Perchè non è un sogno?

di AileenGrace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'impresa ***
Capitolo 2: *** tra polli maledetti e fratelli che appaiono... ***
Capitolo 3: *** Un amico inaspettato ***



Capitolo 1
*** l'impresa ***


- America... America! Stai bene?
- D-Darell? C-che ci fai qui? – avevo la vista appannata, ma riconobbi subito la maglietta bianca del mio migliore amico.
- Ehm... sei appena svenuta... – Darell fece spallucce. Mi alzai, ma mi rimisi sdraiata, mi girava tutto. Capii subito di essere sdraiata per terra. Subito lui si avvicinò.
- Eh? Cosa... Come...? Cosa stai dicendo? – Gli chiesi, confusa. Non ci stavo capendo più niente. La vista si spannò un pochino. Ora riuscivo a delineare i contorni del ragazzo.
- Bhè, ti stavo per parlarti, ma sei svenuta fra le mie braccia. Dei,  mi hai fatto prendere un colpo! – Subito, la sua voce mi fece sentire meglio. Con una certa fatica, mi rialzai dal prato. Lui mi aiutò. – Allora, tutto bene? Com’è che sei svenuta?
- Ehi, ehi, calma. Rispndendo alla seconda domanda, ne so quanto te. – e così mentivo anche a Darell. In verità lo sapevo perchè ero svenuta. Purtroppo. Mi si serrò lo stomaco. -E si, sto bene. Solo un pò rintontita.
Darell mi guardò con sospetto. Poi si rilassò. Il prato verde del campo mezzosangue si estendeva per tutta la collina. Guardare la nostra casa mi fece sentire meglio. Darell scrollò le spalle. Con un cenno indicò la Casa Grande.
- Meglio se andiamo da Chirone. Ce la fai a camminare?
 
Infine fu sono grazie a Darell che arrivammo alla Casa Grande. Mi appoggiai a lui tutto il tempo, ma ehi! non  pensate male. Mi girava ancora tutto. Entrammo nello studio di Chirone e lì stava discutendo animatamente con un ragazzo. Era Percy Jackson, che con Annabeth cercava di convincere (credo) Chirone.
- Le dico che si tratta di lei! – Percy insistette. Non l’avevo mai visto così turbato. Chirone invece era calmissimo.
- Percy, le possibilità sono remotissime. Non abbiamo ancora abbastanza prove per capire se davvero si sta parlando di lei.
- Ma è così ovvio! – aggiunse la bionda. – Non so come può essere così calmo, Chirone, quando si tratta di...
- Ehm, ehm... – Darell tossì. Eravamo entrambi molto imbarazzati. In fondo, stavamo quasi origliando. Tutti e tre si voltarono, sussultando. Mi guardarono. Avvampai, e subito iniziai a fissare il pavimento. – Ciao ragazzi.
- Ehi, ciao amico. Ciao, America. – ci salutò Percy. Nei suoi occhi verdi vidi un balume di preoccupazione. Aveva la fronte corrugata.
- Ciao ragazzi. Che succede? – Annabeth arrivò subito al punto. Anche lei, nel vedermi, corrugò la fronte. Darell mi anticipò. In effetti ne sapeva più di me, credo...
- Bhé, stavamo davanti all’arena a chiacchierare, quando America mi è svenuta addosso. Puoi darle un pò di ambrosia, Chirone? Sai, non ho ancora capito dove caspita si trova l’infermeria...
- Qui dietro, ragazzi. America, prendi questo. – Chirone aprì un cassetto della sua scrivania, e prese una tavoletta di ambrosia. Me ne diede un quadratino, e me lo misi in bocca. Aveva il sapore dei biscotti fatti in casa di mia madre. Subito, mi sentii le forze che tornavano. Almeno, riuscivo a camminare.
- Sicuramente sarà stato un calo di pressione, niente di preoccupante...
- Non credo... – Sussurò Percy, con una mano sulla nuca. Guardava il pavimento.
- Percy... – Lo ammonì Chirone. – Abbiamo chiuso con questo discorso.
- Okey, okey. – I figlio di Poseidone alzò le mani, in segno di resa. – Rimettiti, eh America? Ci si vede. – Prese la mano di Annabeth e insieme, uscirono. Annabeth si girò, per salutarci.  – Ciao, ragazzi!
- Cosa... – Stavo per chiedere di cosa parlava Percy, ma Chirone mi interruppe.
- Niente, niente, America. Perchè non torni alla tua casa? Per oggi puoi saltare le lezioni. Dimmelo se hai altri problemi.
- Grazie... – sussurrai. Adoravo Chirone. Tornai tristemente nella mia Casa, e Darell mi dovette lasciare: aveva tiro con l’arco. Mi fermai davanti alla mia casa: quella di Ade. Eh, sì, ragazzi. Sono figlia del Dio dei morti, Ade. Che fortuna. La casa, completamente nera, era decorata con dei teschi che non avevano per niente l’aria di ti-invito-a-casa-mia. Chiusi la porta con un gesto. Mi tolsi le Converse nere con gli spuntoni e le lanciai in fondo alla stanza insieme alle altre mie scarpe (tutte nere ovviamente). Ero da sola. Il mio caro fratello Nico era in non so quale parte del mondo, così potevo decorare la casa come volevo. Insomma, ad Ade non gli è mai importato un accidente delle decorazioni. Così l’avevo fatto nero e celeste: adoravo questi due colori. Il mio letto, con l’aiuto di Darell l’aveo dipinto di celeste. Un pò di vivacità, ragazzi. Mi sdraiai sul letto, e mi misi le cuffiette alle orecchie. Scelsi una canzone a caso, molto triste, sull’ mp3. Mi stavo per addormentare, quando la porta dell’ingresso si aprì di scatto. Mi alzai dal letto a fatica, togliendomi una cuffietta. Che pizze.
- Am!!! – Darell era alla porta con il fiatone. Ma doveva sempre rompere il mio migliore amico?
- Che cosa cavolo succede?? Darell, stavo giusto per dormire quando tu...
- Ehi, è pronta la cena. E c’è una nuova profezia. – Darell si schiarì la voce. – Ti dai una mossa?
- Ehm, certo! Esci che mi cambio.
Così mi tolsi la maglietta arancione del campo e indossai una maglietta nera con un teschio grigio davanti, per non dare all’occhio. I figli di Ade sono così. Mentre mi mettevo i miei anfibi neri, Darell spalancò di nuovo la porta. Era molto impaziente. Sbuffò.
-O Dei, ti muovi?
 
Quella sera, la folla era tutta eccitata. Ovviamente avevano sentito che Rachel (il nostro Oracolo) aveva detto una nuova profezia. Cavolo! Anche noi eravamo elettrizzati. Sicuramente c’entravano Percy e la sua squadra salva-mondo. Mangiai da sola, una bistecca con l’insalata, e metà di questi lo donai a mio padre. Ci riunimmo intorno al falò. Darell mi stava spiegando di come Rachel –aveva sentito dire- aveva ospitato lo spirito di Delfi.
- Mi dicono che è stata fortunatissima! Metà di quelli che ospitano Delfi, sono impazziti, o addirittura...
- OK Darell, non mi importa un fico secco di Delfi. Senza offesa. – Darell mi guardò offeso. Poi ridacchiò. Alzai gli occhi, incredula.
Mi misi ad arrostire il mushmellow, quando Chirone ci ordinò di sederci. Certamente, non ce lo facemmo ripetere due volte. Delle voci eccitate, impaurite, e scioccate, bisbigliavano intorno a me. Mi sedetti vicino a Darell, che stava parlando con uno della sua casa di Ares.
- Ragazzi, sicuramente avrete sentito che oggi, il nostro caro Oracolo – e indicò Rachel, che stava con le braccia incrociate a fianco di Chirone – ha pronunciato una nuova profezia.
Tutti si misero a bisbigliare, eccitati e impazienti. Dei, quanto li capivo! Avevo il cuore che batteva forte.
- Ehm, ehm. Rachel, ci faresti il favore di ripeterci la profezia? –Chirone si girò verso di lei. Era incantata e fissava il pavimento. Quando sentì pronunciare il suo nome, si rianimò.
- Ehm, certo. Allora... ehm...ah, si!
Nella terra dei sette laghi in cinque andranno,
con la figlia della Morte con la maledizione tenteranno,
di risvegliare il gigante sconfitto dalla fiammata
con la mente della povera accecata,
per riprendere il segreto
della dea spuma del mare
che vendetta fa recare,
all’amore rifiutato che destino fa arrivare.
Fino al primo giorno dell’estate
il tempo dei titani vi faranno aspettare.
 
La mia bocca si asciugò piano piano. Ad un tratto però, mi sentivo la gola secca. Avevo la bocca semi aperta dal terrore. Deglutii. Figlia della Morte? Nel falò, la temperatura scese. Accanto a me vidi Darell con la pelle d’oca. Fissava il falò. Mi girai verso Percy, un paio di file più in là, con il capo abbassato. Tutti mi stavano guardando sottecchi.
- Bene, grazie, Rachel. Abbiamo capito che abbiamo bisogno di un impresa. E che la dovrà condurre...  -Tutti mi si girarono per guardarmi. Oh, no. No, no no no no. Io? NO. – la nostra figlia di Ade, America.
Ora davvero tutti si erano spostati per guardarmi. Mi sentii avvampare. Cavolo.
- Bè, la figlia della Morte... qui è molto esplicito. E si tratta di una maledizione della Dea spuma del mare... sicuramente Afrodite. – mormorò fra sé. Il falò si era quasi spento. La paura e incredulità era tantissima. C’era un silenzio innaturale. -Bene, ragazzi. Il falò si sta spegnendo. Tutti a dormire.
Il mio mushmellow era ancora intatto. Lo buttai dietro ad un cespuglio. Il  mio stomaco era chiusissimo. Tutti si dispersero verso le loro rispettive case, e così feci anch’io. Non riuscivo più a ragionare. Stavo per aprire la porta, quando Chirone si avvicinò a me.
- America, dobbiamo parlare.

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Capitolo 2
*** tra polli maledetti e fratelli che appaiono... ***


Tutti -Annabeth, Percy, Jason e Piper, Chirone e lo stesso signor D- mi guardarono socchiudendo gli occhi. Dei, se facevano venire i brividi. Eravamo riuniti intorno al tavolo della casa grande. Io ero a capo tavola, rossa in viso, e sicuramente con una faccia da idiota. - Sputa il rospo -anzi no- il grappolo, Amelia. Raccontaci la tua magnifica maledizione. – Mi suggerì il grassoccio signor D, sorridendo. Stavo per rispondergli che mi chiamavo America, e non Amelia, ma mi morsi la lingua. Dovevo dirlo, prima di combinare altri casini. - Lei lo sa e non ci dice niente? – Disse Percy, turbato. Mi anticipò. Annabeth gli prese la mano. - Ehi, calmo, Philip. Non posso mica dire tutto no? E la parte divertente dov’è? – Sogghignò il dio del vino, bevendo la sua Diet Coke. Volevo prendrlo a schiaffi. - Percy. – Ringhiò lui. - Dicci, America. - mi incoraggiò Chirone, ignorando Percy. - Bè... io... ho avuto un... incontro... speciale riguardante una cosa con Afrodite. –Cominciai. Percy e Jason mi guardarono. – Su cosa? Credo di essere arrossita tantissimo. Cavolo, non lo capivano? Guardai Annabeth e Piper impolorando, e (per fortuna) loro capirono. Piper scosse la testa, scioccata dall’ingnoranza dei due ragazzi, e Annabeth fulminò con gli occhi (me lo devo far insegnare! Utile...) Percy e Jason che nonostante l’esplicito comportamento che avevo, non avevano capito niente. Chirone fece per parlare, ma Annabeth lo anticipò. – Ragazzi... – e scosse la testa. Si voltò verso i due rimbambiti. Ora stavano guardando lei. Mi sentivo ancora le guance in fiamme. – Afrodite è la Dea di quale elemento? - Ehm... dell’amore no? – Jason prese la parola. Solo ora ci arrivava? – Quindi... Ah!!! Ecco. Si ho... capito. - Ma di cosa state parlando? – Percy non doveva aprire quella sua bocca spara-fuori-tutto. Ho appena capito che Jason è molto più intuitivo di Percy. Annabeth lo guardò, socchiudendo gli occhi. Certo che faceva paura! - Jason, gli pieghi cosa cavolo c’entra mia madre? Grazie, e buona notte a tutti. La riunione la rimandiamo domani mattina alle 10 okey? E Percy, sono cose da ragazze, va bene? – Piper disse queste cose con una punta d’orgoglio. - Ehm... okey. Notte a tutti. – Percy mi guardò come per chiedere scusa, e io non riuscii a dire niente. Annabeth mi stava già tirando verso la mia casa. Jason ci salutò con la mano. - Buona notte ragazzi. E ragazze, non fate tardi. Domani dobbiamo discutere di un paio di cosette. – Chirone era sempre quello che capiva tutti. Menomale. Il signor D invece non parlò per quasi tutta la serata, e lo trovai alquanto strano. Annabeth aprì la mia porta e mi fece sedere nel letto. Dal mini frigo prese tre lattina di Coca Cola, ne stappò una e me la diede. L’altra la diede a Piper. - Perchè non ci racconti tutto? – Piper e Annabeth mi capivano. Anche loro, avevano avuto delle esperienze con Afrodite. Si sedettero nel letto accanto al mio. Ora che eravamo di fronte, potei vedere quanto erano preoccupate. - Bè, ecco... un paio di mesi fa, quando sono arrivata, ho incontrato Talia Grace... - C-cosa? – Annabeth quasi si strozzò con la Coca. I suoi occhi brillavano di felicità. – La conosci? - Ecco, stavo dicendo... ho incontrato questa Talia al campo. Era una cacciatrice. Le chiesi di spiegarmi come funzionava. Mi disse che non si innamoravano, e bè, dopo che mi disse che erano immortali, feci loro un pensierino. - Ah, bella mia, anche la cervellona fianco a me ci pensò su. - Eh? - fece una smorfia, poi ci sorrise. - Ah, si me lo ricordo... Ma Percy era tutto per me. Proprio tutto. Bè, ineffetti anche lui rinunciò all’immortalità per me. – guardò il pavimento, arrossendo. - Davvero? Che dolce... – le risposi io, affascinata e triste. Annabeth mi guardò per un secondo, e subito mi fece ritornare al punto della storia con una sola occhiata. - Insomma, ci stavo pensando. L’idea per me era tanto bella quanto triste. Senza amore! Sembrava una cosa innaturale. Ma dopo che mi spiegò i loro tempi liberi, fui tentata ad accettare. Anche loro si divertivano! Erano giovani per sempre e senza maschi! Talia era il braccio destro di Artemide... come rifiutare? Ma ecco... il giorno dopo stavo passeggiando nel bosco, sperando di incontrare Nico, quando una donna bellissima fa letteralmente “puf!” davanti a me. Lei mi spiegò che era Afrodite. Mi disse che era inconcepibile l’idea di entrare nelle cacciatrici. Aveva usato proprio il termine... “stupido”. Mi disse che l’amore era tutto. Ma vedete, io non l’avevo mai conosciuto. Senza la madre, con un padre Dio dei morti e un fratello che ho conosciuto solo un paio di volte, vedevo l’amore come una cosa troppo astratta per me. Capite? - Certo che ti capiamo, Amy. - Infatti... ma feci un errore madornale... cioè di rifiutare davanti a lei quel sentimento. si arrabbiò a tal punto che mi lanciò una maledizione. Desse che a pochi giorni di distanza da quel giorno, mi sarei innamorata, e ricambiata, ma quando provavavo il sentimento dell’amore, lo avrei dimenticato. Quindi, quando Darell mi fa cose dolci come anche portarmi in riva al mare, svengo, o lo dimentico pochi secondi dopo. Non mi ricordo cosa provo per Darell. Sono confusa e spaventata. – le due mie amiche erano silenziose. Una, Piper, aveva le lacrime agli occhi e Annabeth mi guardava malinconicamente. Io invece singhiozzavo. – È triste questa cosa. È...è... ingiusta. Ma l’idea di entrare nelle cacciatrici è ancora dentro la mia testa. - Okey, America. - Annabeth mi diede un fazzoletto. Mi accarezzò una spalla. -Grazie per avevrcelo confidato. Sappiamo quanto è difficile dirlo, per te. Tirai su col naso. -Grazie a voi. Ora mi sento leggera. Ci vediamo domani mattina; buona notte. - Notte Amy. -Piper mi salutò con la mano. - Buona notte Am. -Annabeth si girò di nuovo. Sussurrò qualcosa che non capii e scomparve dietro alla porta. Chiusi gli occhi, e mi ritrovai nel bosco. Afrodite, la Dea dell'Amore e della Bellezza, era davanti a me, che si truccava con uno specchio in mano. "E non dirmi che non ti avevo avvertita. Peggio per te." Quelle parole mi fecero rabbrividire. Tolse lo specchio dal viso, mi guardò, e mi ritrovai in un posto che non conoscevo. era troppo buio e silenzioso. Una voce tuonante interruppe questo silenzio. "Ercole... gliela farò pagare, a quel vigliacco" e poi ci furono una serie di voci sibilanti che dicevano qualcosa come "Tiro con l'arco" e "Arcieri" e "maledetto pollo" (maledetto pollo?). Poi le voci si avvicinarono al mio orecchio. Un gelido brivido mi attraversò la nuca. "Apollo... maledetto Apollo". Le voci mi toccarono le gambe e le braccia, facendomi venire la pelle d'oca. Volevo correre, e urlare, ma non riuscivo a fare niente, se non stare lì a subire le voci. Spalancai gli occhi. Una luce abbagliante mi colpì, e così dovetti richiudere gli occhi. Era solo un incubo. Li riaprii piano piano. Davanti a me, c'era Nico. Mio fratello.

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Capitolo 3
*** Un amico inaspettato ***


-Nicooo! – Urlo, come una pazza. Lui sussulta, e si mette le mani nul petto, con fare drammatico. -Mi hai fatto prendere un colpo! -Ciao anche a te. Io? Sto bene, grazie per avermelo chiesto. Mi sei mancato anche tu, fratellino. --Sul serio, come stai? – Mi chiede, mentre sciolgo l’abbraccio. -Mmm... dopo averti fatto prendere un infarto mi sento molto meglio di prima. E comunque la tua è stata un entrata in scena un pò alla tua, ovviamente. -Ehi, ma qui c’è così TANTA ombra! E tu, invece? Hai imparato a viaggiare con le ombre, spero. -S...No. – ridacchiai, nervosa. Nico faceva veramente paura. -America, mi deludi. – Mi guardò con la faccia imbronciata. I suoi occhi neri luccicavano. Mi sorrise malignamente. – Bien, allora te lo insegnerò io. Ma prima, non avevi quella riunione importantissima alle dieci? -E tu come fai a... – gli chiesi, curiosa. -Dettagli, sorellina. Io sò Taaaante Cose. -Si, certo va bene. Che ore sono... – mi girai verso la sveglia. 9:55!!! – Santi Numi!!! Ho solo tre minuti per fare tutto. Nico, passami le Dr. Martens nere? No, non gli anfibi, ma le Dr... si, quelle con il filo giallo. Oh, Dei, Nico. Ecco. Passa. – Con tutta fretta mi misi gli scarponcini, regalati da mio fratello e da Hazel, la mia quasi-gemella, della mia stessa età. Andai davanti allo specchio, per sistemarmi i capelli. Nico, davanti all’armadio, ridacchiava. -Amy, mi sa che sei in... -Ma cosa cavolo... – Ero in pigiama, quello celeste con tre orsacchiotti sulla maglietta, che giocavano a pallavolo. E sotto, gli scarponcini! Mi rimisi seduta sul divano, di corsa. Mentre mi toglievo gli scarponcini che non volevano togliersi, urlavo a Nico. – Prendimi la maglietta in fondo al secondo cassetto... no, non quella grigia, ma quella bianca e nera. Muoviti! – intanto si sentiva Nico che bisbigliava “che cavolo” o “quanto sei disordinata” o anche “ora la butto nel tartaro”. E un miliardo di volte e mezzo, sbuffafa e sospirava. – Bravo, ora i pantacollant, al terzo cassetto... si, i pantacollant neri che mi ha lascito Hazel... – Me li lanciò in faccia, e proprio in quel momento, la scarpa si slacciò, e cadde per terra con un rumore secco.Nico indicò la porta. – Finalmente... ora posso... -No, Nico, e i calzini? Dai, ti fa bene, muoverti... con tutti ‘sti viaggi d’ombra, sei diventato flaccido. -Ma flaccida ci... – non lo lasciai finire. Gli tirai a dosso i pantaloni del pigiama. Ridacchiai. – Ahi! Maledetta... -Su! Ho solo due minuti! E i calzini stanno al primo cassetto, please! Nella parte sinistra, non destra. Prese i calzini. Intanto, mi infilavo i pantacollant. Nico chiuse il cassetto, e mi diede i calzini neri. Lo ringraziai. – Grazie... Mi stavo per sfilare la maglietta, quando a mio fratello, le orecchie si tinsero di rosa. E si notava, eccome se si notava! Pallido com’è. -Amy, non ti togliere la maglietta, o ti uccido. – tirò fuori la sua spada, nera come l’ossidiana. Ma non era giusto che papà avesse dato una cosa così BELLA a Nico! E pensare che una spada neanche ce l’ho. -Okey, Nico. Where is the problem? -Dov’è il problema? Ma sei ipazzita? Io sono un maschio! -Ehm... credo, si. Almeno penso che tu sia un maschio, sennò nella profezia ci dovresti essere tu, non io. E grazie per avermelo detto, come se ci fosse bisogno di dirlo. Aspetta... ecco un Segreto-Time! Spara, bello. -Ehm... segreto-cosa? – Nico mi gurdò sfinito. Poi sospirò. – Non puoi toglierti la maglietta davanti ad un maschio, sciocca. -Oh... giusto. Esciiiiii!!!! In qualche modo ce la feci, e Nico, che mi aspettava fuori dalla porta, mi face fare un viaggio d’ombra. Guardai il mio orologio celeste. 9:59! -Dai, dai, dai, Nico. Muoviti! -Si, ecco... – e ci immergemmo nell’ombra. Un senso di nausea mi arrivò subito. E ci ritrovammo, n meno di un secondo, davanti alla casa Grande, sotto un albero. -Vieni anche tu? – lo supplicai. -Okey... e muoviti. Guarda, c’è Percy e gli altri che ti aspettano.Correndo, Percy mi salutò con la mano. Annabeth mi urlò un “Buongiorno!”. E, come previsto, ero l’ultima del gruppo ad arrivare. Nico si affiancò subito a fianco a me. -Hey, ragazzi. – Nico conosceva tutti, anche perchè era stato salvato proprio da quei formidabili amici. -Ciao a tutti. – Dissi, con i fiatone.Chirone si avvicinò a noi due. Con la coda dell’occhio vidi Jason e Piper, che discutevano. Jason le prese le mani, e le parlò dolcemente. Chirone mi prese una spalla e mi girò verso il tavolo. – Bene, inziamo l’assemblea. -I membri dell’impresa sono sicuramente Percy, Annabeth, Piper e Jason e io. -Ehm... – Jason si schiarì la gola. – America, tu in questa impresa dovrai sciegliere i tuoi amici. Non noi. -Perchè? Io non so come fare per condurre un impresa. Io... -Jason ha ragione, Amy. Noi ormai siamo tutti maggiorenni. E bè, non possimo fare per sempre le imprese. – Prese parola Piper. Cosa? Avevo capito bene? No, non era possibile. -Bè, noi vorremmo aiutarti, ma siamo troppo grandi. Insomma, la nostra parte l’abbiamo già fatta. Salvare l’Olimpo! – Percy mi guardò, triste. -Abbiamo dei progetti, e... fra quelli, fra una settimana andremo al college, qua vicino. O al campo Giove, dipende. – spiegò Annabeth. Andavano via. Andavano via da quella che era stata per loro una casa. -M-ma... ritornerete ogni tanto no? – Nico si intromise nella nostra voce. Lui più di tutti teneva ai suoi amici. -Certo, amico! – aggiunse subito Percy. -Allora America. Ora spetta a te decidere i tuoi compagni di viaggio. Tu vai, intanto noi decifriamo la Profezia, tranquilla. -Grazie Chirone. Andiamo Nico. Okay. Okay. Okay. Tutto okay. Okay un cavolo. No, infatti non va bene niente. Primo: non ho amici, se non Darell. E due, chi cavolo scelgo? Me ne mancano tre... Esco dalla casa Grande, e Nico mi segue. Vedo Darell che si dirige verso di me, e lo saluto. Si mette a correre, e si posiziona davanti a me. Vede Nico, e lo saluta. -Ehm... Nico, papà, ieri mi ha chiesto di dirti che voleva parlarti. Di “nonna” Demetra. – era vero: Ade me lo aveva chiesto però qualche giorno prima... di ieri. Va bè, è uguale. -Oh, cavolo! Oddei, scappo. Ciaooo! -Ciao.E se ne va correndo, come un pazzo. Finalmente posso stere da sola con il mio migliore amico. Insieme, scendiamo fino al campo di fragole. Era ancora mattina. Il mio stupidissimo stomaco fa un brontolio. La colazione, cavolo! Darell ridacchia, così lo fulmino con lo sguardo (grazie Annabeth!). Lui si china, e mi prende una fragolina. Bè, sarebbe inzio di primavera, ma dentro il campo è sempre estate (yeah!). Darell si avvicina un pò troppo. -Ehm... Darell... smettila di starmi così vicino. – Gli dico, imbarazzata. -Ah. – diventa rosso, e fa un passo in dietro. – Scusami. Ehm... mangi? -Certo che la mangio! Ho una fame! Passami quella fragolina per favore. Sembra buonissima!La mattinata finì subito, tra risate, e guerra delle fragole. Darell cercava di lanciarle in arie e di riprendrele con la bocca, e ci provai anchio. Ma vinsi io. Mi portò sotto l’ex pino di Talia, dove c’era il guardiano del vello d’oro. Accarezzammo il drago. Poi, mi portò davanti alla mia casa. Darell mi guardò, e un dolore lancinante alla testa mi percosse il corpo. Poi, la voce distante di Darell mi cullò. -America!!! Amer....E divenne tutto buio. Io correvo, con le mie scarpette consumate e sporche di fango che un tempo dovevano essere tutte brillantinate rosa. Dietro di me, Lucas, il mio migliore amico, che ha il fiatone. Ha i capelli biondi, e a causa dell’asma, non riesce a correre come un tempo. Allora, sì. Era velocissimo. A fianco a me, un ruscello, cristallino. L’erba, morbida, mi solletica le caviglie, dentro i miei calzini preferiti, quelli con i fiorellini. -Ricky! -Che c’è, Liuk? -Aspettami ti prego! Non lasciarmi ultimo fra tutti. -Ma siamo in due, scemo! -Per questo! Non voglio perdere contro una femmina! -Babbuino. – così mi fermai. La mia gonna rosa era tutta sporca di fango. Liuk mi raggiunse subito. Gli indicai l’orlo della mia gonna – Quando lo saprà mia zia Ginette, mi ucciderà. -Guarda me! Era tutto sporco di fango. Solo le sue amatissime scarpe dei Power Ranger rosse erano pulitissime. Maglietta, pantaloni e faccia non erano come le sue scarpe. -Ehi, Madison... -Perchè Madison? Guarda che io mi chiamo America! -Perchè tra femmine dei Power Ranger Mystic Force a me piace Madison. È la più carina. Anche tu lo sei, Ricky.E mi prende la mano, sporca di fango. -Oh santi Numi! Ti sei svegliata. – Darell, a fianco a me, si rilassa. – La smetti di svenire? Mi fai esplodere d’ansia. Prima o poi, mi accuseranno di tentato omicidio. Menomale che non c’è nessuno qui. -Okay. Ora mi alzo. – e lui mi aiuta. Barcollo un pò poi però riesco a camminare. Quel sogno... perchè proprio ora? -Dai, camminiamo. Ce la fai? -Si, grazie. Ma per sicurezza mi appoggio a te. – gli poggiai la testa sulla spalla. E ci mettiamo a camminare. -Fai pure. Sempre a disposizione. – mi sorride, felice. – Sei sicura che non hai bisogno di ambrosia? Qua vicino c’è l’infermeria, credo. Possimo passarci, se vuoi... No, no. Non ti preoccupare. Grazie.Che carino. È sempre così preoccupato per me. Una voce familiare interrompe quel momento così bello. Mannaggia, a te, voce. America!Darell si gira, e così sono costretta a farlo anch’io. Un ragazzo, alto, con i capelli biondi, e di una bellezza mozzafiato, corre verso di noi. Assomiglia un pò troppo a Jason. Oddei, Amy, lo conosci? – mi bisbiglia Darell all’orecchio. No... ma chi lo conosce, scusa? Dimmi che non sta venendo verso di noi. Dimmelo. – gli rispondo, brusca. E io che volevo una giornata di pace da passare con il mio migliore amico. Lui non mi dice niente.Il ragazzo, ci raggiunge, e avvicinandosi a me, mi abbraccia. Perfetto! Uno sconosciuto che abbraccia le persone. Si gira, e mi schiocca un bacio sulla guancia. Credo di essere avvampata. In qualche modo mi stacco da lui, e vedo Darell che mi guarda, sconvolta. Gli lancio un occhiataccia. -Ehm... ci conosciamo? – gli chiedo, imbarazzata. Di certo io non lo conosco. Lui mi guarda, con i suoi occhi celesti. E si imbroncia. -Ricky! Non ti ricordi di me? Sono...Il mio soprannome, mi fece ricordare tantissime cose. E il sogno di quando sono svenuta. -Liuk!!!! – gli urlo, abbracciandolo. Ero felicissima. Lui mi sorride, felice. – Da quanto tempo!!! Come stai? Ma... perchè sei qua? Non dirmi che... -Aspetta, aspetta una domanda alla volta. Sì, sto bene, grazie. E sono qui... mi hanno detto che ho un padre che è un dio dell’olimpo. È strana questa cosa. e tu invece... anche tu! -Si, bè figlia di Ade, dio degni inferi. -Woooo! Allora sei mia zia di secondo grado... uhm... Oddi...Dei. io invece non lo so ancora chi è il mio genitore Divino. -Non sono tua Zia, Niko! – Gli dico, imbronciata. Incrocio le braccia al petto. Lui ridacchia. -Mi sei mancata, Madison. -Ancora con quella... -Senti, Amy, io... devo fare la scalata, ora. – Darell, mi guarda, e poi lancia un’occhiata a Lucas, dietro di me. -Ma inizia alle 11 e mezza! Inizia fra mezz’ora. -Ehm... devo... studiare. La... caccia alla bandiera. -Ah. Okay. Ciao. – lo saluto. Se ne va, e mi giro verso Lucas. – Non chiamarmi più Madison, okay? -Ma a me piace ancora lei, spiacente. – mi sento le guancie in fiamme, e insime a lui, gli mostro il campo mezzosangue. ANGOLO DELL'AUTRICE: hey hey! salve bella gente! Bene, l'idea dei 4 semidei che vanno al college è tanto un pochiiino strana. Ma, okey, cosa scrive una pazza se non cose pazze? Adoro Nico ^^.... ve l'ho già detto? Comunque... vi piace la storiella? Ringrazio moltissimo VaneFrancyforever e Gaia2001 per aver recensito... Saluti a tutti! Bye Bye!

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