Il grande fratello. di Utentesolitario (/viewuser.php?uid=663053)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questo non è un reality. ***
Capitolo 2: *** Da duo a trio. ***
Capitolo 3: *** Via alla fase 1 ***
Capitolo 4: *** Una minaccia o una benedizione? ***
Capitolo 5: *** Il passato di Noah Moore ***
Capitolo 6: *** Indagini. ***
Capitolo 7: *** Nomus omus. ***
Capitolo 8: *** Il sogno di Gwen ***
Capitolo 1 *** Questo non è un reality. ***
Capitolo
1
Questo
non è un reality.
La solita
frenetica vita a New
York, possibile che ogni
singolo
individuo sia controllato? La risposta è sì.
Il
l’uomo dai capelli neri
correva, c’era un caldo tremendo e quella ciocca verde
sintetica lo faceva
sudare all’inverosimile, cosa non si fa per
l’aspetto.
“Voglio
proprio vedere cosa
sarà questa grande faccenda, sono rari i casi in cui chiede
il mio aiuto, che
si sia data al crimine? Bah, quella donna è
imprevedibile.”
Pensava
l’ex delinquente mentre
si avvicinava all’abitazione della sua amica.
“Allora,
cosa devo scassinare
questa volta? Gwen, sei in
casa?”
Cominciò
a chiamarla ammirando
l’abitazione, lo spazioso ingresso al centro del quale dominava un imponente e
lussuosa scalinata lo
meravigliava ogni volta, benché non l’avesse mai
rivelato a nessuno adorava
l’architettura.
“Se
è uno scherzo non è divertente,
avevo di molto meglio da fare.”
Intanto lei si
precipita a
chiudere la porta.
“Sei
impazzito? Non puoi
lasciare che entrino insetti, non sappiamo se sono già alla
fase tre.”
“Lasciami
fare una deduzione,
le possibilità sono due: o stai lavorando ad un caso
difficile e stai andando
fuori di testa oppure hai nascosto le telecamere e mi stai facendo uno
scherzo.”
“Vieni,
qua, devo parlarti di
un crimine per cui mi serve il tuo aiuto, pare che qualcuno stia
modificando
gli insetti per portare gravi e
nuove
malattie tra la gente e...”
La ragazza dalla
coda color
oliva parlava ma intanto porgeva al suo interlocutore dei biglietti con
delle
scritte, la conversazione per iscritto era questa.
Gwen: Allora
Duncan, non
ascoltare una sola parola di quello che sto dicendo perché
sono tutte balle,
rispondimi solo tramite biglietto e soprattutto non mostrare nella voce
segni
di alterazione emotiva.
Duncan: Si
può sapere che
succede?
Gwen: Questo
è un punto cieco
della casa, qua non ci possono vedere ma sono comunque in grado di
sentirci.
Duncan:
Dev’essere una faccenda
grossa, chi è che ci spia.
Gwen: Il grande
fratello.
Duncan: Siamo
stati scelti per
un reality? Forte.
Gwen: Questo non
è un reality,
sono venuta al corrente di un fatto sconcertante.
Duncan: Sputa il
rospo.
Gwen: Il governo
spia i
cittadini, viola qualsiasi privacy, anche se le migliaia di telecamere
stradali
non vedono nelle case, i droni invisibili perché troppo in
alto affollano i
cieli e vedono ovunque... o quasi.
Duncan: E io che
diamine
c’entro?
Gwen: Mi devi
aiutare, sei un
bravo attore e soprattutto sei il mio migliore amico.
Duncan:
Perché qualcuno
vorrebbe fare una cosa simile?
Gwen: Ma che
domande? Per
adescare i criminali, ma stanno prendendo provvedimenti troppo
drastici, hanno
altri scopi, allora, vuoi aiutare i tuoi amici delinquenti?
Duncan: Non ho
più niente a che
fare col crimine altrimenti non avrei mai fatto amicizia con un
investigatrice
del tuo calibro ma mi fido di te.
Gwen: Allora
adesso invitami a
casa tua, dobbiamo trovare il suo punto cieco.
“Credo
di avere qualche libro
che parla di insetti, quelle robe che servono solo a prender polvere,
ti invito
a cena a casa mia.”
Il punk esegue
gli ordini
improvvisando una scusa.
“Ottimo,
andiamo.”
Poco dopo...
“Eccoci,
non mi posso permettere
niente di lussuoso, questo modesto appartamento è il massimo
e sono anche in
ritardo con l’affitto.”
Commenta Duncan
sulla sua
abitazione.
“E
tutti i soldi che hai
“onestamente guadagnato” facendo il
ladro?”
Controbatte
l’altra sarcastica.
“Non
nego che mi acciuffavano
una volta su dieci ma dopo tre anni non mi sono ancora trovato un
lavoro e il
denaro lentamente scompare.”
“Appena
mi pagano per l’ultimo
caso ci penso io a prestarti qualcosa.”
Intanto Gwen
dava un
occhiata all’appartamento
e si rallegra
quando realizza che ci sono buone notizie.
“Il
tuo computer non ha la
webcam, gli elettrodomestici sono obsoleti, infine l’unica
finestra ha un
angolazione dalla quale è impossibile vedere
all’interno.”
“Mi
stai dicendo che vivendo
nello squallore sono al sicuro?”
“Esatto,
adesso possiamo
parlare.”
“Voglio
sapere che c’entrano
gli insetti geneticamente modificati.”
“Non
si può vivere lontano
dall’occhio del grande fratello, dobbiamo ingannarli, devono
pensare che siamo
dilettanti, così mi sono inventata un crimine come copertura
e poi è una scusa
per stare attenti agli insetti.”
“Non
capisco perché si
dovrebbero concentrare su di noi, ancora non sanno nulla.”
“A te
ti controllano per ovvi
motivi e questo ci può tornare utile, mentre quelli come me
sono tenuti sotto
controlli ancora più stretti per trovare nuovi criminali da
aggiungere al
database.”
“Mi hai convinto,
voglio
aiutarti, dimmi tutto quello che sai.”
Note autore
Salve
a tutti cari amici lettori, eccomi con il
primo capitolo della nuova storia, in anticipo per di più ma
non riesco a
scrivere per la mia altra long quindi ho detto, sfruttiamo la tipica
foga
iniziale, infatti ho scritto cinque capitoli in un giorno e mezzo senza
neanche
sforzarmi troppo quindi l’aggiornamento sarà
regolare per un bel po’.
Allora,
che ne dite? Il titolo è troppo
ingannevole? Dovrei cambiarlo? Gli avvertimenti sono giusti? Ma
soprattutto, vi
piace la trama?
Ovviamente
non si parlerà solo di Duncan e Gwen
che indagano, questo era una specie di prologo ma ho intenzione di
mettere
almeno cinque componenti da entrambi i lati (buoni/cattivi).
I
personaggi (o almeno la maggior parte) saranno
intorno ai trent’anni, quindi invece di ragazzo/ragazza
dirò uomo/donna.
Per
ora può bastare con gli aggiornamenti, ci
vediamo presto, molto presto *risata maniaca*.
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Capitolo 2 *** Da duo a trio. ***
Capitolo
2
Da
duo a trio.
Il
giorno dopo, da qualche
parte a New York.
“Ecco
la mia idea, il progetto
S.”
Disse
l’uomo di bassa statura stendendo
sul tavolo un grosso grafico.
“È
diviso in più fasi che
avanzeranno in proporzione alla tecnologia
di cui disponete, dopo un sopralluogo nei laboratori direi
che con voi
non si andrebbe oltre la fase uno.”
“Badi
a come parla, desidero
ricordarle che questo è il governo americano, le nostre
tecnologie sono le più
all’avanguardia del globo.”
Affermò
l’uomo dai lunghi
capelli castani e gli occhi verdi.
“Si
sbaglia generale, come al
solito i cari giapponesi ci hanno preceduto, sarebbero pronti per una
fase
tre.”
“Allora
perché non propone
l’idea a loro.”
Risponde
l’altro generale, una
donna dai capelli neri acconciati in maniera complicata e penetranti
occhi
grigi.
“Le
ricordo che è stata proprio
lei a richiedere il mio aiuto, se non mi vuole più
è libera di dirlo... e poi
non mi andava di imparare il giapponese, troppi caratteri, chi glielo
faceva
fare di inventarsi una lingua così complicata.”
“Non
divaghiamo, signore, ci
illustri più nel dettaglio di cosa si tratta.”
Conclude
l’uomo biondo con una
divisa militare.
“E
noi decideremo se
accettare.”
Completa
la donna al suo
fianco.
“Immediatamente
ma prima dovete
promettermi che se ciò che sto per mostrarvi vi
piacerà mi metterete a
disposizione la vostra miglior squadra di scienziati per permettere al
progetto
di progredire.”
Intanto
Gwen e Duncan sono in
città.
“Mi
vuoi spiegare che ci
facciamo qua, secondo logica l’ultimo posto dove dobbiamo
andare è in mezzo
alla strada.”
“Taci
e assecondami.”
“Ancora
mi chiedo perché
continuo ad essere tuo amico.”
“Le
telecamere creano interferenze
con gli ultimi modelli videoregistratori, gireremo tutto il giorno per
New York
con questa accesa e poi riguarderemo il filmato per fare una stima del
numero
di occhi in ogni parte della città.”
Mentre
parlava indicò una piccola
videocamera che fuoriusciva appena dalla sua grande borsa nera.
“Di
solito erano quelli che mi
arrestavano a parlare in questo modo.”
“Ricorda
di parlarmi sempre
sussurrando, così i droni non ci sentiranno.”
Passeggiando,
sentirono “per
caso” (come diceva Oogway, il caso non esiste) la
chiacchierata di due ragazze
appena ventenni ma che dimostrano molto di
meno.
“Non
ci crederai ma ho scoperto
molti dettagli sull’attuale indagine di Gwen Johnson,
l’investigatrice di
successo.”
Confida
la prima all’amica
bionda.
“Cosa?
Sai qualcosa dello
spionaggio di massa?”
Ovviamente
Duncan agisce
d’impulso e per poco Gwen non lo strozza.
“Certo,
so tutto ed ho delle
informazioni che potrebbero interessarvi, se mi farete prendere
parte.”
“Duncan,
non fare follie!”
“Benvenuta,
sei dei nostri.”
La
dark è ormai disperata.
“Ci
siete caduti come dei
polli, io non so niente, era una scusa per scucirvi qualche
scoop.”
Gwen
si decide a prendere in
disparte il punk.
“Ho
fatto qualcosa di male?”
“E
me lo chiedi pure? Comunque
ormai sa troppo, dobbiamo coinvolgerla.”
“Tranquilli,
non vi sarò
d’intralcio, per ora non so nulla ma la mia lista di contatti
è fitta come un
agenzia di spionaggio, inoltre il mio carisma vi tornerà
utile.
“Prima
hai detto Scoop, sei una
giornalista?”
“No,
ma aspiro a diventarlo,
sono brava a trovare e trasmettere informazioni, Il mio nome
è Sierra Miller,
quanto a voi vi conosco fin troppo bene, Gwen Jonson, detective privato
nonché
abile deduttrice e Duncan Nelson, noto criminale convertito di
recente.”
“Vieni
a questo indirizzo, ti
spiegheremo meglio la faccenda.”
Dice
Gwen porgendole un
foglietto.
“E
la tua amica?”
Continua
rivolgendosi alla
bionda che è stata in silenzio tutto il tempo.
“Lindsay,
puoi andare.”
La
ragazza si congeda.
Ed
ecco che anche
Sierra si aggiunge al duo
trasformandolo in un trio, quante altre persone coinvolgerà
quest’indagine.
Note
autore
Salve
a tutti cari amici lettori, cominciamo ad
arricchire il gruppo investigativo anche se Sierra non avrà
grande importanza
da qui a breve, comunque vedrò di darle un ruolo
più importante di termine di
paragone, oddio spoiler, meglio tacere.
Dal
lato opposto del ring abbiamo i quattro (tre
in realtà) generali e credo che tutti voi abbiate capito a
chi mi riferisco,
infine l’uomo misterioso che sembra (ed è, o
almeno dovrebbe) il tipico
personaggio carismatico, vediamo chi di voi lo riconosce per primo.
I
cognomi dei personaggi sono scelti
da una lista dei più diffusi tranne quelli
che giù si conoscono, quello di Duncan che dicono tutti sia
Nelson TUTTI e uno
un po’ speciale.
Il
prossimo capitolo sarà di transizione, quindi
corto e con pochi colpi di scena ma è necessario, detto
questo vi do
appuntamento al prossimo capitolo, saluti da U.S.
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Capitolo 3 *** Via alla fase 1 ***
Via
alla fase 1
“Hai
capito tutto?”
Chiese
Gwen alla ragazza appena
terminata la spiegazione.
“Brutta
storia, ma adesso sono
ancora più convinta che le mie abilità sono
indispensabili.”
Rispose
Sierra convinta.
“E
di preciso, in cosa
consistono le tue “abilità”?”
Chiese
allora Duncan.
“Conoscete
i sei gradi di
separazione? Nel mio caso si restringono a tre, solo tre gradi mi
separano
dalla regina d’Inghilterra, dal Papa e da un qualunque
anonimo cittadino.”
“Vuoi
dire che volendo puoi
metterti in contatto con il Papa?”
Domandò
il punk sbalordito.
“Certo
che no, per conoscenza
si intende aver visto quella persona dal vivo, magari odiarla anche ma
il
novanta per cento di queste conoscenze non hanno modo di contattarsi,
ma se
questo mio primo, chiamiamolo potere, non dovesse bastare mi porto
dietro un
sacco di esperienza col web e concludo qualunque ricerca nella
metà del tempo
medio.”
“Dobbiamo
metterti alla prova,
ci hai già ingannato una volta e...”
“Non
una parola di più, datemi
quarantott’ore ed avrete il doppio delle informazioni attuali
sul caso.”
“Ci
stiamo, ma se il risultato
non ci soddisfa verrai esclusa dalle indagini.”
Concluse
la gotica dando il via
al provino della nuova collaboratrice.
Intanto,
alla base di
videosorveglianza...
“Chi
sa quanto lontano arriveranno.”
Borbottò
il nuovo capo del
reparto scientifico sorseggiando del the in una tazza finemente
decorata.
“Come
dice signor Moore?”
Lo
interruppe il generale
castano.
“Dicevo
che se continuiamo di
questo passo la fase uno verrà completata oggi in serata,
per fortuna le vostre
telecamere non sono troppo vecchie, altrimenti le modifiche avrebbero
richiesto
molto più tempo, forse avremmo dovuto addirittura
sostituirle tutte, capirete
che buona parte della popolazione si sarebbe insospettita.”
Spiegò
con il suo tono calmo e
conciso, anche un po’ sfacciato, senza mai guardare in faccia
la gente.
“Purtroppo
non si può dire lo
stesso dei computer, per renderli compatibili a questa e alle prossime
modifiche ho dovuto riprogrammarli tutti.”
“Ma
sono più di cento
macchinari, con la squadra che aveva a disposizione è
impossibile che ci abbia
messo non più di due ore.”
Affermò
la generalessa stupita.
“Quale
squadra? Ho fatto tutto
da solo, non che loro non fossero competenti, per carità, ma
sarebbe stato uno
spreco di tempo e di potenziale... ho una richiesta da farvi.”
“Parli
pure.”
Autorizzò
l’altro generale
subito ottenendo il consenso della bionda che come sempre gli stava
accanto.
“Vorrei
avere accesso al
database dei ricercati e dei personaggi di spicco.”
“Mi
dispiace ma non possiamo
assolutamente accontentarla, solo noi generali addetti e i nostri
superiori
hanno il diritto di consultare quei file, provi ad infiltrarsi se
vuole, il
sistema di password che adottiamo è inespugnabile.”
“Se
ci riesco, potrò avere
libero accesso quando mi pare e piace.”
“Accettiamo,
buona fortuna, ah,
che ciò non intralci le sue ricerche.”
Un
paio di giorni dopo sierra
aveva portato le sue ricerche al termine ma quando stava per esporle
suonò il
campanello.
Non
appena Gwen aprì la porta
entrò un uomo dai capelli castano chiaro, idem per gli
occhi, le parole che
disse furono scioccanti.
“Noah
Moore, dipartimento di
video sorveglianza e voi dovete essere quelli che vogliono porre fine
al
progetto S.”
Note autore
Vi
piacciono le sorprese shock?
Provate vivident.
Salve
a tutti cari amici
lettori, i nostri eroi sono stati scoperti ma non finisce qua, anzi il
bello
deve ancora cominciare, ho notato che siete piùttosto in
pochi, pazienza.
Domani
comincia la scuola
dappertutto tranne qui in Sicilia dove dobbiamo aspettare fino al
diciassette,
e poi al nord dicono che ce la passiamo male.
Scusate
il capitolo corto ma è
di transizione, a questo punto chiudo, tanti saluti da U.S.
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Capitolo 4 *** Una minaccia o una benedizione? ***
Capitolo:
4
Una
benedizione o una minaccia?
Un
paio di giorni dopo sierra
aveva portato le sue ricerche al termine ma quando stava per esporle
suonò il
campanello.
Non
appena Gwen aprì la porta
entrò un uomo dai capelli castano chiaro, idem per gli
occhi, le parole che
disse furono scioccanti.
“Noah
Moore, dipartimento di
video sorveglianza e voi dovete essere quelli che vogliono porre fine
al
progetto S.”
Affermò
lui mostrando un
distintivo.
Duncan era già pronto a saltargli addosso ma fu fermato
dalla complice.
“Fermo,
non possiamo combattere
contro una ventina di agenti.-
“Quali
venti agenti? sono da
solo.”
Affermò
il poliziotto.
Il
punk stava per tornare alla
carica.
“Ho
detto fermo, è una fortuna
che lei sia qua, ci serviva proprio un aiuto
dall’interno.”
“Ma
Gwen! Sei impazzita, cosa
ti fa credere che sia qui per aiutare? È solo,
basterà tramortirlo e non
ricorderà nulla.”
Ma
l’individuo sulla porta si
esibì in un lento applauso.
“Complimenti,
sono proprio i
tipi come lei che possono fare la differenza, era ovvio che lo avrebbe
capito
ma non pensavo così in fretta, come ha fatto, se
è lecito?”
“Le
sue azioni e il suo
linguaggio corporeo lo urlavano a squarciagola ma ancora non mi
è chiaro il
motivo.”
“Vedete,
io dirigo l’intero
progetto, io ho lanciato l’intero progetto e sempre io non ho
spiegato ai
generali proprio tutto.”
“Non
stia sulla porta, entri
pure e a proposito, dia a tutti del tu.”
“E
la tazza di the?”
“Il
the è finito, dove crede di
essere.”
Rispose
Duncan acido.
“Scusatemi,
ho un quarto di
sangue inglese e ho passato molto tempo nel regno unito, beh,
è tempo che vi
spieghi un paio di cose, io solo per ora ho accesso a un livello
superiore del
programma S, S come spia, ebbene sono l’unico che ha potuto
scoprirvi.”
“Non
è che ti prendi gioco di
noi? Se da te è nato il programma che interesse avresti a
fermarlo.”
Incalzò
l’ex delinquente
diffidente.
“La
politica è uno spasso ma
per rendere la faccenda più interessante ci vuole un bello
scontro, io
avvantaggio entrambi per essere neutrale, cosi facendo mi assicuro un
posto in
prima fila nella battaglia tra il governo e i ribelli.”
“Ti
sembra per caso un gioco
questo! Ti rendi conto che la privacy di milioni di cittadini
è incredibilmente
violata!?”
Duncan
cominciò ad urlare
isterico.
“Che
ti prende? Non puoi urlare
così alla gente, adesso calmati, scusalo, è molto
stanco e tende ad avere
piccoli attacchi di rabbia, piutosto, ci stai dicendo che pur avendo il
tuo
aiuto dovremmo cavarcela con le nostre forze.”
“Precisamente,
il mio ruolo è
stato dare il via alla battaglia e sarà guidarvi in modo
tale da velocizzare la
faccenda.”
“Non
perdiamo altro tempo,
dicci chi è a capo della faccenda.”
“Ho
fatto un giuramento, non
posso dirvi il nome completo ma se dico il cognome e il carattere non ci saranno problemi, state
a sentire: La
signora Garcia, ha sempre
avuto un talento nello spionaggio e nel raggiro, per questo ha scalato
presto i
gradi della carriera, la leggenda narra che se la si guarda negli occhi
per
alcuni secondi si viene congelati all’istante.”
“Aspetta,
un asso del raggiro
con la carica di generale?”
“Strano
ma vero queste abilità
sono servite in molti casi, poi abbiamo mister Burromuerto, come si
può intuire
dal cognome è un latino americano, gira voce che in madre
patria fosse un
temuto criminale ma nessuno può confermare questa
teoria.”
“Bene,
una spia e un
delinquente, per caso il terzo generale è un
assassino?”
“I
fratelli Lawtiet, in realtà
solo il maggiore ha questa carica ma la sorella gli sta sempre
attaccata, un
tempo poliziotti meritevoli dato che non facevano strada si sono
trasferiti al
settore di sorveglianza, entrambi con un fortissimo senso della
giustizia erano
contrari alla mia idea ma loro valgono per uno e la maggioranza
vince.”
“Si,
si, molto interessante ma
in che modo ci puoi aiutare.”
Chiese
Gwen infine.
“Io
ho accesso alle fasi
avanzate del progetto ma la cosa è equa perché in
qualità di scienziato non ho
accesso ai database con i soggetti controllati, ho lanciato una sfida
ai
generali, se troverò la password mi danno il via
libera.”
“Una
password? Come quella dei
cellulari intendi? Ma questo lo so fare anch’io.”
Affermò
il punk che fin ora era
stato in silenzio.
“Quanto
ci metteresti?”
“Se
è un cellulare scadente me
la cavo in mezzora.”
“Comune
pattern per smartphone,
trecentocinquanta combinazioni, dieci secondi spaccati, pin numerico,
quasi un
milione di combinazioni, fino a quindici minuti, password alfanumerica,
qualche
milione di miliardi di combinazioni, con i dovuti accorgimenti meno di
trentasette ore.”
“Sai
che quello che dici non è
possibile.”
“Non
crederete che io le provi
tutte, con una minima conoscenza dell’individuo che ha ideato
la password posso
ridurre del 90% le combinazioni.
“Si
può sapere chi ti credi di
essere? Vieni qua direttamente dalla base nemica ad aiutarci,
è ovvio che sei
una spia.”
“E
tu invece? Duncan Nelson,
non ho bisogno dei database per
sapere
che sei un pericoloso criminale, ti chiamavano il ladro con la D
maiuscola ma
per la polizia è stato facile identificarti dalla tua
iniziale.”
“Che
vorresti insinuare?”
“Che
un vero professionista non
avrebbe mai commesso un tale sbaglio.”
Il
punk non ce la faceva più,
fremeva dalla rabbia, quel modo di fare impertinente di Noah gli dava
sui nervi
e di questo se ne era accorto anche lui.
“Ero
un ladro ma non sono un
tipo violento, ti conviene smetterla altrimenti...”
“Altrimenti
cosa? Vuoi fare a
botte? Non me la cavo ma non avresti il tempo di sferrarmi un pugno che
tutti
gli agenti del mio dipartimento sarebbero qua a difendermi e in
più verreste
scoperti.”
Lo
conosceva da appena mezzora
ma già odiava tutto di lui, dal sorriso beffardo alla voce
enigmatica, sapeva
però che aveva pieno potere su di loro ma questo non faceva
che accrescere
l’ira.
“È
tutto, tornerò presto per i
dettagli sulle fasi del progetto S.”
Il
nuovo informatore si è già
fatto un nemico nel gruppo ma il suo aiuto è fondamentale,
come si evolveranno
le vicende e come andranno avanti i rapporti tra i membri del gruppo?
Scopritelo continuando a seguire la storia.
Angolo
del detective.
Salve
a tutti cari amici lettori, adesso che (in
teoria) ho ritrovato l’ispirazione la pubblicazione dei
capitoli dovrebbe
avvenire ogni sei giorni per alternare ma non ce la faccio ad aspettare
così
tanto dato che ci sono un mare di cose che dovete ancora scoprire su
questa
storia.
L’uomo
è Noah e fa il doppiogiochista, si sono
anche nominati i cognomi dei generali, a Heather ho voluto dare un
cognome
simile a quello di Al, così, per mettergli qualcosa in
comune, invece Bridgette
e Geoff (che ho preferito farli fratelli)... Regalo un nintendo ds a
chi
indovina da dove è preso il cognome, come indizio vi do la
parola scrivere.
P.S.
da ora in poi non scrivo più note autore ma
angolo del e poi una parola che c’entra col capitolo.
Le
mie note sono finite, tanti sauti da U.S.
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Capitolo 5 *** Il passato di Noah Moore ***
Capitolo:
5
Il
passato di Noah Moore
Noah
se ne è andato ma nel
gruppo cominciano a nascere diverbi.
“Avete
visto? La fortuna
è dalla nostra parte e tu Duncan
cerca di calmarti o si metterà contro di noi.”
Esordisce
la gotica di fronte
ai suoi due compagni prima di ritirarsi nell’altra stanza.
“Gwen,
dove vai?”
Reclama
il punk
“Preparo
qualcosa, tutti i
giorni fast-food ti fa male.”
“Ti
ricordo che questa è casa
mia puoi andare a cucinare nella tua reggia.”
Ma
la donna aveva già chiuso la
porta scorrevole che sparava la cucina dall’unica altra
stanza di
quell’appartamento, in condizioni normali non gli sarebbe
dispiaciuto, Gwen è
bravissima a cucinare, ma attualmente era molto irritabile.
“Non
è giusto! Io dovevo fare
una prova per entrare nel gruppo di indagini!, A proposito,
perché quello la ha
avuto un accesso immediato?”
Esclama
Sierra seccata, tutti
si erano dimenticati del motivo per cui era la.
“Non
sta simpatico neppure a
te, Gwen è impazzita, vado a dirgliene quattro.”
Così
Duncan va a parlare con la
cuoca in azione.
“Senti,
quel tipo ha qualcosa
che non va, le ipotesi sono due, o è una spia o è
un immaturo che vede tutto
come uno scherzo.”
Comunica
all’amica che per poco
non fa cadere la padella a terra.
“Mettiti
in testa che Noah non
è nostro nemico.”
“Ma
non è neanche nostro amico,
l’hai sentito? È neutrale, l’unica cosa
che fa è guidare noi e i nostri
avversari in rotta di collisione tutto per il suo divertimento, una
persona
così ti sembra affidabile?”
“Perché
lo odi così tanto? Che
ti ha fatto?”
“Vorrei
tanto sapere che ha
fatto a te per farti diventare così gentile e
amichevole!”
“Lascia
in pace Noah, ci serve
per l’indagine ed è una brava persona, il discorso
è chiuso.”
Seccato
l’ex ladro torna da
dov’è venuto.
Gwen
nel mentre riprende in
mano la ricetrasmittente che stava usando prima dell’entrata
del nemico.
“Nel
vostro gruppo avete qualche diverbio, allora mi stavi dicendo del
nuovo membro.”
La
voce è alterata per
nascondere l’identità dell’interlocutore.
“Non
c’è più bisogno che fingi,
ho capito che sei tu, Noah.”
La
voce dell’apparecchio torna
quella normale del castano.
“Bene,
ci sei arrivata, mi sa che ti ho
sottovalutata, pare che il ladro con la D maiuscola sia geloso di me.”
“Non
ci fare caso, è tipico di
lui essere avverso alle novità.”
“Può
darsi ma la sua non mi sembra semplice antipatia, dovrò
farci
attenzione ma in ogni caso ho la situazione sotto controllo.”
“Certo
che sei proprio strano,
chiedi il mio aiuto per fermare il progetto S e tu stesso lo stai
portando
avanti.”
“Io
sono fatto così, allora, il prossimo incontro è
stabilito tra
qualche giorno.”
Nel
mentre al centro di
videosorveglianza.
“Io
sono fatto così, allora, il
prossimo incontro è stabilito tra qualche giorno.”
“Mi
scusi, posso sapere con chi
sta parlando?”
Chiede
incuriosito il generale
Burromuerto.
“Parenti,
era un modo scherzoso
per dire ci si vede.”
Pur
essendo una bugia dal tono
di voce non si sarebbe mai detto, non solo era un artista
dell’ hacking ma
sapeva mascherare pensieri ed emozioni perfettamente
“Del
suo passato si sa
pochissimo.”
Replica
l’interlocutore.
“Davvero
strano, io ve ne parlo
continuamente.”
“Non
dica idiozie, non le
abbiamo mai scucito una sola parola sulle sue origini.”
Il
generale Garcia si
intromette avendo sentito la conversazione.
“Immaginate
di trovarvi in un
labirinto, è impossibile trovare l’uscita bendati,
ma se qualcuno con la mappa vi
guida in ogni spostamento diventa estremamente semplice.”
“Non
capisco cosa vuole
intendere.”
“Semplicemente
la ricerca di
informazioni su di me è il labirinto, voi quelli bendati e
io colui che sa dove
si trova l’uscita ma non vi guiderò, secondo
questo ragionamento l’unica
soluzione è togliere la benda e vedere gli indizi di cui ho
riempito questo
posto fin dall’inizio.”
Spiega
il signor Moore bevendo
un lungo sorso di the prima di continuare.
“Se
proprio non ce la fate
posso svelarvene uno così vi fate un idea, vedete la tazza
che ho in mano?”
Dice
sporgendo il braccio verso
gli interlocutori in modo che potessero esaminare l’oggetto,
era fatto di
lucente porcellana bianca con un disegno orientale.
“Non
sembra di valore, se ne
trovano di simili nelle bancarelle.”
“Lei
dice che non ha valore e
dal punto di vista monetario è vero ma questo è
lo stemma della mia famiglia,
ecco perché è così
importante.”
II
due generali si squadravano
con uno sguardo d’intesa.
“Se
permettete vado dalla
squadra di scienziati per gli ultimi ritocchi, avvertite i generali
Lawtiet,
tra mezzora ho un annuncio da fare.”
Una
volta rimasti soli
cominciarono ad architettare il piano per portare il passato di Noah
Moore alla
luce.
A
casa di Duncan (nuovo
quartier generale del gruppo) quest’ultimo e Sierra
confabulavano.
“È
assurdo, dovremmo metterla
ai voti! Insieme vinceremmo contro Gwen.”
Esclama la pettegola.
“A
che pro, in ogni caso quello
ci ha in pugno.”
“Ma
non può arrivare da un
momento all’altro e prendersi il mio posto.”
“Se
vogliamo cacciarlo c’è un
solo modo, dobbiamo renderlo innocuo e convincere Gwen.”
“La
seconda è una cosa
fattibile, potremmo indagare sul suo passato, un tipo così
misterioso deve per
forza avere qualche segreto e se uno scandalo sul suo conto venisse
scoperto
per noi sarebbe tutto più facile.”
“Ottima
idea
Così
cominciarono ad
architettare il piano per portare il passato di Noah Moore alla luce.
Angolo
del complottatore.
Salve
a tutti cari amici
lettori, bene gente presto sapremo di più su Noah (e non
solo lui) per ora gli
ho messo il solito discorso da intellettuale, sapete, no vorrei
sminuire il fascino del personaggio.
Chi
porterà per primo alla luce
il suo passato? Saranno i gelosi Duncan e Sierra o i subdoli Al ed
Heather? Per
scoprirlo non perdete i prossimi due capitoli.
Per
oggi finisce qua, saluti da
U.S.
|
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Capitolo 6 *** Indagini. ***
Capitolo:
6
Indagini.
La
squadra di scienziati ha
appena portato a termine un prototipo, è il momento di
presentarlo ai generali.
“Me
ne servono dieci, due per ogni
generale e per me.”
“Ecco
a voi capo.”
L’assistente
consegnò il
materiale, subito dopo Noah entrò nel salone dove erano
riuniti i quattro
generali.
“Signori,
io sono contrario a
questa pratica ma la regola la impone, noi cinque saremo immuni alle
intercettazioni,
pertanto saremo dotati di questi cellulari che camuffano la
conversazione con
frasi comuni ma di certo non ripetitive, ne ho fatto preparare uno per
ognuno
di voi.”
Cominciò
così a distribuirli
nascondendo i cinque rimanenti.
“Noi
non siamo d’accordo, è
eticamente scorretto.”
Affermò
la coppia di generali.
“Tre persone non
bastano per cambiare una
legge, continuando col discorso iniziale, questi gadget vi saranno
utili perché
entro oggi termineremo i preparativi per la fase due, intercettazione
delle
comunicazioni, non una sola parola dei nostri obbiettivi ci
sfuggirà.”
Nel
mentre Sierra ha mosso la
sua rete di contatti trovando qualcosa di interessante.
“Duncan,
vieni a dare un
occhiata.”
“Hai
scoperto le origini di
quel tipo?”
La
interpella il punk.
“Si
e no, come lui ha affermato
è per un quarto Inglese ma rintracciare le altre
nazionalità è un lavoraccio,
sembra quasi che abbia reso tutte le sue conoscenze irraggiungibili ma
ciò è
impossibile.”
“C’è
anche una buona notizia?”
“Certo,
sono sicura al 99% che
è in parte americano, perché i dati pubblici
delle stazioni e aeroporti di Ney
York differenziano molto i cittadini con origini americane dagli
immigrati,
anche se con la cittadinanza statunitense.”
“Tutto
qua?”
“Noah
Moore è il nome con cui
si fa conoscere in questo stato, ma altrove non gli conviene portare un
nome
straniero, inoltre è venuto qua dall’Italia,
quindi c’è un buon 60% di
probabilità che provenga anche da lì.”
A
casa di Gwen lei sta
telefonando ad una persona.
“Harry,
fratellone! Non vedevo
l’ora di risentirti.”
A
quanto pare è il fratello
maggiore di nome Harry.
“Gwen,
anche tu mi sei mancata.”
“Sei
più tornato a Londra?”
“No,
sempre in giro per il mondo.”
“Se
ti trovi a passare salutami
tutti.”
“Proprio
tutti temo sarà impossibile, ho una brutta notizia da
darti... nostro padre è morto.”
“Ah,
davvero.”
“Mi
aspettavo una reazione un po’ più emotiva da
te.”
“Quell’uomo
è sempre stato un
flagello, non era in grado di prendersi cura di noi e quando la mamma
ha fatto
una fine prematura... Harry, voglio ringraziarti, senza di te non so
come sarei
andata avanti, mi hai fatto da padre e da madre.”
“Ma
senza lui che mi adottava non saremmo fratelli, in ogni caso ci
sentiamo presto.”
“Ciao
Harry.”
Dopo
questa conversazione Gwen
scoppiò a piangere, non per la morte del padre ma per la
nostalgia che provava
verso suo fratello, era brillante, comprensivo e simpatico, quando lei
venne in
America e lui andò a studiare informatica in Giappone la
separazione fu un duro
colpo.
Noah
gli somigliava molto,
forse è per questo che fin dal primo momento lo aveva preso
in simpatia.
Anche
al centro di
videosorveglianza si comincia a fare ricerche, il generale Garcia e
Burromuerto
discutono delle loro scoperte.
“Lo
stemma di famiglia, strano,
non esiste nessuna famiglia Moore con quel simbolo.”
“Evidentemente
non è il suo
vero cognome, quello sembra uno stemma delle famiglie giapponesi,
eppure le sue
abitudini lasciano intuire che sia inglese.”
“...
Ma certo! Perché non ci
abbiamo pensato prima, possiamo controllare con che nome è
registrato all’anagrafe.”
Si
precipita subito al
computer.
“Noah
Moore è il suo vero nome,
ma non è l’unico, lui è quattro persone
contemporaneamente, qua risulta che ha
sangue inglese, americano e giapponese contemporaneamente ma
è impossibile
matematicamente, ci vuole un altra nazionalità.”
“Quindi
concentra le qualità di
questi popoli.”
“Purtroppo
per conoscere i suoi
altri nomi dovremmo recarci all’estero.”
“Non
è detta l’ultima parola,
le voci sono vere, un tempo ero una spia e posso contattare qualche
Hacker oltreoceano
che ci aiuti.”
“Heather,
tu sei diabolica.”
“Non
chiamarmi con quel nome,
se si scoprisse ciò minerebbe alla mia carriera, non devo
certo dirlo a te,
Al.”
Angolo
dell’autore.
Salve
a tutti cari amici
lettori, ma bene entra in gioco Harry, il fratellastro di Gwen,
ricordatevelo perché
servirà.
Secondo
voi il ritmo della
storia è troppo veloce? Dovrei far accadere le cose
più lentamente? Ditemelo
voi.
|
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Capitolo 7 *** Nomus omus. ***
Capitolo:
7
Nomus
omus.
“Gente,
ecco a voi i nuovi
accessori, non è stato difficile prenderne qualcuno in
più, è bastato
spacciarli per ricambi.”
Noah
era tornato dal gruppo per
presentare la novità.
“Interessante
ma di che si
tratta?”
“Cellulari
anti
intercettazioni, bene ora che vi ho dato la buona notizia passiamo a
quella
cattiva, il progetto S è giunto alla fase due,
intercettazione elettronica
avanzata.”
“Ci
tengo a ricordarti che sei
tu a portarlo avanti.”
Affermò
Duncan cercando di
rimanere calmo ma la parte finale della frase suonava comunque
parecchio
arrabbiata.
“Tranquillo
e atteniamoci al
piano.”
Gli
sussurrò Sierra.
“Devo
mandare una mail ad un
italiano ma non lo parlo, qualcuno di voi può
aiutarmi?”
“Io
sono multilingue e parlo
perfettamente anche l’italiano, ti aiuto io.”
Rispose
Gwen alla richiesta.
“Veramente
speravo che potesse
essere Noah ad aiutarmi.”
“Come
potrei? Di italiano
conosco solo una frase sentita dai turisti, se ci tieni te le dico: Non
vale la pena di indagare su di me, se volete proprio farlo nascondetevi
meglio.”
Naturalmente
i due non
conoscendo l’italiano non capiscono ma Gwen comprende
perfettamente, decise
però di rimanere in silenzio.
“Adesso
con permesso me ne
vado, ah, con la password ho quasi fatto, certo che sono dei tipi tosti
ma
potrebbero fare di meglio.”
Una
volta ritiratosi il castano
Gwen se la prende con i suoi collaboratori.
“Perché
state indagando su
Noah? Per caso non vi fidate di lui?”
“Come
fai a saperlo?”
“Si
da il caso che me lo abbia
detto lui quando ha pronunciato quella frase in italiano.”
“E
tu Gwen hai vanificato il
suo lavoro, adesso abbiamo la conferma che lui è
italiano.”
“Vi
vieto di fare ricerche su
di lui.”
“Non
preoccuparti, ti puoi
fidare.”
“Sinceramente
non credo ma
voglio darvi una possibilità.”
Poco
dopo...
“Ho
trovato il suo nome italiano
è Davide Rinaldi, abbiamo la dimostrazione che ha
più identità, questo basta
per una denuncia.”
“Hai
ragione, vado subito ad
esporla.”
Così
il punk si incamminò.
Al
quartier generale nemico...
“Perfetto, ho scoperto i suoi nomi, mi
manca solo quella
nazionalità ignota, in ogni caso il vecchio Al
sarà soddisfatto!”
Esclamò
la generalessa facendo
erroneamente cadere il nuovo gadget che le era stato dato.
“Tu,
scienziato devi farmene
avere un altro.”
Sbraitò
entrata nella stanza
delle ricerche.
“Signora,
è riuscita a romperli
entrambi.”
“Entrambi?
A noi ne è stato
distribuito uno ciascuno.”
“Devo
contraddirla, il capo ce
ne ha fatto preparare due per ogni generale.”
“Moore,
non hai ancora finito
di ingannarci, sarà una prova in più.”
Quindi
anche la generalessa uscì
per recarsi a casa del collega, per ironia
della sorte nella foga andò a scontrarsi proprio con
l’ex delinquente
mischiando i fogli che portavano.
Poco
dopo...
“Signore,
devo esporre
denuncia, su questi... questi non sono i miei fogli, me li hanno
rubati.”
“Niente
prove niente denuncia.”
“Tornerò
con le mie carte.”
Solo
una volta ritornato a casa
capì che erano delle prove ancora più
schiaccianti.”
Nel
mentre anche la generalessa
si era accorta di aver confuso le carte.
“Come
hai fatto a perderle?”
“Mi
sono scontrata con un tipo,
deve averle prese lui.”
“Guardale
bene, sono sul nostro
stesso argomento, anche lui indagava sul signor Moore, dimmi, lo hai
visto in
faccia?”
“Si
e il viso mi sembra
familiare, dobbiamo controllare negli archivi dei maggiori sorvegliati.
“Come
sarebbe a dire che le hai perse?”
“Sarà
successo quando quella tizia mi ha colpito i miei documenti si sono
mischiati
con i suoi.”
“Aspetta,
leggi qua Noah Moore.”
“È
sono molti più dati di quelli che avevamo ma questo nome, ho
sentito Gwen nominarlo
un paio di volte, sarà meglio chiedere a lei prima di
esporre denuncia.”
Angolo
dell’anagrafe.
Salve
a tutti cari amici
lettori, nomus omus dicevano i latini, un nome è un destino
e quale titolo
migliore per un capitolo incentrato sui nomi.
Ricapitoliamo,
Duncan e Sierra
sapevano che Noah è americano, inglese e italiano, in
più il suo nome italiano,
Al ed Heather sapevano che è Americano, Inglese e Giapponese
e italiano e ne
conoscevano tutti i nomi tranne quello italiano, incrociamo e si hanno
tutti i
nomi e tutte le nazionalità.
Per
il nome italiano gli ho
dato il mio (figuriamoci se non mi faccio publicità), poi il
cognome viene da
una lista dei più diffusi.
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Capitolo 8 *** Il sogno di Gwen ***
Capitolo: 9
Il
sogno di Gwen.
Quella
notte Gwen non dormiva affatto bene, per tutto il
tempo strani sogni, per lo più incubi la tormentavano.
Eccone
un altro, si ritrova all’improvviso su un enorme
documento, da un lato c’è scritto Duncan Nelson,
subito le lettere prendono la
forma della persona in questione.
“Gwen,
devi fidarti di me, osserva.”
Si
ritrovano ad osservare la seguente scena.
I
due erano in un vicolo nella
periferia.
“Arrenditi
furfante”
La
gotica si rivolse a Duncan
ammanettato.
“Va
bene, arrestami tanto che
ci concludi, il mio capo non esiterà ad
eliminarti.”
Le
rispose arrogante.
“A
quanto mi risulta gli
obbedisci sotto minaccia.”
“Io
sono sempre stato un
criminale indipendente ma quello è troppo forte.”
“Mai
parole furono più vere.”
La
voce alquanto stridula e
fastidiosa proveniva da un piccoletto che impugnava una pistola.
“E
questo sarebbe un gangster
imbattibile? I tipi come te noi detective ce li mangiamo a
colazione.”
Vedendo
il suo gracile aspetto
Gwen si mise a provocarlo.
“Tu
sei pazza! Se lo provochi
così ci fa fuori in un secondo! Le sue pistole usano
proiettili speciali che
rilasciano sostanze esplosive, prima ti
trapassa e poi ti fa in mille pezzi.”
Il
punk la informò sull’arma
particolare dell’avversario.
“Preparatevi
a soccombere...
FUOCO!!!”
Il
proiettile partì ma Gwen
fece in tempo a spiccare un salto usando come trampolino le manette di
Duncan e
tirando poi su anche lui.
Dopo
quel salto acrobatico fu
il turno del punk, lei gli diede la spinta mentre si lanciava in caduta
libera
sul criminale armato che venne colpito in pieno volto.
La
gotica raccolse la pistola
caduta e la puntò contro l’uomo di bassa statura
che riuscì comunque a scappare
riempiendo la zona di fumo per distrarre i due.
“Che,
che è successo.”
Affermò
Duncan sbalordito dal
successo.
“L’ho
perso, pazienza il suo
scagnozzo è comunque qualcosa.”
“Ti
ripeto, non sono i suo
scagnozzo piuttosto, abbiamo fatto un lavoro di quadra
perfetto.”
“Elogiarmi
non ti salverà dalla
prigione.”
“Come
immaginavo, ma aspetta a
catturare quel tipo, quando sarò fuori voglio avere il
piacere di aiutarti.”
La
Gwen del presente intanto
osservava tutto dall’alto.
“Lo
ricordo benissimo, quel criminale fu poi catturato,
anche questa volta per merito tuo.”
“E
da allora cominciai a farti da spalla senza mai mentirti
o deluderti.”
È
ovvio a cosa si riferisca.
“Sarai
pure il mio migliore amico ma oggi hai sbagliato, sai
meglio di e che non bisogna giudicare un uomo senza
conoscerlo.”
“Qualcuno
così misterioso nasconde di sicuro qualcosa,
questo documento su cui stiamo camminando è quello che ti ho
dato.”
All’improvviso
compare un muro con un portone.
“Oltre
quella porta c’è la verità, sta a te la
scelta.”
La
donna è tentata ma dall’altra parte del foglio
arriva una
voce.
“Bravo,
ma se permetti adesso tocca a me.”
È
Noah che esattamente come l’altro ha preso forma dal suo
nome.
“Cosa
vuoi mostrarle tu.”
“Sta
a vedere.”
Tutti
e tre si ritrovano in una stradina di Londra, sta
piovendo a dirotto ed un uomo cammina con una bambina al seguito.
“Papà,
papà, guarda.”
La
piccola di circa quattro
anni dai capelli color blu notte strattona l’adulto che
sembra essere suo
padre.
“Gwen,
muoviti, piove e
dobbiamo arrivare a casa il
prima possibile.”
Le
risponde l’uomo, è un
distinto signore, a prima vista un perfetto gentleman inglese.
“Ma
quel bambino sembra triste.”
L’attenzione
si sposta su di un
ragazzino castano intorno ai sette anni, seduto sul marciapiede sotto
la
pioggia sconsolato.
“Ragazzo,
che fai torna subito
a casa tua o ti bruscherai un raffreddore.”
“Non
posso, io non ce l’ho una
casa, i miei genitori non ci sono più.”
“Vieni
con noi, devi ripararti,
finito l’acquazzone vedremo di trovarti un buon
orfanotrofio.”
Lui
si alzò in piedi felice.
“Grazie
signore, lei è molto
gentile, piacere mi chiamo Harry.”
Affermò
porgendo la mano in
segno di amicizia.
Continuò
a piovere fino al
giorno dopo, per tutto il tempo Harry e Gwen avevano giocato insieme,
pareva
che fossero diventati grandi amici.
“Harry,
c’è un orfanotrofio qui
vicino, potresti andare la.”
“Harry
se ne va? No papà lui
resta qua lui è mio amico.”
“Non
ti preoccupare, potrai andare
a trovarlo quando vuoi, insomma non possiamo mica adottarlo.”
“Si,
per favore papà.”
Lo
implorò la piccola.
“Signore,
non voglio andare in
orfanotrofio.”
“Non
dire sciocchezze, ti
tratteranno benissimo.”
“No,
quello da cui sono
scappato era bruttissimo.”
“Niente
storie, attualmente
sono il tuo tutore ed ho deciso che ci andrai.”
Non
poté opporsi, il giorno
stesso venne portato nell’orfanotrofio.
In
effetti era molto meglio
dell’altro ma a lui non andava bene, non voleva stare in quel
luogo, fatto sta
che fuggì per tornare a casa di Gwen e suo padre, succedeva
ogni volta che lo
riportavano indietro e ciò andò avanti per quasi
un anno.
“Non
si può andare avanti così,
devi smetterla di seguirci.”
“Signore,
quello non è il mio
posto, io voglio stare con voi.”
“Va
bene, ti adotterò ma ad una
condizione, crescere due figli da solo è complicato,
dovrò lavorare di più e
non potrò occuparmi della casa e di Gwen, se accetterai di
farlo tu potrai
entrare a far parte della famiglia.”
Fu
così che il signor Jonson
accolse Harry a casa sua.
Gwen
è ancora più confusa.
“Adesso
mi spieghi come fai a sapere queste cose su me e mio
fratello”
“Hai
visto, nasconde qualcosa, apri la porta.”
“Non
farlo.”
La
curiosità la logora, in più conosce Duncan da
molto più
tempo, allora perché si ostina a difendere Noah?
L’unico modo per avere le
risposte che cerca è varcare la soglia, ed è quel
che fa.
C’è
una frase scritta a caratteri cubitali in cui vengono illustrati
i suoi nomi.
Si
svegliò nel letto di
soprassalto e sconvolta, doveva controllare il documento, quel che
aveva visto
in sogno era vero, Nome inglese: Harry
Jonson.
Angolo
dello shock.
Salve
a tutti cari amici
lettori, finalmente si è scoperto che Noah e il fratello di
Gwen sono la stessa
persona (tanto già lo avevate capito tutti).
Per
questo capitolo ho deciso
di adottare uno stile un po’ diverso, per il sogno narro al
presente e per le
scene del passato uso appunto il passato.
Lo
scorso capitolo non ha
ricevuto recensioni, vuol dire che non vale la pena di scrivere parole
per me,
ma ci sono state 17 visualizzazioni, beh pochi ma buoni
continuerò a scrivere
per quei diciassette.
Tanti
saluti da U.S.
|
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