Eternity - Eternità

di Yuki Kiryukan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Quel Ritorno Tanto Atteso ***
Capitolo 3: *** Nuova sede; Nuovi membri; Vecchi amici ***
Capitolo 4: *** Il Discorso del Capo ***
Capitolo 5: *** Tensioni Interne ***
Capitolo 6: *** Intrecci - Prima Parte ***
Capitolo 7: *** Intrecci - Seconda Parte ***
Capitolo 8: *** Intrecci - Terza Parte ***
Capitolo 9: *** Dall'altra parte ***
Capitolo 10: *** Il mostro dentro ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Carissimi lettori, miei adorati!!!
Yuki è tornata! XD  Oggi, 20 Aprile, siamo pronti per cominciare un nuovo percorso con Eternity, l'ultima serie dopo Awakening e Rebirth! *^*
Mamma mia, mi fa strano solo a sentirlo! XD
Parlando della storia...... ho scritto questo prologo con un po' di difficoltà... spero che il risultato finale vi piaccia! >.<''  
Come sempre, ho un'ansia pazzesca quindi aspetto che mi diciate cosa ne pensate!!
Per gli aggornamento credo che almeno per il momento saranno settimanali! Lo so, è un po' tantino rispetto a come postavo prima, ma non credo di riuscire prima! :(
Colgo l'occasione per fare degli auguri di cuore alla mia amica ANNA che oggi compie 19 anni! *----------------*
E anche alla mia amica Federica che oggi è allegramente partita per la Grecia! *^* Fai buone vacanze tesoro! :D
Inoltre voglio ringraziare DarkVisions! Anche se non ho potuto risponderti il tuo messaggio mi ha fatto molto molto paicere!!! :D
Che dire? Vi lascio alla lettura del prologo della terza serie!!!
Come sempre un bacione a tutti voi!
Yuki!
 
 
 
 
 
                                     

                 

 

                                                 Prologo 

 
 
 
 



Nashville - Tennessee
 
 
 


Jean Stain era in attesa. 

Non era da lui aspettare e solitamente era una persona di scarsa pazienza, ma quella era un'occasione particolare.

Rafforzò la presa sulle stampelle e si poggiò al ripiano di metallo del suo laboratorio privato. Era passato poco più di un mese dall'ultimo attacco e la sua ferita ancora gli procurava dei fastidi. 

La ferita che gli aveva inferto Rebecca.

Sua figlia.

Probabilmente era da masochisti, ma portava quella cicatrice sul fianco come una specie di trofeo.

Rebecca poteva odiarlo, disprezzarlo, allontanarlo quanto voleva, ma quella ferita testimoniava che, in modo o nell'altro, avesse ormai accettato il fatto di essere sua figlia. 

Ma quello era solo il primo passo. Presto, l'avrebbe amato. Senza ombra di dubbio.

Si ridestò quando sentii la porta scorrevole aprirsi. Adam e Ray lo raggiunsero. Il primo aveva un ghigno stampato sul volto, il secondo appariva serio ed imperturbabile, come al solito. 

  << Sono arrivati, Padre >> annunciò Adam. La sua voce era densa d'attesa. 

Jean fece alcuni passi avanti, aiutandosi con le stampelle  << Molto bene. Fateli entrare >>

Ray fece qualche passo indietro, si poggiò allo stupite della porta e rivolse qualche parola ai suoi ospiti. 

Dopo pochi secondi quattro persone fecero il loro ingresso. Erano tre uomini ed una donna. 

I due uomini alla testa del gruppo avanzarono a passo svelto, testimoniando dal portamento deciso, la loro leadership. 

  << Albert. Frank. Mi fa piacere rivedervi >> li accolse Jean, tendendo la mano libera ai due scienziati, suoi fedeli aiutanti. 

Il primo gli sorrise, stringendogliela energicamente  << Jean. Sono diversi anni ormai che non ci vediamo >> fissò le stampelle  << Non sei proprio in forma, eh? >> 

Albert Andrews era un uomo sui quaranta, capelli sale e pepe, occhi verdi e una barba a contornargli il mento.

Jean stirò le labbra  << Essere un padre non è sempre una passeggiata >> rispose rimanendo vago.

  << Ah, lo so molto bene >>

Anche Frank Albam li raggiunse, depositando un'amichevole pacca sulla spalla di Stain  << Beh, adesso siamo tornati noi ad aiutarti. Come ai vecchi tempi >>

I suoi occhi verde palude si assottigliarono  << Piuttosto, perché non ci dici il motivo per cui ci hai chiamati così all'improvviso? Devo ammettere che mi hai destato una certa curiosità... >>  

  << Prima di questo... >> Jean si sistemò gli occhiali sul viso  << Siete riusciti a fare quanto vi avevo chiesto? >>

I due scienziati si scambiarono un'occhiata d'intesa e annuirono simultaneamente. 

  << Siamo stati proprio bravi >> sorrise Albert  << Credo proprio che sarai fiero di noi >>

Si voltò verso il ragazzo e la ragazza che fino a quel momento erano rimasti in disparte, a qualche metro da loro  << Josh e Stephanie sono due miei fidati assistenti >> spiegò, poi si rivolse loro dicendo:  << Li avete disposti dove vi avevo detto? >>

Il ragazzo annuì  << Sì >>

Lo scienziato rise  << Bene. Prego, Jean. Lascia che ti presenti i tuoi nuovi figli >> aggiunse, indicandogli una delle porte secondarie  << Mi sono permesso di farli accomodare, spero non ti dispiaccia >> 

Jean fece un accomodante cenno del capo, per nulla infastidito da quella libertà. Seguì i due nel corridoio fino ad arrivare ad un'ampia stanza chiusa, che mostrava il suo interno da un grande vetro unidirezionale. 

  << Ecco >> sorrise Albert indicandogli con una mano i ragazzi che ne erano all'interno. 

Alcuni seduti attorno ad un tavolo circolare, altri in piedi. Jean li contò velocemente: erano una decina. Sei femmine e quattro maschi. 

  << Vi siete proprio impegnati, eh? >>  li stuzzicò alla fine, sinceramente colpito.

Frank alzò le spalle  << Beh, tu ci hai dato l'onore di integrarci nel progetto Chimera... >>  fece qualche passo avanti  << Guarda pure i tuoi nuovi esemplari >>

Cominciò indicando il primo ragazzo sulla destra  << Matricola F-09. Sedici anni ed è originario di Canterbury, Inghilterra >> 

Era in piedi, schiena contro il muro e braccia conserte. Aveva i capelli mossi color cioccolato e gli occhi cerulei. Dimostrava di più dell'età anagrafica. Alto e possente, il volto quadrato, mascella contratta. Uno sguardo segnato; quello di chi ha già visto tutto nella vita.

  << Era un mendicante e l'ho raccolto dalla strada >> concluse Frank, poi passò ad una ragazza dai cortissimi capelli rosso-ramati, seduta  << Matricola F-10. Lei e la matricola  F-15... >> indicò dal vetro, anche il ragazzo che le stava di fianco, con i capelli color fieno e occhi scuri  << ... sono originari di Washington. Diciotto e vent'anni. Non ti disturberà sapere che li ho salvati dall'ergastolo, vero? >>

Jean sussultò impercettibilmente. 

Ergastolo...?

Si sarebbe fatto dare i dettagli da Frank in seguito  << Basta che non avremmo problemi con la legge >> 

Lui sorrise   << No di certo >>  poi indicò un' altra ragazza. Aveva la pelle olivastra, penetranti occhi verdi e lunghi ricci corvini. Stava parlottando con il la Matricola F-09   << Matricola F-12.  Diciannove anni. Ha provocato un'incendio che ha bruciato la sua casa. Lei è l'unica sopravvissuta >>

Additò il vetro in direzione di una ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi grigi. La pelle era pallida, come porcellana. Lo sguardo truce e freddo. Era in piedi, immobile.   << Matricola F-14. Diciassette anni. Viene dalla Russia. Ha vissuto in una Kommunalka ma quando l'ho incontrata era una ladra di San Pietroburgo >>

Jean si massaggiò il mento  << Bene... sono una vasta gamma, molto più di quando mi sarei aspettato. Come dire, sono colpito >>

Albert e Frank erano suoi seguaci e avevano seguito alla lettera le sue regole. Avevano raccolto i reietti della società e li avevano portati da lui.

  << Adesso ti presento i miei >> si intromise Albert, indicandogli un ragazzo dalla carnagione scura, i capelli corvini e profondi occhi azzurro oceano.  Un piercing sul sopracciglio sinistro << Matricola A-11. Diciotto anni. Viene dal Brasile. Era uno dei tanti ragazzi soldato >>

Passò alla ragazzina bionda vicino a lui  << Matricola A-16  >> la presentò  << Ha quattordici anni, svedese. L'ho salvata da un'ospedale psichiatrico su cui ci sarebbe molto da dire... >> 

Gli mostrò un ragazzo dai capelli castani lunghi fino alle spalle e occhi ambrati  << Matricola A-20. Ha diciotto anni >>  fece un sospiro  << Quando l'ho incontrato era già vinto dalla vita e l'ho salvato appena in tempo dal suicidio. Diventare un Chimero è davvero la sua ultima alternativa >>

Lo scienziato passò oltre, indicandogli una ragazza dai folti capelli rossi, occhi di un bel verde acceso e una spruzzata di lentiggini sulle guance rosee. Aveva un piercing al naso e uno sul labbro inferiore  << Matricola A-22 Diciannove anni. Proviene da Manhattan; puoi facilmente immaginare la sua storia >>

Alla fine, indicò l'ultima ragazza, picchiettando il dito sul vetro quasi con contentezza. Aveva lunghi capelli castani e occhi color acqua marina. Nonostante i lineamenti delicati e angelici del volto, la sua espressione era dura e spietata.

  << E lei è la Matricola  A-18. Diciassette anni. Viene da Dakota >>

Jean lo fissò e non poté evitare un certa nota di enfasi nella voce del collega << E' delle tue parti >> constatò solo.

Albert si limitò a rivolgergli un sorriso carico di sottintesi che non riuscì a captare.  << Ti stupiresti di quanto possiamo essere legati >>

  << Che intendi? >>

Il suo ghigno si allargò  << E' mia figlia >>

Jean sobbalzò impercettibilmente e perse la sua maschera impassibile << Tua figlia? >> 

L'altro annuì  << Sembri sconvolto >>

  << Non sapevo avessi una figlia >>  si difese  << Poi non immaginavo avresti coinvolto anche lei nel progetto >>

  << Oh, è un onore per me renderla un essere superiore e allo stesso tempo aiutarti negli esperimenti >> rispose l'altro, con cieca ammirazione  << La affido alle tue abili mani, Jean >>

Lui stirò le labbra. 

Un'altro padre che faceva della figlia il soggetto di un esperimento... cosa gli ricordava?

Ah si, lui.

  << Ne sei convinto? >> chiese, per una scrupolosità che non aveva mai avuto.

  << Perché me lo chiedi? >> fece Albert, per la prima volta perdendo il suo inesauribile sorriso  << E' della Chimera che si parla >>

Già, la Chimera... l'essere perfetto. Il suo orgoglio. Ciò che avrebbe reso eterno il ricordo di Rosalie.

Chissà perché però, da quando aveva appreso che Rebecca era sua figlia, tutto il resto aveva come perso significato.

Ciò non era da lui. Non era affatto da lui.

Alla fine, si sforzò di sorridere  << Hai ragione. Sono onorato della tua fiducia >>

  << Oh, chi se non tu la meriti? >>

Frank si intromise nella scena dicendo:  << Esatto, Jean. E' per questo che tutti noi coi sentiamo disposti ad affidarti anche i nostri figli >>

Albert lo fissò  << E' vero... se non mi sbaglio, anche tua figlia è una Chimero, Frank >>

Lui rise e guardò Jean  << Allora, come se la passa la piccola Misabelle? >> chiese, senza mostrare sincera preoccupazione  << Non l'ho ancora vista in giro >>

Quest'ultimo si irrigidì. Non aveva ancora affrontato il discorso del tradimento di alcuni dei suoi figli.  Era una faccenda spinosa, nella quale nemmeno lui voleva addentrarsi, se non i casi estremamente necessari. 

Aveva conosciuto Frank molti anni prima quando, dopo aver fatto perdere le sue traccie in seguito alla morte di Rosalie, aveva svolto degli occasionali lavori presso piccoli laboratori di ricerca. 

Era stato un suo collega per un breve periodo di tempo, ma abbastanza per apprendere informazioni sul progetto Chimera.

Ne era rimasto così estasiato che era arrivato al punto di vendergli sua figlia , in cambio di collaborare con lui nell'esperimento. 

E poiché, in quel periodo, Jean necessitava di volontari su cui testare il suo essere, non ebbe nulla in contrario a far diventare Misabelle una Chimero. 

Solo che adesso...

  << La piccola Misa ha scelto la sua strada, alla fine >> rispose dopo attimi di silenzio << Non ho ancora avuto modo di dirvelo, ma cinque dei miei ex-figli hanno deciso di voltarmi le spalle >> strinse con forza  la mascella  << Tradendomi senza riguardi >>

L'espressione sul volto dei due tradì che erano sconvolti. 

  << Com'è potuto accadere? >> esalò Frank.

Jean non rispose, benché uno solo nome gli balenò in mente: Rebecca.

Zach aveva preferito votare la sua vita a lei, piuttosto che restargli fedele. Stessa cosa aveva fatto Misa dopo di lui. 
Ryan, Dean ed Eleanor erano stati troppo deboli invece, vinti dalle proprie, futili  e sciocche infatuazioni.

  << Non mi importa del motivo >> rispose alla fine  << Ma pagheranno per questo affronto. Non sono più degni di essere chiamati "Chimeri". La loro stessa esistenza è un insulto per me. Mi scherniscono con ogni respiro che esalano. Non posso perdonarli >>

Albert annuì  << Concordo. Non possono essere lasciati vivere >>

Frank invece fece un sorriso amaro  << Mph, l'ho sempre detto: Misabelle è proprio una bambina cattiva. Dovrò darle una bella punizione quando la rivedrò >>

Jean affilò lo sguardo  << Posso contare sulla fedeltà delle vostre reclute? >>

Entrambi gli scienziati annuirono ed Albert disse:  << Sono veramente degli scarti umani. Venderebbero persino la propria madre pur di riscattarsi. Tu rappresenti la loro occasione. Non ri tradirebbero mai >> 

Stain fu soddisfatto della risposta   << Molto bene.  Vi sono molto grato per il vostro operato. Adesso, dovremmo passare all'impianto della Chimera e sarà tutto perfetto >>

Detto ciò, si incamminò in direzione della porta, la aprì con decisione e vi entrò. Scese il silenzio più assoluto e tutti gli sguardi dei ragazzi si posarono sulla sua persona.

Fece un respiro profondo   << Sono Jean Stain e da oggi sarò il vostro nuovo Padre >> si presentò, secco, e dritto al punto  << "Padre" perché vi farò dono di una vita nuova. Una vita da Chimeri. Ma su questo, vi avranno già preparati più che sufficientemente i miei soci >>

Prese fiato e continuò: <<  A me non interessa il vostro passato o chi eravate prima di arrivare qui. Mi importa soltanto del presente. E adesso voi siete qui, pronti a risorgere ad una vita nuova; a persone nuove >> fece qualche altro passo avanti   << Come "figli", mi dovete cieca fedeltà e obbedienza. Non ci sarà da obbiettare ad un ordine che io vi comanderò >>

Alcuni annuirono, altri restarono in silenzio. 

Jean si strinse le spalle; tutto sommato, non aveva di che lamentarsi.  Frank e Albert avevano fatto un ottimo lavoro. Migliore di quanto si sarebbe mai aspettato. 

  << Adam. Ray >> chiamò alla fine, e i due apparvero alle sue spalle  << Guidate i vostri nuovi compagni per l'edificio, preparateli e orientateli sul da farsi >> assottigliò lo sguardo  << Sarete voi i nuovi leader, adesso >>

Una fitta gli morse la bocca dello stomaco, mentre guardava i suoi nuovi "figli" uscire in un religioso silenzio.

Leader... prima era Zach il capo indiscusso. Non aveva mai dubitato di lui e aveva sempre svolto un'eccellente operato.

Poi, tutto era cambiato, tanto che aveva faticato nel riconoscerlo. Per ironia della sorte, il primo dei suoi figli Chimeri gli era stato portato via dalla sua vera figlia. 

Mah, ormai non aveva più importanza. Nulla aveva più significato.

Zach, così come gli altri, era diventato un traditore da giustiziare. Nulla di più, nulla di meno.

C'erano cose più importanti alle quali pensare.m Avrebbe usufruito di quei nuovi "figli" per portare a termine l'unica cosa della quale gli importasse davvero: riavere indietro la sua vera figlia.

In qualunque modo. Con qualunque mezzo. 

A discapito di qualunque vita.

Quella guerra, l'avrebbe vinta lui e soltanto lui.
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 2
*** Quel Ritorno Tanto Atteso ***


Carissimi!!!!! :D
Perdonate l'assurdo ritardo, il lupo perde il pelo ma non il vizio a quanto pare!! >______<  peccato che la scuola mi tenga in pugno; avvicinandosi la fine si sono tutti ricordati che hanno bisogno di voti e mi stanno uccidendo!!! :(
Pensavo di aggiornare prima ma non ce l'ho fatta, scusatemi tantissimo!!!! Spero davvero di riuscire ad essere più puntuale in futuro!
Passiamo al capitolo adesso.... intanto un ringraziamento grandissimo va a tutti voi che avete recensito il prologo e sopratutto che avete messo la storia tra le preferite già da adesso!! *_____________* Sono onorata di vedere che Eternity è già entrata nella classifica delle storie più popolari ed è solo grazie a voi!!!  ma dico, volete farmi morire di felicità?? XD

Vi ringrazio dal profondo del cuore per la vostra fiducia! Spero di riuscire sempre a ripagarla!!! <3 <3
Il questo primo capitolo assisteremo ad una Rebecca un po' cambiata.dopo tutto quello che le è successo in Rebirth... fatemi sapere che ne pensate! ;) Spero di non deludervi! >.<''
Un bacione a tutti, prometto che proverò ad essere più puntuale!!!
Yuki!

 
 
 
 
 
 
 
 

                                      Quel Ritorno Tanto Atteso 

 
 
 
 
 



Dallas non era cambiata per niente da come la ricordavo. 

Era talmente uguale che quando vi rientrammo non sembrava passato che un giorno. 

Eravamo ancora in macchina ed io abbassai il finestrino per respirare l'aria di casa. Una brezza leggera mi scompigliò i capelli e mi sentii un po' meglio.

Un po' meno pesante.

Il parco pubblico, i quartieri trafficati, la mia vecchia scuola... Passammo persino davanti quel cimitero dov'era avvenuto il mio primo incontro-sconto con Ryan.

Le persone passeggiavano frettolose, chi rideva, chi scherzava. In quel momento, mi fecero quasi pena: erano così ignare...

Ignare di tutto.

  << Come ti senti? Ti era mancata Dallas? >> chiese Kyle al mio fianco con un sorriso complice. 

Strinsi le labbra e spostai lo sguardo dalla città a lui. Lo trovai con un'espressione distesa e del tutto rilassata, reduce del sonno con cui aveva ingannato il tempo del viaggio.

  << Un po' >> ammisi, ma forse quella non era la completa verità.

Il fatto era che Dallas era il luogo in cui avevo conosciuto Zach. 

Per quanto mi ostinassi a non pensarci, a mostrarmi indifferente, ovunque voltassi lo sguardo venivo assalita dai ricordi. 

Il nostro primo incontro nel cortile scolastico, quello in città, la radura diventata la nostra complice più fidata...

Semplicemente... Dallas era Zach. 

Come potevo rimanere lì con tutto quello che era successo negli ultimi mesi? 

"Beh, Dallas è anche il luogo in cui hai conosciuto Kyle, se ci pensi"  mi fece notare la voce nella mia testa, e la odiai per quella puntualizzazione. 

"Rebecca... Hudson ha avuto la sua opportunità. Ne ha avute anche più di una! E le ha sprecate tutte. Adesso è il mio turno. Sono sicuro che finirai con l'amarmi ancor più quanto hai amato lui! Dammi solo... una possibilità! Me la merito..."

Non c'era bisogno che me lo ricordasse, dannazione! 

  << E' normale! Dopotutto a Dallas sono successe così tante cose! >> intervenne Amy, che viaggiava nella nostra stessa auto. 

La guardai riconoscente e sorrisi. Lei era davvero il mio salvagente nella tempesta. Se non ci fosse stata...

Ripensando che avevo creduto di perderla davvero mi sentivo ancora male.

I precedenti erano stati indubbiamente i mesi più brutti della mia vita. Per un'infinità di motivi sui quali non volevo soffermarmi a pensare. 

  << Ormai siamo arrivati, per fortuna che questo tentativo è andato bene >> scherzò Kyle, portandosi all'indietro i capelli. 

Quella battuta mi urtò. Era chiaro il riferimento alla nostra prima partenza per rientrare a Dallas... che era stata un completo fallimento per colpa sua. 

Di quell'uomo.

  << Non scherzare su queste cose! >> lo ripresi  << Molti dei nostri agenti sono morti in quell'esplosione, lo sai o no? >> 

Ripensai a George, in bilico tra la vita e la morte e rabbrividii. Aveva rischiato davvero tanto e mi tremavano le gambe solo al suo ricordo, inerme in quel letto bianco. 

Poi... ero ancora scioccata dal fatto che fosse rimasto sulla sedia a rotelle. Durante l'incidente, la sua spina dorsale era stata irrimediabilmente danneggiata e aveva finto col perdere l'uso delle gambe. 

Ero rimasta più traumatizzata io che lui, perché mi aveva abbracciata con un sorriso e sussurrato che andava tutto bene, poteva accettare tutto, purché fosse vivo e al mio fianco. 

  << Fallo almeno per rispetto nei confronti di Richard >> continuai, abbassando gli occhi  << ....E per il dolore di Kim >> 

Già. Tralasciando tutte le perdite che avevamo avuto, tutti gli altri feriti si erano ormai ripresi, seppur con diverse difficoltà. 

L'unico che ancora gravava in condizioni sulle quali nessuno, nemmeno l'equipe medica di Julia, poteva pronunciarsi, era Richard. 

Le sue condizioni erano le più gravi di tutti, ed era caduto in un coma dal quale non si era ancora risvegliato. 

Kim poi... non c'era giorno che non piangesse. Era una ragazza forte ed era attenta a non farsi mai cogliere in simili momenti di debolezza, ma io potevo percepire il suo dolore, e le lacrime del suo cuore.

Kyle abbassò la testa con l'aria di un ladro colto in fragrante  << Già... Scusa >> farfugliò. 

Sospirai, affossando nel sedile   << Non è certo con me che devi scusarti >>

  << Hanno detto che nella nostra sede a Dallas le attrezzature mediche erano più all'avanguardia... per questo lo stanno portando con noi >> intervenne Amy con aria pensierosa  << Anche perché, se fosse rimasto a Wisconsin, Kim non si sarebbe certamente allontanata da lui >>

Sorrisi lievemente  << Già >>

  << Voi dite? >> fece Kyle con una smorfia  << Kim sembra presa anche da quel Chimero >>

A quella parola il mio corpo di irrigidì e smisi di respirare. Merda... non potevo avere simili reazioni ogni volta che venivano nominati!

  << Rebecca,  hai davvero intenzione di trattarli come dei nostri? >> m'incalzò il moro  << Accetterai semplicemente quei Chimeri? >> 

Inizialmente non risposi. Senza che potessi evitarlo, voltai la testa e fissai il camion dietro la nostra auto sul quale viaggiavano, scortati da guardie, i cinque Chimeri nostri... alleati? 

Si potevano definire così? Su Misa non avevo perplessità, cominciavo a fidarmi anche di Eleanor... ma su Dean ero abbastanza incerta.

Zach e Ryan invece... 

Nemmeno su loro avevo dubbi. Mi era difficile però abituarmi alla loro presenza. Quando li guardavo negli occhi venivo assalita solo dai brutti ricordi. 

Ma ormai ero cambiata. Non ero più la vecchia Rebecca, debole ed insicura, che non sapeva prendere una decisione senza appoggiarsi necessariamente agli altri. Non ero più l'ultima ruota del carro, bisognosa del conforto altrui o di qualcuno che asciugasse le sue lacrime.

Io non avrei più pianto. Ero il capo dello Scudo Rosso e lo avrei dimostrato, a Dallas ancor più di quanto ero riuscita a fare a Wisconsin. 

Paradossalmente, se c'era qualcuno che dovevo ringraziare per quel mio cambiamento, era proprio Zach.

Era stato lui a far maturare quella nuova Rebecca. 

La stessa Rebecca che l'aveva respinto.

  << Sì >> dissi infine, decisa.

  << Ma perché? >> insistette Kyle  << E' forse perché ci sono utili? Sono le loro informazioni che ci servono? >>

Certo che no. Mi credeva una persona così stratega e calcolatrice?  << Non si tratta di quello >>

  << E di cosa allora? >>

Era una mossa saggia rivelare che c'era del valore affettivo che mi legava a loro?

Non solo Zach, ma Ryan, Misa... 

Forse era da pazzi, ma vedevo in quei cinque Chimeri, che tutti tranne alcuni eccezioni reputavano veri e propri "mostri", umanità.

A volte la vedevo più in loro che in altri. Avevo forse qualcosa che non andava? 

  << Oh insomma! Bechy è il capo e se ha deciso così, vuol dire che è giusto >> la fece breve Amy con un'alzata di spalle. Poi mi guardò e mi strizzò l'occhio  << No? >> 

Le rivolsi un sincero sorriso  << Grazie >> 

Le ruote dell'auto incontrarono dei dossi e tornai a guardare fuori dal finestrino con una certa ansia. 

Eravamo arrivati.

Riconobbi la sede nella quale avevo passato molto del mio tempo. La stessa sede in cui tempo prima lavorava David. 

La stessa che aveva accolto tutte le mie lacrime dopo aver appreso la verità sui Chimeri e sulla mia esistenza... sbagliata.

Parcheggiammo nei sotterranei della base, passando per un sottolivello, e Kyle fu il primo a scendere dall'auto. Amy lo seguì, ma non prima di avermi fatto una carezza sulla guancia, sussurrandomi:  << Avanti, fatti forza. Ricorda che non sei più da sola >> 

Le sue parole mi infusero coraggio e lasciai anch'io il mezzo, cercando di mostrarmi il più sicura possibile.

  << Hidd, brutto coglione, ricordarmi di non viaggiare più con te! Non ti sopporto >>

  << Sta' zitta Rossa! Te l'hanno mai detto che hai seri problemi? Portarti dietro quei mitra come fossero una specie di prolungamento del braccio. Mi fai impressione >>

  << Oh, mi servono per sparare a certe teste di cazzo come te! >> ribatté lei armeggiando con le sue "armi da compagnia".

Aaah... non eravamo finiti ad arrivare che Kim e Garreb stavano già litigando.

Kim stava per aggiungere un'altra valanga di insulti ma si accorse della mia presenza ed il suo volto prese rossore  << Ah, Rebeccuccia. Non farci caso, è tutto ok >>

Anche Garreb mi guardò ma fece finta di niente, senza accennare il minimo segno di saluto.

  << Vedo che voi due andate d'accordo come al solito >> intervenne Kyle con un sorriso.

  << Lascia perdere Cliff. La Rossa oggi ha il grilletto facile >> l'avvertì il torturatore.

  << Molto facile >> specificò lei con uno sbuffo.

Sebbene sprizzassero ostilità da tutti i pori, chissà perché io li vedevo molto affiatati tra loro. Come se la missione di salvataggio che avevano attuato per salvarmi dalle sue grinfie li avesse in qualche modo uniti.

  << Oh, tu guarda. Stanno arrivando le tue compagne di giochi Hidd >> fece poi Kyle, indicando il camion che stava appena parcheggiando.

Sapevo bene a chi si riferisse e ogni muscolo del mio corpo si irrigidì, facendomi diventare un fascio di nervi.
Dal mezzo scesero prima diversi uomini di sicurezza,  e poi proprio loro.

Dean fu il primo. Mani nelle tasche dei jeans, camicia al vento e l'aria di chi è completamente a suo agio.

Gli occhi grigi saettarono verso di noi, trovando l'oggetto del suo desiderio  << Bambolina! >> disse, strizzando l'occhio all'interessata.

Kim si irrigidì forse più di me e lo guardò in cagnesco  << Rimani al tuo posto Hippie >>

Dietro di lui, vidi scendere Eleanor. Aveva un'aria tremendamente seccata e ci salutò con uno sbadiglio. Fissò Hidd in modo truce:  << Ma proprio la tua faccia di merda dovevo ritrovarmi davanti? >>

Il torturatore digrignò i denti  << Lo stesso vale per me >>

La bionda si guardò intorno  << .... L'equipe medica? >>  chiese poi, con tono di voce più basso ed il suo volto si imporporò.

Kim ghignò  << Mi spiace deluderti, ma loro vengono in elicottero >> poi si fece seria all'improvviso  << Devono... trasportare i feriti... >>

La guardai e provai compassione, oltre che una forte empatia. Tra questi feriti c'era Richard e anche mio padre. 

Subito dietro di lei si presentò il secondo biondo del gruppo; Ryan. 

Accompagnato dalla sua solita espressione strafottente, cacciò una sigaretta dal pacchetto che teneva perennemente nelle tasche dei jeans e se l'accese. Non guardò in faccia nessuno se non me, ma solo per pochi secondi, e infine Amy. 

Vidi la mia amica illuminarsi all'istante, per poi correre verso di lui. Mi parve di aver visto lo sguardo del Chimero addolcirsi e le sue labbra piegarsi in un sorriso amorevole. 

Dopodiché fu il turno di Misa. Scese dal mezzo rischiando di inciampare almeno una decina di volte e di storcersi il piede ogni volta che faceva i gradini. 

  << Quella ha problemi, l'ho sempre detto... >> sentii bisbigliare Garreb, più rivolto a sé stesso che ad altri.

La Chimero riuscì miracolosamente a scendere indenne e, non appena mi vide, mi corse incontro, abbracciandomi forte.

  << Misa...! >> la salutai, colpita dalla sua euforia.

Lei mi sorrise con aria stanca  << Finalmente il viaggio è finito! Lì dentro hanno rischiato di uccidersi tutti fra loro, non ne potevo davvero più! >>

 << Succede perché sono circondata da teste di cazzo >> precisò Eleanor con uno sbuffo.

  << Parla per te, Eleanor >> intervenne improvvisamente la sua voce.

Alzai lo sguardo e vidi Zach scendere dal mezzo. I capelli castani al vento e i soliti occhi di tenebra che leggevano l'anima. 

Ogni volta che lo guardavo, mi sembrava che il tempo non fosse mai passato, che stessi ancora osservando per la prima volta quelle pozze scure.

Guardò verso di me e sobbalzai, preda dell'agitazione. Misa se ne accorse e, forse per infondermi coraggio, mi strinse la mano. 

Non dissi nulla e lui non accennò a volermi parlare. Ci limitammo a fissarci, intensamente. 

Fu Kyle a riportarmi alla realtà:  << Rebecca >> mi chiamò, con voce severa  << Non dimenticarti perché siamo qui >>

Sobbalzai. Certo che non me ne dimenticavo. 

Proprio in quel momento le porte scorrevoli del sotterraneo si aprirono e diversi uomini in uniforme marciarono verso di noi. 
Erano una dozzina, tutti con delle armi alla cintura. In pochi secondi si erano concentrati tutti attorno ai cinque Chimeri, costringendo Misa ad allontanarsi da me.

Non avevano un atteggiamento ostile, tanto meno sembravano propensi a prendere le armi, ma erano in guardia. Pronti a sedare qualsiasi passo falso.

  << E voi siete? >> chiesi, seccata da quella prepotente intrusione.

  << Il corpo di guardia, signorina Rebecca >> mi rispose una voce che non conoscevo. 

A chiudere la fila delle guardie c'era un uomo alto e di corporatura massiccia. Doveva avere sulla trentina, capelli e occhi neri, mascella quadrata e aria severa.

Per un attimo, la sua freddezza mi ricordò David. 

Camminò in mia direzione, fermandosi ad una debita distanza  << Sono Julian Roberts. Capo della sicurezza >> si presentò  << E' un piacere fare la sua conoscenza >>

Mi sforza di essere cordiale anch'io  << Il piacere è tutto mio. Sono Rebecca Jane... >> ebbi un'attimo di esitazione quando pronunciai il mio secondo nome, ora che sapevo a cosa fosse legato  << ... Callaway >> conclusi, con un sospiro  << Il nuovo...  >>

  << Capo >> mi anticipò lui  << A questo proposito, ci tengo a porgerle le mie condoglianze per la prematura scomparsa di David >>

Mi irrigidii al ricordo della sua morte, ma bastò una fugace occhiata al pendente che portavo al collo per ritrovare un minimo di sollievo. Così risposi:  << Grazie. Potete dirmi a cos'è dovuta tutta questa mobilitazione? >> chiesi infine, riferendomi alle guardie. 

Julian non si scompose  << Poiché ci avevano avvisati che con voi sarebbero arrivati anche cinque esemplari di Chimeri, mi sono premurato di predisporre la giusta quantità di uomini per evitare qualsiasi inconveniente >> spiegò.

Serrai le labbra  << Le sono grata per la premura, ma non c'era bisogno di una simile iniziativa >> 

  << Mi permetta di contraddirla >> si oppose l'uomo  << Nemmeno noi possiamo prevedere di cosa possano essere realmente capaci. Considerando che non sono nemmeno ammanettati... >>

Dal tono con cui pronunciò l'ultima parte della frase, mi sembrò quasi un'indiretta critica nei miei confronti. 

Probabilmente stava pensando, come tutti, che io non fossi affatto idonea nel ruolo di capo dello Scudo Rosso. Che fossi solo una ragazzina montata e sprovveduta che si atteggiava da gran donna, incurante dei pericoli. 

Ma poco mi importava del suo giudizio: avevo la piena sicurezza di quello che facevo.

Stavo per comandargli di ritirare la squadra ma Kyle intervenne dicendo:  << Avete fatto bene. La precauzione non è mai troppa >> 

Julian lo guardò e sorrise  << Lieto che sia d'accordo. Tu sei...? >> 

  << Kyle Cliff. Capo della squadra degli spadaccini >>

Julian annuì  << Capisco. Beh, farò la conoscenza di tutti voi in seguito. Se volete seguirmi, vi mostrerò le vostre sezioni. In questo tempo abbiamo apportato delle modifiche alla base, ma tutto seguendo le indicazioni precedentemente trascritte da David >> 

Fece cenno a tutti noi di seguirlo dentro, poi si rivolse ai soldati << Portate i Chimeri nel settore 3 >> 

Prima che quelli potesse obbedire, io feci cenno di fermarsi  << Un attimo. Cos'è il settore 3? >> 

  << Semplicemente un'area rinnovata della base, costruita con le più moderne strutture di sicurezza >> mi spiegò, probabilmente seccato dalla mia interruzione  << Sa, precau... >> 

  << Precauzione, si >> l'anticipai questa volta io, e non sembrò gradire nemmeno quello  << Tuttavia... >>

  << Va bene >> 

La voce improvvisa di Zach mi fece sobbalzare. Mi voltai a guardarlo e lo trovai a fissarmi con i suoi occhi color pece  << Va bene così >> ripeté con aria quasi... rassegnata.

  << Eeeh? Di nuovo rinchiusi? >> Misa gonfiò le guance  << Non mi va! >>

Ryan sospirò pesantemente, si tolse la sigaretta di bocca dopo un'ultima inspirata e la gettò a terra, calpestandola col piede  << Zach sei il solito bonario del cazzo >>  mi parve di udire. 

Dean non aveva perso l'aria tranquilla. Si portò le braccia dietro la testa ed emise un fischio di assenso.

Eleanor invece sbuffò  << Spero almeno che ci mettano in celle separate >>

Li guardai uno ad uno con aria sconvolta. Perché erano così accondiscendi e remissivi?  << Ma... >>

Zach mi si avvicinò, sotto lo sguardo attento delle guardie, che avevano portato una mano alle pistole e mi sussurrò  << Non vorrà passare dei guai appena arrivata vero, signorina Rebecca? >>

Il modo in cui mi chiamò mi fece rabbrividire. Era... era così strano. Provai quasi... fastidio.

Non risposi, limitandomi a guardarli allontanarsi, scortati dalle guardie, verso un porta scorrevole opposta alla nostra. 

I miei occhi si incontrarono un'ultima sfuggevole volta con i suoi, poi scomparvero nei corridoi. 

Avvertii la mano di Amy poggiarsi sulla mia spalla. Mi si avvicinò all'orecchio e disse:  << Capisci il loro comportamento? Nessuno vuole metterti nei guai. Se obbiettassero i sospetti su di loro si farebbero molto più intensi di come sono ora >>

  << Ma non sono io il capo? >> mi lagnai, col tono di voce più basso possibile  << Sembra che la mia autorità esista solo a parole >>

  << Sì, sei il capo >> convenne lei  << Ma un buon capo per prima cosa deve guadagnarsi il rispetto della sua squadra, altrimenti non sarà mai tale. E purtroppo non lo otterrai costringendoli ad accettarli. Sebbene anch'io come te sappia che possiamo fidarci di loro, dovrai convincere l'intero Scudo Rosso che quei Chimeri ormai sono nostri alleati. Ci vorrà del tempo e sarà dura, ma non puoi importi, altrimenti otterrai l'effetto opposto. E' questo che fa un Capo >> fece una pausa, poi:  << Capisci quello che voglio dire? >>  

Mi morsi un labbro, frustrata. 

A volte mi sentivo così inferiore rispetto ad Amy. Lei era così matura, così saggia...

Avevo davvero molto da imparare.

Alla fine, mi rassegnai e dissi:  << Sì... >> 

La mia amica sorrise e mi strinse calorosamente la mano  << Andrai benissimo vedrai >>

Julian mi stava fissando con aria impaziente  << Allora, vogliamo andare? >> m'incalzò. 

Presi un grande respiro.

Ero una nuova Rebecca. Una Rebecca che si sarebbe dimostrata in grado di compiere tutti i suoi doveri. 

Una Rebecca che non si sarebbe più lasciata piegare.

Un Rebecca che non avrebbe più pianto.

  << Andiamo >>  concordai infine, seguendolo all'interno della nuova base. 


 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Nuova sede; Nuovi membri; Vecchi amici ***


Salve a tutti! Santo cielo, non ho il coraggio di guardare la data dell'ultimo aggiornamento perché lo so che merito solo una fucilata in piena fronte!  >_____________<   perdonatemi!!!! :(
Non sono riuscita ad aggiornare prima e di questo mi vergono!! Scusate, non volevo farvi aspettare così a lungo!
Voglio che sappiate però che qualunque cosa accada, io porterò a termine questa storia, perché fa parte di me, e perché lo devo soprattutto a voi fedelissimi lettori, che mi incoraggiate sempre! Quindi non temete, anche se con ritardo, io posterò sempre! ;)
Non aggiungo altro, vi lascio alla meritata lettura!
Scusate se non ho potuto rispondere subito alle recensioni, prometto che recupererò! Spero che il capitolo ricompensi l'attesa! Fatemi sapere!!

Ps: visto che sono una pazza, ho pubblicato anche un'altra storia, che avrei piacere se andaste a leggere :) 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1909062&i=1

Un bacione a tutti!
Yuki!
 
 
 
 
 
 
 
 

                             Nuova sede, Nuovi membri, Vecchi amici

 
 
 
 



Se Dallas non era cambiata per niente, la sede dello Scudo Rosso era irriconoscibile, tanto che pensai di non esserci mai stata.

Dovevano aver aggiunto ulteriori piani, perché vedevo rampe di scale e ascensori che non ricordavo. I componenti avevano persino adottato delle uniformi nere e rosse.

Ogni persona che incontravamo nei corridoi si fermava per rivolgerci cenni e parole di saluto, alcuni persino dei rispettosi inchini, con gli occhi curiosi fissi su di me. 

  << Siamo stati costantemente informati di ciò che accadeva a Wisconsin >> spiegò all'improvviso Julian, probabilmente accorgendosi della mia espressione sorpresa  << E' diventata una sorta di celebrità qui >>

Annuii, cerando di non mostrarmi sconvolta  << A-ah, capisco.... >> 

La cosa non mi rendeva né orgogliosa né sicura di me stessa. Anzi, mi infondeva solo un'ansia infinita. Odiavo essere al centro dell'attenzione e, purtroppo, avevo la netta impressione che ora che ero il nuovo capo sarei stata sotto i riflettori piuttosto spesso.

  << Ha scelto lei gli agenti da portare con sé dal Wisconsin? >> mi interpellò Julian.

Non capii il perché di quella domanda, ma risposi:  << Non proprio. Ho deciso di rispettare la lista già preparata da David. Ma ho controllato personalmente i candidati >> 

  << Si, capisco. Ha fatto bene >> 

Ebbi l'impressione che le sue spalle si fossero leggermente rilassate. Probabilmente si sentiva più tranquillo all'idea che avessi seguito i precetti di David. 

Amy aveva ragione: la prima cosa che dovevo fare era conquistare le fiducia ed il rispetto della mia squadra. Era il dovere primario di ogni capo degno di tale titolo.

Ed io non intendevo in alcun modo tradire la fiducia che David aveva riposto in me, affidandomi il comando della sua preziosa organizzazione. 

Julian ci indicò una porta sulla sinistra  << Da quella parte. Ho chiesto ai comandanti di ogni settore di presentarsi qui per dare delle direttive ai nuovi agenti >> 

Aprì la porta e ci ritrovammo in un'ampia sala, con un tavolo di legno rettangolare, una porta finestra dalle tende di velluto nero, parecchi computer e microfoni. 

C'erano inoltre quattro persone che avevano l'aria di aspettare soltanto noi. 

Julian aveva l'aria soddisfatta  << Immagino che i cambiamenti nella sede vi abbiano destato delle perplessità, quindi lasciatevi pure guidare da ogni referente >> 

Indicò la prima ragazza dalla destra. Non era molto alta e col fisico minuto, ma sprigionava comunque una forza incredibile. Aveva dei capelli castani e ricci che le toccavano le spalle e dei vispi occhi color nocciola dalle scaglie verdi che ci fissavano attenti.

  << Lei è Licya Wright, la responsabile della squadra degli spadaccini >> 

Kyle, dietro di me, avanzò a passo deciso e le porse la mano  << Sono Kyle Cliff. Il capo degli spadaccini >> si presentò, con palpabile fierezza  << Adesso prendo io le redini della squadra, grazie per l'operato svolto fin'ora >>

Licya squadrò prima la mano che aveva allungato in sua direzione poi lui. Infine, senza accennare a volerla stringere, disse:  << Credo che qualcosa non ti sia chiaro, bell'imbusto. Tu non prendi il comando proprio di niente. Al massimo, mi affiancherai >>

Vidi che il moro era semplicemente sconvolto. Strabuzzò gli occhi ambrati e chiese:  << Come, scusa? >>

  << Cos'è, non ci senti? >> fece di rimando lei, attorcigliandosi una ciocca di capelli all'indice.

  << Come ti permetti? >> si scaldò lui, adesso decisamente infastidito. Dopotutto non aveva mai incontrato una persona che gli tenesse testa fino a quel punto

Licya non si fece intimorire e rispose a tono:  << Come ti permetti tu, piuttosto. Sei appena arrivato e già credi di fregarmi il posto? Scendi da quel piedistallo >> 

Mi portai una mano alla bocca, colpita dalla schiettezza di quella ragazza che non doveva essere più grande di Kyle.  Certo che si era trovato proprio una bella gatta da pelare... 

  << Beh, ti mostro il nostro settore. Su, raduna gli spadaccini >> concluse Licya con fare sintetico. Passandomi accanto, prima di lasciare la stanza, disse:  << E' un piacere, Rebecca >>

Mi ci volle un po' per rispondere, colpita com'ero dal suo temperamento di fuoco  << A-anche per me è un piacere >> 

Vidi Kyle, ancora con un'espressione scioccata, osservare la ragazza con l'aria di chi sta meditando un omicidio.

  << Divertiti, Cliff >> lo derise Garreb, ghignando maligno.

Anche Kim rise  << Attento che non ti faccia a fettine >> 

  << Non darle le spalle >> gli consigliò persino Evan, suo fratello.

  << Buona fortuna >> aggiunse Amy.

Il moro li squadrò come se volesse uccidere anche loro  << Vaffanculo. Tutti quanti >> 

Io mi limitai a sorridergli  << Avanti, siamo tutti una squadra, no? >> 

Lui sospirò mentre mi passava una mano tra i capelli  << Ci vediamo dopo, ok? >> 

  << Cliff, prima di questa sera >> tornò a farsi sentire la voce di Licya, mentre  giocherellava ancora con i capelli.

  << Non la sopporto quella >> borbottò lui, mentre si accingeva a raggiungerla, seguito da tutti gli altri spadaccini del gruppo. 

Anch'io avrei dovuto unirmi a loro, ma il mio ingresso nel gruppo avrebbe dovuto aspettare.

  << Licya è davvero un soggetto >> commentò Julian  << Ma conoscendola è simpatica >> indicò il secondo ragazzo, che doveva avere sulla ventina o giù di lì  << Lui invece è... >> 

  << Oh, Ivo >> intervenne Garreb, osservando il ragazzo in questione con uno strano ghigno. 

Aveva dei capelli neri e profondi occhi blu scuro, come i fondali marini.  Mascella quadrata e lo sguardo fiero di un leone.  

  << Garreb Hidd. E' passato un po' >> rispose.

Li osservai con uno strano presentimento. 

  << Si, lui è Ivo Gonzalez >> riprese la parola Julian  << Referente della nostra squadra di torturatori. Non credevo vi conosceste >> 

  << Come non conoscere questo brutto figlio di puttana? >> fece Ivo, con gli occhi blu puntati su Garreb  << La sua stronzaggine gli da fama >>

  << Oh, tu non sei da meno, dannato bastardo >> rispose l'altro, con lo sguardo assassino.

Sbiancai mentre la mia brutta sensazione andava concretizzandosi. 

Oh-oh, un'altro nemico giurato del torturatore. Ma possibile che quello non riuscisse a farsi altro che nemici? Iniziavamo bene. 

Ivo avanzò con decisione verso Garreb, che fece lo stesso. 

Fui sul punto di intervenire per fermarli, terrorizzata al pensiero che cominciassero ad uccidersi vicendevolmente da un momento all'altro ma, con mia assoluta sorpresa, i due si strinsero l'avambraccio e si diedero una potente spallata.

  << Cominciavo ad annoiarmi senza di te >> disse Ivo, sorridendo. 

  << Ovviamente >> si atteggiò Garreb, anche lui con un'espressione più distesa, oserei dire divertita  << Mi è mancata questa tua faccia da culo >> 

  << U-un momento... >> non potei evitare di dire, sconvolta dalla situazione << Voi siete.... amici?! >> 

I due mi guardarono come se fossi l'essere più stupido della Terra   << Siamo amici per la pelle >> specificò Ivo  << Vero, coglione? >> 

L'altro annuì  << Sono stato in squadra con questo imbecille per anni prima di trasferirmi a Wisconsin >>

Oh certo, adesso era tutto chiaro... 

 << Perché, non si vede? >> m'incalzò ancora Garreb.

  << Affatto! >> negai, sempre più scioccata. Se per loro insultarsi ad ogni frase significava essere amici....

  << Le amicizie di Hidd sono tutte particolari... >> intervenne Kim mentre scuoteva la testa con aria arresa. 

  << Ah, quella è il nuovo capo, vero >> fece Ivo, come se se ne fosse ricordato solo in quel momento  << Piacere >> 

"Quella"? Mi sforzai di sorridere  << Piacere mio.... >> 

Certo, "piacere" per modo di dire. 

  << Beh, raccogli i tuoi e vieni con me allora >> lo spronò Ivo  << Si torna come ai vecchi tempi >> 

  << Non vedo l'ora >> rispose lui, seguendolo insieme "ai suoi".

Una volta che furono usciti, Amy emise un fischio  << Beh, cosa ci si poteva aspettare dal best friend di Hidd? >> 

  << Visto è amico suo, non voglio immaginare che tipo torturatore debba essere >> si lasciò sfuggire Kim  << Tremate, Chimeri! >> 

Si, lo pensavo anch'io. E mi venivano i brividi solo al pensiero. Quell'Ivo e Garreb che lavorano insieme... non volevo nemmeno pensarci.

  << Ivo fa paura, ma è anche una persona molto alla mano >> ci assicurò Julian, che sembrava avere una buona parola per chiunque. 

Poi passò ad un altro ragazzo, più uomo. Sembrava essere sulla trentina. Barba incolta, capelli biondo cenere e occhi scuri  << Taylor Baker. Referente della squadra dei tiratori scelti >> 

  << Oh, è il nostro turno >> si fece avanti Kim sorridendo  << Kim Armstrong. Piacere >>

Taylor sembrava essere molto più cordiale e disponibili dei due precedenti  << Piacere mio. Lieto di lavorare con voi >> 

  << Lei... >> si intromise Amy  << E' colui che è subentrato al posto di John Constant vero? >> 

Sobbalzai quando capii a cosa si riferisse. John Constant, il padre di Mark. Ucciso insieme al figlio dall'attacco dei Chimeri Adam, Lilith, Alyssa e... Misa.

Il povero Mark... 
 

"Mi dispiace...per aver ucciso Mark Constant".
 

Già... molte cose erano cambiate da allora. Anzi, moltissime.

  << Sì >> annuì Taylor con aria sinceramente malinconica << La sua morte è stata una grave perdita per tutto lo Scudo Rosso. Mi auguro che riusciremo a fare del nostro meglio anche per lui >> 

  << Certo! >> convenne Kim  << Vogliamo andare? >>

L'uomo indicò loro la porta  << Prego. Vi farò strada >>  

Prima di andare, porse la mano anche a me  << E' un piacere, signorina Rebecca. Bentornata a Dallas >>

  << Oh, grazie mille >> risposi con un sorriso cordiale.

Kim ed Amy, seguite dagli altri tiratori, seguito l'uomo, mentre Julian presentava Alec Walker, il referente degli arcieri.

Aveva dei grandi occhi cerulei e capelli castani sparati in aria. Aveva un'aria molto simpatica ed esuberante  << Piacere a tutti! Per tutti gli arcieri, chiedete a me per qualunque cosa! >>

Poi i suoi occhi chiari saettarono verso di me  << Ovviamente anche lei, signorina Rebecca! >> esclamò, stringendomi la mano in una presa ferrea e decisa  << Non le dispiace se la chiamo solo Rebecca e le do del "tu", vero? >>

Io sbattei più volte le palpebre, investita da tutta la sua esuberanza  << No... no di certo >> riuscii a rispondere.

  << Bene! Seguitemi tutti! >> esclamò, rivolto alla sua squadra.

Di certo quell' Alec sarebbe andato d'accordo con Evan, considerando i loro caratteri profondamente simili. E infatti, già sembravano due amiconi che si conoscevano da una vita.

  << Cosa ne pensa? >> mi chiese Julian, quando tutti i presenti ebbero lasciato la sala.

Mi strinsi le spalle  << Beh, è tutto... perfetto >> risposi, non sapendo esattamente cosa dire, o cosa Julian voleva sentirsi dire  << Mi sembra di essere in buone mani, no? >> 

  << Può dirlo forte >> assentì lui, con aria fiera, come se il merito fosse tutto suo.

Improvvisamente la porta della grande stanza si aprì ed entrò una famigliare figura.

  << Rebecca! >> esclamò Dorian Federik  << Allora sei tornata! >> 

Sgranai gli occhi  << Dorian! >> 

Era proprio lui. Mi sembrava quasi un miraggio incontrare un vecchio amico. Lo Statista e capo computer dello Scudo Rosso.
Ancora mi sembrava di rivederlo nella sala riunioni di molti mesi prima, dove apprendevo per la prima volta l'esistenza dei Chimeri. 

In quei mesi era cambiato davvero poco: stessa carnagione abbronzata, stesso pizzetto sul mento. Solo i capelli erano diversi: si era tagliato i rasta e adesso un'ammasso scuro gli seghettava la fronte.

Presa dalla nostalgia gli corsi incontro e lui mi abbracciò. 

  << Sono contento di rivederti >> disse e la sua espressione era sincera.

Sorrisi  << Anch'io >> 

  << Allora io torno alla mia squadra >> si congedò Julian  << Signorina Rebecca, mi chiami per qualunque evenienza >>  

Sapendo che la sua era solo formalità e non vera gentilezza, gli risposi senza sforzarmi di sorridere  << Grazie >> 

Quello lasciò la stanza mentre io e Dorian ci accomodavano.

  << Cavolo... sembra passata una vita >> esordì con un sorriso << Come stai? >>

  << Emh... potrei stare meglio >> ammisi, sicura che anche lui fosse stato messo al corrente ci ciò che era successo nell'ultimo periodo.

Infatti, disse con espressione più triste:  << Si.. posso immaginarlo. Mi... mi dispiace per David >> 

  << Dispiace anche a me. Eravate amici, no? >> 

Si strinse le spalle  << Ho sempre avuto l'impressione che mi sopportasse a malapena >> rise a stento  << Tu che dici? >> 

  << Io sono convinta di no >> lo corressi  << Quindi non dubitarne nemmeno tu >> 

  << Spero sia come dici... e George? Julia? Loro come stanno? >> 

Ebbi un tuffo al cuore ma cercai di rispondere normalmente  << Julia sta bene. Arriverà in elicottero, però credo che a breve potrai incontrarla >> 

Lui annuì con un sorriso  << E tuo padre? Dov'è quel vecchio orso? >> 

Strinsi le labbra. Dorian sapeva benissimo che George non era il mio vero padre ma continuava, giustamente, la recita che perpetuava ormai da anni. Non poteva immaginare che io avessi appreso la verità da molto, ormai, e nel modo più orrendo possibile.

  << Hai presente l'incidente stradale in cui ci siamo imbattuti? >> l'incalzai.

Lui annuì con lo sguardo improvvisamente all'erta  << E'... è successo qualcosa di grave? >> si affrettò a chiedere.

  << Non... non proprio. Poteva andare molto peggio. Soltanto... >> feci un respiro profondo. Facevo ancora fatica ad accettare quella realtà ed era tremendamente difficile dirlo ad alta voce  << George ha... ha perso l'uso delle gambe >> 

L'espressione di Dorian tradiva che era scioccato  << C-come? George... >>

  << Per il resto sta benone >> provai a tranquillizzarlo, ma la mia voce non era delle migliori. 

  << Mi... mi dispiace >> disse, ancora. Era evidente che non sapesse cosa dire. Era troppo scosso. 

  << Lui l'ha accettato di buon grado >> aggiunsi, ma forse stavo convincendo prima me stessa che lui   << George... è forte, non preoccuparti >> 

Gli occhi scuri di Dorian mi scrutarono  << Perché... da quando lo chiami così? >> 

Sorrisi con amarezza e gettai la maschera  << Dorian... non devi più fingere. Io... so tutto, ormai >> 

Quello trasalì sulla sedia  << C-come...? >> 

 << So tutto >> ripetei  << Sulla mia nascita.... su mia madre e sul mio vero padre >> feci una smorfia mentre pronunciavo il suo nome  << Jean Stain >> 

Fu un altro duro colpo per Dorian, che sembrava sul punto di svenire da un momento all'altro. 

  << O-oh, io... non immaginavo >> biascicò, col colorito che si faceva sempre più pallido  << Come l'hai saputo? >> 

  << L'ho scoperto per caso >> ammisi  << Trovando un archivio nella stanza di David. Non l'ho fatto di proposito però... è successo >> 

  << Mi dispiace, Rebecca. David e George mi avevano detto che... >>

  << Non devi darmi delle spiegazioni, Dorian >> l'interruppi, stanca di sentire quelle parole, che ormai sapevo a memoria   << Davvero, mi hanno spiegato tutto. L'ho... l'ho accettato, ormai >>

"L'avevo accettato"? Mai avrei potuto affermare qualcosa di più falso. 

  << Capisco... >> borbottò lui, giocando col pizzetto  << Accidenti, mi hai sconvolto. Così hai saputo di Jean... purtroppo, essendo morto ancor prima di Rosalie, non hai potut... >>

Risi amaramente e lui si interruppe, guardandomi sconvolto. Ce l'avrebbe fatta a digerire anche un'altra notizia bomba? 

  << Cosa c'è? >> m'interpellò.

  << Posso parlarti liberamente o rischi di morirmi davanti? >> scherzai, con l'umore a terra.

  << Santo cielo, un'altra brutta notizia? Non so come potrei reagire >> mugolò.

A me invece, queste notizie sono arrivate tra capo e collo senza possibilità di scelta, Dorian...

  << Comunque, parla >> mi esortò  << Va tutto bene >> 

Inspirai più volte prima di cominciare. E poi gli raccontai tutto. Tutto quanto.

Sfogai con lui il bisogno di raccontare quanto era accaduto in quei mesi: che Jean Stain era vivo e vegeto e aveva continuato il progetto Chimera senza farsi tanti scrupoli a darsi per morto; che aveva provocato lui l'incidente con l'intenzione di rapirmi e studiarmi senza sapere che fossi sua figlia; che Zach e Ryan mi avevano salvata dalle sue grinfie ma che, all'ultimo, l'avevo messo al corrente del fatto che fossi sua figlia.

Gli vomitai tutto addosso e quando conclusi il resoconto mi sentii più leggera.

In compenso, Dorian era diventato una statua di sale. Letteralmente. Non si muoveva nemmeno più. 

  << Stai... bene? >> azzardai, con una punta di preoccupazione.

Quello non rispose, limitandosi a sbattere ripetutamente le palpebre << Io... non so come diavolo abbia fatto tu a sopportare tutto quello che mi hai detto >> 

  << Non lo so neanch'io >> ammisi.

  << E' terribile, non credevo che... >> si portò una mano ai capelli  << Dio, Jean... perché? >> 

Si susseguirono minuti di silenzio, ognuno di noi preso nei propri pensieri. Fu Dorian a parlare di nuovo:  << Quindi... adesso cosa hai intenzione di fare? >> 

Mi presi qualche secondo prima di rispondere:  << Io lo fermerò. Fosse anche l'ultima cosa che faccio >> sentenziai.

  << E come credi di riuscirci? Stando a quello che mi hai detto, possiede parecchi assi nella manica >>

  << Ancora non lo so,  ma non intendo arrendermi. Io non sono più la Rebecca di una volta; adesso sono il capo dello Scudo Rosso >> strinsi i pugni  << Non voglio più essere sottovalutata da nessuno >> 

Alzai lo sguardo su di lui e continuai:  << Puoi farmi un favore, Dorian? >>

  << Cosa? >>

  << Raduna lo Scudo Rosso nella sala conferenze. Come capo, ho un discorso da fare a tutti quanti loro >> 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 4
*** Il Discorso del Capo ***


Carissimi eccomi tornata, con un ritardo da far paura. >___________< Purtroppo col caldo, le vacanze e il mare sto pochissimo al computer. Contando che ho anche problemi in famiglia, cercate di capire e perdonare la mia incostanza nell'aggiornare :(
Comunque, credo che almeno fino alla fine della mia storia "My Wind, colui che catturò il Vento", gli aggiornamenti saranno sballati. Dopo dovrebbero tornare frequenti XD
Vi annuncio che questo sarà uno degli ultimi "capitoli di transizione" e che presto cominceremo ad entrare nel vivo delle vicende ;)
Voglio ricordarvi che io non abbandonerò mai questa trilogia e che, anche con ritardi, la porterò a termine fino alla fine, in primo luogo per riparage il vostro indispensabile appoggio! Rebecca, Zach e gli altri ormai fanno parte di me e di tutti voi :)
Detto questo, vi lascio alla meritata lettura! ^^
Un GRAZIE a tutti coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli! :)

Un ringraziamento particolare e immenso va a FABIOLA per avermi aiutata a scrivere il discorso di Rebecca, senza la quale non saprei proprio come fare! <3 

Un bacione a tutti!
Yuki!
 
 
 
 
 
 
 

                                            Il Discorso del Capo

 
 
 
 
 
 



Ok... va bene. Era stata mia l'idea di radunare l'intero Scudo Rosso per fare un discorso ma... vedere la sala conferenze gremita di persone mi stava facendo letteralmente tremare le gambe.

Calma, Rebecca. Sei tu il nuovo capo, non puoi avere l'ansia da palcoscenico!

Era necessario affinché tutti mi conoscessero ed imparassero ad accettarmi. Altrimenti, non sarei mai potuta andare avanti come si deve.

Non avrei mai potuto sconfiggere Jean Stain. 

Qualcuno mi batté una mano sulla spalla:  << Beh, se dico "te la sei proprio cercata", sono inopportuna? >>

  << Amy, almeno tu, cerca di darmi man forte! >> mi lagnai. 

Lei rise  << Scusa, è che davvero non mi aspettavo prendessi una decisione simile >>

  << Me l'hai detto tu stessa no? Fiducia e rispetto... >>

  << Certo che mi prendi proprio alla lettera! >> scherzò.

Ero già pronta a ribattere per le rime ma lei mi abbracciò  << Beh, comunque è vero. Per questo sono orgogliosa di te! >>

Sorrisi. Peccato che io non lo fossi di me stessa  << Grazie >> risposi alla fine. 

  << Comunque, per chi sono quei posti sul palco? >> chiese, indicandomi le sedie che avevo ordinato di predisporre dietro il leggio.

  << Per te, Kyle, Kim, Garreb >> risposi  << E anche... per Zach, Ryan, Misa, Eleanor e quel Dean >> 

La mia amica sbarrò gli occhi  << Anche loro? >>

Annuii   << Sì >>

  << Wow... come credi la prenderanno gli altri? >> 

Mi strinsi le spalle  << Non lo so e sinceramente nemmeno m'importa. Il mio obbiettivo è quello di fermare Jean Stain. Chi meglio di loro può darci informazioni strategiche su di lui? E' questo che l'intero Scudo Rosso deve capire >> 

Amy assottigliò le palpebre e mi sentii studiare da quegli occhi dalle iridi color smeraldo   << Bechy, fai quasi paura >> 

Lo disse a mo' di battuta ma sapevo che la sua frase aveva un fondo di verità. Anch'io delle volte mi facevo paura da sola.

Mi strinsi le spalle, desiderando farmi piccola piccola  << Non so come comportarmi, Amy >> ammisi  << Se sono troppo "aperta" rischio di essere presa sottogamba e considerata un'inetta. Quando provo a comportarmi rigidamente faccio paura. Dimmi tu... dimmi tu cosa dovrei fare >>

Oppure dimmelo tu, David. Quando mi hai lasciato questo incarico, cosa ti aspettavi che facessi?

Amy mi fissò, seria come non l'avevo mai vista. Alla fine mi accarezzò la guancia e sul suo viso si fece strada un sorriso rassicurante  << Sii semplicemente te stessa, no? >> 

Sgranai gli occhi, colpita da quella risposta  << La fai così semplice... >> 

  << Quando David ti ha affidato questo incarico non voleva dirti di cambiare. Tutto il contrario, piuttosto. E' lo Scudo Rosso che dev'essere cambiato. Cambiato da te, Rebecca >>

  << Ma non ho idea di come riuscirci! >> 

  << Non devi sforzarti di modellarti su qualcosa. Puoi riuscirci semplicemente se ti comporterai come ti senti >> mi poggiò l'indice sul petto  << Sembrerà una frase banale ma... segui il tuo cuore >>  mi strizzò l'occhio.

Il cuore... fosse semplice. Nemmeno lui aveva le idee chiare. Anzi, era più confuso di me. 

  << E poi, parlandoti da amica... >> continuò Amy  << Io vorrei semplicemente che tu tornassi a sorridere, Rebecca >> 

Trattenni il fiato e venni investita dalla voglia di commuovermi. L'abbracciai forte, aggrappandomi alla mia personale ancora di salvezza.

Sorridere... non era affatto facile. Un tempo era così naturale... adesso mi sembrava di essermi dimenticava come si faceva.

  << Come farei se non ci fossi tu, Amy? >> soffiai infine.

  << Me lo chiedo anch'io >> scherzò lei. 

Sentii dei passi dietro di noi  << Te la stai facendo sotto? Ansia da palcoscenico? >> 

Mi voltai irritata  << Inopportuno come sempre, Hidd >> 

Il torturatore ghignò, squadrandomi con quei suoi bellissimi quanto dannati occhi verdi  << Scusa >> fece, per niente sincero  << Ma devi capire che più che il capo, tu sembri la mascotte dello Scudo Rosso >> 

  << Che infame! >> sbottò Amy, sorpassandomi e andando dritta verso di lui con aria minacciosa   << Vuoi che ti stacchi la testa? >>

  << Oh, ti prego, non togliermi questo divertimento >> intervenne improvvisamente una voce inattesa.

Dall'angolo destro del corridoio li vidi arrivare, tutti in fila e scortati: I Chimeri. 

Colei che aveva parlato non era altri che Eleanor, in cima al gruppo. La bionda camminò verso di noi e piegò le labbra carnose e rosee in un ghigno che stonava sul quel volto apparentemente angelico  << Mi sono prenotata molto prima di te >> continuò, rivolta ad Amy.

Inutile dire che i miei occhi percorsero smaniosi l'intera fila, fino a trovarlo. 

Zach chiudeva il gruppo e aveva l'aria di chi è completamente a suo agio.

Mi innervosiva vederlo così disinvolto: possibile che fossi io l'unica ad arrovellarsi? L'unica a sentirsi chiudere lo stomaco e fermare il cuore? 

Non potevo credere che fosse impassibile dopo tutto quello che mi aveva rivelato. Se non lo era, sapeva fingere decisamente bene.

Ma d'altronde, mi aveva già dato una dolorosa prova delle sue doti di attore, no?

  << Mi sa che dovrai metterti in fila se vuoi fare il culo a Hidd >> si aggiunse improvvisamente anche la voce di Kim, che avanzava verso di noi dalla direzione opposta, insieme alla squadra di Taylor.

Potei quasi sentire sulla pelle il peso dello sguardo che Dean le rivolse. Le iridi grigie del Chimero erano dense di così tanti sentimenti, persino contrastanti tra loro, che mi sembrava di essere su una giostra, sballottata da quelle emozioni.

Figuriamoci come doveva sentirsi Kim, la diretta interessata. Aveva una forza di volontà davvero ammirevole, considerando che riusciva a tenergli testa in un modo a dir poco impressionante.

I suoi occhi marroni sorressero lo sguardo del Chimero quasi con ostilità ed ero pronta a giurare che si stessero passando una miriade di messaggi non verbali. 

Garreb rise  << Lieto di essere così conteso >> 

  << Non darti troppe arie >> lo smontò Eleanor, con l'aria però di chi si sta divertendo un mondo  << E' la tua testa quella che ci contendiamo. Sarebbe un bel trofeo >>

  << Ma che schifo! >> intervenne Misa, dietro di lei, facendo una smorfia  << Perché non mettiamo da parte le armi? >> 

La bionda la guardò di traverso  << Quando fai così sembra quasi che ti importi di lui, Misa >> 

Lei sobbalzò e il suo volto si fece paonazzo. Notai che si scambiò un fugace sguardo con il bel torturatore, anche lui con un'aria piacevolmente sorpresa, per poi correre verso di me e affondare la fronte nel mio braccio. 

  << Tsk, portatela da un bravo psichiatra >> borbottò Garreb, con lo sguardo puntato su altro.

Sospirai. Avevo la netta sensazione che ciò che bisognava rimediare nella sede erano prima di tutto le relazioni interne.

  << Comunque, che stiamo facendo qui? >> chiese all'improvviso Ryan, che nel frattempo era andato al fianco di Amy    
<< Perché ci hai convocati? >>

Capii che toccava a me parlare, così mi schiarii la voce con dei colpetti di tosse, nascondendo malamente la tensione  << Beh, come capo, devo parlare a tutta l'organizzazione... e vorrei ci foste anche voi >> 

Con la coda dell'occhio vidi le guardie che scortavano i Chimeri irrigidirsi. Probabilmente non erano d'accordo, come sempre.

  << Il nodo della questione desumo sia Stain >> intervenne la sua voce, provocandomi un sobbalzo che mi fece strozzare il respiro in gola.

Non ebbi il coraggio di guardare i suoi occhi neri e profondi, da sempre capaci di farmi smarrire, così risposi guardando un punto qualsiasi:  << E...esatto. Per questo, la vostra presenza sarebbe di vitale importanza >>

  << Ah, siamo diventati spie, quindi >> commentò Dean con un'alzata di spalle.

Strinsi i pugni. Non ero abituata ad impormi, ma era arrivato il momento di cominciare a farmi valere   << Dal momento che avete deciso di seguirci... sinceramente non vedo dove sia il problema >> 

  << E' giusto >> parlò ancora Zach  << Io non intendo fare la parte dell'ignavo. Dopotutto, siamo qui consapevoli delle conseguenze delle nostre scelte, no? >>

Restai a bocca aperta. Consapevole che probabilmente avevo un'espressione idiota, non potei far a meno che fissarlo e provare una sorta di... ammirazione.

Era incredibile come Zach non avesse perso la stoffa del leader neanche allora. Ad ogni parola, ad ogni gesto o movimento traspariva la sua innata leadership. 

Ryan scrollò le spalle  << Beh, entriamo allora. Non vorrei ci fregassero i posti >> ironizzò con espressione seria. 

Prima che qualcuno potesse muoversi però, qualcun'altro intervenne nella scena e disse:  << Ma come, fare una riunione e non mi invitate? >> 

Il braccio di Kyle mi circondò le spalle. I suoi occhi color ambra saettarono su tutti i presenti e si irrigidì quando incontrò quello dei Chimeri, in particolar modo di Zach.  << Beh, che sta succedendo? >> 

  << Succede che Rebecca farà il suo grande discorso >> spiegò Amy.

  << Discorso, discorso! >> le fece eco Misa ma senza intenzione di infastidirla. Anzi, ne sembrava davvero entusiasta.

Il moro sospirò  << Era una domanda retorica, so benissimo quello che sta succedendo >> mi accarezzò una guancia  << Sei coraggiosa >> 

Più che altro non ho alternative... ma questo lo tenni per me. Meglio non fare commenti inopportuni.

  << Modera gli ormoni e fila dentro, Cliff >> intervenne all'improvviso la voce di Licya, che si stava avvicinando alla sala conferenze con la sua squadra di spadaccini   << Emani testosteroni anche a distanza >>

Kyle si voltò verso di lei e la fissò con aria furibonda   << Si può sapere che cazzo vuoi? Il tuo comportamento mi ha rotto le palle! >> 

  << Kyle >> lo ripresi  << Per favore, niente dispute interne >> 

  << Ben detto >> convenne Licya, precedendoci all'interno della sala mentre Kyle masticava qualche imprecazione tra i denti.

Io sospirai rumorosamente e invitai i presenti a seguirmi  << Prego. I vostri posti sono proprio sul palco >>

  << Wow, prima classe >> sogghignò Dean, che sembrava non vedere l'ora di apparire di fronte a tutti.

Misa si fece piccola piccola e si aggrappò al braccio di Eleanor, che continuava a borbottare qualcosa contro Garreb.

Feci per entrare anch'io ma una presa ferrea sul mio polso me lo impedì. Il mio cuore fece un capitombolo quando mi accorsi che si trattava di Zach. 

Fissai i suoi occhi neri e qualcosa si mosse dentro di me.

  << Bechy? >> mi richiamò Amy, aspettandomi sullo stipite della porta.

  << Vengo subito >> la rassicurai, con gli occhi fossi sul Chimero  << Voi precedetemi per favore >> 

Quando tutti furono entrati Zach lasciò la presa su di me ed io presi un profondo respiro, sperando di trovare la forza per affrontarlo.

Dopo attimi di silenzio lui disse:  << Continueremo a comportarci come estranei ancora per molto? >> 

Un'altra stretta al cuore. Un altro respiro stroncato in gola.

  << Cosa ti aspettavi? >> feci, stringendo i pugni  << Come vuoi che mi comporti? >> 

  << Voglio che torni Rebecca! >> esclamò a gran voce, stupendomi come mai aveva fatto  << Voglio che torni ad essere la ragazza che ho conosciuto. Adesso ti guardo... e non vedo altro che un corpo vuoto >> 

Mi morsi il labbro inferiore per non scoppiare a piangere.  << Quello che mi chiedi è impossibile >> decretai, parlando con immensa fatica   << Io ho... ho attraversato parecchie fasi, nella mia vita. La prima è stata quella del "sogno".  Anche dopo esser venuta a conoscenza di voi Chimeri e delle mie anomalie, ho continuato a credere che tutto sarebbe andato bene. Che, in un modo o nell'altro, ci sarebbe stato un lieto fine. Che fra di noi avrebbe potuto funzionare, che sarei fuggita da quell'orrendo destino >>

Presi fiato e anticipai Zach che sembrava in procinto di ribattere, dicendo: << La seconda è stata la fase del "pianto". Ho versato una quantità infinita di lacrime quando mi sono finalmente resa conto che fino a quel momento avevo vissuto nella menzogna. Che mi ero nutrita di sogni e fantasie sciocche ed infantili perché, non importa quando fossi scappata, il destino mi avrebbe sempre raggiunta. Avrei dovuto fare i conti con quello che ero, prima o poi >> 

Fissai quelle iridi di tenebra e aggiunsi:  << Ma adesso è diverso. Quella Rebecca debole e sognatrice non c'è più. Finalmente ho capito quello che avrei dovuto fare fin dall'inizio. L'incanto si è rotto. E se c'è qualcuno che mi ha fatto svegliare dal sonno... quello sei tu, Zach >>

Il Chimero sbarrò le palpebre e dischiuse la bocca, forse per prendere fiato.

  << Questa Rebecca che tu consideri un corpo vuoto... è nata dopo che tu mi hai lasciata >> conclusi, con un groppo in gola.

  << Questo è un colpo basso >> obbiettò  << Lo sai che quello che ho fatto è stato solo... >>

  << Lo so >> l'interruppi  << E non te lo sto rinfacciando. Non potrei mai. Solamente... ormai è impossibile tornare indietro. Così com'è impossibile per me tornare quella che ero un tempo >> 

Chiusi gli occhi per qualche attimo e il volto del mio nemico si proiettò nella mia mente  << Questo non è più il tempo per sognare >> 

Detto ciò gli diedi le spalle e mi affrettai ad entrare nella sala conferenze. Tutti avevano già preso posto e i brusii si interruppero immediatamente dopo il mio ingresso. Senza guardare in faccia nessuno camminai con passi decisi verso il palco.

Sentivo lo sguardo di tutti puntato su di me, che mi pungeva la pelle come spilli.

Salii i gradini col cuore che batteva frenetico, pregando ogni divinità perché  non inciampassi, e poggiai le mani sul leggio. 

Mi voltai solo un attimo per incontrare lo sguardo dei miei amici, seduto dietro di me: Amy, Kyle e Misa mi sorrisero e Kim mi strizzò l'occhio, infondendomi il coraggio necessario per guardare la platea.

Avvicinai la bocca al microfono ed inspirai prima di parlare:  << Salve a tutti. Penso che già mi conosciate ma mi presento: sono Rebecca Callaway, recentemente nominata capo dell'organizzazione >> 

Altalenai gli occhi da una parte all'altra: dannazione, tutti erano concentrati su di me. 

  << So di non essere partita col piede giusto e che sperate abbia le stesse capacità di David di gestire lo Scudo Rosso. Purtroppo però, io non sono lui; non lo sono mai stata e credo che mai nessuno potrà eguagliarlo >> continuai, ammettendo la mia inadeguatezza con profonda umiltà.

  << Sono stata catapultata in questo mondo all'improvviso, scoprendo che la mia vita era fatta di una menzogna dopo l'altra. Ho fatto fatica ad accettarlo, ad accettarmi. E con la scomparsa di David è stato tutto più difficile >> presi un profondo respiro, mente sentivo le lacrime pungere per uscire, al ricordo di David in punto di morte  << Eppure, nonostante tutte le mie debolezze, lui ha deciso di affidarmi la sua amata organizzazione. Ha deciso di affidarvi nelle mie mani >> tirai su col naso  << E io l'ho deluso, chiudendomi nel dolore e preoccupandomi solo della mia sofferenza, dimenticando che David era un compagno prezioso per tutti quanti voi, non solo per me. Permettendo al nemico di ferirci >>

Ebbi una fitta al cuore ricordando l'esplosione dei camion in autostrada.

  << Ma adesso, dopo aver trascurato per troppo tempo gli obbiettivi dello Scudo Rosso, i miei doveri, e perdendo la fiducia di molti, sono pronta a riscattarmi. E la mia determinazione è portata avanti dal fatto di aver incontrato il nemico di persona >> 

A quelle parole ci furono dei bisbigli tra tutti i presenti. Alcuni sgranarono gli occhi e si sistemarono meglio nelle sedie.

Sentii dei respiri trattenuti anche da coloro seduti dietro di me.

  << Ho incontrato il nemico dall'identità ignota che fino ad ora abbiamo rincorso >> ripetei, col cuore che pompava forte << Il suo nome è Jean Stain; il mio padre biologico >> 

Non ci furono più bisbigli o imprecazioni. A quell'affermazione tutti erano troppo scioccati anche solo per respirare.

L'avevo ammesso. Avevo detto la pura e semplice verità, alla mia organizzazione.

Il primo passo per ottenere il loro appoggio. La loro fiducia.

Tra la folla scorsi Zach, che silenzioso e lesto si stava avvicinando al palco per prendere posto. Presi coraggio dai suoi occhi per continuare:  << Ho visto la crudeltà nei suoi occhi ed, insieme ad essa, i volti di tutti coloro che per colpa sua hanno sofferto. Compresi loro >>

Lasciando senza parole chiunque, indicai i Chimeri seduti alle mie spalle, che sobbalzarono uno ad uno.

  << I Chimeri che decretate come nostri nemici non sono altri che le prime vittime di quel pazzo senza scrupoli. Loro lo hanno capito e combatteranno al nostro fianco, come nostri più fidati alleati >>  t
ornai a guardare tutti i presenti  << Tutti noi, insieme, combatteremo e vendicheremo i nostri amici, i nostri cari. Combatteremo fino alla fine, a testa alta, richiamando tutto il nostro coraggio. Dandoci forza a vicenda >> 

Ricordai le parole che Amy mi aveva rivolto poco prima: "Quando David ti ha affidato questo incarico non voleva dirti di cambiare. Tutto il contrario, piuttosto. E' lo Scudo Rosso che dev'essere cambiato. Cambiato da te, Rebecca"

Riuscii a sorridere  << Questo è quello che sarà il nuovo Scudo Rosso >> 
 
 
 


 

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Capitolo 5
*** Tensioni Interne ***


Miei carissimi e adorati lettori.
Credo che ormai anche scusarmi all'infinito sia superfluo. So che con Eternity sono proprio partita male per gli aggiornamenti, ma credetemi, faccio del mio meglio.
Vi avevo già anticipato che fino alla fine della mia storia "My Wind - Colui che catturò il Vento" le cose saranno sballate, ma prometto che non durerà ancora a lungo. 
Voglio subito lasciarvi alla meritata lettura, e ringraziarvi dal profondo del cuore per tutto il sostegno e la pazienza che mi dimostrate sempre.
In questo capitolo vediamo che nello Scudo Rosso ci sono tensioni interne! Ricordiamo che quest'unione coi Chimeri non la vede di buon occhi nessuno! ^^''
Dai prossimi capitoli torneranno i punti di vista degli altri personaggi e si entrerà nel vivo, promesso! ;)
Io spero di poter aggiornare il più in fretta possibile ma voi ricordate sempre che non abbandonerò mai questa saga e la finirò, anche se con ritardi, fosse l'ultima cosa che faccio! Promesso! <3 
Un bacione a tutti!
Yuki!
 
 
 
 
 
            
 

                                               Tensioni Interne 

 
 
 
 
 



  << Uno dei motivi per cui era mio compito occuparmi in prima persona dello Scudo Rosso, è sicuramente perché il mio sangue è un veleno per i Chimeri. E questo David deve averlo considerato. Tuttavia... adesso non possiamo più ragionare in questi termini >> 

Avevo sciolto la riunione diversi minuti prima, ricevendo inaspettatamente un applauso caloroso alla fine del mio discorso, e adesso mi stavo trattenendo nella sala conferenze solo con i rappresentanti delle diverse squadre. 

Chimeri compresi, ovviamente.

Dopotutto avevo parlato chiaro: ormai eravamo compagni. Tutti dalla stessa parte.

  << Cosa significa? >> mi interpellò Julian. 

Presi un profondo respiro  << Che Jean Stain è riuscito a produrre un vaccino contro il mio sangue. Lo ha iniettato ai suoi Chimeri e adesso... loro ne sono immuni >>

Quella rivelazione scioccò tutti i presenti. 

  << Dio, quell'uomo dev'essere un mostro >> si lasciò sfuggire Taylor, mentre si asciugava la fronte imperlata di sudore freddo.

Già, nel vero senso della parola. Era un bene che tutti cominciassero a capire che razza di nemico dovessimo combattere.

  << Ma come diavolo può esserci riuscito? >> chiese Licya.

Inaspettatamente fu Zach a rispondere:  << Da quello che ci disse tempo fa, asportò le cellule cancerogene da due nostri comp... ex compagni, che erano stati feriti da Rebecca. Ha esaminato le tracce del suo sangue e da esso ha creato una sostanza in grado di scomporlo >> guardò Ryan, seduto al suo fianco  << Giusto? >>

Il biondo annuì   << E' praticamente una tossina che iniettata nella nostra Chimera è in grado di sviluppare gli anticorpi per resistere al veleno >>

Tutti tacquero, stupiti dal loro intervento. Era evidente che dovevano ancora fare il callo ad avere i Chimeri come nostri alleati e sopratutto a fidarsi delle loro informazioni.

E come biasimarli.

  << Possiamo fidarci di quello che dite? >> si fece sentire al voce di Ivo, seduto accanto a Garreb, che aveva la sua stessa diffidente espressione.

Zach sostenne con fierezza i loro occhi  << Io stesso ho ricevuto l'antidoto, che mi ha permesso di sopravvivere ad uno dei vostri Blood Bullet >> rispose, lasciando a bocca aperta tutti << Se non ci credete... >>

Le sue iridi nere rotearono su di me e disse:  << Feriscimi >> 

Sobbalzai, come il resto dei presenti  << C-come? >>

  << Zach ti sei rincoglionito? >> lo riprese Ryan sgranando gli occhi azzurro ghiaccio.

Lui fece spallucce  << Non ci crederanno se non lo vedranno con i loro occhi. Quindi, meglio dissipare subito i loro dubbi >> 

Sotto lo stupore di tutti, Ivo si alzò ed estrasse dalla cintura che portava alla vita, un pugnale.

Senza nemmeno chiedermi il permesso, mi afferrò un braccio e si accinse a procurarmi un taglio sul polso.

  << Ehi, non toccarla come se niente fosse! >> sbottò Kyle, in procinto di fermarlo.

Ma io gli feci cenno di acquietarsi  << Lascialo fare, Kyle >> guardai verso il biondo << Zach ha ragione >> 

Kyle grugnì qualcosa e il Chimero annuì impercettibilmente e i suoi occhi neri sembrarono sorridermi. 

Per un breve istante, mi sentii in qualche modo sua complice e quella sensazione fece piegare gli angoli della mia bocca in un flebile sorriso.

A farmi tornare alla realtà fu la lama del pugnale che penetrava nella mia carne. Mi sfuggì un gemito di dolore e osservai il mio sangue scarlatto gocciolare per tutta la lunghezza della lama.

Zach non si fece attendere. Arrotolò la manica della sua camicia fino al gomito e prese il pugnale dalla mano del torturatore. 

Dopodiché, si ferì l'avambraccio senza la minima esitazione.

Tutti trattennero il respiro, io compresa.

La cosa strana fu... che non successe proprio nulla.

Il braccio del Chimero non andò in cancrena come avrebbe dovuto fare, non si gonfiò, ne si presentarono ematomi di qualche tipo. Zach non emise nemmeno un gemito di dolore.

La ferita smise pian piano di sanguinare e lui mostrò il braccio ai presenti  << Come vedete, questo è l'effetto dell'Antidoto PH- AB+ >>  annunciò.

 << Sbalorditivo >> intervenne all'improvviso una voce fin troppo nota.

La porta della sala conferenze era aperta e sull'uscio vi erano tre famigliari figure: George, in carrozzina, Julia e Gwen.

Colei che aveva parlato era proprio la dottoressa, rimasta affascinata nel vedere l'antidoto all'opera.

Chissà da quanto erano lì; non li avevo nemmeno sentiti arrivare.

  << Papà! >> esclamai, correndogli incontro.

Lui mi rassicurò con un gesto della mano e un caloroso sorriso, mentre spingendo le ruote della sedia, entrò nella sala dicendo:  << Jean è un genio come sempre. Chi altri avrebbe potuto ideare una roba simile? >> 

La sua espressione si rattristò e si fece distante; probabilmente stava ricordando uno dei tanti momenti che aveva vissuto al tempo in cui quel pazzo poteva ancora definirsi "normale". 

  << In così poco tempo, poi... >> aggiunse la donna. Guardò Zach con occhi impazienti  << Se non ti dispiace, vorrei un campione del tuo sangue >> 

Lui non si scompose a quella richiesta. Guardò prima fugacemente me, poi annuì  << Come vuoi >> 

  << Seguimi pure, dunque >> si affrettò a dire, visibilmente ansiosa di immergersi nelle ricerche  << Gwen, tu rimani pure qui. Ti aggiorno in seguito >> 

La bionda annuì  << Va bene >> 

Zach sparì oltre la porta seguendo Julia e, quando fu fuori, involontariamente buttai fuori un sospiro fino ad allora trattenuto.

Incredibile quanto, anche senza accorgermene, fossi tesa in sua presenza. 

Spinsi la carrozzella di mio padre vicino alla mia sedia mentre Gwen si sistemò al posto precedentemente occupato da Zach, non prima di essersi scambiata delle eloquenti occhiate con Eleanor.

Tra quelle due c'era un'intesa che non riuscivo ancora a spiegarmi.

Ma quello non era certo il tempo di preoccuparmi di quelle cose.

Riprendendo compostezza, dissi:   << Praticamente tutti i Chimeri rimasti al fianco di Stain hanno in corpo l'Antidoto. Il che vuol dire... che non merito più il titolo di "arma speciale" >>

Non che la cosa mi dispiacesse, tra l'altro. Ma questo preferii tenerlo per me. 

  << Merda >> masticò Ivo tra i denti, rimettendosi a sedere.

  << Ora non abbiamo più nessun vantaggio contro di loro, anzi >> intervenne Licya  << Siamo in netto svantaggio >>

  << In poche parole, l'unico infallibile sistema che ci rimane per farli fuori è tagliargli la testa >> prese parola Garreb, facendo spallucce come se stesse parlando della cosa più normale del mondo. 

Feci per dire qualcosa, ma Dean si alzò improvvisamente in piedi, come se l'avessero punto.

Guardò furente Garreb e sibilò:  << State pensando di ucciderli? >> 

Il torturatore lo fissò come se fosse pazzo  << E cos'altro forse? Fare un pic-nic? >> 

  << No! >> si oppose il Chimero.

  << Ehi, hippie >> lo riprese Kim, leggermente allarmata, come tutti, da quel cambiamento  << Stai al tuo posto >> 

  << Vogliono uccidere Ray >> bisbigliò tra i denti Dean  << Non posso permetterglielo! >> 

  << Vuoi metterti contro di me? >> lo sfidò Garreb, alzandosi a sua volta dal posto e fronteggiandolo   << Anzi, contro l'intero Scudo Rosso? >> ghignò  << Anche se, ti confesso, nulla mi farebbe più piacere che ucciderti qui e adesso >>

A quel punto, sia io e che Kim scattammo in piedi. 

La rossa cacciò una pistola dalla cintura che portava alla vita e la puntò verso il torturatore.

  << Ho un deja vu... >> bisbigliò Eleanor, mentre vidi Misa trattenere il respiro.

Garreb fissò Kim, senza mostrare nessuna paura. 

Allo stesso tempo, Ivo riprese in mano il pugnale con cui precedentemente si era ferito Zach, e l'aveva puntato alla gola della rossa.

 << Ehi. Credo tu stia puntato la pistola dalla parte sbagliata >> disse con voce così gelida da farmi trasalire.

  << Voi torturatori avete tutti il cervello marcio, per caso? >> rispose lei, senza abbassare l'arma  << Io faccio quello che cazzo  mi pare. E adesso togli quella lama se non vuoi che ti faccia saltare la testa >> 

Nel frattempo, sia Julian, che Licya e Taylor si erano alzati, pronti da un momento all'altro ad estrarre le armi. 

Ma  non solo loro. Amy dietro di me aveva la pistola in mano, pronta a puntarla verso il primo che avrebbe fatto un passo falso e Ryan al suo fianco, sembrava sul punto di saltare al collo di qualcuno.

Solo Alec, il referente degli arcieri, era rimasto al suo posto, ad osservare la scena con aria tranquilla. Quello era un altro tipo strano...

Dopo essermi scambiata una breve occhiata con George, decisi che era il momento di darci un taglio  << Forse quando ho parlato, qualcuno di voi non ha recepito bene il concetto >> dissi spazientita  << Ho detto che da adesso in poi lo Scudo Rosso e i Chimeri saranno alleati. Sapete cosa significa questa parola? >> 

Ivo mi guardò con aria omicida  << Certo, "capo". Tuttavia non credo che "Scuro Rosso" e "Chimeri" siano due parole che possano accostarvisi >> 

  << Temo che sarai costretto a cambiare idea, allora >> risposi a tono. 

  << Io sono d'accordo con lui >> intervenne all'improvviso proprio la voce di Dean. 

Il Chimero guardava fisso i due torturatori e aveva le mani strette in pugno  << Se vogliono uccidere Ray, anch'io me ne frego delle alleanze >> 

Garreb digrignò i denti  << Beh mi dispiace, ma credo che ti toccherà assistere a noi che facciamo saltare il cervello al tuo amichetto >> 

Fu allora che successe. 

Dean non ci vide più e si avventò come una furia verso il torturatore, probabilmente con intenti omicidi. 

Contemporaneamente, quasi tutti i presenti gli andarono contro per fermarlo, ma la più lesta fu... Kim.

La rossa, con un abile scatto, buttò a terra il Chimero e gli si mise sopra la schiena a cavalcioni. 

Gli puntò la canna della pistola alla tempia e disse:  << Calmati, hippie >>

Lui si dimenò, forse con scarsa convinzione se la rossa riuscì a tenerlo fermo comunque << Non posso perdonarli se vogliono fare questo a Ray! >> sbraitò  << Lasciami! >>

  << Ti sto impedendo di fare stronzate >> fece Kim  << Guarda che loro non sono come me: quando dicono che ti ammazzano, lo fanno sul serio >> 

Dean sembrò calmarsi e non rispose, mentre i presenti mettevano giù le armi.

  << Come pensavo, un'alleanza con i Chimeri è impossibile >> decretò ad un certo punto Julian.

Io presi un profondo respiro. L'impresa che mi ero prefissata era più ardua del previsto. 

  << Sarà davvero impossibile se non vi sbarazzerete dei vostri pregiudizi e dei vostri rancori >> dissi  << Sopratutto delle vostre intenzioni omicide >>

  << Come sarebbe? >> chiese Ivo sulle difensive.

  << Come ho già detto, i Chimeri non sono altri che le prime vittime di quel pazzo di Stain >> ripetei  << Il che vuol dire che uno degli obbiettivi dell'organizzazione è quello di far loro prendere consapevolezza di essere dalla parte sbagliata >>

Tutti mi guardarono con gli occhi sgranati.

  << Rebecca... >> bisbigliò Kyle dietro di me  << Non puoi dire sul serio. Questo è impossibile >>

"Impossibile".... cominciavo ad odiare quella parola.

Non gli risposi. Ormai avevo preso la mia decisione e il fatto che lui non fosse d'accordo, com'era prevedibile, non mi avrebbe certo fatto cambiare idea.

  << Cos'è, vuoi trasformarci in una specie di psicologi? Noi siamo addestrati per uccidere! >> ribatté ovviamente Garreb.

Sembrava provare un certo gusto a controbattere ogni cosa che dicessi.

Strinsi i pugni  << Io stessa ho ucciso dei Chimeri >> dissi, ripensando ad Elizabeth e con quanta brutalità l'avessi massacrata   << Quindi non sto escludendo questa possibilità nel caso le cose si facessero critiche. Tuttavia, avendo loro dalla nostra parte adesso, sarà più facile far capire ai Chimeri chi sia il vero nemico >>

Feci una breve pausa, poi aggiunsi:  << Perché il nemico è uno solo: Jean Stain. E tutti noi dobbiamo unire le forze per sconfiggerlo una volta per tutte >> 

Sentii George trattenere il fiato ma non disse nulla. Anche lui se n'era fatto una ragione.

Il solo fatto che avesse perso l'uso delle gambe dopotutto, era una prova inconfutabile della pericolosità, della pazzia, di quell'uomo.

 << Sì, ancor prima di fermare Stain, è quello il nostro obbiettivo: far capire ai Chimeri chi sia il vero nemico >> conclusi     << Lo stesso uomo che loro chiamano "Padre" >> 

Dopo le mie parole seguii il silenzio.  Tutti avevano lo sguardo altrove, perso in chissà quali pensieri. 

  << E con lui non ha intenzione di prendere provvedimenti? >> chiese ad un certo punto Garreb, indicando Dean, ancora a terra placcato da Kim  << Voleva uccidermi >> 

Di nuovo diventai il centro dello sguardo di tutti e sospirai. 

Personalmente, avrei preferito lasciare Dean impunito. Capivo benissimo le ragioni che l'avevano portato a scaldarsi tanto. 

Tuttavia, sapevo bene che non avrei ottenuto l'approvazione di nessuno. Ed io dovevo cominciare a farmi rispettare al più presto. 

Così, alla fine dissi:  << Kim. Scorta Dean in una delle nostre celle di isolamento. Ci resterà per un tempo indeterminato, almeno finché non si sarà calmato >> 

Ci furono diverse reazioni a quella mia decisione. Sui volti di Garreb, Ivo, Julian, e anche su quello di Kyle, si dipinse un'espressione di pura soddisfazione, Misa si rattristò ed Eleanor accanto a lei emise uno sbuffo contrariato. 

Ryan sospirò scuotendo la testa ed Amy incrociò le braccia al petto. Sapevo che almeno da lei e da George sarei stata sostenuta in ogni cosa e la cosa mi rincuorava, almeno un po'.  

Il diretto interessato si limitò a chiudere gli occhi e rassegnarsi mentre la rossa mi guardò dapprima sorpresa, come se non sapesse cosa fare, poi si mise in piedi e fece alzare il Chimero sotto di lei a sua volta.

  << Ho capito >> disse solo, mentre con Dean si avviava fuori la porta.

Julian la raggiunse  << Probabilmente non sarai pratica di qui. Ti faccio strada >> 

I tre scomparvero oltre la soglia ed io mi affrettai ad aggiungere  << Sappiate che questi provvedimenti saranno presi verso chiunque causerà tensioni o liti interne >> fissai in modo ostile sia Garreb che Ivo  << Chimeri o umani, non fa differenza. Chiaro? >>

I due torturatori mi fissarono con aria omicida e con la coda dell'occhio vidi Eleanor alzare il dito medio verso Hidd e bisbigliargli un: "fottiti, coglione".

  << La riunione è finita >> annunciai poi e, guardando i Chimeri rimasti, aggiunsi:  << Ma dovrei ancora parlare con voi >> 

Eleanor corrucciò la fronte e mi rivolse un'occhiata diffidente, Misa inclinò la testa di lato e Ryan mi scrutò con le sue gemme azzurre  << Di cosa? >> chiese.

Strinsi i pugni  << Devo sapere tutto su Stain e su dove siano i suoi nascondigli >>

George si sporse un po' dalla sedia a rotelle e mi chiese:  << Cos'hai in mente? >>

Senza vacillare, presi la mia prima decisione da capo dello Scudo Rosso e dissi a testa alta:  << Dobbiamo mobilitarci: presto li attaccheremo >> 
 
 





 

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Capitolo 6
*** Intrecci - Prima Parte ***


Carissimi!! ^^
Ma voi ci credete che sono qui ad aggiornare così presto? XD cioè, questo si può considerare solo un miracolo!!! XD
Mi sono data da fare per scrivere questo capitolo e spero che lo apprezzerete! ^^ 
I protagonisti sono Kim e Dean e Amy e Ryan! Era ora che anche loro prendessero parola no? ;)
Vi ricordo che non siamo che all'inizio, molte cose devono accadere! ^^ quindi, continuate a seguirmi, farò di tutto per essere più puntuale!
Fatemi sapere le vostre impressioni! ;)
Un bacione a tutti!
Yuki!
 
 
 

 

                         
                                        Intrecci - Prima Parte 

 
 
 
 
 
 


Julian guidò Kim e Dean attraverso una lunga sequenza di corridoi, che la rossa non avrebbe certamente potuto trovare da sola.  Non sapeva nemmeno come tornare indietro. 

Lanciò delle brevi occhiate al Chimero che le stava di fianco e che, camminando a passo svelto, aveva gli occhi rivolti verso il basso, perso in chissà quali pensieri.

Se doveva essere del tutto sincera con se stessa, non avrebbe voluto che fosse rinchiuso in una cella di isolamento. 
Sapeva quanto Dean fosse legato a quel Ray ed era più che normale che volesse proteggerlo. 

Ricordava bene quando, poco prima di lasciare il laboratorio che stava cadendo a pezzi, il Chimero avesse provato con tutto se stesso a far venire l'amico con loro.

 

"Ray, vieni con me! Andiamocene via!E' la nostra occasione! Potremmo vivere come meglio crediamo!"
 


E di come fosse preoccupato quando l'aveva visto sommergere dalle macerie.

 

"Ray!!"

"Fermati! Dobbiamo andarcene di qui o moriremo!"

"Ma Ray... lui...!"

"Lui sta bene! Ti pare il tipo da morire così facilmente?! Muoviti Dean!"
 



Però, nonostante alla fine si fosse deciso a seguirla, non aveva mai smesso di voltarsi indietro. Kim era certa che Dean avesse sperato fino alla fine che Ray gli desse retta.

Quasi gli dispiaceva per lui.

Strinse forte il pugno della mano sinistra, dove ancora impugnava saldamente la pistola.

Aveva una voglia matta di riempire di cazzotti Hidd. Quella lingua biforcuta glie l'avrebbe fatta ingoiare a quel dannato coglione. 

  << Siamo arrivati >>

La voce di Julian la riscosse dai pensieri.

Notò che erano infine giunti davanti a quelle che potevano benissimo essere definite carceri.

Deglutì. E Dean sarebbe dovuto restare lì dentro?

Il Chimero dal canto suo non sembrava particolarmente a disagio, o intimorito. 

Julian passò una scheda di riconoscimento su di un monitor e la porta scorrevole si aprì.   << Essendo il capo della sicurezza, detengo io tutti i pass per questo settore >> le spiegò l'uomo, mettendole in mano una card. 

Kim la guardò e chiese:  << Cos'è? >> 

  << La deve passare sul monitor della cella numero 2 >> le indicò  << La serratura scatta solo così. Ovviamente, sono celle costruite da un materiale speciale >> guardò Dean di sbieco  << Siamo a conoscenza della loro forza sovrumana >> 

La rossa la strinse nel pugno e annuì  << Ho capito >> 

  << Io aspetto qui >> aggiunse Julian, mentre lei e Dean procedevano verso le celle. 

Seguendo le sue indicazioni, la ragazza passò la card sulla rientranza del monitor e pochi secondi dopo la serratura scattò.
Aprì le sbarre e fece spazio al Chimero perché vi entrasse.

Era strano vedere Dean così arrendevole. 
Sin dalla prima volta che l'aveva visto era sempre stato così ribelle, osando cose che gli altri non avevano il coraggio di fare. 

Era evidente che Ray fosse il suo tallone d'Achille. 

Aveva un che di incredibile in modo in cui potessero essere legati quei due.

  << Se fai quell'espressione così dispiaciuta per me, potrei pensare che ti piaccia, bambolina >> disse ad un certo punto il Chimero.

La rossa sobbalzò e lo fisso sentendo le guance in fiamme  << Come sempre sei troppo pieno di te, stupido hippie >> cercò di difendersi  << Non arrivare a conclusioni affrettate >>

Dean sorrise e si sedette per terra, poggiando la schiena al muro  << Se è così, allora chiudi le sbarre >> ammiccò al fatto che la cella fosse ancora aperta  << Non hai paura che faccia qualche mossa pazza? >> 

Kim afferrò le sbarre e le strinse con forza, ma rimase immobile. 

Non poteva far a meno di pensare che rinchiuderlo lì fosse una tremenda ingiustizia.

  << Davvero Dean... >> disse quasi in un sussurro, ma certa che lui potesse udirla benissimo  << Perché hai deciso di venire con noi? Di passare dalla nostra parte, per così dire... >>

Gli occhi grigi del Chimero erano così seri che la rossa fu costretta a distogliere lo sguardo. 

  << L'ho fatto per te >> rispose alla fine.

Kim era sicura che il suo volto fosse più rosso dei suoi capelli  << Non dire cazzate! >>

  << Oh, sono serio te l'assicuro >>

  << Ma è una cosa ridicola! Guardati adesso, in questa cella! Io non posso far un bel niente per te e poi... >> 

Già... e poi c'era Richard.

Richard che lottava tra la vita e la morte, assopito nel suo coma.

Al ricordo di come l'avesse protetta col suo corpo durante l'incidente e di come fossero le sue condizioni, avvertì una dolorosa fitta al cuore che le impedì di continuare a parlare. 

Tornò alla realtà solo quando si accorse che Dean si era alzato dalla sua postazione e stava camminando verso di lei. 

  << Non c'è nulla di ridicolo in quello che ho fatto, bambolina >> disse, con un sorriso di chi la sa lunga  << Devi sapere, che ogni volta che arrossisci per qualcosa che dico o che mi chiami per nome, io capisco di aver fatto la scelta giusta >>

Kim sbarrò gli occhi e trattenne il respiro.

Se appena poco prima il suo cuore si era contratto dal dolore per Richard, a quelle parole aveva ripreso a pompare con una rinnovata energia, animato da quel sentimento chiamato... felicità?

Era davvero felicità quella che stava provando?

Possibile che quell'hippie fuori di testa potesse farle provare simili emozioni?

Stava per rispondere a tono, giusto per sdrammatizzare, ma il Chimero si piegò verso di lei e tappò la sua bocca con un bacio. 

Fu così improvviso ed inaspettato che il cuore della ragazza le balzò in gola. 

A differenza di come si era comportata le volte in cui l'aveva baciata, Kim rimase immobile, senza scostarsi o protestare. 

Anzi aprì addirittura la bocca, già preparata a ricevere la lingua del Chimero, ma quello si scostò, senza approfondire oltre il bacio. 

Rimase delusa, ma cercò di non darlo a vedere. Poi, in una frazione di secondo, lui afferrò le sbarre della cella e la chiuse con uno scatto lesto, separandoli definitivamente. 

Oltre le sbarre, Dean sorrise nell'osservare l'espressione ebete della rossa  << Cos'è, ti aspettavi di più bambolina? >> fece un sorriso sghembo  << Se ne vuoi di più, dovrai essere tu a cercarlo >>

Kim decise che era il momento di tornare in sé, e fece alcuni passi indietro. Distolse lo sguardo dal suo, mentre il cuore non aveva ancora cessato la corsa  << Non... non accadrà mai >> articolò, ma non ci credeva nemmeno lei, figuriamoci se poteva darla a bere a lui. 

Il Chimero mantenne il sorriso  << Staremo a vedere >>  Detto ciò si voltò e tornò a sedere a terra.

Kim era ancora impalata lì, cercando inutilmente di decifrare quello che le si agitava dentro. 

  << Aspetterò che sia tu a baciarmi >> aggiunse Dean, guardandola intensamente.

La rossa capì che se fosse rimasta lì anche un secondo di più, probabilmente avrebbe riaperto quella cella e continuato il bacio, interrotto troppo bruscamente per i suoi gusti.

Ma era sbagliato. Non doveva nemmeno pensarle cose simili.

Doveva andarsene. E subito.

  << Aspetterai in eterno allora >> si congedò, dandogli le spalle e camminando spedita verso l'uscita dove ancora l'attendeva Julian.

Sperò con tutta se stessa che non avesse visto nulla. 

  << Tutto bene? >> le chiese l'uomo, vedendola così trafelata.

  << Certo >> mentì, restituendogli la card con un certo rimorso  << Ho fatto quello che voleva Rebecca. Possiamo andare ora >> 

Julian sembrò infastidito  << Quella ragazzina manderà a puttane tutto lo Scudo Rosso, te lo dico io >>

Kim sobbalzò e lo guardò torva  << Rebecca sta dando del suo meglio. Solo un idiota non se ne accorgerebbe >> ribatté, senza tener a freno la lingua.

L'uomo la guardò improvvisamente con aria ostile. Tralasciò l'insulto che gli aveva lanciato e le chiese:  << Vuoi forse dire che tu sei favorevole a quest'assurda politica pacifista con quei mostri? >> 

La ragazza si alterò per due diversi motivi: il modo in cui parlava di Rebecca e l'aver definito i Chimeri "mostri".

  << Io sono convinta che i Chimeri siano molti più di quello che sembrano >> rispose  << Che se cercassimo di capirli, probabilmente ci accorgeremmo che non sono poi così diversi da noi. Dopotutto... anche loro erano umani no? >> 

  << Hai detto bene: erano. Non paragonarci a quegli esseri >> ribatté crudo lui   << Hanno scelto da soli e consapevolmente di abbandonare la via della normalità. Questa è la loro peggior colpa >> 

  << Non parlare come se conoscessi i motivi che li hanno portati a farlo! >> esclamò la rossa. 

In verità, nemmeno lei conosceva il passato dei Chimeri, ma avendo passato molto tempo con loro e avendo scoperto lati della loro persona da considerare in tutto e per tutto umani, non poteva non prendere le loro difese.

L'amicizia che legava Dean e Ray era solo uno degli esempi che le venivano in mente.

La devozione con la quale Misa aveva dato tutta se stessa per salvare Rebecca.

La determinazione di Eleanor nel mantenere la parola data a Gwen.

Oppure, più semplicemente, l'amore di quello Zach nei confronti del loro capo.

Cosa c'era di più umano di quello?!

Per questo non riusciva ad accettare le insulse chiacchiere di Julian. 

  << Non ci sono scusanti valide per il loro comportamento >> sbuffò alla fine l'uomo  << Mai nessuna giustificazione potrà assolverli dal loro peccato >> 

  << "Peccato"? >> ringhiò lei.

  << Il peccato di andare contro la loro stessa razza >> specificò Julian  << Chi mai potrebbe fidarsi dopo un simile affronto all'umanità?! >>

Kim fece per ribattere, ma quello aggiunse:  << Solo un traditore del loro stesso calibro potrebbe. Il che la dice lunga sul nostro nuovo "capo" >> 

A quel punto la rossa non ci vide più.

Puntò, senza il minimo indugio e col coraggio che l'aveva sempre contraddistinta, la pistola alla testa del capo della sicurezza.

Guardandolo furiosa disse:  << Non accetto che si faccino simili accuse contro Rebecca. Lei non la conosce, non sa cosa quella ragazza abbia sopportato in tutto questo tempo. Mi creda, non ne ha la minima idea! Una persona normale non sarebbe riuscita a rimettersi in piedi come invece ha fatto lei. Tutto per adempire alle aspettative di David e per il bene dell'organizzazione, e merita tutto il nostro rispetto! >>

Intensificò la presa sull'arma e aggiunse:  << Quindi, osi solo un'altra volta parlare male di Rebecca e giuro su Dio che le pianto una pallottola in testa senza pensarci due volte. E mi creda, ne sono capace >> 

Julian la guardò scioccato e deglutì rumorosamente. Era evidente che la rossa l'aveva lasciato senza parole.

Intimorito, addirittura.

Kim ritirò l'arma e si allontanò senza più voltarsi indietro, fregandosene se non aveva la minima idea di che strada prendere. 

Non perdonava chi faceva insinuazioni gratuite sui propri amici. E quell'idiota aveva davvero superato ogni limite. 

Mentre si guardava attorno per cercare un ascensore o una qualche rampa di scale, già sapeva quale sarebbe stata la sua prossima destinazione: reparto medico: terapia intensiva. 

 
 
 




                                                                                               *************************
 
 
 




  << Credo ti siano tutti riconoscenti per aver convinto Rebecca a spostare a questa sera i "colloqui" per scovare Stain >> sospirò Ryan.

  << Bechy si è calata perfettamente nel suo ruolo di leader e vuole far capire a tutti che ne è all'altezza. Per questo è ansiosa di entrare in azione >> rispose Amy sorridendo  << Cerca di capirla >> 

  << Questo lo so benissimo. E' che... boh, la trovo diversa >>

La ragazza si incupì  << E' ovvio che lo sia... no? >> 

Il biondo si scompigliò i capelli  << Non sembra neanche la ragazzina che ho conosciuto a scuola. Sai, credevo che dopo che Zach le avesse spiegato com'erano andate realmente le cose, lo riaccogliesse a braccia aperte ma... >> 

  << Il tradimento di Zach non è stata l'unica cosa che ha scosso il suo cuore >> gli spiegò Amy  << Anche se è stato quella più significativa >>

Chinò il capo e ripensò a ciò che Rebecca le aveva detto tempo prima.

 
 

"L'ho odiato con tutte le mie forze, Amy... in modo ancor maggiore di come l'ho amato..."

"Allora... non lo ami più?"

"Io... non lo so. Una parte di me è sempre rimasta legata a lui, anche quando nel mio cuore c'era solo l'odio. Il suo ricordo mi appariva sempre in mente, che lo volessi o meno.... quindi mentirei se ti dicessi che mi è indifferente. Anzi, credo che non lo sarà mai... per me, in modo diverso o meno, conterà sempre".
 
 


Non c'era dubbio che Hudson sarebbe sempre stato importante per Bechy. Il dubbio rimaneva sul quanto importante.

  << Io credo che le serva solo tempo >> disse lei alla fine  << Rebecca e Zach sono destinati l'uno all'altro >>

Ryan finse una smorfia  << Ti prego non farmi salire il diabete >> 

Amy rise, felice di poter parlare tranquillamente con lui come un tempo. 

Stavano camminando nella sede l'uno affianco all'altro, non senza ricevere le occhiate diffidenti dalla maggior parte delle persone che incrociavano.

Ovviamente, rivolte tutte a Ryan.

La ragazza, indispettita dal tutto quel disprezzo nei confronti del suo uomo, lo prese per mano ed intrecciò le loro dita, suscitando con soddisfazione sobbalzi e sguardi scioccati. 

  << Stronzi >> masticò, stringendo la mano del Chimero, che contraccambiò la stretta. 

Contro le sue aspettative, Ryan rise. Senza preavviso svoltò un corridoio e aprì una delle varie porte, trascinando entrambi all'interno. 

Era un piccolo magazzino ma al Chimero non sembrava importare. La spinse contro il muro e la baciò con urgenza e passione insieme. 

Inizialmente Amy aprì la bocca più per la sorpresa ma, appena pochi secondi dopo, corrispose pienamente la danza di lingue che aveva iniziato il biondo.

Come ogni singola volta che le loro labbra combaciavano, la ragazza provò una scarica di adrenalina percorrerle la spina dorsale. Annebbiata dall'eccitazione e persa nelle sensazioni che solo Ryan era capace di farle provare, si capacitò forse per la centesima volta, che mai avrebbe potuto amare qualcun'altro con quella stessa intensità.

Ryan era l'unico e il solo. 

E, da come il Chimero la stringeva a sé, facendola sentire la cosa più importante del mondo, aveva la completa certezza che anche per lui fosse lo stesso. 

Lei lo conosceva bene; non era tipo da parlare dei propri sentimenti, tanto meno da frasi romantiche e stucchevoli.

Ma le andava perfettamente bene. Preferiva di gran lunga che l'affetto fosse dimostrato coi fatti, piuttosto che con le parole. 

E Ryan in quello era un esperto.

  << Wow >> biascicò, quando il Chimero le diede un attimo di tregua. Aveva le labbra arrossate dal bacio e la cosa lo rendeva ancor più bello di quanto già fosse.

Lui ghignò con aria malandrina  << E siamo solo all'inizio >> 

  << Magari in un posto migliore... >> propose lei, facendogli notare di non star occupando la posizione più comoda, schiacciata contro il muro polveroso. 

  << Lo sai che sono un tipo anticonformista >>

  << Sai quanto mi frega! >> rise lei, di buon umore come non le capitava da molto.

Ryan sorrise e le passò la lingua sulla mascella, poi scese sul collo, dove lasciò un vistoso segno rosso.

  << Sia dannato tu e le tue manie di possesso! >> finse di offendersi Amy  << Lo sai che odio i succhiotti >>

  << E io invece adoro farteli >> ribatté il biondo, con le labbra ancora incollate alla sua pelle, respirandone l'odore  << Adoro dimostrare che sei di mia proprietà >> 

  << Mi fa sempre piacere essere considerata alla stregua di un oggetto, guarda... >> scherzò lei.

  << Non l'ho mai fatto ma... tu sei mia. E devono capirlo tutti >> si limitò a rispondere Ryan. Lo disse come se fosse la cosa più normale del mondo e ad Amy piacque un sacco, anche se non l'avrebbe mai ammesso

  << Credo che potrò sopportare, allora... >> si arrese, sorridendo.

Ryan fece lo stesso  << Non che avessi altra scelta, sia chiaro >> 

Amy cercò di mantenere lucidità mentre le mani di lui si insinuarono sotto la sua maglietta, vagando sulla pelle nuda.

  << Rebecca... ha dato a tutti voi libertà di girare nella sede >> biascicò, sentendo la razionalità sempre più lontana  << Sai che significa? >>

  << Illuminami >> rispose Ryan con scarso interesse, decisamente più concentrato a palpare le forme sode e piene sotto il reggiseno. 

  << Che non dovendo stare in una cella, credo che condivideremo la camera... >> soffiò la ragazza.

Il Chimero si interruppe e la guardò con una strana luce negli occhi  << Siamo audaci, noto >> 

  << Non fingere che la cosa non ti piaccia >> lo rimbeccò.

  << Mai fatto, anzi >> rise lui.

  << Motivo per cui... >> Amy si scansò  << Rimanda a questa sera qualunque siano i tuoi intenti >>

Ryan la guardò tra un misto di delusione e sorpresa, con gli occhi azzurri che non avevano ancora perso il luccichio di prima. 

Così, la ragazza gli spiegò:  << Non posso ritirarmi nella mia bolla felice proprio in questo momento, non sarebbe giusto nei confronti di Rebecca. Sotto un certo punto di vista, lei è sola adesso. Voglio almeno aspettare che questa giornata finisca >>

Non era sicura che il Chimero comprendesse ciò che realmente voleva dire, per questo si stupì quando Ryan sospirò arrendevole, scrollando le spalle. 

  << Un giorno di questi potrei diventare geloso di Rebecca >> disse alla fine  << Anche quando tutti credevano che fossi morta, nel nostro appartamento, non facevi che essere in ansia per lei >>

Amy sorrise e si limitò a dire:  << E' la mia migliore amica >> 

E quella era una motivazione più che sufficiente. 

Il biondo stirò le labbra  << Che palle... vorrà dire che anch'io andrò a vedere come se la cava quel coglione >>

  << Intendi il tuo, di migliore amico? >> l'incalzò lei, ridendo divertita.

  << Tsk, non sceglierei mai un migliore amico così idiota e senza speranza come Zach >> borbottò il Chimero in risposta.

  << Certo, certo... >> finse di dargliela vinta, ricordandosi perfettamente che era stato lui stesso a definire Hudson tale quando, preoccupato a morte per la sua morte apparente, si era avventato come una furia contro Eleanor.
 


"Lui era il mio migliore amico! Ucciderò questa stronza se ne ha causato la morte!"
 


Per quanto Ryan potesse ostentare noncuranza o lo negasse, lei sapeva  benissimo quanto in realtà tenesse ad Hudson.

Guai a chi osasse toccarlo.

Sorrise  << Bene. Allora per il momento occupiamoci di loro. Avremmo tutto il tempo dopo per... >> non le capitava mai, ma arrossì  << ...n-noi >>

Dopotutto, lei e Ryan non si erano mai considerati a tutti gli effetti una "coppia", per quanto fosse evidente che si amassero. Quindi la cosa le risultava ancora parecchio strana. 

Il Chimero le cinse le spalle  << Credimi, ne vorrò molto di tempo... >>

Ancora avvinghiato a lei, aprì la porta e si immersero  nuovamente nei corridoi dello Scudo Rosso, senza far caso agli sguardo scioccati di chi li passava di fianco. 

Amy cinse la vita del Chimero con soddisfazione   << Siamo diretti dalla stessa parte >>

Ryan alzò un sopracciglio biondo  << Anche Rebecca è nel settore medico? >>

Lei gli sorrise con l'aria di chi la sa lunga  << Credevi forse che non sarebbe andata ad accertarsi personalmente di come sta Hudson dopo aver seguito Julia? >> 

Il Chimero sospirò  << E poi osa dire che tra loro è finita... >>

Amy pensava lo stesso e sospirò a sua volta. 

Mentre procedevano, ancora abbracciati, verso il settore medico, si chiese per quanto a lungo ancora la sua amica avrebbe continuato a negare quelli che fossero i suoi veri sentimenti.

Sentimenti che, non importa quanto tempo passasse, sarebbero rimasti uguali per sempre. Dovevano solo aspettare che anche Rebecca lo capisse.

 
 



 

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Capitolo 7
*** Intrecci - Seconda Parte ***


Carissimi lettori, il ritardo è imperdonabile e non ho scusanti! :(
Vi dico che sono almeno due settimane che sono stata senza computer perché si è rotto lo schermo! Non è una scusante valida ma faccio del mio meglio per continuare le mie storie! >__<
Purtroppo quest'anno ho anche l'esame di stato e lo studio mi opprime già da ora!! Siate pazienti con me, prometto solennemente che questa storia avrà la sua conclusione! :)
Vi lascio alla meritata lettura, grazie ancora per la pazienza e per il sostegno che non mi fate mai mancare, siete tutti fantastici ed indispensabili per me!!! <3
Dedico a voi, miei amati lettori, questo capitolo con la speranza che vi piaccia e ricompensi la lunga attesa!
Un bacione e a presto!
Yuki!


 


 

                                       Intrecci - Seconda Parte 








  << Cliff! >> 

La voce acuta di Licya rimbombò nei corridoi e Kyle trasalì nel momento stesso in cui raggiunse le sue orecchie. 

Quella ragazza aveva la "dote" di irritarlo terribilmente anche solo chiamandolo per cognome. 

Si voltò infastidito e vide che stava avanzando a passo deciso verso di lui, con i ricci castani a rimbalzarle sulle spalle. Gli occhi attenti di un felino puntati contro.

  << Cosa vuoi, Wright? >> sbuffò, facendo di tutto per rendere evidente quanto fosse scocciato dalla sua presenza.

La ragazza però non sembrò affatto intimorita e disse:   << Dovrei essere io ad avere quell'aria annoiata addosso. Cosa diavolo stai facendo a zonzo, si può sapere? Siamo entrambi responsabili della squadra, vedi di prendere il tuo ruolo più seriamente >>

Lui alzò un sopracciglio scuro, sempre più irritato dalla sua sfrontatezza. Non lo conosceva nemmeno da un giorno e già osava parlargli con tanta arroganza.   << Di che diavolo parli? >> 

  << Allenamenti, ecco di cosa parlo >> sbottò  << A-l-l-e-n-a-m-e-n-t-i.  Il nuovo capo ha preso la decisione di mobilitarci perché attaccheremo non appena verrà accertata la posizione del nemico. Non mi pare il caso di stare ancora con le mani in mano >> si portò le mani sui fianchi   << E' tutto chiaro o vuoi che ti faccia un disegnino? >>

Kyle digrignò i denti. Non aveva mai provato l'istinto di picchiare una donna, ma fu costretto a ricredersi. 
  << Non disturbarti >> ringhiò  << Ho capito, ma non mi pare la fine del mondo se aspetti qualche minuto >> 

Licya assunse un'espressione di disappunto   << Cos'hai da fare di più importante? >>

Kyle sentì che stava per perdere la pazienza   << Che ti frega? >>

  << Non te la credere, di te non me ne importa proprio nulla. Semplicemente, facendo parte di una stessa  squadra, sono costretta a sapere quello che fai, purtroppo >> 

  << Puoi stare tranquilla, so bene quali sono le mie responsabilità >>

  << Beh, non si direbbe >> ribatté lei. 

A quel punto Kyle esplose:  << Stammi bene a sentire Wright >>  esalò con tono minaccioso  << Tu non mi piaci e sono certo che la cosa è reciproca >>

  << Puoi scommetterci >> annuì lei, per nulla intimorita dal cambio di tono del moro. Continuava a fronteggiarlo con fierezza ed orgoglio degni di una leonessa.
 
  << Bene >> proseguì Kyle  << Quindi propongo di non renderci la vita impossibile più di quanto non sia. Limitiamo i nostri incontri e le nostre conversazioni al lavoro, ok? >>

  << Non potrei trovarmi più d'accordo >> assentì ancora  << Quindi, se non vuoi prolungare ancor di più quest' estenuante dialogo, ti consiglio di seguirmi >> 

Il moro si morse l'interno della guancia. Da quel poco che la conosceva, aveva capito che quel tono non ammetteva repliche.

Così, si ritrovò a dire:  << E va bene, ma dopo vedi di venirmi a cercare il meno possibile >>

  << Ti assicuro, passare del tempo con te è proprio l'ultimo dei miei interessi >> rispose lei con impassibilità.

Dopodiché, in silenzio, camminarono verso il loro settore. Dopo alcuni passi Licya disse, guardando dritto di fronte a se:  << Lo so che stavi andando nel settore medico per inseguire il capo, ma ricorda che gli uomini troppo assillanti vengono sempre piantati >> 

Kyle rimase senza parole, tanto che non seppe che rispondere.  Scrutò la ragazza con gli occhi ambrati sbarrati e il suo astio verso di lei crebbe.

Maledetta arpia che non sei altro!

  << Fatti i cazzi tuoi >> esalò alla fine. 

Licya fece spallucce, continuando a non degnarlo di uno sguardo  << Come vuoi. Ho detto solo ciò che è evidente >> 

  << Peccato che tu non sappia nulla di quello che c'è tra me e Rebecca >> 

  << E sinceramente non mi interessa nemmeno >> 

  << Allora perché ficchi il naso in faccende che non ti riguardano? >>  

Quella volta Licya puntò gli occhi castani e verdi su di lui  << Ho solo preannunciato come andrà a finire >>

  << Bene, allora lascia dire anche a me quello che aspetterà a te: insopportabile come sei, diventerai una zitella acida per il resto della vita >> ghignò  << Ma del resto, già lo sei >> 

Per la prima volta, la maschera di calma imperturbabile che Licya aveva sempre mantenuto andò in mille pezzi. Le goti della ragazza si arrossarono violentemente e dischiuse la bocca, in evidente assenza di parole per ribattere.

Kyle rise sotto i baffi, soddisfatto di aver finalmente fatto centro. Non ne poteva davvero più di quella faccia impassibile e sicura di sé.

  << Come diavolo di permetti, figlio di puttana?! >> sbraitò.

  << Ma come, tu puoi fare insinuazioni gratuite su di me, mentre a me è proibito? >> 

  << Adesso ti affetto, stronzo che non sei altro! >> 

E stava per farlo davvero se Alec, il leader degli arcieri, non fosse comparso nella scena al fianco di Evan. 

  << Wow! >> esclamò, visibilmente sorpreso << E' la prima volta che mi capita di vedere Licya così furiosa! >> rise e guardò Kyle  << Devi averla proprio fatta incazzare, eh? >> 

  << Mio fratello è in grado di far perdere la pazienza a chiunque >> gli confessò Evan con un'alzata di spalle   << E' praticamente una sua dote naturale! Chissà come fa >>

  << Evan chiudi quella fogna del cazzo! >> sbottò il moro. 

Licya, nel frattempo,  aveva ripreso ad indossare la sua solita espressione seria e composta  << Non diciamo cretinate >> disse  con voce perfettamente tranquilla, che urtò Kyle per l'ennesima volta  << Non posso essere turbata da lui >>  indicò il moro  << Perché per me vale meno di zero >> 

Alec emise un fischio d'ammirazione, Evan se la rise e Kyle strinse i pugni, irritato alla massima potenza dall'arroganza di quella giovane donna.

La odiava, che poteva farci? Gli era così antipatica che si credeva capace di lasciarla in mano al nemico senza muovere nemmeno un dito in suo soccorso.

Non che lei l'avrebbe aiutato in caso di bisogno, ne era più che sicuro. 

La ragazza riprese a camminare, sorpassando i due arcieri senza più dire una parola, e Kyle non ebbe altra scelta che starle dietro, mugolando insulti e imprecazioni. 

Perché doveva essere in coppia con un tipo del genere rimaneva ancora un mistero.






                                                                                  ******************************






  << Ehi Garreb. Idiota? Testa di cazzo? Mi stai ascoltando? >>

Il torturatore si ridestò solo quando Ivo richiamò la sua attenzione per l'ennesima volta, usando tutti gli insulti possibili. 

Con immenso orrore si rese conto che, da quando si era sciolta la riunione, lui non aveva fatto altro che osservare di sottecchi quella Chimero.

Quella Misa.

Stava parlottando a gran voce con Eleanor a diversi metri da loro, di cosa non sapeva dirlo. 

  << Certo che ti ascolto >> disse alla fine, scompigliandosi i capelli e dandosi mentalmente del cretino.

Ivo alzò un sopracciglio scuro   << Beh, mi aspettavo più entusiasmo dopo aver proposto di mostrarti le nuove camere per le torture >>

Ah, Garreb non l'aveva nemmeno sentito dire una cosa simile. Cazzo, era messo proprio male. 

Guardò per l'ennesima volta Misa e la maledisse. 

Per colpa sua si sentiva un perfetto idiota. E la cosa non gli capitava mai, fra l'altro.

  << Cos'è che stai guardando, di preciso? >> fece Ivo   << Quelle due Chimero? >>

Sentendosi improvvisamente con le spalle al muro, Garreb si sentì in dovere di precisare:  << Mi danno    fastidio >> 

  << Ignorale, io ho intenzione di fare così >>

  << Credevo che per un tipo come te fosse più divertente far "scorrere sangue" >> 

Ivo si gratto la testa  << Non credere che non mi piacerebbe. Anzi, vorrei testare i nostri nuovi strumenti proprio su di loro. Ma non ho voglia di stare a sentire quella mocciosa >>

  << Chi, Rebecca? >>

  << Già >>

Garreb rise sotto i baffi  << Non credevo ti facesse così paura >>

  << Non fare il coglione; come se una ragazzina come lei potesse in qualche modo spaventarmi >> ribatté prontamente l'altro  << Semplicemente è il nuovo capo e non c'è modo di revocarla dall'incarico. E non so tu ma io non ci tengo a finire nelle celle di isolamento >>

 

"Sappiate che questi provvedimenti saranno presi verso chiunque causerà tensioni o liti interne. Chimeri o umani, non fa differenza. Chiaro?"



Garreb masticò qualche imprecazioni e mise le mani in tasca. Ancora una volta non poté trattenersi dall'osservare la Chimero e non si trattenne più.

Senza dare alcuna spiegazione al compagno, camminò verso di loro, che continuavano a parlare.

  << Ehi voi due, volete piantarla di starnazzare come oche? Questo non è un parco giochi >> 

La bionda lo inchiodò col suo sguardo color verde-acqua  << Ma tu non un niente di meglio da fare che rompere le palle a noi? >> 

Misa invece gonfiò le guance  << Non stiamo facendo niente di male! >>

  << State infastidendo me >> precisò il torturatore. 

  << Sai quanto mi frega >> ribatté Eleanor.

Misa invece inclinò un po' la testa di lato e disse:  << Se ci dici dov'è il settore medico non sarai più costretto a sentirci >> 

Garreb alzò un sopracciglio ma a parlare fu Ivo, comparso alle sue spalle:  << Perché volete andarci? >> 

Eleanor sbuffò   << Non dobbiamo certo dare spiegazioni a due buzzurri come voi, quindi... >> 

  << Lì ci sono Rebecca e Gwen >> ammise invece Misa, schietta e genuina  << E io ed El vorremmo raggiungerle >>

  << Ma quanto sei idiota >> sospirò rassegnata la bionda, battendosi una mano sulla fronte.

Garreb strinse i pugni senza farsi notare. Gli bruciava ammetterlo, ma lo infastidiva parecchio il fatto che Misa gironzolasse sempre dietro a Rebecca.

Non poteva fare a meno di seguirla, alla stregua di un cagnolino fedele e premuroso. 

Il ricordo della forza, della tenacia e del coraggio che aveva dimostrato durante la loro improvvisata missione di salvataggio, gli erano ancora impressi nella memoria. 



"Sono qui per salvare Rebecca!"



Quando poi si capacitò di quali fossero i suoi pensieri, restò attonito. 

Visto dal di fuori poteva quasi sembrare... geloso. 

Tsk, che grandissima stronzata. 

Lui, temibile e irrefrenabile torturatore dello Scudo Rosso, geloso di quella Chimero? Del suo voler stare accanto a Rebecca? 

Solo fottute stronzate. 

Come se lui fosse tipo da sentimentalismi simili. Preferiva di gran lunga cavarsi da solo gli occhi piuttosto che diventare un rammollito simile.

  << Se facendo così posso avervi fuori dalle palle... >> disse infine, intenzionato a scacciare quei pensieri ridicoli dalla sua mente  << Seguitemi >> 

  << Tsk, a me pare che sia tu piuttosto che non riesci a scodinzolare lontano da noi >> gli fece notare Eleanor con l'arroganza e spavalderia che ormai la contraddistinguevano   << C'è forse qualcuno che ti interessa in modo particolare, Hidd? >>  aggiunse, con il sorriso di chi ha capito tutto. 

Una vena sulla tempia del torturatore prese a pulsare.  << Stai mettendo a dura prova la mia già limitata pazienza bionda, ti avverto >> 

  << Uuh, che paura. Credevo che l'avessi capito che le tue minacce del cazzo non mi hanno mai intimorito >> 

  << Allora forse dovresti cominciare ad esserlo >> 

  << Dio, piantatela >>  si intromise Ivo  << Se fate così sembrate quasi amici, mi fate ribrezzo >> 

Garreb ed Eleanor si voltarono verso il torturatore con aria allibita e disgustata allo stesso tempo  << Mai! >> esclamarono all'unisono,  mentre Misa ridacchiava. 

  << L'avevo detto che, quando vuoi, sei anche simpatico >> disse, rivolta a Garreb. 

Per l'ennesima volta, il torturatore fu colpito dalla sua totale purezza e ingenuità; doti che una Chimero non avrebbe nemmeno dovuto sapere dove stavano di casa.

Misa era diversa, inutile fingere che non se ne fosse accorto. Il problema era... quanto diversa? 

Quanto riusciva ad influire su di lui?

Quanto era disposto a perdonarla per il peccato che aveva commesso nei suoi confronti, uccidendo il suo adorato fratellino?

Quanto?

Fece scoccare la lingua, infastidito dai suoi stessi pensieri, e riprese a camminare con le due Chimero e persino Ivo al seguito, che sembrava particolarmente interessato ad assistere ai suoi battibecchi con Eleanor. Ormai erano diventati una specie di show nella sede.

I Chimeri che erano "passati dalla loro parte", per quanta diffidenza provasse ancora verso di loro, Garreb  sapeva che avrebbero cambiato le carte in tavola, e la posta in gioco.

La svolta che da anni lo Scudo Rosso stava cercando per raggiungere l'atteso obiettivo, Jean Stain, era finalmente arrivata grazie ai loro nemici naturali.

Quanto questo si sarebbe rivelato positivo? 

Con quali conseguenze avrebbero dovuto fare i conti, presto o tardi?

Perché, con tutti gli avvenimenti che avevano scosso e segnato nel profondo la sua giovane vita, Garreb si era abituato a non cantar vittoria troppo presto.







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Capitolo 8
*** Intrecci - Terza Parte ***


Carissimi, adorati lettori! Eccomi qui ad aggiornare, come sempre chiedendovi perdono per il ritardo. 
Ce la sto mettendo tutta per rimettermi in pari, dico davvero! >__<''
Ma non perdiamo tempo e parliamo del capitolo! Dunque... io lo definirei delicato.
Nell'ultima parte di parla di un tema su cui ci sono opinioni distaccanti e a me piacerebbe molto sentire quello che ne pensate voi :)
Quindi aspetto come sempre le vostre meravigliose recensioni! ^^
Vi lascio, ci sentiamo presto!! 


PS: Giagiola tesoro mio, lettrice veterana della storia,  bentornata! *.* scusa se non ho risposto alle recensioni ma sono stata impegnatissima!!! Ma sappi che sono al settimo cielo per averti risentita!! 

Un bacione a tutti!!
Yuki!





 

                            Intrecci - Terza Parte 








Il settore medico era da sempre quello meno caotico dell'organizzazione. 

Poiché vi riposavano gli agenti feriti o i malati più o meno gravi, vi regnava sempre una calma inconsueta, paragonata alla frenesia che avvolgeva solitamente lo Scudo Rosso.

Gwen se ne beava e la sfruttava per perdersi nei suoi pensieri. 

Il lavoro di un medico, tra un' urgenza e l'altra,  solitamente era tutt'altro che tranquillo, per questo approfittava dei pochi momenti di quiete che riusciva a ritagliarsi al giorno.

In quel momento però non riusciva a rilassarsi del tutto. 

Con la coda dell'occhio, ben attenta a non farsi cogliere in fragrante, osservava  Zach Hudson arrendersi, senza emettere un fiato, a tutti gli esami a cui Julia aveva deciso di sottoporlo. 

Gli aveva sottratto molto sangue e la ragazza si chiedeva a quali scopi dovesse servire una tale quantità. Il ragazza dal canto suo non sembrava esserne turbato: la Chimera rigenerava le cellule sanguinee in un lampo se paragonate ai tempi umani.

  << Ok, finito >> disse la donna, estraendo la siringa dal braccio. Gwen la osservò: suo comportamento era rigido e composto, lo sguardo duro e pronto a scattare al più piccolo passo farlo del Chimero. 

Non c'era da stupirsi: la dottoressa apparteneva alla categoria di coloro che non avevano ancora accettato al presenza del "nemico" nella base.

Prese un pezzo di cotone e si avvicinò al ragazzo con cautela. Lei non provava avversione, semplicemente disagio.  << Tieni, tampona pure >>


  << Non serve >> sorrise lui, mostrandole il buco dell'ago ormai prossimo a scomparire.

Avvampò e si sentì una stupida   << Ah c-certo, giusto... >>  

Lo sguardo di Hudson era così diverso rispetto a come se lo ricordava, ai tempi in cui erano ancora compagni di scuola.

Quei pozzi scuri come il petrolio le erano sempre sembrati le sedi del male. 

Quando David aveva affidato a lei e i suoi compagni il compito di tenere d'occhio la sua banda, al contrario di Mark o Derek che li avevano sempre fronteggiati con coraggio, Gwen non era mai riuscita ad alzare lo sguardo e comportarsi con altrettanto ardore.

Adesso però lo guardava e si chiedeva quando i suoi occhi avessero smesso di essere tanto spaventosi.

Poi capì e sorrise tra sé: da quando a Dallas era arrivata Rebecca. 

Non era stato solo Hudson ad essere cambiato dopo averla incontrata. Misa Albam, David... lei stessa era cambiata. Nell'intero Scudo Rosso si respirava aria di rinnovamento, anche se non tutti ne erano ferventi sostenitori.

  << Non avevo idea che ti fossi dedicata alla medicina >> la voce del Chimero la riportò alla realtà  << A  scuola non ti avevo mai vista seguire i corsi scientifici >> 

Gwen non comprese subito, poi ci arrivò: anche lui era un appassionato di medicina.

Riuscì a sorridergli. Se non altro, condividevano qualcosa.   << Ho scoperto tardi questa mia indole >> 

  << Te la cavi bene >>

  << Beh, potresti farlo anche tu... >> provò ad incoraggiarlo, notando una nota malinconica nella sua voce.

Hudson rise  << E chi lo vorrebbe qui il mio lavoro? Non credo che verrò richiesto... >>

La ragazza non rispose, prendendo coscienza della gaffe appena commessa, e desiderò sotterrarsi.

Fece per rispondere, per rimediare in qualche modo alla svista compiuta, ma la voce di Julia la fece sobbalzare:   << Gwen >>   le porse due campioni di sangue senza guardare nemmeno di striscio il Chimero  << Questo va nella centrifuga. L'altro mandalo al laboratorio >> 

La ragazza annuì  << C-certo >>  e si operò come la dottoressa le aveva comandato, distogliendo l'attenzione da Hudson.

Aveva appena inserito il primo campione dell'apparecchio chimico che la porta si aprì improvvisamente. 
Sobbalzò nel vedere la folla che vi entrò.

I primi furono Garreb ed Eleanor. Si davano spallate per primeggiare e borbottavano insulti coloriti l'uno verso l'altro.

Dietro di loro un ragazzo alto e possente che se non ricordava male faceva parte della squadra dei torturatori insieme a Hidd.

Qualche passo indietro c'era Ryan Cooper. Con l'aria perennemente corrucciata chiese:  << Allora, dov'è quel coglione? >> 

Le ultime a chiudere il gruppo erano Misa, Amelia e Rebecca. Le prime due avevano preso a braccetto il nuovo capo, una il sinistro e una il destro, e sembravano contendersela.

  << Non fare tanto il galletto, Hidd! Bastava seguire le indicazioni per arrivare fin qui >> 

  << Certo, si è visto infatti. I vostri due cervelli non fanno per uno. Altro che "Chimeri superiori"... tzè, quante cazzate >> 

  << Hidd modera le parole! >> lo riprese da dietro Rebecca.

Amelia guardò Misa in modo truce  << La smetti di stare appiccicata a Becky? >> 

Lei gonfiò le guance  << Eeh? Rebecca è mia amica >> 

Lei sospirò  << Ragazze... >>

Zach rise nell'assistere alla scena  << Che è 'sto macello? Sembrate una mandria di bufali >> 

Il Chimero biondo sbuffò ma sembrava contento di vederlo. Hidd storse la bocca e Rebecca si irrigidì sul posto, diventando simile ad un statua di sale.

Si riprese in fretta però: liberandosi dalla presa di Amelia e Misa avanzò verso lei e Julia  << Volevo accertarmi che fosse tutto apposto >>

  << I risultati arriveranno nel giro di qualche giorno >> la informò la dottoressa.

Mentre le due parlavano lo sguardo di Gwen si posò quasi inconsciamente su Eleanor. Trovò la Chimero a fissarla e trasalì. La bionda le sorrise con aria complice e le strizzò addirittura l'occhio.

Gwen era sicura che non ci fosse nulla di normale nelle reazioni che quel sorriso le aveva procurato, come l'accelerazione del battito cardiaco e la sudorazione elevata.

Non era normale, no. Neanche un po'. 

Non tanto perché Eleanor era una Chimero ma perché si trattava di... una ragazza.

Avevano ancora gli occhi incollati quando una domanda di Hudson fece interrompere il loro contatto visivo:  << Precisamente, cos'ha intenzione di fare col mio sangue? >>

Tutti si ammutolirono. Che l'ammettessero o meno, era quello l'interrogativo che più premeva sapere.

La donna si portò una ciocca di capelli dietro le orecchie  e si aggiustò gli occhiali sul naso.   << E' molto semplice >> rispose alla fine, con lo sguardo fisso su Rebecca   << Voglio riprodurre l'antidoto contro la Chimera che gli è stato iniettato >>

La sorpresa fu generale. Gwen trattenne il fiato e il colorito della maggior parte dei presenti si fece pallido.

Rebecca aprì la bocca per parlare ma dovette fare più tentativi prima di riuscire a dire:  << Julia... potresti davvero riuscirci? >> 

Lei annuì, un po' risentita che fossero state messe in dubbio le sue capacità   << Nel suo sangue troverò gli anticorpi in grado di distruggere la Chimera >>  spiegò, indicando Hudosn   << Certo, richiederà tempo e fatica ma noi dell'equipe medica siamo persone volenterose. No, Gwen? >>

La ragazza si ritrovò ad annuire, piegando le labbra in un sorriso stentato.  << Certo >> Era ancora troppo frastornata dalla notizia per capirne davvero le implicazioni.

  << Faremo capire a Jean con chi ha a che fare >>  continuò Julia   << Quando lavoravamo insieme, mi ha istruita su molte cose. Userò le conoscenze che mi ha impartito contro di lui >> 

Il corpo di Rebecca divenne un fascio di muscoli. Tutti temevano che desse in escandescenza da un momento all'altro solo per il fatto che Jean Stain fosse stato nominato.

La ragazza però dimostrò un autocontrollo invidiabile e si mantenne composta.  << Molto bene >>

  << Un momento. Questo vuol dire che lo testerete... su di noi? >> intervenne la voce di Eleanor.

Julia le scoccò un'occhiataccia  << Non possiamo essere inferiori ai Chimeri con cui si è armato Jean >>

Misa assunse un'espressione sorpresa ma felice. Si avvicinò a Rebecca e disse:  << Quindi non sarai più il nostro nemico di sangue! >>

Lei sorrise  << Sembra di no >>

  << Se quando ti ha rapita, Jean ti ha sottratto del sangue... >> continuò Julia  << E' probabile che lo userà contro di noi... cioè, contro di loro >> e indicò i Chimeri presenti, tranne Hudson  << Per questo è di fondamentale importanza duplicare l'antidoto >>  guardò Gwen  << Al più presto >>

La ragazza capì che era un'esortazione a rimettersi al lavoro e annuì. 

Garreb Hidd borbottò:  << Che palle. Un occasione per farli fuori in meno... >>

Dopo aver incenerito il torturatore con gli occhi, Rebecca si rivolse a Julia  << Puoi quantificare, anche alla larga, il tempo che potrebbe occorrere? >>

La donna si strinse le spalle  << Portò farti una stima quando avrò i risultati dal laboratorio >> 

La ragazza annuì  << Va bene, grazie. Allora ti lasciamo lavorare. Se avessi bisogno di qualcosa non esitare a chiedere >> 

Tutti i presenti si avviarono verso l'uscita. Hudson questa volta si unì al gruppo, affiancando Ryan Cooper.

  << Noi non possiamo perdere tempo >> continuò Rebecca, rivolta ai Chimeri   << Bisogna organizzare i prossimi attacchi. Ho bisogno che mi forniate tutte le informazioni che possedete sui luoghi in cui può essersi stabilito Stain! >> 

Gwen sorrise nel vedere la sua grinta. Anche se era investita di critiche, lei era più che convinta che si sarebbe dimostrata un grande capo.

Tra borbottii e lamentele, tutti seguirono Rebecca... tranne Eleanor.

Quando si accorse del suo sguardo perforante, Gwen trasalì ed era sicura di essere arrossita.  << Hai... bisogno di qualcosa? >> 

Lei si strinse le spalle  e sorrise  << Beh, prima che mi schiavizzino, pensavo che potessimo decidere la data >> 

  << La... data? >> 

  << Mi hai o no promesso un appuntamento? >>

Il medico si sentì le guance esplodere. Non le era tornato in mente fino a quel momento ma... la Chimero aveva ragione. Avevano un'uscita in sospeso loro due.

  << Si, hai ragione >> disse, morendo di imbarazzo  << Dunque, emh... non so se avrò un momento libero adesso che bisogna progettare l'antidoto >> 

  << Ehi, un giorno libero spetta a tutti. E io sto logorando dall'attesa! >>

Gwen era paonazza, si sentiva le guance in fiamme.  Come faceva quella ragazza a mandarla in uno stato confusionale prossimo al coma era un mistero. 

Si sentiva...lusingata. A disagio sì, ma... anche bene.

Non si trattava solo di adempire alla sua promessa: lei voleva davvero uscire con Eleanor. E non riusciva a spiegarsi il perché.

  << Che ne dici di questa domenica? >> propose alla fine  << Posso cambiare i miei turni con Beth... >>

Le strizzò l'occhio   << Qualunque cosa, mi sta bene tutto >> un grande sorriso aveva occupato il suo volto. Un sorriso sincero e Gwen fu felice di esserne la causa. 

Eleanor si diresse verso l'uscita con una certa fretta  << Bene, lo dico a Rebecca. E se qualcuno fa storie giuro che gli stacco la testa! >>

Sparì oltre la porta e la ragazza ridacchiò. Era più che evidente quanto fosse contenta. 

Decise di rimettersi al lavoro ma poco dopo qualcun altro fece capolino. Alzò la testa e la riconobbe immediatamente:  << Kim! Ciao >>

La rossa le sorrise con energia  << Ciao Gwen. Ho sentito un casino provenire da qui, prima >>

  << Rebecca e company >> rise.

  << Oh, è tutto chiaro adesso! >>

  << Posso fare qualcosa? >>

Il volto della ragazza si ombrò all'improvviso.  << Si... >> rispose, dopo lunghi secondi di silenzio  << Vorrei vedere Richard >> 

Gwen sobbalzò: non si aspettava quella richiesta, anche se forse avrebbe dovuto.

Fece per rispondere ma Julia la precedette:  << Ciao Kim. Mi aspettavo una tua visita. Seguimi pure >> 

Dopo aver rivolto a Gwen un segno di saluto con la testa, Kim la sorpassò per seguire il medico oltre un corridoio.

La ragazza chinò la testa, sentendosi un po' in colpa: gioire per un appuntamento non era la cosa più giusta da fare nei confronti di coloro che stavano soffrendo.

E che forse non avrebbero mai smesso di farlo.

                                   



     
                                                                                    ******************************






Kim non era mai stata nel reparto di terapia intensiva. E non immaginava nemmeno che vi sarebbe entrata in simili circostanze.

Quando, costretto in un letto bianco e attaccato ai macchinari, c'era l'uomo più forte che avesse mai conosciuto. 

Il volto di Richard era pallido. Così deperito che stentò a riconoscerlo. Era intubato, il suo respiro dipendeva da un respiratore.

La rossa si avvicinò al letto con cautela e gli toccò una mano, mollemente abbandonata sulle coperte. Si sentì il cuore stretto in una morsa.

Se era ridotto in quello stato era per colpa sua. Perché l'aveva protetta.

Ricordava ancora benissimo il suo volto prima di saltarle addosso e attutire l'impatto dell'incidente. Se era viva lo doveva interamente a lui.

Ricacciò le lacrime e si finse forte.

Ogni volta che lo guardava o che lo pensava, il senso di colpa le stringeva la bocca dello stomaco.

Per rispetto nei confronti di Richard, avrebbe dovuto stare lontana da Dean. Eppure, in quelle prigioni, aveva addirittura desiderato che la baciasse.

Dio, era imperdonabile.

Gli accarezzò una guancia ma lui non ebbe alcuna reazione. 

  << Non ci sono cambiamenti vero? >> chiese, senza distogliere lo sguardo dalle sue palpebre chiuse, nonostante avesse già in bocca il sapore amaro della risposta che avrebbe ricevuto.

Julia le si avvicinò di qualche passo  << No, la situazione si mantiene stazionaria >> disse, come si aspettava  <<  Non si sono peggioramenti... >> 

  << Ma nemmeno miglioramenti >> ribatté la rossa, stringendo i denti. 

Il medico le poggiò delicatamente una mano sulla spalla  << Solo il tempo può darci delle risposte >>

  << Si... il tempo. Ma quanto tempo... >> 

  << A questo proposito... >> la voce di Julia si fece incerta e destò preoccupazione in Kim.  
Si voltò, presagendo qualcosa di brutto.  << Cosa? >>

  << Ci sarebbe... una questione, Kim >> 

  << Di che si tratta? E' grave? >> 

La dottoressa storse la bocca, indecisa se continuare o meno a parlare.  Alla fine, disse:  << Hai presente il documento sanitario che viene fatto firmare a tutti gli agenti che entrano nell'organizzazione? >>

Kim non capì ma annuì ugualmente.  << Sì. Ma cosa c'entra? >>

  << Beh, serve in casi come questo. Nelle varie opzioni presenti, c'è quella che riguarda... l'accanimento terapeutico. I soggetti sono liberi di accettarlo o meno >>

Dato che la rossa non accennò a parlare, Julia continuò:  << Ecco, Richard... l'ha espressamente rifiutato >>

Fu letteralmente un fulmine a ciel sereno. Kim dovette appoggiarsi ad un comodino poco distante per non cadere.   << V-vuoi dire che... >> 

  << Purtroppo sì >>

La rossa era inorridita.  << No... q-questa è eutanasia! >>

  << Si tratta di un'eutanasia passiva >> la corresse  << Provocata dall'interruzione o l'omissione di un trattamento medico necessario alla sopravvivenza del soggetto. Ma... >>

  << E' sempre di eutanasia che si parla! >> esclamò Kim, disperata  << No... non puoi permetterlo davvero, Julia! >> 

  << Richard è stato chiaro >> tentò di calmarla  << Ha firmato persino il testamento biologico... dove rifiuta categoricamente l'accanimento terapeutico se dopo tre mesi di stato comatoso non si presentassero  miglioramenti >>

Fece una pausa, dove riprese fiato. Non era facile parlare nemmeno per lei  << Non possiamo andare contro questa decisione. E' la legge... >> 

  << Legge il cazzo! >> urlò l'altra, guardando terrorizzata Richard e poi la macchina che lo teneva in vita. 

Non ci credeva. Non voleva crederci. Era troppo ingiusto. 

Anche a lei, prima di entrare nello Scudo Rosso, era stato fatto firmare quello stesso documento. Ma aveva scelto senza nemmeno pensarci l'accanimento terapeutico; figuriamoci se si lasciava morire. 

Per questo non riusciva a contemplare l'idea che un uomo come Richard avesse preferito la sospensione delle cure. Bisognava lottare, anche se avrebbe richiesto anni!

Tremava. Julia temeva sarebbe svenuta da un momento all'altro.

  << Quindi... >> parlò poco dopo la rossa  << ...ha dato una scadenza di tre mesi >> 

L'altra anni  << Sì. Anche se ormai ne restano due, o poco più >> 

Kim serrò i pugni. Per un momento desiderò riempire Richard di pugni, fino a farlo svegliare lei stessa.

  << Se non dovesse svegliarsi entro i termini da lui stabiliti... >>

Le fece un cenno con la mano, intimandole di non continuare. Doveva andarsene. E alla svelta. 

  << Grazie Julia. Devo andare adesso >> biascicò senza sentire la sua voce. Aveva le orecchie ovattate e il mondo le vorticava attorno. 

Non udì nemmeno la risposta del medico che era già fuori di lì, immersa nei corridoi della sede con la testa nel pallone.

Cercò disperatamente un luogo appartato e, quando lo trovò, scoppiò a piangere violentemente, come non le capitava da tempo.

Tra un singhiozzo e l'altro, si sentì ancora più male quando ammise a sé stessa che il luogo in cui avrebbe voluto versare le sue lacrime era nelle carceri dei sotterranei. 

Possibilmente tra le braccia di Dean. 








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Capitolo 9
*** Dall'altra parte ***


Carissimi lettori. 
Prima di tutto è mio preciso dovere dirvi che sono sinceramente mortificata per il ritardo nel postare questo capitolo. Non so se sono credibile, visto che stavolta sono passati davvero un sacco di mesi, ma è così. 
Questa è una storia a cui tengo molto, i cui personaggi mi sono entrati dentro dalla prima volta che ho provato a metterli per iscritto, e ci tengo a concluderla.
Purtroppo, che io voglia o meno, l'ispirazione se ne va per periodi lunghissimi, si concentra su altro, e non sono più capace di scrivere come vorrei.
Poi, ieri sera dal nulla, un'illuminazione. Apro la cartella di Eternity e scrivo l'intero capitolo in mezz'ora.
Come vedete, è così, imprevedibile. Ma, adorati lettori, c'è una cosa che dovete tenere a mente: IO NON ABBANDONERÒ QUESTA STORIA. 
Quindi, anche se impiegherò mesi ad aggiornare, se ancora mi piacciono le vicende e siete affezionati ai personaggi, se ancora avete pazienza da dedicarmi, ASPETTATEMI. 

**Questo capitolo lo dedico a tutti voi lettori. Rileggere le vostre recensioni mi aiuta tantissimo a caricarmi e mi incoraggia a scrivere!**

Qui parliamo completamente di Jean e dei Chimeri... spero vi piaccia.
Sabato partirò per Corfù e tornerò il 4 agosto... ma conto di aggiornare almeno la settimana dopo.

Un bacione e, come sempre, grazie a tutti.
Yuki è tornata. 





                                                                       

                                              Dall'altra parte








La Matricola  A-18 guardò con diffidenza tutti i presenti riuniti nella “sala d'aspetto.” Erano persone dalla più svariata provenienza, aspetto e passato. Non avevano nulla in comune; più si sforzava di pensare a qualche aspetto che potesse unirli, più si convinceva che non esistessero. 

Era davvero possibile che persone così diverse l'una dall'altra potessero diventare di punto in bianco al pari di fratelli? Com'è che si sarebbero chiamati, d'ora in avanti? 

Ah, già: Chimeri

Poi, riflettendo, trovò il punto in comune. Una verità che li univa tutti, come un filo spinato: il desiderio di ricominciare da capo. 

Non che si fossero scambiati confidenze o chissà cosa. Più che altro se ne erano stati tutti in un religioso silenzio, tranne qualcuno. 

Era qualcosa che si poteva leggere con facilità negli occhi di ciascuno di loro. Tutti nascondevano profonde cicatrici radicate in un passato che desideravano dimenticare al più presto. Diventare Chimeri era la loro ancora di salvezza.  

Era umano, dopotutto, aggrapparsi con tutte le energie al filo della sopravvivenza e della dignità, anche se la  Matricola  A-18 non era molto convinta che, alla fine di tutto, in loro sarebbe rimasto ancora qualcosa di “umano”. 

Ecco cosa accomunava tutti, tranne lei. 

Lei era contenta della vita che conduceva, prima di essere portata lì. Aveva degli amici, una famiglia con dei problemi si, ma chi non ne aveva? A scuola era  nelle media, aveva progetti e speranze per il futuro... ma suo padre aveva rovinato tutto. 

Come ricercatore, sapeva che conduceva esperimenti di cui non era autorizzato a parlare, ma che riguardassero cose del genere...

Dopo il divorzio con sua madre era cambiato irrimediabilmente e, dato il lavoro poco precario e regolare di lei, era stato deciso che la sua custodia spettasse al padre. Nulla in contrario per la Matricola  A-18, se suo padre non si fosse rivelato un pazzo troppo assorto da quegli esperimenti diabolici.

Coinvolgere lei, poi. Non glie l'avrebbe mai perdonato. 

Aveva sentito spesso nominare quell'uomo: Jean Stain. La persona che suo padre venerava come un Dio sceso in terra. 


“Vedrai mia cara, quando conoscerai Stain e i risultati dei suoi strabilianti esperimenti, approverai anche tu. Lui è un genio, senza alcun dubbio, sono così onorato di far parte della sua ricerca. E ne entrerai a far parte anche tu. Stain ti renderà un essere migliore... oh, quando capirai mi sarai riconoscente!”


Maledetto suo padre, maledetto quello Stain e maledetti tutti quanti. 

Suo padre l'aveva venduta. E lei l'odiava per questo.

All'improvviso, le porte scorrevoli della sala d'aspetto si aprirono. Ne uscì quello che la  Matricola  A-18 aveva capito si chiamasse Ray. Sembrava essere uno dei leader o qualcosa del genere.  

  << Chi è la  Matricola  A-18? >> chiese con voce piatta e monocorde.

Lei si alzò lentamente sotto lo sguardo di tutti. 

Ray le fece un cenno con la testa  << Vieni dentro. È il tuo turno >> 

Obbedì in silenzio ed entrò nella stanza che aveva tutte le caratteristiche di una sala operatoria. Proprio in quel momento, due ragazzi col camice bianco che riconobbe come Josh e Stephanie, fedeli assistenti di suo padre che speso avevano frequentato casa sua, stavano trasportando su un letto il ragazzo che l'aveva preceduta. Era privo di coscienza e sembrava preda di dolori lancinanti. 

Si irrigidì e strinse i pugni.  Josh e Stephanie la guardarono e distolsero subito gli occhi con aria colpevole. Già, anche loro l'avevano tradita, assecondando suo padre nei suoi loschi e malati intenti, portandola in quel covo di pazzi psicopatici. 

  << Cosa volete farmi? >> chiese. La voce uscì un po' roca e tremante. 

  << Ti prepariamo per l'impianto >> rispose Ray.

  << Impianto? >>

  << Della Chimera. Tra poco verrà il Padre e procederà con l'intervento. Non preoccuparti, sarà indolore >>  spiegò, pratico.

  << Dallo stato di quel ragazzo non mi sembra qualcosa di indolore! >> ribatté. 

Ray sospirò  << È normale che ci siano dei fastidi, all'inizio. L'organismo deve abituarsi alla presenza di un corpo estraneo e non possiamo escludere una reazione di rigetto. Vi terremo sotto controllo, i primi giorni >> 

  << Ah, bene. Mi sento molto meglio, ora >> commentò, acida.

  << Confida dell'esperienza del Padre >> tagliò corto il Chimero  << Siediti qui, iniziamo le analisi >>

  << La fai facile tu! >> sbottò lei  << Io non voglio avere nulla a che fare con questo >> 

Ray la guardò e, per la prima volta, il suo sguardo si accese di interesse   << Perché sei qui, allora? >> 

La Matricola  A-18  si morse l'interno della guancia a sangue. "Il bastardo di mio padre mi ha venduta, ecco perché". No, quell'uomo non lo considerava neanche più suo padre. Lui la guardava solo come una cavia da laboratorio, dopotutto, anche se ripeteva che lo faceva per il suo bene. 

Aveva tanta di quella voglia di sfogarsi con qualcuno e vomitare tutte le sue frustrazioni.  Sentì pungere gli occhi, come succedeva sempre quanto tratteneva le lacrime troppo a lungo. 

Era sola, ormai. Completamente sola, abbandonata ad un destino ignoto che avrebbe messo in dubbio anche quello che era, la sua umanità. Cosa le rimaneva? Nulla. Nemmeno qualcuno con cui confidarsi e piangere, sperando di essere rassicurata. 

Strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche  << Niente >> si costrinse a dire. 

Ray sospirò di nuovo, più pesantemente questa volta.  << Essere Chimeri non è male, sai. Non ho idea di che passato tu abbia ma, quanto ti risveglierai, sarà come se tutti i tuoi problemi siano svaniti. Avrai una vita nuova, sarai migliore >> 

Pensò che, essendoci passato prima di lei, quel Ray doveva sapere ciò che diceva. Osò solo un'insinuazione:  << Se essere Chimeri è fantastico come dici, perché tu sembri così triste, allora? >> 

I suoi occhi marroni avevano una luce malinconica che aveva notato dal primo momento in cui l'aveva visto. 

Ray sobbalzò e, con sua sorpresa, sorrise con amarezza  << Il motivo non ha nulla a che vedere con l'essere un Chimero >> fece una pausa piuttosto lunga, poi aggiunse:  << Sono stato tradito dal mio migliore amico >> 

La  Matricola  A-18 sobbalzò. In quel momento, il Chimero gli era sembrato più umano di chiunque altro. Così tanto da farle tenerezza. Forse allora non avrebbe perso la sua umanità come temeva. 

  << Mi... dispiace >> si ritrovò a dire, con un certo imbarazzo.

Ray non mutò espressione  << Non devi >> 

  << Anch'io sono stata tradita >> si sentì in dovere di dire  << Da una persona... a me molto vicina. Quindi capisco come ti senti >>  riuscì persino a permettersi un piccolo sorriso  << Fa un male cane, vero? >> 

Ray sbuffò una risata macabra e densa di tristezza  << Fa schifo >>  poi scrollò le spalle   << Non siamo tanto diversi, allora >> 

Lei ammiccò un cenno affermativo del capo, poi si decise a raggiungere la sedia che le era stata precedentemente indicata. Quando si fu accomodata, Ray preparò una siringa. 

  << Adesso ti addormento. Ti faremo qualche analisi e poi procederemo con l'impianto >>  adesso la voce di Ray sembrava più morbida  << Quando ti sveglierai, sarà tutto diverso. Potrai dimenticare anche il dolore del tradimento >>  

Lei lo guardò  << Tu, però, non hai intenzione di dimenticare, vero? >> 

Scosse il capo  << Non potrei nemmeno volendolo >> 

La Matricola  A-18 annuì. Quando si veniva traditi da persone care, era impossibile che la cicatrice potesse rimarginarsi del tutto. Avrebbe continuato a sanguinare per sempre, ed ogni goccia avrebbe ricordato la fiducia tradita. Lo sapeva. Lo sapeva dannatamente bene. 

Prima di inserirle l'ago nel braccio, Ray chiese:  << Come ti chiami? >> 

  << Mi è stato detto che sono la Matricola  A-18 >> rispose in un sussurro.

  << Io voglio sapere il tuo nome vero >>  insistette  << È l'unica cosa che ci permettiamo di conservare del passato di cui vogliamo liberarci >>

Lei non riuscì ad impedire ad una lacrima di debordare  << Sono Annabeth Andrews >> 




                                                                                                         ************************




La  Matricola F-12 aveva aspettato quel momento con impazienza. Si sistemò i lunghi ricci corvini dietro le orecchie ed inspirò.  L'attesa di diventare finalmente una Chimero la stava consumando ma era ciò che le aveva permesso di andare avanti e arrivare fino a lì. 

Ormai erano rimasti in pochi ad aspettare il proprio turno. Tre, lei compresa. Il ragazzo inglese, chiamato Matricola F-09, e la ragazzina bionda minuta, la  Matricola A-16. 

Si accomodò meglio sulla sedia. Ora che erano rimasti in pochi, l'atmosfera si era rilassata. Annoiata dalla snervante attesa, decise di provare a fare conversazione:  << Be', dato che siamo tutti sulla stessa barca, perché non cominciamo col dire i nostri nomi? Pare che gli altri li rivedremo a processo finito... >>

Il ragazzo si strinse le spalle e, nonostante fosse alto e robusto, appariva fragile ed insicuro. 

La biondina rispose per prima:  << Mary Misha Cooper >> 

Era molto più tranquilla di quanto ci si potesse aspettare da una ragazzina come lei. Sembrava che, anche lei, avesse vissuto solo per quel momento.

  << Io sono Lucy Flores >> si presentò la Matricola F-12   << Con quale nome vuoi essere chiamata? >> 

Lei sorrise  << Mary. Mio fratello mi chiamava Misha, quindi è un nome speciale riservato solo a lui >>

Lucy rispose al sorriso, intenerita  << Capisco >> poi guardò di nuovo l'inglese   << Andiamo, ragazzone! Manchi tu >>

Lui soffiò in risposta:  << William Turner >> 

  << Ti chiameremo Will >> decise Lucy, incrociando le braccia al petto e annuendo decisa. 

  << Ma veramente... >>

  << Zitto, ho deciso così >> 

Nonostante la stazza robusta, Will si zittì e incassò la testa nelle spalle con aria remissiva.  Mary ridacchiò e Lucy chiese, quasi con leggerezza:  << Siamo qui perché abbiamo tutti un passato di merda, giusto? >> 

Will non rispose, prevedibilmente, e strinse i pugni. Mary annuì e disse:  << Credo sia così per tutti >>

Lucy annuì perché la sua era stata una domanda retorica  << Già, già >>

  << Più di altre cose, però, io desidero trovare una persona >> la stupì Mary. 

  << Sul serio? >>

La ragazzina annuì e assunse un'aria nostalgica   << Mio fratello >> 

  << E pensi che diventare una Chimero ti aiuterà? >>

  << Non lo so, ma sono certa di avere più possibilità. Ero in un'ospedale psichiatrico prima che Albert mi aiutasse e da lì sicuramente non potevo cerarlo >>

Lucy annuì e preferì non approfondire la questione.  << Siamo simili, noi due. Anch'io cerco una persona >>

Gli occhi azzurri di Mary si illuminarono  << Davvero? >>

  << Si >>

  << È un parente? O un amico? >>

  << Diciamo un'amica >> la corresse   << Tengo molto a lei. So che le è stato fatto del male per colpa mia, quindi voglio trovarla al più presto >>

Mary le sorrise con aria comprensiva  << Capisco. Sono certa che ci riuscirai >>

Proprio in quel momento, il tale di nome Ray fece capolino dalle porte scorrevoli   <<  Matricola F-12 >> chiamò.

Lucy si alzò in piedi  << Pare sia il mio turno, finalmente >> 

  << Buona fortuna >> le augurò Mary, mentre Will si limitò ad un timido cenno col capo.

Lucy entrò nella sala operatoria senza paura. Si guardò intorno  << Cominciamo? >> chiese con impazienza.

Ray la squadrò  << Sei la prima che è tanto ansiosa di iniziare >> commentò. 

  << Aspettavo questo giorno da tempo >> si limitò a dire. Poi ebbe un'illuminazione:  << Tu sei un Chimero da molto? >>

  << Più di quattro anni >> rispose monocorde, armeggiando con una siringa. 

Lucy sorrise soddisfatta  << E ci sono altri Chimeri oltre a noi nuovi, qui? >> 

  << Si. Ci siamo tutti >> una pausa  << Almeno quelli che sono rimasti >>

  << Che vuol dire? >>

  << Nulla di cui tu debba preoccuparti >>

Lucy fece spallucce e si accomodò sulla sedia rivestita di pelle, pronta per l'impianto. Guardò Ray con trepidazione  << Posso chiederti se c'è anche una certa Eleanor qui? >>

Lo vide irrigidirsi e sgranare gli occhi marroni.  << Tu conosci Eleanor? >>

Lucy esultò internamente per aver fatto centro  << Da molto più di voi. Siamo, emh, amiche da quando era ancora umana >>

Ray appariva sconvolto. Poi la sua espressione si indurì all'improvviso  << Rimarrai delusa allora >>

  << Perché? C'è qualche problema? >>

  << Eleanor non è qui. Non più >> 

Lucy si allarmò immediatamente  << Le è accaduto qualcosa? >> 

Ray emise una risata carica di disprezzo   << Oh, no. Credo stia fin troppo bene, in effetti >>

  << E allora cosa?! >> 

  << Ci ha traditi, quella stronza. E con lei molti altri >> 

Lucy sussultò.  << T...traditi? >>

  << Ha rinnegato il Padre e tutti i suoi compagni per fuggire insieme ad un gruppetto di idioti >> spiegò, con voce piena di rancore. 

  << Di chi stai parlando? >> 

Sospirò  << È ovvio che tu non lo sappia, ma gli intenti del Padre sono contrastati da una pedante organizzazione governativa che mira a sterminarci tutti. In ogni caso, ve ne metteremo al corrente a tempo debito, quando vi sarete tutti stabilizzati >> 

Lucy sentiva il mondo girare  << Ed Eleanor si è schierata con questa organizzazione? >>

  << A quanto pare >>

  << Ma... perché? >>

  << Credimi, è quello che ci siamo chiesti tutti. Be', immagino che abbia trovato qualcuno per cui ne sarà valsa la pena >> 

Lucy si sentì tremare fin nelle ossa.   << Io... >> balbettò, confusa  << Non potrò più vederla...? >>

  << Oh, la vedrai senza dubbio. Solo dalla parte opposta alla nostra. Sarai capace di ucciderla, e con lei tutti gli altri traditori? >>

Sembrava che Ray stesse rivolgendo quella domanda prima di tutto a se stesso, ma lei non disse nulla a riguardo. La sua mente era sommersa di dubbi e paure. Fino ad un momento prima era così certa di averla ritrovata...

L'aveva cercata a lungo, dopo quell'incidente. Una volta incontrato Franck, lui le aveva rivelato che Eleanor era diventata un'essere particolare, una Chimero, ed era per questo che anche lei aveva deciso di entrare a far parte del progetto. Ma così... 

  << Ucciderla? No, io... >>

  << Quando sarete pronti, li attaccheremo >> le svelò Ray  << Sono sempre state queste le intenzioni del Padre. Distruggere il Red Shield e riprendere... una certa persona >>

Lucy non chiese spiegazioni a proposito perché era troppo spaventata da quanto appreso.  Tuttavia, al momento, c'era una sola cosa che potesse fare:   << Procediamo subito con l'impianto. Voglio diventare una Chimero ed incontrare Eleanor al più presto >> 




                                                                                                   **************************




Seduti davanti a tre bicchieri di vino, i tre scienziati avevano un'aria soddisfatta.

  << Gli impianti sono andati bene? >> chiese Franck. 

  << Alla perfezione >> lo rassicurò Jean  << Avete assistito voi stessi. E nessuna reazione di rigetto. Aspetteremo altre quarantotto ore, poi procederemo con l'iniezione  del vaccino >>

Albert inarcò le folte sopracciglia  << Vaccino? Cos'è questa storia? >> 

Jean strinse le labbra in una linea sottile  << Uno scomodo inconveniente che però mi sono affrettato a risolvere.  Fino a poco tempo fa, la Chimera aveva un solo punto debole: poteva venir danneggiata da particolari elementi contenuti nel sangue di una persona >>

  << Una persona? Questo è assurdo! >> intervenne Franck. 

  << L'ho pensato anch'io, all'inizio >> Jean ricordò il tempo in cui, del tutto ignaro della vera identità di Rebecca, l'aveva odiata e studiata. Era stato orribile, certo, ma ne aveva ottenuto risultati che sicuramente giustificavano il male involontariamente commesso  << Tuttavia ho condotto dettagliati esperimenti e sono arrivato alla formulazione di un vaccino capace di potenziare la Chimera >>

Albert prese un sorso dal suo bicchiere  << Questa storia dovrai spiegarcela più dettagliatamente. Ma sono contento di sapere che la Chimera è ormai perfetta >> 

  << Oh, c'è ancora un passo da compiere prima di raggiungere la vera perfezione >> 

  << E sarebbe? >> chiese Franck.

Jean fece un sorriso sghembo  << Voglio donare un nuovo potere alla Chimera: una rigenerazione cellulare più lenta >> 

Albert si mise più comodo   << Spiegati meglio >> 

  << Cercate di seguirmi. In un essere umano adulto ogni giorno muoiono dai 50 ai 100 miliardi di cellule. In un anno la massa delle cellule ricambiate è pari alla massa del corpo stesso. Ma, sappiamo tutti che, in un organismo, non tutte le cellule hanno la stessa durata di vita: le cellule della pelle, per esempio, vivono in media 20 giorni, quelle dell’intestino 7 giorni, i globuli rossi 120 giorni, le cellule neuronali e muscolari, invece, per tutta la vita >>

I due annuirono. 

  << Io voglio perfezionare il  meccanismo di rigenerazione umano >> continuò Stain allargando le braccia  << In modo tale da raddoppiare, triplicare, no, quadruplicare addirittura il tempo della vita! >>

Franck e Albert sgranarono gli occhi  << Stai scherzando? >> chiese il primo. 

  << Come potrei? Se la rigenerazione avvenisse più lentamente, se tutti i tipi di cellule del nostro organismo potessero essere rinnovate costantemente, il corpo si manterrebbe sempre giovane e forte. Con l'aiuto della Chimera poi, sarebbe immune da qualunque tipo di malattia e le sue qualità migliorerebbero in maniera esponenziale. Sarebbero addirittura migliori di adesso! >> 

  << Sarebbe come... arrivare a cento anni dimostrandone ancora trenta, o addirittura di meno >> azzardò Albert. 

  << Si, l'idea è quella >> annuì Jean. 

Franck si alzò di scatto  << Fenomenale! Sbalorditivo! Solo tu avresti potuto pensare a qualcosa del genere, Jean! >>

Lui sorrise  << Era una cosa a cui pensavo da un po'. L'obiettivo è quello di arrivare a prolungare la vita fino a nostro piacimento. Se qualcuno vorrà, grazie alla Chimera potrà vivere per sempre >> 

Albert riempì i loro bicchieri con febbricitante impazienza  << Dobbiamo metterci subito a lavoro! La comunità scientifica, ma che dico, tutto il mondo ci loderà come divinità per questa scoperta! >>

Jean rise e prese il suo bicchiere. In verità, non aveva minimamente pensato a come, il mondo che lo credeva morto, avrebbe accolto le sue creazioni una volta che la Chimera perfetta sarebbe stata ultimata. 

Ciò a cui pensava, costantemente, era solo Rebecca. La Chimera perfetta e la possibilità di vivere per sempre, avrebbe dato loro l'occasione di recuperare tutto il tempo perso.


Rebecca. Avrai tutto il tempo del mondo per imparare ad amarmi. 








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Capitolo 10
*** Il mostro dentro ***


Carissimi lettori. 
Presumo che anche chiedere scusa sia superfluo. Anche se mi ci metto non riesco mai ad essere puntuale e di questo non finirò mai di chiedere perdono. 
Se sono qui ad aggiornare lo dovete solo all'aiuto instancabile che la mia amica FABIOLA mi da ogni volta. Se non ci fosse lei che mi da sostegno e non si stanca mai di farsi venire le idee più brillanti per farmi tornare la voglia di scrivere non so davvero cosa farei. 
Sempre grazie a lei ho delineato la piega che prenderà la storia d'ora in poi. Posso assicurarvi che è tutto più chiaro e, anche se non prometto nulla, vorrei e spero di poter aggiornare con più frequenza. 
Questo è il primo capitolo che muove veramente le acque! Quindi spero che possa piacervi!
Come sempre dedico il capitolo ai lettori meravigliosi che continuano a seguirmi con fiducia e pazienza. Non so davvero come ringraziarvi, sul serio. Vi voglio bene! 
Vi lascio al capitolo e spero mi facciate sapere cosa ne pensiate! :)
Un bacione e grazie mille!
Yuki!







                                        Il mostro dentro







  << Una a Denver, nel Colorado. Era dalle parti in cui vivevo, quindi me lo ricordo bene. Una sede, mmh, anche in Nebraska, si, ma non so dove di preciso >> 

 << Io sapevo di quella di  Dallas, ma è stata abbandonata da un bel po'. Credo ne avesse una a Silver City, nel Nuovo Messico >>  

  << Ah! Non dimenticare quella a Los Alamos, Ryan! Ce n'è una anche li, giusto? >>

  << Si, si. Anche quella >>

  << Io sono abbastanza sicura che ce ne sia un'altra a Nashville, nel Tennessee >>

Evidenziai con un cerchio rosso tutte le località indicatemi sulla cartina geografica. Mi portai una mano ai capelli: erano molto più numerose di quanto mi fossi aspettata.  << Com'è possibile che un uomo dato per morto da più di diciotto anni possa avere una rete così estesa? >> 

  << Magari ha avuto degli appoggi >> ipotizzò Kyle.

Seduta poco distante, Licya bisbigliò con poco entusiasmo:  << Genio! >> 

Kyle parve non udirla e fu meglio così.  Kim si grattò la testa  << Chi darebbe il suo appoggio a una simile diavoleria? >> 

  << Degli squilibrati quanto lui, rossa >> sputò Garreb.

  << Ah, su questo non c'è dubbio >> convenne Ivo. 

Amy scrollò le spalle  << Da chiunque Stain sia stato aiutato, i suoi appoggi sono certamente persone influenti se ha potuto munirsi di laboratori sparsi per tutto il paese >> 

  << Esiste anche la possibilità che Stain abbia assunto un'altra identità >> intervenne Julian. 

Annuii. Anch'io avevo pensato ad una simile eventualità. Spostai lo sguardo dalla cartina ai Chimeri:  << Voi non avete idea di chi possa essere in combutta con lui? >> 

Alcuni scossero la testa, altri ci pensarono su. Infine, Eleanor prese la parola:  << Io sono stata reclutata da Stain ma, una volta, in uno dei suoi laboratori, con lui ho visto un uomo. Non mi ricordo che faccia avesse e neanche come si chiamasse, ma era uno scienziato. Almeno penso >> si grattò la testa  << Non so quanto questo ti possa servire, in effetti >> 

  << Praticamente a nulla >> sbottò Garreb.

  << Mhp. Sono sempre più utile di te, infame! >> 

Kim, che si era seduta in mezzo a loro, - per “ragioni di sicurezza” aveva detto -  li fulminò con occhiate assassine  << Lo sapevo che mi sarei dovuta portare il mitra dietro... >> 

  << Tu sei stato il primo ad essere trasformato in Chimero da Stain >> intervenne Ryan, rivolgendosi a Zach  << Non ti viene in mente nulla? >>

Lui ci pensò su  << Nonostante mi avesse nominato leader, non conosco gli appoggi che potrebbe aver sfruttato. Mi limitavo ad occuparmi dei Chimeri che si aggiungevano al gruppo >>

Ryan fece un mezzo sorriso   << Me lo ricordo >> 

Eleanor guardò Misa  << Tu hai una super-memoria, no? Sai qualcosa? >>

  << Non posso ricordare cose che non so! >> si lagnò.

Ivo sbuffò  << Utilissimi questi Chimeri, insomma >>

Ryan lo congelò col suo sguardo freddo  << Vi stiamo dicendo tutto quello che sappiamo >>

  << Oh, non ne dubito >>

  << Cerchi rogne? >>

Zach ed Amy trattennero il biondo dall'alzarsi per sgozzare il torturatore, mentre Kim continuava a bisbigliare tra sé:  << Santi mitra. Quando servono non ci sono mai >> 

Mi portai le mani ai capelli. Eravamo un gruppo troppo eterogeneo per sperare di andare d'accordo. O per riuscire anche solo a portare al termine una sola delle missioni  che avevamo in mente di progettare.

La già scarsa sicurezza acquisita dal ruolo che svolgevo all'interno dell'organizzazione, stava pian piano scemando, lasciando posto all'angoscia e all'ansia. 

Una sensazione opprimente, che serviva a bloccarmi il respiro, dovuta al pensiero che, se qualcosa fosse andato storto, qualcuno di loro averebbe potuto rimetterci la vita. Com'era successo a David. Come per poco non era toccato anche a mio padre. 

La sola eventualità bastava a farmi sentire le ginocchia molli. Ero terrorizzata al pensiero di poter fallire su tutta la linea. Ma non era proprio per questo che avevo deciso di non piangere più? Di diventare più forte? Non era per questo che mi ostinavo a opprimere ogni sentimentalismo che ancora mi legava a Zach, colui che più di tutti mi ricordava la vecchia me stessa? 

  << ...e quindi abbiamo un club di scienziati pazzi >> disse Amy, probabilmente riassumendo un discorso che non avevo seguito   << Comunque, questo non deve farci sentire svantaggiati. Abbiamo anche noi le nostre risorse e possiamo essere temibili tanto quanto loro >> 

Invidiai la sia risolutezza, il suo mostrarsi sicura anche nelle situazioni più incerte. Mi sarebbe piaciuto rimanere stabile sui binari nello stesso modo in cui veniva naturale a lei.

Tamburellai il pennarello rosso sul tavolo  << Temo che l'unico modo che abbiamo per scoprire chi siano questi appoggi, sia scovare Stain. Quindi ci faremo bastare le informazioni che possediamo attualmente, con la speranza di poterne capire di più il prima possibile >> 

Julian incrociò le braccia  << Dunque? Cosa facciamo? >>

  << Organizzeremo delle squadre. In ognuna di esse ci sarà un Chimero come leader. Quindi cinque squadre in tutto. Poi... >> 

  << Un Chimero come leader?! >> sbottò Garreb, proprio come mi sarei aspettata. Non aveva perso un solo secondo  << Sei impazzita?! >> 

Anche se non avevano obiettato, i volti di Ivo, Kyle e Licya testimoniavano la loro disapprovazione. Un evento più unico che raro che i due spadaccini fossero d'accordo su qualcosa.

  << Prova a pensarci un momento invece di dare aria alla bocca, idiota >> intervenne Kim  << Sono loro a sapere la localizzazione dei laboratori, a conoscere Stain e i Chimeri a lui sottoposti. Ergo, i più adatti a prendere decisioni >>

Annuii perché la rossa aveva spiegato egregiamente la mia decisione.

  << No, non l'accetto >> s'impuntò il torturatore.

  << Non mi aspettavo lo facessi >> chiarii.

  << Bene, perché mai lo farò >>

Garreb stava mettendo a dura prova la mia pazienza. Non avevo bisogno anche di lui come ostacolo. Ne dovevo già affrontare fin troppi. Io ero il capo dello Scudo Rosso. Colei che si sarebbe fatta carico di tutto. Ed era giunto il momento che anche il temerario torturatore ne prendesse consapevolezza.  << Allora sei congedato >> risposi, imponendomi di non far tentennare la voce.

Lui sgranò gli occhi verdissimi  mentre il resto dei presenti rimaneva congelato sul posto.  << Cosa? >> fiatò.

  << Hai capito benissimo. Non terrai parte alla missione >> 

  << Non puoi farlo! >> abbaiò, alzandosi di scatto dalla sedia  << Non puoi pretendere che io resti qui mentre lei... >>

Nella stanza cadde il più totale silenzio. Un silenzio nel quale Hidd si premette una mano contro la bocca, con la consapevolezza di cosa si era lasciato sfuggire dipinta sul volto. Puntò su Misa uno sguardo così intenso che era difficile capire se volesse baciarla o strozzarla. 

Lo vidi arrossire. Un rossore che, ero pronta a scommettere, derivava più dalla rabbia che dal reale imbarazzo. Strinse forte i pugni mentre assumeva l'espressione di una bestia feroce e mi guardava come se fossi la prossima preda.

Sorressi con fierezza il suo sguardo tagliente e continuai:  << Posso fare questo ed altro. Hidd, sono il capo qui. Ed è mio pieno diritto decidere chi partecipare alla missione. Il tuo contributo sarebbe di particolare importanza ma se non sei disposto a collaborare, allora non posso ritenerti idoneo per questo incarico. Non mi servono i tuoi colpi di testa, tanto meno gesta avventate che possano mettere in pericolo l'intera squadra >>

Stentai a riconoscere la mia stessa voce. Avvertivo il peso degli sguardi dei presenti addosso ma non potevo permettermi il lusso di tentennare. Non mi era più concesso essere insicura.

Vidi Garreb irrigidirsi ed emettere, dal fondo della gola, un suono a metà tra un lamento e un ringhio. 

Ero perfettamente consapevole che tirare in quel modo la corda con un tipo come lui mi sarebbe costata cara, se non avessi saputo giocare bene le mie carte. Era uno degli elementi più forti, oltre i Chimeri, ed io stessa sarei sempre stata pronta a riconoscere il valore. 

Sicuramente non era secondo a nessuno in quanto a sete di vendetta. Era spietato e senza scrupoli, pronto a far valere le proprie opinioni anche con l'utilizzo della forza. La sua presenza o la sua assenza avrebbe deciso le sorti di tutti. Era oltremodo rischioso sfidarlo in quel modo ma era arrivato il momento che cominciasse a rispettare la mia autorità. Doveva rendersi conto che lo Scudo Rosso stava cambiando. Così feci leva sulla consapevolezza che sarebbe riuscito ad ingoiare l'orgoglio pur di scendere in battaglia.

Garreb mi guardò e la vidi con chiarezza. La scintilla dell'odio e della vendetta nel suo sguardo assassino. Una brace accesa che non aspettava altro che ci si gettasse addosso benzina per ardere qualsiasi cosa capitasse sotto tiro. 

  << Bene, Callaway >> sputò, pronunciando il mio cognome con voce densa di rancore  << Ma voglio lei nella mia squadra >>  puntò il dito contro la persona che meno mi sarei immaginata potesse ricevere le attenzioni di Hidd: la piccola Misa. 

La diretta interessata sbarrò gli occhi e spalancò la bocca,  lasciando scorrere lo sguardo basito prima sul ragazzo poi sul dito puntato in sua direzione. Io rimasi esterrefatta come tutto il resto del gruppo che fino ad allora aveva assistito allo scambio in un silenzio glaciale. E che adesso attendeva col fiato sospeso solo l'ordine definitivo. Da me. Il loro capo. 

La risposta che tutti si aspettavano. Quella che avrebbe accontentato Hidd. Ma che io non avrei concesso.

  << No >>

Se c'era una cosa che avevo capito era che Misa rappresentava in qualche modo una debolezza per il torturatore. E l'ultima cosa che volevo, erano distrazioni in battaglia. 

Alla mia ferma negazione, seguì altro silenzio. Altro ghiaccio. Ma questa volta, non durò a lungo.

Un attimo prima ero in piedi, l'attimo dopo annaspavo in cerca di aria, mentre il ginocchio di Garreb Hidd mi schiacciava i polmoni e le sue mani erano strette intorno alla mia gola.   << Io ti ammazzo!! >>

Lo sentivo scuotermi, la schiena che sbatteva ripetutamente contro il pavimento, mentre la vista mi si riempiva di chiazze nere e i rumori mi giungevano sempre più attutiti. 

Proprio quando mi aspettavo di perdere i sensi, una strana scossa di adrenalina iniziò a diffondersi nel mio corpo. 


“Vuoi farti mettere i piedi in testa così?”. 


Nei meandri della mia coscienza, riconobbi quella voce. Quella voce maledetta.


“ È ora di dargli una bella lezione. Non credi, Rebecca? Ne vale della tua credibilità”. 


“Non voglio far male a nessuno” pensai, spaventata a morte da me stessa. 


“Sei debole. E tutti continueranno ad approfittarsene se non dai una dimostrazione della tua forza. Affermi di voler cambiare ma così facendo non rimarrai altro che un'insignificante inetta”. 


La presa sul mio collo si fece più salda perché non riuscii più a portare aria ai polmoni. L'adrenalina che quella voce aveva prodotto era ancora in circolo e mi impediva di svenire. Mi fece tremare ogni terminazione nervosa ed improvvisamente mi sentii piena di ferocia. 

E mentre il mondo diventava rosso, fuori si scateva l'inferno.




                                                                                                                 ************************




Zach faceva ancora fatica ad accettare quanto Rebecca fosse cambiata. 

Sapeva che il suo tradimento – perché si, non poteva essere definito in nessun altro modo, anche se fatto a fin di bene – l'aveva sconvolta più di quanto meritasse. Sapeva di non avere il diritto di pretendere di essere perdonato. 

Ma se c'era qualcosa che si sentiva di dover pretendere era il sorriso della ragazza di cui era innamorato. 

Un sorriso che, ormai, era scomparso. Era stata la stessa Rebecca a confermare di non poter più tornare quella di prima. Una realtà che Zach non avrebbe mai accettato. 


“L'incanto di è sotto. E se c'è qualcuno che mi ha fatto svegliare dal sonno... quello sei tu, Zach”. 


Quelle parole le meritava in pieno. Eppure sentiva il petto oppresso da un peso che gli impediva di respirare.

Quando la guardava adesso vedeva una persona diversa. C'era la Rebecca capo del Red Shield davanti a lui. C'era la Rebecca che, come unico scopo, aveva quello di veder scorrere il sangue di Jean Stain. C'era una Rebecca che aveva congelato il suo cuore per la paura di soffrire di nuovo. 

Eppure, Zach ne era affascinato allo stesso modo. Il suo desiderio non svaniva, non l'avrebbe mai fatto. Anzi, gli infiammava il petto con una fiamma sempre più grande e vorace. 

Provava profondo rispetto per Rebecca ogni volta che faceva valere le proprie decisioni, che non si faceva intimidire da chi la considerava inadeguata o incapace di gestire una situazione come quella che stavano vivendo. 

E, anche se per lei ormai era un estraneo, la amava forse più di prima. 

Ammirò la fermezza che animava i suoi occhi mentre teneva testa al torturatore Garreb Hidd. Per quel poco che lo conosceva, si era aspettato una reazione del genere. Quello che non avrebbe mai potuto immaginare era che sarebbe arrivato al punto di aggredire Rebecca. 

Nello stesso momento in cui la buttò a terra, sgranò gli occhi e gli ci vollero alcuni secondi per capire cosa stesse succedendo. Con i riflessi migliorati dalla Chimera, lui fu uno dei primi a scattare in piedi. Fu seguito a ruota da Ryan e da un'urlante Misa. Amelia balzò sulla sedia e poi si creò solo un gran trambusto. 

Zach sentì il sangue affluire al cervello e provò il forte desiderio, per la prima volta dopo tantissimo tempo, di far scorrere sangue. Il sangue di una persona ben precisa. 

Voleva ammazzare Garreb Hidd con le sue stesse mani per quell'affronto. Nessuno doveva osare toccare Rebecca e sperare di poterne uscire indenne.

Fece per scattare verso di lui ma rimase impietrito quando vide cosa stava succedendo. Rebecca aveva afferrato con entrambe le mani i polsi di Garreb, che le stringeva la gola proprio come se volesse ucciderla sul serio. 

Non che Rebecca fosse debole, ma contro uno della stazza del torturatore – sopratutto incazzato com'era – non avrebbe avuto speranza. Per questo sgranò gli occhi quando vide la ragazza mettersi seduta e, di conseguenza, costringere il ragazzo ad indietreggiare. 

Stinse forte la presa contro i suoi polsi e li allontanò dalla sua gola. Rebecca si alzò e Garreb la seguì di rimando, con gli occhi sgranati dalla sorpresa. La rabbia era scemata per far posto a qualcosa di molto simile alla paura. 

Zach guardò Rebecca e, mentre un brivido gli attraversava la schiena, capì cosa doveva averlo turbato tanto: gli occhi della ragazza erano rossi.

Rossi come il sangue. 

Non pensava che sarebbe mai successo ma in quel momento ebbe seriamente paura di lei. Sentiva di trovarsi di fronte ad una completa sconosciuta.

Al suo fianco, sentì Kyle trattenere il fiato  << No... >> bisbigliò, e sembrava terrorizzato   << Non di nuovo >> 

Di nuovo? Era già successo che si trasformasse in quel modo?

Rebecca lasciò la presa sui polsi di Garreb e, con la mano destra, gli afferrò saldamente la gola. Zach non seppe mai spiegarsi come fu possibile, ma la ragazza lo sollevò da terra e aveva tutta l'aria di volerlo ammazzare. 

Se fino ad un momento prima era stato lui stesso a volerlo morto adesso temette per lui. E temette che Rebecca non sarebbe mai tornata quella di prima. 

Il torturatore emise un verso strozzato e annaspò mentre cercava inutilmente di liberarsi dalla presa mortale. Lei non fece una piega: si limitò a guardarlo con quelle spaventose iridi color cremisi. 

Come se il suo udito fosse stato inattivo fino a quel momento, di colpo sentì una raffica di voci e rumori attorno a lui. 

  << Qualcuno la fermi! >> 

  << Ma cosa le sta succedendo? >> 

  << Sono io che devo uccidere quell'idiota! >> 

  << Bechy! Per l'amor del cielo, torna in te! >> 

Zach ordinò ai muscoli di muoversi ma una figura scattò in direzione di quel tentato omicidio. Misa si aggrappò con tutte le sue forze al braccio col quale Rebecca teneva Hidd alzato.  << Rebecca! >> esclamò  << Lascialo! Lascialo! >> 

Immediatamente dopo, l'altro torturatore placcò la ragazza per le spalle  << Qualcuno mi dia una mano o lo ammazzerà sul serio! >>

Zach e Kyle si mossero quasi contemporaneamente. Il moro andò ad aiutare Ivo mentre Zach afferrò il braccio assassino  << Rebecca! >> urlò, con la speranza che la sua voce potesse raggiungerla. 

Rimase interdetto nel constatare quanta forza avesse la ragazza. Il suo braccio sembrava essere diventato d'acciaio. Non era normale. Poteva affermarlo con assoluta certezza. 

  << Rebecca! >> urlò ancora Misa  << Ti prego, non fargli del male! >> 

Fu allora che, come per miracolo, Rebecca annullò la presa. Misa sostenne il corpo molle di Garreb e lo portò con sé a terra.  Kyle ed il torturatore non lasciarono la presa su di lei, temendo che potesse esprimere altri comportamenti violenti ed incontrollati. 

Zach fece qualche passo indietro, basito, ed osservò come gli occhi rossi di Rebecca si posassero su Misa. 

La Chimero corrispose lo sguardo con occhi terrorizzati, velati dalle lacrime. Forse, ipotizzò Zach, fu proprio scorgere la paura negli occhi di Misa, una paura della quale Rebecca stessa era la causa, che consentì alla ragazza di tornare indietro. 

I suoi occhi tornarono lentamente al solito, splendido, azzurro. La bocca tremò e articolò qualcosa che potevano essere delle scuse. Poi, di colpo, svenne. 

Zach scattò in avanti e fu abbastanza rapido da prenderla, perché la stretta di Ivo e Kyle si era fatta improvvisamente molle. Era come se i due avessero paura a starle vicino. 

Il Chimero guardò la ragazza priva di sensi tra le sua braccia mentre sentiva il malcapitato tossire ripetutamente.. 

Alzò lo sguardo verso i presenti  << Cosa... cosa è successo? >>

Ma capì che nessuno avrebbe potuto rispondergli. Sui loro volti vedeva lo smarrimento e la paura.  

  <<  È... è una specie di mostro! >> esclamò quello che aveva capito si chiamasse Julian. 

  << Bechy non è un mostro! >> abbaiò Amelia fulminandolo con i suoi zaffiri  << Lavati la bocca dopo aver detto una cazzata simile! >>

  << Hai visto anche tu i suoi occhi! >> replicò l'uomo, indicandola. 

Eleanor incrociò le braccia al petto  << Di sicuro non era normale >> 

Kyle sbatté diverse volte le palpebre prima di dire:  << È successa la stessa cosa quando stava combattendo con Stain >> alzò gli occhi su Zach  << Dopo che lui... >> 

Si bloccò senza terminare la frase e scosse la testa. Aveva rinunciato a dare qualunque spiegazione. 

Amelia si avvicinò a Zach e tastò con una mano la fronte dell'amica. Rivolse al Chimero uno sguardo pieno di preoccupazione e lui non poté far nulla per consolarla: si sentiva nello stesso identico modo. Lanciò un'occhiata a Ryan, trovandolo pallido e dall'aria smarrita. 

  << Per adesso portiamola da Julia >> disse alla fine la ragazza  << Anche Hidd non se la passa troppo bene >> 

Misa annuì   << El, aiutami a portalo >>

  << Che? Non ci penso proprio >> 

  << Dammi >> intervenne Ivo. Strappò Garreb dalle braccia della Chimero e se lo caricò in spalla con uno sguardo severo. 

Nessuno proferì più parola ma tutti li seguirono nella sezione medica. Quello che avevano visto non poteva essere dimenticato, sopratutto esigeva una spiegazione. 

Julia impallidì nel vedere Rebecca priva di sensi. Gwen si premurò di indicare i letti in cui collocare i due incoscienti. 

Amelia raccontò alla donna quello che era successo e Zach osservò con crescente preoccupazione il suo colorito diventare sempre più pallido ad ogni parola. 

Quell'espressione non prometteva niente di buono. Niente di buono per Rebecca.

  << Occhi rossi? >>  chiese, gli occhi fissi nel vuoto   << Ne sei proprio sicura? >>

Amelia annuì mentre la ragazza chiamata Licya sbottò:  << Li abbiamo visti tutti >> 

  << Stava per ucciderlo sul serio >> intervenne Kyle che non aveva ancora recuperato un minimo di colore  << E sappiamo tutti che, per quanto Hidd possa essere insopportabile, Rebecca non farebbe mai niente del genere >> 

Julian serrò la mascella e ringhiò:  << Non accetto che il capo dello Scudo Rosso sia un mostro del genere! >>

Amelia lo fulminò ma fu Kim a parlare:  << Un'altra offesa a Rebecca e appena riprendo un mitra in mano giuro che ti vengo a cercare, e ti userò come bersaglio per il poligono. Chiaro? >> 

Ma l'uomo insistette:  << Che razza di capo è uno che è pronto ad uccidere i suoi uomini?! >> 

  << Rebecca non ucciderebbe nessuno! >> ribatté Amelia. 

  << Ma è quello che ha tentato di fare! >> 

  << Calmatevi!>> tuonò Julia  << Se non siete capaci di mantenere i nervi saldi, vi voglio fuori di qui all'istante! Mi sono spiegata? >> 

Zach fece un passo avanti e chiese alla donna:  << Tu sai quello che le è successo? >> 

Lei si sistemò gli occhiali sul naso   << Forse >> 

  << Allora devi dircelo! >> ringhiò Kyle. 

Il medico inspirò profondamente. Negli occhi c'era l'ombra del dubbio.  << Ho bisogno che mi chiamiate George e Dorian >> ordinò  << Li voglio qui. Subito! >> 

Dopo qualche secondo di immobilità, Julian emise un verso stizzito con la bocca e uscì. 

Amelia azzardò una domanda:  << Julia. Cosa... cosa sta succedendo a Rebecca? >> 

La donna crollò su una sedia girevole e si afflosciò come un fiore appassito. Sembrava che un enorme macigno le fosse piombato sulle spalle.   << Una minaccia che pensavo avessimo evitato >> 

Gwen si avvicinò e l'osservò scioccata. Zach era stanco di non capire.  << Spiegati meglio >> 

Julia alzò lo sguardo su di lui e rispose, col tono di una condanna a morte:  << Si tratta della Chimera dentro di lei >> 









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