I'm a freak!

di freaks_lover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il buio ***
Capitolo 2: *** che cosa è successo? ***
Capitolo 3: *** I freaks ***
Capitolo 4: *** confusione ***
Capitolo 5: *** i poteri pt1 ***
Capitolo 6: *** You are not alone ***
Capitolo 7: *** someone like you ***
Capitolo 8: *** i poteri pt2 ***
Capitolo 9: *** Sempre noi ***
Capitolo 10: *** una pura ***
Capitolo 11: *** come una cavia ***
Capitolo 12: *** piccoli imprevisti ***
Capitolo 13: *** NOI ***



Capitolo 1
*** Il buio ***


Sono le 7 di sera, sto tornando dalla discoteca, sono esausta. Dopo un’intera serata a ballare sui cubi finalmente potrò godermi il meritato riposo. Questa volta sono sola in macchina nessuno per fortuna mi ha chiesto un passaggio questa sera. Mi trovo ad un incrocio, mi fa ricordare la mia vita: i miei genitori, che quando avevo solo 16 anni morirono, lasciandomi sola con mio fratello, un giovane drogato, che morì anche lui per un overdose a soli 20 anni lasciando me, una ragazza appena diciottenne sola, che per vivere e mantenersi gli studi era costretta a ballare mezza nuda sopra un cubo, durante le serate in tutte le discoteche più famose di Roma.
I miei pensieri si placarono alla vista di una scena terrificante. Una macchina di fronte a me veniva a tutta velocità un ragazzo stava sul marciapiede da una parte della strada, stava per attraversare quando una forza lo spinse indietro. Dall’altra parte un'altra ragazza bionda riccia che però attraversò non curante del pericolo. Quest’ultima fu investita dalla macchina. Non avevo mai visto così tanto sangue in vita mia. Accostai. Scesi dalla macchina e mi avvicinai alla macchina dell’incidente.
Un’altra ragazza scese dalla macchina questa volta era mora, ed era vestita veramente male. Cercai di cancellare i miei pensieri da fashion blogger, e mi avvicinai al luogo dell’incidente:
“Ragazzi, tutto apposto?” chiesi ancora sotto shock
“No, il mio ragazzo, Simone, è diventato ceco. Ti prego aiutami.”
Mi affacciai al finestrino della macchina: “ciao Simone, allora ti chiedo di stare calmo. Stanno arrivando i rinforzi, dopo ti aiuteranno. Sei solo sotto shock.” Dissi cercando di mantenere la calma. Intanto arrivò anche il ragazzo che riuscì a salvarsi: “Regà spostateve che c’ho pure er brevetto da bagnino, e tu carina che voi fa? Torna alla discoteca a fa la prostituta sul cubo, che   solo quello poi fa” alle sue parole mi arrabbiai tantissimo ma mi trattenni dal rispondergli.
La ragazza mora che stava sull’auto incidentata cercò invece di difendermi:“Almeno lei è venuta qui ad aiutarci, tu invece sei stato lì immobile”.
Le sorrisi, quasi per ringraziarla, quando ad un tratto mi volta: ma dov’è finita la ragazza? Fissai gli altri sulla scena dell’incidente, erano tutti scioccati.
Ad un tratto arrivò anche un ragazzo dai capelli ricci che aveva forse osservato la scena dall’altra parte della strada:
“Ragazzi che succede?”
“Ho fatto un incidente, ho investito una ragazza bionda” disse la ragazza scioccata
“Signorina sta bene?” chiese il ragazzo a me.
“Non sono io la ragazza che è stata investita” risposi.
“E dov’è finita?”
“Puff” intervenne il ragazzo più prepotente.
Ad un tratto vidi un ragazzo vestito in modo strano correre come se qualcuno lo stesse inseguendo, ma in realtà non vi era nessuno.
Ci guardammo confusi e improvvisamente mi iniziarono a mancare le forse, prima dei strani giramenti di testa. Notai che tutti avevano gli stessi sintomi. Improvvisamente il buio. Svenimmo tutti a terra.
Quando riaprì gli occhi mi trovavo in una casa: i mobili erano di legno all’antica, ero seduta al tavolo forse stavo cenando. Vicino a me gli altri ragazzi che si trovavano sulla scena dell’incidente. Guardai distrattamente l’orologio della tv che era accesa senza volume in un lato della stanza: erano passati due mesi, ma come è possibile?? 

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Capitolo 2
*** che cosa è successo? ***


“Sono passati 2 mesi? Come è possibile?” Questa domanda continua a frullarmi in testa. Davanti a me ci sono tutti. Tutti si fissano con facce sconvolte. Ad un tratto arrivo una signora sulla cinquantina entra nella stanza dicendo “Caffè per tutti?”. Mentre bevevo il caffè iniziai a sentire delle strane voci nella mia testa, erano confuse e ognuna aveva una tonalità differente: “Ma chi sono questi?” diceva una voce maschile “Perché mi fissano?” disse un’altra voce femminile, “sono ubriaco” esclamava un ultima voce.
“Emily stai bene? Sei bianca come il latte!” mi chiese a signora. Io annuì velocemente-
Bevemmo il caffè in tutta fretta, e poi uscimmo di casa.
Ci ritrovammo tutti sotto casa, iniziammo a parlare e a cercare di ricordare ciò che era accaduto fino ad allora:
“Quella era mia madre, io sono Silvio.” Disse il ragazzo che prima ricordavo come “il prepotente”
“Io sono Marco” disse il ragazzo con i riccioli
“Io so Andrea, e sta torta è buonissima” disse addentando una fetta di torta della madre di Silvio.
“Io sono Viola, e non ci sto capendo niente”
“Io sono…” non feci in tempo a finire la frase che Silvio puntò gli occhi dietro le mie spalle, e disse “che cos’è quello?”
“Io sono Giulia e quello che tu stai indicando è un mostro. Senza la faccia”
Iniziammo a correre, mentre Giulia riuscì a fermare il mostro con un pugno, e a rallentargli la corsa. Io seguo Silvio che mi fa salire in macchina. Mi ritorna in testa quella voce, questa volta da uomo: “Cazzo. Ci sta inseguendo” è evidentemente una voce spaventata. La macchina parte, e in pochi minuti seminiamo l’uomo senza faccia. Istintivamente prendo il telefono e guardo nella rubrica, fortunatamente ho tutti i numeri: decisi di chiamare marco, nel gruppo mi sembrava il più normale.
“Marco?”
“Si! Sono io.” Disse una voce evidentemente agitata
“Marco sono Emily, dove siete?”
“Emily chi?”
“Ragazza bionda scuro, capelli lisci.”
“Ok, ci sono. Dove siete?”
“Ci stiamo fermando in un parcheggio ti dico subito la via”
Gli dissi la via e chiusi la chiamata, mentre Silvio accostò al parcheggio e si mise ad aspettare.
 
I ragazzi arrivarono al parcheggio poco dopo. La più spaventata evidentemente era viola, che prese subito la parola:
“Quindi sono passati 2 mesi e noi non ci ricordiamo nulla” disse spaventata
“Io qualcosa ricordo…” dissi io “mi ricordo della scena dell’incidente”
“Si e della ragazza che stava sotto la macchina” disse marco indicando giulia.
“Giulia, mi chiamo giulia.” Disse scocciata.
“Regà, ho capito tutto” disse Andrea “abbiamo i superpoteri, abbiamo viaggiato nel tempo”. Tutti ci mettemmo a ridere. Non era possibile.
Solo silvio aveva iniziato a credere a questa storia:
“è vero, hai ragione Andrè” disse Silvio “tu Giulia, hai fermato quell’uomo senza faccia con un pugno”
“E allora?” disse giulia scocciata poi distolse lo sguardo e con una scusa se ne andò.
“Regà quella è strana” disse Andrea ridendo.
“già…” dissi io sorridendo “Ragazzi io vado, sono esausta, il primo che capisce qualcosa chiama gli altri”
“Se vuoi ti accompagno” chiese Marco gentilmente.
“No grazie abito qui vicino, faccio due passi”
Ci Salutammo e andammo ognuno per la propria strada.
 
Aprì la porta di casa e misi le chiavi sul mobile vicino alla porta. Mi tolsi le scarpe e mi sdraiai sul divano a fissare il soffitto. Pensai tutta la sera a quello che era successo, alle voci che avevo sentito e al viaggio temporale. Mi addormentai dopo poco e iniziai a sognare la sera dell’incidente, di quello che era accaduto in discoteca.
Mi svegliai di soprassalto, era già mattina. Sentii il telefono squillare, era Silvio:
“Pronto? Emily?”
“Pronto Silvio dimmi!”
“Ho appena dato appuntamento con gli altri ci vediamo tra poco al bar sotto casa tua”
“Come fai a sapere che sotto casa mia c’è un bar?”
Non rispose alla mia domanda, e mi attaccò il telefono in faccia. Così mi alzai, mi preparai e uscì di casa….
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Ragazzi spero che questo capitolo vi piaccia. Lasciate qualche recensione se vi va, e fatemi sapere cosa ne pensate e se avete idee su come continuare la storia.
Ho già scritto il terzo capitolo, ma potrei apportare delle modifiche!
BACINI A TUTTI <3

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Capitolo 3
*** I freaks ***


Arrivai in pochi minuti davanti al bar. Gli altri sono già lì, aspettavano solo me.
“Ciao, scusate, avevo il telefono in silenzioso”
“Non ti preoccupare Emily.” Rispose viola
“Avete scoperto qualcosa?” dissi io mentre mi sedevo vicino a Silvio
“Io, forse ho scoperto qual è il mio potere.” Disse marco “ma non ho capito come funziona”
“Io non ne ho idea, ma ultimamente mi succedono cose strane: oggi prima di venire qui ho accecato il benzinaio, toccando con una mano” disse Viola, a metà tra lo spaventato e il divertito.
“Io ancora non lo so,” risponde Silvio “però sono molto fortunato” Aggiunse ridendo
“E tu?” mi chiese marco puntandomi con gli occhi.
“Io cosa?”
“Tu, che potere hai?” Mi chiese marco
Improvvisamente iniziai a sentire il suo pensiero “Figa, ma un po’ ritardata”. Impallidì improvvisamente, mi girava la testa vedevo tutto sfuocato.
“Non lo so, ancora non ho capito bene. Risposi velocemente
“Stai bene? Sembri un po’ pallida” mi chiese Viola preoccupata.
Annuì velocemente e poi con una scusa tornai a casa, per poter capire meglio qale fosse il mio potere.
Viola decise di accompagnarmi, così incominciammo a parlare dei suoi poteri:
“Non capisco come controllarlo. Faccio tutto involontariamente. Non so se a te capita lo stesso, però è strano”
“Viola io credo di leggere nel pensiero.” A questa mia affermazione viola rimase senza fiato, non rispose, mi fissò soltanto.
“Perché prima non l’hai detto?” disse all’improvviso
“Viola è un potere un po’ cosi, non dire nulla agli altri, per favore!”
“Ma perché?”
“Perché se lo venissero a sapere probabilmente mi escluderanno, e io non voglio essere esclusa!” mi scese una lacrima, mi ricordai di tutto quello che avevo passato in quegli anni e di quanto fosse brutto essere soli a 19 anni. Mi voltai dall’altra parte.
Viola se ne accorse e mi abbracciò.
“Dai non piangere, mi dispiace. Tranquilla, il tuo segreto con me sarà al sicuro.”
“Vuoi venire da me? Pranziamo insieme!”
Viola accettò senza discutere.
 
Pranzammo insieme, mangiando una insalata veloce, mentre lei continuava a farmi domande su come usare il potere.
“Riesci a controllarlo?”
“No, succede all’improvviso, e solo quando fisso negli occhi una persona, però non sempre” risposi confusa.
“Se vuoi un giorno proviamo a capire come funzionano”
“Magari!”.
Dopo aver mangiato Viola se ne andò, per parlare con Simone: voleva chiarire e capire cosa fosse successo quella sera. Io rimasi in casa, e decisi di Preparare un dolce, quello preferito di mio fratello. Così presi tutti gli ingredienti e mi misi all’opera. Appena infornai la torta, sentì dei rumori provenire dal bagno. Presi in mano il mattarello, e andai lentamente davanti alla porta. Ero molto spaventata, e reggevo l’utensile come fosse una mazza da baseball. La porta poi si aprì improvvisamente:
“Marco che ci fai qui?? Come cavolo ci sei arrivato?”
“Dove sono?” mi chiese spaesato.
“A casa mia, ma che cavolo sta succedendo?”
“Ho usato il mio potere”
“Ovvero?” chiesi ancora spaventata, mentre rilassavo il braccio che reggeva il mattarello.
“Viaggio nel tempo, e nello spazio, quando mi eccito e quando vengo.”
Mi allontanai leggermente da lui, cercai di controllare lo spavento. Poi mi ricordai le parole che dissi a viola:” non voglio essere esclusa, per colpa del mio potere”
Pensai che anche Marco potesse provare lo stesso, così trovai coraggio.
“Tranquillo, non ti devi vergognare, anche io ho un potere di merda”
Marco mi guardò spaesato, e mi chiese “ovvero?”
“Bè, io leggo nel pensiero.”
“Davvero dei poteri del cazzo!”
“Già..” risposi io, ancora un po’ traumatizzata dal suo potere.
“Che profumino! Che torta stavi facendo?”
“una torta al cioccolato, se vuoi tra qualche minuto è pronta e puoi assaggiarla!”
Marco accettò. Mentre aspettavamo che la torta fosse pronta, marco continuò a fare battute sul nostro potere, cercando di metterci a nostro agio. Dopo aver mangiato la torta se ne andò, ricordandomi di chiamarlo qualsiasi cosa avessi scoperto.
Subito dopo aver chiuso la porta di casa, mi accorsi di avere delle chiamate perse sul telefono: “Lavoro”. Ma come è possibile? Richiamai il numero in questione:
“Pronto, salve sono Emily”
“Emily, dove sei? Qui chiedono tutti dove sei” disse una voce maschile.
“Scusa ma con chi parlo?” risposi spaesata
“Emily, stai bene?”
“Si, cioè no”
“Bè vedi di venire prima, questa sera è la tua serata al bancone”
“Ma venire dove?”
Così il Signore dall’altra parte del telefono rispose: “al Blackout! Questa sera non balli, fai serata al Bancone”
Da quando facevo serata a bancone? Ancora sotto shock mi vestì velocemente e andai al Blackout.
“Perché questa sera non ballo?”
“Parlane con il tuo ragazzo, quello che mi è venuto a minacciare 1 mese fa!”
“Ragazzo?! Ma di che cosa sta parlando??”
“Se non ti licenzio, è perché attiri i clienti. E ora sbrigati e vieni a lavorare!” mi rispose sempre più scocciato, mentre mi chiuse il telefono in faccia.
Ero sempre più sconcertata, ma non avevo tempo da perdere, così mi vestì e andai a lavorare.
 
Lavoravo tranquillamente, quando improvvisamente mi venne in mente un particolare della serata dell’incidente: uno strano uomo che mi porse un bicchiere con un liquido blu. Mi ricordai di averlo bevuto, e di aver provato subito delle strane sensazioni come Calore, e giramenti di testa.
Finita la serata tornai a casa, esausta, andai subito a dormire. Feci uno strano sogno: Sognai un bambino che correva, e scappava da un mostro senza la faccia, proprio come quello che ci inseguì il giorno prima, poi il bambino si fermò. Aveva gli occhi azzurri, gonfi di lacrime. Vidi il mostro avvicinarsi, prenderlo per il collo e sollevarlo, con una forza inaudita. Mi svegliai di soprassalto, ero completamente sudata. Accesi la luce, e mi accorsi che i vasi che stavano sul comò fluttuavano nell’aria. Cacciai un urlo, i vasi caddero a terra, e si spezzarono in mille pezzi. Guardai l’orologio, erano le 4, rimasi sveglia tutta notte, solo a volte chiudevo gli occhi, anche se poi mi svegliavo scossa da altri incubi, di cui non riuscivo a ricordarne la natura.
Mi alzai dal letto alle 8, ancora devastata dalla notte insonne. Feci colazione, mi vestì mi misi sul divano a ripensare ai sogni di questa notte. Ero immersa nei miei pensieri quando improvvisamente suonò il campanello della porta. Andai ad aprire: era Silvio…
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Vi lascio con un po’ di suspance. Spero che vi sia piaciuto! A breve pubblicherò altri capitolo, li sto scrivendo piano piano.
Come al solito lasciate qualche recensione se vi va, e fatemi sapere cosa ne pensate e se avete idee su come continuare la storia. Sono aperta a tutto!
GRAZIE IN ANTICIPO E…. MILLE BESITOS!! :)

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Capitolo 4
*** confusione ***


Aprì la porta: era silvio. Aveva il respiro affannoso, forse erano state le scale, visto che abitavo al penultimo piano. Subito però mi accorsi che nei suoi occhi c’era uno strano sentimento: la paura.
“Silvio, che ci fai qui?” chiesi io, un po’ sorpresa dalla sua visita
“Jimmy senza faccia, mi stava inseguendo.” Disse con un tono ancora spaventato.
“Dai entra, ti preparo qualcosa di Caldo da bere!”
Lo feci entrare, e Preparai il the mettendo a bollire l’acqua sul fuoco.
Mentre il the bolliva cercai di capire le dinamiche del suo incontro:
“Dove l’hai visto?” gli chiesi mentre curavo l’acqua
“Era al parco, a pochi metri da qui, scusa se sono corso da te, ma era il posto più vicino”
“Forse io ho scoperto qualcosa.”
“Ovvero?”
“La sera dell’incidente, tu eri al Blackout?”
“si, anche tu?”
“Si, io ci lavoro al Blackout! Ma questo non è il punto. Chiama gli altri. Devo capire se quello che penso può essere vero”
“Ma poi me spieghi quello che stai dicendo, si?!”
“Certo!” gli dissi sorridendo.
Intanto che lui chiamava tutti, io misi il the in una tazza che porsi a Silvio.
“Ho chiamato tutti, ma Giulia risulta irraggiungibile”
“L’importante è che ci siamo quasi tutti. Adesso Giulia la chiamo io”
Chiamai di nuovo Giulia, ma il numero risultò inesistente. Lo dissi a Silvio che alzò le spalle, come se non gli importasse niente.
 
Eravamo tutti nel mio piccolo salotto: Marco si mordeva le unghie, Andrea stava seduto sul tavolino, viola era accanto a me, e silvio sedeva sulla poltrona singola con le gambe accavallate.
“Io forse ho scoperto qualcosa. Ma devo capire se il mio presentimento sia giusto” dissi io interrompendo quel silenzio assordante, “Voi la sera dell’incidente eravate al Blackout?”
Tutti annuirono, anche viola dopo qualche esitazione, annuì.
“Ma questo, fondamentalmente, che centra??” mi chiese Andrea incuriosito
“Centra! Qualcuno vi ha offerto uno strano liquido blu?” chiesi
“Si” risposero tutti all’unisono.
“Ragazzi, dopo quel liquido blu avete provato sensazioni strane?”
“Mi stai dicendo che quel bicchierino conteneva i nostri poteri?” mi chiese Marco, sconvolto.
“Si, Marco, credo proprio di si, però non capisco il perché lo abbiano dato a noi.”
“Perché siamo fichi.” Rispose Silvio scherzando
“Ti sembra il momento di scherzare?” disse marco con un tono un po’ scocciato.
“Dai marco, lascialo stare.” Disse Andrea con un tono sbrigativo
“Ragazzi, io devo andare, ho lezione all’università” disse Viola stancamente
“Ok, ci sentiamo, va bene?” le risposi io, Viola annuì.
Anche Andrea e Silvio se ne andarono, mentre Marco mi aiutò a sistemare le tazze che avevamo usato per bere il caffè.
“Certo che questa situazione è strana” disse Marco cercando di rompere l’imbarazzo che c’era tra noi. “Emily, ho scoperto un’altra cosa, ma ho aspettato che tutti se ne andassero per dirtelo.” Disse arrossendo un po’.
“Di cosa si tratta?” chiesi io incuriosita dalla sua reazione.
“Tu saresti la mia ragazza.”
Improvvisamente mi ricordai le parole del mio capo l’altra sera. Quindi era lui il ragazzo di cui tanto parlava. Rimasi per un attimo in silenzio a fissarlo.
“Ieri sera, dopo essere tornato a casa, mia madre mi ha chiesto il perché non avessi dormito da te per due sere di fila.” Disse lui tutto d’un fiato
“E tu che gli hai detto?”
“Gli ho chiesto il perché della sua domanda, e lei mi ha domandato se ci eravamo lasciati.”
“Quindi io e te, in questi due mesi abbiamo avuto una relazione.”
“Già.”
Rimanemmo qualche minuto a fissarci, nell’imbarazzo del momento. Cercavo in tutti i modi di distogliere l’attenzione su altro. Ma il mio tentativo fu vano.
Con una scusa Marco se ne andò, e rimasi sola a ripensare a come sia possibile non ricordarsi un particolare del genere. Perché hanno scelto proprio noi? Che cosa vogliono fare con i nostri poteri? 

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Capitolo 5
*** i poteri pt1 ***


Marco se ne era andato da pochi minuti da casa mia. Stranamente sentovo la sua mancanza. Ero come sempre immersa nei miei pensieri quando sentì il citofono suonare. Andai a rispondere: era marco. Gli aprì la porta e aspettai che salisse le scale.
 
Improvvisamente me lo ritrovai davanti: aveva il volto sudato ed era molto serio. Gli sorrisi, anche se devo ammettere che ero molto preoccupata.
“Marco, che succede?
“Emily, quando ti ho visto a casa di Silvio, avevo capito subito che mi appartenevi.” Disse tutto d’un fiato.
“Marco, ma che…..” non feci in tempo a finire a frase che Marco mi sigillò la bocca con un bacio. Cercai di fare resistenza ma mano a mano mi abbandonai alle sue braccia. Le sue mani bollenti mi sfioravano la superfice di tutta la schiena, mentre mi sollevava la maglietta. Si chiuse la porta alle spalle con un colpo di tacco, mentre io le prendevo la mano. “in camera mia” Gli sussurrai, mentre lo tiravo a me.
 
In pochi minuti eravamo in camera mia in piedi davanti al mio letto. Mi tolse la maglietta, mentre io facevo lo stesso con la sua.
Mi fece sdraiare sul letto mentre cercava di togliermi il reggiseno. Lui era sopra di me, mi baciava a volte il collo, a volte le labbra. Potevo sentire la sua eccitazione, col pensiero riuscivo a capire qualsiasi sentimento lui provasse.
Riuscì a slacciarmi il reggiseno che finì per terra insieme agli altri vestiti. Mi tolse a poco a poco a poco i pantaloni, quando io iniziai a realizzare quello che da lì a poco sarebbe successo. Il mio cuore batteva all’impazzata.
Improvvisamente anche Marco si tolse i pantaloni. Che era eccitato era ormai evidente, anche a una persona che non poteva leggere nel pensiero.
Iniziai a sentire di nuovo i suoi pensieri: “Oh, no, il potere”. Nel momento in cui mi rimbombarono in testa quelle parole, mi sottrassi da quel bacio che ormai continuava da minuti. Gli accarezzai i riccioli mori, scostandoglieli dagli occhi marroni intensi. “Forse è meglio smettere” Gli sussurrai. Scosse la testa in segno di no.
Così mi abbassai le mutande ed entrò dentro di me. Chiusi gli occhi per un istante, mentre lui mi baciava il collo e continuava ad andare su e giù lentamente.
Improvvisamente sentì il rumore del mare, e la sabbia che mi sfiorava tutta la schiena. Per fortuna ero vestita, e marco era di fianco a me, anche lui vestito.
Riconobbi il posto: era Fregene. Avevamo viaggiato nello spazio. Marco era sdraiato supino, con gli occhi spalancati.
“Marco, siamo a Fregene” gli dissi ancora un po’ sconvolta.
“Si, sono riuscito a focalizzare uno spazio in cui trasportarmi” disse con un aria stanca
Poi tra di noi calò il silenzio. Fino a che Marco mi disse: “Torniamo a Roma. Ma questa volta prendiamo l’autobus” Gli sorrisi, e lui ricambiò.
Non parlammo per tutto il viaggio. Una volta arrivati alla stazione le nostre strade si divisero, salutandoci con un solo e misero Ciao, come se nulla fosse successo.
 
Angolo dell’autrice:
OOK.. a scrivere questo capitolo ci ho messo un paio di giorni, perché l’ho cambiato una decina di volte, visto che mi reputo un’incapace a scrivere scene un po’ così. Spero vi sia piaciuto! Al prossimo capitolo! J

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Capitolo 6
*** You are not alone ***


È passata un giorno dal pomeriggio di sesso con Marco, oggi non mi ha né chiamato né mandato messaggi. Mi sento sola, e come una stupida continuo ad ascoltare quella maledetta canzone della Pausini, strani amori. È come se ogni ritornello parlasse di quello che è successo ieri pomeriggio, ogni minimo dettaglio, ogni sospiro, ogni gemito. Ogni minima parola mi parla di quelle sensazioni.
Sentì suonare il telefono, era silvio:
“Oh, bella Emily!” Disse silvio con il suo solito brio
“Silvio, dimmi.”
“Che ce la facciamo una passeggiata nel parco?”
“Va bene. Così mi distraggo un po’!”
“Ok, te aspetto”
Mi preparai velocemente, e scegli di corsa le scale di casa.
 
Arrivai davanti il cancello del parco, dove c’era ad aspettarmi Silvio, con il suo solito sorriso a 32 denti.
Dopo esserci salutati, andammo nel parco dove, mentre passeggiavamo parlavamo dei nostri poteri.
“Allora? Qual è il tuo potere? Ancora non ce lo hai detto!”
“Silvio, meglio non saperlo.” Dissi io scherzando.
“Viaggi pure tu nel tempo come Marco?” disse con un sorrisetto sarcastico
“No, leggo nel pensiero.”
“simpatica… No davvero che potere hai?”
“Te l’ho detto.” Dissi facendo una faccia più convincente.
“Bè.. figo.. no?!”
“Da morire.” Risposi abbassando la testa
“Oh.. Che c’è?”
“questo stupido potere del cazzo mi fa sentire un botto sola. E poi ieri, è successa una cosa che non doveva succedere.”
“Cosa?”
“Marco, io e lui….” Diventai completamente rossa, cercai di nascondere l’imbarazzo.
“Tu e lui?” chiese Silvio spazientito.
“Lo abbiamo fatto.” Dissi guardando Silvio dritto negli occhi ed attendendo una sua reazione.
“Capisco. E ne avete parlato?”
“Scusa Silvio, tu non eri mica quello che se ne fregava di tutti e di tutto?”
“Ma a me frega, solo che non mi interessa di tutti.” Poi aggiunse “tu sei mia amica, ed in un certo senso mi interessi.”
“Ma di Giulia, non ti interessa”
“E a giulia io interesso?” Scossi la testa, in segno di no.
“E per la cronaca, tu non sei da sola.”
Gli sorrisi. Quindi non è un menefreghista. Sotto sotto è una persona buona, che si preoccupa per gli altri.
“Ehi, furbetto. Non mi hai detto qual è il tuo potere!” Gli dissi con un tono di sfida.
“Io sono un figo della madonna, ecco il mio potere”
Ci mettemmo a ridere, poi lo abbracciai, e gli sussurrai “Grazie”. Lui mi abbracciava fortissimo, e con le sue braccia riuscì a sollevarmi. Finimmo il nostro giro e poi mi riaccompagnò a casa. Erano solo le due del pomeriggio.
Salutai Silvio a pochi metri da casa mia. Poi mi incamminai verso casa, mentre cercavo nella borsa le chiavi mi ritrovai a pochi centimetri dal cancello, quando alzai gli occhi e vidi la persona che meno mi aspettavo di vedere: Giulia……
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Yeah! Anche questo capitolo è finito. Spero vi sia piaciuto. Lasciate qualche recensione se vi va! Al prossimo capitolo! J

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Capitolo 7
*** someone like you ***


“Giulia ma che ci fai qui?” Chiesi impaurita, vedendola piena di graffi e di lividi.
“Il mostro, non esiste.”
“Giulia, ma che…?!” prima che potessi finire svenne e io la presi fra le mie braccia, portandola lentamente in casa. La appoggiai sul mio letto, senza che lei si svegliasse dal sonno apparente.
Chiamai gli altri, e chiesi a tutti di venire a casa mia: c’era un urgenza.
Disinfettai tutte le ferite di giulia, mentre lei ancora non apriva gli occhi.
Il primo ad arrivare fu Silvio, aveva gli occhi preoccupati, due occhi che continuavano a comunicarmi tutto ciò che lui provava.
Lo feci entrare e lo accompagnai nella camera che una volta apparteneva a mio fratello, dove, appoggiata sul letto vi era giulia, ancora svenuta.
Silvio, si sorprese a vederla sul letto, ma rimase impassibile:
“che ci fai qui?” mi chiese sotto voce.
“L’ho trovata davanti casa mia. Era piena di lividi e di graffi. Non so cosa le sia successo.”
“hai chiamato anche gli altri?”
“si. Ho chiamato tutti.”
“Anche Marco?” chiese facendomi l’occhiolino.
“Si, anche lui. Hanno detto tutti che arrivavano”
“Ma marco ti ha detto qualcos’altro?”
“Silvio non è il momento” risposi un po’ scocciata. Lui abbassò gli occhi e si limitò ad alzare le spalle e a dirigersi in cucina per sgranocchiare qualcosa.
 
Sento la porta suonare: erano Marco, Andrea e Viola. Apro la porta e li lascio entrare.
“Oh, ma perché ci hai chiamato qui?” chiede Andrea quasi infastidito.
“Ragazzi, giulia. È qui.”
“Giulia?” chiese Viola. Raccontai ciò che era successo poco prima, riferendo anche le ultime parola che la ragazza mi sussurrò prima di svenire: “Il mostro, non esiste”
Tutti rimasero colpiti, ed iniziammo a chiederci come era possibile che il mostro non esistesse, dato il fatto che lo avevamo visto in carne ed ossa.
“Ma adesso giulia dov’è?” chiese viola, con un tono da madre preoccupata.
“è nella stanza di mio fratello, non si è ancora svegliata.” Risposi io.
“Allora dobbiamo trovare un'altra sistemazione. Se tuo fratello torna a casa sono guai.” Mi disse Andrea, mentre dalle tasche tirava fuori diverse chiavi.
“Tranquillo Andrea, non è un problema. Mio fratello non tornerà, diciamo per un po’” dissi abbassando la testa.
“Allora la lasciamo qua” disse Rimettendo tutte le chiavi in tasca.
“Si, ma lei non può rimanere sola.” Esclamò improvvisamente, Marco. “Almeno due di noi rimangono qui. Così se si dovesse svegliare lei non è da sola.”
“Allora rimango io” Disse silvio “Tanto mi madre stasera non fa le fettine impanate”
“Grazie, ma non è proprio necessario…” non riuscì a finire la frase che viola mi interruppe dicendo che sarebbe rimasta anche lei a dormire.
Anche marco si propose, e infine decisero tutti di fermarsi a dormire, e fui costretta così a tirare fuori i sacchi a pelo e arredare il salone, come un piccolo campo profughi.
“Tu Emily, nun te preoccupà.” Disse Silvio scherzando “noi siamo abituati alla vita da campeggio. Tu dormi pure nel tuo letto.”
“Ma ragazzi, davvero, non era necessario tutto questo, se si svegliava vi chiamavo.” Dissi, mentre iniziavo a gonfiare un materassino ad aria.
“Così non dobbiamo rifare la strada. Insomma, meno benzina sprecata” disse Andrea, mentre coordinava Viola nel posizionare i 3 sacchi a pelo per i ragazzi.
“Tu stasera non lavori?” Mi chiese marco, mentre finiva di gonfiare il materassino
“No, serata libera.”
 
Alle sei di sera Viola e Andrea andarono a prendere la pizza, mentre io rimasi davanti alla tv con Marco e Silvio.
Dopo qualche minuto mi alzai per andare a prendere un bicchiere d’acqua e Marco mi raggiunse:
“Dobbiamo parlare” mi disse marco posizionandosi di fianco a me
“Già..”
“Emily, scusa è il potere. Ancora non riesco a controllarlo.” Mi disse agitando le mani
“tranquillo, non farti troppi problemi per niente. Siamo amici come prima, ok?”
“Si, certo. Comunque è stato bello”
Lo guardai negli occhi, non riuscivo a provare niente, nemmeno quegli occhi marroni, così profondi riuscivano a farmi provare qualcosa.
“Ma tuo fratello dove si trova in questo momento?”
“Marco, mio fratello è morto” dissi fissandolo negli occhi.
“Ah. Mi dispiace”
Rimanemmo per poco a fissarci, quando improvvisamente dalla sala arrivò Silvio.
“Oh, ho interrotto qualcosa?”
“No, Silvio, dimmi” risposi sollevata dal suo arrivo
“Viola e Andrea hanno chiamato me al telefono dicendo se poteva scendere qualcuno ad aiutarli con le pizze. Stanno a 10 minuti da qui.”
“Si, vado io” disse marco quasi contento della possibilità di uscire da quella conversazione imbarazzante.
“Prendi le mie chiavi così non rischi di chiuderti fuori. Sono quelle col portachiavi Rosa”
Così Si mise una giacca, e andò da Andrea e Viola.
“Dai dammi una mano a preparare la tavola.” Dissi a silvio
“Che du palle” disse sbuffando.
 
Fu una serata tranquilla passata con inspiegabile spensieratezza. Dopo aver cenato andai a controllare Giulia: ancora giaceva sul letto di mio fratello, senza sensi.
Tornai in sala dove si stava disputando una grande sfida a Mario Kart tra Andrea e Silvio, mentre Marco e viola partecipavano tifando per Andrea. Mi misi così a tifare per Silvio, spronandolo a fare del suo meglio.
“Da quando tifi per Silvio?” mi chiese Marco, Quasi geloso di questo
“Perché sono più figo” Rispose Silvio rubandomi le parole di bocca.
A mezzanotte andammo tutti a dormire. Ma io non avevo sonno, così mi misi nel letto a leggere il mio libro preferito: il piccolo principe.
Dopo poco sentì bussare alla porta: era Silvio. Lo lasciai entrare.
“Silvio, nemmeno tu riesci a prendere sonno?” chiesi con gli occhi stanchi, mentre appoggiavo sul comodino il libro.
“Già.. la causa della tua insogna qual è?”
“Non lo so nemmeno io..”
“Provo ad indovinare?” disse sedendosi nel letto al mio fianco “Marco?”
“No, non credo, Abbiamo anche chiarito. Silvio, è tutto l’insieme, insomma, tutto”
“Ok, non insisto, che leggevi?” Prese il libro in mano, lesse il titolo.
“Mi madre me lo leggeva quando avevo du anni”
“Anche la mia.” Dissi cercando di trattenere le lacrime.
“Dov’è tua madre?”
“I miei genitori sono morti quando avevo sedici anni, e mio fratello ha fatto la stessa fine due anni dopo”
“Me Spiace,” mi disse accarezzandomi il viso, e sfiorandomi il naso “Comunque tu sei una brava ragazza perché sei riuscita a crescere da sola.” Poi mi sorrise “Oh, basta, me fai dì un sacco de stronzate!” Gli sorrisi
“Senti io mo vado a dormire. Per qualsiasi cosa sono di là” mi disse stampandomi un bacio sulla guancia
“Silvio!” dissi aspettando che si girasse e mi guardasse “rimani qui?”
Mi sorrise, e annuì non più con il suo fare spavaldo.
 
Una ragazza che corre, poi un bambino, sono inseguiti da un mostro. No aspetta. Non sono mostri. Sembrano medici, hanno il camice. Tengono in mano attrezzatura da ospedale. Inseguono le due creature con fare minaccioso. La ragazza si gira: è Giulia, la posso riconoscere dai suoi lineamenti. Un uomo la prende da dietro, lei si rigira e lo morde al collo, vedo sangue, molto sangue.
Mi sveglio tutta sudata di soprassalto cacciando un grido che riesce a svegliare silvio. Per fortuna la porta e chiusa e probabilmente nessuno mi ha sentita urlare.
Silvio accende la luce, e improvvisamente ci rendiamo conto che la fotografia sopra al mio comodino fluttuava nell’aria di fronte a me. Era una foto mia e di mio fratello, quando ancora non assumeva stupefacenti. Chiusi gli occhi spaventata e la foto cadde a terra facendo rompere la cornice in mille pezzi.
“Emily, è solo un brutto sogno” disse silvio abbracciandomi da dietro
Iniziai a piangere, Silvio continuò ad abbracciarmi:
“L’unica cosa che non mi spiego è come cavolo hai fatto a far galleggiare nell’aria quella foto.”
“Silvio, non lo so. Ho paura.” Dissi singhiozzando.
“Lascio la luce accesa, così sei più sicura. Va bene?”
“Rimani qui ti prego.”
“Sono qui. Sono qui con te.”
Lo abbracciai, poi guardai l’ora, erano le due di notte.
Mi ridistesi, e Silvio di fianco a me, mi riaddormentai abbracciata a lui, senza più fare alcun incubo.
 
Angolo dell’autrice:
Capitolo scritto in 3 giorni. Mio dio è lunghissimo! avevo una marea di cose in mente e volevo metterle veramente tutte. Spero vi sia piaciuto, se volete potete darmi un parere, lasciando un commento/recensione. Grazie di averlo letto, e ci vediamo al prossimo capitolo! 

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Capitolo 8
*** i poteri pt2 ***


Sono le sette di mattina. Silvio ha un braccio attorno ai miei fianchi. Mi tiene stretta, come se temesse una mia fuga.
Mi slaccio delicatamente da lui, mettendogli sotto il braccio il mio cuscino. Mi dirigo in cucina dove trovo Marco che sorseggia un bicchiere d’acqua:
“Buon giorno. Silvio se ne deve essere andato, mi sa che aveva di meglio da fare che stare qui con noi”
“Veramente Silvio ha dormito con me questa notte.” Dissi arrossendo
“Ah, bè. Mi hai dimenticato facilmente”
“Marco, io non ti ricordavo neanche. E comunque è venuto da me perché questa notte ho avuto degli incubi, non è successo nulla.”
Marco Alzò le spalle, in segno di menefreghismo. C’era un silenzio imbarazzante, quando improvvisamente entrò in camera viola:
“Ragazzi, giulia, è sparita”
“Come è sparita? Come è potuta fuggire?” chiese marco perplesso.
“Nella camera non c’è più, in realtà non c’è in tutta casa” risponde Andrea mentre entrava in cucina.
“Anche Silvio è sparito.” Disse poi viola.
“No, ho dormito con Emily.” Disse Silvio, mentre entrava in cucina strofinandosi gli occhi, davanti i visi perplessi di tutti gli altri. “Ma che è sta storia de Giulia?” chiese poi spaesato
“è scappata silvio, mi sembrava chiaro il concetto.” Disse Marco
Improvvisamente Viola impallidì, Andrea le prese un bicchiere d’acqua premuroso, e la fece sedere su una sedia.
“Ragazzi, l’ho vista, è in parco. È qui vicino”
“Forse so capito dov’è. È a due minuti da qui. Ci vado spesso a correre.” Così mi vesti velocemente e andammo tutti al parco.
 
Al parco fu semplice trovarla. Stava seduta su una panchina mentre si guardava in giro spaesata.
“Giulia?! Che ci fai qui?” Urlai Senza avvicinarmi troppo
“Non avvicinatevi!” ci urlò a pochi metri di distanza
“No, stiamo qui. Ma tu dicci che sta succedendo!?” chiese Andrea confuso
Si alzò dalla panchina e si diresse verso di noi.
“Ragazzi, ho scoperto che siamo vittime di un esperimento.” Disse Giulia tutto d’un fiato
“Come sospettavamo alla fine, no?!” Rispose Andrea
“Il mostro senza faccia, non esiste, lo abbiamo creato noi. Il mostro senza faccia sono tutti i nostri poteri, tutti insieme.”
“Peccato che noi ancora non abbiamo capito che poteri abbiamo.” Disse Silvio, scherzando, ammutolito subito da uno sguardo scuro di Marco.
“Bè, io vi posso dire quello che so, ma forse è meglio che torniamo a casa di Emily”
Ci avviammo tutti insieme verso casa, in un silenzio quasi irreale. Nessuno osò parlare per tutto il tragitto, solo un ricco scambio di sguardi tesi pronti a contrastare qualsiasi avvenimento.
 
Siamo a casa mia, sto preparando il caffè vista l’ora del mattino. Siamo tutti in cucina e Giulia spiega ciò che ha visto in quel posto:
“Era come un ospedale dismesso. C’erano tutti gli attrezzi, non mancava nulla. C’erano delle grandi stanze e celle frigorifere dove probabilmente ci mettono delle vittime di esperimenti” raccontava mantenendo un tono freddo “Io ero legata a un tavolo operatorio, perché i miei poteri erano troppo forti per essere controllati.”
“Ecco appunto, i poteri???” chiese Andrea mentre prendeva la tazzina di caffè ormai pronto.
“Si, giulia spiegaci quali sono i nostri poteri. E come si fa a controllarli.” Dissi io, sedendomi vicino a Silvio.
“Non so come si controllano i poteri, ma so quali sono: Silvio, tu sei telecinetico, sposti gli oggetti con il pensiero. Viola tu riesci a vedere attraverso gli occhi degli altri, e la cecità di Simone è dovuta a un sovraccarico di energia. Marco…”
“Il mio potere ormai lo sanno tutti. Passa oltre, grazie”
“Non te preoccupà, non siamo qui per giudicarti.” Disse Silvio, mettendogli una mano sulla spalla. “Però mi sa che sei il più sfigato.” Gli disse sorridendogli, mentre marco ricambiò il sorriso.
“Posso continuare? Ottimo, quindi marco lo sappiamo.” Disse Giulia, mantenendo la serietà. “Chi manca?”
“Io,” disse andrea
“Andrea, tu condizioni l’umore delle persone. E tu Emily…”
“Io?! Giulia non mi fare spaventare.”
“Emily tu sei una pura, come me.”
“Che significa?” chiesi spaventata, mentre Silvio mi prese la mano ricevendo una occhiataccia da Marco.
“Significa che il tuo potere ce l’hai da sempre. Che il liquido blu lo ha fatto solo scatenare. Ma tu hai sempre avuto il tuo potere.”
“E quindi io posso sentire i pensieri degli altri da sempre?”
“No, tu hai tutti i poteri che ho appena elencato. Solo che per utilizzare questi poteri, non devi fare nulla. Puoi semplicemente chiudere gli occhi, e tutto viene da se.”
Rimasi stupita: ero una pura?! Perché non avevo mai usato i miei poteri?
 
Dopo pranzo ognuno andò a casa sua, solo Silvio rimase con me, sul divano:
“Da quando ti preoccupi per qualcuno?” Gli chiesi facendogli una smorfia
“Ma io mi preoccupo. Solo che non mi preoccupo di tutti.”
“Bè, grazie per questa notte, mi hai aiutato molto.”
“Ma che incubo hai fatto?”
“Una ragazza che corre vicino ad un bambino, entrambi venivano inseguiti da dei medici. Avevano in mano attrezzatura da ospedale. La ragazza era Giulia, ne sono sicura, ma il bambino non ho ancora capito chi fosse. Ad un tratto un uomo prese Giulia da dietro, lei si rigira e lo morde al collo, vedo sangue, molto sangue. E poi non mi ricordo più niente. So solo che mi sono svegliata e ho visto la foto di mio fratello rompersi al suolo” dissi trattenendo le lacrime.
“Dai, è tutto finito.” Disse sfiorandomi la guancia. Era a un palmo da me, avevo il suo viso fra le sue mani. Delle mani grandi e calde. “Sei bellissima anche quando cerchi de no piagne.”
Gli sorrisi, mi avvicinai a lui dolcemente, gli sfiorai il naso con la bocca, imprimendogli un piccolo bacio. Mi avvicinai alla sua bocca. Credo sia il bacio più bello della mia vita, le sue labbra così morbide sulle mie, lo scontro dei nostri nasi, le sue mani sul mio viso. Fu un momento magico. Durò qualche secondo, poi lui si allontanò da me, per fissarmi gli occhi. Nei suoi occhi verdi, riuscivo a leggere qualsiasi suo pensiero:
“Madonna se me piace. E lei corre a dietro a quello stronzo de marco.”
Sorrisi sotto i baffi, e poi gli stampai un bacio sulla guancia:
Silvio si alzò, iniziò a brontolare qualcosa di indecifrabile.
“Hei,” Si girò, qualche secondo di silenzio “Anche tu mi piaci.”
Mi sorrise, tornò a sedersi sul divano, e ricominciammo a baciarci. 

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Capitolo 9
*** Sempre noi ***


Sono passati 2 giorni dal mio primo bacio con Silvio, e lui si è praticamente trasferito da me. Passiamo la maggior parte del tempo insieme, sembra che ci conosciamo da una vita. Gli incubi si presentano quasi tutte le notti, ma ho scoperto che non sono l’unica a farli: Viola mi ha raccontato che durante la notte trascorsa a casa mia ha fatto un sogno molto simile. Ha sognato di essere inseguita da dei medici senza la faccia. Correva insieme ad un bambino, ed entrarono in un vicolo cieco. Qui lei si inginocchiò per abbracciare il ragazzino, e vide che i “mostri” si avvicinavano sempre di più a lei. Gli incubi finivano sempre in modo confuso, e come erano venuti se ne andavano.
 
Un bacio caldo sul collo mi sveglia, apro delicatamente gli occhi e mi ritrovo davanti Silvio, e ai suoi occhi verdi.
“Che ore sono?” dico mentre sbadiglio.
“Sono le otto e mezza, so che ieri sera sei tornata alle 3 di notte, ma dobbiamo andare a fare colazione con gli altri.”
“A che ora?”
“diciamo tra 10 minuti” disse silvio, mentre mi fa un sorriso gigante
Mi alzo velocemente dal letto, e corro in bagno, mi accorgo subito di aver dimenticato la cosa più importante: così torno in dietro, Silvio è ancora seduto sulla sponda del letto. Gli bacio le labbra, e poi gli sussurro “Buon giorno anche a te amore”. Silvio mi abbraccia, e mi trascina di nuovo a letto, mentre cerco di svincolarmi dalle sue braccia.
“Silvio, dobbiamo andare, e io sono ancora in pigiama”
“Si, e sei bellissima.”
Riesco finalmente ad andare in bagno. Mi lavo e mi vesto velocemente, Silvio mi aspettava sul divano, mentre guardava la televisione.
Usciamo di casa e ci dirigiamo al bar camminando a fianco a fianco.
“Quindi, me sembra de capì che per ora nessuno deve sapè niente. Giusto?”
“Niente riguardo a cosa?” chiesi io facendo finta di non aver capito.
“Che io e te… insomma… Stiamo più o meno insieme.”
“Per ora no, insomma, non è il caso. Se non fosse successo niente con Marco… bè le cose sarebbero cambiate.”
“Ma tu provi qualcosa per Marco?” mi guardò serio e capì che la sua non era una presa in giro, ma una conferma di un sentimento. Lessi nei suoi occhi la paura di sentirsi solo, abbandonato. Rimasi in silenzio. Lo fissai negli occhi, accarezzandogli la guancia destra.
“Silvio, io non provo niente per marco. Smettila di dire cavolate e anche di pensarle.” Gli diedi un piccolo bacio casto sulle labbra, e gli presi la mano.
 
In pochi minuti arrivammo al bar, c’erano già tutti, anche Giulia. Io e silvio non camminavamo più così vicini, ci eravamo divisi, nel momento in cui vedemmo il bar nelle vicinanze.
“Bella!” disse Andrea mordicchiandosi il piercing sul labbro inferiore.
“Ciao! Come andiamo? Avete novità?” dissi io mentre mi sedevo vicino a Viola
“No, e tu? Mi pare di si.” Disse marco con un tono di sfida.
“bè ti sbagli. Non c’è nessuna novità.”
“E allora mi spieghi da quando tu e silvio siete sempre insieme?”
“So andato a prenderla sotto casa perché non rispondeva al telefono. Se era addormentata. A furia de fa a cubista en discoteca” disse facendomi un sorrisetto di sfida, come se volesse confondere Marco, e a fargli dimenticare i suoi giusti presentimenti.
“Smettila ti prego, quei soldi mi servono se voglio campare.” Dissi cercando di apparire scocciata.
“Ragazzi, non mi pare il momento giusto per litigare. Dobbiamo restare uniti…” disse Giulia mentre addentava il cornetto.
“Oh, regà. Ma è possibile che il cornetto alle visciole non ce l’ha nessuno?”
“Silvio, piglia quello alla marmellata, che tanto è uguale.” Rispose viola scocciata.
Restammo seduti al bar per mezz’ora a parlare dei nostri poteri e di come utilizzarli. Nessuno ancora sapeva spiegare la paranormalità della nostra nuova vita. Solo Giulia riusciva a fare alcuni nessi logici, che subito risultavano infondati, e quindi dimenticati immediatamente.
 
Sono le otto della sera, per fortuna questa sera non vado a lavorare. Silvio come al solito è rimasto da me, non mi vuole lasciare sola. Eravamo seduti sul divano, la mia testa poggiava sul suo petto, mentre le sue braccia mi avvolgevamo riscaldandomi
“Questa sera quindi hai intenzione di rimanere qui?” chiesi io, fissandolo negli occhi.
“Che te do fastidio?” Mi chiese sorridendomi.
“No, tu non mi dai mai fastidio!” Gli sorrisi.
“Emily so che magari è presto è presto per dirlo, ma io credo di provare qualcosa per te”
Mi alzai dal suo petto, gli guardai gli occhi, gli sorrisi. “E che cosa provi?” gli chiesi
“Io credo di essermi innamorato di te.” Lessi nei suoi occhi la sincerità di quelle parole.
Mi avvicinai alle sue labbra, gli sfiorai la guancia con la mano. Iniziammo a baciarmi, lentamente mi fece sdraiare sul divano, mentre infilava le sue mani enormi nella mia camicetta sfiorandomi delicatamente il seno. Mi iniziò a baciare il collo, alternando a baci umidi a piccoli morsetti. Lui stava sopra di me, mi sfiorava delicatamente le anche. Si levò la maglietta, lanciandola lontano. Mi levai anche io la camicetta, appoggiandola per terra vicino al divano. Fu tutto molto magico i suoi sospiri, le sue parola sussurrate, il suo profumo…
 
Sto correndo in una strada in salita, in cima vedo il mostro, quel mostro senza faccia, che sembrava aspettare me. Dietro di me ancora i medici che mi inseguivano, correvano anche loro ma i loro occhi erano carichi di rabbia e di odio, la mia paura cresceva mano a mano. Raggiunsi la cima, tentai di affrontare il mostro, ma questo mi prese per la gola e mi sollevò, facevo fatica a respirare. Mi svegliai di soprassalto, ero completamente sudata, nuda, sul mio letto. Silvio di fianco a me. Accendo la luce, cerco di calmarmi senza svegliarlo. Ma iniziai a tremare, Silvio si svegliò lentamente, si sedette sul letto. Mi iniziò ad accarezzare, e a ripetermi più volte che era tutto finito. Mi sdraiai di nuovo sul suo petto, cercai di smettere di tremare. Era notte fonda, e per il resto della nottata rimasi sveglia per paura di rifare di nuovo quell’incubo, mentre Silvio cercava di rimanere sveglio con me, anche se si vedeva che a volte chiudeva gli occhi. Però non smetteva mai di abbracciarmi, accarezzandomi a volte il viso e la spalla nuda. Rimanemmo tutta la notte abbracciati, per dimenticare quell’incubo spaventoso. 

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Capitolo 10
*** una pura ***


Mi sveglio lentamente, al mio fianco c’è Silvio che sta giocando con i telefonino. Ormai si è trasferito da me, portando tutta la sua roba a casa mia. Da quando vivo con lui mi sento più tranquilla, i Sogni si presentano meno di frequente, anche se continuo a farli.
Silvio alza gli occhi dal telefonino e si accorge che ero sveglia a fissarlo:
“Buon giorno dormigliona!” mi disse baciandomi il naso.
“Buon giorno” dissi stiracchiandomi
“Questa notte non hai fatto incubi”
“no, perché c’eri tu!” gli dissi avvicinandomi e imprimendogli un dolce bacio sulle labbra.
Tutto soddisfatto mi sorrise, ma poi si fermò “Dobbiamo dire agli altri di noi due”. Rimango perplessa da questa sua affermazione, ma poi capì che era la cosa giusta. Così annuì, e ritornai a baciarlo.
 
È mezzo giorno, e ho organizzato un pranzo con gli altri a casa mia, per dire a tutti della relazione tra me e Claudio. Sono nervosa, non ho mai cucinato per così tante persone, e le poche volte che ho avuto a cena ospiti ho sempre ordinato la pizza.
Preparo una pasta veloce mentre silvio giocava indisturbato alla playstation. Dopo qualche minuto arrivarono tutti gli altri ragazzi: Marco, viola, Andrea e Giulia.
Tutti si siedono a tavola mentre viola mi aiuta a servire la pasta.
“Allora perché ci hai detto di venire qui?” chiese Andrea mentre divorava una forchettata di pasta
“In realtà vi abbiamo chiamati qui” disse silvio versandosi dell’acqua nel bicchiere.
“Lo sapevo!!! L’ho sempre saputo! In realtà l’avevo capito!!” disse viola tutta eccitata.
“Cosa?” chiese marco “Cosa avevi capito viola?”
“Emily e Silvio.. stanno insieme!!!” disse facendo piccoli applausi con le mani.
Andrea ci guardò in modo strano, sembrava anche lui felice per noi. Giulia continuava a mangiare indisturbata, mentre Marco ci fissava ancora un po’ provato.
“L’importante è che stiamo bene e che voi siate felici.” Disse marco mentre battè un colpo sulla mano si Silvio.
Rimasi stupita da questa sua reazione, credevo l’avrebbe presa male, e che sarebbe andato in escandescenza.
Appena finimmo di mangiare andai a lavare i piatti con l’aiuto di Viola, mentre gli altri si erano messi a giocare alla Play.
“Sono contenta per te e Silvio!” disse viola mentre mi porgeva un piatto. “devo ammettere che anche io e Andrea ultimamente andiamo molto d’accordo”
“In che senso? Vi state frequentando?”
“Più o meno!” mi rispose sorridendo.
“Viola, dobbiamo essere più uniti, se saremo uniti riusciremo a superare tutto.”
“Hai ragione. Questa sera lavori?”
“si, venite anche voi in discoteca questa sera?”
“Certo!” mi rispose sorridendomi.
Improvvisamente vidi Marco entrare in cucina. Si avvicinò al frigorifero con la scusa di dover prendere un bicchiere d’acqua. Viola si allontana capendo che mi voleva parlare.
“Allora stai con silvio…” mi disse Marco mentre reggeva in mano un bicchiere d’acqua.
“Si, sto bene con lui! È diverso da come appare.”
“bene! Sono contento per te. Te lo meriti. So quello che è successo ai tuoi genitori e a tuo fratello. Insomma, mi spiace. E adesso ti meriti un po’ di felicità!”
“Grazie Marco. Lo apprezzo molto.” Gli dissi sorridendogli e capendo che le sue parole erano vere.
 
È mezza notte e questa sera ballo sul cubo, odio questo lavoro, ma questo è il mio unico modo per vivere.
Silvio è vicino al bancone dal bar, mi fissa a volte mi sorride, come per dirmi che lui, nonostante tutto continua ad amarmi.
Vedo in lontananza una figura a me familiare, decido di scendere dal cubo. Devo avvicinarmi a lui. Mi accorgo che lui è lì come se mi stesse aspettando. Mi avvicino sempre di più a lui. Ad un tratto vedo la sua faccia, è la stessa dell’uomo dei miei sogni, uno dei quei medici. Mi spavento, corro indietro da Silvio, ma lui non c’è più. Ho paura, cerco di non panicare, mi giro, lo vedo avvicinarsi a me sempre di più. Capisco che è me che vuole. Corro fuori dalla discoteca, questa volta non è un sogno. Lo sento urlare verso di me “Emily, è inutile che scappi, sei circondata.”. ho sempre più paura, non voglio essere uccisa, non voglio!
Si avvicina a me ha una siringa, cerco di scappare, ma mi afferra per un braccio e mi infila quell’ago nella vena, sento girare la testa, cado a terra. Sento quello che dicono, ma non riesco a reagire né a dire nulla.
“Eccola, lei è una pura. Portiamola nel furgone, dobbiamo fargli delle prove”
Dopo queste parole, il buio.
 
Sento dei rumori, apro delicatamente gli occhi.. ma dove sono? 

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Capitolo 11
*** come una cavia ***


Apro gli occhi… ma dove sono?
Intorno a me carrelli medici, con bisturi e siringhe. Sono sola su un tavolo operatorio, legata come un cane. Mi sento male: ho paura, vorrei silvio accanto a me. Mi sento sola indifesa, come un anno fa, quando mio fratello morì, e mi lasciò senza niente e nessuno, dovendo affrontare tutte le difficoltà della vita.
Faccio forza sulle braccia, e finalmente riesco a slegarmi e ad uscire da quel posto. Girovago per i bui corridoi, senza una meta, non sapevo ciò che volevo cercare, volevo solo uscire da quel posto e tornare a casa. Guardo un orologio, erano le 5 del mattino. Il dolore alle gambe mi rallenta la camminata, ma raggiungo a stenti una porta, ci entro. Era un ufficio: le scartoffie invadevano tutta la scrivania, e ve ne erano molte altre nei cassetti. Tra le scartoffie noto una piccola agenda nera, era rovinata, si vedeva che il proprietario ne faceva il giusto uso. La apro. Nelle pagine alcuni appunti, e foto. Subito mi accorgo che alcune erano foto mie da piccola, e altre di mio fratello. Leggo la prima pagina del diario: “La pura ha solo pochi giorni, ancora non manifesta il suo potere, ma si sente la sua energia. Il fratello ha 2 anni e il suo potere si è già manifestato 3 volte, in modo confuso, facendo muovere gli oggetti e controllando gli agenti atmosferici.”
 
 Sento dei rumori, smetto di leggere e mi nascondo sotto il tavolo. Per fortuna non entra nessuno. Riprendo il diario e esco dalla porta controllando di avere il passaggio libero. Mentre camminavo sentivo le gambe tremare, e la paura salire. Mi nascosi in un angolo e ripensai alle parole di giulia: io sono una pura, possiedo tutti i poteri, posso quindi tele trasportarmi. Così chiudo gli occhi, mi concentro, penso a dove ero la sera prima, la discoteca, l’uscita posteriore. Mi concentro tantissimo al punto di farmi venire un dolore fortissimo alla testa. Riapro gli occhi: sono all’aperto. Mi guardo intorno: ce l’ho fatta! Sono al blackout! La discoteca è già deserta, non c’è nessuno, sola nel semibuio della mattina. Cerco di calmarmi e di alzarmi anche se le mie gambe non reggevano molto. Ero vestita come la sera prima, quella mini gonna con le gambe graffiate e sanguinanti e le mani piene di graffi.
Cerco di reggermi in piedi, e di ricordarmi la strada di casa. Cammino per quasi un’ora, fino a che non riesco a stenti a raggiungere casa mia. Citofono sperando che Silvio fossi lì, e non fosse tornato a casa sua. Nessuno risponde. Riprovo più volte a citofonare, ma improvvisamente mi sento chiamare alle mie spalle:
“Emily, Emily! Eccoti! Non ti trovavamo più! È tutta la notte che ti cerchiamo!” era viola, corse verso di me urlando.
Io non risposi la guardai dritto negli occhi, sentivo il sangue scorrermi dalle ferite. Non capivo più niente, volevo solo tornare a casa. In lontananza vidi anche Marco Silvio e Andrea con la faccia spaventata. Si avvicinarono a me, io iniziai a piangere, viola mi strinse.
 
Silvio aprì la porta e ci fece entrare, io barcollavo ma continuavo a reggermi in piedi. Appena entrata a casa mi sedetti sul divano, e Viola cercò il necessario per medicarmi.
Marco mi preparò un the, mentre Silvio mi aiutò a cambiarmi facendomi mettere dei vestiti più comodi e meno malandati. Andrea restava a guardare tutto quello che accadeva in silenzio, ogni tanto mi faceva delle domande, ma senza mai avere una risposta.
Appena mi ripresi iniziai a parlare, mentre sorseggiavo il the:
“Emily, cerca di spiegaci ciò che è successo.” Mi dice Viola continuando a medicarmi la mando ancora ricoperta di graffi
“Mi hanno presa, quei medici. Mi hanno portato in un ospedale dismesso, c’era tutto ciò che occorreva per operarmi o fare esperimenti. Era pieno di siringhe e bisturi. Mi avevano legata, alle gambe alle mani, ma sono riuscita a liberarmi….”
“Quindi questi segni viola sono i lacci con cui ti hanno legato?” mi chiese Andrea, indicando prima le caviglie e poi i polsi.
Annuì e poi aggiunsi “erano legati al lettino, anche se non saldamente. Forse mi avevano sedato, perché appena mi alzai feci fatica a camminare, e anche a muovermi.” Aggiunsi trattenendo le lacrime, mentre silvio mi accarezzava l’altra mano già disinfettata.
“Emily, cos’è quel diario che tenevi in mano?” mi chiese marco.
“Contiene notizie su di noi, su come abbiamo avuto i poteri e notizie su mio fratello…”
“Ovvero?” mi chiese Viola
“Mio fratello era un puro come me, e fu ucciso non da un overdose, ma da una sostanza che nell’autopsia è risultata come sostanza stupefacente. Forse era un veleno particolare. Mio fratello non si drogava, mio fratello era un puro come me, e io non l’ho mai capito. Pensavo che fosse strano per questo, ma invece…”
“Emily, tu non hai nessuna colpa” mi interruppe viola “questo è successo perché doveva succedere. Adesso è tutto finito, non succederà più niente. L’importante è che non ci vengano a cercare più, ma credo proprio che per un po’ avremo la meglio.”
“Ragazzi, che ne dite di partire, andiamo via, per un po’. Dobbiamo cambiare aria.” Disse Silvio pieno di entusiasmo.
“Silvio, tu pensi solo a divertirti. Non hai altro per la testa?” rispose marco un po’ scocciato.
“Penso che silvio abbia ragione,” disse viola “dobbiamo fare qualcosa insieme, e poi abbiamo bisogno di cambiare aria, anche per ridurre la possibilità che ci trovino.”
Io annuisco, mezza addormentata, ma contenta della decisione appena presa.
 
Improvvisamente suona il campanello: era Giulia, era anche lei preoccupata della mia sparizione. Si sedette vicino a me e mi abbracciò. Restammo insieme tutta la giornata a decidere la meta del nostro viaggio, finalmente la trovammo: la Puglia, il sole e il mare sarebbero state le uniche cose che avremmo visto per quel mese, nient’altro solo quello…..
 
 
Angolo dell’autrice:
heilà! Dopo molto tempo (tipo tantissimo) mi metto di nuovo a scrivere e a sfogare tutta la mia creatività. Spero vi sia piaciuto, se volete potete darmi un parere, lasciando un commento/recensione. Grazie di averlo letto, e ci vediamo al prossimo capitolo! Ciauuu :)

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Capitolo 12
*** piccoli imprevisti ***


“Amore svegliati” sussurro a Silvio. Erano le nove di mattina, e saremmo dovuti partire da lì a mezz’ora.
Silvio si svegliò lentamente, mi diete un piccolo bacio sulla guancia e corse in bagno a cambiarsi. Viola era in salotto ad aspettarci, mentre gli altri erano andati a prendere una delle due macchine con cui saremmo andati al mare.
“Allora siamo d’accordo: io te e silvio con la tua macchina, gli altri con quella di marco.”
“Si… certo” risposi con la testa fra le nuvole.
“Emily, stai ancora pensando a quello che è successo due settimane fa? Dai è tutto finito.”
“No, in realtà… c’è altro.”
“Te e silvio non state più insieme?? Nemmeno 3 mesi è durata!”
“No, no. Tra noi è tutto apposto. Ieri sera mi sono accorta di avere un ritardo” risposi tutto d’un fiato.
“Quel tipo di ritardo?” mi chiese viola sotto voce. Io annuì velocemente.
Proprio in quel momento uscì silvio dal bagno per fortuna non aveva sentito nulla:
“Amore, che porto via? Il costume quello rosso o quello blu? O forse è meglio se porto tutti e due.”
“Ma avevi finito ieri sera la valigia! a momenti è più grossa della mia!” risposi a silvio sorridendogli.
“Vabbè…. Allora che porto?”
“Portali tutti e due silvio… ma ti prego chiudi quella maledetta valigia.” Disse viola ridendo.
Appena Silvio si richiuse in camera, Viola mi fissò con aria seria e poi mi disse sussurrando: “Ma voi la conoscevate l’esistenza degli anticoncezionali?” mi misi a ridere a questa sua domanda e non riuscì a rispondere anche per colpa delle sue facce, Molto ridicole.
 
Siamo in viaggio, manca poco più di mezz’ora, continuo a ripensare a ritardo, silvio è in macchina con Marco e giulia, visto che ha dato il cambio a Marco ormai stanco, mentre viola guida al posto mio, dopo la notizia della mia possibile gravidanza. Andrea dorme dietro di noi, mentre noi davanti continuiamo a chiacchierare.
“Emily, come stai? Mi pari pallida. Vuoi che avverto gli altri che mi fermo?”
“Viò, ho la nausea, ma ho sempre sofferto il mal d’auto, quindi tranquilla, è normale.”
“Si, certo, comunque guarda nella borsa che ti ho preso!” disse tutta emozionata
Mi giro e prendo la borsa, la apro, e ci trovo il test, nuovo integro, pronto per essere fatto.
“Viola, è sicuramente lo stress, una cosa da niente. Ti prego butta sto coso prima che pensino male” risposi richiudendo la borsa. Lei mi guardò male e continuò a guidare.
 
Finalmente siamo arrivati a sa, una casa fantastica vicino al mare, così vicino che potevo sfiorarlo con un dito. La nausea è aumentata così mi distesi sul divano sperando che mi sarebbe passata. Ma non andò così. Entravo e uscivo dal bagno come un soldatino, non mangiai nulla. E solo verso sera mi iniziai a sentire meglio.
Sono distesa sul letto, Silvio è accanto a me, che mi accarezza la guancia. Viola entra all’improvviso:
“Silvio, tu non devi andare a farti un giro?” chiese viola mentre mi guardava.
“No, ma che voi?” rispose Silvio scocciato
“Dai silvio, viola ed io vogliamo fare quattro chiacchere da donna.” Risposi io dandogli un piccolo bacio sulle labbra.
“vabbè. Questa è la prima e ultima volta però…” disse uscendo dalla camera e lasciandoci da sole
“lo hai portato?” chiesi
“si,” disse viola allungando la mano verso di me con il test di gravidanza “forza corri in bagno.”
Così feci. Pochi minuti dopo uscì dal bagno con quello stick in mano. E lo porsi a Viola. Non ne volevo sapere, avevo paura di quel risultato, di quel che sarebbe successo da quel momento.
“Allora?” disse viola senza prendere il test
“Non lo so. Non ho il coraggio di guardare. Non credo di farcela.” Le risposi
“Ok, dammi a me.. ci penso io” Viola prese il test e lo osservò per qualche secondo. E poi aggiunse “A me sembra doppia, guardaci tu.”
Vidi il test, c’erano due linee. Guardai il foglietto delle istruzioni, lo rileggo molte volte. Poi capisco tutto: ero incintaverrà fuori tutto attaccato. Per istruzioni guardate il riquadro azzurro affianco e se non sapete cos'è l'html, utilizzate la prima delle due opzioni, l'editor di EFP.

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Capitolo 13
*** NOI ***


“Buon giorno dormigliona” sento la voce di Silvio provenire da dietro le mie spalle. Mi giro lentamente, lo guardo negli occhi.
“Buon giorno Amore” gli rispondo stiracchiandomi.
“Siamo a casa solo io te e marco. Andrea e Viola sono andati a fare la spesa. Giulia…. Boh… che ne so.”
“Sei sempre il solito…” gli rispondo dandogli un bacio sulle labbra. Ancora non sa niente. Non sa che eri sera ho scoperto di aspettare un bambino, non sa nulla.
Penso che sia ora che lui lo sappia, così mi siedo sul letto e incrocio le gambe. Lo guardo fisso negli occhi, cerco di non farmi prendere dal panico e tutt’un fiato gli dico: “Silvio, io e te dobbiamo parlare.”
Silvio mi fissa, non capisce. “Ho sbagliato a dire o fare qualcosa?” mi chiese quasi dispiaciuto. Non l’avevo mai visto così indifeso, così impaurito.
“Silvio, aspettiamo un bambino.” Dissi trattenendo un respiro, senza esitare.
“Ne sei sicura? Cioè non è solo un presentimento. Insomma, hai fatto il test?”
Io annuì velocemente. Vedendolo incredulo, presi il test che avevo accuratamente nascosto la sera prima e glielo mostrai.
Silvio rimase immobile a fissare quel test positivo. Poi mi guardò in faccia e mi sorrise, feci lo stesso anche io.
“Non so che dire Emily, mi devi dare un po’ di tempo.” Detto questo si alzo, prese la giacca e uscì di casa. Rimasi in silenzio seduta sul letto, pietrificata dalle sue parole. Aveva bisogno di tempo? E io di che cosa avrei bisogno?
 
Esco piano dalla stanza, sul divano c’era Marco, guardava la televisione. Andai in cucina, presi la prima cosa che mi sembrava commestibile e la mangiai. Tornai in sala. Mi siedo di fianco a marco, mentre continuo a sgranocchiare una barretta ai cereali.
“Buon giorno, comunque” mi disse marco sorridendomi
“Non è per niente un buon giorno.” Risposi io mentre finivo la mia barretta.
“Hai litigato con Silvio? L’ho visto uscire velocemente di casa?”
“Mi infastidisci. Smettila!” risposi seccata dalle sue domande.
Viola entrò dalla porta, era piena di buste, Andrea invece portava una cassa d’acqua.
“Viola ti aiuto. Dammi qualche borsa.” Le corsi in contro premurosa.
“No, lascia stare. Forse è meglio se mi aiuta marco.” Disse facendomi l’occhiolino.
Marco si alzò sbuffando, e prese qualche borsa appoggiandola sul tavolo, poi tornò a sedersi sul divano dove intanto si era aggiunto Andrea.
“Andrea, ma una mano?! No???” dissi io, mentre toglievo gli oggetti dalle borse.
“hai presente di cosa voglia dire andare a fare la spesa con Viola?” Rispose lui ironizzando.
“Va bene dai… Sei esonerato per questa volta.” Gli dissi sorridendo. Lui ricambiò il sorriso.
“Allora? Come ti senti oggi?” mi chiese viola sotto voce.
“Uno schifo...” dissi abbassando gli occhi “L’ho detto a silvio questa mattina. E lui non ha reagito bene”
“Senti, ti ho comprato un altro test. Così te lo fai e siamo sicuri al 100%”
“Ma Andrea? Ti ha visto?”
“Tranquilla. Ora corri in bagno”
Andai in bagno e feci un'altra volta quel test.
 
La clessidra girava nel piccolissimo schermo del test, dopo qualche secondo apparse il risultato “incinta 2-3”. Uscì dal bagno e andai in cucina da Viola.
“è positivo.” Sussurrai porgendogli il test.
“E ora?” mi chiese viola.
Proprio dopo questa domanda rientrò silvio in casa. Viola mi guardò in faccia, e mi sorrise.
“Emily, io vado a mettere in ordine la carta igienica in bagno.” Mi disse mentre io scuotevo la testa supplicandole di restare. Silvio entro in cucina e si avvicinò a me, aveva un pacchetto regalo in mano, “ecco è per te” mi disse porgendomelo.
“Perché? Che significa?” chiesi confusa
“Aprilo e basta.” Mi disse scocciato.
Aprì quel regalo: c’era dentro un bavaglino con la stampa di spiderman.
“Sai, pensavo, se io c’ho i super poteri e pure tu ce li hai… bè il bambino sarà sicuramente spiderman!” mi sorrise. Ma poi aggiunse “ti prego, però dimmi che vuoi questo bambino quanto lo voglio io.”
Lo abbracciai fortissimo, ero felice. Finalmente avrei potuto avere la famiglia che mi era stata rubata. Una famiglia tutta mia. Finalmente mi sentivo completa. 

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