Takane

di naikekagamine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mamma ***
Capitolo 2: *** Era fatta ormai, capitolo 1/2 ***
Capitolo 3: *** Era fatta ormai, capitolo 2/2 ***
Capitolo 4: *** Quella sfacciata (Yoshiyuki) ***
Capitolo 5: *** Lo schiaffo più bello della mia vita ***
Capitolo 6: *** Il mio dopo-schiaffo (Yoshiyuki) ***



Capitolo 1
*** Mamma ***


Mi chiamo Takane e in quel periodo avevo esattamente 16 anni compiuti da poco. Ero una ragazza felice e allegra, fino a un fatidico quanto doloroso 13 ottobre. Ero a scuola, stavo seguendo la lezione di italiano che come al solito era di una noia mortale, nel bel mezzo della lezione sentimmo delle sirene e tutta la classe si avvicinò alla finestra ripresi inutilmente da quella befana di una prof. Passò un ambulanza a tutta velocità, poco dopo i carabinieri, i vigili del fuoco, seguiti a loro volta da un carro attrezzi. Probabilmente c'era stato un incidente, ma al momento non ci diedi peso nonostante avvertissi una strana sensazione. Poco dopo suonò la campanella dell'ultima ora e mi avviai verso casa assieme alle mie amiche. Durante il tragitto notai che il carro attrezzi di prima stava tornando indietro con sopra caricata un Audi argento. Notai che era simile, anzi no identica a quella di mia madre. Lessi la targa per scrupolo. Fu in quel momento che mi sentii mancare il respiro. La targa coincideva maledettamente! Era l'auto di mia madre!! - Takane stai bene?- mi domandò una mia amica preoccupata dal mio silenzio, ma non risposi cominciando a correre verso casa mia a rotta di collo. Cosa era successo a mia madre? Stava bene? Arrivai finalmente a casa. I carabinieri stavano parlando con mio padre mentre una delle mie due sorelle era seduta sull'attico di casa. Mi avvicinai a lei. - Helen … c … cos'è successo?- lei alzò, lo sguardo inondato di lacrime. Stava piangendo. Fu allora che capii cosa era successo. Una fitta al cuore molto simile ad una pugnalata. Senza rendermene conto le guance mi si inumidirono irriverenti. Helen si alzò e mi fissò. Continuammo a piangere. Mi si avvicinò abbracciandomi strettissima e in lacrime mi disse: -L … la ... la ... la m … mamma.... non è più tra noi.- mi sussurrò con un filo di voce impastata di pianto. Ci stringemmo ancora più forte. Poi si staccò da me e mi fissò dritta negli occhi. -Non solo la mamma è morta...- mi guardai attorno. Mio padre era ancora vivo, dato che stava parlando con i carabinieri. Poi capii. Akane era...

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Capitolo 2
*** Era fatta ormai, capitolo 1/2 ***


Il giorno dopo andai a scuola. Tutti mi guardavano con … non saprei definirlo, era compassione quella nei loro occhi? Che schifo! Entrai in classe. La campanella era appena suonata. Alla mia entrata tutti ammutolirono, gli occhi bassi trovavano interessanti quelle scarpe poi sollevarono incerti il capo e mi fissarono. Probabilmente quella befana della prof aveva detto ai miei compagni qualcosa tipo "non parlate a Takane, carissima ha appena perso la mamma e la sorella" oppure "non nominate più il nome Akane oppure Takane potrebbe anche sentirsi peggio" o ancora una delle sue strane storie da vecchia zitella. Mi sedetti al mio banco, e guardai il luogo dove solitamente era seduta mia sorella. Era vuoto, come il mio cuore. Non so come avrei potuto continuare a vivere senza di lei. Che mondo di merda!! Mi aveva portato via mia sorella e mia madre senza mezze misure. Non avevo potuto farci nulla. Le lezioni passarono lente e noiose. Quando l'ultima campanella della giornata suonò mi avvicinai alle mie amiche. Appena mi vide Karen ebbe un sussulto. -Takane oggi non posso accompagnati a casa, ho … un impegno - casualmente anche le altre avevano un impegno, i loro volti tristi però mi dicevano chiaro e tondo la situazione. Tornai a casa. L’indomani ci sarebbe stato il funerale di mia madre e Akane. Era fatta ormai. Mancava solo varcare quella soglia e sarei stata sommersa da tante di quelle frasi fatte che mi sarebbero bastate tutta la vita. Non vedevo l'ora! "Perdere la madre e la sorella a una così tenera etá...","Poverina capisco cosa stai provando ma devi essere forte", che due palle ! Non ero più una bambina, sapevo riconoscere un cadavere da un vivo! Non me ne fregava un c* se mi capivano, nessuno poteva farmi sentire meglio! - Takane, sei pronta?- chiese papá appoggiato allo stipite della porta, era smunto, sciupato. Annuii imprecando in un sibilo. - Tesoro per favore evita uno dei tuoi soliti commenti da sconvolta alla cerimonia, te ne prego!- - Non stai parlando con Akane!- lo ammonii con un tuffo al cuore nel pronunciare quel nome. - Lo so, scusa- fece grattandosi la testa scompigliata. Gli sistemai la cravatta scoppiando in lacrime. La sua mano era appoggiata delicatamente tra i miei capelli. Odiavo me stessa per non essere riuscita a convincere Aka! Perché lei non è mai voluta andare a scuola?! - Maledizione- sputo uscendo in gran fretta. "Stupida Akane! Proprio quel giorno dovevi decidere di marinare andando con la mamma al lavoro?!"domandai idealmente al suo spirito. Imboccai le scale slogandomi la caviglia, ecco ora sarei caduta giù dalle scale rompendomi il collo, me ne sarei finalmente andata da questo mondo di m*... In realtà non successe nulla e mi rizzai rassegnata alla realtà: non ero io quella che doveva morire, se mi fossi tagliata di certo O sarebbe uscito zolfo oppure la ferita si sarebbe rimarginata. - Tutto apposto?- mi domandò mio padre afferrando le chiavi dell’unica auto che ora possedevamo. La nostra famiglia era piuttosto benestante quindi il fatto che io al tempo potessi apparire un po’ viziata era giustificato dall’educazione da noi ricevuta. Vivevamo in periferia della città, l’enorme villa era molto vuota allora senza Akane, senza la sua allegria, la sua vitalità e scontrosità. Quando l’autista ci lasciò davanti al cimitero mi fermai, assaporai quell’aria tetra ed entrai.

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Capitolo 3
*** Era fatta ormai, capitolo 2/2 ***


Il cimitero si trovava alle spalle del tempio custodito dalla famiglia della mia migliore amica, era circondato da alte mura e vi si accedeva entrando da un grande cancello in ferro nero.
Fissai quel luogo. Io e Akane ci andavamo a giocare spesso, era un luogo tranquillo e isolato, e poi era la casa di Leon e Sonika due fratelli fantastici dai quali andavamo a giocare e studiare per interi pomeriggi senza stancarci mai.
Insieme a Sonika andavamo a curiosare nei luoghi più segreti fino all’anno scorso, quando Leon si ammalò. La ragazza doveva badare a lui dato che i loro genitori erano sempre via per lavoro quindi non poteva più stare con noi, ma Akane andava a trovarli lo stesso per aiutare, a Leon faceva molto piacere a dire la verità.
Poi un giorno Leon venne operato e dovete rimanere per una settimana in ospedale, inutile dire che mia sorella passava interi pomeriggi lì tornando a casa ad orari improponibili. Quei due erano sempre insieme e anche io andavo con lei. Odiavo lasciarla da sola, ma non stavo mai troppo vicina poiché ero convinta che tra Akane e Leon potesse nascere una qualche sorta di amore.
Il giorno Leon decise di dichiarare il suo amore a mia sorella andò a casa nostra, trovò solo mia sorella maggiore che piangeva e la polizia che parlava con mio padre.
Il ragazzo andò da Hellen a chiedere spiegazioni e la risposta di lei fu: -Akane non c'è più-
Leon non poteva crederci: l'unica persona che avesse mai amato se n'era andata, per sempre.
Proprio il giorno in cui doveva essere tutto perfetto, senza la minima sbavatura era diventato improvvisamente la fine del suo mondo. Non poteva crederci!
Se ne andò correndo, non proferendo parola.
Fu in proprio quel momento che arrivai io di corsa e lo incrociai, ma ero troppo presa dal fatto che avevo visto il carro attrezzi con la macchina di mia madre per calcolarlo, o almeno questo è quello che mi ha raccontato Hellen. E ora eccomi qui, davanti a quel cancello nero mentre fissavo il luogo che rappresentava i momenti più belli della mia vita.
Sospirai e fissai le inferriate. Dava una sensazione di tristezza. Di vuoto. Spinsi le ante ed entrai. In lontananza vidi il luogo dove mia madre e mia sorella sarebbero state seppellite. Rimasi a fissarlo a lungo fino al momento in cui una voce mi riportò su questa terra.
-Mi dispiace tantissimo- mi voltai seccata. Era Sonika. Era venuta anche lei. Mi calmai vedendola lì, piccola a guardarsi le scarpe come per trovare le parole scritte sulla terra.
- Grazie … ma in fondo tu stai soffrendo tanto quanto me, tu eri come una terza sorella per noi- avevo cercato di buttarla poco sul drammatico, con evidente scarso successo.
Lei non rispose. Stava cercando in tutti i modi di trattenere le lacrime. Era evidente che stava soffrendo forse anche più di me, la mia frasetta fatta non era molto lontana dalla realtà. L'abbracciai per non sentire i tonfi dei nostri cuori.
- Oh Sonika ...-
Fu allora che parlò.
- Non so come farò a s-stare s-senza l-l-lei ... - non riuscendo più a trattenersi scoppió a piangere e rispose all‘abbraccio. Senza rendermene conto cominciai a lacrimare copiosamente.
Volevo dire tante cose peró in momenti come quello il silenzio è la cosa migliore. Il silenzio vuole dire tutto e niente.
-Takane prima che cominci il funerale potresti venire nel mio tempio? Te ne prego! - implorò piegandosi in un inchino - Mio fratello da quando è morta tua sorella non mangia più e si rifiuta di prendere le medicine per la sua malattia. E poi si è chiuso in una stanza del tempio e non vuole più uscire. Ti prego aiutami-.
Probabilmente la perdita della persona amata lo aveva fatto soffrire più di quanto avessi mai pensato.
-Certo arrivo subito- e così corremmo in direzione del tempio. La mia amica mi portò fino alla stanza dove Leon si era rinchiuso senza apparente voglia di uscire. - Leon esci ti prego!- urlai. Nessuna risposta.
-Leon ti prego aprimi!-. Ancora nulla.
- Cretino so che sei qui dentro aprimi!- sbottai ormai al limite. Ancora nulla.
-Basta sono stufa!- Urlai. Presi tutta la forza che avevo in corpo e con un calcio ben assestato sfondai la porta sotto gli occhi stupiti di Sonika. Trovammo Leon con un pugnale in mano. Sonika cacciò un urletto.
-Che fai deficiente! Perché hai un pugnale in mano? -
Lui fece una specie di mezzo ... credo sorriso.
-Ciao Takane...beh cosa ci faccio con questo in mano? Bhe voglio raggiungere tua sorella - la voce era bassa e falsamente allegra. Sonika sbiancó afflosciandosi, reggendosi alla maniglia.
-Ma sei cretino o semplicemente vuoi farti uccidere prima da me!? Non fare stupidaggini scemo!- gli urlai, ma lui mi ignorò come faceva sempre. Poi ci disse un semplice “Addio”.
Alzò il braccio destro senza esitazione alcuna pronto per infilarsi la lama nel petto, gli corsi incontro in un tentativo più che disperato e gli bloccai la mano ancora in aria.
-Leon... quanto sei stupido...credi davvero che togliersi la vita sia la cosa giusta da fare?- detto ciò lo spinsi a terra. E gli caddi addosso senza volerlo. Dato che c’ero però gli tirai uno schiaffo e lo scrollai per le spalle.
- Credi che Akane vorrebbe questo?!- domanda retorica -No! Lei vorrebbe che tu vivessi benissimo e che guarissi dalla tua malattia! Scemo, scemo che non sei altro!- e cominciai a piangere. Essendo sopra di le mie lacrime gli bagnarono il viso.
Mi fisso, mi spostai e mi misi in ginocchio a piangere lì accanto. Leon si alzò e sedette.
- Hai ragione Takane. Akane non vorreb..-
- Lo so che ho ragione! Conoscevo benissimo mia sorella! Il fatto che se ne sia andata non ha fatto soffrire solo te!- intanto con le mie lacrime continuavo a bagnare le mie mane chiuse appositamente per raccoglierle, nascondere il dolore dato che quello che mostravo era solo una piccola parte, la punta dell’iceberg.

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Capitolo 4
*** Quella sfacciata (Yoshiyuki) ***


Pov Yoshiyuki
Sinceramente non l'avrei mai notata se non fosse stato per quel gruppetto di persone insulse attorno a lei. In una parola: patetici, tutti quanti.
I suoi occhi dicevano di volerla fare finita con quella tortura, le lacrime non volevano venire quindi era inutile. Fingere di non avere il cuore spezzato dal dolore era ciò che riusciva bene a quella ragazza, ma non lo sapevo ancora bene, mi limitavo a semplici dati di fatto, quindi mi ritrovai a pensare quanto fosse infantile anche solo a sforzarsi. Anche lei era patetica.
La sua amica le appoggiava la testa sulla spalla mentre un ragazzo dallo sguardo da ritardato mentale osservava la situazione dall'alto delle sue occhiaie.
Distolsi lo sguardo da quelli tornando con gli occhi sulla tomba di mio padre, Sammy sarebbe dovuto arrivare a breve.
Vidi la castana, quella che tutti coprivano di attenzioni, uscire dalla folla per riprendere fiato, si doveva essere accorta che la fissavo perché ricambiò i miei sguardi e fece una faccia spossata accennando ad un saluto con la testa. Ridacchiai scuotendo il capo, certo che se era il suo modo di approcciarsi alle persone era davvero la persona più diffidente al mondo, quasi più di me. Non era una brutta ragazza, aveva solo quei brutti segni di lacrime poco trattenute che le solcavano le guance smorte.
- Hey, quello… Yoshiyuki sei tu?- a sentire il mio nome mi concentrai sulla figura dell’amica dell’accerchiata e per poco non ebbi un infarto più che dovuto, quella era Sonika!
- Non dirmi che lo conosci So… - non fece in tempo a completare la frase che venne trascinata dalla mora in preda ad uno dei suoi soliti momenti di allegria travolgente, perfino ai funerali deve comportarsi da idiota patentata. Un‘imbecille su tutta la linea.
- Takane ti presento Yoshiyuki Mamorou, ha due anni in più di noi, frequentava la nostra scuola non ricordi che lo hai praticamente umiliato quella volta davanti al preside?- ora guardandola meglio e strizzando gli occhi è ovvio che mi ricordi anche di quella tavola da stiro che tanto si ostina a nascondere gli occhi rossi gonfi e lucidi. Lei assieme a quell‘altra tipa che le somigliava un casino mi avevano praticamente vomitato addosso umiliazioni.
- Ti sbagli - sospirò secca - È stata Akane a cominciare a prenderlo per il culo poi il resto è venuto da sè, quando si è annoiata quanto me ho continuato il lavoro, è stato un giochetto -
Quella stava cominciando a darmi sui nervi, certo, sarà stata sconvolta per una morte di cui non mi fregava altamente un cazzo però bisogna ammettere che ha talento nel farsi odiare. Vediamo se riesce a reggere le sfide anche coi nervi a pezzi!
- Davvero? Immagino quindi che da sola non riusciresti a cominciare nulla, giusto? Hai bisogno della tua sorellina ogni volta per fare qualcosa- più scavavo nella mia memoria più ricordavo particolari: quegli occhi verdi erano esattamente come quelli di sua sorella che seguiva costantemente. Se la si vedeva sola era in occasioni assai rare.
Non me lo aspettavo, il rumore era arrivato troppo tardi perché potessi rendermi conto davvero di aver ricevuto una schiaffo da quella lì. La cosa non si era ancora del tutto formata nella mia testa ancora impegnata a schernirla.
- Ma che… Takane!- Sonika le afferrò le spalle scuotendola, rimproverandola di ciò che aveva fatto come fosse una bambina che aveva combinato un guaio troppo grande per lei, in effetti era così.
- Non puoi permetterti di dire cose del genere, io me la caverò con o senza Akane e la mamma, non devo dipendere da nessuno - sentenziò, lo disse più a se stessa che a me, però il messaggio arrivò comunque. La voce era spezzata da singhiozzi ben contenuti sotto la maschera di indifferenza e coraggio.
Sapevo di aver toccato un tasto dolente eppure il mio orgoglio voleva avere l’ultima parola, non mi stavo affatto accorgendo che così creavo crepe dentro di me che pensavo di aver rattoppato molto prima.
- Sul serio? Eppure serve qualcuno che ti dica ciò ch’è giusto e ciò ch’è sbagliato -
- Chiudi quella bocca - sibilò. - Sei stata tu a cominciare ragazzina, non sei un’adulta, non puoi metterti a distribuire schiaffi a destra e a manca e poi aspettarti che nessuno ribatta - ammonii, mi sentivo tanto grande eppure avevamo solo pochi schifosissimi anni di differenza e di certo non ero tanto maturo nemmeno io.
Per un momento ci fu un silenzio tesissimo, mi facevano perfino male i timpani. - Quando l’ignoranza parla, l’intelligenza tace- recitò a bassa voce tornando da quel bagno di folla stringendo i denti e i pugni contemporaneamente.
Il mio amico arrivò esattamente in quel momento salutandomi con un largo sorriso che collegai a “notizie grandiose”, me ne andai fregandomene altamente, ignorando che avrei incontrato quella bambinetta molto presto.

Angolo dell’autrice:
Correttore: autrice allora? Non dimentichi nulla?
Autrice: mmm ... forse non ho mangiato il budino...
Correttore: no ... non è memmeno il mio stipendio ... ragiona...
Autrice: i compiti d'inglese?
Correttore: li hai imenticati?😡
Autrice: potrebbe essere 😅
Correttore:tu brutta... ah intendevo ringraziare ...chessò magari FRAMAR per le recensioni?!
Autrice: giusto, bravo il mio correttore!
Correttore: uff che faticaccia! Grazie infinite anche da parte mia, torno dal mio Isobe! Ciaooo!
Autrice: da chi? Okay ciao! Comunque ringrazio tutti quelli che hanno letto, grazie infinite!

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Capitolo 5
*** Lo schiaffo più bello della mia vita ***


-Takane! Ma cosa combini! Non puoi permetterti di dare schiaffi a chi vuoi e quando vuoi!- mi rimproverò Sonika. La sua voce si alzò di qualche ottava.
-Ma quel tizio ... come si chiama... - farfugliai in cerca del suo nome.
-Yoshiyuki - sospirò Sonika massaggiandosi la fronte.
-Sì quello, ha osato insultarmi! Se lo merita! Sonika mi guardò con uno sguardo che ghiacciava anche gli unicorni più pucciosi -O_o perché l'ho lasciata sta frase??ndCorrettore-.
-Takane non è un buon motivo per per tirargli un ceffone! Non compotrarti da cretina!-
Abbassai lo sguardo, come si era permesso? -Sì hai ragione-e subito dopo sospirai un impercettibile "forse" tra i denti.
Sonika sorrise come se avesse vinto.
-Ora come ti senti dopo avergli dato quel ceffone? In colpa spero!?-
"Come a pomeriggio 5 davanti a Barbara D'Urso" avrei voluto rispondere, ma per correttezza nei confronti della mia unica amica ancora in vita non alzai gli occhi, né ribattei.
-Sí mi sento pentita -
In realtá stavo pensando all'esatto opposto. Dare quell ceffone a quell'imbecille mi faceva sentire al settimo celo! Ero così felice!! Come aveva osato insultare Akane!!? Che razza di stronzo! In quel momento la voce della ragazza mi riportò alla realtà.
-Takane a cosa stai pensando? Va tutto bene? Sei impallidita...-
Quel che le risposi fu la prima cosa che mi passo per la mente.
-Pensavi ieri non ho lavato la cuccia del gatto!- ridacchiai ebete grattandomi la nuca.
Sonika mi fissò in un modo alquanto trano.
-Takane ... tu non hai un gatto-
Cavolo aveva ragione! Akane era allergica al pelo dei gatti, quindi non ne avevamo, come ho fatto a dimenticarlo?!
-Ehm... si ... lo so -bisbigliai. Cosa avrei dovuto riapondere ora? Come me ne sarei tirata fuori? -Bhe .. ma non intendo il MIO gatto! Ma quello di .... mia Zia!- Sonika mi guardò storto.
-Oh allora okay... non sapevo tua zia avesse un gatto-
Ma quanto era scema Sonika? Se le avessi parlato del fatto che stavo pensando a quel comecavolosichiamava se la sarebbe presa ulteriormente fracassandomi le... sì insomma rimproverarmi.
Fortunatamente arrivò Hellen. Il suo viso era scavato, pallido, mentre gli occhi azzurri avevano un aura rossastra di lacrima, i suoi capelli erano stati pettinati con cura, come sempre, ma avevano quella nota di riccio che lei tanto odiava, segno che non stava per niente bene. La voce era tutto un fremito. -Sonika, Takane, il funerale sta per finire vi consiglio di tornare dagli altri- Hellen mi aveva appena salvata eppure non mi sentivo per nulla felice o in vena di scherzare,l'altra mia metà mi era stata appena strappata, Akane non si sarebbe mai più svegliata tardi...
- Addio sorellina, fa la brava in cielo, appena ti raggiungo giochiamo ancora insieme come una volta, ricordi?-

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Capitolo 6
*** Il mio dopo-schiaffo (Yoshiyuki) ***


Pov. Yoshiyuki
Lasciai sfuggire una nube di fumo dalle labbra che cominciò a combattere contro quello di Sammy, unendosi un una fitta coltre di tabacco bruciato.
- Hai ancora la guancia rossa, quella picchia duro- commentò trattenendosi dal crollare a terra dalle risate. Come avevo fatto io, il suo migliore amico, a farmi picchiare da una ragazzina e rimanere con un segno rosso? In genere, quando tornavo dalle mie tipiche nottate, ero molto peggio. Le ragazze in genere mi lasciavano segni di unghie o, al massimo, morsi ma mai ceffoni del genere.
- Zitto frocetto- gli presi la testa sotto il braccio e sbattacchiai quel cervellino gay minacciandolo di non farne parola con nessuno altrimenti lo avrei violentato.
- La cosa non mi dispiacerebbe sai?- rise arrossendo lievemente. Ormai tra me e lui il rapporto era così, potevo tranquillamente dargli del "finocchio" senza che lui si offendesse sul serio, era da poco che avevo scoperto di che orientamento fosse, tuttavia a me non faceva né caldo né freddo: Sammy era Sammy, sia che si mettesse con una lei che con un lui.
- Allora? Che hai da dirmi? Ormai sono un telepate, che vuoi?-
- Indovina chi è stato invitato ad una certa festa piena di alcool e belle ragazzine?- quei suoi occhietti neri brillarono di una luce. Per un momento temevo di esplodere in un "CHE.FIGATA.STRAPAZZESCA!".
- Quindi dobbiamo trovare abiti adatti, sta felpa non l'ho cambiata dallo scorso giovedì- mi guardo bene i vestiti e schiocco frustrato la lingua sul palato insultando quella deficiente che ho per madre.
- Ho sentito verrá anche la tua lontana amichetta Sonika, non era al funerale? Era molto amica di Akane...-
- E tu come diavolo fai a conoscere la morta?- sbuffo sconcertato dalle sue conoscenze.
- Akane la si vedeva spesso in giro per le feste, era davvero una furia scatenata ed era bella- spiegò gettando il mozzicone a terra.
- E la sorella?- domando imitandolo e cominciando assieme a lui la strada verso casa.
- Ah, a lei non piacciono questo genere di feste, anzi, tende ad evitarle quando può. È decisamente l'opposto di Akane... cos'è? Ha destato il tuo interesse quella "mediocre stronzetta"?-
- Per niente, la porterei per feste solo per farla stuprare- bofonchiai lanciandogli un cenno di saluto.
- Ci vediamo sta sera! Vedi di non farti picchiare da altre stronzette-
- Fottiti- gli feci un affettuso gesto di andare a fanculo e sparii oltre l'angolo.

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