iComplicated

di MysteriousSx
(/viewuser.php?uid=673708)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Just Friends ***
Capitolo 2: *** My dilemma ***
Capitolo 3: *** Unconditionally ***
Capitolo 4: *** About you now ***
Capitolo 5: *** I'm in love ***
Capitolo 6: *** Let it go ***
Capitolo 7: *** Baby ***
Capitolo 8: *** Can't hold us ***
Capitolo 9: *** Happly ever after ***
Capitolo 10: *** Bam ***



Capitolo 1
*** Just Friends ***


Freddie passeggiava tranquillo per le strade di Seattle.
Era una calda giornata di sole, quella domenica di giugno, e lui aveva molte cose da fare, prima del matrimonio: doveva passare prima dal fioraio, poi a prenotare il ristorante ed infine a vedere se la lista nozze fosse pronta.
Aveva sempre la situazione sotto controllo, proprio come quando facevano iCarly.
iCarly, già. Il loro vecchio show, finito quando la sua ormai futura moglie, Carly, era partita per l’Italia.
Poi è stata la volta di Sam, a partire, ma Freddie non sapeva dove fosse andata, avevano perso i contatti e non si erano più sentiti.
Dopo 2 anni però, Carly era tornata e un paio di mesi dopo, lei e Freddie avevano cominciato ad uscire insieme.
E qualche settimana fa, avevano ufficializzato le loro nozze.
Sua madre non era molto contenta, ma lui ormai aveva 21 anni e decideva lui della sua vita: gliel’aveva detto e ridetto mille volte, e alla fine, lei aveva rinunciato e si era arresa alla loro unione.
Freddie stava guardando la vetrina di un negozio di computer, ormai il suo lavoro.
Si, Freddie era il tecnico in un laboratorio d’informatica di un' università, nella quale studiava anche.
Il cellulare gli vibrò nella tasca.
Si aspettò di vedere il nome di Carly comparire sullo schermo.
E invece ne comparì un altro: quello di Sam.
Sam lo stava chiamando? Non era possibile…
Curioso del perché, Freddie rispose alla chiamata.
“Pronto?”
“Benson? Sono io, Sam!”
Sam aveva una voce strana, Freddie avrebbe detto quasi sconvolta.
“Sam, ehi! Ma… va tutto bene? Hai una voce strana…”
“Scusa, non ti avrei disturbato, se non fosse per un emergenza…”
“Emergenza? Ma di che parli, Sam? Che ti è successo?”
“Scusa! Scusami…” ora la sentiva chiaramente singhiozzare dall’altra parte del telefono. “non sapevo chi altro chiamare…”
“SAM!” esclamò Freddie, ormai sull’orlo di una crisi di nervi. Era seriamente preoccupato per la sua amica. Sam non aveva mai pianto in vita sua…
“Mi dici che hai?”
“Ho un problema enorme, Fred…”
Freddie ci pensò su. Sam non gli avrebbe mai chiesto aiuto se non fosse veramente disperata.
“Senti, Sam: dove sei? Provo a raggiungerti!”
“Sono a Los Angeles…”
“Los Angeles?”
Freddie ci pensò su.
Arrivare fino a Los Angeles era un bel problema: cosa avrebbe raccontato a Carly?
Come avrebbe reagito?
Ma era solo Sam… lei era ancora sua amica! Era sconvolta, e aveva bisogno di lui…
Non avrebbe fatto nulla di male. No, non avrebbe fatto nulla di male!
“Prendo il primo treno e sono da te!”
Freddie sentì Sam dall’altra parte del telefono emettere un lungo sospiro di sollievo.
“Oh, grazie, Fred! Grazie!”
“Di niente! Ah, puoi scrivermi l’indirizzo di casa tua?”
“Si ti mando un SMS!”
“Ok, ti chiamo appena arrivo!”
“Grazie Fred! Sei un angelo!”
Un angelo! Sam non gliel’aveva mai detto!
Freddie si sentì avvampare le guancie: stava arrossendo.
Sam chiuse la chiamata e Freddie si diresse in stazione, con le guancie ancora calde e lo stomaco sottosopra.
 
“Che vuol dire che non sai quando torni?”
“Che ho un impegno di lavoro, tesoro! Mi hanno chiesto un favore ad un' università di Los Angeles e non posso rifiutare!”
“Mmm… Ok, d’accordo! Beh, fammi sapere quando torni!”
“Contaci!”
Freddie chiuse la chiamata, con un senso di colpa che gli avvolgeva lo stomaco.
Aveva appena detto una bugia alla sua futura moglie. La ragazza che lui aveva amato fin dalle elementari.
Provava un senso di disgusto per se stesso.
Che male c’era dirle che andava ad aiutare Sam?
Niente, per lui era solo un’amica, niente di più.
Ma se era solo questo, perché allora non voleva che Carly sapesse niente? Perché sarebbe stata gelosa, certo! Carly era molto gelosa di Freddie!
Il treno gli sfrecciò davanti, scompigliandogli i suoi capelli neri e portandogli via il pensiero di Carly.
Salì sul treno e prese posto a sedere.
Il viaggio doveva durare un’oretta, più o meno.
Freddie prese il suo portatile e lo aprì sul tavolino davanti a se.
Fortunatamente, quando era passato a casa per prendere qualche cosa da portarsi dietro nel viaggio, Carly non c’era.
Lei sapeva riconoscere se Freddie diceva una bugia, semplicemente guardandolo negli occhi.
Per questo, aveva preferito dirle tutto per telefono.
Freddie cercò l’indirizzo di casa di Sam su Google Maps: non era lontano dalla stazione, lo avrebbe raggiunto senza problemi.
Non appena scese dal treno, Freddie cercò la via di casa di Sam.
 
La sua casa era quasi a inizio via.
Freddie cominciò ad agitarsi. Chissa’ cosa le era successo.
Bussò energicamente alla porta. Pensò che Sam sarebbe comparsa sulla soglia, splendidamente in forma e con un sorriso stampato in faccia e che gli dicesse che era stato tutto uno scherzo.
Questo era tipico di lei.
Ma da dentro, sentì una voce confusa, ma indubbiamente la voce di Sam, molto stremata che chiedeva: “Chi è?”
“Sono io, Freddie!”
“Entra, è aperto!”
Non era uno scherzo: Sam era sconvolta e molto stanca.
Freddie aprì la porta e varcò la soglia di casa sua.
Sembrava fosse passato un uragano: cose fuori posto, vestiti sparsi a terra…
“Sono in camera, Fred! Mi raccomando, chiudi la porta!”
“Certo!” rispose Freddie con poca attenzione: era ancora distratto dalla confusione.
Si accorse che non era mai entrato in casa di Sam. Cioè, in quella di Seattle.
E forse se l’era immaginata anche peggio.
Il pensiero di Sam in camera da letto gli balenò nel cervello.
Scavalcò i vestiti sparsi a terra e si diresse verso la camera da letto.
Sam era distesa sul letto, la faccia sudata, gli occhi rigati di lacrime, e la pancia leggermente cresciuta sotto la maglietta.
Freddie non l’aveva mai vista in quello stato: gli sembrava un’altra.
La sua attenzione gli ricadde sulla pancia.
Troppo ricurva per essere semplicemente qualche chilo in più.
Riuscì a malapena a sbiascicare:
“Sam… sei… incinta?”

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** My dilemma ***


“Ti prego non guardarmi così!” disse Sam, piangendo, perché Freddie la stava guardando in modo confuso e scioccato allo stesso tempo.
La sua amica, dura e insensibile… aspettava un bambino?
Freddie deglutì.
Non sapeva che dire.
Cosa si diceva in questi casi?
“Sam… io…”
“La… la vuoi una tazza di caffè?” disse Sam debolmente, tirandosi su a sedere sul letto e asciugandosi le lacrime.
“S…si, grazie!”
“Dai, vieni…”
Sam si incamminò fuori della camera da letto.
Freddie notò che c’erano due letti.
 
La cucina era indirettamente collegata alla sala, nel senso che c’era un bancone che le separava.
E un tavolo rotondo era incavato in un angolo della stanza.
Era lì che ora erano seduti Sam e Freddie.
Entrambi, avevano finito i propri caffè da quasi 5 minuti, e nessuno dei due aveva ancora parlato.
Freddie, perché, seriamente, non sapeva che dire.
E Sam, perché era troppo imbarazzata per parlare di quello che le era successo, davanti al suo ex.
“Scusami!” pronunciò lei ad un certo punto.
Freddie si spaventò, quanto bastava per fargli alzare gli occhi di sobbalzo dalla tazzina di caffè, ormai vuota.
“Ahahahah!” Sam rise amaramente “Ti spaventi ancora con facilità, non è vero, puffo?”
“E tu ti diverti ancora a spaventare la gente, Puckett?”
“Si, è l’unica cosa che mi diverte da 3 mesi a questa parte…” Sam tornò improvvisamente seria.
Puffo. Non lo chiamava più puffo da quando avevano 13 anni. Però era bello sentirsi chiamare di nuovo così: significava che non si era dimenticata completamente di lui. Questo lo rincuorò quanto bastava per chiederle:
“Cosa dicevi, prima?”
“Ho detto, che ti chiedo scusa!”
“E per cosa?”
“Per averti fatto venire fin quaggiù! Ma, veramente, non sapevo a chi altro chiamare…”
“Ehi, Sam, tranquilla! Aiuto volentieri un’amica in difficoltà!”
“Grazie! Sapevo di poter contare su di te!” e detto questo Sam mise la sua mano sopra quella di Freddie.
I due si guardarono un attimo e poi entrambi tolsero le mani.
“Allora… perché non mi racconti tutto dall’inizio?”
“Si… anche se… è difficile…”
“Tranquilla! Prenditi tutto il tempo che ti serve!”
“Ok…”
Sam rimase un minuto in silenzio.
Ripercorse tutto quello che le era capitato per arrivare poi a questo momento.
Con Freddie si sentiva tranquilla, come se il resto del mondo non esistesse.
“Il… il padre del bambino… si chiama Andrew!”
“Ah, va bene! E… insomma… vivete insieme?”
“COSA? No! Neanche morta vivrei insieme a quel bastardo!” urlò Sam, mettendosi le mani nei capelli. Il suo viso era di nuovo rigato di lacrime.
“Scusa… non volevo reagire così… ma Andrew… ANDREW E’ UNO STRONZO!”. La voce di Sam era prima calma, poi è diventata un urlo. Detto questo, si alzò, prese la sua tazzina e la spaccò sul pavimento.
Freddie pensò che non avrebbe mai reagito così per un ragazzo, ma in quell’istante parve rincuorato che la “vecchia Sam” ci fosse ancora.
“Sam, calmati!” le disse, Freddie, alzandosi anche lui e cingendole le spalle.
“Calmati, Sam!” le disse in tono più dolce.
Dopo, Sam fece un gesto che lo stupì: si girò e lo abbracciò, appoggiando gli occhi sulla sua camicia e inzuppandola di lacrime.
Freddie la lasciò fare, non sapeva ancora per cosa piangeva, ma di sicuro deve essere qualcosa di molto grosso per piegare così Sam Puckett.
“Vuoi… vuoi sederti, adesso? Andiamo sul divano, così provi a rilassarti!”
“Va… ODDIO! Ti ho bagnato la camicia! Scusami, Fred!”
“Ma figurati! Quello è l’ultimo dei problemi, adesso! Dai, sediamoci!”
Sam non si era mai preoccupata dei suoi vestiti, o di qualunque cosa riguardasse lui.
 
 
Sam si calmò dopo un paio di minuti che i due stavano seduti.
Freddie aveva un braccio sopra le sue spalle.
Sam aveva la testa appoggiata alla sua spalla.
“Allora… quando vuoi….” disse Freddie.
“Subito, allora!” disse Sam. Si asciugò gli ultimi residui delle lacrime sulle guancie e poi si passò una mano sulla pancia sporgente.
“Io ed Andrew ci siamo conosciuti ad una festa! Era la festa di compleanno di un’amica di Cat, la mia coinquilina…”
<> pensò Freddie.
“… io non conoscevo praticamente nessuno! Cat mi fece un paio di presentazioni, ma quella che mi colpì di più era quella di Andrew. Mi sembrava il mio tipo: era stato in galera due volte e non aveva paura di apparire un potenziale maniaco…” qui ridacchiò un pochino, ricordando quelle immagini che avrebbe voluto reprimere. “Abbiamo parlato praticamente tutta la sera. E abbiamo anche ballato, molto. Io gli avevo lasciato il mio numero e infatti il giorno dopo, lui mi chiamò. Ti risparmio tutte le conversazioni e il resto… dopo un paio di settimane ci siamo messi insieme.
E poi… beh… puoi capire che è successo dopo un paio di mesi…” si indicò la pancia.
Freddie cercò di apparire come se la cosa lo riguardasse da semplice amico e non come ex.
Ma in realtà si sentiva morire dentro.
Non poteva pensare a Sam con qualcuno che non era lui… e sì, aveva represso il pensiero di Carly in quel momento. Era come assorto dal racconto di Sam.
Voleva dire qualcosa per confortarla… ma cosa?
“Quando gliel’ho detto, sembrava che gli avessi detto che ero morta! È sbiancato completamente!
Quando poi si è riscosso, mi ha detto che se avevo intenzione di tenerlo, lui non ci sarebbe stato! E… beh… questo è quanto!” concluse Sam.
Freddie avrebbe voluto prendere quel babbeo a pugni, ora.
Come poteva abbandonarla?
Quel bambino era anche suo figlio!
“Sam…”
“Si?”
“Ancora non mi è chiaro, perché mi hai chiamato…”
Sam lo guardò. Poi appoggiò la testa sulla sua spalla.
Appena parlò la sua voce si fece terribilmente, terrorizzata.
“Perché… Andrew vuole costringermi a tornare con lui… e se io non vorrò… mi costringerà con la forza!”

*ANGOLO DELL'AUTRICE*
La rabbia di Freddie penso sia tutto!!!! XD AMA ANCORA SAM! AMA ANCORA SAM!!!! Ahahahahaha, ok, facciamola finita!!!!
Geoff: Ecco, perchè cominci veramente ad essere irritante con quella canzoncina, e il tuo cervello è piccolino quindi RIMBOMBA TUTTO PERCIO' SMETTILLAAAAAAAAAAAAAAA
Uff, Geoff, non si può mai discutere con te, qualcuno dalla mia parte??
Cody: IOOOOOOOO
Izzy: IOOOOO
Grazie <3 E grazie anche a voi che seguite questa storia!! Che succederà nel prossimo capitolo???
Chi può dirlo???
Ciaooooo <3

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Unconditionally ***


Freddie, come un fulmine, la prese fra le sue braccia e cominciò a carezzarle i capelli.
Sam riprese a piangere.
“Devi andartene, allora!” le sussurrò in un orecchio.
Sam alzò piano la testa e lo guardò dritto negli occhi.
Nonostante l’avesse quasi sempre odiato durante la loro amicizia, quegli occhi l’avevano sempre affascinata.
Avevano qualcosa di attrattivo, di magnetico.
Freddie si perse di nuovo nel suo sguardo, lucido di lacrime che ancora dovevano cadere.
E piano piano, gli occhi di entrambi si chiusero, e meccanicamente i loro volti si avvicinarono.
Prima che potesse sfiorare, con le sue labbra, quelle di Sam, Freddie sentì che stava sbagliando tutto.
Lui amava Carly, non poteva tradirla.
“Non posso! Non posso, Sam, non posso…” disse Freddie staccandosi da lei.
I due si distanziarono sul divano.
Ogni tanto si guardavano.
Ma Freddie non voleva incontrare di nuovo il suo sguardo, perché aveva paura che si sarebbe potuto innamorare di nuovo di lei.
Ma no! Che diceva? Lui amava Carly! Da sempre, da quando erano piccoli!
Con Sam aveva avuto solo una storia durata poco.
Non poteva amarla.
No, no poteva.
 
“Che dicevi, prima?” chiese Sam dopo poco.
Freddie si riscosse improvvisamente dai suoi pensieri e le rispose.
“Che devi andartene, Sam! Quel tipo non lo conosco, ma mi sembra uno poco raccomandabile. E non voglio che ti accada qualcosa!”
Sam lo fissava.
Lei non amava Andrew.
Non aveva mai smesso di amare Freddie.
Ma questo lui non lo sapeva.
Certo, lei se n’era andata da Seattle proprio per dimenticarselo.
E si era messa con Andrew proprio perché pensava che Freddie non poteva essere l’unico amore della sua vita.
E invece lo era.
E grazie a questa scemenza che si era messa in testa, adesso aspettava un bambino da una persona che sinceramente detestava.
E questa persona ora la stava cercando, e, Sam ne era certa, le avrebbe reso la vita impossibile.
E, se proprio vogliamo completare il quadro, Freddie non l’amava.
Lui amava Carly.
Sam sapeva tutto: il loro fidanzamento, il matrimonio imminente.
Sapeva che era egoistico da pensare, ma aveva creduto che facendo venire Freddie a Los Angeles, lui si sarebbe potuto innamorare di nuovo di lei.
Ma non era stato così.
 
Le lacrime che Sam aveva versato da quando era qui, erano tutte per lui.
Fosse per lei, avrebbe pianto tutto il giorno, ma per fortuna Cat e il suo lavoro di babysitter la distraevano per la maggior parte di questo.
Ma la notte…
La notte faceva emergere i suoi ricordi, la sua immagine, i loro baci…
“Ok, e dove? Hai qualche idea?” chiese a Freddie, cercando di trattenere le lacrime negli occhi.
“Non lo so… Boston, New York… insomma una città abbastanza grande nella quale Andrew non potrà mai trovarti…”
“Boston!” dichiarò Sam “Ho sempre voluto visitarla…”
Freddie la fissava.
Va bene, tra loro non c’era niente, ma non poteva lasciarla da sola ad affrontare questo viaggio.
“Beh allora…” disse Sam, alzandosi dal divano e avviandosi alla porta “Grazie mille, Benson! Mi sei stato di grande aiuto!”
Freddie ci ragionò su.
Poteva avvertire Carly che quel lavoro che gli avevano offerto si sarebbe prolungato… si era portato molti vestiti con se’… i soldi ce li aveva…
“Cosa credi? Che ti lascerò andare da sola?”
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** About you now ***


“Guarda, guarda qui!” disse Freddie emozionato.
“Cosa? Che c’è?” chiese Sam con molta curiosità.
Tutto quello che Freddie diceva, l’attirava come una calamita contro un termosifone.
“Qui dice che al quarto mese si può già sapere qual è il sesso del bambino!” rispose lui, indicando la pagina del libro che teneva aperto sulle gambe.
Era da quasi un’ora che viaggiavano su quell’autobus.
Sarebbero arrivati all’aeroporto fra circa un quarto d’ora.
Erano partiti quella stessa mattina (Freddie aveva passato la notte in albergo).
Mentre si incamminavano verso la stazione degli autobus, avevano preso molte cose da mangiare durante il viaggio e, su richiesta di Freddie, anche quel libro che parlava di tutto il periodo della gravidanza.
“Davvero? Ok, allora… quando arriveremo voglio subito saperlo…” disse Sam.
“Ok, come vuoi!”
“Fred? Sai che non sei obbligato a venire con me! Tu hai Carly, e il matrimonio…”
“Sam! Ascolta…” Freddie le prese le mani “Tu sei in pericolo! Non ti lascerei mai da sola in una situazione come questa…”
“Davvero?”
“Davvero! Quando tornerò a Seattle, le racconterò tutto…”
“Ah… quindi te ne andrai…” a Sam si incupì la voce.
“Beh, prima o poi dovrò farlo…”
“Certo, è giusto…” Sam tolse le sue mani da quelle di Freddie.
Il suo tocco la faceva sentire come in Paradiso.
Le sue mani calde significavano “Io ci sono” “Sono qui per te” “Non ti lascerò da sola”
Significavano più che altro protezione.
Ma nel suo cuore non c’era lei.
C’era un’altra.
E Sam non poteva farci niente.
Doveva solo mantenere le distanze.
Forse, un giorno, avrebbe amato così qualcun altro.
Come aveva fatto lui.
Lui era andato avanti.
Aveva fatto le sue scelte.
L’aveva dimenticata.
E così doveva fare lei.
 
Sam dormiva profondamente.
Freddie si diceva “Diglielo, imbecille! Dillo che la ami ancora, che faresti di tutto per lei, che Carly non è la donna della tua vita!”
Ma non ci riusciva.
In qualche modo, voleva ancora bene a Carly.
Ma amava Sam.
Solo che, non poteva fare questo a Carly, lasciarla per mettersi poi con la sua migliore amica.
Era da stronzi.
Oh, si che lo era.
Ma quando Sam gli aveva parlato di Andrew, aveva sentito una tale rabbia dentro di se, come se il mondo potesse essere spaccato in due.
Come poteva averle fatto questo?
A Sam?
Alla sua Sam?
Aspetta… Sam non era mai stata sua, o almeno non era rimasta.
Quel senso di protezione nei suoi confronti però non diminuì.
Nemmeno quando lui sapeva che era sbagliato.
Faceva male ammetterlo.
Ma sì…
Freddie amava ancora Sam!
Era così, e nessuno poteva cambiare tutto questo, neanche Carly.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** I'm in love ***


“Sam? Sam, svegliati!” disse Freddie scuotendola piano.
“Mmmm… che vuoi Benson?”
“Siamo arrivati all’aeroporto!”
“Ah, si? Off… ok! Mi dai una mano ad alzarmi?”
“Certo!”
Non appena le loro mani si toccarono, i due ragazzi si guardarono negli occhi.
Si amavano, lo sapevano.
Ma non potevano dirlo.
Sam, perché pensava che a Freddie importasse solo e soltanto di Carly.
E Freddie, perché… non poteva fare questo a Carly.
Rimasero così per qualche secondo.
Ragionando, pensando.
Come potevano fare?
Era semplice… non si poteva fare!
 
Il volo durò poco meno di un’ora, nella quale Sam dormì come un ghiro e Freddie continuava a leggere quel libro.
Come se, leggendolo, potesse capire cosa succedeva dentro la pancia di Sam.
Non era così.
Ma voleva sentirsi più vicino a lei, di quanto non lo fosse mai stato.
Girò lo sguardo, la guardò, e sorrise.
Chiuse il libro e continuò a guardarla.
Aveva i capelli più luminosi, irradiati dalla luce del sole.
Il viso era sereno, più sereno di quanto non lo fosse mai stato in quegli ultimi giorni.
Continuava a sorridere.
Doveva farlo: doveva chiudere con Carly, così non poteva andare avanti.
Freddie prese la mano di Sam e la strinse alla sua.
Gliela accarezzava delicatamente, come se potesse rompersi da un momento all’altro.
Poi le scostò i capelli dal viso, accarezzandogli anche quello.
Era stanco.
Quasi d’istinto, poggiò la testa sulla spalla di Sam.
Prima di addormentarsi, l’ultima cosa che sussurrò al suo orecchio fu: “Ti amo!”

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Let it go ***


Arrivarono verso la nuova casa di Sam che ormai erano le ventuno passate.
Sam aprì la porta.
L’appartamento era molto carino: c’era uno stretto corridoio che poi dava sul soggiorno.
Accanto al salotto si trovava la cucina, piccola ma accogliente.
Sam si diresse verso la stanza da letto.
Aprì la porta e guardò dentro.
C’era un letto a mezza spanna, per una ma anche due persone.
Attaccato alla parete, appena sopra la spalliera del letto, c’era un quadro.
Ritraeva una fenice.
Un animale mitologico, del quale si diceva che quando morisse poi risorgesse dalle proprie ceneri.
Ecco, era ciò che doveva fare lei: risorgere.
Dimenticare Freddie definitivamente.
Sam guardò poi verso l’angolo della stanza. C’era un lettino, bianco panna con un sonaglino che gli penzolava sopra.
“Ho pensato che, si, insomma … potesse tornarti utile!” disse Freddie entrando nella stanza, riferendosi al lettino.
Sam si girò e lo guardò.
Freddie aveva quel sorriso, quel sorriso bellissimo, al quale lei non poteva resistere.
“Hai pensato bene, grazie!” disse lei abbracciandolo.
Lui rimase impassibile per un po’, ragionando se era opportuno o no ricambiare.
L’amava, ne era certo.
Strinse le braccia al corpo di lei.
Stettero così per un paio di minuti.
“Sam, senti … io …” cominciò a dire Freddie, ma Sam lo interruppe subito.
Sapeva cosa stava per dirle.
Che anche lui l’amava.
Ma lei non voleva che pronunciasse quelle parole.
Perché era sbagliato.
Tutto era sbagliato.
La vita stessa era sbagliata, perché fa’ soffrire le persone.
Allora tanto meglio non vivere, no?
Questo pensò Sam, tra le braccia di Freddie.
Quanto lo amava, e quanto non poteva amarlo.
Avrebbe ferito Carly.
Ne era certa, che lei lo amasse al suo stesso modo.
E sinceramente, forse preferiva perdere un ragazzo piuttosto che un’amica.
“Prima di partire ho prenotato la visita ginecologica per domani. Tu mi accompagni, vero?” gli disse, staccandosi dalla sua presa.
“Ce- certo! Certo che ti accompagno”
“Bene!”
I due erano in imbarazzo.
Fu Freddie a rompere quel silenzio fastidioso.
“Ti dispiace se dormo sul divano?”
“No di certo, se non dispiace a te…”
“No, è che … se  ti succedesse qualcosa, voglio essere pronto a proteggerti!”
“Senti,  Freddie …”
“No, Sam! Senti tu …” disse lui. Aveva preso coraggio. Ora avrebbe confessato tutto. “Io sono ancora innamorato di te, va bene? Non ti ho mai dimenticata, mai.”
“Anche io sono innamorata di te, Fred!”
Freddie non credeva alle sue orecchie.
Sam lo amava. Lo amava ancora.
“Io ti penso tutte le notti, e pensandoti piango. Piango fin quando Cat non viene a calmarmi …”
“Per me è lo stesso, da quando ti ho ritrovata, Sam …”
“Ma è sbagliato, Fred!” urlò a quel punto Sam “Tutto è sbagliato! Carly non se lo merita tutto questo …”
Freddie rimase un paio di secondi a riflettere.
Sam aveva ragione.
Non si poteva fare.
Ma come gli era venuto in mente?
Dicendole in un’ ultima battuta un “Buonanotte!” molto triste e sconfortato, Freddie se ne andò a dormire, facendo, ancora un’altra notte, un sogno su di lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Baby ***


Quella mattina, Sam si alzò di buon ora.
Non aveva chiuso occhio per tutta la notte.
Aveva sognato di nuovo Freddie.
Mentre andava a fare colazione in cucina, si fermò a guardarlo, che dormiva beato sul divano.
Sorrise, nonostante la discussione che avevano avuto l’altra sera.
Gli andò vicino e gli accarezzò i capelli.
Un gesto tenero, non certo da lei.
Ma con Freddie tutto di lei cambiava.
Perché lui era speciale per lei.
Lo sarebbe sempre stato.
 
Non era lunga la strada per arrivare dal nuovo ginecologo di Sam.
Ma durante tutto il tragitto i due non si scambiarono una parola.
Forse per imbarazzo, o perché non sapevano semplicemente cosa dire.
 
“Non hai paura?”
“Non è la prima volta che ci vado, ormai non mi spavento più per niente …”
“Ok, allora … io posso entrare?”
Sam ci pensò su.
Doveva sciogliere i contatti con Freddie, lo sapeva.
Ma … lui l’aveva aiutata quando nessun altro c’era.
Era giusto, permetterglielo.
“Ok, va bene!”
“Grazie!” rispose grato il ragazzo, seduto su quella sedia nella sala di aspetto dell’ospedale.
“Sam Puckett?” chiamò l’infermiera, appena comparsa sulla soia della porta che si trovava davanti a loro.
“Si … eccomi …”
Freddie le prese la mano.
“Non avere paura!”
 
“E’ tutto in regola Sam!”
“Davvero? Oh, grazie al cielo!” disse Sam, con il tono di voce, profondamente sollevato.
“Te l’avevo detto che non dovevi preoccuparti!” ribadì la ginecologa  “Il tuo bambino sta’ benone!”
Sam si alzò faticosamente in piedi.
“Ah, a proposito, sicura di non volere ancora sapere di che sesso è?”
“Ecco … io …”
“Perché non chiedi al tuo fidanzato cosa ne pensa?” disse la ginecologa indicando Freddie.
“Oh, no!” disse quest’ultimo “Non sono il suo fidanzato! Sono un suo amico!”
“Ah, che peccato, sembravate una così bella coppia …”
I due ragazzi si guardarono.
Imbarazzati, ed innamorati.
“Ehm …” tornò a rispondere Sam “Tu che ne dici, Fred?”
“Secondo me, è meglio se lo sai! Così puoi regolarti con le tutine e tutto il resto!” disse Freddie, e poi le sorrise.
“Beh … se la pensi così … va bene, dai!” disse Sam “Maschio o femmina?”
La ginecologa controllò il monitor e sorrise.
“E’ una femminuccia!”
“Oh mio Dio!” esclamò Sam.
Fu sul punto di piangere quando Freddie l’abbracciò.
Sam era commossa.
Ma Freddie! Freddie sentiva un tale rabbia crescere dentro di se mista ad una profonda delusione.
Di non poter essere il padre della figlia di Sam.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Can't hold us ***


Freddie era uscito da un pezzo da casa.
Sam lì, sul quel divano da un pezzo.
Per ammazzare il tempo, leggeva il libro che parlava della gravidanza.
Più di preciso la parte della nascita.
“Soffrirò …” pensò  “Soffrirò parecchio ...”
 
Freddie era al parco.
Il cellulare in mano.
L’ansia in tutto il corpo.
“Non puoi continuare ad illuderla …” continuava a pensare.
Prese coraggio.
Compose il numero.
E chiamò.
Gli squilli continuavano, ma lei non rispondeva.
Freddie pensò, ancora una volta di abbandonare l’idea di chiamarla.
“La farò soffrire …”
Si, l’avrebbe fatta soffrire molto.
Qualcosa lo fece, trasalire. Aveva risposto.
“Pronto?”
“Dille che è per lavoro! Non dirle niente … non dirle niente …” continuò a pensare Freddie.
Ma, alla fine disse solo …
“Carly? Dobbiamo parlare …”
 
 
Il campanello suonò.
Sam si riscosse dai suoi pensieri sul parto e tutto il resto.
Chi poteva essere?
Freddie aveva le chiavi.
Nessun altro li conosceva lì a Boston.
Sam cominciò ad avere paura.
Paura come non ne aveva mai avuta in vita sua.
Si alzò piano dal divano.
“Se non ci sono io, non aprire a nessuno!” le aveva detto Freddie.
Sam era decisa di fare come gli aveva detto lui.
Continuava a guardare la porta.
Il campanello suonò di nuovo, ma più a lungo.
Sam si coprì le orecchie con le mani.
La porta tremò: qualcuno stava cercando di aprirla.
Sam non ci pensò due volte.
Afferrò il cellulare e corse nella camera da letto.
Chiuse la porta a chiave.
La bambina si stava agitando nella sua pancia.
“No, no! Tranquilla, tesoro! E’ tutto apposto … è tutto apposto …”
Ma non era apposto niente.
Perché Sam sentì che la porta si apriva.
Sfondata.
Avevano sfondato la porta.
Sam mise le mani sulla pancia.
La bambina continuava ad agitarsi.
“Tranquilla, c’è la mamma a proteggerti …”
In altre circostanze, chiunque fosse stato, Sam l’avrebbe affrontato.
Avrebbe riempito un calzino con del burro congelato e lo avrebbe picchiato fino a fargli perdere i sensi.
Ma adesso non era solo “Sam”. Adesso erano in due.
E Sam aveva paura per sua figlia, non per lei.
A lei poteva accadere tutto, ma sua figlia, nessuno l’avrebbe toccata.
Qualcuno parlò.
E Sam sentì la voce che aveva sentito per tanto tempo.
“Sam? Tesoro? Dove sei? Vieni fuori!”
Ma Sam non si mosse.
Si mise contro la porta.
“Nessuno ti toccherà, Emily! Soprattutto tuo padre …”

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Happly ever after ***


“Tranquillo! Lo avevo già capito!”
“Davvero?”
“Anche quando stavamo insieme, intuivo che non mi amavi veramente …”
“Carly, mi dispiace … mi dispiace tantissimo …”
“Freddie, tranquillo! Sono io che devo chiederti scusa. Pensavo che dopo Sam ti fosse tornata una cotta per me. A quanto pare mi sbagliavo.”
“Sicura che non sei arrabbiata?”
“No, Freddie! Non preoccuparti. Abbiamo sbagliato entrambi a metterci insieme.”
“Direi proprio di si!”
I due ragazzi stettero in silenzio per qualche minuto.
“Che fai ancora qui?” disse Carly.
“Cosa?”
“Vai da lei e dille che l’ami! Che aspetti?”
Freddie sorrise.
Carly sapeva che lui era ancora innamorato di Sam nel profondo, e si era illusa di poter avere una storia con lui.
Entrambi avevano sbagliato. Entrambi si erano chiariti. A nessuno dispiaceva se la loro storia era finita.
Erano, anzi, contenti che lo fosse.
Erano stanchi di bugie ed illusioni.
“Hai ragione! Ma … noi due, insomma, siamo ancora amici, vero?”
“Ma si, si! Ora vai da lei, Freddie! Vai e vivi felice!”
“Anche tu Carly! Ti auguro tanta felicità! Ciao, Carly!”
“Ciao, Freddie!”
E con quel “ciao” avevano messo un fine a tutto, per sempre.
Tranne alla loro amicizia, che vivrà in eterno.
Erano amici fin dalle elementari, e lo sarebbero stati ancora.
Freddie chiuse la chiamata.
Inspirò l’aria fresca del parco.
E poi si mise a correre verso il suo unico e vero amore: Sam.
 
Sam era appoggiata, in piedi, davanti alla porta e la teneva chiusa meglio che poteva.
Purtroppo era difficile muoversi con il pancione.
“Tesoro, dove sei?”
Il tono con cui Andrew parlava la faceva rabbrividire.
Era da pazzi.
Lui era pazzo.
Sam ripercorse tutta la sua storia con lui.
Aveva sbagliato tutto.
Se non avesse agito d’istinto, a quest’ora non sarebbe lì.
Ma se non l’avesse fatto, non avrebbe mai ri- incontrato Freddie.
Anche se tra di loro non poteva funzionare, era contenta che l’avesse rivisto e che lui fosse rimasto ad aiutarla.
“So che ci sei! Non puoi nasconderti, lo sai?!”
Sam rabbrividì.
“Freddie! Freddie dove sei?” pensò.
Era completamente terrorizzata.
E l’unica persona che voleva al suo fianco in quel momento era solo Freddie.
“No, lui non è tuo padre, tesoro” pensò diretta a sua figlia “Il tuo vero papà adesso arriva …”
 
Freddie si appoggiò al muro per ansimare.
Aveva corso per 3 isolati senza fermarsi un attimo, tanta era la felicità che sentiva dentro.
Inspirò ed espirò con calma.
Non sapeva che poco dopo, avrebbe trovato l’Inferno.
 
“Trovata!” disse Andrew con tono malizioso.
Sam cercava di spingere la porta, in modo da non farlo entrare.
E intanto piangeva.
“Vattene!” gli urlò con tutto il fiato che aveva in gola “Lasciaci in pace!”
Andrew spinse più forte.
E Sam purtroppo, cedette.
Cadde sulle ginocchia, mentre Andrew entrava e l’afferrava violentemente per un braccio.
“Voi due adesso venite con me!”
 
Freddie riprese a correre.
Ma arrivato alla via di casa sua notò che qualcosa non andava.
Da lontano, intravide una macchina lì davanti.
La cosa cominciò a preoccuparlo.
Corse più veloce.
“Sam, ti prego dimmi che non sei in …” ma le parole gli morirono in bocca.
Arrivato davanti a casa sua, sentì delle urla dall’interno, e vide che la porta d’ingresso era stata buttata giù.
Andrew, pensò subito.
Si mise le mani nei capelli.
Doveva fare qualcosa.
Sam e la bambina erano in pericolo.
Ma gli venne un’idea.
Entrò in casa, in modo silenzioso.
Andò in cucina e prese una padella.
Poi, sempre in quel modo silenzioso andò dove provenivano le urla.
In camera di Sam.
 
“ANDREW, TI PREGO! TI PREGO LASCIACI IN PACE! TU NON LA VOLEVI NEMMENO …”
“Beh, adesso uno non può cambiare idea? Voi venite con me, subito, in un’altra casa, in un’altra città!”
“Noi non andiamo da nessuna parte! Te lo puoi anche scordare!”
“Ehi,Sam! Non decidi tu cosa fare! Sono io che lo faccio …”
“Non abito qui da sola, sai?”
“Ah, se parli del tuo amichetto, non penso che tornerà, sai …”
Ma Andrew non riuscì a finire la frase. Perché qualcosa di metallico lo colpì alla testa.
Una padella.
Andrew cadde a terra.
E dietro di lui, c’era Freddie.
“Per la cronaca, sono il suo ragazzo!” disse rivolto ad Andrew.
Sam si alzò a fatica e andò verso di lui.
Poi lo abbracciò.
E subito dopo si baciarono.
Mentre Emily si muoveva più tranquilla nella pancia della madre.
 
Poi si raccontarono tutto.
Andrew, la chiamata a Carly, tutto.
Ma alla fine, decisero finalmente di stare insieme.
Un amore che rinasce, finalmente, come una fenice che muore e poi rinasce dalle ceneri.
Quella era la loro storia: morta e poi risorta. Ma adesso non morirà più.
Poco dopo, però, Sam, si toccò dolorante la pancia.
Perché Emily, aveva deciso, che era il momento di venire al mondo.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Bam ***


5 anni dopo …
Carly era sul divano, ad aspettare l’arrivo dei suoi amici.
Nel frattempo, teneva il computer sulle gambe e riguardava le vecchie puntate di iCarly.
Era fiera di ciò che aveva fatto.
Di aver lasciato Freddie, di aver annullato il matrimonio.
Chiunque direbbe, vedendo Freddie e Sam, che erano una bella coppia e che erano destinati a stare insieme.
Carly era arrivata alla 4^ puntata quando suonò il campanello.
Si alzò dal divano ed andò ad aprire.
Quando aprì la porta, si trovò una piccola bambina davanti.
Aveva i capelli lunghi e biondi e gli occhi color nocciola. Identica a Sam.
Fortunatamente dal suo “padre biologico” non aveva preso niente.
Sam le aveva raccontato tutto.
E Carly era molto dispiaciuta per quello che era successo a loro due.
Dietro alla bambina, c’erano Freddie e Sam, entrambi sorridenti.
“Ciao, Carly!” dissero in coro, e poi l’abbracciarono.
Carly barcollò un pochino e poi si lasciò andare nell’abbraccio.
Quando si lasciarono Carly era sorridente e felice per loro.
“Come state ragazzi?” chiese.
“Noi bene, e tu?” le chiese Sam.
“Tutto bene! Sapete? Mi sto’ vedendo con un ragazzo!”
“Cavoli! Fantastico!” le disse Freddie. Era sinceramente felice per lei.
“Lo sai che il mio papà ieri ha aggiustato da solo la TV?” disse Emily intervenendo.
“Oh, davvero? Ma io lo so’ che il tuo papà è bravissimo con queste cose!” disse Carly, accarezzando la guancia della bambina e guardando Freddie.
“Su, andiamo! Non sono bravo in tutto …”
“Invece si!” disse Emily “E’ vero, è bravissimo!”
“Confermo!” disse Sam. Era strano vederla mamma, pensò Carly, ma allo stesso tempo bello.
“Vi va’ di fermarvi a pranzo?” chiese Carly.
“Sai che dove c’è da mangiare,  io ci sono!” disse Sam.
Freddie sorrise guardando la sua futura moglie.
Sam era tornata quella di sempre, dopo il parto, matta, combina guai e golosa.
E a Freddie piaceva. Era sempre meglio della Sam che soffriva.
“Okay! Vado in cucina a finire di cucinare, voi potete sedervi se vi va’!”
Erano ancora in quella casa.
La stessa che usavano sempre per fare iCarly.
Carly ora, però, viveva da sola.
Spencer alla fine si era sposato e viveva a New York.  La casa era rimasta a lei.
Mentre finiva di tagliare le verdure, Carly sentì qualcosa, o meglio “qualcuno” che le tirava i vestiti dal basso.
Abbassò lo sguardo e vide Emily.
“Ma tu vuoi bene al mio papà?”
Carly guardò Freddie.
Era sul divano e tra le sue braccia c’era Sam accoccolata sul suo petto.
Una volta, anche lei ci faceva così.
Ma Freddie non era mai appartenuto a lei.
Apparteneva a Sam, soltanto a lei.
Di una cosa però, era certa …
“Certo! Lui … è il mio migliore amico!”
FINE
 
Never thought I'd fall in love
Now I stand corrected
Never thought I'd feel what I feel
Never been so affected
Now I know what I know but right now
It seems so subjective, oh oh

You surprised me, hypnotized me
Found my weakness, then you creeped in
To my heart then, oh you started
To make my whole world just explode

Bam, my life has changed
Bam, can't concentrate
Bam, I was okay
Until we met that day then
Bam, I am obsessed
Bam, can't get no rest
Bam, ever since we met
I think I know what love is, bam

I felt so secure
With these walls around me
Boys will take me out
But bring me back where they found me
And there's no harm, no foul
Cause they never got a chance to know me, yea yea

You surprised me, hypnotized me
Found my weakness, then you creeped in
To my heart then, oh you started
To make my whole world just explode

Bam, my life has changed
Bam, can't concentrate
Bam, I was okay
Until we met that day then
Bam, I am obsessed
Bam, can't get no rest
Bam, ever since we met
I think I know what love is, bam

And if I had to walk a million miles
To find your smile, I would
You know I would, babe
And if you took a trip to Costa Rica
And told me to meet ya, I would
I would I would, yea yea yea

Bam, my life has changed
Bam, can't concentrate
Bam, I was okay
Until we met that day then
Bam, I am obsessed
Bam, can't get no rest
Bam, ever since we met
I think I know what love is, bam

You surprised me, hypnotized me
Found my weakness, then you creeped in
To my heart then, oh you started
To make my whole world just explode, bam

 
                                                                                                                                    (Bam- Miranda Cosgrove)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2855825