolano a terra...
 
Trascorriamo tutto il pomeriggio a fare l’amore, a scambiarci coccole, giocare a giochi stupidi che facevano nelle giornate di brutto tempo chiusi in casa Cullen, a organizzarci i restanti giorni parigini e di nuovo a fare l'amore.
 
Muniti di cartina stradale, tessera della metropolitana e informazioni su come arrivare a Notre Dame, siamo pronti a metterci in viaggio.
 
Arrivati davanti alla cattedrale Jacob da perfetto turista, si mette a scattare foto mentre io osservo dei bambini rincorrersi sulla piazza e una mamma chiamarli per nome. Dai nomi credo siano italiani.
Uno di loro due, il biondino, correndo e inciampando cade davanti a me. Lo aiuto ad alzarsi e lui mi dice qualcosa, non conosco la sua lingua così mi limito a sorridere e lui va dalla sua mamma.
< Il cartone non gli rende nemmeno un pochino. E' bellissima non trovi? > dico a Jake non appena ripone la macchina fotografica nella tasca del suo giubbotto.
< Magnifica! > mi risponde. 
 
Tenendoci per mano entriamo nella cattedrale che già da fuori si nota la sua maestosità in stile gotico, ma dentro è ancora più bella. Essendo una Chiesa, ha la sua acquasantiera di marmo all'entrata. Intingiamo appena le dita della mano nell'acqua benedetta e facciamo il segno della croce. 
In un leggio posto in un angolo dove spiega la storia e la struttura della Cattedrale.
< La cattedrale è composta di cinque navate. La navata maggiore è alta 32 m e larga 12 m. Alla fine della navata si trova il... > leggo ad alta voce anche a Jacob ma mi tira via.
< Ci sono anche altre persone che voglio leggere e non parlano americano, Ness... > - mi dice - < Godiamoci la visita senza star al leggere. Abbiamo gli opuscoli >
< Ok. Hai ragione > - gli sorrido e in punta di piedi gli bacio il naso. - < E’ storia e, potrebbe servirmi per gli esami > sorride scuotendo la testa e sospira.
 
Come se fosse vero... Per gli esami ho altro in mente.
 
Camminiamo lungo la navata.
< Quello è il Crocefisso di Napoleone III > dico indicandogli un crocefisso di bronzo poggiato su una colonna marmorea.
< E' bellissimo! > esclama Jake per poi scattare una foto.
Un prete si avvicina a noi e in francese ci dice che le foto non si possono fare, come è giusto che sia ma io gli rispondo che la macchina fotografica non ha il flash.
< Vieni andiamo a vedere il resto > gli sussurro per poi dargli le spalle e camminare verso la parte sinistra della Cattedrale. Cerco la sua mano, ma non la trovo e, infatti, mi giro e lo trovo in ginocchio ancora davanti all’altare ma girato verso di me.
< Jake che stai facendo lì in ginocchio? > gli chiedo.
< Sposami. > afferma sorridendo segno che non dice sul serio.
< Se mi fai bene la proposta, con tanto di anello... ti sposo anche subito > gli rispondo sorridendo.
< Allora aspetta ancora qualche anno > - mi dice rialzandosi - < E comunque sono inciampato a qualcosa > sorride mentre mi abbraccia.
< Non ne avevo dubbi > gli rispondo sorridendo e abbracciandolo a mia volta. Continuando così la visita alla Chiesa.
 
< Perché il cinque invece di tornare a casa, non ce ne andiamo a Las Vegas? > gli domando una volta usciti dalla Cattedrale. 
< Il matrimonio una volta tornati a casa non vale. E poi, vuoi fai restar male Alice? Per non parlare di tuo padre e di Rose, mi faranno a pezzettini > mi risponde.
 
In effetti, non è una bella cosa vedere due vampiri fare a pezzettini il mio lupo.
 
Scrollo la testa.
< In effetti, non è una bella cosa vederti a pezzettini. Sei stato tu a chiedermi di sposarti. Non negare > gli dico camminandogli vicino. 
< Non nego che voglio sposarti un giorno come non nego che avrei voluto tanto chiedertelo ma per ora non posso. Devi prima finire gli studi e poi dopo pensiamo al matrimonio principesco che desideri tanto. > mi dice guardandomi negli occhi per poi posare le sue labbra sulle mie.
< Il matrimonio principesco non m’interessa se pensi che ti abbia proposto Las Vegas. Comunque per me conta che davanti alterare ci sei tu. > gli dico e lo bacio a mia volta. 
 
Visitiamo altri posti vicino alla Cattedrale più, o meno importanti. Ovviamente un po’ di shopping non poteva mancare. Come detto all’inizio della vacanza, avremmo portato come souvenir a parenti e amici solamente delle calamite da Parigi, unica eccezione le piccole Quileute: Claire e Milly.
Camminiamo per la città, in mezzo ad artisti di strada soprattutto mimi che prendono “in giro” i passanti. Jacob se la ride ignaro che un mimo dietro di noi lo sta imitando. Quando se ne accorge, cominciano a burlarsi insieme ed io me la rido divertita di quei simpatici sketch tra il mio Jake e l’artista di strada. Con il cellulare faccio il filmino. Prima di andare via, mi faccio una foto con il mimo che mi fa il baciamano e poi un selfie tutti e tre assieme.
< Se un giorno, e spero di no, le cose all’officina vanno male, hai un futuro come mimo, sai? > gli dico seduti sulla metro diretta in albergo.
< Anche no. Le cose vanno bene per fortuna. Ammetto che mi sono divertito oggi a parte la caduta > dice massaggiandosi le ginocchia.
 
Una volta arrivati in albergo, e troppo stanchi per scendere giù al ristorante ordiniamo la cena in camera, dove la solita cameriera che si mangia con gli occhi il mio Jacob, ci serve.
 
Proprio lei doveva venire?
 
Ceniamo, ricordando la giornata trascorsa e quelle ancora da passare. Iniziamo a mettere qual cosina nelle valigie, ma giusto un po’ perché moriamo dal sonno.
 
< Nessie ti vuoi muovere? È mezz'ora che sei lì davanti a quello specchio. > brontola Jake per stare davanti allo specchio del bagno a finirmi di truccare. 
< Eccomi brontolone! > gli dico uscendo dal bagno.
< Andiamo il Louvre ci aspetta > mi dice prendendo i cappotti e aiutando me da vero gentleman. 
 
A così inizio il nostro tour parigino. 
Dopo una lunga fila all'entrata del museo. Lo giriamo in lungo e in largo fino ad arrivare a una delle opere più famose in tutto il museo.  Tutto il mondo viene per vedere lei, la Gioconda di Leonardo Da Vinci. Un piccolo dipinto ad olio su tavola di pioppo, grande 77cm x 53cm.
< Quel piccolo quadretto è la Gioconda? > mi chiede Jacob incredulo come lo sono anch'io.
< Pensavo che fosse più grande. Però dai è un bel dipinto. > gli rispondo. 
< Quello sì è bello, e non lo metto in dubbio.  È solo che in confronto al resto delle opere... > mi dice guardandosi attorno.
< La credevi più grande. Idem io > continuo la sua frase. 
 
Quattro ore dopo la visita al museo più famoso della Francia, ci fermiamo a mangiare qualcosa in un bistrot dopo di che riprendiamo il giro turistico per la città e vediamo posti all’incirca famosi in tutto il mondo.
Riesco a convincerlo, con un pochino di fatica, a fare un giro per negozi nel quartiere dedicato alla moda. 
< Voglio solo vedere i negozi, la mia è solo curiosità.  Non comprerò nulla > mi dice una volta usciti da un negozio con una busta in mano.
< Sembrava brutto entrare e non comprare niente. > - gli dico - < E poi dai, quel maglione ti sta benissimo e ti rende sexy > mi mordo il labbro con fare sensuale. Sorride.
< Ammetto che la gonna che hai preso, mi piace e non poco. Se poi la indosserai con quelle calze allora... > mi dice con voce roca mentre con una mano sul mio fianco mi attira a se.
 
Per tornare in hotel, invece di prendere i mezzi pubblici prendiamo il battello che ci fa fare un giro turistico per la Senna. Ovviamente foto e selfie non possono mancare.
< Mi sento come una principessa > gli dico mentre dal vetro guardo fuori e poggio la testa sulla sua spalla.
< Lo sei in realtà. Sei la mia principessa > mi dice accarezzandomi il viso.
< Il mio principe > gli dico per poi stringermi a lui e dargli un lieve e casto bacio sulle labbra.
 
Arriviamo in hotel nel tardo pomeriggio. Finiamo di preparare le valigie lasciando fuori solamente il necessario per il giorno dopo.  Come ieri, anche stasera cena in camera e a portare su le nostre ordinazioni è sempre la solita cameriera dall’occhio lungo. Anche stavolta, evito di fare o dire qualcosa mi limito a liquidarla con una mancia.
La nostra reazione di coccole a letto e poi a nanna domani ci attende Disneyland ed io sono emozionatissima!
 
La sveglia suona presto. La riabbasso e sto per rimettermi a dormire quando realizzo... Disneyland!
< Jacob, vuoi svegliarti! Topolino ci sta aspettando! > urlo contenta saltando in ginocchio sul letto per svegliarlo.
< Buongiorno principessa > mi dice mezzo assonnato ma divertito della mia reazione.
 
Due ore dopo siamo in auto, diretti al parco divertimenti firmato Disney. Abbiamo affittato un’automobile per il semplice fatto che usciti da lì, in tarda serata, oltre ad essere stanchi con noi avremmo avuto anche dei souvenir e portarli sul pullman o metro, sarebbe stato scomodo e conoscendo me... i gadget piccoli non sarebbero stati comprati.
< Ho fame > dico a Jacob mentre guida.
< Potevi far colazione prima, ora ti arrangi. E poi manca poco e siamo arrivati. > mi dice guardando davanti a se. 
< Mi dai il tuo braccio?  > chiedo. Subito dopo mi rendo conto delle mie parole e della mia scelta fatta un anno prima. Scelta cui non intendo rinunciare.
< Hai smesso di bere sangue ricordi? E poi siamo in mezzo ad altra gente. > mi risponde continuando a guidare stando attento al navigatore satellitare.
< Scusa mi è scappata. So bene della mia scelta cui non ho nessuna intenzione di rinunciare, ma volevo metterti alla prova. Sei stato bravo > rispondo giustificando anche la mia gaffe mentre guardo fuori. Annuisce.
< Secondo il navigatore manca poco a Disneyland, quando saremo lì, andremo subito al bar perché io ho sete > mi risponde sorridendomi. 
Il viaggio è durato all'incirca un'ora per via del traffico a rilento da far credere che ci sia stato un incidente grave e invece no, lavori in corso.
Scesa dalla macchina Jacob deve chiudermi la bocca per la meraviglia che si presenta ai miei occhi, in altre parole il castello Disney si nota già dal parcheggio. 
 
Ci mettiamo in fila per il biglietto e non appena la ragazza al botteghino ci dà il via libera trascino Jake oltre il cancello e siamo accolti da Topolino e Minnie, Pippo, Paperino e Paperina ed io saltello felice come una bambina. Jacob sorride e scatta foto di me accanto a loro. 
Dopo le foto Jake mi porta nel primo bar che incontriamo a fare colazione. “Il cappellaio matto” così si chiama.  Il locale è uguale identico all’abitazione del cappellaio matto che incontra, Alice nel paese delle meraviglie. Cartone che avrò visto milioni di volte.
< Non puoi cominciare a girare il parco se prima non mangi qualcosa. > mi dice mentre mi mette in mano una merendina bella sostanziosa. 
< Va bene papà > gli dico prendendolo in giro mentre mi guardo attorno meravigliata.
 
Tra giostre di ogni tipo, spettacoli e incontri con i personaggi Disney, il tempo passa velocemente e anche troppo in fretta. Avendo soltanto un giorno, non siamo riusciti a visitare tutto il parco poiché enorme.
< Perché non hai prenotato due giorni e una notte qui? > lo rimprovero mentre saliamo in auto.
< Non ci ho pensato e ti chiedo scusa. Mi perdoni? > mi bacia dolcemente le labbra.  Le mie mani, intorno al suo collo e le mie labbra sulle sua, approfondiscono il bacio.
< Perdonato > sussurro prendendo fiato.
 
Torniamo in hotel stanchi, felici e carichi di gadget firmati Disney. 
Prima di metterci sotto le coperte e dormire, finiamo di preparare le valigie.
 
 
La vacanza è finita lunedì si riprende la solita e noiosa vita a Forks. 
Jake ed io siano in macchina con i miei, ci sono venuti a prendere. 
Mentre Jacob racconta la vacanza, con l'auto siamo entrati a Forks. 
< Papà fermati un secondo, devo fare una cosa urgente. > - dico improvvisamente. Papà ferma la macchina - < Jake, tu vieni con me >
< Perché? > mi chiede.
< Devo fare una cosa e mi servi tu. > gli rispondo mentre scendo dalla macchina e lo stesso fa lui, sbuffando.
Lo so è stanco, dieci ore e venti minuti di volo non sono certo una passeggiata, per quanto uno sull’aereo si può alzare e andare in bagno e sonnecchiare sulle poltrone comode, direi ma più di quello non è concesso fare. Se poi ci mettiamo che ci siamo svegliati presto.
 
Entro in un ufficio postale e mi reco direttamente allo sportello libero.
< Pomeriggio, mi dica? > domanda il signore dietro lo sportello.
< Dovrei spedire una lettera con raccomandata > dico mostrando una busta giallina.
 
                                            Hoquiam University State
                                        Primary Education Science
 
Jacob legge il destinatario e mi sorride felice.  Ricambio il suo sorriso e pago la spedizione.
< E così Hoquiam... > mi dice mentre usciamo dalla posta. Annuisco. - < Cominciavo a pensare che avevi rinunciato all’Università >
< So di aver tenuto tutti all’oscuro ma l’ho fatto per scaramanzia > dico salendo in macchina.
< Oh lo hai fatto per non stare troppo lontana da Jake? > chiede mamma.
< Anche per questo. Se fossi andata in qualunque università degli Stati Uniti, le materie da studiare, sono le stesse. Tanto vale che resto vicino a casa. > rispondo con logica.
 
*Note Autrice*
 
Chiedo scusa per i ritardo ma pensavo di non metterci così tanto tempo nel correggere il capitolo, ma purtroppo tra casini e altri, ho dovuto spesso rimandare la stesura e mi scuso anche se il capitolo non è molto lungo. Ho cercato di raccontare i giorni restanti di vacanza. La visita a Notre Dame e al museo del Louvre, non potevo non metterle.  Su Disneyland, chiedo scusa se non ho approfondito  di più sulle giostre o altre attrazioni ma non ci sono mai stata e quindi non potevo descrivere troppo, ho credo, di aver descritto  grosso modo quello che c’è e che tramite le pubblicità fanno vedere (i personaggi Disney).
Lo so vi aspettavate che la proposta di Jacob, fosse seria ma non è ancora arrivato il momento giusto per chiederle di sposarla. Anche se ammetto, una proposta fatta in una Chiesa famosa e per di più, nella città dell’amore, ha di romantico.
Alla prossima
Frafra

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Capitolo 42
*** Passato, Presente e Futuro ***


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È trascorso un mese da quando ho spedito la lettera di ammissione all'università ma ancora nessuna risposta. 
 
E se non mi hanno preso perché ho sbagliato un requisito, o magari non mi ritengono idonea? Che farò per tutto l'anno?
 
< Puoi sempre venire in Alaska con noi e iscriverti all'università con tua madre e me. > dice papà divertito appoggiato allo stipite della porta di camera mia. Dopo il mio diploma a giugno, la mia famiglia cambia città. È stata troppo tempo qui a Forks e la gente comincia a domandarsi il perché i Cullen non invecchiano mai. 
< Non lascio Jacob qui alla riserva, ne abbiamo già discusso. Lo sai che odio quando origli i miei pensieri > gli rispondo. 
< Non lo faccio apposta, lo sai bene. Smettila con questa storia del "e se non mi hanno preso?" Sono giorni che pensi solo a questo, rilassati. Andrà tutto bene > - mi dice sorridendo papà - < La mia piccola mostriciattolo che non viene presa? È impossibile. > mi stringe a se stampandomi un bacio sulla fronte. 
< Lo so papà, ma non posso farci nulla se sto in ansia > gli rispondo restando stretta a lui, al mio papà che nonostante i suoi "no" ingiusti, per me, mi ha fatto crescere. Non ci abbracciamo molto spesso senza che la situazione lo richiede come appunto adesso in questo istante. 
 
Sto aiutando Billy, il vecchio Quil a sistemare la sala riunioni della tribù assieme a me ci sono Kim ed Emily. 
Sto sistemando una libreria, quando mi cade sui piedi un album di fotografie in bianco e nero di alcuni matrimoni Quileute. Lo sfoglio curiosa e stupita da quelle immagini che seppur vecchie, sembrino vive perché raccontano una tradizione che con il tempo si è andata perduta.
< Così erano i matrimoni Quileute. > mi dice Billy notandomi seduta in un angolo a sfogliare l'album.
< Stavo pulendo quando mi è caduto sul piede... > rispondo colta di sorpresa a Billy che ridacchia.
< Non devi giustificati. Una pausa ti fa bene > mi dice sorridendo. 
< Grazie. Devono essere stati belli > gli dico alzando lo sguardo da una foto di due sposi che si tengono per mano e una terza persona lega loro le mani unite.
< Quelli sono i miei genitori. Mio padre William Black, e mia madre Judith Peterson. Peccato che una bella tradizione così, sia andata persa ma i tempi cambiano... > mi spiega. 
< Già il tempo passa e le tradizioni si perdono e questo è un vero peccato > dico chiudendo l'album per rimetterlo al suo posto. Riprendendo poi a pulire finché Jake non stacca dal lavoro e mi porta a casa perché lui ha la ronda di notte.
 
Prima di riaccompagnare me a casa, passeggiamo sulla spiaggia tenendoci per mano e raccontandoci a vicenda la nostra giornata. In officina le cose vanno bene e ne sono contenta, hanno già assunto qualcuno che gli aiuta e che non è un lupo. 
 
< Ragazzi ben arrivati > - ci saluta zia Rose tutta felice. E senza farci ricambiare mi porge una busta - < È arrivata oggi. Aprila! >
 
                                                         Hoquiam University State
                                                         Primary Education Science
 
Leggo e con un sorriso un po' incerto e tanta paura apro la busta e la leggo in silenzio. Guardo Jacob, la zia Rose e la mia famiglia.
< Mi hanno preso! Andrò a Hoquiam! > grido felice abbracciando tutti i presenti.
 
Ho deciso di rinunciare alla festa di primavera scolastica per andare al colloquio e vedere l'università. Con me c’è Jacob, che si è preso mezza giornata libera, e i miei genitori che la zia Alice con un trucco da far invidia a Hollywood li ha invecchiati di 20 anni. 
< Bella ora sì che sembri mia suocera > - afferma scherzando Jacob non appena vede mia madre. - < Anche tu Edward, non sei male ti fa più.. >
< Suocero? > intervengo io.
< Non direi più adatto alla sua reale età. Senza offesa. > mi risponde Jake scherzando. Tutti a ridere.
< Spiritoso il ragazzo. > - dice papà con un mezzo sorriso. Non se le è presa, sa che Jacob scherza. - < Su dai montate in macchina che si parte >.
 
Per il breve tragitto in macchina vengo sgridata e sequestrata del cellulare solamente perché cerco informazioni sull'università che sto per andare a vedere e che da settembre frequenterò i corsi. 
< Basta Renesmee! Stai facendo venire il mal di testa a tutti, anche a tuo padre e me, che in pratica non dovremmo averlo. > mi sgrida mamma.
< Ok va bene. Non é colpa mia se cerco di informarmi > borbotto e mi appoggio a Jacob. 
 
Arrivati all'università e dopo aver parcheggiato, raggiungiamo il gruppo dei nuovi iscritti. Sono tanti, di entrambe i sessi, anche se da quello che riesco a capire la maggioranza, sono femmine. Quasi tutti accompagnati dai genitori.
Faccio conoscenza con alcuni di loro mentre aspettiamo la guida per tutta l'università. 
< Quel tipo lì non mi piace... > - mi dice Jacob a bassa voce mentre mi tiene per un fianco - < Ti sta fissando troppo per i miei gusti >.
< E non ha pensieri simpatici verso mia figlia > interviene mio padre. 
< Papà e Jacob la smettete? Non mi frega niente se mi guardano o se mi pensano svestita, perché so come difendermi. Sono pur sempre mezza vampira > dico sorridendo. 
< Che ha fatto la scelta di essere umana. E sa benissimo che siamo vegetariani > dice mamma a mo di rimprovero. 
< Lo so e, infatti, non intendevo mordere... Ho pur sempre la forza di un vampiro no? > rispondo con ovvietà. Facendo spallucce.
Il ragazzo che ci fa da guida per tutto l'edificio, avrà sì e no trentacinque anni. Capello corto biondo, occhi verdi e un sorriso che vuole dire “Sono figo lo so”.
Che tutte le femmine presenti sospirano innamorate. 
 
Patetiche!


< Salve io sono Adam e vi porterò in giro per l'università. Vedo che siete in tanti... Bene > dice la guida. 
Adam ci mostra le varie aule e laboratori che nel corso degli anni potrei frequentare, anche se non so ancora che tipo di materie devo studiare.
 
Appena mi è possibile prendo la brochure della mia facoltà di studio. Tranquillo papà, non in macchina.
 
< Questa è la mensa universitaria, affianco c'è un bar. Anche il campus, che tra poco vedremo, ha una mensa e un bar che ovviamente sono utilizzate di sera quando i corsi finiscono. > spiega Adam. 
Vediamo inoltre il campus che comprende la biblioteca enorme e immensa, i dormitori maschili e femminili che però vietato l'accesso ai non studenti. Campi da tennis, palestra e piscina. La mensa e il bar. 
< Una domanda ma la palestra può essere usarla anche chi non dorme qui? > chiede una ragazza. 
< Certo! Piscina, palestra, campi da tennis sono accessibili a tutti voi studenti residenti o meno. Basta possedere la tessera universitaria che potrete farla a settembre > spiega Adam. 
Terminiamo il giro turistico con l'ufficio del preside e la segreteria. 
 
In auto verso casa do uno sguardo al foglio con le materie che dovrò studiare.
< Tranquilli voglio solo vedere non mi metto a studiarle > - dico dando una veloce occhiata - < E non sono per niente facili. >
 
É domenica. Sono a casa di Jacob che sistemo un po' delle mie cose, in vista del mio trasferimento qui a casa sua. Lui, è a pulire assieme a Billy il garage. Dice che è pieno di cose ormai rotte che non si possono aggiustare e vuole renderlo per quanto possibile abitabile. Finito di sistemare mi reco in cucina a preparare il pranzo, con noi tre ci sono anche Rachel e Paul.
 
< Mmmh che buon profumino > - mi dice Jacob entrando in cucina e baciandomi il collo scoperto - < È da quando ti sei alzata che sorridi. Il pensiero di dover convivere ti mette allegria... >
< Stamattina mi sono svegliata con la sensazione che oggi accadrà qualcosa di bello > gli dico per girarmi a mia volta e baciarlo dolcemente. 
 
Siamo a tavola che mangiamo il dolce.
< Papà, Jacob e Renesmee. > - richiama Rachel la nostra attenzione mentre Paul sorride sornione - < Aspetto un bambino >
< Oddio Rach sono strafelice per voi > dico mentre mi alzo dalla sedia e abbraccio moglie e marito.
< Diventerò nonno per la seconda volta. Che bella notizia > dice Billy ancora incredulo. Appena realizza la sua bocca, si stende in sorriso luminoso e con essa anche gli occhi.
< Auguri sorellina! > - le dice Jake sorridendo poi si avvicina a Paul e gli dà una pacca - < Grazie di farmi diventare zio per la seconda volta > sorride. 
Mentre i maschi riprendono a pulire il garage, Rachel ed io mettiamo in ordine la cucina.
< Jacob è deciso a mettere in ordine quel garage a quanto vedo. > dice Rach mentre asciuga i piatti. Annuisco.
< Già, lo vuole rendere abitabile... > gli dico pensierosa.
< Non sei contenta? >mi domanda.
< Sono contenta di questo è solo che non pensavo volesse affrettare le cose > - le rispondo. Mi guarda senza capire - < Vedi tempo fa, lui mi ha parlato del suo progetto di trasformare il garage in un piccolo appartamento per noi due. Il progetto non è male, solo che non voglio affrettare i tempi. Non so ancora se troverò un lavoro, se potrò farlo diventare papà.  >
< Non hai ancora chiesto a tuo nonno? > mi domanda.
< Non ancora preferisco dopo gli esami > rispondo.
< Fai bene ad aspettare. Meglio, prima di concentrarsi concentrarsi sullo studio e poi sei più libera di pensarci  > mi risponde.
 
*Note Autrice*
 
Capitolo di passaggio. 
Passato. Renesmee che sfoglia l'album dei matrimoni Quileute.
Presente. L'arrivo della lettera da parte della Hoquiam University State e della sua visita.
Futuro. La notizia della gravidanza di Rachel (solo accennata) e dell' imminente trasferimento di Nessie in casa Black.
Spero di essere stata chiara. Spero di essere riuscita a farvi sorridere ed emozionare, com’è successo a me.
Al prossimo 
Frafra

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Capitolo 43
*** Arrivederci Cullen ***


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< Nessie la limousine è arrivata! Alice hai finito di truccarla? > chiede papà bussando alla porta chiusa. 
< Si è pronta. > - risponde la zia. Poi guarda me - < Aspetta qui. > e scompare. 
In piedi davanti allo specchio mentre ammiro il mio vestito nero lungo e dalla scollatura vertiginosa sulla schiena, entra Jacob.
< Alice mi ha detto che dovevo venirti a prendere io. Sei… > - mi dice avvicinandosi a me - < Sei... La mia principessa  > è rimasto senza parole. Sorrido.
< Sei mio bellissimo principe. > gli dico mentre lo stringo a me.
Scendiamo giù al piano di sotto, dove ci aspetta la mia famiglia pronta con la macchina fotografica a scattarci le foto.
< Mi raccomando Jake tienila lontano dai guai > gli dice papà mentre saliamo sulla limousine bianca affittata proprio per l'occasione.
< Tranquillo Edward appena vedo guai la porto via. > gli risponde Jacob. Papà è convinto che alla festa scorrano fiumi di alcol e che i ragazzi faranno a botte. Insomma cose che succedono nei film.
 
Saliamo sulla limousine diretta a prendere Suzie e Matt. Poi passiamo a pendere Jenna e Vin, e per ultimi Lily con Embry. Mentre la limousine si dirige verso un ristorante a Port Angeles per cenare, parliamo di tutto degli esami come crediamo, sono andati, di cosa faremo a settembre ma soprattutto cosa faremo durante l'estate e noi ragazze abbiamo ci siamo organizzate per andare al mare mentre i nostri uomini passeranno l'estate a lavorare. Matt, non andrà al college e andrà a lavorare come commesso nel negozio degli zii. Vin, ha trovato lavoro al negozio di souvenir di Tiffany e sostituisce Lily che purtroppo per lei l'estate sarà corta perché andrà a studiare a Boston quindi preferisce trascorrere le vacanze con Embry almeno finché può. Jenna e Suzie alla fine sono state prese a Seattle.
 
Arriviamo al ristorante sul mare, ma non è quello mio e di Jake. È un altro ma bello ed elegante lo stesso.
< Non era meglio un fast food? > domanda Vin, mentre ci sediamo al tavolo sulla terrazza.
< Vestite così... > - dice Embry indicando noi ragazze - < Volevi portarle a mangiare un hamburger. Ti avrebbero ucciso >
< Ha ragione Embry. Pensa che questa cosa non la dovremo più ripetere. Con questa cravatta sto soffocando! > dice Matt.
< Non dirlo a me che con questo papillon mi sembrò stupido > dice Jacob. 
< In effetti, stai meglio senza > affermo mentre allungo il braccio dietro di lui e con un gesto veloce della mano, sgancio il ferretto che lo tiene chiuso.
 
Dopo aver ordinato la nostra cena, tutte cose leggere e veloci in modo da poter andare alla festa a stomaco né vuoto né pieno riprendiamo a parlare di tante altre cose stupide. Fino a quando il cameriere non arriva con un vassoio di ostriche. Nessuno le aveva ordinate ma guardo Jacob che ride sotto i baffi e capisco tutto.
Divento rossa al solo pensare alla cena di Capodanno...
< Se vuoi, t’imbocco io... > mi sussurra all'orecchio e con voce roca Jake.
< Se eravamo da soli volentieri anzi, le avremmo mangiate in albergo... > gli rispondo sussurrando all'orecchio.
< Quasi... quasi... molliamo tutto e ce ne andiamo in albergo > mi risponde all’orecchio.
< Sarebbe bello ma... no > rispondo a mia volta sorridendo.
< Ehi piccioncini, avete finito di tubare in pubblico? > ci dice Embry ridacchiando. 
< Non stavamo tubando. Ricordavo alla mia mogliettina quanto sono buone le ostriche siccome è da gennaio che non le mangiamo > gli risponde Jacob, beccandosi da me un cazzotto sulla spalla come ammonimento. 
 
La festa è stata allestita in una sala lì vicina, a pochi metri dal ristorante. Infatti, la raggiungiamo a piedi.
Appena arriviamo alcune compagne "le pettegole”, si avvicinano cominciando a fare complimenti su come siamo vestite.
< Che peccato non vederci più... Le nostre strade si separano. Però abbiamo passato degli anni stupendi tutte noi... > dice la pettegola numero uno.
< Anni stupendi hai ragione. > le risponde Jenna.
Le sue parole mi sanno di bruciato. Per due anni, non ci siamo mai potute vedere e con le altre tre è stata la stessa cosa.
< Tu, Cullen a che college vai? > mi chiede la pettegola numero due. Pettegola che oltre al non andare al college perché ha già un lavoro nell'azienda del padre qui a Port Angeles, ha messo gli occhi su Jacob.
< A Hoquiam. Sai, dista poco da qui che farò la pendolare. > le rispondo tenendo le dita della mano intrecciate con quella di Jake. 
< Ah! > esclama e senza dire altro va via assieme alle altre tre pettegole. 
 
La festa prosegue bene, tra balli, risa, cibo, premiazioni, foto di gruppo o singole e firme sull’annuario scolastico. 
< Sono le due. Ragazze che ne dite se ce ne andiamo? > chiede Embry a Lily e a me. 
< Direi che per me va bene > risponde Lily e mi guarda cercando il mio consenso che non tarda ad arrivare.
Sono stanca della festa e ho voglia delle coccole del mio lupo. 
 
Salutiamo tutti e poi in limousine ci facciamo accompagnare all'hotel che avevo prenotato.
< Salve prenotato a nome? >chiede la receptionist.
< Cullen > dico mentre tutti e quattro diamo i nostri documenti.
< Ok. Lukas accompagna i ragazzi alla loro suite > dice la receptionist a un facchino. 
Prendiamo l'ascensore e arriviamo all'ultimo piano, proseguiamo fino a un lungo corridoio dal parquet rosso, le pareti di un giallo chiaro, rovinato di tanto in tanto. Fino ad arrivare a una porta  a doppio battente in legno chiaro con attaccate in numeri d’orati 568.
 
Lukas, prende la chiave e apre la porta facendoci entrare.
< Se avete bisogno di qualcosa... non esitate a chiamare > dice Lukas consegnando la chiave a Jacob e prendendosi la mancia. Sorride e va via.
 Lily ed io restiamo a bocca aperta, è una suite doppia ovvero ci sono due stanze da letto entrambe matrimoniali, distanti una d’altra. Davanti a noi c'è un bel salotto abitabile e accanto ad uno piccolo ma non tanto, angolo cottura che a noi non serve.
 
I ragazzi, senza preavviso ci prendono in braccio a mo di sposa portandoci ognuno in una stanza.
< A più tardi! > diciamo insieme Lily ed io ridendo.
 
< Finalmente sei tutta per me... > mi dice Jacob mentre chiude la porta a chiave. 
< Non ne potevo più di questo vestito > gli dico mentre lo faccio scivolare ai miei piedi restando soltanto con un misero slip nero di pizzo trasparente e le auto reggenti. 
< Mi vuoi morto... > dice avvicinandosi al letto e sbottonandosi i pantaloni.
< No, ti voglio vivo. > gli dico sorridendo mentre gli tolgo la camicia che scivola a terra assieme alla sua giacca e al mio vestito.
Mi bacia mentre mi butta sul letto. Tra le stoffe dei nostri intimi riesco a sentire la sua voglia che poi è anche la mia.
Abbiamo troppa fretta e voglia di essere una persona sola. Le autoreggenti nel tirarle via, si rompono ma non ce ne importa nulla.
E anche l’ultimo pezzo di  stoffa scivola via.
< Posso farne a meno... > - gli dico riferendomi alle autoreggenti strappate - < Di te, invece no > mi avvicino alle sue labbra e lo bacio con trasporto sedendomi a cavalcioni sulle sue gambe mentre i nostri sessi si incontrano e con una piccola spinta di bacino diventiamo una cosa sola.
 
È pomeriggio quando apro gli occhi accanto a Jacob, che ancora dorme. Mi alzo per prendere il cellulare di Jake perché la borsa io l'ho lasciata in soggiorno e sono nuda.
< Amore vieni a letto dai > mi dice Jacob ancora addormentato. 
< Prendo il tuo telefono e arrivo > dico mentre mi piego in avanti per raccogliere la giacca da terra.
< Mmm che, bel panorama... > - mi dice - < Resta lì che vengo ad aiutarti > lo sento alzarsi. Non dico nulla resto ferma, piegata, muovo il sedere. In un attimo è dietro di me e rifacciamo l'amore.
 
Sono ormai le sei del pomeriggio, quando dopo una bella doccia e stavolta separati, ci rivestiamo.
Scendiamo al bar dell’hotel a mangiare qualcosa poiché siamo a digiuno dalla sera prima. Tutti gli sguardi curiosi delle persone sono rivolti a noi e anche qualche borbottio, a dir la verità. Incuranti di tutto ci sediamo a un tavolino e mangiamo.
 
< Embry una bella corsetta per smaltire la merenda che ne dici? > gli chiede Jacob.
< Direi di sì che è l'ideale è così nessuno guarda le gambe della mia donna > risponde Embry tendo stretta a se Lily che arrossisce. Il vestito di Lily ha un bello spacco laterale. 
 
 Una volta entrati nel bosco, i due lupi cominciano a togliersi la giacca, la camicia e le scarpe. E poi loro vanno dietro a un albero a trasformarsi.
Lego la camicia di Jake alla vita m’infilo la sua giacca arrotolando le maniche fino ai gomiti. Lo stesso fa Lily con i vestiti di Embry.
< Tieni Lily mettici le scarpe > - le dico passandole una busta di plastica - < Avevo messo in conto che per tornare a casa non avremmo avuto la macchina e che con loro due, prendere i mezzi pubblici sarebbe stato fuori discussione e poi > mi interrompe Lily.
< Cavalcate un lupo non è da tutte. È da ragazza lupo! > afferma Lily scoppiando a ridere mentre i nostri lupi sono in attesa di noi.
< Questo è parlare sorella! > le dico battendo il cinque. I lupi ci guardano e scrollano la testa.
Nella busta assieme alle scarpe di Jake ci metto anche i miei sandali tacco dodici. Vedo che anche Lily m’imita. Anche lei ha sandali tacco dodici. 
Aiuto Lily a salire su Embry e poi con agilità salgo sul mio Jacob.
Correndo arriviamo alla riserva, dove Embry prende la sua auto e riporta a casa Lily. Jacob ed io invece stiamo già a casa. O meglio tra meno di una settimana, dopo la consegna del diploma, la mia famiglia si trasferisce in Alaska. All'idea di non vederli più in giro per la casa, mi dispiace ma è giusto così alla fine il distacco da loro sarebbe avvenuto comunque.
 
< Ciao ragazzi. Tutto bene il ballo ieri? > chiede Billy seduto in veranda mentre sgranocchia un panino. 
< Ciao pà. Sì tutto bene. Un po' noiosa a un certo punto ma nell'insieme non male > gli risponde Jacob facendo spallucce.
< Ciak Billy. È stata una bella festa. Abbiamo ballato, mangiato e le solite cose che si fanno a una festa scolastica. > gli rispondo.
< Mi fa piacere che ti sei divertita. Infondo era la tua festa. > - mi dice Billy sorridendo e dal tono rimprovera il figlio - < Fatti un po' vedere meglio? Bel vestito. >
< Grazie > lo ringrazio ed entro in casa a cambiarmi. Jacob resta a parlare con il padre.  
 
Siamo in moto diretti all'ospedale di Forks. Nonno Carlisle, ha il turno di notte così ne approfitto per andargli a parlare sulla questione che per parecchio tempo ho evitato, ma ora credo sia arrivato il momento di affrontare e risolvere una volta per tutti i nostri dubbi e paure.  La mia angoscia è la stessa di Jacob.
Certo l’idea di un figlio, lo ammetto mi spaventa, non mi sento pronta ad averne uno adesso, devo iniziare, tra pochi mesi l’università ma non posso escludere una possibilità di diventare mamma poiché dopo il mio diploma mi trasferisco a casa sua.
 
< Il dottor Cullen è libero? > chiedo all'infermiera seduta dietro al bancone del reparto chirurgia.
< Si è arrivato poco fa e ancora non ha cominciato il giro delle visite. Ve lo chiamo? > ci domanda l'infermiera mentre la sua collega osserva con troppa insistenza Jacob.
< No, grazie. Conosco la strada e lui ci sta aspettando. > le dico sorridendo ma dentro di me sono tesa come una corda di violino.
Jacob se ne accorge e mi stringe la mano.
Busso e dopo aver aspettato il permesso, Jake ed io entriamo nel suo studio.
 
< Sapevo che alla fine questo giorno sarebbe arrivato > dice sorridendo nonno da dietro la sua scrivania.
< Sapevi? > gli domando e guardo Jacob. 
< Lui non c'entra niente. Ti ho sempre visitato fin da piccola, ti ho visto crescere > mi spiega e guarda anche lui Jacob come se tra loro ci fosse un tacito accordo.
 
Chissà perché credo che mi stia omettendo la parte in cui c'entra Jacob, ma va beh farò finta di nulla.
 
< Ecco... > - inizio a dire ma in realtà non so come iniziare il discorso, ho la testa in confusione - < Io ormai sono grande... > lo faccio sorridere. 
< Carlisle, ci piacerebbe costruire, un giorno, la nostra famiglia e ci domandavano se per lei ci sia la possibilità di diventare mamma. O se non deve subire trasformazioni com’è successo con Bella > dice Jacob. Senza giri di parole è arrivato al nocciolo della questione e lo ringrazio anche, perché io non ci sono riuscita.
 
< Renesmee, la tua parte umana è pronta ad accogliere una possibile gravidanza. La parte vampira è un pochino complessa.. > - mi dice nonno. Prende fiato, forse per cercare parole abbastanza comprensibili per Jake e me - < Sai che le vampire non possono avere figli poiché il loro corpo, non può mutare e la stessa cosa è per te, o meglio per la tua parte vampira. La tua struttura ossea, non può cambiare per far spazio al feto. Non voglio mettervi paura, sia chiaro perché come ho detto prima la tua parte umana, è predisposta a una possibile gravidanza >.
< La mia parte umana è pronta quella vampira no. Ho inteso giusto? > chiedo a voce bassa. Il pensiero di non poter dare un figlio nostro a Jacob mi rattrista.
< Mi sono espresso male, scusatemi. > - ci dice nonno facendo il giro della scrivania e venendo verso di me - < Qualora rimani incinta, la tua pancia e il tuo fisico non cambia, come avviene in tutte le donne. Non avrai il pancione, non camminerai a papera né tantomeno ti affaticherai, ma potrai diventare mamma >.
Guardo Jacob e sorridiamo felici. 
< E una volta portata a termine la gravidanza, non corro il rischio di dover diventare vampira, o peggio ancora... Morire > domando con un po' di timore. 
 
La mia più grande paura è proprio questa partorire e morire. 
 
< No, non corri questo rischio. Sei vampira questo sì, ma non hai il veleno. E poi Jacob é un essere umano, prima di tutto. È diventato lupo durante l'adolescenza. Stessa cosa succederà quando avrete un figlio > ci dice nonno sorridendo. 
Salutiamo ringraziando nonno e usciamo dall'ospedale.
< Che dici se mettiamo in cantiere un bel bambino tutto nostro? > mi dice Jacob mentre andiamo a prendere la moto per tornare a casa.
 
Anche lui è felice di poter diventare genitore.
 
< Dico che è presto ancora prima voglio finire gli studi. > - gli rispondo guardandolo negli occhi. - < Non escludo però che muoio dalla voglia di stringere un bambino tutto mio accanto al suo bel papà. > lo bacio.
 
Il giorno della consegna del diploma è arrivato, e con esso anche l’ultimo giorno a casa mia. Da stasera in poi casa Black diventa la mia casa.
Ultima doccia prima di scendere giù in cucina a fare colazione.
Messaggio del buongiorno a Jacob:
 
                                                                Buongiorno amore mio... <3
                                                    Ci vediamo a scuola e mi raccomando non tardare!
                                                                           Ti amo <3
 
Mi vesto indossando la gonna comprata a Parigi, una camicetta smanicata color blu e ai piedi  scarpe non troppo alte dello stesso colore.
Messaggio di Jacob:
 
                                                                  Buongiorno amore mio
                                                         Sì, ci vediamo a scuola e non tarderò.
                                           Non ho mai tardato a una tua cosa e non lo farò di certo ora. : )
                                                                                 Ti amo <3
 
Sorrido leggendolo e poi passo a sistemare i capelli. Li asciugo  appena, per non lasciarli troppo bagnati se no, mamma inizia con la sua solita solfa “sei mezza umana e potresti prenderti un raffreddore. Asciugati i capelli”.
Pronta scendo giù in cucina.
< Giorno > - saluto i miei entrando in cucina - < Mamma hai preparato troppa roba per me soltanto. Jacob ci raggiunge a scuola... >
< Lo so ma questa è l'ultima colazione che ti preparo e poi volevo coccolarti un pochino prima che andiamo di là, dove sicuro le tue zie ti rapiscono > mi dice mamma. Sorrido. 
< Per le coccole a mia figlia ci sono anch’io > dice papà entrando in casa. Dà prima un casto bacio a mamma e poi a me sulla fronte.  
Finito di fare colazione, con i miei mi avvio a casa Cullen. Come previsto da mamma, le zie mi “rapiscono” portandomi in camera della zia Alice per truccarmi leggermente.
Stranamente nessuna di noi parla, restiamo in silenzio. Ognuna persa nei propri pensieri.
Le vedo tristi, anche se fingono di non esserlo.
< Oggi, mi diplomo! > affermo felice.
< Già un traguardo signorina Cullen lo hai raggiunto. Tanti altri e belli ne arriveranno > mi dice la zia Rose.
< Certo Rose e il prossimo sarà il matrimonio > dice la zia Alice.
< Veramente il prossimo mio traguardo sarebbe la laurea... > - dico - < Il matrimonio, è ancora lontano. È nei miei progetti futuri questo sì, ma è presto ora. >
< Io, l’ho previsto e l’organizzazione è mia > afferma risoluta la zia Alice.
< Se mi sposerò, tra qualche anno, ho già in mente come e non è più quello che sognavo da piccola. > - dico - < Jacob non sa ancora nulla ed io non dirò nulla a nessuno. Quando sarà allora, parlerò >
< Antipatica! > mi dicono entrambe. Ridiamo.
Indosso la toga gialla della Forks High School con il dovuto cappellino e andiamo a scuola. 
 
< Un altro anno è finito e con esso i suoi alunni che hanno raggiunto la maturità. Alcuni di loro andranno al college, altri inizieranno a lavorare perché hanno studiato troppo in questi anni. Ciò non toglie che hanno mostrato impegno e dedizione.  Ringrazio tutti voi, insegnati, alunni e genitori di aver contribuito alle molteplici attività didattiche e ricreative al fine di un migliore sviluppo scolastico. > - dice il preside visibilmente commosso. Fa una pausa, prende fiato e riprende a parlare - < Potrei stare ore a elencarvi i benefici che l'istituto ha ricevuto da voi, ma rischierei di annoiarvi e oggi è un giorno di festa per tutti voi quindi passo la parola alla signorina Cullen per il suo discorso di fine anno > tra applausi dei miei compagni e quelli del pubblico, mi alzo e salgo sul palco sorridente, poggio sul leggio il foglio del mio discorso che so a memoria e tirando un bel respiro comincio a parlare.
< Ringrazio il preside e gli insegnanti per avermi dato la possibilità di fare il discorso a nome dei miei compagni, anche se non mi reputo la persona adatta in quanto ho solamente frequentato questa scuola per due anni e non dal primo anno come la maggior parte di loro. > - dico guardando i miei compagni seduti davanti a me. - < Ricordo bene il primo giorno che sono arrivata, ero nervosa, mi sentivo un’estranea venuta da chissà quale parte del mondo e non ero sicura di essere accettata per quello che ero. Ovvero una schiappa negli sport, o una cervellona nelle altre materie. > - dico ridacchiando e facendo sorride tutti - < Ho trovato degli amici che porterò sempre con me. Sono sicura che ognuno di voi cari amici, compagni di avventura perché questi anni sono stati un'avventura meravigliosa che nel futuro faremo tutti grandi cose. Ognuno di noi troverà la propria strada, non importa come essa sia se dritta o piena di curve, se asfaltata  o tortuosa, se facile o difficile, ma troverà la sua strada e la seguirà fino in fondo perché cosa che più conta è inseguire i nostri desideri senza dimenticare però chi siamo e da dove veniamo. > finisco il mio discorso guardo il preside e torno giù a sedermi al mio posto. 
< Grande Nessie > mi dice Stephen seduto accanto a me. 
È il momento della consegna dei diplomi. Il preside chiama tutti gli alunni in ordine alfabetico.  
< Susan  Jessica Albercorf > chiama il preside e Suzie si alza del suo posto e va a prendere il suo diploma, lo mostra vittoriosa mentre si alza un applauso. Torna a sedere e il preside chiama altri compagni che mostrano il proprio diploma mentre dalla platea applaudono. È arrivato il mio turno.
< Renesmee Carlie Cullen > mi chiama il preside. Mi alzo sorridendo, stringo la mano al preside mentre ottengo il diploma e lo mostro. Com’è successo ai miei compagni prima di me, ricevo anch’io degli applausi. Per la prima volta spostò lo sguardo oltre i miei compagni e vedo gli sguardi orgogliosi dei miei famigliari e degli amici. Sono tentata di scendere dal palco e correre ad abbracciare Jacob che mi sorride e con le labbra mima "Kuk Laule". Ricambio il sorriso e torno a sedere. 
< Lilian Evelyn Martin > chiama il preside. Mi giro per vederla alzarsi, poiché sta qualche fila dietro la mia, con un sorriso e un pollice in alto, va verso il palco. Ritira il suo diploma e applausi. 
Finalmente arriviamo all'ultimo diplomando. 
< Vincent Jonathan  Waters > - lo chiama il preside. Dopo che anche lui è tornato al suo posto. - < Tutti i diplomati hanno ricevuto il loro diploma. Congratulazioni ragazzi. > un altro coro di applausi si alza in cielo mentre tutti noi alunni, lanciamo gridando di gioia, i cappelli in aria. 
 
 < La mia principessa si è diplomata > mi dice Jacob mentre mi stinge a se. 
< Quando hai ricevuto l'attestato, si è commosso > - mi dice Billy scherzando - < Complimenti! >
< Grazie Billy > gli dico chinandomi per abbracciarlo.
< Nessie congratulazioni > mi dice nonno Charlie un po' impacciato. Non é mai stato un tipo da complimenti.
< Grazie nonno > lo ringrazio abbracciandolo. 
I professori parlano con i miei finti genitori sul mio rendimento scolastico e ricordando quello dei miei zii e genitori veri. 
 
Mentre il resto dei miei amici sta festeggiando con un mega party questo giorno, io me ne sto nel bosco, al confine con i Quileute, assieme alla mia famiglia e quattro lupi, i due alpha e i due alpha in seconda, per cambiare un piccolo tratto del patto che Ephraim Black stipulò con nonno Carlisle.  Il pezzo modificato è che ai Cullen, solamente a loro, è permesso di entrare in territorio Quileute per venirmi a trovare. 
Saluto i miei genitori, zii e nonni abbracciandoli separatamente, ascolto le loro raccomandazioni ed io le faccio a loro. E lì lascio partire. Nel vederli andare via una lacrima scende dai miei occhi, Jacob me la asciuga ma ne escono delle altre. Asciuga anche quelle. 
 
Sulla soglia di casa mi prende in braccio a mo di sposa. Rido divertita.
Lo sa quanto mi piace quando mi prende in questo modo.
< Benvenuta a casa, Nessie > mi dice oltrepassando la porta e diretti in stanza da letto.
 
*Note Autrice*
 
Dall'immagine copertina e dal titolo potete ben intuire che Renesmee, si è diplomata e pronta a salutare i Cullen per cominciare una nuova fase della sua vita. I Cullen, vivono da troppo tempo a Forks e gente, cominciava a notare il loro non invecchiare. Renesmee è cresciuta e comincia il college/università.
Finalmente, nonno Carlisle ha risposto alle sue domande risolvendo così le sue paure e i suoi dubbi su una possibile gravidanza. Ho pensato che si Nessie può restare incinta perché è umana e che non essendo un ibrido velenoso (lo spiega la Meyer in Breaking Dawn il perché) non corre nessun pericolo, come lo ha corso Bella durante la sua gravidanza per il semplice fatto che Jacob è un essere umano. 
Al prossimo capitolo
Frafra
 
 
 

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Capitolo 44
*** Una nuova Renesmee ***


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Senza rendermene conto l'estate è corsa via velocemente, per certi aspetti anche troppo direi, ma non ha importanza. 
La mancanza della mia famiglia, la sento poco anche perché ci telefoniamo o video chattiamo quasi ogni giorno e poi tra il pensare alla casa, le uscite con le amiche e Jacob, tempo per la nostalgia non ce n’è.
Secondo Jacob, sono una perfetta donna di casa.
 
“< Sei una perfetta donna di casa > - mi dice Jacob abbracciandomi da dietro - < E cosa importante, sei mia >
< Io perfetta donna di casa? Non dire cavolate... > gli rispondo sorridendo.
< Sì, lo sei. Da quando sei qui, non ho mai visto questa casa così in ordine, pulita e allegra. Tornare a casa dopo una giornata trascorsa in officina e in ronda, e trovarti ad aspettarmi con la cena pronta mi fa innamorare ancora di più di te. > mi dice.
< Mi piace veder felice il mio uomo. Adoro soprattutto coccolarlo dopo una lunga giornata in cui non ci vediamo... > gli dico alzando la testa e incrociando il suo sorriso.  Ci baciamo.”
 
Ho gli occhi chiusi e sto ancora dormendo.
< Buongiorno amore > mi sussurra Jacob tra un bacio e un altro sul mio viso. Sorrido.
< Giorno a te > gli dico abbracciandolo.
< Oggi, colazione a letto > - mi dice mentre prende da sopra il comò, il tavolinetto con la colazione, lo posa di fianco a me e poi viene a rimettersi sul letto. - < Mi sono preso anche la giornata libera e domani invece mezza. Oggi, è un giorno speciale >
< Otto anni d’imprinting e due che so tutto > dico mentre osservo il tavolinetto imbandito con succo d’arancia, pancake, caffè e latte, biscotti e una rosa rossa.
< Anche, ma soprattutto la mia donna compie gli anni. Auguri amore mio > mi dice per poi baciarmi.
< Sei tutto per me oggi? > gli domando e annuisce ancora ignaro della mia giornata.
Finito di fare colazione. Puliamo casa insieme, andiamo a fare la spesa e poi torniamo a casa per il pranzo.
Nel pomeriggio, viene Rachel con il pancione ormai manca poco alla nascita di Joshua.
< Tra poche settimane, l’università. Emozionata? > mi chiede Rachel seduta sul divano mentre sorseggia del succo di frutta.
< Abbastanza e a essere sincera, ho anche un po’ di paura.  > - le rispondo mentre bevo anch’io il succo di frutta - < E’ un ambiente nuovo per me e molto ben diverso dall’High School.  Parliamo invece che tra poco nascerà un piccolo lupacchiotto? > le sorrido accarezzandole il pancione.
< All’università ti ambienterai facilmente, ne sono convinta. Per quanto riguarda lui > - dice indicandosi il pancione - < Non vedo l’ora che nasca per poterlo stringere a me. >
< Ehi Joshua, hai sentito che ha detto la tua mamma? Non vede l’ora che tu nasca. > dico al pancione di Rachel.  Ridacchia.
< Qui tutti non vediamo l’ora che nasci, vero zietta? > mi domanda Rachel.
< Ovvio che non vedo l’ora di coccolarlo > dico sorridendo.
 < Hai poi parlato con tuo nonno? > mi chiede.
< Sì, ci ho parlato. Posso avere figli e non subirò quello che ha passato mia madre con me > le dico.
< Una bellissima notizia! Jacob che dice? > mi domanda.
< Che cosa dovrei dire? > domanda Jacob entrando in salotto ancora assonnato.
< Rach mi ha chiesto se avevo parlato con il nonno riguardo a una gravidanza > gli spiego e lo vedo sorridere.
< Non sarai incinta anche tu? > - mi chiede mentre si siede tra me e la sorella - < Ciao Rach >
< Ciao Jake > lo saluta Rachel.
< No, non lo sono almeno non ora. Le stavo dicendo cosa ci ha detto il nonno > gli rispondo.
< Se tu lo fossi, me lo diresti per primo? > domanda.
< Certo che razza di domande fai. > gli rispondo alzando gli occhi al cielo.
< Chiedevo per esserne sicuro > - dice per darmi poi un bacio a stampo - < Donne io vi saluto vado in garage. Vi lascio sole > si alza e va via.
Rachel ed io restiamo un altro po’ sedute sul divano a chiacchierare fino a quando non arriva l’orario di preparare la cena, ma nessuna delle due sa cosa cucinare e la voglia di mettersi ai fornelli è pari a zero.
< Se ordiniamo cinese? Piace a tutti. > domando a Rachel che ovviamente approva.
Ordiniamo cinese per tutti. Ormai sappiamo cosa piace o no, ai tre uomini di casa.
Nel frattempo che aspettiamo il fattorino, Billy che torna da casa Ateara e Paul dal lavoro, apparecchiamo la tavola.
 
Per la prima volta, non spengo le candeline. Che bello!
 
< Adesso è arrivato il momento della torta > dice Jacob alzandosi da tavola per andare in cucina a prendere una piccola torta ricoperta di panna con piccole rose di zucchero come guarnizione e una candela al centro.
Dopo avermi cantato tanti auguri e spento la candelina, è il momento dei regali. Da Billy, Rachel e Paul ricevo una borsa grande, di quelle belle capienti che mi è comoda per l’università. Dal mio Jake invece, l’ultimo libro del mio autore preferito.
 
La mezza giornata libera di Jacob, la trascorriamo con un bel picnic nella nostra piccola radura.
Sono seduta sull’altalena, senza dondolarmi, guardo soltanto Jacob intento a rovistare nel cestino alla ricerca di un bicchiere pulito visto che il suo è rotolato fuori dalla tovaglia.
< Manca il castello, lo so > mi dice venendo verso me con una bottiglia d’acqua in mano e il bicchiere nell’altra.
< No, non manca più. Il mio castello è dove sei tu. > gli dico dondolandomi appena.
< A che pensavi? > mi chiede.
< A niente. Ci facciamo un bagno? > gli domando mentre mi alzo e comincio a spogliarmi.
< Non abbiamo i costumi... > mi dice mentre si sbottona i bermuda.
< Siamo soli... > gli dico e mi tolgo il reggiseno.
< Giusta osservazione... > mi dice, si toglie i boxer e dopo che  anche io mi sono levata gli slip, mi prende in braccio ed entriamo in acqua. Facciamo l’amore.
Usciamo dall’acqua per asciugarci ma tra una coccola e un’altra rifacciamo l’amore fino a quando non gli squilla il cellulare.
< E’ Drake. Devo rispondere > mi dice. Drake è uno dei suoi dipendenti in officina. Ed è umano.
< Ok tesoro > gli dico restando con la testa poggiata sul suo petto.
< Drake che è successo? > - domanda Jake al telefono.  Ascolta quello che gli viene detto - < Oh cacchio! Arrivo. > si siede di scatto.
< Che è successo? > chiedo preoccupata.
< Dovevo aprire mezz’ora fa l’officina per questo mi ha chiamato > mi spiega.
Mi rivesto al volo mentre lui si trasforma in lupo e torniamo a casa.
 
Nelle vicinanze di casa torna umano ma è nudo.
< Potevi dirmelo che ero nudo > mi dice quando se ne rende conto.
< Perché, sei una visione così bella? Dopo la telefonata, ti sei sbrigato a trasformarti in lupo che non mi hai dato il tempo di dirti nulla > gli dico ridacchiando e mi avvio verso casa.
< Cattiva! > mi dice.
Non passa nessuno e corre verso la porta di casa ma sorpresa! Billy è in casa.
< Hai ripreso a trasformarti senza badare ai tuoi vestiti? > gli chiede il padre.
< Papà... > - gli dice Jake coprendosi la parte intima. - < Vado a vestirmi e poi vado a lavoro.
< No, i vestiti sono salvi. Si è solo dimenticato di indossarli per la fretta di tornare a casa > spiego posando lo zaino.
 
Lily è partita già da qualche giorno per Boston ed Embry l'accompagnata, non solo per assicurarsi che si sistema bene, ma anche perché non sono stati in vacanza da nessuna parte e questa è stata l'occasione giusta. In fondo devono star lontano per parecchio tempo. 
 
Oggi è il primo di università. Faccio colazione senza pensare a che giorno è per non farmi prendere dall'ansia e ho proibito in casa di ricordarmelo. 
< Giorno Nessie > mi saluta Billy già seduto in cucina con la sua tazza davanti. 
< Giorno Billy > - lo saluto - < Jake ha preparato la colazione. Che carino. > 
< Oggi si è svegliato di buon umore > mi dice. 
 
Ultimamente la mattina si svegliava con la luna di traverso...
 
< Buongiorno amore > - mi saluta dandomi un bacio in testa - < Tua madre al telefono > mi passa la cornetta.
< Mamma > la saluto masticando un biscotto.
< Tesoro, stavi mangiando per caso? > mi domanda. 
< Si > rispondo.
< So che oggi vai a fare una gita con Jake. Beh divertitevi e in bocca al lupo. > mi augura.
< Grazie > le rispondo.
< Adesso ti lascio finire la colazione e di prepararti perché conoscendoti sei ancora in pigiama. Pigrona! > - mi dice ridacchiando - < Ti salutano tutti >
< Ricambia il saluto > dico. 
Finisco di fare colazione e vado a prepararmi.
Doccia veloce poi un jeans, una maglietta e converse. Trucco leggero. E sono pronta. 
 
Saluto Billy e monto in auto, la mia. Mentre aspetto Jacob che finisce di prepararsi, mi torna in mente il giorno che mi ha regalato.
 
"< Nessie vieni un attimo con me, è importante > mi dice in cucina tutto sorridente.
Lo seguo fuori in giardino. E un’auto rossa metallizzata si presenta ai miei occhi. 
< È fantastica! E cosi era questo il motivo per cui facevi tardi in officina... > gli dico scoccandogli un bacio a fior di labbra. 
< Ho pensato che per andare a Hoquiam potevi andarci con la macchina invece di prendere il treno. E poi sai guidare, hai preso la patente > - mi dice e sorride. Ricambio. - < Oltre al verniciarla, ho cambiato il motore. >
< A me piaceva quel rosso, certo era sbiadito in alcuni punti... > gli dico.
< Stai per andare in un posto nuovo e il colore era vecchio. > mi risponde. 
< Ti amo e ti ringrazio. Dovrei sdebitarmi in qualche modo... > gli dico maliziosa mentre lo abbraccio.
< Un modo ci sarebbe... > mi risponde anche lui maliziosamente. 
Apre lo sportello del passeggero e m’invita a salire. 
< Jake non sono vestita > gli dico. Indosso una canottiera verde e degli short per casa e ai piedi delle infradito di plastica rosa. 
< Come ogni nuova auto che si rispetti, va battezzata. > mi dice. Sale anche lui in auto e guida fino a sentiero nel bosco, dove quasi nessuno ci va di giorno...
< Che il battesimo abbia inizio > dico mentre mi sfilo la canottiera e la butto sul sedile di dietro. Lo stesso fa lui con la sua maglietta.
< La nostra piccolina > dice a pochi centimetri dal mio viso per poi baciare le labbra. 
Le mie mani sbottonano i suoi bermuda mentre le sue sfilano via i miei short. Reclina i nostri sedili e facciamo l'amore"
 
Davanti al cancello del complesso universitario, sento l'ansia e l'agitazione impossessarsi di ma a tal punto da farmi tremare le gambe e non riuscirle a muovere.
< Tranquilla, andrà tutto bene. Io sono con te e non ti lascio > - mi dice Jake accarezzando la mia schiena e posare le sue labbra sulla mia fronte - < Hai affrontato cose ben peggiori di queste e sei sempre andata alla grande >
 
In effetti, da quando sono nata, ho affrontato pericoli e ora me la faccio sotto.
 
< Ma tu eri accanto a me però. Qui sembra sia sola > gli faccio notare.
< Hai paura? La mia Nessie che ha paura! Questa è bella! > dice ridendo.
< Non ho paura > dico e afferrandolo per mano lo trascino dentro.
< Ora sì che ti riconosco > mi dice.
 
Nell’immenso giardino, c'è un via vai di ragazzi che corrono frenetici da un edificio all'altro. Alcuni parlano tra di loro e dai discorsi che sento, si raccontano le loro vacanze, altri invece discutono sui prossimi esami che devono passare.
< Dovrei andare in segreteria ma non ricordo, dove sia > gli dico.  
< Chiediamo a qualcuno. > mi risponde come se fosse la cosa più ovvia e, infatti, lo è. 
Ci avviciniamo a degli stand e qui altri ragazzi che si muovono velocemente tanto da farmi pensare ai vampiri. Non ci sono, non capto il loro odore e Jacob è tranquillo. 
< Senti scusa un’informazione > chiedo a una ragazza bionda che consegna dei fogli a un ragazzo.
< Ciao dimmi. Tu sei? > mi saluta e chiede il mio nome.
< Ciao. Dovrei andare in segreteria ma non so, dove sia. Non è che potresti... > le chiedo.
< Primo anno giusto? > - mi chiede mentre prende dei fogli. Annuisco - < Io sono Janet. Se mi dici come ti chiami e che facoltà hai scelto posso aiutarti. Sai, la segreteria ha chiesto una mano... > 
< Renesmee Carlie Cullen. Scienze della formazione primaria > le dico mentre guarda su un foglio. 
< E tu invece? > chiede guardando Jacob.
< L'ho solo accompagnata. > le risponde.
< Ah ok > - dice Janet per poi rivolgersi a me - < Devi compilare questo modulo e poi andare in segreteria. Le hai fatte già le foto tessera? >
< Si le ho con me. Grazie > le rispondo mentre prendo il modulo e la piantina dove è indicata la segreteria. 
 
Con la cartina in mano, andiamo in segreteria. Come immaginavo davanti a noi ci sono alcuni ragazzi così mi siedo in braccio a Jacob e compilo il modulo e aspetto il mio turno.
 
< Giorno dovrei consegnare questo > dico mostrando il foglio a un uomo sulla cinquantina di anni, mezzo calvo.
< Si bene bene > - mi dice in tono antipatico. Legge sul foglio il mio nome e alza il viso - < Una matricola. Hai con te le foto per il libretto universitario e la tessera? > 
< Sì. Eccole > - dico mentre prendo dal portafoglio le foto - < Tenga > gli consegno le foto. Aspetto qualche minuto che prepara la tessera e il libretto universitario. 
< Vedo Janet O'Conner è la tua tutor. È una brava ragazza. > mi dice dandomi libretto e tessera.
 
A parte il discorso del preside in aula magna, non ci sono lezioni. Così torniamo a casa, dove dopo pranzo Jake va a lavoro ed io sistemo casa. 
 
I mesi passano tra le lezioni, ricerche dei libri di testo, faccio anche la casalinga e devo dire che non è semplice badare a una casa e studiare ma io mi diverto, ho trovato il mio equilibrio, anche se spesso è stancate, devo dire che Billy e Jacob, mi aiutano parecchio. Vedere Jake lavare i piatti o spazzare a terra a un che di eccitante e divertente. Rachel ha partorito un bel maschietto, Joshua.
Ricordo quel giorno come se fosse ieri.
 
" Sono al bar dell’università, sto parlando con David e Brianna, due che frequentano i miei stessi corsi, quando il mio cellulare comincia a suonare, guardo il display, è Paul. Aspettavo la sua chiamata. Rispondo e dalla sua voce agitata mi dice che Rachel è appena entrata in ospedale.
Attacco con Paul e telefono a Jake per comunicargli la notizia. Arrivo a casa e prendo Billy per correre in ospedale.
L'attesa che il piccolo Joshua nasce, non è nulla al confronto della gioia di vedere sul volto dei presenti il fagottino azzurro che se ne sta tra le braccia della mamma mentre tiene stretto tra le mani un dito della mano del suo papà.
< Famiglia. Ecco Joshua. > dice Paul tutto emozionato e con gli occhi lucidi."
 
Ammetto che dopo la nascita di Joshua, la voglia di maternità è aumentata ma cerco di non pensarci, prima voglio finire gli studi, laurearmi. 
 
Dopo aver trascorso una giornata all'università tra lezioni e studio in biblioteca, sono tornata a casa stanca. Preparo la cena e mentre aspetto che il cibo cuoce mi stendo sul divano. 
< La mia principessa è stanca > sento Jacob sussurrare mentre mi solleva dal pavimento per prendermi in braccio.
Apro appena gli occhi per vedere il nostro letto e lui che mi adagia piano.
< Jake la cena > gli dico con la testa sul cuscino.
< Ho finito di prepararla io. Tu dormi adesso, che sei stanca > mi dice. Sorrido per ringraziarlo. Lui esce dalla stanza ed io mi metto il pigiama e vado nel mondo dei sogni. 
Tanta la stanchezza che nemmeno ho cenato.
 
Dicembre è alle porte e con lui il Natale si avvicina. Quest’anno verranno Rebecca con Solomon e la piccola Sarah che ora ha un anno. Lily torna per le vacanze. Non vedo l'ora di rivederla, le serate su Skype non ci bastano. Abbiamo tanto da raccontarci.
I miei non sanno se possono venire a trovarmi perché sembra che a Denali ci siano guai in vista con alcuni vampiri e vogliono evitare l’intervento dei Volturi. Me l’hanno detto solamente perché, sono al sicuro a La push, anche se con i “reali” italiani tanto al sicuro non si sta, sono convita che Aro stia tramando qualcosa..
 
 
*Note Autrice*
 
So che questo capitolo non è dei migliori, che avrei dovuto scrivere di più su una possibile vita universitaria, ma non ho trovato molto su internet e mi sono basata su quel poco che i telefilm americani fanno vedere. Ho immaginato una Renesmee, che si trova a dover affrontare insieme la vita da studentessa e quella di casalinga. Jacob, le regala la sua auto, tanto lui ha la moto, in modo da essere più libera nei suoi spostamenti. Rachel ha partorito un bel maschietto e qui si rifà vivo il desiderio di maternità. Ora può.
Al prossimo
Frafra
 

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Capitolo 45
*** Natale ***


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< Bene signorina Cullen, le do un trenta. Rifiuta o accetta? > mi dice il professore di sociologia. 
 
Ho studiato due mesi per questo esame. Trascurando Jake e ora questo mi chiede se rifiuto il trenta? È pazzo!
 
< Accetto > dico sorridendo. Aspetto che mette il voto e lo firma sul libretto per salutarlo con un "Tanti auguri di buon Natale a lei e famiglia" e andarmene a fare le ultime commissioni prima di tornare a casa dalla famiglia Black. Oggi vengono Reby, Solomon e Sarah, dalle Hawaii per trascorrere il Natale con noi e vedere il nuovo arrivato in famiglia.
 
Prima ti tornare a casa e mettermi in versione “casalinga”, mi fermo a bere qualcosa al bar del campus, dove ho appuntamento con alcuni amici di corso per scambiarci un pensierino e gli auguri di Natale.
< Allora ci si vede tutti a gennaio > dice David. 
< Mi raccomando fate i bravi. E tu David, non far star male Ari, che non lo merita > gli dico. Ariana, detta Ari, è la sua ragazza. L'ho conosciuta a ottobre, quando è venuta qua per il suo compleanno. È molto dolce e simpatica e poi, ha una pazienza con lui incredibile.
< Tranquilla, amo troppo Ari. E tu, non trascurare Jacob > mi risponde sorridendo.
< Tranquillo che non lo trascuro... > - rispondo. - < Bri, salutami tua sorella e non pensare a "mano morta" > dico abbracciando Brianna. 
< Ci proverò. Comunque ho deciso che gliela faccio pagare se lo becco a rompere le scatole a una ragazza. > - dice e fa una pausa - < Glielo taglio davanti a tutti! > 
< Ahi! > - esclama David mettendosi una mano sui suoi gioielli - < Non vorrei, essere nei suoi panni > ridiamo.
< Fai bene Bri > le dico. 
Finito di bere una coca cola e mangiato al volo un panino, li saluto. Salgo in auto diretta al negozio di giocattoli a Hoquiam, e qualche altro addobbo natalizio per casa Cullen. Specialmente di quelli che piacciono ai bambini.
 
"Sono alla serata delle ragazze lupo. Gli unici maschietti presenti sono Joshua, che prende il latte dalla sua mamma, e Nicholas il figlio di Emily e Sam di cinque mesi che dorme beato nel suo lettino.
< Il venticinque, saremo in tanti...  Abbiamo tutte casa piccola. > dice Emily.
< Possiamo chiedere il capanno del signor Redwhite. > dice Kim. 
< E se facciamo direttamente alla villa Cullen? > - chiedo - < C'è spazio per giocare, è riscaldata e i piccoli non prendono freddo, la cucina c'è quindi nemmeno dobbiamo preparare cibi freddi. >
< Non è male come idea, almeno sui bambini stiamo tranquille. Sei sicura che non disturbiamo? > chiede Rachel mentre culla Joshua.
< Nessun disturbo. La mia famiglia non credo venga.  Dicono problemi di vampiri. > le rispondo."
 
Entro a casa Cullen, poso le buste della spesa sulla panca all’ingresso per togliermi il cappotto e le scarpe. In casa mi piace camminare scalza. Riprendo le buste e mi dirigo in salone per cominciare a sistemare gli addobbi appena acquistati.
Mi suona il cellulare. Rispondo senza guardare chi mi cerca, tanto so chi è.
< Amore! > rispondo felice di sentirlo.
< Com’è andato l'esame? Ma sei ancora lì, ti ha già interrogato, o...? > mi domanda Jake tutto di un fiato, ansioso peggio di mia madre.
< L'esame è andato benissimo. Ho preso trenta! Sono a casa Cullen > gli rispondo.
< Non dirmi che hai comprato altri addobbi...  Ti raggiungo e, ce ne andiamo a casa insieme. Rebecca è arrivata. > mi dice.
< Jake ma l'officina? Chi la chiude? > gli domando perché è ancora orario di lavoro.
< La chiude Embry > - dice come se fosse la cosa più ovvia. Poi ci pensa su - < Ah no! Embry è andato via un'ora fa.  A prendere Lily all'aeroporto. Sai che ti dico? È Natale. Mando Raul e John a casa prima e chiudo. Tanto di clienti non ci sono >
< Jake, non ce n’è... > inizio a dire, ma lui ha già chiuso la comunicazione.
Tipico da lui.
Sorrido e continuo a sistemare gli striscioni natalizi in casa.
 
 
< Nessie ma che cazz... Non l'hai riempita un po' troppo a festa la casa? > mi chiede da finto sconvolto e ride.
< Mi sembrava troppo spoglia. Casa è enorme! > mi giustifico, saltandogli addosso felice di vederlo.
< Non vorrei dirtelo, ma sembri Alice nei suoi momenti organizzativi > afferma stringendomi a se. 
< La zia avrebbe addobbato anche le stanze da letto credimi. Mentre io non l'ho fatto. > dico lasciandomi stringere a lui. Per  avvicinare poi le mie labbra alle sue e perdermi in piccoli dolci baci. 
< Sicura? > mi domanda. Annuisco. 
 
Con me in braccio, sale le scale e arriva fino all'ex stanza di mio padre. 
< Vedi che non l'ho addobbata? > gli domando mentre entriamo in camera.
< Vedo e ne ero sicuro.  > - dice sedendosi sul letto con me tra le braccia - < E’ solo che in questi giorni mi sei mancata e... > tra un bacio e un altro, una carezza e l’altra, si fa l’amore.
 
< Finalmente eccovi! > ci dice Billy non appena entriamo in casa.
< Ho aiutato Nessie a sistemare casa > dice Jake sorridendo.
< Bugiardo! Hai solo messo la stella in cima all'albero perché io non ci arrivavo! > gli rispondo dandogli una spintarella. Ride e va dalla piccola Sarah, che se ne sta in piedi vicino al divano a giocare con una bambolina. La prende in braccio e lei sorride felice allo zio che se la coccola. 
< Ciao Reby come stai? > la saluto dandole un bacio sulla guancia. 
< Bene e tu? Ti vedo in splendida forma > ricambia il saluto.
< Ti ringrazio della splendida forma. Sto bene, solamente un po’ stanca > le dico. 
< Spero che queste vacanze, le passerai lontano dai libri > - mi dice  Billy - < Studia troppo, la signorina. Com’è andato l'esame? > 
< Ho preso trenta > rispondo sorridendo. 
< Non ce ne erano dubbi > risponde Billy.
 
Nel pomeriggio aiuto Rebecca a disfare la valigia e mi coccolo per un po’ Sarah. 
< Jake prima mi stava dicendo che non dormirete qui a casa > mi chiede Reby. 
< Ehm... no, dormiremo a casa mia. Così durante la mattinata posso preparare da mangiare > le dico mentre gioco sul letto con Sarah. 
< Se devo preparare qualcosa, dimmelo che ti aiuto volentieri lo sai > mi domanda mentre apre il lettino da campeggio della figlia. 
< Tranquilla ho tutto sotto controllo. Tuo fratello mi darà una mano > - le dico mentre continuo a giocare con la piccola - < Hai Sarah di cui occuparti. >
< Tranquilla. Il papà e il nonno possono badare a lei. > mi risponde. 
 
Mentre la piccola dorme e gli uomini di casa sono a fare un giro per La Push, Reby ed io cuciniamo qualcosa per la cena a casa di Rachel. Joshua ha pochi mesi e farlo uscire di sera non è il caso e poi Rebecca non ha mai visto casa della sorella. 
 
Tutti pronti e con le pietanze in mano andiamo a casa Lahote. 
< Ciao e ben arrivati > - ci saluta Paul facendoci entrare - < Rach sta dando il latte al principino > 
< E così sei diventato papà. Come va? > dice Solomon a Paul stringendosi poi in un abbraccio. 
< Già e sto una meraviglia > lo sento rispondere mentre vado con Reby e Jake a posare i vassoi in cucina.
 
Poi io e Reby andiamo in camera da Rach. 
< Permesso si può? > domando entrando piano.
< Certo che potete >mi risponde Rach mentre allatta Joshua.
< Allora neo mamma, cosa mi racconti? > - le chiede Reby mentre sorride guardando il nipotino - < Amore di zia > si rivolge al piccolo Joshua che ciuccia beato il latte dal seno della mamma.
< Beh è un pochino faticoso, lo ammetto. > - risponde sorridendo Rach, - < Però... è qualcosa di stupendo. >
< I primi mesi sì, sono abbastanza faticosi, ma ti abituerai. Ammetto però, che quando Solomon è a lavoro e lei è sveglia, pensare alla casa e nel frattempo occuparsi di lei, è faticoso. Ci sono sere che mi addormento subito. Non c’è gioia più grande nel vedere i sorrisi di padre e figlia quando giocano insieme. Lì capisco che essere madre è un qualcosa di unico. Quando un giorno, Nessie sarai mamma anche tu, capirai meglio il discorso > mi dice Reby.
< E invece, capisco quello che mi hai appena detto. > - le dico - < Io amo tuo fratello e da impazzire. Sogno con lui un matrimonio e una famiglia tutta nostra. Vederlo giocare con Sarah, mi ha convinto ancora di più che lui è l'uomo giusto per me, che sarà un buon padre per i nostri figli. > 
< Lui lo sa questo? Cioè sa che lo vuoi rendere padre un giorno? > mi domanda mentre Rach le passa Joshua tra le braccia.
< Lo sa eccome e sa che finché non mi laureo, non si fanno progetti di questo genere > le rispondo. 
< Sei una ragazza con la testa sulle spalle e questo mi piace di te. Ricorda che per un figlio mai dire mai... > mi dice sorridendo.
Dopo aver cambiato, addormentato Joshua e i vari discorsi tra mamme, argomento che io ancora non ne faccio parte, ci sediamo a tavola a mangiare. Verso la fine della cena Joshua si sveglia mi alzo io che ho finito e lascio i neo genitori finire di mangiare. Torno di là in sala con il piccolo tra le braccia. 
< Staresti bene nelle vesti di mamma > afferma Solomon. Arrossisco. 
< Per ora, preferisco essere zia > rispondo. 
< E’ la donna che un giorno sposerò > dice Jacob guardandomi e sorridendo. Ricambio il sorriso.
< Qui sento odore di proposta > dice Paul. 
< Mi sa tanto di sì, Paul. L'aria natalizia ne è complice... > afferma Solomon. 
< Mi spiace troncare i vostri sogni, ma del futuro di Nessie e mio ne abbiamo parlato e il matrimonio ci sarà fra qualche anno > risponde Jacob.
< Dopo la mia laurea e con tanto di proposta prima > - dico ridacchiando - < Quindi mio caro uomo hai due anni ancora per pensare alla proposta > 
< Allora si sbrigassero a passare in fretta questi due anni così diventerò nonno per la terza volta. Sempre che non.. > dice Billy guardando Jacob, Solomon e Paul.
< Billy, io ho appena dato e Joshua è piccolino per avere un fratellino > risponde Paul alzando le mani.
< Stessa cosa Rebecca ed io. Sarah è ancora piccola per avere una sorellina > si giustifica Solomon.
< Nessie ed io dopo la sua laurea. Certo se capita prima... > dice Jacob lasciando la frase in sospeso. 
< Se capita, è un conto. Che almeno per il momento, non facciamo capitare > dico.
Rachel prende dalle mie braccia Joshua e si siede sul divano. Accanto a lei c'è la piccola Sarah che curiosa, guarda il cuginetto. Gli sorride e lui allunga la sua manina verso la cugina. Si stringono la mano. Tutti noi osserviamo la scena mentre i due papà scattano dai loro cellulari la foto di quel tenero momento. Io abbracciata a Jacob, memorizzo la scena per poterla disegnare, perché è stupendo questo gesto di due piccole creature che si conoscono per la prima volta. 
 
Tra le tante chiacchiere, foto ai piccoli, arriva il momento di andare a dormire. Ognuno a casa propria. Solomon con Billy, Rebecca e Sarah prendono la golf, Jake ed io invece andiamo in moto. 
 
È mattina Jacob dorme beato. Mi alzo e vado in bagno a lavarmi. Torno in camera a vestirmi, per vedere se “il lupo è sveglio”, faccio un po' di rumore nell'aprire e chiudere i cassetti, ma lui dorme. 
 
Anche il lupo dorme non solo l'uomo.
 
Scendo in cucina e dopo una colazione veloce, mi metto all’opera per preparare da mangiare per l’esercito di lupi.
 
< Che buon profumino > mi dice Jake cingendomi i fianchi e baciandomi il collo. Sorrido. 
< Buongiorno maritino. Sul tavolo, trovi la colazione > gli dico incontrando le sue labbra.
< Tu, l'hai già fatta? > - mi chiede e annuisco - < Se mi svegliavi, la potevamo fare assieme e ti avrei dato una mano in cucina >
< La mano sì, me l'avresti data, ma a distrarmi > gli dico ridacchiando.
 
Jake finisce di mangiare, sciacqua la sua tazza e mette nella credenza e nel frigo il latte e i cereali. Poi viene a darmi una mano tagliando alcune verdure. Dopo aver finito di cucinare, mando Jake a prepararsi mentre io rimetto in ordine la stanza e apparecchio la tavola.
 
Oddio a momenti saranno tutti qui! 
 
Salgo di corsa le scale ed entro camera a prepararmi.
Jake è nudo. 
< Non si bussa, prima di entrare? > mi dice scherzando.
< Scemo! > rispondo tirandogli la maglietta che mi sono appena tolta.
< Ho voglia di te anch’io, baby > mi dice facendomi l'occhiolino mentre comincia a vestirsi.
< Non c'è tempo purtroppo. Saranno qui a momenti > dico lanciandogli un bacio e scappo in bagno.
 
I primi ad arrivare sono i Black, che ovviamente le due sorelle, ferme non sono state e hanno portato qualcosa. 
A seguire Embry e Lily che appena ci vediamo, scoppiamo a ridere, non solo perché siamo vestite uguali, ma anche per la gioia di rivederci. Parlare al telefono o tramite Skype, non è la stessa cosa che stringersi in un abbraccio. 
Poi cominciano a venire tutti gli altri, nonno Charlie e Sue, Leah con Tyler e la piccola Milly in braccio allo "zio" Seth con Jennifer, il suo imprinting, Sam ed Emily con il piccolo Nicholas, Quil e Claire, Jared e Kim, e tutti gli altri con o senza imprinting. 
 
Dopo aver pranzato, arriva il momento dei regali. 
< Santa Claus, mi ha lasciato un biglietto in cui mi diceva di aver lasciato dei regali per alcune principesse e principi. Voi per caso sapete chi sono? > chiedo a Claire e a Milly. 
< Mah... > risponde Claire.
< Le principesse, siamo noi femmine > - dice Milly mentre con il ditino indica a tutti- < E i principi sono loro maschi >
La sua semplice ingenuità, fa ridere non solo noi adulti, ma anche, Sarah e Nicholas. Che ancora troppo piccoli perché capiscano il motivo.
 
< Venite con me sotto l'albero > dico prendendo le due bambine per mano e andiamo nella stanza, dove ci sono l'albero e i regali. Tutti ovviamente ci seguono. 
< Per la principessa Milly > dice Jacob tenendo una grande scatola in mano. Lei lo guarda sorridendo e corre verso il pacco che scarta e trova la casa delle bambole. 
< Era quella che volevo! > esclama contenta.
< Come si dice Milly? > la riprende Tyler, il suo papà.
< Grazie! > risponde lei.
< Questo è per il principe Nicholas > dico mentre tengo una scatola in mano.
< Grazie in nome di Nicholas > mi dice mentre prende il regalo e lo apre assieme al figlio. Un set di costruzioni grandi.
< Per la principessa Claire > dice Jake tenendo un pacco in mano.
< Grazie > dice Claire mentre prende il suo regalo. Lo scarta e trova una borsa a tracolla di quelle che piacciono a lei. Apre la borsa e da dentro tira fuori un libro per ragazze e una maglietta.
< Al principe Joshua > dico. Paul mi ringrazia e apre il regalo. Un set di prodotti naturali per il bagnetto
< Alla principessa Sarah > dice Jacob e si avvicina alla nipote per darle in regalo.  Anche per lei un set di costruzioni.
 

Finito di distribuire i regali ai più piccoli, che ne hanno ricevuti tanti, passiamo a noi grandi. Ci scambiamo piccoli pensierini, giusto per scartare qualcosa.
Dopo aver tolto la carta, mi siedo al piano e suono qualcosa di natalizio che le bambine sanno cantare e con loro anche gli adulti, Seth e Quil in modo speciale. Jacob è l’unico che non canta, ma resta in piedi, con i gomiti sulla coda nera del pianoforte, le mani sotto il mento e la sua espressione di ammirazione a guardarmi. Nei suoi occhi posso leggere che in questo momento esistiamo solamente noi due e la musica.
 
< Sapevo che ti avremmo trovato a suonare > una voce maschile interrompe il concerto. Mi giro alla ricerca di quella voce e sette persone con indosso i loro cappotti sono lì davanti alla porta che sorridono. 
< Mamma! Papà! > esclamo e corro verso di loro, seguita da Jacob.
< Sorpresa. Non ti aspettavi di vederci > mi dice nonno Carlisle, abbracciandomi.
< Come sei cresciuta, tesoro.  > mi dice nonna Esme.
Senza proferire parola abbraccio i miei genitori.
< Sempre più bella > con queste parole lo zio Jazz mi stringe in un abbraccio.
 < Sei una perfetta me > mi dice la zia Alice dopo aver osservato gli addobbi e stringendomi anche lei in un abbraccio.
La zia Rose, non dice nulla si limita solo a stringermi a se.
< Siamo venuti fin qui per giocare! È Natale > dice zio Emmett, come il suo solito.
 
Sparecchiata la tavola, cominciamo a giocare ai classici giochi natalizi. Anche le bambine si uniscono a noi fino a che stanche se ne vanno davanti alla tv a guardare un cartone animato dedicato a qualche principessa.  L’unico a non partecipare ai giochi è nonno Charlie che seduto davanti al caminetto ravviva il fuoco.
 
< Vinci tu per me > dico a Jake mentre lascio il mio posto e gli do un bacio sulla guancia.
< Se glielo dai sulle labbra, non ci scandalizziamo mica > dice papà ridendo.
Con il permesso di mio padre, bacio sulle labbra Jake. Poi mi alzo dal tavolo di gioco e prendo in braccio Nicholas che gattonando mi viene incontro.
< Ehi cucciolo > dico a Nicholas e gli stampo un bacino sulla fronte. Mi guarda e ride.
Con Nicholas tra le braccia, mi siedo sul tappeto, dove Sarah si diverte con le costruzioni. Allungando i braccini verso Sarah e le costruzioni, Nico mi fa capire che vuole giocare anche lui così mi avvicino e gioco con loro. Anche una timorosa zia Rose si unisce a noi.
 
Sorrido nel vederla giocare con Sarah e Nicholas.
 
Se era umana sarebbe stata una brava mamma.
 
Milly pur non conoscendola è la prima che si avvicina e le mostra la sua nuova bambola.
chiede Milly a zia Rose.
< Sì, è molto bella > le risponde la zia.
< Non so come chiamarla. Tu come ti chiami? > domanda sedendosi accanto a lei.
< Rose. E tu? > le risponde e domanda la zia.
< Mi chiamo Milly e lei > - dice indicando la bambola - < Si chiama Rose >
Giocano un po' insieme con la casa delle bambole fino a che Claire non va a giocare con loro. 
< Ti ci vedo nelle vesti di mamma > - mi sussurra zia Rose. Sorrido e arrossisco abbassando il viso. - < Non dirmi che... >
< È presto ancora. Prima finisco gli studi e poi si vedrà > le rispondo giocando con Sarah. 
< Mai dire mai cara. Tu a differenza mia puoi... > mi dice con una punta di rammarico. Lei ama i bambini e avrebbe tanto voluto averne uno, ma per la sua natura di vampira non può. Poi quando mia madre è rimasta incinta e sono nata, ha visto in me una figlia da accudire e proteggere. 
< Lo so che posso è solo che non è il momento adatto > le rispondo. 
 
Dopo che tutti sono andati via. Jacob ed io anche se stanchi, restiamo a parlare con la mia famiglia. Mi chiedono di tutto dal come mi trovo a vivere con un lupo a come va con l'università e se ho fatto nuove amicizie, passando a quanto tempo mi dedico allo shopping, e mento perché tra le mille cose da fare andare in giro per negozi non ci riesco. Ho ancora qualche giorno per recuperare. 
Stanchi salutiamo tutti e ce ne andiamo a dormire. 
 
 L'ultimo dell'anno, lo trascorro con le mie due famiglie i Cullen e i Black. Una cena a casa Black e dopo cenato, vengono i Cullen, che con la modifica al patto sono i benvenuti a La Push, per brindare al nuovo anno.
 
Come sempre quando si sta in compagnia e ti diverti il tempo, passa veloce. 
Ho recuperato il tempo perduto con Jacob per colpa degli esami e mi sono promessa di non farlo più. 
Ho riso, scherzato e parlato di tutto con la mia migliore amica Lily. 
Coccolata e stra coccolata dalla mia famiglia, sopratutto da mamma e papà che sembra strano, ma mi sono mancati. 
 
 
*Note Autrice*
 

Ecco un nuovo capitolo e scusatemi per il ritardo, ma non pensavo davvero di metterci tanto nella stesura di questo capitolo, che sinceramente non è che mi piaccia poi molto. Mi piace a tratti.
Passiamo al capitolo.
Come abbiamo visto nei due capitoli precedenti, Nessie inizia una nuova vita. Si diploma all’High School e i Cullen partono, lasciandola nelle mani del suo Jacob, poi l’università. Nell’ultimo capitolo, inoltre avevo accennato al Natale. E, infatti, qui si parla appunto del Natale, la prima festa che Nessie festeggia con la sua nuova famiglia. Com’è giusto che sia, a mio parere ovviamente, i Cullen tornano per le feste. Come al solito con le due gemelle Black e i loro pargoli l’argomento “maternità” non poteva non  esserci. Mi è piaciuta l’idea di descrivere l’innocenza dei bambini nell’avvicinarsi a una vampira, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e recensite.
Frafra

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Capitolo 46
*** Il tempo è una sorpresa ***


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"< Il mio buon proposito è riuscire a mantenere i tanti impegni che mi si presentano e non trascurare Jacob per colpa di essi > dico a Lily qualche ora prima di festeggiare l'ultimo dell'anno. "
 
Da quel buon proposito, sono trascorsi due anni. Sono andata avanti rispettando tutti gli impegni presi Jacob, casa e studio. Sto per laurearmi e mentre preparo la tesi, cerco un lavoro o una struttura che possa fare al caso mio, per il mio progetto. 
 
< Oggi devo vedere il professore per la tesi, ma no... > dico senza finire la frase perché un conato di vomito mi fa correre in bagno. 
< Chiamo Carlisle > - mi dice preoccupato mentre è in bagno con me che mi tiene i capelli - < È la quarta volta che ti vedo vomitare >
< Non serve. Sto bene avrò mangiato qualcosa che mi ha fatto male tutto qui > dico alzandomi da terra. Vado al lavandino e mi sciacquo la bocca.
< Voglio stare tranquillo se Carlisle ti visita o mi stai nascondendo qualcosa? > mi domanda.
 
Come diavolo gli viene in mente che io gli stia nascondendo qualcosa. Poi cosa vorrei sapere...
 
< Non ti sto nascondendo nulla, tranquillo. > lo rassicuro.
< Ok, se dici che devo stare tranquillo lo sarò. Tu chiama però, il tuo professore e digli che non stai bene. Saperti a casa, mi fa stare più tranquillo. > mi dice mentre mi accompagna in camera nostra.
Davanti a lui telefono al professore e disdico l'appuntamento. Un po' perché non ne ho voglia e, in effetti, mi sento stanca, ma questo meglio non dirlo a Jake se no, è capacissimo di chiamare nonno.
Appena esce da casa per andare a lavoro, mi metto a pulire casa.
< Jake mi ha detto che non ti senti bene e che hai vomitato, non affaticarti e riposati > mi dice premuroso Billy.
< Sto bene, solo un pochino stanca, ma sto bene davvero > - gli rispondo mentre dal frigo prendo la bottiglia del tè - < Mi prendo del tè, lo vuoi anche tu? > 
< Si grazie. Ah tra poco viene Rachel con Joshua > mi dice Billy mentre spinge la sedia e si avvicina al tavolo. Verso la bevanda, do una piccola sorsata ma ho un attacco di nausea, riesco a non correre in bagno per fortuna. 
< Ha un saporaccio > dico. 
< No, è buono invece. Non è che, sei in dolce attesa? > mi domanda Billy. L'idea di diventare nonno per la terza volta lo entusiasma.
< No che non lo sono. È ancora presto per... > rispondo. 
< Tutte le donne quando restano incinta agli inizi hanno nausee, senso di stanchezza e conati di vomito. Anche Sarah quando aspettava Jacob, aveva questi sintomi. > mi dice Billy. Suonano alla porta e va lui ad aprire.
 
In effetti, ha ragione ho sonno come non l'ho mai avuto, vomito spesso e, con alcuni cibi sento venire su la nausea.
 
< È probabile ma non lo so mi sembra ancora presto > - gli dico - < Ciao Rach > 
< Di che parlavate? > chiede curiosa.
< Nessie si è sentita poco bene stamattina e immagino perché... comunque io ora devo salutarvi. Il vecchio Quil mi sta aspettando. Ciao amore di nonno > dice Billy salutando il nipotino e va via.
 
Racconto tutto a Rachel, che con la scusa di accompagnarla a comprare dei pannolini per Joshua, mi ritrovo in farmacia ad acquistare un test di gravidanza.
< Domani mattina appena ti alzi lo fai. O se no, mi chiami e vengo così lo vediamo assieme > mi dice Rach. 
< Ok domani mattina appena mi alzo > dico sospirando. 
 
Per il tutto il pomeriggio e di nascosto da Jake guardo la scatolina con l'oggetto che mi dirà se aspetto un bambino o no.
 
Comunque sia il risultato nonno lo chiamo ugualmente perché, in effetti, non è da me tutta questa stanchezza. 
 
Per non continuare a pensarci, mi metto a scrivere per la tesi. Dopo domani ho appuntamento con il professore e mi voglio portare un po' avanti. 
 
< Ancora sui libri! > mi dice Jake chiudendo il libro. 
< Bentornato amore > gli dico mentre mi alzo per dargli un bacio. Ricambia.
< Come stai? > mi domanda.
< Sto bene > - rispondo sorridendo - < Quando ti penso e ti vedo sto sempre bene > 
< Idem e oggi ti ho pensata più del solito tant'è che Embry mi ha ripreso più volte > mi dice ridacchiando mentre mi stringe a se.
< Io sono stata un po' in giro con Rachel... > gli dico a titolo informativo senza però accennare alla farmacia. 
 
Dopo aver cenato, ci corichiamo sul divano a vedere un film, uno dei tanti de "Pirati dai Caraibi". Sdraiata comodamente tra le braccia di Jacob, mi sono addormentata. 
 
Mi sveglio nel mio letto con lui accanto che dorme beatamente, sorrido alla vista, d'istinto lo bacio dolcemente sulla fronte.
Devo fare pipì, mi alzo prendo dalla borsa il test ed entro in bagno. 
 
Comunque sia l'esito chiamo, il nonno.
 
Aspetto che il bastoncino mi dica qualcosa...
 
Nessie stai calma è solo un test che ti dirà che non lo sei... 
 
Bussano alla porta.
< Nessie tutto bene?> mi chiede Jacob.
 
E se lo sono? La mia vita cambierà...
 
< Si tutto bene. Tra un po' esco da qui > gli rispondo. 
< Ok ma fai in fretta che il bagno serve anche a me > dice. 
 
Il test è pronto.
 
                                                                               Incinta 2 - 3
 
Oddio! 
 
Piango e sorrido insieme. 
 
Chiamo nonno.
 
Cerco il cellulare, ma poi mi ricordo che non l'ho con me quindi mi asciugo le lacrime, apro la porta e dico a Jacob di portarmi il cellulare.  
Lo prendo e scatto una foto al bastoncino.
La invio a nonno per poi chiamarlo. 
 
< Congratulazioni! Sono felice per te > mi dice nonno non appena risponde.
< Hai visto la foto? Può essersi sbagliato? > gli domando.
< Può darsi di sì come di no. Ma, non aver paura, quello che ti è successo è una cosa bella. È la tua parte umana ricordi? Non aver paura. > mi dice.
 
La fa facile lui...
 
< Si ok la mia parte umana... Secondo te quindi è possibile che sto coso, non si è sbagliato e che i sintomi che ho ultimamente sono dovuti a questo? > dico più a me stessa che al nonno. 
< Esatto. Che sintomi hai avuto? > mi chiede il dottor Cullen. Lo percepisco quando entra in modalità medico e non più quella di nonno. 
< Senso di nausea la mattina e stanchezza durante il giorno > gli dico. 
< Stasera parto e domani mattina, sarò da te per un controllo, così vediamo e stiamo tutti sicuri e lo puoi dire a Jacob con sicurezza > mi dice il nonno/dottore. 
 
Oddio Jacob!
 
< Ok nonno grazie e ti aspetto > rispondo mentre giro la testa dove, trovo Jacob seduto sul water che mi guarda confuso. Ha ascoltato tutta la conversazione e visto i miei movimenti.
Appena chiudo con il nonno, lo vedo alzarsi e venirmi incontro.
< Cos'è questo? > - mi domanda tenendo in mano il test - < So cos'è. Che cosa significa? >
< Significa che aspetto un bambino. E domani con certezza sapremo se diventerai papà > gli dico abbozzando un sorriso poco sicuro, della sua reazione. 
< Diventerò papà e tu mamma > mi dice pieno di gioia mentre il suo viso si trasforma nel più bel sorriso che da un po' di tempo non vedevo. Mi solleva facendomi sedere sul bordo del lavandino e bacia dolcemente.  Con gambe e braccia lo attiro di più a me per bearmi dei suoi baci.
< Ancora non è sicuro se lo saremo > gli dico guardandolo negli occhi per poi baciarlo. 
< Lo saremo. Me lo sento > mi risponde baciandomi.
 
Trascorro la giornata così tra coccole e attenzioni di Jacob, anche troppe, ma lo lascio fare perché amo le sue coccole. Tutto questo finché non viene Rachel con Joshua e lo zio preso a giocare con il nipotino fa sì che riesco a parlare con mia cognata. 
< Allora, fatto il test? > mi domanda una volta entrate in camera mia e di Jake.
< Si l'ho fatto stamattina e ho chiamato il nonno. Domani sarà qui per una visita > le dico mostrandole il test positivo.
< Sei incita! > - esclama sorridendo e mi abbraccia - < Lo hai chiamato per esserne sicura. E poi lo dirai a Jacob >
< Veramente già lo sa. Quando ho chiamato nonno, lui era in bagno con me. > - le dico - < È che dall'agitazione, non mi sono resa conto che lui è rimasto in bagno con me >
< Hai fatto il test davanti a lui quindi... > mi chiede.
< No. Quando l'ho fatto, stava dormendo. Mi ha passato il telefono dopo e li è entrato > le dico mentre tolgo alcuni vestiti di Jacob sparsi per la stanza.
 
Torniamo fuori e Jacob con il nipote in braccio viene verso di noi.
< Te l’ha detto che fra qualche mese diventi zia? > domanda Jake alla sorella tutto contento.
< Si me l’ha detto e ne sono felicissima > gli risponde abbracciandolo.
< Finché non si saprà niente di certo nessuno dirà niente a nessuno ok? > domando ai due Black.
< Prima dei tre mesi, non si dice nulla. Per scaramanzia > afferma Rachel.
< Si lo so, e il mio discorso era riferito sopratutto a lui > - dico indicando Jake - < Jake, tieni a freno il pensiero, quando sei di ronda. >
< Ok ci proverò. L'alpha farà il bravo lupo > mi dice. 
 
In tarda serata, arriva nonno Carlisle, ma io lo vedo solo il giorno dopo quando con Jacob ci rechiamo a casa Cullen per la visita. 
< Salve, ragazzi > - ci saluta nonno non appena apre la porta di casa - < Pronti a sapere se siete genitori? >
< Ciao nonno. Si siamo pronti > dico sospirando. 
< Non essere tesa andrà bene > mi dice Jacob massaggiandomi un braccio. 
 
A parlato, corda di violino. Stamattina Jake, eri più teso di me.
 
Annuisco. 
 
Saliamo nello studio del nonno, diventato stanza di ospedale.  Mi siedo sul lettino che nonno mi indica e Jacob resta fermo davanti alla porta, indeciso se entrare oppure no. 
< Jacob entra pure > - gli dice nonno. Si siede alla sua scrivania e si trasforma in medico. - < Come prima visita Jacob, servi anche tu. Prima di fare l'ecografia, mi serve sapere se nella tua famiglia, ci sono state malattie ereditarie. È solo la prassi, tranquilli >
< Che io sappia, a parte il diabete di mio padre, no nessuna malattia in famiglia > risponde Jake in piedi accanto a me. 
< Ok > - dice il dottor Cullen, mentre lo scrive su un blocchetto - < Nessie, come ben sai la tua pelle è dura come quella dei vampiri e, farti un prelievo del sangue è impossibile. Per tanto devo analizzare le tue urine > m’indica il barattolino di plastica sulla scrivania. Lo prendo.
< Devi portarlo in un laboratorio e poi quando saprò il risultato? >domando prima di andare in bagno. 
< Ho l'occorrente qui > - mi risponde e vado in bagno. - < Jacob nel frattempo che Nessie va... >
 
In bagno. 
Mi osservo allo specchio e guardo il barattolino ancora chiuso.
 
 Se ci sono riuscita per un misurino, e non avevo nemmeno un bicchierino, posso farcela adesso.
 
Lo apro e penso ai vari modi in cui la mia pipì, possa andare lì dentro.
 
Dopo essermi "impiccata" un po’, torno di là vittoriosa con il barattolino dal contenuto giallino, tra le mani.
< ... Alla riserva tutto tranquillo... > - dice Jake al nonno - < Amore >
< Eccole > - dico mentre posò il barattolino sulla scrivania e mi avvicino a Jake - < Di cosa parlavate? >
< Mi stava aggiornando sulla situazione "vampiri" qui. > - mi dice il nonno, prima di tornare nelle vesti di dottore - < Bene. Le vado ad analizzare e poi preparati per la tua prima ecografia >
 
Mentre aspettiamo "il dottor nonno" che torna con le risposte fantastichiamo un po' sul bambino. Perché Jacob è sicurissimo che sia incinta. Io lo spero perché non voglio deluderlo.
< Secondo me è un maschietto > mi dice mentre mi accarezza la pancia.
< E se fosse una femmina? > gli domando seduta sulle sue gambe.
< No, è un maschio. Così da grande lavorerà in officina con me > mi risponde.
< Da grande maschio o femmina che sia, sceglierà da solo il suo futuro. > - gli dico - < Di una cosa sono sicurissima, che sarà bello e forte come il suo papà >
< Sarà bello come la sua mamma e forte come il suo papà > mi dice e mi bacia.
 
Il dottor nonno torna nel suo studio con un foglio in mano, è il risultato dell’urina.
< Nessie, accomodati sul lettino. Abbassati poco i jeans e alzati su la maglietta che facciamo l'ecografia » - mi ordina il dottor Cullen. Faccio come dice. Mi abbasso di poco i jeans e tiro su la maglietta, sdraiandomi sul lettino. Poi vedo il dottore accendere una macchina e mettere del gel su una sonda. 
Appena la sonda poggia sulla mia pancia, sullo schermo dell'apparecchio appare una testa e dei piedini. E dalle casse si sente il battito del suo cuore. Jacob sorride, io piango dall'emozione. Siamo entrambe emozionati. Diventeremo genitori!
< È mio figlio quello lì? > domando commossa mentre non riesco a staccare gli occhi dal monitor.
< Si è vostro figlio. Congratulazioni. > - dice il nonno dottore - < Questi sono i piedini e questa massa grossa è la testa. Il suo battito non presenta nulla d’irregolare. Sei nella nona settimana. >
Finita l’ecografia, il nonno mi da una salvietta per potermi togliere quel gel appiccicoso, mentre lui, stampa le prime immagini. Do un bacio a Jake ancora emozionato. 
< Posso continuare a fare le cose di sempre? Voglio dire... non corro il rischio di far del male a Black junior > chiedo e li faccio sorridere entrambe.
< Black junior non corre nessun pericolo, se la sua mamma quando è stanca si ferma e si riposa. > mi dice il dottor nonno. 
< Ok quindi posso guidare la macchina? > chiedo.
 
Adesso la cosa che mi preme di più, oltre alla gravidanza, è la laurea. Manca poco e non voglio rinunciarci.
 
< Si puoi ma non per viaggi troppo lunghi > mi risponde il nonno.
< Da domani ti accompagnerò all'università > mi dice Jacob davanti al nonno. 
< Jacob, hai l'officina e poi non credo mi stanchi. Il viaggio è breve > gli dico.
< Jake fino all'università può guidare tranquillo. L'importante è che non si affatichi troppo > - gli dice il nonno. - < Gli studi come vanno? Hai già deciso la tesi? >
< Ho iniziato a farla e, domani avrò il secondo incontro con il relatore per vedere se va bene o meno. Poi a ottobre, dovrei discuterla, ma non so ancora che giorno > dico fiera al nonno della laurea.
< E noi tutti ci saremo > mi dice il nonno. 
< Sempre se voglio qualcuno... > rispondo. 
< La nonna vi manda questo > dice il nonno prendendo un grosso vassoio coperto. 
< Ringraziala da parte nostra, ma non doveva disturbarsi > risponde Jacob mentre prende il vassoio dalle mani del nonno.
< Hai detto che venivi qua... > dico. 
< L'ho detto solo a Esme che sarei venuto a Forks per un convegno medico. Nessuno sa il vero motivo perché quello spetta a voi, quando sarete pronti > spiega nonno.
< Certo che lo diremo noi > - dice Jake - < Carlisle, quanto ti fermi? >
< Parto stasera. Più tardi devo vedere dei colleghi, ma prima volevo andare a caccia > gli risponde.
< Ah ok > gli dice Jake.
 
Salutato il nonno e prima di tornare a casa ci fermiamo a fare la spesa in un grande supermarket. Cibo, bevande e materiale per la casa iniziano a mancare.
 
Prendiamo un carrello e giriamo per gli scaffali in cerca di quello che ci serve fino a che non mi fermo davanti al reparto dell'infanzia. 
< Cominciamo a comprare qualcosa? Tipo pannolini, salviette bagnate... > mi chiede Jake abbracciandomi un fianco.
< No, è ancora presto per queste cose > - gli rispondo abbracciando lo a mia volta - < Stavo solo dando un'occhiata >
< Mmm va bene > - mi dice e mi bacia la fronte - < Sarai una mamma fantastica > sorrido felice.
< E tu, il papà migliore del mondo > gli dico posando la testa sulla sua spalla.
Riprendiamo a fare il giro del supermarket, riempiendo il carrello. Stiamo in fila alla cassa quando si allontana senza dirmi dove va. Tornando poi in tempo per pagare  la spesa che la cassiera a battuto ed io metto nelle buste. 
< Anche questi > sento che dice alla cassiera. Mi giro e vedo poi arrivarmi un bavaglino con la scritta:
 
                                                                                La mia prima pappa
 
E una scatolina trasparente con dentro delle piccole scarpine bianche. Sorrido e faccio no con la testa.
< Non ho resistito > si giustifica. Come risposta lo bacio davanti a tutti. La cassiera e le persone attorno applaudono. 
 
In casa sistema lui la spesa perché io non devo fare sforzi. 
< Jacob Black, mettiamo bene in chiaro una cosa, sono incinta non malata. Lo so che non vuoi che mi affatichi, ma hai sentito il dottore? Se mi stanco, mi riposo. > gli dico.
< Io voglio solo che tu stia bene. Lì dentro, tieni una vita, la nostra. Ho promesso di prendermi cura di te e ora anche di lei, non mi sembra di fare qualcosa di sbagliato il non volerti farti stancare! > mi risponde arrabbiato, ma senza usare il suo timbro Alpha. Dopo il nostro primo litigio, anni fa, non ha più usato quel tono con me.
< Non volevo farti arrabbiare... scusami > gli dico abbassando la testa.
< Tranquilla > mi dice stringendomi a se e baciandomi. Finisce di mettere apposto la spesa.
 
Non sono stanca e in casa non mi va di stare. Così decidiamo di fare una passeggiata e arriviamo fino al cimitero. L’unica persona cui possiamo comunicare la lieta notizia è appunto Sarah Black.
 
< Ciao mamma. Lo so non vengo spesso, ma oggi è un'occasione speciale > dice Jake rivolto alla tomba di Sarah Black. Io resto in silenzio accanto a lui, perché non so cosa dire - < Renesmee aspetta un bambino. Il nostro primo figlio >
Sorrido ascoltando le sue parole. È felice ed io lo sono con lui. 
< Sono sicura che tua madre sia felice per te, per noi. Non sono ancora mamma è vero, ma sono sicurissima che se fosse qui sarebbe fiera, dell'uomo che sei diventato e che saresti un ottimo papà. Ti amo > gli dico per dargli poi un casto e dolce bacio sulle labbra. 
 
Torniamo a casa dove, c'è Billy che ci aspetta insieme a Sue e a nonno Charlie.
< Bentornati ragazzi > ci saluta Billy. 
< Ciao a tutti > salutiamo insieme Jake ed io, scoppiando poi a ridere per aver parlato nello stesso momento. Abbraccio felice nonno Charlie, ma non dico nulla.
Aiuto Sue in cucina a finire di preparare la cena.
< Ti vedo più bella del solito.  Hai una strana luce negli occhi... > mi dice Sue. Dal tono e dalle parole usate, mi dà l'impressione che abbia capito.
< Una strana luce in che senso? > chiedo preoccupata. 
< No tesoro stai bene, ti vedo felice > mi risponde.
< In effetti, lo sono. Sto per laurearmi e Jacob lo amo troppo > le dico finendo di condire l'insalata.
A tavola, si parla del più e del meno, di com’è andata la giornata di ognuno di noi, del lavoro e tanti altri argomenti.
< Oggi ho incontrato Carlisle. Mi ha detto che era qui per un convegno ma sarebbe ripartito subito > dice nonno Charlie.
< Si lo so perché doveva darmi una cosa che ha fatto nonna Esme. La vado a prendere > - dico - < Nonna non appena ha saputo che il nonno doveva venire qua, ha subito pensato di mandarci qualche cosa > 
< Ci vado io > - mi dice Jake. Tornado poco dopo con dolce. Una semplice torna al cacao e zucchero a velo - < Eccola qui >
La taglia e ne distribuisce una fetta a testa.
 
Gli ospiti sono andati via, la cucina è rimessa in ordine e possiamo andare a nanna. Nessuno dei due ha sonno, ma ci corichiamo lo stesso per scambiarci la nostra dose di coccoline notturne quelle che poi dolcemente ci portano da Morfeo. 
 
Come deciso da lui, mi accompagna dal professore per vedere la mia tesi.
< Ti aspetto al bar. Fai con calma e non avere fretta > mi dice Jake davanti alla porta della mia facoltà.
< Va bene. Ti amo > gli rispondo dandogli un casto bacio sulle labbra.
< Vi amo > mi sussurra come risposta sulle mie labbra. Sorrido ed entro dentro avviandomi verso l'aula del professore.
 
Hai sentito piccolino? Papà ti ama. Sei ancora un puntino che si sta formando, ma già io e papà ti amiamo tanto.
 
Arrivo alla porta del professore, come da educazione busso prima di entrare.
< Buongiorno signorina Cullen > mi dice il professor Cohen appena entro nella sua stanza.
< Giorno a lei professore > lo saluto mentre mi siedo alla sua scrivania. 
< Ho visto il lavoro che mi hai mandato ieri per mail e devo ammettere che ho trovato pochi errori, o meglio alcuni concetti hai scritto troppo. In rosso ti ho sottolineato le parole, frasi che dovresti togliere > mi dice mentre insieme vediamo la mia bozza di tesina. 
< Ah capisco... pensavo che così spiegasse meglio il concetto > rispondo.
< Si l'ho capito Renesmee. Lei è una ragazza che tiene molto a quello che fa e questo mi piace di lei sa? Vede, la commissione Universitaria, per quanto possa leggere la sua tesina, alla laurea prende in considerazione quello che il laureando dice e di come esprime il concetto. Alla fine di tutto conta il voto con cui uscirà da qui >
< In parole povere, in un futuro lavorativo conta di più un voto che le capacità intellettive di una persona > rispondo.
< Esatto > - mi dice. Entrambe guardiamo l'orologio appeso alla parete - < Riguardo la sua tesina credo manchi poco. Se per lei non è un problema, ci vediamo tra due settimane > 
< Si manca poco. Nessun problema, a tra due settimane allora > dico. Saluto il professore e vado al bar da Jacob che lo trovo intento a giocare a biliardo con altri studenti e dove una del secondo anno, se lo sta divorando con gli occhi.
< Chi vince? > chiedo non appena arrivo. 
< Ciao amore > - mi saluta dandomi un bacio veloce - < Finisco la partita e andiamo a casa >
< Fai con comodo. Io mi prendo da bere > gli dico per poi andare al bancone e ordinare una spremuta di arancia. 
Da seduta al tavolo osservo il mio lupo piegato in avanti verso il tavolo da biliardo, tutto concentrato sulla stecca e la palla da mandare in buca. I pensieri impuri iniziano a farsi strada in me. Che saranno gli ormoni? Poi mi basta vedere la studentessa di prima e i pensieri cambiano radicalmente.
< È un bel ragazzo chissà che facoltà sta e se è single > sento dire dalla studentessa a una sua amica. Il bel ragazzo in questione è Jacob.
< Il bel ragazzo non é single mi spiace > - dico alle due ragazze con un sorriso e mi avvicino a Jacob che ha appena finito la partita. - < Amore, andiamo? > lo bacio davanti a tutti, soprattutto a quelle due. 
 
In macchina verso casa. 
< Ti ho sentito rispondere a quelle due ragazze > mi dice sorridendo.
< Ti stavano mangiando con gli occhi. Qualcosa dovevo pur fare! > - rispondo mettendo il broncio da finta offesa - < Ti ricordo che tu sei mio >
< Sei tremenda... E sei mia > mi risponde.
< Sono gelosa e sono gli ormoni a parlare. Solo io posso immaginarti nudo davanti al tavolo di biliardo con me sopra > gli dico la mia fantasia.
< Allora compreremo un tavolo da biliardo. Nell'attesa di comprarlo però dimmi che ti ha detto il professore > mi dice poggiando la sua mano sulla mia. 
< Mi ha fatto i complimenti per come ho scritto la tesi. Su cosa e come dà importanza la commissione al mio esame. E che devo tornare qui tra due settimane e se tutto va bene, si passa alla pubblicazione e data della laurea > spiego felice. 
 
Torniamo a casa e dopo pranzo lui va in officina mentre io continuo a scrivere la tesi con le dovute correzioni. 
 
Le due settimane passano così, tra casa, finire di sistemare e scrivere la tesina corretta, le uscite con Rachel e il resto delle ragazze lupo, e le discussioni che poi diventano coccole con Jacob. Lui, è sempre stato iperprotettivo con me per via dell'imprinting, ma ora che aspetto un bambino lo è ancora di più. Non vuole che mi stanchi. 
< Jake la macchina posso ancora portarla > gli dico mentre in camera sistemo gli abiti da indossare per andare all'ultimo incontro con il professore.
< Nessie lo sai che voglio essere tranquillo > mi dice da dentro il letto.
< Lo so amore, ma non mi va che perdi mezza giornata a buffo. > gli dico mettendomi nel letto accanto a lui.
< Io voglio che tu e il nostro lupetto stiate bene > mi dice alzandomi la maglietta per baciarmi la pancia. Sorrido. 
< Lupetto ed io stiamo bene. > gli dico accarezzandogli la testa.
< Mi sa che tocca fare come dice la mamma > - sussurra alla pancia per poi dargli un altro bacio - < Faremo come vuoi tu, solo perché ti amo troppo > mi bacia.
< Ti amo troppo anch’io > gli dico sulle sue labbra mentre lo stringo a me. Ci addormentiamo così uno stretto tra le braccia dell'altro.
 
*Note Autrice*
 
Eccoci a questo capitolo.
Dal Natale in casa Black, ho velocizzato il tempo e sono arrivata all’ultimo anno di Università di Renesmee, questo perché non mi andata di dover raccontare della nostra protagonista all’Università perché  avrei rischiato di annoiarvi.  In questo capitolo, Nessie non è solamente alle prese con la tesi, ma è anche in dolce attesa! So che molte di voi, saranno felici di sapere che finalmente Jacob diventerà papà *-* Sono contenta anch’io, della notizia e pensare che in un primo momento, la scoperta di un figlio doveva arrivare in un altro capitolo e diversa da come è stata qui, ma le parole hanno preso il sopravvento e ho cominciato a scrivere senza mai fermarmi.  Nella mia mente si erano formate le varie scene: “Jacob preoccupato mentre la sua Nessie, è china nel water a vomitare”, “Nessie che in bagno fa il test e chiama il nonno per accettarsi della scoperta” e “Nessie e Jacob e la prima ecografia”.  La scoperta di Jacob papà, all’inizio non doveva essere così, ma doveva  essere la classica “sorpresa” tipo le classiche scarpette da neonato  o la prima ecografia, insomma le solite sorprese ormai poco originali. Volevo qualcosa di originale e simpatico. Se era entrato per darle il cellulare, poteva anche restare. E poi, mi sono divertita a descrivere la sua emozione.
Va beh... ora vi lascio ai commenti
Frafra

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Capitolo 47
*** Emby & Lily ***


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Da sola e come stabilito mi reco da sola all'ultimo incontro con il professore per la mia tesi. 
 
Drin! Drin! 
 

Mi suona il cellulare mentre sono alla guida. So già chi è.
 
< Jake sono per strada ancora > gli dico. 
< Ancora non sei arrivata. Stai ferma, o stai camminando? > mi dice preoccupato.
< Cammino. Ho l'auricolare e la cintura allacciata > - rispondo mentre guido - < Appena arrivo in facoltà ti chiamo. Tranquillo > alzo gli occhi al cielo osservando un cretino in moto che mi sorpassa.
< Tranquillo, mi è difficile esserlo in questo momento, ma ci proverò > mi dice. 
< Kuk laule > ci diciamo insieme prima di chiudere la comunicazione. 
 
Arrivo in facoltà un pochino in anticipo e incontro Stephanie, una ragazza che ha frequentato i miei stessi corsi ma che non abbiamo mai legato bene.
< Cos'è la tua guarda del corpo ti ha lasciato sola? > mi domanda Stephanie mentre chiudo la macchina. La mia guardia del corpo è Jacob, che ogni tanto, soprattutto nelle giornate in cui non avevo molte lezioni da seguire, è venuto con me. 
< Jacob, ha un lavoro > le dico passandole davanti. 
 
Jacob!
 
Telefono a Jacob, sul cellulare ma è occupato così chiamo direttamente in officina.
< Qui officina Black and Call > mi risponde uno dei suoi meccanici.
< Ciao, sono Renesmee. Tu sei John giusto? > domando. Ormai li riconosco dalla voce. 
< Ciao, si sono io John come stai? Il capo è al telefono e da come gesticola, sembra una questione delicata. Ti passo l'altro capo? > mi domanda gentile, come sempre.
< No, tranquillo John dì a Jacob che sono arrivata e va tutto bene. E che appena ho finito, lo chiamo > - gli dico - < Ciao John e buona giornata > 
< Grazie e buona giornata anche a te > mi risponde John. 
Chiudo la telefonata e mi reco dal professore. 
 
Passo due ore nello studio con il professor Cohen a sistemare, correggere la tesi.
< Si è fatta ora di pranzo, signorina Cullen che ne dice se mangiamo qualcosa insieme e poi riprendiamo? Tanto il grosso è fatto > mi domanda il professore. Come posso dire di no a una persona così gentile che mi sta aiutando molto? Ovvio che non posso.
< Volentieri. > - rispondo sorridendo - < Anche perché ho fame e lei mi sta aiutando tantissimo >
 
Abbiamo fame. Vero baby Black?
 
< Oh ma si figuri. Vogliamo andare? > dice mentre controlla il suo cellulare. 
< Certamente. > dico prendendo la mia borsa e chiamo Jacob avvisandolo che sono ancora all'università e che pranzo lì con il professore e appena finito, torno a casa. Dal tono di voce, Jake non mi è sembrato molto entusiasta all’idea che io resti a pranzo fuori da sola con un uomo che non sia lui, ma ha acconsentito.
 
< Scusa se ti ho portato qui, in questa tavola calda vicino l'università > - si scusa il professore - < Diamoci del tu. Stiamo fuori l'università >
< Ma figurati va bene anche qui > rispondo. Mi sento un po' a disagio in verità e vorrei il mio Jacob con me.
< Renesmee, che nome curioso... > mi dice fissando un po' troppo la mia misera scollatura.
< È l'unione dei nomi delle mie nonne. Renée ed Esme > rispondo. 
< Non sapevo che il tuo fidanzato fosse qui... > mi dice il professore sorridendo.
 
Jacob qui?
!
 
Affino l'olfatto e in effetti, il profumo di lupo alpha m’investe le narici.
 
< Salve. Ho fatto prima del previsto con quel cliente e stavo venendo da voi > dice Jacob mettendosi seduto accanto a me. Ci diamo un bacio a fior di labbra.
 
Si proprio un cliente a Hoquiam. Dalla terra sulle scarpe e la busta, ti sei trasformato in lupo.
 
Sorrido mentre penso a Jake che si trasforma in lupo, e sfilo via dalla tasca posteriore dei jeans la busta sporca e appallottolata, e la metto nella borsa.
 
< Ha fatto bene. Renesmee è una ragazza eccezionale. La sua tesi è quasi finita. Dopo quando torniamo in studio, sempre se non avete fretta di andar via, mancano gli ultimi dettagli e poi si può stampare. > dice il professore.
< Sono fiero della mia ragazza > risponde Jacob mettendo un braccio intorno alle mie spalle.
 
Durante il pranzo parliamo di varie cose in generale.
< Jacob, togli quella mano dal portafogli. Ho invitato io Renesmee ed è giusto che paghi io per tutti > lo rimprovera bonariamente Richard, così si chiama il professore. 
< Io mi sono auto invitato ed è giusto che paghi la mia parte > gli dice Jacob, ma con scarso risultato perché Richard, in un attimo ha tirato fuori i soldi e va a pagare. 
 
Tornati in facoltà, Jacob entra in studio con noi si siede accanto a me al computer mentre noi finiamo di dare gli ultimi ritocchi. 
< La tesi è completa. Manca di stamparla e rilegarla > - mi dice il professore sorridendo - < Potresti andare ora dalla copisteria e farla stampare e rilegare, ma perderesti del tempo di attesa. Io ti consiglio di tornare in settimana >
< Se devo aspettare, parecchio allora mi conviene un altro giorno. Comunque sia passo a dare un'occhiata giusto per farmi un'idea > rispondo.  A essere stanca lo sono e ringrazio che Jake sia qui, così guida lui fino a casa.
Salutiamo il professore e ci dirigiamo alla copisteria universitaria. Ci sono un po' di laureandi, come me che attendono di stampare e rilegare la propria tesi. 
< Ci scusiamo per il disagio e l'attesa, ma la stampante si è rotta > dice Liz la signora alla copisteria. Ho passato tre anni qui dentro e quante fotocopie ho fatto...
< Ciao Liz. Questa stampante si blocca sempre, mannaggia > le dico scherzando.
< Ohi Nessie. E già. Anche tu per la tesi? > mi chiede. 
< Sì e mi chiedevo una cosa, se a casa mi stampo la tesi e in settimana passo per rilegarla. Si può fare? > domando sperando in un sì.
< Certamente così ci togli un centinaio di fogli in meno da dover stampare! > mi risponde sollevata.
< Ok allora alla prossima > la saluto.
< Ce ne fossero di ragazze come te > mi saluta anche lei. 
 
La prima cosa che faccio appena mi siedo in auto sul sedile del passeggero, è quella di togliermi le scarpe. Non ho messo scarpe con chissà quanto tacco, ma ho i piedi doloranti per il troppo camminare. 
< Ti sei stancata eh? > mi dice Jake seduto al posto di guida mentre accende il motore.
< Un po', ma era necessario. Prima mi sbrigo e meglio è... > rispondo. 
 
Non vedo l'ora che il giorno della laurea arrivi così poi, posso dedicarmi a mio figlio e a trovarmi un lavoro.
 

< Già manca poco e anch’io non vedo l'ora che prendi la laurea così, ti ho tutta per me > mi dice mentre guida.
< Tutta per te... Ma se quando sto a lezione, tu sei a lavoro! Inventatene un'altra. > dico guardando in alto. Lo vedo e sento ridacchiare.
< Giusto ma lavoro con l'ansia. Saperti a 167 km lontano da me, mi fa stare in pensiero. Lo sai, no? > mi dice. 
< Lo so l'imprinting. Quindi è per questo che ti sei inventato la storia del cliente > dico sorridendo. 
< Anche. Saperti a pranzo con quel belloccio del tuo professore, mi ha dato fastidio. Tu sei mia > mi risponde. 
< Il mio lupacchiotto gelosone! > esclamo e gli do un bacio sulla guancia. 
< Ehy, ma io non lo volevo sulla guancia! > si lamenta scherzosamente riferendosi al bacio. 
< Stai guidando. A casa ti riempirò di baci > gli dico sensualmente. 
< Non vedo l'ora di tornare a casa allora... > mi dice mentre prende la mia mano e la bacia.
 
Siamo arrivati a casa. Scende dall'auto prima e mi prende in braccio, come una sposa.
< Sei stanca e scalza > - mi dice sfiorando appena le mie labbra - < E poi ho una voglia matta di coccolarti >
< Allora entriamo e portami in camera > gli dico tenendomi a lui. 
In casa non c'è nessuno, Billy è a pesca con nonno Charlie, quindi Jake ed io abbiamo casa libera. 
Quando Billy rientra in casa, cuciniamo il pesce che ha pescato, parliamo di come abbiamo trascorso ognuno la propria giornata e poi a nanna. 
 
 È bello avere una famiglia e tra poco piccolo l'avrai anche tu. 
 
Sorrido mentre mi accarezzo il ventre ancora piatto.
< A cosa pensi? > mi domanda Jacob entrando nel letto. 
< A quanto è bello avere una famiglia e che tra qualche mese anche lui o lei l'avrà > gli rispondo mentre prendo la sua mano e l'appoggio sul mio ventre assieme alla mia.
< Saremo la famiglia più bella di tutta la riserva > mi dice facendomi ridere.
 
Per qualche giorno mi riposo dalla tesi e mi dedico al mio primo hobby, la lettura.
< Toc! Toc! È permesso o la mia amica è impegnata con qualche bel giovane aitante eroe del libro? > mi dice una voce femminile che appartiene a Lily. 
< Lily!! > - chiudo il libro e corro ad abbracciarla.  - < Quando sei tornata? E perché non mi hai detto niente? >
< Prima di rispondere, potrei avere da bere? > mi chiede sorridendo. 
< Certo che sì. Voglio sapere tutto > le dico mentre le faccio segno di entrare in casa.
 
Entriamo in casa, dove le offro una bevanda fresca e dei biscotti fatti in casa da Billy e me. Non sembra, ma Billy è un ottimo cuoco. 
< Sono arrivata stamattina e volevo fare una sorpresa a Embry, ma a quanto sembra lui l'ha fatta a me > dice ridacchiando. 
< Mi sa di sì. Voleva farti una sorpresa anche lui, per questo non ti ha detto nulla. > le dico mentre bevo la mia bevanda. 
< Già. Senti Jake prima era strano... non lo so mi ha abbracciato cosa che non ha mai fatto. > mi dice. 
< Jake ultimamente è strano, ma in bene però > le dico sorridendo. 
< Non ti sta tradendo vero? Anche mio zio faceva l'affettuoso con la moglie e poi si scoprì che aveva un'altra > mi dice. 
< Imprinting. Lui è mio soltanto mio, cara Lily. Ultimamente si è un po' strano ma nulla di che, è felice che tra un po' non andrò più all'università. > le dico, ma solo una parte. Per quanto ho voglia di dirgli che aspetto un bambino, per ora non posso.
< Già l'università. Dopo la tesi non so se restare a Boston per lavorare lì, perché forse sono tra quelli allievi che possono essere scelti o fare domanda a Forks > - mi dice mangiando un biscotto. - < Odio tutta sta lontananza da Embry >
< Posso immaginare. Poiché sei qui perché non parli con Sue? Lei, è infermiera all'ospedale di La Push, magari ti sa consigliare... Quando è che hai la tesi? > le domando.
< Dovrei prenotarmi, se tutto va bene, per i primi di novembre. Sempre se il cretino del mio rettore, si degnasse di aiutarmi. > mi spiega - < Sai è uno scansafatiche, e pensare che da giovane sia stato un bravo medico. E tu, la tesi? >
< La mia tesi è bella pronta, devo soltanto stamparla e poi vedere la data, ma penso di inserirmi per ottobre. > - le dico. Nel frattempo mi suona il cellulare. Faccio segno a Lily di aspettare e rispondo. È mia madre, che vuole sapere se ho consegnato la tesi. Finito di parlare con lei guardo Lily - < Era mia madre da quando sa che la tesi l'ho finita, mi sta dando il tormento per sapere quando sarà la cerimonia di laurea!>
< Sai già in che mese ci sarà la cerimonia? > mi chiede mentre mette in bocca l'ennesimo biscotto ed io ovvio le vado dietro.
< Se non sbaglio a Ottobre, ma non so che giorno. Comunque smetti di mangiare i biscotti e accompagnami a casa Cullen > le dico.
< Smettere di mangiare i biscotti? Questo mai. Devo riprendermi dalla delusione di non vedere Embry > -mi dice ridendo. - < Sono tornati i tuoi? >
< No, non sono tornati ma devo usare la stampante. È che devo stampare la tesi da portare in copisteria a farla rilegare. Ti volevo chiederti se domani mi accompagneresti all'università. > le dico mentre prendo la chiavetta e le chiavi di casa. 
< Volentieri > mi risponde mentre chiudo casa.
Mando un sms a jacob, anche se lavora, so che il cellulare ce l'ha con se e controlla.
                        
Sto andando a casa Cullen a stampare la tesi che domani andrò a farla rilegare. Tranquillo con me c'è Lily.
 
A casa Cullen mentre la stampante fa il suo lavoro Lily ed io, ci perdiamo nei ricordi liceali. 
 
Come stabilito il giorno dopo Lily mi accompagna all'università per far rilegare la mia tesi. Ovviamente le telefonate di Jacob per assicurarsi che va tutto bene, non potevano mancare.
< Sempre così è? > mi domanda Lily, dopo la terza telefonata di Jake. 
< Ultimamente si > - rispondo con un sospiro. - < Oh ma a me piace. Mi fa sentire ancora di più amata >
Anche a lei, le squilla il cellulare.
< Embry > - mi dice per poi rispondere e parlare con lui. Quando ha finito, riprendiamo il discorso - < Non vedo l'ora che finisco così, me ne torno qui e di stare vicino a Embry >
< Stessa cosa mia anche se, Jake ed io non stiamo a settecentocinque km di distanza, ma un po' di meno e la sera dormiamo assieme. E poi... > le dico. 
< Poi? Parla perché lo so che mi stai nascondendo qualcosa amica mia > mi dice come se già sapesse qualcosa. 
< Ecco lo sapevo Jacob ha parlato! Quel lupaccio, non sa tenersi un cecio in bocca > le dico mettendo il broncio, ma sotto sotto me la sto ridendo perché io sono la prima a volerle dire della novità.
< Jacob non mi ha detto niente, come nemmeno Embry quindi...  anzi se il mio lupo mi ha detto qualcosa sul tuo è che ultimamente quando sono di ronda Jake, parla solo di perlustrare i confini e cose così insomma non mostra più te. E la cosa sta insospettendo un po' tutti > mi dice. 
< Fa progressi il mio lupo! > - dico fiera - < Non dovrei dirtelo, perché vogliamo aspettare la mia laurea, ma a te lo dico e devi promettermi che non lo dirai a nessuno, nemmeno al tuo Embry >
< Lo prometto > - mi dice facendo il segno del giuramento - < Avete deciso di sposarvi! > 
< No, vedi per caso un anello, o qualche gioiello nuovo su di me? > le chiedo per poi continuare senza aspettare la sua risposta - < Aspetto un bambino >
< Mi farai zia! > urla dalla gioia. 
< Sì e ricorda che tocca a te farmi zia >le dico ridendo. 
< Con Embry si pensava di andare a convivere > mi dice mentre parcheggio l'auto e scendiamo. 
< Buono e sapete già dove? > le chiedo. 
< A casa sua. Non vuole lasciare da sola Tiffany e in un certo senso lasciarla sola dispiace anche a me. Io adoro quella donna! > - mi dice sorridendo mentre ci avviamo verso l'edificio. - < Il problema è dirlo a mio padre. Mamma stravede per Embry, figuriamoci se non accetta. >
< In effetti, tua madre ne è innamorata del genero che non ha mai avuto > dico ridendo. 
 
Arriviamo alla copisteria.
< Ciao Liz ti ho portato la tesi da far rilegare > dico salutando Liz davanti alla porta d'ingresso. 
< Ciao cara, allora pronta per il tuo libro? > - mi domanda sorridendo per poi rivolgersi a Lily, credendola una studentessa - < Ciao, se sei qui per stampare chiedi a David... >
< Ciao, no io sono un'amica di Nessie. L'ho solo accompagnata > le risponde Lily. 
 
Dopo aver rilegato e pagato la tesi, vado a salutare il professor Cohen e a lasciare la mia tesi alla segreteria della mia facoltà.
< La consegna dei diplomi di laurea saranno il cinque ottobre. Poi tramite mail le faremo sapere tutto > mi dice una delle segretarie. 
< Grazie. E la mail entro quanto dovrebbe arrivarmi? > chiedo gentilmente. 
< Non più di due settimane prima della cerimonia > mi risponde. 
< Ok grazie e arrivederci > rispondo sorridendo. 
< Se vuole la toga, che non è obbligatoria, le consiglio di prenotarla adesso perché in due settimane è difficile che gli arrivi in tempo > mi dice la segreteria. 
< Ok grazie. Ci penserò > le rispondo e vado via. 
 
Andiamo al parcheggio e saliamo in auto. Stavolta guida lei. 
Allacciate le cinture, telefonato in officina ai nostri lupi per avvisarli che stiamo tornando a casa, riprendiamo il discorso sulla "convivenza", interrotto prima.
< Con la nascita del bambino, avete pensato di trasferirvi in una casa un pochino più grande? > mi domanda Lily mentre usciamo dal parcheggio universitario.
< Diciamo che c'è stato un pensiero simile, ma è no. Vedi se Jake ed io cambiamo casa, quasi sicuramente Billy non vorrà venire e a me questo non è va molto di lasciarlo solo. Billy lo adoro > le spiego. 
 
Billy, volendo o no, mi ha cresciuto come se fossi parte della sua famiglia, nonostante avessi già una famiglia. Mi ha insegnato e continua a insegnarmi tante cose. Lasciarlo solo, ma neanche per idea!
 
< Un po' come me con Tiffany. > - mi dice per domandarmi poi - < Se non sbaglio tu, hai casa Cullen. Volendo non potreste trasferirvi li? >
< Sei pazza!! Quella casa è enorme per due persone. Ha troppe scale e poi è isolata e Jake lavora alla riserva. > le rispondo. 
< Beh sì, ma quella è casa tua > mi dice.
< In territorio vampiro e poi sarà strano, ma fin da piccola e ancora non sapevo dell'imprinting, la riserva, la consideravo già casa mia. Preferivo passare le giornate a La Push che in una casa con otto vampiri > le dico ricordando quel periodo, dove Jake veniva a casa Cullen e mi portava alla riserva. 
 
Invece di andare a casa, ci rechiamo alla "Black and Call car repair shop" da Jacob ed Embry, per pranzare tutti insieme e trascorrere il pomeriggio con loro in spiaggia. 
< Lily mi stava dicendo che volete andare a convivere. Mi fa piacere! > dico a Embry. 
< Già è credo sia giunto il momento di fare questo passo. > mi risponde lui.
< Non è meglio un matrimonio? > domanda Jake, mentre Lily arrossisce. 
< Beh sì però boh... voglio dire l'imprinting infondo è come se uno è sposato. A cosa serve inciderlo su un pezzo di carta? > spiega Embry. Lily lo guarda storto, ma non proferisce parola.
< È quello che dico io. Jake sai benissimo che io sono legata a te, e che ti amo più della mia stessa esistenza, quindi a cosa serve sposarci? Per me con l'imprinting già mi hai sposata > dico. 
 
Se mi chiedesse di sposarlo direi comunque di sì. Sposarlo è sempre stato il mio sogno fin da piccola.
 

< A me invece, piacerebbe sposarmi in futuro. Ovvio che prima, però voglio trovare un lavoro. > dice Lily. 
< Ok allora niente convivenza se prima non trovi lavoro > dice Embry.
< Veramente non ho detto questo. Ho detto che mi piacerebbe sposarti... un giorno, ma che prima voglio trovarmi un lavoro. Al vivere con te, Embry, ci verrei subito > dice per poi stringerlo in un abbraccio e baciarlo. Jake ed io, sorridiamo e li imitiamo. 
 
L'officina resta chiusa per due settimane, per le ferie estive.
Ferie che sono trascorse alla riserva, tra coccole e uscite con amici, soprattutto Embry e Lily, che sono più innamorati di prima. 
< Ho detto ai miei che finita l'università, vado a convivere con Embry > dice Lily mentre siamo sedute con i nostri lupi in un bar di un centro commerciale.
< Veramente, ho chiesto io a tuo padre che tu vieni a vivere con me > puntualizza Embry.
< Va beh è uguale, l'importante è che abbia dato il suo consenso. Che poi me ne frega poco. > dice Lily. 
< Lo immaginavo. Hai parlato con Sue? > le chiedo mangiando il mio panino.
< Sì ci ho parlato e mi ha detto che devo mandare l'attestato di laurea con il voto. Mi ha inoltre consigliato di fare una specializzazione > mi risponde. 
< Specializzazione dove, a Boston, o all'ospedale da lei? > domando. 
< Dove voglio. Devo scegliere e vedere > risponde. 
< Spero non a Boston. Altri anni lontano e fare avanti e indietro, non li sopporto > dice Embry stringendo la mano della sua Lily.
< No tranquillo niente Boston > risponde lei ricambiando la stretta di mano.
Riprendiamo a fare il giro dei negozi dove io mi compro alcuni pantaloni, larghi e morbidi sui fianchi. La pancia ancora non si vede molto, ma qualche pantalone di scorta sempre meglio averlo.
< Quel vestito, ti starebbe un incanto > mi sussurra Jacob indicandomi un vestito smanicato, color grigio perla. 
< Non male, ora lo vado a provare > - dico mentre prendo l'abito dallo scaffale ed entrò in camerino. Dopo essermi guadata bene allo specchio, apro il sipario e vedo Jacob che mi fissa sorridendo - < Come mi sta? >
< Favolosa > mi dice per poi baciarmi. 
 
Non passa nessuno, bene.
 
Lo spingo nel camerino con me e mi faccio togliere l'abito.
< Stiamo provando a quando diventerai una balena e dovrò aiutarti a spogliarti? > - mi chiede scherzando. Per risposta gli pizzico il braccio - < Ahia! Scherzavo >
< Quando diventerò e ti dirò che somiglierò a una balena. Tu, mio caro, devi negare e dire che sono bellissima > affermo.
< Tu sei già bellissima e quando somiglierai a una balena, sarai ancora più bella perché qui... > - mi dice chinandosi verso il mio ventre - < Stai crescendo nostro figlio. > mi bacia il ventre.
< Oh amore mio > - dico facendolo alzare e baciarlo sulle labbra - < Nostro figlio, avrà un papà meraviglioso. Ancora stento a crederci che diventeremo genitori >
 
Finito lo shopping e fatto la spesa per casa, torniamo alla riserva, ma prima lasciano Lily davanti casa sua.
< Tra pochi giorni Lily, se ne torna a Boston e avevo pensavo di portarla a cena fuori > ci dice Embry mentre torniamo alla riserva.
< Chiedi a lei > gli risponde Jake indicandomi.
< Infatti, è a lei che ho chiesto > ribatte Embry. Rido e faccio una linguaccia a Jacob.
< Scusa, l'officina è chiusa perché non la porti a Portland e vi fate due giorni lì voi due da soli? > domando. 
< Non sarebbe male come idea, ma non so se riesco a trovare i biglietti del treno e, l'albergo disponibile in tempo > mi dice Embry pensandoci su.
< Qualcosa si trova. Tu dopo parlane con lei e fammi sapere. > dico a Embry sorridendo. 
 
Per vedere la mia amica felice questo e altro. E so che per due mesi, non potranno vedersi.
 

< Nessie sei un'amica. Altro che sto buzzurro del tuo fidanzato > dice divertito Embry, indicando Jake. 
< Il buzzurro qui presente, è il tuo alpha ti ricordo > gli risponde divertito Jake. 
< Alpha caro, tu sei di ronda stasera giusto? > domando a Jake che annuisce. Sorrido pensando alla serata davanti alla TV, ma mi rattristo un po’ pensando che starò senza coccole della buona notte.
 
Accompagnato Embry davanti casa, con breve saluto a Tiffany ce ne torniamo a casa. Il tempo di mettere in ordine la spesa, cambiarsi per la ronda, indossando i soliti bermuda di jeans, salutarmi con un grosso bacio sulle labbra e un "Fai la brava" da parte di lui e un "Fa attenzione " da parte mia. Diventato ormai il nostro rito. Se ne va di ronda.
 
La serata la trascorro con Billy che mi propone di ordinare delle pizze, cosa che accetto volentieri perché voglia di cucinare è pari a zero. Ci vediamo un film che danno in TV e, io, causa ormoni, mi commuovo. 
 
Il film, non fa né ridere né piangere quindi sono gli ormoni. E se già sono così, figuriamoci alla consegna di laurea! Meglio che non ci penso. 
 

Durante il film mi arriva un sms da parte si Embry.
 
                                        Lily ha accettato il breve viaggio. E abbiamo già trovato i biglietti per il treno. Grazie! 
 

Lo leggo per poi rispondere.
 
                                               Mi fa piacere. Ne ero sicura.
 

Dopo il messaggio e la visione del film che né a Billy né a me è piaciuto ce ne andiamo a dormire.
 
Odio dover dormire senza Jacob, ma ho un valido sostituto, Jaco il mio lupo di peluche da abbracciare. 
 
 
*Note Autrice*

 
Chiedo scusa per il ritardo con cui posto questo capitolo che per altro era scritto da qualche tempo, ma che per i vari impegni e la stanchezza non sono riuscita a correggerlo.  Vi dico subito che dovrebbero mancare pochi capitoli alla conclusione di questa storia.
In questo capitolo come avrete potuto intuire dal titolo, ho voluto parlare di Lily ed Embry e del rapporto di amicizia che li lega con Nessie e Jake.
Lily, ha capito che l’amica aveva qualcosa da nascondere e, infatti, Renesmee le dice di aspettare un bambino. Solitamente, le persone che non si vedono da tanto tempo sono le prime ad accorgersi dei cambiamenti degli altri.
Al prossimo e spero di non metterci secoli a pubblicarlo.
Frafra

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Capitolo 48
*** 48- Crescere ***


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Sono in intimo davanti allo specchio che mi osservo di profilo. La pancia si vede appena. La accarezzo dolcemente immaginando il mio futuro, prossimo direi, con lei o lui, tra le mie braccia e in quelle del suo papà che, come me, non vede l’ora che nasca.
Ormai sono entrata nel quarto mese, nessuno dei parenti, fatta accessione per Rachel, sa ancora nulla. Vogliamo aspettare la mia laurea, manca poco più di una settimana anzi per essere precisa, è Jacob che vuole aspettare la mia laurea a dare a tutti la lieta notizia, perché dice che quel giorno ci saranno entrambe le nostre famiglie e, darla una volta sola è meglio di ripeterla più volte. Poi lo diremo agli amici e li, sì che tocca ripetere molte volte.
 
Tra pochi giorni tesoro, non sarai più un segreto da custodire gelosamente.
 
< Ehi principessa > - mi dice Jacob stringendomi dolcemente a se, posando le sue carnose labbra sul mio collo. - < A cosa pensavi di così bello, da farti sorridere? >
< Sta crescendo > gli rispondo mostrando felice la pancia.
< Ehi cucciolo, la mamma ed io non vediamo l’ora di coccolarti > dice Jacob sulla mia pancia dandogli poi tanti piccoli baci, da farmi sorridere. Ogni volta che Jake fa così, oltre a farmi sorridere, vuole distrarmi dal mio scopo.
< Già... > - dico sorridendo e accarezzandogli la testa - < Amore, non vorrei interrompere questo bellissimo momento, ma... dovrei vestirmi >
< Devi andateci per forza oggi, che è domenica in giro per negozi? > mi domanda. 
< Sì perché è l'unico giorno che ti ho a mia completa disposizione. Se hai altro in programma per noi due... > gli dico in tono malizioso mentre lo abbraccio e gli sfioro le labbra con le mie.
Ho gli ormoni “ballerini” e anche tanta voglia di stare tra le sue braccia.
< Per noi due... a parte adesso... > mi dice mentre mi prende in braccio e mi poggia sul letto con lui, per riempirmi di dolci baci. Lo lascio fare fino a che stanca non ribalto la posizione, stavolta io sopra di lui e facciamo l'amore. 
 
Siamo a Port Angeles che giriamo per negozi alla ricerca di qualcosa da poter indossare sotto la toga, il giorno della consegna della laurea, ma non vedo nulla che mi soddisfi al cento per cento, sono indecisa se prendere una gonna, o un pantalone, o un vestito. Jacob sbuffa sonoramente, non ne può più. E ha ragione. Provo e straprovo, senza mai prendere una decisione.
< Prendi tutto e poi decidi cosa mettere. Sono dieci negozi che stiamo vedendo > mi dice un pochino annoiato seduto sul puffo arancione davanti ai camerini.
< Certo per te è facile. Un pantalone e hai fatto > gli rispondo acida e in reggiseno. Non passa nessuno.
 
Non lo sopporto quando da tutto per scontato specialmente in questo periodo.
 
< Così sei tua zia Rose > - mi dice Jacob alzandosi dal puffo - < Entra dentro e vestiti > mi ordina per poi chiudere la tenda con lui fuori.
< Fanculo Jacob! > gli rispondo rivestendomi e uscendo dal camerino senza degnarlo di uno sguardo e lasciando i vestiti lì dentro.
Alla fine non compro nulla, talmente il nervoso esco dal  negozio senza nemmeno ricambiare il saluto della commessa  e lasciando Jacob  indietro.
Le chiavi della macchina le ho io, quindi la apro e salgo in auto, mentre mi allaccio la cintura di sicurezza, vedo Jacob posare una busta sui sedili posteriori.
< Scusa, sono gli ormoni > gli dico una volta calmata.
< Lo so, tranquilla. > - mi sorride per poi allacciarsi la cintura anche lui e mettere in moto. - < Ti amo, ormoni o no, io ti amo e, non posso smettere di farlo >
< Mi amerai anche tra qualche mese, quando diventerò una balena? Sempre che io ci possa diventare... > gli domando. 
< Tu, una balena? Impossibile che lo diventerai, ma se dovesse accadere, sarai la balena più bella di tutta La Push e Forks messi assieme. Stai crescendo mio figlio > - dice mentre siamo fermi al rosso del semaforo, poggia la sua mano sulla mia pancia -< Ehi baby Black, non vorrai tenerti mamma tutta per te vero? Anch’io voglio crescerti sai? >
Rido.
< Se con noi c'era nonno Edward può darsi che sentiva i suoi pensieri > dico ridendo ancora. 
< Non serve tuo padre per sapere che baby Black vuole anche me, il suo papà > - mi dice ridendo poi si fa serio e con un gesto indica la busta poggiata sul sedile posteriore - < Vista la tua eterna indecisione, ho pensato di prenderti quello che hai provato perché ti stava benissimo. Non negare, ti piacevano troppo. La Renesmee che conosco, non è mai stata indecisa su niente, sopratutto sullo spendere ed è già da un po' che lo fai... >
< È vero ero indecisa su tutti e tre perché non mi va di acquistare un qualcosa che poi non potrò mettere lo stesso giorno. E poi diciamo che le mie priorità stanno cambiando. Non vivo più con i miei e non vado nemmeno all’High School. > -dico per poi continuare - < Adesso le cose sono cambiate. Sono cresciuta, non dipendo più dai miei, convivo con te da tre anni, mi sto per laureare e soprattutto adesso aspetto nostro figlio e tutte queste cose mi hanno portato a fare delle scelte più giuste, sane >
 
Tornati a casa. Corro in stanza da letto a rivedere i vestiti.
< Ancora indecisa? >- mi domanda Jacob entrando in camera e dandomi un bacio sulla spalla nuda. Annuisco - < Potresti mettere questo vestito alla festa >
< Che festa? Jake lo sai che non voglio feste e sarà un giorno come altri > gli dico ripetendo il concetto che non voglio festeggiare, o almeno non voglio fare le cose troppo in grande.
< La famiglia viene per la tua laurea e non vuoi festeggiare? Lo sai che con tua zia Alice, non far festa è impossibile. Sono dieci anni che organizza feste per te, e tu vuoi toglierle quest’occasione...? Nipote cattiva > mi dice ridendo. 
< In effetti, mettendola sul piano "zia Alice" non è carino non festeggiare, ma sai però cosa intendo io per festeggiare e sai come lo intende lei il festeggiare, e sono due cose diverse e opposte > gli rispondo. 
La mia idea sul far festa da quando vivo in casa Black e sopratutto fare la pendolare con l'Università, è cambiata moltissimo e tutto per il semplice motivo di dover badare a me stessa senza il dover dipendere da nessuno. Meno che mai da Jacob, che è l'unico a portare i soldi a casa. Le mie spese personali, me le sono pagate da sola, con i soldi che ho da parte. Poi ora che sarò mamma, dipenderò da baby Black e dai suoi orari. Tempo per far festa, oltre a quelle stabilite dal calendario, non credo ci sia.
 
Il gran giorno é arrivato. Finalmente! 
 
Suona la sveglia alle sei e mezzo, con disappunto di Jacob che borbotta qualcosa d’incomprensibile del tipo, "non voglio andare a scuola" che a me viene da ridere perché lui la scuola l'ha finita da un pezzo. Mi alzo, mi faccio una doccia e preparo la colazione per me, Jacob e Billy che tra poco si alzano anche loro. 
< Buongiorno Nessie. Pronta per oggi? > mi dice Billy mentre si accomoda al suo solito posto a tavola.
< Giorno a te Billy. Si sono pronta e devo anche sbrigarmi perché tra poco viene Chanel a prendermi > gli rispondo inzuppando un biscotto nel latte.
< Da oggi dovremmo chiamarti dottoressa o... > mi dice scherzando.
< Nessie come al solito, ma se vuoi puoi chiamatemi dottoressa Renesmee > dico ridendo stando al suo gioco. 
< Chi è dottoressa? > domanda Jake ancora mezzo addormentato, si siede a tavolo mentre io mi alzo, per servirli la colazione. 
< Nessuno almeno non ancora... > - dico. Guardo l'orologio appeso alla parete - < Vado a finirmi di preparare che tra poco Chanel sarà qui. >
 
Indosso un tailleur pantalone, color nero e una camicia rossa. Le scarpe sempre nere con un tacco non tanto alto. Un filo di trucco, giacca nera e sono pronta.
Mi guardo intorno per vedere se ho preso tutto.
 
Busta con la toga.
 
Presa.
 
Borsetta.
 
Eccola. La apro e vedo se ho messo tutto.
 
Fazzoletti.
 
Ci sono.
 
Portafogli e porta carte.
 
Ci sono.
 
Cellulare.
 
Appena messo.
 
Ok preso tutto.
 
Torno di là in cucina pensando di sparecchiare la tavola mentre attendo Chanel che mi passi a prendere, ma i due Black, hanno sparecchiato e lavato le tre tazze della colazione.
< Non vuoi che ti accompagni io? Ho preso la giornata libera per oggi... > mi dice Jacob pulendosi le mani su di uno straccio.
< Ne abbiamo parlato già. Sai, che finché non inizia la cerimonia non posso stare con te e poi devi accompagnare tuo padre... > - gli dico rispondo mentre dalla tendina della finestra vedo la Smart blu metallizzata di Chanel. - < E’ arrivata! >
< Ok ma almeno un bacio me lo merito, non credi? > chiede sorridendo Jake e bloccandomi per un braccio.
< No, non ti meriti solo un bacio, ma più di uno > gli dico per poi dargli tanti piccoli dolci baci.
< Ecco così va meglio > - mi dice sorridendo poi mi sussurra - < Fino a che non ci vediamo, prenditi cura del nostro cucciolo > mi stampa un bacio e poggia la mano sulla mia pancia. 
 
In macchina con Chanel parliamo di tutto, tranne che di dove stiamo andando, di cosa ci aspetta e soprattutto non parliamo del futuro, o meglio della ricerca di lavoro o altro. Io, ho deciso che per un po’ starò fuori dal mondo lavorativo fino a quando baby Black, non avrà i mesi, o l’età giusta per poterlo lasciare a qualcuno. Su questo Jake è d’accordo con me.
Evitiamo di parlare della consegna di laurea, solamente per non farci prendere ancora di più di quello che già non siamo, dall’ansia, o potremmo rischiare di piangere.
Sappiamo entrambe che siamo state laureate, se no la commissione non ci avrebbe spedito una mail con le informazioni necessarie di questo giorno.
 
Ci vorrebbe lo zio Jasper qui
 
Arrivate all’Università, salutiamo tutti i nostri “colleghi”, parliamo con loro ma senza accennare a quello che tra poco avremmo fatto e tutto questo fino a quando una della segreteria ci avvisa di indossare la toga e si allontana con Chanel perché la vuole il rettore.
 
< Uffa!! Ma quando comincia, sta benedetta consegna > si lamenta David in piedi e a braccia conserte.
< Se saltelli da un piede all'altro, il tempo passa > gli dice Bri. 
< Manca poco dai. L'aula magna si sta riempiendo > dico io mentre sbircio dalla porta semi aperta, la gente entrare e occupare posto.
< Il rettore mi ha ricordato che dobbiamo sederci in ordine alfabetico > dice con uno sbuffo Chanel. 
< Come se no lo sapessimo. È da questa mattina che lo dice > afferma David.
 
L'aula è piena di gente, sul palco hanno sistemato tutto e noi laureandi, facciamo il nostro ingresso silenzioso. Guardo, come tutti i miei colleghi, verso il pubblico sorridendo e trovo subito i miei tre spettatori; Jacob, Billy, mamma e papà con una ventina di anni in più rispetto alla loro età.
 
“ Ciao papà. Salutami anche mamma, Billy e Jake”
 
Dico mentalmente a mio padre che fa si con la testa in segno di approvazione.
 
Il rettore della mia facoltà il suo discorso che è lo stesso di tutti gli anni, cambia solo l'anno, il numero dei laureandi e il nome del presidente onorario.  La dottoressa Lauren Thorne è laureata in psicologia infantile e lavora presso l’ospedale di Hoquiam.
 
< Salve a tutti, sono la dottoressa Lauren Thorne. È un piacere per me consegnare la laurea a questi ragazzi che, durante la nostra collaborazione, ho visto in loro la passione, l’amore non solo verso i piccoli pazienti e i loro genitori, ma anche con l’equipe ospedaliera. Ho visto in questi ragazzi, spirito d’iniziativa e tanta voglia di fare. > - dice la dottoressa con un gran sorriso. Da un’occhiata al foglio che ha tra le mani e riprende il discorso - < Lavorare con i bambini, non è facile poiché spesso dobbiamo mettere mano, non chirurgicamente, su un qualcosa che i genitori hanno distorto, aiutandoli, collaborando insieme. Diciamocelo anche, che nessun mestiere è facile, ma se ci sono passione e voglia di conoscere, come ho visto in questi ragazzi, diventa tutto più semplice, meno faticoso. > - fa una breve pausa e poi riprende il suo discorso - < Ricordo un giorno, pioveva tantissimo e la città era allagata, i mezzi pubblici avevano scioperato e le auto non potevano circolare, eppure, questi ragazzi, non si sono fermati. Sono venuti ugualmente e hanno lavorato sodo.  La cosa bella è che alcuni di loro si sono fermati oltre l’orario di lavoro e hanno interagito con bambini di altri reparti.  Potrei elencarvi tante altre belle qualità di questi ragazzi, ma faremo notte pertanto finisco il mio discorso, augurando a questi ragazzi un grande in bocca al lupo per la vostra carriera lavorativa e mi piacerebbe collaborare ancora con voi. >
Il pubblico e, noi laureandi, applaude in un sonoro battimano. Il rettore e, un segretario che spinge un carrello con sopra gli attestati. Entrambe si avvicinano alla dottoressa, si scambiano tutti un cordiale sorriso e dopo essersi detti qualcosa a microfono spento, inizia la consegna degli attestati.  
 
< Artist Susan > - chiama il rettore. Una collega goffa e impacciata con cui in tre anni ci avrò scambiato poche parole, si alza e sale sul palco - < Complimenti 110 > stretta di mano, un sorriso timido ma sincero e, Susan rossa in viso per l’emozione scende quei pochi scalini per tornare a sedersi al suo posto. 
Prima di fare il mio nome, il rettore chiama e consegna altri dieci attestati.
< Cullen Renesmee Carlie > - mi alzo, guardo la mia famiglia sorridere, Jacob e papà come se messi d'accordo mi fanno il segno di approvazione, mostrando il pollice verso l'alto e vado a prendere il mio attestato - < Congratulazioni 110 e lode > il voto mi coglie impreparata perché non pensavo di raggiungere la lode.
< Grazie > dico con un filo di voce e con un sorriso enorme stampato sul viso. Stretta di mano e scendo giù a sedermi tra i miei compagni.
 
Finita la consegna di tutti gli attestati, laureandi e parenti, si mischiano tra di loro.
Tra la folla si fa spazio Jacob che mi abbraccia sollevandomi da qualche cm da terra e scoccandomi un bacio carico di dolcezza e orgoglio. 
< Lo sapevo che avresti preso la lode > mi dice con orgoglio dopo avermi messo giù. 
< Io non ne ero sicura, ma mi fa piacere averla presa > gli rispondo sorridendo stretta nelle sue braccia. 
Anche Billy e i miei, si avvicinano per congratularsi con me per il voto preso. 
< Adesso che ti sei finalmente laureata, potresti venire qualche giorno a Denali > mi dice mamma. 
< Non credo sia il momento adatto adesso. Sai voglio mettermi subito a cercare un lavoro > rispondo alla mamma mentre vedo papà che tenta di capire i miei pensieri e quelli di Jacob, ma non ci riesce. Sapevo che mi avrebbero proposto un viaggio a Denali, così mi sono preparata prima cosa dire senza pensare alla mia dolce attesa.
A interrompere il discorso “lavoro”, arrivano i miei colleghi per farci le foto di rito, con fiori e pergamena tra le mani, sorrisi che trasudano gioia pura perché raggiungere un traguardo come la laurea, non è cosa di tutti i giorni e nemmeno cosa facile. Ci salutiamo scambiandoci la promessa di rivederci e perché no, magari di poter lavorare assieme.
 
Con la mia famiglia, vado a pranzo in un ristorantino lì a Hoquiam. Per via di due vampiri, ci facciamo dare un tavolo appartato, tranquillo, lontano, ma non troppo dai tanti tavoli occupati da gente di ogni età. Comunque sia è in un angolo, dove due vampiri possono fingere di mangiare.
 
< La dottoressa Thorne, è stata un’allieva di Carlisle quando insegnava medicina. Potresti mandarle un curriculum... >mi dice papà mentre aspettiamo di essere serviti.
< So che è molto brava. Il tirocinio l'ho fatto nel suo ospedale. Però, non penso di poter lavorare con lei.  Lavora a Hoquiam e non ho voglia di farmi ogni giorno avanti e indietro La Push - Hoquiam > - dico mentre taglio della carne appena arrivata - < Preferisco trovare qualcosa a Forks, o a La Push, o al più alla riserva dei Makah. Ho chiesto a Sue, Leah e a Emily nell’aiutarmi a cercare un impiego... >
< Beh iniziare subito a lavorare non è una cattiva idea almeno così non perdi tempo. Beh... anche un po' di riposo e una vacanza, non ti farebbero male > dice mamma.
 
Sapevo che avrebbe ripeso l’argomento.
 
< Va beh ma tra adesso e quando troverà un lavoro, il tempo per riposarsi c'è. > - si intromette Jacob - < Voglio dire non è che se consegna l'attestato, o quello che è, il giorno dopo viene assunta > 
< Si giusto. Tra il consegnare, fare il colloquio e assumere, ce ne passa di tempo > - interviene Billy poi mi guarda - < Hai studiato tanto e tu Jake nemmeno le ferie ti sei preso, una vacanza, potreste farla, ve la meritate >
< Vista da così, l'idea di una vacanza non è male, ma per ora preferisco aspettare e muovermi per trovare subito un impiego > dico e Jacob annuisce d'accordo con le mie parole. 
< Ho messo al mondo una figlia stacanovista > dice mamma scherzando.
 
Finito il pranzo, si torna a casa per riposare un po’ e prepararci per la festa che mi hanno organizzato a casa Cullen.
Mentre i due Black sono fuori per dei problemi alla riserva, dove sono entrambe richiesti. Io ne approfitto per schiacciare un pisolino, sul letto.  
< Principessa... > - mi sussurra all’orecchio Jacob e dandomi un dolce bacio - < Amore mio sveglia > mi bacia ancora per scivolare sul mio ventre e lasciandoci piccoli dolci baci. Sorrido.
< Dormivo così bene > gli rispondo attirandolo a me per dargli poi un bel bacio ricco d’amore.
< Lo so che dormivi beatamente. Resterei a guardarti per ore, ma abbiamo da fare. Su a prepararsi > - dice ridacchiando mentre mi aiuta ad alzarmi dal comodo letto.
Sbuffo rumorosamente. Lui se la ride. Entro in bagno, con la speranza che la doccia mi svegli e, ringraziando il cielo è così. Torno in camera a vestirmi, indossando l'abito che a Jacob piace tanto.  Un morbido vestito beige a maniche lunghe. Scarpe delle ballerine con pochissimo tacco. E per finire un filo di trucco.
Sopra la borsa nera, trovo un post it di Jacob:
 
                                                       Di baby Black, lo diciamo dopo cenato.
                                                      Non vorrei che si strozzassero con il cibo!
 
Rido al messaggio.
 
Non ha tutti i torti, almeno per i suoi. Da parte mia, evitiamo le battutacce di zio emmett, anche se, non credo sia facile.
 
Mi guardo di profilo un’ultima volta allo specchio prima di andare.
 
Prima di annunciarti, voglio sapere il tuo sesso. Riguardo al tuo nome beh... il tuo papa ed io decideremo.
 
Raggiungo padre e figlio in sala già pronti per andare e vedo Jacob dare un qualcosa a Billy che mette in tasca e annuisce.
< Oh eccoti dottoressa! > - dice Billy ridendo - < Adesso, puoi curare mio figlio perché sono dieci anni che è rimasto bambino. Ne sei consapevole? >
< Grazie, papà > dice Jake alzando gli occhi al cielo. Poi guarda me, come a chiedermi se ho letto il post-it e gli faccio segno, con il pollice verso l’alto che l’ho letto e che mi sta bene.
< Sì ne sono perfettamente consapevole e posso darti la diagnosi subito. > - gli dico a Billy - < Sono dieci anni che studio il caso e, per ben tre lunghi anni ho fatto ricerche e alla fine sono arrivata alla conclusione che per lui, non esiste cura > - abbraccio Jacob - < Lo amo così com’è, bambino ad adulto insieme >
< Ed io amo te, così come sei > mi dice Jake ricambiando l’abbraccio.
Mentre aspettiamo Jacob che sposta la macchina, mi chino verso Billy e lo abbraccio. Sento il bisogno di abbracciarlo, non so bene il perché, non ho mai abbracciato nessuno così d’istinto le persone. Con Jake è diverso, so che se lo faccio ricevo la mia dose di coccole, ma con Billy, non lo so. Forse sarà perché stasera comunicheremo la notizia che un baby Black è in arrivo, o forse perché ho la sensazione che succederà qualcosa...
< Grazie Billy > gli dico.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       
 
 
 
*Note Autrice*
 
Ciao a tutti amici lettori.
Vi chiedo scusa per postare solo ora (dopo un mese circa) questo capitolo che, era pronto da qualche tempo e necessitava solo di qualche correzione/aggiunta. Il fatto è che ho avuto degli imprevisti che mi hanno tenuto lontana dalla storia.
Passando al capitolo “crescere”.
Renesmee è cresciuta ancora, e non per via della sua laurea, ma dal fatto che è consapevole di diventare madre. Si nota, nel ragionamento che fa a Jake riguardo alla scelta dei vestiti, su cosa è giusto comprare o no.  Il convivere con l’uomo che ama, il laurearsi e la maternità l’hanno portata a diventare più adulta e responsabile.
Al prossimo capitolo e preparate i fazzoletti!
Frafra

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Capitolo 49
*** Proposta ***


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Sul viale che porta verso la grande casa Cullen, il mio udito sviluppato capta della musica, ma sono ancora troppo distante perché riesca a capire cosa sia, ma sicura che non proviene da uno stereo.
Appena arrivati nel cortile di casa, Jacob fa scendere me per prima poiché sono seduta dietro e la nostra auto ha solo tre sportelli (due davanti e uno, è il portabagagli) e poi aiuta Billy a sistemarsi sulla sua sedia.
 
Papà è al pianoforte e sta suonando la melodia preferita di mamma.
 
Salgo i primi scalini e sento il chiacchiericcio intorno a lui, soprattutto quello di due bambini. Uno lo riconosco è di Joshua, che ha due anni e stenta a parlare bene, ma si fa capire. L'altra vocina squillante è di Sarah che ha tre anni e parla anche piuttosto bene. Ogni volta che c’è una video chat, assieme a Rebecca, la piccola è sempre con lei.
< Rebecca è qui? > domando ai due Black che nel frattempo stanno salendo la rampa che i miei hanno costruito apposta per Billy. 
< Si è qui. Non poteva perdersi la laurea della sua cognatina preferita > mi risponde Jake con un sorriso sornione. Sorriso che mi fa pensare che non me la stia raccontando giusta, ma non voglio indagare oltre, è da tanto che non la vedo e voglio riabbracciare lei, Solomon e riempire di baci la piccola Sarah.
 
Sto per suonare il campanello quando la porta si apre all’improvviso, ancor prima che io possa toccare il pulsante del campanello.
 
Mi dimentico che sono vampiri.
 
< Zietto! > saluto con un abbraccio lo zio Jasper. Mi è mancato tanto, come del resto mi sono mancati zii e nonni. 
< Nessie! Ti trovo benissimo > mi dice ricambiando l’abbraccio poi saluta Jacob e Billy.
Seguita dalla musica entro in salotto, dove trovo i nonni Carlisle e Charlie discutere di sport con i miei cognati, Paul e Solomon. Papà che suona il pianoforte con la mamma accanto ed entrambe sorridono nel vedere lo zio Emmett a carponi con Joshua seduto sopra che grida a modo suo "cavallino". Mentre la zia Rose è seduta intorno al tavolo a disegnare con Sarah. 
 
< Sera > diciamo Jacob, Billy ed io in coro. Papà smette di suonare, si gira e chi sta parlando, si zittisce e ci rivolge un sorriso. Sarah appena vede il nonno, scende dalle gambe di zia Rose per correre verso Billy.  
< Tio Jao > esclama Joshua appena ci vede, ma resta seduto su zio Emmett.
< Tanti auguri! > mi dicono tutti insieme. 
< Eh zio Jacob perché non vieni a darmi il cambio? > gli domanda lo zio Emmett a Jacob che tutto sorridente va da loro e prende in braccio Joshua.
Io, mamma e zia Rose andiamo in cucina da nonna Esme e Sue, che sono alle prese con la pasta al forno. 
< Tesoro auguri. Ero sicura che avresti preso la lode > mi dice nonna Esme stringendomi in un abbraccio. 
< Beh è una Cullen > - dice zia Rose sorridendo - < La mia piccola Cullen >
< Se ti sente Jacob > dico ridacchiando. 
< Cosa per piccola Cullen? > mi domanda la zia scherzando.
< Oh sì proprio per quello > le rispondo ridacchiando.
< Congratulazioni cara > -mi dice Sue sorridendo - < Ti fanno gli auguri anche Leah e Seth >
< Grazie e ringraziali da parte mia > dico sia a Sue sia a nonna. Mi guardo in torno e non vedo né le gemelle Black né zia Alice e, infatti, mamma mi dice che sono al piano di sopra a sistemare alcune cose. 
Prima che posso dire qualcosa, me le ritrovo in cucina a farmi gli auguri per la laurea.
< Adesso che non devi più studiare, puoi riposarti facendo del sano shopping con noi > mi dice la zia Alice indicando tutte le donne presenti in cucina.
< Io mi tiro fuori > dice mamma alzando le mani.
< Non puoi Bella. Sposando mio fratello, hai accettato la causa “shopping con le cognate” > le risponde la zia Rose.
 
Allo shopping con Alice non si può fuggire. Anche volendo, non si può.
 
< Ok ma non in posti sperduti delle Penisola Olimpica, perché comincio a essere allergica alle tante ore in macchina > dico. Anche se alla fine la strada dalla Riserva a Hoquiam, non era molta, o comunque non da tante ore di viaggio, ma farla per tre anni e spesso anche quattro volte al giorno, è abbastanza stancante.
 
La nonna e Sue, devono finire di preparare così mandano via le altre e me.
 
In salotto seduti sul divano a parlare davanti a un aperitivo e qualche stuzzichino parliamo e giochiamo con i due cuginetti. 
< Reby non pensavo che ci saresti stata anche tu stasera > le chiedo.
< Jacob mi ha ordinato di essere qui stasera perché la tua laurea è un evento importante > mi risponde.
< Addirittura importante. Jake non ti sembra di esagerare?! > gli chiedo mentre da seduto in terra gioca con i nipoti.
 
Ok che è stato detto che stasera annunciamo che aspetto un baby Black, ma far arrivare dalle Hawaii Rebecca solo per dirle questo mi sembra esagerato.
 
Vedo papà sgranare gli occhi e mi rendo conto che ho pensato quello che non dovevo.
 
Ops! Papà zitto non dire nulla, nemmeno alla mamma. Jake ed io, lo diremo dopo cena.
 
Vedo che fa si con la testa.
 
Grazie!
 
< Sei tu che con il fatto della laurea, in questi mesi mi hai messo ansia e non poca > mi risponde Jake. 
< Ok basta perché ho fame e se non mangio, non ragiono > dico sorridendo bloccando così sul nascere parole che non voglio e finire a litigare per colpa dei miei ormoni.
 
La cena è pronta. Ci mettiamo a tavola. Mentre mangiamo, rispondo alle domande sulla mia laurea, di cosa farò dopo, se ho già una struttura che mi prende a lavorare subito oppure no. A tutte queste domande vorrei rispondere con un "sono incinta", ma Jacob mi ha detto di aspettare. E così, aspetto. 
 
< Abbiamo finito di mangiare e prima della torta, ci sono i regali > annuncia zia Alice.
< Anche i regali? A me bastava questa cena con voi tutti, veramente > dico sinceramente.
Ricevo tutti regali attinenti a quello che ho studiato e che spero, sarà il mio lavoro in futuro.
Anche la piccola Sarah mi ha fatto un regalo, un disegno di una casetta rossa sul mare.
< Grazie Sarah. È proprio un bellissimo disegno > le dico dandole un bacino sulla guancia, mentre la prendo in braccio.
< Questa è casa tua > - mi spiega indicando la casetta rossa - < E questo blu, è il mare mio. Quello di nonno Billy è brutto! > ridiamo tutti alla sua affermazione. In effetti, un mare dove è più acqua piovana che riceve che raggi del sole tanto bello non è.
< Tia > mi chiama Joshua venendo verso me con un foglio in mano. 
< Vieni qui lupetto > gli dice Jacob prendendolo in braccio.
< No tu. Io tia > gli dice Joshua indicandomi.
< Andiamo da zia, mostriciattolo > gli dice Jake scherzando e si becca un pugno sul naso. Paul se la ride come un matto e noi non siamo da meno. 
< Bravo a papà così mi hai vendicato > dice Paul ancora ridendo. 
< Tia! > grida Joshua dandomi il suo bel disegno di due manine colorate. Una di blu e l'altra di giallo.
< Mah è bellissimo! > - esclamo e gli do un bacino - < Ho i disegni più belli > do un altro bacio a Sarah e a Joshua, i miei dolci nipotini. 
< Tolta adesso > dice Sarah.
< Si totta > gli fa eco il cuginetto battendo le mani. E tutti ridiamo. 
La torta arriva portata in tavola da mamma e la posa davanti a me. Nel frattempo i nipotini sono consegnati alle loro mamme.
< Guarda lì tra le rose > mi sussurra Jacob accanto a me, mentre ferma la mia mano sopra il coltello. Faccio come dice e vedo una scatolina di velluto nera. Immagino cosa può contenere e mi sento in imbarazzo.
Non erano questi i piani e non so perché spero che non sia quello che penso.
< Che ci fa una scatolina del genere su una torta? > domando. Devo pur dire qualcosa o l'imbarazzo davanti a sedici persone sale. Nemmeno lo zio Jasper usa il suo potere e la cosa mi preoccupa. Nessuno dice niente, si limitano solo a sorridere.
Jacob prende la scatolina dalle mie mani e la apre mostrandomi un anello stile anni settanta. Una fedina in argento con piccoli nove zirconi blu. Jacob guarda prima Billy e poi le sue sorelle che annuiscono felici.
< Quest’anello apparteneva a mia madre. Era l'anello di fidanzamento che mio padre, le ha regalato per chiederla in sposa. Ora io, lo dono a te > - mi dice inginocchiandosi davanti a me, dove sarà l'emozione del momento o saranno gli ormoni, mi viene da piangere - < Renesmee, vuoi diventare mia moglie? Tu e baby Black volete essere la mia famiglia? > mi guarda sorridendo. Uno sguardo pieno di amore e speranza in un mio sì. Posso deludere la persona che amo più di tutti al mondo? Che mi è sempre stata vicino e sopportato ogni mio tipo di capriccio per ben dieci anni dalla mia esistenza?
< Sì, baby Black ed io vogliamo essere la tua famiglia. Voglio diventare tua moglie! > dico per poi abbracciarlo e stringerlo a me.
< Kuk Laule > mi dice mettendo l'anello all'anulare della mano sinistra.
< Kuk Laule > gli dico guardandolo negli occhi. Ci scambiamo un bacio pieno di amore. E per qualche minuto, tutto quello che ci circonda, scompare, lasciandoci soli nella nostra bolla. Torniamo alla realtà quando i piccoli di casa e anche qualche adulto, zio Emmett e Paul, reclamano la torta.
 
Per tagliare la torta, mi faccio aiutare da Jacob perché le mie mani tremano ancora per l’emozione!
< E così diventerete genitori ed io zio > - se ne esce lo zio Emmett - < È fantastico! Complimenti piccioncini >
< Non diventi solo tu zio, ma anche noi. Qualcuno diventa nonno > dice lo zio Jasper guardando di sottecchi il fratello, o meglio mio padre Edward che ridacchia, ma non dice nulla.
< Ecco la visita di qualche mese fa qui a Forks di Carlisle > se ne esce nonno Charlie che fino a pochi secondi fa, se ne stava zitto ad ascoltare i discorsi sulle varie parentele. 
< Si diciamo anche per quello. Dovevo venire a Forks quel giorno e Renesmee, mi aveva detto di non sentirsi un granché bene e ho preferito visitarla. > spiega nonno Carlisle, tenendo presente che Rebecca non sa nulla di lupi e vampiri. 
< Sapete già il sesso? > domanda Rebecca. 
< No e, infatti, volevo fare adesso l'ecografia > dico guardando nonno Carlisle.
< Renesmee hai mangiato e non credo che si veda > mi dice Jacob. 
< Sì e magari ha la pancia piena come il padre > - gli rispondo - < Io voglio farla adesso! >
< Nessun problema. Andiamo a fare questa ecografia. Sono curioso di vedere il sesso di mio nipote > dice nonno Carlisle alzandosi dalla sedia.
 
Nonno, Jake ed io stiamo nello studio del nonno. Mi tiro su la gonna del vestito, in modo  da poter restare a pancia scoperta. Jacob mi guarda in cagnesco perché sono "nuda" davanti a un uomo, mio nonno, che tra l’altro nemmeno mi guarda.
< Sapevo che avresti voluto vedere il suo sesso e così avevo preparato tutto > mi dice il nonno mentre accende l'ecografo, mette quel gel sul mio ventre e comincia a muovere la sonda. Sullo schermo appare un piccolo, ma non tanto piccolo, Black di profilo e dalle casse del macchinario si sente il battito del suo cuore. Inutile dire che i miei occhi si riempiono di lacrime. Jacob ed io, ci guardiamo per un secondo, anche lui è commosso, prima di rivolgere la nostra attenzione al monitor, dove vediamo “baby Black” muoversi, che sembra seguire con le sue piccole gambe il cursore che il nonno mi muove sulla pancia.
< Guada come si muove! > esclama Jacob sorpreso ed entusiasta insieme. Sorrido anch’io.
Nel muoversi riusciamo a vedere il sesso.
< Baby Black, è un maschietto > dico con un sorriso a trentadue denti e le lacrime di gioia che mi rigano il viso.
< Un bel maschietto. Complimenti ragazzi > ci dice il nonno sorridendo anche lui, mentre mi passa un qualcosa per pulirmi - < Vi lascio soli adesso. Ci vediamo di sotto >
 
< Odio quest’appiccicume > borbotto mentre tento con un fazzoletto di carta di pulirmi e Jake se la ride.
< Vai in bagno. > mi dice come se fosse la cosa più logica del mondo. E in effetti, lo è.
< Tu vieni con me > gli dico per poi afferrarlo per mano e trascinarlo in bagno con me e chiudere la porta a chiave.
< Amore ti ricordo che di sotto ci sono otto vampiri, di cui uno, per quanto sia felice di essere nonno, non penso sia contento di quello che potremo per fare > mi dice Jake maliziosamente mentre io con una spugna umida mi tolgo l'appiccicume dalla pancia.
< Non stiamo facendo nulla, amore > - gli dico mentre mi sistemo il vestito e mi guardo allo specchio - < Dobbiamo solamente parlare tra noi due, un attimo soltanto e riguarda nostro figlio >
< Certo si deve decidere un nome... > mi dice mentre posa la sua mano sulla pancia.
< Esatto il nome ed io ne avevo pensato a uno > - gli dico posando la mia mano sulla sua. - < Willard >
< Will... che? > mi domanda sorpreso.
< Willard. William come tuo padre e Edward come il mio. Questo bambino è frutto dell'amore tra un lupo e una vampira > gli spiego contenta, porto le mie braccia intorno al suo collo e gli do tanti piccoli baci sul viso.
< Veramente tu, sei per metà umana > mi fa notare. 
< Se vogliamo essere precisi anche tu, lo sei > - gli rispondo e riprendo a spiegare il perché del nome - < Willard, oltre ad essere l'unione dei nostri padri e della nostra, come dire, natura, è anche l'unione delle due persone più importanti per noi > - mi osserva in silenzio, stando seduto sul water e a braccia incrociate - < Senza tuo padre, tu non saresti qui. Stessa cosa vale per il mio, senza di lui, io non sarei mai nata. E quindi senza di loro, noi non ci saremo mai incontrarti e niente imprinting >
< Willard... mi piace, si > - mi dice sorridendo. Mi attira a se per i fianchi e si rivolge alla mia pancia - < Ehi Willard, hai un nome importante lo sai? > ridiamo entrambi. Dopodiché usciamo dal bagno e scendiamo dagli altri. 
 
< Nonni, zii e cuginetti, in casa Black è in arrivo un maschietto > annuncia Jacob. 
< Un maschietto che bello! Sapete già il nome? > domanda Sue.
< Sì. Willard si chiamerà > rispondo io.
< Will che? > - domandano Paul, Solomon e i miei due zii.
< Willard Black > dice Jacob fiero del nome.
< Willard, è l’unione di due persone che per noi sono importanti, perché senza di loro noi non ci saremo mai incontrati > dico guardando tutti i presenti e soffermandomi su Billy e mio padre.
< Sarò nonno per la terza volta... > dice Billy. 
< E già... ti stai invecchiando, amico mio > gli dice nonno Charlie dandogli una pacca sulla spalla.
 
Mentre tutti ridono, scherzano e le zie parlano di corredino e accessori bebè, i miei prendono Jake e me da una parte. Ci allontaniamo da orecchie indiscrete e saliamo fino all’ex stanza di mio padre.
< E così diventeremo nonni, Bella. Sapevamo che un giorno sarebbe successo, ma non così > dice mio padre sospirando e guardando mamma.
< Siamo contenti per voi > - dice mamma abbracciando prima me e poi Jacob - < Siete riusciti a nascondere tutto. Bravi. Tenere me, fuori posso capirlo, ma il leggi pensieri di casa.. > dice mamma beccandosi un’occhiataccia da papà - < E’ la verità, solo tu sei leggere la mente altrui > gli risponde e lui alza gli occhi al cielo, sorridendo sghembo.
< Grazie mamma > - dico ricambiando l’abbraccio - < La storia è semplice. Siamo lontani e per telefono, o Skype, i pensieri non si leggono. Riguardo a questi giorni, mi sono concentrata sulla consegna di laurea. Beh il nonno aveva la segretezza professionale >
< Perché mia figlia riesce sempre a sorprendermi? > domanda papà, ma più per se stesso che a noi.
< Nonnino, tua figlia sorprende anche me, e ci convivo > gli dice sarcasticamente Jacob.
< Non chiamarmi nonnino > gli dice mio padre, fulminandolo con lo sguardo e poi scoppiare a ridere.
< Sapete cosa sarà... se ibrido come Renesmee o lupo come te? > domanda mamma a Jacob.
< In realtà no, non ci siamo mai posti la cosa > risponde Jacob. 
< Sono sicura che non sia come me. Voglio dire se avesse il gene del vampiro a quest'ora, sarebbe nato. Mamma la tua gravidanza è durata un mese all'incirca giusto? >le domando e lei annuisce. 
< Quindi pensate sia come Jacob? > domanda papà.
< Sì e comunque domani ne parleremo meglio con il nonno > dico io.
 
Decidiamo di tornare al piano di sotto dove, la zia Alice sta già pensando al mio matrimonio. 
 
< Sarà un matrimonio principesco, come ha sempre voluto lei > dice la zia Alice a tutti.
< Alice, ma dovrebbero pensaci loro a come vogliono organizzare... >le dice lo zio Jasper. 
< Quello a Bella e Edward l'ho organizzato io, e non è andata male > ribatte la zia.
< No, non è andata male in effetti, ma quel giorno ero sempre più convinto che dovessi sposare Bella a Las Vegas > s’intromette papà.
< A Las Vegas? > diciamo tutti insieme, tranne la zia Alice che gli fa una smorfia. 
< Si diciamo che c'era questa possibilità, ma che io non ho voluto > - risponde mamma poi mi guarda -< comunque il matrimonio è il loro ed è giusto che siano loro a decidere > 
< Giusto. Il matrimonio sarà dopo la nascita di Willard. Non ho voglia di pensare ai preparativi di due eventi importanti per me. Una cosa alla volta. > - dico sedendomi sul divano - < Preparare un matrimonio richiede tempo, se si vuole farlo come si deve. E poi voglio che nostro figlio sia partecipe come persona e non nascosto nella mia pancia >
Passiamo il resto della serata a parlare di matrimoni fino a quando vista l'ora ormai, tarda, si decide di andare via ognuno nella propria casa. Rebecca e Solomon sono stanchi, hanno preso l’aero oggi e non si sono riposati per niente. Sarah invece dorme beatamente tra le braccia del padre, finché non arriviamo a casa.
 
Finalmente siamo soli, nella nostra stanza e nel nostro letto.
< Non ti aspettavi la proposta di matrimonio ammettilo > mi dice Jacob guardando la mia mano sinistra.
< Con tutta sincerità no non me lo aspettavo, o almeno non così. Pensavo a una cenetta romantica, o davanti a un altare in Chiesa > - inizio a dire ridacchiando, soprattutto sul ricordo di Notre Dame a Parigi - < Ammetto però che ho pensato alla tua proposta quando mi hai fatto notare la scatolina sulla torta e ho sperato che tu non me lo stessi per chiedere >
< Perché? > mi domanda.
< Perché non lo so. Sei riuscito a non farmi accorgere di nulla, e sai bene che è molto difficile che io non mi accorga di niente.  Ammetto che è stata una sorpresa bella ed emozionante, ma avrei preferito che fossimo soli > gli dico mentre alle mie parole annuisce. 
 
In silenzio mi prende la mano sinistra e mi sfila l’anello.
< Jacob? > lo chiamo non capendo il suo comportamento, ma lui resta zitto. SI alza, va verso il comò, dove c’è la scatolina di velluto e rimette l’anello al suo posto. Dopodiché con la scatolina in mano e in pantaloni del pigiama esce dalla stanza, lasciando me, seduta nel letto come una cretina.
Ritorna dopo alcuni minuti, si avvicina al letto sempre in rigoroso silenzio e soprattutto serio, da farmi pensare di aver veramente detto qualcosa di sbagliato fino a quando...
< Sono dieci anni che stiamo insieme, dieci bellissimi anni. In questi anni, ho imparato a conoscerti, ti ho visto crescere e diventare la donna stupenda che sei e che amo da impazzire. Io non vedo altra vita senza di te, ma ne vedo un'altra con te. > - dice inginocchiandosi davanti a una me che sorride da ebete e con le lacrime agli occhi per l'emozione perché ho capito la sua intenzione - < Renesmee Carlie Cullen, vuoi sposarmi e vivere con me per sempre? > apre sorridendo la scatolina.
< Sì voglio sposarti e vivere con te per sempre < gli rispondo abbracciandolo e baciandolo con passione. Ci stacchiamo a fatica dalle reciproche labbra rosse e avide di toccarsi ancora. Prende l'anello, la mia mano sinistra e lo rimette al suo posto, in altre parole al mio anulare. 
< Adesso è tutto perfetto > dice sorridendo per poi riprendere a baciare le mie labbra. Un bacio tira l'altro e facciamo l'amore stando attenti a Willard dentro di me. 
 
< Allora Nessie cara, cosa hai pensato per il vostro matrimonio? > mi domanda la zia Alice davanti a tutti i presenti, e a Jacob, curiosi di sapere qualcosa.
< Giusto, cosa hai pensato? > mi domanda Jacob, mentre beve un succo di frutta.
< Non voglio più il matrimonio che sognavo da piccola, pertanto niente cose complicate, o troppo sfarzose. Mi piacerebbe fare una festa che unisca entrambe le tradizioni, quella Quileute e quella Cattolica > dico a tutti i presenti, ma guardo Jacob il diretto interessato. È con lui che devo sposarmi ed è giusto che decida con me, se poi mi aiuterà, è un altro paio di maniche.
< Tradizione Quileute... quale sarebbe? > mi domanda Jacob, e mi accorgo che la stessa domanda è sul viso di tutti i presenti.
< C’è e se Billy è d’accordo dopo, ti mostro le foto.  Qualche anno fa, mi è capitato di vedere un vecchio album di foto dove c’erano vecchie tradizioni della tribù. E ho pensato che sarebbe stato bello ricrearla. Tutto qui > dico semplicemente senza scendere in dettagli perché, ancora non è il momento giusto per parlarne.
< Nessie, potresti essere più precisa perché nessun credo abbia capito molto. E a giudicare dalla sua faccia, dubito che Jacob abbia capito > mi dice zia Rose. In effetti, la faccia di Jacob dice proprio "non ci capisco nulla".
< Lo so, ma per ora nessuno di voi deve capire o sapere, solo Jacob può > dico. Jacob sorride sotto i baffi per la mia risposta. 
< Se volete, vi do le chiavi della sala riunioni e ci andate adesso o dopo > dice Billy.
 
Lui si che ha capito. 
 
< Ok andiamoci adesso che sono curioso > dice Jake sorridendo. 
 
Siamo alla sala riunioni della tribù, mi dirigo verso lo scaffale, dove c'è l'album delle foto, lo porto a Jacob che se ne sta seduto al tavolo a guardare delle carte, ma che non appena mi vede arrivare le mette via.
< Tutto bene? > gli domando mentre mi siedo accanto a lui e poggio l’album sul tavolo.
< Sì, tutto apposto. Normale amministrazione della riserva > mi risponde sorridendo indicando i fogli che stava leggendo.
 
Apro l’album e iniziamo a sfogliarlo in silenzio ogni tanto si sofferma su alcune foto, annuisce, ma non dice niente.
< Tu vorresti sposarti così? È bello senza dubbio, ma non sappiamo nulla del rito vero e proprio, ti basi soltanto su delle foto. Tu non eri quella da matrimonio alla Cenerentola > mi dice una volta viste le foto e chiuso l'album. 
< Le cose cambiano. Ho visto le foto, Billy mi ha raccontato che i matrimoni della tribù erano molto belli e che con il passare del tempo, questo rito si è andato a perdere qui nella tribù e volevo riportarlo in vita, almeno per noi due. Se non ti piace, tranquillo faremo diversamente. Era solo un'idea > dico scansandomi una ciocca di capelli da davanti al viso. 
< Te l'ho detto l'idea mi piace. Sì, ci sposeremo così. Per la mia signora questo e altro.  Sono nato per servirti >- mi dice sorridendo - < Ammetto che vederti vestita così, mi piace di più e sarà più facile spogliarti dopo... con il vestito stile Cenerentola al ballo, sarebbe stato complicato > ride mentre riguardiamo la foto di sua nonna paterna. 
< Questa te la potevi risparmiare Jake! Per te, anche un reggiseno è complicato da togliermi > dico ridendo con lui. 
< Lo lascio togliere a te per il semplice motivo che sei sexy quando te lo togli > mi dice. Mi prende bacia in modo dolce e casto, tanto da farmi sorridere, il naso, le guancie, il mento, fino a salire sulle mie labbra schiuse pronte ad accogliere la sua lingua desiderosa di giocare con la mia. Le nostre mani cercano il contatto con la pelle nuda che non fatica a essere trovata.
Lo schiamazzare di alcuni ragazzini della riserva ci riporta alla realtà.
Sorridendo felici ma complici di un qualcosa che stava per accadere tenendoci stretti per mano usciamo dalla sala.
< Finché non sappiamo bene come funziona il rito Quileute, nessuno e ripeto nessuno deve sapere nulla > gli dico guardandolo negli occhi.
< Ok, ma se ci dobbiamo informare a qualcuno, si deve pur dire, non pensi? > mi domanda.
< Ovvio e gli unici che sapranno qualcosa, sono i capi della tribù. Tuo padre, il vecchio Quil e Sue > gli dico.
< Va bene mia futura signora Black > mi dice sorridendo.
 
Meno sanno e meglio è per me!
 
 
 
*Note Autrice*
 
Eccomi qui, non mi sono dimenticata di questa storia, ho solo avuto degli imprevisti che non mi hanno dato modo di poter essere al PC per le dovute correzioni e modifiche.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se da quello che ho visto, le recensioni sono calate (ne ho ricevuta soltanto una), ad ogni modo io continuo a scrivere per puro piacere mio poi se al lettore piace e ha voglia di darmi un suo parere negativo o positivo che sia, a me fa piacere.
Nel capitolo precedente, Renesmee si è laureata e qui festeggia solo che non sa di ricevere una sorpresa. Avete capito qual è stata la sorpresa?
Riguardo al nome del loro primo bambino, non mi andava di mettere, come la maggior parte di chi ha scritto fan fiction su Jacob e Renesmee ha messo, Ephraim, o magari il nome di uno dei due nonni. Io ho voluto unire i nomi dei due nonni (William e Edward) perché oltre ad essere i nomi di due persone molto importanti per la coppia, rappresenta la loro particolare unione. Un lupo e una mezza vampira.
Alla prossima
Frafra

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Capitolo 50
*** Willard ***


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Sono trascorsi tre mesi dalla proposta di matrimonio e l'annuncio di aspettare Willard. La mia famiglia è tornata quasi tutta a Denali, gli unici rimasti a Forks sono i miei genitori. I due branchi alla notizia del matrimonio e di un piccolo Black, sono stati entusiasti. Certo, la preoccupazione su come, o cosa sarà vista la mia natura c’è, ma Jacob è stato chiaro.
< Se non preoccupa a noi, che siamo i genitori, non vedo il motivo del perché si devono essere gli altri a preoccuparsene >
 
In effetti, non ha poi tutti i torti.
 
Oggi è domenica Jacob deve fare la ronda insieme a Quil e siccome Claire non sa dove andare, Emily e Sam non ci sono, i suoi compagni di scuola nemmeno, le ho chiesto se le andava di stare con me e farmi compagnia. E poi era da tanto che non la vedo. 
< Allora noi andiamo e voi due fate le brave > dice Jacob. Claire ed io ci guardiamo un attimo e sorridiamo.
< Voi due fate i bravi e non rotolatevi nel fango > gli risponde Claire facendo la linguaccia ai due lupi, ma più che altro a Quil. 
< Sentila. Noi rotolarci nel fango... > - dice finto offeso Quil che si avvicina a Claire e le scosta una ciocca di capelli da davanti al viso sorridendole. - < Fai la brava >
< Si la farò > gli risponde Claire con altrettanta dolcezza. Quil le dà un bacio sulla fronte e lei ricambia sulla guancia. Nel guardare la scena, ripenso che qualche anno fa, anche Jake ed io eravamo così. 
 
< Chissà se lei si sta rendendo conto che Quil potrebbe essere qualcosa di più di un amico >
 
Senza pensare, ho poggiato la mia mano su Jake e usato il mio potere. 
 
< No se no lo saprei > - mi risponde a voce bassa poi si china - < Will, io adesso devo andare di ronda mamma l'affido a te e fai il bravo >
< Jake tranquillo. Tuo figlio sta troppo bene qui dentro > gli dico baciandolo.
 
I due lupi vanno via e restiamo Claire ed io da sole.
< Nessie la professoressa di arte, mi ha dato come compito di fare un disegno e mi chiedevo se ti andava di aiutarmi perché io sono del tutto negata > mi domanda la mia amica. 
< Certamente che ti aiuto. Hai l'occorrente con te, se no, prendo i miei... > le dico.
< Ho tutto con me > mi risponde.
< Ok allora prepara il tavolo che io vado in bagno e torno subito > le dico. Più Willard cresce (anche bene), maggiore è il mio bisogno di fare pipì. Ringrazio di non abitare in casa Cullen, o se no prima di arrivare in bagno, già me la sarei fatta sotto! 
 
< La professoressa ci ha detto di disegnare un animale ed io avevo pensato a un lupo, ma non sono capace. Guarda che orrendo! > mi dice mostrandomi un "lupo" disegnato alla maniera di un bambino. 
< Nessun problema. Lo devi colorare o resta a matita > le dico mentre mi lego i capelli in una coda. 
< Lo coloro. A disegnare faccio schifo, ma nel colorare sono brava > mi dice. 
< Va bene > le dico e inizio a disegnare. 
 
Tutte fissate con un lupo. Chissà perché?
 
< Come hai capito che Jacob per te era più di un amico? >- mi domanda - < Scusa, se ti ho chiesto questo, ma tu sei l'unica che conosce Jacob fin da piccola, un po' come me con Quil >
< Tranquilla non devi scusarti è lecito fare domande e ti capisco. La stessa cosa è successa a me > - le rispondo continuando a disegnare gli ultimi tratti - < Ho cominciato a capire che per me Jacob stava diventando qualcosa di più quando... non so bene, con precisione quando ho cominciato a vedere Jake con altri occhi. Forse è che stavo crescendo e non ero più una bambina, o forse perché eccetto quelli della riserva, non conoscevo nessun ragazzo e lui era l'unico che mi riempiva di attenzioni... >
< Capito. Io non so bene cosa provo per Quil, certo gli voglio un bene dell'anima, lui è il mio migliore amico, ma a volte ho la sensazione che provo qualcosa di più per lui. Cioè a scuola ho dei ragazzetti che mi vengono dietro, ma non mi interessano, eppure sono belli e gentili, ma boh... se penso a un tipo di ragazzo che voglio al mio fianco mi viene in mente Quil > mi dice. È confusa ed è normale, si sta in qualche modo rendendo conto che Quil non è più il semplice amico, compagno di giochi, e lei sta uscendo dall'età delle bambole. 
< Sul fatto della scuola mi ricordi me. C'era un ragazzo, e forse più di uno al quale piacevo, ma in testa avevo solo Jacob. Comunque se ci penso, meglio è stato quel mio amico Nahuel, a farmi rendere conto che Jacob era qualcosa di più di un semplice amico >le dico mentre riempio in un vassoio dei biscotti e preparo del tè, mentre lei colora il disegno.
< Si mi ricordo di quel tuo amico... ero piccola, ma lo ricordo bene > mi chiede mentre colora sfumando il marrone del pelo del lupo. 
< Nahuel, era innamorato di me e insisteva che io non dovessi frequentare la scuola, ma che partissi con lui. Con Jacob non si prendevano molto, anzi erano più le litigate tra di loro che i momenti sereni.  Poi Nahuel durate una giornata a First Beach, ha voluto provare il "brivido" tuffandosi dalla scogliera nonostante il divieto. Quel giorno tutti pensavano a soccorrerlo, io invece no, ero attratta dalle gocce d'acqua sulla schiena di Jacob > dico fingendo di nascondere il viso con le mani.
 
Quella schiena che bacio ogni giorno...
 
< Wow! Io ancora non ho potuto fantasticare sulla schiena di Quil e le gocce d'acqua, ma sul suo bel culo si > - mi dice senza traccia di malizia. - < Pensi che per il mio fantasticare io mi sia innamorata o cioè posso considerarlo un inizio di innamoramento? Penso sempre a lui e non solo al suo bel didietro > 
< No non lo penso, ma posso dedurre da quello che mi dici che ti piace. Per arrivare a capire che Jacob mi piaceva, ho diciamo analizzato, i suoi comportamenti e le parole che usava verso di me.  Ammetto che la paura di scoprire che per lui, io ero soltanto un’amica e nulla di più, è stata tanta. Ho capito che non era così, quando un giorno sono andata a trovarlo a casa sua perché si era fatto male e lì ci siamo baciati e mi ha confessato di amarmi > le spiego.
< Ok allora bacio Quil e vedo se lui ricambia e si dichiara... > dice ridacchiando.
< No che non devi. Prima pensa e analizza i suoi gesti, comportamenti e parole quando è con te e poi non avere fretta di trovarti un ragazzo > - le dico e cerco di cambiare discorso. Qui la faccenda si fa seria ed io non so più che dire - < Fammi vedere il capolavoro > allungo la mano verso il foglio. 
< Eccolo > me lo passa e le faccio i complimenti per come lo ha colorato. 
< Qui ci scappa un dieci sicuro > le dico sorridendo. 
 
Suonano alla porta, vado ad aprire mentre Claire mette via le sue cose. 
< Ciao mamma come mai qui? Ti aspettavo domani > - la saluto facendola entrare - < No aspetta... Jake ti ha...  >
< Jake non mi ha detto proprio nulla e sono venuta a trovare mia figlia > - mi dice posando delle buste sul tavolo - < Ciao Claire come stai? > e si rivolge alla mia amica. 
< Ciao Bella. Bene, grazie e tu come stai? > le risponde lei.
< Non c'è male dai > le risponde mentre prende una tovaglia da una busta. Claire, la aiuta ad apparecchiare mentre io le guardo senza capire che diamine stanno facendo. Poi suonano alla porta, vado ad aprire e mi ritrovo Rachel, Emily, Kim, le “ragazze – lupo”, e con loro ci sono anche Leah, Sue e Tiffany la mamma di Embry.
< Ciao! > mi salutano tutte assieme mentre entrano, noto che tutte portano qualcosa dentro una busta. 
< Ehm non vorrei sembrare scortese, ma potrei sapere come mai siete tutte qui? > domando ancora confusa mentre osservo la tavola imbandita con tovaglia, tovaglioli, piatti e bicchieri tutti colorati di azzurro e poggiati sul tavolo alcuni vassoi con dei dolcetti e bibite.
< Baby shower cara amica mia > - mi dice Lily poggiando un braccio attorno alle mie spalle - < Festeggiamo nostro nipote, ovvero tuo figlio >
< Allora se è così... grazie, di essere qui. > - dico poi mi viene un dubbio - < Claire, tu sapevi e non mi hai detto nulla, giusto? > le chiedo e lei annuisce.
 
La festa comincia facendomi scartare alcuni regali come tutine di vari colori neutri, il kit per il bagnetto con prodotti naturali, buoni spesa su pannolini e latte in polvere (costano tanto e per almeno ventiquattro/trentasei mesi mi serviranno spessissimo), qualche giocattolo utile per i primi mesi e infine un album fotografico. 
< Grazie. Sono bellissimi e utilissimi > ringrazio aprendo l'album di foto per sfogliarlo e vedere com’è fatto. Sulla prima pagina, come in tutti gli album dedicati ai piccoli, è scritto "Mi chiamo Willard Black i miei genitori sono Renesmee Carlie Cullen e Jacob Black" e continua con "Sono nato il... A...  Alle ore... Peso ... Kg Alto... "
< Ho pensato di farci scrivere già il nome > - mi dice mia madre sorridendo - < Tuo padre, sta pensando di comporre una melodia per lui >
< Fatto bene a far scrivere i nomi di noi tre. Papà vuole comporre una melodia per il piccolo... Scommetto, perché gli ho dato metà del suo nome a suo nipote > dico scherzando. 
< Probabile > mi risponde lei sempre scherzando. 
 
Tra risate e chiacchiere varie la festa finisce. Billy rientra in casa, mio padre viene a prendere mamma per andare insieme a caccia, Jacob e Quil rientrano dalla ronda, Embry viene a prendere la sua Lily e Tiffany e il resto delle ragazze tornano a casa. Sulla soglia di casa, mi fermo a parlare con Emily per dirle che Claire si è innamorata di Quil. Anche lei se ne era accorta già da un po' del cambiamento di Claire nei confronti di Quil e siamo d'accordo entrambe, sul non fare nulla perché è Quil che deve dirle tutto. 
 
Io non ho molto appetito, ho mangiato dolci per tutta la festa. Mi metto però a tavola lo stesso e faccio compagnia ai due Black che cenano.
< A sapere che c'era una festicciola in onore di Willard, sarei rimasto a casa e avrei mandato qualcun altro al mio posto > dice Jacob pulendosi la bocca. 
< Veramente non lo sapevo nemmeno io, se no lo avresti saputo prima > gli rispondo. 
< Ma io sono il padre e dovevo esserci. Non è giusto che i regali li hai scartati soltanto tu > mi risponde offeso Jacob.
< Jake quando nascerà, avrai un compito più importate altro che scartare regali e fare quattro chiacchiere > gli dice Billy. 
< E sarebbe? > gli chiediamo insieme Jake ed io.
< Il compito di ogni papà è di essere presente nella vita del proprio figlio. Aiutarla con il piccolo, anche quando lei non te lo chiede, tu dovrai farlo lo stesso. Io quando tu e le tue sorelle eravate piccoli, ho sempre dato una mano a tua madre, anche quando tornavo stanco dal lavoro > dice Billy. 
< Certo papà che aiuterò Nessie in tutto, ma anche il nonno ha un compito ben preciso e importante, lo sai? Il tuo compito è di viziarlo, ma non troppo perché una parte del vizio voglio dargliela io >risponde Jake. 
< Povero figlio mio, se nonno e papà sono pronti a viziarlo... non oso però immaginare il resto della famiglia tra zii e altri nonni > dico sospirando.
Finito di cenare mostro i regali che Willard ha ricevuto, poi me ne vado in camera a dormire che sono stanca mentre Jake e Billy restano in cucina a parlare. 
 
Sono le due di notte. Jake entrare in camera, con gli occhi socchiusi e dalla luce dell’ingresso che accende per non svegliarmi, lo vedo spogliarsi per venire a letto. 
Sorrido ripensando alla chiacchierata tra Claire e me, ma scaccio via il ricordo perché Jake si sta avvicinando al letto e mi giro verso di lui fingendo di dormire.
< Non volevo svegliarti > mi dice una volta sistematosi nel letto.
 
Si è accorto che sono sveglia.
 
< Fai troppo rumore quando ti sbottoni i jeans > gli dico sorridendo appena.
< Non credo... secondo me non dormivi perché sentivi la mia mancanza. Ammettilo > mi dice posando le labbra sulla mia spalla.
< Lo ammetto, mi mancavi e sai che senza di te non riesco a dormire > rispondo accoccolandomi a lui.
< Jaco non ti basta più per dormire serena? > mi chiede mentre mi stringe a se e mi accarezza il pancione.
< Non parlare male di Jaco che mi arrabbio, lo sai. In realtà è tuo figlio a tenermi sveglia. Tranquillo, non è ancora arrivato il momento. Sta solo facendo ginnastica > dico sorridendo.
 
 Willard, lo so piccolino mio, stai scomodo qui dentro, ma non è ancora giunto il tuo momento per nascere.
 
< Lo sento. Ha appena scalciato > - mi risponde - < Mi sa tanto che quando nasce ci farà stare svegli >
< Probabile. E a proposito di restare svegli, dove sei stato fino a adesso? > gli domando con tono sospettoso.  Finto sospetto, perché di lui ho piena fiducia.
< In garage a sistemare la macchina. Volevo farlo oggi, ma ero di ronda > mi risponde. Stare in garage e pensare alle auto, lo rilassa, è il suo hobby. 
< Ok. Comunque Claire, sta cominciando a capire che l'affetto verso Quil non è più quello verso un amico, e nemmeno di un fratello. In parole brevi, Claire sta attraversando quello che anni fa, ho passato io > gli dico.
 
Quanta paura avevo di scoprire che lui non ricambiava e poi... lui è sempre stato mio!
 
< Lo dirò a Quil perché credo che non se ne sia reso conto > mi risponde.
< Quil è intelligente, ci arriverà da solo. Adesso però, dormiamo che tu domani lavori > gli dico per poi dargli un dolcissimo bacio della buona notte. 
 
Aprile.
 
È una tiepida giornata primaverile, la gravidanza è agli sgoccioli, manca all'incirca una settimana alla nascita di Willard ed io per precauzione, sto a casa Cullen. Adesso sono nel bosco dietro casa, seduta sul solito tronco sradicato a terra, a leggere una rivista e a respirare aria buona. Improvvisamente mi sento i pantaloni bagnati.
 
Eppure l'acqua è in borsa e l'ho bevuta un'ora fa...
 
Chiudo la rivista e mi guardo sotto.
 
< Mamma! > - grido. Faccio per alzarmi e sento un dolore al ventre. Prima contrazione. I miei in un secondo sono davanti a me. - < Mi sa che Willard vuole nascere > riesco a dire prima che la seconda contrazione mi fa storcere la bocca dal dolore. Papà mi prende in braccio e mamma porta le mie cose, la coperta, la borsa e la rivista.
 
Jacob! Chiamatelo in officina.
 
< Bells telefona a Jacob > - le dice papà al mio posto mentre mi porta nello studio del nonno - < Carlisle è ora > mi poggia sul lettino. Anche nonna Esme è arrivata e mi aiuta a spogliarmi, mentre le contrazioni iniziano a essere più frequenti.
< Dove è Jacob? > chiedo tra una contrazione e un'altra.
< L'ho chiamato e sta arrivando, tranquilla > mi risponde mamma.
< Sto per far nascere suo figlio è devo stare tranquilla? > ringhio in preda alle contrazioni.
< Nessie, cerca di rilassarti e respira > - mi dice il nonno - < Vedrai che Jacob arriva subito >
 
Rilassarmi. Fosse facile! Ci provo.
 
Faccio come dice, respiro ed espiro, e mi concentro su Willard. Il mio bambino che
 
< Eccomi. È nato? Dove è? Amore come stai? > domanda Jacob entrando di corsa nella stanza e venendo verso me. Mi stringe la mano e mi dà un bacio sulla fronte.
< Perché sei senza camicia e senza scarpe? E no, non è nato > gli rispondo acida. 
< Ho preferito trasformarmi > - mi risponde - < Adesso pensa al piccolo >
Non gli rispondo anzi mi limito a sbuffare e torno a concentrarmi su mio figlio.
< Nessie, si vede la testa ispira l'aria e spingi per qualche secondo > mi dice il nonno.
 Faccio come dice.
< Su amore > mi sussurra Jacob. 
< Ecco la testa su manca poco e lo potrai abbracciare > - mi dice nonno - < Ispira e spingi per dieci secondi e poi lascia > - faccio come dice per sei o sette volte, fino a quando - < Jacob vieni a tagliare il cordone? >
< Si > risponde emozionato e va verso nonno che gli dà delle forbici in mano e gli indica il punto, dove deve tagliare. 
 
É nato!
 
 Subito la porta si apre ed entra la mamma tutta felice e sorridente, abbraccia il genero e poi va verso il nipote che ha appena cominciato a piangere ed io con lui.
 
Il mio bambino è nato. È qui con me. Adesso ho la mia famiglia.
 
Jacob torna accanto a me con Willard in braccio sorridendo.
< È bellissimo > - mi dice per poi sussurrare al piccolo - < Ecco la tua bellissima mamma > me lo posa sul petto. 
< Ciao tesorino mio > gli dico non appena il fagottino bianco è tra le mie braccia. Mi guarda e sorride come se avesse riconosciuto che sono la sua mamma. Allunga una manina ed io la bacio. 
< Tesoro, lo vado a lavare e poi sarà di nuovo qui con te > - mi dice mamma e poi si riferisce a Jacob - < Scendi di sotto a dare la bella notizia a tuo padre, a Rachel e a Charlie >
Mamma lo prende dalle mie braccia e lo porta a lavarlo mentre il nonno finisce di togliermi i resti della placenta e Jacob scende al piano di sotto a dire a Billy, a Rachel e a nonno Charlie, che a quanto mi è stato riferito, appena ha saputo che stavo in travaglio, é uscito prima dal lavoro. 
 
< Tesoro come stai? > - mi chiede nonna Esme mentre mi aiuta a lavarmi - < L'ho visto un attimo perché tua madre lo sta cambiando e Carlisle lo sta visitando ed é bellissimo >
< Nonna sono stanca ma felicissima adesso lo potrò tenere tra le mie braccia, riempirlo di coccole > le dico entusiasta. 
< Ci credo. Tu lo sai che quando ero umana, partorii vero? > - mi chiese e annuisco. - < Della mia vita umana, non ho molti ricordi nitidi, chiari perché sai che con il tempo essi tendono a perdersi. Il giorno del parto però c'è l'ho chiaro in mente, quello è l'unico ricordo che non ho mai cancellato. Ricordo bene il dolore delle contrazioni e delle spinte, ma tutto sparì non appena sentii il pianto di mio figlio e me lo misero in braccio > sorride di un sorriso dolce ma nello stesso tempo triste. Le accarezzo il viso e in quel momento entra mamma con Willard tra le braccia che piange.
< È ora della pappa > mi dice mamma e me lo dà in braccio, dove si attacca subito al seno. Nel frattempo entra Jacob e le due donne vanno via lasciandoci soli.
< Finalmente è nato > - mi dice sorridendo - < Finalmente, mi posso coccolare la mia famiglia > 
< Finalmente io ho i miei uomini accanto a me per sempre. Vi amo amori miei > dico sorridendo e guardo il mio piccolo, cucciare il latte.
Jake prende il cellulare e mi scatta una foto mentre sorrido a nostro figlio e che sembra ricambiare.
< Questa va come sfondo. Guarda che belli che siete > mi dice mostrandomi la foto. 
< Se ti metti di qui > - gli dico indicandogli la mia parte destra che è poi dietro il piccolo - < Nella foto c'entriamo tutti e tre > fa come dico. Si mette dietro Willard e scatta la foto. Il nostro primo selfie di famiglia.
 
< Giù ci sono mio padre e Rachel, Charlie, Leah, Embry e Lily. Quil e Claire e tutti non vedono l'ora di conoscere Willard > mi dice Jake, mentre Willard dorme beato tra le mie braccia. 
< Sono stanca e il piccolo dorme, magari più tardi. Scusati da parte mia con loro, ma ho bisogno di riposare >gli dico a Jake. 
< Tranquilla, e riposati > mi sussurra Jacob mentre i miei occhi si chiudono lentamente dalla stanchezza e lo sento togliermi dalle braccia Willard per posarlo nella culla affianco a me. 
 
Mi sveglio dopo qualche ora, fresca e ben riposata. Willard non è nella culla e Jacob non c'è. Mi alzo dal letto, apro la porta decisa a scendere di sotto, ma prima vado in bagno a togliermi le tracce di sonno. Una volta sistemata alla bell'e in meglio, scendo al piano inferiore, dove sono accolta da sorrisi e complimenti per aver dato alla luce un bellissimo bambino che se ne sta tra le braccia del suo papà.
< Non l’ha lasciato un momento in braccio a nessuno > mi dice Rachel.
< Ci penso io, Rach > - le dico. Mi avvicino a Jake che sta parlando con i miei - < Papino, adesso tocca a mamma tenerlo in braccio > gli dico sorridendo e mi prendo mio figlio. 
< Ma sta tanto bene in braccio a me > dice lasciandomelo prendere.
< Ok, ma io sono la mamma > - gli rispondo facendogli la linguaccia e me ne vado verso Rachel. - < Amore di mamma guarda quanti zietti hai > dico a mio figlio. 
< Il resto degli zietti, li vedrai domani > -mi dice nonna Esme - < Ho sentito Jasper e verranno domani mattina tutti e quattro >
< Ok grazie tanto sto qui > le rispondo cullando mio figlio. Per precauzione resto a dormire lì e stavolta anche Jacob resta con noi. 
 
Embry e Lily restano a cena, come anche nonno Charlie, Billy e Rachel raggiunti poi da Paul, con il piccolo Joshua.
< Andiamo a salutare il cuginetto > - dice Paul con Joshua in braccio - < Ciao Nessie, ti trovo in forma > 
< Ciao Paul > - lo saluto per poi rivolgermi a Joshua - < Ciao Josh > - gli dico muovendo la mano di Willard come per salutare - < Io sono il tuo cuginetto >
< Ciao Will, cresci così giochiamo insieme? > gli domanda Josh accarezzandogli la manina. Tutti ridiamo.
< Ehi campione! Vieni in braccio a zio > gli dice Jake rivolto al nipote.
< No, nonno > gli risponde e sceso dalle braccia del padre, sale sulle gambe di Billy. 
Prima che la cena sia pronta, salgo in camera a dare il latte a Willard e a cambiarlo, come me vengono su Rachel e Lily. 
< In questi anni hai fatto pratica a cambiare i pannolini con Josh, ora sei un'esperta > mi dice Rach. 
< Beh sì. E adesso capisco cosa si prova a essere madre, anche se sono ancora agli inizi di un lungo percorso > rispondo. 
< Già sei ancora agli inizi e aspetta dopo...  però, la gioia di averlo con te è immensa, vero? >mi chiede. Annuisco sorridendo.
< Ancora non riesco a credere che lui, é stato per nove mesi dentro di me e adesso posso toccarlo, coccolarlo > dico ancora incredula per quello che ho fatto, ossia aver dato alla luce una creatura che crescendo somiglierà a me e a Jake.
< Al non credere di averlo tra le braccia, è anche Jacob. Né é incantato > interviene Lily.
< Secondo me, Embry sarebbe un bravo padre > me ne esco e guardo Lily. 
< So cosa stai pensando, ma ti dico che è presto conviviamo da quattro mesi > mi risponde.
< Ma sono quattro anni che state insieme, quindi è anche ora che mettete in cantiere un figlio, sono sicura che Tiffany vuole essere nonna > le dico ridacchiando.
< Non fate come me e Paul, che ci abbiamo messo dieci anni per sposarci! > le dice Rach. 
< Adesso non è il caso, ve l'ho detto. E non mettete strane idee a quel lupaccio grigio macchiato di nero > ci "minaccia" Lily.
< Zia Lily tranquilla che ci penserà papà Jacob a mettergli l'idea di un baby Call > le dico scherzando. Rach annuisce perché sa di cosa è capace il fratello sui suoi migliori amici. 
 
Gli ospiti sono andati a casa, Willard dorme beato tra le braccia del papà, così saliamo in camera per metterlo nella culla e ne approfittiamo anche noi per dormire.
< Non mi sembra vero che finalmente sia nato > - mi sussurra Jake all'orecchio mentre guarda la culla accanto a me - < Avrò cura di voi, ogni giorno >
< Spero di riuscire a essere una brava madre > gli sussurro.
< Lo sarai perché io non solo mi fido di te, ma sarò lì con te e ci prenderemo cura di lui e dei prossimi che verranno insieme > mi sussurra. 
< Ehi grande alpha non correre con i prossimi. Adesso abbiamo lui e poi chissà... > gli sussurro sulle sue labbra invitanti e lo bacio con amore. 
 
Il giorno dopo a mattina... (fortunatamente tarda mattinata).
 
< Mammina! Papino! Dove è il mio nipotino? > domanda, zio Emmett, con voce squillante, ma così squillante che Willard si sveglia e comincia a piangere.
< Si era appena addormentato Emmett > gli risponde Jake. Si è preso qualche giorno di vacanza per stare accanto a noi.
Le zie si avvicinano a me, mentre cullo Willard, non mi dicono nulla, restano in silenzio e sorridono.
< Ops! Non credevo di svegliarlo. Scusate >dice a voce bassa lo zio Emmett. 
< Certi vampiri non hanno tatto > borbotta zio Jasper sorridendo al fratello.
Nel sentirli, mi scappa un sorriso.
 
Willard si è addormentato ed io ne approfitto per scendere di sotto a mangiare qualcosa, e a parlare con gli zii. Se piange, ho il walkie-talkie e venti paia di orecchie in allerta quindi sto tranquilla. 
Ricevo i complimenti delle zie verso mio figlio e, vengo sommersa dai regali, giocattoli e abbigliamento.
Dopo che il piccolo ha preso il suo latte e cambiato, ovviamente, faccio le presentazioni con il resto della famiglia Cullen.
< Mi ricordi te quando ti ho preso in braccio... mi guardavi curiosa con quei due occhioni color cioccolato > mi dice zia Rose mentre tiene fra le braccia il nipotino.
< Will è stupendo e a occhioni non scherza nemmeno lui. Guardate com’è attento > - dice zia Alice prendendolo dalle braccia della sorella. Si avvicina al marito - < Jazz non è stupendo? >
< Molto bello come i genitori, del resto.  Complimenti > dice lo zio Jazz. Lui non lo prende in braccio solamente per paura di fargli del male, al contrario del fratello, lo zio Emmett che lo prende in braccio. 
< Sarà un latin lover > - dice alzandolo in aria e guardalo negli occhi - < È vero Will che farai strage di cuori da grande? > Will per risposta gli "vomita" il latte sul viso.  Tutti ridono. Jake tra una risata e un'altra prende Willard in braccio, dando modo allo zio di pulirsi.
< Willard, non si fa > dice serio Jacob al figlio che lo guarda come se ha realmente capito che non doveva fare. 
< Tutto apposto Jake, sono cose che capitano > dice lo zio Emmett. 
< E tu, te lo sei meritato. Sballottare così un neonato che aveva appena mangiato > gli risponde zia Rose.
< Non è successo nulla > - interviene nonno Carlisle - < È una cosa del tutto normale > mi rassicura.
 
Si è fatto tardi, almeno per il piccolo, e prima che faccia buio e tiri il vento, decidiamo di tornare a casa. Non prima però di aver fatto la visita di controllo a Willard e a me, e una lunga chiacchierata sul benessere di Will dove Jake ed io veniamo rassicurati del fatto che se  nei primi giorni il suo peso cala, è una cosa normale e nulla di cui preoccuparsi. Sapere se ha preso il gene del lupo e/o quello vampiro è presto per sapere, anche se la parte vampira, non dovrebbe esserci, perché io, la mamma, durante la gravidanza non ho bevuto molto sangue (se ne avevo voglia, c'era il braccio di Jake) e il bambino, Willard, non sembra cercare del sangue. Insomma mio figlio è un bambino a tutti gli effetti. 
 
 
*Note Autrice*

Eccomi qui con il nuovo capitolo. Nessie, è diventata mamma, ma andiamo con ordine:
Claire, ormai cresciuta inizia a rendersi conto che l’affetto verso Quil, non è più quello di prima. I suoi sentimenti sono cambiati, adesso è grande e riesce a distinguere amore e amicizia, verso un ragazzo.
Il “baby shower”, è una festa (facoltativa) che si usa fare in America per festeggiare l’arrivo del futuro bambino, facendo regali.
Ho trovato carino, mettere un momento di dialogo tra Billy e Jacob riguardante la “vita da genitore”.
Altra cosa per me, giusta è stato il racconto di Esme a Renesmee.
Al prossimo.
Frafra



 

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Capitolo 51
*** Jake, Nessie & Will ***


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Sto sistemando un motore di un’auto da un’ora circa, ma non riesco a concentrarmi, ho la mente altrove... ho la strana sensazione che deve succedere qualcosa, ma non so cosa e questo non mi fa stare tranquillo. Nessie, da tre giorni è tornata a dormire dai suoi, in vista dell’imminente parto che dovrebbe finire a giorni e…
 
Sarò padre.
 
Per via del mio lavoro, dormo a casa nostra, così mi è più comodo da raggiungere l’officina. Finché non nasce mio figlio, devo lavorare.
Mi manca Nessie.
Mi manca Willard, che ancora è nel pancione.
 
Nessie e Willard
 
Sorrido.
 
< Jake, va a casa. Qui ci penso io > - mi dice Embry posando una mano sulla mia spalla - < Oggi, non sei qui con la testa >
< Mi sono svegliato con una strana sensazione... ma non so se bella o brutta. Nell’attesa preferisco lavorare, > gli rispondo.
< Per me, oggi diventi papà > mi dice Embry sorridendo.
< Sarebbe bello, ma manca ancora qualche giorno alla fine del tempo. Ora signor Call, è meglio che torni a lavorare, o ti faccio mettere da Leah, un mese solo ronde notturne > gli rispondo sorridendo e riprendo a lavorare, così come anche lui, ritorna alla sua auto.
 
Due ore dopo...
 
< Ehi ci penso io qui, tu corri a casa Cullen, Nessie sta per partorire > mi dice Embry poggiando una mano sulla mia spalla e con un sorriso a trentadue denti.
< Nessie sta per partorire? > domando incredulo ma felice, che dico di più. Lui annuisce.
< Ci penso io a chiudere qui e avviso tuo padre, tranquillo > mi dice mentre mi alzo e vado a pulirmi le mani.
< Grazie > gli dico e corro fuori l'officina dirigendomi verso la moto, ma ci ripenso.
 
Preferisco trasformarmi in lupo, faccio prima ad arrivare.
 
Arrivo, nel boschetto dietro l’officina, dove di solito è lì che ci trasformiamo in lupi e soprattutto, la presenza di umani è pari a zero. Mi tolgo le scarpe, che le lascio da una parte, e i pantaloni che lego alla caviglia e prendo a trasformarmi.
 
Cazzo la maglietta!
 
Non me la sono tolta. Una volta lupo, capto i pensieri di Quil che è di ronda.
 
“Quil, Nessie sta per partorire e sto andando da lei”- gli dico – “Embry dovrebbe telefonare a mio padre per comunicargli la notizia. Per favore quando stacchi, va a casa mia e fatti dare una maglietta che nel trasformarmi l'ho distrutta”
“ Ok Jake.  Auguri. Se non disturbiamo, più tardi prendo Claire e veniamo a trovarvi”  mi risponde Quil.
 
Arrivato davanti casa Cullen, torno umano ed entro in casa. È Edward ad aprire la porta e accogliermi con un sorriso e una pacca sulla spalla.
< Sbrigati che ti sta aspettando per farlo nascere > mi dice. 
< Ancora non è nato? > domando.
< No, vuole che ci sia anche tu > mi risponde. 
 
Salgo di corsa le scale di corsa, apro la porta e mi sembra di vivere la stessa scena di tredici anni fa, dove in questa stanza e sullo stesso letto, c'era Bella che stava per far nascere lei, la mia donna, la mia ninfa vitale, la mia Renesmee che adesso sta per dare alla luce, il frutto del nostro amore. 
< Eccomi amore >- dico avvicinandomi a lei - < È nato? > chiedo per poi rendermi conto che Edward, poco prima mi ha detto che lei sta aspettando me. 
 
Idiota! 
 
< Perché sei senza camicia? E no, non è nato? > mi risponde lei in tono acido.
 
Sta per dare alla luce nostro figlio, e lei pensa al fatto che sto senza camicia.
 
Mi viene da ridere, ma mi trattengo. Meglio non farla incazzare.
< Ho preferito trasformarmi. Adesso pensiamo a far nascere il piccolo > gli dico prendendole la mano e dandole un bacio sulla fronte.
 
Dopo varie strette di mano, morsi e carezze, Willard Black è con noi.
 < Jacob, vieni a tagliare il cordone? > mi chiede Carlisle.
< Sì > rispondo emozionato. Con le forbici e la mano tremante per l’emozione di vedere mio figlio, ancora sporco di sangue e placenta, taglio il cordone ombelicale nel punto indicato.
 
É nato. Sono padre!
 
Mentre Carlisle, lo fa piangere, improvvisamente, si apre la porta della stanza ed entra Bella tutta sorridente.
< Auguri papà Jacob > mi dice stringendomi in un abbraccio caloroso che forse, nemmeno il giorno del suo matrimonio mi ha abbracciato così.
 
Se fosse umana, credo che avrebbe pianto.
 
< Grazie Bells > la ringrazio ricambiando l'abbraccio, con la coda dell’occhio vedo che Renesmee piange, in silenzio, sicuramente lacrime di gioia. Qualche lacrima esce anche a me. 
Carlisle mi dà in braccio mio figlio, e mi avvicino a lei, alla neo mamma più bella del mondo.
< È bellissimo > - le dico poi guardo il fagottino tra le mie braccia e gli sussurro - < Ecco la tua bellissima mamma > lo poso sul petto di Renesmee, che lo abbraccia e accarezza subito sussurrandogli parole dolci tipiche di una mamma. Parole che ogni mamma sussurra al proprio pargolo, non appena l’ha tra le braccia.
 
Hai visto mamma, sei diventata nonna e peccato che non sei qui.
 
Un pensiero a mia madre è d'obbligo specialmente in queste occasioni famigliari.
 
Ti prometto mamma che presto te lo porterò a conoscere.
 
Bella poco dopo viene a prendere il nipotino per pulirlo e permettere a Carlisle di sistemare là sotto Nessie, togliendole i resti del parto. Io ne approfitto per scendere di sotto, dove ci sono mio padre, Rachel e Charlie. 
 
< Congratulazioni! > mi dicono tutti i presenti.
< Adesso sei padre anche tu e potrai capirmi, certo è un maschietto e non una femminuccia e pertanto non potrai comprendermi fino in fondo, ma va bene lo stesso > mi dice Edward abbracciandomi.
< Non posso chiamarti papà ma nonno sì però > gli rispondo ricambiando l'abbraccio. 
< Questo te lo concedo > mi risponde. 
Abbraccio mia sorella e mio padre insieme.
< Allora com’è? Nessie, come sta? Il piccolo quanto pesa? > mi domanda mia sorella.
< È bellissimo, ha i capelli neri e dopo ti dico tutto > le rispondo. Ho bisogno di riprendermi dall’emozione di essere diventato papà e rispondere alle domande poste tutte insieme, mi rimane difficile.
< Tua madre sarebbe emozionata > - mi dice papà. Stessa frase di quando anche Rachel ha dato alla luce Joshua -< Eccoti scarpe e maglietta > sorride.
< Jake congratulazioni di nuovo > mi dice Charlie mentre mi vesto.
< Grazie, ma adesso vado su da loro > ringrazio tutti e salgo su entrando nello studio di Carlisle che lo sta visitando.
< Ecco il papà > - dice Carlisle non appena mi vede entrare - < Jacob, Willard è in buona salute. Pesa 3.200 grammi ed è alto cinquantuno cm. Direi che sta benissimo >
< Sta benissimo, quindi > dico mentre Bells lo veste. 
< Sì sta bene. È sano e puoi rassicurare Nessie > mi risponde Carlisle. Mentre aspetto che Bells veste mio figlio, perché voglio portarglielo io alla mia Nessie, mi squilla il cellulare, è Embry.  
 
< Lily e Claire qui stanno impazzendo dalla curiosità. Non c'è molto lavoro, chiudo l'officina adesso e veniamo dai Cullen ok? >m’informa Embry, con qualche battuta di auguri di Quil dietro.
< Va bene. A dopo > lo saluto e vado da Nessie senza mio figlio perché al mio posto glielo ha portato Bells, io ero al telefono.
 
Sta allattando, accanto a lei ci sono Esme e Bells che osservano e le raccontano di quando lei era nata.
 
Ricordo bene quel giorno, c'ero anch’io.
 
In silenzio mi siedo accanto a lei, non voglio disturbare, voglio solo vedere la mia futura moglie, e mio figlio. Le due nonne, si guardano e con un cenno di consenso tra di loro, vanno via lasciandoci soli. 
 
< Finalmente è nato > - le dico sorridendo, mentre mi do dell'idiota per non saper cosa altro dire - < Finalmente ho la mia famiglia >
< Finalmente ho i miei uomini > mi risponde lei sorridendo e osservando il piccolo che ciuccia affamato dalla sua tetta. 
Prendo dalla tasca dei pantaloni il cellulare e scatto una foto per immortalare questo momento. 
 
Sarà il mio sfondo al cellulare.
 
Mostro la foto a Nessie, le piace e sotto suo "ordine" mi metto accanto a lei e con il braccio teso scatto una foto a tutte e tre. Il nostro primo selfie di famiglia.
< Giù ci sono mio padre, Rachel, Charlie, Leah, Embry e Lily, Quil e Claire > le dico. Questi ultimi li ho visti dalla finestra. 
< Sono stanca e il piccolo dorme, magari più tardi. Scusati da parte mia con loro, ma ho bisogno di riposare > mi dice poggiando la testa sul cuscino.
< Tranquilla, e riposati > gli sussurro dandogli un bacio sulla fronte e togliendole Willard dalle braccia per metterlo nella sua culla, ma non appena lo metto giù apre gli occhi e mi guarda, non piange si limita a osservarmi e a muovere le manine.
 
Iniziamo già da adesso a essere monelli eh!
 
< Ok ti prendo in braccio e vieni con me che la mamma ha bisogno di riposare > - gli sussurro. - < Andiamo a conoscere nonni e zii >
 
 
Scendo le scale, con mio figlio tra le braccia che muove, appena le sue piccole e delicate manine, e mi guarda curioso per poi sorridere.
< Nessie si scusa, ma era stanca e sta riposando mentre lui non voleva saperne di dormire > dico non appena entro nel salotto Cullen con il piccolo tra le braccia. Subito le ragazze della riserva, mi accerchiano per ammirare Willard che a sua volta le osserva curioso.
Faccio le presentazioni con le zie Rachel, Leah, Lily e Claire che da quando Quil ha smesso di nascondere i suoi sentimenti verso di lei, mi sembra diversa, più sicura di se. Il viso, é ancora da bambina, ma sta crescendo. Finito con le zie, passo al nonno Billy che lo prende in braccio e si sorridono. Tocca a nonno Edward conoscere il nipotino perché prima, per non disturbare non è salito.
Dopo di lui è la volta di Charlie e poi Embry e Quil.
 
< Jake lo sai che bisogna informare i Volturi della nascita di Willard? > mi dice Edward.
< Edward a questo ci si può pensare in settimana e non credo che tua figlia adesso abbia voglia di scrivere ai Volturi > lo ammonisce Bella.
< Non credo che Nessie sia d’accordo. E sinceramente, nemmeno io > rispondo serio.
< Jacob, i Volturi devono sapere di Willard almeno possiamo proteggerlo > mi dice Edward.
< Edward, tua figlia durante tutta la gravidanza, non ha mai avuto voglia di bere sangue. E Willard è umano. Per quanto mi riguarda, i succhia sangue italiani, staranno lontano dalla mia famiglia > dico arrabbiato.
< Su calma adesso. Non rovinate questo giorno > interviene Bells.
< Sì meglio smetterla perché Renesmee si è appena svegliata. Cambiamo argomento > dice Edward.
< Con lei ci parlo io > dico.
 
La vedo entrare in salotto con lo sguardo in modalità "mamma apprensiva", infatti cerca Will che sta beato tra le mie braccia. Appena vede che è con me, sorride e beh non posso non ricambiare. Sta per venire da me... ehm noi, ma viene fermata dagli ospiti. Continuo a parlare con i miei suoceri del più e del meno, insomma cose non importarti in modo da tener lontana Nessie da preoccupazioni varie.
 
< Papino, adesso tocca alla mamma prenderlo in braccio > mi dice togliendomi mio figlio dalle braccia.
< Ehi ma sta tanto bene in braccio a me > le dico fingendomi offeso, mentre glielo cedo volentieri. Mi ero dimenticato del mio braccio...
 
Quante volte ho tenuto lei così come Will...  
 
Edward sorride perché ha letto il mio pensiero.
< Ok ma io sono la madre > mi dice con una linguaccia e va verso mia sorella.
 
< Non vedevo Nessie così felice da molto tempo > mi dice Bells. 
< Già... > le rispondo sorridendo. 
 
È quasi ora di cena ed Esme ha invitato tutti a restare. A mio parere, non credo sia una buona idea perché Renesmee penso abbia bisogno ancora di riposo, ma lei ha detto di non sentirsi stanca e ha voglia di stare in compagnia. Mia sorella chiama il marito per informarlo della cena e dopo una mezz'ora eccolo arrivare con Joshua. 
È bello vedere i due cuginetti conoscersi e la domanda di mio nipote al nuovo cuginetto, fa sorridere tutti. 
 
Mentre Renesmee va a dare da mangiare a Willard, seguita da mia sorella e Lily, io ne approfitto per uscire in giardino per prendere un po' d'aria.
< Jacob allora com’è essere papà? > mi domanda mio cognato.
< Una bella sensazione ma credo sia ancora presto per rispondere meglio alla tua domanda, infondo è nato soltanto oggi > gli rispondo.
< Giusto. Da padre a padre, caro Jake, posso dirti che la strada adesso è tutta in salita. Per Nessie, Willard verrà al primo posto, questo finché lei non troverà un suo equilibrio tra mamma e moglie. E poi, credimi che tornare a casa dopo una giornata passata a lavoro e vedere il sorriso di tuo figlio... beh non c'è niente di più bello al mondo > mi dice dandomi una pacca sulla spalla.
< Grazie Paul. Immagino di sì, già vederlo nascere e tenerlo in braccio... bello > gli rispondo. Sono ancora emozionato da non trovare le parole.
< Con tutti questi discorsi, mi state facendo venir voglia di diventare padre > dice Embry.
< E sarebbe anche ora, fratello > gli rispondo.
< Lily non credo voglia per ora. Ha appena iniziato a lavorare > risponde Embry.
 
< Ragazzi, è pronto in tavola > ci interrompe Carlisle. Ringraziamo ed entriamo. Mi lavo le mani e mi siedo accanto a Nessie, non prima di averle strappato un bacio.
 
Quando tutti sono andati via, salgo in camera con Nessie e dopo esserci occupati del piccolo, ci dedichiamo di noi stessi, coccolandoci a vicenda. Per gran parte della notte, Willard non fa altro che svegliarsi per la fame. 
 
Addio notti tranquille...
 
È tarda mattinata, quando dopo l'ennesimo pianto Willard si addormenta. Nessie ed io lo mettiamo nella culla, cercando di fare il meno rumore possibile fino a quando una voce grossa e squillante, non entra in camera e sveglia Willard. 
 
Emmett, ti uccido!
 
Lascio Nessie con le zie e scendo di sotto con gli zii. 
 
< Nessie, prima che diventi buio, direi di tornare a casa > le dico e lei annuisce d'accordo con me, nel tornarcene a casa nostra.
Prima di andare via, Carlisle fa un'altra visita a Willard e una lunga chiacchierata con noi, più che altro per rassicurare la neo mamma su alcuni aspetti del piccolo. Riguardo alla somiglianza genetica, se mia o di Nessie, è ancora presto saperlo. Il gene del lupo si manifesta verso l'adolescenza. Per quanto riguarda i vampiri, sembra non avere questa caratteristica. Mio figlio è umano. 
 
È passato un mese dalla nascita di Willard e come promesso alla mia defunta madre, oggi le porto a far conoscere Willard.
< Ciao mamma, come ti avevo promesso, guarda chi ti ho portato? > dico in piedi davanti alla sua lapide con Renesmee accanto a me e nostro figlio in carrozzina.
< Ciao Sarah > - la saluta Nessie - < Vado a riempire il vaso di acqua > mi dice e si allontana con il vaso verso una fontanella. Annuisco e prendo in braccio Willard.
< Willard, questa signora in foto è tua nonna > dico a mio figlio osserva, la lapide della nonna e sorride.
< Eccomi > - dice Nessie con il vaso colmo d'acqua e ci mette i fiori - < Jake, hai detto a tua madre la novità? >
< Che ci sposiamo a settembre? > le domando mentre prende in braccio Willard per far sistemare il vaso di fiori a me.
< Esatto > mi dice. 
< Sapeva che ti avevo chiesto in sposa, ma non quando. E poi il giorno è stato deciso solo ieri > gli dico mentre mi pulisco come posso le mani - < Andiamo ora che dobbiamo fare le pubblicazioni >
< Saluta la nonna >- dice a Willard mentre gli muove il braccino a mo di saluto. - < Ciao nonna Sarah> vedendo la scena, non posso fare a meno di pensare a Will tra qualche anno, quando verremo qui a trovarla. 
Salutata mia madre, montiamo in auto e andiamo verso il centro di La Push per pubblicare il giorno del matrimonio e decidere tutto. Matrimonio antico o moderno deve essere registrato lo stesso. 
 
Arrivati al municipio, prendo il numero e aspettiamo il nostro turno, nel frattempo Nessie si apparta in un angolino per allattare Will che ha fame. Io mi metto davanti a loro, per evitare sguardi di curiosi.
< Numero cinquanta > annuncia una voce meccanica. 
< Tocca a noi > mi dice mentre si sistema il reggiseno e Willard è in braccio a me, per fare il ruttino.
 
Quando devi fare il ruttino, sempre a me tocca...
 
< Buongiorno voi siete? > ci dice l'impiegato.
< Jacob Black e Renesmee Carlie Cullen e siamo qui per fare le pubblicazioni al nostro matrimonio > dico io.
< Ok e quando vorreste sposarvi? > chiede mentre scrive i nomi
< A settembre, l'undici precisamente > risponde Nessie. 
< Avete già scelto la Chiesa? Ne abbiamo soltanto due, La Push, vecchia, o nuova? > chiede l'impiegato.
< First Beach. Ha presente La Push vecchia, la spiaggia... > gli rispondo io.
< Ho presente, ma con rammarico devo dirle che purtroppo il sacerdote della Chiesa ha smesso di celebrare matrimoni all'aperto > spiega l'impiegato. 
 
Ti pareva che il vecchio Jenson non celebra niente fuori quelle quattro mura di pietra! 
 
< Sempre che non ci sia qualcuno che occupi il posto del Reverendo Jenson > dice l'impiegato. 
< Ehm... > sto per dire di no che non abbiamo nessuno che possa farlo, ma sono interrotto da una voce maschile e che conosco bene, mio padre.
< Sì l’hanno > - dice mio padre appena arrivato, accompagnato dal vecchio Quil - < Scusi l'intrusione. Sono William Black, Junior, il padre del ragazzo e come membro cittadino di La Push, ho il permesso di celebrare il matrimonio > mi passa un foglio che io passo all'impiegato.
< Ok c'è tutto. Bisogna mettere solo la firma dei due futuri sposi ed è tutto sistemato > ci dice l'impiegato porgendo un foglio a Nessie che lo legge, firma e lo passa a me per fare lo stesso. 
 
Usciti dal municipio, andiamo alla riserva, prima, però lasciamo il vecchio Quil e mio padre a casa. 
 
Me ne sto sdraiato sul letto con Willard sul petto che invece di dormire, è sveglio.
< Lo sai che bambini come te a quest'ora dormono? > - gli dico tirandolo su con le braccia per vederlo in viso e lui sorride. - < Ti piace stare così vero? > gli domando e per risposta sorride. 
 
Mi piace vederlo sorridere così abbasso e alzo le braccia. 
 
< Ragazzi è l'ora del bagnetto > dice la mia dolce metà entrando in camera.
< Andiamo a farci il bagnetto! > - dico a mio figlio tenendolo ancora sollevato sulle mani poi mi rivolgo a Renesmee - < Mamma, hai preparato tutto, che non voglio aspettare? >
 
E’ piccolo e già sa farsi sentire.
 
< Ho preparato tutto e stavolta il bagnetto te lo fa papà > dice Nessie sorridendo e mi stampa un bacio sulle labbra.
< Io? Lo sai che ho paura di fargli male > gli rispondo. Alla fine a lavarlo è lei. Io mi limito soltanto a passarle l'occorrente. È bello vederla intenta e sorridente, lavare nostro figlio. E a lui piace sentire la mano morbida e delicata della madre accarezzargli il pancino.
 
Sei proprio un Black!
 
A mettergli il pannolino e il pigiama pulito, ci penso io così Nessie, può preparare la cena.
Lo cullo fino a che non si addormenta e una volta sistemato nella sua culla, mi accingo a raggiungere Nessie e mio padre in cucina.
 
< Billy, non sapevo che potevi fare da ufficiante > gli chiede Nessie versandosi dell'acqua, nel bicchiere.
< Come membro anziano della tribù, posso celebrare matrimoni > - dice mio padre a tavola. - < Il reverendo Jenson, fa anche lui parte della tribù. Ha il gene del lupo, ma come me non si è mai trasformato >
< Ora capisco perché mi guarda male ogni volta che l’incontro > dice Renesmee. 
< E siccome lui, celebrare matrimoni fuori dalla Chiesa, e se tra gli invitati ci sono vampiri... > dico io senza finire la frase perché si sa il mio pensiero. 
< Esatto. Gli ho chiesto di farmi una delega per poterlo celebrare io > risponde tutto contento e lo sono anch’io. 
< Will si sta per svegliare e deve mangiare. Sparecchiate voi? Poi la cucina la sistemo appena il lupetto dorme > dice Nessie alzandosi dal tavolo.
< Ci pensiamo noi a sistemare, vero Jacob? > le dice e mi chiede mio padre. Annuisco.
 
Due ore dopo vado in camera e trovo mia "moglie" e mio figlio dormire beati. Mi spoglio facendo piano a non svegliarli e mi corico nel letto accanto a lei, Nessie. 
 
Stare tutto il giorno con il piccolo e badare a casa non sono una passeggiata. Dormi amore mio.
 
Penso guardandola.
 
Anche stanotte Willard ci ha fatto dormire poco. Suona la sveglia e mi sbrigo a spengerla, prima che Will si svegli e inizi a piangere. Mai svegliare un Black che dorme beatamente.
< Jake già è ora? > mi domanda Nessie addormentata, mentre si gira dall'altra parte.
< Sì e resta a letto a dormire > gli dico, prendo i vestiti puliti facendo sempre piano a non far rumore e vado in bagno a lavarmi - < Amore io vado a lavoro ci vediamo per pranzo, credo > - le dico e le do un bacio sulla fronte. Come risposta annuisce, sorride e mi abbraccia - < Ciao cucciolo e fa il bravo con la mamma > sussurro a mio figlio. 
 
Niente pranzo a casa. Niente Nessie e Willard. 
 
Dopo aver parlato con Nessie e detto con dispiacere che non sarei tornato per pranzo, riprendo a lavorare fino all'ora di chiusura.
 
Quello che mi ci vuole, ora è una bella doccia e una dormita fino a che la cena non è pronta.
 
Scendo dalla moto ed entro in casa.
 
Come non detto.
 
Renesmee è seduta sul tavolo che scrive su dei fogli. Will è sul seggiolino da tavolo che osserva la madre.
< Eccomi a casa > - dico andando prima da mio figlio - < Ciao cucciolo. Hai fatto il bravo? > 
< Ciao amore > - mi saluta Nessie alzando appena gli occhi dal foglio - < È stato come sempre >
< E tu sei stata brava? Che fai? > le domando per poi darle un bacio sulle labbra che ricambia.
< Sto facendo la lista degli invitati. E tocca che la fai anche tu. Fra quattro mesi ci sposiamo > mi dice sorridendo.
< Lo so e non vedo l'ora di averti come moglie a tutti gli effetti. Fa vedere > le dico prendendo la lista.
 
                                       
                                        Clan Denali (6), Irlandese (3),Egizio (4),

                                              Amazzone (3),Nahuel (3),
                                                     Peter e Charlotte,
                                          Cullen (8), nonno Charlie e Sue. 
 

Io ci provo a dirle dei Volturi. O la va o la spacca!
 
< Mancano i Volturi. So che non parteciperebbero mai, e non li farei mettere piede qui, ma dovrebbero essere informati > le dico.
< No! io quelli al mio matrimonio non ce li voglio e né tantomeno devono essere informati.  Se loro sanno, di nostro figlio… io voglio proteggerlo. E poi ho smesso di essere vampira già da tanto tempo, per quello che mi riguarda io, non faccio più parte del loro mondo, ma del tuo e di Willard > mi dice arrabbiata. E se ne va in camera.
< Ho fatto arrabbiare la mamma > dico a mio figlio che da come mi guarda sembra "Sì, è arrabbiata" - < Ho un'idea. Adesso noi usciamo e andiamo a comprare qualcosa per la mamma >
 
Cambio il pannolino a Willard e poi dico a Nessie che vado a fare una passeggiata con il piccolo. Prendo la macchina, lo sistemo sul seggiolino accanto a me, carrozzina nel bagagliaio e siamo pronti per partire. 
Arrivati davanti al supermarket, parcheggio e con mio figlio entro dentro compro i pannolini che stanno per finire e le salviette umide, e cerco qualcosa per farmi perdonare. Non trovo nulla, che possa andar bene per lei. Stiamo alla cassa per pagare quando lo sguardo va a posarsi su una pianta della signora davanti a me.
 
Ecco cosa farle.
 
Usciti dal supermarket, mi affretto a mettere la busta in auto e dirigermi a piedi dal fioraio.
 
< Salve, desidera? > mi dice la fioraia. 
< Salve, vorrei un mazzo di fiori per una neo mamma > - gli dico e mi guardo intorno - < Soprattutto rose >
< Ok. Per una mamma va bene un mix di rose rosa e bianche > mi dice la fioraia prendendo l'occorrente.
< Rose rosse. E dovrei chiederle perdono...  > le dico.
< Allora un bel mazzo di quindici rose > - dice e lo prepara - < Vuole lasciare un bigliettino? >
< No grazie > rispondo.
 
Pago, prendo le rose e torniamo alla macchina, sistemo Willard sul suo seggiolino, le rose sul cruscotto e salgo in auto, diretti a casa. Prima di partire però mi fermo qualche minuto a scriverle una piccola lettera di scuse.
 
Tornati a casa, prendo in braccio Willard e la busta con la spesa, lasciando le rose in auto.
 
< Finalmente siete arrivati > mi dice non appena ci vede e sorride.
< Abbiamo fatto un giretto a piedi dopo il supermarket > le dico dandole Willard tra le braccia e un bacio appena sfiorato sulle sue labbra. 
 
Senza farmi vedere da lei, esco per prendere il bouquet e ritorno dentro, giusto il tempo di vederla sorpresa per il mio regalo. 
 
 
*Note Autrice*
 
In questo capitolo, ha raccontare le sue emozioni di essere genitore è Jacob. Un suo punto di vista è doveroso, poiché lo vive in prima persona.  Ho inserito nel discorso tra genero e suocero, i Volturi perché volendo o no, esistono e fanno parte della vita dei vampiri. Ho ritenuto, inoltre opportuno che fosse Jacob dire a Renesmee dei vampiri italiani. Parlando del matrimonio, nei capitoli precedenti, Renesmee ha detto che il suo matrimonio lo vuole in stile Quileute. E siccome, una volta nelle tribù indiane, non esisteva il prete, ma a sposare era il capo tribù, o il leader spirituale, ho pensato che a sposarli fosse proprio Billy Black. A mio parere Billy, oltre ad essere uno degli anziani della tribù e per discendenza dal primo lupo, lui è il capo della tribù. E da come l’ha descritto la Meyer, incarna l’uomo saggio.
Mancano pochi capitoli alla fine.
Frafra
 
 
 

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Capitolo 52
*** La nostra felicità ***


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< Amore di mamma > dico a mio figlio prendendolo dalle braccia di Jake e sfiorare poi le mie labbra con quelle del papà.
 
Aspetta che Will dorme e le tue labbra saranno mie.
 
Penso, mentre con il piccolo in braccio e la busta della spesa (pannolini e salviette umidificate), vado in cameretta a posarle. 
< Ecco il mio nipotino > dice Billy sorridendo e affacciandosi alla porta della stanza. 
< Ciao nonno > gli dico imitando la voce dei bambini e gli do Will, che si diverte a giocare con la collana di Billy, mentre io spingo la carrozzina verso il salotto.
 
< È passato un fattorino e ha lasciato questi per te. Sul biglietto c'è scritto Renesmee > mi dice Jake tenendo un mazzo di rose rosse tra le mani. Mi avvicino a lui e lo bacio, come a ringraziarlo del pensiero.
 
Non ho bisogno di sapere che le rose me le hai fatte tu.
 
< Sei sicura, che ti abbia mandato io le rose? > - mi dice ed io annuisco - < Leggi il biglietto, così vediamo chi è questo ammiratore che manda rose alla mia donna > 
< Lo apro e lo leggo subito > gli dico.
 
Apro il biglietto e leggo in silenzio.
 
 Con le parole, non sono bravo, ma voglio provarci. Voglio chiederti scusa per non averti regalato nulla da quando è nato nostro figlio. La nostra gioia più grande.
Ti chiedo scusa anche per prima, per averti detto dei Volturi, non volevo farti arrabbiare. Ti capisco perché come te, anch’io voglio proteggere Willard, il frutto del nostro amore. Tu e lui siete la mia famiglia e farò di tutto per proteggerla. Non vuoi dire niente ai vampiri italiani? Mi sta bene. Non diciamo niente. Loro con noi non c'entrano nulla.
Ti amo per aver messo al mondo Willard e avermi reso nuovamente l'uomo più felice della Terra.
Tuo Jacob.
 
Mi asciugo le lacrime silenziose che leggendo sono uscite dai miei occhi e lo bacio.
< Scusami tu > - gli dico stringendolo a me - < Non ero arrabbiata con te per quello che mi hai detto, ma con quelli in Italia. È che il sentirli nominare, mi riporta a quando li abbiamo visti l’ultima volta...
Riguardo al regalo non fatto da quando è nato Willard... non era necessario, perché tu sei presente ogni giorno da quando è con noi e a me, basta questo. Il tuo essere nella nostra vita > lo bacio. Ricambia stringendomi a se.
 
A portarci alla realtà è il pianto di Willard.
< Mi sa che ha fame > dice Billy.
< Vai a dargli il latte. Alla cena ci pensiamo io e papà > dice Jake dandomi una pacca sul sedere.
< Andiamo a mangiare noi due > dico a mio figlio mentre lo prendo dalle braccia del nonno. 
 
Dopo essermi presa cura del mio bambino, torno di là dai due Black intenti a cucinare. E non so nemmeno cosa, ma sicuramente è qualcosa di buono. Si sente dal profumo.
< Che buon profumo. Posso darvi una mano? > chiedo.
< No, ti siedi e stai buona. E aspetti > mi risponde Jacob.
 
Siccome ferma, non so stare... apparecchio la tavola.
 
A tavola durante la cena, parliamo dei preparativi del matrimonio.
< Prima avete nominato i Volturi... > dice Billy. Jake gli rivolge un’occhiataccia.
< Billy, ti prego non dire anche tu che devo mandare l’invito anche a loro perché non lo farò mai. Io non rinnego la mia famiglia perché so bene che per metà sono vampira. Anni fa, ho scelto di essere umana e vivere con gli umani, e questo loro lo sanno. Siccome l’ultima volta che sono venuti qua, oltre ad averlo visto tramite i miei ricordi, glielo ho detto a voce della mia scelta. E siccome non erano riusciti a trovare nessun pretesto sui attaccarsi e far guerra. Stavolta si attaccheranno a qualsiasi cavolata per riuscire nel loro intento > spiego.
< Non ci sarà nessuno scontro, siamo in vantaggio numerico lo sai. E se poi dovesse... > dice Jacob, ma io lo fermo perché ho capito cosa vuole dire.
< So che tu e il resto dei branchi sarete pronti, ma la risposta è no > gli dico.
 
Preferisco morire io, piuttosto che vederti lottare con quelli.
 
< Per gli invitati da parte tua, Jake li facciamo insieme > dice Billy a Jake, cambiando discorso.
 
Finita la cena, mentre Billy e Jake sono seduti a tavolino a scrivere la lista degli invitati da parte dei Black, io metto in ordine la cucina e una volta sistemata, do loro la buona notte e vado a dormire.
 
I mesi passano.  I preparativi per il matrimonio sembrano non avere una fine. Sarà l’agitazione, sarà che voglio tutto perfetto, ma c’è sempre qualcosa da aggiungere alla lista “Matrimonio”, nonostante abbia dato alcune cose da fare alla zia Alice.
 Willard cresce e diventa sempre più bello.  Ha i capelli neri come quelli di Jake, il colore degli occhi invece è il mio e la pelle è una via di mezzo tra il mio bianco latte e il ruggine di Jacob. Insomma Will è un mix tra il padre e me. È sempre sorridente e allegro, anche se quando vuole, sa farsi sentire soprattutto se ha fame e vuole essere preso in braccio. Adesso ha quattro mesi e ne manca soltanto uno al matrimonio.
 
< Signora Black, cosa sta facendo? > mi sussurra all'orecchio Jake cingendomi i fianchi da dietro.
< Stendo i panni, signor Black > gli rispondo sorridendo. Mi bacia il collo.
< Baby Black? > mi chiede mentre le sue mani accarezzano delicatamente la mia pancia scoperta.
< Dorme beato nel suo lettino in camera sua > gli rispondo mentre fermo con una molletta l'ultimo panno sul filo per stendere.
< Allora possiamo fare le prove. Manca soltanto un mese al matrimonio > mi dice girandomi verso di lui.
< Che prove? > gli domando mentre cerco di ricordare cosa manca per il grande giorno, ma non mi viene in mente niente.
< Questo > mi dice mentre mi prende in braccio ed entriamo in casa. Non mi mette giù, mi porta fino alla stanza da letto. Capisco la sua intenzione e la sua voglia perché è la stessa mia.
Da quando è nato Willard, momenti da soli Jake ed io non siamo riusciti a trovarli, e quando capitano, bisogna approfittarne perché sono rari!
Mi poggia sul letto e lo bacio attirandolo a me. In un attimo i nostri vestiti, compreso l'intimo, sono a terra e noi due siamo sul letto a fare l'amore. A diventare una cosa sola.
 
Siamo nel letto a coccolarci come piace a noi, quando dal walkie talkie sentiamo Willard piangere.
< Vado io. Tu resta qui > - mi dice Jake. Si alza dal letto e s’infila i boxer, al contrario e a me scappa da ridere, e va da lui mentre io me ne resto nuda, sistemata comoda nel letto - < Eccoci da mamma > dice a nostro figlio entrando in camera.
< Hai fame, tesoro > dico a nostro figlio prendendolo in braccio e subito si attacca al seno. 
< Io ho fame di altro però... > mi sussurra con voce roca e mi stampa un bacio sulla bocca. Sorrido. 
< Jake va a farti una doccia, così appena cambio lui, me la vado a fare io e poi usciamo > gli dico. 
< Dove dobbiamo andare? > mi chiede da seduto sul letto che guarda il nostro cucciolo prendere il latte.
< A Port Angeles per comprare alcune cose a Willard e poi siamo a cena dai miei. Mio padre deve darci il regalo di nozze > gli dico. 
< Non ho scelta, vero? > - mi chiede e faccio segno di no - < Vado a lavarmi >
Mentre Jake è in bagno, preparo Willard per uscire e nel frattempo che aspettiamo che torna dalla doccia sistemo il letto. Appena arriva, vado io in bagno a lavarmi.
 
 
Appena pronta sistemo Will sul seggiolino, e saliamo in auto. Una volta arrivati a Port Angeles e trovato parcheggio, scendiamo dalla macchina.
< Jake, domani hai la prova del vestito con la zia Alice. Te lo ricordi? > gli dico mentre sistemo Will sul passeggino.
< Si me lo ricordo e meno male che sarà l'ultima > mi dice chiudendo la macchina. 
< Ne hai fatte soltanto tre di prove, e ti lamenti?! Io ne ho fatte più di te, e ancora non finito > gli dico me mentre spingo il passeggino. I vestiti anche se semplici, ha voluto e insistito zia Alice nel confezionarli e siccome non le ho permesso di organizzare il matrimonio, come ha fatto con quello dei miei. I vestiti, come anche il rinfresco a casa Cullen, glieli cedo.
 
Nel negozio, guardo con meticolosa attenzione i vestiti per Willard. Siamo qui per lui.
 
< Che ne pensi di questi pantaloni? > mi chiede Jake mostrandomi un paio di pantaloni azzurri.
< Belli, ma sono piccoli > gli rispondo. 
< No, sono giusti e sono per i cinque/sei mesi, in altre parole settembre/ottobre di quest'anno > - mi dice a voce bassa in modo tale da non farsi sentire da altre persone e mostrandomi l’etichetta - < Will cresce come tutti i bambini, non come te che dopo mezza giornata un vestito non ti stava più. Tranquilla > annuisco. 
 
Ha ragione. Sono ancora traumatizzata dalla mia crescita.
 
< Prendiamoli. Lo so sono ancora traumatizzata da questa cosa della crescita. Grazie > gli dico dandogli un piccolo bacio sulla bocca.
 
Senza di te, non saprei cosa fare... 
 
Cerchiamo altri pantaloni, magliette, body e... scarpe. Il papà è fissato con le scarpe per neonati.
< Jake, tuo figlio non cammina ancora > gli dico divertita mentre mi mostra vari tipi di scarpe.
< Al nostro matrimonio, lo vuoi scalzo? > mi domanda. 
< Scalzo no, ma ha i calzini ai piedi > - rispondo. Ci penso su, e, in effetti, ha ragione lui - < Prendi quei sandali blu > sorride soddisfatto. 
 
Usciti dal negozio con una bella busta piena di vestitini e accessori per Willard, facciamo una passeggiata per il lungo mare della città. Ci sediamo su una panchina davanti al mare a mangiare il gelato appena comprato.
< Hai deciso, dove andare in viaggio di nozze? > mi domanda. 
< No. Non voglio lasciare lui qui > gli dico.
< Non starebbe da solo, ci sono i tuoi, c'è Rachel... > mi dice.
< Non si tratta a chi lasciarlo, o di fiducia, ma si tratta che è troppo piccolo e dipende da me, da noi. Sai, un conto era se mangiava pappine, omogeneizzati, allora non c'erano problemi, ma prende il latte da me. Tu staresti a tuo agio sapendo che tuo figlio è lontano da te? > gli spiego. Ci pensa su.
< No. Lui ormai è parte di noi. Ogni giorno che sia in officina sia di ronda, il mio pensiero è sempre su di voi. Rimandiamo il viaggio a settembre dell'anno prossimo > - mi dice sorridendo e riempiendo la mia bocca di piccoli baci - < Mmm sai di fragola > mi fa sorridere. 
< E tu sai di crema > gli dico sorridendo. Restiamo a giocare e a mangiare il gelato fino a quando Willard comincia a ridere. 
< Ti diverti quando sporco la mamma, vero? Ti accontento subito > dice Jacob guardando Will che batte le manine, e subito mi sporca di crema il naso. E il nostro tesoro ride. Rido anch’io.
Finito il gelato e posato le buste in auto, invece di salirci e andare dai miei, scegliamo di fare una passeggiata in spiaggia. 
< Alt! >- gli dico fermandolo per un braccio - < Mi devo togliere le scarpe > le levo e le metto sotto il passeggino.
< Non provare ad avvicinarti all'acqua > - mi ammonisce Jake - < In aiuto non abbiamo l'asciugamano e tu, non hai il costume da bagno >
< Guastafeste come sempre, nemmeno la paternità ti ha ammorbidito > gli dico ridendo.
 
Non ho intenzione di farmi il bagno, ma solo sentire la sabbia sotto i piedi nudi.
 
Camminiamo sulla spiaggia, lontano dai bagnati che sono lì in costume a prendere il sole, mangiare, fare il bagno e sentire le grida di qualche mamma chiamare per nome, il proprio figlio. 
 
Tra qualche anno, mi sa che anch’io sarò in spiaggia a chiamare Willard che non vuole uscire dall'acqua.
 
< Terra chiama Nessie > mi chiama Jake sventolando la sua mano davanti ai miei occhi.
< È? Dicevi qualcosa? > gli chiedo riprendendomi dal pensiero.
< Dicevo che... non ha importanza. A che pensi? > mi domanda.
< A quando tra qualche anno, sarò in spiaggia con lui e mi toccherà chiamarlo. " Willard! Esci dall'acqua adesso!" > dico fingendo di gridare e il diretto interessato, ancora troppo piccolo per fare il bagno da solo, se la ride e con lui il suo papà. 
 
Jacob si toglie anche lui le scarpe, restando anche lui a piedi nudi.
< Non provare ad avvicinarti all'acqua. In auto non abbiamo l'asciugamano e tu non hai il costume > gli dico le stesse cose che mi ha detto lui prima. 
< Antipatica! > mi dice e ride. Rido anch’io e anche Will che anche se non ne capisce il motivo, è contagiato. Poi prende Will dal passeggino e si avvicina alla riva, dove la sabbia scotta di meno perché è bagnata dalle onde del mare, gli fa poggiare i piedini sulla sabbia e sorpreso ride felice, muovendo le gambette.
< Cucciolo, ti piace la sabbia? > gli dice Jacob. Mentre io li guardo e sorrido divertita assieme a loro. Scatto loro una foto.
 
I miei amori più preziosi.
 
Jacob, con Will in braccio che in un secondo ha cambiato espressione perché è stato tolto dalla sabbia, e non gli sta bene, lo avvicina all'acqua, bassa, facendogli bagnare appena i piedini.
< Jake l'acqua è fredda per lui > gli dico. 
< Tranquilla, non è fredda. Invece di stare ferma lì, avvicinati e senti > - mi dice - < E guarda come si diverte > mi avvicino e osservo Will muovere i piedini nell'acqua tutto felice. Mi chino davanti a lui e scatto una foto. Stavolta inquadro soltanto Willard. Per rialzarmi perdo l'equilibrio e cado seduta in acqua. Jacob ride come un matto, mentre con Willard in braccio Willard mi aiuta ad alzarmi.
< Sì ridi pure > gli dico mentre riposo il cellulare nella borsa sul passeggino. Fortuna che il cellulare non ha toccato l’acqua.
< Non mi permetterei mai di ridere della mia donna > dice cercando di trattenere le risate. 
Ci sdraiamo sulla sabbia, io a pancia i giù per far asciugare il mio sedere, e lui a pancia su con Will tra le braccia e che giocano. 
< Wrooom! Aereo Will in atterraggio verso mamma > - dice Jake avvicinandomi il piccolo ed io lo bacio e  lui lo allontana - < Troppi baci e papà è geloso >
< Tanti baci anche a papà allora > mi sollevo sui gomiti e bacio Jake.
Un bacio a Willard e uno a Jake.
I pantaloncini, sono soltanto un pochino umidi, Will comincia ad aver fame e torniamo alla macchina. 
Mi pulisco le mani con una salvietta umidificata, mi siedo dietro e do il latte a Will mentre Jacob chiude e carica il passeggino nel porta bagagli. 
 
Arriviamo a casa Cullen e subito siamo assaliti dalle mie zie. Rose, prende subito in braccio Will mezzo addormentato. La macchina quando cammina, lo fa addormentare.
< Zia è da cambiare > le dico.
< Ci penso io a cambiarlo, tranquilla > - mi dice ed entra subito in casa - < Adesso ci pensa la zietta, a te >
< Nessie cosa hai fatto ai pantaloni? > mi chiede zia Alice.
< Siamo stati a Port Angeles, in spiaggia e per fare una foto sono caduta in acqua > le rispondo mostrandole la foto del nipotino sorridente con i piedi nell'acqua.
< Jacob, la tua prova vestito la facciamo ora quindi... > gli dice zia Alice spingendolo verso casa.
 
Nel frattempo che Jacob é a fare la sua ennesima prova vestito con la zia Alice, la zia Rose cerca di far addormentare Willard, gli zii Emmett e Jasper si sfidano a scacchi, io sono in cucina a preparare qualcosa per cena.
< Ciao tesoro. I tuoi uomini, dove li hai lasciati? > mi saluta mamma.
< Ciao mamma. Will è con zia Rose sta cercando di farlo addormentare e Jake è con la zia Alice > dico.
< Sta imprecando mentalmente > dice papà salutandomi. 
< Cos'è quel foglio? > gli domando mentre cerco di "rubare" il foglio che ha tra le mani, ma è più veloce di me e non me lo fa prendere.
< Una cosa per te e Jacob. Devi aspettare che sia qui > mi ammonisce. 
 
Uffa!
 
< Sei poi stata a Port Angeles? > mi domanda mamma. Annuisco e mostro ai miei le foto che ho fatto. 
< Come si è divertito in spiaggia... > s’intromette Jacob prendendosi una mela dal porta frutta.
< Nessie tocca a te per la prova, vieni > mi dice la zia Alice. Jacob ridacchia.
< Domani, lo proviamo. Ho tutta la giornata libera > le rispondo.
< Va bene. Ricorda cara, hai promesso. Domani qui e niente scuse > - mi dice poi si rivolge al fratello - < Su Edward, dai loro il regalo > batte le mani felice, come se il regalo fosse per lei. 
 
Ho una zia strana, l'ho sempre detto. 
 
Sospiro abbracciando con un braccio la vita di Jake e lui a sua volta ricambia.
< Bella ed io abbiamo pensato che come regalo di nozze questo possa esservi utile... > - dice papà consegnando una busta a Jacob - < In casa avete tutto, e adesso avete un figlio >
Jacob apre la busta, tira fuori quello che per me era un foglio, ma si rivela essere un depliant, di una macchina. Un Suv per la precisione. 
< Grazie e ci serve eccome! Proprio l'altro giorno, stavo pensando che é giunto il momento di cambiare auto > - dice Jacob - < Se dobbiamo fare dei viaggi, non credo che tra valigie e passeggino, nella golf si sta comodi >
< E la golf? Non mi sembra da rottamare... > domando anche perché so già che l’auto nuova, non mi permetterà di guidarla.
< La teniamo. Se devi spostarti da sola, puoi farlo > mi risponde Jacob.
< La macchina, mi hanno assicurato che sarà pronta per i primi di settembre > dice papà a entrambe, ma di più a Jacob. 
< Ah ok buono > gli risponde Jacob intero a osservare il depliant della macchina. 
< Già che siamo in tema, anche noi zii, vorremmo darvi il nostro regalo > dice lo zio Jasper. 
< È stato pensato a tutto > dice lo zio Emmett e ci consegna lui una busta. Questa volta la prendo io.
La apro e dentro ci sono un depliant di un hotel e due biglietti aerei. Destinazione Los Angeles.
< Veramente... Jake ed io... > dico cercando le parole giuste, per non offenderli. 
< Grazie veramente, al viaggio di nozze non avevamo ancora pensato a una meta > - interviene Jake al mio posto - < Per ora, preferiremo rimandare il viaggio... > 
< Will è ancora piccolo ed io, non me la sento di lasciarlo solo per qualche giorno. Mi spiace > dico finendo il discorso di Jacob.
< Lo avevamo messo in conto, infatti, i biglietti sono aperti potrete scegliere voi quando andarci > di zia Rose.
< Grazie > dico.
< Nessie sai che un giorno dovrai lasciare Will, anche solo per mezza giornata vero? > mi domanda mamma.
 
"Per caso, mamma sta per fare un discorso che io non voglio affrontare?"
 
Domando a papà che con un semplice "si", mi risponde.
 
< Mamma, lo so che alla fine quando troverò un lavoro Will, dovrò lasciarlo a un nido ma ora non me la sento di stare lontana da lui, infondo è piccolo e dipende da me > - dico e guardo Jacob chiedendogli di aiutarmi - < E da Jacob >
< Willard, non starebbe solo, ci... > inizia a dire mia madre, interrotta da Jacob. 
< Bells, lascia stare davvero. La conosci e sai che se prende una decisione è quella e non cambia idea. Per quanto riguarda Willard, è piccolo e nemmeno io riesco a stargli lontano > dice Jacob. 
< Non starebbe solo, ci siamo noi a prendercene cura e il viaggio non dura un anno > insiste mamma, che a testa dura siamo uguali.
< Fate come vi pare! Tanto io che sono la madre conto poco, anzi per niente > dico e me ne vado da mio figlio che dorme beato sul letto dei miei, circondato da tre cuscini. 
Mi sdraio accanto a lui e lo guardo dormire beato.
 
< Nessie... > mi chiama Jake avvicinandosi al letto e chinandosi verso di me. Mi giro verso di lui. Resto zitta. Alzo il braccio per posare la mano sul suo viso. 
 
< Non ho voglia di parlare >
 
< Ok, però ascoltami > - dice baciandomi la mano - < Io la penso come te, lo sai. Tu e Will siete la mia vita. A lavoro, ho sempre voi in testa, l'unico pensiero che ho è quello di non vedere l'ora di chiudere l'officina e tornane a casa da voi due. Figuriamoci se riesco a stare dei giorni senza vederlo > - lo guarda dormire e sorride - < Ci sono rimasti male tutti per quello che hai detto, è come se il loro regalo ti fa schifo e non è stato bello nei loro confronti >
< Io non ho detto che il viaggio mi fa schifo. Ho solamente detto che magari potremmo farlo più in là, Will è piccolo e non me la sento di lasciarlo solo tutto qui > dico asciugandomi gli occhi con il dorso della mano. Jacob mi abbraccia. 
< Will lo portiamo con noi. Ho saputo dai tuoi zii e, se tu li lasciavi parlare, avresti scoperto che Will può prendere l'aero con noi e che la meta del viaggio, non dista troppe ore di volo. Hanno scelto apposta una meta vicina, appunto per lui > mi dice indicando il piccolo.
< Capito > gli dico restando abbracciata a lui.
< Dovresti scendere e scusarti con loro > mi dice allargando le braccia per lasciarmi libera di andare.
< Ci vado tra un po' perché adesso... > gli dico e mi stringo di più a lui per poi dargli un casto bacio sulle labbra.
Willard si sveglia e piagnucola.
< Vieni da papà tuo... > gli dice Jacob prendendo in braccio il figlio.
< Sapevo che si stava per svegliare e questo è pianto da fame > gli dico mentre mi sbottono la camicia e tiro fuori un seno.
< Come facevi a saperlo? > mi domanda mentre me lo passa.
< Sono sua madre > gli rispondo con tono ovvio.
Jake resta accanto a noi fino a che Willard sazio non fa il suo ruttino.
 
Finto di allattare e cambiare Will, con Jake scendiamo al piano di sotto e raggiungiamo gli altri. Papà e la zia Alice giocano a scacchi, gli zii Emmett e Jasper guardano una partita in TV e mamma e la zia Rose, sono in cucina a preparare la cena per Jacob e me.  Mi scuso con tutti per le mie parole, ma soprattutto la mia reazione. Sono una neo mamma, e come tutte le donne diventate mamme da poco non riescono a staccarsi dal proprio figlio piccolino.
Dopo aver cenato e lasciato ai Cullen lo spupazzarsi il nipote che a ogni cosa ride.
 
Amo sentirlo ridere.
 
< Anche tu eri così. Ridevi sempre, soprattutto quando il lupo veniva qua e discuteva con Rose > mi dice mio padre.
 
"Mi ero dimenticata che leggi nella mente."
 
< Meglio così. Se dimentichi il mio potere > - mi dice - < Così potrò leggerti in silenzio >
< Potete comunicare a voce, così sentiamo anche noi? > domanda lo zio Emmett.
< Fortuna che non vivo qui e vi vedo poco > rispondo a papà facendogli la linguaccia. 
 
Tra le chiacchiere sulla preparazione del matrimonio, dove la zia Alice é in prima linea (almeno nella parte abiti e addobbi in casa Cullen per il ricevimento), si fa tardi. Jake ed io siamo stanchi, dopo aver passato una giornata tra negozi (che poi era solo uno) e mare, dove Willard si è divertito nello scoprire la sabbia sotto i piedini, si fa tardi. Si torna a casa.
 
Arrivati a casa, il primo a usufruire del bagno é Jacob. Nell'attesa che esce da lì, faccio mangiare Will per l'ultima volta.
< Jake, cambi tu Will e lo riaddormenti, per favore? Io vado un attimo in bagno > gli chiedo una volta uscito dal bagno in boxer. 
< Vai pure, ci penso io a mio figlio > mi dice prendendo le cose per cambiargli il pannolino. 
 
Vado in bagno, dopo essermi presa cura della mia igiene personale, tolgo i vestiti che Jake ha lasciato in bagno. Poi vado in cucina a bere e quando torno in camera, trovo padre e figlio sul letto dormire beatamente. Tolgo alcune cose da sopra il letto, che ovviamente Jake non leva, spengo l’abat-jour sul mio comodino e mi sistemo accanto a loro due.
 
< Dolce notte amori miei > sussurro a loro prima di chiudere gli occhi e dorme.
 
*Note Autrice*
 
Eccoci qui con un nuovo capitolo. Willard cresce e si fa sempre più bello. Ho messo che somiglia a entrambe, almeno nel colore dei capelli e degli occhi, la pelle è una via di mezzo tra loro due, né troppo chiare né troppo scura.
Mi sono resa conto che era estate e non avevo descritto nessun momento dolce di Jacob, Renesmee e Willard a passeggio, così mi è venuto in mente questo momento al mare, soprattutto guardando la foto “copertina”.
Il matrimonio si avvicina, Nessie è sempre più convinta che i Volturi non devono sapere nulla e Jake l’appoggia.  I regali di nozze, ho pensato che una macchina nuova, ora che sono in tre, era necessaria e chi meglio di Edward, poteva pensarci? Riguardo al viaggio, Los Angeles, mi sono documentata prima e un volo tra Seattle e Los Angeles dura pochissime ore.
Al prossimo
Frafra

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Capitolo 53
*** Piuma indiana & Spiga di grano ***


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11 settembre 
 
Oggi è il gran giorno. Mi sposo! Ed io non ho occhio tutta la notte, nonostante che nel letto con me Will dormiva beato e Jaco, il mio fidato peluche fossero presenti, mancava Jacob e la famiglia era al completo.
 
‘Bip! Bip!’
 
Il suono del cellulare mi annuncia che è arrivato un messaggio. È di Jacob.
 
Principessa buon compleanno! Non vedo l'ora di vedervi e stringervi a me. Kuk Laule

Tuo Jacob
 
Sorrido mentre leggo il messaggio di Jacob sul cellulare. 
Gli rispondo da seduta sul letto con Will tra le gambe che cerca di prendere il telefonino.
 
Grazie mio lupacchiotto. Anche Will ed io non vediamo l'ora di abbracciarti. Ci manchi. Kuk Laule.
Tua Nessie Tuo Will.

 
Invio il messaggio.
 
Idea! Di me può sentirne la mancanza per altre ore, ma di lui no.
 
< Will sai cosa facciamo ora? Mandiamo un bel selfie a papà > gli dico e per risposta batte le mani sorridendo. Sistemo alla meglio Will tra le mie gambe e scatto la foto. Ovviamente io non mi son fatta vedere, non per via della tradizione, ma perché non sono presentabile.
 
Sembro un mostro!
 
Invio.
 
Per non farti sentire la mia mancanza, papà eccomi qui. La mamma oggi è timida.
 
Willard 
 
La sua risposta non tarda ad arrivare.
 
Sei bellissimo cucciolo. Dì alla mamma che poteva mettersi nel selfie con te.
 
 
Sorrido e rispondo.
 
La tradizione vuole che lo sposo non debba vedere la sposa prima delle nozze. E poi sono un mostro! Ora do il latte a Will e poi, provo a riposarmi un po'.Kuk Laule
 
 
Non mi risponde al messaggio. 
 
< Adesso tesoro mio, facciamo colazione e vai a giocare con il nonno > dico a mio figlio mentre mi scopro un seno per poterlo allattare. Ha fame e per velocizzare l'arrivo del latte, con le manine cerca di tirar via la stoffa che mi copre il petto. Sorrido. 
 
Tutto suo padre!
 
< Tanti auguri! > dicono insieme i miei genitori.
< Grazie. Pensavo che non mi sarei agitata e invece... non ho chiuso occhio al pensiero di oggi. Solo lui ha dormito > dico.
< Abbiamo notato. Tranquilla sarai comunque bellissima > mi dice papà.
< Lei è sempre bella, Edward > interviene mamma. 
< La cerimonia è alle diciotto, quindi ho pensato di andare di là verso le quindici... voglio provare a rilassarmi un po' e con le zie, non credo di riuscirci > dico. I miei sono d'accordo. Dai Cullen, tra le zie e gli invitati rischio di diventare nevrotica. Will va con i nonni. Io telefono a Jacob.
 
Ho  bisogno di sentirlo per tranquillizzarmi.
 
< Nessie, è successo qualcosa a... > dice non appena risponde. 
< Jake, Will sta bene. Avevo bisogno di sentirti > dico non lasciandolo finire di parlare.
< Agitata per dopo? > mi domanda mentre lo sento mangiare.
< Sì, non ho chiuso occhio a differenza di tuo figlio... comunque ti ho chiamato per dirti che mi metto un po' a riposare e se serve qualcosa chiama mia madre > gli dico.
< Me lo hai detto nel messaggio che avresti riposato. Non ti ho rispondo perché stavi per allattare Will. Adesso riposa e dai un bacio a Will > - mi dice e aggiunge - < Mi mancate >
< Anche tu ci manchi > gli rispondo. Chiusa la telefonata, tolgo il volume al cellulare e lo metto in carica. Fatto questo, abbraccio Jaco e provo a dormire. 
 
Jaco oggi nemmeno tu riesci a tranquillizzarmi eh?!
 
Mi guardo il mio peluche, che stanotte resterà qui a casa a vegliare su Willard, mentre il papà ed io, staremo consumando la nostra prima notte da sposati.
Mi sono rigirata troppe volte nel letto per cercare una posizione comoda, e potermi rilassare, ma niente. Così alla fine mi alzo e per scaricare la tensione, sistemo la mia stanza. Che poi non c'è molto da mettere in ordine. C'è giusto da rifare il mio letto e togliere alcune cose di Will. Nulla di più. Finito di sistemare, scendo in cucina a fare colazione. 
< Pensavo che dormissi > mi dice mamma non appena mi vede.
< Non ci riesco. Willard? > le domando guardandomi attorno.
< È andato con il nonno, nell'altra casa > mi dice mentre mi mette in una tazza una tisana rilassante. La ringrazio e bevo. 
< Il giorno del tuo matrimonio, avevi paura? > le domando mentre finisco di bere la mia tisana.
< Mi chiedi se avevo paura? Sì, l'avevo e anche tanta. Come ben sai, ero umana e giovane. E avevo paura, che sposandomi giovane e per giunta appena finita la scuola, la gente pensasse che fossi incinta. Avevo paura di inciampare nel vestito e farmi male, ma soprattutto avevo paura che i Volturi arrivassero al matrimonio. Di una cosa però, non avevo né dubbi, né incertezze, l'amore per tuo padre e il poter condividere con lui il resto della mia vita, erano le uniche ragioni importanti per me. Vedere poi tuo padre emozionato, davanti all’altare... esisteva solo lui, tutto il resto era scomparso > mi risponde. Nel ricordare il suo matrimonio, i suoi occhi s’illuminano. Questo è l'amore.
< Dell'amore che provo per Jacob, ne sono sicura al mille per cento. Ho solo paura di sbagliare qualcosa... > le dico. 
< Non sbaglierai niente. Sarà tutto perfetto, fidati > mi dice rassicurandomi. 
Dalla mia stanza prendo alcune cose di Will, più Jaco, perché sono convinta che stanotte non dormirà nel mio ex lettino qui in casa dei miei. E andiamo di là per prepararmi.
 
Arrivate a casa Cullen, un coro di “Auguri” da parte di tutti i clan vampiri, mi accoglie festoso. Con gli occhi cerco mio figlio, che ovviamente non riesco a vedere e penso che stia dormendo.
< Nessie, siamo qui in veranda > mi dice papà. Li raggiungo e vedo lo zio Ben far la sua magia con gli elementi e Will ride come un matto, in braccio a mio padre.
< Ti diverti, amore di mamma > - gli dico dandogli un bacino sulla fronte - < Ciao Ben. Fatto buon viaggio? > 
< Ciao Nessie, tuo figlio è stupendo! Sempre sorridente. Il viaggio è stato discreto, ma nell'insieme, non è stato male > mi risponde. 
 
L'ora si avvicina, io e mio figlio, dobbiamo prepararci. Mentre le zie sono in camera con me, per darmi un aiuto nel vestire. Mamma pensa a Will. 
 
Dopo una doccia, zia Alice mi trucca leggermente il viso giusto per dare colore alla mia pelle troppo chiara, zia Rose pensa ai miei capelli, che con suo disappunto li lascio sciolti e mossi.
< A Jacob piacciono liberi > le ripeto per l'ennesima volta.
< Ok, non insisterò più > mi dice pettinandomi i capelli. 
Ecco la volta del vestito. Un semplice abito di seta bianca, lungo fino ai piedi. La gonna è impreziosita da semplici ricami in oro. Le spalle restano scoperte. 
Bussano alla porta. Sono i miei che entrano in stanza.
< Nessie, sei stupenda! > esclama mamma appena mi vede. Se potesse, giuro che scoppierebbe a piangere. L'espressione del suo viso è quella.
< Sei bellissima. Lo sei sempre stata, ma oggi, lo sei ancora di più > mi dice papà.
< Grazie > dico emozionata abbracciandoli insieme. 
< Non siamo qui solo per dirti quanto sei bella, ma siamo qui per regalarti una cosa > dice papà.
< È tradizione che la sposa riceva qualcosa di regalato > mi dice mamma aprendo una scatola piatta. Dentro c'è una coroncina di quelle che prendono tutta la testa, con un piccolo pendente a forma di goccia blu. 
< È bellissima! > dico meravigliata. Papà la prende e la posa sulla mia testa. 
< Adesso un qualcosa di prestato > esclama zia Rose. Si avvicina al suo armadio e tira fuori una scatola contenente delle semplici scarpe bianche da sposa. Le sue. 
< Grazie zia > le dico abbracciandola e indossando le scarpe che appena arrivo a First Beach, le tolgo. Tradizione Quileute, è sposarsi scalzi.
< Manca qualcosa di vecchio... > - dico aprendo il cofanetto che mi ero portata da casa. - < Plus que ma propre vie > prendo la collana con il ciondolo, per l'occasione l'ho portato a lucidare.
Sono pronta. Possiamo andare. 
 
Scendo le scale a braccetto con mio padre, teso tanto da sembrare una statua.
< Edward rilassato, è soltanto tua figlia che si sposa non tu > gli dice zio Jasper. Tutti i presenti ridono, tranne lui.
< Spiritoso < gli risponde. 
In braccio a nonna Esme, c'è Will sta giocando con i suoi capelli, appena mi vede lì lascia stare e allunga le braccia per venire da me. Io vedendolo, salto gli ultimi gradini e corro a prenderlo in braccio. Gli bacio la fronte.
< Come siamo belli, amore mio > -gli dico prendendolo tra le mie braccia. Indossa una camicetta bianca sotto a una salopette beige e le scarpe, bianche e beige. Osservando la camicetta, sulla destra altezza di un taschino c'è ricamato il simbolo dei Quileute, il tatuaggio che Jake, e i lupi hanno al braccio - < Andiamo da papà >
Sto per salire sulla Mercedes di nonno Carlisle, quando Betty la compagna di Nahuel mi chiede del bouquet. Rispondo che non l'ho voluto perché secondo la tradizione Quileute, la sposa non lo aveva.
 
Arrivati a First Beach, dove mezza riserva è già lì.
Prima di scendere dall'auto, mi tolgo le scarpe e le consegno a mamma, do un bacino a mio figlio, saluto chi si avvicina per farmi gli auguri e appena parte la marcia nuziale dei Quileute, con mio padre mi avvio verso l'altare. L'altare è un semplice palco con sopra un piccolo tavolo e poggiati degli oggetti, situato sulla riva del mare. In piedi ad aspettare il mio arrivo c'è lui, il mio Jacob. Vestito, in modo semplice, un pantalone beige e una camicia bianca. A piedi nudi. E come da tradizione sulla testa porta il copricapo indiano. Mi guarda emozionato e sorride. 
 
Nei suoi occhi leggo la mia stessa emozione.
 
< L'affido a te > gli dice papà a Jacob, posando la mia mano su quella del mio sposo.
< Sempre > gli risponde lui e guarda me.
Billy dall'altro capo del tavolo ci sorride felice.
< Benvenuti a questo matrimonio di due amanti > - inizia a dire Billy con la sua voce seria e calma. Tutti gli invitati, se prima bisbigliavano tra di loro, di colpo si zittiscono - < La tribù dei Quileute, ha sempre creduto nell'amore e nella famiglia. Perché le ritiene virtù fondamentali nella vita dell'uomo. E pertanto, celebrava il matrimonio, con un rito semplice, perché per lui l'amore è semplice. Con il trascorrere del tempo, tutto è cambiato, anche l'amore, preferendo così di stare al passo con i tempi. Oggi però, riprendiamo, grazie a questi due ragazzi, la tradizione del sacro rito del matrimonio Quileute > - fa una pausa, dove Jake ed io ci guardiamo negli occhi e sorridiamo - < Jacob Black, accetti di far entrare nella tua famiglia, Renesmee Carlie Cullen? > 
< Sì, accetto di accoglierla nella mia vita e nella mia famiglia. Accetto di esserle fedele, onesto e dirle sempre la verità > - dice Jacob mentre dal tavolo prende una piuma indiana e me la sistema tra i capelli - < Renesmee, da quando i miei occhi hanno incontrato i tuoi... ho capito che un giorno ti avrei portato all'altare > mi da’ una leggera carezza sulla guancia.
< Renesmee Carlie Cullen, accetti di entrare a far parte della famiglia di Jacob Black? > mi domanda Billy. 
< Sì, accetto di far parte della sua vita e della sua famiglia. Accetto di prendermi cura di lui e dei figli che verranno. Accetto di sostenerlo in ogni sua decisione > - dico a Jacob prendendo dal tavolo una spiga di grano e posarla nel taschino della sua camicia - < Jacob, da quando ti ho incontrato, ho capito che la mia vita è tua >
< Con il potere di Taha Aki, vi presento i signori Black > annuncia Billy. 
< Kuk Laule > sussurriamo insieme Jake ed io per poi unire le nostre labbra in un dolce bacio. 
Gli invitati applaudono e qualcuno ride... 
< Signori Black, non vorrei disturbarvi, ma... gli anelli > ci interrompe mamma con Willard nel passeggino che tiene la scatolina di velluto blu contenente le fedi.
Jacob, si china verso Will per prendere la scatolina, stando ben attento a non farsi tirare il copricapo, che Will ha prontamente adocchiato e vuole prenderlo. 
Apre la scatola, prende il mio anello di oro bianco intrecciato a quello giallo, con scritto “J & R 09/11/19” lo bacia, prende la mia mano sinistra e lo infila al dito anulare. Stessa cosa faccio io, prendo l'anello, lo bacio, gli prendo la mano sinistra e lo infilo al suo dito anulare.
Nel rito Quileute, non esiste lo scambio delle fedi com’è usanza nel matrimonio Cattolico. Nella loro tradizione, gli sposi si scambiano soltanto una piuma come simbolo di verità e onestà da parte dell’uomo, e una spiga di grano che simboleggia fertilità e prosperità da parte della donna.
 
Salutiamo, ringraziamo per l'ennesima volta gli invitati, per gli auguri invitandoli ad avviarsi verso la grande casa Cullen luogo del ricevimento, mentre con tutta la famiglia Black, mi reco al cimitero da Sarah, la defunta moglie di Billy e madre di mio marito e delle mie cognate.
 
< Ciao Sarah, anche nostro figlio si è sposato > dice Billy davanti alla tomba della defunta moglie. Le gemelle e Jacob si abbracciano con Billy. Solomon, Paul, io e i nostri figli restiamo in disparte fino a quando Billy non ci dice di avvicinarci. Mi stringo a mio marito, tenendo Will tra le braccia. Jake, con una mano mi cinge la vita e con l'altra accarezza nostro figlio. 
< Sarah, lei è tua nonna. La mia mamma > dice Rebecca alla figlia. Quelle poche volte che è riuscita a venire qui a trovare suo padre, la bambina non l’ha mai portata qua perché appunto troppo piccola.
< Ciao nonna > la saluta muovendo anche la manina. Anche Joshua saluta la nonna. Willard, è ancora piccolo, quindi non fa nulla, osserva la scena. Billy, commosso si asciuga gli occhi.
< Sarà meglio andare, o ci daranno per dispersi > dice Billy.
 
Davanti casa Cullen, il resto dei Black entra, mentre Jake ed io aspettiamo qualche minuto. 
< Adesso, posso veramente dirti maritino mio > gli dico sorridendo e stringo la sua mano nella mia.
< Mogliettina mia, abituati a essere chiamata signora Black > mi dice ricambiando il sorriso e la stretta di mano. 
< Ci proverò, signor Black > dico e lo bacio. Da dietro Will si lamenta. 
< Ok non bacio più la mamma davanti a te > - dice Jake alzando le mani. A me, scappa da ridere - < Sarà meglio entrare > faccio di si con la testa. 
 
Jacob ed io ci teniamo sotto braccio, spingiamo con una mano il passeggino con Willard dentro, facciamo il nostro ingresso tra applausi, fischi e < W gli sposi! >
 
Musica, balli, giro degli sposi ai tavoli, cibo a volontà, scherzi e risate a non finire. Insomma la festa procede bene, fino a quando un cameriere non arriva con la torta nuziale bianca, con rose bianche e rosse che scendono da un lato a girare su tutti e cinque i piani.
< A noi > dico a mio marito, mentre tagliamo la torta.
< Discorso > grida Nahuel seguito a ruota da Garret e da tutti gli invitati. 
< Non c'è bisogno di fare un discorso lungo e complesso per dire, quello che tutti voi, qui già sapete. Amo Jacob. L'ho sempre amato, fin da quando non sapevo chi fosse. Permettetemi di ringraziare la mia famiglia per avermi cresciuto e fatta diventare quello che sono ora. Perché senza di loro, io non sarei qui. Un grazie di cuore va a Billy, Rachel, Rebecca e a tutti i ragazzi della riserva, per avermi accolto tra di voi. Un ultimo, ma non ultimo grazie va a lui, l'uomo che mi è accanto, che mi ha sempre sostenuto. Se sono triste, lui mi fa ridere. Se sto cadendo, lui mi prende e non mi fa cadere. Se sono stanca, lui è il mio bastone pronto a sorreggermi. Se sono debole, lui è la mia forza. Jacob grazie per tutte le volte che ci sei stato, ci sei e sempre ci sarai. Grazie per avermi reso mamma e ora anche tua moglie. Ti amo > finisco il mio discorso scambiandomi un bacio pieno di amore, felicità e gratitudine verso di lui.
< Tocca a me fare il discorso, vero? > - mi domanda, a voce bassa, Jake. Annuisco - < Renesmee, è entrata nella mia vita, come un fulmine a ciel sereno. Lei, se ne stava seduta sul divano di casa Cullen, mi ha sorriso, non appena i nostri occhi si sono incrociati. Nel guardare questi occhi color del cioccolato al latte, ho visto tutta la mia accanto a lei. Per me, non esiste vita senza di lei. Mi ha reso non solo padre e, oggi marito, ma l'uomo più felice della terra. Ti amo Renesmee > finisce il suo discorso e, mi bacia. Un bacio colmo di amore, devozione e gratitudine.
 
Dopo aver mangiato la torta, fatto il brindisi, scartato i regali e ballato ancora, la festa giunge termine. I primi, a lasciare la festa siamo proprio Jake ed io.
< Mamma nella borsa, c’è tutto il necessario per cambiarlo. Dopo il latte, se si addormenta, mi raccomando non deve dormire in braccio, ma lo rimettete nel lettino > ripeto per l'ennesima volta cosa mia madre, può fare o no con il nipote.
< Nessie, lo hai ripetuto mille volte > - mi dice mio marito, cercando di portarmi verso la macchina - < Bells, farà quello che hai detto, tranquilla >
< Ha ragione Jacob, tranquilla. Will starà benissimo > mi risponde mia madre. 
< Va bene > - dico mentre mi chino sul passeggino di Will e gli lascio un bacio sulla fronte - < Mamma e papà, tornano presto. Tu, fai il bravo >
 
Saliamo in auto, cinture allacciate, motore acceso e via verso la nostra meta Port Angeles.
 
*Note Autore*
 
Eccoci penultimo capitolo, il matrimonio. Inizio con il dire che la cerimonia in parte è inventata, poiché su internet, non ho trovato molte informazioni a riguardo. Sul rito del matrimonio Quileute, non ho trovato nulla, mentre in diversi siti parlavano in linea generale di com’era il matrimonio per alcune tribù dei Nativi Americani. Sui tanti che ho trovato, ce n’è stato uno che mi ha colpito particolarmente, ma che per una ragione di “invitati” non ho potuto fare.
Il rito consisteva che la coppia doveva avvicinarsi a un fuoco. Allo stesso tempo, i loro familiari e i loro amici circondano la coppia e si tenevano per la mano, formando un cerchio intorno agli sposi. Lo sposo faceva il primo passo e recitava un voto. Poi era il turno della sposa a dare il suo voto. Facevano sette passi ogni volta che recitano un nuovo voto. In alcuni casi, la sposa poteva dare allo sposo una spiga di grano. Il grano simboleggiava la fertilità e la prosperità. Mentre lo sposo poteva dare alla sua sposa una piuma, che rappresentava l’onestà e la verità.
Ora per la ragione di tempi cambiati e soprattutto invitati, perché tra essi c’erano persone estranee al loro mondo, ho dovuto non solo cambiare il rito, ma anche l’abbigliamento (che nessun sito descrive) e quindi ho fatto indossare a Jacob, una camicia. L’idea del copricapo indiano ci stava bene. Quello che però, non ho inventato è stato lo scambio della piuma indiana e della spiga di grano. Non poteva mancare un piccolo pezzo con Sarah Black.
Al prossimo e ultimo capitolo prima dell’epilogo e vi annuncio che “La prima notte”, sarà un pochino pervy.
Frafra

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Capitolo 54
*** La prima notte ***


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Siamo in auto verso Port Angeles, per consumare la nostra prima notte di nozze da sposati. Non ci siamo allontanati tanto per via di Willard ancora troppo piccolo perché sia lasciato solo, seppur con qualcuno di fidato e di famiglia, per troppi giorni. Uno è più che sufficiente. E poi fra due giorni partiamo per Los Angeles Jacob, io e Will. 
< È stata una bella festa, vero? > gli domando mentre guida.
< Sì, è stata una bella festa. A parte quell'odioso copricapo > mi risponde sbuffando.
< A nostro figlio, è piaciuto tanto > gli dico ridendo, mentre nella mente ho l'immagine di Will in braccio a Jake che cerca con le manine di prendere le piume. 
< Anche a te è piaciuto o sbaglio? > mi domanda per poi ridere con me.
< Ovvio che sì. Eri lo sposo più sexy con quel copricapo. Ammetto però che ti preferisco senza... niente addosso > gli dico maliziosamente mordendomi il labbro inferiore.
< La cosa è reciproca > - mi dice prendendomi la mano e portarla alle sue labbra - < Manca poco e siamo arrivati >. Annuisco.
 
Arrivati a destinazione. Scendiamo dalla macchina, Jacob prende dal cofano il nostro unico bagaglio a mano con la biancheria e i vestiti per il giorno dopo, uno zaino. Chiude l’auto e tenendoci per mano, ci incamminiamo verso l’hotel. Una volta entrati nella hall, ci fermiamo poi davanti alla reception per prendere la chiave della stanza.
< Buonasera signori, avete prenotato? > ci chiede l'addetto alla reception. 
< Sì e a nome Black > risponde Jacob.
< Black > - dice cercando sul registro i nostri nomi - < Jacob Black e Renesmee Carlie Cullen? >
< Esatto > gli risponde Jake, in nome di entrambe. Io prendo dalla borsettina bianca i nostri documenti d'identità e li porgo al receptionist che ci registra.
< Stanza numero dodici. Primo piano, secondo corridoio sulla destra. E auguri per il matrimonio > ci dice dandoci la chiave. 
Jacob prende la chiave, la mia mano e saliamo le scale. Per un piano, è inutile prendere l'ascensore.
< Come faceva a sapere che siamo spostati? > gli domando.
< Nessie, portiamo le fedi al dito. Tu sei vestita da sposa ed io da sposo > mi dice facendomi notare la sua ovvietà. 
< Allora mio sposo... sbrighiamoci a entrare in camera > gli sussurro all’orecchio e baciandogli poi il lobo.
< Subito mia dolce sposa > mi dice mentre mi prende in braccio e percorriamo così il corridoio fino alla porta della nostra stanza. 
 
Una volta aperta la porta con me in braccio, e varcata la soglia della stanza, mi mette a terra e mi bacia appassionatamente.
< Jake, aspetta un secondo... > gli dico staccandomi dalle sue braccia. Mi guarda senza capire.
Vado davanti alla porta ancora aperta, prendo il foglietto con la scritta "Do not disturb" da sopra il mobile lì vicino e lo appendo alla maniglia fuori la porta, chiudendola poi a chiave. Mi giro sorridendo verso di lui, mentre con una mano, cerco di abbassare giù lo zip del vestito. 
< Faccio io... > mi dice avvicinandosi a me e finire lui di togliermi il vestito mentre mi bacia delicatamente il collo e le spalle nude, per poi risalire su e unire le sue labbra alle mie.
Il vestito cade a terra lasciandomi addosso solamente con un piccolo intimo di pizzo trasparente bianco, reggiseno a fascia e culotte. Mio marito, non dice nulla, anzi si limita a riempirmi di dolci, lenti e bollenti baci sul collo, le spalle, e bocca mentre le sue mani esplorano il mio fondoschiena in un modo ben diverso dalla dolcezza dei baci. E mi piace e anche tanto.
< Aspetta... > gli sussurro con voce roca al suo orecchio per poi allontanarlo nuovamente da me, ma soltanto di pochi centimetri. Sorrido maliziosa e lui ricambia. Comincio a spogliarlo della camicia, baciandogli il collo e scendendo giù fino alla vita ancora coperta dai pantaloni. Mi accarezza dolcemente la testa, mentre le mie mani veloci sbottano i suoi pantaloni, lasciandolo in boxer neri e stretti, dove la sua voglia è molto evidente. Risalgo su, strusciando il mio corpo contro il suo con fare sexy. Le sue mani afferrano i miei fianchi e scivolano lungo le cosce e in secondo mi trovo a cavalcioni su di lui, sesso contro sesso. In questa posizione raggiungiamo il letto, dove si siede con me ancora sulle sue gambe. Mi sgancio il reggiseno sul davanti, mostrandogli i miei seni sodi. Le sue mani e la sua bocca, sono lì a farmi venire i brividi. Le mie mani accarezzano la sua testa, stringono i suoi capelli e la voglia di fondermi con lui sale.
Il respiro diventa ansimo. 
L'ansimo diventa mugolio.
Lo spingo sul letto e lo bacio. 
Ci baciamo. 
Lingue che si rincorrono, si intrecciano fra di loro.
Pelle contro pelle. 
 
Con un gesto secco ci togliamo entrambe l’ultimo pezzo di stoffa che ci separa prima di unirci ed essere una cosa sola.  Ci incastriamo uno dentro l’altro per gran parte della notte, finché stanchi, ma felici ci addormentiamo abbracciati.
 
Apro gli occhi e trovo mio marito osservarmi in silenzio.
< Buongiorno amore. Da quanto sei sveglio? > gli domando dandogli un bacio sulle labbra. Mi stringe a lui.
< Da un po'. Giusto il tempo per chiamare Bells e ordinare la colazione > - mi risponde e prima che domando di Will, continua - < Will, ha dormito tutta la notte. Si è svegliato presto, ha detto Bells, le ha dato il latte e si è riaddormentato >
< Ok, dopo la chiamo e sento. Adesso pensiamo a noi... > gli dico mentre lo bacio su tutto il viso, la mia mano scivola sotto le lenzuola. La risposta alla mia muta domanda non si fa attendere, mi sdraia, si mette sopra di me, sorreggendosi sulle braccia per non pesarmi addosso, mi bacia.
 
< Servizio in camera > dice una voce femminile da fuori la porta bussando.
< Tempismo perfetto > - dico sbuffando e lui se la ride - < Vado io > gli dico scansandolo, la voce è da donna e non voglio che vedano mio marito a petto nudo. Mi alzo prendo dal pavimento i suoi boxer e la sua camicia, li indosso e vado ad aprire. 
< Grazie > dico alla cameriera regalandole la mancia e prendendo il carrello.
< Per regolamento, dovrei consegnare io la colazione e sistemarla sul tavolo > mi risponde lei tenendo ben salde le mani sul carrello.
< Capisco... ma lo consideri già fatto. In finale, l’importante per voi è che l’ordinazione sia consegnata. E lei, l’ha fatto > le dico tirando verso di me il carrello e finalmente lascia la presa. Mi affretto a far entrare il carrello, e a chiudere la porta.
 
Torno da mio marito, con il carrello della colazione che avvicino dalla sua parte del letto, mentre io, vado dalla mia parte del letto regalandogli un piccolo spogliarello sensuale. Via prima i suoi boxer e poi con la camicia semi aperta, gattono sul letto fino ad arrivare e sedermi sopra di lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Sto per finire di togliermi la camicia, ma mi ferma e finisce lui. Tra un bacio e un altro facciamo colazione. Finito di mangiare, riprendiamo poi quello che la cameriera aveva interrotto.
 
Dopo esserci amati ancora, ci prepariamo a fatica perché la voglia di stare nel letto e fare ancora l’amore è tanta, e poi devo comprare un qualcosa a mio figlio.
< Fino a un anno fa, compravi per te ora... >- mi dice Jake, mentre tiene in mano due teli da mare nuovi, un verde mela e l’altro giallo limone - < Non guardarmi così, ci sono solo questi >
< Non ho detto nulla. Ti piace questa? > gli domando mostrandogli la foto di un salvagente a mutandina arancione.
< Mi piace, anche se non la ritengo necessaria > - mi dice - < Tanto già so che passeremo più tempo in giro per Los Angeles che in spiaggia >
< Con Will tanti posti, non potremo vederli e staremo in spiaggia. Amore, ti ricordo che un giorno andremo a Disney world > gli dico, mentre andiamo alla cassa a pagare.
< Anche no. Will è piccolo. Ci andremo quando sarà più grande e potrà ricordarsi di esserci stato > mi risponde mentre paga e prende la busta dal commesso.
 
In effetti. ha ragione.
 
Arriviamo in spiaggia.
Jake dispone i nostri teli sotto un ombrellone affittato e si spoglia, restando in costume. Stessa cosa faccio io, mi tolgo il vestito restando in costume.
< Hai deciso di restare vedova adesso? > mi domanda. 
< Perché?> - gli domando facendo una giravolta davanti a lui - < Non mi sta bene? Non ti piaccio? >
mi dice e mi bacia.
< Lo avevo comprato per Los Angeles, però poi ho pensato che, non si addice a una mamma che allatta il figlio e così... oggi, non sono mamma, sono solamente una moglie innamorata pazza di suo marito > gli dico ricambiando i suoi baci.
< Ok questa te la cedo, ma sappi che sono innamorato perso di mia moglie > mi dice pizzicandomi i fianchi.
< Ehi! > cerco di divincolarmi, ma senza risultato. Le sue mani sono più veloci, non mi lasciano andare.
Sorridendo felice, lo bacio. Lo stringo a me.
< Prima un bagno, e poi crema? > mi domanda con voce roca. Abbasso la testa e notò un leggero rigonfiamento sul suo costume.
< Sì > gli rispondo sussurrando con voce roca, consapevole di eccitarlo ancora.
 
Ignorando la gente in spiaggia, mi afferra per mano e comincia a correre verso l'acqua.
< E’ fredda! > gli urlo mentre lo seguo.
< Più avanti è calda > mi risponde lui continuando a camminare mentre mi trascina, dove l’acqua è alta e ci arriva in vita, ma che comunque tocchiamo con i piedi.
Mi allontano poco da lui, e faccio il morto a galla, mettendomi a pancia su e allargando gambe e braccia, come a formare una stella. 
< La mia stella più luminosa > mi dice mettendosi tra le mie gambe aperte e accarezzandole. D'istinto le mie gambe, si chiudono intorno al suo bacino, allungo un braccio verso di lui che afferra. Stessa cosa con l'altro braccio. Ritrovandomi così seduta con la sua voglia sul mio bacino e le sue labbra sulle mie, la sua lingua che preme per entrare nella mia bocca ed io lo accolgo volentieri perdendoci così in tanti baci.
 
Stiamo iniziando a dare spettacolo perché sento delle risatine e bisbigli rivolti a noi. Prima che qualcuno chiami la polizia, meglio smettere.
 
< Luogo pubblico > gli dico ammonendolo.
< Giusto > mi dice e mi fa scendere da sopra di lui. Nuotiamo per un po', anche se la voglia di noi, è palpabile e poi torniamo al nostro ombrellone ad asciugarci. Nel frattempo telefono ai miei, per sapere di Will.
< Nessie, tutto bene? Vi state divertendo? Dove siete? > mi risponde mamma al primo squillo e senza nemmeno darmi il modo di dire niente, neanche un "Ciao".
< Stiamo bene. Ci stiamo divertendo e siamo in spiaggia. Willard? > gli domando.
< Ho già detto a tuo marito, Will stamattina si è svegliato presto, gli ho dato il latte e si è riaddormentato. Adesso è in sala che gioca con Rose > mi dice. 
< Ehi mamma! > - mi dice zia Rose, che ha preso il telefono in mano - < Qui tutto bene. Ha mangiato, fatto il bagnetto e adesso gioca. Lo adoro questo nipotino >
< È stato buono, quindi... > le dico. 
< Sì, ma lui é un bimbo buonissimo! > mi dice la zia. 
le raccomando.
 
Finito di parlare con lei, mi faccio coccolare da mio marito.
< Non preoccuparti di Will, ha nonni e zii che oggi lo coccolano e stasera, riavrà di nuovo noi due > mi dice Jake mentre mi massaggia con la crema, le spalle. 
< Lo so, e sono tranquilla a sapere che ci sono loro > gli dico mentre batto una mano sul suo ginocchio.
< Sei comunque in ansia. Non negare perché lo sento > - mi dice smettendo di massaggiarmi e facendomi girare verso di lui - < Lo sono anch’io, credimi. Ringrazio che domani parte con noi > ci scambiamo un bacio. 
< La nostra prima vacanza in tre > gli sussurro a pochi centimetri dalle sue morbide labbra che aspettano soltanto di essere sulle mie.
 
Ancora sporchi di salsedine e con una fame da lupi, andiamo a mangiare nel ristorante dello stabilimento. Ci facciamo dare un tavolo con vista sul mare.  Ancora con il menù chiuso Jacob ordina un piatto di ostriche.
Nascosta dal menù aperto per vedere cosa scegliere da mangiare, sorrido.
 
< Vieni qua... > mi dice mentre prepara un'ostrica per me. Mi avvicino a lui, apro la bocca, porta delicatamente la conchiglia alle mie labbra e a occhi chiusi succhio via il mollusco che scivola nella mia bocca, deliziandomi il palato. Stessa cosa faccio io con lui. Finito con le ostriche, ecco arrivare i due primi e il secondo solo per lui, siamo sazi.
Con la pancia piena e la voglia di fare ancora l'amore, si torna in hotel.
< Una bella doccia, è quello che ci vuole adesso > dico sensualmente mentre mi spoglio del vestito leggero e del costume.
< Direi di sì... > mi dice spogliandosi anche lui dei suoi abiti.
Entriamo in bagno, dove Jake gira la manopola della doccia per regolare la temperatura dell'acqua, mentre io mi osservo allo specchio. 
 
Che capelli orrendi. Stamattina non erano così...
 
< La doccia è pronta > mi dice Jake mentre mi abbraccia da dietro e con le mani stringe i miei seni, chiudo gli occhi e butto indietro la testa lasciando che la sua lingua accarezzi il mio collo.
 
Baci...
Succhiotti...
Carezze...
Ansimi...
Gemiti...
Facciamo l'amore sotto la doccia e continuando ad amarci, anche una volta usciti dal bagno, sul letto che profuma di pulito fino a quando il sole non si tinge di arancione.
< Mi sa che sia ora di tornare a casa > dico abbracciata a lui.
< Hai fretta di andare via da qui? Perché io no, ho ancora voglia di te > mi risponde e mi bacia.
< Ho anch’io voglia di te, ma... > gli dico, ma non mi fa finire di parlare che si riappropria delle mie labbra.
< Sshh... > sussurra sulle mie labbra.
La mia risposta è muta, solo un sorriso e le mie mani che accarezzano con lentezza il suo petto muscoloso fino a scendere lì, dove il suo membro si risveglia. Anche lui, comincia ad accarezzarmi il petto, soffermandosi sui seni e scendere poi giù a donarmi l’ennesimo piacere. Quel piacere che solo la persona che ami, sa darti con tutta se stessa. 
 
Prima di tornare a casa da nostro figlio, ci facciamo un’altra doccia insieme, ma stavolta stiamo attenti a non rifare l’amore perché entrambe sappiamo che poi. non smetteremo più.
 
Parcheggiata l’auto davanti casa Cullen, non c’è nessuno. Casa è al buio e comincio a preoccuparmi. Sto per telefonare a mia madre ma Jake mi ferma.
< Sono alla riserva e sulla spiaggia > mi dice.
< Che ne sai? > gli domando.
< Ho appena letto il messaggio di Bells. Guarda > mi risponde mostrandomi il cellulare.
 
 
Stiamo andando alla riserva. Ci vediamo dopo in spiaggia.
Bells

 
 
< Andiamo a casa > dico ridandogli il telefono.
< Non vuoi più riprenderti nostro figlio e vuoi subito andare a casa? > mi domanda.
< Certo che voglio riprendere nostro figlio. Per casa, intendevo la riserva > gli rispondo.
< Lo avevo capito. Ti stavo solo prendendo in giro > mi dice ridacchiando.
 
Arrivati a First Beach, il primo ad accorgersi della nostra presenza è Will che comincia a chiamarci a modo suo e battendo le mani felice. Corro verso di lui, lo prendo in braccio e lo riempio di baci. Jacob ci raggiunge, anche lui lo coccola. Ci è mancato, anche se non sembrava, vista la giornata appena trascorsa. 
 
Ci sediamo sul tronco li, assieme ai Cullen e ad alcuni lupi, tra cui Embry e Seth, giusto il tempo di scambiarci qualche opinione sul matrimonio, e tornare a casa. Siamo stanchi, anche se non si direbbe vista la giornata appena trascorsa.
A casa ci aspetta il resto dei Black. Alla cena, hanno pensato Rachel e Rebecca, così noi dobbiamo sederci a tavola e mangiare soltanto.
 
Una volta andati via, mentre io do il latte a Will e lo cambio mettendogli il pannolino e pigiama pulito, Jake pensa a caricare le valige in auto, in modo tale che domani partiremo subito. Quando torna in stanza, mi da      il cambio, lui pensa a far addormentare il piccolo ed io vado in bagno. Quando torno, li trovo nel letto, uno accanto all'altro che dormono beati, così mi metto il pigiama e mi corico accanto a loro nel letto.
< Notte amori > sussurro spegnendo la luce sul comodino.
 
 
*Note Autore*
 
Eccoci qui all’ultimo capitolo di questa storia. Che dire i due neo sposi, vanno in una piccola luna di miele che dura una notte e un giorno, prima del grande viaggio verso la California, insieme al piccolo Black. Era inevitabile che stando soli, i due si danno alla pazza gioia nella loro stanza di albergo. Sono stata abbastanza pervy?  
Ci vediamo la prossima settimana (imprevisti permettendo) con l’epilogo.
Frafra

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Capitolo 55
*** Come nascono i bambini della riserva? (Epilogo) ***


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< Amore guarda che carine! > mi dice Jacob, mostrandomi un piccolo paio di scarpette da neonato. Da quando, ha saputo di diventare papà, sei anni fa... le scarpe da neonati, sono diventate la sua passione.
                   
< Sono carine sì, ma per Will e Vane e per i tuoi nipotini, non credi siano un po' troppo piccole? > gli domando mentre riprendo a guardare i vestiti per i miei figli, che tra poco più di un mese, cominciano un nuovo anno di scuola.
< Io pensavo a una sorellina o fratellino per loro due > mi dice indicando i nostri figli che giocano, fermi accanto a noi, con un nastro verde che non appena sentono la parola “fratellino o sorellina”, interrompono il loro gioco.
< Ci comprate un fratellino? > chiede Vanessa, la nostra secondogenita, cinque anni.
< Guarda che i bambini, non si comprano. Si piantano e nascono come i cavoli > gli risponde Willard, sei anni. Ci viene da ridere, ma Jake ed io tratteniamo la risata. Siamo in un negozio, e c'è parecchia gente intorno a noi.
< No. I bambini né si comprano né si piantano nella terra. I bambini come voi nascono per volere di Taha Aki > gli risponde Jacob.  Will e Vane lo guadando meravigliati e curiosi di sapere di più su questa storia.
 
Ci risiamo...
 
< Andiamo a casa > dico dirigendomi verso la cassa. Pagato il conto, saliti in auto per tornare a casa, Jacob comincia a raccontare la storia di come nascono i bambini della riserva.
< I fidanzati che vogliono tanto avere un figlio, vanno al tempio di Taha Aki e lasciano una loro preghiera, affinché il supremo uomo lupo, li ascolti e decida di aiutarli. In cambio però vuole qualcosa affinché il desiderio, si avveri > racconta mio marito. 
 
 Tra padre e figli, non so chi dei tre, ha più fantasia... 
 
< Anche voi due, per avere noi siete andati al tempio? > - domanda Will con fare sospettoso - < E cosa ti ha chiesto mamma? >
 
Ti pareva che non si rivolgesse a me? Stiamo al gioco di Jake, anche stavolta.
 
< Ci ha chiesto soltanto due piume d’indiano e tre spighe di grano > gli dico la prima cosa che mi viene in mente.
< Wow! Ma il tempio esiste veramente? E posso chiedere una cosa anch’io, se ci vado? > chiede curiosa Vanessa.
< Sì, il tempio esiste. E non si possono chiedere giocattoli > gli risponde Jacob ha capito subito l’intenzione di nostra figlia.
< Io non voglio un giocattolo, ma una sorellina > risponde Vanessa, e Jake mi guarda sorridendo.
 
Cambiamo discorso. È quasi ora di cena e non mi va di cucinare.
 
< Chi vuole un bel panino dal Mc? > domando anche se so già la risposta.
< Iooo! > gridano in coro i miei due tesori.
< Papà portaci al Mc drive > gli dico a Jacob.
< Agli ordini mamma > mi risponde e gira per andare al Mc drive.
 
Dopo molto tempo passato in giro per Port Angeles, tra negozi e Mc Drive, arriviamo a casa.
< Amore mentre io porto le buste in camera, tu potresti apparecchiare? > domando a mio marito.
< Certo tesoro > mi risponde ed io gli do un bacio a stampo sulle labbra.
< Bleah! Che schifo > dice Will sganciando la sua cintura di sicurezza e quella della sorella prima di scendere dalla macchina. Sorridiamo.
< Su dentro e a lavarsi le mani se no, i vostri panini li mangio, tutti io > dice Jake prendendo le buste del Mc ed entrando in casa.
< Io vado subito a lavarmi le mani e papà non mangiarti il mio, aspetta > gli dice Vanessa e corre in bagno.
È innamorata del padre, e come darle torto?
 
Dopo aver sistemato la spesa nella cabina armadio e cenato con la tv accesa su un cartone che piace anche a Jacob, ma finito quello si va a dormire.
 
< Adesso è ora di dormire. Domani andremo a trovare Sarah e Leon > dico sorridendo mentre mi alzo da tavola.  
 
Due belle settimane alle Hawaii da Rebecca e Solomon ci vogliono prima di tornare alla solita vita quotidiana.
 
< Sii! Tutti al mare > esclamano insieme, felici, non solo di rivedere i cugini, sopratutto Leon che ha l'età di Vanessa, ma di vedere un sole diverso da questo di La Push. 
< Allora, a lavarsi in denti e a mettersi il pigiama > - dice Jacob - < O se no, il lupo, vi morde il culetto! >
< Noo! > gridano insieme, tenendo le mani sul proprio sedere e correre in bagno a lavarsi. 
 
Jake ed io, osserviamo i nostri cuccioli prepararsi per la notte. Siamo felici di aver messo al mondo due meravigliose creature come Willard e Vanessa. Anche se come tutti i fratelli, litigano spesso e volentieri, si vogliono un gran bene.
< Sai amore, che fra qualche anno non potrai più "minacciarli" con la storia del lupo gli morde il culetto? > gli sussurro appoggiata con la schiena al suo petto mentre osserviamo i piccoli mettersi il pigiama.
< Lo so bene, per questo oggi ti chiedevo di fare un altro figlio > mi sussurra stringendomi a lui. Le sue mani accarezzano il mio ventre piatto.
Con una mano, tocco il suo viso mentre gli do le spalle e osservo Will e Vane.
 
Dovevo immaginarlo signor Black che c’era un secondo fine.
 
Sorrido.
 
< Può darsi... > mi sussurra ridacchiando.
 
I bambini hanno finito di prepararsi per la notte.
< Mamma, noi siamo pronti per la nostra favola della buona notte > mi dice Willard.
< Eccomi. Date la buonanotte a papà > dico entrando in camera loro e sedendomi sul letto vicino a loro.
< Buona notte papà > dicono insieme e scalzi vanno a dargli un bacio sulla guancia.
< Notte d'oro, cuccioli > - dice Jake ricambiando il bacio. Mi guarda - < Metto in ordine io la cucina > ed esce dalla stanza, accostando la porta.
 
Ho sposato un uomo d'oro!
 
< Mamma, ci devi raccontare di come nascono i bambini qui alla riserva > mi dice Willard.
 
Oh mamma! E ora, che racconto?
 
< Sì, mamma mostraci la storia che stava dicendo papà > afferma Vanessa. 
 
Grazie Jacob!
 
< Va bene, ma poi dormite subito intesi? > chiedo io e annuiscono.
I miei figli, conoscono il mio potere, e sanno che non devono farne parola con nessun bambino o adulto che sia.
 
Seduta accanto a loro, avvicino le mie mani ai loro visi e inizio a raccontare:
 
La macchina si ferma davanti a un maestoso Totem di un lupo. Due ragazzi, innamorati, scendono dall'auto afferrandosi per mano e camminano fino al tempio di Taha Aki. Il tempio, era una costruzione in pietra, con dipinti dei tribali, lupi, spiriti guerrieri, insomma tutto ciò in cui la tribù Quileute, ha sempre creduto.
I due innamorati, una volta entrati nel tempio si fermano davanti a un grande dipinto raffigurante Taha Aki uomo, e Taha Aki lupo.
< Supremo Taha Aki, la mia compagna ed io siamo qui per chiederti di farci una grazia. Vorremmo avere dei figli e solo lei, può aiutarci > dice il ragazzo di nome Jacob. 
 
< Jacob come papà > dice Vanessa interrompendo il racconto.
< Sì come papà > le rispondo sorridendo e riprendo il contatto con i loro visi.
 
< Ti portiamo in dono due piume indiane e tre spighe di grano, come segno di nostra gratitudine > dice la ragazza, Renesmee.
 
< Renesmee come te, mamma > dice Willard.
< Sì come me > gli dico sorridendo. Riprendo il contatto con i loro visi.
 
Renesmee posa in un piccolo recipiente dorato i doni che hanno offerto. Due piume d’indiano e tre spighe di grano. Improvvisamente nel tempio ci fu un grosso vento che colpì la coppia, soprattutto Renesmee, dove il giovane Jacob per proteggerla, le fece da scudo. Il vento andò via subito, portandosi con sé i due doni. Jacob e Renesmee tornarono a casa. E qualche tempo dopo essere stati al tempio, Renesmee e Jacob diventarono genitori di due bambini. Willard e Vanessa.
 
Tolgo le mani dai loro visi sereni, dormono. Pian piano senza far rumore e soprattutto senza intruppare loro, per non svegliarli mi alzo dal letto di Willard, dove Vanessa è salita per sentire la storia. Una volta in piedi prendo mia figlia e la poggio delicatamente nel suo letto. Rimbocco il lenzuolo a entrambe i miei tesori.
< Notte amori di mamma > sussurro accostando la porta della loro stanza e andando nella mia camera dove mio marito mi attende.
 
< Dormono? > mi domanda Jacob spegnendo la televisione.
< Dormono > gli rispondo spogliandomi dei vestiti per mettermi la maglietta con cui dormo, che poi è una vecchia di Jacob.
< Che favola hanno voluto stasera? > mi domanda da seduto dentro il letto.
< Come nascono i bambini alla riserva > gli dico sorridendo. Ride. 
< E come nascono? > mi domanda curioso.
< Vieni che te la racconto perché sicuro domani, sarai interrogato > gli rispondo sorridendo. Annuisce. Sa che a colazione Will e Vane lo riempiranno di domande sulla storia.
Poggio la mano sul suo viso e gli mostro un riassunto della storia.
 
Una macchina ferma davanti al Totem di un lupo. Tu ed io che scendiamo dall’auto e tenendoci per mano entriamo nel Tempio di Taha Aki. Davanti al grande dipinto di Taha Aki uomo, e Taha Aki lupo, chiedi di farci la grazia di diventare genitori. In una ciotola poso i doni che gli abbiamo portato, due piume d’indiano e tre spighe di grano. Un grosso ma veloce vento si leva nel Tempio, su di me. Tu mi fai da scudo per proteggermi e quando il vento va via, vediamo che anche i nostri doni non ci sono. Qualche tempo dopo, tu ed io diventiamo genitori di Willard e Vanessa.
Fine storia.
 
Tolgo la mano.
 
< Se Taha Aki, ci ha fatto la grazia per avere figli... > dice con tono malizioso, non lo faccio parlare perché lo bacio con passione. E finiamo per fare l'amore.
 
FINE
 
*Note Autore*
 
Ed eccoci qui all’epilogo di questa storia che mi ha tenuto impegnata per quasi cinque anni. Tra impegni vari e blocco dello scrittore... tempo e voglia andavano a farsi benedire.
Togheter Forever mi mancherà, lo ammetto e penso anche che sia normale. Sono cresciuta con Renesmee, mi sono innamorata anch’io di Jacob. Mi sono sentita una Quileute anch’io.
Ringrazio la Saga di Twilight per avermi non solo permesso di scrivere una storia o un possibile continuo, ma anche di arricchirmi culturalmente visitando su internet, luoghi e culture che so di non poter mai andare a vedere.
Ringrazio voi lettori che mi avete seguito in questa storia, anche se non l’avete recensita e quindi non ho saputo e forse mai saprò i vostri pareri.
Un grazie va a chi mi ha recensito e a chi mi ha sostenuto in questa storia.
Non ci sarà un TF2 perché per me la storia si è finita così.
TF ora che è finita, è in fase di controllo e per chi ha watt pad, potrà leggerla li. Presto troverete il link nella mia scheda.
Grazie ancora a tutti voi.
Frafra

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