E l'ultima stella spenga la luce

di shinepaw
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un quaderno smarrito ***
Capitolo 2: *** Niko, ti presento Andrea ***
Capitolo 3: *** E ora, che me ne faccio? ***
Capitolo 4: *** Tomoe ***
Capitolo 5: *** Un altro, monotono, giorno. O no? ***
Capitolo 6: *** Timida, ma carina ***
Capitolo 7: *** Ricorda, che la vittoria è nel cuore ***
Capitolo 8: *** Quel sorriso che non ti aspettavi ***
Capitolo 9: *** Una vita per gli altri non è sprecata ***
Capitolo 10: *** La calma dopo la tempesta ***
Capitolo 11: *** Non sempre chi tace acconsente ***
Capitolo 12: *** L'amicizia nel cuore ***
Capitolo 13: *** Il perdono che cercavo ***
Capitolo 14: *** Cos'è l'amore ***
Capitolo 15: *** La stella più brillante ***



Capitolo 1
*** Un quaderno smarrito ***


Emma camminava pensierosa per il corridoio. La sua migliore amica, Andrea, (per gli amici Andy) le aveva detto che doveva parlarle urgentemente, e che era importante. Non avevano un preciso luogo di incontro, ma questa volta era stata decisa la biblioteca. Entrò silenziosamente, ciononostante Brad, il ragazzo che dava una mano, la notò subito: - Ehi, Emma! - la salutò. In verità Emma non era il suo vero nome, solo che ormai tutti la conoscevano ed erano abituati a chiamarla così, e a lei andava bene. - Ciao Brad - rispose, dando un'occhiata ai nuovi volumi. L'occhio le cadde su un libro, o meglio, su una specie di quaderno, dalla copertina ricoperta con foglie autunnali ma in buono stato. - Brad, che libro è questo? - domandò, facendo un cenno con la testa. - Oh, quello. Probabilmente un quaderno smarrito da qualche studente, solo che non lo vuole nessuno, ed il suo proprietario non si è fatto vedere. Penso che ormai sia ufficialmente "di nessuno"! Lo vuoi tu? - la ragazza fissò un attimo lo strano quaderno. - Interessante - borbottò, sfiorando la copertina e saggiandone la consistenza. Lo afferrò, poi sorridendo esclamò: - Lo prendo! - . Un attimo dopo arrivò Andrea, che trovò l'amica in un attimo. Direi che è giusto spendere due parole sulle due amiche: Andy era una ragazza davvero bella, che non si accorgeva della sua bellezza. Aveva lunghi e lisci capelli biondi scuri, e occhi verdi-azzurri. Piuttosto timida di carattere e molto gentile, aveva molti ragazzi che pendevano dalle sue labbra, ma lei ne era quasi terrorizzata. A parte ciò era piuttosto solare e un poco impulsiva. Emma invece era tutto il contrario: aveva caldi occhi castani e i capelli color cioccolato, piuttosto taciturna e spesso solitaria. Non che non le piacesse la compagnia, solo che molti non riuscivano a capirla, a partire dal fatto che il suo sguardo fosse sempre penetrante e lei sembrasse sempre impassibile. Non era depressa, semplicemente concentrata su aspetti della vita che per parecchi non esistevano. Lei invece, al contrario di Andy, andava piuttosto d'accordo con i ragazzi, e i suoi ottimi consigli risolvevano la situazione (amorosa) più complicata. Aveva una fervida fantasia, e si impegnava a scrivere storie piene di romanticismo ma con un po' di tristezza, usando il suo vero nome per non farsi riconoscere. - Emma! Scusa per il ritardo! - esclamò la bionda, e l'altra scrollò le spalle come a dire "fa niente". - Allora? Che mi dovevi dire? - chiese Emma, facendosi un po' più dolce. - Ah... - l'amica arrossì violentemente, oltremodo imbarazzata. La castana si fece attenta, assottigliando lo sguardo. - Io, ecco... Emma, penso di essermi innamorata! - disse tutto d'un fiato. L'altra sgranò un attimo gli occhi, poi sorrise, piacevolmente sorpresa: - Ma che bella novità! E chi è il fortunato? - la naturale curiosità a quella rivelazione fece intimidire ancor di più Andy, che incurvò le spalle. - Ti prego, non dirlo a nessuno - la implorò, guardandola supplicante. - Certo, non ti preoccupare - annuì l'amica, e l'altra prese coraggio. - Lui è... Niko - si guardò attorno, ma in biblioteca c'era solo Brad. Emma rimase impassibile, anche se dentro di sé il suo cervello lavorava furiosamente. "Cosa? Niko? Il cugino di Chase? Il più bello della scuola?" non poteva negare che Niko, in assoluto il più carino di tutta la scuola, con quella sua aria da angelo, fosse davvero stupendo, solo che a lei non interessava minimamente. - Emma, non mi guarderà mai, vero? - chiese, sprofondando nello sconforto nell'auto-rispondersi. - Non dire stupidaggini! Magari non andrà bene il primo, il secondo o anche il terzo tentativo, ma tentar non nuoce, giusto? E poi ci sono io, Miss Cupido, ad aiutarti! - scherzò per alleggerire la tensione. - Grazie, Emma - rincuorata, Andrea la salutò e poi tornò in classe. Emma, rimasta sola, fissò il quaderno, poi si massaggiò la testa. Notò che Brad la fissava in silenzio, e allora inarcò un sopracciglio: - Be'? - lui contrasse la mascella. - Emma, ma non ti stanchi mai di aiutare gli altri? - le chiese, e lei ridacchiò. - Neanche un po' - rispose, raccogliendo lo strano quaderno.

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Capitolo 2
*** Niko, ti presento Andrea ***


Quel mattino Emma si svegliò lievemente di cattivo umore. Senza degnare di un'occhiata il quaderno, che la sera prima aveva abbandonato sulla scrivania, si alzò e si diresse verso l'armadio. Borbottando fra sé, fissò indecisa le magliette nel suo armadio. Quasi tutte blu scure o nere, alcune viola o porpora, dall'aspetto semplice, e, sotterrate sotto, le poche colorate. La spiegazione era molto semplice, ovvero che descrivevano il suo umore. "Oggi devo parlare con Niko... ah già... dovrei usare Chase come scusa per arrivare a Niko o il contrario?" si interrogò, scegliendo poi la prima opzione. Le capitò per caso in mano una maglietta grigia rappresentante un lupo e decise di mettersi quella. Durante la mattina il suo umore migliorò un poco, soprattutto perché lei stessa si impose di sorridere, anche se era il suo solito sorriso impenetrabile. Nella pausa riuscì ad acciuffare Andy, che era talmente terrorizzata all'idea che Niko non volesse parlarle da star quasi male. - Ehi - ringhiò l'amica alla bionda - ora calmati. Andrà tutto bene, ci sarò anch'io. Okay? Hm. Eccolo, lo vedi? - indicò il ragazzo, che, poco più in là, scherzava con gli amici - ora noi andiamo lì e gli parliamo - ordinò, trascinandosela dietro. - Ciao! Tu sei Niko, il cugino di Chase, giusto? - fingendosi allegra gli si avvicinò, stritolando il braccio di Andrea, che cercava di fuggire. - Sì, sono io! - rispose, emettendo poi una risata cristallina. - E tu devi essere Emma, vero? - si spostò il ciuffo biondo dagli occhi per guardarla meglio. Senza fare troppe domande, annuì. - Lei è la mia migliore amica Andrea, ma puoi chiamarla Andy - la presentò, ed ella accennò un gesto con la mano. - Uhm... hai visto Chase? Dovevo parlargli di una cosa... - mentì, spingendo decisamente Andrea verso il ragazzo. - Oh, non so dove sia - rispose leggermente dispiaciuto. - Non importa, ora vado, dato che devo sbrigare alcune cose. Vi lascio fare conoscenza! - e nel girarsi diede volontariamente una gomitata all'amica. - Ah, scusami Andy - mormorò, ma i suoi occhi dicevano tutt'altro: "Se non gli parli e fai scena muta ti uccido" la minacciò, prima di salutarli con un sorriso. Non avendo in realtà nulla da fare, decise di andare a fare due passi nel posto più deserto della scuola, dove non andava mai nessuno in quanto non c'era che una panchina e un po' di verde. Mentre camminava, pensierosa, notò sulla panchina una coppia che si sbaciucchiava. Si impose di non fissarla, quando all'improvviso da dietro un cespuglio venne afferrata e tirata sotto di esso. - Emma?! - si voltò a guardare chi l'aveva trascinata bruscamente lì, e con sua sorpresa vide che era Chase, in compagnia di Shane. - Chase?! - esclamò a sua volta, e lui le fece cenno di parlare piano. - Niko mi ha detto che mi cercavi - aggiunse poi. - Oh, ehm... è già tutto a posto - mentì, e il ragazzo la guardò sospettoso, ma non disse niente. - Sei sola? Intendo, ci sei solo tu qui? - le chiese, leggermente preoccupato. - Non ti preoccupare, ci siamo solo noi - lo rassicurò, e il moro si girò verso Shane. - Te l'avevo detto che qui a scuola è meglio di no! - sbottò, innervosito. - Non mi pareva che la pensassi così, poco fa - ribatté serafico il suo ragazzo, ed Emma decise di svignarsela. Solo in quel momento si ricordò di aver dimenticato lo strano quaderno a casa, anche se effettivamente non ci aveva ancora scritto nulla...

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Capitolo 3
*** E ora, che me ne faccio? ***


Quella sera, Emma non aveva aspettato Andy per andare a casa insieme, come al solito. L'amica non si era fatta vedere, e lei ne aveva dedotto che fosse ancora in compagnia di Niko. "Be', meglio così" si disse, cercando il quaderno, che l'attendeva sulla scrivania dove l'aveva lasciato. Lo fissò un attimo: "E ora, che me ne faccio?" si domandò, senza nemmeno aprirlo. Senza pensarci troppo, ma un po' trepidante, si decise a guardare la prima pagina. C'era un foglio piegato in bella maniera, e lo aprì. "Caro lettore, cara lettrice, se hai trovato questa lettera vuol dire che sei in possesso del mio quaderno! Ne sono molto felice. Vedi, questo quaderno è speciale: tutto ciò che ci scrivi, a meno che non sia già accaduto, si tramuta in realtà. Forse sarai un po' scettico/a e penserai che ho qualche rotella fuori posto. Be', può darsi. Usa questo quaderno come più ti aggrada, e se un giorno non lo vorrai più, lascialo nascosto sotto un libro, in biblioteca. Abbine cura. Leyroux" la ragazza sbatté le palpebre, sbigottita. "Sembra fin troppo un fantasy, o uno scherzo infantile o una lettera di un matto" rifletté, sfogliando le altre pagine, che erano bianche. "Lo userò come diario" decise, prendendo una penna. Indugiò un secondo, non sapendo come iniziare. "Metterò alla prova le parole di quel ragazzo" pensò, mordicchiando l'estremità della penna. "OGGI. Oggi ho presentato Andrea a Niko, credo che andranno d'accordo, e mi pare di vedere una certa compatibilità tra loro. Ho incontrato Chase e Shane nella pausa, sono davvero carini quei due, insieme. Prima di andare a casa ho aspettato Andy, come al solito, ma non si è fatta vedere. Spero fosse con Niko. Voglio proprio vedere cosa sa fare questo quaderno. Mi domando come fosse fatto il suo proprietario, Leyroux, e cosa gli sia successo. Non ho particolari desideri per domani, ma mi piacerebbe che piovesse o magari che trovassi un animale abbandonato. Emma" chiuse il quaderno e lo nascose in un cassetto. "Chissà chi era quel Leyroux..." pensò prima di addormentarsi. Il mattino dopo il cielo era nuvoloso, ma non minacciava pioggia. Un poco delusa, be', ci aveva creduto, Emma uscì di casa e si diresse verso la scuola. Durante il tragitto incontrò Andrea, che la raggiunse in un istante. - Emma! - trillò, sprizzando felicità da tutti i pori. - Oh, ehi - rispose piano, continuando a guardare davanti a sé. - Niko è fantastico! Oltre ad essere bellissimo, è proprio simpatico! Mi ha detto che gli piace il basket e mi ha invitata ad andare a una sua partita! E poi... - iniziò a lanciarsi in una descrizione appassionata di tutto ciò che le aveva detto, con gli occhi che le brillavano. Dentro di sé, Emma si sentì appena un poco felice che Andy fosse così gioiosa, ma non poté fare a meno di sentirsi annoiata. - Ieri sera... - cominciò, e la bionda si fece attenta - ti ho aspettata, ma dato che non sei venuta sono tornata a casa da sola - la informò, e l'amica fece una faccia dispiaciuta. - Eri con Niko? - le chiese, cercando di sembrare un po' contenta. - No... no, ero con Brad, doveva parlarmi, di uhm, una cosa - confessò, passandosi una mano dietro al collo. Emma contrasse la mascella, poi scrollò le spalle. - Ok - mormorò. - Ehrm... dato che oggi hanno dato bello, che ne dici di andare al parco? - Andrea sorrise convincentemente, e la castana si sentì ancora più stupida per l'avere creduto alle parole di quello stupidissimo Leyroux. - Volentieri, se non-... - si fermò a metà frase, colpita sul naso da una goccia di pioggia. - Oh shit - le scappò, mentre alla goccia che le era caduta sul viso ne seguiva un'altra. Guardò Andy, poi esclamò: - Corri!!! -

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Capitolo 4
*** Tomoe ***


Le due amiche, scampate alla pioggia, si infilarono al più presto nell'edificio scolastico. - Chi l'avrebbe mai detto? - esclamò Andy, scrollando la giacca giusto un po' bagnata. - Già, chi? - rise sotto i baffi Emma: forse il quaderno funzionava? - Allora, il primo obiettivo della giornata è... - fissò la bionda, divertita. - Andare in classe? - azzardò Andrea, ed Emma scoppiò a ridere. - Sbagliato. Io vado come al solito da Brad, e tu vai a cercare Niko. Senza se ne ma, e gli chiedi se ha l'ombrello, perché sai, penso proprio che pioverà per molto - abbozzò un sorriso, e l'amica, sconsolata, dovette eseguire gli ordini. - Oh, Emma - Brad le rivolse il solito saluto, immerso nella lettura appassionata di un grosso volume. La ragazza si guardò intorno senza fretta, poi il moro si accorse che non era seguita dall'amica bionda. - E Andrea? Sei riuscita a convincerla a passare del tempo con Niko? - le chiese, divertito, con un sopracciglio inarcato. - Ovviamente - rispose lei - dopotutto io sono Miss Cupido, you know? - il ragazzo scoppiò a ridere: - Giusto, giusto - annuì. - Be', non è un caso se i miei libri hanno così tanto successo - aggiunse, e Brad si fece serio. - Emma, non puoi... come dire, devi avere esperienza, o comunque provarle, le cose, per poterne parlare - la guardò con i suoi occhi scuri, nascosti dietro le lenti sottili. - Io non amo - replicò semplicemente la ragazza, ricevendo uno sguardo costernato e triste da parte dell'amico. Come aveva fatto tante volte, si voltò e uscì dalla biblioteca in silenzio. - Ciao, Emma - mormorò il ragazzo, dispiaciuto. Durante la giornata, Emma rifletté molto. Be', lei non amava. Semplicemente, non provava ne aveva mai provato quel sentimento. Il successo dei suoi libri? Non era nulla di che. Prendeva le storie di tutti giorni e le trasformava in qualcosa che la gente volesse leggere, una sdolcinata storia rosa con un bel lieto fine, un fantasy romantico. Arrivata a fine giornata, aspettò pazientemente l'amica per fare il loro sacro tragitto verso casa insieme. Andy la raggiunse quasi subito, ritrovandosi però tra due fuochi: da una parte Emma la stava aspettando, ma dall'altra era appena apparso Niko da solo. Guardò la castana, indecisa, e lei le fece un cenno con la mano. - Posso? - sussurrò, e lei fece un gesto più deciso, mimando un "va'!". Così, un po' rossa dalla timidezza, andò da Niko, abbandonando ancora una volta Emma. "Non è un tragedia" si disse, iniziando ad avviarsi verso casa, da sola, senza ombrello, sotto la pioggia battente. Mentre camminava, per poco non inciampò in qualcosa di scuro. Recuperò l'equilibrio, e notò che era, o almeno doveva essere un cane. Si chinò, appoggiandosi sui talloni, e provò ad allungare una mano. La cosa, o meglio, il cane, che, lercio, abitava sotto quel mucchio di sporcizia, alzò lentamente il muso, rivelando due grandi occhioni color cioccolato. Le annusò la mano, iniziando a scodinzolare debolmente. - Ehi - lo chiamò - ti va di venire con me? - si sentì un po' idiota a parlare con quel sacco di sporcizia ambulante, ma se aveva creduto alla lettera di Leyroux... il cane si tirò in piedi, era di media grandezza ma di razza indefinibile tanto era sporco. La seguì fino a casa, dove Emma si preoccupò di non fargli sporcare troppo l'appartamento. Immediatamente aprì l'acqua calda nella vasca, dove gli fece un lungo bagno che il cane parve gradire parecchio. Dopo averlo asciugato e spazzolato, sembrò essere un nuovo cane, e non più il botolo che l'aveva accompagnata fino a casa. Da quel che ne poteva dedurre, era un pastore tedesco, di circa un anno, al massimo un anno e mezzo. - E ora, come ti chiamo? - seduta alla scrivania, il cucciolone sdraiato sul tappeto, la ragazza sfogliava libri e manga in cerca di un nome che gli si addicesse. - Gilbert? Oz? Elliot? Leo? Jack? Glen? - ogni proposta veniva accolta da due abbai brevi, probabilmente significavano "no". - Blake? - provò ancora, e "senzanome" sembrò essere indeciso, ma alla fine emise il suo solito "no". - Nowaki? Jimmy? Harry? Billie? Sebastian? - le provava tutte, finché non le venne in mente un personaggio che aveva particolarmente apprezzato. - Tomoe? - e il cane emise un abbaio deciso ed entusiasta. - E Tomoe sia, allora - accettò Emma, andando ad accarezzargli il capo. Prese il quaderno. "OGGI. Il quaderno funziona proprio bene. Forse non so cosa sia l'amore, ma ho trovato un essere cui posso donare affetto in cambio di difesa. Spero comunque che le cose tra Niko ed Andy evolvano un po'. Emma" scrisse, poi si sedette sul letto. - Tomoe? - lo chiamò, e il cucciolo alzò la testa. - Vieni qui - batté di fianco a sé, e il cane non se lo fece ripetere, balzando su. - Buonanotte - disse Emma, prima di fargli un'ultima carezza fra le orecchie marroni, che l'animale accolse con un sospiro.

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Capitolo 5
*** Un altro, monotono, giorno. O no? ***


Era cominciato un nuovo giorno, ed Emma, dopo aver detto a Tomoe di starsene buono finché non tornava, stava già cercando Andrea con lo sguardo. Trovata e raggiuntala, non si dedicò troppo alle chiacchiere. - Allora? Avete parlato tu e Niko? - le chiese, sperando ardentemente in una convinta risposta affermativa, ma vide le guance dell'amica imporporarsi: - Ehm, in verità... abbiamo parlato poco, mi ha fatto ascoltare la musica con lui - confessò, imbarazzata. - Andy! Se non gli diventi amica, come posso aiutarti? - si infervorò la castana, corrugando le sopracciglia. - Scusa - sussurrò la bionda, poi Emma si illuminò. - Sai che ora ho un cane? - un lieve velo di allegria le apparve in viso per una frazione di secondo, per poi lasciare posto alla solita espressione impenetrabile. - Che bello! È un cucciolo? - Andy adorava i cani, anche se i suoi le avevano permesso di prendere solo un gattino (una piccola peste di nome Micky). - Uhm, penso che abbia circa un anno. L'ho chiamato Tomoe - gli occhi chiari dell'amica si sgranarono dalla tenerezza. - KYAAA che carino! Un giorno me lo farai conoscere, vero? - Emma annuì. Andrea sembrò essere un attimo pensierosa, quando si illuminò all'improvviso: - Sabato vieni con me a vedere la partita di Niko? - le chiese, entusiasta. L'amica fu tentata di dire di sì, ma poi scosse la testa. - No, grazie. Vai tu a fare il tifo... credo che ne sarà felice - la guardò di sottecchi, e la bionda le fece gli occhioni "da cucciolo". - Non voglio andare da sola, Emma! - piagnucolò, e un sorrisino increspò il viso impassibile della castana. - E va bene, ma tu mi devi promettere che parlerai di più con lui - la guardò minacciosamente. - Certo! Oh Emma, grazie, grazie! - l'abbracciò, e suo malgrado lei si ritrovò a ricambiare. Ancora una volta, a fine giornata, Andrea le rivolse un saluto silenzioso, prima di raggiungere allegramente Niko. Arrivata a casa, non la sfiorò minimamente il pensiero di scrivere sullo strano quaderno: col cellulare appoggiato sulla coscia, si mise ad accarezzare distrattamente le orecchie di Tomoe, che le aveva ubbidito, senza distruggerle l'appartamento. Pling! il suono di un nuovo messaggio la fece sobbalzare, e un po' preoccupata e un po' sorpresa aprì l'SMS, che veniva da un numero sconosciuto. "Ciao Emma! Sono Niko! Ti volevo chiedere se domenica posso fare un salto da te, a lasciarti una cosa che mi ha dato Chase. Posso? Niko." il cuore iniziò a batterle stranamente veloce, ma si sforzò di ignorarlo. Probabilmente pure il cane se ne accorse, perché alzò il muso, attento. "Ciao Niko. Per me va bene, ma hai il mio indirizzo? Emma" rispose, fissando a lungo i caldi occhi castani di Tomoe. "Sì... sì, ce l'ho! Uhm, venerdì, cioè domani, potrei parlarti un attimo di Andrea? Niko" che finalmente il suo piano stesse iniziando a funzionare? Cercò in fretta il quaderno, mentre contemporaneamente digitava una risposta. "Volentieri! Allora, a domani. Emma" si sentì felice, come se il suo cuore fosse su una nuvola. "Ehi, tonta. Torna con i piedi per terra" si rimproverò, ma non poté far a meno di aprire il quaderno e scrivere a grandi lettere: "OGGI. Niko mi vuole parlare di Andy. Sabato andremo alla sua partita di basket, domenica mi deve dare una "cosa" che gli ha dato Chase. NON POSSO ASSOLUTAMENTE FARE GAFFE O FIGURACCE. Emma" dopotutto, se il quaderno poteva far piovere o darle un cane, poteva anche non farle succedere certe cose, pensò Emma. - Ti piace il basket, Tomoe? -

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Capitolo 6
*** Timida, ma carina ***


Quello poteva essere un venerdì qualsiasi, se non che Emma aveva il pensiero fisso di Niko, che le doveva parlare di Andy. Non si preoccupò di cercarlo, perché la raggiunse lui. - Yo, Emma - la salutò, esibendo un sorrisone. Lei lo fissò, impassibile: - Allora? Che c'è? - disse invece. - Oh, uhm - si massaggiò una guancia. - Andrea è la tua migliore amica, vero? - la castana fece un cenno d'assenso. - Be', penso che tu la conosca bene... è sempre così timida e taciturna? - volle informarsi il ragazzo. - Ecco... con me parla molto, ma è piuttosto timida e inoltre, come dirlo, ha un po' paura di voi ragazzi -rispose, grattandosi il capo. - Capisco - asserì il biondo. - Be'? Che... che pensi di Andy? - non voleva essere affrettata, ma una punta di curiosità più forte del solito la colse. - Trovo che, a parte a volte l'eccessiva timidezza, - Emma giurò che l'avrebbe sbranata - sia molto carina - la ragazza lo guardò, aspettandosi di vederlo imbarazzato, insomma, stava ammettendo che Andrea gli piaceva, invece la guardò a sua volta, tranquillo. "Magari dentro di sé non è così tranquillo. Bah, comunque ho la conferma che entrambi si piacciono" pensò, soffermandosi sui suoi stupendi occhi azzurri: l'iride era circondata da minuscole macchioline blu, immerse in un color azzurro così intenso da far sfigurare il cielo. Si fissarono senza dire una parola. - Ah, cosa dovevi darmi? - si ricordò lei, rompendo il silenzio quasi imbarazzante che era andato a formarsi. - Sorpresa! Mi dispiace, ma dovrai aspettare, perché al momento non l'ho qui con me - fece un sorrisetto, e a sua volta la ragazza abbozzò una smorfia/sorriso. - Be', allora a dopodomani - borbottò, con una timidezza che non le apparteneva. - A presto, Emma! - la salutò, guardandola da sotto il ciuffo dorato. Per il resto della giornata non riuscì a concentrarsi, la mente che correva sempre ai bellissimi occhi di Niko... "E basta, Emma! Concentrati!" si sgridò, cercando scrivere una frase sensata per la ricerca di storia. La sua mente riprese a fantasticare, e la sua mano scrisse ciò che le pareva: "Invece di trafiggere il nemico, si fermò, e, guardandolo nei profondi occhi azzurri, la spada gli cadde..." si fermò anche lei, rileggendo stupita quello che aveva scritto. - Ma che?! - cancellò in fretta e si diresse in biblioteca, dove entrò come una furia, senza nemmeno salutare Brad. - Ehi Em-... - il ragazzo la guardò afferrare un libro di storia e tuffarcisi immediatamente, lasciandolo perplesso. Si incantò a guardarla, sprofondata nella lettura, con la solita espressione pensierosa e impenetrabile. Non poteva negare di subire terribilmente il fascino di quella ragazza, che infondo era l'unica amica che aveva. Perché, francamente, per Shane era stato solo "qualcosa del momento". La fissò: gli occhi castani seguivano rapiti le lettere sul foglio, i lunghi capelli cioccolato con sfumature dorate si muovevano leggeri al volere della lieve brezza che entrava dalla finestra spalancata. "È così bella" si ritrovò a pensare, ed era innegabile "se solo sorridesse un po' più spesso" difatti, a parte quel sorriso lieve e vuoto che esibiva ogni tanto, un vero sorriso non illuminava più il suo viso da tanto, troppo tempo. D'improvviso ripose il libro, iniziando a scrivere furiosamente. - Ohibò, che succede? - le chiese, inarcando un sopracciglio. Lei gli rivolse un'occhiataccia che minacciava fuoco e fiamme, e allora stette zitto. Quando sembrò essersi calmata, riprovò: - Emma... - stavolta la ragazza lo guardò più a lungo, con calma. - Devo andare. Ciao Brad - disse, forse percependo l'aria carica di parole mai dette e sentimenti a lungo soffocati. - Sì, ciao Emma - mormorò, abbattuto. Una volta tornata a casa, stavolta in compagnia di Andy, che si raccomandò di essere puntuale il giorno dopo (come se Emma non lo fosse mai, quando era invece il contrario), Tomoe l'accolse con la solita serietà che lo distingueva dagli altri cuccioli, non lesinando però una carezza fra le orecchie. Si lasciò poi abbracciare come un animale di pezza, mentre Emma gli mormorava parole confuse con tono sommesso. Poco dopo lo lasciò, iniziando a scribacchiare sul quaderno. "OGGI. Non riesco a distogliere la mia attenzione dagli occhi di Niko. Non hanno nulla di speciale, davvero. E poi tanto, a lui piace Andy e ad Andy piace lui. Punto. Oggi Brad mi voleva dire qualcosa, era terribilmente serio, ma io non gliel'ho permesso. Non sono una che fugge dai problemi, solo che non voglio, non voglio sentire cos'ha da dirmi. Domani deve essere una giornata perfetta per Niko e Andy, deve assolutamente vincere la partita, il ragazzo. Se succede, io farò fare -finalmente- una luuuunga passeggiata a Tomoe. Emma" non negava di avere a volte ancora qualche dubbio sui poteri del quaderno. Accarezzò il cane, e quello mugolò soddisfatto. - Che ne dici, Tomoe? Ti va una bella passeggiata, domani? - gli chiese, e lui rispose con un "WOF!" entusiasta, che le strappò una risata. - E allora, speriamo che Niko vinca, domani... -

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Capitolo 7
*** Ricorda, che la vittoria è nel cuore ***


Quel sabato mattina Emma si svegliò terribilmente eccitata, scossa in continuazione da brividi e fremiti. Scelse gli abiti più colorati che aveva, chiedendo poi un parere all'inesperto Tomoe, che le indicava coll'umido tartufo ciò che gli sembrava più appropriato. Infine si ritrovò con una sgargiante maglietta rosa e dei pantaloncini azzurri, insieme a dei leggins grigio cenere. Cercò di passare il tempo, ma era dura tirare fino al pomeriggio. Alle 13:05 precise il display del cellulare si illuminò: "Emma Emma Emma Emma. Tra 10 minuti sarai qui, vero? Andy" l'impaziente messaggio della migliore amica la spronò a sbrigarsi, e, dopo essersi legata i lunghi capelli in una morbida coda, guardò indecisa il guinzaglio e Tomoe. Non sapeva se portare il cane alla partita era una buona idea, dopotutto si svolgeva all'aperto, e magari col frastuono si sarebbe spaventato e sarebbe scappato. Gli poggiò un bacio sul capo, promettendogli che al suo ritorno avrebbero fatto una bella passeggiata, e il cucciolo sospirò soddisfatto, acciambellandosi come un gatto sul tappeto. - Allora ciao, Tomoe - disse, mentre si accingeva ad uscire. Prese il telefono: "Arrivo!!! Emma" digitò, poi abbozzò uno dei suoi soliti sorrisi e raggiunse il luogo dove si teneva la partita. Sulle panchine messe appositamente per gli spettatori vide Andrea, vestita con un abito semplice e carino. - Emma! Sono qui! - strillò, agitando la mano, e lei si domandò se davvero fosse la solita Andrea timida e impacciata. - Eccoti! - trillò la bionda, raggiungendola. - Come sei bella! - esclamò, guardando i suoi vestiti colorati. - Tu più di me - soffiò la castana, rassettandosi gli abiti. - Allora? Sai dov'è Niko? Devi fargli sapere che sei qua e che gli farai il tifo... - Andy annuì. - Andiamo a cercarlo! - replicò allegramente. Lo trovarono poco dopo, con la divisa azzurra della squadra di basket che gli metteva in mostra i muscoli, e lo faceva sembrare ancora più bello. - Niko! - lo chiamò la bionda, e il ragazzo si girò a vedere chi l'avesse chiamato. - Andy! - esclamò, sorridendo. La testa di Emma fece capolino da dietro l'amica, accennando un saluto. - Emma! - gli occhi azzurri del ragazzo si sgranarono, lasciandolo piacevolmente sorpreso. - Sei venuta anche tu! - si rallegrò, gli occhi che gli brillavano. - Mi ha costretta And-... - borbottò, subito interrotta. - Eh già, l'ho invitata io! - si intromise Andrea, mentre l'altra si mordicchiò il labbro. Non le piacevano parecchio quelle situazioni. - Faremo il tifo per te! - esclamò entusiasticamente la bionda, e l'amica annuì. Dopo avergli augurato un "in bocca al lupo!" tornarono sulle panchine. Gli avversari era grandi rispetto alla squadra in azzurro, ma non più forti, difatti gli venne inflitta una sconfitta tanto dura che non l'avrebbero dimenticata presto. - Niko! Congratulazioni! - felice quasi l'avesse vinta lei la partita, la bionda raggiunse il ragazzo e si aggrappò al suo braccio. Nonostante fosse distrutto, aveva giocato fino al suo limite, Niko la lasciò fare. - Andiamo a festeggiare - propose, guardando Emma. - Vieni anche tu, Emma? - chiese. La ragazza abbassò lo sguardo: - Devo portare a spasso il cane, voi divertitevi! - e li spinse via. Rimase a guardarli per un po': erano così felici, così allegri insieme! Uno strano dolore al petto le fece desiderare che Niko avesse insistito, ma invece entrambi si erano dimenticati di lei. "Non era quello che volevi? Poco male, ci guadagnerà Tomoe" pensò, scrollando le spalle. Fece per voltarsi, quando con la coda dell'occhio notò il ragazzo dagli occhi azzurri girarsi e darle un'occhiata fugace, carica di rammarico. Deglutì e se ne andò. Dopo aver portato il cucciolo a spasso, non scrisse sul quaderno, ma rimase distesa sul prato dietro casa. Non si alzò neanche quando iniziarono a brillare le stelle in cielo, anzi, le osservò, come a cercare di trovare le risposte che cercava. Non le trovò. Sospirando, tornò nel suo appartamento. "Domani sarà una lunga giornata"

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Capitolo 8
*** Quel sorriso che non ti aspettavi ***


L'alba giunse presto, quella domenica, e con essa il sonno abbandonò Emma. Ormai sveglia, la ragazza rimase a letto, con il calore confortante di Tomoe, sdraiato al suo fianco, ad osservare le timide luci dorate rischiarare lentamente il cielo. Sbatté piano le palpebre quando i raggi raggiunsero la sua camera, inondandola di luce. Sentì il cane di fianco a sé sbadigliare, in quel modo canino che rende così teneri i cuccioli, e lo accarezzò delicatamente sulla testa, facendolo mugolare deliziato. Si rigirò nel letto, poi scalciò via il piumone, buttando i piedi oltre il letto e sbadigliando. La differenza di temperatura la colse all'improvviso, facendola starnutire. Si trascinò in bagno. Dopo aver fatto colazione e portato a spasso Tomoe, si chiese cosa poteva fare. Il quaderno la chiamava, invitante, ma non aveva voglia di scrivere. Decise di controllare il telefonino, e manco a dirlo... "Emma? Tutto bene? Andy" le arrivò il messaggio, e lei si grattò il capo. "Alla grande. Ti sei divertita, ieri? Emma" rispose svogliatamente, insultandosi mentalmente per aver tirato fuori un argomento che voleva accuratamente evitare. "Tantissimo, Niko è uno spasso! Andy" e poi iniziò un'esaltazione scritta di quanto Niko fosse fantastico. "Brava, idiota." si disse Emma, leggendo una riga sì e l'altra no dei messaggi chilometrici che la bionda le inviava. "Suonano alla porta, ci sentiamo dopo. Emma" infondo non era una scusa, qualche sottospecie di idiota stava scampanellando allegramente alla sua porta. - Chi cavolo...! - ringhiò, aprendo la porta. - Niko! - esclamò, ritrovandosi davanti il ragazzo dagli occhi azzurri, che le sorrise, a metà fra l'imbarazzato e l'allegro. La ragazza arrossì, si era completamente dimenticata di lui! - Emma. Come stai? - come un vero gentiluomo le prese una mano e gliela baciò. Si ritrasse, diventando prima bordeaux e poi viola. - B-bene - rispose, il cuore che le galoppava impazzito nel petto. - Felice di sentirtelo dire - annuì lui, rigirandosi fra le mani un grosso pacchetto informe. - Oh, ecco la misteriosa sorpresa - cambiò discorso la castana, facendo per prenderlo. Lui glielo impedì: - Dove posso metterlo? - chiese. - Be', direi che è meglio se entri, no...? - gli fece un cenno eloquente, e il biondo varcò la soglia del suo "regno". La ragazza chiuse accuratamente la porta, quando sentì uno strillo acuto di dolore. Si precipitò da Niko, che si stava massaggiando il posteriore, fronteggiato da Tomoe. - Mi sa - ridacchiò - che non sto molto simpatico al tuo cane - e la fissò, come a sottintendere qualcosa che lei non colse. Il cucciolo rimase immobile davanti al ragazzo, con un basso ringhio che gli saliva dalla gola. Era immobile ma deciso. - Ecco... non è abituato agli estranei - ribatté, facendo una carezza al cane. - Tomoe - esitò un attimo - lui è a posto. Torna a cuccia - gli spiegò, carezzandolo con dolcezza. Il cucciolo borbottò il suo disappunto, ma se ne andò. - Appoggia pure il pacchetto sulla scrivania - disse sbrigativamente - e accomodati - si lasciarono sprofondare su una poltrona. Iniziarono a chiacchierare, anche se di cose superficiali. All'improvviso Niko si fece serio, e si fermò. Prese fiato. - Senti Emma, ti andrebbe bene se... - alzò lo sguardo, fissandola con i limpidi occhi azzurri. "Ti andrebbe bene se uscissi con Andrea?" la domanda si completò nella mente della ragazza senza che egli avesse effettivamente finito la frase. "Perché no? Non è così che dovrebbe andare?" si chiese, ed ancora una volta un dolore lancinante al petto la colse d'improvviso. - ... diventassimo amici? - terminò il biondo, porgendole la mano. Sgranò gli occhi, ed era una tale sorpresa che resto come paralizzata. Si trattenne dal balbettare, e lui sorrise: un sorriso enorme, che le riscaldò il cuore. Nessuno le aveva mai chiesto di poter essere suo amico, e nessuno da tempo riusciva a sorprenderla così. - C-certo - rispose, allungando timidamente la mano verso la sua. Il ragazzo gliela strinse calorosamente, procurandole un piacevole brivido lungo tutto il braccio. - Emma - soffiò dolcemente, e lei si perse nei suoi occhi color cielo. In quel momento squillò il cellulare di lui, e la ragazza tirò un lungo sospiro. Per un attimo aveva davvero creduto... scosse la testa. -... hm? Ah. Ah. Ok. Ho capito. Ok. Ah. Arrivo subito - riuscì ad origliare, smettendo poi quando sentì il suo sguardo spostarsi su di lei. - Mi dispiace, Emma, devo andare - e mentre lo diceva sembrava sinceramente dispiaciuto. - Va bene, Niko - lo rassicurò, anche se la voce le uscì sottoforma di gemito strozzato. Una volta andato, si ricordò del pacchetto. Lo aprì lentamente, era impacchettato con vari strati di carta da giornale, ma non sembrava un oggetto fragile. Difatti si ritrovò fra le mani un biglietto e uno strano peluche violetto/azzurro. "Cara Emma, questo strano animale di pezza me l'ha dato Chase. Inizialmente era un suo regalo per Shane, ma si vergognava troppo... così mi ha chiesto di liberarmene, ma mi sembrava uno spreco, infondo è carino. Da oggi è tuo, abbine cura. Con affetto, Niko" diceva il biglietto, e lei si sentì svenire. Già immaginava il moro alle prese col peluche, a rigirarselo fra le mani, con mille dubbi se darlo al fidanzato o no. Ma la domanda che le premeva era: perché aveva regalato il pupazzo a lei e non ad Andrea? Insomma, lei non era una tipa da pupazzi. Nemmeno Andy, ma più adatta di lei, di sicuro. E poi cosa voleva dire quel "con affetto"? Smise di torturarsi con i dubbi e si mise ad osservare dettagliatamente il peluche. Era una specie di gattino, di color violetto/azzurro, con gli occhioni enormi e un nasino minuscolo e rosa. La pancia e le zampe erano candide, la coda era lunga e pelosa. Lo strinse un po', era morbido e profumava di Niko. "Innegabilmente un regalo carino, più adatto a una ragazza che ad un ragazzo, ma... perché a me?"

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Capitolo 9
*** Una vita per gli altri non è sprecata ***


"Difficile alzarsi" pensò Emma quella mattina. In qualche modo riuscì a strisciare fuori dal letto, mentre contemporaneamente spiegava nei minimi dettagli a Tomoe tutto ciò che gli avrebbe fatto se avesse solo provato a toccare il peluche. Il cane non sembrò essere minimamente spaventato, era un cucciolo sveglio. Fece colazione con velocità sorprendente, ritrovandosi venti minuti di anticipo. "Non ha senso andare a scuola così presto" si disse, e la mente corse al quaderno. "Giusto, scriverò!" e andò a cercarlo. Aperta però una pagina bianca, si ritrovò senza idee. "Se questo fosse uno dei miei romanzi e i due protagonisti fossero Andy e Niko, ora cosa succederebbe?" si chiese, e la scena le apparve immediatamente. Come in un film al rallentatore, vide Niko chinarsi lentamente verso il viso della ragazza, per poi premere le labbre sulle sue, in un bacio dolce e romantico, nella soffusa luce del tardo pomeriggio... la ragazza alzò lo sguardo, ed Emma si ritrovò a fissare i suoi stessi occhi castani. "Cosa?" pensò, confusa. Infondo stava immaginando la scena del bacio fra Andrea e Niko, non fra lei e Niko, allora perché...? Scosse la testa e impugnò la penna. "OGGI. Penso che sia giunta l'ora che le cose fra Andy e Niko arrivino ad una svolta definitiva. Per cui oggi io decido che... si baceranno. Ovviamente in un bel modo romantico, sotto la soffusa luce del tardo pomeriggio. Non voglio forzare troppo le cose, per cui non aggiungerò alcun dialogo. Emma" finito di scrivere, ripose il quaderno al suo posto, e lo sguardo le ricadde sullo strano gattino. Un brivido di indefinibile emozione le percorse la schiena, mentre si soffermava sugli occhioni del peluche. "Brr" le sembrarono vagamente inquietanti, e decise di andare a scuola, non prima di aver nuovamente raccomandato a Tomoe di fare il bravo. Arrivò a scuola terribilmente nervosa, e insicura sui poteri del quaderno. Si infilò così in biblioteca: la trovava estremamente confortante, anche se non sapeva dire con sicurezza il perché. Passò davanti a Brad senza nemmeno vederlo, e lui ci rimase malissimo, anche se ormai ci era abituato. - Emma... - la chiamò, con un'espressione di disappunto dipinta in viso. - Hm? - si riscosse, fissandolo. - Niente - sospirò il ragazzo, scrollando le spalle e sistemandosi gli occhiali sul naso. Lei si sistemò su una sedia, poi passò a un'altra, infine si mise a curiosare fra i libri. - Perché sei così nervosa? - le chiese Brad, sempre sospirando. - Uhm - mugugnò lei in risposta, e il moro dovette arrendersi, definitivamente. - Sei impossibile - commentò sottovoce, a metà fra l'affettuoso e il contrariato. Lei non l'udì nemmeno, ed uscì, silenziosa com'era entrata. Passò la giornata facendo la spola fra la biblioteca ed Andrea, chiacchierando un po' con lei e spiandola. Finalmente nel tardo pomeriggio beccò lei e Niko da soli, in un posto in cui non riusciva ad origliare ma li poteva spiare molto bene. Il sole stava calando, regalando i suoi ultimi raggi ai due ragazzi, immersi nella sua soffusa luce dorata. Vide il biondo farsi sempre più vicino all'amica, e lei farsi sempre più rossa, timida ed impacciata. Niko le prese una ciocca bionda fra le dita, e lei alzò lo sguardo, perdendosi nei suoi occhi azzurri. Il viso del ragazzo andò a coprire una breve distanza, facendo quasi toccare i loro nasi. La mano che giocherellava con la ciocca si spostò sulla sua guancia, attirando il viso di Andrea verso il suo. Una spiacevole sensazione allo stomaco colse Emma quando le labbra dei due ragazzi si incontrarono, scambiandosi un bacio dolce. La castana si portò una mano alla bocca, iniziando a sentirsi malissimo. Non potendo sopportare di più, si alzò, in fretta, e cercò di non farsi vedere mentre se ne andava. "Merda" pensò, stringendo una mano sullo stomaco. Una nausea terribile le fece girare la testa. Passò davanti alla biblioteca, e venne fermata da Brad, che le appoggiò una mano sulla spalla. - Emma - lei si voltò di scatto - tutto bene? Sei pallida, sembra tu abbia visto un fantasma - la fissò preoccupato. "Se solo sapessi, Brad!" avrebbe voluto rispondergli, ma il solo respirare era doloroso. - Sto. Bene. - disse meccanicamente, sforzandosi di non vomitare. Il ragazzo abbassò lo sguardo, poi riprese a guardarla, amareggiato. - Emma, soffocando le emozioni, alla fine diventeranno sempre meno genuine. Si ridurranno a emozioni finte, e poi scompariranno. Tu vuoi diventare una "senzaemozioni"? Vuoi diventare una persona dal cuore gelido? - le chiese, e lei diede uno scossone alla mano che stava poggiata sulla sua spalla. - Tu non sai niente di me - sibilò, voltandogli le spalle e mettendosi a correre. Brad sentì come se un pugnale gli si fosse conficcato nel cuore, mentre l'amarezza e la rabbia che lo avevano preso lo abbandonavano per lasciar posto alla tristezza. "Sono un idiota" si insultò. Emma, arrivata a casa, prese subito il quaderno. "OGGI. Andy e Niko si sono baciati, li ho visti. Io dovrei esserne felice, non era ciò che volevo? E allora perché mi sento così male? Perché, così d'improvviso... ho la nausea e mi viene da vomitare? Non ha senso. Non ha senso. Nulla ha senso, e non so più chi sono, chi voglio diventare e chi voglio essere. Forse ha ragione Brad. Ma un cuore gelido può essere sciolto. Emma"

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Capitolo 10
*** La calma dopo la tempesta ***


Un paio di stanchi occhi castani si riflettevano nello specchio, sottolineati da delle vistose e profonde occhiaie. "Sembro uno zombie" constatò Emma, sciacquandosi il viso pallido e tirato. Aveva passato la notte in bianco, interrotta da solo da qualche sogno folle e inconcludente. La porta del bagno scricchiolò lamentosamente, premettendo l'entrata di Tomoe. - Tomoe - iniziò stancamente la ragazza - quante volte ti ho detto di non... - spostò lo sguardo dallo specchio al cane, e lui scondinzolò piano, guardandola preoccupato. Era così concentrata su se stessa da dimenticarsi che il cucciolo rifletteva tutti i suoi stati d'animo. Gli si avvicinò, e gli poggiò una mano sulla testa: - Scusami, sto perdendo la testa - mormorò, e si sarebbe volentieri presa a schiaffi. "Questa non è la mia vita" pensò, continuando a carezzare il cucciolo. Si inginocchiò, e Tomoe le fu subito accanto. Lei lo abbracciò: - Solo un attimo, Tomoe, solo uno... - affondò il viso nella sua pelliccia color cioccolato, morbida e calda. Il cane aspettò pazientemente, rimanendo immobile. Dopo poco Emma si staccò, ed il cucciolo alzò lo sguardo. La ragazza gli sfregò le nocche sul muso, piano, facendolo mugugnare di piacere. - Rimarrei volentieri qui con te, ma non posso non andare a scuola - sussurrò, facendo leva su un ginocchio ed alzandosi. Il rumore della folta coda che batteva lentamente sul pavimento fu il tacito consenso, che permise ad Emma di non sentirsi in colpa. Prima di uscire di casa tornò un attimo in camera, dimenticandosi cos'era venuta a fare. Lo sguardo le cadde ancora una volta sul peluche, che sembrava fissarla con quei suoi sproporzionati occhi. Sentì una rabbia ingiustificata farsi strada nel suo cuore. - Che pupazzo insulso - sputò, facendo accrescere la rabbia. Lo prese, e quello le cadde di mano, scatenando la sua ira funesta: gli rifilò un calcio, che lo fece volare nell'angolo in cui Tomoe soleva dormicchiare. In verità lo sapeva benissimo a cosa, anzi, a chi era dovuto quello scoppio d'ira. Non poteva perdonare Niko per averle regalato quel "coso" di pezza, che era diventato tanto importante per lei, ma soprattutto non poteva perdonarsi per aver usato quello stupidissimo quaderno, ancora una volta. Le venne voglia di bruciarlo, ma si ricordò cosa le aveva detto di fare il suo vecchio proprietario, Leyroux. Lo aprì un'ultima volta, prese una penna e poi fece un gran respiro. "OGGI. Questa è l'ultima volta che scriverò qui. Ho capito che è sbagliato usare questo quaderno per i miei pensieri egoisti. L'ultimo mio desiderio è... provare una volta, una volta ma per davvero, la felicità. Non importa quando e come, ma lo voglio. Per quanto sia egoista, è il mio desiderio. Emma" e lo chiuse. Non aveva chiesto di provare l'amore, perché era impossibile. E non c'era una spiegazione, era semplicemente impossibile, improbabile, irrazionale. In quel mondo fatto di sogni era la realtà che vinceva. Ma forse poteva essere felice, non sempre, ma una volta per davvero.

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Capitolo 11
*** Non sempre chi tace acconsente ***


L'aria frizzantina investì Emma non appena uscì di casa. "Oggi è un giorno diverso dagli altri" si ritrovò a pensare, strizzando gli attenti occhi castani e arricciando il naso. Con il quaderno nella borsa e le gambe un poco tremanti ed incerte, si avviò verso scuola. Non voleva assolutamente vedere Andy, quel mattino, quindi, all'ultimo momento, cambiò strada. Vedere i suoi occhi brillare, sentirle raccontare il... bacio, che lei aveva forzato scrivendolo sul quaderno, le avrebbe causato un dolore non indifferente, mischiata a quella ormai nota ma spiacevole sensazione che la prendeva quando la bionda parlava di Niko. Riuscì ad evitarla fino all'ora di pranzo, quando inevitabilmente le si appiccicò addosso. - Emma! - la chiamò, sventolando la mano, e lei non poté fare a meno di fissarla. - Ciao - borbottò, sentendosi vagamente a disagio. - Mi stai evitando? - le chiese la bionda, sorprendendola. Di solito non era così diretta. - No, affatto - mentì, costringendosi a non passarsi una mano fra i capelli. Il linguaggio del corpo rivela molte cose che un occhio attento può cogliere, come il toccarsi il naso, il collo o i capelli quando si sta dicendo una bugia. - Oh, menomale - asserì, sorridendo. - Be', lo sai che... ci siamo baciati, ieri? - le si imporporarono le guance. L'amica rimase in silenzio. Subito Andy si lanciò nell'appassionata descrizione del bacio, non risparmiando alcun dettaglio, dal modo in cui Niko giocherellava con i suoi capelli al calore delle sue labbra, facendo crescere in Emma una sensazione di fastidio sempre più difficile da ignorare. - E poi Niko... - all'ennesimo "Niko" non ci vide più. - Ma non puoi parlare di qualcosa che non sia Niko? - sbottò, infastidita, facendo rimanere Andrea sorpresa e poi arrabbiata. - Non sarai mica gelosa di Niko, vero? - la fissò con occhi infuocati. - No, io... - provò a rimediare Emma, ma Andrea strinse i pugni con rabbia: - Bene, allora! Se ti da così fastidio che io parli di Niko, tolgo il disturbo! - esclamò, furiosa e ferita. In quel momento arrivò il ragazzo biondo, che andò a sbattere contro Andrea, che stava andando nella sua stessa direzione. - Ehi, che s-...! - la bionda lo afferrò per la maglietta e gli stampò un bacio sulle labbra, davanti a tutti. Niko sgranò gli occhi, e arrossì non appena la ragazza se ne andò, lasciandolo con un palmo di naso. Fissò Emma con aria interrogativa, ma lei andò via senza dire una parola. Avevano litigato altre volte, ma mai così in modo così, così... non sapeva nemmeno come definirlo. E stavolta era stata colpa sua, anche se aveva alcune attenuanti, come il fatto di non aver dormito. Si rifugiò in biblioteca, dove si sedette in un angolo, abbracciandosi le ginocchia. Udì Brad sospirare, ma non disse niente. - Emma - le si sedette accanto. Rimasero per un po' in silenzio. - Cosa c'è? - le chiese, girando il viso per poterla guardare. - Ho litigato con Andrea - confessò, asciugandosi una lacrima. Lei, che non piangeva mai. - Mi dispiace - asserì lui, riprendendo a fissare davanti a sé. - Ti ricordi quando siamo andati a guardare le stelle? - le domandò all'improvviso. - Cosa? Oh, oh, sì. Mi ricordo - rispose piano. - Era... - iniziò il moro, e la sentì trattenere il fiato. "... una cosa bellissima" continuò nella sua mente. -... una cosa da brividi - concluse invece lei. "Cosa ti aspettavi?" si domandò Brad: infondo lei pensava sempre al lato irrazionale delle cose. Si alzarono contemporaneamente. - Emma... - la chiamò nuovamente, e la vide contrarre la mascella. - Ti amo - disse, un sussurro lieve come il vento ma con la forza di un uragano. Lei non rispose, limitandosi a voltargli le spalle. - Emma, ti prego, dì qualcosa! - la implorò, mettendole una mano sulla spalla e facendola girare. Riuscì a vedere i suoi occhi castani, confusi e incerti, solo per un attimo, perché lei abbassò lo sguardo. La vide deglutire, a vuoto, e poi andarsene. Prima che uscisse, dalla biblioteca, dalla sua vita, la udì mormorare: - Scusami, Brad -

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Capitolo 12
*** L'amicizia nel cuore ***


Aveva mollato Brad in biblioteca, senza dirgli cosa provava, lasciandolo con un semplice "scusami, Brad" e aveva litigato con Andy, per il solo fatto che era stanca. Non era stato giusto, non era giusto, ma non ce la faceva più. "Non so più chi sono" pensò, prendendosi la testa fra le mani. Appena arrivata all'appartamento s'era lasciata cadere sul letto, subito raggiunta da Tomoe. Il cucciolo le aveva infilato il tartufo umido nel palmo, dando dei brevi colpetti: era preoccupato e non lo nascondeva. - Oh Tomoe - sospirò, passandogli una mano sul collo, ricoperto da una folta pelliccia marrone, tipica dei pastori tedeschi. "Non sono innamorata di Brad, non lo sarei neanche se volessi. E non so come far pace con Andy, è la mia migliore e unica amica, se la perdo, che farò?" al sol pensiero le venne da piangere, ma lei non piangeva. Tirava avanti, da sola, ma ce la faceva. Si sforzò di pensare ad altro, ma era impossibile. Si ricordò all'improvviso del quaderno, era ancora nella borsa, dove lo aveva messo quella mattina. "Già... dovevo metterlo in biblioteca ma... me ne sono dimenticata..." presa com'era dagli eventi della giornata, se n'era completamente scordata! "Questo non significa forse che ti importa? Che stai male perché infondo provi emozioni? Perché sei umana?" la voce nella sua mente era straziante, dal peso insostenibile ma veritiera. Si addormentò abbracciata al peluche (che aveva recuperato dal fondo della camera, nello stesso esatto punto in cui lo aveva scagliato quella mattina) e a Tomoe. Il mattino dopo le sembrò che un tir le fosse passato sopra, ma era decisa a scusarsi con Andrea. Non voleva perdere Brad, ma a quel punto la crepa nel loro rapporto era ormai diventata troppo grande per essere riparata. Cercò nell'armadio qualcosa di carino, qualcosa che non fosse "già visto", e trovò un abitino leggero, blu scuro ma spento, sottile come un petalo di rosa e lieve come un soffio di vento. Perfino Tomoe abbaiò in segno di apprezzamento, cercando di strusciarsi contro. Glielo impedì, onde evitare che i suoi peli marroni si spargessero ovunque sul vestito, praticamente nuovo. Arrivata a scuola, Andrea le stette lontana tutta la mattina. Alla fine, stufa di doverla inseguire, la castana la acchiappò all'improvviso, durante l'ora di pranzo. - Emma! - esclamò sorpresa, sentendosi afferrare per un braccio. Le lanciò un'occhiata, distogliendo subito lo sguardo. - Cosa vuoi? - chiese, mettendosi subito sulla difensiva. - Io... - incerta, Emma si leccò le labbra - volevo scusarmi. Sono stata un'idiota - e fece una risata sommessa, auto-denigratoria. Dato che Andrea non disse nulla, decise di aggiungere qualcos'altro. - Oh avanti, Andy! Ti sto dicendo che mi dispiace. Non avrei mai dovuto reagire così. Perdonami - l'amica continuò a rimanere in silenzio, contraendo la mascella. La castana deglutì. - Andy! Ti prego! Se non ci sei tu, chi sarà mio amico? Lo sai che resterò sola... - le si incrinò la voce, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. - E Brad? - chiese lentamente Andrea, non mostrando alcuna espressione in viso. Gli occhi castani di Emma si sgranarono piano: - Oh, Brad - e scoppiò a ridere. Una risata liberatoria, ma amara. Si sfregò un occhio con le nocche della mano, per nascondere una lacrima che aveva osato sfuggirle. - Brad... non credo che ci parleremo più - rispose, guardando in basso, e l'amica la fissò con aria interrogativa. - Non abbiamo più nulla da dirci - spiegò Emma, mentre le lacrime minacciavano di uscire ancora una volta ed andarsene per i fatti loro. - Oh Emma - sospirò Andrea, tirandola a sé in un abbraccio confortante. - Non ti lascio, sciocchina - esclamò, quando sentì le lacrime dell'amica bagnarle la spalla. - Ehi - la scostò con dolcezza - perché stai piangendo? - le chiese, guardandola negli occhi. - È solo che... che mi dispiace così tanto, Andy! - rispose, singhiozzando ancora più forte. - Shh, è tutto apposto ora - la tranquillizzò. Lei, Emma, che non piangeva mai, e che era lei a consolarla, ora si ritrovava nel ruolo che di solito apparteneva alla bionda. - Emma, è tutto ok... - la rassicurò nuovamente - ma secondo me dovresti parlare con Brad, lui è tuo amico e di sicuro, qualsiasi cosa sia successa, non vuole che le cose finiscano così - la fissò un attimo, poi annuì. - Grazie, Andrea. Tu sei la migliore amica che potessi mai avere - sussurrò, asciugandosi le ultime lacrime. - Penso lo stesso - replicò la bionda, e si abbracciarono strette, ancora una volta.

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Capitolo 13
*** Il perdono che cercavo ***


Non era ancora finita la giornata, per Emma. Ora più che mai aveva capito di aver bisogno di Brad, anche se non al suo stesso modo. Passò incerta davanti alla biblioteca, e ad un passo dall'entrare si fermò, sentendo il coraggio venirle a mancare. Prese un gran respiro, e, con le gambe che le tremavano, entrò. Lui era girato di spalle, intento a sistemare i libri. Si ricordò una frase che le aveva detto Andrea riguardo al ragazzo "lui ha bisogno di te". Be', non sapeva quanto vero fosse, ma se era così, era suo dovere stargli accanto come lui aveva sempre fatto con lei. - Brad - lo chiamò piano, e lui si voltò, sgranando un attimo gli occhi, per poi tornare alla solita espressione distaccata. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma venne troncato sul nascere da Emma, che gli gettò le braccia al collo. "Devo smetterla di essere così fredda con me stessa, diventando altrettanto fredda con gli altri. Non farò che farli soffrire, così" pensò, strofinando il naso freddo nel suo collo. - E-emma - mormorò il moro, ancora stupito. - Brad - soffiò piano, vicino al suo orecchio, procurandogli un brivido - mi dispiace di averti fatto soffrire. Mi dispiace di essere stata egoista, non considerando i tuoi sentimenti, e mi dispiace di non poterti dare ciò che desideri. Non voglio illuderti, rendendoti infelice - aggiunse piano. - Emma - il ragazzo sospirò, scostandola per poterla guardare in viso - io sono sempre felice, finché tu sei qui con me. Anche se non mi ami. Anche se sono solo il tuo amico Brad. L'amore non è amare ed essere ricambiati, l'amore è poter stare al fianco della persona che ami e saperla felice - sussurrò, facendole una carezza. Lei lo guardò, scostandogli un ciuffo ribelle dagli occhi: - Perché io? - chiese in un sussurro. - Perché sei gentile - rispose, sorridendo. Un sorriso dolce ma senza felicità. - Se avessi una domanda importante, a chi dovrei rivolgermi? - gli domandò all'improvviso. - Io penso che la risposta che cerchi sia dentro di te, ma forse Chase può esserti d'aiuto. Infondo è un ragazzo molto diverso da quel che appare - e si allontanò di qualche passo da lei. - Ah, Brad... - tirò fuori il quaderno e glielo porse - abbine cura - e sorridendo enigmaticamente uscì dalla biblioteca. Mentre usciva incontrò Niko, che la salutò con un cenno della mano. - Oh, Niko - abbozzò un sorriso un poco stanco. - Emma, volevo chiederti... - si passò una mano fra i capelli biondi - ma ieri che è successo? - chiaramente perplesso, la fissò interrogativamente con gli occhioni azzurri. - N-niente, avevo solo litigato con Andy - rispose, facendo spallucce. - Giusto, a proposito di Andy... - si fece terribilmente serio, e il cuore (già instabile) di Emma perse un battito, per poi accelerare - non sono interessato a lei, mi dispiace - ammise, strisciando i piedi. - Oh. Oh. Oh! - ci mise un attimo a registrare l'informazione. Niko, quel Niko, non era interessato ad Andrea. "Non è una notizia fantastica?" pensò, scuotendo poi la testa "non dovresti esserne felice!" si rimproverò. - E... e perché? - chiese, tremante. - Perché... - arrossì, senza che ci potesse fare nulla - mi piaci - confessò, spiandola di sottecchi. Emma sentì le guance imporporarsi a sua volta, gli occhi piacevolmente sgranati dalla sorpresa. - D-devo andare - balbettò, il cuore che non la voleva smettere di ballare il tip-tap nel suo petto. - Sì, ciao - rispose Niko, facendosi scuro in volto. Si prospettava una nuova notte insonne, per Emma.

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Capitolo 14
*** Cos'è l'amore ***


Un'altra piacevole notte insonne, aveva passato Emma, una specie di dolce tortura, in cui ogni sogno in cui finiva era abitato da Niko, ogni ambientazione era diversa ma il succo sempre lo stesso: c'era quel "mi piaci" ripetuto all'infinito, che la mandava in confusione e le metteva a soqquadro l'anima. "Anche a me piace" e il solo ammetterlo con il pensiero le faceva imporporare le guance. - Ma sarebbe come fare un torto ad Andrea... - rifletté ad alta voce, svegliando Tomoe. Il cane la guardò assonnato, poi, per la prima volta, si rigirò dall'altra parte e riprese a dormire. La ragazza decise di alzarsi, ma era così sovrappensiero che, scendendo dal letto, inciampò nel peluche che le aveva regalato il biondo. - WAAAH - gridò, spiaccicandosi sul tappeto come nei cartoni animati. Decise di archiviare il fatto, ma poco dopo, allo specchio, ne notò le conseguenze: aveva un enorme livido blu appena sotto la mascella, piuttosto evidente. - Merda - imprecò, cercando qualcosa per nasconderlo. Non trovò che un misero cerotto, e quando uscì dal bagno perfino Tomoe sembrò ridere di lei, con il naso che gli tremava e la coda che batteva impercettibilmente. Uscì presto di casa, sperando di trovare Andy. "Devo assolutamente parlarle" pensò, ritornando con la mente al sogno. - Andy! - la chiamò, notando i suoi capelli biondi di sfuggita. Lei si voltò per un millisecondo, poi le fece segno con la mano di "non adesso" e "parliamo dopo". Scrollando le spalle, la castana si trascinò fino in classe, non smettendo un attimo di pensare a come formulare il discorso che doveva fare. Sempre all'ora di pranzo riuscì ad acciuffare Andrea, che senza tanti lamenti si sedette con lei al tavolo della mensa. - Emma - la guardò intensamente - che succede? - . L'amica non disse nulla, continuando, tranquilla, a mangiare. Non appena ebbe finito, prese un gran respiro. - Andrea. Mi prometti che non ti arrabbierai e non ti deprimerai e non te ne andrai e sarai ancora mia amica e... - venne fermata dalla bionda, che le appoggiò una mano sulla spalla. - Emma, mi preoccupi così. Dimmi quel che mi devi dire, senza farti problemi - la esortò, e l'altra buttò fuori il fiato. - Io... ecco... credo che mi piaccia Niko, cioè, potrebbe piacermi... e poi lui ha detto che... - si ingarbugliò con le parole, ed Andrea scoppiò a ridere, guadagnandosi un'occhiata interrogativa da parte di Emma. - Evviva, Emma! - esclamò, asciugandosi una lacrima dal ridere. - Ma... ma tu... non sei arrabbiata... con me? - chiese timidamente, e la bionda scosse il capo. - Nient'affatto, meglio per te - affermò, poi piegò la testa da un lato: - E lui? Cos'ha detto? - domandò. - Oh... ehm... ha detto che... ecco, che sei molto carina ma che non vuole uscire con te - fissò Andy, incerta, ma lei non fece una piega e le fece cenno di continuare - e ha detto anche che... uhm... gli piaccio...? - arrossì di botto. - Be', infondo lo sapevo che era così. Avevo sempre quella sensazione, ma la ignoravo volutamente. Quando uscivamo o eravamo insieme, chiedeva sempre di te, di come stavi e chiedeva dov'eri... poi quando ti vedeva si illuminava tutto... buona fortuna, Emma - commentò, serafica, ed Emma non poté che ringraziarla, per poi andare alla ricerca di Chase. Lo trovò al solito posto, sotto un albero. Era seduto, e in mezzo alle sue gambe c'era seduto Shane, un braccio del moro attorno alla sua pancia, a tenerlo stretto a sé, e l'altra mano fra i suoi capelli castani. - Chase - lo chiamò piano, lasciandosi cadere davanti a loro. Shane, che aveva gli occhi socchiusi, li aprì un attimo, dandole un'occhiata veloce. - Ciao, Emma. Qual buon vento ti porta? - le chiese Chase, accarezzando i capelli del fidanzato. - Ehm... ecco, vorrei farti una domanda, Chase - rispose, passandosi una mano sul collo. Il ragazzo annuì, tranquillo: - Dimmi - . Emma si leccò le labbra un paio di volte, nervosa. - Chase, ma tu sai cos'è l'amore? - gli domandò, senza alcuna ironia o sarcasmo. - Pensavo che sarei stato io a farti questa domanda - mormorò fra sé il moro, stringendo alcune ciocche castane fra le dita. - Non lo so, Emma - e lei, nel profondo, si sentì un po' delusa - se quello che provo per Shane è amore - fece una pausa, e il ragazzo dagli occhi dorati sfregò la guancia contro la sua - ma se non è amore, è il sentimento che ci va più vicino - sembrò aver concluso il discorso, ed Emma fece per alzarsi. - Io davvero, non lo so cos'è l'amore. Non so nemmeno se esiste. Ciò che so è che se sei innamorato, dentro di te lo sai. "Ciò che il cuore sa oggi, la testa comprenderà domani" ed è vero. Quando si è innamorati si è pazzi, lo so bene - ridacchiò, dando un buffetto a Shane - non so quanto posso averti aiutato, ma è ciò che penso. Buona fortuna, Emma - concluse, sorridendo. - Grazie di tutto, Chase - disse lei, sorridendo dolcemente. Si alzò, ma non se ne andò subito: rimase lì a spiare i due ragazzi. Chase iniziò a fare il solletico al suo ragazzo, e un attimo dopo si ritrovarono uno sopra l'altro, ancora ridendo. Si guardarono negli occhi, intensamente. - Ti amo, Chase - lo sentì sussurrare. - Anch'io, Shane - rispose il ragazzo dagli occhi rossi, abbassandosi a baciarlo. A quel punto Emma decise che aveva visto abbastanza, e si incamminò verso l'edificio scolastico. "Ora devo solo trovare Niko" pensò, sorridendo per davvero, stavolta.

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Capitolo 15
*** La stella più brillante ***


Emma era nervosa, molto, ma non lo dava a vedere. Dopo aver cercato Niko in lungo e in largo, per tutta la scuola, era un poco stanca. Finalmente in corridoio lo vide, stava venendo verso di lei. Invece di andargli incontro, si lasciò cadere sulla panchina più vicina, subito raggiunta dal ragazzo. Rimasero in silenzio per quella che sembrò essere un'eternità, poi finalmente...: - Emma... - decise di rompere il ghiaccio Niko, mentre contemporaneamente la ragazza diceva - Niko! - . - Uhm, parla prima tu - si fece da parte il biondo, passandosi una mano fra i capelli. - No, prima tu - ribatté, presa da un pizzico di timidezza. - No, ecco... - provò a replicare, zittito subito da lei. - Niko. - disse fermamente, e lui decise di parlare. - Emma... come dire, io... - per la prima volta dopo tanto tempo, Emma lo vide in seria difficoltà, lo sguardo rivolto alla punta delle scarpe e le guance rosee. - Oh, dannazione! - esclamò, più rivolto a se stesso che alla ragazza. - Insomma, ciò che voglio dire è che... uhm... ti amo - diventò rosso fuoco, passando poi al bordeaux, fino a raggiungere un colorito quasi viola. La ragazza aprì bocca, preparandosi a parlare, subito interrotta da Niko: - Prima che tu dica qualsiasi cosa, voglio dirti che a me basta che tu sia felice. Se vuoi che esca dalla tua vita, o che rimaniamo amici, a me va bene. Se vuoi metterti con Brad, mi va bene. E anche se non provi lo stesso, ho ancora un sacco di tempo per farti innamorare di me. E se non ci riuscirò, ci riproverò, e se... - ed Emma pensò che così imbarazzato era dolcissimo, tanto dolce da farle scappare una risata cristallina. Lui fermò il fiume di parole, che gli sgorgavano dalla bocca senza alcun controllo, guardandola, confuso. - Niko - sorrise, un sorriso enorme - sono felice, davvero. E se questo è uno degli "effetti collaterali" dell'amore, a me va bene - affermò, avvicinandosi a lui. - Posso? - chiese, indicando con la testa la sua spalla. - Euh, certo - rispose il biondo, ancora confuso e sorpreso. La ragazza gli appoggiò la testa sulla spalla, beandosi del calore che emanava quel corpo così... vivo. Rimasero ancora una volta in silenzio, ma stavolta un silenzio dolce, di quelli in cui non c'è bisogno di parlare, perché si è già detto tutto. - Emma - la chiamò, timoroso di rovinare quel momento così magico, e romantico, e perfetto. - Hm? - rispose lei, senza alzare la testa. - Posso baciarti? - le chiese, e la voce gli tremò un po'. Lei alzò il capo, appoggiando la fronte alla sua. - Non c'è bisogno di chiedermi il permesso - mormorò, annegando nei suoi occhi color cielo. Gli occhi di entrambi si incatenarono fra loro, suggellando un patto indissolubile, destinato a durare per sempre. La mano di Niko scivolò lentamente sulla sua guancia, facendole una carezza col pollice. Emma socchiuse lentamente gli occhi, chiudendoli quando avvertì il fiato caldo di Niko sulle sue labbra. Sentì i loro nasi sfiorarsi, e poi le loro labbra chiamarsi e trovarsi, in un morbido scontro, che entrambi desiderarono non finisse mai. Si staccarono solo quando mancò loro il fiato, ed ansimanti si abbracciarono. - Niko - disse lei, in un gemito soffocato - ti amo. Sei la stella più preziosa che il cielo potesse darmi, e gliene sono grata. Ma soprattutto voglio ringraziare te, per aver scelto me, e ti dirò una cosa: non smettere mai di brillare -

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