Like a refreshing drink

di SmileGiveMeFive
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Affair of humor ***
Capitolo 2: *** Zero negative ***



Capitolo 1
*** Affair of humor ***


Ringrazio Emerenziano per esser stata la mia inconsapevole fonte d'ispirazione per il titolo di questa raccolta.



 

                                                  Affair of humor                                                                               




John si svegliò di soprassalto. La notte non aveva dormito per via di un caso "fruttuoso", a detta di Sherlock.
Più che altro doloroso. Il dottore ero tutto una sofferenza. Un rottame ambulante. Colpito ripetutamente
e in ogni dove dal mattarello di una contadina piuttosto suscettibile. Aveva imparato a non sottovalutare
un furto di pollame.
Lo scopo, ovviamente, gli era ignoto. Sherlock gli svela poco niente quando si tratta di casi risolvibili in poche ore.
Dice che lo fa per lui; l’assenza di informazioni rende  più misterioso e pericoloso il gioco.  
Accidenti, sa quali carte giocarsi. Ed io che ancora me ne stupisco...

"Già sveglio, John?" la voce di Sherlock echeggiò nel silenzio del soggiorno.
"Cosa stavi combinando di là in cucina?"
"Affettavo il pollo"
"Tu cucini?"
Il detective valutò piuttosto buffa l’espressione stranita dipintasi sul volto dell’amico.
"Certo che no. E’ per un esperimento. Ti avevo detto che il caso di ieri sarebbe stato fruttuoso."
A quelle parole John esasperò: "Cosa?! Evita di prendermi ulteriormente in giro, Sherlock!
Pensi non abbia capito il gioco di parole?! ‘Fruttuoso’ perché ci trovavamo vicino ad un frutteto...
Insomma, se questo è il massimo del tuo umorismo, per piacere, non sforzarti mai più. Era pessimo."

Sherlock, per quanto poco quella critica lo toccasse, gli fece notare con garbo la sua goffaggine nel difendersi
da una nonnetta in vestaglia. John si limitò a guardarlo bieco. Al posto suo l’amico sociopatico non si sarebbe
fatto scappare una querela per aggressione ad anziana.
Il biondo si alzò dalla poltrona sbadigliando. E gemendo.
Lemme lemme raggiunse la sua camera. Sherlock, nel frattempo, attendeva.
Passo deciso di un soldato arrabbiato in avvicinamento. Molto più deciso e arrabbiato di quanto si aspettasse.
Il dottore gli si parò davanti con fare minaccioso. Molto più minaccioso del previsto.

"Signor Sherlock Holmes, vuole spiegarmi perche i cassetti della MIA biancheria sono rovesciati sul letto?!"
"Necessitavo di una cravatta. E come ben sai io ne sono sprovvisto."
"E potrei sapere il perché?"
"John, mi dovresti conoscere ormai. Io non le porto."
"Intendo dire: perché ti serviva?"
Hai un ottimo autocontrollo John, davvero.
"Per l’esperimento"
Vena sul collo pulsante.
"Con il pollo?"
"Esatto"
Sopracciglia ravvicinate.
"E come sta?"
"Piuttosto bene. Gli dona."
Mascelle contratte.
"Sherlock" tono pericolosamente contenuto "mi riferivo alla cravatta."
"Dipende dai punti di vista. Valuta con i tuoi occhi."

Il medico si precipitò in cucina, borbottando qualcosa sui punti di vista definendoli una gran nonsochecosa.
Nel mentre Sherlock si barricò in bagno.

"CHE COSA HAI COMBINATO, RAZZA DI IDIOTA! PROPRIO QUESTA CRAVATTA DOVEVI DISTRUGGERE?!"

Mi correggo. Dovresti esercitarti ancora un po’ sull’autocontrollo.

"Dove sei finito?! AH-AH! Trovato! Esci dal bagno, SHERLOCK!"
"Scusa John, ma era importante! Si è sacrificata per una giusta causa!"
John era al limite. Capì che non avrebbe ottenuto niente in quella maniera. A parte un infarto.
"Per piacere, Sherlock. Esci da lì."
Disarmato dal tono arrendevole dell’amico spalancò la porta.
Si trovò davanti un John malinconico, triste. Una morsa al cuore.
"Quella cravatta era un regalo di Mary " ammise, imbarazzato fosse quello il motivo di tale collera.
"Me l’aveva regalata per un ipotetico matrimonio. Per la precisione il nostro."
"Non le avevi spiegato che la nostra convivenza non implicava nessuna relazione?"
"Intendevo il matrimonio mio e di Mary."
"Oh, chiedo scusa. Va’ avanti."
"Non c’è molto da aggiungere a dire il vero. Una sera lei rincasò tardi e lasciò la cravatta sul tavolo con un bigliettino."
"E cosa diceva il biglietto?"
" ‘E’ del mio colore preferito. MM’  Poi, insomma, sai com’è andata. Abbiamo troncato e non siamo mai giunti
al grande passo. Ad un certo punto qualcosa era cambiato..."
"Sono tornato io."
"Come dici?"
"Non per fare l’egocentrico e attribuirmi importanza, ma la vostra relazione è mutata perché io sono tornato,
perché ho rivelato al mondo di essere ancora vivo. "

Passarono attimi di muta tensione.

"Sì, il tuo ego è sconfinato."
Contromossa.
"Non ci posso fare niente."
Vincitore: Sherlock.
"Ti sbagli invece. Puoi evitare di distruggere ciò a cui tengo."
Ricalcolo del vincitore: dubbio.

Deludere John era uno dei pochi errori relazionali che Sherlock riteneva valesse la pena sistemare.
Venne sera. Una grigia serata autunnale tutt’altro che felice.
Dopo la discussione il detective era uscito e ancora non era rincasato.
John evitò di sforzarsi particolarmente nella preparazione della cena. Pur essendo pervaso da momentanei
sensi di colpa per la reazione esagerata, cucinare con i brandelli della cravatta accanto non lo favorì granché.
Due toast e una terrina d’insalata. La porzione di Sherlock fu riposta indelicatamente nel frigo.
Ma la quiete della sera aiutò il medico ad accantonare il rancore. Dopotutto si trattava solo di una cravatta,
per quanto ci tenesse. Ed il suo amico era Sherlock Holmes. Non poteva pretendere che capisse.
Cercò di aspettarlo sveglio, ma crollò dal sonno poco dopo la mezzanotte.

Al risveglio lo trovò addormentato in cucina, ancora col cappotto addosso, la guancia spalmata sul toast.
Sembrava così innocuo. Lo lasciò riposare.
Entrò in camera per cambiarsi i vestiti, ma rimase a fissare il letto piacevolmente sorpreso. Della confusione creata
da Sherlock il giorno prima non c’era più traccia. Inoltre notò una cravatta nuova fatta a mano, blu oltremare, poggiata sul cuscino.
Accanto un biglietto che diceva: ‘E’ del mio colore preferito. SH

Sorrise compiaciuto. Questo sì che è senso dell’umorismo, Sherlock.












Sproloquio d'autrice:

Salve a tutti! Mi presento, sono SmileGiveMeFive. Questa è la prima storia che scrivo su codesto fandom.
Adoro Sherlock Holmes e tutto ciò che gli gira attorno, in particolare la serie tv della BBC che ritengo sia sceneggiata,recitata e curata divinamente, secondo il mio modesto parere. [Eh sì, anch'io sono rimasta succube del fascino di Benedict Cumberbatch (vogliamo parlare del suo IceBucketChallenge? *.* )] Ehm... coff coff *si dà un certo contegno* Scusate la digressione... In ogni caso spero che la storia vi sia piaciuta. Sarei lieta di sapere le vostre opinioni, positive o negative che siano. Grazie a chiunque abbia letto il mio umile elaborato fino alla fine!
Siete tutti carini e coccolosi
Un abbraccio
SmileGiveMeFive

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Capitolo 2
*** Zero negative ***


                                                                      Zero negative                                                  




“Sherlock corri!”

La voce del dottore rimbombò nel cupo edificio.

“Oh John, che cosa mi combini...”

Gli occhi confusi di Sherlcok incrociarono quelli di John, impegnato a tenere fermo Moriarty.
Tuttavia quest’ultimo continuò a parlare, per nulla scosso:

“Imbottito di dinamite, eppure così caparbio. Ti fa onore quest’indole altruista; è ciò che ti hanno insegnato nell’esercito, vero?
‘Proteggi i tuoi compagni prima di te stesso’ o roba simile. Beh, caro dottore, permettimi di mettere alla prova le tue capacità mediche...
God saves the Queen but who will save Sherlock Holmes?

Uno sparo. Netto e preciso. Sherlock cade in ginocchio e si accascia al suolo in un lamento sofferente.
Il sangue comincia a sgorgare copioso dalla ferita, raggiungendo ben presto l’acqua della piscina e tingendola precariamente di rosso.

“Prova a salvarlo ora, dottore.”

Con disprezzo quello squilibrato gli aveva appena messo una vita tra le mani. John mollò inconsciamente la presa e si avvicinò
all’amico bisognoso di cure, chiamandolo a gran voce. Nel frattempo Jim Moriarty e i  suoi cecchini si erano già ritirati.

“Sherlock, ascoltami. Concentrati sulla mia voce. Questa è solo l’ennesima sfida di Moriarty. Quando mi ha portato qui sono stato
in una stanza munita di lettino e strumenti ospedalieri.”

Il detective stava per perdere i sensi. L’emorragia era spaventosa e insieme a litri di globuli rossi anche la lucidità lo stava abbandonando.
John non si permise di vacillare nemmeno per un secondo.

“E’ stato tutto calcolato per darmi la possibilità di salvarti. La pallottola deve aver sfiorato la carotide, ma non l’ha recisa.
E’ un fottuto gioco e a te non piace perdere, giusto Sherlock Holmes? Allora cerca di tenere duro, al resto penserò io.
Fidati di me, Sherlock.”

E gli rivolse un sorriso rassicurante, che accompagnò il giovane detective in un sonno d’anestetici.
John operò con lucidità e freddezza. Farsi influenzare dai sentimenti avrebbe solo peggiorato le cose.
Il moro si sarebbe trovato d’accordo
con quel ragionamento e compiaciuto lo avrebbe gratificato facendolo sentire un po’ meno idiota del solito.
Era stato costretto a tagliargli una gamba dei pantaloni per operarlo. Chissà se ci teneva; sembravano piuttosto costosi.
Glielo avrebbe chiesto conclusa tutta quella faccenda.
Concluso l’effetto dell’anestesia, chiamati Lestrade e Mycroft, catturato Moriarty e vinto il gioco.

E invece non glielo chiese mai. Sherlock non si svegliò più.

John aveva eseguito con maniacale precisione il suo dovere, ma l’amico non aveva più sangue a sufficienza in circolo.

Zero negativo. Qualche ora prima Jim Moriarty gli aveva rivelato senza apparente motivo il suo gruppo sanguigno.
Lo stesso del detective.

Aveva chiamato, gridato, insultato fino allo stremo quel maledetto nome. Ma di Moriarty neanche l’ombra.
Oramai era finita. Aveva fallito e quel sadico pazzoide ne era uscito vincitore. E lui annientato. Il dolore e la rabbia eseguivano un valzer
pietoso sul volto di John, invecchiandolo di dieci anni. Non riusciva a soffermare lo sguardo su quel corpo inerte e testimone di un’assurda
prova mortale. Prova che non era riuscito a superare.
Ma d’altronde lui non era mica Sherlock Holmes.

“Oh Dio, che cos’ho fatto... Non di nuovo, non anche tu...”

Si osservò implorante le mani imbrattate di sangue amico.

“Perdonami Sherlock...”

Il dottore aveva ricominciato a farfugliare nel sonno. Gli incubi del coinquilino non erano una novità, ma un livello tale di sonnambulismo
non era neanche sicuro fosse mai stato catalogato.

Aveva letto che svegliare un sonnambulo poteva implicare danni per quest’ultimo. Perciò alle tre di notte, lui, il più grande detective
al mondo, si era ritrovato a dover assecondare John in quel ridicolo teatrino.

Steso sul divano, con i pantaloni tagliuzzati, la gamba maldestramente fasciata con la camicia dell’amico e il suddetto addormentato
sopra di lui a petto nudo.

Se qualcuno li avesse visti in quelle condizioni, John stavolta avrebbe faticato a convincerlo della sua discussa eterosessualità.















Sproloquio d’autrice:

Ehilà! Come state? :D
Innanzitutto ringrazio chiunque l’abbia letta fino alla fine, spero vi sia piaciuta!
La mia seconda storia su questo fandom; controllata e ricontrollata, letta e riletta una cinquantina di volte… alla fine ho deciso di azzardarmi a pubblicarla :)
Sherlock mi ispira troppo come bersaglio per pistole, ma dato che, come ho affermato nella presentazione, non voglio farmi del male sparpagliando personaggi feriti o morti a destra e a manca fino a quando non ci sarà qualche notizia concreta sullo show, ho trovato un compromesso in questo racconto.
Non voglio dilungarmi troppo perciò al prossimo (in un futuro ancora imprecisato) capitolo. :)

Pace e amore a tutti! u.u

SmileGiveMeFive

 

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