Hela degli Inferi.

di Flam92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - La punizione di Odino e la vendetta di Thor ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Donne. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Padre, Fratello. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Thor ed Hela. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Primo incontro. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 – “Grazie” ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - La punizione di Odino e la vendetta di Thor ***


Capitolo 1 - La punizione di Odino e la vendetta di Thor.
 
Stava accogliendo le anime nel Regno di Hel come ogni giorno da che ne aveva memoria. Non c'era troppo da spassarsela in quel luogo, ma era grata ad Odino per averla relegata in quella landa desolata, lontana da tutto e da tutti. Questo, però, implicava che stesse lontana anche da suo padre, che tanto amava. Ricacciò indietro la nostalgia ed accolse l'anima di un attraente assassino. Era fortemente attratta da quella cerchia, e gli si avvicinò suadente per scortarlo alla Spiaggia dei Morti. Ma se da un lato Hela era bella come solo gli Asi lo erano, l'altra metà del suo volto era nera e cadaverica: impossibile sostenere il suo sguardo, anche le anime dei dannati la fissavano con raccapriccio e disgusto. L'assassino sputò in terra e la figlia di Loki lo scortò di malagrazia alla Spiaggia, ogni speranza di divertirsi un po' svanita nel vento gelido che soffiava inclemente.
Nelle rare apparizioni su Midgard o altrove al di fuori del suo Regno, si era divertita a portare morte e distruzione, malattie e carestie. Purtroppo, con le molteplici guerre in atto negli ultimi secoli, aveva avuto ben poco tempo per dedicarsi a un po' di sano catastrofismo. E ora era di pessimo umore. Lasciò la Spiaggia dei Morti per dirigersi al proprio palazzo, Éljúdnir, cambiarsi d'abito e recarsi dal padre.
Lo localizzò all'interno del Palazzo d'Oro, ad Asgard, nelle stanze di Odino. Si concentrò un attimo, e subito gli apparve accanto.
"Padre!" esclamò raggiante.
Il Dio dell'Inganno, preso alla sprovvista, sussultò girandosi nella direzione da cui proveniva la voce che l'aveva distolto dalle proprie riflessioni.
Subito un sorriso gli distese la pelle del volto. "Hela, piccola mia! Quanto tempo.."
Si avvicinò per stringerla in un affettuoso abbraccio.
La Dea degli Inferi si slacciò il mantello e lo tenne su di un braccio. "Allora, padre, vedo che hai spodestato Odino, finalmente."
"Così pare." ghignò l'altro. "Ma non l'ho ucciso, solo tramortito e rinchiuso."
"Tutta questa faccenda della collaborazione con Thor per sconfiggere Malekith ti ha reso debole.."
"Non debole, solo più prudente. Thor mi crede morto, e Odino è ben nascosto dove nemmeno Heimdall può trovarlo. Quell'idiota non sa nemmeno cosa gli succede sotto il naso. Non si è ancora accorto di nulla."
"Appunto, non ancora. Presta attenzione, padre, potresti aver commesso un errore a lasciare in vita il vecchio anzichè prenderti il trono con la forza."
Loki fece spallucce e vagò con lo sguardo per la stanza.
"E dimmi, come vanno le cose giù in Hel?" chiese cambiando discorso.
"Come sempre, la gente muore di continuo. Solo che mi annoio, padre. Ho voglia di andarmene per un po' su Midgard, creare scompiglio qua e là, e tornarmene a casa a svolgere il mio lavoro da brava bambina." concluse con un perfetto sguardo da cucciolo e voce tenera.
Loki sorrise. "E sia. Và su Midgard, alle anime dei morti ci penserò io."
"Sei sicuro padre?"
"Certo. Su, adesso vai! Ti do un'ora. Di più non posso."
"Grazie padre!" gli scoccò un bacio sulla guancia, si rimise il mantello e si teletrasportò sulla Terra.
Hela era l'esatta copia di suo padre: stessa voglia di creare il caos, stesso odio intrinseco nei confronti di Midgard. Si recò in una città a caso, attratta forse da un sesto senso che la spingeva a cacciarsi nei guai.
"Londra. Si, inizierò proprio da qui!" Invisibile all'occhio umano, o quasi, si confuse fra la folla e iniziò ad uccidere a caso, ridendo beffarda. Badò bene che sembrassero incidenti: un uomo investito lì, il deragliamento della metro là, cavalli imbizzarriti che fecero ribaltare un calesse su cui viaggiavano dei turisti.
In meno di mezzora, le sue gesta avevano mobilitato le forze dell'ordine londinesi e Scotland Yard indagava ad un paio di morti sospette. Ma sarebbero stati tutti bollati come incidenti.
Hela, colma di adrenalina, si diresse quindi ad un pressochè deserto Hyde Park, attratta da una forza sconosciuta che le martellava la nuca e sembrava chiamarla. Quando arrivò sul posto, ne capì il motivo:  su una panchina, a rimirar le stelle in quella fresca serata di metà autunno, sedevano Thor e la sua donna midgardiana.
Ora ci divertiamo un pochino.. sciolse l'incantesimo che la rendeva invisibile ad occhi indiscreti e si avvicinò alla coppia.
"Buonasera, zio." sorrise suadente.
Il mantello da cui non si separava mai nelle sue incursioni celava la metà fatiscente del suo aspetto, ed assaporò a fondo l'espressione crucciata e al tempo stesso shockata della mortale: la bellezza di una dea non ha mai avuto eguali.
"Thor chi è questa donna?"
"Jane, resta lì seduta. Qualsiasi cosa accada, o scappi o non ti muovi da lì, chiaro?" E senza darle il tempo di ribattere, il Dio del Tuono si alzò, Mijolnir alla mano, e prese Hela per un gomito.
"Ma come, zio, non mi presenti la tua fidanzata?" chiese innocente lei facendosi trascinare via.
"Che ci fai qui, Hela?"
"Avevo voglia di rivederti. Loki diceva che era intelligente" indicò con un cenno Jane, "ma non credo sia il tuo tipo."
"Non parlare male di Jane!" tuonò Thor.
La dea fece spallucce e prese a passeggiare per il parco.
"Aspetta..hai detto Loki? Ma.. mio fratello è morto. Quando? Quando vi siete visti l'ultima volta?"
"Non molto tempo fa. Ed era ancora vivo e vegeto. Sai Thor, ho proprio voglia di uccidere qualcuno oggi. E il tempo a mia disposizione sta per scadere. Una sola vittima, e poi vi lascerò in pace, tornerò in Hel e ci rivedremo per il Ragnarok. Che te ne pare? Abbiamo un accordo?" sorrise, cercando di mantenere un'espressione angelica.
Thor annuì controvoglia, sapendo che era meglio assecondare i capricci della dea. "Ma che sia qualcuno in fin di vita. Il mio compito è proteggere Midgard e i suoi abitanti, non potrei lasciarti uccidere una persona qualsiasi solo perchè ne hai voglia, Hela."
"Uhm, peccato. Perchè in città oggi si sono verificati degli incidenti strani.." sottolineò volutamente la parola incidenti. E Thor capì.
"Tu? Hai causato tu quegli incidenti?"
"In un certo senso."
"Lurida strega!" fece roteare il Mijolnir e le si scagliò addosso.
Hela si riparò dal colpo. In forza e velocità era pari a un qualsiasi guerriero asgardiano. "Oh andiamo, è solo la mia natura!" rise. Una risata malefica che gelò il sangue nelle vene a Thor e a Jane, non molto lontana dai due.
La donna maledisse mentalmente la tecnologia, da cui dipendeva tutta la sua vita, perchè il cellulare l'aveva abbandonata proprio pochi minuti prima. Non poteva chiamare rinforzi, ammesso e non concesso che sarebbero in arrivati in tempo. Pietrificata, assistette impotente al duello fra Thor ed Hela, uno scontro alla pari fatto di colpi di martello contro colpi di spada. Hela ferì Thor al braccio che brandiva il Mijolnir, e per poco il Dio del Tuono non perse la presa su di esso quando l'arto ebbe uno spasmo di dolore.
"Nightsword, assaggia il sangue di questo Asgardiano!" urlò Hela calando nuovamente la gelida lama affilata su Thor.
Il dio si scansò appena in tempo, e la spada si conficcò nel terreno fin quasi all'elsa. La Dea degli Inferi la lasciò lì, dirigendosi quindi alla panchina dove Jane sedeva immobile, una maschera di terrore dipinta in volto.
"Jane! Scappa!" urlò Thor, ma la sua voce giunse flebile ed attutita alle orecchie della donna.
Hela si ergeva ora trionfante di fronte a Jane, pregustandone la morte, quell'esatto istante in cui l'anima avrebbe abbandonato il corpo in un ultimo, debole ansito. Ma Thor la interruppe, attaccandola alle spalle. Si girò di scatto sfruttando lo slancio del guerriero per sbatterlo contro l'albero più vicino, dove rimase tramortito per qualche breve istante. Il tempo necessario ad Hela per allungare la mano sulla vittima designata: il Tocco di Morte, un così comune gesto e ti ritrovi senza vita.
Jane, che solo all'ultimo aveva provato a strisciare via lungo la panchina, si ritrovò la gelida mano della Dea degli Inferi intorno al collo. Non le servì stringere per spezzarle l'osso del collo, nè fare pressione sulla trachea per soffocarla. Semplicemente la sollevò, quasi con delicatezza, in modo che Thor potesse assistere impotente mentre poneva fine alla vita della donna che amava.
Jane lanciò un ultimo urlo, in cui il nome di Thor venne distorto dall'agonia, e spirò guardando il malefico ghigno di Hela che andava allargandosi su un volto in parte bellissimo in parte corroso dalla morte.
 
Loki, che aveva camuffato il proprio aspetto prendendo le sembianze della figlia, quasi non si accorse di conoscere una delle anime perdute che si stava apprestando a varcare la soglia di Hel.
Per tutti gli Asi, cosa ha combinato mia figlia? Le aveva dato un'ora, e con tutti i posti in cui poteva cacciarsi, con tutte le persone che poteva uccidere, proprio Jane Foster doveva essere spedita ai cancelli del Regno degli Inferi?
Riprese in fretta le proprie sembianze e le corse incontro.
"Qual buon vento, Miss Foster? Allora anche i buoni muoiono, a quanto vedo."
"Tu. Una certa Hela che chiamava Thor zio si è presentata a Londra. Diceva di averti parlato, ma che eri vivo! Eppure eccoti qui, anche tu nell'aldilà." Anche da morta, Jane Foster manteneva il suo temperamento.
"Che vuoi che ti dica, volevo vedere come stava mia figlia."
"Oh direi che sta alla grande. E' stata lei ad uccidermi. E io non ho fatto altro che tremare come una foglia, impotente." si prese la testa fra le mani e varcò i cancelli, seguendo le anime delle altre persone uccise da Hela a Londra.
Loki rimase a guardarla per qualche istante, poi si precipitò al palazzo Éljúdnir, ad attendere il ritorno della figlia. Mancava poco allo scoccare del sessantesimo minuto, quando ella apparve proprio di fronte al padre, un sorriso raggiante di trionfo.
"Hela! Dannazione, ma con tutti gli umani che potevi tormentare, proprio Jane Foster dovevi uccidere?"
"Padre, non immagini quale divertimento si possa trarre nel vedere..."
"Al diavolo il divertimento, Hela! L'hai fatta grossa questa volta!"
"Ma, padre io..." l'euforia l'abbandonò, e si chiese dove avesse sbagliato.
Ma quella conversazione era destinata a non finire mai, perchè il Bifrost si aprì e ne uscì Heimdall che, cogliendo alla sprovvista tanto Hela quanto Loki, li afferrò ognuno per un polso e li trascinò su Asgard.
Quello che Loki vide lo terrificò a sufficienza da farlo cadere in ginocchio: Thor, in preda alla rabbia più cieca, e Odino, seduto sul trono ad ascoltare il resoconto del figlio in lacrime.
"Hela, mi hai molto deluso." Asserì quindi. "E tu Loki, che avevo accolto come un figlio, a cui ho fatto dono di una seconda possibilità, ti sei finto morto per rubarmi il trono. Avresti dovuto uccidermi quando ne avevi l'opportunità, pazzo scellerato che non sei altro!"
Thor sgranò gli occhi, incredulo e ancora all'oscuro dei fatti.
"Padre, cosa state dicendo? Loki è vivo? Ma non si trovava in Hel?"
Fu Heimdall a rispondere: "Si, ma non da morto. E' riuscito ad ingannare di nuovo i miei occhi, ha preso il posto di Odino, Padre degli Dei, e ne ha occupato il trono. Si è finto morto, ma quando ha sostituito Hela nel suo Regno, l'incantesimo che aveva eretto per nascondere il suo atto è stato annullato."
Thor, troppo scosso per sopportare tutto, e sufficientemente incazzato a causa della morte di Jane, fece per scagliarsi su Loki, ma il Dio dell'Inganno scomparve e riapparve pochi metri più in là.
"Thor, fermati!" lo intimò Odino.
Il Dio del Tuono si prese la testa fra le mani e mormorò parole incomprensibili, rabbia e dolore sgorgavano dalle sue lacrime e il suo volto era una maschera di risentimento e voglia di vendetta.
"Hela figlia di Loki, non conosco punizione peggiore che la vita nel Regno di Hel, ma a te piace svolgere il tuo compito e non disdegni il cattivo tempo che costantemente affligge il tuo Mondo. Dimmi, cos'è che ti mantiene salda da secoli?"
"Suppongo l'amore verso mio padre e il poco tempo che posso passare con lui di quando in quando, accostato al piacere di seminare il panico negli altri Regni quando ivi mi reco."
"Ebbene, Hela figlia di Loki, da oggi non avrai più memoria di chi sia tuo padre, non lo riconoscerai vedendolo e ti sembrerà un estraneo la prossima volta che lo incontrerai. Ciò che senti ora non lo proverai mai più, e un vuoto incolmabile pervaderà il tuo petto. Inoltre, ti proibisco di rimettere piede su Midgard per seminarvi morte, distruzione e caos."
"NOOOO!" urlò protendendo le braccia in avanti, i palmi aperti come a scagliare un incantesimo.
Ma era troppo tardi ormai. Odino battè la sua lancia Gungnir sul pavimento della sala del trono. La punizione era stata decisa, la sentenza emanata. Hela perse i sensi, e solo i riflessi pronti di Loki le impedirono di cadere. Si accasciò fra le braccia del padre senza sapere di esser svenuta nell'abbraccio del genitore, senza cogliere consciamente i suoi tratti attraverso gli occhi socchiusi appena prima di perdere coscienza.
Loki era furente, ma mantenne una parvenza di calma. Aveva bisogno di riflettere, di trovare un modo per annullare quella pena.
"Quanto a te Loki Laufeyson, che sei stato accolto in seno ad Asgard ed amato dalla mia defunta moglie Frigga, e da me, come un figlio, è inutile che ti crucci in cerca di un espediente per far ricordare ad Hela chi essa sia. Da questo momento ti nego la capacità e la possibilità di rivelarle che sei suo padre e di spiegarle cosa le sia accaduto nella speranza che ritrovi sè stessa. Sconterai una breve pena nelle prigioni di Asgard affinchè tu possa fare ammenda, riflettere e metterti il cuore in pace."
"E non volete togliermi i poteri o imbavagliarmi come l'ultima volta?" chiese con tono di scherno.
"No Loki. Sono sicuro che data la brevità della tua reclusione accetterai di startene tranquillo in cella."
"E sia. Ma quando avrò finito di scontare la mia pena non pensiate che sarò clemente nei vostri confronti."
"Oh Loki, ma io non ho paura di te."
Dovresti invece, vecchio pazzo!
"Perchè vedi, appena sarai uscito di cella verrai esiliato su Jotunheim."
Il Dio dell'Inganno proprio non se lo aspettava. Non aveva previsto una simile mossa da parte del Padre degli Dei. Pur rimanendo di stucco, incassò il colpo e chinò il capo. Non era il momento di portare il caos. Le priorità, per Loki, erano cambiate: ora la cosa più importante era sua figlia. Quella figlia che aveva perso pochi minuti prima, quella stessa figlia con cui aveva passato troppo poco tempo.
"E sia. La strada per le prigioni la conosco, grazie." si girò verso Heimdall e a malincuore lasciò Hela fra le sue braccia d'ebano, così in contrasto con la pelle chiara della dea.
Quindi, si incamminò, con la voce di Thor che lo accompagnava: "Fratello, bada bene di non incontrarmi mai più perchè ti ritengo responsabile quanto Hela della morte di Jane. Mi vendicherò Loki. MI VENDICHERO'!"
Le ultime parole echeggiarono per qualche secondo nella sala del trono. Poi, vi fu solo il silenzio.

N.d.A.
Che dire, a me Jane sta sulle balle XD Io shippo decisamente la coppia Thor-Sif, chiamatemi tradizionalista se volete. (Signorina Portman torni sul set di V x Vendetta o Star Wars, prego XD).
By the way, davvero quest'idea balzana m'è saltata in mente lavando i piatti, qualche giorno fa XD Poi fra una roba e l'altra non ho avuto troppo tempo e solo oggi son riuscita a finire e pubblicare questo primo capitolo. Non so ancora quanto durerà, ma credo meno dell'altra long che sto mandando avanti (Love their lies).
Piccoli commenti utili:
- nasce tutto perchè mi venne in mente una FF di Rosebud (carissima adoro come scrivi! Se mi stai leggendo sappi che aspetto un qualche seguito e ti ringrazio per aver fatto un salto, molto onorata! ). In tale FF, Hela non aveva memoria delle sue origini, e mi sono immaginata uno scenario in cui Loki passava del tempo con lei nonostante ciò, per il semplice piacere di stare con la figlia anche se lei non sapeva chi fosse in realtà. Ecco forse era una scena un po' fluffosa (XD) però mi son passate varie cose per la testa e quindi eccomi qui imbarcata in questa impresa XD
- il nome IMPRONUNCIABILE del palazzo esiste davvero, e secondo la mitologia era veramente la dimora di Hela
- sognavo la morte di Jane già in Thor: the dark world xD
- la FF è collocata nella sezione Film, con nota Otherverse, perchè si rifà anche alla mitologia e ai fumetti della Marvel. La narrazione parte poco dopo gli avvenimenti di Thor: the dark world.
Dovrei aver detto tutto, grazie a chi è arrivato fin qui e spero qualcuno mi lasci una recensione, positiva o negativa che sia, anche minuscola.
Baci,

Flam.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Donne. ***


Capitolo 2 - Donne.
 
Hela si svegliò con un gran mal di testa. Non ricordava cosa le fosse accaduto nelle ultime ore, ma una cosa era certa: sentiva che qualcosa non andava. Cercò di fare mente locale e ricordò solo di essere stata... dove? Non era mai uscita dal suo Regno. O forse sì? Si sentiva così confusa, come se una parte di lei negasse le sue azioni passate rimpiazzandole col nulla. Si sentiva divisa in due, sia fuori che dentro di sè.
Si alzò dal letto e si fece passare il mal di testa con un blando incantesimo. Mise il mantello per proteggersi dal freddo vento che sferzava Hel e tornò al suo compito: accogliere le anime dei defunti e scortarle nel luogo in cui avrebbero riposato per l'eternità.
 
Un mese dopo, Loki venne liberato e scortato al Bifrost per essere esiliato su Jotunheim.
"Vedi di non fare scherzi Loki. Rispetta il tuo esilio e sta lontano da Asgard e Midgard. Non fermerò Thor se vorrà spiccarti la testa da quel tuo gracile corpo." lo raccomandò Heimdall prima di aprire il Bifrost.
"Che c'è, Heimdall? Hai paura di non avere l'occasione di uccidermi con le tue stesse mani?" chiese beffardo.
"No, ma ammetto che mi dispiacerebbe dover semplicemente assistere alla tua dipartita, stregone."
Loki rise: "Sai Heimdall? Forse in un'altra vita e in diverse circostanze mi saresti stato simpatico! Addio."
Attraversò il Bifrost, giungendo in pochi istanti sul gelido suolo di Jotunheim. Lì, un membro della sua scorta scambiò poche parole con un Gigante di Ghiaccio prima di consegnargli Loki.
Infine, il Bifrost si riaprì in un raggio di accecante luce dei colori dell'arcobaleno, e i soldati Asgardiani svanirono risucchiati da esso.
 
Hela si sentiva un pesante vuoto in fondo al petto, come se le mancasse qualcosa in grado di renderla felice e di farle godere la vita. Non ricordava di essersi mai sentita così male, ma da un mese a quella parte, apparentemente senza ragione alcuna, dormiva di un sonno agitato, e sentiva il bisogno di cercare senza sosta un volto a lei familiare fra i molteplici che ogni giorno varcavano la soglia dell'aldilà.
Più volte aveva cercato di capire cosa fosse accaduto il mese precedente, quando si era ritrovata a svegliarsi con un mal di testa atroce e un black out assurdo nei suoi ricordi. Voleva dare un senso al vuoto dentro di sè, capire cosa aveva perso. Ma ogni volta che ci provava restava delusa non riuscendo a darsi una risposta.
Inoltre, il bisogno di ricerca le dava un'ansia che mai aveva provato prima, come se da quella persona dipendesse il suo futuro. Purtroppo se cercava di concentrarsi su quel volto che talvolta le appariva in sogno, non riusciva ad afferrarne i dettagli: solo contorni confusi di, ne era certa, quella che intuiva come una figura maschile.
Ma chi sarà mai questo uomo che agita i miei sogni mormorando alla mia mente di cercarlo? si chiedeva di quando in quando.
Non sapeva come rispondersi. Non era mai uscita da Hel, non sapeva chi fossero i suoi genitori nè tantomeno se avesse fratelli, sorelle o altri parenti, anche facenti parte delle schiere dei defunti. Sembrava fosse stata sputata fuori dal nulla, partorita da chissà chi.
L'unico ricordo chiaro nella sua mente era Odino, Padre degli Dei, un Asgardiano, mentre le assegnava il compito di regnare in Hel. E lei, all'epoca sola in un Regno che non sentiva appartenerle, aveva accettato.
Ne era stata grata, e lo era tuttora a voler ben vedere, ed in cambio aveva donato ad Odino due corvi, Huginn e Muninn, che viaggiano per i Nove Regni portando notizie ed informazioni al loro padrone.
Hela, alla luce di quel ricordo, si ritrovò quindi a meditare sul proprio aspetto, e a quanto esso si addicesse al luogo in cui dimorava: certo, da una parte appariva come una giovane molto attraente, ma dall'altra era la rappresentazione della morte, della decomposizione e della corruzione ad opera del tempo. Era la perfetta Regina degli Inferi: bella come la morte dopo una lunga agonia e fatiscente come un cadavere in putrefazione.
Era assorta in questo genere di riflessioni quando l'anima di una donna Midgardiana le si avvicinò.
"Sei contenta di avermi uccisa? Ti senti soddisfatta?" le urlò contro.
Hela la guardò con fare stupito. Come poteva aver compiuto un'azione del genere? E come mai quell'anima vagava senza riposo?
"Mi spiace, ma non so di cosa stai parlando. Ora ti porterò nel luogo del tuo eterno riposo, mia cara." rispose conciliante. Talvolta le anime giungevano confuse in Hel, e la Dea degli Inferi pensò che forse quella donna non aveva accettato la propria morte. Per alcuni è più difficile..
Allungò la mano per prenderle la sua, ma la donna si ritirò. "Non osare toccarmi, strega! L'ultima volta quella mano mi ha uccisa, ora cosa vuoi farmi? Dannare la mia anima per il resto dell'eternità?"
Hela rimase sbigottita. Si guardò la mano sinistra, quella corrotta, e si chiese se quel vuoto che sentisse fosse dovuto ad una reazione della propria mente che cercava di proteggerla da qualcosa che aveva fatto. Lei non era crudele, non uccideva la gente: stava a guardia degli Inferi, e al massimo se la spassava con qualche bel fusto che varcava i suoi cancelli. Non aveva mai fatto nulla di male.
Tornò a guardare la donna. "Mi dispiace. A volte per le persone non è facile accettare di essere morte, ma.."
"Così fingi di non sapere! Ora mi dirai che in realtà è stato tuo padre ad uccidermi, con un inganno!"
Lo sguardo di Hela si illuminò e il cuore le mancò un battito. "Conosci mio padre?" chiese speranzosa.
Jane la guardò strano. Okay che era morta, ma essere presa per i fondelli a quel modo proprio non le andava giù. Le rispose scocciata: "Certo che conosco Loki. Il suo fratellastro era il mio fidanzato. Poco ci è mancato che uccidessi anche lui!" sbottò.
Loki... no, non era morto, se lo sarebbe ricordato. Ma quel nome non le diceva nulla.
"Puoi parlarmi di lui? Di mio padre..non l'ho mai conosciuto, inoltre parlare della tua vita passata potrebbe aiutarti ad accettare la tua condizione. La tua anima deve riposare."
Jane rimase shockata. "Mi prendi in giro?" chiese.
"Per i Nove Regni, certo che no!" rispose indignata Hela.
"Quindi non sai chi sia tuo padre, non ricordi di avermi uccisa. Oh Hela, mi spiace molto, davvero. Ma vedi, forse hai ragione tu: la mia anima ha bisogno di riposare." Jane si voltò e fece per andarsene.
"Aspetta! Dimmi qualcosa di lui, o dimmi almeno chi sei tu!" provò a fermarla. Sapeva che trattenere le anime non andava bene, ma desiderava ardentemente sapere qualcosa di questo Loki.
"Mi chiamo Jane. Se vedi tuo padre, perchè credo proprio che Thor lo farà a pezzi, sempre se non è già successo, digli che lo saluto! Addio."
Thor.. perplessa, ad Hela non rimase altro da fare che guardare l'anima di Jane svanire nella nebbia.
Il figlio del Padre degli Dei è il fratellastro di mio padre. Ripensò ad Odino che, su Asgard, le aveva assegnato il compito di regnare su Hel. Forse è da lì che vengo. Eppure non provo un senso di appartenenza verso quel luogo... quale mistero si cela dietro la mia esistenza?
Si ritrovò con più domande che risposte a recarsi ai suoi alloggi. Il mal di testa era tornato e aveva soltanto voglia di riposare.
 
Loki non poteva certo lamentarsi del freddo, essendo un Jotun fastidio non gliene dava; il problema era il dannato vento che spostava cristalli di ghiaccio ad altezza occhi. Un particolare tanto insignificante quanto molesto. Appoggiò la schiena alla parete dietro di sè e si lasciò scivolare seduto. I Giganti di Ghiaccio non lo calcolavano di striscio e mal tolleravano la sua presenza per via dell'uccisione di Laufey. Helblindi, suo fratellastro, era salito al trono dopo il padre. Non aveva voluto avere nulla a che fare con Loki, e al "comitato di accoglienza" di quest'ultimo altro non disse se non di evitare che morisse di fame.
In realtà, fosse dipeso da Helblindi, Loki avrebbe potuto marcire all'Inferno, ma tenersi stretto Odino come alleato gli era parsa un'idea più congeniale. Così, molto semplicemente, Loki trovò rifugio in una caverna, e ogni giorno gli venivano portati tre pasti. Non godeva di alcun genere di contatto con gli Jotun, nè tantomeno della compagnia che solo i libri sapevano dare.
Andava avanti così da un mese.
Un mese in cui l'unico divertimento che riuscì a concedersi consisteva nel teletrasportarsi qua e là su Jotunheim e mandare in giro i propri ologrammi. Ergo, si annoiava talmente tanto che ormai si divertiva con un niente. Una sera in cui proprio non riusciva a prender sonno, si mise a giocare agli indovinelli con uno dei suoi doppioni. Si addormentò con la consapevolezza di stare rasentando il fondo e la soglia dell'isterismo.
Per questo decise di punto in bianco di fare una capatina su Vanaheim.
Almeno in quel Regno sanno cosa sia un libro, sebbene i Vanir siano decisamente troppo pieni di sè.
Si recò, seguendo in parte l'istinto, ad un varco fra i Mondi simile a quello attraversato non molto tempo prima per fuggire da Asgard. Badò bene a camuffare il proprio aspetto: gli occhi divennero grigio-azzurri, i capelli di un castano ramato molto più chiaro del consueto colore corvino; i lineamenti aggraziati si fecero più grezzi e una leggera peluria si impossessò del suo volto, circondandolo di una barba incolta di pochi giorni. Abbandonò i suoi consueti abiti neri e verdi e ripiegò su una tunica blu oltremare.
Varcò il passaggio e in meno di un secondo si ritrovò..zuppo dalla testa ai piedi?
Per i Novi Regni, ma che diamine...?! Loki inspirò solo acqua, e i suoi polmoni si riempirono del liquido gelato. Annaspò in cerca della superficie, che sembrava così vicina ma al tempo stesso così lontana. Quando ormai iniziava a cedere al dolore lancinante e bruciante dei propri polmoni, affiorò fra le deboli e dolci onde di un laghetto. Inspirò a pieno regime, tossendo acqua e annaspando per qualche istante.
Ripreso controllo di sè, controllò il proprio riflesso, traendo un sospiro di sollievo quando si accorse che l'incantesimo aveva retto alla sua quasi morte per annegamento.
Purtroppo, il peggio doveva ancora arrivare.
"E tu chi sei, bel fustacchione?" chiese una melliflua voce di donna.
Loki alzò lo sguardo, incrociando i profondi occhi di una giovane bionda. Semi nuda, si intravvedeva a pelo dell'acqua una striscia di tessuto che mal conteneva i suoi seni prosperosi.
Balbettò un paio di parole senza senso prima di inventarsi un nome a caso. Pochi secondi, e si era ritrovato prima ad affogare, poi nelle grinfie di una lussuriosa Vanir. Quasi pensò che forse non aveva avuto poi una gran bell'idea a farsi un viaggetto, che in realtà si era figurato come un paio d'ore spese in una biblioteca, non ammollo in un lago con una dea mezza nuda.
"Lothr..non ho mai sentito parlare di te. Non sei di queste parti vero? Ma certo che no." si rispose da sola con un cenno della mano. "Io sono Freya."
Loki sgranò gli occhi. Di tutte le divinità che poteva incontrare, proprio Freya doveva capitargli a un tiro di schioppo? Non era decisamente il momento di passare del tempo con una moglie in eterne pene d'amore, ninfomane e sempre alla ricerca di un uomo che soddisfasse le sue voglie.
"Molto piacere milady; saprebbe indicarmi la biblioteca più vicina? Temo che il portale che mi ha condotto in questo luogo fosse difettoso.." provò a svicolare, ma la Vanir gli si era avvicinata al punto che i loro piedi, che si muovevano per tenerli a galla, si toccavano di continuo.
"Sei dunque uno studioso, Lothr? E vieni da un altro Regno. Non Asgard, spero, non siamo esattamente in quelli che definirei buoni rapporti, con gli Asgardiani. Eppure, alcuni di loro sono così attraenti..!" concluse passando un dito sul profilo del volto di Loki.
"No, mia signora, non provengo da Asgard. Ma ora devo proprio scappare, inoltre i miei vestiti iniziano a diventare pesanti per via dell'acqua."
"Bè, puoi sempre toglierli! Vediamo se il tuo corpo è bello quanto il tuo viso!"
Prima che Freya potesse sfilargli la tunica, Loki scomparve e riapparve poco distante dalla riva. "Mi spiace milady, temo che dovremo rimandare. A presto!"
"Lothr, aspettami ti prego! Mio marito è sempre lontano, mi sento tanto, tanto sola!" in men che non si dica, la Vanir raggiunse il Dio dell'Inganno sulla sponda del lago.
Per gli Inferi, non riuscirò mai a liberarmi di lei! Devo trovare un altro passaggio al più presto.
A Loki non restò che correre via, seguendo un sentiero che, stando a quanto gli rimandavano i suoi sensi, l'avrebbe condotto alla propria via di fuga. Freya lo incalzava, i piedi nudi che si muovevano sull'erba, il sottile strato di tessuto intorno al seno che avrebbe resistito ancora per poco, e quello intorno alla vita che sicuramente avrebbe fatto la stessa fine.
Finalmente giunse nelle vicinanze della fenditura spazio-temporale, e si lanciò dietro un intricato groviglio di cespugli e felci. Freya lo vide scomparire, lo cercò con lo sguardo ma non riuscì più a vederlo. Sconfortata, tornò al laghetto.
Ah, le donne! Giuro che se dovessi tornare su Vanaheim, prima farò un sopralluogo in forma animale, e solo dopo muterò il mio aspetto assumendone uno umano!
Il vento gli aveva spinto i capelli davanti agli occhi. Riprese il suo aspetto, si aggiustò quella chioma ormai lunga e si guardò intorno per capire in quale punto di Jotunheim fosse finito. Peccato che non si trovasse più nel Regno dei Giganti di Ghiaccio.



N.d.A.
Eccomi a quest'ora tarda ad aggiornare finalmente XD
Piccolo siparietto comico per spezzare la pesantezza del racconto, che nasce come introspettivo e mica tanto leggero. Nulla da commentare, se non che spero di postare il 3° capitolo il prima possibile.
Ringrazio MamW che ha recensito il primo capitolo di questa mia follia, inserendo la storia nelle seguite. Inoltre ringrazio obiwankenobi e Princess_Klebitz per aver inserito la storia nelle seguite.
Alla prossima!
Baci,
Flam.
P.S.: Per chi segue anche l'altra mia long, giuro che aggiornerò pure quella prima o poi! (spero più prima che poi..XD)

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Padre, Fratello. ***


Capitolo 3 - Padre, Fratello.
 
Hel. Era finito in Hel. Nel Regno di sua figlia. Gli prese un colpo e mandò giù a fatica il groppo che, inconsapevolmente, gli si era formato in gola. Si guardò rapidamente intorno, non era lontano dai cancelli. Affrettandosi a riprendere le sembianze di Lothr, si incamminò verso di essi. La vide prima ancora che si accorgesse della sua presenza, ma un attimo dopo già sorrideva mesta in sua direzione, pronta ad accogliere quell'ennesima anima. Peccato che Loki fosse ancora vivo. Ed Hela se ne accorse non appena si apprestò a varcare i cancelli.
"Altolà!" esclamò.
Loki si fermò con un piede a mezz'aria, rimettendolo subito di fianco all'altro. Calò una maschera impassibile e totalmente calma sul proprio volto, ostentando quasi un mezzo sorrisetto.
"Chi siete?" chiese Hela.
"Mi chiamo Lothr, mia signora, e vengo da molto lontano. Temo di essermi perso." Ammise.
"Lothr da molto lontano, dimmi, di grazia, come è possibile che tu, palesemente vivo, sia riuscito a giungere in Hel e stia tentando di varcarne le soglie?"
"Come dicevo, temo di essermi perso durante il mio viaggio."
Hela gli lanciò un'occhiata di sbieco. "Strano viaggio, il vostro. Nemmeno Odino, Padre di tutti gli Dei in persona, ha mai osato presentarsi al mio cospetto, preferendo mandare i suoi corvi messaggeri quando avesse qualcosa da comunicarmi. Nessuno è mai riuscito ad arrivare sin qui prima della Morte."
"Si direbbe che io possa viaggiare dove mi pare e piace, mia cara Hela." Piccola mia, mi duole recitare in questo modo, ma non è ancora giunto il momento di rivelarti la mia identità.
La Dea degli Inferi rise, un gesto inaspettato e terribilmente gelido. Con una punta di orgoglio e giusto un velo di timore, Loki incassò quella risata. Probabilmente aveva peccato in superbia con quell'ultima uscita, e temeva di pagarne lo scotto. Morire ora sarebbe da idioti.
"Sai, Lothr, credo che ti lascerò andare. Sento che presto la tua anima giungerà in Hel, e allora sarò lieta di farti entrare. Ci divertiremo, ho un debole per quelli come te." Gli fece l'occhiolino e si congedò facendogli un gesto vago con la mano.
Chissà cosa intendeva con 'quelli come te'. Si domandò divertito Loki.
"Grazie, mia signora! Spero che la mia morte trascorra dolcemente, con le vostre braccia pronte a confortarmi nel momento del trapasso."
Si voltò concentrandosi sull'energia emanata da svariati portali. Individuò quello che portava a Jotunheim e lo imboccò. Tornò in fretta alla propria caverna meditando su quanto appena accaduto. Purtroppo le sue elucubrazioni mentali si interruppero appena ebbe varcato la soglia di quella che ormai era diventata la sua casa. Un martello gli centrò il plesso solare, non visto a causa del buio della sera. Gli si smorzò il fiato e venne preso per la collottola.
"Ciao Loki." gli occhi azzurri di Thor, vicinissimi ai suoi, lo scrutavano con rabbia e sembravano costellati di lampi come il cielo durante un temporale.
Il Dio dell'Inganno proruppe in una risata nervosa. "Ciao, Thor, qual buon ve.."
Il Dio del Tuono lo scagliò fuori dalla grotta e gli fu addosso, prendendolo a botte mentre Loki rideva sotto i colpi del fratellastro. Vedendolo così fuori di testa, si alzò posandogli Mjolnir sul petto. Aspettò che si riprendesse e si calmasse prima di chiedergli dove fosse stato.
"Mah, un po' qui, un po' lì. Sai, ci si annoia in questo Regno." rispose Loki beffardo.
"Heimdall ha detto che te ne sei andato su Vanir."
"Non mi pare rientri nei Mondi a me vietati. Non ero nè su Midgard ne su Asgard, se non sbaglio."
"Però sei stato in Hel. Heimdall! Apri il Bifrost!"
Un accecante luce invase il campo visivo di Loki, colto momentaneamente alla sprovvista. Non immaginava che sarebbe tornato tanto presto nella Città d'Oro. Thor lo agguantò nuovamente per il colletto e in meno di un istante viaggiarono fino ad Asgard. Sul ponte, Odino li aspettava con un'espressione torva.
"Avrai molto da spiegare, Loki figlio di Laufey." esordì.
Heimdall richiuse il Bifrost e Thor si incamminò di fianco al padre, trascinando Loki con sè.
"Ora non sono più tuo figlio, eh vecchio?" proruppe in una risata isterica, continuando a recitare la parte del pazzo uscito di senno. Lo credevano già tale, tanto valeva darne una dimostrazione concreta.
Venne portato di peso fino a quando Odino, stizzito, ordinò a Thor di rimetterlo in piedi e farlo camminare. Lo scortarono nella sala del trono, Thor lo costrinse in ginocchio e lo obbligò a guardare in direzione del Padre degli Dei, che aveva preso posto sul proprio scranno.
"Dimmi, Loki, cosa avevi intenzione di fare su Hel?" lo interrogò.
"Veramente non ero diretto lì."
"Non mentirmi."
"Non sto mentendo." Sibilò alquanto scocciato.
"Disse il Dio dell'Inganno."
"Taci Thor! Sei tu quello che mi incolpava di ogni tua.."
Loki venne zittito da una ginocchiata fra le scapole.
Quando ebbe ripreso un minimo di fiato, e respirare non era più poi così difficile e doloroso, continuò a schernirlo.
"Quanto bene che mi vuoi, fratello. Ti ringrazio dei tuoi continui gesti d'affetto."
"BASTA!" tuonò Odino. "Ne ho avuto a sufficienza di questo teatrino per prendere tempo. E tu Thor, piantala di dargli corda."
Il Dio del Tuono abbassò il capo e strinse le mani sulle spalle di Loki.
"Riproviamo. Cosa ci facevi su Hel, Loki?"
"Tentavo il suicidio."
Odino si alzò con un movimento rapido per i secoli che gli gravavano sulle spalle, colmò in pochi ampi passi la distanza fra lui e Loki e gli prese il volto con una mano, mettendo una forza inaudita in quel gesto.
"Sono stufo dei tuoi giochetti. Dimmi la verità su come ci sei arrivato e sul motivo del tuo viaggio e forse ti rispedirò su Jotunheim tutto intero, anzichè un pezzo alla volta."
Gli lasciò il volto con uno strattone e si allontanò di qualche metro, senza tornare a sedersi sul trono.
Loki si prese il tempo che potè, massaggiandosi le guance e la mascella.
"Finalmente avete posto la domanda giusta, Padre." iniziò, sottolineando quell'ultima parola col disprezzo. "Dovete sapere che ci si annoia su Jotunheim: non c'è nulla da fare e nessuno con cui parlare quando l'ennesimo fratello idiota ti relega in una caverna e non vuole vederti. Helblindi mi ha lasciato in vita per due motivi: non vuole scatenare una guerra con Asgard e sono troppo potente anche per lui. Ma veniamo al motivo del mio viaggio. Stavo impazzendo, dovevo trovare qualcosa da fare per evitare di corrodere la mia mente, e così cercai un varco per raggiungere Vanir, sedermi ad una scrivania e leggere fino a sera. Cambiato il mio aspetto, attraversai il varco e giunsi in quel Regno, purtroppo in un punto sfavorevole ai miei fini. Caddi in un lago, e incontrai niente poco di meno che Freya, quella ninfomane. Aveva deciso che il mio camuffamento soddisfava i suoi appetiti sessuali, e in mancanza del marito ci ha provato con me."
"E non ci sei stato?" chiese Thor senza tuttavia sorridere. Voleva provocarlo.
"Diamine, no! Non mi ero recato su Vanir con quell'intento." Sviò la provocazione e continuò il breve racconto: "Ad ogni modo, scappai da lei, che mi inseguì perdendo quel poco che la copriva lungo la strada. Seguii la scia di un altro portale e mi ci buttai dentro. Pensavo mi avrebbe riportato su Jotunheim, invece quel gelido vento che mi sferzava da ogni lato apparteneva al Regno sbagliato!"
"Vuoi farci credere che sei finito su Hel per errore e che te ne sei andato subito?"
"Sì, per i Nove Regni!" esclamò esasperato.
"Heimdall non è della stessa idea."
"Heimdall mi odia." Fece notare Loki.
"Heimdall ti ha visto parlare con Hela." Quelle parole caddero pesanti come macigni nella sala del trono.
"Bene, e allora Heimdall avrà anche visto che non sono stato io ma Lothr, il mio alterego improvvisato, a parlarle."
Thor e Odino si scambiarono un'occhiata fugace che non sfuggì a Loki.
"Lo sapevate. Lo sapevate e mi avete rapito come il peggiore dei criminali!"
"Tu SEI il peggiore dei criminali, Loki!" urlò Odino.
"Ma per una volta sono innocente!" lo sfogo di rabbia del Dio dell'Inganno si lasciò dietro un silenzio apparentemente interminabile. Odino tornò a sedersi sul proprio trono, pensando.
Thor non si mosse, premendo ancor più forte sulle spalle di Loki, le cui ginocchia dolevano fin quasi al limite di sopportazione. All'improvviso Odino richiamò uno dei suoi corvi, Hugin, e non appena fu arrivato, posandosi sul suo braccio, gli mormorò qualcosa prima che volasse nuovamente via, veloce come il vento.
"Hugin andrà su Hel. Recherà un messaggio da parte mia, ad Hela." spiegò Odino.
"Cosa vuoi da lei, vecchio orbo?"
"Un piccolo favore."
Non aggiunse altro, così Loki lo incalzò: "Che genere di favore?"
"Non ti riguarda. Thor, portalo in cella."
"Ne uscirei e lo sai!"
"Non se non vuoi che dica a Thor di far del male a Hela quando la incontrerà."
"Che cosa?" Loki rimase incredulo. Come avrebbe fatto Thor..?
Ma certo. Il favore.
"Perchè vuoi andare su Hel?" chiese guardando in faccia il Dio del Tuono, per quel che riusciva dalla propria posizione.
"Per parlare con Jane. E prendere accordi con Hela per farla tornare in vita." Spiegò Thor.
"Non accetterà mai." Lo sapeva. Conosceva sua figlia, e mai riportava in vita qualcuno, sebbene ne avesse la capacità.
"Lo vedremo.."
"Thor. Non riporci molte speranze. Se la sua anima sta già riposando, non potrà portarla indietro. Lo sai come funziona: se lo spirito si è già assopito, tornerà solo alla fine dei tempi, durante il Ragnarok. Non sperare che dopo un mese.."
"Molte anime aspettano prima di assopirsi per sempre." insistette Thor, tirandolo in piedi e iniziando a spingerlo in direzione delle segrete.
Loki non disse più nulla fino a quando non furono quasi arrivati.
"Mi dispiace Thor. Per quel che vale. Se avessi saputo che l'avrebbe uccisa, non le avrei permesso di scendere su Midgard." Loki non mentì, per una volta.
Sebbene non fosse esattamente in quelli che si definirebbero ottimi rapporti con Thor, Jane gli andava a genio. Era intelligente, furba e scaltra, un po' sciocca a volte, e fin troppo coraggiosa per una mortale, ma gli piaceva. Bè non come piaceva a Thor, no quello no. Nonostante sapesse che prima o poi sarebbe morta, e che Thor ne avrebbe sofferto, non gli aveva mai augurato di separarsi da Jane in quel modo. Okay, forse una parte di lui godeva nel vederlo soffrire e ci aveva sperato fin da subito, ma il Loki che era adesso no. Il Loki di adesso condivideva il suo dolore.
"Loki, stai zitto." fu tutto quello che ottenne in risposta.
Le porte della cella si chiusero alle sue spalle. Non aveva voglia di evadere, sarebbe servito soltanto a metterlo dalla parte del torto più di quanto non apparisse al momento. Così si sedette su quello scomodo giaciglio, poi si sdraiò e chiuse gli occhi. Fu in quel momento che la sua mente si focalizzò sulla breve conversazione avuta con la figlia. Hela gli aveva rivelato che la sua anima sarebbe presto giunta in Hel, che se lo sentiva. Vuol dire che sto per morire? E' questo che cercava di dirmi mia figlia? Era dunque in pericolo lì su Asgard?
Si rialzò, si guardò intorno. Non avvertiva nessun tipo di minaccia.
" Sento che presto la tua anima giungerà in Hel, e allora sarò lieta di farti entrare." Quelle parole gli rimbombavano nel cervello, insinuandosi fra i suoi pensieri.
Odino voleva chiedere ad Hela di far entrare Thor nel suo Regno. Sarebbe stata furiosa, ma difficilmente avrebbe arrecato danno al figlio di Odino. Non dopo che Padre Tutto le aveva fatto dono di un intero Mondo. Sempre che se ne ricordasse. Bè, certo che se ne ricorderà. Quel vecchio pazzo non è così scemo da cancellarle dalla mente un gesto tanto benevolo da parte sua. Quel ricordo sarà rimasto inalterato nonostante abbia rimosso il mio in maniera tanto drastica.
Ad ogni modo, la sua collera si sarebbe avvertita attraverso tutti i Nove Regni, questo era poco ma sicuro. Hela non gradiva che qualcuno al di fuori delle anime dei defunti entrasse in Hel. Loki fece mente locale: tornare da lei sarebbe stato pericoloso, sebbene necessitasse di rivederla. Doveva sicuramente presentarsi come Loki e non come Lothr, e mantenere una certa distanza: essere potenti era un conto, avere anche un cervello che dirigesse tutto quel potere era una prerogativa di pochi eletti. Ad esempio, Thor non rientra esattamente in questi paramentri.. pensò sorridendo.
Inoltre, annunciare il proprio arrivo con un certo margine di preavviso era d'obbligo. Il suo nome rimaneva famoso in ogni recondito angolo dell'Universo, la sua fama lo precedeva ovunque. Se il Dio dell'Inganno voleva parlare alla Regina degli Inferi, ebbene, essa l'avrebbe ascoltato! Al massimo mi ucciderà a discorso terminato e a quel punto avrò l'eternità da passare insieme a lei.
Se prima o poi avesse ricordato, avrebbe anche potuto farlo tornare indietro. Non che l'idea del suicidio assistito, perchè di questo si trattava in fin dei conti, lo allettasse a tal punto, ma era comunque una delle tante ipotesi da tenere da conto.
Tornò a sedersi sullo scomodo materasso, ora leggermente più sollevato. Decise che riposarsi sarebbe stata un'ottima idea. Quando fosse tornato, Thor sarebbe stato di pessimo umore ed era probabile che provasse a riprenderlo a calci per sfogare la sua ira.  E che quel becero impulsivo non si venga a lagnare del fatto che non era stato avvertito, perchè sarebbe la volta buona che io abbatta su di lui la mia ira: ho un limite di sopportazione molto alto, ma rimane pur sempre un limite.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Thor ed Hela. ***


Capitolo 4 – Thor ed Hela.
 
Quando Hela vide arrivare Hugin, si chiese cosa mai volesse Odino da lei. Il corvo era già passato per il suo Regno quel giorno, quindi le fu chiaro all’istante che il Padre degli Dei avesse una richiesta da sottoporle.
Allungò il braccio per far sì che l’animale vi atterrasse, un gesto tipico del falconiere che richiama il proprio compagno. Hugin si posò sulla mano di Hela, gli artigli a graffiarle la pelle. Richiuse le ali e si diede una scrollata, quindi riferì il messaggio alla Dei degli Inferi. Per poco la donna non scatenò la propria ira contro il volatile, umile messaggero senza colpe.
Ambasciator non porta pena…
“No Hugin. Dì a Odino che Thor può scordarsi di entrare in Hel: Jane sta già riposando, sarebbe inutile. Va’!” congedò il corvo con un gesto stizzito.
Cos’è oggi? Il giorno delle gite turistiche e delle visite ai parenti?
Piuttosto seccata, Hela si diresse al proprio castello con l’intento di riposarsi un po’. Si distese sotto le coperte leggere e chiuse gli occhi. All’inizio era tutto nero, un sonno senza sogni. Poi giunsero le immagini.
Un uomo dalla figura non ben definita: sin intuiva essere alto e snello, il volto incorniciato dai capelli corvini; non ne distingueva i tratti, il colore degli occhi non era ben visibile, la bocca una semplice linea retta. Aveva una certa eleganza nella postura. Nel sogno, Hela si chiese se fosse un nobile. Infine, ecco le voci. “Loki” mormoravano, e qualcos’altro che non riuscì a cogliere. La figura prese ad allontanarsi con passo calmo, come se stesse passeggiando. Hela iniziò a seguirlo, correndo per raggiungerlo, ma più correva, più l’uomo si faceva distante nonostante continuasse a camminare. Sentì la propria voce intimargli di fermarsi, ma venne ignorata. Esasperata, si fermò, le braccia lungo i fianchi e il fiatone. Le voci erano aumentate, crescendo anche di intensità: “Loki”, “Padre”, erano le uniche parole che riusciva a comprendere. D’un tratto, e con un impeto spaventoso, quelle voci si trasformarono in urla. Tutto si fece improvvisamente buio. Rimasero solo due occhi rossi come braci ardenti che la fissavano.
Hela si svegliò di colpo, spostando con violenza le lenzuola, che caddero in parte sul pavimento. Aveva il fiato corto ed era immersa in un bagno di sudore. Si portò una mano al petto, dentro il quale il cuore batteva talmente forte che Hela temette sarebbe esploso. Poco dopo, realizzò di avere anche un forte mal di testa. Calmati respiro e battito, se lo fece passare e andò in bagno. Il grande specchio le rimandava l’immagine di una donna per metà in stato di evidente corruzione, ma non era quella la parte strana del suo aspetto. Era l’altra metà a presentare dei problemi: si ritrovò a studiare il proprio volto tirato, la pelle talmente sottile da far risaltare le ossa sottostanti. I capelli neri incollati dal sudore sembravano radi e avevano perso tutta la loro brillantezza. Si guardò il braccio sano e scorse con facilità il reticolo di vene bluastre. Tornò a fissare il proprio volto, la profonda e scura occhiaia sotto l’occhio di un verde insolitamente spento, le labbra secche e spaccate. Le sembrava di essere invecchiata di colpo.
“Che mi è successo?” sussurrò.
Si spogliò in fretta e si fece un bagno bollente mentre si risanava. Si sentiva come se avesse prosciugato il proprio corpo praticando un’infinità di incantesimi. Cosa che non era accaduta.
A meno che quel sogno non c’entri qualcosa
I crudeli occhi rossi tornarono alla mente di Hela con violenza.
Chi sei tu che turbi i miei sogni? Cosa sei? si chiese.
Era la prima volta che le apparivano quegli occhi, ma intuì subito che dovevano appartenere all’uomo dai capelli corvini. Le voci avevano mormorato il nome di suo padre. Che fosse quello il suo aspetto? E cosa significava dunque il rosso dei suoi occhi? Non era da attribuire ad un essere che avesse il suo aspetto.
Si rivestì e tornò ad accogliere le anime dei defunti. Avvertì l’arrivo dell’Asgardiano prima ancora che il Bifrost si aprisse appena fuori dai cancelli di Hel.
Grazie Odino, per avermi dato retta..
Thor apparve dal Bifrost, avanzando con passo svelto, gli occhi che mandavano lampi e il volto atteggiato ad un’espressione a metà fra il risoluto e l’incazzato.
“Fermati, Asgardino! Hel non è posto in cui i vivi possano mettere piede.” Gli intimò Hela.
“Eppure so che un uomo ha provato ad accedervi.” Nonostante la protesta, il Dio del Tuono fece come gli era stato ordinato.
“Hai detto bene, Thor Odinson: ha provato, ma l’ho rispedito indietro, proprio come farò ora con te.” Ribattè lei.
“Ho un buon motivo per presentarmi al tuo cospetto, Hela. Fammi vedere Jane.”
“Impossibile, sta già riposando. Odino ne è stato informato.”
“Lo so bene. Ma so anche che puoi richiamare alla vita i defunti.”
“Solo se le loro anime non sono ancora andate a riposare. Thor, mi dispiace, ma non puoi entrare.” La Dea degli Inferi fu irremovibile.
Thor si arrischiò a camminare fino alla soglia dei cancelli, giungendo faccia a faccia con la sua interlocutrice.
“Voglio solo vederla.” Aveva gli occhi lucidi.
Una parte di Hela voleva solo prendere a calci nel culo il Dio del Tuono fino ad Asgard, per dargli una lezione e inculcargli in quella testa dura che quando diceva “no” era “no”. Purtroppo un’altra, minuscola, parte fu mossa a compassione per la perdita subita dall’Asgardiano e si scostò, concedendogli di entrare.
“Seguimi. Sappi che il tempo che trascorrerai in questo Regno sarà molto breve. È pericoloso concedere un simile lusso a qualcuno che sia ancora in vita.” Si incamminò verso il luogo in cui l’anima di Jane riposava.
“Grazie.”
“No, non devi ringraziarmi.”
Rimasero in silenzio per la breve durata del loro tragitto. Da ogni lato, lunghi blocchi di pietra ospitavano le anime di coloro che riposavano. Sembrava uno dei cimiteri di Midgard, senza bare né corpi in decomposizione, solo le ormai eteree anime dei defunti. Hela si fermò davanti ad una di esse. Thor cadde in ginocchio allungando le mani al volto di Jane, accarezzandolo. Riposava da pochi giorni e la sua anima era ancora tangibile.
“Jane..” singhiozzò Thor. “Apri gli occhi Jane.”
Hela si allontanò quel tanto che bastava per lasciargli un po’ di privacy. Non reputava utile ripetergli per l’ennesima volta che ormai la sua donna era perduta per sempre, non le avrebbe dato comunque retta.
Lo vide alzarsi all’improvviso, di scatto, furente. Lacrime di disperazione e dolore si mischiavano a lacrime di rabbia. Rabbia verso di lei.
“Tu l’hai uccisa!! E tu la riporterai indietro, adesso!” prese Mjolnir e lo fece roteare minacciosamente.
“Cosa? Non me sono mai andata da qui, non posso averla uccisa!” Hela fu svelta a sguainare Nightsword, grata a sé stessa per averla sempre al fianco. Parò prontamente il colpo di martello, che mancava di precisione ma era pieno della forza scaturita dalla rabbia del Dio del Tuono.
“Sta zitta!” Thor menò un altro colpo.
Hela lo schivò e lui finì a terra a seguito del suo stesso impeto. Subito lei lo tenne giù, puntandogli la lama alla nuca.
“E ora fermo, Asgardiano. Il tuo tempo su Hel sta giungendo al termine e non vorrei ritrovarmi a spiegare ad Odino che suo figlio è perito su Hel per colpa della propria cocciutaggine. E metti via quel dannato martello.”
Si spostò rinfoderando a sua volta la spada. Thor si alzò, paonazzo, ma non disse nulla e le diede retta.
Poco prima di lasciarlo uscire, Hela gli prese il gomito, trattenendolo.
“Non so perché tu mi stia incolpando della morte della tua fidanzata, a stento so chi sia mio padre..”
“Lo sai?” chiese Thor incredulo.
“E’ stata Jane a svelarmi il suo nome, ma a quanto pare non deve importagliene nulla di sua figlia. Ad ogni modo, non l’avrei riportata in vita. Non l’ho mai fatto in passato, non vedo perché avrei dovuto concederti un simile favore, soprattutto considerato il modo in cui mi hai attaccata e trattata. Mi dispiace per la tua perdita, Asgardiano, ma se dovessi rivederti sappi che non avrò pietà di te nuovamente. Oggi.. oggi si è trattato di un caso. Vattene ora, la tua anima riposerà nel Valhalla, fra qualche centinaio di anni.”
Senza aspettare che reagisse in qualche modo, lo spinse fuori dai cancelli che davano accesso al suo Regno, si voltò e se ne andò.
 
“Heimdall, apri il Bifrost.” Mormorò Thor, sapendo che il Guerriero d’Ebano lo avrebbe sentito.
Ritornare su Asgard non fu come se lo era immaginato. Credeva davvero che Hela avrebbe acconsentito, che le avesse detto che Jane non stava riposando e poteva riaverla indietro. Invece, Loki aveva avuto ragione, e questa volta, purtroppo, non poteva fargliene una colpa. Sapeva che Hela non aveva mai incontrato Loki col suo vero aspetto, quindi era da escludere che fosse tutto un piano contorto del fratello per causargli altro dolore.
Nonostante ciò, decise di recarsi nelle segrete a sfogare la propria frustrazione.
“Te l’avevo detto.” Sorrise beffardo Loki non appena lo vide dirigersi verso di lui.
“Taci. Sappi che incolpo tanto te quanto tua figlia per la morte di Jane.” Mentre parlava, aprì la cella, richiudendosela poi alle spalle.
“Sai, iniziavo a sospettarlo.” Lo stuzzicò con tono ironico e subdolo.
Thor si girò sferrandogli un pugno, ma la figura del Dio degli Inganni tremolò e sparì con un sorriso furbo.
“Riprova, Thor. Prima o poi colpirai quello giusto.” Esclamò allargando le braccia.
Le copie di Loki riempirono l’intero spazio della cella in cui era rinchiuso, le risa echeggiarono al suo interno. Thor estrasse il martello e iniziò a colpire a caso gli ologrammi, facendoli sparire uno ad uno. Quando ne rimase uno soltanto, un sorriso di trionfo gli affiorò in volto.
“Non è stato così difficile, fratello.”
Loki, terrorizzato, alzò le mani nel disperato tentativo di proteggersi dal colpo di Thor, ma il Mjolnir si abbattè su di lui con immensa violenza, rompendogli le ossa delle braccia. Si accasciò al suolo dolorante.
Thor gli diede un calcio per girarlo a pancia in su, ma prima di sferrare l’ultimo colpo, venne bloccato dalla risata di Loki, il quale rideva di lui come un folle, lasciandolo sbalordito e confuso. Poi sparì tremolando, ma le risa continuarono alle spalle del Dio del Tuono. Proprio fuori dalla cella di Loki.
“Oh, Thor, resto pur sempre il Dio dell’Inganno. Pensavi che mi sarei fatto massacrare? Goditi la prigionia, fratellone.” Si prese beffe di lui facendo tintinnare il mazzo di chiavi delle segrete.
“Loki, apri immediatamente la cella!” urlò Thor.
Ma lui si era già voltato e si dirigeva a passo tranquillo verso l’esterno.
Sparito dalla vista di Thor, ne prese le sembianze, consegnò le chiavi alla guardia e si diresse alla sala del trono recuperando il proprio aspetto. Come immaginava, trovò Odino seduto sul suo scranno, che lo fissò sbalordito ma non ebbe il tempo di chiamare le guardie. Loki non glielo permise.
“Ora, Padre degli Dei, permetterai a quello sciocco del tuo figliastro di tornarsene su Jotunheim a scontare la propria pena, ci siamo intesi? Ucciderò chiunque proverà a mettermi i bastoni fra le ruote o morirò nel tentativo, ma francamente non credo che la mia dipartita sia vicina. Quindi, ora ti lascerò libero dalla morsa in cui il mio incantesimo ti ha imprigionato, e chiamerai una sola guardia perché mi scorti da Heimdall col preciso ordine di aprire il Bifrost per ricondurmi al mio Regno natale.”
Attese un istante prima di liberarlo. Odino lo fissò torvo con l’unico occhio rimastogli, ma chiamò una sola guardia come gli era stato chiesto.
“Conduci Loki da Heimdall, tornerà nella sua enorme prigione di ghiaccio e vento.”
Soddisfatto, Loki sorrise e si incamminò.
 
Giunto su Jotunheim, il Dio dell’Inganno si diresse svelto alla caverna dove aveva trovato riparo, la sua umile dimora. Accese un fuoco e si distese sulla pelliccia che usava come letto. Era giunto il momento di pensare e meditare. Sapeva di poter inviare visioni alla figlia, era riuscito ad entrare nei suoi sogni, condizionandoli. Presto, avrebbe trovato il modo di raggiungerla di persona, su Hel, per parlarle e, sperava, restituirle in qualche modo la memoria.


N.d.A.
Eccomi finalmente ad aggiornare :D Non ho molto da dire su questo capitolo, se non che spero sia di vostro gradimento :3
Ringrazio Destiel_Doped, Loki__Laufeyson, MamW, obiwankenobi, Princess_Klebitz per aver inserito la storia nelle Seguite; Fandom_Fan per averla inserita nelle Preferite e Merkeling per averla annotata nelle Ricordate. Infine un grazie ulteriore a  Loki__Laufeyson e MamW che recensiscono lasciandomi le loro opinioni <3
Al prossimo aggiornamento,
baci,
Flam.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Primo incontro. ***


Capitolo 5 – Primo incontro.
 
“Ti sei fatto fregare come uno sciocco! Eri talmente accecato dall’ira che non ti sei accorto che ti sfilava le chiavi da sotto il naso. È questo il Thor degno di prendere il mio posto sul trono?” inveì Odino.
Il Dio del Tuono rimase in silenzio a sorbire la predica paterna. Sapeva di aver agito d’impulso, in un momento in cui contava solo il suo bisogno di sfogarsi, ma quel giorno aveva perso Jane una seconda volta, e il dolore era stato insopportabile.
“Dì qualcosa!” urlò Odino.
“Mi dispiace, Padre.” Fu tutto quello che riuscì a rispondere.
Il Padre degli Dei sospirò e si passò una mano sugli occhi. Poi, con un tono più dolce, aggiunse: “Torna in te figliolo. Non sei l’unico a soffrire per una perdita.” Gli strinse la spalla in un gesto di conforto e lo lasciò solo.
Thor decise di rinchiudersi nelle sue stanze, aveva bisogno di solitudine per scendere a patti con gli ultimi eventi e mettere a posto i propri pensieri. Si concesse un bagno caldo e andò a dormire presto.
Il mattino dopo si svegliò ricordandosi di una cosa che gli aveva detto Hela. La Dea degli Inferi era a conoscenza dell’identità del padre.
Ella stessa ha affermato che è stata Jane a rivelarle il suo nome, ma per quale motivo? Forse perché non poteva sapere della punizione che Padre le ha impartito.
Scese di corsa le scale e si precipitò nella sala del trono, dove sperava di trovare Odino.
“Padre, mi è tornato alla mente un dettaglio della conversazione avuta con Hela.” Esordì.
“Allora parla, Thor, dev’essere importante se nemmeno ti sei premurato di renderti presentabile.”
Il Dio del Tuono si prese un attimo per osservare il proprio abbigliamento. A petto nudo e senza nulla ai piedi, indossava giusto un paio di vecchi e sgualciti pantaloni. “Perdonami, ma si tratta di una questione della massima importanza. Jane, nell’aldilà, ha rivelato ad Hela il nome di suo padre.”
Odino sgranò l’occhio, ma si trattò di un istante appena. Riprese subito il suo consueto contegno e poco dopo si pronunciò in merito: “Non importa se sa che si chiama Loki. Non costituisce un problema rilevante, soprattutto dopo che lui si è presentato sotto falso nome e sembianze.”
“Ma si è posta delle domande sul motivo del suo abbandono, sul perché non lo abbia mai conosciuto né visto. Potrebbe volerlo incontrare ora che sa chi è.” Insistette Thor.
“Allora faremo in modo che non si incontrino, così si rassegnerà ad avere un bastardo come padre.”
“E cosa intenderesti fare?” chiese Thor.
“Mi farò venire in mente qualcosa.”
 
Loki si svegliò, ritrovandosi la pelle azzurra e capendo di aver assunto il suo vero aspetto.
Spero abbia funzionato. Non poteva avere la certezza che le visioni mandate ad Hela le rimanessero impresse nella mente fino al suo risveglio, se si sarebbe ricordata quelle immagini. Avrebbe dovuto portare pazienza ed aspettare.
Non serve a nulla che io mi presenti nuovamente su Hel se non saprà il motivo della mia visita; insisterò ancora un paio di giorni, mandandole messaggi sempre più espliciti.
Tornò a chiudere gli occhi. Da quando era tornato su Jotunheim si era concentrato solo su quel compito. Mangiava quando i Giganti di Ghiaccio passavano coi pasti e riprendeva a riposare, cercando di mettersi in contatto con la coscienza di Hela. Sua figlia dormiva a orari strani per Loki.
La gente muore a qualsiasi ora. È già tanto che riesca a riposare.
Il Dio dell’Inganno si era sempre chiesto come facesse lei a sopportare una vita del genere, senza però mai esporle il dubbio.
Ci volle del tempo prima che Hela tornasse a dormire. Quando Loki fu pronto, inviò un’ennesima visione alla figlia. A volte il subconscio di lei opponeva resistenza, ma lui sapeva come farsi strada attraverso le difese erette dalle mente. Sperando di non toglierle ulteriori ore di sonno, si abbandonò a sé stesso.
 
Di nuovo lo sconosciuto, di spalle. Nel sogno, aveva quasi una forma ben definita. Finalmente si vedevano alcuni dettagli delle sue vesti nere e verdi. Lentamente, l’uomo si voltò ed Hela potè scorgerne il profilo dai tratti ben definiti, il naso dritto e la bocca sottile, gli occhi chiusi dotati di lunghe ciglia. Non ricordava di aver mai visto una persona con quell’aspetto, ma la sua immagine le causò strane emozioni.
L’uomo, che con sempre maggior convinzione credeva fosse suo padre, aprì gli occhi, di un verde magnetico, e le sorrise calorosamente.
“Hela..piccola mia..” la voce quasi gli si spezzò in gola.
Lei non seppe cosa rispondere. Era solo un sogno, giusto? Il frutto della sua immaginazione. E allora perché le sembrava così realistico?
L’uomo assunse un’espressione seria ma non dura, e iniziò a parlare: “Hela, il mio nome è Loki, e ci siamo già incontrati non molto tempo fa. Sono tuo padre, ma questo mi par di avere capito che già lo sapessi.” Gli sfuggì un risolino che Hela non seppe interpretare. “Perdonami, non ridevo certo di te. È una situazione di per sé ironica, capirai più avanti cosa intendo. Purtroppo non so se ricorderai la nostra breve conversazione, ma devo avvisarti della mia imminente visita.”
“Nessuno può entrare nel mio Regno.” Provò lei.
“Lo so bene, tuttavia fra due giorni mi troverai all’esterno dei cancelli di Hel, starà a te decidere.”
“Decidere cosa?”
“Se vorrai credermi o meno. Hela, io non ti ho abbandonata. Sappi solo questo per ora, è la cosa più importante. Ti voglio bene.”
L’uomo, Loki, si voltò e fece per andarsene, ma lei lo bloccò: “Aspetta!”
Lui la ascoltò e si fermò, voltandosi nuovamente nella sua direzione.
“Sei un Asgardiano?”
Hela capì che non si aspettava quella domanda dall’ombra che gli passò sul volto.
“No, ma ti prometto che ti parlerò delle tue origini quando saremo faccia a faccia.”
Infine, la figura ammantata di verde e nero sparì, lasciandola sola coi propri interrogativi.
Hela si svegliò come sempre di soprassalto. Aggrottò la fronte e ripensò a quell’ultimo sogno. Era stato anche più strano dei precedenti. Di nuovo, si chiese come mai le sembrasse così reale, così vero. Non poteva credere che il proprio subconscio avesse ideato un simile scenario, con quelle informazioni date quasi a caso. Ripensò a quegli occhi, verdi come i suoi, quasi con le stesse sfumature.
“Fra due giorni scoprirò se sono diventata pazza a furia di trattare coi morti.” Disse a sé stessa.
 
Erano trascorsi i due giorni, e Loki decise che sarebbe stato più prudente mandare avanti una copia. Attraversò senza esitazioni il passaggio che conduceva al Regno degli Inferi e creò un ologramma.
Il suo doppio si avvicinò ai cancelli ed aspettò. Pochi minuti dopo, ecco Hela con indosso il mantello, la spada che pendeva dal fianco. Le aveva inviato un’ultima visione in cui le comunicava a che ora si sarebbero incontrati. A quanto pare aveva ricevuto il messaggio.
Cara grazia che si è presentata all’orario previsto, ho infuso molto potere in quell’ultima visione.
“Ciao Hela.” Salutò Loki.
“Salve Loki.” Fu la risposta formale della donna.
La Dea degli Inferi trasse un sospiro di sollievo: non era ancora impazzita e il suo presunto padre era davvero lì ad attenderla. Dato che non aveva continuato a parlare, fu il Dio dell’Inganno a condurre la conversazione.
“Può darsi che Odino decida di presentarsi come ospite indesiderato a quella che gradirebbe restare una conversazione privata, anche se temo che Heimdall stia origliando.” Fermò sul nascere la domanda della figlia. “Devi sapere che non nutrono grande stima né fiducia nei miei confronti. E no, non sono un Asgardiano.”
“Allora quel sogno.. era vero!” esclamò interrompendolo.
“Esatto, si trattava di una visione. Te ne ho inviate diverse, sperando di riuscire a mettermi in contatto con te. In realtà non dovrei nemmeno essere qui, ma stavo impazzendo per quanto mi manchi. Hela, siamo sempre stati legati, ti voglio bene come non ne ho mai voluto per nessun altro, nemmeno per me stesso, tant’è che il mio solo essere qui potrebbe avvicinarmi alla morte da un momento all’altro, ma non me ne curo affatto perché so che non finirò nel Valhalla.”
“Non morirai oggi.” Si lasciò sfuggire lei.
“E’ una buona notizia, almeno spero. Ad ogni modo, sappi che c’è una spiegazione al fatto che non ricordi nulla di me. Ma Odino mi ha punito e non riesco a parlartene per quanto mi sforzi, riesco solo a dirti che sono stato esiliato su Jotunheim senza poter più mettere piede su Midgard o Asgard. Devi recuperare la memoria, Hela, solo allora capirai tutto.”
“E’ assurdo.” Eppure ella stessa intuì di non essere stata convincente, il tono della sua voce era titubante.
“Lo so. Posso solo immaginare la confusione che regna nella tua mente, Hela, ma ti sto dicendo la verità. Sono qui perché vorrei disperatamente che ti ricordassi di me. Sei sempre stata l’ancora di salvezza, il pensiero felice nei momenti bui e difficili della mia vita. Ho commesso molti sbagli, sono stato crudele e spietato, ma credo che non tutta la colpa gravi sulle mie spalle. Siamo il frutto delle azioni altrui.” Si concesse una breve pausa, Hela ascoltava ora rapita Loki. Voleva credergli, sentiva trasparire il dolore attraverso le parole pronunciate da quell’uomo. “Mi chiedesti se sono un Asgardiano, e ti dissi no. Immagino ti stia domandando chi io sia. Ebbene, sono Loki, figlio di Laufey, il Dio degli Inganni e delle Malefatte. Sono uno Jotun, un Gigante di Ghiaccio. Sono stato allevato da Odino e Frigga come se fossi stato figlio loro, ma è chiaro che non è così’.” Enfatizzò quella frase cambiando aspetto. Dapprima la sua pelle divenne bluastra, ed Hela rimase pietrificata quando i suoi occhi si tinsero di rosso, fiamme sanguigne puntate su di lei. Portò una mano alla bocca, incapace di distogliere lo sguardo, urlare o andarsene.
“Mi duole turbarti a questo modo, ma era necessario che tu sapessi.” Abbassò gli occhi mentre la pelle riprendeva un colorito roseo. Quando tornò a guardare Hela, lo fece attraverso iridi verdi smeraldo.
“Tua madre è morta.” Proseguì. “Si chiamava Angrboda ed era una gigantessa; hai due fratelli cui è stato riservato un destino anche peggiore del tuo: il lupo Fenrir, incatenato su Asgard con una spada piantata in gola, e il Serpente di Midgard, Jormungand. Capisco quanto suoni strano, ma ho bisogno che tu sappia. Devi ricordare chi sei Hela.”
Lei non fiatò, scossa per tutte quelle rivelazioni. Fino a poco prima non sapeva nulla delle proprie origini, ora Loki le accennava qualcosa, racconti che a stento riusciva a collegare.
“Ci siamo già incontrati da quando siamo stati puniti. Quel giorno mi presentai come Lothr, e non era previsto che giungessi nel tuo Regno.”
“Eri tu quel viandante?”
“Sì, ma non sarei dovuto arrivare su Hel, anzi. Stavo cercando un portale che mi conducesse su Jotunheim. Non mentivo quando dicevo di essermi perso.”
“Ricordo di averlo.. di averti avvisato che la tua anima sarebbe tornata in Hel. Mentre ora la sento distante dalla morte.” Lo guardò con gli occhi ridotte a due fessure. “Mi stai forse mentendo, Loki il Dio degli Inganni?”
Lui tentennò un istante, restando spiazzato da quell’accusa. Mai si sarebbe aspettato che sua figlia si ritorcesse contro.
“L’unico inganno che sto mettendo in atto ora è quello di averti mandato un ologramma.” Si girò a indicare una pietra. “Io sono là dietro.” Poi sparì tremolando.
Mentre il doppio di Loki svaniva, quello vero apparve da dietro il suo nascondiglio.
“Non potevo immaginare come avresti reagito, ed ero stato messo in guardia. Evidentemente la mia anima sarebbe tornata presto su Hel, ma ancora collegata al corpo.” Spiegò mantenendosi comunque a distanza.
Hela  si limitò a squadrarlo, non sapendo come reagire. Loki abbassò lo sguardo, aspettando un segno qualsiasi che gli facesse intuire cosa le passasse per la testa.
Infine, lei sospirò. “Loki, credo davvero che tu sia mio padre. Chi sarebbe così sciocco da creare una messinscena simile?” sorrise, e la sua espressione, finalmente, si addolcì. “Devo comunque riflettere su quanto appreso oggi, e ho molte domande da porti. Non me ne vorrai se ti mando via.”
“Affatto. Anzi, se desideri pormi altre domande, non esitare a recarti su Jotunheim.”
“Lo terrò a mente, ma come farò a trovarti?” chiese. Non aveva mai viaggiato attraverso i Mondi in maniera così specifica.
Loki si avvicinò e le porse un bracciale. “Tieni. Concentrati su di esso quando vorrai incontrarmi. Ti aiuterà a trovarmi.”
“Grazie. Ho solo una richiesta da avanzare.” Concluse tornando seria.
Loki si irrigidì. “Sarebbe?”
“Ti prego, non tormentarmi più con le tue visioni. È all’incirca da quando Jane è arrivata che dormo male per colpa tua.”
“Da quando..? Oh, per gli Asi! Vuoi dire che da allora mi sogni?”
“Sì, perché la cosa ti sorprende?”
“Perché è da un paio di settimane che ti invio immagini e cerco di parlarti.” Spiegò Loki.
“Ma non ha senso.”
Entrambi si misero a rimuginare su quella scoperta. Fu Loki a trovare una possibile soluzione.
“Probabilmente il tuo subconscio ha conservato memoria di me, la tua mente racchiude il segreto che ti porterà a ricordare.” Fece un passo avanti, l’istinto di stringerla era forte. Si impose di bloccarsi, limitandosi a sorriderle speranzoso. “Ti giuro che non tormenterò ulteriormente il tuo sonno,  ma devi promettermi che ti aggrapperai ad ogni più piccolo sogno, ad ogni ricordo che credi ti affiori alla mente.”
“Ci proverò.” Promise.
“Bene! Spero di rivederti presto Hela, piccola mia.”
Fu così che Loki tornò su Jotunheim, alla sua caverna. Vi trovò Heimdall e la sua felicità si spense all’istante.
“Non voglio rogne, Guerriero d’Ebano.”
“Non saresti dovuto tornare su Hel. Odino ha dato il preciso ordine di scortarti su Asgard.”
“So da fonti certe che non sto per morire. Dunque dimmi, Heimdall, che piani ha in serbo Padre Tutto? Non credi che dovrei essere messo a conoscenza del motivo per il quale mi vuoi arrestare?”
“Non ho parlato di arresto Loki. Ho specificato che verrai scortato nella Città d’Oro.” Puntualizzò lui.
La caverna si riempì delle copie di Loki, le quali chiesero all’unisono: “Per quale motivo?”
“Odino non ha voluto rivelarmelo.”
“Ma tu lo sai. Sai tutto. Dimmi cosa mi nascondi!”
 

N.d.A.

Rieccomi dopo un mese e passa. Ormai vi sto tediando col fatto di essere sempre straimpegnata, quindi credo l'abbiate capito ed eviterò di ripetermi xD
Che dire, vi lascerò sulle spine ancora per un po'. Il buon Odino sta tramando qualcosa, ma cosa? Scopriremo tutto nel prossimo capitolo! E dico scopriremo non a caso, perchè ancora mi devo inventare cosa gli frulla in testa XD
Spero recensiate, e come per l'altra storia non continuerò ad aggiornare se non ci sarà qualche recensione. Mi duole ma purtroppo ho anche notato che rispetto al primo capitolo, le visualizzazioni del quarto erano pari ad un quarto circa...finchè non migliorerà un poco la situazione mi prendo un po' di tempo, anche perchè ho altri problemi più importanti. Non voglio dire che abbandonerò la scrittura, perchè mi piace e perchè la utilizzo come valvola di sfogo, ma se non avrò un riscontro positivo nelle mie storie dovrò smettere almeno per un po' di aggiornare. Non vogliatemene, non ce l'ho con nessuno di voi che mi legge.
Concludo ringraziando chi ha inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate e chi ha recensito e spero recensirà.
Al prossimo aggiornamento!
Baci,
Flam.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 – “Grazie” ***


Nota di inizio capitolo: Se questo capitolo non riceverà altre recensioni la pubblicazione verrà sospesa. Non è per cattiveria, ma dato che già faccio fatica ad aggiornare e a trovare il tempo per scrivere, se solo una persona o due recensisce nonostante il grande lasso di tempo che passa fra un capitolo e l'altro, evito di pubblicare. Ripeto, non è per cattiveria, e col lavoro di mezzo ho poco tempo, ma vedere che solo una persona fra tutte quelle che leggono, lascia il proprio parere, mi sconforta un po'. Ricordate che senza le vostre recensioni non posso sapere cosa ne pensate nè se sto prendendo una strada sbagliata nella narrazione. Detto ciò, vi lascio alla lettura, dato che ho già tolto sufficiente spazio al capitolo. 
 
Capitolo 6 – “Grazie”
 
“Anche se sapessi qualcosa, non sono tenuto di certo a condividere alcunchè con te, Jotun.” Disse lapidario Heimdall.
“Maledetto te e l’uomo da cui prendi ordini, Heimdall! Ti spedirò nel Valhalla anzitempo se non mi darai una seppur minima spiegazione.” Asserì Loki.
Enfatizzò la frase appena pronunciata puntando la lancia al collo del Guerriero d’Ebano, gli occhi ridotti a due fessure.
“No che non lo farai. Odino vuole solo parlarti; seguimi.”
No che non vuole solo parlarmi, idiota! Altrimenti non avrebbe mandato te a recuperarmi. C’è altro sotto, ma cosa?
Loki abbassò l’arma con aria circospetta. “D’accordo. Ti seguirò. Ma sappi che non mi fido delle vostre intenzioni e farò di tutto per andarmene, se l’accoglienza che mi riserverete su Asgard non sarà di mio gradimento.”
Il Dio dell’Inganno credette di aver visto scintillare gli occhi di Heimdall, un sorriso fugace di trionfo che gli spuntava in volto mentre usciva dalla caverna. Riluttante, Loki lo seguì, già progettando una via di fuga.
Attraversato il Bifrost, il Dio dell’Inganno seguì Heimdall per le strade illuminate dalle torce in una tiepida sera. Non incontrarono quasi anima viva, ma a Loki non dispiacque più di tanto: preferiva che nessuno li notasse. Arrivati alla fortezza, Heimdall lo guidò fino alla sala del trono, dove Odino sedeva coi due corvi appollaiati sull’alto seggio.
“Bentornato, Loki.” Esordì l’anziano re con tono piatto, inespressivo.
“Odino, data la tua mancanza di gesti d’affetto deduco di non essere poi il benvenuto alla tua reggia.” Lo stuzzicò Loki.
“Solo perché non ho organizzato una festa per il tuo ritorno, non significa che non sia contento di averti qui.” Rispose Odino.
“Oh, ma io non chiederei di certo così tanto: so di non rientrare tra le simpatie di voi Asgardiani. Tuttavia, mi accogli con un semplice bentornato, senza l’abbraccio dovuto al figliol prodigo che torna a casa.” Scosse la testa, poi lo fissò glaciale. “Dimenticavo, quell’appellativo spetta a vostro figlio, non a me, un mero trofeo da esibire dietro una vetrina chiusa a chiave.”
Per un istante calò il silenzio, persino Heimdall, ora alla destra del suo re, non si azzardò a fiatare.
“Mi deludi come sempre, Loki.” Iniziò Odino alzandosi finalmente dal suo scranno.
Si reggeva a Gungnir, e avanzava lento verso il suo interlocutore, scendendo con calma ponderata ogni scalino che separava il suo trono innalzato dal pavimento su cui stava Loki, le mani dietro la schiena.
“Ma oggi sarò indulgente: ti farò un dono!”
“E sarebbe?” domandò Loki scettico.
“Potrai tornare a vivere su Asgard.”
Il Dio dell’Inganno si sforzò di non far trasparire le sue emozioni: stupore, angoscia e rabbia cieca. Rilassò i muscoli, prese un profondo respiro, e si teletrasportò sul trono di Odino.
“Sono onorato della vostra offerta, Padre degli Dei. Tuttavia, vorrei mi concedeste del tempo per pensare, riflettere: è un grande dono quello che vorreste farmi, ma non credo di meritarlo.”
“Io invece credo che lo accetterai.” Asserì Odino.
Emerse un chiaro sorriso di trionfo sul volto di quest’ultimo, e prima che Loki potesse anche solo pensare a qualsiasi cosa, Heimdall lo aveva imbavagliato e lo teneva stretto mentre cercava di divincolarsi. Un piccolo manipolo di guardie sbucò da una porta laterale, e Loki venne ammanettato. Gli strumenti di coercizioni erano gli stessi utilizzati dopo il suo tentativo di conquista di Midgard, cosicchè Loki si vide privato dei poteri. Lanciò uno sguardo furente ad Odino, pensando che avrebbe potuto incenerirlo all’istante se solo fosse stato libero.
“Come dicevo, bentornato Loki. Potevi scegliere di accettare tutto questo, e non ti sarebbe stato torto un capello, ma come sempre, hai scelto male e deciso di metterti contro di me. Ti concederò di tornare a risiedere nelle tue stanze, ma non potrai andare molto lontano conciato a quel modo, quindi vedi di non provare a scappare.”
Due guardie fecero alzare Loki e lo trascinarono fuori dalla sala del trono.
 
Thor stava rientrando da un allenamento con i suoi quattro fedeli compagni, Volstagg, Fandral, Hogun e Sif, quando si accorse che qualcosa non andava. O meglio, c’era qualcosa di diverso e strano: qualcuno stava presidiando le stanze di Loki. Ma Loki è su Jotunheim…
Deciso a cercare di capirne di più, il principe si avvicinò alla prima guardia sul suo cammino, chiedendo: “Cosa ci fate qui? Le stanze di Loki sono vuote.”
“Sorvegliamo un prigioniero, signore.” Rispose.
Thor lo guardò torvo, quindi ordinò che gli fosse concesso entrare.
“Signore, Sua Maestà Odino ci ha dato ordine di non fare entrare nessuno.” La guardia era terrorizzata, tremava sotto l’occhiata di glaciale rabbia del Dio del Tuono.
“Non volete farmi passare, dunque.” Osservò Thor spostandosi davanti alla porta.
I suoi occhi vagarono sulle cinque guardie lasciate a presidio, che presero a fissarsi i piedi intimoriti ed imbarazzati.
“Ebbene, se non volete concedermi di entrare, vorrà dire che mi prenderò la briga di farlo a modo mio.”
Il Dio del Tuono prese quindi a roteare il martello, lo lanciò e mandò in frantumi la porta delle stanze di Loki. Le guardie erano saltate via appena avevano capito le sue intenzioni, ma qualche scheggia di legno e li aveva colpiti.
Thor entrò a grandi passi in quei locali che ben conosceva: superò un piccolo ingresso, il soggiorno privato di Loki, e si fiondò nella camera di quest’ultimo, trovandolo. Il principe arrestò il suo incedere autoritario e rimase sgomento. Certo, serbava un enorme rancore per Loki, per quello che era successo a Jane, per il suo tentativo di conquista della Terra, per tutto quello che aveva fatto di malvagio insomma. Nonostante ciò, tuttavia, gli voleva ancora bene, e trovarlo ammanettato e imbavagliato come non molto tempo prima era già accaduto provocò in lui istinto di protezione e pena, pietà, per quello che gli avevano fatto.
“Loki.” Soffiò fra i denti, ma non con rabbia.
Si precipitò da lui e gli prese le spalle. Loki abbassò lo sguardo, un miscuglio di irritazione, senso di disagio e voglia di sotterrarsi da qualche parte. Era già difficile, per lui, sopportare quella punizione, avere lì di fianco Thor con gli occhi lucidi e lo sguardo da cane bastonato non era certamente d’aiuto al suo orgoglio ferito.
“Era dunque a questo che aveva pensato.” Osservò fra sé e sé Thor, mormorando.
Lasciò cadere le braccia, lo sguardo vuoto. Loki non capiva a cosa e chi si riferisse, ed emise un mugolio per attirare l’attenzione di Thor.
Questi si voltò, i suoi occhi sembravano implorare perdono. Certo, prima si atteggia a carnefice, poi torna da me con la coda fra le gambe a chiedere scusa. Mi pare ovvio! Mugolò qualcosa e si agitò sul letto, ottenendo finalmente una spiegazione.
“Padre.. diceva di non volerti permettere di rivedere Hela, di parlarle; temo avesse paura che le facessi tornare la memoria. Credo avesse terrore dell’ira di tua figlia se, ricordando quanto accaduto, Hela avesse riversato tutta la rabbia e il dolore su di lui. Ma non pensavo sarebbe arrivato a questo, Loki, devi credermi!” di fronte allo sguardo glaciale del fratello, Thor continuò: “So di aver sbagliato, di aver agito impulsivamente, ma soffrivo, e soffro ancora, per la morte di Jane. Immagino cosa starai pensando: era comunque destinata a morire, prima o poi. Ma vedi, Loki, quando Hela l’ha assassinata…” si fermò un istante, prendendosi il volto fra le mani. “Sono impazzito. Ho dato di matto e volevo vendicarmi nella maniera più crudele che mi venisse in mente. Ma ora, a distanza di mesi, mi accorgo che le conseguenze del mio comportamento non mi fanno stare bene affatto! E capisco cosa provavi, anzi cosa provi ogni volta. Quella rabbia cieca che monta da dentro per trasformarsi in voglia di distruzione e morte.” Thor si alzò, guardandosi intorno.
“Le guardie.. non è ancora venuto nessuno, eppure ho distrutto la porta. Qualcuno dovrebbe aver già dato l’allarme o perlomeno avvisato Padre.” Si stupì.
Anche Loki rimase basito in seguito all’osservazione di Thor, si alzò e gli andò incontro, fermandoglisi davanti. Alzò con urgenza le braccia ammanettate fra loro, le scosse e poi fece per indicarsi la bocca, pensando che non doveva stargli riuscendo bene. Tuttavia, sortì l’effetto sperato: Thor protese le mani e gli strappò quella specie di museruola che gli torturava il volto.
Espirò forte, un senso di libertà che lo permeava. Chiuse gli occhi mormorando un grazie.
“Avrai poco per godere della tua situazione, Loki.” La voce di Odino fu come piombo per i due.
“Padre, cosa gli hai fatto?!” tuonò Thor, mettendosi davanti a Loki come per proteggerlo.
“Suggerisco di levarmi anche queste, fratello, se vuoi avere una speranza di uscire incolume da qui.” Sussurrò Loki.
“Ho fatto quanto necessario, e qualunque cosa ti abbia detto, non dargli retta. Sono solo le farneticazioni di un folle!” rispose Odino.
“Il folle mi sembri tu, ora, Padre.” Ribattè con sconforto Thor.
Poi, più veloce di quanto il Padre degli Dei potesse immaginare, il Dio del Tuono afferrò Loki stringendogli un braccio in vita, corsero fuori e, mulinando Mjolnir, li portò entrambi lontano dal Palazzo d’Oro.
 
Quando atterrarono in una foresta, Loki si appoggiò di spalle ad un albero, sperando di non dover ripetere presto una simile esperienza.
“Sul serio, Thor? Stai davvero fuggendo con me? Mi stai salvando?” Loki era incredulo.
Thor, dal canto suo, sembrava stravolto all’inverosimile. Si lasciò cadere a terra senza proferire parola, gli occhi spalancati e il martello ancora stretto in mano come conseguenza di un gesto involontario.
“Almeno levami questa roba.” Disse alludendo alle manette.
Thor spostò lo sguardo vacuo al suo volto, poi alle mani intrappolate. Con poche mosse gliele liberò. Loki distrusse quello che definì un aggeggio infernale e si sedette anch’esso, osservando Thor e immaginando il tumulto che lo stava assalendo dall’interno.
Dopo tutto quello che è accaduto, dopo che ha provato ad uccidermi lui stesso, ora Thor tradisce suo padre, la sua gente, per salvarmi? Cosa diamine ti frulla in quel cervello da pentapalmo, stupido idiota? Scosse la testa e si sdraiò, chiudendo gli occhi.
“Scappa Loki. Vattene e io fingerò che mi stavi controllando. Riprenditi tua figlia, ma promettimi che non sfogherà il suo odio su nessuno, ti supplico.” La voce di Thor era rotta, ma c’era qualcosa nella sua richiesta, nel modo in cui la pose, che spinse Loki a rimettersi seduto, studiarlo.
Aveva ancora lo sguardo fisso a terra, le braccia poggiate sulle ginocchia e lasciate a penzolare, le mani abbandonate alla gravità. Mjolnir giaceva ai suoi piedi, e Thor sembra non vederlo. Loki allungò una mano a toccargli la spalla, ma egli non reagì.
“Thor, io..” esitò. “Io non me lo merito. E tu non meriti di sobbarcarti il fardello del tradimento. Tuttavia, ti chiedo di seguirmi. Non penso sia credibile che io ti abbia abbandonato in questa foresta: vieni su Jotunheim, ti addormenterò e ti lascerò al caldo, nella caverna dove vivo ora.”
Thor scosse la testa. “Ti prego, lasciami qui.” Una lacrima si fece strada all’angolo dell’occhio, scivolò lungo il profilo spigoloso del Dio del Tuono, facendosi strada attraverso la barba e cadendo poi a terra.
Loki si alzò, sentimenti contrastanti si agitavano nel suo animo. Si concentrò un istante in cerca di un varco per raggiungere Hel, quindi vi si diresse e senza voltarsi disse: “Grazie.”

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