Neve

di Yukiko_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un animale esotico... ***
Capitolo 2: *** La chiave. ***
Capitolo 3: *** Anche gli angeli non sempre volano. ***



Capitolo 1
*** Un animale esotico... ***


Neve capitolo 1

Disclaimers: Nana appartiene ad Ai Yazawa, non a me (purtroppo >.<), dunque tutti i diritti sono di sua proprietà. Questa storia è stata scritta senza scopi di lucro.

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 “La neve è una poesia. Una poesia che cade dalle nuvole in fiocchi bianchi e leggeri.
Questa poesia arriva dalla labbra del cielo, dalla mano di Dio.
Ha un nome. Un nome di un candore smagliante.
Neve.”

[Maxence Fermine]

 

Ci sono due cose che ho sempre odiato.
Mia madre e la neve.
Due cose legate a me indissolubilmente.
Che sia stato il tuo Demone Celeste a farmi questo scherzo, Hachi?
Se penso a me stessa, d’altronde, come posso non tornare con la mente anche a queste due cose?
Yukiko. Figlia della neve.
Questo fu il nome che scelse per me la donna che mi mise al mondo, ma che non mi insegnò mai ad affrontarlo.
Come avrebbe potuto se nemmeno lei riusciva a farlo?
Però io non sono magnanima. Non provo pietà, né compassione per quella donna.
Avrei preferito che non mi avesse mai messa al mondo che farlo solo per avere qualcun altro con cui condividere il suo destino.
Non è forse un grande atto di egoismo? Forse questo è l’unico tratto che ci accomunava.
Ma questo non potrei mai dirlo a te, Hachi. Non voglio essere ancora la causa delle tue lacrime.
Ma non pensare, Hachi, che il mio odio verso la neve sia collegato a questo.
Non sono così sensibile da essere segnata da ciò. Forse un tempo sì, ma ora no.
Solo.. la neve è stata troppo spesso spettatrice della mia insulsa vita. Senza mai intervenire.
Senza mai fermare questo continuo circolo.. crudele.. spietato.. che troppe volte ha rischiato di spezzarmi.
Ecco perché odio la neve.
Ma tu non pensarci, Hachi. Continua a vedere la bellezza in quel bianco splendente.
Continua a rimanere nella tua campana di vetro ed a sorridere.
Nonostante ciò che hai vissuto, continua a rimanere pura.
Avrei tanto voluto essere come te..
Per questo.. ti chiedo perdono.

 

Quando mia madre morì, mi lasciò con un’eredità pesante: il passato.
Orfana quindicenne di una prostituta e di un cliente occasionale di cui si conosceva solo la sua origine straniera, dati gli occhi verdi che mi aveva lasciato come ricordo, seguii l’unica strada che credevo possibile per quelli come me:  chiesi alla donna che procurava appuntamenti a mia madre, Okuda-san, di cercarmi dei clienti.
Essendo io tanto esotica a causa dei miei occhi, accettò velocemente e mi fece tingere i capelli di biondo, spacciandomi per un’occidentale e vedendovi un profitto maggiore, tanto che già quella sera.. la mia vita cambiò.
Mi sporcai per la prima volta.

Vivendo in quel mondo sin dalla nascita, mi abituai in fretta e riuscii a “fare carriera”, questo fu il termine usato da Okuda-san, pretendendo ormai solo clienti di una certa estrazione sociale.
Percepii quasi una certa invidia da parte sua nei miei confronti ma, finché le davo il denaro, era più che soddisfatta.
Chissà cosa credesse. Come se osservare un mondo irraggiungibile per una notte fosse un privilegio.
Per quegli uomini, io ero il piccolo vizio, l’ombra che rendeva più splendente la luce.
Ma poco mi importava. Quando sei abituata al dolore, una ferita superficiale non fa male.
Notte dopo notte, letto dopo letto, tra lenzuola sconosciute e amori occasionali.. la mia vita passava, scorreva. Anche se dire vita non è esatto.
Sopravvivevo, e la sopravvivenza è per gli animali. Gli animali non hanno sentimenti, non hanno pensieri.
Ed io ormai ero divenuta una bestia. Un animale esotico che, ogni notte, fingeva di farsi addomesticare.
E forse era un bene che non provassi più nulla, apatica del tutto al mondo che mi circondava.
Altrimenti… non so se avrei sopportato l’orrore ed il disgusto per me stessa.

Una notte, una notte come tante, una notte identica a quelle avute da sei mesi sino a quel giorno.
Camera d’albergo.  Non una qualunque:  lusso, ricchezza, dorature splendenti ma che a me sembravano così sporche.
Il nero della notte stava sfumando ed una nuova alba sorgeva dietro le tende di seta.
L’uomo, di cui a malapena conoscevo il nome, e che di certo era fasullo, dormiva tra le lenzuola candide, ignorando il peso del peccato commesso.
Sul comodino, una fede.
Seduta sul bordo del letto, allacciai le scarpe, ignorando il piccolo peso che sentivo sul cuore. Era sempre così, nonostante tutto.
Infondo, le donne che possedevano il gemello di quel piccolo cerchio d’oro mi facevano pena.
Ma, d’altronde, nessuno aveva avuto compassione di me, perché io avrei dovuto farmi scrupoli?
Veloce, mi alzai, afferrando il lungo cappotto scuro ma, ancor più importante, prendendo i soldi che mi spettavano ed infilandoli delicatamente in una tasca. Il mio giusto compenso, pensavo.
Avanzai nella penombra di quell’inizio di giornata scuro, con un cielo che preannunciava già pioggia, ed uscii dalla camera, chiudendo la porta dietro di me con un lieve click.
Nel corridoio, illuminato da lampadari dai mille rifinimenti, una porta, poco lontano da quella alle mie spalle, era aperta, lasciando percepire le voci di coloro che erano all’interno. Rimasi ferma, sorpresa.
-Shin, ti prego, rimani un altro po’ con me! Vieni, facciamo almeno colazione!
Una voce femminile chiamava, la voce morbida e roca allo stesso tempo, tenera.
-Mi dispiace, Rumiko, ma devo andare. La prossima volta mi fermerò più a lungo, d’accordo?
Ed, indietreggiando, un ragazzo uscì dalla stanza.
Alto, forse di qualche anno più grande di me, il viso pieno di piercing, anche su quelle labbra che sorridevano dolci verso la donna, capelli di un blu chiaro, appariscenti ma, di certo, in perfetta armonia con i suoi abiti, che non passavano inosservati. Punk.
Rimasi a fissarlo per un paio di secondi, poi abbassai lo sguardo, facendo quasi un sorriso amaro, afferrando lo scambio di battute tra i due. D’altronde, quale ragazzo fuggirebbe all’alba da una camera d’albergo?
Sulle mie labbra una parola si era soffermata. Compagno.
Cominciai a camminare verso l’ascensore, superando i due sulla soglia, il viso basso ma, involontariamente, guardando il ragazzo. Incrociai il suo sguardo, sorpreso e curioso come il mio. Ed, in quell’istante, però, percepii la stessa amarezza della comprensione. Distolsi gli occhi, affrettando il passo, che riecheggiava nel corridoio.
-Dormi ancora un po’, Rumiko. E chiamami.
Sentii la sua voce dietro di me e, poco dopo, il chiudersi della porta ed il suo seguirmi.
Chiamai l’ascensore ed entrai, poggiando la schiena contro la parete. Lui entrò con me, premendo il tasto del piano terra.
Non mi guardava, accendendosi una sigaretta e, sul volto, il sorriso che prima aveva rivolto alla compagna era sparito.
L’espressione neutra del colpevole sul viso. Pensai che anch’io, probabilmente, avessi negli occhi la stessa fasulla indifferenza, ed abbassai il volto, fissando il pavimento.

Silenzio. Uno dei silenzi più densi che avessi mai vissuto.
Ancora oggi non riesco a spiegarmi perché Shin avesse attirato la mia attenzione.
Forse, si trattò solo di un sentimento infantile, come quello di una bimba davanti ad un gioco nuovo e speciale.
Shin, così vicino al mio mondo eppure così diverso, aveva un fascino malinconico che.. non so. Sentivo di dover rispettare.
In quei cinque minuti, nessuno dei due disse nulla, ed io ostinatamente tenni il volto chino.
Quando le porte di metallo si aprirono di nuovo, feci in tempo solo ad osservare la sua schiena allontanarsi.
Aspettai qualche secondo, facendo scorrere la giusta distanza tra noi, prima di percorrere i suoi stessi passi ed uscire dall’hotel, mischiandomi con la folla dei pendolari mattinieri, mentre io avevo appena finito di lavorare. Allora pensavo davvero a quelle notti come ad un lavoro.
C’è qualcosa di talmente in disgustoso in questo, però, che a ripensarci ho il voltastomaco..
Mi diressi verso la metropolitana, e mi ritrovai a penare a quel ragazzo.
Che stesse anche lui fingendo, tornando ad una vita all’apparenza normale?
Scesi velocemente le scale, seguendo il flusso di persone, e venni inghiottita dal buio sotterraneo.
Ero convinta che non lo avrei mai più rivisto, anzi, lo speravo. Perché?
Sapere che qualcun altro porta la tua condanna aumenta solo il suo peso.

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Eccomi qui! E' la mia prima fanfiction, siate clementi!
Io sono una fissata, in tutte le storie mentali che mi faccio (dette anche "filmini schizzofrenici".. sì, sono pazza xD) inserisco sempre un nuovo personaggio, più o meno tormentato (di solito tendo sempre al più). Ed ecco che è nata Yukiko!
Diciamo che può sembrare la solita storia (si incontrano, si innamorano, succede qualche casino e tutti vissero felici e contenti) ma, essendo dotata di una mente alquanto contorta, vi avviso che non sarà così XD
Uhm.. vediamo.. che altro aggiungere? Ah, sì: ritenendomi una nullafacente patentata votata alla disoccupazione, penso di aggiornare piuttosto spesso, anche perchè non vedo l'ora di arrivare ai punti salienti *-*
Per il resto, spero vi sia piaciuto questo capitolo e sarà così anche per i seguenti!
Bye ^^
ps: recensite se non volete avere sulla coscienza una carriera di fanfictionista (?!?) stroncata sul nascere!

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Capitolo 2
*** La chiave. ***


neve capitolo 2

“Voglio parlare al tuo cuore,
Leggera come la neve
Anche i silenzi lo sai,
Hanno parole”

[Giorgia]

...
Sai, Shin, la prima volta che ti ho visto ho pensato che io e te fossimo simili.
Entrambi segnati dal cinismo della vita.
Entrambi un po’ spaventati dalla luce abbagliante e rivelatoria del sole.
Entrambi feriti da quel destino già scritto e che era così difficile da cambiare, quasi impossibile.
E’ forse assurdo che io abbia capito tutto questo con uno sguardo?
Scorgendovi la mia stessa amarezza, all’alba di quella mattina, mi aggrappai alla speranza di aver trovato qualcuno che mi capisse e, nonostante questo, non provai nemmeno a parlare con te.
Lo consideravo giusto. Sono strana, vero?
Però.. sbagliavo, Shin, non è così?
Tu, già allora, inseguivi il tuo splendente sogno, e quel sogno era ciò che ti rendeva così diverso da me, tanto da intimorirmi.
Quella era la grande differenza tra noi due, Shin, ma quando me ne accorsi forse era già tardi.
Io continuavo quella vita senza sperare in un futuro migliore, mentre tu ti allontanavi sempre più, risorgendo.
Mi eri, mi sei così superiore che anche ora, ripensandoci, sento un piccolo dolore al petto.
Shin… quando ho cominciato ad inseguirti?
Quando il mio obbiettivo, il mio motivo per risollevarmi è diventato il raggiungerti?
Inseguirti mentre scappavi… da me? Da tutto ciò che ti ricordavo?
Perdonami se, senza accorgermene, ti ho ferito.
Alla fine, non sono nient’altro che una bambina.
Però.. ancora oggi, il ricordo del tuo profumo, nelle notti senza luna.. mi scalda l’animo.
… Anche se è così sbagliato …

 

 

Il mio appartamento si trovava al quarto piano di un palazzo che, probabilmente, avrebbe avuto bisogno di essere demolito una decina d’anni prima che io nascessi, collocato all’angolo di una strada ombrosa ed in cui raramente batteva il sole.

Periferia di Tokyo, insomma. Come ogni periferia di ogni grande città:  vecchia, sporca, di certo non abitata da persone raccomandabili, a cominciare da me.

Non è che potessi sperare in meglio, in effetti. Probabilmente era già molto l’aver trovato qualcuno disposto ad avere come affittuaria una quasi sedicenne, ma perdonatemi se non mi sentivo poi molto fortunata.

Però, in realtà, i quartieri di periferia erano sottovalutati: per chi, come me, non viveva lì le notti, ci si poteva tranquillamente godere le tranquille giornate, molto meno caotiche che nei centri.

Anche quella mattina, infatti, nel palazzo il silenzio regnava quasi assoluto, interrotto solo dal ticchettio dei miei passi che, veloci, salivano le scale.

Appartamento 409.

Lentamente girai la chiave nella toppa, aprendo piano la porta cigolante.

Una stanza e due letti, entrambi appoggiati alle pareti, ed in mezzo un tavolo di legno; aprendo una porta, un bagno ed un mini cucinino.

Ecco in cosa consisteva casa mia.

Entrai, richiudendomi la porta alle spalle e togliendomi le scarpe.

- Chiyo-chan, sei tornata presto oggi.

Dissi alla sagoma che, sotto le coperte, se ne stava rintanata. La mia coinquilina.

Sentii un debole singhiozzo soffocato, mentre lei raccoglieva ancor di più le gambe al petto.

Sospirai, avvicinandomi alla ragazza e sedendomi sul bordo del letto, aspettando che si calmasse.

Una delle sue giornate nere.

Chiyo aveva diciannove anni, tre più di me ma, fin troppo spesso in quei sei mesi di convivenza, mi ero ritrovata a doverla accudire. Abituata a mia madre, fu come rientrare in una specie di routine: le giornate passate a consolarla, a mentire dicendo che tutto si sarebbe risolto, che presto avrebbe trovato un lavoro come si deve e sì, perché no, un uomo diverso dagli altri. Semplicemente buono.

Però, quelle bugie, con il passare degli anni, erano diventate sempre più pesanti e doverle ripetere anche allora che mia madre se n’era andata era un tormento.

Per molti versi, Chiyo e mia madre si somigliavano.

Avevano gli stessi problemi: uomini e droga.

- Cos’è successo, Chiyo?

Chiesi in un sussurro, guardando fuori dalla finestra distratta. No, non distratta. Stanca.

Ancora un singhiozzo

- Yukiko-chan… io non…

Un ultimo lamento mentre, abbassando le coperte dal capo, finalmente scoprì il volto. Segnato dal sangue e dalle lacrime.

 Spalanco gli occhi, sorpresa, e prendo il suo viso tra le mani, osservando le ferite. Tagli troppo netti e gonfiori un po’ troppo violacei per una semplice caduta.

-Chiyo, cosa ti hanno fatto…

Dico con un sussurro, ed un ricordo nella mente…

 

“Mamma, mamma.. perché piangi..? Cos’è successo? Cosa volevano quegli uomini?”
“Lasciami perdere, Yukiko!!! Va via!! Sparisci!!”
“Mamma…”
“ Sei solo un’inutile ragazzina!! Se tu non fossi nata io ora non dovrei sprecare tutti i miei soldi per te.. Sparisci!! Sparisci dalla mia vita!!”

 

-Yukiko.. n-non.. non avevo i s-soldi… e.. e…

Mi passai una mano sul volto. Stessa storia. Mi alzai e mi diressi verso il piccolo bagno, prendendo un asciugamano ed il disinfettante, mentre Chiyo continuava a balbettare sconnessamente qualcosa. Tornai da lei, cominciando a pulirle le ferite

-Calmati, Chiyo.  Raccontami tutto per bene.

Tirò su con il naso, facendo delle smorfie per il bruciore

-Ieri notte.. sono andata a Shibuya per incontrare un uomo e.. e.. ad un certo punto mi hanno spinto in una strada e.. e.. Ken voleva i soldi, ma.. ma io non ce li avevo!! Allora.. ha detto.. che avrei pagato in modo diverso, per il momento…

Una lacrima le rigò la guancia, ma feci in fretta a farla sparire tra le pieghe dell’asciugamano.

Strinse le gambe al petto.

Silenziosamente continuai a medicarla, nonostante le mani avessero cominciato a tremarmi un po’, ascoltando il suo respiro che si faceva sempre più affannato

-Hanno.. hanno detto che.. che è solo l’inizio, Yukiko! Che questo era solo un anticipo..

Piano, tesi una mano, accarezzandole delicata la chioma scura. Non c’era nulla, nulla di vero perlomeno, che potessi dire per rincuorarla, ed ero stanca delle bugie.

Sospirai, e dalla tasca presi il piccolo mazzetto di soldi guadagnato quella notte. Glielo porsi

-Prendi. Tanto stasera ho un altro incontro. So che non è molto, ma almeno è un inizio..

Le lacrime tornarono a rigarle copiose le guance

-Yukiko-chan.. grazie… grazie..

Distolsi lo sguardo da lei, alzandomi

-Chiyo, non c’è bisogno che ti dica come la penso, vero? La vita è tua e fanne quello che meglio credi, ma allora sii pronta ad affrontarne le conseguenze. Cosa ti aspettavi da Ken?

Nascose la testa tra le mani. Chiyo era sempre stata codarda e debole. Ne provavo una grande compassione, compassione che non avevo avuto mai per qualcun altro…

-Io vorrei tanto smettere, Yukiko, ma.. ma poi sto male e.. e quella mi fa stare subito bene e.. e..

Scossi la testa, mettendo sul fuoco l’acqua per il tè.

-Non ci pensare, ora.. mettiti a dormire, riposati, d’accordo?

Annuì, asciugandosi gli occhi con le maniche e sprofondando con la testa sul cuscino.

Preparai il tè e, poco dopo, gliene porsi una tazza, ma lei già si era addormentata.

Come si poteva dormire così facilmente dopo quello che si è passato?, pensavo.

Però, allora non avevo ancora provato la disperazione pura e non sapevo che, semplicemente, nel sonno i pensieri scompaiono, dando vita ad un dolce oblio, assolutamente necessario per… non impazzire.

Una sostituzione temporanea della morte, insomma.

La posai sul tavolino, sedendomi sul mio letto.

Stanca, stanca, stanca.  

“Questa pseudo vita continuerà all’infinito? Mi prosciugherà fino al midollo? O anche io finirò come mia madre, come Chiyo?”

Mi stesi, guardando il volto ferito della ragazza. Lunghe ciglia scure, bocca gonfia, e non solo per ciò che era accaduto la notte precedente, e  corti capelli neri, tagliati disordinatamente, tanto da darle l’aria di un pulcino spaurito.

Un piccolo sorriso increspò le labbra di Yukiko, subito cancellato dalla consapevolezza

“In che razza di guaio mi sono cacciata? Non bastavano i miei problemi, ora mi faccio carico anche di quelli degli altri!”

Lentamente, mi sdraiai, esausta. Le mie notti non erano di certo dedicate al sonno.

Pochi minuti dopo, scivolai anch’io nel mondo dei sogni..

Un accendino… o una collana? Brillava. Un piccolo pianeta d’argento. Chissà dove l’avevo visto..

Al mio risveglio, però, quella fugace visione era scomparsa.

 

 

 

Di nuovo notte.

Senza luna.

Due bicchieri da vino vuoti su un tavolo di cristallo.

Fruscio di lenzuola, respiri affannati, menti annebbiate, corpi che si intrecciano, ognuno nutrendosi del calore dell’altro.

Amore per gioco. Amore per interessi. Amore per sfida.

Amore che non ha nulla dell’Amore.

Labbra sulla pelle, mani che accarezzano pelli sconosciute ed invitanti, morbide e setose sotto le dita, invitanti.

Passione forzata, piacere per mestiere. Trionfo dell’apparenza e del cinismo.

In quel mondo di plastica.. io ero portavoce di sentimenti altrettanto fasulli…

 

 

-Rimani ancora un po’, piccola Yu. E’ ancora notte.

La voce invitante e suadente dell’uomo giunse come una carezza alle mie orecchie, mentre le sue braccia cercavano il mio corpo, appoggiando il petto contro la mia schiena.

Sorrisi come avevo imparato a fare

-Non posso, mi dispiace. Ma tornerò presto, se vorrai.

Dissi sciogliendomi dolcemente dalla presa, abbottonandomi la camicia ed alzandomi.

-Non capisco perché chiami me quando ci sono tutte le ragazze del Giappone che ti vorrebbero.

Sussurrai, sorridendo, ma senza mentire, questa volta.

L’uomo si alzò, infilandosi un paio di jeans, ridendo

-Perché in tutto il Giappone non c’è donna più bella di te, piccola Yu.

Mi diressi verso l’ingresso, e lui mi seguì. Feci una smorfia

-Non c’è bisogno di adularmi, lo sai.

Ed era vero. Per avermi i complimenti non erano la chiave.

Tesi le mani verso il suo viso, accarezzandolo e scostando dalla fronte alcune ciocche bionde

-Ma, ad ogni modo, fa molto piacere.

In punta di piedi, sfiorai delicatamente le sue labbra con le mie, in un gesto che ricordava più una carezza che un bacio.

Nel contempo, sentii la sua mano scivolare nella tasca del mio cappotto.

Già, per avermi non servivano complimenti. Ma lui possedeva anche la vera chiave.. la chiave per il mio corpo.

Denaro.

Mi separai da lui, aprendo la porta con un sorriso.

-A presto.

Sussurrò, ed io annuii, per poi voltarmi. Feci qualche passo nel corridoio, prima di sentire la porta chiudersi dietro di me.

Affrettai il passo, fermandomi davanti all’ascensore. Pigiai il bottone, attendendo.

Un velo d’ombra calò sui miei occhi.

La chiave… la chiave… la chiave…

Già, la chiave per il mio corpo era il denaro. Ma per la mia anima? Per quell’anima nera, sporca, ferita?

Qual’era la sua chiave?

O ero davvero solo un corpo votato al piacere maschile?

Una creatura che aveva perso la sua umanità da tempo?

Forse, lo avrei scoperto quando mi sarei liberata da tutto quello.

Ma…

Le porte di metallo si aprirono.

Un brillio. Il pianeta d’argento.

Sollevai il viso, ed i miei occhi si posarono nei.. suoi.

Viso chiaro e sottile. Capelli di un azzurro acceso. Occhi come laser.

Il punk. Shin.

Così, perlomeno, lo aveva chiamato quella donna.

Rimasi per un attimo basita, prima di distogliere lo sguardo e di entrare, rifugiandomi quasi nell’angolo più lontano da lui.

Assurdo che lo rivedessi nuovamente dopo appena un giorno e, soprattutto, che ci fossimo incontrati in un hotel dall’altra parte della città rispetto all’ultima volta.

Doveva esserci qualche Demone a controllare ed a divertirsi con la mia vita, pensai.

Gli lanciai un’occhiata fugace, quasi imbarazzata. Quel giorno, però, la sua espressione era.. diversa.

Se possibile, il suo volto era più tormentato della notte precedente.

Nell’aria già si diffondeva il profumo delle sue sigarette, un profumo dolciastro e penetrante che respirai a pieni polmoni, trattenendomi dal tossire.

“Che qualcuno come te abbia quella chiave?” mi ritrovai a pensare, poi scossi la testa.

Che assurda che ero! Infondo, ero nient’altro che una bambina.. una bambina nel mondo degli adulti.

Quel pensiero era forse sintomo che credevo ancora nelle favole?

Sorrisi debolmente, tra me e me, della mia ingenuità.

D’altronde, il mio corpo era ancora caldo del tepore di uno sconosciuto.

Un’ombra calò sui miei occhi.

Quando sarei stata libera mi sarei permessa di sognare.

Ma, probabilmente…

- … Non me ne libererò mai…- sussurrai senza accorgermene.

Sguardo laser.

Le porte di metallo si aprirono.

I suoi occhi. Fissi nei miei.

Meno di un secondo.

E poi di nuovo, via. Ma furono i miei piedi a muoversi.

Involontariamente. O no.

Scappare da quegli occhi. Che bruciano.

E fuori, nell’aria fredda d’inverno.

 

Camminavo tra le strade quasi del tutto deserte. Confusa.

Cos’era? No, quelli non erano occhi. Gli occhi non avevano lo stesso effetto di una pistola.

O sì?

Una mano su una spalla e l’altra sulla bocca. Cercavo di ribellarmi, senza capire cosa stava accadendo, ma la forza dell’uomo (o meglio, dell’orso) che trascinava non era nemmeno paragonabile alla mia.

Mi ritrovai in una stradina laterale, quasi del tutto immersa nelle tenebre, la schiena contro un muro ed una lama alla gola.  Erano due uomini: uno, l’orso che mi teneva ancorata al muro, e l’altro… che riconobbi immediatamente.

-Ci si vede, Yukiko.

Tremavo, senza capire il suo scopo. Ken. Cosa voleva da me?

-Cosa…. Cosa.. v-vuoi, Ken?

Dissi, incespicando nelle parole, il panico ormai padrone dei miei occhi.

Lui scoppiò in una risata, scoprendo i pochi denti marci. Una mano, lasciva, mi accarezzò il volto.

Rabbrividii.

-Ma come, Yukiko, tremi? Hai paura? Non sei forse un pezzo di ghiaccio, tu?

Non risposi, serrando la mascella ed evitando di guardarlo negli occhi. Stavo per avere lo stesso destino che la notte prima era toccato a Chiyo? Ma perché?

-Mia Yuki, sai cosa ti dico? Sono stanco di aspettare la tua amica. E, se non sbaglio, tu sei appena uscita da quell’hotel, no? E’ stato davvero un caso fortunato incontrarsi, non trovi?

-Ma io cosa c’entro con Chiyo!? Il debito è suo!

Uno sputo mi colpì la guancia

-Non provare ad alzare la voce con me, sgualdrinella!!

Disse, prendendomi il mento tra le dita. Abbassai lo sguardo, mordendomi la lingua. Rise.

-E brava Yuki.. e adesso vediamo quanto hai guadagnato, eh?

Prese i soldi che poco prima erano stati infilati nella tasca del cappotto, contandoli

-Guadagni bene, eh Yukiko? Però non è ancora abbastanza.. vediamo un po’.. magari potrei saldare definitivamente il debito della tua amica se tu..

Prese una ciocca dei miei capelli, portandola alle labbra, viscido. Feci una smorfia schifata, nonostante la paura entrasse sempre più dentro di me.

Ero consapevole di ciò che stava per accadere. Ero spacciata.

“Maledizione, maledizione, maledizione!!” la parola rimbombava nella mia mente e sentii le lacrime pungermi gli occhi.

No, io non dovevo piangere, non…

Ma era difficile con la risata sadica di Ken nelle orecchie.

-Forza, andiamo in un posticino più appartato. Prova ad urlare, tesoro, e t…

Un pugno in pieno viso. Ken barcollò un po’, per poi cadere a terra con un tonfo, il volto inondato dal sangue. Il secondo uomo mollò la presa, tanto velocemente che a mia volta mi ritrovai a terra, e si avventò contro colui che aveva colpito Ken ma, prima che potessi coglierne i movimenti, anche lui cadde a terra, colpito.

Nella debole luce di un lampione in lontananza, vidi.. un brillio. Un brillio argenteo.

D’un tratto, una mano afferrò la mia, facendomi alzare a forza

-Corri!!

Urlò, trascinandomi via. Inciampando, uscimmo dal vicolo, dirigendoci verso la strada principale e mischiandoci tra la folla, sempre presente nelle strade di Tokyo, anche a quell’ora di notte (benché ormai stesse per sorgere l’alba).

Il ragazzo, la cui mano stringeva la mia, continuò a correre, senza mai allentare la presa ed io.. io rimasi a fissare come inebetita la sua nuca azzurra, seguendolo senza fiatare.

Solo dopo un lungo minuto ebbi il forza per sussurrare solo una parola

-Shin..

 

Sai, Shin, la prima volta che ci incontrammo pensai che io e te fossimo simili.
Ma, quando afferrasti la mia mano, e la sentii così grande e calda nella mia, così.. salda… capii di essermi sbagliata.
Shin, io non ho mai avuto un briciolo della forza che tu dimostrasti quella notte.
La mia incapacità di reagire.. è l’ennesimo dei miei difetti.

 

 

Finito il nuovo cappy, anche se è mezzanotte!! Mi sento troppo soddisfatta di me stessa **
Anche perché è parecchio più lungo dell’altro e la storia si sta sviluppando.

 

Ora, rispondiamo un pochetto (per quel che può permettere la mia mente non del tutto attiva a quest’ora):

 

Daygum: grazie mille! ^^ Spero che tu abbia trovato questo capitolo interessante come il precedente, forse anche di più!

 

Tochan: Tochaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan!! ** Kyaaaaah!! ** Sai che la tua opinione per me vale troppissimo!!! ** Dici che Yukiko assomiglia a Nana? Uhm.. beh, come passato si somigliano molto, ma Yukiko è più.. debole di Nana, ma allo stesso tempo meno sensibile. E’ ancora una bambina, quindi per certi versi alcune cose a cui Nana non farebbe caso invece feriscono molto Yuki, ma allo stesso tempo non riesce a legarsi alle persone come Nana. In pratica Yukiko è la Nana che, in un mondo parallelo, non ha mai incontrato Nobu, Yasu, Ren, Shin e Hachi.
Shin è veramente fiQuo, vero? ** Notarsi la frase che ho inserito e che lo ha colpito: “Non me ne libererò mai.” Lo dice lui stesso quando il clone di Reira lo chiama per l’ennesima volta. Poverino, vero?  Era così bella la sua faccia triste triste in quella scena che quella frase mi è rimasta impressa!!
Comunque, ci saranno risvolti interessanti… piccolo indizio: comincia, anzi, cominciate a domandarvi chi è il secondo uomo, quello con cui passa la notte Yukiko prima di incontrare Shin per la seconda volta, perché è qualcuno di nostra conoscenza è che creerà casini!!
Per il Principe Nero… visto che me lo chiedi tu vedrò cosa poter fare ** Kiss

 

Vivienne_90:  Grazie grazie! ** Come già detto, la solita storiella non è, PERO’ (si, c’è un però) Shin.. beh.. eh eh, mica posso svelare tutto, no? Diciamo solo che avrà molto a che fare con Yukiko. Thanks ^^

 

Dea Nemesis:  Oddio, grazie grazie ** Giuro, la mia autostima sta raggiungendo livelli mai visti xD Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo ^^

 

Hachi92:  Aggiornata! L’ho detto che avrei cercato di postare il prima possibile, no? ^^ Lo so, davvero hanno una vita deprimente, infatti non vedo l’ora di continuare con capitoli un po’ meno da taglio delle vene! Baci ^^

 

Sailorgiola: sì, è la mia prima fic, ma scrivo storie da quando ero alta mezzo metro XD Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! **

E con questo, alla prossimaaaaaaaaaa! ^^
ps: se trovate qualche errore di battitura o grammatica, è dettato solo dalla mia foga di aggiornare >.< Pardon!

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Capitolo 3
*** Anche gli angeli non sempre volano. ***


Neve capitolo 3

“Dal cielo tutti gli Angeli
videro i campi brulli
senza fronde né fiori
e lessero nel cuore dei fanciulli
che amano le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
e allora discese lieve lieve
la fiorita neve.”
[Umberto Saba]

 

Nana, conosci la favola di Biancaneve?
Da piccola era la mia preferita!
Sarà stato per l’assonanza con il mio nome, ma tutti le sere leggevo quel piccolo libricino, regalo di una vicina tanti anni prima.
E’ una bella fiaba, vero?
Una ragazza bellissima e pura, l’odio della madre nei suoi confronti, la sua fuga, abbandonata a sé stessa  ed, infine, il principe azzurro che le dona la salvezza.
La leggevo sempre, ed ogni volta mi dava un po’ di conforto, mi faceva sorridere, anche se mia madre tornava a casa arrabbiata, se mi guardava con disprezzo, se mi urlava contro.
Ma, un giorno, in uno scatto d’ira, quel libro finì sul fuoco.
Ricordo che mi bruciai le dita cercarlo di salvarlo, ma ormai non ne era rimasto che cenere.
Piansi a lungo, sai Nana?
Ancora oggi quel ricordo mi rende un po’ triste, anche ora che non credo più nelle favole.
Sai, Nana, mi chiedo perché Biancaneve non portasse rancore verso la matrigna.
Perché non avesse cercato vendetta, ecco.
Io penso che, semplicemente, lei volesse essere amata. Anche da colei che voleva ucciderla, gelosa.
Forse è anche per questo che Biancaneve ama il suo principe. Forse perché è il primo che le dona tutto il suo affetto.
O forse queste sono semplici farneticazioni. Non lo so, Nana.
Ti chiederai perché dico tutto questo a te, vero?
Perché, forse, tu sei l’unica che può leggere questa storia come la leggo ora io, che non sono più una bambina.
Con infinita amarezza.

 

 

 

 

-Hey…tu... fe…fermati!!

Strattonai la mano, stretta in quella del ragazzo, ma incapace di usare la forza necessaria per lasciarla.

Ormai correvamo per le strade, illuminate dalla tiepida luce di quell’inizio di giornata, da lunghi minuti, senza mai fermarci, ed i miei polmoni stavano scoppiando, non abituati ad un simile sforzo.

Lui rallentò, per poi fermarsi accanto ad un lampione ancora acceso, nonostante ormai l’aurora splendesse nel cielo.

Sentii le sue dita lasciare la mia mano… con disappunto. Mio o suo?

Mi piegai in due, con una mano sul petto, sentendo il cuore battere troppo velocemente, prendendo grandi boccate d’aria.

Ma… il battito accelerato del mio cuore era davvero dovuto alla corsa?

Paura? Emozione? Cos’era quel tremito che mi pervadeva?

-Scusami, non mi ero reso conto. Probabilmente li abbiamo seminati.

Alzai il viso verso il ragazzo che, senza accusare minimamente lo sforzo della corsa, mi guardava, la schiena poggiata contro il palo. Sorrideva, quasi divertito.

-Certo non credevo fossi così poco allenata!

Disse, e si vedeva che stava trattenendo a stento una risata. Sentii uno strano prurito alle mani.

-Sai… non… mi… mi sono mai… mai allenata per…  la maratona!!

Dissi, continuando ad ansimare, infastidita. Mi avevano quasi violentata e lui stava facendo delle battute!!

“Però ti ha salvata, Yukiko..”

Flebile voce nella mia mente.

Già. Mi aveva salvata.

Un risolino gli sfuggì  dalle labbra, spensierato. Lo guardai, immobile, seria.

Shin se ne accorse e, prima che dicesse qualcosa, lo interruppi.

-Perché?

Una domanda che non trovava risposta.

Il respiro si era ormai normalizzato, ed i miei occhi erano fissi nei suoi.

Laser. Ne avevo quasi paura, di quello sguardo.

Il sorriso svanì dalle sue labbra, mentre io ripetevo la mia domanda

-Perché mi hai salvato?

Silenzio. Pochi secondi, lunghissimi, poi le labbra si piegarono di nuovo, quasi con una sorta di malinconia.

-Perché era giusto così, non trovi?

Rispose.

Silenzio. Nuovamente silenzio.

Si accese una sigaretta, mentre io lo guardavo, senza dire nulla. Tranquillo.

Brillio d’argento. L’accendino, così particolare, brillava al suo collo.

Il chiacchiericcio delle strade si stava facendo più acuto, fastidioso, mentre la folla si riversava sui marciapiedi.

Fece un lungo tiro. L’odore dolciastro delle sue sigarette mi pizzicò il naso, facendomi quasi starnutire.

“Chi sei?”

Ecco cosa avrei voluto chiedergli. Ma, d’altronde, avevo paura della risposta.

Lui, per il momento, rimaneva solo una figura della notte, come me, e questo in qualche modo mi rincuorava. Avere qualcosa in comune.

Ed ero troppo codarda per spezzare l’illusione che io fossi simile a quel ragazzo, che sia nel buio della notte che nell’alba del mattino.. sembrava splendere.

Ma probabilmente era solo lo shock a rendermi così romantica!

Però lo ricordo ancora così.. come un angelo.

“Ma gli angeli hanno i capelli azzurri?” mi chiesi, e le mie labbra si piegarono in un sorriso.

 

 

D’un tratto, lui spalancò gli occhi, come se si fosse appena ricordato di qualcosa

-Oh, a proposito.. com’è che ti chiami?

Rimasi immobile, basita, ed il sorriso sparì dalla mia bocca, ora lievemente aperta per lo stupore.

-Eh?

Probabilmente avevo capito male.

-Come ti chiami?

Il viso innocente, quasi in un’espressione da bambino. Angelico davvero.

Nulla mi aveva mai fatto irritare di più.

Continuava ad aspettare, in attesa di una risposta.

Non.. non ci potevo credere! Allora era serio!

Interdetta, continuai a fissarlo per un istante. Poi serrai i pugni, mentre l’irritazione mi dava alla testa, e sferrai un pugno alla sua spalla.

In realtà credo che il dolore alla mia mano fu maggiore di quello che io provocai a lui.

 Lui si ritirò, massaggiandosela

-Hey!

-Ma che razza di persona sei?!? Tu fai a botte con i pusher tutti i giorni per persone di cui non conosci nemmeno il nome?!?

Dissi, con un tono di voce forse un po’ troppo alto, improvvisamente irata. Lui mi guardò, mantenendo quell’espressione un po’ confusa

-Beh, facevo il mio dovere sociale, per così dire..

… Eh?

Avevo la bocca spalancata. Assurdo!!

-Se dovevi fare la tua buona azione del giorno facevi attraversare un paio di vecchiette!

Shin continuò a guardarmi, pensieroso

-Perché, avresti preferito che ti avessi lasciato in balia di quegli uomini?

Chiese, innocentemente. Aggrottai la fronte, perplessa. Non aveva mica tutti i torti..

-Beh, in effetti…

Per un istante, entrambi ci guardammo, esitanti.

La sua risata sonora, tanto da sorprendermi, spezzò quel momento

-Come “beh, in effetti”?! Certo che sei strana davvero!!

Disse, piegandosi in due dalle risate. Mi sentivo un po’ offesa, in realtà.

Che razza di eroe era quello? Un principe che di azzurro aveva solo la chioma!

Però.. la sua risata era contagiosa. Sorrisi, vagamente divertita. Sospirai e dissi, passandomi una mano tra i capelli, esitante

-Probabilmente. Non sei il primo a dirmelo.

Sogghignai.

-Ad ogni modo.. il mio nome è Yukiko.

Lui si riprese,asciugandosi le lacrime agli occhi,  guardandomi.

Sorrise a sua volta, ma era un sorriso diverso.

Poco era rimasto di ingenuo sul suo viso.

Di nuovo quello sguardo. Senza accorgermene, trattenei il fiato.

-Piacere, Yukiko-chan.

Laser. Quegli occhi.. ipnotici, tanto che rimasi a contemplarli senza accorgermi della sua mano finchè non sfiorò il mio collo.

Una carezza.

Morbida.

Gelida.

Ma non fu il freddo a farmi rabbrividire.

Mi scostai, toccando il punto in cui alcuni secondi prima la mia pelle era entrata in contatto con la sua.

-Sanguini.

Disse, osservandosi i polpastrelli macchiati di rosso.

Guardai a mia volta le mie mani, sporche anch’esse.

Sangue.

Il mio cuore saltò un battito.

-Ah.. Deve… deve essere stato quando.. quel tizio mi ha puntato il coltello alla gola…

La mia voce si spense, mentre il ricordo di pochi minuti prima mi assaliva.

Lo stesso terrore.

La stessa paura.

Immobile, fissai l’asfalto, ma in realtà davanti a me scorrevano le immagini degli incubi che si sarebbero realizzati se solo…

In frantumi.

In un attimo.. realizzai in pieno ciò che mi era accaduto.

Fino a quel momento, Ken era rimasto offuscato nella mia mente, distratta dall’evolversi degli eventi.

Ma ora…

Quell’accenno di serenità che la spensieratezza di Shin mi aveva portato si ruppe in mille pezzi.

Sentii il mio corpo tremare, senza che riuscissi a controllarlo.

Perché? Sapevo, sapevo che non sarebbe finita lì.

Sapevo che sarebbero tornati a cercare me, o Chiyo.

Sapevo che, prima o poi, ci sarebbe stato un altro vicolo buio, un altro muro gelido dietro le mie spalle ma nessun principe azzurro a salvarmi.

Sapevo. Sapevo, come avevo sempre saputo, che nessuno si sarebbe curato se… se fossi morta.

O peggio.

Il tremito si fece più accentuato, tanto che sentivo che le gambe non avrebbero potuto sorreggermi ancora per molto.

Affogavo, affogavo nel mio terrore, nella mia paura.

Più cercavo di respirare, più l’acqua, che non era acqua ma più simile a fango, viscido e sporco, mi entrava nei polmoni.

Deglutii, a fatica, senza alzare gli occhi, portandomi entrambe le mani alla gola.

“Ho paura…”

“E di cosa, Yukiko? Della morte? Non essere sciocca: come puoi aver paura che ti venga tolta una vita che non hai mai avuto? Inoltre.. nulla può essere peggio di questo.”

In frantumi.

Le gambe cedettero, definitivamente.

Ma.

Ma non sentii il duro asfalto. Il colpo non arrivò mai.

Due mani, forti e fredde, mi sorressero, sospingendomi contro il petto di colui a cui appartenevano.

Mi ci rifugiai, ispirando forte.

Un odore dolciastro. L’odore di una sigaretta che era diventato fin troppo familiare.

Il fango divenne meno denso.

-Calmati, Yukiko.

Un sussurro al mio orecchio. Annuii debolmente.

Sentii il suo battito contro il mio orecchio, e mi aggrappai a quel suono, tanto che anche il mio vi si adattò.

Tum. Tum. Tum.

Il respiro si regolarizzò, piano. Ma il terrore rimaneva, troppo presente perché la mia mente riuscisse a sopportarlo.

-Puoi piangere, se vuoi.

Chiusi gli occhi. Non una lacrima.

-Io non piango mai.

Voce atona. Robotica. Senza vita.

Senza la vita che non avevo mai posseduto.

Sentii le braccia di Shin stringermi un po’ più forte.

-Io non piango mai.

Ripetei. Ma avrei voluto.

Forse il dolore che sentivo dentro si sarebbe attenuato.

E fu la nebbia.

 

 

Hey, Nana

Fuggire dalla realtà è sempre stata la nostra specialità, vero?

 

 

Quando la nebbia si diradò, mi accorsi di trovarmi distesa.

Fissavo il soffitto bianco di una stanza, cercando di orientarmi, anche se con difficoltà.

Fu allora che riconobbi la voce mi chiamava e percepii la mano che stringeva la mia.

-Chiyo..

Sussurrai, sbattendo più volte palpebre.

-Yukiko-chan!! Ti sei svegliata, finalmente!! Che sollievo!!

Voltai la testa, fino ad incontrare lo sguardo della mia coinquilina.

Uno sguardo bagnato di lacrime.

Tirò su con il naso, asciugandosele con il dorso della mano.

Sbattei nuovamente gli occhi.

-Che ci faccio qui?

Mormorai, confusa. L’ultima cosa che ricordavo era..qualcuno che mi stringeva a sé.

Shin.

Quel ricordo mi colpì in pieno.

Mi misi a sedere, guardandomi intorno, agitata

-E Shin? Shin dov’è?

Chiyo mi guardò, aggrottando le sopracciglia

-Shin sarebbe quel ragazzo che ti ha portato qui? Beh, io so solo che quando ti ha portato qui ero così preoccupata, Yukiko!! Ha detto che non ti sentivi bene e che eri riuscita a malapena a mormorare dove abitavi!! Davvero, Yuki, non fare più scherzi del genere!! Ma cos-

-Non lo vuoi sapere davvero, Chiyo, credimi.

La fissai, lo sguardo duro e gelido. Voce tagliente.

Il ricordo di poche ore prima era vivido.. tanto da farmi male ancora.

Più di quel coltello che aveva lasciato segno sulla mia gola.

Lei sussultò, e per un lungo momento restò in silenzio, sorpresa.

Poi, piano, sul volto comparve l’ombra della consapevolezza.

-E’.. stato Ken?

Non risposi. Non ce n’era bisogno.

Un lungo silenzio.

Feci per alzarmi ma..

La sua mano afferrò il mio polso, delicata.

Chiyo, seduta sul letto, mi guardava, implorante

-Mi dispiace tanto, Yukiko, davvero. Ma.. ma io adesso ho i soldi e, vedrai, Ken non..

-Non voglio saperlo, Chiyo.

La interruppi. Debolmente sciolse la presa, abbassando lo sguardo.

Le sue labbra tremarono, serrandosi in una smorfia

-Scusa…

Distolsi lo sguardo da lei.

-Non so se basta, Chiyo.

Mi diressi verso il bagno.

Chiusi la porta dietro di me.

Girai la chiave nella toppa.

Anche con il suono dell’acqua scrosciante, percepii i suoi singhiozzi.

 

 

-Shin!! Sei in ritardo!!

La voce di Nana lo accolse, ovviamente non nel più dolce dei modi.

-Senti, a me non frega niente cosa fai la notte, ma se fai ritardo un’altra volta alle prove giuro che ti prendo a calci!!!

“Sensibile come sempre” pensò il ragazzo, trattenendo un sorriso.

-Che cattivaaaaa!! Guarda che io oggi ho aderito anche al mio impegno sociale!!

-Sì, come no, tutte scuse!! Mettiti a lavoro E SPEGNI QUELLA SIGARETTA!

Disse la ragazza, strappandogli dalle labbra la Black Stone che stava fumando e spegnendola sotto il piede.

-Agli ordini!

Disse il ragazzo, avvicinandosi a Nobu, che stava ridendo. Prese il basso dalla custodia, cominciandosi ad accordarlo.

-Hey, Shin, nemmeno stanotte sei tornato a casa. Non starai esagerando?

-Sta tranquillo, Nobu, io passo le mie notti in un modo splendido!

-Detto da un quindicenne è inquietante!

Shin sorrise, ma c’era un fondo di amarezza sul suo volto.

La mente già era tornata alla notte appena passata.

Lunghi boccoli chiari. Voce limpida. Sorriso sereno, che troppe volte nascondeva dolore.

Un angelo.

 

“Ma come, Shin? Non lo sai? E’ il filo rosso che lega per il mignolo le persone predestinate.”

Ed ancora..

“Sono così stanca della mia natura umana..”

 

Già. Lo era anche lui.

Piccole confidenze sussurrate nel cuore della notte.

Si erano separati da poco e già la ferita nel petto di Shin si stava riaprendo.

Forse.. anche per colpa dell’altro angelo.

Quell’angelo che era puro quanto lo era lui.

Un angelo dalle ali mozzate.

 

“Non me ne libererò mai..”

 

Ali ancora sanguinanti.

Rivedeva lo smarrimento negli occhi di giada della ragazza.

Yukiko..

Che lo stesso smarrimento comparisse nei suoi?

-Hey, Shin?

Shin sbatté le palpebre, tornando al presente.

Incrociò lo sguardo preoccupato di Nobu.

-C’è qualcosa che non va?

Shin sorrise.

-Nulla. Pensavo solo a quanto sia bella la neve.

La voce di Nana, calda e roca, riempì lo studio.

 

 

 

Quando uscii dal bagno, Chiyo era ancora lì.

Seduta sul letto, piangendo.

Strofinai l’asciugamano sulla testa, guardandola . Abbassai lo sguardo, incapace di dire nulla.

E fu allora che i miei occhi finirono sul piccolo tavolo che si trovava tra i nostri due letti.

C’era un biglietto sopra.

Mi avvicinai, prendendolo tra le dita.

C’era una scritta a grandi caratteri, che attirò immediatamente la mia attenzione.

BLACK STONES.

-E questo?

Chiesi, stupita.

Senza alzare gli occhi, sentii Chiyo sussurrare

-Lo ha lasciato quel ragazzo...

Battei le palpebre più volte, sorpresa. Guardai il volantino.

Era per quella sera.

Lanciai un’occhiata a Chiyo, e mi avvicinai a lei.

-Ti va se andiamo a darci un’occhiata?

Dissi, con un sorriso titubante sulle labbra.

Lei alzò il volto bagnato verso di me, sorpresa.

Annuì con vigore

-Sì, Yukiko-chan!

Risi, asciugandole le lacrime.

-Allora pensiamo a farci belle!!

Le scompigliai i capelli.

Un sorriso ingenuo le illuminò il volto, mentre annuiva di nuovo, abbracciandomi.

Ancora oggi, Chiyo è una delle cose più pure e immacolate che io possa ricordare.

Il suo candore è, tuttora, così abbagliante che, chi come me non è abituato alla luce del sole, ne rimane abbagliato.

 

 

"Pronto?"

-Yucchan!! Indovina chi è!

Una risata dall’altro capo del telefono

"Chi può essere se non un certo biondino? Come va? Perché mi hai chiamato?"

Come se non lo sapesse.. pensò l’uomo, con una smorfia

-E se ti dicessi che mi manchi già?

"Ti direi che stai diventando viziato!"

Un’altra risata. Anche il ragazzo rise.

-Forse, ma che male c’è? Allora? Stasera ci vediamo?

Attesa.

"Mi dispiace, stasera ho un impegno con un’amica. Scusa."

Il ragazzo aggrottò la fronte.

-Un’amica o un amico?

Risate

"Sei forse geloso?"

-Certo che no!!

Urlò quasi lui, arrossendo.

La donna all’altro capo rise di nuovo.

"Tranquillo, è un’amica. Ora devo andare. A presto!"

-A..

Tu. Tu. Tu.

-…presto.

Il ragazzo abbassò il cellulare, fissando il display, ormai spento.

Un urlo

-Dove diamine ti sei cacciato, Naoki?!?

Il ragazzo sospirò.

-Eccomi, Takuuuumiiii!!!

Disse, ed immediatamente sul suo volto apparve un sorriso.

Mantenere una finta allegria. Fingersi ingenuo e superficiale.

Solo un altro modo per evitare di essere feriti.

Percorse il corridoio ed aprì la porta.

Ennesimo inganno.

 

 

 

Borchie. Creste. Piercing. Giacche, pantaloni di pelle. Tartan abbinato a spille e spillette.

Capelli dalle naturalissime tinte viola, rosa, blu, verde.

-Dove siamo finite?

Chiese Chiyo, stringendosi a me, preoccupata. A dire il vero, neanche io ero tanto tranquilla

D’accordo, io e Chiyo proprio delle sante e, soprattutto Chiyo, non è che frequentasse belle compagnie, ma mai nulla di estremo, almeno nell’aspetto.

Ritrovarci in un covo di punk, insomma, non era del tutto rassicurante

-Non… bisogna giudicare dall’aspetto, Chiyo. Infondo, anche Shin è un punk, no? Dovevamo aspettarci che quel volantino pubblicizzasse una musica del genere.

La ragazza annuì, aggrappandosi al mio braccio

-E.. entriamo?

Chiese, titubante. Feci segno di sì, sospirando, e spinsi la porta.

Il locale era una live house in stile londinese, anche se, sommersa dalla folla e quasi completamente al buio fatta eccezione per poche, psichedeliche luci, era difficile da giudicare.

Molta gente già si era radunata sotto il palco, attendendo con trepidazione, e il vociare era tanto forte che quasi non riuscivo a sentire ciò che mi diceva Chiyo, accanto a me.

Ma, d’altro canto, suppongo che nemmeno nel silenzio più assoluto avrei capito le sue parole: la mia mente era distratta.

Inconsapevolmente, sin dal primo momento in cui avevo messo piede nel locale, avevo cercato tra la folla il volto di Shin.

Avevo creduto [sperato] che quel volantino lasciato sul tavolo del mio appartamento altro non fosse che un invito.

Ed invece, nonostante lo cercassi affannosamente.. non riuscivo a vederlo da nessuna parte.

Una piccola parte di me fu adombrata dallo sconforto ma, in qualche modo, la mano di Chiyo, stretta nella mia, mi sollevò.

Che strano rapporto, il nostro.

Sentivo uno strano senso di protezione nei suoi confronti, nonostante la differenza d’età ma, se qualcuno me lo avesse fatto notare, lo avrei trovato assurdo.

Perché Chiyo mi ricordava la persona che più avevo odiato. La persona che, più di tutte, mi aveva ferito.

Madre…

-Yuki-chan, cerchiamo di arrivare sotto il palco!!

La voce di Chiyo mi fece tornare alla realtà, in quel momento così chiassosa e confusa.

Facendoci strada tra la folla a spintoni, riuscimmo ad arrivare in prima fila, anche se con fatica.

Le luci si spensero ed, immediatamente, un urlo partì dal pubblico.

Sentivo i mormorii dei fans accanto a me con distrazione

-Sono davvero grandi!

-Ah, non vedo l’ora di vedere Nana!! E’ da mesi che non si esibiscono!

-Perchè, Yasu? E’ fantastico!! Non per nulla è il leader!! E’ una fortuna che qui a Tokyo non siano ancora famosi, altrimenti sarebbe quasi impossibile ascoltarli dal vivo!!

-E’ verissimo!

-Ah!! Eccoli!! Nana!!!!!!!!!!!!!!!!!

Il grido aumentò di volume, mentre sentivo la mano di Chiyo stretta più forte nella mia.

Alzai lo sguardo verso il palco, mentre quattro figure entravano.

Una donna.

No, non una semplice donna. Solo la sua immagine esprimeva forza, carisma, bellezza..

I suoi occhi, sottolineati da un trucco pesante, sembravano brillare.

Rimasi affascinata, guardandola.

Lei afferrò il microfono, legandovi un nastro, per poi avvicinarlo alle labbra

-Buonasera a tutti! Noi siamo i Blast!!

Il boato esplose nuovamente, mentre la musica partiva.

-Yukiko!!! Guarda!!! Quello è..!!!

Ammaliata dalla vocalist, non avevo fatto caso agli altri componenti della band ma, quando guardai dove Chiyo mi indicava, rimasi senza fiato.

Shin.

Le corde del basso scorrevano tra le sue dita, dando vita a suoni magnifici.

No.

Non era più solo Shin. Ora era un dio, così come lo erano tutti e quattro i ragazzi sul palco quella notte.

E, mentre la voce calda e roca di Nana si diffondeva nella sala, tremai.

Mi resi conto di come.. stessi assistendo ad un qualcosa di straordinario.

Magia pura.

 

“When I was darkness at that time fueteru kuchibiru
Heya no katasumi de I cry
Mogakeba mogaku hodo tsukisasaru kono kizu
Yaburareta yakusoku hurt me
Nobody can save me
Kamisama hitotsu dake
Tomete saku you na my love
I need your love
I'm a broken rose
Maichiru kanashimi your song
Ibasho nai kodoku na my life
I need your love
I'm a broken rose.
Oh baby, help me from frozen pain
With your smile, your eyes, and sing me, just for me
I wanna need your love...”

 

 

 

 

Hey, Nana, quella notte..
tu hai sentito il battito del mio cuore impazzito aldisopra di tutto quel rumore, non è vero?
Io ne sono convinta.
Ancora oggi, l’istante in cui voi siete comparsi sul palco..
Lo ricordo come la prima volta che mi sono innamorata.
Hey, Nana.. il mio primo amore è stata la tua voce.
Ti prego, canta ancora e, anche se non dedicherai quella canzone a me..
 fammi sentire di nuovo il mio cuore di ghiaccio battere in petto…

 

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Allors, rieccomi!! Yes, I know, avevo promesso di aggiornare in fretta ma, chissà perchè, questo capitolo ha richiesto molto tempo.. uhm... 

In realtà l'avevo in pratica finito di scrivere qualche giorno fa, ma poi ho cambiato alcune cose (cioè metà testo) e quindi eccomi! E, anche con tutte le modifiche, mi sembra di non aver dato il meglio di me! Forse anche perchè mentre scrivevo questo capitolo ero del tutto presa dalle idee per i futuri *_* Cavolo, non vedo l'ora di sviluppare le mie nuove idee! Ad ogni modo, spero vi piaccia anche questo cappy!

ps: ditemi se volete far comparire qualche personaggio in particolare, le vostre idee, le vostre preferenze! Essendo tutto ancora in fase di sviluppo, non si sa mai che mi diate una bella idea! **

pps: non ho mai specificato in quale periodo si svolge la storia!! Beh, diciamo che è in un ipotetico momento (mai avvenuto ma che io faccio finta esista xD) in cui Hachiko sta da Takumi, quindi ha scoperto di essere rimasta incinta ed ha lasciato Nobu, ma, allo stesso tempo, i Blast non hanno ancora firmato con nessuna etichetta (ecco spiegato il perchè dell'esibizione nella live house).

Ma ora, vediamo di rispondere ali miei recensitori:

daygum: sono davvero felice che tu abbia messo la mia storia tra i tuoi preferiti!! Anche se in questo capitolo non è che ci siano molti passi avanti (beh, finalmente Shin e Yukiko interagiscono davvero, ma a parte questo...) diciamo che, perlomeno, avvia il prossimo capitolo, che in pratica sarà molto succulento!! Spero ti sia piaciuto anche questo cappy! ^^ Kiss!

tochan: caVissima!! Beh, Yukiko si sottovaluta molto, ma allo stesso tempo non si fa mettere i piedi in testa, tranne quando ciò è necessario per salvarsi la pelle (vedere come si comporta con Ken, ad esempio), e per questo somiglia a Nana. Allo stesso tempo, però, è molto diversa da lei perchè non altrettanto egoista. Si sente molto responsabile nei confronti di Chiyo, principalmente perchè le ricorda molto la madre, che ha sempre dovuto accudire, e, anche se afferma di odiarla, Yukiko voleva solo essere disperatamente amata e la madre, che nella sua debolezza aveva bisogno di scaricare le colpe su qualcuno ed avendo trovato in Yukiko quel qualcuno, non era mai stata capace di dimostrarle affetto. Inoltre, è vero, lei gioca a fare l'adulta priva di sentimenti e carica di responsabilità, ma è molto fragile, e ciò provocherà non pochi problemi. Per quanto riguarda il biondino, in questo capitolo si scopre che è Naoki, come avevi supposto! Beh, ho immaginato una cosa del genere per due punti: 1) Naoki è un donnaiolo, ed era molto probabile che, insomma, cercasse "compagnia" ogni notte 2) qui si scopre che prova anche un certo.. come dire.. affetto? per Yukiko. Naoki è sempre descritto come uno stupido, superficiale e sempliciotto ma non lo è. Fa solo finta, perchè è più facile osservare il mondo e rimanere fuori dai guai in questo modo. O, almeno, è la maniera in cui io l'ho immaginato!! Beh, spero che questo capitolo abbia soddisfatto la tua sete di curiosità ^_^ E, ripeto, sono aperta ad ogni opinione, critica e consiglio!!

hachi92: Anche oggi ho finito a mezzanotte! Boh, la notte mi ispira ** xD Beh, questo capitolo è piuttosto stranotto.. l'ho trovato particolare persino io che l'ho scritto ò.ò mah! xD Se sei una fan di Shin andremo moooolto d'accordo! ** Spero ti sia piaciuto!!^^ Bye!

vivienne_90: Niente anticipi U_U Io sono la prima che li chiede e non me li danno mai, quindi questa è una mia piccola vendetta personale xDD Okkei, devo dire di non aver concesso molto spazio a Reira e Shin in questo capitolo, ma c'è un piccolo pensiero di lui che confronta Reira con Yukiko. Reira sarà un personaggio fondamentale nella fanfiction, almeno per come l'ho in mente ora. Può darsi che tra un'ora cambi idea, non si sa mai xD Kisses!

sailorgiola:
oddea, addirittura? °°'' Diciamon che io ho la storia in mente a "scene" del fumetto, quindi poi cerco di trascriverla a parole come meglio posso >.< Non posso dire che il mio stile sia uguale alla Yazawa, anche se è vero che anch'io userò i flash che lei ama tanto, però mi sforzerò di essere degna di utilizzare i personaggi della Divina Ai senza rovinarli ** Thanks!

Dea Nemesis: Grazie tantissimo! ^^ Ho cercato di adattare Yukiko nel modo migliore e sono felice di sapere che tu creda che io ci sia riuscita ^^ Spero ti sia piaciuto anche questo cappy! Kiss!

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