Il grande fratello.

di Utentesolitario
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questo non è un reality. ***
Capitolo 2: *** Da duo a trio. ***
Capitolo 3: *** Via alla fase 1 ***
Capitolo 4: *** Una minaccia o una benedizione? ***
Capitolo 5: *** Il passato di Noah Moore ***
Capitolo 6: *** Indagini. ***
Capitolo 7: *** Nomus omus. ***
Capitolo 8: *** Il sogno di Gwen ***



Capitolo 1
*** Questo non è un reality. ***


Capitolo 1

Questo non è un reality.

 

La solita frenetica vita a New York, possibile che  ogni singolo individuo sia controllato? La risposta è sì.

Il l’uomo dai capelli neri correva, c’era un caldo tremendo e quella ciocca verde sintetica lo faceva sudare all’inverosimile, cosa non si fa per l’aspetto.

“Voglio proprio vedere cosa sarà questa grande faccenda, sono rari i casi in cui chiede il mio aiuto, che si sia data al crimine? Bah, quella donna è imprevedibile.”

Pensava l’ex delinquente mentre si avvicinava all’abitazione della sua amica.

“Allora, cosa devo scassinare questa volta? Gwen, sei  in casa?”

Cominciò a chiamarla ammirando l’abitazione, lo spazioso ingresso al centro del quale  dominava un imponente e lussuosa scalinata lo meravigliava ogni volta, benché non l’avesse mai rivelato a nessuno adorava l’architettura.

“Se è uno scherzo non è divertente, avevo di molto meglio da fare.”

Intanto lei si precipita a chiudere la porta.

“Sei impazzito? Non puoi lasciare che entrino insetti, non sappiamo se sono già alla fase tre.”

“Lasciami fare una deduzione, le possibilità sono due: o stai lavorando ad un caso difficile e stai andando fuori di testa oppure hai nascosto le telecamere e mi stai facendo uno scherzo.”

“Vieni, qua, devo parlarti di un crimine per cui mi serve il tuo aiuto, pare che qualcuno stia modificando gli insetti per portare gravi  e nuove malattie tra la gente e...”

La ragazza dalla coda color oliva parlava ma intanto porgeva al suo interlocutore dei biglietti con delle scritte, la conversazione per iscritto era questa.

Gwen: Allora Duncan, non ascoltare una sola parola di quello che sto dicendo perché sono tutte balle, rispondimi solo tramite biglietto e soprattutto non mostrare nella voce segni di alterazione emotiva.

Duncan: Si può sapere che succede?

Gwen: Questo è un punto cieco della casa, qua non ci possono vedere ma sono comunque in grado di sentirci.

Duncan: Dev’essere una faccenda grossa, chi è che ci spia.

Gwen: Il grande fratello.

Duncan: Siamo stati scelti per un reality? Forte.

Gwen: Questo non è un reality, sono venuta al corrente di un fatto sconcertante.

Duncan: Sputa il rospo.

Gwen: Il governo spia i cittadini, viola qualsiasi privacy, anche se le migliaia di telecamere stradali non vedono nelle case, i droni invisibili perché troppo in alto affollano i cieli e vedono ovunque... o quasi.

Duncan: E io che diamine c’entro?

Gwen: Mi devi aiutare, sei un bravo attore e soprattutto sei il mio migliore amico.

Duncan: Perché qualcuno vorrebbe fare una cosa simile?

Gwen: Ma che domande? Per adescare i criminali, ma stanno prendendo provvedimenti troppo drastici, hanno altri scopi, allora, vuoi aiutare i tuoi amici delinquenti?

Duncan: Non ho più niente a che fare col crimine altrimenti non avrei mai fatto amicizia con un investigatrice del tuo calibro ma mi fido di te.

Gwen: Allora adesso invitami a casa tua, dobbiamo trovare il suo punto cieco.

“Credo di avere qualche libro che parla di insetti, quelle robe che servono solo a prender polvere, ti invito a cena a casa mia.”

Il punk esegue gli ordini improvvisando una scusa.

“Ottimo, andiamo.”

 

Poco dopo...

“Eccoci, non mi posso permettere niente di lussuoso, questo modesto appartamento è il massimo e sono anche in ritardo con l’affitto.”

Commenta Duncan sulla sua abitazione.

“E tutti i soldi che hai “onestamente guadagnato” facendo il ladro?”

Controbatte l’altra sarcastica.

“Non nego che mi acciuffavano una volta su dieci ma dopo tre anni non mi sono ancora trovato un lavoro e il denaro lentamente scompare.”

“Appena mi pagano per l’ultimo caso ci penso io a prestarti qualcosa.”

Intanto Gwen dava un occhiata  all’appartamento e si rallegra quando realizza che ci sono buone notizie.

“Il tuo computer non ha la webcam, gli elettrodomestici sono obsoleti, infine l’unica finestra ha un angolazione dalla quale è impossibile vedere all’interno.”

“Mi stai dicendo che vivendo nello squallore sono al sicuro?”

“Esatto, adesso possiamo parlare.”

“Voglio sapere che c’entrano gli insetti geneticamente modificati.”

“Non si può vivere lontano dall’occhio del grande fratello, dobbiamo ingannarli, devono pensare che siamo dilettanti, così mi sono inventata un crimine come copertura e poi è una scusa per stare attenti agli insetti.”

“Non capisco perché si dovrebbero concentrare su di noi, ancora non sanno nulla.”

“A te ti controllano per ovvi motivi e questo ci può tornare utile, mentre quelli come me sono tenuti sotto controlli ancora più stretti per trovare nuovi criminali da aggiungere al database.”

“Mi hai convinto, voglio aiutarti, dimmi tutto quello che sai.”

 

 

 

 

 

Note autore
Salve a tutti cari amici lettori, eccomi con il primo capitolo della nuova storia, in anticipo per di più ma non riesco a scrivere per la mia altra long quindi ho detto, sfruttiamo la tipica foga iniziale, infatti ho scritto cinque capitoli in un giorno e mezzo senza neanche sforzarmi troppo quindi l’aggiornamento sarà regolare per un bel po’.
Allora, che ne dite? Il titolo è troppo ingannevole? Dovrei cambiarlo? Gli avvertimenti sono giusti? Ma soprattutto, vi piace la trama?
Ovviamente non si parlerà solo di Duncan e Gwen che indagano, questo era una specie di prologo ma ho intenzione di mettere almeno cinque componenti da entrambi i lati (buoni/cattivi).
I personaggi (o almeno la maggior parte) saranno intorno ai trent’anni, quindi invece di ragazzo/ragazza dirò uomo/donna.
Per ora può bastare con gli aggiornamenti, ci vediamo presto, molto presto *risata maniaca*.

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Capitolo 2
*** Da duo a trio. ***


Capitolo 2

Da duo a trio.

 

Il giorno dopo, da qualche parte a New York.

“Ecco la mia idea, il progetto S.”

Disse l’uomo di bassa statura stendendo sul tavolo un grosso grafico.

“È diviso in più fasi che avanzeranno in proporzione alla tecnologia  di cui disponete, dopo un sopralluogo nei laboratori direi che con voi non si andrebbe oltre la fase uno.”

“Badi a come parla, desidero ricordarle che questo è il governo americano, le nostre tecnologie sono le più all’avanguardia del globo.”

Affermò l’uomo dai lunghi capelli castani e gli occhi verdi.

“Si sbaglia generale, come al solito i cari giapponesi ci hanno preceduto, sarebbero pronti per una fase tre.”

“Allora perché non propone l’idea a loro.”

Risponde l’altro generale, una donna dai capelli neri acconciati in maniera complicata e penetranti occhi grigi.

“Le ricordo che è stata proprio lei a richiedere il mio aiuto, se non mi vuole più è libera di dirlo... e poi non mi andava di imparare il giapponese, troppi caratteri, chi glielo faceva fare di inventarsi una lingua così complicata.”

“Non divaghiamo, signore, ci illustri più nel dettaglio di cosa si tratta.”

Conclude l’uomo biondo con una divisa militare.

“E noi decideremo se accettare.”

Completa la donna al suo fianco.

“Immediatamente ma prima dovete promettermi che se ciò che sto per mostrarvi vi piacerà mi metterete a disposizione la vostra miglior squadra di scienziati per permettere al progetto di progredire.”

 

Intanto Gwen e Duncan sono in città.

“Mi vuoi spiegare che ci facciamo qua, secondo logica l’ultimo posto dove dobbiamo andare è in mezzo alla strada.”

“Taci e assecondami.”

“Ancora mi chiedo perché continuo ad essere tuo amico.”

“Le telecamere creano interferenze con gli ultimi modelli videoregistratori, gireremo tutto il giorno per New York con questa accesa e poi riguarderemo il filmato per fare una stima del numero di occhi in ogni parte della città.”

Mentre parlava indicò una piccola videocamera che fuoriusciva appena dalla sua grande borsa nera.

“Di solito erano quelli che mi arrestavano a parlare in questo modo.”

“Ricorda di parlarmi sempre sussurrando, così i droni non ci sentiranno.”

Passeggiando, sentirono “per caso” (come diceva Oogway, il caso non esiste) la chiacchierata di due ragazze appena ventenni ma che dimostrano molto di  meno.

“Non ci crederai ma ho scoperto molti dettagli sull’attuale indagine di Gwen Johnson, l’investigatrice di successo.”

Confida la prima all’amica bionda.

“Cosa? Sai qualcosa dello spionaggio di massa?”

Ovviamente Duncan agisce d’impulso e per poco Gwen non lo strozza.

“Certo, so tutto ed ho delle informazioni che potrebbero interessarvi, se mi farete prendere parte.”

“Duncan, non fare follie!”

“Benvenuta, sei dei nostri.”

La dark è ormai disperata.

“Ci siete caduti come dei polli, io non so niente, era una scusa per scucirvi qualche scoop.”

Gwen si decide a prendere in disparte il punk.

“Ho fatto qualcosa di male?”

“E me lo chiedi pure? Comunque ormai sa troppo, dobbiamo coinvolgerla.”

“Tranquilli, non vi sarò d’intralcio, per ora non so nulla ma la mia lista di contatti è fitta come un agenzia di spionaggio, inoltre il mio carisma vi tornerà utile.

“Prima hai detto Scoop, sei una giornalista?”

“No, ma aspiro a diventarlo, sono brava a trovare e trasmettere informazioni, Il mio nome è Sierra Miller, quanto a voi vi conosco fin troppo bene, Gwen Jonson, detective privato nonché abile deduttrice e Duncan Nelson, noto criminale convertito di recente.”

“Vieni a questo indirizzo, ti spiegheremo meglio la faccenda.”

Dice Gwen porgendole un foglietto.

“E la tua amica?”

Continua rivolgendosi alla bionda che è stata in silenzio tutto il tempo.

“Lindsay, puoi andare.”

La ragazza si congeda.

Ed ecco che  anche Sierra si aggiunge al duo trasformandolo in un trio, quante altre persone coinvolgerà quest’indagine.

 

 

 

 

 

Note autore

Salve a tutti cari amici lettori, cominciamo ad arricchire il gruppo investigativo anche se Sierra non avrà grande importanza da qui a breve, comunque vedrò di darle un ruolo più importante di termine di paragone, oddio spoiler, meglio tacere.

Dal lato opposto del ring abbiamo i quattro (tre in realtà) generali e credo che tutti voi abbiate capito a chi mi riferisco, infine l’uomo misterioso che sembra (ed è, o almeno dovrebbe) il tipico personaggio carismatico, vediamo chi di voi lo riconosce per primo.

I cognomi dei personaggi sono scelti  da una lista dei più diffusi tranne quelli che giù si conoscono, quello di Duncan che dicono tutti sia Nelson TUTTI e uno un po’ speciale.

Il prossimo capitolo sarà di transizione, quindi corto e con pochi colpi di scena ma è necessario, detto questo vi do appuntamento al prossimo capitolo, saluti da U.S.

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Capitolo 3
*** Via alla fase 1 ***


Via alla fase 1

 

“Hai capito tutto?”

Chiese Gwen alla ragazza appena terminata la spiegazione.

“Brutta storia, ma adesso sono ancora più convinta che le mie abilità sono indispensabili.”

Rispose Sierra convinta.

“E di preciso, in cosa consistono le tue “abilità”?”

Chiese allora Duncan.

“Conoscete i sei gradi di separazione? Nel mio caso si restringono a tre, solo tre gradi mi separano dalla regina d’Inghilterra, dal Papa e da un qualunque anonimo cittadino.”

“Vuoi dire che volendo puoi metterti in contatto con il Papa?”

Domandò il punk sbalordito.

“Certo che no, per conoscenza si intende aver visto quella persona dal vivo, magari odiarla anche ma il novanta per cento di queste conoscenze non hanno modo di contattarsi, ma se questo mio primo, chiamiamolo potere, non dovesse bastare mi porto dietro un sacco di esperienza col web e concludo qualunque ricerca nella metà del tempo medio.”

“Dobbiamo metterti alla prova, ci hai già ingannato una volta e...”

“Non una parola di più, datemi quarantott’ore ed avrete il doppio delle informazioni attuali sul caso.”

“Ci stiamo, ma se il risultato non ci soddisfa verrai esclusa dalle indagini.”

Concluse la gotica dando il via al provino della nuova collaboratrice.

 

 

Intanto, alla base di videosorveglianza...

“Chi sa quanto lontano arriveranno.”

Borbottò il nuovo capo del reparto scientifico sorseggiando del the in una tazza finemente decorata.

“Come dice signor Moore?”

Lo interruppe il generale castano.

“Dicevo che se continuiamo di questo passo la fase uno verrà completata oggi in serata, per fortuna le vostre telecamere non sono troppo vecchie, altrimenti le modifiche avrebbero richiesto molto più tempo, forse avremmo dovuto addirittura sostituirle tutte, capirete che buona parte della popolazione si sarebbe insospettita.”

Spiegò con il suo tono calmo e conciso, anche un po’ sfacciato, senza mai guardare in faccia la gente.

“Purtroppo non si può dire lo stesso dei computer, per renderli compatibili a questa e alle prossime modifiche ho dovuto riprogrammarli tutti.”

“Ma sono più di cento macchinari, con la squadra che aveva a disposizione è impossibile che ci abbia messo non più di due ore.”

Affermò la generalessa stupita.

“Quale squadra? Ho fatto tutto da solo, non che loro non fossero competenti, per carità, ma sarebbe stato uno spreco di tempo e di potenziale... ho una richiesta da farvi.”

“Parli pure.”

Autorizzò l’altro generale subito ottenendo il consenso della bionda che come sempre gli stava accanto.

“Vorrei avere accesso al database dei ricercati e dei personaggi di spicco.”

“Mi dispiace ma non possiamo assolutamente accontentarla, solo noi generali addetti e i nostri superiori hanno il diritto di consultare quei file, provi ad infiltrarsi se vuole, il sistema di password che adottiamo è inespugnabile.”

“Se ci riesco, potrò avere libero accesso quando mi pare e piace.”

“Accettiamo, buona fortuna, ah, che ciò non intralci le sue ricerche.”

 

 

Un paio di giorni dopo sierra aveva portato le sue ricerche al termine ma quando stava per esporle suonò il campanello.

Non appena Gwen aprì la porta entrò un uomo dai capelli castano chiaro, idem per gli occhi, le parole che disse furono scioccanti.

“Noah Moore, dipartimento di video sorveglianza e voi dovete essere quelli che vogliono porre fine al progetto S.”

 

 

 

 

 

 Note autore
Vi piacciono le sorprese shock? Provate vivident.
Salve a tutti cari amici lettori, i nostri eroi sono stati scoperti ma non finisce qua, anzi il bello deve ancora cominciare, ho notato che siete piùttosto in pochi, pazienza.
Domani comincia la scuola dappertutto tranne qui in Sicilia dove dobbiamo aspettare fino al diciassette, e poi al nord dicono che ce la passiamo male.
Scusate il capitolo corto ma è di transizione, a questo punto chiudo, tanti saluti da U.S.

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Capitolo 4
*** Una minaccia o una benedizione? ***


Capitolo: 4

Una benedizione o una minaccia?

 

Un paio di giorni dopo sierra aveva portato le sue ricerche al termine ma quando stava per esporle suonò il campanello.

Non appena Gwen aprì la porta entrò un uomo dai capelli castano chiaro, idem per gli occhi, le parole che disse furono scioccanti.

“Noah Moore, dipartimento di video sorveglianza e voi dovete essere quelli che vogliono porre fine al progetto S.”

Affermò lui mostrando un distintivo.
Duncan era già pronto a saltargli addosso ma fu fermato dalla complice.

“Fermo, non possiamo combattere contro una ventina di agenti.-

“Quali venti agenti? sono da solo.”

Affermò il poliziotto.

Il punk stava per tornare alla carica.

“Ho detto fermo, è una fortuna che lei sia qua, ci serviva proprio un aiuto dall’interno.”

“Ma Gwen! Sei impazzita, cosa ti fa credere che sia qui per aiutare? È solo, basterà tramortirlo e non ricorderà nulla.”

Ma l’individuo sulla porta si esibì in un lento applauso.

“Complimenti, sono proprio i tipi come lei che possono fare la differenza, era ovvio che lo avrebbe capito ma non pensavo così in fretta, come ha fatto, se è lecito?”

“Le sue azioni e il suo linguaggio corporeo lo urlavano a squarciagola ma ancora non mi è chiaro il motivo.”

“Vedete, io dirigo l’intero progetto, io ho lanciato l’intero progetto e sempre io non ho spiegato ai generali proprio tutto.”

“Non stia sulla porta, entri pure e a proposito, dia a tutti del tu.”

“E la tazza di the?”

“Il the è finito, dove crede di essere.”

Rispose Duncan acido.

“Scusatemi, ho un quarto di sangue inglese e ho passato molto tempo nel regno unito, beh, è tempo che vi spieghi un paio di cose, io solo per ora ho accesso a un livello superiore del programma S, S come spia, ebbene sono l’unico che ha potuto scoprirvi.”

“Non è che ti prendi gioco di noi? Se da te è nato il programma che interesse avresti a fermarlo.”

Incalzò l’ex delinquente diffidente.

“La politica è uno spasso ma per rendere la faccenda più interessante ci vuole un bello scontro, io avvantaggio entrambi per essere neutrale, cosi facendo mi assicuro un posto in prima fila nella battaglia tra il governo e i ribelli.”

“Ti sembra per caso un gioco questo! Ti rendi conto che la privacy di milioni di cittadini è incredibilmente violata!?”

Duncan cominciò ad urlare isterico.

“Che ti prende? Non puoi urlare così alla gente, adesso calmati, scusalo, è molto stanco e tende ad avere piccoli attacchi di rabbia, piutosto, ci stai dicendo che pur avendo il tuo aiuto dovremmo cavarcela con le nostre forze.”

“Precisamente, il mio ruolo è stato dare il via alla battaglia e sarà guidarvi in modo tale da velocizzare la faccenda.”

“Non perdiamo altro tempo, dicci chi è a capo della faccenda.”

“Ho fatto un giuramento, non posso dirvi il nome completo ma se dico il cognome e il carattere non  ci saranno problemi, state a sentire: La signora Garcia, ha sempre avuto un talento nello spionaggio e nel raggiro, per questo ha scalato presto i gradi della carriera, la leggenda narra che se la si guarda negli occhi per alcuni secondi si viene congelati all’istante.”

“Aspetta, un asso del raggiro con la carica di generale?”

“Strano ma vero queste abilità sono servite in molti casi, poi abbiamo mister Burromuerto, come si può intuire dal cognome è un latino americano, gira voce che in madre patria fosse un temuto criminale ma nessuno può confermare questa teoria.”

“Bene, una spia e un delinquente, per caso il terzo generale è un assassino?”

“I fratelli Lawtiet, in realtà solo il maggiore ha questa carica ma la sorella gli sta sempre attaccata, un tempo poliziotti meritevoli dato che non facevano strada si sono trasferiti al settore di sorveglianza, entrambi con un fortissimo senso della giustizia erano contrari alla mia idea ma loro valgono per uno e la maggioranza vince.”

“Si, si, molto interessante ma in che modo ci puoi aiutare.”

Chiese Gwen infine.

“Io ho accesso alle fasi avanzate del progetto ma la cosa è equa perché in qualità di scienziato non ho accesso ai database con i soggetti controllati, ho lanciato una sfida ai generali, se troverò la password mi danno il via libera.”

“Una password? Come quella dei cellulari intendi? Ma questo lo so fare anch’io.”

Affermò il punk che fin ora era stato in silenzio.

“Quanto ci metteresti?”

“Se è un cellulare scadente me la cavo in mezzora.”

“Comune pattern per smartphone, trecentocinquanta combinazioni, dieci secondi spaccati, pin numerico, quasi un milione di combinazioni, fino a quindici minuti, password alfanumerica, qualche milione di miliardi di combinazioni, con i dovuti accorgimenti meno di trentasette ore.”

“Sai che quello che dici non è possibile.”

“Non crederete che io le provi tutte, con una minima conoscenza dell’individuo che ha ideato la password posso ridurre del 90% le combinazioni.

“Si può sapere chi ti credi di essere? Vieni qua direttamente dalla base nemica ad aiutarci, è ovvio che sei una spia.”

“E tu invece? Duncan Nelson, non ho bisogno dei database  per sapere che sei un pericoloso criminale, ti chiamavano il ladro con la D maiuscola ma per la polizia è stato facile identificarti dalla tua iniziale.”

“Che vorresti insinuare?”

“Che un vero professionista non avrebbe mai commesso un tale sbaglio.”

Il punk non ce la faceva più, fremeva dalla rabbia, quel modo di fare impertinente di Noah gli dava sui nervi e di questo se ne era accorto anche lui.

“Ero un ladro ma non sono un tipo violento, ti conviene smetterla altrimenti...”

“Altrimenti cosa? Vuoi fare a botte? Non me la cavo ma non avresti il tempo di sferrarmi un pugno che tutti gli agenti del mio dipartimento sarebbero qua a difendermi e in più verreste scoperti.”

Lo conosceva da appena mezzora ma già odiava tutto di lui, dal sorriso beffardo alla voce enigmatica, sapeva però che aveva pieno potere su di loro ma questo non faceva che accrescere l’ira.

“È tutto, tornerò presto per i dettagli sulle fasi del progetto S.”

Il nuovo informatore si è già fatto un nemico nel gruppo ma il suo aiuto è fondamentale, come si evolveranno le vicende e come andranno avanti i rapporti tra i membri del gruppo? Scopritelo continuando a seguire la storia.

 

 

 

 

 

Angolo del detective.
Salve a tutti cari amici lettori, adesso che (in teoria) ho ritrovato l’ispirazione la pubblicazione dei capitoli dovrebbe avvenire ogni sei giorni per alternare ma non ce la faccio ad aspettare così tanto dato che ci sono un mare di cose che dovete ancora scoprire su questa storia.
L’uomo è Noah e fa il doppiogiochista, si sono anche nominati i cognomi dei generali, a Heather ho voluto dare un cognome simile a quello di Al, così, per mettergli qualcosa in comune, invece Bridgette e Geoff (che ho preferito farli fratelli)... Regalo un nintendo ds a chi indovina da dove è preso il cognome, come indizio vi do la parola scrivere.
P.S. da ora in poi non scrivo più note autore ma angolo del e poi una parola che c’entra col capitolo.
Le mie note sono finite, tanti sauti da U.S.

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Capitolo 5
*** Il passato di Noah Moore ***


Capitolo: 5

Il passato di Noah Moore

 

Noah se ne è andato ma nel gruppo cominciano a nascere diverbi.

“Avete visto?  La fortuna è dalla nostra parte e tu Duncan cerca di calmarti o si metterà contro di noi.”

Esordisce la gotica di fronte ai suoi due compagni prima di ritirarsi nell’altra stanza.

“Gwen, dove vai?”

Reclama il punk

“Preparo qualcosa, tutti i giorni fast-food ti fa male.”

“Ti ricordo che questa è casa mia puoi andare a cucinare nella tua reggia.”

Ma la donna aveva già chiuso la porta scorrevole che sparava la cucina dall’unica altra stanza di quell’appartamento, in condizioni normali non gli sarebbe dispiaciuto, Gwen è bravissima a cucinare, ma attualmente era molto irritabile.

“Non è giusto! Io dovevo fare una prova per entrare nel gruppo di indagini!, A proposito, perché quello la ha avuto un accesso immediato?”

Esclama Sierra seccata, tutti si erano dimenticati del motivo per cui era la.

“Non sta simpatico neppure a te, Gwen è impazzita, vado a dirgliene quattro.”

Così Duncan va a parlare con la cuoca in azione.

“Senti, quel tipo ha qualcosa che non va, le ipotesi sono due, o è una spia o è un immaturo che vede tutto come uno scherzo.”

Comunica all’amica che per poco non fa cadere la padella a terra.

“Mettiti in testa che Noah non è nostro nemico.”

“Ma non è neanche nostro amico, l’hai sentito? È neutrale, l’unica cosa che fa è guidare noi e i nostri avversari in rotta di collisione tutto per il suo divertimento, una persona così ti sembra affidabile?”

“Perché lo odi così tanto? Che ti ha fatto?”

“Vorrei tanto sapere che ha fatto a te per farti diventare così gentile e amichevole!”

“Lascia in pace Noah, ci serve per l’indagine ed è una brava persona, il discorso è chiuso.”

Seccato l’ex ladro torna da dov’è venuto.

Gwen nel mentre riprende in mano la ricetrasmittente che stava usando prima dell’entrata del nemico.

“Nel vostro gruppo avete qualche diverbio, allora mi stavi dicendo del nuovo membro.”

La voce è alterata per nascondere l’identità dell’interlocutore.

“Non c’è più bisogno che fingi, ho capito che sei tu, Noah.”

La voce dell’apparecchio torna quella normale del castano.

Bene, ci sei arrivata, mi sa che ti ho sottovalutata, pare che il ladro con la D maiuscola sia geloso di me.

“Non ci fare caso, è tipico di lui essere avverso alle novità.”

“Può darsi ma la sua non mi sembra semplice antipatia, dovrò farci attenzione ma in ogni caso ho la situazione sotto controllo.”

“Certo che sei proprio strano, chiedi il mio aiuto per fermare il progetto S e tu stesso lo stai portando avanti.”

“Io sono fatto così, allora, il prossimo incontro è stabilito tra qualche giorno.”

 

 

Nel mentre al centro di videosorveglianza.

“Io sono fatto così, allora, il prossimo incontro è stabilito tra qualche giorno.”

“Mi scusi, posso sapere con chi sta parlando?”

Chiede incuriosito il generale Burromuerto.

“Parenti, era un modo scherzoso per dire ci si vede.”

Pur essendo una bugia dal tono di voce non si sarebbe mai detto, non solo era un artista dell’ hacking ma sapeva mascherare pensieri ed emozioni perfettamente

“Del suo passato si sa pochissimo.”

Replica l’interlocutore.

“Davvero strano, io ve ne parlo continuamente.”

“Non dica idiozie, non le abbiamo mai scucito una sola parola sulle sue origini.”

Il generale Garcia si intromette avendo sentito la conversazione.

“Immaginate di trovarvi in un labirinto, è impossibile trovare l’uscita bendati, ma se qualcuno con la mappa vi guida in ogni spostamento diventa estremamente semplice.”

“Non capisco cosa vuole intendere.”

“Semplicemente la ricerca di informazioni su di me è il labirinto, voi quelli bendati e io colui che sa dove si trova l’uscita ma non vi guiderò, secondo questo ragionamento l’unica soluzione è togliere la benda e vedere gli indizi di cui ho riempito questo posto fin dall’inizio.”

Spiega il signor Moore bevendo un lungo sorso di the prima di continuare.

“Se proprio non ce la fate posso svelarvene uno così vi fate un idea, vedete la tazza che ho in mano?”

Dice sporgendo il braccio verso gli interlocutori in modo che potessero esaminare l’oggetto, era fatto di lucente porcellana bianca con un disegno orientale.

“Non sembra di valore, se ne trovano di simili nelle bancarelle.”

“Lei dice che non ha valore e dal punto di vista monetario è vero ma questo è lo stemma della mia famiglia, ecco perché è così importante.”

II due generali si squadravano con uno sguardo d’intesa.

“Se permettete vado dalla squadra di scienziati per gli ultimi ritocchi, avvertite i generali Lawtiet, tra mezzora ho un annuncio da fare.”

Una volta rimasti soli cominciarono ad architettare il piano per portare il passato di Noah Moore alla luce.

 

 

A casa di Duncan (nuovo quartier generale del gruppo) quest’ultimo e Sierra confabulavano.

“È assurdo, dovremmo metterla ai voti! Insieme vinceremmo contro Gwen.”

 Esclama la pettegola.

“A che pro, in ogni caso quello ci ha in pugno.”

“Ma non può arrivare da un momento all’altro e prendersi il mio posto.”

“Se vogliamo cacciarlo c’è un solo modo, dobbiamo renderlo innocuo e convincere Gwen.”

“La seconda è una cosa fattibile, potremmo indagare sul suo passato, un tipo così misterioso deve per forza avere qualche segreto e se uno scandalo sul suo conto venisse scoperto per noi sarebbe tutto più facile.”

“Ottima idea

Così cominciarono ad architettare il piano per portare il passato di Noah Moore alla luce.

 

 

 

 

 

 

Angolo del complottatore.
Salve a tutti cari amici lettori, bene gente presto sapremo di più su Noah (e non solo lui) per ora gli ho messo il solito discorso da intellettuale, sapete, no vorrei sminuire il fascino del personaggio.
Chi porterà per primo alla luce il suo passato? Saranno i gelosi Duncan e Sierra o i subdoli Al ed Heather? Per scoprirlo non perdete i prossimi due capitoli.
Per oggi finisce qua, saluti da U.S.

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Capitolo 6
*** Indagini. ***


Capitolo: 6

Indagini.

 

La squadra di scienziati ha appena portato a termine un prototipo, è il momento di presentarlo ai generali.

“Me ne servono dieci, due per ogni generale e per me.”

“Ecco a voi capo.”

L’assistente consegnò il materiale, subito dopo Noah entrò nel salone dove erano riuniti i quattro generali.

“Signori, io sono contrario a questa pratica ma la regola la impone, noi cinque saremo immuni alle intercettazioni, pertanto saremo dotati di questi cellulari che camuffano la conversazione con frasi comuni ma di certo non ripetitive, ne ho fatto preparare uno per ognuno di voi.”

Cominciò così a distribuirli nascondendo i cinque rimanenti.

“Noi non siamo d’accordo, è eticamente scorretto.”

Affermò la coppia di generali.

 “Tre persone non bastano per cambiare una legge, continuando col discorso iniziale, questi gadget vi saranno utili perché entro oggi termineremo i preparativi per la fase due, intercettazione delle comunicazioni, non una sola parola dei nostri obbiettivi ci sfuggirà.”

 

 

Nel mentre Sierra ha mosso la sua rete di contatti trovando qualcosa di interessante.

“Duncan, vieni a dare un occhiata.”

“Hai scoperto le origini di quel tipo?”

La interpella il punk.

“Si e no, come lui ha affermato è per un quarto Inglese ma rintracciare le altre nazionalità è un lavoraccio, sembra quasi che abbia reso tutte le sue conoscenze irraggiungibili ma ciò è impossibile.”

“C’è anche una buona notizia?”

“Certo, sono sicura al 99% che è in parte americano, perché i dati pubblici delle stazioni e aeroporti di Ney York differenziano molto i cittadini con origini americane dagli immigrati, anche se con la cittadinanza statunitense.”

“Tutto qua?”

“Noah Moore è il nome con cui si fa conoscere in questo stato, ma altrove non gli conviene portare un nome straniero, inoltre è venuto qua dall’Italia, quindi c’è un buon 60% di probabilità che provenga anche da lì.”

 

 

A casa di Gwen lei sta telefonando ad una persona.

“Harry, fratellone! Non vedevo l’ora di risentirti.”

A quanto pare è il fratello maggiore di nome Harry.

“Gwen, anche tu mi sei mancata.”

“Sei più tornato a Londra?”

“No, sempre in giro per il mondo.”

“Se ti trovi a passare salutami tutti.”

“Proprio tutti temo sarà impossibile, ho una brutta notizia da darti... nostro padre è morto.”

“Ah, davvero.”

“Mi aspettavo una reazione un po’ più emotiva da te.”

“Quell’uomo è sempre stato un flagello, non era in grado di prendersi cura di noi e quando la mamma ha fatto una fine prematura... Harry, voglio ringraziarti, senza di te non so come sarei andata avanti, mi hai fatto da padre e da madre.”

“Ma senza lui che mi adottava non saremmo fratelli, in ogni caso ci sentiamo presto.”

“Ciao Harry.”

Dopo questa conversazione Gwen scoppiò a piangere, non per la morte del padre ma per la nostalgia che provava verso suo fratello, era brillante, comprensivo e simpatico, quando lei venne in America e lui andò a studiare informatica in Giappone la separazione fu un duro colpo.

Noah gli somigliava molto, forse è per questo che fin dal primo momento lo aveva preso in simpatia.

 

 

Anche al centro di videosorveglianza si comincia a fare ricerche, il generale Garcia e Burromuerto discutono delle loro scoperte.

“Lo stemma di famiglia, strano, non esiste nessuna famiglia Moore con quel simbolo.”

“Evidentemente non è il suo vero cognome, quello sembra uno stemma delle famiglie giapponesi, eppure le sue abitudini lasciano intuire che sia inglese.”

“... Ma certo! Perché non ci abbiamo pensato prima, possiamo controllare con che nome è registrato all’anagrafe.”

Si precipita subito al computer.

“Noah Moore è il suo vero nome, ma non è l’unico, lui è quattro persone contemporaneamente, qua risulta che ha sangue inglese, americano e giapponese contemporaneamente ma è impossibile matematicamente, ci vuole un altra nazionalità.”

“Quindi concentra le qualità di questi popoli.”

“Purtroppo per conoscere i suoi altri nomi dovremmo recarci all’estero.”

“Non è detta l’ultima parola, le voci sono vere, un tempo ero una spia e posso contattare qualche Hacker oltreoceano che ci aiuti.”

“Heather, tu sei diabolica.”

“Non chiamarmi con quel nome, se si scoprisse ciò minerebbe alla mia carriera, non devo certo dirlo a te, Al.”

 

 

 

 

 

Angolo dell’autore.

Salve a tutti cari amici lettori, ma bene entra in gioco Harry, il fratellastro di Gwen, ricordatevelo perché servirà.

Secondo voi il ritmo della storia è troppo veloce? Dovrei far accadere le cose più lentamente? Ditemelo voi.

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Capitolo 7
*** Nomus omus. ***


Capitolo: 7

Nomus omus.

 

“Gente, ecco a voi i nuovi accessori, non è stato difficile prenderne qualcuno in più, è bastato spacciarli per ricambi.”

Noah era tornato dal gruppo per presentare la novità.

“Interessante ma di che si tratta?”

“Cellulari anti intercettazioni, bene ora che vi ho dato la buona notizia passiamo a quella cattiva, il progetto S è giunto alla fase due, intercettazione elettronica avanzata.”

“Ci tengo a ricordarti che sei tu a portarlo avanti.”

Affermò Duncan cercando di rimanere calmo ma la parte finale della frase suonava comunque parecchio arrabbiata.

“Tranquillo e atteniamoci al piano.”

Gli sussurrò Sierra.

“Devo mandare una mail ad un italiano ma non lo parlo, qualcuno di voi può aiutarmi?”

“Io sono multilingue e parlo perfettamente anche l’italiano, ti aiuto io.”

Rispose Gwen alla richiesta.

“Veramente speravo che potesse essere Noah ad aiutarmi.”

“Come potrei? Di italiano conosco solo una frase sentita dai turisti, se ci tieni te le dico: Non vale la pena di indagare su di me, se volete proprio farlo nascondetevi meglio.”

Naturalmente i due non conoscendo l’italiano non capiscono ma Gwen comprende perfettamente, decise però di rimanere in silenzio.

“Adesso con permesso me ne vado, ah, con la password ho quasi fatto, certo che sono dei tipi tosti ma potrebbero fare di meglio.”

Una volta ritiratosi il castano Gwen se la prende con i suoi collaboratori.

“Perché state indagando su Noah? Per caso non vi fidate di lui?”

“Come fai a saperlo?”

“Si da il caso che me lo abbia detto lui quando ha pronunciato quella frase in italiano.”

“E tu Gwen hai vanificato il suo lavoro, adesso abbiamo la conferma che lui è italiano.”

“Vi vieto di fare ricerche su di lui.”

“Non preoccuparti, ti puoi fidare.”

“Sinceramente non credo ma voglio darvi una possibilità.”

Poco dopo...

“Ho trovato il suo nome italiano è Davide Rinaldi, abbiamo la dimostrazione che ha più identità, questo basta per una denuncia.”

“Hai ragione, vado subito ad esporla.”

Così il punk si incamminò.

 

 

Al quartier generale nemico...

Perfetto,  ho scoperto i suoi nomi, mi manca solo quella nazionalità ignota, in ogni caso il vecchio Al sarà soddisfatto!”

Esclamò la generalessa facendo erroneamente cadere il nuovo gadget che le era stato dato.

“Tu, scienziato devi farmene avere un  altro.”

Sbraitò entrata nella stanza delle ricerche.

“Signora, è riuscita a romperli entrambi.”

“Entrambi? A noi ne è stato distribuito uno ciascuno.”

“Devo contraddirla, il capo ce ne ha fatto preparare due per ogni generale.”

“Moore, non hai ancora finito di ingannarci, sarà una prova in più.”

Quindi anche la generalessa uscì per recarsi a casa del collega, per ironia della sorte nella foga andò a scontrarsi proprio con l’ex delinquente mischiando i fogli che portavano.

 

Poco dopo...

“Signore, devo esporre denuncia, su questi... questi non sono i miei fogli, me li hanno rubati.”

“Niente prove niente denuncia.”

“Tornerò con le mie carte.”

Solo una volta ritornato a casa capì che erano delle prove ancora più schiaccianti.”

Nel mentre anche la generalessa si era accorta di aver confuso le carte.

“Come hai fatto a perderle?”

“Mi sono scontrata con un tipo, deve averle prese lui.”

“Guardale bene, sono sul nostro stesso argomento, anche lui indagava sul signor Moore, dimmi, lo hai visto in faccia?”

“Si e il viso mi sembra familiare, dobbiamo controllare negli archivi dei maggiori sorvegliati.

 

“Come sarebbe a dire che le hai perse?”

“Sarà successo quando quella tizia mi ha colpito i miei documenti si sono mischiati con i suoi.”

“Aspetta, leggi qua Noah Moore.”

“È sono molti più dati di quelli che avevamo ma questo nome, ho sentito Gwen nominarlo un paio di volte, sarà meglio chiedere a lei prima di esporre denuncia.”

 

 

 

 

 

Angolo dell’anagrafe.

Salve a tutti cari amici lettori, nomus omus dicevano i latini, un nome è un destino e quale titolo migliore per un capitolo incentrato sui nomi.

Ricapitoliamo, Duncan e Sierra sapevano che Noah è americano, inglese e italiano, in più il suo nome italiano, Al ed Heather sapevano che è Americano, Inglese e Giapponese e italiano e ne conoscevano tutti i nomi tranne quello italiano, incrociamo e si hanno tutti i nomi e tutte le nazionalità.

Per il nome italiano gli ho dato il mio (figuriamoci se non mi faccio publicità), poi il cognome viene da una lista dei più diffusi.

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Capitolo 8
*** Il sogno di Gwen ***


Capitolo: 9

Il sogno di Gwen.

 

Quella notte Gwen non dormiva affatto bene, per tutto il tempo strani sogni, per lo più incubi la tormentavano.

Eccone un altro, si ritrova all’improvviso su un enorme documento, da un lato c’è scritto Duncan Nelson, subito le lettere prendono la forma della persona in questione.

“Gwen, devi fidarti di me, osserva.”

Si ritrovano ad osservare la seguente scena.

I due erano in un vicolo nella periferia.

“Arrenditi furfante”

La gotica si rivolse a Duncan ammanettato.

“Va bene, arrestami tanto che ci concludi, il mio capo non esiterà ad eliminarti.”

Le rispose arrogante.

“A quanto mi risulta gli obbedisci sotto minaccia.”

“Io sono sempre stato un criminale indipendente ma quello è troppo forte.”

“Mai parole furono più vere.”

La voce alquanto stridula e fastidiosa proveniva da un piccoletto che impugnava una pistola.

“E questo sarebbe un gangster imbattibile? I tipi come te noi detective ce li mangiamo a colazione.”

Vedendo il suo gracile aspetto Gwen si mise a provocarlo.

“Tu sei pazza! Se lo provochi così ci fa fuori in un secondo! Le sue pistole usano proiettili speciali  che rilasciano sostanze esplosive, prima ti trapassa e poi ti fa in mille pezzi.”

Il punk la informò sull’arma particolare dell’avversario.

“Preparatevi a soccombere... FUOCO!!!”

Il proiettile partì ma Gwen fece in tempo a spiccare un salto usando come trampolino le manette di Duncan e tirando poi su anche lui.

Dopo quel salto acrobatico fu il turno del punk, lei gli diede la spinta mentre si lanciava in caduta libera sul criminale armato che venne colpito in pieno volto.

La gotica raccolse la pistola caduta e la puntò contro l’uomo di bassa statura che riuscì comunque a scappare riempiendo la zona di fumo per distrarre i due.

“Che, che è successo.”

Affermò Duncan sbalordito dal successo.

“L’ho perso, pazienza il suo scagnozzo è comunque qualcosa.”

“Ti ripeto, non sono i suo scagnozzo piuttosto, abbiamo fatto un lavoro di quadra perfetto.”

“Elogiarmi non ti salverà dalla prigione.”

“Come immaginavo, ma aspetta a catturare quel tipo, quando sarò fuori voglio avere il piacere di aiutarti.”

La Gwen del presente intanto osservava tutto dall’alto.

“Lo ricordo benissimo, quel criminale fu poi catturato, anche questa volta per merito tuo.”

“E da allora cominciai a farti da spalla senza mai mentirti o deluderti.”

È ovvio a cosa si riferisca.

“Sarai pure il mio migliore amico ma oggi hai sbagliato, sai meglio di e che non bisogna giudicare un uomo senza conoscerlo.”

“Qualcuno così misterioso nasconde di sicuro qualcosa, questo documento su cui stiamo camminando è quello che ti ho dato.”

All’improvviso compare un muro con un portone.

“Oltre quella porta c’è la verità, sta a te la scelta.”

La donna è tentata ma dall’altra parte del foglio arriva una voce.

“Bravo, ma se permetti adesso tocca a me.”

È Noah che esattamente come l’altro ha preso forma dal suo nome.

“Cosa vuoi mostrarle tu.”

“Sta a vedere.”

Tutti e tre si ritrovano in una stradina di Londra, sta piovendo a dirotto ed un uomo cammina con una bambina al seguito.

“Papà, papà, guarda.”

La piccola di circa quattro anni dai capelli color blu notte strattona l’adulto che sembra essere suo padre.

“Gwen,  muoviti, piove e dobbiamo arrivare a casa il prima possibile.”

Le risponde l’uomo, è un distinto signore, a prima vista un perfetto gentleman inglese.

“Ma quel bambino sembra triste.”

L’attenzione si sposta su di un ragazzino castano intorno ai sette anni, seduto sul marciapiede sotto la pioggia sconsolato.

“Ragazzo, che fai torna subito a casa tua o ti bruscherai un raffreddore.”

“Non posso, io non ce l’ho una casa, i miei genitori non ci sono più.”

“Vieni con noi, devi ripararti, finito l’acquazzone vedremo di trovarti un buon orfanotrofio.”

Lui si alzò in piedi felice.

“Grazie signore, lei è molto gentile, piacere mi chiamo Harry.”

Affermò porgendo la mano in segno di amicizia.

Continuò a piovere fino al giorno dopo, per tutto il tempo Harry e Gwen avevano giocato insieme, pareva che fossero diventati grandi amici.

“Harry, c’è un orfanotrofio qui vicino, potresti andare la.”

“Harry se ne va? No papà lui resta qua lui è mio amico.”

“Non ti preoccupare, potrai andare a trovarlo quando vuoi, insomma non possiamo mica adottarlo.”

“Si, per favore papà.”

Lo implorò la piccola.

“Signore, non voglio andare in orfanotrofio.”

“Non dire sciocchezze, ti tratteranno benissimo.”

“No, quello da cui sono scappato era bruttissimo.”

“Niente storie, attualmente sono il tuo tutore ed ho deciso che ci andrai.”

Non poté opporsi, il giorno stesso venne portato nell’orfanotrofio.

In effetti era molto meglio dell’altro ma a lui non andava bene, non voleva stare in quel luogo, fatto sta che fuggì per tornare a casa di Gwen e suo padre, succedeva ogni volta che lo riportavano indietro e ciò andò avanti per quasi un anno.

“Non si può andare avanti così, devi smetterla di seguirci.”

“Signore, quello non è il mio posto, io voglio stare con voi.”

“Va bene, ti adotterò ma ad una condizione, crescere due figli da solo è complicato, dovrò lavorare di più e non potrò occuparmi della casa e di Gwen, se accetterai di farlo tu potrai entrare a far parte della famiglia.”

Fu così che il signor Jonson accolse Harry a casa sua.

Gwen è ancora più confusa.

“Adesso mi spieghi come fai a sapere queste cose su me e mio fratello”

“Hai visto, nasconde qualcosa, apri la porta.”

“Non farlo.”

La curiosità la logora, in più conosce Duncan da molto più tempo, allora perché si ostina a difendere Noah? L’unico modo per avere le risposte che cerca è varcare la soglia, ed è quel che fa.

C’è una frase scritta a caratteri cubitali in cui vengono illustrati i suoi nomi.

 

Si svegliò nel letto di soprassalto e sconvolta, doveva controllare il documento, quel che aveva visto in sogno era vero, Nome inglese: Harry Jonson.

 

 

 

Angolo dello shock.
Salve a tutti cari amici lettori, finalmente si è scoperto che Noah e il fratello di Gwen sono la stessa persona (tanto già lo avevate capito tutti).
Per questo capitolo ho deciso di adottare uno stile un po’ diverso, per il sogno narro al presente e per le scene del passato uso appunto il passato.
Lo scorso capitolo non ha ricevuto recensioni, vuol dire che non vale la pena di scrivere parole per me, ma ci sono state 17 visualizzazioni, beh pochi ma buoni continuerò a scrivere per quei diciassette.
Tanti saluti da U.S.

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