Un Nuovo Ponte per Terabithia

di LizzieCarter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Un ombrello, una promessa. ***
Capitolo 3: *** La prode panettiera. ***
Capitolo 4: *** Mangiapane a tradimento. ***
Capitolo 5: *** Riccioli d'oro nella tana dell'anatroccolo. ***
Capitolo 6: *** L'ospitalità dell'anatroccolo. ***
Capitolo 7: *** La maledizione dei polletti Hutcherson. ***
Capitolo 8: *** Mi chiamo Grace. Grace e basta. ***
Capitolo 9: *** Corde e Pickup. ***
Capitolo 10: *** Fango e P.T. ***
Capitolo 11: *** Vendette e papaveri rossi. ***
Capitolo 12: *** E questo è il risultato. ***
Capitolo 13: *** Lo scarabocchio. ***
Capitolo 14: *** Skate-addicted! ***
Capitolo 15: *** E tu saresti un gentleman? ***
Capitolo 16: *** La giornata dei bagel. ***
Capitolo 17: *** Chi è Mandy? ***
Capitolo 18: *** Scheletri nell'armadio. ***
Capitolo 19: *** Due cuori e una capanna (sbilenca). ***
Capitolo 20: *** Il mistero delle bottiglie. ***
Capitolo 21: *** L'ultima confessione. ***
Capitolo 22: *** E' forse questo il diluvio universale? ***
Capitolo 23: *** Carrarmato Kellie. ***
Capitolo 24: *** E' tutta colpa della camomilla! ***
Capitolo 25: *** P.T. la disgrazia. ***
Capitolo 26: *** Sogno di una notte di mezza estate. ***
Capitolo 27: *** Fine di un incubo. ***
Capitolo 28: *** Il potere delle crêpes. ***
Capitolo 29: *** Rimaniamo attinenti al copione. ***
Capitolo 30: *** Proposta indecente. ***
Capitolo 31: *** L'autodifesa non è un'opinione. ***
Capitolo 32: *** Fascino esotico. ***
Capitolo 33: *** Giornata sul set ***
Capitolo 34: *** Idrofobia? No, non direi. ***
Capitolo 35: *** Fare la doccia aiuta sempre a schiarirsi le idee. ***
Capitolo 36: *** Invasione alla Bat-Caverna! ***
Capitolo 37: *** Il mio Milkshake è meglio del tuo. ***
Capitolo 38: *** Quale sbornia? ***
Capitolo 39: *** Fuga al centro commerciale. ***
Capitolo 40: *** La resa dei conti. ***
Capitolo 41: *** Addio, Los Angeles, addio. ***
Capitolo 42: *** Nuove minacce all'orizzonte. ***
Capitolo 43: *** Tempo di rimettersi in sesto! ***
Capitolo 44: *** Casus Belli. ***
Capitolo 45: *** La battaglia dei colori. ***
Capitolo 46: *** Of crows and ghosts. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***





Ciao a tutti! Questa è la prima storia che pubblico, non solo su EFP, ma in generale su internet; insomma, è la prima storia che leggono altre persone oltre alla mia migliore amica e, dato che lei è decisamente di parte con i suoi commenti, mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate anche voi!







Kentucky, 8.30 del mattino.
 
Un edificio si staglia di fronte a me: enorme, in legno dipinto di bianco, con un magnifico portico lungo e stretto sulla facciata ed un tetto spiovente che mi fa pensare alle casette delle fiabe... è magnifico.
 
E' qui che vivrò per i prossimi tre mesi o, almeno, questo è il tempo per cui ho potuto permettermi di affittarlo.
Ho sempre desiderato visitare l'America, ho sempre sognato di poterci vivere.
I miei sogni, però, solitamente prevedevano enormi pareti di vetrate, attici, e grattacieli svettanti oltre le finestre; qui, invece, la costruzione più vicina è ad almeno un chilometro di distanza ed è una casa un po' più grande della mia, in legno scuro; tutto attorno, solo il verde dei prati e l'oro dei campi di pannocchie.
 
Un colpo di tosse mi risveglia dalla trance; prima nota negativa: percorrere la stradina sterrata in macchina alza un sacco di polvere.
Faccio il giro della macchina stropicciandomi gli occhi, ancora nel mondo dei sogni, probabilmente, e litigo con la maniglia della portiera posteriore (l'unica che si apra, oltre a quelle anteriori) con l'intenzione di recuperare le mie valigie.
Quando finalmente ci riesco, chiudo la portiera accompagnandola con il sedere, non osando poggiare in mezzo alla terra rossa le borse, e arranco fino alla porta di casa, troppo felice del piccolo porticato per lamentarmi dei tre scalini di accesso su cui sono inciampata. Fortunatamente, mi sono tenuta leggera: solo due borse, una per i vestiti, e l'altra per cianfrusaglie varie (dicasi asciugamani, trucchi e le altre mille cose che agli uomini sembrano inutili, ma che le donne ritengono indispensabili per i loro viaggi).
Appena riesco ad entrare in casa, abbandono le borse a terra e, senza curarmi di chiudere la porta, mi lascio cadere sulla poltrona più vicina, ancora coperta da un lenzuolo.
Wow, allora è davvero così una casa rimasta a lungo inabitata?
Un leggero sentore di chiuso mi pizzica il naso ma, restia a rialzarmi in piedi dopo il lungo viaggio in macchina, mi limito a sprofondare un po' più nella poltrona e ad allungare una mano verso il pavimento, cercando a tastoni la mia borsa, dove sono sicura di trovare una stupenda bottiglietta d'acqua fresca.
 
***
 
Qualche ora dopo, sono al piccolo supermercato della zona a godere dell'aria condizionata nel reparto frighi, passeggiando col carrello pieno a metà, in cima a cui campeggia una borsa frigo dai colori decisamente accesi.
Ebbene sì, ho scoperto di non sapere come far funzionare un frigorifero, ma non basterà certo questo ad impedirmi di avere bibite fresche in casa!
Almeno, spero di essere io a non riuscire ad accenderlo, piuttosto che sia proprio guasto...!
Intanto, con la speranza che il numero di Robert Dawson Hoffmann, ovvero il tizio che mi ha affittato la casa, torni presto raggiungibile, ho deciso di armarmi di borsa termica, ghiaccio e speranza.
 
***
 
Sono in macchina, sto tornando a casa, quando mi accorgo di uno strano rumore proveniente dal retro della macchina.
Cosa diavolo può essere?!
Ebbene sì, gente, ormai è un dato di fatto: cambiar paese non riuscirà a far perdere le tue tracce alla Sfortuna!
Decido di non fermarmi -non sia mai che poi non riesca più a partire- e di controllare poi a casa il problema, anche se ho poche speranze di risolverlo da sola, viste le mie competenze nel campo.
Wow, frigo che non funziona e macchina rotta in un giorno solo? Non importa, ancora non mi sono pentita della scelta!
Sono sicura che tutto finirà per il meglio, qui.
 
***
 
Quando parcheggio sullo sterrato davanti a casa (ora è casa mia, non riesco a crederci!), sono pressochè incredula: non pensavo che ce l'avrei fatta! Davo per scontato che avrei dovuto farmi almeno un paio di chilometri con la spesa in mano...!
Contenta, strattono amichevolmente la grossa maniglia laccata in argento della portiera, afferro le borse della spesa, le distribuisco tra le due mani in modo da essere equilibrata, e mi avvio per il luuungo vialetto polveroso che conduce alla scaletta d'ingresso.
Nota per me: sistemare il pantano attorno alla casa in modo da poter parcheggiare più vicino all'entrata!
 
Scaricata e sistemata la spesa negli scaffali, mi decido ad andare a controllare che cos'ha che non va la macchina. Spero che non sia un opossum -ho sentito che in America si infilano sempre nelle case!-, perchè non avrei proprio idea di come gestirlo!
Chissà poi se mordono...?
Mi avvicino lentamente al bagagliaio, dato che il fruscio sembrava venire da lì, e cerco di vedere se per caso traballa un po', come se qualcosa si muovesse al suo interno.
Tutto è immobile.
Bene.
...
Cavolo!
 
Per sicurezza, faccio un giro della macchina; così, per scaldarmi, per assicurarmi che dal cofano non esca fumo e che i sedili posteriori siano a posto...
Il bagagliaio è muto.
Mi decido, sfodero le chiavi, armeggio con la serratura, poi strattono la maniglia verso l'alto -pronta a schizzare via se vedo qualcosa uscire di colpo- e spalanco il portellone; quello che mi trovo di fronte è...
Le scatole dei miei libri!
Sento mio malgrado la mia voce emettere un lamento di profonda infelicità: come accidenti faccio adesso a trasportare i tre pesantissimi scatoloni fino a casa?
Con questo buio, poi, rischio di uscire dal vialetto, scivolare sul pantano, e mandare tutti i miei libri ad affondare nelle sabbie mobili e fangose del giardino!
 

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Capitolo 2
*** Un ombrello, una promessa. ***


Come faccio per ogni cosa, ovviamente decido anche di scaricare il bagagliaio a modo mio: accendo tutti e quattro i fari della macchina perchè illuminino il vicolo che  conduce alla casa e, dato che ogni lavoro, se fatto con la musica, è faticoso la metà, ma non posso accendere lo stereo a tutto volume ad un'ora così tarda, decido di infilare le cuffiette del cellulare e spararmi la musica a tutto volume direttamente nelle orecchie (tutta salute, eh?).
Il primo pacco di libri giunge così sano e salvo a casa in pochi minuti; il secondo, beh, è tutto un altro affare!
Ovviamente, la sfiga sta sempre in agguato e si diverte a cullare le sue vittime in un'illusione di sicurezza, prima di coglierle di sorpresa.
Bene, questa premessa filosofica, in poche parole, voleva anticipare lo sfondarsi del secondo scatolone, che mi coglie del tutto impreparata; prima che mi renda conto di cos'è successo, i miei libri preferiti sono già rotolati in mezzo alla terra rossiccia che impesta la strada e sul tratto d'erba su cui ho parcheggiata la macchina.
Invocando la misericordia divina, mi chino di malavoglia a racattare i fondamenti della mia cultura, canticchiando "'Cause I-I want it thaaaat waaay", seguendo l'intramontabile motivetto dei Backstreet boys... e mai canzone fu più inadeguata alla situazione, dato che io sicuramente non avevo intenzione che andasse a finire così, coi miei libri!

Sto giusto riflettendo sull'humor nero che sembra perseguitare la mia vita, sentendomi fin troppo simile ad una contadina al raccolto, così, a racattare a sedere all'aria i miei volumi, quando percepisco una sorta di luce avvicinarsi a velocità sostenuta lungo la strada.
Subito il mio sedere scatta verso l'alto, prima ancora della testa, probabilmente seguendo l'istinto di preservazione del mio corpo, che sembra avere l'intenzione di salvarsi utilizzando il mio abbondante fondoschiena come paraurti.
A quanto pare, la magnificenza del sederotto funziona perchè, tempo di alzarmi le cuffiette ed alzarmi in piedi, sento già la macchina frenare.
I fari illuminano il libro di Harry Potter e la Pietra Filosofale
a qualche centimetro appena dall'essere calpestato dagli pneumatici anteriori della jeep che -grazie al cielo- ha deciso di fermarsi del tutto.
Subito mi lancio a salvare dal suo orribile destino il mio Harry Potter (chiamatemi pure bibliofila, non negherò di esserlo!), senza pensare a sincerarmi delle intenzioni più o meno malvagie del guidatore... almeno finchè non sento il ronzio dello scorrere automatico del finestrino.
-Hey, tutto ok? Auto in panne?-
Sento una voce da giovane uomo in età da marit, pardon, da sposa, e mi cruccio: credevo che alla guida delle jeep di quel genere avrei trovato sempre e solo madri che volevano essere sicure di viaggiare su un piccolo carrarmato provatamente capace di proteggere i loro adorati pargoli da qualsivoglia genere di cataclisma naturale o artificiale!
-Uhm, no, la macchina è a posto, sono i libri che si nono ribellati!-
replico senza pensarci, poi, guardando l'espressione allibita ( o almeno, così la interpreto nel buio della sera tarda ) della testa castana e un po' tonda che spunta dal finestrino, capisco di aver lasciato il mio canale di comunicazione senza controllo per un momento di troppo, così tento di rimediare e spiego in fretta: - In realtà da oggi abito qui e, scaricando i bagagli, mi è esplosa la scatola dei libri!-
Devo avere un'aria piuttosto stravolta ( e sono praticamente sicura di avere il viso macchiato di terra rossa), perchè il tipo sembra impietosirsi e di offre di aiutarmi.
Sono un po' interdetta e, senza pensarci, gli faccio notare - E' un po' tardi; chissà a che ora torni a casa, se ti fermi ad aiutarmi! Ma grazie comunque, eh...!-
Cerco di sorridere, sapendo bene di essere un disastro nei rapporti sociali, ma mi esce una specie di smorfia, dato che sento improvvisamente prudere il naso e devo fare uno sforzo per non starnutirgli in faccia.
Per fortuna, lui sembra non farci caso e scrolla le spalle; sto giusto pensando che, se proponesse di rimanere a dormire da me e di farsi ricambiare il favore in natura potrei colpirlo con la custodia dei faretti di segnalazione che ho nel bagagliaio, quando lui dice che, in realtà, abita nella casa qui a fianco.
-Oh... Oh, b-be'... - rispondo, sorpresa. A me l'affittuario aveva detto che i vicini erano due signori sulla cinquantina, soli perchè i figli erano cresciuti ed erano andati a trasferirsi altrove; evidentemente uno dei figli aveva scelto di recente di "tornare alle origini"...!
Be', devo fare uno sforzo per non riconsiderare la mia opinione sulla sfortuna cosmica che sembra gravare su di me!
Ricordati, Grace, il senso di falsa sicurezza...!

Cerco debolmente di rifiutare il suo aiuto, ma lui si china a terra e raccoglie un libro che ha urtato col piede avvicinandosi al bagagliaio aperto. 
-Un ponte per Terabithia?- chiede, con una sfumatura indecifrabile nel tono divertito.
Mi stringo nelle spalle; spiegare i miei gusti letterari o musicali mi mette sempre a disagio, poi sbotto - Trovo che, pur essendo un libro rivolto ai bambini, sia molto profondo ed istruttivo, ecco-.
Lui sorride, sembra stia per dire qualcosa, ma poi si limita ad avvicinarsi e a riporre con delicatezza il libro nello scatolone che tengo in mano.
-Meglio se ti sbrighi a raccogliere il resto, sta per piovere- annuncia, guardando brevemente il cielo e strisciando quelli che sembrano stivali da cowboy sulla terra rossa, alzandone una piccola nuvola.
Io annuisco e, pur di non chiedergli come faccia a dirlo ( a me non sembra affatto che stia per piovere! ) per timore di ricevere una risposta ermetica e scontata del tipo "Sono anni che vivo qui, lo sento ! ", mi chino a racattare Il buio oltre la siepe, che avevo individuato sotto il tubo di scappamento della mia scalcagnata coupè 130 appena prima di accorgermi della Jeeppona in arrivo.
Nel frattempo, lo sento camminare, e suppongo stia tornando alla sua macchina ma, quando, impacciata, mi alzo in piedi per salutarlo, vedo che si è già avviato lungo il vialetto, barcollando un pochino sotto il peso dell'ultimo scatolone di libri rimasto nel bagagliaio.
Mi affretto a riempire il mio e, assicuratami che nessun libro manchi all'appello, mi avvio lungo la stradina sterrata.
A metà strada trovo il ragazzo, che tende le mani verso di me come a reclamare il mio carico dei libri. Scuoto la testa, per niente decisa a fare la figura della deboluccia, e proprio in quel momento sento il primo tuono rombare in cielo.
-Sei stato già fin troppo gentile, grazie! Con questo mi arrangio... e poi - accenno col viso al cielo -non vorrai mica fare tutta la strada che ti separa da casa sotto il temporale!-
Lo vedo sorridere - un sorriso un po' storto, ma non di quei sorrisi storti finti, mozzafiato, da persona famosa abituata a fare foto e a riuscire bene  (cosa da non dare assolutamente per scontata!); sarà per i suoi denti piccolini, per gli occhi simpatici e un po' a mandorla, ma il suo sorriso sembra incredibilmente spontaneo e genuino.
-Lo portiamo un po' per uno, va bene? Se no non posso considerare di aver adempiuto adeguatamente al mio dovere di cavalierei!-
Lo guardo indecisa, chiedendomi se col suo modo ampolloso di parlare stia facendo il verso al mio modo di esprimermi, e alla fine acconsento - perchè, come si può rifiutare ad un cavaliere il piacere di faticare per aiutarti? -, ma, scaricato il pesante scatolone sul tavolo, non lo lascio andare via prima di avergli offerto un bicchiere di limonata proveniente dritto dritto dalla mia onorevole borsa frigo.
Nel frattempo, ha cominciato a piovigginare, e il ragazzo si affretta verso la porta, dicendo di non voler far preoccupare i suoi facendo pensare loro di essere ancora per strada col brutto tempo.
-Bene, è stato un piacere conoscerti, ... Coso - esordisco, non sapendo come chiamarlo, e gli tendo la mano (che classe, eh?).
-Sono Josh, piacere mio!- replica lui, stringendomi la mano con nonchalance, come se per lui fosse un comportamento del tutto normale.
-Grace - mi presento a mia volta, poi, indecisa, ondeggio dai talloni alle punte dei piedi; non so se offrirgli un ombrello - il mio unico ombrello, questo è il problema! -, dato che sta piovigginando, ma poi mi dico che se l'è meritato, dopo tutta la fatica che ha fatto!
- Mmmmn... sicuro che non vuoi un ombrello?-
Scrolla le spalle e si tira il cappuccio sulla testa. -Per così poco? Faccio una corsa! - annuncia, impavido.
Lo guardo uscire dalla porta ed accennare qualche passo sul vialetto ma, a quanto pare, non sono l'unica vittima preferita della Sfiga in questo Paese perchè, giusto quando Josh si è allontanato di una decina di passi, la timida pioggerellina si tramuta all'improvviso in un violento acquazzone e lo costringe a tornare sui suoi passi con la coda tra le gambe.
- Ehilà, ehm, dicevi, a proposito di quell'ombrello...?-
Domanda affannato, raggiungendomi sulla soglia.
- Corro a prenderlo! - rido.

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Capitolo 3
*** La prode panettiera. ***


E' mattino, e la nemica numero uno di ogni persona non-mattiniera, comunemente detta sveglia, annuncia a squarciagola che il sole è sorto da almeno un paio d'ore.
   Mugugnando come una caffettiera scorbutica, cerco a tentoni il pulsante che farà finire l'agonia, ma ottengo solo di far rotolare qualcosa di sottile giù dal comodino con un debole rumore di plastica contro legno.
La penna.
Finalmente il proposito che mi ha condotta qui, in America, ottiene di farmi alzare: scrivere, devo scrivere.
   Tempo dieci minuti e sono fuori di casa. Sono orgogliosa di me: non credo di aver mai impiegato meno tempo a prepararmi! E' anche vero che praticamente non mi sono truccata, cosa che di solito mi porta via un bel po' di tempo, e che ho messo su a casaccio le prime cose che ho trovato a portata di mano... Be', bisogna dire che è rilassante potersi lasciare un po' andare, qui, perchè si è sicuri di non incontrare anima viva, uscendo!
Mi ci vuole poco a decidere dove stabilire il mio accampamento. Tutto è così pittoresco che non essere ispirati dalla natura circostante sarebbe una bestemmia; inoltre, non sono una grande camminatrice, non ho intenzione di andare lontano, così, appena vedo uno spiazzo di erba asciutta, fresca e all'ombra di un bel pioppo, ci stendo sopra la mia coperta e poso al sicuro sul tessuto pulito lo zainetto con le provviste. Ho evitato apposta di far colazione a casa, sapendo bene dell'appetito che mi prende quando rileggo i miei manoscritti. Ed è proprio quello che inizio a fare: stiracchiandomi sotto il tiepido sole come una lucertola, rileggo un po' di quello che avevo scritto (è un secolo che non riprendo in mano la mia storia!) per ritrovare il filo, spulcio gli appunti con le idee sulla continuazione, e intanto sgranocchio una pescanoce. Finito di leggere, combatto per tenere le redini della storia ben fisse nella mia mente ed osservo il paesaggio in cerca di qualche spunto facendo roteare allegramente la penna tra le dita. Seh, cavolo, come se si potesse prendere spunto dalle formiche che mi passeggiano sulla coperta (che non pensino di entrare nello zaino!)... Il problema, qui, è che è tutto rilassante, sì, ma non c'è un minimo di movimento umano!
Sto giusto dicendomi che forse dovrei provare ad andare a scrivere al caffè in centro paese, che scorgo una figuretta correre lungo il limitare del campo, dalla parte opposta alla mia, e mi auguro che rimanga a correre da quella parte della coltivazione perchè, be', come ho detto prima, io non sono nelle condizioni di incontrare nessuno!
Mi diverto per qualche momento ad osservare la piccola macchia scura correre avanti e indietro, saltellare, allungarsi, piegarsi, stiracchiarsi, fare flessioni e piegamenti, rotolarsi, fare ponti e ruote, verticali e spaccate... No, ok, sto esagerando! Mi corruccio un istante, domandandomi a chi diamine venga voglia di fare tutta quella fatica quando fa così caldo, ma poi mi rimprovero, dicendomi che sono io quella troppo pigra e, a proposito, in un'ora non ho ancora scritto una riga! Passa un po' di tempo e, dopo essermi distratta un paio di volte a controllare che l'omino rimanga dove deve stare (lontano da me!), finalmente riesco a concentrarmi sulla storia tanto da dimenticarmi della sua presenza... Il che, ovviamente, è uno sbaglio: un terribile sbaglio!
   Ho giusto trovato una posizione comoda dopo essermi girata e rigirata per parecchi minuti come un polletto fatto allo spiedo , e mi sto dilettando nel descrivere le peripizie della mia eroina medioevale che, a differenza delle solite storie, si traveste da uomo per diventare non cavaliere, ma apprendista panettiere, quando una voce familiare mi coglie di sorpresa. Mi alzo di colpo a sedere, da stravaccata a pancia in giù che ero, con una gamba abbandonata scomposta sulla coperta e una piegata contro il tronco dell'albero, e allontano lo zaino che avevo tirato sotto il mento a mo' di cuscino per poter scrivere più comodamente. Ma come cavolo si è avvicinato l'omino, senza che l'abbia sentito arrivare? Non può certo avere un passo da ballerina; insomma, è un uomo!
Per un attimo lo guardo aggrottando le sopracciglia, chiedendomi chi diavolo sia e perchè se ne vada in giro senza maglietta, tutto sudato... Insomma, perchè debba mostrare quella sua tartaruga niente male ai quattro venti proprio quando io sono senza trucco, spettinata, stravaccata e... - Oh, ma sei tu!!- esclamo, sorpresa, quando il mio sguardo torna sul suo viso che, in un primo momento, non avevo riconosciuto a causa dell'ombra del cappellino che portava.
- Grace!- anche lui sembra sorpreso di vedermi, e si infila in tutta fretta la canottiera che teneva appoggiata al collo, a mo' di asciugamanino per il sudore, mandandosi di traverso il cappello mentre riemerge dallo scollo con aria vagamente imbarazzata; - Accidenti, devi perdonarmi, sono uno stupido: non ho pensato a portarmi dietro l'ombrello per rendertelo!- scherza, mentre gli tendo il cappellino che era rotolato a terra e lui se lo ri-calca in testa. - Ti sarebbe stato utile: potevi usarlo per ripararti dal sole mentre correvi- lo prendo in giro, facendogli posto sulla coperta -te lo assicuro: fa sudare meno del cappellino!- Lui si guarda un momento la maglietta fradicia, poi annuisce ripetutamente con aria solenne: - Grondo più acqua delle cascate del Niagara - afferma; poi, vedendomi spostare lo zaino sull'erba, domanda - Sicura che vuoi che mi sieda lì? Potebbe essercisi formato un nuovo laghetto, una volta che mi alzo, e ti toccherebbe andarlo a segnalare al cartografo più vicino!-. - Me ne farò una ragione!- sospiro, affranta, mentre si accuccia vicino a me su quel minuscolo fazzoletto di panno che io chiamo "coperta". Per fortuna non è grande e grosso, se no gli sarebbe davvero toccato trasbordare sull'erba e subirsi le angherie delle formiche...! Lo guardo un momento e mi accorgo che, oh, in realtà si è seduto sull'erba!
   -Razza di ingrato!- mi indigno -rifiuti la mia ospitalità?!- Lui ride, senza sembrare impensierito dalla mia faccia offesa, e scaccia amichevolmente una formica che si sta dando alla scalata del suo polpaccio - il suo imponente polpaccio!-.
   Lo guardo un attimo, di sottecchi, e mi chiedo perchè sembri così diverso, vestito sportivo, da quando l'avevo visto tutto elegante ieri sera; forse era "il favore delle tenebre", ma ieri sera sembrava decisamente più alto! Scrollo mentalmente le spalle, rendendomi conto che in realtà non mi importa del fatto che sembri più alto di notte e più basso quando è sudato (insomma, mi basta non sia un vampiro, un aiuto vampiro*, un lupo mannaro o altre robacce sventurate del genere!), oppure che io in questo momento non sia truccata nè pettinata; sono solo contenta di vedere la sua faccia e di poterci parlare!
   -Vieni qui, o ti bagni il sedere!- gli intimo, ma lui, pacifico, risponde - nooo problem: il mio sedere è già tutto bagnato!-. Rimane in silenzio un attimo, impallidisce di botto, forse accorgendosi che quello che ha detto non è proprio cosa di cui essere orgogliosi, poi le sue guance riprendono colore, mentre balbetta -pe-per il sudore, ovviamente! Ma non... non tanto!- Mi sto mordendo furiosamente le labbra per non scoppiare a ridere, ma subito raggelo quando lo sento dire - Oh, e questo cos'è?-. Lo vedo sfilare lentamente un foglio a righe da sotto la coperta (doveva essercisi infilato poco fa mentre riordinavo per far posto a Josh, il furfante!) ed esaminarlo brevemente ma, proprio mentre il suo sguardo si fa interessato e lui lo prende con entrambe le mani per leggere con più attenzione, glielo sfilo dalle grinfie e lo caccio velocemente nello zaino con i suoi compagni. Di fronte al suo sguardo interrogativo rispondo brevemente: - Si chiama pagina 11 e tu non puoi leggerla-.
 
 
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*"Aiuto Vampiro" è il nome in italiano di "Cirque di Freak", un film a cui ha partecipato Josh :)
 
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Ringrazio tantissimo le mie prime lettrici "Heyyouthere" e Rory: grazie per aver recensito, spero di riuscire a mantenere vivo il vostro interesse anche nei prossimi capitoli :D <3!

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Capitolo 4
*** Mangiapane a tradimento. ***


-E perchè mai?- domanda Josh, curioso, alzando le sopracciglia; - hai paura che ti rubi le idee? Non temere, non aspiro ancora a conquistare il campo della narrativa! E poi,- mi guarda malizioso - non mi sembra una storia così originale: la solita ragazza povera che si traveste per diventare cavaliere? Spero tu abbia di più da offrire!-.
Ma allora quel fellone ha fatto in tempo a leggere qualcosa!!!
Apro la bocca e prendo un bel respiro, pronta a rispondergli per le rime, mentre sento già spuntarmi un bel cipiglio: - Ed è proprio qui che ti sbagli, caro il mio critico, perchè...-
Lui alza le sopracciglia e si protende impercettibilmente verso di me, interessato, con un lampo di vittoria negli occhi, e proprio in quel momento capisco il suo gioco e mi blocco, prima di decidermi a finire la frase in modo diverso: - perchè non è ancora pronto a vedere la luce del giorno, ecco!-.
Lui si affloscia come un soufflè lasciato troppo in forno, vedendo che i suoi giochini psicologici non hanno funzionato, e io esulto silenziosamente per avergli reso pan per focaccia.
A proposito di focaccia e pane, nel silenzio un po' imbarazzato che si è venuto a creare, si sente fin troppo bene un forte GROWWWWL; ebbene sì, il mio stomaco ne ha combinata un'altra delle sue!
Il mio sguardo furibondo corre subito all'ombelico, come a urlare alla pancia "tu, sporca traditrice!!" e, quando alzo gli occhi, posso chiaramente vedere Josh sogghignare anche se, appena vede che lo sto guardando, cerca di ricomporsi.
- Fame?- chiede, ridendosela sotto i baffi, - devi aver proprio sudato, su quelle carte, stamattina!-.
Bene, ora non può più darla a bere a nessuno, se vuol far credere che non mi sta prendendo in giro!
Gli scocco un'occhiataccia e, con aria saputa, replico - non è detto che il lavoro intellettuale sfianchi meno di quello fisico, anzi! E ricorda: la penna ferisce molto più della spada o, in questo caso, dei tuoi muscoli flosci!-.
OH, così impara a darmi della poco originale!
Josh inarca le sopracciglia, non so se perchè confuso dalle mie incommensurabili doti di attrice, che non gli hanno reso chiaro se sia arrabbiata davvero o se fosse solo una farsa, dalla citazione impropria o dal commento sui suoi bicipiti. Per sicurezza, sbotto - non prendertela; scherzavo, riguardo ai muscoli...-.
Non ho assolutamente intenzione di ripetere, e già mi sto pentendo di averlo detto, quindi, come si dice, "chi ha orecchi per intendere in-tenda, gli altri in roulotte!"
Posso percepirlo accennare un timido sorriso, sotto quel suo cappellino rosso sgargiante, ma non gli darò certo la soddisfazione di fargli capire che ho capito che ha capito! Insomma, mi avete capito!
- Ok, vediamo cosa posso offrirti, dopo tutte le tue fatiche...-, cerco di guadagnare tempo allungandomi a frugare nello zaino, riemergendone poi con una stecca di cioccolato in una mano, cosa che fa letteralmente accendere gli occhi di Josh... ma poi tiro fuori l'altra mano e -sorpresa!- gli tiro addosso un mandarino rinsecchito che lui, con mia sorpresa, riesce a prendere al volo; - E questo?!- mi chiede sconsolato.
- Non vorrai mica rovinare la linea perfetta che hai guadagnato con tanti sforzi!- lo canzono mentre lui, pacifico, inizia a sbucciare il mandarino.
- In realtà, sai-, inizia a spiegarmi mentre si stropiccia l'occhio colpito da uno schizzo di mandarino,- se faccio tutto questo esercizio fisico è proprio per potermi permettere di mangiare senza preoccupazioni... Oltre che per avere la prestanza fisica di un cobra, ovviamente!- e, detto questo, mi balza addosso come un delfino, portandosi via metà della mia tavoletta.
- Ehi!- Salto su, oltraggiata -razza di manigoldo, mangiapane a tradimento, rubi il cibo ai più poveri?!-. Lui mi guarda senza capire, e per un momento sembra confuso, mentre una fugace espressione colpevole (può essere?) trapela dal suo viso.
- Credi non abbia visto la magione in cui vivi?- chiarisco, e lui pare sollevato; -Oh, quella! Ma son soldi dei miei genitori, non miei!- si affretta a sottolineare e io, non sapendo nemmeno come, nè perchè, mi trovo a dire - Be', quindi, dato che sei abituato a vivere sulle spalle dei tuoi genitori, cosa ne dici di liberarli dal tuo peso per qualche momento e di venire a pranzare da me?-.
Agh. Cosa diamine ho detto?!
- ...cosa?-, Josh sembra anche più sorpreso di me, e mi guarda con gli occhi ben aperti- quasi potessero confermare quello che hanno udito le orecchie-, senza accorgersi di quanto buffo appare, con quell'espressione e lo sbaffo di cioccolata che gli è rimasto sul naso.
- Niente -, mi affretto a dire; poi, rendendomi conto di quanto stupido debba sembrare rimangiarsi un invito a pranzo, mi correggo: - Cioè, niente di speciale... ho un po' di carne che sta per andare a male, e da sola non riesco a finirla, perciò...-
La bocca di Josh prende una piega schifata, anche se lui non sembra accorgersene, e io cerco disperatamente di cambiare tattica.
- Insomma, non è che stia davvero andando a male! Però la data di scadenza si avvicina e...-
- Ma io devo farmi una doccia, puzzo da morire -, fa notare lui, alzando un braccio quasi volesse farmi sentire l'olezzo proveniente dalla sua ascella. Mi ritraggo bruscamente, considerando quanto potrebbe sembrare pervertito invitarlo a fare la doccia a casa mia, poi opto per lo stoicismo: gli agito la mano davanti al naso, come a scacciare qualcosa di fastidioso, e mento spudoratamente: - Ormai mi sono abituata al tuo fetore, non lo sento quasi più-.
Lui arriccia il naso, alzandosi a sedere sui talloni, come un piccolo scimpanzè, e si stacca una foglia dal palmo della mano; - Io però la sento, la puzza! Orsù, qual è il problema? Hai la casa infestata e non vuoi affrontare i fantasmi da sola? A casa ho l'attrezzatura da Ghostbuster, se vuoi -, propone.
- Ok, ok -, capitolo, agitando le mani; prendo un bel respiro, poi sbuffo - Non mi piace mangiare da sola: non ci ho ancora fatto l'abitudine! -
A Josh sembra accendersi una lampadina sulla fronte, mentre ci batte la mano sopra esclamando - Ecco perchè!-.
- Ecco perchè cosa?- domando cauta, incrociando le braccia al petto; quel suo sguardo allucinato mi inquieta. - Ecco perchè prima mi affamavi con quel mandarino, per costringermi a venire a mangiare da te!-. Mi ritrovo il suo dito puntato in mezzo agli occhi, e devo trattenermi dal morderglielo... Tutto pur di far finire la sceneggiata del mio smascheramento.
- Ok, ok, hai ragione! E il mio piano avrebbe rovesciato il mondo, se tu e quegli impiccioni dei tuoi amici non aveste rovinato tutto!-, sbotto, preferendo interpretare la parte della cattiva di Scooby Doo, piuttosto che ammettere che prima volevo mangiarmi un'intera tavoletta di cioccolato.
- Yea! Un altro piano sventato dalla mitica squadra cacciamostri! Ma non c'è problema, puoi venire tu a mangiare da me, così ti presento Connor, il mio fratellino-.
- Andata!- replico entusiasta, prefigurandomi una dolce presentazione ad un pargoletto dai capelli arruffati e dimenticando che, oggi, non sono nelle condizioni di incontrare nessuno, dato che non mi sono curata neanche un po', prima di uscire di casa!
 
Figuratevi quindi la mia faccia allo scoprire che il "fratellino" Connor in realtà è un ragazzo cresciutello (diamine, avrà a malapena un paio d'anni meno di me!) che assomiglia un sacco a Josh, anche se ha tratti meno pronunciati e un'aria un po' più, come dire... studiosa?
Faccio appena in tempo a presentarmi, che Josh mi prende per le spalle, come se volesse fare il trenino, e mi spinge in cucina, dove mi scarica davanti ai fornelli.
Prima osservo la scintillante superficie dei fornelli nella sofisticata cucina ultimo modello ( sembra l'interno della stazione di controllo di un UFO), poi lo guardo, perplessa.
- Tu, donna, cucina! Io, uomo, lava dopo caccia-, afferma con un vocione profondo da uomo primitivo, prima di scappare su per le scale.
Potrei giurare di averlo sentito ridacchiare.
Lancio un'occhiata diffidente al bancone di metallo, poi all'isola scintillante che incombe al centro della cucina e, portando le mani sui fianchi, soffio via un riccio dalla fronte. Penso gli incendierò la cucina per dispetto, sì.
- Pronti, ai posti, via!- canticchio, avvicinandomi al mastodontico frigo a due ante che... diamine! Non. Si. APRE!
- Ggghhhhh....- ma che diavolo è, un nuovo modo per stare a dieta? Lo strattono un paio di volte, maledendo Josh che, a quanto pare, sta cantando a squarciagola sotto la doccia, al piano di sopra. Infine, proprio mentre sto per desistere, allarmata dal suono di vetro contro vetro dei vasetti di sottaceto all'interno del frigo, vedo Connor sbucare dalla porta.
- Serve una mano?- chiede cortesemente, riuscendo un po' meglio del fratello a far finta che non gli venga da ridere. Annuisco e mi scosto dal frigo, mentre lui dà un colpetto sulla sommità di una delle ante e poi le spalanca entrambe.
- E' un po' difettato, per questo l'abbiamo avuto in sconto -, mi spiega poi, infilando le mani in tasca.
"Speriamo che non sia tutto difettato, questo lusso", mi ritrovo a pensare, preoccupata, mentre ispeziono l'ingresso del frigorifero.
- Be', basta sapere come farlo funzionare e non importa se è difettato, alla fine, giusto?- sorrido, scrollando le spalle.
- E' questa la nostra filosofia!- ricambia lui con un grande sorriso.
- E viva il risparmio!-, approvo; - Senti un po'... cosa hai voglia di mangiare, per pranzo?-
Lui mi guarda, stupito, poi dice - In realtà c'è già un polletto che sta cuocendo in forno-.
Sospiro di sollievo e decido che lo adoro. - Ah sì?-, domando; - Viene dal nostro pollaio-, spiega lui orgoglioso.
Proprio in quel momento, Josh inciampa sugli ultimi gradini della scala, accecato dall'asciugamano con cui si sta strofinando i capelli, e piomba rocambolescamente in cucina. - In realtà, i polli in cortile sono più animali da compagnia che "da macello"... nessuno ha il coraggio di tirare loro il collo, così papà fa finta e invece li compra già pronti al supermercato in paese-, ci tiene a puntualizzare, intromettendosi nel discorso.
- Cosa?!- Connor è trasecolato. -E dove mette quelli che "uccide"?-
- Li libera, o li nasconde e fa finta di averne comprati di nuovi dopo qualche settimana. Una volta ha chiesto a me di ucciderne uno-, spiega Josh con una smorfia, tirando fuori da un cassetto tovagliette plastificate e salviette di carta.
-Ovviamente non l'ho fatto-, aggiunge poi, in risposta al silenzio carico di attesa che è seguito alla sua dichiarazione, rivolgendoci uno sguardo del genere "come avete potuto credere che ne fossi capace?!".
Dopo aver disposto anche le stoviglie sul tavolo, all'improvviso Josh si raddrizza; - Aspetta, Connor... sapevi di Babbo Natale, del coniglio di Pasqua, di...- non fa in tempo ad elencare altri personaggi, che il fratello gli balza sulle spalle e gli arrotola sulla faccia l'asciugamano.
Rido, guardandoli con invidia e chiedendomi se anche io sarei stata così con mio fratello... se solo fosse sopravvissuto.



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TA DA DAAAAAAAAAN spero di avervi incuriosito con l'ultima frase xD Non aggiungo altro per non perdermi nell'autocompiacimento (agh D:!) e ringrazio tutte le persone che hanno recensito finora: Rory, heyyouthere, Pry_Josh e Vegasgirl_1D  oltre che  Blake_Echelon che ha messo la ff tra le seguite :)
Chiunque legga e apprezzi (o abbia critiche costruttive ), se lascia una recensione mi fa un gran favore, e se dà anche qualche consiglio su come migliorare la storia... ancora meglio :D!
Il prossimo capitolo arriverà appena le mie dita finiranno di copiarlo (quindi 
presto, spero) e, be', arrivederci :D!
PS. Mi scuso per l'infinità di faccini!



Qui potete apprezzare l'elegante mise di Grace u_u
Per intenderci, sarebbe la scena di quando macho-Josh spinge Grace in cucina perchè faccia da mangiare :3





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Capitolo 5
*** Riccioli d'oro nella tana dell'anatroccolo. ***


Dopo un pomeriggio insolitamente divertente, passato a digerire il polletto e a battere i due kentuckiani ad ogni gioco di carte o in scatola che mi proponessero ( in realtà solo a memory, dato che ai giochi in scatola vinceva sempre Josh, a cui capitavano sempre i punteggi più alti col dado, e a scacchi e a carte prevaleva Connor che, confermando le apparenze, si era rivelato un cervellone), è giunta l'ora di tornare a casa. Guardo fuori dalla finestra dello spazioso salotto in stile country e vedo le prime stelle della sera ammiccare tra le piante di soia; a malimcuore, aiuto a raccogliere le tessere del Domino sparse sul folto tappeto di lana di pecora ed inizio i convenevoli, abbacchiata.
- Grazie per la giornata, mi sono divertita da morire! E il pranzo era superbo! Adesso... mi sa che vado. Be', ci si vede - aggiungo infine, speranzosa, avviandomi verso la porta d'ingresso dopo aver affettuosamente abbracciato Connor, che ormai sento un po' come il mio figlioccio, e aver professionalmente stretto la mano a Josh, che mi guarda stranito, per poi affrettarsi verso di me quando capisce le mie intenzioni.
- Ma non penserai mica che ti faccia fare tutta questa strada a piedi da sola, al buio!-
- Tranquillo, non ho intenzione di rubarti il titolo di sportivo del circondario, son solo quattro passi- lo prendo in giro, ma lui, accorato, chiude la porta che avevo aperto con una mano e con l'altra stringe la mia, costringendomi a guardarlo negli occhi preoccupati. -Per favore, solo per farmi sentire tranquillo-.
- Ma poi torneresti tu da solo- ribatto, testarda; la fronte del ragazzo si distende, come se Josh avesse già previsto questa obiezione. - Tranquilla,- risponde, infatti,- ci sarà la mia Betsy a tenermi compagnia-.
Lo guardo, interdetta, e faccio un passo indietro perchè... be', perchè mi piace avere uno spazio personale esteso, ecco; - Hai un cane da guardia?- chiedo, sorpresa. Preferirei tornare a casa da sola, piuttosto che in compagnia di un enorme cane...!
- Be' ho anche un cane, però lui si chiama Driver; Betsy è la mia moto- dichiara, sorridendo orgoglioso, prima di aprire il portoncino e guidarmi fuori in cortile, dove mi lascia ad aspettarlo mentre si addentra in quella che lui chiama "La caverna della bestia" (probabilmente Betsy) e che in realtà è un comunissimo capanno per gli attrezzi.
Ne risbuca poco dopo portando a mano una solida moto nera che, chissà perchè, mi fa pensare a quella di Sirius Black, il padrino di Harry Potter, con due caschi a scodella che penzolano -uno per parte- attaccati alle estremità del manubrio.
Mi affianca, fa saltare la moto sul cavalletto e monta in sella, approfittando del tempo che io impiego per salire dietro di lui per infilarsi il caschetto in testa. Quando, con uno sbuffo, riesco a capire dove mettere i piedi, lui mi porge il casco. - E' di Connor, spero non ti sia piccolo! Sai, non è sempre vero che i grandi cervelli stanno nelle teste grandi...!-
Si morde il labbro per non ridere, mentre cerco di allentare la cinghietta, poi si spazientisce e mi allontana con gentilezza le mani, prende ad armeggiare con il casco e questo, dopo qualche secondo, gliela dà vinta con un sonoro click.
Gli sorriso debolmente, sicura di avere il viso in fiamme (fortuna che si è fatto buio!), cercando di non sentirmi un'imbranata, e mi abbandono le mani in grembo, incerta su dove metterle, aspettando che parta. Sto controllando la mia casa in lontananza, che sembra avere le luci accese (che le abbia scordate stamattina?), quando sento le mani calde di Josh stringere delicatamente le mie e ricongiungersele davanti al torace.
- E' meglio...- si schiarisce la voce, lasciandomi le mani per infilarsi un paio di guanti di pelle chiara; - E' meglio se ti tieni bene-.
Annuisco contro la sua spalla, sobbalzo lievemente quando lui toglie il cavalletto e fa partire la moto con un rombo, e poi... poi c'è solo il vento sul mio viso.
Cosa estremamente poetica, non fosse che mi sono mangiata metà dei miei capelli!
Solo quando siamo a circa metà strada scopro che, se mi rannicchio ben bene dietro la solida schiena di Josh, il vento diventa meno violento e, stretta a lui, mi lascio cullare dal rombo della moto nel crepuscolo e dallo stormire delle foglie al nostro passaggio.
 
Arrivati all'imbocco del vialetto di casa, smonto di malavoglia dalla moto, e barcollo un po' sulle gambe, assonnata, alzando una nuvoletta di terra rossiccia.
-Ok, ti accompagno alla porta-. Josh mi raggiunge e mi passa un braccio attorno alla schiena, forse pensando che io non sia in grado di reggermi in... uhmm, yawn, forse non ha tutti i torti!
- Nnnooooo, lasciami qui a dormire, sull'erba!- biascico, appoggiando la testa sulla sua spalla e combattendo per tenere gli occhi aperti, senza notare la presenza di un'altra auto nel buio.
- Non posso- risponde lui a bassa voce - questo non è un giardino: è un acquitrino! Potresti annegare, o comunque prenderti la diarrea fulminante-.
- ... Dolce- borbotto, grattandomi la punta del naso che un ciuffetto di capelli mi sta solleticando; Josh lo sposta delicatamente dalla fronte, ed è questo gesto inaspettato a risvegliarmi, o forse sono le luci accese in cucina, fatto sta che mi ricompongo e mi stiracchio un po', poi, con la mente ancora un po' annebbiata dal sonno, stringo la mano a Josh. -Grr-uhmph... Gra-azie per avermi accompagnata e protetta, Sir...- cerco un po' di argume nel limbo tra il regno dei sogni e il mio acquitrino.
- Figurati -, risponde lui, camminando all'indietro per qualche passo e salutandomi con la mano; -E' stato un piacere, e poi qui ci sono pericoli in ogni angol... OUCH!-. Anche nel buio crescente, posso percepirlo incespicare su un sasso, ma, incredibilmente, lo vedo anche girarsi -e potrei giurare che stia sorridendo, anche se non vedo il suo viso- e dire - Per l'appunto, vedi da quante insidie ti devi guardare? Hai molto da imparare, o mia apprendista donzella-.
Ridacchio, accennando una maldestra riverenza, lo saluto con la mano, poi mi giro ed entro in casa.
 
La prima cosa che vedo sono i miei libri a terra, la seconda è una biondina che dorme sul tavolo.
- Ma che diavolo?!- impreco, improvvisamente sveglia, chiudendo la porta di malagrazia e svegliando così Riccioli d'Oro.
_________________________

Salve a tutti! Finchè ho la fortuna di procedere spedita a scrivere, vi metto anche questo capitolo, sperando di farvi contenti/e :) 
Ancora un saluto a Heyyouthere, Vegasgirl_1D, Rory e Pry_Josh :)!

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Capitolo 6
*** L'ospitalità dell'anatroccolo. ***


La biondina si sveglia di soprassalto, in un ballonzolare di boccoli dorati. Inizialmente si guarda intorno come se non sapesse bene dove si trova, poi vede la mia faccia alterata e sorride: - Heilà coinquilina!- cinguetta eccitata con una voce che deve averle fatto beccare un sacco di denunce per inquinamento acustico. Sbarro gli occhi.
- Co-co-cosa?- starnazzo; mi sento un'anatra. Un anatroccolo. Un brutto anatroccolo, se paragono i miei ricci annodati al vento ai suoi boccoli ondeggianti.
- Robert ha detto che saresti stata sorpresa- pigola allegramente lei, battendo le mani, per poi riassettarsi la piega.
- Non positivamente...!- ringhio. - Cosa?-, sgrana gli occhi lei. - Mmmmmniente, ma spiegami un po' cosa ti ha detto Robert- chiedo, circospetta, incrociando le braccia al petto; - perchè a me aveva detto che questa era una casa singola-. La mia voce non ammette repliche, lasciando intendere chiaramente che preferirei rimanesse tale.
Accidenti, non per essere scontrosa, ma dopo anni passati a condividere la stanza con un sacco di bambini voglio godermi la mia privacy e, cavolo, me lo sentivo che Robert, il proprietario della casa, mi avrebbe giocato qualche brutta sorpresa.
Lei annuisce, apparentemente non raccogliendo i sottintesi, e risponde - E' una casa singola, ma io ho promesso di pagare il doppio di quanto chiedeva per venirci ad abitare; non ne volevo nessun'altra-.
Spalanco la bocca: mi sta sfrattando? - Ma io ho un contratto!- protesto. Lei annuisce di nuovo, tutta contenta, e dice - a me non dà fastidio avere coinquiline-. Ok, sta deliberatamente facendo finta di non vedere la mia faccia contrariata.
- E Robert ha detto che, se mi "sopporti"... eheheh, ha detto proprio così! Se mi sopporti, ti prolunga del doppio la permanenza mantenendo il prezzo che avevate preconcordato-.
Sbarro gli occhi. Questo è un tiro mancino: come posso rifiutare una simile offerta? Ma lei... Oddio, lei mi farà uscire pazza, me lo sento!
- E perchè volevi così tanto questa casa?- mi informo, sedendomi di fronte a lei e lanciando un'occhiata preoccupata ai miei libri; sarebbe capace di mandarne a fuoco qualcuno dimenticandoci sopra l'arricciacapelli, scommetto.
- C'è un giacimento d'oro in giardino, o qualcosa del genere?-
-Oh, niente del genere- assicura lei, e le sue guance prendono una deliziosa tonalità rossiccia, - c'è qualcosa di molto meglio... e molto più facile da vedere: c'è Josh Hutcherson!- strilla, perdendo per un attimo la testa. Stringo le mani al sedile della sedia, impietrita: credo di essere bianca come il tono più chiaro delle sue mèches. -Chi?- chiedo, con voce acuta.
- Josh Hutcherson- mi scandisce - l'attore! Quello figo, quello che ha fatto The Forger, Detention, 7 Days in Havana...-
- Mai visti - rispondo sinceramente, ma lei non si dà per vinta e comincia a pensare febbrilmente e a contare sulle mani; - Oh, sì. Non puoi non conoscere Hunger Games!-. Lo conosco, e sospiro di sollievo: è solo un omonimo, non è lui.
- Ma sì, è quello alto, moro, che si vede all'inizio?- descrivo, soddisfatta.
- Nonononono!- si spazientisce lei, e per un momento mi crogiolo nell'idea di indurla a sbattere la testa sul tavolo per la frustrazione; - E' quello che fa Peeta, quello robusto e biondo, un po' basso! Solo che lui in realtà è moro. Ha fatto... oh, ecco, ha fatto anche Un ponte per Terabithia- mi dice infine, trionfante, battendo la mano sul tavolo e facendomi sobbalzare.
Quel titolo risveglia in me un sacco di ricordi, ricordi che non voglio rivangare.
- Ok, Un ponte per Terabithia l'ho visto- mormoro, pensierosa, seguendo con un dito le venature del legno della tavola mentre confronto mentalmente i due attori: invecchio il piùpiccolo, "Jesse", e lo confronto con un Peeta più magro, moro e lentigginoso.
-Oh, Dio-.
- Cosa, l'hai già visto?- si eccita Barbie, alzandosi in piedi di colpo, quasi fosse pronta a partire all'inseguimento all'istante. - N-no... cioè, sì, mi sono accorta di averlo già visto una volta in TV, ma qui... mai, proprio mai mai!-. Chissà se lo sa che sono qui da un paio di giorni appena...?
- Sicura che sia il posto giusto?-
- Sì, sì, me l'ha detto anche Robert, che lui e il fratello sono tornati per festeggiare il compleanno del padre- gongola, mentre io mi incupisco: meschino di un Robert, a me non aveva mica detto che avrei abitato vicino ad un vip! E adesso lo va a spiattellare proprio alla sua fan più agguerrita?
- A proposito di Robert... non ha pensato di chiedere il mio parere?- domando imbronciata; - insomma, potevo avere qualcuno in casa!-. La cosa suona poco credibile persino alle mie orecchie, dato che Robert mi ha raccomandato esplicitamente di avvertirlo, se intendevo invitare qualcuno, ma alla bionda si accende lo sguardo e, chinandosi verso di me con aria cospiratoria mi chiede sottovoce - Hai qualcuno in casa?-.
Il mio "be', no..." sembra deludere parecchio le sue aspettative, così Blondie risponde alla mia prima domanda: - Robert ha provato a chiamarti, ma eri fuori-.
Ahi, sgamata!
- Ho, mh, fatto un giro in città. A proposito, tu sei venuta in macchina?-
La bionda torna ad annuire, contenta, e afferma - l'ho parcheggiata sul prato, perchè la piazzola era occupata dalla tua-.
Inorridisco.
- Oh, nonono, corri a spostarla: quel posto è un acquitrino, domani te la troverai mezza sepolta dal fango!-.
Lei mi guarda per qualche secondo senza capire, poi si riscuote e dice - Oh, ma io non so parcheggiare negli spazi ristretti, non è che potresti...- tendo la mano perchè mi dia le chiavi, poi corriamo insieme fuori.
La macchina mi sembra in condizioni migliori di quanto mi aspettassi, almeno finchè non provo a fare retromarcia: non si muove di un millimetro, anche se sento gli pneumatici girare a vuoto nel fango. - Oh, no, si è impantanata- sento gemere Blondie, che stavolta ha proprio ragione. Smonto, sconfitta; - se vuoi provo a trainarla fuori con la mia- propongo - però adesso è davvero tardi, è meglio se andiamo a dormire-.
Anche se nel buio non la vedo, probabilmente lei sta annuendo di nuovo e, quando infine ci avviamo verso casa, mi salta addosso.
Per un momento ho paura che stia cercando di aggredirmi, ma poi realizzo che mi sta solo abbracciando ( sapete, non sono molto abituata agli abbracci ), pigolando in preda alla riconoscenza - Grazie coinquilina, sei gentilissima, gentilissima!-.
- Mh, figurati- balbetto, confusa, prima di allontanarla con garbo. - Hai già scelto qual è la tua stanza?-




______________________________
Wella! Ciao a tutte :D Questa è solo la prima parte di un capitolo che ho preferito dividere in due, perchè avevo paura che troppo lungo vi risultasse pesante; il secondo pezzo ve lo metto domani, e lì ritrovate anche Josh :)
Vi chiedo un paio di pareri, se avete voglia rispondete nelle recensioni... sinceramente xD!
- Vi annoiano i capitoli senza Josh? 
- I capitoli sono troppo lunghi/corti? Giusto per sapere se dividere quelli più lunghi o se lasciarli come sono :>
- Gli sviluppi della storia sono prevedibili? Per dire, vi  aspettavate che arrivasse una coinquilina :\?
- Le frasi vi sembrano troppo lunghe e difficili da seguire? Del tipo, con troppe subordinate e cose del genere?
Se rispondete mi fate un favorissimo, perchè ho davvero bisogno di sapere certe cose per capire dove sbaglio!
Bene, ora le questioni serie: grazie a chiunque legge, segue e recensisce questa storia, in particolare a heyyouthere e Vegasgirl_1D che lo fanno regolarmente :D!
 

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Capitolo 7
*** La maledizione dei polletti Hutcherson. ***


 
Il canto del gallo, probabilmente amico dei polletti Hutcherson, mi fa aprire gli occhi ben prima che la sveglia suoni. "Ecco a chi dovrebbero tirare il collo" penso sconfortata, rigirandomi sotto le lenzuola.
La prima cosa su cui mi cade l'occhio assonnato sono i miei scatoloni di libri, e mugolo ricordandomi solo in quel momento di colei che ieri notte si è presentata come Kellie la Barbie.
E va bene, "la Barbie" l'ho aggiunto io, ma non trovate che ci stia bene?
Alla fine, ho deciso di lasciarle la stanza più grande e di sistemarmi in quello che doveva diventare il mio spaziosissimo studio, perchè mi sono resa conto che la finestra di questa stanza dà sul campo su cui si allena Josh e non voglio che Kellie lo veda correre mezzo nudo di prima mattina e corra ad aggredirlo.
Josh dovrebbe offrirmi un polletto di riconoscenza.
 
Devo essermi riaddormentata, perchè qualche ora dopo le mie elucubrazione sui pennuti Hutcherson vengo svegliata dal campanello e mi precipito giù per le scale.
Ci sono solo due possibilità: o è Josh, o è Robert; in ogni caso, voglio essere io a parlarci.
Apro la porta proprio mentre Josh, sudato come non mai, sta per premere di nuovo sul campanello.
- Shhh!- gli intimo, prendendogli a schiaffetti la mano, che lui si affretta ad allontanare, stupito.
-Cos'è, ti sei ubriacata ieri sera e stai smaltendo la sbornia?- domanda, divertito.
Sento Kellie muoversi al piano di sopra e mi affretto ad urlare - E' il postino, tranquilla!- ma, per sicurezza, spingo fuori Josh proprio mentre lui sta per mettere piede in casa, curioso, e lo strascino sotto la minuscola tettoia a fianco della casa che, ipoteticamente, dovrebbe riparare le bici dalla pioggia; ora riparerà noi dagli occhi di Kellie.
Lui mi guarda interdetto. Deve pensare che ieri sera in moto debba aver prese un colpo di freddo al cervello, o qualcosa del genere.
- Mi spiace, se vuoi spacciarmi del crack, io sono pulito- cerca di scherzare, alzando le mani come se dovessi perquisirlo.
- Joshua Ryan Hutcherson- inizio, seria, guardandolo fisso negli occhi, - scappa finchè puoi, perchè la più arrapata delle tue fan è la mia nuova coinquilina-.
Lui sgrana gli occhi, stupito, e io mi sto giusto pentendo di esserci andata giù così pesante e sto per dirgli di non spaventarsi troppo, che lo proteggerò io, quando lui mi scoppia a ridere davanti agli occhi, così forte che si deve piegare sulle ginocchia, sorreggendosi ad un ombrello, per non perdere l'equilibrio.
- Hey, razza di ingrato, ti salvo la vita e tu mi scoppi a ridere in faccia?! Ed è forse mio quell'ombrello?- domando, guardandolo in cagnesco.
- Oh, sì- fa lui, asciugandosi gli occhi e ricomponendosi un po'; - l'avevo portato oggi contando di trovarti sotto l'albero, poi, dato che avevo già fatto il campo portandomi in spalla l'ombrello, ho pensato di portartelo fino a casa-. Sorride, a mo' di scusa, e dice - dovevi vedermi, sembravo un idiota, a correre con l'ombrello sotto il braccio; assomigliavo ad un francese che scappa con una baguette rubata!-.
Scoppio a ridere: - vuoi dire che hai tenuto il mio ombrello sotto la tua ascella puzzolente per tutto il tragitto?-
- No, a dir la verità ho fatto qualche pausa... e ho anche imparato qualche gioco di destrezza, con Connor-
- Vediamo- dico, appoggiandomi scettica ad una trave del portico.
Josh dà un colpetto col piede alla punta dell'ombrello e lo fa roteare in modo che gli finisca sulla spalla in perfetto stile Mary Poppins, poi protesta: - non ho intenzione di far qui lo spettacolino!-
- Dài, sarà la mia ricompensa per averti salvato la pelle!- lo prendo in giro;
- Non ho mica bisogno di essere salvato, io; forse dimentichi chi è la donzella e chi il cavaliere, qui!- mi rimbecca lui con sussiego, poi mi caccia l'ombrello in mano e, d'impeto, mi solleva e mi prende in braccio.
- Ma cosa fai?! Cos'hai in mente?- chiedo, fingendo di picchiarlo in testa col manico dell'ombrello; -Voglio dimostrarti che non ho paura. Presentami alla tua amica-.
Quando finisce di parlare, siamo già usciti da sotto la tettoia, e mi scarica sullo zerbino.
Apro la bocca, irritata, per precisare che Barbie non è mia amica, e invece gli dico, guardandolo con aria critica: - vuoi farti vedere in queste condizioni? -;
lui si guarda, riconsiderando la situazione, e io gongolo nel veder vacillare la sua sicurezza. Proprio mentre lui si controlla discretamente l'odore delle ascelle, spalanco la porta e urlo - Kellieeee!-; non faccio in tempo a girarmi, che Josh sta già correndo via di gran carriera.
- Questa me la paghi- ride, girandosi prima di girare l'angolo e agitando il pugno in mia direzione, fingendosi arrabbiato. Gli faccio una smorfia, poi la mia attenzione torna a Kellie la bionda: - Che c'è?- chiede la sua testolina arruffata, sbucando dal cucinino;
- Niente, volevo solo vedere se ti eri riaddormentata - invento, trattenendo un sorriso.


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Ebbene, ecco la seconda parte del capitolo :) Ringrazio di nuovo tutte le persone che hanno la pazienza di leggere e recensire e a quelle che di solito non hanno la pazienza ricordo che, se vogliono, possono limitarsi a rispondere alle domande che ho lasciato nel capitolo precedente ;D
Bene, preparatevi, nel prossimo capitolo verrete a sapere qualcosa di più sulla storia di Grace e... consolatevi, vi assicuro che smetterà di essere così scorbutica nei confronti di Kellie x'D
Oh, ultima cosa: se non sapete cosa fare e avete voglia di leggere, ho scritto anche una one-shot su un film di Josh ( Winged Creatures o Fragments in inglese, Il Giorno del Destino in italiano) che, comunque, secondo i miei scopi dovrebbe essere comprensibile anche a chi non ha visto il film; se avete voglia di commentarla, ci "leggiamo" anche lì :)! [Ecco il link diretto http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1193740&i=1 ]

                                                                                                                                                                                                          Liz

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Capitolo 8
*** Mi chiamo Grace. Grace e basta. ***


UNPPT Mi chiamo Grace. Grace e basta.
Oh, sì, un cognome ce l'ho, e ho anche dei genitori, ma è come se nè l'uno nè l'altro esistessero davvero.
La mia non è la solita storia: non solo la figliola prodiga che litiga coi genitori e scappa; non sono nemmeno l'orfana che parte alla ricerca delle sue origini.
In realtà sono l'orfana che scappa dalle sue origini, e queste origini sono inglesi e hanno un nome: Patrick e Shana O'Donnelly.
Potrà sembrare strano che non abbia accolto a braccia aperte i miei genitori, quando hanno deciso di tornare a prendermi al piccolo orfanotrofio davanti al quale mi avevano lasciato in fasce; sarà che mi ero abituata a vivere la mia vita come se fossi nata sotto un cavolo, sarà che la loro giustificazione per avermi abbandonato non mi ha convinto tanto quanto ha fatto con le suore, fatto sta che ho sempre rifiutato di vederli, ogni volta che tornavano a trovarmi per "stabilire un legame".
-Adottate qualcun altro!- urlavo contro la porta del dormitorio delle bambine, all'interno del quale mi rinchiudevo ogni volta che li vedevo; tanto, che differenza ci sarebbe stata? Per loro ero un'estranea, non potevano pretendere che accettassi di tornare ad essere figlia loro solo perchè mi assomigliavano un po'.
Le altre bambine non capivano, mi consideravano capricciosa e stupida perchè non volevo cogliere la meravigliosa occasione che mi veniva offerta; loro, però, non avevano sentito l'assurda spiegazione che mi avevano rifilato i miei genitori.
Shana e Patrick mi avevano raccontato del mio fratellino Jeremy: era di un paio di anni più vecchio di me e, a detta loro, noi due andavamo molto d'accordo. A cinque anni, però, Jeremy prese una forma molto grave di Salmonella, e loro fecero una scelta: decisero di darmi via. A sostegno di quello che fecero, Patrick e Shana dissero di non voler correre il rischio che mi ammalassi anche io, così piccola, e che, non avendo parenti vicini, non erano in grado di prendersi cura allo stesso tempo di me così piccola e del figlio malato.
Jeremy non ce la fece.
Prima che i due riuscissero a superare il lutto e avessero il coraggio di tornare da me, però, trascorsero almeno tre anni e, quando finalmente si presentarono all'orfanotrofio Grace of God e riconobbero la loro bambina, non ressero all'emozione di rivedere quei tratti che a loro ricordavano tanto il piccolo Jeremy... e se ne andarono senza nemmeno rivolgermi la parola. Forse, se mi avessero ripresa con loro quando avevo cinque anni, li avrei perdonati... Magari avrei anche ripreso il nome che mi avevano dato loro: Rose, nome che non si erano nemmeno degnati di scrivere in un qualche foglietto a beneficio delle suore, le quali, a corto di fantasia, presero ispirazione dal nome dell'istituto e mi chiamarono Grace.
Tornarono invece sei anni dopo, quando si resero conto di esser pronti per un altro figlio, ma vennero anche a conoscenza del fatto che Shana non poteva più rimanere incinta.
Ora, cosa avreste fatto voi, se vi avessero detto che siete stata abbandonati in favore di un altro figlio e che, non fosse stato per problemi di infertilità, i vostri genitori vi avrebbero sostituito con un altro neonato lasciandovi per sempre ignari della loro esistenza? Ecco.
Io, poi, avevo imparato a prendere alla leggera il fatto di essere senza genitori, perchè consideravo i bambini e le suore del Grace of God la mia famiglia; non me la prendevo quando gli adulti che venivano a conoscerci non adottavano a me. Ero una tipa forte, mi dicevo: potevo cavarmela anche senza di loro.
Forse, non ho sentito la mancanza di genitori anche perchè questa è stata colmata dalla biblioteca del nostro stabile, una volta che Shana e Patrick hanno rinunciato a cercare di portarmi via con loro.
Ebbene sì, avevamo una biblioteca proprio al piano terra dell'Istituto, a fianco dell'ufficio della Capo-Suora ( o almeno, così chiamavamo colei che sovrintendeva ai colloqui con gli aspiranti genitori) poichè, vista la carenza di fondi della nostra cittadina, insufficienti ad affittare un edificio in cui sistemare gli scaffali, si era deciso di incastrarli da noi.
E così, nella routine del Grace of God Institute vennero ad insediarsi parecchie decine di libri, qualche sporadico lettore e un'adorabile vecchina incaricata di occuparsi dei prestiti.
Facemmo subito amicizia, io e quella vecchina.
Un giorno, infatti, cercando un posto in cui scampare alla visita dei miei genitori, mi rifugiai in quella stanzetta buia che era la biblioteca. Stavo vagando in religioso silenzio tra quegli immensi scaffali che, al tempo, ai miei occhi di undicenne sembravano alti come cattedrali, quando un improvviso rumore di passi mi spaventò; urtai un libro col gomito, arretrando bruscamente nell'ombra di una libreria, e questo cadde a terra con un tonfo secco.
- C'è qualcuno?- chiese allora una vocina. Io rimasi in silenzio, temendo una strigliata, dato che quel posto non sembrava fatto perchè potessero bazzicarci i bambini, e sperai che la signora si decidesse presto ad andarsene.
La vecchia Mary Margaret, invece, preoccupata per la salute dei suoi libri, si avventurò tra gli scaffali e mi scoprì subito. -Oh, pensavo fosse entrato un gattino randagio, e guarda chi mi ritrovo!- si limitò a dire; - Vuoi un biscotto?-.
- No, i dolciumi cariano i denti- risposi, ripetendo saccentemente le parole delle suore, accettando però la mano che mi tendeva; lei ridacchiò, senza prendersela a male: - non i miei, cara,- disse - sono per i diabetici, senza zucchero-.
- Allora devono essere disgustosi- borbottai, seguendola tra gli scomparti.
- Puoi provarne uno, se non ti piace lo finisco io - mi blandì Mary Margaret, frugando nel cassetto della sua scrivania ed estraendone una scatola di latta piena di biscotti che sembravano deliziosi.
Trascorremmo tutta la giornata in biblioteca a mangiare biscotti a parlare; ricordo che mi chiese com'erano i miei voti a scuola, che mi ascoltò leggere ad alta voce e mi fece i complimenti, battendo le mani, e poi mi chiese se avessi mai sentito una storia. - Come quelle della Bibbia?- chiesi; lei annuì, poi mi spiegò che esistevano molte altre storie non collegate alla Bibbia, unica cosa che ci leggevano le suore che si occupavano di noi, e mi lesse Biancaneve, destreggiandosi con espressioni, vocioni e vocine a seconda dei personaggi di cui leggeva. Avevo undici anni, al tempo, e mi affezionai perdutamente a lei.
Ogni pomeriggio trovavo sempre almeno un'ora per andarla a trovare, e insieme leggevamo le fiabe, a turno, perchè non le si stancasse la voce.
Ogni volta che a leggere toccava a me, insistevo perchè mi prestasse i suoi occhiali; mi piacevano così tanto! Erano un po' allungati verso l'esterno, rettangolari, di un rosso tenue e un po' perlaceo, ma la cosa che mi piaceva di più erano i brillantini che avevano alle estremità, negli angoli superiori: sembravano polvere di stelle.
Mi sentivo un po' bibliotecaria anche io, con quegli occhiali addosso; mi sembravano indispensabili per leggere, anche se ero costretta a farli scivolare praticamente fin sulla punta del naso e a guardare al di sopra delle lenti, che erano così forti che attraverso di esse riuscivo a vedere solo macchie confuse.
Quando ne chiesi il motivo a Mary Margaret, pensando che facessero vedere bene solo alle vere bibliotecarie, lei mi spiegò che servivano a correggere la sua vista, in realtà, perchè i suoi occhi senza occhiali vedevano come vedevo io attraverso le lenti; al sentire ciò, mi impietosii talmente che non volli più privarla degli occhiali.
  Quando giunse il momento del mio compleanno, però, mi fece trovare un pacchettino con un grosso fiocco sulla sua scrivania e, con mia grande meraviglia, al suo interno trovai un paio di occhiali senza lenti, con la montatura sottile e argentata, a mezzaluna e con dei brillantini alle estremità che doveva aver applicato lei a mano a costo di qualche altro decimo di vista.
- Sono i miei primi occhiali da bibliotecaria-, spiegò Mary Margaret sbucando dallo scaffale in mezzo a cui aveva frugato fino a quel momento, vedendo che li guardavo affascinata; - erano gli occhiali che portavo quando mi assunsero per la prima volta. Purtroppo, ho dovuto togliere le lenti perchè anche allora ero piuttosto orba - ridacchiò, tornando a sedersi al bancone e guardandomi felice mentre li provavo, in piedi di fronte a lei, con un piccolo sorriso di gioia in volto: era il primo regalo di compleanno che avessi mai ricevuto.
   All'orfanotrofio, per festeggiare un compleanno, si soleva regalare un cupcacke al festeggiato, che poi lo condivideva con gli amici più stretti; era una sorta di incentivo a farsi molti amici (no, questa è una mia considerazione personale) ma, soprattutto, non c'erano abbastanza soldi per fare un regalo ad ogni bambino per ogni compleanno, e mangiare una fetta di torta ogni volta che un bambino lì compiva gli anni avrebbe di certo fatto cariare i denti a tutti nel giro di un anno.
- Sono un po' larghi-, commentò Mary Magaret, guardandomi con occhio critico mentre li indossavo con cautela, - ma quando ti staranno giusti saprai che hai l'età giusta per fare la bibliotecaria- concluse saggiamente. Forse l'aveva capito lei prima di me, che fare la bibliotecaria era quello che volevo fare del mio futuro; in quel momento, ci arrivai anche io. Mi si illuminarono gli occhi, e la strinsi forte.
- Grazie! Ti voglio bene, Ma. Ma.-.
Quello che volevo dire era un'abbreviazione del suo nome, MAry MArgaret, ma il risultato finale suonò molto come se l'avessi chiamata mamma.
Quando mi guardò, colma d'orgoglio all'idea che avrei seguito le sue orme e un po' commossa per quello che avevo detto, non mi passò nemmeno per la testa di rovinare il momento spiegandole il malinteso.
- Sai,- iniziò, posando con tinta noncuranza un dito sull'angolo dell'occhio per asciugarlo, - anche un grande personaggio di questo libro- fece scivolare sul piano della scrivania il libro che aveva preso prima dallo scaffale, in mia direzione, - ha  gli occhiali a mezzaluna... ed è molto saggio e gentile, come te-.
Quella fu la prima volta che mi sentii davvero orgogliosa di me stessa, e quello fu il primo vero libro che lessi, dopo aver letto tutte le fiabe di cui Mary Margaret fosse a conoscenza; il titolo era " Harry Potter e la Pietra Filosofale
".




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Salve a tutti! Ho sentito la mancanza delle vecchie recens... recensori femmine, non so come "convertirlo" O.o Recensrici? Recensitrici? Comunque, spero siate in vacanza e che vi stiate divertendo xD! Vi ringrazio comunque perchè senza di voi non sarei riuscita a portare avanti questa storia, e ringrazio di cuore anche  _Debby_ che la storia l'ha scoperta da poco :)
In questo capitolo ho deciso di raccontarvi un po' la storia di Grace, perchè quella di Josh la sapete già, mentre lei è ancora praticamente una sconosciuta :)
Bene, vi dico solo che con lei non è  finita qui, ma che comunque il prossimo capitolo tornerà al presente :D
Questo "intermezzo" vi ha interessato, o lo trovate troppo clichè :3?
Sperando di avervi avvinto (che PAROLONE *^*!), vi saluto :)!
 Liz

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Capitolo 9
*** Corde e Pickup. ***


UNPPT Evidentemente, non è destino che io dorma a sufficienza, qui.
Blondie interrompe brutalmente la mia siesta-post-pranzo scrollandomi con ben poca delicatezza. Mi trattengo dal rivolgerle qualche parolaccia, memore delle buone maniere inculcatemi dalle suore, e mi limito a grugnire.
- Senti...- inizia la ricciuta, ignorando la mia indisposizione, - quando avevi in mente di togliermi la macchina dal fango? Che ne dici di, uhm, adesso?-.
Sbuffo, non osando chiedere il perchè di tutta questa fretta, temendo di sentirmi rispondere qualcosa del tipo che ha assoluta necessità di rifornirsi di strisce per la ceretta o pillole dimagranti, e sto per dirle di prendersi le chiavi della mia fiat 130, quando mi rendo conto delle capacità di guida della persona cui cui ho a che fare e, soprattutto, della sostanziosa cauzione che vorrei avere indietro quando restituirò la macchina al noleggio auto.
- Arrivo- dico sconsolata, e il vedere i suoi boccoli rimbalzare per la felicità ancor prima che un scintillante sorriso a 45 denti spunti in volto a Kellie di certo non basta a consolarmi.

***

Qualche minuto dopo, Kellie e io stiamo esaminando le condizioni dell'auto mezza sprofondata nel fango che sembra essersi arenata in giardino, e mi chiedo seriamente se sarà necessario l'uso di piccone e badile per tirarla fuori. La macchina è un bel pickup rosso, di quel genere di fuoristrada che nei film investono sempre i cervi, e non mi rassicura troppo pensare a Kellie alla guida di questo coso; per fortuna, da queste parti non sembrano girare cervi!
Lancio un'occhiata alle scarpe in vernice che si è messa per uscire, poi indugio con lo sguardo sui miei stivali di plastica, il cui colore originario è ormai irriconoscibile per i molti strati di fango che si vi si sono accumulati sopra: è facile intuire chi sarà ad avventurarsi in quel pantano, immagino.
- Va bene, adesso provo a vedere se riesco a guidarla fuori dal fango, se no...- se no ci toccherà spingerla fuori, e non sono sicura che Kellie abbia dei vestiti adatti, a meno che quando ha preparato la baligia non avesse programmato di partecipare a qualche lotta nel fango tra ragazze in uno dei locali in città...!
Kellie non mi sta neanche ascoltando, a quanto pare, perchè non mi chiede di finire la frase e si limita a dire - Ok, ok, come vuoi, basta che tu faccia in fretta!-; saltella sul vialetto come se avesse una gran fretta, o come se le scappasse da morire la pipì.
Titubante, mi avvio in direzione della macchina, e mi muovo di zolla in zolla di erba in mezzo a quella sottospecie di palude stando ben attenta a non scivolare.
Stranamente, raggiungo incolume lo sportello del pickup, che non è chiuso a chiave, ma è duro ad aprirsi; devo fare un po' di forza per riuscire a sbloccarlo e, quando finalmente si spalanca, riesco per un pelo ad evitare di scivolare in mezzo al fango per la sorpresa.
Diavolo.
Solo ora mi viene in mente che chiavi servono anche per avviare la macchina, non solo per aprire lo sportello; Grace, sei un'idiota.
- Uhm... Kellie?- lei alza lo sguardo dalle sue unghie, incuriosita. So che sarebbe troppo chiederle di raggiungermi per darmi le chiavi, così invoco l'aiuto divino e le chiedo di lanciarmele, incrociando le dita e sperando che al liceo fosse una cheer-leader, o una giocatrice di softball, o qualcosa che possa averle insegnato a lanciare bene... Anche perchè io non sono brava a ricevere.
Le chiavi finiscono con un tintinnio sul tettuccio, mentre io mi riparo la faccia con le mani (sì, lo so che in teoria avrei dovuto balzare in aria per cercare di prenderle al volo, ma non è nella mia natura!); per fortuna, poi devo solo tendere un po' le braccia per riuscire a recuperarle, e finalmente posso inserirle nel pannello di accensione.
Mi accorgo subito che c'è qualcosa che non va, perchè il motore va in folle anche se la macchina non si muove di un millimetro, e il fango inizia a volare da tutte le parti facendo scappare di gran carriera la povera Kellie. Diamine, lo sapevo che non poteva essere così semplice! Spengo il motore e salto giù dall'auto; la cosa che voglio provare è un po' laboriosa e non so se posso farcela da sola, ma Kellie adesso è piuttosto distante, impegnata a controllare di non essersi macchiata. Pazienza, la chiamerò dopo; forse è un bene che non sia troppo vicina!
Faccio una breve corsa verso la mia macchina a piedi scalzi, rifiutandomi di insudiciare la mia Fiat 130 di fango con gli scarponi e, congratulandomi per aver pensato a portare almeno le mie chiavi in tasca prima di uscire, la guido lentamente in retromarcia sul vialetto di casa fino a fermarla poco distante dal pickup.
Ora arriva la parte complicata. Mi riinfilo gli scarponi, sguazzo fino al pickup e lì sgancio il cavo da traino che ha sul retro e lo srotolo fino al retro della mia macchina, a cui lo assicuro. Solo adesso mi rendo conto che tutti  problemi che mi son fatta per non sporcare la macchina son stati inutili: tra poco inizierà a piovere fango.
Velocemente, riaccendo il pickup e lo metto in retromarcia, in modo che assecondi la direzione in cui cercherò di trainarlo con la mia coupè, dato che da sola non può certo riuscire a trascinare quel bestione a peso morto, povera piccola.
Purtroppo, non ce la fa neanche così. Senza  perder tempo a spegnere di nuovo i motori, faccio segno a Kellie di muovere le chiappe e raggiungermi nella pioggia di fango; lei mi fa segno di aspettare un momento, corre in casa, e ne riesce indossando un enorme impermeabile azzurro che la fa assomigliare a un ectoplasma.
Be', Kellie, grazie tante per aver pensato anche a me!
Quando mi raggiunge, le spiego che deve guidare la mia macchina in avanti, sottolineando che deve stare sul vialetto ed essere ben attenta a non far finire la macchina nella palude dall'altro lato, in modo da trainare il pickup mentre io cerco di spingerlo un po' da dietro, cioè, da avanti, dato che dovrò spingere il cofano.
Mi posiziono velocemente dietro al pickup, che sputa fango, inferocito,  limitandomi ormai a pensare "prima finiamo, meglio è", mentre sento le prime gocce di fango colarmi giù per lo scollo della t-shirt, lungo la schiena. Per fortuna, finalmente il colosso si muove, e in pochi secondi è al sicuro sul vialetto sterrato.
Mi asciugo la fronte con un braccio infangato, sentendomi un gran sorriso stampato in faccia, poi corro urlando verso Kellie che sta smontando dalla mia macchina; sto per abbracciarla, contenta come se avessimo vinto un round di un combattimento di sumo (umani vs pickup: degno della saga Transformers!), ma lei mi gira attorno sorridendomi educatamente, anche se è palese che è terrorizzata dalla mole di fango che mi ricopre, e dice - Grazie un mondo, ma devo correre se non voglio perderlo!-.
La guardo un attimo stordita, mentre si toglie l'impermeabile e monta sul pickup; -Perdere cosa?-  il treno? Sta già per partire? E' questa la mia ricompensa? Grazie, Tu lassù!
-Perdere Josh! Ho sentito che l'hanno avvistato più volte ad un bar in città, verso quest'ora- il suo sguardo improvvisamente sembra aver perso il lume della ragione, mentre mette in moto; devo saltare di lato per evitare che mi passi con le ruote sui piedi, e sta giusto sgommando per immettersi in strada, che è costretta a inchiodare bruscamente per evitare una bicicletta che  sta entrando nel nostro vialetto; senza scusarsi per aver mancato di qualche centimetro il manubrio di chi la monta, Kellie sfreccia via come una drogata che parte alla ricerca della sua dose.
Josh smonta in corsa dalla bici di fronte a me, con l'aria traumatizzata: - Chi diamine era quella? Un'amica tua?-.
Scoppio a ridere, con le lacrime agli occhi per l'assurdità della situazione -tutta quella fretta per andare a braccare Josh al bar e, quando le è sfrecciato davanti in bici, Kellie non l'ha nemmeno riconosciuto!-, e gli getto le braccia al collo, infangandolo tutto, senza riuscire a smettere di ridere convulsamente.
-Stai bene...?- domanda lui interdetto, battendomi qualche pacca sulla spalla, - Quella tipa è venuta qui a riscuotere le tasse? E' una mafiosa? Ti serve aiuto, o...?-
Mi allontano con uno starnuto, dato che i capelli più lunghi sulla sua nuca mi hanno fatto il solletico al naso, poi faccio un lungo respiro per calmare la ridarella.
- Assolutamente no, quella è la mia coinquilina che è partita per darti la caccia-.
Josh inarca le sopracciglia, come se non fosse sicuro di aver capito bene, e stringe le labbra - che, già sottili di per sè, a quel modo sembrano sparirgli - con fare pensoso; - ma, se le sono passato davanti, perchè...-
- Era sicura di trovarti ad un certo bar in paese che ultimamente hai frequentato spesso, almeno secondo quanto le hanno detto le sue fonti...- gli spiego, pulendomi le mani infangate sui pantaloncini di tuta - sai, mi sa che ti tocca cambiare bar...- lo compatisco. Lui rialza la bicicletta, una di quelle da acrobazie, con la sella bassa e il manubrio alto, senza portapacchi e con dei pali ruvidi infilati al centro delle ruote su cui appoggiare i piedi durante le evoluzioni, e non sembra troppo turbato. - Neanche per sogno! Lì fanno il miglior cappuccino della città!- inorridisce; sto per chiedergli come faccia a bere il cappuccino d'estate, ma lui mi precede e chiede, pulendo la sella della sua bici che si è schizzata di fango - Come mai il tuo giardino sembra sempre una palude? Non batte il sole, in questa zona?-
- Probabilmente se lo attira tutto la tua casa!-
- E perchè la tua macchina si sta facendo il bagnetto in mezzo al fango?-
All'ultima domanda di Josh, che raddrizza il manubrio alla sua bici esaminando con aria preoccupata i cerchioni anteriori della mia auto sprofondati nella melma, balzo in avanti col cuore in gola, sperando ardentemente che stia scherzando.
- Le biondine sono peggio delle cavallette; sono un'altra punizione che ci ha mandato Dio per punirci!- sproloquio, ficcandomi le mani tra i capelli.
- Ma cosa dici!- ride Josh - senti, ci pensiamo dopo; ho una cosa da farti vedere. Sai, non son mica venuto fin qui solo per farmi investire dalla tua amica- mi sorride. Resisto per l'ennesima volta all'impulso di specificare che quella piaga d'Egitto non è amica mia e borbotto - sì, sì, solo che prima dovrei darmi una lavata... e prima di darmi una lavata è meglio che finisca di infangarmi e tolga la macchina dal pantano-.
- Non ce n'è bisogno, puoi darti una risciacquata dove andiamo adesso- mi blandisce, prendendomi una mano e trascinandomi alla bici - su, sbrigati, che è già tardi!-.
Lo guardo, poi abbasso lo sguardo alla bici, dubbiosa; infine, torno a guardare lui.
- Devo prendere il passaporto? Vuoi portarmi al mare nello Stato più vicino?-. Sono solo le quattro, il sole è ancora alto.
Lui scuote la testa e dà qualche colpetto al manubrio, con un sorriso che mi fa presagire che abbia in serbo qualcosa.
- Va bene... Devo salire sul manubrio ?- Lo guardo come a dire " ma seriamente?"; lui, però, non si scompone e mi mostra come mettere i piedi sui paletti ai lati della ruota e come tenermi al manubrio.
Una volta che sono in posizione, in equilibrio instabile, mentre lui sbircia la strada da sotto la mia ascella, gli chiedo - Ma non sarebbe meglio se stessi dietro?-; posso sentirlo scuotere la testa, perchè trema anche tutta la bici, e poi sono sicura che stia sorridendo, quando risponde - Così mi ripari dai moscerini-.

***

Temerariamente, ci avventuriamo in bici sul breve giardino che costeggia casa mia, poi costeggiamo i campi attorno a cui corre Josh la mattina, sobbalzando sopra le zolle secche e smosse, e infine ci infiliamo in un boschetto vicino a casa sua.
Ad un certo punto, la bici si impenna salendo su una grossa radice d'albero, e io perdo l'equilibrio cadendo all'indietro;  mulino per qualche attimo le braccia per aria e, senza rendermi conto di quello che faccio, finisco aggrappata al collo di Josh, incastrata tra il suo addome e il manubrio mentre lui cerca di riprendere il controllo della bici.
Per qualche minuto non può far altro che muovere il manubrio qua e là per recuperare l'equilibrio, mentre la bici corre veloce lungo un ripido declivio dissestato; stringo gli occhi, sapendo che quello che ci aspetta è o il duro suolo, o un duro albero, o un duro fiume prosciugato, o qualcosa del genere e di altrettanto duro, e nascondo il viso contro la sua spalla, sperando di non farmi troppo male.
Solo quando Josh riesce a frenare e a scartare bruscamente con la bici su un terreno un po' limaccioso -che mi ricorda quello del mio giardino-, mi accorgo di aver trattenuto il respiro e soffio piano per riprendere fiato prima di riaprire gli occhi.
- Wow- gemo, certa di star per vomitare, mentre districo con una certa difficoltà le gambe dal manubrio. - Era questo che avevi in mente di mostrarmi? Le tue evoluzioni spericolate?- domando, col respiro a singhiozzo e il cuore che mi batte in gola.
Josh ha gli occhi sbarrati, fissi nel fiume che scorre a pochi passi da dove ci siamo fermati, poi deglutisce a fatica.
- No... diciamo solo che è più semplice arrivarci in bici da soli- risponde con voce flebile, passandosi una mano tra i capelli sudati. Io tento di farmi passare dalla mente il modo in cui mi sono appesa al suo collo poco fa, oltre che la tremarella alle gambe, e cerco con lo sguardo qualcosa su cui concentrare la mia attenzione prima che il mio viso possa decidere di arrossire.
Inutile dire che lo trovo: un bel ponte, dall'aria sicura ma non troppo (giusto per non guastare lo spirito di avventura), collega le due sponde limacciose del piccolo corso d'acqua, e una corda dall'aria robusta dondola pigramente poco distante dalle assi del ponte, a pelo d'acqua.
La cosa più sorprendente, però, è una piccola piattaforma costruita sopra ad un albero dai rami bassi, con uno strano tetto sbilenco che la copre appoggiandosi direttamente al pavimento e che fa assomigliare il piccolo edificio ad una sorta di una capanna.
- Questo mi ricorda qualcosa... - dico a bassa voce, sorridendo, mentre mi giro verso Josh, che ha un'espressione imbarazzata.
- Allora, ehm... l'hai visto, quel film...- borbotta. Io annuisco, prendo un ramo da terra e mi avvicino alla riva, cercando di avvicinare la corda; - Quello è uno dei pochi film che ho visto con te come attore, ma immagino che adesso Kellie me li farà vedere tutti; sai, è convinta che "debba farmi una cultura" -.
Faccio una smorfia, e lui si esprime in qualcosa che è a metà tra uno sbuffo e una risata, poi dice - Kellie è il nome della tua amica pirata della strada?-.
Faccio segno di sì con la testa, riuscendo finalmente a recuperare la corda, a cui do uno strattone per assicurarmi che tenga ancora. Parecchie foglie cadono dal ramo a cui è annodata. -Immagino che tu ti sia assicurato di prendere una corda robusta e resistente, vero? Non voglio far la fine di Leslie! -. Josh si avvicina, si ferma di fronte a me e mi sorride: - Ho costruito anche un ponte, se non ti senti sicura - dice beffardo, stendendo un braccio in quella direzione con fare invitante, ma leggo nei suoi occhi un bagliore di sfida; faccio per avviarmi ragionevolmente verso il ponte ma, con sua sorpresa, dopo qualche passo prendo la rincorsa e mi appendo alla corda, con la speranza di essermi data abbastanza slancio per arrivare dall'altra parte. Purtroppo, però, non è lo slancio il problema: sono le mie dannatissime braccine che non reggono il peso del mio corpo! Giusto a metà della corsa, piovo con un tonfo nell'acqua del torrentello con mio gran disappunto e, appena riesco a riemergere, urlo - Questo era assolutamente intenzionale!- in direzione di Josh, ma il fatto che stia sputando acqua e annaspando per riprendere fiato non deve convincerlo troppo, perchè lo vedo che se la ride della grossa. -Te l'avevo detto che ti saresti lavata!-.
Mi rifiuto di credere che avesse già previsto tutto, ma non posso stare troppo a lambiccarmici su, perchè lo sento urlare - Attentaaaa!- e poi piombare come una palla di cannone di fianco a me, inondandomi di schizzi.
Tossisco un altro po'; i capelli mi coprono a onde gli occhi, e li scosto senza troppa cura, prima di cercare con lo sguardo Josh sott'acqua: voglio annegarlo un po', prima che abbia tempo di rispuntare.
Purtroppo, è lui a prendere di sorpresa me. Mi spunta dietro le spalle e mi scompiglia i capelli pastrugnandomi in testa con le mani, senza curarsi delle mie strilla da arpia. E' lì che se la ride della grossa, quando mi immergo in acqua per sfuggire dalle sue grinfie, ma la smette subito, non appena rispunto, le mani piene di fango, e glielo spalmo in testa. Mi guarda di stucco per qualche istante, incurante di una goccia di fango che gli sta colando lungo la fronte, poi, con voce acuta per l'incredulità, dice - Questa è guerra!-.


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Riciao a tutti :)! Spero che questo capitolo non sia troppo lungo; mi son divertita un sacco a scriverlo, spero abbia divertito anche a voi leggerlo :) Non abbiate paura a scrivere le vostre impressioni!

Non rende per niente, senza colori nè paesaggio, ma questa è la mirabolante discesa in bici di Josh e Grace al fiume xD!


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Capitolo 10
*** Fango e P.T. ***


UNPPTultimo Devo prenderne atto, Josh non ha intenzione di adarci piano con me solo perchè sono una donna: tempo qualche minuto e sta decisamente vincendo lui. Siamo entrambi ricoperti di fango a... be', al busto, perchè è fino a lì che ci arriva l'acqua, ma questo basta e avanza per accusarlo: -Dicevi che mi sarei ripulita, qui, e invece guarda che roba: sono ancora più infangata di prima!-. Lui ride, e gli schizzo dell'acqua in faccia per zittirlo, mentre il fruscio delle foglie dà l'impressione che anche gli alberi ridano con noi.
I bagliori di un sole che inizia ad arrossarsi ci raggiungono attraverso qualche spiraglio tra i rami, e Josh e io ci accordiamo per una tregua, in modo da riuscire ad asciugarci prima che cali la sera.
- Aspetta, ti aiuto a salire- dice lui quando raggiungiamo il fianco fangoso della riva.
- Oh, non ti darò scuse per toccarmi il sedere, Joshu-a!- lo rimbecco, ma quando si dispone lui a "fare questo sacrificio", permettendomi di tenere in equilibrio il suo meraviglioso sedere, che ogni fan desidererebbe sostenere, gli pianto una mano sulla faccia per farlo star buono e cerco di tirarmi su aggrappandomi a delle radici lì vicine. Le sue labbra mi fanno il solletico al palmo, mentre ride contro la mia mano, e io la levo velocemente prima che gli venga in mente di fare qualcosa di divertente, tipo sbavarci sopra.
- Dài, ti faccio il gradino- insiste, unendo le mani e chinandosi un po' perchè riesca a posarci il piede sopra. - Se monti qui, poi dovresti riuscire ad arrivare a livello del terreno-.
Mmmh.
Lo guardo, indecisa. Io sono una frana nell'attività sportiva.
In ogni tipo di attività sportiva, voglio dire; soprattutto in quelle mai sperimentate prima tipo l'arrampicata-su-persona, e non ho molta voglia di prestarmi a questo scempio.
- Sù, giuro che non ti faccio cadere-.
Il suo viso è così buono e sincero che non metterei in dubbio quello che dice neanche per un istante... se non dovessi tenere conto di ciò che comporta essere me: capitomboli, ruzzoloni, scarpate in faccia, figuracce.
Tanto se cado è acqua, no?
Mi avvicino, titubante, e sussurro - Tienimi stretta, prometti!-
- Giuro.- incontra il mio sguardo col suo rassicurante, e finalmente mi decido a salire sulle sue mani, tenendomi stretta alle sue spalle e facendo un salto contro l'attrito dell'acqua. Con qualche difficoltà,  mi raddrizzo in piedi, tenendomi fissa alla parete fangosa, e cerco di raggiungere il tappeto d'erba a pochi centimetri dalla punta delle mie dita.
- Ehm, avevi pensato alla possibilità che non riuscissimo più ad uscire di qui, prima di lanciartici dentro anche tu?- domando, vagamente preoccupata, mentre mi tendo al massimo verso l'alto. - Se devo dire la verità... no, avevo troppa fretta di schizzarti addosso! Da piccolo ne uscivo aggrappandomi alla corda, ma era anni che non tornavo qui, e mi son scordato che l'ultima volta ho tagliato l'ultimo pezzo, che si era marcito-.
Posso immaginarlo mentre si morde il labbro, perchè sta in silenzio qualche istante, poi dice - Prova a montarmi sulle spalle, ti tengo io! Niente paura per la maglietta; il fango è lavabile, no?-
-Uhmm...- non ne sono mica molto sicura, e spero solo che la sua non sia una maglia di marca; a dir la verità, non son neanche troppo convinta di riuscire a stargli in equilibrio sulle spalle, nonostante le abbia belle larghe. Non sono mica le spalle, il problema; è qualcosa che si chiama equilibrio e che io non ho mai conosciuto personalmente.
Vacillante, gli poso un piede infangato su una spalla, poi, tenendomi ben stretta alle radici che ho a livello del viso, alzo anche l'altro. Le mie gambe devono tremare parecchio, perchè Josh ora le tiene ben strette. Riesco ad arrivare al livello del tappeto erboso con le spalle, tanto da poterci appoggiare sopra le spalle, ma non abbastanza da riuscire a tirarmici su con le gracili braccine di cui sono dotata. -Ascolta, ce la fai ad alzarmi un poch...- sto giusto iniziando a credere che in qualche modo ne usciremo, quando perdo l'equilibrio e ripiombo in acqua con uno strillo. A onore di Josh, bisogna dire che ha cercato di riacchiapparmi al volo, piuttosto che proteggersi il naso, e che adesso sta facendo del suo meglio per non ridere, mentre rispunto agonizzante dall'acqua e sputo quello che sono sicura sia più terriccio che acqua. Bleah.
- Proviamo un'altra volta, se no vai tu, ok?- gracido, non appena finisce di uscirmi acqua dal naso.

La seconda volta, riesco a star su finchè Josh riunisce le gambe -che aveva allargato per essere più stabile- e riesce ad alzarmi fino alla riva. Mi allungo sulla punta dei piedi e, finalmente, con fatica, mi trascino sullerba, su cui mi rovescio e rimango stesa per qualche momento a sbuffare per riprendere fiato. Ispira. Espira. Inspira. Espira. Uuuuf.
Mi porto una mano agli occhi per ripararli dal sole, poi sobbalzo al suono soffocato della voce di Josh; - Ehi, non vorrei rovinarti l'idillio, ma...-.
Mi sporgo verso di lui e lo redarguisco, fingendomi arrabbiata: - Guastafeste!-
Mi ritiro un momento, mi guardo attorno, poi torno a sporgermi verso di lui - Dove trovo qualcosa per tirarti su?-
- Un braccio basta!-
- Scherzi?! Così poi ritombolo giù anche io!-
- Naaah! Mi basta solo qualcosa a cui appendermi, poi ce la faccio - mi assicura. Il suo viso lentigginoso mi guarda sorridente da circa un metro più in basso e non sembra assolutamente preoccupato.
- Va bene- mi arrendo - però poi mi paghi tu le cure mediche, se mi si stacca il braccio-. Lo guardo fisso negli occhi, come a far vedere che faccio sul serio e lui alza le spalle come se niente fosse; - Va bene-.
Torno a stendermi sull'erbetta con un "umpf" e spenzolo un braccio verso il basso, cercando di allungarmi più che posso senza andare col busto oltre il bordo, se no  è sicuro che mi tira giù, e con l'altro braccio mi tengo ancorata al terreno.
Per fortuna, il letto del fiume non è profondo come sembra, e con un salto Josh riesce ad afferrare la mia mano e ad aggrapparsi con l'altra al tappeto erboso un istante dopo. Cerco con tutta la forza che ho di tirarlo un po' su prendendolo per il polso, perchè le mani di entrambi sono ancora fradicie , e lui riesce ad issarsi con l'altro braccio oltre il bordo; poi si lascia cadere sull'erba col fiatone, e io lo seguo a ruota .
- Ma come diavolo hai fatto?- sbotto, ammirata; se fossi stata io nella sua situazione, sarei morta lì senza dubbio: di fame, di vecchiaia... o magari mi sarebbero cresciute le radici e sarei diventata un'alga.
Lui batte le ciglia un paio di volte, come se stesse cercando di schiarirsi le idee; prende qualche altro respiro profondo, poi si schiarisce la voce e risponde - Sai, bisogna - si interrompe, prende un altro bel respiro; - bisogna allenarsi molto, per recitare nei film d'azione-.
Oh, ora si spiega tutto. Annuisco, anche se lui non mi sta guardando. -Allora,- inizio, interrompendo il silenzio; - mi hai portato qui solo per annegarmi e intrappolarmi in quella pozza d'acqua, o avevi qualcosa da mostrarmi?- lo stuzzico. Sono davvero curiosa di vedere la piccola capanna più da vicino, anche perchè sono praticamente certa che l'abbia costruita lui da piccolo, senza aiuti esterni. Insomma, Connor è troppo istruito, avrebbe fatto in modo che riuscisse meno sbilenca, se fosse stato coinvolto nella sua costruzione...!
- Oh, sì- si rianima Josh, alzandosi in piedi. Rimango a guardare la sua sagoma proiettata contro il sole, strizzando gli occhi, e vedo che mi sta guardando, in attesa.
- Comincia pure a spiegare, ti ascolto- dico, placida, godendomi i raggi del sole che mi riverberano sul viso.
- Ma come, non vieni? Non avevi detto che volevi vederla?-. Scuoto ripetutamente la testa, mangiucchiandomi un labbro, e agito con la mano un ciuffo d'erba; - Tu vai pure avanti e inizia a spiegare, io ti ascolto... E quando farò fatica a a sentirti, ti avvertirò, perchè tu possa parlare più forte-.
Lui mi guarda dall'alto in basso con un'espressione indecifrabile in volto, come se non credesse alle proprie orecchie, e io mi sforzo di rimanere impassibile.
- Ti... cos'è, ti serve una mano ad alzarti in piedi?-
Mi irrigidisco. - Nnno- mi affretto a rispondere, prima che possa pensare che voglia essere presa in braccio o che gli venga in mente di buttarmi su una spalla come un sacco di patate. Essere cresciuta in un orfanotrofio di certo non mi ha abituata ad apprezzare i contatti fisici superflui, e in situazioni del genere non so mai come comportarmi.
- E' solo che ormai l'erba si è affezionata a me, qui, e sai... non posso abbandonarla- spiego.
- Capisco...- Josh si infila le mani in tasca e inclina la testa, studiandomi con lo sguardo. Io faccio finta di niente e chiudo gli occhi, cercando di assumere un'aria rilassata. Sono così impegnata a fingere di credere che non abbia nulla in mente, che lui riesce davvero a prendermi di sorpresa; si accuccia alle mie spalle e solo quando la sua ombra mi copre il volto mi accorgo di lui. Spalanco subito gli occhi, ed è una fortuna che non mi sia alzata di scatto, perchè probabilmente avrei finito per rompergli il setto nasale. - Cos'hai intenzione di fare?- scandisco, minacciosa.
Lui fa un gran sorriso -e a questa distanza, se ne avessi il tempo, potrei contargli le lentiggini una ad una-, poi dice - Semplice, ti alzo-.
Prima che io possa fare qualcosa, mi infila le mani sotto le spalle e, be', mi tira su la schiena fino a mettermi seduta; poi, senza lasciarmi la schiena, probabilmente nel caso abbia intenzione di ributtarmi stesa, mi mette una mano su un avambraccio, toglie quella che mi teneva tra le scapole e la posiziona sull'altro e infine -hop!- in un secondo mi alza in piedi.
- Volià- gongola, poi mi prende per mano e io mi lascio trascinare senza protestare in direzione della capanna sbilenca. Giunti lì, Josh si sfila senza farsi troppi problemi la maglietta bagnata e la stende su un ramo al sole perchè si asciughi. Per fortuna i pantaloni li tiene.
Devo essermi messa a fissarlo con aria infelice, o qualcosa del genere, senza accorgermene, perchè lo scopro a guardarmi di rimando e a dire - Cosa c'è?-.
Mi riscuoto, e mi accorgo di aver portato le mani ai fianchi con aria da matrona. Lui è un po' rosso sulle guance, ma non sembra imbarazzato, perchè mi dice scrollando le spalle - Non devi mica toglierti la maglia anche tu; a me dava fastidio-, così mi convinco che il rossore sia dovuto solo al sole che abbiamo preso oggi, e spero lui pensi lo stesso delle mie guance.
- Infatti non lo farò- preciso, riferendomi alla maglietta, e lui sbotta in una risata - tanto si vede tutto lo stesso-.
Trattengo il fiato con un sonoro risucchio, presa di sprovvista, e abbasso all'istante la testa per controllare: diamine, la stampa sulla maglia verde chiaro copre a malapena la fantasia a gelatini del reggiseno!
Incrocio subito le braccia al petto; - Simpatico-. Lo guardo, truce, poi gli faccio segno con un braccio perchè vada avanti, tenendo l'altro sempre ben stretto a coprire i gelatini. - Avanti, peccatore, e non ti voltare, o ti trasformerai in sale!- lo ammonisco, ma decido di finirla lì, perchè lui sembra davvero mortificato, e alla fine non c'è niente di davvero imbarazzante in quello che ha visto, a parte l'aver scoperto la poca classe del mio gusto in biancheria intima.
Josh si ferma di fianco ad una scala a pioli malconcia e chiude gli occhi prima di girarsi; - Ti tengo ferma la scala, ma tengo gli occhi chiusi, va bene?-.
Sbaglio, o mi sta prendendo in giro?
- Ma smettila!-; tuttavia, non rifiuto il suo aiuto e mi inerpico su per la scala di corda, che ondeggia tremendamente, e sono grata che ci sia lui lì a tenerla ferma e allo stesso tempo tranquilla, perchè sono sicura che almeno i pantaloncini non siano trasparenti.
Quando finalmente siamo entrambi sulla piattaforma in legno ad un paio di metri da terra, ci appoggiamo tutti e due al tetto piacevolmente rovente e stiamo lì ad asciugarci.
- Allora, da cosa volevi fuggire, quando hai deciso di costruirla?- domando, percependo la forte luce del sole anche attraverso le palpebre chiuse.
Lo sento voltare la testa verso di me e fissarmi qualche istante, così mi affretto a dire, prima che possa chiedere: - Ho tirato a indovinare-.
- Volevo solo un posto dove star tranquillo, sai, dove poter essere scontroso e solitario, dove mia mamma non potesse starmi sempre col fiato sul collo... Era già abbastanza vederla ogni giorno sul set. Sai, di solito mi piace essere circondato da persone, o stare con la famiglia, ma a volte...-.
Annuisco; lo capisco. - Poi ho letto Un ponte per Terabithia prima di interpretarlo e l'idea di un "castello", di un regno segreto, mi è piaciuta così tanto che ho deciso di impegnarmi anche io a crearmi un mondo-.
Il discorso sembra così serio, per i pochi giorni da cui ci conosciamo, che mi sento in dovere di smorzare un po' i toni; - E come l'hai chiamato? Joshabithia?- domando.
- Originale, eh?- si volta a guardarmi, sorridendo, poi smentisce - No, non pretendo di essere così bravo da darci un nome, nè da esserne il re, come nella storia. Diciamo che ci ho solo comprato un appezzamento e che ci ho costruito la mia piccola dimora- cherza; poi rimane un attimo in silenzio a mordicchiarsi un labbro.
- Spero fosse un po' più dritta, quando l'hai costruita- lo prendo in giro, e dai suoi occhi scompare quell'ombra pensierosa e ricompare la luce che li illumina di solito, quando è di buon umore.
- Vuoi vederla all'interno?-
- Ma certo-.
 
***

Un po' mi dispiace di aver saltato a piè pari quella specie di momento di confessioni, prima, sul tetto della capanna, e ci ripenso durante il tragitto che facciamo per tornare a casa, tenendomi stretta alle spalle di Josh che, per questa volta, mi ha permesso di stare dietro, sulla bici.
Credo di avere una specie di allergia alle emozioni forti, alle confessioni e ai discorsi seri... Forse perchè non ho nessuna voglia di esporre i miei, specialmente se si tratta di parlare di passato e ricordi...

Quando arriviamo davanti a casa mia, facciamo lo slalom sul vialetto di accesso, evitando il pickup parcheggiato alla buona sulla piazzola e la mia povera auto mezza arenata, e Josh ha appena frenato di fronte alla veranda, che Kellie spalanca la porta e mi corre incontro in lacrime - Oh, coinquilina, abbracciami forte: sono così triste!- geme, piombandomi addosso e lanciandomi le braccia al collo.
La prima cosa che mi chiedo è se si ricordi il mio nome, o se conti sul fatto che risponda sempre e per ogni evenienza all'appellativo di "coinquilina".
La seconda cosa che mi chiedo è se si renda conto che il suo Josh Hutcherson è a pochi passi da noi due, mentre lei mi singhiozza sulla spalla e il suo mascara si sovrappone alle macchie di fango sulla stoffa azzurra della mia magliatta.
Le batto qualche pacchetta sulla spalla, presa alla sprovvista, e guardo Josh come a chiedergli aiuto. Lui alza le sopracciglia e scrolla le spalle, quasi a dire che sono io la donna, quella dall'animo sensibile e empatico, ma quando lo guardo in tralice decide di immolarsi e si schiarisce la voce proprio mentre Kellie domanda con voce flebile - Ma dove sei stata fin'ora, Gracey? Gracey, ma hai il mal di gol...- alla terza volta che Josh si schiarisce la voce, Blondie si accorge del timbro vagamente maschile e sbircia con gli occhioni da cerbiatta oltre la mia spalla. La luce è poca, trapela a malapena oltre le tende tirate della finestra della cucina, ma Kellie sbianca, poi si abbassa, come a nascondersi dietro di me... come se fossi così grossa che le bastasse chinare la testa per essere interamente coperta da me (hey, questo è offensivo!) e squittisce - Nonmiguardare, nonmiguardare, nonmiguardare!!- .
La guardo, stupefatta, mentre entra in casa di corsa e ne esce qualche istante più tardi con uno scatolone in braccio e un cappellino anni '20 ben calcato sulla testa in modo da coprirle praticamente del tutto il viso con l'ombra che getta, specialmente se tiene la testa così abbassata che si direbbe abbia paura di inciampare sui propri piedi.
- Ecco, per te!- dice, senza alzare la testa, scaricando lo scatolone in braccio a Josh che, preso alla sprovvista dal peso, rischia che gli scappi di mano.
Lo sguardo di entrambi cade sul pacco, dal cui interno proviene uno strano raspare, mentre non è chiaro dove Kellie stia guardando, dato che il cappello la copre più di quanto non farebbe un elmetto da guerra.
- E' un piccolo Terrier- spiega - pensavo... pensavo a te, quando l'ho comprato; penso ti somigli-. Rimane in silenzio un secondo, poi corre di nuovo dentro casa, fermandosi giusto un momento di fianco a me per sussurrare - Distrailo un attimo mentre mi preparo!-.
La guardo, con le sopracciglia così inarcate che temo di non essere più capace di farle scendere fino alla loro originale collocazione, ma lei è già scappata dentro.
- Ehm-.
Mi avvicino a Josh, che sta guardando il pacco raspante come se fosse una bomba.
- Ti piacciono i cani, no?- non capisco perchè sia così preoccupato: un cane è un pensiero carino; io pensavo Kellie avesse riempito lo scatolone di sue foto in strane posizioni e con vestiti sexy, o qualcosa del genere, perchè Josh potesse tappezzarcisi la stanza.
- Sì...- lui è ancora assorto, così mi avvicino di più e apro delicatamente le ali dello scatolone per sbirciare dentro. Il cucciolino bianco che è all'interno abbaia, a metà tra l'atterrito e l'intrepido, e io, presa da una sottospecie di istinto suicida, lo prendo in braccio. Poverino, trema tutto.
Spero che sia per la contentezza.
Spero che non sia quel genere di cani che ti fa la pipì addosso per la contentezza.
- Mi... mi assomiglia?-
Scoppio a ridere alla domanda di Josh, quando finalmente rivela ciò che lo cruccia, e glielo piazzo in braccio.
- Mettitelo vicino al viso, così... vediamo...-
Mi piazzo una mano sul mento, osservandoli da varie angolazioni. Il cagnolino è bianco con una macchia nera attorno all'occhio sinistro, ha il pelo cortissimo e il muso largo e appiattito; il corpicino è massiccio, probabilmente per riuscire a sostenere la grossa testa, ma le zampine sono un po' sproporzionate, corte e cicciottelle. Scoppio a ridere, intuendo la somiglianza che potrebbe aver colpito Kellie, ma di certo non posso dirlo a Josh!
- Oh, avete lo stesso sorriso!- lo prendo in giro, mentre Josh rimette il cagnolino nello scatolone prima che gli sfugga di mano per il gran scodinzolare.
- Tu dici?- domanda, divertito, mentre cerca di sistemare in equilibrio lo scatolone sul manubrio della bici. Annuisco, poi considero - Piccolo Terrier... P.T.  ...-
Lui mi guarda socchiudendo gli occhi, come se quello che dico gli ricordasse qualcosa, poi esclama - P.T. , Prince Terrien!-.
Sorridiamo nello stesso momento, e lui dice - Mi sa che gli abbiamo trovato un nome-.
P.T., il soprannome del cagnolino nella storia di Un ponte per Terabithia.



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Ehilà :D! Se siete arrivati fino a questo punto, avete una bella resistenza xD! Scusate per la lunghezza del capitolo, ma davvero non avrei saputo dove spezzarlo!
Vorrei ringraziare anche qui tutte le ultime persone che hanno recensito: _Debby_, Miilkshake_, Bieberismysoul, ninaandianinmyheart, Vegasgirl_1D ed Eli_95, grazie di cuore <3!
***
Vi metto un paio di link a delle foto, in caso le descrizioni non vi abbiano lasciato un'idea precisa,
del cappellaccio di Kellie (ma lei non assomiglia alla tipa nella foto!)
http://www.thegossipers.com/wp-content/uploads/2007/10/angelina.jpg 
Di Piccolo Terrier :)
http://www.pups4sale.co.nz/bull_terrier_01_puppies_for_sale.jpg 
Ed ecco la portentosa caduta di Grace e Josh che la segue a ruota!

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Capitolo 11
*** Vendette e papaveri rossi. ***


UNPPTnuovo Guardo per un momento Josh cercare di tener fermo sul manubrio il grosso scatolone che continua a muoversi, probabilmente perchè P.T. ci sta scalpitando dentro; improvvisamente, mi  sento preoccupata per la sorte del povero cucciolo e me ne esco con -Vuoi che ti accompagni a casa in macchina?-. Almeno così il Piccolo Terrier sarebbe al sicuro da brutte cadute.
Josh sembra considerare seriamente la proposta, ma guarda preoccupato la sua bici; forse cred che, se la lascia qui stanotte, domani potrebbe trovarla su un altare per l'adorazione nella stanza di Kellie, o che la smontiamo per rivenderla su e-bay...
- Possiamo anche caricarla nel bagagliaio- propongo allora, e Josh alza lo sguardo interdetto, come se si stesse chiedendo se mi riferisco a Kellie o alla bici.
- La bicicletta- specifico allora; -Kellie chissà per quanto ne avrà, ancora-. Alzo lo sguardo verso la piccola finestrella del bagno al piano di sopra, e vedo un'ombra passare furiosamente avanti e indietro. Vi prego, ditemi che non è andata a farsi addirittura la doccia!
- Se vuoi le dico che sei dovuto andare perchè ti scappava terribilmente la pipì- lo tranquillizzo poi, avvicinandomi alla bici e recuperando lo scatolone. Acciderboli, temo di essermi affezionata a quel cosino bianco di P.T., perchè mi ritrovo a tirarlo di nuovo fuori dallo scatolone e a prenderlo in braccio, dondolandolo un po' come se fosse un bebè che deve fare il ruttino (cosa che spero non faccia!). Mi sto giusto chiedendo se Kellie gli abbia dato qualcosa da mangiare, quando la voce preoccupata di Josh mi fa voltare verso di lui.
- Pensi che prima stesse piangendo perchè è stata tutto il pomeriggio ad aspettarmi al bar senza che io mi facessi vedere?-
Anche alla scarsa luce che trapela dalle lampade accese in casa, posso vedere perfettamente la sua faccia contratta come se si sentisse terribilmente in colpa, così, anche se è decisamente quello che penso, gli dico - Ma figurati, l'avrà morsa P.T.-; Piccolo Terrier, però, mi dà ben poco credito, mettendosi a leccarmi la faccia con aria assolutamente non minacciosa, così sparo - O le avrà rovinato il trucco leccandole la faccia!-. Per fortuna, a me è rimasto ben poco da rovinare, dopo la gita al fiume!
- Mh, forse...- mormora Josh, poco convinto, smuovendo la ghiaia del vialetto col piede.
Mi avvicino a lui; non so bene cosa dire per farlo stare meglio, così gli avvicino P.T. al viso, e il Mostro Bavoso inizia a lavare la faccia anche a lui.
- Prrrft!- Josh si scosta con un  balzo, preso di sorpresa, poi inizia a ridere, mentre cerca di pulirsi la faccia con una manica.
- Davvero, sicuro di non voler andare? Se la scusa della pipì intacca la tua fama, posso dire che dovevi andare a salvare il vostro gatto che è salito sul tetto e non vuole scendere... No, aspetta, Kellie saprà tutto di te, quindi probabilmente sa anche che non avete un gatto, accidenti! ... Non avete un gatto, vero?-
Josh scuote la testa con un sorriso incerto, e fa i grattini a P.T. sotto il suo enorme muso.
- Il fatto è che oggi ha sprecato tutta la giornata a quel bar per me... Adesso è giusto che mi faccia vedere, per ripagarla della fatica-.
Quale fatica?, mi chiedo; alla fine Kellie ha solo passato la giornata al bar, probabilmente a flirtare con un sacco di ragazzi e, parliamone, non mi sembra il tipo che, se fosse rimasta a casa, si sarebbe messo a far lavori di carpenteria o a leggere...! Al massimo le ha rubato un pomeriggio di shopping, e in questo caso ha fatto un favore al portafogli dei suoi genitori.
Ok, inizio a sentirmi un po' acida, così scrollo le spalle, come a scuotere via il malumore che mi mette pensare a quanto Kellie sia fortunata e ricca e a quanto facile debba riuscirle conquistare il cuore di ogni ragazzo che le passi vicino.
- Puoi sempre ripagarla un altro giorno, quando sarai messo un po' meglio; coi vestiti senza macchie di fango sopra e cose così, sai...- butto lì, rimettendo P.T. nello scatolone, - così anche lei avrà più tempo per prepararsi-. Trattengo una smorfia, al pensiero di come lei abbia sempre il tempo di mostrarsi al massimo della sua avvenenza, mentre io vengo sempre colta di sprovvista, quando è tempo di incontri; ad esempio, non penso che Josh mi abbia mai vista pettinata, o vestita con qualcosa che non fosse una T-shirt e un paio di pantaloncini.
Josh si illumina, poi sbotta in un colpo di tosse che assomiglia vagamente ad una risata.
- Tu sei gelosa!- esclama, come se avesse scoperto che la Terra è rotonda e stesse urlando  Eureka! (oh, no, forse quello riguardava la spinta di Archimede); -è la stessa cosa che hai detto l'altro giorno per mandarmi via: che la volta dopo sarei stato conciato meglio, che avrei fatto una figura migliore...!-
- Non è colpa mia se sembri appena uscito da una zuffa ogni volta che passi di qui- borbotto, mio malgrado sulla difensiva, ma lui continua, e sembra divertirsi da morire. - Ammettilo, vuoi essere l'unica nel circondario a conoscere questo simpaticone che è pure un attore! Ma, sai, il povero Joshu-a ha bisogno di conoscere qualche ragazza, se no rimarrà single a vita!-.
Josh sta chiaramente scherzando, ma per qualche motivo quello che ha detto mi irrita profondamente, e l'ultima frase mi urta abbastanza; mi passo una mano sul naso, quasi a voler coprire le scintille che, se fossi un personaggio fantasy particolarmente magico e minaccioso, mi starebbero uscendo dalle narici, e cerco di apparire tranquilla; devo esserci riuscita abbastanza bene, perchè Josh non sembra accorgersi di niente e dice ad alta voce, in tono giocoso, -Oh, finalmente, l'attesa è stata ripagata!-. Mi giro lentamente, pronta al peggio, e vedo Kellie sulla soglia, vestita come se dovesse andare ad una festa, truccata come una pattinatrice alle olimpiadi, e su dei tacchi che le fanno sembrare le gambe ancora più chilometriche.
Decido di andarmene prima che il mio malumore rovini l'atmosfera e, soprattutto, prima di vedere la faccia di Kellie quando si accorgerà che, con quei tacchi, rischia di ritrovarsi gli occhi di Josh all'altezza del naso. Poi mi ricordo che lei non è una donna "imponente" come me (insomma, alta e con forme che assolutamente non rispettano le dimensioni della perfezione) e che può benissimo portare tacchi di venti centimetri senza sembrare un trampoliere.
- Vi lascio soli, eh - dico, cupa, sentendomi più il migliore amico che si fa da parte quando il ragazzo trova una figacciona, che non la ragazza appena incontrata con cui il ragazzo in questione sta instaurando una buona amicizia.
Uffa.
- Oh, va bene- Josh sembra sorpreso -forse si era già dimenticato che ero lì anche io- e mi dà una pacca leggera sulla spalla; - Buona notte, allora-.
- Notte-.
Non voglio sembrare secca, ma il saluto non mi è uscito proprio amichevole. Evidentemente, la scorbuticità non si può controllare per troppo tempo. Be', con un po' di fortuna, Josh non mi avrà nemmeno prestato attenzione; - attento, la bava ti cola giù per il mento- dico in un soffio, allontanandomi alla chetichella e girando alla larga da un'ancheggiante Kellie, che incrocio mentre si avvicina a Josh.

Finalmente dentro casa, socchiudo la porta perchè non entrino mosche e zanzare e indugio qualche momento vicino alla finestra dell'ingresso, sbirciando fuori.
Posso vedere la silhouette a clessidra di Kellie saltellare da un piede all'altro, mentre lei agita le mani come a farsi aria e getta le braccia al collo di Josh.
Diavolo, spero per lei che non si sia messa a piangere di nuovo.
Sento Josh farle una domanda, e poi percepisco chiaramente la sua voce acuta rispondere - Oh, sì, son rimasta lì tutto il pomeriggio, ma giuro di non farlo più, se prometti di tornare a trovarci qui!-; la sua risatina acuta fa chiaramente intendere che persino lei si è resa conto di averla sparata grossa, e un po' mi sento in pena per lei, a pensare a come le deve battere il cuore, di fronte al suo attore preferito; a come debba essere difficile pensare a qualcosa di intelligente da dire. Poi però mi ricordo che lei si è potuta permettere un mese di affitto qui senza problemi, e che lo ha fatto solo per vedere Josh; cosa che io non potrei mai fare. E lei ha una casa a cui tornare, poi. Ha dei genitori che tengono a lei così tanto da spendere un patrimonio solo per permetterle di realizzare un sogno frivolo come quello di conquistare il suo uomo dei sogni. Ecco, forse è questo che mi fa male di più, che mi stringe la cassa toracica contro il cuore fino a farlo dolere: i miei genitori non hanno speso nemmeno cinque minuti per scrivere il mio nome su un foglio di carta, quando mi hanno abbandonata di fronte all'orfanotrofio.
Mi asciugo il naso sul bordo della maglietta e mi allontano dalla finestra in silenzio. Sì, lo so che fa schifo, ma non ho idea di quale sia lo scatolone in cui ho lasciato i fazzoletti, e la maglietta tanto deve essere lavata.

Passo un momento per la cucina a recuperare una scatola di biscotti e a spegnere la luce, e solo quando penso che avrei proprio voglia di un succo freddo mi torna in mente che il frigo è ancora rotto. Devo ricordarmi di chiamare un elettricista; magari sono fortunata ed è sexy. E si accorge che sono una ragazza. Magari, se Kellie non è in casa.
Sbuffo, imponendomi di scacciare quelle arpie di pensieri, e salgo in camera.
Non ho alcuna possibilità di prendere sonno, con la voce acuta di Kellie che trilla appena fuori dalla finestra, così decido di distrarmi. Lo scatolone dei libri caduti a terra la prima sera è aperto ai piedi del letto, e la copertina impolverata del primo volume della pila attira la mia attenzione, ricordandomi che mi ero ripromessa di pulirli. Vado in cerca del phon nella valigia, congratulandomi con me stessa per aver trovato un'occupazione così rumorosa da impedirmi di origliare la conversazione fuori, e mi metto a sparare aria calda sulle pagine dei libri, liberandole accuratamente dalla polvere rossa della strada.
Sono così impegnata nel mio lavoro di restauro, che per qualche momento non ricordo nemmeno che è stata quella sera che ho visto Josh per la prima volta. Probabilmente, se non fosse stato così gentile da aiutarmi, non lo avrei riconosciuto il giorno dopo mentre correva... e lui non sarebbe mai tornato a restituirmi l'ombrello.
E' triste pensare che, da oggi in poi, potrebbe tornare qui solo per Kellie.
Per un momento mi crogliolo nell'idea di uscire di casa e mettermi a disimpantanare la mia macchina dal giardino, giusto per aggiungere una fangosa nota romantica, ma poi sento la porta d'entrata chiudersi e Kellie sospirare in estasi.
C'è un po' di trambusto, mentre sposta una sedia, e la sento chiamare - Hutchy? Huuuutchy?-
Dio mio, non staranno mica giocando a nascondino in casa! Sto giusto andando a chiudere la porta della mia stanza, perchè a nessuno dei due venga in mente di venire a nascondersi qui, quando vedo spuntare un musetto bianco dalla soglia.
- Ciao Piccolo!- lo saluto, prendendolo in braccio e posandolo sul letto. - Mi tieni un po' di compagnia tu, stasera?- Piccolo Terrier si rovescia sulla schiena, non so se perchè sbilanciato dal peso del suo testone o se perchè vuole un po' di coccole, e mi sorride. Cioè, insomma, fa quella cosa che fanno i cani quando vogliono sembrare amichevoli.
Gli offro un biscotto, e lui se lo pappa di gusto, imbrattandomi la mano di cioccolato alla bava. Intanto, Kellie continua a chiamare - Hutchy? Huuutchy?-.
Mi trovo a pensare "Ma che gusto c'è, a giocare a nascondino, se poi uno esce quando lo chiami?", quando sento - Hutchy, cagnolino, dove sei?-.
Inorridisco. Hutchy? Spero non abbiano deciso di comune accordo di cambiargli il nome! Be', comunque l'accordo non sarebbe comune... Io non sono d'accordo!
- Vieni qui, P.T. - mormoro, indispettita, raggomitolandomi contro il cuscino, e lui zampetta sul letto fino ad accoccolarsi vicino a me.
E' strano addormentarsi con qualcosa di caldo e vivo vicino, ve lo assicuro. Fa sentire... protetti; vale persino la pena di sentirlo russare.

***

Il mattino dopo, i polletti Hutcherson tornano all'attacco, bombardando il mio Regno dei Sogni. Apro gli occhi, e trovo il naso umido di Piccolo Terrier a pochi centimetri dal mio viso: il cagnolino è già in piedi, pronto all'attacco.
- Oh, almeno se finisci a casa di Josh puoi togliere di mezzo quei pennuti- dico, incoraggiante, in risposta ad un suo guaito;- mi raccomando, mangiali tutti!-.
Scendo le scale stropicciandomi gli occhi, seguita a ruota dallo scricciolo bianco, e mi chiedo se stia seguendo proprio me, o se sia semplicemente attratto dalla confezione di biscotti che sto riportando al piano di sotto.

Quando arrivo nella nostra sala da pranzo, che poi sarebbe anche il salotto, e pure l'entrata, trovo Kellie con la testa tra le mani, appoggiata al grande
tavolo rotondo. Subito mi preoccupo che sia così prostrata perchè crede di essersi persa il cane che appena ieri sera aveva regalato a Josh, e mi sento
un po' in colpa per non averla avvertita che era con me, così mi siedo di fronte a lei e mi schiarisco la voce. Lei non sembra sentire: non si muove,
non parla. Mi allungo sul tavolo, fino ad appoggiarmi sulle braccia che ci ho incrociato sopra, e le fisso la nuca per qualche istante.
-Kellie?- mormoro, iniziando a preoccuparmi: non avrà mica deciso di fare harakiri col coltello del burro perchè non trovava più il suo Hutchy?
Rimango in silenzio un momento, e mi chiedo se avrò mai il coraggio di controllare che non sanguini da nessuna parte; per fortuna, P.T. pensa bene di
distrarmi da quei cupi pensieri abbaiando. Quel suo sbuffo asmatico mi strappa una risata e, a quanto pare, strappa anche Kellie dal mondo dei sogni.
- Ah!- Blondie si alza di scatto, e io faccio un salto indietro con un urlo, rischiando di cadere dalla sedia per la sorpresa: Che. Orrore!
Kellie ha la faccia coperta da una strana sostanza verdastra e a grumi che potrebbe benissimo essere il fango del nostro giardino, per quel che ne so,
e l'espressione di chi si sveglia senza essersi accorto di aver preso sonno.
- Ma cosa ci facevi, qui, a dormire?- domando con voce acuta, cercando di deglutire il cuore che mi è balzato in gola, per rispedirlo alla sua collocazione originaria.
- Mi sono svegliata presto per farmi la maschera - spiega Kellie, come se svegliarsi all'alba per impiastricciarsi la faccia fosse una cosa normalissima; - poi ho messo su il caffè, mi sono appoggiata un attimo al tavolo mentre aspettavo che si scaldasse e... eh... eeeeehyawn- termina con uno sbadiglio molto poco grazioso.
Il mio sguardo corre subito alla caffettiera sul fornello, che effettivamente sta schiumando, e mi affretto ad alzarmi per andare a spegnere il fuoco.
Cerco disperatamente di farmi venire in mente qualcosa di cui parlare per non farle venire in mente l'Elogio a Josh Hutcherson che sicuramente si sarà preparata, ma lei mi precede e annuncia - Sai, Josh è proprio simpatico! E' un po' meno di classe di quanto immaginavo, ma è comunque uno strafigo!-.
Grugnisco, come a non darle torto, ma in realtà mi sto chiedendo se a rovinare la classe di Josh siano state le macchie di fango o il suo modo di fare alla mano; forse, piuttosto che più "di classe", Kellie si immaginava Josh più presuntuoso. E' straordinario pensare a come sia rimasto normale, considerati tutti i film a cui ha partecipato con successo. Quando l'ho conosciuto, se qualcuno mi avesse detto che lui era un attore famoso, gli avrei sentito la fronte per controllare se stava delirando per la febbre.
- Ma, raccontami, l'hai incontrato ieri? Dov'era?- domanda, curiosa, e vedo i suoi occhi accendersi; mi riesce difficile non immaginarla correre in camera appena ottenuta l'informazione, ad aggiungere una puntina rossa su una cartina appesa dietro la porta e intitolata "Dove braccare Josh Hutcherson", perciò improvviso -Oh, l'ho trovato per strada andando a fare una passeggiata... Gli si era impantanata la bici e l'ho aiutato a tirarla fuori dal fango, così mi ha offerto un panino per ringraziarmi-.
Oh, sì, gente: un effetto collaterale di voler inventare storie per professione è che vi riuscirà incredibilmente facile inventare bugie.
Kellie sembra aver perso ogni interesse, dopo aver intercettato i sottintesi della mia frase, e cioè che non ho mai incontrato Josh prima; - Sai,- inizia a parlare con aria sognante - ha detto che oggi torna a prendersi Hutchy, per questo mi sto preparando; non ha avvertito a che ora sarebbe arrivato, però, quindi ho iniziato presto -.
Sul viso le aleggia un sorriso così genuino e felice, che non posso fare a meno di sentirmi contenta per lei; al contrario, mi brucia ancora un po' il modo in cui si è comportato Josh, così decido di prendere due, anzi, tre piccioni con una fava: ingraziarmi un po' Kellie, togliermela di torno per qualche oretta e prendermi una piccola vendetta su Josh...
- Si è anche inchinato per presentarsi, ti rendi conto?- sta cinguettando lei, sorseggiando il caffè che ho portato a tavola, quando la interrompo: - Sai, ieri Josh mi ha detto che abita in fondo alla strada, di là - e accenno con una mano a destra - potresti andare tu da lui a riportargli P.T., cioè, Hutchy... Sai che sorpresa?!-
mi mordo il labbro per non sghignazzare, mentre Kellie si mette a strillare per l'eccitazione e corre di sopra, urlando che spera di avere ancora ciglia finte da mettersi.
Ciglia finte?
Oh, non guardatemi così, non sto cercando di sviare il discorso; sono davvero stupita!
Lo so, sono una carogna.

***

Kellie è sgommata via qualche secondo fa e, grazie al cielo, nel tempo che ha impiegato a togliersi quella sottospecie di concime dalla faccia, a truccarsi, pettinarsi, trovare le ciglia e, soprattutto, scovare nell'armadio qualcosa di casual-ma-elegante (parole sue), io son riuscita a guidare la mia amatissima Fiat 130 fuori dal fango e fino alla sua piazzola in modo da essere sicura che Kellie non la speronasse col pickup facendo manovra  e a darle una ripulita.
Ora che la doccia è libera, però, decido di darmi una sistemata anche io; ieri sera mi sono lavata molto alla buona, e temo che le alghe che si erano incastrate tra i miei capelli giù al fiume ormai siano proliferate sulla mia cute fino a diventare una piantagione. Fortunatamente, non ho bisogno di zappe e trattori per eliminare le schifezze di campagna dal mio cuoio capelluto e in breve tempo, profumata e soddisfatta, esco dalla doccia e mi rivesto. anche se sono costretta a tenere in testa l'asciugamano, se non voglio trasformare la mia camera in un acquitrino peggiore di quello che abbiamo in giardino.
Esco dal bagno saltellando da una mattonella all'altra in cerca delle chiazze di asciutto ancora presenti sul pavimento, e quasi inciampo in un coso bianco.
Sto per imprecare contro Kellie, che lascia sempre le sue cose in giro, ma, quando quel coso abbaia, mi rendo conto che è P.T. e scoppio a ridere: possibile che Blondie si sia dimenticata a casa proprio il cagnolino che voleva usare come scusa per andare a trovare Josh? Mi chiedo cosa si inventerà, adesso... Però sono contenta di avere ancora Piccolo Terrier in giro per casa.
- Ciao, botolo - lo saluto, prendendolo in braccio; lui però sta tutto rigido e continua a puntare la finestra della mia camera col muso.
Chissà cos'ha.
mi chiedo se abbia visto un uccellino e abbia intenzione di sbranarlo, o fare simili cose da mastino e, dato che continua ad abbaiare, mi avvicino al vetro, curiosa.
- Vedi, non c'è niente: l'uccellino è volato via- gli spiego, alzandolo perchè possa controllare anche lui, ma devo fare un salto indietro per la sorpresa: altro che uccellini, lì che un tizio appeso alla tettoia che sta sotto la mia finestra! P.T. rimane in silenzio, come a dimostrare la sua soverchiante saggezza, e io striscio per terra fino alla finestra, per sbirciare fuori di nuovo.
Chi diavolo sarà quel tipo? Un pervertito? Un paparazzo che ha confuso la mia casa con quella di Josh?
Una testa spunta oltre la grondaia, e non potrei mai non riconoscere quel naso lentigginoso.
- Josh, ma che diavolo ci fai qui?- esclamo, aprendo all'istante la finestra; starà mica scappando da Kellie?
- Io... uhm, che ne dici se prima mi aiuti a salire e poi ti spiego?- farfuglia, cercando di arrampicarsi su per i coppi sconnessi con i gomiti, mentre sento le sue scarpe raschiare sulle travi sottostanti.
- Ma certo-. Perplessa, scavalco la finestra, sperando che a P.T., che mi guarda curioso, non venga in mente di seguirmi, e scendo appoggiandomi cauta alle tegole annerite della tettoia. Purtroppo, visto che io sono io, finisco per scivolare sull'ultimo tratto e tirargli una piedata in faccia (giuro, è stato un incidente, non è perchè mi ha offesa!), ma Josh ha i riflessi abbastanza buoni da non mollare la presa sulla grondaia, così mi basta recuperare un po' di equilibrio per riuscire a tirarlo sulla tettoia.
- Di', cosa pensavi di fare? Ti ha mai detto nessuno che esistono le porte e, uh, i campanelli?-
- Cercavo di arrampicarmi, ovviamente, e ti ricordo che l'ultima volta che ho provato a suonare il campanello di casa mi hai trascinato via come un tornado perchè non volevi svegliassi la tua coinquilina- mi fa notare, sorridendo; poi aggiunge - ho provato a tirare dei sassolini contro il vetro, ma non rispondeva nessuno...!-.
Ed ecco spiegato lo sguardo fisso di Piccolo Terrier.
- Non rispondeva nessuno perchè io ero in bagno- dico, sulla difensiva, e sento il bisogno di precisare - a lavarmi i capelli. Comunque, se cerchi Kellie hai sbagliato la stanza: alla sua puoi arrivare saltando sul tetto della veranda, Spiderman-. Mi trovo a incrociare le braccia al petto, risentita, ma prima che possa dire a Josh che, tra l'altro, Kellie non è nemmeno in casa perchè è diretta verso il suo palazzo, lui si affretta a dire - Non sono qui per lei-.
Ammutolisco un istante, sorpresa, e le sue parole gli guadagnano il permesso di continuare il discorso.
Josh si passa una mano tra i capelli, a disagio, cammina avanti e indietro un momento, come se volesse sedersi sul letto, ma poi cambiasse idea, poi decide di appoggiarsi al comò e inizia -Ci ho messo un po', ieri sera, dopo che eri andata via, a capire cos'avevo combinato; mi chiedevo perchè fossi scappata dentro così bruscamente, e solo stamattina ho realizzato...-
Apro la bocca con un cipiglio offeso in volto, per protestare e dire che io non sono scappata dentro, ma poi Josh termina la frase con un sospiro: - ho realizzato che sono proprio un idiota-.
Si sfila un mazzolino di papaveri (miracolosamente sopravvissuto alla scalata del tetto) da due passanti della cintura, e me lo porge.
- Mi puoi perdonare?- domanda, socchiudendo un po' gli occhi, come se fosse davvero preoccupato che possa rispondergli di no. Evito di rispondere e lo prendo in giro, guardando i papaveri da più angolazioni: - Uh-hu, fiori di campo? Non ti farai perdonare senza spendere un po' di soldi!-.
Lui spalanca la bocca e sgrana gli occhi, come se gli fosse piovuto il cielo addosso -Ma non...?- inizia, sorpreso, e allora gli tiro un pugnetto alla spalla e lo tranquillizzo - Ma sì, sì, ti sei ricordato bene...!-; lo vedo dissimulare un sospiro di sollievo, e nascondo una risata sprofondando il naso nel piccolo mazzo di fiori rossi. Proprio ieri gli avevo detto che i papaveri sono i miei fiori preferiti, raccogliendone uno al volo mentre costeggiavamo un campo in bicicletta, di ritorno dal fiume; ricordo di aver detto che mi piacevano perchè erano fiori così disprezzati, considerati "erbacce" nonostante la loro bellezza e che, nonostante di solito le erbacce fossero resistenti, a me i papaveri sembravano così delicati, visto come perdevano facilmente i loro petali... Insomma, i soliti sproloqui da scrittrice ispirata, e non pensavo mi stesse davvero prestando attenzione.
- Ma certo che ti perdono- esclamo, gettandogli le braccia al collo, visto che lui sembra essere ancora in attesa di una risposta certa, e, da sopra la sua spalla, vedo una nuvola di petali rossi cadere dal mazzo che tengo in mano e coprire il parquet della camera. Come non detto.





Heilà a tutti :)! Qui avete conosciuto la parte più mugugnona di Grace, ma non penso dovrete sorbirvela di nuovo... almeno, lo spero per voi >:D!
Ringrazio tutte le persone che seguono la storia, quelle che l'hanno messa tra i preferiti (<3) e, ovviamente, quelle che la recensiscono! In particolare, grazie a Elì, _Debby_ e Vegasgirl_1D :D!
Uhm... Cos'altro? Ah, sì, ho imparato a mettere le immagini all'interno del capitolo :DD
E quindi quest'obbrobrio che vi disturba la vista sarebbe la disposizione delle stanze al piano terra, giusto per aiutarvi a immaginare meglio le situazioni :3
gh
Per il resto, la casa da fuori sarebbe all'incirca così , solo senza il blocco a sinistra (lì c'è la tettoia u_u)
bbl



Bacioni,
Liz 

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Capitolo 12
*** E questo è il risultato. ***


Solo un compleanno era importante, al Grace of God: quello del bambin Gesù.
Solo a Natale ricevevamo dei regali. Ognuno di noi scriveva una letterina al Bambin Gesù ( mai le suore avrebbero alimentato la profana credenza di Babbo Natale!) chiedendo qualcosa  di economico, oppure un regalo più costoso che avrebbe dovuto bastargli anche per il Natale seguente. Io, per conto mio, preferivo un regalo piccolo, in modo da aver qualcosa di speciale per cui attendere ogni anno per 12 mesi, dato che di certo quell'attesa non era dedicata alla comparsa di una coppia di magici genitori adottivi.
Quell'anno, avevo chiesto al Bambin Gesù (alle suore, insomma; ero già abbastanza cresciuta per sapere che c'erano loro dietro ai regali) un quaderno e qualche penna per poter appuntare le frasi che più mi piacevano dei libri che Mary Margaret mi consigliava, o le cose bizzarre ma sagge che ogni tanto mi diceva lei, oppure i pensieri che a volte mi affollavano la testa.
Quando, sotto il grosso albero di Natale spelacchiato che avevamo decorato tutti assieme appendendo disegni di candele, trovai il pacco col mio nome, rimasi sorpresa dalla sua rigidezza; che fosse uno di quei meravigliosi quaderni rilegati con una copertina rigida? Eccitata, strappai la carta, e quello che vidi mi lasciò perplessa: a meno che non mi sbagliassi di grosso, quello era... un libro?
"Un ponte per Terabithia".
Che avessero sbagliato il nome sul regalo? Che il mio quaderno giacesse ancora in mezzo al mucchio di regali?
Iniziai a sfogliare curiosamente il libro, e sulla prima pagina bianca, quella su cui Mary Margaret mi aveva spiegato che si scrivevano le dediche, ne trovai una.


A Grace,
E' giunto il momento che tu possieda un libro, 
ed il primo che voglio tu legga 
sapendo di poterlo sempre avere al tuo fianco 
è questo, perchè ti ricordi di chiudere gli occhi, 
quando vuoi sognare, ma di tenere la tua mente 
sempre ben aperta.
So che volevi un quaderno, ma puoi utilizzare
 le pagine bianche alla fine del libro, finchè non ti scovo 
qualche vecchio quadernone.
Con amore, Mary Margaret.
Buon Natale.


Ricordo che lo strinsi forte al petto, e poi corsi subito in dormitorio a leggerlo.
Ricordo anche di esser corsa da  Mary Margaret in lacrime, non appena lo finii, e di averle chiesto perchè mai avesse voluto regalarmi un libro che facesse così male al cuore.
"E' perchè sono i libri migliori,  quelli che fanno piangere; sono i libri che ti rimangono dentro per sempre" mi rispose, paziente, e adesso so che aveva ragione.
Quella fu la prima frase che scrissi sulle pagine bianche alla fine del libro.

Mary Margaret mi diede molti altri consigli sui libri, sulla scrittura e sulle persone; ne discutevamo durante i lunghi pomeriggi passati insieme a commentare libri e a mangiare biscotti per diabetici. Fu una sorta di mentore, per me.
Avevo diciassetti anni, quando il diabete se la portò via e, quando divenni maggiorenne, non avevo più niente che mi legasse al Grace of God: i bambini con i quali ero cresciuta erano stati adottati o stavano cercando il proprio posto nel mondo del lavoro, e ormai sentivo un po' distanti le suore, dopo aver preferito la compagnia di Mary Margaret alla loro per anni.
Decisi così di non gravare ulteriormente sulle spalle dell'istituto (forse incentivata dall'avvertimento di una suora in merito al "casuale" ritorno di Shana e Patrick all'orfanotrofio per offrirmi una casa ora che ero maggiorenne e l'orfanorofio non poteva più farlo) e mi trasferii in un minuscolo monolocale grazie ai soldi che avevo pazientemente messo da parte dopo anni di lavoretti occasionali. In quel periodo, lavoravo in una libreria in paese in cui mi aveva trovato posto Mary Margaret quando ancora non era costretta a letto, mettendosi in contatto con una sua vecchia amica estremamente bisognosa di un aiuto di giovane età nel suo negozio.
Mary Margare, comunque, non mi donò solo una pesenza materna per metà della mia vita ed un'indipendenza economica che non  molti orfani hanno la fortuna di avere alla mia età, ma sorpattutto la sua incrollabile fiducia nelle mie capacità e il suo sostegno nell'imparare a credere che ogni sogno può avverarsi.
Il mio sogno era scrivere, e lei ascoltò fiduciosa ogni mia idea, consigliandomi, ma, soprattutto, leggendo.
Quando ormai stava così male che anche il tener un libro in mano per lei era troppo difficoltoso, mi chiese se potevo leggerle qualcosa ad alta voce. Non volle, però, ascoltare "Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban", il libro preferito di entrambe; disse che voleva sentire qualcosa di nuovo, per il poco tempo che le rimaneva: voleva sentire qualcosa di mio. Mi impegnai allora a portare ogni giorno qualche foglio da leggerle, anche a costo di scrivere fino a notte fonda il giorno prima, pur di avere qualcosa da portarle che potesse distrarla dalla sua malattia.

Anche dopo che mi ebbe lasciata, per tutto il tempo che trascorsi a Londra, ogni volta che non ero sicura a proposito di quello che scrivevo, tornavo con un mazzolino di fiori al cimitero e, rannicchiata contro la sua lapide di marmo verde, leggevo ad alta voce perchè anche lei potesse sentire, ovunque si trovasse, e consigliarmi; e ogni tanto scoppiavo a piangere, dicendomi che stavo perdendo la mia sanità mentale, imponendomi di non tornare più lì, per poi arrendermi qualche giorno dopo e tornare singhiozzante ad abbracciare la lapide, rimanendo poi per ore a  scribacchiare intirizzita su un taccuino, la schiena premuta contro il familiare conforto della pietra fredda.
Solo dopo che ebbi portato a termine a termine la maturità a scuola e che una multinazionale ebbe acquistato la vecchia libreria in cui lavoravo, sottraendomi l'ultimo ricordo di Mary Margaret, tornai al cimitero un'ultima volta con un grosso mazzo di fiori finti, li fissai bene alla sua lapide e promisi che, quando fossi riuscita a pubblicare il mio libro, sarei tornata a cambiarle i fiori, a portarle un enorme mazzo di fiori veri.
Poi partii per l'America, un sogno che avevo da anni, e qui inizia la storia come la conoscete voi.
Ecco, pensavo solo che doveste sapere con chi avevate a che fare.




Haloa! Ecco la seconda (e ultima) parte della storia personale di Grace :) Spero che questo ve la faccia sentire un po' più vera e vicina; in ogni caso, ditemi cosa ne pensate, e vi ririripeto che anche le critiche sono gradite :]!
Grazie a tutte le persone che seguono e recensiscono la storia: dire che mi motivate a scrivere è poco <3!
Ultima cosa: se vi piace Harry Potter, ho iniziato una storia ambientata nel suo fandom e, se volete leggerla, la trovate nel mio profilo :)
AH! Ultimissima cosa: ho aggiunto delle illustrazioni ai capitoli 4, 9 e 10, se avete voglia di "visualizzare" meglio le situazioni, o vedere se la Grace che immagino io assomiglia alla vostra, o... be', se siete curiosi/e xD!
Bacionissimi!
Liz

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Capitolo 13
*** Lo scarabocchio. ***


PonteperTerabithia
- Sai, quasi mi dispiace di averti mandato a casa Kellie - borbotto sovrappensiero, la voce soffocata dalla sua maglietta.
- Cosa? - si irrigidisce lui.
Mierd, dovrei davvero chiamare un elettricista perché venga a controllare le connessioni tra la mia bocca e il cervello, oltre che per il frigo. Forse dovrei chiedergli di allentarle un po', giusto perché abbia il tempo di fermarmi prima di parlare, se sento che sto per sparare qualcosa di stupido.
- E'... eh... era tanto ansiosa di restituirti P.T...-
- Ma se lui è ancora qui!-
- A quanto pare era troppo ansiosa- replico, cercando di trattenere un sorriso; - Accidenti, Joshu-a, è questo l'effetto che fai alle donne?-
- Non lo so, dimmelo tu- replica lui con aria furba.
Oh, bravo Josh: ha imparato che anche io sono una ragazza! Gli do un pugnetto sulla spalla per complimentarmi, poi dico - Mah, non lo so... forse io sono immune. Sono l'unico essere sulla terra in grado di resistere al tuo potere e sono destinata a sconfiggerti, mhuahahahahahah!-
Lui mi guarda, affascinato, come se avesse una fanatica religiosa in estasi di fronte, e non la sua amica che cerca di fare una battuta. - Ricordati che il bene non vince sempre - mi ammonisce poi, agitandomi un dito davanti alla faccia; - L'amore sì, però! - sbotto io, in risposta.
- E questo cosa c'entra? - domanda lui, sorpreso.
In realtà, sono ben consapevole del fatto che non c'entri niente, ma voglio averla vinta in questo discorso, quindi continuo ad arrampicarmi sugli specchi: - C'entra che sedurrò un bel cavaliere e lo farò combattere al posto mio contro di te - ribatto con aria saputa, incrociando le braccia al petto e inclinandomi all'indietro con fare da Gandalf per appoggiarmi al muro... che però è qualche centimetro più in là di quanto ricordassi, per cui mi trovo a incespicare e a battere la testa sulla parete.
Ouch.
Improvvisamente mi viene in mente una cosa. Anzi, in realtà sono due.
Mi illumino, come se mi si fosse accesa una lampadina in testa, ed esclamo - Tu sei un uomo, quindi dovresti saper aggiustare le cose, giusto? - forse può ripararlo lui, il frigo!
Josh assume un'aria spaesata e si tormenta il lobo dell'orecchio. - Sai, non è una cosa così automatica... - inizia, ma lo interrompo subito; - Neanche il fatto che le donne cucinino, ma io a casa tua l'ho fatto -.
- Ha preparato tutto Connor! -
- Sì, ma io ero pronta a farlo, comunque!- mi impunto, nonostante le sue risate.
- Dai, mostrami cosa dovrei aggiustare- capitola lui alla fine, non potendo resistere alla sfida che ho lanciato alla sua virilità.
- Bene - gongolo, mentre gli faccio strada in corridoio - mi sa che dovrò indicarti la via, dato che hai pensato bene di entrare dalla finestra-.
Oh, nota per me: devo prepararmi un sacco di battute su questa cosa della finestra, in modo da poterle tirare fuori in ogni occasione!

***

- Ecco fatto. E' stata dura, ma ce l'ho fatta - annuncia Josh, alzandosi in piedi. In realtà, ha solo dovuto cercare il bottone di accensione sul retro del frigo e schiacciarlo, in modo da rimettere l'elettrodomestico in funzione.
- Non fare tanto il saputello: se non avessi avuto un frigorifero uguale neanche tu avresti pensato al pulsante sul retro! - mi stizzisco.
- Oh, quindi quella non è per farmi una foto di commemorazione da mettere su un giornale per l'aiuto alla società? - domanda lui, fingendosi sorpreso ed indicando con un dito la macchina fotografica che ho appoggiato sul bancone. Scuoto la testa, prendendola in mano, poi mi lascio scappare un sorriso: - Non vorrai mica che mi lasci sfuggire una simile occasione? Insomma, una foto con Joshu-a-superfigo-multioscar-Hutcherson?-. Lui finge di darmi uno scappellotto, e io mi chino proteggendomi la testa e ridendo. - Non ti chiederò di firmarla, così non dovrai far brutta figura dimostrando di non saper scrivere, ok?- sghignazzo, combattendo strenuamente per mantenere il possesso della mia fotocamera. Purtroppo, tutte quelle ore che Josh passa a fare capriole e flessioni sembrano dare i loro risultati, perchè mi sopraffà in pochi attimi, nonostante io cerchi di difendermi ricorrendo al solletico.
- Aha!- esclama, vittorioso, accecandomi con un flash a distanza ravvicinata; - ritira tutto quello che hai detto!-.
Mi rifiuto di farlo, a meno che lui non mi dimostri di saper scrivere, e lui mi abbaglia di nuovo con il flash, poi mi lancia in mano la macchinetta -tutte manovre per distrarmi, mascalzone!- e corre in salotto, quasi inciampando in P.T. che, da bravo, è venuto a difendermi. Mi fermo qualche istante ad accarezzarlo, e mi accorgo solo troppo tardi che Josh si è messo a frugare nel mio zainetto.
- Fermo, fellone, che diamine stai facendo?!- salto subito su, correndogli dietro e cercando di immobilizzarlo.
- Sono... praticamente... certo... che qui debba esserci una penna!- borbotta lui, tenendomi distante con un braccio come un giocatore di pallacanestro che cerca di tenere a distanza l'avversario che lo marca.
Oh, e così Josh è un osservatore. Ha riconosciuto lo zaino che avevo quando mi ha trovata sotto l'albero a scrivere e si ricorda dell'astuccio... Cavolo, e in quell'astuccio c'è anche un pennarello indelebile, che in quel momento Josh mi sfodera davanti agli occhi. -Uh-oh...- non faccio in tempo ad allontanarmi, che lui usa contro di me la tattica del solletico, costringendomi a rannicchiarmi su me stessa per difendere le parti deboli e, rapido, quando mi accuccio a terra, mi impiastriccia il piccolo pezzo di schiena lasciato scoperto dalla maglietta.
- Disgraziato, cosa stai facendo? - salto su, sequestrandogli il pennarello mentre lui è intento a ridersela, soddisfatto delle sue marachelle; - Niente - risponde - ho fatto in tempo solo a farti uno scarabocchio!-.
Decido di fidarmi, anche perché non ha avuto molto tempo, e lo prendo per il gomito, trascinandolo fino al divano, poi gli ordino - Giù, a cuccia!-.
Lui mi guarda, senza smettere di  sorridere, e alza un sopracciglio. - Oh, come vuoi. Aspettami qui - mi arrendo.
A volte vorrei essere una donna grande e grossa, per potermi sedere sui maschi che mostrano sempre di essere "i più forti" e dimostrare loro che non è vero.
Mi dirigo in cucina, recupero la macchinetta, poi torno da Josh, che si è messo a sedere, e mi butto di fianco a lui.
- Pronto? Uno, due, tre, e poi dici "Emmenthal"!-
-Emmenthal?-
- Il formaggio! Cheeese...?-
Lui sbuffa, cercando di non mostrarsi divertito,  e borbotta - Vediamo solo di sbrigarci!-
- Sarà un attimo, non sentirai niente- assicuro, sentendomi un po' come un dentista malefico. Sto per premere il pulsante, con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, ma poi mi giro a guardare Josh e abbasso la macchinetta.
- E quello?!- domando io, in tono da suocera.
- Quello cosa?- lui sembra davvero non capire cosa c'è che non va, quindi mi dico che dev'essere una deformazione professionale, o qualcosa del genere.
- Quella specie di sorriso da copertina di People! Andiamo, non devi arrapare nessuno, qui!- sbotto.
Insomma, non pretendo di essere una fotografa professionista: non amo passare il tempo a fotografare, applicare effetti speciali ed incorniciare le mie opere, o metterle sui social network, né a mostrarle alle persone.
Chiamatemi pure egoista, ma di solito io le foto le faccio per me. Fotografo solo le cose a cui tengo davvero, quelle che voglio ricordare per tutta la vita, e penso che Josh sia una di quelle, perché ogni giorno che passa mi rendo conto di quanto mi diverta a stare con lui, di quanto inizi a volergli bene. Di quanto voglia averlo come amico per sempre.
Ora, se devo avere una foto di lui che mi duri per tutta la vita, voglio che ritragga davvero quello che lui è, quello che vedo in lui ogni volta che non pensa a ciò che fa e si comporta come se fosse ancora un bambino.
- Voglio che ti si veda quella luce che hai negli occhi quando sorridi e non pensi a niente e sembri davvero felice!- cerco di spiegargli, sconfortata.
Lui sembra sorpreso, poi commenta - Pensavo tu credessi che io non pensi mai a niente! O che non pensi proprio-.
- E' diverso - replico, senza smentirlo; poi scrollo le spalle. - Vorrà dire che porterò sempre in giro la macchina fotografica e ti beccherò quando meno te l'aspetti- dico, minacciosa, poi mi alzo e propongo - Hai voglia di venire a fare la spesa? Dobbiamo battezzare il frigo -.
- Ma certo - si alza, baldanzoso, poi canticchia - Vedi di non dimenticare il portafoglio, perché io non pago-.
Lo guardo, truce, sperando sappia bene che io non sono il genere di persona che fa queste cose, ma lui ride e spiega - Davvero, non ho un soldo dietro!-.
- Oh, non li avrai spesi tutti per i papaveri? - lo prendo in giro, frugando nello zainetto per controllare che il portafoglio sia ancora lì.
- Mi sono ridotto in miseria! - sospira Josh, sorridendo al vedere quel che rimane del suo mazzo in un bicchiere a collo alto sbreccato che ho trovato per pura fortuna in fondo alla credenza: ho deciso di infilare nel bicchiere anche i petali che sono caduti a terra quando l'ho abbracciato, così adesso l'acqua sembra di un bel colore rosso anche lei. Se avessi un po' più esperienza in fatto di arredamento, potrei dire che quei fiori danno un aspetto chic all'ambiente, ma mi limiterò a dire che mi fanno sorridere ogni volta che li guardo.
- Andiamo in macchina? - chiedo, finendo per incastrarmi con le braccia nelle bretelle dello zaino mentre cerco di infilarle. Josh mi sbroglia con calma e mi dà una mano a metterle nella maniera giusta. Quando mi ricompare davanti, vedo che trattiene un sorrisetto, e non capisco perchè, visto che lo zaino è a posto. Oh, magari sto solo diventando troppo sospettosa.
Penso un secondo che dovrei avvertire Kellie, magari telefonarle e dirle che Josh è con me e che ha dimenticato P.T. e che noi andiamo a fare un giro.
Poi realizzo che non ho mai pensato di chiederle il numero di telefono. Cosa idiota, perchè la prima cosa che due coinquiline dovrebbero fare è proprio scambiarsi i numeri in caso di emergenza, ma temo di aver continuato a sperare fino a questo momento che se ne sarebbe andata entro breve.
Quando usciamo, il sole è rovente sui nostri colli, e dobbiamo lasciare le portiere della fiat aperte per un po', in modo da disperdere il calore che si è accumulato all'interno. Quando, finalmente, montiamo in posizione e provo a mettere in moto, mi accorgo che c'è qualcosa che non va: il contatore segna che ho finito la benzina.
- Ma come, avevo ancora metà serbatoio pieno - sbotto, sorpresa. Scendo in fretta dalla macchina e mi affretto a controllare il serbatoio, in cerca di perdite.
Niente, non c'è niente.
- Ehm... Grace?-
Josh mi si avvicina, stringendo in mano un foglietto che mi agita davanti al naso: - Era sul parabrezza, è di Kellie-.
Un brivido freddo mi corre lungo la schiena.
- Dice "ciao, coinquilina, ho dovuto fregarti - questo l'ha messo tra virgolette - la benzina perché io ero senza e... Emergenza Josh, capisci? Hihihihi-.
Mi guarda un momento di sottecchi. Sono sicura di essere sbiancata, ma non devo sembrare troppo inquietante; in fondo, sto facendo di tutto per trattenere il tic nervoso all'occhio.
- L' "hihihihi" era suo, non mio, per intendersi- ci tiene a precisare lui.
Espiro lentamente, come mi pare di aver letto che si fa durante yoga, o quelle cose che aiutano a trovare il proprio centro spirituale, poi azzardo - E tu... con cosa sei venuto fin qui?-
Josh esita un istante, poi sorride - il tipico sorriso di uno scavezzacollo - e risponde - In skate. Vuoi fare un giro? -




Riciao a tutti :)! L'unica cosa che ho da dire è: siete pronti per una nuova spericolata avventura dei due intrepidi Scemo e Più scema *@*?
Ringrazio un sacco tutti quelli che hanno la pazienza di seguire questa storia e il cuore di commentarla: grazie mille, un abbraccione!
Liz <3

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Capitolo 14
*** Skate-addicted! ***


Faccio un profondo respiro, mentre cerco di mettermi in equilibrio sullo skate-board di legno; che diavolo, nessuno dice mai che traballano da morire!
- Ok, adesso io monto dietro e spingo. Tu devi solo rimanere ferma e in equilibrio, ok? Come... come quando mi hai fatto da parabrezza in bici-.
Cerco di non ricordare che siamo quasi finiti nel fiume con la bici, andando in giro a quel modo, e annuisco più volte.
- Tranquilla, l'ho già fatto una volta- cerca di calmarmi lui, forse sentendo il cuore che mi scorrazza tra una costola e l'altra come un detenuto impazzito che scuote le sbarre della sua cella, dato che ha le mani posate sulle mie spalle per aiutarmi a stare in equilibrio.
- Con Connor...?- azzardo, non riuscendo ad immaginarmeli in una situazione così da "Titanic".
- In un film- ride lui; - Ti pare che normalmente mi sarei messo a provare una cosa del genere?-
Rimango in silenzio, perchè è esattamente quello che penso, e lui probabilmente crede sia ammutolita per la tensione, quindi dice - Pronta? Prima prendiamo il ritmo, prima ti passa la paura; vedrai, è divertente-.
Non ne dubito, solo che vorrei tanto delle ginocchiere e un caschetto.
- Via!- Josh spinge lo skate avanti con un piede, e io mi inclino subito in avanti, sbilanciata, con un'esclamazione soffocata.
E se andassimo a piedi?
- Aspetta...- Josh esita un momento, poi mi toglie le mani dalle spalle e me le posa con cautela sui fianchi. - In realtà, nel film facevamo così: aiuta di più con l'equilibrio-. Sento il suo sguardo sulla nuca, e sono grata che non possa vedermi in faccia. Credo di essere violacea.
Capitemi, non sono tipo da contatto fisico: potrei arrossire persino per una stretta di mano!
- Ok, andiamo- annuisco, e riproviamo l'impresa.
Sento Josh andare su e giù, ogni volta che dà una spinta col piede e poi torna sulla tavola. Per i primi minuti sono troppo concentrata a tenermi in equilibrio e a trattenermi dal tossire per la grossa nuvola di polvere rossa che alziamo passando sulla strada, ma poi inizio a godermi la velocità. Non passano macchine, quindi possiamo stare al centro della strada, che ha meno crepe e meno polvere e quindi ci permette di accelerare. Chiudo un momento gli occhi, azzardandomi ad inspirare profondamente col naso nella speranza che non mi entri troppa polvere nelle narici, e potrei davvero spalancare le braccia come un aereo, in un'imitazione moderna e meno spettacolare della scena di Titanic, non fosse che sono terrorizzata dal far cadere tutti e due, adesso che abbiamo finalmente preso il ritmo. Solo nel momento in cui mi accorgo di non poter spalancare le braccia, mi rendo conto che non so cosa farmene. Non posso mettermi le mani in tasca! E nemmeno nei capelli, nonostante la frustrazione...
Istintivamente, le metto sopra quelle di Josh, che stringo un pochino come a dire "Tu tieni me, io tengo te".
- Pronta per la discesa?- sento la sua voce soffocata venire da dietro di me. Cosa? La discesa? Diavolo, perchè dimentico sempre le cose fondamentali?!
Non faccio in tempo a proporre di farcela a piedi, che Josh tira su tutti e due i piedi sulla tavola e si china un pochino, facendo abbassare anche me; entrambi, istintivamente, allarghiamo un po' le gambe, per essere più stabili durante la discesa, e in qualche secondo mi trovo ad urlare esaltata dalla velocità come una mucca che indossa i pattini per la prima volta in vita sua.

- Oh. Mio. Dio!- esclamo, senza fiato, quando riusciamo a frenare lo skate-board davanti al supermercato. Ho la voce roca, non so se per l'aria o per l'enorme quantità di moscerini che devo aver mangiato, e Josh non riesce a smettere di ridere. Ecco l'espressione di cui parlavo prima per la foto! Oh, come vorrei avere la macchina fotografica adesso: i suoi occhi sono più accesi che mai, i capelli arruffati all'indietro dalla velocità e le guance arrossate dall'adrenalina e dal vento. Ma ce la farò, a fotografare il suo sorriso, prima o poi. E' una promessa.
Josh mi tiene aperta la porta del supermercato (no, scherzo, son quelle che si aprono da sole!), e subito ci infiliamo nel reparto frigo per riprenderci dal caldo che c'è all'esterno. Ci basta qualche minuto per scegliere le cose da portare a casa: dobbiamo limitarci a qualche surgelato e a un paio di bottiglie di succo -anche se una la finiamo prima ancora di arrivare alla cassa-, perchè nello zaino non ci stanno molte cose ed il gelato si scioglierebbe per strada.
Mi soffermo un momento a guardare con desiderio gli skate-board che vendono nella sezione sport-e-giocattoli, ma, con i miei soldi contati, non posso davvero permettermi capricci del genere prima di riuscire a trovare lavoro.
- Ti va di dare un'occhiata al mio bar preferito?- domanda Josh, aggiustando la presa sullo skate-board che tiene sottobraccio. Esito un momento, poi ribatto - Ok, ma non ho intenzione di assaggiare il famoso cappuccino!-.
Quando passiamo davanti all'entrata di un negozio che porta fieramente sulla porta un cartello con scritto "Non serviamo uomini senza scarpe o senza maglietta, a eccezione di Josh Hutcherson", gli lancio un'occhiata stranita; insomma... sul serio? Forse sperano di avere più clienti, con un attore che gira a petto nudo, ma Josh proprio non me lo vedo a prestarsi a queste cose.
- Non vengo mai qui senza maglietta - si affretta a dire lui; - E' un cartello che hanno messo per attirare curiosi, gliel'ho suggerito io-.
La seconda occhiata che gli lancio non è meno sorpresa della prima, e uno dei miei sopraccigli inizia la sua scalata verso l'alto, in direzione dell'attaccatura dei capelli. Josh si rende conto di esser sembrato un po' un pallone gonfiato, perchè infine spiega - In realtà, la mia era una battuta, ma loro mi hanno preso sul serio e io li ho lasciati fare-. Scrolla un momento le spalle, poi sorride sotto i baffi; - in fondo, sono così gentili da farmi credito quando dimentico i soldi...! Entriamo?-
In effetti, sembriamo un po' strani, lì fermi all'entrata, così faccio segno di sì e lo seguo all'interno. Solo quando noto il cartello "Cercasi cameriera" inizio a sentire un po' puzza di bruciato.
- Ciao Guendalina! Mi fai un po' di credito?- saluta Josh gioviale, appoggiandosi al bancone. Un uomo sbuca dal retrobottega, al sentire la sua voce, e si avvicina per salutarlo.
- Vorrai mica un cappuccino, con questo caldo?- domanda, anche se, da come sorride sotto ai baffi, sembra già sapere la risposta.
-Non posso farne a meno, temo di esserne assuefatto!- confessa Josh, e l'uomo al bancone si mette al lavoro ridendo, mentre l'imponente donna chiamata Guendalina rimane appoggiata al bancone e guarda me e Josh alternativamente, con curiosità.
- Gwendy, indovina chi ti presento- esordisce lui, allegramente.
No. Nononono.
- La tua nuova ragazza? Mi piace, non sembra affamata come l'ultima!- approva la donna con un gran sorriso, dandomi un gran pizzicotto ad una guancia.
Diamine, scommetto che persino la madre di Josh non oserebbe prendersi tante confidenze!
- No!- esclama Josh, piccato - la tua nuova cameriera!-.
Ecco, lo sapevo.
- Josh- ringhio tra i denti - verresti un secondo...- prima che lui capisca cosa succede, lo tiro giù dallo sgabello e lo trascino all'altra estremità del bancone, vicino alle porte dei bagni, mentre Guendalina ci guarda, divertita, come se stesse assistendo ad un litigio tra fidanzatini.
- Senti, io non voglio favoritismi! Non voglio che mi assumano perchè sono amica tua e tu porti clienti e gli stai simpatico; voglio essere assunta perchè faccio una buona impressione. I raccomandati non fanno buona impressione-.
Cerco i suoi occhi, per assicurarmi che abbia capito, ma Josh è distratto e guarda alle mie spalle. Cielo, ditemi che non è appena entrata qualche bambola del genere di Kellie!
A quanto pare no, perchè mi sento improvvisamente stringere le spalle da dietro con una presa ferrea, mentre il vocione di Guendalina romba - Così si parla! Brava la mia ragazza, sei assunta! Stai racimolando anche tu un po' di soldi per l'accademia di recitazione?-.
Scuoto la testa, mentre Josh sorride soddisfatto (si direbbe quasi che stia gongolando!) e, visto che il mio sguardo verso l'ostessa è molto simile a un "non-ho-intenzione-di-raccontarti-i-fatti-miei", Josh pensa bene di smascherarmi: - No, lei è una scrittrice, è qui in cerca di ispirazione- dice, entusiasta.
E' inutile che mi guardi così: il mio sguardo dice chiaramente che lo strangolerò non appena saremo fuori dal campo visivo della donna.
Giusto quando Josh riceve il suo cappuccino caldo e ringrazia calorosamente l'oste Elvis (così è scritto sul suo cartellino, ma spero sia un soprannome), Guendalina -che si era assentata un momento- rispunta e mi ficca tra le mani un'uniforme.
- Ecco, cara: domani alle otto ci servi. Ti dispiace iniziare subito?-
La sua non è una domanda.
La fisso un momento, non osando contraddirla, ma poi mi dico che, se inizio così, le darò l'impressione che possa sfruttarmi ogni volta che vuole: sembrerò una senza spina dorsale.
- Quant'è la paga? Per quante ore al giorno vi serve il mio aiuto? Sono a casa domenica?-
La pacca sulla spalla di Guendalina, che quasi mi manda a sbattere la faccia sul bancone, mi dice che ho fatto la cosa giusta, e le condizioni che mi spiega sembrano buone; dovrò solo rinunciare a dormire fino a tardi. Solo!
Finalmente, dopo esserci entrambi sfamati con un panino per pranzo, possiamo uscire. Ottengo di lasciare lì la divisa e di indossarla direttamente domani a lavoro, dato che nello zaino si sgualcirebbe (o si sporcherebbe di surgelati) e chiedo a Josh  se gli scoccia tornare un momento al supermercato.
Al diavolo, ora un lavoro ce l'ho: mi prendo lo skate-board!
Quando Josh vede cosa porto alla cassa, mi dà una pacca di approvazione sulla spalla, sulla stessa aggredita da Guendalina -so già che mi verrà il livido- e dice, entusiasta, -Sapevo che ti sarebbe piaciuto! -.
Passiamo buona parte del pomeriggio sulla piccola piazza di fronte alla chiesetta del paese, con Josh che cerca di spiegarmi come stare in equilibrio sullo skate-board e io che, all'ennesima caduta, mi congratulo con me stessa per aver avuto la saggia decisione di comprare anche protezioni per gomiti, ginocchia e testa, al supermercato.
Finalmente, nel tardo pomeriggio, quando ho imparato a stare in piedi sullo skate-board e perfino a mandarlo avanti spingendo col piede, Josh e io ci dirigiamo verso casa stringendo in mano un buonissimo gelato preso al bar di Guendalina ed Elvis. Il mio è alla mela, il suo -indovinate?- al cappuccino.
- Ascolta,- inizio, pulendomi il naso dal gelato che ci è finito sopra quando ho cercato incautamente di mordere il cornetto nello stesso momento in cui mi abbassavo per dare un'altra spinta allo skate-board; - non è che domani potresti accompagnarmi al lavoro...?-.
Josh mi guarda un momento, accarezzandosi il lobo dell'orecchio, e noto un guizzo nei suoi occhi prima che chieda - Nervosa per il primo giorno di lavoro?-.
- No!- protesto - E' che la mia macchina è senza benzina, e scommetto che Kellie avrà consumato tutta quella che mi ha fregato senza pensare a fare il pieno da qualche parte. Domani sono appiedata-.
- Non sei appiedata, puoi venire in skate-board - mi fa ragionevolmente notare lui. Al che, scoppiamo entrambi a ridere: ci vorrà un po' di tempo prima che sia in grado di muovermi da sola con questo coso.
- Grazie, comunque, per il lavoro- ci tengo a dire.
Lui scrolla le spalle, come se non avesse poi fatto questa gran cosa, e io non replico. Spingiamo in avanti i nostri skate per qualche minuto, in silenzio, poi lui dice: - Facciamo così: scommettiamo. Se Kellie non ha fatto il pieno, ti do io un passaggio domani-.
Mi sfugge un gemito. Josh sa benissimo che preferirei fare una altro giro sulla sua bici piuttosto che chiedere un passaggio a Kellie. Be', non disperiamo; magari mi renderà la benzina senza troppe storie.
Il resto del tragitto lo passo a pregare Josh di mostrarmi qualche salto con lo skate-board, perchè sono sicura che ne sia capace: non farebbero mai imparare ad un attore ad andare sullo skate-board senza insegnargli qualche evoluzione.
Finalmente lo convinco, quando arriviamo davanti a casa, a farne uno di quelli in cui la tavola si avvita sotto al ragazzo che salta, poi percorriamo il vialetto ed entriamo in casa.
- Hey!- ci saluta Kellie sorpresa, quando entriamo.
- Ciao! Hai fatto un po' di benzina?- domando con aria innocente. Lei sbianca, poi dice, con voce flebile - No... Oh, Grace, mi dispiace così tanto, perdonami!-. Sembra davvero sconvolta, poveretta, ma non mi arrabbio, perchè decisamente me l'aspettavo. Probabilmente, prima che venisse qui, la benzina gliela facevano sempre i genitori. E poi, finalmente non mi ha chiamata "coinquilina".
Sento Josh sbuffare piano dietro di me e borbottare - E domani mattina servizio taxi...- prima di salutare allegramente Kellie.
Per sua fortuna, lui riesce a svignarsela entro breve con la scusa che deve rientrare per cena, mentre io devo spiegare a Kellie che non l'ha trovato in casa perchè lui era venuto nello stesso momento a casa a prendere "Hutchy" e che poi l'avevo ri-incrociato al supermercato.
Lei e io mangiamo una cena frugale, consumando i surgelati presi al supermercato, che, durante un intero pomeriggio fuori dal frigo, si sono un po' guastati; poi, mentre sto salendo le scale, Kellie, curiosa, commenta: - non sapevo facessi skate-board-.
A dir la verità, non lo sapevo neanche io. Quello che le dico, però, è - Ci sono molte cose che non sai di me, Kellie... Buonanotte!-.
Che ci posso fare? Mi piace lasciare un'aura di mistero!

Quando rientro in camera dopo essermi lavata, trovo Piccolo Terrier accoccolato sul mio letto che mi saluta con un guaito rauco.
-Oh, no, shshsh!- lo zittisco a bassa voce, realizzando solo in quel momento la falla nella mia balla (oh, rima!): se Josh è venuto a prendersi P.T., come farò a spiegare perchè lui è ancora qui?
- Povero Piccolo Terrier, ti dimenticano sempre qui- borbotto, grattandogli le orecchie, prima di dare la buona notte anche a lui.



Salve, gente :D! Spero che questo capitolo vi abbia fatto dimenticare un po' le vostre gioie e i vostri dolori (no, meglio se vi ha fatto dimenticare solo i dolori, va' xD) e che vi abbia divertito!
Ci tengo a ricordarvi... di ricordarvi dello scarabocchio, perchè nel prossimo capitolo lo ritroverete e ne vedrete delle belle xD!
Cosa ne pensate di Guendalina ed Elvis? Saranno dei buoni datori di lavoro? Josh ha fatto bene a mettersi in mezzo e a proporre Grace :>?
Oh, riguardo al cartello sulla porta del negozio, ci tengo a precisare che esiste davvero xD! Ho anche la foto, appena la trovo ve la metto ;D
Oltre a questo, rimane solo... un grande BACIONE che do a tutte le persone che seguono questa storia e, soprattutto, a quelle che sono così gentili da perdere un po' del loro tempo per recensirla <3 Ci rileggiamo presto!
Liz

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Capitolo 15
*** E tu saresti un gentleman? ***


Ponte per Terabithia Non so perchè mi sento tanto nervosa, mentre cerco di spazzolarmi i capelli. In fondo, non è mica un colloquio di lavoro: i miei capi li ho conosciuti, il lavoro è ottenuto; il peggio che posso fare ora è solo mandare tutto all'aria, no?
Ci rinuncio. Cercare di pettinare i miei capelli è stata una pessima idea, finirò solo per renderli super-crespi!
Lancio uno sguardo scoraggiato allo specchio di fronte a me: non c'è stato verso di far risaltare i miei occhi color nocciola (insomma, per far risaltare gli occhi verdi, li si trucca di verde; per far risaltare gli azzurri, si usa l'azzurro; per far risplendere le iridi grigie si ricorre al grigio... Ma di marrone non ci si può truccare perchè invecchia, e col nero nemmeno perchè fa punk, e nessuno è contento di assumere una persona normale e trovarsi una punk a sorpresa il primo giorno di lavoro, no?), quindi ho puntato alle ciglia, con lo scopo di annerirle un po' e far vedere che anche io ne sono provvista, nonostante al naturale sembrino quasi trasparenti, visto il colore castano chiaro dei miei capelli.
Per il naso non c'è molto da fare, purtroppo. Se volessi cercare di minimizzare la sua bella lunghezza dovrei ridurmi ad una maschera di trucco e perdere un sacco di tempo, ed è una cosa che mi sono ripromessa di non fare più da quel disgraziato appuntamento ai tempi del lavoro in libreria e dell'inizio della mia vita indipendente.
In quel periodo, come gran parte delle adolescenti, mi truccavo più di una maschera veneziana, ed ero contenta così, ma non dimenticherò mai l'effetto che mi fece guardarmi allo specchio dopo il mio primo appuntamento andato male: gli occhi rossi cerchiati dal nero del trucco sciolto, le lacrime scure come china che mi correvano lungo le guance già macchiate dal fondotinta e dal fard che avevo tirato via a striscie asciugandomi gli occhi... Mi sembrava che il mio stesso viso, la mia personalità, si fossero sciolti come cera al sole, dopo quello che era successo.
Ricordo che Mary Margaret una volta mi disse che un ragazzo non deve mai farti piangere fino a farti sgocciolare il trucco, perchè allora vuol dire che sei così distrutta da non riuscire più nemmeno ad asiugarti gli occhi e che lui non ti merita. E Mary Margaret era una donna saggia. Quindi, mi sono limitata a dimenticare del tutto il suo nome e a dirmi che, da quel momento, ci sarei andata coi piedi di piombo, coi ragazzi.
Ok, in realtà ricordo benissimo il suo nome: Michael. E con questo? Ormai, è passato, e tornare coi pensieri agli anni che mi sono lasciata indietro di certo non mi aiuterà durante questo primo giorno di lavoro.
Faccio un profondo respiro, stirandomi alla buona con le mani la maglietta giallo miele che ho indossato sopra ai miei immancabili pantaloncini corti. Il giallo è un colore solare e positivo, no? Spero tenga di buon umore Guendalina.
Quindi, vada per il look acqua-e-sapone, come direbbe Kellie. Lei sta ancora dormendo; ho pensato che non fosse il caso di chiederle aiuto per decidere come vestirmi il primo giorno di lavoro: avremmo impiegato il triplo del tempo e non sarebbe stato produttivo, no? Davvero, non è che non la voglia attorno, è che ho una mentalità pratica, ok?
Ho giusto deciso di raccogliere il mio crespume (leggi "capelli") con una grossa molletta che lo tenga annodato sulla nuca, quando una manciata di sassolini piove contro la mia finestra. P.T. abbaia, rauco, e io gli lascio un biscotto per zittirlo prima che svegli Kellie. Potrebbe uccidermi, se cercassi di interrompere la sua cura del sonno.
- Arrivo!- mi sporgo dalla finestra e cerco di parlare abbastanza forte per essere sentita da Josh, ma non tanto da svegliare la mia coinquilina nell'altra stanza; per tutta risposta, un'altra gragnuola di sassolini mi piove addosso.
Ahia, ahia! Evidentemente, Josh non ha sentito.
Prendo la mia borsa e mi affretto verso le scale, con P.T. che mi corre tra i piedi e rischia di atterrarmi. Solo in quel momento mi rendo conto che dev'essere qualche secolo che non mi depilo le gambe.
- Awkh!- inorridisco, e afferro un paio di pantaloni lunghi e stropicciati da una delle valigie che non ho ancora finito di svuotare. Spero che al bar pensino che i pantaloni siano stropicciati apposta. Se chiedono, dirò che è la moda.
Faccio il cambio di pantaloni mentre incespico giù per le scale, e lancio quelli appena tolti sul frigorifero proprio mentre apro la porta di casa, trafelata.
Josh è in macchina, e ha un sorriso in faccia che mi fa sospettare che la seconda grandinata di sassolini non l'abbia laciata per sbaglio.
- Ehilà- mi affaccio al finestrino - le tue manie da Romeo mi strisceranno tutta la finestra!-
Josh finge di essere preso dalla musica che danno alla radio e non risponde, ma, nonostante sia un attore, non è abbastanza credibile da riuscire ad ingannare me, ohohohoh.
Monto in macchina, e la prima cosa che faccio è cercare il mio riflesso sullo specchietto retrovisore per controllare come sono messa.
Diamine, Grace, dacci un taglio!
Mi lancio un'occhiata severa, come a dirmi che non potrò certo passare tutta la giornata a riflettermi sulle vetrine del bar, oggi, e sto giusto chiudendo la portiera quando P.T., preannunciato dal gran fiatone, arriva di corsa e balza dentro in macchina.
- Lascialo pure, lo porterò a fare un giro mentre ti aspetto- dice Josh, guardando con simpatia il cucciolo; io, invece, mi irrigidisco e batto la testa contro il sedile.
No.
No.
Nonononono! Non rimarrà mica in città ad aspettarmi...! Perchè questo può voler dire una cosa soltanto.
- Tutto, purchè non veniate al bar- impongo, cercando di assumere un tono da e-non-ci-sono-possibilità-di-replica.
Josh rimane impassibile per qualche secondo di troppo, attento alla retromarcia, poi dice - no, certo che no...-
Non convinci nessuno, Josh, lasciatelo dire!
- Guendalina non lascerà mai entrare un cane nel suo negozio- sbotto improvvisamente, dopo qualche minuto passato a cercare argomentazioni convincenti.
Purtroppo, la mia abile trovata non sembra scalfire la sicurezza di Josh, che alza un poco le sopracciglia e cerca di trattenere un tremito alle labbra, chiaro segno che sta per scoppiare a ridere.
- Cosa c'è?!- domando, girandomi di scatto sul sedile e finendo per strozzarmi con la cintura. Anche P.T. sembra curioso, perchè mi balza in braccio e abbaia, mettendosi a fissare ostinatamente Josh e ad agitare la coda più veloce di un tergicristalli, e questa è la volta buona che Josh scoppia a ridere, e le sue spalle sobbalzano così violentemente che per un istante temo possa perdere il controllo del volante.
Ciononostante, lui non si decide a rispondere e si morde il labbro inferiore per cercare di controllarsi, anche se gli angoli della bocca si ostinano a rimanere puntati verso l'alto. Sono così curiosa che potrebbe iniziare a uscirmi fumo dalle orecchie da un momento all'altro. Non so se sia vero che la curiosità è uno dei vizi tipici delle donne, ma sicuramente è una mia caratteristica, per cui inizio a pungolare Josh.
- Allora? Eh? Eh?- lo tedio a intervalli regolari, ma solo quando, inviperita perchè Josh, facendo finta di niente, ha alzato ad un volume assordante la radio, minaccio di aizzargli P.T. contro, lui capitola.
- E va bene! Era per non sembrarti presuntuoso-.
Lo guardo, in attesa di un proseguimento, e lui mi lancia una rapida occhiata, schiarendosi la voce.
-Insomma,- non riesce a fare a meno che un sorrisetto gli compaia in volto - Se Gwendy e Elvis permettono a me e a me solo di entrare in bar senza maglietta e senza scarpe, vuoi che non mi permettano di portare dentro un cagnolino?-.
Mi incupisco. Ha ragione, ma, come ogni volta che mi si presenta una discussione, non riesco a rassegnarmici.
- Ma... ma il cartello " Vietato l'ingresso ai cani" è più grande perfino di quello su di te!-
- Questo perchè devono notarlo tutti; il cartello su di me serve solo ad attirare le fan accanite che vengono a cercami in paese-.
Sbuffo.
- Magari lasciano entrare P.T., ma in cambio fanno stare fuori te- ipotizzo, dando voce alla mia ultima speranza. Lo guardo dall'alto in basso, poi guardo P.T. sulle mie ginocchia. -Insomma, lui ha la faccia più simpatica della tua, occupa meno spazio e le infradito e le magliette non le mette mai-.
Josh lo guarda un momento, come se stesse valutando un possibile rivale, poi commenta - Lui sbava-.
Agh! Abbasso lo sguardo proprio nel momento in cui una goccia di bava si infrange contro i miei pantaloni, e solo l'affetto che provo per quella peste di cane mi permette di controllare l'istinto di buttarlo fuori dal finestrino.
- Piccolo Terrier, disgraziato, vuoi che Guendalina ed Elvis mi scatenino contro il dipartimento d'igiene sanitaria del paese al primo giorno di lavoro? Corri dietro!-
Velocemente, lo spingo sul sedile posteriore del pick-up, su cui P.T. inizia a rotolare allegramente ad ogni curva, incapace di stare ritto sulle sue zampette corte. Evidentemente, ha altri problemi a cui pensare e non si cura della mia sorte lavorativa.
-Accidenti. Posso dire che la bava è tua? Potrebbero comprarmi i Jeans e poi esporli in negozio- propongo, giudiziosa, fingendo di fare qualche calcolo sulle dita.
Josh scuote la testa: - E' risaputo che io sbavo solo nel sonno. E poi, questa storia nuocerebbe alla mia virilità!-
Lo guardo fisso, strizzando gli occhi, poi sibilo, come a sfidarlo a dire il contrario - La gente potrebbe solo dire che hai buon gusto-.
Lui annuisce, compunto, ma ormai ho capito come vedere quando si trattiene dal ridere.
- E tu saresti un gentleman? Se entri nel bar, giuro che ti sputo nel caffè- lo minaccio solennemente appena prima di aprire la portiera dell'auto. No, non ho intenzione di fare un'uscita di scena drammatica e buttarmi in strada da un'auto in corsa: è che siamo arrivati.





Ciao a tutti :D! Ok, scusate, il ritardo che ho accumulato è pessimo, ma adesso cercherò di tornare al ritmo che avevo prima, prometto! Intanto, ringrazio tutte le persone che seguono la ff  (potrei adorarvi di più solo se recensiste ;DD), quelle che la recensiscono e... cavolo, quelle che l'hanno messa tra i preferiti! Mi fate sprizzare gioia da tutti i pori :'D!
Vi lascio con la foto della vera vetrina col cartello su Josh xD Purtroppo, non è del tutto fedele alla storia, perchè non mi pare di vedere il cartello che vieta l'ingresso ai cani >.< Un sacco di baci e alla prossima :)!



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Capitolo 16
*** La giornata dei bagel. ***


Giornatadilavoro Entro nel bar con aria intrepida, ma per fortuna riesco a trattenermi dallo sbattere la porta come se fosse quella di un saloon e dal camminare a gambe larghe come un cowboy  che ha passato troppo tempo a cavallo, mentre mi accosto al bancone.
- Salve, Guendalina-, saluto il sedere che sporge che sporge da una delle credenze.
- Salve, Elvis- sorrido, e manco clamorosamente il grembiule che mi ha lanciato uscendo dal retrobottega.
Mi chino un secondo a prenderlo da terra, sperando che prendere le cose al volo non sia una delle qualità  considerate indispensabili per una cameriera, e, quando mi rialzo, balzo indietro per la sorpresa: ero convintissima che alle mie spalle di fosse Josh, che si era attardato solo un secondo in macchina, e invece mi scontro con gli ispidi baffoni di un tizio che ha la faccia coperta da un orribile cappello da pescatore.
- Oh, mi scusi- borbotto, allontanandomi istintivamente da lui. Cerco dietro alle lenti dei suoi occhiali da sole da maniaco un segno che mi assicuri che non ha intenzione di fare lo sgarbato e crearmi problemi il primo giorno di lavoro, ma purtroppo ha le lenti a specchio.
Il tizio continua a fissarmi, coi suoi imbarazzanti baffoni da pedofilo puntati dritti verso il mio naso, e devo trattenermi dall'affrontarlo a muso duro e chiedergli di andare a scegliersi un tavolo e smetterla di importunarmi.
Solo in un secondo momento, noto che la sua camicia a maniche corte mi è vagamente familiare: ricorda quella che aveva Josh stamattina, è possibile?
Lancio un'occhiata preoccupata alla macchina, dato che Josh ancora non è entrato. Il pescatore l'avrà mica aggredito per rubargli i vestiti...?
Abbasso un momento lo sguardo per pensare velocemente al da farsi e scopro che anche le scarpe sembrano quelle di...
- Josh, razza di maniaco!- apostrofo improvvisamente il pescatore. Inferocita, gli strappo il cappello dalla testa e lo sbatto in malo modo sul bancone.
- Cosa diavolo pensavi di fare?!-
- Mi mimetizzavo- cerca di difendersi lui, ficcando le mani in tasca e dondolando sui talloni.
- Dio mio, già immaginavo di trovare il tuo cadavere nudo chiuso nel bagagliaio! A che diavolo ti serve un travestimento, se al cartello in vetrina mancano solo i lampeggianti per segnalare in modo più evidente che sei qui?-
- Mica assicura che io ci sia sempre. E poi, oggi devo essere io a distrarre te, non posso permettere che qualcuno distolga me dal mio dovere-.
Fa un occhiolino a Guendalina, che è spuntata alle mie spalle senza che me ne accorgessi ( ma come fa a muoversi così silenziosamente, con la sua stazza?), e lei agita una mano in sua direzione, come a preannunciargli botte: - Attento Joshua, non mi spaventare le cameriere- lo ammonisce, anche se è chiaro che si sta divertendo da morire ad assistere a quella che probabilmente considera una "litigata tra fidanzatini". Ho come l'impressione che Gwen faccia tanto la dura con tutti, ma in realtà sia una gran tenerona. E credo anche che Josh sia uno dei pochi a sapere come risvegliare questa parte del suo carattere.
- Guendalina, non si potrebbe allontanarlo per un po'?- mi informo, parlando come se Josh fosse un bambino piccolo e non avesse voce in capitolo.
- Ma certo. Josh, se stai fuori dai piedi per un paio di ore ti offro un cappuccino-.
Fingo di essere impegnata ad annodarmi il grembiule dietro la schiena tenendolo fermo sul petto col mento e nascondo un sorriso.
Josh, per fortuna, sembra accettare di buon grado l'accordo, e io sto giusto cantando vittoria nella mia testa quando Guendalina mi batte sulla spalla e dice - Questo però te lo scaliamo dalla paga-.
Alzo di scatto la testa e spalanco la bocca, oltraggiata, e la parte del grembiule che tenevo col mento mi si affloscia in vita. Josh si affretta ad uscire prima che possa pretendere un risarcimento, con la scusa di aver lasciato P.T. in macchina, e ci saluta con un grande sorriso e gli occhi luminosi, portandosi due dita alla fronte come un capitano di marina.
Faccio appena in tempo a fulminarlo con lo sguardo, che Guendalina mi prende per il gomito e mi trascina nel retrobottega, in un piccolo stanzino comunicante con le cucine.
- Noi gestiamo anche un take-away e, a quest'ora della giornata, di solito, è ancora più affollato dell'interno- mi spiega prima di battere una mano sulla spalla ad una ragazza che sembra poco più giovane di me (forse sua figlia?) a cui fa segno di tornare nel bar a prendersi una pausa.
Poi fa segno a me di sedere sullo sgabello di fronte ad una finestrella e si mette alle mie spalle. C'è già una macchina ad attendere, una seconda dietro e, dal poco che riesco a vedere dalla finestrella, mi pare che una terza si sia appena accodata. Inizio a sudare.
- Bene, adesso prendi l'ordinazione e la scrivi sul foglietto- spiega Guendalina, paziente. Mi sporgo dalla finestrella come un'impacciata Raperonzolo e domando all'impaziente uomo in macchina cosa desidera; me la cavo con un caffè e una ciambella. Suono il campanello all'altra finestra che mi mette in comunicazione con la cucina e passo il biglietto al cuoco sudato che arriva di corsa.
Per fortuna, caffè e ciambella arrivano subito, perchè il cliente impaziente ha iniziato a tamburellare con le dita sul volante e a sbuffare a ritmo con le pulsazioni emesse dalla radio che tiene col volume a mille.
- Grazie e arrivederci- improvviso, ma quello è già sgommato via. Spero che si sia rovesciato il caffè addosso.
La donna dopo è con tre bambini e ha la macchina piena di valigie: probabilmente sta andando in vacanza.
Parla velocissima e fa un'ordinazione chilometrica e, cercando di starle dietro, scrivo come una gallina zoppa. Ho un breve diverbio col cuoco sulle mie capacità di scrittura, e alla fine sono costretta a copiargli  tutto in bella grafia, con gli occhi di Guendalina puntati sulla nuca. Per fortuna, lei non sembra in vena di fare ramanzine, mentre aspettiamo che arrivi l'ordine e sorbiamo i bisticci dei bambini. Cavolo, spero la madre non debba fare molte ore di viaggio in queste condizioni: potrebbe uscirne pazza.
La terza macchina, che si era effettivamente accodata, mi fa tornare il buon umore.
- Sorpresa sorpresa!- esclama Josh sporgendo P.T. dal finestrino. Un sorriso si fa largo a forza tra le mie guance, e proprio non riesco a far finta di essere seccata.
- Di nuovo tu! Fammi indovinare: un cappuccino?-
- Esatto. E una scatola di bagel caldi-
Mi chiedo se abbia intenzione di andare a fare una romantica scampagnata con Piccolo Terrier, e mi trattengo giusto in tempo dal domandargli se abbiano bisogno anche di un cestino in vimini e di una deliziosa coperta in patchwork. Mi limito ad annotare diligentemente l'ordine e a consegnarlo al cuoco.
- Scatola da quanto?- chiede lui.
Diavolo, pensavo avessero una scatola standard!
- Scatola da quanto?- riporto a Josh che, allargando le braccia e sorridendo, dice - Uno scatolone!-
Il cuoco si schiarisce la gola, irritato, e Guendalina si tossisce per mascherare una risata, senza nemmeno sognarsi di venire in mio aiuto: improvvisamente, questo cubicolo sembra un lazzaretto di ammalati di broncopolmonite, e io inizio a domandarmi se sia tutto un complotto organizzato per prendersi gioco di me.
Decido di fare buon viso a cattivo gioco e mi dondolo sulla sedia: - Ti costerà parecchio, però-, faccio notare e, seria, chiedo al cuoco se abbiamo abbastanza bagel per riempire uno scatolone; lui sembra non trovarlo divertente, e inizia a battere furiosamente il piede sul pavimento. - Sentite, ragazzi, io ho anche le ordinazioni dell'interno, quindi se non vi spiace...-
Al sentire la voce del cuoco, Josh torna serio e dice - la scatola grande-. E scatola grande sia.
Guendalina, terminato l'ordine, decide che sono in grado di cavarmela da sola (sempre che il cuoco non serbi rancore e decida di strangolarmi a fine turno), così torna di là nel ristorante.
Passo così il resto della mattinata, servendo una fila sempre più breve di macchine man mano che passa l'ora di punta e poi tornando ad affannarmi quando si avvicina l'ora di pranzo.
Quasi mi aspetto che Josh spunti di nuovo in compagnia di Piccolo Terrier, ma la sua macchina non si fa vedere.

Finalmente, verso le due e mezza, mi è concesso il cambio e posso tornare all'interno a nutrirmi. Lo stomoco mi brontola in modo imbarazzante da almeno un'ora, ma non mi sono mai azzardata a chiedere al cuoco di passarmi qualcosa, e lui non mi ha mai offerto niente, quindi sono praticamente morta di fame.
Apro a fatica la pesantissima porta che separa il retrobottega dall'interno del bar (forse pesa così tanto perchè è antincendio, o forse sono solo le mie braccine che sono troppo deboli) e mi accascio sul piano bar con uno sbuffo soffocato. Camminare non mi è mai sembrato così bello, dopo tutte quelle ore sullo sgabello.
- Salve, mi fa una birra, per favore?- una voce cavernosa viene a disturbare il mio riposo eterno e devo trattenermi per non tirare un pugno al suo proprietario, sperando di spegnerlo come una sveglia. Come diavolo si prepara una birra?
Mi alzo bofonchiando - Un momento solo, cerco qualcuno in grado di prepar...- un urlo strozzato mi esce dalla gola mentre incespico all'indietro, presa di sorpresa da un paio di baffoni e un cappello da pescatore che ben conosco.
- Oh, ma quanto mi è mancata la tua bella faccia - lo prendo in giro; mi chiedo un momento se gli farei male, strappandogli i baffi, ma a distrarmi giunge la famosa scatola grande di bagel che Josh posa sul bancone.
- Ne vuoi uno?- domanda con un sorriso, aprendo la scatola con fare da prestigiatore.
Nella confezione è rimasto circa un terzo dei bagel originari, i quali emanano un profumo così fragrante che devo trattenermi dall'aspirarlo a pieni polmoni, come si fa si solito con l'aria di mare.
- Sono ancora caldi- aggiunge lui, spingendo la scatola verso di me. Se si potesse mangiare con gli occhi, i bagel sarebbero già finiti e non sarebbe rimasto niente neppure della scatola.
- Ci ho fatto sedere sopra P.T.- aggiunge Josh - perchè non si raffreddassero-.
In quel momento, il mondo mi crolla addosso, e devo avere un'espressione così sconsolata che Elvis pensa bene di venire a rovinare il gioco a Josh e mi svela che in realtà lui gli ha chiesto di scaldarmeli nel fondo a microonde appena qualche minuto fa.
- Davvero?- domando, stupita da un gesto così carino. Senza ulteriori indugi, tuffo la mano nella scatola e mi approprio del bagel al sesamo più vicino.
- Josh, ma io ti amo- bofonchio a bocca piena, senza pensarci.





Salute a tuttiiii :D! Ok, la storia finisce qui: lo ama, basta, fine, lo sapevate u_u
Noooo, in realtà Grace semplicemente non sa che il "ti amo" è una parola tabù e non ci pensa due volte ad usarlo, povera piccola xD
Oh, ecco, vi metto un disegno-zoom della faccia di Grace, così magari sapete un po' come immaginarla (che ne so xD) e vi saluto :)!
GRAZIE ancora a tutte le persone che si sono affezionate a questa storia, vi adoro tutte da morire <3 :°)!

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Capitolo 17
*** Chi è Mandy? ***


Teaammoh Alzo un momento lo sguardo dal bagel che stavo aggredendo e vedo Josh che mi fissa con gli occhi spalancati.
L'effetto tragico, però, è un po' rovinato dal fatto che lui sta ancora masticando, soprattutto perchè proprio in quel momento il boccone gli va di traverso e lui inizia a tossire forte. Per fortuna, spunta Guendalina a dargli delle forti pacche sulla schiena; delle pacche tanto forti che posso immaginare le ossa di Josh scricchiolare sotto gli amorevoli colpi della donna.
- Cosa hai detto?- domanda Josh con voce acuta quando finalmente riesce a riprendersi. Si asciuga velocemente gli occhi lucidi per il gran tossire, steso sul piano bar di legno su cui l'hanno praticamente scaraventato le manate di Guendalina, e mi guarda di sotto in su piuttosto rosso in viso. Per il gran tossire, credo.
- Scherzavo, tranquillo- mi affretto a rassicurarlo, e per tutta risposta Gwen e Elvis -che si erano fatti più vicini prospettando succulente conseguenze- si allontanano sbuffando. Sembrano delusi, ma per cosa, poi? Cado un po' dalle nuvole, vedendo la reazione di tutti: certo non pensavo che un "Ti amo" detto per scherzo potesse scatenare una reazione del genere!
- Non ti è mai capitato che qualcuno ti dicesse "ti amo"?- domando a Josh. Incrocio le braccia sul bancone e ci poggio sopra la testa, che in questo modo si trova allo stesso livello della sua. Lui scuote la testa: - Non bisognerebbe usare quelle parole con tanta leggerezza. A me hanno insegnato che sono parole importanti -.
Sbuffo. Di nuovo con questa storia dei ti amo a sproposito? Pensavo succedesse solo nei film!
Josh continua a guardarmi di sottecchi, il volto steso a contatto con la fresca (e appiccicosa) superficie di legno sintetico del bancone e le braccia allargate attorno che lo fanno assomigliare ad un tappeto di orso, così decido di spiegarmi.
- Davvero, non riesco a capire perchè le persone abbiano tante difficoltà a dire che amano qualcuno o qualcosa: complica solo le cose, no? Se una persona ne ama un'altra, perchè non può farla semplice e dirglielo chiaramente? Non è mica una cosa negativa!-.
Josh rimane in silenzio per qualche secondo dopo che ho finito di parlare, come se stesse riflettendo sulle mie parole, così io arraffo un canovaccio e inizio ad ascigare qualche bicchiere per sembrare indaffarata. Non che ce ne sia bisogno: nel bar c'è pochissima gente, mezza addormentata a causa dell'abbiocco post-pranzo, quindi questo è il momento perfetto per una pausa.
Solo mentre mi concentro a grattare via una macchiolina da un boccale di birra mi accorgo di avere il respiro accelerato e di sentirmi le guance e il collo roventi. Diavolo, mi succede sempre quando parlo delle cose che mi stanno davvero a cuore.
Dopo un acceso duello durato qualche minuto, il bicchiere torna lindo e io mi accingo a sceglierne un altro dal mucchio nel lavandino. Finalmente, Josh rompe il silenzio.
- Sai, penso tu abbia ragione- dice lentamente, lo sguardo fisso su una briciola di fronte a lui, come se ancora ci stesse riflettendo.
In quel momento arriva Elvis e mi annuncia che per il primo giorno può bastare così, che posso andare a casa. Lo abbraccio contenta ( con Gwen non credo mi sarei azzardata a farlo, se devo essere sincera) e lo ringrazio, chiedendomi come accidenti facciano loro a resistere tutta la giornata qui. Ci accordiamo per domani pomeriggio, così potrò sperimentare anche il tran-tran dell'ora della merendina e quello della cena, poi Josh si alza in piedi, improvvisamente pieno di energia, e proclama - Vieni, o mia principessa ranocchia, andiamo a festeggiare a Terabithia la tua assunzione!- galante, mi porge un braccio, mentre io lancio un'occhiata a Elvis, come a chiedergli se pensano davvero di assumermi anche se rischiano un ammutinamento del cuoco che mi odia, e lui sorride e annuisce impercettibilmente, poi mi fa un occhiolino. Posso andare in pace.

Prima di rifugiarci a Terabithia passiamo per casa di Josh in cerca di una coperta, dato che Guendalina ha categoricamente proibito a Elvis di prestarci " una delle tovaglie su cui i loro clienti mangiano perchè ci piazziamo sopra le nostre chiappe". In compenso, però, i nostri due osti preferiti ci hanno rifilato le brioches che sono avanzate da stamattina: il sacchetto pieno che troneggia sulle mie ginocchia ha già impregnato l'auto del suo profumo.
Sono appena scesa dalla macchina quando il cellulare mi vibra forte in tasca e per poco non mollo il sacchetto di brioches per lo spavento. Controllo velocemente il display: è Kellie.
Stamattina le ho lasciato il mio numero su un foglietto in cucina, ma mi sono limitata a dire che sarei stata via tutta la mattinata, senza spiegarne il motivo.
Oh, idea: Kellie sarebbe un ottima distrazione per Josh, se lui perseverasse nel voler venire a disturbarmi a lavoro!
"Coinquilina, ma dove continui a imbucarti?" mi scrive. Sembra curiosa... e forse anche un po' risentita per il modo in cui trovo sempre il modo di scappare alla maschera di acciughe che vuole farmi provare sul viso.
"Ho trovato un lavoro in paese: oggi giorno di prova", mi affretto a digitare prima di seguire di corsa Josh che si è già allontanato.
Sulla porta di casa, gli piombo alle spalle.
- Kellie ti saluta -.
Josh si volta bruscamente, forse pensando che Kellie si sia data allo stalking e ci abbia raggiunti sotto casa, ma poi vede il cellulare nella mia mano e i muscoli del viso gli si rilassano.
- Oh, salutamela anche tu - sorride. Mentre si fruga in tasca in cerca delle chiavi, io ne approfitto per parafrasare le sue parole in " Josh ti manda un bacio".
- Hey, non ti allargare!- mi interrompe lui, cercando di rubarmi il cellulare di mano. Razza di spione!
- Stavi leggendo i miei messaggi?!- domando, oltraggiata, e mi affretto a nascondere il cellulare nella tasca dei jeans. Quando sono sicura che sia ben incastrato nei più profondi recessi della fodera dei miei pantaloni, alzo uno sguardo accusatore su Josh, che lo evita con aria colpevole e si mette ad armeggiare con la serratura della porta.
- Eh, no, è che...- all'improvviso, la serratura scatta e lui spalanca la porta, sollevato, forse sperando di cambiare discorso. - Connor, sono a casa!- urla in direzione delle scale.
- Arrivo - giunge lontano l'eco della risposta del ragazzo, e dal piano di sopra si sente il tramestio di lui che infila le ciabatte e si affretta giù per i gradini. Quando volta l'angolo della rampa e compare vestito con una tuta stropicciata e coi capelli piuttosto spettinati, che gli vanno da tutte le parti, capisco che probabilmente abbiamo interrotto quello che doveva essere un pomeriggio di relax ( e chi non si rilasserebbe, con Josh fuori casa? ). Connor ha ancora in mano il libro che stava leggendo, l'indice infilato tra le pagine per tenere il segno, ma sembra non farci caso: come se quella fosse un'appendice naturale del suo braccio.
- Ciao Grace! Com'è andato il primo giorno di lavoro?- domanda, gentile. Lancio una breve occhiata a Josh, come a dirgli che la questione del leggere i messaggi altrui non è chiusa, ma lui si defila con la scusa di andare a cercare la coperta in soffitta.
Mentre lui si impolvera al piano di sopra ( i suoi starnuti che si sentono a malapena, soffocati dal soffitto, diventano sempre più frequenti), io rimango giù a parlare con Connor che, a quanto pare, ha fatto anche lui la sua gavetta al bar di Elvis e Guendalina. Insieme, riusciamo ad aprire il malefico frigo-transformer della cucina e a saccheggiare tutto il formaggio e il prosciutto che troviamo all'interno. Quando Josh scende, avvolto da una nuvola di polvere, con un'ingombrante coperta appallottolata tra le braccia, trova Connor e me ai due lati del bancone a isola della cucina, impegnati a farcire le brioches e a speculare sulla finta severità di Guendalina.
- ...e alla fine ho lasciato il posto perchè lei mi metteva una paura del demonio!- mi sta spiegando lui, interrompendosi di tanto in tanto per piazzare con precisione le fette di formaggio sopra il prosciutto; Josh, intanto, si è avvicinato in silenzio per non interromperci e per capire di cosa stiamo parlando. Prima che riusciamo a fermarlo, si imbottisce la bocca con una brioches, ma poi non resiste e interrompe Connor, che in quel momento sta parlando della terribile sensazione dello sguardo di Gwen fisso sulla nuca quando fai qualcosa di sbagliato: - Ma non te n'eri andato per colpa di Mandy?-, domanda, guardando il fratello con aria assorta, come se stesse cercando di ricordare.
Connor si zittisce all'improvviso e sbianca un po'. Forse è solo una mia impressione, fatto sta che poi lancia un'occhiata ferita a Josh,  e il nostro intrepido attore spalanca la bocca piena di brioche masticata a metà con aria mortificata. Dev'essersi reso conto un po' troppo tardi che ha appena toccato un argomento-tabù.
Il mio sguardo si alterna tra i due visi, e devo mordermi le labbra per non lasciare libero sfogo alla curiosità e domandare chi sia Mandy. La situazione rimane in stallo per qualche minuto, senza che nessuno si azzardi a parlare, poi Josh si riscuote e balbetta - Be'... be', sarà meglio che andiamo-.
Annuisco velocemente, e mi fingo immensamente concentrata a rimettere le brioches farcite nel sacchetto assieme alle bibite fresche, in modo da lasciare che Josh e Connor se la sbrighino da soli.
Con la coda dell'occhio posso vedere Josh alla mia destra che forma silenziosamente con le labbra la parola "scusa", poi percepisco Connor scrollare le spalle con aria abbattuta dall'altra parte dell'isola.
Probabilmente è una cosa passata da parecchio tempo, qualcosa le cui ferite si sono già rimarginate, ma fanno ancora male... Chissà se la misteriosa Mandy lavora ancora da Elvis e Guendalina?
Prima che la situazione possa peggiornare, Josh, P.T. e io salutiamo Connor e ci affrettiamo verso la porta.
Fuori, sotto la veranda, Josh si fa scappare un sospiro e alza il volto al cielo, mentre le sue spalle crollano verso il basso.
- Che razza di fratello sono?- domanda, non capisco se a me o a se stesso, con voce incrinata.
Gli do una pacca amichevole sulla schiena, e vorrei dirgli che non deve sentirsi così colpevole: non l'ha fatto apposta, in fondo; è solo che non riesce a controllare quello che gli esce di bocca (a parte le briciole di quello che mangia).
Forse per me è più facile capirlo, perchè ho lo stesso problema anche io, ma Connor non mi è sembrato arrabbiato con suo fratello per quello che ha detto. Sembrava solo aver ricordato improvvisamente qualcosa di molto doloroso.
Non resisto molto. Sono circa dieci minuti che ci facciamo largo a piedi nel boschetto dietro casa Hutcherson quando butto lì - Ma alla fine questa Mandy chi è?-.
Josh scrolla le spalle e si limita a dire - La nipote di Gwen e Elvis, quella a cui hai dato il cambio oggi-.
Oh, quindi non era la figlia? Bene, e questo mi ha risparmiato una figuraccia del tipo andarsi a congratulare con Guendalina per la somiglianza che ha con sua figlia.
I rametti scricchiolano allegramente sotto le nostre scarpe e il fruscio delle foglie e dell'erba sembra straordinariamente forte, ora che Josh non ha voglia di parlare.
Resisto altri cinque minuti.
- Quindi... E' una storia d'amore finita male?- azzardo.
Josh annuisce, ma si vede che non ha intenzione di dire altro. Probabilmente si sta ancora rimproverando per aver parlato troppo in cucina.
Argomento tabù, capito.
- Quindi... hai intenzione di tornare a infastidirmi al bar anche domani?-
Lui alza lo sguardo, e finalmente vedo un sorrisino attraversargli il volto, tornando ad accendere quella scintilla che gli vedo sempre ardere negli occhi.
- Ma certo: devo fare da supervisore alle persone che consiglio a Gwen ed Elvis! Però passerò quando meno te l'aspetti, non ti sognare che ti accompagni anche domani-.
E con quella frase manda all'aria tutte le mie speranze.
- Devi controllare le persone che raccomandi, vorrai dire-   lo correggo con un ghigno. - A proposito, grazie. Davvero-.
- Ma figurati!- Josh si accuccia un attimo per acchiappare P.T. e prenderlo in braccio, poi si alza emettendo un suono lungo e straziante, come se tirare su il cagnolino comportasse un'immensa fatica.
- ... Uff, che fatica! - esala, allontanando la testa dalla lingua di P.T. con aria schifata; - Alla fine, loro avevano bisogno, tu avevi bisogno... Vi ho solo messi in contatto, non c'è problema -.
Finalmente raggiungiamo il ponte di assi gettato sul torrentello e Josh mi fa segno di andare per prima.
- Non uso la corda solo perchè ho il sacchetto che mi occupa le mani- ci tengo a precisare, sventolandogli il sacchetto davanti al naso. Piccolo Terrier cerca di afferrarlo coi dentini, ma per fortuna riesco a ritirarlo in tempo.
Afferro la corda per essere sicura di mantenere l'equilibrio, perchè non si può dire che il ponte sia troppo stabile, e Josh mi segue tenendo ben stretto P.T.
Le travi traballano sotto i miei piedi, quando ci sale sopra anche lui, così affretto il passo e raggiungo l'altra riva.
Mi distraggo un momento a guardare il cielo: chissà se il sole è abbastanza forte per asciugarci, se facciamo il bagno anche oggi?
Torno coi piedi per terra solo quando Piccolo Terrier ci scorrazza in mezzo, rischiando di mandarmi gambe all'aria: anche Josh è entrato in Terabithia.
Insieme, stendiamo la coperta e finiamo tutti e due a tossire come malati di tubercolosi per il polverone che si è alzato.
- Certo che potevi sbatterla, prima di portarla giù - lo rimprovero tra i colpi di tosse, accasciandomi come una morente sulla coperta e spalancando braccia e gambe per occupare tutto lo spazio. 
Josh mi guarda male e porta le mani ai fianchi - Devo forse sfrattarti?- minaccia.
- Non vedo come tu possa. Ho firmato un contratto, io-.
- Il contratto può andare perduto...- improvvisamente, sento la terra inclinarsi e rovesciarsi, e mi trovo a rotolare via.
Ouff!
Quell'anti-gentiluomo mi ha strappato la coperta di dosso!
Con calma, Josh sistema le pieghe e ristende per bene la coperta, poi ci si stende a pancia in giù, ricordandomi di nuovo un tappeto di orso, e, tutto soddisfatto, inizia a sghignazzare.
- Oh, ottimo. Ottimo davvero-. Distolgo lo sguardo dal cielo nuvoloso e rotolo di nuovo verso la coperta.
Senza fretta, prendo il sacchetto con i viveri e inizio a frugarci dentro. Quando trovo i tovaglioli, ne stendo uno sulla schiena di Josh a mo' di tovaglietta, poi ci appoggio sopra un bicchiere e una brioche.
- Oh, fermo immobile che mi verso da bere- lo avverto. Lui non risponde, sembra quasi si sia addormentato, ma non me la bevo. Con attenzione, piazzo il bicchiere sulla sua schiena e inizio a versare l'aranciata. Riesco a riempire ben metà bicchiere, prima che lui si volti e mi aggredisca: mi strappa la bottiglia di mano e cerca di versarmela in testa, ma io rotolo sotto la coperta ridendo a crepapelle: io sono asciutta, ma posso sentire Josh imprecare quando si accorge che il bicchiere gli si è rovesciato sulla maglietta.
Sembra proprio che a Terabithia noi dobbiamo finire sempre sporchi e bagnati.
A proposito.
Proprio in quel momento grosse gocce d'acqua iniziano a scendere dal cielo come granate.
- Oh, no! Corriamo alla capanna sbilenca!- esclamo, emergendo dal telo come una talpa che finalmente esce alla luce del sole.
- Alla cosa?- Josh, offeso, finge di non capire.
- A quel magnifico castello in legno (sbilenco) che hai construito con le tue mani da falegname provetto!- urlo, correndogli addosso e avvolgendo anche lui nell'enorme coperta polverosa.
Insieme, con Piccolo Terrier che ci abbaia dietro, corriamo fino alla capanna e ci inerpichiamo sopra l'instabile scaletta, tirando sù P.T. sulla coperta piegata a mo' di amaca.
In breve siamo tutti al sicuro sotto le tavole oblique e fissate male della casetta. La pioggia gocciola dentro da parecchie fessure e noi, nonostante la coperta, siamo bagnati fradici.
Ci vuole un po' per convincere P.T. a rimanere al riparo con noi, ma il primo tuono sembra convincerlo che scendere dalla piattaforma non è una buona idea.
- Josh, ma... gli alberi non attirano i fulmini?- chiedo, cercando di non far trapelare la preoccupazione nella mia voce.
Lui annuisce, poi sbotta - ma le capanne costruite in modo aereodinamico li respingono-.
Scoppio a ridere per la tensione, ma un violento brivido mi interrompe.
Oltre a rimanere qui, però, non abbiamo molte alternative: la traversata del bosco durante il temporale non è esattamente allettante.
Josh si avvicina a gattoni e trascina dietro di sè la coperta e, quando mi è di fianco, la avvolge attorno alle nostre spalle. Sarebbe un gesto carino, non fosse che...
- Questa coperta è più bagnata di noi- borbotta lui, strappandosela di dosso e stendendola in un angolo in cui non gocciola troppa acqua da fuori, nella vaga speranza che si asciughi.



Ciao a tutti :)! Ed ecco un nuovo capitolo! Forse riesco a metterne un altro entro oggi, ma, se non vedete niente, vuol dire che non ce l'ho fatta >.< E che non vedrete niente fino a martedì, dato che vado al mare per qualche giorno e ovviamente non mi sarà permesso di portare il computer xD
Spero solo di scrivere un sacco, lì, così poi appena torno vi posto un sacco di altri capitoli u_u
Bene, ringrazio tanterrimo tutte le persone che recensiscono, sia le nuove che quelle che commentano ogni aggiornamento <3 E ovviamente, tutte quelle che seguono la storia e/o la mettono tra le preferite :D!
Tantissimi baci!
Liz
Oh e, per favore, se avete Facebook, votate qui Josh :D!
https://www.facebook.com/questions/10151213970283832/

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Capitolo 18
*** Scheletri nell'armadio. ***


capannafulmini Non sapendo cos'altro fare, Josh e io ci diamo all'assalto delle brioches, e Piccolo Terrier tanto scodinzola e tanto sbava che alla fine ne diamo qualcuna anche a lui.
Il cellulare vibra all'improvviso, quasi a riportare al presente quella che sembrava una scena bucolica d'altri tempi: è Kellie, preoccupata, che chiede dove sono. La telefonata è breve, ma si capisce benissimo che i temporali non le piacciono, specie se è sola in casa. Per un momento sono grata che almeno -anche se questa capanna attira i fulmini- qui con me ci sia Josh.
Poi però cambio idea, quando mi accorgo che quella che lui sta addentando con gusto è l'ultima brioche.
Kellie si era offerta di venirmi a prendere in macchina, ma mi sono affrettata a dirle che ero ancora in bar a lavorare, che non ce n'era bisogno.
Non sarebbe più lo stesso, se Kellie scoprisse questo posto: da luogo di fantasia e avventura diventerebbe uno dei tanti posti in cui si parla di smalti, arricciacapelli e soldi.
- E così niente soccorsi - conclude Josh, che a quanto pare non ha ancora fatto sua la lezione di fatti propri. A proposito, devo ricordarmi di fargli la ramanzina sullo spiare i messaggi altrui.
- L'hai detto tu che non ti piace essere salvato -. Mi diverto a usare le sue parole contro di lui, ma poi ricambio il suo sorriso.
- Bene, cosa ne dici di raccontarmi di Mandy, prima che moriamo entrambi di noia?- propongo dopo qualche secondo. La pioggia che continua a tamburellare sopra le nostre teste mi mette un certo senso di ansia, in questo silenzio rotto solo dal respiro rumoroso di P.T.
Siamo entrambi seduti al centro della capanna, fianco a fianco, un po' ingobbiti perchè il Josh architetto bambino ha preferito fare una casa con le pareti oblique, piuttosto che una con muri verticali su cui poter appoggiare la schiena. Mi sporgo verso di lui e cerco il suo sguardo, come se volessi ipnotizzarlo per convincerlo a parlare, ma lui non ci bada e continua a fissare un punto del pavimento, immerso nei suoi pensieri.
Lentamente, un sorriso si disegna sul suo viso. - Potremmo fare quella specie di gioco della verità,  quello che fanno tutte le persone nei film quando rimangono intrappolate da qualche parte...-
- Per esempio?- mi trovo a domandare, sulle spine.
- Ad esempio, non so da dove spunti e perchè hai l'accento inglese; che ne dici di raccontarmi del perchè sei venuta qui?-
Mi mordicchio un labbro, poi lo sfido - Ok, ma poi tu mi spieghi perchè sei tornato a vivere dai tuoi, rinunciando agli svaghi di Los Angeles-.
- E la storia di Connor?-
- Quella non riguarda mica te. Non vedo perchè dovrei rivelarti i miei più oscuri segreti, se tu mi racconti solo la storia di Connor- argomento; - Se volessi sapere solo i suoi segreti, farei questo gioco con lui-.
Josh annuisce in silenzio, poi si inclina all'indietro fino a toccare con le spalle e la testa una delle falde del tetto.
- Non penserai mica che inizi io? Racconta di Mandy - lo esorto. Io intanto devo pensare a quello che dirò, visto che non sono certo in grado di raccontargli tutta la storia.
- E va bene-.
Josh sospira,  e si vede che cerca di capire da dove iniziare a raccontare. La scintilla dei suoi occhi è scomparsa un momento, sostituita da una specie di fiammella, mentre lui riporta alla mente i ricordi.
- La cosa è andata avanti abbastanza a lungo, ma si può riassumere bene con " Connor si è fatto fregare alla grande"- inizia lentamente, scegliendo con cura le parole.
- Sai, lui non aveva  davvero bisogno di lavorare: in famiglia avevamo i soldi che guadagno io coi film e quelli del lavoro dei miei genitori; lui, poi, per le sue spese personali aveva i soldi di qualche premio vinto col club di scienze. Non so se hai idea di quanto sia intelligente, mio fratello: fa queste cose in cui deve progettare delle fabbriche ecologiche, o un modo per risolvere dei problemi ambientali, poi li presenta ai concorsi e... davvero, ha delle idee brillanti. Fatto sta che l'amore manda in tilt anche i cervelli più intelligenti, mi sa. Un giorno, più o meno un anno fa, lui e io siamo andati a trovare Guendalina e Elvis (già in quel periodo facevano il cappuccino migliore del paese) e abbiamo visto questa nuova ragazza al bancone: Mandy. Mandy era la figlia della sorella di Elvis e aveva deciso di trasferirsi qui perchè sua madre si era risposata con un tipo che lei non sopportava; inoltre, voleva farsi un po' di esperienza, e suo zio non poteva non accoglierla a braccia aperte.
Ci ha raccontato tutto questo non appena ci ha visti. Si vedeva che voleva compatimento, simpatia, o non ho idea di che altro, ma Connor quando tornammo a casa aveva gli occhi accesi come non glieli ho visti mai. Insomma, qualche giorno dopo, mio fratello venne fuori con la storia che voleva lavorare, che aveva bisogno di esperienza... E perchè negargliene la possibilità? Lo mandammo a lavorare da Gwen ed Elvis.
  Lì lui provò davvero in tutti i modi a conquistare Mandy: coi cioccolatini, le frasi galanti, i fiori, i complimenti, le battute spiritose, le collane, offrendosi di fare i suoi turni quando lei aveva un impegno, invitandola da tutte le parti... Lei non sembrava per niente presa da lui, ma presto capì che un ragazzo del genere poteva tornarle utile. Quando Connor iniziò a stare sempre più spesso via da casa per coprire anche i turni della ragazza e non ebbe più nemmeno tempo da dedicare ai suoi progetti ambientali, capimmo che qualcosa non andava. I miei genitori provarono a parlarne con lui, ma Connor continuava a coprire le spalle a Mandy. Un giorno, allora, andai a parlare con Elvis e Gwen. Loro mi spiegarono quello che stava succedendo (sono dei grandi osservatori, non so se te ne sei accorta) e io lo riferii ai miei genitori. Loro tornarono al bar e videro coi loro occhi come Connor si piegasse ad ogni capriccio di Mandy e, di comune accordo, decisero che Elvis e Gwen avrebbero licenziato Connor per il suo bene.
  Quando lui seppe cos'era successo, venne in camera mia arrabbiato come non l'avevo mai visto e mi accusò di voler rubargli Mandy... Mi diede perfino un pugno -cosa che non aveva mai fatto e che non si è più ripetuta- e, quando cercai di spiegargli che era per il suo bene, mi disse che dovevo smetterla con la mia "sindrome da fratello maggiore". Dio mio, non dimenticherò mai quanto era arrabbiato...
Anche i miei provarono a parlargli, ma l'unica cosa che funzionò davvero fu quella volta che tornammo al bar e Mandy fece finta di non riconoscerlo. Tutte le moine erano sparite, ora che lui non le era più utile. Sai, un giorno che ero lì da solo ebbe persino il coraggio di dirmi che a interessarle ero io, che gli attori la affascinavano...- il volto di Josh si contrae in una smorfia - ovviamente, questo non l'ho mai detto a Connor, ma penso che lui l'abbia capito, visto come si comporta Mandy le volte che andiamo a prendere il cappuccino-.

Rimango pietrificata un secondo, cercando di cancellare dalla mente le immagini di me che spacco il naso alla ragazza, domani, con una moka di caffè, poi mormoro rabbiosamente - Giuro che ogni volta che tu e Connor verrete in bar farò di tutto pur di essere io a servirvi e tenervela alla larga-.
- Grazie -. La voce di Josh è soffocata dal braccio su cui ha appoggiato il viso quando si è stretto le ginocchia al petto, e i suoi occhi saettano velocemente via dal mio viso, mentre allunga l'altro braccio verso di me e mi stringe la mano. Per un momento sono convinta di aver visto un luccichio nei suoi occhi, ma subito mi convinco che sia un riflesso della pioggia.
Ora tocca a me raccontare.

Il buio che sta calando oltre i rami del nostro albero sembra quasi voler preannunciare una storia di paura, o, forse, sono solo io ad avere paura di aprirmi.
- Be'- inizio a bassa voce, avvolgendomi un po' più stretta la coperta attorno alle spalle, - hai ragione, vengo dall'Inghilterra, anche se non pensavo di avere un accento così riconoscibile-.
- Si sente un sacco, invece - mi assicura lui con un sorriso, poi torna a sprofondare la testa tra le braccia, che adesso ha raccolto entrambe sopra le ginocchia, e, mentre continuo a parlare, riesco a vedere solo il bagliore dei suoi occhi che mi guardano da sotto la cortina di capelli castani bagnati che gli spiove sulla fronte.
- Sono qui perchè... quando hanno chiuso la libreria in cui lavoravo, ho deciso di seguire i miei sogni e venire qui a lavorare. In realtà, avevo abbastanza risparmi per potermi concedere qualche mese di affitto senza dover cercare un'occupazione; volevo scrivere e basta, ma -a quanto pare- quando hai la mente troppo libera se ne va anche l'ispirazione...-.
Bene, direi che è un buon riassunto: ho saltato a piè pari la mia infanzia e ho spiegato perchè sono qui. Non era questo che mi aveva chiesto?
Josh mi guarda un momento, in attesa che continui; poi, visto che non apro bocca, decide di interrogarmi lui.
- Hai un telefono, ma l'unica a chiamarti è Kellie. Non hai una famiglia che si preoccupa per te? Non sarai mica scappata di casa?-
Scuoto velocemente la testa: ci manca solo che adesso pensi che io sia una bambinella viziata che scappa di casa perchè i genitori non vogliono comprarle la Range Rover. Eppure, non voglio neanche che si senta costretto a compatirmi perchè son cresciuta in un istituto per bambini orfani; alla fine, lì sono stata più che bene, finchè non sono comparsi i miei genitori biologici.
Forse sono le parole che ha detto prima che mi spaventano: "si vedeva che voleva compatimento, simpatia, o non ho idea di che altro". Io non voglio compatimento; la sua simpatia voglio conquistarmela onestamente, facendo battutacce sulla somiglianza tra lui e P.T., facendomi insegnare come si va sullo skate-board o scroccandogli passaggi in automobile; facendo amicizia anche con Connor e i suoi genitori, seguendolo a Terabithia e, perchè no?, inzuppandolo di fango dalla testa ai piedi.
Se lui si sentisse costretto ad essermi amico solo perchè sono praticamente sola al mondo (a parte la mia adorata coinquilina, ovviamente), che gusto ci sarebbe?
- La mia famiglia è andata- dico semplicemente. Mi stringo un momento nelle spalle, come se nulla fosse, poi prendo in braccio P.T. perchè venga anche lui a scaldarsi un po'.


AAAAAAAAAAAAAAAAH ce l'ho fatta xD! Grazie a _Debby_ che mi ha dato lo sprint per scrivere più veloce del vento con la sua recensione (<3) e a tutte le altre persone che seguono la storia (ora, non ripeto lo stesso discorso due volte nella stessa giornata, ma sappiate che vi ringrazio nella mia mente ogni giorno e ogni notte :D) e... Be', riusciranno i nostri prodi a svelare i loro scheletri nell'armadio senza che P.T. rubi qualche osso e lo vada a seppellire nel giardino-palude?
Baci a tutti!!
Liz


Oh, un'ultima cosa, giusto per rovinare l'atmosfera xD

La casa sull'albero di Josh:

Aspettative:



Realtà >:D :



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Capitolo 19
*** Due cuori e una capanna (sbilenca). ***


un ponte per SPIAGGIA - Andata...- ripete piano Josh, come se così potesse assimilare meglio la notizia. - Vuoi dire che sono morti?-. La voce gli si abbassa sull'ultima parola, quasi avesse paura a sfiorarla con le labbra o che temesse che, chiamandola a voce troppo alta, questa possa venire a prendersi anche la sua famiglia.
- Beh, ecco... no- mi impappino. Premo i palmi delle mani sugli occhi, finchè nel nero non comincio a vedere lampi fosforescenti, e cerco di schiarirmi le idee.
- Diciamo che li ho lasciati indietro. Sono vivi,  ma è come se non fossero davvero i miei genitori-.
- Allora sei stata adottata-. Quella di Josh è un'affermazione, ma sembra una nuova domanda.
Diamine, questa sottospecie di confessione finirà per diventare un gioco delle 20 domande!
"Indovina perchè la mia vita è un casino: se ci riesci in meno di 10 domande hai un premio!"
- Nemmeno-. Sorrido al pensiero che potrei davvero dargli un premio, se riesce a indovinare entro le dieci domande. Vediamo, potrei offrirgli una brioche. Questa era la... seconda domanda, giusto?
- Quindi sei stata abbandonata - conclude Josh con un sorrisetto (il gioco sembra divertire anche lui) che però cerca subito di farsi sparire dal volto, forse per non sembrare indelicato. Insomma, ha già combinato la sua con Connor, oggi, no?
- Mh mh- rimango sul vago. Se continua ad azzeccarle così, la brioche dovrò offrirgliela davvero!
Sprofondo il mento tra le ginocchia e gratto P.T. tra le orecchie, fingendo di non accorgermi del modo in cui Josh mi scruta: come se potesse spuntarmi  da un momento all'altro la risposta scritta sulla fronte.
- A che età ti hanno abbandonato?- chiede, infine, con cautela.
- Appena nata - bofonchio tra le ginocchia. Quarta domanda.
- Ok, quindi poi li hai ritrovati... e non ti sono piaciuti -.
Incrocio un momento il suo sguardo e annuisco, poi torno a guardarmi i piedi.
- Sei andata a cercarli tu? Avevano lasciato i nominativi all'orfanotrofio? -
Scuoto la testa e, prima che possa trovare le parole per spiegare la situazione, lui sbotta - Sono tornati?! -.
- Oh, sì. - rispondo, e le parole mi escono accompagnate da una rabbia che mi spaventa. Rimango in silenzio qualche istante, cerco di riguadagnare il controllo sulla mia voce, poi continuo. Tuttavia, non credo di riuscire troppo bene a filtrare il disprezzo e il risentimento, mentre parlo.
- Sono tornati quando avevo undici anni. Sono tornati dicendo che mia madre era diventata sterile e che non potevano avere altri figli... e quindi tornavano a prendersi me. Non tornavano perchè rivolevano me, ma perchè non avevano altra scelta, capisci? E si aspettavano che tornassi con loro a braccia aperte! Tutti se lo aspettavano: loro, le suore, le mie sorelle dell' Istituto... Tutti all'orfanotrofio mi trattavano da egoista perchè non volevo approfittare della fortuna che avevo... Ma come potevo essere sicura che non mi avrebbero abbandonato di nuovo?
 Tutti cercavano di farmi il lavaggio del cervello: è stato un inferno, finchè non ho incontrato Mary Margaret -.
Il mio tono di voce, da duro che era, ora si vela di malinconia. Ed in breve, senza rendermi conto delle lacrime che hanno iniziato a graffiarmi il viso, racconto a Josh di Mary Margaret, di come mi abbia regalato una passione che mi permettesse la fuga dalla realtà che mi opprimeva, un lavoro, il suo affetto... gli parlo delle mie visite al cimitero e di quanto adesso mi manchi, di come a volte la sogni e poi mi svegli piangendo lacrime amare perchè nel sogno ero convinta non fosse mai morta...
Mi mordo forte il labbro per impedirgli di tremare e chiudo gli occhi, giurandomi che le lacrime calde che mi stanno scivolando lungo il viso in quest' istante saranno le ultime.
Lo dico ogni volta.
Avevo promesso a Mary Margaret che sarei stata felice, che sarei passata oltre e avrei vissuto la mia vita al meglio, che avrei inseguito tutti i miei sogni coi soldi che mi aveva lasciato in eredità, una volta che lei se ne fosse andata. L'unica cosa che ho fatto davvero, però, è stata abbandonare l'Inghilterra e venire qui, in questo angolo tranquillo di America.
Non ho ancora osato toccare i soldi che lei mi ha lasciato. Vengono dalla sua fatica di una vita, non mi pare giusto che adesso debba essere io a spenderli. Ne ho lasciato la metà all'Istituto, perchè è lì che mi hanno accolta e sentivo di doverglielo, ma soprattutto perchè nella biblioteca del Grace of God ci sarà sempre un piccolo pezzo di Mary Margaret; il resto, rimane nel mio conto in banca, come una piccola ancora di salvezza nel caso in cui non riesca a farcela da sola.

Poco alla volta, il mio mondo si inclina, e mi accorgo che Josh mi ha attirato a sè solo quando la mia testa si appoggia alla sua spalla e i miei capelli spettinati gli fanno emettere uno sbuffo perchè gli fanno il solletico.
Lui è caldo, e la coperta che stringe attorno a noi sembra un ruvido bozzolo di patchwork: una promessa che da questo bruco, prima o poi, nascerà una farfalla.
Mi passo una mano sulle palpebre brucianti per asciugare le lacrime perchè non voglio sporcargli la maglietta e, solo in quel momento, ricordo che stamattina mi sono truccata per il lavoro al bar e che strofinarsi gli occhi è stato un grande errore.
Nonostante la tragedia, non ho intenzione di spostare la testa: la spalla di Josh è larga e comoda, il suo collo è tiepido e lui ha un buon odore. Almeno, migliore di quello da cane bagnato che emana P.T.
Decido che sa di bagnoschiuma al borotalco. Oh, e la sua maglietta conserva un vago retrodore di Fanta.
- Bene, mi sa che tocca a te - mormoro con voce nasale. Dopo il piagnisteo, temo di avere il naso un po' intasato. Mi frugo un momento nelle tasche, certa di avere un fazzoletto da qualche parte, ma trovo solo una cosa bianca, sbrindellata e bagnaticcia. Bene, vedrò di accontentarmi: non ho intenzione di ripetere l'esperienza dell'asciugarmi il moccio con la maglietta.
Per tutta risposta al mio invito, sento lo stomaco di Josh brontolare. Oh, ha un bel coraggio a fare così, dopo che si è mangiato l'ultima brioche!
Questo mi ricorda che devo offrirgliene una, domani. Magari non è esattamente riuscito ad indovinare entro le dieci domande, perchè ho finito per spiattellargli tutto io, ma prima è stato carino ad abbracciarmi. Mi ha fatto sentire... al sicuro. E solo ora capisco che è lui la mia famiglia, adesso. Capisco che non potrei più fare a meno della sua presenza, della certezza che tra dieci anni potrò ancora andare a casa sua a farcire le brioche o a ricoprirlo di fango. Non voglio nemmeno provare ad immaginare come sarebbe il resto della mia vita senza di lui, del suo sorriso storto, delle scintille che gli si accendono negli occhi dal colore incerto e del tono maturo che cerca di assumere quandosi rivolge a Connor.

- Che ne dici se facciamo un sonnellino per placare i morsi della fame, finché piove? Giuro che la storia del perché sono qui te la racconto quando ci svegliamo e torniamo a casa -.
Annuisco, ancora pensierosa, e, proprio in quel momento, P.T. mi sguscia via dalle braccia e si accuccia in un angolino. Oh, deve fare il maschio indipendente, lui.
Josh e io ci stringiamo un po' la coperta addosso e cerchiamo di appoggiarci con la schiena al meno pendente dei due muri sbilenchi della capanna.
Oltre al fatto che è duro da morire e che già è difficile dormire appoggiati ad un muro dritto, figuriamoci a uno che pende verso l'interno, gli spifferi gelidi che passano attraverso le assi rendono quella posizione assolutamente insopportabile.
- No, è impossibile - concludo dopo qualche secondo, proprio mentre Josh afferma - Così non può andare -.
Di comune accordo, decidiamo di stenderci. A disagio, ci mettiamo schiena contro schiena, ma il sentire la sua spina dorsale contro le mie scapole mi dà comunque un senso di sicurezza.
Indago velocemente il buio con gli occhi e scorgo il riflesso di una bottiglia di Coca Cola di fronte a me. Non è un libro, ma andrà bene lo stesso.
Furtivamente, allungo il braccio e la avvicino a me, prima di rannicchiarmi sul duro pavimento e addormentarmi.

***
Non so quanto tempo sia passato, quando mi sveglio. La prima cosa di cui mi accorgo è che sta ancora piovendo. La seconda è che non sento più la schiena di Josh contro la mia.




Aaaaaagh! Ok, scusate, già questo non è un buon inizio D: Devo, devo, devo riuscire a pubblicare regolarmente! Purtroppo, mi scocciava copiare quello che ho scritto al pc, così questa volta ho un po' ritardato nelle consegne, chiedo venia xD
Allora, cosa ne pensate :)? Grace e Josh combineranno qualcosa di losco in questa capanna? Cosa diamine ci fa Grace con la bottiglia di Coca Cola?
E, uuuuh, vi è sembrato troppo lacrimoso questo capitolo >:\?
Come al solito, non vedo l'ora di leggere i vostri commenti :D Ci rileggiamo presto! Ma non troppo, perchè devo farmi desiderare u_u Ma neanche troppo tardi, fidatevi xD
Vi voglio bene! Così bene che stavolta non vi tedio neanche con le foto in aggiunta :DD
Un sacco di baci e buon ritorno a scuola (che depressione) <3!
Liz

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Capitolo 20
*** Il mistero delle bottiglie. ***


ppt bottiglia Mi alzo a sedere, confusa, e cerco Josh con lo sguardo. Lì, sola, mi sento un po' persa. Persino P.T. sembra scomparso, e solo dopo qualche secondo lo scorgo appallottolato in una pallina bianca vicino all'entrata della capanna. Già più tranquilla, individuo quasi subito anche Josh: sta tornando proprio in questo momento dal fondo della capanna e, quando si accorge che mi sono svegliata,un'aria vagamente colpevole gli compare suo malgrado sulla faccia.
- Perchè abbracci una bottiglia? - domanda all'improvviso, ispirato.
Prima di rendermi conto di come, in questo modo, stia cercando di distogliere l'attenzione da se stesso, arrossisco fino alla punta dei capelli. Raccontare due storie imbarazzanti nella stessa serata è troppo! Ma decido di farlo lo stesso: via questa storia e non avrò più scheletri nell'armadio. 
- Ok, giuri di non ridere? - premetto, serissima.
- Prometto -.
Non ci credo neanche per un secondo: gli angoli della sua bocca sono già increspati verso l'alto e, nei suoi occhi, è tornata la luce della risata.
Sbuffo. - Come vuoi -.
Però se ride perde il bonus-brioche.
Prendo un bel respiro, poi inizio. Spero di riuscire ad arrivare dritta al punto: conoscendomi, potrei rimanere qualche ora a girare intorno all'argomento senza sfiorarlo nemmeno con un articolo indeterminativo.
- E' una cosa che faccio fin da piccola, da quando ho conosciuto Mary Margaret -.
- Cosa? Abbracciare bottiglie? - domanda Josh, un po' interdetto, un po' scherzando.
- Non mi interrompere - lo zittisco, severa. - Fin da piccola mi addormento abbracciando libri.
 Mi si è attaccata l'abitudine di prender sonno abbracciando il libro che stavo leggendo ( e non sai quante volte ho perso il segno per questo motivo ) perchè così avevo l'impressione di non uscire davvero da quel mondo fantastico; credevo che l'avrei ritrovato nei sogni.
 Pensavo anche che in questo modo le storie potessero entrarmi nel cuore, mescolarsi, e poi aiutarmi a crearne di mie, quando ne avessi accumulate abbastanza. Lo so che è stupido, ma... -
- Non è stupido - mi interrompe Josh, serio. I suoi occhi sono fissi nei miei, nella penombra, e solo un lampo nella pupilla mi avverte di quello che sta per succedere: - E' cooooosì tenero, Ohw! - cinguetta all'improvviso, prendendomi in giro; io, per tutta risposta, lo guardo in tralice per qualche minuto, poi decido di fare la burbera e sbotto - Cosa ti avevo detto a proposito del non interrompere?! -.
Josh chiude la bocca e io continuo. Entrambi cerchiamo di trattenerci dal ridere: non siamo affatto credibili come strafottente e dura, e ce ne siamo accorti!

- Be', il succo della storia è che adesso non riesco più a dormire se non abbraccio qualcosa - riprendo - E, dato che il piccolo Josh costruttore non ha pensato di lasciare qui il suo manuale di architettuta, mi devo accontentare delle bottiglie -. Josh sorride; - Il piccolo Josh costruttore non aveva bisogno di manuali - afferma, gonfiando il petto, e finge di non sentire il mio " ed ecco qui i risultati...".
Continua, poi, con aria pratica, accennando al fondo della casetta: - Quella bottiglia, però, lasciala stare. Mi stavo per fare la pipì addosso, quindi... -
Ehw.
-
Ok, ok, non c'è bisogno che continui - esclamo, agitando le mani davanti al viso come a voler cancellare dalla mente l'idea della bottiglia usata come WC. Lui sospira, e sembra davvero che l'astenersi dal raccontare i particolari sia un gran sacrificio per lui, poi cambia espressione -sembra meditabondo- e, accucciandosi a terra e disegnando un ghirigoro sulla polvere del pavimento, evita di guardarmi negli occhi e mormora - Sai, una volta ho letto che abbracciare qualcosa mentre si dorme dà un senso di sicurezza e fa fare bei sogni, però non ci ho mai provato; mi sono sempre chiesto... Funziona? -
Annuisco, sicura. - Non ho mai fatto brutti sogni, da quando ho iniziato ad abbracciare libri -.
Ed è vero. Insomma, i sogni con Mary Margaret non sono brutti. E' il risveglio ad esserlo, quando mi accorgo che lei non è davvero tornata da me.
- Se vuoi possiamo condividere la bottiglia - propongo con uno slancio di generosità, dopo esser rimasta in silenzio per un momento; - Sempre se non vuoi usare quella di Fanta-pipì -.
Ok, non era una buona battuta, ma un po' mi sorprende il non sentire la risata di Josh, o perlomento una sua risposta ironica.
E' buio, non riesco a vederlo bene in viso, ma posso capire che è imbarazzato da come struscia i piedi per terra e continua a concentrare lo sguardo sui ghirigori nella polvere.
Finalmente, alza gli occhi -lo capisco dai due riflessi di luce che baluginano per un momento nelle sue pupille- solo che, dopo che ha parlato, sono io a fuggire il suo sguardo.
- Io... cioè, insomma... mi chiedevo se invece potevo provare ad abbracciare te -.




Ciao belle persone :)! Ecco un altro aggiornamento! E' un po' corto, ma vi rifarete coi prossimi, che sono dei mattoni xD E qui il motivo della bottiglia è svelato... Rimane solo a Josh il turno di svelare perchè p tornato in Kentucky! O forse prima preferirà svelare un'altra cosa? Insomma, che ne pensate? E' giunta l'ora? Riposino in pace? Amen?
Va bene, lasciamo perdere xD Lasciatemi i vostri pensieri :)!
Grazie ancora a tutte le persone che seguono, ricordano, preferiscono ( O-o be', non mi veniva il verbo!) e commentano questa storia :)! Grazie, grazie, grazie mille! Baci a tutti! \^*^/
Oh, ecco una cosa che solo voi potete capire xD Guardate chi si è appeso al segnalibro del mio diario :D!

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Capitolo 21
*** L'ultima confessione. ***


tttt Sbarro gli  occhi e lo guardo. Ho capito bene quello che ha detto? E' impazzito?
Solo quando parlo mi accorgo di aver trattenuto il respiro.
- Ma scherzi?! -
Niente di personale, ma non ho mai dormito con nessuno (di certo nessuno di genere maschile ) e non ho intenzione di iniziare oggi!
Ricordo che alcune bambine all'Istituto si abbracciavano per andare a dormire, quando si sentivano sole, ma io non ero mai tra loro perchè... io i genitori li avevo, ero io a non volerli: meritavo di stare da sola.

Josh sbuffa forte, come se avesse trattenuto il respiro anche lui, poi una strana risata gli esce di bocca.
- Be', ma certo! Ti pare che chiederei davvero una cosa del genere a una come te?! -
Mi lancia una strana occhiata, prima di abbassare lo sguardo sulle tavole di legno, come se non sapesse bene cosa fare, ora.
Non so se credergli. Non sta strisciando i piedi per terra come fa di solito quando è imbarazzato, ma, come ho già detto, non basta essere un attore per imparare a mentire nella vita reale. Ma, insomma, mi sembra così strano pensare che prima potesse essere serio!
- Una come me...? - domando allora, passando alla seconda frase detta da Josh, che decisamente non mi è chiara.
- Cioè una che... una "giusta", non una facilotta...- cerca di spiegare lui, in difficoltà. Le sue mani sono sprofondate nelle tasche, e lui fa correre lo sguardo per la capanna, in cerca di ispirazione. Finalmente, si decide a guardare me e mi sorprende con un'espressione incuriosita in volto; solo quando lui inizia a muovere i piedi per terra e fa una faccia strana, mi rendo conto di quanto si siano alzate le sopracciglia sulla mia fronte, come se volessero esprimere la domanda che mi frulla nella mente formando due punti di domanda sulla pelle, e mi affretto a ricomporre la mia faccia.
- Non che l'abbia mai chiesto ad una facilotta! - si affretta a borbottare lui, abbassando il viso, ma continuando a scrutare di sottecchi le mie espressioni. Poi, visto il mio sorrisetto, borbotta: - Torniamo a dormire, va'... -. Annuisco, pienamente d'accordo, e alzo un po' la coperta perchè torni a riinfilarcisi sotto.
Ci stendiamo di nuovo sul traballante pavimento di tavole, schiena contro schiena, e sembra che entrambi cerchiamo di non respirare troppo forte, per non disturbare il corso dei nostri pensieri. L'atmosfera nella capanna è cambiata: è come se ci fosse qualcosa in sospeso.
- Non mi hai ancora raccontato perchè te ne sei andato dalla città dei VIP - realizzo all'improvviso, e mi giro di scatto proprio mentre Josh riapre gli occhi.
I nostri sguardi si incrociano: il suo pensieroso e il mio curioso.
Non mi ero resa conto che si fosse girato verso di me, prima di cercare di addormentarsi; me ne rendo conto solo nei pochi momenti che gli ci vogliono per riorganizzare le idee.
Lo guardo negli occhi per qualche secondo, stringendo piano le labbra mentre cerco di ignorare una strana contorsione del mio stomaco e l'oppressione che inizia piano piano a schiacciarmi i polmoni nel momento in cui le sue pupille si incastrano nelle mie e io mi perdo a chiedermi di che colore siano le sue iridi. Non ho mai visto i suoi occhi così da vicino. Magari stavolta riuscirò davvero a capire il loro colore.
Qui, al buio, sembrano quasi neri, ma sono sicura di averli visti castani il più delle volte. Il fatto è che il loro vero colore è un marrone strano: un marrone-verde, un po' come la polpa dei kiwii molto maturi, anche se, quando siamo a Terabithia, i suoi occhi sembrano sempre più luminosi, più verdi.
Mi chiedo di che colore lui veda i miei. Io, quando mi guardo allo specchio, li vedo solo marroni: niente cerchio esterno più scuro, niente pagliuzze colorate.
Se volessi autocompiacermi, direi che sono color Nutella, ma quando sono di malumore non è certo questa l'associazione che faccio.
Improvvisamente, torno in me e mi dico che dovrei smetterla di pensare a queste scemenze.
Josh deglutisce, inspira lentamente, poi inizia a parlare a bassa voce. I suoi occhi rimangono nei miei.
- Sai, non è niente di che: ero stanco di vedere visi che mi erano familiari solo perchè li avevo visti qualche volta in TV o agli awards; volevo tornare a vedere visi che conosco davvero, quelli delle persone con cui sono cresciuto... E, sai, non mi piace per niente vivere da solo: mi mancavano Connor e i miei genitori.
 Oh, e poi non ne potevo più dei paparazzi! Erano sempre lì coi loro flash: ogni volta che uscivo di casa, che andassi al supermercato o in discoteca. Sempre a far domande, a farmi sentire giudicato dal mondo intero... Qui mi sento molto più libero: posso scendere a Terabithia senza che nessuno mi segua, posso stare con chi voglio senza che  si pensi subito a un qualche flirt...-
- A parte le opinioni di Guendalina ed Elvis, intendi? - aggiungo con un sorriso, intuendo l'allusione. Mi sento il viso un po' caldo e, senza che mi metta a pensarci intenzionalmente, inizia a fluttuarmi in testa una domanda: cosa pensa lui a questo proposito?
Scrollo la testa, come un cavallo che scaccia una mosca fastidiosa. - Ma qui in Kentucky non ti vengono a cercare? -
- Oh, si che vengono - inizia lui, muovendosi un po' come a mettersi più comodo (come se fosse possibile, su questo pavimento!), e posso percepire un accenno di sorriso nella sua voce, che preannuncia qualcosa di divertente, - ma nessuno li vuole e, dopo che una decina di giornalisti ha finito per perdersi lungo le stradine dei campi, credo abbiano capito che in paese davano loro le istruzioni sbagliate, quando si informavano su come arrivare a casa mia-. Ora il suo tono è compiaciuto ed orgoglioso della sua piccola cittadina, e anche io mi emoziono al pensiero dell'adorabile unità che c'è in questo paese. - Mi piace, il Kentucky -. Mi viene quasi spontaneo dirlo, mentre allungo una mano verso quella con cui lui si tiene la coperta scostata dal viso.
- Anche a me - risponde lui, prendendo la mia mano e sorridendo in risposta. Mi guarda dritto negli occhi, e la sua presa è forte e gentile. Sembra quasi voglia aggiungere qualcosa.
Le sue labbra sono socchiuse e il suo respiro è veloce: posso sentirlo riverberare sul mio viso per quanto siamo vicini.
All'improvviso, a quel pensiero, il mio cuore inizia a martellarmi in gola, il sangue mi affluisce al viso e mi sento soffocare: cosa diavolo mi sta succedendo? Non ho mai provato niente del genere. Sembra un attacco di panico, ma è ... è strano, è quasi piacevole.
Il mio sguardo evita il suo, si fissa sulle sue lentiggini, a malapena intuibili nella penombra, e lì si sfoca. Non ho il coraggio di muovermi, ma non riesco neanche a rimanere a fissarlo negli occhi.
Posso sentire aria di qualcosa... qualcosa che non conosco, e lo vedo nei suoi occhi. Ho paura.
E, improvvisamente, mi accorgo del silenzio. Il silenzio che è calato qualche minuto fa e pensavo fosse a causa del color mare dei suoi occhi che mi faceva sentire solo un fruscio nelle orecchie, in realtà è dovuto alla fine del temporale.
- Oh, ha smesso di piovere - nota anche Josh, e la sua voce ha una nota dolente, come se si fosse appena svegliato e stesse cercando di ricordare un sogno piacevole. - Andiamo, prima che arrivi un altro temporale?-.
Rimango in silenzio un momento, cercando di imporre al mio cuore di tornare al suo posto, di smettere di bloccarmi il respiro in gola, poi annuisco lentamente.
Non ho tanta voglia di uscire. Ho paura che la luce della luna riveli il mio rossore inopportuno e, be', forse -ma solo forse-, non voglio che questa serata finisca.
Josh e io ci affrettiamo a scendere.  P.T., in braccio a Josh, abbaia rauco e contento, bramoso di riposare piede -zampa- sul terreno erboso e, in pochi minuti di passeggiata, il nostro intrepido terzetto raggiunge la casa di Josh.
Nella semioscurità, illuminata solo dalla luce radente della luna, la costruzione sembra persino più grande del solito ed intimidisce un po'. I balconi e le tapparelle sono tutti chiusi e sembra quasi una casa abbandonata, di quelle che nei film sono infestate dai fantasmi.
Josh mi chiede se voglio fermarmi lì a dormire per questa notte, ma gli dico che preferisco tornare a casa da Kellie, a farle sapere che sono ancora viva.
In realtà, forse ho un po' paura di restare qui con lui; temo mi torni quel batticuore misterioso e, prima di affrontarlo, ho bisogno di rifletterci un po' da sola.

***

Pur di non lasciarmi guidare la sua macchina ( anche se ho promesso di riportargliela sana e salva domani mattina!), Josh decide di riaccompagnarmi personalmente a casa, sostenendo che la sua "bestiaccia" ha un caratteraccio che capisce solo lui.
Dopo che mi ha fatto un elenco più lungo di una letterina a Babbo Natale su quante volte la bestiaccia lo abbia abbandonato per strada e avermi convinto a non sfidare la sorte, nell'auto cala il silenzio. Non mi viene in mente niente di leggero su cui scherzare, dopo tutte le confessioni della giornata -fin troppo serie per i nostri standard- . Josh ha anche spento la radio, stanco di cambiare canale a ripetizione in cerca di qualcosa di buono da ascoltare: nell'abitacolo non vola una mosca.
I fari della macchina creano strani giochi di luce con la polvere di terra rossa che si alza al nostro passaggio e, al chiaro di luna, si ha quasi l'impressione di vedere degli spiritelli che danzano.
Sto giusto riflettendo sul fatto che il silenzio in macchina non è sgradevole, che sembra il silenzio di due persone che si sono dette tutto e che adesso si godono la tranquillità delle rispettive coscienze, quando Josh inizia a tamburellare sul volante con le dita. Non è quel tambrellio di unghie fastidioso e ripetitivo; è un rullio incostante e calibrato, da percussionista.
Visto che sembra divertirsi parecchio, dopo qualche minuto viene voglia anche a me di imitarlo, e inizio a battere a tempo (ok, in realtà un po' a casaccio) sulla portiera, attraverso il finestrino aperto. Mi giro un momento verso Josh e arriccio giusto un pochino il naso, quando lui si fa prendere dal ritmo ed inizia a simulare con la bocca i suoni delle percussioni come un rapper dilettante: dsh dsh psh, kh-kh phs!
Lui, però, mi ignora allegramente, così scrollo le spalle, mi appoggio allo schienale del sedile e, ad occhi chiusi, continuo a tenere il ritmo.
Quando raggiungiamo casa mia, devo essermi appisolata, perchè mi risveglio di soprassalto non appena sento dell'acqua schizzarmi il braccio che tenevo appoggiato sulla portiera.





Ciao a tutti :D! Ok, devo dire che la scuola rompe parecchio, quindi mi permettete di affibbiare a lei tutta la colpa, se aggiorno in ritardo xD? Ok, in realtà sono io che ci metto un sacco a copiare&correggere, ma spero ne valga la pena!
Oh, altra cosa importantissima (altra scusa per non aver aggiornato ieri xD) : sono diventata MAGGIORENNE :D!!! Ora sì che mi sento responsabile ed adulta u_u E in questi ultimi due giorni ho festeggiato, ecco tutto x) E ora sapete anche la mia età u_u
A parte questo, spero che questo capitolo vi faccia contenti/e: ho dovuto spezzarlo, perchè se lo copiavo tutto lo postavo la settimana prossima D:
Saluto tutti quanti: un sacco di baci :)!!!
Liz

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Capitolo 22
*** E' forse questo il diluvio universale? ***


lapalude - Ma che cavolo...? - sento Josh preso alla sprovvista: sembra che all'improvviso abbia ricominciato a piovere. Fortuna che ormai siamo arrivati! E' strano, però: il cielo all'orizzonte è più limpido che mai, e nella nottata le stelle brillano come tanti sorrisi amichevoli. Come sorrisi con l'apparecchio che riflette la luce, insomma.
Quando scendo dalla macchina, però, mi accorgo che l'acqua non viene dal cielo, bensì da terra. Dal mezzo dell'erba della mia palude sembrano spuntati una decina di gayser che spruzzano per aria svettanti sputi d'acqua, i quali poi piovono ad annegare il giardino ancora fradicio per il temporale di poco fa.
- Non ci posso credere! - sbotto, allucinata, mentre Josh mi affianca con P.T. in braccio. Inutile dire che siamo di nuovo bagnati tutti e due fino al midollo e che lui ha ricominciato ad odorare di Fanta.
Josh guarda a terra, poi in cielo, seguendo il percorso dei getti d'acqua, e improvvisamente scoppia a ridere.
- Non ci credo neanche io!- commenta, col volto bagnato non so se dai getti degli innaffiatori automatici o dalle lacrime che gli son venute ridendo.
- Vuoi vedere che questo posto è una palude perchè questi cosi entrano in funzione ogni giorno, sia col brutto che col cattivo tempo?-
Rimango a fissare per qualche momento gli spruzzi d'acqua scintillante che si rincorrono per tutto il giardino sotto la tenue luce della luna, e per un attimo mi sembra di essere davanti ad una di quelle stupende fontane che decorano i posti chic, tipo Versailles. Solo quando cerco di muovere un passo e la mia scarpa si limita ad emettere uno strano risucchio nel fango, realizzo che quel giardino non è fatto per essere un'attrazione turistica. A chi mai sarebbe venuto in mente di metterci degli innaffiatori automatici?!
- Grandissimo cavolo! Ci credo che non ce ne siamo mai accorte, se entra in funzione solo a quest'ora - esclamo imbufalita.
Il caro Robert non mi ha mai detto niente a proposito di irrigatori da giardino! Posso già prevedere che la bolletta dell'acqua mi farà sbiancare i capelli, quando arriverà, e sono abbastanza sicura di non avere sangue medium nelle vene. Tiro un sospiro di sollievo solo quando mi ricordo che c'è Kellie a dividere le spese con me, adesso.
Nonostante tutto, Josh deve vedermi un po' in preda al panico (o a istinti omicidi), perchè mi dà una spallata gentile e dice - Se vuoi so come disattivarli: te li sistemo io domani - e rimane rivolto verso di me per qualche istante, come a voler analizzare l'interessante fenomeno dei miei mutamente facciali, mentre il sollievo mi si dipinge in volto.
E la salvezza giunse col pick-up!
"
Ma non basterà questo a salvarti, Robert Dawson Hoffman: ti farò vedere i sorci verdi!" penso, corrucciando le sopracciglia, prima di rendermi conto che probabilmente Josh sta ancora studiando le mie espressioni.
Realizzarlo mi fa sentire un po' come un babbuino cavia di laboratorio, quindi cerco di trarmi d'impaccio.
- Josh, se non temessi di offenderti, ti salterei addosso e direi di nuovo che ti amo!- lo prendo in giro, ma lui mi prende di sorpresa.
- Ma puoi dirlo tutte le volte che vuoi-.
Si interrompe, e per un momento sembra incredibilmente serio, poi sorride e, ammiccando, dice - prima o poi finirò pure per farci l'abitudine-.
La luna per un istante si riflette nei suoi occhi e mi confonde, e ringrazio il cielo che non sia abbastanza luminosa da rivelare il turbamento sul mio viso.

- Ascolta - inizio, prima di essere in grado di tapparmi la bocca. Josh si gira di scatto verso di me, e so già che me ne pentirò, ma mi costringo a proseguire senza rimuginare troppo.
- Vuoi rimanere qui a dormire? Così domani non devi tornare per sistemare l'irrigazione e stanotte non ti tocca svegliare il povero Connor-.
Josh non sembra troppo convinto, e struscia i piedi per terra nel ghiaino del vialetto. Si vede che non vuole svegliare Connor dopo il pasticcio di oggi, ma anche che non si sentirebbe troppo a suo agio a dormire qui. Anche se non capisco perchè. Insomma, sono io quella che si imbarazza per un nonnulla; è possibile che anche lui sia  nella mia stessa situazione?
All'improvviso: l'illuminazione.
- Aspetta, è per Kellie?- mi azzardo a chiedere. Forse Josh teme un attacco notturno...!
- Perchè posso mandarla a letto e poi farti entrare, o inventarmi qualche storia...-
- No, no - Josh mi interrompe agitando le mani - Ti prego, basta scuse e stratagemmi: è una cosa che non mi piace per niente! Per una volta, raccontiamole la verità e basta, ok? -
Sono colpita dalla sua schiettezza, e per un momento rimango in silenzio, vergognanomi profondamente. Perchè ho questo disperato bisogno di nascondere le cose? Perchè non posso mai condividere niente con nessuno? Solo con Josh ci sono riuscita, e praticamente lui ha dovuto intervistarmi per capirci qualcosa...!
Batto velocemente le palpebre, poi annuisco. - Ok, lasciami solo un momento per preparare il campo, così lei può correre a truccarsi prima di saltarti addosso, o qualcosa del genere. Conta fino a... mmmh, cento, da quando entro, ok? -
Josh fa segno di sì con la testa e, mentre mi avvio verso l'entrata, sento la sua voce: - Niente proposte del tipo " Scappa e torna quando sei più presentabile", stavolta?-.
Sbuffo e mi giro, intuendo la sua figura appoggiata alla macchina e, soprattutto, il sorriso storto  sul suo viso.
 - Ormai ho perso ogni speranza di vederti più presentabile di così - confesso, spalancando le braccia come ad arrendermi di fronte all'evidenza. Gli faccio uno sberleffo, poi mi affretto verso la porta di casa e la apro.

Kellie è rannicchiata sul divano, semiaddormentata, e mi indispettisce da morire constatare come riesca a mantenersi adorabile pur russando un po'.
Mi avvicino in punta di piedi, sentendomi un po' come Jerry il topo che attraversa di soppiatto la stanza per non farsi beccare da Tom. La mia traversata della cucina, tuttavia, è parecchio più rumorosa: becco una sedia col piede e, con un'imprecazione, praticamente precipito addosso al tavolo, su cui tintinnano allegramente -e con un sacco di rumore- le poche stoviglie che Kellie ha lasciato lì dopo una cena solitaria -e anche piuttosto spartana, conoscendo le condizioni in cui versano le nostre scorte alimentari.
Dopo essermi assicurata di avere ancora integre tutte le dita del piede, mi siedo accanto a lei sul divano con la grazia di una pera che cade dall'albero, ma Kellie non si muove di un millimetro.
Rimango in silenzio un paio di secondi, lanciando alternativamente occhiate in giro per la stanza e poi verso Barbie, come se fossi in grado di svegliarla con la sola forza del mio sguardo, mentre mi chiedo: ma  come si fa a svegliare una persona?!
Al Grace of God si saltava tutte quante sul letto della dormigliona finchè questa non si svegliava ( ed ecco come ho imparato ad alzarmi non appena sento un rumore molesto, sia la sveglia o un polletto Hutcherson), ma non penso di poter fare una cosa del genere, in questo caso.
- Kellie - bisbiglio.
La guardo.
- Kellie!-
- Mmmmh Alex ... - mi giunge in risposta, mentre Kellie si rotola sul divano con uno strano sorrisetto.
Ma che cavolo?!
- Kellie!-  mi spazientisco, e inizio a scrollarle piano una spalla.
A quanto pare, se stai dormendo e qualcuno ti sveglia scrollandoti una spalla o balzandoti sul letto, non fa molta differenza, perchè Kellie si sveglia di soprassalto.
- Oh, sei tornata! - mi salta addosso prima che possa chiederle chi diavolo sia Alex. Per una volta mi sembra davvero spontanea, non sembra si comporti come se fosse costretta ad apparire gioiosa e giuliva per rallegrare un mondo bigio. Per la prima volta sembra una persona vera, e non la sorta di barbie animata che mi era parsa il primo giorno che è piombata in casa. E sono contenta di conoscere finalmente questo aspetto di lei.
- Ma certo che sono tornata, ho i miei libri, qui... non li abbandonere mai - rispondo, però, burbera, cercando un modo per divincolarmi dal suo abbraccio senza sembrare troppo scortese.
Se c'è una cosa che considero fondamentale, è il mantenimento dello spazio personale.
Lei, però, mi ignora allegramente e si mette a parlare di quanto la spaventino i temporali, che l'elettricità dei fulmini le increspa i capelli, che pensava fossi rimasta carbonizzata assieme al mio mp3...
Il mio cervello sta furiosamente cercando un modo per farla smettere e, allo stesso tempo, una maniera per dirle di Josh senza che lei  si metta subito a strillare, così, senza preavviso, mi esce dalla bocca un: - Senti, chi è Alex?-.
A questo punto, la mia fede nei miracoli  inizia, perchè Kellie effettivamente si zittisce all'istante.
- Chi?-
- Mentre dormivi, parlavi di un Alex - chiarisco, scannerizzandola con lo sguardo. Lei si fa pensierosa, si mordicchia il labbro e strizza gli occhi -ovviamente in un modo adorabile che a me non riuscirebbe mai-, come se cercasse di riesumare qualcosa dalla memoria e, alla fine, arrossisce.
- Allora?- domando con un sorrisino.
Lei diventa ancora più rossa, e devo trattenermi dal fare altre domande solo per il gusto di vedere quale sfumatura di rosso riuscirebbe a raggiungere.
- E'... uhm... un attore -
Quindi lei è persa per gli attori.
Quindi non è persa solo per Josh.
Quindi non pensa a lui come a "l'unico-e-il-solo-uomo-che-devo-sposare".
Bene.
- Alex Pettyfer, lo conosci?-
Ovviamente no. Faccio un cenno di diniego con la testa, e questo è il mio più grande errore, perchè lei prende un gran respiro, gli occhi le si accendono come se avesse appena assuto una dose di caffeina valida per una settimana, e inizia all'istante a parlare a velocità supersonica:  - Ovviamente è un gran figo, e ancora più ovviamente devo farti vedere qualche suo film; insomma, ha un fisicaccio che...-
- Toc Toc -
Giunge la voce della salvezza, accompagnata da un tiepido bussare sulla porta socchiusa. La testa di Josh fa capolino dalla soglia, e io sbarro gli occhi. Mi giro verso Kellie, e vedo che anche lei ha gli occhi sbarrati. "Ovviamente".
Mi giro di nuovo verso Josh e gli faccio una smorfiaccia, come a dire " Non dovevi contare fino a cento?!"
Lui ricambia con una scrollata di spalle, e sbarra gli occhi pure lui, come se pensasse di poter essere più espressivo così, con il suo - Conto veloce, e allora?!-
Trattengo un grugnito di sconforto e torno a girarmi verso Kellie, che è in iperventilazione e cerca di sistemarsi con le dita le ombre di mascara sciolto che le hanno sporcato le palpebre mentre dormiva.
- Uhm, ascolta... Il motivo per cui ti ho svegliata -non che non avessi intenzione di fare una bella chiacchierata tra donne, eh- è che volevo avvertirti che Josh rimane a dormire qui, stanotte, perchè...- la mia voce cala di un'ottava per ognuna delle ultime sette parole e, mentre cerco di trattenermi dal raccontare una balla e allo stesso tempo dal convincermi che è Connor la vera motivazione, lei pensa bene di interrompermi.
- Dovete fare cose? - chiede spiccia.
Strabuzzo gli occhi.
Fare cose?
Ma che diavolo vuol dire? E, se davvero vuol dire quello che penso io, è questo il modo di esprimersi?
E perchè mai poi dovremmo "fare cose", che cavolo?!
- No!!- rispondo, forse con un po' troppa enfasi, più o meno nello stesso istante in cui lo dice anche Josh. Non facevo Kellie così diretta, però! E pervertita, direi.
- Stasera ospitiamo Josh - mi limito a concludere la frase.
- Se non dà fastidio - ci tiene ad aggiungere lui, educato. Ancora non si è deciso ad entrare nella stanza, ed indugia sulla soglia della porta.
Gli occhi di Kellie, che si sono spalancati alla parola "ospitiamo", dopo l'intervento di Josh iniziano a saettare furiosamente da me a lui e viceversa, e posso sentire gli ingranaggi della sua mente lavorare faticosamente su qualcosa che non la convince, mentre lei, frastornata, si agita i capelli.
-Ma voi... siete stati insieme fino ad adesso?-
Annuisco e, senza motivo, sento un'espressione colpevole dipingermisi in faccia.
- Certo che è così strano che vi troviate così spesso per caso...! - osserva, dopo qualche minuto di riflessione, Kellie. Sembra sinceramente meravigliata; non c'è traccia di malizia nella sua voce, quando aggiunge: - Sinceramente, Gracey, vorrei avere la tua fortuna! -.
Mi trattengo dallo sbuffare, quando sento Josh schiarirsi la voce, imbarazzato. Ci vuole un certo impegno per impormi a non ricordare a Barbie dei suoi sogni du "Alex" e far smettere la sua adulazione.
Intanto, Josh decide di chiarire: - In realtà non ci troviamo sempre per caso...-
Non ci troviamo mai per caso.
Lui apre la bocca per finire la frase, ma Kellie lo precede: ha gli occhi enormi e un po' allucinati, ed è vagamente inquietante mentre salta alle conclusioni.
Il suo sguardo si sofferma un momento su di me e, proprio quando penso stia per saltarmi alla gola per averle "rubato" Josh, lei strilla - Vi frequentate di nascosto?! Oh, che romantico!-  ed inizia a battere le mani in un modo che non ho mai visto fare a nessuno, se non alle cheerleader nei telefilm. Di solito quelle bionde e non troppo intelligenti. E con un sacco di ragazzi al seguito.
- Nnno! - mi spazientisco, agitando le mani come se in quel modo potessi cacciarle dalla mente tutti i filmini che si è fatta in questi pochi istanti. - Josh è stato molto gentile e mi ha aiutato a scaricare i bagagli, il giorno che sono arrivata, e siamo diventati buoni amici. Tutto qui -.
Mi giro in direzione di Josh, come a chiedergli conferma dei fatti, e lo vedo annuire, anche se ha una faccia strana, con un sopracciglio un po' aggrottato, come se gli scappasse la pipì. O come se non fosse molto convinto.
Gli faccio segno di avvicinarsi con la mano e lui, finalmente, si decidere a chiudere del tutto la porta che teneva accostata alle sue spalle. P.T. gli scivola dalle braccia con un balzo e lo sorpassa mentre si avvicina al divano.
Mentre mi sfreccia davanti, cerco di affibbiargli una grattatina alle orecchie, ma lui sguscia via e balza sul divano di fianco a Kellie. Traditore. 
Lui e Barbie ci guardano, attenti, e a me sembra di essere di fronte a due psicologi. O ad una coppia di poliziotti pronti a mettere in atto il trucchetto del "buono-e-cattivo" per farmi confessare anche se sono innocente.
- Quindi... davvero, non c'è niente tra di voi?- si assicura Kellie, poggiando un gomito sul tavolo -che le arriva a livello del mento, dato che il divano è piuttosto sfondato- e sporgendosi verso di me con fare inquisitorio.
Mi tiro un po' indietro sulla sedia, giusto per sicurezza, poi rispondo, a denti stretti - Nada -.
Ma questo non ti autorizza a provarci con lui.
Cerco di non sembrare troppo arcigna, ma non sono sicura di essere riuscita a mascherare per bene la mia espressione.
Alla fine, scocciata, mi alzo in piedi e batto le mani come a dire "sù, diamoci da fare". - Che ne dite di andare a dormire e basta? -
Una proposta più ragionevole di questa non c'è.
- Se riesci a scollare quella bestiaccia dal divano, ti procuro un lenzuolo e un cuscino - dico a Josh, e non è chiaro nemmeno a me se mi sto riferendo a Piccolo Terrier o alla povera Kellie che, senza neanche farlo apposta, mi ha fatto saltare i nervi di nuovo.
Anche lei sembra avere il superattack a rendere inseparabili il suo sedere ed il cuscino del divano, e mi sfiora il pensiero che lei abbia architettato qualcosa del tipo "se non mi schiodo dal divano, sarà costretto a stendersi su di me".
Cavolo, star sveglia la sera tardi mi fa fare pensieri malati!





Ciao a tutte <3! Mi spiace, davvero non ce la faccio ad essere regolare ad aggiornare :C In compenso, stavolta vi ho davvero messo un capitolo lungo e, con un po' di speranza e ottimismo, per sabato riesco a metterne anche un altro!
Intanto, spero che questo vi abbia fatto tornare un po' di estate Jaceosa (Josh+Grace, fighissimo nome-ship ideato da Debby *v*!) in mente :3 Anche se in questo capitolo c'è praticamente solo "pioggia" da impianti di irrigazione xD
Ci rileggiamo <3! Se anche non avete voglia di commentare la storia, se volete fare un salutino lo stesso, mi fa piacere :)
Un bacio a tutte!
Liz





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Capitolo 23
*** Carrarmato Kellie. ***


ninnananna Vi ho accennato alla mia "deformazione professionale", giusto? Al fatto che il minimo rumore molesto mi sveglia? Ecco, non è che stia proprio dormendo, perchè ho qualcosa che continua a pizzicarmi la coscienza, ma non è neanche che Kellie abbia cercato di non far rumore, in corridoio. E ho una strana sensazione che non stia andando in bagno. Ora, solo una cosa deturpa il fascino di Kellie, oltre alla sua difficoltà nel pensare velocemente: il suo passo pesante.
E' come sentire passare un gregge di pecore.
Mi rigiro con un mugolio scontento sotto il lenzuolo e mi trovo di fronte gli occhi luminosi e bagnaticci di P.T., aperti, e le sue orecchie ben dritte in direzione della porta. E posso praticamente leggere nella mente di Kellie, mentre sento le assi del pianerottolo scricchiolare.
Oh, certo, potrebbe benissimo aver solo bisogno di un bicchiere d'acqua, ma qualcosa mi dice che sta "cadendo in tentazione".
Quale fan, avendo il suo idolo che dorme al piano di sotto, non proverebbe la morbosa voglia di andarlo a vedere? Persino io ho dovuto impormi di non scendere per controllare se era vero che Josh sbavava nel sonno come aveva detto; per fortuna, il pensiero di P.T. che mi segue ansimando come una locomotiva e che salta sopra a Josh non appena scendiamo mi ha fermato. Anche perchè, se gli sbrodola tutto il viso facendogli le feste, come faccio a vedere se lui sbava?
Però non posso lasciare che Kellie gli si avvicini senza controllare cosa combina. Gli ospiti sono sacri, no? Lui è mio ospite, devo occuparmene e sincerarmi che stia bene, giusto?
Presa da un impeto eroico, mi alzo, quasi rovescio P.T. che, preso di sorpresa, è rimasto aggrovigliato in mezzo alle lenzuola, e saltello con passo furtivo fino all'armadio, su cui sono accatastate delle coperte leggere.
Ok, c'è bisogno di dirlo?
Lo dico lo stesso: le coperte mi cadono tutte addosso e sollevano una nuvola di polvere probabilmente pari a quella che si alzò sopra Hiroshima quando la colpì la bomba.
Polverone o non polverone, però, ormai stringo tra le mani la mia scusa per scendere a fare la ronda.
Certo non posso dire di muovermi con più grazia di Kellie, specialmente con P.T. che mi sguscia tra le gambe come un piccolo poltergeist (dovevamo forse chiamarlo Pix il Terribile?), ma, a parte i rimbrotti che muovo al cagnolino,riesco ad essere un po' più silenziosa di lei.
Mi avvicino alla porta trattenendo il respiro e abbasso la maniglia millimetro per millimetro perchè non scricchioli. Tengo l'orecchio accostato al legno come un ladro che cerca di scassinare una cassaforte, ma la casa non mi tradisce. Allora spalanco in fretta la porta e sguscio fuori. E sbatto contro le spalle di Kellie, immobile davanti alla mia porta, che è appena a qualche passo dalle scale.
Entrambe soffochiamo uno strillo di sorpresa e facciamo un balzo indietro -io per poco non inciampo su Piccolo Terrier-, poi cerchiamo di ricomporci.
Mi schiarisco la voce e arrotolo meglio la coperta, imbarazzata, poi le chiedo a bassa voce - Cosa diavolo ci facevi qui davanti?!-
- Pensavo - risponde lei, vaga e meditabonda; come se, ora che ha scoperto cosa vuol dire pensare, ci abbia preso gusto.
Mi mordo la lingua appena in tempo per trattenermi dal fare una battutaccia, e mi limito a dire -pensavi a cosa?-
- Mmmh. Non so se scendere o no... -
- Certo che no!- intervengo, decisa. Lei mi guarda sorpresa: - Perchè no?-
- Lascialo almeno dormire in pace...!-
Una scintilla di comprensione si accende nei suoi occhi.
- Nonono, tranquilla, coinqui, non ho intenzione di saltargli addosso nel sonno... - mi assicura in buona fede, e anche con un gran sorriso.
Incrocio le braccia al petto, arcigna, e già presagisco la tempesta.
- ... perchè lo so che è tuo!-
A questa uscita sbuffo così forte che Piccolo Terrier torna a rifugiarsi in camera mia, e spalanco le braccia come a dire "fai sul serio?!"
Ora che Barbie-nuova-versione-riflessiva si è fissata su quest'idea, Dio solo sa come farò a fargliela cambiare!
- Josh non è mio - sibilo, sperando che dai miei occhi escano fulmini e saette, e tendendo nello stesso momento le orecchie per sentire se al piano di sotto c'è qualche movimento. Quello sbuffo potevo proprio risparmiarmelo!
Kellie scrolla le spalle, poi incrocia le braccia al petto con indosso un sorrisino che dice "prima-o-poi-capirai-anche-tu" che mi fa un tantino imbestialire.
- Mi stupisco che davvero non sia ancora successo niente tra voi: avete una chimica...!-
Toh, adesso fa l'esperta scienziata!
- Kellie, siamo amici!- ripeto, e so già che è sforzo vano, che non potrò mai ripeterglielo abbastanza da convincerla.
- Allora non ti disturba se ci provo con lui -.
La sua non è una domanda, è una sfida.
Corruccio un po' di più le sopracciglia, come se fossero la visiera del mio elmo e io lo stessi abbassando davanti agli occhi per una maggior sicurezza.
- Se non lo molesti, non mi dà fastidio - mi limito a borbottare.
- Ok, allora scendo - bisbiglia lei con una risatina e uno scintillio negli occhi che preannuncia guai; quel genere di scintillio che ha un'amica quando ti propone di rubare "per divertimento".
E poi si fionda giù per le scale.
- No, no, ferma, cosa fai! -
Presa alla sprovvista, la seguo di corsa e quasi ruzzolo giù per le scale. - Dobbiamo ancora parlare della condizione del non parlare con voce acuta, se c'è lui nei dintorni - sibilo, cercando di riportarla su a forza; a occhio, però, è lei la più forte, o la forza di gravità è dalla sua parte, perchè, prima che possa impedirlo, piombiamo tutte e due nel piccolo disimpegno alla fine delle scale, in equilibrio per miracolo.
Kellie corre subito al divano, in punta di piedi, con la grazia di un carrarmato. Io ci vado piano, memore del percorso ad ostacoli formato da sedie e tavolo.
Mi lancio un'occhiata alle spalle, giusto per vedere se P.T. si è azzardato ad uscire dalla camera dopo il mio terrificante sbuffo, ma non sento nessun caratteristico ansimare che annunci la sua presenza.
Tiro un sospiro di sollievo, e finalmente mi azzardo ad avvicinarmi a Kellie, stringendo forte la coperta. Non so perchè, ma mi sembra di essere nell'ambientazione di un film dell'orrore.
Kellie è in adorazione davanti al divano: gli occhi le brillano, illuminati dalla luce che entra dalla finestra e sfiora anche il viso di Josh; mi sembra quasi di vederli lucidi, ma non è davvero possibile che si sia commossa, vero?
- E' così dolce!- bisbiglia allora, con voce acuta e un po' tremolante.
- Ti immagini svegliarsi ogni giorno con lui vicino?- continua, sognante. Io mi limito a grugnire, come se trovassi quello che ha detto una sciocca fantasia da fan ossessionata. Il fatto è, però, che era proprio quel pensiero, prima, a tenermi sveglia. Mi tornavano in mente gli occhi di Josh fissi nei miei quando, nella capanna, ci sussurravamo le nostre storie, fiato contro fiato ( e un vago sentore di fanta e cane bagnato), e pensavo a come sarebbe stato fare così ogni sera, fino alla vecchiaia: condividere gioie e tristezze...
Ma sarebbe un po' strano dormire col proprio migliore amico, no?
Kellie rabbrividisce un momento, poi sussurra - Io torno di sopra, mi fa troppo strano stare qui a fissarlo mentre dorme! Mi sento una stalker -.
Per fortuna è buio e non vede la mia espressione, perchè penso che, invece che rassicurarla riguardo al fatto che sia perfettamente normale mettersi a fissare le persone mentre dormono, sarebbe un qualcosa tipo " dovrebbero rinchiuderti in manicomio".
Annuisco in silenzio, poi accenno alla coperta. Cerco di farle capire di andare pure avanti, che io arrivo subito, e penso che abbia capito, perchè corre di sopra con un pesante scalpiccio.
Io mi attardo un momento, immersa nei miei pensieri, a fissare la luna fuori dalla finestra, poi apro la coperta e la stendo alla bell'e meglio sulle spalle di Josh, tutto raggomitolato come un gatto infreddolito. La luce della luna permette appena di intuire i tratti del suo viso, e mi distraggo solo un attimo a notare che, effettivamente, ha lascianto un leggero alone di bava sul cuscino.
Improvvisamente, provo allo stesso tempo il desiderio di ridere e un forte impulso di tenerezza nei suoi confronti.
Prima quasi che me ne renda conto, la mia mano si avvicina ai suoi capelli e vi indugia in una lenta, dolce, carezza. Mi sento un po' come le madri, nei film, quando vanno ad assicurarsi che il figlio non abbia brutti sogni e si fermano ad accarezzargli i capelli, anche se certo non posso dire di sentire Josh come un figlio. E non so neanche se davvero i genitori si fermino ad accarezzare la testa ai bambini, o se sia una cosa che esiste solo nei film, come la questione delle cheerleader che battono le mani.
So solo che c'è qualcosa che mi si agita in petto, come una nuvola rosa e tiepida e soffice. E che gli occhi di Josh si sono socchiusi e lui ha un'aria confusa e sulle sue labbra c'è una traccia di sorriso sorpreso. Lui si muove un po' sotto la coperta, e io scappo di sopra.




Ciao a tutti :3! Io... boh, non ho molto da dire, se non che spero di sentirvi presto <3! Oh, e che ringrazio tanto tanto tantissimo Bluebubble per il suo continuo incoraggiamento ;D Ma tanto vi toccherà aspettare lo stesso per il bacio >:D!
 Bacissimi!
Liz

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Capitolo 24
*** E' tutta colpa della camomilla! ***


pptb è la volta buona? I miei occhi si spalancano al canto dei disgraziati galletti Hutcherson, e mi sveglio col naso umido di P.T. schiacciato sul collo.
Il leggero sentore di schifo al pensare al suo muco sul mio collo, però, è bilanciato dal fatto che Piccolo Terrier è molto più morbido da abbracciare, di notte, rispetto ad un libro... anche se ho sempre paura di schiacciarlo.
Con un mugolio, rotolo giù dal letto e vado in bagno a lavarmi i denti, perchè non sopporto di fare colazione col "sapore della notte" ancora in bocca e perchè, in fondo, non sono del tutto immune alla "Sindrome di Barbie", e ho bisogno anche io di sapere che il mio aspetto almeno un po' decente lo è.
Oh, ma mi trucco solo perchè questo pomeriggio devo andare a lavoro, mica perchè Josh è al piano di sotto! Chi osa insinuarlo?!
Dopo una decina di minuti, scendo in punta di piedi le scale e mi infilo subito nel cucinino; mi sporgo solo un momento per controllare se ci sono movimenti sospetti in soggiorno. Il mio sguardo corre diretto al divano, ma la montagnola raggomitolata sotto le coperte si limita ad alzarsi ed abbassarsi ritmicamente a tempo col suo respiro profondo. Senza pensarci, mi preparo velocemente una camomilla e la ficco nel forno a microonde, sperando che almeno quella serva a calmare quelle strane capriole che mi vengono ultimamente allo stomaco.
Solo quando mi metto a frugare nella dispensa sopra il lavandino, alla ricerca di qualche scatola che ancora contenga qualcosa da mangiare, e mi chiedo se il rumore che faccio, o quello del piatto che gira nel forno, sia sufficiente a svegliare Josh, mi rendo conto del mio orribile errore. Sì perchè, come tutti ben stanno, di solito quando il forno a microonde ha svolto il suo dovere, ci tiene a farlo sapere a tutti con un disgraziato e orgoglioso BIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIP, che è proprio il suono trapanante che emette nell'istante in cui mi affretto a tendere una mano verso la rotellina del timer, inciampando giù dalla sedia per la fretta. Maledetto tempismo.
Rimango immobile per qualche secondo, poi, non sentendo rumori che rivelino il risveglio di Josh, mi avvicino cauta a quel traditore del forno per tirarne fuori la mia camomilla.
  - Ehilà - saluta una voce assonnata alle mie spalle.
La camomilla bollente che sto bevendo in quel momento mi finisce tutta su per il naso.
Boccheggiando e tossendo come un pesce che si sia trovato improvvisamente a volare, allontano la tazza dal naso, che ora gocciola come una purissima fonte di montagna di moccio alla camomilla, e mi giro. Josh è di fronte a me, e la coperta gli penzola dalle spalle come il mantello di un batman improvvisato. Mentre cerca di appiattirsi con la mano i capelli tutti alzati da una parte con una smorfia corrucciata in volto, sembra un adorabile bambino che si prepara per la parata di Carnevale del paese.
Per qualche momento cerco di evitare il suo sguardo, frugando nella mia mente alla ricerca di qualche argomento di conversazione, e intanto alle sue spalle posso vedere il divano che gli ha fatto da letto, il suo rivestimento un po' stropicciato, e le scarpe di Josh appena al di sotto, con le punte convergenti una verso l'altra ed i lacci infilati all'interno.
Quando, finalmente, mi decido a guardarlo, i suoi occhi indugiano nei miei, e lui stringe un momento le labbra, mordicchiando l'interno delle guance tanto da far formare delle fossette ai lati della bocca. Sembra che voglia dire qualcosa, ma che non sia sicuro di esserne disposto.
Sembra che i suoi occhi cerchino una sicurezza, mentre le sue dita stringono la coperta, forte, come se fosse quel che rimane di un sogno che non vogliono lasciar scappare. I miei, di occhi, però, cercano di sfuggire a quella sicurezza come ad una malattia contagiosa, e vanno a sprofondare il loro sguardo nelle profondità della poca camomilla che mi è rimasta nella tazza.
- Vuoi...- mi schiarisco la voce, sorseggio la camomilla rimasta per cercare un po' del contegno che deve essermi rimasto da qualche parte. Più probabilmente, però, si è perso da un buco nelle tasche, dato che la bevanda mi va di traverso e io torno a tossire, perdendo così ogni briciolo di dignità rimasta.
  - Vuoi mangiare qualcosa? - riesco a domandare, infine, ben rossa in viso per il gran tossire. - Non abbiamo un granchè, ma è rimasto qualche biscotto...-
Mi avvio nel cucinino, accompagnata dal ciabattio delle mie pantofole troppo grandi, e Josh mi segue, silenzioso nei suoi calzini a righe, seguito solo dal fruscio della coperta che ancora tiene sulle spalle.
- Senti... - una mano mi tocca il braccio, e io mi immobilizzo, mentre quello strano mal di stomaco ricomincia, come a prendermi in giro: "pensavi davvero che la camomilla sarebbe bastata? Hah!"
In più, mi prende uno strano batticuore, come quello che ti viene di notte quando non riesci a dormire perchè hai bevuto troppo caffè e sai che non avresti dovuto, perchè non lo reggi, e un calore estivo mi si irradia al viso. Per un momento mi spavento, e mi chiedo se forse questi non siano dei sintomi di una qualche malattia, se il clima della campagna del Kentucky non sia poi così salubre come si dice, ma poi mi chiedo: davvero un dolore così dolce può portare a qualcosa di male? Forse, forse è solo qualcosa che fa parte della vita, e a cui io ancora non sono abituata.
Il mio respiro esce in un soffio, ma mi affretto a girarmi, scontrandomi coi suoi occhi caldi, indefiniti e sorridenti. - ...Grazie per la coperta -.
Ecco, sono quattro parole: quattro parole ed un sorriso, ma bastano a farmi capire che si ricorda di stanotte, e probabilmente non solo della coperta.
La sua potrebbe essere solo una supposizione: potrebbe solo aver dedotto che o io o Kellie gliel'abbiamo messa stanotte, trovandosela addosso stamattina, ma c'è qualcosa nel mio cuore, nel mio stomaco, che è convinto che non sia così; ne è disperatamente convinto: vuole convincersene tanto da farmi provare un dolore quasi fisico, e io di nuovo mi chiedo cosa diavolo mi stia succedendo.
Per un momento mi trovo a combattere con me stessa, contro l'impulso di dire " Oh, ma la coperta te l'ha portata Kellie ", per vedere cosa succederebbe. Stavolta, però, non ho intenzione di ritirarmi e scappare di nuovo.
- Be'... Dovere - rispondo con un sorriso, scrollando le spalle, mentre la muraglia di sicurezza che tiene le distanze tra me e Josh e tiene a bada il mio stomaco e le sue contrazioni torna a ricostruirsi, mattoncino dopo mattoncino, dopo che le parole di Josh l'avevano sfondata.

Josh e io sediamo entrambi al tavolo del salotto, accompagnati da un mesto acciottolio di stoviglie che sta a declamare la scarsità delle nostre scorte alimentari. In quel momento, un passo pesante si fa sentire, come un rullo si tamburo, sul soffitto sopra le nostre teste.
- Kellie è sveglia - annuncio.
La ragazza, la mia "coinqui", oggi è stranamente veloce a truccarsi, e subito corre giù a dare il buongiorno alla casa, riuscendo per puro istinto di sopravvivenza a non inciampare su P.T. che le corre tra le gambe, giù per le scale.
- Ciao a tutti!- esclama, spumeggiante come un'onda del mare, fiondandosi nel cucinino. Non prima, però, che il suo sguardo abbia indugiato sulla coperta di Josh per qualche frazione di istante.
Josh la guarda.
Lei ammicca.
Io la guardo. La guardo male. Lei capisce l'antifona e scrolla le spalle. Questione di attimi, ed è scomparsa nel cucinino, da cui inizia a provenire il cupo gorgoglio della moka.
Quindi, ecco il segreto di Kellie; è il caffè che la rende sempre così iperattiva! Buono a sapersi; almeno adesso so come spegnerle le pile.
Barbie si rifionda in sala da pranzo non appena il caffè è pronto, come se la visione di Josh fosse per lei un'irrinunciabile fonte di eterna giovinezza, o qualcosa di altrettanto indispensabile.
- Allora, dove avete intenzione di scappare oggi?- chioccia, come una madre che si informa sulle scorribende dei suoi figlioli. Le sue mani sono strette attorno ad una tazzona di liquido fumante, e i suoi occhi emergono più svegli che mai tra le ciocche bionde dei capelli che le spiovono disordinatamente sulla faccia. Un disordine stranamente curato, devo dire. Ci scommetto che si è modellata col gel la posizione di ogni ciuffetto.
Josh e io ci lanciamo un'occhiata colpevole al di sopra del sacchetto di biscotti, pensando a Terabithia. Dopo la serata di ieri, penso di averne abbastanza dell'odore di erba bagnata per qualche giorno. Inoltre, ho bisogno che i ricordi collegati alla capanna sbilenca sbiadiscano un po', prima di poterci tornare. E devo chiarire un po' le idee nella mia testa bacata, prima di tornarci con Josh. Mi sono sempre chiesta se basterebbe scuoterla energicamente, per riordinare i pensieri al suo interno, un po' come si fa con la scatola di un puzzle per staccare bene tutti i pezzi l'uno dall'altro, prima di aprirla per riordinarli in un'immagine definita. Peccato che la mia testa non abbia un coperchio da levare!
- Boh... Be', stamattina dovevo sistemarvi l'impianto di irrigazione... -
- E poi non ci possiamo allontanare troppo, perchè questo pomeriggio devo andare a lavoro...-
- Oh, e devo chiamare Connor per avvertirlo che va tutto bene! -
Le ipotesi vaghe escono poco convinte dalle nostre bocche, mentre Kellie ci osserva, sorseggiando la sua tazza di caffè. Chissà se anche a quelle come lei il caffè macchia i denti.
Il fatto è che, finora, Josh e io non avevamo mai sentito il bisogno di prefissarci un programma di cosa fare durante la giornata: tutto veniva come voleva il destino. Adesso, invece, nella confusione che turbina nella mia testa e che si riflette negli occhi di Josh, una tabella di marcia sembra indispensabile per portare almeno un po' di chiarezza.
- Be', io intanto telefono a Connor - si decide Josh, frugandosi nelle tasche senza risultato, per poi tornare al divano a frugare in mezzo ai cuscini in cerca del cellulare.
- Io sparecchio - rispondo, alzandomi in piedi anche io.
- L'impianto di irrigazione? - domanda Kellie, scavando col dito nella tazza in cerca delle ultime tracce di zucchero alla caffeina.
Oh, giusto, ieri non le ho detto dell'impianto causa del nostro acquitrino domestico, troppo impegnata a scampare alle sue domande maliziose! Brevemente, mentre raccolgo dal tavolo le stoviglie, le illustro la simpatica dimenticanza del nostro affittuario, che spiega anche l'eccessiva diffusione della Popolazione delle Zanzare nelle nostre Lande Desolate.
Kellie mi ascolta annuendo, e mi segue fino al cucinino, dove deposito il mio carico di stoviglie. E' stranamente taciturna, come se avesse qualcosa che le frulla per la mente e le occupa i pensieri. Prima che possa seriamente iniziare ad ipotizzare di cosa si tratti, lei si siede con un balzo sul piano di lavoro di fianco al lavello ed esordisce: - Quindi per oggi tu e Josh non avete piani precisi -.
Faccio segno di no con la testa, e mi concentro immensamente a misurare col tappo del recipiente la quantità di detersivo da usare per lavare i piatti. Dall'altra stanza proviene la voce di Josh che si scusa con Connor per non averlo chiamato ieri sera.
- Sai, ho visto che hai comprato uno skate-board... e Josh va sullo skate... quindi ti ha insegnato lui? -
Alzo lo sguardo e la guardo attentamente negli occhi. Davvero, non pensavo fosse così perspicace, non avevo idea che fosse così attenta ai particolari. Scopro che inizio ad apprezzarla.
Mi scappa un piccolo sorriso al pensiero della scorrazzata in skate fino al paese, e rispondo - Sì, mi sta insegnando -.
A Kellie si accende una luce negli occhi: - Oh, insegnereste anche a me? - chiede, tutta infervorata, dimenticandosi di mantenere il tono di voce pacato e un po' lezioso che la caratterizza di solito.
- Be'... Be', penso di sì - rispondo, pensierosa. Oh, accidenti, Grace, -mi dico- è ora di mettere da parte l'egoismo: hai scoperto che Kellie non è una Barbie come vuole sembrare, quindi falle provare il tuo skate-board e smettila di cercare di accaparrarti Josh come se fosse l'ultimo biscotto al cioccolato rimasto in casa!
Proprio in quel momento, Josh entra in cucina, con i capelli tutti alzati sul davanti, come se ci avesse passato più volte le mani in mezzo, e l'aria un po' stravolta.
- JoshOhJoshmiinsegniadandaresulloskateboard? - gli piomba addosso Kellie, strillando come una gallina allo spiedo.
- Cosa? - risponde lui, spaesato, e il suo sguardo incrocia il mio.
- Che ne dici di riprendere le lezioni di Skate?-
Posso vedere i collegamenti dei suoi neuroni lavorare velocemente dietro le sue pupille, e finalmente il suo viso si schiarisce in un sorriso - Ma certo! -.

Il resto della mattinata trascorre velocemente, tra cadute e risate, mentre Josh cerca di spiegare a Kellie come rimanere in piedi sulla tavola di legno e lei si ostina a provarci con indosso delle zeppe alte almeno dieci centimetri. Io, finalmente, imparo a fare le curve, se pure a prezzo della salute delle mie ginocchia, e, prima di pranzo, Josh ci delizia mostrandoci qualche salto imparato durante la sua lunga esperienza.
Ispirata, cerco anche io di fare qualche trip, o trick, o qualcosa del genere. Accidenti quanto mi sono gasata, quando ho pensato di esserci riuscita davvero! Solo che poi Josh ha rovinato tutto, facendomi delicatamente notare che, se avevo visto lo skate girare per aria, era solo perchè ci avevo tirato un calcio mentre cercavo di saltare.
Per fortuna, Kellie ha deciso di esprimere le sue grandi doti culinarie in onore dell'ospite, e ha trasformato tutti i rimasugli trovati in frigo e nelle credenze in un degno  pranzo.
Chissà se spera di conquistare Josh prendendolo per la gola? Di sicuro ha conquistato me.
Dopo esserci saziati, ci accasciamo tutti e tre sul divano, di fronte alla TV, almeno finchè non mi accorgo che mancano pochi minuti all'inizio del mio turno da Guendalina ed Elvis ed inizio a correre per casa in cerca della borsa. Per fortuna, in breve la trovo e Kellie e Josh si offrono di accompagnarmi a lavoro sulla macchina di Kellie, in modo da approfittarne poi per fare una meritata spesa e, finalmente, prendere un po' di benzina per fare il pieno alla mia macchina.




Ciao a tutti! Specialmente alle nuove reclute (detti anche "nuovi lettori-e-recensori") e ai lettori affezionati che ancora hanno la pazienza di aspettare gli aggiornamenti <3! Sto cercando di scrivere quando posso, ma ho visto che durante i momenti di distrazione a scuola non produco molto >.< COMUNQUE, vi avverto che dopo questo capitolo la situazione si movimenterà un bel po' :D E finalmente, direte voi! Be', lo dico anche io, quindi mi limito a salutarvi e a mandarvi un sacco di baci ^*^! Al prossimo capitolo :)!
Liz

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Capitolo 25
*** P.T. la disgrazia. ***


ponte per Sono a Terabithia. Da sola, questa volta. La luce tenue del mattino inoltrato si insinua tra i rami degli alberi e macchia di giallo i miei fogli, mentre una lunga fila di formiche fa la corte al torsolo di mela abbandonato sull'erba, poco lontano dal mio zaino.
Josh, a quanto ho capito, è partito per Los Angeles e ci rimarrà per qualche giorno; deve prendere accordi per un nuovo film, dice.
La penna, intanto, corre veloce sul block notes, passando sopra zone di ombra e zone di luce, zigzagando tra le sagome delle foglie che già iniziano ad arrossire sugli alberi, e la mia mente cerca di rimanere concentrata sul foglio e sulla trama.
Chissà quante Kellie ci sono a Los Angeles, però.
Chissà quante biondine accattivanti stanno tessendo la loro tela attorno a Josh.
Sbuffo forte, abbandono la penna sul foglio in uno scatto di stizza e mi lascio cadere a pancia in sù sulla coperta che ho steso per terra.
Io non sono gelosa. Sono solo preoccupata per lui.
Chissà che razza di gente si può incrociare in una città del genere! Potrebbe finire irretito da un trans, da un serial killer, un appassionata di sado-maso, o...
- Bleah, P.T., cosa credi di fare?! - salto su all'improvviso, cercando di allontanare dalla faccia la lingua di Piccolo Terrier, che è rimasto qui a compensare l'assenza del padrone.
Questa bestiola, ultimamente, si è messa in testa l'assurda idea di potermi leccare in faccia con la scusa che sono triste per la dipartita del mio compare. Ma non sarà così facile farmi abbassare la guardia, no di certo!

Un rombo di tuono spezza il silenzio di Terabithia.
Ormai l'autunno si sta avvicinando, e le piogge sono sempre più frequenti. Per fortuna, però, almeno i temporali si stanno diradando... A quanto pare, però, ce n'è rimasto ancora uno. Oh, come sono contenta!
... Ovviamente, il mio era sarcasmo.
Il cielo è nero, coperto di nubi minacciose, e un vento latore di cattive notizie fa stormire le foglie degli alberi, riempendo la piccola radura davanti alla capanna con un mormorio inquietante.
- Andiamo, P.T., prima che inizino a spuntare i Troll - borbotto, prendendo il cagnolino sotto un braccio e lo zaino sotto l'altro. Questo posto suggestiona un sacco, accidenti!
E' proprio per questo che mi piace tanto venirci a scrivere.
E forse anche perche mi ricorda Josh.
E  perchè non c'è Kellie a distrarmi con le sue chiacchiere.
Ma, soprattutto, perchè non devo preocuparmi di dove P.T. faccia pipì, purchè non la faccia su di me.

In pochi minuti sono a casa: stavolta ero in macchina, per fortuna. Quando entro, trovo Kellie ai fornelli e la sorprendo a cantare e ballare scatenata sulla base di " Gimme baby one more time " mentre tira fuori una teglia dal forno.
- Tesoro, sono tornato - faccio, con voce cavernosa, fingendo di essere un marito burbero di ritorno da lavoro.
- Oh, caro, sei in anticipo! - cinguetta lei, stando al gioco e venendo ad abbracciarmi.
Veloce, sguscio come un'anguilla da sotto le sue braccia prima che possa davvero stringermi a sé (ma cos'hanno tutti, in questi giorni? Sembra San Valentino!) e vado a sbirciare cos'ha messo in forno.
Devo dire che, se da un lato sento tantissimo la mancanza di quello stupido di Josh, dall'altro, almeno, mi sto avvicinando a Kellie. Diciamo che stiamo "compilando il nostro vocabolario": stiamo imparando a capirci a vicenda.
- Cosa si guarda, oggi? - domando, alzandomi, dopo aver appurato che in forno stanno cuocendo delle patate arrosto. Proprio nello stesso momento, lei chiede con un sorrisone - Che cos'hai scritto di bello, oggi? -.
Oh, oh, pausa: non crediate che le stia facendo leggere le avventure della mia panettiera! Nessuno a parte Mary Margaret ha mai letto quello che scrivo, e sicuramente passerà del tempo prima che le mie storie possano vedere la luce del sole; tuttavia, in uno sprazzo d'incoscienza, una volta ho spiegato a Kellie cosa faccio quando sto via per mattinate intere, e ora la aggiorno a grandi linee su come procede la trama. Ogni tanto. Se sono di buon umore.
Insomma, capitemi, ho bisogno di un qualche commento! E, cosa davvero fantastica, lei si è anche appassionata alla storia: ci credete se vi dico che addirittura mi rimprovera, se secondo lei scrivo troppo lentamente e, di conseguenza, ci metto troppo ad aggiornarla?
Inoltre, ho acconsentito a vedere la sua collezione di film su Josh, dato che non sono male... e che ho bisogno di nuovo materiale per cui prenderlo in giro, quando tornerà.
I film io e Kellie li iniziamo mentre pranziamo, di solito, e facciamo in tempo a finirli giusto giusto per quando devo salire in macchina e andare a lavoro. In questi giorni faccio sempre il turno pomeridiano, così di mattina posso svegliarmi presto (relativamente) e scrivere... e la vita è strana, ora che ha riacquistato una routine.

***

Oggi, a quanto pare, è giornata di riposo.
Sto giusto scribacchiando un'idea su un tovagliolo, appollaiata sul bancone, quando Elvis mi raggiunge, asciugandosi le mani su uno strofinaccio.
- Vai a casa, Grace: con questo tempaccio, non verrà  nessuno! E ti conviene essere a casa per quando inizierà a venire giù il cielo -.
Lo ringrazio profusamente e mi affretto a salire nella mia macchina scalognata. L'aria è elettrica, come se ancora mancasse qualcosa: come se la giornata dovesse ancora dare il meglio di sé... O il peggio, vista la frequenza con cui i lampi illuminano il cielo oltre il parabrezza.
Non mi sono mai piaciuti i temporali: mi mettono ansia. E di certo il fatto di essere chiusa in macchina non mi fa sentire al sicuro; piuttosto che credere che sia il luogo più sicuro in cui stare durante un temporale, capace di proteggere dai fulmini e scaricare l'elettricità a terra, mi sento come se fossi all'interno di una scatolina di latta che sta per essere messa sul fuoco: come se la lamiera attorno a me, in caso di fulmini, servisse solo a farmi cuocere più velocemente.
Un tuono scoppia, improvviso e violento, e mi fa strillare di paura. Batto in fretta gli occhi, cercando di scacciare le lucine che il flash del lampo mi ha acceso negli occhi e, uhm, forse anche di darmi un po' di contegno.
La pioggia ha iniziato a picchiare più insistentemente sul tettuccio, e io ingrano la quinta, sperando di arrivare a casa il prima possibile.

Quando apro la porta di casa, lasciando l'ombrello a sgocciolare in un angolo, sono davvero soddisfatta di essere riuscita a raggiungere casa pressochè asciutta. La prima cosa che vedo è il sedere di Kellie che sbuca da dietro il divano; da lì giunge anche la sua voce soffocata: - Ma dove sei? Tesoro... vieni qui... -.
Non riesco a decifrare il suo tono, e per un momento mi torna in mente il giorno in cui pensavo che lei e Josh stessero giocando a nascondino in casa, mentre in realtà Kellie stava solamente cercando P.T.
- Joshy?- chiama Kellie, in quel momento, riemergendo da dietro il divano con il viso arrossato di chi rimane a testa in giù troppo a lungo. La sua espressione è preoccupata, così come il suo tono di voce. L'unica cosa a cui riesco a pensare, prima di capire cos'è successo, è "Accidenti, ancora non ha capito che non risponde, se lo chiama con quel nome?".


Sono di nuovo in macchina. Kellie non è con me.  Batto velocemente gli occhi una, due, tre volte, per impedire che si offuschino di lacrime.
Come diavolo ha fatto a non accorgersi  che P.T. non si faceva sentire da ore? Di solito sta sempre tra i piedi! E' come non accorgersi che per tutta la giornata sei andata via senza una scarpa.
E perchè  accidenti P.T. è uscito con questo tempo?!
A lui non piacciono i temporali: al primo rombo di tuono si nasconde sempre sotto al  mio letto, e da lì non esce neanche se gli  faccio  i grattini (cosa che di solito riesce a convincerlo a fare  di tutto). Adesso, però, sotto il mio letto non c'è, nè sotto alcun mobile di casa. Non è nemmeno a casa Hutcherson, perchè lì abbiamo telefonato e Connor ha detto di non averlo visto. C'è solo un altro posto che quel  trepido cagnolino conosca, ed è lì che vado a cercarlo: Terabithia.
Lascio la macchina in strada a qualche centinaio di metri da casa Hutcherson, i fari  puntati verso il boschetto. Cerco di scacciare l'idea che P.T. sia venuto a Terabithia perchè a casa non trovava nè me, nè Josh. Mi sento in colpa come una madre che lascia chiuso il figlio in macchina mentre va a fare la spesa e ci mette mezz'ora più del previsto, senza prendere in considerazione le conseguenze.
Cerco a tentoni l'ombrello, sul sedire posteriore,  ma le mie mani incontrano solo la ruvida tappezzeria. Merda! Devo averlo dimenticato a casa, visto che sono partita come una furia. E lo sapevo che doveva esserci una sorta di Karma: non era possibile che passassi asciutta tutta la giornata, con un bel temporale a turbinare sulla cittadina!
Tiro su il cappuccio del cappotto e scendo dalla macchina a testa china, cercando di proteggere il viso dalla pioggia sferzante. Mi inoltro rapidamente nel boschetto, dove i rami degli alberi riparano un po' dall'acqua, e chiamo Piccolo Terrier a gran voce, più e più volte, nel caso si sia perso nelle vicinanze o si sia rifugiato tra le sterpaglie al rumore dei primi tuoni. Nessun rumore giunge in risposta, però.
Perchè diavolo i cani rispondono non appena li chiamano, nei film? Poi ti danno l'illusione che funzioni così anche nella realtà.
Allontano di malagrazia una specie di ramo che mi intralcia il passaggio, e questo ritorna indietro troppo presto, colpendomi all'altezza dello stomaco e lasciandomi senza respiro e indispettita.
- P.T.!!!- urlo, frustrata, sentendo che la pioggia comincia a impregnare il cappotto.
Finalmente, un uggiolio mi risponde.
Sono arrivata alla sponda del ruscelletto che bisogna attraversare per raggiungere la capanna di Josh, ma mai come adesso quel piccolo corso d'acqua mi è sembrato minaccioso: l'acqua scorre livida e impetuosa, trascinando con sè rametti e foglie, oltre ad un sacco di terra. Ricorda molto una zuppa annacquata. Bleah.
Piccolo Terrier  è sull'altra sponda del canale, bagnato fradicio e pieno di freddo. Mi guarda, tremando, e abbaia. Ma come cavolo gli è venuto il coraggio di attraversare quel ponte, quando non lo faceva neppure nei tempi in cui il fiumiciattolo era in secca?!
Mi avvicino, cauta, e tendo le mani verso di lui. - Dài cucciolo, vieni! Cosa aspetti? -. In questo momento, il ponticello non è un granchè invitante... anzi, sembra proprio marcio, e non mi fa una gran voglia di salirci sopra, quindi decido di cogliere l'occasione per esercitare le mie doti di persuasione (che di solito sono abbastanza penose, ma... ehi, se c'è un tempo per i miracoli, direi che questo è quello giusto!).
Quel disgraziato di un cane abbaia di nuovo, ma non si muove di un passo.
Ha paura del ponte, questo lo so, perchè io e Josh l'abbiamo sempre portato in braccio quando attraversavamo, e proprio per questo non riesco a spiegarmi come abbia fatto all'andata.
Probabilmente l'ha spinto la forza dell'amore per me e per Josh. Modestia a parte.
Per un momento mi trastullo con quell'idea, poi passo a darmi della stupida per non essermi portata qualcosa da mangiare dietro, perchè nei libri funziona sempre, quando si tratta di adescare i cani e convincerli a fare quello che vuoi con un bel pezzo di pancetta; infine, mi decido ad andarlo a recuperare e cerco con lo sguardo la corda che di solito usiamo per attraversare con più sicurezza il ponte, ma non la vedo da nessuna parte.
Il legno del ponticello, giusto per rendere le cose più facili, è diventato tutto sdrucciorevole, a stare per ore sotto la pioggia: me ne accorgo quando ci appoggio la scarpa sopra e per poco non finisco gambe all'aria. Però devo sbrigarmi perchè il temporale si sta avvicinando e sono ben consapevole di essere in mezzo, assieme a P.T., a una miriade di attira-fulmini - comunemente chiamati "alberi" -.
Piano piano, continuando a parlare a P.T. per tranquillizzarlo, mi abbasso in ginocchio e inizio ad attraversare a gattoni il tronco ricoperto di viscido muschio. In questo modo, in teoria, se dovessi perdere l'equilibrio, dovrei solo sedermi sul tronco.
- Piccolino aspettami lì, calmo... - mormoro, quando sono ormai a un paio di metri da lui.
P.T. guaisce, poi spicca una corsa.
Lo vedo al rallentatore: il suo muso che si apre in una specie di sorriso canino, con la lingua sbilenca da un lato, poi lui che spicca un balzo e salta sul tronco, zampetta velocemente, scivola, si rimette in equilibrio, scivola ancora...
Cade.
Per un istante rimango paralizzata, e l'unica cosa di cui sono consapevole è il mio cuore che batte all'impazzata, sempre più forte, sempre più veloce, come se stesse prendendo la ricorsa per balzare fuori dalla mia gola e schizzare al seguito di P.T., poi mi riscuoto e mi lancio in avanti con un urlo, cercando di fermarlo.
La mia prontezza di riflessi fa pena, penso ormai lo sappiano tutti, e, quando batto forte il mento sulla corteccia bagnata del tronco, gli occhi colmi di pioggia e di lacrime, penso sia solo frutto della mia immensa goffaggine. Mi ci vuole qualche istante a realizzare che è stato un peso a tirarmi giù così all'improvviso: un qualcosa che mi tira giù il braccio come se un troll dei ponti stesse cercando di tirarmi di sotto. Lancio un urlo, poi, ricordandomi che i troll non esistono, e che comunque neppure loro resisterebbero ad una corrente così forte nel fiume, mi azzardo a guardare il mio braccio.
P.T. è lì, con i denti ben piantati nella manica imbottita del mio giubbotto e le tozze zampette ad agitarsi nel vuoto.
Rido tra le lacrime, e faccio forza col braccio per tirarlo su. Faccio appena in tempo a stringerlo al petto, che la terra dall'altra parte del canale, indebolita dalla pioggia, frana rovinosamente.
Zolle di erba, sassi e terra piombano nell'acqua, sollevando poderosi schizzi grigiastri che travolgono me e Piccolo Terrier, ci inzuppano come un'acquazzone proveniente dal basso, e l'acqua e il suo gorgoglio sono dappertutto.
Il mio viso è fradicio, il pelo di P.T. ancora di più, e il muschio è così viscido che per un momento sono sicura di aver perso la presa e di essere finita sott'acqua; trattengo il respiro e strizzo gli occhi ma, quando la situazione si calma, realizzo che l'acqua che mi entra nel naso è solo la pioggia che gocciola dal tronco.
Perdo un attimo a tirare un sospiro di sollievo, poi cerco di capire se la situazione adesso è meglio o peggio di quella di prima.
Be', indovinate? Dalla padella alla brace.
Il ponte adesso è pericolosamente inclinato, sprofondato di quasi un metro dalla parte da cui sono arrivata, e io ci sono appesa solo con un braccio -dato che l'altro è impegnato a tenere stretto P.T.- e con le gambe. Anzi, penso che le gambe, più che essere aggrappate al tronco, ci siano incastrate: vedo chiaramente un lembo della maledettissima zampa ad elefante dei miei jeans infilzato da un rametto aguzzo che svetta tra la stoffa come la bandiera americana sulla Luna.
Di fronte alla mia faccia c'è il legno della corteccia, e penso che un po' ne sia finito anche sulle mie guance, dato che le sento bruciare per i graffi. Oltre il legno vedo l'azzurro cupo del cielo quando piove, e questo vuol dire che il tronco è finito sottosopra e che adesso il mio braccino impotente si trova contro anche la forza di gravità.
Maledetta la mia sfortuna!
... Maledetta la mia ossessione per i jeans a gamba larga!
... Maledette anche le mie braccine, che stanno già tremando per lo sforzo di tenersi agrappate al tronco e, allo stesso tempo, sostenere il peso di P.T. (se mai sopravviveremo, è la volta che metto a dieta il cane!).
Passo ancora qualche beato minuto a maledire tutto quello che mi passa per la testa, cercando così di mantenere qualcosa che almeno vagamente assomigli alla calma...
Poi inizio a singhiozzare forte, convulsamente: le lacrime mi bruciano salate sulle guance piene di graffi e rimangono calde qualche istante appena, prima di uniformarsi al freddo della pioggia che mi batte sul viso, e io mi sento una specie di assurdo Koala depresso, aggrappato ad un ramo di bambù con in braccio il proprio figlioletto. Io, però, non sono in grado di arrampicarmi come i Koala, tenendo allo stesso tempo in braccio qualcosa! Sono in una stupida situazione di stallo: non posso tirarmi su senza mollare P.T.
Il giubbotto, ormai, è zuppo di pioggia e sta diventando scivoloso anche lui; i pantaloni si sono bagnati sul sedere e, credetemi, non mi son fatta niente addosso (anche se la pipì mi scappa da morire), ma il livello dell'acqua si è alzato, io ho il sedere ingombrante, quindi ormai sono quasi in ammollo. Ho voglia di lasciarmi cadere: il salto non è grande, ma l'acqua è profonda, grigia, melmosa e, soprattutto, la corrente è fortissima.
Spiego tutte queste cose a P.T., a bassa voce, continuando a battere le ciglia per scacciare l'acqua e le lacrime, e  a battere i denti per il freddo. Non penso lui capisca molto di quello che dico, ma se non altro serve a non farmi dare di matto. No, aspettate, è da matti parlare da soli? Diavolo!
Cerco di riflettere, continuando a parlare, e mi immagino perfino un dialogo con P.T., che puzza sempre più di capra bagnata. Di capra bagnata che non si lava da un sacco.
- No, P.T., non posso spingerti sopra al ponte - bisbiglio, in tono confidenziale - perchè? Be', perchè lo sai che ho le braccine deboli, no? Sì, lo so: che pena! Se ci salviamo, giuro che vado in palestra -.
Ci penso un po', e decido di non dirgli che comunque non mi fiderei a metterlo sul ponte, anche se non avessi le braccia immobilizzate dai crampi, perchè lui poi potrebbe scivolare giù di nuovo e allora sarebbe stata tutta fatica sprecata. Insomma, meglio non instillargli dubbi sulle sue capacità: se sopravvive ne sarebbe per sempre amareggiato.
Penso che potrei rimanere appesa qui, come un pipistrello rinsecchito, tanto le mie dita congelate non si staccherebbero dal legno del ponticello prima di primavera, e P.T. potrebbe... mmmh... mangiarmi il fegato, o cose del genere, per sopravvivere, crescere e diventare un Piccolo Terrier Adolescente e finalmente tirarsi su, o venire trovato da Josh...
Ehw, no, non voglio che P.T. mi mangi il fegato!
- Non ci provare neanche - dico, severa, cercando il suo sguardo.
- Però... puoi usare il mio giubbotto come tana, e puoi dire agli uccellini che possono farsi il nido tra la stoffa dei miei pantaloni, lì sul rametto: terrà caldo ai piccolini... E... ma sta' tranquillo, Josh torna tra qualche giorno... lui... lui verrà sicuramente a cercarti qui, quando saprà che... quando... quando saprà che nessuno ci ha pensato e che non... ci hanno trovato da nessun'altra parte... -
Comincio ad avere la bocca impastata per il freddo, e la cosa mi spaventa. Certo, ormai non ho più molte speranze, però... non pensavo fosse così brutto... così...
E, nonostante non senta quasi più nessuna parte del corpo, continua a scapparmi da morire la pipì.
 







Gioite, popolo, gioite :D!
A parte gli scherzi, ecco finalmente il capitolo xD Mi scuso immensamente, davvero immensamente, ma proprio tantissimo, per il ritardo, anche se ormai mi sa che è diventata una prassi D:
Spero che questa specie di "iniezione d'azione" vi sia piaciuta e...
Be', ecco, la storia finisce così u_u Grace muore assiderata, P.T. le mangia il fegato per sopravvivere (quel bastardo!) e poi si mangia anche gli uccellini che le hanno fatto il nido sui pantaloni, poi Josh lo ritrova e si sposa con Kellie per poter compiangere per bene la morte della sua amata a cui non ha mai detto che la amava  3:

Quindi, ecco, vi ho raccontato tutto: a posto!

No, scherzo, il prossimo capitolo (in cui -spoiler!- Grace si farà la pipì addosso!) arriverà appena lo copio :D
E... mmmmh... Grazie alle persone che con tanta pazienza scrivono una recensione, che mi fa proprio contenta (<3), un grazie speciale a chi fa proprio a questa ff la sua prima recensione e a chi la mette nelle preferite e nelle ricordate :D Grazie, davvero graziegraziegrazie!
 Baci, Liz :)




P.S. avevo anche trovato un'immagine che sembrava proprio Terabitia come l'immagino io, ma non riesco a caricarla T_T
 










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Capitolo 26
*** Sogno di una notte di mezza estate. ***


ghkdlal

Ormai non riesco a smettere di rabbrividire, e la pioggia si infila insidiosa perfino giù per le maniche del giubbotto. I miei pensieri si alternano tra "ma possibile che sia così sfigata da trovarmi nei guai proprio in un posto che non conosce nessuno?" e "ma perchè mai sulla terra P.T. doveva scegliere di scappare proprio qui!", ma sempre più spesso tornano ad indugiare su Josh.
Josh.
Josh.
Jooooooooooosh.

Hmh, se ve lo state chiedendo, questo è il mio modo di richiamarlo mentalmente. Di provarci, almeno.
Che cosa inutile! Tanto ci metterebbe ore ad arrivare qui, anche se disponesse di un Jet supersonico.
E io non ho nemmeno dei veri poteri telepatici!
Sospiro, e P.T. uggiola piano, incuneando la punta del muso freddo sotto la sciarpa, contro il mio collo. - Amico, cosa fai! Cerchi di peggiorare la tua situazione? - lo rimprovero, cercando di allontanarlo soffiandogli sul muso, dato che mani, piedi, e qualsiasi altra parte utile del mio corpo è o impegnata o congelata fino al midollo.
- Tanto ormai ti ho già piazzato in Purgatorio, al girone dei Guastafeste: potrai tornare ad aspirare al Paradiso solo dopo immani fatiche! -.
Piccolo Terrier torna a guaire, ma il mio cuore ormai è congelato quasi quanto le mie mani: Purgatorio è, e Purgatorio rimane!
Mentre cerco di autoindurre al congelamento anche la mia viscica straripante di pipì, inizio a riflettere smielatamente su come il mio Paradiso fosse qui, a Terabithia, e su come bastassero un cane ed un Josh a popolarlo alla perfezione... Vorrei farlo sapere a Josh (ecco a cosa servirebbero i poteri telepatici!), quando mi manca. E quanto mi è mancato in questi giorni. E probabilmente quanto mi mancherà ogni volta che si dovrà allontanare per lavoro.
Per fortuna ho P.T.
Per fortuna ho Kellie, e lei almeno non va a cacciarsi nei boschi quando c'è il temporale!
Basta un secondo, e - BAM!- vengo colpita dall'improvvisa consapevolezza di quanto ho, di quando non voglio abbandonare. Di quanto sono fortunata e di quanto io voglia vivere.
Mi ritrovo a pensare così intensamente a Josh che, tutt'a un tratto, mi sembra perfino di sentire la sua voce, per quanto assurdo possa sembrare. Forse sono le famose allucinazioni di chi sta morendo per assideramento.
Eppure... la sento di nuovo, e non dice niente di originale: solo "Graaaace... Graaaaace? Pi Tiiiiiiiiii?". Sembra che stia cercando di chiamarmi telepaticamente anche lui, ah ah ah. Cavolo, eppure pensavo che la mia mente da scrittrice, così propensa ai filmini mentali, mi avrebbe riservato qualcosa di meglio per gli ultimi momenti. Qualcosa tipo "Grace, è questo che combini quando me ne vado? Bene, non mi allontanerò mai più. Maimaimai più. Davvero mai! E alleveremo P.T. in modo che non cresca come un adolescente disgraziato, spacciatore e bullo. Lo faremo insieme, ok?".
No, dai Grace, puoi fare di meglio!
- Grace? Grace! -
La voce è sempre più vicina, sempre più reale. Faccio appena in tempo a bisbigliare "Sai, credo di star diventando pazza" nell'orecchio di P.T., che si è raddrizzato come se sentisse anche lui la voce del suo padrone, quando un intenso fascio di luce mi colpisce il viso. Per un momento, arrivo a pensare che sia tutto vero.
Poi le mie mani perdono la presa, e piombo nell'acqua gelida.

Ci avete creduto davvero? Insomma, ormai dovreste conoscermi! Grace non molla.
Grace però fa domande sceme, tipo - Josh, sei tu? - a qualcuno che ha la voce di Josh, l'altezza di Josh, la sagoma di Josh, il giubbotto di Josh e che è illuminato da dietro dai fari della mia macchina come un angelo che scende immerso nella luce divina.
- Grace! - esclama lui, battendomi in originalità (ehy, avrebbe potuto essere P.T. o uno scoiattolo incantato a parlare, no?), felice e terrorizzato allo stesso tempo.
Rimaniamo in silenzio un istante, con la luce della torcia a creare una specie di ponte tra le nostre figure. Cerco i suoi occhi nel buio, ma il suo viso è fuori dalla zona illuminata e il suo sguardo non può tranquillizzarmi come fa di solito; allora scoppio.
- P.T. sta per cadere! - gemo, e Josh pare riscuotersi all'improvviso. - Aspetta, non mollarlo! Non mollare! - esclama, saltando sul tronco incastrato a circa un metro sotto il livello dell'erba e facendolo traballare paurosamente. Mi scappa un urlo, ma lo soffoco per non spaventarlo: non può fare l'incauto sulla corteccia sdrucciorevole solo perchè sono spaventata: ho resistito ore, posso aspettare qualche minuto. Non so, però, se le mie braccia possano. Mi formicolano da morire, quasi non le sento più, e le dita delle mani sono così gelate che ormai non riconoscono più nemmeno la ruvidezza della corteccia sotto i polpastrelli.
Quando mi raggiunge, Josh si china su di me. Si inginocchia piano sul ponticello, attento a non pestarmi la mano, poi ci posa sopra le sue ed un calore dolcissimo mi carezza qualche istante la pelle prima che ricordi di possedere delle unghie congelate che mi trapassano la pelle come spilli.
- Prendilo - bisbiglio, riferendomi a P.T. - però... non ce la faccio a muovere il braccio -. Il braccio è rovente, sembra invaso dalle formiche, e non riesco in nessun modo a fargli fare quello che voglio: è immobile, avvolto attorno al cagnolino.
Josh annuisce, cerca di rimanere impassibile, ma vedo il muscolo della sua mascella contrarsi e per un momento una scintilla di inadeguatezza gli offusca gli occhi brillanti. Tiene la sua mano ferma sulla mia, su quella che si aggrappa al tronco, come a bloccarla lì e, mentre si china fin quasi a stendersi sull'albero per raggiungere P.T. col braccio, il suo volto sfiora il mio, bagnandosi di pioggia e lacrime. Il naso sfiora il mio e, quando lui batte le palpebre, posso distinguergli le ciglia incollate dalla pioggia. Il suo respiro caldo porta un po' di sentisilità sulle mie guance ghiacciate: - Sta' tranquilla, è tutto a posto. Ce la facciamo- sussurra, cercando il mio sguardo, mentre si alza in ginocchio con P.T. stretto a sè.
Io annuisco forte e mi mordo forte le labbra perchè Josh non le veda tremare. Non voglio che sappia che non ci credo che uscirò viva da lì.
L'acqua scorre impetuosa sotto di me, a neanche un metro dalla mia schiena, ma gli schizzi gelati continuano a colpirmi e i miei arti probabilmente non perderanno la presa... si staccheranno semplicemente dal mio corpo, e allora non mi rimarrà altro che precipitare in acqua, incapace di nuotare per sopravvivere, senza possibilità di tornare a galla.
- Vai a mettere P.T. al sicuro, io... io aspetto qui - mormoro. Come se avessi altra scelta. - Chiudilo in macchina: ho parcheggiato la mia all'inizio del sentiero... Così non rischia di rificcarsi nei guai -.
Josh non mi ascolta nemmeno. Traffica qualche istante con Piccolo Terrier per ficcarselo nel giubbotto, chiude la cerniera, stringe il laccio in vita perchè il cane non scivoli da sotto e, prima che possa realizzare la cosa, si riabbassa, mi stringe il braccio attorno alla vita, mi stacca la mano dal tronco e mi tira su.
Mi scappa un gemito di dolore dalle labbra. Qualcosa gli impedisce di portarmi via da lì, la mia gamba urta sul legno: il pantalone è ancora incastrato sul ramo. E' come se avessi messo le radici su quel dannatissimo luogo di tortura! E so che, se Josh mi molla adesso, se mi chiede di riattaccarmi al pontefinchè libera la mia gamba, io non ce la farò a tenermi. Non ce la farò a non scivolare nell'acqua grigia.
Cerco un'ultima volta il suo sguardo, e quello mi dice che lo sa anche lui: lo sa che non ce la faccio più. Inizio a tremare incontrollatamente, e Josh mi stringe più forte; sento P.T. agitarsi sotto il suo giubbotto, tra i nostri corpi. Poi Josh tira qualche calcio alla cieca dietro di sè, e improvvisamente il secco schiocco del ramo che si rompe spezza il gorgoglio della pioggia: la mia gamba è libera, e io sono stretta a lui.
Piango forte, mentre lui mi porta in braccio al sicuro e mi mormora qualcosa tra i capelli, fradici. Mi lascia dolcemente sull'erba per avere le mani libere e poter ficcare Piccolo Terrier nella sua macchina, parcheggiata poco più in là e tutta infangata - e solo adesso capisco che era della sua macchina, la luce che lo illuminava da dietro: la mia era sempre stata molto più indietro, al limitare del boschetto, e per quello tutta la luce comparsa all'improvviso era stata così spiazzante -, poi torna da me e mi si accuccia di fronte. Io sono seduta a gambe aperte, sento gli arti molli e sto cercando di capire se fanno così male perchè finalmente il sangue ha ricominciato a scorrere in tutti e due i versi, o se mi stanno solo dicendo addio prima di andare in cancrena e staccarsi.
Josh mi alza il viso con gentilezza e lo studia, preoccupato. Sento qualcosa di caldo che dal mento mi cola sul collo; credo sia il sangue di quando ho battuto sul tronco, ma non mi importa. Dopo avermi pulito delicatamente il viso con la manica, Josh mi aiuta ad alzarmi in piedi, piano, con cautela, e quando barcollo un po' mi prende tra le braccia e mi stringe forte.
Solo in questo momento capisco quanto anche lui abbia avuto paura.
Mi aggrappo forte al suo giubbotto fradicio, e rimaniamo così, fermi, immobili, per qualche secondo. Adesso tremiamo un po' tutti e due e forse è per quello che ci stringiamo così forte: per rubarci un po' di calore a vicenda, ma soprattutto perchè, stando vicini, sentiamo un calore che ci riempe dentro, un calore tenero che non ha niente a che fare con i nostri inutili giubbotti e che non può essere spento nemmeno dalla pioggia.
Preda di quei pensieri, mi allontano un po' da lui e cerco il suo sguardo. Allo stesso tempo, però, avverto l'istinto spontaneo di chiudere gli occhi. Le ciglia mi sfocano la vista quando si incontrano, sempre più veloci in un turbinio imbarazzato, proprio mentre le punte dei nostri nasi si fanno tanto vicine da potersi sfiorare, proprio mentre il mio mento si alza e il suo si inclina impercettibilmente e sento il suo respiro scaldarmi il viso bagnato. E' un respiro calmo, trattenuto, carico di promesse ed incertezza, che contrasta con il battere furioso del suo cuore e del mio, ma, soprattutto, col mio respiro affannoso e spezzato.
Il naso mi pizzica, il cuore sta per scoppiarmi in petto... E' così che ci si sente quando si sta per baciare una persona? Come se si stesse per starnutire?
E, tuttavia, mentre il cuore mi batte furioso in gola e il naso mi pizzica sempre più ferocemente, mi chiedo se è questo il momento giusto... E' la cosa giusta da fare? Sembra così tanto una scena da film, di quelle pittoresche che mai nessuno potrebbe pensare di vivere davvero...
Forse Josh ha una qualche deformazione professionale che lo costringe a baciare le persone ogni volta che si trova in una "situazione da film", anche se non è davvero il caso e lui in realtà non ne ha alcuna intenzione... E io, poi, lo voglio davvero?
Però lui sembra così romantico quando bacia le persone nei film, e... e... e... ECCIUUUUUUUUUUUUUUUU'!





 
   E HELLOOOOOOOOOOOOOOOOOO :D! Sono stata brava? Ditelo che sono stata brava u_u! Stavolta sono riuscita ad aggiornare presto perchè avevo il testo pronto, dovevo solo scopiazzarlo al computer *v* Quindi... Beee'... Soddisfatte :D? Lo so, lo so... sono una romanticona: adesso non smetteranno più di sbaciucchiarsi e passeranno il resto della FF a pomiciare, ok u_u?
Ovviamente NO!!! Perchè la crudeltà non è un'opinione e perchè non sarebbe divertente u_u
Comunque, fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo, se non vi è piaciuto, o qualsiasi altra cosa vi passi per la mente :D!
Ciao ciao <3!
Liz

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Capitolo 27
*** Fine di un incubo. ***


ultimerrimo Josh fa un balzo indietro e per un pelo non rischia di inciampare e finire lungo disteso per terra. La sua faccia è... stupefatta, a dir poco, anche se penso che sia più o meno lo specchio della mia; forse solo un po' meno mortificata.
I suoi occhi sono spalancati, la bocca anche, le mani allargate ai lati della faccia, come a proteggersi da un nuovo attacco aereo. E la mia faccia, be', è in fiamme. Quasi non so se  a farla pulsare sia il sangue sotto la pelle o la pioggia che ci picchietta sopra, e per un momento mi nascondo il viso tra le mani, piena di vergogna.
Josh rimane fermo, un po' interdetto, poi accenna un passo verso di me.
- Scusa! - esclamo, e la voce mi esce soffocata da dietro le mani. - Io davvero non so come... perchè... oh, che schifo: scusami! -. Lascio che il mio viso riemerga tra le dita, a fare una ricognizione della sua espressione. - Credimi, ti darei un fazzoletto, - mi sento in dovere di aggiungere - se solo non fosse fradicio -.
Lui scoppia a ridere, poi mi mette una mano sulla spalla, riavvicinandomi un pochino a lui. - Tranquilla, sono riuscita ad allontanarmi in tempo per evitare il grosso della valanga - mi assicura.
Non posso che tirare un sospiro di sollievo, anche se non so se credergli davvero.
Una volta raggiunta la sua macchina, Josh cerca di convincermi a entrare a cambiarmi. Ok, la macchina ha i finestrini oscurati e io mi fido abbastanza di lui per sapere che comunque non sbircerebbe mai dentro, però... cavolo, non posso proprio mettermi i suoi vestiti! E' una cosa troppo intima, troppo personale... Troppo imbarazzante, accidenti!
Tanto ormai raffreddata lo sono già; rimanere bagnata qualche minuto in più non peggiorerà certo le cose, no?
Alla fine, Josh riesce a convincermi solo con la minaccia di mettermi nel bagagliaio perchè non gli sporchi i sedili puliti di fresco, così, ritirandomi dietro i vetri neri, mi tolgo in fretta e furia i vestiti bagnati (l'intimo lo tengo, però, anche a costo di tenermi la sensazione di bagnato, tanto che mi sembra di essermi fatta la pipì addosso)  e li lascio cadere nel bagagliaio, poi, un po' reticente, mi infilo la t-shirt e gli enormi calzoni che Josh ha lasciato sul sedile posteriore -a suo dire- come riserva, dopo il giorno della battaglia nel canale.

***

- Mi manca solo uno dei tuoi cappellini, poi assomiglierò in tutto e per tutto ad un rapper di bassa lega. YO! - brontolo, aprendo la portiera dalla parte del guidatore per far entrare Josh, dopo aver scavalcato gli schienali ed essermi accucciata sul sedile di fianco a quello del guidatore.
Sono tutta raggomitolata davanti alla bocchetta del riscaldamento, attenta a tenere le braccia scoperte ben distanti dalla superficie fredda della portiera.
Per oggi penso rinuncerò al gusto di tediare Josh chiedendogli di guidare la sua belva dai vetri oscurati: è meglio che non noti quanto ancora mi tremano le mani.
- Aaah, si vede che non ne sai niente di rapper - Josh mi lancia una breve occhiata, poi si inerpica sul suo sedile per frugare nella tasca laterale della portiera posteriore.
- Ti mancano anche gli orecchini ad anello e le catene al collo!-.
Ovviamente. Come ho potuto commettere un errore così grossolano?
Ci penso, cercando di distrarmi: mi fa uno strano effetto avere il suo sedere che ballonzola ad un palmo dal naso mentre lui è concentrato nella sua operazione di ricerca, così mi metto a fare i grattini a quell'incosciente di P.T., che si è strategicamente appostato anche lui di fronte ad una delle bocchette di riscaldamento. Lui, Josh non l'ha mica minacciato di metterlo nel bagagliaio, nonostante puzzi come una pelliccia d'orso stata per anni in una discarica.
- Ed ecco qui il suo mantello, signora! - proclama Josh, lasciandosi ricadere sul sedile e ricoprendomi con una pesante e ruvida coperta marrone. La riconosco subito: profuma ancora di polvere e Fanta. Ci immergo il naso dentro, poi lo guardo di sottecchi, sorridendo.
- Mi stupisce che non ti abbia ancora appestato la macchina - mormoro.
Lui sorride di rimando, ma tiene gli occhi bassi e mette tutta la sua attenzione nella chiave, con cui in quel momento mette in moto la macchina. - Sai, non penso mi sarebbe dispiaciuto. E' un buon odore -.
L'unica cosa che mi trattiene dallo strabuzzare gli occhi -perchè di certo quella coperta non ha un buon odore- è il capire cosa intenda. Non è che la coperta porti un buon odore, è che porta bei ricordi.
Sempre sull'onda della memoria, il pensiero mi torna a quello che stavamo per fare prima, e all'improvviso sento uno strano calore diffondersi per il corpo, specialmente sul viso.
Lancio un'occhiata a Josh, che in questo momento sta facendo manovra per uscire dal pantano in cui la pioggia ha trasformato il sottobosco, e ha incastrato un  braccio tra i due sedili per girarsi e poter vedere dove sta andando col sedere della macchina. Mi ci vuole un momento a notare la pelle d'oca che gli punteggia gli avambracci, scoperti dalla felpa per non essere impicciati nei movimenti di guida.
- Ma lo sai che tu dovresti proprio finirla di fare il gentiluomo? - dico all'improvviso, con voce scocciata.
Lui mi guarda un secondo, interdetto, poi riporta l'attenzione sulla strada. - Perchè? -.
- Perchè si vede lontano un miglio che hai freddo, però la tua Fanta-stica coperta l'hai data a me -.
Josh cerca di protestare, dicendo che comunque non può guidare con una coperta addosso e altre sciocchezze del genere; io semplicemente non lo ascolto e gli drappeggio sulle spalle un lembo di coperta, cercando di avvolgerlo per bene e contemporaneamente di non impicciargli le braccia.
Poi, dato che la coperta non è così immensa come credevo, mi avvicino un po' di più a lui, indugiando sull'estremità del sedile. Gli avvolgo piano un braccio attorno a quello che usa per il cambio, ed è così che credo di essermi addormentata: con la testa sulla sua spalla, il braccio attorno al suo ed il sedere scomodamente in bilico sul bordo del sedile, perchè è esattamente in quella posizione che mi sveglio quando Josh parcheggia davanti a casa sua. Lui non mi ha spostata.
Il tragitto fino alla porta di casa è breve, ma Josh mi aiuta lo stesso, cingendomi gentilmente la vita con un braccio e lasciando che mi appoggi a lui quando scendo dal sedile. Appena sono in piedi, le gambe riprendono a tremarmi impercettibilmente, e gli sono grata per il suo aiuto, specie perchè P.T. continua a correrci tra i piedi. Mi appoggio al muro con la schiena mentre lui armeggia con la serratura della porta, e solo un pensiero mi occupa la mente: il bagno è giusto a qualche passo di distanza.
Appena siamo dentro, mi avventuro nella magnifica e risplendente Stanza Piastrellata Dove Sta Il WC, e sento che finalmente l'incubo della giornata è finito.
Quando esco, vedo che Josh ha già portato giù qualche cuscino e un mucchio di coperte.
- Spiacente, quella alla fragranza di Fanta l'ho messa a lavare, perchè ormai sapeva di cane bagnato - mi annuncia con aria di scuse, immerso nella penombra del salotto, illuminato solo dalla lama di luce rimasta accesa in bagno. -Però qui ne hai una vasta scelta: ci sono addirittura quelle che mia mamma profuma apposta per gli ospiti. -.
La sua faccia è quasi completamente in ombra, ma riesco comunque a percepire il suo sorriso.
- Vada per quelle profumate - dico, incuriosita. Mi avvicino a piccoli passi al divano, appoggiandomi al tavolo, alla credenza e allo scaffale durante il tragitto per essere sicura di non perdere l'equilibrio. Appena raggiungo Josh, gli prendo le coperte dalle braccia e ci sprofondo il viso per sentirne il profumo. Riesco a percepirlo a malapena, il naso già soffocato dal raffreddore, ma ci tengo il viso in mezzo quando alzo gli occhi.
- Pensavo preferissi rimanere qui, piuttosto che salire le scale... - la sua è una domanda, non un'affermazione. Annuisco in risposta e sorrido - Il divano è perfetto, grazie -.
Sembra pensarla così anche P.T., che ci si è arrotolato sopra e ha già iniziato a russare. 
- Be', buonanotte, allora -  inizia Josh, poi prende di peso P.T. e se lo carica in braccio. - Meglio se ti sta lontano, stasera, eh? Sta' tranquilla per Kellie, l'ho chiamata mentre dormivi, prima, in macchina -.
- Grazie - dico, grata. Chissà come diavolo ha fatto a guidare con il telefono in una mano e me abbarbicata attorno al suo braccio. - Buonanotte -.

***

Il mattino dopo mi sveglio al rumore dell'acciottolio di scodelle e pentole nella cucina. Appena apro gli occhi, un raggio di sole mi acceca filtrando dalle tapparelle sconnesse e mi strappa un mugugno.
Ma con tutti i loro soldi, possibile che non abbiano nessuno che si occupi di piccole riparazioni del genere?
Mi tiro la coperta fin sopra il naso, e i piedi escono dall'altra parte. Li ritiro in fretta sotto il tessuto ruvido e caldo, mi rigiro un altro po', poi decido di alzarmi. Mi stropiccio gli occhi, che ancora bruciano per tutto il piangere di ieri sera: tra quello e il raffreddore, ho un mal di testa micidiale.
Cerco di appiattirmi con le mani i capelli, alti sulla testa, poi mi avventuro in cucina.
Girato di spalle, vedo un ragazzo biondo, massiccio, impegnato a rimescolare una crema probabilmente adatta a fare le crêpes, e mi distraggo un momento a osservare i muscoli delle sue spalle lavorare sotto la maglietta.
Da quando la famiglia Hutcherson ha un cuoco?!




Nyeaaaah! Capitolo corto, stavolta, ma il prossimo è già in preparazione :)! Grazie a tutte le meravigliose persone che seguono questa storia <3 

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Capitolo 28
*** Il potere delle crêpes. ***


il mattino dopo Arretro velocemente, cercando di tornare nel mio buco d'ombra mentre penso a cosa fare.
Ho bisogno di uno spazzolino da denti. E di una spazzola. E di un qualche briciolo di dignità.
Mi allontano in punta di piedi, strisciando piano contro il muro e svoltando alla cieca dietro lo stipite. Ouch! Pessima mossa.
Zoppico velocemente in direzione delle scale, sperando che lo sconosciuto in cucina non abbia sentito il tonfo del mio piede contro il tavolino, e mi inerpico fino al piano di sopra con la coperta che mi volteggia attorno alle gambe come il mantello di un qualche intrepido eroe.
- Josh - sibilo, immersa nell'oscurità.
Cerco a tentoni un interruttore della luce sul muro, e le mie mani scorrono così in alto che non riescono ad avvertire il tavolino porta-telefono prima che di inciamparci sopra. Soffoco qualche decina di imprecazioni e continuo la mia attraversata del corridoio senza osare entrare nelle camere per paura di svegliare Connor o i suoi genitori - che non ho ancora capito se siano in casa oppure no -; mi limito solo a sbuffare il nome di Josh come una locomotiva con la sordina.
Deve avere un sonno davvero pesante, se non mi sente! Mi sto giusto chiedendo se dovrei ripercorrere daccapo il corridoio e, stavolta, aprire le porte, quando -miracolo!- incappo in un bagno.
Svelta, mi ci infilo dentro (almeno lì la luce riesco ad accenderla subito), faccio quello che deve fare ogni persona la mattina (ahem, se permettete!) e poi mi blocco davanti allo specchio.
- Caavolo - mormoro tra i denti, agrottando le sopracciglia e mettendomi letteralmente le mani nei capelli. Dopo essere stati per ore sotto la pioggia, ieri, hanno assunto una strana collosità che li ha aggrovigliati tutti tra loro, e ora sembro un incrocio tra un nido e un jamaicano coi rasta: assolutamente impresentabile, insomma.
Senza pensarci due volte, ficco la testa sotto il getto d'acqua del lavandino e, non avendo trovato lo shampoo da nessuna parte, mi lavo i capelli col sapone. Probabilmente ne risentiranno per il resto della loro vita, poverini.
Il secondo passo è lavarmi i denti rubando un po' di dentifricio e usando un dito come spazzolino. Devo dire che fa un po' strano: mi sembra di essere una sottospecie di cannibale che si mangia la mano. L'ultimo passo è quello di lavarmi le ascelle, perchè hanno davvero un odore nauseabondo. Purtroppo, non serve a molto, dato che la stessa puzza è rimasta attaccata alla maglietta e non ho un cambio pulito.
Mi sto giusto interrogando sul da farsi, quando sento un colpo -come se qualcuno avesse sfondato la porta- al piano di sotto e una specie di sirena strillare  -GRAAAAAAAAAAAAAACE ?-.
Posso giurare di aver sentito i vetri creparsi.
E questa è ovviamente Kellie. In punta di piedi, mi precipito giù e riesco a raggiungerla prima del cuoco.
- Shhhhhh - dico, trascinandola in un angolo prima che possa perfino percepirmi con la vista. - Kellie, chi è quel tipo che sta in cucina? - domando.
Lei mi guarda con aria allucinata, come se fossi impazzita. - Chi...?-
- In cucina. C'è un tipo... Un tizio biondo... Può essere un cuoco?-
- Un cuoco? Di mattina presto? - chiede lei, ancora spaesata, cercando di uscire dal cono d'ombra che ci nasconde quando sente dei pasi affrettati avvicinarsi.
I passi provengono dalla cucina.
- Che ne so, non me ne intendo di cose da ricchi! Tu sai se gli Hutcherson hanno un cuoco? Hey, aspetta, dove vai?- cerco di fermarla prima che ci faccia scoprire, ma lei esce allo scoperto e subito trilla - Heyyyy! -.
In quel momento, il biondo dalle spalle larghe entra nel mio campo visivo e...
- Josh, ma che cavolo! - sbotto, uscendo all'improvviso dal mio nascondiglio e facendolo sobbalzare.
- Grace, perchè eri nascosta... - si volta un momento a guardare il divano alle sue spalle, dove probabilmente credeva stessi ancora dormendo.
Mi strofino un momento gli occhi. Li strofino forte.
Poi li apro e lo guardo di nuovo. Lui e Kellie mi guardano, in silenzio.
- Dannazione - borbotto, e torno a stropicciarmi gli occhi.
Posso quasi percepire i due che si scambiano un'occhiata interdetta, ma sono troppo presa nel mio dramma personale per occuparmene. Alla fine, Josh decide di prendere in mano la situazione.
- Mmmh Grace, cosa stai facendo? - domanda in tono gentile.
Mi rifiuto di aprire gli occhi, ma decido di essere educata e gli rispondo comunque: - Lo sapevo che piangere troppo causa danni alla vista! Non è possibile... mi sono sempre trattenuta, per tutta la mia vita... e dopo solo una giornata...-
Kellie mi interrompe, preoccupata: - Cosa dici, non ci vedi più? -. La sua voce stridula rischia di privarmi anche dell'udito e, dato che non posso accettare l'idea di perdere due sensi in soli due giorni, mi allontano di un passo. Solo allora mi decido a togliermi le mani dagli occhi e lascio saettare lo sguardo dall'uno all'altro.
- E' ... è strano. Tu - indico Kellie - sei normale, mentre lui - e guardo Josh - ... non lo so, credo di essere diventata daltonica! Lui sembra che abbia i capelli gialli! Dio santo, pensate che si possa curare? - domando, preoccupata.
Loro mi guardano ancora qualche secondo, poi si scambiano un'occhiata. E poi scoppiano a ridere tutti e due, questi disgraziati!

- Cosa? Perchè ridete?! - domando, contrariata, quando Josh addirittura si piega in due dalle risate, tenendosi la pancia.
Lui si tira su e cerca di darsi un contegno, poi apre la bocca per parlare, solo che è interrotto da Kellie, a cui è venuto il singhiozzo per il troppo ridere. Aspetta un secondo, prende un grande respiro, poi ci riprova: - Il fatto è che... - si schiarisce la voce, e le labbra gli si increspano nel tentativo di fermare un sorriso - i miei capelli sono davvero gialli -.
Lo guardo interdetta per qualche minuto, poi, quando il silenzio inizia a farsi imbarazzante, mi sforzo di esprimere i miei pensieri in un suono: - Perchè?! -.
Insomma, non che non stia bene, coi capelli gialli ( non biondi... sono proprio gialli!), però non sembra più lui. E' come se adesso avessi di fronte un Peeta (sì, nel frattempo ho letto Hunger Games... e mi è anche piaciuto!) con il naso stranamente simile a quello di Josh.
Lui lancia un'occhiata veloce a Kellie, così la guardo anche io... e vedo che fa quel sorriso: il sorriso da fan-di-Josh-che-parla-di-Josh. Apriti cielo! Già riesco a presagire quello che mi aspetta, e non faccio in tempo ad avvertire Josh delle conseguenze che potrebbe avere il lasciarla sfogare, che lui dice - Mi sa che è meglio se ti risponde Kellie -.
Ha gli occhi abbassati, a guardare la farina che vola giù dalla maglietta, mentre la spazzola con le mani, quindi non nota lo sguardo vagamente allucinato di Kellie. Lo noto io, però. C'è un solo modo per sopravvivere a quest'impresa: - Cosa ne dite se ne parliamo davanti alle crêpes, finchè sono ancora calde? -.

Neanche a dirlo, qualche minuto dopo siamo seduti tutti e tre di fronte ad una pila fumante -e un po' bruciacchiata- di crêpes e a uno sfavillante assortimento di vasetti di vetro: burro, marmellata, nutella...
- Se ci spalmate sopra tanta cioccolata non si sente il sapore di bruciato, garantito! -. Connor si affaccia proprio in quel momento alla porta con gli occhi ancora socchiusi per il sonno, come un topolino che ha fiutato il formaggio. Quel che si dice il richiamo del cibo!
- Ma che razza di ingrato. Però vedo che il loro profumo ti ha tirato fuori dalla tana! -
- Pensavo stesse andando a fuoco qualcosa -. Il più piccolo degli Hutcherson la spunta di nuovo.
- Ed ecco cosa succede ad avere un fratello cervellone: vince sempre lui le discussioni - sbuffa Josh, accanendosi con il coltello sul barattolo di burro d'arachidi ormai quasi vuoto. Di fronte a sè ha la crêpe più bruciacchiata di tutte, tagliata a smozziconi per eliminare le parti nere. Dovrà farci davvero un buon lavoro, per renderla appetitosa!
Io, intanto, sono riuscita a trovarne una ben cotta e sono già all'opera con la nutella, per nulla turbata dalle faide tra fratelli. - Meglio se lui non le vuole: ce ne sono di più per noi - ribatto, allegra. Peccato che Connor sia già scivolato di fianco a me sulla panca, e che sia pronto con un gran cucchiaio di marmellata in mano. - Ormai che sono qui - commenta, facendo un sorriso da volpe con la bocca piena.
Josh sorride alla tovaglia, probabilmente convinto che nessuno lo stia guardando. Credo sia contento che per una volta il fratello non l'abbia avuta del tutto vinta.
Quando finalmente tutti hanno la bocca piena e si è finito di battibeccare, Kellie si lancia nel suo sermone e mi spiega come i capelli biondi di Josh possano significare solo una cosa: che le riprese di Catching Fire stanno per cominciare!!!!
La sua voce diventa così acuta quando lo dice che per un momento temo di veder scoppiare il vasetto di nutella che mi sta di fronte. Per fortuna, il vetro è grosso e resiste ai trilli di Kellie per il resto del discorso, che è un alternarsi di informazioni sul film, complimenti imbarazzanti a Josh sul suo nuovo stile -seguiti da Connor che fa notare come Josh sembri costantemente sorpreso, con le sopracciglia tinte così chiare- e tentativi di carpire a Josh qualche informazione top-secret sul film. D'altra parte, non è neanche troppo difficile: Josh spiattella tutto senza ritegno, tanto da ricordarmi suora Gabriella dell'orfanotrofio, che ti raccontava l'intera sua vita se solo osavi chiederle di passarti il sale a tavola. Anche se Kellie dice che secondo lei quello era un deterrente per evitare che mangiare troppo sale ci facesse venire la cellulite.
Rimango in silenzio per un po', a pensare. Poi, quando a Kellie non rimangono altre domande da fare e a Josh altri gossip da raccontare, e Connor ha deciso di trattenersi dal fare ulteriori battute sull'aspetto di Josh prima che Kellie decida di ricorrere alle cattive per zittirlo, domando - Quindi... quanto rimani? -..
Etciù.
Lo starnuto si perde in un improvviso silenzio. Mi sa che Kellie non aveva pensato che, durante il film, il suo vicino super-mega-figo-e-famoso si sarebbe assentato per un sacco di tempo.
Connor, invece, non sembra troppo turbato. Probabilmente lui è abituato alle lunghe assenze del fratello, e magari non gli dispiacciono neanche troppo. Magari ne approfitta per farsi delle crêpes ben cotte e per mangiarsele tutte quante.
Etciù.
Dopo altri tre starnuti, Kellie allontana il suo piatto dalla mia area di moccio, cercando di trattenere una smorfia disgustata. Tutti gli occhi, che prima erano puntati su Josh, ora tornano su di me e ci rimangono fissi per qualche istante. Josh, che ancora non ha parlato, si alza all'improvviso. Si sporge  sopra il tavolo, tendendo una mano verso di me, e per un assurdo istante penso che abbia intenzione di pulirmi il naso. Prima che possa ritrarmi, però, me la posa sulla fronte e aggrotta le sopracciglia.
- Hai la febbre - dice, preoccupato.

E così mi ritrovo di nuovo confinata sul divano, in penombra, con un termometro sotto l'ascella (fortuna che prima mi ero lavata!) e una montagna di coperte sulle ginocchia.
Improvvisamente, mentre guardo la lineetta rossa del mercurio salire tremolante lungo la scala graduata del termometro, mi viene in mente Guendalina.
- Occacchio!- esclamo, tirandomi su di colpo. Raccolgo le coperte tra le braccia come una nobildonna dell'ottocento avrebbe fatto con le sue gonne prima di mettersi a correre, e inizio a cercare un telefono.
Dopo aver appurato che in salotto non c'è, mi addentro di nuovo in cucina, dove i tre moschettieri stanno sparecchiando.
- C'è... uhm, per caso posso usare il telefono? - domando, arricciando i piedi nudi sul pavimento freddo.
Josh fa cenno di sì e, con ancora i barattoli di marmellata in mano, mi precede in salotto e poi al piano di sopra. Insomma, indovinate un po'? L'unico telefono fisso della casa abita proprio sul tavolino traballante che ho urtato stamattina, quello dalle parti del bagno. Per fortuna è uno di quei telefoni fighi che si vedono nei film, quelli che hanno il cavo lungo in modo da poterseli trascinare fino in camera e socchiudere la porta. Josh mi apre la porta di una camera e accende la luce, tenendo i barattolini di marmellata in equilibrio precario. - Se vuoi un po' di privacy - sorride, ma il suo sorriso è strano.
Per fortuna ho ancora il numero del bar segnato a pennarello sul dorso del braccio, dopo essermelo segnato ieri mattina. E' un po' sbiadito, ma ancora leggibile, così lo compongo sulla tastiera del telefono e pasticcio con il filo a coda di maialino mentre aspetto che dall'altra parte qualcuno alzi il ricevitore.
- Pronto? - risponde una voce affannata, cogliendomi di sopresa mentre mi guardo attorno, cercando di capire a chi appartenga questa stanza.
- Guendalina? - inizio, esistante - è un brutto momento? -.
Probabilmente è senza fiato perchè è tutta la mattina che si affanna per il locale, chiedendosi dove accidenti sono invece che ad aiutarla a servire ai tavoli. Dio, mi sento così in colpa.
- Mmno, dimmi - risponde lei, burbera.
Non capisco cosa nasconda il tono della sua voce, ma penso che partire con le scuse sia la cosa migliore, così le spiego che stamattina non posso andare ad aiutare perchè ho la febbre, ma sorvolo sull'incidente di ieri. Guendalina non sarà una gran chiacchierona, ma lavora pur sempre in un pub, e le voci lì girano in fretta.
- Oh, tranquilla cara, oggi siamo rimasti chiusi - risponde, affettuosa ma sbrigativa.
Tiro un sospiro di sollievo, anche se non riesco a spiegarmi una cosa: - Guendalina, ma allora perchè sembravi così affannata...?-.
Si sente un colpo di tosse imbarazzato dall'altra parte della cornetta, poi la voce di Elvis che la chiama in lontananza, chiedendo chi sia al telefono.
Mi sa che ho capito. Improvvisamente, sento un gran calore salirmi alle guance e nello stesso tempo l'urgente necessità di terminare la chiamata. Faccio finta di credere alla storia del "stiamo sistemando il magazzino" di Gwen, la saluto, e accolgo con sollievo il click del ricevitore dall'altra parte del filo.
Mi prendo qualche istante per studiare la camera alla luce gialla della lampadina: gli scuri sono ancora chiusi, e la stanza ha un che di innaturale illuminata artificialmente, quando fuori c'è la luce del sole che splende sicura, ma, allo stesso tempo, ha qualcosa di familiare.
Ci sono pochi mobili; lo spazio vuoto è molto, e fa sembrare la camera ancora più grande di quanto già non sia. Un paio di poster ai muri ritraggono qualche attore famoso, e da una porta socchiusa all'altro capo della stanza vedo spuntare il bagliore di un cappellino rosso da rapper. Sorrido.
All'improvviso, qualcuno bussa alla porta, facendomi sobbalzare sul letto.
- Tutto a posto? -. La bionda testa di Josh sbuca nella camera, seguita dal resto del corpo, e lui viene a sedersi di fianco a me sul letto. Si appoggia sul bordo, come se fosse indeciso se restare o uscire di nuovo, e nelle mani stringe ancora i barattoli di marmellata: uno giallo e uno blu scuro.
Annuisco, distolgo un attimo lo sguardo e lo lascio indugiare qualche istante su una chitarra che giace abbandonata contro la poltrona nell'angolo.
- Ho beccato Guendalina ed Elvis a "sistemare il magazzino" - spiego poi, imbarazzata, giocherellando con la cornetta del telefono.
Josh ride. - Usano sempre la stessa scusa! - spiega. Poi cerca il mio sguardo.
Mi sfiora il braccio, cercando la mia attenzione, e solo a quel punto mi decido a guardarlo negli occhi.
So quello che legge nei miei: la domanda di prima è ancora lì. Lui stringe un momento le labbra, ma i suoi occhi rimangono fissi nei miei.
- Mi allontanerò il minimo indispensabile - dice infine, a bassa voce, come se la sua fosse una confessione.
- Conosco già la dieta e gli esercizi, ho chiesto di seguirli qui, a casa... Così posso rimanere ancora un po' con la mia famiglia e... - si schiarisce la voce, imbarazzato, e distoglie un attimo lo sguardo.
Quando torna a guardarmi, le sue guance sono un po' rosse. - E comunque, tu e Kellie potreste aiutarmi con le battute - butta lì.
Stento a crederci. Probabilmente è un'allucinazione dovuta alla febbre. Insomma, non è davvero possibile che lui rimanga qui ad allenarsi e tutto per... per... be', sì, lo fa per la sua famiglia, e...
Sorrido. Non voglio, ma non riesco ad evitarlo: sento il sorriso che si stiracchia tra le mie guance fino a diventare sempre più grande.
- ... -
Apro la bocca, ma non so cosa dirgli.
Grazie?
Sono tanto felice?
Io... mmmh...
Alla fine, non riesco a fare nient'altro che sorridere e abbracciarlo stretto stretto, cercando di ignorare la scossa che mi attraversa la spina dorsale quando lui mi circonda la schiena con le braccia.





Whoa! Mmmmh non ho niente da dire, se non che spero che vi sia piaciuto xD! Prometto che tra un po' arrivano novità :} E speriamo che Grace non attacchi la febbre a Josh u_u!
Baci,
Liz
 
.







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Capitolo 29
*** Rimaniamo attinenti al copione. ***


il pranzo - Hey, Backstreet boy! - saluta Kellie quando ci vede scendere le scale.
Josh inarca le sopracciglia, senza cogliere il riferimento. - Chi? -
- Mh, io direi Brian - mi intrometto, portandomi una mano al mento con aria critica; - I capelli assomigliano più a quelli di Nick...-
- Ma le mascelle sono decisamente da Brian! - finisce la frase Kellie, che ha già tirato fuori il cellulare dalla tasca e pastroccia furiosamente col dito sullo schermo touch, probabilmente in cerca di qualche foto da mostrare ai due ragazzi.
Josh, ormai giunto alla fine delle scale, mi lancia uno sguardo interrogativo mentre Kellie, tutta presa dalle sue cartelle e sottocartelle (una volta mi ha mostrato quella in cui tiene le foto di Josh... credo sia più completa di un dossier dell'FBI ) ignora tutto e tutti. - I Backstreet Boys sono un gruppo musicale... - inizio a spiegargli, ma, proprio in quel momento, Kellie emette un verso soddifatto e piazza lo schermo del cellulare a un palmo dal naso di Josh, che, nella fretta di tirarsi indietro, quasi inciampa sul gradino che gli sta dietro.
- Questo è Brian - spiega Kellie, poi ritira il piccolo android, scorre il dito sullo schermo, e torna a piazzarlo davanti a Josh: - Vedi, questo è Nick, questo è Howie... - inizia a spiegargli, paziente, con un tono che annuncia già che la sua lezione andrà avanti per ore.
Questa volta, però, non ho niente da ridire: farei io il riassunto di vita, morte e miracoli del gruppo, se non sapessi che Kellie, fangirl per esperienza, è in grado di farlo molto meglio. E' per questo motivo che decido di sgattaiolare velocemente in cucina, da dove arriva un profumo delizioso.
Ai fornelli c'è Connor che -uhm!- ha indossato uno strano grembiule tutto fronzoli che spero appartenga a sua madre e non a lui. Cerco di sbirciare dalla porta cosa bolla in pentola -letteralmente!- prima che si accorga della mia presenza, ma il tegame è nascosto dalla sua schiena. Faccio per avvicinarmi con mosse silenziose da ghepardo, ma finisco per urtare l'antina di un armadietto rimasta aperta al livello delle mie ginocchia. Richiamato dallo sbattere della portina sullo scaffale (e forse anche dalle mie imprecazioni), Connor si gira e... - Ma che cavolo?! - domando, facendo un salto di fronte allo spettacolo offerto dal davanti del suo grembiule. Di fronte al mio sguardo scandalizzato, Connor sembra un po' spaesato, ma poi abbassa gli occhi e fa un verso di comprensione.
- E' uno stupido regalo che ha fatto papà alla mamma! Pensava di essere spiritoso... E purtroppo non abbiamo altri grembiuli, in casa - spiega, accennando al grembiule arricciato su cui è stampata una raffresentazione piuttosto realistica di un vigoroso corpo maschile coperto da un bikini .
- Io avrei preferito sporcare il pigiama - dichiaro, appoggiandomi con la schiena al bancone.
In risposta, giunge un'esclamazione soffocata da parte di Josh che, a quanto pare, è riuscito a sopravvivere al sermone di Barbie:  - Non posso crederci, l'hai riesumato? Pensavo di averlo ficcato nel pacco di cose da dare in beneficenza! -. Con aria affranta, si accascia su una sedia, poi sbircia speranzoso nella pentola. - Prepari il pranzo, Connie? -.
Connor ignora l'ultima domanda con altezzoso sussiego, poi spiega che ha ritenuto indispensabile salvare quel prezioso cimelio di famiglia che è il grembiule per preservare i ricordi di famiglia, al che Josh sbuffa, borbottando un qualcosa sul preferire un'amnesia, piuttosto.
- Prepariamo la tavola? - domanda Kellie, probabilmente cercando di calmare gli screzi famigliari, e io devo trattenermi a forza dal dirle di non interrompere quello spettacolo e, anzi, di andare a preparare un po' di popcorn. Non guardatemi così! Quella della persona matura è tutta una facciata.
Kellie e io passiamo qualche istante a cercare le tovagliette su cui apparecchiare, mentre Josh e Connor battibeccano per decidere se mettere o no il pepe nella frittata. Alla fine, vado a prendere il primo per un orecchio e gli dico di rendersi utile facendoci una mappa della cucina, visto che, pur avendo aperto tutti gli sportelli forniti di maniglia in quella cucina, era stato impossibile trovare il materiale per apparecchiare.
- Oh, è perchè teniamo tutto in salotto, dato che di solito mangiamo di là - spiega Josh, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
In qualche modo, riusciamo a portare in cucina piatti, bicchieri e tutto il resto senza far cadere niente, mentre Connor borbotta qualcosa a proposito di proporzioni e della composizione chimica del tuorlo dell'uovo.
P.T., che si era tenuto alla larga tutta la mattina, rispunta proprio mentre mettiamo le ultime cose in tavola, col naso vibrante e umido e la bava alle fauci, così piazziamo una scodella di plastica per terra anche per lui e infine ci godiamo tutti un meritato pranzo.

***

Qualche ora dopo aver pranzato, mi risveglio nella penombra del salotto.
Mi hanno confinata sul divano quando si sono ricordati che ho la febbre, solo che poi l'abbiocco post-pranzo ha assalito tutti, e adesso il soggiorno sembra una specie di accampamento, con Kellie accoccolata di fronte a me sul divano , Connor stravaccato sulla poltrona massaggiante e Josh col capo rovesciato sullo schienale di una poltrona in stile moderno che non sembra molto comoda.
Infine, P.T. ... P.T. è... lo cerco per qualche istante con gli occhi, una macchia bianca nella penombra, e lo trovo acciambellato vicino al termosifone.
Sbircio da sopra l'orlo della coperta per vedere se qualcun altro è sveglio, ma sono ancora tutti profondamente addormentati, quindi provo a richiudere gli occhi anche io.
Sbatto un paio di volte le palpebre, cerco di sprofondare un po' di più nei comodi cuscini del divano, ma ogni traccia di sonno è scomparsa.
Sul tavolino portabicchieri qualcosa attira la mia attenzione: un fascio di fogli. Una rivista?
Librofila come sono, decido che devo darci un'occhiata. Faccio emergere un braccio dal caldo conforto delle coperte e mi tendo al massimo per raggiungere il tavolino. Non so come, riesco nell'impresa senza rotolare giù dal divano e senza scalciare Kellie, e torno a raggomitolarmi sotto le coperte. Le tiro ben su fino al naso, a coprire la pella d'oca che mi è spuntata sulle spalle, e sbircio con occhi curiosi il plico di fogli, che sembrano scritti a macchina. Strano, direi che una rivista non lo è proprio.
C'è poca luce, ma sulla prima pagina riesco a decifrare

Catching Fire
- copione-

Wow, un copione! Sono un po' emozionata, e per qualche istante dimentico di avere tra le mani quello che potrebbe essere un documento top secret... o, comunque, di star ficcanasando tra le cose di Josh, perchè sono troppo impegnata a sfogliare il fascicolo e a leggere qualche frase que e là. Le parti di Josh sono già evidenziate in giallo, ma mica mi limito a leggere quelle!
Mi sistemo più comoda sul divano, dove sprofondo un altro po' nella morbida ecopelle, e alzo le ginocchia perchè mi facciano da leggio... e perchè coprano il copione alla vista di Kellie, se per caso dovesse svegliarsi. Se si rendesse conto di quello che tengo di fronte a me, probabilmente farebbe le foto e le invierebbe in massa alle sue amiche fan (sicuramente al gruppo più assatanato di tutti) prima ancora di ricordarsi che è illegale fare una cosa del genere.
Le pagine scorrono in fretta, mentre gioco alla "caccia all'errore" e scopro con piacere che il copione è abbastanza fedele al libro. Da quello che mi diceva Kellie, invece, sembrava che dovesse esserci qualcosa tipo una scena di passione violenta tra Finnick e Katniss, che sarebbe davvero stata di troppo, visto com'è già discretamente incasinata la situazione della nostra eroina!
- "Peeta, non posso abbandonarti qui!" - leggo ad alta voce, perplessa; - "Katniss fa posare a terra Peeta" -
- "Io ti dovrei proteggere... non dovrei esserti d'ostacolo, dice Peeta con gli occhi pieni di lacrime" -  il mio tono si fa dubbioso. Non faranno sembrare Peeta troppo lagnoso? Ci credo che poi tutti si fanno i filmini su Finnick!
- "Abbiamo già perso Mags... non abbandoneremo anche te" - cerco di assumere un tono drammatico. E' strano parlare da sola in una stanza piena di gente addormentata. Josh si muove sulla poltrona, e io trattengo un momento il sospiro. Lui mugugna un po', stende un braccio, ma non si sveglia. Allora piego un po' in dentro il mento, verso il collo, e cerco di assumere un tono da virile panettiere: - "Non hai altra scelta, Katniss"... Oh, quant'è clichè questa frase - commento, contrariata, ma una voce mi interrompe.
- Tu sei la scintilla della rivolta... - borbotta Josh, ancora mezzo addormentato. Possibile che abbia già imparato a memoria il copione tanto bene da ripeterlo nel sonno?
- " Noi siamo la scintilla insieme" - cerco di assumere un tono combattivo, degno della più caparbia Katniss Everdeen, poi mi zittisco per vedere se parla ancora.
- Mi scappa la pipì, ma non mi voglio alzare. - giunge la sua risposta.
- Hey, questo non è nel copione! - esclamo sorpresa. Josh apre un occhio, che riflette il chiaro bagliore proveiente dalla finestra alle mie spalle, e sorride. - Mai sentito parlare di "improvvisazione"? Gli attori la usano spesso, quando dimenticano le battute -.
Spalanco gli occhi; - Tu stavi ascoltando! - lo accuso, cercando di fare la melodrammatica e di fargli almeno considerare l'idea di sentirsi in colpa.
Josh si stiracchia, tranquillo, e mi lancia un'occhiata solo quando mi schiarisco la voce; sulla giancia gli si forma una minuscola fossetta, mentre sul viso gli si apre un sorriso del tipo "ti farò un'offerta che non potraaai rifiutare".
- Hai voglia di provare qualche scena insieme? -
- YAP! - esulto, dimenticando all'istante qualsiasi capriccio... e svegliando per sbaglio anche Kellie e Connor, che mugulano infastiditi.
Josh finge di non accorgersene e se la svigna, vispo. - Meglio che corra in bagno: i miei hanno appena fatto cambiare il rivestimento della poltrona, non la prenderebbero bene se la sporcassi -.

Pochi minuti dopo, siamo tutti in piedi al centro del salotto - Josh con la vescica svuotata, in modo da non mettere a rischio rivestimenti e tappeti. Poltrone e divani sono stati spostati ai lati della stanza, e adesso siamo tutti immobili in mezzo a quel vuoto con aria un po' beota e con qualche foglio in mano. Stiamo discutendo su quale scena fare, ed è difficile, perchè Kellie mi ha lasciato fare Katniss solo per prendere il ruolo di Johanna, e Connor voleva assolutamente fare Betee, quindi stiamo sfogliando tutti freneticamente i nostri copioni, cercando una parte in cui siano presenti tutti e quattro i personaggi.
Alla fine, decidiamo di alternarci un po' e di interpretare le scene finali, quelle più emozionanti, piene di azione e salti e urla e rotolamenti e frecce e...
- E' tutto a posto? - domanda una voce profonda, dal tono sorpreso, accompagnata dal suono secco della porta d'ingresso che si chiude.



Ciao a tutti, belli e belle :) e niente brutti, perchè è offensivo e la bellezza è soggettiva u_u
COMUNQUE, devo chiedervi una cosa importante, perchè non so cosa fare: pensavo di smettere per un po' di mettere capitoli così a rilento e di ricominciare a postarli tra un po', quando magari ne ho già scritti tre o quattro e non sono mediocri e voi così non dovete aspettare mesi per leggere la parte successiva :\
Voi cosa preferite? Un capitolo ogni quanto riesco, oppure aspettare un po' e poi i capitoli aggiornati regolarmente?
Fatemi sapere, così so come regolarmi :) Alla prossima!

P.S. Scusate il piccolo fuori-tema sui Backstreet boys, all'inizio, ma non ho potuto fare a meno di nominarli xD

P.P.S Scusate anche i riferimenti a Hunger Games... Ho pensato di limitarli un po' per non fare spoiler a chi non ne conoscesse la trama e per evitare scocciature a chi invece non ci fosse interessato :3

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Capitolo 30
*** Proposta indecente. ***


tututtata La scena che si presenta agli occhi di Mr Hutcherson è piuttosto imbarazzante: io - con una specie di treccia mal fatta - e Kellie che ci rotoliamo sul pavimento simulando una lotta corpo-a-corpo, Connor disteso un po' più in là che sembra schiacciare un pisolino e Josh che sta correndo al rallentatore dalla cucina, con in mano qualche pacchetto di cracker per la nostra pausa dopo le "riprese".
Il tempo sembra fermarsi, mentre tutti interrompiamo le nostre epiche gesta e ci alziamo in piedi, le mani lungo i fianchi come tanti soldatini, ed è così che ci trova la Signora Hutcherson quando entra in casa a seguito del marito, le chiavi della macchina tintinnanti in mano.
Tutti rimangono in silenzio per qualche secondo, e lo sguardo della donna corre curioso dal volto di suo marito ai nostri, impietriti. Alla fine, Josh si schiarisce la voce e spiega - Ci stavamo... Mi stavano aiutando ad imparare il copione -.
I due genitori fanno un malcelato sospiro di sollievo, come se questo spiegasse l'aver trovato due persone che si picchiavano sul pavimento del loro soggiorno e il figlio che correva a separarle armato di crackers. Per un attimo mi chiedo se in casa loro succedano spesso cose del genere, poi decido di seguire l'esempio di Kellie che -mentre io mi chiedevo chi aiutasse Josh nelle scene dei baci e mi auguravo non toccasse a Connor- è andata a presentarsi con un sorriso smagliante ai coniugi Hutcherson.
- Piacere di conoscervi - li saluto, cercando di non mostrarmi troppo intimidita. Per fortuna, i genitori di Josh sono simpatici e alla mano, ed è facile sentirsi subito a proprio agio. Inoltre, a quanto pare, sono passati dal supermercato prima di tornare a casa, di ritrorno dal loro viaggio, e adesso hanno bisogno di una mano per scaricare qualche borsa di prelibatezze dalla loro macchina.

Connor e Josh cercano di fare i galantuomini e di arrangiarsi con la spesa, ma, mentre Kellie intrattiene i loro genitori con un sacco di comlimenti su quanto bravo sia il loro figlio maggiore a recitare e su quanto siano loro debitrici tutte le fan di Josh per l'avergli permesso di recitare, e su come la loro combinazione di geni e cromosomi sia stata perfetta per far nascere un figo del genere (fortuna che i due figli sono fuori e non sentono niente di tutto ciò), decido di defilarmi e raggiungo i ragazzi fuori, nello spiazzo davanti a casa. In qualche modo, riesco ad aiutarli nonostante le mie braccia da pappamolla e i polli che scorrazzano liberi e ci costringono a fare le corse ad ostacoli per portare le borse in casa.
Quando finiamo, è ormai tardo pomeriggio ( a quanto pare a casa Hutcherson "fare la spesa" vuol dire comprare tutto quello che c'è nel supermercato... Credo sia perchè hanno un frigo grande come una stanza, e quando c'è poca roba dentro fa venire tristezza ) e il cielo si è fatto violetto. Connor, Josh e io rientriamo in tempo per sentire Kellie che dice ai signori Hutcherson, ancora intrappolati nell'ingresso con le giacche addosso, che se ne fosse capace si offrirebbe per scrivere la biografia del loro figlio, ma che magari potrebbe farla scrivere a me, che secondo lei sono "bravina" in questo genere di cose (Eh?! Spero ardentemente non abbia letto qualcosa di quello che scrivo nei miei block notes! No, aspettate, cosa intende per bravina?!) e sovrintendere ai lavori per controllare che non sbagli.
Josh soffoca una risata, vedendo la mia faccia paonazza, e Connor borbotta - Non ci provare, Grace; la sua biografia la sto già scrivendo io, e sto cercando di renderla il più imbarazzante possibile!-.
Lo guardo con un sorrisino e ribatto - A te l'onore! Però ne voglio una copia autografata... - vedo il viso di Josh illuminarsi, così termino - da Connor, ovviamente!-.
Insomma, già ci pensa Kellie a cullare e nutrire il suo ego, ci vorrà pure qualcuno che lo riporti coi piedi per terra, no?

La cena decidiamo di prepararla tutti insieme, forse perchè Connor e Josh vogliono dare l'aria da bravi figlioli, o forse soltanto perchè vogliono farsi perdonare dai genitori per il disastro che abbiamo fatto in salotto.
Così, mentre i coniugi Hutcherson si riposano in salotto, la Squadra degli Attori Penosi -come abbiamo deciso di chiamarci- si mette all'opera in cucina.
Una buona mezz'ora passa solo nella ricerca del libro di ricette, che la madre di Josh è sicura di possedere, ma che è misteriosamente andato perduto. Alla fine, ci divertiamo così tanto in quella specie di caccia al tesoro che quasi dimentichiamo cosa stiamo cercando... Almeno finchè Kellie non scende vittoriosa tenendolo tra le mani e trillando di volere un premio. E' tutta ricoperta di polvere, ma non vuole assolutamente dirci dove l'ha trovato. Io sono pronta a scommettere che si sia ficcata a curiosare in camera di Josh e che  se lo sia trovato davanti agli occhi in qualche posto super impolverato, tipo sotto il letto, ma devo pensare a un modo per prenderla in contropiede e farglielo ammettere.
Chissà poi cosa ci faceva il libro di ricette in camera di Josh.
Una volta ritrovato l'oggetto del potere, siamo tutti così affamati che decidere la ricetta da preparare è facile: la più semplice, la più veloce, la più colorata.
Insomma, facciamo bistecche e insalata.
Delusi? Sì, anche noi, ma la nostra vocazione culinaria dev'essersi persa mentre cercavamo il libro di ricette: l'ironia della vita.
Kellie ed io ci occupiamo dell'insalatona, versandoci dentro praticamente tutto quello che troviamo in frigo: pomodori, olive, mozzarella, uova, capperi, carote, formaggio, tonno e, sì, perfino un po' di insalata; intanto, Connor e Josh si occupano della carne, perchè dicono che li fa sentire più uomini, e litigano su quanto olio vada messo per non far arrivare gli schizzi fino al soffitto quando diventa caldo, e sul limite di sale da mettere per far rimanere la bistecca saporita ma non farsi venire la pressione alta da vecchi.
Bah, tanto l'olio e il sale che avanzano li versiamo tutti nell'insalata.

Contro ogni aspettativa, alla fine è tutto commestibile e non siamo costretti a chiamare la pizzeria giù in paese per una cena riparatoria.
Il tavolo è apparecchiato con semplicità, e il profumo della carne fa venire l'acquolina in bocca. Stranamente, però, anche se ci ingozziamo tutti come maiali al trogolo (oh, che immagine poetica), la conversazione non langue. Forse è perchè siamo in molti a tavola, forse è perchè tutti siamo dei simpaticoni (oh oh oh), ma la serata è bellissima, e rimaniamo a parlare -e a cercare di finire la quantità esponenziale di insalata che abbiamo preparato- fino a sera tardi.
E' verso le dieci di sera, ormai, che Josh di schiarisce la voce e domanda a Kellie e a me se abbiamo voglia di accompagnarlo a Los Angeles tra una settimana.
Kellie esplode subito in un urletto spaccatimpani; io, invece, sbarro gli occhi e rimango a bocca aperta, sentendomi molto simile ad un gargoyle sorpreso, ma senza riuscire a trasformare la mia espressione in qualcosa di più intelligente.
Dopo qualche minuto, finalmente, riesco a riacquistare il controllo dei miei muscoli facciali e mi schiarisco la voce, un po' rossa in viso.
- Cosa... Ehm, perchè? - domando, cercando di sembrare cordialmente curiosa e di farmi luccicare gli occhi di entusiasmo almeno un po'; quelli di Kellie sembrano asteroidi fiammeggianti.
Josh si muove un po' sulla sedia; - Be', io devo andarci per gli ultimi preparativi prima del film... E poi volevo - il suo sguardo lampeggia verso i genitori - ... sapete, avevo intenzione di comprare una casa da quelle parti, visto tutto il tempo che ci passo e il fatto che stare negli alberghi non mi piace, e avevo bisogno di un, uhm, di un parere femminile -.
Stavolta il trillo di Kellie rischia di farmi cadere dalla sedia (davvero, a volte penso che al posto della trachea abbia una piccola proboscide!), mentre Connor fa una smorfia: - Hey! Di solito chiedevi a me di darti un parere sulle case! -.
L'espressione sul volto di Josh si fa colpevole - Lo so, è che tu adesso devi partire per le tue gare matematiche, e io devo decidere in fretta se comprarla o no... è da poco finita, e ho paura che qualcuno me la soffi, se ci metto troppo. -
-Se mi aspetti, insomma - conclude Connor con uno sbuffo, incrociando le braccia al petto. Poi, però, lancia un'occhiata al viso dispiaciuto di Josh, che ha appena aperto la bocca per dire qualcosa, forse per ritrattare, e lo anticipa, con un lampo divertito negli occhi: - Orsù, se divento il presidente degli Stati Uniti non potrò esser sempre presente per darti consigli: è un bene che ti abitui a contare su qualcun altro -, dice in tono solenne.
Io gli strizzo l'occhio e gli dò corda. - Accidenti, Josh, non puoi sempre essere così appiccicoso! Devi imparare a cavartela da solo -.
Josh fa uno dei suoi sorrisi biechi, poi domanda - Allora siamo d'accordo? -.
Ed è così che capisco di essermi fregata da sola.

Capitemi, non è che non abbia voglia di andare... E' che mi indispone terribilmente il fatto che Josh possa acquistare una casa con uno schiocco di dita, che gli basti solo essere più veloce di qualche altro riccone e che non debba preoccuparsi di quanti anni gli toccherà risparmiare prima di riuscire a completare il mutuo. E' in questi casi che mi accorgo dell'abisso che ci divide e del fatto che, nonostante lui sia rimasto un ragazzo alla mano, l'abisso della ricchezza tornerà sempre a reclamare una parte di lui, mentre io resterò a barcamenarmi nel pantano delle difficoltà economiche.
O forse ho solo paura di vederlo diverso, in quella grande città: di scoprirlo a pavoneggiarsi davanti a triliardi di fan, o a tirarsela davanti ai fotografi... Insomma, com'è possibile rimanere un giovane ragazzo semplice e simpatico, un po' campagnolo e decisamente umile anche fuori dal proprio piccolo villaggio del Kentucky? Come si fa a non farsi avvolgere nell'armatura della vanità e della fama, cullati dai flash dei giornalisti?
Rabbrividisco un po' all'idea di vedermi sparire di fronte agli occhi il Joshu-a che conosco, e lo osservo in silenzio per un po' mentre scherza con gli altri. E' impossibile che questa non sia la sua vera personalità... E' impossibile che riesca a nasconderla o a perderla in contesti che non siano il suo paesino.
Lui è così lui... Già vederlo coi capelli biondi invece del suo castano mi sconvolge ogni volta, non oso pensare a come mi sentirei se a cambiare fosse addirittura il suo modo di fare, il suo comportamento. Ogni parte della sua personalità è coerente con il suo essere; ogni tratto di lui si incastra perfettamente agli altri per formare un'immagine nitida e distinta: quella del ragazzo che amo, e non so cosa farei se scoprissi che quell'immagine in realtà...



Un momento...


Nonononono, aspettate, cosa?




No, davvero! Non l'ho detto io! Non l'ho nemmeno pensato, figuriamoci... Come potrei?
Insomma, "amare" è un parolone, non lo userei mai e poi mai così con leggerezza, capite?
Accidenti, non guardatemi così, ok?
E' stato un lapsus freudiano, o qualcosa del genere... Probabilmente è perchè mi scappa la pipì, e quindi... quindi...

- Scusate, vado un secondo in bagno - mormoro, rauca, cercando di allontanarmi dalla tavola senza mostrare le mie guance arrossate.








Taradadaaaa! Va beh, capitolo poco soddisfacente mi sa xD Ma adesso che se ne vanno a Los Angeles, vedrete cosa faccio capitare U_U!
Mmmmmh non ho molto altro da dire, le parole le tengo per il prossimo capitolo... Che arriverà presto, perchè ne ho già scritto un bel pezzo! Quindi, come al solito, vi saluto con un sacco di baci  scritti in modo ciccioso e, se avete qualcosa da dire, scrivetemi o tacete per sempre *@*
Ovviamente scherzo xD Tanti saluti!
vostra, Lizzometra

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Capitolo 31
*** L'autodifesa non è un'opinione. ***


viaggio Wow, eccomi di nuovo su un aereo. Quasi mi ero scordata la morsa allo stomaco che ti prende durante il decollo!
Il viaggio fino a Los Angeles per fortuna è stato breve, perchè Kellie ha passato praticamente tutto il tempo a iperventilare e a predire catastrofi come fulmini a ciel sereno attirati dal velivolo come da un  parafulmine, o montagne elevatesi all'improvviso davanti all'aereo a causa del movimento delle placche tettoniche, o ancora missili mandati dall'Iraq per un qualche nuovo contrasto politico...
Cavolo, ora che so di questa sua fervida immaginazione, le chiederò consiglio più spesso per il mio libro!
Josh, invece, si è limitato a rimanere di un tenue colore verdognolo per tutto il volo. E per fortuna che lui è abituato ai voli intercontinentali! Non oso pensare a come debba essere stato il suo primo volo.
Le nostre mani sudaticce sono rimaste strette tra loro tutto il tempo.
Per cercare di distrarre i miei due prodi compagni di volo, decido di interrompere Kellie a metà di un discorso a proposito dello schiantarsi su una nuvola diventata improvvisamente solida e chiedo a Josh il programma della settimana. Lui tira fuori il suo cellulare e si mette a scorrere l'agenda: domani ha l'incontro col suo personal trainer, per vedere se nel tempo che ha trascorso a casa ha seguito la giusta dieta che gli avevano prescritto, in modo da arrivare alle riprese già in perfetta forma da Peeta.
- Sai - comincio, tuffando la mano nel sacchetto di noccioline che ci ha portato la hostess, - io Peeta lo immaginavo un po' più cicciottello -.
Lui mi guarda, indugiando per un momento con lo sguardo sulle noccioline, e diventa un po' più verde. - Mi rifiuto di ingollare altre schifosissime proteine, adesso che ho raggiunto il peso prestabilito - dichiara, deciso.
Gli stringo un po' la mano, incoraggiante, e richiudo il sacchettino, nascondendoglielo alla vista perchè non peggiori la situazione.
- Immagino che potrebbero limitarsi a vestirti multistrato, così da farti sembrare più grosso... - dico pensierosa, ma Kellie mi interrompe.
- Impossibile, sarà in muta da sub per metà del tempo, e comunque nessuna fan vorrebbe vedere un Peeta obeso in costume! - sbuffò come se la sola idea fosse inaccettabile e si beccò un'occhiata di fuoco da parte mia. - L'importanza è l'aderenza al personaggio, e nel libro è scritto chiaramente che Peeta è robusto! -.
Josh si schiarisce la voce, tirandosi un po' su sul sedile. - In realtà, io credo sia più importante essere fedele al personaggio nell'interpretazione che do di lui, rispetto alla verosimiglianza fisica - afferma, compunto e professionale. Decido che non ha tutti i torti, ma questo certo non implica il dargli esplicitamente ragione. - Sicuro che non ti serva il sacchetto per vomitare? - lo zittisco. Lui mi fa una smorfia.
- Ok, e dopo il tuo palestrato coach (che mi farai conoscere, in caso sia molto figo), ti rimane la giornata libera? - cambio discorso. In fondo, Kellie ed io rimaniamo qui solo una settimana, cioè fino a quando Josh non comincerà ad esercitarsi regolarmente per gli ultimi preparativi prima dell'inizio delle riprese, e spero di utilizzare al meglio tutto il tempo che passeremo nella grande città. Per fortuna, nelle pause tra un incontro e l'altro con personal trainer, registi, sceneggiatori, addetti alle luci, vocalist, doppiatori, saltimbanchi e chissà che altro, il nostro attore in carriera ha promesso di portarci a visitare i posti più interessanti, e devo ammettere che non vedo l'ora.
Kellie, invece, già pregusta i momenti in cui Josh sarà occupato e durante i quali ha programmato di costringermi ad accompagnarla in quello che chiama lo "star-watching", cioè, sostanzialmente, andare in cerca per L.A. di persone famose e inseguirle a mo' di stalker. Devo assolutamente trovare un modo per dissuaderla.

Il resto del viaggio scorre tranquillo, senza ulteriori previsioni funeste da parte di Kellie e con Josh che, in un eroico sforzo, riesce a tenersi la colazione nello stomaco. Posso perfino a dormire un po', prima di essere svegliata dalla hostess per l'atterraggio.
- Dannata cintura di sicurezza - borbotto, armeggiando un po' con l'incastro prima di essere abbastanza sveglia da riuscire a fissarlo. Alzo la testa appena in tempo per vedere Josh e Kellie scambiarsi un'occhiata alla "per fortuna che non abbiamo deciso di svegliarla noi".
Tempo di toccare terra, e sono di nuovo di buon umore.
Sullo sfondo dell'ampia distesa di cemento sono già visibili le sagome svettanti dei grattacieli, e potrei giurare di aver intravisto la scritta HOLLYWOOD in lontananza, mentre perdavamo quota. Dio, sono così eccitata che potrebbe perfino scapparmi un gridolino alla Kellie! Finalmente sono in una Grande Città, una di quelle in cui sognavo di venire a vivere prima di rendermi conto che non sarei riuscita mai e poi mai a permettermelo. Prima di scoprire le meraviglie del Kentucky.
Josh si calca uno dei suoi cappellini in testa e alza il bavero della giacca a coprirgli il volto, poi, insieme, ci mescoliamo alla piccola folla che attraversa il corridoio per uscire dall'aereo.

Appena poso piede a terra, penso "ecco che è scoppiato quel temporale apocalittico che prediceva Kellie!": un susseguirsi di luci, come lampi, illumina il cielo, e io mi copro gli occhi, sensibili alla luce dopo esser rimasti coperti dalla mascherina per dormire per tutta l'ultima parte del viaggio.
Solo quando sento la risatina eccitata di Kellie e un chiacchiericcio di sottofondo mi rendo conto di una cosa: altro che lampi, questi sono flash fotografici!
Merdamerdamerdamerda! Come ho fatto a non pensarci? Qualcuno aveva di sicuro fatto una soffiata sul fatto che Josh sarebbe arrivato oggi a L.A. ... Ed ecco perchè Kellie era corsa a "rinfrescarsi il trucco" poco prima dell'atterraggio.
A differenza di me.
Per un momento mi viene l'assurdo pensiero che sia stata la stessa Kellie a fare una soffiata ai giornalisti, ma lo scaccio e, cercando di essere discreta, mi sposto velocemente dietro Josh per usarlo come scudo-anti-paparazzi e inizio ad appiattirmi i capelli, tutti elettrizzati sul lato della testa che tenevo appoggiato al sedile. Maledetti tessuti sintetici!
Kellie, intanto, bella come non mai, getta un braccio attorno al collo di Josh (faccio giusto in tempo a fare un balzo indietro ed evitare che mi prenda in piena faccia) e saluta i giornalisti con ampi gesti delle mani, mandando all'aria la nostra copertura.
Josh sembra un po' a disagio per questa improvvisa dimostrazione di affetto, ma, rassegnato, si avvicina ai giornalisti che lo chiamano perchè risponda alle loro domande, troppo educato per ignorarli.
- Kellie... Kellie, non andare! - sibilo, cercando di abbrancarla per un braccio mentre segue Josh con passo da topmodel: mi serve qualcuno che mi copra!
Quella disgraziata, però, mi abbandona, attirata dalle telecamere come i marinai dal canto delle sirene. Sono sola in mezzo agli ultimi passeggeri dell'aereo, che si attardano nello spiazzo di atterraggio per cercare di capire la causa di tutto quel baccano.
- Scusa -, mi chiede all'improvviso una ragazzina -capelli chiari, occhi castani molto truccati- che deve avere non più di quindici anni - Tu sai per chi sono tutti questi fotografi? -.
Cerco di assumere un'aria innocente, e scrollo le spalle: - Un certo John Hackerson, mi pare -.
La tipetta sbianca, poi balbetta - Aspetta, cioè, tipo, intendi Josh Hutcherson?! -
- Uhm. Qualcosa del genere, sì - ammetto, magnanima, guardando distrattamente i palazzi in lontananza, così diversi dalle casette del Kentucky. La ragazzina va in iperventilazione, ricordandomi Kellie in una maniera quasi inverosimile. Posso leggerle sulla fronte i pensieri che le scorrono in testa: ommioddiocomehofattoanonfiutarelapuzzadellesueascelleeranelmoaereoommioddioeranelmioaereoenonl'horiconosciutoommioddio!
Ecco, una cosa del genere.
All'improvviso, il suo strillo mi trapana le orecchie -sì, è decisamente una Kellie precoce- e lei parte di gran carriera verso le figurine di Josh e Kellie, attorniate in lontananza dai giornalisti che si sporgono dalle barriere di alluminio.
Vedo la scena al rallentatore: la ragazzina che si ferma in scivolata a qualche passo dai due, allontana Kellie con uno strattone e la fa finire per terra urlando qualcosa tipo "Lui è mio, brutta zoccola!", e poi si getta addosso a Josh.

Faccio appena in tempo a pensare "Ma che ca-?!", che i miei piedi si son già messi in moto da soli.
Faccio uno sprint che non avei mai pensato possibile per le mie gambe grassocce; in pochi istanti sono sopra la ragazzina, che non capisco se stia cercando di cavare gli occhi a Josh o baciarlo appassionatamente, mentre lui cerca di tirarsela via di dosso senza colpirla. Galantuomo fino in fondo, insomma!
Per un attimo sono presa dall'affetto per lui, e penso come una mamma chioccia "Guarda com'è bravo il mio bambino: non picchia una ragazza neanche per autodifesa!", poi, però, visto che nessuno dei giornalisti interviene (tutti impegnati come sono a schiamazzare e fare foto), mi riscuoto e afferro l'adolescente attorno al torace, come se stessi cercando di farle la manovra di Heimlich, ma tenendole le braccia bloccate lungo i fianchi. La tiro via di peso, sperando che non si attacchi ai capelli di Josh pur di non esserne staccata; - Giù le zampe, bambolina! - ruggisco, cercando di evitare i suoi calci e di non cadere a terra sotto il suo peso.
A quegli idioti di giornalisti ha dato di volta il cervello: le urla ci rimbombano addosso, sembrano quasi incitamenti, come in un incontro di wrestling, e i flash ricordano le luci psichedeliche di una discoteca. Nessuno, ovviamente, pensa a chiamare un poliziotto o un paramedico, o un pompiere, o qualcuno di grosso e responsabile che possa toglierci d'impiccio.
Kellie è a terra, rannicchiata, singhiozza piano tenendosi una spalla; Josh le è accanto, preoccupato. Tendo il collo, cercando di vedere come stanno, e in quel momento la ragazzina ne approfitta per piantarmi un gomito nelle costole. Ohuff!
Mi piego su me stessa per il dolore, ma non mi sogno nemmeno di mollare la presa: questa qui è più pericolosa di Tasmania, il mostriciattolo dei Looney Tunes!
- Joshu-a, ti spiacerebbe darmi una mano? - gemo, cercando di richiamare la sua attenzione; - so che posso sembrare sexy, così, ma non sono una wrestler professionista e non so per quanto... -.
Non faccio in tempo a finire la frase, che la ragazza libera un braccio e mi dà una gomitata sul naso.
Uno spasmo di nausea mi fa cadere all'indietro, trascinandola con me, e per un momento perdo coscienza, sconvolta dal dolore pulsante alla radice del naso.
Apro con uno spasmo la bocca per respirare -dalle narici non entra più niente- e qualcosa dal sapore ferroso mi bagna le labbra. Batto le palpebre, cercando di capire cosa sia successo.
Mi sento come se un fulmine vagante mi avesse colpita in faccia.
Come se un iceberg mi avesse squarciato il viso.
Come se un cespuglio di rose spinose mi fosse esploso nelle narici.
Sento la voce di Josh urlare, feroce come non l'avrei mai potuta immaginare, - Qualcuno chiami la security e i paramedici! Siete capaci o no di schiacciare un paio di fottutissimi tasti del telefono?! -.
Un rumore di passi, e poi il buio.

***

- Grace, Gracey, stai bene? Grace... -
Dita esitanti mi sfiorano il viso, e io apro le palpebre con uno sforzo sovrumano, sentendomi come quando ero una gracile diciassettenne e ogni mattina dovevo aprire le pesanti saracinesce della libreria in cui lavoravo.
Una sagoma è china su di me, in controluce, ed oscura il sole. Ha due teste.
Per un momento mi chiedo, preoccupata, quanto gravi siano i danni alla testa provocati dalla caduta, ma poi batto le palpebre una volta, due volte, e la vista mi si schiarisce. E' solo in quel momento che capisco che Josh, chino su di me, sta immobilizzando la piccola omicida, che ha un'aria a metà tra il preoccupato e l'arrapato.
"Pazza", penso, prima di girarmi dolorosamente su un fianco e vomitare.
- Stai bene? - domanda Josh, preoccupato. Io rimango girata, perchè, se già prima non ero nelle condizioni migliori per qualche fotografia, adesso, con il volto ricoperto di sangue e il naso distrutto, ci tengo ancora meno ad un servizio fotografico.
- Certo, mi sento magnificamente: sono pronta ad una sfilata in piena regola. Cosa aspetti, vai a prendermi i riflettori -, borbotto, con voce nasale, tastandomi piano il viso e sussultando dal dolore.
Josh rimane in silenzio, e lo sento alzarsi.
Per un momento, mi pento di aver parlato in tono così sarcastico -insomma, non è colpa sua se il mio setto nasale ora è sparso sul piazzale di un aeroporto- e temo si sia offeso. Sento gli occhi bruciarmi, mentre continuano a lacrimare, e cerco di pulirmi il viso con il maglione, in un inutile tentativo di rendermi vagamente presentabile. Una scossa di dolore mi attraversa la spina dorsale quando sfioro la punta del naso, ed è in quel momento che una figura si inginocchia davanti a me.
- Ferma, ferma, cosa fai? -. Josh, finalmente solo, si inginocchia sull'asfalto e mi prende delicatamente il viso, coprendomi con le sue spalle ampie alla vista dei paparazzi.
- Cerco di pulirmi il viso - spiego, mesta; - sono già abbastanza conciata male senza sembrare il sedere rosso di un babbuino, quindi... - mi scappa un verso soffocato, mentre cerco di espirare dal naso intasato e non ci riesco.
- E' arrivata la security - mi tranquillizza, con voce dolente. - Forse un po' troppo tardi, ma adesso almeno stanno disperdendo la folla -.
Annuisco, mordicchiandomi un labbro e respirando dalla bocca socchiusa. La sua mano mi tiene ancora il mento, gentile, e il suo sguardo è caldo e preoccupato. Indugia sul mio per istanti infiniti, e io sono orribilmente consapevole dello stato in cui deve essere la mia faccia. Distolgo lo sguardo, imbarazzata, e anche lui abbassa il suo. Fruga un momento nello zaino, poi tira fuori un pacchetto di fazzoletti e dell'acqua.
- Kellie come sta? - mormoro, imbarazzata, mentre lui inizia a pulirmi delicatamente il viso. - Oh, sta bene, ha preso solo una bella botta alla spalla... - mormora lui, distante, posando un fazzolettino appallottolato in cima alla piccola pila rossa che gli si sta formando accanto. - Avevo paura se la fosse lussata, ma credo sia a posto. Però tranquilla, hanno chiamato un'ambulanza, adesso fanno un controllo a tutte e due -. Sorride, rassicurante, e cerco di sorridere anche io. No, no, no! Mossa sbagliatissima! La pelle attorno al naso si tende, e io mi piego, coprendomi il viso con le mani, lasciandomi sfuggire un gemito, soffocata da un nuovo accesso di nausea.
- Grace! - esclama Josh, preoccupato.
- Sto bene, sto bene - piagnucolo, sperando non noti le dita che mi tremano davanti al viso. La sua mano è sulla mia spalla, e sento il suo sguardo fisso sul mio viso per qualche istante.
La mano si solleva, e lo sento trafficare un momento e poi sedersi accanto a me, il suo fianco caldo contro il mio.
Un braccio mi corre attorno alle spalle, e presto lo segue anche l'altro. - Mi dispiace tanto - mormora Josh, con voce tremante, roca. - Ho questa stupida mania di non volere la security al seguito, ma dovevo pensare che c'eravate anche voi... guarda com'è finita -.
Un soffio caldo, un sospiro, mi muove i capelli sulla fronte, e rimango immobile un attimo. Seduta rigida sull'asfalto, non oso abbandonarmi contro di lui, anche se non ho mai desiderato tanto farlo.
Le sue braccia mi stringono delicatamente, attente a non sfiorare il viso, a non far scontrare il mio naso contro il suo petto, e il pollice di Josh mi accarezza esitante una spalla.
Io non mi sono mai sentita a mio agio coi "contatti umani", specialmente con quelli maschili... e mi sono sempre maledetta per questo, per l'istinto innato a temere qualsiasi gesto di tenerezza, e per un momento, quasi inconsapevolmente, decido di non fuggire, stavolta, e mi abbandono piano, in modo impercettibile, contro di lui. Rimango in silenzio, ascoltando il suo cuore bussare veloce, impazzito, contro la mia gabbia toracica, poi sento le ruote di un'ambulanza parcheggiare a qualche metro da noi e i paramedici scaricare una barella.
- Non è colpa tua - mormoro piano, la voce soffocata dal suo petto - è che sei il tipo di persona che attira le fan psicopatiche -. Lo sento ridere piano, poi ci sciogliamo dall'abbraccio, lui mi aiuta ad alzarmi e mi accompagna fino all'ambulanza.






Ed ecco il nuovo capitolo! Mi dispiace un sacco promettere sempre che aggiornerò presto e poi metterci ancooooora più tempo, quindi stavolta non prometto niente! Però spero che il capitolo sia valso l'attesa e... mh, che abbiate la pazienza di seguire ancora questa storia e vedere come va a finire :)!
Oh, buona estate a tutti :D! La scuola è finita, ma io fino a inizio luglio sarò perseguitata dagli esami, quindi non penso di pubblicare molto T-T Ovviamente, mai dire mai!
Un sacco di baci :)
Liz

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Capitolo 32
*** Fascino esotico. ***


Ospedale Un basso chiacchiericcio, intervallato dai picchi acuti della voce di Kellie mi sveglia. Mi stropiccio gli occhi, ancora intontita, cercando di ricordare il sogno che ho appena fatto. Cavolo, c'entrava una fan pazza che ci aggrediva, volevo proprio raccontarlo a Josh!
Ahi. Mi urto il naso con la mano, stiracchiandomi, e improvvisamente il pulsare sordo sotto le bende mi ricorda che è tutto vero. Tipico: cose strane come quella di ieri non possono accadere se non nella realtà.
Kellie è nel lettino di fianco al mio, nascosta da una tenda bianca che dovrebbe garantire un po' di privacy alle sei persone assiepate nella stessa stanza economica dell'ospedale. Vedo una sagoma scura seduta accanto a lei, ma è troppo grossa per essere Josh, quindi decido di origliare un po' per vedere chi sia riuscita ad acalappiare Kellie in una notte sola e con un braccio fuori uso. Certo, lei non ha un monte everest di gesso che le spunta in mezzo alla faccia, ma anche il suo è stato un brutto colpo.
Purtroppo, il mio origliare non è efficace, perchè non riesco a trarre nulla di sensato da quel basso mormorio, almeno finchè i due non iniziano ad agitarsi  e Kellie inizia a ridere a crepapelle e ad emettere strani gridolini. Possibile che si stiano... ma no, dai! Possibile che lui le stia facendo il solletico?
- Dim, dai, bastaaa! - trilla lei, contorcendosi, e a risponderle è una voce con un leggero accento dell'est Europa. - Shhhh, abbassa la voce, Kel, o sveglierai tutti quanti -.
"Troppo tardi, amico" vorrei rispondergli, ma preferisco fingere di essere ancora addormentata e cercare di capire meglio la situazione. Dim?
Improvvisamente, mi torna alla mente una cosa che ha detto ieri Josh mentre mi aiutava a montare nell'ambulanza, quando gli ho chiesto se avesse lasciato sola Kellie per tutto il tempo che aveva passato con me.
"Oh, no, ha fatto amicizia con un certo Dimitri della security" aveva risposto, facendo un cenno in direzione di una sagoma scura che salutava Kellie con una mano, sul piazzale, mentre l'ambulanza metteva in moto. Kellie aveva tenuto il viso schiacciato contro il finestrino per tutto il tempo impiegato dal veicolo per far manovra.
Sospiro, felice -e forse anche un pelino gelosa- per Kellie, e penso che, magari, adesso che si è beccata una bella guardia del corpo russa, non avrà tempo per trascinarmi in giro per LA a importunare stelle del cinema. Anzi, potrebbe persino decidere di lasciare in pace il povero Josh!
Mi abbandono sul cuscino, ridacchiando in silenzio per aver anche solo potuto pensare una cosa del genere: chiedere a Kellie di non essere più invaghita di Josh è come chiedere a un gatto di non salivare alla vista di un uccellino.
- Ehilà -.
Una voce allegra mi richiama alla realtà, e la faccia di Josh sbuca dallo spiraglio di una delle tende per vedere se sono sveglia. Gli sorrido: la sua testa sembra librarsi in aria, staccata dal corpo, e mi ricorda Harry Potter quando si prova il Mantello dell'Invisibilità per la prima volta.
- Sii sincero almeno tu - esordisco, e sul suo viso compare un'espressione allarmata, mentre si infila nel cubicolo tenendo le mani dietro la schiena. - Questa cosa bianca che mi spunta in mezzo alla faccia... è una protesi? Mi hanno amputato il naso? -.
Sorride, mentre si avvicina al letto. - Perchè non sono sicura che il colore mi piaccia, quindi se fosse possibile cambiare modello... - continuo, ma poi mi blocco, perplessa. Sento uno strano odore, del tutto diverso dal Profumo Per Le Grandi Occasioni che Josh mette ogni tanto.
- Magnifico, adesso credo anche di avere le allucinazioni olfattive - lo informo, preoccupata, poi indico la sedia vicino al letto - Tutto bene? Non ti siedi? -.
Lui scuote la testa, e si vede che sta cercando di trattenere un altro sorriso. - Tranquilla, niente protesi e niente allucinazione -. Si avvicina di un altro passo, lancia un'occhiata impacciata in giro per il piccolo cubicolo, ma non sembra trovare ispirazione, così sospira, poi tira fuori due mazzi di fiori da dietro la schiena: - Ta-daaaa! -.
Fuggendo al mio controllo, dalla bocca mi scappa un gridolino alla Kellie, e in viso mi si apre un sorriso così ampio che sento la parte superiore della fasciatura al naso premere contro la fronte. - Per me? Sul serio? - domando, incredula, prendendo in mano quello che mi porge.
- Uno è per Kellie, l'altro per te - spiega Josh a bassa voce, forse per non farsi sentire da Kellie e guastarle la sorpresa; - è il minimo che potessi fare per ieri sera -.
- Sono meravigliosi - commento, sprofondando il viso nel mazzo per nascondere gli occhi lucidi. Non so quanto possa essere credibile, visto che il mio naso è momentaneamente impossibilitato ad annusare, ma pazienza.
Josh appoggia i fiori per Kellie -un grosso mazzo di girasoli e rose- sul comodino, poi si siede di fianco a me.
Lo guardo di sottecchi, in mezzo ai petali e alle foglie dei fiori che ha preso per me. Ha il capo chino, i capelli biondi gli nascondono in parte occhi e spracciglia, ma sul suo viso si apre un sorriso soddisfatto, privato, fatto per non essere visto da nessuno. Il sorriso si spegne, lui mi lancia un'occhiata, e io risprofondo il viso in mezzo ai fiori, felice.
- Avevi detto che ti piacevano i fiori di campo, quelli semplici, quindi... e poi la fioraia è stata bravissima, mi ha dato qualche consiglio e ha fatto la composizione-. Le guance gli si accendono, diventando del colore dei papaveri che stringo tra le mani. E' un'esplosione di petali rossi delicati, con qualche spiga verde-dorata in mezzo e dei minuscoli scintillii di fiorellini gialli che sbucano qui e là come nuvole bagnate di sole.
Non riesco a smettere di sorridere, mi sento come se avessi una paresi facciale (e spero di non averla davvero, magari come effetto collaterale della gomitata sul naso). Mi ci vuole un momento per ricompormi, poi gli chiedo - Come hai fatto a trovarli, qui? Siamo a Los Angeles, dove tutto è cemento... e non penso che vendano papaveri in tutte le fiorerie! -.
Lui fa una faccia buffa, come se volesse allo stesso tempo parlare e trattenersi, poi si limita a scuotere la testa con un sorriso e a dire - Ho le mie buone risorse -.
Scruto un attimo il suo viso, cercando di leggergli dentro, come mi riesce di fare qualche volta, ma credo che gli antidolorifici abbiano assopito più i miei poteri psichici che non il dolore al naso, perchè non riesco a capire cosa nasconda dietro la sua fronte spianata e il viso tranquillo.
- Come sta il tuo naso? - chiede, e per un attimo mi domando se non sia lui a leggermi nel pensiero. - Oh, dimmelo tu - replico, - io non ho il coraggio di guardarmi allo specchio! -.
Sono sicura di assomigliare terribilmente ad Hannibal Lecter, con addosso questa mascherina per il naso.
- Be'... niente di che: hai solo qualche livido qui, sotto gli occhi - dice a bassa voce, indugiando con tocco leggero sui miei zigomi, attento a non sfiorarmi, nel timore di farmi male. Il tempo sembra fermarsi qualche istante, finchè i suoi occhi non incrociano i miei, che lo guardano curiosi, e lui si agita un po' sulla sedia.
- Ma io intendevo... insomma, ti fa male? -.
Ci penso su un secondo, sondo le mie terminazioni nervose, poi faccio segno di no. - Ha fatto male il botto di ieri sera, ma poi, qui, mi hanno messa subito sotto antidolorifici. Pensa che volevano farmi solo l'anestesia locale, prima di operarmi, ma io sono comunque svenuta per la paura quando ho visto le pinze -. Josh ride, poi però torna a mordicchiarsi il labbro, corrucciato. - Quindi quanto devi rimanere qui? -. Scrollo le spalle. - Hanno detto che mi mandano fuori già domani mattina, ma che la mascherina devo tenerla per tutta la settimana, per proteggee il naso da ulteriori aggressioni di fan impazzite - annuncio, contenta; - quindi non mi perdo granchè della gita -.
Josh raddrizza la schiena, chiaramente sollevato, e spero voglia dire che ha rinunciato una volta per tutte ad autoincolparsi per l'accaduto. Mi racconta del suo incontro di oggi col personal trainer, che si dice soddisfatto della forma che ha raggiunto. Mi invita ad assistere ad un paio di esercitazioni di stunt, e io accetto... purchè prometta di non cadermi sul naso, spararmi sul naso, darmi calci sul naso...
- Oh, c'è una cosa che volevo chiederti - mi ricordo all'improvviso.
- Huh?- domanda lui, la bocca piena di una cucchiaiata di frappè, rubata dal vassoio appena portato dall'infermiera.
- Ieri, quando ero a terra... mi hai chiamata Gracey? - domando, trattenendo un sorriso. Lui strabuzza gli occhi e per poco non si strozza con il frappè. Non capisco se sia così rosso per un principio di soffocamento, o perchè è stato scoperto, così gli do qualche pacca preventiva sulla schiena.
Lui sembra riflettere qualche secondo se ammettere o negare; si allarga il colletto della T-shirt con le dita, tossisce un'altro paio di volte, poi, con faccia di bronzo, domanda - Perchè, non ti piace? -.
- Non ho detto che non mi piace - rispondo, guardandolo di sottecchi, - è che non mi hai mai chiamata così -.
Josh risponde, a disagio - Sarà stato lo shock, sai... -.
Scrollo le spalle, e gli rubo il vassoio dalle mani prima che finisca tutto il frappè, dato che sembra l'unica cosa commestibile in mezzo a un pasto molliccio e prealentemente liquido. - Puoi mangiare la minestra, se vuoi - gli offro il cucchiaio grande, generosa, dopo essermi appropriata di quello da dessert. Lo guardo stupita quando me lo prende davvero dalle mani... e lo tuffa nella coppetta di plastica che tengo tra le mani.
Per un attimo mi imbufalisco, ma poi scoppio a ridere. Rimetto il vassoio sul comodino e insieme ci impegnamo a finire il frappè.
- Che bella coppia - sento sospirare una signora anziana, e mi giro appena in tempo per vedere la tenda che mi separa dal letto di fianco richiudersi ondeggiando.

***

La mattina dopo, io e Kellie veniamo trasportate fuori dall'ospedale a bordo di due sedie a rotelle spinte da Josh e Dimitri che, Kellie mi ha raccontato ieri sera, ha da poco iniziato a lavorare come guardia di sicurezza all'aeroporto, nonostante si sia specializzato come bodyguard. E' perfetto: finchè verrà in giro con noi, avremo una guardia del corpo pronta a proteggerci da fan assatanate per pura vocazione professionale (sempre che lui e Kellie in quel momento non siano impegnati a spupazzarsi a vicenda, ovviamente), e non saremo costretti ad essere seguiti ovunque da un paio di sconosciuti in uniforme nera e occhialoni da sole!
Sono contenta. Lo sono per Kellie, perchè si vede che lei e Dimitri sono proprio presi l'uno dall'altra, ma sono anche contenta come lo sarebbe una mamma a vedere la figlia uscire con un medico (insomma, qualcuno che poi potrà essere utile alla famiglia). Inoltre, Kellie mi ha detto che lui corrisponde al suo ragazzo ideale: altissimo, biondo e con gli occhi azzurri.
Il che mi ha portato a chiedermi da dove sia nata la sua infatuazione per Josh, ma ho preferito non chiedere.
Ecco, Dimitri è una specie di Thor senza martello, con l'accento russo e col viso un po' affilato. Sembra addirittura un tipo serio!
- Sai, staresti molto meglio coi capelli corti - gli ho fatto notare oggi fuori dall'ospedale (a mia discolpa, dirò che ero ancora inebetita a causa degli antidolorifici!), e lui ha risposto - Lo so, ma alla scuola per bodyguard hanno detto che capelli lunghi e orecchino danno un'aria più minacciosa, perciò... -. Sembrava così serio, quando l'ha detto, che ci sono cascata in pieno. Poi lui è scoppiato a ridere e io ho deciso che mi stava simpatico.

Secondo il programma, oggi è il Gran Giorno in cui aiuteremo Josh a scegliere una casa qui a L.A. e Kellie è in fibrillazione perchè, a quanto pare, suo padre è un imprenditore edile e lei ha a che fare con le case da quando portava il pannolone. Per quanto mi riguarda, penso che una casa sia di extralusso già se ha l'acqua calda in bagno e i soffitti da cui non piove intonaco, quindi non so quanto potrò essere utile.
Josh ci ha detto che "la rosa delle candidate è ridotta a tre", quindi mi illudo che non ci metteremo molto a vederle tutte. Ovviamente, invece, quando vedo la prima casa cambio idea: è enorme. Più che una casa vera e propria, è un loft a uno degli ultimi piani di un grattacielo (il sessantreesimo, per la precisione), e Josh diventa verde già quando l'ascensore panoramico supera il ventesimo. 
Quando posiamo piede sul pavimento piastrellato del corridoio, Josh ha gli occhi lucidi del febbricitante ed è sudato come se avesse fatto una maratona. Persino a me fa un po' impressione stare così in alto, specie perchè, quando entriamo nell'appartamento, scopriamo che le pareti sono costituite quasi interamente da vetri, mentre l'arredamento è puntato tutto sul moderno e metallizzato e, giusto per non far dimenticare neanche un momento a chi ci abita di quanto in alto sta, ricorda un po' l'interno di una navicella spaziale.
Kellie è estasiata (probabilmente i trampoli che porta ai piedi di solito l'hanno abituata alle grandi altezze) e anche Dimitri sembra apprezzare l'arredamento minimal (lui con l'altezza deve conviverci ogni giorno da quando la pubertà l'ha fatto crescere fino al soffitto della sua stanza, penso), così i due si aggirano per le stanze come una coppia di piccioncini in procinto di costruirsi il nido.
Io do una gomitata a Josh e gli bisbiglio - Pensa che se si rompe l'ascensore devi fartela tutta a piedi. Io direi che questo lo escludiamo a priori -. Lui mi fa un debole sorriso, poi annuncia che andrà ad ispezionare il bagno.
Quando torna, sembra stare meglio: gli occhi hanno riacquistato la consueta luminosità e i capelli gocciolano ancora l'acqua fredda che dev'essersi spruzzato in viso. Lui, Kellie e Dimitri devono combattere per tirarmi su dal comodissimo divano in cui sono sprofondata, e alla fine Dimitri mi tira su come se fossi un sacco di patate e mi carica su una spalla. Mi mette giù solo quando siamo in ascensore, e io passo tutto il tragitto dal sessantreesimo piano al centro della terra a chiedermi se quel giro sulla ruota panoramica mi è piaciuto o ha solo rischiato di farmi rimettere la colazione.
- La prossima volta lo faccio io a te, stai attento - lo minaccio mentre saliamo in macchina, ma non sono sicura che mi senta, visto che sta già approfittando con Kellie delle comodità del sedile posteriore del Suv che Josh ha affittato per il periodo che trascorrerà qui. Ottima macchina: sedili comodi, aria condizionata, finestrini enormi... eppure mi manca un po' l'odore di muffa del mio catorcio in Kentucky.
- Grace? - mi chiama Josh, senza distogliere lo sguardo dalla strada. Mi giro verso di lui, rimangiandomi una battuta del tipo "Gracey è già passato di moda?". -Sì?-
- Puoi vedere se nello scomparto del cruscotto ci sono dei fogli stampati? Dovrebbe esserci l'indirizzo della prossima casa -.
Mi metto all'opera e, in mezzo alle scartoffie per il possesso temporaneo della macchina, trovo un sottile plico di fogli. - 341 North Croft Avenue? - lui annuisce e dopo qualche minuto, appurata la mia incapacità a programmare un navigatore, accostiamo perchè possa farlo Josh. Già che ci siamo, ci fermiamo ad una stazione di servizio a prendere il pranzo da sgranocchiare in macchina (e finalmente Kellie e Dimitri sono costretti a staccare le loro bocche l'una dall'altra). Passa una mezz'oretta, e finalmente accostiamo di fronte a una deliziosa casetta bianca contornata da una siepe ordinata, di un bel verde acceso.
- Architettura spagnola - leggo, scendendo dalla macchina. Alzo lo sguardo sui muri ruvidi e irregolari che sbucano da dietro una pianta dai frutti rosseggianti, e cerco di capire se "architettura spagnola" stia semplicemente ad indicare una casa dall'aspetto un po' rustico. Ci rinuncio dopo qualche secondo e decido di continuare la lettura, rischiando così di inciampare sui gradini dell'ingresso mentre Josh armeggia con la chiave che gli ha dato il consulente edile per aprire la porta.
- Grace, non spoilerarci l'interno! - si lamenta Kellie, e fugge dentro appena Josh spalanca la porta, seguita da Dimitri, che fatica a far passare le sue spalle dall'apertura. La sua corporatura abnorme lo fa somigliare ad un adulto incastrato in una cuccia per cani, e devo trattenermi dal ridere a vederlo costretto a chinarsi sotto ad ogni stipite per entrare nelle stanze.
Io, intanto, mi affianco a Josh col chiaro intento di fargli il lavaggio del cervello. La casa è bellissima: deve comprarla. Le stanze all'interno sono spaziose ma non troppo grandi, e la tinta bianca che prevale nel salotto e nelle camere da letto dà all'abitazione un'atmosfera pulita e accogliente, contrastando delicatamente con gli intarsi neri dei mobili e delle tende. Già mi ha conquistata, ma quando vedo il piccolo portico a cui si accede dalla porta-finestra della camera padronale decido di sposarla. - Ha anche la fontanella! - squittisco, estasiata, correndo subito a provarla. Josh mi si avvicina, pensieroso, e lo schizzo con un getto di acqua fresca. - Allora? Prendi questa? - domando, eccitata. Lui fa una smorfia. - Più che una fontanella, io cercavo una piscina - ammette. - Diamo un'occhiata anche all'ultima, ti va? -. Annuisco, un po' ingrugnita, e lo seguo fino alla macchina. Come può non desiderare una casa deliziosa come questa? Il tetto rosso mi guarda malinconico; la lanternina all'entrata sembra ammiccare triste verso di noi.
- E se la piscina la facessi costruire? Dietro c'è un sacco di terreno incolto! - faccio un ultimo tentativo mentre Josh fa retromarcia, ma lui scuote la testa. - Costerebbe troppi soldi e ci vorrebbe un sacco di tempo - spiega, dispiaciuto. Io sbuffo, mi mordo la lingua un attimo prima di uscirmene con qualcosa tipo "Voi ricconi volete sempre tutto subito!" e gli dico l'indirizzo dell'ultima casa ( 7321 Caverna Drive ) cercando di convincermi che magari sarà più bella di questa.
Ovviamente non lo è.
L'edificio si presenta come un blocco grigio e squadrato, appena ingentilito da un portico bianco e circondato da una vegetazione mediterranea, irta e secca. Non riesco a trattenermi dall'emettere un grugnito di disapprovazione, ma Kellie mi viene vicino e consiglia - Aspetta di vedere l'interno: le case più brutte fuori, di solito, sono quelle più belle dentro -.
Mah, se lo dice la figlia di un imprenditore edile!
- A me piace, così grigia e quadrata: sa di maschio! - aggiunge Dimitri, e Josh, che intanto sta leggendo i fogli  con la descrizione della casa, aggiunge, eccitato - Qui dicono che il nome della via, in Italiano, significa "Caverna"! -; si gira verso l'unico componente maschile della compagnia e i due, in coro, esclamano - ALLA BAT-CAVERNA! -. Non so come, ma Josh fa un salto tale da riuscire a dare l'high five a Dimitri, mentre Kellie e io apriamo il portoncino ed entriamo, decidendo di fare le superiori ed ignorarli.
L'ingresso non è male, mostra la disposizione a piani sfalsati della casa, per cui, dall'entrata, è necessario salire di qualche gradino per raggiungere la cucina, e dal corridoio che si apre si dipartono due scale, una verso l'alto e una verso il basso, probabilmente in direzione di un seminterrato pieno di cadaveri.
Josh , che finalmente si decide ad entrare, seguito da Dimitri, ha un mezzo infarto quando vede che in cucina c'è persino una griglia per fare le cose ai ferri... ed è a questo punto che capisco di averlo perso. La veduta panoramica dalla terrazza esterna, poi, serve solo a farmi perdere ulteriormente le speranze, nonostante cerchi di sabotare in ogni modo l'opinione di Josh per quella casa.
- Guarda! Un divano in camera da letto? E' stato messo lì apposta per i guardoni che vogliono vederti fare cose? Così puoi invitare i paparazzi a prendersi un té e qualche salsiccia grigliata mentre elaborano il loro prossimo scoop imbarazzante? -.
Josh diventa violaceo in volto, e Kellie esclama - Grace! -, scandalizzata perchè ho rivelato i piani che stava segretamente architettando nella sua mente.
- Scusate, - borbotto, - sono di mal umore perchè ho un po' di mal di testa, non volevo essere maleducata -. Esco in terrazza a guardare il digradare le colline al tramonto mentre mi prendo mentalmente a calci da sola, e mi lascio quasi conquistare dal panorama, prima di ricordarmi della casetta di Croft Avenue.
- Hey -. Josh mi raggiunge in terrazza, strizzando gli occhi di fronte agli ultimi raggi del tramonto. - Hai mal di testa per via del naso? Vuoi che torniamo in albergo? - mi lancia un'occhiata, e io mi rendo conto di essere una stupida. - No... - mi affretto a dire. Inspiro profondamente, poi ammetto - Sto bene. Ero solo di malumore perchè la casa di prima mi piaceva da morire, ma non ho nessun diritto di scegliere al posto tuo! Anche perchè si vede che tu e questa casa siete fatti l'uno per l'altro - sorrido.
- Stai dicendo che io sono destinato a vivere in una casa grigia e brutta? -.
- Nah, puoi provare a ritinteggiarla - .
- Ma così perderebbe la sua aria da caverna! - si intromette Dimitri, raggiungendoci in quel momento assieme a Kellie, che corre subito a guardare giù e strilla - C'è anche la piscina: è enorme! -. Josh e io guardiamo giù nello stesso istante. Distratti com'eravamo dal panorama, non avevamo nemmeno pensato a guardare giù.
- Approvata? - gli chiedo, allora. Lui guarda il panorama per qualche istante, e i suoi occhi riflettono il sole. Poi guarda me. - Non lo so. Approvata? -. Sposta lo sguardo anche sugli altri, e annuiamo tutti insieme, col sorriso sulle labbra.



Tadadadaaaaa! Gli esami mi ispirano a scrivere, che brutta cosa D: Ecco il nuovo capitolo :)
Un po' di appunti:
1) Devo ammetterlo: per la figura di Dimitri ho preso un po' ispirazione da uno personaggio di "Vampires Academy" (Dimitri, appunto xD)
2) L'high five, per chi non lo sapesse, è quando si batte il cinque tenendo il braccio alzato sopra la testa.
3) Le case che ho descritto (a parte l'appartamento) esistono davvero: ecco i link, se volete darci un'occhiata:
Croft Avenue:  http://www.trulia.com/property/3115842532-341-N-Croft-Ave-Los-Angeles-CA-90048#photo-1
Caverna Drive: http://www.trulia.com/property/3084603134-7321-Caverna-Dr-Los-Angeles-CA-90068#photo-17  (nella foto vedete la magnifica camera da letto con divano per guardoni)
                      Il panorama: http://thumbs.trulia-cdn.com/pictures/thumbs_4/ps.51/c/5/c/d/picture-uh=9857cb53d0e0f12e599dfb6443697f47-ps=c5cd3d6291d3dabacee928091cb22.jpg
                      La piscina:    http://thumbs.trulia-cdn.com/pictures/thumbs_4/ps.52/2/c/4/a/picture-uh=d81992d26198cc30f3618c47b2d8a8a-ps=2c4a9d1cdde4ed227eaf35fd5548cf4.jpg


Baci!
Liz

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Capitolo 33
*** Giornata sul set ***


Il giorno dopo1

Dopo una notte passata a girarsi e rigirarsi sullo scomodo letto dell'albergo (ehy, ci credete se vi dico che era ancora peggio di quello dell'ospedale?), è ora di andare a lavoro.

Aspettate, devo specificare: per Josh è tempo di andare a lavoro, per noi è tempo di andare a disturbarlo. Kellie ha passato praticamente tutto il tragitto in auto dall'albergo allo Studio spiegando a Josh chi è Jennifer Lawrence, perchè è magnifica e perchè ha intenzione di tingersi i capelli dello stesso colore dei suoi. In realtà, la dissertazione era rivolta a me -si presuppone che Josh conosca la sua co-protagonista-, ma devo ammettere che non ero molto interessata. Trovavo più utile impegnarmi a trovare una posizione comoda tra i nostri bagagli, sul sedile posteriore. Kellie, ormai, ha requisito quello anteriore in sede permanente, con la scusa del suo mal d'auto. 
Intanto, io mi godo la compagnia del suo trolley violetto e del mio sfigatissimo borsone verde scuro sdrucito (le valigie di Josh occupano il bagagliaio... Accidenti, quel ragazzo ha più vestiti di una donna!) perchè questa sera ci trasferiamo nella casa che Josh ieri ha ufficialmente comprato e che io mi rifiutodi chiamare bat-caverna.
Soffio sul vetro del finestrino per creare un alone opaco e inizio a disegnarci sopra col dito il simbolo di batman, poi informo i due piloti dei sedili anteriori: - La Bat-mobile Airline vi augura buon viaggio -.
Kellie si volta a guardare, curiosa; Josh cerca di sbirciare dallo specchietto retrovisore. - Cosa stai facendo? - chiede, preoccupato.
- Faccio in modo che tu abbia un pendant macchina-casa da perfetto batman. Appena ho un minuto libero vado a prenderti anche la mascherina -, sogghigno.
- Nah, preferisco la tua - replica lui, sorridendo sotto i baffi e indicando col dito la mia mascherina ortopedica per il naso. Che sciagurato!
 Comunque, nonostante Josh sembra stia facendo di tutto per farmi spazientire, e nonostante la casa di Croft Avenue sia destinata solamente a popolare i miei sogni più costosi, ho deciso di farmi piacere anche la bat-casa... o, almeno, deciderò se mi piace in base a quanto sarà buona la grigliata di stasera.

Finalmente, accostiamo davanti a un imponente caseggiato dello stesso grigio della nuova casa di Josh, mentre un cancello automatico si chiude alle nostre spalle per proteggere le macchine nel parcheggio da eventuali furti di trolley viola.
- Jooooooooooooooooooooosh! - urla una figuretta bionda, correndo fuori dal portone dell'edificio. Dev'essere...
- Jeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeen!!!! - urla Kellie (e sono sicura di aver sentito i vetri della macchina incrinarsi), correndole incontro ad una velocità impressionante sui suoi tacchi a spillo. Prima d'ora, credo di averla sentita urlare così solo per Josh. Di certo non fa questi urletti emozionati, quando chiama i suoi genitori a casa. O quando vede me. Credo sia perchè Jennifer è l'esempio di ciò che Kellie vorrebbe essere: famosa, bella, adorata da tutti (non sono sicura che invidi anche il suo umorismo, ma ognuno dà la priorità a ciò che ritiene più importante, giusto?) e, soprattutto, destinata -secondo un sacco di persone- a intrecciare una bella relazione con Mr Joshua Ryan Hutcherson.
In effetti, a vedere come i due si abbracciano forte, viene da pensare che ci sia sotto qualcosa. Persino con Kellie che gira loro attorno e cerca di introdursi in qualche modo nell'abbraccio.
C'è una breve presentazione tra lei e Jennifer, poi tocca a me.
- Sbrigati, Grace! - chiama Josh, visto che ancora non li ho raggiunti. Nemmeno la celebre Jennifer Lawrence riuscirà a farmi correre, nossignore. - Voi salvatevi, io vi guardo le spalle! - rispondo, melodrammatica, facendo loro cenno di avviarsi, e sento Jennifer ridere in risposta.
Josh torna indietro, mi prende per mano e mi trascina da Kellie e Jennifer. - Katniss non ha lasciato indietro Peeta negli Hunger Games, cosa ti fa pensare che Peeta lascerà indietro te, stavolta? - proclama, prima di dire sottovoce - Vedrai come ti piacerà Jen: avete lo stesso senso dell'umorismo -.
Annuisco, dubbiosa (il mio umorismo è i-ni-mi-ta-bi-le!)  e replico con un mezzo sorriso - Se sei già entrato nel personaggio non dovresti chiamarla Katniss? -. Lui scuote la testa in risposta. - Katniss non è spiritosa -.
Mi sa che gli devo dare ragione.

Insomma, viene fuori che Jennifer è davvero spassosa. Con le sue battute fa ridere tutto il cast nel bel mezzo delle esercitazioni; Kellie continua a sgomitarmi e a dire "Oh, ma non è simpaticissima?". A malavoglia, annuisco. Devo ammettere che vedrei bene Josh con una ragazza così: che appartiene al suo ambiente, ma che è rimasta genuina, coi piedi per terra. Una ragazza come lui, insomma.
La parte più divertente della giornata è quando a Josh tocca fare un po' di esercizi per irrobustire i muscoli e Kellie, quando lo vede sudare per la fatica, si preme le mani sul viso ed esclama - Forza, Joshy, puoi farcela! Siamo tutti con te! - e Jen, che non è abituata a questi suoi exploit, crede stia scherzando e le dà corda. - Sù, figliolo, la tua mamma è orgogliosa di te - urla, impossessandosi del megafono sprovvedutamente abbandonato lì vicino dal regista. In breve, l'intera crew di allenatori, tecnici delle luci, cultisti e attori, più Kellie e me, è impegnata in un coro da stadio in onore da Josh che, tra la fatica degli esercizi e lo sforzo per trattenersi dal ridere, sta diventando viola.
- Toh, Josh, al volo! - esclama Jen, lanciandogli una bottiglietta di Gatorade. Josh non fa in tempo a mollare gli attrezzi per prenderla al volo, e la bottiglietta lo colpisce in pieno sulla fronte. Lui strabuzza gli occhi. Per un momento ci zittiamo tutti. Poi lui ci guarda, e un angolo della sua bocca si stira in un sorriso, mentre si strofina il bernoccolo sulla fronte: - Cos'è, basta così poco a farvi perdere d'animo? -.
Si sente un sospiro di sollievo collettivo, poi qualcuno accenna una risata e tutti riprendono il loro lavoro.

- Dov'è Jen? - mi chiede Kellie dopo qualche minuto, guardandomi come se me la fossi mangiata. - Non lo so - rispondo sinceramente - vuoi che andiamo a cercarla? -. Meglio allontanarsi; io... non lo so, mi fa uno strano effetto vedere Josh così sudato, coi muscoli che gli guizzano sotto la pelle mentre solleva i pesi o stira le braccia e le gambe durante gli esercizi. Probabilmente, però, è solo l'effetto che mi fa la puzza di sudore che emana, bah.
Qualche minuto dopo, stiamo girando all'interno del gigantesco open-space che occupa quasi tutto il caseggiato. - Come diavolo abbiamo fatto a perderci, se non c'è neanche un muro? - domando, incredula, a Kellie. Lei scrolla le spalle, scoraggiata, poi indica - In realtà, ci sono delle pareti... per l'arrampicata -, ma è una magra consolazione. Improvvisamente, però, quello che sembra un miraggio appare davanti ai nostri occhi.
- Oh, Kellie, c'è il bagno! - esclamo, sollevata, e lei emette uno strillo appena poco più intenso di quello riservato a Jennifer. Wow, credo di star iniziando a capire le sue priorità!
Entrambe ci fiondiamo dentro il bagno, sperando che non sia solo un falso, costruito per qualche set, e... sorpresa sorpresa! Ci troviamo dentro Jennifer che, accasciata contro il muro, singhiozza piano.
Kellie rimane impetrita: a lei, che ha sempre pensato a "Jen" come a una ragazza forte, come a una Katniss Everdeen, deve fare uno strano effetto vederla piangere. Ok, non che io sia molto più a mio agio, ma almeno all'orfanotrofio mi sono fatta un po' di esperienza a consolare le persone, quando dovevo impegnarmi a convincere i bambini che era molto meglio rimanere lì che essere adottati, o che loro non avevano fatto niente di male per essere abbandonati.
- Uhm, Jennif... Jen? - domando, avvicinandomi piano, come se lei fosse un cavallo e potesse tirarmi un calcio in viso da un momento all'altro. Lei emette uno strano sbuffo in risposta, così decido di chiederle - C'è qualcosa che non va? -.
Lei alza gli occhi dalla carta igenica a fiorellini che teneva premuta sul viso e mi rivela una situazione preoccupante di trucco colato. Fortuna che qui c'è Kellie che può dare una mano. Almeno spero, visto che ancora non sembra aver superato lo shock e, visto il passo indietro che ha fatto quando ha notato le condizioni del viso di Jen, mi sa che ci metterà un po' a riprendersi.
Jennider alza le spalle, strofinandosi gli occhi. - Gli faccio sempre male! - geme, tormentando la carta igenica con le dita. Strabuzzo gli occhi senza capire: a chi, a Josh?
- L'anno scorso il calcio e la concussione alla testa, ora questo... fi-finirò per mandarlo in coma o qualcosa del genere! -
Kellie annuisce piano, come se capisse perfettamente di cosa Jennifer stia parlando; io sono in alto mare. - Ma... chi? - domando, alla fine.
- E' Jo-Josh! E' così piccolino e fragile... ho sempre paura di fargli male! - spiega Jen, interrompendosi di tanto in tanto per asciugarsi il viso e sospirare. Io cero di trattenere una risata - Aspetta, stiamo parlando dello stesso Josh? Fragile? Andiamo, gli è arrivata una bottiglia in testa e nemmeno si è lamentato! -.
Il suo labbro inferiore trema - E' perchè lui è così: non si lamenta mai, neanche se la botta gli fa male da morire, lo fa per non far star male gli altri... Ho sempre paura di avergli causato una qualche emorragia al cervello, e che lui non si lamenti per non farmi spaventare, e che poi nessuno pensi a curarlo e... e... che abbia una complicazione e muoia! -.
Kellie le si avvicina, emettendo un verso dispiaciuto, e la abbraccia dolcemente, iniziando a sussurrarle parole di conforto. Io cerco qualcosa di ferro su cui fare corna.
- Jen... devi parlargliene, non puoi vivere con questa  paura
costante, o nel film si vedrà! - le dico; presa da un'improvvisa ispirazione, cerco di puntare sulla sua professionalità. Lei sembra già più tranquilla, mentre Kellie si impegna a restituire la giusta gloria al suo viso. Annuisce piano, come se stesse considerando l'idea. - E cosa dovrei dirgli? -.
Ah, questa è una bella domanda. - Ehm, non lo so! - rispondo, facendo girare lo sguardo per le piastrelle del bagno, in cerca di ispirazione. - Digli che sia sincero se gli fai male, che non faccia il macho, perchè così non ti fa stare meglio, ma ottiene l'effetto contrario. Lui capirà: è bravo a capire le persone -.
Jennifer sorride, mesta, e il naso rosso per il pianto la rende ancora più adorabile. Proprio quando penso che stia per darmi ragione e gonfio il petto, orgogliosa, lei dice - Ti piace davvero, lui, eh? -.
Mi sgonfio veloce come un palloncino col nodo fatto male. - Cosa? - domando, con voce strozzata.
- Oh, sareste così carini insieme! - esclama lei, la voce ancora un po' nasale. La cosa che mi soprende di più, però, è vedere Kellie annuire convinta.
- No... no, figurati! Lei - punto un dito contro Kellie, e lei strabuzza gli occhi - Lei lo adora, forse hai confuso i ruoli. Lei si è trasferita in Kentucky per stare vicina a Josh. Io mi sono trasferita in Kentucky per una ragione egoistissima: perchè ero stufa dell'Inghilterra -. Prendo il fiato, sentendo le guance andare in fiamme, e sposto il dito in direzione di Jennifer. - Tu... - comincio, ma mi blocco. Ci riprovo: - Voi... tutte le fan pensano che dobbiate stare assieme -. Lei alza le sopracciglia, ed in quel momento mi  è chiaro che Jennifer considera Josh come un fratello, come un amico, e niente di più. Come dovrei considerarlo io, insomma. No, un momento: come lo considero io. - Siamo amici. Nient'altro - concludo, perentoria. Mi sto giusto dicendo che devo averle convinte per forza, con la mia appassionatissima arringa, che Kellie canticchia - Le ultime parole famose - e dà una gomitata a Jen, che mi fa un occhiolino con aria complice.
Paonazza, con un verso frustrato, esco dal bagno lasciando la porta sbattere alle mie spalle. Troverò un posto migliore dove fare la pipì, accidenti.





Heilà :D! Come state? Buona estate a tutti! Mi dispiace, il capitolo è un po' corto... ma il prossimo è già in cantiere e promette di essere un po' più lungo, indi... Portate pazienza e verrete ricompensate :D!
Che altro dire? Sono depressa perchè sono ancora bianca come una mozzarella >.< Voi siete tutte belle abbronzate, sì :)?
Un bacio!
Liz

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Capitolo 34
*** Idrofobia? No, non direi. ***


pre party Quando torno alla postazione di allenamento, trovo Josh che mi aspetta, seduto su una delle sedie da regista poste attorno alla pedana degli esercizi, mentre si gode una meritata pausa.
- Dov'è Jen? - mi chiede non appena lo raggiungo. Per tutta risposta, riceve un'occhiataccia. Oggi devo proprio aver l'aria da assassina, se tutti pensano che abbia tolto di mezzo Jen.
- E' tenuta in ostaggio da Kellie nei bagni - rispondo, scrollando le spalle. - Probabilmente ora le sta facendo le treccine, o la sta costringendo a confessare l'esatta tonalità che usa per farsi i colpi di sole. - Gli lancio una rapida occhiata, indecisa se accennargli delle condizioni di Jennifer. Gliene devo parlare io, o aspetto che lei sia pronta ad affrontare l'argomento?
A farmi decidere è Josh che, dopo aver sentito di Kellie, assume un'aria a metà tra i preoccupato e il divertito. - Oh-oh, meglio che vada a controllare - dice, prendendo una bottiglietta di Gatorade e avviandosi verso lo stabilimento dei bagni, che, da qui, si scorge a malapena in fondo all'open space.
Lo guardo che si allontana, mentre gli ingranaggi arrugginiti del mio cervello cercano di avviarsi per decidere il da farsi. Lancio un'occhiata di rammarico al panino abbandonato, a malapena iniziato, sulla sua sedia. - Poi torno e sei mio - avverto il panino, prima di correre dietro a Josh.
- Hey! - lo chiamo, sperando che si fermi ad aspettarmi.
- Hey, Joshu-a! - chiamo più forte, ignorando un paio di tecnici che si girano con sguardi curiosi. Dio mio, chi l'avrebbe mai detto che avrei fatto tutte queste corse in vacanza? Per fortuna, Josh alla fine mi sente e si ferma ad aspettarmi. Il mio cervello avrebbe bisogno di una ventola interna (come quella dei computer) per evitare il surriscaldamento causato dall'eccessivo sforzo. Alla fine, mi viene un'idea. Prendo il cellulare dalla tasca e schiaccio un tasto di chiamata rapida pochi passi prima di raggiungere Josh. - C'è Guendalina al telefono! - esclamo, col fiatone, pregando perchè Gwen si sbrighi a rispondere.
- Pronto? - si sente una voce all'altro capo del telefono: la salvezza.
- Oh, Guendalina, ho raggiunto Josh, te lo passo subito! - dico in fretta, prima di passare il cellulare a Josh come se fosse una patata bollente.
- Hey Gwen - saluta, allegro. - Come mai ci chiami? -.
Mi sento raggelare. Mi avvicino di qualche passo, cercando di origliare la conversazione.
- Ma come? Mi avete chiamato voi! - risponde la voce acuta di Guendalina, dall'altra parte del telefono. Josh mi guarda con aria interrogativa; io gli do una pacca sulla spalla e scoppio in una risata forzata: - La solita burlona! -. Lui scrolla le spalle, non del tutto convinto, ma per fortuna decide di lasciar perdere e si informa su come sta Elvis. Rimane in silenzio qualche secondo, sommerso dal fiume di parole di Guendalina, e sorride un po'.
- Hey, Grace! Connor è al bar con P.T. e Gwen non sa chi, tra i due, la stia facendo impazzire di più! Vuoi salutarli? -.
Mi avvicino con un sorriso, ed entrambi scoppiamo a ridere quando il respiro umido e ansimante di P.T. ci raggiunge dall'altra parte della cornetta. Poi arriva Connor, che si lamenta del fatto che Guendalina ed Elvis abbiano cercato di rifilargli un Hamburger di carne di mucca spacciandolo per uno vegetariano, e di come i due stiano cercando di fargli il lavaggio del cervello perchè non approvano la sua decisione di non mangiare più carne animale.
Josh ha appena iniziato a dire che non hanno tutti i torti, e che Connor è giovane e deve nutrirsi per bene, perchè se no poi rischia di rimanere basso come lui, quando scorgo Kellie ed una Jennifer ritruccata da poco che ci vengono incontro. Mi avvicino alle due prima che Josh le veda. - Tutto bene? - chiedo.
Jen annuisce. Lancia un'occhiata a Josh, poi mi domanda, preoccupata - Gli hai detto qualcosa? -. Scuoto la testa. - Ho pensato fosse meglio se glielo dicevi tu -.
- Dire cosa a chi? -  domanda Josh alle mie spalle. Pimpante come non mai dopo aver salutato Elvis, Guendalina, Connor e P.T., mi passa il telefono.
- Dire... dire... Ecco, Kellie ti doveva dire una cosa. Prontoo?- mi porto il telefono all'orecchio, paonazza, sgusciando via dal gruppo. Devo davvero imparare a dire meglio le bugie.
- Hey, allora, fidanzatini, come vi va la luna di miele? - esclama Gwen con voce baritonale.
- Gwendy, sono Grace, non Kellie! - la avverto. Osservo Kellie e Jennifer gesticolare animatamente in direzione di un Josh che si accarezza il mento, poco convinto. Vorrei tanto saper leggere le labbra.
Intanto, la risata di Guendalina mi rimbomba nelle orecchie, facendomi fare un salto. - Ma io parlavo di te e Josh, piccolina! Come sta andando? E' già sbocciato l'amore? Non osate sposarvi a Las Vegas, eh, perchè al matrimonio vogliamo esserci anche io ed Elvis! -. Strabuzzo gli occhi al tono serio, da mamma, di Guendalina; se sta scherzando, vuol dire che ci sa davvero fare, perchè sembra serissima.
- Io... eh, in realtà non è successo niente, ma qui ci stiamo divertendo un mondo! -.
Un'altra grassa risata di Gwen interrompe i miei deboli tentativi di proteggere me e Josh dai pettegolezzi della matrona. - Ah sì, vi state divertendo un mondo? Non dimenticate le precauzioni! Adesso vado: non voglio mica rubarvi tempo prezioso... Ciao ciao, tesoro! -.
Guendalina riappende il telefono senza lasciarmi replicare, e io rimango qualche secondo a fissare il vuoto con la bocca aperta, ancora in cerca di spiegazioni inutili. - Le precauzioni - mormoro, scioccata.
Dopo aver messo via il telefono, mi riavvicino al terzetto Katniss-Peeta-FanIntrusaAKAKellie con espressione neutra e, una volta di fronte ai tre, li scruto con attenzione prima di proferir parola.
- Allora? -.
- Allora Josh ha detto di sì! - esclama Kellie, con un gran sorriso in volto.
- Aaaaah meraviglioso... -. Sono nella confusione più assoluta. Sì a cosa? Avevamo progettato qualcosa da dire e me lo sono scordato?
Jen, da dietro le spalle di Josh, attira la mia attenzione e si mette a gesticolare, agitando le mani qua e là in quella che sembra una danza scatenata. "Festa" mi sillaba silenziosamente.
- Aaah! Oh. Ah! - non ho idea di cosa dire. - Bene, quindi... quante persone possiamo invitare? -.
Josh si fa pensieroso. - Be', quelli che volete. Non penso conosciate molta gente, qui, quindi non sarà un problema. Io potrei invitare qualche amico che è qui per girare... Jen, invita anche tu chi vuoi! Poi passiamo a fare la spesa? -.
Jen, Kellie e io annuiamo nello stesso momento, come un team coordinato ed efficiente.
- Alle nove, allora? -.

***

Alle sei Josh e Jennifer finiscono gli allenamenti. Dopo una doccia veloce, loro due, Kellie ed io ci stringiamo nella macchina di Josh e facciamo sosta al supermercato più vicino. Lì facciamo scorta di carne da grigliare, bibite, patatine, salatini e ogni cosa ci venga in mente. Abbiamo appena finito di caricare tutto in macchina, quando ci viene in mente che a casa non abbiamo tovaglie, nè stoviglie, così Jennifer e Josh corrono di nuovo dentro al supermercato a procurarsele, mentre Kellie ed io rimaniamo incastrate nel sedile posteriore tra le borse della spesa e i nostri bagagli.
- Allora, come ti è venuta in mente l'idea della festa? Io non ci avrei mai pensato - dico, ammirata. Mi agito un po' in mezzo alle borsette della spesa, cercando una posizione comoda; Kellie, invece, rimane schiacciata contro il finestrino aperto.
- Oh, era da ieri che pensavo che sarebbe stato fighissimo organizzare una festa nella nuova casa, così quando hai detto che dovevo parlare di qualcosa a Josh ho sparato la prima cosa che mi è venuta in mente! - spiega lei, con un gran sorriso. - Per fortuna ho giusto giusto il vestito che ci vuole! -. Faccio una smorfia verso di lei, poi sorrido. - E come potresti non averlo? -.
Pochi minuti dopo, quando Jen e Josh tornano con parecchi rotoli di tovaglie di carta tra le braccia, mi trovano ad annuire ad occhi chiusi, la testa poggiata sul morbido schienale del sedile, mentre Kellie mi descrive nei minimi particolari l'abito che vuole mettere stasera. Lo giuro, ho cercato di interessarmi a quello che diceva, ma dopo i primi dieci minuti di descrizione della stoffa sono crollata!
Quando arriviamo a casa, Kellie non ha ancora finito di descrivermi il suo outfit per la serata. Fortunatamente, abbiamo poco tempo e un sacco di cose da fare, quindi, dopo che tutti assieme abbiamo messo via la spesa, riesco ad allontanare Kellie mettendomi a tagliare a dadini le cipolle che serviranno poi per insaporire la carne. Kellie non può stare nei paraggi delle cipolle, perchè la farebbero lacrimare e poi dovrebbe rifarsi il trucco, quindi sono salva.
Per fortuna, la casa è pulitissima, visto che fino a ieri era in vendita e doveva fare un'ottima impressione sui possibili acquirenti superstar. Le uniche cose che dobbiamo fare sono preparare da mangiare e abbellire la sala da pranzo e la terrazza (le uniche stanze a cui avranno accesso gli ospiti, se escludiamo il bagno); "creare l'atmosfera", come dice Kellie.
Mentre io sono impegnata con le cipolle e Josh si ingegna con la sua nuova super-griglia, Jen pensa a rifornire i bagni di carta igienica, mentre Kellie si attacca al portatile sostenendo di "essere alla ricerca di una cosa importantissima". Dal tono in cui lo dice, sembra stia cercando un nuovo fegato per sua nonna.
Finito di tagliuzzare le cipolle, le faccio scivolare in una scodella e la metto vicino alla griglia, a portata di mano per Josh. Poi, non sapendo bene cosa fare, prendo i sacchetti di carta in cui stava il pane che abbiamo comprato oggi e inizio a incidere delle piccole sagome sui lati. Finito di ritagliare stelline, cuoricini, cerchi e quadratini, infilo in ogni sacchetto una candela spenta, poi raccolgo tra le braccia la dozzina di sacchetti che ho preparato e li porto in terrazza.
Ispirata dal profumo della carne che cuoce, inizio a disporre i sacchetti ai piedi della balaustra della terrazza, sul davanzale della finestra della cucina, che dà sulla terrazza, e in qualche altro posto che mi sembra pittoresco: vicino ad un vaso di fiori, al centro di un tavolo... Una volta accese le candele all'interno dei sacchetti, tutta la terrazza sarà illuminata delicatamente da delle lanternine fatte con sacchetti del pane accartocciati e decorati. Forse non è proprio l'atmosfera che cercava Kellie, ma mi scopro a sospirare soddisfatta mentre mi godo l'effetto d'insieme vicino alla porta.
- Hey, bel lavoro! - esclama Jen, sbucando alle mie spalle (probabilmente di ritorno dai bagni). - Hai voglia di venire ad aiutare in cucina? -.
Annuisco, e la seguo dentro. Kellie è ancora al computer, le sopracciglia corrucciate e il viso bluastro per il riflesso della luce che proviene dallo schermo; io e Jennifer ci piazziamo di fronte a lei, sul tavolo di cucina, e iniziamo a tagliare a metà i panini e ad infilarci affettati. Anche se continuiamo a lanciarci occhiate e a sgomitarci, cercando di capire cosa stia facendo Kellie, non riusciamo a cavare un ragno dal buco.
Alla fine, Kellie si alza di scatto. Per un momento temo ci dica di darci un taglio; invece, con aria determinata, prende al volo dal bancone la carta di credito che Josh ha messo a disposizione per la festa  e corre fuori.
- Acci, spero non la usi per comprarsi un vestito per stasera -, scherza Jen, facendo un vocione da padre severo e muovendo la testa in un modo che le fa ondeggiare tutti i ciuffetti ai lati del viso.
- Nah, il vestito ha detto che ce l'ha -, la tranquillizzo. - E' più probabile che vada ad affittare un toro meccanico, o qualcosa del genere -.
Finiti i panini, Jennifer si dedica alla frutta, mentre io mi sposto al lavandino per lavare la verdura per l'insalatona. Passo di fronte alla porta che dà sulla stanza della griglia e incontro lo sguardo di Josh, che mi fa una linguaccia e sorride. Gli rispondo con una smorfia.
- Cavolo, spero proprio di no! - commenta Jen, tranquilla; - Una volta abbiamo affittato un toro meccanico per la festa di compleanno di mio fratello e un suo amico si è quasi rotto il cranio contro il muro. Abbiamo dovuto ritinteggiare due volte, prima di riuscire a coprire gli aloni lasciati dalle macchie di sangue -.
Mi giro un momento a guardarla, abbandonando l'insalata a galleggiare nel lavandino. Il suo viso è serissimo: o non scherza, o è un'attrice davvero brava. Anche Josh ha mollato le pinze da barbecque e ha gli occhi sbarrati. Jen, intanto, continua a parlare, ignara dell'effetto delle sue parole. - Oh, senza contare che ho rischiato di farmela addosso dalla paura, l'unica volta che sono salita su quell'affare -, conclude con una risata.
- Questo non conta, Jen. Tu te la fai addosso per qualsiasi cosa -, la prende in giro Josh, sporgendosi dalla soglia della stanza della griglia. Il suo volto è arrossato per il calore della griglia; si scosta i capelli sudati dalla fronte con un gesto rapido della mano e mi sorride.
- Hay Grace, ti ho mai raccontato di quando si è fatta la pipì addosso perchè ha trovato in bagno una sagoma di se stessa a grandezza naturale? -.
Jen gli lancia un'occhiata assassina; io mi copro la bocca con le mani e faccio finta di tossire per nascondere una risata. Poi, per evitare l'occhiataccia di Jennifer, metto tutta la mia attenzione nelle foglie di insalata che sto sciacquando.
- E ricordami chi è stato a mettere lì il cartonato, eh, Josh? - domanda Jen, pungente, lanciandogli addosso un pezzo di pera attraverso la cucina. Josh cerca di prenderlo al volo, con la bocca aperta, ma gli rimbalza sul naso e cade a terra.
- Regola dei tre secondi! - si affretta a borbottare, prima di chinarsi a prenderlo e ficcarselo in bocca.
- Sì, sì, cerca di cambiare discorso - borbotta Jen. Poi aggiunge, borbottando - la prossima volta gli lancio una bistecca bollente, in faccia -.
- Non capisco proprio perchè tu ti senta in colpa a lanciargli bottiglie in testa, sai?- scherzo, a bassa voce, posando una grande insalatiera di fianco a lei e iniziando a condire le verdure all'interno. A Jen brillano gli occhi. - Devo essere un animo sensibile -.

***

- Ho finito la prima portata! - esclama Josh dopo una ventina di minuti. Ormai le pietanze principali (macedonia, panini, insalata, patatine, salatini... ) e le bevande sono disposte ordinatamente sulle tovaglie di varie fantasie che ricoprono i tavolini distribuiti sulla terrazza e nella sala da pranzo. Josh ha cotto una parte della carne in anticipo per potersi godere la festa anche lui, invece che rimanere ai fornelli mentre tutti ballano, ma una seconda teglia di carne è già lì che aspetta di essere preparata, mentre la prima batteria è ammucchiata in forno, nella speranza che rimanga calda fino all'arrivo degli invitati.
- Vado un attimo a mettermi in costume - avverte Josh, fermandosi a metà della rampa di scale che porta al piano di sopra. - Se arriva il DJ portatelo nella sala da pranzo e mostrategli dove mettersi, ok? Arrivo in un attimo -.
Lo seguo con sguardo sperduto mentre sparisce al piano di sopra. - Costume? - balbetto, rivolta a Jennifer.
- Certo, è una festa in piscina... Cosa ti aspettavi? - risponde lei, guardandomi come se fossi matta. - Anzi, spero proprio abbiate un costume da prestarmi, perchè io... -.
Giusto, lei è venuta direttamente via con noi, dopo gli allenamenti, per aiutare a preparare la festa.
E a lei di sicuro sta bene qualsiasi costume esista sulla terra.
Continuo a guardarla, scioccata.
- Aspetta -. All'improvviso, Jen sembra aver realizzato qualcosa. - Tu non sapevi che era una festa in piscina? -.
Scrollo le spalle, cercando di mostrarmi impassibile. - Non che abbia molta importanza, adesso. Insomma, nessun problema. Dovrò solo cercare, uhm, un costume presentabile -. Cioè un costume che non sia il mio unico costume dai bordi smangiucchiati che metto quando faccio la doccia, per paura che entri Kellie all'improvviso in bagno.
- Mi stai dicendo che non hai un costume? - chiede Jen, sbalordita. Io mi mordicchio l'interno della guancia, evitando il suo sguardo.
- Be', non è che in Inghilterra avessi tutte queste occasioni per andare al mare... o alle feste in piscina -, spiego imbarazzata.
- Oh, allora speriamo che Kellie abbia qualcosa da prestarci! Se non arriva presto possiamo fare una scappata fino al mio albergo e ti presto qualcosa io, ok? -.
- Grazie -, sorrido, cercando di stamparmi un'espressione riconoscente in faccia, anche se non penso minimamente di essere in grado di riempire uno dei reggiseni di Jen.
In quel momento succedono due cose: Josh scende le scale vestito come un pappone hawaiano, con le flip flop ai piedi e una camicia a fiori dai colori sgargianti sopra i bermuda, e il campanello suona.
Quando apriamo la porta, pensando di trovarci di fronte il tanto atteso DJ, incontriamo invece Kellie con in faccia un gran sorriso e alle spalle quello che sembra un rapper triste con un'enorme palla ricoperta di specchietti e brillantini stretta tra le braccia.
- Heilà ragazzi! Mi date una mano? Ho trovato questo giovane galante qui fuori che mi ha aiutata, ma aveva anche lui delle cose da scaricare -.
Mi faccio avanti, curiosa, per osservare quello strano pallone sciccoso, e il "giovane galante" me lo scarica tra le braccia senza tanti complimenti. Poi si avvicina a Josh e i due si scambiano una di quelle strane strette di mano da gangster. - Hey Marcus! - lo saluta Josh. - Ragazze, questo è il DJ -, ci spiega, orgoglioso.
- 'ao - saluta Marcus, toccandosi il frontino del cappellino da baseball con due dita e l'aria annoiata. Ho già deciso che gli girerò alla larga,

***

- Allora... Kel, questo cos'è? Un pallone da spiaggia che si illumina al buio? - chiedo, girandomi tra le mani la strana palla.
- Oh, no! E' una luce stroboscopica! L'ho trovata in affitto su craigslist -. Rimango a bocca aperta, e anche Jen è senza parole.
- Be', ci voleva qualcosa di forte! E' o non è un'inaugurazione? - si difende Kellie.
- Voglio proprio vedere come la monti sul soffitto - mi limito a commentare, soppesando la sfera che tengo tra le mani.
- Oh, io ho pensato a procurarla! Adesso è compito dei ragazzi montarla - cinguetta Kellie, come se fosse ovvio. - Venite ad aiutarmi a scegliere il costume? Ho sentito che Josh ha invitato certi suoi amici attori... Yummy! -.
- Aspetta... e Dimitri? - annaspo, correndole dietro su per le scale.
- Oh, lui stasera è via, a fare da guardia del corpo a qualche sciacquetta di bassa lega - annuncia Kellie, con voce stranamente stridula. E' gelosa? Non vede che Dimitri ha occhi solo per lei?
Davvero non le capisco, queste persone che hanno la fortuna di avere un ragazzo che le ama con tutto se stesso e che non se ne accorgono neanche quando ci sbattono il naso contro!
Lancio uno sguardo a Jen in cerca d'aiuto, ma lei alza le spalle con aria impotente.
- Kellie, andiamo, è il suo lavoro! Non essere gelosa! -.
- Io non sono GELOSA! - sbraita Kellie dalla sua camera. Jen mi raggiunge sul pianerottolo. Mi lancia un'occhiata veloce, poi confessa: - Non ho la minima idea di come comportarmi in questi casi -.
- Nemmeno io - sussurro, lanciando occhiate nervose alla porta di Kellie. - Di solito seguo la politica del "lasciala sbollire da sola, poi quand'è di buon umore ti viene a cercare lei" -.
- Sembra una buona idea - annuisce Jen; - oppure la distraiamo con una sfilata di moda! Con le bambine a cui facevo la baby-sitter funzionava sempre, quando litigavano -.
La guardo con tanto d'occhi. Non riesco a conciliare l'immagine che ho di lei sul red carpet, o che si allena a tirare con l'arco, con quella di lei che fa la baby sitter. Sto per chiederle come pensa, di preciso, di avvicinare Kellie, quando lei esce dalla sua stanza a passi piccoli e veloci e ci raggiunge. Si mette le mani sui fianchi, guardando tutte e due con un certo cipiglio minaccioso. - Vi ho sentite, sapete? -.
Trattengo il respiro, aspettando che esploda. Kellie continua. - E, malgrado  mi abbiate appena paragonata a delle bambine piccole... - si avvicina lentamente a noi, poi afferra un braccio di ciascuna e ci tira attraverso il corridoio verso la sua stanza - ...l'idea mi piace un sacco! -.
In breve (insomma, "breve" secondo gli standardi di Kellie, quindi quasi venti minuti), ci troviamo tutte e tre davanti al grande specchio della camera con addosso il costume designato per la serata.
Quello di Kellie, un trikini nero che esalta la sua carnagione pallida e i capelli biondi, è aggiornato a quello che indossava Angelina Jolie nell'ultimo numero di People (come ci ha spiegato Kellie senza che nessuno le chiedesse nulla); Jennifer, invece, indossa un costume sgambato rosso a due pezzi e, con i suoi capelli neri, sembra la nuova versione di Lara Croft, o una Marylin Monroe con i capelli tinti... E poi ci sono io che, con addosso le mutande striminzite di Kellie, faccio ridere i sassi; il suo reggiseno superimbottito, invece, fa ridere me come una matta.
- Accidenti, Kellie, chi l'avrebbe detto che metà delle tue curve sono dovute alla gommapiuma? - rido. In fondo, però, mi sento sollevata a sapere che nemmeno lei è perfetta.
Per quanto riguarda Jen, invece... be', diciamo che la perdono per il suo fisico da topmodel solo perchè sembra super-imbarazzata, visto che il reggiseno di Kellie su di lei lascia ben poco all'immaginazione, facendo straripare tutto da tutte le parti. - Sai, Kel, - commenta Jennifer, - pensavo anche io che fossi un po' più dotata, ehm, naturalmente -.
Kellie per fortuna non se la prende, limitandosi a regalarci una perla di saggezza: "Se madre natura non aiuta, bisogna darsi una mano da sole".
Anche se non lo dico alle ragazze, comunque, sono tuttora convinta che me la svignerò da qualche parte, quando verrà il momento di andare in piscina. Non ho proprio intenzione di farmi vedere conciata così.
Intanto, al piano di sotto, alle prove audio del DJ (che, tra parentesi, mette musica orrenda), si aggiungono poco a poco i trilli del campanello e le chiacchiere degli invitati: è ora di scendere.
Io, Kellie e Jennifer ci infiliamo in fretta qualcosa di carino (sempre su gentile concessione de "Le Valigie di Kellie") sopra i costumi e ci affrettiamo giù per le scale.
- Oh, no! - esclamo all'improvviso, fermandomi sul pianerottolo alla vista di Josh, all'entrata, che accoglie degli invitati che son sicurissima di aver già visto da qualche parte in TV.
- Cosa c'è? - domanda Kellie, qualche gradino di fronte a me, tastandosi il sedere con aria ansiosa per paura che le si sia strappato il vestito lì dove le tirava un po'.
- Non abbiamo fatto in tempo a far cambiare Josh -, gemo. - Adesso sembrerà un pappone hawaiano per tutta la serata! -.

***

La festa è carina; per fortuna, le candele alla citronella dentro le lanterne sono servite, oltre che a "creare l'atmosfera", anche a tenere lontane le zanzare. La carne grigliata è rimasta calda e buona, e i panini e i salatini sui tavoli hanno sfamato tutti, in modo che Josh non dovesse tornare alla griglia.
Lui, adesso, dopo aver presentato me e Kellie a parecchi amici, si sta scatenando in pista. Kellie è a qualche metro da lui e gli si avvicina "casualmente", a poco a poco, sgomitando tra la folla mentre balla con un tipo abbronzato. Credo stia aspettando che Josh si ubriachi parecchio, in modo da poterlo assalire senza che  lui, domani, si ricordi di niente. Hey, fortuna che è Dimitri quello di cui essere gelosi!
Jen, intanto, è corsa ad accogliere il suo ragazzo -un brunetto dall'aria tenebrosa ma simpatica- alla porta e l'ha trascinato in pista.
Alla fine, a quanto pare, Josh e il DJ sono riusciti ad issare fino al soffitto la luce stroboscopica che adesso riflette le luci intermittenti dei faretti colorati del DJ e mi acceca quando la guardo.
Sono a bordo pista, le mani ficcate nelle tasche degli short, a cercare di farmi prendere dal ritmo... ma la musica fa proprio schifo. E' un continuo rimbombo continuo, privo di ritmo, intervallato di tanto in tanto da suoni striduli che ricordano una sega che scorre sul vetro, o delle unghie sulla lavagna. Alla maggior parte delle persone sembra piacere, però... o forse la ignorano, semplicemente. A me ricorda il battito cardiaco di una persona asmatica dopo una corsa.
Inoltre, devo ammettere che mi fa un po' paura questa massa pulsante di persone schiacciate l'una contro l'altra; solo ogni tanto qualcuno se ne stacca per prendere qualcosa da mangiare (o, più verosimilmente, da bere), ma poi torna all'istante a rituffarsi nella marea di teste, braccia e gambe.
Dunque, visto che il tavolo del buffet sembra la zona più tranquilla, decido di rifugiarmi lì. Per qualche minuto mi do da fare ad ammucchiare in un sacchetto di plastica i piatti e i bicchieri sporchi abbandonati sul tavolo, poi ci rinuncio; mi avvicino alla coppa della macedonia e inizio a versarmene un po' in un bicchiere.
- Hey, Grace! - la voce di Josh alle mie spalle mi fa sobbalzare, e il mestolo ricade nella macedonia con un plop, schizzandomi di succo arancione sulla maglietta. Mi giro e sorrido, sollevata. - Heilà -.
- Come va la festa? Ti stai divertendo? - domanda Josh, prima di ficcarsi una manciata di patatine in bocca. Scrollo le spalle. Incapace di mentire, ma senza riuscire nemmeno a dire la verità, me ne esco con un brillante - La bistecca era super-buona! -.
Josh mi guarda per qualche istante, grattandosi un sopracciglio. Poi inspira un po' più a fondo e inizia - Senti, ti va di ball... -, ma viene interrotto dall'urlo acuto di Kellie, subito seguito da altre voci: - TUFFO IN PISCINAAAA! -.
Josh lancia un'occhiata preoccupata alla folla che si sta dirigendo verso la ripida scaletta che porta alla piscina, diversi metri più in basso, poi mi guarda dispiaciuto. - Scusa, vado a controllare che non si uccidano... Vieni con me? -.
- Oh, no, rimango un po' qui... ho appena mangiato un sacco di macedonia, quindi dovrò aspettare almeno tre ore prima di tuffarmi - replico, costringendomi ad assumere un'espressione dispiaciuta e stringendo, con qualche senso di colpa, il bicchiere di macedonia ancora intatto che tengo tra le mani. Non ci tengo proprio ad avvicinarmi alla piscina.
Josh sembra trattenere un sorriso, come se avesse voluto fare una battuta, ma poi ci avesse ripensato. - Mi aspetti? Torno subito -.
Annuisco, e lo seguo con lo sguardo mentre raggiunge un paio di amici schiamazzanti in cima alla scala e li costringe a mettersi in fila indiana, per poi seguirli e scomparire dietro la recinzione.
So già che, quando arriverà giù, qualcuno lo tirerà in piscina e lo costringerà a rimanere lì. So già che lui non potrà dire di no.
So che questo è il momento perfetto per svignarmela prima che a qualcuno venga in mente di trascinarmi in acqua.
Il momento perfetto per provare in santa pace la super-mega-doccia che ho adocchiato fin da quando siamo venuti a visitare la casa per la prima volta.




Haloooo! Posso dire con soddisfazione che mi sono abbronzata un pelino finalmente ho finito il capitolo! Scusate il ritardo (anche se penso ormai ci siate abituati D:), è stato davvero un parto: avevo già scritto il capitolo dopo e dovevo trovare il modo di collegarlo a quello precedente >.< Comunque, lasciamo stare i dettagli poco rilevanti... Fatemi sapere se vi è piaciuto :)!

P.S. Spero che la lunghezza vada bene! Ho cercato di mettere un capitolo un po' più lungo, visto che alcuni di voi mi avevano chiesto di fare capitoli più lunghi :)
Baci!
Liz

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Capitolo 35
*** Fare la doccia aiuta sempre a schiarirsi le idee. ***


Serataaa
'Cause every time I breathe I take you in,
And my heart beats again
Baby I can't help it.
You keep me drowning in your love

"You keep me drooooowning in your loveeeeeeeee!" urlo a squarciagola, cercando di coprire il mortorio di musica al piano di sotto. La cipolla della doccia è il mio microfono; presa dalla passione, la giro dalla parte sbagliata e un getto d'acqua calda mi investe la faccia. - Non prendermi in parola: non annegarmi, stupida doccia! - tossisco, interrompendo il ritornello.
In quel momento, si spalanca la porta.
- Tutto bene? Ho sentito urlare! - esclama una voce, facendomi balzare contro la mensola dei bagnoschiuma per lo spavento. I barattoli finiscono a terra con un fracasso infernale, schizzando macchie colorate sul pavimento e sulle pareti della doccia, imprimendosi contro il sottile strato di vapore che le aveva coperte.
- Hey, è un bagno privato! - esclamo, appiattendomi contro la parete e cercando di interpretare le forme oltre il vetro smerigliato. La persona che si è affacciata si è girata in modo da dare le spalle alla doccia, da bravo non-guardone.
- Grace? - domanda una voce familiare, un po' titubante.
- Josh? - gemo io, sentendo il calore salirmi al viso. Sporgo la testa fuori dal vetro per controllare, più imbarazzata dal fatto che abbia scambiato il mio cantare per un urlo, che non perchè mi abbia beccato a fare la doccia. Anche perchè...
- Non ti preoccupare, ho ancora addosso il costume - rido, quando lui alza le mani a coprirsi gli occhi, nonostante sia ancora di spalle. - Il costume?! - esclama di rimando.
- Deformazione personale: Kellie irrompe sempre in bagno per qualche "emergenza trucco" proprio mentre sto facendo la doccia, quindi mi sono adeguata -.
- Oh. - Josh si infila le mani in tasca e dondola sui talloni, osservando con interesse il motivo di piastrelle sul muro di fronte a lui. Rimane in silenzio per qualche istante, poi commenta: - Io pensavo che tra voi ragazze non ci fossero... ecco, problemi, per questo genere di cose -.
- Ce ne sono per me, te lo assicuro -. Cerco a tentoni l'accapatoio, appeso appena fuori dalla doccia. - Kellie invece gira sempre per casa mezzo svestita, sperando che tu passi a trovarci - ridacchio.
- Dovrei passare più spesso - commenta allora lui, sovrappensiero.
- Dovresti. Le farebbe piacere -, sogghigno. - Però stai attento, Dimitri mi sembra un tipo geloso -.
Josh si allarga il colletto della t-shirt con la mano, fingendosi preoccupato. Si zittisce un secondo, poi domanda - Uhm, ci sono problemi se mi giro? -.
- Non lo so, Orfeo, rischi di farmi tornare per sempre dell'Ade -, lo informo, in tono melodrammatico.
- Ok, posso farti una domanda? - chiede lui in tono sommesso, dopo essersi girato. Annuisco in risposta, impegnata a strizzare i capelli nel lavandino. Lui rimane in silenzio, pensieroso.
- Se vuoi il segreto per avere dei capelli luminosi come i miei, devi chiedere a Kellie. L'altro giorno ha frullato un po' di roba scaduta che era in frigo e l'ha messa nella confezione dello shampoo... E giuro che funziona! -.
- Ah -. Josh sembra far mente locale. Forse si sta chiedendo se ha mai usato il nostro shampoo, in questi giorni. Sicuramente si sta appuntando di non usarlo in futuro.
- Ok, no -, si decide alla fine, - in realtà volevo chiederti: prima, in doccia, stavi ballando? -. Cerca di mantenere un'espressione impassibile, ma l'angolo della bocca gli trema impercettibilmente verso l'alto.
La mia faccia, invece, diventa di pietra. Come negare? Ok che il vetro è smerigliato, però è impossibile non riconoscere se una persona si sta agitando in movimenti convulsi oppure no, dall'altra parte.
- Ok, quanto si vede da fuori del vetro, in realtà? - incrocio le braccia al petto e cerco di sviare il discorso.
- Niente, te lo assicuro! - Josh alza le mani, come a proteggersi da ogni accusa. Poi, però, le porta ai fianchi e alza un sopracciglio. - Andiamo, a me puoi dirlo! Stavi ballando? -.
Per tutta risposta, scuoto furiosamente la testa.
- Perchè, prima, giù, non ti ho vista ballare... Quindi pensavo non fossi quel genere di persona -.
- L'acqua è più simpatica delle persone. Non ti si struscia addosso e non puzza di alcool - sentenzio.
- Quindi stavi ballando - conclude Josh con un sorriso di vittoria.
- Io... no! Non ho mai detto che stavo... Insomma... -. I suoi occhi scintillando, io incrocio le braccia al petto. - Ok, e se anche fosse? - sbotto, alla fine, mettendo su un cipiglio da dura per sfidarlo a replicare.
Probabilmente, però, l'effetto del mio sguardo è tutt'altro che intimidatorio, perchè Josh in un secondo si sfila la camicia da pappone e si slaccia il bottone dei calzoncini.
Per qualche istante rimango impietrita: gli occhi fuori dalle orbite, il cervello paralizzato che cerca di capire cosa diavolo stia facendo. Le connessioni dei miei neuroni riprendono a funzionare all'improvviso.
- Fermo, cosa fai??? - strillo, nel panico più completo, cercando di bloccargli le braccia perchè non si abbassi i pantaloni. Quanto cavolo deve aver bevuto, per ridursi a essere così arrapato? Arrapato da me, poi! Cavolo, quanto dev'essere messo male.
- No, aspetta, cos'hai capito? Guarda che anche io ho il costume sotto! -. Josh inizia a ridere forte e si libera gentilmente dalla mia stretta, entra nel cubicolo della doccia ed accende il getto dell'acqua.
- Dai, mostrami qualche mossa! - esclama. Io rimango immobile a gardarlo, gli occhi fuori dalle orbite. Passano pochi istanti, poi Josh si sporge per afferrare la mia mano e cerca di tirarmi dentro.
- Sei ubriaco -. Non so se la mia sia una domanda o un'affermazione. Probabilmente è una preghiera.
- Mai stato più sobrio - replica lui. Mi prende tutte e due le mani e mi attira sotto il getto caldo della doccia con l'accappatoio ancora addosso, ridendo come se fossimo in un film e stessimo ballando sotto la pioggia. Probabilmente fare l'attore per troppo tempo deve avergli scombinato qualche rotella, alterandogli la percezione della differenza tra finzione e realtà, perchè non capisce che di solito le persone non si comportano in questo modo in bagno. O in qualsiasi altro posto.
- Allora sei pazzo - concludo. Cerco di rifugiarmi in un angolino per sottrarmi al getto dell'acqua e salvare l'accapatoio, ma lui mi riattira sotto l'acqua, prendendomi entrambe le mani e ondeggiando a ritmo con la musica che filtra dal piano di sotto attraverso il pavimento.
- Andiamo, mi devi un ballo! Prima volevo chiederti di concedermelo, ma sei scomparsa all'improvviso. Non puoi essere così razzista da ballare solo con l'acqua! -. Il suo viso esprime disappunto, ma il sorriso che cerca di nascondere dimostra chiaramente che la sua è una farsa.
Lui si china e mi porge la mano come se fossimo ad un ballo delle debuttanti, e io non posso fare a meno di chinarmi in una riverenza sgraziata e intrecciare le mie dita alle sue.
Impacciati, iniziamo ad ondeggiare a tempo di musica. Sembriamo due spugne zombie, per l'energia che ci mettiamo.
All'improvviso, sento giungere da basso le note di una delle mie canzoni preferite: "I'm not gonna teach your boyfriend how to dance with you", dei Black Kids. - Non ci credo! - esclamo, rianimandomi all'improvviso. - Allora il DJ ha un minimo di buon gusto! Sù con questo mortorio: dobbiamo rendere giustizia a questa canzone -.
- Fammi vedere come si fa - propone Josh con un sorriso.
Ed è in quel momento che ci scateniamo. Ognuno tira fuori le sue mosse peggiori, di quelle che nei film fanno sempre fare ai genitori imbarazzanti, ma che alla fine sono le migliori. Facciamo dei penosi moonwalk, ondeggiamo cercando di andare a tempo, ci urtiamo coi fianchi, agitiamo le braccia, ci scambiamo smorfie spaventose e rischiamo di scivolare e finire a terra entrambi almeno una volta o due. Dopo un paio di balli di gruppo mi affloscio contro il muro, ridendo a crepapelle e cercando di riprendermi.
- Allora dipende tutto dal tipo di musica - commenta Josh, con l'aria di chi ha appena fatto una scoperta in grado di risolvere la fame nel mondo. Eureka!
Ricambio il suo sorriso, osservandolo di sotto in su. L'acqua gli scivola ai lati del naso come lacrime, imperlandogli la mandibola e la fossetta sul mento, e le spalle, e il petto. Josh strizza gli occhi, cercando di scacciarne l'acqua, e sulle ciglia scure gli si raccolgono delle perle bagnate.
- Puoi dirlo forte - sorrido, scacciando un riccio umido dagli occhi. - La prossima volta, se vuoi vedermi ballare, ti preparo io una bella playlist -.
Josh annuisce con un sorriso. - Cosa vuoi che sia un DJ professionista, quando ho a disposizione l'onorevole DJ Grace? - inizia a prendermi in giro. All'improvviso, però, le note di una nuova canzone filtrano dal piano di sotto e il suo viso si accende. - Hey, aspetta: questa è una delle mie preferite - esclama, poggiandomi le mani sui fianchi e tirandomi in piedi, entusiasta.
Tendo le orecchie, e riconosco "Hero" di Enrique Iglesias. - Ma è un lento - protesto, guardandolo con tanto d'occhi. Josh mi lancia un'occhiata di rimprovero; - Anche i lenti si possono ballare con stile - spiega, prendendomi una mano e facendomi fare una piroetta.
Una nuvola di gocce d'acqua si alza dai miei piedi quando, stupita, giro su me stessa una, due, tre volte... e scivolo sulla macchia d'unto lasciata dal bagnoschiuma che si era rovesciato prima. Josh mi prende al volo, per fortuna; poi, col viso a pochi centimetri dal mio, gli occhi a mandorla fissi nei miei, i capelli che mi sfiorano, bagnati, la fronte, sussurra: - I casqué improvvisati sono sempre i migliori -. Lo spingo via, scocciata - Potevo rimetterci la vita! -.
- Sono i rischi del mestiere - mi apostrofa lui. Gli do una pacca bellicosa al petto, fingendomi in procinto di iniziare una rissa; poi faccio per riportare le mani al loro posto, ma lui ci mette sopra le sue e se le porta dietro al collo. Esitanti, le mie mani scivolano sulle sue spalle. Indugiano un momento, poi gli cingono il collo, giocherellando con le ciocche di capelli bagnati sulla sua nuca, solleticandogli piano la pelle sensibile della nuca. Josh mi guarda in modo strano, e non so la sua sia un'espressione sorpresa, o se gli sia finita una gioccia d'acqua negli occhi. Le sue mani scivolano lungo le mie braccia, sulle spalle, poi scendono a cingermi la vita. Sprofondo il viso contro la sua spalla. Il suo respiro mi accarezza il collo, filtrando attraverso i capelli bagnati.
Rimaniamo così per qualche minuto, silenziosi, ondeggiando piano come le fronde dei salici prima di un temporale. La canzone finisce e si porta via l'incanto; la successiva sembra il rintocco di mezzanotte che viene ad annunciare a Cenerentola che il suo sogno è finito.
Dannata musica techno.
- Uhm - borbotto, alzando il viso dalla sua spalla. - Uhm, non ti senti in colpa ad usare tutta quest'acqua? Sai, i bambini dell'Africa e tutto il resto... -.
Lui sembra pensarci su per qualche secondo, ma, prima che possa rispondere, si sente martellare alla porta del bagno.
- Josh? Lo so che sei in bagno, razza di sporcaccione! Cos'avrai mai da fare lì da solo per tutto questo tempo... Senti, qualunque cosa sia, prenditi un break perchè ci sono qui i vicini che vogliono parlare col proprietario -.
Josh mi guarda, atterrito. - I vicini? -. Si affretta in direzione della porta, incespicando sul tappettino del bagno. Io lo seguo a ruota. - I vicini, Jen? Aspetta un momento! -.
Josh spalanca la porta, sgocciolando sul pavimento, e il viso di Jen appare oltre la soglia, sbirciando curioso. - Ti stavi facendo la doccia? Perchè ti stavi facendo la... - il suo sguardo si abbassa quasi inconsapevolmente; - perchè ti fai la doccia in costume? -.
Il suo sguardo si rialza e incontra il mio che la osserva da dietro le spalle di Josh: sono sbalordita da come Jen sembri così a suo agio con l'idea di un Josh nudo.
Jennifer fa un salto indietro. - Grace? - chiede, sbalordita.
- Grace?! - ripete, subito dopo, con un sorriso a trentadue denti ed una strana espressione. Mi fa un gran  occhiolino, poi scappa via. Non prima, però, di aver urlato - Scherzavo, comunque, a proposito dei vicini! Figurati, qui ci saranno solo alberi nei dintorni per almeno tre chilometri! Divertitevi! -.
Strabuzzo gli occhi, stringendomi l'accapatoio fradicio addosso, poi scrollo le spalle in direzione di Josh, come a dire che io non c'entro niente con quell'occhiolino.
- Io penso... penso che andrò a cambiarmi, sì - annuncio, prendendo il cambio che avevo lasciato in un angolo.
- Oh, sì, anch'io - conferma Josh, a disagio. Usciamo dal bagno trascinandoci dietro una scia umida. Faccio per avviarmi nel corridoio, quando Josh mi blocca il polso con la mano. - Dovremmo farlo qualche altra volta -, sorride. L'acqua gli corre lungo le basette umide, accarezzando l'accenno di barba che gli cresce incolta sulle guance. Deglutisco.
- Alla faccia dei bambini africani, eh? - lo prendo in giro. Lui sorride, stringe la mia mano, poi si allontana dalla parte opposta del corridoio, in direzione della sua camera.

Ci vogliono ore prima che riesca ad addormentarmi. Rimango con gli occhi spalancati nel buio, ascoltando il cuore che mi batte impazzito in petto, a ritmo col rimbombo della musica da discoteca del piano di sotto. Non riesco a smettere di pensare al colore della sua pelle sotto l'acqua, ai capelli umidi sulla sua nuca, al segno più chiaro dell'abbronzatura nel punto in cui di solito le braccia sono coperte dalla T-shirt, alle sue mani che mi sfiorano la schiena... e l'unica cosa che riesco a pensare è "OH. MIO. DIO!".






Haloa a tutti :)! Solite cose: spero vi sia piaciuto il capitolo :D Sono contenta di non essere in ritardo, per una volta xD
E, mi dispiace, neanche stavolta è arrivato il bacio, ma siate pazienti, che tra poco arriva :D! Ormai è questione di capitoli (una ventina di capitoli, per la precisione u_u [scherzo xD!]).
Oh, una cosa che mi sono dimenticata di chiedervi prima! Cosa ne pensate della nuova ragazza di Josh nella realtà :)?
Un sacco di baci e al prossimo capitolo!
Liz

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Capitolo 36
*** Invasione alla Bat-Caverna! ***


oh my god - Oh. Mio. Dio!!

L'urlo di Josh mi sveglia all'improvviso, il mattino dopo. Corro in camera sua col cuore in gola, sperando che questa non sia la sua reazione al ricordo di quello che è successo ieri sera.
Mi sporgo dallo stipite della porta e sbircio dentro. Non riesco a credere ai miei occhi: scorgo Josh sotto le coperte, gli occhi ancora gonfi di sonno, la sveglia in mano, circondato da almeno cinque ragazze che ancora russano tranquillamente, nonostate il suo urlo (sbornia pesante, a quanto pare).
- Ma che ca-? - domando, strabuzzando gli occhi. Quanto se l'è spassata ieri sera, dopo che sono andata a dormire? Sento una  morsa stringermi lo stomaco mentre assisto a quello strano spettacolo di ragazze dai capelli arruffati e il trucco colato rannicchiate attorno a Josh, le gonne striminzite che non lasciano proprio niente all'immaginazione. Cerco di convincermi che sia pietà nei loro confronti, quella che provo, e non una stupida e infondata... gelosia? Nah...
- Oh, Grace, grazie a Dio! - esclama Josh, sollevato, quando mi vede. - Tu sai chi sono queste? -.
Scuoto la testa, avvicinandomi in punta di piedi. - Se non lo sai tu... Mi sa che ieri hai bevuto un po' troppo, quando sei tornato giù - commento, severa.
- Non sono tornato giù, ieri, dopo la doccia - sussurra lui, preoccupato.
Oh.
Sollevata, mi guardo attorno in cerca di qualche indizio che spieghi da dove arrivano queste ragazze, e scorgo Kellie beatamente addormentata sul divano-dei-guardoni che sta di fianco al letto. In quel momento, la vede anche Josh, che mormora una parolaccia.
Mi avvicino a lei e la scrollo senza tanti complimenti. Ho come l'impressione che questa volta abbia combinato un bel casino.
- Huh? - grugnisce, aprendo un occhio a metà.
- Kellie, chi sono queste ragazze? - sibila Josh, indicandone una che gli sta sbavando sul cuscino, in una pozza di mascara sciolto.
Kellie si tira su con un gemito, si stiracchia un po', sbadiglia, si stropiccia gli occhi. Solo alla fine si decide a spiegare: - Sono Jessica, Rochelle, Alexa, Jenny, Callie -. Le indica a una a una col dito. Infine, punta quella che ha di fronte, accoccolata sul divano: -... e Betta -.
- E cosa ci fanno qui, di preciso? - domanda Josh, ai limiti della pazienza.
- Un pigiama party? - suggerisco io con un mezzo sorriso.
- Oh, le ho invitate io - risponde Kellie, come se questo bastasse a spiegare tutto. Josh e io ci limitiamo a fissarla con aria truce.
- Ecco, sono tue fan, Josh e avevo giurato che te le avrei presentate quando fossi diventata la tua ragazz... amica, così, visto che ieri c'era questa festa, ho pensato che non sarebbe stato un problema se si fossero imbucate!
- Non ci sarebbe stato problema, se non si fossero "imbucate" nel mio letto - si spazientisce Josh, le sopracciglia così calate sugli occhi da nasconderli con l'ombra della fronte.
Kellie si esibisce in un'espressione mortificata e si affretta ad aggiungere - E' che volevano tanto conoscerti, ma tu sei sparito per tutta la serata, così ho detto loro che magari ti trovavano già a dormire, perchè, ecco, tu fai un po' la vita da vecchio. E infatti... -.
- Io non faccio una vita da vecchio - borbotta Josh, offeso, ma poi mi lancia un'occhiata colpevole da sopra il sedere di quella che dev'essere Jenny. Io scrollo piano le spalle, come a dirgli che non può sentirsi in colpa: lui mica sapeva che c'erano quelle ragazze, alla festa, che aspettavano di conoscerlo. Poi mi giro verso Kellie. - Dimitri ve l'ha lasciato fare? - domando, incredula. E io che pensavo di aver trovato un tipo a posto, che fosse in grado di tenerla a bada!
Per tutta risposta, il viso di Kellie si fa incredibilmente triste. - Alla fine, ieri è dovuto rimanere a lavorare fino a tardi e non è passato - dice con una vocina sottile sottile, sottolineando la parola "lavorare" come se credesse che Dimitri si fosse dedicato a tutt'altre occupazioni. - Per quello ho chiamato le mie amiche: mi annoiavo e mi sentivo tanto sola... -.
Impacciata, le metto una mano sulla spalla. - Kel, Dimitri non ti sta tradendo. E' colpa del suo lavoro, che richiede orari strani -, tento di consolarla. Josh, intanto, cerca di districarsi dall'intreccio di gambe e braccia che ricopre il suo letto senza svegliare nessuno.
- Sù, Kellie, vieni giù a fare colazione. Ti preparo i miei magici pancakes - dice, saltando giù dal letto. - Riescono a consolare persino Connor le poche volte che non prende il massimo dei voti -.
Kellie sorride un po', e accetta con un un cenno della testa. Mentre lei scrive un biglietto per quando le sue amiche si sveglieranno e lo poggia sulla schiena di Rochelle, io faccio una corsa a recuperare il mio cellulare e -tentazione irresistibile- scatto qualche foto a quel disfacimento di topmodel che sbavano nel sonno.
- Per la mia campagna contro l'alcool - spiego a Josh, quando vedo che mi guarda male. - E per quando ho bisogno di farmi una risata - sghignazzo poi, sgusciandogli di fianco e correndo di sotto.

Quando Josh raggiunge la cucina, mi trova seduta al bancone a sorseggiare un succo, come se niente fosse. Gli lancio un'occhiata divertita da sopra il bicchiere, lui ricambia, a metà tra il costernato e il minaccioso. - Giura che non le mostrerai a nessuno - dice, agitandomi un dito contro. - I giornalisti potrebbero costruirci sopra chissà che storia! -.
- Potrei costruircela io una bella storia, così gli risparmio anche la fatica - commento, pensierosa. Kellie ci raggiunge in quel momento e mi gela con lo sguardo. - Quale storia? Stai cercando di coprire Dimitri? - domanda, brusca. - Perchè lo so che ti sta simpatico, ma dovresti davvero dirmelo se lui... Insomma, noi siamo amiche da più tempo... - si siede al bancone, di fronte a me, e mi lancia un'occhiata preoccupata. - Siamo amiche, vero? -.
- Ma... ma certo che siamo amiche! - rispondo, a disagio. Josh, intanto, ci ha girato le spalle e si è messo ai fornelli, ma posso capire dal  movimento quasi impercettibile delle sue spalle che sta ridendo .
Mentre lui si dà da fare con i suoi pancakes e un delizioso profumo di farina e cafelatte si spande per la cucina fino a riempirne ogni angolo, a me tocca l'ingrato compito di consolare Kellie e convincerla che Dimitri non la tradirebbe mai e poi mai; senza risultato, però.
- Non mi ha ancora detto "ti amo"! - si lamenta lei.
- Vi conoscete da quattro giorni! - sbuffo, esasperata.
- Non importa! - ribatte lei. - Io davvero non capisco tutti questi problemi nel dire "ti amo" ad una persona. Insomma, se è una cosa che senti, perchè tenerla nascosta e rendere tutto così difficile?! -.
Le lancio un'occhiata cupa, e incrocio le braccia al petto. Sembra tutto così semplice, quand'è lei a parlare, quand'è della sua vita che si parla. Ma ha fatto una domanda, e stavolta ho intenzione di risponderle per le rime.
- E' la paura del rifiuto, Kellie. Forse tu non hai mai provato una simile emozione, ma ti assicuro che fa schifo e nessuno ci tiene a ripeterla tanto spesso! -.
Batto le mani sul bancone, e in quel momento il rumore della spatola sulla padella si interrompe. Josh è immobile di fronte ai fornelli, mi guarda allibito. Colpevole, incrocio lo sguardo ferito di Kellie e mi sento morire dal senso di colpa.
Perciò faccio quello che mi pare più sensato: corro di sopra pestando i piedi. Raggiunto il pianerottolo, sono colta da un momento di panico e non mi ricordo più come raggiungere la mia camera in quella dannatissima ed enorme casa. Mi raggomitolo per terra, appoggiandomi al corrimano con la schiena, e mi prendo la testa tra le mani, sprofondandola tra le ginocchia e dedicando un sacco di parolacce alla mia sensibilità.
Nonostante il tornado nella mia testa, riesco ancora a percepire, soffocata e pensierosa, la voce di Josh che, al piano di sotto, dichiara - Sai, Kellie, io sono d'accordo con te -.
C'è un momento di silenzio, prima che Kellie risponda, e per un attimo il mio cuore si riduce a una prugna avvizzita al pensiero che stia piangendo. Poi, però, la sua voce domanda (ferma, ma cupa): - Recentemente hai detto "ti amo" a nessuno? -.
- No - risponde Josh, tutibante.
- Allora sei un ipocrita -.
Un lungo silenzio segue le parole di Kellie, dette in un tono duro che non le avevo mai sentito prima. Mi mordo l'interno della guancia quasi a sangue, al pensiero che per colpa mia, perchè l'ho trattata così, lei adesso abbia detto a Josh qualcosa che l'ha ferito.
Poi, però, sento che lui, a bassa voce, lentamente, come se stesse parlando più con se stesso che con Kellie, dice - Hai ragione -.

- Hey, bimba, origli? -
Sto riflettendo su ciò che ho appena ascoltato, quando una voce mi fa sobbalzare.
- Jennifer! - bisbiglio, sorpresa - cosa ci fai qui? -.
Lei si accuccia vicino a me. - Mi sono fermata per la notte per non dover guidare. Credo sia rimasto anche qualcun altro, ma non ci giurerei... -.
- Oh, si, sono rimaste anche le sei fan che si sono intrufolate in camera di Josh durante la notte - la informo con un ghigno.
- Maddai! - mormora lei, gli occhi accesi di malizia. - Ed è per questo che sei rintanata qui come un Gollum di malumore? Sei gelosa? -.
Le lancio un'occhiataccia, poi faccio segno di no con la testa. - Ho avuto una discussione con Kellie. Oh, ma quando capirete tutti che tra me e Josh non c'è niente? - sbotto, spazientita.
- Non c'è niente... Per ora - afferma lei, ammiccando. Poi mi prende le mani e mi tira in piedi senza tanti complimenti. - E ora, tutti giù a fare colazione! Se il mio fiuto non mi tradisce, Josh sta facendo i suoi pancakes, e ti giuro che non mente quando dice che sono buonissimi -.
Quando entriamo in cucina, troviamo Kellie che rimesta con aria pensierosa il suo caffelatte, lanciando di tanto in tanto un'occhiata dispiaciuta a Josh, e quest'ultimo ancora ai fornelli, con una pila di pancakes che torreggia su di lui.
- Diavolo, Josh, non ti offendere, ma quella torre di pancakes è letteralmente più alta di te! - lo saluta Jennifer, avvicinandosi di soppiatto alle sue spalle e rubando una delle delizie appena spadellate dall'amico.
- Ohw, OHW, scotta! - si lamenta, facendosi saltellare il pancake da una mano all'altra, senza badare al ghigno di Josh.
Io, intanto, scivolo a fianco di Kellie e le tocco un braccio per richiamare la sua attenzione.
 - Hey, Kel, mi dispiace per quello che ho detto prima. E' che... lo sai che sono un po' pessimista, no? E quando mi sono svegliata da poco lo sono ancora di più! -.
Come scuse fanno schifo, lo so. Mi sto giusto spremendo i neuroni per trovare qualcosa di meglio, che riesca a spiegare perchè ho sentito la necessità di parlare così, ma che riesca anche a farmi mantenere un certo riserbo, quando Kellie fa una smorfia che sembra un sorriso stiracchiato. - Non me ne parlare. Anche io ho combinato la mia, stamattina - borbotta, piano. 
- Allora... mi perdoni? - domando, incerta. Mi pare troppo semplice che sia finita così: dev'esserci qualcosa dietro.
- Ma certo che sì! - esclama Kellie, infine, gettandomi le braccia al collo e abbracciandomi stretta. - In fondo siamo amiche, no? -.
Josh è ancora di spalle, impegnato ai fornelli, ma Jennifer vede benissimo la mia faccia corrucciata, stritolata tra le braccia di Kellie, e scoppia in un accesso di tosse così forte che è chiaro che sta cercando di mascherare una grassa risata.
Pochi minuti dopo,  Kellie, Jen e io aiutiamo Josh a portare sul bancone a isola i piatti di pancakes e le varie farciture, e iniziamo a servirci.
- Allora Josh... - comincia Jennifer, a bocca piena. Prima di continuare, mi lancia un'occhiata furba. - Ieri sera in doccia con Grace, stanotte a letto con -mi dicono- sei ragazze... cos'è, l'ansia? Ti senti trascurato? Eccesso di testosterone? - domanda, scompigliandogli i capelli con un enorme sorriso in volto. Il viso di Josh, che adesso ha seppellito tra le braccia per proteggersi dall'attacco di Jennifer, è violaceo. Io, invece, mi sento impallidire e lancio un'occhiata ansiosa a Kellie. - Ma-ma cosa dici Jen? - balbetto, lanciandole un'occhiata di avvertimento; - Avevo solo chiamato Josh per farmi spiegare come funzionava la doccia, ma... ma evidentemente era un po' rotta, perchè si è accesa all'improvviso e ha infradiciato tutti e due! -.
Kellie si limita a una risatina, per nulla preoccupata; Jen, invece, non demorde. - Giuuusto - annuisce, mentre si spalma una generosa dose di nutella sul pancake; - perchè in Inghilterra non esistono le docce, giusto? Avete solo vasche da bagno? -.
- Proprio così - ribatto, immusonendomi. Non è niente vero, e sono sicura che lo sa anche lei, ma magari Kellie no.
- Oh, ma no! L'anno scorso sono stata in vacanza in Inghilterra e le docce c'erano! -, esclama quest'ultima, stupita.
Come non detto, eh.
- Probabilmente era solo la mia zona... - mugugno, allora, prima di tirarmi una scatola di cereali davanti alla faccia e nascondermici dietro.
- Allora, Josh... -, riparte all'attacco Jen, ben decisa a non demordere.

Abbiamo appena finito di raccontare a Jennifer come ci sono finite tutte quelle ragazze in camera di Josh, ed è ormai tarda mattinata, quando una voce bassa, maschile richiama la nostra attenzione.
- Heilà a tutti! Ho appena trovato queste belle ragazze che si aggiravano per il piano di sopra con aria confusa... Cercavano un certo Joshua Ryan Hutcherson. Per caso sapete chi è? - domanda, con un lampo divertito negli occhi, il ragazzo smilzo dai capelli lunghi e scuri che sta appoggiato allo stipite. Sono quasi sicura di averlo visto ieri sera, ma sinceramente non ho idea di come si chiami, nè di che tipo di personaggio famoso sia. A dir la verità, non sono neanche sicura che sia famoso.
Intanto, sei testoline un po' arruffate, ma col trucco perfettamente rifatto, si sporgono da dietro il ragazzo -che sembra avere origini indiane o pakistane, ma, per quello che me ne intendo, potrebbe essere un tipico italiano del sud, tantopiù che il suo accento è perfettamente americano- e sbirciano in cucina, in cerca della preda.
- Proprio no - replico, guardandomi attorno con nonchalance, facendo gli occhiacci a Josh per fargli capire che è ora di svignarsela. - Siamo tutte persone normali, qui. Noiosissime, comuni... dovete aver sbagliato cas...-
- AAAAAAAAH JENNIFER! - mi interrompe una delle ragazze, riconoscendo Jen una volta che si è ripulita il viso dalla nutella e che le sue guance hanno smesso di somigliare a quelle di un roditore.
Josh si alza di scatto proprio in quel momento, portandosi davanti a lei con fare protettivo. - Piano, qui, prima che qualcuno si faccia male! -. Nei suoi occhi brilla una scintilla d'inquietudine, probabilmente perchè si ricorda di quello che è successo in aeroporto appena qualche giorno fa.
Purtroppo non fa in tempo a continuare, perchè  la ragazza che era corsa incontro a Jen gli getta le braccia al collo e gli strilla in un orecchio - JOOOOOOOOOOOOSH! -.
Come se non sapesse anche lui come si chiama.
Le sue mani tremano impercettibilmente sulla schiena della ragazza anche se lui cerca di abbracciarla con naturalezza, come se niente fosse. Nessun'altro sembra notarlo.
E' un attimo, e tutte le altre ragazze si gettano addosso a Josh, come se fossero ad una partita di rugby e lui in questo momento avesse il pallone.
- Ferme, FERME!- urlo con tutta la voce che ho in gola. Salto giù dallo sgabello in fretta tanto quanto la mia prestanza fisica mi consente di fare e tento di fare lo spartitraffico tra Josh e le ragazze, cercando allo stesso tempo di proteggermi il naso con le mani. La mascherina potrà anche ripararlo dagli urti, ma ormai ho capito che avere a che fare con una fan emozionata può diventare più pericoloso di un incontro di boxe.
- Uno, due, tre, quattro... - conto le teste di fronte a me, cercando di capire se ho tutto sotto controllo. OK: le amiche di Kel sono sei; sottraendo quella che sta accozzata (attaccata come una cozza) a Josh sono cinque, quindi perchè qui ce ne sono soltanto quattro?
Allarmata, giro lo sguardo per la  stanza, temendo che l'ultima ragazza stia progettando un'irruzione laterale ai danni di Josh o, peggio, che abbia intenzione di attaccarmi alle spalle. Poi, per fortuna, la vedo al sicuro, tenuta ferma dall'amico di Josh.
- Heilà, grazie! - sorrido, ammiccando in direzione della fan: una in meno che può spaccarmi il naso. Poi, però, mi accorgo che è lei che tiene stretto lui, più che il contrario. Allora lui dev'essere sicuramente una persona famosa.
Non che questo cambi le cose: non ricordo comunque il suo nome.
- Hai trovato una fan personale, eh, ehm...? -
- Avan - si presenta lui con un sorriso storto tutto fascino e oscurità. Per fortuna,  non sembra troppo dispiaciuto delle attenzioni della ragazza. La cosa mi fa pensare che il suo momento di gloria sia iniziato da poco... probabilmente lui non è ancora stato aggredito da una sua fan. Per un momento mi chiedo se dovrei avvertirlo del rischi del mestiere, ma poi mi dico che il "meglio prevenire che curare" è una gran fregatura e che non ha senso farlo preoccupare prima che ci sia effettivamente il pericolo di un'aggressione. Che si goda le sue fan, finchè non diventano violente!
- Avan, huh? Tienitela stretta -.

***

Visto che Josh è troppo buono, quella mattina finisce per offrire la colazione anche alle ragazze. E io che pensavo di dover spartire quei pancakes solo con lui, Jen e Kellie!
Poi, sempre visto che Josh è troppo buono, finisce per fare un autografo a tutte le ragazze. Infine, visto che è giunta l'ora di andare a lavoro e che Josh è davvero troppo buono, si offre anche di far assistere loro ad una giornata sul set... e come potrebbero rifiutare, le ragazze?
E' ormai sera quando gli allenamenti di Josh terminano, ed è stata davvero una lunga giornata. Insomma, sembrava che qualcuno avesse assunto una squadra di cheer-leaders a tempo pieno. Giuro, ci è mancato poco che Kellie insegnasse loro qualche coreografia per celebrare i cento sollevamenti pesi di Josh, o la fine della sua sessione di addominali! Per non parlare degli ululati ogni volta che Jennifer centrava il bersaglio. Sempre che non fossero impegnate a flirtare con Avan, che se la godeva un mondo a distrarle a bordo pista.
Finalmente, è venuto il momento di accompagnarle all'aeroporto. Ce l'abbiamo fatta a strizzarci tutte nella macchina di Josh e in quella di Avan, mentre Jennifer ha pensato bene di scappare via più veloce della luce, facendo una bella inversione a U nel parcheggio dello stabilimento.
Una volta che le ragazze sono scomparse all'interno dell'aeroporto, giunge il momento di salutare anche Avan. Prima di andarsene, però, lui strizza l'occhio a me e Kellie. - Ci rivediamo presto! -, ci saluta.
Josh gli lancia un'occhiataccia e, convinto che Kellie e io non gli stiamo prestando attenzione, sillaba silenziosamente "Non. Rovinare. La. Sorpresa!".
Sorpresa? Stringo gli occhi, guardando fissi Josh e Avan; poi lancio un'occhiata a Kellie per vedere se si è accorta di qualcosa, ma lei è impegnata a controllarsi i capelli sullo specchietto del SUV di Josh, quindi penso proprio di no.
- Allora ci vediamo quando ci vediamo -. Saluto Avan con una specie di abbraccio rigido e imbarazzato; poi tocca a Kellie, che invece lo strizza senza tanti complimenti tra le braccia. Intanto, lancio un'occhiata incuriosita a Josh, ma lui fa finta di niente e fischietta piano, osservando il cielo, che tende sempre più a un fumoso grigio.
Bene, allora starò al suo gioco e farò finta di non sapere della sorpresa. Ma sarà meglio per lui che sia una bella sorpresa!
- Tranquillo, Avan, diventerai un bravo attore anche tu... Farai successo, prima o poi! - borbotta Kellie, commossa, dandogli qualche pacchetta sulla schiena.
Avan arrossisce di botto e alza le sopracciglia.
- Eh, forse è meglio se andiamo, Kel? - interviene Josh, prendendola per le spalle e allontanandola gentilmente prima che possa combinare altri danni. Io trattengo le risate.

Mezz'ora dopo, siamo di nuovo alla Bat-Caverna, a condividere una cena spartana, comprata ad un take-away sulla strada di casa, quando Josh non riesce più a trattenersi e ci rivela con grande orgoglio che oggi in uno dei suoi Club preferiti, in città, suona un suo amico, che gli ha chiesto di partecipare all'evento per portare un po' di fan e paparazzi, possibilmente, in modo da fargli pubblicità, e ci chiede se abbiamo voglia di accompagnarlo.
Kellie impazzisce di gioia. Abbandona all'istante coltello e forchetta sul tavolo e corre di sopra a prepararsi. "Non c'è tempo! Non c'è abbastanza tempo!" urla, sgomenta.
Josh mi guarda per qualche secondo, poi sorride. - Ballerai con me stasera? - .
- Può darsi - rispondo, mentre lo aiuto a sparecchiare. Devo infilarmi per metà nella lavastoviglie per nascondere il sorriso che è comparso anche sul mio viso.




Heilà! Mi credete se vi dico che non ho aggiornato per tutto questo tempo perchè ho vinto un mese di vacanza ai Caraibi? In Florida? A Creta?
No?
Ehm, fate bene. La verità è che sono una pigra assurda a cui ogni tanto sparisce l'ispirazione D:
Comunque, ecco qui il nuovo capitolo... Ho cercato di farlo bello lungo, ma BOH, non credo di esserci riuscita appieno xD Spero almeno vi piaccia :)
E, ricordate, IL MOMENTO SI STA AVVICINANDO!
Tu-ra-dan-da-duuuuuun!
Oh, fatemi sapere come vi è andato l'inizio scuola! Io devo iniziare l'università e non ho davvero idea di come funzionino i corsi e tutto il resto!
Bacioni a tutti!
Liz




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Capitolo 37
*** Il mio Milkshake è meglio del tuo. ***


Discoteca1 Sento la musica rimbombarmi sotto le scarpe già in strada; il cuore mi salta in gola, come se volesse fuggire il più distante possibile da quel pulsare techno.
Lancio un'occhiata a Kellie, che ondeggia su dei tacchi alti più o meno quant'è lungo il mio femore. E' strizzata in un top attillato e in un paio di shorts argentati, nonostante qui fuori non ci siano più di dieci gradi.
Josh procede di mezzo passo avanti a noi, facendosi strada lungo il viottolo affollato. Abbiamo dovuto fare quasi un chilometro a piedi  perchè i parcheggi nei dintorni erano già tutti occupati e io mi chiedo come faccia Kellie a non zoppicare su quei trampoli se persino i miei piedi, infilati in delle banali zeppe alte pochi centimetri, stanno protestando già da un po'.
Fortunatamente, grazie alla fama di Josh, non dobbiamo far la fila fuori al freddo. Lo vedo gesticolare mentre parla con un buttafuori, che gli dà una pacca scherzosa sulla spalla e poi fa segno di sì con la testa.
Josh si gira verso di noi con un sorriso e ci fa cenno di seguirlo all'interno.
E' strano vederlo così in tiro, coi capelli lucidi di gel, la camicia bianca aperta sul collo e un gilet intonato ai jeans. Mi sembra impossibile vederlo a suo agio qui -mentre saluta amici, stringe mani, sorride- tanto quanto lo era in Kentucky, mentre io fatico ancora a trovare il mio posto a Union, la piccola città in cui abitiamo, e di certo non lo troverò mai qui.
Rimango un po' discosta, cercando di non impicciarmi nei discorsi che fa coi suoi amici; intanto, indago un l'ambiente con lo sguardo.
Il locale si chiama Milkshake, cosa che mi ricorda un po' la canzone di Kelis; in effetti, qui sembra proprio che ogni ragazza cerchi di dimostrare che "il suo milkshake è meglio di quelli delle altre".
L'intero locale è una girandola di toni violacei, sembra di essere all'interno di un vortice di yogurt ai mirtilli e le cameriere che sfrecciano ai bordi della pista da ballo sui pattini a rotelle non fanno altro che aumentare la vorticosità dell'insieme.
- Hey, vieni, ti presento i miei amici! - mi chiama Josh, prendendomi la mano e tirandomi in mezzo al gruppo in cui Kellie sta già sguazzando, completamente a suo agio, appostata in mezzo a due ragazzi biondi e piuttosto carini.
- Questa è Grace, la ragazza che è riuscita a conquistare le simpatie di Guendalina! - spiega Josh quando mi presenta. Mentre i suoi amici ridono, sbuca Avan con un bicchiere in mano.
- Come accidenti hai fatto? - borbotta, offeso; - La prima volta che ho parlato con Gwen, lei mi ha quasi dato una padellata in testa! - . In risposta, balbetto una battuta che riscuote un modesto successo, poi lancio uno sguardo implorante a Josh: Aiuto! Sono un disastro nelle pubbliche relazioni.

Dopo qualche altro minuto di convivenza forzata, mi rifugio in bagno. Rimango davanti allo specchio per la durata di almeno due canzoni, a fissare il mio volto rosso riflesso nello specchio: i capelli ribelli che mi si arricciano sulla fronte sudata, la mascherina sul naso -importuna come un cammello sul monte Everest-, il trucco troppo pesante firmato Kellie e i miei vestiti da bambina. Sono fin troppo consapevole degli aloni di sudore che mi lampeggiano da sotto le ascelle.
Irritata, tolgo il coprispalle, lo ficco in borsa e mi lego i capelli, poi esco.
Raggiungo il tavolo dov'erano seduti Josh e gli altri, ma lo trovo deserto. Mi sento persa.
E adesso dove sono finiti tutti?
Riconosco Kellie in mezzo alla pista che balla a sandwitch coi due biondini di prima, poi Josh che,
poco distante, balla in modo buffo, ma non privo di fascino, con una ragazza dai capelli arancioni.
Senza sapere bene cosa fare, mi avvicino al bancone con l'intenzione di chiedere se preparano anche panini e lì trovo Avan che mi sorride amichevole, cosa che contrasta un bel po' con la sua aria da bel tenebroso.
Mi ci siedo accanto e ruoto sullo sgabello, trovandomi gomito a gomito con lui.
- Dov'eri scomparsa? Ci stavamo preoccupando - scherza, facendo un cenno al barista.
- Ero in bagno a cercare di dimenticare tutto questo viola - confesso con una smorfia. Il barista ci raggiunge e pianta senza riguardo gli occhi nella mia scollatura vuota. Mi affretto a tirare su il top di lustrini neri che mi ha prestato Kellie, rossa in viso. Il top ha una bella scollatura; io purtroppo, però, non ho niente da esporci.
Avan fa un fischio per richiamare il barista all'ordine e ordina un drink, poi mi chiede se voglio qualcosa.
-Tanto Josh ha detto che offre lui - spiega. I suoi occhi scintillano divertiti quando ordino una coca cola.
- Cos'è, sei incinta? Perchè stavo proprio pensando di invitarti a ballare, ma se sei già impegnata...-.
Scuoto veloce la testa. - No, no, è che non apprezzo la filosofia degli alcolici - ci tengo a precisare.
Lui scrolla le spalle, poi entrambi sorseggiamo in silenzio i nostri drink, pescando ogni tanto una patatina dalla terrina che ci ha portato Omar, il barista, poco fa.
- Ma come fanno? - domando all'improvviso.
- A far cosa? - chiede lui, scrutandomi coi suoi occhi scuri.
Deglutisco, lo sguardo fisso su Kellie attorniata dai ragazzi, poi su Josh, che lascia tranquillamente che la tipa arancione gli si strusci addosso.
- Ad esseri così disinvolti, a stare così vicini ad una persona pur sapendo di puzzare di sudore, o di avere l'alito che sa di alcool.
- L'hai detto -, replica lui. - L'alcool è la risposta. Bevi un paio di bicchierini e sei a posto -.
- E come mai tu non ti stai scatenando, allora? - lo rimbecco.
- Aspettavo la persona giusta - risponde, sollevando un angolo della bocca in un mezzo sorriso.
Il mio sguardo corre a Josh che balla in pista, stavolta con una brunetta. Alzo un braccio per attirare l'attenzione di Omar.
- Cosa mi consigli per la prima volta? - domando, decisa, ad Avan.

Pochi minuti dopo, siamo in pista e io cerco di scatenarmi. Lui mi balla di fronte, ogni tanto percorre con lo sguardo tutta la mia figura, dall'alto in basso, e mi sorride. Mi prende la mano e mi fa fare una piroetta. Rido, ne faccio fare una a lui, poi lo lascio avvicinare un po' di più. Non lo allontano quando mi cinge la vita con le braccia.
Mi sento la testa stranamente leggera; la mia pelle è coperta da una sottile, fresca patina di sudore, ma non mi importa.
- Allora, c'è qualcosa tra te e Josh? - mi domanda Avan a bruciapelo, la curiosità dipinta in volto, cercando di sovrastare con la voce il volume della musica.
Scuoto la testa e, quando sento un'ondata di calore incendiarmi il viso, mi chiedo se
forse non ho bevuto troppo.
- Proprio no! Perchè? -. Lui mi ondeggia attorno, la mano calda contro il mio fianco, i capelli lunghi a circondargli il viso pensoso sotto il bizzarro cappello a paglietta che porta.
- Non lo so, parla in un modo di te... che gli fa accendere gli occhi ogni volta -.
Lo guardo un'istante, la mente offuscata dai fumi dell'alcool. - Vado a bere un'altro bicchiere. Potrebbe volerci un po' - lo avverto, decisa. Lui annuisce, sorride, poi si gira e subito un paio di ragazze lo avvicina.
Torno al bancone, guardo un attimo i bicchierini di vodka che ne riempono la superficie, guardo le facce delle tipe che li tengono in mano, e opto per una birra.

Cerco una macchia bianca nella massa pulsante illuminata a lampi dalle luci psichedeliche violette. Una volta individuato Josh, mi butto nella massa ondeggiante a ritmo di musica, mi infilo nei pertugi tra una persona e l'altra, allontano con un cenno di diniego un paio di ragazzi dallo sguardo perso che cercano di avvicinarmi, poi finalmente lo raggiungo.
- Josh - chiamo, ma la musica copre la mia voce. La moretta è andata, adesso è il turno di una rossa naturale, il vestito così corto da sembrare una maglietta... una maglietta corta.
- Josh - lo chiamo di nuovo, la mente allo stesso tempo annebbiata e più lucida che mai.
Come in sogno, vedo il mio braccio tendersi davanti a me, illuminato di viola, e agganciare un passante dei suoi jeans. Sorpreso, Josh si gira verso di me. Mi guarda, una domanda inespressa dipinta in volto. Mi guarda anche la rossa; il mio sguardo le risponde che è ora di smammare.
Poi sorrido, incerta, cercando di imitare le tipe che ho visto ballare prima con lui, e gli cingo il collo con le braccia. Ci stiamo muovendo a tempo di musica , ma Josh è un po' fuori tempo. Sembra sorpreso, interdetto.
- Hey - sussurro, avvicinando le labbra al suo orecchio e solleticandogli il collo con le dita.
- Grace? -
- Sì? - sprofondo il viso contro il suo collo, cercando di sentirmi il più ubriaca possibile, di reprimere qualsiasi possibile traccia di razionalità. Mi sto comportando come una facilotta? Il mio cuore batte forte; sia lui che la mia mente rispondono di sì.
Josh preferisce così?
Cuore e mente non sanno cosa rispondere.
- Sei ubriaca? -.
Alzo il viso di scatto; i suoi occhi si piantano nei miei, tristi. Contengono un'accusa, una sfiducia che non posso reggere.
- Non... non ci riesco - la voce mi si incrina. Non so se sono ubriaca oppure no, ma anche il solo averci provato mi fa sentire come se non avessi più nessuna possibilità con lui.
Mi dileguo.
Sto correndo ai margini della pista, facendomi largo a gomitate verso il bagno, quando mi scontro con Avan.
- Hey baby! - mi saluta lui. - Andato a buon fine il piano? -.
Mi passo le mani sul viso, poi alzo lo sguardo. - Tutto il contrario - rispondo, seria.
- Ora, però, mi serve un favore: devo camuffarmi -. Lo guardo, speranzosa.
Avan capisce senza bisogno di altre spiegazioni, si toglie la paglietta dal capo e me la calca in testa. Mi lancia uno sguardo strano, quasi di rammarico, ma non ne capisco il motivo.
Tenendo la tesa del cappellino ben calata sul viso, lo saluto e poi, finalmente, raggiungo il bagno.

Mi infilo in fretta e furia nel cubicolo che sembra il più pulito, abbasso la tavoletta della tazza e mi ci accascio sopra. Mi prendo la testa tra le mani, Sospiro.
Che cavolo mi è venuto in mente, a provare a ubriacarmi?
Cosa che , in primo luogo,
non ha funzionato perchè non riesco a convincermi ad essere così irresponsabile da bere fino a perdere il controllo delle mie azioni; e che, in secondo luogo, non poteva funzionare perchè mi rifiuto di credere che Josh possa apprezzare qualcosa del genere.
Ma allora perchè si circonda sempre da ragazze alticce? E loro come fanno a essere così disinibite se non sono davvero ubriache?
Gemo, portando le ginocchia al petto e nascondendoci la testa in mezzo.
Ottimo, ho bevuto abbastanza da sentirmi accaldata e da sudare senza un motivo ed avere l'alito che puzza di alcool, ma non tanto da dimenticare quello che è appena successo: lo sguardo incredulo, deluso di Josh, le ragazze con cui stava ballando...
Mi premo il viso tra le mani, cercando di scacciare i capelli dal viso, e alla fine risolvo raccogliendoli tutti e incastrandoli sotto il cappello di Avan.
E' inutile: io non sono fatta per questo ambiente.
Il mio posto è quel piccolo paesino del Kentucky, con una coinquilina assatanata, un cane con istinti suicidi e, soprattutto, il vicino di casa che non è una superstar ma una persona qualunque; qualcuno che si rifugia in una capanna sbilenca che ha costruito da bambino invece che comprare una villa con piscina.
Non so come faccia Josh a vivere in mezzo a tutto questo e poi a tornare a casa, alla normalità, e comportarsi come una perona comune. Io sono qui da appena qualche giorno e già inizio a comportarmi come se l'unico modo per avviciare un ragazzo fosse essere ubriaca: che schifo.
Non sono mai stata così schifata da me stessa in tutta la mia vita. Cosa penserebbe Mary Margaret?
Dio, sono così schifata che potrei vomita...
un conato mi blocca la gola, e io mi tappo svelta la bocca con le mani.
No.
Nononono.
Avanti, non ho bevuto così tanto!
Un altro conato. Sento le budella torcersi nello stomaco.
Dai, stomaco, mica dicevo sul serio quando dicevo che potrei vomitare!
Con un verso di frustrazione, mi alzo in piedi ed esco. Non ho nessuna intenzione di rimettere, proprio no, quindi vado a sciacquarmi il viso.
Mi guardo allo specchio. Con quel capellino e le guance arrossate sembro un Jason Mraz trans e ubriaco, e la cosa  non mi fa
certo star meglio.
Una ragazza entra proprio nel momento in cui un altro conato mi fa piegare sul lavandino, e mi lancia uno sguardo che dice "Pivella".
Ok, no, pessima idea. Nessuno deve vedermi in questo stato. Torno a rinchiudermi nel mio cubicolo, mi accuccio davanti alla tazza, alzo la tavoletta e mi prendo la testa tra le mani. Mi impongo di respirare lentamente, cercando di costringermi a credere che non mi viene da vomitare, e il mio sguardo si fissa su un disgustoso puntolino marrone che spicca sulla ceramica bianca del WC.
Ovviamente non è d'aiuto.
- Grace - la porta che sbatte mi fa fare un salto di paura.
Kellie. Che diavolo ci fa qui?
Rimango in silenzio accucciata a terra, sperando che se ne vada. Lei esita qualche istante, poi sento il ticchettio dei suoi passi che si avvicina e un pugno battere forte sulla mia porta.
- Andiamo, Grace, so che sei lì: ho riconosciuto le scarpe che ti ho prestato e mi scoccerei davvero tanto se le sporcassi di vomito! -.
- Io non ho vomitato - mi inalbero-
- Non ancora, ma potresti - insiste, puntigliosa.
- No che non posso. Non c'è nessuna possibilità che... - mi fermo a riflettere.
- Io non ho nessuna possibilità - sussurro poi, premendomi il cappellino sulla testa.
- Di cosa accidenti stai parlando? - sento la voce di Kel appena fuori dalla porta.
Quella ragazza deve avere l'orecchio bionico.
- Hai sentito - replico io, fissando risentita la macchia marroncina nel WC.
Rimaniamo entrambe in silenzio per qualche istante. Poi Kellie bussa forte, insistente, alla porta, come a richiamare la mia attenzione.
Grugnisco in risposta.
- Lo sai cos'è una ship? - chiede.
-Una... nave? * -.
Kellie sbuffa da dietro alla porta.
- E' quando pensi che due persone che non sono fidanzate starebbero davvero bene assieme - spiega, paziente.
- E questo apporto culturale che fine ha, Wikelliepedia? - mormoro, scorbutica. - Non sono davvero dell'umore per ascoltare pettegolezzi su star, adesso -.
- Io shippo te e Josh -.
Per tutta risposta, muggisco come uno gnu ferito a morte.
- No, ascolta, tutte le coppie che io abbia mai shippato poi sono finite assieme: Brad e Angelina, Dori e Wess... -.
- Josh e Jennifer? - le ricordo, sarcastica.
- Non avevo previsto la variabile Grace! - scatta lei, battendo un piede a terra, indispettita.
- Be' ti conviene continuare a non considerarla, adesso che Grace ha mandato tutto a monte - mugugno io in risposta.
- Questo vuol dire che Josh ti piace? - domanda lei, trionfante. Oltre la porta, vedo le sue scarpe alzarsi in punta di piedi per la felicità.
- Perchè sono sicura che anche tu piaci a lui! Anche Jen lo dice! E lei lo conosce da più di un anno!-
- Ah be', allora... - commento, sarcastica.
Kel tamburella con le dita sulla porta, spazientita.
- Vedrai se non si realizzerà anche questa ship - esclama con voce davvero minacciosa.
Trascorre qualche altro minuto di silenzio, poi aggiunge - Comunque ero venuta a chiamarti: dobbiamo tornare a casa -.
Oh no.
In macchina con Josh.
Oh noooooooo.
In macchina con Josh che pensa che sia ubriaca.
Nooooooooooo.
- Ehm, mi porta a casa Avan -, improvviso, pronta a tutto pur di scampare a Josh.
- Avan è andato via dieci minuti fa -.
Accidenti.
Kel batte sulla porta col palmo della mano.
-Grace, avanti! Non so cosa sia successo tra te e Josh e perchè stasera siate così strambi, ma dobbiamo andare! Non ho intenzione di passare il resto della serata così: se non esci entro dieci secondi io esco a ballare e dico a Josh che venga a prenderti lui! -.
Medito qualche sitante, poi, di malavoglia, apro la serratura. - Andiamo -.
Kel mi abbraccia forte. - Ricordati che io vi shippo - mi sussurra all'orecchio, prima di trascinarmi fuori.

In macchina è stato super imbarazzante. Ho iniziato ad evitare lo sguardo di Josh appena Kellie ed io siamo uscite dal bagno e l'abbiamo trovato davanti alla porta con un' espressione illeggibile in volto; non l'ho più guardato in viso per tutto il tragitto fino all'auto e, una volta saliti, ho finto subito di addormentarmi in un angolino del sedile posteriore. E' quello che fanno gli ubriachi, giusto? Non si addormentano all'improvviso ovunque?
In macchina, ho sentito Josh chiedere a bassa voce a Kellie come stavo, ma appena siamo arrivati a casa ho finto di svegliarmi e sono corsa a chiudermi in camera, evitando qualsiasi possibile conversazione. Ho intenzione di non uscire di qui mai più.



Buonaseeeera! Ehm, ecco l'aggiornamento! Purtroppo per voi, se non l'avete capito, nemmeno questo è il capitolo in cui giunge il tanto meritato bacio (mhuahahah); anzi, nuvole di tempesta si profilano all'orizzonte, quindi prendete tanti ventilatori e cercate di soffiarle via *M*/!
Che altro? Ho iniziato l'università, e pensavo che avrei avuto un sacco di tempo per scrivere durante le lezioni, e invece...!
COMUNQUE, don't worry: continuerò a scrivere a casa V_V
E a voi la scuola come va? Superiori, medie, università, scuole serali...? Forza e coraggio che sono quasi arrivate le vacanze di Halloween :D!
Dio santo, e pensare che l'anno scorso avevo iniziato a scrivere un extra su Halloween o_o Magari quest'anno è la volta buona che lo pubblico D;!
Ci leggiamo presto <3!
Baci,
Liz

*SHIP = "barca" in inglese :3



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Capitolo 38
*** Quale sbornia? ***


get out of my room - Grace, dai, esci! - urla Kellie, martellando sulla porta. Ma tanto, con quei suoi pugnetti, i colpi non sono più forti del picchiettio di un uccellino.
E' una mezza giornata che cerca di tirarmi fuori dalla stanza; credo sia perchè si annoia, visto che Josh è uscito per degli allenamenti di nuoto. Li ho sentiti che discutevano, poco fa, mentre Josh le spiegava che non gli era permesso di portarla agli allenamenti, visto che uno degli attori aveva detto di non sentirsi a suo agio ad avere una fan assatanata ad assistere alle prove mentre lui era in tutina attillata.
Ovviamente Josh l'aveva detto con altre parole, ma questo era il succo, e ora Kellie deve pur distrarsi in qualche modo.
Oh, e scommetto che "l'attore a disagio" in questione fosse proprio lui.
- Dai, andiamo a fare shopping! - propone Kellie, dall'altra parte della porta, continuando a martellare come se ne andasse della sua stessa vita.
- E questo dovrebbe convincermi? Fare shopping piace a te! Io non ho soldi per... -  
- Offre Josh!- mi interrompe, mettendosi a trafficare con la maniglia. La porta, però, è chiusa a chiave.
- Ottimo, lo sapevo che i più ricchi sono anche i più scrocconi - la rimbecco, prima di riseppellirmi sotto le coperte.
Per un momento mi scappa un sorriso, mentre mi autocomplimento con me stessa per averla messa fuori gioco sia agli atti che con le parole; poi mi ricordo che, dopo ieri sera non c'è verso che possa risentirmi orgogliosa di me stessa, e mi appallottolo su me stessa, scontenta. Ficco la testa sotto un braccio, fingendo di essere un gufo che si nasconde sotto la sua ala, ma poi sono costretta a desistere: la mia ascella puzza da morire e non è proprio il caso di seppellirci il naso in mezzo, così mi nascondo sotto il cuscino.
- Portaci Josh, a fare shopping. A lui piacerà di sicuro, guarda quanti vestiti si è portato via in valigia - borbotto, anche se sono abbastanza sicura che Kellie se ne sia andata.
- Scommetto che è anche gay. Che cavolo, per non aver capito che volevo ballare con lui, ieri sera... - aggiungo poi, in un sussurro, a beneficio solo mio.
Le parole vengono soffocate dal cuscino, ma mi sento ugualmente un pelino in colpa per quello che ho detto.
Ma poi, scherziamo? Persino un ragazzo gay avrebbe capito le mie intenzioni e, per pietà, mi avrebbe dato corda!
- Grace -.
La voce di Josh, vicina, a qualche metro da me, mi fa quasi rotolare giù dal materasso per lo spavento.
- Josh, ma come accidenti...?! - 
- C'è una stanza comunicante con la tua. Ho trovato la chiave -. Sorride, poi indica con un cenno una porta vicino all'armadio, che credevo fosse incastrata e inagibile da secoli e che ora, invece, è spalancata.
- Come stai? Ti ho portato un'aspirina -. Josh poggia un bicchiere d'acqua e una scatola di pastiglie sul comodino, poi rimane in piedi di fronte a me, impacciato. Cerca di assumere un'espressione severa, ma non è per niente convincente. Tiene le mani appese ai passanti, gli stessi passanti che ho arpionato io ieri sera, e mi guarda di sotto in su, a disagio.
Per tutta risposta, prendo il cuscino tra le braccia e ci premo la faccia come se stessi cercando di soffocarmici.
- Non ho bevuto tanto da avere la sbornia! - mi lamento - E' solo che reggo poco... Ma chissenefrega, non ero davvero ubriaca! -.
Finalmente trovo il coraggio di alzare gli occhi, in cerca dei suoi. Le sue iridi verdi-castane sono fisse su di me, le sopracciglia corrugate e le labbra strette in una smorfia preoccupata. Infine, decide di sedersi di fianco a me sul materasso. A dir la verità, si siede su una delle mie gambe, nascosta dalle protuberanze della coperta. Facciamo un salto tutti e due -lui per la sorpresa, io per il dolore- poi Josh si sposta qualche centimetro più in là. Sospira. - Grace, perchè... - inizia, tenendo lo sguardo basso, fisso sulle mani che tiene intrecciate in grembo. Non continua la frase. In silenzio, allora, faccio camminare su due dita la mia mano fino alle sue ginocchia, le scalo come un alpinista coraggioso, e poi infilo la mia mano tra le sue. Con la punta delle dita sfioro le sue nocche, e mi concentro su questo prima di essere pronta a dire: - Scusa -.
Tengo gli occhi bassi, fissi sulle nostre mani strette le une alle altre, per nascondere le mie guance, che ardono per la vergogna. Una delle mani di Josh si agita, un pollice si alza, quasi si fosse appena svegliato e si chiedesse cosa si fosse perso mentre faceva un sonnellino; poi intrappola il mio indice, agganciandolo, e lo sfiora in una carezza.
- Non lo so neanche io cosa mi è preso - confesso, scrollando le spalle. - Mi sentivo così repressa... E tutti quelli che sembravano divertirsi avevano il bicchiere in mano, quindi... -
Sento uno strano blocco in gola, che mi rende difficile parlare, ma ce la metto davvero tutta per spiegare a Josh cosa mi ha portato alla pubblica umiliazione di ieri sera. In qualche modo, spero che, se gli spiego perchè mi sono comportata da tale idiota, lui poi possa dimenticarlo o, perlomeno, far finta che non sia mai successo.
E invece, Josh non mi rende certo le cose semplici, visto che pensa bene di interrompermi. - Dio, ti ho traviata! - dice, sgomento, come se avesse ricevuto un'improvvisa rivelazione.
- Joshu-a, non è vero! - lo rimprovero, pizzicandogli un dito. - E' solo che sono un po' in ritardo con le esperienze giovanili... e la mia prima sbronza l'ho avuta a vent'anni invece che a quindici, ok? -. Soffio l'aria fuori dalle guance, imbarazzata, e solo poi penso che adesso l'aria deve puzzare di aroma di muffa, visto che non ho ancora lavato i denti. Serro immediatamente le labbra.
Intanto Josh, ignaro di tutto (probabilmente è nato senza il senso dell'olfatto), sbotta - Ma non dovevo lasciarti da sola così! - si gira verso di me, le sopracciglia talmente alzate in un'espressione di dispiacere, che temo potrebbero sparirgli tra i capelli per sempre e non tornare più giù. - E' solo che... -.
- Solo che non sei il mio baby sitter, accidenti. Avevi tutti i diritti di andarti a divertire -, chiarisco.
Poi mi rendo conto che forse lui stava per aggiungere qualcosa di importante, visto che adesso si sta mordendo le labbra con aria colpevole ed evita in modo del tutto evidente il mio sguardo.
- Ok, è il tuo turno al gioco dei "solo che", continua - lo esorto.
Lui scioglie la mano dalla mia e inizia a tracciare dei lenti arabeschi sul mio copriletto. - Ecco... Avan mi aveva chiesto se vi lasciavo un po' soli perchè voleva conoscerti, così ho cercato di tenermi impegnato per la serata -.
- Ouff - sbuffo, piegandomi come se mi avessero appena tirato un pugno in pancia.
- Grace? - si preoccupa lui. Accidenti, dovrei limitare le mie reazioni drammatiche a quando sono da sola! Ma è davvero come se qualcuno mi avesse appena cucito un sasso nello stomaco, credetemi.
Mi tiro su di scatto e, fulminandolo con gli occhi, mi avvicino al suo viso in modo che possa apprezzare in tutta la sua intensità la puzza del mio fiato, poi esclamo, arrabbiata - Be', potevi semplicemente avvertirmi, invece che sparire come se io fossi un'appestata da cui scappare! -.
Quindi un suo amico gli chiede di lasciarci soli e lui lo asseconda come un bravo pappone? E non aveva neanche indosso la camicia da pappone hawaiano, quella sera!
Ma questo non c'entra... Comunque, alla faccia delle ship di Kellie! Josh non avrebbe dovuto difendere il mio onore, o qualcosa del genere?
Per tutta risposta, il Nemico Pubblico Numero Uno alza le mani davanti a sé, come a difendersi. - Ok, ok, ti ho chiesto scusa! - (Cosa? Forse nella tua mente, baby! Io non ho sentito alcuna scusa!) - E comunque pare che vi siate divertiti - esclama, risentito, indicando la paglietta di Avan che ho portato a casa ieri e che ora è appesa di sbieco sopra la lampada da comodino.
- Cosa? Vi siete divertiti a fare cosa?! - esclama Kellie, dall'altra parte della porta.
Josh e io sobbalziamo all'unisono.
- Kel, sei rimasta lì dietro tutto il tempo? - domando, colma d'ira.
- Eh sì, se non mi aprite! - replica, spazientita. Posso quasi percepirla alzare gli occhi al cielo mentre parla.
Guardo Josh, che alza le sopracciglia come a dire "cosa ci vuoi fare?". Kellie, intanto, dall'altra parte della porta urla - Be', adesso che avete fatto pace possiamo uscire? Io e Dim, ieri sera, ci abbiamo messo solo dieci minuti a chiarire: prendete esempio! -.
- Fatto pace?- ripeto, spalancando gli occhi.
 - Non è così semplice, non siamo mica bambini... Non si può semplicemente fare pace...! - borbottando come una caffettiera, mi alzo e, rapida, attraverso la porta da cui è entrato Josh e me la chiudo a chiave alle spalle. Per fortuna quel pappone aveva lasciato la chiave nella toppa.
Veloce, raggiungo la porta della camera che dà sul corridoio e chiudo a doppia mandata anche quella, mentre sento Josh esclamare - Ma cosa...?! - in camera mia, quasi all'unisono con Kellie che, in corridoio, esclama - E adesso cosa sta succedendo?! -.

Potrò finalmente rimanere immusonita un po' senza venire disturbata, o no?




Holaaa! Nuovo aggiornamento... cortissimo, lo so, ma spero di rimediare postando il seguito tra poco! Forza e coraggio, manca davvero poco :D! E dopo che succederà quello che succederà (sì, lo sapete di cosa sto parlando v_v)... aaaah, non lo so D8! Mi sento come quando si aspettava la fine del calendario Maya: cosa succederà dopo che Josh e Grace si baceranno?
La storia diventerà una ff porno?
No, mi spiace u_u
La storia continerà?
Sì, mi spiace per voi >:D Spero continuerete a seguirla!
Rivedremo P.T.?
Assolutamente sì! Diamine, non vi manca P.T.? A me manca da morire!
Ho deciso: nel prossimo capitolo Grace bacia P.T. e Josh scopre di essere innamorato di Avan v________v
SPOILERONE! Vi gusta?
Ok, sono impazzita D; Dunque io vi saluto, vi mando un sacco di baci e... alla prossima!

Lizz

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Capitolo 39
*** Fuga al centro commerciale. ***


Shopping1 Sto mugugnando in santa pace, chiusa a chiave nella camera di fianco alla mia, quando un delizioso odore di dolce appena sfornato si infiltra sotto la porta. Curiosa, sgattaiolo al piano di sotto per vedere "cosa bolle in pentola" e trovo la cucina ridotta ad un macello. Scie di farina ricoprono pressochè tutte le superfici, punteggiate di macchie di cioccolato, schizzi di uova e chissà che altro... Per non parlare del disastro di gocciole di cioccolato finite per terra!
Evitando le macchie di sporco più evidenti, mi avvicino ai muffin appena sfornati, appoggiati a raffreddare sul fornello, e mi impossesso del più vicino.
Per occultare ogni prova della mia presenza, poi, mi affretto a buttare la carta del muffin nel cestino. Quando apro la pattumiera, però, la scopro colma di dolcetti bruciacchiati. Devono essere almeno due infornate andate male, a giudicare dalla massa di materiale nero ammucchiato nel sacchetto. Chissà quanto impegno ci è voluto a  fare tutto... per tre volte! Sta forse per arrivare un ospite?
Di certo non ho intenzione di farmi sorprendere in cucina, in pigiama e tutta scarmigliata, da qualche amico di Josh. Il solo pensiero che l'amico in questione possa essere Avan o qualcuno che conosco di vista mi fa correre un brivido lungo la spina dorsale, così mi affretto a mangiare il muffin.
 
E' una delle cose più buone che abbia mai assaggiato. La crosta croccante dà la soddisfazione di sgranocchiare; al contrario, la parte inferiore è soffice e delicata. Per non parlare del cuore di cioccolato fuso che si nasconde all'interno!
- Mmmh - mormoro deliziata mentre chiudo lo sportellino della pattumiera, pronta a filarmela di sopra. Una voce alle mie spalle, però, mi fa sobbalzare.
- Passato il broncio? -. Josh, appoggiato allo stipite della porta, mi sorride con aria birbante; alle sue spalle, Kellie ridacchia.
- Puoi averne un altro, se vieni a fare un giro con noi - promette, quello sciagurato.
Ed è così che mi convincono ad uscire dalla tana.

***

Ricordando improvvisamente il modo meschino con cui mi hanno corrotto, lancio un'occhiataccia a Kellie e Josh, che canticchiano a ritmo di una canzone dei Lumineers dai sedili anteriori dell'auto.
Siamo diretti verso uno dei più grandi centri commerciali della città. Kellie ha detto che lì c'è un negozio che non si trova praticamente da nessun'altra parte e che, fatalità, è il suo preferito.
Mi vengono i brividi al solo pensarci: scommetto che sarà immenso, pieno di luci, colori e prezzi assurdi.
Cerco di distrarmi pensando ad altro; osservo il paesaggio che ci scorre sotto gli occhi e mi auguro che il centro commerciale più grande di L.A. disponga almeno di una libreria.
Tutto d'un tratto, mi torna in mente una cosa.
- Kellie, cos'è successo tra te e Dimitri ieri sera? - domando, sporgendomi tra i due sedili della macchina.
- Oh, giusto, a te non l'ho raccontato! - si anima lei. Si affretta a spegnere la radio, ignorando le proteste di Josh ("Hey, mi piaceva quella canzone!"), e si gira verso di me.
- Stavo ballando con quegli amici biondi di Josh - oh, giusto, la passione di Kellie per i biondi - e mi stavo davvero divertendo... - come se ci fosse bisogno di specificarlo - quando, all'improvviso, è arrivato questo gigante biondo e ha lanciato un'occhiataccia ai due tipi. Quelli se la sono squagliata senza fare domande (alla faccia dei galantuomini: poteva essere un pazzo!) e io ho riconosciuto Dimitri. Ho iniziato ad urlargli contro che non aveva il diritto di fare il geloso, se lui poi andava a farsela con le sue clienti, ma c'era così casino... e lui è così alto... - sospiro sognante - che non ha sentito niente di quello che gli ho detto. Mi ha chiesto di accompagnarlo fuori e mi ha giurato che non aveva mai nemmeno pensato di tradirmi, che non avevo motivo di essere gelosa. Tantopiù che lui si è imposto come regola di non avere mai relazioni con le sue clienti. Insomma, abbiamo fatto pace - potevo solo immaginare cosa sottintendessero queste parole - e sono stata fuori con lui (era in servizio... Ti rendi conto? Si è allontanato dalla sua posizione di sorveglianza per venire a parlare con me... poteva perdere il lavoro!) - trillo emozionato da parte di Kellie - per il resto della serata. Ed è stato così carino da darmi la sua giacca per ripararmi dal freddo! Comunque, dicevo, - sbuffa seccata per aver perso il filo - sono rimasta fuori con lui finchè non è uscito Josh a cercarmi per chiedermi se potevo dargli una mano e recuperarti dal bagno -.
Mi rimpicciolisco al pensiero di aver interrotto un momento romantico tra Kellie e Dimitri, anche se di certo non era mia intenzione.
- Mi... mi dispiace che vi siate dovuti interrompere per colpa mia - biascico, scontenta.
Kellie, però, scrolla le spalle. - Avevamo già chiarito tutto.Anzi, stavo iniziando ad annoiarmi, a vedere che faceva entrare tutti. Speravo avrebbe buttato fuori qualcuno! - sorride - E poi, volevo davvero vedere com'eri da ubriaca -.
Per tutta risposta, incrocio le braccia al petto e la fulmino con lo sguardo. - Io non ero ubriaca! -.
Kellie agita una mano, come a far volare via le mie proteste, poi salta sul sedile. - Un momento! Ora che ci penso, Josh, come hai fatto a capire che ero fuori con Dimitri? -.
Josh scrolla le spalle, ma dallo specchietto retrovisore posso vedere gli angoli della sua bocca vagamente arricciati in un sorriso. Poi si gira e risponde - Ho semplicemente dedotto che, visto che non eri dentro, fossi fuori -.
Kellie annuisce, convinta, e Josh mi fa un occhiolino.
Ho come l'impressione che lui c'entri qualcosa con questa coincidenza. Insomma, noi che andiamo nello stesso locale in cui lavora Dimitri... Dimitri che lavora nello stesso locale in cui Josh ha un amico...
Poi mi viene in mente una cosa: - Josh non distrarti dalla strada! - urlo, lanciandomi in avanti.


Lui scoppia a ridere.
- Siamo fermi da almeno cinque minuti. Siamo arrivati, ma non volevo interrompere il discorso -.
Si abbandona ad una quieta risata, appoggiato contro il sedile, le mani che ancora stringono il volante.
Io mi lascio ricadere contro lo schienale, imbarazzata. In effetti, di fronte a noi c'è l'imponente figura in vetro e cemento grigio di quella che mi sembra un'enorme crociera arenata. Sulla superficie laterale della costruzione si incastra una scala dalle pareti di vetro azzurro che arriva fino ai piani più alti. Accidenti, questo mostro deve avere almeno sei piani! La vista dall'alto di quella scala non dev'essere molto dissimile da quella che si vede dai grattacieli!
Chissà se Josh, con il suo problema di vertigini, ha mai usato questa scala per arrivare fino all'ultimo piano?
Sto pensando di sfidarlo a farlo, per ripagarlo dello scherzo dell'auto, ma Kellie sta già saltando sul sedile con gli occhi accesi come se avesse appena preso una droga molto forte, trillando:
- Entriamo? Oh, vi prego, entriamo!! -

Due ore dopo, siamo ancora al centro commerciale.
Stranamente, però, non mi sono ancora trovata ad invocare l'arrivo di un uragano o di un terribile terremoto che mi salvi dal supplizio. Anzi, devo ammettere che mi sto divertendo.
Anche Kellie sembra divertirsi: ha già almeno cinque borse appese al braccio visto che, a quanto pare, Josh diceva sul serio quando aveva promesso di pagare tutto lui! Dopo il primo centinaio di dollari spesi, però, potevo vederlo chiedersi se non si stava giusto distruggendo con le sue mani. Io ho ficcato al sicuro in borsa i due libri che ho comprato (rifiutando con decisione di farmeli pagare da Josh) e tengo le mani libere per aiutare Kellie ogni volta che prova l'improvviso impulso di correre in camerino e provarsi una decina di vestiti.
Mentre lei è occupata a depredare i negozi (e a fare foto di tutti gli outfit che prova), Josh e io abbiamo occasione di parlare. Scherziamo un po'; riprendiamo la confidenza che, dopo ieri sera, temevo di aver perso per sempre. Alla fine, riesco anche a farlo confessare di aver organizzato lui il "casuale" incontro tra Dimitri e Kellie.
- Non potevo lasciare che una coppia così si sciogliesse solo per della gelosia immotivata - spiega a bassa voce, scrollando le spalle.
Al momento, siamo seduti sul divanetto di un negozio di accessori, che dispone di un catalogo che va dalle parrucche da clown ai collier di diamanti.
Kellie sta provando nello stesso momento una parrucca nera con la frangetta, che la fa assomigliare in modo incredibile a Kathy Perry, e degli orecchini di diamanti.
- Ah, ho sempre desiderato degli orecchini di diamanti veri - sospira, cercando di incrociare, nel riflesso dello specchio, lo sguardo di Josh. Lui, però, scuote la testa. Le ha appena imposto un budget perchè, a quanto pare, c'è un limite persino alla sua generosità. Per tutta risposta, Kellie si scatta una foto e poi inizia a digitare velocemente sul cellulare.
- J, fammi un favore: la prossima volta, se vuoi sentirti generoso, dona quei soldi ai bambini africani - mormoro, colpendo la sua spalla con la mia. - Kellie davvero non ha bisogno di tutte quelle cose. Non ci stanno neanche, nell'armadio che abbiamo a casa! -.
Lui sorride. - Lo farò -, promette.
Gli lancio una lunga occhiata, mentre lui si distrae a sbirciare cosa sta scrivendo Kellie nel cellulare. Porta un papillon colorato che gira quando si preme il nodo in mezzo e una parrucca di capelli biondi  a boccoli... e probabilmente adesso sta gongolando, convinto che Kellie sia tornata a scambiare messaggi sdolcinati con Dimitri.

E' incredibile come, a volte, sia convinta di aver capito tutto di lui e come, in altri momenti, Josh sia per me del tutto imperscrutabile.
In questo momento, non posso fare a meno di pensare a lui come ad un supereroe. Come Spiderman, che diceva che "a grandi poteri corrispondono grandi responsabilità", Josh è riuscito grazie alle sue conoscenze a far riappacificare Dimitri e Kellie.
E ancora non riesco a capire la sua fissazione di avere un grande debito nei confronti dei suoi fan e il modo in cui si sente obbligato ogni volta a firmare autografi o a fare foto con loro, anche se è impegnato o di malumore.
O se è ancora scioccato dall'assalto della pazza all'aeroporto.
Ripercorro nella mente una scena di poco fa, quando una ragazza ci è corsa incontro e gli ha chiesto di fare una foto con lei. Mi ricordo come lui si è irrigidito quando l'ha vista correrci incontro agitando una macchina fotografica tra le mani, come gli si è incrinato il sorriso quando lei gli ha dato un bacio a sorpresa sulla guancia mentre scattavo loro la foto.
Sono sicura di averlo sentito sospirare di sollievo quando la ragazza si è allontanata; poi ha continuato a guardarsi attorno con aria inquieta per almeno mezz'ora, durante il nostro giro.
Devo trovare un modo di fargli passare questa fissa da supereroe-delle-fan almeno finchè non si riprende, o i suoi nervi finiranno per logorarsi talmente che tra qualche anno urlerà dietro a chiunque lo avvicini.
Josh si gira verso di me e, notando la mia aria preoccupata, fa una smorfia. - Tutto ok? - chiede, porgendomi un paio di occhiali giganteschi con disegnati sulle lenti degli occhi strabici. La montatura arancione chiaro fa a pugni con la mia parrucca verde da punk, e la cosa mi fa sorridere.
- Tutto ok - rispondo - però credo che Kellie stia mandando messaggi minatori a Dimitri per farsi comprare da lui quegli orecchini -.
Quasi ci avesse sentiti, Kellie si precipita da noi e ficca in testa a Josh un cappello da diva color rosa caramella, cercando di convincerlo che sta benissimo anche a lui e che potrebbero comprarlo assieme e poi usarlo una settimana per ciascuno. Non riuscendo nella sua opera di convincimento, si limita a sedersi in mezzo a noi e a scattare una foto al nostro strambo terzetto. Proprio in quel momento, un cappannello di ragazze chiacchierine passa davanti all'entrata del negozio. Hanno tutte la maglietta colorata con un nero sfumato di rosso e un'immagine sul davanti: sono sicuramente una comitiva. Strizzo gli occhi, curiosa, cercando di capire cosa ci sia scritto sulla loro maglia, ma sono davvero troppo lontane.
- Psst - chiamo Josh e Kellie. -Secondo voi di che paese sono? Sono una comitiva turistica? -.
 Probabilmente sono qui a fare shopping, o si sono perse e cercano qualcuno che dia loro informazioni. Ce ne sono parecchie che controllano il cellulare ogni pochi minuti e poi si guardano attorno, come se cercassero di orientarsi. Certo che ce ne vuole a perdersi dentro ad un centro commerciale! Strano, però: sono tutte ragazze.
 - Dove? -. Josh concentra lo sguardo nella direzione che gli indico. Gli ci vuole qualche secondo per individuare il gruppo di ragazze, ma, quando le vede, la sua faccia assume un'espressione infelice.
 - Non per sembrare megalomane, ma... è possibile che ci sia
stampata la mia faccia sulle loro magliette? -.
Non so cosa rispondere; tutta concentrata a strizzare gli occhi in loro direzione, quando giunge il commento di Kellie. - E' sicuramente la tua faccia, quella. Stanno indossando la maglietta ufficiale del film di Hunger Games -.
 Le scappa un piccolo, impercettibile sorriso. - Credo ti stiano cercando. Probabilmente hanno avuto una soffiata e sanno che sei qui -.
Distolgo lo sguardo dalle fan e le lancio un'occhiata. Non posso fare a meno di chiedermi come si senta a stare "da questa parte", adesso: a nascondersi dalle fan assieme a Josh, quando solo qualche mese fa era lei a dargli la caccia.
Istintivamente, mi alzo in piedi e tiro Josh con me dietro un ad espositore di occhiali per nasconderlo alla vista dall'esterno del negozio. Kellie, invece, rimane dov'è, ben decisa a provarsi tutto il resto del negozio.
- Cosa fai? Devo andare da loro - si sorprende Josh. Lancia un'occhiata al gruppo che vaga nel salone centrale dell'enorme centro commerciale, al di là di una fontana illuminata da luci multicolori, e si toglie parrucca, cappello e papillon. Nonostante quello che ha appena detto, non sembra davvero desideroso di buttarsi nella mischia.
- Devi? - domando. 
- Sì, devo - risponde, deciso. - E' grazie a loro che posso fare quello che amo di più. Se sono venute fino a qui solo per incontrarmi, è giusto che vada da loro -.
E quello che dice è giusto... più o meno. Ma il modo in cui lo dice, più come se fosse diretto al suo martirio che ad un incontro con fan adoranti, mi spinge a prendere in mano la situazione.
Josh esce dal nostro nascondiglio e si avvia in direzione dell'uscita a passo fermo. Tiene la mandibola serrata, e posso leggergli negli occhi che si sta preparando ad un nuovo assalto come quello della pazza all'aeroporto.
Il gruppo è fermo in mezzo all'atrio, e parecchie ragazze occhieggiano verso di noi. I loro occhi vanno dal cellulare all'insegna del negozio più e più volte, come a confrontare due immagini, ed è questione di secondi prima che si accorgano del tappetto che va in loro direzione.
Se Josh si ributta nella mischia adesso, senza aver superato quel ricordo, tutte le sue fan finiranno per sembragli delle potenziali assassine; tutti gli incontri con loro saranno uno sforzo; ogni firma di autografi un supplizio. Non può finire così: deve avere tempo per superarlo.
Seguo Josh, che ormai ha quasi raggiunto la porta, e gli afferro una mano. 
- Vieni - dico, tirandolo dietro lo scaffale che separa la vetrina dal resto del negozio. Il suo petto si scontra col mio e rischiamo tutti e due di finire contro un espositore; poi lui si scosta per guardarmi negli occhi, con una chiara domanda dipinta in viso. Qualcosa di molto simile a "Ma che cavolo?!".
Senza rispondere, sbircio oltre gli scaffali, verso l'esterno, e vedo chiaramente delle ragazze indicare il negozio. Impreco mentalmente, poi poso le mani sui suoi avambracci e lo faccio spostare in modo da trovarmi tra lui e la possibile visuale delle fan. Afferro un sombrero, che giace su uno scaffale lì vicino, e me lo calco in testa per essere sicura che dall'esterno del negozio il suo viso sia assolutamente invisibile.
- Grace, cosa fai? - Josh sbircia dietro alle mie spalle, sembrando spazientito e divertito  allo stesso tempo.
- Copro la visuale. Ti camuffo -.
Circospetta, gli ficco in testa un cappello conico con una treccina attaccata, poi lascio scivolare le mie mani lungo il suo viso.
- Tutti hanno diritto a prendersi qualche giorno di ferie, anche gli attori - lo istruisco, avvicinando il mio viso al suo.
- Temo di non aver ancora capito cosa stai facendo - sussurra lui in risposta.
- Faccio finta di baciarti, stupidotto - sibilo. Mi alzo in punta di piedi per essere sicura di essere più alta di lui e inclino la testa in modo che i miei capelli gli scivolino attorno e fungano da tenda tra noi ed il mondo esterno.
I nostri volti, adesso, sono incredibilmente vicini; i miei occhi si incrociano quando cerco di guardare i suoi.
Sento le sue mani scivolarmi sul viso. La pelle ruvida dei suoi palmi mi preme alcune ciocche di capelli sul viso.
- Fai... finta - il suo tono sembra costernato.
- Posso far finta anche io? - domanda poi, con voce roca.
Il suo naso si avvicina al mio -alla mia mascherina di plastica, a dir la verità- e sfiora quel poco di pelle sulla punta che non è ricoperta da garze una, due, tre volte, con deliberata lentezza. La mia pelle sensibile pizzica piacevolmente in risposta; le nostre fronti quasi si toccano, il suo ciuffo mi solletica il viso.
Mi sfugge un'incontrollabile quasi-sorriso. - E questo cosa dovrebbe essere? - mormoro, imbarazzata, trovandomi mio malgrado a strofinare la punta del naso contro la sua. - Il bacio canino? -.
Le mie mani scivolano lungo il suo collo, giù giù fino a rimanere incastrate tra i nostri cuori. Sento il mio tremare contro la gabbia toracica, come fosse l'ipocentro di un terremoto.
Ho paura di quello che leggo negli occhi di Josh.
Ho paura di quello che lui potrebbe leggere nei miei, quindi li chiudo e li tengo serrati.
Percepisco Josh sorridere; sento i muscoli del suo collo rilassarsi. - In realtà, lo chiamano "bacio eschimese" -.
La punta del suo naso è fredda, quando sfiora la mia. Al contrario, il suo pollice è caldo, quando percorre lentamente la forma del mio labbro inferiore.
Josh trattiene il fiato, come per prepararsi ad un tuffo in acqua. Mi sorprendo a socchiudere le labbra, ma ancora non oso aprire gli occhi, terrorizzata dalla possibilità di interrompere qualsiasi cosa stia ... finalmente succedendo.
L'attesa mi uccide. Il cuore mi schizza in petto come se avessi appena corso una maratona.
Josh trattiene il respiro con un suono soffocato, come se gli fosse andato di traverso qualcosa. - Che ne dici di una gara di apnea? - propone, all'improvviso. E io vorrei allo stesso tempo svenirgli tra le braccia per il sollievo... e picchiarlo.
- Una gara di apnea? - domando, incredula. Lui urta il mio naso col suo ancora una volta, poi sorride impacciato. - Non possiamo davvero passare ore a baciarci: non è realistico. Dobbiamo fare una prova di apnea per vedere quanto dureremmo in realtà -.
Non ho mai sentito un'idea tanto intelligente e tanto stupida assieme. Se proprio dobbiamo constatare quanto tempo resisteremmo senza fiato, non potremmo baciarci  basta?!
Mio malgrado, accetto la proposta.
Sia io che Josh serriamo le labbra. Lui si tappa il naso; io cerco di fare lo stesso, nonostante la mascherina. Ci fissiamo tutti e due, così vicini, così... rossi in volto. sento che sto per esplodere, ma non voglio dargliela vinta. Chiudo di nuovo gli occhi, cercando di concentrarmi e resistere, e improvvisamente sento le mani di Josh sul mio viso. Apro gli occhi di scatto: lui si sta avvicinando... di nuovo. Forse, forse è questa la volta buona? Mi mordo il labbro per trattenere un sorriso e, prima che lui possa cambiare idea di nuovo, gli cingo il collo con le braccia e mi avvicino a mia volta.
Prima ancora delle sue labbra, è il suo respiro ad accarezzarmi il viso. Lo sguardo nei suoi occhi è morbido e caldo, il tocco dei suoi polpastrelli sulla mia guancia è bollente...
Poi i bordi dei nostri cappelli si urtano e cadono tutti e due.
In quel momento, lo strillo di una fan: - Ragazze eccolo! E' JOSH! -.
- Corri! - esclamo. Il mio cuore batte all'impazzata, non so se per quello che stava per succedere, o per l'imbarazzo di essere stata vista da un sacco di ragazze pazze per Josh e, sicuramente, con molta più esperienza di me nel campo, in un momento tanto intimo.
Afferro la mano di Josh e me lo tiro dietro. Passando di fianco a Kellie, mi tiro dietro anche lei, che finisce per correre molto più veloce di me nonostante i suoi tacchi alti. Cavolo, se sono fuori forma!
Ad un certo punto, però, Kellie rimane indietro. E' solo dopo qualche secondo che mi accorgo che, ad accompagnare il mio respiro affannoso, c'è il rumore dei passi di una
persona sola.
- Kellie? - mi volto per vedere se è caduta, se si è imboscata con qualche biondo di passaggio, o se è stata presa in ostaggio dal gruppo di fans. Josh si ferma di fianco a me, la sua mano che ancora stringe forte la mia.
Kellie è a qualche metro di distanza da noi; ci metto qualche istante prima di capire cosa abbia in mente.
Saltella e si sbraccia in direzione delle ragazze, urlando "Svelte, sono andati di qua! Presto, Josh è qui!".
 - KELLIE! - urlo, inviperita. Josh è semplicemente incredulo. - Cosa accidenti stai facendo?! -.
Lei si gira, scrolla le spalle ed urla di rimando: - Le aiuto! Non posso fare a meno di immedesimarmi, sorry! -.
Razza di...!
Impreco a gran voce. Stavolta è Josh a tirarmi verso una svolta in quel labirinto di centro commerciale.
Dopo qualche minuto di corsa forsennata scoviamo un buon posto in cui nasconderci: il retro di un ristorantino cinese. Dal cassonetto viene un puzzo così terribile di pesce andato a male che nessuno penserebbe mai che un essere umano possa ficcarsi nei paraggi
di sua spontanea volontà.
- Dunque, - esordisce Josh, ancora un po' ansimante, dopo che ci siamo accucciati nell'interstizio tra il cassonetto e il muro del ristorante.
Mi sfiora giocosamente
il naso con le dita, come a pizzicarlo per evitarmi di sentire la puzza (purtroppo la mascherina impedisce questo tipo di soluzione, però), poi spara la bomba.
- Questa idea del far finta di baciare... come ti è venuta in mente? -
- Oh, la fanno spesso nei film. Di solito funziona, quindi...- commento, scrollando le spalle.
Josh sorride. Abbassa lo sguardo, sovrappensiero, ma il sorriso continua ad aleggiargli sulle labbra. La sua mano si impossessa della mia e, distrattamente, prende a tracciarci dei disegni con le dita.
Il suo tocco leggero mi fa il solletico e, mio malgrado, inizio a ridacchiare e contorcermi, cercando di ritirare la mano. Imbarazzato, Josh alza lo sguardo. La sua mano abbandona la mia e si protende fino a toccare il mio viso. Improvvisamente, il mio cuore sembra ricordarsi dell'incredibile corsa di prima e ricomincia a pompare più veloce di quello di un colibrì, mozzandomi il fiato in gola.
- Oddio, adesso non prenderti troppe confidenze - mormoro, arrossendo. I suoi occhi si illuminano, poi si limita a darmi un lento, leggero bacio sulla guancia.
- Grazie, Gracey -.
 Mentre sul suo viso si apre, a poco a poco, un vero sorriso dei suoi, un po' storto e meraviglioso, io mi chiedo cosa cavolo stia succedendo.




Buon Quasi Natale :D!
Mi limiterò ad augurarvi buone feste e a dire che mi rifiuto di lasciarmi intimidire da qualsivoglia minaccia di morte V_V

Liz

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Capitolo 40
*** La resa dei conti. ***


La resa dei conti - Kellie Dopo una buona mezz'oretta, i vostri intrepidi eroi non ce la fanno davvero più a sguazzare nella puzza di pesce.
Sperando che le fan accanite, capeggiate da Kellie l'Unna Impalatrice, non si stiano aggirando proprio nella nostra zona, Josh e io ci decidiamo a strisciare fuori dal nostro nascondiglio.
La prima idea che ci viene in mente è tornare alla nostra macchina e poi sgommare a casa, ma poi, nonostante il suo orrido tradimento, ci pare davvero brutto abbandonare Kellie al centro commerciale. Tantopiù che per ripicca potrebbe condurre un'intera macchinata di ragazze alla Bat-Caverna... di nuovo.
Per fortuna, Josh conosce un ottimo ristorantino poco distante dal centro commerciale. Ci rifugiamo lì per un paio d'ore a gustare una cioccolata calda densa e profumata e a chiacchierare del più e del meno. Ad esempio, Josh mi racconta che oggi gli hanno detto che per la parte di Finnick Odair, un gran figo nel libro di Catching Fire, è stato ingaggiato Sam Claflin, che è un gran figo per davvero e che pare a tutti e due perfetto per il ruolo.
Accidenti, spero davvero di avere l'opportunità di incontrarlo durante ultimi giorni che passerò qui... Magari proprio mentre gira una di quelle belle scene che lo richiedono mezzo nudo!
Ovviamente questo non lo dico a Josh; mi limito solo a scoppiare in una grassa risata quando si lamenta di come il regista pretenda che lui usi un perizoma sotto la muta da sub con cui deve girare gran parte del film, in modo che non si vedano i segni del costume. Gli consiglio, per scherzo, di mettersi invece quelle strane cose che indossano i ballerini per non prendere botte in certi punti... penso di chiamino "conchiglie". Ad ogni modo, la cioccolata rischia di uscirmi dal naso per la sorpresa quando Josh si dice entusiasta della mia idea e dichiara che il giorno dopo ha intenzione di proporla al regista.

Stiamo ancora discutendo a proposito della conchiglia ("Giuro che non è per imbrogliare sulle mie dimensioni, accidenti! Non ho nessun complesso, Grace, te lo giuro!"), quando torniamo alla macchina e troviamo Kellie che ci aspetta seduta sul cofano, fumante di rabbia.
- Dove diavolo eravate finiti? - sbotta, saltando giù e camminando verso di noi a passi brevi e nervosi.
- E' quasi un'ora che vi aspetto. Alla fine le altre ragazze si sono scocciate tutte perchè non vi trovavano e sono tornate a casa -.
Josh mi lancia uno sguardo d'intesa: l'idea di nasconderci nel bar ha funzionato, a quanto pare. Io, invece, mi limito ad aprire la portiera del passeggero e infilarmi nel sedile davanti. Kellie per oggi è stata retrocessa al sedile posteriore.
Il viaggio in macchina sembra durare all'infinito, immerso in un silenzio di tomba. Spero davvero che così Kellie sbollisca la sua rabbia immotivata e si renda conto di chi ha davvero ragione di prendersela, qui dentro.
E' solo quando arriviamo alla Bat-Caverna e troviamo la macchina di Dimitri ad aspettarci che ci decidiamo a parlare dell'accaduto.
Nel tempo che ci vuole ad aprire la porta di casa e spostarci tutti in salotto, Kellie racconta l'accaduto a Dimitri, sperando nel suo supporto. Lui, però, pur tenendole un braccio attorno alle spalle, si limita a commentare con la sua voce profonda - Non è stato molto carino da parte tua, Kel -.
- Perchè l'hai fatto? - domando, arrabbiata, prima che lei possa riprendere a difendersi. Josh non parla; si limita a fissarla, meditabondo, col mento sprofondato tra le mani.
Kellie si guarda attorno, come sperando che le spunti all'improvviso  un gruppo di supporto di fianco, ma ovviamente non succede niente.
- Ah, be' ... - inizia, un po' sperduta; - Io sono una tua fan, Josh - continua, poi, con voce ferma. Josh annuisce con un sorrisetto. - C'è stato qualche segnale che me l'ha fatto sospettare, sì -.
Dimitri si acciglia, in un inutile sprazzo di gelosia, e io grugnisco, anche se non so bene perchè. Forse perchè è assurdo che Kellie continui a sottolineare a quel modo che è una fan di Josh. E' come se un canguro ripetesse in continuazione "Sapete, sono un marsupiale!". E' sotto gli occhi di tutti, no? Non c'è bisogno di rimarcarlo ogni volta.
Per tutta risposta, Kellie si gira verso di me. - Oh, Grace, non fare la gelosa. Lo sai che non potrei mai pensare a lui in quel modo! -.
- Cosa? - esclamo, allibita. Gelosa? Io? Mi sarei aspettata un commento del genere rivolto a Dimitri, ma cosa c'entro io?
- Non potresti mai pensare a me in quale modo? -. Josh cade dalle nuvole, raddrizzandosi di scatto; Dimitri, intanto, cerca di dissimulare un sospiro di sollievo.
Kellie alza gli occhi al cielo, poi agita le mani in aria come a dire "Dio, aiutami tu!", o "Santa pazienza!", o "Non è questo quello che intendevo, andiamo avanti!" (Kellie è sempre difficile da interpretare) e riprende il discorso. - E' che vedere quelle fan così appassionate che ti seguivano mi ha ricordato com'ero prima di conoscerti di persona. Mi è sembrato di rivedermi in mezzo a loro e... e non ho potuto tradire la fan che è in me! -.
Quella confessione a cuore aperto mi spiazza, soprattutto perchè... ha un certo senso.
Anche Dimitri e Josh sembrano stupiti, ma poi Dimitri assume un'aria da nonno saggio e attira Kellie a sè col braccio.
- Kells ora però non puoi più pensare così! Pensa se lo facessi io col mio lavoro: metterei in pericolo l'incolumità delle persone che ho il dovere di proteggere. Tu vuoi mettere in pericolo l'incolumità di Josh? - le chiede, gentilmente.
Kellie nasconde il viso contro la sua spalla, poi scuote la testa.
- Certo che no! - mugola, la voce soffocata dalla maglietta di Dimitri.
Se il primo pensiero che mi passa per la testa è che spero per Kellie che Dimitri si sia lavato le ascelle, poi, razionalmente, mi trovo a sperare che parli sul serio. E, ancora più razionalmente, penso che, oltre all'incolumità di Josh, Dimitri avrebbe dovuto introdurre nel discorso anche la mia. Insomma, chi ha il naso rotto, qui? Josh o io?

Quando Josh commenta, con tono assolutamente serio, che Kellie può fare ancora quegli inseguimenti se proprio la divertono, ma che deve avvertirlo con un certo anticipo in modo che lui possa assumere un suo sosia per scappare dalle fan al posto suo, l'atmosfera si allenta definitivamente.
Dimitri, che inizialmente era venuto a ringraziare Josh per aver fatto riappacificare lui e Kellie, finisce per unirsi a noi per cena. La serata poi trascorre con una favolosa partita a Risk! (un gioco da tavolo in cui i giocatori hanno il compito di conquistare alcuni continenti del mondo su un tabellone a forma di planisfero). Io ho il compito di conquistare la Russia e, quando ci riesco, faccio andare su tutte le furie Dimitri, che non è riuscito a difendere la sua patria. Proprio mentre gongolo per aver messo al tappeto il Gigante Russo, però, Josh mi soffiò la vittoria da sotto il naso appropriandosi delle due Americhe. Kellie, che ha rinunciato a capire le complicate regole del gioco e ha preferito mettersi lo smalto, si offre allora di preparare una ciotola di pop-corn per calmare le acque. Noi intanto ridisponiamo il tabellone di gioco per una nuova partita, che dura fino a l'una di notte passata.

***

Il giorno dopo Josh ha delle occhiaie spaventose, ma quando i personal trainer gli chiedono cos'abbia mai combinato la notte prima, lui si limita a dire che "ha dovuto conquistare il mondo".
A suo onore c'è da dire che, nonostante stia morendo di sonno, Josh si impegna come ogni altro giorno nei suoi allenamenti quotidiani. Kellie ed io ci facciamo un pisolino di un paio d'ore sui divanetti  approntati per lo staff, poi, un po' più sveglie, pensiamo bene di motivare Josh (e tenerlo sveglio) urlandogli dietro per tutto il tempo cose come "pompa di più!" e "dacci dentro, figliolo!".
Per fortuna, Josh oggi ha anche la prova costumi e per quella non è necessario che sia pienamente sveglio e cosciente quindi, tra un cambio e l'altro, tenta più volte di sonnecchiare in piedi mentre gli stilisti gli sistemano i vestiti con gli spilli e segnano con dei gessetti dove il tessuto cade male e dev'essere sistemato.
Al ritorno guido io. Kellie è tornata ad occupare il sedile del passeggero; Josh russa sommessamente, steso su quello posteriore. Dopo alcuni secondi di silenzio imbarazzato, decido di condividere con lei la notizia di chi interpreterà Finnick per farle capire che non sono più arrabbiata. Anche Kellie è entusiasta della scelta, tantopiù che, intrufolandosi qua e là, ha visto degli schizzi di alcuni costumi che dovrà indossare e ha detto che sono piuttosto succinti. Visto che siamo in tema di nudità, le spiego anche il problema dei perizomi e delle conchiglie (Josh oggi ne ha davvero parlato al regista e ai costumisti e ha detto che si può fare) e, a quel punto, Kellie scoppia a ridere così forte che rischia di svegliare Josh. Passiamo il resto del viaggio a chiederci in che genere di negozio di possano reperire conchiglie e se si possano scegliere cose come colore, forma, dimensione e tessuto, un po' come per i reggiseni, o se ci sia solo una forma standard.
Quando, finalmente, raggiungiamo la Bat-Caverna, ci rifugiamo tutti  e tre in salotto a recuperare le ore di sonno perdute; sono ormai passate le sei del pomeriggio quando Josh si sveglia e, pimpante come non mai, decide che è venuto il momento di rendere la nostra visita a L.A. "davvero indimenticabile".
E' per questo che adesso, in compagnia di Dimitri (che ci ha raggiunti una volta finito di lavorare), siamo diretti alla terrazza panoramica di Hollywood.

Le lettere della celebre scritta sulla collina svettano sempre più maestose sopra di noi ad ogni tornante che facciamo con la macchina; hanno una sorta di fascino spettrale, illuminate dal basso nella penombra serale di settembre. Kellie si sta godendo l'idillio dal sedile davanti, emettendo un gridolino eccitato ogni volta che scorge un angolo delle lettere oltre la cima del pendio e Josh ogni tanto la guarda, divertito.
Incrocio il suo sguardo nello specchietto retrovisore e vedo i suoi occhi socchiudersi mentre sorride. Cerco di ricambiare, ma la mia è una smorfia stiracchiata: sono un po' a disagio, strizzata sul sedile posteriore con Dimitri e con le mani sue e di Kellie intrecciate, di traverso tra i sedili, sulle mie gambe. In questo momento mi sento un po' come un tavolino da caffè.
- Accoci arrivati - Josh interrompe il silenzio, accostando in un parcheggio di fronte alla cima erbosa del colle, da cui trapela la luce dei fari che illuminano le lettere. - Dobbiamo camminare un po', ma vedrete che ne vale la pena: è diecimila volte meglio di come si vede nei film! -.
- Cavolo, allora penso non sopravviverò alla serata - mormoro, trattenendo un sorriso mentre immagino di stramazzare al suolo, colpita a morte dal meraviglioso spettacolo della scritta HOLLYWOOD che si erge tra gli arbusti.
Kellie e Dimitri si stanno già dando un addio appassionato in caso di morte-da-spettacolo-mortalmente-spettacolare; sono un impasto di braccia, gambe, mani, bocche, e io mi ritrovo incapace di distogliere lo sguardo da quell'imbarazzante spettacolo, almeno finchè non sento una mano gentile toccarmi la schiena. - Cosa dici, intanto ci avviamo? -. Annuisco, decisa, e seguo Josh lungo un sentiero illuminato da tenui faretti piantati nel terreno a livello delle caviglie, attraverso un versante del pendio. In breve, ci troviamo di fronte alla città.
Le luci, viste da lontano, sembrano una distesa di lustrini sparsi su un panno di velluto verde; e le stelle, su in cielo, paiono ammiccare in risposta alle luci che si accendono in terra.
Senza accorgermene, mi trovo senza fiato, dimentica della scritta HOLLYWOOD, della presenza di Josh, dei mormorii di Kellie e Dimitri, a pensare che potrei vivere qui per sempre, che potrei fondermi con una lettera della scritta, sedimentarmi lì e non andarmene mai. Mi trovo a pensare che non voglio battere le palpebre, che non voglio perdere nemmeno un istante di quella vista che mi sembra allo stesso tempo così fugace e così eterna.
Il respiro caldo di Josh mi sfiora l'orecchio. - Vieni, c'è una cosa che devi vedere -.
Curiosa, mi giro per seguirlo e, presa da un'improvvisa vertigine, gli afferro la mano. La scritta HOLLYWOOD è di fronte a noi, immensa, pura sotto gli strati di smog, sembra riflettere l'essenza stessa della città che rappresenta.
In silenzio, come se ci stessimo intrufolando in un luogo sacro e proibito come la canonica di una chiesa, ci inerpichiamo sulle rocce erbose su cui poggiano le gigantesche lettere pallide, senza fermarci quando ci graffiamo i gomiti, o quando le foglie dell'erba alta ci tagliano i polpacci. In pochi minuti, Josh è in cima e tira su anche me, aiutandomi a salire sul basamento. Faccio per guardare giù, convinta che Josh volesse portarmi più in alto per farmi vedere un panorama ancora più esteso, ma lui mi blocca. - Aspetta -.
Mi prende una mano e mi fa cenno di seguirlo mentre si infila tra la Y e la W. Ci fermiamo dietro la lettera O e io cerco i suoi occhi per ricevere il permesso di guardare giù, adesso.
Lui sorride, poi mi cinge la vita con un braccio e mi accompagna fino al margine inferiore della O, su cui possiamo appoggiare i gomiti come se ci stessimo affacciando da una terrazza.
Osservo un momento le nostre braccia, che si sporcano della grigia polvere di smog che ricopre la superficie su cui ci appoggiamo, poi alzo lo sguardo e rimango senza fiato.
Per un istante sento tremare le ginocchia, e sono grata di avere qualcosa a cui aggrapparmi per non cadere, sia Josh o la grande Oche adesso appare come una bocca spalancata per la meraviglia.
Da qui, nonostante siamo a malapena qualche metro più in alto rispetto al livello della terrazza panoramica, la vista è ancora più grandiosa, quasi insostenibile: sembra di avere di fronte l'universo stellato e, per un momento, credo di capire come deve sentirsi Dio quando osserva il Creato.
Apro la bocca, inspiro a fondo, cerco di dire qualcosa per esprimere la mia meraviglia, ma non riesco a parlare, rapita come sono dallo spettacolo che mi si erge di fronte.
- Quando vengo a Los Angeles faccio sempre in modo di passare di qui - mormora Josh, e la sua voce sembra perdersi nel vento che soffia e mulina negli intestizi tra una lettera e l'altra.
- E' un posto magnifico per pensare, per prendere un po' le distanze dal mondo quando inizi a non poterne più... E poi lo vedi da qui, e sembra così piccolo e meraviglioso che ti viene voglia di tornarci di nuovo in mezzo, che ti torna la fiducia nel genere umano -.
Mi volto ad osservarlo, stupita. Non credo di averlo mai sentito così pensieroso; non sono nemmeno sicura se quello che ha detto fosse rivolto a me, o se stesse parlando tra sé e sé.
Josh si volta a guardarmi e sorride; nelle sue iridi si riflettono i bagliori delle stelle e dei grattacieli nel buio notturno. Sento il tepore della sua spalla contro la mia, ma il suo braccio mi ha abbandonato; adesso è steso accanto all'altro, di fronte a noi, coperto di sottile polvere grigia.
Le sue mani sono contratte, le nocche bianche come se stesse cercando di aggrapparsi alla superficie lucida della lettera con tutte le sue forze per non venir trascinato via da quel vortice di luci. Il suo viso è rosato, acceso dall'aria frizzante della sera che gli scompiglia i capelli; gli occhi sono luminosi, lucidi a causa del vento; le sue labbra sono distese in un sorriso dolce e inconsapevole.
Il respiro freddo si trasforma in un sospiro, e io abbasso lo sguardo sulla mia mano, così vicina alla sua. La distanza è infinitesimale, mi basterebbe muovere il mignolo per...
Sussulto quando la mia mano sfiora davvero la sua; alzo lo sguardo con aria colpevole e incrocio il suo. Il castano chiaro dei suoi occhi è tinto del blu del cielo e lo rende simile ad un essere ultraterreno, venuto dal cielo, eppure così simile al Josh di tutti i giorni.
Nei suoi occhi c'è sorpresa, incertezza, rivelazione, tenerezza, urgenza.
La sua spalla brucia contro la mia; il cuore batte così forte in petto da farmi male. E' come se ad ogni pulsazione mi sentissi svenire; un'amara consapevolezza mi forma un groppo in gola, dicendomi che anche stavolta succederà qualcosa, qualcosa che rovinerà il momento. Magari un meteorite vagante, una lettera che decide all'improvviso di crollare, una frana, Kellie e Dimitri che diventano zombie e vengono a caccia dei nostri cervelli... E, pima che possa accorgermene, le sue labbra sono sulle mie, e sono carnose e morbide, e il suo respiro affannato si confonde col mio; le sue mani mi circondano il viso, tiepide nell'aria fredda della notte, e posso sentire il battito impazzito del suo cuore attraverso i polpastrelli delle sue dita, e le sue ciglia solleticano la pelle sensibile vicino alle garze che mi coprono il naso... e io sono così sorpresa che sobbalzo, scontro il naso con il suo, vedo le stelle, inciampo all'indietro e scompaio in un cespuglio di erba alta con un urlo.
- ...Grace? - domanda Josh con voce rauca, imbarazzata, dopo qualche secondo. Ci metto un po' a rispondere, troppo impegnata a imprecare mentalmente e a tamponare il naso con una manica. Merdamerdamerdamerdamerdamerdamerdamerdamerdamerdamerdamerda!
- Sanguina? - mormora Josh preoccupato, sbucando all'improvviso di fronte a me, in mezzo alle foglie del cespuglio, e facendomi urlare di paura.
- No-non è niente - replico, frugando nelle tasche in cerca di un fazzoletto; - basterà metterci del ghiaccio e cambiare la garza -.
La sua faccia si accartoccia, e per un momento temo che possa mettersi a piangere per la frustrazione, dato che è esattamente quello ce vorrei fare anche io in questo momento.
- Ascolta, - mi alzo in piedi e cerco di camarlo, mentre lui inizia a borbottare come una caffettiera in ebollizione - Diodiodiodiodio... - e si sprofonda le mani nei capelli, guardando ad occhi sbarrati il sangue che mi esce dal naso.
- Davvero, è tutto a posto. E' questione di qualche attimo. Io... non te l'ho detto, ma mi è successo anche l'altro ieri, mentre mi lavavo i capelli nel lavandino. Si è sistemato tutto, non c'è problema -.
Ovviamente non è vero che mi è successo anche l'altro ieri, ma al momento, col sangue che mi macchia la maglietta, non mi viene in mente niente di meglio per zittirlo.
-Hey, non è che avresti un fazzoletto? -.
Josh si affretta a frugarsi nelle tasche e, per fortuna, ne trova uno che sembra pulito. Me lo premo sul naso, imbarazzata, e per fortuna il sangue si ferma abbastanza presto.
- Visto? Sono a posto -. Allontano le mani dalla faccia e sorrido, dopo aver ripulito il viso per bene. 
Josh sorride di rimando, rincuorato. Mi guarda con una strana luce negli occhi e mi tende la mano.
La fisso in silenzio, chiedendomi se vuole che gli resitutisca il fazzoletto così, pieno di macchie. Alzo la mano che tiene il fazzoletto, con aria interrogativa; lui la prende nella sua, la gira in modo che rivolga il dorso verso l'alto e poi ne sfiora il dorso con le labbra, tenendola gentilmente.
La mia mano ha una specie di spasmo involontario.
- Cosa... cosa fai? - gli chieso, a disagio.
Lui alza lo sguardo, gli angoli della bocca piegati all'ingiù mentre cerca di trattenere una risata. - Be', Grace, io le sto davvero provando tutte. Ogni volta che provo a baciarti o mi starnutisci addosso, o Kellie ci scatena dietro un gruppo di fan, o cadi da una collina. Quindi, forse, con le vecchie maniere...-.
Gli lancio un'occhiataccia.
- Seriamente? "Prima baci la mano, poi baci la ragazza"? Fai sul serio? Prendi le idee dai tuoi stessi film? -.
Lui non cerca di difendersi, scoppia semplicemente a ridere.
- Kellie mi ha istruita bene, sai! - lo redarguisco. Lui, però, senza cancellarsi quel sorriso malizioso dal viso, mi stringe un po' più forte la mano, mi attira a sé e mi bacia.
Finalmente siamo preparati tutti e due, consapevoli, emozionati.
Sento la sua presa salda sul mio fianco mentre le mie braccia gli circondano il collo. E non mi importa niente se questo non è il tipico bacio in cui la ragazza si alza in punta di piedi -anzi, probabilmente è Josh quello costretto a stare in punta di piedi, adesso- perchè non avrei potuto desiderare niente più bello di questo.
Le braccia di Josh mi cingono la vita in un abbraccio così stretto che mi mozzerebbe il fiato, se già non l'avessi perso tutto. Percorro con la punta delle dita la linea decisa della sua mandibola, indugiando sul suo collo irruvidito da una barba leggera, poi mi abbandono alla sensazione delle sue labbra che, morbide e calde, gentili e sicure allo stesso tempo, giocano con le mie.
Ricambio il bacio come posso, dall'alto della mia unica esperienza, e sento che le gambe mi diventano molli. E' un attimo, e quando i nostri nasi si sfiorano di nuovo ed il mio mi manda una forte scossa, mi trovo ad incespicare. Le mani di Josh mi fermano, circondandomi la vita, ma io finisco comunque con la schiena contro la O gigante.
- Accidenti, ti fa tanto male? - sussurra Josh, di nuovo in ansia.
 Certo che mi fa male, ma chissenefrega! Tiro con forza i lembi del suo giubbotto verso di me. Le sue braccia mi circondano forte la vita, fin quasi ad alzarmi da terra, e io mi trovo piacevolmente schiacciata tra il suo petto e il simbolo di Hollywood, con solo il cielo stellato e la brezza cittadini a farci da testimoni.

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Ohilà! Un paio di note chiarificatrici:
1) Risk! E' un gioco da tavolo, detto anche Risiko (è strabello, ma le regole sono impossibili da capire, all'inizio!)
2) "Prima baci la mano, poi baci la ragazza" è tratto dal finale di "The Forger", un film poco conosciuto (ma davvero bello) in cui ha recitato Josh.  Se non l'avete ancora visto e vi ispira, ecco il link dello streaming:
http://serietvsubita.org/category/the-forger/
Purtroppo, che io sappia, è uscito solo in inglese coi sottotitoli italiani >.<

Mmmmh e... ero ispirata dallo scorso capitolo, quindi ci ho fatto un disegno, giusto per perdere tempo! https://24.media.tumblr.com/2bc9bff0eb0454a5f64c747de62b43d2/tumblr_mz1tdiwxyf1rc6u8ao4_1280.jpg

Infineeee... Acciderboli, spero adesso siate soddisfatti/e u_u Da questo momento in poi sarà tutto un pastrugnamento non-stop, non finiranno più di sbaciucchiarsi, faranno la coppia scambista con Kellie e Dimitri, tutti annegheranno nella loro bava...

Ovviamente sto scherzando Vi auguro un buon ritorno a scuola, gentaglia :3!

Oh, un'altra cosa! Ho ancora un bel po' di idee, ma mi farebbe piacere sapere se c'è qualcosa che vi piacerebbe particolarmente veder succedere x) Potrei scriverne come anche no, non garantisco niente, ma forse potrebbe essere divertente :3?

Ci rileggiamo!
Vostra,
Liz

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Capitolo 41
*** Addio, Los Angeles, addio. ***


Josh e Grace1 Un lampo di luce ci illumina all'improvviso. Josh e io ci separiamo, sorpresi, e alziamo lo sguardo al cielo in cerca di nubi temporalesche. Mi stringo nelle spalle, preparandomi al ruggito di un tuono, e automaticamente Josh mi stringe un po' più a sé, come se non avesse fatto altro per tutta la sua vita. Mi volto a guardarlo, cercando di sembrare rilassata; in realtà, vorrei lasciare spazio a quel sorriso smagliante che spinge per uscire sul mio viso e stringergli le braccia al collo, rimanergli attaccata come una cozza per  il resto della serata, se non della mia vita.
Ugh, quanto sono appiccicosa.
 Osservo il profilo di Josh stagliarsi contro il cielo stellato, al mio fianco, e mi dico che è una fortuna che non sappia leggere il pensiero, o in questo istante si sarebbe voltato verso di me con un'espressione terrorizzata in volto. In quel momento si volta anche lui, dopo aver dato un'occhiata in giro, e sorride quando i nostri sguardi si incrociano.

- Che cosa bizzarra - commenta, a bassa voce per non interrompere il magico silenzio della serata. Annuisco in risposta, ma non riesco a non pensare che c'è qualcosa che non quadra.
Rimaniamo in silenzio per qualche tempo, pensando (almeno per quanto riguarda me) se possiamo baciarci di nuovo senza il rischio di finire fulminati, quando il timido frinire dei grilli viene zittito da una voce.
- Kellie! - sibila quello che sembra Dimitri, e le foglie di un cespuglio poco distante fremono.
- Ma erano così carini! Dovevo immortalare il momento -. Questa ovviamente è Kellie.
Alzo gli occhi al cielo, a beneficio di Josh. Lui, trattenendo una risata, mormora - Il flash -. Poi, imperturbabile, come se non avesse sentito lo scambio di battute proveniente dai cespugli, appoggia la fronte alla mia; i suoi occhi, che in questo momento sembrano essere del colore misterioso della notte, catturano i miei.
- E adesso cosa succede? - domando, cercando di nascondere l'apprensione.
- Come, cosa succede? -. Josh sembra sorpreso.
- Cosa succede dopo il primo bacio? -.
L'unico altro ragazzo che abbia mai baciato poi ha cercato di togliermi la maglietta e si è beccato uno schiaffo da far saltare via i denti; spero vivamente che Josh non abbia intenzione di fare lo stesso.  

Josh sembra pensieroso; si inumidisce le labbra con la lingua come se stesse per rispondere, ma poi ci ripensa e si prende dell'altro tempo per pensare.
- Succede che adesso non ci servono più scuse: possiamo baciarci ogni volta che vogliamo - replica, infine, con un luccichio vagamente malizioso negli occhi. Mi attrae a sé, i palmi caldi delle sue mani sulla mia vita, e mi ruba un bacio leggero, quasi a sottolineare il concetto.
Ci metto un po' a metabolizzare la cosa, ma quando capisco che, adesso, se mi viene un'improvvisa voglia di avvicinarmi e abbracciarlo stretto non devo più inventarmi una giustificazione credibile da propinare a lui o agli altri, faccio un gran sorriso.
Poi, però, un altro pensiero si intrufola nella mia mente e mi corruccio.  - Ma così che gusto c'è? E' prevedibile! -.
Torno a guardare Josh: il suo viso è ancora incredibilmente vicino al mio, e il suo naso si scontra con la mia mascherina. - Ti prego, Josh - inizio, con grande urgenza nella voce, - giurami che non diventeremo smielati! -.
Lui ride, stropicciandosi il naso, ma io sono serissima. - Non voglio causare il diabete a nessuno, ok? -.

Per sua fortuna, in quel momento Kellie e Dimitri sbucano da dietro ai cespugli, così Josh non è costretto a rispondermi. 
Il silenzio si è fatto più... silenzioso, e mi dico che probabilmente la coppia di biondi ha spaventato tutti i grilli nascosti nelle vicinanze. Dimitri dà una pacca sulla spalla a Josh; lui sorride in risposta, ma mi sta ancora guardando, quindi è un po' come se sorridesse a me, e gli faccio una smorfia di rimando.
Di comune accordo, anche se nessuno ha proferito parola, ci appollaiamo tutti e quattro su una zona brulla e un po' rocciosa lì vicino e rimaniamo in silenzio a contemplare le luci della città sottostante diminuire di numero a mano a mano che la gente va a dormire.
Le parole che Josh ha detto poco fa continuano a ronzarmi nella mente: " Prima mi starnutisci addosso, e poi... ". Josh ha davvero pensato a me in quel senso per tutto questo tempo? Fin dal giorno in cui abbiamo fatto in bagno nel torrentello? Stava davvero cercando di baciarmi già la prima volta che mi ha mostrato Terabithia?
Per fortuna non ci è riuscito. Non so se al tempo avrei apprezzato la cosa. Certo, il suo modo di fare mi ha attratta fin dall'inizio, ma nei primi tempi non ho desiderato altro che la sua amicizia. E anche adesso questa rimane importantissima per me, ma qualcosa è cambiato e mi rendo conto che, per quanto mi sforzi, non riesco a capire quando quel qualcosa sia cambiato. E come ci si comporta, poi, con un amico dopo che lo si è baciato?
Ripenso a tutte le volte che ci siamo trovati vicini in modo imbarazzante e a quelle in cui ho sperato ardentemente che succedesse qualcosa, ma senza risultato.
Lancio un'occhiata a Kellie e Dimitri, che sono già tornati a baciarsi in un intreccio di braccia e gambe. Loro non ci hanno certo messo molto a capire che erano fatti l'una per l'altro.
- Josh, perchè ci hai messo così tanto a baciarmi? - surrusso, poggiando la testa sulla sua spalla.  
Per fortuna, in quel momento lui è seduto un po' più in alto rispetto a me, altrimenti sarei stata costretta a piegare il collo a novanta gradi e adesso starei decisamente scomoda.
Lui sospira e scrolla le spalle, facendo rimbalzare la mia testa su e giù. Risollevo il capo, decidendo che è meglio lasciar perdere gli atteggiamenti romantici se non voglio rischiare il trauma cranico.
- Scusa, - sorride Josh - non ci sono abituato -.
 Mi prende la mano tra le sue, poi mormora - Sai, nemmeno io ho molta esperienza in baci -.
- Cosa?! -. Tutti i film che ha fatto... Cerco di contare a mente, e sono sicura che abbia baciato almeno quattro persone diverse (Jennifer compresa) solo nei film. Senza contare le prove che devono aver fatto prima e le occasionali fidanzate di cui Kellie mi ha sparlato così a lungo!
Josh sembra leggermi nel pensiero e mi stringe un po' più forte la mano.  - I film non contano! Lì ti spiegano come fare: non è naturale... e le ragazze non possono certo respingerti se baci male.
Insomma, ho imparato a dare baci "scenografici" e tutte le mie ex ragazze erano attrici, baciavano tutte in quel modo: quello che va bene per non scandalizzare i bambini che guardano i film. Ma Grace, io non avevo idea di come baciare una ragazza vera, normale -.
Abbassa la testa, imbarazzato, mentre io mi chiedo chi accidenti abbia deciso che quelle complessate sono le ragazze e non i ragazzi. Possibile che Josh si facesse davvero tutti questi problemi?
-E avevi dei comportamenti così strani, a volte sembrava che non provassi niente per me se non una gran rabbia, altre avrei giurato che volessi baciarmi almeno quanto lo volevo io... ma non sapevo se era vero o era solo tutto nella mia immaginazione! -.
Rifletto un momento sulle sue parole, poi gli do una leggera spallata. - Sì, ammetto di aver mandato segnali un po' confusi -.
Oh, lo so cosa state pensando: questo è un'eufemismo! Ma lasciateci un po' di privacy per chiarire e non siate troppo giudiconi, ok?
- E' che qui mi sento così fuori posto -, ammetto con un sospiro. - Sono tutti così diversi da Union! Avevo paura fossi diverso anche tu, avevo paura di perderti e non sapevo come dirtelo -.
Quando ho finito di parlare mi affloscio un po'. Ho appena detto ad alta voce tutto quello che mi opprime da quando siamo qui, e non è una cosa che sono abituata a fare.
Josh rimane in silenzio, pensieroso, e mi stringe la mano.
- Mi dispiace -, mormora poi.
Mi avvolge un braccio attorno alle spalle. - Ma, per favore, non avere più paura di parlare con me. Dimmi tutto quello che ti passa per la mente, ok? -.
- Lo farò -, garantisco e, cauta, torno ad appoggiargli la testa sulla spalla. - Basta che non ti rimetti a scollare le spalle, ok? -; ma, quando la quieta risata di Josh torna a farmi sobbalzare il capo, capisco che non c'è davvero speranza.

- Bene, tortorelle, pronti ad andare? - domanda Dimitri, una volta sicuro che abbiamo finito di parlare.
Il suo braccio cinge affettuosamente la vita di Kellie e le loro figure si stagliano contro il cielo notturno, così fuse l'una con l'altra da sembrare una persona sola. Chissà da quanto tempo hanno smesso di baciarsi. Chissà se hanno sentito quello che abbiamo detto. Chissà se hanno origliato mentre si baciavano; diavolo, dev'essere impegnativo!
Kellie sbadiglia rumorosamente, ma Josh non si fa intimidire. Sento che si raddrizza tutto al mio fianco, e potrei giurare che in questo momento sta spalancando gli occhi con fare esageratamente sorpreso.
- Scherzi? Vi ho portato qui perchè vediate l'alba! -, esclama.
- Ma domani hai lavoro -, obbietto.
- Ma questa è la vostra ultima notte qui! -. Il tono di Josh non ammette repliche.
Dopo una pacata discussione in cui siamo tutti più addormentati che svegli, decidiamo che l'idea di vedere l'alba ci ispira, ma che non ce la faremmo mai a resistere lucidi fino alle cinque del mattino e quindi è meglio dormire tutti in macchina e impostare la sveglia per la mattina presto.
Accendiamo al massimo il riscaldamento del SUV di Josh e perdiamo qualche minuto a litigarci i posti. Alla fine, Dimitri si aggiudica l'ampio bagagliaio con la scusa che è più grosso di noialtri tre messi assieme, e lui e Kellie stendono i giubbotti sul fondo per renderlo un po' più comodo. Oh, scusate, l'ho dato per scontato? Kellie dormirà con Dimitri.
La cosa riesce loro così naturale che mi chiedo quante altre volte l'abbiano già fatto.
Poi guardo Josh, ricordando la volta in cui abbiamo dormito entrambi nella sua capanna a Terabithia, separati da parecchi centimetri. A quanto pare, la ricorda anche lui, perchè quando si avvicina mi bisbiglia all'orecchio -Vuoi essere la mia bottiglia, stanotte? -.
Le guance mi si incendiano, al ricordo di quel mio stupido segreto. Sì perchè, se non lo ricordaste, io tendo a dormire abbracciando libri o bottiglie piuttosto che ragazzi.
Ci metto qualche secondo, prima di annuire. E che sarà mai dormire con un ragazzo? E' come dormire con una borsa dell'acqua calda che russa, no?
E, a proposito di russare, Dimitri sembra un trombone.
Josh e io stiamo ancora cercando di capire come incastrarci nel sedile posteriore, che il gigante russo e Kellie sono già profondamente addormentati. Per noi, invece, sorge qualche problema.
Il sedile è davvero troppo stretto per permettere a entrambi di stare stesi l'uno accanto all'altra e, se già non fosse chiaro da quanto stiamo scomodi, lo diventa quando io rotolo giù e finisco nell'interstizio per i piedi tra i due sedili.
- Tu stai qui - gli mormoro. Scavalco velocemente i sedili e scivolo su quello del passeggero. Qui, finalmente, posso stendere le gambe come si deve, anche se sono costretta ad una posizione semiseduta.
- Attento alla testa -. Abbasso lo schienale del sedile fin quasi ad avere il viso al livello di quello di Josh. Ci addormentiamo così, guardandoci negli occhi e alternando smorfie e sorrisi, la mia mano nella sua.

Quando la sveglia suona è passato davvero troppo poco tempo da quando ci siamo addormentati. Il cielo è ancora tinto di un indaco scurissimo, ma lo scintillio delle stelle si sta facendo più leggero e in fondo alla città si intuisce una sottilissima lama di luce.
- Josh! Josh, è quello? - domando, rizzandomi sul sedile e scoprendomi, mio malgrado, eccitata come una bambina. - Non sono le luci di quelli che si svegliano presto perchè devono andare a lavorare dall'altra parte della città, vero? -.
Josh scuote la testa e socchiude gli occhi, ancora intontito dal sonno. I capelli gli stanno tutti alzati da un lato e negli occhi ha un'ombra soffice che fa capire come sia ancora immerso a metà nel mondo dei sogni.
- Sei adorabile -, sussurro, sfiorandogli con la punta delle dita la guancia irruvidita da un filo di barba. Lui sorride in modo vago, come se non fosse del tutto sicuro di ciò che ha sentito, e sembra svegliarsi solo quando la macchina sobbalza, nel momento in cui Dimitri e Kellie saltano giù dal bagagliaio.
Dimitri si tiene lo stomaco con aria scontenta e, in risposta al mio sguardo interrogativo, borbotta - Non salto mai la colazione -.
Oooh, povero piccolo.
- Puoi mangiarti Kellie, se vuoi - lo incoraggio mentre scendo dalla macchina.
Josh salta giù subito dopo di me, strizzando gli occhi di fronte al pallido colore rosato che inizia ad invadere il cielo.
- Aaah sbrigatevi, o perderemo lo spettacolo! -. All'improvviso mi sento tirare per mano, e Josh mi trascina nuovamente su per la collinetta, fino a raggiungere le lettere di HOLLYWOOD, che nella tenue luce mattutina hanno assunto una strana tinta perlata.
Dimitri e Kellie ci raggiungono a breve, e tutti e quattro ci affacciamo alla gigantesca finestra sul mondo che l'immensa O bianca
ci regala. Il cielo si sta infiammando dolcemente, poco a poco. La terra sembra accendersi in risposta, mentre anche le finestrelle delle case tornano ad illuminarsi. L'intera scena manda un  messaggio di gioia e speranza così intenso che mi ritrovo a sospirare commossa.
La mia mano cerca quella di Josh, ma questa sembra diventata stranamente grossa. Quando abbasso lo sguardo e mi accorgo che sto tenendo la mano di Dimitri faccio un grosso salto indietro, finendo sui piedi di Josh, che si era fermato alle mie spalle.
Imbarazzata, chiedo scusa ad entrambi, ma il malinteso finisce in una risata collettiva. Finalmente le mie dita si intrecciano con quelle del ragazzo giusto, e la sua presa mi è dolce e familiare. Il suo pollice accarezza piano il dorso della mia mano, e io mi stringo a lui in cerca di un po' di calore nel gelo dorato di quella mattina.
- Ecco perchè ami così questo posto - sussurro. - E' come vedere il mondo nascere -.

***

Quando raggiungiamo lo stabile di addestramento di Josh, Jennifer è sul portone ad aspettarci.
Con un gran sorriso in volto, ci annuncia - Finnick è arrivato -.
Kellie urla in modo assolutamente indecoroso, visto che è ancora attorcigliata attorno al braccio di Dimitri, ma anche io non riesco a togliermi un sorriso idiota dalla faccia.
- Fa la... uhm, la prova costume oggi? - mi informo, cercando di essere discreta. Jen ammicca verso Kellie e me, poi mormora (come se stesse cercando di non farsi sentire da Josh e Dimitri) - Si sta cambiando proprio adesso. Se vi sbrigate lo beccate nudo negli spogliatoi -.
- Davvero? - strilla Kellie, estraendo prontamente il cellulare di tasca, probabilmente con l'idea di portare a casa un souvenir molto particolare. E possibilmente stamparlo e farne cartoline da mandare alle amiche.
Jen scoppia a ridere e ruggisce - Ti piacerebbe! -.
Kellie si affloscia tutta; io cerco di evitare lo sguardo di tutti nella speranza che non notino il mio rossore, e finisco così a guardare per aria. Josh, invece, sospira. - E' arrivata la concorrenza, amico -, mormora a beneficio di Dimitri. Jen deve averlo sentito, perchè si avvicina e affibbia una gran manata sulle spalle a tutti e due. - Proprio così, ragazzi: brutta giornata per farsi vedere con le occhiaie: Sam "Finnick" Claflin oggi è un fiorellino! -.
Josh alza gli occhi al cielo. - Diceva così anche di me, il primo giorno -, scherza.
All'improvviso, un'ombra si staglia sull'asfalto di fianco alle nostre e una voce annuncia la presenza di un'altra persona.
- Ciao a tutti! Mi hanno detto che sono arrivate le vere star e ho deciso che dovevo venire a salutarle -.
Sam è di fronte a noi in tutto il suo splendore, del tutto disinvolto in una specie di gonnellino hawaiano che gli lascia scoperto il petto. Fa un sorriso abbagliante, con tanto di deliziose fossette, poi ci tende la mano. - Piacere, Sam -.
Josh gli salta addosso, contento come non mai di vederlo; per quanto riesco a capire dal loro scambio di battute, sembra che i due abbiano già fatto conoscenza ai provini e che siano diventati subito grandi amici. Fortuna che Sam doveva servire a ingelosire i ragazzi, eh! Questi due sembrano già una coppia di vecchia data, cosa che fa palesemente rilassare il gelosissimo Dimitri.
Mi chiedo se per gli attori di Hollywood sia normale dare tanta confidenza a tutti, o se sia solo una caratteristica di Josh che influenza tutti quelli che gli stanno attorno. Magari influenzerà anche me, prima o poi; non bisogna mai perdere la speranza.
Al momento, però, c'è una questione più urgente che mi preoccupa. Mi avvicino discretamente a Jen. - Quella dovrebbe essere una rete? - domando, cupa, accennando al gonnellino di Sam.
Jennifer annuisce. -Il regista dice che è per non scandalizzare i bambini -.
In quel momento ci raggiunge Kellie e, con voce da funerale, annuncia: - Sapete, sembra la tovaglietta che uso per lare la colazione ogni mattina -.
Passiamo qualche istante a ipotizzare cose come due versioni del film: una censurata per i bambini e una in cui Sam/Finnick indossa una vera e succintissima rete, o una manovra per fregare il gonnellino a Sam e dargli fuoco, in modo che il costumista sia costretto a farne uno più aderente alla descrizione del libro, ma poi Jennifer si spazientisce e va a calmare gli animi dei ragazzi, a cui si è velocemente aggiunto anche Dimitri.
- Sam, insomma! Ti avevo detto di provarci con Grace per far ingelosire Josh, e tu cosa fai? Ci provi con Josh? - lo rimbrotta, spintonandolo. Sam fa una smorfia dispiaciuta, ma non fa in tempo a replicare che Jennifer si illumina e sbotta - Aspetta, ottima idea! E' Grace quella che ha bisogno di qualche spintarella in più! Continua così -.
Io la guardo a bocca aperta, poi sposto lo sguardo su Josh che, alle sue spalle, sta trattenendo le risate. Si porta un dito alle labbra, chiedendomi di non dire niente, e inizia ad avvicinarsi in punta di piedi a Jen.
Kellie che, però, non ha visto il gesto di Josh, si inalbera. - Jen! Stai davvero cercando di far diventare Josh gay? Proprio adesso? -. Le tiro una gomitata per farla tacere, mentre Josh aggira una Jennifer dall'aria sempre più sospettosa e ci raggiunge.
- Proprio adesso? - domanda. - Che cosa è successo proprio adesso? -.
Lancia un'occhiataccia a me e Josh, che la guardiamo con l'aria più innocente che riusciamo a fare, e si avvicina a Kellie. - Sù, cos'è successo? Dimmelo in un orecchio, non lo dirò a nessuno -.
Kellie ci osserva, indecisa sul da farsi, e io guardo Josh in attesa di ulteriori istruzioni. Lui sillaba silenziosamente, in direzione di Kellie, "Fotografa. la. sua. faccia.", indicando Jen, e appena lei ci volta le spalle Josh mi prende le mani e sussurra - Cosa dici, le diamo un po' di soddisfazione? -.
Lo osservo per qualche istante, cercando di decifrare le sue intenzioni e, quando capisco, stringo gli occhi e mormoro - Quanto sei infantile -. Poi, con un gran sorriso, gli cingo il collo con le braccia e lo bacio. Lui mi circonda la vita con le braccia, aggrappandosi alla mia maglietta con le dita, e sento le sue labbra sulle mie sorridere di rimando. 
Kellie deve averci indicati, perchè all'improvviso sento Jen urlare - NON. CI. CREDO!! -, con il tono di un bambino che trova sotto l'albero di Natale un cucciolo di panda.
Quando ci giriamo a guardarla, Jennifer sta letteralmente saltando sul posto, strillando a pieni polmoni, mentre Kellie riprende la scena con un gran sorriso.
Qualche assistente esce a vedere cosa stia provocando tutto quel fracasso, e Dimitri si diletta a spiegare l'accaduto a loro e a Sam mentre Jennifer soffoca me e Josh in uno strettissimo abbraccio ed esclama - Era ora, stupidotti! -.

Il resto della giornata scorre veloce, e la faccia di Josh si fa sempre più assonnata. Dopo la giornata di lavoro, però, insiste a mostrare a me e a Kellie la Walk of Fame.
Sembriamo tutti e quattro degli zombie, mentre calpestiamo l'immenso marciapiede lastricato che porta i nomi delle star più famose del mondo, ma Josh e Dimitri sono ben decisi a mostrarci le meraviglie della città fino all'ultimo secondo prima della partenza del volo che ci riporterà a casa. Nonostante Josh oggi abbia fatto i soliti esercizi sfiancanti per irrobustire il corpo e assomigliare di più al personaggio di Peeta, e nonostante Dimitri stanotte debba fare il buttafuori in un locale in centro, i due si rifiutano categoricamente di dormire un po' per recuperare le energie e ci costringono a scegliere una delle stelle cementate sul marciapiede su cui posare per una foto.
- Poserò sulla tua, un giorno - assicuro, indicando Josh. Lui fa una faccia buffa, come se non si fosse aspettato un complimento del genere e come se, allo stesso tempo, avessi appena svelato uno dei suoi sogni più proibiti.
- Credimi, dopo che Kellie mi ha costretto a vedere tutti i tuoi film posso affermare che ti meriti davvero una stella su questa costosissima strada. E parlo sinceramente, non solo perchè ti voglio un gran bene - dico, più seria che mai.
Josh mi guarda intensamente per qualche istante, poi si lascia scappare un sorriso. Mi prende per mano e mi fa fare una piroetta.
Dimitri e Kellie, intanto, hanno fermato un turista e gli hanno chiesto di far loro una foto mentre si scambiano effusioni sulla Walk of Fame.
- Yuk, noi quello non lo facciamo, ok? - sussurro, indicando le due teste bionde. - Niente dimostrazioni pubbliche d'affetto. Quella con Jennifer è stata la prima ed ultima - ordino, categorica.
Josh sorride, per nulla turbato, e borbotta qualcosa che non riesco a capire, ma che assomiglia molto a "voglio proprio vedere" e che quindi gli merita un goffo pugno sulle costole.

***

Mi decido a dirglielo solo quando siamo in macchina, ormai diretti all'aeroporto.
- Mi mancherai -.
L'idea di rimanere di nuovo a Union senza di lui, di pensarlo in qualche strana isola del Pacifico a  rischiare di prendere la malaria per girare un paio di scene in posti esotici, a ore e ore di aereo di distanza, mi fa stare male fisicamente. L'idea di quanto mi mancherà continua a ronzarmi in testa, ed è insopportabile. Come è insopportabile la necessità che ho di dirglielo ad alta voce.
Durante il viaggio cerco in ogni modo di fare conversazione con lui, sia per tenerlo sveglio, sia per non rimanere sola coi miei pensieri. Dimitri e Kellie, intanto, si baciano sul sedile posteriore da almeno venti minuti, e ormai dovrebbe venire qualcuno a dare loro una medaglia di Apnea.

- Mi mancherai - ripeto, con gli occhi lucidi, quando sto per imbarcarmi.
- Ti chiamerò -, risponde lui con il suo sorriso tranquillo e i caldi occhi castani fissi nei miei. - Ti verrò a trovare ogni volta che avrò una pausa da lavoro. Puoi venire a trovarmi anche tu -.
Annuisco, dicendomi che tra un paio di mesi tornerà comunque a casa per festeggiare il Natale.
- Ma tu odi viaggiare in aereo - mormoro.
- Non se ci sei tu ad aspettarmi dall'altra parte - risponde lui, strizzandomi l'occhio.
Sospiro, mentre lui va a salutare Kellie.
 Mi avvicino a Dimitri, e lui mi stritola tra i suoi enormi bicipiti. - Tienimela d'occhio, ok? - mormora, con quel suo vocione profondo. Annuisco, convinta, e gli do una pacca sulla spalla. - Puoi stare tranquillo, Dim -.
Lui annuisce ripetutamente, come a convincersene definitivamente. Ma  almeno
lui sa già che tra qualche settimana verrà a trovarci in Kentucky.
Josh torna da me e mi prende per le spalle.
Lo guardo negli occhi e prendo un gran respiro. - Mi... -.
Josh soffoca le mie parole con un bacio gentile. - Tu di più -, sussurra. E in quel momento mi rendo conto che sto diventando terribilmente melodrammatica e noiosa e penso bene di rimediare.
- Volevo chiederti se mi portavi un pappagallo come souvenir, in realtà -, lo rimbecco con un sorriso.
- Tutto quello che vuoi -.

La hostess chiama me e Kellie, dicendo che è tempo di salire a bordo. Abbraccio forte Josh un'ultima volta, poi mi affretto su per la scala che porta all'entrata dell'aereo, incespicando un paio di volte per colpa della vista offuscata dalle lacrime.
Kellie mi raddrizza gentilmente ogni volta, e quando ci sediamo fianco a fianco facciamo entrambe un gran sospiro.
- Sai, in realtà questo - e mi indico il viso rigato di lacrime - è perchè mi sono dimenticata di chiedere a Sam una zolletta di zucchero -.
Kellie scoppia a ridere, gli occhi lucidi di commozione, e la seguo a ruota.
Dopo qualche minuto, cadiamo entrambe in un sonno profondo.


_____________________________

Ehilà! Scusate l'attesa, ma vi ripago con un capitolo bello lungo u_u
Lo ammetto, se non mi fossi sentita in colpa, questi sarebbero stati due capitoli xD
Cooomunque, vi avverto: questa è un po' una svolta. Ho un sacco di idee per continuare la storia, ma devo ancora pianificare bene come, dove, quando e perchè succederanno, quindi non sognatevi nemmeno che diventi più puntuale nel postare i capitoli D:
Uhmmm... oh, sì, approfitto di questo capitolo per augurarvi un buon San Valentino e Carnevale e... no, Pasqua no, perchè prima di Pasqua mi autocostringerò sicuramente a mettere un altro capitolo, anche solo per farvi gli auguri xD
Volevo poi avvertirvi che:
1) Nella presentazione del mio profilo ho inserito i contatti di facebook e twitter in caso aveste voglia di... non lo so, sgridarmi perchè Josh e Grace sono troppo smielosi, o tirarmi un calcio nel sedere per farmi muovere a postare, o parlarmi delle vostre storie, o anche solo per un saluto xD
2) Pensavo di postare una stupidissima short-fic su un'altrettanto stupida idea che mi è venuta un po' di tempo fa: cosa farebbe l'autrice che si svegliasse nel corpo di Grace, a Union, e si trovasse faccia a faccia con tutti i personaggi della storia?
Se vi interessa, la posterò tra qualche giorno qui tra le mie storie... Oh, e mi farebbe piacere anche sapere come reagireste voi se vi trovaste improvvisamente a Union di fronte a una Kellie impazzita, a una burbera Guendalina o a un sexissimo Josh!

Mmmmmh... Nient'altro! Se non un sacco di amore per tutti <3
E una scatola di cioccolatini in regalo per chiunque non sia fidanzato/a (*alza la mano*) u_u
Bacioni!!
Liz

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Capitolo 42
*** Nuove minacce all'orizzonte. ***


The comeback E' l'hostess a svegliarmi, mentre cerca di allacciarmi la cintura di sicurezza necessaria per l'atterraggio.
- Faccio... faccio io, grazie - borbotto, cercando di tenere aperti entrambi gli occhi contemporaneamente; cosa più difficile di quello che sembra, credetemi.
Finalmente riesco ad agganciare il meccanismo infernale della cintura, e la ragazza fa un cenno di approvazione con la testa, poi si allontana per andare a palpeggiare altre persone con la scusa di allacciare loro la cintura.
Mi volto a guardare Kellie. E' già sveglia; ha la cintura allacciata e il trucco rifatto di fresco. Mi sorride, poi si tende all'improvviso verso di me.
Io mi allontano d'istinto, pensando che voglia fare qualcosa d'importuno, tipo abbracciarmi, ma lei si limita a passarmi una mano sul viso con aria severa.
- Ti è colato il trucco. Hai le guance piene di strisce nere! -.
Oh, accidenti, chissà cos'avrà pensato la hostess! Ma probabilmente le capita spesso di far finta di non vedere le lacrime di chi si imbarca ed è costretto a salutare le persone che ama.
Per fortuna, prima che possa sprofondare nella depressione più nera e arrovellarmi su questi cupi pensieri, Kellie parte all'attacco e insiste nel volermi risistemare il trucco; non accetta scuse.
- Ma stiamo per atterrare, l'aereo sarà tutta una turbolenza! -.
- Nah, fanno sempre allacciare le cinture in anticipo. Faccio in tempo a truccarti tre volte prima che inizino le manovre di atterraggio, scometti? -.
Guardo l'orologio: segna le quattro del pomeriggio; questo vuol dire che manca ancora almeno mezz'ora all'atterraggio e che Kellie ha tutto il tempo che vuole per perseguitarmi, convincermi e poi pasticciarmi sul viso. Decido di rinunciare in partenza alle proteste e sospiro, rassegnata. Kellie batte le mani con un urletto di felicità.

Quando usciamo dall'aereo ho i segni delle ciglia stampati sulle guance in pieno stile Arancia Meccanica e un segno di burro cacao colorato che parte dalla bocca e mi sfregia la guancia, facendomi assomigliare in modo inquietante al Joker.
I passeggeri che scendono assieme a noi mi guardano con aria curiosa; alcuni sghignazzano, altri si esprimono nelle loro migliori arie di disapprovazione, mentre i bambini mi indicano e chiedono ai genitori se sto andando a una festa in maschera.
- Mai più, Kellie. Mai più - dico, imbronciata.
Cerco di ripulirmi il viso con la mano prima che qualcuno mi scambi per una drag queen e mi chieda di intrattenere i bambini al compleanno della propria figlia. Intanto, Kellie ed io ci facciamo largo trascinandoci dietro i bagagli e cercando Elvis in mezzo alla folla che occupa la zona degli arrivi.  

***

- Siete tornate! -
Elvis ci sorprende alle spalle e ci abbraccia strette. Tiene in mano un cartello con scritto "Le ragazze più belle dell'aeroporto", come fanno gli autisti mandati a prendere le persone importanti, e si dà arie di grande importanza.
Quando ci saluta, però, ci chiama - La mia ciambella e il mio stecchino! - (e ovviamente lo stecchino sono io, non ho bisogno di dirvelo, vero?).
- Elvis, sei dimagrito! - lo rimprovero. Se proprio deve darmi della ciambella, come minimo non dovrebbe diventare uno stecchino anche lui. Per fortuna almeno Guendalina rimane dalla mia parte!
A proposito di sua moglie, Elvis fa un gran sospiro. - Gwenny è a dieta. Mi costringe a "supportarla" -. I suoi grandi occhi azzurri si allargano mesti, quando alza le spalle.
 - Il problema è che lei non perde peso. Credo nasconda scorte di dolciumi da qualche parte - ci confida, poi, con aria da cospiratore.
Kellie fa un verso di compatimento e gli dà una pacca amichevole sulla schiena; io cerco di nascondere un sorrisino. Guendalina è incorreggibile!
- Dovete aiutarmi a stanare le provviste, per il suo bene! -, ci prega Elvis.
In realtà, penso che lo dovremmo fare più per il suo bene, visto che non voglio vederlo morire di fame, ma mi limito ad annuire con aria decisa.
- E poi magari potreste ospitarmi per un po'. Gwenny diventerà intrattabile quando inizierà sul serio la dieta! -. Elvis finge di rabbrividire, ma è chiaro che parla della moglie con affetto. Ammicca, mentre ci fa segno di dirigerci verso l'uscita dell'aeroporto, poi sembra ricordarsi qualcosa. - A proposito, state cercando un'altra coinquilina? L'altro giorno sono passato da casa vostra per controllare che fosse tutto ok, e ho visto Robert che portava una ragazza a visitare l'appartamento -.
Robert, se non lo ricordate (ma come scordare un tipo del genere?), è l'uomo che mi ha affittato la casa qualche mese fa e che poi, senza avvertirmi, ha firmato un contratto anche con Kellie. Accidenti se quell'uomo è incorreggibile! La casa non ha nemmeno tre camere da letto, dove pensa che dovremmo infilare la nuova tipa?
- Non di nuovo! - esclamo, inferocita. Le persone attorno si voltano a guardare, curiose, e Kellie sobbalza, poi mi lancia un'occhiata risentita.
- Senza offesa, Kel, adesso ti adoro... - Ok, forse adorare è una parola grossa, ma ho davvero imparato ad apprezzare la sua compagnia e a considerarla un'amica, - però preferirei non ripetere più l'esperienza -.
Kellie mi lancia una lunga occhiata indagatrice -tanto che mi sembra di essere sottoposta alla macchina della verità-, poi scrolla le spalle e dice  - Non c'è verso che riusciamo a condividere il bagno di sopra in tre persone, comunque -.
- Quel tipo è un furbacchione! - rimarca intanto Elvis, come se ci fossero possibilità che ancora non l'avessimo capito.
- Se avete problemi con lui, abbiamo un paio di stanze al piano di sopra del bar che non usiamo. Potete trasferirvi lì finchè non trovate qualcosa -.
Faccio un gran sorriso ad Elvis, perchè la sua è un'offerta tremendamente gentile, ma il solo pensiero di non vedere più la casa di Josh dalla finestra, o che qualcuno (conoscendo Robert, probabilmente una fan ancora più pazza di Kellie) lo veda correre nel campo e si metta ad inseguirlo, o lo pedini fino a Terabithia, mi fa raggrinzire il cuore ai livelli di una prugna secca.
- Grazie, El - risponde Kellie, dopo che ci siamo scambiate un'occhiata decisa. - Ma penso che combatteremo per la nostra casa, anche a costo di finire sotto assedio -.
Non so se anche lei abbia provato lo stesso istinto protettivo che sento io nei confronti di Josh, o se semplicemente non voglia rinunciare allo spettacolo della corsa mattutina di Josh, quando lui tornerà (no, questo è assurdo... lei non lo ha visto correre, è la mia mente pervertita che si è fissata su quel ricordo!), ma sembra sicura della sua decisione almeno quanto me.
Elvis scrolla le spalle. - Poco male. Se davvero finite sotto assedio, vi verremo a rifornire di provviste. Almeno Gwen avrà una buona motivazione per svuotare la dispensa da quelle diavolerie tentatrici! -.
Poi, quando finalmente raggiungiamo la sua piccola macchina sgangherata, aggiunge sovrappensiero - E almeno posso scappare da voi se mia moglie cerca di mangiarmi -.

Appena la macchina di Elvis accosta con un fischio preoccupante sul selciato accanto al pub, P.T. corre fuori dal locale abbaiando e slittando sul terreno con le zampette corte. Rivederlo mi ricorda Josh in un modo sconcertate, e mi scopro a tirare su col naso, un po' commossa, trattenendo una risata. No, seriamente, devo essere prossima a quell'adorabile periodo del mese in cui tutte le donne vanno in depressione, perchè non è possibile che io sia diventata una tale lagna!
Mi abbasso per prenderlo in braccio e salutarlo, e lui mi salta addosso e inizia a leccarmi la faccia in modo disgustoso. Sembra un pesce pulitore! Probabilmente vuole togliermi dalla faccia tutta quella roba che Kellie ci ha spalmato sopra spacciandola per "trucco".
- Ehw, P.T., apprezzo il gesto, ma preferisco lavarmi il viso con l'acqua! - esclamo, cercando di frenare un po' del suo entusiasmo. Poi mi chino per rimetterlo a terra, e lo spedisco da Kellie perchè sia educato e sbavazzi un po' anche lei.
Quando mi alzo in piedi, vedo di fronte a me Guendalina, in piedi sulla soglia della porta, e le faccio un gran sorriso.
- Ah, la mia ciambellina! - brontola lei, prima di stringermi in un abbraccio stritolaossa.
Decido di ignorare il fatto che anche lei abbia iniziato a darmi della ciambella, anche se la cosa non mi va molto a genio, e passo ad argomenti più importanti.
- Guendalina, cosa ti salta in mente? Perché ti metti a dieta? - la rimprovero. E' così strano che adesso abbia deciso di mettersi in forma proprio lei, che diceva sempre di domandarsi dove le persone magre incastrassero tutta la loro personalità in quel poco spazio che avevano a disposizione.
- Sai com'è, il dottore mi ha detto che rischio il diabete - risponde, tutta mogia.
A quel pensiero, non posso fare a meno di rabbrividire. Anche Mary Margaret aveva il diabete, e guardate com'era finita.
Improvvisamente, non sono più così contraria alla dieta.
Però rimane un'altra questione. - Ma Elvis perché lo metti a dieta? - domanda Kellie, rubandomi le parole di bocca.
Ero convinta che fosse tutta presa dal coccolare P.T., steso arrendevolmente a terra a pancia in su, invece, a quanto pare, stava anche seguendo la nostra conversazione.
- Perchè mi faccia compagnia! - borbotta Guendalina in risposta. Poi incrocia il mio sguardo, che dice "Guarda che so tutto"; arrossisce, capendo che Elvis mi ha raccontato del genere di "dieta" che sta seguendo, e lo guarda un po' male per cercare di recuperare un minimo di contegno.
- Ma Guendalina, non puoi lasciare a stecchetto Elvis, o si dissolverà nel nulla! - protesto. Visto che sembra decisa a non rispondere, le lancio un'occhiatina maliziosa e aggiungo, usando le sue stesse parole contro di lei, - E poi dove la mette tutta la sua personalità? -.
- Nei capelli lunghi... - borbotta Guendalina, contrariata, riferendosi alla lunga chioma grigia che Elvis ha chiaramente fatto crescere per compensare la sua stempiatura.
Kellie mi guarda, incuriosita, ma io mi limito a scrollare le spalleper dirle che le spiegherò più tardi la storia della personalità.
-Senti, lascia stare Elvis. Puoi fare la dieta con... con... - sto per dire che la farò io, la dieta con lei, ma poi mi rendo conto che è una cosa logicamente impossibile. Morirei dopo un singolo giorno di dieta.
Un'unica soluzione si profila all'orizzonte: - Kellie! Kellie farà la dieta con te! -.
Kellie ripete un giorno sì e uno no che vuole mettersi a dieta, nonostante non ne abbia alcun bisogno, ma adesso questa sua fissa potrebbe tornare utile. In più, finalmente avrebbe l'occasione di mettersi d'impegno nel suo progetto, essendo motivata dalla necessità di aiutare Gwen. 
- Saremo compagne di dieta! Ho già i consigli del dietista! -. Entusiasta, Kellie lancia un urletto di felicità e corre ad abbracciare Guendalina, che mi guarda terrorizzata da sopra la sua spalla.
Kellie, intanto, si volta verso di me con una strana espressione, a metà tra quella del personal trainer di fronte ad una sfida emozionante e quella dispiaciuta di qualcuno che non vuole escludere l'amica da un'attività esclusiva ed elettrizzante.
- Grace, dovresti farla anche tu! - trilla, emozionata, probabilmente non capendo che ho messo in mezzo lei proprio per potermi sottrarre a quella tortura medievale.
- Dovrei? - mi acciglio, incrociando le braccia al petto.
- Certo! Adesso che stai ufficialmente con Josh apparirai di sicuro sui tabloid  e devi essere in forma. Tutti saranno pronti a giudicarti.
A quel pensiero, sento il cuore balzarmi in gola. - Da-davvero? -.
Dannazione, io non ho la figura da passerella, ho la corporatura da contadinotta inglese! E contavo di rimanere nascosta qui a Union, come il più sordido tra i segreti di Josh, per il resto della mia vita.
- Dovrò... Oddio, pensi che dovrò accompagnarlo a tutti quegli eventi sui tappeti rossi e robaccia del genere? -.
Oh no. Oh no! Troppa pressione.
Devo parlarne con Josh, dirgli che se vuole può portarci qualcun altro: Kellie, Guendalina, P.T., Sam... Chiunque ma non me!
All'improvviso sento qualcosa di molto simile alla rabbia montarmi dentro nei confronti di Kellie.
E' appena riuscita a distruggere quella felicità, quel senso di tranquillità che era riuscito ad accompagnarmi dalla nottata sulla collina di Hollywood  fin qui in Kentucky: il senso di pace che mi dava la consapevolezza che Josh ricambia quello che provo per lui.
E adesso invece l'idea dell'occhio critico dell'opinione pubblica mi tormenterà per sempre.
- Terrò nascosta la mia presenza - annuncio allora, drammatica, avvicinandomi a Kellie e sottraendole P.T. per una specie di vendetta indiretta. Mi carco in spalla in cagnolino, come un bimbo a cui bisogna far fare il ruttino, e lui uggiola allegramente e cerca di leccarmi le orecchie.
Poi Guendalina sgancia la bomba. - Ma, Ciambellotta, guarda che sei già su PopNews -.
Rischio di far cadere P.T. per la sorpresa. - Sono dove? -. Mi sembra di aver capito qualcosa di simile a "Pop Corn", e per un attimo inorridisco all'idea che la mia faccia stia sui pacchi di popcorn o sui bicchieroni che distribuiscono al cinema. La realtà, però, è ancora peggio: sono su Internet.
- Sul sito di news di Hollywood! Aspetta, adesso Elvis ti fa vedere -.
Dovete sapere che Elvis sembra tanto tranquillo, ma in realtà è una pettegola; ovvio che abbia trovato la news prima ancora che io potessi immaginare di esserci finita.
Kellie, intanto, salta su appena sente la notizia. - Ci sono anche io? - domanda, elettrizzata.

Seguiamo in fila indiana Elvis fino al vecchio computer fisso nel retro del negozio. Io ho la pelle d'oca e, mentre aspettiamo che il computer si accenda, accarezzo in modo convulso P.T. tra le orecchie. Non so se sia per colpa dell'ansia, o se per l'effettiva lentezza del computer (che sembra risalire almeno all'epoca di Giulio Cesare), ma sembra passino secoli prima che Elvis riesca finalmente ad accedere al sito.
Una volta avviato il computer, Elvis smanetta velocemente all'interno della pagina web e trova in attimo la notizia di cui parlava Guendalina.
Di fronte a noi compaiono delle foto di Josh, Kellie, Dimitri e me che camminiamo sulla Walk of Fame, poi un'immagine sfocata della mia faccia durante il party alla Bat-Caverna (ringrazio mentalmente di non essere girata col costume di Kellie addosso, quella sera: ci mancano solo mie foto nel web con addosso delle mutande striminzite e un reggiseno palesemente superimbottito); la cosa sorprendente, però, è la serie di immagini che segue: in una ci siamo io, Kellie e Josh in posa al negozio di scherzi del centro commerciale di LA, e ricordo chiaramente che a scattare quella foto è stata proprio Kellie; in un'altra è catturato il momento del bacio tra Josh e me davanti alla scritta di Hollywood (è forse il prodotto del flash proveniente dal cespuglio da cui poi sono emersi Kellie e Dimitri?); infine, c'è un video.
- Oh, questo non l'avevo ancora visto - commenta Elvis, curioso, prima di premere col mouse sul simbolo di play. Di fronte ai nostri occhi, sullo schermo si ripete la scena del bacio tra me e Josh davanti al capannone delle esercitazioni degli attori.
- Questi paparazzi riescono ad infiltrarsi proprio dappertutto - commenta Elvis, ammirato, mentre Guendalina sospira in modo sospettosamente lacrimoso dietro alle sue spalle, prima di replicare severamente - Quei maledetti non sanno cosa sia il rispetto della privacy! -.
Io non riesco nemmeno a guardarli negli occhi per la vergogna. Mi sento come una ragazzina sorpresa dai genitori a pomiciare col proprio ragazzo, perchè, lo ammetto, ormai considero Guendalina ed Elvis un po' come dei genitori, visto quanto hanno fatto (e continuano a fare) per me.
Anzi, forse sono un po' più come dei suoceri, visto come si comportano con Josh e quanto lui vuole loro bene. Ma qui sto già pensano a me e Josh come ad una coppia sposata, e questa è una cosa melensa, quindi lasciamo perdere.
Un pensiero martellante, intanto, continua a martellarmi in testa: chiunque può vedere quelle foto e scaricare sul cellulare alcuni degli attimi più importanti della mia vita. L'idea mi nausea, e credo di non essermi mai sentita più tradita e umiliata di adesso.
- Come hai potuto? -. Mi giro verso di Kellie, a cui scompare subito il sorriso dalle labbra. - Come? - domanda, confusa. Guendalina ed Elvis ci guardano senza capire.
- Ci hai venduti! - esclamo, battendo furiosamente le ciglia quando mi si offusca la vista. Ci manca solo che lei adesso mi faccia una foto mentre piango e la diffonda sui giornali nazionali!
- E per cosa? Per avere più contatti su quello stupido Twitter? -.
Il suo nickname è scritto proprio in fondo all'articolo, tra le fonti delle notizie; non ha alcun senso che provi a negare. Mi chiedo se la paghino, o se faccia tutto semplicemente per orgoglio personale.
Kellie è rimasta a bocca aperta, sgomenta, ma non cerca di difendersi. Conoscendola, probabilmente è convinta di non aver fatto niente di male.
- Accidenti, sapevo che ti piace essere al centro dell'attenzione, ma arrivare fino a questo punto! - esclamo, pestando un piede a terra per la rabbia. - Hai trasformato la mia vita in un maledettissimo fotoromanzo! -.
Elvis ci guarda sbalordito, Guendalina si acciglia, e Kellie sembra ormai vicina alle lacrime. Sento che devo allontanarmi, perchè se no poi finirò per sentirmi in colpa io per quello che è successo e, per questo motivo, oltre che con Kellie, poi finirò per arrabbiarmi anche con me stessa.
Però non riesco a trattenere la stoccata finale. - Magari di me non ti importa, ma pensa a Josh. Come se non avesse già abbastanza persone a perseguitarlo! -.

Camminando impettita, esco dalla stanza e poi dal locale, tenendo P.T. stretto al petto. Sembra spaventato, perchè se ne sta zitto zitto e mi osserva con i suoi grandi occhi liquidi e dolci. Povera bestiola, lui non c'entra niente in questo macello. - Perdonami cucciolo, non volevo metterti in mezzo - mormoro, sprofondando il viso nella sua pelliccia. Me ne pento subito. Accidenti se ha bisogno di un bagno, questo Piccolo Terrier!
Spaesata, metto giù P.T., che mi scorrazza attorno alle gambe e poi abbaia.
Mi controllo nelle tasche, ma so già di aver lasciato tutto da Elvis e Guendalina, comprese le chiavi di casa, e sono ben decisa a girare alla larga dal bar per almeno qualche ora.
In tasca, però, ho solo pochi spiccioli, un fazzoletto e il cellulare.
Lancio un'occhiata colma di desiderio alla gelateria a pochi passi da qui, ma poi penso che, se prendessi il gelato, poi P.T. si metterebbe a guaire per averne un po' anche lui e, visto che io non sono il genere di persona che fa leccare il gelato al proprio cane e poi finisce tranquillamente di mangiarselo, dovrei comprarne uno intero anche per lui. Il problema è che non mi ricordo se il gelato faccia venire il mal di pancia ai cani (ricordo chiaramente di aver sentito qualcuno che ne parlava) e, d'altra parte, non credo di avere soldi a sufficienza.
Alla fine, decido di prendere un bel pacco di biscotti al supermercato alla fine della strada -lo stesso dove ho preso lo skateboard con Josh- e di condividerlo con il mio fido compare, seduta sul marciapiede.
Ripensare allo skateboard mi fa venire nostalgia di Josh (ci sarà qualcosa in questo paesino che non me lo ricordi?), perciò mi decido a chiamarlo. In questo momento, ho un bisogno quasi fisico di sentire la sua voce gentile, la sua risata, quel suo modo adorabile di pronunciare le "s"...
Mentre ascolto il "tuu-tuu" della linea, in attesa che Josh risponda, mi trovo a sperare ardentemente che i telefoni prendano anche sulla sperduta isola del Pacifico in cui dovrà girare Catching Fire, altrimenti sarò costretta a sopportare un orribile, lunghissimo periodo di astinenza.

- Pronto?
- Ciao! Ho una cosa importante da dirti.
- Omioddio, sei incinta? - esclama Josh, fingendosi preoccupato. Poi si mette a ridere. - Jen si è appena messa a strillare che siamo due irresponsabili, ci è cascata in pieno -.
Sbuffo, cercando di mostrarmi moralmente superiore e di disapprovare il modo in cui si prende gioco di Jennifer, ma, quando Josh protende il telefono verso di lei e le sue strilla mi raggiungono in diretta, non posso fare a meno di scoppiare a ridere.
- Duro il lavoro, eh? - lo prendo in giro.
- Non sai quanto - replica, drammatico.
Lascerei volentieri che la conversazione degenerasse in commenti ironici, battutine e aneddoti vari, ma l'idea del faro dell'opinione pubblica costantemente puntato su di me continua a martellarmi in testa.
- No, davvero, devo parlarti di una cosa - dico, tornando seria. - Non mi avevi avvertita delle condizioni della nostra relazione -.
Josh fa un verso confuso dall'altra parte del telefono, poi lo sento bisbigliare - Jen era uno scherzo! Gliela fai dopo la morale sulle protezioni, ok? Sciò! -.
 Scacciata Jennifer, rimane in silenzio, in attesa.
- Sai, l'essere costantemente sotto i riflettori e tutte quelle cose - mormoro allora, stringendo il cellulare contro l'orecchio con tutte e due le mani, nel tentativo di sentire Josh più vicino.
- Io non ci sono tagliata -.
Josh sbuffa, divertito. - Nessuno ci è tagliato. Ci si abitua, per forza, in un modo o nell'altro -.
Rimango in silenzio per un po', cincischiando con la mano libera con una ciocca di capelli che si è sciolta dalla mia coda di cavallo.
- Non ci riuscirò mai - dico, poi, sincera. - Penso dovremmo lasciarci -.
A  Josh sembra andar di traverso qualcosa, dall'altra parte del telefono. - Cosa?! -.
Gli faccio una pernacchia con la lingua, poi scoppio a ridere. - Cos'è, pensi di essere l'unico capace di fare scherzi? -.
In sottofondo si sente la voce di Jen (che, a quanto pare, ha continuato ad origliare) esclamare "Ben ti sta, nanerottolo!".
Josh sbuffa e minaccia tutte e due di terribili ritorsioni, ma poi torna serio. - Da dov'è che che ti sono venuti tutti questi complessi sull'opinione pubblica, comunque? -.
- Kellie -, mi limito a dire. Poi, però, esplodo come un fiume in piena quando rompe gli argini, e gli racconto tutta la storia delle foto.
Lui rimane in silenzio per un po', dall'altra parte del telefono, e riesco ad immaginarlo senza difficoltà mentre aggrotta le sopracciglia in quel suo modo stranamente sexy (qui lo dico e qui lo nego!) mentre riflette sulla questione. Sono quasi certa di sentirlo mangiarsi le unghie.
In sottofondo, intanto, Jen borbotta - Ha davvero diffuso il video della mia reazione al vostro bacio? Dio santo, ci mancava un'altra figuraccia del genere -.
Rido, mentre Josh sbotta a metà tra il divertito e l'esasperato - Ma si può avere un po' di privacy?! -.
Jen replica all'istante -apparentemente dopo aver preso possesso del cellulare di Josh, visto quanto si sente vicina la sua voce- in tono malizioso. - Voglio sentire se vi dite zozzerie! -.
Dopo un breve trambusto, probabilente a causa di una battaglia silenziosa tra i due, Josh torna in possesso del suo I-phone. - Ok, l'ho neutralizzata - annuncia col fiatone. Poi sbotta - La prossima volta le rubo io il cellulare mentre parla con Nicholas, poi voglio proprio vedere se ci riprova -.
- Vedete di non picchiarvi troppo forte, o nel film si vedranno i lividi - lo prendo in giro, dimenandomi sul gelido marciapiede in cerca di una posizione in cui non mi si congeli il sedere.
Il cast partirà domani per l'isola che costituirà il set delle riprese, e finalmente gli attori abbandoneranno i loro allenamenti per immergersi nella storia.
- A proposito, devi provare degli strani braccialettini verdi per il tuo mal di volo - dico, sovrappensiero, pensando al lunghissimo viaggio in aereo che il cast sarà costretto a fare. - La tipa dietro di me, in aereo, ne ha parlato per tutta la durata del viaggio di ritorno e, a suo dire, sono "portentosi" -.

Io e Josh andiamo avanti a parlare del più e del meno, poi, quando giunge il momento di salutarci, P.T. mi salta in braccio e si rannicchia sulla mia pancia in cerca di calore. Il cielo si è fatto più scuro, e l'aria che mi sferza il viso inizia a diventare davvero fredda, quindi mi affretto a circondare con le braccia quello spelacchiato di P.T. per cercare di scaldarlo un po'. Dopo che ho fatto sentire a Josh il suo saluto canino (un miscuglio tra il suo fiatone puzzolente e un rauco abbaiare), lui mi chiede a bruciapelo - Cosa pensi di fare con Kellie? Vivete pur sempre nella stessa casa -.
Ci penso un po', considerando varie opzioni, ma non mi viene in mente di sensato. - Se non facesse così freddo, mi trasferirei nella tua capanna sbilenca a Terabithia pur di togliermela di torno.
- Non è sbilenca! - si offende Josh, distraendosi dal problema. - E' artisticamente asimmetrica -.
- E' sbilenca -. Il mio tono non ammette repliche. Però, sapendo che Josh è molto, molto orgoglioso per quanto riguarda la sua costruzione, mi affretto a cambiare argomento, per evitare che la discussione vada avanti all'infinito. - Potrei buttarla fuori di casa - considero. Il solo pensiero, però, mi fa sentire crudele in una maniera inverosimile, e non mi ci vuole nemmeno mezzo secondo prima di decidere di cestinarlo.
- Davvero a te non dà fastidio? - domando, allora. Mi sembra impossibile che Josh non si sia scaldato neanche un po' all'idea delle nostre foto finite sul web, pur sapendo che è un tipo pacifico e che non se la prende a male per nulla, a parte per le critiche alla sua capanna sbilenca.
- Ci sono abituato -. Lo immagino mentre scrolla le spalle, al di là della cornetta, e mi scappa un minuscolo sorriso. - A dir la verità, mi spaventano di più gli agguati dei fan -.
Scoppio a ridere, trovando che la sua prospettiva delle cose sia decisamente più assennata della mia, e lo ringrazio per avermi tirato su di morale.
Josh mi chiede di augurargli buona fortuna per il volo, e lo faccio. Però sono tranquilla; sono sicura che ci penserà Jen a distrarlo per tutto il viaggio.
E' ormai tarda sera, e inizia a far freddo, quando mi decido a tornare da Guendalina ed Elvis.

La porta del locale scricchiola un po' quando la apro, circospetta. Rientro, cauta, nella stanza principale e mi guardo attorno.
Kellie non c'è, ma non ci sono nemmeno Elvis e Guendalina. Forse l'hanno riportata a casa? Magari, penso, piena di speranza, possono prestarmi una di quelle stanze di cui parlava prima Elvis finchè Kellie non decide di sbaraccare. O magari Kellie può venire qui e io posso tenere la casa, visto che ci sono arrivata per prima.
Dio santo, mi sembra di essere una vecchia signora che pensa alla spartizione dei beni dopo il divorzio!
All'improvviso, qualcuno si schiarisce la voce.
Mi volto di scatto, e riconosco Guendalina sulla soglia della porta che dà sul retro.
- Ce ne hai messo di tempo - dice, col quel suo tono che riesce ad essere allo stesso tempo burbero e affettuoso. - Kellie ti ha aspettato qui per ore, per tornare a casa -.
- E' ancora qui? - gemo, guardandomi attorno in attesa che sbuchi da sotto qualche tavolo da un momento all'altro, come in un brutto film horror.
- Certo che è ancora qui! - protesta Guendalina; - Pensavi che vi portassimo a casa separate come il lupo e l'agnello sulla barca? -.
Scrollo le spalle. Certo che no.
So bene che lei ed Elvis hanno il bar a cui pensare, e che Elvis è stato già fin troppo gentile a portarci a casa dall'aeroporto, ma questo non mi ha impedito di sperare di poter evitare il confronto con Blondie.
Quasi richiamata dai miei pensieri, Kellie compare alle spalle di Guendalina, accompagnata da un quieto rumore di tacchi, e mi guarda con la sua migliore espressione da cucciolo bastonato. Ma non ci casco, eh! La ricambio con uno sguardo feroce.
Guendalina, allora, lancia un'occhiataccia a tutte e due e fa una smorfia. - In macchina, subito -, ordina,  pensando probabilmente che ci stiamo comportando come due bambine. Elvis compare in quel momento, come a seguito di un segnale preconcordato, e ci conduce alla macchina, ancora parcheggiata davanti al locale.
Guendalina, col potere del suo sguardo da generalessa, ci spinge praticamente a forza in macchina, poi si sporge all'interno dell'abitacolo.
- Vedete di risolvere in fretta, cocchine, perchè nel nostro bar non si accettano litigi - dice, burbera, agitando verso di noi il suo indice grassoccio. Poi richiude la portiera con un gran fracasso, senza darci la possibilità di replicare e mancando per un pelo la coda di P.T., che è saltato in macchina appena in tempo.

Il viaggio in macchina è accompagnato da un lungo silenzio. Posso percepire, di tanto in tanto, lo sguardo di Kellie su di me, intento a sondare il mio stato d'animo, ma non faccio niente per incoraggiarla a parlare. Elvis, dal canto suo, non è tipo da immischiarsi in queste cose (se non indirettamente, attraverso le sue ricerche su internet), quindi si limita a fischiettare piano piano per tutta la durata del viaggio.
Intanto, l'aria si è fatta frizzante, e il mio istinto di persona costretta a convivere per tutta l'infanzia con altri bambini mi dice che Kellie, adesso, è probabilmente in quella fase in cui ci si arrabbia con una persona per il solo motivo che questa è arrabbiata con noi.
Tanto meglio; sono stanca della sua aria da cucciolo. Magari finalmente inizierà a sembrare una persona concreta!
Quando scendiamo dalla macchina, ci impieghiamo qualche istante per disincastrare le valigie dal bagagliaio. Lavoriamo in cupo silenzio, tenendoci ad una buona distanza l'una dall'altra, poi entrambe ringraziamo educatamente Elvis per il passaggio e, silenziose, percorriamo il vialetto che porta a casa.
P.T. ci precede di corsa, anche se le sue zampette corte non gli concedono un grande vantaggio su di noi, e si mette a grattare alla porta.
In fondo, anche lui è via di casa da una settimana intera, visto che mentre eravamo a Los Angeles lui è stato ospitato da Guendalina ed Elvis: casa  dev'essergli mancata almeno quanto a noi.
Dopo aver trafficato un po' con le chiavi e aver lasciato scivolare P.T. all'interno in un turbine di pelo, bava e gioia, Kellie ed io trasciniamo in silenzio le valigie dentro casa e poi su per le scale.
Le nostre stanze sono discretamente in ordine, esattamente come le avevamo lasciate prima di partire, eppure alla nuda luce delle lampadine appaiono spoglie e squallide.
Mi rendo conto all'improvviso che mi manca la Bat-Caverna, colma fino all'inverosimile di mobili (basti pensare al divano in camera da letto!) e animata da un sacco di colori vivaci, e realizzo che la casa in cui stiamo adesso ha un'atmosfera miseramente transitoria.
Certo, all'inizio non ero sicura di quanto tempo ci avrei trascorso; non sapevo se sarei riuscita a permettermi l'affitto, figurarsi i mobili per abbellirla!
Ma adesso che ho una coinquilina con cui dividere le spese (sempre che non la sbatta fuori, intendiamoci) e addirittura uno stipendio, posso iniziare a pensare in grande. La prima idea che mi viene in mente, stranamente, è che Kellie vorrà sicuramente dipingere l'ingresso di rosa shoking.
E' inutile: non sopporto quell'accidenti di biondina, ma allo stesso tempo non posso pensare di non averla nei paraggi a lanciare urletti elettrizzati!

- Kellie - dico, in tono neutro, quando la vedo passare davanti alla mia stanza per andare in bagno.
Lei si gira verso di me, un'espressione diffidente dipinta in volto, ed emette un grugnito interrogativo.
- Per stavolta passa... ma, per favore, non farlo più, ok? -
La sua espressione indecifrabile mostra chiaramente il suo conflitto interiore: è palese che vuole riappacificarsi con me tanto quanto lo voglio io, ma come rinunciare al suo adorato gossip?
Forse, però, possiamo trovare un compromesso. In fondo, se lei deve rimetterci, forse devo sacrificare anche io qualcosa a cui tengo. Sospiro.
- Insomma, almeno prima di postare foto su internet chiedi il permesso ai diretti interessati - dico, indicando me stessa per chiarire di chi sto parlando.
E, solo in quel momento, mi fulmina l'idea che potrei farle causa per quello che ha fatto e guadagnarci anche un po' di soldi. Peccato che l'arrabbiatura mi sia già passata, accidenti!
Non sarei mai in grado di farle qualcosa del genere. Credo che non sarei in grado di fare una carognata simile nemmeno a Robert, in realtà.
Kellie annuisce, e un gran sorriso le illumina il volto. Poi estrae velocemente di tasca il cellulare, mi avvolge un braccio attorno al collo esibendosi nel migliore dei suoi "abbracci da panda" e ci acceca col flash. -Posso postarla, questa? - chiede poi con aria diabolica.
- KELLIEEEEEEEEEE! -.





 
 Davvero, se continuo con questo ritmo finisce che scrivo La Storia Infinita D:
Mi dispiace per la lentezza con cui metto i capitoli! Spero comunque che vi sia piaciuto, nonostante i bisticci di Grace e Kellie :)
Eeeee... uh, vi siete preoccupate/i almeno un po' quando Grace ha minacciato di mollare Josh per colpa della sua fama xD?  Mi sa di no, ma pazienza!
Il prossimo capitolo sarà molto più allegro di questo, parlerà della nuova impresa delle nostre due eroine: ristrutturare la casa!
E mi raccomando, non dimenticate la minaccia della Nuova Inquilina all'orizzonte u^u
Un sacco di baci <3!
P.S. Mi consigliate un nickname per il Twitter di Kellie?
Liz

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Capitolo 43
*** Tempo di rimettersi in sesto! ***


Il restauro La mattina seguente mi sveglio all'alba e impreco contro i galletti Hutcherson. Mi ero completamente dimenticata di loro e, se c'è una cosa che proprio non mi è mancata a LA, sono quei dannati pennuti.
Mi rigiro un po' sotto le coperte, ma non riesco a riaddormentarmi, così decido di andare a soffocare il mio rancore in un'abbondante colazione.
Quando Kellie mi raggiunge al piano di sotto dopo essersi truccata e pettinata, mi trova tutta presa a cercare di forzare il tappo di un barattolo di Nutella con il coltello da burro. La confezione sembra avere una chiusura a tenuta stagna, o forse le mie braccia che a Los Angeles sono diventate ancora più debolucce di com'erano, ma non c'è verso che riesca a svitare quell'accidenti di tappo di plastica.
Kellie si avvicina ondeggiando sulle sue scarpe col tacco domestiche, che sono leggermente più basse di quelle che usa di solito in modo da permetterle di salire e scendere le scale senza rischiare di rompersi il collo ogni volta, e mi prende il barattolo di mano.
La guardo speranzosa, contando sul fatto che voglia aiutarmi ad aprirlo con quei muscolacci che si ritrova;  lei, invece, si limita a rimetterlo nella credenza, poi si volta verso di me.
In risposta al suo atteggiamento, alzo tutte e due le sopracciglia fino a quando immagino mi si siano posizionate a pochi millimetri dall'attaccatura dei capelli.
- Ho incollato il coperchio - spiega lei, prima di voltarsi ed immergersi nel frigorifero.
Ne riemerge qualche istante dopo, tenendo in mano un vasetto di marmellata di albicocche.
Fisso il piccolo barattolo arancione che staziona da mesi in un angolino del nostro frigo. Ero convinta che l'avesse lasciato lì l'inquilino precedente, perchè ero certa di non averlo comprato io e sono sicura di non aver mai visto Kellie tornare a casa con delle borsette del supermercato, ma l'avevo lasciato lì sigillato nella convinzione che prima o poi sarebbe venuto buono per qualcosa. E' quando Kellie lo posa al centro della tavola con un leggero tintinnio di vetro contro legno che realizzo cosa sta succedendo.
- COSA? - esplodo, correndo alla credenza a prendere la cioccolata. La cullo tra le braccia, protettiva, poi guardo Kellie, che si appropria con calma delle fette di pane che avevo preparato sul tavolo perchè finissero nelle mie fauci, e le ricopre di un sottile strato di marmellata. 
- E' iniziata la dieta, ricordi? - commenta poi, prima di dare un piccolo morso alla sua fetta di pane tostato.
Dev'essere impazzita. - Tu e Guendalina avete iniziato la dieta - dico, scandendo lentamente le parole per essere sicura che capisca il concetto. Loro sono a dieta, io no.
Presa da un'improvvisa ispirazione, frugo nel cassetto delle posate. Quando trovo quello che cercavo mi esibisco in un balletto della vittoria (meritandomi un'occhiataccia da parte di Kellie): un apriscatole un po' arrugginito, ma che dovrebbe servire al suo scopo.
Dopo qualche minuto di tentativi, mi è chiaro che gli apriscatole non funzionano sulla plastica. Mi pulisco sui jeans le mani piene di striscioline di plastica, poi alzo lo sguardo sulla fetta di pane coperto di marmellata che Kellie mi ha infilato sotto il naso. - Red Carpet - si limita a dire, minacciosa. Io volto la testa dall'altra parte e borbotto - Sono allergica alle albicocche -.
Purtroppo, vengo smascherata subito. - Ti sei abbuffata di albicocche sciroppate giusto l'altroieri a cena - sbotta Kellie, agitandomi contro il pane come se fosse un cucchiaio di sciroppo cattivo e io una bambina capricciosa.
Per tutta risposta, mi alzo nuovamente, recupero un panetto di burro dal frigorifero e spalmo un'abbondante strato di grasso puro su una fetta di pane ancora intonsa, prima di stenderci sopra un grumo di marmellata. Se Kellie vuole che mangi sano deve fare di meglio. A guance piene, le faccio un gran sorriso.
- Sembri un criceto - mi rimbrotta lei, ma non capisco se si riferisca alle guance o se mi stia dando della cicciona, quindi mi limito a scrollare le spalle. Tanto sappiamo tutte e due che poi andrò a comprare della Nutella e che la nasconderò in camera, da bravo roditore che prepara le provviste per l'inverno.

Qualche minuto dopo, sono in macchina con Kellie diretta al bar di Elvis e Guendalina. Il suo pickup rosso alza un'enorme nuvola di polvere rossa lungo la strada e, in mezzo a quell'alone cremisi, mi sento in vena di parlare. Le propongo la mia idea di risistemare un po' la casa e lei, neanche a dirlo, si proclama entusiasta dell'idea. Inizia subito a proporre idee, rapida e distruttiva come una di quelle malefiche macchine sparapalle per il baseball: ta-ta-ta-ta-ta!
- Potremmo far rivestire il divano e prendere un lampadario etnico al negozio giù in paese, e... Oh, Grace, dobbiamo prendere un acchiappasogni! -.
Mentre lei si agita al volante, tutta emozionata all'idea, io percepisco un brivido freddo lungo la schiena e strabuzzo gli occhi. - Che diavoleria sarebbe un acchiappasogni?! -.
Credetemi, vi faccio un favore se vi risparmio il resto della conversazione.
Per fortuna, proprio quando Kellie si mette in testa che dobbiamo assolutamente comprare dei paraventi per il salotto (me lo spiegate a cosa serve un paravento nell'unico posto della casa in cui non ci sono spifferi?), appare di fronte a noi il pub di Guendalina ed Elvis.
Apro la portiera prima ancora che la macchina si sia fermata del tutto e ruzzolo giù, ansiosa di isolarmi nella calma del locale. Ho bisogno di un time-out per prepararmi psicologicamente al secondo round di discussioni con Kellie su cosa può essere considerato indispensabile e cosa pacchiano in una casa.
E ancora non so come spiegarle che le tende di perline non sono un elemento fondamentale dell'arredamento per la casa!
All'entrata del locale mi trovo di fronte Guendalina che, con le braccia incrociate sul seno prosperoso e con in volto un'espressione ancora più truce di quella che ha di solito, mi chiede - Avete risolto voi due? Non voglio piantagrane, qui -.
Annuisco con convinzione, cercando di assumere un'espressione contrita, poi le indico il pick-up vermiglio che sta sgommando in una curva in fondo alla strada. - Vedi? Mi ha accompagnata a lavoro perchè doveva venire a fare la spesa -.
Guendalina guarda la nuvola che volteggia ancora nel punto in cui è appena sparita la macchina, poco convinta.
- Gwendy, se non avessimo fatto pace adesso mi vedresti con chiazze pelate sulla testa perchè nel tragitto ci saremmo strappate i capelli a vicenda, ok? - spazientita, mi indico il capo e, nell'istante in cui lei si distrae per controllare, mi intrufolo nel pertugio rimasto tra lei e lo stipite della porta ed entro.
Elvis mi saluta dal bancone, su cui è impegnato a farcire un bel po' di panini. Quando mi avvicino mi pizzica la guancia, lasciandomela sporca di maionese.
- Tutto a posto Bombolonotta? - domanda con un sorriso. Non faccio in tempo a rispondere, che si sente Guendalina ululare dall'entrata - Elvis non mettermi alla prova parlando di bomboloni: sono a dietaaa! -.
Io ed Elvis sogghignamo un momento, poi ci mettiamo al lavoro, mentre spiego a lui e a Guendalina cosa è successo al mio povero naso durante la gita a Los Angeles.

Quando Kellie passa a prendermi, finito il mio tranquillissimo turno mattutino al bar, la trascino all'interno perchè convinca Guendalina che abbiamo fatto pace. E' poi con grande soddisfazione che, uscendo, mi lancio un'occhiata alle spalle e vedo la mia adorata ostessa con un sacco di alimenti dietetici in mano -su gentile concessione di Kellie- e un'espressione alquanto traumatizzata in volto.
L'unica cosa che mi rovina un po' la sensazione di vittoria è la consapevolezza che nel bagagliaio della macchina di Kellie mi aspetta un mucchio altrettanto grande di cibi dietetici che invece ci seguirà fino a casa.
Per fortuna non ho tempo di pensarci, visto che Kellie ed io facciamo subito rotta al piccolo negozio di bricolage del paese. Alla fine, abbiamo deciso di dare la priorità alla colorazione delle pareti, visto che abbiamo ancora la casa spoglia e che, se non lo facciamo adesso, dovremo aspettare tutto l'inverno prima di poterle ridipingere e poi dovremo spostare un sacco di mobilio in più. Per non parlare della tortura di sopportare quei muri grigio smorto per il resto dell'anno, come se l'inverno non fosse già abbastanza triste!
Siamo entrambe d'accordo sul non lasciare nemmeno una stanza bianca; il problema, però, è mettersi d'accordo sulle tonalità da usare in alternativa.
Il primo errore che faccio è quello di proporre per scherzo di tinteggiare il bagno di verde, - Così ci sentiremo ogni volta come se stessimo "andando in bagno" in mezzo alla natura! -.
Kellie si entusiasma subito all'idea (manca poco che faccia uno dei suoi urletti) e propone anche di comprare qualche rampicante da mettere sui mobiletti per migliorare l'atmosfera. Ovviamente solo piante finte perchè, scherziamo?, nessuna di noi è in grado di prendersi cura di una pianta vera; ci ricordiamo a malapena di dar da mangiare a P.T., e solo perchè lui ci scorrazza sempre in mezzo ai piedi!
Il primo colore, comunque, è deciso: un verde tenue che contrasta allegramente col nero delle piastrelle e sembra diffondere odore di menta (cosa molto utile, visto i profumi che di solito regnano in bagno). Io ho rinunciato in partenza a combattere per ritirare il mio consiglio, convinta che convenga conservare le forze per battaglie più importanti, come il colore del salotto.
Kellie vuole farlo dorato.

- Sei pazza? - esclamo, cercando di placcarla prima che riesca a raggiungere il barattolo della vernice dorata sullo scaffale. - Sembrerà di vivere in un lingotto! -. Non ci tengo proprio ad avere dei muri che mi ricordino ogni mattina quanto poco denaro possiedo.
- Ma rifletteranno la luce del sole, sarà la "Stanza della Luce"! - trilla lei, entusiasta, allontanandomi come un giocatore professionista di rugby e appropriandosi dell'enorme confezione in latta con su scritto "Gold".
- Sarà la stanza "forno crematorio" -, la prendo in giro.  Mi avvicino allo scaffale e prendo un barattolo di vernice un po' più piccolo.
- Compromesso: facciamo due pareti dorate e due di un altro colore? -. Almeno potrò far finta di vivere in una casa normale, mantenendo sempre lo sguardo sulle due pareti normali ed evitando di guardare quelle dorate.
Faccio oscillare la maxi-lattina di fronte agli occhi di Kellie, in un debole tentativo di ipnotismo, e lei la fissa indecisa. - In effetti quest'anno va di moda fare le stanze di due colori diversi -, mormora.
Devo trattenermi dal ringraziare il cielo. Sia benedetta la moda, per una volta!
Segue una breve discussione sull'altro colore di cui dipingere la stanza: Kellie propone un rosso scuro, o un blu, ma poi riconosce che la stanza sembrerebbe ricoperta di carta da regalo natalizia; la decisione finale ricade su un marrone caldo che smorzi un po' l'effetto del dorato, ma non sia troppo cupo.
E siamo a due stanze su sei... Accidenti, sarà dura.
- Bene, almeno non ci sono problemi per la tua stanza: rosa, dico bene? - azzardo con un sorriso. Quale altro potrebbe essere il colore preferito di Barbie?
La sua espressione trasecolata, però, mi lascia intendere che ho preso un abbaglio... e anche bello grosso.
- A me piace il giallo! - esclama - Se no perchè pensi che mi sarei tinta i capelli di questo colore? -.
- I tuoi capelli sono tinti? - esclamo, fingendomi esterrefatta. Kellie arrossisce di piacere - Sembrano naturali?! -
- Hm, no - confesso, sorridendo sotto i baffi e scivolandole accanto in direzione della zona tonalità gialle. - Quindi... Giallo limone, giallo girasole, giallo mais...? -. Strabuzzo gli occhi, scorrendo l'infinita scelta di gialli che il negozio propone e trovandomi davanti persino un "giallo Paris Hilton".
- ... Però mi piacerebbe anche arancione - commenta Kellie con aria sognante, prima di aggiungere con un sospiro - "Come il tramonto" -, chiaramente pensando a Peeta in La Ragazza di Fuoco.
- L'arancione ispira aggressività... mi ispiri già abbastanza tu, meglio non peggiorare la situazione - commento in tono pratico, cercando di far sembrare quello che ho detto un consiglio, più che una minaccia.
- Dici sul serio? -
- Certo, l'hanno detto su Scrubs -.
Dopo un breve grugnito di disapprovazione (come se Scrubs non fosse una fonte più che attendibile!), Kellie opta per un giallo zuppa-di-zucca. Immagino la sua sia una specie di compromesso tra il giallo e l'arancione, ma personalmente non vorrei mai dormire in una stanza che abbia il colore di una zuppa.
- E tu? Qual è il tuo colore preferito? - domanda, dopo aver incastrato con cura una grossa lattina di vernice-zuppa sopra alla pila che già occupa il carrello.
- Viola. Ma non voglio la stanza viola - mi affretto a dire, rabbrividendo. VUna stanza viola sarebbe fin troppo simile ad una camera mortuaria; a questo punto, sarebbe meglio persino una stanza color zuppa.
- Potresti farla blu - consiglia allora Kellie, spostandosi davanti allo scaffale delle tonalità fredde. -E' rilassante. E se c'è qualcuno che ha bisogno di rilassarsi... -
- Vada per l'azzurro! -, mi affretto ad accettare. Il blu è fin troppo scuro, ma l'azzurro mi piace molto come idea e, chissà, magari farà anche sembrare più fresca la mia camera durante la prossima estate.  Se vi interessa saperlo, l'estate scorsa si è proprio sentita la mancanza di aria condizionata!

- Dovete dipingere una villa o siete solo molto indecise? - domanda un cassiere davvero poco professionale, masticando a bocca aperta il suo chewing-gum, come se stesse davvero facendo ogni cosa in suo potere per rendersi il più sgradevole possibile.
- Dobbiamo dipingere un murales satanico sulla facciata della chiesa, ma non dirlo a nessuno - gli rispondo, burbera, sperando di zittirlo.
Quando finalmente io e Kellie rimontiamo in macchina, dopo che lei è riuscita a convincere l'antipatico cassiere ad aiutarci a caricare tutto nel bagagliaio, tiriamo un sospiro di sollievo.
- Mi sa che per oggi è tutto -, sospira lei mentre mette in moto. I barattoli di vernice, sul retro, sbatacchiano l'uno contro l'altro producendo un inquietante baccano metallico.
Annuisco, convinta.
- Pensi che domani Dimitri avrà voglia di aiutarci? - domando. Dimitri è riuscito a trovare un volo per domani mattina, in modo da venire a trovare Kellie (e me, naturalmente... e P.T., ma ho come l'impressione che sia principalmente Kellie il motivo per cui ha accettato di prendere l'aereo delle cinque del mattino e raggiungere un paesino sperduto come Union per starci solo un giorno).
- Chissà, magari se glielo chiedo nel modo giusto... - risponde lei, concedendosi un sorrisino malizioso.



Ciao bella gente!
Spero non vi siate annoiate/i troppo con questo capitolo, ma -ATTENZIONE, ATTENZIONE!-, questa è solo la calma prima della tempesta *M*
Kellie e Grace stanno per passarne di cotte e di crude, ma prima mi pareva ovvio che si concentrassero un po' a far diventare la loro casa il più chic possibile u_u
Anzi, fatemi sapere cosa ne pensate riguardo alla scelta dei colori per le camere e  ditemi se avete qualche consiglio per l'arredamento (sappiate che Grace è irremovibile per quanto riguarda la questione dei separé e delle tende di perline, però!), la vostra proposta potrebbe davvero finire ad abbellire la casetta delle nostre due eroine!

Mi scuso (tanto per cambiare) per il ritardo nell'aggiornare... penso che proverò a tornare a dei capitoli un po' più corti, ma a pubblicarli più frequentemente, perchè mi sono accorta che tendo sempre a bloccarmi a metà capitolo e questo mi fa ritardare ogni volta!
Oh, e sto preparando anche i capitoli per lo spin-off "In her shoes", quindi prima o poi arriveranno anche quelli, ma sto cercando di dare la priorità a questa storia viste tutte le cose che devono ancora succedere!
Ma adesso la finisco con le chiacchiere e...
mando un grande bacione a tutte/i!

Liz

P.S. In bocca al lupo per chiunque si stia preparando per la maturità, gli esami universitari o qualunque verifica bastarda dell'ultimo semestre!



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Capitolo 44
*** Casus Belli. ***


Dimka
Kellie non fa che dimenarsi, seduta di fianco a me nella coupé. Non capisco se non riesca a contenere la gioia al pensiero di rivedere Dimitri così presto, o se sia stata aggredita da qualche pulce sul sedile.
Io, da parte mia, mi gratto felicemente il naso, che ho finalmente potuto liberare dalla diabolica mascherina.
E' già mezz'ora che siamo per strada, e la macchina non va molto veloce, quindi ci aspetta ancora una lunga traversata. Però ho insistito lo stesso per andare all'aeroporto con la mia macchina, dopo averle fatto il pieno, perché non guido da talmente tanto tempo che ormai temevo di essermi dimenticata come si fa.
D'altra parte, Kellie è stata ben contenta di cedere a me il compito di guidare per potersi dedicare ad altro. Non so bene in cosa consista l'altro, ma vi basti sapere che la biondina è rimasta con lo sguardo fisso sul cellulare da quando siamo montate in macchina, le dita costantemente impegnate a sfrecciare sulla sua tastierina.
Costretta a frenare davanti ad un semaforo rosso, allungo il collo oltre la sua spalla per sbirciare cosa la stia impegnando tanto. Mi ci vuole qualche istante prima di riconoscere la schermata bianca e blu, colma di strani simboli come "@" e "#", ma poi capisco che si deve trattare di twitter. Kellie sembra tutta impegnata a rispondere ad una valanga di messaggi, tutti indirizzati a una certa "@starstalker_k" e, quando mi rendo conto che quello dev'essere il nickname che si è scelta, mi scappa una risatina. Almeno riconosce di essere una stalker!
Lei alza lo sguardo all'istante, sorpresa di trovarmi a sbirciare, ma prima che una di noi possa dire qualcosa un colpo di clacson ci fa sobbalzare entrambe sui sedili, avvertendoci non troppo gentilmente che al semaforo è scattato il verde ed è ora di muoversi.

Una volta arrivate all'aeroporto, io e Kellie scopriamo che non è rimasto neanche un posto libero nel parcheggio. Letteralmente, non c'è un parcheggio libero:  neanche quello per i disabili!
Di conseguenza, mentre io rimango in macchina a girare per l'intrico di sensi unici del parcheggio, Kellie corre, in impeccabile equilibrio sulle sue scarpe altissime, fino all'entrata dell'edificio per andare a prendere Dimitri, il cui volo dovrebbe essere atterrato pochi minuti fa.
Quando il gigante biondo - detto anche Dimitri - esce dalla porta a vetri con un braccio impegnato a reggere il piccolo bagaglio a mano e l'altro  ben stretto attorno alle spalle di Kellie, lo saluto sporgendo un braccio dal finestrino. Sto passando proprio in quell'istante davanti all'entrata per la quinta volta di seguito, visto che non si è ancora liberato nessun posto, e faccio segno ai due di sbrigarsi a salire mentre rallento, presto rimproverata da un coro furioso di clacson.
- Allora, Dimts, fatto a botte con nessuno ultimamente? - chiedo, gioviale, dopo che la macchina ha smesso di traballare per i tentativi del giovane russo di trovare una posa comoda in una macchina col tettuccio decisamente troppo basso per uno della sua stazza.
Attendo per qualche secondo la risposta, pensando che Dimitri sia tutto impegnato a fare il conto delle persone che ha dovuto pestare, ma quando mi decido a girarmi capisco che la mia curiosità è destinata a rimanere insoddisfatta, visto che la bocca del ragazzo al momento è tutta impegnata in un'accesa "discussione" con quella di Kellie.
Faccio un'orribile smorfia in loro direzione, ma sembrano non accorgersi nemmeno di essere osservati. Per un'istante mi permetto di immaginare di fare una foto a loro due adesso e di diffonderla poi ai media, ma realizzo subito due cose: primo, a loro probabilmente non dispiacerebbe (anzi, sicuramente Kellie ne sarebbe contenta); secondo, sono davvero disposta a rischiare un incidente stradale per fargli una foto mentre siamo per strada? Nah.
Visto che con i due che si rotolano sul sedile posteriore della macchina non ci sono prospettive di conversazione, decido di chiamare Josh per avvertirlo che Dimitri è arrivato sano e salvo (e, a quanto pare, piuttosto arrapato) a Union.
Approfitto di uno stop per comporre il suo numero, poi incastro il cellulare sul cruscotto e lo lascio suonare in attesa che un certo attore da strapazzo risponda dall'altro capo.
- Ehilà! - esclama, all'improvviso, la voce di Josh dall'altro capo del telefono. - Cos'è questo baccano? -.
Kellie e Dimitri, sul retro, non danno alcun segno di essersi accorti che in macchina adesso sta parlando una voce maschile anche se con loro non ci sono che io.
- E' la mia macchina - spiego, seccata. I due sul sedile posteriore sono incredibilmente silenziosi, quindi è poco probabile si stia riferendo a loro.
- E quello che senti è un canto, non baccano! - lo rimbecco, ma lui fa presto a replicare, rivelando un aspetto nerd particolarmente insolito e affascinante, - Sì, il canto delle sirene di Harry Potter quando sono fuori dall'acqua! -. Cioè un insopportabile stridio. Ah-ah, simpatico.
- Il tuo cervello è fuori dall'acqua! - ribatto, indispettita, non trovando niente di meglio per zittirlo. Accompagnata dalla risata gongolante di Josh, mi lancio in una curva ruotando con forza il volante e, prima che possa fare in tempo a riacchiapparlo, vedo il cellulare scivolare sul cruscotto fino ad infilarsi nella fessura tra la bocchetta di condizionamento e il finestrino dell'auto.
- Accidenti! -.
- Cos'è successo? - domanda la sua voce, stranamente soffocata, provenendo dal punto in cui si è incastrato il cellulare.
- Sei finito in un buco - spiego, sbrigativa, cercando di allungarmi per disincastrare il cellulare senza perdere il controllo della strada.
Josh, dall'altra parte del telefono, sospira. - Ci credi che Jen è passata proprio in questo momento e, sentendo la tua frase, si è convinta che stiamo facendo sesso telefonico? -. Sospira più forte. - Ha detto che non ha più intenzione di scollarsi da qui... Si è interrotta nel bel mezzo di una scena per venire a prendere una bottiglietta d'acqua e adesso tutti gli operatori mi stanno guardando male pensando che sia colpa mia! -.
Non posso fare a meno di ridere, immaginando Josh che si fa piccolo piccolo sotto le occhiatacce della sua crew e Jen che fa la sua faccia da pervertita. Il  suo rapporto con Nicholas non deve soddisfarla molto, se va sempre in giro ad ascoltare le conversazioni altrui cercando di cogliervi frasi piccanti!

La strada corre veloce sotto le ruote della macchina mentre Josh mi racconta qualche aneddoto dal set e io gli spiego come vogliamo ridipingere la casa; in men che non si dica, siamo tornati ad Union.
Quando finalmente parcheggio di fronte a casa, Kellie e Dimitri non si sono ancora staccati (devono essere entrambi campioni di apnea in incognito!), così chiedo a Josh un favore.
Piano piano, mi sporgo oltre gli schienali dei sedili anteriori e, dopo aver alzato al massimo il volume, tendo il braccio con cui tengo il cellulare verso la coppia, fino a portarlo quasi al livello delle loro orecchie. Dopo aver contato fino a dieci, come avevamo concordato, Josh urla a squarciagola dalla cornetta "RAZZA DI SVERGOGNATI!".
I due si alzano con un gran balzo (Dimitri sbatte rumorosamente la testa contro il tettuccio) e si guardano attorno con aria spaesata. Con una risata, chiudo la chiamata con Josh.
- Josh vi saluta - dico, cercando di nascondere un sogghigno.

Dopo un pranzo sostanzioso, Dimitri crolla addormentato sul divano, con P.T. acciambellato accanto a lui, a russare sonoramente. Intanto, io e Kellie prepariamo barattoli di vernice e pennelli. Abbiamo deciso che la stanza che tinteggeremo per prima deve essere il salotto/sala da pranzo, visto che entrambe passiamo la maggior parte del tempo lì e che è anche il posto in cui si accolgono gli ospiti. Inoltre, è anche la stanza più grande e, visto che Dimitri si è fatto convincere ad aiutarci, abbiamo decisamente intenzione di approfittarne.
Non ci vuole molto tempo ad accatastare le vernici le une sulle altre, visto che è occorso solo spostarle dall'angolo dietro la porta (dove le avevamo sistemate ieri sera) al centro della stanza, così, mentre Dimitri mormora nel sonno qualcosa a proposito di biglietti per entrare in discoteca e di rompere le dita a chi cerca di intrufolarsi senza averli, mi accuccio di fronte al mucchio di barattoli di latta e ne prendo in mano uno per leggere le istruzioni per l'uso.
Per fortuna il proprietario del negozio ieri ci aveva già spiegato cosa sarebbe stato necessario, quindi non vado in panico quando leggo che per preparare la vernice per la stesura bisogna mescolarla ad un solvente. In ogni caso, spero di non sbagliare con le quantità, o sarà come dipingere i muri con gli acquerelli.
Dopo qualche minuto, sento le decolleté da casa di Kellie ticchettare sul pavimento e alzo lo sguardo, sospettosa: ci manca solo che voglia farmi una foto in tenuta-da-vernice per diffonderla sul web, adesso.
Fortunatamente, non ha in mano il suo cellulare, ma uno strofinaccio per asciugare i piatti. Cosa molto strana, visto che i piatti li ho già lavati io.
- Kellie?- domando, - Non hai intenzione di strangolarmi con quello e poi approfittare di Dimitri perché ti aiuti a seppellirmi, vero? -.
Per tutta risposta, lei lo tende verso di me. Sto per chiederle se questo vuol dire che devo strangolarla io, quando lei domanda - Me lo leghi? -.
Prendo lo strofinaccio in mano, stranita, poi la guardo aspettando ulteriori istruzioni.
Lei guarda me, in attesa.
Io guardo lei.
Lei mi guarda e alza le sopracciglia.
Io la guardo e scrollo le spalle.
- Non ho capito dove te lo devo legare -, ammetto.
A Kellie scappa una risatina. - In testa! Devo coprire i capelli, non voglio che si sporchino di vernice -.
Mi alzo in piedi a fatica e le lego lo strofinaccio in testa; cosa più difficile di quanto sembrasse all'inizio, visto che Kellie rifiuta di raccogliere i capelli in una coda di cavallo perché "non vuole che le si spezzino", e quindi un sacco di ciocche dei suoi capelli sottili continuano a scivolare fuori da tutte le parti.
Dopo qualche minuto, riesco finalmente a impacchettare tutta la chioma di Kellie. Il risultato della mia laboriosa operazione assomiglia molto ad un turbante, ma lei sembra soddisfatta visto che, invece che chiedermi di rifarglielo, insiste per metterne uno anche a me. Inutile dire che a lei ci vuole molto meno per legarmelo attorno alla testa, dato che i miei capelli sono già raccolti (come sempre), e le basta annodarmelo attorno alla nuca come una variopinta bandana da pirata. Ottimo, adesso sembriamo due bambine che giocano a "indiani contro pirati".
Dopo una breve occhiata all'abbigliamento di Kellie - che ha addosso una camicetta in jeans con inserti in pizzo e degli shorts a vita alta che sembrano nuovi di zecca - in cui noto come lei riesca ad avere un'aria stilosa persino col turbante e non oso pensare a come devo apparire io in questo momento, mi impegno a convincerla che è necessario si cambi, se non vuole rovinarsi i vestiti. 
Quando lei mi dice che quelli sono gli abiti peggiori che ha, non posso evitare di alzare gli occhi al cielo. La porto in camera mia per prestarle qualche vestito rovinabile (nel mio passato di lavoratrice ho accumulato una grande quantità di t-shirt inesorabilmente macchiate e logore, nel caso ve lo stiate chiedendo) e, quando la vedo storcere il naso di fronte alle magliette e ai pantaloncini che le metto di fronte, finisco per spazientirmi.
- E' ovvio che non siano belle, se devono finire per sporcarsi - le dico, mani sui fianchi. Lei annuisce, poi, in quello che dev'essere il suo tono ragionevole (dovevo ancora sentirlo, questo!) dice - Le prossime volte metterò queste, davvero... E' che oggi c'è Dimitri...! -.
Spalanco gli occhi. - Ti ha già visto tutta in tiro un miliardo di volte, Kells, non si scandalizzerà se per una volta ti vede con una t-shirt addosso! -.
Kellie si morde un labbro e distoglie lo sguardo, dondolando nervosamente sui talloni. E' chiaro che vuole dire qualcosa, ma non ne ha il coraggio. Per Diana, in questo momento mi sembra di essere sua madre!
- Kellie? -
- Mmmh? - risponde lei, malvolentieri, nascondendo le mani dietro la schiena.
Faccio un gran respiro, cercando di farmi venire in mente le parole per quello che voglio dirle, ma lei mi precede. - E se a Dimitri piacessi solo quando sono bella? -.
Costernata, mi copro il volto con le mani.
- Kellie, ma cosa dici? -.
Lei mugola, scontenta. - Dico davvero. Quali altre qualità ho? -.
A questo punto non posso più trattenermi. Mi avvicino a lei con aria truce, agitandole un dito di fronte al naso a sostegno delle mie parole. - Non dirlo neanche per scherzo, Kellie! Tu hai un sacco di qualità: sei sempre allegra e spumeggiante, sei una brava persona, ridi anche quando non capisci le battute (cosa molto gentile da parte tua), hai un ottimo senso della moda - Kellie sorride, come a riconoscere che questo è vero - fai dei gridolini estremamente intonati e hai una cultura enciclopedica per quanto riguarda i film! -.
Il suo sorriso si allarga un altro po', nonostante il mio discorso sia stato abbastanza penoso, ma si vede che non è ancora convinta, perciò mi sento in dovere di aggiungere: - Per non dire che, se avessi anche solo pensato che Dimitri ti girasse attorno solamente perché sei bella non l'avrei fatto nemmeno avvicinare -.
Kellie mi getta le braccia al collo all'improvviso, quindi penso che il mio sermone l'abbia finalmente convinta. Sorrido, rincuorata, nonostante la stretta delle sue secchissime braccia muscolose stia rischiando di strangolarmi a morte.
Quando scendiamo le scale, Kellie ha indosso una mia maglietta, ma non ha voluto saperne di cambiarsi gli shorts super-attillati. In compenso, ha capito anche lei quanto sarebbe stato scomodo dipingere i muri con addosso delle scarpe coi tacchi e ha accettato di toglierle, ma si è infilata all'istante dei calzini "per nascondere le sue orrende dita dei piedi".
Sconcertata, studio la sua tenuta da tinteggiatura e mi dico che devo assolutamente convincerla a farsi una foto: non mi ricapiterà mai più di vederla vestita così.
Dimitri sta ancora dormendo pacifico come un bambino, stavolta borbottando il testo di una canzone da discoteca, quando iniziamo a stendere fogli di giornale che ci hanno dato Elvis e Guendalina sul pavimento per proteggerlo da eventuali macchie. Kellie si mette a ondeggiare distrattamente a ritmo della canzone che Dimitri sta cantando e io mi aggrego presto ballandole attorno, in preda a una ridarella irrefrenabile che non fa che aumentare quando Kellie mi passa il suo cellulare perché la riprenda mentre twerka attorno al gigante biondo.

Dopo esserci date una calmata, Kellie e io passiamo a coprire porte e finestre con scotch di carta e giornali. Io ho appena finito di rivestire la porta, quando suona il campanello.
- Oh, cavolo! - esclamo, allontanandomi di un passo dalla porta sigillata e guardandola male. Mi volto verso Kellie, che alza le spalle con aria estremamente divertita.
Scocciata, accosto il viso al legno della porta e urlo - CHI E'? -.
Per tutta risposta, dall'altra parte suonano di nuovo. Dimitri si agita nel sonno; Kellie, invece, si appoggia al muro e incrocia le braccia al petto con un sorrisino, aspettando di vedere la mia prossima mossa.
Non ho idea di chi possa essere. Connor è tornato al college e Guendalina ed Elvis non vengono mai a trovarci, visto che passo tutti i giorni al loro pub e che, quando vuole, si ferma lì anche Kellie a fare quattro chiacchiere; non conosciamo nessun altro in paese.
Per un momento mi invade l'illogica speranza che sia Josh, volato fin qui dall'altra parte del mondo per farmi una sorpresa anche lui, ma la voce di Kellie mi riscuote dai miei pensieri. Proprio quando inizio a scollare lo scotch dallo stipite della porta, incalzata da un terzo trillo di campanello, Kellie domanda - Hai mai visto "Non aprite quella porta?" -.
Le lancio un'occhiataccia, pensando che non è molto gentile da parte sua nominare quel film a una ragazza impressionabile che sta per aprire la porta ad uno sconosciuto (nota mentale per me: far mettere lo spioncino alla porta!), poi finalmente libero la porta da tutta la carta che ci avevo appeso e la socchiudo, sospettosa.
Quando vedo di fronte a me una giovane donna dai riccissimi capelli neri raccolti in una coda dall'aria stretta e scomoda che mi fissa con due occhi altrettanto penetranti da sopra un naso sottile e vagamente aquilino, apro un po' di più la porta, sorpresa.
- Uhm, desidera? -.
Il suo sguardo sembra illuminarsi per un momento, nonostante la tinta scurissima dei suoi occhi. -Oh, chi l'avrebbe immaginato? Una donna delle pulizie! -.
Si interrompe un momento per scribacchiare qualcosa su un taccuino, muovendo le labbra a tempo con la penna come a sillabare quello che sta scrivendo, e intanto io mi giro, confusa, per vedere se alle mie spalle sia comparsa una donna delle pulizie fantasma. Il riferimento a "Non aprite quella porta" mi ha vagamente turbato, temo.
Mi giro appena in tempo per vedere la donna frugarsi nelle ampie tasche del giubbotto, prima che un flash mi accechi. - Ma che diavolo? - borbotto, innervosendomi. Non sono mai stata fotogenica, quindi davvero non capisco quest'improvvisa necessità di immortalarmi che sembrano avere tutti!
- Mi chiameresti la tua padrona, buona donna? - domanda lei, come se niente fosse.
- Buona donna lo dica a sua nonna! - esclamo, strofinandomi gli occhi infastidita. Il flash accecante della sua macchina fotografica ha appena cancellato ogni possibile residuo della mia disponibilità verso quella sconosciuta dall'aria severa.
- Modera il tono! - si inalbera lei. - Possibile che la tua padrona ti lasci esprimere a questo modo? -.
Spalanco la bocca, offesa, e sto giusto per sbatterle la porta in faccia, quando Kellie sbuca alle mie spalle, allarmata dai nostri toni accesi.
- Buongiorno, possiamo aiutarla? - domanda, educatamente, lanciandomi nel contempo uno sguardo di rimprovero. Io le faccio una smorfia, come ad avvertirla di prepararsi, ma lei mi ignora.
La donna, che, intanto, dopo aver esclamato - Oh, siete in due! -, è tornata a scribacchiare sul suo taccuino, dice a fatica (evidentemente non riuscendo a scrivere e parlare contemporaneamente) - Sì, sii gentile, cara, mi chiameresti la tua padrona? -.
Quando alza la testa, ha già estratto dal cappotto la sua macchina fotografica, ma stavolta io sono preparata e mi copro il viso con le mani. Kellie, invece, rimane abbagliata dal lampo improvviso ed emette un gridolino acuto di protesta.
La donna ci fissa per qualche altro istante come se fossimo stupide, poi agita le mani verso di noi per farci fretta. - Sù, sù, cosa aspettate? La mancia? -.
In effetti, darci una mancia sarebbe il minimo che questa tizia potrebbe fare per farsi perdonare, dopo averci chiamate buone donne. Guardo Kellie per un consulto telepatico: dovremmo chiederle la mancia oppure no ?
Lei però si picchietta la tempia con un dito, mi sillaba silenziosamente "questa è matta!" e mi fa segno di richiudere la porta, strabuzzando gli occhi.
- Questa poi! - esclama allora la tipa, avendo chiaramente intercettato la nostra conversazione silenziosa. All'improvviso si getta contro di noi, tentando di entrare a forza, e urla - Signorina O'Donnelly! Signorina O'Donnelly è in casa? -.
Prese di sorpresa, Kellie ed io quasi cadiamo per terra.
Dimitri, che dev'essersi svegliato per colpa del trambusto, compare all'improvviso alle nostre spalle, spettinato e con gli occhi ancora pieni sonno. Ci prende al volo, ciascuna per un braccio, qualche istante prima che finiamo entrambe faccia a terra, e ci raddrizza  gentilmente, prima di rivolgere quello che dev'essere uno dei suoi sguardi truci da buttafuori alla donna.
- C'è qualche problema? - domanda con voce cavernosa.
Per tutta risposta, miss Assomiglio-a-un-corvo-del-malaugurio  si allontana di qualche passo, sbarra gli occhi con aria stordita, come se avesse ricevuto una martellata in testa, e poi ulula - Tradimentoooo! La signorina O'Donnelly sta tradendo Hutcherson! -, cercando allo stesso tempo di scrivere su quel suo bloc-notes, borbottando in tono facilmente udibile - Accidenti a me, avrei fatto meglio a portare il registratore! -.
Appena riposto il block-notes, la pazza ci acceca tutti con un altro flash, poi fa qualche passo indietro, come a prendere la rincorsa per ritentare lo sfondamento della barriera-Dimitri, ma sembra decidere all'ultimo che è meglio per lei correre fino a una cinquecento color bianco sporco parcheggiata a metà del nostro vialetto che deve appartenerle.
Dopo averci lanciato un'ultima occhiataccia, quella che realizzo essere una reporter ci indirizza un'ultima occhiata di fuoco, sbatte forte la portiera della macchina e sgomma via.
Rimaniamo a osservare per qualche secondo la sagoma della macchina che si allontana, inquieti. Dopo qualche istante, Kellie e Dimitri, ispirati da quest'inaspettata avventura, sono tornati a sbaciucchiarsi all'interno; io, invece, non mi decido a chiudermi la porta alle spalle finchè il polverone sollevato dalla fuga della macchina bianca non si dissolve di fronte ai miei occhi.

Quando rientro in casa, turbata, non mi rendo conto che sto strizzando e attorcigliando tra loro in modo convulso i due capi del fazzoletto che ho annodato attorno alla testa fino a quando la voce di Kellie non mi riscuote dai miei pensieri. - Grace, stai bene? - chiede, stringendo a sé il braccio con cui Dimitri le ha circondato le spalle. - Sei molto pallida -.
A disagio, mi mordicchio la punta di un dito. Non so cosa pensare, non so cosa fare. Devo dirglielo?
- Quella donna... Lei mi ha chiamato "signorina O'Donnelly" - mormoro, confusa dal suono del mio cuore che batte all'impazzata contro le costole.
Kellie mi guarda, interdetta. - Si sarà confusa, non ti preoccupare. Quella pensava fossimo due domestiche! -.
Giro lo sguardo per la stanza ricoperta di giornali nel tentativo di nascondere gli occhi lucidi e combattere il groppo che mi si è formato in gola. Poi scuoto la testa, esitante.
- O'Donnelly è il nome dei miei genitori biologici. Non ho idea di come faccia a saperlo -.




Ciao a tutti!
Ok, sono un  po' depressa perchè per questo capitolo volevo un finale da musichetta "DA-DA-DAAAAAAN", tipo colpo di scena, e invece mi pare sia venuto un po' un flop! Ma ditemi voi cosa ne pensate, se vi ha fatto trattenere il respiro almeno per un secondo!
Per il resto, cosa ne pensate della donna-corvo? Che nome le dareste? Io al momento ho un po' di idee, ma non me ne piace neanche una >.< Non sono nomi abbastanza da cattiva!
Oh, a proposito, ringrazio tutte le persone che mi hanno mandato i loro consigli per il nickname di Kellie su Twitter! Tutte le opzioni erano bellissime (e infinitamente meglio delle mie xD), ma  @starstalker_k di  _andr_ mi ha conquistato subito e per questo la ringrazio tantissimo per il consiglio!
Quale pensate potrebbe essere il nome di twitter di Grace, invece? Non me l'immagino proprio a farsi twitter, ma mi incuriosirebbe sentire le vostre idee *w*
Tra l'altro, mi sono resa conto un paio di capitoli fa di un errore stupidissimo che ho fatto: non ho dato un cognome né a Kellie, né a Grace (se non contiamo quello dei suoi genitori). Purtroppo, essendo questa una storia che pubblico man mano che scrivo, non ho modo di tornare indietro nel tempo per sistemarla, ma volevo introdurre i loro cognomi nella storia al più presto. C'è qualche cognome che vi piacerebbe particolarmente per Kellie? Datemi le vostre proposte più pazze :D!
Ci tengo inoltre a ringraziare chiunque continui a seguire pazientemente questa storia nonostante il tempo che ci metto a scriverla e, in particolare, chi continua a recensirla e chi ha fatto un salto a leggere l'inizio dello spin-off "In her shoes".
Un ringraziamento davvero enormeormeorme va a Killapikkoletta che mi regala per ogni capitolo una meravigliosa recensione in cui, masochisticamente, commenta volta per volta le parti che legge... E ci tengo a farle sapere che mi viene da applaudire e fare un gridolino alla Kellie ogni volta che vedo che ha recensito, perché non osi più pensare che le sue recensioni mi annoino o pazzie del genere u_u <3

P.S. Ho fatto un disegno ispirato alla parte in cui Grace e Kellie aprono la porta, ve lo metto qui sperando di fare cosa gradita v_v

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Detto questo, un bacione a chiunque legga la storia e buone vacanze!
Liz

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Capitolo 45
*** La battaglia dei colori. ***


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Kellie mi  posa una mano sulla spalla con aria preoccupata.
- Tutto ok? -
Annuisco, un po' distratta. Dimitri mi guarda incuriosito, ma io esibisco il mio miglior sorriso forzato. - Cosa ne dite se iniziamo a dipingere? -. Kellie batte le mani, nuovamente entusiasta, e mi dà una pacca sulla spalla come a dire "Forza e coraggio!"; Dimitri invece sbuffa, deluso nella sua speranza che quella giornalista-corvo ci avesse distratte dal programma della giornata. Assolutamente no, cicci!
Gli faccio un sorrisetto malizioso per fargli capire che so esattamente quello che sta pensando, al che lui alza gli occhi al cielo con una smorfia tra il divertito e il colpevole. Beccato!
Kellie lo colpisce da dietro col rullo della vernice. - Tieni, furbacchione! Tu che sei un gigante fai il soffitto -.
Dimitri sobbalza, colto di sorpresa, ma poi unisce i talloni, si raddrizza tutto come se avesse preso la scossa, e porta una mano alla fronte da bravo soldato sull'attenti. - Agli ordini! -.

Mentre siamo presi dalla pittura, dico sovrappensiero - Sapete, la cosa strana è che, anche secondo la legge, il mio cognome non è più O'Donnelly. A diciotto anni ho adottato legalmente il cognome Finch, quindi non riesco proprio a capire come quella donna possa sapere quello dei miei genitori. Non è che possa averlo letto sui documenti che ho firmato -.
Pensierosa, ripasso il rullo sulla vernice dorata, per livellare le gocce che hanno iniziato a rigare la parete come lacrime.
Ricordo ancora le conversazioni che avevo con Mary Margaret  al calduccio della biblioteca, le nostre voci attutite dall’imponente quantità di libri circostanti, quando le chiedevo consigli sul cognome che avrei dovuto scegliere. Avevo già chiaro in mente, fin da giovane, che non volevo conservare per tutta la vita quello dei genitori che mi avevano abbandonato; sapevo che avrei potuto cambiarlo, non appena maggiorenne, ma prima dovevo capire in cosa volevo cambiarlo.
Mary Margaret mi aveva fatto notare che avevo infinite possibilità di fronte;  per restringere il campo, diceva,  intanto avrei potuto decidere cosa volevo significasse quel cognome. Se  “O’Donnelly” mi riportava  alla mente i miei genitori, cosa avrei voluto che mi ricordasse il mio nuovo cognome?
Allora, con un sorriso furbo, le avevo chiesto qual era il suo, di cognome.
Strano a dirsi, ma fino a quel momento non aveva mai avuto l’occasione per rivelarmelo, e fu strano venirlo a sapere per la prima volta dopo tutti quegli anni che ci conoscevamo.
“Finch”, aveva risposto con un sorriso.
E Finch era perfetto come cognome. Mi ricordava lei: la mia adorabile guida nei lunghi anni dell’infanzia, ma anche Atticus Finch, il padre di Scout, la protagonista di Il buio oltre la siepe: un uomo giusto e buono, come avrei voluto fosse stato il mio.
Scegliendo Finch come cognome, avevo anche scelto il tipo di famiglia che volevo ricordare: una donna affettuosa, che si era presa cura di me finché aveva potuto, non perché costretta da legami famigliari, ma semplicemente per il suo buon cuore, e uno dei personaggi dei libri che mi avevano aiutato a crescere. Era perfetto.

- Genitori biologici? - domanda Kellie con cautela dopo qualche secondo, riscuotendomi dai ricordi.
E' solo in quel momento che, finalmente, mi decido a raccontare loro la mia storia per intero. La racconto con voce ferma e controllata mentre continuo a dipingere, senza farne un dramma, e così fanno Kellie e Dimitri, ascoltandomi in silenzio mentre spennellano con attenzione le pareti del colore del sole. Percepisco di tanto in tanto le loro occhiate curiose scivolarmi sulle spalle mentre parlo, ma continuo, imperterrita, finché la mia storia non è terminata. Non voglio le loro parole impetosite. La mia non è stata una brutta infanzia, grazie a Mary Margaret: non merito compatimenti di sorta.
Quando finisco di parlare, è anche il momento in cui termino di dipingere la seconda parete di marrone.

Osservo il rotolo che mi sgocciola sulla mano, confusa. Per quanto accidenti ho parlato? Ho la voce roca e le spalle indolenzite, e il salotto è interamente ricoperto di vernice fresca dai toni caldi.
All'improvviso, qualcosa mi stringe da dietro. Sobbalzo a quel contatto, poi riconosco le braccia magre di Kellie. Dimitri si aggiunge dopo qualche secondo, un po' impacciato, ed è allora che, con grande imbarazzo, mi deciso a scacciare via tutti e due. - Cosa state facendo?! - borbotto, staccandomi da Kellie.
- Ti coccoliamo - risponde lei, con voce da pulcina.
- Non ho bisogno di essere coccolata - ribatto, burbera. - Davvero, ci sono passata sopra. Tutto dimenticato -, garantisco, fingendo di scacciare una fastidiosa farfalla-ricordo dalla fronte.
Kellie mi guarda scettica. Allora, per cambiare discorso, indico i barattoli di vernice che abbiamo appena usato, i quali contengono ancora un bel po' di vernice. - Con quella cosa ci facciamo? -.
A Dimitri si illuminano gli occhi. - Be' io avrei un'idea... -.

A quanto pare, Dimitri, oltre a un temibile buttafuori, è anche un artista, perché inizia a spiegarci quest'idea che gli è venuta in mente non appena Kellie gli ha parlato di quello che pensavamo di fare, e sia Kellie che io ne siamo entusiaste. Ok, il fatto che piaccia a lei non è questa gran cosa, visto che Dimitri è, be', il suo fidanzato! Ma devo ammetterlo: mi ha sorpreso che la sua idea abbia conquistato anche me.
In breve, riforniamo il nostro artista di pennelli, scotch di carta e sedia (va bene che è alto, ma persino lui ha dei problemi ad avvicinarsi al soffitto tanto da farci dei lavori di precisione!) e, in meno di mezz'ora, il nostro Michelangelo dipinge un sole stilizzato all'angolo formato dalle due pareti dorate, che sono anche quelle sulle quali si aprono le finestre.
Il piccolo sole è dipinto in un oro più opaco rispetto a quello che abbiamo usato per le pareti, visto che Dimitri ha usato un po' del marrone avanzato per scurirlo, e con i suoi sottili raggi dipinti sul soffitto e sulla parte più alta delle pareti, sembra indicare la strada agli ultimi, tenui, raggi del sole che entrano dalle finestre ora libere dalla carta di giornale.
- Accidenti, è magnifico - mormoro, sincera. Mi siedo di fianco a Dimitri e Kellie, che si sono accoccolati contro la parete in un tenero groviglio di braccia e gambe, per ammirare lo spettacolo del tramonto che si riflette nel nostro salotto.
Rimaniamo tutti e tre lì, immobili, finché il sole non scompare del tutto dietro l'orizzonte.
E' stato bellissimo. Quasi come rivivere la prima volta che ho visto il film di Un Ponte per Terabithia  e ho visto le parole del libro della mia infanzia prendere forma sotto i miei occhi.
Mi volto verso Kellie, che sorride con gli occhi lucidi come se si fosse appena svegliata da un sogno magnifico, e le rivolgo il più grande dei miei sorrisi.
- Grazie - sussurro piano, non sapendo nemmeno bene a chi. Anche Dimitri sembra vagamente impressionato dalla cosa, ma non tanto da trattenersi dal domandare, come se nulla fosse, - Be', mangiamo? -.
Facciamo tutti e tre per alzarci, ma qualcosa ci trattiene.
Uhm, no, non capite male: non qualcosa nel senso della meraviglia di quel momento che non vogliamo interrompere, ma un qualcosa di fisico e nemmeno troppo forte che ci trattiene all'indietro per qualche frazione di secondo in più di quanto sarebbe normale.
Ci giriamo tutti e tre, stupiti, e ci troviamo di fronte le impronte fresche delle nostre sagome sulla vernice, apparentemente non asciutta quanto sembrava... per non parlare della traccia di marrone di cui è intriso il retro delle nostre magliette!
- Per Diana - esclamo, addolorata - Le mie adorate magliette da casa! -.

***

Il giorno seguente, è il turno del bagno-nella-foresta (ovvero il bagno che abbiamo dipinto di verde) e del piano di sopra. 
Mentre Dimitri si dedica - tutto appassionato, ora che ha liberato il suo lato artistico - alla creazione di un motivo di foglioline verde scuro accanto ad un armadietto del bagno, Kellie e io saliamo di corsa le scale, ognuna armata del proprio secchiello di vernice (ancora chiuso, perché non vorremmo mai inciampare sulle scale e chiazzarle di azzurro e giallo zucca) e di rulli e pennelli per dipingere.
Visto che abbiamo le camere piccole, abbiamo deciso che ognuna dipingerà la propria e poi ci dedicheremo assieme - sperando che Dimitri ci raggiunga - al corridoio e all'altro bagno.
Come prima cosa, usciamo tutte e due col sedere all'aria dalle rispettive stanze, spingendo a fatica le nostre valigie sul pavimento, in modo che non si sporchino durante il processo di pittura dei muri. Perdiamo qualche momento a giocare agli autoscontri, facendo scontrare i miei scatoloni di libri con i suoi di trucchi e vestiti fuori stagione; in presa alle risate, ci fermiamo appena in tempo, prima di sfasciare i nostri scatoloni e rimanere senza niente in cui raccogliere le nostre cose.
Il nostro baccano, però, ha richiamato l'attenzione di Dimitri, che sale circospetto le scale per vedere cosa stiamo combinando, con in mano un pennellino macchiato di verde a mo' di pugnale, pronto all'autodifesa. - Mi chiedevo se non aveste bisogno anche voi di qualche fogliolina - minaccia, con in volto un sogghigno da artista folle.
- Nooo! Kellie, distrailo! - urlo tra le risate, scappando in camera a recuperare rullo e pennello. Devo litigare con P.T., tutto intento a mordicchiare il pennello più grosso, per poterne tornare in possesso, e quando esco trafelata dalla porta, trovo Kellie che strilla e ride appesa al collo di Dimitri, a cavalcioni sulla sua schiena come quei cow-boy pazzi sui tori meccanici.
- Kellie! Dicevo qualcosa di più funzionale - protesto - Tipo strangolarlo col tuo turbante! -. 
Oh, sì. In caso aveste dubbi: Kellie ha insistito anche oggi per avere il suo turbante protettivo, specie dopo l'incidente di ieri con la vernice del salotto. Oh, e ovviamente, visto che è una persona altruista, ha insistito per metterlo anche a me.
- Non posso! - esclama lei in risposta, con un gridolino divertito di accompagnamento. - Lo amo troppo! -. Tutta presa dalla battaglia, ride, senza nemmeno accorgersi dell'importanza di quello che ha appena detto.
Dimitri strabuzza gli occhi, sorpreso, e per un attimo perde la presa sulle gambe chilometriche di Kellie. Per fortuna, riesce a riacchiapparla al volo e a farsela scivolare di fronte in quella che sembra una mossa di ballo rock&roll. - Ti amo anche io, baby - annuncia, con voce roca e occhi languidi. E poi non c'è davvero bisogno che vi dica cosa fanno, vero? Potete benissimo indovinarlo da soli.
- Ah, voi due siete una maledizione! - ruggisco. Come se non fosse già abbastanza triste sapere che Josh è lontano chilometri e chilometri senza avere due polpi che ti amoreggiano di fronte ogni giorno, accidenti.
Spazientita, faccio per andarmene a pitturare in camera, lasciandoli a bisbigliarsi chissà quali porcherie nelle orecchie, quando li becco a lanciarmi un'occhiata che non promette altro che guai.
- NO! -.
Faccio appena in tempo a girarmi per tentare di correre via, che Dimitri mi placca. - Vieni, Kel, vieni a scarabocchiare la faccia di questa gelosona! - chiama, tenendomi ferma. Appena  Kellie si avvicina e inizia a scarabocchiarmi quelli che devono essere fiorellini sulle guance, però, alzo i pennelli che tenevo in mano e inizio a schizzarle la faccia di azzurro, cercando senza risultato di risparmiare la povera maglietta da casa che le ho prestato anche oggi.
- Sporchi, meschini traditori! Trattate così una povera ragazza indifesa? JOOOOOOSH! - ululo infine, tutta tragedia e disperazione (come i protagonisti dei film quando si trovano in situazioni particolarmente tragiche) quando Dimitri propone di spandermi addosso la vernice gialla e di usarmi poi come rullo gigante per dipingere le pareti.

Dopo qualche minuto, riusciamo tutti a darci un contegno e a tirarci su dal pavimento su cui ci eravamo accasciati, sfiniti dalle risate. Io torno alla mia camera con i pennelli ancora stretti nelle mani ricoperte di vernice blu rinsecchita e cerco di dipingere senza inciampare su P.T., che continua a fare lo slalom tra le mie gambe, mentre Dimitri segue Kellie nella sua camera per aiutarla... o distrarla, secondo me. Per fortuna, oltre a pomiciare, quei due riescono anche a lavorare un po', e prima di pranzo abbiamo finito.
La mia camera è interamente dipinta di un bell'azzurro intenso e sul soffitto ha dei puntini dorati che vorrebbero assomigliare a delle stelle, ma sembrano più degli schizzi fatti per sbaglio; alcuni sono finiti - chissà come - anche sulla pelliccia di Piccolo Terrier. Kellie, invece, ha fatto le pareti della sua stanza di quello strano arancio che le piaceva, ma poi ha usato l'azzurro che mi era avanzato per dipingersi il soffitto, tanto che adesso in camera sua sembra di guardare il cielo dall'interno di una zucca. E pensate quello che volete, ma l'impressione finale della zucca cava è piuttosto carina, anche se adesso ogni volta che penso a Kellie mi viene in mente Cenerentola.
Mentre le stanze si asciugano, noi intrepidi pittori scendiamo a mangiare, costretti a trattenere le risate ogni volta che ci guardiamo le facce ricoperte di vernice, simili a quelle degli indiani.
Dopo pranzo, dipingiamo il corridoio al piano di sopra per metà azzurro e per metà giallo zucca, poi usiamo per il bagno che rimane il marrone rimasto dal salotto, stemperato con un po' d'oro.
Dopo aver aperto tutte le finestre della casa per far svaporare l'odore pungente della pittura, decidiamo di concederci un po' di riposo; riposo quantomai meritato, specie per il povero Dimitri, che domani tornerà a lavorare.
"Riposo" per lui e Kellie consiste, ovviamente, nell'accaparrarsi il divano al piano di sotto per pomiciare, così io mi faccio prestare il portatile di Kellie per guardare uno dei film in cui recita Josh e, presa dalla nostalgia, finisce che mi faccio una maratona di tutti i suoi film, abbracciando stretto stretto P.T. Verso sera, non resisto più e gli telefono.
- Sai che hai una faccia buffissima quando fai finta di essere sorpreso? - attacco non appena sento il suo "Pronto?", riferendomi all'espressione a bocca aperta, con quei suoi occhietti adorabilmente spalancati e la mascellona ben sporgente che fa sempre nei film nelle scene in cui si trova di fronte a qualcosa di sorprendente.
- Cosa? - domanda lui, confuso.
- Nei film, fai sempre la stessa espressione quando sei sorpreso - gli spiego pazientemente, incrociando le gambe per mettermi in una posizione più comoda sul letto.
- Ah sì? - chiede, sgomento. - Sempre la stessa? -.
Scaccio l'argomento con un gesto spazientito della mano. - Non importa, è una bella faccia -. La frase esce con un tono dolce che sorprende anche me.
Non ottengo risposta.
- Joshu-a...? -. Ti pareva che una delle poche volte che dico qualcosa di carino lui scompare! Rimango in ascolto, e mi affretto a chiudere con un colpo secco il portatile, che ha iniziato a surriscaldarsi e ha rumorosamente messo in azione la ventola per il raffreddamento.
- ... Stavo pensando che ogni volta che ti vedo proverò a fare un'espressione sorpresa diversa - risponde Josh all'improvviso, tutto convinto - E poi tu mi dirai qual è la migliore! -.
Soffoco una risata. - Non osare cambiare la tua faccia stupita! - mi infiammo. - E' il tuo marchio di fabbrica: le tue fan non ti riconoscerebbero più senza. Kellie non ti riconoscerebbe più! -.
- E' un rischio che devo correre, per crescere professionalmente - replica lui, col tono di un James Bond che sta per buttarsi da un grattacielo con una bomba in mano per salvare il mondo.
Per tutta risposta, sbuffo forte nel microfono del cellulare, per essere ben sicura che senta tutta la mia disapprovazione. Lui, però, sembra fraintendere, perché si limita a rispondere educatamente -Hey, salute! -.
Alzo gli occhi al cielo, ma lo ringrazio lo stesso, affrettandomi a rassicurarlo sul fatto che non mi sto ammalando e che qui il clima non è ancora troppo freddo, nonostante si stia avvicinando l'inverno.
Non so se parlargli della giornalista di ieri. Vorrei chiedergli un parere, ma allo stesso tempo non voglio che si preoccupi mentre è impegnato a lavorare (non vorrei mai che la sua faccia sorpresa venga fuori un po' crucciata!); inoltre, ho lo stupido timore che il sapere di avere una giornalista col flash facile nei paraggi di casa sua lo spinga ad aspettare a tornare, dirottandolo magari verso la sua bat-caverna a Los Angeles.
- Avete finito di dipingere la casa, allora? -. La sua voce mi riscuote dalle pare mentali, e mi rianimo al pensiero della casa colorata, affrettandomi a spiegargli tutti gli ultimi particolari. Sono tutta infervorata, presa a narrargli il malefico attacco a mie spese da parte di Kellie e Dimitri, quando suona il campanello.
- Aspetta un secondo - dico ad alta voce, cercando di farmi sentire oltre il suono delle sue risate dall'altra parte del telefono. Entro in camera di Kellie, visto che è lei ad avere la vista sull'entrata, e mi avvicino circospetta alla finestra, preceduta da un agitato Piccolo Terrier. Purtroppo, chi ha suonato è nascosto dalla tettoia, però davanti a casa noto subito la presenza di altre due macchine, oltre alla mia e a quella di Kellie. E una è una cinquecento color bianco sporco.
La giornalista è tornata.


Ciao a tutti!
Lo ammetto, ci ho riprovato col finale ad effetto!
Scusatemi, scusatemi e scusatemi per il ritardo D: Non so davvero come fare per obbligarmi a muovere il culo (per dirlo con finezza v.v)!
Come sono andate le vacanze? Quanto brutto/bello è stato il ritorno a scuola? Raccontatemi *w*
E spero che l'intermezzo artistico di Grace, Kellie e Dimitri vi sia piaciuto :D!
Non ho ancora avuto l'occasione di inserire il cognome di Kellie e il nome della malefica giornalista, quindi se avete proposte last-minute scrivete pure :D
Intanto ringrazio un sacco ESTI, Katniss01 e _andr_  per le loro bellissime proposte <3 Sarà dura scegliere! E ringuazio anche tutti i vecchi e nuovi lettori e recensori :D!

Uhmmm... non ho altro da dire, se non che spero di sentirvi presto :)
Bacioni!

Liz

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Capitolo 46
*** Of crows and ghosts. ***


ponteper - Ehilà ragazze! - esordisce Robert non appena apriamo la porta. Alle sue spalle spunta minaccioso il becco, pardon, il naso della reporter, che ci studia circospetta. Probabilmente si sta ancora chiedendo se siamo le inquiline di questa casa o le loro domestiche.
- Conoscete Judith Concordia? -. Robert ci presenta la donna con un largo e orgoglioso gesto delle braccia, neanche fosse sua figlia e stesse cercando di vendercela in cambio di un buon numero di cammelli.
Di fronte alla mia espressione per niente impressionata, si affretta a spiegare - La famosa reporter di New$tar? -.
Un angolo del suo sorriso vacilla. Io intanto decido che d'ora in poi chiamerò quella tipa Judith Concordia la Semina Discordia.
- Sono inglese, non seguo le riviste americane - mi limito a replicare, con una scrollata di spalle; per me le pagine patinate meritano di essere lette solo se parlano di Harry, William, e dei deliziosi cappellini della regina Elisabetta!
...
Ci avete creduto davvero? Be', allora siete dei dannati razzisti. Vi pare che noi inglesi ci fissiamo su queste bazzecole?! Semplicemente non volevo dare soddisfazione a Semina Discordia. Kellie, invece, trattiene il fiato come di fronte ad un'improvvisa rivelazione. - Judith Concordia?! Pensavo fosse un nome d'arte! -.
La diretta interessata, che probabilmente ha passato la sua intera adolescenza a piangere sul suo ridicolo nome, non batte ciglio.
Dev'essere una tosta.
- E non siete curiose di sapere che cosa ci fa qui, a bussare alla vostra porta? -. Robert ignora allegramente il mio totale disinteresse e si concentra su Kellie. Il suo tono di voce sembra quello di qualcuno che tiene un grosso pacco regalo nascosto dietro la schiena, e Kellie - povera ingenua, ormai è la preda prescelta - squittisce in risposta, sfregandosi mentalmente le mani all'idea di aprire il suddetto pacco.
Io, invece, faccio automaticamente un passo indietro, sentendo puzza di pacco bomba.
- Robert, non ce la vogliamo quella in casa!- protesto.
Sia Robert che Semina Discordia spalancano all'unisono le bocche, pronti a sfornare le loro arringhe, ma io li anticipo e sbatto loro la porta in faccia.

Kellie sbatte le palpebre, confusa. - Non pensi di essere stata un po' brusca? -.
Scuoto la testa, ignorando i colpi che i due hanno iniziato a battere sulla porta. La verità è che ho paura che quei due ritentino la manovra di sfondamento messa in atto ieri da Semina Discordia, e adesso che Dimitri è tutto impegnato a gorgheggiare sotto la doccia, non penso che io e Kellie da sole riusciremmo a tenerli fuori di casa. Oh no, aspettate, dimenticavo P.T.! Lasciatemi riformulare: non penso che io, Kellie e P.T. da soli riusciremmo a tenerli fuori di casa.
Ma decido di usare un'argomentazione più convincente per spiegare a Kellie come mai è meglio tenere quei due fuori di casa.
- Quello ce la vuole appioppare per chissà quanto, Kel. La ospiti tu in camera tua? -.
Kellie impietrisce. Già deve condividere la stanza con tutti i suoi vestiti: non può permettersi di incastrarci dentro anche qualcosa di ingombrante come una persona. A meno che quella persona non sia Dimitri, ovviamente, ma lui non conta perché dorme sullo stesso letto in cui sta Kellie: non occupa spazio aggiuntivo.
- Dici che dovremmo parlarle di quelle stanze in più sopra al pub di Guendalina ed Elvis? - propone allora. Evidentemente ha già cambiato idea... ma adesso sta cercando una scusa per riaprire la porta e scoprire cosa ci fa lì Miss Disgrazia, ops!, Miss Discordia, doppio ops!,intendevo Miss Concordia.
- Kellie, quella è una reporter: vuole sicuramente ficcare il naso nella vita di Josh. Dovremmo farla filare via di qui alla velocità della luce! -.
- Oh -. Kellie sembra delusa, come se avesse sperato di finirci lei sugli articoli di New$tar, possibilmente assieme a Dimitri.
- Vuoi Nutella? - cambio discorso nella speranza di distrarla e, senza aspettare la sua risposta, mi dirigo verso la credenza. Ignoro allegramente i  colpi spazientiti provenienti dall'esterno, a cui si è aggiunto lo sgradevole rumore del campanello, e sfilo il barattolo di vetro dalla mensola.
Me lo rigiro tra le mani, chiedendomi se sia possibile aprirlo come si fa con le uova: sbattendolo di lato contro il bordo di un piatto o, in questo caso, del tavolo. Il tappo è ancora ben incollato, ho controllato.
- ... O magari quella tua marmellata di pesche? -.
Mi giro verso Kellie, che è rimasta a qualche passo dalla porta, tutta intenta a fissarla con aria indecisa.
- Marmellata di albicocche! - fa in tempo a rimproverarmi, prima di venire interrotta dagli strilli della reporter, che giungono soffocati dall'esterno.
- Miss O'Donnelly (chiunque di voi due
sia), non me ne andrò di qui senza una sua intervista! -.
Sbigottita, guardo Kellie e mi indico. Che accidenti vuole quella da me?
Lei, per tutta risposta, alza tutti e due i pollici e mi fa un sorriso smagliante.
Con un'espressione combattiva stampata in volto, muovo qualche passo in direzione della porta. Kellie mi guarda elettrizzata, sicuramente sperando in qualcosa di spettacolarmente aggressivo; intanto Dimitri, in sottofondo, stona in modo particolarmente tragico il ritornello di "I Will Always Love You".
Quando spalanco la porta, Robert e Semina Discordia quasi cadono all'interno per la foga con cui ci si erano appiccicati sopra (probabilmente con l'inconscia speranza di riuscire a sfondarla).
Vogliono notizie su di me? Be', io non ci tengo a dargliele. D'altra parte, non voglio nemmeno che passino tutta la serata a romperci le scatole martellando alla porta, e sicuramente non voglio farmi fotografare con uno strofinaccio in testa; in realtà, preferirei proprio non farmi fotografare, ma ci vuole un compromesso.
C'è un'unica cosa da fare.
Senza dire una parola, prendo Kellie per il gomito e la trascino di fronte alla porta. Lei mi segue titubante, guardando alternativamente me e i due che aspettano famelici alla porta. Nei suoi occhi stanno combattendo tra loro una malcelata speranza di notorietà e una piccola quantità di terrore.
Sperava di godersi lo spettacolo da dietro le quinte, lei? HAH! Certo che no: è il momento di andare in scena.
- Lei è la nuova fidanzata di Josh, chiedete a lei -.
Kellie mi guarda sbigottita. Io faccio del mio meglio per trasformare un sogghigno in un sorrisone incoraggiante.
E per fortuna che Dimitri è ancora in doccia! Per un momento mi chiedo se non dovrei andare a chiudere a chiave la porta del bagno, giusto perché non spunti all'improvviso per rovinare tutto facendo il geloso... Il problema è che poi mi sentirei incredibilmente simile alla matrigna di Cenerentola, e posso sopportare solo un certo livello di sensi di colpa, capite?
Ad ogni modo, la nostra recita sembra compromessa fin dall'inizio, visto che Semina Discordia sembra essere giunta un po' più preparata sull'argomento "Grace", oggi. - Ma non era mora, nelle foto distribuite sul web? - domanda, scettica, non appena Kellie si toglie lo strofinaccio dai capelli (in previsione di foto) e la sua cascata di boccoli dorati le rimbalza sulle spalle. Accidenti!
- Mi-mi sono tinta - improvvisa Kellie, con una prontezza di spirito sorprendente. - E... messa a dieta - si sente in dovere di aggiungere, ormai tutta presa dalla parte.
Un momento! MESSA A DIETA?! Le lancio un'occhiata feroce.
Lei non ha neanche il buon gusto di arrossire.
- Quindi lei conferma di essere Grace O'Donnelly, la nuova fidanzata di Josh Hutcherson? -. La reporter continua l'interrogatorio, incrociando le braccia al petto in quello che vorrebbe essere un atteggiamento poco amichevole, anche se l'effetto viene rovinato dallo strano modo in cui è costretta a tenere gli avambracci per non schiacciare la macchina fotografica che tiene appesa al collo.
Robert la guarda con interesse, apparentemente cercando di decidere se mettersi a fare la parte del "poliziotto buono" in tutta questa commedia, visto che lei sembra essersi scelta quello di "poliziotta cattiva" senza nemmeno interpellarlo. Alla fine, decide di incrociare le braccia al petto pure lui, e ci aggiunge un tocco personale di sopracciglia corrucciate.
A questo punto, per dare un piccolo apporto di creatività, anche io punto le mani sui fianchi e arriccio il naso con aria feroce. Sono sicura che anche Dimitri fa così, quando è lì lì per buttare qualcuno fuori dalle discoteche.
Kellie, invece, è tutta presa - per chissà quale ragione - in quello che dev'essere il tentativo di imitare la mia voce, ma dà più l'impressione che le sia andata di traverso la saliva. - Io, io... Sì, cheddiavolo, certo! - esclama, allargando le braccia.
Strabuzzo gli occhi. E quella dovrei essere io? Sembro una terribile rapper-fattona venuta dai bassifondi più bassi e più fondi di Brooklyn!
Purtroppo (o per fortuna, visti i livelli di degrado a cui stava giungendo la situazione), Robert pensa bene di intervenire.
- Ma no, Judith! -
Per un momento mi guardo attorno, chiedendomi a chi diavolo si stia rivolgendo; poi mi ricordo che Judith è il vero nome di Semina Discordia.
 - Questa è Kellie Enderson-Milton! Grace è l'altra ragazza... no? -. Per un momento mi guarda, un'espressione confusa in volto, come se stesse
davvero aspettando una mia conferma per essere sicuro di aver scritto i nomi giusti sui nostri contratti. Io, da parte mia, ho appena realizzato di non aver mai chiesto a Kellie il suo cognome. Ho davvero sentito Kellie Hilton? Accidenti, sapevo che era ricca, ma... Hilton?! Cavolo!
Intanto, nei buchi neri che Semina Discordia ha al posto degli occhi lampeggia un pericoloso bagliore di vittoria. Fa appena in tempo a fare un passo avanti, sporgendo verso di me il suo terribile registratore, che P.T. arriva di corsa, abbaiando a pieni polmoni - e credetemi, malgrado i suoi polmoni debbano essere grandi all'incirca come delle noci, fa un baccano che riesce quasi a sembrare feroce.
La vista di quella palla bianca indiavolata respinge la giornalista a qualche passo dall'entrata, e a quel punto Kellie, con incredibile prontezza di spirito, si affretta a chiudere la porta a chiave.
- HEY! - esclama una voce dall'altra parte della porta - Non finisce qui! AVRÒ LA MIA INTERVISTA! -.
P.T. starnutisce.
- Presto, Kellie, sbarriamo tutte le finestre: l'assedio è cominciato! - sussurro, accucciandomi a terra e trascinandola con me, come se da un momento all'altro potessero iniziare a piovere pietre dalle finestre.
Strisciando sui gomiti, raggiungo le scale e poi corro di sopra per chiudere tutte le tapparelle, immaginando già Semina Discordia appollaiata fuori dalla finestra come un'inquietante Edward Cullen al femminile, pronta a fotografarmi mentre dormo, o mentre sono sul wc.
- Dimitri, non passare per nessuna ragione al mondo davanti alla finestra nudo, siamo assediati dai paparazzi! - penso bene di strillargli attraverso la porta del bagno, quando ci passo davanti.
Solo un istante dopo mi chiedo se non sia strano aver nominato il nome del ragazzo di Kellie e "nudo" nella stessa frase. Agh!
- Tira giù le tapparelle! - mi limito a gracchiare, martellando con la mano sulla porta.
In risposta mi giunge solo un acuto: "Yoooooo, I'll tell you what I want, whatIreallyreallywant!", il che mi fa scappare a gambe levate.

Mentre corro giù, rischio di inciampare su P.T. che invece sta salendo a fatica i gradini (troppo alti per le sue zampette corte) per venirmi incontro.
Lo prendo in braccio e proseguo il mio cammino. Quando raggiungo il salotto, noto con sollievo che Kellie ha già sbarrato tutte le finestre... e che per fortuna l'odore di vernice per muri è quasi svanito, o avremmo corso il rischio di morire intossicati qui, in caso di assedio di lunga durata.
Noto anche che ha stampato in volto uno strano sorriso soddisfatto. La guardo, sospettosa, poi indico la sua faccia. - Quello è conseguenza del breve momento di notorietà appena vissuto? -.
Lei scuote la testa, e io mi becco una sventagliata dei suoi capelli sul viso. Mi allontano di un passo per evitare che succeda di nuovo.
- Stavo solo pensando che adesso sarai costretta a mangiare le cose sane che ho comprato! - trilla, subito prima di iniziare a saltellare.
Non posso credere che l'abbia detto davvero.

Quella sera io, Kellie, e un Dimitri incredibilmente profumato consumiamo una tristissima cena salutare. Il barattolo di Nutella ha resistito ad ogni tentativo di sfondamento, persino quando, in un impeto di violenza, mi è sfuggito dalle mani mentre cercavo di romperlo contro il tavolo ed è finito a terra. Adesso campeggia, intatto e derisorio, in cima alla credenza.
Il vasetto di albicocche, intanto, giace mezzo vuoto in mezzo alla tavola mentre pilucco la mia insalata, immersa nel più nero sconforto. Solo la speranza che Kellie vada a letto presto, dandomi modo di frugare in ognuno dei più reconditi angoli della cucina alla ricerca di qualcosa di commestibile, mi dà la forza di ingollare ogni singolo, disgustosamente dolce, chicco di mais che punteggia il verde dell'insalata.
Purtroppo, però, dopo aver consumato con minuzia ogni fogliolina della sua insalata ed essersi leccata i baffi per farmi capire che se l'è davvero goduta, Kellie sembra ancora bella sveglia. E Dimitri non è da meno, visto che è abituato a lavorare di notte, quindi, quando la sua adorata biondina inizia a raccontare dell'ultimo film horror che ha visto, tutto basato su terrificanti evocazioni di fantasmi e sulle loro truculente conseguenze, le dà corda. Anzi, peggio: dà corda al suo ricatto, promettendo di aiutarmi a de-sigillare il vasetto di Nutella prima di andare via, se acconsento a partecipare alla "seduta spiritica" che Kellie ha appena proposto (anche se imposto probabilmente sarebbe un termine più veritiero).
Non ho altra scelta che accettare: il mio stomaco goloso mi costringe.
A quanto pare, era un po' che Kellie pensava di provare questa pessima esperienza - aspettando solo la giusta occasione per intrappolarmi in casa - perché, non appena cedo, corre al piano di sopra e torna giù con quella che sembra una rispettabilissima, credibilissima tavola ouija.
- E quella dove accidenti te la sei procurata?! -
- Nel negozio di antiquariato in fondo alla strada! - squittisce Kellie orgogliosa - Pensavo sarebbe stata carina appesa qui in salotto -.
P.T. abbaia e cerca di saltarmi in braccio; io rabbrividisco all'idea di vedere quella robaccia appesa sopra al divano. In realtà già vederla poggiata sul tavolo non mi piace per niente, mi fa accapponare la pelle. E se succedesse come in Jumanji? E se finissimo intrappolati in un gioco da cui poi è impossibile uscire?
Devo ammettere che, quando mi hanno costretto ad accettare la proposta, ero convinta che avremmo lavorato con un semplice foglio di carta con disegnate sopra le lettere... evidentemente dimenticavo che con Kellie niente è semplice.

- Bene, chi invochiamo? - domanda Dimitri, sfregandosi le mani con un'allegria del tutto inappropriata alla situazione. Dopo un'occhiataccia da parte di Kellie, però, alza gli occhi al cielo con aria divertita e si affretta a riposizionare le mani su quella che sembra una piccola lente di ingrandimento, piazzata al centro della tavoletta, su cui sono già in posizione le mani mie e di Kellie.
- Non ne ho idea - rispondo, mio malgrado un po' emozionata, osservando le dita larghe e piatte di Dimitri e le manine piccole e smaltate di Kellie premute vicino alle mie.  - Di solito queste cose non si fanno nei cimiteri o nelle case infestate? -.
Kellie sembra un po' spiazzata dalla mia osservazione (ho come l'impressione che non si sia documentata adeguatamente sull'argomento), ma poi scuote la testa con convinzione, facendo rimbalzare i boccoli attorno al viso in un turbine dorato che spinge P.T. a balzarmi giù dalle gambe e a prendere a saltare vicino alla sua sedia nel tentativo di raggiungerli coi suoi dentini. Speranze vane, nanerottolo!
- Magari c'è qualche spirito vagante nei dintorni - propone, pensierosa, prima di chinarsi e fare i grattini a P.T. per calmarlo. - Insomma, Robert ce l'avrebbe detto se qualcuno fosse morto qui, no? -.
Ne dubito fortemente, ma decido di non esprimermi ad alta voce. Robert sarebbe disposto a dire e fare qualsiasi cosa, pur di affittare questa casa al maggior numero possibile di persone: dal costringere due ragazze ad accogliere una paparazza che non conoscono e condividere due camere da letto in tre, ad occultare i cadaveri dei precedenti proprietari nel nostro inesistente seminterrato.
Oddio, devo assolutamente controllare se abbiamo un seminterrato nascosto da qualche parte.
Anzi, no. Proprio non ci tengo a rinvenire scheletri seppelliti nella calce. Meglio non sapere.
- Prova a chiamare un generico "Spirito" - propongo allora, cercando di mantenere un tono fiducioso e, soprattutto, un'espressione seria.
- Qualcuno dovrà pur essere morto, da queste parti, prima o poi -. Fosse anche solo un polletto Hutcherson. Insomma, quanto potrà vivere un polletto, anche senza la minaccia di una mannaia?
Oh, ti prego, fa che risponda il polletto: sarebbe stupendo vedere Kellie posseduta da un galletto, starnazzante e terrorizzata dalla minaccia del feroce P.T.!
Kellie annuisce, lo sguardo animato dalla tensione.
Posizioniamo nuovamente tutti e tre le mani sulla lente di ingrandimento e chiudiamo gli occhi. Io e Dimitri attendiamo, in silenzio, non sapendo bene cosa aspettarci; l'atmosfera si fa greve di aspettativa, e ciascuno di noi inizia a sentire un po' di pelle d'oca sul collo, mentre il vento fuori di casa fa tremare le tapparelle. Robert e Semina Discordia alla fine si sono arresi e se ne sono andati; l'impressione è quella di essere gli ultimi tre esseri viventi rimasti su tutta la terra.
All'improvviso, Kellie squittisce, forte, e si alza di scatto.
Spalanco subito gli occhi, ma tutto ciò che vedo è Kellie che corre verso l'interruttore della luce e si affretta a spegnerlo, per poi tornare tranquillamente al suo posto.
- Bisogna creare l'atmosfera - spiega con sussiego, immersa nella penombra.
Riprendiamo i nostri posti, un po' meno tranquilli adesso che siamo avvolti dalle tenebre: al buio sembra tutto più reale, anche l'impossibile.
Devo ammetterlo, ho il cuore che mi batte all'impazzata, e la pelle d'oca si è diffusa anche agli avambracci. Il buio totale, accompagnato da questo silenzio così insolito in casa nostra (visto che Kellie di solito non sta mai zitta), non mi mette molto a mio agio. In questo momento mi farebbe piuttosto comodo un libro da stringere, o, ancora meglio, un Josh.
Tutto a un tratto, la voce squillante di Kellie riempe la stanza: - Spirito, oh Spirito di Union... Qualunque Spirito di Union sia nei paraggi - aggiunge, con una nota vagamente disperata nella voce - Rispondi! -.
In quel momento, qualcosa di caldo e peloso mi tocca la caviglia. Faccio un salto sulla sedia, prima di rendermi conto che è P.T. che è tornato all'attacco. Kellie trattiene il fiato. - Grace, hai sentito qualcosa? - chiede, fiduciosa. Dimitri si agita sulla sedia, e i suoi polpastrelli sudati premono contro i miei sulla lente. - Dimitri, anche tu?! - Kellie sembra un po' scocciata di essere l'unica a non aver ancora avuto qualche esperienza extra-sensoriale. Sono tremendamente tentata dal tirarle un calcetto sotto la sedia per vedere la sua reazione, ma Dimitri si affretta a spiegare - Mi si è solo informicolata la gamba -.
A tutti e tre scappa un sospiro di sollievo collettivo; sono quasi sicura che a P.T. sia scappato qualcos'altro di un po' meno profumato, ma non faccio commenti.
Il nostro piccolo cerchio spiritico  mantiene un silenzio speranzoso ancora per un po', poi Kellie si spazientisce e ricomincia ad invocare il suo Spirito di Union.
- Pronto? Pronto? C'è nessuno? -.
Sembra quasi che stia tentando una telefonata Skype con connessione lenta.
- Prooonto? Mi senti, oh Spirito di Union? -
Sto per proporle di fare un verso da gallina per attirare qualche possibile Spirito di Polletto, ma un rumore mi pietrifica all'istante.
Sento Dimitri irrigidirsi al mio fianco mentre un mugolio sommesso, quasi impercettibile, inizia a rimbombare per la stanza sotto le invocazioni di Kellie.
- Spirito di Union, SPIRITO DI UNION, ripaga la nostra attesa! - esclama quest'ultima, come se dall'altra parte di Skype a connessione lenta ci fosse suo nonno sordo.
P.T. uggiola, tornando a sbattere contro le mie caviglie mentre il brontolio che ha invaso la stanza aumenta poco a poco, basso e tonante come un temporale estivo, riportandomi alla mente brutti ricordi di freddo, pioggia e paura, prima di esplodere sonoro e improvviso come la deflagrazione di un tuono e far fare un salto sulla sedia a tutti quanti.
Kellie strilla, P.T. abbaia forte e mi salta addosso, io quasi cado dalla sedia.
Dimitri ci guarda imbarazzato, premendosi le mani sullo stomaco che brontola. - Scusate - sussurra.
Poi scoppia l'urlo.

...della mia suoneria.
- Josh! - esclamo, sollevata, trascinando la cornetta verde che lampeggia sullo schermo per accettare la chiamata. Ignoro amabilmente l'espressione oltraggiata di Kellie, che ancora tiene una mano sul petto per lo spavento, e saluto lei e Dimitri sventolando la mano, prima di buttarmi sul divano.
Questo dannatissimo esperimento è concluso.
E Dimitri adesso farebbe meglio a mantenere la sua promessa: voglio. la. mia. Nutella.








Ciao ciao :)!
Questo è il mio scrausissimo, ritardatissimo (pardon, in ritardissimo) regalo di Natale! In realtà sarebbe stato meglio come capitolo di Halloween, visto che ha pietosamente cercato di fare paura, ma cosa ci volete fare: sono alternativa!
Sto cercando di rimediare a quel penoso errore che è stato il non aver mai detto il cognome di Kellie, e di sicuro l'argomento verrà riaffrontato, perché adesso Grace è convinta di avere Paris 2.0 in casa, solo che prima ci sono problemi più gravi da risolvere! Papa-papa-razzi! *canto stonato*
Ad ogni modo, volevo ringraziare tutte le persone che hanno proposto nomi per la giornalista malefica, cognomi per Kellie e nicknames di Twitter per Grace, perché mi aiutano un sacco e mi danno nuovi spunti per i prossimi capitoli <3 In particolare, grazie ad ESTI e _andr_ per il nome di Judith Concordia (_andr_, mi pareva davvero troppo malvagio da parte di un genitore chiamare la propria figlia "Concordia", ma come cognome suonava strafigo xD!) e Katniss01 e _andr_ per i cognomi di Kellie... mi piacevano così tanto tutti e due che non sono riuscita a scegliere, quindi Kellie adesso si becca un doppio cognome da riccona!
Vi lascio anche le proposte di nickname per il possibile futuro twitter di Grace (anche se dubito che accetterà di iscriversi, se non sotto minacce o ricatti >:) ), giusto perché sono tanto carine e non è giusto che rimangano nascoste in zona recensioni!
- @love_my_little_terrier (ESTI)
- @la_ragazza_che_abbraccia_le_bottiglie
(ESTI)
- @readeR (_andr_)
- @a_wonderful_book
(_andr_)
Spero di non averne persi per strada D: In caso, scrivetemi arrabbiatissime e ricordatemeli, o se volete suggeritene di nuovi: li metterò alla fine del prossimo capitolo :D

Ringrazio tantissimo chiunque abbia letto la storia a partire da quando è iniziata fino ad adesso, e ancora di più chi recensisce anche con due-tre parole, perché siete tutte persone simpaticissime (e un po' pazze, per la maggior parte, ma è una cosa positiva v_v) ed è bello vedere che c'è davvero qualcuno che legge dietro quei numerini che indicano le "visite"!

Vi auguro delle fantastiche vacanze di Natale (o Hannukkah, o qualsiasi altra cosa festeggiate) e un GIGANTESCO pranzone/cenone! Buon riposo :)
E un sacco di baci!

Liz

P.S. Oh, dimenticavo! Le canzoni mirabilmente cantate da Dimitri sono:
- I Will Always Love You di Celine Dion
- Wannabe delle Spice Girls
Perchè lui è macho B)
Byee!



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