Lost Into Your Eyes

di Clary_shadow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova vita - Chapter one ***
Capitolo 2: *** Chapter two ***
Capitolo 3: *** Chapter Three ***
Capitolo 4: *** Chapter four ***
Capitolo 5: *** Chapter five ***
Capitolo 6: *** Chapter six ***
Capitolo 7: *** Chapter seven ***
Capitolo 8: *** Chapter eight ***



Capitolo 1
*** Una nuova vita - Chapter one ***


                                                                                         CHAPTER ONE


Non giudicate direttamente da questo capitolo, che infatti è di introduzione alla storia vera e propria. Leggete almeno il secondo per farvi un' idea. Grazie e buna lettura :D
Cercando notizie su Sydney.
Sydney, affacciata sulla costa sud-orientale, è la principale città dell'Australia, pur non essendone la capitale. La particolare posizione geografica, che garantisce un clima mite tutto l'anno, fa sì che tutti gli abitanti vivano il più possibile all' aria aperta, con moltissime attività a disposizione.
E' caratterizzata da un' attmosfera rilassante ed è il principale polo culturale ed economico australiano. Si trova in cima alle classifiche mondiali di vivbilità ed efficienza; i trasporti pubblici, per esempio, sono eccezionali e la criminalità è limitata. Sydney è una città cosmopolita e multirazziale, dove diverse comunità di immigrati si sono integrate alla perfezione nel corso degli anni. Inoltre Sydney...
Insomma, tutto ciò che Wikipedia scrive su Sydney è principalmente positivo, ma tutti sanno che ogni città, qualunque essa sia, ha aspetti positivi come ne ha di negativi. Certamente il clima, l'ambiente e la popolazione sembrano essere dei "tipi apposto", come direbbe mio padre. Già, mio padre. E' colpa, o merito, suo se ci stiamo trasferendo in questa città che Internet scrive essere stupenda. Papà è uno psicologo, anzi lo psicologo. Fa parte di una grande compagnia, la quale lo ha promosso come migliore impiegato dell' anno, eleggendolo successivamente rappresentate dell' impresa. Nonostante ciò, un certo 'Mr. Hemmings', un ricco imprenditore australiano e, con alcuni problemi di alcol, a quanto ne so io, ha gentilmente offerto a mio padre una grossa somma di denaro, affinchè si trasferisse a Sydney dove gli avrebbe fatto trovare uno splendido ufficio di cui lui stesso sarebbe stato il proprietario.
E, suvvia, come avrebbe potuto mio padre rifiutare questa splendida offerta!? E così ora mi trovo qui, su questo mostruoso e terrificante aereo, in viaggio per l'Australia! Un terribile viaggio in aereo di ventiquattro lunghissime e stupidissime ore. Che dire, credo abbiate capito che ho paura dell' aereo. Sono terrorizzata da questa specie di scatola volante, e poi passarci ventiquattro ore dentro...sto semplicemente soffocando! Ma cosa volete che importi a mio padre?! A lui non interessa se sua figlia sta male, gli interessa solo del suo stupido lavoro! Per lui sono solo un fagotto, un peso che è costretto a portarsi dietro perchè quella stupida notte di diciassette anni fa, il preservativo era troppo stretto, e che scherziamo, mica lui può soffrire un pochino!? E mia madre, be mia madre doveva essere una gran puttana. Si, lo so, molti ora penseranno "ma questa ragazza sta male o cosa? Da a sua madre della puttana e a suo padre del coglione?!" si! Si, loro sono questo, mi hanno praticamente abbandonata al mio destino, sono stata vittima di bullismo e loro non hanno mai alzato un dito per aiutarmi, anzi, erano loro i primi a trattarmi male e spesso anche ad ignorare la mia presenza. C'era solo Richard che mi aiutava, ma poi anche lui se nè andato.
Mia madre ci ha lasciati due anni fa, si è sposata con un certo Harris o Berris, non ricordo, fatto sta che da quando se nè andata non è mai piu tornata a farci visita, nemmeno una chiamata o un messaggio. Noi eravamo morti per lei, io sicuramente.
Non mi sono ancora presentata, io sono Spencer Davis, ho diciassette anni e vengo da Holmes Chapel, una cittadina dell' Inghilterra centrale, nella regione del Cheshire. Holmes Chapel è una bella cittadina, è accogliente e sa di casa. Da una parte sono triste di essermene andata, li ho passato la mia intera vita, che si, dall'età di dieci anni è stata particolarmente schifosa, ma è li che dove custodivo tutti i miei ricordi. Dall' altra parte invece sono contenta di poter iniziare una nuova vita, dove forse potrò farmi degli amici e finalmete essere me stessa. Il viaggio è quasi concluso, sono ormai ventitre ore e mezza che stiamo volando, dopo delle sante pause per il rifornimento di carburante per l'aereo, ci manca solo mezzora e finalmente arriveremo a Sydney.
L'aereo inizia l'atterraggio incurvandosi prima piano e poi tutto diritto. Le mie orecchie si tappano improvvisamente e sento un dolore terribile al timpano sinistro. Oh mio dio! Mi sta per esplodere un orecchio, o cosa!?! Il dolore è lancinante e ho paura che la mia vecchia amica otite mi abbia rovinato l'orecchio e che in aereo possa sanguinare o peggio saltare in aria a causa della pressione. Mi aggrappo con le mani ai braccioli del mio sedile cercando di rimanere il più calma possibile. Di certo non è facile con tutto il trambusto che sento fuori. Mio padre, seduto nel sedile accanto al mio, pare non accorgersi di nulla e continua il suo sonnellino di bellezza. A volte mi chiedo se mio padre non sia diventato improvvisamente gay. Finalmente l'aereo tocca terra, e anche se sobbalzo per l'impatto, non sono mai stata più felice di trovarmi sulla terra ferma. Dopo che tutti i passeggieri sono usciti, seguiamo il percorso per raggiungere il chek-in. Dopo alcuni minuti di titubanza, riusciamo a raggiungere le nostre valigie e a prendere un taxi che ci accompagnerà nella nostra nuova abitazione. Dopo circa tre quarti d'ora di auto, arriviamo finalmente a casa. E che casa! Una villona direi. L'entrata è composta da un grande cancello in ferro battuto con ghirigori ai quali si attorcigliano piante rampicanti di un verde smeraldo. Il tassista viene pagato e dopo averci aiutato a scendere i bagagli, parte via sfrecciando. Papà si avvicina al citofono dell'abitazione che, dopo alcuni istanti risponde – Si? - dice una voce metallica – Salve, siamo i Davis, siamo appena arrivati da Holmes Chapel – risponde papà col suo accento British – Oh certo. Entrate – risponde di nuovo la voce. Il cancello si apre e noi attraversiamo la strada brecciata fino alla porta di casa. La via è ampia, costeggiata da cespugli di rose rosse. Qua e la, nel vasto prato all' inglese, spuntano piccole e docili margherite che fanno sembrare il prato un cielo estivo pieno di stelle luccicanti. La casa si presenta maestosa. Cinque gradini ci separano dall' ingresso che è affiancato da due pilastri bianchi su cui dei rampicanti hanno messo radici. La porta con tanto di maniglia d'oro, al nostro arrivo si spalanca mostrando un uomo ed una donna in tenuta da magiordomi. L' uomo fa un inchino e parla – Ben arrivato Mr. Davis. E ben arrivata Miss Davis – disse con un tono elegante e alquanto antiquato – Prego chiamami pure Spencer – rispondo con un cenno della mano. I due ci fanno accomodare e dopo delle brevi presentazioni ci scortano nelle nostre stanze per un riposo prima della cena. La mia camera si trova al secondo piano. Ha una grande porta bianca che mi fa pensare a quella di una principessa. Entrando si nota subito un grande letto a baldacchino in ferro battuto nero, coperto da lenzuola turchesi con la stampa di piccoli fiorellini bianchi e rosa. I cuscini hanno l'aspetto di essere morbidissimi, sono rotondi e gonfi, paiono nuvole. Dire che mi sono praticamente tuffata sul letto, non è esagerato. Avevo ragione, i cuscini sono morbidissimi e le lenzuola profumano di nuovo e di gelsomino. Mi guardo attorno e noto di aver lasciato cadere le valigie a terra ai piedi del letto. Mi alzo e inizio ad aprirle per poi riporre tutti i miei indumenti in un grande armadio bianco. Dopo aver scoperto una porticina affianco all' armadio, dove si trovava il mio bagno personale, faccio una doccia veloce e ancora con l'asciugamano stretto al petto, mi lascio cadere sul letto, dove morfeo mi stringe nel suo più caldo abraccio.
Toc,toc,toc.
E' il bussare della porta che mi sveglia – Avanti – rispondo, rendendomi conto subito dopo in che situazione sono: un semplice asciugamano mi stringe la vita stretta a partire dal petto fin sopra le cosce, i capelli ancora umidi per la doccia sono spettinati e alquanto arruffati. Fortunatamente è la donna che si presenta alla mia porta – Miss Spencer la cena sarà pronta a minuti, vuole che le mostri la casa nel frattempo? - chiede con una voce dolce e che mi ricorda tanto una nonnina. In effeti aveva la corporatura da nonnina. Morbidi capelli bianchi, portati corti e tenuti all' indietro da un cerchietto. Il vestito nero con un grembiule bianco ricopriva la sua figura cicciottela ma allo stesso tempo graziosa. Il viso paffutello con due guance rosee, gli occhi di un castano chiaro avevano ciglia molto scure che rendevano il suo sguardo luminoso. Il naso un pò a patata e una bocca piccola e rosea. Aveva tutto l'aspetto della nonna che non ho mai avuto. Rispondo immediatamente – Oh certo, mi farebbe molto piacere, ma ti prego chiamami solo Spencer. Tu come ti chiami? - chiedo sorridendo – Mi chiamo Anne – risponde con un accento che non riesco bene a riconoscere. - L'aspetto qui fuori così può cambiarsi – dice con un'aria di chi la sa lunga – Oh, si grazie – rispondo un po rossa in viso e guardando le mie condizioni. Anne esce dalla stanza lasciandomi sola. Mi cambio, indosso un semplice vestito blu, che mette in risalto i miei occhi scuri. Delle ballerine e dopo essermi fatta un tuppo morbido con un elastico che tenevo al polso, esco dalla stanza e inizio insieme ad Anne il giro turistico della casa.


SPAZIO A ME! Ciao a tutti, questa è la mia prima storia quindi non siate violenti con me ahah comunque, il primo e il secondo capitolo sono principalmente un introduzione della storia, quindi è normale che non siano molto ricchi di emozioni. Voglio però assicurarvi che già dalla fine del secondo, inizio terzo, le cose diventeranno molto più interessanti. Se vi va recensite, apprezzo molto il fatto di sapere cosa ne pensate della storia :) detto questo voglio ringraziare chi lo ha già fatto e sta seguendo la storia! Grazie ancora e al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 2
*** Chapter two ***


Io e Anne iniziamo il giro della casa partendo dall' ingresso principale, in modo che io non possa fare confusione e perdermi, così dice lei. La casa è di quattro piani. Nel primo dove si trova l'ingresso, c'è un porta ombrelli verde che occupa il suo posto in un angolino, un grande specchio con una cornice d'orata mostra tutto il suo splendore appeso ad una parete color panna. Andando dritto, a destra si trova un vasto salone con divani in pelle chiari, un tavolino basso in vetro appena uscito da una rivista di design e un enorme televisore a schermo piatto con ogni genere di attacco multimediale. A sinistra invece c'è una porta che conduce alla sala da pranzo e, subito accanto la cucina. La sala è abbastanza grande con un tavolo di legno di ciliegio, circondato da sedie dello stesso materiale. Sopra ognuna c'è un cuscino bianco, le cui frange sono ricamate a mano. Anne mi accompagna anche a vedere la cucina dove lei e Peter, il maggiordomo, si occupano dei nostri pasti. Nel piano inoltre ci sono due bagni, uno vicino le scale e un' altro dal lato opposto. Scendiamo nella taverna dove troviamo uno spazio completamente vuoto e sul soffitto un gancio d'acciaio – Anne questo cos'è? - chiedo indicando – Questa è la stanza per le feste. Questa – dice indicando la stanza vuota – è la pista da ballo, mentre li – e indica il gancio – si aggancia la palla da discoteca. Continuiamo la vista e saliamo al secondo piano dove si trovano le camere da letto, compresa quella di Peter e Anne, che ho scoperto essere sposati. Ogni camera ha il suo bagno personale, e in più c'è una camera armadio dove si tengono le giacche e le scarpe. Su, al terzo piano, c'è il mio paradiso, una grande biblioteca piena di libri sia antichi che moderni – C'è Orgoglio e Pregiudizio? - chiedo ad Anne voltandomi – Oh si certamente. Qui troverai ogni genere di libro a partire dal '500 fino ai giorni nostri. - mi risponde con un sorriso sulle labbra. Perfetto. Si sente bussare alla porta. E' Peter che ci dice che la cena è pronta e che possiamo scendere. Anche papà si è cambiato, indossa la sua solita polo marrone con dei pantaloni neri. E' già seduto a tavola e sta impazientemente aspettando il mio arrivo – Spence, sai che è da maleducati tardare a cena. - dice con tono alterato – Si papà lo so, ma stavo facendo una visita della casa, non ho saputo resistere – non voglio mettere in mezzo Anne, così non la nomino nemmeno – Faresti bene a controllarti. Ora ceniamo in santa pace. - e detto così inizia la cena. Dopo cena saluto Anne e Peter, do la buonanotte a papà, anche se di controvoglia, e salgo in camera mia. Accendo il portatile e inizio a cercare notizie su Sydney e sui luoghi d'incontro degli adolescenti. C'è un parco chiamato Sydney Olimpic Park, che pare essere uno dei maggiori parchi frequentato dai giovani. Non si trova molto lontano da casa, domani chiederò a Peter se ha voglia di accompagnarmi. Spengo il pc e dopo aver indossato il pigiama, mi infilo sotto le coperte pensando a ciò che mi aspetta. Sono emozionata ma allo stesso tempo agitata. Tra due giorni inizierò il college qui e spero di trovarmi bene. Con questi pensieri e fantasticherie sulla nuova scuola, mi addormento. E' mattina. Lo capisco perchè ieri sera ho dimenticato di chiudere le tende e ora raggi d'orati del sole entrano dalla finestra, colpendomi dritti in faccia. Apro gli occhi ancora assonnata. Mi stiracchio un po' e scendo dal letto infilando le pantofole. Mi dirigo in bagno dove mi do una sciacquata al viso, mi lavo i denti e sistemo i capelli in una coda alta. Torno in camera dove tolgo il pigiama e mi avvicino all' armadio per decidere cosa mettere. Opto per dei jeans stretti chiari e una maglietta arancione con lo scollo a V non troppo accentuato. Indosso le mie adorate converse bianche e scendo in cucina dove trovo Peter intento a fare pulizie. - Buongiorno Peter – saluto – Buongiorno miss Spencer - - Ti prego non chiamarmi così, già la casa sembra appena uscita da un film dell'ottocento, non vorrei sentirmi così arretrata... - dico – D'accordo mis... em volevo dire Spencer - - Peter, volevo chiederti se oggi potevi accompagnarmi al Sydney Olimpic Park.. sai un ultimo giorno di relax prima della scuola.. - - Credo non ci sia alcun problema – risponde con non chalance – Oh perfetto! Grazie, grazie tante Peter - esulto lanciando un urletto di gioia – Sai dov'è papà? - - Si, è andato a fare un giro nel giardino - - Oh, ok – rispondo. Bevo un bicchiere di succo all' ace, il mio preferito, e poi io e Peter ci dirigiamo alla macchina per andare al Sydney Olimpic Park. Le strade non sono molto piene, inannzi tutto perchè è domenica, ma credo specialmente perchè questo è un quartiere privato, infatti ogni abitazione è più o meno come la mia, grandi cancelli con enormi giardini e maestose case. C'è nè una a dir poco strabigliante! Sono sicura che sul retro c'è una piscina – Peter – dico richiamando la sua attenzione – di chi è quella casa? - - Oh, quella è la proprietà di Mr. Hemmings, il generoso imprenditore che vi ha offerto la vostra casa – risponde sognante – Mm.. dovevo immaginare che avesse una casa ancora più spettacolare della nostra. Continuiamo il tragitto fino al parco, dove Peter mi dice – Signorina.. Spencer volevo dire, tra quanto la passo a riprendere? - - Verso mezzogiorno direi che vada bene - - Signo.. Spencer le lascio il mio numero di cellulare così nel caso si fosse persa o le fosse successo qualcosa può chiamarmi e la raggiungo immediatamente - - Grazie Peter – dico componendo il numero che Peter mi detta per poi salvarlo con il nome di 'nonnino Peter' . - Ciao Peter, ci vediamo dopo – e così dicendo mi avvio verso l'entrata del parco. Percorro la via brecciata che si fa strada tra i prati verdi e i tronchi degli alberi. E' una giornata soleggiata e fa molto caldo. Lungo la passeggiata, mi passano accanto coppie di innamorati, donne che corrono mentre si raccontano l'ultimo gossip del mese, gruppetti di ragazzi che ridono ardentemente per una qualche battutina, e anziani seduti su panchine a leggere il giornale o semplicemente a godersi il sole sulla pelle. Trovo una panchina libera e mi siedo prendendo dalla borsa un volume comprato da poco, si chiama ShadowHunters. L'ho iniziato qualche giorno fa, ma essendo occupata con la partenza non ho avuto il tempo di leggerlo, così ne approfitto per andare avanti con la storia. Proprio nel punto in cui Jace trova Clary con Simon, qualcuno mi risveglia dal libro, riportandomi alla realtà. E' un ragazzo alto con spalle ampie e muscolose. Ha le gambe sottili avvolte in jeans neri stretti. Sopra indossa una t-shirt bianca con una stampa dei Green Day. Ha i capelli neri tirati in un ciuffo, gli occhi sono leggermente a mandorla che sono una caratteristica orientale, mentre il suo naso ha qualcosa di africano, le labbra sono grandi e rosee. E' un bel pezzo di ragazzo, non c'è che dire. Ehi allora? - chiede – Allora cosa? - chiedo con una punta di acidità – Ti ho chiesto se posso sedermi qui accanto a te - - Oh! Em certo.. scusa stavo leggendo e non ti ho proprio sentito... - rispondo un po' imbarazzata dalla sua bellezza – Tranquilla – dice rivolgendomi un sorriso rassicurate – comunque io sono Calum, tu chi sei? - domanda – Mi chiamo Spencer, piacere – dico porgendo la mano aspettandomi che lui la stringa, invece fa una cosa che mi lascia completamente senza parole, prende la mia mano con la sua e la porta alle labbra, dove vi posa un dolce bacio. Sono abbastanza sconvolta quando lui mi risponde – Piacere mio Spencer. Allora, sei nuova di qui o sei solo un turista? - - Mi sono appena trasferita qui da Holmes Chapel.. sta in Inghilterra - - Oh sei inglese! Fantastico non ho mai avuto un'amica inglese – mi dice mentre gli brillano gli occhi. - Em e io non ho mai avuto amici australiani – ride della mia battuta e mi chiede – Quanti anni hai? E soprattutto a che college andrai? - - Ho diciassette anni, devo frequentare il quarto anno all' Australian College of Sydney. Tu invece? - - Bella mia, sei estremamente fortunata! - mi ha chiamata bella mia! O mio Dio. - Si da il caso che anche io frequenti quella scuola e che mi trovi nel tuo stesso corso. - - Oh ma è fantastico! Almeno domani ci sarei tu a farmi da guida, altrimenti sarei dovuta stare sola ad aspettare che qualche anima pia si offrisse di aiutarmi... - - Chi dice che ti accompagnerò? - chiede inarcando un sopracciglio e sogghignando – Oh.. be se non vuoi...cioè io.. - non sapevo cosa dire – Ma si sciocchina! Ci eri cascata, certo che ti accompagnerò, come posso lasciare una povera damigella indifesa in balia della nuova scuola?! - rispondo ridendo alla sua battuta e poi per caso mi cade l'occhio sul suo polso dove tiene un orologio. Controllo l'orario e vedo che sono le 12.27. Cavoli Peter mi sta aspettando ormai da quasi mezzora. - Calum scusa ora devo proprio andare, il mio maggiordomo mi sta aspettando qui fuori e... - dico alzandomi e iniziando a dirigermi verso l'uscita - Cos.. aspetta! - Calum si è alzato e mi raggiunge immediatamente – Dammi almeno il tuo numero così possiamo rimanere in contatto – si certo, quanto sono stupida, come avrei fatto a trovarlo Domani altrimenti!? - Oh si, giusto, dammi il telefono così ti segno il numero, intanto tu scrivi il tuo qui – dico porgendogli il mio. Scriviamo i nostri numeri, poi abbraccio Calum e gli lascio un bacio sulla guancia. Lo sento irrigidirsi tra le mie braccia, ma quando mi stacco il suo viso non è teso, anzi è sorridente e bellissimo. Si china a darmi un bacio sulla guancia e dopo esserci salutati corro via raggiungendo Peter alla macchina. >


SPAZIO A ME! Ciao a tutti! Spencer è appena arrivata ed ha incontrato Calum...cosa accadrà nel prossimo capitolo? Leggete e lo scoprirete! Se vi va recensite, apprezzo molto il fatto di sapere cosa ne pensate della storia :) detto questo voglio ringraziare chi lo ha già fatto e sta seguendo la storia! Grazie ancora e al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 3
*** Chapter Three ***


~~CHAPTER THREE


Trovo Peter all'uscita del parco, mentre si guarda le unghie come se colto di sorpresa e poi messo in imbarazzo, facesse finta di nulla. Mi avvicino a lui col passo più rapido che la mia bassa statura può consentirmi. - Ciao Peter! Scusa per il ritardo ma... non ho visto l'orario – mi giustifico – Salve signorina Spencer, credo bene che non ha visto l'orologio, il ragazzo assieme a lei era certamente più interessante di un vecchio orologio – dice abbozzando un sorriso – E così mi stavi spiando, eh? Ecco perchè ti guadavi le unghie...colti sul fatto. Be' non è successo niente in realtà, ho conosciuto questo ragazzo che viene nella mia stessa scuola e domani mi darà una mano con l'orientamento. - - Stia tranquilla signorina, non avevo pensato nulla di male – e così detto saliamo in macchina dirigendogi verso casa.
Appena arrivati entro in cucina dove trovo Anne intenta a preparare il pranzo – Ei Anne buongiorno. Dov'è papà? - chiedo – Buongiorno Spencer! E' andato fuori per delle commissioni, non tornerà prima delle sei di oggi pomeriggio. Non ha detto nient'altro – risponde subito – Il pranzo sarà pronto tra una ventina di minuti, quindi ha un pò di tempo per fare ciò che vuole. - Capisco immediatamente che mi sta dando il permesso di salire su in biblioteca e dare svago alla mia mente. Prendo il libro dalla borsa e arrivata nella grande stanza, mi accomodo su una delle grandi poltrone. Shadowhunters è un libro stupendo, mi ha presa così tanto che non riesco a smettere di leggere. Una vibrazione parte dalla tasca destra del mio jeans facendomi sussultare. E'un messaggio da parte di...Calum! "Ehi bellissima! Il maggiorduomo ti ha detto qualcosa per il ritardo?" "Ei Calum! Nah Peter è un tipo apposto, ha solamente notato con chi mi trovavo a ritardare..cioè con te ahah" digito e premo il tasto 'invia'. Dopo nemmeno due minuti arriva la sua risposta "Ah si? E che ha detto Peter? Ahah" "Uhm, niente di che in realtà, ha detto solo che non si faceva strane idee" scrivo e immediatamente arriva la risposta "Posso chiamarti o sei occupata?" be' in teoria sto leggendo, ma per Calum sono più che libera "Non sto facendo nulla, in realtà mi sto un po' annoiando. Chiama pure" la risposta arriva un secondo dopo, quando la suoneria di American Idiot parte inondando la stanza – Ehi Cal - - Spence com'è che ti stai annoiando? - - Tra venti minuti pranzo quindi non trovo nulla di interessante da fare, se non parlare con te. – dico sorridendo – Oh sono onorato di salvarti anche dalla noia - - Anche? - - Si. Già ti salvo dal terribile college e da tutti i suoi studenti, non ricordi? - - Oh si certo ahah. Com'è la scuola? I ragazzi come sono? Simpatici? Snob? Eccentrici? - - Be', ci sono pochi, tra cui anch'io, che sono fighi belli e fotomodelli - - Non avvo dubbi su questo – dico ridacchiando – Oh si baby. Poi ci sono i secchioni di turno, i palloni gonfiati, le poco di buono che si sono fatti praticamente tutti, anche Marc credo.. - - Marc? E chi è? - - E' uno di questi secchioni/nerd - - Poverino, sono certa che non è poi così male come dici - - Domani vedrai carina, e poi dirai che avevo ragione - - Mm..vedremo. E chi sono questi altri sex simbol come te? - - Mm che c'è, vuoi provarci con qualcuno di loro? Io sarei disponibile – dice ridendo rumorosamente – Cal! - - Scherzavo, scherzavo, non scaldarti..o forse si ahaha – alzo gli occhi al cielo però non riesco a trattenere un sorriso che si fa spazio sulle mie labbra. Parlare con Calum è così bello. E' divertente e non ti annoia mai, sa cosa dire in ogni situazione e potrebbe far parlare anche la persona più timida del mondo. - Ehi hai perso la parola? - chiede lui dall' altro capo del telefono – No stavo semplicemente pensando.. - - A che pensavi? - - Stavo pensando a quanto mi riesca facile parlare con te, nonostante ti conosco da meno di due ore. E' come se ti conoscessi da sempre - - Si, sono una persona molto socievole... mamma dovrebbe preoccuparsi, insomma a quanto ne so potresti essere una maniaca stupratrice – dice ridendo - Ehi! Sei stato tu a rivolgermi la parola per primo! E poi potrei pensare la stessa cosa di te – dico – Si in effetti potresti avere ragione ... - imita voce di un serial killer e scoppio a ridere a causa dell'accento buffo che cerca di ottenere – Cal, ora devo andare, è quasi pronto il pranzo - - Sono già passati venti minuti? Sembra ora che ti ho chiamato.. - - Già.. dai ci vediamo domani a scuola okay? - - No. - risponde secco – No? Come no? - - Non ci vediamo a scuola perchè ti passo a prendere a casa - - Ma se non sai nemmeno dove abito - - E se ti avessi seguita mentre tornavi a casa con la tua bella Audi nera? - - Non è mia è di Peter... comunque a che ora passi? - - Alle 7.50 sto da te. - - D'accordo Cal, a domani ciao - - Ciao bella a domani – e così finisce la chiamata. Mi alzo e scendo di corsa le scale. Sto morendo di fame e dalla cucina arriva un profumino delizioso.
Anne al mio ingresso sorride e dice – Ravioli col sugo all' italiana - - Mm! Hanno un odorino delizioso! - - Sono deliziosi cara! - dice pronunciando forte la parola 'sono'. Ci sediamo a tavola e mangiamo i ravioli. Sono davvero squisiti e non posso fare a meno di fare il bis. Dopo pranzo mi stendo sul divano cercando qualcosa di interessante, ma la domenica pomeriggio non è sicuramente piena di programmi, così salgo in camera a prendere un asciugamano e poi mi dirigo in giardino dove lo stendo sull' erba e mi ci sdraio. Che bella sensazione il sole sulla pelle, come di piccoli baci infuocati lasciati su ogni centimetro scoperto. E con quella splendida sensazione mi lascio andare e la mia mente vaga per i più reconditi spazi dell'immaginazione.

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Capitolo 4
*** Chapter four ***


~~CHAPTER FOUR

 

E' sera. Un leggero venticello scompiglia le foglie degli alberi in giardino. Mi sveglio col rumore del cancello che si apre, deve essere papà che è tornato da lavoro. Lo raggiungo alla macchina e saluto – Ciao papà - - Ehi Spence! Com'è andata oggi? Ho saputo che sei uscita per una passeggiata. - - Oh si, sono andata in un parco qui vicino. Ho conosciuto un ragazzo della mia scuola, è molto carino... a te com'è andata? - - Oh si be'... - 'Driin.Driiin.Driiiin.' Il cellulare di papà inizia a squillare e mi fa cenno che deve rispondere. Apre la conversazione e scompare dentro casa dicendo – Si Bred..si lo so...no non c'è problema...si si certo.. - E' sempre così! Cerchiamo di avere una normale conversazione padre-figlia e, naturalmente, inizia a squillare quel maledetto aggeggio. Mi dirigo in camera mia senza badare troppo a papà che continua a discutere con un certo Bred. Apro le ante dell' armadio e prendo la divisa scolastica. La gonna è blu come giacca e cravatta. Fortunatamente per i mesi caldi si può evitare di mettere la giacca e tenere solo la camicia, bianca con lo stemma del college. Come scarpe sono concesse da tennis, ballerine, stivali, ma io indosserò i miei adorati anfibi con le borchie. Ripongo la divisa nell'armadio e mi butto letteralmente sul letto accendendo il computer. Entro su Facebook andando alla pagina dell' Australian college of Sydney. Cerco tra gli iscritti 'Calum'. Non sapendo il suo cognome sono costretta a fare così. Lo trovo. Si chiama Calum Hood. Vado subito sul suo profilo e inizio a guardare un pò di foto. C'è nè una dove è abbracciato ad una ragazza bionda platino dagli occhi azzurri. Non so perchè ma ho una stretta allo stomaco. Deve essere la fame, daltronde sono quasi le 20.30, a momenti sarà pronta la cena. Scorro con il cursore su altre immagini e ne trovo una dove è insieme ad altri tre ragazzi. Erano più piccoli di ora, avranno avuto all' incrca tredici anni. Calum era al centro con un sorriso che arrivava da orecchio a orecchio. Affianco a lui, sulla destra c'era un ragazzo riccioluto biondo cenere e con occhi color sabbia, abbracciato a lui c'era un ragazzo pallidissimo con occhi azzurri cielo e capelli all' incirca biondi, anche se con alcune tonalità di verde. Dall' altro lato di Cal c'era un altro ragazzo biondo, anche se più chiaro rispetto agli altri. I suoi occhi erano di un azzurro mare e aveva un sorriso che faceva invidia a Jiulia Roberts. Proprio mentre riflettevo su quella foto, qualcuno bussa alla porta. Chiudo immediatamente il computer e rispondo – Avanti – è Anne che con un sorriso tranquillizzante dice – E' pronta la cena – scendo assieme a lei e ci accomodiamo a tavola. Stasera Anne ha preparato pesce con patatine fritte, chiamato da noi inglesi 'fish and chips'. La cena è fantastica e mi sembra di aver finito troppo in fretta il mio piatto. Appena finito aiuto Anne a sparechiare anche se con alcune sue proteste. Finito con la tavola vado in bagno a lavarmi i denti e successivamente metto il pigiama. Cerco di leggere un pò ma sono troppo agitata per domani e non riesco a concentrarmi sulla storia. Poso il libro sul comodino e mi infilo sotto le coperte pensando a come sarà domani. Sono contenta che ci sarà almeno Calum a farmi compagnia, sarebbe stato tutto più imbarazzante ma soprattutto terrificante se lui non ci fosse stato. Non riesco a prendere sonno, controllo l'orario sul cellulare e noto che è arrivato un messaggio su whatsapp. E' Susan, un' amica di Holmes Chapel. "Ciao Spencer, come va li in Australia?" "Ciao Susan! Qui tutto bene, il posto è fantastico, domani inizierò la nuova scuola" quasi immediatamente domanda "Avete la divisa o potete vestirvi come volete?" "Abbiamo la divisa purtroppo..però possiamo indossare le scarpe che vogliamo." rispondo. "Bè almeno non sei costretta a mettere le ballerine, so quanto le odi ahah" "Già hai ragione ahah" "Ora devo andare, ci sentiamo nei prossimi giorni così mi racconti, ok?" "Si si, ci sentiamo ciao!" "Ciao e buona fortuna per domani!" "Grazie!" rispondo.
Sono le 23.50 ma ancora non riesco a dormire. Solo mezzora più tardi riesco a prendere sonno.
La sveglia suona alle sette e mezza. Cerco di spegnerla, ma non riuscendoci sono costretta ad alzarmi. In un primo momento sono convinta di trovarmi ancora a casa e che la mia solita scuola mi sta aspettando, ma poi guardandomi intorno capisco dove mi trovo e ricordo che oggi è il mio primo giorno di scuola a Sydney. Ma soprattutto che tra soli venti minuti Cal sarà qui. Scendo in cucina, afferro un biscotto, bevo un bicchiere di succo e, mi precipito di nuovo in camera strozzandomi quasi con il biscotto che avevo in bocca. Vado in bagno per fare una doccia. Esco, pettino le mie ciocche ribbelli ottenendo un risultato passabile. In camera prendo la divisa e indosso il tutto. Torno nuovamente in bagno truccandomi un poco, giusto un po di elyner e mascara per rendere più scure le ciglia. Mentre sistemo meglio i capelli sento il mio cellulare che squila, deve essere Calum. Mi precipito in camera afferrando appena in tempo il telefonino – Si? - rispondo affannata – Ehi che c'è, hai appena fatto una maratona? Ahah - - No .. - dico imbarazzata – Stavo cercando di raggiungere il telefono.. - - Scherzavo, sono qui sotto - - Oh. Si un minuto e scendo – riattacco correndo in bagno finendo di sistemare i capelli scuri mossi.
Scendo le scale e trovo Anne ad aspettarmi – Buongiorno Anne - - Buongiorno signorina - - Sto andando a scuola, un mio amico è qui fuori che mi aspetta – Anne mi guarda confusa – L' ho conosciuto ieri al parco ... - dico vaga – Oh. - risponde – Be' buna giornata Spencer – dice e mi da un bacio sulla fronte che mi tranquillizza un pò. Esco e trovo Calum appoggiato ad una decappottabile nera. Quella si che è un' auto! Cal appena mi vede sorride il che fa sorridere a sua volta anche me – Ehi bellissima buongiorno! - si avvicina e mi stringe tra le sue braccia. All' inizio mi sento un po scombusslata, ma poi ricambio l'abbraccio. - Biongiorno Cal – sorrido – la tua auto è fantastica! - - Si lo so.. ahah grazie – mi fa l'occhiolino e apre la portiera del passeggero – Prego mademoiselle – imita un inchino scimmiottando Peter – Ma smettila – dico ridendo e dandogli un buffetto sul braccio. Nonostante ciò prendo la mano che lui porge per aiutarmi ad entrare. La sua mano è calda ma sento comunque un brivido quando la tocco. Cal alza immediatamente lo sguado e sorride. Chiude lo sportello ed entra in auto, dalla parte del guidatore. Mette in moto e ci avviamo verso scuola. Non è poi così distante, così dopo nemmeno dieci minuti siamo arrivati. La scuola è grande con un parcheggio per le auto e moto degli studenti e professori. Inoltre c'è un grande giardino con alcune panchine occupate da masse di ragazzi e ragazze. Scendiamo dall' auto e Cal mi dice – Allora, che te ne pare? - - E' fantastica! Non sembra una scuola.. - - Ahah be' in effetti è un college, comunque vieni ti presento qualcuno. - Mi prende per le spalle e mi trascina verso un gruppo di ragazze. - Ciao ragazze! - dice mostrando uno dei suoi sorrisi più belli, le ragazze muoiono ai suoi piedi – lei è Spencer. Si è appena trasferita qui dall' Inghilterra. - Quelle mi guardarono con un pò d'invidia notando le mani di Cal avvolgermi le spalle. Una di loro, una ragazza rossa si fa avanti e con un sorriso dice – Ciao! Io sono Emily, lei è Mia – dice indicando una tipa bionda con le trecce – lei è Isabelle – una ragazza bassina con la coda – e lei è Jennifer – una tipa bionda platino, quella della foto con Calum. Mi guarda malissimo accennando un sorriso che più falso non c'è. Ricambio il saluto e dopo aver risposto ad alcune loro domande torno con Cal a fare il giro di presentazioni. Lui deve essere un tipo molto conosciuto visto che chiunque incontriamo lo saluta chi con una pacca sulla spalla chi con una stretta di mano, di quelle che usano i ragazzi. - Ma tu conosci tutti? - - Em..no non tutti ma quasi ahah, perchè? - - Sembra che chiunque ti veda, ti guardi con uno sguardo così ammirato, come fossi un dio.. - - Ahaha sono solo molto socievole – risponde sorridendomi. La campanella suona e tutti iniziano ad entrare nella struttura, dirigendosi nelle classi. Cal mi accompagna in segreteria dove mi consegnano il programma delle lezioni da seguire. Alla prima ora avrei avuto scienze. Purtroppo Cal non seguiva quello stesso orario così dopo avermi accompagnata davanti alla classe, si allontana col suo passo sicuro, lasciandomi sola. Busso alla porta e qundo sento dire 'avanti' la apro. Appena fatto un passo all' interno, tutti gli occhi dei presenti si fissano su di me. Dire che sono imbarazzata è dire poco. Il professore mi invita ad avvicinarmi alla cattedra e a mostrare il mio programma – Oh si, lei è la signorina Davis, certo la ragazza nuova.- dice sorridendo per mettermi a mio agio. Purtroppo non ci riesce molto. - Signorina Davis si accomodi li, nel banco affianco al signor Hemmings. - Il ragazzo in questione è chino sul banco, intento a scrivere qualcosa, quando si sente nominare alza lo sguardo che posa immediatamente su di me. I suoi occhi sono blu come il mare in tempesta, sono spumeggianti e non riesco a percepire i loro pensieri. Si alza in piedi mostrando un fisico snello e asciutto, le spalle larghe e muscolose scendono sui pettorali e sullo stomaco piatto. I capelli sono d'orati, come un campo di grano in estate quando una leggera brezza scompiglia le spighe che ondeggiano producendo una melodia che si dissolve nell'aria. Il ragazzo mi viene incontro prendendomi per mano. Brividi attraversano tutto il mio corpo, e capisco che anche lui ha sentito qualcosa quando alza improvvisamente lo sguardo confuso e curioso. Lo riabbassa velocemente, come se avesse mostrato troppo di se, e con rapido passo mi trascina con se verso il banco. 

SPAZIO A ME: Ciao a tutti! Sono riuscita a postare il capitolo solo ora. Spencer è arrivata a scuola e già ha incontrato qualcuno, anche se per il momento il suo unico amico è Cal. E che dire del 'signor Hemmings'? un vero galant' uomo. Spero vi sia piaciuto, cercherò di postare il prossimo capitolo domani, se non dovessi farcela lo posto lunedì, comunque non vi farò aspettare più di due giorni. Grazie ancora a chi recensisce a chi mette mette la storia nelle preferite, nelle seguite o nelle ricordate e grazie anche a tutti i lettori silenziosi! Grazie mille:D Se vi va recensite, mi fa sempre piacere cosa ne pensate della storia! Detto questo ci vediamo nel prossimo capitolo! Ciaoo

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Capitolo 5
*** Chapter five ***


~~CHAPTER  FIVE


I nostri banchi sono in ultima fila. Il tempo sembra passare a rallentatore. Mentre attraversiamo la classe, ancora mano nella mano, tutti girano il capo osservandoci. Chi stupito, chi curioso, chi invidioso e chi con puro terrore dipinto sul volto. Mi chiedo come mai tutto questo interesse. Sia da parte loro che da parte 'sua'. Arrivo finalmente al mio banco, e imitando il ragazzo, mi siedo accanto a lui. Il professore interrompe i miei pensieri  – Ragazzi aprite il libro a pagina 32. Signorina Davis segua con il signor Hemmings intanto che non ha il libro. Oggi parleremo di... - non riesco a prestare attenzione a ciò che spiega il professore. Sono ancora scioccata dal gesto del ragazzo. Perchè mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere!? - Hum hum.. - mi giro di scatto verso di lui. Mi guarda con un sorrisino dipinto sul volto. La mia faccia deve sembrare parecchio sconvolta perchè scoppia in una risata – Cos'hai da ridere?! - me ne esco – Em niente – dice cercando di tornare serio – solo che dovresti vedere la tua faccia in questo momento...fai quasi paura – ed ecco che scoppia a ridere di nuovo. Imbarazzata giro la testa tornando a guardare il professore. - Su piccola, non arrabbiarti...sei molto carina quando arrossisci.. - infatti al suo 'piccola' sono arrossita parecchio. Perchè questo ragazzo fa così?! - Ma sei normale? - chiedo acida – Si sono normale, perchè? - - Per..perchè?? Fai quella scenata con tutti i nuovi arrivati, o ti è venuta in mente solo ora? - sembra che le mie parole lo abbiano colpito, infatti mi guarda con gli occhi sbarrati e le labbra aperte a formare una O. - Non lo faccio con tutti..e che sembravi così terrorizzata che non ho resistito.. - dice abbassando lo sguardo appena, per poi rialzarlo immediatamente e fissarmi negli occhi. Non riesco a tenere il suo contatto visivo. I suoi occhi sono così belli che mettono soggezione, li abbasso subito e sento le mie guance colorirsi – Ora lo fai apposta? Ti ho detto che sei carina quando arrossisci e adesso lo fai sempre, vuoi farmi impazzire? - dice malizioso – N..non lo faccio mica apposta.. - dico ancora imbarazzata – Scherzavo – dice – comunque io mi chiamo Luke, Luke Hemmings. - Non ricevendo risposta si china su di me e sussurra al mio orecchio a bassa voce – Ehi, non vuoi dirmi il tuo? - la sua voce si fa roca, è maledettamente sexy – I..io em.. Spencer, Spencer Davis.. - - Davis..l' ho gia sentito..di dove sei? - - Mi sono trasferita da... - ma vengo interrotta dal professore – Signor Hemmings! La smetta di importunare la signorina Davis. Fate silenzio voi altri! - Luke si allontana da me e io , anche se con un pò di fatica, cerco di seguire la lezione. E' dannatamente difficile avendo un ragazzo fighissimo accanto e che per lo più mi fissa. Mi giro lentamente aspettandomi che lui si giri dall'altro lato, invece tiene lo sguardo fisso su di me – Che c'è? - chiedo – Voglio conoscerti. - risponde secco. O mio dio! Che ha detto? Il mio cervello sta andando in tilt, non riesco a dargli una risposta sensata. Dopo un pò, riesco a ritrovare la parola. Lo guardo stralunata e dico – Per quanto ne so potresti essere pazzo, e da come ti sei comportato fino ad ora lo sembri.. - - Oh ma era solo perchè eri così spaventata e non ho resistito a lasciarti li sola e indifesa – dice facendo gli occhioni dolci. Crede che così mi smove? Be' ci sta riuscendo alla grande – Oh.. be', ecco va bene – sorride per davvero e il suo sorriso è così bello da far invidia a Jiulia Roberts... aspetta un attimo! Ho già pensato questo di un ragazzo! Ma certo! Lui è l'amico di Calum! Quello della foto! La campanella suona e tutti si alzano iniziando ad uscire dall'aula. Luke si alza e aspetta che io faccio lo stesso – Allora, che fai domani? - - Domani? - - Si domani. - - Em..vengo a scuola e poi non so.. - - Bene. Uscirai con me. - - Cosa? E se io non volessi?! Te lo sei chiesto questo? - - Oh si che lo vuoi – dice sorridendo malizioso. Ora fa anche i doppi sensi?! Si avvicina di più a me, la sua alta figura incombe sulla mia. Si china e mi lascia un bacio sulla guancia. Sento le sue mani poggiarsi sui miei fianchi. Inizia a risalire raggiungendo il mio petto, la sua mano scivola sul mio seno destro, sto per spingerlo via qundo infila un bigliettino nella piccola tasca della camicia e, lentamente si stacca. Mi sorride, si volta e si dirige fuori dalla classe sogghignando. Sono ancora immobile nel punto in cui Luke mi ha lasciata. Ma cosa cavolo mi prende? E' possibile che questo ragazzo mi lasci sempre senza parole? Prendo il biglietto dalla tasca. Lo apro e dentro trovo un numero telefonico. Deve essere il suo. Sono quasi tentata di gettarlo nel cestino dell'immondizia, ma poi ci ripenso e lo rinfilo nella tasca della camicia. Esco dall'aula con i libri in mano. C'è gente che fa avanti e indietro per le classi. Guardo il foglio dei programmi "seconda ora: inglese, aula 42" , già, dove cavolo è l'aula 42? Prendo la mappa allegata al programma e cerco il numero 42. Lo trovo e sempre guardando sulla cartina inizio a dirigermi verso di essa. Purtroppo appena giro l'angolo, qualcuno mi viene addosso facendomi cadere a terra sul sedere, a gambe all'aria. I miei libri sono sparsi sul pavimento, cerco di raccoglierne uno, ma nello stesso istante qualcuno lo raccoglie per me. Alzo lo sguardo sulla persona che ho davanti. E' un ragazzo alto con capelli ricci biondi, i suoi occhi d'orati traspirano stupore  e preoccupazione – O mio dio scusa! - dice imbarazzato – Non volevo, non ti avevo proprio vista..- mi porge la mano aiutandomi ad alzare. Mi stiro la gonna sulla gambe e dico – No scusami tu, ero così concentata a guardare la cartina che non ti ho proprio visto.. - alzo lo sguardo e trovo il ragazzo che mi porge i libri che mi erano caduti – Non fa niente, piuttosto, stai bene? - - Si si tutto apposto – rispondo sistemandomi la divisa. - Sei nuova? Non ti ho mai vista qui - - Si, mi sono appena trasferita dall'Inghilterra - - Oh wow! Non sono mai stato in Inghilterra, ma vorrei tanto andarci.. comunque, io sono Ashton Irwin, tu sei? - - Spencer Davis – rispondo con un sorriso – Be' Spencer, posso accompagnarti in classe? Almeno per farmi perdonare dall'averti fatta cadere. Conosco questo posto come le mie tasche! Se vuoi dopo l'ora di inglese posso farti fare un giro.. Che dici? - che carino questo ragazzo, così gentile e premuroso ...Non come Luke.. - Oh si grazie, te ne sarei molto grata – sorrido. Ashton mi accompagna all'aula d'inglese e dice che al suono della campanella sarà qui fuori ad aspettarmi per il giro. Lo saluto ed entro in classe, affrontando un'altra ora di lezione. La professoressa d'inglese mi fa sedere accanto ad una ragazza dalla pelle candida come la neve, capelli lunghi lisci biondo cenere e occhi nocciola. Mi invita a guardare dal suo libro e poi mi dice – Ciao, io sono Sam – sorride – tu come ti chiami? - - Io sono Spencer – rispondo – Ti sei appena trasferita dall'Inghilterra, giusto? - - Si infatti- - Bello, vorrei tanto andare in Inghilterra, solo che il viaggio è parecchio lungo - - Si.. è stato tremendo volare fin qui! - - Anche tu hai paura dell'aereo? - - Sono terrorizzata da quel coso – faccio una smorfia e Sam cerca di trattenere una risata quando la professoressa ci lancia un ennesimo sguardo assassino . - Abbiamo una cosa in comune allora - - Già.. - - Vediamo se ce ne sono altre.. ti piace leggere? - - Io adoro leggere! - - Un'altra cosa in comune allora ahah ...poi vediamo, musica, che genere ti piace? - - Mm vado dal rock al pop, tu? - - Adoro i Green Day - - Davvero? Anch'io! - - Si davvero – sorride – Harry Potter? - - Lo amo - - Dramione o Romione? - - Dramione tutta la vita - - Dammi il cinque sorella! - battiamo le mani e tutti si girano a guardarci. Scoppiamo a ridere proprio quando suona la campanella.  - Sei un bel tipo Spencer Davis. - - Anche tu Sam.. - - Brown, Sam Brown – dice sorridendo – ci vediamo a pranzo? - - Oh, si va benissimo! - Sam mi saluta ed esce fuori dalla classe. Esco a mia volta e mi fermo sull' uscio guardandomi attorno. Noto un ragazzo appoggiato di spalle vicino agli armadietti. Capelli ricci biondi, alto, muscoloso, figo da paura.. è Ashton.

SPAZIO A ME: Spencer ha incontrato Luke anche se per il momento non lo vede di buon occhio, poi... vedrete! Ha incontrato anche Ash, dolce, coccoloso e premuroso. Spero vi sia piaciuto, voglio ringraziare tutti coloro che leggono la storia, chi la mette tra le preferite, seguite o ricordate e chi recensisce. Se vi va lasciate una recensione, come sempre mi fa molto piacere sapere cosa ne pensate della storia :) ci vediamo nel prossimo capitolo! Baci, Gaia. p.s. credo lo posterò martedì xoxoxo

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Capitolo 6
*** Chapter six ***


~~CHAPTER SIX


Esco dalla classe indugiando di qualche passo, mi guardo intorno e noto un ragazzo appoggiato di spalle vicino agli armadietti. Capelli ricci biondi, alto, muscoloso, fossete che contornano un sorriso favoloso, figo da paura.. è Ashton.
Mi avvicino lentamente a lui. Sembra non essersi accorto di me, infatti quando dico - Ehi! - sobbalza e si gira di scatto verso di me con gli occhi spalancati. Dopo aver messo a fuoco la mia figura, e quindi aver capito chi era stato a fargli prendere un colpo, chiude gli occhi  in una piccola fessura e dice a denti stretti – Ti pentirai di avermi fatto questo! - e cos' dicendo si avvicina pericolosamente a me, e prima che io riesca a fuggire, mi è addosso e inizia a farmi il solletico. Rido come una pazza, e lancio qualche urletto disperato, sperando che si stanchi. La tortura finisce solo quando qualcuno alle mie spalle dice con un tono di voce marcato – Che state facendo!?! - Ash mi lascia improvvisamente e se non fosse per la persona dietro di me, che mi prende saldamente dalla vita, sarei caduta a terra. Mi giro lentamente trovando due occhi scuri che mi scrutano. E' Calum. Mi aiuta a riprendere equilibrio e mi giro verso di lui – Ehi Cal! Dov'eri? - - A lezione... tu conosci questo qui? - chiede indicando Ash – Um..si, più o meno, ci siamo scontrati e lui si è offerto di farmi fare un giro della scuola – dico – Un giro della scuola, eh? Così adesso catturi le tue prede facendogli fare il giro della scuola? - dice rivolgendosi duramente ad Ash – Non so che stai blaterando – risponde il biondo che stava iniziando ad innervosirsi – Non lo sai?! Ora ti faccio tornare io la memoria... - Calum alza un braccio e tira un pugno al naso di Ashton, che inciampa all' indietro andando a sbattere contro gli armadietti. Il ragazzo moro sta per colpirlo un'altra volta, ma mi metto in mezzo e blocco saldamente con la mano, molto più piccola rispetto alla sua, il suo braccio – Cal! Ma che ti prende? - - Che mi prende? Che ti prende a te? Non lo conosci nemmeno questo qui, ti avrebbe fatto del male! - risponde con un lampo d'ira negli occhi – Sciocchezze! - sputa il biondo portandosi una mano al naso ormai sanguinante. - Ma cosa dici Calum?! Lui non mi ha fatto niente! Ha solo cercato di essere gentile con me, visto che mi stavo perdendo per la scuola e tu non c'eri! - rispondo ormai arrabbiata. Non ero rimasta molto turbata dall' assenza di Calum, ma in questo momento l'unica cosa che mi sembrava opportuna dire, per smuoverlo un pò, era proprio quella. - Mentre tu eri in giro chissà dove, lui era qui ad aiutarmi! - - Spencer, io non ero 'in giro chissà dove' – dice imitandomi – ero semplicemente occupato con la professoressa di lingue che non... - - Non mi interessa cosa stavi facendo! Non giustifica il gesto che hai appena fatto! - lo fulmino con lo sguardo - Ash come stai? - dico rivolgendomi dolcemente al riccio ancora appoggiato di spalle all'armadietto – Tutto bene, è solo un pò di sangue.. - - Dovresti andare in infarmeria..ti accompagnerei, ma non ho idea di dove sia.. - - Vi accompagno io – esclama il moro dopo un pò riprendendosi. Lo guardo incerta, ancora arrabbiata per il pugno che aveva dato ad Ashton. Prendo il ferito per mano e, forse per questo gesto, Calum si irrigidisce e con una smorfia sul volto, si gira improvvisamente, camminando con passo spedito verso l'infermeria. Accompagno Ashton in infermeria, ma la segretaria fa entrare solo lui, facendomi restare fuori con Calum. Lui è seduto su una panchina della sala d'attesa.  Gli vado incontro e mi siedo accanto a lui – Perchè hai fatto così? Non c'era nessun motivo per tirargli un pugno, mi stava semplicemente facendo il solletico.. - dico arrossendo un pò ripensando a quel gesto – Lo so, ma..non sono riuscito a controllarmi. Le sue luride mani su di te, tu che sei così dolce e carina. E poi ti guardava come fossi un pasticcino.. non potevo lasciarlo andar via senza avergli fatto capire che tu ... - si blocca improvvisamente spalancando gli occhi incredulo – Senza avergli fatto capire che io .. cosa? - - Niente.. - - Oh nono! Niente un corno! Dimmi cosa stavi pensando! - - N..non pensavo a niente davvero... - lo guardo negli occhi come mi aveva insegnato Taylor, la mia vecchia insegnate di recitazione, un modo infallibile per far confessare le persone. Il mio sguardo sembra funzionare – E va bene... senza avergli fatto capire che tu... - prende un bel respiro – che tu sei mia... - mi irrigidisco sulla panchina e lo guardo confusa – Tua..? - - Si lo so..ora dirai che sono uno stupido, che mi sono illuso, che non ho speranze, che non..- lo zittisco portando un mio dito sulle sue labbra. Sono così morbide... Spence riprenditi! - Shh... non diro nessuna di queste cose, perchè non sono assolutamente vere. - dico dolcemente - Sei un ragazzo molto dolce e carino, voglio conoscerti meglio, ci siamo incontrati solo un giorno fa e avremo tanto tempo per capire i nostri sentimenti. Non dobbiamo partire in quarta rischiando di rovinare tutto, andiamoci piano - - Si hai ragione, solo che quando vi ho trovati così vicini, non ci ho visto più dalla...gelosia...si lo ammetto ero geloso, ma ti chiedo scusa per la scenata. So che non avevo nessun diritto di fare quello che ho fatto... - - Non scusar... - No aspetta fammi finire. Tu hai ragione, dobbiamo conoscerci e poi chissà forse potrà esserci qualcosa, una bellissima amicizia ad esempio...o forse di più... - dice arrossendo un poco – ma per il momento devo chiederti scusa, davvero perdonami, non avrei dovuto.. - - Cal - - Si? - - Sei perdonato – dico sorridendo. Lui sorride. E' uno di quei sorrisi veri, innocenti e puri. Mi abbraccia e mi stringe a se dolcemente. Ricambio l'abbraccio che sciogliamo quando si sente la porta aprirsi. Ashton esce dall'infermeria e ci viene incontro. Cal prende subito la parola – Em.. si insomma..mi dispiace di averti tirato un pugno ... - - Non importa – risponde Ash – è comprensibile, dopotutto è una tua amica, no? - - Già. È una mia amica. -
Ci incamminiamo verso il refettorio. E' ora di pranzo.

SPAZIO A ME: Ciao a tutti! :D allora innanzi tutto scusate se non è molto lungo come capitolo, ma ho avuto da studiare e non ce la faccio proprio a scrivere altro per stasera..ho comunque voluto pubblicare questa parte in quanto vi avevo detto che l'avrei messa entro oggi! Dunque, in questo capitolo vediamo un Calum geloso, quante di noi sognano di essere nei panni di Spencer? Credo tutte. Comunque, Cal ha fatto una mini confessione, ma dopo la risposta della ragazza ha deciso di darle ragione non volendo rovinare tutto. Secondo voi cosa succederà con Cal? E con Ash invece? E in nostro Lukey? Nel prossimo capitolo incontreremo Mikey <3 si ci manca il nostro rosso. Detto questo non vi spoilero nient'altro! Credo di pubblicare sicuramente entro giovedì sera. Ci vediamo nel prossimo capitolo! Baci,
Gaia xoxoxo

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Capitolo 7
*** Chapter seven ***


~~CHAPTER SEVEN


Mentre ci dirigiamo alla mensa, i miei pensieri vagano e arrivo ad una domanda:
Cosa è successo di tanto brutto, da aver fatto dividere questi due, così tanto? Insomma nella foto sembravano così uniti, quasi fratelli, invece guardandoli ora si direbbe che sono a mala pena conoscenti. La mensa si sta riempendo velocemente, noto una ragazza in piedi su una sedia. Muove su e giù le braccia verso di me. E' Sam.  - Ragazzi, io vado a sedermi li con una mia amica..volete sedervi con noi? – chiedo rivolgendomi ai due – Si certo! - rispondono in coro. Si guardano negli occhi e scoppiano a ridere. Poi, forse rendendosi conto di ciò che avevano fatto ma soprattutto con chi, abbassano la testa guardandosi le punte delle scarpe come degli scolaretti. Li guado confusa, prima o poi chiederò spiegazioni a Calum. Ci dirigiamo verso Sam che appena vede i due ragazzi accanto a me, ma soprattutto quando osserva l'alta figura di Ashton, diventa rossa come un peperone – Ehi Sam com.. - mi tira per un braccio facendomi quasi inciampare – Ma cosa.. -  – Tu li conosci?! Conosci quei due? - mi chiede sussurrando agitata - Um..si, perchè? - rispondo inarcando un sopracciglio - Conosci anche Ashton Irwin? - - Si Sam lo conosco! Perchè cosa c'è che non va in lui? - mi giro per un millisecondo guardando Calum e Ashton. I due sono confusi e ci guardano parlottare. - Ho una cotta per lui dalla terza media! Ho sempre voluto conoscerlo... - - Oh! Ma questa si che è una concidenza, ora lo conoscerai... Ash! - - No! Aspetta Spencer.. che... - - Lei è Sam Brown, Sam lui è Ashton Irwin e lui è Calum Hood - - Ciao! Anche se credo di conoscerti già, tu sei la sorella di Emmet Brown, non è cosi? - chiede Ash sorridendo – Em..si infatti – risponde Sam ancora con le guance rosse – Eri nel mio corso di arte l'anno scorso, ricordi? - - Si si certo - - Piacere – sorride Cal. Sam risponde con un sorrisino. - Non so voi ma io sto morendo di fame! - dice Calum ad alta voce – Si anch'io. Andiamo a fare la fila Cal? - chiedo, facendogli intuire di seguirmi. Lui sembra capire al volo quello che ho in mente e risponde immediatamente – Oh si! Andiamo – e così ci allontaniamo, lasciando Sam e Asthon soli soletti. - Hai una mente diabolica! - ridacchia il moro – Eh già! Ne sono del tutto consapevole ahah – rispondo – Piuttosto, hai capito immediatamente quello che volevo dirti.. - - Già, sai Ash aveva una cotta per lei alle medie, adesso non so se gli piace ancora, ma da come la guarda direi proprio di si - - Come sai che aveva una cotta per lei? - - Oh...be' sembrerà strano, ma lui era uno dei miei migliori amici fino al primo anno di liceo - - E poi cosa è successo? - - Ci siamo divisi, ognuno per la sua strada.. - - Si, ma perchè? - chiedo mentre ci mettiamo in fila per il pranzo – E' iniziato tutto quando uno di noi è cambiato. Ha cominciato a comportarsi in modo strano e, nonostante le nostre domande per sapere cosa gli era successo, lui non ha voluto parlarcene. Si è staccato da noi, inizialmente inventava scuse per non uscire con noi, poi iniziava a non sedersi con noi a pranzo, fin quando un giorno non ci ha nemmeno più salutato. Noi non capivamo il perchè, e inizialmente avevamo deciso che, se quella era la sua decisione, allora dovevamo rispettarla. Poi però anche Ash si è allontanato, e così siamo rimasti solo io e Micheal... - - Micheal? - - Si, oggi non c'è a scuola, aveva una visita.. Domani te lo faccio conoscere, è un folle ma è il mio migliore amico..l'unico che è rimasto.. - - Ma chi era l'altro? Insomma tu, Micheal, Ashton e... il quarto chi è? - chiedo mentre la fila inizia ad avanzare – Luke, Luke Hemmings. - Quel nome. - Cosa? Luke Hemmings? - - Mm si.. - riponde Calum vago – Un tizio alto, biondo, occhi color mare, piuttosto sfacciato e a volte pazzo? - Calum si gira lentamente verso di me. Le sopracciglia sono inarcate, un espressione scioccata si fa spazio sul volto – Lo conosci?!? - - E' nel mio corso di inglese...ha fatto una scenata quando sono entrata, e poi mi ha dato questo.. - estraggo dalla tasca della camicia il biglietto che mi aveva dato Luke, e lo porgo a Calum. - Si è il suo numero.. – dice mentre gli occhi si scuriscono improvvisamente – Cosa ha fatto di così scioccante? - dice quasi arrabbiato. Non sono sicura se devo dirgli cosa è successo, ma mi faccio coraggio  gli racconto tutto. Spero non reagisca troppo male...


SPAZIO A ME: Ciao a tutti! Scusate se questo capitolo è un pò breve, spero vi sia piaciuto lo stesso...  Alloora adesso sappiamo cosa è successo ai nostri faboulous four, cosa li ha fatti dividere! Nel prossimo capitolo ci sarà Micheal, avevo pregettato di falo comparire in questo, ma mi è venuta un'altra idea. Ringrazio chi segue la storia, chi legge e chi recensisce. Se vi va recensite, mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate del capitolo :)
Baci baci e al prossimo capitolo,
Gaia xoxoxo

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Capitolo 8
*** Chapter eight ***


~~CHAPTER EIGHT

 Quindi mi stai dicedo che lui ti ha toccata?! - o mamma, è peggio di quello che mi aspettavo – Um..si, ma non è che mi ha fatto del male o altro, ha solo indugiato un pò , ma niente di che... - ho lo sguardo basso, ma lo rialzo immediatamente quando Calum dice – Io lo strozzo a quello! Vado subito a fargli un discorsetto! - e detto così esce dalla fila e si dirige a grandi passi verso il tavolo di Luke. - Cal! No Calum, per favore fermati! Cal! - lo raggiungo e lo afferro per una manica della camicia. Lui si gira impaziente, il volto contratto dalla rabbia – Lui ti ha toccata. Ha osato toccarti contro la tua volontà! - dice sputando le parole come fossero veleno - Oh andiamo! Non ha fatto poi chissà che, e comunque non c'è bisogno che tu ci parli e nemmeno che lo prendi a pugni, so cavarmela da sola io! - rispondo iniziando ad agitarmi. Cal si gira un'ultima volta verso Luke. Lui è seduto al suo tavolo, una ragazza biondo platino seduta sulle sue ginocchia e, con lui due ragazzi, uno biondo, l'altro moro, entrambi occupati in una vivace conversazione con delle ragazze. Luke gira lo sguardo e mi guarda sorridendo, poi quando nota Calum affianco a me, che lo fissa in modo minaccioso, distoglie lo sguardo continuando a parlare con la bionda sulle sue gambe, che si pavoneggia come una gallina in calore. Riesco a convincere Calum a tornare alla fila, prendiamo il pranzo e ci dirigiamo al nostro tavolo, dove Ashton e Sam sono impegnati in una focosa conversazione.  Ci sediamo a tavola mangiando e chiacchierando allegramente. Alla fine del pranzo ognuno torna alle proprie lezioni. Io, Calum e Ashton abbiamo musica e così dopo aver salutato Sam, ci dirigiamo insieme in un'aula del secondo piano. La stanza è grande, c'è un pianoforte a muro color cioccolato, una batteria in un angolo, delle chitarre, sia elettriche che classiche e in una cesta altri strumenti come legnetti, triangoli, maracas. Gli alunni si accomodano su delle panche fatte a scala, nere. Io, il moro e il riccio, ci sediamo in ultima fila mentre il professore entra in classe. E' alto con i capelli scuri e gli occhi chiari, sul naso sono appoggiati degli occhiali da vista alla John Lennon. Deve essere nuovo  perchè dice – Buongiorno ragazzi. Io sono il professor Stivenson, sostituirò il professor Lingood per i prossimi mesi. - gli occhi di tutti sono puntati su di lui – Bene, che ne dite di un giro di presentazioni? Con presentazione intendo il vostro nome e cognome, se suonate qualche strumento, se cantate, che musica vi piace...insomma tutto quello che ritenete opportuno dire – sorride – iniziamo dall'alto, il signorino lì sù, si tu, no non tu, il ragazzo affianco, oh si tu – dice rivolgendosi a Calum – Em.. io sono Calum Hood, ho diciassette anni, suono il basso e me la cavo nel cantare... - - Uuh! Abbiamo un bassista! - esclama il professore. Cal si gira verso di me e sussurra al mio orecchio – Questo è matto... - - Signor Hood! Vorrebbe suonarci qualcosa? - Cal impallidisce ma poi risponde – Oh..okay. - Si alza mostrando il suo bel fisico alto e asciutto. Scende dalla panca e si avvicina alle chitarre e prende il basso. Dopo aver sistemato gli attacchi e aver accordato la chitarra, col braccio disegna una curva facendo risuonare le corde. Inizia una complicata fila di note che esplodono nell'aula in un ritmo eccezionale. - E' bravissimo! Non sapevo suonasse il basso – dico rivolgendomi ad Ashton, che nel frattempo lasciava sorgere sul suo viso, un sorriso dolce – Già, lo suona da sempre, avevamo pensato di fare una band una volta ma poi... - Calum finisce la sua esibizione e tutti applaudono coprendo il resto della frase di Ash. Cal fa un inchino e ridacchiando torna a sedersi tra me e il biondo. - Allora, come sono stato? - chiede sempre sorridendo – Sei stato bravissimo Cal! - gli rispondo anch'io allegra – Ora tu, affianco al signor Hood, la signorina con i capelli scuri – sta dicendo a me! Oddio, stai calma – Em..mi chiamo Spencer Davis, ho diciassette anni e mi sono appena trasferita dall' Inghilterra.. - lo sguado di tutti è puntato su di me, arrossisco violentemente, ma mi costringo a continuare – Suono la chitarra classica e canto..a volte.. mi piace musica pop, rock, si insomma il genere dei ragazzi – abbasso lo sguardo non sapendo più cosa dire – Le piacerebbe farci ascoltare qualcosa? - - Cosa!? Oh ecco io preferirei di no...da sola li davnti..non è proprio il caso.. - - Daccordo, andiamo avanti allora. Signorino biondo riccio, si tu, vai presentati – sta parlando ad Ashton – Sono Ashton Irwin, ho diciassette anni e suono la batteria – dice con il suo bel sorriso mostrando le fossette. Le ragazze lo fissano sognanti, se continua così ne metterà incinta qualcuna solo sorridendo – Un batterista, bene. Andiamo avanti... lei si... - il professore continua e gli studenti si presentano man mano che lui li indica. La mia attensione scarseggia, ma si riattiva immediatamente quando sento – Sono Luke Hemmings, ho diciassette anni, suono la chitarra elettrica ma anche classica, il pianoforte e canto. - dice con l'aria di uno strafottente. Se con Ash le ragazze svenivano, con lui impazziscono, alcune urlano e una di queste oche dice – Suonaci qualcosa Lukee! - il ragazzo sempre sorridendo si gira verso il professore che dice – Si non è una cattiva idea, anche se ne ho una più bella.. signor Hood, e signor Irwin vi va di suonare qualcosa insieme? Così almeno la signorina Davis non avrà alcun timore nel accompagnarvi con la sua voce, dico bene? - I ragazzi si girano verso di me incitandomi a dire di si. Sono agitata, e se dovesse andare male? Se dovessi sbagliare le note? Ma poi mi convinco e rispondo – Va bene... - e così scendiamo avvicinandoci al professore, che dice – Signor Hemmings, si alzi anche lei, qualcuno deve pur suonare la chitarra no?! - Luke non sembra molto convinto. Sposta lo sguardo da Calum ad Ashton diventando improvvisamente pallido. Poi però si alza e senza aggiungere una parola prende la chitarra e si infila nella fascia che la tiene salda al suo corpo. Ash prende le bacchette e si posiziona dietro la batteria. Cal pronto con il basso mi indica un microfono e io vado a prenderlo. - Che dobbiamo suonare? - è una voce tagliente a annoiata a parlare, quella di Luke. - Non so, mettetevi daccordo voi – risponde il professore continuando a chiedere di presentarsi agli altri ragazzi. Noi quattro ci guardiamo e visto che nessuno di loro spiccica parola, la prendo io – Allora, che avete in mente? - - Conosci American Idiot? - chiede Luke – Si, dei Green Day – rispondo immediatamente – Quella allora – risponde tornando a guadare in basso – Si ma loro non so se la sanno... - - La sanno. - risponde Luke freddo. Guardo Cal che osseva Luke confuso, poi dice – Si la sappiamo – gardo Ash, anche lui è confuso, ma risponde al mio sguardo annuendo – Bene, allora vada per American Idiot, solo che per le strofe qulcuno deve aiutarmi - - Ci sono io bella – risponde Luke alzandosi e prendendo una stecca per il microfono e avvicinandosi a me. Arrossisco un po alle sue parole e biascico un – Va bene.. - - Okay allora, vi ricordate come avevamo arrangiato l'inizio? - chiede Calum ai due – Si, anche se manca Micheal.. - risponde Ash un pò imbarazzato – Si me lo ricordo – risponde Luke – Okay.. allora Spence tu seguici, al tre iniziamo. Professore noi ci siamo! - Il professor Stivenson si gira e mette a tacere tutti gli altri – Bene iniziate pure - - Uno, due, uno ,due, tre – Luke al mio fianco inizia a muovere la mano sulla chitarra e anche Cal lo imita, dietro di noi Ash parte con la batteria. Sono fantastici, come se suonassero insieme da tutta la vita. Poi Luke inizia la strofa – Don't  want to be an American Idiot! Don't want a nation under the new media. And can you hear the soud of hysteria? The subliminal mind fuck America – sul mio viso compare un sorriso, Luke mi fa un cenno indicandomi il ritornello e quindi il turno insieme. Inspiro profondamente lasciando che la mia voce esploda nell'aria cantando iniseme al biondo – Welcome to a new kind of tension. All across the alien nation. Where everything isn't meant to be okay. - prendo un altro respiro – Television dreams of tomorrow. We're not the ones who're meant to follow. For that's enough to argue. - E' bellissimo cantare con Luke, ma soprattuto sentire come suonano bene le nostre voci insieme. I ragazzi sono fantastici, suonano da far paura. La canzone continua ed è sempre più bella, si arriva all'assolo di Luke con la chitarra e poi il ritornello tutti insieme, anche Calum e Ashton si uniscono. Sono elettrizzata e al ' C'mon! ' di Ash il mio cuore fa una capriola dall' emozione. La canzone finisce, tutti si alzano in piedi e la classe scoppia in un applauso pazzesco. I ragazzi si avvicinano a me. Ci prendiamo tutti per mano e facciamo un inchino ridacchiando. Poi li avvicino tutti  e ci abbracciamo. E' stato il momento più esaltante di tutta la mia vita. Quando sciogliamo l'abbraccio gli altri sono imbarazzati, ma vedo nei loro occhi scintille di felicità. Questo potrebbe essere l'inizio di qualcosa. L'inizio di una grande amicizia.

 

SPAZIO A ME! Hola gente! Mi sono divertita a scrivere questo capitolo, soprattutto perchè ho ascoltato mille volte la loro cover ahah ...comunque scusate se posto solo ora, ma ho avuto molto da studiare, compiti in classe e interrogazioni ._.  anyway, spero vi sia piaciuto questo capitolo, mi è uscito più lungo rispetto agli altri :) ringrazio tutti quelli che seguono la storia, e se vi va recensite, mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate della storia
detto questo ci vediamo nel prossimo capitolo! Baci,
Gaia xoxoxo

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