i'm half a heart without you

di baciamiharold
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** chapter one ***
Capitolo 2: *** chapter two ***
Capitolo 3: *** chapter three ***
Capitolo 4: *** chapter four ***



Capitolo 1
*** chapter one ***


“I‘m half a heart without you”


 
Ricordo perfettamente quel giorno, proprio come fosse solamente qualche ora fa. Ogni tanto mi capita ancora di risentire quella scia di profumo che mi avvolgeva dopo aver passato del tempo insieme. Era tutto così bello e surreale per poterci credere, ma è successo, e sono felice di poterlo dire. Ormai sono passati sei anni da quel giorno, oggi avremmo festeggiato il nostro anniversario, come facevamo sempre, andando a cena fuori e brindando a fine serata con dello champagne francese. Purtroppo la vita è fatta di cose che iniziano e finiscono, niente dura per sempre, ma bisogna sempre vivere la vita al momento perché tutto il resto è incerto. Era la sua frase preferita, me la ripeteva ogni volta che mi vedeva triste o giù di morale, lui si che sapeva farmi stare bene. Era un ragazzo davvero speciale, la persona migliore che avessi mai incontrato nel corso della mia vita, e sono riuscita a perderla. Ogni volta che ripenso all’accaduto mi sento svenire, mi tremano le gambe, sento la gola secca e piano piano ho come l’impressione che se ne stia andando il respiro, così cerco di inspirare profondamente e inizio a pensare ad altro, anche se nella maggior parte dei casi non funziona.
 
 In questo periodo ho deciso di staccare un po’ dalla vita monotona e noiosa che sto conducendo in questi ultimi mesi, così ho chiesto il permesso ai miei di prendermi una vacanza e ho deciso di stare per un po’ a casa di mia nonna in campagna, lontano da tutto e da tutti, dove non conosco nessuno e sono lontana dai vecchi ricordi. L’unica cosa che ho portato con me, oltre ai vestiti, è il mio computer, così potrò rimanere in contatto con i miei tramite skype e avrò l’occasione di sfogarmi un po’ scrivendo tutto ciò che mi passa per la testa. Non sono molto brava a parole ma si da il caso che tutto quello che scriverò potrò leggerlo solo e solamente io.
 
Era il nove luglio del 2010 quando lo incontrai per la prima volta. Lo vidi lì, seduto al tavolino di un bar vicino casa mia mentre ascoltava la musica nel suo ipod tenendo il ritmo con il piede sinistro. Davanti a se aveva un bicchiere di coca-cola mezzo vuoto e un piattino di patatine in cui erano rimaste solamente le briciole. Lo notai subito e non potevi non notarlo. A primo impatto sembrava un misto tra un asociale e un depresso ma poi mi accorsi che in realtà era tutto il contrario di ciò che in quel momento dava a vedere.

Erano circa le 6.30 del pomeriggio più afoso e nuvoloso di sempre. Dovevo incontrarmi lì con Amy per aggiornarla sulle ultime novità tra me e Scott quando a un tratto mentre passavo tra i tavolini del bar sentii squillare il mio cellulare e nel prenderlo urtai col fondoschiena il tavolino che si trovava alle mie spalle e in un secondo riuscii a compiere la più grossa figuraccia di tutta la mia vita. Avevo appena rovesciato quel po’ di coca-cola rimasto nel bicchiere di quel ragazzo sulla sua maglietta bordeaux facendolo infuriare come una bestia. Gli chiesi scusa distrattamente e corsi all’interno del bar dove mi avrebbe dovuto aspettare Amy. Appena cercai di rispondere, il cellulare smise immediatamente di suonare così mi trovai costretta a richiamarla per chiederle che fine aveva fatto e perché non fosse ancora arrivata. Al primo squillo rispose subito con voce affannata e allo stesso tempo stridula dicendomi che stava arrivando. Conosco troppo bene Amy e quando mi dice “sto arrivando” significa che sta ancora scegliendo i vestiti da mettere mentre si trucca e litiga contemporaneamente con Victoria per farsi prestare qualcosa. Non ha mai avuto un buon rapporto con la sua gemella e a dire il vero neanche io. Ormai sono otto mesi che non parlo più con Vicky e devo dire che un po’ mi manca, ma ho sbagliato nel fare delle scelte e ora devo sottostare alle conseguenze.
Decisi che sarebbe stato meglio andarle incontro per evitare di rimanere li da sola per una mezzora abbondante, così mi alzai dal divanetto e lentamente uscii dal bar a testa bassa, cercando di non incontrare nuovamente lo sguardo di quel ragazzo. Appena superato quel tavolino sentii qualcuno dire – ehi, sai come levare le macchie di coca-cola senza avere a portata di mano uno smacchiatore? – così mi girai e con sorpresa vidi che il ragazzo si era appena tolto le cuffie dalle orecchie e mi guardava con una faccia perplessa. Di punto in bianco mi sentii rispondergli – no mi spiace – senza neanche averci pensato un secondo. Sperando che quell’imbarazzante conversazione fosse finita mi voltai di spalle e ripresi a camminare quando sentii ancora una volta la voce del ragazzo dirmi – beh, dovresti almeno provarci, sai? Sei tu che hai combinato questo schifo sulla mia maglietta preferita perciò se mi dai una mano te ne sarò grato. – Rimasi un attimo in silenzio valutando le possibili opzioni e quando sentii la suoneria di un sms appena arrivato lui disse – se ti offro qualcosa da bere mi daresti una mano? – così decisi di rispondergli con un – certo –. Mi sedetti difronte a lui e iniziammo a parlare dal niente, come se lo conoscessi da una vita.

Alla fine discutemmo di così tante cose che proprio non parlammo dei possibili metodi da utilizzare per pulire la sua maglietta. Era proprio un ragazzo simpatico e mi faceva ridere spesso grazie alle sue espressioni facciali e alle sue battute, soprattutto quella che fece sul mio accento che riteneva “strano e troppo chic” per essere un abitante di Doncaster, così alla fine confessai di essermi trasferita solamente un anno prima in questa zona e gli dissi che ero cresciuta a Londra.

Ormai erano le 7.15 e proprio mentre eravamo arrivati a parlare della sua idea di partecipare ai provini di XFactor sentii la voce di Amy urlare il mio nome, mi voltai e la vidi sorridente come al solito. Mi girai nuovamente verso il ragazzo dicendogli che dovevo andare e ringraziandolo dell’aperitivo ma prima che accostassi la sedia al tavolo per raggiungere Amy, disse– aspetta, non ti ho ancora chiesto una cosa.. – incredula riposi – cosa? – e lui – come ti chiami? –. Rimasi alquanto sconvolta pensando di aver parlato con un ragazzo senza neanche sapere il suo nome, così affermai con sicurezza  – Rebecca Hill –. Il ragazzo si alzò in piedi, allungo il suo braccio destro porgendolo alla mia mano dicendo – Louis.. Louis Tomlinson. È stato un piacere averti conosciuta, Rebecca.- e io risposi – anche per me. –
 
The end.
 

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Capitolo 2
*** chapter two ***


“I‘m half a heart without you”

 
Appena salutai quel ragazzo, Amy mi trascinò via come quando porta Lucky, il suo cagnolino, a fare una passeggiata, senza farlo mai fermare per fare un’innocente pipì.  Dopo aver percorso qualche metro più in la del bar con una vocina bassa e piena di dubbi  mi chiese – ma chi diavolo era quello Becky? – Le spiegai tutta la situazione senza tralasciare ogni minimo e imbarazzante dettaglio, spiegandole con cura anche i più piccoli movimenti e le parole che avevo cercato di farmi entrare nella testa al fine di ricordarmi quest’avventura. Non so per quale ragione, ma avrei voluto ricordarmela.. forse proprio perché non capita tutti i giorni di fare una tale figuraccia davanti a un bel ragazzo come lui. Si, Louis era proprio un bel ragazzo, ma io stavo con Scott Wilson (il ragazzo più carino che abbia mai visto qui a Doncaster) da ben otto mesi ed ero molto presa dalla nostra relazione, cosa che lui non dava affatto a vedere.
Arrivate al portone di casa di Amy, ci sedemmo sul muretto che racchiudeva il loro splendido giardino e lei si accese una sigaretta con molta concentrazione e scioltezza. Dopo aver inspirato del catrame misto a nicotina e altre sostanze sconosciute, mi chiese cosa dovevo raccontarle su Wilson.

Dopo aver parlato per un’ora e mezza sul fatto che qualche giorno prima io e lui lo avessimo fatto per la prima volta, e dopo averle raccontato, anche in questo caso, tutti i minimi particolari della vicenda, Vicky chiamò Amy per andare a mangiare, così mi vidi costretta a tornare a casa da sola. Dieci minuti più tardi arrivai nuovamente difronte allo squallido bar dove io e Amy avevamo appuntamento qualche ora prima e cercai di vedere con la coda del occhio se Louis era ancora lì. Non mi sarebbe dispiaciuto fare due chiacchiere con lui, magari mentre mi accompagnava a casa, tanto per non camminare da sola in stradine deserte e senza illuminazione.

Arrivata a casa trovai un bigliettino di mia madre attaccato alla porta con su scritto
“Ciao tesoro, ho provato a chiamarti per avvertirti che sta sera io e Peter non ci siamo, ma hai sempre il cellulare staccato.. Ci vediamo domani mattina. –Mamma” .
Inizialmente pensai di chiamare Scott per invitarlo a dormire da me e per divertirci un po’ ma ripensandoci la giornata era stata alquanto stancante e mi ritrovai col telefono in mano per ordinare una pizza che mangiai sul mio letto guardando Titanic in streaming. Era il mio film preferito e odiavo guardarlo in compagnia perché così nessuno poteva distogliermi gli occhi dallo schermo del mio Mac bianco.

Quando mi svegliai la mattina dopo, mi ritrovai in posizione fetale abbracciando il cartone di pizza, il pc difronte a me ancora acceso e io totalmente vestita. Ho sempre amato addormentarmi all’improvviso, così la mattina non sai mai cosa aspettarti. Era il dieci luglio e quel giorno lo passai interamente a casa senza far niente e ciondolandomi qua e la tra i favori che mi chiedeva mamma, tipo di apparecchiare o di mettere a posto la stanza, finchè ad un certo punto entrai su Facebook e vidi che mi era arrivata una richiesta di amicizia. Era Louis.  Non avrei mai pensato che quel ragazzo si ricordasse il mio cognome, okay, non è difficile ricordarsi “Hill” ma so come sono i maschi, al 99% dei casi gli dici una cosa a cui non prestano attenzione. Appena accettai l’amicizia a Louis decisi di scrivergli un messaggio, anche se non sapevo cosa esattamente, così aprii la chat e iniziai a buttare giù qualcosa. Alla fine il miglior messaggio che mi venne in mente fu il primo che scrissi e con molta indecisione mista a paura e adrenalina cliccai il tasto enter della mia tastiera e partì il messaggio. Lo rilessi per almeno una dozzina di volte cercando di convincermi che andava bene e un attimo dopo vidi che Louis mi stava rispondendo. Chiusi in fretta e in furia la chat sperando che così possa prendermi più tempo per rispondergli. Alla fine vidi il suo messaggio e iniziammo a scriverci senza molti problemi.

Rebecca Hill: Ciao Louis! Sei riuscito a smacchiare la maglietta?
Louis Tomlinson: Hey Rebecca! Fortunatamente mia madre fa miracoli e quando mi ha chiesto come avessi fatto a farmi una macchia del genere le ho risposto che volevo vedere se la maglietta era comunque bella di una tonalità più scura..
Rebecca Hill: Hahahah! Ma come ti è venuto in mente? Scommetto che tua madre abbia capito in un attimo cosa sia realmente accaduto
Louis Tomlinson: Ma no, sono bravo a mentire a mia madre. Tu piuttosto.. che mi racconti?
Rebecca Hill: Niente di straordinario, sono a casa buttata sul letto, tu?
Louis Tomlinson: Io sto aspettando il mio turno, dicono che tra circa un’oretta potrò salire sul palco
Rebecca Hill: Quale turno?
Louis Tomlinson: Ti ricordi che ti ieri avevo accennato la possibilità che io avrei provato a partecipare a XFactor? Beh.. Sto aspettando il mio turno
Rebecca Hill: Wow! Sono felicissima per te Louis! Cosa canterai ai giudici?
Louis Tomlinson: “Hey there delilah”.. Ora devo andare, mi si sta scaricando il computer ci sentiamo!
Rebecca Hill: Mi raccomando fagli vedere chi sei! Buona fortuna J
Louis Tomlinson: Grazie, mi servirà!
Fatto ciò decisi di farmi una passeggiata per prendere una boccata d’aria e realizzare ciò che era appena successo.
 
The end.
 
 
 

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Capitolo 3
*** chapter three ***


“I‘m half a heart without you”

 
Era passata una settimana da quella conversazione con Louis, non sapevo il perché ma i miei pensieri erano incentrati sempre di più su ciò che accadde in quei due giorni, il nostro incontro, la nostra conversazione.. Insomma, sono cose che fanno parte della vita di tutti i giorni eppure mi sapevano di strano. Iniziai a immaginarmi come sarebbe finita la nostra amicizia, un’amicizia che fondamentalmente non era neanche iniziata. Pensavo, ragionavo, riflettevo, immaginavo.. non capivo come mai ci fosse lui nella mia testa al posto di Scott. Con lui litigammo qualche giorno prima per colpa del mio “essere sempre assente” sia durante una pomiciata sia durante una semplice chiacchierata. Non gli stava mai bene niente a quel ragazzo, infatti iniziai a pensare che mi stesse semplicemente usando come “cavia da esperimenti sessuali”.

Quella mattina del sedici luglio fu un putiferio dentro casa mia; litigai con mia madre perché non le parlai della mia prima volta con Scott, cosa che scoprì aprendo il mio diario e mettendosi a leggere i miei più intimi e squallidi segreti e ciò che accadeva nel mio mondo. Le lessi in faccia che rimase alquanto colpita dalla bustina del nostro primo preservativo che attaccai alla fine delle dieci pagine in cui raccontavo la nostra esperienza. Dopo ciò litigai con Peter (il compagno di mia madre) per cercare di estorcergli il telecomando della tv, una cosa meno seria fortunatamente, ma non sopportavo più nessuno dentro quella casa, così pensai di chiamare Amy per raccontarle cosa fosse successo e anche per sparlare un po’ di mia madre. Amo farlo. È troppo divertente.
 
Nel pomeriggio mi costrinsi a uscire di casa per evitare di incontrare lo sguardo assassino di mia madre e decisi di andare verso il bar in cui incontrai Louis per la prima volta. Era una meta fissa quando uscivo, anche se dovevo andare dall’altra parte della città facevo comunque una piccola sosta lì, proprio per vedere se la fortuna fosse dalla mia parte. Appena arrivai mi sedetti al tavolo in cui io e lui iniziammo a conoscerci e ordinai un aperitivo completo di patatine fritte e di Orangina. Mangiai con molta calma e rimasi lì per una mezzora abbondante, ma proprio quando stavo per andarmene vidi un ragazzo che si avvicinava sempre di più al bar. Ero su di giri, non credevo a ciò che stava per succedere. Sentivo una scarica di adrenalina addosso e allo stesso tempo avevo le vertigini e i brividi, sudavo freddo, avevo un sorriso a trentadue denti… poi guardai meglio il ragazzo mentre si avvicinava… e mi accorsi che non era il ragazzo che stavo aspettando. Così, arrabbiata e desolata, mi alzai in fretta dalla sedia e mi incamminai verso la libreria per acquistare qualcosa.
 Alla fine non comprai nulla ma rimasi li dentro per due ore a leggermi “Le guerre del mondo emerso” pensando rispecchiasse in pieno ciò che stavo vivendo in quel momento, ma scoprii che parlava di tutt’altro e devo ammettere che mi appassionò molto per averlo letto in sole due ore. Tornata a casa cercai di rintracciare ancora una volta Louis prima di chiedere a Scott di uscire in serata, ma appena cercai il suo contatto su Facebook mi diede ‘nessun risultato trovato’. Pensai – Fino a una settimana fa era tra i miei amici e ora mi ha cancellato e mi ha anche bloccato? Cosa gli ho fatto per meritarmi una cosa simile?– Ovviamente fu una domanda alla quale non seppi dare una risposta, come alla maggior parte delle domande che mi ponevo nella vita.

Quella sera girava un’aria strana nella mia stanza, non riuscivo a capire come mai davo così tanto peso a una cosa inutile, soprattutto a una persona inutile, che non ha mai fatto parte della mia vita e che a quanto pare non ne farà mai. Forse ero solamente rimasta abbagliata dall’accaduto e da quel suo misterioso personaggio che avrei tanto voluto conoscere. Sapevo che lui era diverso. Sapevo che non era come gli altri e sapevo anche che di persone così ne esistono veramente poche al mondo. Io volevo sapere di più sul suo conto, anzi, dovevo sapere di più. Ero talmente sicura di ciò che pensavo che era come se lo conoscessi già da tanto e tanto tempo, perché una persona così non si dimentica, non si dimentica mai. 

Il giorno seguente iniziò come tutti gli altri, stessa faccia imbronciata di mia madre, stessa colazione che finì direttamente nel cestino a causa di uno stomaco chiuso, stessa passeggiata fino al bar, stessi pensieri, stesse idee… Si, conducevo proprio una vita piena di brividi in quelle settimane.

Successivamente, mentre mi dirigevo verso la libreria (questa volta per comprare un libro da leggere in camera mia, e non buttata per terra sotto le scale per evitare di essere cacciata) mi accorsi di avere una scarpa slacciata, così mi avvicinai ad una panchina lì vicino per appoggiarci il piede sopra e rifare il fiocco. Non mi accorsi che nella panchina vicino c’era seduto un ragazzo dall’aria familiare, che quando mi vide subito mi chiamò con voce alta e allegra – Hey dolcezza, come mai da queste parti? – Così girai la testa verso la mia sinistra, alzai un pochino lo sguardo e mi accorsi che il ragazzo che tanto avevo cercato lo avevo proprio davanti occhi.
 
The end.

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Capitolo 4
*** chapter four ***


“I‘m half a heart without you”

 

Louis. Era Louis. Sembrava una visione ma era proprio lui, bellissimo come sempre, forse anche più bello dell’ultima volta che lo vidi. Mi ha proprio spiazzato ritrovarmelo davanti nell’unico momento in cui non pensavo a lui. Ricordo perfettamente che in quel momento mi tremavano le gambe ma avevo anche il sorriso più scintillante che avessi mai avuto. L’emozione gioca proprio brutti scherzi infatti risposi al suo “Hey dolcezza, come mai da queste parti?” con un – Ehm… no, sai… passavo di qui per… per… per andare in libreria! – così lui rispose – Ma che non ti ricordavi dove eri diretta? – rise, e ridendo fece ridere anche me. Gli chiesi con molta fatica se voleva accompagnarmi fino la, aspettandomi un semplicissimo “scusa ho da fare” o un “no” secco. Invece scelse di venire. Mi sentivo bene, avevo un non so che di strano nello stomaco e mi sentivo sollevata ma allo stesso tempo felice di essere li con lui, di camminare insieme, di averlo visto e sapevo che c’era qualcosa di speciale che mi teneva legata a questo ragazzo da cui molto difficilmente sarei riuscita a liberarmene.
Andammo in libreria, dalla quale uscimmo senza aver comprato nulla perché ci cacciarono per il macello che combinammo facendo cadere un intero scaffale pieno zeppo di libri, a causa di Louis, prima che io avessi potuto scegliere il mio nuovo libro da divorare. Poi prendemmo la direzione sbagliata per il parco ritrovandoci davanti al nostro bar, così ci prendemmo un aperitivo, ovviamente a sue spese, e dopo cercammo di arrivare in questo parco per rimanere un po’ in pace tra la natura. Anche lui era un amante della natura e ogni volta che cambiavamo argomento scoprivo un lato bizzarro della sua personalità, che molto spesso faceva parte anche del mio modo di pensare. Visti da fuori sembravamo due fidanzatini felici e spensierati che guardano il mondo con occhi nuovi e se ne fregano di tutto e di tutti. Chi non vorrebbe un ragazzo come lui? Alto con un bel fisico, occhi verdi-azzurri che cambiano a seconda del tempo, capelli castani con frangetta alla Justin Bieber, sorriso spaziale e lucente come le perle, voce pazzesca, simpatia… era tutto ciò di cui avevo bisogno. Forse Scott non era la persona adatta a me, forse il ragazzo con cui avrei voluto passare il resto della mia vita si trovava davanti ai miei occhi, ma purtroppo non avrei potuto saperlo.
A un certo punto ci ritrovammo seduti su una panchina del parco, senza nessuno attorno, il silenzio trionfò per qualche secondo, anche se quei secondi sembravo ore. Ci guardammo negli occhi. Nei suoi potevi letteralmente guardarci dentro, potevi vedere la sua anima. Eravamo vicini, molto vicini, la mia gamba destra sfiorava la sua gamba sinistra, il mio braccio era attaccato alla panchina mentre il suo era proteso e poggiato all’estremità dello schienale, come se volesse abbracciarmi senza farlo notare. Continuavamo a guardarci negli occhi, non riuscivamo a staccarci da quel legame che si era creato tra di noi solamente grazie a un semplice sguardo. Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare, ci stavamo godendo quel momento e soprattutto mi accorsi che più lo guardavo più iniziava a piacermi. Si, mi piaceva. Inizialmente non capivo come potesse piacermi una persona che conoscevo da nemmeno due settimane, ma la risposta è semplice; l’amore arriva all’improvviso, non possiamo comandarlo e tantomeno non possiamo liberarcene. Avrei tanto voluto assaporare quelle labbra morbide e rosate. Ma io stavo con Scott.
Il silenzio si ruppe poco dopo, quando Louis chiese con voce bassa e un po’ preoccupata – Di un po’ Rebecca ,ti sei mai innamorata? – quelle parole mi colsero impreparata – Non lo so, e tu? – risposi. Vidi Louis esitare un attimo – No, ma forse questa è la volta buona che accada. – mi strinse tra il suo braccio e il suo corpo facendomi sentire come fossi in paradiso. Ormai erano passate quattro ore da quando lo incontrai e ammetto che non ero per niente stanca o annoiata da quella situazione, anzi, l’avrei voluta vivere per sempre.
Successivamente mi chiese scusa per il fatto di Facebook ma con mia grande sorpresa mi disse che dovette cancellarsi da li a causa di X Factor, visto che tutte le sue fan gli chiesero l’amicizia. Inoltre mi raccontò che l’audizione andò alla grande, i giudici votarono tutti quanti con un “si”. Due settimane dopo sarebbe dovuto partire per lavorare con i giudici a fine di superare i Bootcamp, entrare agli Home Visit e per poi partecipare finalmente al programma. Se tutto andrà bene dovrà rimanere lontano da casa per cinque mesi e ovviamente potrò vederlo solo una volta a settimana tramite la tv.
Mi riaccompagnò fino sotto casa e quando arrivammo erano circa le sette di sera. Più ci avvicinavamo a casa e più il nostro passo rallentava. Quando arrivammo Louis mi strinse tra le sue braccia e rimanemmo così per circa cinque minuti. Non volevo che tutto ciò finisse, era stata la giornata migliore della mia vita, persino migliore della mia prima volta. Quando ci si trova in ottima compagnia è facile passare delle giornate bellissime. Ci staccammo da quel abbraccio alla velocità di un bradipo, Louis mi prese la mano mentre stavo per varcare la soglia del giardino, mi voltai, ci guardammo dritti negli occhi, quasi mi sentivo svenire, sapevo che prima o poi sarebbe successo. Ci stavamo avvicinando sempre di più, le nostre labbra erano pronte a fondersi  l’una con l’altra per diventare qualcosa di indescrivibile, il mio cuore non aveva mai battuto così forte e veloce fino a quel giorno… proprio quando eravamo così vicini da sfiorarci sentii un urlo potente – Levati subito da lei! – riconobbi subito quella voce. Scott. Louis si staccò rapidamente da me, girandosi e notando con amarezza la faccia piena di rabbia che portava Scott sul volto. Ero nel panico, fino a qualche secondo prima ero la ragazza più felice della terra mente in quel esatto momento mi sentivo una vera merda. – Brava, brava Rebecca complimenti! Allora ecco cosa fai quando non rispondi al cellulare, brava. Sei una troia Rebecca, ma non ti vergogni? – disse Scott in tono di sfida – Scott, non… non è come sembra, io e lui siamo solo amici, ci siamo incontrati per caso mentre andavo in libreria – spiegai in tono cauto. Louis non mi lasciò la mano e questo mi rese le cose ancora più difficili da affrontare. – Senti Rebecca, non negare l’evidenza. Ah, fammi un piacere, non cercarmi più. Addio troietta del cazzo. – mentre girò i tacchi tornandosene da dove era venuto urlai – Scott! Scott! Dai, ti prego, aspetta! Non è come credi! – ma purtroppo l’unica cosa che fece fu mandarmi a fanculo.
Louis mi guardò con uno sguardo indecifrabile, secondo me con un misto di odio orrore e schifo nei miei confronti, dicendomi – Potevi anche dirlo che eri già impegnata… sai, avresti risparmiato tutto questo. – rimasi per un attimo con lo sguardo fisso a terra, poi però mi decisi a guardarlo negli occhi – Ma io non volevo evitarlo. – dissi con un po’ di tremolio nella voce.
 
The end.

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