#that power

di wykkie
(/viewuser.php?uid=276386)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** lista ***
Capitolo 2: *** when angels deserve to die ***
Capitolo 3: *** e se mi tolgo le cuffie? ***
Capitolo 4: *** libertà...è una bella parola... ***
Capitolo 5: *** il sole è giallo, la cascata casca e il cielo....è cielo! ***
Capitolo 6: *** rabbia ***
Capitolo 7: *** dwarf ***



Capitolo 1
*** lista ***


Un altro giorno è iniziato, uguale a ieri.
Un’ altra fila è cominciata,
stesse persone, stesse facce, stesse emozioni cucite sopra: uguali ad ogni altro giorno, per quanto mi ricordi.
Stesso corridoio claustrofobico, spezzato dalla luce al neon fredda e spietata come un assassino.
Ogni passo è una sfida, ieri i miei orari finivano dopo la mezza notte. E ora sono qui, stanca, che aspetto il mio turno per la lista.
Avanzo e l’uomo in uniforme gialla guarda me e poi il palmare.
“Nome” voce neutra.
“Amber Rey  James “
“Dipartimento e stanza” voce monotona.
“Dipartimento n. 347521. Stanza 350”
Scrisse tutto sul palmare stampò, timbrò e me lo consegnò in modo brusco.
“Il prossimo” voce sempre più robotica.
Fino a due anni fa ti diceva “Buongiorno”
Dagli altoparlanti iniziò ad uscire una nota accompagnata subito da una sua sorella e un’altra e un’altra ancora fino a comporre la musica dello stemma del  Levante.
“Ore 04:15 a.m.” la voce di una donna diede l’orario e sul foglio comparì il mio primo compito: lezione di Diritti.
Cominciamo bene…
 
Vorrei che andaste fino in fondo a questa storia.
Vorrei che non giudicaste il libro dalla copertina.
Vorrei che non ascoltaste la voce dentro alla vostra testa che vi dice che questo racconto non vale niente.
Cercate di andare fino all'ultimo capitolo, per favore.
L'abito non fa il monaco.
Grazie.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** when angels deserve to die ***


When angels deserve to die.
(Quando gli angeli meritano di morire)
 
Seguii la massa di gente che andava alla lezione di Diritti.
Entrai nella stanza e mi sedetti lontano da tutti, non volevo rogne.
Ma purtroppo, la stanza anche se enorme, si riempì di giovani formiche. Sì questo siamo: formiche comandate da un capo cinico, che vivono in una società assurda. Con regole assurde.
Entrò una donna in uniforme gialla, e tutti compresa me si alzarono in piedi.
“Ragazzi” almeno questa uniforme aveva la voce un po’ più pimpante, più viva.
Tutti, compresa me si sedettero.
Davanti a me comparve il mio ologramma . Tutti qui avevano un colore.
Il mio era l’azzurro, ma non intenso come quello che si vede nei pennarelli dei bambini. No, era più chiaro. Un bianco sporco d’azzurro, l’ho classificato. Ed è bello, mi rilassa, mi rende felice.
Anche le mie ali sono così, fatte di soffici piume stavano ripiegate sulla mia schiena.
“Oggi ripasso” disse guardando il foglio.
Ogni giorno c’era il ripasso. Tanto per ricordarci le regole del Sol Levante.
Tutti si sistemarono sulle sedie.
“Legge 1ma” naturalmente dovevamo dirla noi, dovevamo risponderle.
“Ogni uso improprio della voce verrà punita secondo la legge del Levante. Niente note elevate o sarete puniti secondo la legge del Levante.” Un coro di voci si alzò dall’enorme, se non infinita, stanza.
“Legge 2nda”
“Solo il Levante può decidere, lui ci dà tutto e noi dobbiamo ubbidirgli. Il rispetto sarà suo sempre, la scelta di vita, di morte, di malattia, di guarigione è in mano sua.” Rispondo anch’io, ci credo e non posso farci niente
“Legge 3za”
“Chi non segue le leggi sarà punito. Verrà segregato a vita insieme all’angelo peccatore. 20 anni fa è stato deciso così, e niente può cambiarlo” la folla non continuò, nessuno sapeva bene quella storia.
L’uniforme ci guardò.
“20 anni fa nacque un bambino, non era diverso da tutti noi. All’apparenza. Nacque e utilizzò note elevate.” Io ero molto interessata, era la storia dell’angelo “Venne rinchiuso, quelli che l’avevano dato alla luce processati e puniti secondo il volere del Levante”
Tutti sapevano che erano stati uccisi.
“Il Levante decise che ogni 20 anni, ogni 20 generazioni bisognava farlo vedere alla folla, ogni 20 anni bisogna ripulire questo posto. Pulirlo da chi trasgredisce. Tutte le volte che usa note elevate viene punito. Quando domani verrà mostrato chi si toglierà le cuffie, lo guarderà o gli parlerà verrà rinchiuso insieme a lui.” Nessuno parlava.
Nessuno osava pensare a quello che accadrà domani.
Neanche io.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** e se mi tolgo le cuffie? ***


“Il Levante decise che ogni 20 anni, ogni 20 generazioni bisognava farlo vedere alla folla, ogni 20 anni bisogna ripulire questo posto. Pulirlo da chi trasgredisce. Tutte le volte che usa note elevate viene punito. Quando domani verrà mostrato chi si toglierà le cuffie, lo guarderà o gli parlerà verrà rinchiuso insieme a lui.” Nessuno parlava.
Nessuno osava pensare a quello che accadrà domani.
Neanche io.
************************************************************************************************************************************************************************************ 
Un giorno era passato e adesso sono qui a rigirarmi in queste stupide coperte, aspettando che la stanza si illumini per l’abituale sveglia.

E se cedo e mi tolgo le cuffie?

Guardo il soffitto di ferro e questo pensiero passa nella mia testa,  facendomi rabbrividire all’istante dalla paura. Avevo visto una punizione due anni fa e non è una cosa bella. Ti mandavano scariche elettriche fino a farti sanguinare, quel tipo aveva rischiato il dissanguamento. Da quel momento nessuno aveva trasgredito.
Il tempo passa e io mi chiedo sempre di più come può essere quell’angelo del male, come può essere la sua faccia e la sua voce.

Perché mai il Levante non vuole note alte….perchè mai l’ha rinchiuso, perché ci tiene così….

I miei perché scorrevano veloci nella mia mente, tartassandola e torturandola. Ma le risposte non c’erano e mai ci saranno.
Guardai l’orario, erano solo le 5 a.m. e la luce non si era ancora accesa.
Ma subito le mie “preghiere” furono accolte e una accecante luce  invase la stanza, 2 metri per 2. Un buco.
Con gesti automatici mi misi i miei vestiti, tutti i giorni uguali. È una divisa grigia e bianca con stivali neri.
“Miei cari cittadini” la voce proveniva dall’altoparlante sopra la porta e apparteneva al Levante.
“Vi ricordo che oggi siete tutti invitati alla piazza grande” il messaggio finì. La cordialità era finta come l’invito che aveva appena annunciato, semplicemente perchè l’invito non era ciò che sembrava ma era e rimarrà un obbligo e la cordialità era di dovere se voleva evitare rivolte.
La porta di metallo sì aprì in automatico ed io potei uscire e seguire il fiume di gente del mio dipartimento verso la piazza grande. Questa suddetta piazza non era altro che il punto d’incontro delle strade di ogni dipartimento, ogni dipartimento era disposto a stella in gruppi di cinque. Tutti avevano un corridoio principale che si congiungeva a quello degli altri , questo era chiamato “Strada”, e si snodava nella terra fino a raggiungere la Strada degli altri gruppi a stella, da lì partiva un unico corridoio che finiva direttamente nella piazza grande.
La strada era automatizzata, quindi arrivammo a destinazione in meno di mezzora. Un tempo di gran lunga fantastico considerando di essere l’ultimo dipartimento. Guardai  la portantina automatica sotto di me e tirai un sospiro.
La piazza grande era già gremita di gente, delle uniformi gialle stavano già consegnando le cuffie.
“Mettila e non toglierla” un uniforme si posiziona davanti a me e con un gesto brusco mi consegne le mie.
Fatte di un materiale molto flessibile ti fasciavano la testa da orecchia a orecchia. Me le misi e subito le sentii stringere.
Cominciai ad avanzare verso il centro.
Un palco sormontava tutti, rendendoci piccoli e impotenti,  intento riuscito benissimo a quanto pare. Le persone non riuscivano a guardare in alto.
Su questo palco si intravedeva una specie di trono galleggiante.
Mezzora dopo la piazza grande era gremita di tutta la popolazione del Levante.
Nelle orecchie parti un fastidioso ronzio  e la musica del Sol Levante si librò nell’aria.
In un colpo sul palco apparve il Levante, unico nel suo genere, la pelle color della pece si confondeva con i vestiti strani che indossava, l’iride grande e nera era messa  in risalto dal bianco degli occhi.
Il mio stomaco ebbe i crampi provocati dalla paura, quell’uomo provocava dentro di me un miscuglio di soggezione, timore e fragilità che solo quelli che lo vedono in faccia possono provare.  Le sue ali nere come quelle di un corvo rilucevano sotto la luce del neon.
“Popolo.” La sua voce apparve lontana e distante dentro alle cuffie. Il movimento delle labbra era disconnesso dalla voce gracchiante nelle cuffie. Allargò le braccia.
“Il momento che aspettavamo è arrivato, solo alcuni di voi sono stati presenti il giorno della sua nascita” Continuò allargando ancor di più le braccia. “Ora è giunto il momento che tutti voi possiate vedere l’enorme sbaglio che questo demonio ha fatto”
In un secondo due uniformi  apparvero ai lati di quello che doveva essere il famoso angelo del male.
Le sue ali, color bianco dendente al caffè sulle punte e grandi il doppio del normale, erano spalancate verso l’alto mentre lui respirava a fatica accasciato sul pavimento. Le braccia erano parate davanti al viso.  Enormi tagli si trovavano sulla sua schiena il sangue lo ricopriva e usciva anche dalla testa, dal labbro e perfino si intravedeva del sangue secco tra le morbide piume delle ali.
I suoi respiri irregolari risuonavano nelle cuffie.
Ebbe un fremito nelle ali e le abbassò affianco a se. Con uno sforzo immane si mise in ginocchio e alzò la testa.
Nessuno osava muovere un muscolo mentre i suoi grandi occhi color del miele scrutavano la folla incuriositi.

Probabilmente ha visto solo quelle due guardie in tutta la sua vita…

Aprì la bocca ma non venne fuori niente, solo respiri affannosi.
Una goccia di sangue calò sul suo occhio, ma lui la cacciò via con un gesto secco della mano.
Ad interrompere quel momento magico furono le due guardie che gli diedero un calcio nell’addome e lo portarono davanti al Levante.
“Come potete vedere lui è il demone, lui e le sue note elevate hanno rovinato questa civiltà, mandandola alla rovina…” le mie mani si strinsero in pugni, le unghie affondavano nella carne

Ma cosa sta dicendo? Lui non ha mandato in rovina proprio niente…

Intanto non ascoltavo neanche più quello che stava dicendo, mi ero persa a fissare quell’angelo dai capelli biondi sporcati di sangue sulla fronte dove un  taglio faceva bella mostra di sé. I suoi occhi incrociarono il mio sguardo per una frazione di secondo e dopo ripresero a camminare sulla folla.
“E ORA! È GIUNTO IL MOMENTO!” un urlo del Levante mi distolse dalla mia contemplazione. Si avvicino a lui e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. Si sedette sul suo trono e fece un segno alle due uniformi gialle.
Queste lo presero e lo gettarono sul bordo del palco e iniziarono a dargli calci e pugni. Lui di conseguenza forse provò ad urlare ma nelle cuffie non si sentì niente. Ebbi la tentazione di toglierle per sentire la sua voce.
Un brivido corse lungo la mia schiena nel vedere che tiravano calci anche sulla sua schiena nuda. Aveva indosso solo un paio di calzoni della tuta tutti macchiati e sporchi.
Uno, due, tre calci ancora.
Lo buttarono giù dal palco e continuarono con i colpi elettrici sparati dalle loro pistole. Il suo corpo si contorceva scosso dall’elettricità.
Non ce la feci più.
 Di colpo staccai le cuffie e un urlo atroce invase le mie orecchie.
Da questo momento in poi non seppi più neanche dove mi trovavo e cosa mi stava succedendo.
So solo che sentii le mie ali espandersi e aprirsi sulla mia schiena.
Un secondo dopo stavo vicino a lui cercando di tirarlo su  mentre le guardie si contorcevano ai miei piedi con del  ghiaccio che  si allargava su di loro.
Riuscii a sollevarlo da terra proprio mentre il Levante mi veniva incontro urlando di fermarmi alle uniformi. Ma io non ero più lì stavo percorrendo la Strada ad una velocità folle.
Il respiro di lui era debole contro la pelle del mio collo. Sentivo il sangue vischioso inzupparmi tutti i vestiti.
Girai in un corridoio sconosciuto e lo percorsi in un attimo. Le mie ali provocano scintille contro i pannelli in metallo.

Devo uscire da qui…

Sbattei  le ali ancora più forte, questo corridoio si stava alzando in pendenza fino a che divenne un grosso tubo verticale.
Vidi infondo ad esso delle grate. Certo, le vidi, ma non le sentii, perché mi trovai in uno strano posto.
Senza corridoi o quant’altro, era solo coronato da tantissimi puntini luminosi su uno sfondo nero.
Mi fermai a mezzaria a guardare in basso: c’era soltanto un enorme buco pieno di ghiaccio.
L’istinto di allontanarmi si impossessò della mia mente. Ed io ubbidii.
So solo che cascai a terra dopo un tempo infinito, schiacciata dal peso di quell’angelo a cui avevo inspiegabilmente salvato la vita.
 

BOOM BABY!!!

carissime e carissimi!! ora che ho reclamato la vostra attenzione mi presento.
ciao, sono Mario ho 42 anni e soffro di amnesia.

il dottore mi dice che-
no OK mi presento DAVVERO: ciao il mio nick è Wykkie e soffro di pigrizia acuta.
questa storia come potete vedere è un pochito diversa dalle solite quindi vi pregherei di non giudicare il libro dalla copertina...
se fino adesso non avete ancora risolto il dubbio su chi sia il Levante vi rispondo subito: è WILL.I.AM
PERCHè? 
semplicemente perchè questa storia malata viene da Thatpower e chi meglio di lui può interpretarlo??
nessuno, ovviamente!!

questi qui sotto sono i personaggi e spero che lei vi piaccia....

 

Amber Rey James http://img240.imageshack.us/img240/1128/lostangelin2.jpg
Justin Bieber: http://static.fanpage.it/musicfanpage/wp-content/uploads/gallery/justin-bieber-si-esibisce-allo-o2-arena-di-londra/small_130305-092632_to050313est_13.jpg

BACI :***
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** libertà...è una bella parola... ***



POV Levante
Il rumore dei miei passi suonava secco sul freddo pavimento di metallo.
Dieci uniformi scelte erano schierate in fila al mio cospetto.
Erano ore che cercavo di carpire il mistero di quello che era successo.
FASHBACK
Vidi le sue ali ingrandirsi e diventare di ghiaccio.
Quella stolta si era tolta le cuffie, e ora avrebbe pagato con la vita.
Ma sparì subito, portandosi dietro quel rifiuto. Guardai le due  uniformi ormai morte congelate sotto lo spesso  strato di ghiaccio lasciato dai suoi nuovi poteri
FLASHBACK
Dove poteva essere sparita??
Sapevo bene il potere della voce di quell’ insulso essere.
Avevo fatto controllare ogni centimetro di questo dannato posto, e ora mi trovo davanti all’ultimo corridoio, quello più segreto.
Nessuno lo poteva vedere, nessuno con i miei poteri o quella fuggitiva. Ovviamente.
 
 
POV Amber
Mi sveglio e mi manca il respiro, non mi sento le braccia. Sono insensibili non riesco muoverle.
Sento che ho dell’umido sulla guancia.
Cerco di alzarmi e dopo tre interminabili tentativi ci riesco.
Con la coda dell’occhio vedo qualcosa rotolare di fianco.
Guardo meglio e caccio un urlo.
Mi blocco, è solo l’angelo. Disteso a terra e i suoi respiri sono flebili, è bianco da far paura.
Mi avvicino e gli tocco la fronte. È anche freddo da far paura.
Non so che fare.
Resto lì ferma a guardarlo morire, faccio scendere la mia mano sul suo petto. Ha una spaventosa bruciatura provocata da quelle maledette pistole.
Chiudo gli occhi cercando di dimenticare quella scena dalla mia testa.
Sento il suo petto tirare un respiro più lungo e tremare sotto la mia mano.
Apro gli occhi e vedo del ghiaccio su ogni bruciatura.
Tolgo la mano spaventata e la guardo.
Tutto normale.
Il ghiaccio si sta sciogliendo molto velocemente, lasciando che le gocce d’acqua sciacquassero quel corpo martoriato e sporco.
Le bruciature ormai sono solo delle zone arrossate.
L’angelo respira normalmente ora.
L’acqua va sui lividi e le ferite aperte, iniziano anche loro a scomparire.
Sto tremando, che magia è questa?
Piano piano riprende il suo colorito, le labbra si schiudono lasciando uscire un sospiro di sollievo.
Mi allontano spaventata mentre lui apre gli occhi.
E si guarda intorno spaesato.
Mi guardo attorno anch’io ora, non avevo mai visto nulla di simile.
Alti alberi si estendevano sopra di noi, grandi foglie pendevano dagli alberi più grandi lasciando cadere piccole gocce di acqua sul terreno scuro che stava sotto di noi.
In lontananza si udiva un rumore strano, come un rombo, un sommesso borbottio.
Mi girai e vidi che mi stava guardando curioso, i capelli bagnati e scompigliati lasciavano cadere piccole gocce sul suo petto.
La sua faccia era sporca di terra.
“Chi sei tu?” mi chiese avvicinandosi a carponi. La sua voce era tremante e bassa, somigliava a un sussurro.
Non aveva parlato molto nella sua vita.
Era a 30 centimetri di distanza da me e mi scrutava attentamente.
“Mi chiamo Amber, e tu?” chiesi di rimando.
“Non lo so… dove siamo?” chiese ancora, guardandosi attorno.
La sua voce calda e bassa dannatamente bella, arrivava sulla mia faccia in piccoli soffi.
“Non lo so neanche io…ma come ti chiamavano di solito?”
Sembrò rifletterci su.
“Justin…ma non mi sembra un nome,  e poi mi chiamavano anche “Tu” o semplicemente "vieni qui””
Gli sorrisi “Justin è un nome”
“Davvero?” si meravigliò di quella scoperta.
“Sì”
Non rispose più ma volse la testa dalla parte da cui proveniva quel rombo strano.
Si alzò e con passi malfermi si diresse verso la fonte.
Non fiatai e lo seguii, ad ogni passo il rumore si faceva sempre più assordante.
Ad un tratto sparì dalla mia vista, e io mi misi a correre.
Sbucai in un posto magnifico.
Un fiume d’acqua scorreva impetuoso e saltava da un’altezza  enorme fino ad un laghetto. Gli schizzi e le fitte goccioline di pioggia colpivano i nostri volti meravigliati.
Un arco colorato appariva e scompariva alla fine di quella meraviglia.
Spostai lo sguardo e vidi un mondo fantastico aprirsi ai miei occhi, distese enormi di verdi alberi si perdevano con monti e colline.
“Wow” questa parola mi fece distrarre.
Guardai Justin che puntava il suo sguardo in alto, lo imitai.
E rimasi senza fiato.
Non cerano soffitti di cupo metallo ma solo un enorme cupola azzurra, in un angolo cera una palla gialla che emanava la luce, ma fissarla faceva male agli occhi.
“Che posto è mai questo?” sussurrai senza fiato.
Justin non rispose.
Mi avvicinai al bordo della massa d’acqua. Proprio nel punto in cui finiva nel vuoto.
Sentii che si avvicinava, ridacchiando.
Non feci in tempo a girarmi che lui mi aveva già spinto giù.
In un secondo mi ritrovai circondata dall’acqua.
Riemersi con fatica. E guardai in alto, non c’era più.
Mi guardai freneticamente in giro. Ma vedevo solo acqua e alberi, di lui non c’era traccia.
Vidi delle bolle e una massa scura avvicinarsi a me.
Il terrore mi invase e incominciai a nuotare freneticamente verso riva ma la macchia era più veloce di me, mi superò barrandomi la strada.
Le bolle si fecero più intense e vicine.
In un attimo vidi la figura di Justin sbucare dall’acqua ridendo.
Io rimasi scioccata, ma mi ripresi subito schizzandogli l’acqua in faccia.
Lui rispose e iniziammo a giocare come bambini.
Un euforia strana si impossessò di me, stavo bene con lui. Mi sentivo vera.
Smettemmo appena la palla gialla arrivò al punto più alto della cupola.
E ci sedemmo a riva. La luce e il calore che emanava ci riscaldò e ci asciugò.
“Ho fame, che facciamo adesso?” brontolò assieme al suo stomaco.
“Beh, ci dovrà essere qualche cibo che conosciamo. Giusto?”
Ci alzammo e ci mettemmo a cercare senza allontanarci troppo dal lago.
Trovammo una pianta di mele, e ne facemmo scorta.

Non so dove siamo, ma se è un sogno. Vorrei che non finisse mai.  


BUONSALVE A TUTTE!!

ci si rivede è??
allora vi è piaciuto il nuovo CHAPTER HAHAHAHAHAHAH
no sirius.
ho cercato di scrivere piuttosto velocemente e devo dire che per i miei standard questa è una pausa XXXXS
come vedete ho messo anche un piccolo (piccolissimo) pezzo narrato da will.i.am (Levante)
io una volta leggevo william invece di will-i-am...ahahah che stupida che sono
Grazie mille a bellavitaheart10  che ha recensito e grazie anche a chi ha recensito ma che è apparso nei messaggi di posta :)
grazie a chi ha messo questa storia nelle seguite, preferite, ricordate...
e grazie mille ai 130 lettoriiii!!!!
fatemi sapere se vi fa schifo, vi piace da impazzire, o se non vi fa nè caldo nè freddo...
grazie in anticipo..
BACI:***



 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** il sole è giallo, la cascata casca e il cielo....è cielo! ***


Levante p.o.v.

Le uniformi mi avevano seguito in quel corridoio senza sapere niente, e ora ci trovavamo fuori dal buco-una volta protetto da una grata- oramai ridotto ad una voragine ricoperta da ghiaccio che piano piano iniziava a sciogliersi.
Il potere che possiede è quasi pari al mio…il ghiaccio, avrei dovuto immaginarmelo!
“Andate,  trovateli  e riportatemeli. A me basta che respirino”
Mi girai e non c’erano già più.
Che cani diligenti
“HAHAHAHAHAAH” risi guardando schifato il mondo esterno, pieno di insidie dove non puoi fidarti di niente e di nessuno.
Dove niente è quello che sembra.
Saltai nella botola e mi ritrovai in un attimo nei corridoi tanto amati.
“Tu!” chiamai un uniforme “Vai ad avvisare un tuo commilitone, da oggi farai da guardia qui, in questo corridoio. Riferiscimi ogni cosa”
“Sissignore” e sparì cercando qualcuno, non chiedendosi niente.
E me ne andai anche io.
Avevo addestrato bene le mie marionette.
 
 

AMBER POV

Si stava facendo piano piano sempre più caldo e buio.
E io giocherellavo con l’acqua, cercando di capire come fare per  rievocare il ghiaccio.
“Come si chiama?” sussulto e mi giro, è solo lui che appoggia tutti i frutti a noi conosciuti – mele, banane, arance.
“Cosa?” gli chiesi confusa.
Indicò la cupola “Quella palla gialla” venne vicino a me.
“Non lo so…potremmo chiamarla-“ mi interruppe
“SOLE!” esclamò “potremmo chiamarla sole!”
Guardai in alto.
“Sole…Sì mi piace!” e gli sorrisi.
“Quella cascata, e la cosa azzurra-”
“Cielo!” lo interruppi io “Cielo è bello, cielo è…cielo!” e scoppiai a ridere seguita a ruota da lui.
All’improvviso sentii del freddo sulle gambe – che si trovavano nell’acqua-  alzai lo sguardo e vidi che tutta la cascata si cristallizzava in scricchiolii sinistri e le gocce trasformate in cristalli si fermavano a mezzaria.
Colpita dalla luce del sole formava un bellissimo effetto, tutto riluceva. Si  vedeva dentro al cuore della cascata. Una luce bianca e soffusa riempiva l’aria.
[(http://wallpaperart.altervista.org/Immagini/cascata-ghiaccio-1440x900.jpg)
(http://mw2.google.com/mw-panoramio/photos/medium/7065072.jpg) * più o meno un misto tra queste…*]
“WOW. Come- come ci sei riuscita?”
“Non lo so, ma è magnifico…” mi ricordai delle gambe intrappolate, le guardai ma mi accorsi che riuscivo a toglierle perché il calore del mio corpo impediva al giaccio di formarsi.
Mi misi in piedi da parte a lui, ad ammirare quello spettacolo che iniziava a sciogliersi riprendendo il suo naturale corso.
Mi toccò la spalla “Rifallo! Ti prego!” i suoi occhi erano imploranti.
“Va bene…ma non so se mi riesce ancora”
Mi abbassai e toccai l’acqua. Chiusi gli occhi.
“Succede qualcosa?”
“No, concentrati!”
Come mi è riuscito questa volta?
“Non ci riesco!” mi alzai e ripulii le ginocchia dalla terra “Mi dispiace Justin, ma neanche a me riesce quando voglio io…”
“Va beh fa niente”
Presi un arancia e incominciai a mangiarla. Un lungo brivido scese per la mia spina dorsale, e solo adesso mi resi conto cosa avevo ancora indosso : i pantaloni della tuta e una maglietta con le maniche corte bianca.
“Hai freddo? Aspetta che accendo il fuoco” e si allontanò a prendere l’occorrente, senza aspettare una mia risposta.
*tre ore dopo*
Il fuoco crepitò.
Devo ammettere che adesso grazie a lui si sta davvero bene.
Il cielo si era fatto nero e piano piano si copriva di miliardi di puntini luminosi.
Ero stata a guardare le ombre che si allungavano la penombra che scendeva e quei puntini comparsi insieme ad un altro sole, solo che questo non scalda, ma è bianco come il latte.
Justin era lì seduto vicino a me che si mangiava una banana.
“Posso dormire lì?” e indicò il mio fianco.
Non sapevo che rispondergli, sorrisi soltanto.
E lui si sdraiò mettendo la sua faccia vicino alla mia.
“Cosa sta accadendo?” chiese lui cercando di contare i pallini nel cielo.
“Non lo so, ma vorrei che si prolungasse per sempre” avevo sonno, tanto sonno. Sbadigliai .
Mi misi più comoda e chiusi gli occhi. Mi addormentai calando nel buio più completo.




EHI BELLA GENTE GABRI GABRA è QUI PRESENTE....OH YEAH!!!!!!!!!!
ehiiiii BELLA GENTE!!!!

come andiamo????

questo chapter è 'na merdaaaaaaa! in più l'ho dovuto scrivere di corsa perchè dovevo finire di studiare matematica, dove ho preso 5 e mezzo (lol).
quella stupida materia non dovrebbe esistereeeee!
passando a noi...fatemi sapere cosa ne pensate di questo schifo....
Grazie mille a bellavitaheart10 che è stata la prima a recensire e lo fa tuttora...grazie mille!
grazie anche a chi ha recensito 
swagbiebs99 nell'ultimo chapter!
RECE$NSITEEEEEEEE!

alla prossima!



 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** rabbia ***


Capitolo6

No body pov
Le uniformi correvano instancabili per la foresta, cercando i fuggiaschi.
A capo del gruppo stava il sergente Ryan Butler, fiutava l’aria come un segugio alla ricerca della preda. Per venti lunghi anni era a capo della squadra che sorvegliava l’angelo nella parte più remota della società. Il Levante gli aveva lasciato la più assoluta libertà e lui non si era tirato indietro; ora come ora lo stava seguendo in superficie e intendeva portarlo in fin di vita dal Levante, intendeva vederlo soffrire come un cane.
Si fermò di colpo imitato subito dagli altri.
Il vento scuoteva gli alberi allo stesso modo in cui sfiorava la bionda chioma del cinico sergente che prese a camminare dietro  una scia impressa nel terreno umido.
All’improvviso a cento metri di distanza dal gruppo le chiome di un alta quercia si mossero, animate da qualcosa, che non era il vento.
Il sergente indicò la scia che si fermava sotto al tronco, i rami si mossero ancora. Questa volta si poté udire un sommesso brontolio.
Il gruppo si avvicinò con cautela alla pianta, nessun movimento proveniva dalle foglie ma il ringhio aumentò di intensità.
Erano a meno di dieci metri quando la figura saltò giù dall’ albero.  Una creatura dell’oltre tomba apparve hai loro occhi.
Un lungo serpente nero con la testa grande come un uomo da cui si potevano intravedere dei piccoli moncherini muscolosi, dotati di artigli colorati dal sangue e da brandelli di carne
Il capo era coronato da occhi color del fuoco pieni di malvagità e la bocca spalancata lasciava in bella mostra zanne lunghe un metro  gocciolanti di liquido nero misto a sangue che quando cadeva a terra il terreno sfrigolava e bruciava.
 La testa enorme era sormontata da spine e tutte erano collegate fra loro da una sottile membrana che correva fino a metà della bestia creando una palizzata mortale. La coda si vedeva appena, dietro all’imponente figura, ma si potevano scorgere le lunghe spine rosse come gli occhi e sicuramente affilate come rasoi.
 L’odore che emanava era enorme: un fetore che si mischiava alla puzza del cadavere appena caduto dal ramo più alto. Una specie di mucca sventrata con gli intestini divorati dalla bestia.
“Un basilisco” sussurrò il sergente, la paura durò solo una secondo dentro ai suoi occhi. Aprì le ali rosse come il fuoco in tutta la loro grandezza e gli occhi diventarono color del sangue, pronti alla battaglia che stava per scoppiare.
La squadra come lui stava in guardia, ma nessuno di loro era dotato di poteri, dalla loro avevano solo forza, velocità ed esperienza.
Il basilisco urlò e sibilò  al cielo e questo  risuonò come il ringhio del leone. Il suono ti scuoteva da dentro e tremavi. Avevano profanato il suo territorio.
Partì fulmineo all’attacco verso i tre soldati alla destra del sergente, il primo fu trapassato con le lunghe zanne, quando il basilisco lo morse;  il secondo  tranciato di netto dalle lunghe spine sopra alla testa e mentre  si girò, il terzo fu spazzato via dal suo corpo ed andò a schiantarsi contro la sequoia che , successivamente, fu tranciata dalla coda che schiacciò un'altra uniforme. L’attacco era durato meno di cinque secondi.
Il sergente si alzò in aria e, dopo aver preso un grosso respiro, soffiò calde lingue di fuoco che andarono a posarsi sul basilisco, sull’albero appena abbattuto e su un uniforme così idiota da non spostarsi. Erano rimasti in cinque.
La bestia si dimenava ma le fiamme non sembravano fargli effetto, forse ora era molto più pericoloso di prima.

Meno cinque, ma ora tocca a lui. Se lo attacco frontalmente c’è il serio rischio di venire tranciato di netto dalle zanne e finito col veleno. Ma se lo prendo da dietro faccio la fine della sequoia… forse è meglio distrarlo, mando come carne da macello gli ultimi rimasti e io gli dò il colpo di grazia in testa. Sì, dovrebbe funzionare… pensò Ryan con la freddezza calcolatrice che lo distingueva.

Il sergente si  voltò verso le uniformi accanto a lui, fece un cenno e precipitò verso la bestia che li aspettava  con la bocca spalancata, il gruppo estrasse le pistole elettriche.  E partirono urlanti all’attacco.
Uno stormo di cinque uomini vestiti interamente di giallo volavano come una nuvola di insetti attorno all’enorme bestia che si dimenava a destra e a manca per cercare di ucciderli.
La brama della caccia si era risvegliata in Ryan e volava con un ghigno malvagio dipinto sul volto, l’odore delle fiamme era come un toccasana e gli occhi ardevano come fiamme vere.



Amber pov
“Svegliatevi e seguiteci. Se fate un passo falso siete morti” una voce calda ma tagliente mi svegliò.
Mi sedetti a terra  con Justin dietro: eravamo circondati da creature che ci puntavano frecce  addosso. Vestiti con i colori del bosco le slanciate creature si contraddistinguevano da noi due per i lunghi e lisci capelli da cui spuntavano due orecchi appuntite.
“Avanti, alzatevi!” proferì quello che aveva parlato prima, non ci puntava il suo arco - che era riposto sulla schiena- ma una lunga spada  argento che di poco non fiorava la mia gola. I capelli biondi rilucevano della luce del sole.
Sentii Justin alzarsi e così feci anch’io.  Ero turbata da questi qua , e spaventata da quello che potevano farci.
“Chi siete?” chiese lo stesso.
Guardai Justin in cerca di aiuto, ma tutto quello che trovai fu uno specchio delle mie emozioni.
Parlate bastardi con le ali!” quella che sembrava un'altra lingua uscii dalla bocca del biondo, parole strascicate e toni bassi la facevano somigliare a una melodia.
Presi coraggio e parlai: “Io sono Amber e lui è Justin. Siamo capitati qui per caso”
 “Certo, tutti per caso profanano le terre degli Elfi del Reame Boscoso per caso…” e rise, la melodia si sparse nell’aria “Perquisiteli” parlò ancora nella lingua sconosciuta.
Tre creature si mossero verso di loro e iniziarono a tastargli gli indumenti.

Sono elfi…  Ma io sapevo che si erano estinti da secoli, come mai sono vivi e vegeti, in carne e frecce, davanti ai miei occhi?

“Niente signore!” disse quello che mi aveva perquisito, con tanta cura. Subito l’altro gli fece l’eco.
“Bene, e ditemi… cosa siete?”  rinfoderò la spada.
“Non si nota?” faccio per continuare, ma Justin mi mette la mano sulla spalla rimproverandomi con lo sguardo.
“Per piacere, non peggiorare la situazione…già ci hanno sotto tiro, una parola di troppo e ci fanno fuori. E poi io non voglio tornare sotto terra  in un'altra maniera. Quindi lascia fare a me” mi disse sottovoce all’orecchio, ma fu inutile perché dall’espressione del biondo si capiva che aveva ascoltato.
“Come stava per dire Amber, siamo angeli” a questa affermazione, un mormorio in elfico si levò intorno a noi “So che probabilmente voi non ne avete memoria, ma è vero siamo angeli” aggiunsi io.
“Dal regno del Levante…” la voce del biondo si fece alta “… le storie dicevano che voi eravate  estinti da tempo, le vostre ali non solcano più il cielo da secoli oramai!” ci guardava con stupore.
Sulla mia faccia si dipinse un smorfia di disgusto e i miei pugni si contrassero, la mano si Justin fece pressione sulla mia spalla.
Sibilai “Così a lungo… quel bastardo-“ Justin mi interruppe. “Credo sia riuscito a rallentare il tempo. Quanti secoli?” si rivolse all’elfo biondo.
“Cinque”
Cinque secoli rintanati sottoterra, cinque secoli a respirare sempre la stessa aria, cinque secoli a marcire,ma sopratutto cinque secoli ingannati da quel verme.
“QUEL BASTARDO!” urlai e calciai un sasso nel piccolo laghetto.
Mi accucciai sui talloni gli occhi chiusi, le mani sul collo tracciavano segni rossi e la testa piegata giù. Respiravo con fatica, e ogni volta era una sferzata di aria gelida che mi entrava in corpo e ne usciva fuori, potevo sentire il terreno brinarsi  sotto di me. Iniziai a tremare dalla rabbia.
“Amber calmati!”
“Quel bastardo, figlio di una buona donna!” ripetei  sentii freddo alla schiena, le ali faticavano a restare chiuse e così le aprii.
Sentii gli elfi fare qualche passo indietro e la corda di un nuovo arco tendersi.
“AMBER CALMATI!” urlò Justin.
Cercai di fare come aveva detto, ma ormai il mio corpo non mi rispondeva più. Avevo sempre più freddo, ma stranamente non mi toccava e non provavo fastidio, sentii  il freddo propagarsi intorno a me.
“Calmala o sarò costretto a ucciderla” qualcuno parlò ma non riconobbi la voce.
Caddi in ginocchio, e mi ritrovai a gattoni, il mio respiro si fece più pesante.
“A-amber  p-per  f-f-favore-e, smett-t-t-tila inizia-a a d-diventar-re ff-fredd-do…”
“Non ci riesco….Vai via Justin! Via!” un tremolio mi scosse e sentii il lago iniziare a scricchiolare come era successo poche ore fa.
Nessuno se ne stava andando. Cercai di rilassarmi ma per quanto mi sforzassi non ci riuscivo.
La rabbia fluiva nelle mie vene e in testa iniziarono a scorrermi le immagini di Justin scosso dall’elettricità, il sorriso crudele del Levante sormontava tutto.
Le corde degli archi si tendettero a dismisura

Devo andarmene, ora!

Così a fatica mi alzai in piedi e spiccai il volo.
Da lontano sentii il grido di Justin che mi chiamava, ma ormai ero persa in balia delle mie emozioni triplicate. Non ragionavo, e non controllavo me stessa.  il mio corpo come un guscio vuoto si lasciava trasportare dalle emozioni, triplicate.





Justin:

Image and video hosting by TinyPic


Amber:
Image and video hosting by TinyPic
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** dwarf ***



Dwarf



Nobody pov

 

Sulla via per la cima di un impervia montagna, un piccolo gruppo di strani esseri camminava a testa bassa, scherzando e cercando di non ascoltare le gambe rigide dalla fatica.

Ad un primo sguardo sembravano normali ma la statura era bassa con le gambe e braccia tozze, ma a suo modo avevano un armonia.

Nani, che creature fantastiche, capaci di trovare la gemma più bella tra mille altre; molto scaltri e dalla vita longeva.

Questi nani erano appesantiti da armi e provviste e si dirigevano a Dumber, il loro regno.

Un fruscio d’ali distrasse il nano a capo del gruppo, Thorin si chiamava.

“Attenzione” li fermò “ c’è qualcosa, e viene verso di noi! Preparate gli archi”

“Può benissimo essere un uccello, perché dovremo-“ il nano che gli rispose si bloccò.

Amber volò al di sopra delle loro teste e proseguì verso la cima della montagna, instancabile; ma non era in se stessa, sapeva benissimo che i nani erano i primi nemici degli angeli fin dall’inizio dei tempi, e mai si sarebbe avvicinata.

“Kili! Prendila!” urlò Thorin.

La freccia andò a conficcarsi con precisione nell’ala di Amber facendola precipitare contro le rocce, dove scivolò fino a cadere da un crepaccio che si affacciava sopra i nani.

Amber pov

Raschiavo la roccia con le unghie per non cadere, finalmente ero tornata in me grazie al dolore: la rabbia era svanita lasciandogli il posto.

Con l’ala buona cercavo di fendere l’aria e aiutarmi a issarmi su, ma ogni movimento era limitato dall’ala ferita e dalla freccia, cercai di aiutarmi anche con i piedi ma sentii solo il vuoto.

Le forze mi stavano abbandonando, le braccia non ce la facevano più.

“Tiriamola giù!” queste parole furono accompagnate da grida di assenso.

Mi guardai attorno per cercare una via di fuga, tra me e i nani c’era solo qualche metro, l’unica alternativa era l’albero più vicino: solo un piccolo salto.

Iniziai a dondolarmi e mi lasciai andare nel momento preciso che i nani lanciavano un cappio per il mio piede.

Mi schiantai con la schiena sul tronco e cercai subito un appiglio, mi sedetti riprendendo fiato.

“È sull’albero! prendiamola!” gridò un'altra voce.

No no no no….ti prego!

Con orrore li vidi tirare fuori un ascia e iniziare a colpire il tronco, mi spostai dalla parte dove sarebbe caduto: addosso a un altro albero.

Il tronco è grosso ci metteranno un po’…

Guardai l’ala, perdeva sangue e le piume erano imbrattate; spezzai la freccia reprimendo un urlo di dolore e prendendo lunghi respiri, strappai una striscia di stoffa dalla maglietta e la legai alla ferita.

Mi affacciai di nuovo e vidi il tronco tagliato quasi per metà, in mano avevo ancora la punta della freccia, mi venne un idea.

Tracciai un profondo solco fino a raggiungere il cuore di linfa dell’albero, e pregando che funzionasse infilai il dito e provai a farlo ghiacciare. Chiusi gli occhi per cercare di non ascoltare l’ascia che proseguiva la sua corsa, li riaprii e vidi la linfa ghiacciata.

“Ma cosa sta succedendo?” chiese una voce.

Mi affacciai e vidi che giravano attorno all’albero che iniziava a brinarsi.

“È lei che ci sta rallentando.”

“Com’è possibile?”

“Usa i suoi poteri, accendiamo il fuoco e staniamola…tu! Vai a prendere il necessario”

Avevo assistito a tutta la conversazione e ora ero disperata se non me ne andavo in fretta erano guai, riguardai l’ala, perlomeno il sangue si era fermato.

“Cosa posso fare…?” mi chiesi a bassa voce.

Guardai la quercia che stava di fronte al mio albero: solo tre metri dalla salvezza apparente.

Il mio ramo è troppo corto… guardai su ….ma posso provare con quello

Cercando di non fare rumore raggiunsi il ramo sopra di me che quasi sfiorava il mio obbiettivo.

“L’ho acceso!”

“Bene ora dobbiamo solo aspettare…”

“Cosa faremo con lei?” chiese il più anziano.

“La porteremo a Dumber”

Mentre ascoltavo la conversazione che proveniva sotto di me, procedevo strisciando sul tronco. Mordevo le labbra quasi fino a farle sanguinare, non dovevo fare rumore.

La puzza di fumo mi riempiva le narici e mi veniva da tossire, portai il collo della maglietta su bocca e naso dopo averla riempita di saliva, ora andava meglio.

Mancava solo un metro e dopo sarei stata in salvo, mi alzai in piedi e, per quanto facesse male richiusi le ali, non potevo farmi vedere. Misi un piede davanti all’altro e aprii le braccia per non cadere, presi un bel respiro e saltai.

Atterrai con la pancia sul legno duro e mi sfuggii un lieve gemito di dolore, iniziai a procedere verso il tronco; due secondi dopo abbracciavo la quercia e riprendevo fiato.

Proprio in quell’istante sentii l’albero cadere e le urla di giubilo dei nani più giovani trasformarsi in silenzio dalla sorpresa.

“Dov’è? Non può essere lontana, cerchiamola!” si sentì una spada venire sguainata “ Frugate dappertutto: sugli alberi, nel bosco… dobbiamo trovarla!”

Il pericolo non era finito, iniziai senza farmi notare a salire in cima della grande quercia; ma non avevo più le forze. Mi appoggiai al ramo e ripresi fiato, non avevo fatto neanche un metro.

Chiusi gli occhi e cercai di concentrarmi, ma qualcosa non andava: non si sentivano più i nani.

Il fiatone non se ne andava e ogni respiro era una ventata di fumo, mi misi ancora la maglietta sulla faccia ma la situazione peggiorò. Tenni gli occhi chiusi, ma fu un grosso sbaglio.

Mi ritrovai con la bocca tappata e una lama alla gola. Aprii di scatto gli occhi e mi ritrovai davanti uno dei nani più giovani seduto a cavalcioni su di me.

Aveva i capelli lunghi fino alle spalle di un nero pece, gli occhi erano specchi di tenebra.

Cercai di togliermelo di dosso, ma fu inutile.

“ Ragazzi l’ho presa!” esclamò ridendo.

“Lasciami andare, stupido!” e gli morsi la mano.

La tolse di scatto e vidi che usciva il sangue. Cercai di dargli una testata e farlo cadere di sotto ma la lama sulla mia gola mi bloccò.

“Sta ferma!” e si succhiò il sangue che usciva.

Cercai di tirargli una sberla ma fui subito bloccata, tentai con l’altra mano ma lasciò cadere la spada e prese anche quella.

“Arriviamo Kili! Tienila!” urlò da sotto un nano.

Gli tirai una fortissima testata e lui mi lasciò le mani, ne approfittai per togliermi da lì. Guardai giù e vidi i nani intorno al tronco.

“Dannazione! E ora che faccio?” mi domandai. L’unica alternativa era saltare a terra e correre, ma mentre stavo per saltare un braccio mi strinse la gola.

“Adesso tu non scappi più” riconobbi la voce del nano che mi aveva scoperta.

“Lasciami andare cretino!” all’improvviso ebbi un idea: aprire le ali, sarebbe caduto subito e io sarei stata libera.

Con le ultime forze e senza ascoltare il dolore causato dalla freccia saltai e aprii le ali, il nano perse la presa ma riuscì ad aggrapparsi al mio piede. Kili urlò terrorizzato.

“Mettimi Giù! aiuto”

“KILI! Reggiti!” urlarono i nani.

Le ali non reggevano lo sforzo di volare neanche se fosse stato solo il mio peso da trasportare. Che idea stupida.

Sferzavo l’aria cercando di alzarmi di quota, ma non ce la facevo le forze mi stavano abbandonando, la vista iniziava ad andarsene.

Con un ultimo sforzo cercai di liberarmi dal peso aggiuntivo, ma persi i sensi . l’ultima cosa che sentii fu l’urlo del nano.

 

No body pov

Amber e Kili precipitarono da un’altezza di trenta metri nel bosco schiantandosi addosso alla quercia.

“Andiamo, presto” disse il più anziano.

Arrivati sul luogo della caduta trovarono Kili svenuto su Amber, da cui usciva un rivolo di sangue dove aveva sbattuto la testa.

Fecero rinvenire Kili e legarono Amber alle mani e le legarono le ali al busto.

L’anziano di nome Balin si avvicino al capo del gruppo, Thorin.

“Non dovremmo medicarla? Ha perso molto sangue, e rischia un infezione…” disse a bassa voce.

“Non vedo come potrebbe interessarmi” rispose Thorin.

“La vuoi viva e intera o…?” replicò quello più anziano.

“Allora occupatene tu” il capo di quella comitiva chiuse il discorso voltando le spalle al suo anziano amico.




Sbuongiorno a tutti...
è da più o meno un secolo che non aggiorno la storia :/... e mi dispiace
non ho scuse, praticamente è solo pigrizia la mia, condita con salsa barbecue, un mucchio di impegni e sonnolenza :D
ma vabbuò, ho rubato i nomi dei nani da Lo Hobbit quindi per chi ha guardato il film o letto il liibro parte avvantaggiata (personalmente quel libro è la mia bibbia e il film è una sorta di statua per il culto della mia religione Hobbittiana, del ramo Talkieniano XD)
vi saluto e non so quando posterò ancora quindi ringrazio tutti quelli che hanno messo quasta pazzia fra le tre liste e chi è così tanto gentile da recensire :** 
baci wykkie


Image and video hosting by TinyPic

p.s. vi lascio la foto dei nani con i loro nomi 


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2070203