Qui dove batte il cuore...-parte seconda-

di elettra1991
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50 ***
Capitolo 51: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***






Era quasi mezzanotte, nella Londra Babbana. La notte avvolgeva tutte le vie, e un vento frustava gli alberi e le siepi.
Le case a schiera, rigorosamente piene di abitanti addormentati, si susseguivano uguali ed impersonali.
In una di esse però, all'improvviso si accese una luce. Dei passi risuonarono all'interno, un mantello scuro cadde su una poltrona, e una borsa atterrò rumorosamente sul pavimento.
Una figura sottile si affacciò alla soglia di una graziosa cucina, che venne a sua volta inondata di luce.
Chiunque avesse visto la scena, non avrebbe mai dubitato del fatto che colei che abitava in quella casa fosse una ragazza come tutte le altre.
Qualche perplessità sarebbe però sicuramente potuta sorgere nel momento in cui la suddetta ragazza, essendosi accorta che il fornello non accennava ad accendersi, estrasse un arnese lungo e sottile e, dopo aver mormorato qualche parola,  fece nascere dalla punta di esso fiamme bluastre e allegre.
No, decisamente lei non era una ragazza qualunque.
Era una strega.
Con un sospiro la ragazza mise una teiera sul fuoco e si diresse al piano di sopra, decisa a farsi una doccia nell'attesa che il tè bollisse.
Era stata una giornata lunga...
Si spogliò velocemente e, dopo essersi sciolta i lunghi capelli castani, si infilò sotto il getto caldo.
Rilassò le spalle e chiuse gli occhi, non appena l'acqua inizò a scrosciarle addosso. Non aveva voglia di pensare a niente...
Si sforzò di annegare i rumori delle ore appena trascorse nel dolce scivolare delle gocce sulle sue braccia.
E un'altra giornata era finita. Un altro lungo giorno senza fine, senza uno scopo, senza una meta.
Senza....
No, dannazione. Bloccare la mente, vigilanza costante.
Mai andare più in là, mai uscire dai ranghi.
La ragazza si appoggiò al muro bagnato, aumentando il getto della doccia, in modo che coprisse il fragore dei suoi pensieri.
Si preparò ad uscire, sentendo il fischio della teiera che l'avvisava che l'acqua era ormai bollente, quando a quel rumore se ne sovrappose un altro, ancora più sibilante.
Emise un gemito, udendo quel suono ormai familiare, e lasciò che la testa le ricadesse in avanti per un istante.
Era proprio cominciato il week-end....Mai che si potesse rimanere in pace.
E proprio l'indomani sarebbe stata una giornata importante. Aveva bisogno di un buon sonno.
Dopo aver consumato qualche secondo a formulare maledizioni contro il suo lavoro e il suo Capo che non le lasciavano mai un attimo di respiro, scattò.
Infilò l'accappatoio e, di corsa, uscì dal bagno. Proprio davanti a lei, a mezz'aria, brillava un lampo rosso.
Il segnale...
La ragazza si vestì in un lampo, si gettò il mantello sul capo, coprendosi i ricci ribelli, afferrò la bacchetta e, ignorando la teiera che fischiava all'impazzata, si lanciò fuori di casa e con un CRACK si Smaterializzò.


Riapparve in un vicolo piuttosto angusto e quasi totalmente buio. Capì di essere in una delle zone più periferiche di Londra, almeno a giudicare dalle case scolorite e dai lampioni sporchi e quasi tutti fulminati.
Si guardò attorno con circospezione, cercando di capire per quale motivo fosse stata mandata con urgenza proprio in quel luogo.
-Ehilà, è qui la festa?- sussurrò una voce con finta allegria alle sue spalle, facendola sussultare e alzare di scatto la bacchetta.
Un uomo uscì dall'ombra, parandolesi davanti. Il cappuccio calato sugli occhi malcelava ciuffi di capelli rossi ribelli.
-Idiota- mormorò la ragazza, alzando gli occhi al cielo.
Il rosso ridacchiò, scostandosi il cappuccio dal volto.
Lei lo guardò. Occhi azzurri, lentiggini, inconfondibili capelli rossi.
In altre parole, Ronald Weasley.
-Piuttosto, perchè le uscite a questi orari indecenti toccano sempre a noi?- bofonchiò la ragazza.
-Perchè il Capo sa benissimo che nessun altro si scomoderebbe ad uscire...A quest'ora si stanno tutti dando alla pazza gioia- fece Ron, allegro come sempre -E' il lato negativo di essere single!-
La ragazza si rabbuiò.
-Vogliamo fare salotto tutta la notte o darci da fare?- sibilò acida.
Weasley annuì, serrando la presa sulla bacchetta e facendo qualche passo verso il fondo del vicolo, badando ad essere il più silenzioso possibile.
I due si fermarono di colpo, quando videro qualcosa muoversi.
-Lumos- mormorarono in coro, illuminando di colpo la scena davanti a loro.
Le due figure davanti a loro, chine su qualcosa, si voltarono di scatto, socchiudendo gli occhi per il bagliore improvviso. A uno di essi cadde il cappuccio dalla testa.
-Lasko....- mormorò la ragazza con voce nervosa, riconoscendolo.
-Dannati Auror- sbottò questi, trattenendo al contempo il suo compagno, che sembrava volesse sferrare un attacco - Sempre in mezzo-
-Sì, è una delle nostre caratteristiche- commentò pacifico Ron. -Allora, Lasko, che stai combinando qui?- chiese, facendosi più deciso.
-Un giro- bofonchiò l'altro.
-Senti- si intromise la ragazza, spazientita - E' tardi, e domani noi dobbiamo alzarci presto. Se ci fai perdere tempo peggiorerai solo la situazione-
-E non è il caso di far arrabbiare la grande Hermione Granger, giusto?- sogghignò Lasko.
Ron si intromise, prima che la sua amica potesse scoppiare.
-Avanti, muoviti. E non prendermi in giro con le cazzate delle boccate d'aria- ringhiò, avvicinandosi di un paio di passi, la bacchetta sempre ben dritta davanti a lui. -So perfettamente che a voi Efreet non piacciono le notti ventose come questa. Chi è il tuo amico?-
-Allora Lasko, che dici?- lo interruppe l'altro uomo incappucciato -Li sistemiamo questi due?-
-Io starei molto attento a quello che dici- sibilò Hermione con tono ammonitore, ormai talmente vicina che la punta della sua bacchetta quasi sfiorava il collo dello sconosciuto.
Lasko gettò un'occhiataccia ai due Auror, poi uno sguardo a ciò che si trovava alle sue spalle. La situazione si stava facendo spinosa...
-Elenie non ne sarà per niente contenta- mormorò la Granger. -Sai benissimo quanta fiducia aveva riposto su di te-
-Non sono al suo servizio. Nessuno le ha mai chiesto niente-
Ron lo guardò disgustato. -Credo che sia ora di farci un bel giretto al Quartier Generale- annunciò.
-Io non penso proprio- rise l'Efreet, accompagnato in sottofondo dai singulti divertiti del suo compagno. Fece un cenno del capo a quest'ultimo, che annuì.
Nel giro di qualche secondo il vicolo brillò di due rosse lingue di fuoco, esattamente nel luogo dove si trovavano i due loschi figuri.
Le fiamme si esaurirono in qualche secondo, e i due Auror si ritrovarono soli.
-Odio gli Efreet- sentenziò Weasley, passandosi una mano stanca tra i capelli.
Hermione sospirò. -Ora ci tocca passare al Ministero a fare rapporto-
-Ah per me se lo sognano!- esclamò il rosso- Prima di domattina non mi vedranno di certo!-
-Hai dimenticato che giorno è domani? Non avremo sicuramente il tempo per andare al lavoro!-
-Dannazione- brontolò Ron - D'accordo...Andiamo allora, ma che sia una cosa veloce! Non ho intenzione di aspettarti mentre scrivi uno dei tuoi soliti rapporti chilometrici!-
La ragazza sogghignò. Stavano quasi per Smaterializzarsi, quando le parve di notare qualcosa poco più in là.
Afferrò il braccio dell'amico, che già stava girando su sè stesso, e per poco non lo fece cadere a terra.
-Ehi ma sei impazzita?- rantolò lui, barcollando.
-Shhh...- lo zittì Hermione- Guarda là-
Avanzarono di qualche passo, per poi accelerare quando si accorsero che, qualche metro più in là, avvolta nel buio, giaceva una persona. Una ragazza, per l'esattezza.
-Respira?- domandò Ron angosciato.
-E io che ne so?- mormorò la Granger, col cuore che le batteva all'impazzata. Si chinò su di lei, posandole due dita tremanti sul collo.
-Il cuore batte- annunciò. -Ma dobbiamo portarla d'urgenza al San Mungo.-
Per tutta risposta Weasley si affrettò a prendere la ragazza in braccio. Era molto carina, con i capelli scuri raccolti in una coda. Respirava a fatica.
-Dici che è una strega?- chiese Hermione, scrutandola attentamente.
-Non vedo bacchette qui in giro...Ma potrebbero avergliela portata via. Faremo delle ricerche- borbottò Ron- Ora è meglio muoversi-
Hermione annuì ma...
-Aspetta!- lo bloccò-
-Che c'è adesso?- chiese esasperato il ragazzo, alzando gli occhi al cielo -Vabbè che non pesa tanto, ma sai com'è....-
-Cos'ha qui sul collo?-
Il rosso allungò il viso  per osservare il punto indicatogli dall'amica, e non potè impedirsi di rabbrividire.
Impresso sulla pelle della ragazza vi era, come marchiato a fuoco, uno strano simbolo.
-Che roba è?- domandò Ron allibito.
-Sembra l'immagine del tassello di un puzzle -mormorò Hermione, osservandolo più da vicino. -Non ho mai visto niente di questo genere-
Il simbolo era rosso vivo, e sembrava non essere stato terminato del tutto. Non appariva infatti nitido, ma appena accennato.
-Forza andiamocene da qui-


Qundo Hermione tornò a casa il sole era già sorto.
Stanca, si sdraiò sul divano. Aveva solo qualche ora per dormire, poi avrebbe dovuto cominciare a prepararsi.
Chissà quella ragazza....chissà che c'entravano gli Efreet in tutto quel casino...chissà come l'avrebbe presa Elenie...
Lo squillo del telefono la fece svegliare di soprassalto poco tempo dopo. Mosse la mano a tentoni per trovarlo e rispose con voce impastata di sonno.
-Che diavolo è successo stanotte?- esordì una voce dall'altra parte della cornetta.
-Lo sapresti anche tu, se avessi risposto all'appello di Carrigan. So perfettamente che l'hai ignorato per continuare a dormire.-
-Uff....- sbuffò l'altro.
-Chissà cosa direbbe la gente se sapesse che il Salvatore del Mondo Magico la notte dorme, invece di accorrere alle richieste di aiuto- rise Hermione.
Dall'altra parte cadde un silenzio tombale. La ragazza sospirò: Harry James Potter era la persona più permalosa del mondo.
-Ehi- lo chiamò la Granger -ci sei?-
-Si-
-Dai...scherzavo- tentò di blandirlo.
In quel momento qualcuno bussò alla porta, così Hermione salutò e riagganciò.
Andò ad aprire e si ritrovò davanti un Ronald distrutto.
-Che ci fai qui?-
-Sono stato finora in Ospedale...Stanno cercando di capire cos'abbia la ragazza- spiegò.
-Nessuna novità?- domandò la riccia, ansiosa.
-E' sotto incantesimo, ma non hanno ancora capito quale-
-Ma si riprenderà?-
Ron non rispose subito, si sedette sul divano e lasciò cadere la testa sullo schienale.
-Allora?- sussurrò Hermione, angosciata.
-Allora bisogna solo aspettare.....e sperare-



Come promesso, ecco il secondo capitolo della seconda parte. Ci sono un po' di punti interrogativi in sospeso, lo so, ma saranno chiariti nei prossimi capitoli. Spero davvero che questo seguito non vi deluda. Voglio scusarmi per questo enorme ritardo, spero non mi abbiate dimenticata!!! Un abbraccio!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***







Proprio mentre Ron ed Hermione tornavano a casa, Elenie Grace Zabini, stava aprendo gli occhietti nel suo comodo lettino.
Si alzò cautamente a sedere, cercando di non finire sul pavimento, dato che il suo ragazzo come al solito occupava tre quarti del letto.
Lei lo fissò, contrariata, ma poi il suo bel viso si aprì in un sorriso.
Appoggiò il gomito al cuscino, piegandosi su colui che le riposava accanto.
-Amore?- sussurrò, passandogli una mano tra i capelli spettinati.
-Mmmm...- mugugnò lui, muovendosi appena sotto il ritmo delle carezze della fidanzata.
Elenie sogghignò, baciandogli la fronte, poi la guancia, poi le labbra schiuse.
Il ragazzo ebbe come uno scatto e, sempre con gli occhi ben chiusi, prese la Zabini per i polsi e se la trascinò sopra, facendola ridere.
-Non c'è tempo- gli sussurrò lei a fior di labbra - Tra poco dovremo cominciare a vestirci-
-Aspetta- sospirò il ragazzo, quando lei fece per alzarsi - E'ancora presto!-
-Harry, non fare il cretino- rise Elenie -Sai benissimo quanto ci metto io a prepararmi! Non possiamo assolutamente tardare...E in un giorno così importante poi!-
In quell'esatto momento, squillò il telefono.
Harry James Potter si alzò imprecando, dirigendosi nel corridoio, dove l'infernale apparecchio rumoreggiava a tutto spiano.
-Prrrronto?- sibilò, nervoso.
-HARRY MI SENTI?-
Il Bambino Sopravvissuto ringhiò tra sè, allontanando la cornetta dal suo povero timpano, ormai permanentemente danneggiato.
-Abbassa la voce, cazzo, mi sono appena svegliato!- tuonò fingendosi seccato, cercando al contempo di trattenere un sorriso.
Probabilmente era una deformazione dei maghi purosangue quella di non riuscire a capire come diamine funzionasse un telefono!
-Cosa c'è?- chiese Potter al suo interlocutore.
-Hai idea di dove sia Matt?-
-Ma che ne so...Non aveva il turno stanotte?-
-Ah già è vero...Può essere-
Harry alzò gli occhi al cielo, mentre dall'altra parte della cornetta due voci parlavano concitate tra loro.
-E' successo qualcosa?- chiese poi.
-No, è che qua non troviamo più gli anelli, e quindi ci è venuto il dubbio che li avesse lui!-
-Lo spero per voi, altrimenti siete morti!- gongolò l'ex Grifondoro, mentre la Zabini, che l'aveva nel frattempo raggiunto e aveva sentito l'ultima parte della conversazione, scoppiava a ridere senza ritegno.
-Si va bene a dopo- tagliò corto Potter prima di riattaccare.
-Era Chris vero?- gli domandò la ragazza.
-Chi altro chiamerebbe a quest'ora per fare domande stupide?- dichiarò Harry, abbracciandola e alzando gli occhi al cielo.
-Beh, almeno loro si stanno già preparando, hai visto?- gli fece notare Elenie, per provocarlo.
-Un applauso per la famiglia Mason, allora- sussurrò il Bambino Sopravvissuto, quasi facendo le fusa, mentre prendeva tra le braccia la fidanzata e la riconduceva a letto.







-Sicura che non ti disturbo se rimango qui?- borbottò Ron accasciandosi sul divano.
-Ma figurati- tagliò corto Hermione- Tanto tra un paio d'ore dovremo uscire, tanto vale riposare un po'.-
Il rossino sorrise e alzò un braccio, lasciando che la sua migliore amica si accoccolasse accanto a lui.
-E' un po' che non stiamo così noi due...- cominciò, reprimendo uno sbadiglio -A parlare-
La Granger tacque, annuendo appena.
Weasley non aggiunse altro, sentendo le spalle della ragazza irrigidirsi appena sotto il suo abbraccio.
Sospirò, avvertendo quella sorta di muro che Hermione, da qualche anno a quella parte, innalzava attorno a sè non appena qualcuno si avvicinava appena a dei discorsi rischiosi.
Anche se in realtà con lei il discorso rischioso era solo uno.
Un discorso che si era interrotto troppo bruscamente cinque anni e mezzo prima, e di cui lei ancora portava i segni.
Segni che si manifestavano nei suoi occhi d'oro con sguardi ghiacciati e imperturbabili che non le appartenevano, e che segnalavano chiaramente i suoi estraniamenti da ciò che la circondava, che indicavano quei momenti in cui le rifuggiva la solita realtà per scappare in luoghi più piacevoli e lontani.
-C'è anche Peter, oggi?- domandò brusco Ron.
-Già-
-Mi pare che stia durando tra voi due.- considerò il rosso, facendo schioccare la lingua.
-A quanto pare- mugugnò la Granger.
Weasley alzò gli occhi al cielo.
Peter Randall non gli piaceva minimamente. Era un borioso purosangue che lavorava al Ministero, il quale da un paio di mesi usciva con Hermione.
-Non capisco cosa tu ci possa trovare in lui.-
La ragazza, sentendo quelle parole, sorrise tra sè, per poi alzarsi.
Era da una vita che aspettava le prediche di Ronald sul suo nuovo accompagnatore, ed era alquanto sorpresa che si fosse trattenuto così a lungo.
Del resto ogni volta era la stessa storia. In chiunque ci fosse al suo fianco, i suoi migliori amici riuscivano a trovare un difetto.
-Ci tiene a me- mormorò dunque, sperando che l'amico si accontentasse di quella risposta.
Speranza vana.
-Tutto qui?- sibilò il rossino, accalorandosi - Ti basta solo questo?-
-Al momento sì- fece lei, appoggiando le mani sul tavolo.
-Mi sembra un'idiozia...-
Hermione serrò le dita sul bordo ligneo del tavolo, imponendosi di stare calma.
-Non mi pare di essere mai venuta a giudicare quelle con cui esci- disse tra i denti.
-Scusa tanto se sia io che Harry vorremmo vederti felice- mormorò conciliante Weasley.
Sentendo venir fuori dal nulla anche il nome di Potter, all'improvviso alla Granger quello suonò tanto di discorso preparato.
-Mi sembra abbastanza assurdo questo discorso da parte di uno che cambia ragazza una volta alla settimana.-
Ron ridacchiò.
-Non ti sto parlando da playboy- rise - Ma da amico.-
-Capisco...Ora ti dispiace se mi faccio una doccia? Ci vediamo là più tardi.-
E senza troppe cerimonie gli mollò un bacio sulla guancia e lo scaricò fuori dalla porta.
Weasley, solo in mezzo al vialetto, si passò una mano tra i capelli, scuotendo la testa.
Se l'era meritato. Mai entrare nel territorio minato con Hermione.
Mai farla sentire braccata...Altrimenti quella si rivolta e scappa.
Lasciandoti fuori di casa.
All'interno intanto la Granger si era infilata di volata sotto il getto caldo e rassicurante della doccia, cercando invano di scacciare i cattivi pensieri e concentrarsi solo sulle goccioline che giocavano a rincorrersi sulla sua pelle.
Ma perchè non volevano capire?
Hermione si strofinò i capelli con energia, tentando di non pensare.
Era già difficile per lei, senza che ci si mettessero anche loro.
Aumentò la potenza dell'acqua, sperando che il rumore coprisse i suoi pensieri.
Erano passati anni...Ma sembrava fosse passato un giorno.
Un giorno da quando lui se n'era andato.
Un giorno da quando se n'era andata anche una parte di lei...





Harry James Potter faceva impaziente su e giù per il prato.
Dove cazzo erano finiti tutti?
Elenie, decisa come sempre, l'aveva costretto ad andare lì con ottomila ore di anticipo, e qual era il risultato?
Lei, dentro, a farsi strapazzare da una donna via di testa...e lui lì fuori come un pinco ad annoiarsi.
Per l'ennesima volta guardò l'orologio, quindi sbuffò.
Non doveva mancare poi molto. Il grosso delle persone poi, sarebbe arrivato lì tramite delle Passaporte, quindi non potevano certo tardare.
Aveva appena finito di formulare questo pensiero, condito con una buona farcitura di imprecazioni contro quel tipo di eventi, che una piccola folla fece il suo ingresso nell'immenso parco.
Il Bambino Sopravvissuto fece appena in tempo a coprirsi la cicatrice per non farsi riconoscere, e a scostarsi sul ciglio del vialetto, evitando di essere travolto da una miriade di tacchi a spillo, smoking, vestiti vaporosi e acconciature elaborate.
La mandria di pazzi andò rapidamente verso la graziosa struttura bianca che svettava poco più avanti, e ne sparì all'interno.
Harry, ancora scioccato, brontolò contro tutti i ritardatari di questo mondo, come se lui stesso fino al giorno prima non fosse appartenuto alla medesima categoria.
-Wow, come siamo eleganti!-
Potter si girò, strabuzzando gli occhi.
La vocetta svenevole che gli aveva appena fatto fare un colpo, scoprì, non apparteneva ad altri che a Ron, il quale in quel momento era tutto intento a sbattere le ciglia con aria estasiata.
-Idiota- mugugnò Harry, voltando nuovamente le spalle all'amico di sempre.
Weasley scoppiò a ridere, mollandogli una pacca su una spalla.
-Come mai sei già qui?- gli chiese, con aria divertita.
-Elenie- borbottò Potter per tutta risposta.
Il rosso ridacchiò di nuovo, più sommessamente.
-Ah, comunque- disse poi -Ti presento Noelle-
Una graziosa ragazza, dai capelli ramati, comparve da dietro la spalla di Ron, porgendo la mano ad Harry.
-Molto piacere- sorrise questi, domandandosi come avesse fatto a non notarla prima.
Di sicuro era tutto tranne che insignificante!
I capelli, lisci, raccolti da un fermaglio luminoso sulla destra, gli occhi scuri da cerbiatta e un corto vestitino lilla, certamente non era una che passava inosservata.
-Noi andiamo a cercare dei posti. Aspetti tu Hermione?- fece poi Ron, prendendo la ragazza per mano.
Potter annuì, e fece per girarsi ma poi, non appena Weasley cercò di allontanarsi, lo trattenne da una spalla, lasciando che Noelle andasse un po' più avanti, rapita dalla bellezza del parco.
-Quanto durerà con questa qui?- gli borbottò malignamente all'orecchio, la bocca distorta in un sorriso sadico.
-Coglione...- mugugnò Ron, offesissimo -Con lei è una cosa seria!-
-Certo...Come con le ultime dieci!- scoppiò a ridere il Bambino Sopravvissuto.
Per tutta risposta Weasley gli mollò un pugno sul braccio, prima di correre beato da Noelle.
Harry ghignò tra sè, mentre Hermione si Materializzava con un tizio a pochi metri da lui.
La sua migliore amica si era fatta bellissima.
Quel giorno poi, più che mai.
Indossava un abitino leggero a fiori, con una delicata scollatura sul davanti, e la gonna appena svasata. Era un incanto.
I capelli, vaporosi e ricci, le scendevano ben oltre le spalle.
Non portava gioielli, se si escludeva una sottilissima catenina d'argento, sorretta dall'esile collo della ragazza.
A prima vista essa poteva sembrare una banale collana, con appeso un ancor più banale ciondolo, seppur finemente elaborato. Ma chi si fosse soffermato a guardarla più da vicino, si sarebbe accorto che quel ciondolo non era altro che una minuscola D.
Una D che conteneva l'essenza di Hermione.
La Granger, come vide l'amico, corse ad abbracciarlo, lasciando indietro il suo accompagnatore.
-Era ora- sospirò Harry, stringendola.
-Lo so, è tardi- si scusò lei -Ma stanotte io e Ron abbiamo fatto veramente tardi.-
-Grane?- s'informò il ragazzo, non ancora soddisfatto della poco esauriente spiegazione che gli era stata fornita al telefono qualche ora prima.
-Niente di grave...Ma ne parleremo meglio più tardi-
Non appena la Granger ebbe sussurrato queste ultime parole, qualcuno si schiarì rumorosamente la voce.
-Harry- disse una voce pomposa, porgendogli una mano.
-Peter- bofonchiò il Bambino Sopravvissuto, stringendogliela e trattenendosi dall'alzare gli occhi al cielo.
Probabilmente la sua voce, però, non dovette suonare troppo entusiasta, perchè Hermione gli lanciò un'occhiata di rimprovero, a cui Harry rispose con un sorrisino sarcastico.
Che ci poteva fare lui, d'altronde, se quel Peter non gli andava giù?
Aveva poco più di vent'anni e ne dimostrava almeno una trentina in più.
E poi, quei modi così cerimoniosi...Una palla assurda!
-Entri con noi?- sibilò la Granger, a voce pericolosamente bassa.
Potter si affrettò ad annuire, quindi precedette i due lungo il viottolo.
-Gli altri sono già tutti dentro?- s'informò la ragazza.
-Già. Siete gli ultimi- annunciò l'ex Grifondoro.
Come entrarono nella struttura bianca, Hermione trattenne il fiato.
Il corridoio centrale, delimitato ai lati da due file di panche, rifletteva la luce che entrava dall'immenso lucernario posto sul soffitto, cosicchè pareva brillare di luce propria.
Dovunque erano disseminati dei fiori, il cui profumo delicato aleggiava nell'aria.
Il brusio delle poco più di cinquanta persone sedute sulle panche rimbombava appena, e faceva da contrasto con la pace che sembrava permeare in quel luogo candido.
-Herm!-
La Granger si volse, ed Harry con lei, sentendosi chiamare e videro Ron e Blaise che, seduti in seconda fila, si sbracciavano per attirare la loro attenzione.
Li raggiunsero e si sedettero lì accanto.
-Avete visto Elenie?- chiese intanto Potter.
-Eccomi- fece la Benèfica, accomodandosi accanto al suo ragazzo e facendosi cingere le spalle con un braccio.
-E' tutto pronto?- le domandò lui.
-Credo di sì. Non sai che faticata! La prossima volta lo fai tu, Hermione!- borbottò alla Granger, che scoppiò a ridere.
-Ah non credo proprio! E poi sei tu che ti sei offerta!-
-Non credevo fosse così pesante...- mormorò con un sorriso la Zabini - E poi avrebbe dovuto pensarci Alice...Ma sai com'è nelle sue condizioni!-
Hermione annuì, sovrappensiero.
-Beh, comunque avete fatto un ottimo lavoro, il posto è bellissimo- disse, convinta.
A un tratto, le voci tacquero una per una.
I ragazzi si volsero verso il corridoio centrale, da cui avanzava Chris, bello come sempre.
Poco dietro di lui, Matthew, e infine, Sebastian, raggiante come non si era mai visto.
Tutti applaudirono, ma i tre sembrarono non farci caso, e proseguirono la camminata.
Mason e Parker andarono a piazzarsi in cima al corridoio, ai lati di un piccolo altare, Anderson invece, si diresse dalle parti di Harry e comitiva.
-Lo puoi tenere tu?- mormorò Seb, un po' svagato, mollando in braccio ad Hermione un fagottino avvolto in una coperta azzurra.
-Ma certo- rispose entusiasta la ragazza, con un cenno del capo.
-Dovrebbe iniziare tra poco- sospirò l'ex Serpeverde, gli occhi che brillavano.
-Jay?- domandò poi, rivolto alla Granger.
-Non è riuscito a liberarsi. E' davvero un peccato- commentò lei -So che gli dispiace molto non essere qui.-
Anderson annuì, quindi gli occhi gli caddero verso un posto lasciato appositamente vuoto, in prima fila, e lo sguardo gli si spense.
Quel posto era riservato a qualcun altro che avrebbe dovuto essere lì, in quel giorno importante.
Hermione seguì lo sguardo del moro, e istintivamente trattenne il respiro, portandosi una mano al petto, come per proteggersi.
Sentì le lacrime pungerle gli occhi, mentre sul volto le affiorava un sorriso mesto, nel constatare che anche lì, come al matrimonio di Alice e Christopher, l'anno prima, c'era quel posto, lasciato simbolicamente vuoto, in attesa di qualcuno che non sarebbe mai venuto ad occuparlo.
Non era il momento per le lacrime, però.
Non era il momento per lasciarsi andare, e lo sapeva.
Sentiva gli occhi di Peter fissarla incessantemente, mentre una musica leggera riempiva l'aria.
Sebastian sussultò, e corse al suo posto, mentre dal fondo della piccola navata, avanzava una ragazza bellissima, vestita di bianco.
Una ragazza bionda, che non aveva occhi che per colui che l'attendeva all'altare.
Colui che la guardava con amore, e devozione, come chiunque dovrebbe guardare la propria sposa.



-E' stata una cerimonia bellissima!- mormorò Hermione, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto.
Ron rise della sua debolezza e le passò un braccio attorno alle spalle, stringendola brevemente.
-Attento!- protestò la Granger, divincolandosi -Così lo schiacci!-
Dall'involto di coperte tra le sue braccia si levò un vagito, quindi una manina cicciotta si fece strada fino al volto della ragazza.
-Shhh!- sussurrò dolce Hermione -Stai tranquillo, Blake...-
Mentre Hermione cullava il bambino, cercando di calmarlo, arrivò una comitiva di streghe, che le si affollò intorno, squittendo apprezzamenti sul marmocchio, che guardava con sospetto ora l'una ora l'altra coi suoi occhioni chiari.
-Quanto ha?- cinguettò una.
-Quattro mesi e mezzo- bofonchiò Hermione, stringendosi al petto il piccolo, nel tentativo di proteggerlo da quell'orda di scalmanate.
Fortunatamente per lei, nel giardino dove si erano tutti affollati attorno a un ricco buffet, uscì un piccolo corteo, facendo risuonare gli applausi dei presenti.
Gli sposi e i testimoni, soffermatisi in Chiesa per le foto di rito, erano appena usciti, e gli invitati avevano già iniziato a scagliare il riso magico, che volava in cielo con grandi scoppi di risate.
La sposa però non si fermò nemmeno un istante tra gli ospiti che le facevano domande, dirigendosi subito a passo spedito verso il fondo del giardino, dove l'attendeva uno dei due uomini più importanti della sua vita.
Come il piccolo Blake la vide, tese verso di lei le manine, scalciando per farsi prendere in braccio.
-Laine, sei stupenda- le disse Hermione, passandole ridendo il bambino.
-Ti ringrazio- rispose Laine Debora Harris, felice come non mai, stringendo suo figlio.
Con una mano si scostò appena un ciuffo ribelle, sfuggito dall'acconciatura e cadutole sulla fronte.
-Ho sentito che stanotte c'è stato del movimento- mormorò poi, mordendosi un labbro.
-Una cosa da poco, non ti preoccupare- abbozzò la Granger, cercando di essere convincente.
-E' inutile Herm, non sai mentire- sorrise tesa la Harris -E' davvero così grave?- chiese poi.
-No, davvero...E' solo una situazione un po' confusa.-
Laine annuì, ma Hermione vide il suo sguardo saettare verso Sebastian, che poco più in là parlava con Blaise e Matt.
-E' il tuo matrimonio- le fece notare poi gentilmente -Non dovresti pensare alle cose negative-
-Lo so- disse la bionda, abbassando il capo -E' solo che saperlo sempre in mezzo alle battaglie mi distrugge...In più, adesso c'è Blake-
-Non succederà nulla, non ti preoccupare- la consolò la Granger, carezzando la testolina del bimbo e riuscendo a rasserenare un po' l'amica, che la guardò con riconoscenza.
Due occhi ghiacciati, identici a quelli del piccolino che stava in braccio alla Harris, avevano seguito la scena.
E non si sarebbero mai stancati di quell'immagine.
Lei, bella come una dea, i capelli biondi appena mossi dal vento, e quel vestito bianco, da sposa, indosso.
Sua moglie.
E poi quel bambino, così piccolo e così uguale a lui e a lei...A loro..Il più bel frutto di quell'amore eterno.
E suo figlio.
Le due cose più importanti della sua vita.
Sebastian Joel Anderson sorrise tra sè. Non avrebbe mai creduto, pochi anni prima, che sarebbe arrivata anche per lui una felicità come quella. Essere marito e padre...Molto più di quanto aveva mai osato sognare.
-Sei felice-
Seb sentì quella voce accanto a sè, così cara e amica e non annuì nemmeno.
Perchè quella non era una domanda, ma un'affermazione.
Fatta dalla persona che forse lo conosceva meglio di chiunque altro.
Colei grazie alla quale si era ripreso la donna che amava.
Si volse verso Alice Parker, con un sorriso smagliante sul viso, e lei gli sorrise di rimando.
-Sono molto contenta per te-
Anderson non riuscì a parlare, non era mai stato bravo con le parole, quindi si limitò a stringerla forte, e a sussurrarle tra i capelli un emozionato "Grazie".
Alice lo abbracciò di rimando con un braccio solo, mentre l'altro andava a proteggersi automaticamente l'evidente pancione, che traspariva da sotto l'ampio vestito.
-Ehi, cosa stai facendo con mia moglie?-
Sebastian mollò l'amica, divertito, mentre Christopher Mason arrivava con aria fintamente oltraggiata e si riprendeva Alice.
-Sei stanca?- le chiese poi con dolcezza- Vuoi che andiamo a casa?-
-No, non ti preoccupare- rispose lei -Se vuoi rimaniamo ancora un po'-
Chris annuì, quindi si rivolse all'amico.
-Hai parlato con Ron ed Hermione? Stanotte è successo un bel casino!-
-Mi hanno accennato qualcosa prima- borbottò Anderson, accendendosi una sigaretta -Ma non sono scesi nei particolari-
-Le cose si stanno complicando, a quanto pare- constatò Mason, la mascella lievemente indurita.
-Beh, non osate intervenire senza di me!- si intromise Alice, nel tentativo di alleggerire l'atmosfera-Tanto manca poco! Un mesetto e sarò di nuovo operativa!-
-T-tu vuoi ricominciare a lavorare?- esclamò Chris incredulo, strabuzzando gli occhi -Stai scherzando?-
-Certo che no...- rispose la Parker -Non crederai mica che mentre voi combattete, io me ne stia a casa a fare la brava mogliettina!-
A giudicare dalla faccia di Christopher, questo era proprio quello che lui aveva pensato fino a due secondi prima.
-Christopher Mason!- sbottò Alice, con tono di avvertimento.
Seb, tentando di scongiurare una lite, mollò una pacca sulla schiena all'amico, per farlo riprendere, e calmò la Parker con paroline accomodanti.
-Ne riparlerete più avanti che dici?- la blandì -Ora vai a giocare con Laine!- la esortò, come si fa con un bambino, sospingendola verso le altre ragazze.
Alice, offesissima, se ne andò a passo di marcia, scoccando occhiate truci a suo marito.
-Mi sa che ti sei guadagnato una bella nottata in bianco!- commentò Anderson, con aria fintamente contrita.



-Ron mi ha detto che volevi parlarmi-
Hermione annuì, guardando Elenie sovrappensiero.
-Più che altro mi serviva sapere alcune cose- disse la Granger -Ma questo non credo sia il luogo adatto.-
Infatti aveva appena alzato il viso e notato che Peter la stava cercando con lo sguardo.
-In caso vieni a casa nostra più tardi, che dici?- la invitò la Zabini, ravviandosi i lunghi capelli scuri.
-D'accordo, grazie- sospirò Hermione.
-Sembri stanca- constatò la Benèfica -Forse è il caso che tu vada a riposare un po'-
-E' stata una nottata lunga - confessò la Granger -Ma non ho voglia di tornare a casa-
-Peter sta venendo da questa parte- annunciò Elenie.
Un secondo dopo si girò verso Hermione, e quella non c'era già più.
-Herm, dove sei?- bisbigliò, confusa.
-Digli che non mi hai vista!- sussurrò una voce in un punto non identificato.
La Zabini alzò gli occhi al cielo, cercando al contempo di non scoppiare a ridere.
-Mi prenderà per cretina, qui seduta da sola!- sibilò.
-E dai Ele...Fammi un favore!-
La Granger tacque immediatamente, sentendo i passi del suo ragazzo avvicinarsi.
-Hai visto Hermione da qualche parte?- s'informò Peter con sussiego, guardandosi intorno.
-Chi? Io?- fece la Zabini, con una faccia incredibilmente tosta- No, non so dove sia...prova a guardare vicino al buffet!-
Peter annuì e si congedò, così Hermione fu libera di uscire dal suo rifugio.
-Tu non sei normale- ridacchiò la Benèfica.
-Uff non cominciare! Sicuramente è venuto a cercarmi per dirmi di tornare a casa, e io non ne ho proprio voglia.-
-E non potresti dirglielo, invece di infilarti in mezzo ai campi?- domandò sarcastica la mora, sfilando un rametto dai capelli dell'amica.
-Non è facile...E' un despota!- sentenziò la Granger, sbuffando.
-Eleeeeee!- si sentì ad un tratto.
-Ecco appunto....Parlando di fidanzati despoti...- bofonchiò sorridendo la Zabini, alzandosi.
-Questo sarà Harry che rompe per tornare!-
Hermione scoppiò a ridere.
-Più tardi allora vengo da voi- le disse -Prima volevo fare un giro al San Mungo a verificare le condizioni della ragazza aggredita-
-Ok- acconsentì Elenie -Poi fammi sapere-
Diede un bacio sulla guancia all'amica e se ne andò a recuperare quel mentecatto del suo ragazzo.



Lo so, lo so ci ho messo tantissimo...Però ho dato il mio vecchio hard disk, quello rotto, a un tecnico e indovinate??? Mi ha recuperato i capitoli!!! Non ci posso credere!! Da adesso in poi posso riprendere da dove avevo lasciato, dunque sarò molto più rapida ad aggiornare.
Rileggendo quello che avevo scritto qualche mese fa, ho trovato alcune incongruenze temporali. Nell'introduzione alla storia avevo scritto che questa seconda parte si svolge tre anni dopo la morte di Draco....In realtà, di anni ne sono passati quasi sei! Comunque adesso provvedo subito a modificare tutto!
Passo subito ai ringraziamenti (che meraviglia trovare tutte queste recensioni!)
Tanny: Non ti preoccupare per le recensioni mancate, e per tutte quelle che non riuscirai a fare! Lo capisco benissimo, che non si ha sempre tutto il tempo che si vorrebbe a disposizione...Davvero, a me fa già tanto tanto tanto piacere sapere che tu segui ancora la storia, perfino dopo il finale triste!! Un bacione!
barbarak: Eh già...Hermione non ha certo dimenticato Draco, e questo si vedrà sempre più chiaramente con l'avanzare dei capitoli...Quindi non è dato sapere se il motivo per cui l'ho inserito tra i personaggi è perchè rientrerà in scena, o solo perchè verrà spesso citato =) Sta a voi scoprirlo!
senzaparole: Ti adoroooooo...=) Grazie amor....per tutti gli spunti che ti toccherà darmi moooolto presto (mio tortino al cioccolato eh? xD)
seven: Ti ringrazio per tutte le cose belle che hai scritto nella recensione...Spero davvero di non deludere le vostre aspettative...e di non far deprimere troppo Hermione....=) Alla prossima!
liven: Ma ciaooooo! Che bello rileggere di nuovo una tua recensione! Devo dire che sei una tra le lettrici che mi sono mancate di più (senza nulla togliere alle altre ovviamente)! Mi auguro veramente che il seguito ti piaccia!
alexandra611: Ti ringrazio per la recensione! Spero che anche il secondo capitolo ti sia piaciuto!
MemoryDrops: Sono felicissima delle cose che hai scritto...Un po' meno di averti fatto piangere però =) Grazie grazie grazie!
elo_11_11_09: Eccolo qua il seguito che aspettavi!!! Dato che il finale della prima parte a quanto pare ha fatto versare un po' a tutte un mare di lacrime, spero che questa parte risulti un po' più allegra!
karoldracomalfoy: Sono felice che mi seguirai sempre...Poi, ho visto che ti sei firmata Otta...La cosa mi ha fatto sorridere, perchè è anche il mio soprannome (col quale mi chiama mia mamma) da quando sono nata =) Non c'entra molto con la storia, ma già questo mi ha colpita, poi in più ho letto l'altra recensione che spiegava cosa rappresentasse per te il fatto di scrivere...E mi ci sono rivista tantissimo! Davvero...Rispecchiava in pieno quello che provo io quando scrivo!!! E i motivi per cui lo faccio...
kikkina_malfoy: Lo so, la malinconia c'è...Io non posso certo assicurare il ritorno di Draco ma....mai dire mai xD
emmetti: Non sai quanto mi ha fatto piacere la tua recensione...Sul serio, mi sono quasi commossa vedendo quello che hai scritto di aver provato mentre leggevi il primo capitolo di questa seconda parte...Era esattamente quello che avrei sperato di far provare...E il fatto di esserci almeno un po' riuscita, anche fosse con una sola persona, mi riempie di gioia! Grazie... Spero continuerai a seguirmi!
Sofimblack: Ti ringrazio moltissimo per i complimenti, sei stata gentilissima! Spero continuerai a seguirmi e a dirmi ciò che pensi!!!
ladysabra: Oddio, ma hai letto tutta la storia in un solo giorno? Sei stata velocissima!!! Mi auguro che questo capitolo ti sia piaciuto!
Smemo92: Ma che bello trovare le mie "vecchie" e adorate recensitrici! Sono troppo contenta! Lo so che ho lasciato moltissimi interrogativi, ma si colmeranno al più presto. Elenie è la cugina di Blaise, che lui ha scoperto di avere quando gli Auror sono riusciti a liberarla dalle segrete di Villa Malfoy! Ricordi? Se hai altri dubbi, non esitare a chiedere! Un abbraccio
BadAngelAmelie: Aiuto, qua mi sa che se non vi faccio tornare Draco mi ritrovo con metà lettrici...=) Ma io non vi dico nulla!! Leggete e vedrete! Grazie mille per la recensione!


 


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***








-Dannazione, dove diavolo si sono cacciati quei due?-
Elenie Grace Zabini lanciò un'occhiata divertita al suo fidanzato, che faceva su e giù per la cucina come un indemoniato.
-Arriveranno a momenti- gli ripetè per l'ennesima volta in pochi minuti -Stai calmo, sembri una tigre in gabbia.-
Il Bambino Sopravvissuto guardò fuori dalla finestra, quindi si gettò su una sedia, nervoso.
-Odio essere l'ultimo a sapere le cose- bofonchiò.
-E fin lì...- rise la Benèfica, mettendogli una tazza di caffè tra le mani -Si era capito!-
Harry James Potter sbuffò, poi il volto gli si distese in un sorriso, mentre allungava un braccio per prendere quello della sua ragazza.
Elenie lo guardò, il cuore in tumulto come ogni volta che incontrava il suo sguardo, quei suoi occhi verdi, puri ma decisi, come ogni volta che fissava quella cicatrice divenuta leggenda.
Lui le baciò il palmo, posandoselo poi sulla guancia, quando qualcuno suonò il campanello.
-Alla buon'ora- commento sbuffando il ragazzo, andando ad aprire.
La Zabini lo attese in cucina, e non si stupì quando poco dopo tornò con Hermione.
-Ron non è ancora arrivato?- s'informò la Granger.
I due amici scossero il capo.
-E ti pareva! Ha rotto due ore per esserci anche lui, e poi arriva in ritardo.- si infiammò, passandosi una mano tra i capelli.
-Caffè?- le chiese Potter, porgendole una tazza, che la ragazza afferrò.
Hermione sorseggiò la bevanda calda, quindi si diresse alla grande finestra che dava sulla strada sottostante, attendendo l'arrivo di Weasley.
Harry la guardò, gli dava le spalle, le quali parevano incurvate sotto un grande peso. Era ancora vestita come quel giorno alla cerimonia, e sembrava stanca, tanto stanca.
"Non è stanca, Harry, è spenta", gli aveva detto una volta Elenie. Lui aveva ridacchiato nel sentir paragonare la sua migliore amica a una lampadina ma ora, guardandola, capiva che era proprio vero.
Se uno ci parlava per cinque minuti, in lei non percepiva mutamenti di sorta. Sempre la solita incredibile parlantina, la solita lingua sferzante, il solito modo di porsi.
Ma appena cercavi di avvicinarti un po' di più, se solo passavi con lei qualche ora, ti accorgevi che ogni tanto di verificavano momenti in cui Hermione semplicemente non c'era. In cui si ritrovava a fissare il vuoto, a non ascoltare. E sembrava così fragile, così delicata, così sola...
Ed Harry sapeva bene il perchè, così come lo sapeva Ron, così come lo sapevano tutti. Ma nessuno aveva il cuore di parlarne con lei.
Con lei che non viveva più.
Mangiava, dormiva, lavorava, usciva con gli amici, ma si limitava solamente a sopravvivere.
E Potter si malediceva ogni giorno per questo.
Perchè avrebbe solo voluto poter tornare indietro e fare di più, fare anche l'impossibile per cambiare il passato.
Per riportare indietro lui.
Per restituirle Draco.
Perchè Hermione lo aveva amato a tal punto che metà di lei era morta con lui.
-Prima o poi mi dovrete spiegare cosa ve ne fate di una casa così grande- disse la Granger, voltandosi verso i suoi amici, giusto per spezzare il silenzio creatosi.
Odiava il silenzio, se con lei c'erano altre persone, perchè in questo modo poteva quasi ascoltare i loro pensieri. Al contrario, amava la solitudine, se l'era fatta amica...Perchè chi fugge, lo fa per trovare un luogo migliore. E lei l'aveva trovato nell'assenza di gente, nel posto che solo lei poteva raggiungere, dove nessuno poteva farle male.
-Lo sai che mi piacciono i luoghi ampi- sorrise Harry, strizzandole un occhio.
Hermione alzò le spalle, e Potter sorrise tra sè.
La sua amica aveva ragione. Quella casa, con numerose stanze da letto, era eccessiva per due sole persone, ma lui era diventato un tipo previdente.
Qualche tempo prima, infatti, quando lui ed Elenie avevano cercato una casa che fosse solo loro, erano già accaduti alcuni di quei fatti strani che stavano facendo preoccupare gli Auror, quindi lui aveva deciso di prendere un'abitazione sufficentemente grande da ospitare, all'occorrenza, tutti i ragazzi, da Blaise a Hermione, da Ron a Jayden.
Perchè l'unione faceva la forza, e lui l'aveva imparato tanto tempo prima.


-Stai scherzando?-
La voce di Elenie riempì la cucina, lasciandosi dietro l'eco di un silenzio irreale.
Hermione Jean Granger scosse la testa, gli occhi bassi.
-Ron può confermare- disse poi.
Accanto a lei, infatti, il rossino annuì vigorosamente.
-Non ci posso credere- mormorò sconfitta la Benèfica, lasciandosi cadere su una sedia.
-Non è colpa tua- sospirò Harry, posandole un braccio sulla spalla -E comunque sbaglio o tu stessa avevi detto che Lasko ultimamente era più strano del solito?-
-Sì, ma da essere strano ad aggredire una ragazza in un vicolo c'è una bella differenza.-
Potter, sentendo il tono della sua ragazza, se la strinse addosso.
-Ascolta Ele...- intervenne Hermione con voce dolce -Ci serve sapere tutto quello che sai di lui-
-Un momento!- la interruppe Blaise, che era arrivato poco prima insieme a Weasley -Come mai io non so nulla di questo Lasko? Chi diavolo è?-
-Un Efreet- sussurrò Elenie, guardando il cugino negli occhi così simili ai suoi.
Vedendo l'espressione stranita di Zabini si affrettò a spiegare.
-E' uno spirito di fuoco-
Come se questo sistemasse la faccenda, insomma...Il povero Blaise era ancora più confuso di prima, così Hermione cercò di venirgli in aiuto.
-Sai che Elenie lavora nel Dipartimento Ministeriale che si relaziona con gli Ibridi di qualunque tipo, no?-
L'ex Serpeverde annuì. Sua cugina svolgeva quel lavoro da anni, ovvero da quando Silente, all'ultimo anno di Hogwarts, gliel'aveva chiesto, spiegandole di come i suoi poteri elementali sarebbero potuti essere di enorme aiuto in quel campo.
-Comunque, qualche tempo fa ci sono stati dei casini con questi Efreet, una casta minore del Regno delle Ombre, e alcuni di loro sono tenuti sotto rigida sorveglianza dal Ministero-
-E io sono quella che ha dovuto parlarci -si intromise la Benèfica -E tentare di inserirli nel mondo magico. Tuttora, alcuni di loro lavorano al fianco dei maghi normali-
Blaise sgranò gli occhi. -E i maghi non si accorgono di lavorare gomito a gomito con spiritelli sputa-fiamme?-
Ron tossicchiò, un breve colpo di tosse che aveva tutta l'aria di voler dissimulare uno scoppio d'ilarità.
-Non sono fasci di fuoco, se è questo che intendi- spiegò paziente Elenie - Al contrario, appaiono come uomini di eccezionale forza e bellezza, anche se sono molto supponenti e quindi si possono distinguere per l'atteggiamento glaciale e arrogante.-
Lo sguardo di Blaise si velò appena.
Quella descrizione poteva adattarsi benissimo anche ad un'altra persona, che lui aveva conosciuto tanto tempo prima...Ma che non era un Efreet, bensì un ragazzo solo...
Un ragazzo dall'anima dannata.
Un ragazzo che si era salvato grazie all'amore per una strega mezzosangue.
-Credo sia opportuno avvisare il Capo- annunciò Harry, guardando distrattamente l'orologio.
-Se non ti dispiace io ed Hermione preferiremmo andare prima a parlare con la ragazza aggredita, quando si sveglierà- intervenne Ronald -Sai com'è fatto Carrigan, non voglio farlo agitare per niente-
Potter sogghignò sotto i baffi, quindi annuì.
-Chi terrà d'occhio questo Lasko ora?-
-E' impossibile controllare a vista un Efreet- rispose Elenie -Ci sono delle formule magiche per controllarli, ma non sono per nulla sicure, quindi sono cadute in disuso-
-Cazzo...-mugugnò Potter -Non mi piace l'idea di non sapere che diavolo stiano combinando-
-Prima hai detto che questo tizio però non era da solo, giusto?- fece ad un tratto la Zabini alla Granger, come colpita da una folgorazione.
-Esatto-
-Era un suo simile quello con lui?-
-Non potrei giurarci, ma a prima vista mi è sembrato umano, anche se per andarsene si è avvolto nelle fiamme come un Efreet- disse Hermione, pensierosa.
-Questo è molto strano...- borbottò la Benèfica tra sè.
-Come dici?-
-Dico che è raro che uno spirito del fuoco giri in compagnia di esseri umani. Di natura sono piuttosto schivi, quindi se tu mi dici che Lasko girava con un mago normale, deve aver avuto un motivo molto valido-
-Ora resta solo da scoprire quale...- fece Harry, scuotendo lentamente la testa.


Quando Hermione Granger tornò a casa trovò un biglietto ad attenderla sotto la porta.
Lo svolse mentre si toglieva il mantello e lo lesse con pallido interesse.
"Ti ho cercata a casa, ma non c'eri. Chiamami non appena torni.
P.R"
La ragazza appallottolò il biglietto per poi gettarlo con un canestro perfetto nel cestino della spazzatura.
Non sopportava quella mania di Peter di firmare con le iniziali, in quel modo così freddo e supponente.
Una volta ti piacevano le persone glaciali e supponenti.
Era diverso. Quell'unica volta era stato diverso.
E poi ero giovane.
Lo sei anche adesso, benchè ti ostini a comportarti come una vecchietta.
Il trillo brusco e insistente del campanello giunse con tempismo perfetto ad interrompere l'irritante vocina che parlava senza sosta nella sua testa.
-Ah, sei qui- abbaiò Peter Wayne Randall quando Hermione aprì la porta.
Il ragazzo si inserì delicatamente nella fessura lasciata aperta dalla strega.
-Sono appena arrivata- mormorò stanca la Granger.
-Vedo- sibilò lui, scrutando con aria critica l'abbigliamento della ragazza.
Hermione sospirò, aggiustandosi i capelli.
-Devi dirmi qualcosa?- s'informò.
-Sì- rispose lui, gonfiando il petto -Volevo informarti che domenica a pranzo siamo invitati nel Devon, nella tenuta dei miei genitori. Ci tengono molto a conoscerti-
Sentendo quelle parole ad Hermione mancò la terra sotto i piedi.
Devon? Genitori? Le cose si erano fatte già così serie tra loro due?
-Naturalmente sono invitati anche Potter e Weasley, con le loro compagne- continuò Peter, senza accorgersi dell'effetto che quelle parole avevano sulla sua ragazza.
Come sentì i nomi di Harry e Ron però, la Granger si riscosse, e i suoi occhi dorati si ridussero a due fessure.
Era un caso se a quel pranzo erano stati convocati anche gli altri due membri del famoso trio che aveva sconfitto Voldemort?
Randall nel frattempo continuava a blaterare, vantando le bellezze del Devon, ma Hermione non lo ascoltava da un pezzo.
Perchè aveva chiesto solo di Potter e di Weasley, e non di Blaise, che Peter conosceva altrettanto bene?
Sporco e lurido leccapiedi...Voleva strisciare attorno alla gente famosa...Di certo avere il grande Harry Potter e i suoi due migliori amici a tavola era un gran colpo per il nome della sua famiglia.
-Verremo- lo interruppe allora Hermione.
-Ma non hai ancora chiesto a loro!- protestò Peter.
-Ci saranno, non ti preoccupare-
Ci mancava solo che osassero lasciarla sola in un momento come quello...Voleva proprio vedere cosa sarebbe successo domenica.
I suoi complotti ai danni dei suoi amici furono però interrotti da una bocca che si posò prepotentemente sulla sua e da una mano che si fece strada sulla sua coscia.
Hermione rabbrividì a quel contatto...Ma non era un brivido di eccitazione...Piuttosto una scarica di gelo che le partiva dal cervello e le arrivava dritta al cuore.
Sentì le lacrime pungerle gli occhi quando la lingua di Peter si scontrò con la sua.
E così anche con lui stava succedendo ciò che era successo con gli altri.
Qualche uscita divertente, ore passate insieme, propositi per il futuro e poi...solo freddo, tanto freddo.
Non appena le cose cominciavano a farsi serie, in lei si spezzava qualcosa.
O meglio, la figura di chi le era accanto in quel momento, cozzava contro un'altra figura che le era accanto sempre.
E il nuovo venuto non era mai in grado di reggere il confronto.
Anche se dall'altra parte c'era solo un fantasma del passato.


-Cooooosa? Ti prego dimmi che stai scherzando!-
L'urlo disumano di Ronald Weasley invase tutto il corridoio, facendo voltare scandalizzati numerosi maghi affaccendati in chissà quali affari.
Harry James Potter, con sul viso l'espressione tipica di chi se ne frega della sclerata del proprio migliore amico, fece spallucce, e continuò a camminare.
-Eddai Harry- piagnucolò il rosso, correndogli dietro. -E' proprio indispensabile?-
-Hermione ha bisogno di noi- rispose calmo il Bambino Sopravvissuto -Dobbiamo andare-
Vedendo la sua faccia totalmente tranquilla e indifferente, nessuno avrebbe mai immaginato che poco prima lui stesso avesse fatto il diavolo a quattro davanti alla sua fidanzata, cercando di convincerla a non portarlo a quello che si prospettava essere il pranzo più tedioso degli ultimi anni.
-Non può sostituirci qualcuno? -tentò allora Ron, lo sguardo acceso da un barlume di speranza -Che mi dici di Blaise e Jayden?-
-Blaise ha il turno- rispose Potter, rispondendo cortesemente ai saluti di coloro che passavano e lo riconoscevano -Jay invece non ho idea di dove sia. Da quando è partito non si è fatto vivo, nemmeno per far sapere quando sarebbe tornato-
-Il solito- bofonchiò Ron -E se si fosse cacciato in qualche guaio?-
-Guarda che è andato semplicemente in Francia per sistemare degli affari per conto di suo padre...Non si è mica cacciato in mezzo a una mandria di troll-
-Mmm...ci è andato vicino però- ironizzò Weasley. - Se la gente da cui è andato assomiglia anche solo lontanamente a Johnatan McBride, per conto mio avrei preferito un gruppo di troll incazzosi-
Harry scoppiò a ridere.
-Beh se avesse detto di no al vecchio John mi sa che un troll incazzoso l'avrebbe visto molto da vicino!-
-Anche tu lo vedrai se mi obbligherai a venire domenica!- borbottò il rosso, guardando di sbieco l'amico.
-Avresti il coraggio di lasciarla sola?- mormorò per tutta risposta Harry, facendosi serio.
Ronald tacque.
-Lo sapevo- ghignò il moretto.
-Beh dopotutto è con il suo fidanzato...-cercò di autoconvincersi Weasley, pur pronunciando a fatica l'ultima parola.
-Fidanzato che non ti piace per nulla- concluse Potter.
Ron mugugnò.
-Adesso ci vedresti bene Malfoy vero?- sussurrò Harry con un sorriso triste.
Nessuna risposta dal rosso.
Si. adesso decisamente avrebbe guardato Draco con altri occhi.
E non solo perchè se lui fosse stato ancora lì Peter non sarebbe nemmeno entrato nelle loro vite, ma perchè avrebbe dato qualsiasi cosa pur di vedere Hermione sorridere di nuovo come un tempo.
Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di vedere quegli occhi d'oro brillare di nuovo.
Lei lo pensava ogni giorno, non ne aveva alcun dubbio.
Ne era sicuro, altrimenti non si sarebbe spenta in quel modo, dopo la sua morte. E nemmeno loro due, i suoi migliori amici, erano riusciti a riportarla alla luce.


Eccooooooomi di nuovo qua=) Mi sono dimenticata di dire una cosa, nei capitoli precedenti: questa storia tiene conto di ciò che è successo nel settimo libro e alla fine del sesto, ovvero la ricerca degli Horcrux, la morte di Silente e quella di Fred, e via dicendo...tralasciando ovviamente gli episodi che riguardano i Malfoy e il capitolo ambientato 19 anni dopo...=)

Scusate se non ho proprio il tempo di ringraziare tutte singolarmente, ma volevo postare oggi altrimenti facevo passare troppi giorni, e sono stra di corsa! Sappiate comunque che ho adorato tutte le vostre recensioni...e adoro voi che me le lasciate! A prestissimissimooo...






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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***








Quando Londra aprì gli occhi, quella mattina, si ritrovò coperta da una spessa coltre di nuvole.
Un presagio, avrebbero detto i più superstiziosi.
Una sfiga, avrebbero detto invece tutti coloro che quel sabato di inizio estate non aspettavano altro che fare una bella scampagnata lontano dal traffico della città.
Hermione Granger, entrando al Ministero, quella mattina, non alzò nemmeno per sbaglio lo sguardo verso il cielo cupo, nel quale già rumoreggiavano i primi tuoni.
-Signorina- la salutò cordialmente il mago all'entrata, alzandosi il cappello ed esaminando il suo tesserino di riconoscimento.
Odiosa burocrazia. Da quando, due anni prima, si era infilato al Quartier Generale degli Auror un uomo imbottito di alcool e Pozione Polisucco, declamando in Marinese e spacciandosi per Christopher Mason, qualcuno ai piani alti aveva deciso di imporre ulteriori controlli verso chi entrava al Ministero.
Col risultato che ora, quegli sventurati che dovevano raggiungere i loro uffici, ci mettevano mezz'ora solo per espletare gli obbligatori riconoscimenti.
Quando l'uomo giudicò valido il pass che la ragazza gli aveva teso, glielo restituì e con un cenno del capo la lasciò libera di andare.
Hermione fece per entrare nell'ascensore e raggiungere il Quartier Generale degli Auror, quando si sentì chiamare a gran voce.
Sorrise tra sè, sentendosi fissata da tutti i maghi presenti nel raggio di trenta metri. Conosceva un'unica persona così coraggiosa da gridare in quel modo nella hall del Ministero.
-Ciao Blaise- salutò, quando l'urlatore le arrivò vicino, posandole un bacio sulla guancia.
-Tutto bene?- s'informò lui -Ti vedo stanca.-
-Diciamo che un matrimonio dopo una notte praticamente insonne lascia degli strascichi per qualche giorno- ironizzò la Granger.
-E non ti sei nemmeno ubriacata! Di che ti lamenti? - ridacchiò Zabini.
-Avevo in consegna Blake, dovevo essere irreprensibile-
-Hai fatto bene! Altrimenti chi lo teneva più Seb se gli taravi l'erede?- sogghignò Blaise, bastardamente.
-E comunque non avevo molta voglia di rischiare di finire a ballare mezza nuda in una qualche fontana, come hanno fatto alcune mie conoscenze al matrimonio di Chris!- gli fece notare Hermione.
Nel frattempo erano saliti in ascensore e scesi di un paio di piani.
Le porte si aprirono sferragliando, e da esse entrò un mago dall'aria indaffarata che quasi travolse la Granger, dato che aveva la testa seppellita in una montagna di fogli scritti fino sui margini.
-Qui qualcuno lavora troppo!- giudicò Blaise divertito.
Il nuovo venuto alzò di scatto il volto, allargando un istante dopo le labbra perfette in un sorriso.
-Ciao ragazzi!-
-Toh, sei ancora vivo allora! Potevi farti sentire...- fece notare la Granger.
-Lo so, ma è da quando sono tornato che non mi fermo un istante. Sono braccato dal lavoro e da mio padre!-
Jayden Amyas McBride, erede di una delle più potenti e antiche famiglie Purosangue del Mondo Magico, sorrise.
-Come mai sei qui così presto?- chiese Blaise, mollandogli una sonora pacca sulla spalla.
-Per presenziare a una dannata causa- borbottò Jayden, alzando gli occhi al cielo -Devo essere tra dieci minuti nell'aula riunioni del Wizengamot-
-Una causa davanti al Wizengamot?- Zabini si lasciò sfuggire un fischio -Dev'essere roba grossa allora-
-Macchè- sbuffò McBride, agitando una mano con noncuranza -E' la solita stronzata..Solo che c'è di mezzo qualcuno molto in alto e quindi...-
-Bisogna stendere il tappeto rosso- concluse al posto suo Hermione, acida.
-Esatto- fece Jay, conciliante -Mi domando perchè cavolo mi sono lasciato convincere a fare Magisprudenza!-
-Forse perchè altrimenti tuo padre ti avrebbe diseredato- sogghignò Blaise.
-Già- mormorò desolato l'altro, passandosi una mano tra i capelli castani.
Hermione sorrise dolcemente, mentre l'ascensore si fermava nuovamente e la voce femminile ronzava, annunciando che erano arrivati al Quartier Generale degli Auror.
-Quando ho finito coi vecchiacci del Wizengamot passo da voi- annunciò McBride con un ghigno furbesco sul volto -Ho sentito in giro che c'è stato del movimento mentre ero via-
-Più di quanto immagini- annuì la Granger, scendendo.
Prima che l'ex Corvonero potesse risponderle, le porte dell'ascensore si richiusero e Jayden sparì.



-Era ora!- sbottò una voce incazzosa, appena i due ragazzi varcarono la soglia del loro ufficio. -Stavamo aspettando solo voi!-
-Non è colpa nostra se l'ascensore è più lento di un bradipo, David!- protestò Zabini, gettandosi su una sedia.
Per tutta risposta il Capo degli Auror sbuffò, cadendo a sua volta a sedere sulla sua comoda poltrona.
Hermione intanto si era tolta con tutta calma il mantello, guardandosi distrattamente attorno.
C'erano proprio tutti. Non solo Harry e Ron, alla sua destra, ma anche Matt, Christopher e Sebastian.
-Ma non dovresti essere in viaggio di nozze tu?- domandò allibita a quest'ultimo, sedendoglisi accanto.
-C'ero fino a due ore fa. Poi questo pazzo mi ha chiamato d'urgenza- mugugnò Anderson con aria lugubre, indicando Carrigan col capo -Di questo passo Laine chiederà il divorzio prima di poter festeggiare la prima settimana di matrimonio!-
Carrigan lo guardò storto, non molto contento di essere stato definito "questo pazzo". Gli altri semplicemente si rotolarono dalle risate davanti all'espressione imbufalita di Seb, che di lì a due secondi probabilmente avrebbe cominciato a sputare fuoco.
-Ok ora basta- disse secco il Capo.
-Vi ho chiamato qui urgentemente- iniziò, calcando sull'ultima parola -per discutere ciò che è accaduto a Ron ed Hermione l'altra sera. Sapete già tutto?-
I ragazzi annuirono in coro, più o meno convinti.
-Perfetto. Ho preferito consultarmi con voi, i miei migliori elementi, per quanto mi costi ammetterlo- continuò David Carrigan seccato -prima di comunicare l'accaduto ai vostri colleghi. Non vorrei allarmarli per una sciocchezza.-
-Come mai così agitato Capo?- chiese Matthew, interessato -Non è certo il primo tentativo di omicidio che ci capita sottomano-
-Lo so, ma stavolta è diverso. Non credo sarebbe saggio sottovalutare questo episodio, visto che ha tutta l'aria di non essere un tentato omicidio qualunque-
-Ti riferisci alla presenza di quell'Efreet, vero? -chiese Harry, le braccia incrociate sul petto e mezzo svaccato sulla sedia.
-Sì ma non solo. E' soprattutto quel simbolo notato da Hermione ad avermi colpito.-
-Ho fatto delle ricerche in proposito- annunciò allora la Granger, estraendo dalla borsa un libro e posandolo davanti a sè -Purtroppo finchè la ragazza aggredita non si sveglierà e ci racconterà che è successo dovremo accontentarci di quello che ho trovato.-
-Sentiamo-
-Ho cercato su tutti i libri di Simbologia e cose simili, ma quel segno sul collo della ragazza non è riportato da nessuna parte.-
-In effetti non ho mai sentito parlare di ferite o simboli a forma di tessere di puzzle- considerò Christopher.
-A me sa di presa per il culo- mugugnò Seb, sempre fumando come una teiera.
Carrigan lo linciò con lo sguardo.
-Continua- disse poi ad Hermione.
-C'è ben poco da continuare.- mormorò la Granger, sconsolata - Quello non è il simbolo nè di una setta, ne di un qualche antico rituale. Se posso dare la mia opinione, quella tesserina non ha un significato positivo-
-E fin lì...- commentò Harry- Su questo non c'erano dubbi, dato che è stata incisa sulla carne di una ragazza che stava per morire-
-Intendevo che per me la cosa non finirà qua- rispose la riccia -Le tessere di un puzzle sono fatte per essere legate assieme...-
-Quindi intendi che ce ne saranno altre....su altre persone?- la interruppe Blaise, capendo dove volesse andare a parare.
Hermione annuì -Precisamente. La cosa si ripeterà. E non è detto che stavolta le vittime saranno così fortunate da essere salvate in tempo-
Carrigan si alzò di scatto dalla sedia, agitando la bacchetta, che produsse un suono flautato.
Nel giro di cinque secondi la porta si aprì e ne entrò un ragazzo, alto e corpulento.
-Smith- ordinò Carrigan con tono autoritario- Chiama alcuni tra i tuoi colleghi e organizzate delle ronde più serrate. Voglio pattugliamenti costanti, per i prossimi giorni, nelle zone che circondano Londra.-
Se all'Auror la richiesta suonò strana non lo diede a vedere.
Annuì e, dopo aver lanciato un'occhiata invidiosa verso le leggende che si trovavano nell'ufficio del Capo, se ne andò.
-Non credo che questo basterà a fermarli- giudicò Harry, preoccupato.
-Lo so...Ma è il massimo che posso fare con le forze che ho a disposizione- spiegò Carrigan.
-C'è altro?- chiese Seb alzandosi -Perchè altrimenti me ne tornerei nei mari del Sud. Sapete com'è, mia moglie e una Pina Colada mi stanno aspettando con ansia!-
-D'accordo, vai pure...-sospirò l'altro- Anzi, andate tutti, ma tenetevi a disposizione!-


Harry James Potter rientrò nel suo ufficio con l'umore più nero di un corvo. Sentendo la sua porta sbattere tanto da far tremare il muro, nessuno si azzardò a seguirlo.
Per il Bambino Sopravvissuto quel giorno era cambiato qualcosa. Lo si poteva percepire dal suo comportamento schivo e nervoso, lo si poteva capire semplicemente scrutando quelle iridi verde speranza.
Una speranza che qualche pazzo stava cercando di portargli via di nuovo.
Harry si lasciò cadere, esausto, su una sedia, ritrovandosi a fissare la finestra incantata che dava su Londra.
Dannazione.
Erano stati anni di pace, quelli, fatti di giorni di felicità, di gioie, di timori e sofferenze..Come quelli di ogni essere umano.
Al di fuori del Prescelto ovviamente.
Perchè quando sei guardato da tutti come si guarda ad una bandiera, ad un vessillo, ad un riferimento, non hai tempo per vivere. Quando davanti a te vedi solo una possibile strada, la quale tra l'altro con molta probabilità ti condurrà alla morte, non c'è spazio per i sogni, per i progetti di un futuro.
Poi, con la morte di Voldemort, davanti a lui si era aperto un mondo. Un mondo fatto di giornate simili tra loro, fatte di piccole cose, lontano dalla paura di perdere tutto, dal timore per coloro che amava.
Le battaglie quotidiane c'erano lo stesso, ovviamente, e gli Auror avevano comunque dovuto affrontare diversi problemi e diversi nemici..Ma il mito di Harry Potter pareva essersi sopito.
Fino a quel giorno.
Non appena era stato libero di uscire dallo studio di Carrigan, tutti i volti degli Auror presenti in corridoio si erano voltati di scatto verso di lui....In attesa di qualcosa.
Di sapere, forse.
Di essere protetti, certamente.
Basta!, avrebbe voluto gridare, non sono più qualcuno di speciale.
Non sono più lo stendardo di voi maghi.
Eppure bastava un morto, o un tentato omicidio in un vicolo, per far riaffiorare il timore, e la paura.
E allora il Bambino Sopravvissuto doveva tornare. E ridiventare leggenda.
Una leggenda ancora impressa nei cuori del mondo magico. Ma in cui lui stesso non credeva più.
Qualcuno bussò piano alla porta.
-Posso?- sussurrò Hermione mettendo dentro la testa.
-Vieni- annuì Harry.
-Ti ho visto strano prima. Cosa c'è che non va?-
Potter guardò la sua amica afferrare un'altra sedia e posizionarla accanto a quella su cui era seduto lui. Scoprì di non avere il coraggio di guardarla negli occhi.
-Ho visto gli sguardi di quelli qua fuori- mormorò il ragazzo, controvoglia- Sono identici a quelli che mi riservavano sei anni fa-
La Granger lo guardò un po' stupita, poi comprese.
-Ti dà fastidio che ti guardino come ad un Salvatore?-
-Non sono un Messia- disse secco Potter. -Non mi merito un appellativo del genere-
-Eppure i maghi ti vedono come un eroe. Perchè è quello che sei, e non puoi farci niente.-
-E se io non volessi esserlo?- ringhiò Harry -Cazzo perchè non posso vivere tranquillo?-
-Perchè hai ucciso Lord Voldemort, sopravvivendo a lui - rispose tranquillamente la ragazza, non facendo caso al tono irascibile dell'amico.- Sei leggenda-
-Ma non sanno nulla di ciò che voglia dire essere una leggenda! Non hanno idea del prezzo che ho dovuto pagare per essere considerato un grande eroe...-
Il Prescelto tacque improvvisamente, notando l'espressione delle Granger, che si poteva facilmente intravvedere sotto la fermezza dello sguardo dorato.
Si sentì uno schifo, quando comprese che, tra tutti loro, lei era quella che nell'ultima guerra ci aveva rimesso di più.
Lei, insieme a Ron e ad Elenie. Il primo aveva perso un fratello, la seconda aveva perso la madre.
Loro due però se ne erano fatti una ragione, avevano voltato pagina, rifugiandosi in una felicità che altre persone avevano saputo donare loro.
Hermione invece ancora non riusciva a farlo, non riusciva a dire addio.
Eppure era lui che si lamentava ancora perchè Voldemort ventitre anni prima gli aveva strappato i genitori.
Era lui che era un mito solo perchè era sopravvissuto.
Con che coraggio poteva sottrarsi ai suoi doveri, quando intorno a lui c'erano persone come Hermione, che nonostante il dolore, continuavano a mettere incessantemente un piede davanti all'altro, trascinandosi a fatica su una strada lastricata di ricordi che bruciavano?
Doveva ancora una volta scegliere, e lo sapeva.
Scegliere tra la vita e la morte.
Ma anche tra il coraggio e la vigliaccheria, tra l'onore e la comodità di una vita tranquilla, tra l'amore e la vita.
Un gran trambusto in corridoio lo distolse da quel pensiero. Vide Hermione alzarsi di scatto e dirigersi alla porta, e la seguì rapidamente.
Come la faccia ben nota del Bambino Sopravvissuto fece capolino fuori dall'ufficio, tutti gli Auror e le reclute più giovani si voltarono a fissarlo.
Harry sbuffò, seccato di essere osservato come un animale allo zoo, anche se ormai era abituato a quegli guardi che lo seguivano ovunque andasse. Anche se ora non erano solo carichi di curiosità, ma anche di aspettativa.
Ad ogni modo tentò di ignorarli, cercando allo stesso tempo di individuare la fonte di quel casino.
Non ci volle molto.
Una decina di metri più in là c'era Ron che, facendo il solito baccano, salutava Jayden.
Potter sorrise e si avvicinò a sua volta. Dopo un mese che non lo vedeva aveva una gran voglia di sapere che avesse combinato.
E soprattutto, pensò rabbuiandosi e fissando Hermione che lo abbracciava, se avesse scoperto qualcosa di nuovo.


Eccovi qua il quarto capitolo! Leggendo le vostre recensioni, ho visto che Peter non è un personaggio molto popolare =) Non tento nemmeno di farvi cambiare idea su di lui, perchè, anche se è un personaggio che ho creato, nemmeno io posso sopportarlo =)
Passo subito ai ringraziamenti:
liven: Haha...leggendo la tua recensione sono morta dal ridere, vedendo il punto in cui speravi che io avessi perso le mie sadiche abitudini...Mmm...mi sa proprio che quella sarà una caratteristica che continuerò ad avere, anche perchè come vedi ho già lasciato un bel po' di misteri sparsi in giro=) Scusa scusa scusa!
barbarak: Vedo che anche tu non sei esattamente una fan di Peter...Non ti posso ancora assicurare nulla su Draco ma...*mi mordo la lingua per non dire di più* Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
erigre: Ciao Greta! Cavoli...Peter addirittura un Efreet? Certo che ne avete di fantasia=) Però mi fa molto piacere che i capitoli vi offrano tutti questi spunti per fare congetture, e mi piace da matti leggere le vostre supposizioni! Dunque, scrivi pure ogni più piccola idea che ti viene...chissà,. magari mi servirà come spunto! Un bacio
BadAngelAmelie: Grazie a te per la recensione! Mi diverte un sacco vedere quanto odiate quel poveraccio di Peter!  Alla prossima!
emmetti: Su Draco ho la bocca cucita! Però Ginny sì, è ancora in circolazione..Prima o poi farà la sua apparizione, anche se non so ancora precisamente che ruolo avrà in tutta la storia...Inoltre con tutti questi personaggi, devo un po' giostrarmeli all'interno dei capitoli, per non creare troppa confusione.
Smemo92: Quanto mi piacciono le tue recensioni, in cui analizzi la psicologia di tutti i personaggi! Grazie, davvero. Devo dire che hai centrato un po' tutta la situazione...Comunque, Jayden era il ragazzo di Corvonero che aveva invitato Hermione al Ballo della scuola...Ricordi? Se hai altri dubbi, non esitare a chiedere!
seven: Ti ringrazio tantissimo per la recensione...Quello che ha scritto mi ha fatto vedere i brividi...Sei riuscita a descrivere esattamente le sensazioni che io cercavo di far trasparire con il comportamento dei personaggi! Mi sono piaciute molto le tue elucubrazioni su quello che accadrà, soprattutto perchè in un caso, non dico che ci sei andata vicina ma.....vedrai! Un bacio!
RuNami 4ever: Ciao Eliana! Sono molto felice di avere una nuova "lettrice di fiducia" =) Spero che continuerai a seguire la storia e a dirmi che ne pensi...Innanzitutto ti ringrazio per i bellissimi complimenti che mi hai fatto! Inoltre, come vedrai sempre di più col passare dei capitoli, Draco è sempre presente per Hermione. Non l'ha affatto dimenticato, anche se magari non lo dimostra ( i suoi amici però l'hanno capito benissimo). Grazie ancora, alla prossima spero!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***








Alice Catherine Parker si allungò sulle punte dei piedi, nell'affannoso tentativo di raggiungere i bicchieri, posti sullo scaffale più alto dell'immensa cucina di casa Mason.
Il viso imperlato da goccioline di sudore, pareva avesse appena finito di correre una maratona, mentre in realtà aveva semplicemente camminato fino lì dal salotto, in preda ad un accesso incontrollabile di sete.
Imprecò quando la punta delle sue dita sfiorò il vetro del bicchiere, senza però riuscire ad afferrarlo: a causa dell'ingombrante pancione tutti i suoi movimenti erano limitati.
Stava per rassegnarsi ad andare a recuperare la bacchetta, quando sentì una risata sommessa e dei passi alle sue spalle. Avvertì il torace di qualcuno premersi contro la sua schiena per qualche istante, quindi si voltò, giusto in tempo per vedere il volto allegro di Christopher, che trionfante le porgeva il bicchiere.
Subito il cuore della ragazza raddoppiò i battiti. Gli occhi verdi di Chris la guardarono con dolcezza, prima che lui le posasse un bacio lieve sulle labbra e la stringesse a sè.
Dio...quello era il Paradiso.
Alice strinse le braccia attorno al collo del marito, sperando ardentemente che lui non smettesse mai di farle quell'effetto. Erano passati anni, e ogni volta che lo guardava le faceva ancora vibrare l'anima.
-Te l'ho mai detto che non sei stata mai più bella di quanto sei adesso?- sussurrò Mason al suo orecchio.
-Anche se sembra che io abbia la gestazione di un'elefantessa?- scherzò la ragazza.
Christopher scoppiò a ridere, lasciandola andare.
-Ormai non manca molto- cercò di blandirla.
-Quasi un mese!- protestò lei, incrociando le braccia sotto al seno, imbronciata.
Mason alzò gli occhi al cielo, dando alla moglie un buffetto leggero su una guancia.
-Almeno abbiamo un altro po' di tempo per decidere il nome- constatò, passandosi una mano tra i capelli biondi.
La Parker si lasciò cadere affranta su una sedia.
-Avremo un figlio senza nome-
-Ma figurati- ridacchiò Christopher, chinandosi davanti a lei e portando il viso alla stessa altezza di quello di Alice -Non è mai accaduta a nessuno una cosa del genere-
-Beh, se in otto mesi non siamo riusciti a trovarne uno adatto, dubito che ci riusciremo in così poco tempo...E comunque Seb e Laine, ad esempio, avevano già deciso il nome di Blake al quarto mese- gli fece notare la Parker.
-Evidentemente hanno trovato da subito un nome che gli piaceva -disse paziente Chris -Non è così per tutti. E comunque se ci fossimo fatti dire almeno il sesso la scelta sarebbe più limitata...- concluse con un tono di leggero rimprovero.
-Volevo che fosse una sorpresa...- tentò di giustificarsi Alice con un mezzo sorriso.
Il biondo Auror la guardò teneramente. E' da quando aveva scoperto di essere incinta, che Alice era ossessionata dal nome da dare al loro bambino. Entrambi volevano che fosse un nome speciale, che rievocasse in chi lo ascoltava qualcosa, che fosse degno del grande amore di cui era frutto. Ma non lo avevano ancora trovato. Ogni tanto venivano fuori nuove proposte, idee, ma subito erano scartate perchè giudicate troppo banali.
I coniugi Mason stavano ancora rimuginando, quando uno strillo li fece sussultare.
-Si è svegliato- constatò Alice, alzandosi faticosamente.
-Lascia vado io...Mi raggiungerai con calma- le disse Chris, facendole segno di non agitarsi.
Il biondo uscì dalla cucina a grandi passi, raggiungendo di volata il piano superiore.
Entrò in una piccola stanzetta, che un mese più tardi avrebbe ospitato il suo primogenito, ma che nel frattempo era occupata da qualcun altro.
Si affacciò dal bordo della culla bianca, giusto in tempo per vedere un bimbo urlante, tutto avvolto nelle coperte a mò di salame.
Blake Draco Anderson.
Mason lo prese in braccio, cercando goffamente di cullarlo. Era un bimbo buonissimo, ma da quando i suoi genitori erano partiti per il viaggio di nozze era una vera Odissea! Sentiva la loro mancanza ovviamente, senza contare le continue telefonate di Laine e Sebastian per sapere come andavano le cose.
Alice con calma arrivò alla porta, e sorrise intenerita nel vedere quella scena.
I raggi del sole giocavano coi capelli di Chris, che con aria divertita teneva in braccio il piccolo Blake.
-Non è che si è sporcato vero?- fece ad un tratto Mason, orripilato, allontanando di scatto il bambino dal suo petto.
Sua moglie scoppiò a ridere. -Dai qua..Ci penso io-
E da quel momento in poi toccò a Christopher godersi uno degli spettacoli più belli che avesse mai visto...


Hermione, uscendo dal Ministero, alzò lo sguardo al cielo, sentendo le prime gocce di pioggia bagnarle i lunghi capelli.
Imprecò sottovoce, tirandosi il cappuccio sul capo. Il più rapidamente possibile si Smaterializzò, per riapparire giusto davanti al cancello della casa di Harry, appena fuori dalle barriere che ne proteggevano gli abitanti.
A un tocco della sua mano, il cancello si aprì e la ragazza, sotto una pioggia ormai scrosciante, corse attraverso il giardino.
Bagnata come un pulcino, bussò alla porta, aspettando impaziente che le aprissero.
-Era ora!- sbuffò coi capelli tutti appiccicati al volto, quando Elenie arrivò con tutta la calma del mondo ad aprirle la porta.
-Sei in anticipo- notò la Benèfica, torcendosi le mani e guardando nervosamente in direzione del salotto.
-Al Quartier Generale non c'era nulla da fare- spiegò la Granger, altezzosa -Quindi sono passata dal San Mungo, ma la ragazza ancora non dà segni di ripresa-
-Brutta storia- commentò la Zabini, attenta a ciò che diceva Hermione. I suoi occhi blu cobalto però continuavano a saettare verso destra.
-Va tutto bene?- fece allora sospettosa la riccia, posizionandosi accanto a lei e guardando nella sua stessa direzione.
-Oh si si certo!- si affrettò a sorridere Elenie, afferrando a caso un cappotto e spingendo l'amica verso la porta -Vogliamo andare prima che sia troppo tardi?-
-Scherzi vero?- la guardò la Granger con gli occhi fuori dalle orbite.
-Non dovevamo andare a Diagon Alley?-
-Sì certo...Ma con questo tempo dovremo nuotare per arrivare fino là!-
-Quante storie per due gocce di pioggia- la blandì la ex-Corvonero, con un tono assurdamente allegro, che fece assottigliare pericolosamente gli occhi di Hermione.
-Sicura che non c'è nulla che devi dirmi?- le chiese nuovamente quest'ultima, ormai sicurissima che l'altra le stesse tenendo nascosto qualcosa.
-Si, stai tranquilla! Ho solo voglia di uscire, ecco tutto!- bofonchiò la mora, roteando gli occhi.
La Granger, dubbiosa, alzò le spalle e fece per uscire. quando un rumore di passi la indusse a girarsi.
Harry James Potter entrò in quel momento nella stanza, portando un vassoio con sopra due bicchieri colmi di un liquido che tutto era meno che acqua.
Il Bambino Sopravvissuto come notò le due ragazze tentò un brusco dietro-front, ma ormai Hermione lo aveva visto.
-Ciao Herm- disse, cercando di suonare allegro, e tentando al contempo di ignorare i segni che la sua ragazza gli faceva da dietro le spalle della Granger.
Segni che stavano tutti ad indicare la minaccia di una morte lenta e dolorosa.
-Ciao Harry- borbottò al suo indirizzo la riccia, squadrando i due bicchieri. -Hai compagnia?-
Potter, sentendosi preso in scacco, decise di optare per una parziale verità.
-Sì, di là c'è Jay-
-Jayden?- mormorò stupita Hermione - Che ci fa qui?-
Sapeva benissimo che McBride odiava il tempo brutto, e che tra l'altro era sempre pieno di impegni fino al collo.
Era alquanto innaturale che fosse in giro di pomeriggio, a quell'ora.
-E' passato per un saluto e per raccontarmi del viaggio-
Come disse quelle parole, Harry si morse la lingua. Di sicuro la sua migliore amica era troppo sveglia per abboccare a una scusa così stupida.
-Ma non dobbiamo vederci domani sera giusto per aggiornarci?-
Appunto....
Potter si passò la lingua sulle labbra, cercando disperatamente una risposta adeguata a quell'affermazione, quando fortunatamente arrivò in suo aiuto Elenie.
-Merlino com'è tardi!- esclamò la Benèfica, guardando distrattamente l'orologio -Di questo passo troveremo tutti i negozi chiusi!-
E senza dare il tempo ad Hermione di replicare, la afferrò per un polso, trascinandola fuori.
Rimasto solo, Harry sospirò di sollievo.
Lanciò un ultimo sguardo alla porta ormai chiusa e si diresse in salotto.
-Che succede?-
Potter guardò Jayden, seduto comodamente in poltrona.
-Hermione è arrivata prima del previsto- gli spiegò stancamente, allungandogli un bicchiere di Whisky Incendiario Ogden Stravecchio
-Ho dovuto dirle che eri qui. Per fortuna Elenie l'ha portata via prima che facesse troppe domande-
-Credi che sospetti qualcosa?- domandò McBride, preoccupato.
-Sicuramente. Sono stato un illuso se speravo di tenerle nascosto qualcosa. Fiuta una bugia da miglia di distanza- sbuffò Harry.
-L'importante è che non scopra esattamente cos'è che le teniamo nascosto- mormorò Jay in tono lugubre.
-Su questo non c'è pericolo- lo rassicurò l'ex-Grifondoro -Nemmeno una sveglia come lei potrebbe arrivare a sospettare tanto-
-Hai parlato con Ron?-
-Ho provato ad accennargli qualcosa- raccontò Potter, sedendosi di fronte all'amico e bevendo un sorso dal proprio bicchiere -Ma visto com'è impallidito subito dopo, ho pensato che fosse il caso di dirgli tutto con più calma.-
-E Blaise?-
-Non deve saperne nulla! -scattò Harry, rude -Assolutamente...-
-Prima o poi dovrai dirglielo- osservò Jay, sensatamente, accendendosi una sigaretta.
-Lo so- mormorò il moretto -Ma non è per niente facile...E comunque preferisco essere sicuro prima di dar loro una speranza-
-Capisco-
-Tu però vedi di continuare le ricerche- supplicò Harry.
-Ma certo- sorrise l'ex-Corvonero alzandosi.
-Grazie. Mi dispiace non poterti aiutare più di tanto- si scusò il Bambino Sopravvissuto -Ma le mie assenze dal Quartier Generale si noterebbero troppo.-
-Non ti preoccupare, lo sai che lo faccio volentieri. E poi almeno ne approfitto per uscire da quel buco di studio in cui mi ha rifilato mio padre- sogghignò Jayden, gli occhi chiari che brillavano.
Potter rise a sua volta, sollevato, quindi accompagnò l'amico alla porta.
Ci mancava solo questa magagna, pensò quando rimase solo.
Come se non ci fossero stati già abbastanza casini in quel periodo...
Lentamente si avvicinò alla grande vetrata che dava sul giardino. Il cielo tuonava e lampeggiava, e la pioggia batteva fitta sui vetri.
Si preannunciavano tempi bui...
Eppure lui non riusciva a maledire la notizia sconvolgente che Jayden gli aveva portato qualche tempo prima. Non riusciva ad aggiungerla alle altre disgrazie che stavano accadendo.
No...
Era un'altra opportunità per lui...Un'altra opportunità per riscattarsi, per riparare a una colpa che si era addossato.
E un'altra opportunità per veder tornare il sorriso sulle labbra di coloro che l'avevano perso.


-...E poi mi ha detto che sarebbe andato da lei, domani sera! Ma ti rendi conto?-
Hermione Jean Granger guardò con aria distratta la vetrina di un negozio. Era più di un'ora che vagavano per le vie deserte e spazzate dalla pioggia di Diagon Alley, eppure Elenie non accennava a voler tornare a casa, e nemmeno a smettere di parlare.
Facendo per di più discorsi sconnessi e a prima vista privi di qualunque logica.
-...Blaise in questo periodo è sempre più strano..-
-...Ho perso il vestito rosso, hai presente quello che avevo indossato per il battesimo di Blake?-
-...Chissà Laine e Seb come si staranno divertendo in questo momento...-
-...L'altro giorno ad Harry è finita la bacchetta nel...beh, nel water! Non hai idea della fatica che abbiamo fatto per recuperarla...-
Le parole dell'amica le entravano da un orecchio e le uscivano dall'altro.
Ad Hermione per un istante venne quasi da ridere. La Zabini non era mai stata una persona molto loquace...o almeno, non lo era quando si trattava di parlare di argomenti che la riguardassero da vicino.
-Ele...ora basta ok?- disse a un certo punto la Granger, calcandosi bene il cappuccio sui capelli ormai zuppi -Non serve che ti affanni a distrarmi-
La Benèfica ammutolì di colpo, interrompendo a metà un altro dei suoi discorsi senza nè capo nè coda.
-Ok- disse semplicemente, non provando nemmeno a giustificarsi.
Conosceva Hermione come le sue tasche, dopo tutti quegli anni passati insieme...Non aveva senso cercare di raggirarla.
-Immagino che Harry ti abbia proibito di dirmi alcunchè- mormorò la riccia, guardandosi attorno con aria stanca, ma vigile -Quindi non ti chiederò il motivo di tutte queste chiacchiere, nè il perchè tu abbia insistito tanto per farmi uscire con questo tempaccio...Però tu, la prossima volta che devi nascondermi qualcosa, per cortesia, portami in un posto assolato, o almeno in un luogo in cui io non rischi di prendermi una polmonite-
-D'accordo- ridacchiò la ex-Corvonero, guardando di striscio l'amica.
-Cosa stai cercando?- le chiese dopo un istante, notando che Hermione da qualche minuto si guardava intorno con circospezione, gli occhi dorati assottigliati nel tentativo di fendere la pioggia.
-Non lo so- confessò la Granger -Diciamo che ho una sensazione strana...Puoi dirmi se ci sono forze negative qui attorno?-
Elenie non replicò, ma chiuse all'istante gli occhi, cercando di concentrarsi.
Passò meno di un minuto, quando la Benèfica li riaprì di scatto, il blu cobalto dell'iride ridotto a una pozza ghiacciata.
-Nella seconda via a destra- sussurrò con voce roca -C'è un forte agglomerato di magia, tutto concentrato in un punto-
Quasi senza aspettare che la Zabini terminasse la frase, Hermione estrasse la bacchetta e si precipitò nella traversa indicatale, seguita a ruota dall'amica.
Le due ragazze sbucarono in una via stretta, anch'essa deserta, fatta eccezione per alcuni gatti che si aggiravano attorno ai bidoni dell'immondizia, abbandonati a un lato della strada.
-Qui non c'è nulla- sibilò la Granger, guardinga.
-Dovrebbe essere a metà della via, più o meno- mormorò Elenie, la bacchetta alta davanti a sè. 
Hermione si scostò i capelli, appiccicati sulla fronte, e avanzò di qualche passo.
La pioggia scendeva impietosa dalle nubi nere che si addensavano nel cielo, bagnando i tetti, le case, i volti, e i cuori della gente. Intorpidendo le ossa, saldando le membra, insinuandosi come un serpente gelato nelle anime.
La riccia pestò con un piede una pozzanghera, avvertendo il freddo dell'acqua penetrarle nelle scarpe di tela. Imprecò sottovoce, serrando i denti.
Era a pochi metri dai cassonetti ormai, e in tre passi li aggirò.
-No...- sussurrò la ragazza tra sè, vedendo il segreto custodito da quegli scrigni di plastica.
Dietro ad essi, adagiato contro un muro, vi era un uomo.
Sempre tenendo in mano la bacchetta, corse da lui, posandogli una mano sulla gola, pregando di sentire almeno un debole battito.
Elenie, sopraggiunta dietro di lei, chinò il capo. Sapeva che non c'erano speranze che l'uomo fosse ancora vivo. E non solo per l'inequivocabile pallore del suo volto ma...non sapeva spiegarlo nemmeno lei quel ma.
Era come un'aura che i vivi si portavano sempre addosso, quell'aura conferita loro dalla linfa vitale che scorre sotto la loro pelle, nelle loro vene...Quell'uomo, quel cadavere, l'aveva persa.
Non c'era traccia di vita in lui.
Hermione si rialzò dal corpo dell'uomo, sconfitta.
-E' morto- annunciò con voce sommessa, gonfia di impotenza e frustrazione.
Lo guardò di sottecchi, sentendo le ciglia imperlarsi di gocce di pioggia...Che però non provenivano da quel cielo così indifferente...così impietoso.
Il cadavere, bagnato, giaceva compostamente, sembrava che dormisse, lì seduto.
-Chiama Harry- disse ad Elenie. - Digli di venire con gli altri e con un Medimago-
La Zabini si allontanò di qualche passo, estraendo il cellulare da una tasca e componendo rapidamente il numero.
La Granger si chinò nuovamente, poggiandosi sui talloni e portando il volto alla stessa altezza di quello dell'uomo, piegato appena in giù, con il mento posato sul petto.
Il volto, coperto da una lieve barbetta ingrigita, appariva tormentato, anche nella morte.
Indossava una semplice tunica da mago, appena un po' sgualcita, e non aveva la bacchetta.
Hermione sospirò, quindi si accinse a fare il proprio lavoro. Era un Auror, non poteva farsi bloccare dalle sue debolezze.
Tastò le tasche del cadavere, alla ricerca di oggetti particolari, ma esse evidentemente erano state svuotate, e il loro contenuto portato via, esattamente come la bacchetta del mago.
-Arriveranno a momenti-
La voce di Elenie, alle sue spalle, le fece fare un salto. Non l'aveva sentita tornare...Il rumore scrosciante della pioggia aveva coperto i suoi passi.
-Dannazione-
La Zabini guardò l'amica alzarsi di scatto e tirare un manrovescio al coperchio di un cassonetto, facendolo cadere a terra con un gran fragore.
-Non arrabbiarti con te stessa- sussurrò, allungando una mano verso Hermione.
La Granger però non la sentì. Gli occhi d'oro rivolti verso il cielo, quasi a chiedere un perchè, strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi.
-Non è colpa tua- insistette Elenie, afferrandole un polso.
-Sono un' Auror- ringhiò Hermione, raddrizzando il volto fradicio -Il mio compito è proteggere la gente-
-Lo so...Ma non puoi pretendere di salvare tutti-
-Invece sì-
La Benèfica non fu nemmeno sicura di aver sentito veramente quelle ultime due parole. Poteva benissimo essere stato il vento, che soffiando troppo forte al suo orecchio, l'aveva ingannata.
-Non è stata colpa tua- ripetè.
Lo sguardo di Hermione, udendo quella frase, si fece improvvisamente affilato, antico.
Spostò la testa da un lato, guardando ben oltre il muro di mattoni che delimitava un lato della via.
Sapeva che Elenie con quelle ultime parole non si riferiva solo al mago morto poco prima...Ma a un altro mago...A un altro cadavere..Che lei non era stata in grado di salvare e proteggere.


Ciao a tutti! Come vedete la situazione comincia un po' a movimentarsi...Vedo che a molte di voi è piaciuta la parte incentrata su Harry, e questo mi fa molto ma molto contenta!
Adesso scusate, ma devo chiedervi un favore (che forse è un mio piccolo capriccioxD)...Nelle recensioni, potreste mettere anche il vostro nome? Se non vi va nessun problema, non è una cosa dovuta alla mia morbosa curiosità, ma dato che ormai un po' vi considero come delle conoscenti, e sono abituata a trovarmi in mezzo ai vostri nickname,  mi piacerebbe avere un rapporto un po' meno "computerizzato" con voi, e non pensarvi solo a come degli utenti nascosti dietro a nomi finti, ma persone che sono stata molto felice di "incontrare" e che hanno un nome ed un carattere! Grazie.
A proposito, per chi ancora non  lo sapesse, il mio nome è Gaia =)
Vado subito a ringraziarvi subito per le stupende e graditissime recensioni:
senzaparole: E' superfluo questo ringraziamento, soprattutto dopo aver passato tutta l'ora di fisica (?) venerdì a discutere su come continuare questa storia =) Quindi tasi e continua a mollare idee..haha..ti adoro!
Van: In quante mi avete fatto questa domanda...La mia bocca è cucita =) Lo scoprirete solo leggendo!
Sunlight_girl: Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Su Draco non dico nulla! =) spero mi perdonerai...
Smemo92: Come vedi la tua supposizione sul fatto che presto ci sarebbero state altre vittime, si è rivelata esatta! Vedrai inoltre che, con l'avanzare dei capitoli, tutte le tue domande avranno risposta!
seven: Quanto amo queste tue recensioni lunghissime, in cui analizzi ogni più minima parte dei capitoli...Davvero, grazie, perchè è bellissimo vedere con quanta attenzione leggi i capitoli, e quanto tempo spendi poi per commentarli! Spero di non deluderti, e che i capitoli continuino a piacerti! Un bacio!
Sklupin: Ciao! Che bello "rivederti"! Sono proprio contenta che anche il seguito ti piaccia, e ti ringrazio davvero tanto per i complimenti che mi hai fatto. Sto cercando di impostare questa parte in modo più articolato e preciso fin dall'inizio, e spero di riuscirci!
emmetti: Innanzitutto, non sottovalutare così le cose che scrivi perchè, ti assicuro, che le tue storie sono bellissime! Ti ringrazio per la bellissima recensione, che mi ha fatto come sempre molto piacere! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto (anche se Ginny per il momento non si fa vedere!)
MickyPPP: Grazie, grazie, grazie, per la recensione! Sono molto contenta che la mia storia ti abbia appassionata in questo modo, e mi auguro che continuerai a seguirla!
ross_ana: Ti ringrazio davvero per i complimenti, mi fa molto piacere che la storia ti piaccia! Dimmi che ne pensi di questo capitolo!
phedre91: haha Ceci, stavo proprio per aggiungere questo capitolo quando ho visto la tua recensione=) Siamo telepatiche! E Dracooooo...non ti dico nientexD 

 




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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***









Un CRAC da Smaterializzazione le risvegliò dai loro foschi pensieri.
Harry James Potter apparve davanti a loro, il volto distorto in una smorfia preoccupata, i capelli neri bagnati appiccicati alla fronte. Accanto a lui, Ronald Weasley, Christopher Mason, Blaise Zabini e altri tre Auror, oltre al Medimago richiesto da Hermione il quale, con molta professionalità, si stava dirigendo incurante dell'acqua verso il cadavere.
Nel giro di mezz'ora tutta la zona era stata delimitata con transenne, come se a qualche abitante di Diagon Alley fosse venuto in mente di uscire con quel tempo, e gli Auror si affaccendavano nei dintorni alla ricerca di indizi.
-Sicure di non aver visto niente?- domandò Potter, per quella che probabilmente era la cinquecentesima volta in poco tempo.
-Harry- ribadì Hermione, con un sospiro -Ti dico che quando siamo arrivate tutto era come lo vedi tu adesso-
Il Bambino Sopravvissuto non rispose, levando lo sguardo da lei per posarlo su Christopher, che passava in quel momento.
-Come andiamo?- chiese il moretto.
-Il Medimago sta esaminando il cadavere - disse Mason, intuendo subito a cosa si riferisse Harry -Non ci dovrebbe volere ancora molto.-
Gli occhi dei due Auror si diressero qualche metro più in là dove, sotto una tettoia improvvisata, il Medimago che si erano trascinati con loro a forza, stava visitando il corpo del mago morto.
La fronte corrugata, il dottore stava esaminando il torace, alla ricerca di segni di percosse.
-E' un po' seccato- spiegò Chris -Voleva portarlo al San Mungo. Ron ha dovuto supplicarlo dieci minuti buoni prima di convincerlo a lavorare qui-
-Perchè non l'avete fatto andare al San Mungo, se ci teneva tanto?- s'informo Elenie, incuriosita.
-Carrigan non vuole fughe di notizie- si intromise Potter - E' chiaro che quell'uomo è stato ucciso, e non vuole mettere in allarme la comunità magica. E poi è meglio non fidarsi- concluse, lanciando un'occhiata di striscio al Medimago.
-Già- bofonchiò Mason -Meglio che lavori sotto al nostro naso. Almeno se dovesse scoprire qualcosa lo sapremmo subito. Se lo piazzano in un obitorio può passare chiunque ad occultare le tracce-
Il biondo sbadigliò vistosamente.
-Stanco?- si sforzò di sorridergli Hermione, con la testa ancora da un'altra parte.
Chris annuì -Stanotte ero di ronda con Matthew.-
-Dov'è lui ora?-
-L'ho lasciato con Alice. Non mi va di saperla sola.-
Harry gli diede una pacca sulla spalla, superandolo.
-Credo che abbia finito.-
Ronald Weasley infatti, dalla sua postazione in prima fila accanto al cadavere, gli stava facendo dei cenni con le mani.
Lasciati pochi Auror a presiediare la zona, gli altri si riunirono attorno al Medimago.
-Allora?- lo incalzò Mason, prendendo il comando delle operazioni -Cosa ci può dire?-
-E' stato chiaramente assassinato -annunciò il Medimago, con voce arcigna - Ma non è stato colpito da un Avada Kedavra, nè da un'altra Maledizione Senza Perdono-
-E allora cosa....-
-Non lo so- borbottò il dottore, scuotendo ritmicamente la testa -Sul corpo non presenta segni di percosse, o di violenza.-
Gli Auror si guardarono sgomenti. Come diavolo era morto quell'uomo?
-Però c'è una cosa strana, che mi ha incuriosito non poco- continuò il Medimago, facendo forza sulle braccia per voltare il cadavere.
Le teste di tutti i presenti si posarono all'unisono su di esso. Si poteva udire distintamente il suono dei respiri trepidanti, dei cuori in attesa.
Lentissimamente, il Medimago alzò la tunica del cadavere, rivelando una porzione della schiena lattea.
Su di essa, contrastante con il pallore della pelle, una chiazza nera si poteva distinguere chiaramente.
Come la videro, sia Ron che Hermione trattennero il fiato, sconcertati.
Era la tesserina di un puzzle.


-Fatemi capire...Quella dannata tesserina era tutta nera?-
Carrigan smise per un istante di passeggiare come un indemoniato su e giù per il suo studio, guardando negli occhi gli Auror che gli avevano appena portato la notizia della morte di quel mago.
-Completamente- disse Harry, passandogli una foto che raffigurava il cadavere dell'uomo.
-Radford non ha detto nulla al riguardo? Non sa come sia stata fatta?- s'informò il Capo degli Auror.
Ewan Philip Radford era il Medimago che aveva esaminato il morto.
Potter scosse la testa.
-Merda- commentò Carrigan, gettandosi sulla sua poltrona. -Voi avete identificato il cadavere?-
Ron e Blaise trafficarono qualche istante con un fascio di fogli, da cui Zabini ne estrasse uno.
-Si tratta di Clarence Dale, residente di fronte a Richmond Park- lesse poi.
-Mezzosangue?- buttò lì il Capo.
-Già. E' sposato con Corinne Dale, una strega Purosangue.-
-Molto ricca, tra l'altro- annunciò Christopher Alexander Mason, entrando, e sbattendosi la porta alle spalle. -Pare stia cercando i migliori avvocati di tutto il Regno Unito per fare causa al Ministero.
Tutti i presenti sbarrarono gli occhi.
-Stai scherzando?- rantolò David Carrigan.
-Magari...-mormorò Chris, accendendosi una sigaretta con noncuranza -Ho appena parlato con Jayden, che mi ha detto tutto questo. Pare che la signora Dale abbia cercato di reclutare a sua difesa anche Johnathan Mc Bride-
-Conoscendo il vecchio McBride, deve averle sputato in un occhio- sogghignò Ron.
Johnathan McBride, il padre di Jay, pur essendo un uomo tutto d'un pezzo, molto rigido e inflessibile, era notoriamente dalla parte degli Auror e del Ministero, in qualunque contesto.
-Esattamente- rispose infatti Mason -Si è detto inoltre disposto a darci tutto il tuo appoggio. Secondo lui la Dale non ha speranze di vincere la causa-
-Ma di cosa ci accusa scusa?- domandò incredulo Potter.
-Sostiene che dovremmo essere più attenti a ciò che accade nei sobborghi, specialmente a Diagon Alley- bofonchiò Chris con una smorfia, ciccando nel posacenere -Dice che se ci fossero dei pattugliamenti costanti suo marito sarebbe ancora vivo. Probabilmente crede che noi abbiamo una grossa S fiammeggiante tatuata sul petto!-
-Che scusa cretina- commentò anche Blaise, intento ad esaminare i referti medici di Clarence Dale -Diciamo che spera di intascarsi un po' di soldi, nel caso di vincita della causa-
Hermione Jane Granger in un angolo, sentendo quelle parole, si strinse nelle spalle, evitando lo sguardo smeraldino di Harry, che la fissava insistentemente.
Non poteva salvare tutti...lo sapeva...Eppure non poteva fare a meno di sentirsi in colpa, di pensare di continuo "se solo fossi arrivata prima".
-Hermione?-
Si riscosse, sentendo il suo nome.
Ron le stava muovendo una mano davanti al volto, cercando di farla tornare alla realtà, mentre Carrigan la guardava stupito. Probabilmente era da un po' che la stava chiamando.
-Sì?- fece la ragazza, raddrizzandosi sulla sedia.
-Volevo sapere il tuo parere riguardo le dinamiche dell'omicidio.- le disse il Capo, squadrandola sospettoso -D'altronde sei stata tu la prima ad arrivare sul posto-
La Granger, ignorando il cocente rimorso, si stampò sul volto un'espressione neutra.
-Credo che Dale non abbia nemmeno avuto il tempo di difendersi- affermò -Non c'erano segni di lotta, dev'essere stato Disarmato subito, e poi ridotto al silenzio e all'immobilità. Come la ragazza del vicolo-
-Che non è ancora stata identificata....-mugugnò Ron, contrariato.
-E riguardo al marchio che gli è stato imposto?- insistette Carrigan -Hai qualche idea? Tu li hai visti entrambi, sia quello della ragazza che adesso è al San Mungo, e sia quello di Dale-
-Non ne so molto, ma credo che quando esso è completo diventi nero, e le persone su cui è stato imposto muoiano. Infatti quello di Dale era tutto nero, mentre quello della ragazza era incompleto, e rosso vivo.-
David Carrigan annuì, pensieroso.
-Radford prima, quando ci ho parlato, mi ha detto che probabilmente è stato lanciato un incantesimo, da lontano, che ha fatto si che quel marchio venisse impresso sulla pelle- raccontò.
-Ho qualche dubbio al riguardo- mormorò Hermione, scuotendo la testa.
Tutti la guardarono con aria interrogativa.
-Vedete, se fosse stato lanciato a caso, solo per "firmare" un'opera, nel caso di Dale, a cui è stato impresso sulla schiena, avrebbe lasciato un segno sugli abiti che indossava. Ma questi erano perfettamente intatti- spiegò la Granger, convinta.
-Quindi...- cominciò a dire Harry, intuendo dove la ragazza volesse andare a parare.
-Quindi è stato scelto un punto preciso. Gli abiti sono stati alzati, ed hanno disegnato la tessera del puzzle- terminò Hermione.
-D'accordo...- sospirò Carrigan. -Ora il punto però è: Perchè? -



Hermione camminava in un prato.
L'erba alta arrivava a sfiorarle le ginocchia, ma lei continuava a procedere, incurante del lieve pizzicore che stava tormentando le sue gambe snelle. Il vestito bianco e svolazzante che indossava, infatti, non arrivava a proteggerle in tutta la loro lunghezza.
La ragazza si guardò intorno, beandosi del contatto dei raggi del sole sulla sua pelle liscia, sui suoi capelli miracolosamente in ordine, che le ondeggiavano leggeri sulle spalle nude.
Si chinò a cogliere uno dei tanti fiori candidi che popolavano l'immenso giardino, molto somigliante a quello in cui si era svolto il matrimonio tra Laine e Sebastian.
Solo che quel giorno non c'era nessuno. Era sola, e la cosa non le dispiaceva.
Portandosi il fiore accanto al viso, ne aspirò il profumo, poi riprese a camminare.
Non vedeva che erba, e fiori, e cielo dovunque si voltasse, eppure non si sentiva sperduta.
Sapeva di avere una meta, e si stava adoperando per raggiungerla, con ardente pazienza, e gioiosa tranquillità.
Si sentiva in pace, in quell'Eden privato. Si sentiva completa, e al sicuro.
Col fiore in una mano, con l'altra andò a sollevare leggermente il proprio vestito, dato che ormai il livello dell'erba si stava alzando man mano che procedeva, quasi a volerle rendere ancora più impervio il cammino.
Ad Hermione però questo fatto non disturbava, anzi, la divertiva. Sentiva dentro di sè che anche se d'improvviso si fosse messo a piovere, o a nevicare, oppure fossero bruciati tutti i fiori, quel luogo le sarebbe comunque parso il più bello al mondo.
E, come vide una figura, seduta su un alto masso, a qualche decina di metri da lei, ne capì il motivo.
Sorrise tra sè, accelerando impercettibilmente il passo e lasciando cadere l'orlo del vestito, incurante se esso si impigliava tra i fiori.
Come arrivò al masso rallentò fino a fermarsi, lasciando vagare il proprio sguardo su ciò che di più bello lei avesse mai visto.
I capelli biondi, quasi bianchi si alzavano appena, scompigliati dal vento tiepido che percorreva quel luogo di pace. Gli occhi, grigi e algidi, la fissavano pacati, velati appena da un desiderio che si sforzavano di non lasciar trasparire.
Il corpo, imponente ma longilineo, era fasciato in una costosa camicia chiara, aperta fino al terzo bottone, tanto da lasciar intravvedere la pelle marmorea e la linea elegante delle clavicole. Le lunghe gambe erano inguainate in pantaloni scuri, nelle cui tasche erano infilate le mani, dalle dita snelle e pallide, percorse dalle vene azzurrine.
Draco Lucius Malfoy cercò il suo sguardo, intrecciandolo con il proprio, e sorrise.
Hermione sentì la pelle bruciare a quel contatto indiretto, mentre il cuore cominciava a battere un po' più forte, quasi catturato da fili invisibili che lo scuotevano ritmicamente.
Draco estrasse una mano dalla tasca, lentissimamente, portandola su quella della Granger, inerme lungo il fianco. La sfiorò delicatamente, sottraendole il fiore che giaceva tra le dita della ragazza, dimenticato. Lo prese, se lo rigirò tra le dita, quindi riportò lo sguardo sul viso di Hermione.
Con l'altra mano le ravviò i capelli dietrò l'orecchio, appuntando tra di essi il fiore, che col suo bianco splendore contrastava con i ricci castani.
-Ti ho aspettato tanto - mormorò Hermione, con voce bassa ma colma di gioia, come per non rovinare la perfezione del momento.
Malfoy si tirò su dal masso a cui era appoggiato, rivelandosi più alto di lei di parecchi centimetri.
-Ti avevo promesso che sarei tornato, o sbaglio?- fece con tono lievemente canzonatorio, ma sempre sorridendo, genuinamente. La voce era bassa, calda e fluida, melodiosa e strascicata.
Hermione annuì, passandogli le braccia al collo. Il ragazzo si accostò a lei, stringendole la schiena di rimando.
Le labbra dei due giovani si incontrarono per un breve istante...
Poi la Granger comprese che qualcosa non andava.
Draco, tra le sue braccia, sembrava sempre più inconsistente, sempre più evanescente.
Cercò di serrare le braccia sulle sue spalle larghe, per trattenerlo, ma lui e quel luogo meraviglioso stavano inesorabilmente svanendo.
-Tornerò sempre da te, mezzosangue....-
Hermione riaprì di scatto gli occhi, ritrovandosi a fissare il soffitto della sua camera da letto.
Passandosi stancamente una mano sugli occhi, si tirò su, posandosi sui propri avambracci, facendo attenzione a non svegliare Peter, che dormiva al suo fianco, un braccio appoggiato possessivamente sulla pancia della ragazza.
Aveva insistito per rimanere lì quella notte, e lei non aveva avuto la forza per contaddirlo.
E ora quel braccio, posato su di lei, pesava come piombo.
Non respirava...se ne accorse solo in quel momento, stretta a Peter. Lui la stringeva, troppo forte come sempre, e lei non respirava. Le mancava l'aria, il fiato...Quel fiato che le aveva donato solo Draco, mettendole semplicemente un fiore tra i capelli.
Maledetto...La perseguitava ancora. Poteva quasi vederlo sogghignare, vedendola ora lì con Peter, l'incarnazione di tutto ciò da cui lei ad Hogwarts era sempre fuggita.
Alzò leggermente il braccio di Randall, per alzarsi dal letto.
Tornerò.
L'aveva sentita quella voce, poco prima di svegliarsi. Era la sua, l'avrebbe riconosciuta tra mille.
Sempre.
Cristo, stava diventando pazza, era logico che prima o poi sarebbe accaduto.
Da.
Le era già capitato di sognare di lui. Ma mai in quel modo, mai con tutti quei dettagli.
Te.
Dettagli che ora bruciavano come una ferita aperta. Una ferita che mai si era chiusa.
Mezzosangue.
Gliel'aveva detto tante volte, per prenderla in giro, per rabbonirla...O forse perchè in fondo in fondo ci credeva anche lui. Ci credeva, che l'avrebbe trovata dovunque, ci credeva che non l'avrebbe mai lasciata sola.
E da qualche parte, nonostante non lo avesse ammesso nemmeno a sè stessa per non illudersi, ci aveva creduto anche lei.
Perchè lo vedeva, lo vedeva nel suo sguardo mentre faceva l'amore con lei senza staccarle gli occhi di dosso.
Lo vedeva quando si faceva serio tutto d'un tratto, e la guardava con quell'espressione ardente e malinconica...
Lo vedeva quando la stringeva forte, senza mai farle male, come se volesse farla diventare un tutt'uno con lui.
Come se volesse entrarle dentro, come se volesse farle capire...
Ma non ce n'era stato il tempo.
Non c'era stata la possibilità di capire.
Hermione si sedette nella cucina buia, un bicchiere d'acqua stretto nella mano tremante, le dita sottili strette attorno al vetro.
L'altra mano serrata allo spasimo attorno alla catenina che portava al collo.
Che tu sia dannato Draco.
Che sia dannato il tuo ricordo. Anche se è l'unica cosa che mi fa compagnia in queste notti di tempesta.
Ti odio Draco.
Ti odio a tal punto che se tu fossi qui, ora, davanti a me, ti stringerei così forte a me da farti male, da farti gridare. Perchè tutto ciò che vorrei adesso è vederti supplicare, vederti in ginocchio davanti a me. Piegato, ad implorare il mio perdono. A pregarmi di perdonarti per avermi lasciata sola, per essere stato così stupido...Per avermi voluto proteggere.
Ti amo Draco.
Ti amo come cinque anni fa. Ti amo così tanto che darei la mia stessa vita pur di non perdere il tuo ricordo. Anche se brucia, anche se fa male, anche se mi dilania.


Harry Potter tornò a casa che ormai era notte inoltrata. Era rimasto al Quartier Generale fino a tardi a studiare gli ultimi incartamenti, finchè, sfinito, non si era quasi addormentato sulla scrivania.
Aprì piano la porta d'ingresso, cercando di fare il minor rumore possibile, per non svegliare Elenie che sicuramente stava già dormendo.
Per questo fu molto sorpreso quando vide una luce fioca accesa nel salotto. Si tolse il mantello, appoggiandolo su una sedia, e si diresse da quella parte.
Il volto stanco di distese in un sorriso dolce, quando vide la sua ragazza profondamente addormentata sul divano, con un libro appoggiato sul petto.
Evidentemente aveva cercato di aspettarlo per un po', ma poi era crollata.
Fece il giro del divano e si posizionò accanto a lei, chinandosi accanto al suo viso.
I capelli neri le incorniciavano il viso, e la piega delle ciglia lunghe accarezzava le guance di porcellana.
Era bella da togliere il fiato...
Incapace di trattenersi, Potter con un dito le sfiorò la pelle vellutata del volto, soffermandosi lungo la linea delle labbra carnose.
Elenie rabbrividì impercettibilmente sotto quel tocco delicato, e lenta aprì gli occhi, sbattendoli una o due volte.
-Ciao- gli sorrise, con voce impastata di sonno, e intrecciando una mano con quella del fidanzato.
-Scusa- mormorò Harry- Non volevo svegliarti.-
La Zabini posò un bacio sulla guancia di Potter, facendogli posto accanto a sè e stringendosi a lui.
-Come stai?- le chiese, scompigliandole i capelli.
Anche lei aveva visto il cadavere, quel pomeriggio...E di certo non era stata una prova semplice.
-Io bene- lo rassicurò Elenie con voce ferma -Hermione invece?- aggiunse, un po' preoccupata.
-Al solito. Maschera come sempre i suoi sentimenti- mormorò Harry, scuotendo la testa.
-Non è facile per lei.-
-Lo so...Ma se si lasciasse aiutare sarebbe molto meglio- sentenziò Potter, guardando storto la Benèfica.
Lei di rimando si alzò dal divano, mettendosi seduta e adagiando mollemente il capo sui cuscini.
-Detto da te suona come una battuta- commentò, sogghignando -E' orgogliosa tanto quanto te. Non ammetterebbe mai di avere un problema.-
-Stai parlando ancora come se fossimo ad Hogwarts -le fece notare il Bambino Sopravvissuto -Adesso siamo cresciuti. E' diverso-
Elenie scosse la testa, convinta.
-Non si smette di essere un Grifondoro. E' quello che dite sempre tu e Chris, o sbaglio?-
Harry ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli, conscio che la sua fidanzata avesse pienamente ragione.
Mentre rideva si sentì ancora più determinato. Doveva avere quelle maledette prove, il prima possibile...ora era più importante che mai!



Chiedo scusa in ginocchio per l'enorme ritardo, ma non trovavo mai abbastanza tempo per aggiornare e ringraziarvi tutte come si deve...Giuro che la prossima volta sarò più rapida=) Vedo che le ricerche che Jayden sta facendo hanno scatenato la vostra curiosità...Anche se mi sembra che le vostre ipotesi si concentrino su un unico punto! Passo ai ringraziamenti dai, prima di parlare troppo:
ross_ana: Sì in effetti il tuo nome è abbastanza deducibile xD Piacere di conoscerti...Non posso svelarti quali siano le ricerche che sta svolgendo Jay, del resto mi pare che tu ti sia già costruita le tue ipotesi...Chissà, magari sono esatte! =)
barbarak: Eh già, come vedi il nuovo cadavere ha creato un bel po' di scompiglio....Anche se gli Auror sono ben lontani ancora da capirci qualcosa!
robertaro: Mi fa molto piacere che la storia ti incuriosisca...E anche che tu mi dica quali sono le tue idee riguardo tutti questi misteri! Grazie della recensione..
giusetta91: Ti ringrazio veramente tanto per i complimenti, soprattutto perchè vengono da una persona che non ha la recensione facile =) Spero che continuerai a seguirmi e a dirmi che ne pensi!
seven: Ciao Nadia =) E' bello chiamarti per nome, finalmente...Come al solito ti devo ringraziare moltissimo,non puoi capire quanto io apprezzi le tue recensioni che analizzano ogni più piccola frase che io ho scritto...Tutto questo mi dà una soddisfazione enorme, sul serio. Vedere che le persone colgono esattamente i significati che io volevo far trasparire per me è un gran risultato, e anche il fatto che esse spendano il loro tempo a dirmelo, lasciandomi questi commenti stupendi e sentiti! rRazie!
Sklupin: Ti ringrazio tantissimo per la recensione, sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto...Come sempre mi fate ottantamila domande (che comunque mi fa molto piacere ricevere, perchè denotano un reale coinvolgimento) a cui io non posso ancora rispondere! Scusaaaa....xD
reb: Grazie per i complimenti, Rebecca, sono contentissima che tu stia seguendo la storia, nonostante il finale della prima parte non ti abbia soddisfatta...Peter ammetto che non piace neanche a me, ma mi diverto troppo a scrivere dei suoi comportamenti viscidi...haha...(p.s. Nemmeno a me piacciono i finali tristi)
Smemo92: Haha, si probabilmente Harry odierebbe anche te, esattamente come tutti gli altri Auror che vorrebbero spedirlo ad affrontare tutti i mali del mondo magico, manco fosse Superman! Scherzo...Grazie per la recensione, Angela! Alla prossima!
emmetti: Ciao emmettì (a questo punto ti chiamo anch'io così, se non ti dispiace)...Innanzitutto, auguri in ritardo! Poi, ho visto con piacere, che il secondo nome di Blake ti ha colpita....Forse è stata una scelta un po' sdolcinata, ma non ho potuto farne a meno! E le tue storie sono stupende xD Un abbraccio!
phedre91: Ceci, queste tue recensioni-schifo non meritano nemmeno un ringraziamento! Domani a scuola te la faccio pagare =)
senzaparole: Cam, per fortuna almeno tu mi dai soddisfazione (vero Cè?) Haha...amo queste recensioni deliranti, piene di pezzi di storia e pezzi di vita (waha...che frasona ad effetto, quasi quasi la riciclo!) Ti adoro <3



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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***








Domenica arrivò prima di quanto molti avrebbero desiderato.
Hermione venne svegliata, dopo una notte quasi completamente insonne, come le ultime due del resto, da qualcuno che bussava insistentemente alla porta.
La ragazza si alzò lentamente, buttandosi addosso una vestaglia color avorio.
Scese le scale, giungendo nell'ingresso e raccogliendosi strada facendo i lunghi capelli.
-Era ora!- bofonchiò Peter quando finalmente gli venne aperta la porta. Le diede un bacio sulla guancia, attirandola contro di sè.
-Non sei ancora pronta?- fece poi, allibito, notando che la Granger era ancora in pigiama.
Hermione, rannicchiata su una poltrona, ancora in coma, reclinò il capo, socchiudendo gli occhi.
Sembrava una bella bambola di porcellana.
E forse è proprio così che lui mi vede, pensò con una smorfia.
-Non mi sento molto bene- sussurrò.
-Vatti a vestire, su!- la esortò Peter -Nel frattempo ti preparo qualcosa di caldo da bere, ti sentirai subito meglio, vedrai!-
La ragazza non ebbe la forza di protestare. Si trascinò fino al piano di sopra, ficcandosi sotto il getto caldo della doccia.
-Come sei d'accordo con Harry e Ronald?- le urlò Randall dopo un po', dalla cucina.
-Vengono qui alle undici e mezza- bofonchiò Hermione, avvolgendosi in un asciugamano e frizionandosi i capelli. -Così andiamo tutti insieme-
Qualche minuto dopo si trascinò in camera, aprendo indecisa le ante dell'armadio.
Che cavolo mi metto? Questo era il grande interrogativo di quella mattina.
Poteva vagamente immaginare che tipi fossero i genitori di Peter, per cui decise per un sobrio completo panna, formato da una gonna stretta lunga fino al ginocchio e da una camicia leggera e svolazzante.
Si vestì rapidamente, quindi si asciugò i capelli, in modo che ricadessero ricci e vaporosi sulle spalle.
-Sei pronta?- urlò Peter.
-Arrivo!- esclamò Hermione, vagamente seccata, passandosi il lucidalabbra e cercando al contempo di mettersi le scarpe.
Terminata l'opera, si riagganciò al collo la sua inseparabile collanina, che si era tolta per fare la doccia, e si guardò allo specchio.
Impeccabile.
Semplicemente perfetta.
Un perfetto ed impeccabile involucro vuoto.
Guardò tristemente il suo abbigliamento, così scomodo e austero, per poi arrivare al proprio viso.
Era sciupata. Pallida e troppo magra.
Glielo diceva sempre sua madre, fino a qualche tempo prima, ogni volta che andava a trovarla.
Ora aveva smesso, chissà perchè. Forse perchè si era resa conto che non serviva a nulla.
La sua bambina, la sua piccola streghetta, come la chiamava lei dolcemente, non l'ascoltava più.
Sentiva...Ma non ascoltava.
E sfioriva lentamente e inesorabilmente.
Hermione si scostò una ciocca di capelli, perfettamente pettinati e arricciati, dal volto, con un gesto scocciato.
Quanto avrebbe voluto mettersi una tuta, levarsi tutto quel trucco inutile, farsi una coda e uscire a fare una passeggiata. Oppure andare al Quartier Generale ad ammazzarsi di lavoro.
Qualunque cosa...Ma non restare lì.
Udendo Peter chiamarla nuovamente, si affrettò a scendere.
-Vado bene?- gli chiese, senza volerlo sapere realmente, una volta che gli fu di fronte.
-Perfetta- sorrise lui, prendendole una mano e baciandogliela adorante.
-Solo...se posso dire la mia...- iniziò esitante, ma con un sorriso furbo sul volto.
-Dimmi- sospirò Hermione, sforzandosi di sorridere.
-La tua collana c'entra poco con lo stile dell'abito...- mormorò Randall, afferrando tra le dita la sottile catenina argentata a cui era appeso il ciondolo a forma di D -Non ne hai una d'oro? Si intonerebbe di più al resto-
La Granger si ritrasse, come se le parole dell'uomo l'avessero scottata.
-La collana va benissimo- sibilò, brusca, afferrando il ciondolo con la mano e stringendolo nel palmo, come se volesse aggrapparvicisi.
-D'accordo!- bofonchiò Peter stupito, alzando le mani in segno di resa -Era solo una constatazione, non volevo offenderti!-
Hermione si sedette su una poltrona, il respiro affannato, e socchiuse gli occhi.
Avrebbe dovuto chiedergli scusa...e magari spiegargli tutto, lo sapeva.
Ma non poteva. O meglio, non voleva, assolutamente.
Come avrebbe potuto raccontargli di Draco, quando erano anni che non ne parlava con nessuno?
Quando era dalla sua morte che le sue labbra non pronunciavano quel nome?
Il trillo del campanello la fece sussultare.
Peter andò ad aprire e lei lo seguì.
Harry ed Elenie entrarono spediti, entrambi elegantissimi, e salutarono Randall con un entusiasmo troppo esagerato per sembrare credibile, almeno agli occhi della Granger.
-Ron?- si informò la ragazza.
-Sta arrivando- rispose la Benèfica, stupenda nel vestito blu, intonato ai suoi occhi, che indossava
-Ha detto che ha una sorpresa- aggiunse Harry, interdetto.
Hermione a quelle parole iniziò a sudare freddo.
La parola "sorpresa" unità al nome "Ron" poteva significare una sola cosa.
E infatti...
Il campanello suonò di nuovo, e questa volta toccò all'ultimo dei maschi di casa Weasley entrare.
Dopo le parole di Harry però, nessuno dei presenti fu troppo stupito di vedere attaccata al suo braccio non Noelle, la ragazza che l'aveva accompagnato al matrimonio di Laine e Sebastian, ma una graziosa biondina.
-Lei è Laura!- la presentò il rossino con un gran sorriso.
Hermione e gli altri le porsero la mano, ospitali.
-Ma Noelle che fine ha fatto?- gli bisbigliò all'orecchio Potter, allibito, qualche istante dopo.
Per tutta risposta Ron gli ficcò una gomitata tra le costole, intimandogli di tacere.
Fatica inutile, dato che Laura era troppo presa a complimentarsi con Hermione per l'arredamento, per accorgersi dello scambio di battute dei due inseparabili amici.
-Dato che ci siamo tutti- esordì Peter dopo un po', gioviale- Direi che possiamo andare!


Il Devon era fantastico.
Un sottile venticello spazzava i verdi prati, mentre il caldo sole di fine maggio illuminava la brughiera.
I sei maghi si Materializzarono su un piccolo viottolo terroso, di fronte a un cancello immenso e di ferro lucido.
-Wow- fischiò Ron, incapace di trattenersi -I tuoi abitano qui?-
-Esattamente- rispose Peter, accostando una mano al cancello, che sotto il suo tocco si aprì di scatto, senza produrre il minimo rumore.
-Ma stanno qui tutto l'anno?- mormorò Hermione, guardandosi intorno stupita e curiosa -Dev'essere scomodo d'inverno, con la pioggia e il resto-
-Infatti hanno anche una villa nel cuore di Londra -spiegò Randall, facendo cenno ai suoi ospiti di seguirlo -Queste sono tenute per lo più estive...Tutte le più antiche famiglie di maghi ne possiedono almeno una da queste parti...-
-Davvero?- sogghignò Elenie, già al limite della sopportazione.
-Certamente- annunciò l'altro con sussiego -A qualche chilometro da qui, anche se non so di preciso dove, ci sono quelle dei Greengrass, dei McLaggen e dei Malfoy, poi...-
-Dei Malfoy?- lo interruppe Hermione.
La ragazza incassò la testa nelle spalle, sentendo su di sè le occhiate di tutti i presenti.
Non si era nemmeno resa conto di aver ripetuto quel nome ad alta voce...
-Sì, dei Malfoy- scandì infine Peter, lentamente, fissandola con aria strana -C'è qualche problema?-
La Granger fece segno di no con la testa, quindi si attardò a guardare l'enorme parco che circondava la tenuta dei Randall.
-Prego signori, da questa parte-
Hermione, sentendo quella voce, sentì un fremito di rabbia scuoterla da capo a piedi.
Un elfo domestico, agghindato con i colori scoloriti del casato dei Randall, guidò i visitatori verso una carrozza.
Peter offrì il braccio ad Hermione, facendola accomodare a bordo, e lo stesso fece con Elenie e Laura che salirono, seguite dai fidanzati, a bocca aperta.
-Ma quanti soldi hanno?- biascicò Ron ad Harry, guadagnandosi un'occhiataccia dalla Granger, che l'aveva sentito.
-La Signora mi ha incaricato di scortarvi fino all'ingresso, dove vi attende con il Signore- annunciò il cocchiere, facendo schioccare le briglie e mettendo in moto i cavalli che trainavano la carrozza.
I ragazzi si guardavano sgomenti, un po' a disagio in mezzo a tutta quella pomposità.
La carrozza avanzò dolcemente tra vialetti e siepi, per poi fermarsi con un leggero stridìo in uno spiazzo.
L'elfo aprì lo sportello, e Randall scese per primo, gonfiando orgogliosamente il petto.
Hermione afferrò la mano che il suo ragazzo le porgeva, avvertendo un inspiegabile moto di fastidio afferrarle il petto.
Per quanto ancora sarebbe riuscita a fingere in quel modo? Quanto prima di mandare tutto a quel paese e tornarsene a casa sua?
-Ben arrivati!-
La voce melodiosa di una donna le fece alzare il volto di scatto.
Una signora sui cinquant'anni, dai biondi capelli raccolti, stava scendendo i gradini della tenuta, sollevando appena il lungo vestito verde chiaro che le fasciava il corpo troppo snello.
-Buongiorno, madre- cinguettò Peter, andandole incontro e baciandole le guance.
-Ti presento Hermione Granger- disse poi, facendo cenno alla ragazza di avvicinarsi.
La riccia fece qualche passo, senza sentire assolutamente niente.
Vuota.
Vuota.
Vuota.
Debole.
Come si fa ad andare a conoscere i genitori del proprio fidanzato, e non avvertire nemmeno un debole crampo allo stomaco per l'emozione?
-Piacere- mormorò con voce spenta, stringendo la mano della donna.
Peter la guardò di sottecchi, poi proseguì con le presentazioni, visibilmente soddisfatto di avere tali personalità in casa propria.
-Mio marito ci attende in sala da pranzo- annunciò la signora Randall.
Senza aggiungere altro si voltò, seguita dai ragazzi, intimiditi ma anche un po' curiosi di vedere come fosse quella casa immensa.
Il gruppetto attraversò sale ornate con giganteschi arazzi, camminando su tappeti persiani.
Hermione si guardò intorno pochissimo. Quella casa la soffocava, con tutte le sue opulenze, con tutta la sua sfrontata ed ostentata ricchezza.
Chissà se la casa in cui Draco aveva passato le estati, lì nel Devon, era come quella.
Harry, che le camminava davanti, si bloccò di scatto, interrompendo le sue riflessioni.
Erano arrivati nella stanza in cui avrebbero mangiato.
Una pesante tovaglia di broccato copriva un tavolo stretto e lunghissimo, su cui piatti dorati attendevano solo di essere riempiti.
Il soffitto, affrescato con immagini particolari, sembrava fin troppo vicino e incombente.
Nella stanza filtrava una luce soffusa, mitigata dalle fitte tende rossastre che coprivano le vetrate.
Un uomo, seduto a capotavola si alzò. Il padre di Peter.
Il giro di presentazioni fu rapido ed essenziale, e in men che non si dica presero tutti posto a tavola.
-Dunque siete tutti Auror?- domandò poco dopo la padrona di casa, con finto interesse.
La conversazione languiva, era soprattutto il giovane Randall a parlare, di cose peraltro molto futili.
-No Signora...Solo io, Harry ed Hermione- rispose Ron, dopo aver mandato giù con una smorfia il caviale che aveva nel piatto. -Elenie lavora in un dipartimento del Ministero e Laura....-
Weasley si interruppe bruscamente, arrossendo di colpo, rendendosi conto di non avere la minima idea di cosa facesse nella vita la sua ragazza.
-Faccio tirocinio alla Gazzetta del Profeta- si intromise la ragazza, scoccando un' occhiataccia al rossino e ignorando le risatine di Harry.
La madre di Peter annuì, quindi si rivolse alla Granger, seduta alla sua destra.
-E tu hai intenzione di lavorare ancora per molto, mia cara?-
Hermione la guardò con aria interrogativa.
-Madre....- cercò di intromettersi Peter, con tono ammonitore.
-Naturalmente quando tu e mio figlio vi sposerete, abbandonerai una carriera così poco adatta ad una donna, per occuparti della casa- continuò la donna, pulendosi le labbra con il tovagliolo di seta.
Harry e Ron si guardarono allarmati. La situazione si stava facendo spinosa!
La Granger allargò gli occhi, guardando furente il suo fidanzato, e nuovamente la di lui madre. Aprì la bocca per ribattere...
-Beh, signora, dopotutto si frequentano da un paio di mesi!- la anticipò precipitosamente Elenie, cercando di evitare il disastro -Mi sembra un po' prematuro parlare di matrimonio, no?-
-Io e mia moglie ci siamo sposati dopo un mese di frequentazione- sentenziò secco il padre di Randall.
Sul tavolo calò il silenzio.
Nessuno aveva il coraggio di dire alcunchè, così tutti i ragazzi giocavano nervosamente con il cibo contenuto nei loro piatti.
Prima che l'atmosfera si facesse ancora più pesante, il trillo di un telefono interruppe l'imbarazzo.
Potter arrossì di colpo, cercando freneticamente l'apparecchio nelle sue tasche.
-Scusate- mormorò prima di alzarsi, guardando Elenie in maniera eloquente.
Hermione lo notò, ma non disse nulla.
Passò un minuto, poi due. La voce di Harry si distingueva a malapena attraverso le grandi stanze che li separavano.
-Con permesso- disse la Benèfica, raggiungendo il suo ragazzo.
Attraversò sale enormi, prima di individuare il Prescelto, seduto su un divano, intento a mormorare indicazioni a qualcuno.
-Sì, ho capito- borbottò- Stagli addosso! Magari questa è la volta buona!-
Potter riagganciò con un sospiro.
-Era Jayden?- chiese la Zabini, sedendoglisi accanto.
Harry annuì con espressione vuota.
-Credi che stavolta...?-
-Non credo niente!- la interruppe il ragazzo, secco -Non prima di avere in mano delle prove-
-Scusa...-mormorò Elenie.
L'ex-Grifondoro la guardò, assorto nei suoi pensieri, poi si riscosse.
-Scusami tu -disse poi - Non mi è semplice affrontare l'argomento-
-Lo so amore- sussurrò la ragazza -Torniamo di là, forza-


I due ragazzi tornarono in sala da pranzo, dove la conversazione sembrava essersi riaccesa.
Harry sospirò di sollievo, contento che quell'imbarazzante silenzio si fosse concluso.
La sua contentezza durò pochissimo, infatti non appena vide lo sguardo preoccupato di Ron, e quello totalmente assente di Hermione, intuì che nel discorso dovesse esserci qualcosa che non andava.
-...in fondo erano Mangiamorte no? E' risaputo...Non riesco a capire come voi Auror non li abbiate arrestati!- stava dicendo il padre di Peter.
Elenie scivolò al suo posto, accanto ad Hermione, scoccandole un'occhiata.
La ragazza stava guardando nel suo piatto, gli occhi vacui e leggermente lucidi. Le mani stavano torturando senza sosta il tovagliolo.
-Non credo rientri nelle nostre competenze dare conto a voi del nostro lavoro- rispose nervosamente Ron, con tono rabbioso.
Harry sgranò gli occhi verso il suo migliore amico, sorpreso di tanta astiosità.
-Sentiamo cosa ne pensa il signor Potter- sogghignò il vecchio Randall.
Sentendosi chiamato in causa, il ragazzo guardò alternativamente l'uomo e il suo migliore amico, entrambi protesi in avanti.
-Mio marito ed io ci chiedevamo- spiegò la padrona di casa -Il motivo per cui i Malfoy non siano stati arrestati in seguito alla caduta di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato-.
Lo sguardo di Harry corse subito ad Hermione. Ecco spiegato il motivo delle lacrime che le ballavano negli occhi, seminascosti dai capelli e dal volto tenuto abbassato.
Respirò a fondo.
-Sono d'accordo con Ron. Il nostro lavoro non dovrebbe interessarvi. Comunque la risposta è semplice: sono spariti dalla circolazione, senza lasciare tracce. Ora, se vogliamo cambiare argomento....-
-Certo, la morte del figlio deve averli distrutti- considerò la signora Randall.
Le dita di Hermione artigliarono la tovaglia.
La morte del figlio...
-Hanno avuto quello che si meritavano- sentenziò il padre di Peter.
Basta.
La Granger udì la voce di Harry controbattere con rabbia, ma i suoni le giungevano ovattati.
La catenina al suo collo pesava come piombo.
O forse era la vergogna che provava in quel momento a pesarle?
-Scusate- sussurrò alzandosi di scatto.
Sentì gli occhi di tutti puntati addosso a lei, mentre si allontanava dalla tavola il più velocemente possibile.
Gli occhi fradici di lacrime, avanzò attraverso numerose stanze praticamente alla cieca, cercando un'uscita.
Le sembrava che le pareti le si stringessero sempre di più addosso.
Come la sua stessa vita.
Non era riuscita a dire nulla. Non aveva nemmeno risposto a quei maledetti che buttavano fango su colui che aveva amato.
E che ancora le faceva girare l'anima.
Vergogna. Tanta, tanta vergogna.
Si vergognava di sè stessa, di quello che era diventata.
Ma soprattutto, si vergognava al solo pensiero che Draco, in cielo o in qualunque altro posto si trovasse, potesse non riconoscere la ragazza tra le braccia della quale aveva esalato i suoi ultimi respiri.


Come al solito sono super di corsa e terribilmente in ritardo...Scusatemi tanto per questa lentezza, ma quest'anno ho la maturità e dovrei (dico DOVREI) studiare...Appena finisce comincerò ad aggiornare più velocemente. Scusate se non ho il tempo per i ringraziamenti personalizzati, ma sono di corsa, quindi dico un grande grazie a Barbara, Rossana, Roberta, Nadia, Emmettì ed Angela...Un abbraccio supplementare va alle "nuove arrivate" Cate1994 e 95etta.
Alla prossima!
Un abbraccio.
Gaia

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***









Era notte inoltrata, a Londra. La luna era coperta dalla nuvole, e le strade buie non potevano beneficiare nemmeno dei suoi deboli raggi.
Due figure avvolte da mantelli scuri si aggiravano tra i vicoli con circospezione, attente a non farsi notare.
-Stupeficium!-
Un urlo squarciò l'aria, mentre un getto di luce rossa cozzava contro un muro, mancando il bersaglio a cui l'incantesimo era destinato.
-Che cazzo fai?- ringhiò una voce fredda.
-Mi sembrava di aver sentito dei passi-
-Fai di nuovo una cosa del genere, e ti ritroverai sottoterra nel giro di dieci secondi. Dannati Efreet!-
Questa frase, appena sibilata, si perse nell'ululato del vento.
-Allora? Quanto manca?- chiese la voce di prima con tono annoiato, sempre più glaciale.
Il suo accompagnatore alzò gli occhi al cielo.
-Siamo quasi arrivati- sbuffò.
Quel tizio gli stava veramente dando sui nervi. Non si era mai tolto il cappuccio da quando si erano incontrati, dunque non l'aveva mai visto in faccia come si deve. Eppure doveva essere abbastanza importante, se il Capo aveva deciso di incontrarlo senza riserve.
I due camminarono ancora qualche minuto, senza parlare.
L'Efreet che faceva strada tendeva le orecchie per udire i passi dell'uomo per essere sicuro che lo seguisse, non avendo il coraggio di voltarsi per sincerarsene direttamente.
Si bloccò di scatto quando il rumore di passi alle sue spalle si bloccò di colpo. Si girò e l'incappucciato si era fermato e si stava accendendo una sigaretta. Il tizio diede un lungo tiro, poi soffiò fuori il fumo, che si alzò in lievi volute.
-Nervoso eh?- sogghignò l'Efreet.
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase, che sentì la gola serrarsi di colpo, e il fiato mancargli di netto.
Si portò le mani alla gola, annaspando alla disperata ricerca d'aria.
-Bisogna sempre pensare, prima di parlare, non trovi?- considerò il suo compagno, annoiato, continuando a fumare.
Passò qualche interminabile secondo, e l'Efreet sentì l'aria invadergli nuovamente i polmoni.
Tossì a lungo, quindi guardò l'altro con malcelato odio.
-Sei totalmente pazzo!- abbaiò, rabbioso, facendo un passo verso di lui.
-Io non lo farei se fossi in te- considerò l'incappucciato -Questa volta potrei, come dire, dimenticarmi che le persone hanno bisogno di ossigeno per sopravvivere-
-Forza andiamo- continuò, gettando a terra la sigaretta e pestandoci sopra -Non ho altro tempo da perdere-
Con un cenno imperioso del capo ordinò all'Efreet di precederlo.
Quello sembrò pensarci un istante. Poi, probabilmente memore dell'avvertimento di poco prima, si affrettò a fare strada.
I due svoltarono in un vicolo cieco. L'accompagnatore posò una mano sul muro di mattoni di fronte, che per un istante si illuminò.
Passarono alcuni secondi, poi su di esso comparve una specie di porta, che venne aperta con impazienza dall'interno.
-Lasko- salutò l'uomo che comparve sulla soglia -Finalmente!-
-Il Capo è già arrivato?- chiese l'Efreet.
-Già. Sta aspettando il tuo amico da dieci minuti buoni-
Lasko guardò nervosamente l'uomo alle sue spalle, che sembrava non avere nessuna intenzione di togliersi il cappuccio, e attendeva in silenzio.
-Lo accompagni tu?- chiese con un'occhiata eloquente al tizio che gli aveva aperto la porta.
Quello annuì, e invitò lo sconosciuto a seguirlo attraverso un corridoio sulla destra.
Lasko sospirò, appoggiandosi alla parete.
L'incappucciato lo terrorizzava. Non voleva passare con lui più tempo di quanto fosse strettamente necessario.
E poi era potentissimo. Gli aveva lanciato una fattura non verbale di straordinaria efficacia senza l'uso della bacchetta e senza nemmeno guardarlo.
Solo una domanda...
Chi diavolo era?


Hermione Jean Granger salutò il suo fidanzato sulla soglia di casa, quindi entrò, sospirando di sollievo.
Finalmente era finita.
Non era stato difficile giustificare il suo strano comportamento a tavola con un mal di testa improvviso, ma la giornata sembrava essere stata comunque interminabile.
I genitori di Peter avevano insistito perchè rimanessero anche a cena, e a nulla erano valsi i tentativi dei ragazzi di trovare scuse valide per defilarsi.
La ragazza salì le scale, sfinita, decisa solo a buttarsi a letto.
Un altro giorno era passato...Un'altra giornata, uguale a tutte le altre, senza uno scopo, senza un dannato obiettivo che la spronasse ad andare avanti.
Era stanca...tanto stanca, pensò, stendendosi sulle coperte.
Stanca di passare le sue giornate sforzandosi semplicemente di sopravvivere, di proteggersi da un dolore che sembrava essere costantemente in agguato.
Stanca di sognare qualcuno che non sarebbe mai tornato.
Sentì una lacrima veloce scorrerle lungo la guancia. Quanto le era sembrato vero il sogno di qualche notte prima.
Quanto amaro le aveva lasciato in bocca, quando si era svegliata e aveva compreso che non c'era nulla di reale.
Dannazione Hermione.
Sono passati sei anni cazzo.
Sei anni e ancora tu senti la sua intossicante presenza al tuo fianco.
La Granger si alzò, senza nemmeno saper bene cosa fare.
Odiava sentirsi così vulnerabile, soprattutto di fronte a sè stessa.
Mosse qualche passo, poi incespicò nel tappeto, e cadde in ginocchio.
Nel giro di due secondi si ritrovò a singhiozzare, stringendo nel pugno la catenina di Draco.
Maledetto serpente.
Maledetto perchè mi hai lasciata sola, prigioniera del tuo ricordo.
Maledetto perchè so che questa consapevolezza ti rende solo felice.
Maledetto perchè mi hai preso il cuore per poi andartene senza voltarti.
Maledetto perchè mi stai facendo odiare la mia vita.


Il trillo del telefono riscosse Hermione.
La ragazza si tirò su di scatto dal tappeto su cui si era raggomitolata.
-Ma che ore sono?- biascicò tra sè e sè, rendendosi conto di essersi addormentata.
A tentoni accese la luce, per poi guardare distrattamente la sveglia.
Le tre passate.
-Pronto?- mugugnò nella cornetta.
-Hermione?- gridò una voce, concitatamente -Sei sveglia?-
-Chris? Sei tu?- chiese allarmata la ragazza.
-Si! Sto portando Alice in ospedale-
La Granger rimase un attimo interdetta.
-Ma....-biascicò poi, riprendendo lucidità -Non è un po' presto?-
-Credi che non lo sappia?- ringhiò Mason, con voce chiaramente terrorizzata. -Avvisa gli altri e...cosa c'è amore?- si interruppe, rivolgendosi ad Alice.
Hermione udì la voce sofferente dell'amica sussurrare qualcosa al marito, quindi quest' ultimo si rivolse nuovamente a lei.
-Ora devo andare. Chiama tutti e venite al San Mungo appena potete, ti prego!-
-D'accordo! Dai un bacio ad Aly e dille di stare tranquilla-
La riccia attaccò, senza attendere la risposta di Christopher. Dopo un minuto era già fuori di casa, col cellulare alla mano.
-Sì Ele, ci vediamo lì tra dieci minuti! Chiama tu Laine, per favore...Sì certo! Adesso sarà meglio che corra, Chris al telefono era fuori di sè!-
Hermione si Smaterializzò, dopo essersi sincerata che nei paraggi non ci fosse nessuno, e riapparve davanti al magazzino fatiscente che nascondeva agli occhi dei Babbani l'ospedale dei maghi.
L'eccitazione per quella nascita improvvisa era mitigata dall'ansia per le condizioni di Alice. Con un nodo in gola chiese alla Guaritrice all'ingresso dove fossero i suoi amici e finalmente, svoltando in un corridoio, vide Christopher camminare impaziente in su e in giù, la testa tra le mani.
Un sorriso amaro le si disegnò sulle labbra.
Lei non avrebbe mai potuto dare un figlio all'uomo che amava. Non avrebbe mai potuto vivere un momento del genere...o almeno, non in quel modo.
La creatura che forse lei un giorno avrebbe generato non sarebbe mai potuta essere frutto di un amore vero, puro, sacro.
-Sei qui!- rantolò Mason all'improvviso, sollevato, vedendola.
La Granger gli andò incontro e lo abbracciò stretto.
-L'hanno portata dentro e non mi dicono nulla- spiegò Chris con voce rotta, lasciandola andare. Aveva gli occhi lucidi.
-Stai tranquillo... Blake dov'è?-chiese Hermione, non vedendo il figlio di Seb nei paraggi.
L'ex-Grifondoro fece un cenno alle sue spalle. In mezzo alle sedie della sala d'attesa troneggiava una carrozzina.
-Temevo l'avessi dimenticato a casa- scherzò la Granger.
L'altro non sorrise, limitandosi a tenere lo sguardo fisso sulla porta bianca oltre la quale i Guaritori avevano portato Alice.
-Andrà tutto bene, vedrai- gli sussurrò allora Hermione.
-E' troppo presto- ripetè di nuovo Mason, crollando su una sedia.


-Eccovi! Finalmente- esultò una voce delicata.
I due ragazzi si voltarono, e videro Laine e Sebastian, abbronzatissimi, avanzare verso di loro, tenendosi per mano.
-Ci ha chiamato Matt- spiegò Anderson. -Alice come sta?-
Mentre Seb si faceva informare da Chris circa le condizioni della Parker, Laine strinse al petto suo figlio, che gorgogliando suoni incomprensibili, allungava le manine grassocce verso i biondi capelli della madre, chiaramente felice di vederla.
-Possibile che non abbiano ancora detto niente?- chiese stupita e un po' preoccupata la Harris ad Hermione, badando a non farsi sentire da Christopher.
La risposta della riccia fu coperta da un gran baccano proveniente dal fondo del corridoio.
Nel giro di qualche secondo Harry, Elenie, Blaise, Ron, Jayden e Matthew avevano invaso la sala d'attesa.
-Forza ragazzi! Su con la vita!- urlò Weasley, cercando di risollevare il morale di tutti, brandendo in mano una bottiglia di spumante.
Jay mollò una pacca sulla spalla di Seb, che si era unito al clima di depressione instaurato da Mason, tirando fuori dalla tasca i mille palloncini che si era portato dietro, sia rosa che azzurri.
In mezzo a tutto quel casino, nessuno si accorse che c'era una povera Guaritrice che cercava di attirare l'attenzione di Christopher.
-Signor Mason!- si sgolò la donna, per l'ennesima volta.
Le chiacchiere e le urla si bloccarono di colpo.
-Sì?- rantolò Mason, col cuore in gola.
-Sono venuta ad avvertirla che tutto procede per il meglio....Non deve preoccuparsi- disse quella con un gran sorriso, per poi tornare subito dentro.
Chris praticamente si inginocchiò sul pavimento, ridendo per il sollievo.
-Staranno bene, tutti e due bene!- singhiozzò emozionato, abbracciando un po' tutti a caso.
Ronald aprì lo spumante, evocando dei bicchieri e distribuendoli a caso. Laine improvvisò un balletto, volteggiando con Blake e facendolo ridere. Sebastian corse da loro e li strinse forte entrambi. Harry ed Elenie si abbracciarono.
La Granger guardò quell'euforia, un po' in disparte, poi si avvicinò a Blaise, che beveva in silenzio.
Zabini la guardò, quindi le passò un braccio attorno alle spalle, sospirando.
-Manca tanto anche a me- sussurrò impercettibilmente.
Hermione non rispose. Soprattutto nei momenti di gioia, l'assente presenza di Draco si faceva sentire, il vuoto da lui lasciato risuonava incolmabile.
E sapeva che questo valeva anche per tutte le altre persone che in quel momento erano in quella stanza con lei.
Lo leggeva negli occhi di Harry, lo capiva dal sorriso un po' amaro di Elenie. Lo vedeva nel secondo nome del figlio di Sebastian.
Nessuno aveva dimenticato Malfoy.
Nessuno l'avrebbe mai fatto.


Il fiume di parole con cui Chris stava sommergendo tutti si interruppe quando il pianto di un neonato risuonò oltre la porta bianca.
Mason si voltò lentamente, come pietrificato.
La Guaritrice tornò, ravviandosi i capelli.
-Congratulazioni- sorrise al ragazzo -E' diventato papà di una stupenda bambina-
I ragazzi attorno scoppiarono in un boato, Jayden attaccò a gonfiare palloncini rosa, mollando quegli azzurri tra le mani di Harry.
-E io che me ne faccio?- bofonchiò Potter.
-Beh prima o poi toccherà anche a te no? Riciclali!- sogghignò Jay.
Il Bambino Sopravvissuto ridacchiò, ma poi incrociò lo sguardo assassino di Blaise e decise che sarebbe stato meglio buttarli.
Nessuno faceva caso a Mason, che diventava via via sempre più pallido.
-Allora? Hai intenzione di rimanere qui imbambolato ancora per molto?- lo prese in giro Matthew, dandogli uno spintone.
Non l'avesse mai fatto. Tempo mezzo secondo e si ritrovò un metro e novanta di Auror mezzo svenuto tra le braccia.
-Oh ma sei fuori?-
Quell'idiota di Parker, manco a dirlo, lo mollò senza troppe cerimonie sul pavimento, facendogli sbattere tra l'altro una bella capocciata.
Capocciata che risultò senz'altro utile, dato che Chris si riprese subito.
-Grazie eh?- borbottò acido, massaggiandosi la testa dolorante.
-Silenzio!- sentenziò Matt- Non è il momento di fare la donnina delicata! Tua moglie e tua figlia ti aspettano. Fila dentro!-
E con un calcio ben piazzato nel didietro, spedì l'amico al di là della porta.
Mason, terrorizzato, mosse qualche passo nel corridoio bianco che si snodava davanti a lui.
In fondo ad esso, un' unica porta socchiusa sembrava allontanarsi sempre di più.
Imponendosi di darsi una mossa, il ragazzo percorse tutto il corridoio, tremando visibilmente.
Arrivato in fondo, aveva la salivazione totalmente azzerata.
Le due persone per cui in quel momento avrebbe dato la vita, erano a pochi metri da lui. E lui, da emerito idiota, se la stava facendo sotto.
Diede una spinta alla porta, deglutendo, e le vide.
Alice, bella come mai prima, lo guardava con un sorriso. Tra le sue braccia, un fagottino di coperte rosa.
Mason si avvicinò in religioso silenzio, senza staccare gli occhi da quelli meravigliosi di sua moglie.
Le baciò la fronte accaldata, accarezzandole i capelli.
Alice, con l'aria di chi possiede il più prezioso tesoro del mondo, abbassò il volto e scostò appena le copertine.
Lo sguardo di Christopher seguì i gesti della Parker, e la vide.
Vide la sua bambina, per la prima volta.
Sentì le lacrime inumidirgli le ciglia, mentre osservava quel piccolo viso stupendo, quei radi capelli chiari, quei pugnetti chiusi.
E il mondo si fermò. Semplicemente non girava più attorno al Sole, ma a lei.
L'unione perfetta di lui e Alice, di quell'amore che ne aveva passate tante, prima di poter volare.
-E' bellissima- mormorò, con voce rotta.
-E sana...- fece eco la Parker, orgogliosa.
Il quadretto familiare fu interrotto dalla cagnara degli altri, che entrarono per conoscere la neonata.
Tutti si strinsero li attorno, chi con un orsacchiotto, chi con un commento.
-E il nome?- frecciò Matt, che sapeva benissimo le difficoltà e i dubbi della sorella e del cognato.
Alice, ricordandosene solo in quel momento, guardò sgomenta Chris.
-Lei è Hope- annunciò Mason, con un gran sorriso.
Speranza. La speranza di ricostruire tutto da capo. La speranza che sua figlia riportasse una pace che sembrava stesse andando nuovamente in frantumi.


Rieccomi qua, con il solito imperdonabile ritardo...Scusatemi davvero, ho approfittato di questa micro-pausa dallo studio per postare questo capitolo, che spero vi piaccia.
Passo al volo ai ringraziamenti:
ross_ana: Mi diverte molto l'odio che tutte voi provate per Peter. Soprattutto perchè adorate (anzi, meglio dire ADORIAMO) Draco, che normalmente si comporta pure peggio =)
barbarak: Haha, anche a me è sembrato di sentire mia madre...ma vabbè, un po' di incoraggiamento non fa mai male! Grazie della recensione =) Un bacio
emmetti: Sono molto contenta che tu ti sia immedesimata in Hermione, e ancor di più del fatto che ti sia sembrata forte e determinata. Temevo, descrivendo la sua sofferenza, di farla apparire debole e priva di personalità, mentre invece il mio intento era quello di trasmettere l'effetto opposto: una ragazza che, nonostante le batoste e il dolore, riusciva piano piano a rialzarsi e ad affrontare tutto!
95etta: Beh, diciamo che Peter a suo modo è innamorato di lei...E'un lato del suo carattere, molto borioso e da Purosangue, quello di trattare gli altri con arroganza e supponenza!
robertaro: Vedo che anche tu fai parte delle anti-Peter...Poverino, mi fa quasi pena =) Grazie della recensione, alla prossima!
liven: Che bello rivederti! Devo dire che le tue recensioni mi sono mancate...anche se ovviamente capisco che non sempre si ha il tempo di fermarsi e commentare (io manco ho il tempo di respirare, figurati! ). Mi fa comunque molto piacere sapere che leggi, e mi basta questo! Ti ringrazio per i magnifici complimenti che mi fai ogni volta! Un abbraccio!
lapulce: Una nuova lettrice, che meraviglia! Mi dispiace non poterti dare informazioni su Draco, posso solo dirti di continuare a leggere, che presto o tardi qualcosa si scoprirà!
Jiuliett_Cullen: Sono molto contenta che la mia storia ti sia piaciuta (tra l'altro leggere cinquanta capitoli in due giorni non è certo da tutti!) Spero continuerai a seguirla!
senzaparole: Cam non so neanche perchè continuo a risponderti alle recensioni =) Ma soprattutto non so perchè continui a farmi domande su Draco, dato che sai tuttooooooooo....xD
Seven: Nadia, sul serio, io non so più come ringraziarti per queste recensioni bibliche (per la lunghezza) e meravigliose che mi lasci! Davvero, non sai che stimolo mi dai ogni volta a continuare e a fare sempre meglio! Grazie duemila!
Smemo92: Si certo, Draco l'ha riconosciuta....Infatti la frase non era in quel senso, ma Hermione si stava chiedendo se Draco l'avrebbe riconosciuta anche in quel momento, com'era diventata in quei sei anni. E' più chiaro adesso? Scusa se non mi sono spiegata bene, ma spesso mentre scrivo mi faccio prendere e molti discorsi li capisco solo io xD
GinevraAmaranth: Dicendomi che non mi libererò facilmente di te mi fai solo molto piacere! Sono veramente molto contenta di avere nuove lettrici! Mi fa inoltre piacere leggere che hai apprezzato il personaggio di Harry...In effetti anche a me ogni tanto nei libri della Rowling sembra un po' troppo depresso, per questo ho cercato di renderlo un po' più allegro e vivace!
Spero che la storia continui a piacerti!
CleudLovegood: Piacere di conoscerti, Claudia! Sono contentissima di leggere che la storia ti è piaciuta, e spero vivamente che continuerai a seguirla! Mi dispiace però di non poterti svelare nulla riguardo Jayden e le sue ricerche.......lo scoprirai solo leggendo! Alla prossima!



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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***




...Il mio pensiero vola verso te
per raggiungere le immagini
scolpite ormai nella coscienza
come indelebili emozioni
che non posso più scordare
e il pensiero andrà a cercare
tutte le volte che ti sentirò distante
tutte le volte che ti vorrei parlare
per dirti ancora
che sei solo tu la cosa
che per me è importante...




-Attenda qui. Il Capo arriva subito-
Ad un tocco di bacchetta, la stanza venne illuminata da fiaccole che sprigionarono una luce verdastra.
L'uomo incappucciato si accomodò su un sedile di pietra, tranquillo come se fosse a casa sua.
Del resto, l'ambiente era più o meno lo stesso.
Identica allegria, pensò sarcastico, osservando le macabre incisioni alle pareti.
-Se me l'avessero raccontato poco tempo fa, non ci avrei mai creduto-
Una voce ironica e glaciale pervase la stanza.
L'incappucciato si alzò dalla sedia con studiata lentezza.
-Lasciamo perdere i finti convenevoli- sibilò, secco -Non ho tempo da perdere-
-Calma, calma- fece l'altro, entrando ed accendendo un camino nell'angolo -Farai in modo di avere tutto il tempo che ci serve-
Evocò due poltrone di pelle nera, posizionandole una di fronte all'altra. Si accomodò e fece cenno all'ospite di sedersi.
Sogghignò lievemente, notando come quello non accennasse a levarsi il cappuccio dalla testa.
-Non c'è bisogno di coperture qui.- gli fece notare, allungandogli un bicchiere di Whisky -Siamo tra noi-
-Fidarsi è bene....- cominciò l'altro -Ha presente?-
-Certo certo...Eppure io mi sto fidando di te, facendoti venire qui, mettendoti a conoscenza dei miei piani...Sbaglio?-
-Penso che la mia risposta sia scontata-
L'incappucciato guardò l'uomo di fronte a lui.
I capelli corti e neri erano perfettamente appaiati con gli occhi, talmente scuri che quasi non si riusciva a distinguere dove finiva l'iride e cominciava la pupilla.
Dava al massimo quarant'anni....Eppure aveva dato già un sacco di grattacapi agli Auror.
Cassian Deveraux Cavendish.
L'ultimo erede maschio di una delle più ricche e conservatrici famiglie Purosangue del Galles.
-Potrei sapere a cosa è dovuto tutto questo interesse per me?-  chiese l'incappucciato, accavallando le gambe.
-Diciamo che la tua fama è giunta fino a qui- disse Cavendish, con voce pericolosamente tranquilla.
-Ma davvero? Allora dovrebbe sapere che io non faccio più questo genere di cose da tempo. Sono fuori dal giro diciamo- sogghignò l'altro.
-E non sarebbe ora di rientrarci?-
-Dipende- l'incappucciato Evocò un bicchiere di vino rosso e lo sorseggiò tranquillamente -Qual è la posta in gioco?-
-Potere. Ricchezza. Supremazia.-
-Tutte cose che potrei avere lo stesso da solo-
-E la certezza che quella feccia dei Mezzosangue e dei Babbani scompariranno da questa Terra.-
-Mmm...dove ho già sentito questo discorso? Ah sì...lo diceva il Signore Oscuro prima che Harry Potter lo facesse passare a miglior vita!- sogghignò lo sconosciuto.
-Presto il tuo scetticismo sparirà, vedrai. Ho intenzione di cominciare presto a ripulire il Dipartimento Auror- annunciò Cavendish con voce gelida, alzandosi.
-Mi illumini-
-Ho intenzione di colpire Potter dove più gli farà male. Cominciando cioè ad eliminare la feccia che gli sta attorno-
-Intende forse dire....-
-Intendo dire che il ragazzo presto rimarrà senza fidanzata. Ma prima toglierò di mezzo la Granger. Sono convinto che lei sia il primo stadio per arrivare a Potter-
-Cosa?- l'incappucciato alzò la testa di scatto e per la prima volta la sua voce ebbe una malcelata sfumatura di trepidazione.
-Capisco il tuo stupore. Penso che del grande eroe- Cavendish sottolineò la parola in modo sarcastico- rimarrebbe ben poco, se privato della sua migliore alleata-
Detto questo, il moro Evocò a sua volta un bicchiere di vino e lo alzò rivolgendolo al suo compagno.
-Cin cin!- disse, prima di buttarlo giù tutto d'un fiato.


David Carrigan guardò l'orologio per l'ennesima volta in mezz'ora.
Le due e trentacinque.
Sospirò guardando fuori dalla finestra del suo Ufficio, lungo le strade deserte illuminate appena dalla luna.
Non si spiegava quel ritardo.
A meno che non fosse andato storto qualcosa.
No, decise. E' uno in gamba, sa quello che fa. 
Proprio in quel momento bussarono alla porta del suo studio e, senza aspettare risposta, una figura ammantata di nero scivolò all'interno.
-Ce ne hai messo di tempo- constatò con sollievo il Capo degli Auror.
-Ci è voluto più del previsto- spiegò il nuovo arrivato.
-Allora? Sei riuscito ad entrare in contatto con questo fantomatico nuovo genio delle forze oscure?-
-Direi proprio di sì. Mai sentito parlare di Lord Cavendish?-
-Quel Lord Cavendish?- allibì Carrigan -Ma non è morto anni orsono?-
-E' il figlio, infatti-
-Non sapevo avessero eredi.-
-Neanch'io. Sembra essersi ritrasferito a Londra circa un mese e mezzo fa dal Galles- l'ospite si accomodò su una poltroncina.
-Dannazione. Ci mancava solo questo. Credi che ci sia lui dietro a questi ultimi attacchi?- domandò Carrigan, posando i palmi sulla scrivania e sporgendosi verso di lui
-Senza alcun dubbio. Non ho idea però di come faccia-
-Voglio che tu entri nelle sue grazie.- sibilò il Capo degli Auror- E che mi tenga informato su ogni suo movimento-
-A questo proposito, per ora so solo che mira a togliere di mezzo Potter. E per farlo non esiterà a colpire le persone che gli sono vicine- disse l'uomo in nero -Fossi in lei, terrei sotto controllo la Granger-
Carrigan si lasciò sfuggire un'imprecazione.
-Non posso certo metterle alle costole uno dei miei uomini. E' troppo scaltra, nessuno è alla sua altezza. Lo beccherebbe subito.-
-Allora svuoti il sacco-
-Ti ho già detto che voglio prima saperne abbastanza. La tua copertura è essenziale, lo sai tu per primo. Se svelo alcuni particolari, è chiaro che c'è un infiltrato. E già alcuni dei ragazzi hanno dei sospetti.-
-Capisco. Bene. Allora direi che sia il caso che la sorveglianza alla Granger la faccia io-
-Ottimo-
-Il secondo bersaglio è la fidanzata di Potter. Ma a mio parere, finchè sta con lui, sarà difficile che la tocchino- considerò l'ospite.
-Bene. Concentriamoci su Hermione allora- sentenziò Carrigan.



Hermione Granger aprì gli occhi il mattino dopo, stancamente, e la prima cosa di cui si accorse fu il debole odore di fumo che aleggiava nella stanza.
No. Non era possibile.
Si alzò di scatto dal letto, afferrando d'istinto la bacchetta.
Scese rapida le scale, guardandosi attorno. Sembrava tutto in ordine.
Eppure...
Eppure la sensazione che qualcuno fosse stato lì non se ne andava.
E quell'odore...quell'odore...Lei lo aveva già sentito.
Tornò in camera, imponendo al suo respiro di controllarsi, e già non era più tanto sicura che quel fumo ci fosse stato veramente e non se lo fosse solo immaginato.
L'ennesimo frutto di un'assurda nostalgia.
Aprì l'armadio, iniziando a vestirsi per andare al lavoro. Si sistemò quindi i capelli e si avvicinò al comodino accanto al letto per prendere la sua inseparabile catenina.
Enorme fu il suo stupore quando vide che non era lì.
Presa dal panico spostò il libro che aveva letto fino a tardi la sera prima, poi alzò la lampada, quindi si chinò a guardare per terra.
Eccola.
La raccolse, legandosela al collo.
Come diamine era finita lì?
Calma Hermione.
-Homenum Revelio- sussurrò.
Niente. La casa era vuota.
Sto impazzendo, pensò la ragazza. Adesso uno entra a casa mia per giocare con la mia collana e fumarsi una sigaretta...
Assurdo.
Senza contare il fatto che la sua casa era ben protetta con incantesimi. Se uno avesse avuto cattive intenzioni non sarebbe mai riuscito ad entrare.
A passo spedito si diresse fuori dalla camera ma, sulla soglia, si bloccò. A un lato di essa vi era una piccola sedia a dondolo.
Si inginocchiò sul pavimento, posando la mano sulla soffice superficie della moquette. Osservando le proprie dita, le vide ingrigite da quei pochissimi residui di cenere che prima tornando di sopra non aveva notato.
Allora non se l'era sognato.
Chi diavolo era stato quella notte in casa sua?


Ronald Bilius Weasley salutò il Medimago all'ingresso del San Mungo quindi, percorrendo la strada che sapeva ormai a memoria, salì la piccola rampa di scale che portava al reparto di Rianimazione,
Nel lungo corridoio antistante le squallide stanze bianche, in cui diversi maghi e streghe riposavano incessantemente, stazionavano le solite persone, che Ron in quei giorni aveva imparato a riconoscere.
Gli si strinse il cuore passando davanti ad una donna ingrigita, minuscola, che singhiozzava col viso seppellito in un fazzoletto di pizzo.
Come faceva da giorni ormai.
Da quando suo figlio era caduto da una scopa giocando a Quidditch, senza più risvegliarsi.
Il pensiero di Ron corse a sua madre. Molly Weasley.
Doveva passare a trovarla, si disse. L'avrebbe fatta felice, sicuramente.
Col passare dagli anni era diventata più tenera e silenziosa. Dalla morte di Fred si era come ripiegata su sè stessa. Si sentiva sola, nonostante fosse circondata dall'amore del marito e degli altri sei figli.
Domani passo alla Tana, si ripromise Ron, guardando la donna in lacrime, magari porto anche Harry ed Hermione.
Andò appena un po' più avanti, fino a raggiungere l'ultima porta, davanti alla quale stazionava un uomo con la divisa da Auror.
-E tu chi sei?- bofonchiò al collega, giovanissimo, che mai aveva visto prima.
-Willard Everett, signore! Sono una nuova recluta- rispose il ragazzo, zelante, scattando sull'attenti.
-Una recluta?- abbaiò Ron, facendo retrocedere l'altro di un mezzo passetto -Ma che cazzo gli passa per la testa a Carrigan?-
Tirò fuori il cellulare, pronto a dirgliene quattro al suo Capo. Ma era impazzito? Dietro a quella porta c'era una potenziale testimone-chiave per il caso a cui stavano lavorando, e lui a fare la guardia metteva un ragazzino che aveva si e no due mesi di esperienza! Il telefono squillò svariate volte, poi partì la segreteria.
-Dannato- sibilò Weasley.- Io entro d'accordo? disse poi alla recluta.
Quello si scostò per lasciarlo passare.
-Che stai facendo?- ringhiò il rosso.
-La faccio entrare!-
-Non mi chiedi il distintivo per controllare?- fece Ron con tono accusatorio.
-Beh, ma so perfettamente chi è lei, signor Weasley! Come potrei sbagliarmi?-
-Mai sentito parlare di Polisucco?- chiese l'ex-Grifondoro, esasperato -Dio, ma non insegnano proprio più nulla a voi reclute?- borbottò, alzando gli occhi al cielo.
Senza aggiungere altro sbattè il proprio distintivo in mano al ragazzo, ed entrò nella stanza in penombra.
Le tapparelle erano abbassate, lasciando filtrare appena la luce esterna.
Ron si avvicinò all'unico letto presente, dove ancora riposava la ragazza aggredita.
Una settimana.
Una settimana era passata, e ancora non si sapeva chi fosse.
Carrigan aveva deciso di aspettare ancora un giorno o due, poi avrebbero cominciato a cercare nella sezione-scomparsi e a mandare in giro foto della ragazza.
Il ragazzo la guardò. Riposava profondamente, i capelli erano sparsi sul cuscino, le ciglia lunghe carezzavano la pelle vellutata delle guance.
Una garza bianca copriva la ferita impressale solo poche notti prima, e che ancora non accennava a rimarginarsi.
Weasley si sedette sul letto, che cigolò appena sotto il suo peso. Le macchine attorno ronzavano, aggiungendo il loro rumore al soffuso soffio della Pozione Medica che aleggiava nell'aria.
-Avanti...svegliati...-mormorò Ron.
Con le dita sfiorò il dorso della mano della ragazza, che giaceva inerme sulle lenzuola. Era fredda.
Si tirò su di scatto, sentendo il cellulare vibrare nella tasca dei pantaloni.
-Dove diavolo sei finito?- gli urlò nella cornetta la voce di Harry.
Il rosse guardò l'orologio, lo scrollò e infine lo accostò all'orecchio.
Merda. Era fermo.
-Sono un po' in ritardo- biascicò a mò di scusa.
-Un po'? Dovevamo vederci un'ora fa! Muoviti!- sbraitò Potter prima di sbattere giù con violenza il telefono.
-E capirai...- disse Weasley tra sè.
E, con un ultimo rapido sguardo alla ragazza, uscì.


Harry James Potter crollò a sedere sulla sedia, posando la fronte sulla scrivania sommersa di carte.
Tirandosi su, prese tra le mani le foto di Clarence Dale e della ragazza ricoverata al San Mungo, e le studiò.
Cosa potevano mai avere in comune due persone così diverse? E che scopo aveva quel simbolo impresso sulla loro pelle?
-Avanti- disse Harry, quando bussarono alla porta.
Entrò Jayden, che si sedette su una sedia di fronte a lui.
-Siete ancora impegnati con quel caso?- si informò McBride, osservando le fotografie tra le mani dell'amico.
-Già- mormorò Potter, posandogliele davanti -E' un enigma vero e proprio-
Si levò gli occhiali e, con un gesto stanco, si passò la mano sugli occhi.
-Va beh dai- riprese poi - Sei venuto a dirmi qualcosa?-
Jayden annuì -Sì, ed è molto importante, a mio parere.-
Fece una pausa, come per creare la suspance.
-Il nostro uomo sembra essersi fatto vedere in uno dei sobborghi di Londra. E non era solo-
Potter inarcò il sopracciglio -Cosa stai tentando di dirmi, Jay?-
-Era con l'Efreet che state cercando.-
-Dannazione. La cosa si fa più complicata del previsto.-
-Non è detto che sia lui Harry, lo sai. Magari è solo l'ennesimo abbaglio-
-No.- fece deciso il moretto- E' lui. Deve essere lui-
-Comunque io l'ho seguito solo per un po', poi ho quasi rischiato di essere scoperto, così sono venuto via. Dunque non so dirti cos'abbia fatto dopo-
-Non ci voleva- bofonchiò Potter.
-A tal proposito, ho un'ottima soluzione. Francamente non so perchè non ci abbiamo pensato prima-
Jayden sospirò, allungandosi sulla sedia e aprendo la valigetta da lavoro che aveva con sè. Da essa estrasse un pesante quaderno scuro, che fece atterrare sulla scrivania con un tonfo.
-Ecco, qui appariranno in tempo reale i rapporti degli uomini che ho assoldato per continuare le ricerche al posto mio. Stava diventando un impegno troppo gravoso, e loro sicuramente lo potranno fare meglio-
-Jay scusa...non dovevo coinvolgerti in questo casino-
-Ti pare? L'ho fatto volentieri, lo sai.- lo rassicurò l'ex-Corvonero -E vedrai che ora le cose andranno ancora più velocemente.-
-Avrai speso un sacco di soldi per pagare quei tizi...- si dispiacque Harry.
-Dai, non fare il paranoico! Almeno saprò dove mettere un po' dei soldi di mio padre- sogghignò McBride.
Potter lo guardò con riconoscenza, poi sospirò guardando fuori dalla finestra.
Ora bisognava solo aspettare...e sperare.


Eccomi qui =) Quattro giorni prima della prima prova della maturità, perchè altrimenti avrei dovuto aspettare almeno un'altra settimana. Spero tanto che vi piaccia!!! Vi ringrazio al volo perchè sto cascando dal sonno xD
ross_ana: Sì in effetti questa seconda parte è abbastanza sul triste...Ma non può essere altrimenti! Vedrai che torneranno altre scene allegre col passare dei capitoli, per spezzare un po' questa atmosfera cupa!
Cate1994: Mi dispiace postare con questo ritardo, ma faccio veramente fatica a scrivere i nuovi capitoli, e di conseguenza a postare. Spero che con l'inizio di luglio riuscirò ad essere più rapida! Cerca di portare pazienza =)
barbarak: Sono veramente contenta che il capitolo ti sia piaciuto...Spero che questo capitolo ti abbia dato qualche informazione in più sull' "incappucciato" =)
giusy91: Ti ringrazio davvero per i complimenti, spero tanto che la storia continui a piacerti! Mi raccomando, fammi sapere che ne pensi di questo capitolo!
seven: Ciao Nadia! La tua recensione mi ha sbalordito, lo ammetto! Hai un bambino? Che bello! Scusa, ma posso chiederti quanti anni hai? Non me lo sarei mai immaginato xD
Come sempre salto sulla sedia vedendo le tue recensioni immancabili, meravigliosamente lunghe e soprattutto sentite! Ti rispondo alla domanda sugli Efreet: ho lasciato abbastanza in sospeso la questione su di loro, quindi capisco che l'argomento possa essere abbastanza oscuro. Gli Efreet sono degli Ibridi, che appartengono a una casta minore del regno delle ombre (vedi capitolo 3) quindi tendenzialmente non sono proprio buonissimi. Lasko, cioè l'Efreet che si aggirava nel buio con l'uomo incappucciato lo scorso capitolo, sembrava collaborare con il Ministero (Elenie si occupava di lui, ricordi?), ma poi è stato beccato da Ron ed Hermione accanto al corpo della ragazza aggredita, quindi questo lascia supporre che sia invischiato in qualcosa di losco...
Ah, ultima cosa: non mi dispiace affatto che tu abbia sentito questo capitolo come dedicato a te anzi, mi ha fatto un piacere grandissimo. Un abbraccio!
emmetti: Ciao, amica di facebook =) Inutile, i tuoi tentativi di corruzione con me non funzionano, lo sai xD
Per quanto riguarda quella frase, si riferisce al fatto che Hermione non ama Peter nemmeno un centesimo di quanto Alice ama Chris, e lei ne è ben conscia. Quindi non potrà mai dare un figlio al suo grande amore, come ha fatto Alice. Spero di esser stata un po' più chiara, anche se ne dubito! Di solito scrivo di getto, quindi è dura spiegare xD
GinevraAmaranth: In effetti per qualche secondo ho avuto anche io la mezza idea di farla morire =) Ma alla fine non sono così crudele...lo sono già stata abbastanzaxD Anche perchè io amo i lieto fine...Però non posso assicurare che qualcuno non ci rimetterà le penne da qui alla fine...
Jiuliett_Cullen: Ti dirò, anch'io vorrei rivedere il sorriso di Hermione...Questa valle di lacrime ha annoiato pure me =) Ma ogni cosa a suo tempo! Alla prossima!
lapulce: Quaaaante domande! E' brutto non poter rispondere a nemmeno una...Ti posso solo promettere che al più presto saprai tutto! Giuro =) Grazie della recensione!
Love_doll: Non ti preoccupare per le recensioni, capisco perfettamente che il tempo non sia mai abbastanza! Mi fa piacere rivederti, ad ogni modo =) Anche se la mia bocca resta cucita xD Un abbraccio
95etta: Ti ringrazio molto per i complimenti e la recensione! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
Smemo92: Ma sì, ma sì...Christopher alla fine è un eroe no? Riuscirà anche a destreggiarsi tra biberon e pannolini xD Hermione lo so, è abbastanza triste...Ma ho in serbo (anzi, dovrei dire che Ron ha in serbo) un ottimo modo per tirarle su il morale!
Sklupin: Sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto...spero solo di non perdere l'ispirazione! Un abbraccio!
liven: E' sempre bello ritrovare la mia "vecchia" recensitrice di fiducia xD Sono contenta che la storia ti piaccia, grazie per continuare a seguirla! Un bacione
senzaparole: Cam la tua recensione nemmeno merita ringraziamenti =) P.S. siamo su Efp, non sul Jonas Brothers fan club!!!





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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***









-Era ora!-
Harry salutò il suo migliore amico con un'esclamazione scocciata, facendo scoppiare a ridere Jayden.
Ron si piegò su sè stesso, stremato dalla corsa che aveva fatto dal San Mungo.
-Mi spieghi...tutta..questa...f-fretta?- ansimò.
Di colpo Potter sembrò perdere tutta la sua baldanza.
Ecco. Ci siamo.
-Beh...Io e Jayden pensiamo che sia arrivato il momento di dirti una cosa-
-La stessa cosa che avevi cominciato a dirmi qualche settimana fa, quando mi stavo per soffocare con quella polpetta?-
-Cosa?- gridò Harry, strabuzzando gli occhi -Io pensavo che fosse perchè avevi intuito quello che stavo per dirti, e che fossi talmente terrorizzato da....-
Weasley scoppiò in una risata irrefrenabile, ed anche McBride faticava a rimanere serio.
Potter strinse le labbra, si poteva quasi vedere il fumo che gli usciva dalle orecchie.
-Bene, se avete finito- borbottò acido qualche minuto dopo, vedendo che i due si stavano rotolando per terra dal ridere -Ron, è giunto il momento che tu sappia una cosa-
Il tono improvvisamente serio dell'amico, indusse Weasley a prestare attenzione.
-Ecco...- cominciò Potter, deciso finalmente a vuotare il sacco.
In quel momento Hermione entrò di volata nella stanza.
-Che succede?- chiese Harry, vedendola ansante e spaventata.
-Qualcuno è stato in casa mia, stanotte- sussurrò la Granger, mordendosi un labbro.
-Cosa?- rantolò Ron -Ma è impossibile! C'è la Protezione Magica su ognuna delle nostre case!-
-Lo so...Ma ho trovato della cenere sul pavimento. E questa- spiegò Hermione, posando la collana sulla scrivania- non era dove l'avevo lasciata ieri sera-
Il ciondolo a forma di D scintillò appena. Lei lo guardò, sentendo il magone salirle in gola. Non era riuscita a indossarla. Non sopportava che qualcun altro l'avesse toccata, l'avesse violata in quel modo. Era l'ultima cosa che le era rimasta di lui. L'unica che non le avessero ancora portato via.
Harry la fissò, quindi lanciò di striscio uno sguardo a Jay.
-Credo che sia il caso di avvisare Carrigan- mormorò Harry -Ron, noi parleremo più tardi ok?-
E, detto questo, uscì, un braccio a cingere Hermione.


Alice scostò appena la tenda impalpabile del salotto di casa sua, guardando con aria sognante il giardino, in cui stavano sbocciando le rose.
Quanto avrebbe voluto poter uscire...Da giorni era in convalescenza, e i Medimaghi le avevano suggerito di stare a riposo ancora per un po'.
Un piccolo vagito la distrasse. La ragazza sorrise, chinando il bel volto verso la piccolissima bambina che sbadigliava tra le sue braccia.
Le diede un lieve bacio sulla fronte, calcandole meglio la cuffietta rose sui radi capelli biondi.
-Amore, devo andare!-
Alice si girò verso la porta. Chris si stava infilando distrattamente il mantello, su cui era appuntato il distintivo da Auror.
-Dove vai?- biascicò la Parker, muovendo un paio di passi verso di lui, facendo frusciare la lunga camicia da notte che indossava.
-Devo sostituire Hermione nella ronda di stasera. Pare che un tizio si sia infilato a casa sua ieri notte, e lei sia ancora un po' scossa-
Alice trattenne il fiato. -Oddio...non si sa di chi si tratti?-
Mason scosse la testa -No...E tra l'altro pare che Carrigan abbia preso l'intera faccenda con molta superficialità. Harry era furioso-
-Posso immaginarlo-
-Allora io vado....- sospirò Christopher.
Sua moglie si strinse più forte Hope al petto.
Non ci riusciva. Non ce la faceva a lasciarlo andare.
Era dalla nascita della bambina che loro due non si erano staccati nemmeno per un istante. E lei si era scoperta ancora più morbosamente attaccata a lui.
-Torno presto, te lo prometto- l'ex-Grifondoro in due passi la raggiunse, scostandole i capelli dal volto -Anzi, lo prometto a tutte e due- si corresse, sfiorando la guancia di Hope.
-Stai attento- mormorò Alice, passandosi la piccola da un braccio all'altro.
Chris annuì, posando le labbra su quelle della moglie.
-Ti amo- le sussurrò sulla bocca.
Fece una carezza a sua figlia ed uscì.


Hermione si raggomitolò sul divano, cingendosi le ginocchia con le braccia e guardando assorta le fiamme del caminetto che scoppiettavano.
L'aveva acceso nonostante fosse ormai Primavera, perchè le dava un senso di sicurezza. Le sembrava di essere tornata nella Sala Comune di Grifondoro.
Era quasi ora di cena, ma non aveva voglia di preparare alcunchè.
Chi diavolo poteva essere entrato la notte prima? Aveva controllato e ricontrollato l'Incanto di Protezione che proteggeva casa sua, e funzionava alla perfezione. Nessuno che avesse avuto cattive intenzioni sarebbe mai riuscito ad entrare.
Sentendo il campanello suonare insistentemente, alzò gli occhi al cielo, imprecando mentalmente. Eppure era stata chiara con Peter. Quella sera voleva stare un po' sola.
-Ron!- esclamò invece sorpresa, dopo aver aperto con circospezione la porta -Che ci fai qui?-
-Ti invito a cena!- annunciò Weasley allegro, scompigliandole i capelli e sorpassandola per entrare in casa.
Hermione, sorpresa, chiuse la porta, stringendosi addosso la coperta che si era portata dietro dal divano.
-Non se ne parla- bofonchiò -Non sono dell'umore per uscire-
-Appunto- ridacchiò Ron - Hai bisogno di distrarti. Forza, infilati una giacca! Sotto puoi tenere anche il pigiama, tanto qui nessuno si formalizza-
-Ti odio- sussurrò la Granger, conscia che non sarebbe mai riuscita ad averla vinta e cogliendo allo stesso tempo la non troppo implicita frecciata.
Si trascinò stancamente su per le scale per cambiarsi, maledicendo tutta la progenie presente e futura dei Weasley. Col cavolo che sarebbe uscita in pigiama: non era a terra fino a quel punto.
-Dai, dai- la incoraggiò Ron - Che Harry sarà qui tra poco!-
Ottimo....pensò Hermione, l'esercito dei visitatori inopportuni è al completo...
Non riuscì però a trattenere un sorriso. Era tanto che non stavano tutti e tre insieme per un po'. Solo loro tre, come ai vecchi tempi.
Sentì la porta aprirsi, e comprese che doveva essere arrivato Harry. Si cambiò rapidamente, infilandosi un maglione ed un paio di jeans.
-Come diavolo hai fatto a convincerla?- stava chiedendo Potter quando Hermione scese le scale.
-Mi stai dando della cocciuta?- lo provocò la ragazza.
Harry ridendo alzò le mani -Non sia mai!-
-Allora? Dove andiamo?- chiese la Granger incuriosita, dopo avergli scoccato un'occhiataccia.
-Sorpresa!- fece Ron, misterioso -Infatti ti Smaterializzerai con me, direttamente là!-
Sotto gli occhi divertiti di Harry, Weasley porse un braccio ad Hermione -Madame- disse, strizzandole l'occhio e fingendo di fare il galante.
I tre uscirono per Smaterializzarsi e riapparvero in una radura avvolta dalle colline, che si stagliavano scurissime contro il cielo rosso del tramonto. Harry, a pochi metri, sorrise, facendo un gesto con il braccio per guidare lo sguardo dell'amica, che venne dirottato su una casa sghemba, tutta illuminata, con del fumo che usciva dal camino.
-La Tana...- sussurrò Hermione commossa. Era una vita che non ci tornava. Sia lei che Harry avevano mantenuto i contatti con la famiglia Weasley, ma con i ritmi frenetici del lavoro gli incontri si erano fatti sempre più radi, e comunque avvenivano sempre in luoghi neutri di Diagon Alley.
E solo ora che la vecchia casa dove aveva trascorso le estati quando era adolescente le era di nuovo davanti agli occhi, capiva quanto le fosse mancata.
I tre amici avanzarono fino a raggiungere il giardino, dove piccoli gnomi fangosi si rincorrevano attorno ad una lunga tavola apparecchiata.
La porta si aprì, e una donna robusta dai capelli rossi apparve sulla soglia, le braccia spalancate, pronte per accogliere quei tre ragazzi che lei aveva, seppur in modo diverso, cresciuto. Hermione si rifugiò nell'abbraccio accogliente di Molly Weasley, che le baciò la testa, poi Harry e Ron si fecero stritolare a loro volta.
-Bentornati a casa- esclamò la donna con voce rotta dall'emozione.
Li fece accomodare in cucina, dove era radunato tutto il clan Weasley.
Anche Ron parve sorpreso di vedere tutta la famiglia riunita, seppur con qualche dolorosa eccezione, e rivolse uno sguardo interrogativo alla madre.
-Non vi vedo mai tutti insieme, così ho deciso di approfittarne!- spiegò lei.
C'erano tutti, o quasi. C'erano Bill e Fleur, che cullava Dominique, l'ultima nata, mentre Victoire si era già tuffata tra le braccia di Harry. C'erano Percy e Audrey con la piccola Molly, c'erano George ed Angelina, vistosamente incinta.
E poi c'era Arthur Weasley, seduto in poltrona, gli occhi segnati e i capelli leggermente ingrigiti, che guardava tutti con il suo sorriso buono.
L'uomo si alzò, abbracciando tutti con un'occhiata, in fondo alla quale forse si nascondeva un po' di malinconia.
La piccola Molly gli saltò in braccio, baciandogli la guancia.
-Ho fame, nonno!- gridò allegra, con la sua vocina infantile, facendo ridere tutti.
-Beh, che aspettiamo allora?- sorrise il signor Weasley -A tavola!-


La madre di Ron come al solito non si era risparmiata ai fornelli. I piatti sulla tavola erano stracolmi di cibo.
Harry, più rilassato del solito, parlava con Bill, chiedendogli del lavoro e raccontandogli a mezza voce tutti i casini che c'erano al Ministero.
-Peccato che Charlie non sia riuscito a venire- commentò la signora Weasley, rivolta ad Hermione, che annuì vigorosamente.
-Si sta perdendo una bella serata- confermò la ragazza.
-Ma scusi...-chiese poi -Io pensavo che quel posto vuoto fosse per lui!-
Molly le fece l'occhiolino -E' una sorpresa, mia cara-
Ron passò un braccio attorno alle spalle dell'amica -Come vedi stasera ci siamo voluti superare-
Hermione sorrise -Non mi volete dare nemmeno un indizio?-
-No. Anche perchè tra pochi secondi saprai tutto- disse il rosso guardando l'orologio -Dovrebbe arrivare con la Passaporta delle nove e quattro minuti-
-Ma chi è che dovrebbe arrivare?- tentò ancora la Granger.
Nessuna risposta.
In quel momento in fondo al giardino si udì un rumore, poi una figura iniziò a vorticare davanti ai loro occhi.
Qualche istante più tardi, Ginevra Molly Weasley stava salutando tutti, con il suo sorriso smagliante.
-Non ci credo!- urlò Hermione, con le lacrime agli occhi, precipitandosi ad abbracciare l'amica.
Era da almeno due anni che non la vedeva. Da quando giocava con le Holyhead Harpies girava costantemente per il mondo, e i loro contatti avvenivano solo per telefono, tra una partita e l'altra.
Nel giro di pochi secondi, Ginny si ritrovò sommersa dalla propria famiglia, e fu con qualche difficoltà che riuscì a sedersi a tavola per mangiare qualcosa.
-Mi spieghi che ci fai qui?- sillabò la Granger, ancora allibita all'idea di trovarsi davanti la sua migliore amica.
-Ho sentito che hai avuto qualche problema...E ho preferito verificare di persona- spiegò Ginny.
-Ma....ma...e la squadra? Avete ancora tante partite davanti-
La Weasley alzò le spalle.
-Con il Quidditch ho chiuso. Quella vita non faceva per me....Per carità, è stato bello finchè è durato ma...-
-Cosa?- si intromise Ron -Hai mollato le Harpies?-
Sua sorella alzò gli occhi al cielo.
-Non farla così drammatica, Ronnie. Mi hanno offerto un posto alla Gazzetta del Profeta come giornalista sportiva, e credo che accetterò-
Ginny guardò la testa di suo fratello crollare sul tavolo, facendo senza dubbio molta scena, quindi lo lasciò perdere.
-Ne sei sicura?- le chiese invece Hermione.
-Certo. Mi mancava l'aria di casa.-
Le due amiche si abbracciarono, di nuovo insieme dopo tanto, troppo tempo.
La signora Weasley si alzò, cominciando a sparecchiare la tavola, asciugandosi furtivamente gli occhi con un lembo del grembiule.
Erano di nuovo tutti insieme. A parte Charlie, alla cui assenza si era dovuta abituare nel corso degli anni, tutta la famiglia era riunita.
E lo sguardo corse, mesto, verso il fondo del giardino, dove riposava Fred.
Tutti erano a casa.


-Allora, queste squadre?-
George diede un bacio rapido ad Angelina, posandosi la scopa sulla spalla.
-Possibile che non abbiate ancora deciso?- incalzò.
-Uffa, come sei pesante!- lo prese in giro Ginny.
-Dai- tagliò corto Ron -Facciamo io, Ginny e Bill contro George, Harry e Percy-
-Grazie tante!- ululò il gemello -Praticamente ci hai condannato a perdere...Percy con una scopa riesce solo a spazzare per terra!-
Il fratello maggiore gli lanciò un'occhiataccia.
-Per tua norma e regola io...- cominciò.
-Si si vabbè -lo interruppe Ginny -Herm, sei sicura di non voler giocare?-
-Per carità- scosse rapidamente la testa la Granger -Sai quanto odio volare-
Harry passò di lì ridacchiando, per prenderla in giro, ottenendo una linguaccia in risposta.
-Avanti, in sella alle scope!- ordinò il signor Weasley, in qualità di arbitro.
Nel giro di un secondo, sei scope si libravano nell'aria, lasciando nel vento solo la polvere alzata dalla spinta che si erano dati con i piedi dal terreno.
Hermione guardò i suoi amici, la sua famiglia, passarsi la Pluffa e ridere allegra.
Guardò Ron, che in porta compiva parate spettacolari, guardò Harry rincorrere il Boccino, Ginny che tentava di segnare, e George che spediva Bolidi a tutta velocità.
Era tutto proprio come un tempo. Quei giochi che lei era abituata a guardare d'estate, prima che la guerra irrompesse nelle loro vite, prima che tutto cambiasse.
Eppure nemmeno lei avrebbe saputo dire se avrebbe voluto tornare a quei periodi felici.
Avrebbe scambiato le vite di Fred, di Lupin, di Tonks, di Sirius, con i suoi ricordi?
Le avrebbe scambiate con i suoi momenti con Draco?


-Si è fatto tardi- mormorò Hermione, un po' triste all'idea che quella magica serata fosse finita.
Era mezzanotte passata. La partita di Quidditch si era protratta per un po', finchè la signora Weasley non aveva preparato una bella cioccolata calda per tutti.
Harry e Ron si scambiarono un sorrisino complice.
-Andiamo?- chiese la Granger, con voce flebile.
-Ma davvero- cominciò Harry passandole un braccio dietro le spalle -Tu pensavi che ti avremmo lasciata andare a dormire a casa tua da sola, dopo ieri notte?-
L'amica la guardò interrogativa.
-Vuoi dire...-mormorò, cominciando a capire.
-Vuole dire- si intromise Ron -Che di sopra c'è la tua vecchia camera che ti aspetta. Stanotte rimaniamo qui!-
Hermione lanciò un gridolino felice, quindi gli gettò le braccia al collo, facendolo scoppiare a ridere.
-Forza! A letto che è tardi!- ordinò la signora Weasley, esattamente con lo stesso tono che aveva quando avevano sedici anni e lei li sgridava perchè facevano troppo rumore.
Il trio si diresse su per le scale. Harry e Ron si infilarono nella stanza di quest'ultimo, mentre Hermione entrò in quella che avrebbe diviso con Ginny.
-Allora, contenta?- chiese la rossa, seduta sul davanzale della finestra. La stanza era tutta buia, e la Granger riusciva ad intravedere appena la sagoma dell'amica.
Si sedette accanto a lei, guardando verso il buio del giardino che si stendeva verso di loro.
E si sentì a casa...


Eccomi di nuovo qua! Scusate ma gli esami sono finiti da poco, e appena ho avuto tempo ho postato il capitolo. Spero che tutte coloro che chiedevano a gran voce dei Weasley e in particolare di Ginny siano soddisfatte, anche se non è ancora finita! Se ne vedranno delle belle anche nel prossimo capitolo!
barbarak: Non sai quanta voglia avrei di risponderti a tutte le domande =) Mi piace molto leggere tutte le tue ipotesi, anche perchè vedo che sei molto attenta a cogliere tutti gli spunti che ci sono nei capitoli sulla trama futura! Quindi continua pure a chiedere, così io continuerò a non rispondere =) Dai, prestissimo saprai tutto!!!
lapulce: Come ho già detto, anche a me questa Hermione depressa mi annoia =) La preferisco combattiva e so-tutto-io! Anche se non garantisco che nel post-depressione (se ci sarà) tornerà proprio quella di prima!!! Mi sa che mi divertirò un po' con lei...o forse no...Oddio scusa, ma non riesco a fare a meno di contraddirmi ogni due secondi! Non riesco mai a prendere decisioni definitive! Comunque grazie della recensione!
emmetti: Sono molto contenta di averti fatto piacere Ron, un personaggio che io personalmente adoro! Credo che sia il mio preferito in assoluto, perchè non è per natura particolarmente coraggioso, intelligente, abile con gli incantesimi ecc, ma ha un cuore grande che gli ha fatto assumere col tempo queste qualità per proteggere coloro che ama. E in fondo secondo me è lui il vero eroe della saga. Quello che ha una paura dannata, ma la affronta, perchè è giusto così =) Spero di essermi spiegata, perchè oggi mi sembra di non riuscire a fare discorsi coerenti xD Un abbraccio!
Smemo92: Grazie, sono molto contenta che il capitolo ti sia piaciuto, e mi hanno divertito un sacco le tue diecimila domande =) A cui prometto che presto darò una risposta!!! Per quanto riguarda Ron, beh, come ho detto qualche riga fa, è il mio mito, quindi ho cercato di rappresentarlo come io lo vedo: uno che in apparenza può sembrare che valga meno, mentre in realtà è il migliore di tutti!
Love_doll: Ti ringrazio molto per i complimenti, sono contenta che tu ti sia appassionata ad un personaggio che è comparso per poche righe! Presto tutto si svelerà! Un abbraccio
Seven: Ciao Nadia! No, la tua età non mi ha affatto stupito in negativo, anzi...Mi riempie di orgoglio il fatto che una persona adulta si sia appassionata alla mia storia. Dunque grazie per seguirla ed apprezzarla così tanto! Ho letto tutte le tue ipotesi con molta attenzione e,chissà, in qualche caso potresti averci azzeccato! Anche se Peter, mi spiace deluderti, è solo un gran antipatico borioso, non un cattivo. (anche se non so dirti se sarà così per sempre, dato che mi lascio prendere dall'ispirazione del momento!)
Ci sentiamo al prossimo capitolo, un abbraccio!
phedre91: Amor potresti portare un po' di pazienza???? xD Dai aspetta e spera =)


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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***







-Hermioneee! Pssst! Hermione!-
La Granger mosse appena la testa, non capendo dove si trovasse, quindi mosse un braccio insonnolita, per scacciare via il pedante scocciatore.
-Avanti svegliati! Sono le tre!-
Dapprima la riccia ficcò il capo sotto il cuscino, decisa ad ignorare la vocetta fastidiosa ma poi, quando cominciarono a scuoterla per una spalla, si alzò di scatto.
-Che diavolo c'è?- sbottò, scocciata, strofinandosi gli occhi.
-Non ti ricordi cosa abbiamo deciso ieri sera?-
Dopo qualche istante la ragazza mise a fuoco la sagoma di Ginny, che brandiva in mano due tubetti di dentifricio.
-Allora? Dobbiamo muoverci!-
Ormai sveglia, Hermione buttò le gambe giù dal letto, seguendo l'amica che era già andata in direzione della porta.
-Shhh- le fece Ginny, portandosi l'indice davanti alle labbra.
Aprì lentamente la porta, che cigolò appena, ma nel silenzio della casa addormentata sembrò fare un chiasso assordante.
Le ragazze mossero qualche passo silenzioso nel corridoio, accostandosi appena alla porta di fianco.
Un russare ben noto di poteva distinguere chiaramente, ed Hermione fu costretta a portarsi le mani davanti alla bocca per non ridere apertamente.
-Tieni- sussurrò la Weasley, passandole un tubetto di dentifricio e fulminandola al contempo con un'occhiataccia.
Entrarono nella stanza immersa nel buio.
-Lumos- sussurrò Ginny, tenendo la bacchetta bassa, per non fare troppa luce.
Le sagome di Harry e Ron, profondamente addormentati, si distinsero appena.
-Io mi occupo di Harry- mormorò la rossa, con un sorrisino sadico sul volto -Tu pensa a mio fratello-
La Granger annuì, volgendosi verso l'amico.
Divertendosi come non mai, tolse il tappo, e cominciò a spremere il dentifricio sulle braccia di Weasley e sui lembi di pelle lasciati scoperti dalla canottiera del pigiama.
Finita l'opera, decise di passare al viso. Stava per mettergli una buona dose di dentifricio sulla fronte, quando con un sussulto si accorse che gli occhi di Ron erano spalancati!
Fece istintivamente due passi indietro, sicura che fosse sveglio.
Però non si muoveva....anzi, continuava a russare!
Con circospezione si avvicinò nuovamente, muovendo una mano davanti al volto dell'amico. Niente. Era immobile.
-Ehi Ginny!- sussurrò -Vieni qui!-
La rossa con un ultimo svolazzo di dentifricio terminò di adornare il naso e la bocca di Potter, quindi corse lì.
-Che c'è?-
-Guarda!-
Hermione le indicò il volto del fratello, e Ginny alzò gli occhi al cielo, ridacchiando fra sè.
-Sì, ogni tanto gli capita! Probabilmente starà facendo un sogno! Non ti spaventare se tra poco comincerà a parlare da solo!-
Un po' dubbiosa, la riccia riprese il lavoro, ficcandogli un bel po' di dentifricio nelle orecchie e sulle guance.
-Ok- disse poi- Finito!-
In punta di piedi, le due mentecatte tornarono nella loro stanza, si diedero il cinque, quindi scoppiarono in una risata liberatoria.
-Oddio! Erano secoli che non ridevo così tanto- biascicò Hermione con le lacrime agli occhi.
-Già- fece la Weasley diventando seria tutto d'un tratto -Ho sentito che in questo periodo le cose non vanno tanto bene-
La Granger si ricompose all'istante -Non so di cosa parli-
-Invece credo che tu lo sappia benissimo. So che essendo stata via tutto questo tempo, mi sono persa un bel po' di cose, ma intendo recuperare- -Gin...- cominciò Hermione, sulla difensiva.
-No- la interruppe la rossa -Sono stata una pessima migliore amica. Ma ora sono qui. E non ho intenzione di lasciarti di nuovo sola-
Hermione la abbracciò di slancio, istintivamente. Ginny la strinse forte, sentendola singhiozzare sulla sua spalla.


La mattina dopo le ragazze misero fuori il naso dalla porta della loro stanza con molta circospezione, temendo ripercussioni.
Vedendo che non c'era nessuno nel corridoio pronto a lanciar loro qualche fattura, scesero le scale.
-Che meraviglia!- disse di getto Hermione, vedendo la tavola apparecchiata per un'invitante colazione.
C'era di tutto, dalle frittelle ricoperte di sciroppo, ai pancakes, alle torte.
La signora Weasley sorrise, dando loro il buongiorno.
-Servitevi pure- disse -I ragazzi dormono ancora-
In effetti nei paraggi c'erano solo Fleur, che aiutava la suocera a preparare con Victoire attaccata alla gonna, ed Audrey che, seduta a tavola, cercava di far mangiare la piccola Molly, la quale salutò con una manina impastricciata.
Ginny ed Hermione si sedettero, piacevolmente rilassate, versandosi del caffè, quando scesero in cucina anche George ed Angelina.
-Ma che è successo ad Harry e Ron?- chiese il gemello, senza nemmeno salutare.
-Perchè?- gli chiese sua madre.
-Siamo appena passati dalla loro camera...E abbiamo sentito un coro di imprecazioni, bestemmie, e chi più ne ha più ne metta!-
A quelle parole, due ragazze a caso cacciarono la testa praticamente sotto la tovaglia e scoppiarono a ridere.
-Sarà meglio che vada a controllare- disse la signora Weasley.
-No mamma!- urlò precipitosamente Ginny -Non è necessario, fidati di me-
La donna alzò le spalle, dubbiosa, riprendendo a strofinare con uno straccio le pentole della sera prima, per asciugarle.
Avendo udito le parole di George, i presenti furono molto stupiti quando, circa un quarto d'ora dopo, Harry e Ron scesero le scale vestiti di tutto punto, tranquillissimi, avvolti da un alone di odore di dentifricio, seppur puliti.
Hermione e Ginny li guardarono sgomente, dandosi gomitate da sotto il tavolo. Evidentemente i due si mantenevano composti, aspettando di individuare il colpevole della retata notturna.
-Dormito bene ragazzi?- chiese loro Angelina, un po' preoccupata.
-Divinamente- rispose Ron, angelico -E tu, George?-
Le ragazze evitarono di guardarsi, conscie che, se l'avessero fatto, sarebbero scoppiate a ridere.
Evidentemente i due geniacci erano convinti che fosse il povero gemello, una volta tanto innocente, l'autore del misfatto.
-Bene, bene, grazie- rispose quest'ultimo, inzuppando con foga un biscotto nel latte.
Harry lo guardò di sottecchi, sorpreso di quell'ottima recita. Di solito George era il primo a vantarsi delle sue bravate.
A meno che.....
Potter guardò lungo il tavolo, notando due volti particolarmente rossi.
-Però, che odore di menta!- considerò ad un certo punto Hermione, come se niente fosse, incapace di trattenersi.
Ginny le mollò un calcio sotto il tavolo, ma era troppo tardi.
Gli occhi di Harry e Ron saettarono assassini verso di loro.
Beccate!


-Tornate quando volete, senza complimenti!-
La Signora Weasley abbracciò affettuosamente Harry ed Hermione.
-Grazie di tutto- mormorò la Granger.
-Vieni con noi Ron?- chiese Harry all'amico.
-Vi raggiungo più tardi. Devo farmi raccontare un po' di cose dalla mia sorellina- rispose il ragazzo, scompigliando i capelli di Ginny, con tutta l'aria di chi cova vendetta.
Hermione ed Harry raggiunsero il fondo del giardino e si Smaterializzarono.
La Granger arrivò di fronte a casa sua, guardando di sottecchi le finestre buie.
Fuori splendeva il sole, ma la sua casa mai prima le era sembrata tanto spettrale.
Prese in mano il cellulare, dubbiosa, chiedendosi se fosse o meno il caso di chiamare Alice per chiedere ospitalità per qualche giorno....giusto il tempo di trovare una soluzione definitiva.
E invece no.
Rimise il telefono in tasca, quindi si ravviò i capelli.
Questa è casa mia.
Guardandosi lievemente attorno, estrasse la bacchetta.
E io non mi arrendo.
Aprì la porta, col cuore che batteva.
-Homenum revelio-
Ottimo. Non c'era nessuno. Eppure nell'aria quell'odore di fumo aleggiava, perenne.
Ora basta. Qui non ci entra più nessuno.
Si tirò su le maniche, pronunciando quindi una serie di complicatissime formule, dopo ognuna della quali sembrava crearsi un ulteriore alone attorno alla casa.
Quindi sospirò, dirigendosi in cucina per farsi un buon caffè.
Passò accanto all'immensa libreria di legno, e qualcosa attirò la sua attenzione.
Un volume pesante azzurro acqua sporgeva di qualche centimetro rispetto agli altri, come se fosse stato rimesso a posto troppo frettolosamente.
La ragazza lo prese in mano, girandolo da ogni lato.
Era l'album che conteneva tutte le sue foto, dal primo all'ultimo giorno di Hogwarts.
Si sedette in poltrona, aprendolo con nostalgia.
Erano mesi che non lo riguardava, eppure era sicura di averlo messo bene al suo posto l'ultima volta.
Chissà, magari si era sbagliata.
Girando le pagine, si accorse che una era stata piegata da una chiusura poco attenta dell'album.
La ridistese, osservando curiosa la foto che essa celava. E il cuore mancò diversi battiti.
Era una foto sua e di Draco, scattata da Matthew pochi giorni prima che il ragazzo fosse rapito da suo padre.
Malfoy era seduto placidamente sulle rive del lago, la camicia bianca sbottonata e la cravatta allentata, ed Hermione accanto a lui gli stava leggendo un libro.
Hermione si ricordava perfettamente che tomo fosse. Cime Tempestose, un libro Babbano, il suo preferito. Draco l'aveva beccata a leggerlo un pomeriggio nel parco, durante una rara pausa dallo studio, e da allora l'aveva tormentata e presa in giro, quando aveva scoperto che narrava una storia d'amore.
-Non ti facevo sdolcinata, Mezzosangue- le aveva detto.
-Infatti non lo sono. E non lo è nemmeno il mio libro-
-Immagino- aveva sogghignato il biondino.
-Come fai a dirlo? Non l'hai mai letto!-
-Allora leggimelo tu- le aveva risposto lui, con una semplicità disarmante, che aveva lasciato Hermione di stucco.
E così, dopo l'iniziale sorpresa, aveva cominciato a leggere degli stralci del libro ad un inaspettatamente quieto Malfoy.
La Granger passò le dita leggere sulla foto, appena piegata dalla posizione che aveva preso la pagina.
Non era stata lei ad essere stata così disattenta da rovinarla. Ne era sicura.
Custodiva i ricordi di Draco gelosamente, non aveva preso lei l'album, e tantomeno l'aveva richiuso così in fretta da fare in modo che una pagina venisse piegata.
Non quella pagina, soprattutto.


-Dannazione, ma non potresti stare più attento?- sbottò Carrigan alzandosi stizzoso dal divano.
-E' tutto sotto controllo, non si preoocupi. A proposito, bella casa!-
Il Capo degli Auror si mise le mani sulle orecchie.
-Se solo penso a cosa mi farebbero al Ministero se sapessero che tu sei qui a casa mia...-
-Non può semplicemente dirmi dove sta il problema, così poi me ne vado?-
-Il problema è che ti sei fatto beccare subito dalla Granger- strepitò Carrigan -Meno male che dicevi che saresti stato discreto-
-Uff- sbuffò l'altro -E che sarà mai?-
-Hermione sta facendo il diavolo a quattro per scoprire chi diamine sia entrato in casa sua...-
-Sempre la solita....Invece di ringraziare che qualcuno le stia parando le spalle, si arrabbia-
Il Capo degli Auror lo guardò, con uno sguardo un po' divertito e un po' arrabbiato.
-Ho capito, lasciamo perdere- bofonchiò infine, sconfitto -Novità con Cavendish?-
-Minime. Non si fida ancora abbastanza di me da rendermi partecipe dei suoi piani. L'ho sentito parlare spesso però di Carnaby Street-
-Mmmm...che stia pensando ad un attacco in grande stile per assumere il controllo?-
-Ne dubito. Non mi sembra uno che intende arrivare al potere in questo modo.-
-Quindi?- domandò incuriosito Carrigan.
-Quindi è molto probabile che i suoi attacchi sporadici continuino.- sentenziò l'altro.
-Sempre con quella maledetta firma del puzzle- mugugnò tra sè il Capo.
-Continua a indagare- ordinò poi, alzando la voce -Voglio delle risposte. E in fretta-


-Pronto?- biascicò Harry James Potter nella cornetta, distrutto. La visita dai genitori di Ron l'aveva massacrato, ed era crollato sul divano vestito appena erano tornati, dormendo per metà pomeriggio.
-Potter? Sono Carrigan-
-E' successo qualcosa?- lo anticipò l'ex Grifondoro, subito sveglissimo, prima che potesse dire alcunchè.
-No, non preoccuparti. Volevo solo che tu andassi di ronda stasera-
-Cosa?- protestò il moretto -Ma non sono di turno!-
-Non mi interessa. Ho deciso così. Porta con te Weasley e la Granger. Ah, e pure Anderson, non si sa mai-
A questa strana richiesta Harry rimase abbastanza perplesso. Dopotutto le ronde si facevano sempre in due o tre, mai in quattro! E soprattutto quella sera nessuno di loro era in servizio.
-Potter? Sei ancora lì?-
-Si si certo- si affrettò a balbettare Harry.
-Ottimo. Voglio che sorvegliate Carnaby Street.- ordinò Carrigan -Ma senza dare nell'occhio chiaro? Niente mantelli, distintivi o bacchette in bella vista. Dovrete fingervi Babbani-
Il Bambino Sopravvissuto, perplesso, acconsentì.
-Avvisa gli altri, alle dieci vi voglio sul posto- sentenziò il Capo degli Auror, quindi riattaccò.
-Fortuna che non voleva allarmarlo-
Carrigan guardò il suo ospite di sottecchi, quindi si sedette di fronte a lui.
-Cos'altro avrei dovuto fare? Non potevo mica lasciare andare a tener d'occhio Carnaby Street i novellini che avrebbero avuto la ronda stasera.-
L'altro mugugnò, facendo irritare parecchio il Capo.
-Ma non dovresti tornare al tuo lavoro tu? Guarda che se ti fai saltare la copertura ti lascio in pasto a Cavendish e i suoi amici!-
-Va bene, va bene, vado. Qualcosa mi dice che stasera avrò parecchio da fare-


Ciao a tutti! Chiedo umilmente perdono per il ritardo ma...ero al mare! (Ho cercato una scusa migliore, ma la realtà è questa xD) Sono appena tornata ed eccomi qui con un nuovo aggiornamento! Ho visto che molte di voi hanno apprezzato il capitolo incentrato sui Weasley, e questo mi fa molto piacere! Una piccola puntualizzazione su Carrigan. Tante mi hanno chiesto se non si fidi dei suoi Auror, o se sia stupido a fare tutto da solo ecc...Ecco, volevo solo dire che in fondo è il Capo degli Auror, e non uno sprovveduto. Insomma, se agisce così è per un motivo =) Scusatemi tanto ma non ho il tempo di salutarvi una per una; colgo solo l'occasione di dare il benvenuto a Francesca, alias veracruz, una nuova lettrice!
Un bacione a tutte voi!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***






 


Hermione si tirò su il colletto del giubbino, infilandosi la bacchetta in una tasca interna.
Ma che diavolo stava combinando Carrigan?
-Dai sbrigati- le gridò Ron, che la aspettava in mezzo alla strada, fumando come una teiera. Decisamente non aveva preso bene la chiamata per quella ronda notturna.
-Ma come mai sei così arrabbiato?- gli chiese la ragazza -Alla fine non è una novità per noi fare del lavoro straordinario-
-Volevo andare in Ospedale stasera-
La Granger lo guardò di sottecchi. Sapeva che andava spesso a trovare la ragazza aggredita, che peraltro non dava cenni di miglioramento, ma non credeva che fosse arrivato a questo punto.
-Il Capo ha detto che domani dovremo cominciare a indagare più a fondo su di lei. Non è normale che nessuno abbia ancora segnalato la sua scomparsa-
-Beh, meglio tardi che mai...sono due settimane ormai che è stata aggredita. Non possiamo certo continuare a rimandare-
-Credo che con tutto quello che sta succedendo in questo periodo, Carrigan abbia preferito dare la precedenza ad altro- mormorò Hermione, comprensiva.
-Si come no- bofonchiò acido Ron. -Dai, Smaterializziamoci-
I due riapparvero a qualche via di distanza da Carnaby Street. La luna splendeva alta nel cielo, e un venticello fresco soffiava leggero.
-Seb e Harry dovrebbero essere qui- disse Weasley, guardandosi attorno.
-Eccoli-
I due ragazzi apparvero, a qualche metro di distanza l'uno dall'altro, con la medesima espressione imbronciata di chi vorrebbe stare ovunque meno che lì.
-Non provare a lamentarti, Seb- lo punzecchiò Harry -Sei appena tornato da una vacanza, quindi non lamentarti di dover lavorare-
Anderson sogghignò. -Veramente stavo insegnando a Blake a dire "papà"...E la chiamata di Carrigan mi ha interrotto proprio sul più bello!-
-Ma è troppo piccolo! Non ci riuscirà mai- gli fece notare Hermione.
-Aspetta e vedrai! Mio figlio è un genio-
-Tutto suo padre insomma- borbottò ironico Harry -Sono le dieci meno cinque, andiamo!-
I quattro Auror si diressero verso la strada principale, Hermione più avanti con Ron, mentre Harry e Sebastian attraversavano la strada e rimanevano un po' più indietro.
La Granger si guardò con circospezione attorno, nelle vie buie, avvertendo il consolante contatto della bacchetta all'interno della sua giacca. Non era abituata a fare le ronde così allo scoperto, senza una protezione immediata, si sentiva troppo esposta.
E tutto suggeriva che quella sera sarebbe successo qualcosa di strano.
Pochissima gente circolava per la strada, nonostante solitamente quella fosse una via poco affollata. I pub erano chiusi.
Ma che diavolo stava succedendo?
Passarono davanti al "The Shakespeare's Head", ma le luci erano spente, all'interno non si distinguevano avventori.
Ron guardò l'insegna del pub, e lanciò quindi un'occhiata interrogativa all'amica.
-Tutto questo non è normale- sussurrò Weasley, guardando i pochissimi Babbani presenti nella via camminare a passo svelto come se fossero in ritardo per qualche importante appuntamento.
-Guardali- disse Hermione -sembrano automi-
-Qui c'è sotto un incantesimo-
La voce di Seb fece sussultare la ragazza. Non si era accorta che lui ed Harry li avessero raggiunti.
A un tratto, un grido, in una delle piccole traverse.
I quattro Auror scattarono, estraendo le bacchette e correndo a perdifiato. Svoltarono l'angolo e videro una ragazza circondata da uomini incappucciati.
Questi ultimi si voltarono, avendo sentito i passi dei ragazzi.
-Stupeficium!- gridò Hermione, puntando dritta alla testa di uno degli avversari.
Quelli non aspettarono un momento di più, e si Smaterializzarono.
-Merda- sputò Potter. Anche questa volta erano sfuggiti.
Intanto la Granger e Anderson si erano avvicinati alla ragazza, che piangeva raggomitolata su sè stessa.
-Come ti chiami?- le sussurrò Hermione, toccandole lievemente la spalla.
-Danielle-
-Stai bene?-
Lei annuì appena, asciugandosi gli occhi.
-Mi fa male la mano- biascicò poi.
Sebastian prese il polso della ragazza, osservandolo velocemente.
-Guardate. Sembra che siamo arrivati appena in tempo-
Gli altri tre diedero un'occhiata. Sul palmo della ragazza si notava appena l'ombra della tesserina di un puzzle, appena accennata.
-Bisogna curarla al più presto- sentenziò Harry. -Forza, andiamo via di qui-
Aiutarono la ragazza ad alzarsi, quando un sinistro scricchiolio sopra le loro teste li fece rabbrividire.
-Attenti!- gridò Seb, accostandosi alla sconosciuta per proteggerla, mentre sopra le loro teste un'esplosione faceva crollare parte del tetto di una casa.
-Protego!- provarono a gridare tutti, più o meno rapidamente, subito prima di venire sommersi dai calcinacci.
Hermione sentì il suo scudo perdere di forza, mentre era sottoposto ai colpi dei pezzi della casa che cadevano. Qualcosa le colpì la spalla facendole un male cane. Tutto attorno sentiva tonfi, urla. Poi, silenzio.
-Deprimo-
mormorò la Granger, cercando di farsi strada tra i calcinacci. Sentì qualcuno afferrarle la mano.
-E' tutto ok?- chiese Harry, ansimando.
-Più o meno- sibilò Hermione. La spalla le bruciava terribilmente. Sentiva il sangue scivolarle lungo il braccio.
-Aiutami allora. Dobbiamo liberare Ron.-
Con orrore, lo sguardo della ragazza si focalizzò sul corpo del suo migliore amico, steso a terra, colpito sul capo da una pietra.
-Che è successo?- la voce terrorizzata di Seb fece capolino al loro fianco.
Fortunatamente era riuscito a Smaterializzarsi in tempo per mettere in salvo la ragazza, ed ora erano tornati.
Harry non rispose, limitandosi a spostare i calcinacci per estrarre il corpo dell'amico. Sebastian lo aiutò, ed in breve tempo Weasley fu steso supino sul marciapiede.
-Sembra solo svenuto- constatò Hermione, preoccupatissima -Il colpo deve essere stato forte-
-Proprio quello che volevamo-
I tre Auror si girarono di scatto, udendo una voce gelida alle loro spalle.
Una ventina di maghi avvolti da cappucci e mantelli li fronteggiava, a bacchette alzate.
-Siete solo dei vigliacchi- li apostrofò Anderson- a colpire così alle spalle-
Una risata fredda si levò dalla parte opposta.
-Diciamo che all'onore preferiamo un buon risultato. E direi che questa volta la situazione ci dà ragione-
Harry ed Hermione fecero spostare la ragazza accanto a Ron, e si schierarono accanto a Sebastian.
-Non ci interessano più quei due. Diciamo che abbiamo un bersaglio molto più interessante questa sera- disse ancora la voce perfida.
La Granger si sentì osservata da molte paia di occhi.
-Dobbiamo chiedere aiuto, sono troppi- sussurrò Harry.
-Non c'è tempo- sibilò Seb.
-Crucio!- gridò all'improvviso uno degli incappucciati. Anderson si chinò di scatto, schivando appena il fiotto di luce, quindi partì al contrattacco.
Harry scattò, e così gli altri due. Incantesimi volavano nell'aria, colpendo muri e a volte persone.
La Granger rimase vicino a Weasley, pronta a difendere l'amico inerte.
Ormai non vedeva più Sebastian e Harry, sentiva solo le loro voci gridare incantesimi, rapidamente.
-Incendio-
Qualcuno urlò e tutto attorno a lei si impregnò di fuoco. Non vedeva più nulla, le bruciavano gli occhi.
-Ma bene, evidentemente qui qualcuna è rimasta tutta da sola-
Tre figure si innalzarono di fronte a lei, superando il muro di fuoco che la separava dagli altri combattenti.
Sentì Danielle singhiozzare disperata alle sue spalle
Non poteva Smaterializzarsi, no. Non avrebbe mai potuto abbandonare lei e Ron.
-Stupeficium- gridò alla cieca, gli occhi le lacrimavano troppo per il fumo.
-Avanti, puoi fare di meglio- la canzonò uno degli avversari. -Crucio-
-Protego- urlò Hermione, tentando in tutti i modi di tenere la presa sulla bacchetta. Era troppo debole, respirava a fatica, il sangue le era arrivato alla mano, i polmoni erano pieni di quell'aria acre per il fuoco.
-Crucio- un'altra voce si aggiunse alla prima, tentando di vincere la resistenza comunque potente del suo scudo.
La Granger crollò in ginocchio, incapace di resistere un minuto di più.
La bacchetta vibrava incontrollabilmente nella sua mano. Era finita.
-Stupeficium!- una voce, appartenente probabilmente al terzo incappucciato, pronunciò l'incantesimo due volte di fila, ma incredibilmente Hermione non venne colpita. Sentì qualcosa cadere a terra, e un istante dopo terminò anche la pressione che opprimeva il suo scudo.
E poi, non vide più nulla.
Si sentì cadere, per lo sforzo, ma due braccia pronte la sostennero, e la Smaterializzarono.
La ragazza posò il volto sulla spalla del suo soccorritore, certa che fosse Harry.
Attorno a lei c'era il silenzio, ma lontano distingueva i rumori del fuoco che saliva e dei muri che crollavano. Probabilmente doveva averla portata in una via poco lontano.
Si sentiva stranamente a suo agio tra quelle braccia, si sentiva sicura.
Era sicura che fosse il suo migliore amico, ma con le mani avvertì un cappuccio a coprire il capo del suo salvatore, e un odore diverso eppure familiare le sfiorava le narici.
Avrebbe voluto aprire gli occhi, ma non ci riusciva. Le veniva da piangere.
Qualcosa le accarezzò il viso, portandosi via una lacrima che era scivolata via.
A fatica Hermione si guardò intorno. Tutto era buio, sopra di lei c'erano solo la luna e le stelle.
Rabbrividì e venne prontamente avvolta da un mantello caldo.
Normalmente sarebbe fuggita, si sarebbe difesa, ma in quel momento un sentimento assurdo l'avvolgeva, non aveva paura. Si sentiva a casa.
-Chi sei?- mormorò, confusa e stanca.
-Shhhh.....-
L'incappucciato se la strinse al petto, e alla Granger parve che il suo cuore si staccasse in mille pezzi. Era straziante.
Si aggrappò alle spalle dell'uomo, quasi inconsciamente. Sentiva di aver bisogno di lui, senza un motivo. Era totalmente guidata dall'istinto.
Erano come sospesi. Solo loro due.
-Mi hai salvato la vita...- sussurrò ancora Hermione. Avrebbe voluto dire qualcosa, avrebbe voluto capire chi fosse, ma allo stesso tempo sapeva che tutto questo non aveva alcuna importanza.
-Hermione!- la voce di Harry in fondo alla via spezzò tutto.
L'incappucciato la mise a terra rapidamente, quindi aspettò un momento per vedere se lei fosse in grado di reggersi in piedi e lasciò la presa.
-Non andare via- supplicò la ragazza, il pianto nella voce.
Quello le afferrò una mano per un istante, sembrò quasi prendere in considerazione la cosa. Ma i passi di Potter si avvicinavano, e il tempo era poco.
Lo sconosciuto si Smaterializzò.
Come lasciò la sua mano, Hermione crollò a terra, scoppiando in lacrime. Non capiva più nulla, non capiva nemmeno la sua stessa disperazione, eppure si sentiva nuovamente vuota. Non c'era nulla di razionale, era come fuggita da se stessa per qualche interminabile minuto, ed ora era tornata, ed era a pezzi.
Le braccia di Potter l'avvolsero.
-Va tutto bene?- le chiese, folle di preoccupazione -Chi era quel tizio?-
La Granger scosse la testa incapace di dire alcunchè.
In pochi secondi li individuò anche Sebastian.
-Ron si è ripreso, l'ho portato al San Mungo per un controllo, ma sta bene.-
-Danielle?- si informò Potter.
-Ho chiamato Matt, la sta accompagnando al Quartier Generale per interrogarla sull'accaduto-
-Ottimo. Puoi occuparti tu di fare rapporto a Carrigan? Io porto Herm a casa-


La Granger si sentì posare delicatamente sul divano.
-Ma che è successo?- la voce piena d'ansia di Elenie si fece strada verso le sue orecchie, e capì di essere a casa di Harry.
-Ci hanno sorpresi in Carnaby Street, e ce la siamo vista brutta, soprattutto Ron ed Hermione-
La Zabini carezzò la fronte dell'amica.
-Sembra distrutta. Avete preso qualcuno?-
-No. Io e Seb li abbiamo a malapena messi in fuga. Non siamo riusciti a catturare nessuno, erano troppi-
Elenie, dal volto preoccupato del fidanzato, capì che c'era dell'altro.
-Devi dirmi ancora qualcosa?-
-Forse sì. Ma prima è meglio che ne parli con Hermione. Aiutami a portarla nella stanza degli ospiti, così potrai curarle la spalla.-
I due ragazzi portarono l'amica su per le scale, e l'adagiarono su un letto. Subito dopo la Benefica accostò le mani sulla spalla della Granger, e la ferita sanguinante si rimarginò in un baleno.
-Mi avevi parlato di un normale controllo- mormorò angosciata Elenie, quando tornarono in corridoio, chiudendosi alle spalle la porta della camera in cui riposava Hermione.
-Lo so. Nemmeno io mi aspettavo una cosa del genere- sospirò Harry, stringendola a sè -Decine di folli incappucciati-
-Mi sembra di essere tornata a sei anni fa.- constatò la ragazza, con voce bassa.
-Ce la faremo anche questa volta, te lo prometto- le promise Potter.
-Ora devo andare- continuò poi, dirigendosi alla porta-
-A quest'ora?-
-Sì. Devo sbrigare alcune cose urgenti. Torno presto-
Detto questo, Harry diede un bacio alla sua ragazza ed uscì.


Il Bambino Sopravvissuto si sentiva addosso una determinazione che non si sentiva addosso da diversi mesi ormai.
Doveva vederci chiaro. Quella notte voleva delle risposte. Anzi, le pretendeva
Estrasse il cellulare e compose un numero.
-Pronto?- fece una voce impastata di sonno.
-Jay? Sei sveglio?- disse concitato Harry.
-Eh...adesso sì-
-Riusciresti a raggiungermi tra cinque minuti in Carnaby Street?-
-Facciamo tra un quarto d'ora-
-Dieci minuti- concesse Potter.
-Andata. A tra poco-
Harry chiuse il cellulare. Se c'era una cosa in particolare che gli piaceva di Jayden è che non faceva troppe domande.
Si Smaterializzò nel luogo in cui qualche ora prima si era consumato il breve ma intenso combattimento.
Qualcosa non tornava.
Raggiunse la via laterale e osservò con attenzione le bruciature lasciate dalle fiamme.
Come aveva fatto ad attraversarle il salvatore di Hermione?
Non c'era segno di incanti, nè di controincantesimi.
A meno che...
-Eccoti qua- la voce di McBride lo colpì alle spalle.
-Grazie di essere venuto-
-Figurati. Beh, che ti serve?-
-Non sai nulla di quello che è accaduto stasera?- si informò Harry.
Jayden fece segno di no con la testa.
-Carrigan ci ha mandato qui di ronda. A colpo sicuro, a quanto pare.-iniziò a spiegare Potter- infatti una ragazza era circondata, la stavano marchiando-
-Con la tessera del puzzle?-
-Sempre quella. Siamo intervenuti e ci hanno attaccato. Hermione è stata circondata. Io e Seb non la vedevamo più, era circondata da fuoco e nemici...-
-Ora come sta?- lo interruppe preoccupato Jay.
-Sta bene. E' questo il punto. Un uomo incappucciato l'ha salvata e l'ha portata via. Ma qui non ci sono segni di incantesimi, dunque non si sarebbe potuto intromettere tra le fiamme-
-Vuoi dire che....?- mormorò l'ex-Corvonero, cominciando a capire.
-Voglio dire che era uno di loro. E visto che non credo che questi abbiano a cuore la vita di Hermione, è sicuramente un infiltrato.-
-Harry, forse ci siamo- disse McBride, emozionato.
-E' presto per dirlo. Ma sono stanco di queste supposizioni. Adesso cerco delle risposte. Ti va di aiutarmi ancora una volta?-
-E me lo chiedi? Ho una voglia che non hai idea di arrivare a capo di questa faccenda-
-Perfetto, attaccati a me, faccio strada io-


Ok ok lo so...sono in mega ritardo anche stavolta...Mi dispiace tantissimo essere così incostante negli aggiornamenti, ma giovedì prossimo ho il test di ammissione a Medicina, e da due settimane a questa parte sto studiando come una pazza, quindi non ho il tempo nè per scrivere, nè tantomeno per pubblicare! Vi prometto che con l'inizio di settembre sarò il più regolare possibile!
Scusatemi tanto, ma spero riusciate a capirmi.
Anche stavolta non riesco a salutarvi una per una (mi limito a dare il benvenuto alla nuova arrivata, pazzafantwilight), perchè davvero non faccio in tempo, ma sappiate che ho letto le vostre recensioni soffermandomi su ogni parola, su ogni virgola, su ogni sillaba, e davvero non so come ringraziarvi. Siete voi che date vita a questa storia, voi che mi rendete partecipe delle emozioni che provate mentre la leggete, voi che mi esprimete le vostre ipotesi e i vostri dubbi, voi che mi spronate a fare sempre meglio. Se amo così tanto scrivere, e se passo tutto questo tempo a cercare di rendere al meglio quello che alla fine è solo nella mia testa e nel mio cuore, è perchè so che dall'altra parte del computer ci sono persone come voi.
Quindi grazie, davvero, di cuore, per aver permesso alla mia storia, e dunque indirettamente a me, di entrare anche solo un po' nelle vostre vite.



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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***








Inutile dire che ancora una volta la ricerca di Harry e Jayden era stata infruttuosa. Avevano battuto palmo a palmo tutta la zona, ma non avevano trovato niente che potesse essere loro utile.
Così fu un Potter stanchissimo quello che, la mattina dopo, tornò a casa.
Elenie era già sveglia, e stava preparando la colazione. Silenziosa, vedendo le occhiaie spesse del suo ragazzo, gli porse una tazza di caffè.
-E' andata male vero?- gli chiese qualche minuto dopo.
-Già- annuì Harry -Hermione dorme?-
-Veramente se n'è andata un'ora fa...Ha detto che andava a casa, voleva rimanere un po' sola.-
-Cosa?- si incendiò il moretto -E tu l'hai lasciata andare? E' uno straccio, non mi fido a lasciarla da sola!-
Sentendo quella sparata, alla Benèfica saltarono i nervi.
-Secondo te cosa avrei dovuto fare, legarla?- urlò.
-Se non c'erano altri modi...-mugugnò a bassissima voce Potter.
-E' grande e vaccinata, e sa cavarsela! Tu e Ron non potete pretendere di badare a lei come se avesse cinque anni!- lo ammonì la Zabini -Se fossi in lei vi avrei già mandato a quel paese-
E detto questo marciò a grandi passi fuori dalla cucina.
-Vado al Ministero- annunciò uscendo -Ho del lavoro da fare-
E se ne andò sbattendo la porta, lasciando Harry allibito e a bocca aperta.
Ignorando comunque il discorso della fidanzata, provò a chiamare Hermione, ma aveva il telefono staccato.
-Ti pareva- mormorò.
Decise di passare da Ron, per vedere come stava, ma non era a casa.
Lo chiamò al cellulare, imprecando.
-Ma dove diavolo sei?- gli gridò nella cornetta, quando l'amico rispose.
-Al Ministero. Finalmente Carrigan ha dato l'autorizzazione per le ricerche sull'identità della ragazza al San Mungo- spiegè Weasley tutto soddisfatto.
-Ma sei pazzo?- ululò Potter- Seb mi ha riferito che al San Mungo hanno detto che oggi dovevi stare in casa a riposare!-
-E che sarà mai! Sto solo spulciando qualche schedario, non sto facendo sollevamento pesi!-
Il moro alzò gli occhi al cielo -Lasciamo perdere-
-Beh, potresti raggiungermi e darmi una mano- propose Ron.
-Non ci penso nemmeno-
-Dai....devo anche parlarti- la voce del rossino si fece seria- E' importante.-
Harry sospirò, già temendo quale sarebbe stato l'argomento del discorso -D'accordo, arrivo-


Hermione guardava il Tamigi scorrere lento sotto di lei. Appoggiata al parapetto del London Bridge, non sapeva nemmeno lei come fosse finita lì. Pur essendo Giugno inoltrato, era una mattina particolarmente fredda e uggiosa.
Quando era uscita da casa di Harry, aveva iniziato a camminare e camminare, finchè si era ritrovata a fissare il fiume, con aria vuota.
-Non vorrai suicidarti spero-
La ragazza era talmente concentrata sui suoi pensieri, che non si era accorta dell'uomo che si era accostato a lei.
Come lo guardò in faccia, le sembrò che una voce le urlasse "Pericolo". Immediatamente estrasse la bacchetta, tenendola prudentemente seminascosta dalla giacca, dato che intorno a lei c'erano Babbani che passeggiavano.
-Ehi ehi...raffredda i bollenti spiriti! -la ammonì divertito il nuovo arrivato -Non mordo mica!-
Hermione fece una smorfia e un passo indietro dopo quelle parole, dato che l'uomo le aveva accompagnate con un sorriso, esibendo un bel paio di canini ben più lunghi del normale.
-Chi diavolo sei?- ringhiò la ragazza. -Stammi lontano!-
-Però...una donna forte, che sa quello che vuole- la provocò il tizio -Mi piace!-
-Idiota- mormorò Hermione sotto voce.
-Ah! Ti ho sentito. Ma voi Auror non dovreste essere impeccabili o qualcosa del genere?-
La Granger lo guardò bene, un po' perplessa, un po' incuriosita.
-Conosco Elenie- si decise a spiegare lui -Ha lavorato con me per inserirmi nel Mondo Magico-
La ragazza abbandonò un po' la sua difensiva, ma non del tutto.
-Ma...- chiese -Sei un vampiro?-
-Lord Thomas William Harvey Galileo West, per servirti- si inchinò l'uomo. -Elenie mi ha parlato molto di te, Hermione Granger.-
Lei lo guardò stupita. Non aveva mai avuto occasione di parlare in quel modo con un vampiro. In effetti li aveva solo combattuti una volta, ma era buio pesto e non li aveva guardati bene.
Quello che ora le si trovava davanti dimostrava solo qualche anno più di lei...sembrava un ragazzo insomma...Ma il modo di fare aveva qualcosa di antico e raffinato che nessuno della sua età avrebbe mai potuto eguagliare.
-Mmm..posso chiederti cosa vuoi da me?-
Il vampiro la guardò storto -In realtà pensavo stessi per gettarti nel fiume- disse -Quindi la mia intenzione era più o meno quella di salvarti!-
-In che senso più o meno?-
-Nel senso che se non ci fossi riuscito avrei banchettato col tuo cadavere- spiegò candido lui, rivolgendole un altro di quei sorrisi inquietanti.
Hermione rabbrividì...-Ehm...Thomas? Posso chiamarti così- cominciò.
-Ti prego!- la interruppe lui -E' un nome talmente plebeo...Giusto giusto per maghi e Babbani. Tutta colpa di mia madre, ha sempre avuto un pessimo senso dell'humor!-
La ragazza non ci stava capendo più nulla.
-Per gli amici sono Lord William- disse lui, cerimonioso -Ma per le belle ragazze sono semplicemente William-
-D'accordo- balbettò Hermione, non sapendo bene a quale categoria appartenesse lei.
-Ora ti prego di scusarmi- sogghignò il vampiro -Ma presto il sole si affaccerà da queste nuvole, quindi è meglio che trovi un qualche rifugio. Sarebbe uno spreco se mi bruciassi irrimediabilmente no?-
La Granger ridacchiò.
-Ma non temere, penso che ci rivedremo presto- promise il ragazzo.
-Va bene. Allora arrivederci Lord...-
-Ehi!- la bloccò lui -Cosa ti ho appena detto?-
-Giusto!- sorrise Hermione - A presto William-
Lui si inchinò e se ne andò rapido come era apparso, lasciando la ragazza di sasso, ma anche con un po' più di autostima, avendo capito di appartenere alla seconda categoria.


-E così hai conosciuto Will- rise Elenie, mettendo a posto le tazze della colazione.
-Perchè non mi hai mai parlato di lui?- le chiese Hermione.
-Sai com'è...non mi porto il lavoro a casa di solito- la prese in giro la Benèfica.
-Non mi sembra cattivo...Perchè lavori con lui?-
-I maghi purtroppo non hanno ancora imparato ad accettare chi è diverso- spiegò seria la moretta -E così ho dovuto aiutarlo ad integrarsi-
-Capisco...-mormorò la Granger.
-E' molto interessato al vostro lavoro- aggiunse Elenie -Forse è per questo che ti ha avvicinata. In genere si interessa molto poco degli umani-
-Vuole diventare Auror?-
-Alt! Non ho detto questo.- la corresse la Zabini -Hai visto quanto è supponente? Credi che si abbasserebbe a lavorare come un mago qualsiasi?-
-No, in effetti penso di no- considerò Hermione, giocando con una mela.
-E' stato per raccontarmi di questo che sei tornata qui?-
-No...ecco...beh, in effetti non lo so- mormorò la riccia -Forse volevo solo ringraziarti e...scusarmi, credo-
-Scusarti di cosa?- domandò allibita Elenie.
-Per essere scortese ed intrattabile, a volte. Solo che è veramente difficile e...-
-Lo so, tesoro- sorrise la Zabini, avvicinandosi a lei e posando una mano sulla sua -Lo so e ti capisco.-
-A volte mi sembra di impazzire...Mi accadono delle cose, e nemmeno io riesco a spiegarmele..-
-Frena- la interruppe la Benèfica -Non ti seguo-
-Lasciamo stare..E' un discorso lungo- spiegò la Granger, asciugandosi gli occhi- Vado a fare rapporto su ieri sera, ho seri dubbi che ci abbia pensato già qualcuno-
Elenie scoppiò a ridere -I soliti scansafatiche!-
-Esatto. Dai, ci sentiamo più tardi...-
Ed Hermione uscì, salutando con la mano, lasciando la sua amica con ancora più dubbi di prima.


Nel frattempo Harry stava uscendo dallo scantinato polveroso del Ministero, in cui si trovavano gli archivi.
-Certo che documenti così importanti potrebbero essere spostati in un posto più accessibile!- si lamentò, tossendo.
-Che ci vuoi fare ormai? Adesso abbiamo ciò di cui abbiamo bisogno- esultò di rimando Ron, troppo fiero di sè per protestare a sua volta.
-Già...devo dire che non avrei mai pensato che saremmo riusciti a trovarla!-
-Trovare cosa?-
La voce sospettosa di Carrigan, che stava passando di lì, si insinuò tra i due amici.
-Abbiamo trovato negli archivi la ragazza del San Mungo, proprio come lei ci aveva chiesto!- spiegò Potter, mentre il rosso lo tirava insistentemente per la manica -Ecco, se vuole dare un'occhiata....-
-Cosa vi avrei chiesto io?- sbottò il Capo degli Auror.
-Di controllare i dati e....- di colpo Harry capì tutto e lanciò un'occhiataccia a Ron. Evidentemente capì anche Carrigan che urlò: -Weasley, nel mio ufficio! Ora!-
Il rossino sbuffò contrariato, mentre il Bambino Sopravvissuto gli mollava una pacca solidale sulla spalla.
-E anche tu Potter- continuò Carrigan.
-Ma io che c'entro?- ululò questi -Non sapevo nulla!-
-Beh non si sa mai! Forza, dentro!-
I due amici si trascinarono mugugnando nell'ufficio, crollando sulle due sedie di fronte alla scrivania.
Carrigan si accomodò sulla sua poltrona, guardandoli in cagnesco.
-Possibile che dobbiate sempre fare di testa vostra?-
-Senta- sbottò Ron -Non potevamo aspettare ancora! Bisognava identificare la ragazza, per metterla a confronto con Clarence Dale e quella Danielle, e vedere se c'era qualcosa in comune no?-
-Non stiamo affatto facendo progressi con le indagini, Capo- confermò Harry - E il rischio che si faccia male qualcun altro aumenta di giorno in giorno-
-Non sono così sprovveduto come mi pensate ragazzi!- fece rabbioso Carrigan -Non siete gli unici ad interessarvi del caso! C'è una persona di mia fiducia che si sta occupando molto da vicino di tutto questo-
Gli occhi di Potter si assottigliarono, indagatori.
-E chi sarebbe?-
-Non posso dirvi nulla, è in una posizione molto delicata, non posso permettere che il suo ruolo venga compromesso.- spiegò il Capo- Per questo motivo voglio che la smettiate di agire liberamente, ed attendiate i miei ordini-
Il suo sguardo si inchiodò in quello di Harry.
-E non sto parlando solo delle indagini riguardanti il caso, mi sono spiegato?- ringhiò.
Ron guardò alternativamente i due, senza capirci più di tanto. Potter annuì, pensando che tanto comunque avrebbe fatto di testa propria, e Carrigan scosse il capo, avendo capito perfettamente cosa stava passando nella mente del moretto.
-Avanti, fuori di qua!- sbuffò quindi, facendo cenno ai due di infilare la porta e sparire al più presto dalla sua vista.


Ron uscì per primo, pensieroso.
-Ma che diavolo intendeva il Capo?- chiese poi ad Harry, mentre quest'ultimo marciava spedito verso il proprio ufficio.
-Non so a cosa ti riferisci- mugugnò Potter.
-Hai capito benissimo...Al non agire di testa nostra eccetera eccetera...Ehi mi stai ascoltando?- Weasley si bloccò in mezzo al corridoio, afferrando il braccio dell'amico e costringendolo a fermarsi a sua volta.
-Senti Ron, non è il posto migliore per....-
-Harry mi sono rotto! E' una vita che fai il misterioso, non sono nato ieri hai capito?-
Potter lo guardò sbigottito. Erano mesi che cercava di dirgli come stessero le cose, ma il destino gli aveva remato sempre contro....e ora veniva fuori che era lui ad aver cercato di fare tutto di nascosto!
-Andiamo nel mio ufficio...ti spiegherò tutto!- promise.
Il rosso sembrò tranquillizzarsi.
-Dannazione, non abbiamo nemmeno detto a Carrigan cosa abbiamo scoperto sulla ragazza!- esclamò entrando dalla porta che Harry stava tenendo aperta.
-Lo farai dopo. Questo è più importante!-
Ron tacque, accomodandosi sul divano scuro accanto alla scrivania e allungando le gambe.
-Allora?-
-Aspetta un attimo...-
Potter si accomodò dietro la propria scrivania. Come faceva ogni giorno ormai, aprì immediatamente il primo cassetto alla propria destra.
All'interno vi era il grosso quaderno che gli aveva dato Jayden, sul quale apparivano i rapporti dei maghi che aveva assoldato per continuare la loro indagine.
Era pesante, e scuro. Ma quel mattino la copertina brillava. Era il segnale che c'erano aggiornamenti.
Harry lo posò sulla scrivania, aprendolo circa a metà.
Le pagine erano scritte fittamente, ricoperte di orari, giorni, luoghi, a volte immagini, che si susseguivano.
Potter cercò la data dell'ultimo appostamento, e quella che vide fu una fotografia che ricopriva l'intera pagina.
Raffigurava una casa, o meglio una villa. Enorme, un po' tetra ma molto elegante.
A prima vista appariva disabitata da anni, ma guardandola più attentamente si poteva notare che dentro senza dubbio vi era qualcuno.
Le pesanti tende erano appena scostate.
Sui vetri delle finestre dabbasso si potevano, sebbene a fatica, scorgere i riflessi di fioche luci accese all'intero.
Dal camino usciva del fumo.
Harry osservò il cancello di ferro che impediva agli estranei l'ingresso all'enorme palazzo, e l'insegna che esso riportava.
Villa Malfoy....




Ed ecco sfornato anche il tredicesimo capitolo. Come vedete, contiene un bel po' di novità...a cominciare dal nuovo personaggio.
Devo ammettere che ci ho pensato molto prima di inserirlo, perchè temevo un inevitabile confronto con Twilight. Per carità,  è una saga che mi piace, che mi ha appassionato e tutto il resto, ma spero di non darvi mai l'opportunità di immaginarvi questo vampiro come un Edward o cose del genere. Perchè non c'è nulla di più distante, come avrete spero capito dall'assaggio che avete avuto del carattere di William. Quindi niente amori tormentati (almeno per ora xD), niente problemi con la sua identità da vampiro...anzi. Lui si adora proprio, come vedrete col tempo.
Spero davvero di riuscire a caratterizzarlo come è nato nella mia immaginazione, e spero che vi piaccia. Non era affatto previsto, l'idea mi è venuta scrivendo, e spero di non essermi lanciata una sfida, inserendolo, che non sarò in grado di raccogliere.
Insomma si vedrà! Questa volta comunque, finalmente, ho tutto il tempo di salutarvi e ringraziarvi una per una:
ross_ana: Ciao rossana! Carrigan ha mandato solo loro quattro per due motivi: primo, perchè non era sicuro della "soffiata" che aveva ricevuto, e secondo perchè comunque non voleva creare allarmismi all'interno del mondo magico! Infatti pensava ad un semplice attacco come quello a cui avevano assistito nel primo capitolo Ron ed Hermione, non ad un tale spiegamento di forze! Un abbraccio!
semplicementeme: Ciao, piacere di conoscerti e di avere una nuova lettrice. Ti ringrazio per i complimenti e per aver apprezzato la storia. In effetti credo anch'io che questa seconda parte sia migliore della prima, semplicemente perchè io per prima la sto curando di più, la sento di più in un certo senso. Se infatti ho iniziato a scrivere su questo sito per semplice divertimento, e per mettermi alla prova, col tempo è diventata una grande passione.
Per quanto riguarda i capitoli, so che per qualcuno possono essere corti, e mi fa piacere sentire che vi piacerebbero più estesi, ma preferisco mantenerli così, soprattutto perchè altrimenti i tempi per l'aggiornamento si allungherebbero ulteriormente! Spero comunque che continuerai a seguire la storia e a dirmi che ne pensi!
barbarak:
Vedo che ormai siete tutte più che convinte che il nostro "Superman" sia Draco...Come al solito, io non confermo, nè smentisco! Anche perchè mi piace troppo leggere le vostre ipotesi (che in realtà più che ipotesi sono affermazioni!) Grazie della recensione!
XerikaX: Ciao Erika, sono contenta che tu mi abbia sempre seguito, e lo sono ancor di più nel vedere che questa volta mi hai scritto che ne pensi. Ti ringrazio molto per i bei complimenti che mi hai fatto e spero che continuerai a seguirmi! Un abbraccio
pazzafantwilight: Ciao Moira! Mi fa piacere che la storia continui a piacerti, ti ringrazio per la recensione! Ci vediamo al prossimo capitolo!
seven: Nadia! Che piacere risentirti! Come sempre è bellissimo rileggere nelle tue recensioni quel flusso di emozioni che io ho cercato di trasmettere nello scrivere il capitolo. E' stupendo ritrovare ogni più piccolo e, magari, meno ovvio passaggio della storia analizzato, sviscerato, e reso non come semplice narrazione, ma come sensazione recepita. Grazie, perchè ogni volta mi fai un grande regalo! Un abbraccio!
Smemo92: Ti ringrazio un sacco per i complimenti. Anche a me piace che ci siano ogni tanto scene di battaglia, anche se devo dire che faccio una gran fatica a scriverle =). Infatti, come tu hai notato, non era precisissima. Harry e Seb, ad esempio sono spariti. Da una parte questo era voluto: non volevo che sembrasse una battaglia insormontabile per tutti, ma solo per Hermione. Era la sua battaglia, era a lei che doveva accadere qualcosa, dunque era su di lei che doveva essere incentrata. Dall'altra parte però, devo ammettere, che un po' quei due mi sono sfuggiti di mano. Devo ancora migliorare molto su queste scene, scusatemi! Grazie per la recensione, alla prossima!
Coccinella: Ciao Emmettì (ma cos'è questo nuovo nick? Vuol dire che porti fortuna alle fanfiction che recensisci? Spero proprio di sì xD), come sempre è un piacere ritrovarti! Grazie grazie grazie per i bellissimi complimenti, spero di non deluderti con l'andare dei capitoli! Ci "vediamo" al prossimo capitolo! Un bacione.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


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Lord Cassian Deveraux Cavendish si alzò bruscamente dalla sua poltrona, gettando diversi fogli sul grande tavolo di legno alla sua destra.
Schioccò le dita, e un uomo si affacciò alla porta.
-Si, Signore?-
-Voglio che mi porti qui Jenkins, subito!-
L'altro si inchinò ed uscì rapidamente.
Cavendish si versò del vino in un calice e lo sorseggiò lentamente, tamburellando con le dita sul ripiano del tavolo. I suoi occhi scorsero febbrilmente i fogli, inquieti ed indagatori.
-Mi avete fatto chiamare?-
Il mago si girò: sulla soglia vi era un ometto non troppo alto, nervoso, untuoso, con l'espressione gelida.
-Esatto. Entra e chiudi la porta-
L'altro eseguì -Ci sono problemi signore?-
-Si e no- rispose Cavendish -Non posso nasconderti di aver riscontrato alcune...anomalie...nelle nostre operazioni-
-Perdonatemi, ma non vi seguo.-
-Diciamo che dopo tutto questo tempo non siamo ancora giunti nemmeno lontanamente ai risultati che mi avevi prospettato all'inizio-
-Beh, si in effetti siamo un po' in ritardo- balbettò Jenkins -Ma in capo a qualche mese...-
-Qualche mese?- gridò l'altro, afferrandolo per il colletto -Ti rendi conto che in base a ciò che TU, misero idiota, mi avevi promesso, a quest'ora doveva essersi tutto concluso?-
-N-non so d-davvero- rantolò l'ometto -Rivediamo insieme i dati, cercherò di capire cosa può esser andato storto-
Cavendish lo mollò all'istante, ravviandosi i capelli e tentando di ricomporsi.
-Avanti allora. Fallo. E vedi di sbrigarti-
Jenkins con mani tremanti esaminò i fogli che giacevano sul tavolo.
-Per come la vedo io, i ritardi non sono dovuti a problemi con l'esecuzione del Sortilegio, ma piuttosto a problemi logistici-
-Spiegati meglio-
-Vede...l'incantesimo prodotto sul Mezzosangue che è morto è perfettamente riuscito, e questo indica che il nostro piano può funzionare perfettamente..Se non abbiamo ancora ottenuto i risultati sperati è perchè durante gli altri tentativi, quei maledetti Auror si sono intromessi!-
-Capisco. In effetti anche a me qualcosa non tornava, soprattutto dopo i recenti fatti a Carnaby Street-
-Tutto suggerirebbe che ci sia qualcuno che mette gli Auror al corrente dei nostri piani-
-Esatto...-
Cavendish si fece pensieroso...E se...Ma no, non poteva essere...
-Pensate a qualcuno in particolare, Signore?-
-Forse, ma non ne ho assoluta certezza-
Jenkins si sfregò le mani -Se posso permettermi, io un'idea per esserne sicuri ce l'avrei-



-Mi cercavi Harry?-
-Finalmente sei arrivato!- sbottò Potter - Non riuscivo a trovarti da nessuna parte...Ti stavo dando per disperso!-
Jayden Amyas McBride si accomodò su una sedia ridacchiando.
-Quel maledetto del segretario di mio padre mi ha bloccato mentre stavo uscendo per farmi firmare un milione di pratiche, così ho fatto tardi insieme a lui-
-Dev'essere divertente- considerò il Bambino Sopravvissuto ironicamente.
-Non immagini quanto- sbuffò Jay, alzando gli occhi al cielo -E che cavolo, devo obbligare mio padre a prendere una segretaria carina, invece di quel vecchio scorbutico..Almeno il tempo passerebbe più velocemente!-
-Mi sembra un'ottima idea!- rise Harry.
-Beh, scherzi a parte, cosa volevi?-
-E' una cosa piuttosto seria in effetti- borbottò Potter, posando il quaderno scuro davanti all'amico -In effetti forse è la prima vera svolta da quando abbiamo cominciato le nostre indagini-
McBride lo guardò incuriosito, mentre l'altro cominciava a sfogliare le pagine velocemente.
-Sembra che i Malfoy siano tornati in città -annunciò Harry, mostrandogli la foto della Villa.
-Scherzi?- rantolò Jayden, guardandola più da vicino -Ma se sono latitanti da anni!-
-Da sei anni. per l'appunto- considerò l'amico -Non ti sembra una strana coincidenza che riappaiano misteriosamente proprio adesso?-
-Dobbiamo trovare il modo di parlare con loro- sentenziò l'ex-Corvonero.
-Sì certo....e secondo te si faranno trovare così facilmente, sapendo che Lucius Malfoy rischia il carcere a vita?- chiese Potter scuotendo la testa.
-In effetti non sarà una cosa semplice- mugugnò contrariato Jay -Credo che farò mettere sotto controllo anche casa loro, comunque-
-Ottimo, ti ringrazio- disse Harry.
-A proposito- continuò quest'ultimo qualche istante dopo -Ne ho parlato con Ron-
-Davvero?- fece allibito McBride - E che aspettavi a dirmelo?-
-Lo sto facendo adesso no? Beh l'ha presa meglio di quanto pensassi- spiegò Potter -Credo che anche lui avesse cominciato a sospettare qualcosa-
-Dici?-
-Si...Dopo l'ultima ronda a Carnaby Street soprattutto...Appena mi ha visto mi ha messo sotto torchio finchè non ho vuotato il sacco-
-Non c'è pericolo che salti fuori qualcosa con Blaise ed Hermione vero?- chiese Jay preoccupato.
-No tranquillo...Ron non farebbe mai niente che potesse far loro del male. - lo rassicurò Harry -Ma noi dobbiamo muoverci a far saltare fuori la verità, prima che sia troppo tardi!-
-Non preoccuparti...ce la faremo-


Hermione stava giusto entrando in doccia, qualche ora più tardi, quando il trillo del telefono la costrinse a correre di sotto.
Chi poteva avere quel tempismo perfetto?
-Ehi allora ci sei!- gridò una voce.
Harry, ovviamente.
-Se ti rispondo è ovvio che ci sono no?- mugolò la Granger. -Dimmi-
-Stasera alle otto vieni da me d'accordo? Mangiamo tutti insieme e poi discutiamo dell'ultimo caso, ci raggiungerà anche Carrigan, sul tardi-
-D'accordo...Hai già avvisato gli altri?-
-Lo faccio ora...A dopo!-
Hermione riattaccò, quindi riprese la sua doccia.
Mezz'ora dopo era già pronta.
Erano solo le sette e un quarto, ma non aveva più molto da fare in casa. Poco male, pensò, arriverò un po' in anticipo.
Qualche minuto dopo stava suonando al campanello di casa Potter.
Le aprì Elenie di volata, infilandosi un maglione -Ron, finalmente, ti stanno aspett...- La Benèfica si bloccò non appena si accorse della Granger.
-Ah Herm sei tu!- disse a voce alta -Entra!-
La riccia entrò guardandosi attorno e dirigendosi verso il salottino sulla sinistra.
-No, no, vieni in cucina con me -la fermò precipitosamente Elenie poco prima che vi entrasse, quasi trascinandola dalla parte opposta.
Hermione perplessa la seguì, ma con la coda dell'occhio vide Harry e Jayden affannarsi a mettere pacchi di fogli oltre una tenda.
La Granger si rabbuiò...Che diamine ci faceva Jay lì così presto? Non pensava nemmeno che sarebbe venuto quella sera, d'altronde non era un Auror e di conseguenza non seguiva il caso di cui si stavano occupando.
E a quanto pareva, anche Ron sarebbe dovuto arrivare in anticipo...
-Sai che ci sarà anche Blaise stasera?- la voce di Elenie la distrasse dai suoi pensieri.
-Ah sì? E' una vita che non si fa sentire!-
-Già, viene dopo cena...Pare che abbia avuto qualche problema, anche se non si decide a raccontare-
Hermione mugugnò qualcosa, fingendo di prestare attenzione, mentre in realtà la sua testa era da tutt'altra parte.
Chissà cos'avevano nascosto Harry e Jay dietro quella tenda...
I suoi dubbi erano rafforzati dal fatto che lei era perfettamente a conoscenza di cosa si nascondesse in quel luogo: c'era una porta, una porta in legno scuro che celava una piccola stanza, che Potter usava per mettervi le cose importanti e le carte di lavoro.
Una sorta di studio, insomma, di cui pochi sapevano dell'esistenza.
-....da settimane, ma io ho una teoria!-
Dall'improvviso silenzio che udì attorno a sè, Hermione ebbe il sospetto di dover dire qualcosa. Elenie infatti era lì che la guardava, aspettando un suo commento a quanto le aveva appena raccontato.
-Eh? Cosa?- si scosse la Granger.
-Dicevo che ho una teoria sui problemi di mio cugino- rispiegò pazientemente la Zabini.
-E sarebbe?-
-Dai un occhiata qui!-
Elenie prese da un ripiano lì vicino una copia della Gazzetta del Profeta di qualche giorno prima, sfogliò qualche pagina e la mise sotto il naso dell'amica.
Hermione, ormai in preda alla curiosità, guardò l'articolo che le stava indicando la Benèfica: annunciava le nozze di Pansy Parkinson con il figlio di Rookwood.
-Cioè, tu mi stai dicendo che Blaise fa l'eremita perchè la Parkinson si sposa?- chiese allibita la riccia -Ma sarà da tre anni che si sono lasciati!
-Alt!- la bloccò Elenie- Non si sono lasciati...Lei ha lasciato lui!-
-Si ho capito- sbuffò la Granger -Ma è passato comunque un sacco di tempo. Possibile che soffra ancora per lei?-
La Zabini la guardò con aria eloquente.
-Se ami davvero una persona, non ti basta una vita per dimenticarla- sussurrò -Cosa vuoi che sia qualche anno?-
Hermione tacque e abbassò gli occhi. Questo lei lo sapeva bene.
-A proposito- cominciò la Benèfica, cambiando discorso -Dov'è Peter?-
-Aveva qualche problema col lavoro, non ho capito bene- mormorò Hermione -E comunque non c'entrava molto la sua presenza qui stasera-
-In effetti...- bofonchiò Elenie.
Fece per dirle dell'altro, ma venne interrotta dal campanello.
La Granger vide l'amica alzarsi con un sospiro per andare ad aprire, e tese l'orecchio per sentire chi fosse arrivato.
-Sei in ritardo- sentì dire dalla Zabini sottovoce -Vai pure di là-
Sicuramente era arrivato Ron.
A quanto pareva c'era una fottuta società segreta alle sue spalle. Di questo in effetti e n'era accorta da un bel po' di tempo, ma la causa che aveva scatenato tutto questo le era ancora oscura.
Ma era decisa a scoprirlo. Quella sera stessa.
Sentì i passi di Elenie venire verso di lei, ma suonarono nuovamente alla porta, così la Benèfica fece dietro-front.
Diverse voci irruppero nell'ingresso, così la Granger si diresse da quella parte.
Matthew, Chris, Alice, Sebastian, Laine e i bambini erano arrivati.
-Che ne dite di andare a tavola?- la voce di Harry si fece strada nella folla.
La riunione a tre doveva essere terminata.
Chiacchierando e salutandosi, i ragazzi si spostarono nella stanza attigua.
-Allora? Tutto bene?- chiese Hermione ad Alice.
La Parker sorrise, con aria un po' stanca.
-Divinamente- rispose- Non credevo che sarebbe stata così dura...Anche se poi guardo lei e mi sento ripagata di tutta la fatica-
Con un cenno del capi indicò la piccola Hope, tra le sue braccia.
-E' veramente splendida- mormorò la Granger, sfiorando i sottili capelli biondi della bimba.
-Per forza che è bella- si intromise Chris, che stava ascoltando -Hai visto sua madre?-
Alice gli regalò un sorriso smagliante, mentre Hermione scoppiò a ridere, sedendosi a tavola.


Stavano quasi finendo di mangiare, quando Blake scoppiò a piangere.
-E' stanco- spiegò Laine, mentre Seb lo prendeva in braccio per cullarlo.
Il bimbo, con i suoi strilli, attirò l'attenzione dei presenti per qualche minuto, ed Hermione ne approfittò per annunciare che sarebbe andata in bagno. Sgusciò via, e si infilò senza indugi nel salottino dall'altro lato dell'ingresso.
Chiuse con cura la porta alle sue spalle e scostò la tenda di fronte a lei, rivelando l'entrata per lo studio di Harry.
Si sentiva tremendamente in colpa a fare tutto così di nascosto, come una ladra, ma doveva sapere.
C'erano troppe cose che le stavano tenendo nascoste, poteva quasi avvertirlo.
Spinse la porta, ma questa non si aprì. Provò con un Alohomora, ma non ci fu niente da fare.
Harry doveva aver messo una parola d'ordine.
La Granger le provò tutte: i nomi dei genitori di Potter, degli amici, quello di Silente, perfino quello di Piton.
Infine, sentendosi incredibilmente presuntuosa, pronunciò quello che fino a quel momento si era ben guardata dal dire: il proprio.
La porta scattò e immediatamente si aprì, e la ragazza si fece ancora più sospettosa.
Se la parola d'ordine che Harry aveva scelto era "Hermione", vi era senz'altro un motivo.
In un modo o nell'altro il segreto che i suoi amici custodivano tanto gelosamente doveva riguardarla da vicino.
La riccia mosse qualche passo nella stanza buia, poi riuscì a trovare l'interruttore e di colpo tutte le lampade si accesero.
Tutto intorno a lei venne illuminato da una luce rossastra e soffusa e, guardando in giro, Hermione dovette trattenere un grido.
Perchè lì tutto sembrava parlare di Draco.
Del suo Draco.
Fotografie, immagini che parevano essere state adattate sull'aspetto che il Serpeverde avrebbe dovuto avere in quel momento, e tanti, tanti fogli con su scritti orari, date, luoghi.
Allibita e col fiato corto, la ragazza si avvicinò alla scrivania, stracolma di pagine scritte fitte e su cui vi erano alcuni grossi libri impilati l'uno sull'altro.
Con mani tremanti ne afferrò uno e cominciò a sfogliarlo.
Era pieno di immagini, fotografie su fotografie. Ma queste erano strane.
Raffiguravano luoghi molto diversi tra loro e parevano coprire tutte le ore del giorno.
L'unico elemento costante in ognuna di esse era una figura avvolta in un mantello scuro, col cappuccio calato sul capo. In tante foto c'era anche lei, anzi, nella maggior parte.
Lei che parlava con Harry e Rin, mentre l'uomo ammantato li osservava ben nascosto.
Lei mentre entrava in Ospedale, senz'altro il giorno in cui era nata Hope, seguita dall'incappucciato.
E tante altre ancora...
Mentre era in casa, al Ministero, a Diagon Alley...Ovunque.
Fu l'ultima della serie però ad attirare maggiormente la sua attenzione. Risaliva alla sera dell'attacco in Carnaby Street : c'era lei, ferita e semincosciente, appoggiata sul petto di colui che l'aveva portata in salvo.
Vide sè stessa stretta tra le braccia dello sconosciuto, che la avvolgeva protettivo nel suo mantello scuro.
C'era qualcosa di dolorosamente familiare in quell'immagine, qualcosa che le strinse il petto come una morsa, facendola quasi cadere in ginocchio...



Ok, adesso so che mi starete più o meno maledicendo in tutte le lingue conosciute per aver lasciato come sempre tutto in sospeso =) Chiedo perdono, pazientate fino al prossimo capitolo vi prego !! Per quanto riguarda il test di medicina, vi ringrazio per gli "in bocca al lupo" e l'interessamento, ma purtroppo, per pochissimo, non è andata. Pazienza. Ci sono rimasta malissimo ma ci riproverò l'anno prossimo.
Passo subito ai ringraziamenti:
ross_ana: Spero di averti accontentata almeno un po' con questo capitolo, qualche chiarimento c'è stato no? Alla prossima, un abbraccio!
semplicementeme: Sono molto contenta che il personaggio di Will ( si puoi chiamarlo tranquillamente così xD) ti stia simpatico, ero un po' timorosa nel leggere i giudizi che sono arrivati su di lui. Per quanto riguarda la ragazza al San Mungo, ogni cosa si saprà a suo tempo. L'ho dovuta lasciare per il momento un po' in stallo per dare spazio ad altri avvenimenti, ma presto arriverà anche il suo turno! Grazie della recensione. 
seven: Ciao Nadia! Ormai mi sento ripetitiva nel dirti quanto mi facciano piacere le tue recensioni così sentite! Davvero, non so nemmeno più cosa scrivere, perchè l'unica cosa che mi verrebbe da fare sarebbe scrivere un enorme GRAZIE a tutta pagina..Spero ti accontenterai di questo, seppur piccolino! Un abbraccio
Coccinella__: Ciao emmettì! Sono corsa a sentire la canzone di Biagio Antonacci subito dopo aver letto la tua recensione...E' veramente bella!! Ok, passando alla storia, sono contentissima che William ti sia parso lontano dallo "stile Twilight". Condivido totalmente quello che hai detto...Bravo, bello, simpatico Edward e tutto il resto, ma basta ficcarlo dappertutto!!! =)
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto =) Baci!
barbarak: Di cosa devi scusarti? Forse mi sono espressa male...Io ADORO leggere le vostre ipotesi e congetture sul futuro della storia, perchè mi fa molto piacere il fatto di vedervi così appassionate...Mi dispiace solo non potervi magari spesso rispondere perchè se no svelerei tutta la trama! Quindi non contenerti e fai pure tutte le domande che vuoi!
Sklupin: Non preoccuparti se non riesci a recensire spesso, lo capisco benissimo! Mi basta sapere che mi segui, seppur nell'ombra =) Sono contentissima che la storia ti stia piacendo, ti ringrazio tanto per i complimenti!
Smemo92: Come vedi, tra tutte le tue richieste, almeno una in questo capitolo ha trovato una risposta: Hermione sta riuscendo a far luce su tutto...Per il resto, si vedrà! Un abbraccio, e grazie mille per la recensione!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***








Come era possibile?
Come era potuto accadere?
Come...? Come..? COME...?
Hermione artigliò i fogli che teneva tra le mani. Sentì una voce che urlava, straziata. Forse era la sua, o forse no, non lo sapeva più.
Stracciò le prime pagine che le capitarono a tiro, lacerandole, distruggendole in mille pezzi, che come coriandoli caddero sul pavimento.
Estrasse la bacchetta, quasi senza pensare, mosse il polso di scatto e immediatamente tutte le foto si staccarono dai muri.
Dei passi alle sue spalle la costrinsero a voltarsi, col volto rigato da lacrime silenziose.
Harry, Ron, e quasi tutti gli altri sostavano sulla porta, incerti su cosa fare.
Hermione studiò per un istante i volti degli amici.
Quelli allibiti e sconvolti di Chris, Alice, Seb e Laine le suggerirono che non avessero nemmeno la più pallida idea di ciò che quella stanza celava con tanta attenzione..Ma lo sguardo sfuggente di Harry, quello mortificato di Elenie, e quello imbarazzato di Ron dicevano molte cose.
-Herm...lascia che ti spieghi- mormorò Potter, tentando di avvicinarsi a lei.
-No...non ci provare- gridò la Granger, sconvolta - Non provare a toccarmi!-
-Per favore, lasciaci...- cercò di dire anche Ron, ma lei lo interruppe.
-Come avete potuto? Come avete potuto farmi una cosa del genere?-
-Ma non capisci?- le urlò Harry, cercando di sovrastare la voce dell'amica per farsi sentire.
-Ragazzi, potreste spiegarci che succede?- si intromise Alice, esterrefatta mentre raccoglieva una foto di Draco dal pavimento.
-Te lo spiego io Aly- singhiozzò Hermione -Loro due e Jayden sono mesi che indagano su assurdità-
-Non sono assurdità!- replicò Potter -Non ti rendi conto di cosa può significare tutto questo? Se solo mi facessi spiegare!-
Il moretto fece un passo verso la Granger, che prontamente alzò la bacchetta.
-Non osare- sibilò Hermione, fuori di sè -Non dovevi permetterti...Non dovevi fare tutto questo alle mie spalle...Anzi, non dovevi farlo proprio!-
-Rifletti tesoro, ti prego- cercò di dire anche Elenie -Se lui fosse vivo...-
-Lui non è vivo!- pianse la riccia -Draco è morto! E non tornerà-
Dire queste parole quasi la uccise, ma non potè farne a meno. Era stanca. Stanca del fantasma di quel ragazzo che dopo sei anni la tormentava ancora. Stanca che quel suo dannato cuore si straziasse solo guardando una sua foto...Stanca di quel freddo che sentiva ogni notte quando si accorgeva che lui non era più accanto a lei.
E ora loro....quelli che dovevano essere i suoi migliori amici..l'avevano pugnalata alle spalle.
-Ci puoi ascoltare?- la pregò Harry -Abbiamo degli indizi!-
-No!- ribattè Hermione, stravolta -Non voglio più sentire nulla...Voi non avevate nessun diritto, nessuno!-
La ragazza si piegò su sè stessa, piangendo e stringendo l'ultima immagine supersite di Malfoy al petto.
Era furiosa, distrutta, stravolta.
I muri cominciarono a tremare, la scrivania si rovesciò, le luci vacillarono.
Ron fece quattro passi verso di lei, che si alzò immediatamente e gli puntò la bacchetta contro il petto, con rabbia.
Il ragazzo però la ignorò e le strinse le braccia.
-Herm ti prego devi fidarti di noi- le sussurrò all'orecchio. -Lui potrebbe essere ancora qui-
La Granger lo spinse via con decisione.
-Voglio che tutta questa follia finisca- sentenziò, con le lacrime che le rotolavano fino nel colletto del maglione -Voglio che la smettiate di fare tutto questo-
Le sue ultime parole si ruppero in un sussurro e, senza guardare in faccia nessuno, la ragazza corse via.



-Potreste far capire qualcosa anche a noi?- mormorò Chris, sconvolto, dopo qualche istante di mutismo dei presenti.
-Penso proprio che sia il caso, sì- rispose Harry, sentendosi un verme -Sediamoci-
Con la morte nel cuore seguì gli altri fuori dalla stanza, dopo un ultimo sguardo ai fogli stracciati, alle pareti spoglie e alle luci smorzate.
Non doveva andare così.
Gli Auror si accomodarono sui divani rossicci del salottino, stretti gli uni agli altri, in attesa di risposte.
Elenie accese il camino, col pensiero rivolto ad Hermione, preoccupata per lei. Avrebbe tanto voluto cercarla in quel momento, ma era sicura che la Granger volesse stare sola...e poi era sicuramente molto arrabbiata con lei.
-Ho avvisato Ginny- le mormorò Ron, che le si era silenziosamente avvicinato, senz'altro intuendo quali fossero i suoi pensieri -E' l'unica che può starle vicino in questo momento-
La Zabini lo ringraziò con un cenno del capo, quindi si sedette accanto ad Harry.
Il suo ragazzo aveva lo sguardo tormentato, non riusciva a guardare in faccia i suoi amici. Poteva quasi avvertire su di sè lo sguardo inquieto di Chris, e quello senza dubbio furente di Sebastian.
-Credo che sia meglio parlarne prima che arrivi Blaise- disse Ron -Non è il caso che anche lui lo scopra così-
-Avanti ragazzi- li incoraggiò Alice, cercando di essere comprensiva -Siate chiari una volta per tutte-
Potter fece un sospiro, quindi si schiarì la voce.
-Noi crediamo che Draco sia ancora vivo-
-Cosa?- rantolò Chris.
Già prima, nello studio, gli era parso di udire qualcosa del genere, mentre Harry parlava con Hermione, ma era certo di aver capito male.
-Voi siete pazzi-
Con voce secca, Seb si decise a spezzare il muro di silenzio dietro al quale si era ostinatamente trincerato negli ultimi minuti.
Immediatamente sentì la mano di Laine correre a stringere la sua.
-Siete pazzi- ripetè.
Il Bambino Sopravvissuto fece un sorriso amaro. Se l'era aspettato. Anderson si era affezionato molto a Draco, era ovvio che non accettasse così facilmente un'illusione che, se vana, gli avrebbe procurato solo altro dolore. Come Hermione.
-Lasciali parlare, amore- gli sussurrò la Harris.
-Sono mesi che io e Jayden stiamo indagando su questa ipotesi- spiegò Potter -E ne siamo sempre più convinti.-
-E come fate ad esserne così sicuri?- domandò Christopher, il fiato sospeso, il cuore in mano.
-All'inizio erano solo voci che Jay aveva sentito dai suoi contatti...- proseguì il moretto -Sapete che ha i suoi informatori, non sempre pulitissimi. Credevamo fosse una sciocchezza, ma poi ne abbiamo avuto le prove-
Harry tacque per un istante. Elenie al suo fianco gli strinse il braccio, incoraggiandolo a proseguire.
-Jayden ha seguito le piste che questi tizi gli hanno dato, finchè non l'ha trovato. Si spostava in continuazione, era chiaro che non voleva farsi trovare. Non ha mai rivelato la sua identità, ha sempre indossato un cappuccio quando era allo scoperto, per cui non siamo mai riusciti a vederlo in faccia....-
Sebastian a quel punto si alzò dal divano, incapace di rimanere fermo, e si mise rivolto verso il camino, le fiamme rossastre che gli ballavano davanti agli occhi. Sentì la voce angosciata di Laine domandare come facessero allora ad essere così certi che fosse lui.
-Non so spiegartelo...I gesti...la camminata..il comportamento.- mormorò Harry- E poi, negli ultimi tempi, non ha mollato Hermione nemmeno per un attimo.-
Alice si portò una mano alla bocca, sentendo le lacrime scorrerle lungo le guance.
-Perchè non ce l'avete detto prima?- mormorò.
-Non eravamo certi..e nemmeno adesso lo siamo del tutto- cercò di dire Potter -Non volevamo illudere nessuno-
Il moretto guardò Anderson, che sentì lo sguardo pungente dell'amico sulla sua schiena.
L'ex-Serpeverde si voltò. Aveva gli occhi appena lucidi, o forse era solo l'effetto delle fiamme che si riflettevano nelle sue iridi color del ghiaccio.
-Se è vero quello che dici- sussurrò con voce rotta, tenendo lo sguardo fisso su Harry -Lo dobbiamo riportare a casa-
-Ma perchè non l'ha fatto da solo?- chiese Laine, più a sè stessa che agli altri -Perchè non si è fatto vivo con noi?-
-Questo non lo sappiamo- rispose il Bambino Sopravvissuto, scuotendo la testa -Ed è ciò che ci stavamo chiedendo anche noi-
Per un istante tutti rimasero in silenzio, assorti nei loro pensieri. Si poteva percepire la tensione nell'aria, le speranze, le illusioni.
-Ma ci pensate se fosse vero?- disse Alice, non riuscendo a controllarsi nel suo inguaribile ottimismo -Se davvero Draco potesse tornare con noi?-
-Amore aspetta...sono solo supposizioni...-cercò di frenarla Chris.
Ma la Parker non lo ascoltava più. Finalmente vedeva a portata di mano quel sogno che mai le era sembrato più reale. Quel pezzo mancante che aveva l'occasione di essere rimesso al suo posto. E renderli di nuovo completi, di nuovo tutti insieme. Di nuovo pienamente felici.
Doveva essere vero. Doveva andare tutto bene, per una volta.
Per loro. Per Harry, che ancora non aveva imparato a convivere con quello che aveva fatto sei anni prima. Per Seb. Per Blaise.
Per Hermione.


Ginevra Molly Weasley suonò insistentemente alla porta di casa dell'amica, mentre le prime gocce di pioggia cominciavano a scendere dal cielo plumbeo.
Sbuffò, ravviandosi i capelli, iniziando a chiamare a gran voce.
-Herm! Ti decidi ad aprire?- gridò -Tanto lo so che sei li dentro!-
Imprecando nel notare che stava per scoppiare un temporale, accostò il viso ad una delle finestre più vicine per guardare all'interno, ma non c'era segno di vita. Tutto in casa era buio e silenzioso.
La ragazza si sedette sui gradini del portico, intenzionata ad attendere lì il ritorno della Granger, certa che sarebbe rientrata a momenti.
Venti minuti dopo però, non era ancora arrivato nessuno. E il cellulare era staccato.
La pioggia si era fatta ormai scrosciante. Ginny, al riparo della piccola tettoia, stava seriamente iniziando a preoccuparsi.
Chiamare Peter sarebbe stato inutile...Hermione non sarebbe mai andata da lui dopo tutto ciò che era successo.
Ma allora dov'era?
La Weasley si sentiva inutile, impotente. La sua migliore amica in quel momento era a pezzi, e lei non aveva idea di cosa fare.
A meno che...
Un lampo le illuminò la mente.
Ma no...sarebbe stato pericoloso, sicuramente.
Cercò di autoconvincersi che non poteva essere così, che Hermione non sarebbe mai andata in un posto del genere.
Eppure più cercava di pensare il contrario, e più quell'idea le ronzava in testa.
Senza fermarsi a riflettere, Ginny si Smaterializzò.
Riapparve in un paesino piccolo, conosciuto dai maghi perchè sede di tristi vicende. Era buio, mezzo abbandonato.
Little Hangleton.
Camminando per le vie deserte vicina il più possibile alle case per non bagnarsi troppo, la rossa non potè fare a meno di pensare alla battaglia di sei anni prima. A quando erano passati per quelle stesse vie, sapendo di andare a combattere contro un nemico forse più forte...Combattendo per speranza, per la vita...per amore.
Quando arrivò al cospetto dell'imponente casa dei Riddle trattenne il fiato. Era così nera e minacciosa, che il fatto di doverci entrare da sola non la allettava nemmeno un po'.
Ma doveva farlo. Perchè Hermione era lì. Se lo sentiva.
-Alohomora- mormorò, facendo sì che il grosso cancello in ferro si aprisse cigolando.
Ginny entrò nell'immenso giardino scuro della villa, che quella sera non era nemmeno rischiarato dalla luce della luna, coperta dalle nubi.
Ormai era bagnata fino al midollo, ma spiccò ugualmente una corsa fino al portone principale.
Riprese fiato guardandosi a malapena indietro e strizzandosi i capelli.
Le scarpe erano piene di fango, i vestiti fradici.
Si decise ad entrare.
Imponendosi di non avere paura superò l'atrio di marmo e salì le scale. Le parve strano avere difficoltà nel riconoscere quei luoghi, troppo vuoti e silenziosi rispetto all'ultima volta che vi era entrata.
Era tutto un dedalo di stanze, corridoi e scale...Ma quando vide l'arco in pietra, capì di essere nella direzione giusta.
Soprattutto perchè vedeva una luce fioca provenire da quella parte.
Passò sotto l'arco, e si ritrovò nel grande salone in cui si era per lo più svolto il combattimento. Al centro vi era una fontana, e da lì si diramavano due grandi scale curve che si ricongiungevano in alto.
La luce era creata da un migliaio di candele, disposte ovunque. Sul bordo della fontana ce n'erano alcune più grandi, mentre altre più piccole galleggiavano sulla superficie dell'acqua. Altre candele erano state posate sui gradini dello scalone, in modo da creare un effetto molto suggestivo.
Quello era stato il lavoro degli Auror.
Sei anni prima, dopo la battaglia, in quel luogo c'era stata una cerimonia molto toccante in onore di Draco. E proprio in quell'occasione erano state accese tutte le candele, incantate in modo tale che non si potessero mai spegnere.
Candele che dovevano continuare a brillare...per illuminare in ogni istante il luogo in cui anni prima era calata l'ombra più grande.
Il luogo in cui Draco Lucius Malfoy aveva smesso di respirare.
E proprio lì si trovava Hermione.
Ginny la vide, e le si strinse il cuore.
Era al centro della stanza, raggomitolata su sè stessa. Inginocchiata di fronte a una specie di altare, alto una cinquantina di centimetri, in marmo scintillante.
Era liscio, senza nessuna frase strappalacrime. C'erano solo tre iniziali, incise con una scrittura gotica. D.L.M.
L'altare era circondato da rose blu. Alcune erano appassite, segno che erano lì già da tempo...l'ultima, la più bella, era stata posata sulla base dell'altare.
L'ultima rosa di una lunga serie. E quelle blu erano le preferite di Hermione.
-Ci vieni spesso qui, vero?- mormorò Ginny.
La Granger annuì impercettibilmente, la voce bloccata dal pianto.
Era fradicia...evidentemente era stata a lungo fuori, doveva essere appena arrivata.
-Non...non sapevo dove andare- si sforzò alla fine di dire la riccia.
E ogni volta che io non so dove andare, torno da lui.
Nel posto in cui è stato mio per l'ultima volta.
-Mi manca tanto, Gin-
La Weasley stentò a credere a ciò che aveva sentito.
Hermione che diceva la verità, che si confidava, che la smetteva di far finta che Draco fosse ormai solo un ricordo.




Non sapevo nemmeno io come sarebbe uscito questo capitolo, non avevo idea di quale sarebbe stata la reazione di Hermione. E allora ho cominciato a scrivere, e mi sono ritrovata qui. Con lei furiosa, delusa, sconvolta. Non me la vedevo lì a sorridere e a ringraziare Harry per aver cercato Draco. E qui c'è stata finalmente la svolta...da ora inizia la salita!
Come al solito sono di corsa. Odio pubblicare i nuovi capitoli senza spendere una parola di ringraziamento per ognuna di voi, ma a se l'avessi fatto avrei dovuto postare lunedì, perchè prima non sarei riuscita a trovare il tempo..Spero mi perdonerete.
Mando un abbraccio gigante ad ognuna di voi, siete meravigliose a seguire la mia storia e a trovare sempre il tempo e la voglia di lasciarmi un commento! Grazie, grazie, grazie.
Un bacio in particolare ad Elisabetta, alias sirilliw, una nuova lettrice che spero continuerà a seguirmi!!
Alla prossima!! 



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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***








-Avanti, entra-
Ginevra Molly Weasley diede una leggera spintarella alla sua migliore amica, costringendola ad entrare in casa sua.
Hermione, anche se sconvolta e addolorata, non potè trattenere un ghigno di fronte al casino che regnava nel piccolo appartamento di Ginny.
-E' solo una casa d'appoggio, che pretendi?- borbottò la rossa, contenta comunque di vedere che l'umore della Granger stesse migliorando.
-Siediti pure lì sul divano- le disse poi -Metto su qualcosa di caldo-
Facendosi strada tra fogli, libri e vestiti, Hermione si accomodò, tirando su col naso.
La stanza era piccola, ma allegra, rispecchiando totalmente lo stile di Ginny. I mobili erano tutti colorati e abbastanza spaiati tra loro.
-Questa dannata pioggia sembra non accennare a finire- commentò la sorellina di Ron, in piedi nella minuscola cucina azzurra.
La Granger non le rispose. Si strinse le ginocchia al petto, incurante del fatto di essere fradicia.
Qualcosa dentro di lei si era spezzato. Erano stati il suo lavoro, i suoi amici, quei pochi brandelli di vita che si era ritagliata in quegli anni, a farla andare avanti.
E ora...le sembrava che tutto si fosse distrutto.
La fiducia nei suoi amici...le deboli barriere che si era costruita..piccole cose che però le avevano dato forza. E ora non c'era più niente.
-Va un po' meglio?- Ginny tornò, con in mano due tazze di thè fumanti. Una la tenne per sè, mentre l'altra la posò sul tavolinetto lì davanti.
Hermione non aprì bocca. Si strofinò debolmente gli occhi gonfi ed arrossati, ravviandosi poi i capelli, appiccicati per la pioggia.
-Non credevo che avrebbero mai potuto farmi una cosa del genere- mormorò poi, con un filo di voce.
-Perchè la prendi così male?- le chiese la Weasley con tono gentile, posandole una mano sul braccio -Non sarebbe una cosa bellissima se fosse vero?-
La Granger si scostò di colpo, guardandola con occhi gelidi e delusi.
-E così stai dalla loro parte- sibilò -Dovevo immaginarmelo-
-Ti sbagli- le disse la rossa -Io sono dalla tua, di parte. Lo sono sempre stata-
Hermione si addolcì -Lo so, scusami...-
-Non importa...- la rassicurò Ginny -Però ti prego, fammi capire. Perchè reagisci così?-
-Perchè sono un mucchio di cazzate- sbottò la Granger, alzandosi dal divano e sedendosi sul davanzale della finestra. Fuori la tormenta imperversava, spazzando via le chiome degli alberi -Sono solo assurdità-
No, non poteva crederci.
Non voleva crederci.
-Credevo ti saresti messa ad indagare, a cercare ulteriori prove- sussurrò la Weasley -Come ha fatto Harry...Pensavo che avresti colto questa occasione al volo-
-Occasione?- la voce di Hermione risuonò nella stanza, aspra come non mai -Non stiamo parlando di un lavoro, Gin. Stiamo parlando...di lui-
Non riusciva più nemmeno a dire il suo nome, come se avesse paura di invocarlo, o di attaccarvicisi troppo.
-Appunto!- esclamò l'altra, tirandosi su a sua volta -Stiamo parlando di Malfoy! La persona che non riesci ancora a dimenticare. Dannazione Herm, ma che ti prende?-
Dall'altra parte, solo silenzio.
-Se c'è anche solo una possibilità che lui sia vivo- continuò allora Ginny -Devi cercarlo...devi sapere..Non capisco questa reazione..Potrebbe essere un'altra opportunità per te..per voi!-
-Basta...basta!- gridò la Granger, mettendosi le mani sulle orecchie -Ti prego, smettila!-
La Weasley la guardò, non riuscendo a intuire quale fosse il problema.
-Non capisci? Non posso permettermi di credere a qualcosa del genere. Non posso cercare un qualcuno che non può tornare, per poi ricaderci, e star di nuovo male quando mi accorgerò che è stato solo un sogno-
-Ma Harry e Jay...Sono così sicuri...-
-Vedono solo quello che vogliono vedere. Io non voglio saperne nulla, ti prego.-
La Weasley le carezzò una guancia, umida di lacrime. Non sopportava di vederla così sconfitta, così disillusa. Non era più l'Hermione che conosceva, disposta a lottare contro tutto e tutti.
-E' tardi. Ti preparo il letto, d'accordo? Stanotte è meglio se resti qui-
La Granger annuì appena, mentre il telefono di Ginny iniziava a squillare insistentemente.
-Pronto?- mormorò la rossa.
La voce concitata di Ron si udì chiaramente attraverso la cornetta.
-Dice che Peter è andato a casa di Harry per cercarti- le comunicò la Weasley -Cosa gli devono dire?-
Hermione alzò le spalle, totalmente disinteressata.
Peter Randall apparteneva ad un'altra dimensione ormai. Non pensò a lui nemmeno un istante. C'era Draco ora. Solo lui.
Anche se non riusciva ancora ad ammetterlo.


-Dannata Ginny. Mi ha messo giù senza dirmi nulla- ringhiò Ron, lanciando il cellulare tra i cuscini del divano.
-E adesso che gli diciamo a quell'idiota?- borbottò Harry, sbirciando verso la cucina, dove Elenie ed Alice erano impegnate a trattenere Randall.
-Io direi di Schiantarlo e farla finita una volta per tutte- sillabò Sebastian, svaccato in poltrona, accendendosi una sigaretta.
Laine lo guardò male, cullando Blake.
-Non sarebbe una brutta idea- si entusiasmò Chris- Però poi chi lo sente Carrigan?-
-Finitela voi due- li ammonì Potter- Dico sul serio...Come ce ne liberiamo?-
-Se ne stanno occupando le ragazze no? Non possiamo lasciarle fare, una volta tanto?- domandò Ron.
-Ottima idea!- intervenne di nuovo Mason -Sarà la volta buona che mia moglie non mi dirà su perchè la taglio fuori dall'azione-
Mentre quel mentecatto di Christopher se la ghignava sadicamente, Alice cercava di sistemare la cosa pacificamente, anche se l'idea di lanciargli un Cruciatus in mezzo agli occhi la solleticava non poco.
-Ditemi dov'è, subito!- ringhiò Peter, in preda ad un mezzo attacco isterico.
-Ti vuoi calmare?- bofonchiò Elenie -E' con Ginny, te l'ho ripetuto venti volte!-
-Avevamo un appuntamento, alla fine della vostra riunione- sputò Randall -La mia fidanzata non mi ha avvisato su questo cambio di programma, ed ha pure il cellulare spento. Mi credete così stupido da pensare che sia solo con una sua amica?-
-L'hai detto tu, non io- mormorò la Zabini, beccandosi una gomitata da Alice.
Gli occhi di Peter si incendiarono.
-Mi avete stufato voi due! Hermione la troverò da solo...E farò in modo che la cattiva influenza che avete su di lei finisca, una volta per tutte!-
-E' una minaccia?- Anche la Parker fece un passo avanti, piazzandosi quasi contro il naso del ragazzo, furibonda.
Randall alzò il viso, con sprezzo. -La state rovinando con i vostri modi di fare-
-Senti un po' da che pulpito...- sibilò Alice.
-Forse è ora che tu te ne vada- aggiunse Elenie -Qui l'aria sta diventando irrespirabile.-
Offeso, Peter si voltò, marciando a grandi passi verso la porta della cucina.
-Non serve che ti accompagni, vero?- gli urlò la Zabini. -Credo che tu conosca la strada-
Qualche istante dopo si udì lo schianto della porta dell'ingresso.
-Quel brutto borioso bastardo- sbuffò Elenie, scuotendo i capelli neri -La prossima volta lo Schianto direttamente, prima di sprecarmi a parlare con lui-
-Eh ma che linguaggio, signorina!-
Le due ragazze si girarono di scatto, giusto in tempo per vedere un metro e ottanta e passa di vampiro appoggiato alla parete.
Se Elenie sorrise nel notare i canini bene in vista, Alice non perse tempo.
-Stupeficium!- gridò.
Il vampiro deviò l'incantesimo con un gesto della mano. Questo andò a colpire il lampadario, che si sfracellò a terra, schivandolo di pochi centimetri e spettinandolo appena.
Non appena se ne accorse, si preparò al contrattacco, sibilando qualcosa tra i denti.
-Ehi fermi!- strillò Elenie, notando che la situazione si stava facendo spinosa.
Prima che potessero farsi del male, si gettò tra loro, cercando di fare da barriera.
-Ele ma sei impazzita? Hai un vampiro in casa!- si sbalordì Alice, senza abbassare la guardia.
-Ma hai visto che ha fatto?- sbottò nello stesso istante il nuovo arrivato -Mi ha scompigliato il ciuffo!-
-Time out!- strillò la Zabini. -Alice, lui è William. William, questa è la mia amica Alice. Adesso ci calmiamo chiaro?-
La Parker abbassò la bacchetta, ancora stranita, invece il vampiro incrociò le braccia, mentre sulla sua testa aveva fatto apparire un getto d'aria che gli stava risistemando la preziosa chioma.
Nel frattempo dall'altra stanza arrivò tutta la combriccola, e tutti si slogarono la mascella nel constatare che un tizio con dei canini che avrebbero fatto invidia a Dracula era tutto intento a farsi la permanente sul tavolo della cucina.
-Prima che partano Schiantesimi- si precipitò a dire Elenie- Lui è un mio amico, Lord William-
-Lord Thomas William Harvey Galileo West, per servirvi- si presentò questi, facendo un piccolo inchino.
Se Laine fece tanto d'occhi, notando che in effetti era un gran pezzo di ragazzo, tutti gli altri ci rimasero di sasso.
-E questo da dove sbuca?- sibilò Harry, con un pizzico di gelosia.
-Attento a come parli!- lo sfidò il vampiro -Ho un nome sai...-
-Ho lavorato con lui, tempo fa- intervenne Elenie.
-E perchè non me l'hai detto?- chiese Potter, mettendo il muso.
-Oh insomma, io non ho tempo da perdere!- si intromise William, sempre con perfetto aplomb -I discorsi da fidanzato oltraggiato rimandali a più tardi, per cortesia. Per quanto posso capire che tu sia geloso di me-
Prima che Harry potesse replicare continuò.
-Sono venuto qui a parlare con voi perchè sono stato contattato dalle forze oscure...Come se io potessi mai sporcarmi le mani in cose così futili!-
-Cose così futili?- gracchiò Ron -Sai com'è, quelli vogliono solo sterminarci tutti-
-Appunto...vogliono sterminare voi, mica me- sorrise candidamente il vampiro.
-Avanti, sediamoci qualche minuto, così questo Lord Coso ci spiega tutto- propose Seb con i suoi modi spicci.
-Lord William, grazie.-
-Si si come vuoi- sbuffò Anderson sventolando con noncuranza una mano.
Tutti insieme tornarono nel salottino. I ragazzi si svaccarono sui divani, mentre William prese posto con sussiego su una poltrona.
-Comincia pure- lo invitò Chris, concentrato.
-Allora, come immagino saprete, i seguaci del Lord Oscuro da sempre hanno tentato di creare un'alleanza con la mia casta. Alleanza mai avvenuta. Non siamo generalmente inclini a metterci al servizio di qualcuno, tantomeno per un motivo tanto volgare.-
-Con motivo tanto volgare immagino tu intenda lo sterminio dei Babbani e dei Mezzosangue- mugugnò Harry.
-Precisamente. Questo però si è verificato molti anni fa, prima che il Ministero emanasse tutte queste leggi di restrizione nei confronti delle razze ibride. Da allora abbiamo dovuto abbandonare le nostre tradizionali battute di caccia e il nostro nutrimento è stato regolamentato.-
-Cosa intendi?- chiese interessata Laine.
-Intende che prima i vampiri uscivano la notte e dissanguavano persone a caso- spiegò Elenie- Da qualche anno a questa parte invece ogni esemplare è registrato, e il Ministero provvede al loro nutrimento tramite del sangue creato apposta per loro. E' una sorta di pozione diciamo, contenente una minima parte di sangue umano, sommato ad alcuni sali e a diversi rinvigorenti-
-Una vera porcheria insomma- commentò Lord William.- Anche se in realtà quelli di noi che hanno un certo stile si sono sempre nutriti in modi similari a questo. Solo i vampiri più rozzi possono abbassarsi a cacciare per le strade, anche se purtroppo sono in molti.-
-D'accordo...Ma tutto ciò cosa c'entra col fatto che queste forze oscure, come le chiami tu, ti abbiano contattato?- domandò Ron.
-Vogliono far passare i vampiri dalla loro parte. E grazie a queste leggi di restrizione, hanno un mezzo per farlo che il Lord Oscuro a suo tempo non aveva. Promettono di lasciarci liberi di cacciare, una volta che avranno ottenuto il potere, e molti dei miei simili hanno accettato-
-Merda....-sibilò Harry- rischiamo di trovarci in men che non si dica le strade piene di vampiri-
-Esattamente. A quanto ho capito si tratta di un nucleo di Mangiamorte superstiti, che stanno tentando di riformare la vecchia milizia-
-Ma a che scopo? Non hanno più un Capo a cui assoggettarsi!- riflettè Mason.
-Lo scopo è un qualche rituale. Spiacente, ma non so dirvi di più- disse William -Non ho l'abitudine di prestare molta attenzione parlando con feccia del genere-
-Ecco a cosa servono le tessere del puzzle- considerò Potter- E' un rituale...Ora bisogna cercare solo di capire a cosa serva!-
-Dici poco....-bofonchiò Weasley- Qui ci vorrebbe Hermione...magari lei ha qualche libro al riguardo-
-Chiamatela allora no?- domandò il vampiro, sistemandosi meglio la camicia.
-Non è proprio il momento adatto- mormorò il rosso.
-Capisco- sillabò l'altro- Ora scusate, ma ho un certo languorino, quindi sarà meglio che tolga il disturbo.-
I presenti istintivamente si portarono le mani sulla gola, facendolo sogghignare.
-Ti accompagno- disse Elenie, anche lei con un gran sorriso.
William si inchinò con grazia per salutare, quindi se ne andò, lasciando i ragazzi un po' scossi dalla strana visita.
-Ehi ma che ore sono?- si riscosse Chris qualche istante dopo, rompendo il silenzio che si era creato.
-Le dieci e mezza- rispose Laine -I bambini sono crollati da un po' ormai-
Infatti Hope e Blake, anche se quest'ultimo con qualche difficoltà, si erano addormentati e ora riposavano nei loro rispettivi passeggini, ad un lato della stanza.
-Ele a che ora dovevano arrivare Blaise e Carrigan?- chiese Harry alla sua ragazza che stava rientrando giusto in quel momento.
-Verso le undici penso-
-Allora sarà il caso di riordinare tutto per bene qui, se non vogliamo che le notizie trapelino subito- annunciò Potter, alzandosi con un sospiro dal divano.
Proprio in quel momento suonarono alla porta.
E non si sa chi sbiancò di più.


David Carrigan, dopo aver suonato il campanello e non aver ricevuto risposta, prese a bussare per svariati minuti alla porta di casa di Harry Potter, prima che Ron si degnasse di andargli ad aprire.
-Ah Capo, è lei!- lo salutò il rosso, sollevato, spostandosi per farlo entrare.
-Ragazzi non è Blaise, tranquilli!- urlò poi un secondo dopo, perforando un timpano a Carrigan, che imprecò.
Nel salottino tirarono tutti un sospiro di sollievo, affannandosi al contempo per finire di metter via tutto. Tra i due mali stavano sicuramente per affrontare il minore: senza dubbio Zabini, che li conosceva come le sue tasche, si sarebbe sicuramente accorto che gli stavano nascondendo qualcosa, scossi com'erano ancora tutti per i recenti avvenimenti. Con Carrigan avevano qualche speranza di cavarsela.
-Ma che avete tutti quanti stasera?- bofonchiò il Capo raggiungendo i ragazzi e accomodandosi in poltrona.
Poche speranze in effetti.
-Lasciamo stare, non voglio saperlo- disse quasi a sè stesso un attimo dopo- Facciamo il punto della situazione-
-Dov'è la Granger?- sbottò poi, guardandosi attorno.
-Ehm... si è sentita male- abbozzò Harry -Ha preferito andare a casa-
Carrigan lo squadrò con sospetto, poi sospirò.
-I legali della signora Dale hanno deciso di querelarci per inefficienza-
-Cosa?- ringhiò Christopher -Sta scherzando? Cosa voleva che facessimo di più?-
-Amore cerca di capirla- tentò di placarlo Alice -Ha appena perso il marito...-
-Ah e ti sembra un buon motivo per sfogare la sua sofferenza su di noi? Quella è matta!-
-Basta ora- lo zittì il Capo degli Auror -Abbiamo messo la faccenda in mano ai McBride. Faranno un ottimo lavoro, ma noi dobbiamo fermare tutto questo. E subito.
Sebastian lo guardò fisso, gli occhi fiammeggianti.
-E come? Dobbiamo piantonare ogni fottuta stradina per contrastare qualunque possibile attacco?- sbuffò -Dovremmo essere migliaia-
-Non servirà battere a tappeto ogni vicolo- lo tranquillizzò Carrigan -Vi farò sapere io i nuovi luoghi di ronda-
Harry, in piedi dietro al divano, esattamente di fronte a lui, lo guardò di sottecchi.
Senza dubbio nascondeva qualcosa. Come faceva ad essere così certo del posto in cui ci sarebbero potuti essere degli attacchi?
Perso a rimuginare tra sè e sè, gli cadde inavvertitamente l'occhio sul pavimento, vicino alla poltrona di Carrigan.
Seminascosta dal tappeto, ma neanche poi tanto, c'era una foto di Draco.
Merda.
Se il Capo li avesse beccati a combinare quei casini alle sue spalle, la leggenda del Bambino Sopravvissuto sarebbe finita in maniera assai poco nobile.



Lo so, come sempre sono terribilmente in ritardo. Ma sono presissima dall'inizio dell'Universitò (tra l'altro mi hanno presa a Medicina perchè c'è stato un ampliamento dei posti, quindi sono contentissima xD), e il tempo per scrivere e postare è veramente pochissimo. Spero che porterete pazienza per ora, io vi prometto che cercherò di organizzarmi meglio.
Passo al volo ai ringraziamenti:
_Elisewin_: Grazie a te per la recensione...Ti dico la verità: anche io non vedo veramente l'ora di far smettere Hermione di piangere! Un abbraccio
lapulce: Ormai il lieto fine me lo chiedete tutte a gran voce, ma io ho la bocca cucita! Per sapere cosa succederà, vi toccherà leggere i capitoli xD Mi ha fatto molto piacere ciò che hai scritto, ovvero che leggendo ti sei sentita un po' Hermione....sentire che ti sei immedesimata in lei mi riempie di soddisfazione! Grazie mille!
Shashon 94: Ciao Sharon! Se non sbaglio questa è la tua prima recensione, quindi ti ringrazio moltissimo di aver iniziato a seguire e commentare la mia storia...spero che continui a piacerti e che continuerai a dirmi che ne pensi! Alla prossima!!
ross_ana: Davvero, duemila grazie per i bellissimi complimenti che mi hai fatto, anche se faccio fatica a pensare che il capitolo precedente fosse perfetto, anzi. Ad ogni modo è sempre fantastico leggere cose del genere...quindi grazie grazie grazie!
barbarak: Sono molto contenta che lo scorso capitolo ti sia sembrato convincente, anche perchè ero molto dubbiosa al riguardo. Quindi ho cercato di adattare la situazione su di me, su come avrei reagito io, come faccio sempre ogni volta che sono nel dubbio su come rendere un mio personaggio. C'è molto di me infatti in molte reazioni di Hermione, nel bene e nel male. (Ecco perchè ha così tanti difetti xD)
seven: Nadia, come sempre non trovo abbastanza parole per ringraziarti, mi sembra di essere ormai ripetitiva e banale. Mi regali sempre enormi soddisfazioni nel vedere quello che provi mentre leggi la storia, perchè io ci metto veramente il cuore nello scriverla. E' per questo che spesso ci metto un sacco di tempo ad aggiornare...perchè non scrivo se non me lo sento proprio dentro di farlo, e quindi vado a giorni alterni diciamo. Scusa la parentesi, comunque ribadisco gli infiniti ringraziamenti e ti mando un enorme abbraccio!
L i S: Che bello "incontrare" nuove lettrici! Sono contentissima del fatto che ti sia appassionata a questa storia, tanto da seguirla fin qui e commentarla. Spero che continuerai a leggerla!
isatkm: Ma quante persone nuove in queste recensioni! Sono proprio felice...Ti ringrazio tanto per i complimenti, mi auguro davvero che la storia continui a piacerti e di non deluderti!
___Rebbi: Ciao Rebecca...Si la reazione di Hermione è stata molto forte, ma non credo che sarebbe potuto essere altrimenti. E' difficile credere a una cosa così dura da affrontare, e per lei le cose non saranno proprio facili! Su Draco presto saprete qualcosa di più, come ho già detto qui c'è stata la svolta...ora comincia a dipanarsi la matassa! Un bacione
Smemo92: In effetti non è semplice credere che una persona che pensi morta da sei anni in realtà è viva e vegeta, e per di più non ti ha cercato, quando tu continui a pensarci ogni giorno.  Ma pian piano ogni cosa avrà una spiegazione...Grazie della recensione, anzi un grazie doppio, perchè tu sei una delle mie più vecchie recensitrici, che mi segue fin dalla prima parte della storia, quindi è con enorme affetto e gratitudine che leggo ogni tuo commento! Un abbraccio
succodizucca: Cam...non faccio commenti sul nick xD Comunque grazie di queste recensioni-lampo, soprattutto perchè anche se tu sai già cosa succederà continui a leggere tutto =)
Misato85: Un'altra nuova lettrice, se non sbaglio! Ti ringrazio per aver iniziato a leggere la storia. E' per me, però, che è un onore avere lettrici meravigliose come voi! Alla prossima!

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***









Harry puntò la foto con lo sguardo, cercando di trovare un modo per levarla da sotto il naso di Carrigan senza farsi notare troppo.
Cercando di fare l'indifferente si appoggiò con i gomiti sulla spalliera del divano su cui erano seduti Alice, Chris e Laine.
Non appena Carrigan voltò il capo verso destra per parlare con Ron, Potter fulmineo mollò una botta nel bel mezzo delle scapole di Mason.
Quest'ultimo imprecò sottovoce, col fiato corto.
-Ma sei scemo?- gli sbraitò addosso tentando di non urlare.
-Shhh!- gli intimò Harry concitato. Alzando appena il mento gli indicò il pavimento. Christopher seguì il suo sguardo e sbiancò di colpo.
-Cazzo- sillabò.
Anche la Parker, sentendo tutto quel tramestio, se n'era accorta, così si alzò di scatto per piazzarsi accanto a Ron e iniziare a discutere col Capo degli argomenti più disparati, tentando di distrarlo.
Con finta noncuranza, Mason tirò fuori la bacchetta, puntandola verso la fotografia, sotto gli occhi sbigottiti di quasi tutti i presenti.
-Accio foto- sussurrò.
Rapidamente l'immagine si alzò e cominciò a veleggiare verso la mano tesa del biondo.
Era quasi giunta a metà del suo percorso, che Carrigan si voltò, giusto in tempo per vederla fluttuare allegramente nell'aria.
Forse colse le espressioni dei ragazzi, tipiche di chi è appena stato beccato in castagna, fatto sta che si insospettì non poco.
Fece due passi e prese al volo la fotografia. La girò incuriosito e la sua espressione sembrò suggerire che avesse appena visto un fantasma.
Attorno a lui il silenzio si era fatto tombale. Qualcuno pregava tra sè e sè, qualcun altro invece imprecava mentalmente.
Il volto di Carrigan era agghiacciato.
Non era sorpreso però, notò Harry. Sembrava solo spaventato e...preoccupato.
-Che diavolo significa questo?- alitò il Capo -Cosa state combinando?-
Guardò ad uno ad uno i presenti, soffermandosi specialmente su quello che era più solito combinare casini di tal genere.
Harry James Potter guardava innocentemente da un'altra parte, facendo finta di nulla, almeno finchè Elenie non gli diede uno scossone.
La sua fidanzata gli fece un cenno imperioso con lo sguardo, come per dirgli di vuotare il sacco.
-E va bene- sospirò il moretto, stufo di dover ripetere tutto -E' colpa mia. Io mi sono messo ad indagare su Malfoy-
-Si può sapere perchè, di grazia?- domandò Carrigan, con voce fin troppo stucchevole.
-Diciamo che alcuni fatti mi hanno portato a pensare che possa essere ancora vivo.
Il Capo degli Auror non replicò, ma rimase a fissarlo con occhi fiammeggianti, tenendo ancora nella mano tremante la foto di Draco.
-Dovevo aspettarmi una cosa del genere- mormorò tra sè e sè, ma a voce abbastanza alta da farsi udire da tutti.
-Esigo che la smettiate subito con queste ricerche, chiaro?- disse poi -Fate sparire tutto quanto, immediatamente.
La sua voce era ferma, quasi rassegnata, ma faceva trapelare un brivido d'ansia.
Con un gesto fece cenno a Chris, che aveva già la bocca aperta per replicare, che l'ordine non era da discutere.
-Bene- disse poi, ignorando gli sguardi bellicosi dei suoi sottoposti -Visto che la Granger e Zabini si stanno facendo i fatti loro, è meglio aggiornare questa riunione-
-Blaise arriverà a momenti, credo- lo informò Ron.
-Non importa. Vi convocherò nel mio ufficio nei prossimi giorni. Buonanotte a tutti-


In un vicolo di Londra invece, qualche ora più tardi, si stava preparando un'importante e segreta riunione.
-Sono arrivati tutti, Jenkins?- domandò Lord Cassian Devereaux Cavendish, mettendosi il mantello sulle spalle.
-Più o meno sì- rispose l'altro, scorrendo rapidamente una lista.
-Chi manca?-
-Poche persone...Alcune veramente insignificanti, ma...-
-Ma cosa?-
-Mancano anche Lucius Malfoy e sua moglie- disse sommessamente Jenkins.
-Davvero?- sorrise perfidamente Cavendish -Che fatto curioso-
-Cosa facciamo, Signore? Li attendiamo per l'inizio della riunione?-
-No. Ho ragione di credere che non verranno- sibilò l'organizzatore di tutto- Me ne occuperò più tardi-
E con uno svolazzo del mantello uscì dalla stanza, calandosi al contempo il cappuccio sul viso.
Attraversò rapidamente il corridoio in pietra scura, fino a raggiungere la porta in fondo ad esso. La aprì ed entrò in una lunga sala, con al centro un tavolo in vetro nero, attorno a cui vi erano già i rappresentanti di alcune delle famiglie più importanti del Mondo Magico passate al lato oscuro. In piedi lungo i muri vi erano vampiri, alcuni Efreet e diversi giovani maghi che ancora non avevano abbastanza esperienza per poter prendere la parola in una riunione come quella.
Lord Cavendish si accomodò a capotavola, esattamente di fronte al posto vuoto di Lucius Malfoy. Sebbene fossero tutti coperti dai cappucci, riuscì a riconoscere, tra gli altri accanto a lui, i Parkinson, i Greengrass, e l'ultimo marito della signora Zabini.
Approfittando del brusìo che ancora regnava nella stanza, quest'ultimo gli si accostò, sussurrandogli: -Erano anni che aspettavo questo momento-
-Sul serio?- sogghignò l'altro- Per un attimo avevo creduto che avessi rinnegato la causa quando tuo figlio era diventato un Auror-
-Blaise non è mio figlio!- si indignò l'uomo -Io ho solo sposato sua madre, e ben prima che lui mostrasse certe...inclinazioni-
-Capisco...in effetti Beth è sempre stata molto affascinante. Peccato che la sua reputazione venga macchiata da quel ragazzo. E con la sua, anche la tua, Marcus-
Marcus Adius Zabini, che aveva assunto il cognome della moglie sperando un giorno di riuscire a mettere le mani sui suoi innumerevoli beni, arrossì di rabbia.
-Prima o poi gliela farò pagare, questo è sicuro- mormorò l'uomo, stringendo i pugni sotto la tavola.
Cavendish stirò le labbra in un ghigno, divertendosi notando il tormento dell'uomo.
-Bene, direi che possiamo iniziare- esordì poi, a voce alta, alzandosi in piedi -Credo che non ci sia bisogno di presentazioni, nè di dire lo scopo per cui siamo qui-
Gli sguardi dei presenti lo seguivano, attenti e febbrili.
-Presto ci riprenderemo quell'antico potere che ci è stato tolto con la caduta del Signore Oscuro-
-E come?- chiese, scettico e duro, Astor Greengrass -Gli Auror si sono rafforzati, Harry Potter è addirittura uno di loro. Non avremmo speranze di vincere in un eventuale scontro-
-Nessuno ha parlato di battaglie-
Cavendish posò i palmi delle mani sul tavolo, sporgendosi in avanti. Non volava una mosca, tutti pendevano dalle sue labbra.
Lanciò un fugace sguardo alla sua destra, verso le figure accostate al muro.
Sicuramente lì c'era anche lui. Il traditore. E stava ascoltando tutto.
-Come immagino saprete, io non ero tra le vostre fila durante l'epica battaglia ad Hogwarts di cinque anni fa. O meglio, ci sarei stato se fossi stato qui- iniziò a spiegare. La sua voce rimbalzava sulle pareti grigie -Ma ero in giro per il mondo. Ho viaggiato in lungo e in largo, dalla Francia all'America, dalla Cina al Marocco, fino a giungere in Russia. E qui ho incontrato l'uomo che mi ha aiutato a dare una svolta alla nostra causa: Sir Ulric Jenkins.-
Quest'ultimo si fece avanti, accostandosi al tavolo e posandovi sopra alcune carte.
-Non scenderò nei particolari del mio piano. Non perchè nn mi fidi di voi, signori, ovviamente-
-E perchè allora?- pigolò la madre di Pansy Parkinson -Siamo venuti qui per cosa? Di certo non per essere lasciati in sospeso.-
-Certo che no, Madame- sorrise gelidamente Cavendish -Ma preferisco dirvelo con precisione quando sarà il momento opportuno. Sto chiedendovi di avere fiducia in me. Avrete solo da guadagnarci-
-E perchè mai dovremmo?- Leopold Parkinson si unì alla moglie -L'ultima volta siamo sfuggiti per un pelo ad Azkaban. Anzi, alcuni di noi stanno ancora marcendo là dentro-
-Volete sapere perchè dovrebbe essere diverso, questa volta?- ripetè Cavendish, avvicinando il suo volto a quello del mago -Perchè io non fallirò. Ho degli assi nella manica che il Signore Oscuro non aveva. E nemmeno Harry Potter riuscirà a fermarmi stavolta-
-Signore, forse è il caso di dare qualche delucidazione in più circa il nostro progetto- suggerì Jenkins.
-D'accordo. Vedete, come ho già detto il mio piano non prevede uno scontro diretto. Chiamatemi pure vigliacco, ma io credo che lavorando nell'ombra tutto diventi più facile-
-Ovvero?- chiese Zabini.
-Grazie a Sir Jenkis, sono venuto a conoscenza di un antico rituale, molto complesso e oscuro. Ma molto efficace. In parole povere, Babbani e Mezzosangue muoiono, e dalla loro morte noi ricaviamo un beneficio enorme, che tra qualche tempo vi illustrerò. In tal modo, quando arriveremo allo scontro diretto, per gli Auror sarà troppo tardi.-
-Continuo a non capire- fece Greengrass, con voce annoiata.
-Non vi ho chiesto di venire qui per capire, ma per ascoltare e darmi il vostro appoggio. I Mangiamorte torneranno, e questa volta per sempre-
-Io ci sto.- Marcus Zabini si mise in piedi, ed alzò la mano a mezz'aria.
Cavendish sorrise.
-Personalmente sono ancora abbastanza scettico- confessò il padre di Daphne Greengrass. Alla sua affermazione molti cappucci neri si chinarono in segno di assenso.
-Non lo sarete più tra poco. Capisco che non possiate concedermi la vostra fiducia senza una prova dellla grandezza e dell'efficacia del mio piano- disse Cavendish tranquillo, con una luce che gli brillava nello sguardo gelido -Ma domani notte ci sarà un grande attacco. Colpirò nel cuore di Londra, e nemmeno i migliori Auror potranno fermarmi-
-Non vi sembra di esagerare un po'?-  lo schernì Parkinson.
-Incontriamoci nuovamente qui, all'alba di dopodomani. Sono certo che per allora avrete cambiato opinione.-
Era un congedo. I presenti si alzarono e sfilarono via, salutando con voci cariche di aspettativa e di incredulità al tempo stesso.
L'ultimo mantello nero rimase indietro, e parve per un istante volersi avvicinare a Cavendish, ma poi sembrò ripensarci e uscì.
Quando la sala fu vuota, Cavendish si sedette nuovamente, con un sorriso bieco sul volto.
Era ora di andare in scena.
Jenkins gli si avvicinò, sogghignando anch'egli.
-Siete sempre certo del vostro piano, Signore?- gli domandò, conoscendo e recitando alla perfezione la sua parte.
-Naturalmente sì- soffiò l'altro.
-Forse è un progetto troppo ambizioso- continuò Jenkins, incrociando le braccia -Attaccare un luogo così frequentato intendo...A mezzanotte di sabato sera poi...-
-Appunto! A quell'ora Trafalgar Square sarà piena di ragazzi- spiegò Cavendish, calcando su quelle parole, ben conscio che certamente qualcuno di sua conoscenza era lì fuori ad ascoltare.
La trappola era appena scattata.


David Carrigan rientrò a casa a notte inoltrata, eppure le luci all'interno erano ancora accese.
Di certo sua moglie gli aveva tenuto in caldo la cena.
Attraversò il piccolo giardino di quella che era una tipica casetta a schiera Londinese, bianca con un piccolo porticato, ornato di geranei.
Come al solito aveva fatto tardi in ufficio, e come al solito si malediceva per questo. Ogni sera prometteva a sè stesso che il giorno dopo sarebbe rientrato entro le sette, giusto in tempo per aiutare Annette in cucina, e giocare un po' con Louis e Margaret. E poi mettersi a tavola tutti insieme, raccontarsi ognuno la propria giornata, e godersi il resto della serata magari guardando un bel film.
Ma nonostante tutti i suoi buoni propositi, questo non accadeva mai.
Da quando era diventato Capo degli Auror, quasi undici anni prima, non conosceva giorni festivi, scampagnate in famiglia, domeniche al parco.
E così i suoi figli erano cresciuti davanti ai suoi occhi senza che nemmeno se ne rendesse conto.
Louis era diventato un adolescente di quindici anni preso da sè stesso, dedito solo agli amici e allo sport, e la sua adorata Maggie stava già per festeggiare il suo decimo compleanno.
Eppure gli sembrava appena nata. Eppure gli sembrava solo ieri di averla presa in braccio per la prima volta. Eppure, eppure.
Quando uno si sente in colpa per aver trascurato ciò che ama di più, dà sempre la colpa al tempo. Il tempo che vola inesorabilmente, che scappa via, che è troppo veloce. E non si accorge invece che è stato solo lui a perdere momenti preziosi, che non ritornano indietro.
Fu col cuore pesante, quasi più del solito, che Carrigan aprì la porta di casa.
Sua moglie Annette, malgrado l'ora tarda, era ancora in cucina a riordinare.
Quando lo vide gli prese il cappotto, e gli diede un leggero bacio sulle labbra, mentre l'uomo, stanchissimo, crollava su una sedia, di fronte al tavolo apparecchiato per una persona sola.
-Ti scaldo subito l'arrosto- disse la donna con voce gentile, mettendosi ai fornelli.
Carrigan la guardò, osservò i suoi gesti. Era cambiata, Ann. Non era più la timida ragazza che aveva sposato in un bel giorno di Primavera.
Maledetto tempo che passi così, senza avvertirmi, lasciandomi indietro.
Era una donna ora. Un'adulta. Una madre. Che aveva imparato a convivere col lavoro infernale di suo marito. Che non si arrabbiava più, come ai primi tempi, quando tornava ad orari indecenti. No, adesso si era abituata. E lo accoglieva col solito sorriso dolce, forse un po' disinteressato, di chi ormai si è rassegnato.
Forse aveva un altro, chissà. Carrigan la osservò, guardò i suoi movimenti. Era bella, sì quello lo era sempre.
Non poteva nemmeno biasimarla, se durante le lunghe giornate in cui lui la lasciava sola, troppo impegnato a seguire un caso, lei avesse deciso di dedicarsi a qualcuno che la apprezzasse.
Allora perchè quell'idea lo distruggeva? Immaginava già un altro uomo al posto suo, che aiutava Margaret a fare i compiti, che assisteva alle partite di Louis, e che portava i fiori ad Annette. Quello che avrebbe dovuto fare lui.
-Magari appena chiudo questo caso prendo una settimana di ferie- disse all'improvviso- Potremmo andare al mare, noi quattro insieme, cosa ne pensi?-
Ann si voltò, inclinando il capo.
-Certo, si potrebbe fare- mormorò, nella voce un'ombra di finta convinzione.
Quante volte suo marito se ne usciva con quelle frasi, dette per lenire un po' il suo senso di colpa. E quante volte poi cadevano nel dimenticatoio, rimpiazzate da un indagine più importante.
E il peggio era che lo sapeva anche lui.
-Vado a dormire- annunciò Carrigan qualche minuto dopo.
-Non mangi?- gli domandò sua moglie -Guarda che qui è quasi pronto-
-Mi è passato l'appetito. E poi sono stanchissimo-
Il Capo degli Auror si trascinò su per le scale. Passò davanti alla porta chiusa della camera di Louis e la aprì per dare un'occhiata all'interno. Suo figlio dormiva placidamente, un braccio che sporgeva dal letto. Il computer costantemente acceso. Con un sospiro, l'uomo entrò e lo spense. Accarezzò il ragazzo con lo sguardo, quindi uscì.
Si fermò quindi di fronte alla camera di Margaret. La porta era aperta, la lampada sul comodino brillava inondando la stanza con una luce fioca.
Carrigan si avvicino al letto della sua piccolina addormentata, che aveva ancora paura del buio. Le sfiorò la fronte con un bacio, e Maggie istintivamente si avvicinò a lui, che sorrise tra sè.
Arrivato nella propria camera matrimoniale, fece per iniziare a cambiarsi, quando vide una piuma scura sul letto. La riconobbe all'istante.
Era una piuma di falco.
La lanciò verso l'alto, e quella rimase lì, a mezz'aria, di fronte al suo volto, dondolando leggermente.
Carrigan scagliò un incantesimo Insonorizzante alla porta, quindi toccò la piuma con la bacchetta, mormorando parole veloci.
Essa cominciò a roteare, quindi parve disegnare qualcosa. Dopo qualche istante, di fronte al volto del Capo degli Auror, si aprì lo spaccato di un'altra camera da letto, dove un uomo ammantato, seduto in poltrona, pareva aspettare lui.
-Era proprio il caso di lasciarmi un messaggio così importante a casa, anzichè in ufficio?- sibilò.
-Avevo urgenza di parlarle, non potevo aspettare fino a domattina-
-D'accordo. Come è andata la riunione?- sospirò Carrigan -Hai qualcosa di nuovo da dirmi?-
-Sì, ed è una cosa fondamentale. Domani notte dovrà mandare diverse squadre di Auror a Trafalgar Square. A quanto pare i Mangiamorte attaccheranno lì, a mezzanotte-
-Stai scherzando?- allibì l'Auror.
-No. Anche a mio parere è una cosa folle, ma se davvero faranno una cosa del genere bisogna essere pronti, o sarà un massacro- disse l'altro.
-E cosa mi dici della tua copertura? Stiamo giocando col fuoco. Presto sarà chiaro che c'è un infiltrato nelle file dei Mangiamorte. E lo scopriranno sia quei maledetti, sia i miei Auror. Non potrò mentire ancora a lungo-
-Dovrà farlo- sibilò l'incappucciato- Si ricordi le mie condizioni. Le ho offerto il mio aiuto, a patto che lei mantenesse il segreto finchè non fossi stato io stesso a darle l'autorizzazione di rivelare tutto-
-D'accordo. Ma la tua vita è appesa ad un filo, finchè stai nella tana del lupo. Quelli se scoprono qualcosa ti ammazzano- lo mise in guardia Carrigan.
-Non è la mia incolumità che mi preoccupa, e lei lo sa bene. Voglio chiudere i conti con questi maledetti una volta per tutte!-
-E lo farai, te lo assicuro! Ma il patto era che ti saresti finto un loro alleato giusto per il tempo di capire qualcosa di più sulle loro intenzioni, e questo è il momento di venire via!-
-Non ne sappiamo ancora abbastanza- ribattè l'incappucciato- Se io riuscissi a scoprire qualcosa di più su questo rituale, potrebbe essere molto più facile fermarli!-
-D'accordo. Ma ti do due giorni. Non uno di più. Poi, indipendentemente da quello che avrai scoperto, tornerai dalla parte giusta e...-
I passi di Annette sulle scale fecero tacere immediatamente Carrigan.
-Sta arrivando mia moglie. Domani manderò i miei uomini a Trafalgar Square. Ti aspetto nel mio ufficio tra due giorni, a mezzanotte in punto, quando saranno andati via tutti-
Senza che l'altro rispondesse alcunchè, l'immagine sparì, giusto in tempo perchè i ricci di Annette facessero capolino nella stanza.
La donna si cambiò in silenzio, quindi si mise sotto le coperte.
-Buonanotte- mormorò, prima di girarsi sul fianco, dandogli le spalle.
Le stesse spalle che lui le aveva dato da undici anni a quella parte, trascurando col suo lavoro la cosa più importante della sua vita.


Nello stesso momento, nella squallida stanza di un appartamento in affitto accanto al Paiolo Magico, un altro mago, sebbene più giovane si stava consumando al pensiero di una donna.
L'unica che fosse mai esistita per lui.
Due giorni. Solo due giorni, e poi sarebbe tornato a tutti gli effetti.
Dopo sei anni avrebbe di nuovo camminato per le strade da uomo libero. Senza più doversi nascondere. Senza più dover fuggire.
A quel pensiero rabbrividì. Di freddo, avrebbe assicurato lui a chiunque gliene avesse chiesto il motivo.
Di gioia e timore in realtà.
Ma uno come lui non l'avrebbe mai ammesso. Non avrebbe mai rivelato, nemmeno a sè stesso, quanto gli tremasse il cuore in quel momento.
Quanti ricordi stessero tornando alla mente dopo tutto quel tempo in cui non se l'era potuto permettere.
Il giovane si alzò dalla poltrona in cui era sprofondato, e si accostò allo specchio un po' sporco che era appeso alla parete.
Era cambiato, sì. Ma chiunque l'avrebbe riconosciuto. Chiunque, vedendo quella pelle diafana, quei capelli tanto biondi da sembrare bianchi e quegli occhi argentei e glaciali, avrebbe saputo dire chi lui fosse.
Draco Lucius Malfoy.
Uno spettro del passato, un'illusione effimera, un fantasma destinato a tormentare chi ancora lo piangeva.
No.
Era semplicemente lui.
Ed era tornato.


E insomma....ci siamo. Il capitolo che probabilmente tutte stavate aspettando con ansia. E adesso anch'io credo che attenderò con moooolta ansia le vostre recensioni, perchè non so se ho reinserito Draco nella storia nel modo giusto, e come lo immaginavate voi. Non so se magari vi siete annoiate nell'ultima parte su Carrigan, di cui ho fatto vedere un po' uno spaccato della sua vita. In effetti mi è uscito così, come molto spesso accade quando scrivo. Mi sono ritrovata dopo un quarto d'ora con tutta la vita del Capo degli Auror davanti. Ad ogni modo, a me è piaciuto molto scrivere questo capitolo, spero davvero che a voi piaccia il risultato.
Come spesso accade, noto tra le recensioni che ci sono molte nuove lettrici, a cui do il "benvenuto".  E' una cosa che mi rende sempre molto contenta, quindi grazie, grazie, grazie!
Ultima cosa...Ho visto che adesso gli autori possono rispondere alle recensioni tramite un'apposita casella postale. Per quanto mi riguarda, però, io preferirei continuare con questi ringraziamenti "tradizionali", spero vi vada bene!
Jennifer91: Mi fa molto piacere che tu abbia deciso di recensire la storia, ti ringrazio davvero tanto per i complimenti!
seven: Come sempre, Nadia, i tuoi commenti mi aiutano un sacco a ri-analizzare i capitoli appena scritti.  E' come leggere una recensione nel vero senso della parola, con ogni parte sviscerata e poi analizzata approfonditamente. Come sempre ti devo ringraziare mille e mille volte, e non smetterò mai di farlo! Un abbraccio!
ross_ana: Ti ringrazio infinitamente per i complimenti per l'Università, anche se devo ammettere che è stata anche una gran botta di fortuna. A parte questo, ti ringrazio anche per i complimenti sulla storia, che mi fanno veramente piacere. Sono contentissima di quello che mi hai scritto, spero davvero che anche quest'ultimo capitolo ti sia piaciuto!
barbarak: Non hai nulla di cui scusarti! Anzi, puoi fare tutte le ipotesi che ti vengono in mente, che siano azzardate o meno. In effetti quest'ultima che hai fatto non è poi così sbagliata. Anche perchè alla fine, nella presentazione della storia, c'è scritto che è una Draco/Hermione. Quindi Draco, in qualche modo deve esserci =) E adesso, anche se ci vorrà ancora un po' per vederlo davvero inserito tra i personaggi, lui è comunque arrivato. E ne vedremo delle belle (spero)! Un bacione!
Smemo92: Sì, in effetti Peter sta antipatico anche a me...=) Poverino, mi fa quasi pena...Non ho ancora deciso che fine farà, ma prometto che avrà ancora qualcosa da dire, prima della conclusione della storia! Per il resto in questo capitolo hai avuto qualche indizio sul perchè Carrigan non può rivelare nulla ai suoi Auror...Anche se presto o tardi la verità verrà a galla!
Misato85: Ti ringrazio per le cose bellissime che mi hai scritto, soprattutto per esserti decisa a commentare, dicendomi che ne pensi. In effetti anch'io ho scoperto EFP nello stesso modo...Non accettavo che la storia vera stesse per finire, e così mi sono messa a leggere su questo sito, trovando autrici altrettanto brave, che mi hanno fatto appassionare a ciò che scrivevano. E così, pur conscia di non essere al loro livello, ho provato a mettere qualcosa di mio e...eccoci qua.! Ti ringrazio tanto per i complimenti! A presto spero!
Hermy96: Ti ringrazio tanto per la recensione, sei stata molto gentile! Spero davvero che la storia continui a piacerti!
Sognatrice85: Non so come ringraziarti per le belle parole che hai scritto, davvero, mi hanno fatto un piacere immenso. Mi auguro che continuerai a seguire la storia e a dirmi che ne pensi!
giose91: Sono contentissima che la mia storia ti abbia appassionato così tanto, e spero davverò che continui a farlo! Ti ringrazio tanto per i complimenti, sempre graditissimi! Posso chiederti che Università fai, e in che città? Alla prossima, spero!

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***









Harry James Potter infilò la sua divisa di Auror, allacciandosi i bottoni sul davanti, uno dopo l'altro, lentamente.
Prese poi il distintivo dal comodino, e se lo appuntò al petto. Quella A brillava, più fulgida e brillante che mai.
E stava lì, a ricordare che mai nulla avrebbe potuto offuscare ciò per cui loro combattevano, e per cui avrebbero sempre lottato.
La libertà, la vita, l'amore.
Harry ripensò a quando era diventato un Auror. Era stato naturale come respirare, per lui, cominciare il corso di addestramento, subito dopo la sconfitta definitiva di Voldemort, con Blaise.
A loro si erano uniti, qualche tempo dopo, anche Ron ed Hermione, il primo dopo aver lavorato per un po' al negozio con George, la seconda invece dopo aver concluso il settimo anno ad Hogwarts.
Si era sentito solo, in un primo tempo, senza di loro, per la prima volta dopo sette anni.
Gli mancava avere al suo fianco quello che da quando aveva undici anni era stato la sua ombra, la sua spalla, suo fratello.
E si era preoccupato follemente per Hermione, ad Hogwarts tutta sola, per un anno intero. L'anno più terribile.
La ricerca degli Horcrux l'aveva tenuta in qualche modo impegnata per quelli che erano stati i mesi più difficili, subito dopo la morte di Draco.
Occupata com'era nel tentativo di difendere sè stessa e i suoi migliori amici, aveva resistito, creandosi una scorza di coraggio e durezza che le aveva consentito di affrontare tutto a testa alta, senza crollare.
Ma poi aveva fatto quella scelta, contestata da tutti, di completare i suoi studi. E avrebbe dovuto farlo senza i suoi due inseparabili amici.
Lì c'erano ancora Ginny ed Elenie, però, che le erano state accanto in tutti i modi, nel tentativo di tenerla a galla, di farla stare un po' meglio.
Ma era stato inutile.
Senza più nulla ad occuparle la mente, la presenza di Malfoy era diventata intossicante.
Senza più barriere a farle da scudo, tutte le sue sofferenze le avevano invaso la testa e il cuore. E così aveva iniziato a lasciarsi andare, a sfiorire lentamente.
Aveva perso la fiducia in sè stessa e negli altri. Non vedeva più nessun futuro.
Ed Harry non sapeva cosa fare. Le lettere di Hermione erano divenute pian piano sempre più sporadiche. E lui, che lavorava giorno e notte per guadagnarsi quel distintivo che valeva tutto l'oro del mondo, non poteva mai andare lì di persona a constatare le condizioni della sua amica, considerato anche il fatto che era impossibile ottenere dalla McGrannit il permesso di visitare la scuola.
Per Natale Hermione non era voluta tornare a casa. E nemmeno a Pasqua. I suoi genitori erano quasi impazziti per la preoccupazione.
Era stata proprio Minerva McGrannit a convocarli, pochi giorni prima della cerimonia per la consegna dei diplomi. Lui e Ron erano corsi ad Hogwarts, e si erano trovati di fronte un'Hermione irriconoscibile.
L'estate prima l'avevano stretta nel loro affetto, tentando di tenere insieme i suoi pezzi nei momenti più bui. Quei momenti vuoti che la sconfitta definitiva di Lord Voldemort aveva inesorabilmente lasciato, e durante i quali lei si nascondeva negli angoli del giardino della Tana, anche se per pochi minuti. Perchè poi Harry e Ron correvano da lei, e cercavano in tutti i modi possibili di distrarla, anche se con enorme fatica.
Ma poi era partita, testarda fino in fondo nel perseguire gli obiettivi che si era prefissata.
Potter se l'era aspettato che sarebbe stata dura per lei, ma di certo non così tanto. Nei loro rari incontri ad Hogsmeade, a cui la Granger non partecipava mai, Elenie e Ginny gli raccontavano che non stava bene, che le evitava, che ricercava sempre la solitudine. E loro, occupate com'erano tra le loro mille lezioni, non erano riuscite a starle vicino come avrebbero voluto.
Ma Harry non credeva che la situazione fosse peggiorata tanto.
Così, quando la Preside di Hogwarts aveva convocato lui e Weasley, era stato con sgomento che aveva appreso di essersi sbagliato.
L'avevano trovata sulla riva del lago, avvolta in un mantello che poco copriva la sua eccessiva magrezza. I capelli scomposti sulla fronte malcelavano le profonde occhiaie e le guance scavate.
I suoi voti però erano ottimi come sempre, sebbene fosse evidente che anche studiare le era diventato faticoso.
I due ragazzi le si erano seduti accanto, uno per lato. Lei aveva appoggiato la testa sulla spalla di Ron, posando il libro che teneva tra le mani.
Cime Tempestose.
Nessuno dei tre aveva parlato, per lungo tempo. Si erano limitati a stare lì, stretti, cercando silenziosamente di ricucire i pezzi che in quei mesi si erano persi.
-Andiamo- aveva detto ad un tratto Harry -Ti riportiamo a casa-
-Ma io ho gli esami tra qualche giorno- aveva protestato Hermione, con voce asettica, totalmente priva di alcuna inflessione.
-Non mi interessa. Ti riaccompagneremo qui per farli, poi rimarrai con noi.-
Forse era stata la voce ferma del suo migliore amico, o forse il fatto che finalmente si fosse di nuovo sentita al sicuro dopo tanto tempo, ma non aveva detto nulla.
Si era alzata semplicemente, lasciandosi mettere un braccio sulle spalle da Potter, mentre Ron andava a recuperare i suoi bagagli.
Qualche ora dopo erano alla Tana. Molly Weasley aveva abbracciato silenziosamente la ragazza, e poco più tardi erano arrivati i signori Granger, che non avevano fatto commenti su ciò che affliggeva la ragazza.
Solo dopo cena Harry aveva sentito la madre di Hermione avvicinarsi alla figlia e chiederle di parlare di ciò che era successo e le aveva inevitabilmente allontanate nei due anni precedenti, ma con ben pochi risultati.
E così sarebbe stato da allora in poi.
Hermione si sarebbe rinchiusa in sè stessa, smettendo di parlare di Draco e di ciò che continuava a farle male. Non avrebbe versato più nemmeno una lacrima.
Due settimane dopo la fine di Hogwarts, Harry l'aveva trascinata al Quartier Generale degli Auror, e l'aveva persuasa a iniziare il corso di addestramento.
Quel giorno iniziava anche Ron, e per Potter fu fonte di immensa soddisfazione vederli migliorare giorno dopo giorno per potersi presto riunire a lui.
Vide Hermione appassionarsi sempre di più a quel lavoro, fino a dedicare ad esso tutte le sue energie. La vide di nuovo stringere i denti, credere finalmente in qualcosa.
E fu così che la Granger cominciò a rialzarsi, a riprendere in mano la sua vita. Nei primi tempi si gettò completamente nel lavoro, ma poi riuscì a trovare un pallido equilibrio.
Ma non aveva mai dimenticato, Harry era ben conscio di questo.
Nessuno di loro ci era mai riuscito, nè l'avrebbe mai fatto.
-Dieci galeoni per i tuoi pensieri-
La voce di Elenie lo ridestò dal suo viaggio nei ricordi. La ragazza con un sorriso entrò nella stanza, posizionandosi di fronte al fidanzato. Gli sistemò il distintivo, che come sempre lui metteva un po' sbilenco, e gli schioccò un bacio sulla bocca.
-Stai uscendo?- domandò.
-Già, comincio il turno tra mezz'ora- rispose Harry -Notizie di Blaise?-
Zabini infatti non si era presentato la sera prima, ed Elenie era stata molto in pensiero, oltre che essersi arrabbiata parecchio.
-Quell'idiota mi ha scritto un messaggio- sbuffò la Benèfica -Passerà di qui tra poco, ha detto che deve parlarmi-
-Ah già, lui dovrebbe essere di ronda stasera con Matt e due nuove reclute-
La ragazza alzò le spalle -Si meriterebbe di essere fatto secco per avermi fatto preoccupare così-
-Adesso non esagerare- cercò di blandirla Potter, ridacchiando dell'impulsività della sua fidanzata.
-E' meglio che vada- aggiunse poi -Cerca di non uccidere nessuno mentre sono via-
Elenie incrociò le braccia, mettendo il broncio. Harry le diede un bacio sulla fronte, poi uscì di volata.
La Benèfica scese le scale con calma, gustandosi la quiete di casa sua.
Quiete che però era destinata a durare poco.
Cinque minuti più tardi qualcuno bussò con insistenza alla porta d'ingresso. La Zabini andò ad aprire, e venne praticamente investita dal tornado Blaise.
Suo cugino infatti entrò come una locomotiva, senza nemmeno guardarla, e si diresse in cucina. La ragazza lo seguì in cucina, indecisa se dirgli qualcosa o meno. Si fermò sulla porta, non sapendo cosa fare, e restò a guardare Blaise, che con due occhi da invasato apriva a caso tutti gli sportelli.
-Si può sapere cosa stai cercando?- chiese stizzita Elenie.
Il ragazzo non se la filò nemmeno di striscio. Esultò però, quando aprì l'armadietto d'angolo e trovò tutta la scorta di liquori di Harry, che teneva per le grandi occasioni.
Afferrò la bottiglia di Whisky Incendiario Odgen Stravecchio e la brandì in aria. Recuperò un bicchiere e lo riempì, per poi vuotarlo tutto in un sorso.
-Mi serve il tuo aiuto- esalò poi, con voce rauca. Sembrava non avesse dormito per giorni.
-Di che stai parlando?- cercò di capire la Benèfica -Ehi vacci piano con quella cosa!- si raccomandò poi, visto che Blaise si era versato il secondo bicchiere.
-Oggi devo fare una cosa, e mi servi tu! E pure Harry...Ti giuro, non vi coinvolgerei se non fosse estremamente necessario, ma siete veramente la mia ultima possibilità e....-
-Frena, frena!- lo bloccò Elenie -Non ci sto capendo niente. Prima di tutto, mi vuoi dire dove diavolo eri finito?-
-Avevo delle cose da sistemare- tagliò corto Zabini -Ma adesso non ho tempo di spiegare...Devo tentare di fare una cosa, o lo rimpiangerò per tutta la vita-
-Ma di che diamine stai parlando?- allibì la ragazza, non riuscendo a capire nulla.
-E' troppo complicato da spiegare, è meglio che tu lo veda con i tuoi occhi-
L'ex-Serpeverde attaccò a fare su e giù per la cucina, come un'anima in pena, mentre sua cugina crollò su una sedia.
Le stava venendo il mal di mare. Dove era finito il Blaise pacato e dolce che conosceva? Da due settimane a quella parte sembrava spiritato, come se qualcosa lo stesse agitando dall'interno.
La situazione non migliorò quando Harry rientrò a casa, fumando come una teiera.
-E tu che ci fai qui?- gli chiese Elenie, mettendosi le mani tra i capelli.
-Carrigan mi ha spostato il turno- bofonchiò Potter, mollando il mantello sulla sedia.
-Non ha cambiato anche il mio vero?- sbraitò Zabini -Ho da fare oggi pomeriggio-
-No, tranquillo- lo rassicurò Harry, guardandolo di sottecchi -Siamo tutti di ronda stanotte. Oggi ci rimpiazzano le reclute-
-E perchè?- domandò la ragazza, mentre Blaise tracannava il terzo bicchiere di Whiskey sotto lo sguardo interrogativo di Potter.
-Non ne ho idea. Ad ogni modo ci ha chiamati proprio tutti, persino Alice che dovrebbe essere ancora in maternità. Ci riuniremo vicino a Trafalgar Square, e dovremo pattugliare con discrezione la piazza tutta la notte-
-Certo che Carrigan fa proprio il misterioso ultimamente- commentò Elenie, tamburellando con le unghie sul tavolo -Deve aspettarsi qualcosa di grosso se si serve di un tale spiegamento di forze-
-Questo è indubbio- disse Potter -Ma a quanto pare non è ancora dell'idea di comunicarci quello che gli passa per la testa-
Nella voce di Harry si sentì una nota acida. Aveva sempre odiato essere tenuto all'oscuro delle cose.
-Ragazzi ascoltate...Mi serve un favore- ripetè Blaise.
-Cioè? E' da mezz'ora che mi tieni sulla corda- sbottò Elenie.
-Dovreste ospitarmi per qualche giorno qui da voi-
-Certo, nessun problema- fece Potter, un po' incuriosito dalla faccenda -Ma perchè? Hai problemi a casa tua?-
-Non ancora- spiegò Blaise, con un sorriso mesto sul viso -Ma dopo questo pomeriggio probabilmente ne avrò-
Harry ed Elenie brancolavano nel buio. Da parte sua invece Zabini scrollò il capo, cercando di controllare l'evidente tremore che gli bloccava la voce.
-Vi prego non chiedetemi di più...Presto capirete- supplicò.
I due fidanzati annuirono, seppur abbastanza sconvolti da quel comportamento assurdo.
-Ah...un'ultima cosa- aggiunse Blaise, evitando i loro sguardi -Se oggi pomeriggio tutto andrà come deve, non sarò solo.-
-Credo di essermi persa qualcosa- mormorò Elenie, confusa.
-Sarò con un'altra persona...E vorrei che tu ti occupassi di lei, soprattutto stanotte, mentre io ed Harry siamo di ronda- la pregò il cugino -Sempre che non sia un problema per voi-
-Assolutamente...- disse Potter -La casa è enorme, c'è spazio per tutti...Basta che non ci porti un troll!-
Blaise non rise a quella battuta, ma si defilò, dopo averli ringraziati mille volte, lasciando i due alquanto stupiti, e anche un pochino ansiosi.


-Secondo me è meglio se resti a casa!- mugugnò Christopher Alexander Mason, qualche ora più tardi, appoggiato contro il muro del proprio salotto.
Davanti a lui, sua moglie canticchiava allegra, tirando fuori dall'armadio la propria divisa, dopo quasi un anno che non la utilizzava.
Naturalmente le dispiaceva lasciare Hope, per la prima volta da quando era nata, ma era veramente contenta di tornare al lavoro.
-Ehi, mi stai ascoltando?- sbottò ancora il biondo, seccato.
-Amore, è da quando Carrigan ha chiamato che continui- gli sorrise Alice, giusto per evitare di ucciderlo -E' inutile...Stasera ci sarò anch'io-
-Ma la bambina...- protestò Chris -Non è abituata a stare sola-
-Infatti verrà Laine a tenerla d'occhio- spiegò candidamente la Parker.
-Intendo senza di noi...-
-Senza di me, vorrai dire- puntualizzò la ragazza -Tu non hai saltato una sola ronda. Resta tu a casa questa sera, se proprio sei così preoccupato-
Ora cominciava a scocciarsi. Hope aveva quasi un mese, lei non l'aveva mollata un attimo, e adesso veniva implicitamente tacciata di essere una madre degenere. Credeva forse che per lei fosse facile lasciare la sua bambina?
Mason forse si accorse di avere esagerato, così in due passi la raggiunse e la strinse forte.
-Mi dispiace- sussurrò -Hai tutto il diritto di riprendere il tuo lavoro...-
Alice sorrise sul suo petto.
-E' dura lasciarla qui- mormorò. -E non posso fare a meno di sentirmi in colpa-
-Non devi...- la rassicurò il marito -Nonostante tutto quello che ti ho detto prima. E'giusto così-
Proprio in quel momento, si udì un vagito provenire dal piano di sopra.
-A quanto pare anche lei è d'accordo con me- ridacchiò Chris. -Continua pure a prepararti, vado io-
Mason salì le scale, raggiungendo la stanzetta di sua figlia.
Dio, era sempre più bella. E somigliava sempre di più ad Alice, anche se i soffici capelli erano biondi, come i suoi.
Quando ridiscese, con la piccola in braccio, vide che Laine era già arrivata.
-Oh, allora non sei andato ad uccidere Carrigan, quando hai saputo che aveva convocato anche Aly- ironizzò la Harris, vedendolo arrivare.
Chris fece una smorfia, crollando sul divano e tenendo stretta la sua bimba.
Blake intanto, in braccio a sua madre, gorgogliò allegramente, allungando le braccine verso Hope.
-Ehi- soffiò Mason -Tuo figlio ci sta provando con mia figlia-
-Per l'amor del cielo- lo riprese sua moglie, scoppiando a ridere insieme a Laine -Non ha nemmeno cinque mesi-
-E' pur sempre figlio di suo padre- ribattè il biondo -Ci ha sempre saputo fare con le donne-
-Cosa intendi dire?- sbottò la Harris, irritata.
Prima che scoppiasse una rissa, Alice si mise in mezzo.
-Laine, vieni dai, ti faccio vedere dove sono i pannolini e il resto delle cose di Hope. Poi ti preparo il letto-
-Non credo ce ne sarà bisogno- sospirò la bionda -Ho come la vaga idea che dormirò molto poco stanotte, con questi due-
In quel momento suonarono il campanello. Chris andò ad aprire, e si ritrovò davanti Hermione.
L'Auror si passò Hope sul braccio sinistro, e con quello libero abbracciò stretta la Granger.
-Come stai?- mormorò, sollevato nel rivederla.
-Meglio, grazie- rispose lei, un po' imbarazzata.
-Vieni, entra- Mason si scostò per lasciarla passare, e la fece sedere in salotto.
Proprio in quel momento tornarono Alice e Laine, che corsero ad abbracciarla, stupite ma felici di vederla lì.
-Non sei arrabbiata anche con noi vero?- chiese la Parker, stringendole una mano.
Hermione scosse la testa, desiderosa solo di evitare l'argomento.
-E così il Capo ha chiamato anche te per la ronda di stanotte- commentò Chris, pensieroso.
La Granger annuì -Penso ci voglia tutti sul campo, anche se non ho idea del motivo. So solo che l'ultima volta che ci ha mandato così alla cieca per le strade, c'è stato l'attacco in Carnaby Street, quindi dovremo fare molta attenzione-
-Sono d'accordo. Dove ci dobbiamo trovare?-
-Proprio qui da voi. Per questo sono qui- spiegò la riccia -Ci dovevamo incontrare qui alle otto per organizzare al meglio il pattugliamento, e poi avviarci a Trafalgar Square-
Hermione tacque. Aveva evitato di dire quanto le costasse essere lì in quel momento. Quanto la sua vita fosse in subbuglio, dopo la sera prima.
Ma quello era il suo lavoro, e non sarebbe mai riuscita a rimanere a casa, seppur ferita com'era, mentre i suoi amici rischiavano la pelle.
-Quindi ora non ci resta che aspettare gli altri- sospirò Chris.
Dopo qualche istante arrivarono Seb e Matthew, che erano stati fino a quel momento al Quartier Generale.
-Toh, guarda chi si vede!- ironizzò Laine -Sembra quasi mio marito-
Anderson la abbracciò, passando poi a coccolare Blake.
-Si può sapere dove eri finito oggi pomeriggio?- gli chiese.
-A litigare con Carrigan- rispose Sebastian -Non sopporto quando fa così. Dannazione, possibile che ci mandi tutti allo sbaraglio senza dirci il motivo? L'unica cosa che mi ha detto è che i Mangiamorte potrebbero attaccare lì-
-E lui come farebbe a saperlo?-
-E' quello che mi domandavo anche io...Ma lui non dice nulla di più!-
-Dobbiamo solo fidarci di lui, a questo punto- sbottò Hermione, stanca di tutte quelle chiacchiere. Presto sarebbero arrivati anche Harry e Ron, e lei ancora non aveva idea di come sarebbe riuscita a guardarli in faccia.
-Ron arriva tra poco- annunciò Matt, dando voce ai suoi pensieri. -Stava ancora cercando i genitori della ragazza al San Mungo-
-In effetti sarebbe anche ora che ci interessassimo di più a lei- considerò Seb -Ma il Capo dice che preferisce aspettare che si calmino le acque. Chissà che cazzo gli passa per la testa-
-Amore ci sono i bambini- lo rimproverò Laine, come se i marmocchi fossero abbastanza grandi da capire le parolacce, abbracciandolo da dietro per calmarlo, mentre gli altri disquisivano su ciò che sarebbe potuto accadere quella notte. Il pendolo intanto battè le otto.
Seb si voltò di scatto, ritrovandosi la moglie tra le braccia.
-Non mi piace saperti qui da sola con i piccoli- sussurrò.
-Questa casa è ben protetta, lo sai, come la nostra. Non devi preoccuparti di niente, staremo benissimo- cercò di rassicurarlo Laine.
-Nemmeno gli incantesimi sono invincibili-
-Da quando in qua sei così ansioso? Non hai mai avuto problemi a lasciarmi sola. So badare a me stessa, lo sai.-
Seb indurì l'espressione. Si, da quando si era fatto così apprensivo?
Forse era solo un ipocrita. La prendeva in giro quando gli raccomandava di fare attenzione durante le ronde, e poi lui si faceva prendere dal panico all'idea di saperla a casa da sola.
Però adesso il ritorno dei Mangiamorte sembrava esser certo. E in quella casa, quella notte, lui avrebbe lasciato il suo cuore.
Laine
E Blake.
Respirò a fondo, tentando di tranquillizzarsi. Eppure l'istinto di nasconderli, di rinchiuderli in qualsiasi posto, anche in capo al mondo, non se ne andava.
Sua moglie lo baciò dolcemente, infilandogli una mano tra i capelli e accarezzandoli piano piano, come piaceva a lui.
L'arrivo di Ron li interruppe. Il rossino entrò in casa sbuffando, nervosissimo. Non aveva fatto un solo passo in avanti con la ragazza o la sua famiglia.
Del resto nessuno gli dava una maledettissima mano.
Quando vide Hermione però, si bloccò di scatto.
Lei girò ostentatamente il volto dall'altra parte, incapace di incrociare il suo sguardo.
A Weasley si strinse il cuore nel vederle di nuovo l'espressione tormentata di sei anni prima, quando Draco era morto da poco e in lei non si era ancora fatta strada quell'arida rassegnazione che l'aveva resa nell'aspetto così graniticamente disillusa e ferma sulle sue posizioni. Una parte di lui però gioì nel veder intaccata per la prima volta dopo tanto tempo quella dura scorza.
Era una sensazione tanto strana. Leggere l'inquietudine nello sguardo dell'amica da una parte lo rendeva felice di aver fatto nascere in lei il seme del dubbio, ma allo stesso tempo lo distruggeva l'idea che potesse di nuovo precipitare nell'abisso, se le loro ipotesi si fossero rivelate fallaci.
La raggiunse, e si sedette accanto a lei sul divano.
Vedendo che la ragazza continuava a ignorarlo, sospirò.
-Harry e Blaise?- chiese, imprecando di fronte al loro solito ritardo.
-Ha chiamato Elenie poco fa...Non ho capito bene- disse Alice -Pare che stiano aspettando Blaise a casa loro, e che poi verranno qui-
Se solo i ragazzi avessero sospettato cosa stava combinando Zabini in quell'esatto momento, non sarebbero stati così tranquilli...


Rieccomi qua...So che vi aspettavate di trovare Draco in questo capitolo, ma dovrete pazientare ancora un po'! Ho troppe cose da sistemare, ed è dura organizzarle tutte!
Come al solito sono di corsa, ho aggiornato appena ho trovato un momento libero, quindi non ho proprio il tempo di ringraziarvi una per una...Sappiate solo che adoro le vostre recensioni, e che per me è ogni volta una grande gioia leggere quello che mi scrivete!
Saluto velocemente bianchimarsi, una nuova lettrice (a meno che io non sia del tutto fusa e tu avessi già commentato prima), grazie comunque di essere arrivata fino qui!
Devo dare anche un abbraccio speciale a 883, alias Gaia, la mia omonima (come potrei essermi dimenticata di te?) che saluto a braccia aperte...Sono contenta di averti ritrovata di nuovo qui!
Ragazze, che altro dire, se non che siete meravigliose? Se questa storia va avanti, è soprattutto grazie a voi e al vostro appoggio! Un bacione enorme, ad ognina di voi!

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***










-Ma quanto diavolo ci mette?- sbottò Harry James Potter, facendo su e giù davanti alla porta d'ingresso -Sono le otto passate, gli altri ci staranno aspettando-
Elenie manco gli rispose, intenta com'era a leggere l'ultimo articolo di Ginny, che da poco aveva iniziato a scrivere per la Gazzetta del Profeta.
-Certo che ci sa fare eh?- commentò allegra.
-Ma tu non dovresti essere la fidanzata che è gelosissima dell'ex?- protestò Harry, mettendosi le mani sui fianchi.
-Non sono mai stata quel tipo di persona, e tu lo sai- ridacchiò la Benèfica, allungando sul divano le gambe affusolate.
Potter distolse lo sguardo, ben conscio che altrimenti non sarebbe mai riuscito ad uscire di casa quella sera.
Proprio in quel momento suonarono insistentemente al campanello.
-Questo dev'essere quel mentecatto di tuo cugino-
Harry andò ad aprire la porta, e quasi fece un colpo.
Davanti a lui infatti c'erano Blaise e.....
-Pansy Parkinson?- rantolò l'ex Grifondoro, sbiancando.
-Zitto Harry!- imprecò Zabini, guardandosi attorno con circospezione -Facci entrare!-
Con una spallata lo fece scostare e i due entrarono, chiudendosi la porta alle spalle.
A quel punto anche Elenie si era alzata, incuriosita e spiazzata.
-La casa è ben protetta vero?- biascicò Blaise, tenendo Pansy per mano.
Potter, invece di rispondere, si ficcò le mani nei capelli, pronto a dare di matto.
In effetti non era cosa di tutti i giorni ritrovarsi in casa, dopo sei anni, una delle sue ex-compagne più odiate. Per di più con indosso un abito da sposa.
-Non ho ben capito- mormorò la Benèfica intanto, con un sorriso divertito sul volto -Vi siete appena sposati o state per farlo?-
-Ti pare il momento di fare dell'ironia?- sbottò il suo fidanzato, intromettendosi -Blaise che ti è venuto in mente di portarci questa qui? Come minimo sarà una Mangiamorte dichiarata e ci farà saltare tutti per aria-
-Ehi...- cominciò Zabini, pronto a litigare, ma qualcuno lo interruppe.
-Ascoltami bene, Potty- ringhiò Pansy Parkinson -Non sarò una santa è vero, ma non ho nessun marchio sul braccio, nè tantomeno lo avrò mai! Sono stata chiara? E giusto per la cronaca- aggiunse, rivolgendosi ad Elenie -Questo idiota mi ha più o meno rapito sull'altare-
Sulla parola "idiota" però, il suo tono si addolcì, in netto contrasto con quanto aveva appena detto.
Se Blaise abbassò gli occhi, Elenie ed Harry per poco non scoppiarono a ridere.
-Possiamo stare qui allora?- sussurrò Zabini dopo un po' -I suoi parenti ci staranno cercando dappertutto-
-D'accordo- disse Potter, ancora un po' sospettoso -Se tu dici che ci possiamo fidare allora...-
-Grazie- disse seria la Parkinson -Vi dobbiamo un favore-
-Allora spiegateci cosa è successo, per favore!- li esortò la Benèfica.
-Ehm, Ele, noi è meglio che andiamo- mormorò Harry -Prima che gli altri ci ammazzino-
La ragazza annuì, e li accompagnò alla porta, con il cuore in gola. Faceva finta di nulla, ma non le piaceva lasciarli andare così allo sbaraglio verso un potenziale pericolo. Quando furono sulla soglia, Blaise la strinse forte.
-Prenditi cura di lei, ti prego-
Elenie annuì, quindi baciò il fidanzato e richiuse tutto a chiave.
-Bene- disse poi, un po' a disagio -Ti preparo un bagno caldo, che dici? Poi ti cerco dei vestiti per cambiarti-
Pansy annuì con gratitudine, poi la seguì di sopra.
Mentre l'ex-Serpeverde si godeva il getto scrosciante della doccia, Elenie aprì il suo armadio per cercarle una maglietta e un paio di jeans.
Il vestito da sposa della Parkinson era gettato su una poltrona.
Il suo bianco naturale si era un po' sporcato, e sul fondo la gonna era un po' sfilacciata, segno della lunga corsa che probabilmente la ragazza e suo cugino dovevano aver fatto per uscire dalla chiesa.
La Zabini non potè fare a meno di sorridere, e complimentarsi con sè stessa per la propria arguzia.
Quando aveva letto l'annuncio sul matrimonio imminente di Pansy col figlio di Rookwood aveva immaginato che quella fosse la causa del comportamento strano ed irrequieto di Blaise, anche se certamente non avrebbe mai pensato che il ragazzo sarebbe andato a prendersela direttamente davanti all'altare.
-Ti ringrazio davvero per l'ospitalità-
La voce della Parkinson alle sue spalle la fece sussultare. Aveva finito di farsi la doccia, ed era appena entrata nella stanza avvolta nell'accappatoio che le aveva dato precedentemente.
-Figurati- sorrise Elenie -Tieni, puoi indossare questi, dovrebbero essere della tua taglia. Quando hai finito vieni giù, preparo qualcosa per cena-
-E pensare che adesso dovrei essere a mangiare al mio banchetto di nozze- considerò Pansy, con un breve sogghigno.
La Benèfica la scrutò di sottecchi, quindi scese in cucina.
Mise in forno due pizze surgelate, avendo ben poca voglia di cucinare, e si sedette posando le braccia sul tavolo.
Troppe cose che accadevano tutte insieme.
E l'unica cosa che avrebbe voluto fare lei era andare in un posto lontano, sola con Harry, e staccare la spina per un po'.
O almeno, visto che in un momento come quello una soluzione del genere era impraticabile, le sarebbe bastato poter parlare con Hermione.
Avrebbe voluto chiederle scusa, abbracciarla stretta e vedere come stava. Anche se lo sapeva bene, anche a distanza.
La conosceva, era lei che anni prima aveva raccolto le sue lacrime, aveva ascoltato il suo dolore, e l'aveva vista riprendere a camminare sulle sue gambe.
Il trillo del forno le fece rialzare la testa. Ad un tocco di bacchetta le pizze uscirono levitando, e si adagiarono fumanti sui piatti.
-Mmm..che buon profumo!- fece Pansy, entrando in quel momento. -Ci credi se ti dico che non ho mai mangiato nulla del genere?-
-Scherzi?-
-No- rise l'ex-Serpeverde -I miei sono piuttosto tradizionali, quindi i cibi Babbani non andavano molto a casa nostra-
Elenie la studiò. Non aveva molti ricordi di lei ad Hogwarts, francamente non se ne era mai interessata molto, sebbene fosse stata insieme a Blaise quasi tre anni, tra vari tira e molla. Ma dopo la fine della scuola, non si erano più riviste, esattamente come non l'avevano rivista i suoi amici. E poi aveva chiuso i rapporti anche con suo cugino.
Eppure adesso la persona che aveva di fronte le sembrava totalmente diversa.
Forse perchè i pregiudizi che le avevano inculcato su di lei gliel'avevano resa antipatica ancora prima di conoscerla. O forse, col tempo, era cambiata anche lei, chissà.
Certo, il tono acido con cui si era rivolta ad Harry, l'avevano indotta a credere che lui le stesse cordialmente sulle scatole come sei anni prima.
Ma per il resto era un'altra Pansy, almeno a primo impatto.
I capelli erano più lunghi e inanellati sulle punte e non più acconciati in quel caschetto altero, e gli occhi sembravano più tranquilli, e non celavano più l'aria sprezzante che l'aveva sempre contraddistinta.
-Allora- si buttò Elenie -Vuoi dirmi che è successo?-
-E' successo che tuo cugino è un pazzo- tagliò corto la Parkinson con gli occhi che le brillavano, addentando un pezzo di pizza -Immagino tu abbia letto su quel maledetto giornale che oggi mi sarei dovuta sposare con Donovan Rookwood-
-Mmm...si, può darsi che io abbia visto qualcosa del genere- disse la Zabini con noncuranza, come se in realtà non avesse letto molto attentamente la notizia, e fatto le conseguenti ipotesi.
-Ecco...ero più o meno sull'altare, il prete stava per cominciare il sermone, e Blaise è entrato come un pazzo, con la bacchetta in mano- raccontò Pansy, infervorata ma divertita - Ha Schiantato il mio quasi-sposo, poi mi ha presa in braccio ed è uscito di corsa, lanciando incantesimi a tutto spiano a chi tentava di fermarlo-
A quel punto la Benèfica era piegata praticamente in due dal ridere -Oddio...gli è andata bene che non l'abbiano ammazzato!-
-Giusto perchè aveva me praticamente addosso, e i miei parenti temevano di colpirmi...Altrimenti non gli sarebbe andata così bene!- puntualizzò la Parkinson.
-Wow- commentò Elenie- Quindi ti ha usata come scudo...Molto romantico!-
Ancora poco, e Pansy l'avrebbe strozzata.
-Almeno sei contenta di quello che ha fatto?- domandò dopo un po' l'ex-Corvonero, di nuovo seria.
L'altra girò il volto, come per pensare.
Si, era contenta. Vederlo lì, ancora una volta, l'ennesima, a combattere per lei, a lottare per tenersela vicina, soprattutto dopo che lei vigliaccamente non era mai riuscita a farlo, l'aveva quasi fatta piangere.
Ma come sempre, non gli aveva detto nulla. Anzi, aveva quasi protestato, mentre uscivano dalla chiesa. Ancora qui? Ancora tu?
Dentro di sè, però ringraziava Dio di averglielo rimandato. Di averle regalato una persona così coraggiosa da sfidare tutto e tutti per lei, anche se non lo meritava.
Anche se non gli aveva mai detto chiaro e tondo quello che provava per lui. Anche se lei l'aveva lasciato mille volte, e in mille modi.
Ma Blaise era uno che sapeva guardare oltre queste cose. Blaise non si era mai fermato di fronte a quella spessissima corazza di crudele indifferenza.
Così, non disse nulla ad Elenie che aspettava una risposta.
Ma annuì, e basta.
Restarono in silenzio per un po', continuando a mangiare quasi senza guardarsi.
-La casa è veramente sicura?- domandò Pansy nervosamente, dopo qualche minuto.
-Qui vive Harry Potter, hai presente?- sorrise la Zabini -Ha la protezione magica più alta di tutta l'Inghilterra credo, insieme ad Hogwarts-
-I miei potrebbero piombare qui da un momento all'altro. Sanno che sei la cugina di Blaise...Quindi ci metteranno ben poco a considerare che questo è uno dei posti in cui ci saremmo rifugiati- spiegò l'altra, guardando distrattamente fuori dalla finestra.
-Te l'ho detto..non potranno fare proprio niente. Nemmeno al Ministero conoscono il modo per entrare in casa nostra-
-Che c'entra il Ministero?- chiese la Parkinson, ora incuriosita.
-Le solite leggi assurde del Wizengamot- sbuffò Elenie -Chiunque voglia imporre sulla propria abitazione una protezione magica, deve essere regolarmente registrato, specificando tra l'altro la parola d'ordine o comunque il modo per entrare-
-Stai scherzando?-
-Certo che no...Ovviamente tutte le informazioni sono registrate in degli archivi segretissimi, a cui solo gli Auror più fidati possono accedere.-
-Si d'accordo...ma così basta che uno sbirci lì dentro e poi potrà entrare qui comodamente!- si preoccupò Pansy, alzandosi di scatto.
-Beh, non sono registri così facilmente accessibili...E poi ti ho già detto che non c'è da aver paura! Harry ha fatto un casino per non dover dare le informazioni su casa nostra, e per motivi di sicurezza è riuscito ad ottenere il permesso- cercò di tranquillizzarla la Benèfica, sbucciando una mela- Per questo mio cugino ti ha portato qui...Anche casa sua è registrata...Senza contare che molto probabilmente si sarà vergognato del disordine che c'è nel suo appartamento!-
-Potter a quanto pare ha ancora i geni del salvatore del mondo!- sogghignò l'ex Serpeverde, sarcasticamente.
-Possiamo evitare le battute sceme?- sibilò secca Elenie.
Pansy scoppiò a ridere, incrociando le braccia divertita.
-Comunque tutto questo mi sembra una stronzata- mugugnò la Zabini -Soprattutto in tempi come questi, le persone rischiano di trovarsi i Mangiamorte in casa come niente-
-E non potete organizzare una delle vostre rivolte? Vi venivano piuttosto bene a Hogwarts- frecciò di nuovo la Parkinson.
Elenie la guardò male, ma non vide nessuna traccia di cattiveria sul volto dell'altra. Evidentemente non riusciva proprio a trattenersi.
-Il Capo degli Auror dice che è giusta questa procedura. Altrimenti ognuno in casa propria potrebbe fare qualsiasi cosa, anche illegalmente, e il Ministero non potrebbe fare i dovuti controlli-
-Uff..sempre le solite boiate- sbuffò Pansy.
-Appunto- concordò l'altra, buttando un'occhiata distratta all'orologio.
-Chissà cosa staranno facendo- si chiese la Parkinson, dando voce ai pensieri di entrambe.


Harry e Blaise fortunatamente erano riusciti ad arrivare a casa di Chris giusto un attimo prima che gli altri andassero a cercarli a casa, armati di bacchette e pronti ad ucciderli per il ritardo.
-Dannazione, possibile che dobbiate farvi sempre aspettare?- ringhiò Hermione, tesa come una corda di violino, e già arrabbiata di suo con Potter.
Alice e Seb intanto stavano facendo le ultime raccomandazioni a Laine, che li ascoltava con un orecchio solo, mentre tentava di sintonizzare la radio su una stazione decente.
-Ragazzi, ma state emigrando per il resto della vostra vita in Africa, o tornerete tra qualche ora?- sbottò infine la bionda divertita, dopo che suo marito e la sua migliore amica praticamente le avevano suggerito dove avrebbe dovuto mandare all'università i due bambini.
-Avanti, fuori di qui- disse poi secca, cacciandoli tutti fuori dalla porta.
Gli Auror, in piedi sul pianerottolo, si strinsero nei mantelli. Chris Sigillò la porta di casa, ben sapendo che non sarebbe bastato a fermare nessun potente mago che avesse voluto entrare.
-Trafalgar Square allora?- chiese poi, rivolgendosi agli altri con un sospiro.
-Ho studiato la zona con Matt oggi- annunciò Sebastian, estraendo una cartina. Indicò la famosa piazza, segnata con un cerchio rosso -Io direi di Materializzarci qui, giusto per non dare nell'occhio- e poggiò il dito su una stradina laterale -Poi ci apposteremo a coppie nei vari punti-
-Allora ci vediamo lì tra poco- concluse Hermione, girando su sè stessa.
Qualche istante dopo riapparve di fronte ad un ristorante, chiuso per ferie. Strano. Era fine giugno, sarebbe dovuto essere aperto.
Era una serata calda, ma non afosa. Il cielo era limpido, cominciavano a vedersi le prime stelle.
La Granger guardò l'orologio. Le nove.
Nel giro di qualche secondo, arrivarono tutti gli altri.
-Allora- disse Mason - Dividiamoci. Io ed Alice ci metteremo sul lato nord della piazza, Seb e Matt si apposteranno su uno dei tetti, Ron e Blaise vanno davanti alla National Gallery, ed invece Harry ed Hermione nei pressi della colonna-
Chris sentì lo sguardo omicida della Granger su di sè, ma non se ne curò. L'aveva lasciata con Harry apposta, perchè chiarissero le cose una volta per tutte.
-Avanti adesso- borbottò -Mi raccomando, occhi aperti-
A due a due gli Auror si diressero verso la piazza, guardandosi attorno con circospezione.
Hermione marciò decisa fino alla colonna dell'Ammiraglio Nelson, sedendosi poi sul basamento di pietra, accavallando le gambe con stizza.
Potter la seguì un po' titubante. Fece un segnale a Matt, appollaiato sul terrazzo di una casa buia, quindi si accomodò accanto all'amica.
-Dovremo parlare prima o poi- borbottò.
-Non ne vedo il motivo- sibilò acida Hermione.
-Senti...per favore- sbottò il ragazzo, cercando di non perdere le staffe -Stasera abbiamo ottime probabilità di lasciarci la pelle, per di più Pansy Parkinson è a casa mia che beve il tè con Elenie e...-
-Che c'entra la Parkinson adesso?- allibì la Granger curiosa, dimenticandosi per un istante di avercela a morte con lui.
Harry le riassunse ciò che era accaduto quella sera, benchè molti punti gli fossero ancora oscuri dato che Blaise non gli aveva chiarito più di tanto la situazione, facendo scoppiare a ridere l'amica.
-Oddio non ci credo- rantolò Hermione senza fiato -Ele aveva ragione allora-
Potter la guardò. Dio, quant'era che non la vedeva ridere così. Forse nemmeno lei se n'era resa conto, ma aveva un qualcosa di diverso nello sguardo. Era più...serena? Poteva davvero essere così?
Fatto sta che lui aveva una voglia pazzesca di abbracciarla.
-Hermione mi dispiace tanto. Non avrei dovuto fare tutto questo alle tue spalle....No aspetta!- la bloccò, accorgendosi che stava per ribattere -Lasciami parlare ti prego...L'ho fatto in buona fede, lo sai che non ti farei mai del male-
La ragazza guardò da un'altra parte, approfittando per tener d'occhio la piazza.
-Non te l'ho detto solo per non darti un altro dolore...Volevo esserne sicuro prima, e lo stesso vale per Ron-
Tacque, non sapendo più che parole usare per scusarsi.
La Granger lo guardò, e finalmente il suo sguardo si addolcì.
-Harry, tu ci credi veramente in tutto questo?- mormorò.
-Certo. Io sono convinto che Malfoy sia vivo. E che tornerà-
La risolutezza nella voce del suo migliore amico, quasi persuase anche lei. Quasi.
-Però credo che mi capirai, se io ti dico che non posso permettermi di essere altrettanto sicura- disse Hermione, con voce flebile. -Eppure, ti confesso che per quanto mi ripeta che è un'assurdità...non so...c'è una parte di me che è come se l'avesse sempre saputo-
Ed era vero. Per quanto lei avesse sofferto, avesse cercato di voltare pagina, una parte di lei era rimasta ancorata a lui, e non era riuscita a dimenticarlo. E tuttora aspettava fiduciosa di rivederlo.
Ma no. Era una sciocchezza. E così quella piccola parte irrazionale veniva ricoperta da una valanga di certezze, da una montana di realismo. E così era costretta a tornarsene nel suo angolino buio. Ma non se ne andava mai.
-Però devo vederci chiaro in questa cosa- aggiunse Hermione, dopo un po' -Ho bisogno di sapere-
-E come? Io e Jay stiamo cercando da mesi di saperne di più-
-Ho i miei metodi- borbottò la ragazza -Ora cambiamo argomento, ti prego-
Potter annuì, stringendole forte una mano. Avrebbero superato anche questa.
-Che ore sono?- domandò.
-Le nove e mezza. Manca ancora un bel po'- sospirò Hermione.
-Non ci resta che aspettare-
-Già...- mormorò tra sè la Granger -Aspettiamo.-



Rieccomi qua! Questo capitolo forse non vi piacerà più di tanto, dato che è molto incentrato sulla Parkinson e molto poco su Draco! Ma serve...anche ai fini della storia! Quella tra Pansy ed Elenie è una chiacchierata importante, quindi non dimenticatevela del tutto...
Prima di passare ai doverosi ringraziamenti, mi faccio un po' di pubblicità: ho scritto una nuova storia, anche se definirla così è un po' eccessivo, dato che è composta semplicemente di sei capitoletti, scritti di getto tra ieri e oggi...La magia del Natale mi ha contagiato, e non sono riuscita a trattenermi dallo scrivere qualcosa al riguardo. Il titolo è "Do they know it's Christmas time?", e finora ho postato solo il primo capitolo. Se vi va di andare a darci un'occhiata e di dirmi che ne pensate, mi farebbe molto piacere!
Scusate la parentesi, eccovi i vostri singoli ringraziamenti:
ross_ana: Come vedi, Draco non c'entra con il segreto di Blaise, spero che tu non ne sia rimasta troppo delusa! Mi dispiace se lo scorso capitolo ti ha fatto venire il magone, ma prima o poi avrei dovuto inserire una sorta di flashback su ciò che aveva passato Hermione! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
barbarak: Wow...hai intuito perfettamente cosa sarebbe accaduto in questo capitolo...Sei tu che sei astuta, oppure io che sono prevedibile? =) Grazie della recensione, sei stata gentilissima..
roby94: Mi ha quasi commosso leggere la tua recensione. Forse perchè mi ha fatto molto piacere ritrovarti di nuovo qui, oppure perchè mi hai scritto veramente delle cose meravigliose. Spero tanto che continuerai a seguire questa storia, e a dirmi cosa ne pensi. Grazie mille, non sai quanto sono stata contenta di "risentirti".
seven: Ciao Nadia! Figurati, non devi preoccuparti per il ritardo nelle recensioni...Soprattutto considerando i miei enormi ritardi nel postare i capitoli! Mi fa sempre piacere rivedere sviscerati i personaggi che descrivo e le loro sensazioni...leggere i tuoi commenti è come ricevere una conferma di ciò che sono riuscita o meno a trasmettere. Dunque grazie, te lo ripeto per l'ennesima volta lo so, ma che potrei dire di più?
phedre91: Non riesco a leggere ciò che mi scrivi e non avere la sensazione che tu sia qui. Te l'ho già detto, che ti sento più vicina adesso che sei lontana...perchè è come se ogni momento in cui ci sentiamo fosse ancora più importante e da sfruttare al massimo. Mi manchi...tanto e sempre. Quasi come Draco manca ad Hermione xD
Smemo92: Come vedi tutte le tue domande su Blaise hanno trovato risposta! Spero che non ti sia dispiaciuto troppo non trovare Draco...Ma portate pazienza e tutti i pezzi torneranno al loro posto! Grazie dei complimenti, comunque!
Sognatrice85: Sono contenta che tu abbia "accettato" il fatto che Draco non sia ancora entrato in scena...Ma sul serio, ho troppa carne al fuoco e, come hai detto tu, meglio fare le cose con calma =) Grazie davvero per la recensione!


Tra l'altro saluto Tears for fears, una nuova lettrice che ha commentato l'ultimo capitolo della prima parte, e il quindicesimo di questa...Ti ringrazio tanto per le bellissime parole, e spero davvero che continuerai a seguire la storia!
Si, lo so che c'è la casella personale per rispondere alle recensioni ecc ecc....ma io mi trovo sempre meglio a farlo qui, scusate =)

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***







Le campane di una chiesa poco distante suonarono dodici rintocchi.
Era mezzanotte.
Hermione Jean Granger guardò verso la National Gallery. Era troppo buio per vedere fino là in modo nitido, ma era sicura di aver incrociato l'azzurro degli occhi di Ronald Weasley, che guardava verso di lei.
-Ci siamo- mormorò Harry al suo fianco.
Erano state tre ore lunghissime. Avevano parlato un sacco, certo, ma senza dubbio non era il suo ideale di serata rimanere seduta sulla base di una colonna fino a notte inoltrata.
Tutto attorno a lei passeggiavano ragazzi, alcuni mano nella mano, altri in gruppo. Ridevano, scherzavano allegri, vivendo una serata come tutte le altre, incuranti di quelle otto persone che si confondevano tra di loro, e che come perfetti angeli custodi erano lì pronti a proteggerli.
Hermione strinse la presa sulla bacchetta, infilata nella tasca di dietro dei pantaloni.
Sia lei che Harry assottigliarono lo sguardo, puntandolo sula piazza
Passarono dieci minuti, poi venti, ma non accadde niente.
Harry si girò nervosamente verso la postazione di Seb e Matthew. Stranamente quell'assenza di attacchi, o di fenomeni strani, invece di farlo sentire sollevato lo impensieriva non poco.
-Non capisco- sibilò Hermione, guardandosi attorno -Dici che Carrigan si sia sbagliato?-
-Magari è saltata la nostra copertura- borbottò Potter.
-Impossibile- tagliò corto la ragazza -E come se ne sarebbero accorti? Al massimo accorgendosi di noi avrebbero dovuto battere la ritirata...qui invece non si è visto proprio nessuno!-
-Aspetta- la bloccò Harry. Le fece segno di guardare verso Matt, che dall'alto si sbracciava concitato, indicandogli il luogo dove si troavano Chris ed Alice, e facendogli capire che dovevano raggiungerli subito.
I due ragazzi scattarono, camminando velocemente, nel tentativo di non destare troppo l'attenzione, verso il lato opposto della piazza. Giunsero dagli amici in contemporanea con Parker ed Anderson.
-Che è successo?- rantolò Sebastian, ansioso. Christopher infatti era seduto per terra, le braccia attorno alle gambe e la testa poggiata su di esse.
Il volto di sua moglie invece era impietrito, gli occhi leggermente lucidi. Nessuno dei due rispose.
-Cosa cazzo è successo?- le urlò Seb di nuovo, afferrandola per le spalle e scuotendola debolmente.
Il suo pensiero era corso subito a Laine...a Blake..Il cuore ormai non lo sentiva nemmeno più, al suo posto c'èra solo un grande masso, che emetteva tonfi sordi.
-Hanno attaccato la stazione centrale della metropolitana- sillabò Mason sconvolto, proprio mentre li raggiungevano anche Ron e Blaise.
-Stai scherzando?- allibì Weasley.
-Ci è arrivato un messaggio di Carrigan pochi minuti fa- spiegò con voce rotta Alice. -Ci aspetta lì per fare il punto della situazione e verificare i danni, quando finiranno di scavare-
-Di scavare?- ripetè Hermione.
-Hanno fatto crollare il soffitto. Tantissime persone sono rimaste seppellite-
Nessuno di loro parlò più, lasciando che un silenzio carico di dolore e senso di colpa li attorniasse. Tutta quelle persone erano là sotto, ferite o morte...magari avevano invocato aiuto, e loro non erano lì, non erano riusciti a salvarli.
A che diamine serviva quel distintivo che avevano sul petto, se non riuscivano nemmeno ad evitare quelle stragi?
-Merda!- gridò Chris, passandosi le mani -Siamo Auror per cosa, se non siamo capaci di salvare delle vite?-
Il suo lamento straziato diede voce ai pensieri di tutti. Nessuno se la sentì di contraddirlo.
Sebastian intanto si malediva. Si sentiva sporco, perchè in realtà, per un solo istante, quando Alice gli aveva raccontato l'accaduto, lui aveva solo ringraziato Dio che la sua famiglia fosse al sicuro.
Ma che persona era? Davvero era diventato così egoista da fregarsene se la gente moriva, a patto che coloro che amava stessero bene?
-Forse è meglio che andiamo- la voce di Ron interruppe i suoi pensieri -Avranno bisogno di noi-
Gli otto ragazzi si Smaterializzarono, e rapidamente riapparvero all'ingresso della stazione della metro.
Come vide lo stato del luogo, Hermione non potè trattenersi dal mettersi una mano davanti alla bocca.
-Mio Dio..- sussurrò Alice al suo fianco.
I ragazzi si trovavano sul marciapiede, proprio all'inizio delle scale che conducevano sottoterra. Esse erano praticamente invisibili, dato che erano ricoperte di calcinacci e pietre. Il fondo delle scale poi era bloccato da cumuli di pietrisco, che impedivano l'accesso al sottopassaggio per raggiungere la metropolitana. In quel punto erano già all'opera diverse squadre del Ministero, che tentavano di rimuovere tutto ed aprire un varco per raggiungere le persone intrappolate lì dentro.
-Ragazzi, eccovi qua- la voce distrutta di Carrigan li fece voltare, sgomenti. Il Capo degli Auror era l'immagine di un uomo sconfitto, i capelli erano scompigliati, gli occhi segnati da profonde occhiaie.
-Capo ma che è successo?- chiese Harry, senza fiato.
-Ho sbagliato tutto- mormorò, quasi tra sè e sè, passandosi le mani sul volto -Abbiamo fallito-
-Ma di che sta parlando?- lo scosse Potter.
-Devo spiegarvi molte cose- ammise Carrigan, alzando la testa e guardandoli uno per uno -Ma non è questo il momento-
-Appunto- Chris prese in mano la situazione -Ci spieghi cos'è accaduto qui, di preciso-
-A mezzanotte in punto c'è stata un' esplosione, almeno secondo quanto dicono i Babbani che erano qui attorno, poi hanno udito il rumore di un crollo, e si è alzato un gran polverone- spiegò il Capo, indicando le pietre che bloccavano l'ingresso, come a mostrare loro il risultato di quanto aveva appena detto.
-Siamo sicuri che siano stati i Mangiamorte?- s'informò Ron.
-C'è un fortissimo agglomerato di magia là sotto. Senza dubbio non è stato un crollo naturale, ma è frutto di un attacco magico-
-E i Babbani qui intorno?- chiese Hermione.
-Quelli che erano presenti sono già stati Obliviati. Ora c'è un incantesimo che protegge tutta la zona. Se un Babbano passasse di qui vedrebbe solo la stazione chiusa per lavori, e nient'altro-
La Granger annuì. -Quanto ci vorrà per tirare fuori quella povera gente?-
-Spero non molto. Ci sono già molti Medimaghi arrivati dal San Mungo qui fuori, pronti ad apprestare le prime cure- spiegò Carrigan.
Attorno a loro c'era un frastuono enorme, Hermione se ne accorse solo in quel momento. Molti loro colleghi, comprese reclute giovanissime, avevano già cominciato a pattugliare la zona, pur sapendo bene che non avrebbero trovato nulla. Diversi Medimaghi incece, vestiti di verde, allestivano numerose barelle pronte ad ospitare coloro che sarebbero stati estratti dalle macerie.
-Dottor Davies!- sbottò Ron, riconoscendo il Medimago che lavorava nel reparto in cui era ricoverata la ragazza attaccata tre settimane prima.
-Oh giusto lei, Signor Weasley- si fermò concitato il medico, con un debole sorriso sul volto, sorriso che però non si estese anche agli occhi, segnati dalla preoccupazione per quella situazione terribile. -L'avrei chiamata al più presto, per informarla che la sua amica comincia a dare segni di miglioramento...Non si è ancora svegliata- precisò, vedendo il rossino illuminarsi -ma confidiamo che lo farà presto!-
-La sua amica?- protestò Carrigan, mettendosi in mezzo prima che Ron potesse dire alcunchè -Quella è una testimone-chiave!-
-Ma se lei non sa nemmeno il suo nome, Capo- lo rimbeccò il ragazzo -Ho scoperto la sua identità e lei non...-
-Giusto, dovremo parlare anche di questo, appena la ragazza si riprenderà- lo bloccò l'altro.
-Comunque ragazzi- riprese- forse è il caso che andiate a riposare...avete finito il vostro turno effettivo, e dovete essere distrutti-
Il Capo degli Auror si interruppe per dare alcune indicazioni a cinque suoi sottoposti che erano appena arrivati.
-Qui non c'è molto che possiate fare, ora come ora- sospirò poi -Sono già arrivati i vostri colleghi per sostituirvi-
-Non se ne parla!- protestò Mason, unendosi al coro di borbottii già messo in atto dagli amici -Restiamo qui a dare una mano-
Gli altri annuirono, d'accordo con lui.
-Ma non ha senso- protestò Carrigan -Preferisco che vi riposiate e siate attivi domani, avrò bisogno di voi.
-E ci saremo, non si preoccupi -lo rassicurò Hermione -Ma restiamo anche adesso. Tra l'altro ho un sospetto, e voglio vedere se sarà confermato.-
Dal tono della sua voce, era chiaro che non si sarebbe sbilanciata ulteriormente, così il Capo se ne andò ad organizzare le altre squadre, rassegnato.
Passò mezz'ora. Chris, Ron, Harry, Blaise, Matt e Sebastian andarono a turno a dare una mano agli uomini che sgombravano l'ingresso della metro, mentre Hermione ed Alice aiutavano i Medimaghi a sistemare letti e barelle sotto il tendone.
-Ci siamo!- urlò poi un uomo in fondo alle scale. Finalmente erano riusciti a rimpicciolire le pietre, tanto da riuscire a smuoverle senza provocare ulteriori crolli. E da lì fu solo una sequenza di immagini strazianti.
Estrassero corpi per ore.
C'erano molti ragazzi in giro, all'ora dell'esplosione, che tornavano a casa o che si spostavano in un altro luogo di Londra per continuare la loro serata, e per molti di loro, tutti i sogni, tutte le speranze che magari avevano, si sarebbero spenti sotto quei massi.
Hermione e Alice erano state allontanate dal luogo in cui i dottori si stavano occupando dei pazienti, per non avere impicci intorno mentre tentavano l'impossibile per salvarli, così le due ragazze erano sedute appena in cima alle scale, su una panchina, osservando l'andirivieni di Auror e di persone, che si succedevano davanti ai loro occhi. I loro amici si erano offerti di aiutare ad estrarre le persone da sotto le macerie, ma loro due le avevano lasciate lì, benchè si fossero offerte di collaborare.
Forse volevano proteggerle da scene troppo crude, o forse in effetti erano troppo deboli per spostare pietre o caricarsi sulle spalle qualche ferito...fatto era che entrambe se ne stavano lì, con le lacrime agli occhi, incapaci di distogliere lo sguardo da tutto quel dolore.
-Perchè non vai da Hope?- sussurrò dopo un po' la Granger ad Alice, per l'ennesima volta, contando anche quelle in cui Mason si era fermato per dirle la stessa cosa, madido di sudore e sporco di polvere.
Che senso aveva che stesse lì a farsi del male? si chiedeva Hermione. Certo, quello poteva valere anche per lei...Ma solo in astratto. Perchè in realtà Alice poteva andare da sua figlia, e cercare di non pensare a tutto quel dolore rifugiandosi nella gioia che la piccola sapeva darle. Lei invece, qualora se ne fosse andata, ad aspettarla avrebbe trovato solo una casa vuota, e una marea di ricordi.
-No, resto qui- sibilò la Parker. La sua voce celava a malapena quanto le costasse dire quella frase. Dio solo sapeva quanto avrebbe voluto correre a casa e stringere la sua bambina, per poi aspettare con lei il ritorno di Chris. Ma in quel momento era lì che doveva stare.
-Sono un Auror, è questo il mio posto- mormorò. Non poteva andarsene. Presto sarebbero arrivati i parenti delle vittime, e dovevano pur trovare il loro conforto in qualcuno. Se erano loro i primi a crollare, e ad abbandonare il campo, cosa potevano fare coloro che soffrivano? Coloro che in quel momento avevano bisogno di aiuto?
La fermezza nella sua voce convinse Hermione a non insistere.
Era quasi l'alba, quando vide Blaise ed un altro Auror che conosceva solo di vista, salire le scale lentamente, portando una barella.
-Dovrebbe essere l'ultima- annunciò Zabini con voce rotta ai Medimaghi che si affrettarono ad andargli incontro per dargli il cambio e sollevare a loro volta la barella.
La Granger si alzò e raggiunse l'amico. I capelli d'ebano erano tutti grigi per la polvere, gli abiti laceri, le mani graffiate laddove le aveva usate per scavare quando la bacchetta non bastava.
Gli occhi incredibilmente blu erano arrossati e sgomenti. Chissà cos'avevano dovuto vedere là sotto.
-Gli altri stanno controllando se è rimasto qualcuno, poi salgono- mormorò Blaise, aiutando i dottori a spostare il corpo della ragazza, evitando con cura di guardarla.
Forse fu questo che spinse Hermione ad osservarla con più attenzione. Il pallore del suo volto, le labbra livide, gli occhi chiusi, le fecero capite subito che non ce l'aveva fatta. La colpì la catenina che portava al collo, con un ciondolo d'argento appeso che rappresentava la metà di un cuore.
Non potè impedire alle proprie lacrime di scorrerle lungo le guance, fino a rotolare giù nel colletto della maglia che indossava.
L'aveva già vista lei quella collana. Anzi, ne aveva vista l'altra metà, l'immagine esattamente speculare.
Era al collo di un ragazzo alto, bruno, che avevano tirato fuori più di due ore prima, ferito ma ancora vivo. Aveva gridato con quanto fiato aveva in corpo che la sua fidanzata era rimasta là sotto, che non dovevano occuparsi di lui ma andare a cercare lei.
E adesso era troppo tardi.
Hermione strinse i pugni, conficcandosi quasi le unghie nei palmi, per non mettersi a gridare.
Quanta gente sarebbe morta quella notte? Quante vite si sarebbero spezzate in quel modo così assurdo?
Il suo pensiero però non corse a chi ormai non c'era più...ma a chi era ancora lì. A chi dal giorno dopo avrebbe dovuto imparare a stare da solo.
Come sarebbero potuti andare avanti?
Non potevano.
Non davvero.
Una parte di loro sarebbe sempre rimasta legata a quella maledetta stazione.
Quella notte i Mangiamorte non avevano ucciso solo coloro che erano morti schiacciati dalle macerie, ma anche coloro che in quel momento erano a casa ad attenderne fiduciosi il ritorno. Cosa che non sarebbe mai accaduta.
Hermione sentì Alice passarle un braccio attorno alle spalle e stringerla a sè, con forza e decisione. Come se volesse tenerla insieme, e impedirle di cadere a pezzi, mentre la barella con la ragazza spariva sotto il tendone.
Si separarono solo quando sentirono un rumore di passi sulle scale. Erano gli Auror che, distrutti e impolverati, risalivano.
Molti loro colleghi andarono da Carrigan a fare rapporto, mentre i ragazzi si fermarono lì. Chris si appoggiò alla moglie, nascondendo il viso tra i suoi capelli.
Alice rimase sorpresa, sentendo quella stretta così disperata e forte. Era raro che suo marito si lasciasse andare in quel modo. Dopo pochi secondi infatti si rialzò, baciandole la fronte.
Harry si pulì gli occhiali, guardando ostentatamente da un'altra parte, mentre Ron si passò una mano sugli occhi, l'azzurro chiaro ormai spento.
Di lì a qualche minuto arrivò Carrigan.
-Ragazzi, è finita- mormorò -Li hanno tirati fuori tutti. Seguitemi-
Uno dopo l'altro passarono sotto il tendone blu dei Medimaghi. Decine di letti erano disposti lungo i lati, con i dottori che vi si affaccendavano intorno.
Sul fondo invece, ce n'erano una buona parte nascosti dietro una lunga tenda bianca tirata.
-La situazione è delicata- borbottò il Capo, riunendoli attorno a sè -Come voi avrete notato ragazzi...- cominciò, rivolgendosi a coloro che erano scesi nella stazione.
-C'è qualcosa che non va qui- lo interruppe Harry. -Non c'erano pietre là sotto, o almeno...non per terra!-
-Che intendi dire?- chiese stranita Hermione, non capendo lo sproloquio del suo migliore amico.
-Se mi lasciate spiegare- li rimproverò Carrigan, guardando male Potter, e riprendendo il proprio discorso -Le squadre di soccorso mi hanno detto che è stato più facile del previsto estrarre i corpi, perchè solo l'ingresso era bloccato- spiegò pazientemente alle ragazze -I binari e la banchina della metro erano sgombri-
-In che senso?- allibì Alice -Avevano detto che il soffitto era crollato per intero-
-Esatto, è così. Ma poi qualcuno ha sollevato le pietre...Infatti dopo essere riusciti a sgombrare l'ingresso, che era completamente ostruito, hanno visto che le macerie più grosse erano a mezz'aria, sotto incantesimo, anche se i calcinacci affollavano comunque il sotterraneo. Per questo c'è voluto comunque del tempo per completare il lavoro- disse il Capo degli Auror, mentre i ragazzi annuivano a conferma delle sue parole.
Hermione si morse il labbro. I suoi sospetti trovavano sempre più conferme.
-Quante vittime ci sono?- domandò angosciata.
-C'erano trentotto persone là sotto- le comunicò Carrigan -E bisogna ringraziare che in quel momento non fosse arrivato il treno, altrimenti il numero sarebbe ancora più alto.-
-D'accordo...Ma quanti sono morti?- insistette la Granger.
-Diciassette persone- mormorò l'uomo, rabbuiandosi -Gli altri ventuno dovrebbero essere fuori pericolo, anche se alcuni di loro sono ancora gravi-
Hermione si sentì cedere le ginocchia. Diciassette persone avevano perso la vita, in quella notte maledetta.
Poi si scosse.
Non era quello il momento di essere debole. Non era quello il momento di abbandonarsi al dolore.
-Posso esaminare i corpi?- chiese, tutto d'un fiato.
-I Medimaghi lo hanno sconsigliato...- cominciò Carrigan.
-Scusi, Capo, ma devo insistere. E' importante.-
-Hermione, non è un bello spettacolo- le confidò, nella voce una punta di dolcezza per la sua testardaggine, mista ad amarezza per tutte quelle vite che non era riuscito a salvare -E poi ci sono i parenti per il riconoscimento adesso.-
Per tutta risposta la ragazza marciò decisa verso il lungo paravento bianco posizionato sul fondo.
Il Capo degli Auror la seguì sconsolato. Aveva visto i cadaveri poco prima, e ancora non riusciva a togliersi quell'immagine dalla testa.
Tutte quelle vite spezzate, quei volti che conservavano un'espressione atterrita anche nella morte.
Hermione, dal canto suo, si sforzava di apparire spavalda e sicura di sè, ma aveva il cuore in gola mentre scostava il telo chiaro.
Sapeva che quel gesto le sarebbe costato lunghe notti insonni.
Come previsto sentì ben presto le lacrime pungerle gli occhi, mentre avanzava a passi lenti lungo lo stretto corridoio creatosi tra le due file di letti. Ognuno di essi era circondato da persone disperate, distrutte. Erano i parenti delle vittime, che sotto a quei lenzuoli cercavano chi un figlio, chi un fratello, chi un fidanzato.
Hermione li guardò di sottecchi, sentendosi come un'intrusa nel dolore altrui, e sentendolo al tempo stesso come proprio.
Ricordava quella rabbia, quella sensazione di impotenza, quei mille perchè che ti affollano la mente, quell'impressione che non ci sarebbe mai potuto più essere un domani.
Perchè come si può andare avanti da soli?
Come si può continuare ad affrontare la vita, ad inseguire i propri sogni, ad immaginare un futuro, quando perdi qualcuno che per te significava tutto?
Ti sembra impossibile, all'inizio. Poi però, e lei l'aveva imparato a sue spese, in qualche modo ti rialzi. E cominci, piano piano, a rimettere un piede davanti all'altro, e ad andare avanti. E ti costruisci una vita, che è totalmente diversa da quella che magari ti eri programmato, ma non hai altra scelta.
Devi imparare a stringere i denti e continuare. Da solo


Eccomi di nuovo qui! Innanzitutto vi faccio tantissimi auguri affinchè questo nuovo anno sia per voi meraviglioso, ricco di sorprese e di felicità, sperando che si realizzino tutti i vostri sogni!
So che è quasi un mese che non aggiorno, e mi scuso davvero, ma sono nel pieno degli esami (ne ho uno anche domani) e sono un po' indietro con la scrittura dei capitoli.
Una piccola precisazione, visto che in numerose recensione ho letto del fantasma di questa coppia che non ho ben capito da dove sia spuntata...Ovviamente parlo di Blaise e Ginny. Forse ho lasciato intendere io qualcosa di sbagliato, o magari ho la memoria corta..ma nella prima parte di questa storia non mi pare nemmeno che si siano parlati una volta! Mi dispiace se tutte sognavate che stessero insieme, spero che anche il rapporto tra Blaise e Pansy col tempo vi possa intrigare e magari piacere... Passo al volo ai ringraziamenti:
_araia: Innanzitutto benvenuta, sono contentissima che tu abbia cominciato a recensire la storia! Per quanto riguarda una possibile Blaise/Ginny mi spiace deluderti, ma come hai letto sopra, per ora vi tocca sopportare Pansy...Poi chissà, mai dire mai, ma non mi sembra da Blaise saltellare di fiore in fiore, quindi credo che sarà difficile che ci sia un cambio di ragazza! Grazie mille per i complimenti, spero continuerai a dirmi che ne pensi!!
roby94: Mi dispiace, ma per Draco toccherà pazientare. Ho un po' paura di scrivere di lui ormai, anche se in realtà su carta i capitoli futuri li ho già buttati giù, perchè temo davvero di deludere le vostre aspettative! Speriamo in bene...Al prossimo capitolo, un abbraccio!
Tears for fears: Lo so, sono parecchio lenta con gli aggiornamenti, e mi dispiace veramente tanto. Sono la prima che, quando legge una storia, si ritrova a maledire l'autore se posta i capitoli dopo troppo tempo...Però con l'università, lo studio e tutto il resto, di tempo ne resta poco. E a me piace ringraziarvi una per una ecc ecc, ed anche per fare questo ci vuole un po'. Detto questo, in effetti è vero, Hermione è un po' particolare. Sarà che ci ho riversato molto di me, in lei, anche senza accorgermi, quindi d'istinto ho descritto di getto la sua reazione, come la immaginavo. Giusta o sbagliata che sia...Grazie della recensione, spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
seven: Ciao Nadia! Premettendo i doverosi ringraziamenti per la tua dettagliatissima e dolcissima recensione, volevo chiarirti con più precisione di quanto ho fatto qualche riga più in su il rapporto tra Blaise e Pansy. Per ora lei è in buona fede, non è una spia dei Mangiamorte, nè niente di simile (dico per ora perchè, non avendo scritto i capitoli successivi, potrei cambiare idea da un momento all'altro). Semplicemente, dopo aver tanto odiato il suo personaggio mentre leggevo i libri, volevo provare a "redimerla". Certo, non sarà mai uno stinco di santa, anche perchè non mi piace rendere i personaggi troppo OOC, ma....non so spiegarlo nemmeno io, è quasi una sorta di sfida con me stessa scrivere di lei. E spero di non farvi rimpiangere troppo la coppia Blaise-Ginny che tutte voi volevate vedere! Grazie mille ancora Nadia, un bacio grosso!
barbarak: Spero non mi odierai, dato che Draco non è comparso nemmeno in questo capitolo! Vi prometto che lo ritroverete quanto prima! Rassicuro anche te, dicendoti che Pansy non creerà problemi...Abbiate fiducia, in lei e in me! Dimmi che ne pensi di questo capitolo, grazie davvero per la recensione..
Smemo92: Ti ringrazio per i complimenti! Sono contentissima che il capitolo ti sia piaciuto, e che tu abbia apprezzato Blaise e Pansy. Devo dire che loro due sono stati il tema portante delle vostre recensioni e, di conseguenza dei miei ringraziamenti. A quanto pare vi hanno colpito, in positivo o in negativo che sia. Grazie, grazie, grazie per la recensione!
ross_ana: Grazie per gli auguri di Natale, io te li faccio di Buon Anno, anche se in ritardo! Mi ha fatto molto piacere leggere che il capitolo è stato per te un bel regalo, soprattutto considerando che la tua recensione lo è stato per me =) Vedo che hai colto nel segno, centrando in pieno quale fosse il perno del discorso tra Pansy ed Elenie...E presto si capirà anche il perchè! Alla prossima, un bacio!
Love_doll: Non ti preoccupare per le recensioni mancate, capisco benissimo e mi fa molto piacere ritrovarti qui. Sono davvero contenta che la storia continui a piacerti, spero che ciò valga anche per quest'ultimo capitolo, anche se non c'è stata ancora la comparsa di Draco! Grazie davvero per le bellissime parole che mi hai scritto, un abbraccio grosso!!
Sognatrice85: Mi hai lasciato una recensione davvero stupenda. In pochissime parole hai racchiuso quello che ogni autrice vorrebbe sentirsi dire! Non so come ringraziarti, davvero! Spero tanto di non deluderti!

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***








Hermione si guardò intorno, riempiendosi gli occhi di quella desolazione, di quel dolore immane che la attraversava come se fosse stata trasparente.
Dopo qualche secondo sentì la mano calda e rassicurante di Harry posarsi sulla sua schiena. Eccolo lì, sempre pronto a sorreggerla e ad aiutarla.
-Gli altri?- gli chiese, sottovoce.
-Sono andati a casa a controllare la situazione. Ron invece è andato al San Mungo, a vedere le condizioni della ragazza-
-Dovremo occuparci anche di quella faccenda- intervenne Carrigan, raggiungendoli -Ma ora veniamo a noi. Cosa vuoi fare?- domandò alla Granger.
-I Medimaghi hanno esaminato i corpi?- chiese di rimando lei.
-Lo faranno più tardi, quando si sposteranno all'Ospedale. Per ora hanno solo constatato il decesso-
-Va bene. Allora credo sia il caso di far uscire i parenti- mormorò Hermione.
Il Capo degli Auror la guardò con aria interrogativa, ma poi acconsentì.
Con parole gentili invitò i presenti ad uscire per qualche minuto, con la promessa che li avrebbe fatti rientrare al più presto.
-Allora, cosa vuoi fare?- s'informò Harry, quando furono soli.
-Diciamo che ho un sospetto- disse Hermione, scostando il lenzuolo che copriva il corpo più vicino. Era un ragazzo moro, doveva avere all'incirca la sua età.
Troppo giovane per morire. Aveva ancora tutta una vita davanti.
Chissà se era innamorato..chissà che progetti, che sogni aveva.
Con mani tremanti gli sbottonò la camicia, scrutandogli attentamente il petto e le spalle. Gli alzò le maniche, guardandogli le braccia da entrambe le parti.
Udì Carrigan imprecare quando, nel voltargli il braccio destro, sull'epidermide chiara spiccò netto il simbolo che da settimane li tormentava: la tessera del puzzle, inesorabilmente nera.
-Dovevo immaginarlo- ringhiò Harry, picchiando il pugno sulla testiera in ferro del letto.
Rapidamente controllarono altre due o tre persone e, sconfitti, notarono che erano stati anch'essi marchiati.
-Come minimo in questa stanza sono tutti Mezzosangue- sibilò Hermione in tono aspro.
-La situazione ci sta sfuggendo di mano- rincarò Potter, guardando fisso Carrigan.
Quest'ultimo, dal canto suo, sembrava avere la testa da tutt'altra parte. Le mani strette a pugno, gli occhi contratti, il volto fisso verso il pavimento. Che quei maledetti dei Mangiamorte avessero mangiato la foglia? Non si spiegava altrimenti quel brusco cambio di rotta.
No, non poteva essere andato tutto storto, c'era troppo in ballo questa volta.
Il peggio era che non poteva fare assolutamente nulla per scoprirlo. L'unica era aspettare la mezzanotte, per capire qualcosa di più. E nel frattempo sperare...e pregare.


Mentre David Carrigan, diverse ore prima, con terrore era venuto a scoprire che la stazione centrale della metropolitana era crollata, da tutt'altra parte c'era qualcuno che festeggiava.
Lord Cassian Devereaux Cavendish infatti, si stava godendo i complimenti del suo più fido collaboratore, sfregandosi le mani.
-Proprio come pensavo- sogghignò, allungandosi in poltrona.
-Un ottimo piano, signore- si congratulò Jenkins, con tono reverenziale.
-Si è vero...è stata una grande idea- commentò l'altro tra sè e sè -Il nostro ospite?- chiese poi, a voce più alta.
-Arriverà a momenti-
Cavendish annuì, facendo un cenno del capo a Lasko, seminascosto dietro la porta d'ingresso.
L'Efreet sorrise, con gli occhi che scintillavano.
Passarono pochi secondi, poi dei passi risuonarono nel corridoio.
Un uomo avvolto in un mantello nero si fermò sulla porta, seguito da uno dei fedeli sgherri di Cavendish.
-Prego, entrate pure- fece quest'ultimo, con voce vellutata.
L'incappucciato mosse un passo, sospettoso, guardandosi attorno. La stanza era circolare, arredata con toni lievemente più caldi ed eleganti rispetto a quelli cupi che caratterizzavano il resto del palazzo.
Arazzi pesanti coprivano tutte le pareti, gli unici elementi di arredo parevano essere una scrivania in mogano scuro, dietro cui sedeva Cavendish, e una grossa libreria sulla destra.
Cavendish sorrise, facendogli cenno di avvicinarsi.
Forse fu il lampo di brama che attraversò lo sguardo freddo del Mangiamorte, o forse solo una sensazione...Fatto sta che l'incappucciato fece per estrarre la bacchetta.
Non fu abbastanza rapido, però.
Cavendish, già pronto a tutto, fulmineo alzò la propria, e fece in modo che la porta si chiudesse di schianto alle spalle dei nuovi arrivati.
Al contempo Lasko uscì, come un'ombra implacabile, dal proprio nascondiglio.
La lama del pugnale che stringeva nella mano sinistra brillò per un istante alla luce delle candele, quindi affondò nella spalla dell'incappucciato.
Quest'ultimo, preso alle spalle, strinse i denti per il dolore, crollando in ginocchio.
-Expelliarmus- disse Cavendish, con la voce che malcelava la gioia perversa che provava in quel momento.
L'altro, piegato davanti a lui, non tentò nemmeno di trattenere la propria bacchetta, ma lasciò che gli scivolasse via dalla mano.
-Grazie Lasko- sorrise Cavendish -Ottimo lavoro-
L'Efreet ripulì la lama insanguinata, e ripose il pugnale all'interno del mantello, facendo un passo indietro.
-Maledetto- soffiò l'uomo per terra, una mano a proteggersi la spalla, da cui il sangue già sgorgava copiosamente. -Tipico di voi bastardi attaccare alle spalle, eh?- sibilò con voce roca, fintamente divertita.
Nel giro di un secondo Cavendish gli fu addosso.
Gli posò un piede sul petto, facendolo rovesciare supino.
-E così saremmo noi quelli che strisciano alle spalle, vero?- ringhiò, perdendo per un attimo la sua proverbiale compostezza -Se c'è una cosa che mi disgusta più dei Babbani, sono i traditori del proprio sangue-
L'altro non rispose. Socchiuse appena gli occhi, sentendo le forze venirgli meno.
-E tu sei il peggiore di tutti- continuò il Mangiamorte, girandogli attorno -Hai l'oro colato nelle vene, avresti potuto diventare qualcuno, tra di noi...E invece hai tradito, e non meriti pietà-
Si abbassò di scatto, chinandosi accanto a lui e, con un gesto rapido quanto duro, gli strappò il cappuccio dal capo.
Ciuffi di capelli biondi si sparsero sulla fronte madida di sudore, arrivando quasi a coprire gli occhi semichiusi.
-Non dici più niente, Draco Lucius Malfoy?-
Per tutta risposta l'altro, con le ultime forze che gli restavano, si rialzò fulmineo con un colpo di reni, e con un pugno ben piazzato fece rovinare Cavendish miseramente a terra.
-Incarceramus!- gridò subito Jenkins. Delle corde strette si avvolsero attorno alle braccia ed alle caviglie del ragazzo, impedendogli di muoversi.
Cavendish si rialzò, passandosi una mano sulla bocca e ritraendola sporca di sangue.
-Hai appena fatto l'ennesimo errore- sibilò secco -Se mi aveva sfiorato l'idea di regalarti una morte veloce ed indolore, stai sicuro che ora sono di tutt'altro avviso-
Fece per voltarsi e tornare dietro alla scrivania, ma all'ultimo si girò di nuovo e piazzò all'altro un calcio ben assestato in pieno stomaco, facendolo piegare su sè stesso con un gemito.
-Lasko- ordinò poi, sistemandosi il mantello -Portalo di sotto, e fà in modo che non lo trovi nessuno-


Ronald Bilius Weasley non tornò a casa quella notte.
Senza nemmeno ripulirsi dalla polvere per poi riposarsi un po', si Smaterializzò direttamente al San Mungo. Raggiunse in una manciata di minuti la stanza della ragazza, strada che ormai sapeva a menadito.
Entrò senza far rumore e si sedette sulla poltrona accanto al letto della ragazza.
O meglio, accanto al letto di Sophie.
Da quando aveva capito chi fosse, da quando finalmente lei aveva riacquistato un'identità, Ron aveva fatto l'impossibile per trovare la sua famiglia, per mettere insieme i pezzi di un'esistenza che a lui era completamente sconosciuta.
Voleva che smettesse di essere solo la vittima di un attacco, e nulla più.
Voleva che potesse trovare almeno una persona cara al suo fianco, quando si sarebbe risvegliata.
E invece non era riuscito a rintracciare nessuno. Aveva solo un nome ed un cognome. Sophie LeBlanc, spuntati fuori quasi per caso da un bando di concorso.
Nessuna data di nascita, nessun domicilio. Dai dati trovati nemmeno aveva frequentato Hogwarts.
E tutte le famiglie LeBlanc che era riuscito a contattare negavano di avere una figlia o una sorella di nome Sophie.
Era sola.
E al suo fianco, quando avrebbe finalmente riaperto gli occhi, avrebbe trovato solamente un ragazzo dai capelli rossi e lo sguardo buono.
Colui che le aveva salvato la vita e che da quasi un mese vegliava sul suo sonno.
Così, quella mattina, quando Sophie aveva sbattuto appena le lunghe ciglia scure, per poi aprire piano gli occhi, lui era lì, a stringerle la mano.
La ragazza tentò di muoversi, ma era troppo debole, così si limitò a guardarlo, confusa e un po' spaventata.
-Non ti preoccupare- le sussurrò il rossino, cercando di tranquillizzarla -Sei in ospedale. Io mi chiamo Ron Weasley, sono un Auror e presto ti spiegherò tutto-
Sophie mosse la bocca come per dire qualcosa, ma non riuscì ad articolare alcun suono. Ron guardò il dottore, fermo sulla porta.
-E' perfettamente normale- spiegò l'uomo -Ha avuto un grosso shock, e ci vorrà ancora qualche giorno prima che possa riprendere un sufficiente possesso delle sue facoltà-
Weasley annuì, mentre lo sguardo gli cadeva sulla giovane recluta piazzata come sempre fuori nel corridoio.
Gli sfuggì un ringhio rabbioso. Era sempre quel ragazzino impedito dell'altra volta, che all'occasione si alternava con due o tre novellini nel piantonare la stanza.
Sebbene Carrigan gli avesse detto che non poteva, con i tempi che correvano, impiegare Auror più esperti per stare tutto il giorno davanti ad una porta, anzichè mandarli in giro per le strade, a lui quella situazione non andava proprio giù.
Non era tranquillo.
Sebbene il San Mungo fosse un luogo sicuro, l'esperienza gli insegnava che un malintenzionato non ci avrebbe messo molto ad entrare lì dentro.
E troppi avrebbero avuto interesse a chiudere una volta per tutte la bocca a quella ragazza, soprattutto adesso che si era svegliata e presto avrebbe potuto parlare.
Urgeva una soluzione.
E lui già ce l'aveva.
-Dottore, potrei parlarle qualche minuto nel suo ufficio, per favore?- disse sottovoce.
Era ora di correre ai ripari.


Lord Cassian Devereaux Cavendish quella notte dormì solo qualche ora. Aveva finito tardi di sbrigare i suoi affari, ma decise di riposarsi quel tanto che bastava per essere ben lucido durante l'importante riunione che avrebbe avuto luogo quella stessa mattina.
Si svegliò prestissimo, girandosi tra le coltri di seta, soddisfatto.
Tutto era andato secondo i piani,
Gli Auror beffati, quel traditore di Malfoy in trappola....e diciassette tasselli in più per il rituale.
Erano a buon punto.
Guardò distrattamente l'orologio. Erano appena le sei...Praticamente l'alba.
Tempo un'ora e sarebbero arrivati tutti. Aveva giusto il tempo di prepararsi e di andare a controllare il suo prigioniero.
Venti minuti dopo era vestito di tutto punto, e uscì dalla propria stanza rapidamente, ordinando nel frattempo ad un elfo domestico di far preparare la sala riunioni entro breve tempo. Poi proseguì, scendendo la stretta scala a chiocciola nascosta dietro un arazzo, che celava l'ingresso ai sotterranei.
Doveva ancora una volta ringraziare Jenkins e la sua abilità, per quel lavoro stupendo.. Quel luogo, o per meglio dire quella sorta di palazzo, infatti non esisteva.
Prima al suo posto vi era solo uno scantinato polveroso e pieno di topi, a cui si accedeva mediante una porta scalcinata in un malfamato quartiere di Londra.
Jenkins ci aveva messo un pomeriggio intero a creare quello sfarzo tetro, quell'imponente ricchezza. Cavendish gli aveva fatto costruire quel palazzo in modo che esso somigliasse alla casa in cui aveva passato l'infanzia, con l'aggiunta di qualche piccola modifica.
Come la prigione.
Nella sua vecchia casa, che lui sapesse, quella scala a chiocciola conduceva ad un semplice sotterraneo che suo padre utilizzava come nascondiglio per i suoi loschi traffici ed alcuni oggetti oscuri, occultandoli così da eventuali controlli del Ministero.
Ora invece là sotto c'era un luogo uscito direttamente dalla sua mente, e di cui era particolarmente orgoglioso.
Scese la scala, ritrovandosi in un corridoio scuro, illuminato a malapena da fiaccole.
Ai lati di esso vi erano due file di gabbie, dalle spesse sbarre pesanti, chiuse da sigilli.
Se all'inizio far costruire quel luogo era stato per lui poco più di un capriccio, ora invece lo trovava estremamente utile.
Anzi, utilissimo, pensò, accostandosi alla terza gabbia sulla destra, l'unica occupata.
Draco Lucius Malfoy era in fondo ad essa, in ginocchio, con la schiena appoggiata al muro e i polsi imprigionati da manette ai lati della testa.
Lasko non doveva esserci andato troppo leggero con lui. I capelli erano scompigliati, gli occhi chiusi, il volto terreo.
Evidentemente aveva perso molto sangue. La camicia bianca, un po' strappata in alcuni punti, era letteralmente inzuppata di rosso, soprattutto sulla spalla.
-Se mai uscirò di qui- sibilò ad un tratto il ragazzo, con voce bassissima -Non ti basterà l'Inferno per nasconderti da me-
Malfoy aprì gli occhi, grigi come il mare in tempesta, appena lucidi per il dolore.
Cavendish, nascondendo dietro un sorriso gelido la sorpresa di non averlo trovato quantomeno svenuto, si accostò maggiormente alle sbarre.
-Non credo che tu sia nella posizione adatta per fare minacce, sai?- ghignò.
-Crucio- mormorò poi, con voce quasi melliflua, levando la bacchetta.
Il biondino non si accasciò per terra giusto perchè le manette lo tenevano fermo. Strinse i denti, imponendosi di non gridare.
Quel maledetto...
-Non ti serve a nulla fare l'eroe- gli disse dolcemente Cavendish -Saresti dovuto passare dalla parte giusta quando era il momento-
-E' quello che ho fatto- soffiò Draco, sorridendo appena.
-Ah già dimenticavo...Per te la parte giusta è quella di quegli sporchi Auror- considerò il Mangiamorte -Avevo qualche sospetto su di te, ma non ero ancora arrivato a pensare che tu fossi in combutta con loro-
Per qualche istante nessuno dei due parlò, quindi Cavendish schioccò le dita, ed un elfo apparve al suo fianco. L'uomo gli ordinò qualcosa sottovoce, e quello sparì.
-Tanto è solo questione di avere pazienza- continuò poi tranquillamente -Tempo qualche giorno e schiaccerò gli Auror...A cominciare dai Mezzosangue. Per di più non mi risultà che ce ne siano molti...Sarà un lavoro breve-
-Stà lontano da lei- ringhiò Malfoy, scattando in avanti, ma ricadendo subito a terra, bloccato dalle manette.
-Non credevo che quella lurida mezzaBabbana della Granger ti stesse tanto a cuore- sogghignò Cavendish -Ma ora che lo so, potrò premurarmi di portartela qui, dopo che le avrò tagliato la gola..-
Dei passi sulle scale interruppero il suo sproloquio. Lasko e altri due Mangiamorte si posizionarono accanto a lui.
-Sai- riprese, con tono di scherno -Se non avessi tanto ribrezzo del suo sangue, credo che mi divertirei un po' con lei. E' molto bella...ed è un peccato non poterci fare nemmeno un pensierino-
Un ringhio basso si fermò nella gola di Draco, ma prima che potesse dire alcunchè, Cavendish mormorando alcune parole aprì la porta della gabbia, facendovi entrare gli uomini.
-Lasciatelo vivo, mi raccomando- mormorò infine -Non ho ancora terminato con lui-
E, detto questo, risalì, sorridendo nel sentire il rumore ed il conseguente gemito di un pugno andato a segno.


Beh ragazze...direi che stavolta non potete proprio lamentarvi! Draco ha fatto la sua entrata in scena, finalmente...Sarete contente, no? Si, ecco, è stato giusto un po' malmenato, nemmeno stavolta ci sono andata leggera con lui, ma presto(forse) le acque si calmeranno.
Lo so, come sempre aggiorno con un ritardo indecente, ma come ho già detto sono sotto esami e non ho proprio tempo per pubblicare, nè tantomeno per scrivere. Verso la fine di febbraio però ricominceranno le lezioni, quindi sicuramente riuscirò ad essere più regolare con i capitoli, o almeno spero.
Ultima cosa. So che avevo detto che, nonostante ci fosse la possibilità di rispondere privatamente alle recensioni, io avrei continuato a inserire i ringraziamenti a fine capitolo...beh, contrordine. A partire dai vostri prossimi commenti, vi risponderò nel nuovo modo, perchè ci si impiega decisamente meno tempo e mi riserverò questo spazio per rispondere ad eventuali domande che ho riscontrato più volte, o per precisare qualcosa. Quindi tenete d'occhio la vostra casella =)
Anche adesso non riesco a ringraziarvi una per una, perchè ho trovato appena il tempo di scrivere queste poche righe. Come sempre mando un abbraccio fortissimo a tutte, e uno in particolare a jajacullen, a HailieJade, a l4lla e a Cristina F, nuove lettrici che spero davvero continueranno a seguirmi.
Ho notato molte domande su Draco nelle recensioni, e spero abbiano trovato risposta in questo capitolo, in caso contrario chiedete pure di nuovo, e vi darò le opportune delucidazioni!
Un bacione enorme!
Gaia



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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***








Hermione, in quello stesso momento, stava rientrando a casa, con una strana sensazione addosso.
Era come se non fosse quello il luogo dove sarebbe dovuta essere.
Aprì la porta e, appena mosse un passo, la sua catenina cadde per terra.
Si chinò per raccoglierla, e vide che si era rotto il gancio della chiusura.
Spezzato di netto.
Strano. In sei anni non era mai accaduto.
Lo riaggiustò con un incantesimo, e indossò nuovamente la collana.
-Finalmente ti trovo- sbottò una voce burbera alle sue spalle.
Accorgendosi di non avere nemmeno chiuso la porta, Hermione vide Peter avanzare a passo di carica verso di lei. Erano giorni che non si vedevano, e la Granger si ricordò solo in quel momento della sua esistenza.
Non aveva nessuna voglia di discutere con lui, però, quella mattina.
Non dopo una nottata come quella appena trascorsa, così uscì sbattendosi la porta alle spalle, come se lui l'avesse colta in procinto di andare via.
-Come mai qui così presto?- gli chiese. Dopotutto non erano nemmeno le sette.
-A quanto pare è l'unica ora alla quale posso trovare a casa la mia fidanzata- spiegò lui, calcando sull'ultima parola. -Piuttosto, dove stai andando?-
-Al lavoro...Sono in ritardo, mi spiace- spiegò lei, frettolosa.
-Ma se ti ho appena vista rientrare!- protestò lui, fregandola. Salì i gradini e la raggiunse sul portico.
-Ehm...sì- borbottò lei, alla disperata ricerca di una scusa -Ma il Capo mi ha chiamata, e mi ha detto di raggiungerlo urgentemente-
-D'accordo- bofonchiò Peter, mentre lei già gli urlava un "ciao" distratto e tentava di allontanarsi.
-Aspetta!- disse lui allora, bloccandole il polso e riportandosela vicina. -E' questione di un minuto, promesso-
Hermione sospirò, poi acconsentì. -Dimmi-
Per tutta risposta Randall si chinò, mettendosi in ginocchio di fronte a lei.
Oh no.
Mentre lei lo guardava sgomenta, pregando che tutto ciò non stesse accadendo sul serio, lui mise una mano all'interno della propria giacca, estraendone una scatolina di velluto rosso.
Oh no. Oh no. Oh no.
-Hermione Jean Granger, vuoi farmi l'onore di diventare mia moglie?- domandò Peter, cerimonioso, aprendo al contempo il cofanetto sotto lo sguardo impietrito della ragazza.
All'interno vi era un anello, ovviamente. Un anello che Hermione non avrebbe saputo definire in alcun modo se non ingombrante.
Era grosso, d'oro massiccio, con un'imponente pietra incastonata sopra.
-E' della mia famiglia da generazioni- spiegò il ragazzo, orgoglioso.
Lei non aprì bocca. Rimase bloccata, le mani lungo i fianchi, ad osservare Randall e l'enorme anello con un'espressione di puro terrore.
E adesso cosa cazzo faccio?
Questa domanda le lampeggiava in fronte a caratteri cubitali.
-Tesoro...dovresti dire di sì!- le ricordò affettuosamente Peter.
Cosa cosa cosa???
Hermione fece un mezzo passo indietro, deglutendo.
Nessuna parola le era sembrata più difficile, e più impensabile, da pronunciare.
Così, senza rifletterci un secondo di più, girò sui tacchi e corse via, Smaterializzandosi appena fuori dal cancello.


-Mi ha chiesto di sposarlo! Di sposarlo! Ti rendi conto?-
Sì, Elenie Grace Zabini se ne rendeva conto eccome, visto che Hermione era arrivata a casa sua come un tornado, buttandola giù dal letto e adesso faceva avanti e indietro per la cucina, con una tazza di camomilla stretta tra le mani.
Ma era la settimana dei pazzi che le invadevano la cucina, quella?
-Gli avrai detto di no, spero- bofonchiò Harry, entrando in quel momento con addosso boxer e canottiera.
Senza attendere risposta infilò la testa nel frigo, troppo rincoglionito dal sonno per capire fino in fondo la gravità di quello che aveva detto la sua amica, soprattutto considerando che erano da poco passate le sette e lui aveva alle spalle nemmeno due ore di sonno.
-Caffè?- gli chiese Elenie, allungandogli una tazza, e appoggiando poi la testa al tavolino.
-Per tua informazione non gli ho detto nulla, me ne sono andata- sbuffò Hermione, ravviandosi i capelli.
-Vuoi dire che è ancora là in ginocchio?- allibì Harry, sbattendo più volte gli occhioni verdi.
-Beh, dopo un quarto d'ora si sarà ben rialzato- commentò la Zabini sogghignando.
-Qualunque cosa ti abbia detto quel coglione di Randall, spero proprio che tu gli abbia detto di no!-
La Granger si voltò giusto in tempo per vedere Blaise entrare ciabattando, tutto insonnolito.
-Che ci fai sveglio?- gli domandò sua cugina.
-Facevate un casino assurdo!-
-Tu comunque stanne fuori- si intromise acida Hermione -Meglio che da oggi in poi stia ben lontano dai matrimoni altrui-
-Matrimonio?- rantolò Zabini -Ti ha chiesto sul serio di sposarlo? Non ci credo!-
-Grazie Blaise- ringhiò la ragazza incrociando le braccia.
-Ma no Herm...Non lo dicevo per te...Cioè, ha fatto benissimo a chiedertelo, ovviamente...Ma ti prego, dimmi che l'hai rifiutato!- biascicò l'ex-Serpeverde.
-Veramente non ha risposto- sorrise Elenie, tutta giuliva -L'ha lasciato lì come un pinco-
-Fammi capire Granger...Davvero avresti rifiutato il rampollo della famiglia Randall?- mugugnò Pansy Parkinson, entrando giusto in tempo per dire la sua.
-Devo aspettarmi altri arrivi teatrali?- bofonchiò Hermione, senza nemmeno salutarla dopo sei anni che non la vedeva.
-Se proprio non lo vuoi, digli che lo sposo io!- ghignò Pansy -Hai presente che se ti metti con uno così hai il futuro assicurato?-
-Ehi!- si offese Blaise, mentre la sua ragazza se la rideva sotto i baffi.
-Non posso sposare uno solo perchè mi converrebbe farlo, Parkinson. Ti dice niente la parola "amore"?-
-Dio, Granger...Non sei cambiata affatto!- sbuffò la mora, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia.
Hermione stava seriamente pensando di uccidersi o, ancora meglio, soffocare quella vipera, quando il campanello attaccò a suonare insistentemente.
Harry andò ad aprire e venne praticamente investito da Alice e Laine, che si proiettarono in casa.
-Cos'è questa storia?- sbottò Alice, con un tremolìo di eccitazione.
-Fammi vedere l'anello- gridò Laine, unendosi all'amica.
-Calma, calma- mormorò la Granger, non riuscendo a capacitarsi di tutto quel casino -Non gli ho risposto-
-Oh lo sappiamo, e ne siamo molto felici- ridacchiò la Parker, beccandosi un'occhiata di traverso -Ma volevamo vedere almeno l'anello! Dov'è?-
-Alt- la bloccò Hermione -Ma voi come diavolo lo sapete?-
-Ci ha mandato un messaggio Elenie- spiegò Laine, mentre la Benèfica si faceva piccola piccola nel suo angolino.
Ora li stermino tutti, pensò la riccia, furibonda.
Ma possibile che quelli manco sapevano la riservatezza dove stesse di casa?
Per fortuna che Ron era al San Mungo, e gli altri tre fossero troppo dormiglioni per alzarsi così presto, così almeno le avrebbero risparmiato i loro commenti.
Però...nonostante tutto, vedere i suoi amici ridere attorno a lei le toglieva un gran peso. Erano a pezzi dopo la nottata, e quell'assurda proposta di matrimonio se non altro era servita per alleggerire gli animi.
-Allora questo anello?- tornò alla carica la Harris.
-Ce l'ha Peter-
-Stai scherzando?- allibì la bionda -Gliel'hai lasciato?-
-Certo- disse Hermione -Ti ho detto che non gli ho risposto, quindi non me l'ha messo al dito.-
Grazie a Dio, avrebbe voluto aggiungere.
-Beh, potevi rubarglielo e fuggire via!- la prese in giro Elenie.
-Ovvio che avrebbe dovuto farlo!- bofonchiò Alice, delusa e serissima -Chissà quanto l'avrà pagato, ricco com'è! Se l'avessi rivenduto ci avresti fatto un sacco di soldi-
La Granger, capendo che l'amica non scherzava affatto, era in procinto di sbattere la testa contro il muro, quando un gufo planò sul davanzale della finestra.
-Pansy, è per te- annunciò Elenie afferrando la busta.
La Parkinson sospirò, facendosela passare e aprendola con un coltello. Scorse quelle poche righe rapidamente, quindi stracciò il foglio.
-Cattive notizie?- chiese la Benèfica.
-Mio padre- borbottò con noncuranza la ex-Serpeverde -In pratica mi consiglia di non farmi più vedere, sottolineando che mi hanno gentilmente diseredato. Ah- aggiunse poi, rivolgendosi a Blaise -Ha anche detto che se ti trovano puoi considerarti morto, o qualcosa del genere-
Zabini deglutì rumorosamente, quindi scostò le tende e aprì la finestra per guardare fuori, come per sincerarsi che non ci fosse nessuno appostato dietro la siepe.
Non vide nessuno, ma rischiò ugualmente la vita, dato che proprio in quel momento un secondo gufo planò davanti a lui a rotta di collo, schiantandosi giusto sulla sua testa. Harry si precipitò a soccorrerlo, aiutandolo a levarsi le piume di dosso, mentre Laine si dava da fare per rianimare il povero animale.
-Sbaglio o è il gufo di Ron?- domandò, mentre lo rimetteva in sesto.
-E di chi altri?- bofonchiò Blaise -Sarebbe ora che lo mandasse in pensione-
Il povero Errol infatti aveva ormai raggiunto una veneranda età. Era lentissimo e tutto spelacchiato, ma Ron gli era troppo affezionato per liberarsi di lui.
-Va beh..che dice comunque?- chiese Harry.
La Harris sfilò la lettera dalla zampina del gufo, passandola all'amico.
-Ehi- esultò lui -Dice che la ragazza al San Mungo si è svegliata!-
-Sul serio? Bisognerà avvertire Carrigan- disse Hermione.
-Ci ha già pensato lui, a quanto pare- annunciò Potter, continuando a leggere -Ad ogni modo non può ancora parlare, per ora ha solo aperto gli occhi...Ma è già un inizio!-
-Ah uffa...- protestò la Granger -Dovremo aspettare ancora!-
Ormai non le sembrava di fare altro. Sospesa...in attesa di cosa, però?
Non era più in grado di prendere decisioni. Anche a Peter non aveva risposto.
Non era così determinata a rimanere sola da rifilargli un secco no, ma nemmeno innamorata di lui al punto di urlargli un entusiastico sì.
Lei aspettava qualcos'altro. Qualcosa di più.
Ed era ben decisa a capire se avrebbe potuto averlo di nuovo. E l'avrebbe fatto subito.


Nello stesso momento Lord Cavendish stava entrando nella stanza delle riunioni, dove già sapeva che ad attenderlo vi erano numerosi Mangiamorte, pronti a garantirgli il loro appoggio dopo l'impresa di quella notte. Ripassò mentalmente il discorso.
Doveva essere il più chiaro possibile nell'esporre il suo piano...Ora che aveva eliminato tutte le possibili minacce, era molto più tranquillo nel fornire i particolari del rituale. E poi, con quei diciassette morti in più avevano fatto un notevole passo avanti.
E il Mondo Magico sarebbe stato ai suoi piedi.
Frattanto, nella sua cella, Draco Lucius Malfoy languiva. Il sangue perso gli aveva tolto tutte le forze, ne sentiva il sapore metallico in bocca, dopo il pestaggio da parte di quei maledetti.
Merda. Non doveva finire così. C'erano ancora troppe cose in sospeso, troppe cose da sistemare.
Osservò le piccole gocce di sangue cadere ritmicamente dalla propria spalla e dal proprio volto e finire sul pavimento, come se scandissero un tempo che ormai stava per esaurirsi.
Gli sembrava di essere tornato a sei anni prima, quando quella lama l'aveva trapassato da parte a parte. Anche lì aveva creduto di morire.
Ma quella volta era stato diverso. Non aveva rimpianti, se non quello di lasciare lei. Poteva dire di aver fatto tutto quello che aveva voluto.
Aveva mandato affanculo un ideale in cui non credeva, si era messo in gioco. Aveva imparato finalmente a combattere per difendere sè stesso, ma soprattutto per difendere coloro a cui teneva.
E si era innamorato.
Ora invece doveva finire di fare molte cose. Doveva ancora dare molte spiegazioni. Doveva riprendersi la sua vita e chiudere i conti col passato, una volta per tutte.
E doveva rivederla, almeno per un ultimo momento. Ma già sei anni prima era stato graziato e salvato, dalla persona da cui meno se l'aspettava.
Suo padre.
Non avrebbe mai potuto farlo questa volta. Nemmeno un uomo astuto come Lucius Malfoy avrebbe potuto indovinare il posto in cui era rinchiuso. A meno che...
Con un male atroce alla spalla cercò di tirarsi su, puntellandosi sulle ginocchia, finche non riuscì a posare le piante dei piedi a terra. Le manette che lo inchiodavano al muro erano piuttosto basse, quindi era costretto a tenere le gambe piegate e la schiena inarcata, in una posizione dolorosa e scomodissima.
Si mise in equilibrio su un solo piede, mentre con l'altro tentava di alzare un pochino il pantalone.
Eccolo lì.
Stretto alla sua caviglia da quasi sei anni, una sorta di bracciale nero, sottile.
Il mezzo con cui Lucius l'aveva segregato per tutto quel tempo.
Mandava dei segnali magici, che servivano costantemente ad indicare la sua posizione, e che venivano ricevuti immediatamente da un identico strumento, che si trovava al polso di suo padre.
Gli avevano preso la bacchetta, in modo che lui non potesse disattivarlo, anche se comunque Draco non aveva la più pallida idea di come fare.
Poteva così girare liberamente per Villa Malfoy, e al primo accenno di uscirne, la sua intenzione veniva segnalata, e lui bloccato e riportato in casa.
Quanto li aveva odiati. Quanto tempo aveva cercato un modo per fuggire, per comunicare con l'esterno...Ma nulla.
Finchè un giorno, circa un anno prima, aveva trovato quasi per caso la controformula, per "spegnere" quel dispositivo. Bastava semplicemente ruotarlo, sei volte a destra e nove a sinistra. Privo di ogni legame, era riuscito a recuperare la propria bacchetta, e a lasciare per sempre quella gabbia dorata. Fino a raggiungerne un'altra, ancora peggiore.
Adesso avrebbe dato qualsiasi cosa perchè la sua posizione potesse essere segnalata. E quel cerchio di metallo era la sua ultima speranza.
Con attenzione fece ruotare di nuovo il bracciale, con la punta dell'altro piede. Ci vollero diversi tentativi, ma alla fine l'oggetto si illuminò.
Draco riabbassò il pantalone, con un sospiro. Ora poteva solo sperare.


Hermione Jean Granger rientrò in casa nel primo pomeriggio, pregando che ormai Peter se ne fosse andato. Grazie a Dio era così, anche se lei stessa sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo. In fondo era conscia che non ci sarebbe potuto essere futuro.
Non lo amava...Non avrebbe mai potuto farlo, nemmeno in mille anni.
Eppure l'idea di lasciarlo la spaventava. Senza l'illusoria prospettiva di una vita da costruire con lui, o con qualcuno, i fantasmi del passato l'avrebbero tormentata senza pietà.
Se solo fosse rimasta sola, non avrebbe avuto scampo. E poi, dopo quest'ultima novità di Draco...Chissà, magari se fosse stata depressa e fragile come qualche anno prima, magari ci sarebbe cascata con tutte le scarpe.
Adesso non poteva permetterselo.
Doveva vederci chiaro, una volta per tutte. Uscì e si Smaterializzò.
Riapparve in un luogo che aveva visto solo una volta, cinque anni prima, durante la ricerca degli Horcrux.
Villa Malfoy.


Ragazze, eccomi qua! Ero già pronta ad aggiornare una settimana fa, ma prima un virus mi si è infilato nel computer e ho dovuto farlo sistemare, e poi mi è sparito il programma per l'html...Insomma, il destino mi è avverso ultimamente!
Ad ogni modo alla fine ce l'ho fatta. Come ho già detto i ringraziamenti li troverete nelle vostre caselle personali...
Qui do semplicemente un abbraccio generale e vi annuncio che ormai manca moooooolto mooooolto poco all'evento che credo tutte aspettiate...Non so dirvi se già nel prossimo capitolo o poco dopo, perchè devo ancora definirlo, ma giuro che ormai ci siamo!
Un bacione grandissimo, ci sentiamo al prossimo capitolo!


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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***













Hermione Jean Granger guardò la tenuta. Sembrava assolutamente abbandonata, da lungo tempo ormai. Il prato era alto, ed erbacce spuntavano ovunque. La grande casa però le faceva lo stesso effetto imponente e austero di quando vi era stata l'ultima volta. Con la sola differenza che cinque anni prima era certa che vi avrebbe incontrato con ogni probabilità la morte.
Ora però, chissà come, il cuore le batteva altrettanto forte.
Aveva paura di ottenere risposte che non voleva, a domande che non sapeva nemmeno lei se avrebbe mai avuto il coraggio di fare.
-Alohomora- sussurrò, facendo scattare la serratura del pesante cancello, accompagnandolo poi lentamente con la mano in modo che non cigolasse.
Non doveva assolutamente farsi sentire.
Se, come sembrava dai resoconti sul libro trovato nella stanza a casa di Harry, c'era davvero qualcuno in quella casa, era meglio coglierlo di sorpresa.
Evitò il viale principale, che conduceva direttamente all'enorme portone d'ingresso, e tagliò invece attraverso il prato, soffermandosi dietro ad ogni albero per studiare la situazione.
La casa sembrava disabitata. Le tende erano tirate, le pareti leggermente scrostate e coperte d'edera, i vetri sporchi.
I Malfoy se n'erano andati silenziosamente cinque anni prima, dopo la caduta di Lord Voldemort, e si erano dati alla macchia.
In quel modo avevano evitato la prigione, e gli Auror dopo alcune ricerche avevano lasciato perdere.
Si diceva fossero emigrati in Francia, dove possedevano delle tenute, e dove comunque non potevano nuocere a nessuno.
Hermione, rassicurata da quel silenzio e ormai quasi convinta che le ipotesi di Harry e Jay fossero delle gran cavolate, stava per andarsene via.
Eppure, quella casa l'attirava come non mai. L'impulso di entrarvi era enorme...
Forse perchè era il luogo in cui Draco aveva trascorso gran parte della sua vita, o forse perchè in cuor suo sospettava qualcosa, fatto sta che in pochi istanti si portò di fronte al portone d'ingresso.
Se Carrigan avesse saputo cosa aveva in mente di fare l'avrebbe retrocessa, ma ormai lei aveva deciso.
-Bombarda Maxima!- urlò, puntando la bacchetta sul portone di quercia davanti a lei, che saltò in aria.
Probabilmente ci aveva messo un po' troppa energia, dato che i calcinacci e la polvere le si rovesciarono tutto intorno. Lei se ne fregò, e oltrepassò il buco creatosi sporcandosi tutta.
-Narcissa, corri!- sentì urlare una voce, a lei purtroppo ben nota.
Lucius Malfoy, indossato il mantello, stava affannandosi a salire le scale che portavano al piano di sopra.
-Stupeficium!- gridò Hermione, colpendo dritto alla schiena dell'uomo, che svenne.
La ragazza fece Levitare il corpo fino a sè, facendolo poi ricadere su una poltrona dell'ampio salone.
Guardò il volto del Mangiamorte. Non era affatto cambiato. Appena un po' invecchiato, forse, e dimagrito, ma nulla più.
-Innerva- mormorò, decisa, dopo avergli accuratamente sfilato dalla mano la bacchetta. Lucius rinvenne, dilatando prima gli occhi per lo stupore, ma subito dopo contraendoli per la rabbia.
-Maledetta Granger- ringhiò -Che ci fai qui?-
-Potrei chiederle io la stessa cosa...- ribattè la ragazza, con voce dura. In realtà dentro però, sentiva le sue certezze sgretolarsi piano piano. E vedere gli occhi grigi di Malfoy, così uguali a quelli di Draco, la uccideva.
-Lurida Mezzosangue...-borbottò Lucius.
In un istante si trovò la bacchetta di Hermione contro la gola.
-Non credo che lei sia nella posizione di poter offendere-
-Lucius! Lucius! Che succede?-
Una donna molto bella e ben vestita corse giù dalle scale. Non appena vide il marito in compagnia però, rallentò l'andatura, ricomponendosi all'istante, come se fosse del tutto normale vedere il proprio ingresso totalmente distrutto, e il proprio uomo seduto in poltrona, con una bacchetta puntata addosso.
-Granger- disse compìta Narcissa, salutando la ragazza.
Hermione non rispose, troppo stupita dalla tranquillità della donna.
-Per cortesia, sposta la bacchetta dal collo di mio marito, e dammi una mano a sistemare il portone, prima che qualcuno da fuori lo noti-
-Mi prende in giro?- sbottò la riccia.
-Hai la mia parola d'onore che nessuno ti farà del male.- continuò con tono piatto ma elegante Narcissa, come se stesse recitando frasi imparate a memoria.
-Certo...Come se le promesse di due Mangiamorte contassero qualcosa!-
-Credimi, non abbiamo alcun interesse a farci trovare. E le tracce di un Auror morto porterebbero senz'altro qui mezzo Ministero-
Hermione pensò che non aveva altra scelta se non assecondarla. Così fece un paio di passi indietro in modo da tenere sempre Lucius sotto tiro e, insieme alla Signora Malfoy, sistemò il portone.
-Ti ringrazio.- disse seria la bionda- Posso ora sapere il motivo della tua visita?-
-Voglio delle risposte. E solo voi potete darmele-
-Prego-
Lucius Malfoy si lasciò sfuggire un gemito rabbioso. Doveva aspettarsi una cosa del genere.
E poi, vedere sua moglie così gentile con un Auror Mezzosangue gli gelava il sangue. Ma sapeva che lei nella Grager vedeva una speranza.
La speranza di riportare Draco lì con loro, a casa.
Era da quando il figlio era sparito che Narcissa insisteva per chiedere aiuto agli Auror.
Sentiva che si sarebbe messo nei guai, e voleva trovarlo, ma lui era sempre riuscito a farla desistere, sottolineando il fatto che di certo non potevano mettersi in contatto con un Auror senza essere immediatamente arrestati.
Ed invece, sorte maledetta, uno di loro adesso ce l'avevano in casa.
-Basta così- intervenne allora l'uomo -Non ho intenzione di continuare questa messinscena. Granger, fuori di qui-
-Le ricordo che la posso far arrestare in men che non si dica- disse Hermione, con uno sguardo disgustato addosso.
La ripugnava stare lì a parlare con quei delinquenti, ma non poteva fare altro.
-E io ti ricordo che siamo due contro una. Nel momento in cui tu scaglierai un incantesimo contro di me, mia moglie farà lo stesso su di te-
La Granger valutò la situazione. In effetti Malfoy non aveva tutti i torti. Certo, poteva sempre lanciare un Expelliarmus su Narcissa, ma chi le garantiva che l'uomo non le si sarebbe scagliato addosso per atterrarla?
Doveva agire d'astuzia.
-Non sono qui per arrestarvi, ve lo giuro- promise, tentando di non apparire minacciosa. Avrebbe voluto solo strangolarli con le sue stesse mani, per tutto quello che le avevano fatto patire cinque anni prima, ma doveva controllarsi.
-E allora per cosa?-
-Devo farvi delle domande. Su Draco-
Narcissa Malfoy, udendo il nome del figlio, si sentì stringere il cuore. Vide gli occhi di quella ragazza, improvvisamente non più rabbiosi mentre pronunciava quelle parole, ma persi e speranzosi.
Tutte le regole e i valori con cui era cresciuta, le imponevano di disprezzarla, ma come poteva provare un odio così totale per qualcuno che amava suo figlio in quel modo?
Non ci riusciva. Senza contare che la Granger era l'unico mezzo che aveva per riportare Draco a casa.
-Narcissa, accompagna la Signorina alla porta- disse Lucius in un rantolo.
-No, per favore- lo supplicò la donna -Ci potrebbe essere d'aiuto-
-Fai come ho detto, ti prego-
-Ma perchè?- insistette Narcissa -Facciamo almeno un tentativo!-
La donna aveva uno sguardo sottomesso, e allo stesso tempo disperato.
-Di cosa state parlando?- si intromise Hermione, non riuscendo a capire.
-Niente. Granger, mio figlio è morto sei anni fa- disse secco Lucius, alzandosi dalla poltrona -E mia moglie ancora lo piange. Non puoi venire qui a riaprire vecchie ferite, e pretendere spiegazioni. Ora vattene-
Narcissa incurvò le spalle, sconfitta. Suo marito aveva messo la parola fine al discorso, e ancora una volta lei non riusciva a dargli contro.
Hermione non aggiunse altro, sentendo il cuore ancor più pesante di prima. Aveva avuto la conferma che le serviva, eppure lo sguardo della moglie di Lucius le diceva che c'era molto di più dietro.
Allo stesso modo però, sapeva che non avrebbe ottenuto nient'altro quel giorno. Fece qualche passo indietro, decisa a raggiungere il portone senza mai dare le spalle a quei due.
Era quasi arrivata alle sue spalle, quando vide Malfoy fare un scatto, e alzare d'impulso la manica del mantello che indossava.
Al suo polso vi era una sorta di bracciale scuro e sottile. Hermione lo guardò incuriosita, chiedendosi che strano gingillo fosse.
In quel momento era illuminato, e stava mandando bagliori rossi a intermittenza. Pareva uno di quelli che i bambini compravano alle giostre.
Il volto di Lucius però, le suggeriva che non fosse un bracciale qualunque. L'uomo infatti aveva uno sguardo agghiacciato. Guardava l'oggetto come se fosse stato in procinto di esplodere.
-Narcissa....- mormorò, terrificato.
-Oh mio Dio- sussurrò la donna con voce rotta, portandosi le mani al viso.
-Ma che sta succedendo?- chiese Hermione, non riuscendo a capire il perchè di quell'angoscia improvvisa.
Malfoy la guardò, come se si fosse ricordato solo in quel momento della sua presenza, e divenne una furia.
-Granger, vai fuori! FUORI ho detto!!!-
Prima che la ragazza potesse reagire, l'uomo la prese per un braccio e la spinse oltre la porta, chiudendogliela subito in faccia.


Mentre Hermione portava avanti i suoi oscuri piani di scoperta, Ron prendeva le sue dovute precauzioni.
-Non so davvero come ringraziarla, dottor Davies- disse Weasley, per quella che probabilmente era la centocinquantesima volta.
-E' mio dovere aiutare la vostra causa- sorrise il Medimago -E se a voi Auror basta questo come collaborazione...-
-Non sa quanto lo apprezziamo, sul serio- assicurò Ron.
Da quando, quella mattina, gli era venuto il colpo di genio su come poter tenere Sophie al sicuro, si era subito attivato per metterlo in pratica.
Aveva fatto predisporre
da Carrigan una Passaporta, che di lì a qualche minuto avrebbe condotto lui e la ragazza direttamente dalla camera al San Mungo al salotto di Harry Potter.
Si erano mossi in modo che nessuno scoprisse che Sophie sarebbe stata spostata, nemmeno la sentinella di guardia. I medici, dal canto loro, si erano dichiarati d'accordo a fingere di continuare ad entrare ed uscire dalla sua stanza, come per visitarla.
-Manca un minuto- avvertì il dottor Davies, guardando l'orologio.
-Allora è meglio che ci prepariamo.-
Ron si avvicinò al letto e prese Sophie tra le braccia. La ragazza si appoggiò alla spalla del rossino, socchiudendo gli occhi. Lui le aveva spiegato la situazione come poteva sperando che, anche se non riusciva ancora a parlare, lo potesse almeno capire.
Con un sospiro il ragazzo si avvicinò alla Passaporta, una cartella clinica un po' strappata, ci posò un dito e, stringendo forte Sophie, fece un cenno di saluto al Medimago. Poi avvertì il consueto strappo all'altezza dell'ombelico, e sparì.
Riapparve con un tonfo sul divano di Harry, proprio davanti a Blaise e Pansy, che guardavano la TV.
-Cosa ci fai qui?- si chiesero a vicenda lui e Zabini, mentre la Parkinson continuava imperterrita a fare zapping.
-Non eri di turno, oggi?- chiese di nuovo Ron, guardando al contempo storto la ragazza, che non dava segni di averlo visto.
-A quanto pare là fuori c'è un intero esercito di Parkinson che cerca di farmi la pelle- spiegò sarcastico Blaise -Quindo è meglio che per qualche giorno me ne stia fuori tiro-
-Ma sei sicuro che ne valesse la pena?- sogghignò Ron, facendosi incenerire da uno sguardo assassino di Pansy, mentre Zabini gli alzava un bel dito medio davanti al naso.
Per fortuna la rissa fu evitata dall'arrivo di Elenie.
-Oh eccovi finalmente! Stavo finendo di prepararle la stanza...- spiegò, dando un bacio sulla guancia a Ron, soffermandosi poi a guardare la ragazza.
-Cavoli, è veramente carina!- commentò, sentendo nel cuore una gran tristezza, per il fatto che fosse lì sola, in mezzo a gente mai vista, circondata dal disinteresse dei suoi conoscenti, che nemmeno l'avevano cercata.
Fece un salto, però, quando Sophie aprì tutt'a un tratto gli occhi.
-Oddio...credevo dormisse!- rantolò.
-No, è sveglia....E comincia a pesare!- sbuffò Ron, che ormai la teneva in braccio da un quarto d'ora.
-E a quanto pare ci sente anche!- rise Elenie, vedendo che Sophie, alle parole di Weasley, aveva fatto l'accenno di un sorriso.
Senza indugiare dunque, la Benèfica fece strada ai ragazzi verso il piano superiore.
La casa dove viveva con Harry era davvero grandissima. Non per niente vent'anni prima era stata una sorta di piccolo albergo, andato però in fallimento perchè si trovava in una zona di Londra poco frequentata dai turisti. Era stato così ristrutturato e messo in vendita come una casa per famiglie numerose.
Le mura erano circondate da un'ampio giardino, ed il tutto si articolava su tre piani. Al piano terra c'erano la sala, la cucina, ed il piccolo studio dove Harry si ritirava con le sue scartoffie di lavoro; al secondo la camera sua e di Elenie ed altre due stanze da letto, una dove dormivano Blaise e Pansy e l'altra dove si sarebbe sistemata Sophie, mentre all'ultimo c'erano tre camere mai state usate, eccetto quando delle volte avevano fatto bagordi fino a tarda notte e qualcuno dei loro amici si era fermato a dormire. C'era anche un bagno ad ogni piano anche se, senza ombra di dubbio, il più bello era quello più in alto: grande, di marmo, con dentro perfino una vasca idromassaggio rasoterra. Un sogno.
Appena aveva visto quel posto, Potter se n'era innamorato, e aveva così dato fondo ai suoi risparmi alla Gringott per appropriarsene. Finalmente aveva anche lui un rifugio tutto suo, da poter chiamare casa.
Ad ogni modo Elenie condusse Ron e Sophie nella camera che si trovava tra la sua e quella di Blaise. L'aveva arieggiata, dato che non veniva usata molto spesso. Aveva poi messo delle belle lenzuola chiare, e le tendine a fiori nuove.
Voleva che Sophie si sentisse a suo agio. Sollevò quindi le coperte, in modo che Ron potesse adagiare la ragazza sul letto. Lo guardò accostarsi a lei e sistemarle meglio il cuscino.
-Qui sei al sicuro, d'accordo? Io torno presto.- le assicurò, facendo sorridere intenerita la Zabini.
-Me ne occupo io, stai tranquillo- disse allora la Benèfica.
Weasley annuì, ma appena fece per scostarsi dal letto, sentì una mano posarsi leggera sulla sua.
Era Sophie. Avrebbe voluto ringraziarlo, ma non ce la faceva. Lo spostamento dal San Mungo a lì l'aveva debilitata ancor di più..Ma non poteva lasciarlo andare via così, senza dirgli nulla.
Quel ragazzo, con quei capelli così rossi...gli occhi così limpidi...la voce così dolce.
Si limitò a guardarlo, fissandolo con gli occhi grandi e scuri, sperando che per il momento bastasse.
Lui le fece una leggera carezza, poi se ne andò.


Passarono le ore, e scese la notte, implacabile.
David Carrigan si accomodò nella propria poltrona, quella da cui era solito impartire ordini ai suoi sottoposti ormai da diversi anni.
Sapeva bene cosa si provava a stare dall'altra parte. Reverenza, rispetto, a volte timore...e tanta voglia di lottare.
Quegli stessi sentimenti ora li provava lui. Era lui in attesa questa volta. Adesso non spettava a lui prendere le decisioni, doveva solo aspettare il corso degli eventi.
E la cosa lo metteva a disagio
Udì il suono delle campane, fuori, annunciare la mezzanotte. Carrigan contò i rintocchi, uno per uno, pregando che la porta si aprisse prima che giungessero al dodicesimo. Invece niente.
Accolse l'ultimo rintocco come un condannato a morte aspetta la propria fine. Nessuno era arrivato.
E questa era la conferma dei suoi sospetti.
Trappola.
Non poteva significare altro.



Ciao a tutti! Adesso lo posso dire quasi con certezza...Il prossimo capitolo sarà quello decisivo. Lo so che l'ho tirata per le lunghissime, ma spero che abbiate comunque apprezzato tutto ciò che è accaduto fino qui!
Faccio solo una piccola precisazione: lo so che molte di voi si sarebbero aspettate un'Hermione diversa, più donna magari, coraggiosa, orgogliosa, che è andata avanti al meglio con la sua vita pur senza dimenticare Draco, e che avrebbe preso a schiaffi Peter dopo la sua proposta. La perfezione e l'integrità fatte persona, insomma. Ma io non la vedo così. Credo che un grande amore possa essere eterno, e che sia dura uscire da una tragedia fortificati. Lei ha ancora tante paure, tante fragilità, perchè ha sofferto enormemente..E la solitudine la farebbe solo star peggio. Per questo ha avuto timore di allontanare Peter, per questo è rimasta con lui, anche se non lo ama. E' umana, o almeno sono io che cerco di renderla tale. Magari non riuscirò mai a farla sembrare "vera", ma non voglio nemmeno che sembri una supereroina. Tutto qua.
Come al solito i ringraziamenti li troverete nelle vostre caselle personali...Io intanto mando un mega abbraccio generale!






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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***








David Carrigan guardò fuori dalla finestra, con un sospiro.
Il piano era fallito. Era ora di scoprire le carte in tavola.
Bisognava agire, a questo punto. E in fretta, anche.
Spedì un gufo ad Harry, Chris, Sebastian, Matthew e Ron, ingiungendo loro di raggiungere al più presto il Quartier Generale.
Nel messaggio di Potter aggiunse anche di non avvertire Blaise, che ormai stava in pianta stabile a casa sua. Era meglio lasciare fuori lui e la Granger da tutto questo, almeno per il momento.
Conosceva i suoi ragazzi. Vedendo il biglietto l'avrebbero maledetto in tutte le lingue conosciute, ma poi sarebbero corsi lì.
Difatti circa un quarto d'ora dopo, minuti che gli sembrarono tra i più lunghi della sua vita, li vide entrare a poca distanza l'uno dall'altro, con sguardo imbronciato ed addosso i primi vestiti che avevano trovato.
-Si può sapere che diamine vuole a quest'ora?- bofonchiò Ron, sistemandosi alla meglio il maglione, che per la fretta aveva indossato al rovescio.
-Alice dov'è?- chiese Carrigan, ignorandolo.
-A casa con la bambina- rispose Chris, appoggiando le braccia alla scrivania di fronte a sè -Non sapevamo a chi lasciarla...-
Meglio tralasciare la scenata che sua moglie gli aveva fatto quanto lui aveva suggerito che fosse lei a rimanere a casa. Sperava quasi che il Capo proponesse una qualche missione suicida al Polo Nord, così sarebbe riuscito a stare almeno qualche mese lontano da casa!
-Va bene- commentò l'uomo -Basti tu, credo-
-Allora?- provò anche Harry -Può spiegarci qualcosa?-
-Certo- sospirò il Capo degli Auror -Vi prego di ascoltare con attenzione ciò che ho da dirvi-
Il discorso che fece David Carrigan quella notte, i ragazzi non lo avrebbero dimenticato mai più. Perchè diede loro una nuova speranza, un nuovo obiettivo per il quale lottare.
E riaprì i loro cuori.


Hermione quella notte non riusciva a prendere sonno. Si rigirò per ore nel letto, senza riuscire a trovare una via di fuga dai propri pensieri.
Il colloquio di quel pomeriggio con i Malfoy l'aveva turbata, senza contare che le avevano lasciato ancora più dubbi di quelli che aveva prima.
Gettò di lato la coperta, buttando le gambe oltre la sponda del letto. L'orologio segnava mezzanotte e dieci, ma lei non ne poteva più di stare rinchiusa lì dentro.
Infilò i jeans e si mise addosso un maglione, prese la bacchetta e uscì di casa.
Godette per qualche istante nell'avvertire la leggera brezza notturna soffiare i capelli, facendola già sentire meglio. Decise così di fare una passeggiata attorno all'isolato, sperando che le avrebbe conciliato il sonno, o quantomeno calmato i nervi.
Oltrepassò il proprio giardino, e mosse qualche passo lungo il marciapiede, quando sentì qualcuno che cercava di richiamare la sua attenzione, seminascosto dietro un albero.
-Pssst!- disse una voce lieve.
Hermione alzò di scatto la bacchetta, avvicinandosi appena alla fonte di quel rumore.
-Chiunque tu sia, fatti vedere immediatamente!- intimò la ragazza.
-Scusa, non intendevo spaventarti-
Non appena riconobbe la voce, la Granger ebbe un sussulto. Tempo un secondo e davanti a lei comparve Narcissa Malfoy, avvolta in un mantello riccamente elaborato.
-Speravo tanto di trovarti...- mormorò la donna.
-Cosa vuole da me?- sibilò Hermione, con il cuore in gola.
-Darti le risposte che cercavi oggi- rispose semplicemente l'altra.
La riccia non disse nulla. Aveva paura di quello che avrebbe potuto sentirsi dire.
-Se Lucius sa che sono venuta da te mi ammazza- continuò Narcissa -Ma sei la mia ultima possibilità. E l'ultima speranza di riavere mio figlio.-
Hermione, udendo quelle parole, si sentì mancare. Eppure ancora una volta riprese il controllo di sè...magari il senso della frase era solo metaforico.
-Cosa...cosa intende dire?- rantolò la ragazza.
-Intendo dire che Draco è vivo- sentenziò la donna, senza troppi giri di parole -Ma temo sia in pericolo...e solo tu puoi salvarlo-
Il tono della voce non era quello di un'ex Mangiamorte, non era quello di una strega Purosangue che in quel momento stava parlando con colei che incarnava l'opposto di tutti i suoi ideali, di tutto ciò che le avevano sempre insegnato.
No.
Il tono era quello di una madre che era disposta a tutto pur di riabbracciare il proprio figlio, e che colma di colore chiedeva una mano a chi sapeva che gliel'avrebbe tesa.
Hermione, sentendo quelle ultime parole, si dovette appoggiare al tronco dell'albero accanto a lei.
Non era più lì ormai. La testa le girava, le pareva di aver perso ogni contatto con la realtà.
-Hermione, ascoltami, ti prego- Narcissa ora supplicava. La chiamò addirittura per nome, e forse fu questo che più di tutto la riscosse -La vita di Draco dipende da te adesso-
-Cosa devo fare?- sussurrò la ragazza, tentando di riprendere il controllo.
-Tieni questo-
La donna le prese la mano, e vi fece cadere il bracciale che quel pomeriggio Lucius Malfoy portava al polso.
-Questo ti darà le coordinate per trovare Draco. Non so cosa gli sia successo, ma credo sia nei guai...E io e mio marito da soli non possiamo fare nulla. Ti supplico...-
Hermione annuì, non riuscendo a dire nulla. Narcissa la fissò negli occhi, sul fondo dei quali vi era solo un pozzo nero e muto. Poi le strinse le mani un'ultima volta e si Smaterializzò, lasciandola sola con un oggetto luminoso in mano, e mille domande in testa.
Ma non era il momento di cercare delle risposte. Aveva troppo poco tempo, e non poteva sprecarlo a chiedersi perchè.
Si Smaterializzò a sua volta, riapparendo vicino a casa di Harry, e corse verso il cancello.
Tutti i dubbi e le cose in sospeso erano sparite dalla sua testa, dove ora c'era solo un nome, martellante: Draco.
Era lì, come se quei sei anni non fossero trascorsi, come se lei avesse sempre saputo che in fondo le era rimasto accanto.
Adesso non poteva fermarsi a pensare, doveva solo trovarlo e capire se era in pericolo. Aveva semplicemente accettato ciò che le era stato dettom e aveva agito di conseguenza.
Ogni fibra del suo corpo era tesa, e la spingeva verso di lui.
Finalmente giunse di fronte a casa Potter, dove si attaccò al campanello come una disperata.
Dopo qualche istante, Elenie andò ad aprire.
-Dov'è Harry?- rantolò Hermione, praticamente passandole sopra nel tentativo di entrare.
-Beh...non c'è- bofonchiò l'amica, assonnata.
-Cosa? Dov'è andato?- chiese la Granger, sbrigativa.
-Al Ministero, credo...Gli è arrivato un messaggio di Carrigan e...-
Ma Hermione non la lasciò nemmeno finire, e si proiettò fuori, Smaterializzandosi non appena giunta in strada.
Come arrivò al Ministero, raggiunse in men che non si dica il Quartier Generale. Tutto era buio, tranne una luce in fondo al lungo corridoio, dove si trovava l'ufficio del Capo.
Col fiatone, la Granger spiccò un'altra corsa, aggrappata al bracciale che aveva in mano come ad un'ancora di salvezza.
Raggiunse la porta giusto in tempo per udire la voce esterrefatta di Ron.
-Lei sta dicendo che Malfoy si era infiltrato tra i Mangiamorte, e adesso è stato scoperto e catturato?-
Hermione si fermò ad ascoltare la risposta.
-Esattamente- disse Carrigan.
-Ma come possiamo aiutarlo?- chiese Chris -Potrebbe essere ovunque-
-E' questo il problema-
-So io dov'è-
Hermione aprì di scatto la porta. Inutile dire che tutti gli altri la guardarono come se fosse stata un fantasma.
-Ehi...- cominciò Harry, alzandosi con l'intento di calmarla in caso di un'ennesima sfuriata -Cosa ci fai qui?-
-A dopo le spiegazioni- sentenziò Hermione, sicura di sè come mai prima -Dobbiamo sbrigarci-
Vide i suoi amici fissarla come si guarda una pazza, e forse era proprio quello che sembrava. Era fuori di sè, tremava come una foglia. La sua voce, però, era incredibilmente ferma.
I ragazzi le si affollarono intorno, preoccupati per lei, ma Carrigan decise che non era il caso di perdere altro tempo. Si sarebbe preoccupato più tardi della sanità mentale della sua sottoposta.
-Granger- la chiamò, e subito lei lo fissò con sguardo supplichevole. Lo pregava di fidarsi di lei...
-Sai dove possiamo trovare Malfoy?-
La riccia annuì, risoluta.
-Dobbiamo Smaterializzarci nel luogo che ci indicherà questo bracciale!-
-Perfetto. Faremo così allora- ordinò il Capo degli Auror, iniziando a predisporre le manovre di attacco.
Hermione ringraziò Dio che l'avesse ascoltata così in fretta, senza fare troppe domande.
Non poteva starsene lì, sapendo che lui era in pericolo.
Sarebbe andata anche in capo al mondo, ma avrebbe salvato l'unico uomo che avesse mai amato.


Lord Cassian Deveraux Cavendish stava dormendo beatamente, quando qualcuno spalancò con un botto la porta della sua stanza.
-Ma come ti permetti...- iniziò il mago, tirandosi appena su ed afferrando all'istante la bacchetta. S'interruppe però, quando nella sua visuale si interpose Jenkins, sudato e fuori di sè.
-Gli Auror, Signore, ci sono gli Auror!- sbraitò.
-Cosa?- tuonò Cavendish, gettandosi rapidissimo il mantello sulle spalle. -Dove sono?-
-Si sono Smaterializzati poco distante da qui. Le sentinelle dicono che pare stiano venendo a colpo sicuro verso di noi-
Cavendish imprecò, pensando febbrilmente. Sembrava che il loro fosse un nascondiglio introvabile, ma a quanto pareva nel piano c'era una falla.
Ora si trattava solo di priorità, ed il suo obiettivo principale era quello di non far scoprire nulla del rituale.
-Ordina a tutti di riparare a Cavendish Manor- sibilò -Poi, una volta là, ci accorderemo per trovare un altro luogo in cui stare. Assicurati anche che spariscano le carte che riguardano i nostri piani- aggiunse poi, radunando le sue cose e preparandosi alla fuga.
-E Malfoy?- chiese Jenkins, uscendo.
-Non abbiamo tempo per occuparci anche di lui- ringhiò l'altro, con sprezzo -Possiamo solo sperare che non sopravviva. Ora sbrigati! Nel frattempo io lascerò un ricordino ai nostri cari Auror-
Sentiva già i colpi di quei maledetti che cercavano di buttar giù il portone.
Che entrino pure, pensò, agitando la bacchetta.
Di lì a mezz'ora, di quel luogo non sarebbe rimasto altro che polvere.
E, con un ghigno, dopo aver tolto la barriera anti-Smaterializzazione, se ne andò.


-Bombarda!- gridò Hermione, mentre con tutti gli altri cercava di buttar giù il muro che nascondeva l'entrata segreta del covo dei Mangiamorte.
Avevano provato a Smaterializzarsi ma, com'era prevedibile, una barriera lo impediva.
-Merda!- sentì urlare Seb, frustrato perchè non riuscivano in alcun modo ad entrare.
Le avevano provate tutte, ma il muro era sempre lì, pesante ed immobile.
-Di sicuro ci vuole una parola d'ordine- bofonchiò Carrigan, camminando avanti e indietro come una tigre in gabbia.
-Già- concordò Ron -Oppure il Marchio Nero sul braccio-
Gli Auror si guardarono, sconfitti. Non potevano rinunciare adesso che erano ad un passo dalla meta.
Ad un tratto, però, si sentì una sorta di spostamento d'aria, che pareva provenire dall'interno.
-Ehi!- esclamò Matt -Credo che abbiano tolto la barriera anti-Smaterializzazione!-
Vide i volti degli amici illuminarsi, quindi cercarono tutti insieme di passare dall'altra parte e, miracolosamente, vi riuscirono.
Tutto era buio, e l'edificio pareva deserto.
-Lumos- mormorarono tutti in coro. Le luci prodotte dalle bacchette scivolarono lungo i muri, inondandoli di una luce spettrale. Sembrava di essere in un antico maniero, tutto in pietra, ed incredibilmente tetro.
-Pare che se ne siano andati tutti- considerò Ron- Devono averci sentito arrivare-
-Lo credo anch'io, ma è meglio tenere gli occhi aperti- si raccomandò Chris.
Hermione non li ascoltava. Scattò in avanti, correndo di sala in sala, con il cuore in gola.
A un tratto si sentì afferrare per un polso, e fu costretta a bloccarsi.
-Che c'è?- soffiò, con voce roca.
-Cosa credi di fare?- le chiese Harry, ruvido, mentre gli altri li raggiungevano. -E' pericoloso esporci così-
-Vi rendete conto che lui è qui?- ringhiò la ragazza, mollando ogni freno. -Draco è qui, e potrebbe essere ferito. Io intendo trovarlo, e vi consiglio di non mettermi i bastoni tra le ruote-
Harry guardò stupefatto la sua migliore amica. Il viso stravolto, illuminato a malapena dalla bacchetta, le dava un'aria inquietante, ma non gli era mai sembrata più lucida che in quel momento.
Aveva una grinta, una fermezza, che da tempo non le vedeva addosso.
Quante volte lei si era fidata di lui senza chiedere nulla in cambio?
Adesso era il suo turno. Le lasciò il polso ed annuì silenziosamente. Lei si voltò di scatto e ricominciò a correre di nuovo.
-Draco!- gridò la ragazza con tutto il fiato che aveva in gola -Draco!-
Tutti gli altri si unirono a lei nel chiamare a gran voce Malfoy, senza ottenere però grandi risultati.
Arrivarono così in un grande salone, ricco di colonne ed arazzi a coprire le pareti.
-A quanto pare non è qui...- mormorò Seb, sconfitto, posando le spalle contro una parete.
-Deve esserci- sibilò hermione -E' qui, da qualche parte-
A riprova di quello che diceva alzò il bracciale, che brillava come non mai.
-Allora ci dev'essere qualche passaggio nascosto di cui non ci siamo accorti- concluse Christopher, iniziando a battere sulle pareti. Queste però iniziarono a scricchiolare, facendo cadere a terra diversi calcinacci.
-Cazzo...- rantolò Mason, ritrovandosi le mani piene di detriti -Qui sta per crollare tutto! Dobbiamo sbrigarci-
In un baleno tutti si misero a controllare i muri, chiamando Malfoy a gran voce.
Hermione pregava solo di poterlo sentire, di riuscire a trovarlo...a rivederlo.
Anche solo per un secondo.
Maledetto Malfoy, che doveva sempre farsi desiderare.
Ti prego, riportalo da me.
C'era così vicina..Magari lui era ad un passo da lei, e la stava aspettando.
Che il tempo si fermi per me...che si fermi per lui.
Dove diavolo sei, Draco?
Che il destino ci conceda quella possibilità che ci ha tolto anni fa.
Magari era ferito, magari stava morendo.
Almeno mi lasci dirgli addio.
-Zitti tutti!- li bloccò Chris, tendendo l'orecchio.
Il silenzio calò lì attorno. Si potevano solo distinguere gli scricchiolii dei muri, che minacciavano di sgretolarsi da un momento all'altro.
Ad un tratto però, si potè udire nettamente un suono metallico.
Sembravano delle catene che sbattevano.
Tutti si fermarono, cercando di capire da dove provenisse quel rumore, cadenzato e fioco.
Harry, dopo qualche istante, si diresse a colpo sicuro verso un arazzo. Lo scostò e dietro ad esso si rivelò esserci una scala.
Essa traballava pericolosamente, però, e grossi massi stavano iniziando a staccarsi dal soffitto.
I ragazzi si lanciarono giù, dove la situazione era ancora peggiore.
Il maniero si stava scuotendo dalle fondamenta, e tutto lì sotto tremava in maniera incontrollata. Hermione cominciò a correre nel lungo corridoio, incurante delle macerie che la sfioravano mentre passava accanto alle celle vuote, le cui sbarre erano ormai divelte per le forti scosse.
Harry scese la scala dopo di lei, e la vide avanzare scansando abilmente le pietre che crollavano.
-Hermione!- la chiamò -Sta venendo giù tutto! Dobbiamo uscire!-
Era convinto fosse una trappola. Di sicuro qualcuno le aveva fatto credere che Malfoy fosse lì per attirarli tutti e poi ucciderli come dei topi nella tana.
La Granger però non lo ascoltava. Proseguiva, cercando Draco. Non sarebbe andata via di lì, non senza di lui.
-Io le vado dietro- disse allora Potter -La prendo e ci Smaterializziamo via. Nel frattempo voi cercate di fare uno Scudo qui sopra, e tenetevi pronti a fuggire-
-Ma Harry...- cercò di dire Ron, mentre gli altri si davano da fare.
-Se non torniamo entro pochi minuti, andate via- lo interruppe l'altro, correndo già dietro all'amica. Aveva urlato, per farsi sentire. Ormai tutto quell'immenso palazzo stava crollando come un castello di carte, senza alcun preavviso, e c'era un frastuono enorme.
Anche Hermione gridava, chiamando Draco. Fece altri cinque metri, guardando velocemente ai propri lati.
E poi lo vide.


Vi prego non odiatemi! Lo so che in questo momento mi starete maledicendo in tutte le lingue conosciute per aver concluso così il capitolo, ma ho dovuto assolutamente farlo. So che vi avevo detto che il ritorno di Draco si sarebbe visto in questo aggiornamento, ma avevo scritto tutto su carta e quando l'ho trascritto sul computer ho visto che era meglio dividere il tutto in due parti, altrimenti questo capitolo sarebbe uscito troppo lungo, e avrei relegato la parte di Draco proprio nel pezzo finale...perciò ho preferito spostare tutto alla prossima volta, in modo da dedicargli un intero capitolo. Vi prometto che il prossimo aggiornamento sarà quello decisivo, sicuramente...quindi per favore portate pazienza=) Spero che mi perdonerete!

Ad ogni modo vi ringrazio come sempre per le meravigliose recensioni, a cui risponderò singolarmente. Siete davvero fantastiche...se non ci foste voi la mia storia non esisterebbe!





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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***








Era alla sua destra, le braccia incatenate, il capo chino.
La camicia bianca era tutta strappata, e attorno a lui si stava alzando la polvere causata dalla caduta dei detriti.
-Protego- rantolò Hermione, creando uno Scudo sopra al ragazzo, in modo che non rischiasse di essere colpito dai massi.
Superò poi le sbarre spaccate, non vedendo altro che lui. Pregava solo che respirasse ancora.
C'erano solo loro due, come sei anni prima. Le sembrava di non averlo mai lasciato.
Gli corse accanto, tremando mentre lo toccava. Si sporcò le mani col suo sangue, mentre cercava di alzargli il volto.
Non mi mollare Draco...non farlo...non adesso.
Non poteva permettergli di abbandonarla di nuovo, di rigettarla in quel limbo in cui era stata da quando lui se n'era andato.
Gli tirò su la testa, rivedendo di nuovo quel volto tanto amato...tanto sognato.
Respirava ancora.
Dio grazie.
Gli carezzò il viso, i capelli, le spalle, costringendosi a credere che fosse davvero lui.
Le lacrime le scorrevano lungo le guance, mentre cercava di liberarlo, senza riuscirci. Tirò le catene con la mano libera, mentre con l'altra cercava di mantenere lo Scudo sopra le loro teste.
A un tratto lui aprì appena gli occhi.
-Mezzosangue..- sussurrò, con voce fioca. Sembrava che parlare gli costasse una fatica immane.
-Sono qui- disse lei, avvertendo qualcosa rompersi dentro nel sentire di nuovo quella voce, dopo tutto quel silenzio che si era creata attorno.
Posò la fronte contro quella di lui, singhiozzando.
Non riusciva più a fare nulla, nemmeno capiva dov'era.
L'aveva ritrovato.
Harry arrivò in quel momento, e vedendo la scena si sentì mancare la terra sotto i piedi.
-Oh mio Dio- sillabò, incredulo.
Era davvero lì...Malfoy era sul serio davanti a lui?
Cercò di rimanere lucido, e raggiunse i ragazzi. Con un colpo di bacchetta spezzò le catene che ancoravano le braccia di Draco al muro, e fece per metterselo sulle spalle.
-Che fai?- rantolò Hermione, rimanendo stretta al biondino.
-Dobbiamo andare via prima che crolli tutto...E lui è troppo pesante per te, è meglio se lo porto io. Vai a casa mia, ci vediamo là-
La Granger lo guardò prima con aria vacua...poi parve riscuotersi. Si asciugò gli occhi ed annuì, risoluta. Uscì dalla cella per fare un segno agli altri, e si Smaterializzò.


Elenie Grace Zabini, nonostante fossero ormai le due di notte, era in cucina a bersi qualcosa di fresco. Luglio era appena cominciato, e l'afa era già insopportabile, tanto da non farla dormire.
L'arrivo di Hermione poi, l'aveva scombussolata. La chiamata improvvisa di Carrigan, la sua amica stravolta...era chiaro che c'era in ballo qualcosa di grosso.
A un tratto, guardando distrattamente fuori dalla finestra, li vide. C'erano tutti, da Carrigan a Matt, da Harry a Chris.
Parlavano concitatamente, ma a causa del buio non riusciva a distinguere bene cosa stessero facendo. Le pareva che il suo ragazzo fosse un po' incurvato, come se portasse qualcosa sulle spalle.
Corse alla porta e l'aprì di scatto, terrorizzata che qualcuno potesse essersi ferito, ed arrivò giusto in tempo per vedere Christopher, Seb, Carrigan e Matthew andare via.
-Domani mattina appena possibile torniamo- sentì assicurare da Anderson.
Lei li raggiunse, e non appena capì chi fosse colui che Harry stava trasportando, si sentì cedere le ginocchia.
-E' vivo allora..- rantolò, portandosi una mano alla bocca, mentre gli occhi le diventavano lucidi.
-Per ora sì- rispose sbrigativa Hermione, che stava cercando di riprendere la sua compostezza -Ma va curato immediatamente-
Si era già maledetta mille e mille volte per aver perso il controllo, prima.
Aveva messo in pericolo i suoi amici...aveva rischiato di perderlo di nuovo.
E avevano perso tempo prezioso.
-Ron, vai ad assicurarti che Blaise non si svegli- mormorò Harry, mentre con l'aiuto di Elenie ed Hermione portava Draco in casa -E chiama un Medimago-
-Andiamo di sopra- suggerì la Benèfica, una volta che furono dentro.
A fatica arrivarono al terzo piano, ed entrarono nella prima camera a destra, lasciando andare il biondino sul letto.
E lì lui rimase, con gli occhi chiusi e sempre più pallido.
Hermione si sedette lì accanto e gli aprì del tutto la camicia, rivelando i numerosi lividi e la profonda ferita sulla spalla. Sentiva il respiro sempre più debole di Malfoy, il suo corpo sempre più freddo.
-Bisogna fermare l'emorragia- sussurrò Potter, mettendosi al fianco dell'amica, mentre Elenie raggiungeva Ron.
Avrebbe voluto confortare Hermione, poterle essere d'aiuto...ma non sapeva cosa fare.
La Granger, dal canto suo, non lo ascoltava di striscio. Come un automa prese la camicia insanguinata di Draco, la arrotolò e procedette a tamponare il taglio come meglio poteva.
C'erano solo lei e lui, ancora una volta, a lottare contro la morte. Questa volta doveva farcela, doveva tenerlo in vita...almeno fino all'arrivo del dottore.
-Avanti, Draco...- sibilò. Era ancora lì, a cercare di unire ancora una volta due metà di un intero che non erano mai riuscire a combaciare del tutto, ma che si erano sempre cercate, anche nella lontananza.
-Il Medimago sta arrivando- annunciò la Zabini, con tono tremante, rientrando in quel momento.
-Ele...- la voce di Hermione sembrava provenire dal fondo di un pozzo nero -Non puoi fare nulla tu?-
-Io non so se...- cominciò la moretta, torcendosi le mani. Col passare del tempo si era sempre più allontanata dai poteri Benèfici, fino ad avere quasi il timore di usarli. Le ricordavano sua madre e l'assurdo motivo per cui era morta, oltre che la sua lunga prigionia, e così da quando Harry aveva ucciso Voldemort li aveva come chiusi in un cassetto, fingendo di non pensare a quanto in realtà le mancassero.
-Elenie..- riprese la Granger -Se adesso non lo aiuti lui...lui muore-
La Zabini annuì, seria. Fece un sospiro profondo, poi tese le mani sottili sopra la spalla di Draco.
Da esse uscì una specie di flusso, caldo e dorato. Passarono alcuni secondi ed il sangue smise di scorrere, anche se la ferita era ben lungi dall'essersi rimarginata.
-Più di così non posso fare- sussurrò la Benèfica, dispiaciuta -Il taglio è troppo profondo, e io non sono più abituata a fare queste magie...I miei poteri si sono indeboliti-
-Credo sia già sufficiente così- disse Hermione, mentre Harry stringeva la propria ragazza.
La Granger passò una mano sulla fronte di Draco, ravviandogli i capelli.
-Scotta- fece poi, preoccupata -Deve avere la febbre molto alta-
Proprio in quel momento entrò nella stanza il Dottor Davies, lo stesso che si era occupato di Sophie, e di cui ormai Ron si fidava ciecamente.
Fece accomodare fuori i ragazzi, nonostante le loro vibranti proteste, poi si mise a lavorare alacremente.
Riaprì la porta dopo circa mezz'ora.
Hermione tornò dentro, accostandosi subito al letto di Draco. Ora il volto del ragazzo sembrava più rilassato.
Una fasciatura bianca e pulita gli avvolgeva la spalla e parte del torace nudo.
-Gli ho dato un sedativo- comunicò il medico -Dormirà come minimo fino a domani pomeriggio-
-Come sta?- domandò Harry.
-Diciamo che ho visto casi peggiori- commentò il Dottor Davies -Ma se l'è vista brutta-
-E' fuori pericolo adesso, vero?- chiese Elenie, ansiosa.
-Direi proprio di sì- sorrise il Medimago -Ha ancora la febbre molto alta, la ferita ha fatto infezione. Dategli queste- e mise sul comodino delle pillole -quando si sveglia, per abbassare la temperatura. E ogni due giorni cambiate le garze. Per ogni evenienza, il signor Weasley ha il mio numero-
-La ringrazio molto- Harry strinse la mano all'uomo, e lo accompagnò all'uscita.
-Certo che con voi non ci si annoia mai eh?- commentò l'uomo, con un sorriso gentile.


Hermione allungò una mano, fino a posarla su quella di Draco.
Le sue mani erano rimaste tali e quali a quando si erano lasciati. Lunghe, affusolati, eleganti.
Anche lui era rimasto lo stesso.
Chiaramente era cresciuto, ma i tratti erano sempre quelli. I capelli biondissimi appena più lunghi, il profilo più volitivo, il corpo più muscoloso.
Ed era lì.
La ragazza distolse lo sguardo. Le faceva male guardarlo troppo a lungo. Era impossibile non sentire il peso di quei sei anni passati lontani, delle loro vite ormai così diverse e distanti, dopo che per quei pochi mesi si erano quasi per sbaglio incrociate.
Eppure non c'era giorno che non l'avesse pensato, che non avesse sognato di rivederlo.
Ma per lui evidentemente non era così.
L'avrebbe cercata, altrimenti. Le avrebbe mandato almeno un biglietto, per farle sapere se non altro che era vivo.
Le sarebbe bastato questo.
Non è vero.
Avrebbe potuto anche dirle che non ne voleva sapere più niente di lei.
Non è vero.
L'avrebbe odiato.
Avrebbe sofferto.
Questo sì.
Ma in qualche modo sarebbe andata avanti.
Ne sei sicura?
Così invece, protetta dal tenebroso silenzio di una presunta morte, l'aveva lasciata sola ad affogare nel dolore e nei rimpianti.
Se n'era fregato di lei e dei suoi sentimenti, proprio come aveva sempre fatto.
Eppure lei neanche quella volta si era tirata indietro. Aveva lottato contro il mondo per riportarlo a casa, e c'era riuscita.
-Herm, noi andiamo a dormire...Vuoi che ti prepari il letto di là?- Elenie ed Harry erano tornati dentro.
-No io...io stanotte resto qui- rispose la ragazza, senza nemmeno guardarli.
Nessuno dei due insistette. Non c'era bisogno.
-Blaise lo sa?- chiese dopo qualche secondo la Granger.
-Gli parlerò io domani mattina- sospirò Elenie -Sarà dura non fargli prendere un colpo, anche se poi sarà al settimo cielo-
-Già...- sussurrò Hermione.
Blaise sarebbe stato felicissimo di riavere al suo fianco il suo migliore amico.
E lei invece?
Cosa avrebbe potuto riavere indietro?
Cosa le sarebbe stato concesso?


Blaise Zabini accostò la mano alla maniglia, senza riuscire ad aprire la porta.
Era da quando sua cugina gli aveva detto tutto che era lì davanti, cercando di decidersi ad entrare.
Aveva approfittato del fatto che Hermione, dopo una nottata praticamente in bianco, avesse fatto una corsa a casa per farsi una doccia e cambiarsi.
Aveva paura di entrare in quella stanza. Temeva di trovare il suo migliore amico cambiato, temeva che quando avesse riaperto gli occhi non avrebbe più avuto quello sguardo che l'aveva sempre appoggiato e capito.
Fece un respiro profondo e spalancò la porta. Sentì gli occhi diventare lucidi mentre si accostava al letto dove Draco ancora riposava.
Eccolo lì.
Gliel'avevano portato via ed ora qualcuno gliel'aveva restituito.
Gli prese la mano, sentendola calda e forte come sempre, quella mano che l'aveva accompagnato durante tutta la sua adolescenza.
Non voleva smettere di guardarlo...quasi avesse paura che sparisse.
Si voltò solo quando udì un rumore sulla porta. Era Pansy, anche lei visibilmente emozionata.
Blaise allungò il braccio libero, invitandola a raggiungerlo. La strinse forte, mentre lei cercava le sue labbra.
E, in quel momento, sentì di avere di nuovo in mano il mondo.



Ed ecco il tanto desiderato nuovo capitolo. Ammetto che non sono affatto soddisfatta, ma credo che questo fosse inevitabile. Dopo tutta l'aspettativa che io per prima mi ero fatta al riguardo, dovevo immaginarmelo che non sarei mai riuscita a scrivere qualcosa all'altezza di quello che avrei voluto.  Speriamo comunque che vi possa piacere...
Ho aggiornato un po' prima del solito, perchè ultimamente sono più veloce con lo scrivere i capitoli (li ho pronti fino al 29) e quindi sono più veloce anche a postare..spero che duri!
Piccola informazione di servizio: quando vedete nella vostra casella i ringraziamenti alle vostre recensioni, significa che è già stato pubblicato il nuovo capitolo, dato che in genere faccio le due cose insieme. Se riuscite, cercate di leggere prima il capitolo, perchè è possibile che nelle mie risposte inserisca accenni al nuovo aggiornamento, quindi se fate così evitiamo la possibilità che io parli di cose che magari non avete ancora letto oppure che faccia discorsi e voi non abbiate la più pallida idea di cosa sto parlando...poi ovviamente a voi la scelta!
PS. E' stato bellissimo trovare più recensioni del solito, quindi grazie davvero! Continuate così se potete :)
Un bacione!

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***








Draco Lucius Malfoy riaprì gli occhi verso sera.
Hermione era tornata da diverse ore, salvo poi crollare addormentata semisdraiata sul letto accanto a lui.
Il biondino mugugnò sofferente: la testa stava per scoppiargli, e la ferita alla spalla gli tirava in un modo impressionante.
Si girò appena, cercando di capire dove si trovasse.
Ricordava come ultima cosa le prigioni del covo di quel maledetto di Cavendish.
E poi...che strano...poi ricordava lei.
Hermione.
Ricordava il suo volto, nitido e bello, ed incredibilmente vicino al suo.
Ricordava la sua voce, che urlava il suo nome.
Forse era morto.
Si dice che quando si sta per morire, come ultimissima cosa si pensa a ciò che nella vita si è amato di più.
Un secondo dopo sentì una fitta atroce alla spalla. No, doveva essere vivo...morire non poteva certo fare così male.
Si sforzò di tirarsi su, e con il braccio toccò appena qualcosa di morbido.
Abbassò il capo, ed ecco una massa di capelli ricci...ecco un corpo snello e caldo...ecco il volto che da anni agognava come l'aria.
Come aveva fatto a non sentirla prima? Il suo profumo lieve era inebriante, il suo respiro soffice e lento gli sfiorava il gomito.
E Dio...quanto era bella. Lo era sempre stata ma adesso, lì addormentata accanto a lui, era qualcosa di irreale.
Probabilmente lo sentì muoversi, perchè si svegliò.
La vide alzarsi di scatto dal letto, come se si fosse bruciata.
Hermione si sistemò i capelli, maledicendosi per essere crollata così, poi controllò le condizioni di Draco.
Il suo cuore tremò quando vide i suoi occhi grigi, lucidi per la febbre, spalancati su di lei.
-Ti sei svegliato- mormorò, non riuscendo a trovare nulla da dire. Voleva solo scappare di lì, uscire di fretta da quella stanza, prima che i battiti del suo cuore diventassero assordanti.
-Vado ad avvertire gli altri- disse allora, cercando un'unica via di fuga.
Draco trattenne un sorriso. Eccola lì, la sua piccola mezzosangue coraggiosa, ma ancora troppo timorosa per sostenere il suo sguardo, dopo tutto quel tempo.
La guardò di sottecchi, impacciata e fragile nel suo maglione troppo grande. Con quei capelli sempre aggrovigliati in cui tante volte aveva affondato le dita mentre facevano l'amore. Ora li portava più lunghi, fino a metà schiena, ma erano sempre loro.
-Granger- disse allora, con voce roca, ma solenne -Grazie-
Lei si strinse ancor di più nelle spalle. Quella voce regale, quel tono così diverso da quello che aveva avuto nella cella, quando lei l'aveva trovato.
Annuì appena, e se ne andò.


-Cosa? Sei un Auror?-
Se Blaise Zabini, sentendo le parole di Draco era decisamente sbalordito, Harry Potter ci mancava poco che svenisse.
-Non fate tutta questa scena- bofonchiò noncurante Malfoy -E poi, se proprio vogliamo essere precisi, non lo sono esattamente-
-Allora cosa sei?- insistette Harry -Oltre che un idiota che non dà sue notizie per sei anni, ovviamente-
-Fottiti Potter- sibilò Draco -Comunque diciamo che il vostro Capo mi ha fatto una specie di corso accelerato, perchè era illegale utilizzare un civile per una missione sotto copertura-
Proprio in quel momento la porta si spalancò con un botto, facendo entrare le famiglie Mason e Anderson, con tanto di eredi al seguito.
Se Laine ed Alice, visibilmente emozionate, si precipitarono accanto al letto del biondino per abbracciarlo, Sebastian e Christopher si tennero un po' in disparte.
Era vivo. Stava bene.
Anderson continuava a ripetersi nella testa queste parole, come una litanìa, cercando di convincersene.
L'avevano riportato indietro.
Anzi, era stata Hermione a farlo. L'unica che ci sarebbe mai potuta riuscire.
Vide le labbra di Draco stirarsi nell'abbozzo di un sorriso, mentre Alice gli carezzava i capelli con le lacrime agli occhi.
Lo sguardo di Malfoy poi si sollevò, fino ad incrociarsi con quello di Seb.
Non si dissero nulla.
Non sarebbe mai servito a due come loro.
Nessuno gli aveva mai insegnato ad esternare le proprie emozioni.
Lui stesso lo faceva solo con Laine.
Ma tanto Draco avrebbe capito. Lo sapeva.
-E quei due cosi da dove sono sbucati?- fece ironico Draco, con un ghigno, indicando i bambini in braccio ai rispettivi padri, in un tentativo di spezzare quell'atmosfera vibrante di emozione.
-Vuoi proprio che te lo dica?- lo prese in giro Christopher -Non pensavo credessi ancora a cavoli e cicogne-
Sorridendo si avvicinò al ragazzo, posandogli una mano sulla spalla.
-Siamo contenti di riaverti qui- mormorò.
Malfoy annuì appena, incupendosi leggermente. Erano praticamente tutti lì, meno la Mezzosangue.
Ma forse era meglio così, chissà.
-Per la cronaca, comunque, lei è nostra figlia Hope- spiegò Alice, accarezzando i capelli biondi della sua bambina. -Mentre lui è...-
-Lui è Blake Draco Anderson- la interruppe Seb con voce bassa.
Doveva dirglielo.
Doveva fargli capire che non era stato dimenticato, nemmeno per un momento.
Anche se erano andati avanti con le loro vite, lui era sempre stato con loro.


Elenie salutò i ragazzi che andavano via, ad un orario indecente.
Sembrava che i tasselli stessero apparentemente tornando ognuno al proprio posto...ma se solo si soffermava a pensarci, era evidente quanta altra strada ci fosse da fare.
-Sono preoccupato per Hermione-
Harry le arrivò da dietro, circondandole la vita con le braccia e posando il capo sulla sua spalla.
-Non sei l'unico- mormorò Elenie, lasciandosi andare contro di lui.
-Credi che sia troppo tardi per fare un salto da lei?- le chiese il ragazzo, guardando distrattamente l'orologio.
La Zabini scosse la testa -Se la conosco bene l'ultima cosa che farà stanotte sarà dormire-
-Perfetto. Tornerò tardi, non mi aspettare-
Potter le diede un bacio a fior di labbra, afferrò il mantello ed uscì.
Dopo pochi minuti stava varcando il cancelletto di Hermione. Non si stupì più di tanto però, nel notare di non essere stato l'unico ad aver avuto quell'idea.
Sentendo i suoi passi nel vialetto infatti, Ronald Weasley, in piedi sulla porta, si era voltato e gli aveva sorriso.
-Sei arrivato giusto in tempo, stavo per suonare- commentò.
Harry gli si accostò, un po' sulle spine. Non sapeva come affrontare Hermione, ma il fatto di avere Ron accanto lo faceva sentire meglio.
In due se la sarebbero in qualche modo cavata.
Premette il campanello, e dopo pochi minuti la Granger venne ad aprire.
Aveva addosso la vestaglia, e gli occhi erano rossi.
I due ragazzi la abbracciarono stretta, insieme, senza dire nulla, un po' impacciati.
Sapeva quanto dovevano esser stati difficili quegli ultimi due giorni per lei, e immaginavano anche che non avesse nessuna voglia di parlarne.
-Penserete che io sia una stupida- sussurrò invece Hermione, con voce rotta.
-Perchè dovremmo?- chiese Harry, scostandosi appena da lei.
-Beh...invece di festeggiare, sono corsa a rintanarmi qui-
Ron scosse la testa, scompigliandole i capelli.
-Se non fossi estremamente complicata ed imprevedibile, non saresti tu- ridacchiò, prendendola in giro.
Era vero.
Non la capiva.
Allo stesso tempo, però, vedeva i suoi occhi tormentati, le sue mani che tremavano.
E allora ricordava di quando lei l' aveva accusato di possedere la sfera emotiva di un cucchiaino. Era chiaro a quel punto che nemmeno in un milione di anni sarebbe mai riuscito a percepire anche solo una parte del tormento che la scuoteva.
Eppure, nonostante questo, entrando gli era sembrato di riabbracciare un'amica che da tempo non vedeva.
Era una strana sensazione.
Era la stessa Hermione forte e sensibile, delicata e meravigliosa, di qualche anno prima.
Le maschere erano cadute.
-Stai bene?- chiese Harry. Forse l'aveva notato anche lui, perchè sorrideva.
Era sparita quell'espressione preoccupata e triste che gli compariva sul volto quando guardava la sua migliore amica.
La Granger annuì.
-Ho solo bisogno di un po' di tempo-
Tempo.
Una cosa che non si era mai concessa. O meglio, una variabile con cui aveva sempre avuto un pessimo rapporto.
Durante gli anni ad Hogwarts col tempo ci aveva quasi giocato, cercando di sfruttarlo al meglio per i suoi scopi, manovrandolo per quanto poteva.
Poi era arrivato Draco. E lì era stata una lotta...Una lotta per poter rimediare momenti che fossero solo di loro due, ritagli elemosinati nelle troppe poche ore della notte...E poi negli ultimissimi giorni, una vera e propria battaglia per tenerlo in vita.
Dopo qualche giorno, invece, tutto si era bloccato.
E quel maledetto tempo aveva perso valore. Cosa potevano mai contare le ore, i giorni, le stagioni che si susseguivano, di fronte a un dolore così grande?
Cosa poteva mai importare fare le cose con calma o di fretta, se tanto sapeva che alla fine non ci sarebbe stato lui ad aspettarla?
Ora invece quello stesso tempo lo prendeva per mano, sperando che almeno lui potesse aiutarla.
Che almeno lui potesse darle una spiegazione.
Che almeno lui potesse farla stare meglio.


Il pesante russare di Ron fece sorridere Hermione.
Era l'alba ormai, e lei non aveva chiuso occhio. Si mise a sedere sul letto, stando attenta a non svegliare i suoi due amici, che dormivano accanto a lei, e quasi strisciando raggiunse la sponda.
Scese le scale silenziosamente, raggiungendo la cucina.
Era stata durissima restare ore ed ore lì sdraiata nel letto, senza muoversi, ma sapeva di aver bisogno di riflettere e rilassarsi.
E' tornato.
Ma perchè allora sono a pezzi?
Vai da lui.
Mi è rimasto lontano per sei anni.

Chiedigli perchè.
Ho paura. Ho paura di sentirmi dire che mi ha dimenticata. Che non sono mai stata importante.
Eppure non poteva scordare il suo sguardo, quando l'aveva vista entrare nella cella.
Dio, se non era amore quello...
Era gratitudine, nulla di più.
Hermione strinse la presa sulla tazzina del caffè. Come poteva stare lì a rimuginare sui sentimenti di lui, se non capiva nulla nemmeno dei propri?
Aveva cercato di chiudere tutti i suoi ricordi di Draco in un cassetto per tanto, troppo tempo.
E ora quel maledetto di Malfoy aveva forzato la serratura, rovesciandone per terra tutto il contenuto.
Ma lei non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla così fragile e indifesa, mai.
C'era sempre stata tanta competizione nel loro rapporto...nessuno aveva mai abbassato la testa, nessuno aveva mai ammesso all'altro esplicitamente i propri sentimenti.
E da quella battaglia ne erano usciti entrambi sconfitti.


-Cosa diamine ci fai in piedi?- fece allibita Elenie, vedendo Draco scendere piano piano le scale.
-Non ne posso più di starmene confinato in quel letto...piuttosto la morte!- sibilò il biondino, riuscendo finalmente a raggiungere il divano.
La Benèfica alzò gli occhi al cielo.
-Ah...comunque, passando dal secondo piano ho sentito dei mugolii- sogghignò Malfoy, allungando le gambe sul tavolino di fronte a sè -Non so se fosse la mezzaBabbana oppure Blaise e Pansy che si davano alla pazza gioia!-
Elenie assunse un'espressione schifata a quell'immagine, poi decise di fare un salto nella stanza di Sophie per controllare.
La trovò con gli occhi sbarrati e lucidi, ed una mano sulla gola.
-Tu sei Elenie, giusto?- sussurrò la ragazza, con voce fioca ed incerta.
La Zabini esultò, poi la abbracciò di slancio, felicissima che avesse ripreso a parlare.
Chiamò quindi Carrigan, Harry e Ron, esortandoli a venire a casa all'istante.
Dieci minuti dopo erano tutti riuniti attorno al suo letto, a parte il Capo degli Auror che si era fermato di sotto a parlare con Draco.
Ron poi era al settimo cielo. Finalmente la ragazza che aveva salvato ed accudito per tutte quelle settimane, era perfettamente sana.
Avrebbe voluto chiederle tante cose, ma non era quello il momento. Carrigan infatti entrò nella stanza e strinse la mano di Sophie, dicendosi felice per la sua guarigione.
-Come lei ben saprà, signorina, stiamo conducendo un'indagine per capire il motivo per cui è stata aggredita-
Blaise, appollaiato sulla finestra, rise del suo tono professionale.
-Può dirci cosa ricorda di ciò che è accaduto?-
-Purtroppo non molto- confessò Sophie -Sono stata Schiantata, credo, poi è tutto un buco nero fino al mio risveglio al San Mungo-
Guardò l'uomo di fronte a lei, poi Ron, seduto al suo fianco, con espressione desolata.
-Non ricordi nemmeno un dettaglio? Anche un particolare minimo potrebbe essere importante- le disse il rossino, con voce incoraggiante.
La ragazza sembrò pensarci su qualche istante.
-Adesso che mi viene in mente...Ricordo un dolore fortissimo al collo- e dicendo questo portò una mano sulla pelle ancora bendata, là dove c'era la ferita a forma di tessera di puzzle -E poi una voce che diceva "ne mancano altri cinquantasei".-
Sentendo quelle parole, gli altri si strinsero nelle spalle.
-Cinquantasei cosa?- chiese Blaise, rimuginandosi.
-Vittime?- suggerì Harry.
-Molto probabile- commentò Carrigan -Certamente erano convinti di riuscire a compiere il loro progetto quella sera, senza immaginare il vostro arrivo-
-Quindi in realtà il loro scopo sarebbe uccidere cinquantasette persone...- considerò Ron.
-E marchiarle-
-Sì, ma per quale motivo?- domandò ancora Potter, più a sè stesso che agli altri.
Gli sembrava di dover districare una matassa...una matassa veramente complessa, piena di nodi e difficoltà.
Senza contare che c'era tantissima gente che rischiava la vita, là fuori, mentre loro perdevano tempo a pensare.
-Elenie- chiese ad un tratto Carrigan -Potresti mica chiamare quel tuo amico vampiro?-
-William?- fece stupita la ragazza -Posso provarci-
-Perfetto!- mormorò sottovoce l'uomo, mentre Draco si affacciava alla soglia.
-Malfoy, giusto tu- disse allora il Capo degli Auror -Non ricordi di aver sentito nulla al riguardo di un incanto che coinvolge cinquantasette maghi morti?-
-Immagino lei intenda cinquantasette Mezzosangue morti- sibilò secco il biondino, sostenendosi la spalla ferita -Comunque no, mai sentito niente del genere...Di che si tratta?-
-Crediamo sia il rituale che stanno progettando i Mangiamorte- spiegò Blaise.
-Beh, in questo caso non ne ho idea...Le uniche cose che sono riuscito a scoprire sono che è un rituale antichissimo, e che viene dalle zone dell'India o qualcosa del genere- disse, con voce strascicata.
-E' già qualcosa- decise Carrigan, alzandosi. -Allora, stasera alle dieci in punto tutti qui, chiaro? Potter, chiama la Granger e senti se lei magari sa qualcosa...Con tutti quei libri che sfoglia, magari le è capitato di leggere delle cose al riguardo-
A Draco sfuggì un sorriso sentendo quelle parole. Sorriso che a Zabini non sfuggì.
Con tutti quei libri che sfoglia...
Sapeva che il suo migliore amico si era sentito di nuovo un po' a casa sentendo quella frase.
Aveva ritrovato un dettaglio di lei.
Aveva capito che forse era ancora la stessa, anche dopo sei anni.
Che era sempre la stessa secchiona testarda e meravigliosa che aveva lasciato.
E che forse se la sarebbe potuta anche riprendere.


Eccoci di nuovo qui! Dai stavolta sono stata veramente brava (me lo dico da sola) ad aggiornare dopo una settimana!
Comunque, come vedete Draco si è svegliato, e qui ci va una piccola precisazione, prima che mi diciate di tutto per non aver fatto accadere nulla di rilevante tra lui ed Hermione. Io, prima di qualsiasi altra cosa, vorrei riuscire a scrivere una storia credibile.
Questo è ovviamente un termine difficile da usare, considerato che stiamo parlando di maghi, bacchette, vampiri ecc ecc., ma in questo caso mi sto riferendo ai sentimenti e alle situazioni che si vengono a creare tra personaggi.
Quindi lo so che voi vorreste leggere di loro due che si baciano appassionatamente, o che si mettono a parlare come due vecchi amici, e lo so dato che anche a me nelle storie a volte piacerebbe ricevere tutto e subito, perchè sono romantica, perchè sono impaziente e perchè sono curiosa. Allo stesso tempo però, credo che se leggessi di due che dopo sei anni che non si vedono, nel giro di due giorni si parlano, si spiegano, si baciano e magari finiscono a letto, penserei che fosse una cosa alquanto affrettata...Soprattutto se si parla di due come Draco ed Hermione, che sono sempre stati dipinti come riservati ed orgogliosi.
Vi dico tutto questo specialmente perchè mi dispiacerebbe molto che pensaste che io la tiro per le lunghe solo per mantenere la suspance, perchè vi assicuro che non è vero. Vorrei solo scrivere qualcosa che io per prima possa giudicare coerente e sensato, e vi assicuro che ci sarà un momento per le domande e uno per le risposte.
Promesso!
Chiusa parentesi :) Come al solito trovate le risposte alle vostre (bellissime) recensioni nelle vostre caselle personali!
Un abbraccio!
Gaia 


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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***








-Posso entrare?-
-Da quando in qua chiedi prima di fare una cosa, Potter?-
Harry sospirò, aprendo del tutto la porta della stanza di Draco Malfoy.
-Elenie mi ha detto di portarti su il pranzo- spiegò, posando un vassoio sul comodino.
Draco posò il libro che stava distrattamente leggendo, e guardò i piatti con sospetto.
-Non ci ho messo del cianuro, giuro!- sbottò Harry, con le mani sui fianchi.
Il biondino alzò le spalle, ma parve tranquillizzarsi leggermente.

L'altro invece rimase lì, impalato davanti al letto, dondolando sulle gambe.
-Devi dirmi qualcosa?- sbottò Malfoy, versandosi un bicchiere d'acqua.
Harry si guardò le mani, non sapendo da dove cominciare.
-In effetti sì...- ammise, sedendosi su una sedia lì accanto.
Draco rimase in attesa, a braccia conserte, ben sapendo dove in realtà sarebbe andato a parare Potter.
Passò un minuto, poi due...
Di questo passo non sarebbero mai arrivati da nessuna parte. Maledetto sfregiato.
Se non si fosse dato una mossa a parlare, Malfoy non sarebbe più riuscito a trattenere quella domanda che da troppo aveva sulla punta della lingua.
-Lei come sta?-
Le parole gli uscirono da sole, e si rese conto di aver parlato solo quando Harry alzò di scatto il capo.
Non c'era bisogno di chiedere a chi si stesse riferendo.
-E' scossa- mormorò Potter -Ma si sta già riprendendo-
Draco annuì.
Dio, che scherzi faceva il destino.
Se solo qualcuno anni prima gli avesse detto che un giorno sarebbe stato da solo in una stanza con Potter, a parlare quasi civilmente della Mezzosangue, gli avrebbe riso in faccia.
-Senti...- prese poi coraggio il moretto -Per quanto riguarda quello che è successo sei anni fa io...io l'ho fatto perchè credevo non ci fosse un'altra via-
Vide il volto di Malfoy indurirsi a quelle parole, mentre gli occhi vagavano verso un punto imprecisato fuori dalla finestra.
-No Potter...- iniziò il biondo -Tu l'hai fatto perchè stavo per uccidere la Mezzosangue. Le hai salvato la vita, e di questo ti ringrazio-
Il silenzio cadde tra di loro. Un silenzio pieno di sottintesi, tra due persone che non si erano mai piaciute nè probabilmente si sarebbero mai capite fino in fondo.
Ma Harry una risposta così non se la sarebbe mai aspettata.
Avrebbe voluto chiedergli tante cose, come tutti gli altri, del resto. Ma Carrigan aveva ingiunto a tutti loro di aspettare, e Blaise in primis si era detto d'accordo.
"Quando sarà il momento ve ne parlerà lui", aveva detto il Capo, e loro, a malincuore lo avevano ascoltato.
-Se vuoi un consiglio, Sfregiato, non giocare mai a poker- ghignò Malfoy.
-Che diavolo stai dicendo?- borbottò Harry.
-Si vede lontano un miglio quando ti stai scervellando su qualcosa..E' così difficile per te arrivare a formulare un pensiero sensato?-
Potter si alzò, pronto a tirargli un pugno, ma si trattenne, sentendo la voce di Elenie che dal piano di sotto lo chiamava.
Uscì a grandi passi dalla stanza, ma quando fu sulla porta Draco lo richiamò, inducendolo a voltarsi.
-Che vuoi?- abbaiò Harry.
-So che vi devo delle spiegazioni- cominciò Malfoy, lo sguardo teso -Ma prima devo parlarne con la Granger, quando vorrà ascoltarmi-
Harry annuì, colpito.
Per una volta, però, era d'accordo con lui.
Hermione meritava di avere delle risposte, più di chiunque altro. Doveva essere la prima a sentire la verità di Draco sul perchè non era mai tornato indietro da loro.
Indietro, da lei.



-Ma quanto diamine ci vuole?-
-Arriverà a momenti, Capo, stia tranquillo!-
Carrigan, che stava facendo su e giù per il salotto di Harry, guardò Blaise con occhi assassini.
-Non sto parlando solo di quel maledetto vampiro, ma anche dei tuoi esimi colleghi! Vedi per caso qualcuno?-
-Beh, mancano ancora due minuti alle dieci...- mormorò timidamente Zabini.
Draco, dalla sua regale poltrona, alzò gli occhi al cielo.
-E' proprio necessario che rimanga anche io?- sbuffò, con una mano sulla spalla ferita.
-Devo rispondere?- sbraitò il Capo degli Auror, mentre Elenie gli allungava una camomilla.
Passarono cinque minuti, durante i quali arrivarono Chris, Matt, Alice e Sebastian, ed anche Ron si degnò di scendere dal piano di sopra dove era andato a salutare Sophie.
-Hermione sta arrivando- annunciò il rossino- Ha detto di cominciare pure senza di lei.-
Le parole di Weasley vennero soffocate dal rumore di una Materializzazione, ed ecco che Lord William apparve esattamente sopra al tavolino del salotto.
-Buonasera a tutti- snocciolò, compito, guardandoli tutti dall'altro -Potrei sapere il motivo per cui sono stato convocato? Ho dovuto disdire un impegno importante-
Inutile dire che Draco lo guardava con gli occhi fuori dalle orbite. E ne aveva visti lui di tipi strani nella sua vita!
-Ci serve il tuo aiuto Will..- cominciò Elenie, che era quella più in confidenza con lui -Abbiamo ricevuto delle indicazioni sul rituale dei Mangiamorte, e magari tu ne sapevi qualcosa-
Il vampiro si aggiustò appena la cravatta, quindi scese elegantemente dal tavolino. Non fece in tempo a dire nulla, però, che Hermione si proiettò nel salotto.
-Scusate il ritardo- soffiò -Ho avuto un imprevisto-
Preferì omettere che l'imprevisto in questione si chiamava Peter, e che si era appostato tutto il giorno sotto casa sua.
-Buonasera, Hermione!- sorrise educato William, prendendole delicatamente la mano e deponendovi un bacio.
-Oh, William, non sapevo che ci fossi- rispose la Granger, contenta -Mi fa piacere rivederti-
Mentre diceva quelle parole, sentì su di sè uno sguardo rovente, ma fece finta di nulla.
-Se avete finito i vostri convenevoli- intervenne allora la voce gelida di Draco- gradirei che ci sbrigassimo, così posso andarmene a dormire-
Hermione non raccolse la provocazione, e si sedette accanto ad Harry sul divano.
-Dicevamo?- riprese Carrigan, sbrigativo. -Ah sì, ci chiedevamo se magari lei sapesse qualcosa su un rituale molto antico che si basa sulla morte di cinquantasette mezzosangue-
Trattennero tutti il fiato, mentre il vampiro ci pensava su.
-Così su due piedi non saprei dirvi nulla di preciso- disse lentamente, dopo un po' -Ma le vostre parole non mi giungono nuove-
-Non potresti verificare?- saltò su la Granger.
-Ma naturalmente...In capo ad una settimana saprò dirvi senz'altro qualcosa- sorrise gentile William.
-Oh grazie!-
-Se non c'è altro ora, toglierei il disturbo- comunicò, salutando tutti con un cenno del capo, ma elargendo un largo sorriso alle tre donne nella stanza. Poi si Smaterializzò.
-Direi che non avremmo potuto sperare in qualcosa di più- mormorò Carrigan, lasciandosi cadere sul divano.
-Cosa dite, preparo qualcosa da mangiare per tutti?- propose Elenie allegramente.
-Volentieri- disse Alice- Noi non abbiamo nemmeno cenato!-
Gli altri si unirono a lei nel dirsi d'accordo, ma Malfoy si alzò a fatica dalla poltrona.
-Io credo che me ne andrò di sopra- annunciò -Sono molto stanco-
Andò verso le scale, mentre il resto del gruppo lo fissava in silenzio.
Sapevano che gli ci sarebbe voluto del tempo, per risentirsi di nuovo veramente tra loro, ma non potevano fare a meno di sperare che questo accadesse il prima possibile.


Lord Cassian Deveraux Cavendish attraversò il largo salone, fino a giungere nella stanza dove lo aspettava Jenkins.
-Allora?- lo apostrofò- Hai studiato un'idea per un nascondiglio più opportuno?-
-Ci sto lavorando, signore...Ma credo comunque che per il momento sia meglio per noi restare qui a Cavendish Manor-
-E va bene.- concesse Cavendish -Ma nel frattempo non intendo perdere giorni preziosi-
-Cosa intendete fare?-
Cavendish si sfregò le mani, sedendosi su una poltrona.
-Come hai suggerito tu, per qualche tempo è il caso di ridurre gli attacchi, per non attirare troppo l'attenzione..Ma non intendo allontanarmi da uno dei miei obiettivi primari-
-Vi riferite ad Harry Potter, signore?- chiese Jenkins, leggermente confuso.
Cavendish si girò a guardarlo, con un ghigno che gli deformava il viso. Scosse la testa.
-No. Parlo di Hermione Granger.-
-Capisco...Posso chiedervi perchè siete così interessato a lei?-
-Perchè se riuscirò a farle del male, con un solo gesto getterei nella disperazione sia Harry Potter che Draco Malfoy-
Mentre sibilava quell'ultimo nome, le dita si serrarono sul bracciolo della poltrona.
-Li voglio vedere annientati. E accadrà stanotte-
-Cosa? Ma è impossibile entrare in casa della Granger! So che le case degli Auror sono protette da parole d'ordine, oltre che da incantesimi molto potenti- cercò di dire Jenkins.
-Zitto!- ringhiò Cavendish. -Per quanto riguarda gli incantesimi, non sono affatto un problema, e lo stesso per la parola d'ordine-
-Come intendete fare?- chiese l'altro, totalmente sottomesso.
-Ho i miei mezzi. Vai a chiamare Lasko, stanotte avrò bisogno di lui e dei suoi amici-


Hermione tornò a casa che era mezzanotte passata.
Gli altri avevano parlato molto, durante la cena notturna, ma lei era pensierosa.
Non poteva fare a meno di ricordare lo sguardo di Draco, mentre lei e William parlavano, non poteva dimenticare la sua voce tagliente nel silenzio della stanza.
E come le aveva voltato le spalle di netto, quando era salito in camera.
Era una sera calda, quindi le diede appena un po' di sollievo infilarsi tra le lenzuola fresche, anche se i suoi pensieri fastidiosi non le davano pace.
Forse cullata da questi, però, poco dopo si addormentò.
Non passò nemmeno un'ora, che un rumore al piano di sotto la risvegliò.
Aveva udito un tonfo secco, ed era questo che l'aveva destata, ma ora poteva distintamente udire anche un certo crepitìo, come di fogli che bruciavano, e proveniva dal piano di sotto.
Afferrò la bacchetta e corse verso alle scale. Arrivata a metà di esse, quasi cacciò un urlo per lo spettacolo che le si presentava di fronte.
Fiamme, ovunque.
Alcune, molto alte, arrivavano quasi a ghermire il soffitto, mentre altre stavano aggredendo i mobili.
Sembravano quasi dotate di vita propria, e selvagge si spostavano da un lato all'altro della stanza.
Hermione si riscosse, e si voltò per correre di nuovo di sopra, dove sarebbe stata fuori dalla portata del fuoco, ma in cima alle scale vide un uomo.
-Lasko...- mormorò.
E lì capì che era finita.
Guardò al di sopra della propria spalla, verso il basso, e vide comparire almeno cinque Efreet, accanto alle fiamme, con lo stesso sorriso soddisfatto sul volto.
-Come ci si sente a stare in minoranza, una volta tanto?- la prese in giro Lasko -Senza nessuno pronto a pararti le spalle?-
Hermione non si disturbò nemmeno a rispondere, troppo occupata a pensare a come uscire da quella situazione. Sentiva sempre più caldo, e questo non aiutava. Si girò la bacchetta tra le mani, conscia che avrebbe avuto solo un incantesimo a disposizione.
Non appena lo avesse pronunciato, sicuramente l'avrebbero attaccata.
A Smaterializzarsi nemmeno ci pensava...L'aria era troppo densa ed impregnata di fumo, e lei troppo debole per la mancanza di ossigeno.
Tossì, e cercò di inspirare a fondo, ma ottenne solo di accumulare ancor più aria viziata.
A un tratto l'idea.
Strinse la presa sulla bacchetta, continuando a fissare Lasko negli occhi. Una sola possibilità.
Sperò di riuscire a trovare un ricordo abbastanza felice, ma pregò soprattutto che il frutto del suo tentativo arrivasse alle persone giuste.
E che queste potessero arrivare in tempo.
-Expecto Patronum!- gridò, anche se la sua voce venne sovrastata dalle fiamme.
Gli Efreet però la udirono, e scattarono all'attacco.
Hermione avvertì un calore fortissimo alla schiena, e crollò in ginocchio, stringendo i denti dal dolore.
La piccola lontra argentea fuoriuscita dalla sua bacchetta invece, dopo aver visto colei che l'aveva prodotta cadere lì in mezzo alle scale, sparì.


Draco Lucius Malfoy si rigirava nel letto senza sosta, sopraffatto dal dolore alla spalla, che gli impediva di dormire.
Ad un tratto, vide qualcosa che rischiarò il buio totale della stanza.
Si tirò a fatica su a sedere, e notò uno strano animaletto argentato fare avanti e indietro davanti a lui, come se volesse dirgli qualcosa. Il biondino si stropicciò appena gli occhi, e capì che era una lontra.
Hermione...
Incurante delle fitte alla spalla, scattò giù dal letto e corse alla porta, afferrando a caso i pantaloni e la camicia, e infilandoseli mentre scendeva sparato giù dalle scale.
-Potter!- gridò, entrando come un razzo nella camera del moretto ed accendendo tutte le luci.
Harry ed Elenie si mossero appena, assonnati, guardandolo confusi, mentre come un invasato il biondo lanciava loro vestiti presi chissà dove.
-Che vuoi Malfoy?- biascicò l'ex-Grifondoro, mentre copriva la sua fidanzata con la coperta, nascondendone le grazie.
-Esci da quello stramaledetto letto! La Mezzosangue è in pericolo, mi ha mandato un Patronus-
Potter non se lo fece ripetere due volte, e nel giro di due minuti stava uscendo di casa con Draco, mentre Elenie andava a chiamare Blaise.
-Raggiungeteci il prima possibile- le gridò, mentre già afferrava Malfoy e insieme a lui si Smaterializzava,
Riapparvero di fronte a casa di Hermione. Le ante alle finestre erano tutte chiuse, e sembrava che dentro non stesse accadendo nulla di strano.
-Guarda!- lo trattenne però Draco, indicandogli la porta.
Da lì sotto filtrava una luce rossastra, ballerina, che non indicava nulla di buono.
I due ragazzi corsero alla porta, e la buttarono giù a spallate.
-Merda!- gridò Harry, dato che il fuoco praticamente già li lambiva.
-Aguamenti!-
Lanciarono insieme l'incantesimo, che ridusse appena un po' le fiamme.
Cinque figure però, si pararono davanti a loro, pronti a dare battaglia.
Ma avrebbero trovato pane per i loro denti.
Uno Schiantesimo di incredibile portata si abbattè sugli Efreet senza che nessuno lo avesse pronunciato, e che a stento loro respinsero con gli scudi.
Era Draco, che sotto gli occhi allibiti di Harry, stava dando bella mostra di sè, pur non essendo nel pieno delle forze.
-Accidenti Malfoy!- Potter non riuscì a trattenersi.
-Sai com'è- ringhiò il biondino, mentre cercava di togliersi di dosso un nemico che gli si era quasi gettato sopra -In questi sei anni ho pur dovuto tenermi in allenamento-
Harry sogghignò, spedendo contro il muro un altro Efreet. Sentì le voci di Elenie e Blaise urlare incantesimi, e vide che i nemici cominciavano lentamente ad arretrare.
Già prima c'era una netta disparità di forze, che ora era quasi diventata anche numerica.
-Cerca Hermione- gridò allora Harry a Malfoy -Qua possiamo occuparcene noi-
Senza farselo ripetere due volte, Draco spedì via con un calcio l'Efreet con cui stava combattendo, ed attraversò il salotto.
Non appena la vide, semisvenuta sulle scale, sentì il cuore strapparsi in due.
In due balzi la raggiunse e se la strinse al petto.
Fece attenzione a non farle male, dato che con ogni probabilità era ferita, e si rialzò con lei in braccio.
Si voltò verso Harry, col fiato corto. Il moretto annuì, e Draco si Smaterializzò.
Portandosi via l'altra metà di sè.


Ciao a tutti!
Allora, innanzitutto vi faccio gli auguri di Buona Pasqua, anche se moooolto in ritardo! Speravo di riuscire ad aggiungere il nuovo capitolo domenica scorsa, ma non ce l'ho proprio fatta fino ad oggi!
Come avrete intuito dalla fine di questo capitolo, dal prossimo aggiornamento vedremo le cose sbloccarsi leggermente tra Draco ed Hermione, e ne vedremo delle belle =)
Un bacio grande a voi e il solito enorme grazie per le meravigliose recensioni!
A presto!
Gaia

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***









Draco riapparve di fronte a casa di Harry.
Entrò di corsa, con l'affanno della disperazione, mentre sentiva Hermione sempre più arrendevole tra le sue braccia.
Sentiva qualcosa di caldo colargli lungo il braccio, e capì che la propria ferita alla spalla doveva essersi riaperta.
-Draco...- la sentì mormorare, con voce arrochita dalle esalazioni di fumo.
-Non parlare...Adesso sei al sicuro-
Arrivò nella propria stanza, e si sedette sul letto, sempre con lei tra le braccia.
Sentì il naso di lei sul proprio collo, le sue lacrime leggere scivolargli nella camicia.
Affondò la bocca tra i capelli di Hermione, sentendo i suoi riccioli sfiorargli le labbra.
Allungò una mano a toccarle la schiena, e la sentì irrigidirsi, mentre un grido sottile si fece strada tra le sue labbra.
Sentendosi un mostro per non aver controllato subito le sue condizioni, tradendosi per quel contatto che aveva tanto bramato, la scostò da sè.
Con una delicatezza infinita la adagiò tra i cuscini, ponendola su un fianco.
Fece per sollevarle la maglietta del pigiama, ma lei lo bloccò.
-No- rantolò.
-Voglio solo controllare cos'hai- le sussurrò lui.
Hermione si voltò a fatica, per guardarlo, con quei grandi occhi lucidi e arrossati.
-Fa male...- soffiò, lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
Nessuno dei due sapeva se si riferisse maggiormente alla ferita, o alla mano di lui sulla sua pelle.
-Farò piano, promesso-
Malfoy le sollevò la maglia, reprimendo a stento un brivido.
Sulla schiena di Hermione spiccava una grossa ustione, segno dell'ultimo attacco degli Efreet.
-Quei bastardi- sibilò Draco, in preda ad una furia incontrollabile.
Lei non l'avrebbero dovuta toccare...Ma se ne sarebbero pentiti, oh sì.
In quel momento entrarono di corsa gli altri tre, sporchi di fuliggine e accaldati.
-Hermione!- gridò Harry, sconvolto nel vederla in quelle condizioni.
Le si accalcarono intorno, mentre lei, con gli occhi socchiusi, pativa le pene dell'inferno per quel dolore atroce.
-Ma cos'ha?- chiese sgomento Blaise, vedendo la schiena dell'amica praticamente distrutta.
-L'hanno bruciata- ringhiò Draco.
Si scostò dal letto, dirigendosi verso l'armadio. Si gettò sulle spalle il mantello, stringendo la bacchetta e avvicinandosi alla porta.
-Che diavolo hai in mente di fare?- gli urlò Elenie, che aveva intuito le sue intenzioni.
Corse davanti alla porta della stanza, bloccandogli il passaggio.
-Levati di mezzo- sibilò Malfoy, con voce tagliente.
-Nemmeno per sogno. Non ho intenzione di lasciarti compiere una sciocchezza.-
-Ti rendi conto o no che se non fosse riuscita ad avvertirmi, a quest'ora l'avrebbero uccisa?- abbaiò Draco, quasi tremando. -Non ho nessuna intenzione di fargliela passare liscia così-
Elenie non riuscì a non sorridere per quella dimostrazione di amore. Gli posò una mano sulla guancia, cercando di calmarlo.
-Lo so...Ma se vai là adesso ti ammazzeranno, sono troppi- mormorò dolcemente -E lei ora ha bisogno di te-
Forse furono quelle ultime parole a calmarlo, ma il biondino si voltò verso Hermione, piegata e ferita in quel letto.
Scosse la testa, buttando a terra il mantello e tornando di nuovo verso di lei.
-Mi servono degli ingredienti per una pozione, dove posso trovarli?- chiese, come se nulla fosse accaduto.
-Abbiamo qualcosa al piano di sotto.- borbottò Harry, carezzando i capelli della Granger.
Draco afferrò un foglio a casaccio, vi scribacchiò sopra qualcosa e glielo passò.
-Recuperami questi allora. Subito. E un qualche calderone-
Potter annuì, anche se avrebbe voluto rispondere a tono a quella che più che una richiesta era stato un ordine.
Scese di corsa, e Blaise ed Elenie gli andarono dietro. Harry per un solo istante si chiese se lo facessero per lasciare soli Draco ed Hermione, oppure perchè avevano scarsa fiducia nella sua capacità di rimediare tutti gli ingredienti necessari, ma preferì non fare polemica e sbrigarsi a cercare ciò che serviva per curare la sua migliore amica.


Malfoy, appena gli altri uscirono, tornò da Hermione.
Aveva gli occhi chiusi, ma non dormiva, lo si poteva notare dalla sua espressione tirata e sofferente.
-Adesso ti preparo una pozione che ti farà sicuramente stare meglio- spiegò il biondino, sedendosi sul bordo del letto.
La Granger aprì appena gli occhi, allungando un braccio verso di lui come a volerlo toccare, ma limitandosi poi a farlo vagare sul lenzuolo.
-Promettimi che non farai sciocchezze- sussurrò.
-Di che stai parlando?-
-Ti ho sentito, prima..Giurami che non andrai a cercarli-
Draco fece una smorfia infastidita, poi si alzò dal letto, posizionandosi di fronte alla finestra.
-Non entrare in cose che non ti competono, Mezzosangue-
Hermione incassò in silenzio. Non capiva se ciò che non le competeva fossero le questioni in sospeso con i Mangiamorte, oppure la vita di Draco.
-Allora Malfoy, forse sarebbe meglio che tu mi avessi lasciata lì-
-Cosa diavolo stai dicendo?- sbottò il biondino.
-Niente. Lascia stare- buttò lì Hermione, spossata, rendendosi però conto che quello era praticamente il loro primo dialogo da quando si erano rivisti.
Draco forse si rese conto di essere stato un po' troppo duro. Fece due passi e si accosciò accanto al letto, in modo che il suo viso fosse allo stesso livello di quello della Granger.
-Mezzosangue, guardami- le ordinò, afferrandole il mento.
Hermione esitava. Non credeva di poter sopportare quegli occhi così alteri e freddi, incatenati nei suoi in una magia che troppo tempo prima era stata spezzata.
-Guardami- ripetè Draco, stavolta a voce più bassa.
La ragazza alzò appena il volto, ritrovandosi vicinissima a lui. Sentiva il suo respiro sul viso, la sua mano così forte a sostenerla.
-Mai, e dico mai, sarei rimasto indifferente nel saperti in pericolo-
Aveva parlato pianissimo, tanto che lei aveva fatto fatica a sentirlo.
E allora ripensò al suo abbraccio disperato quando l'aveva trovata sulle scale, alla sua stretta dolce, alla sua bocca tra i propri capelli, alle soffici parole che le aveva sussurrato per farla stare tranquilla. Al suo cuore che batteva forte mentre la portava in salvo.
-Eccoci, dovremmo aver trovato tutto-
Blaise spalancò la porta, e Draco si alzò di scatto, allontanandosi da Hermione.
I tre ragazzi deposero su un mobile un sacco di provette, e strane piante.
-Tieni il calderone- borbottò Potter. Lo passò a Draco, ma lo mollò un istante prima che questi lo prendesse, facendoglielo cadere su un piede.
-Maledetto sfregiato!- ringhiò il biondo, mentre l'altro sogghignava -Vedrai quando meno te lo aspetti cosa ti capita...-
Senza curarsi oltre del suo nemico di sempre, Draco accese la fiamma sotto il calderone, e cominciò ad esaminare gli ingredienti, buttandoli poi a prima vista un po' a caso nel calderone.
-Sei sicuro di quello che fai?- chiese allora Harry.
Malfoy nemmeno gli rispose, inchiodandolo semplicemente al muro con un'occhiata.
-Draco, ma tu sanguini!- esclamò ad un tratto Elenie, osservando la camicia del ragazzo, sotto alla quale spiccava una macchia rossastra.
-Non è niente- borbottò il ragazzo, non potendo fare a meno di notare che anche Hermione si era drizzata, udendo le parole della Benèfica.
-Ti si deve essere riaperta la ferita...Lascia che provi a sistemartela- continuò la Zabini.
-Più tardi, ora devo finire qui!-
Elenie però fece il diavolo a quattro, finchè Draco non acconsentì a farsi almeno cambiare la fasciatura con una più stretta.
Passarono venti minuti abbondanti, durante i quali Malfoy continuò a rimescolare la pozione, che divenne di un bel colore azzurro cielo.
-Dovrebbe essere pronta- considerò dopo un po' -Sentite...Voi andate pure a letto, qui me ne occupo io-
Gli altri fecero un po' di resistenza, ma vennero celermente cacciati fuori, ed invitati ad andare a dormire.
Draco chiuse accuratamente la porta della stanza, poi raccolse parte della pozione in una bacinella.
Era densa come una crema, e fredda, in modo da alleviare il bruciore delle ustioni.
-Può darsi che ti faccia male, all'inizio, ma è il migliore dei rimedi- spiegò Malfoy, sedendosi sul letto.
Hermione annuì, con la faccia semiaffondata nel cuscino, così che lui non potesse vederle il volto.
Il ragazzo raccolse un po' della pozione e, con quanta più delicatezza possibile prese a passare le dita sulla schiena della Granger.
Non poteva vedere la sua espressione, ma da come aveva artigliato il lenzuolo con le mani, doveva bruciare molto.
Le dita bianche di Draco si mossero quasi tremanti sulle piccole spalle di lei, poi scesero sulla spina dorsale, soffermandosi in ogni piccolo punto, quindi andarono giù, per poi risalire lentamente. Ogni tanto si fermava per prendere un altro po' di unguento.
Hermione dal canto suo, ringraziava di poter tenere nascosto il viso. Il dolore era forte, ma riusciva comunque ad avvertire e riconoscere distintamente il tocco di Draco, così delicato e deciso, che lasciava una scia cocente sulla sua pelle.
-Ecco fatto- disse d'un tratto lui -Vedrai che domattina andrà molto meglio-
Lei non rispose, così Malfoy uscì per andare a lavarsi le mani.
Arrivato in bagno si guardò allo specchio. I capelli erano scompigliati, il volto stanco e appena sporco di fuliggine.
C'era arrivato così vicino, questa volta.
L'aveva quasi persa. Proprio ora che l'aveva ritrovata.
Quando l'aveva rivista, giorni prima, gli era mancato il respiro, ma nonostante questo una parte di lui aveva quasi sperato che lei fosse al sicuro e felice, magari con un altro, ma in salvo da tutto quel male che lui si era sempre portato addosso.
Draco quasi sorrise alla propria immagine riflessa. Un sorriso che era quasi di scherno, di compassione, verso sè stesso e quello che era diventato.
Una volta tutto quello che avrebbe desiderato era trovarla distrutta, legata ancora indissolubilmente al suo ricordo. Ora invece, per amore di lei, gli bastava saperla al sicuro.
Afferrò una boccetta di vetro che gli stava davanti, e la scagliò per terra con tutta la forza che aveva, riducendola in mille pezzi.


-Cos'è successo?-
Malfoy, rientrando in camera pochi minuti dopo, si ritrovò a fare i conti con lo sguardo inquisitorio di Hermione.
-Di che stai parlando?- chiese allora, con noncuranza.
-Ho sentito un rumore, come di qualcosa che si rompeva- spiegò lei.
-Ah sì, mi è caduto uno di quei mille inutili oggetti di vetro che ci sono in bagno-
La Granger lasciò che il proprio sguardo indugiasse qualche istante in più verso Malfoy, come se sapesse benissimo cosa fosse accaduto, e il perchè dello scoppio di rabbia del ragazzo.
-Ora finiscila con le domande- borbottò lui -E vedi di dormire che è tardi-
-Non ho cinque anni Malfoy- ribatte pronta lei- E poi...ma che fai?-
Draco infatti si era seduto in poltrona, togliendosi le scarpe e allungando i piedi sul bordo del letto.
-Secondo te, Mezzosangue?- fece tagliente lui -Mi organizzo per passare la notte-
-Non c'è bisogno che resti lì- disse la ragazza, in imbarazzo -Ci sono altre due stanze da letto vuote, su questo piano-
-Preferisco rimanere nei paraggi, nel caso ti serva qualcosa. Nelle condizioni in cui sei, potresti farti male se cerchi di alzarti-
-Ma la tua spalla...- protestò Hermione.
-La mia spalla è affar mio- sibilò lui -Ora dormi, che sono stanco anch'io-
E, detto questo, si sporse verso di lei, per spegnere la luce sul comodino.
Il polso di lui sfiorò appena la spalla della Granger, e i loro occhi si incrociarono di nuovo.
Ma nessuno dei due riuscì a dire niente. L'aria però era satura di cose non dette, di gesti non fatti, di domande senza risposta.
Entrambi fecero finta di nulla, ingoiando i propri sentimenti.
Fingendo ingenuamente che fosse un caso che il Patronus di Hermione, quella sera, fosse andato a cercare proprio Malfoy, e non qualcun altro.


Pansy Parkinson incrociò le braccia sul petto, stizzita.
-Io non riesco ancora a credere che tu stanotte te ne sia andato a fare l'eroe senza nemmeno avvertirmi!- sibilò, rivolta al suo quasi ex-fidanzato.
Blaise alzò gli occhi al cielo, con un mezzo sorriso sul viso.
-Te l'ho già detto...dormivi e non mi sembrava il caso di svegliarti!- cercò di spiegare per la centesima volta.
-Trova una scusa meno idiota, grazie!- sbraitò la ragazza, fumando come una teiera -Possibile che tu e i tuoi stupidi amici dobbiate avere sempre questa manìa di salvare il mondo senza mai fermarvi un secondo prima ad avvisare?-
Zabini la raggiunse e la abbracciò da dietro, mentre lei si divincolava.
Sapeva benissimo che tutta quella rabbia era il suo modo di dirgli che si era preoccupata per lui.
Un colpo di tosse sulla soglia della cucina li fece voltare.
-Evitatemi scene patetiche per cortesia- borbottò Malfoy, sedendosi su uno sgabello.
Pansy lo fulminò con lo sguardo, mentre marciava verso il salotto bofonchiando insulti di vario tipo.
Blaise si limitò a ridacchiare, ma poi il suo viso si fece di nuovo serio, mentre si voltava verso l'amico.
-Hermione come sta?- chiese, preoccupato.
-Meglio- rispose Draco, bevendo il caffè di Zabini -Le ho dato un sedativo, perchè stanotte continuava a muoversi-
-E tu invece?-
Malfoy indurì la mascella, intuendo subito che Blaise non si stava riferendo alle sue condizioni fisiche. No, lui voleva sapere come era stato rivederla, poi trovarla ferita, stringerla di nuovo, e guardarla dormire.
Si, perchè era quello che lui aveva fatto, tutta la notte.
Non aveva nemmeno provato a chiudere gli occhi. Era rimasto lì, gli avambracci posati sulle ginocchia, il busto proteso in avanti, a guardare la schiena di lei alzarsi e abbassarsi al ritmo del respiro regolare, i lunghi capelli raccolti da un lato, le braccia che circondavano il cuscino.
Lei.
Non fece in tempo a dire nulla a Blaise, però, perchè Ron e un altro tizio entrarono a razzo nella stanza.
-Ma che diavolo è successo a Hermione?- quasi gridò il rossino, paonazzo in volto per lo spavento.
Il tizio dietro a lui intanto si guardava intorno minacciosamente, i pugni stretti e gli occhi contratti.
-Esigo di vederla! Subito!- ingiunse quest'ultimo, con voce alquanto irritante.
-State calmi tutti e due- provò a dire Zabini, protendendo le braccia verso di loro -Hanno attaccato casa sua, ma lei sta bene. Ora riposa-
Se Weasley, rassicurato sulla salute dell'amica, si calmò un po', l'altro si alterò ancora di più.
-Dov'è?- chiese, agitato, facendo cenno di voler andare al piano di sopra.
-Peter stai qui!- ordinò Blaise, bloccandolo per un braccio -Ti chiamerà lei, quando si sveglierà, se vorrà-
Gli occhi di Randall si incendiarono, mentre il ragazzo arrossiva pericolosamente.
-E' la mia fidanzata- urlò, calcando sull'ultima parola -E' un mio diritto vederla-
Strattonò il braccio, liberandosi dalla presa di Zabini, con così tanta violenza da spedire il moretto a sbattere contro il tavolo.
In un secondo Draco gli fu addosso.
-Senti, pezzente, forse non hai capito- ringhiò il biondino, afferrando Peter per il bavero della costosa giacca -Ti ha detto che sarà la Granger a chiamarti. Ora vai fuori di qui, se non vuoi rischiare che nemmeno lei possa riconoscere il tuo brutto muso-
Inutile dire che l'ego di Randall quel giorno subì un brutto colpo, ma vedendosi accerchiato dai tre ragazzi non potè fare altro che uscire, mormorando promesse di querele.
-Belle persone che frequenti, Donnola- borbottò Malfoy, riaccomodandosi sullo sgabello con una mano sulla spalla dolorante.
-Era venuto a chiedermi notizie di Hermione, e quindi era con me quando è arrivato il messaggio di Harry che diceva di stanotte- spiegò Ron, guardandolo storto -E non sono riuscito a liberarmene-
-Non ti preoccupare...Lo sappiamo tutti che è un imbecille- disse Blaise, passandosi una mano tra i capelli.
Il rossino sorrise, per poi salire di sopra a verificare le condizioni sia di Hermione che di Sophie.
-E così sta con quello lì?-
Zabini pensò quasi di non aver capito la domanda, dato che Draco l'aveva praticamente sussurrata.
-Beh...sinceramente non lo so nemmeno io- rispose, sedendosi accanto all'amico -Uscivano insieme da tempo, ma poi lui le ha chiesto di sposarlo e lei l'ha praticamente piantato-
Malfoy non disse nulla, lo sguardo perso sul fondo della tazzina da caffè.
-Ascoltami- disse allora Blaise, posandogli una mano sul braccio -Lei non ha mai avuto nessun altro dopo che te ne sei andato. Non veramente almeno. Hai visto Randall no? Personalmente credo che uscisse con gente del genere perchè tanto sapeva che non si sarebbe mai più potuta innamorare davvero-
Draco lo fissò, con la solita espressione irritata negli occhi che aveva quando qualcuno si prendeva la briga di fargli un discorso che lui non aveva richiesto, o si era permesso di dire qualcosa di troppo.
Ma le maschere non servivano con Blaise. O almeno, erano destinate a cadere dopo pochi minuti.
Quindi si limitò a guardarlo, con un'espressione quasi vuota, quasi rassegnata al fatto che dopo sei anni le cose potevano anche essere cambiate.
Che lei potesse essere cambiata, mettendosi con qualcuno che una volta avrebbe soltanto disprezzato.
-Lei non ti ha mai dimenticato- aggiunse Zabini, come se gli avesse letto nel pensiero -Nessuno di noi lo ha mai fatto-
Passò un minuto, o forse un'ora, prima che uno dei due facesse un solo gesto per rompere il silenzio seguito a quell'affermazione.
E da un piccolo gesto ci volle poco perchè arrivassero a quell'abbraccio che mai si erano concessi, e che forse bastava per riempire tutto quel tempo in cui Blaise si era sentito solo. E ora, aggrappato al maglione del suo migliore amico, non poteva impedire alle proprie spalle di tremare, proprio come quando era un bambino che aveva paura del buio.
Pansy tornò in quel momento, ma si fermò sulla soglia.
Non voleva rovinare quel momento. Il momento del ritrovo, il momento in cui si parlava più che in ogni altro.
Così restò in disparte, a sorridere tra sè, mentre si asciugava una lacrima furtiva che le era scivolata lungo una guancia.


Ciao a tutte! Ho cercato di essere il più veloce possibile anche questa volta...direi che per ora riesco a mantenere questo ritmo, anche se temo di non poter promettere che sarà sempre così..Su questo capitolo non ho molto da dire, se non che Draco sta pian piano perdendo il suo abituale self control e che le cose stanno cambiando tra lui ed Hermione, ma credo lo abbiate notato da sole =) Corro a ringraziarvi per le vostre meravigliose, graditissime e amatissime recensioni! Alla prossima, un bacione!

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***







Le condizioni di Hermione migliorarono nettamente nel giro di pochi giorni.
Anche lei stessa se n'era accorta, soprattutto dal fatto che Draco aveva smesso di rimanere appostato accanto al suo letto la notte, e che il compito di spalmarle l'unguento sulla schiena era passato ad Elenie.
Era da tre notti prima che non parlava con Malfoy. Il ragazzo si era fatto scostante.
Al massimo metteva la testa dentro la stanza, per andarsene subito non appena notava che lei era sveglia.
La evitava, chiaramente.
Quel martedì mattina comunque, Hermione era riuscita anche ad alzarsi, nonostante la ferita le tirasse non poco.
Scese le scale attaccandosi saldamente alla ringhiera, quindi finalmente arrivò in cucina, dove Harry ed Elenie stavano facendo colazione.
-Buongiorno!- esordì, appoggiandosi con i fianchi ad un ripiano.
-Ti sei alzata!- constatò la Benèfica, con un sorriso -Sono contenta di vedere che stai meglio-
La Granger sorrise a sua volta, cominciando a rilassarsi...
-Che ci fai qui Mezzosangue?- sbottò una voce alle spalle di Hermione, facendola sobbalzare.
-Quello che fate tutti voi, suppongo- rispose altezzosa la ragazza, ignorando lo sguardo inviperito di Malfoy.
-Già, ma noi non abbiamo un'ustione di terzo grado sulla schiena- la pungolò il biondino, piazzandosi di fronte a lei.
-E' quasi guarita e comunque, se è per questo, allora io non ho un taglio ancora aperto sulla spalla- ribattè la riccia, infastidita.
-Touchè- sentì borbottare da Elenie, mentre si apprestava ad uscire.
-Ragazzi- annunciò poi la Benèfica a voce più alta -Noi andiamo al Ministero-
-Vedete di non scannarvi- li ammonì Harry, mettendosi il mantello -Più tardi verrà Ron a salutare Sophie e a portare qui le sue cose-
-Le sue cose?- chiese Hermione stranita.
-Sì..credo sia più opportuno che si trasferisca qui, visto il recente attacco a casa tua. E' evidente che non siamo più al sicuro, quindi è il caso di restare uniti. Oltretutto questo posto è il più sicuro di tutti- spiegò Potter.
Detto questo, i due fidanzati uscirono tenendosi per mano.
-Casa mia...- mormorò la Granger. Non ci aveva più pensato, ma ora l'immagine di casa sua tra le fiamme le si era parata prepotentemente davanti, come un marchio indelebile.
Draco la guardò di sotto in su, cercando di capire a cosa stesse pensando.
-In che condizioni è la mia casa?- gli domandò a un tratto Hermione, portandosi una mano al petto.
-Beh...- tergiversò Malfoy -Immagino tu ti riferisca a quello che ne è rimasto-
La Granger emise un gemito soffocato.
Tutti i suoi ricordi, tutto il suo affanno nel cercare di ricostruirsi una vita, tutto quello che era accaduto negli ultimi sei anni, tutto era legato a quella casa.
E ora non c'era più nulla. Ogni cosa era bruciata in quella maledetta notte.
-Non è rimasto niente...- sussurrò tra sè e sè la ragazza.
-Se il problema sono le foto tue e del tuo fidanzato, sono sicuro che lui si è precipitato dentro a recuperarle- sibilò Draco, voltandole le spalle.
-Ma cosa...- cominciò a dire Hermione, con la sensazione di essersi persa qualche passaggio -Di che stai parlando?-
-Era così ansioso di vederti l'altro giorno- continuò il biondo con lo stesso tono astioso -Che si sarà sicuramente dato da fare-
-Un momento..Tu hai incontrato Peter?- chiese incredula la ragazza.
-Già, proprio in questa stanza...Sai Mezzosangue..Devo dire che credevo che nemmeno una come te sarebbe potuta cadere così in basso da stare con un tipo del genere! Figuriamoci sposarlo!-
Il tono di Draco era cattivo, trasudava rabbia e disprezzo, tutto ciò che aveva covato dentro di sè negli ultimi due giorni, dopo aver incontrato colui che aveva preso il suo posto.
Cattiveria.
Ma verso chi la stava rivolgendo?
Rabbia.
Verso Hermione o verso sè stesso?
Disprezzo.
Per lei che si era rifatta una vita, o per lui che gliel'aveva lasciato fare?
La Granger, dal canto suo, strinse in pugni. No, questo non gliel'avrebbe permesso.
-Sentimi bene, stramaledetto Malfoy!- urlò posando una mano sul tavolo tra loro, con forza, e socchiudendo pericolosamente gli occhi -Non osare rivolgerti a me in questo modo...Non puoi tornare dopo un sacco di anni durante i quali, tra parentesi, mi sono lacerata credendoti morto, e pretendere di trovare tutto come lo avevi lasciato!-
Draco aprì la bocca per ribattere, ma le parole della ragazza lo sommersero di nuovo come un fiume in piena.
-Ti rendi conto o no di come siamo stati eh? No, certo, tu eri troppo occupato a pensare a te stesso come sempre, per poter pensare a noi mandandoci uno straccio di biglietto per avvertirci che eri vivo e stavi bene vero? Tipico tuo...-
-Ma io non...- cominciò il biondino, cercando di ribattere.
-E comunque per la cronaca, io non sposerò proprio nessuno, e sai perchè?-
Hermione si interruppe per riprendere fiato, e Malfoy ne approfittò per aggirare il tavolo ed avvicinarsi a lei.
-No, il perchè sono fatti miei- disse allora la Granger a voce più bassa, prima di girare i tacchi ed andarsene, lasciandolo lì con un diavolo per capello, a maledirsi per la propria malata gelosia.
Eccolo, il momento della rabbia...Era arrivato.
Draco se lo aspettava che lei prima o poi gli avrebbe gettato addosso tutto il dolore passato, tutti quegli anni lontani.
Ed ora era successo, e lui non se la sarebbe cavata molto facilmente.


Ron entrò in camera di Sophie subito dopo pranzo. Negli ultimi giorni aveva passato un sacco di ore con lei, anche perchè ormai stava molto meglio, e presto si sarebbe potuta alzare, quindi era molto frustrante per lei dover stare bloccata a letto.
-Come stai oggi?- le domandò allegro il rossino, entrando con un piccolo mazzolino di fiori nella stanza.
-Molto meglio, grazie...E comunque non serve che li cambi ogni due giorni- osservò Sophie con un sorriso, guardando il ragazzo sostituire i fiori vecchi nel vaso accanto al letto e mettendoci quelli nuovi.
-Il dottor Davies ha detto che appena te la senti potrai provare ad alzarti- le annunciò Weasley.
Sophie annuì appena, ritraendosi impercettibilmente verso il cuscino.
-Non serve che tu lo faccia adesso- disse dolcemente Ron, dandole un buffetto sulla guancia -Quando ti va dimmelo che ti aiuto-
-E' che ho paura di non riuscirci più- mormorò la ragazza -Ho paura di non poter più camminare...-
-Ma che dici? Certo che lo farai di nuovo!-
Sophie non disse nulla, pensando disperatamente ad un argomento per cambiare discorso.
-Come sta Hermione?- chiese poi, nonostante Elenie l'avesse già informata al riguardo.
-Molto meglio...Anche se questo attacco è capitato proprio nel momento peggiore- sospirò Ron -Non è un bel periodo per lei-
-C'entra il ragazzo biondo vero?-
-Direi proprio di sì- mugugnò il rossino, pensieroso -Anche se ancora non riesco a capire perchè si facciano tutti questi problemi... Si amano ancora? Bene, che si rimettano insieme...Non si amano più? Che si mettano il cuore in pace allora-
La ragazza di fronte a lui inaspettatamente scoppiò a ridere.
-Che c'è?- sbotto Weasley, permaloso, ma allo stesso tempo colpito da quella risata così calda e avvolgente.
-Si vede proprio che sei un uomo, Ron- lo prese in giro Sophie -Fai le cose così facili-
-In che senso?-
-Io li capisco...anzi, diciamo che capisco soprattutto Hermione. Non è facile dopo sei anni ritrovare una persona che hai amato e superare tutto questo tempo e tutto il dolore che hai provato quando l'hai persa...- mormorò la ragazza, incupendosi -Anche se le è capitata una fortuna a cui non tutti possono aspirare-
Lo sguardo di Sophie vagò sulle coperte, malinconico, e Ron non potè fare a meno di notarlo.
-Va tutto bene?- le domandò.
-Oh si certo!- si riscosse lei, sorridendo. -Stavo solo pensando...vorrei provare ad alzarmi, mi aiuteresti?-
-Certo che sì!- fece il rossino, entusiasta.
Sophie scostò le coperte, e buttò le gambe inerti oltre la sponda del letto.
Allungò le braccia verso Ron, che prontamente la sostenne finchè si metteva in piedi.
Praticamente aveva sulle braccia tutto il peso della ragazza, che si stava appoggiando completamente a lui.
-Cosa dici, provo a lasciarti andare?- le sussurrò, attento, non appena Sophie assunse un po' di stabilità.
La moretta si morse il labbro, un po' ansiosa. Guardò le punte dei propri piedi, cercando di farsi coraggio.
-Resto qui vicino e in caso ti prendo, promesso- assicurò Ron.
La ragazza allora annuì, lasciando le mani di Ron e allargando appena le braccia per mantenere l'equilibrio.
Allungò in avanti il piede destro, poi il sinistro. Ondeggiò un po', ma riprese subito l'equilibrio e sorrise trionfante.
Fece altri due passi, ma le gambe le cedettero.
Velocissimo Ron si mosse verso di lei e la afferrò al volo.
Si ritrovò il volto di Sophie vicinissimo al suo, poteva quasi contare una per una le lunghe ciglia scure di lei.
Se la strinse un po' più addosso, portando un braccio a sostenerle la schiena e andando con l'altro a ravviarle una ciocca di capelli.
Fissò lo sguardo negli occhi grandi di lei, sfiorandole appena la punta del naso con il proprio. Sentiva il respiro leggero di lei sulla sua bocca.
Spostò la mano e la affondò tra i capelli di Sophie, avvicinandola a sè.
Inclinò la testa appena per permettere alle loro labbra di incontrarsi ma, un attimo prima che questo accadesse, Sophie girò il volto verso destra.
Ron si fermò, sconcertato. Erano come bloccati, lei con le mani appoggiate al torace del ragazzo e lui dall'alto a fissare i suoi capelli.
La ragazza artigliò le dita sulla camicia del rossino, allargando appena gli occhi.
Si era spostata, quasi senza accorgersene.
Ancora non ce la faceva. Dopo tutto quello che aveva affrontato, era crollata di fronte ad una cosa così semplice e naturale.
Era per il suo passato che ancora non aveva superato, o perchè si sentiva in colpa a non averne ancora parlato con lui?


David Carrigan battè un pugno sulla scrivania, rabbioso.
Non ne poteva più di tutti quei misteri, di tutti quegli attacchi, di tutte quelle domande che non trovavano mai una risposta.
In quel momento bussarono alla porta.
-Avanti-
La testa di Chris fece capolino dalla porta.
-Scusi se la disturbo Capo, ma ho delle informazioni importanti-
-Entra-
Mason si sedette di fronte a lui, rigirandosi un foglio tra le mani.
-Notizie della Granger?- chiese Carrigan, prima di farlo parlare.
-Si è rimessa in piedi, tra qualche giorno potrà tornare al lavoro- raccontò Chris.
-Ci mancava solo questa...- mormorò il Capo degli Auror, passandosi una mano sugli occhi.
-A cosa si riferisce?- chiese il biondo, intuendo che non si stesse riferendo alle condizioni di Hermione.
-Al fatto che qualcuno sia riuscito ad entrare nella casa di uno dei miei Auror così facilmente-
-Capisco...In effetti ne ero rimasto stupito anch'io- concordò Mason -Casa di Hermione, come tutte le nostre del resto, è protetta da potenti incantesimi, oltre che...-
-Da una parola d'ordine- terminò Carrigan al posto suo -Parola d'ordine che è registrata nell'archivio del Quartier Generale, a cui solo gli Auror possono accedere-
-Sta cercando di dire che c'è un infiltrato?- allibì Chris, realizzando solo in quel momento la portata delle parole del suo Capo.
Carrigan annuì.
-Spero solo di sbagliarmi- disse poco dopo. -Certo è che non possiamo più considerarci in una botte di ferro qui dentro-
-Certo è che se davvero c'è qualcuno di noi che passa le informazioni ai Mangiamorte, dobbiamo indagare più a fondo- insistette Chris, riprendendo le parole dell'uomo.
-Questo senza dubbio- confermò Carrigan -Anche se temo che non sarà facile, se prima non mettiamo le mani su quel maledetto di Cavendish-
Mason non potè fare a meno di dirsi d'accordo.
-A proposito- continuò il Capo -Cosa eri venuto a dirmi?-
-Notizie non buone, purtroppo- disse Christopher, allungandogli il foglio. -Poco fa è arrivata la denuncia della scomparsa di due ragazzi, fratello e sorella-
-Mezzosangue?- chiese l'altro, leggendo freneticamente.
-Esatto. Sono spariti ieri sera dalla loro casa a Hogsmeade e i genitori ovviamente sono preoccupati-
-Speriamo che sia solo un caso...- mormorò Carrigan, guardando le due foto -D'altronde mi sembrano abbastanza grandi da aver deciso di andarsene per conto loro-
-Fanno il sesto anno ad Hogwarts- disse Mason -Però mi sembra una coincidenza troppo strana che due ragazzi Mezzosangue decidano di scappare di casa proprio adesso che i Mangiamorte attaccano qui e là-
-Lo so...Come si chiamano?-
-Paul e Krista Pevensie-
-Bene. Dirama le loro foto e vai con Alice, Sebastian e Matthew a setacciare i dintorni di casa loro. Se per quei due ragazzi le cose si sono messe male, allora è probabile che non siano molto lontani-
Chris annuì, afferrando le immagini dei fratelli Pevensie e fissandole.
Se le cose si sono messe male...
Osservò il largo sorriso di Krista, ed i suoi capelli lisci e biondi. E poi Paul, molto simile alla sorella, con la divisa di Quidditch della casa di Corvonero, e gli occhi verdi che scintillavano.
-Aspettate fino a domattina d'accordo? Bisogna far passare come minimo ventiquattr'ore prima di ipotizzare il peggio- disse Carrigan -Se non ci saranno novità allora andrete ad Hogsmeade-
Mason annuì e, sperando di ricevere al più presto una buona notizia, uscì dalla stanza.


Quella sera la cena a casa Potter fu più confusionaria del solito.
Tutte e otto le persone che in quel momento abitavano lì infatti, si erano riunite.
-Chi mi passa il sale?- urlò Harry, cercando di sovrastare il chiacchiericcio di Ron e Blaise e al contempo di schivare i panini che Elenie lanciava sul tavolo, dopo averli estratti fumanti dal forno.
Era strano essere tutti lì, considerò Hermione. Non si sarebbe mai potuto riunire infatti, un gruppo di persone più eterogeneo.
Elenie ed Harry, i padroni di casa, che nonostante fossero abituati alle loro cenette intime non avevano esitato ad aprire loro le porte.
Blaise e Pansy, che stavano pian piano riabituandosi l'uno all'altra e ad instaurare un legame forte, malgrado l'apparente durezza di lei.
Ron e Sophie, che ancora non si capiva bene cosa provassero e cosa fossero destinati a diventare, lui così impulsivo e diretto, lei un po' chiusa e intimidita in quel gruppo in cui si sentiva non ancora ben integrata.
E poi...poi c'erano lei e Draco.
Un muro tra di loro, dopo l'ennesima discussione di quella mattina.
Discussione in cui lei gli aveva vomitato addosso tutta la sua rabbia, tutta la sua delusione.
Perchè era sempre stato l'unico modo in cui riusciva a dirgli quello che pensava.
Anche ad Hogwarts era così. Non si parlavano mai chiaramente, col cuore in mano, tranne quando litigavano, salvo poi pentirsene un secondo dopo.
La cena si esaurì in fretta, e poi fu tutto uno sciamare verso le varie stanze della casa.
Chi andava in salotto a guardare la televisione, chi lavava i piatti, chi si trascinava pesantemente a letto, con la pancia piena.
Hermione aveva voglia di infilarsi sotto le coperte a leggere un buon libro, così giunse all'ultimo piano, diretta nella propria stanza.
Passò davanti a quella di Draco, che era di fronte alla sua, e si sentì chiamare.
-Mezzosangue!-
Si voltò, sul viso stampata un'espressione seccata.
Lui era lì, seduto sul letto, le braccia posate sulle ginocchia, che probabilmente la stava aspettando.
-Cosa c'è Malfoy?- borbottò Hermione, piccata -Vorrei andare a dormire, se non ti dispiace-
-Entra un attimo, poi potrai andare dove vuoi- sbottò lui, acido.
La Granger sospirò marcatamente, quindi fece un paio di passi nella stanza di lui.
-Allora?-
Draco si alzò, andando verso l'armadio e dandole le spalle.
-Io...io volevo dirti che mi dispiace per stamattina- disse tutto d'un fiato, sempre voltato dall'altra parte. Era chiaro quanto gli costasse dire quelle cose.
-Si certo.- sbuffò Hermione, incrociando le braccia -Chissà perchè le tue assurde giustificazioni sono la cosa che mi ricordo meglio di te-
Malfoy si girò di scatto, come se l'avessero schiaffeggiato. Piantò gli occhi fiammeggianti in quelli della ragazza.
-Granger dannazione, tu e il tuo maledetto orgoglio!- ringhiò, arrivandole ad un palmo dal viso -Possibile che devi attaccare una persona anche quando ti chiede scusa?-
-Il tuo problema Malfoy, è che non pensi mai prima di parlare!- sbottò Hermione, nervosissima per quella vicinanza.
-Vuoi sapere qual è il tuo invece?- disse Draco, a voce più bassa -Che ti ostini a non voler ascoltare-
Il biondino alzò una mano a sfiorare il viso di Hermione, per poi catturare tra le dita uno dei suoi riccioli e passandoglielo dietro l'orecchio.
-Dovremo parlare di tutto questo prima o poi- mormorò piano.
-Lo so- annuì lei, senza più la rabbia a deformarle la voce, posando una mano sul torace di lui -Ma è troppo presto...Ci sono troppe cose in sospeso-
-Devo spiegarti tante cose- disse ancora Draco, accostando la fronte a quella di lei -E quando sarà il momento lo farò-
Hermione respirò a fondo, cercando di interrompere il battito incessante del proprio cuore.
-E' meglio che vada nella mia stanza- sussurrò, scostandosi lentamente da lui.
Malfoy non oppose resistenza. Le sue braccia si abbandonarono lungo i fianchi, mentre la guardava andare via.
-Mezzosangue aspetta- disse, riscuotendosi un secondo prima che lei chiudesse la porta.
-Dimmi- Hermione si appoggiò allo stipite, in attesa.
Draco aprì un cassetto del comodino e ne estrasse una specie di libro. Poi andò verso di lei e glielo porse.
La Granger lo prese tra le mani e lo riconobbe subito: era l'album di foto che c'era a casa sua, nella libreria.
-Ma come..?- iniziò.
-Sono riuscito a recuperarlo prima che la casa crollasse...Non appena ti sei addormentata quella notte io e Potter siamo andati a vedere com'era la situazione, ed era ancora intatto...Immaginavo fosse importante per te-
Hermione era senza parole, così gli rivolse solo un gran sorriso.
-Grazie- mormorò poi, prendendogli appena la mano.
Lui incastrò le dita in quelle di lei, portandosi poi le mani accanto al viso.
-Eri tu vero? Eri tu che entravi in casa mia la notte?-
Il fumo...
La catenina per terra...
La pagina dell'album piegata sulla loro foto..
-Perchè?- insistette Hermione.
-Ogni spiegazione a suo tempo- mormorò Draco, lasciandole la mano e facendo un passo indietro.
-Buonanotte Mezzosangue-


Lo so, lo so, stavolta ci ho messo un po' di più! Scusatemi, davvero, ma tra cinque giorni ho un esame, ho pochissimo tempo per scrivere e nonostante questo, ho avuto la genialissima idea di iscrivermi ad un contest indetto sul forum di EFP! Tra l'altro scade a fine maggio, quindi in questi giorni mi sto dedicando soprattutto a quello...Tenete le dita incrociate per me :)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, intanto vi ringrazio per le recensioni che mi avete lasciato allo scorso capitolo, numerose e come sempre graditissime!
Un abbraccio forte!
Gaia

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***









La mattina dopo, ancor prima delle otto, Alice e Christopher Mason si Materializzarono alla periferia di Hogsmeade.
Matthew e Sebastian li stavano già aspettando, avvolti nei mantelli, con i visi seminascosti alla brillante luce estiva.
-Compito ingrato eh?- mormorò Parker, mentre suo cognato gli passava le foto dei fratelli Pevensie.
-Decisamente- considerò Alice. Forse da quando era diventata madre era più sensibile a queste cose, ma da quando suo marito le aveva annunciato cosa avrebbero dovuto fare, le si stringeva il cuore al pensiero di dover portare una brutta notizia a quei due poveri genitori.
-Allora- iniziò a spiegare Chris, con le mani in tasca -Se quei ragazzi hanno subìto la stessa sorte toccata a quei poveracci della metropolitana, molto probabilmente sono ancora qui in giro-
Sebastian annuì -Lo penso anch'io. Che facciamo, ci dividiamo?-
-Direi di sì- rispose Mason -Tu vai con Matt e io con Alice. Noi due pattuglieremo il bosco, e voi i campi attorno al paese, d'accordo?-
Anderson e Parker annuirono risoluti, per poi voltarsi e iniziare a camminare nella direzione opposta.
-Se trovate qualcosa sparate delle scintille rosse, così vi raggiungeremo!- urlò poi Chris.
Matt alzò la mano, facendo segno di aver capito.
-Andiamo anche noi- sospirò Mason, allungando una mano e posandola sulla schiena della moglie.
Alice avanzò verso gli alberi che delimitavano il bosco.
C'era un sentiero, e i due Auror lo percorsero per quasi trecento metri, per poi abbandonarlo.
Le chiome degli alberi facevano da schermo ai raggi del sole, che filtravano creando sinistri giochi di luce.
La foresta era molto meno estesa di quella di Hogwarts, e molto meno spaventosa, ma Alice era comunque contenta del fatto di non doverla attraversare in piena notte.
-Guarda là!- la bloccò Chris ad un tratto, indicandole una macchia di bassi cespugli alla loro destra.
La ragazza assottigliò lo sguardo, e notò una chiazza rossa tra le fronde. Non potè impedirsi di rabbrividire.
-La Signora Pevensie ha detto che Krista quella sera indossava una maglietta rossa- sussurrò, più a sè stessa che al marito.
Vide Christopher accelerare il passo, tirandosela dietro.
Spostarono un po' di rami, graffiandosi anche le braccia quando erano troppi, fino a giungere ai cespugli.
Passarono ai lati di essi, e videro un'immagine che probabilmente non avrebbero mai più dimenticato.
Paul e Krista Pevensie sdraiati a terra, stretti l'uno all'altra, con gli occhi chiusi come se dormissero.
Ma inequivocabilmente morti.
Alice si inginocchiò accanto al corpo della ragazzina, accarezzandole i capelli biondi, mentre una lacrima silenziosa le rigava la guancia.
Sentì suo marito dietro di sè perdere il controllo e tirare un calcio al tronco di un albero.
-Avevano tutta una vita davanti- mormorò la Parker, col cuore a pezzi.
-Come tutte le persone che quei maledetti hanno ammazzato- ringhiò Chris, mentre alzava la bacchetta verso l'alto ed evocava la scintille rosse.
-E' possibile che non si fermino davanti a niente?- chiese retoricamente sua moglie, osservando quei due giovanissimi volti, atterriti anche nella morte.
-Quelli sono delle bestie-
Non rispose nemmeno all'affermazione di Mason, perchè Matt e Sebastian arrivarono, sgomenti anche loro nell'apprendere l'accaduto.
La morte era sempre dura da affrontare, ma quando toccava dei semplici ragazzini, la cui unica colpa era stata quella di avere il sangue imperfetto, era ancora più difficile da accettare.


Harry entrò in casa sbattendo la porta. Gettò il mantello sul divano, quasi prendendo in testa Draco che ululò tutte le sue rimostranze, e poi marciò in cucina, dove si sedette di malagrazia su uno sgabello.
-Ma che è successo?- gli chiese Hermione, che stava preparando la colazione -Problemi con il turno di notte?-
-Peggio-
-Racconta, dai- lo esortò la Granger, preoccupata, mettendogli davanti una tazza di caffè bollente.
-Chris e gli altri hanno trovato i fratelli Pevensie- mormorò Harry, senza girarci troppo attorno.
-Morti?- chiese Draco, entrando in quel momento e piazzandosi accanto ad Hermione.
Potter annuì, fissandosi le mani.
-Erano nel bosco di Hogsmeade. Ed entrambi sono stati marchiati-
Sentì la sua amica farsi sfuggire un gemito.
-Non avevano nemmeno diciassette anni- sospirò Hermione. -Come si può essere così crudeli?-
-Mezzosangue credevo che tu avessi ormai imparato di che pasta è fatta quella gente- sibilò secco Malfoy, incrociando le braccia.
La ragazza annuì appena.
-Spero che William ci dia presto delle informazioni su quel rituale- disse piano -Altrimenti la situazione rischia veramente di sfuggirci di mano-
Proprio in quel momento un gufo planò sul davanzale.
Hermione svolse il biglietto che portava legato alla zampa e sorrise.
-Sembra che l'abbia chiamato io- fece, rivolta agli altri -E' un messaggio di Will...Dice che ha novità importanti per noi e che arriverà qui stasera, non appena calerà il sole-
-Perfetto- esclamò Harry, appena più sollevato, uscendo dalla cucina -Avviso subito Carrigan-
La Granger appallottolò il biglietto e lo gettò nel cestino, lo sguardo pensieroso.
-Sei preoccupata, Mezzosangue.-
Non era una domanda. Hermione alzò il viso verso Draco, avvertendo ancora quella sensazione così strana e inusuale, come accadeva ogni volta in cui sentiva all'improvviso la sua voce.
-E' che dopo aver sconfitto Voldemort credevamo tutti di aver ritrovato la pace...E invece ancora una volta ci ritroviamo a combattere con un branco di folli..Ancora una volta ci sono persone che inevitabilmente soffriranno-
-A chi ti riferisci?-
-A tutti quelli che perderanno qualcuno che amano. So cosa si prova, e non lo augurerei a nessuno-
Draco rabbrividì a sentire quelle parole, che lo scaldarono come una bevanda bollente.
Al contempo però, il dolore malcelato di lei lo colpì come un pugno nello stomaco.
Era colpa sua.
Era colpa sua se lei aveva passato un inferno.
La vide fare due passi in avanti, per poi appoggiarsi al tavolo con le braccia ed artigliarne il bordo con le mani, dandogli volutamente le spalle.
-Come hai potuto farmi una cosa del genere?-
Hermione sputò fuori quella domanda con voce bassissima ma chiara.
Ecco, gliel'aveva chiesto. Aveva smesso di temere la sua eventuale risposta.
Perchè non mi importava nulla di te.
Perchè ho trovato una scusa per starti lontano.
Perchè non poteva funzionare tra noi.
Perchè non eri abbastanza per me.

Era pronta a tutto. O forse no.
Ma doveva sapere.
-Non è come pensi tu, Mezzosangue-
La voce di Draco era tesa, sofferente.
-Bastava un biglietto, sai- Hermione continuò imperterrita, dando segno di non aver nemmeno sentito le parole di Malfoy -Mi sarei accontentata di poco, solo di sapere che eri vivo e stavi bene-
Il biondino si avvicinò a lei, trattenendo l'impulso di circondarla con le sue braccia.
-Puoi ascoltarmi? Non ho scelto io di starti lontano- disse solamente, pregando che lei si fidasse.
-Sei anni Draco- rantolò la Granger -Sei anni in cui io credevo che tu fossi morto, e durante i quali ho dovuto imparare a convivere con questa cosa. Ho sofferto come un cane, e tu cosa facevi intanto? Giocavi a fare la spia dei Mangiamorte-
-Non è andata così...- provò ancora a dire Malfoy -Se fosse dipeso da me, non mi sarei mai mosso da qui-
Hermione allora si voltò, sorpresa nel trovarselo così vicino.
-Ma l'hai fatto- disse, con gli occhi lucidi -E ora sei di nuovo qui a prenderti gioco di me-
Il ragazzo spazientito, udendo quelle parole, con uno scatto alzò le braccia e posò le mani sul volto di Hermione, costringendola a guardarlo.
-No Mezzosangue adesso mi ascolti, dannazione- sibilò -Ci sono tante cose che tu non sai..Se solo tu fossi disposta a mettere da parte quel dannato orgoglio e a fidarti di me io...-
-Tu cosa?- lo provocò Hermione, a un passo dal suo viso. Cercava in tutti i modi di non pensare a lui così vicino a lei. Alle mani di Draco che le sfioravano il volto arrossato. Al respiro freddo del ragazzo sulle sue labbra.
In quel momento i passi veloci di Blaise che si avvicinava alla cucina giunsero alle loro orecchie come un suono assordante.
Draco la lasciò andare, staccandosi da lei a malincuore, mentre Hermione si diresse rapida verso il salotto.
Un'altra occasione perduta.
Occasione per fare cosa?
Per dirle tutto.
Ma come? Come avrebbe fatto a dirle che l'aveva sognata ogni singola notte, che lei non se ne era mai andata dalla sua testa?
Come farle capire che lei era stata la sua unica compagna durante tutti quegli anni in cui erano stati lontani?
Che a lui sarebbe bastata solo una sua parola per riprendersela e non lasciarla più andare?


Il resto della mattina e buona parte del pomeriggio scivolarono via in un lampo.
Sophie guardava curiosa tutti i suoi strani coinquilini che le si affaccendavano intorno. Ancora non si era abituata del tutto a quella confusionaria convivenza, in cui tutti si facevano i fatti di tutti, in cui le vite erano mescolate le une alle altre senza ritegno.
Eppure le piaceva.
Le piaceva quel clima di innaturale serenità che, nonostante tutti gli avvenimenti tragici che continuavano ad accadere, si respirava comunque in quella casa.
Le piaceva il modo in cui Hermione ed Elenie la mattina mettevano il naso in camera sua per sapere come stava, malgrado avessero mille preoccupazioni.
Le piaceva vedere Harry e Blaise scherzare entrando in cucina.
Le piacevano le riunioni improvvise, e tutta quella gente che entrava ed usciva come se fosse stato un porto di mare.
Le piaceva il modo dolcissimo in cui Ron si occupava di lei.
E poi...poi c'era lui.
Draco Malfoy.
Impossibile non sapere chi fosse.
La sua presunta morte, sei anni prima, aveva destato un enorme scalpore. La notizia era uscita su tutti i giornali ed anche lei, nonostante non avesse frequentato Hogwarts ma Beubatonx lo era venuto a sapere.
Sophie però non conosceva Draco in quanto era il figlio di un noto Mangiamorte e per l'eco che avevano avuto i tragici fatti che l'avevano visto protagonista.
No...
Lei lo conosceva da molto prima, ovvero da quando, bambina, passava i pomeriggi assieme a lui.
Era cambiato, certo, e probabilmente se l'avesse incontrato per la strada non l'avrebbe nemmeno riconosciuto, ma la fama del suo nome lo precedeva, come sempre.
Cosa che nessuno avrebbe potuto dire per quello di lei...
Non più almeno.
Eppure, nonostante questa certezza, il timore che lui si sarebbe potuto ricordare di lei non le lasciava tregua.
A volte, nei rari momenti in cui si incrociavano, si accorgeva di come il suo sguardo indugiasse su di lei troppo a lungo, e in un modo in cui non le piaceva affatto.
Le sembrava confuso, come se stesse cercando di collegare qualcosa che si ostinava a sfuggirgli.
Doveva mettere le cose in chiaro lei, prima che lo facesse lui.
Doveva dirlo a tutti, compreso Ron.
Ma aveva paura.
Lo perderai...
No. Lui avrebbe capito.
Perchè mai dovrebbe?
Perchè lui è diverso.
Ma è un Auror. Non ti accetterà mai.
Sophie si morse un labbro, passandosi le braccia attorno alle gambe e posando la testa sulle ginocchia.
Doveva assolutamente trovare il coraggio di fare ciò che era giusto.
Ma come avrebbe potuto farlo una che per tutta la vita non aveva fatto altro che scappare?


Hermione girò il rubinetto dell'acqua calda, poi si tolse l'accappatoio e osservò allo specchio l'ustione sulla propria schiena.
Ormai era quasi guarita, era rimasta solo una macchia rossa che comunque era destinata a sparire.
Non appena la vasca fu piena, lasciò scivolare a terra l'accappatoio ed entrò piano nell'acqua.
La schiuma arrivò quasi a lambirle il mento, mentre lei lasciava andare indietro la testa, cercando di rilassarsi.
Allungò le gambe per quanto poteva, lasciando che la sua mente vagasse senza alcun freno, stando ben attenta ad evitare ogni possibile luogo minato.
Si sentiva così in pena per quei due poveri ragazzi...Immaginava il dolore di quei genitori, e la straziante consapevolezza di sapere che solo loro erano in grado di fermare quell'abominio la faceva sentire piegata in due dal senso di responsabilità.
Questo però invece di scoraggiarla la faceva sentire piena di determinazione e voglia di acciuffare quei maledetti.
Lo doveva a tutti coloro che stavano soffrendo, e a quelli la cui vita era finita troppo presto.
Di lì ad un'ora sarebbe arrivato William..
Era la loro ultima possibilità di sapere qualcosa riguardo quel dannato rituale...per poi poter finalmente cominciare ad agire.
Sentì un rumore di passi sulle scale, poi qualcuno aprì di scatto la porta, richiudendosela subito alle spalle.
-Ma ti sembra il modo?- urlò Hermione, coprendosi per quanto poteva con la schiuma.
Draco Lucius Malfoy non diede nemmeno cenno di averla sentita, passando ad aprire gli armadietti sotto al lavandino alla ricerca di chissà cosa.
-Ehi!- lo richiamò di nuovo la Granger, spazientita -Non so se hai notato, ma qui c'ero io! Vi avevo detto che sarei venuta qui a farmi un bagno-
-Non c'è bisogno che urli, Mezzosangue- fece seccato il biondino, alzando la testa e osservandola dal riflesso dello specchio -Lo vedo anch'io che sei qui!-
-Ecco, allora fammi il santo piacere di andartene!-
-Un attimo...Devo prendere le garza pulite, che Pansy vuole cambiarmi la fasciatura- disse Draco con voce strascicata, continuando a frugare tra i mille ripiani.
-E non puoi farlo quando io avrò finito, di grazia?- bofonchiò Hermione, allungando una mano sul pavimento per raccattare l'accappatoio, pensando a come uscire di lì senza che lui la vedesse nuda.
-Certo...ma così è molto più stimolante- ghignò Malfoy, voltandosi del tutto verso di lei e fissandola a braccia incrociate, con un'espressione irriverente sul volto.
-Sentimi bene, razza di idiota- perse le staffe la ragazza -Non è affatto il momento di fare stupidi giochetti! Esci immediatamente di qui, o ti affatturo!-
Draco esibì un malefico sorrisetto trionfante, sollevando tra due dita la bacchetta di lei, che giaceva sul ripiano accanto allo specchio, mentre Hermione borbottava al suo indirizzo una sequela di insulti irripetibili.
-Temo che tu sia disarmata, cara la mia Granger- sussurrò il biondino con voce languida, avvicinandosi lento a lei, come un predatore pronto a balzare sulla sua preda, già sapendo che ella non avrà scampo.
Girò attorno alla vasca, sempre rigirandosi la bacchetta tra le dita, mentre Hermione si ritraeva quasi inconsciamente verso il bordo.
Malfoy sapeva che bastava un passo falso, un gesto troppo rapido, per mandare ancora una volta tutto in malora.
Quella stanza era rovente, e non solo per i vapori dell'acqua calda che appannavano l'aria, rendendola quasi solida e offuscata.
No...era lui che guardava lei, con quegli occhi grigi che bruciavano come due tizzoni ardenti.
Ed era la pelle di lei, che sotto lo sguardo di lui scottava, come se non aspettasse altro che due mani fredde e delicate pronte a portarle sollievo.
Draco si sedette sul bordo della vasca, guardando Hermione con occhi smaniosi. Allungò una mano verso il suo volto, ma prima di raggiungerlo scese appena verso il basso.
La ragazza stava già per andare in crisi, ma lui andò a colpo sicuro verso la collana che lei portava al collo.
Accarezzò con le dita diafane quella piccola e raffinata D d'argento. Poi passò alla catenina, risalendola piano con il pollice e l'indice, fino ad arrivare all'incavo del collo di lei.
Tracciò il contorno della sua mandibola, poi lo zigomo, la tempia, la fronte, i capelli. 
Il tutto senza mai perdere il contatto con i suoi occhi.
Hermione dal canto suo era come paralizzata. Piano piano stava imparando a riconoscere il tocco di Draco, così delicato e possessivo allo stesso tempo, ma l'impulso di affondare a sua volta le mani in quei capelli biondissimi, di avvicinare le labbra alla pelle chiara di lui, era irresistibile.
Così tirò timidamente un braccio al di fuori dell'acqua, posando la mano sul polso di lui, quello che stava vicinissimo al suo viso.
Strinse appena la presa quando risalì l'avambraccio, poi arrivo al gomito e quasi alla spalla.
Gli bagnò la camicia, ma Draco non diede segno di curarsene.
Il gesto di Hermione gli fece perdere il controllo, se ne accorse anche lei.
Il suo sguardo e i suoi movimenti, fino ad un istante prima così misurati, mutarono all'improvviso.
Il bisogno di lui si fece urgenza, quando abbassò la testa, avvicinandosi al volto di lei, e catturandole le labbra.
Non fu un bacio.
Si sfiorarono appena, quasi timorosi di regalarsi un gesto di troppo, entrambi coscienti che quell'attimo di magia sarebbe stato destinato a finire.
E così fu.
Un rumore al piano di sotto, un po' troppo forte, e tutti i perchè di lei e l'elusività di lui si frapposero nuovamente tra loro.
Dopo una frazione di secondo da quando si erano riunite, le loro bocche si staccarono.
Draco si alzò, non troppo velocemente, e senza dire nulla uscì.
Hermione si passò le mani sugli occhi, cercando di annullare il tremito che la scuoteva, cercando di non pensare a quella sensazione di calore che l'aveva avvolta quando lui era lì con lei, e che adesso la stava nuovamente abbandonando.
Non poteva più permettersi attimi di debolezza come quelli.
Non prima di aver colmato quella distanza che si frapponeva tra loro ogniqualvolta il mondo esterno veniva a bussare prepotentemente alla porta.
Lui le doveva delle spiegazioni.
Spiegazioni che forse li avrebbero allontanati per sempre.
Ma lei le pretendeva.
Non sarebbe mai più potuta andare avanti con la sua vita, altrimenti.


Rieccomi qui, scusate il ritardo!
All'università è un periodo nero, ci sono un sacco di esami, e non ho davvero mai tempo per scrivere, ma per fortuna mi ero portata avanti ed ho due o tre capitoli pronti da parte in modo da non lasciarvi per troppo tempo senza aggiornamenti.
Purtroppo ho notato che lo scorso capitolo ha destato qualche perplessità...Ad alcune di voi non è piaciuto il modo in cui sto facendo avvicinare Draco ed Hermione, e questo mi dispiace molto.
Accetto davvero con piacere ogni vostro commento, quindi vi prego di continuare a dirmi che ne pensate, sia in positivo che in negativo...In fondo se scrivo su questo sito è perchè mi sono messa in gioco tenendo anche in conto di dover essere giudicata in ogni senso. Quindi, davvero, non fatevi problemi :)
Precisato questo, spero che questo capitolo vi abbia convinto un po' di più perchè a me, se devo essere sincera, piace. Non lo dico davvero quasi mai, perchè capita raramente che io sia anche lontanamente convinta di ciò che sono riuscita a fare, però non riesco a vedere in altro modo Draco ed Hermione. Non saprei come farli avvicinare, se non così, perchè nella mia testa loro due sono questo.
Lui, pieno di paure per gli anni che alla fine sono stati una prigione nella sua stessa casa, non ancora pronto ad affrontare i suoi fantasmi e a condividerli con lei, ma che non sa starle lontano.
E lei, che cerca di capire quanto può, che prova ad aspettare che sia lui ad aprirsi, ma a volte non ce la fa, e sbotta, si sfoga, si arrabbia, ma lo ama profondamente, tanto da non riuscire a staccarsene del tutto.
Questi sono loro per me, e spero davvero di riuscire a trasmetterlo in ciò che scrivo. Poi chiaramente i gusti sono gusti, ed ognuno ha le sue opinioni ed idee quindi non posso sperare che siate tutti d'accordo con me.
Grazie lo stesso, comunque, per continuare a seguirmi e ad appoggiarmi, siete molto importanti per me! A presto!


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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***







-Servono altri bicchieri?- urlò Elenie, cercando di sovrastare il frastuono che ormai regnava sovrano nel suo salotto.
-Sì, altri tre!- gridò di rimando Alice, mentre al contempo cullava la piccola Hope, nel tentativo di farla smettere di piangere.
Poteva avvertire distintamente gli occhi assassini di Carrigan su di sè. Ancora non perdonava a lei, Chris e Seb di aver messo su famiglia e, ancor peggio, di trascinare la "fastidiosa e rumorosa prole", come la definiva lui, a tutte le riunioni.
Si sentiva anche lei un po' in colpa per questo, considerato che odiava mescolare lavoro e vita privata, ma da quando Laine aveva annunciato che si era stancata di fare la baby sitter ai due bambini mentre gli amici giocavano a salvare il mondo, si dovevano tutti un po' arrangiare.
-Ecco qui- disse Elenie, avvicinandosi a lei e posando sul tavolo bibite e bicchieri -Hope è agitata stasera, a quanto pare-
-Non vuole saperne di dormire- sbuffò la Parker -Mi dispiace doverti dare così disturbo...Ormai siamo qui praticamente tutte le sere-
-Ma figurati!- sorrise la Benèfica -Mi piace avervi in giro-
-Ti ringrazio, ma non è affatto giusto...Abbiamo un Quartier Generale al Ministero, o sbaglio?- borbottò Alice, rivolgendosi a Carrigan, seduto lì accanto.
-Giusto di questo volevo parlarvi, prima che arrivasse Lord West- sospirò Carrigan, alzandosi dalla poltrona per dominare meglio la situazione.
-Potete fare silenzio?- bofonchiò, mentre tutti si accomodavano lì attorno.
Non appena il solito brusìo di fondo si quietò, si schiarì la voce.
-Come sempre colgo l'occasione per ringraziare i padroni di casa, che ci ospitano così gentilmente- disse, con tono cerimonioso -E ne approfitto anche per dire che le nostre successive riunioni, per cause di forza maggiore, continueranno a tenersi qui-
-Ma perchè?- chiese anche Matt, sgranocchiando patatine -Le poltrone del Ministero sono così comode!-
-Il Quartier Generale non è più un luogo sicuro- spiegò Carrigan, intercettando lo sguardo di Christopher -Crediamo che ci siano degli infiltrati-
Tutti quanti si misero a borbottare tra loro, meno Hermione, che guardò dritto in faccia il suo Capo.
-L'avete dedotto dall'attacco a casa mia, vero?- domandò, decisa -Solo un Auror avrebbe potuto rintracciare la parola d'ordine-
-Esatto- assentì anche Mason, prelevando la figlia dalle braccia di Alice e provando a calmarla a sua volta -Per questo motivo riteniamo più sicuro discutere in un altro luogo delle questioni più importanti-
Gli altri si dissero più o meno tutti d'accordo. In quel momento William apparve in salotto, con la sua solita eleganza.
-Buonasera a tutti!- fece, solenne come al solito.
Hermione e Elenie si precipitarono a salutarlo, suscitando il lieve e malcelato disappunto di Harry e Draco.
-Dai, consolati con lei- sogghignò Chris, piazzando Hope in braccio a Malfoy.
Il ragazzo guardò la bimba con occhi terrorizzati, come se temesse che le spuntassero dei tentacoli da un momento all'altro.
-Non morde, tranquillo- lo rassicurò Mason, dandogli una pacca sulla spalla.
L'espressione di Draco era dubbiosa, ma passò un braccio sulla schiena della bambina, dandole degli affettuosi quanto impacciati colpetti per farla smettere di piagnucolare.
-Allora, avete delle buone notizie per noi?- chiese Carrigan a Will, stringendogli la mano.
-Ottime direi- sorrise il vampiro.
Subito tutti si fecero estremamente attenti, sperando che veramente le informazioni sarebbero potute essere loro utili.
-Non potrò trattenermi per molto tempo, quindi sarò breve- iniziò il vampiro -Ho avuto occasione di parlare con alcuni conoscenti, e sono riuscito a scoprire qualcosa del vostro rituale-
-Cioè?- chiese Hermione, che non ne poteva più dalla curiosità.
-Vi faccio presente che è veramente molto antico, risale a quasi mille anni fa, dunque le informazioni al riguardo sono assai scarse- spiegò William -Difatti io non sono riuscito a scoprire molto di più di quello che sapevate voi, ovvero che è un rituale indiano e che è assai potente. Il nome ovviamente è nella lingua del posto, e tradotto sarebbe "il rito delle cinquantasette anime"-
-E' tutto qui quello che puoi dirci?- domandò sconsolata Alice.
-Non se ne sa nulla di più, purtroppo- disse il vampiro -Ma c'è un però..-
Sentendo quelle parole i ragazzi si drizzarono, nuovamente speranzosi.
-C'è un luogo in India, una specie di tempio in realtà, dove si sono riuniti maghi di diverse nazionalità....Lì potreste trovare ciò che cercate- comunicò pacato William.
-Non ho mai sentito parlare di un posto del genere- borbottò Carrigan. Le facce curiose e stupite degli altri dicevano che erano d'accordo con lui.
-Lo immagino- sorrise il vampiro -Non è un luogo noto ai più. E' frequentato dai maghi più illustri e saggi, con molta sete di conoscenza. So che anche il grande Albus Silente vi ha soggiornato per un certo periodo-
-Silente è stato lì?- rantolò Harry sbalordito.
-Naturalmente. E' lì che ha completato la sua formazione, non per nulla è il luogo più saturo di cultura al mondo...La Biblioteca all'interno non ha eguali-
-Stai scherzando?- mormorò Hermione, praticamente sbavando di fronte a quel particolare, mentre i suoi amici sogghignvano.
-Ma come fai a sapere queste cose?- chiese Elenie, estasiata.
-Chiaramente con il mio fascino potrei ottenere tutto quello che voglio- sorrise brillantemente William -Ma in realtà questa volta mi è bastato parlare con alcuni dei miei conoscenti più anziani...Due di loro hanno vissuto lì per diversi anni-
Carrigan si portò una mano sulla bocca, in un gesto pensieroso, cominciando a fare su e giù per il salotto.
-Lei dice- cominciò poi -che se riuscissimo a raggiungere quel luogo, allora potremmo trovare delle informazioni sul rituale?-
-Ne sono quasi certo- assicurò Will -Lì sono custoditi tutti i segreti del mondo magico, compresi quelli più antichi...Deve esserci senz'altro anche questo-
-Perfetto- disse burbero il Capo degli Auror -La ringrazio davvero-
I due si strinsero la mano, quindi il vampiro fece un elegante inchino e si Smaterializzò.
-Questo si che è un buon punto di partenza- considerò Ron, versandosi del Whisky.
-Senza dubbio- esultò Harry -Tutto quello che bisogna fare è andare in India e...-
-Calmati un attimo! Non possiamo certo partire ed andare là dall'oggi al domani...L'India non è dietro l'angolo, e noi dobbiamo anche lavorare...- lo bloccò Mason.
Dopo qualche secondo però, il biondo Auror scoppiò a ridere.
-Cosa c'è di così divertente?- sbuffò Carrigan.
Per tutta risposta Chris afferrò un braccio di Alice, inducendola a voltarsi.
-A quanto pare abbiamo trovato il modo di far calmare Hope- ridacchiò.
La piccola infatti era distesa a pancia in giù sul torace di Draco, profondamente addormentata.
Il biondino la guardava un po' sospettoso, tenendola appena perchè non scivolasse, con le punte delle dita, come se fosse stata una bomba ad orologeria.
-Beh, ci sai fare con i bambini- ghignò Sebastian, prendendolo in giro -Saresti un ottimo papà-
Draco lo fulminò con lo sguardo.
-Possiamo finirla con queste pagliacciate?- sbottò Carrigan, infastidito.
-Bisogna decidere chi di voi andrà in India- continuò, puntandoli uno per uno.
-Senza offesa, ma credo che io e Chris dovremo chiamarci fuori..- mise le mani avanti Alice -Tra il lavoro e la bambina direi che un viaggio in India è impensabile, anche se sarebbe molto interessante-
Il Capo assentì -Giusto. Poi voi mi servite qui...Non è certo il caso di mandarvi in giro, soprattutto in un momento come questo. In questo periodo avrei proprio bisogno di tutti voi-
-Potremmo andare io ed Elenie- disse Harry, già entusiasta all'idea di visitare un luogo dove anche Silente era stato.
-Mi hai sentito, Potter?- sibilò Carrigan -Non ci penso nemmeno a farvi allontanare da qui. E per di più la tua fidanzata è una civile! Se le dovesse accadere qualcosa rischierei di grosso-
-Capiamo anche noi il suo discorso Capo- cercò di blandirlo anche Seb -Ma non possiamo certo rimandare-
-So anche questo...- il tono di Carrigan si fece più basso. Il suo sguardo vagò tra i presenti, per poi soffermarsi su due persone in particolare. Gli occhi gli si illluminarono.
-Ci sono!- esultò -Andranno Malfoy e la Granger-
Hermione quasi si strozzò con l'aranciata che stava bevendo, mentre Draco fece uno scatto che fece quasi svegliare la piccola Hope.
-Sta scherzando?- rantolò la ragazza -Ovviamente sono contenta di andare in India ma...con lui? Sarà un incubo! Litigheremo tutto il tempo-
-Non ho nessuna intenzione di mettermi a sfogliare libroni polverosi per chissà quanto!- rincarò la dose Malfoy.
Poi si bloccò, rendendosi conto che nel viaggio era inclusa anche Hermione. Finalmente ce l'avrebbe avuta tra le grinfie.
-Io ci sto- sogghignò allora, facendosi incenerire con lo sguardo dalla Granger.
-In effetti non era una richiesta, la mia- disse mellifluo Carrigan -Siete gli unici due che possono farlo. Tu, Malfoy è meglio se te ne stai ancora un po' fuori dalla circolazione, mentre la Granger deve ancora stare a riposo per rimettersi al meglio. Qui non mi sareste comunque di nessuna utilità-
I ragazzi si arresero a quella decisone. Hermione crollò contro lo schienale del divano, un braccio sugli occhi.
Sarebbe stato impossibile per lei stare lontana da Draco durante quei giorni.
-La riunione è aggiornata- sentì dire da Carrigan, mentre tutti si alzavano -Domani sistemerò le cose per il vostro trasferimento e vi saprò dire qualcosa di più preciso! Buonanotte a tutti!-


Hermione salì le scale a passo di marcia, sentendo le ghignate paurose dei suoi amici alle proprie spalle. La stavano pubblicamente sfottendo.
Maledetti. Aveva un diavolo per capello..Da sola con Malfoy, per chissà quanto tempo.
Un sorriso inaspettato le affiorò sulle labbra.
Se avesse detto che quella prospettiva la atterriva solamente, avrebbe mentito.
L'idea di stare con lui, lavorare fianco a fianco, fare progetti insieme, sia pure solo riguardanti il lavoro, non le dispiaceva neanche un po', se solo...
-Che fai Granger, ridi da sola?- sentì sibilare da Draco, superandola sulle scale.
Se solo non fosse stato così assurdamente idiota.
-Senti un po' Malfoy, non ho nessuna intenzione di passare tutto il tempo a litigare con te in viaggio, chiaro?- bofonchiò decisa, guardandolo storto.
-In effetti io avevo un'altra idea per passare il tempo- fece lui, guardandola con occhi languidi e sensuali.
Si avvicinò di un paio di passi, accostandosi pericolosamente a lei.
Hermione chiuse istintivamente gli occhi, mentre sentiva la pelle di Draco sfiorare la sua, i capelli di lui accarezzarle la fronte.
Passò un secondo, poi due...
-Dio, come cedi in fretta, Mezzosangue-
La ragazza aprì di scatto gli occhi udendo la voce ridente di Malfoy. Lui si era allontanato, e ora la fissava a braccia conserte, appoggiato al muro lì accanto.
Brutto bastardo.
-Fottiti Malfoy!- ringhiò Hermione, spintonandolo da una parte, e correndo di sopra, fuggendo dalla vista di quegli occhi grigi che la attiravano troppo, da quelle mani morbide ma decise che bramava troppo avere sul proprio corpo.
Fuggendo da lui. Che ancora una volta si era preso gioco di lei e del suo cuore.


Draco la guardò salire di corsa, senza fare nulla per fermarla.
Non appena lei sparì dal suo campo visivo però, il sorriso di scherno sparì dalle sue labbra, per lasciare posto a una smorfia rabbiosa.
Salì le scale a sua volta. Posò una mano leggera sulla porta chiusa della stanza di Hermione, che sicuramente lei entrando aveva sbattuto con forza.
Si diresse poi verso la camera di fronte, sedendosi sul letto.
C'era andato vicino, troppo, questa volta.
Era stato difficilissimo non baciarla, staccarsi da lei, ancora una volta.
Quante volte aveva desiderato quelle labbra? E ora che ce le aveva così vicine le aveva evitate.
Troppi erano stati i giorni senza di lei, troppe le notti in cui avrebbe voluto tirarla fuori dai propri sogni per abbracciarla davvero.
Aveva creduto di impazzire chiuso in quella casa per tutto quel tempo. Con quel maledetto bracciale che lo teneva bloccato lì, con quelle pareti di pietra che sembravano ispessirsi ogni giorno di più.
Vedeva sè stesso crescere, col passare delle settimane...Diventava più alto, il viso cambiava lentamente in quello di un uomo.
Un uomo che per anni non aveva potuto vedere quello che accadeva fuori. Ma lo sapeva...Leggeva i giornali, facendoseli portare di straforo da un elfo che si era quasi fatto amico, ovviamente per convenienza.
E così aveva seguito la lotta contro Voldemort, leggendo anche il Cavillo se necessario, dato che in quel periodo la Gazzetta del Profeta passava tutto sotto silenzio, e aveva poi scoperto di come Harry Potter e gli altri fossero diventati Auror. Ma non poteva far nulla per potersi riunire a loro...
Finchè non era riuscito a fuggire.
-Draco sei qui?-
La testa di Blaise fece capolino dalla porta, che evidentemente lui aveva chiuso male.
-Posso?- chiese il moro.
Malfoy annuì.
L'altro fece due passi e si accomodò sulla poltrona accanto al letto, la stessa dove Hermione aveva passato tutto il tempo non appena l'avevano ritrovato.
Ora c'era Blaise. Gli occhi caldi di un amico, la mano di nuovo tesa ad aiutarlo, orecchie sempre pronte ad ascoltare.
-Ecco...io non vorrei sembrarti indiscreto...Volevo solo chiederti come stavi- cominciò Zabini, un po' titubante.
-Divinamente- mentì Draco, senza nemmeno guardarlo in faccia.
-E' normale che le cose non siano perfettamente a posto- continuò Blaise, ignorando la risposta dell'amico -Sono passati tanti anni, ma vedrai che ti riabituerai-
-A cosa dovrei riabituarmi eh?- ringhiò Malfoy, alzandosi di scatto -Dovrei semplicemente far finta che tutto questo tempo non ci sia stato? Oppure ignorare le vostre occhiate quando vi torna alla mente che per sei anni non mi sono fatto vivo?-
-Ammetterai che è lecito che ci chiediamo il motivo per cui, nonostante tutti noi ti credessimo morto, tu in realtà stavi bene da qualche parte- commentò Zabini, tranquillo.
-Bene?- sbottò il biondino -Stavo bene, dici? Tu non hai idea di quello che ho passato!-
-E allora diccelo!- supplicò Blaise -Perchè non possiamo certo immaginarcelo, evidentemente-
-Prima a Hermione- scandì Draco, stringendo i pugni.
Dannazione glielo doveva. Non poteva permettere che lo venisse a sapere da qualcun altro.
Doveva raccontarle tutto lui.
Anche se sarebbe stato difficile. Doloroso. Il solo pensare agli anni in cui aveva solo dovuto contare le ore, guardare il tempo che scorreva inesorabile, lo distruggeva.
-Hai ragione tu- disse Zabini, dopo un tempo indefinito -Vorrei solo che tu capissi che tornando qui hai realizzato il nostro più grande desiderio-
Malfoy lo guardò, un po' a disagio in quel momento così denso di emozione.
-E' vero- continuò Blaise -Noi non possiamo immaginare cosa hai passato tu...Ma nemmeno tu puoi sapere quanto abbiamo sofferto noi. Ti credevamo morto, ed è stata una cosa durissima da accettare. Anzi, si può dire che non l'abbia mai fatto nessuno-
-Io...- cominciò Draco, sentendo di dover dire qualcosa, qualunque cosa.
-No, lasciami finire. E' giusto, parla con Hermione, è lei quella che ha patito di più questa situazione. Ma abbiamo bisogno di sapere anche noi. Io, Seb, Pansy...tutti gli altri. Non chiuderti a riccio di nuovo...Ora sei a casa-
Il moretto alzò gli occhi, incrociando quelli incredibilmente lucidi dell'amico.
Sei a casa.
Blaise fece un passo verso Draco, un passo verso quell'amico che aveva creduto di aver perso.
Ci sei mancato.
Gli passò un braccio attorno al collo, stringendolo forte, per fargli capire che non era solo, che c'era anche lui.
Non te ne andare più.


Ronald Bilius Weasley barcollò verso la cucina, con gli occhi ancora semichiusi, ancora rincoglionito dal sonno.
Maledetto Carrigan che gli metteva il turno alle otto del mattino. L'alba, praticamente!
-Dormito poco? Abbiamo festeggiato questa notte?-
Il rossino si voltò verso il proprietario di quella voce molesta. Blaise se la rideva con Harry, entrambi seduti attorno al tavolo a bere caffè.
-Non so di che parlate- gracchiò Ron, con voce impastata.
-Ma dai?- saltò su Potter -Vuoi dirmi che Sophie ti manda in bianco?-
Weasley si avvicinò all'amico, e gli fregò la tazzina per bersi tutto il liquido nero d'un fiato, beccandosi un pugno sul braccio.
-Se proprio ci tieni a saperlo- disse poi- Tra me e lei non è successo un bel niente-
-Scherzi?- alitò Blaise -E io che credevo chissà cosa...-
-Evidentemente il nostro guru delle donne stavolta ha fallito!- sentenziò Harry, ridacchiando -Qui ci cade un mito!-
Ron mugugnò qualcosa sottovoce. Dannazione, il turno di quella mattina con quei due deficienti sarebbe stato un incubo.
-Dai, vedila dal lato positivo- lo incoraggiò Potter.
-E quale sarebbe?- sibilò Weasley, guardandolo storto.
-C'è chi se la passa peggio di te- considerò il moretto, sventolando un foglio di carta -Poco fa è arrivata questa per Malfoy ed Hermione-
-E ovviamente noi l'abbiamo aperta- cinguettò Blaise, mentre Ron scorreva le poche righe vergate con la frettolosa scrittura di Carrigan.
Il Capo li avvertiva che sarebbero partiti con una Passaporta che lui stesso avrebbe fatto arrivare lì a casa Potter nel tardo pomeriggio.
-Credo che Carrigan non abbia ancora colto tutti i problemi che si potrebbero creare mandando quei due da soli in uno sperduto tempio indiano- borbottò Weasley, scuotendo la testa.
-Oh, secondo me lo sa eccome! E la cosa lo diverte terribilmente- rise Harry.
-Sicuramente passeranno il tempo a scannarsi- commentò il rossino.
-Figurati!- lo bloccò subito Potter -Io dico che recupereranno il tempo perso, facendo quello che ancora non sei riuscito a fare tu-
-Ma possibile che vediate solo il bianco o il nero?- sbottò anche Blaise -Magari semplicemente parleranno civilmente e chiariranno le cose tra loro-
Gli altri due lo guardarono con un'aria mista di compatimento e sarcasmo.
-Sarei pronto a scommetterci!- confermò Zabini.
-Facciamo cinquanta galeoni?- sogghignò Harry.
-Ci sto!- fecero in coro gli altri due, ognuno già convinto di avere la vittoria in tasca.
Proprio in quel momento Hermione scese le scale, avvolta in una vestaglia chiara.
-Buongiorno!- salutò -Che fate?-
I tre la guardarono ostentando indifferenza.
-Nulla- abbozzò Harry -Piuttosto, è arrivata questa per te!-
Hermione afferrò la busta, malamente richiusa, e ne lesse febbrilmente il contenuto.
-Oggi pomeriggio?- biascicò -Di già?-
La accartocciò e la lanciò sul tavolo, correndo di sopra e chiamando Malfoy con rabbia e a gran voce, come se fosse stata tutta colpa sua.
-Ho praticamente già vinto- commentò Ron.



Più di un mese dopo l'ultimo aggiornamento, sono di nuovo qui. Scusate, davvero. So che questi miei ritardi devono essere abbastanza fastidiosi, ma credetemi, sto cercando di fare il possibile...
Entro poco in Efp ultimamente, riesco a malapena a recensire le storie che abitualmente leggo, e certamente il tempo per postare i nuovi capitoli è poco, anche perchè non voglio farlo se non rispondo prima alle vostre recensioni!
Non garantisco niente per il prossimo aggiornamento, ma sicuramente dopo l'estate tornerò ai miei ritmi abituali, perchè con il finire degli esami e la ripresa delle lezioni senza dubbio avrò più tempo libero!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto...Avrete senz'altro capito che al tempio indiano potrebbe accadere di tutto! Inoltre Blaise e gli altri cominciano ormai a volere le dovute spiegazioni, anche se per Draco non sarà affatto facile parlare di tutto ciò che ha passato...
Come sempre vi mando un abbraccio generale...I vostri ringraziamenti "personalizzati" al solito li troverete nella vostra casella di posta! Un bacione!


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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***







L'orologio appeso nella cucina di casa Potter battè le cinque e mezza di pomeriggio.
Hermione, che faceva su e giù da almeno un quarto d'ora, lo fissò nervosamente.
Di lì a poco sarebbe arrivato Carrigan, insieme al quale avrebbero definito le ultime cose, e poi sarebbero partiti.
Lei e Draco, da soli.
-Hai preparato le valigie?- le chiese Harry, accostandosi a lei.
La Granger annuì.
-Nervosa?-
-Da morire- ammise la ragazza.
-Sono sicuro che andrà tutto bene- le sorrise Potter, abbracciandola velocemente -Farete un ottimo lavoro-
Hermione non rispose, ben decisa a non ammettere che il lavoro da fare era l'ultima delle sue preoccupazioni.
In quell'istante suonò il campanello.
-Questo dev'essere il Capo- sospirò Harry, andando alla porta. Dai piani superiori si avvertì un gran trambusto, segno che tutto il resto della casa era ansioso di scoprire i dettagli di quello che sarebbe stato il compito dei due ragazzi.
-Buon pomeriggio a tutti!- esordì Carrigan entrando, giusto mentre anche Malfoy portava la sua preziosa persona in salotto.
-Salve- mugugnò il biondino, con la sua valigia che gli levitava dietro.
-Perfetto, vedo che siete già pronti- fece compiaciuto il Capo, salutando con un cenno della testa gli altri ragazzi, che scendevano in quel momento. -Noto che in questa casa ognuno può avere la sua giusta privacy- commentò poi sarcasticamente, alzando gli occhi al cielo.
Tutti infatti si erano accomodati qui e là sui divani, le orecchie ben tese in ascolto e il volto pieno di curiosità.
-Allora- esordì Carrigan, decidendosi a lasciar perdere i rimbrotti -Lord William mi ha fatto sapere che ha parlato con quei vampiri anziani di sua conoscenza che hanno soggiornato in India e si è fatto dare indicazioni per entrare in contatto con i maghi di laggiù, così ho potuto comunicare loro del vostro arrivo-
-Ci ha parlato lei?- chiese Hermione.
-Naturalmente- assicurò l'uomo -Volevo essere sicuro che non venissero divulgate troppe informazioni, non si sa mai. Meno si sa in giro della vostra missione, e meglio è-
-Quindi?- chiese Draco, tagliente -Ci ha spacciato per una coppia in viaggio di nozze che vuole visitare luoghi caratteristici, per caso?-
-No- sbuffò Carrigan, guardandolo storto -Siete due studiosi Ministeriali alquanto dotati, che vogliono completare al meglio la loro istruzione sugli Incantesimi antichi. Mi sono fatto rilasciare un pass specifico dal Ministero...E' l'unica raccomandazione che accettano laggiù, altrimenti vi sarebbe impossibile entrare in quel tempio-
Passò un foglio a Malfoy, che lo squadrò sospettoso.
-Queste sono le vostre credenziali- spiegò il Capo -Ovviamente non si fa menzione agli Auror nè a niente del genere, e non dovrete farlo nemmeno voi, chiaro? Sarete semplici studiosi, che intendono concentrarsi solo sul compito assegnatogli.-
Calcò bene sulle ultime parole, squadrando i due ragazzi davanti a sè.
-Ma non appena diranno i loro nomi capiranno chi sono!- obiettò Harry -Insomma, voglio dire, non sono proprio degli sconosciuti..-
-Sono conosciuti qui a Londra, non certo in India - borbottò Carrigan -E comunque i maghi del tempio conducono una vita molto riservata, con pochissimi contatti esterni, dunque non leggono certamente la Gazzetta del Profeta-
-Ci sono altre domande?- aggiunse poi, guardandosi attorno. Attese un attimo quindi estrasse dalla borsa un vecchio sacco sgualcito, che sarebbe stato la loro Passaporta.
I due ragazzi fecero segno di no, ed allungarono entrambi una mano ad afferrare il sacco.
-Mancano dieci secondi- comunicò Carrigan, controllando l'orologio.
Hermione afferrò la propria valigia, mentre con l'altra mano stringeva maggiormente la presa sulla Passaporta.
Facendolo, sfiorò le dita di Draco e rabbrividì. Trasse un respiro profondo, cercando di controllarsi.
Era troppo nervosa.
Alzò lo sguardo, e incrociò gli occhi di Malfoy, posati su di lei. La stava fissando, chissà da quanto, con un'espressione indecifrabile.
Fu l'ultima cosa che vide, prima di avvertire il consueto strappo sotto l'ombelico e di serrare le palpebre.
Nel giro di una frazione di secondo si ritrovò in aria, sbatacchiata da una parte all'altra, mentre sentiva tutto intorno a sè girare vorticosamente.


Atterrò qualche istante dopo, con poca grazia a dire il vero, in mezzo ad una foresta.
-Complimenti per lo stile, Mezzosangue- ghignò Draco, in piedi accanto a lei, porgendole una mano per aiutarla a rialzarsi.
Hermione nemmeno gli rispose, affannata a togliersi i capelli aggrovigliati dal volto.
-Dove diamine siamo?- chiese il ragazzo.
-In un bosco, sembrerebbe- commentò la Granger, spazzolando via polvere e foglie dai propri vestiti.
Frugò poi nella borsa, cercando il foglietto su cui erano scritte le informazioni che le aveva dato Carrigan per raggiungere il tempio.
-Dobbiamo andare qualche chilometro più a Nord!- annunciò, suscitando le proteste di Draco.
-Ma ci metteremo ore!- sbuffò il biondino -Non potevamo arrivare direttamente là con la Passaporta?-
-A quanto pare ci sono delle protezioni alquanto ampie, che noi potremo varcare solo utilizzando i pass magici che ci ha dato il Capo-
Draco mugugnò qualcosa tra sè, di cui Hermione riuscì a capire solo qualche parola qui e là, come "maledetti eremiti", "dannato Carrigan" e "ma tu guarda cosa mi tocca fare..".
La Granger si strinse nelle spalle, ben decisa ad ignorarlo, e si incamminò lungo uno stretto sentiero che si snodava attraverso il bosco.
Malfoy alzò gli occhi al cielo, ma si affrettò a seguirla, standole qualche metro dietro. La vide partire spedita, facendo levitare dolcemente le loro valigie, ma notò che col passare del tempo il suo passo progressivamente rallentava.
Era da circa due ore che camminavano in silenzio, quando le si accostò. Il suo viso era rosso e accaldato, i ricci più ribelli che mai.
-Vuoi che ci fermiamo per un po'?- domandò Draco -Non dovresti fare sforzi del genere, sei ancora convalescente- aggiunse poi, con aria saputa.
-Sto bene..Ho solo voglia di arrivare prima che faccia buio- disse la ragazza, guardando nervosamente verso il sole che stava ormai tramontando.
Il biondo annuì, preferendo non insistere e aiutandola a superare un tronco caduto in mezzo alla strada.
-Non dovremmo essere lontani, no?- osservò.
-Secondo i miei calcoli abbiamo attaversato la barriera protettiva poco più di mezz'ora fa- disse Hermione, guardando l'orologio.
-E come mai non me ne sono accorto?-
-Diciamo che ce ne saremmo accorti eccome, se non avessimo avuto i pass- sbottò sarcastica la ragazza.
-Capisco. In questo caso allora possiamo prendercela comoda- borbottò Draco, serafico- Dopotutto siamo già entro i confini del tempio-
Hermione scosse la testa, con aria tesa.
-Magari fosse come dici! Questo luogo di notte è pericoloso! Saremo al sicuro solo una volta dentro le mura- spiegò, affrettando ulteriormente il passo.
-Di che stai parlando?- ringhiò Malfoy, afferrandola per un braccio e costringendola a voltarsi verso di lui.
-Questo giardino è stregato! E' qui che i maghi del tempio compiono i loro esperimenti, ed è come se i loro effetti venissero fuori tutti insieme- cercò di dire Hermione, snocciolando una dopo l'altra le informazioni in suo possesso.
-Che intendi dire?-
-Non si può giocare impunemente con la Natura...Ad un certo punto essa si ribella, come se si sfogasse...E lo fa non appena cala il sole!-
Udendo quelle parole, Draco impallidì.
-E me lo dici solo ora, dannata Mezzosangue?- rantolò -Adesso cosa cavolo facciamo?-
-Proseguiamo- disse risoluta la Granger, cercando di mantenere la calma -Magari siamo vicini al tempio-
Malfoy lanciò un'occhiata preoccupata ai bagliori rosso fuoco che mandavano gli ultimi raggi del sole, poi afferrò la mano di Hermione, cominciando quasi a correre.
I minuti passavano inesorabili, e le prime stelle cominciarono a spuntare nel cielo.
Hermione rabbrividì. Cominciava a fare freddo, nonostante fosse estate inoltrata.
Quel luogo, che qualche ora prima le era parso etereo e ben curato, ora era solo un groviglio di strane piante, ciascuna delle quali rappresentava un potenziale pericolo.
I due ragazzi avanzarono ancora un po', facendo di tanto in tanto l' "Incanto Quattro Punti" per essere sicuri di star proseguendo verso Nord; la bacchetta però sembrava come impazzita, e non segnava più la direzione corretta.
Ormai erano avvolti dall'oscurità, senza avere la più pallida idea di dove fosse la loro meta, ed erano entrambi esausti.
-Merda!- sibilò Draco, scagliando un pugno contro il tronco di un albero.
Se ne pentì qualche istante dopo però, quando avvertì qualcosa muoversi sulla sua schiena, fino ad avvolgerlo strettamente attorno al torace, mozzandogli il fiato.
-Cosa cazzo è sta roba?- gridò, attirando l'attenzione di Hermione, che stava frugando nella propria valigia.
La ragazza si voltò, e Malfoy potè vedere il terrore dipingersi nei suoi occhi, mentre correva verso di lui.
-E' una radice- biascicò la riccia, afferrandola e tirando con tutte e due le mani, nel tentativo di staccarla dal corpo di Draco -Mi sa che hai fatto arrabbiare l'albero!-
-Allontanati immediatamente di qui, Mezzosangue- ringhiò Draco, notando che gli altri rami fremevano pericolosamente in direzione di Hermione.
-Stai scherzando? Soffocherai!-
-Dannazione Granger, usa la bacchetta no?- tossì il biondino, ormai a corto di ossigeno.
Quella radice era maledettamente forte, e la pressione che esercitava sul suo torace gli impediva quasi di respirare.
Hermione nel frattempo parve riacquistare un po' di lucidità. Fece qualche passo indietro, iniziando a scagliare ogni genere di incantesimo, ma nessuno pareva essere in grado di oltrepassare la dura corteccia della pianta.
Ormai la ragazza era a corto di idee, e per di più il terrore nel vedere Draco semisvenuto le impediva di pensare.
A un tratto ebbe un'illuminazione.
-Tarantallegra!- gridò, sperando per il meglio.
Subito l'albero sembrò agitarsi di colpo, in preda ad un irrefrenabile tormento. I rami iniziarono a muoversi tutti insieme disordinatamente, compresa la radice che imprigionava Draco.
Il ragazzo crollò in avanti ed Hermione lo afferrò al volo per impedirgli di cadere. Lo abbracciò, ma non aveva abbastanza forza, ed entrambi finirono a terra sotto il peso di Malfoy.
-Ehi, stai bene?- mormorò la Granger, preoccupata.
Il biondino tossì un paio di volte e si rialzò, cercando di riprendere fiato, poi annuì appena, ancora sconvolto.
Ciò che lo sorprese di più, però, fu di ritrovarsi Hermione stretta a lui, col viso premuto contro il suo petto, in un abbraccio che sapeva di sollievo, di gratitudine.
Malfoy sorrise appena, passandole a sua volta le braccia dietro la schiena, e posando il mento sulla testa di lei.
-E' meglio che ci spostiamo da qui- fece la riccia qualche secondo dopo, scostandosi un po' in imbarazzo.
-Sì- borbottò Draco, riprendendo a camminare -A questo punto credo sia meglio cercare un rifugio dove aspettare il mattino...E' troppo rischioso stare così allo scoperto-
Hermione annuì. Si sentiva troppo esposta, ed osservata. Era come se mille occhi la fissassero dal folto degli alberi.
La mano di Draco avvolta sulla sua, però, la faceva sentire più al sicuro di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
-Ci mancava solo la pioggia, cazzo!- mugugnò il biondino un quarto d'ora dopo, sentendo qualche goccia cadergli addosso.
Hermione alzò una mano per capire se stesse realmente piovendo, ma quando una gocciolina si posò sul suo palmo, le sembrò stranamente densa, come se fosse...
-Neve...- sussurrò la ragazza, allibita -Malfoy, sta nevicando!-
-Come diavolo è possibile? Non è inverno!-
-Evidentemente questo luogo è soggetto a leggi diverse- gli fece notare la Granger. Mentre parlava, una nuvoletta di vapore si formò davanti alla sua bocca.
In pochi minuti la temperatura era già scesa di parecchi gradi.
-Possibile che non ci sia un maledetto riparo, qui attorno?- imprecò Draco, tremando anche lui dal freddo.
Di lì a mezz'ora i fiocchi cadevano copiosi, coprendo il terreno con uno spesso manto bianco.
Malfoy teneva stretta a sè Hermione, cercando di proteggerla almeno in parte dalle sferzate di aria gelida. Inoltre lei aveva indosso solo un vestito leggero, cui aveva buttato sopra il mantello.
Gli abiti in valigia non avrebbero certo aiutato, dato che i due ragazzi non avevano immaginato di finire in una situazione del genere.
-Non mi sento più le gambe- sussurrò la ragazza, completamente abbandonata addosso a Malfoy.
Ormai i loro piedi sprofondavano nella neve, cosa che rendeva il cammino ancor più difficoltoso.
-Cerca di resistere- la esortò il biondo -Mi sembra di vedere una grotta, laggiù!-
Infatti, qualche metro più avanti, seminascosto dalla neve, c'era una specie di riparo roccioso, profondo qualche metro.
Sentendo Hermione sempre più debole e lenta nel camminare, Draco le passò una mano dietro le ginocchia, prendendosela in braccio, e coprì in poche falcate decise lo spazio che li separava dal rifugio.
Scostò la neve di fronte all'ingresso e si chinò per entrare, portando con sè la Granger.
La adagiò poi nel luogo più distante dall'entrata, accanto ai loro bagagli. Le labbra della ragazza erano violacee, il respiro corto, e gli occhi semichiusi.
-Mezzosangue svegliati! Non è il momento per crollare...- la chiamò Draco, con voce rotta. Lei aprì debolmente gli occhi, cercando di riscuotersi dal torpore.
Malfoy la avvolse meglio nel mantello, poi le diede anche il proprio, ignorando le sue fioche proteste.
-Cerca di restare sveglia, chiaro?- le ordinò con decisone -Io vado a cercare dei rami per il fuoco-
Senza lasciarle il tempo di ribattere tornò fuori, in quella che ormai era una vera tormenta, seguito dallo sguardo ansioso di Hermione.
La ragazza era ormai allo stremo. Aveva solo voglia di dormire, ma cercava di resistere, conscia che, se si fosse lasciata vincere dalla stanchezza, non avrebbe avuto scampo.
Non sapeva cosa le sarebbe accaduto, ma si sentiva stranamente serena.
C'era Draco con lei.
Se quella fosse stata davvero la sua ora, l'ultima cosa che avrebbe visto e ricordato sarebbe stato il suo volto. Era un bel modo di morire.
Lo vide rientrare qualche minuto dopo, infreddolito, coperto di neve e graffi.
-Ma...-cominciò Hermione con voce lieve.
-Ho dovuto lottare con un abete- spiegò Malfoy, anticipando la sua domanda. -Ma almeno sono riuscito a recuperare questi-
E mentre parlava lasciò cadere a terra un numero consistente di rametti.
-Incendio- mormorò, nel tentativo di accendere un piccolo fuoco, che di lì a qualche minuto scoppiettava allegro.
-Non è un granchè, ma è meglio di niente- commentò, raggiungendo Hermione e sedendosi accanto a lei.
La ragazza aveva gli occhi chiusi, ma evidentemente era sveglia, perchè appena lui si stese gli si accostò, avvolgendolo nel mantello.
Draco la lasciò appoggiare il volto alla propria spalla. Era ancora tanto fredda, ma con il calore delle fiamme si sarebbe scaldata in fretta.
-Sono contenta che tu sia qui...- la sentì mormorare, mentre gli passava un braccio attorno al collo, per stringersi più a lui -Non lasciarmi ancora...-
Malfoy rimase di stucco per quelle frasi, troppo sincere e arrendevoli per essere pronunciate da un' Hermione totalmente lucida. Ma andava bene lo stesso, perchè da qualche parte dentro di lui c'era la certezza che lei quelle cose le pensasse davvero. E tanto gli bastava.
Sentì il respiro della Granger farsi più lento e profondo, segno che si era addormentata. Passò una mano tra i suoi ricci ribelli, seguendo poi con le dita la curvatura dello zigomo, fino ad arrivare alle labbra, leggermente schiuse.
Si beò di quello ciglia scure, di quel viso così liscio e perfetto, che tanto aveva sognato.
Dio com'era bella...
La strinse un po' di più, sentendo la necessità di avvertire il suo corpo contro il proprio.
E quanto gli era mancata...
Si chinò appena in avanti, catturandole le labbra. Vi depose un bacio lieve, non osando spingersi oltre.
Quanto l'aveva amata, e quanto l'amava ancora...
Ora doveva solo capire se si sarebbe potuto di nuovo meritare il suo amore.


Hermione si svegliò quando i primi raggi del sole inondarono la grotta.
Si ritrovò stesa accanto a Draco, con le braccia di lui che ancora l'avvolgevano.
Aveva immagini sfocate della sera prima, ma ricordava di come lui si fosse preso cura di lei. Gli accarezzò dolcemente una guancia, sentendolo più vicino che mai. Era lì, presente come non era mai stato, nemmeno sei anni prima quando stavano insieme.
La ragazza si alzò piano, attenta a non svegliarlo, e andò all'ingresso del rifugio.
Fuori splendeva il sole, e tutto pareva essere tornato alla normalità. Faceva caldo, e sul terreno non vi erano tracce della nevicata notturna.
Hermione sorrise sollevata quando alla sua sinistra, oltre le chiome degli alberi, vide una cupola bianca. Evidentemente, senza saperlo, erano andati nella direzione del tempio.
Un movimento alle sue spalle le fece capire che anche Draco si stava alzando. Il ragazzo la raggiunse barcollando, ancora un po' assonnato.
-Stai bene?- le chiese, rassicurato nel vederla in piedi.
Hermione annuì. -Grazie per stanotte-
-Siamo pari- commentò Malfoy, alzando le spalle -Se non ci fossi stata tu, a quest'ora sarei ancora attaccato a quell'albero-
La Granger sorrise.
Insieme spensero il fuoco e ripartirono, stavolta certi di riuscire a raggiungere il tempio.
Nel giro di venti minuti, infatti, vi arrivarono.
Era una struttura bianca ed enorme. Hermione trattenne il fiato, vedendo l'imponente scalinata che si ergeva di fronte a loro, terminando con un portone situato tra almeno una trentina di colonne altissime, che parevano sostenere le cinque cupole più piccole, che circondavano quella centrale, immensa.
-Non si può certo dire che questo palazzo non si noti- mormorò Draco -Come cavolo abbiamo fatto a non trovarlo?-
Hermione fece per rispondergli, ma un mago piccolo e tondo, con indosso una tunica bianca, apparve in cima alle scale, andando incontro ai due ragazzi.
-Eccovi qui, finalmente!- disse loro con voce acuta, ma calma -Vi attendevamo per ieri sera...Ci è stato segnalato il vostro passaggio all'interno della barriera, e temevamo per la vostra incolumità-
-Non si preoccupi, stiamo bene. Abbiamo avuto solo qualche piccolo...contrattempo- lo rassicurò la Granger.
-Capisco. Io comunque sono Astral, uno dei monaci di qui, come immaginerete. Vi condurrò subito nelle vostre stanze, dove potrete riposarvi, e più tardi vi mostrerò la Biblioteca- spiegò, mentre salivano le scale ed entravano nel tempio.
I due ragazzi seguirono il monaco attraverso un dedalo di corridoi. Erano tutti molto ampi, con dei soffitti altissimi, ma sobriamente arredati, così da risultare nell'insieme estremamente raffinati.
Salirono di qualche piano, fino ad arrivare ad un corridoio laterale.
Il mago estrasse dalla tunica un mazzo di chiavi, con decine di chiavi attaccate, ed aprì l'ultima porta a destra.
-Questa è la camera della Signorina Granger- disse, invitando i suoi ospiti ad entrare -E da quella porta lì si passa a quella del Signor Malfoy-
-Stanze comunicanti...Fantastico...- pensò Hermione, depressa.
Astral entrò ed aprì la seconda porta, facendo passare Draco.
-Io mi ritiro- disse poi -Vi attendo tra due ore all'ingresso, così vi mostrerò il tempio-
-La ringrazio molto- disse Hermione, prima di salutarlo e chiudere la porta.
Girò la chiave nella serratura, e fece lo sesso con la porta che divideva la sua camera e quella di Draco.
La stanza era grande e bellissima. Il colore dominante era bianco, come ovunque in quel luogo. Il letto a baldacchino era avvolto da tende velate, e ai suoi piedi un tappeto morbidissimo copriva il pavimento il legno.
Infine, accanto all'ingresso, vi era una sorta di salottino, con due divani e un caminetto.
La ragazza cercò di individuare il bagno, e notò una porta situata accanto a quella che dava sulla camera di Draco.
La aprì e, con suo enorme sgomento, vide Malfoy affacciarsi da un'altra porta sulla parete opposta.
-Che c'è, Mezzosangue, già ti manco?- sogghignò sarcastico, facendole alzare gli occhi al cielo.
-Pure il bagno in comune...grandioso- mormorò, prima di chiudergli praticamente la porta sul naso.
Si gettò sul letto supina, guardando il soffitto.
Sentiva che quei giorni avrebbero in qualche modo segnato una svolta tra loro due.
Questo da un lato la tranquillizzava, perchè forse sarebbe finalmente terminato un periodo così incostante, sempre in bilico, in cui era stata costretta a reprimere le sue emozioni, ma dall'altro la inquietava. Era infatti timorosa nel doversi aprire nuovamente a lui. Non aveva nessuna intenzione di finire nuovamente col cuore in pezzi, ma con Draco accanto questo pareva inevitabile.



Eccomi di nuovo qui! Non so davvero come scusarmi per questo imperdonabile ritardo...Sono passati ormai due mesi dall'ultimo aggiornamento, ma non so proprio cosa dire a mia discolpa! Tra le vacanze (pochissime), lo studio (troppo) e tutto il resto, non avevo mai abbastanza tempo per mettermi al computer e andare avanti con la storia..Ho un po' di carenza di ispirazione in questo periodo, infatti questo capitolo non mi convince per niente, spero che possiate capirmi!
A inizio ottobre finisce la sessione di esami e cominciano le lezioni, quindi avrò decisamente più tempo per potermi rimettere a scrivere e ad aggiornare i capitoli con il ritmo di sempre! Scusatemi tanto davvero! Un abbraccio a tutte!

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***




Questo capitolo è dedicato a tutte voi,
che lo avete aspettato e che mi avete aspettata,
rispettando i miei tempi e le mie idee, a volte sballate.
Ma soprattutto è dedicato a te,
senza la quale forse non sarei nemmeno riuscita a pubblicarlo,
che mi hai ricordato cos'è la passione,
che mi hai insegnato che non devo avere paura del giudizio degli altri e di far leggere loro quello che scrivo,
che hai ascoltato i miei dubbi e le mie difficoltà per telefono senza criticare, ma solo spronandomi a fare di più.
Questo è per te.




-Mezzosangue, vuoi darti una mossa?-
Hermione si riscosse di colpo. 
Draco era accanto a lei che la scuoteva.
-Oddio, devo essermi addormentata- mormorò.
-Ho notato! Sbrigati che quel monaco ci aspetta!-
La ragazza si alzò di scatto, si legò i capelli e seguì Malfoy fuori dalla stanza. Ci misero un bel po' a ripercorrere al contrario quel labirinto di corridoi, ma alla fine giunsero all'ingresso, dove già li attendeva Astral.
-Siete riusciti a sistemarvi?- chiese cordiale, ma serio come sempre.
-Sì grazie...le stanze sono bellissime!- rispose Hermione, con un sorriso.
Il mago non rispose, limitandosi a guidarli lungo un luminoso porticato, il quale si affacciava su un giardino interno che pareva un orto botanico, dato che era disseminato di piante di ogni tipo. Piccoli vialetti lo attraversavano, lungo i quali passeggiavano maghi di diverse nazionalità, da soli o a gruppetti, mentre altri ancora erano intenti a leggere sulle numerose panchine.
-Questa è la parte centrale del tempio- spiegò la loro guida -La Biblioteca si trova qui accanto-
Astral spinse un pesante portone, e i tre entrarono in un locale semibuio.
Le finestre erano altissime, e per lo più coperte da pesanti tende. L'illuminazione era data solamente da alcune candele galleggianti in aria.
-Troppa luce danneggia i libri- spiegò il monaco -Alcuni sono talmente antichi da costituire un tesoro inestimabile-
-Posso immaginarlo- mormorò Hermione, con gli occhi che brillavano. Quel posto era il suo paradiso.
La Biblioteca era una sorta di gigantesco quadrilatero che correva tutto attorno al giardino, ed era occupata da migliaia di scaffali, sui quali erano accuratamente catalogati milioni di libri.
-Non dirmi che non ti sei ancora liberata dalla sindrome da so-tutto-io, Granger- le sussurrò Draco all'orecchio.
Hermione gli mollò una gomitata, continuando a guardarsi attorno.
-Ora vi condurrò nel reparto che vi interessa, poi potrete venirci per conto vostro a qualunque ora vorrete- disse Astral.
Proseguirono per qualche minuto, fino a giungere ad un angolo un po' isolato della Biblioteca, dove c'erano una scrivania ed alcuni divani.
-Potete usufruire liberamente di questo spazio, nessuno vi disturberà- annunciò il monaco -Su questi scaffali vi sono i libri che trattano degli incanti più antichi. Vi raccomando di maneggiarli con ogni cura, sono unici al mondo-
-Non si preoccupi, useremo ogni riguardo- assicurò Hermione.
Astral chinò il capo in segno di saluto, e se ne andò, lasciando i due ragazzi ai loro doveri.
Draco si lasciò cadere su un divano, mentre la Granger si dedicò alla lettura dei titoli sui dorsetti dei libri.
-Guarda che siamo qui per lavorare, non per rilassarci- gli fece notare la ragazza, piccata, estraendo un foglio e iniziando a segnare i nomi dei testi che le sarebbero potuti essere utili.
Malfoy si alzò, mettendosi alle sue spalle e posando la bocca sul collo di lei.
-Chi ti dice che non possiamo fare entrambe le cose?- sussurrò languido, vicinissimo alla sua pelle.
Hermione represse un brivido nel sentire il respiro caldo del ragazzo, ma decise di trattenersi.
-Tieni, datti da fare- gli disse, girandosi di scatto e piazzandogli in mano un foglio e una penna per prendere appunti.
Draco mugugnò infastidito, poi controvoglia si staccò da lei, per dedicarsi a un compito decisamente meno piacevole.


Era tarda notte, ma Malfoy non riusciva in alcun modo a prendere sonno. Era stanchissimo, soprattutto considerato il fatto che avevano lavorato senza sosta per molte ore, ma l'idea che Hermione fosse a pochi metri da lui non gli concedeva la rilassatezza di cui in quel momento sentiva di aver bisogno.
Si stava trattenendo con tutte le sue forze per non andare da lei, ma l'impresa gli risultava quasi impossibile.
La voleva, a tutti i costi. La voleva tra le sue braccia, sotto le sue mani, nel suo letto.
E, ormai era chiaro, lo voleva anche lei.
Ma era giusto? Era giusto piegarla ad una vita che non sarebbe mai stata quella che una come lei si sarebbe meritata?
Lui era un reietto. Era un uomo che per sei anni aveva vissuto solo di ricordi ed illusioni, rifiutato dalla vita, e che ormai si era convinto che non sarebbe più potuto tornare ad essere completamente felice.
Il suo passato tornava ogni giorno a perseguitarlo, e l'avrebbe fatto per sempre.
Lui conosceva bene l'Inferno, ci aveva vissuto negli ultimi sei anni, ma era giusto trascinarci anche lei?
No.
Lei avrebbe dovuto avere molto di più dalla vita.
Se non altro, un uomo in grado di amarla alla luce del sole, senza il timore che il proprio padre Mangiamorte decidesse di tornare e rovinare tutto. Un uomo in grado di darle un figlio che non sarebbe stato additato per i peccati di cui si erano macchiati i suoi avi.
Un uomo che avesse potuto camminare al suo fianco a testa alta, e poter guardare avanti verso un luminoso futuro, invece di macerarsi nel rancore e nella rabbia per il passato.
Draco si alzò dal letto, con l'idea di andare a prendere una boccata d'aria nel cortile interno.
Aprì delicatamente la porta della camera di Hermione, imponendosi di non fermarsi lì per nessuna ragione al mondo. Non potè però impedirsi di lanciare un'occhiata al letto della ragazza che, con sua enorme sorpresa, notò essere vuoto.
Evidentemente anche lei non riusciva a dormire...E c'era un solo luogo in cui, poco ma sicuro, poteva essere andata.
In pochi minuti il biondino raggiunse la Biblioteca, ed eccola là, seduta alla scrivania, con davanti numerose pile di libri.
-Non è un po' tardi, Mezzosangue?- le chiese, facendola sussultare.
-Mi hai spaventato!- lo rimproverò lei -E comunque non avevo sonno-
-Nemmeno io...Ma di certo mi sarei trovato un passatempo più divertente-
Hermione lo ignorò, continuando a sfogliare le pagine ingiallite di un enorme librone.
-Questo parla di pozioni...Non credo che possa contenere quello che cerchiamo, ma non si sa mai- spiegò.
Draco si lasciò cadere sul divano, ben deciso a non partecipare alla ricerca se non durante il giorno!
-Ne ho già esaminati tre, oltre a quelli che abbiamo guardato oggi pomeriggio, ma non ho cavato un ragno dal buco e...-
La ragazza si interruppe di colpo, pallidissima.
-Che succede, Granger?- chiese Draco, intuendo che qualcosa non andasse.
-No...n-niente- mormorò Hermione, facendo per chiudere il libro.
Malfoy perse la pazienza e la raggiunse, mettendo una mano sulla pagina alla quale lei era arrivata. Scorse rapidamente le righe, e capì cosa avesse turbato tanto la ragazza.
A metà della facciata c'era scritta la formula della "Malefica Potio".
Così tutto era cominciato.
La Granger tentò nuovamente di chiudere il libro, ma Draco la bloccò con un gesto secco. Hermione vide le spalle del biondino irrigidirsi, mentre le dita serravano i margini del libro.
Dopo un istante Malfoy lo sollevò, scagliandolo poi a terra.
-Draco- esclamò la riccia -E' un testo antichissimo-
Si alzò e raccolse il libro, poi guardò verso il ragazzo.
Era in piedi, immobile come una statua di marmo, con i pugni stretti e lo sguardo contratto.
Hermione gli si avvicinò, facendo per prendergli la mano, ma lui si ritrasse.
-Non fare così- lo supplicò -Capisco quello che provi ma...-
-Credi davvero di poterlo capire?- gridò Draco -Quella pozione maledetta ha rovinato la mia vita! Non puoi immaginare quello che ho passato!-
-E allora raccontamelo!- disse la ragazza, accostandosi a lui.
Malfoy non rispose, limitandosi a serrare la mascella.
-Perchè fai così?- domandò Hermione, confusa -Io ho passato esattamente quello che hai passato tu!-
-Oh...io non penso proprio!- sbottò il biondo.
-Dannazione Draco, piantala!- urlò la riccia, sconvolta- Sono stanca di questi tuoi giochetti...Credi di aver sofferto davvero solo tu? Credi che in questi sei anni io non ti abbia pensato ogni singola notte? Credi che non mi sia macerata nel tuo maledetto ricordo?-
Hermione riprese fiato, ma non appena Malfoy fece cenno di interromperla, riprese il suo accorato discorso.
-E' da quando sei tornato che ti diverti a giocare al gatto col topo con me...Ma non appena sfioriamo l'argomento degli ultimi sei anni, ti richiudi a riccio, tagliando tutti fuori. Tagliando me fuori! Non sei cambiato affatto..Sei sempre lo stesso spocchioso Purosangue che eri ad Hogwarts, pronto a immischiarti nelle faccende di tutti senza ritegno, per poi non mettere a parte nessuno di quello che provi in quella specie di sasso che hai nel petto!-
-Sbagli-
-Oh, ma io sono stufa di cercare di capirti! Ho aspettato, e con me tutti gli altri, ma adesso...Eh? Cos'hai detto?- si interruppe di colpo la ragazza.
-Ho detto che sbagli, Mezzosangue- disse Draco a mezza voce -Io non sono più lo stesso di sei anni fa-
Hermione lo guardò, e per la prima volta le sembrò...fragile. Forse non l'aveva mai guardato prima, guardato sul serio.
Senza la corazza del suo cognome, del suo sangue, della sua arroganza, a fargli da scudo.
Solo lui, lui e quel passato ingombrante che ancora lo feriva e lo tormentava, rendendolo ancora più estraneo e chiuso al resto del mondo, lei compresa.
E, strano a dirsi, le sembrava che, ora più che mai, nonostante il rancore e la sofferenza, ogni singola parte del suo corpo avesse voglia di gridargli il suo amore.
Non c'erano mai state mezze misure tra loro, e mai ce ne sarebbero state. Si erano amati fino a farsi male, senza forse avere un motivo valido per farlo, se non quello stesso amore così bruciante che anche dopo sei anni non li aveva abbandonati.
-Mezzosangue...io non posso darti quello che tu vuoi, anche se Dio solo sa quanto lo vorrei- mormorò Draco, sconfitto.
-Che stai dicendo?-
-Sto dicendo che sono cambiato, che mio padre ha rovinato anche quel poco di bello che avevo nella mia vita, e che non potrò riavere indietro nulla-
-E io invece?- sussurrò Hermione -Io cosa potrò riavere indietro? Anche la mia di vita è andata in pezzi-
-Non puoi paragonare quello che hai passato tu con quello che ho passato io-
-Ero convinta che tu fossi morto!- mormorò la Granger, delusa perchè lui pareva non capire ciò che lei aveva provato -Sono stati anni durissimi...Ho dovuto imparare a vivere senza di te, e non è nemmeno detto che ci sia riuscita!-
-L'hai detto, Mezzosangue, vivere! Tu hai vissuto. Avevi la tua casa, i tuoi amici, il tuo lavoro. Potevi scegliere di voltare pagina e costruirti un futuro, se lo avessi voluto- urlò Draco, con gli occhi lucidi, sempre più vicino a lei -Io invece ero chiuso dentro ad una dannata casa, senza bacchetta, senza nessuno con cui parlare, sapendo che tu eri viva ma anche che non avrei mai più potuto vederti, perchè ero condannato a stare lì per sempre!-
Hermione trattenne il fiato, sconvolta. Narcissa le aveva accennato qualcosa, ma non aveva mai lontanamente immaginato ciò che Draco aveva dovuto patire.
-E' vero, hai dovuto affrontare la mia morte, o quello che era...Ma almeno hai avuto l'occasione di rifarti una vita, senza di me! Io invece ho passato quasi sei anni in prigione, sapendo che esistevi, che respiravi, ma che non avrei mai più potuto toccarti, averti tra le mie braccia..C'erano momenti in cui ho creduto di impazzire- ringhiò Draco -Lì, a fissare un muro sperando che crollasse per poter uscire, andando a dormire con l'unica speranza di sognarti, per poi finalmente riuscire a fuggire con l'unico obiettivo di vendicarmi una volta per tutte. Sono un ramo secco, Hermione. Non c'è più speranza per me. Non è più il mio posto questo, tra di voi.-
-Come puoi stare qui e dirmi una cosa del genere?- singhiozzò la Granger -Come puoi tornare per poi dirmi che te ne andrai di nuovo eh? Hai idea di come sia stata quando ti ho rivisto lì, legato, in quella casa? Di come sia stato riaverti nella mia vita?-
E' stato come riprendere a respirare dopo una lunghissima apnea...
-Non volevo infliggerti la mia presenza un'altra volta...Ti giuro che la mia intenzione iniziale era solo quella di proteggervi tutti da quel pazzo di Cavendish e poi lasciarti di nuovo libera di vivere la tua vita. Solo che poi ti ho rivista, e non sono più riuscito a staccarmi...Allora ho deciso di proteggerti da lontano, senza farmi vedere ma rimanendoti sempre accanto.-
-Come hai potuto non dirmi nulla?- mormorò Hermione.
-Ero sotto copertura, mi era impossibile...E comunque non era nei miei piani iniziali. Solo che poi il piano è saltato e tu sei venuta a sapere tutto-
-Davvero non mi avresti detto nulla? Non ti saresti fatto vedere?- chiese, incredula, la ragazza.
-Non lo so Mezzosangue, va bene?- sbottò Draco -Non ero pronto a tutto questo, sapevo che se mi fossi riavvicinato a te non sarei più riuscito a lasciarti andare-
-Perchè avresti dovuto lasciarmi andare?-
-Te l'ho detto...Non posso più darti quello che tu vuoi. Tu ricordi un'altra persona, che ora non c'è più..Non potrai mai capire cosa mi porto dentro-
-Non è una gara a chi ha sofferto di più questa...Non è così che risolveremo le cose- disse piano Hermione.
-Cosa c'è da risolvere, Mezzosangue?- sussurrò Malfoy, nella voce l'eco della disperazione -Io sono questo, adesso. Tu mi guardi e speri di rivedere il ragazzo che ti aveva amato sei anni fa, ma di lui non è rimasto nulla. Adesso c'è solo odio, e rabbia-
Hermione gli si avvicinò ancora, sfiorandogli il volto con due dita.
-Non è vero, e lo sai- mormorò dolcemente -Se ci fosse solo odio non avresti fatto l'infiltrato per conto di Carrigan, non ti saresti preso cura di me in quel modo...e forse adesso non saremmo qui-
-Che diritto ho io per condannarti a questo?- disse piano Malfoy, chiudendo gli occhi -Meriti una vita felice, e non di avere accanto un uomo sommerso dai fantasmi del suo passato-
-Io non vedo nessun fantasma, qui attorno- scherzò Hermione, con un mezzo sorriso -E, se ci sono, possiamo certamente sconfiggerli insieme-
Il ragazzo aprì gli occhi, non del tutto certo di aver udito quelle ultime parole.
Davanti a sè vedeva gli occhi di Hermione, limpidi e decisi come erano sempre stati, grandi e gioiosi come li ricordava e come non erano stati più da quando lui se n'era andato.
Non era così che aveva sempre immaginato che le avrebbe parlato di quei sei anni lontano da lei, ma ce ne sarebbe stato il tempo.
Almeno adesso lei sapeva il bagaglio che lui si portava dietro, e con cui avrebbe dovuto imparare a convivere.
-Dici sul serio, Mezzosangue?- soffiò Malfoy, incredulo. La bocca di lei era vicinissima, ormai bastava solo un suo assenso per fargliela raggiungere.
Dimmi di sì, ti prego.
Hermione lo guardò di sotto in su, mentre le sue labbra si piegavano in un sorriso.
Dimmi che tutto questo non è un sogno.
Draco potè vedere una piccola lacrima scenderle lungo la guancia. Ormai lei era così vicina che poteva contarle le ciglia.
Dimmi che mi rivuoi indietro, e che davvero vuoi affrontare il nostro dolore insieme.
Hermione alzò una mano, portandola tra i capelli di lui e affondandovi le dita.
Dimmi che questa volta sarà per sempre, e che nessuno ti porterà via da me.
Draco le passò un braccio dietro la schiena, facendo aderire il corpo della ragazza al proprio.
Non ci poteva credere. Lei era lì, adesso, ed era ad un passo dall'essere di nuovo sua.
Non era quello il momento della paura, non era quello il momento dei rimpianti. Quello era il momento per essere felici.
Questo pensava Draco, mentre posava le proprie labbra su quelle di Hermione, buttando all'aria tutto quanto come la prima volta che l'aveva baciata.
Dio come ti amo, Hermione.
La strinse tanto forte da sollevarla da terra, quindi la fece sedere sul tavolo di fronte a sè, posizionandosi tra le sue gambe e facendole arcuare il busto contro di lui per avere un migliore accesso alla sua bocca.
Il suo profumo...era inebriante. La morbidezza della sua pelle candida era esattamente come la ricordava..quella pelle che ora lui si ritrovava a scoprire con mani bramose, centimetro dopo centimetro, lasciando la sua bocca solo per continuare a guardarla, mentre lei gli baciava la fronte, i capelli, le mani.
Non avrebbe chiuso gli occhi.
Voleva godere di ogni frammento di lei, per riportarne alla mente ogni lembo, per ricordarne ogni anfratto e curva, nel caso in cui qualcuno lo strappasse ancora via da lei.
Lei che era una visione, bella come sempre, reale come sei anni prima.
Lei che ora gemeva piano mentre con ardore Draco calava sul suo collo e sulla sua scollatura, soffiando su quel vestito ormai salito ai fianchi, un ulteriore impedimento al suo desiderio di riaverla di nuovamente pelle contro pelle su di lui.
Lei, lei, lei. Sempre lei. Solo lei. Mai nessun'altra.
Fece risalire la mano lungo la sua schiena sottile, ritornando a baciarla con passione, come se volesse recuperare tutti quegli anni in cui un momento del genere l'aveva solo potuto sognare, mentre avvertiva le mani di Hermione stringere forte i suoi capelli, insinuando i polpastrelli sulla sua nuca e attirandolo contro di sè, ancora e ancora.
Draco inclinò appena la testa per potersi accostare al collo sottile della ragazza, posando una scia di piccoli baci fino alla clavicola, per poi scendere alla spalla.
Poi un singulto, che lo fece bloccare come se gli avessero inflitto una coltellata. Si scostò, riportando la propria attenzione agli occhi di lei, dove erano ben visibili piccole sfere d'acqua, le sue lacrime, impigliate tra le ciglia, come se avessero paura di uscire, di farsi vedere.
-Se solo sapessi quanto mi sia mancato tutto questo...- mormorò appena Hermione - Se sapessi quanto tu mi sia mancato-
E lui si ritrovò lì, boccheggiante, perso in quella frase che aveva temuto di non potersi più meritare, quella frase che rivelava il bisogno che lei aveva di riaverlo accanto..e fu come se una morsa invisibile si sciogliesse all'improvviso nel suo petto, quella morsa che per tanti anni aveva riempito il vuoto dato dall'assenza di Hermione, e a cui ormai si era abituato.
-Sono qui- le disse piano -Sono qui-
Quelle parole sembrarono avere un effetto particolare sulla ragazza, come se avessero fatto crollare anche l'ultimo paletto rimasto a dividerla da Draco. Si mosse contro di lui, allacciandogli le braccia al collo e lasciando che le labbra del biondino la raggiungessero ovunque, lambendole la pelle serica, bruciandola e consumandola lentamente.
Malfoy la trasse nuovamente a sè, stringendola con trasporto, come se volesse diventare un tutt'uno con lei, come se volesse arrivarle all'anima.
La portò fino al divano, lasciando che si stendesse per poi calarle addosso, senza darle tregua. Raggiunse la sua bocca prima ancora che lei potesse permettersi un respiro, violandola con la propria lingua e giocando con le sue labbra, mordendole e assaggiandole.
Non vedeva l'ora di riaverla, ma cercava di tenere a freno il suo desiderio.
Voleva farle ricordare cos'erano stati.
Voleva che le si imprimesse bene nella mente quel momento, e che non fosse un semplice episodio fugace, frutto della bramosia e del bisogno.
Hermione dal canto suo era come annebbiata.
Sentiva solo lui su di sè, e la tremenda urgenza di averlo dentro di sè, forse per rendersi in qualche modo conto che sì, era veramente lì. Gli slacciò freneticamente la camicia, poi la cintura, mentre lui le alzava il vestito, continuando a baciarla.
Si piegò in un gemito quando avvertì la lingua di Draco lambirle l'orecchio, mentre con una mano le separava le ginocchia, incastrandosi tra esse.
Lo strinse forte mentre lo sentiva entrare in lei, e l'emozione le bloccò la gola, le intorpidì i sensi, arrivando fino alla punta delle sue dita.
Aprì di scatto gli occhi però, qualche istante dopo quando si accorse che Malfoy si era fermato, e lo trovò a fissarla, come a chiederle un assenso, come a voler essere sicuro che anche lei fosse convinta. Si ritrovò così ad annuire appena, posandogli un leggero bacio sulle labbra, in un muto permesso.
Si mossero allora insieme, riconoscendosi quasi istintivamente, adeguandosi di nuovo ai ritmi l'uno dell'altra.
Si amarono disperatamente, appassionatamente, come se fosse l'ultima volta.
Invece era solo l'impazienza di ritrovarsi, di riprendersi, di sentirsi di nuovo insieme.


Draco aprì gli occhi quando un primo raggio di sole invase la camera da letto di Hermione, filtrando attraverso le pesanti tende.
Non si ricordava come fossero arrivati fin lì, dopo essersi consumati d'amore in Biblioteca, e francamente nemmeno gli importava.
Tutto quello che contava era il respiro caldo di Hermione contro il proprio collo, i suoi ricci sparsi sul cuscino.
Malfoy chinò il capo e sorrise appena, guardandola dormire. Fece vagare le proprie dita sulla schiena di lei, che con un fremito si riscosse.
-Non volevo svegliarti, scusa- le sussurrò a bassa voce, posandole un leggero bacio tra i capelli.
Hermione gli rivolse un sorriso pigro -Che ore sono? Ho perso la cognizione del tempo-
-Ti ho proprio distrutta stanotte, eh Mezzosangue?- la prese in giro con dolcezza Draco, facendola arrossire.
La Granger non gli rispose nemmeno, troppo presa a osservarlo, a studiare ogni più piccolo dettaglio del suo volto, a gustarsi nuovamente quel senso di appartenenza che solo lui le faceva provare.
Erano perfetti insieme. Nonostante fossero due pezzi totalmente incompatibili, che non si sarebbero potuti incastrare in nessun modo, loro ce l'avevano fatta. Con rabbia, disprezzo, fatica, odio a volte, si erano uniti a forza. Una forza che era riuscita a superare il sangue, le lacrime, le sconfitte, il tempo. Forse anche la morte.
Draco la afferrò per i fianchi e fece un mezzo giro, portandola sotto di sè. Le sganciò i laccetti della camicia da notte, sfilandogliela delicatamente e lentamente.
Non vedeva l'ora di riaverla, di risentirla come quella notte, come tante notti in cui non c'era stata.
Le carezzò i capelli piano, con esasperante dolcezza. Le baciò una spalla, poi il collo, poi il braccio. Studiò ogni più piccolo dettaglio del suo corpo, come se volesse ritrovare tutto ciò che era stato costretto a lasciare. Quel piccolo neo dietro l'orecchio, quella minuscola cicatrice sotto il ginocchio.
Ricordò tutto, non più sopraffatto dall'urgenza e dal desiderio che li avevano incendiati quella notte.
Ricordò il calore del corpo di Hermione, ricordò come si sentiva a casa quando era tra le sue braccia, ricordò com'era amarla e farla sussultare di piacere.
Quando entrò in lei lo fece piano, guardandola intensamente mentre si faceva inondare dal languore, aspettando solo che anche lei a sua volta lo guardasse, per perdersi insieme in quel vortice senza uscita.
Hermione gli strinse le spalle, allacciando le gambe attorno ai fianchi di Draco e lasciandosi andare sui cuscini, che parevano perdere di consistenza, assieme a tutto ciò che li circondava.
Sentì le dita di Malfoy afferrarle il mento e voltare il viso verso il suo, così aprì gli occhi. Si scontrò quasi con quelli di lui, che parevano non voler mollare la presa. Allora lo baciò, ancora e ancora, perdendosi in quelle lenzuola che sapevano di loro, finalmente di nuovo insieme.
 


Un bel respiro...........eccolo qui.
L'ho scritto e riscritto non so quante volte, perchè non mi sembrava mai adatto, o giusto, rispetto a come lo avrei voluto.
Poi, ad un certo punto, ho deciso che andava bene così, che non sarebbe mai potuto essere come nella mia testa, e l'ho lasciato andare insomma.
Ammetto che ho fatto una certa fatica a destreggiarmi in questa valanga di sentimenti, soprattutto sapendo quali fossero le vostre aspettative al riguardo. Ve l'ho fatto penare questo capitolo, lo so, e il timore di non averlo reso al meglio è forte, ma vi posso assicurare che ci ho messo tutta me stessa e spero che questo possa bastare.
Diciamo pure che se non è venuto fuori proprio una cosa illeggibile è anche per merito di qualcuno che non sono io, la stessa persona che ho ringraziato ad inizio capitolo, perchè io non sono brava a parlare di queste cose. La scena d'amore di Draco ed Hermione mi ha fatto sudare circa una ventina di camicie, e senza il suo grande aiuto sarebbe rimasta la prima versione di essa, credo, e non sarebbe stata una bella cosa.
Grazie alle sue parole mi sono un po' sbloccata, e ho cercato di metterci dentro più emozioni e particolari. 
Questo risultato finale è un miscuglio tra un abbozzo di scena che mi ha scritto lei, e ciò che poi ho aggiunto io.
Ok, lo so che non sono scene dettagliate, e che qui su EFP ci sono cose decisamente più spinte, ma già immagini così semplici mi creavano serissime difficoltà. Credo di aver detto abbastanza, se non troppo. Ai posteri l'ardua sentenza.
Alla prossima, un grandissimo abbraccio a tutte!

Gaia

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***







Hermione sfogliò indolentemente l'ultima pagina del libro che aveva tra le mani, prima di chiuderlo e metterlo da parte.
Era stanca morta, ma non poteva assolutamente permettersi di fare una pausa. L'indomani sarebbero dovuti tornare a Londra, e lei e Draco avevano ancora molti libri da visionare. Da quel punto di vista il loro chiarimento non aveva certo aiutato.
Ovviamente non avevano trascurato il lavoro, ma si erano ritagliati i loro spazi. Avevano parlato, anche se con molte ritrosie da parte di Draco, ed Hermione aveva cominciato a intravvedere parte dei motivi che l'avevano portata a soffrire tanto a causa della sua lontananza obbligata.
Era anche incredibilmente riuscita a farsi promettere da Malfoy che, non appena tornati a casa, avrebbe raccontato tutto a Blaise.
Ne avevano bisogno, entrambi.
-Niente di nuovo?- domandò Draco, raggiungendola e posandole accanto una tazza di caffè.
La Granger scosse la testa, tentando in tutti i modi di non sembrare scoraggiata, quindi prese tra le mani un nuovo libro.
-Ancora nulla, ma questa è la volta buona, lo sento!-
-L'hai detto anche con gli ultimi dieci libri- sogghignò il ragazzo, afferrando a sua volta un testo ed aprendolo con un sospiro.
Hermione non gli diede retta, sfogliando le pagine polverose ed ingiallite dal tempo.
-Un po' mi dispiace tornare a casa sai?- disse dopo qualche minuto, interrompendo il silenzio creatosi -C'è pace qui-
Non guardò nemmeno Draco in faccia, non ci riusciva.
Forse aveva paura che se lo avesse fatto lui avrebbe letto il tormento che le aleggiava negli occhi.
Un tormento dettato dal timore che la magia che erano riusciti a ritrovare al tempio sarebbe sparita una volta fuori da lì.
-Mezzosangue, guardami- le sussurrò Malfoy, mettendole due dita sotto il mento e inducendola a voltarsi.
Hermione si lasciò guidare dai suoi gesti, ed in men che non si dica si ritrovò schiacciata contro di lui, le braccia di Draco serrate attorno alla sua vita, gli occhi di ghiaccio piantati nei suoi.
-Nulla cambierà quando torneremo a Londra. Nulla.- mormorò il ragazzo, come se le avesse letto dentro. -Non andrò più da nessuna parte-
E lei, annuendo, si ritrovò semplicemente a credergli.


A Londra c'era caldo, l'estate finalmente sembrava essere arrivata una volta per tutte.
Sophie assaporò il piacevole tepore dei raggi del sole sulla propria pelle, grata di potersi nuovamente godere un momento tanto bello.
Era la prima volta che usciva di casa, anche se era comunque relegata al giardino di casa Potter, dato che era ancora alto il pericolo che i Mangiamorte la cercassero per rivendicazioni.
La ragazza si sedette sui gradini del portico, godendo di quei brevi attimi di silenzio, così rari in quella casa così viva e confusionaria.
Non che avesse intenzione di lamentarsi, anzi. La solitudine per lei non era mai stata una buona compagna, anche se da tre anni a quella parte era stata l'unica amica che avesse conosciuto.
Da quando aveva fatto la più importante scelta della sua vita, non aveva avuto più nessuno accanto. Non una famiglia, non degli amici, non qualcuno con cui confidarsi.
E adesso che poteva dire di aver qualcuno che teneva davvero a lei, sapeva che vi avrebbe dovuto rinunciare. Non avrebbe potuto nascondere la verità per sempre. Avrebbe dovuto imparare ad essere sincera, lo doveva a sè stessa.
Lo doveva a Ron.
Ma come sarebbe riuscito a guardarla di nuovo in faccia, quando avrebbe saputo chi era veramente?
-Sei qui-
Una voce la indusse a girarsi. Lui era lì, come fosse stato chiamato dai suoi pensieri.
-Stai bene?- le chiese il rossino, sedendosi accanto a lei.
Sophie annuì, asciugandosi in fretta una lacrima all'angolo dell'occhio.
Ron la guardò di sottecchi, preoccupato. Sapeva che lei gli stava nascondendo qualcosa, l'aveva capito da tempo ormai.
Sapeva anche però che non avrebbe mai potuto spingerla a parlare.
No, la cosa sarebbe dovuta partire da lei.
Sophie cercò il suo sguardo, mentre passava appena le dita tra i capelli infuocati di lui.
-Se solo tu mi dessi la possibilità di..- cominciò il ragazzo, accostandosi alla sua fronte.
-Prima dobbiamo parlare- sospirò Sophie -Non credo che dopo aver sentito ciò che ho da dirti tu mi vorrai ancora-
E, scostandosi da lui e alzandosi in piedi, cominciò a raccontare.


Dall'altra parte del mondo, in quello stesso momento, era quasi sera, per via del fuso orario.
La Passaporta avrebbe riportato Draco ed Hermione a casa di lì a qualche ora, e i due ragazzi stavano combattendo contro il tempo per far sì che il loro viaggio non si rivelasse del tutto infruttuoso.
La Granger era da più di un'ora immersa in un enorme libro scritto in Antiche Rune. Era difficile da decifrare, soprattutto alla fioca luce di una candela, e Malfoy non era di quasi nessun aiuto, avendo chiuso definitivamente con quella materia subito dopo i G.U.F.O.
-Mezzosangue, è inutile che ti spacchi gli occhi su quella roba- borbottò il biondino- Non ti basterà una notte a leggerlo tutto, e mi sembra improbabile che contenga quello che cer..-
-Zitto Malfoy, e ascolta!- strillò Hermione, improvvisamente eccitata.
Fece un profondo respiro, quasi colta da un timore reverenziale.
-"Il rito delle cinquantasette anime"- lesse, facendo sobbalzare Draco sulla sedia.
-Scherzi?- sbottò il biondino, parandosi in un attimo davanti a lei.
La Granger scosse il capo, leggendo freneticamente le righe successive.
-Sono Rune particolarmente complesse, non so se riuscirò a tradurre precisamente- spiegò.
-Beh, provaci!- sentenziò Malfoy -Fai quello che riesci-
-Va bene-
Hermione in silenzio continuò a scorrere i vari caratteri, consultando di tanto in tanto il vocabolario che teneva aperto sulle ginocchia. Si sentiva stranamente ansiosa.
Avevano cercato per giorni quell'incantesimo, e ora che ce l'aveva davanti aveva quasi paura di scoprire in cosa consistesse esattamente.
Paura di capire ciò che avrebbero dovuto affrontare.
-Credo di esserci, almeno in linea generale- annunciò qualche tempo dopo.
-Ti ascolto-
-"Il rito delle cinquantasette anime è uno dei più complessi ed oscuri incanti di Magia Nera ad oggi conosciuti......Esso si basa sulla morte di tal numero di maghi al fine di recare potenza e beneficio a colui che lo compie, nonostante egli si macchi di una sì grave infamia..... Il sangue di coloro che avrà sacrificato per la sua brama di potere infatti, non sarà mai più lavato dalle di lui mani.....Più di cinquanta persone dovranno essere uccise e marchiate...."-
Hermione leggeva con voce roca, fermandosi di tanto in tanto e saltando i passaggi più complessi per concentrarsi su quelli più importanti. Draco la seguiva passo passo, prendendo qualche veloce appunto.
"Misto dovrà essere il sangue delle persone scelte ma...." Aspetta aspetta, ascolta qui!- si bloccò sgomenta -"Il primo mago ad essere marchiato dovrà avere nelle vene un liquido più puro dell'oro zecchino"-
-Questo vuol dire che il primo dei morti deve essere stato un Purosangue- mormorò Draco, annuendo tra sè.
-Quindi Clarence Dale è stato come minimo il secondo ad essere stato ucciso- ragionò Hermione, pensierosa -Prima ci deve essere stato qualcun altro di cui non abbiamo saputo nulla-
-Evidentemente sì- sospirò Malfoy -Sai, Mezzosangue....Mi sembra strano che finora tu non ti sia ancora posta un'ulteriore domanda-
-Di che stai parlando?-
-Dale non è stato il primo ad essere colpito. C'è stato un altro tentativo, che fortunatamente non è andato a buon fine......-
-Sophie......- rantolò Hermione, come colpita da un'improvvisa folgorazione.
-Proprio così- affermò Draco, alzandosi in piedi e cominciando a misurare la stanza a grandi passi. -Diciamo che questo libro mi è servito come una sorta di conferma. Finora mi ero ben guardato dal divulgare certe mie ipotesi...-
-A cosa ti riferisci?- chiese la Granger, non riuscendo a seguire il filo dei pensieri del ragazzo.
-Mi riferisco al fatto che Sophie non è chi pensavate che fosse...Prima di tutto è una Purosangue, e non una Mezzosangue come credevamo, e poi...-
-Beh ma potrebbe anche non essere stata lei la prima no? Questa è solo una supposizione-
-Io so chi è- la interruppe Draco -La conosco, o meglio, la conoscevo-
-Stai scherzando? E perchè non ce l'hai mai detto?-
-Non ne ero sicuro. Era più che altro un sospetto...E poi sono passati tanti anni, anche se credo si ricordi bene di me. Se però lei è chi penso che io sia, credo di sapere perchè non ha mai cercato di avvicinarmi-
-Continuo a non capire- mormorò Hermione, confusa.
-Sophie LeBlanc è la figlia di Roger Rockwood-
Sentendo quelle parole, la ragazza si ritrasse di colpo, incredula e un po' spaventata.
-Cosa stai dicendo?-
-Mi sono ricordato di lei non appena l'ho rivista. Helena Jolene Rockwood. Giocavamo spesso insieme da piccoli, nel parco di Villa Malfoy, mentre i nostri padri conducevano le loro oscure riunioni - Draco disse quelle ultime parole con una punta di amarezza -E devo dire che negli anni non è cambiata di molto. Però non avevo la certezza assoluta, soprattutto perchè le voci che mi erano giunte su di lei smentivano categoricamente questa ipotesi...-
-Di che voci parli?-
-La figlia di Rockwood è morta a diciotto anni. O meglio, questo è stato quello che ha rivelato la famiglia, dato che i funerali si sono svolti in maniera strettamente privata-
-E tu non ci credi...- concluse la Granger, ancora scossa.
-Diciamo che non ne sono più molto convinto da quando ho visto la vostra Sophie...Anche perchè a quanto pare, ultimamente persino i morti risorgono, e non solo come fantasmi- borbottò, con un sorriso amaro.
-Quindi- proseguì- qualche giorno dopo averla incontrata, ho chiesto qualche informazione a Pansy. Dopotutto le poche cose che sapevo io mi erano state rivelate da mio padre mentre ero rinchiuso a Villa Malfoy, mentre lei era fidanzata con l'altro figlio di Rockwood. Purtroppo però, nemmeno Pansy l'aveva mai vista...Helena aveva studiato a Durmstrang col fratello, ed era morta prima che loro due si mettessero insieme.-
-Cosa le è successo? Era malata?-
-No- rispose Malfoy -Pansy mi ha detto che era un argomento che non veniva mai sollevato in casa Rockwood. Ha provato a parlarne diverse volte col suo fidanzato, ma lui le ha risposto molto vagamente. Lei allora ha chiesto a suo padre-
-E lui le ha detto qualcosa?-
-Leopold Parkinson rifiuta raramente qualcosa a sua figlia...O meglio, questo prima che lei scappasse dall'altare con Blaise- si corresse Draco, sogghignando -Ad ogni modo lui le ha raccontato che Roger Rockwood scoprì che la figlia si era innamorata di un Mezzosangue. Immaginerai come prese la faccenda..Trasse il ragazzo nella propria casa con l'inganno, e obbligò Helena ad ucciderlo. A quanto sembra lei rifiutò, e in un accesso d'ira Rockwood li ammazzò entrambi-
-Oddio- sussurrò Hermione -Ma è un animale...Come si può fare una cosa del genere ad un figlio?-
Lo sguardo che Draco le rivolse la fece pentire di aver detto quella frase un secondo più tardi. Nei suoi occhi c'era un misto di ironia e gelo.
-Scusami-
-Non è colpa tua- disse tagliente il biondino -Non è cosa da tutti essere genitori...L'ho sempre pensato e questa ne è un'ulteriore dimostrazione. Rockwood è sempre stato un fanatico della causa, ma non avrei mai pensato arrivasse a tal punto. D'altronde però, fino a qualche anno fa anche io pendevo dalle labbra di mio padre...A quanto pare non avevo ancora capito a cosa potesse arrivare la gente come loro...-
La Granger si alzò a sua volta e lo raggiunse. Senza dire nulla gli allacciò le braccia al collo e lo strinse forte.
Draco le passò un braccio attorno alla vita, seppellendo il volto nell'esile spalla di lei, e respirando il suo profumo.
Si scostò qualche istante dopo, per cercarle le labbra.
La baciò piano, seguendo il contorno di quella bocca morbida con la lingua, accarezzando ogni più piccolo punto.
-Aspetta- lo bloccò a malincuore Hermione -Finisci il discorso, ti prego-
Malfoy le rivolse uno sguardo carico di desiderio e bisogno, ma con un sospiro si staccò da lei.
-Non so molto altro, a dire il vero. So solo che se Sophie ed Helena fossero la stessa persona si spiegherebbero molte cose- disse piano, soppesando ogni parola -I miei ricordi, il suo tentato omicidio, il fatto che nessuno di questa ipotetica famiglia LeBlanc si sia fatto avanti per cercarla...-
-Già- lo interruppe la ragazza -Peccato che non si spieghi la cosa più importante...E cioè che dovrebbe essere morta, ma invece gira per casa di Harry e civetta con Ron e....-
Hermione si interruppe di colpo, impallidendo.
-Mezzosangue, che ti prende?-
-Ron!- mormorò la riccia -Hai idea di come potrebbe prenderla? Se le tue supposizioni si rivelassero vere e dicessimo tutto agli altri, Ron ne uscirà devastato-
-Esagerata- commentò Draco -D'accordo, forse lei potrebbe anche piacergli, e all'inizio sarà turbato dalla notizia, ma poi volterà pagina-
-Tu non capisci- disse sconsolata Hermione, con le lacrime agli occhi -Non c'eri e forse non lo sai, ma alla battaglia di Hogwarts, Rockwood è stato il Mangiamorte che ha ucciso il fratello di Ron-.


Harry aprì la porta di casa e venne quasi travolto da Ron che uscì come un tornado, senza nemmeno salutare.
Potter alzò le spalle, ormai abituato a vederne di tutti i colori. Quando però vide Sophie correre giù dalle scale e seguire il suo migliore amico, rivolse uno sguardo interrogativo ad Elenie, ferma sulla porta della cucina.
-Ma che succede?- chiese, stralunato.
-Non ne ho idea- rispose lei, dandogli un bacio sulla guancia -Sono rientrata dieci minuti fa e li ho sentiti che urlavano al piano di sopra-
-Possibile che non si possa stare mai tranquilli in questa casa?- bofonchiò Harry, buttandosi su una sedia -Domani poi tornano Draco ed Hermione, giusto per completare il casino-
-Dai tanto lo so che ti piace avere i tuoi amici attorno- lo blandì Elenie.
-Certo, ma a volte rimpiango i tempi in cui eravamo soli soletti- sorrise Potter, prendendosela in braccio.
La ragazza sorrise, poi si fece seria. -Spero solo che Ron stia bene e che non sia niente di grave...Mi è sembrato veramente sconvolto prima..-


In quello stesso momento Ron vagava alla cieca per le vie attorno alla casa di Harry.
Dire che fosse distrutto era poco. Sophie, o almeno quella che lui credeva fosse Sophie, era diventata sempre più importante per lui.
Starle accanto, vederla stare meglio piano piano, affezionarsi ogni giorno di più a lei, gli era venuto facile come respirare.
E ora che lei gli aveva detto la verità si sentiva vuoto.
La figlia di Rockwood.
La figlia dell'uomo che aveva ammazzato Fred, la figlia di colui che aveva devastato la sua famiglia, fatto sfiorire sua madre, prostrato George.
Come sarebbe riuscito a guardarla ancora in faccia? Avrebbe sempre pensato a quel momento, avrebbe sempre avuto in mente le sue bugie.
Ogni volta che si sarebbe avvicinato a lei avrebbe rivisto il volto di suo fratello. Avrebbe rivisto la tomba che ora giaceva nel giardino della Tana.
-Ron ti prego aspettami-
Sophie gli stava correndo dietro da un pezzo, e non appena lo raggiunse gli si accostò, ansante.
-Per favore, ascoltami- lo supplicò, afferrandogli un braccio.
-Tu non mi devi toccare- sibilò Weasley, scrollandosela di dosso -Per me non esisti più-
-Cosa potevo fare più di dirti la verità? Sono stata sincera con te, perchè vuoi punirmi così?- singhiozzò Sophie.
-Io punire te?- ruggì Ron, la voce intrisa di disprezzo -Tu mi disgusti, e lo stesso tutti quelli come te. Avete rovinato le nostre vite, e non meritereste altro che marcire all'Inferno!-
La ragazza si asciugò gli occhi, annuendo.
-Hai ragione, e ti capisco, sul serio- disse, con voce rotta -Ma io non sono una di loro, non sono come mio padre. Non sono mai stata una Mangiamorte, devi credermi!-
-Come posso fidarmi di te?- disse Ron, la voce spentasi tutto a un tratto -Mi hai mentito finora, hai raccontato bugie a tutti quanti-
-Avevo paura- pianse Sophie -Ero terrorizzata che se aveste saputo chi ero mi avreste lasciata sola. Che tu mi avresti lasciata sola. Non sai cosa ho passato...-
-E tu sai cosa ho passato io?- gridò Ron -Tuo padre ha ucciso mio fratello come un cane!-
-Lo so, e mi dispiace..Ma non posso pagare io per lui, io non ho fatto niente-
-Non direttamente, d'accordo. Ma sei sangue del suo sangue, e io questo non posso scordarlo- mormorò Ron, sconfitto. Poi si voltò, con l'intenzione di andarsene il più lontano possibile da lei. Da lei e dalle sue lacrime.
-Resta qui, ti supplico- sussurrò Sophie -Io sono innamorata di te...e so che anche tu lo sei di me-
Ron la guardò un'ultima volta. Poi scrollò le spalle.
-Non ti preoccupare per gli altri. Ti lascerò il tempo di dirglielo e dato che sei ancora in pericolo sono certo che Harry non ti manderà via.- mormorò, girandosi dall'altra parte -Ma tra me e te ogni discorso finisce qui-




Rieccomi qui.
Lo so, sono passati due mesi dall'ultimo aggiornamento e non so davvero come scusarmi.
Sto preparando un esame molto importante, sto studiando come una matta, e di tempo per scrivere ormai ne ho ben poco.
Mi dispiace farvi aspettare, odio lasciar passare così tanto tempo tra un aggiornamento e l'altro, ma credo possiate capirmi se preferisco mettere al primo posto l'Università. Non voglio ritrovarmi la sera a scrivere perchè sento di avere scadenze da rispettare o cose del genere, perchè per me la scrittura è prima di tutto una passione e un piacere e non deve diventare una forzatura. Questo capitolo è stato molto difficile da scrivere, non voleva saperne di venir fuori come si deve, ma volevo assolutamente pubblicarlo stasera.
Vi dico questo non per giustificarmi o altro, ma semplicemente per dirvi che spero davvero non prenderete i miei ritardi come una mancanza di rispetto nei vostri confronti che mi seguite con tanta pazienza, ma sono dovuti a dei problemi reali.
Mi auguro davvero vogliate scusarmi e soprattutto capirmi, perchè come ho già detto tante volte, questa storia senza di voi non esiste..
Da parte mia ci metterò tutto l'impegno possibile per non deludervi, anche se non posso promettervi un aggiornamento rapido.
Ad ogni modo nel prossimo capitolo si scoprirà fino in fondo la vera storia di Sophie. Molte di voi avevano un po' subodorato chi potesse essere in realtà, e forse avrete trovato la mia idea un po' banale, però questa idea mi frullava in testa già da un po' e non ho potuto fare a meno di metterla in pratica. Mi piaceva troppo la prospettiva di scuotere un po' il suo rapporto con Ron, e questa rivelazione cambierà senz'altro un po' di dinamica.
Che altro dire, se non un enorme grazie per la pazienza e per il meraviglioso modo in cui mi seguite?
Grazie, di cuore. Un bacione a tutte e un grosso benvenuto alle nuove lettrici.




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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***






Hermione e Draco partirono dall'India in tarda mattinata e, per via del fuso orario, arrivarono a Londra alle prime luci dell'alba.
-Sono stanca morta- mugolò la Granger buttandosi sul divano, appena entrata in casa di Harry.
-A chi lo dici- mormorò Draco, posando a terra le valige -Per fortuna abbiamo qualche altra ora di tempo per riposare un po'-
Hermione annuì, e lo seguì sbadigliando su per le scale.
Cercarono di fare il meno rumore possibile, per non svegliare gli altri e non dover essere costretti a raccontare subito ogni cosa. Una volta arrivati al terzo piano, Malfoy aprì la porta della propria stanza, rivolgendo uno sguardo interrogativo ad Hermione, che nel frattempo si era diretta dal lato opposto del corridoio.
-Hai intenzione di lasciarmi solo, Mezzosangue?- domandò Draco, inclinando appena la testa.
-Ecco...- sussurrò la ragazza, torcendosi le mani -Credo che sia meglio tenere tutto questo solo per noi, almeno per il momento-
Malfoy indurì appena lo sguardo. Non capiva cosa fosse quell'ombra che aveva appena intravisto negli occhi di lei, ma era certo di non essersela immaginata. Annuì piano, ed entrò in camera chiudendosi la porta alle spalle.
Hermione fece altrettanto.
Tremando, si sfilò le scarpe e si raggomitolò sul letto, abbracciandosi le ginocchia, e posando la testa su di esse.
Nemmeno lei sapeva perchè aveva detto quelle parole a Draco. Lo aveva ferito, se n'era accorta.
Dopo sei anni da recluso, finalmente poteva vivere alla luce del sole, ma lei e le sue parole glielo avevano negato.
Perchè? Non era quello che desiderava anche lei in fondo?
Stare di nuovo insieme, lontani dai pregiudizi e dalle maldicenze di Hogwarts, lontani dal dolore e dalla morte che avevano dovuto affrontare.
Sì.
Lo voleva.
Eppure non riusciva ad aprirsi, sebbene avesse incoraggiato lui a farlo. Non riusciva a fidarsi, a credere che in effetti non se ne sarebbe mai più andato.
Era difficile lanciare il cuore oltre l'ostacolo per l'ennesima volta. E lo era ancor di più dopo che le era stato fatto a pezzi in mille e mille modi.
Amava Draco, lo amava disperatamente, e temeva quell'amore più di ogni altra cosa.
Perchè non era un amore sano. Al contrario, era un amore devastante, che bruciava come acido tutto ciò che gli si frapponeva.
Persino lei stessa.
Quindi voleva essere sicura, questa volta. Voleva essere sicura di loro, di avere un futuro, prima di esporsi e sbilanciarsi con i suoi amici.
I suoi piedi sarebbero dovuti rimanere ben piantati per terra questa volta, pronti a reggerla dopo un altro eventuale colpo.
Non poteva lasciare che Harry, Ron, Elenie e gli altri si sobbarcassero un'altra volta la responsabilità di tenerla in piedi.
Doveva imparare a farlo da sola.


-Buongiorno a tutti!-
Alice Catherine Parker entrò in casa Potter giusto all'ora di colazione, col suo solito sorriso.
Elenie le fece un cenno col capo, continuando a scaldare il latte, mentre Pansy accanto a lei badava al caffè.
-Che allegria ragazze- commentò Alice, passandosi Hope da un braccio all'altro.
La Parkinson la guardò storto, abbaiando qualcosa a Blaise, che era al piano di sopra, affinchè si muovesse a scendere.
-Sai com'è- disse poi, acida -Non sono abituata a fare la colf, e qui la mattina non c'è nessuno che si dia una mossa. Possibile che dobbiamo pensare sempre a tutto noi?-
-Ecco...a proposito..- cominciò la Parker, a disagio -Non è che qualcuno qui sarebbe così gentile da occuparsi di Hope stamattina? Sia io che Chris siamo di turno perchè due Auror sono malati-
-Mi dispiace, io devo andarmi ad occupare di un Ibrido che sta creando dei problemi nelle campagne attorno a Londra- rispose Elenie -E credo che gli altri debbano andare al lavoro-
-Ma tu devi restare qui per forza Pansy, o no?- fece Alice, colpita da un'illuminazione.
A quelle parole la Parkinson sbiancò tutto d'un colpo.
-Non se ne parla. Io e i bambini non andiamo per niente d'accordo-
-Dai ti supplico...E poi la mia piccola è tanto buona!- la pregò l'altra.
Senza attendere risposta le mollò la bimba in braccio, le fece una piccola carezza tra i riccioli biondi e corse fuori sventolando la mano.
-Non posso crederci di essermi fatta incastrare così- ringhiò Pansy, tenendo Hope con in viso una smorfia di disgusto davvero malcelata.
Proprio in quel momento entrò Blaise, che quasi scoppiò a ridere vedendola in quelle condizioni.
-Per favore, prendi immediatamente questa...cosa- sibilò la ragazza porgendogli la bambina.
Zabini strinse amorevolmente Hope, guardando storto la propria fidanzata, rimproverandola tacitamente per aver dimostrato così poco spirito materno.
-Di questo passo credo che non diventerò mai zia- commentò Elenie, incrociando le braccia.
-Ah, di questo puoi starne certa- mormorò Pansy, a voce non troppo bassa, beccandosi un'occhiataccia.
-Ho molto tempo a disposizione per farti cambiare idea, credimi- disse angelicamente Blaise.
-Sai, se avessi la tua faccia non avrei tutta questa voglia di riprodurmi- bofonchiò sarcastica Pansy.
Zabini ridacchiò, conoscendo ormai bene i modi in apparenza esageratamente bruschi della ragazza.
-Che dolce che sei, tesoro- rispose, melensamente -Chissà che mamma amorevole che sarai-
La Parkinson ringhiò qualcosa, esasperata, per poi uscire a passo di marcia dalla cucina, lasciando il caffè a bruciare sul fornello.
-Notizie di Draco ed Hermione?- chiese allora Blaise alla cugina, come se non fosse successo niente.
-I loro bagagli sono nell'ingresso, quindi devono essere tornati. Probabilmente sono di sopra a dormire un po'-
Zabini annuì, lasciando che Hope gli stringesse un dito con la sua manina grassoccia.
Di lì a breve la stanza si popolò.
Harry e Ron mangiarono velocemente un paio di biscotti e corsero al lavoro, in ritardo come sempre, il secondo con stampata addosso una faccia da funerale che quasi certamente non era dovuta al timore della predica di Carrigan. Sophie invece scese solo dopo che i due ragazzi furono usciti. Sembrava ancora più timida del solito, le braccia strette in un maglione e i capelli arruffati.
-Va tutto bene?- le chiese Elenie, posandole una mano sul braccio.
Sophie sobbalzò a quel contatto, ritraendosi ancora di più ed annuendo appena. Si sedette poi ad un angolo del tavolo, sorseggiando un succo d'arancia.
Giusto in quel momento entrò Hermione, decisamente più fresca e riposata, ed Elenie e Blaise corsero ad abbracciarla forte.
-Allora, com'è andata? Raccontaci tutto!- esclamò eccitata la Zabini, scoccandole un'occhiata come se la sapesse lunga.
-E' stato abbastanza stancante- disse la Granger, accostandosi al bancone con i fianchi e versandosi del caffè -Ma sono molto contenta perchè in effetti abbiamo trovato qualcosa di utile..Ma i particolari ve li dirò con Draco appena Carrigan ci radunerà tutti-
Proprio in quel momento si accorse di Sophie. Stranamente ciò che Malfoy le aveva raccontato non la impensieriva più di tanto.
A pelle sentiva che era una persona buona, e d'altronde lei stessa aveva imparato che non è il sangue ad indicare l'interiorità di una persona.
Ad ogni modo le avrebbe parlato più tardi, giusto per mettersi l'anima in pace.
-Harry e Ron?- chiese.
-Sono appena andati via, li hai mancati per un soffio- rispose Blaise -E mi sa che ti è convenuto, visto l'umore di Ron-
Il ragazzo venne subito zittito da una gomitata della cugina, che con un cenno del capo indicò Sophie, più abbattuta che mai nel suo angolo.
Hermione non chiese nulla, intuendo che probabilmente la ragazza doveva già aver raccontato il suo segreto a qualcuno.
E quel qualcuno, come lei stessa aveva previsto, non doveva averla presa bene.
-Cos'è questa cagnara di prima mattina? Qui c'è gente che vorrebbe dormire-
La voce tagliente di Draco le ferì l'orecchio.
Il biondino salutò con un grugnito, l'umore più nero di un corvo.
Prima che lei potesse anche solo alzare lo sguardo, le dita bianche di Malfoy le sottrassero la tazzina dalle mani. Il ragazzo bevve un sorso di caffè, quindi la ricollocò al suo posto, senza indugiare sulle mani di Hermione come era solito fare al tempio.
La Granger non disse nulla. Sentiva gli sguardi degli amici su di sè, ma non alzò il volto a controllare se così in effetti fosse, perchè si era sentita di colpo avvampare.
A quanto pareva Malfoy non aveva capito l'antifona. Hermione gli lanciò un'occhiata in tralice, mentre lui ficcava la testa nel frigo per prendere qualcosa da mangiare e poi se ne andava a guardare la televisione.
Niente. Non un cenno, non un gesto.
Evidentemente l'aveva presa a male, ma non al punto di ignorarla. O forse ancor di più.
Voleva metterla in crisi fino all'ultimo, senza rinunciare agli atteggiamenti che negli ultimi giorni erano diventati per lui abitudinari.
Ma lei non si sarebbe fatta piegare.


-Signore, credo che i tempi ormai si siano fatti maturi per agire-
Lord Cassian Devereaux Cavendish guardò Jenkins come se fosse stato uno scarafaggio sul suo mantello nuovo.
-Onestamente, ciò che credi tu in questo momento non ha alcuna importanza- sibilò -Voglio che quei maledetti Auror pensino che la loro incursione per liberare Draco Malfoy ci abbia fatto battere in ritirata-
Jenkins lo guardò di sotto in su, un po' timoroso nell'esprimere fino in fondo la propria opinione.
-Mi scusi se mi permetto, davvero, ma siamo a buon punto ormai...e lei sa che il rituale perde potenza con passare del tempo..-
-Basta!- gridò Cavendish, sbattendo le mani sul tavolo davanti a sè, ricoperto di fogli -So cosa devo fare. Attenderemo ancora qualche giorno, poi passeremo al contrattacco. Ma prima, voglio mettere le mani su Hermione Granger.-
Jenkins sospirò, ma non osò ribattere.
-Voglio distruggere Malfoy- continuò Cavendish -E toccando lei avrò quel dannato in pugno, ne sono certo!-
-Non sarà facile arrivare alla ragazza, Signore. E' a casa di Harry Potter, che è ben protetta-
-E chi vuole andarla a prendere?- sogghignò perfidamente il Mangiamorte -Sarà lei a venire da me. E sarà anche una meravigliosa aggiunta al nostro rituale-
L'altro annuì, cercando di controllare i suoi timori.
-Ma prima faremo un ultimo attacco, giusto per essere pronti quando dovremo andare in scena- concluse Cavendish, ormai certo della riuscita del suo piano.


-Posso entrare?-
Sophie si girò di scatto verso la porta della sua stanza, dalla quale faceva appena capolino la testa di Hermione.
La ragazza annuì appena, asciugandosi furtivamente una lacrima.
Hermione allora mosse qualche passo nella camera, e si sedette sul letto, accanto a Sophie.
-Non farò troppi giri di parole- cominciò la Granger, cercando di sembrare tranquilla -So chi sei-
La LeBlanc sussultò appena, arrossendo subito dopo, quindi fece un respiro profondo.
-Te l'ha detto Ron?- domandò, con voce tremante.
-Draco- rispose Hermione, guardandola dritta negli occhi -Abbiamo fatto delle scoperte riguardanti il rituale, e grazie ad esse lui ha avuto una conferma a ciò che da tempo sospettava-
Sophie distolse lo sguardo, fissandosi le mani.
-Me ne andrò al più presto da qui, prometto- sussurrò -Il tempo di trovarmi un'altra sistemazione-
-Ehi ehi, frena- la interruppe la Granger -Non sono qui per cacciarti, Sophie...O dovrei dire Helena?-
-Nessuno mi chiama più così da un sacco di tempo- confessò l'altra, nella voce un malcelato disgusto.
-Io voglio solo sapere la verità, per capire se possiamo ancora fidarci di te-
Sophie si passò una mano sul volto. Improvvisamente sembrava stanchissima.
-D'accordo- sospirò poi -Immagino che sulla mia famiglia tu sappia già tutto. Io sono la figlia di Roger Rockwood, colei che ha coperto di vergogna l'intera famiglia innamorandosi di un Mezzosangue. Si chiamava Brian, ed era meraviglioso. Bello, intelligente, simpatico, e io lo amavo-
Lo disse tutto d'un fiato, come se fosse un discorso che si era ripetuta centinaia di volte. La sua voce però a un tratto si ruppe, ed Hermione le strinse la mano, incoraggiandola a continuare.
-Progettavamo un futuro insieme, lontani dalle follie di mio padre. Io non ho mai aderito alla causa, sai- continuò poi, a testa alta -Ma mio padre non se n'era mai preoccupato eccessivamente..Bastava mio fratello a fare da portabandiera. Da me si aspettava solo che me ne stessi buona e zitta nel mio angolo-
-Ma le cose non sono andate così- concluse la Granger.
-Esatto. Non so come ma mio padre scoprì la storia tra me e Brian. Inutile dire che per lui fu un affronto. Un affronto da lavare col sangue-
La ragazza fece una pausa, nel tentativo di controllare il tremito nella sua voce.
-Scusami. Non è facile per me-
-Non ti devi preoccupare- cercò di calmarla Hermione -Abbiamo tutto il tempo. Va tutto bene-
Sophie annuì, poi si sforzò di andare avanti.
-Mi chiuse nelle segrete della nostra Villa, e con un inganno vi attirò anche Brian. Una volta lì, mi impose di ucciderlo. Ovviamente mi rifiutai, malgrado le sue minacce di ammazzarci entrambi. Ci tenne lì un giorno intero, per darmi il tempo di pensare. Per darmi il tempo di scegliere tra la morte, o una vita da assassina-
La Granger era sconvolta ed inorridita da tanta crudeltà. Draco le aveva già raccontato questa parte, ma sentirla narrare da chi l'aveva vissuta in prima persona era tutta un'altra cosa.
-Brian mi pregò tutto il tempo di salvare almeno me stessa, altrimenti saremmo stati entrambi spacciati...Ma io non potevo- singhiozzò Sophie, le mani davanti al volto, nel tentativo di raccogliere le proprie lacrime.
Hermione, gli occhi lucidi, le passò un braccio attorno alle spalle, tenendola stretta finchè non si fu calmata.
-Non devi andare avanti, se non te la senti- le disse poi, sentendosi in colpa per averla costretta a rivangare il passato.
-N-no...- rispose Sophie, cercando di placare i propri sentimenti -Devo dirvi tutto, ora o mai più-
Si asciugò il viso, e guardò Hermione. Poi riprese da dove aveva lasciato.
-Mio padre tornò il mattino dopo, e dopo il mio ennesimo rifiuto uccise Brian davanti ai miei occhi, dopo averlo torturato per non so quanto tempo. E' stato terribile...Non puoi immaginare cosa sia vedere l'uomo che ami piegato, a un passo dalla morte, e non poter fare nulla per salvarlo-
-Lo immagino, credimi- disse piano la Granger, mentre i ricordi le si affollavano nella mente, prepotenti e vividi come non mai.
-Dopo averlo ucciso, gettò il suo corpo ai miei piedi, lasciandomi lì, per ore interminabili, a disperarmi su ciò che rimaneva di Brian. Ordinò poi a mio fratello di fare lo stesso con me. Disse che così avrebbe imparato anche lui la lezione, e se la sarebbe rammentata per il futuro-
-E come hai fatto a salvarti?-
-Mio fratello è un Mangiamorte, è vero, ma non è un folle come mio padre. Mi voleva bene, e non ce la fece ad uccidermi.- raccontò Sophie con le lacrime agli occhi -Mi aiutò a fuggire, e sacrificò un Babbano al posto mio, facendogli bere la Pozione Polisucco e seppellendolo prima che questa finisse il suo effetto. Io questo l'ho saputo solo dopo, altrimenti non l'avrei mai permesso...Un'altra vita innocente sulla mia coscienza..-
-Non è colpa tua, non potevi saperlo- la rassicurò Hermione.
-Ma avrei potuto prevederlo! Era logico che avrebbe dovuto sostituirmi con qualcuno, ma in quel momento non ci ho pensato..- singhiozzò la ragazza.
-Così sono scappata in Francia- proseguì dopo un po' -Ho cambiato nome, e mi sono nascosta. Sono tornata qui diversi anni dopo, certa che nessuno avrebbe mai sospettato una cosa del genere. Mio padre però nel frattempo aveva scoperto tutto, e non ha punito mio fratello solo perchè era il suo unico erede...Ma era ben deciso a farmela pagare, e lo è ancora, senza dubbio-
-Adesso è tutto molto più chiaro- disse la Granger -Grazie di essere stata sincera con me-
-Helena Rockwood non esiste più- sentenziò Sophie -E io con voi ho trovato una famiglia-
-Lo so- rispose dolcemente la riccia -Parlerò io con gli altri, e sono certa che capiranno. Siamo abituati a questo genere di cose-
-Ma Ron....-
-Ron è un altro discorso- fece Hermione, afflitta, scuotendo la testa -La tua famiglia ha portato tanto dolore alla sua, e gli sarà più difficile accettarlo. Ma col tempo sono sicura che capirà-
Si alzò dal letto, sorridendo.
-Oggi parlerò a tutti, e li pregherò di non farti troppe domande. Non ti preoccupare, nessuno ti allontanerà da qui-
Sophie le rivolse uno sguardo luminoso, pieno di gratitudine, e l'altra si diresse verso la porta.
-Hermione?- la chiamò tutt'a un tratto la LeBlanc.
-Dimmi-
-So che non sarebbero fatti miei, ma non posso non notare come tu e Malfoy vi guardate- disse Sophie, un po' timidamente -Ecco...se io avessi potuto avere una seconda occasione con Brian, non me la sarei fatta sfuggire. Non farlo nemmeno tu-
La Granger annuì appena, più a sè stessa che all'amica, quindi uscì.


Quella sera Carrigan convocò l'ennesima riunione straordinaria, giusto per essere tutti aggiornati delle scoperte di Hermione e Draco.
-Quindi, ricapitolando- riassunse Chris, nel tentativo di non perdere di vista i particolari più importanti -I Mangiamorte uccidono cinquantasette Mezzosangue...-
-Cinquantasei!- lo interruppe Alice -Abbiamo detto che il primo deve essere Purosangue.-
Hermione aveva raccontato tutto anche di Sophie, che era rimasta di sopra insieme a Pansy, essendo due civili. I ragazzi erano stati incredibilmente comprensivi, specialmente Sebastian ed Harry. Ron, manco a dirlo, era rimasto nel suo ostentato mutismo.
-Si, cinquantasei, come volete. Comunque sia, li uccidono e li marchiano- continuò Mason -A quale scopo, però?-
-E' quello che vorrei capire anche io- rimarcò Carrigan, passandosi distrattamente una mano sul mento -Voi avete parlato genericamente di potere e forza...Ma in quali termini?-
-Non lo sappiamo- confessò la Granger -Il libro era molto vago a questo proposito. Io e Draco pensiamo che intendesse una maggior potenza negli incantesimi, o qualcosa di simile-
-Dannazione, questa non ci voleva- grugnì il Capo degli Auror -Certo, siamo più a buon punto di prima...Ma non mi piace andare così allo sbaraglio. Dobbiamo agire in fretta. Non possiamo assolutamente rischiare che portino a termine il rituale-
-Certo, ma come?- chiese Seb, frustrato dal senso di impotenza -Non abbiamo idea di quale sia il loro covo...Possiamo solo aspettare che siano loro a tradirsi, e questo significa aspettare una loro mossa, facendoci andare di mezzo altre persone innocenti-
Il silenzio calò nella stanza. Ognuno di loro sentiva il peso della responsabilità e del fallimento gravargli sulle spalle, senza che ci fosse una minima possibilità di risolvere la situazione.
-Ragazzi, mi dispiace dirlo, ma con quel poco che abbiamo in mano non possiamo fare nulla, se non sperare che facciano un passo falso- disse Carrigan -Non sapete quanto mi costi dirvi questo, ma è la pura realtà. Naturalmente continueremo a fare del nostro meglio per ottenere nuove tracce, ma stando così le cose abbiamo le mani legate-
Nessuno seppe cosa rispondere. Sapevano che aveva ragione.
-Ci aggiorniamo- sospirò il Capo -Buonanotte a tutti-


Hermione salì in camera che era mezzanotte passata.
Molti, Draco compreso, erano andati a dormire da un pezzo, ma lei sapeva che non sarebbe riuscita a prendere sonno.
Arrivata all'ultimo piano, si avvicinò piano alla porta chiusa di Malfoy. Vi posò una mano, tentata di aprirla e andare a raggomitolarsi vicino al ragazzo, come ormai si era abituata a fare nelle notti passate, ma dopo qualche istante la ritrasse.
Si girò verso la propria stanza, sentendosi sporca per la sua vigliaccheria, e fece per entrare.
-Perchè non hai aperto quella porta, Mezzosangue?-
Hermione sobbalzò, voltandosi di scatto, giusto in tempo per vedere Draco uscire dall'oscurità del corridoio.
-Malfoy ma sei impazzito? Mi hai spaventata-
Il biondino la ignorò, raggiungendola in due passi.
La guardò dall'alto, gli occhi gelidi fissi nei suoi. Hermione non potè fare a meno di abbassare lo sguardo, ben sapendo di aver mancato in qualcosa nei suoi confronti.
Colpevole.
-Quand'è che ti ho spaventata esattamente? Ora, o al tempio con le mie promesse?-
-Non so di cosa parli-
-Perchè mi sfuggi, Hermione?-
Il suo tono basso e caldo la spiazzò, inducendola a sollevare il volto per guardarlo.
Draco non attese un istante di più, prendendole il volto tra le mani e sfiorandole le labbra con le proprie.
-Dov'è finita l'orgogliosa Grifondoro che non sono mai riuscito a piegare, sei anni fa?- le domandò piano, senza ombra di ironia.
Ha conosciuto la sofferenza. Quella vera.
Tu non sei mai riuscito a piegarmi, ma la tua assenza sì.

Hermione inghiottì quelle risposte, troppo vere e troppo sincere per essere facili da dire.
Abbassò di nuovo lo sguardo, lasciando stupefatto Malfoy.
Non la capiva.
Non riusciva a farlo nemmeno lontanamente.
Quella mattina l'aveva vista felice come mai prima quando le aveva detto che le sarebbe rimasto accanto.
Perchè ora lo allontanava?
-Dannazione Granger, parlami!- ringhiò, stanco, lasciandola andare -Sto impazzendo con questo tuo silenzio-
L'aveva detto.
Aveva lasciato scoperto il fianco, un punto debole.
Le aveva fatto capire che soffriva a non ricevere risposte.
Forse fu questo a scuoterla.
Sapere che lei era la causa della sofferenza di lui.
-Io non so se posso farcela- disse infine, con voce flebile, senza il coraggio di guardarlo.
Draco si bloccò a quelle parole.
Non lo voleva più?
Pensava che fosse un errore?
Cercò i suoi occhi, disperatamente, ma lei fuggiva il suo sguardo.
-Già una volta ti ho messo in mano il mio cuore- continuò poi, capendo che l'attesa lo stava uccidendo -E ne sono uscita devastata..Non so se potrò riuscire a farlo di nuovo. Non so se potrò sopportare di vederti andare via di nuovo-
Era solo questo il problema?
Draco si sentì come se gli avessero tolto un peso dallo stomaco.
Poteva lottare contro quel tipo di fantasmi, non era un problema. Le avrebbe dimostrato giorno dopo giorno che non l'avrebbe mai più lasciata.
Anzi, non chiedeva di meglio.
-Adesso spiegami cosa cavolo c'è da ridere- sibilò inviperita Hermione, vedendolo lì, con quel sorriso scemo stampato in faccia.
Strano però. Era bello vederlo sorridere. Forse perchè lo faceva poco.
-Ti amo-





Hermione seguì il resto della truppa, con le gambe pesanti e il cuore in gola, ma un attimo prima di salire le scale una mano fredda le prese il polso.
Si sentì tirare all'indietro e, voltandosi, andò a sbattere contro il duro torace di Draco.
La ragazza posò le mani sulle larghe spalle del Serpeverde, quindi alzò il viso, incatenando il proprio respiro a quello del biondino.
-Fai attenzione-
La Granger sorrise tra sè, avvertendo l'enorme fatica che Malfoy aveva fatto nel pronunciare quella sue semplici parole.
Allacciò le sue braccia al collo del ragazzo, quindi si alzò sulle punte per baciarlo delicatamente.
Draco la trasse a sè con un vigore che malcelava il bisogno che aveva di lei.
Affondò il viso nella spalla della Grifondoro, aggrappandosi con le mani alle sue piccole spalle.
Hermione rimase di stucco.
Per la prima volta il Serpeverde aveva rotto gli argini, aveva mostrato, seppur minimamente, la sua paura e si era lasciato andare.
Lei non lo respinse, limitandosi ad accarezzargli piano i capelli.
-Draco....-
Il nome di lui le era uscito dalle labbra senza che nemmeno se ne accorgesse.
Il biondo per tutta risposta emise un mugolio.
La Grifondoro tacque.
Non ora.
Ogni cosa, seppur grande o importante che fosse, avrebbe rovinato tutto.
Si morse le labbra, per impedirsi di pronunciare una verità che la spaventava e contro cui lottava da troppi mesi.


-Ti amo-



Rieccomi qui! Ho fatto del mio meglio per non lasciarvi un'altra volta per due mesi interi senza un aggiornamento...Lo so, l'attesa anche stavolta è stata lunga, ma vi assicuro che più di così non avrei potuto fare.
Che dire, spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, anche perchè c'è stato un grosso passo avanti tra Hermione e Draco! A proposito, l'ultima parte scritta in corsivo, come qualcuno forse ricorderà, è tratta dalla prima parte di Qui dove batte il cuore, dal capitolo 35.
Nel prossimo aggiornamento naturalmente ci sarà la reazione di Hermione, ma mi piaceva l'idea di lasciar finire questo così, con una piccola rievocazione dal passato, piuttosto che con altre parole che magari avrebbero sminuito l'importanza di ciò che Draco è riuscito finalmente a dire..Spero che siate d'accordo! Un bacione, a presto!




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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***







-Ti amo-
Quelle due parole, in apparenza così comuni e semplici, fecero indietreggiare Hermione di un passo.
Si ritrovò a fissare Draco negli occhi, sondandoli quasi, come per cercare un minimo di incertezza in quello che aveva appena detto.
Ma non ce n'era.
Lo sguardo era deciso, il volto era serio finalmente, privo di quel sorriso comparso per un solo istante poco prima.
I pugni erano stretti, quasi stessero cercando di imprigionare tutta la solennità di quel momento.
-Puoi ripetere, per favore?- chiese Hermione.
Si sentiva una stupida. Dannazione però, anche lui non poteva uscirsene con una frase così da un momento all'altro.
-Hai capito benissimo-
Ed era vero. Non era una cosa che si potesse fraintendere, quella. Era impossibile capire male.
L'amava.
Draco l'amava.
Non gliel'aveva mai detto, mai. Non l'avevano mai ammesso, nessuno dei due.
Abituati fin dall'inizio a nascondersi, a vivere il loro amore nei piccoli anfratti delle giornate, non erano mai riusciti a dirsi nulla chiaramente.
Il biondino le si avvicinò, afferrandole appena un braccio.
La voleva assolutamente, in tutto e per tutto.
-Sono stanco di giocare, Mezzosangue. Stanco di nascondermi-
Parlò piano, a voce bassa, prendendole un ricciolo tra due dita e portandoglielo dietro l'orecchio con estrema cura.
-Voglio che le cose tra noi siano chiare...Non posso permettermi di lasciarti andare un'altra volta-
Aveva detto queste frasi guardando un punto imprecisato tra loro due. Gli era costato immensamente parlarle così a cuore aperto, ma per lei avrebbe fatto di tutto.
Anche mettersi in ginocchio, se necessario.
Quando si decise a guardarla, la trovò a fissarlo, già da un po' probabilmente.
Ora era lei a sorridere.
E quel sorriso era il più luminoso che lui avesse mai visto.
Era fatta.
Hermione gli passò le braccia attorno al collo, mentre Draco le posava una mano sulla schiena, per schiacciarsela di più addosso.
-Ti amo- le sussurrò ancora, sulle labbra.
La Granger lo baciò, non riuscendo ad attendere un istante di più, sentendosi finalmente libera di amarlo come da sempre avrebbe voluto fare.


Fu un tuono a svegliare il placido sonno di Draco.
Il ragazzo mugugnò qualcosa tra sè, senza nemmeno aprire gli occhi. Si girò su un fianco, lasciando vagare il braccio sull'altra metà di letto, cercando il corpo caldo di sonno e di amore di Hermione.
Ma le sue dita toccarono solo le lenzuola, ormai fredde.
Draco sbuffò, mettendosi a sedere e cercando a tentoni la sveglia e sbattendo più volte gli occhi per mettere a fuoco l'orario.
Le tre del mattino,
Maledetta Mezzosangue, ma dove si era cacciata?
Di malavoglia, Malfoy buttò le gambe fuori dal letto, infilandosi poi velocemente i boxer e una maglietta, sperando per un attimo che anche lei avesse avuto almeno la decenza di coprirsi, prima di uscire dalla stanza.
Scese le scale piano, attraversando la casa immersa nel sonno. Arrivato al primo piano vide una debole luce provenire dalla cucina, e si avviò in quella direzione.
Era quasi arrivato quando Hermione uscì proprio da lì, a passo di carica, andandogli quasi a sbattere contro.
-E tu che ci fai qui?- gli chiese a voce bassissima, guardandolo storto.
-Potrei farti la stessa domanda- sibilò Draco -Sai che odio svegliarmi e non trovarti a letto-
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
-Ho cercato di far ragionare Ron, ma a questo punto ci rinuncio- sbottò -Vai a prendermi un po' d'acqua in cucina per favore...ti aspetto di sopra-
Malfoy fece per protestare. Lui di sopra voleva tornarci subito, e che cavolo.
Lei però gli si strusciò addosso come una gatta, lasciandogli una scia di baci infuocati sul collo. A quel punto, Draco si ritrovò ad annuire come un idiota.
Hermione gli rivolse un sorrisino trionfante, e corse su per le scale, ringraziandolo.
Dannazione, ormai lo piegava con un solo tocco, la maledetta.
Draco scosse la testa ed entrò in cucina.
Ron era lì, al tavolo, una candela accesa di fronte ed una bottiglia di Whisky Incendiario in mano.
In un primo momento Malfoy lo ignorò, andando direttamente verso il frigo, desideroso solamente di raggiungere Hermione il prima possibile.
-Nemmeno tu vuoi farmi compagnia?- borbottò Weasley, brandendo la bottiglia al suo indirizzo.
Cavoli, era proprio messo male se arrivava a chiedere a lui di prendersi una sbornia insieme!
-Perdonami Donnola, ma a differenza tua io di sopra ho qualcuno che mi aspetta. E ce l'avresti anche tu, se non fossi così coglione-
Dio, che schifo gli faceva. Aveva la situazione in pugno e invece di agire da uomo stava lì a commiserarsi.
Il rossino sbattè la bottiglia sul tavolo, guardando Draco come il peggiore degli scarafaggi.
-E' facile per te parlare...Non sono le vostre famiglie ad aver sofferto. Voi ve ne stavate lì, belli protetti, a vedere la gente morire-
Se Ron fosse stato lucido senz'altro si sarebbe accorto delle eresie che gli stavano uscendo dalla bocca. Ma soprattutto avrebbe notato l'espressione di Draco, che diventava sempre più furiosa.
Il biondino infatti in un attimo gli fu addosso. Lo prese per il bavero, tirandolo quasi su dalla sedia.
-Stammi a sentire, pezzo di idiota, ma cosa ti dice il cervello, eh? Con che diamine di diritto stai qui a dirmi cose del genere?- ringhiò, cercando di trattenersi dallo spaccargli la faccia -Tu non puoi avere la minima idea di cosa abbiamo passato io, Pansy, Blaise...e pure Sophie!-
-Il suo nome è Helena- sputò Ron, rabbioso.
-Il suo nome è quello con cui lei vuole farsi chiamare, cazzo- disse Draco, lasciandolo andare di colpo e appoggiandosi al bancone della cucina con i fianchi, cercando di calmarsi.
-Non lo capisci vero, Weasley?- soffiò, amaro -Tu, la Mezzosangue, Potter...Voi eravate gli eroi. Avevate il vostro bel posto al sole, eravate difesi e protetti, da Silente in primis, ma noi?-
Ron lo guardò attentamente, in volto un'espressione attenta e un po' più lucida.
-Noi eravamo la vergogna di Hogwarts. Il nostro futuro era segnato, senza via di scampo. Qualcun altro aveva già deciso tutto per noi...cosa avremmo fatto, chi saremmo diventati. Nel momento stesso in cui ci saremmo rifiutati, avremmo tradito la nostra famiglia, diventando a nostra volta dei nemici da combattere-
Draco parlava piano, a voce bassa, senza più la rabbia a deformargli i bei lineamenti. Solo amarezza.
-Come può ora, uno come te, arrogarsi il diritto di dover perdonare qualcosa a una come Sophie?- disse poi -Tu hai vissuto sempre alla luce del sole, potendo sbandierare i tuoi ideali, scegliendo la tua strada. Lei è andata contro tutto e tutti, rischiando la propria vita e perdendo l'uomo che amava. Tu non sei degno di baciare nemmeno il suolo dove lei cammina-
-Suo padre ha ucciso mio fratello- mormorò Ron, le sue convinzioni che cominciavano a vacillare.
-Lei non c'entra nulla. Come io, Pansy e Blaise non c'entriamo con quello che hanno fatto i nostri genitori. Ma questo non è mai importato a nessuno vero?- sibilò Malfoy. -Noi eravamo e saremo figli di Mangiamorte, qualsiasi cosa faremo. A me non me ne frega nulla, ma a Sophie sì. Soprattutto se incontra un idiota come te che la ripudia nel nome di una famiglia che lei non si è potuta scegliere-
Il biondino gli lanciò un'ultima occhiataccia, prima di uscire dalla cucina.
Ron potè solo sentirsi un verme. Per la prima volta in vita sua, si era fatto dare una lezione da Malfoy. Ma soprattutto, per la prima volta in vita sua si era trovato ad essere d'accordo con lui.
Era veramente un colossale idiota.


Draco rientrò in camera con addosso ancora tutto il nervosismo della discussione avuta con Ron.
Hermione era lì ad attenderlo, seduta sul letto, il respiro un po' affannato.
-Ho dimenticato l'acqua- disse Malfoy, ricordandoselo solo in quel momento.
-Non importa, mi è passata la sete- sorrise la ragazza, alzandosi per raggiungerlo.
Draco le osservò il volto arrossato, facendosi mentalmente due conti.
-Sei rimasta lì ad ascoltare tutto- fece poi, lievemente infastidito.
Non era una domanda.
Hermione annuì, senza nemmeno fingersi un po' in colpa.
-Credevo che se qualcuno avrebbe mai potuto convincere Ron, quello saresti stato tu- ammise, baciandogli poi delicatamente le labbra, nel tentativo di blandirlo un po'.
-Chiariamo una cosa, Granger- sbottò contrariato Malfoy, allontanandola appena -Io non sono un burattino da usare per i tuoi scopi d'accordo? Non ho nessuna intenzione di diventare lo psicanalista dei tuoi amichetti deficienti-
-Era solo un favore, dai...- mormorò Hermione, non capendo tutta quella tragedia.
-Avresti potuto chiedermelo direttamente-
-Sì, perchè tu sicuramente saresti andato a dispensare consigli a Ron, se te lo avessi chiesto, giusto?- ridacchiò lei.
Draco avrebbe dovuto essere arrabbiato, lo sapeva. Ma lei era così bella, così serena nella sua risata, che tutto quello che voleva era essere felice con lei.
La attrasse a sè, così velocemente da farle perdere l'equilibrio, tenendola poi stretta per impedirle di cadere.
Le mani di Hermione, che in quel momento vagavano sulla sua schiena, avevano il potere di farlo impazzire.
Malfoy la costrinse a schiudere le labbra, per avere un migliore accesso alla sua bocca. Le carezzò ogni più piccolo anfratto con la lingua, giocando con i suoi capelli.
Si scostò da lei solo per togliersi la maglietta, e ne approfittò per guardarla.
Lì, sdraiata davanti a lui, i lunghi riccioli sparsi sul cuscino, illuminata solo dalla luce della luna che filtrava dalle tende.
Immensamente bella. Completamente sua.


Laine Debora Harris era sempre stata una persona mattiniera.
Non che non le piacesse stare a letto a poltrire ogni tanto, ma i suoi genitori l'avevano sempre abituata ad alzarsi presto, sia perchè era sconveniente per una signorina per bene dormire fino a tardi, e sia perchè in fondo anche lei amava sbrigare le sue cose quando il sole non era ancora troppo alto e troppo caldo.
Col passare degli anni poi, erano arrivati suo figlio, suo marito ed una casa di cui occuparsi, e tutto questo aveva seriamente minato il suo sonno mattutino. Sebastian invece cercava di preservare il suo, incurante dei pianti del piccolo Blake e dei rumori di Laine che si affaccendava per la casa.
Così, quella mattina, la Harris si sorprese non poco di svegliarsi e ritrovarsi da sola nella stanza.
Erano appena le sette, e Blake si sarebbe svegliato di lì a qualche istante, ma a quanto pareva Seb era già in piedi.
Laine si alzò, infilandosi distrattamente una vestaglia, e uscì. Percorse il corridoio, fino ad arrivare nella stanzetta del figlio.
Aprì piano la porta, ed eccolo lì, Sebastian, accostato alla culla di Blake.
La Harris lo raggiunse, abbracciandolo da dietro.
-Come mai già in piedi?- gli sussurrò, posandogli un bacio su una spalla.
-Diciamo che non ho mai preso sonno- borbottò Anderson, carezzando piano la testolina di Blake, profondamente addormentato.
Laine gli si accostò, sistemando meglio la copertina azzurra che copriva il bambino.
-E' incredibile quanto ti somigli- sorrise, guardando il marito di sotto in su.
-Non so se possa essere un bene- mormorò Seb tra sè e sè, dirigendosi verso la porta.
La ragazza attese qualche istante, prima di andargli dietro. Aveva sempre saputo dei lati ombrosi del carattere di suo marito, e li aveva accettati cercando in tutti i modi di aiutarlo, ma non tutte le volte era così facile.
Uscì dalla stanza, e lui era lì ad attenderla, nel viso tutta la stanchezza della notte passata sveglio.
-A cosa stai pensando?- gli chiese, posandogli dolcemente una mano sulla guancia.
-Alla riunione di ieri sera...a quello che Hermione ci ha detto di Sophie...a tutto quanto- rispose Anderson, teso.
-Sei preoccupato?-
Seb esitò a rispondere. Aveva sempre cercato in tutti i modi di proteggere sua moglie dai pericoli e dalle ansie, magari fingendo anche di fronte all'evidenza che andasse tutto bene, ma era troppo sconvolto per mentire.
-Non sopporto di rimanere con le mani in mano, senza sapere cosa fare-
Laine annuì appena, sapendo benissimo quale fosse la posizione del marito riguardo gli ultimi eventi.
-Quei pazzi uccideranno altre persone, è chiaro...e Carrigan che fa? Aspetta!- ringhiò Seb.
-Che altro potete fare?- cercò di blandirlo la biondina -Non avete nessuna pista...-
Anderson tacque, ben sapendo che la moglie, e anche il suo Capo, avevano ragione, ma non riusciva a sopportare quella situazione.
-Non è solo per questo che sei sconvolto, vero?- chiese Laine, a colpo sicuro -Qualcosa mi dice che la storia di Sophie non ti ha lasciato indifferente-
Sebastian lasciò che il suo sguardo vagasse per la stanza, mentre ripensava alle parole di Hermione della sera prima.
-Quelli sono degli animali- sussurrò, sgomento.
La Harris gli accarezzò i capelli, ben sapendo che il marito non si stava riferendo solamente ai genitori di Sophie.
La ferita che suo padre gli aveva lasciato non si sarebbe mai rimarginata del tutto. Ed episodi come quello non facevano che gettarvi sale sopra.
-Amore...Lo so che ti ha fatto del male, ma guardati adesso- gli disse, piano -Guarda Draco, Blaise...Avete sofferto più di chiunque altro, ma tutto ciò vi ha portato qui, dove siete adesso-
-Bel risultato- sibilò Sebastian, amaro.
-No, dico sul serio. Siete delle persone incredibili, e lo sai. Avete avuto un coraggio che altri possono solo immaginare- continuò Laine, con voce ardente -E io sono orgogliosa che tu possa insegnare tutto questo a nostro figlio, un giorno-
Anderson la guardò.
Dio, se l'amava. Era merito suo, se lui aveva rinnegato tutto. Solo suo.
Gli aveva dato l'amore, una casa, e un figlio. Cose che una volta avrebbe solo potuto sognare.
La strinse forte, aggrappandosi disperatamente a quel corpo esile, e tanto amato.
Mia moglie, e mio respiro.


Ron uscì presto, quella mattina.
L'aria in casa era troppo pesante, aveva bisogno di cambiare posto, almeno per un po'.
Lasciò un biglietto per Harry, e si Smaterializzò alla Tana.
Vedere quel luogo così familiare lo fece sentire subito in pace, anche se lo stomaco gli si strinse in una morsa ripensando ai giorni felici vissuti tra quelle mura.
Avanzò lungo il prato, schivando i numerosi gnomi che affollavano il giardino. Si vedeva proprio che nessuno di loro abitava lì, e che non c'erano gli incaricati a mandarli via.
Sua madre stava preparando la colazione, senza dubbio, l'aroma dei pancakes arrivava fin lì.
-Ronnie!- esclamò infatti questa non appena lo vide entrare in cucina, asciugandosi le mani sul grembiule e correndo ad abbracciarlo.
-Ciao mamma- la strinse lui, appoggiando il viso sulla sua spalla.
Era troppo grande per ricercare le coccole materne, e ora si pentiva di tutte le volte in cui, quando era piccolo, non ne aveva approfittato.
-Come mai qui?- chiese la donna, con un sorriso luminoso.
-Così...- rispose il rossino, dondolandosi sulle gambe -Mi chiedevo...Non è che potrei rimanere qui per un paio di giorni?-
-E' successo qualcosa?- si allarmò subito Molly.
-No, certo che no!- borbottò Ron, sulla difensiva -E' un problema allora?-
La donna gli si avvicinò, carezzandogli appena una guancia. Gli occhi di una madre, si sa, vedono lungo, sempre.
Scosse la testa dolcemente -La tua camera ti aspetta-
Il ragazzo sorrise appena, dirigendosi al piano di sopra. Entrando nella sua vecchia stanza sentì un fiotto di nostalgia.
C'era stato poche settimane prima con Harry ed Hermione, ma questa volta gli sembrava tutto diverso.
Da quando tutti loro se n'erano andati, uno dopo l'altro, di casa, si erano ritrovati lì solo durante i grandi raduni familiari, e le chiacchiere e le risate avevano rimpiazzato, anche se a fatica, la tristezza e i ricordi.
Quella volta però, sarebbe stato solo.
Si gettò sul letto, cercando di non prestare troppo bado al fragore dei suoi pensieri. Udì suo padre scendere le scale, diretto in cucina.
Va beh, l'avrebbe salutato più tardi.
Rimase lì finchè la pendola non battè l'ora di pranzo, e si trascinò di malavoglia fuori dalla stanza.
-E tu che ci fai qui?- bofonchiò, vedendo Ginny seduta a tavola.
-Sempre gentile, vedo- gli rispose acida la sorella, alzandosi poi per salutarlo -Ero passata a salutare mamma e papà, poi ho deciso di fermarmi a pranzo-
Ron sbuffò. Doveva aspettarselo. Riuscire a rimanere soli alla Tana era un'impresa quasi impossibile, lo era sempre stata.
Ponderò per un attimo l'idea di prendere una stanza al Paiolo Magico, ma poi ci ripensò.
Era lì il suo posto. Era lì che avrebbe dovuto chiarirsi le idee e chiudere i conti in sospeso, una volta per tutte.
Il pranzo trascorse veloce, con Ginny che raccontava ai genitori le novità del suo lavoro da giornalista, con Arthur che ragguagliava i figli sulla sua nuova collezione di manufatti Babbani, con Molly che li rimpinzava di cibo e li guardava dolcemente, e con Ron che parlava giusto lo stretto indispensabile per non risultare maleducato.
Appena terminato il pasto si defilò in giardino per prendere una boccata d'aria, e senza notare l'occhiata d'intesa che si scambiarono sua madre e sua sorella.
Il ragazzo attraversò il prato, arrivando sotto un albero in particolare. Si sedette, appoggiandosi contro il tronco, fissando quella lapide così fredda e così amata insieme.
Sentì i passi di qualcuno che si avvicinava, e in capo a due secondi arrivò Ginny. La ragazza posò un mazzo di fiori di campo sul terreno di fronte alla lapide, quindi si girò verso il fratello.
-Posso?- domandò, cautamente.
Ron alzò le spalle, e sua sorella si sedette accanto a lui.
Nessuno dei due disse nulla per molto tempo, restarono semplicemente lì ad ascoltare la lieve brezza che sfiorava le cime degli alberi, quasi sorpresi del silenzio che aleggiava lì intorno.
-Hai voglia di parlarne?- chiese Ginny dopo chissà quanto tempo.
Ron non rispose subito. O sua sorella era diventata così piena di tatto da capire al volo che qualcosa non andava, oppure la sua improvvisa genialità era dovuta a qualche chiacchierone di troppo.
-Chi te lo ha detto?- sospirò il rossino, ormai certo della seconda ipotesi.
-Hermione- disse la ragazza, guardandosi le mani.
Ron serrò le labbra. Se lo sarebbe dovuto aspettare.
Sapeva che sua sorella attendeva che lui incominciasse a parlare, ma si prese il suo tempo.
Non si erano mai scambiati confidenze di quel genere, ma in fondo sapeva che lei era l'unica che avrebbe potuto capire le sue remore.
-E' che tutti mi dicono che il mio comportamento è stupido....che lei non c'entra nulla con suo padre- provò a dire Ron -E io lo so questo, credimi. Ma non è facile accettare tutto questo senza farmi nemmeno uno scrupolo-
Ginny strappò qualche filo d'erba lì accanto, cercando di non essere troppo invadente e impulsiva, ma di lasciare che il fratello si sfogasse.
-Posso capirti- ammise infine -Ma non è rinunciando alla tua felicità che riporterai indietro Fred.
-Non è questo il punto...- scosse la testa Ron -E' che mettendomi con la figlia di quel bastardo che l'ha ucciso mi sembra...non so...mi sembra di tradirlo-
La sua voce si incrinò, e il ragazzo guardò ostinatamente in basso.
-Ma cosa dici?- mormorò dolcemente sua sorella -Io sono convinta che se Fred fosse qui ti prenderebbe a calci nel sedere.-
Ron sorrise per un attimo, figurandosi l'immagine, ma poi tornò serio.
-E mamma e papà? Come credi che potrebbero sedersi allo stesso tavolo con me e lei? Non mi guarderanno più in faccia-
-Non dire assurdità....- provò a dire Ginny.
-No no aspetta, lasciami finire. Dopo la morte di Fred tu sei partita con le Arpies, ma io ero qui. Ho vissuto qui per altri due anni alla Tana, e ho ancora in mente lo stato in cui era la mamma. Come credi che la prenderebbe se sapesse di Sophie?-
-Lo sa-
Ron alzò il viso di scatto, guardandola sgomento.
-Cosa?- sbottò.
-Ne abbiamo parlato stamattina, quando sono arrivata qui e tu eri di sopra in camera- spiegò tranquillamente Ginny.
-Ma sei diventata matta?- disse Ron, sconvolto, alzandosi in piedi e prendendosi il volto tra le mani.
-Non fare il bambino, Ronald- fece paziente sua sorella -Prima o poi l'avrebbe saputo-
Il rossino non se la filò di striscio, cominciando a fare su e giù per il prato.
-Mio Dio...Sarà arrabbiata, sarà delusa...E chissà papà! E George!-
Ginny alzò gli occhi al cielo, quindi si mise in piedi a sua volta.
All'ennesimo passaggio del fratello gli si parò davanti, bloccandolo per un braccio.
-Ron, ora basta- disse, con voce ferma -Calmati-
-Mamma è dispiaciuta che tu ti faccia tutti questi problemi, e io anche- continuò poi, con voce più dolce -Sai perfettamente che mai abbiamo giudicato le persone basandoci sul loro sangue o su futili pregiudizi, e non intendiamo cominciare adesso. Noi vogliamo solamente che tu sia felice, e se questa Sophie è così importante per te, noi ti appoggiamo in pieno-
Il rossino la fissò, abbastanza incredulo.
-Sono certa che anche Fred direbbe la stessa cosa, se solo fosse qui- aggiunse Ginny, con gli occhi lucidi.
Ron si passò una mano sugli occhi, abbracciando stretta la sorella.
Un leggero vento si alzò, facendo frusciare le vesti e i capelli, e i due ragazzi avrebbero giurato di aver sentito l'eco di una risata aleggiare attorno a loro.



Tornata!
In realtà questo capitolo è pronto già da qualche giorno, ma l'ho visto e rivisto un sacco di volte perchè non riuscivo mai ad esserne totalmente soddisfatta. Ora però, bando agli indugi, eccovelo qui e a voi l'ardua sentenza!
Non ho molto altro da aggiungere, se non che siete veramente fantastiche e che le vostre recensioni mi riempiono ogni volta di gioia! Come sempre troverete i ringraziamenti nella vostra casella personale, un bacione!!






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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***









Sophie aprì l'anta dell'armadio, afferrando le sue poche maglie appese, per poi infilarle con estrema cura in una borsa.
Fece lo stesso con i pantaloni e le scarpe, ed ogni gesto era una stilettata al cuore.
Era difficile dire addio al luogo dove per la prima volta dopo anni si era sentita a casa. Era difficile allontanarsi dalle persone che l'avevano accolta senza chiederle nulla, e che non l'avevano abbandonata nemmeno di fronte al suo sangue.
Ma doveva farlo.
Non poteva imporre a Ron la sua presenza. Era la sua vita in fondo, erano i suoi amici. E aveva tutto il diritto di stare lì senza doverla per forza incrociare ogni giorno.
-Cosa stai facendo?-
Sophie si voltò di scatto. Era sicura di essere sola a casa, per questo aveva scelto di andarsene proprio allora. Avrebbe evitato inutili scene di saluti strappalacrime.
Fu ancora più sorpresa quando si ritrovò davanti Ron.
Avrebbe tanto voluto rispondergli male, magari chiedendogli come mai avesse deciso che una come lei fosse di nuovo degna di rivolgergli la parola, ma preferì evitare.
-Me ne vado-
-Posso chiederti perchè?- domandò Weasley, cauto, muovendo due passi nella stanza.
Lo sguardo che Sophie gli rivolse era carico di risentimento.
-No. Non puoi- sibilò la ragazza, buttando qualche altro capo di vestiario a casaccio nella borsa ormai piena.
Ron tacque, non sapendo bene che dire, rimanendo semplicemente lì a guardare la ragazza che amava e che aveva ferito più di ogni altra chiudere la cerniera della borsa e infilarsi una giacca leggera.
-Ti va di parlare?- sospirò poi. Non era pronto a vederla uscire dalla sua vita. Non prima che lei gli avesse dato la possibilita di spiegarsi, di raccontare, di chiedere perdono.
-No, Ronald, non mi va di parlare- rispose Sophie, dura -Faccio quello che avrei dovuto fare tempo fa, tolgo il disturbo. Sarai contento no? Era quello che volevi. E ora, se vuoi scusarmi...-
La ragazza camminò dritta verso la porta, ma lui si mise in mezzo, afferrandole un braccio.
-Lasciami subito!- fece Sophie, divincolandosi.
-Stai ferma, non voglio farti male- disse Ron, nella voce un'eco di disperazione. Sapeva che quella sarebbe stata la sua ultima possibilità.
Dopo qualche secondo, la LeBlanc si calmò, e il ragazzo allentò la presa.
-Mi spieghi cosa vuoi?- gli chiese Sophie, accorata, con le lacrime agli occhi -Hai chiaramente specificato che non mi volevi nella tua vita, che ero sbagliata, che non ti andavo bene...finalmente mi levo di torno, e tu sei qui! Cosa è successo, si può sapere?-
-Io...io ho aperto gli occhi- mormorò Ron, lo sguardo basso, la mano ancora serrata attorno al polso di lei -E lo so che è tardi, lo so che ti ho detto delle cose orribili, lo so che sono stato un idiota, ma vorrei tanto poter tornare indietro e reagire in modo diverso-
La ragazza non fiatò, troppo sorpresa da quelle inattese parole, troppo ferita e amareggiata per esserne realmente toccata.
-Devo andarmene di qui- sussurrò infine, una lacrima che le rigava la guancia.
-Non farlo, ti prego. Non ti chiedo di perdonarmi adesso, ti chiedo solo di ascoltarmi- la supplicò Weasley -Non sono mai stato bravo con le parole, e nemmeno con le persone in realtà. Hermione me lo ha sempre detto che non penso mai fino in fondo prima di parlare, che ci metto sempre tanto a capire come stiano le cose veramente. Ho visto solo quello che volevo vedere. Avevo paura di deludere la mia famiglia, di tradire mio fratello, e non mi sono fermato nemmeno un attimo a pensare che era di te che stavamo parlando, non di una qualsiasi-
Gli occhi gli si velarono mentre parlava, e lasciò la presa sul polso di Sophie per portarla alla sua guancia, carezzandole appena la pelle soffice, quasi col timore di rovinare tutto.
-...sono l'ultimo degli idioti, ti ho offeso e non potrò mai perdonarmi per questo. Ma mi sono sentito preso in giro, e non potevo accettarlo, non da te. Eri diventata troppo importante. Sei troppo importante-
Un leggero sorriso stava lottando per affiorare sulle labbra di Sophie, ma la ragazza si trattenne. Non poteva cedere così presto.
-Ti avevo chiesto di darci una possibilità, qualche giorno fa, prima che succedesse...che succedesse tutto, ecco- continuò il rossino -E adesso vorrei dirti...no, vorrei pregarti...di rimanere a vivere qui, di lasciare che almeno io ti possa vedere e parlare ogni tanto, perchè so che quella possibilità non me la merito più-
Disse tutto questo senza guardarla in faccia, e avvertì un colpo al cuore quando, alzando il volto, la vide scuotere la testa.
-Non dirmi di no...- sussurrò -Lo so che ho sbagliato, e so che le scuse che ti sto facendo non saranno mai abbastanza ma...-
-Ron non hai capito- lo interruppe Sophie alzando gli occhi al cielo -Il mio no non era riferito alla tua richiesta di rimanere qui, ma al fatto che tu non meriti una possibilità-
La ragazza sorrise, guardando gli occhi di Ron allargarsi sempre di più. Aveva provato a resistergli, ma aveva avvertito tutto il suo pentimento, tutta la sua sincerità in quelle parole. E nessuno meglio di lei conosceva l'importanza di una seconda occasione.
Posò una mano sul viso di Weasley, nello stesso momento in cui lui faceva un passo e le circondava la vita con le braccia. La alzò da terra, facendole cadere a terra la borsa con un tonfo, poi se la strinse addosso, posando il volto nell'incavo della sua spalla.
-Guardami- gli disse lei piano.
Ron alzò il viso, scrutando quello limpido di lei, tenendola ancora sollevata da terra.
-Devi promettermi che non ti sveglierai una mattina vedendo in me solo la figlia di Roger Rockwood- mormorò Sophie -Voglio che tu veda me, me e basta-
Per tutta risposta il ragazzo la strinse ancora più forte posando, finalmente, le labbra sulle sue.


I giorni passavano veloci, scorrendo inesorabilmente uno dopo l'altro nella calda aria d'estate.
Hermione si strinse nella vestaglia, sedendosi meglio sullo sgabello e fissando un punto imprecisato fuori dalla finestra della cucina.
-Ti sei svegliata presto- sorrise Harry, sedendosi accanto a lei -Come mai?-
-Carrigan mi ha spostato il turno- sospirò Hermione -Quindi stamattina ti farò compagnia-
Versò del caffè in una tazza e la porse all'amico.
-Avevi altri piani per la giornata?- la prese in giro lui, strizzandole l'occhio.
La ragazza non rispose, pensando semplicemente a Draco, che aveva salutato tra i suoi mugugni assonnati pochi minuti prima.
-E' incredibile come nel giro di poco tempo le cose possano cambiare- disse poi -Guarda Ron, ad esempio. Non l'avevo mai visto così felice-
-Se è per questo, lo stesso si potrebbe dire di te- ribattè Harry, facendola appena arrossire -Non credevo che sarei riuscito a vederti sorridere di nuovo-
-A proposito di questo...Credo di non averti mai davvero ringraziato per quello che hai fatto per Draco...e per me- mormorò Hermione, guardandolo negli occhi, e posando una mano sulla sua -Non ti sei arreso, nonostante la mia rabbia, nonostante tutte le brutte cose che ti ho detto quando lo sono venuta a sapere...-
-Non devi dirmi nulla- la interruppe Harry, stringendo a sua volta la mano dell'amica -E come ringraziamento ti assicuro che mi basta che tu faccia finire questa storia. Elenie sta per impazzire-
La Granger fece una smorfia. Non c'era bisogno di chiedergli a cosa si stesse riferendo. Bastava l'odore intenso di rose che si propagava nell'aria a darle la risposta.
Ogni ripiano nella stanza, e non solo, era ricoperto da enormi mazzi di rose rosse, e altrettante continuavano ad arrivare ogni giorno. Elenie, essendo a casa dal lavoro, aveva il compito di smistarle insieme a Sophie, e stavano cominciando a dare di matto, anche perchè i fiori non accennavano a diminuire.
-Credo che dovrai affrontare Peter una volta per tutte- considerò Harry.
-Lo temo anch'io- mugugnò Hermione -Anche perchè Malfoy comincia a manifestare la sua insofferenza...Quindi è il caso che io trovi Peter prima che decida di andarlo a cercare lui-
-Ammetto che l'idea non mi dispiace- sogghignò Potter, alzandosi -Chi l'avrebbe mai detto che sarei arrivato a odiare qualcuno più di quanto odi Malfoy!-
La ragazza fece per dargli un calcio, mentre lo seguiva al piano di sopra per andare a vestirsi.
Entrò piano in camera, cercando di non far rumore per non svegliare Draco, ma inaspettatamente lo trovò già sveglio.
Era sdraiato a letto e la guardava. Fece un cenno con la mano e la invitò a sedersi accanto a lui.
-Sono in ritardo- mormorò Hermione, accontentandolo e posandogli un lieve bacio sulle labbra.
Draco le circondò la vita con le braccia, portandola a cavalcioni su di sè. Si sporse per baciarle il collo, quindi la clavicola, mentre le mani della ragazza vagavano sul suo torace nudo.
-Devi proprio andare?- sussurrò con voce suadente il biondino, giocando con il laccetto della sua camicia da notte.
Hermione annuì appena, carezzandogli una guancia e scostandosi da lui controvoglia. Scese dal letto e si cambiò rapidamente.
-Siete di ronda?- domandò il ragazzo.
-Magari- sospirò la Granger -Dobbiamo solo controllare dei rapporti-
Si legò i capelli in una coda, gli lanciò un ultimo sguardo e uscì, con addosso solamente tanta voglia di tornare.


Christopher Alexander Mason si fiondò all'interno del Quartier Generale degli Auror con una buona mezz'ora di ritardo.
Sgusciò abilmente oltre l'ufficio di Carrigan per entrare in quello di Harry, dove lui ed Hermione lo stavano aspettando già da un po'.
-Meglio tardi che mai!- lo apostrofò Potter, guardandolo storto -Mi devi un favore, è stata durissima coprirti con il Capo-
Chris gli fece un cenno con una mano, lasciandosi cadere sulla sedia accanto alla Granger, che lo salutò con un sorriso, mentre continuava a sfogliare il mucchio di rapporti che aveva davanti, redatti nell'ultima settimana dalle reclute.
-Scusate ragazzi- disse Mason appena riprese fiato -Hope non ha dormito un minuto questa notte, è stato un inferno-
-Dura la vita del genitore eh?- rise Harry.
-Ne riparleremo quando toccherà a te- mugugnò Chris.
-Certo certo...Intanto beccati questi!-
Potter gli mollò davanti almeno un centinaio di fascicoli, e proprio in quel momento la testa di Sebastian fece capolino dalla porta.
-Sei venuto a dare una mano?- chiese speranzoso Christopher.
-Nemmeno per idea. Ho un addestramento con le reclute- borbottà Seb -E poi non sarei proprio dell'umore. Blake ha pianto tutto il tempo, stanotte-
-Anche Hope era nervosa, lo stavo raccontando a loro giusto un minuto fa- fece perplesso Chris.
-Mi chiedo se...- mormorò Hermione tra sè, attirando gli sguardi degli amici.
-Cosa?- domandò Harry, curioso.
-Si dice che i bambini talvolta avvertano quando sta per accadere qualcosa di negativo o di positivo, specie se sono molto sensibili e se la cosa li riguarda da vicino- spiegò cauta la ragazza -Certo, potrebbe essere solo un caso, ma credo che sia meglio tenere gli occhi aperti-
-Quando intendi qualcosa che li riguarda da vicino...- cominciò Chris, preoccupato.
-Non lo so- lo interruppe Hermione -Ho letto poco al riguardo e, ti ripeto, potrebbe essere solo un cumulo di sciocchezze-
-Nel dubbio, meglio essere prudenti- concluse Sebastian, pensieroso.
-Cosa dite, andiamo a bere qualcosa quando stacchiamo, prima di tornare a casa?- chiese poi, cercando di risollevare l'atmosfera.
Gli altri tre si dissero d'accordo così, diverse ore più tardi, Anderson ripassò di lì.
-Avete finito?- chiese, mettendosi il mantello.
-Appena adesso- rispose Hermione, passandosi una mano sugli occhi -Possiamo andare-
I quattro uscirono dal Ministero, chiacchierando tranquillamente, poi si Smaterializzarono al Paiolo Magico.
Era quasi ora di cena, e il locale era a dir poco sovraffollato. Numerosi maghi e streghe chiacchieravano asserragliati attorno ai tavoli in legno, e il barista Tom si affaccendava per accogliere le richieste di tutti.
C'erano anche molte famiglie con bambini, che di certo stavano rientrando da una capatina pomeridiana a Diagon Alley, probabilmente a caccia dei primi acquisti per Hogwarts. Hermione sorrise a quella scena, ripensando a quando era toccato a lei.
La voce di Tom, però, la riscosse dai suoi pensieri.
-Cosa prendete?- domandò il barista con un gran sorriso, contento di rivederli.
Seb ordinò quattro Burrobirre, quindi Tom si accostò al tavolo, con aria cospiratrice.
-Come vanno le cose al Ministero?- mormorò, per non farsi udire dagli altri avventori -Qui girano strane voci, la gente è preoccupata-
-Stiamo facendo il possibile- rispose Harry -Ma sembra che quei maledetti ci siano sempre un passo avanti-
Tom annuì, pensieroso, quindi si congedò.
-Che dite, cambiamo discorso?- propose Chris.
Era una sorta di regola non scritta, quella di non lasciare che il lavoro si intromettesse nella vita privata, nei momenti spensierati.
Era l'unico modo per evitare di essere costantemente all'erta, sempre focalizzati sui problemi da affrontare, e non sulle belle cose da vivere.
In quel momento arrivarono le loro bibite e i ragazzi se le gustarono in silenzio per qualche istante.
-Purtroppo posso restare poco...Stasera porto Laine fuori a cena- annunciò Sebastian, distrattamente.
-Qualcosa da festeggiare?- chiese Hermione.
-Niente di particolare. E' che ha bisogno di distrarsi un po'. Adora occuparsi di Blake, ma credo sia frustrante per lei rimanere sempre chiusa in casa...-
-Posso immaginarlo-
-Ecco- li interruppe Chris -Così loro due si godranno la loro seratina romantica, mentre io e Alice saremo bloccati a casa a fare i baby-sitter-
Harry stava giusto per prenderlo in giro, quando si udì un boato infernale. Il pavimento e le pareti scricchiolarono, le luci si spensero, i piatti si frantumarono, le persone cominciarono a gridare.
Hermione vide il proprio bicchiere di Burrobirra andare in mille pezzi tra le sue mani, facendole sanguinare. Sentì il pavimento aprirsi sotto i propri piedi, poi più nulla.


Blaise cambiò svogliatamente canale, un braccio attorno alle spalle di Pansy. Dall'altra parte del divano, Draco sonnecchiava, in attesa della cena.
-Elenie, posso aiutarti?- chiese in quel momento Sophie, scendendo le scale e dirigendosi in cucina, dove la Benèfica stava apparecchiando.
-Certo, grazie!- rispose l'altra -Mi raccomando voi, non datevi troppo da fare, invece!- urlò poi rivolta agli amici, stravaccati sul divano.
I ragazzi non le diedero retta più di tanto, anzi, a loro si aggiunse pure Ron, che era sceso insieme alla LeBlanc.
-Sono arrivati altri fiori?- chiese a Blaise, ammiccando all'indirizzo di Malfoy.
-Altri cinque mazzi- rispose per lui la Parkinson, contrariata -Quel Randall è più molesto di uno scarafaggio, tanto più che è impossibile farli Evanescere-
-Si stancherà- commentò Zabini, pacifico -E comunque non ho mai sentito nessuno che sia morto sommerso dalle rose-
-C'è sempre una prima volta- sibilò Pansy, lugubre -Certo che la Granger potrebbe sceglierseli meglio i fidanzati-
Un ringhio perfettamente udibile si levò dalla zona di Draco.
-Su questo concordo perfettamente con te- ghignò Ron.
Altro ringhio.
-Beh, tecnicamente per ora Randall è l'unico fidanzato di Hermione, almeno ufficialmente- rincarò la dose Blaise, sadico.
Gli occhi di Malfoy, evidentemente sveglio da un pezzo, si aprirono di scatto e saettarono nella sua direzione.
Se gli sguardi potessero uccidere, Zabini sarebbe stato pronto per una degna sepoltura.
Prima che la cosa degenerasse in rissa però, lo scambio di battute venne interrotto bruscamente dalle fiamme verdastre che iniziarono a danzare nel camino.
In esse, pochi istanti dopo, apparve lo sguardo pallido e tirato di Carrigan.
-Cosa succede, Capo?- chiese Ron, inginocchiandosi davanti al camino, preoccupato dall'espressione dell'uomo.
-C'è stato un altro attacco- disse secco l'uomo, catalizzando l'attenzione dei presenti.
-Cosa?- rantolò Blaise, mettendosi in piedi accanto a Ron.
Il Capo degli Auror annuì, gravemente.
-Voglio che raduniate i vostri colleghi e mi raggiungiate al più presto-
-Certamente- fece risoluto Zabini -Dove è avvenuto l'attacco?-
-Al Paiolo Magico-
Un rumore di piatti che si infrangevano indusse tutti a guardarsi alle spalle.
Elenie stava sulla porta della cucina, i cocci dei piatti che fino a un momento prima teneva in mano giacevano sul pavimento attorno a lei.
Tremava visibilmente, e Sophie le corse accanto.
-Che succede?-
-Mi è arrivato un gufo di Harry poco fa...-sussurrò la ragazza, sconvolta -Mi ha scritto che andava a bere qualcosa al Paiolo Magico con Seb, Chris ed Hermione-
-Che cosa?- ringhiò Draco, alzandosi di scatto dal divano e piantandosi in mezzo alla stanza.
-Questa non ci voleva...- mormorò Carrigan, ancora più preoccupato.
-D'accordo- disse un attimo dopo, prendendo in mano la situazione -Non è detto che siano rimasti lì dentro, proverò a contattarli. Weasley, Zabini, vi voglio sul posto tra cinque minuti!-
-Vengo anche io- annunciò Malfoy, deciso.
-Non se ne parla- rispose categorico il Capo degli Auror -E' fuori discussione che tu ti esponga così...I Mangiamorte ti stanno ancora cercando-
-Credo che lei non abbia capito- sibilò il biondino, esasperato da quella perdita di tempo -Io ci sarò, con o senza la sua autorizzazione-
Detto questo corse su per le scale a prendere il mantello, mettendo la parola fine a quella discussione.
-Sbrigatevi allora- soffiò Carrigan, sparendo un istante dopo.
Draco fece le scale quattro a quattro, il cuore in gola.
Hermione...
Doveva raggiungerla, il più presto possibile. Agguantò il mantello, sfiorando con un'occhiata il letto dove solo poche ore prima si erano sdraiati insieme.
Deve stare bene, dannazione.
Tornò giù, dove gli altri lo attendevano, già pronti.
-Vado ad avvertire Alice e Laine, poi arrivo anche io- stava dicendo Elenie.
-Voglio venire con voi- sussurrò Sophie a Ron, per l'ennesima volta, probabilmente.
Weasley scosse la testa.
-Ti prego, ascoltami- le disse piano -Non posso fare nulla se non ti so al sicuro. Vai con Elenie da Alice, e resta lì con i bambini, fallo per me.-
Le diede un bacio sulla fronte e, senza darle possibilità di replica, corse fuori con gli altri.


Hermione aprì lentamente gli occhi, con la sensazione di avere tutte le ossa rotte.
Non capiva dove si trovasse, ricordava solo quell'intenso fragore e la sensazione di sprofondare.
Era sdraiata a terra, semisepolta da calcinacci. Cercò di gridare per chiamare aiuto, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.
Dov'era Harry? E Chris, e Sebastian?
Si guardò appena le mani, ricoperte di sangue, quindi cercò di focalizzare lo spazio attorno a sè.
Era enorme, buio e polveroso. Di colpo si ricordò di essere andata a bere qualcosa al Paiolo Magico. Doveva esserci stato un crollo, e ora probabilmente si ritrovava nelle cantine poste al di sotto del locale.
Ma dove si trovavano tutti gli altri?
Scacciò ogni brutto pensiero dalla testa, e fece per strisciare qualche metro più avanti, alla ricerca dei propri amici, ma un dolore lancinante alla gamba la bloccò. Doveva essersela rotta nella caduta.
La ragazza si asciugò le lacrime, cercando di trovare una soluzione.
Un rumore di passi le fece rizzare le orecchie. Strinse gli occhi, mettendo appena a fuoco una figura ammantata che camminava verso di lei.
-Draco...- rantolò.
Fu il primo nome che le venne alle labbra. Il nome dell'unica persona che avrebbe voluto accanto in quel momento.
Ma non era Malfoy.
Hermione si sentì sollevare da terra, con una forza che le tolse il fiato. Poi si ritrovò contro il muro.
-Sei davvero bella per essere una Sangue Sporco- le soffiò all'orecchio una voce malvagia -Peccato che tu non sia nella tua forma migliore, o sbaglio?-
-C-chi sei?- mormorò la Granger. Cercò a tentoni la propria bacchetta, ma trovò solo il muro freddo.
Il mago le si schiacciò addosso, facendola gemere per il dolore.
-Davvero non lo sai? Il tuo ragazzo mi conosce bene...Si è ripreso dopo il nostro ultimo incontro?-
Lord Cavendish.
-Tu..lurido schifoso...- cominciò Hermione, con la poca voce che le rimaneva.
-Credo tu non sia nella posizione di poter insultare- sorrise il Mangiamorte, con finta gentilezza. Le prese il viso con una mano, costringendola a guardarlo in faccia.
-Non sai quanto vorrei rovinare una volta per tutte questo bel visino- commentò piano, quasi facendo una considerazione pacata -Ma non voglio togliere a Malfoy e Potter il piacere di assistere alla scena.
La ragazza cercò con tutte le sue forze di spingerlo via, ma niente.
-Questo è per dimostrarti che posso arrivare a te quando e come voglio- continuò Cavendish, stringendola fino a mozzarle il fiato -Sarai il miglior pezzo della mia collezione, Hermione Granger-
Detto questo, la buttò a terra, lasciandola a contorcersi per il dolore.
-Ci vediamo presto- disse piano, per poi voltarsi e andare via.



Incredibilmente, sono di nuovo qui. Senz'altro sarete tutte svenute sulla sedia per la sorpresa di aver trovato un mio aggiornamento dopo soli dieci giorni. Sto migliorando no? :)
In realtà in questi giorni ho scritto tantissimo, fino ad arrivare al capitolo 43. A questo punto posso dirvi quasi con certezza che la storia arriverà circa al capitolo 50, o poco più, come la prima parte...Se la mia ispirazione continuerà a rimanere a questi livelli, non dovrei più farvi penare mesi per leggere un capitolo!
Mando un grande bacio a tutte, soprattutto alle nuove lettrici! A presto!

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***








-Capo, siamo tutti qui!-
David Carrigan, sentendo la voce di Ron, si spostò dalla sua postazione, situata di fronte a ciò che restava del Paiolo Magico, e raggiunse i ragazzi.
-Cosa possiamo fare?- domandò Blaise, guardandosi intorno e cercando affannosamente di trattenere Draco, che si agitava come una tigre in gabbia.
-Aspettare, credo- mormorò il Capo degli Auror, lanciando un'occhiataccia a Malfoy -Le squadre di soccorso stanno cercando un varco, ma la struttura è molto pericolante, c'è il rischio che crolli tutto-
-E allora?- sbottò Malfoy -State qui con le mani in mano?-
Carrigan gli rivolse uno sguardo duro. Era stanco di quella situazione di stallo, ancor più dei suoi sottoposti, e il fatto che tutti continuassero a rimproverarlo per questa modalità di azione, che non aveva affatto potuto scegliere, lo seccava non poco.
-Adesso calmati- disse pacato Zabini -Capo, ha scoperto qualcosa su Harry e gli altri?-
-Temo che siano là sotto- borbottò Carrigan con voce grave, senza troppi giri di parole, guardando i tre ragazzi in faccia. Indorare la pillola non sarebbe servito a nulla. -Diverse persone li hanno visti entrare, e nessuno più ha avuto loro notizie....-
Un gemito si levò dalla bocca di Malfoy.
Hermione era lì. Magari era ferita, magari aveva bisogno di lui.
Non ero con lei...
-Io scendo a cercarli- disse, senza pensare.
-Non è possibile. C'è il pericolo di un altro crollo- lo bloccò subito il Capo degli Auror, scuotendo la testa.
-E quindi? Che intende fare?- ringhiò Draco.
-Potremmo Smaterializzarci oltre le macerie- propose Blaise, preoccupato per la sorte dei suoi amici.
-E' molto pericoloso ragazzi, vi ripeto che la struttura è molto instabile- sospirò Carrigan -Ma se nei prossimi dieci minuti non otterremo alcun riscontro ai nostri tentativi, temo che non avremo altra scelta-
I tre ragazzi guardarono sgomenti la scena devastante che avevano di fronte. A Ron sembrò di essere tornato alla notte dell'attacco alla metropolitana, ma questa volta era ancora peggio. Questa volta c'erano anche i suoi amici.
Harry...
Hermione...
Dovevano stare bene. Dovevano. Non ce l'avrebbe mai potuta fare senza di loro, non sarebbe mai potuto andare avanti da solo.
Avrebbe tanto voluto avere almeno Sophie accanto, in quel momento, ma sapeva che era giusto che lei fosse a casa di Alice, al sicuro e protetta.
Toccava a lui essere forte, quella volta, forte per tutti.
-Di che tentativi sta parlando?- la domanda di Zabini lo riscosse dal suo torpore.
-I vostri colleghi stanno mandando dei Patroni, sperando in una risposta...-
Il tono di voce di Carrigan faceva ben capire quanto anche lui ci sperasse.
-Capo, che è successo?-
La voce sconvolta di Alice si fece strada fino alle loro orecchie, facendo capire una volta per tutte quanto tesa e angosciante fosse la situazione.
Lei, Laine e Elenie li raggiunsero, negli occhi la disperazione.
-Siete certi che siano rimasti coinvolti nel crollo?- sussurrò la Harris, con voce rotta.
-Non ne abbiamo la sicurezza assoluta, ma quasi- rispose Carrigan. Allungò una mano, forse per posargliela sulla spalla, ma si fermò.
Guardò i suoi ragazzi uno ad uno. Guardò la loro forza, e la loro fragilità. Guardò le loro espressioni sgomente, le loro mani chiuse.
-Statemi bene a sentire- disse poi -Io capisco che siate preoccupati e credetemi, lo sono anche io. Ma là sotto non ci sono solo i vostri amici. Ci sono persone innocenti, che di questa nostra guerra non ne sanno nulla ma ci si sono trovati in mezzo. Quelle persone adesso contano su di noi, contano su di voi, per uscire di lì sani e salvi. Siete Auror, siete qui per questo, indipendentemente dal fatto che là sotto ci siano le persone che amate-
Tutti si riscossero a quelle parole. Non potevano mollare così, non potevano abbattersi.
Lo dovevano a tutta quella gente che ancora credeva in loro.
Alice si passò una mano sugli occhi, poi prese un grosso respiro e si portò vicino a Carrigan.
-Il Capo ha ragione- disse poi, sforzandosi di apparire decisa, di non pensare che l'uomo che amava, che il padre di sua figlia, in quel momento potesse essere in pericolo di vita -Dobbiamo fare il nostro lavoro, in ogni caso-
Chiuse appena gli occhi, pregando che Chris, ovunque fosse, potesse sentirla.


Diversi metri più sotto, Christopher Alexander Mason si stava togliendo di dosso la polvere.
Con una smorfia si asciugò il sangue che gli colava da un taglio sul sopracciglio, cercando al contempo di capire come diamine uscire di lì.
-Sebastian!- gridò -Harry! Hermione!-
Alle sue urla fece seguito solo il rumore di sassi che cadevano.
Il ragazzo fece un paio di passi, tenendosi in equilibrio sui calcinacci. Avanzò un po', finche non vide una persona addossata alla parete.
Corse, per quanto poteva, in quella direzione, e si inginocchiò accanto a quella che si rivelò essere una donna sui quarant'anni, la pelle e i capelli grigi di polvere, gli occhi spalancati in una smorfia di terrore.
Era chiaramente morta, ma Chris le mise lo stesso due dita sul collo, alla ricerca di un battito che sapeva non avrebbe mai trovato.
Voltandole il viso vide, a livello della clavicola, l'ormai tristemente familiare tesserina nera.
-Merda!- ringhiò, dando un pugno per terra.
Chissà quanti altri là sotto erano finiti così. Chissà quanti Mezzosangue c'erano al Paiolo Magico quella sera.
Non appena finì di formulare quel pensiero, gli si gelò il sangue nelle vene. Hermione...
-Seb!- ricominciò a chiamare -Harry!-
-Chris!-
Sospirò sollevato quando udì la voce di Anderson rispondere alla sua.
-Da questa parte!- sentì ancora urlare da Sebastian.
Si tirò nuovamente in piedi, cominciando a camminare nella direzione da cui proveniva la voce dell'amico. Si guardò solo allora bene attorno, capendo di essere in una sorta di sotterraneo. Evidentemente si trovavano nelle cantine sotto al Paiolo Magico, dopo che il pavimento era franato sotto i loro piedi.
Il luogo era avvolto dall'oscurità, e Mason avanzava quasi a tentoni, distinguendo solo vaghi contorni.
-Non si preoccupi, signora, l'aiuto io-
Il proprietario di quella voce l'avrebbe riconosciuto tra mille.
-Harry?- provò a chiamare.
-Sono qui!-disse l'amico da un punto indefinito alla sua destra -Stai bene?-
-Diciamo di sì- borbottò Chris -Tu? Ci sono delle persone lì con te?-
-Circa una ventina...ma solo poche stanno bene, temo- rispose Harry, con voce rotta.
-Occupati di loro, io cerco se c'è qualcun altro-
Avanzò di una ventina di metri, guidato dalla voce di Anderson che di tanto in tanto si faceva sentire per indicargli la propria posizione.
Sebastian era bloccato sotto un grosso cumulo di pietrisco, che da solo non era riuscito in alcun modo a spostare.
-Ce ne hai messo di tempo- sibilò, quando finalmente si ritrovò l'amico accanto.
-Avrei voluto vedere te, con questo buio- protestò Chris -Sei ferito?-
-Te lo dico dopo. Aiutami a togliere questa roba-
Il biondo si mise all'opera, e in pochi minuti Seb era libero. Chris lo aiutò ad alzarsi, cercando di non ascoltare le sue imprecazioni di dolore.
-Devo essermi rotto qualche costola, cazzo- soffiò tra i denti, senza fiato per il dolore.
-Appena usciremo da qui ci pensiamo- tagliò corto Mason -Dobbiamo ancora trovare Hermione e tutte le persone che erano nel locale-
Sebastian camminava piano, causa i dolori al torace, per di più quel luogo sembrava un dedalo di gallerie, tutte diverse, e i due ragazzi avevano il timore di perdersi.
-C'è nessuno? Qualcuno ci aiuti!- si sentì ad un tratto gridare, da una voce straziata.
I due Auror proseguirono verso un corridoio ala loro destra, e svoltando l'angolo trovarono un gruppo di persone impaurite, tra cui diversi bambini.
-Sia lodato il cielo- rantolò una donna, riconoscendoli -Per favore, tirateci fuori di qui-
Chris le posò una mano sulla spalla, cercando di rassicurarla.
-Siete feriti?- chiese, guardandola negli occhi.
La donna scosse la testa -Niente di grave fortunatamente, ma tutti quei morti non me li leverò mai più dagli occhi-
Tutti quei morti.
-Di che sta parlando, signora?- domandò Sebastian, con un bruttissimo presentimento.
-Là in fondo- singhiozzò una ragazza, avvicinandosi e facendosi abbracciare da quella che doveva essere sua madre -Abbiamo provato a rianimarli, ma non ci siamo riusciti-
Giusto in quel momento li raggiunse anche Harry, camminando a capo di un'altra decina di persone, tra cui il barista Tom, che camminava con le mani sul volto, disperato. Aveva udito l'ultima parte del discorso, e si accostò a Chris, ansioso.
-Non credo che questo sia stato un semplice incidente- sussurrò Potter, sgomento, cercando di non farsi udire dagli altri e di non spaventarli ulteriormente -Questo è stato un attacco-
-L'ho pensato anche io- confessò Mason, grave -Dobbiamo portare fuori di qui tutti il prima possibile-
Nessuno dei due diede voce al pensiero che ormai da tempo li attanagliava.
Dove diamine era finita Hermione?
Se veramente quello era stato un attacco dei Mangiamorte, lei era quella che correva più pericoli di tutti.
Harry scacciò ogni brutta immagine dalla sua mente. Non poteva permettersi di pensare cose del genere. Tra poco l'avrebbero trovata, ne era certo.
Un urlo squarciò l'aria intorno a loro. Un urlo di dolore, senza dubbio.
E quella voce Harry l'avrebbe riconosciuta tra mille.
-Hermione- sussurrò, terrorizzato, attaccando a correre insieme a Chris, incurante del male alle gambe, del pericolo di cadere.
Percorsero una distanza che ad entrambi parve infinita, prima di raggiungere una figura esile, raggomitolata su sè stessa.
La Granger era appoggiata al muro, tenendosi la caviglia con entrambe le mani, lottando per non urlare di nuovo.
Harry in un attimo si gettò accanto a lei, abbracciandola stretta, e ringraziando Dio di averla ritrovata viva.
-Cavendish- mormorò la ragazza, a metà tra la rabbia e la paura -Era qui, un attimo fa!-
Chris si voltò, percorrendo a grandi passi lo spazio intorno a loro, la bacchetta sguainata.
-Se n'è andato, credo- disse ancora Hermione, lo sguardo contratto dal male -Seb dov'è?-
-L'abbiamo lasciato con i superstiti e...- iniziò a spiegare Harry, quando venne interrotto dall'arrivo di un lupo argentato, un lupo che parlò con la voce di David Carrigan.
-Ragazzi, siete lì sotto? State bene, riuscite a sentirmi?-
Potter spedì il suo Patronus con la risposta, continuando a stringere Hermione.
-Torniamo da Sebastian- disse Christopher -Raduniamo le persone, e le portiamo in salvo, finalmente-


Draco Lucius Malfoy si passò una mano tra i capelli. Non ne poteva più di stare lì ad aspettare.
Aspettare. Sembrava essere diventata la sua nuova parola d'ordine.
E lui la odiava.
Doveva andare là sotto e cercare Hermione, prima che fosse troppo tardi. Doveva riaverla tra le sue braccia, subito, o sarebbe impazzito.
-Lei sta bene, ne sono certo-
La voce di Blaise lo tranquillizzò appena. Smise di camminare avanti e indietro e si sedette sul bordo del marciapiede, accanto all'amico.
-Non sopporto di stare qui senza far nulla-
Zabini gli strinse appena un braccio, per fargli sentire che gli era vicino, che avrebbe potuto contare su di lui.
-Sai...- cominciò poi -se ci fosse Pansy là sotto, credo che morirei a saperla in pericolo. Tutto quello che vorrei fare sarebbe raggiungerla il prima possibile e sincerarmi che stia bene, fregandomene di tutto il resto-
Draco fece per parlare, ma Blaise lo bloccò con un cenno della mano.
-No, lasciami finire. Io reagirei esattamente come te, ma so che avrei bisogno di qualcuno che mi dicesse che sta bene e che mi ricordasse che lei vorrebbe che io fossi qui ad aspettarla avendo fiducia, piuttosto che sapermi in pericolo a mia volta a causa di azioni avventate-
Malfoy si passò le mani sul volto. Il suo migliore amico aveva ragione, e lo sapeva, ma non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine di Hermione che lo chiamava, che magari aveva bisogno di lui.
-Sono certo che Hermione ora si stia aggrappando al fatto che tu sia qui, al sicuro. La sua unica consolazione sicuramente è quella che tu non fossi con lei al momento del crollo- disse Blaise, passando un braccio attorno alle spalle di Draco.
I due furono interrotti da Elenie, che corse da loro affannosamente e con le lacrime agli occhi.
-Harry ha mandato un Patronus- spiegò, senza fiato -Ha detto che più o meno stanno bene e che penseranno loro a portare in superficie i superstiti-
Blaise abbracciò la cugina, contento di sapere che i suoi amici fossero salvi. Per Draco, invece, fu come se un grosso macigno gli fosse stato levato dal petto. Prima di gioire per Hermione, però, voleva verificare in prima persona le sue condizioni.
Passarono diversi interminabili minuti, prima che Mason si Smaterializzasse a pochi passi da loro, insieme ad un primo gruppo di persone.
I Medimaghi gli si affollarono subito intorno, e molti di loro vennero immediatamente dirottati nelle cantine, per estrarre i corpi di coloro che non erano sopravvissuti. Chris ignorò il Mago che tentava di esaminare le sue condizioni, cercando solo gli occhi di Alice.
Sua moglie nel giro di un secondo fu tra le sue braccia, accantonando finalmente la paura.
-E' morta tanta gente, Aly...Non siamo riusciti ad impedirlo- fu tutto quello che riuscì a dire il ragazzo, affondando col volto nella sua spalla.
La Parker lo strinse e basta, lottando per non piangere. Al suo fianco, Carrigan, udendo quelle parole, prese subito in mano le redini della situazione, andando a sua volta a verificare ogni cosa nei sotterranei, quando ormai era chiaro che non sarebbe più crollato nulla.
Ci misero un po' a far risalire tutti. Molti erano feriti, o ancora sotto shock, quindi non riuscivano a Smaterializzarsi da soli, e avevano bisogno di assistenza.
Tra questi c'erano Sebastian ed Hermione, che risalirono insieme ad Harry.
Potter li sosteneva entrambi a fatica, e fu con sollievo che vide Elenie e Laine corrergli incontro.
Draco, non appena vide Hermione avanzare zoppicando, un braccio attorno alle spalle di Harry, fu subito da lei.
La Granger si scostò appena dall'amico per lasciarsi andare contro Malfoy.
Il biondo la strinse a sua volta, sollevandola da terra e accarezzandole i capelli.
-Stai attento- lo ammonì Potter, abbracciando la sua fidanzata -Ha una gamba rotta-
Draco annuì appena, continuando a cullare Hermione, attento a non farle male.
-Credevo di impazzire- le sussurrò all'orecchio, facendola sorridere. -Ora ti porto da un Medimago-
-Aspetta- lo bloccò la Granger, lottando contro il dolore -C'è ancora tanta gente da tirar fuori e...-
-Ci sono tanti Auror all'opera, faranno a meno di te-
Hermione non rispose. Il tono di Draco le aveva fatto capire che la discussione doveva considerarsi chiusa.
Normalmente avrebbe protestato, si sarebbe fatta valere, ma l'aveva visto talmente preoccupato da essersi sentita in dovere di accontentarlo, facendo la brava e dimostrandogli che effettivamente non le era successo nulla di grave. Così si limitò a posare la testa sulla sua spalla, lasciandosi cullare dal lento ritmo dei suoi passi.


La notte era arrivata e passata in fretta. Harry, Ron e gli altri Auror, con l'esclusione di Sebastian ed Hermione che erano stati spediti a casa a riposare, lavorarono fino a tardi per sistemare le cose. Ancora una volta si trovarono di fronte ad immagini che mai avrebbero dimenticato.
Anche Draco li raggiunse, dopo che la Granger si fu addormentata, e aiutò ad estrarre i corpi fino all'alba, con delle immagini terribili ad affollargli la mente...non vedeva l'ora di tornare a casa e sincerarsi che Hermione stesse bene, che era sul serio uscita viva e quasi indenne da quel disastro.
Carrigan li congedò che il sole era quasi sorto, con la triste promessa che si sarebbero riuniti quella sera a discutere dell'accaduto. I ragazzi, distrutti, fecero ritorno alle rispettive case. Ron, prima, passò a prendere Sophie, dalla quale si fece stringere per interminabili secondi.
Elenie invece era rimasta lì, fuori da ciò che restava del Paiolo Magico, seguendo passo passo le mosse di Harry. Quel testone non aveva voluto saperne di farsi medicare, e aveva lavorato senza dire una parola.
Draco invece, corse a casa. Salì le scale cercando di non far rumore, fermandosi poi sulla porta, a contemplare quello che finalmente era di nuovo suo, e che poche ore prima aveva rischiato di perdere. Hermione dormiva placidamente, sdraiata sopra le coperte.
I Medimaghi le avevano sistemato la caviglia e le altre contusioni in un batter d'occhio. Solo dei piccoli graffi erano rimasti a testimoniare ciò che era successo. Malfoy si sdraiò accanto a lei, abbracciandola delicatamente da dietro.
Hermione si svegliò, rigirandosi nel suo abbraccio e stringendolo, la testa contro il suo torace. Dalla sua camicia ingrigita capì che doveva aver lavorato fino a poco prima.
-Quante persone sono morte?- chiese, con un filo di voce.
Draco sospirò. Non era il momento di parlare di quello. Lei era ancora troppo sconvolta.
-Stasera verrà qui Carrigan e ci dirà tutto- disse, sperando che si accontentasse di quello.
Ovviamente no.
-Quante, Draco?- insistette Hermione.
-Molte- confessò il biondo -Non so il numero preciso...Io stesso ne ho tirate fuori almeno dieci-
La Granger gemette. Delle persone erano morte, mentre lei era al sicuro nel suo letto.
-Mentre ero là sotto pensavo solo che a te- sussurrò la ragazza -Per un istante ho avuto paura di non rivederti-
Draco abbassò il volto ad incontrare il suo, baciandole piano le labbra.
-Non l'avrei mai permesso, Mezzosangue- mormorò.
Sentì Hermione approfondire il bacio, aggrappandosi a lui come ad un'ancora nella tempesta. Le immagini dell'accaduto le affastellavano la mente, appena chiudeva gli occhi le sembrava di risentire tutte quelle grida, o la voce bieca di Cavendish sussurrarle all'orecchio.
-Aiutami a non pensare, Draco- singhiozzò sulle labbra del ragazzo -Fammi dimenticare anche dove mi trovo-
Dicendo questo gli passò le mani sotto la camicia, facendolo poi sdraiare sulla schiena e portandosi sopra di lui.
Il ragazzo sapeva che non sarebbe servito, che l'oblio sarebbe durato ben poco, ma si lasciò guidare da lei.
In fondo, certe volte solo l'amore può tenere in piedi un disperato.


La giornata si trascinò lentissima. I ragazzi mangiarono poco, e parlarono ancor meno.
Ognuno era rimasto nella sua stanza, chiuso nel suo mutismo, nel suo dolore, nella sua rassegnazione.
Solo quando il pendolo battè le nove di sera tutti si trascinarono in salotto, ancora una volta chiamati a fare il loro dovere.
Carrigan arrivò puntualissimo, seguito da Chris, Matthew, Seb e Alice.
-Direi che ci siamo tutti- esordì il Capo degli Auror, quando anche Blaise si acomodò sul divano.
-Prima di tutto vorrei mettervi a conoscenza del fatto che il crollo di ieri sera è dovuto a un grosso quantitativo di Bombarda scagliati sull'edificio- proseguì -Trentadue persone hanno perso la vita questa notte, tutte opportunamente marchiate-
Harry, seduto accanto a lui, emise un gemito.
-La situazione si mette male. Solo con i morti di cui siamo a conoscenza noi, il numero sale a cinquantadue- borbottò -Questo vuol dire...-
-Che mancano solo cinque anime- completò Hermione.
Un silenzio pesante seguì la sua affermazione.
E poi? Cosa sarebbe successo se i Mangiamorte fossero riusciti nel loro scopo?
-A proposito- intervenne Carrigan, come se se ne fosse ricordato solo in quel momento -Ho saputo, Hermione, che hai visto Cavendish. Che diamine è successo?-
Tutti gli sguardi si concentrarono sulla ragazza. Erano in pochi quelli che sapevano ciò che era effettivamente accaduto, gli altri ne erano ancora all'oscuro.
Hermione avvertì la possessiva stretta di Draco sul suo fianco.
-Non c'è molto da dire in realtà- cominciò -Mi ha detto semplicemente che questa volta non riusciremo a fermarlo-
-Sì ma il punto è....perchè ti ha lasciato viva?- si chiese Chris, cercando di essere delicato -Voglio dire...visto il genere di maghi che colpisce...-
Era logico che non volesse definirla una Mezzosangue e che cercasse di esprimere il concetto con un giro di parole, facendo sogghignare Malfoy.
-Ha detto che gli serviva un messaggero- mentì Hermione.
No, non poteva dire la verità. Non poteva rivelare la minaccia di Cavendish.
Draco si sarebbe spaventato a morte, per non parlare di Harry e Ron. L'avrebbero tagliata fuori da tutto, nel tentativo di proteggerla.
E lei questo non doveva permetterlo.
Sarebbe scesa in campo al loro fianco, ancora una volta, per proteggere i suoi amici e l'uomo che amava.


Ehm...eccomi di nuovo qui! Prima di insultarmi a morte per il ritardo, sappiate che stavolta non era assolutamente previsto. Infatti, dato che a quanto pare sono perseguitata dalla sfortuna (giusto per non usare altri termini), qualche settimana fa ho pensato bene di perdere la chiavetta su cui avevo salvato tutti i capitoli. Mi ero già armata di pazienza, dopo aver imprecato in tutte le lingue conosciute, ma grazie a Dio l'altro ieri è rispuntata :) Quindi eccomi qui "puntualmente" a pubblicare. Stavolta ho una piccola giustificazione no? :)
Vado dai, spero che il capitolo vi piaccia, a presto!

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***








Draco Lucius Malfoy si mise a sedere sul letto, stiracchiando le sue regali membra. Lo scrosciare della doccia gli fece intuire che anche Hermione doveva essersi svegliata da poco.
Si alzò, ancora intorpidito dal sonno. Raggiunse la finestra, lasciando che il sole di inizio agosto filtrasse attraverso le persiane semiaperte.
Erano passati dieci giorni dall'attacco al Paiolo Magico. Dieci giorni in cui Hermione e gli altri avevano lavorato come pazzi nel tentativo di battere la pista finchè era ancora calda ma, soprattutto, cercando di riportare la situazione alla normalità.
Lui, nel frattempo, nonostante le sue rimostranze, era dovuto rimanere barricato in casa assieme a Sophie. Non erano ancora fuori pericolo, secondo Carrigan, e la situazione lo stava lentamente facendo impazzire.
Draco si passò una mano tra i capelli, chinando lo sguardo sulla scrivania ricolma di libri di Hermione.
Sorrise appena, scuotendo la testa. Era bello sapere che certe cose non sarebbero cambiate mai.
Stava per andare a cambiarsi, quando l'angolo di un foglio bianco, che sporgeva da sotto un libro, lo fece incuriosire.
Estrasse quella che scoprì essere una pergamena, molto costosa tra l'altro, e non potè impedirsi di leggere l'intestazione.
Impallidì, riconoscendo quella scrittura elegante e minuta. Vide il foglio tremare, o forse era la sua mano.
-Ah sei sveglio!-
La voce allegra di Hermione lo colse alle spalle, mentre la ragazza tornava in camera, intenta ad frizionarsi i lunghi ricci con un asciugamano chiaro -Se vuoi la doccia è libera e....Qualcosa non va?-
Draco infatti nemmeno l'aveva guardata. Lo sguardo era basso, le spalle contratte.
-Quando cazzo pensavi di dirmelo?- sibilò il biondino, lanciando la lettera sul letto, di fronte a lei.
Merda...
Hermione chiuse gli occhi per un istante, maledicendosi per averla lasciata in giro.
-Granger, rispondi!-
-Mi ha scritto pochi giorni fa per la prima volta...- ammise -Mi sembrava scortese non rispondere-
-Scortese?- abbaiò Malfoy -E tu, per non essere scortese, ti metti a mandare lettere ai miei genitori?-
La ragazza raccolse il foglio, sedendosi sul letto, stanca.
-Draco, non mi mando lettere proprio con nessuno. E' stata tua madre a chiedermi tue notizie...Era preoccupata per te-
-Certo- sorrise amaro il biondino -E tu, senza nemmeno parlarmene, fai tutto di tua iniziativa-
-Come facevo a parlartene?- urlò Hermione, esasperata -Guarda come reagisci!-
Malfoy le scoccò un'occhiata di odio puro. Fece due passi verso di lei, fino a sovrastarla.
-Cosa dovrei fare, secondo te? Mi hanno tenuto in gabbia per anni, cosa ti aspetti? Che li ragguagli sulla mia salute adesso?-
La Granger scosse la testa, cercando di afferrargli una mano, ma lui si ritrasse.
-Proprio per questo non ti ho detto nulla...Sapevo che ti avrebbe fatto del male- spiegò -Ma se non fosse stato per tua madre, io non sarei mai riuscita a trovarti. Glielo dovevo-
-Se non fosse stato per lei e mio padre- ruggì Draco -Io non mi sarei rovinato la vita!-
Hermione si alzò, afferrandolo per le spalle.
-Mi dispiace, io...-
-No Granger, ascoltami bene. Devi stare fuori da tutto questo, fuori, mi hai capito?- gridò Draco, prima di uscire dalla stanza, sbattendo la porta.
La ragazza potè solamente lasciarsi cadere sul letto, tenendo tra le mani quel pezzo di carta che aveva rovinato tutto.


-Signori, vi prego, non ho niente da dirvi!-
Harry attraversò di corsa il giardino, cercando di sfuggire ai maledetti flash dei fotografi della Gazzetta del Profeta.
Quando finalmente riuscì a infilarsi in casa, si accostò con la schiena sulla porta, cercando di riprendere fiato.
-Tutto bene amore?- chiese Elenie, con un sorrisino sarcastico, passando di lì.
-Lasciamo perdere- mugugnò Potter, dandole un bacio e stravaccandosi sul divano -Qui è un assedio. Ma cosa credono, che abbiamo le soluzioni in tasca?-
-La gente è spaventata...- disse la sua ragazza, in piedi di fronte a lui -Tutti vorrebbero sapere se e quando questa situazione si risolverà-
-Beh, seccando me non otterranno granchè- sbuffò Harry, lasciandosi andare contro lo schienale -Ti prego, dimmi che invece qui è tutto tranquillo-
-Ti piacerebbe!- ridacchiò Elenie -Ron è di ronda con Matthew, mentre Sophie è di sopra che si occupa di Hope e Blake, che gentilmente Alice ci ha fatto recapitare qui qualche ora fa perchè qualcuno si occupasse di loro- cominciò ad elencare -Poi, fammi pensare...Blaise e Pansy stanno mettendo a punto una retata contro Peter Randall, dopo che anche la loro camera è stata invasa da fiori, Draco invece è uscito qualche ora fa prima che io potessi fermarlo, e sembrava decisamente arrabbiato-
-Ed Hermione?- gemette Harry.
-Non è uscita ancora da camera sua. Ho provato a bussarle prima, ma ha detto che era stanca e sarebbe scesa più tardi-
L'occhiata con cui Elenie aveva accompagnato l'ultima frase lasciava capire quanto poco avesse creduto a ciò che le aveva detto l'amica. La Benèfica, però, non era il tipo da invadere gli spazi altrui quando le persone facevano capire che volevano essere lasciate sole.
Lui invece, lo era.
-Vado a parlarle- sospirò, alzandosi a fatica. Aveva lavorato tutta la notte, e non vedeva seriamente l'ora di farsi un bel bagno caldo e fiondarsi a dormire. Ma, a quanto pareva, i suoi piani erano saltati.
Si trascinò su per le scale, fino a raggiungere la stanza della sua migliore amica.
-Posso?- chiese, aprendo appena la porta.
Hermione era seduta sul letto e leggeva un libro, anche se chiaramente la sua testa era da tutt'altra parte.
-Entra- disse la ragazza -Tanto lo faresti lo stesso-
Il moretto sorrise, chiudendosi la porta alle spalle e sedendosi poi sulla sponda.
-Hai voglia di dirmi che è successo?- domandò, paziente.
-Draco- rispose la Granger, mettendo il muso.
-L'avevo intuito-
-Ecco..- cominciò Hermione, piccata -Credo che la colpa sia mia...Ma lui ha veramente esagerato-
Harry aspettò che lei decidesse a spiegarsi, anche se all'inizio sembrava non ne avesse alcuna intenzione.
-Mi è arrivata una lettera di Narcissa Malfoy, qualche giorno fa- mormorò la ragazza, facendo sbarrare gli occhi all'amico -Mi chiedeva notizie di suo figlio e...-
-Non le avrai risposto, spero!- sbottò Harry, interrompendola.
-Certo che le ho risposto!- disse Hermione -Era così in pena per lui...E mi ha dato una mano a riportare Draco a casa...Santo Cielo, non mi è passato neppure per la testa, di non risponderle-
-Ora capisco perchè il furetto era così arrabbiato-
-Aspetta- lo bloccò la riccia -L'hai visto?-
-Non io- rispose Potter, scuotendo la testa -Elenie. E' uscito di casa qualche ora fa-
Hermione annuì, giocando appena con le lenzuola candide.
-Io non volevo ferirlo- disse piano, con gli occhi lucidi -Ma a lui non è passato nemmeno per l'anticamera del cervello di fermarsi ad ascoltare le mie ragioni, e mi ha detto delle cose orribili-
-Non dire assurdità...- cercò di blandirla Harry, carezzandole una guancia.
-No, dico davvero...Mi ha detto che devo stare fuori dalla sua vita-
Potter la guardò. Sembrava così piccola, persa in quel letto, con lo sguardo basso e il volto arrossato.
-Si dicono tante cose, quando si è in preda alla rabbia. Sono sicuro che stasera tornerà e sistemerete tutto-
Hermione sorrise appena, alzando gli occhi e lasciandosi abbracciare.


Lord Cassian Devereaux Cavendish guardò il vino rosso che roteava nel suo calice di cristallo.
Quelli erano i piaceri della vita.
Vino. Donne. Potere.
Non necessariamente in quest'ordine.
Lanciò un'occhiata al corpo nudo steso sul letto, coperto malamente dalle coperte di seta scura.
La ragazza si destò, tirandosi su languidamente, lasciando con gesto esperto che i lunghi capelli le coprissero il seno.
-Dovremmo farle più spesso, queste rimpatriate- soffiò, guardando di sottecchi il suo amante.
Cavendish, seduto su una poltroncina poco distante, non le rispose nemmeno, continuando a sorseggiare il proprio vino.
Lei, allora, si alzò e lo raggiunse, avvolgendosi con il lenzuolo. Quando gli fu davanti, lo lasciò cadere, ottenendo solo uno sguardo di blando interesse.
-Credo che sia ora che tu te ne vada, Amandyne- disse a bassa voce il mago -Ho degli affari da sbrigare-
Senza nemmeno darle il tempo di aprire bocca, si diresse nella stanza adiacente, chiudendosi la porta alle spalle.
Jenkins era già arrivato, e lo attendeva seduto accanto al lungo tavolo.
-Ben arrivato, Signore- disse ossequiosamente il mago, alzandosi in piedi.
Cavendish si sedette con aria annoiata, facendo un cenno con la mano all'altro.
-Allora?- chiese -Novità sugli appostamenti?-
-Abbiamo tutti gli orari e gli spostamenti della Babbana, signore. Catturarla sarà semplicissimo. Ci basta solo il suo ordine-
-I tempi non sono ancora maturi, Jenkins. C'è ancora troppo eco per il nostro ultimo attacco- spiegò secco Cavendish.
L'altro non rispose, limitandosi a torturarsi le mani, come se dovesse dire qualcosa ma non sapesse come farlo.
-Che c'è?- sbottò infatti Cavendish, qualche istante dopo.
-Ecco, io...Mi chiedevo..-cominciò Jenkins, con voce tremante -Dal momento che siamo ad un passo dalla meta, perchè non chiudiamo la questione? Ci mancano solo poche anime, del resto..Quindi pensavo che magari potremmo evitare tutto questo e...-
-Tu pensi troppo- sibilò Cavendish -Seguiremo il mio piano, e non tollero intromissioni. Avremo quelle anime, non temere. E tra queste ci sarà anche colei che voglio-


La giornata scorse placidamente, forse troppo.
Blaise Zabini, quando finalmente si era stancato di ascoltare i propositi omicidi della propria ragazza ed era uscito dalla stanza, si era quasi preso un infarto udendo che quell'idiota del suo migliore amico aveva deciso di andarsene a passeggio da solo.
Un gufo però, provvidenzialmente inviato da Sebastian, l'aveva salvato da morte certa.
E così, alle dieci di sera, si ritrovò a dover uscire dal camino di casa Anderson, tutto impolverato.
-Potreste pulirlo, di tanto in tanto- mugugnò, pulendosi i capelli.
-Oh già, me ne dimentico sempre...Sai com'è, non lo usiamo mai!- sorrise Laine, candida, seduta sul divano.
-Vi ho riportato il marmocchio-
Posò Blake sul pavimento, manco fosse stato un pacco, e ridendo il piccolo gattonò fino ai piedi della madre.
-Posso chiedere perchè l'avete portato da noi, se eravate a casa? Sophie stava impazzendo, con questi due-
-L'idea era quella di andarci a fare una gita- spiegò la Harris -Ma a quanto pare i miei programmi vanno sempre a farsi benedire-
-Scusa tanto, amore, se l'ultima volta mi è caduto un palazzo sulla testa- fece melenso Seb, cacciando la testa in salotto e facendo ridere Blaise.
Laine sollevò gli occhi al cielo, alzandosi poi per portare Blake a dormire e schioccando un bacio sulla guancia a Zabini.
-Il relitto umano dov'è?- chiese poi il moretto a Anderson.
L'Auror gli fece cenno di seguirlo in cucina. Draco era seduto al bancone, di fronte un bicchiere colmo e una bottiglia quasi vuota.
-Non ci credo, l'hai fatto ubriacare!- rantolò Blaise. Dannazione, Malfoy quando beveva troppo diventava di un tragico allucinante!
-Veramente ha fatto tutto da solo- fece angelico Seb -E poi non ne potevo più di sentire le sue lagne. Riportatelo a casa, io vado di sopra-
E mollandogli una pacca sulla spalla, lo lasciò alle prese con quella bella gatta da pelare.
Con un sospiro, Blaise si sedette accanto all'amico.
-Sono un idiota- bofonchiò Draco, ancora sufficientemente lucido, nonostante l'alcool.
-E su questo siamo d'accordo- fece sarcastico Zabini, chiudendo la bottiglia. -Si può sapere che diamine ti è saltato in mente, di andartene così?-
-Hermione mi odia-
Blaise alzò gli occhi al cielo.
-Credo che ne abbia tutte le ragioni-
Ovviamente tutti già sapevano ciò che era successo.
Draco lo guardò, con gli occhi fiammeggianti. Che diritto aveva di mettersi dalla parte della Mezzosangue, nonostante lui stesso pensasse di avere torto?
-Basta solo che tu le chieda scusa...- abbozzò Zabini.
-E' diventata l'amica di penna di mia madre- sputacchiò Malfoy, appoggiando la testa sul bancone. -Mi ha tradito-
-Oh finiscila!- sbottò Blaise -Credeva di fare la cosa giusta, e di certo non si meritava tutto quello che le hai detto. Ora ce ne andiamo a casa, ti fai una bella doccia, e poi ci parli-
Detto questo, scese dallo sgabello, e si trascinò dietro l'amico barcollante. Lo infilò a forza nel camino, facendogli sbattere anche una bella capocciata, e lo riportò a casa.


Mezz'ora, tre caffè e una doccia più tardi, Draco stava sulla soglia della sua camera a fissare la schiena di Hermione, sdraiata a letto.
Entrò nella stanza, gettando il mantello su una poltrona e sdraiandosi accanto a lei dopo qualche titubanza, il cuscino a sostenergli la schiena.
-Sei sveglia?- le chiese piano.
Non una parola. Eppure era sicuro che fosse sveglissima.
-Puoi girarti?- riprovò.
Silenzio assoluto.
-Mezzosangue, cazzo, non è che sia esaltante parlare con la tua schiena!- sbottò, dopo qualche minuto.
Ok, doveva calmarsi. Non era un buon modo quello di iniziare un discorso di scuse.
Prese un grosso respiro, guardandosi le mani. Lui non era mai stato bravo con quelle cose. Le questioni aperte in genere le aveva sempre risolte con la bacchetta, sia che avesse torto o ragione.
Ma a lei glielo doveva.
-Senti...- mormorò, cercando di rimanere tranquillo -Mi dispiace, davvero. Non dovevo dirti quelle cose...E' che quando ho visto la scrittura di mia madre non ci ho visto più. Vedere che ti scriveva, che tu le rispondevi, è stato semplicemente...troppo-
Hermione si mosse appena, ma non si voltò.
-So di averti detto cose tremende, e non so come scusarmi- continuò, a fatica -Ma ciò non toglie che avrei preferito che tu me ne parlassi. Mi sono sentito tradito-
Udendo quelle parole, la Granger si girò, guardandolo finalmente in faccia.
Lo fece d'istinto, forse perchè quella fu una delle poche volte nelle quali Draco si era aperto veramente con lei. E sapeva quanto gli fosse costato.
-Non ti farei mai del male deliberatamente- mormorò Hermione, posandogli una mano sul torace.
-Lo so- sussurrò Draco, afferrandole la mano e intrecciando le dita con le sue.
La ragazza si accostò più a lui, portando il viso vicinissimo a quello di Malfoy.
-Hai bevuto-
Non era una domanda, così il biondino non dovette nemmeno annuire.
-Sono stata male quando mi hai detto quelle cose-
Devi stare fuori da tutto questo, fuori, mi hai capito?
Draco chiuse gli occhi, accostando la fronte a quella di lei.
-Mi sono odiato quando sono andato via. Non sopporto il fatto che tu soffra, e ancora meno di essere io a farti soffrire-
Hermione gli carezzò una guancia, sorridendo appena.
-Mia bellissima Mezzosangue...- sussurrò Draco, prima di baciarla.
Un bacio che aveva il sapore del perdono.


Da tutt'altra parte, in una stanza molto diversa, tirava invece aria di guerra.
Lucius Malfoy entrò nella stanza con passo cadenzato, convinto di trovare la moglie già addormentata. Narcissa invece lo attendeva, seduta sulla sponda del letto, con indosso la vestaglia e un'aria battagliera dipinta sul bel volto.
-Devi dirmi qualcosa?- domando l'uomo, con finta noncuranza, aprendo l'armadio e volgendole le spalle.
Narcissa si rigirò una lettera tra le dita, continuando a lanciargli occhiate di fuoco, finchè Lucius, infastidito dall'attesa, non si voltò nuovamente.
-Questa- cominciò la donna, mettendogli il foglio davanti al viso -me l'ha mandata quella che, con ogni probabilità, sarà presto nostra nuora-
Malfoy dapprima parve non capire, quindi sbarrò gli occhi, portandosi teatralmente una mano al petto.
-Non dire queste cose nemmeno per scherzo- sussurrò, terrorizzato.
La donna lo guardò male, iniziando a camminare per la stanza. L'idea che Draco potesse sposare la Granger faceva impallidire suo marito, ma non lei. O almeno, non più.
Sapeva che la vita di suo figlio era stata, e forse era tutt'ora, nelle mani di quella ragazza. E tanto le bastava per dare pieno appoggio a quella relazione.
-Dannazione, Cissy, da quando in qua sei diventata una filoBabbana?- domandò sarcastico Lucius, accomodandosi in poltrona, quasi leggendole dentro.
-No mio caro- sibilò la bionda -Qui la domanda è come faccia tu ad essere così gelido. Quella ragazza ha salvato nostro figlio...-
-Un figlio che neppure risponde alle nostre lettere- mormorò, cupo, Lucius.
Capì di aver toccato un tasto dolente quando sua moglie si ripiegò su sè stessa, stringendo al petto quelle poche parole che l'avevano tranquillizzata sulle condizioni di Draco.
Malfoy si maledisse per il suo caratteraccio. Non ce la faceva a vederla piangere. Venticinque anni di matrimonio, e le avrebbe ancora donato il mondo.
Si avvicinò a lei, abbracciandola da dietro.
-Cosa abbiamo fatto?- singhiozzò Narcissa -Cosa mi hai costretto a fare?-
-Cissy, guardami- la incalzò Lucius, costringendola a voltarsi e mettendole poi due dita sotto il mento -Abbiamo fatto la cosa giusta, credimi-
-Gli abbiamo rovinato la vita, e lui ora ci detesta!- urlò la donna.
-Non è così, lo sai. Era l'unico modo per salvarlo- continuò suo marito -Se non l'avessi portato via, sarebbe morto a Villa Riddle sei anni fa!-
-Si ma poi avremmo dovuto lasciarlo andare, non imprigionarlo....- mormorò tra le lacrime Narcissa.
-Non potevamo, lo sai bene. Se l'avessimo lasciato libero si sarebbe unito a quei maledetti Auror, e il Signore Oscuro l'avrebbe ucciso all'istante. E lo stesso avrebbe fatto con noi per il nostro tradimento-
Abbracciò ancora più stretta la moglie, ripensando a quei drammatici giorni di pochi anni prima.
Riportare a casa Draco in fin di vita, dire tutta la verità a sua moglie. Poi la corsa in Francia, nasconderlo in una delle loro tenute.
E poi quei lunghi mesi bui, nella speranza che il loro figlio si riprendesse del tutto, nel timore che Voldemort scoprisse ciò che avevano fatto. E infine la sua caduta, per mano di Harry Potter, e la loro libertà.
Narcissa si districò dal suo abbraccio, allontanandosi da lui e asciugandosi le lacrime.
-Queste scuse possono valere per i primi due anni- sussurrò, ben decisa ad affrontare le sue colpe -Ma poi? Poi con che diritto abbiamo deciso per la sua vita?-
Lucius la guardò, lasciando cadere le braccia, sconfitto.
L'errore di un padre.
Nel momento in cui Voldemort morì, anche Draco sarebbe potuto andare avanti. Ma l'avrebbe fatto lontano da loro, ne erano ben consci.
E non l'avrebbero mai potuto sopportare.
Inoltre nell'ombra qualcosa aveva ricomiciato a muoversi. I Mangiamorte si erano riorganizzati, con a capo quel Lord Cavendish.
E lui non avrebbe mai rinunciato a suo figlio.
Così aveva preferito farsi odiare, ma tenerselo vicino e saperlo salvo.
Egoista.
Sì, lo sapeva. Ma era stato per amore.
Quello stesso amore che ora gli aveva fatto perdere Draco.



Eccovi il 39° capitolo! Draco ne combina una delle sue, e si intravvedono le ragioni per cui Lucius l'aveva tenuto segregato per anni...Spero tanto che vi sia piaciuto! Come sempre io vi ringrazio infinitamente, dandovi appuntamento a mooolto presto (spero) con il capitolo numero 40! A presto, un bacione!

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***











Hermione scese dal taxi con un enorme sorriso stampato sul volto. Pagò l'autista, stando ben attenta a non rifilargli per sbaglio un mucchietto di Galeoni e gli lasciò anche una generosa mancia.
Si sarebbe potuta tranquillamente Smaterializzare, ma era bello per lei rispolverare ogni tanto le sue origini Babbane.
Suonò il campanello di una villetta molto graziosa e, senza aspettare risposta, spalancò il cancello lasciato sempre aperto e attraversò il giardino.
Non fece in tempo a raggiungere gli scalini del portico che la porta d'ingresso si aprì, rivelando una bella donna, con il sorriso aperto e gli occhi luminosi.
Jean Granger spalancò le braccia, nelle quali Hermione si tuffò immediatamente, poi la strinse forte.
-Tesoro, che bello averti qui!- le sussurrò all'orecchio.
Dieci minuti più tardi erano sedute in salotto con una tazza di the tra le mani.
-Papà non c'è?- chiese la ragazza.
-Ha avuto un problema in studio con un paziente, è dovuto correre- le spiegò la madre -Era molto dispiaciuto di non poterti vedere-
-Digli che non si preoccupi, vorrà dire che ripasserò tra qualche giorno- sorrise Hermione.
Jean si stupì a quelle parole, ma cercò di non darlo a vedere.
Da quando era finita Hogwarts sua figlia si era fatta distante, sfuggente. Se le telefonate erano sporadiche, le visite lo erano ancor di più.
Della sua bambina sorridente, affettuosa e allegra, in quei sei anni era rimasta solo una giovane donna chiusa in sè stessa e arrabbiata con la vita. Non le raccontava più nulla, rispondeva a monosillabi, si faceva pregare solo per andare lì a fare un saluto.
E ora se la ritrovava davanti, solare e bellissima, come se quegli anni non ci fossero mai stati.
-E Harry e Ron come stanno?-
-Sono sempre gli stessi...Ron si è trovato pure una ragazza fissa, ed è felicissimo- sorrise Hermione -La prossima volta porto anche loro, così li saluti-
Jean annuì, soddisfatta -E al lavoro? Avete sempre tanto da fare?-
-Non più di tanto...E' un periodo tranquillo- mentì la ragazza, falsa come Giuda.
Non avrebbe saputo spiegare il motivo, ma con i suoi le scattava sempre quell'istinto di protezione che la spingeva a non dire mai loro quando aveva un problema. A loro toccava solo la parte dei bei voti, della magia positiva, degli amici che se la passavano bene.
I risvolti negativi di quello che era diventato il suo mondo non dovevano toccarli. Mai e in nessun modo.
A costo di spedirli in Australia con la memoria modificata, o fingere per sei anni che Draco Lucius Malfoy non fosse mai esistito e che nessuno glielo avesse portato via.
Sua madre si limitò a sorridere, perfettamente conscia del fatto che sua figlia le stesse dicendo una bugia. Aveva riconosciuto quel lampo di tensione che le aveva attraversato lo sguardo quando le aveva domandato del lavoro.
Ma tacque, conoscendo bene Hermione. Sapeva quanto amasse non perdere il controllo, e se stava meglio pensando che loro fossero stati sempre all'oscuro di tutto, non sarebbe stata lei a toglierle quella tranquillità.
Jean però sapeva tutto. Anche di Draco. Aveva tartassato Harry e Ron finchè non le avevano spiegato il motivo per cui sua figlia si fosse ridotta allo spettro di sè stessa. E sapeva anche che ora era tornato.
-Sarà meglio che vada adesso- disse a un tratto Hermione -Mi aspettano al Ministero-
Sua madre annuì, quindi la accompagnò alla porta, dove la strinse forte.
-Torna presto a trovarci mi raccomando- disse, baciandole i capelli -Ah, e salutamelo!-
-Di chi stai parlando?- chiese stranita sua figlia.
-Del ragazzo che ti ha fatto tornare il sorriso-


-Chi è la bambina più bella del mondo? Eh? Sei tu?-
Alice Catherine Parker scosse la testa, assistendo alla completa perdita della testa di suo marito.
Chris infatti era sdraiato sul tappeto, tutto intento a coccolare Hope. Era totalmente innamorato di sua figlia.
-Io mi chiedo come farai quando si troverà un fidanzato- commentò ironica Alice, ridacchiando.
Mason si rizzò all'istante, allucinato all'idea di una prospettiva simile. Spartire la sua bimba con un altro? Neanche per sogno.
Poi, dopo averci pensato su qualche istante, si rilassò.
-Perchè mai Hope dovrebbe perdere tempo dietro a qualche idiota che poi magari la farà soffrire? Starà benissimo con il suo papà-
Sua moglie lo guardò con aria compassionevole, quindi andò ad accomodarsi accanto a loro, facendo una carezza sulla testolina della piccola.
Dio, erano la sua vita.
Se qualcuno glielo avesse detto pochi anni prima, gli avrebbe riso in faccia. Se le avessero detto, magari mentre era da sola a piangere la morte dei suoi genitori, che avrebbe costruito una famiglia meravigliosa con l'uomo che amava da sempre, non ci avrebbe mai creduto.
Un sogno, sì. Poteva essere solo un sogno.
E invece le braccia di Christopher che le stringevano la vita erano reali.
-Ti amo- gli sussurrò, baciandogli le labbra.
-Io di più- sorrise Mason, guardandola mentre si alzava -Dove vai?- protestò subito.
Alice ridacchiò, udendo i suoi lamenti e guardando l'orologio.
-E' tardi, e stasera vengono tutti a cena qui, ricordi?-
Suo marito ovviamente se l'era scordato, così insieme andarono a portare Hope nella culla, per poi iniziare ad apparecchiare.
Di lì a un'ora erano arrivati tutti, con il solito margine di ritardo.
La cena era chiassosa ed allegra, come sempre accadeva, intervallata dai gridolini di Blake che cercava di insidiare Hope, almeno a detta di un gelosissimo Christopher.
Ad un tratto, Blaise si alzò, e picchiettando con il cucchiaino sul bicchiere, richiese l'attenzione di tutti.
-Ok, grazie dell'attenzione- disse dopo che faticosamente tutti fecero silenzio -Dovrei fare un annuncio-
Subito i presenti drizzarono le orecchie, mentre Zabini si guadagnava l'occhiata astiosa di Pansy, che detestava quelle manifestazioni plateali.
Blaise però non riusciva a non dire nulla ai suoi amici.
-Ecco...Il fatto è che...- cominciò, leggermente a disagio di tutti quegli sguardi puntati su di sè -Io e Pansy ci sposiamo. Tra due settimane-
Un boato si levò dalla tavola. I maschi proruppero in lunghissimi fischi, mentre le ragazze si sporsero ad abbracciare i due fidanzati, nonostante l'iniziale ritrosia della Parkinson.
Solo Draco non disse nulla, limitandosi a dare una pacca sulle spalle a Blaise, felice per lui, e a stringere forte Pansy.
-Trattamelo bene- le soffiò all'orecchio, facendola sorridere.
Quando finì quella processione di congratulazioni, le prese in giro si sprecarono.
-Devi pensarci bene- sogghignò Matt -Prendi me e Seb...Chi ti sembra il più tranquillo? Lui con una famiglia sulle spalle, o io, single e libero?-
Si stiracchiò, bello rilassato, a dare riprova di quanto appena detto, beccandosi una gomitata dall'amico.
-Il fatto è che a te non ti vuole nessuna, è diverso- sibilò Anderson, passando un braccio attorno alle spalle a Laine.
-Comunque- esordì Blaise, ignorandoli -So che può sembrare un brutto momento per una cosa del genere, ma...-
-Ma è l'unico modo per essere sicuri che i miei parenti non romperanno più- soffiò Pansy.
-Certo che quando distribuivano il romanticismo tu ti eri proprio chiusa in casa eh?- mugugnò Zabini, ottenendo in risposta un'alzata di spalle.
Preso dal battibecco con la sua futura moglie, non si accorse che Draco era uscito in terrazza. Hermione lo seguì con lo sguardo ma, quando fece per seguirlo, Sebastian la bloccò con un gesto, alzandosi al contempo da tavola.
Lui e Draco non avevano ancora avuto una conversazione decente. E quello era il momento adatto per farla.


Era una notte bellissima. Non c'era una nuvola in cielo, e le stelle sembravano essere così vicine da poterle toccare.
Draco Lucius Malfoy si appoggiò al muro fresco, socchiudendo gli occhi e cercando di scacciare quell'orda di pensieri che gli affollavano la mente.
-Vuoi farti desiderare?-
Il ragazzo si voltò di scatto, giusto per vedere Sebastian uscire dall'ombra.
-Non si può avere mai un attimo di pace con voi eh?- sibilò Draco.
-Diciamo che andarsene nel bel mezzo di una cena non è certo il modo migliore di passare inosservati-
Malfoy sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.
-Tu non stai bene- disse Seb, mettendosi di fronte a lui a braccia incrociate. Non era una domanda.
-Potter me lo dice dalla prima volta che ci siamo conosciuti, pensa un po'- soffiò sarcastico il biondino.
-Piantala. Sto dicendo sul serio-
-Ma cosa pretendete eh?- ringhiò Malfoy, punto sul viso -Che io scordi tutto quello che è successo? Che mi senta di nuovo perfettamente al mio posto tra di voi, dimenticandomi che sono passati sei anni dall'ultima volta che è successo?-
-Nessuno ti chiede questo, e lo sai...Ma siamo tutti preoccupati per te-
-Non ve l'ho mai chiesto. Me la risolverò da solo-
-E qui ti sbagli- lo interruppe Anderson -Non sei solo, non lo sei mai stato. Ci siamo noi, c'è Blaise, c'è Hermione soprattutto. Parlane almeno con lei-
Draco si passò le mani sul volto.
-Non posso darle anche questo peso. Non lo merita-
-Non si merita che l'uomo che ama sia sincero con lei? Come pensi che me la sarei cavata io, se non ci fosse stata Laine?-
Sebastian guardò Malfoy con un misto di commiserazione e affetto nello sguardo.
-Noi siamo simili, lo sai. Siamo cresciuti nello stesso ambiente, con le stesse idee. Siamo sempre stati abituati a guardarci le spalle da tutto e da tutti, a cavarcela da soli, a tenerci tutto dentro- mormorò -Ma la vita ci ha fatto un grande dono dandoci due donne del genere. Non sottovalutare Hermione e l'aiuto che può darti-
Draco annuì. La sua Mezzosangue...
-Dio, non avrei mai creduto che sarei riuscito ad essere al matrimonio di Blaise- sussurrò -Avevo perso le speranze di uscire da quella dannata casa-
-E invece ci sei riuscito- disse Sebastian, avvicinandosi -E non devi sprecare questa opportunità-
Gli posò una mano sulla spalla, abbozzando un sorriso, quindi rientrò in casa.


Le prime due settimane di Agosto trascorsero veloci, portando ad un Ferragosto veramente torrido.
Blaise Zabini tornò dalla sua ronda notturna che erano ormai le dieci del mattino. Entrò in casa quasi scontrandosi con Ron, che stava uscendo per iniziare il suo, di turno.
-Le ragazze si sono asserragliate in sala- gli sussurrò Weasley uscendo -Fossi in te starei all'occhio-
L'altro sogghignò, mollandogli una pacca sul braccio, quindi percorse il corridoio con circospezione.
Fece per entrare in salotto, ma venne quasi assordato da un cumulo di strepiti e gridolini.
-Ma cosa ci fai tu qui?- strillò sua cugina, cacciandogli una mano sugli occhi.
-Ci vivo anch'io da qualche tempo, nel caso non lo avessi notato- commentò, sarcastico.
Elenie non gli rispose, bofonchiando a mezza bocca.
-Dannazione, lo sanno tutti che vedere il vestito prima delle nozze porta sfortuna!-
Blaise sbuffò, mentre Hermione e Sophie continuavano a trafficare attorno a Pansy. Mancavano solo cinque giorni e c'erano ancora un mucchio di cose da fare!
-Tanto l'ho già vista vestita così, quando l'ho rapita sull'altare- ghignò.
-Allora prega che nessuno venga a restituirti il favore- sibilò Draco, scendendo le scale in quel momento e beccandosi un gestaccio dal suo migliore amico.
-Ok, qui abbiamo finito- sospirò la Granger, bloccando la discussione sul nascere.
Pansy ringraziò, quindi alzandosi la gonna marciò verso il piano di sopra. Si bloccò solo all'inizio delle scale, per scoccare un'occhiataccia al fidanzato.
-E comunque, pezzo di idiota, il vestito non è quello dell'altra volta!-
Blaise, con ancora il viso coperto, si sentì bersagliato dalle occhiate di compatimento di tutti i presenti, mentre i passi di Pansy rimbombavano sui gradini.
-Beh, non sei stato molto delicato- commentò Elenie, lasciandolo finalmente libero.
-Qualcosa mi dice che ti conviene andare a chiedere perdono, se tra cinque giorni vuoi sposarti- rincarò Hermione.
Zabini non se lo fece ripetere, e prese la via delle scale.
Sophie ed Elenie si diressero in cucina a preparare il pranzo, mentre Draco si stravaccò sul divano.
Hermione prima di raggiungerle si sedette accanto a lui, che la strinse immediatamente.
Le depose un bacio tra i capelli, lasciandola accoccolare sul suo petto.
La Granger non sapeva dire come mai, ma dalla cena a casa di Chris, una decina di giorni prima, lo sentiva molto più vicino e presente del solito.
-Il vestito di Pansy è meraviglioso, non trovi?- mormorò, guardandolo di sotto in su.
-Non dirmi che vorresti essere al suo posto- rispose Draco, un'espressione indecifrabile nello sguardo argenteo.
Hermione arrossì appena, senza abbassare gli occhi.
-La mia era una domanda- insistette Malfoy.
-Solo se al posto di Blaise ci fossi tu- sussurrò Hermione.
Sposarlo.
Chissà come sarebbe stato camminare verso l'altare, e sapere che ad aspettarla ci sarebbe stato l'unico uomo che avesse mai amato.
Draco le chiuse la bocca con un bacio, quasi prima che riuscisse a finire la frase. Un bacio che subito si fece più intenso, provocando dei brividi in entrambi.
Sposarla.
Chissà come sarebbe stato vederla camminare verso l'altare, verso di lui. L'unica donna che gli avesse mai preso il cuore. La donna a cui l'aveva affidato sei anni prima, senza mai rivolerlo indietro.


Al piano di sopra Blaise invece si preparava a strisciare.
Bussò appena alla porta e, senza aspettare una risposta, aprì. Pansy gli dava le spalle, aveva appena infilato nell'armadio l'abito e si stava rivestendo.
Si voltò giusto il tempo necessario per incenerirlo con lo sguardo, quindi si infilò la maglietta,
-Non voleva essere una battuta cattiva, mi dispiace- disse, entrando con le mani in tasca.
Pansy non rispose, passando a sistemarsi i capelli. Quando ebbe finito, si sedette sul letto e lo fissò, finalmente.
-Perchè mi sposi, Blaise?- gli chiese ad un tratto, con occhi vitrei.
-Che diavolo di domanda è?- borbottò Zabini accostandosi a lei, spaventato dai suoi occhi lucidi. Non era da lei essere così fragile.
La ragazza sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Blaise riusciva incredibilmente a tirare fuori la parte peggiore di lei. Quella debole.
-Senti, io lo so che non sono...che non sono come le altre- disse, con enorme sforzo -Che sono sarcastica, per niente dolce...diversa, ecco-
Ma tu guarda cosa le toccava dire.
-So anche che ti ho sempre rimproverato, che non ti ho mai ringraziato per avermi trascinata via da quella chiesa, per avermi difesa dai miei genitori, ma la verità è che mi hai semplicemente spiazzata- continuò, con gli occhi lucidi -Mi hai costretta a rivedere tutte le mie idee, mi hai catapultata in un mondo che non è il mio. Dannazione mi hai portata a vivere con Potter, la Granger e Weasley!-
Blaise si lasciò scappare un sorriso.
-So di non essere malleabile e facile da prendere...diciamo. Ma arrivati qui non credo che sopporterei che tu ti tirassi indietro- sussurrò, lasciando che una lacrima le scivolasse lungo la guancia.
Il suo ragazzo le mise due dita sotto il mento, inducendola a guardarlo. Le baciò piano le labbra, asciugandole col pollice quella lacrima furtiva.
-Mai- sussurrò, cercando di far trasparire tutta la sua decisione in quelle tre lettere -Mai mi tirerei indietro davanti alla prospettiva di passare la mia vita con te-
Attraverserei l'oceano a nuoto, se sapessi che ci sei tu ad aspettarmi dall'altra parte.
Pansy gli passò le braccia dietro al collo, carezzandogli la nuca.
-So di averlo detto- mormorò, seria nella sua ultima confessione -Ma io non ti sposo solo per liberarmi della mia famiglia-
Blaise sorrise. Lo sapeva. La conosceva meglio di chiunque altro, conosceva la sua rabbia, la sua apparente forza, il suo sarcasmo.
Ma aveva anche imparato a sfondare quella corazza, fino ad intravvedere la sua anima. E ad innamorarsene perdutamente.


Il matrimonio fu semplice.
I due fidanzati avevano scelto una chiesetta piuttosto isolata, di modo che fosse facile da nascondere dagli occhi di Babbani troppo curiosi, e da proteggere nel caso di retate punitive da parte dei Parkinson.
Gli Auror di Carrigan erano stati disposti tutti attorno alle mura, pronti all'azione.
All'interno invece era il panico. Blaise girava con un sorriso enorme stampato in faccia, dovuto forse, più che all'emozione, ai tre bicchieri di Whiskey Incendiario che quei cretini di Matthew e Seb gli avevano fatto ingoiare per farlo stare calmo.
Ron cercava di calmare Harry, agitato perchè quella mattina Elenie si era sentita male e, testona come al solito, aveva insistito per fare lo stesso da testimone a suo cugino invece che riposarsi.
-Dannazione, non è una bambina!- sbottò infine Ron -E poi che sforzo vuoi che faccia a stare una ventina di minuti seduta accanto a Blaise!-
Potter fece il muso, preferendo ignorare l'amico per andare ad insultare Malfoy, giusto per passare un po' il tempo.
Malfoy che in quel momento era tutto intento a cercare le fedi. Gliele aveva affidate Blaise qualche giorno prima e lui, ovviamente, aveva pensato bene di perderle.
-Stai cercando queste?-
Il ragazzo si girò di scatto, e quasi gridò al miracolo quando vide Hermione fare capolino da una porta sventolandogli davanti al naso un cofanetto.
-Dove le hai trovate?-
-Chissà perchè mi aspettavo una cosa del genere quindi diciamo che le ho...prese in consegna io- ridacchiò la Granger, beccandosi un'occhiataccia.
Solo in quel momento Draco però si accorse di quanto fosse bella. I capelli erano raccolti da un lato, e lei era fasciata in un meraviglioso abito lilla, uguale a quello di Sophie, l'altra damigella.
Malfoy le si avvicinò, stringendola per la vita e baciandola delicatamente. Lei gli mordicchiò il labbro inferiore, per poi passarvici la lingua sensualmente.
-Dici che se ne accorgerebbero, se facessimo tardi?- mormorò il ragazzo, con voce roca.
-Temo proprio di sì- sorrise Hermione, staccandosi da lui di malavoglia e sistemandogli meglio il nodo della cravatta. -Ci vediamo tra poco-
E, lasciandolo lì pieno di desiderio insoddisfatto, corse via.
Nonostante tutti quei casini, dopo dieci minuti incredibilmente ognuno era al proprio posto.
Chi seduto sulle panche in attesa della sposa, chi sull'altare.
Draco, in qualità di testimone di Pansy, era lì in piedi ad attendere, come tutti, l'arrivo dell'amica.
Si sentiva un po' un idiota a dire il vero, ma non era proprio riuscito a dirle di no, quando la settimana prima l'aveva quasi supplicato.
Non aveva nessun altro, se non lui.
Le riflessioni del ragazzo vennero distratte dall'avvio della marcia nuziale.
Per prima sfilò Sophie, anche lei splendida nel suo abito, un po' intimidita forse da tutti quegli occhi puntati addosso.
E poi Hermione.
Lei camminò senza distogliere nemmeno per un attimo gli occhi da quelli di Draco.
Alto, bello, davanti all'altare, sembrava non attendesse altri che lei.
Eppure quello non era il loro giorno.
Malfoy non le toglieva lo sguardo di dosso. Non riuscì ad evitare di immaginarsela vestita di bianco.
Come quel pensiero gli attraversò la mente, venne il solito terrore. Terrore di deluderla, di condannarla ad una vita di scherni, di occhiate maligne.
La moglie del figlio del Mangiamorte. Sì, quello che era stato ritenuto morto per sei anni, ma che poi era ritornato, pieno di paure e problemi.
Eppure quella volta il suo solito terrore arrivò accompagnato. Accompagnato da un senso di pace. Di libertà.
Hermione era sua, ed era bellissima. Nulla gli avrebbe impedito di passare la vita con lei, se solo lo avesse voluto.
Nulla, se non i conti in sospeso col passato.
La ragazza raggiunse l'altare, andando a posizionarsi di fronte a lui, accanto ad Elenie.
Poi, per la gioia di Blaise, arrivò anche Pansy. Attraversò la navata da sola, non aveva voluto accompagnatori.
-Questa volta spero che nessuno arrivi a portarmi via- sussurrò al suo fidanzato, quando finalmente lo raggiunse, prendendolo per mano.
Zabini gliela strinse forte, troppo emozionato per dire alcunchè.
La funzione fu breve, ma sentita. Alla fine, le ragazze erano tutte commosse.
La guerra quel giorno non c'era. O meglio, era stata lasciata fuori dalla porta.
Quel giorno, pensò Hermione una volta usciti, lasciando che Draco la abbracciasse piano da dietro, quel giorno vinceva l'amore.


Eccomi di nuovo qui! Puntuale, per una volta. Come vedete in questo capitolo non accade nulla di rilevante, ma personalmente avevo davvero voglia di pubblicare un capitolo sereno, finalmente, che termina con un bel lieto fine e non con la solita sadica suspance :) Spero che il matrimonio non sembri troppo affrettato, ma in effetti voleva essere solo una cornice per i sentimenti di Draco ed Hermione, che finalmente si sono fatti seri e limpidi.
Purtroppo devo darvi anche una brutta notizia...Domani cambio casa, per questo ho cercato assolutamente di postare oggi, dato che non so tra quanto mi ripristineranno il collegamento internet e non volevo lasciarvi senza aggiornamento per chissà quanto. Io spero davvero che in una decina di giorni mi sistemino tutto, ma se non sarò così giuro che cercherò un altro modo per pubblicare il capitolo 41 e non lasciarvi a secco per troppo tempo :)

Ps. Con mio enorme gaudio sono entrata in Pottermore, anche se ho già finito tutto il primo libro e sono in una spasmodica attesa del secondo! E sono anche una Grifondoro, sono felicissima! Il mio nickname è FantasmaFiamma2036, se volete aggiungermi fate pure...solo magari se lo fate lasciatemi scritti i vostri nick nelle recensioni, così so chi siete!


Grazie come sempre, è un piacere scrivere questa storia per persone fantastiche come voi! Un bacione

Gaia

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***










Laine Debora Harris strinse al petto suo figlio, preparandosi ad uscire.
-Dove stai andando?-
La ragazza si voltò, sorridendo a suo marito comparso in cucina ancora mezzo assonnato.
-Pensavo di andare a fare un giro a Diagon Alley...Lascio Blake ad Hermione, così ne approfitto per salutare i ragazzi-
-Non mi piace che vai in giro da sola- mugugnò Sebastian.
-Vieni con me allora!-
-Mmmm...è troppo presto, volevo dormire ancora un po'- rispose il marito, sbadigliando.
Laine ridacchiò, visto che erano quasi le undici.
-Oh senti- sbottò Seb -E' la prima domenica dopo secoli che non devo passare al Ministero-
-D'accordo...Allora io vado!
-Aspetta!- la bloccò l'Auror, accostandosi a lei -Visto che non lavoro, potresti essere tu a farmi compagnia-
Le baciò lascivamente le labbra, facendola fremere.
-Maledetto Serpeverde- mormorò Laine sulla sua bocca.
-Devo prenderlo come un sì?-
La Harris annuì appena, incapace di resistergli.
-Porto Blake e poi torno-
-Sbrigati- le sussurrò all'orecchio Anderson, carezzando i capelli scuri di suo figlio.
Dio, pensò Laine, uscendo per Smaterializzarsi, tutti quegli anni e il suo tocco le faceva ancora tremare il cuore.
Arrivata a casa di Harry, trovò il solito delirio.
Gente che si lamentava perchè nonostante fosse domenica doveva correre al lavoro, altri che facevano colazione, altri che scendevano urlando perchè erano stati svegliati da tutto quel casino.
Hermione passò di lì e, dopo averle dato un bacio sulla guancia, si prese Blake, mettendosi a giocare con lui sul divano.
Pansy e Blaise invece erano in cucina, intenti a discutere di non si sa cosa.
-Sbaglio o si sono sposati da nemmeno un mese?- rise Laine.
-A loro piace così- rispose la Granger, alzando le spalle e gli occhi.
-Ottimo, allora io vado- annunciò -Ripasso nel pomeriggio. Salutami gli altri-
Uscì in fretta, pregando che qualcuno si ricordasse di badare a Blake in tutta quella confusione.


Draco Lucius Malfoy si svegliò che era quasi mezzogiorno.
Non era il tipo che si svegliava così tardi, solitamente, ma lui Hermione non si erano addormentati fino all'alba.
Scese le scale, deciso a prendersi un bel caffè forte, quando, al primo piano, due voci attrassero la sua attenzione.
La porta del bagno era semichiusa, e da lì filtravano abbastanza nitidamente le voci della sua mezzosangue e di Elenie.
Incuriosito, controllò che dalle scale non salisse nessuno, quindi si accostò maggiormente per poter ascoltare.
-Oh mio Dio- stava dicendo Elenie -Hermione, ne sei sicura?-
La sua voce era decisamente sconvolta, ma anche eccitata.
-Direi di sì- rispose la Granger -E comunque i test di gravidanza Babbani sono sicuri quasi quanto quelli magici-
Test di gravidanza?
Draco spalancò gli occhi, mentre il cuore gli balzava in gola, battendo furiosamente.
-Non ci posso credere!- strillò la Benèfica, emozionata.
-A chi lo dici!-
Sentì le due ragazze che si abbracciavano, inconsapevoli che a pochi metri qualcuno fosse sull'orlo del baratro.
Malfoy si portò una mano alla gola, tremando.
La Mezzosangue era incinta.
Incinta.
Di suo figlio.
Cazzo.
Senza pensare, scese le scale di corsa, irrompendo in cucina.
Se ne fregò del fatto che Blaise stesse litigando con Pansy, ma si limitò ad afferrarlo per un braccio e a trascinarlo nello studio adiacente, incurante delle proteste della sua amica.
-Si può sapere che ti è preso?- sbottò Zabini, quando come un invasato Draco chiuse a chiave la porta, appoggiandovisi contro.
-Mi devi aiutare- rantolò il biondino, con occhi vitrei.
-Che è successo?- chiese Blaise, ora leggermente preoccupato.
-Hermione è incinta- mormorò Draco, senza troppi giri di parole, con voce funerea.
-Cosa?-
-L'ho appena sentito, mentre ne parlava con tua cugina-
Zabini stava per congratularsi con l'amico, ma qualcosa lo bloccò. Il volto di Draco lasciava trasparire tutto, tranne che la gioia.
C'era paura. C'era rabbia. C'era una decisione da prendere.
-Non ne sei felice?- chiese allora, semplicemente.
-Felice?- ringhiò Malfoy -Come diamine posso pensare ad un bambino adesso, secondo te? Già mi faccio scrupoli a stare con Hermione e a condizionare la sua vita con la mia presenza, figurati cosa accadrebbe con un figlio!-
-Tu non stai condizionando nessuno. Hermione è felice come non mai-
-Lo è adesso- sbottò Draco -Come credi che sarebbe se fossimo sposati? Quando nostro figlio andrà a Hogwarts? Quando mio padre si ripresenterà alla porta per riallacciare i rapporti? Mi dispiace, ma la Mezzosangue non la devono toccare-
-La vuoi proteggere, è una bella cosa- considerò il moro, con un mezzo sorriso.
-Dannazione Blaise, perchè non vuoi capire?- ringhiò Draco -Io non sono pronto a questo, non adesso. Chiudo gli occhi e rivedo i muri di casa mia, quel maledetto di Cavendish vuole farmi la pelle...Cosa posso dare adesso io ad un bambino? Nulla-
-Non è così, e tu lo sai-
-Ti prego, devi aiutarmi- ripetè Malfoy, serio.
-Cosa ti serve?- sospirò Blaise, non riuscendo a capire.
-Innanzitutto questa cosa non deve uscire di qui, nemmeno con Pansy- iniziò Draco -E poi mi servono le chiavi di casa tua-
-Le chiavi di....Cosa vuoi fare?-
-Ho bisogno di pensare. E non posso farlo qui- borbottò Draco, guadagnandosi uno sguardo di disapprovazione dal suo migliore amico.
-Non mettermi in questa situazione...- lo pregò Blaise -Non farmi mentire ad Hermione.-
-Non ti sto chiedendo di farlo. Mi serve solo qualche giorno- lo esortò Malfoy -E casa tua è l'unico posto tranquillo dove posso stare-
Blaise si passò le mani sul volto. Quella situazione non avrebbe portato a nulla di buono.
Ma lui non poteva voltare le spalle ad un amico.
-E va bene- disse infine. Appellò le proprie chiavi e le depose nella mano tesa di Malfoy.
-Grazie- sussurrò Draco, la disperazione nello sguardo.
Abbracciò Blaise, distrutto da ciò che stava per fare a lui ed Hermione, ed uscì.


Qualche minuto più tardi, Hermione Jean Granger salì le scale, con ancora gli occhi che brillavano per la gioia, con l'intenzione di andare a svegliare il suo ragazzo.
Aprì la porta della stanza, ma il letto era vuoto.
Alzò le spalle e si diresse al piano terra. Evidentemente Draco si era già alzato.
Quando arrivò di sotto però, non lo trovò da nessuna parte.
-Sophie, hai visto Draco?- chiese alla ragazza, che si occupava del piccolo Blake.
-E' sceso poco fa, poi non l'ho più visto-
Hermione la ringraziò, quindi passò in cucina, dove Blaise e Pansy avevano ripreso il loro discorso.
-Ragazzi scusate, avete visto Draco?-
La Parkinson fece per rispondere, ma venne anticipata da Zabini.
-No, mi dispiace-
Pansy gli lanciò una lunga occhiata inquisitoria, ma non disse nulla.
-Dove diamine si è cacciato?- mormorò Hermione, confusa -Sa che non deve andarsene a spasso da solo-
-Magari è solo uscito un attimo- le disse la Parkinson, guardando con la coda dell'occhio suo marito, che pareva indifferente alla questione.
-Sì, sarà così- sorrise Hermione -Tornerà per pranzo-
E invece non fu così.
I ragazzi si sedettero a tavola, ma di Draco nemmeno l'ombra, e la Granger si faceva via via sempre più preoccupata.
Stava quasi per uscire a cercarlo, quando un gufo dalle piume rossastre planò sulla finestra aperta.
-Herm, è per te- disse Elenie, afferrando la busta e porgendola all'amica.
La ragazza la aprì con mani tremanti, portandosi una mano alla bocca leggendo quelle poche parole.

Ho bisogno di tempo per pensare.
Perdonami.
Draco

Hermione scosse la testa, senza capacitarsi di cosa potesse essere accaduto.
L'aveva forse fatto arrabbiare? Magari l'aveva ferito senza rendersene conto?
Passò la lettera ad Elenie senza aprire bocca e si diresse in salotto. La Benèfica rimase a sua volta sconvolta da quella lettera.
-Non potrebbe essere un trucco di Cavendish? E se l'avessero rapito?- domandò.
-Draco sta bene- mormorò Blaise -Dobbiamo lasciarlo solo per un po'-
Elenie lo guardò interrogativa, quindi corse in sala ad occuparsi di Hermione.
-Tu sai dov'è?- chiese piano Pansy a Zabini.
-Non chiedermi nulla, ti prego- sussurrò Blaise, stringendole appena la mano.
Non chiedermi quello che ho fatto.


Harry e Ron lavorarono fino a tardi quel giorno. Era pomeriggio inoltrato e, nonostante fosse domenica, al Ministero c'era stato un gran daffare.
Attraversarono ridendo il giardino, incontrando Seb sulla soglia, venuto a riprendersi il figlio.
-Come mai questa faccia scura?- gli chiese Potter.
-Entrate e lo saprete- mormorò Seb, guardandosi alle spalle con aria preoccupata -Torno domani a vedere com'è la situazione-
Dopo che se ne fu andato, i due ragazzi si scambiarono un'occhiata interrogativa ed entrarono.
Furono quasi subito bloccati da Elenie e Sophie, ferme sulla porta del salotto.
-Ma che è successo?- sbottò Ron verso la sua ragazza.
Lei gli fece cenno di abbassare la voce, mentre Elenie cominciava a spiegare.
-Draco se n'è andato-
-Cosa?- domandò Harry, sconvolto.
-Ha lasciato un biglietto ad Hermione, dicendole che voleva restare da solo per un po'-
Ron sgranò gli occhi. -E' diventato matto? Dov'è ora Hermione?-
Elenie fece un cenno col capo verso la sala.
-Non si è mai mossa da lì, è distrutta-
Harry diede un bacio sulla fronte alla sua fidanzata.
-Provo a parlarci io-
Il ragazzo congedò gli amici, quindi entrò nella stanza.
Hermione era semisdraiata sul divano, avvolta in una coperta leggera, nonostante il caldo, e guardava il vuoto. Gli occhi erano gonfi e rossi.
Harry si sedette accanto a lei, non sapendo bene come cominciare. Lei sembrava così piccola, e fragile, che avrebbe solo voluto abbracciarla e proteggerla.
-Ti va di parlarne?- chiese Potter, dolcemente.
Hermione tirò su col naso, poi fece un sospirone.
-Non c'è molto da dire...E' andato via- sussurrò, con voce tremante.
Harry le prese la mano, stringendola, triste per lei.
-Ma è successo qualcosa?-
La sua amica scosse la testa, mentre una lacrima le scorreva lungo la guancia. Lei se la asciugò rapidamente.
-Credevo stesse andando tutto bene, ma evidentemente mi sbagliavo-
C'era una nota di durezza nella sua voce. Ed Harry sapeva che quella fragilità era solo apparente. La sua Hermione combattiva e determinata era lì sotto, pronta a stringere i denti.
-Sai qual è il fatto?- continuò, amara -Io sarei andata fino in capo al mondo per lui, se gli fosse successo qualcosa...Ma stavolta è stato lui a rinunciare, ad andarsene. Non ho più nulla da andarmi a riprendere-
-Tesoro, ha chiesto solo un po' di tempo, non ti ha lasciato- cercò di blandirla Harry, carezzandole una guancia.
-Sì invece- sibilò Hermione, decisa -Se n'è andato e mi ha lasciato qui. Lui sa cosa ho passato senza di lui la prima volta, ma se n'è fregato. La differenza è che stavolta l'ha fatto di sua volontà-
Potter non riuscì a darle torto. Vedere il suo volto rigato di lacrime, trovarla di nuovo così a pezzi, lo uccideva.
La strinse forte, fortissimo. -Tu non sarai mai sola, mi hai capito?- le sussurrò, accarezzandole la schiena.
-Mi sarebbe bastata una spiegazione qualsiasi- singhiozzò Hermione, aggrappata al suo migliore amico -Ma questo silenzio mi distrugge-
Il suo mondo stava cadendo una seconda volta in pezzi. E lei si era giurata che non avrebbe più permesso che una cosa simile accadesse.


Il giorno dopo le cose non migliorarono.
Draco Lucius Malfoy si versò il caffè, sedendosi al bancone della piccola cucina di Blaise dopo una notte praticamente insonne,
Il volto sembrava più pallido del solito, gli occhi erano cerchiati.
Gli sembrava di essere in un limbo.
Vigliacco, continuava a ripetersi, vigliacco.
Pensare a quanto Hermione dovesse soffrire in quel momento gli faceva venire l'impulso di correre da lei, di pregarla di passare il resto della vita con lui, ma l'idea delle responsabilità che questo comportava lo frenava subito.
-Allora è vero-
La voce disgustata di Sebastian lo colpì alle spalle.
-Come sei entrato?- chiese Draco, stancamente.
-Blaise mi ha dato una copia delle chiavi, dopo avermi detto il casino che stavi combinando- spiegò Anderson, portandosi di fronte a lui.
-Lo avevo pregato di stare zitto-
-L'ha detto solo a me. Pensava che io sarei riuscito a farti ragionare-
Sebastian lo guardò attraversò gli occhi assottigliati dalla rabbia.
-E così Hermione aspetta un bambino-
Draco emise un gemito, lasciando andare la testa all'indietro.
-Te l'ha detto lei?- chiese.
Malfoy scosse la testa. -L'ho sentito-
-Quindi non ha idea del perchè tu te ne sia andato?- allibì Seb. -Ma sei scemo?-
Il biondino si portò le mani al viso.
Sei un bastardo, Draco, continuava a ripetersi.
-Come sta?- mormorò.
-Come vuoi che stia?- sibilò Anderson -E' distrutta-
Malfoy se lo aspettava, ma sentirselo dire fu tutta un'altra cosa.
-Si può sapere che ti è preso?- insistette Seb, rabbioso. Non lo capiva, assolutamente. -Hai la dannata occasione di rifarti una vita, e tu la sprechi così?-
-Mi odio già abbastanza per questo, non temere- sorrise amaro Draco.
-Allora spiegami dove sta il problema. Capisco che siate giovani per un figlio, ma tu non lo vorresti con Hermione?-
-Sì che lo vorrei, cazzo- ringhiò Malfoy, sbattendo un pugno sul tavolo. -E' questo il punto-
Seb lo guardò, sondando quegli occhi grigi, illuminati dalla disperazione.
-Perdonami, ma non ti capisco- sussurrò.
-Mi faccio schifo- mormorò il biondino, prendendosi la testa tra le mani, distrutto -Perchè calpesterei tutto e tutti pur di crearmi una famiglia con lei. Me ne fregherei del fatto che mio figlio correrebbe un pericolo costante con mio padre e i Mangiamorte in giro. Io sono felice, lo capisci? Ma dovrei farmi almeno uno scrupolo...-
-Per questo te ne sei andato?- chiese Anderson, iniziando lentamente a capirci qualcosa.
-Se fossi rimasto lì avrei chiesto alla mezzosangue di sposarmi-
Seb sorrise.
-Avresti fatto la cosa giusta-
-No invece- sbottò Draco -Quel bastardo di Cavendish ha puntato Hermione solo per arrivare a me, per farmela pagare...Cosa credi che farebbe con mio figlio? E senza essere così estremi, come credi che lo additeranno tutti? L'ultimo dei Malfoy, l'ultimo di una stirpe di traditori, di Mangiamorte. Non posso condannarlo a questo-
-E cosa credi che abbia fatto io?- sibilò Seb -Non credere che abbia accettato la nascita di Blake con meno remore. Ma è nostro diritto essere felici. Io per mio figlio ci sarò sempre, per lui e per Laine. E se non basta il mio distintivo di Auror a dimostrare che con mio padre non c'entro niente, allora nulla potrà farlo. Ma io darei la mia vita per loro. E so che tu farai lo stesso per la tua famiglia-
Draco stirò appena un sorriso, ancora incredulo di essersi aperto in quel modo.
Dio, la Mezzosangue l'aveva proprio cambiato.
-Torna a casa- mormorò accorato Anderson -Torna a sistemare le cose-


Eccomi qui. Questo è il capitolo in cui finalmente Draco usa e abusa della sua buona dose di stupidità giornaliera.
Se deve combinarne qualcuna, si può dire che lo fa in grande stile. Ok, so che mi odierete, ma è arrivata l'ora che anche lui si svegli fuori, e state pur certi che stavolta lo farà eccome!
Ci sentiamo presto, un bacione enorme!
Gaia


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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***








Hermione aprì gli occhi, dopo nemmeno un'ora di sonno.
Allungò una mano verso l'altra metà del letto, ancora inesorabilmente vuota.
Due giorni senza Draco.
Si passò una mano tra i capelli, sconfitta.
L'aveva lasciata sola, un'altra volta.
Buttò le gambe fuori dal letto, alzandosi per andare a farsi una doccia.
Sentendo il getto d'acqua calda scorrerle sulla pelle, si rilassò all'istante.
Doveva vederci chiaro, decise. Non era da lui sparire così, senza apparente motivo.
Non le avrebbe mai fatto deliberatamente tanto male.
E lei non aveva più lacrime.
Non sopportava di non sapere dove fosse, non sopportava tutto quel silenzio.
Possibile che nessuno sapesse nulla?
Possibile che Draco non avesse parlato con nessuno?
Di colpo spalancò gli occhi, ricollegando i tasselli.
Due giorni prima Sophie aveva detto di aver visto Draco. Quando aveva posto la medesima domanda a Blaise però, questi aveva negato, ma era impossibile che il biondo non fosse passato di lì.
E Pansy....Pansy sembrava essere rimasta sorpresa da quella risposta.
Hermione uscì dalla doccia, maledicendosi per non averci pensato prima. La preoccupazione aveva oscurato la sua capacità di giudizio.
Si infilò di volata un paio di jeans ed una maglietta, correndo poi giù per le scale, incurante del fatto che fosse ancora molto presto.
Spalancò la porta della camera di Zabini e della Parkinson, aprendo poi le persiane con un colpo di bacchetta, lasciando che il sole inondasse la stanza.
-Ma che succede?- mugugnò Pansy, stropicciandosi gli occhi. Mise a fuoco lo spazio circostante e vide...l'immagine della furia.
Hermione stava lì in piedi, il petto che si alzava ed abbassava rapidamente seguendo il ritmo del respiro ansante. I pugni erano chiusi, il volto contratto.
-Hermione..-mormorò anche Blaise, preoccupato nel vederla così.
-Dov'è Draco?- sibilò la ragazza, accostandosi al letto -So che lo sai-
-Ma che dici?- provò il moro -Non so di che parli!-
-Non mi mentire Blaise!- urlò la Granger, fuori di sè -Voglio sapere dov'è. Subito!-
Zabini fece un sospiro, quindi si alzò dal letto, guardando l'amica con espressione costernata.
-Mi ha chiesto aiuto...- provò a dire -Non potevo negarglielo-
-Non mi interessa- mormorò addolorata Hermione -Voglio la verità-
Blaise abbassò la testa, dispiaciuto per lo sguardo ferito della ragazza.
-Ecco...- cominciò - Il fatto è che Draco, quando ha saputo che sei incinta, non ha capito più niente e...-
-Cosa?- rantolò Hermione, mentre anche Pansy strabuzzava gli occhi.
-Era confuso, aveva bisogno di tempo- proseguì Zabini, cercando di difendere l'amico.
-Frena un momento- lo interruppe la Granger, ora furibonda -Blaise, io non sono incinta-
-Lui aveva paura di....Come hai detto?-
Il povero Zabini non capiva più nulla. Guardò Hermione come se in realtà non la vedesse.
-Ma lui mi ha detto di averti sentito discutere di questo con Elenie....- cercò di capire.
Hermione si passò una mano sugli occhi, cominciando a vederci chiaro.
-Ora capisco- mormorò -Ma noi non stavamo parlando di me-
Blaise la guardò, dapprima confuso, poi la comprensione si fece strada sul suo volto.
-Oh mio Dio...Se non sei tu allora è...-
La Granger annuì, lo sguardo duro.
-Dimmi dov'è Draco-
-A casa mia- sussurrò Blaise, con la testa ormai rivolta a tutt'altro. A come proteggere la virtù di sua cugina, ad esempio.
Ma Hermione non aveva tempo da perdere. Lo lasciò lì, in balìa dei suoi pensieri, e corse fuori.


Draco Malfoy nel frattempo stava per uscire di casa.
Aveva deciso di tornare da Hermione. Avrebbe strisciato ai suoi piedi, implorando un perdono che sapeva di non meritare.
Ma quei due giorni, e soprattutto la chiacchiarata con Sebastian, erano serviti.
E ora sapeva che doveva piantarla di nascondersi, che doveva smetterla di aver paura del ruolo di suo padre nelle loro vite, che doveva finirla di lottare con i fantasmi di un passato che ormai era da lasciare definitivamente alle spalle.
Lui con i Mangiamorte non c'entrava più niente. Aveva rischiato di mischiarsi con quella gentaglia già una volta, al sesto anno, ma poi era arrivata Hermione. E lei l'aveva cambiato, lei lo aveva salvato.
Lei gli aveva teso quella mano che mai nessuno gli aveva concesso.
E ora arrivava quel bambino, a legarli ancora di più. Ora tutto cambiava, ora potevano ricominciare da capo.
Aprì la porta, pronto per Smaterializzarsi, ma qualcosa, o meglio qualcuno, gli fu addosso, tempestandogli il torace di pugni.
-Che tu sia maledetto!-
Hermione lo spinse indietro con tutta la forza di cui era capace, senza in realtà riuscire a smuoverlo di molto. Draco fece due passi indietro, rientrando nell'appartamento.
La Granger si sbattè la porta alle spalle, guardandolo con odio.
-Come hai potuto farmi una cosa del genere?- urlò.
Tutti gli oggetti posti sui ripiani iniziarono a traballare pericolosamente.
Draco si avvicinò a lei, cercando di abbracciarla.
-Lo so che sei arrabbiata, e lo so che ho sbagliato- mormorò -Non volevo, te lo giuro...Ma adesso ho capito, stavo tornando indietro!-
-No, tu non hai capito nulla, razza di idiota- gli gridò la ragazza, scostandosi dalla sua presa -Mi hai lasciata da sola, te ne sei fregato di me e dei miei sentimenti senza nemmeno una parola...-
Malfoy la guardò, sentendosi impotente. Lei era lì, così indifesa eppure così decisa, di fronte a lui. Gli occhi gonfi, i lunghi ricci scomposti, le braccia lungo i fianchi.
-Mezzosangue, mi dispiace...Ma adesso andrà tutto bene te lo prometto- sussurrò il biondino, carezzandole una guancia -So del bambino, ma mi serviva del tempo per accettare tutto questo e...-
-Del tempo?- sibilò Hermione, le lacrime che le scorrevano lungo le guance senza controllo -
Cos'è, avevi paura di sporcare il tuo prezioso albero genealogico?-
-Ma che stai dicendo?-
-Non sia mai che il tuo sangue purissimo si possa mischiare con quello di una mezzosangue, vero?- sibilò, amara.
Malfoy dilatò gli occhi grigi, fissandola, e capendo finalmente dove volesse andare a parare.
-Stai dicendo un'assurdità- sbottò il ragazzo -Non si tratta affatto di questo! Dovevo solo vederci chiaro...Dovevo capire...-
-Capire cosa?- gridò Hermione- Se volevi un figlio con me? E se la tua risposta fosse stata no? Non saresti più tornato?-
-Non dire sciocchezze- la bloccò Draco, serissimo -Non ti avrei mai lasciata sola-
-L'hai già fatto-
-Sono stati solo due giorni, e sapevi che stavo bene- mormorò il ragazzo, cercando di giustificarsi -Avevo bisogno di riflettere-
-Quindi te ne andrai ogni volta che ci sarà qualche problema giusto?- lo aggredì Hermione -Scapperai invece di parlarne con me? Sei un vigliacco, Draco!-
Malfoy si passò una mano tra i capelli. Come poteva darle torto?
-Sai cosa ho passato in questi anni...Sai quanto ho sofferto e quanto soffro ancora al pensiero che tu te ne possa andare di nuovo- singhiozzò la Granger.
Il ragazzo in due passi la raggiunse e se la strinse al petto, ignorando le sue proteste.
-Io non vado da nessuna parte. Tornerò sempre da te, mezzosangue. L'ho fatto una volta e lo farei altre mille-
Hermione lo scostò energicamente da sè, il volto basso, ferita irreparabilmente.
-No- sussurrò, devastata.
-Adesso so che non devo più avere paura per me, per noi...E voglio esserci- continuò Draco, a fatica -Voglio esserci per proteggere te e nostro figlio, se me lo permetterai-
-Sai qual è il bello?- rise amara Hermione, asciugandosi le lacrime -Che non c'è nessun bambino. Non c'è e mai ci sarà, perchè non potrei sopportare che mio figlio abbia un padre che scappa. Un bastardo che se ne va per giorni, invece di condividere i suoi problemi con me-
-Che stai dicendo?-
-Non hai capito niente, Draco- urlò la Granger -Elenie è incinta, non io!-
Malfoy la guardò, come svuotato. Quell'idea che ormai aveva accolto e cullato si lacerò in mille pezzi.
Aveva combinato un casino.
Alzò gli occhi, ed Hermione era lì. La sua Mezzosangue era lì.
E lui avrebbe solo voluto abbracciarla, baciarla, darle la vita che meritava.
-Non ho capito niente...- sussurrò -Perdonami-
-Io non ti voglio più!- gridò Hermione, con quanto fiato aveva in gola. Lo guardò un'ultima volta, con due occhi carichi d'odio, quindi se ne andò.
Lasciandolo lì, solo, a maledirsi su un futuro che lui stesso aveva distrutto.


-Dimmi che non stai scherzando-
Elenie guardò il suo ragazzo, sorridendo nel modo più dolce che si potesse immaginare.
Poi scosse la testa.
Harry sorrise a sua volta, con gli occhi lucidi.
La strinse a sè, incredulo.
-Non mi sembra vero- sussurrò, accarezzando i lunghi capelli neri della Zabini.
-Sei felice allora?- chiese Elenie, emozionata.
-Stai scherzando?-
Potter si staccò da lei giusto per guardarla in faccia. Le prese il volto tra le mani, stampandole un bacio sulla bocca.
-Avrò una famiglia tutta mia- mormorò piano, baciandole le labbra -Grazie-
Elenie lo strinse forte. Chi l'avrebbe mai detto che sarebbero arrivati lì?
Ripensò a quando lo vide per la prima volta, in Infermeria, dopo che era stata liberata.
Ricordò quegli occhi verdi, coraggiosi e determinati, e quel sorriso dolce.
Nulla era cambiato. Se non il fatto che lei con il tempo lo amava ancora di più.
-C'è un'altra cosa....- si rammentò la ragazza -Ecco, il bambino sicuramente erediterà i miei poteri-
-Un piccolo Benèfico...Non potrei chiedere di meglio- rise Harry, baciandola di nuovo.
-Non sono mai stata così felice- ammise Elenie.
Avrebbe solo desiderato che la loro felicità non fosse a discapito di quella di Draco ed Hermione.


I giorni successivi furono decisamente pesanti.
Hermione si era spostata nella sua vecchia stanza, da cui usciva giusto per andare al lavoro.
Con Draco non si parlavano praticamente più, e lei cercava in tutti i modi di ignorare i lunghi sguardi che avvertiva su di sè in ogni momento.
Fortunatamente il lavoro la costringeva a passare praticamente tutto il giorno fuori di casa. Ormai tutto il dipartimento Auror era a caccia del covo dei Mangiamorte, ma finora non erano stati fatti grandi passi avanti.
-Possibile che quel maledetto di Cavendish non abbia delle proprietà a suo nome?- stava sbottando Harry, giusto in tempo per essere udito dalla Granger, che scendeva le scale.
-Certo che ne hanno, Sfregiato, di qui fino in Germania- rispose Malfoy, fissando la ragazza che gli passava davanti senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. E che cazzo. Non ne poteva più di quella situazione.
-Peccato che tutti i registri siano opportunamente spariti- commentò Ron, ficcandosi una ciambella in bocca -Finchè non peschiamo quello stronzo che ci rema contro al Ministero non caveremo un ragno dal buco-
Hermione si versò un po' di caffè, aprendo distrattamente una busta destinata a lei, arrivata poco prima.
-Un'altra dichiarazione d'amore?- la prese in giro Harry, facendo quasi soffocare Malfoy con un biscotto.
La ragazza accartocciò il foglio e lo buttò nel cestino, alzando le spalle.
Da quando, qualche settimana prima, aveva chiamato Peter per pregarlo di piantarla con i fiori, lui l'aveva presa in parola.
E aveva attaccato con letterine smielate e cioccolatini, per la gioia di tutta la casa.
-Secondo me fai prima a sposarlo, così almeno la pianta- rise Ron, guardando di striscio Draco.
Il biondino strinse i pugni.
-Beh, almeno a lui non farebbe schifo avere un figlio con me- sibilò Hermione, andandoci giù pesante.
Uscì dalla stanza, prima di spaccare la faccia ai suoi migliori amici, che dopo la sua uscita l'avevano guardata con espressione di rimprovero.
Da non credersi, si erano messi a difendere Malfoy.
Come se fosse lui, povera stella, la vittima di quel casino, e lei la cattivona che gli toglieva il saluto.
Salì le scale a passo di marcia, quando si sentì tirare per il polso.
-Quella frase potevi proprio risparmiartela, Mezzosangue- le soffiò Draco, il viso a un dito dal suo, rabbioso.
-Paura di sentire la verità, Malfoy?- sibilò lei, con sprezzo.
-Sai che non è vero- disse lui, con voce più dolce.
-Non te ne saresti andato se non fosse stato così-
-Perchè ti ostini a non capire?- mormorò il ragazzo, accostandosi a lei.
Quella domanda non ebbe risposta, perchè Hermione gli lanciò un ultimo sguardo duro, prima di andarsene via.


Hermione corse di sopra, cercando ostinatamente una via di fuga. Sarebbe andata ovunque pur di stargli lontano.
Perchè in sua presenza, ogni suo tentativo di mantenere il controllo andava a farsi benedire.
Se lui l'avesse baciata...Non sarebbe mai riuscita a tenerlo indietro.
-Ti fai del male da sola, Granger-
Hermione si girò di scatto. Aveva lasciato aperta la porta della camera, e Pansy le era strisciata alle spalle, come ogni serpe che si rispetti.
-Per cortesia, non mettertici anche tu- sbottò la riccia. Lei e la Parkinson non avevano mai avuto un grande rapporto, e certamente un dialogo a quattr'occhi non era stato mai contemplato.
-A quanto pare da queste parti va di moda mettere il naso nei fatti altrui, quindi mi adeguo- sogghignò l'ex Serpeverde -E poi non sopporto più di vedere tutti questi drammi-
-Nessuno ti ha chiesto niente-
-Sì, ma sono io che la notte devo dormire da sola perchè Blaise deve fare da psicologo al tuo ragazzo- rognò Pansy.
-Non è più il mio ragazzo-
-Come ti pare- fece noncurante la Parkinson -Ma se posso dirtelo, stai facendo una cazzata-
-L'hai già detto, ora puoi anche andartene- mugugnò Hermione -Non credevo che ci tenessi tanto al fatto che Draco si mettesse con una Mezzosangue-
-Non me ne importa un bel niente infatti. Ma lui sta male, e anche se voi siete convinti che un Serpeverde non abbia sentimenti, io a lui ci tengo. E mi dispiace vederlo così per colpa tua- sibilò Pansy.
-Per colpa mia?- rantolò allibita Hermione -Lui mi lascia e se ne va, non facendosi vivo per giorni, e la colpa sarebbe mia?-
-Non ho detto che ha fatto bene- precisò la Parkinson -Ma non sta a te giudicarlo-
-Io non giudico un bel niente.-
-Vorresti dirmi che hai provato almeno per un secondo a metterti nei suoi panni? Io non credo. Non ti sei nemmeno sforzata di capire-
Pansy la guardò, con quello sguardo freddo e supponente che aveva sempre addosso anche ai tempi di Hogwarts.
-Come diamine ti permetti di venire qui a farmi la morale eh?- sbottò Hermione.
-Oh piantala. Voi Grifondoro per anni avete preteso di insegnarci a vivere- la rimbeccò la Parkinson, ora arrabbiata sul serio -Voi sapevate già tutto su come stare al mondo vero? Allora accomodati Granger, te la racconto io una bella storia. C'era un ragazzo di diciassette anni, Serpeverde, figlio di Mangiamorte, che era nato e cresciuto con l'idea di dover seguire un ideale ben preciso. Un bel giorno però, incontra una ragazza, di cui si innamora, che gli fa mettere tutta la sua vita in discussione. Lui per lei va contro suo padre, contro gli insegnamenti che aveva sempre ricevuto, e tradisce la sua famiglia, rischiando pure la pelle-
-Dove vuoi arrivare?- la interruppe Hermione.
-Fammi finire. Un bel giorno i nodi tornano al pettine. Il ragazzo viene catturato, gli fanno bere una pozione- proseguì secca Pansy, gli occhi che mandavano saette -Non ti sto a dire i fatti nel dettaglio, perchè credo tu li sappia molto bene. Alla fine di tutto lui passa sei anni chiuso in una fottuta stanza, senza poter uscire. E quando lo fa, cerca solo di proteggere la donna che ama, rischiando di morire per la seconda volta. E poi, quando viene liberato, scopre che deve ancora lottare per liberarsi dei Mangiamorte che ancora vogliono vendicarsi su di lui. Allora è preoccupato che possano toccare anche le persone a cui tiene, tra le quali guarda un po', non c'è solo la sua ragazza, ma forse pure un bambino.-
Hermione abbassò gli occhi, capendo finalmente dove l'altra volesse andare a parare.
-Cazzo Granger, mi pare normale che una persona sana di mente abbia paura di fronte a tutto questo! Oh, ma certo, voi sacri Grifondoro avreste fatto la cosa giusta, senza nemmeno un attimo di debolezza- ringhiò la Parkinson -Beh, fattelo dire, le persone normali a volte sbagliano, anche se lo fanno per un motivo più che giusto-
E, senza lasciare all'altra il tempo di ribattere, se ne andò, sbattendo la porta.


Le vie di Londra erano immerse nel buio, quando una figura ammantata scivolò fuori dal Ministero.
Si guardò alle spalle con circospezione, quindi si calò il cappuccio sul capo e si infilò in una stradina secondaria.
-Ce ne hai messo di tempo- sibilò un secondo tizio, che lo attendeva ben nascosto -Se fossi venuto anche io avremmo fatto molto prima-
-Non dire sciocchezze Lasko. Ti avrebbero beccato in due secondi-
L'Efreet sollevò il suo compagno per il bavero -Sentimi bene ragazzetto! Non ti ammazzo giusto perchè ci sei utile, ma devi finirla di parlarmi in questo modo, se non vuoi trovare guai-
L'altro si divincolò, guardandolo con odio. Quando fu libero si lisciò il mantello, sistemandosi meglio la spilla da Auror appuntata su di esso.
-Non so come faccia Cavendish a darti tutta questa fiducia- ringhiò Lasko, rabbioso.
-Hai detto bene prima, ha bisogno di me-
-Non sentirti indispensabile adesso- sogghignò l'Efreet -Sei riuscito ad arrivare agli Archivi?-
L'Auror annuì, un ghigno soddisfatto a piegargli le labbra.
-Ho la parola d'ordine per entrare in quella casa-



Ta-dan! Rieccomi qui! Onestamente speravo di riuscire ad aggiornare prima, ma tra gli esami e tutto mi sono un po' persa per strada, e mi ci è voluto più del previsto!
Ad ogni modo, a questo giro ho messo un bel po' di carne al fuoco. Per quanto riguarda Draco ed Hermione, molte di voi ci avevano visto giusto. Non è lei ad essere incinta, ma Elenie...Le altre invece spero non mi uccidano per aver creato false speranze...Magari la prossima volta andrà meglio, la storia non è certo finita qui :) Prima che diciate qualsiasi cosa però, sappiate che questo strategemma non mi è servito solamente per creare un po' di movimento tra Draco ed Hermione (per quanto ami alla follia farli litigare), ma perchè volevo dare un bello scossone a Malfoy. Ha avuto un grosso trauma, e ci voleva qualcosa di forte che lo riportasse a galla, scuotendolo da tutta quell'autocommiserazione! Vi assicuro che d'ora in poi Draco tornerà agli antichi splendori :)
E poi c'è quest'ultima parte, che dice tutto e non dice niente...Ma lascio campo aperto alle vostre ipotesi...Di quale casa staranno mai parlando?
Ci sentiamo presto, un grosso abbraccio a tutte. Siete meravigliose!
Gaia

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***





Per il mio nonno meraviglioso
che sarà sempre con me.






Hermione dormì male quella notte.
Le parole di Pansy le avevano rivoltato la coscienza, a buon diritto.
Che la Parkinson avesse ragione su di lei? Forse.
Si era sempre soffermata sul proprio dolore, sulla propria sofferenza in quegli anni, sulla propria paura di essere lasciata sola.
Ma Draco in tutto questo dov'era finito?
Troppo presa a cercare di guarire le sue ferite, a cercare rassicurazioni, non aveva mai pensato più di tanto al dolore che doveva aver provato lui, alla fragilità che ancora si portava dietro, a tutto quello che aveva passato.
Eppure lui gliel'aveva detto più volte. In India, per esempio, le aveva espresso tutti i suoi timori per il futuro.
E lei gli aveva promesso che ci sarebbe stata al suo fianco, sempre. Che insieme avrebbero affrontato tutto.
Invece al primo problema si era tirata indietro, rinfacciandogli tutta la sua codardia.
Gli aveva dato del vigliacco, pur sapendo che l'avrebbe ferito.
Si rigirò nel letto, divorata dai dubbi e dalla paure.
Si girò su un fianco e aprì gli occhi, incrociando due iridi chiarissime, che la fissavano.
Draco era seduto su una poltrona, accanto al suo letto, i gomiti posati sulle ginocchia. E la guardava.
Da quanto tempo era lì?
Senza dirle nulla, le posò una mano sulla schiena, il palmo aperto.
Hermione non si sottrasse a quel gesto. Troppa era la sua confusione in quel momento. Troppo le era mancato.
Davvero avrebbe rinunciato a tutto, solo per orgoglio? Solo per paura di rimanere di nuovo sola?
-Non potrai tenermi lontano per sempre- sussurrò il ragazzo, quasi le avesse letto nella mente -Noi dobbiamo stare insieme-
Ad Hermione parve per un istante di vedere i suoi occhi velarsi, ma poteva essere solo un effetto della penombra.
Nel giro di un istante, Draco non c'era più.
E la ragazza rimase lì distesa, a domandarsi se fosse stato solo un sogno.


Sophie si svegliò di buon ora quella mattina.
Trovando il letto vuoto, intuì che Ron si fosse già alzato per andare al lavoro, così si diresse al piano di sotto per salutarlo.
-Buongiorno- esordì, entrando in cucina, già sovraffollata.
Diede un bacio al suo ragazzo, che la strinse forte.
-Dio, Donnola- si schifò Malfoy- Risparmiami queste scene di prima mattina!-
Ron gli rispose con un insulto, passando poi una tazza di caffè alla LeBlanc.
-Sarà meglio che vada- sospirò il rossino -Ah dimenticavo! Mia madre ci aspetta a cena una sera di queste..vuole conoscerti-
Inutile dirlo, Sophie sputò fuori tutto il caffè che stava placidamente bevendo.
Cosa?
-Stai scherzando?- balbettò la ragazza, quando smise di tossire -Conoscere me?-
Ron pazientemente la guidò in salotto, lontano dagli sguardi degli altri.
Quando furono soli le prese il volto tra le mani, baciandole la fronte.
-Non ti preoccupare...Se io mi sono comportato da idiota per il tuo passato, non vuol dire che la mia famiglia farà lo stesso- la tranquillizzò, lo sguardo mesto per il senso di colpa.
-Mi odieranno- mormorò Sophie, abbattuta.
Ron si sentì un verme. Tutta quella insicurezza gliel'aveva data lui.
-Non ci pensare nemmeno per un attimo- disse, deciso -Ti adoreranno invece. A dire il vero lo fanno già, visto che si sono accorti di quanto sono felice da quando ci sei tu-
La LeBlanc gli rivolse un timido sorriso.
Era splendida, pensò Ron, perdendosi nel suo bacio. Bacio che venne bruscamente interrotto dal rumore della porta d'ingresso che si spalancava.
I due ragazzi si voltarono, giusto in tempo per vedere entrare Seb, appoggiato a Laine, la quale in braccio teneva il piccolo Blake, che piangeva disperatamente.
-Che cosa è successo?- rantolò Weasley, andando incontro all'amico. Anderson aveva un braccio totalmente insanguinato.
-Siamo stati attaccati- spiegò Laine, gli occhi rossi -Sono entrati in casa nostra mezz'ora fa. Siamo fuggiti appena in tempo-


Dieci minuti più tardi erano tutti seduti sul divano.
Hermione finì di fasciare la spalla di Sebastian, mentre Laine cercava invano di calmare suo figlio.
-Avanti, spiegateci come è andata- li esortò Harry, con voce grave.
-Ma che ne so...- mormorò Anderson, scuotendo la testa -Un minuto prima stavamo facendo colazione, e un secondo dopo eravamo circondati da almeno dieci Mangiamorte-
Gli sguardi allucinati degli amici dicevano tutto.
-Laine è corsa di sopra da Blake- continuò Sebastian -E io ho cercato di tenere a bada quei maledetti. Ne ho Schiantati un bel po', ma ero da solo contro tutti loro...Non potevo fare molto. Così alla prima occasione sono salito dalle scale, ho preso loro due e ci siamo Smaterializzati qui-
L'Auror lanciò un'occhiata preoccupata a sua moglie, che cullava ininterrottamente il piccolo Blake. Negli occhi aveva ancora dipinto il terrore.
Avevano rischiato molto, troppo.
-E' successo come quella notte a casa mia- disse a un tratto Hermione -Qualcuno deve aver rivelato la parola d'ordine di casa vostra ai Mangiamorte-
-Dovevamo aspettarcelo- borbottò Harry -Non poteva rimanere un episodio isolato. Ascoltate, andate da Chris- disse poi, rivolto a Seb e Laine -E dite anche a Matt di trasferirsi lì per un po'. E' meglio restare uniti il più possibile-
Udendo quelle parole Laine annuì, troppo spaventata per dire alcunchè, ma Anderson scattò in piedi.
-Io ne ho le palle piene di tutto questo. Non possiamo continuare a giocare in difesa, aspettando che quei bastardi giochino con le nostre vite come gli pare e piace-
-Finchè non scopriamo dove si nascondono, non possiamo fare nulla- mormorò Ron, dando voce ai pensieri di tutti.
-Beh, mi sembra chiaro che siano in una delle proprietà di Cavendish, visto che i registri in cui sono segnate sono spariti no?- sibilò Seb.
-Probabile- disse anche Hermione -Peccato che non abbiamo idea di dove si trovino-
-Batterò a tappeto tutta la Gran Bretagna pur di mettere le mani al collo di quel maledetto- ringhiò Seb. Era fuori di sè. Avevano toccato la sua famiglia, la cosa a cui teneva più di ogni altra, e l'avrebbero pagata cara.
-Sarebbe una perdita di tempo- lo smontò la Granger -Ci vorrebbe un secolo...Possibile che nessuno sappia qualcosa?-
-Prova a telefonare ai Mangiamorte- soffiò ironico Blaise.
In quel momento, si accese in tutti i presenti la lampadina. E tutti, lentamente si voltarono verso Draco, che nel suo angolo si stava facendo beatamente i fatti suoi.
-Che volete?- borbottò, quando si sentì dannatamente osservato.
-Malfoy, tuo padre sicuramente saprà qualcosa dei Cavendish- disse trionfante Harry -Si ricorderà senz'altro dove vivevano, almeno!-
-Ah no, Sfregiato! Non ci pensare nemmeno!- sibilò Draco -Scordatelo che io vada a farmi quattro chiacchiere con quel bastardo-
Harry James Potter, si sa, è uno che tiene in gran conto le opinioni altrui.
Nel giro di mezz'ora venne spedita una lettera, che informava Lucius e Narcissa Malfoy che il pomeriggio seguente avrebbero avuto un gradito ospite.

Qualche ora e un paio di pugni più tardi, l'atmosfera si calmò.
Sebastian e Laine erano andati da Christopher. Ron ed Harry, il quale esibiva un vistoso livido sullo zigomo, invece erano al Ministero per informare anche Carrigan dell'accaduto.
Hermione finì di sistemare la cucina, quindi fece per dirigersi al piano di sopra. Dal corridoio però, vide Draco seduto sul divano, lo sguardo perso sul soffitto.
-Ho pensato di venire anche io domani, da tuo padre-
Malfoy non si mosse nemmeno, ma il viso gli si piegò in una smorfia amara.
-Hai voglia di rivedere il tuo vecchio amico, Mezzosangue?- sibilò.
La Granger, punta sul vivo, mosse due passi nella stanza, piantandosi di fronte al ragazzo, che si ostinava a non guardarla.
-No, razza di idiota. Lo facevo per non lasciarti solo, ma se non te ne frega nulla allora resterò qui-
Sentendo quella frase, la più lunga che lei gli rivolgesse da giorni, Draco la guardò, un'espressione indecifrabile negli occhi grigi.
-Voglio che tu venga con me- disse infine, ammettendo a fatica di aver bisogno di lei.
Il volto di Hermione si addolcì, lasciando intravvedere a Malfoy la possibilità di una riconciliazione.
-Non ho mai voluto farti un torto- sussurrò il ragazzo, rimanendo seduto ma spostando il busto in avanti.
-Lo so- ammise infine la Granger, ormai perfettamente conscia di questo.
-E non me ne sono andato perchè non volevo avere una vita con te- continuò, con enorme sforzo.
-So anche questo. Mi ci è voluto un po', ma credo di averlo capito-
Non gli disse che c'erano voluti gli insulti di Pansy, non ce n'era bisogno.
Quello che contava è che adesso veramente era riuscita a comprenderlo, e ad accettarlo. Con i suoi pregi e difetti. Con le sue rabbie e le sue paure.
Draco.
Quel Serpeverde algido ed egocentrico che le aveva fatto battere il cuore. L'unico che avesse mai amato.
Quello che aveva trovato il coraggio di cambiare, per lei.
Quello che aveva combattuto contro il mondo, per tornare e riprendersela.
Ora era il suo turno di ricambiare. Ora era lei che doveva recuperare. Era lei che doveva essere coraggiosa.
Era lei che doveva affrontare le proprie paure e sconfiggerle.
-Ti amo, Draco- disse piano.
Lo vide alzare il volto, allargare lo sguardo.
Non gliel'aveva ancora mai detto. E lui non lo aveva mai preteso.
Aveva semplicemente capito, sempre. Aveva saputo aspettare che anche lei fosse pronta a ridargli il suo cuore. Che fosse pronta ad ammettere che era sempre stato suo.
Anche dopo aver passato l'Inferno.
Suo, solo suo.
Nel giro di un istante, le braccia di Malfoy si strinsero attorno alla vita della ragazza, trascinandola su di lui.
-Mi farai morire, Mezzosangue- le sussurrò a fior di labbra, prima di perdersi nel suo bacio.


Christopher Alexander Mason mise a letto Hope a un orario indecente. La piccola non ne aveva voluto assolutamente sapere di dormire, e riuscire a farla stare buona era stata un'impresa a dir poco dura.
Ad ogni modo, dopo tante coccole e qualche canzoncina, era crollata in braccio al papà.
L'Auror la coprì appena, quindi scese le scale, in cerca di Alice.
Trovò la moglie seduta sul divano, avvolta in uno scialle rosato, i lunghi capelli raccolti con un mollettone.
Era splendida anche così.
-Pensavo fossi andata a dormire- le sorrise Chris, sedendosi accanto a lei.
Alice scosse la testa, senza guardarlo. Suo marito allora le prese il viso, inducendola a voltarsi verso di lui.
I suoi occhi erano arrossati, e la ragazza si morse appena le labbra.
-Non è nulla- sussurrò, passandosi una mano sulla guancia ad asciugare le lacrime.
-Se non fosse niente, non staresti così- disse Christopher, leggermente preoccupato.
La Parker tirò su col naso, costringendosi a guardarlo. Detestava farsi vedere così da lui. Dovevano supportarsi a vicenda, l'avevano sempre fatto, e ora lei non poteva crollare. Non poteva permettere che lui si preoccupasse anche per lei.
-Ho paura- ammise, odiandosi per quelle parole. -Ho paura per te, per nostra figlia...Se vi accadesse qualcosa io...io...-
La voce le si ruppe in gola, e Chris la abbracciò, facendole appoggiare la testa sul proprio petto, e cullandola piano.
Sapeva quali immagini avesse sua moglie negli occhi.
Seb, Laine e Blake che entravano in casa loro, scossi e vivi per miracolo, dopo essere stati attaccati.
E se fosse capitato a loro? E se non fossero stati altrettanto fortunati?
-Shh...- cercò di calmarla Mason -Andrà tutto bene-
Alice si scostò da lui, guardandolo dritto in volto, gli occhi chiarissimi resi quasi trasparenti dalle lacrime.
-Come fai a dirlo?- sussurrò.
-Perchè sarà così- rispose risoluto Chris -Ti proteggerò a qualunque costo, lo sai-
-Non è la mia protezione che mi preoccupa- mormorò la Parker, carezzandogli una guancia -Io voglio che Hope sia al sicuro, in ogni istante. Chris, siamo due Auror...Potrebbe accaderci di tutto durante una missione...E io non posso nemmeno immaginare di saperla da sola-
Il pensiero di entrambi volò alla loro splendida figlia, che dormiva serena al piano superiore.
-Se mai ci dovesse succedere qualcosa, i ragazzi farebbero a gara per occuparsi di lei- cercò di sorridere Christopher.
Tentava di mostrarsi sereno ma, al solo pensiero che qualcuno avrebbe potuto crescere Hope al posto suo, avvertiva il cuore lacerarsi.
-Non voglio che nostra figlia possa passare quello che abbiamo attraversato io e Matt- confessò Alice, ora decisa.
-Alice ascoltami bene- mormorò serio Chris, prendendole il viso tra le mani -Hope non ci perderà mai, hai capito? Tu, non mi perderai mai-
La ragazza annuì. Non poteva che credergli ciecamente, se lui le parlava con quel tono così sicuro.
Lo baciò delicatamente, perdendosi in quel languore, lasciando che le sue mani vagassero tra quei capelli biondi.
Avrebbe affrontato tutto il mondo, se necessario, pur di stare per sempre al suo fianco.


Quella notte Draco dormì poco e male.
L'idea di rivedere i suoi genitori, l'indomani, non lo faceva affatto stare tranquillo.
Hermione lo sentiva girarsi e rigirarsi nel letto, ma preferì lasciarlo ai suoi pensieri. Doveva riuscirci da solo, doveva arrendersi a quell'idea.
All'alba però, nel dormiveglia, intuì che lui non aveva dormito nemmeno un istante.
La ragazza si tirò appena su, mettendosi di fianco e reggendosi la testa con una mano.
Lui era steso a pancia in su, lo sguardo rivolto al soffitto.
Hermione gli posò una mano sul torace, carezzandolo appena.
-Cosa ti preoccupa?- gli sussurrò, ormai anche lei perfettamente sveglia.
Draco sospirò.
-Temo di non riuscire a rispondere di me stesso, quando me lo ritroverò davanti-
-Io invece sono sicura che ci riuscirai- sorrise la Granger -E poi ci sarò io, lì con te, lo affronteremo insieme-
Il biondino le afferrò la mano, portandosela alla bocca e deponendovi un bacio.
-Mi sembra di trascinarti nella tana del lupo- mormorò, sempre senza guardarla.
Hermione in un istante, facendo leva sulle braccia, si alzò e si sdraiò su di lui.
-Sentimi bene Malfoy- disse secca, ma con un leggero sorriso sul volto -L'ultima volta che sono entrata in quella casa ho fatto saltare il portone e terrorizzato tuo padre. Ed ero completamente sola. Penso di potermela cavare!-
Draco sogghignò, prendendole un ricciolo e avvolgendoselo tra le dita.
-Questa mi mancava-
La ragazza posò il mento sul suo petto, guardandolo fisso.
-E' stato quando ho scoperto che tu eri ancora vivo.- confessò -Non ci ho visto più, e volevo delle certezze. L'unico modo era andare da loro-
-E hai davvero fatto saltare la porta?- rise appena Malfoy -Mia madre sarà andata fuori di testa-
-Non più di tanto...Probabilmente aveva capito che per trovarti avrei fatto anche di peggio-
Draco tornò serio, quindi la attrasse a sè per baciarle le labbra.
-Beh, almeno possiamo evitare le presentazioni ufficiali- ironizzò, alzando gli occhi al cielo.
Hermione lo guardò storto, quindi sfoderò un sorrisetto per nulla rassicurante.
-Veramente qualche presentazione la dovremo fare lo stesso-
-Di cosa parli, mezzosangue?- sbottò Draco, allarmato.
-Quando sono andata da mia madre mi ha detto che vuole conoscerti-
Malfoy gemette, lasciando andare la testa indietro sui cuscini.
-Non mi dire che il mio algido Serpeverde ha paura dei miei genitori- ridacchiò Hermione, tracciando una linea sul torace del biondino.
-Non dire sciocchezze Granger-
Con un colpo di reni, Draco ribaltò le posizioni, schiacciandola sul materasso.
Hermione gli carezzò le spalle, lasciando che il ragazzo le succhiasse lascivamente il labbro inferiore.
Una mano del biondino risalì lenta lungo la sua coscia, a malapena coperta dal lenzuolo, mentre le sue labbra bramose si staccavano da quelle di Hermione per vagare sul collo.
-Piuttosto spero che tuo padre non sia un tipo geloso- mormorò Draco, con voce roca, un attimo prima di perdersi totalmente in lei.


David Carrigan sospirò.
-Papà, perchè non vieni con noi?-
L'uomo si specchiò negli occhi speranzosi di sua figlia, chinandosi poi in modo da mettere il proprio volto a livello di quello della bambina.
-Devo lavorare tesoro- sussurrò.
-Ma l'avevi promesso!- protestò Margaret, incrociando rabbiosa le braccia.
Il Capo degli Auror alzò il viso, cercando un aiuto in sua moglie.
Annette lo guardò, il volto una maschera d'odio. Come avvertì lo sguardo del marito su di sè, però, si ricompose.
Posò una mano sulla testa della figlia, carezzandole delicatamente i capelli.
-Sai che papà ha un lavoro impegnativo...- disse dolcemente Ann, scoccando all'uomo uno sguardo di rimprovero -Facciamo così...Noi intanto andiamo, poi lui se riesce ci raggiunge!-
Margaret annuì appena, quindi scoccò un bacio sulla guancia al padre e corse alla macchina.
-Non essere arrabbiata- mormorò Carrigan alla moglie, che era rimasta lì, a fissarlo, gli occhi come due specchi.
Annette si sistemò meglio il maglioncino leggero che portava sulle spalle.
Era stanca, tanto stanca.
-Io non ce la faccio più- disse la donna, passandosi una mano sul volto -Non posso più fingere con i ragazzi che vada tutto bene. Non posso continuare a coprire le tue mancanze-
-Questa volta credevo davvero di farcela- giurò suo marito -C'è stato un imprevisto!-
-C'è sempre un imprevisto!- sbottò Ann, cercando di non urlare -E io ho dovuto impararlo a mie spese...Ma Margaret ci teneva che oggi tu venissi al lago con noi...E Louis? Quante tempo hai passato con lui da quando è tornato da Hogwarts per le vacanze?-
Carrigan le posò una mano sulla guancia, e la donna non si sottrasse.
-Ti giuro che appena tutto questo finirà, prenderò una pausa-
Sua moglie annuì, mordendosi appena il labbro inferiore.
Quanto avrebbe desiderato potergli credere...
-Sarà meglio che vada- sussurrò, scostandosi da lui, e lasciandolo solo.
Solo, a fare i conti con una famiglia a cui sentiva di non appartenere più.


Eccomi di nuovo qui.
Lo so, è tanto che non aggiorno, e capisco benissimo se alcune di voi sono ormai stufe di attendere così tanto, ma vi assicuro che sto facendo il possibile per riuscire a terminare questa storia. Quest'estate è stata un inferno, sotto tutti i punti di vista, e purtroppo non accenna a migliorare, anzi. Non mi dilungo nei dettagli, ma spero che il capitolo vi piaccia.
Un grandissimo bacione.
Gaia

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***









Draco Lucius Malfoy si accostò al pesante cancello di quella che per tanti anni aveva considerato casa propria.
Ora, nel suo immaginario, rappresentava solamente la peggiore delle prigioni.
Sospirò, avvertendo una piccola mano afferrare la sua e stringergliela.
Il ragazzo si voltò verso Hermione e le rivolse un breve sorriso, prima di tornare con lo sguardo verso l'imponente maniero.
-Sei pronto?- chiese Seb, alle loro spalle.
Il biondo annuì, posando la mano sulle inferriate che, riconoscendo il padrone, si spalancarono con un cigolìo.
Draco avanzò nel giardino immenso, seguito dagli Auror, sforzandosi di mettere un piede davanti all'altro e di non andarsene una volta per tutte.
L'idea che di lì a poco si sarebbe ritrovato di fronte suo padre, da una parte lo faceva bruciare di rabbia, dall'altra lo distruggeva.
-Andrà tutto bene- gli sussurrò Hermione, continuando a camminare al suo fianco con il bel volto fisso davanti a sè.
Salirono le scale che conducevano alla porta d'ingresso, che a sua volta si spalancò.
I coniugi Malfoy erano immediatamente lì dietro, Narcissa nascosta dietro le spalle del marito, che reggeva la bacchetta.
Avevano accettato di incontrare gli Auror solo dopo molti tentennamenti e la parola d'onore di questi che non li avrebbero attaccati.
-Ma che caloroso benvenuto- sibilò Christopher, entrando tranquillamente in casa, seguito da tutti gli altri.
-Prego, accomodatevi pure- ironizzò Lucius, guardandoli con gli occhi ridotti a due fessure.
Harry lo sorpassò senza degnarlo di un'occhiata, seguito da Ron e Sebastian.
Draco, dal canto suo era fermo sulla soglia.
Sentiva su di sè lo sguardo distrutto di sua madre, e una parte di lui avrebbe solo voluto rassicurarla.
Ma le ferite che si portava addosso sanguinavano ancora troppo, per riuscire a perdonare.
Hermione, alle sue spalle, gli diede una leggera spinta.
-Entra- mormorò -Ci sono io-
Confortato da quelle parole, che avevano avuto il potere di riscaldarlo, il ragazzo mosse un paio di passi all'interno dell'atrio, quindi si diresse in salotto, imitato dagli amici e dai propri genitori.
-Abbassi la bacchetta, Signor Malfoy- borbottò Chris una volta arrivati, senza troppe cerimonie.
-Chi mi garantisce che questa non sia una trappola?- sbottò l'uomo, diffidente.
-Spiacente, questi non sono i nostri metodi- ringhiò Mason -Noi facciamo le cose alla luce del sole. E poi le abbiamo dato la nostra parola-
Lo sguardo di Lucius Malfoy lasciava intuire quanto poco si fidasse della promessa di un Auror, ma abbassò lo stesso la propria arma, dopo aver scambiato uno sguardo con la moglie.
-In cosa possiamo esservi utili?- domandò Narcissa, splendida e altera nel suo abito blu, accomodandosi su un divano e facendo cenno ai suoi ospiti di fare altrettanto.
Dal suo tono pareva di essere ad una cena formale, ma lo sguardo chiaro fisso sul proprio figlio e le mani che continuava a torturarsi, bastavano a chiarire quale fosse il suo reale stato d'animo.
-Vorremmo che ci diceste tutto ciò che sapete di Lord Cavendish- cominciò Sebastian, che con loro era maggiormente in confidenza, viste le frequentazioni passate tra Lucius e il proprio padre.
-Questo ce l'avete scritto- mugugnò Malfoy -Il punto è...Cosa ci guadagno io a passarvi queste informazioni?-
Sua moglie gli lanciò un'occhiata raggelante, ma lui la ignorò.
-La salvezza di Draco- sibilò Hermione, guardandolo con odio.
Il biondino sogghignò gelidamente, catalizzando su di sè l'attenzione.
-Non darti pena Mezzosangue- ringhiò poi -Non gliene è mai importato nulla-
Sentendo quelle parole, Narcissa si portò le mani al volto, emettendo un gemito.
-Non ti permetto di rivolgerti a noi in questo modo!- lo riprese Lucius, scattando in piedi ma subito bloccato dalla bacchetta che Chris gli puntò al petto.
-Sbaglio, forse?- continuò Draco, con voce lenta e modulata.
-Ti prego, smettila- sussurrò sua madre, guardandolo con occhi lucidi.
Forse fu il suo tono disperato, ma il ragazzo si trattenne dall'infierire ulteriormente.
-Torniamo al motivo per cui siamo qui- si intromise Sebastian -Ci serve il vostro aiuto. Cosa potete dirci di Cavendish?-
Lucius fissò il proprio figlio, prima di rispondere. Se davvero da tutto ciò dipendeva la vita di Draco...beh, avrebbe detto qualsiasi cosa.
-E' l'erede di una famiglia rispettabilissima- cominciò a spiegare -Nelle sue vene scorre forse il sangue più puro di tutta la Gran Bretagna-
-I suoi genitori erano Mangiamorte?- chiese Chris.
-No, Abraham Cavendish si riteneva troppo superiore per seguire qualcuno in base ad un ideale- commentò Narcissa -Ma condivideva appieno gli ideali del Signore Oscuro. Mandò il suo unico figlio a Durmstrang appunto per fargli frequentare solamente un ambiente piuttosto elevato-
-Abraham Cavendish...- mormorò Seb tra sè e sè -Mi sembra di aver già sentito questo nome-
-Puoi starne certo, ragazzo- assicurò Lucius, studiandolo di sotto in su -Il più grande errore giudiziario mai commesso da voi Auror. Ne parlarono tutti i giornali-
-A cosa si riferisce?- chiese Harry, troppo incuriosito per evitare di rivolgere la parola all'uomo.
-Non mi sorprende che tu come al solito arrivi tardi, Potter- sibilò Malfoy -Mi stupisco che tu sia ancora vivo-
-Lucius!- lo riprese subito sua moglie, mentre suo figlio roteava gli occhi.
Harry stava per rispondere con qualche stoccata velenosa, ma venne bloccato da un'occhiata imperiosa di Sebastian.
-Ho qualche vago flash...- cominciò Anderson -Ricordo che mio padre ne aveva parlato a lungo...Ero molto piccolo all'epoca, poi se non sbaglio la faccenda venne insabbiata-
-Esatto-
-Potreste spiegare qualcosa anche a noi, cortesemente?- mugugnò Chris, che si stava spazientendo.
-Accadde poco più di vent'anni fa, quando il vostro amico Cavendish era solo un ragazzino- cominciò Malfoy, facendo fare una smorfia a tutti -Gli Auror, dopo la caduta del Signore Oscuro, davano disperatamente la caccia ai Mangiamorte superstiti. Agivano ormai senza controllo, decisi a chiudere i conti una volta per tutte. Combattevano privi di ogni moralità-
-E detto da uno come lei è tutto dire- mormorò Ron.
-Lascialo finire, non siamo qui per litigare- lo bloccò Hermione, avvertendo Draco irrigidirsi accanto a lei, dopo l'uscita del rossino.
-La caccia agli adepti superstiti era diventato il loro unico scopo- continuò Lucius con sussiego, incurante del commento di Weasley - Ed i Cavendish incarnavano il prototipo del perfetto Mangiamorte. Famiglia antica, prestigiosa, albero genealogico immacolato. Non avevano mai fatto mistero delle loro idee conservatrici ma, ripeto, non erano seguaci del Signore Oscuro-
-Cosa accadde?- chiese Chris, mentre Sebastian cominciava a ricordare tutto.
-Un gruppo di Auror, dopo aver ricevuto una falsa soffiata, irruppe di notte nel loro maniero. Li minacciarono, probabilmente li torturarono anche- disse Malfoy, nella voce nemmeno l'ombra di un sentimento -Fatto sta che, non si sa come, la mattina dopo la loro villa era crollata. La moglie di Cavendish, Claribel, rimase uccisa. Abraham non si riprese mai più dall'incidente, impazzì totalmente fino a che si suicidò, lasciando il figlio completamente solo-
Nessuno fiatò quando il padrone di casa terminò il suo racconto.
Tutti i ragazzi facevano i conti col fatto che gli ideali che avevano sempre difeso potessero anche aver portato ad episodi di violenza come quello.
-Era un periodo buio- intervenne Narcissa, conscia che suo marito era stato forse un po' troppo diretto -Gli Auror ne erano usciti distrutti e se si comportarono così fu solo perchè...-
-Non c'è bisogno che li difenda- disse secco Mason -La violenza non è mai giustificabile. Da nessuna parte-
-Certo questo spiegherebbe molte cose- mormorò pensierosa Hermione.
-Di che parli, Mezzosangue?- chiese anche Draco, interessato.
-Beh..Se ci fai caso in entrambi gli attacchi, Cavendish ha provocato dei crolli.- osservò la ragazza, stupendo gli amici -Probabilmente questo è un segnale...-
-Ci manca solo che ci mettiamo a fare gli psicanalisti di quel pazzo- gemette Harry.
-Io invece credo che Hermione sia sulla strada giusta- commentò anche Seb, invitandola a proseguire con un cenno del capo.
-Se davvero possiamo collegare questo fatto, allora potremmo presumere che lui non abbia nessun legame con Voi-Sapete-Chi- aggiunse la Granger, ormai lanciatissima nel suo ragionamento -Lui vuole solo vendicarsi di noi Auror-
-E allora perchè reclutare i Mangiamorte?-
-Per avere degli alleati, è ovvio- rispose Anderson al posto suo, ormai seguendo perfettamente la ragazza.
I presenti tacquero tutti per un istante, impegnati ad assimilare quelle nuove scoperte.
A quanto pareva l'obiettivo di Cavendish non era solamente quello di ottenere il potere personale, ma anche di distruggere tutti loro.
-Dobbiamo agire al più presto...- rantolò Harry -Evidentemente quel rituale ci riguarda-
Hermione annuì. Era tutto così ovvio adesso. Così ovvio.
Senza dubbio il rito delle cinquantasette anime non c'entrava col fatto di ricreare la potenza dei Mangiamorte, come avevano pensato fino a quel momento, ma avrebbe dato a Cavendish un'arma contro gli Auror, semplicemente.
-Vi serve altro?- bofonchiò annoiato Lucius Malfoy, poco avvezzo a compagnie di quel genere.
-Sì- rispose Potter, trattenendosi dal tirargli un pugno -Lei crede che Cavendish si possa essere rifugiato nel suo vecchio palazzo?-
-Impossibile- si intromise Narcissa, scuotendo la chioma bionda -Quel che restava del maniero è stato distrutto, per ordine di Abraham, subito dopo la morte della moglie-
-E allora dove diamine si possono essere nascosti?- continuò Harry -Draco ci ha detto che i Cavendish avevano moltissime proprietà-
-E' così- confermò Lucius. -Potrebbe rifugiarsi in una qualsiasi di esse-
-Ci pensi bene- lo esortò Hermione -Non ce n'è qualcuna nei dintorni di Londra con un significato particolare? Magari che possa legare Cavendish al ricordo della sua famiglia?-
Malfoy scosse la testa, perplesso, ma sua moglie gli afferrò un braccio, come folgorata da un'idea.
-La tenuta di Claribel!- sussurrò, con voce tesa.
-Di che stai parlando?-
-Era un palazzo, più piccolo della loro villa, che Abraham aveva fatto costruire secondo i desideri della moglie. Lo usavano principalmente come residenza estiva, ma assomigliava incredibilmente a casa loro-
-Sono lì- ringhiò sicuro Harry, mentre gli altri annuivano convinti -Non può essere altrimenti-
-Se le nostre supposizioni sui rapporti di Cavendish col suo passato sono esatti, si è rifugiato nel luogo preferito da sua madre- commentò Hermione, anche lei certa delle loro conclusioni.
-Ottimo Mezzosangue- borbottò Draco -Ora possiamo andarcene no?-
La ragazza dapprima lo guardò male poi, vedendo la sua espressione, si limitò ad annuire.
Era stata dura per lui tornare lì, e non poteva pretendere che rimanesse tranquillo troppo a lungo.
-Sì, andiamo- disse anche Chris -Carrigan ci aspetta al Ministero-
Fece un cenno del capo a Lucius e Narcissa. Proprio non gli riusciva di ringraziare quelli che fino a poco prima aveva considerato dei nemici, quindi non si sforzò più di tanto, limitandosi a guidare gli amici verso l'uscita.
Per ultimi si alzarono Draco ed Hermione. La ragazza sorrise appena a Narcissa, senza degnare Lucius di uno sguardo, e fece per uscire anche lei.
-Tu non ci saluti figliolo?- chiese Malfoy, rivolgendosi al figlio, che si era alzato e gli aveva rivolto le spalle per seguire Hermione -Hai proprio cambiato genere di compagnia, vedo-
Fu un attimo.
Draco si voltò di scatto, afferro il padre per il bavero e lo sbattè contro il muro.
-Dammi un motivo- gli sibilò, ad un dito dal volto, incurante degli strilli della madre che invano cercava di separarli -Un solo motivo per vendicarmi per questi ultimi sei anni, e giuro che ti farò passare l'Inferno-
-Sei un ingrato- rantolò Lucius -Volevamo salvarti-
-Voi mi avete rovinato l'esistenza- gridò il ragazzo -Tu soprattutto, sin da quando ero bambino!-
-La tua Mezzosangue invece ti garantirà un roseo futuro vero?- sogghignò suo padre, ormai a corto di fiato.
-Lucius smettila!- lo implorò Narcissa, le lacrime agli occhi.
-No, lascialo parlare....- ringhiò Draco, fuori di sè -Voglio proprio vedere quanto in là riuscirà a spingersi-
-Non mi sfidare- lo avvertì Lucius, gli occhi fiammeggianti -Altrimenti potrei anche decidere di voltarti le spalle, quando Cavendish ucciderà la tua amichetta e tu deciderai di tornare a casa-
Con un colpo di reni, Draco schiacciò il padre ancora più contro il muro, facendolo tossire in cerca d'aria, ma ormai era senza controllo.
-Cosa sai di Cavendish, eh? Cosa vuole da Hermione?-
-Sono solo voci...- biascicò l'altro.
-Draco lascialo stare! Non vedi che non respira?- singhiozzò Narcissa, aggrappandosi al braccio del figlio senza risultato.
-Non arriverete mai a toccarla- sibilò il ragazzo -Nè tu, nè quell'altro bastardo! Mi hai capito? Mai!-
Strinse maggiormente la presa sul collo del padre, e non si sarebbe certo fermato, se non avesse avvertito delle mani delicate ma decise afferrargli le spalle.
Hermione era tornata indietro, richiamata da tutto quel baccano, e ora stava cercando di impedirgli di fare un madornale errore.
-Draco, così lo uccidi, basta!- gli mormorò all'orecchio.
Il ragazzo allentò impercettibilmente la stretta.
Nel giro di un secondo il viso della sua Mezzosangue gli comparve accanto.
-Tu non sei come lui, Draco, lascialo andare-
Colpito da quelle parole, il biondino si riscosse. Lasciò di colpo il collo di suo padre, che cadde a terra tossendo, subito soccorso da Narcissa.
Draco rimase lì a guardarli, distrutto.
In un lampo le braccia esili di Hermione si chiusero attorno alla sua vita. La ragazza lo sospinse verso l'ingresso, decisa a portarlo via il prima possibile. Le si spezzò il cuore nel vedere i suoi occhi vitrei, le sue mani tremanti...Ma ci avrebbe pensato dopo.
L'importante era riportarlo al più presto a casa. E lì si sarebbe presa cura di lui.


Nello stesso momento, Laine Debora Harris era tornata a casa a prendere le ultime cose, per poi trasferirsi definitivamente a casa Mason.
In realtà era d'accordo con Sebastian che l'avrebbe aspettato all'esterno, per poi entrare insieme, ma alla fine era arrivata in anticipo e aveva deciso di portarsi avanti.
Quella mattina non aveva nulla da fare, e la cosa in effetti cominciava a pesarle un po'.
Aveva avuto sempre molteplici interessi, ma con la nascita di Blake e i problemi dell'ultimo periodo aveva dovuto accantonare tutto. Sebastian non si fidava a farla andare in giro da sola, e lei capiva benissimo i suoi timori.
Molti Mangiamorte ce l'avevano con lui per aver tradito la causa, suo padre in primis, e lei sarebbe stata un ottimo bersaglio, per colpirlo.
Per questo motivo, nelle ultime settimane aveva preferito starsene buona. Era frustrante, ma Seb aveva già molte preoccupazioni in quel momento, e non voleva essere lei a dargliene altre.
Quando sentì suonare alla porta, si alzò sorridendo inconsciamente. Sebastian aveva fatto presto.
La ragazza sollevò Blake, che giocava per terra, e lo spostò nel box lì accanto, quindi corse ad aprire.
Grande fu la sua sopresa quando, aperta la porta, non si ritrovò davanti il marito, ma due figure austere.
Un uomo e una donna.
I suoi genitori.
-Possiamo entrare?- chiese suo padre, il conte Lionel Harris, con voce decisa.
Laine, troppo sconvolta per parlare, si scostò lasciandoli passare.
Erano passati almeno tre anni dal loro ultimo incontro. Aveva annunciato di essere tornata con Sebastian, e loro l'avevano prontamente cacciata. Poi, il silenzio.
I suoi genitori si accomodarono in salotto, guardandosi entrambi attorno con aria critica.
La ragazza li osservò. Il tempo per loro sembrava quasi non essere passato.
Suo padre aveva conservato il suo sguardo altero, glaciale, i capelli si erano appena ingrigiti.
La Contessa, sua madre, invece, possedeva sempre una fredda bellezza. I lunghi capelli biondi, così simili ai suoi, erano raccolti sul capo, il volto giovanile perfettamente truccato.
-Perchè siete venuti qui?- chiese Laine, con voce flebile.
-Ci sono giunte delle voci- borbottò suo padre, squadrandola come se fosse passato a malapena un giorno dall'ultima volta che l'aveva vista.
-Ovvero?-
-Che ti sei sposata con quel Mangiamorte e che ci hai fatto un figlio- sibilò sua madre, con quella voce altezzosa che lei aveva sempre odiato.
Per tutta risposta, Blake si mise a balbettare qualcosa dentro il box, e Laine lo prese in braccio, guardando i suoi con aria di sfida.
-Avete sempre avuto ottime fonti- disse, ora decisa, con in braccio suo figlio.
-Allora è vero- rantolò suo padre, fissandola con sprezzo.
Laine si strinse al petto Blake, orgogliosa come non mai.
-Come hai potuto?- si intromise anche sua madre -Ci hai disonorati! Hai mischiato la nostra famiglia con quel bastardo, generando questa feccia-
-L'unica feccia che vedo in questa stanza siete voi- mormorò Laine a denti stretti -Non certo il mio bambino-
Il Conte Harris squadrò figlia e nipote. Dio, quel bambino era così uguale a quel maledetto di Anderson.
-Eravamo venuti qui, sperando che ciò che avevamo sentito non fosse vero- disse -Ma questo cambia tutto-
La ragazza nemmeno rispose, limitandosi a guardare quel padre che anni prima aveva venerato e amato. Ora, non provava più nulla. Solo rabbia.
-Ti avremmo ripreso in famiglia, se ci avessi ripensato- continuò suo padre, una luce gelida nello sguardo -Ma stando così le cose, tutti i tuoi titoli passeranno a tuo cugino. Tu con noi non c'entri più nulla. Non ne sei degna-
-Ti sbagli- sogghignò Laine, sentendosi spaccare in due da quelle parole, ma ben decisa a non darlo a vedere -Siete voi che non siete degni di far parte della mia vita. E ora fuori! FUORI!-
Come una furia, marciò verso la porta d'ingresso, spalancandola e guardando i suoi genitori attraverso gli occhi contratti.
Loro le lanciarono un'ultima occhiata terribile, quindi uscirono, senza darsi pensiero del fatto che quella probabilmente sarebbe stata l'ultima volta che avrebbero visto la figlia.
Non appena furono fuori, Laine chiuse di schianto la porta, facendola quasi traballare sui cardini, quindi scivolò contro di essa, e pianse tutte le sue lacrime, stringendo forte Blake.


-Tieni, bevi questo, ti farà sentire meglio-
Draco alzò gli occhi sulla tazza di the che Hermione gli porgeva, quindi si lasciò andare contro lo schienale del divano.
-Non sono malato, Mezzosangue-
-Lo so, ma hai bisogno di calmarti-
La ragazza si sedette accanto a lui, fissandolo. Era più pallido del solito, i capelli erano scomposti, la rabbia pronta a riaffiorare.
Gli altri erano tutti al Ministero a discutere con Carrigan delle loro ultime scoperte, così in casa erano rimasti solo loro, più Elenie e Sophie che riposavano al piano di sopra.
Hermione gli carezzò appena il viso, avvertendo un braccio del biondino circondarle la vita e schiacciarsela addosso.
Il ragazzo affondò il viso tra i suoi ricci, ancora incredulo di essere arrivato quasi ad un passo dall'uccidere suo padre.
-Mi hai spaventata, prima- confessò la Granger.
Draco si scostò da lei, guardandola con un'espressione indecifrabile dipinta sul viso.
-Hai paura di me?- le chiese. La sua voce suonava stanchissima.
-Non ho detto questo- sorrise Hermione -Non ho paura di te. Ho avuto paura per te. Ti ho visto soffrire, e temevo che potessi fare qualcosa di cui in futuro ti saresti potuto pentire-
-Questo intendevo quando ti dicevo che per te sarebbe stato meglio starmi lontana- disse Draco, freddo -Rovino tutto quello che tocco-
-Cosa dici?- sussurrò la ragazza, accostandoglisi maggiormente -Lo sapevamo...Sapevamo che sarebbe stato difficile rimettere insieme i pezzi. Ma siamo qui, e supereremo tutto insieme-
Malfoy la guardò, gli occhi ora meno vacui. Le carezzò piano una guancia, sentendo le labbra di Hermione posarsi sulle sue delicatamente.
-So io cosa ti ci vuole- mormorò la ragazza, sorridendogli sulla bocca.
Draco, a quelle parole, le scoccò uno sguardo malizioso, ma lei scosse la testa.
-Aspettami nel giardino sul retro, torno subito-
E corse su, lasciandolo lì a mugugnare per qualche minuto sulle occasioni sprecate, prima che si decidesse ad uscire.
La aspettò per poco, perchè subito la ragazza uscì, gli occhi dorati che brillavano.
-E quella cosa sarebbe?- borbottò Malfoy, osservando perplesso il manico di scopa che Hermione stringeva tra le mani.
-E' la scopa di Harry- sorrise la Granger -Lui dice sempre che volare distende i nervi e manda via le preoccupazioni...
-Se lo dice San Potter...- mormorò Draco, sarcastico, beccandosi una botta sulla spalla.
-Non fare l'idiota- lo riprese Hermione -Ricordo perfettamente quanti pomeriggi passavi al campo da Quidditch. Volavi benissimo, e ti piaceva. Perchè non riprovare?-
-Sono almeno sei anni che non tocco una scopa, Mezzosangue-
-E allora?- lo incoraggiò lei -Avanti, prova-
Il ragazzo, un po' diffidente, afferrò il manico che lei gli porgeva. Con suo sommo stupore, nell'attimo esatto in cui sfiorò la scopa, un mare di sensazioni dimenticate tornarono a galla.
Le partite, il vento sul viso, quell'idea di libertà.
Hermione si sentì scoppiare il cuore vedendo il sorriso che si aprì sul viso cupo del biondino.
-Allora ci ho visto giusto- ridacchiò.
Draco la guardò, gli occhi grigi finalmente più sereni.
Si mise a cavallo della scopa, felice come un bambino a cui hanno restitutito il suo giocattolo preferito dopo una lunga punizione.
Stava per decollare, quando si rivolse a lei, tendendole una mano.
-Vieni con me-
-Stai scherzando?- sbiancò Hermione, ora seria. Aveva una paura folle di volare.
-Non dirmi che la mia coraggiosa Mezzosangue si tira indietro- la prese in giro Draco.
-Proprio così- sibilò la Granger, punta sul vivo -Su quella cosa non ci salgo manco morta-
Malfoy scese dalla scopa e si accostò a lei, guardandola attraverso le lunghe ciglia.
-Voglio che tu ci sia, sempre, anche adesso- le sussurrò, serio -Non ti lascerò cadere-
Hermione lo guardò a sua volta, poco convinta, quindi studiò la scopa.
Gliel'aveva promesso. Avrebbero sconfitto insieme i loro fantasmi.
E quello era un ottimo modo di cominciare.
Annuì appena, e un attimo dopo fu alle spalle del biondino, stretta spasmodicamente al suo torace.
-Tieniti forte- la avvisò Malfoy, leggero.
-Contaci!- assicurò Hermione. Quella parola si trasformò presto in un urlo, perchè Draco si alzò rapidamente in volo.
In breve tempo i due si ritrovarono al di sopra delle basse nuvole che quel pomeriggio coprivano Londra.
Solo loro, insieme. Liberi come mai prima.


Ciao a tutti!
Ormai non so più che scusa usare per il mio ritardo, se non dire semplicemente che mi dispiace.
Tra gli esami e tutto, il tempo per scrivere è poco, e onestamente anche l'ispirazione. Per tutto ciò la scrittura di questo capitolo è andata decisamente a rilento, anche perchè piuttosto che postare un capitolo scritto un po' così, preferisco aggiornare più tardi ma esserne quantomeno soddisfatta, seppur con tutte le conseguenze del caso.
So che gli aggiornamenti sporadici non sono il miglior modo per garantirsi lettrici assidue e appassionate, ma non posso fare altrimenti. Posso solo sperare che mi capiate e che portiate pazienza. Del resto, come ho già detto a Chiara (alias aladoni) qualche giorno fa, non mancano poi molti capitoli alla fine. Credo che arriveremo alla cinquantina, secondo le mie previsioni, e non ho intenzione di chiudere la storia in fretta e furia solo perchè ho le idee poco chiare, o poco tempo, o altro.
Credo che, dopo tutte le recensioni meravigliose e costanti che, nonostante tutto, continuate a lasciarmi, vi meritate almeno che io faccia del mio meglio, e vi assicuro che questo farò, per rispetto vostro e di questa storia
E' un onore per me scrivere per voi.
Un grande abbraccio.
Gaia

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***











-Oddio! Non credevo che sarei mai sopravvissuta a tutto questo- rise Hermione, cercando invano di sistemarsi i capelli scompigliati.
Draco la guardò, aprendo la porta d'ingresso per farla passare. Era meravigliosa, con quei ricci sparsi sulle spalle e gli occhi che brillavano.
Era meravigliosa ed era sua.
I due ragazzi avanzarono nel corridoio, sentendo le voci degli amici provenire dalla cucina. Il biondino posò la scopa contro il muro, quindi afferrò Hermione per un polso, inducendola a voltarsi verso di lui.
Le posò una mano sulla guancia, carezzandola piano col pollice, e accostò la fronte a quella di lei.
-Grazie- le sussurrò piano, a fatica.
Per tutta risposta Hermione gli allacciò le braccia attorno al collo, posando la testa sulla sua spalla.
Un colpetto di tosse alle loro spalle li indusse a voltarsi di scatto.
In piedi davanti a loro stavano Blaise, con un'espressione imbarazzata dipinta sul volto, Pansy, che pareva stranamente divertita, e una terza figura.
L'ultima che Hermione avrebbe mai voluto trovarsi davanti.
Peter Randall.
-Che sta succedendo qui?- tuonò il ragazzo, gonfiando il petto.
Se la Granger ebbe la vaga decenza di mordersi un labbro, Draco si limitò a guardare Randall come fosse stato un insetto molesto.
-E tu saresti...?- domandò, con aria di superiorità.
Zabini emise un gemito, mettendosi le mani sul volto.
-Io sarei il suo fidanzato!- affermò Peter, sicuro di sè.
Un lampo di comprensione si fece strada sul viso di Malfoy. Quello era il bifolco idiota con il quale era venuto quasi alle mani qualche tempo prima.
-A quanto mi risulta si è rifiutata di sposarti- disse placido il biondino.
-Alla mia ragazza serviva semplicemente del tempo.- rispose Randall, il volto nettamente arrossato -Io gliel'ho concesso, però ora sono venuto a riprendermela-
-Riprendertela? E chi ti dice che io te la lasci?- sbottò anche Draco, perdendo la sua compostezza per un attimo.
Hermione alzò gli occhi al cielo, leggermente seccata. Ora quei due cominciavano ad esagerare. E che cos'era, un pacco postale?
-Guardate che io sono qui- sibilò, intromettendosi tra i due -E so decidere da sola, grazie-
-Precisamente- confermò Peter -Quindi ora verrai via con me-
-Non credo proprio- borbottò Malfoy.
La Granger gli scoccò un'occhiataccia, quindi fece cenno a Randall di attendere un attimo, e si voltò verso Draco.
-Puoi lasciarmi un attimo sola con lui?- sussurrò.
-Non se ne parla!- mugugnò il biondino.
-Per favore. Devo parlargli. E poi mi so difendere, sai?- mormorò irritata Hermione.
Tutte quelle attenzioni la lusingavano, ma ora sembrava che non sapesse gestire nemmeno un ex-fidanzato, dannazione!
Malfoy sbuffò, quindi si allontanò lungo il corridoio, prontamente seguito da Blaise e Pansy.
La Granger sospirò, quindi si voltò verso Peter, non sapendo bene come cominciare il discorso.
-Ascolta, mia cara- cominciò lui, stupendola -Posso capire che la mia proposta ti possa aver lasciato di stucco...Per questo ti ho lasciato sola per un po', acconsentendo a lasciarti vivere tra questa gente. Ma ora basta. Voglio che tu venga a vivere con me-
-Ecco Peter...- cominciò Hermione -Veramente io...-
Le era tremendamente difficile dirgli che non lo voleva più. Era sempre stata coraggiosa, ma non era comunque facile far deliberatamente del male ad una persona. E lei sapeva che lo avrebbe ferito.
-Non devi dirmi nulla, adesso. Parleremo più tardi- la interruppe lui, deciso -Dove sono i tuoi bagagli?-
-No. Noi parliamo adesso- sbottò la ragazza.
Randall, stupito da quell'alzata di testa, la guardò.
-Io non verrò con te, mi dispiace- disse Hermione, ora più tranquilla -So che non mi sono comportata bene, non parlandoti chiaramente, ma non sapevo nemmeno io cosa sarebbe successo-
-Di che stai parlando?-
-Qui io ho tutto ciò che voglio, e di cui ho bisogno- confessò la Granger.
-Ti riferisci a quel tizio biondo?- ringhiò Peter.
Hermione annuì.
-Io lo amo, l'ho sempre amato- mormorò la ragazza -Ho tentato in ogni modo di dimenticarlo, ma per me non ci potrà mai essere nessuno come lui-
Mai, mai nessun altro.
Randall strinse le labbra, rabbioso.
-Tu ora vieni via con me- sibilò -Non esiste che io perda la faccia davanti all'alta società per colpa di una tua infatuazione!-
Le afferrò il polso, cercando di trascinarla verso la porta d'ingresso.
-Peter, finiscila!- lo ammonì Hermione, divincolandosi, con l'unico risultato di far aumentare la stretta.
Il ragazzo mosse due passi verso l'uscita, ignorando le proteste di Hermione.
-Lasciala immediatamente!-
La voce fredda e bassa di Draco lo indusse a voltarsi. Peter lo guardò, senza mollare Hermione, nel volto dipinto l'odio più puro.
-Altrimenti?- chiese beffardo -E' la mia fidanzata!-
-E qui ti sbagli- ringhiò Malfoy, avvertendo che anche Blaise li stava raggiungendo -Tu ora la lasci andare, poi queste cose potremo risolvercele tra noi-
Per tutta risposta Peter diede uno strattone al braccio di Hermione, che avrebbe solo voluto avere la bacchetta in mano per piantargli uno Schiantesimo in mezzo agli occhi.
Draco fu rapidissimo. Il pugno arrivò veloce, infrangendosi sullo zigomo di Randall, che crollò a terra, gemendo.
-Pezzo di idiota- commentò il biondo, voltandosi verso Hermione -Ti ha fatto male?-
Non fece in tempo a finire di domandarglielo, che Peter si rialzò e gli si lanciò addosso.
In mezzo alle grida della Granger e di Elenie, accorsa anche lei udendo tutto quel rumore, Malfoy e Randall si rotolarono per terra, dandosele di santa ragione.
-Smettetela, vi prego- urlò Hermione, cercando invano di farsi ascoltare. Blaise tentò di separarli, rimediando solamente un calcio in uno stinco che lo fece ululare dal dolore.
Peter nel frattempo si era portato sopra Draco. Gli tirò un pugno in faccia, senza troppi complimenti, macchiandogli di sangue la camicia immacolata. Malfoy reagì subito, non essendo abituato a prenderle per troppo tempo. Con un colpo di reni si alzò, e schiacciò Randall a terra, facendogli sbattere la testa sul pavimento e stordendolo appena.
-Lo capisci o no che ti posso mettere sotto quando voglio?- gli sibilò ad un dito dal viso. -E questo è solo un assaggio di quello che ti accadrà se non le starai lontano-
Il biondino si rialzò, tirando in piedi anche il suo rivale e sospingendolo contro la porta. Blaise la aprì, mentre Draco si sistemava i vestiti.
Randall uscì, scoccando un'occhiata infuocata a Malfoy, che non se ne curò più di tanto.
Non appena la porta sbattè, il biondino si voltò verso Hermione, che ancora si massaggiava il polso.
Fece un passo incerto verso di lei, che lo scrutò da sotto le lunghe ciglia, con un'espressione imperscrutabile dipinta sul viso.
A un tratto però la Granger gli si avvicinò di scatto, posandogli i palmi aperti sul torace e mollandogli uno spintone, senza peraltro smuoverlo di molto.
-Sei un idiota, Draco!- gli urlò con tutto il fiato che aveva in gola, prima di correre su per le scale.


-Sai, ero convinto che alle donne piacessero gli uomini duri che lottano per loro- considerò Blaise, appollaiato sul bancone della cucina.
Accanto a lui, sua moglie sbuffò, roteando gli occhi.
-Ci vuole classe anche in queste cose- commentò, acida -Non siamo più nell'età della pietra in cui le donne venivano contese come pezzi di carne-
-Non parlatemi di carne. Questa situazione mi fa già abbastanza schifo-
La voce cupa di Draco arrivò da sotto una grossa bistecca cruda, molliccia e sanguinolenta, che gli copriva l'occhio nero che aveva rimediato durante la zuffa con Peter.
Elenie aveva insistito, nonostante le reticenze del biondino, per usare quel vecchio e alquanto schifoso rimedio Babbano, e ora se la rideva tutta contenta del suo operato.
-Ora puoi levare quella porcheria ed usare un incantesimo?- sibilò disgustata Pansy.
-Non se ne parla!- la bloccò la Benèfica -Ho sempre sognato di provare questa cosa-
-Sì ma adesso Draco saprà di selvaggina per chissà quanto- ridacchiò Blaise -Ed Hermione non si avvicinerà a lui nemmeno con un incantesimo di Appello!-
Da sotto la bistecca si udì distintamente qualche commento poco fine di Draco.
-Bene, io esco- annunciò Elenie poco dopo -Vado fuori a cena con Harry! Occupatevi voi dell'occhio di Draco!-
Pansy la seguì a ruota, andando di sopra a farsi una doccia.
Uscite le due ragazze, la bistecca venne fatta Evanescere nel giro di due secondi, e Zabini si mise all'opera per restaurare l'amico.
-Non sono molto pratico di queste cose- borbottò Blaise, agitando la bacchetta -Non è un problema se per caso ti faccio spuntare un terzo occhio, vero?-
-Blaise, per favore- mormorò Draco, ormai rassegnato.
L'amico ridacchiò, riuscendo miracolosamente a rimetterlo in sesto e facendolo sospirare di sollievo per lo scampato pericolo.
Malfoy tamburellò con le dita sul bancone. Doveva parlare con Hermione, lo sapeva, ma conoscendola era meglio lasciarle qualche minuto ancora per sbollire.
-Com'è stato rivedere i tuoi?-
Draco sogghignò, udendo quelle parole. Si era aspettato il discorsetto di Blaise sin da quando era tornato da Villa Malfoy.
-Un incubo- borbottò, lasciando cadere la testa all'indietro -E onestamente non mi va di parlarne-
-In effetti posso capire che sia stato difficile...- commentò Zabini, fregandosene altamente delle volontà del suo amico -Sai, è buffo. Pare che in un certo senso Hermione li abbia perdonati-
-Di che stai parlando?- chiese Draco, perdendo per un attimo il filo del discorso.
-Ma sì...Forse perchè tua madre l'ha in un certo senso aiutata a salvarti. Credo che questo per lei sia abbastanza per capire che Narcissa ti ama davvero- considerò il moro -Io invece credo che non potrò mai giustificarli-
Dicendo l'ultima frase indurì il tono, guardando nel vuoto.
-Non potrò mai perdonarli per averti fatto questo, nemmeno se avessero avuto le migliori intenzioni del mondo- ammise Blaise -Volevano salvarti, e forse ci sono anche riusciti ma io....-
-Blaise, per favore- lo interruppe Draco -Non voglio parlare di questo, lo sai-
-Io invece sì, ne voglio parlare- disse deciso l'amico -Non l'abbiamo mai fatto fino in fondo. E onestamente voglio essere sicuro che, una volta finita questa cosa con Cavendish, tu non deciderai di sparire di nuovo-
-Come se l'altra volta fosse stata una decisione mia...-
-Beh, se non sbaglio quando sei riuscito a scappare dai tuoi, non eri proprio intenzionato a tornare da noi- ironizzò Blaise -Hai preferito farti quasi ammazzare dai Mangiamorte-
Draco alzò gli occhi al cielo. A quanto pareva era giunto il momento delle confessioni, volente o nolente.
-Avevo paura di tornare qui- ammise, con notevole sforzo -Ti immagini, sbucare fuori dopo sei anni in cui mi avevate ritenuto morto? Sentivo di non fare più parte delle vostre vite...Voi eravate andati avanti, io invece no. Hermione si stava ricostruendo una vita, tu anche. Che posto ci sarebbe stato per me?-
-Non dire assurdità...Sai che non è così!-
-Lo so adesso- lo bloccò Malfoy -Ma qualche mese fa non lo sapevo. Così ho preferito sistemare le cose. Ve lo dovevo. A te e a lei. Credevo di riuscire a sistemare Cavendish, e potermene andare di nuovo-
-E saresti riuscito a lasciarci così, senza dirci nulla, facendoci continuare a pensare che fossi morto?- allibì Blaise, con espressione ferita.
-Non so se ci sarei riuscito...Ma il piano era quello-
Zabini scosse la testa.
-Allora lascia che ti dica qualcosa io- cominciò -Perchè tu non c'eri, ma io sì. C'ero quando Hermione aveva smesso di mangiare, di dormire. C'ero quando aveva cercato di convincere tutti che ti aveva scordato. E c'ero anche quando quell'idiota di Randall l'ha chiesta in moglie e lei si è rifiutata. Lei ti ama-
-Questo lo so-
-E io e Pansy ti vogliamo bene. E' qui il tuo posto-
Draco sorrise impercettibilmente, voltandosi verso l'amico. Poi annuì.
-Credo di averlo sempre saputo, in fondo- ammise.
-Cosa intendi dire?- chiese speranzoso Blaise.
-Intendo dire che fino a poco tempo fa era mia intenzione andarmene al più presto- confermò nuovamente il biondino -Ma ora non più. Resterò qui, per sempre-
-Dici sul serio?-
Malfoy annuì. -L'ho promesso ad Hermione. Ma è anche ciò che voglio io-
Il moretto lo guardò. Non poteva crederci. Sarebbe rimasto lì, con loro, sempre.
-Mi hai chiesto com'è stato rivedere mio padre- continuò Draco -E in effetti è stato proprio il fatto di ritrovarmi nella stessa stanza con lui a convincermi del tutto-
-In che senso?-
-Nel senso che non voglio essere come lui- mormorò Malfoy, guardando un punto lontano. -Non voglio trascinare la Mezzosangue nel vortice oscuro in cui lui ha costretto mia madre. Non voglio farla affondare insieme a me, voglio darle la felicità che merita-
Blaise gli posò una mano sulla spalla, rivolgendogli uno sguardo fiero.
-Vai da lei allora...Noi avremo una vita per parlare-
Con un passo gli avvicinò, stringendolo forte per un attimo, quindi lo guardò uscire di corsa dalla stanza.


Draco arrivò ansante di fronte alla porta della stanza di Hermione.
Stava per spalancarla, ma si bloccò un istante prima, propendendo per una discreta bussata.
Così fece, attendendo che la sua ragazza gli aprisse.
Passarono alcuni minuti interminabili, quindi la bella Granger si decise a presentarsi.
Aprì la porta, quindi si voltò e si mise a mettere a posto la stanza, lasciandolo lì in piedi come un idiota.
-Ce l'hai con me?- domandò cauto il biondino.
Domanda stupida.
Hermione si voltò, fulminandolo con uno sguardo, quindi tirò su il lenzuolo energicamente, fingendo di essere alquanto occupata a rifare il letto.
Malfoy la lasciò fare. Si sarebbe calmata.
-Io non capisco- sbottò infine lei, rompendo il silenzio -Dannazione, non abbiamo più diciassette anni. Possibile che tu non abbia ancora imparato che non si può sempre risolvere tutto così, alzando le mani?-
-E cosa avrei dovuto fare?- domandò Draco, pacifico e sicuro -Illuminami-
-Beh, esiste una cosa chiamata dialogo civile, sai?- fece sarcastica la ragazza -Ma a quanto pare voi Purosangue vi occupate diversamente delle vostre proprietà!-
Calcò di proposito sull'ultima parola, in modo da fargli capire perfettamente come si era sentita.
-Non volevo darti l'impressione di essere trattata come un oggetto- disse Malfoy, ora più serio.
-E' quello che hai fatto, invece. E comunque, al di là di questo, ti sembra normale metterti a prendere a pugni una persona per così poco?-
Draco incrociò le braccia, seccato.
-Ti aveva messo le mani addosso- sibilò -E io questo non lo tollero-
L'espressione di Hermione si addolcì per un breve istante, ma poi tornò agguerrita.
-Non mi ha fatto male- mentì, continuando ad affaccendarsi in giro per la stanza -In ogni caso, non è una giustificazione. Non è così che si affrontano le cose-
In due passi il ragazzo la raggiunse, costringendola a fermarsi e a guardarlo.
-Ascoltami bene Mezzosangue, perchè non mi ripeterò- mormorò, accorato -Forse posso darti ragione sul fatto che esiste il dialogo civile e tutte quelle menate ma...-
Hermione aprì la bocca per interromperlo, infastidita, ma lui la bloccò.
-No, fammi finire. Dicevo, su quello posso darti ragione, e dirti persino che mi dispiace per il mio essere così aggressivo a volte...- disse lentamente Draco, soppesando ogni parola -Ma non puoi chiedermi di scusarmi, se reagisco quando penso che qualcuno si stia comportando male con te-
-Che vuoi dire?-
-Voglio dire che potrei anche cercare di controllarmi, se qualcuno se la dovesse prendere con me...- spiegò Malfoy -Ma non quando si tratta di te. Non puoi dirmi di non intervenire e difenderti, se ti fanno del male. E non mi scuserò per questo-
Hermione abbassò la testa, per non far vedere al ragazzo il sorriso che le era dispettosamente affiorato sulle labbra.
-Ora puoi anche arrabbiarti, Mezzosangue, ma io sono così. Non posso cambiare questa cosa, e nemmeno voglio farlo, in realtà-
-Baciami-
Draco, tutto preso dalla sua tirata, nemmeno si era accorto in un primo momento di ciò che lei gli aveva sussurrato.
-E quindi, vedi un po' tu se....Cosa?-
-Ti ho detto di baciarmi-
Sollevatasi in punta di piedi, Hermione gli prese il volto tra le mani, posando le sue labbra su quelle di Draco per un istante.
-Non mi importa quello che fai, amo ogni tuo modo di essere- ridacchiò -Ora baciami soltanto-
E Malfoy non se lo fece ripetere due volte.



Sono di nuovo qui, con il mio solito ritardo e le mie solite scuse.
Come avrete notato, questo capitolo è molto incentrato su Hermione e Draco. Glielo dovevo, alla fine i protagonisti di questa storia sono loro, e volevo dedicare un po' di spazio a come si stanno evolvendo le cose tra loro! A questo proposito c'è stato finalmente il tanto atteso scontro con Peter. Forse mi sono lasciata un po' prendere la mano, ma non vedevo l'ora di mettere lui e Draco a confronto :)
Come sempre, risponderò personalmente alle vostre fantastiche recensioni, intanto mando un grande bacio generale!
A presto!
Gaia



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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***









Hermione si girò pigramente nel letto, mugolando di piacere nell'avvertire le dita di Draco che le carezzavano lascivamente la schiena nuda.
-E' tanto che sei sveglio?- gli chiese sottovoce, ancora insonnolita.
-Abbastanza- sorrise Malfoy, lasciando che lei si adagiasse sul suo torace.
Abbastanza per essere riuscito a guardarti dormire, con sulla bocca ancora il mio bacio.
Era stata una notte speciale. Anche i periodi bui riuscivano incredibilmente ad avere i loro risvolti positivi.
Univano le persone.
Vivere con la convinzione e la paura che ogni giorno potesse essere l'ultimo, spingeva le persone a dare il meglio di sè, a vivere e ad amare come se stessero compiendo un'eroica impresa.
Ed era così anche per loro due.
Hermione avvertiva le difficoltà di Draco nello staccarsi da lei, seppur per poco, sapeva che temeva di non riuscire a vivere quel futuro tanto agognato. E lei provava i suoi stessi sentimenti.
-Mezzosangue...-
La voce roca di Malfoy la risvegliò dalle sue elucubrazioni, costringendola a rivolgersi verso quel profilo così perfetto, verso quegli occhi che d'un tratto si erano fatti sfuggenti.
-Non ne abbiamo mai parlato veramente...- continuò lui, dopo aver ottenuto l'attenzione della ragazza.
-Di cosa?-
Draco si voltò verso di lei, carezzandole appena una guancia con il dorso delle dita.
-Del domani-
Il cuore di Hermione cominciò a martellarle nel petto.
-A cosa ti riferisci?-
-Al fatto che non credo sia una buona idea continuare a vivere sotto lo stesso tetto di Potter, una volta finito tutto questo...- sogghignò il biondino.
La Granger sorrise a sua volta, posandogli una mano sul petto.
-...ma credo di non essere nemmeno disposto ad andare in nessun altro luogo, senza di te-
Quella rivelazione non avrebbe dovuto sorprenderla più di tanto, visto il loro rapporto nelle ultime settimane, ma ebbe lo stesso il potere di toglierle il fiato.
-Vuoi vivere con me?- sussurrò Hermione, come a volere una conferma di quanto aveva intuito.
Draco la guardò, gli occhi come piombo colato.
-Sì-
Non era una richiesta, Hermione lo capì solo in quel momento. Non lo sarebbe mai stata. Era un'ordine, un'esigenza.
Lui la voleva, punto. Nella sua casa, nel suo letto. Ora e sempre. Era sua, lo era sempre stata.
-Scordati il divano verde e argento- sorrise la ragazza, sporgendosi a baciargli le labbra.


La cucina di casa Potter non era grande, ma rappresentava lo stesso il cuore della casa.
Ogni abitante infatti, spendeva lì gran parte del suo tempo libero...chi a mangiare, chi a fare due chiacchiere, e chi a godere della grande vetrata che dava sul giardino.
Sophie quella mattina era appunto intenta a rimirare lo splendido albero di glicine che faceva bella mostra di sè davanti alla finestra. Era incredibile come la natura attorno a quella casa fosse meravigliosa. Elenie assicurava di non aver mai prestato la benchè minima attenzione al giardino, ma evidentemente i suoi poteri da soli bastavano a far proliferare piante di ogni genere.
La LeBlanc sospirò. Da quanto tempo non andava da sola a farsi una bella passeggiata? Amava stare in quella casa così confusionaria, ma le mancava la sua libertà.
Soffriva a stare lì senza poter far niente, senza sapere cosa combinava suo padre, senza avere la possibilità di dare una mano.
-Non ti ho sentita alzarti-
La voce calda di Ron la sorprese alle spalle, mentre le braccia del ragazzo le circondavano la vita, cingendola da dietro.
-Ho fatto piano...Non volevo svegliarti-
Weasley le posò un bacio tra i capelli, mentre lei fremeva a quel contatto.
Non aveva ancora realizzato il fatto che stessero insieme a tutti gli effetti, ora. Non si era accorta di quanto lui fosse riuscito in breve tempo a riempire quel vuoto che per anni aveva attanagliato il suo cuore.
Sophie lasciò andare la testa contro la sua spalla, lasciando che Ron le carezzasse delicato un fianco.
-Buongiorno!- esordì Elenie, entrando in quel momento, di ottimo umore -Spero di non aver interrotto nulla di importante!-
Sorrise, andando ad appollaiarsi direttamente sul bancone e versandosi del succo di frutta.
-Come stai?- le chiese l'amica.
-Meravigliosamente- rise la Benèfica -Non ho nemmeno le nausee...Alice è invidiosissima, lei i primi mesi era praticamente sempre in bagno! Probabilmente è merito dei miei poteri-
Ron e Sophie ridacchiarono, quindi Weasley si diresse alla porta per andare a prepararsi per il lavoro.
Sulla soglia, però, quasi si scontrò con Harry e Blaise, che tornavano dal turno di notte.
-Nottata difficile?- scherzò il rossino, vedendoli con delle occhiaie da far spavento.
-Non me ne parlare- mugugnò Potter, dando un bacio alla fidanzata -Ci hanno chiamato per un presunto attacco di Mangiamorte...-
-Davvero?- sbottò Ron, tornando indietro.
-Magari- ironizzò Blaise -Alla fine erano dei bambini alle prime armi con la magia.-
Weasley scoppiò a ridere, mentre Draco faceva il suo ingresso in cucina.
-La Mezzosangue finisce di prepararsi e arriva- annunciò a Ron, che quel giorno aveva il turno con lei e Sebastian.
Qualche istante dopo però, non arrivò Hermione, ma proprio Anderson.
Salutò con un cenno del capo tutta quella mandria di gente assiepata attorno al tavolo, accettando il caffè che Sophie gli offriva e ringraziandola con un sorriso.
-Sei in anticipo- osservò Ron, guardando l'orologio -Vado a cambiarmi e sono pronto-
-Non serve- lo bloccò Seb -Il turno di oggi è saltato. Carrigan mi ha mandato un gufo poco fa, dicendomi che ci spiegherà tutto via camino, tra poco. Gli altri stanno arrivando-
I ragazzi si guardarono, confusi e incuriositi, dato che erano piuttosto sicuri che le novità riguardassero Cavendish.
Si radunarono così in salotto, dove di lì a poco li raggiunsero Matt, Chris e Alice. Per ultima arrivò Hermione, che si sedette accanto a Malfoy giusto un istante prima che la testa del Capo degli Auror facesse capolino tra le fiamme.
-Buongiorno a tutti- esordì Carrigan, guardandoli uno ad uno -Ho delle importanti notizie da darvi-
Istintivamente Harry si protese verso il fuoco, tutta la stanchezza ormai passata.
-Alcuni uomini hanno sorvegliato la tenuta di Cavendish indicataci da Lucius Malfoy, e ora posso dirvi quasi a colpo sicuro che è lì che i Mangiamorte di nascondono. Attaccheremo stanotte-
Un fremito percorse i presenti, ma nessuno aprì bocca.
Finalmente avevano una data. Finalmente avevano capito quando si sarebbe messo un punto a quella faccenda.
Il come però, era ancora un mistero.
-La villa si trova nella contea di Wiltshire. Dobbiamo essere tempestivi, ed agire prima che i Mangiamorte abbiano il tempo di terminare il rituale. Capirete quindi che non possiamo indugiare- continuò Carrigan.
-Assolutamente no- concordò Chris, stringendo la mano di Alice -Come procediamo?-
-Vi voglio qui stasera alle sette, per studiare al meglio il piano d'attacco- ordinò il Capo -Alle dieci ci Smaterializziamo là. Oggi vedete di riposarvi, che stasera vi voglio al massimo delle vostre forze-
E, dopo un'ultima occhiata penetrante ai suoi ragazzi, sparì.


Laine Deborah Harris si rigirò tra le mani il biglietto spiegazzato che Carrigan aveva mandato a suo marito, quella mattina.
Erano poche parole, non dicevano praticamente nulla di rilevante, ma lei sentiva che qualcosa stava cambiando.
Qualcosa era già cambiato.
Scosse la testa, imponendosi di evitare cattivi pensieri, dirigendosi in salotto per giocare un po' con Blake.
Fu lì che la trovò Sebastian. Seduta per terra, i lunghi capelli biondi a coprirle parte del viso. Faceva il solletico a suo figlio che, sdraiato sul tappeto, faceva buffe smorfie di apprezzamento.
Anderson si appoggiò allo stipite della porta, cercando di imprimersi nella mente quella scena.
Voleva portarla con sè, quella notte. Voleva avere ben chiaro il motivo per cui andava allo sbaraglio, rischiando la propria vita.
Fu in quel momento che Laine lo vide.
-Sei tornato- sorrise. Poi notò la sua espressione, e il suo volto si fece teso.
-Cosa voleva Carrigan?- domandò, anche se era certa di sapere la risposta.
Sebastian si avvicinò a lei, chinandosi per arrivare alla sua altezza, quindi le prese il volto tra le mani.
-Hanno individuato il nascondiglio dei Mangiamorte- mormorò, senza troppi giri di parole -Attaccheremo stasera-
Gli occhi di Laine si dilatarono per il terrore, e la ragazza si fece istinitivamente indietro.
-No...- rantolò, mentre suo marito le carezzava i capelli.
-Mi dispiace amore...- sussurrò Seb, cercando di calmarla -Ma dobbiamo intervenire al più presto-
-Ma sarà un suicidio- fece Laine, con voce strozzata, sentendosi mancare la terra sotto i piedi -E se succedesse qualcosa? E se fosse una trappola?-
-Nessuna trappola- assicurò Anderson -E comunque è un rischio che bisogna correre-
La Harris ignorò le mani che tentavano di stringerla. Prese in braccio Blake e si alzò, camminando disperata per la stanza.
Odiava reagire così, ma non riusciva a controllarsi.
C'era troppo in ballo adesso, e non poteva permettersi di perderlo.
-Tu e il piccolo starete con Elenie, Sophie ed Hope a casa di Harry...è il posto più sicuro per voi- annunciò Seb, senza sapere che altro dire.
-E qual è il posto più sicuro per te, invece?- gridò sua moglie, all'improvviso -Là, con quei pazzi, o con me e tuo figlio?-
-E' il mio lavoro, Laine- spiegò paziente Seb -Credi che per me sia semplice? Credi che lo sia, per Chris ed Alice, combattere sapendo che Hope potrebbe restare orfana?-
-Gli eroi muoiono, Sebastian!- pianse la biondina -Forse a un certo punto è il caso di farsi da parte, non credi? Non puoi più decidere da solo, ormai. Cosa ne sarà di Blake, se ti succede qualcosa? Cosa ne sarà di me?-
Laine crollò su una poltrona, con suo figlio stretto al petto, tenendosi una mano sulla bocca.
Anderson la guardò. Non la riconosceva, non aveva mai dovuto affrontare quel lato di lei così fragile. Sua moglie aveva sempre accettato le sue missioni, il suo lavoro, i pericoli che correva. Ora però era diverso. Ora la morte era lì con loro.
Seb le andò nuovamente vicino, posandole una mano sulla guancia.
-Tornerò da voi, te lo prometto- sussurrò -Avremo la vita che abbiamo sempre sognato, e Blake potrà vivere in un mondo migliore di questo-
Laine annuì a fatica, sentendosi una sciocca per il suo comportamento infantile.
-Io sono niente, senza di te- disse piano -E sappi che non ti perdonerò mai, se ci lasci soli-
-Mai- promise Sebastian abbracciandola, abbracciandoli entrambi -Non accadrà mai-


La mattinata si trascinava lenta. Nessuno sembrava aver voglia di parlare, ma il clima che si respirava non era funereo, o di paura.
Al contrario, c'era una sorta di elettricità, di febbrile attesa che sembrava pervadere tutti.
Da Harry, che metodicamente studiava la piantina della casa di Cavendish insieme a Matt, a Ron che si era appisolato sul divano per recuperare le forze, come diceva lui, a Draco ed Hermione, che stavano semplicemente seduti al tavolo della cucina, l'una accanto all'altra.
Sapevano tutti che, in un modo o nell'altro, quella notte sarebbe finito tutto. Non potevano rimandare, e rischiare così che Cavendish avesse la possibilità di terminare il rituale.
Malfoy lasciò che la piccola mano di Hermione si posasse sulla propria. Intrecciò le dita a quelle di lei, quindi si portò la mano di Hermione alle labbra e vi depose un bacio.
Quanto avrebbe voluto rinchiuderla da qualche parte e saperla al sicuro...Avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di tenerla protetta.
Ma lei non glielo avrebbe mai perdonato, lo sapeva, e in fondo l'amava anche per questo.
Proprio in quel momento arrivarono Alice e Laine, portando i bambini.
-Christopher e Seb?- chiese Harry, tirando su il viso dalla mappa.
-Sono al Ministero- spiegò la Parker, con un sospiro -Aiutano Carrigan a coordinare le squadre, e a disporre ordini per le reclute-
-Le reclute?- borbottò Ron, che ce l'aveva a morte con loro dopo la sua discussione con quel novellino che faceva la guardia alla stanza di Sophie, al San Mungo -Ma se non sanno nemmeno da che parte si tiene la bacchetta-
-Ti ricordo che voi eravate più giovani di loro, durante la battaglia a Villa Riddle- sorrise Alice con condiscendenza -Vedi di dare loro una possibilità. E comunque abbiamo bisogno di tutte le risorse disponibili-
-Grandioso- commentò anche Draco, acido.
-Ad ogni modo- continuò Alice -Possiamo contare sull'effetto sorpresa, quindi molto probabilmente saremo numericamente più forti. Oltre a noi Auror poi ci saranno alcuni vampiri, dato che Lord William ci ha gentilmente accordato la sua alleanza-
-Ottimo- esultò Harry -Quindi ora non resta che aspettare-
-Proprio così-
Nella stanza calò di nuovo il silenzio, mentre ognuno si preparava, psicologicamente e fisicamente, come meglio riteneva.
Hermione fece ciao con la mano a Blake, che le rivolse un sorriso sdentato al di sopra della spalla della madre, quindi si mise a trafficare con la propria borsa, alla ricerca del cellulare che aveva iniziato a squillare insistentemente.
-Pronto?-
-Tesoro, sei tu?-
La ragazza riconobbe la voce del padre, alquanto tormentata.
-Sì papà- disse piano -È tutto a posto?-
-Ecco...sì- mormorò lui, agitato -Il fatto è che la mamma non si sente molto bene, potresti fare un salto qui?-
Hermione, un po' stranita, assicurò che sarebbe andata lì quanto prima, e riattaccò.
-Qualcosa non va?- chiese Draco.
La Granger scosse la testa, perplessa.
-Mia madre sta male, a quanto pare, ma non credo sia nulla di grave.- spiegò -Vado un momento da loro, tanto volevo comunque passare a salutarli. Farò il prima possibile-
Agguantò la giacca e, promettendo di tornare entro un'ora, uscì.


Hermione bussò un paio di volte alla porta della graziosa casetta in cui abitavano i suoi genitori.
Si era Smaterializzata in un vicolo lì vicino, perchè la preoccupazione di suo padre l'aveva un po' intimorita. Non era da lui perdere il controllo, era un uomo razionale e piuttosto freddino nelle emozioni, quindi tutta quell'agitazione nella voce doveva avere un buon motivo.
Nessuno le venne ad aprire, e lei si insospettì ancora di più.
Bussò un'ultima volta, quindi estrasse la propria copia delle chiavi dalla borsa.
-Papà? Mamma?- chiamò, aprendo la porta. La casa era silenziosa, sembrava vuota.
Hermione attraversò l'ingresso a grandi passi, col cuore in gola. Qualcosa non andava, era chiaro.
-C'è nessuno?- urlò, terrorizzata. Corse in sala, e quello che vide le fece ghiacciare il sangue nelle vene.
Suo padre era seduto in poltrona, e la fissava con gli occhi spalancati.
Era Pietrificato.
-Oh mio Dio!- rantolò la ragazza, correndogli accanto. -Papà!-
Sospirò di sollievo quando constatò che non sembrava ferito, ma solo molto spaventato.
-Finite incantatem!-
Hermione si chinò di fronte a lui, ormai certa che in quella casa fosse accaduto qualcosa di grave. Suo padre mosse appena le braccia e le gambe, per riacquistare sensibilità, quindi fissò la figlia con gli occhi lucidi.
Mai quel mondo a cui lei apparteneva era entrato con così tanta violenza nella sua vita.
-Hermione...- sussurrò con voce roca -Tua madre...tua madre...-
La Granger, udendo quelle due semplici parole, credette di svenire.
-Papà, cos'è successo?- quasi urlò -Devi dirmi tutto-
-L'hanno portata via- disse l'uomo con voce spezzata -Eravamo inermi, non ci siamo potuti difendere-
-Chi l'ha portata via? Chi?-
-Degli uomini. Sono entrati e l'hanno presa. Poi mi hanno imposto di telefonarti, quindi mi hanno bloccato e se ne sono andati con lei-
Hermione si portò le mani alla bocca. Erano stati i Mangiamorte, era chiaro. Ma perchè? Sua madre era una Babbana, non sarebbe potuta servire per il rituale, che necessitava di maghi Mezzosangue...
Non appena formulò questo pensiero, la risposta le arrivò alle labbra da sola.
Uno scambio.
-Papà- mormorò, cercando di farsi vedere calma -Per caso ti hanno detto di riferirmi qualcos'altro?-
Il signor Granger annuì, mostrandole con un cenno del capo una busta posata sul tavolo.
-Mi hanno detto di consegnartela prima che tu facessi qualsiasi altra cosa-
Hermione annuì, quindi afferrò il plico, e lo aprì con mani tremanti.


Gentile Signorina Granger,
non sa quale enorme piacere sia stato per me fare la conoscenza dei suoi amabili genitori. Come immagino avrà già notato, sono rimasto talmente colpito da sua madre che ho deciso di portarla con me, per approfondire la nostra conoscenza.
Attenderò con ansia il suo arrivo all'indirizzo segnato sul retro del foglio, altrimenti la avviso che potrei, come dire, esulare un po' dal semplice concetto di ospitalità, e decidere di trattenere sua madre qui da me. Ovviamente lei verrà da sola, premurandosi di non avvisare nessuno, e assicurandosi che nemmeno suo padre possa farlo.
Ha la mia parola che, non appena lei sarà così cortese da unirsi a noi, sua madre sarà libera, e nella mente dei suoi genitori non rimarrà nulla riguardo questo spiacevole incidente.
Confido che la vedrò al più presto.

Lord Cassian Deveraux Cavendish



La ragazza appallottolò il foglio, dopo essersi mentalmente annotata l'indirizzo. La minaccia di Cavendish era chiara.
O vieni qui e prendi il posto di tua madre, o l'ammazzo.
Sentiva la gola serrata, ma non voleva far preoccupare suo padre più del necessario.
-Ascolta, qui ci penso io, tu non ti agitare d'accordo?- sorrise, forzatamente -Mamma sarà di nuovo qui al più presto, te lo prometto-
Non gli diede tempo di ribattere, così si limitò a stringerlo forte. Non l'avrebbe più potuto fare, di questo era conscia.
-Tesoro...- sussurrò lui, quasi avesse capito.
-Va tutto bene- lo rassicurò, staccandosi e guardandolo negli occhi, tentando di apparire fiduciosa.
Lo salutò con un bacio sulla guancia, poi se ne andò, manomettendo di nascosto il telefono con un colpo di bacchetta, per impedirgli di avvisare qualcuno.
Non appena fu fuori Sigillò la porta, e si preparò a fare tutto il necessario per salvare la vita a sua madre.
Anche a costo della propria.



Eccomi qui! No, non sono morta o altro, ve lo assicuro, anche se forse l'avete pensato! Diciamo che ho avuto un blocco di quelli belli pesanti, e per un po' non sono riuscita a scrivere manco mezza riga! Come forse avevo già detto a qualcuna, sapevo già come sarebbe finita la storia, ma di voglia di scriverla non ne avevo proprio...
In compenso però qualche giorno fa, non so cosa sia successo, mi sono messa lì e mi sono rimessa in pari. E la storia ora è praticamente finita. Certo devo rivederla ancora un po', ma i capitoli ci sono già (finirà al 50°, 51° massimo, giusto per la cronaca).
Questa è la notizia buona. Quella cattiva (anche se in realtà per me è la più bella del mondo), è che domenica parto per New York, dove starò due mesi. Ovviamente spero di riuscire ad aggiornare, visto che mi porto il computer, ma non posso promettere niente!
Ecco, gli annunci sono finiti :) Spero che perdonerete la mia lunga assenza, e soprattutto che il capitolo vi piaccia!
Un bacio enorme!
Gaia



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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***









Hermione si Smaterializzò nel luogo indicatole da Cavendish.
Stranamente non aveva paura, anzi, si sentiva particolarmente lucida. Sapeva di non avere alternative.
Doveva salvare sua madre, e quello era l'unico modo.
E non importava se lei sarebbe morta.
Guardò la campagna che la circondava, e la grande casa che spiccava di fronte a sè.
Era tutto lì. Il suo destino si sarebbe compiuto tra quella mura.
Sollevò un ultimo sguardo al cielo plumbeo. Quel grigiore sembrava incombere su di lei, e non potè fare a meno di rivedervi gli occhi di Draco.
Perdonami amore mio.
Non l'avrebbe mai fatto, e lei lo sapeva.
Lui poteva lasciarla, farla soffrire, indurla a credere di essere da sola, ma non avrebbe mai accettato che lei lo abbandonasse.
La ragazza sbattè più volte le palpebre per ricacciare indietro le lacrime, pensando che nemmeno un'ora prima era tra le sue braccia.
Quel futuro, che fino a poco prima sembrava a portata di mano, ora era di nuovo lontanissimo.
Non avrebbero mai vissuto insieme, non avrebbero mai costruito qualcosa.
Lui l'avrebbe odiata.
Ma non quanto lei avrebbe odiato sè stessa, se non avesse fatto l'impossibile per salvare sua madre.
Si incamminò verso la casa, e quando fu davanti ai cancelli essi si aprirono come se fosse un'ospite gradita.
Dopo un paio di passi si sentì affiancare da qualcuno, e quando si voltò per scoprire chi fosse le mancò l'aria.
Quella spilla da Auror sul suo petto quasi la fece cadere in ginocchio.
-Sorpresa Granger?- ghignò Willard Everett, guardandola dall'alto in basso.
La ragazza assottigliò lo sguardo, ma non gli rispose.
E così era lui. Era lui che passava informazioni ai Mangiamorte, tra cui le parole d'ordine per accedere alle loro abitazioni.
Una semplice recluta. Lo stesso che faceva la guardia alla stanza di Sophie, lo stesso che Ron tanto odiava per la sua inesperienza.
-Nessuno di voi avrebbe sospettato di uno sciocco ragazzino alle prime armi, vero?- la derise, quasi leggendole nel pensiero.
Dio, quanto avrebbe voluto ucciderlo con le sue mani. Ci sarebbe riuscita senza sforzo, ma la vita di sua madre era appesa a un filo, e non poteva rischiare colpi di testa. E su questo lui contava.
-Portami da Cavendish e basta- sibilò -Non ho tempo da perdere con i suoi burattini-
Sentì il ragazzo infiammarsi accanto a lei, ma evidentemente aveva ricevuto ordini ben precisi, perchè non reagì.
La condusse all'interno, attraverso un dedalo di corridoi, fiocamente illuminati e privi di finestre, ma lei non si guardava attorno.
Procedeva come un automa, e nel frattempo la sua mente lavorava, frenetica.
Everett era la talpa, dunque. Ma in quel momento era lì con lei, e non al Quartier Generale, quindi c'erano buone probabilità che non sapesse dell'attacco organizzato dagli Auror per quella notte. L'effetto sorpresa era salvo.
Lo stesso purtroppo non si poteva dire di lei. Quello fu il primo pensiero che la colse quando entrò nella stanza enorme in cui Cavendish l'attendeva.
-Finalmente!- esclamò deliziato, vedendola arrivare -Signorina Granger, non sa che onore averla in casa mia-
Si avvicinò con il passo felpato del predatore, quindi le carezzò dolcemente una guancia.
Hermione alzò appena il mento, piantando gli occhi in quelle iridi ossidiana.
-Sono qui, come volevi- ringhiò -Ora libera mia madre-
Cavendish sorrise.
-Quanta fretta- sussurrò, mellifluo -Pensavo di parlare un po', prima...ma non si dica che non sono un uomo di parola!-
Battè le mani, e da una porta laterale entrarono due uomini con la maschera da Mangiamorte sul volto.
Tra loro, tremante, c'era Jean Granger, che venne sospinta sul pavimento in malo modo.
-Mamma!- gridò Hermione, correndole accanto ed aiutandola a rialzarsi -Come ti senti? Sei ferita?-
La donna singhiozzò, scuotendo la testa. Abbracciò la figlia, lasciando che quest'ultima le carezzasse meccanicamente i capelli per calmarla.
-Dove siamo?- riuscì a dire infine con voce rotta -Tuo padre dov'è?-
-Shhh- la tranquillizzò la ragazza -Papà è a casa, e presto sarai con lui-
-E tu? Tu che farai?- rantolò la donna, terrorizzata.
-Io dovrò rimanere un po' qui- tentò di dire Hermione, cercando di non piangere -Ma starò bene-
I passi di Cavendish si avvicinarono.
-Ma che commovente quadretto- commentò -E' quasi una sofferenza per me, dovervi separare-
La Granger lo fissò con odio.
-Me in cambio di lei- sibilò fra i denti -Hai promesso-
L'uomo annuì solennemente, quindi fece un cenno a Everett, che era rimasto in disparte.
-Assicurati che la signora qui presente torni a casa, e che lei e suo marito dimentichino ogni cosa di questa giornata-
Hermione lasciò che il ragazzo prendesse sua madre, e le sorrise per rassicurarla, finchè lei non uscì dalla stanza.
Un istante dopo sentì le braccia di Cavendish avvolgerle la vita.
-E ora- sussurrò l'uomo al suo orecchio -Io e te ci divertiamo-


A moltissimi chilometri di distanza intanto, Draco stava guardando nervosamente l'orologio. Erano quasi due ore che Hermione se n'era andata, e la cosa cominciava a dargli pensiero. Aveva provato a chiamarla, ma il cellulare era staccato. Che fosse successo qualcosa di grave ai suoi genitori?
-Potter- disse a bassa voce, cercando di non farsi udire da tutti.
Il tono di voce del biondino riscosse Harry, che lo raggiunse.
-Sai dove abitano i genitori della Mezzosangue?-
Il moro annuì -Certo, perchè?-
Draco con un cenno del capo gli fece notare l'ora.
-Non ti sembra strano che tardi così tanto? Non risponde nemmeno al telefono-
Harry seguì il suo sguardo, e serrò la mascella.
-Cristo- borbottò -Pensi sia successo qualcosa?-
-Non voglio nemmeno prendere in considerazione questa ipotesi- sibilò Draco, alzandosi. -Dammi l'indirizzo, vado a cercarla-
-Vengo con te- rispose Harry.
Malfoy stava per protestare, ma qualcosa nello sguardo dell'altro lo indusse a pensare che fosse meglio non discutere.
-Ragazzi- disse Potter ai presenti, infilandosi il mantello -Io e Malfoy usciamo un attimo-
Senza aspettare una risposta, i due si fiondarono fuori, Smaterializzandosi davanti a casa dei genitori di Hermione.
In due passi Harry raggiunse la porta, e bussò con decisione.
Dopo nemmeno un minuto, una bella donna si presentò, sorridente.
-Harry, caro, che piacere vederti!- esclamò, abbracciandolo.
Draco tirò un sospiro di sollievo, quindi si presentò a sua volta, leggermente a disagio.
Dove diamine era la Mezzosangue quando serviva?
-Entrate pure- sorrise ancora lei, con un'aria un po' svagata.
Li condusse in soggiorno, dove si sedette accanto al marito, che fece loro appena un cenno distratto col capo.
-Hermione non c'è?- mormorò Draco, guardandosi attorno.
-Hermione?- domandò placida la donna. Quindi si rabbuiò e il suo viso si fece confuso, come se cercasse di ricordare qualcosa. -No, non l'abbiamo vista-
I due ragazzi si irrigidirono, subito in allerta.
-Ne siete sicuri?- insistette Harry. -Non è venuta qui, poco fa?-
Il signor Granger a quel punto alzò il viso, guardandoli un po' dubbioso.
-Ecco...no, non credo. Penso di essermi appisolato oggi pomeriggio, quindi magari lei ha suonato e noi non ce ne siamo accorti-
Draco lo guardò, fissando i suoi occhi leggermente assenti, quindi guardò la donna, con quell'aria un po' distratta.
-Potter, questi due sono stati Obliviati- sussurrò, cercando di non farsi prendere dal panico.
-Sì, lo penso anche io- rispose Harry, tra i denti. -A questo punto Hermione potrebbe essere ovunque, cazzo-
In fretta si congedarono dai signori Granger ma, quando stavano per lasciare la stanza, a Draco cadde lo sguardo su un pezzo di carta appallottolato, seminascosto dietro una poltrona.
Si chinò a raccoglierlo, quindi lo svolse e gli diede una rapida scorsa.
-Merda- rantolò, afferrando Harry per il gomito.
-Che c'è?- chiese Potter, spaventato nel vedere l'espressione orripilata che si era dipinta sul volto di Malfoy.
Quest'ultimo gli cacciò il biglietto sotto il naso, strattonandolo al contempo fuori dalla porta.
Ogni fibra del suo corpo era tesa verso Hermione. Doveva raggiungerla, all'istante.
Corse in fretta attraverso il giardino, ed era già pronto a Smaterializzarsi, quando Harry lo bloccò.
-Cosa pensi di fare?- chiese, il volto pallido.
-Secondo te Potter?- ringhiò il biondo -Andare da Cavendish e ucciderlo con le mie mani, prima che lui decida di fare lo stesso con la Mezzosangue-
Harry tremò nell'udire quelle parole, ma non perse il controllo.
-Otterrai solo di farvi ammazzare tutti e due, lo capisci? Dobbiamo tornare a casa e chiedere aiuto-
-Stai scherzando vero?- sibilò Draco, nella voce un'eco di disperazione -Hai idea di quanto ci impiegherà Carrigan a radunare le squadre? Non sappiamo da quanto tempo Hermione sia nelle mani di quel bastardo. Non c'è tempo-
Scandì bene quelle ultime parole, per rendere al meglio l'idea. No, non era più il tempo delle parole. Era ora di passare ai fatti.
Aveva minacciato Cavendish di non osare nemmeno guardare in direzione di Hermione. E lui non solo l'aveva fatto, ma l'aveva presa con sè.
Aveva toccato la cosa più sacra che ci fosse nella sua vita, e lui avrebbe solo voluto vederlo morire lentamente per questo.
-Ascoltami- disse Harry, cercando di non lasciarsi andare anche lui alle emozioni -Andiamo a casa e diamo l'allarme, quantomeno. Abbiamo bisogno di aiuto. Poi potremo andare anche solo noi due, non mi interessa-
Malfoy ci pensò su un istante, quindi annuì.
-Ti concedo un quarto d'ora, Potter. Poi io vado-


Ronald Bilius Weasley faceva su e giù davanti al camino.
Qualcosa era andato storto, se lo sentiva.
Prima Hermione, ora Harry e Malfoy. I conti non tornavano.
Attorno a lui, anche gli altri cominciavano ad agitarsi.
Proprio nel momento in cui Ron decise di raggiungere gli amici a casa Granger, però, Potter e Malfoy si catapultarono dentro, ansanti.
-Era ora!- sospirò il rossino, andando loro incontro -Si può sapere che è successo?-
Harry cercò un modo delicato per comunicargli la notizia, ma poi si rese conto che non ce n'erano.
-Cavendish ha preso Hermione-
-Cosa?- esclamò Ron, sbiancando in volto. -Com'è possibile?-
-Aveva preso sua madre, e le ha proposto uno scambio di persona e...- iniziò a dire Potter.
-A dopo le spiegazioni- tagliò corto Malfoy. -Bisogna andare là immediatamente.
Weasley annuì, e lo stesso fecero Blaise e Matt al suo fianco.
-Come la mettiamo con Carrigan?- domandò Parker, mentre gli altri si preparavano senza dire una parola.
-Manderemo un gufo a Chris e Sebastian- rispose Alice, dando un bacio ad Hope e affidandola a Laine. -Non possiamo perdere altro tempo, la vita di Hermione è appesa a un filo. Loro coordineranno i rinforzi e ci raggiungeranno quanto prima-
Draco prese il mantello e la spada, per ogni evenienza, e gli altri fecero lo stesso. Serrò i denti, cercando di lasciar fuori dalla mente le parole di Alice, che purtroppo erano estremamente reali.
La vita di Hermione è appesa a un filo...
A meno che non fosse...No. No. Non poteva, non doveva essere così. Non poteva distruggersi così il futuro che aveva pazientemente e faticosamente iniziato a immaginare con lei.
Non aveva lottato contro il mondo per riaverla, per poi lasciarsela portare via senza combattere.
Si allacciò con rabbia il mantello, gettandosi il cappuccio sul capo. L'avrebbe insultata a morte, non appena fosse stata in salvo.
Come si era permessa di fargli una cosa del genere? Come aveva potuto decidere di sacrificarsi senza nemmeno consultarlo?
Poteva esserci sua madre o il resto del mondo da salvare, non aveva importanza.
Lui avrebbe scelto sempre lei.
Non importava cosa sarebbe andato perso, non importava se qualcuno avrebbe sofferto o perso la vita.
Lei doveva essere al sicuro, a qualsiasi costo.
E, con quell'unico pensiero a spingerlo, seguì gli altri verso la battaglia.


Hermione si lasciò andare con la schiena contro la parete di pietra, quindi scivolò fino a raggomitolarsi a terra.
-Si rifiuta ancora di comportarsi in modo civile, Signorina Granger?-
La ragazza alzò appena gli occhi, fissando Cavendish oltre il velo delle lacrime, che premevano per uscire.
Non piangere. Non devi piangere.
Non gli avrebbe dato questa soddisfazione. Piuttosto la morte.
Tanto l'avrebbe uccisa comunque.
-Si alzi in piedi-
Hermione strinse i denti. Non aveva obbedito ad uno solo dei suoi ordini, e non aveva intenzione di farlo.
Lui allora l'afferrò per un polso, e lei strillò di dolore.
Gliel'aveva rotto un quarto d'ora prima, e ora infieriva dove sapeva che le avrebbe fatto più male.
-Quelle come lei dovrebbero proprio essere addomesticate- ghignò Cavendish, ostinandosi a usare quel "lei", fingendo rispetto e schernendola ancora di più -E per me sarà un vero piacere farlo-
La schiacciò contro il muro, aderendo con tutto il corpo su quello della ragazza, e le posò una mano sul seno, toccandola con violenza.
-Non mi toccare, schifoso!- ringhiò Hermione, con il poco fiato che le era rimasto.
Cavendish seppellì il viso nel suo collo, mordendola possessivamente.
-Vedo che ancora non ci siamo- sussurrò dolcemente.
La afferrò per le spalle e la scosse, facendole sbattere la testa contro il muro.
Per un istante Hermione vide tutto nero, e si ritrovò a pregare che l'incoscenza la raggiungesse quanto prima.
Non poteva sopportare tutto questo. Era troppo, troppo per lei.
-Crucio- sibilò il Mangiamorte, guardandola soddisfatto mentre si contorceva.
Hermione strinse i denti fino quasi a spezzarseli pur di non urlare, pur di non mostrarsi debole. Ma era quasi impossibile.
Lui continuava, e le rideva in faccia. E la schiacciava, sempre di più.
Sentiva ogni singola cellula del suo corpo spezzarsi, sanguinare, le forze la stavano abbandonando. Non riusciva a reagire, e non solo fisicamente.
Senza bacchetta e piegata come era lei, non poteva più sperare di avere la meglio, ma ciò che la spaventava di più era quell'annebbiamento che cominciava a intorpidirle la mente. Non era più lucida, cominciava ad arrendersi.
E se da una parte questo la spaventava, perchè voleva dire che stava perdendo le speranze, dall'altra le provocava un moto di sollievo. In quel modo presto sarebbe finito tutto. Presto non avrebbe più sentito quella sofferenza, quel male che le afferrava il petto come una morsa.
Il dolore ormai era parte di lei, non si ricordava più com'era non sentirlo.
La mano di Cavendish le afferrò i capelli, costringendola ad alzare il volto e a guardarlo.
-Proprio una leonessa, devo complimentarmi- rise -Non cede di un millimetro-
-Tu non sei niente- soffiò Hermione -Rispetto a quello che ho passato negli ultimi anni. Niente-
Cosa può essere il dolore fisico, rispetto all'idea di aver perso per sempre l'uomo che ami?
Cosa può essere la prospettiva di venire uccisa, rispetto al sentirsi morire dentro ogni giorno?
Il sorriso si spense sul volto di Cavendish, e con un manrovescio la ributtò a terra.
La Granger si posò una mano sul labbro, avvertendo in bocca il gusto metallico del sangue. Quindi sogghignò.
Dapprima sommessamente, poi apertamente.
-Devi ricorrere a questo, per farti obbedire da una donna?- rise perfidamente, preda di un attacco di isteria.
Il Mangiamorte le afferrò nuovamente il viso, stringendo fino a strapparle un gemito.
-Tu non hai idea- disse, l'ombra della follia a deformargli lo sguardo -Di quanto in là posso spingermi-
Hermione rise di nuovo.
-Lo so perfettamente invece- sibilò -Come io sono venuta dritta da te per salvare mia madre, so fin dove puoi arrivare per vendicare la tua-
Sentendo le parole della ragazza, Cavendish allargò gli occhi.
Lei sapeva.
-Sei solo una puttana Mezzosangue- ringhiò -Non osare nominare mia madre-
La rovesciò sulla schiena con un calcio che le mozzò il fiato, quindi si stese su di lei, aderendole addosso e facendola strillare per il disgusto.
-E' dalla prima volta che ho parlato con Draco Malfoy, che desidero vederti piegata sotto di me- le sussurrò all'orecchio, ormai fuori di sè -E lo voglio a tal punto da vincere la repulsione per il tuo sangue schifoso. Voglio prenderti davanti a lui, voglio annientarlo, vederlo distrutto di dolore. Voglio che lui mi supplichi di non toccarti, e non ascoltarlo, e farti mia fino a ucciderti. E quando sarai morta, sarai l'ultima anima che serve al mio rituale-
Negli occhi terrorizzati di lei, vide riflessa la domanda che tanto voleva che lei facesse.
-Sì, hai capito- disse, malignamente -Ci sono quattro Mezzosangue morti in questa casa. Avrei potuto concludere il mio rituale come e quando volevo, ma ho deciso di terminarlo in grande stile. Tu sarai l'ultimo tassello.-


-Ok, qual è il piano allora?-
Blaise era seduto su una roccia, e guardava interrogativamente gli amici.
La situazione sarebbe potuta essere quasi comica, vista dall'esterno. Sei Auror appostati fuori da una villa che con ogni probabilità pullulava di Mangiamorte, e che avevano per giunta la pretesa di riuscire ad entrare ed uscire di lì indenni.
-Entriamo, ammazziamo quanti più Mangiamorte possibili, prendiamo la Mezzosangue e usciamo- borbottò infatti Draco deciso, spegnendo la sigaretta sotto la scarpa.
-Spero che nella tua equazione sia compreso anche l'intervento di Carrigan e degli altri- bofonchiò Matthew, studiando la mappa che si era portato dietro.
-Nel messaggio che ho mandato a Chris gli ho detto di raggiungerci il prima possibile- li informò Alice. -E lui ha risposto che tempo mezz'ora e saranno qui-
Non disse loro che suo marito l'aveva pregata, implorata, di aspettarlo. Non raccontò di quanto fosse stata dura non ascoltare le sue suppliche accorate, che sembravano risuonare anche attraverso quel misero pezzo di carta che ancora aveva in tasca.
Lei non lo avrebbe ascoltato però, non questa volta. Doveva fare quello che era giusto.
-Ottimo- disse allora Harry -Passeremo dal passaggio che ci ha indicato Carrigan. E' una porta murata che dà a Est, e che certamente non sarà sorvegliata. Apriremo una breccia, e cercando di non farci vedere arriveremo ad Hermione-
Gli Auror si incamminarono, muovendosi piano tra gli alberi, fino alle mura che circondavano la casa.
Matt, che teneva in mano la piantina, fece cenno agli altri di seguirlo, quindi svoltò a sinistra.
-Dobbiamo scavalcare- comunicò.
-Grandioso- commentò Malfoy, digrignando i denti -Beh, non so voi, ma io non ho certo intenzione di rischiare di spezzarmi l'osso del collo per superare un dannato muro-
Facendo un cenno con il capo ai compagni, rubò la piantina a Matthew, si trasformò in falco ed elegantemente volò un paio di metri, fino a posarsi sulla sommità del muro.
Gli altri capirono l'antifona. Parker diventò una lucertola e rapidamente compì la scalata, aggrappandosi saldamente alle pietre, Blaise invece strisciò sottoforma di serpente, infilandosi in una buca provvidenziale.
Restava il problema di Ron. Il lupo rossiccio guardava con sospetto il cigno e la fenice che si libravano in aria davanti a lui.
Non vi era altra possibilità, però.
Draco emise un verso secco di disappunto, ma diede comunque loro una mano a portare anche Weasley dall'altro lato.
-Cazzo se pesi, Donnola- sbuffò, una volta riprese sembianze umane.
Ron si limitò a guardarlo male, massaggiandosi una spalla, laddove uno dei tre amici l'aveva stretto troppo con i suoi artigli.
-Muoviamoci- disse sbrigativo Harry -La porta è quella-
Draco corse in avanti, e con un calcio ben piazzato spezzò il legno ormai marcio, rivelando un muro di mattoni.
-Reducto- mormorò. La barriera scricchiolò pericolosamente, e con l'aiuto degli amici, in poco tempo si ridusse a un cumulo di polvere.
-Dite che ci hanno sentiti?- disse piano Blaise, inoltrandosi in quello che sembrava un lunghissimo tunnel.
-No, se siamo fortunati- rispose Harry, seguendolo e facendo luce con la propria bacchetta.
Per ultimi entrarono Draco e Alice. Malfoy diede un ultimo sguardo all'esterno, senza provare alcun tipo di rimpianto.
C'era un richiamo all'interno di quella casa. Un richiamo che sentiva essere solo per lui.
Ed era pronto a rispondere.


Dopo un sacco di tempo, rieccomi qui, di nuovo in Italia, di nuovo su Efp, di nuovo da voi.
Come vedete, si iniziano a tirare le fila per il gran finale..manca davvero poco, non so se l'ho già detto, ma i capitoli saranno 50, 51 al massimo!
Sono di corsa, quindi mando un grande bacio generale, ci sentiamo presto!
Gaia

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Capitolo 48
*** Capitolo 48 ***









Harry James Potter e Draco Lucius Malfoy si erano stati cordialmente sulle scatole dalla primissima volta che si erano incontrati, probabilmente.
Erano troppo diversi. Per nascita, morale, mentalità.
Eppure, da sei anni a quella parte erano indissolubilmente legati. C'era una persona, infatti, per la quale entrambi avrebbero dato la vita senza pensarci due volte.
Una strega Mezzosangue, che uno amava come una sorella, e l'altro venerava sopra ogni altra cosa al mondo.
Per questo ora si trovavano spalla contro spalla, ad avanzare insieme in un dedalo di corridoi, pronti a rispondere a un attacco che certamente non avrebbe tardato ad arrivare.
-D'accordo, tra una ventina di metri dovrebbe esserci una botola, e da lì dovremmo riuscire a risalire nella casa- disse Matt, alla testa del gruppo.
I cinque Auror lo seguirono, con i sensi all'erta.
-Eccola!-
Con circospezione la sollevarono, quindi uno alla volta sbucarono in un corridoio fortunatamente deserto.
-Qui siamo nell'ala Est- sussurrò Parker -Che è quella più in disuso. Io e Chris pensiamo che i Mangiamorte si siano tutti radunati nell'ala Ovest, dalla parte opposta, dove ci sono le stanze padronali-
-Ottimo- mormorò Harry, procedendo in quella direzione.
Avanzarono ancora un po', avvolti dal silenzio più completo.
Le stanze si succedevano uguali, tutte in pietra, tutte vuote, tutte orribilmente tetre.
Potter rabbrividì, quando dei passi alle sue spalle segnalarono la prima presenza nemica.
-Sono in pochi- sussurrò Ron -Possiamo coglierli di sorpresa-
Gli Auror girarono l'angolo, nascondendosi nell'ombra.
I loro inseguitori li stavano superando, erano in due. Harry ne afferrò uno per il bavero e lo schiacciò contro il muro, udendo Malfoy fare lo stesso con il secondo.
Gli puntò la bacchetta alla gola con rabbia, impedendogli di muoversi, ma, quando vide di chi si trattava, sbuffò, di rabbia e sollievo.
-Se avessi saputo che era questo il trattamento che ci avreste riservato, vi avrei lasciato qui da soli- borbottò Sebastian Anderson, massaggiandosi il collo.
Harry mugugnò qualcosa tra i denti.
-Anche voi, avvisate magari!-
-Certo, la prossima volta ti faremo una telefonatina, prima- sorrise Christopher, poco più in là, stringendo Alice.
-Non farmi mai più una cosa del genere- le sussurrò all'orecchio, assaporando il suo profumo e lasciando che lei a sua volta gli si aggrappasse addosso.
-Carrigan?- s'informò Matthew, un po' contrariato da quel rinforzo decisamente esiguo.
-Sta richiamando tutti al Ministero, ci vorrà ancora un po', erano pronti ad agire stanotte- spiegò Mason -Noi abbiamo deciso di raggiungervi prima-
-Gran bella idea- ridacchiò Ron, invitando con un cenno del capo gli altri a proseguire.
-Avete idea di dove possano tenere Hermione?- s'informò Sebastian.
-Crediamo sia nei sotterranei dell'ala Ovest- spiegò Harry, cercando di controllare l'ansia -Ci sono delle celle-
-Ma dai?- ringhiò Mason -Possibile che questi maledetti siano sempre perfettamente equipaggiati?-
-Sono case vecchio stile- commentò acido Sebastian -Cinquant'anni fa avere camere di sicurezza nelle proprie case era segno di potere e dominanza, specie tra i Purosangue. Avresti dovuto dare un'occhiata ai sotterranei di casa mia-
Alice si sporse a stringergli un braccio. Aveva sempre saputo che era difficile per lui andare in battaglia. Suo padre era ancora a piede libero, e prima o poi senza dubbio sarebbero arrivati a un vero e proprio scontro.
Ora poi, con Laine e Blake ad attenderlo a casa, doveva essere ancora più dura.
Lei stessa cercava di non pensare ad Hope, al fatto che avrebbe potuto non riuscire a vederla di nuovo. Sentì la mano calda di Chris posarlesi sulla schiena, invitandola a proseguire, e ringraziò del fatto che lui fosse ancora una volta lì, a incoraggiarla e darle sostegno.
-Ragazzi, ci siamo- disse infine Matt, quando giunsero ad un bivio -A destra c'è una porta che conduce ai sotterranei-
-Ci atteniamo all'idea originale, allora?- chiese Blaise.
-Direi di sì- mormorò Harry, guardando gli amici negli occhi, per avere conferma. Tutti fecero segno di sì con la testa.
Prima di entrare avevano stabilito che Draco e Blaise sarebbero andati nei sotterranei a cercare Hermione, mentre gli altri avrebbero creato un diversivo per far sì che nessuno facesse troppo caso ai due Serpeverde. Nel frattempo, se la fortuna fosse stata dalla loro, sarebbero arrivati i rinforzi.
E, con un po' di speranza, quella notte tutti sarebbero tornati a casa sani e salvi.


La mente di Hermione vagava.
Aveva perso la cognizione del tempo, le pareva fossero passate settimane da quando era stata rinchiusa in quella cella.
In fondo, che importanza aveva? Tutto sarebbe finito lì.
Non avrebbe più visto il cielo, il sole, gli occhi di Draco.
La speranza, che sempre aveva fatto parte di lei, pareva averla abbandonata.
Perchè cosa può una misera strega contro tanto odio? Contro tanto potere?
Appoggiata contro il muro freddo, dove era stata lasciata dopo esser stata usata come uno straccio vecchio, Hermione chiuse gli occhi.
I minuti passavano, le ore anche, ma l'oblio tardava ad arrivare.
Solo quello ormai desiderava. Nient'altro. Solo a quello ormai poteva agognare.
A cosa serviva illudersi di rivederlo?
A cosa sperare di sentire di nuovo la sua voce?
A cosa sognare le sue braccia?
Lui era lontano. Non sarebbe arrivato in tempo.
Hermione lasciò cadere la testa di lato, troppo debole per muoversi, troppo stanca per asciugare il rivolo di sangue che le colava dalla fronte.
L'aveva aspettato tanto. Si era distrutta per anni, finchè non era successo un miracolo e lui era tornato.
E ora era lei che lo lasciava solo.
Ora era lei a non essere abbastanza forte per attenderlo ancora.
Tossì, e facendolo credette di scoppiare per il dolore al torace. Cavendish aveva fatto un buon lavoro.
Come tutti gli uomini sporchi fino al midollo, marci fino all'anima, aveva usato l'unico modo per distruggerla sia fisicamente che psicologicamente.
Cosa importava ormai? Cosa importava se la sua maglietta era ancora alzata, dopo che lui l'aveva toccata con le sue mani impure? Cosa importava se non c'era più una sola parte del corpo che non le facesse male?
Nulla. Nulla, se in cambio di tutto questo aveva ottenuto che sua madre e suo padre fossero salvi.
Se era riuscita a non cedere alle profferte di Cavendish, a mantenere intatta la propria dignità.
Se aveva ancora il pensiero di Draco a scaldarle il cuore.
Se poteva quasi sentire la sua voce in lontananza, e il suo profumo così meraviglioso ancora una volta accanto a sè.


-Mio Dio-
Il rantolo di Blaise non scalfì nemmeno per un istante la determinazione di Draco.
-Alohomora- ringhiò.
La porta della cella, dietro la quale c'era quel che rimaneva di Hermione, si aprì di scatto, e il resto lo fece lui con una poderosa spallata, che quasi la fece tremare sui cardini.
Malfoy spiccò una corsa, fino a raggiungere lei, che riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti.
-Io lo ammazzo, quel bastardo- sibilò, prendendo il volto della sua mezzosangue tra le mani, e facendole adagiare la testa contro la sua spalla.
Avrebbe voluto solo urlare, e spaccare tutto, ma cercò di concentrarsi su di lei, che era viva. Ferita, distrutta, ma viva.
Le carezzò i capelli piano, mentre lei piangeva contro la sua camicia.
-Sono qui- le sussurrò concitato -Sono qui-
-Mi dispiace- singhiozzò Hermione, con voce roca -Perdonami-
Draco la scostò delicatamente da sè, guardandola negli occhi, e disperandosi nel vedere quelli di lei così vuoti e distanti.
Cosa le aveva fatto quello schifoso?
Le abbassò piano la maglietta, senza dire nulla. Non era quello il momento di parlare. La avvolse nel proprio mantello e la prese in braccio.
Blaise lo raggiunse in un istante e, con un'espressione desolata sul viso, cercò di far quello che poteva.
-Ferula- mormorò, fasciando il polso rotto della strega, e curando alcune delle ferite.
Usò quindi l'Innerva diverse volte, finchè Hermione non riacquistò un po' di colore.
La ragazza posò la testa sul petto di Draco, lasciando che lui la sostenesse in tutto e per tutto, e gli raccontò brevemente delle novità su Cavendish e il rituale.
-Ora ti porto via- disse deciso Malfoy.
Insieme a un po' di forze però, ad Hermione era tornata anche la lucidità.
-No. Voglio restare- mormorò con fermezza.
-Non esiste-
-Draco. E' anche la mia battaglia. Lo voglio vedere morto- sibilò con acredine.
-Sei ferita. Saresti più di impiccio che altro, mezzosangue- disse Draco, quasi in una supplica.
Lei tacque, probabilmente conscia che uscire di lì sarebbe stato tutt'altro che facile.
E così fu, in effetti.
Come i tre salirono la scala dei sotterranei, una bordata di fuoco quasi li investì, e solo grazie alla prontezza di riflessi di Blaise, che evocò rapidamente uno Scudo, si salvarono.
Diversi metri più in là infatti, i loro amici erano impegnati contro almeno una decina di Efreet, che stavano mettendo a dura prova la loro resistenza.
A malincuore Draco dovette mettere Hermione a terra, e insieme si lanciarono nel combattimento.
-Stai bene?- urlò Harry, atterrando un nemico, ad Hermione, dopo aver esultato nel rivederla viva.
La ragazza non rispose, troppo intenta a lanciare uno Schiantesimo contro uno dei due Efreet con cui stava lottando Ron, dopo aver raccolto la bacchetta presa ad un nemico provvidenzialmente caduto.
Si sentiva tremendamente debole, ma anche determinata ad uscire di lì e trovare Cavendish.
Vendetta.
Solo questo ora la teneva in piedi, dandole l'adrenalina necessaria ad evitare di crollare.
Harry spedì contro il muro l'Efreet, e guardò di nuovo la sua migliore amica. Era a pezzi, non era in grado di sostenere una battaglia.
Doveva fare in modo di portarla via di lì.
-E' bello rivedervi, ragazzi-
La voce di Lasko si fece strada fino alle sue orecchie, e in un attimo gli fu addosso.
-Stupeficium!- gridò, chinandosi per evitare la fiammata che l'altro produsse, e che gli bruciacchiò l'orlo del mantello.
Dio, sarebbe stata sempre quella la sua vita? Diviso tra fiamme, sangue e battaglie?
Era in un posto come quello che suo figlio sarebbe venuto al mondo?
No. I conti dovevano chiudersi, una volta per tutte.
-Forza Potter, continua così, divertiti, tanto tra poco sarete tutti morti- lo sbeffeggiò Lasko, muovendosi attorno a lui in circolo come se danzasse.
-Non ci conterei troppo se fossi in te- sibilò il Bambino Sopravvissuto.
Era un eterna battaglia, la sua vita. Non solo contro i Mangiamorte, che sembravano non volersi mai arrendere, ma anche tra le due metà che albergavano nella sua anima.
La parte che anelava solo ad una vita tranquilla, pacifica, normale, era perennemente in lotta con quella cresciuta in mezzo alle guerre, sempre pronta a scendere in prima linea, a fronteggiare avversari.
-Peccato che io non sia qui per te, adesso- ghignò Lasko.
Prima che Harry potesse muovere un muscolo, l'Efreet lo superò e si diresse rapidissimo verso Hermione. La immobilizzò, contando sulla sua debolezza, e avvolgendosi nelle fiamme, sparì.
-Porca puttana- gridò alle sue spalle Draco, che come lui, non aveva potuto fare niente. Rapidissimo, Malfoy conficcò un pugnale nel collo del suo avversario, e si accinse ad andare alla ricerca di Hermione.
Un boato spaventoso però, bloccò la sua furia.
La parete alla sua destra andò in frantumi, e un gruppo di vampiri bloccò loro la strada.
-Lumos- gridò Malfoy, incenerendone tre o quattro.
-Dobbiamo avvicinarci all'ala Ovest!- gridò Ron sopra il frastuono, calciando via il corpo del nemico contro cui stava combattendo.
Ormai attorno a loro era solo fiamme, e morte.
I calcinacci, frutto del crollo del muro, avevano riempito l'aria di polvere.
Alice si girò verso Chris, guardò i suoi capelli biondi brillare alla luce delle lingue di fuoco. Non avrebbero resistito a lungo. Erano troppo pochi.
Poteva quasi avvertire i Mangiamorte avvicinarsi, pronti a sferrare loro il colpo di grazia.
Quello fu lo scenario che si trovarono davanti Carrigan e i suoi Auror, quando finalmente arrivarono.
-Ecco la cavalleria- ghignò Ron, mentre dentro esultava di sollievo.
Un centinaio di maghi, più o meno giovani, si riversò nel corridoio, e in breve tempo spazzarono via i nemici.
-Ce ne avete messo di tempo- protestò Matthew poco dopo, medicandosi un braccio sanguinante.
-Prova tu a richiamare all'ordine un branco di pelandroni- lo rimbrottò il Capo degli Auror.
Carrigan si fece ragguagliare brevemente sulla situazione, e Draco con voce tombale spiegò a tutti quello che sapeva sul rituale.
-Vuoi dire che manca una sola anima?- ringhiò l'uomo.
-Già- soffiò Malfoy -E Cavendish vuole che sia quella della Mezzosangue-
-E me lo dici così, cazzo?-
Il Capo degli Auror si passò una mano sulla fronte, cercando disperatamente di pensare.
-Ovviamente non ci sono novità su quali saranno gli effetti del rituale, vero?- si intromise uno degli Auror più anziani.
-No. Ma certamente non è nulla di buono per noi-
Non ci fu più tempo per le parole, però, perchè i Mangiamorte passarono nuovamente al contrattacco.
La battaglia fu senza esclusione di colpi. Erano tantissimi, e in breve tempo gli Auror furono tutti separati, ognuno impegnato a lottare contro uno o più nemici.
-Qualcuno deve trovare la Granger- urlò Carrigan -Altrimenti qui siamo tutti fottuti-
Draco ed Harry si guardarono un istante, e decisero.
-Alice!- gridò Potter.
La Parker si liberò del Mangiamorte che stava fronteggiando e li raggiunse, Schiantandone altri due strada facendo.
Nel giro di due minuti stavano tutti e tre volando, nella loro forma animale, attraverso le stanze.
Superarono corridoi tutti uguali, fino a giungere al cuore della casa. Anche lì non c'erano mobili, come se tutto fosse stato svuotato molto tempo prima, ma l'illuminazione era più intensa, e numerosi arazzi ricoprivano le pareti.
Capirono di essere nel posto giusto, quando videro Hermione in mezzo ad una stanza molto grande, che una volta doveva essere il salone.
Era in ginocchio, legata ad una colonna. Sola.
Draco si trasformò e le corse incontro, lasciando Harry ed Alice fuori dalla stanza a guardargli le spalle, per ogni evenienza.
Si inginocchiò accanto ad Hermione, buttando al vento ogni genere di prudenza.
Non lo sopportava. Non poteva sopportare di vederla lì e non correre in suo aiuto.
-Draco- mormorò lei con voce flebile -Vai via, vai via!-
-Non senza di te- ringhiò il biondino, estraendo la bacchetta,
-E' una trappola. Scappa-
-Incarceramus-
Cavendish comparve da dietro un arazzo, con alle spalle quasi una dozzina di Mangiamorte.
Delle pesanti catene si avvolsero attorno alle spalle di Draco, che si ritrovò bloccato. Cavendish mosse ancora la bacchetta e lo spedì a cozzare contro il muro, dove rimase imprigionato.
-Sei così prevedibile da risultare patetico- lo derise il Mangiamorte, mentre i suoi seguaci si disponevano a presidiare la stanza -Sei certo che questa donna valga tanto?-
Malfoy scalciò, si mosse fino all'inverosimile, ma non c'era possibilità di spezzare quelle catene. Otteneva solo di perdere forze, e non poteva permetterselo.
Harry ed Alice, intanto, ringraziavano Dio di non essere entrati in quella stanza.
Erano l'ultima speranza di salvare Hermione, e con lei tutti loro.
-Che facciamo?- bisbigliò la Parker, nascondendosi dietro una colonna.
-Diciamo che al momento non ho nessuna geniale trovata a portata di mano- mormorò Harry di rimando -Tu?-
La ragazza scosse la testa, guardando sgomenta all'interno del salone, dove Cavendish aveva iniziato a muoversi attorno a Hermione.
-E' quasi troppo facile. Tra poco terminerò il rituale e voi sarete tutti senza poteri- confidò -Babbani. Solo Babbani. Per sempre-
Sogghignò, vedendo l'espressione terrificata di Malfoy.
-Dev'essere dura da accettare per un Purosangue, eh?-
Draco, inaspettatamente, non la pensava così.
Perchè quando tocchi il fondo, niente può sembrarti peggiore.
Dopo aver creduto di non aver più potuto rivedere Hermione viva, nessuna prospettiva gli sembrava più così tragica.
Cos'era un'esistenza da Babbano, davanti alla prospettiva di perdere la donna che amava?
Solo un disagio trascurabile.
-E quando sarete tutti senza poteri, vi annienterò uno dopo l'altro. E avrò giustizia, finalmente-
Ecco, quello poteva essere un risvolto un tantino meno piacevole.
Ma ci avrebbe pensato dopo. Tutto quello che voleva ora era mettere al sicuro Hermione. E amen se poi, in un futuro più o meno lontano, l'infame avesse trovato un altro Mezzosangue da usare per il rituale.
Tutti ma non lei.
-Signore- un Mangiamorte comparve da un arco in fondo alla stanza -Gli Auror sono entrati. Stanno combattendo contro i nostri-
Cavendish stirò il volto in una smorfia.
-Credevo di poter contare su un po' più di tempo- soffiò, scontento -Ma a questo punto dovrò accelerare le cose-
Prese il viso di Hermione tra le mani, affondando la bocca nel suo collo e una mano sotto la sua maglietta.
-Non la toccare, maledetto!- gridò Draco, vedendo la strega serrare gli occhi.
-Altrimenti?- sorrise trionfante il Mangiamorte, guardandolo con sprezzo -Cosa mi fai?-
Malfoy stava impazzendo. Era tremendo vedere quel porco abusare di Hermione in quel modo e non potersi muovere.
Credeva di morire, ma quando stava per mettersi a urlare, sentì le corde allentarsi.
Con la coda dell'occhio vide Potter e Alice entrare di corsa nella stanza e atterrare un paio di Mangiamorte, ma non si fermò a riflettere.
Si lanciò con tutto il proprio corpo contro Cavendish, allontanandolo da Hermione, e con lui rotolò in mezzo alla stanza.
-Non fai più tanto il furbo, adesso eh?- ringhiò, sferrandogli un pugno.
Il Mangiamorte si riprese immediatamente, e lo allontanò con un colpo di reni.
-Jenkins!- gridò, rialzandosi ansante.
Malfoy, privo della bacchetta che aveva perso nello scontro, gli si lanciò nuovamente attorno, mentre con la coda dell'occhio vide Potter avvicinarsi a Hermione, ma poi venire nuovamente allontanato e assorbito dalla battaglia con altri due avversari.
-Draco- sentì gridare da Alice, e si voltò giusto in tempo per afferrare la bacchetta che quest'ultima gli lanciava.
Spedì uno Schiantesimo contro Cavendish, quindi si chinò per evitare un anatema.
Il Mangiamorte era sicuro di sè, e molto forte.
-Protego- gridò, cercando di proteggersi da un Cruciatus, quindi gli lanciò una bordata di fuoco, che lui schivò per un pelo.
-Tutto qui quello che sai fare?- lo prese in giro Cavendish.
Draco non rispose. Avanzava impercettibilmente, cercando di chiudere l'altro in un angolo, ma il Mangiamorte pareva sempre prevedere ogni sua mossa.
A un certo punto però, uno strillo riscosse Malfoy.
Si voltò, e con la coda dell'occhio vide una figura incappucciata incombere su Hermione.
E il sangue gli si ghiacciò nelle vene.


Come potete vedere non sono morta! So che ci ha messo un po' questo capitolo ad arrivare, ma sono un disastro nel descrivere queste scene di battaglia, quindi mi ci è voluto molto più del previsto.
Una piccola precisazione, perchè rileggendo il capitolo in effetti non è molto chiaro: Cavendish non è certo andato giù leggero con Hermione, anzi, ma non l'ha violentata. Preciso perchè, anche se a volte scrivo delle scene un po' più dure (essendo una storia che parla anche di persone malvagie e di guerre) comunque non mi piace trattare alla leggera temi così profondi, delicati e dolorosi come potrebbe essere uno stupro.
Alla prossima, un bacione grande a tutte voi!

Ps. Ora posso dirvi con certezza che questo è stato il terzultimo capitolo! (senza contare l'epilogo)

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Capitolo 49
*** Capitolo 49 ***








Draco era in preda alla disperazione.
Sapeva che Hermione aveva bisogno del suo aiuto, ma non poteva volgere le spalle a Cavendish, o sarebbero stati tutti spacciati.
Alice e Harry erano impegnati in combattimenti ardui quanto il suo, dato che ognuno di loro fronteggiava almeno due o tre Mangiamorte.
Non poteva contare nemmeno sugli altri Auror, perchè erano troppo lontani.
Così, fece l'unica cosa che gli venne in mente.
Abbandonò ogni prudenza e si gettò addosso a Cavendish, cercando di strappargli di mano la bacchetta.
Si muoveva senza razionalità, lasciandosi andare solo all'istinto, e forse era questo a dargli una marcia in più.
Strinse le mani attorno al collo dell'uomo, e gli fece sbattere la testa contro la pietra dura del pavimento, stordendolo.
Approfittò di quel momento di pausa per correre da Hermione.
Senza nemmeno starci a pensare estrasse il pugnale e lo piantò in nella testa del Mangiamorte che le stava addosso, trapassandogli il cranio.
Con un rantolo quello cadde a terra, e Draco con un calcio lo spostò di lato.
-Relascio-
Malfoy con un tocco di bacchetta liberò Hermione, svenuta, dalle catene che la tenevano bloccata, e la prese tra le braccia.
Angosciato le diede qualche leggero colpo sul viso, nel tentativo di rianimarla, ma la ragazza non reagiva.
-No, mezzosangue, non osare farmi questo-
La distese a terra, cercando di capire se respirava, quando con orrore vide la tesserina di puzzle impressa sulla spalla nuda della ragazza.
Era rossa scura, con i margini anneriti.
-Hermione! Hermione non mi mollare, hai capito?- urlò il ragazzo, sentendo le lacrime pizzicargli le ciglia.
Mise le mani a coppa sul petto della ragazza e iniziò a farle un forsennato massaggio cardiaco, alternandolo a una respirazione artificiale.
I rumori della battaglia giungevano a Draco come attutiti, erano solo loro due ora, sospesi, a lottare per la sopravvivenza.
Lei, distesa a terra e incosciente, e lui ad accanirsi su quello che ormai sembrava solo un corpo vuoto.


Lord Cassian Devereaux Cavendish riaprì gli occhi, le tempie che pulsavano dolorosamente.
Lo scenario che gli si presentò davanti era desolante. I suoi combattevano contro gli Auror, che ormai si erano fatti strada quasi fino al salone.
E Jenkins giaceva lì in mezzo, con il cranio spaccato a metà, senza essere riuscito a completare del tutto il rituale.
L'uomo serrò i pugni, avvertendo l'odio scorrergli nelle vene assieme al sangue, galoppando. Il desiderio di vendetta che l'aveva spinto fino a quel momento era bruciante, e talmente forte da soppiantare anche la lucidità che fino a quel momento lo accompagnava.
Era di nuovo solo, solo come era sempre stato, solo da quando quei maledetti Auror gli avevano portato via tutto.
Aveva perso la sua famiglia, e con un sogghigno capì che l'unica vendetta che si sarebbe potuto prendere quella notte, era di strappare anche loro dalle braccia di quelli che amavano.
Alzò la bacchetta, mormorando una fiumana di parole, e potè quasi avvertire i muri che si scuotevano, i pezzi di cemento che si disgregavano piano piano, dall'interno. Quella casa sarebbe diventata una tomba. Per tutti, Mangiamorte compresi se necessario, ma non per lui.
Scattò di lato, approfittando della distrazione di Harry, Alice e Draco, e si fiondò fuori dalla porta.
Fu lì che lo trovò Chris, che correva come un forsennato per raggiungere sua moglie.
Cavendish si bloccò di scatto, e lo stesso fece l'Auror, entrambi con la bacchetta levata.
Un incantesimo. Un incantesimo soltanto, e sarebbe finita.
-Christopher Mason, ma quale onore- sillabò il Mangiamorte, un lampo di follia nello sguardo.
-Non posso dire altrettanto, purtroppo- ringhiò Chris, attento a non farsi distrarre dalla voce ipnotica dell'avversario.
-Credo che non ti convenga stare qui a perdere tempo con me. Fatti da parte-
-Mai-
-Non lo senti questo rumore?- sorrise Cavendish, con tono flautato -Tempo cinque minuti e questa casa sarà un cumulo di macerie-
Ora che vi prestava orecchio, Mason poteva avvertire distintamente il suono secco delle pietre che pareva stessero piegandosi su sè stesse, come sè la casa stesse implodendo.
-Non vorrai lasciare tua figlia da sola- sibilò ancora il Mangiamorte -Scappa, finchè sei in tempo-
Il pensiero di Hope lo colpì come un pugno nello stomaco, ma non abbassò la bacchetta.
-Sai, Cavendish- disse lentamente Mason -Purtroppo per te, non tutti gli Auror sono dei vigliacchi come quelli che hanno sterminato la tua famiglia. Noi forse marciremo qui sotto, ma lo farai anche tu. Stupeficium!-
Il Mangiamorte, reattivo, si abbassò e si girò per fuggire, evitando per un pelo la spada di Sebastian Anderson. L'Auror con un affondo disperato cercò di colpirlo, ma con un sogghigno Cavendish si scostò all'indietro, mentre un pezzo di muro crollava provvidenzialmente a separarlo dai suoi avversari.
Mason lo guardò disgustato, anche se in cuor suo ormai rassegnato al fatto che quello scontro probabilmente fosse rimandato, almeno per quella notte. Era quasi finita.
Poi, un sinistro e inquietante rumore gli ricordò che forse era appena cominciata.
-Cazzo, qui crolla tutto- gridò a Seb -Dobbiamo avvisare gli altri-
-Ma porca puttana, questo qui non cambia mai repertorio?- ruggì Anderson, precipitandosi, per quanto gli consentiva una gamba ferita, all'interno del salone.
Non ci pensarono neanche un secondo a Smaterializzarsi, non senza essere certi che anche gli altri sarebbero stati al sicuro.
Arrivati nella sala si guardarono attorno disperati. Pezzi di soffitto cominciavano a cadere, sfiorandoli.
Alcuni Mangiamorte, accortisi di quello che stava accadendo, cominciarono a fuggire, ma nessun Auror si mosse.
Carrigan entrò a capo di un gruppetto di combattenti.
-Dobbiamo portare fuori tutti di qui- ordinò, notando anche lui che presto di quel luogo non sarebbe rimasto più nulla.
Sebastian si guardò intorno, quindi individuò Hermione e Draco e corse da loro mentre anche Harry ed Alice li raggiungevano, ansanti e coperti di sangue.
Draco stringeva ancora Hermione tra le braccia, nel disperato tentativo di tenerla in vita.
La ragazza respirava a malapena.
-Come sta?- domandò distrutto Potter, raggiungendo l'amica e prendendole una mano.
-Non lo so- soffiò Malfoy distrutto -Non lo so...-
-Bisogna uscire immediatamente di qui, e portarla al San Mungo- ordinò Carrigan. -Ho dato ordine agli Auror di iniziare a ripiegare-
-Capo!- urlò Matt, raggiungendoli. Camminava piano, e trasportava un ragazzo svenuto. -Dobbiamo andarcene, sta venendo giù tutto-
Uno schianto e un masso più grande degli altri crollò a pochi metri da loro.
-Dove sono Ron e Blaise?- chiese Chris, accorgendosi in quel momento della loro assenza.
-Ci siamo divisi mezz'ora fa- raccontò Seb -Blaise si era ferito ad un braccio, ma stava bene. L'ultima volta che li ho visti si stavano dirigendo verso la parte Nord-
-Dobbiamo cercarli- sentenziò Harry, incurante dei crolli e delle esplosioni. Non esisteva che se ne andasse senza di loro.
-Ragazzi, è un suicidio!- gridò Carrigan, per farsi sentire sopra tutto quel baccano -Non abbiamo idea di dove siano, magari si sono già Smaterializzati via-
-No. Potter ha ragione- ringhiò anche Draco. Blaise poteva essere ferito, da qualche parte, e non essere in grado di fuggire. E poi certamente Zabini non se ne sarebbe mai andato, senza essere certo che anche gli amici fossero in salvo.
E nemmeno lui l'avrebbe fatto.
Glielo doveva.
Lo doveva a dodici anni di amicizia incondizionata.
Sentendo qualcosa spezzarsi dentro, Malfoy si alzò da terra, e mise Hermione tra le braccia di Chris.
-Cosa stai facendo?- rantolò Mason.
-Portala tu al San Mungo. Io vado con Potter a cercare Blaise e Weasley-
-Scordatelo! Veniamo con voi!- disse anche Seb.
-No.- sibilò fermo Draco -In due faremo prima. E poi voi avete una famiglia. Non potete rischiare così tanto-
Io invece forse non avrò più niente.
Non gli servì nemmeno guardare Harry. Ron era il suo migliore amico, non l'avrebbe mai abbandonato.
-Malfoy ha ragione- disse infatti il moretto -Andate al San Mungo e aiutate con i soccorsi, noi vi raggiungeremo lì-
Christopher e Seb annuirono solennemente. Alice li abbracciò rapida, con le lacrime agli occhi.
Carrigan si limitò a guardarli, con uno sguardo carico di sottintesi.
Harry attaccò a correre. Draco invece rivolse un ultimo sguardo ad Hermione, pieno di rimpianto, prima di correre dall'unica persona che forse poteva ancora salvare.


-Avada Kedavra-
Ronald Bilius Weasley saltò dietro un muro provvidenziale, evitando per un pelo il raggio verdognolo dell'incantesimo, che andò ad infrangersi mezzo metro più in là.
-Blaise, sei ancora lì?- gridò, con voce roca, spezzata dal fumo che le macerie stavano alzando.
Un gemito di assenso alle sue spalle lo rincuorò appena, ma sapeva che il tempo a propria disposizione era poco.
Zabini era ferito, in modo probabilmente grave, e da un quarto d'ora buono lui era lì, assediato, non potendo fuggire e lasciarlo lì inerme.
La casa stava crollando, ma alcuni Mangiamorte sembravano incuranti della cosa. Continuavano a combattere, parevano instancabili, accecati dalla rabbia e dall'odio di una causa che ormai era sepolta.
-Stupeficium- gridò Ron, quando uno di loro gli si gettò addosso. L'uomo crollò a terra, e la stessa sorte toccò a un altro poco più in là, ma nulla potè fare il rossino, quando un Mangiamorte uscì dalla mischia, armato, e gli corse incontro con spada e bacchetta sguainate.
Weasley evocò uno scudo, che bloccò il primo anatema, ma non appena questo si ruppe, l'uomo vibrò un fendente nell'aria.
Ron sentì il proprio mantello squarciarsi, e l'odore ferroso del sangue impregnare l'aria.
-Protego- ringhiò, accecato dal dolore. Si portò una mano al fianco, senza avere il coraggio di guardare la ferita.
Non avrebbe resistito ancora a lungo, lo sapeva, ma avrebbe venduto cara la pelle.
Scagliò quattro o cinque Schiantesimi, ma i nemici erano troppi. Stava iniziando a perdere le speranze, quando un corpo amico, venuto da chissà dove, gli si parò di fronte.
Harry James Potter, con un movimento deciso, si frappose tra lui e la spada di uno dei tanti Mangiamorte, proprio mentre Draco Malfoy si occupava degli ultimi rimasti.
Sentendosi inspiegabilmente al sicuro, Ron potè concedersi di chiudere gli occhi.


-Blaise!-
Draco scosse il proprio migliore amico, che non si mosse.
No, non anche lui.

Non poteva permettersi di perdere altre parti di sè, quel giorno. Non uno di quei due soli pilastri che ancora lo tenevano al mondo.
Con sua somma gioia udì Zabini emettere un mugugno infastidito quindi, senza ulteriori indugi, procedette a metterselo in spalla.
Sentì Potter al suo fianco fare altrettanto con Ron. I due maghi si scambiarono un cenno del capo, prima di guardarsi brevemente attorno. I pochi Mangiamorte scampati ai crolli erano o fuggiti, o morti per mano loro, con il risultato che tutto attorno sembrava un vero e proprio campo di battaglia, costellato di sangue e macerie.
C'era, però, un'assurda quiete, tutto attorno.
La casa era immobile, come se fosse cessato quello scuotimento interno che l'aveva attraversata fino a poco prima. Anche le ultime urla si erano affievolite, fino a spegnersi. I tormenti erano passati.
Forse fu questo silenzio che fece percepire a Draco quel rumore lievissimo di passi, o forse fu il destino, che in fondo non concede mai scappatoie.
Il biondino alzò gli occhi chiari, fino a incrociare quelli ossidiana di Cavendish, ancora una volta.
Poi, l'uomo scappò.
Di nuovo. Ma Draco giurò a sè stesso che quella volta sarebbe stata l'ultima.
Adagiò il corpo di Blaise a terra, veloce ma attento a non fargli del male, quindi si mosse.
-Cosa credi di fare?-
La voce di Harry alle sue spalle lo bloccò, un solo istante.
-Non sappiamo quanto sia stabile questo posto, dobbiamo andarcene-
Una volta tanto era Potter, quello che per anni aveva buttato all'aria ogni prudenza per affrontare i suoi nemici, a dare consigli sensati.
In un altro momento la situazione a Draco sarebbe parsa quasi comica.
Ma non aveva il tempo.
Lo guardò, per una frazione di secondo. Guardò Blaise e Ron. Erano feriti, ma non parevano in pericolo di vita.
-Riusciresti a convivere con questo?- chiese semplicemente, guardando in fondo agli occhi verdi di Potter.
Harry non chiese a chi si stesse riferendo. Non ce n'era bisogno. Cavendish aveva fatto troppo male a troppa gente, per essere lasciato andare.
No. Non avrebbe potuto convivere con un rimpianto del genere. Soprattutto se Hermione non si fosse salvata.
Così scosse la testa impercettibilmente, in un paradossale assenso.
Malfoy non attese un istante di più, gli voltò le spalle e corse via.


Draco attraversava sale su sale, il fiato corto. Non gli ci sarebbe voluto molto a trovare Cavendish, il rumore dei suoi passi in fuga era ben distinto.
Tutto ciò che gli serviva era un piano.
Aveva sempre riso della disorganizzazione di Potter. A essere onesto ancora adesso si chiedeva come diamine avesse fatto a sopravvivere a Voldemort. Tutto istinto e cuore.
Doti che in battaglia possono bastarti a proteggere le persone che ami, ma non a salvare te stesso.
No, per quello serve testa, e calcolo. Serve lucidità, e freddezza.
Virtù da perfetto Serpeverde.
Così, mentre correva, Malfoy lasciò la parte il suo cuore straziato, immaginando le mani di Hermione che si racchiudevano su di esso come a custodirlo, e in un secondo si ritrovò in aria, le ali silenziose del falco a sostituire i suoi passi.
Nulla poteva Cavendish contro di lui. Nulla contro quel suo insospettabile vantaggio.
Nulla contro la rabbia di un uomo innamorato, che non ha nulla da perdere, volto solo alla vendetta.
In meno di due minuti gli fu addosso.
Si ritrasformò mentre era ancora in volo, franandogli sulla schiena e mandandoli entrambi a cozzare contro il muro.
-Ma... cosa?- rantolò appena Cavendish, rialzandosi in piedi in un secondo. Lo stupore era grande, ma l'uomo si riebbe in men che non si dica. Estrasse la spada e la piantò per terra, esattamente dove un attimo prima c'era la spalla di Malfoy.
-Mancato- sogghignò il biondino, tirandosi in piedi a sua volta, e ruotando la propria spada tra le mani.
-Avrei dovuto ucciderti quando ne ho avuta l'occasione- sibilò il Mangiamorte, muovendosi in circolo attorno a lui.
-Sai, suppongo che queste siano state le ultime parole del Signore Oscuro, prima che Harry Potter lo ammazzasse- ghignò sarcastico il biondo.
Cavendish non rispose, limitandosi a fissarlo con gli occhi stretti. Si spostava lentamente, senza mai lasciare scoperto il fianco, la bacchetta e la spada alzate di fronte a sè. Draco faceva lo stesso, riconoscendo nei suoi movimenti le lezioni che aveva ricevuto da suo padre quando era piccolo, le stesse che sicuramente doveva aver ricevuto anche Cavendish, essendo nato in un'importante famiglia.
-Com'è, dimmi- sibilò Cavendish, facendo un improvviso allungo in avanti -Com'è rendersi conto di non essere riuscito a proteggerla?-
Draco strinse la presa sulla spada. Pensare ad Hermione lo distruggeva, e sapeva che distrarlo era proprio ciò che il suo avversario voleva. Non doveva permetterglielo.
-Ne è valsa la pena?- continuava intanto l'altro -Rinnegare il tuo sangue, la tua famiglia, i tuoi princìpi? Non ti è rimasto nulla in fondo-
-L'ho già sentita questa storia- rispose sprezzante Draco, girando su sè stesso e cercando un affondo, che Cavendish evitò prontamente. Le loro lame si toccarono con un clangore metallico, mentre i due si fronteggiavano, l'odio negli occhi.
Cavendish spostò all'ultimo secondo una mano e afferrò la spalla ferita di Draco, strappandogli un grido di dolore. Ne approfittò per buttarglisi addosso e spingerlo contro il muro di pietra alle sue spalle, che scricchiolò pericolosamente.
-Stavolta il finale però sarà diverso- ghignò Cavendish, avvicinandoglisi -Sei da solo, Malfoy. Ti sei sacrificato per della gente che adesso ti ha abbandonato. Sei solo- ripetè, alzando la bacchetta.
-E qui ti sbagli-
La voce di Harry rimbombò tra le pareti, sovrastando il rumore dei calcinacci che cadevano a terra. Corse verso i due uomini, buttandosi addosso a Cavendish e allontanandolo da Draco. Il biondino si riprese subito, stringendo i denti per il dolore alla spalla.
Lanciò una breve occhiata a Potter, per poi raggiungere il suo avversario, che cercava di rialzarsi da terra. Senza troppi complimenti gli piantò un piede sul torace, costringendolo a rimanere supino, per poi puntargli la punta della propria lama contro la gola.
-Potrei farti lo stesso discorso che tu hai appena fatto a me, lo sai?- sibilò -Ma non intendo sprecare altro fiato. La partita si chiude qui. E vinco io-
Per un istante pensò di ucciderlo. Lo voleva fare così tanto, così tanto, soprattutto considerato il fatto che non sapeva le condizioni di Hermione. Ma non lo fece.
-Incarceramus- ringhiò, levando la bacchetta e osservando poi le strette funi che iniziavano a imprigionare a terra Cavendish, che cercava inutilmente di divincolarsi. Lo guardò, cercando di controllare l'istinto di gettarsi su di lui e stringergli la gola tra le mani, fino a soffocarlo lentamente e dolorosamente. Ma doveva essere meglio di così, doveva provarci. Per Hermione.
-Dobbiamo sbrigarci- sentì urlare Harry -Ho lasciato Ron e Blaise poco distante da qui, ci aspettano per Smaterializzarci fuori-
Con un incantesimo sollevò Cavendish e iniziò a trascinarlo via, voltandosi per assicurarsi che Draco lo seguisse.
-Hai fatto la cosa giusta- assicurò, guardandolo con fermezza in quegli occhi chiari e ora così persi.
-Lo so.- annuì appena Draco, affrettandosi verso il corridoio -Spero solo ne sia valsa la pena-



Ebbene sì, sono ancora viva. So che probabilmente avevate perso le speranze, e mi dispiace davvero. Non ho scritto una riga per mesi, non so nemmeno io il perchè, ma non riuscivo più a continuare questa storia. L'idea di non portarla a termine, però, non mi è mai passata per la mente, e così eccomi qua. Stavolta prima di pubblicare ho deciso di finirla del tutto, in modo da non rischiare di lasciarvi a secco un'altra volta, quindi vi assicuro che nel giro di poco pubblicherò anche gli ultimi due capitoli. Spero che abbiate ancora voglia di leggere la fine, perchè senza di voi e le vostre meravigliose recensioni non avrei mai trovato la determinazione di scrivere questa ultima parte. È tutta vostra, davvero, con millemila scuse! Un bacio

Gaia

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Capitolo 50
*** Capitolo 50 ***








Elenie Grace Zabini, pochi minuti dopo, entrò al San Mungo come una furia.
Non le importava nulla delle amiche che le correvano dietro, non le importava delle loro urla. Appena aveva visto il biglietto di Alice non ci aveva visto più.
Superò l'accettazione e salì all'ultimo piano, dove erano stati convogliati tutti gli Auror feriti.
Lo scenario era terribile. Medimaghi si muovevano da una parte all'altra come trottole impazzite, prestando i primi soccorsi. I feriti, in mancanza di un così alto numero di stanze, erano stati collocati su barelle provvisorie sistemate alla meglio tra i corridoi,
La ragazza corse in avanti, cercando disperatamente una faccia amica che le potesse dire cos'era successo.
-Chris!- gridò infine, notando i capelli biondi dell'Auror. Mason faceva su e giù davanti a una porta.
Lui le andò incontro, sul volto dipinta un'espressione nervosa.
-Ciao ragazze- disse, salutando anche Pansy e Sophie, che le erano arrivate alle spalle. Laine evidentemente doveva aver trovato Sebastian, perchè era sparita.
Gli occhi di Mason si allargarono di gioia, non appena Sophie gli porse la piccola Hope. Chris se la strinse al petto, assaporando il profumo di sua figlia, grato di poterla di nuovo tenere tra le braccia.
-Alice dov'è?- chiese la LeBlanc, guardandosi attorno.
-Si sta facendo medicare- spiegò l'Auror, con occhi vuoti -Nulla di grave- si affrettò ad aggiungere, notando l'espressione spaventata delle ragazze.
-Harry dov'è? E gli altri?- chiese Elenie, formulando la domanda che nessuna delle tre aveva il coraggio di fare. -Santo Cielo, Chris, ma tu sanguini!-
-Non è niente- assicurò Mason, guardando la camicia squarciata e rossa di sangue. No, un taglio, anche se profondo, non era nulla in confronto all'ingrato compito di dire loro che gli uomini che amavano erano ancora in pericolo di vita.
Non appena racimolò il coraggio di fissarle negli occhi però, un CRAC alla sua destra lo indusse a voltarsi.
Harry e Draco, coperti non si sapeva se più di sangue o polvere, comparvero, sostenendo l'uno Ron e l'altro Blaise.
-Oddio- mormorò Elenie, correndo loro incontro, esattamente come fecero quattro Medimaghi.
-Una barella, presto- gridò uno di loro, con voce decisa.
La ragazza si bloccò, impotente. Suo cugino, incosciente, venne depositato su una di esse e portato via, seguito da una Pansy sconvolta.
I tre Auror rimasti vennero invece circondati da infermiere, che presero in consegna Ron, che pareva essere ferito ad un fianco.
Harry, che lo sosteneva, era costretto a restare fermo, ma in tutto quel tempo non smise di puntare i suoi occhi verdi in quelli della sua fidanzata.
Sto bene, sembrava dirle. Sto bene e sono tornato.
Elenie sentì una lacrima birichina scorrerle lungo la guancia, e fu solo quando Sophie prese il posto di Harry, che potè finalmente corrergli incontro e abbracciarlo.
-È tutto a posto?- chiese, singhiozzando di felicità nel rivederlo in piedi -Sei ferito?-
Gli prese il volto tra le mani, tempestandolo di baci, incurante dello sporco che lo ricopriva. Con gli occhi intanto lo controllava in ogni punto, alla ricerca di danni seri.
-No, più o meno sto bene- disse piano Harry, aggrappandosi a quel corpo sottile come ad un àncora di salvataggio.
Era di nuovo con lei. Affondò il viso nel collo di Elenie, gioendo a quel contatto tanto bramato.
-Gli altri? Gli altri come stanno?- chiese la Benèfica angosciata, ripensando alle condizioni di suo cugino.
-Non lo so- mormorò Harry -Blaise l'abbiamo trovato così, ma respirava, sembrava solo Schiantato o qualcosa del genere...-
Non ce la faceva. Non ce la faceva a dirle di tutti i corpi schiacciati accanto a cui era passato nel tentativo di trovare gli amici.
Non le poteva raccontare di tutto il sangue che ancora gli danzava davanti agli occhi, di tutte le urla e gli strepiti delle persone in agonia, e che non era riuscito a salvare.
Non le poteva dire di Hermione.
Elenie sembrò capire, perchè si limitò solo a stringerlo forte, ringraziando Dio che gliel'aveva riportato indietro sano e salvo.


Draco intanto era a pezzi. Seduto su una sedia poco più in là, era stato raggiunto da Sebastian e Laine, che non avevano avuto la forza di dirgli alcunchè.
Si era rifiutato di farsi visitare, e ora stava lì, a guardare la porta bianca dietro la quale gli avevano detto che era stata portata Hermione, i capelli biondi ormai grigi per la polvere, il viso graffiato, la camicia stracciata.
Tutta l'adrenalina che l'aveva tenuto in piedi nei minuti che lui e Harry avevano impiegato per portare indietro trovare Blaise e Ron, sembrava essersene andata di colpo, e ora gli sembrava di non avere più la forza nemmeno di alzarsi in piedi.
Posò la testa sulle mani, ancora impregnate del sangue di Hermione, di Blaise, e di chissà chi altro.
Sentì la mano di Seb posarsi sulla sua spalla, e con sua grande sorpresa non ebbe nemmeno l'istinto di scrollarsela via.
-Non avete saputo niente?-
La voce distrutta di Potter si fece strada fino al suo orecchio. Lo sentì sedersi lì accanto, e lo stesso fece Ron poco dopo, nonostante lo squarcio che aveva poco sopra il fianco destro.
Erano tutti lì, o quasi, tutti per Hermione. Tutti bloccati, tutti in attesa, tutti aggrappati a una flebile speranza.
Lui stesso cercava di rimanervi attaccato saldamente, con le unghie e con i denti, ma era difficile.
Loro non l'avevano vista come lui. Non avevano toccato quel corpo freddo, non si erano specchiati in quegli occhi vuoti.
Non si erano sentiti morire dentro nel vederla così inerme.
Cristo.
Udiva i rumori delle persone lì accanto, le loro parole sommesse, eppure si sentiva totalmente estraneo a loro.
Ora che non c'era più Hermione a tenerlo ancorato alla realtà, cosa l'avrebbe potuto fare?
Ora che lei non era lì a spronarlo, a incoraggiarlo, a renderlo migliore, che senso aveva stare al mondo?
La porta bianca si aprì e Draco, come un automa, si alzò in piedi per andare verso il Medimago che era uscito.
Sentì gli amici alzarsi a loro volta, ma rimanere un passo indietro, lasciando che fosse lui il primo a parlarci.
-Allora?- udì la propria voce chiedergli.
Il dottor Davies, che ormai li conosceva, li fissò uno ad uno con espressione grave.
-Abbiamo fatto tutto il possibile- spiegò -Ma le sue condizioni erano disperate, e più di così non possiamo fare. La signorina Granger è in coma-
Draco avvertì una morsa afferrargli la bocca dello stomaco. Non avrebbe saputo dire cosa gli impediva di crollare in ginocchio e restare lì.
Vide con la coda dell'occhio Harry mettersi le mani sul volto, e Ron,
pallido come un cencio. lasciarsi abbracciare da Sophie.
Gli altri erano tutti muti, troppo increduli e addolorati per manifestare i loro sentimenti.
-E cosa si può fare ora?- chiese infine Laine, gli occhi lucidi.
Il Medimago scosse la testa.
-Solo aspettare, e pregare che si svegli. Ma questo potrebbe accadere domani, come tra un anno. Come mai più-
Draco fece due passi, superando il dottore e appoggiandosi al muro. Qualcosa gli si stava inesorabilmente sgretolando nel petto.
Il suo autocontrollo, forse.
-Dannazione!- gridò a un tratto, tirando un pugno alla parete, con tanta violenza da escoriarsi le nocche.
Posò la fronte alla parete, singhiozzando. Non ce la faceva. Non poteva essere forte se non c'era lei ad insegnarglielo.
Sentì il braccio di Sebastian passargli attorno al collo, ma non ebbe alcuna reazione.
-Ce la farà- gli sussurrò Anderson -Lei è fortissima. Ce la deve fare-
Come mai lui non ci credeva? Si chiese Draco.
Perchè lui la stava lasciando andare così, senza aver fiducia in lei? Ce l'avevano tutti. Perchè lui no?
Glielo doveva in fondo.
Lo doveva a lei, a loro. Lo doveva agli anni in cui non aveva smesso un attimo di pensarla, e durante i quali lei l'aveva aspettato, pur senza saperlo.
Lo doveva a quell'amore grande, e alla compassione che lei aveva avuto quando avevano solo diciassette anni, quando lui era un idiota orgoglioso che non si era reso conto della fortuna enorme che aveva tra le mani.
Hermione doveva, doveva, doveva riprendersi. Non poteva lasciarlo solo, non poteva voltargli le spalle così.
-C'è dell'altro-
La voce del Medimago si era fatta più pacata. Malfoy alzò la testa e trovò gli occhi del dottor Davies, che guardavano con insistenza proprio verso di lui.
-Cosa?- chiese con voce roca. Cos'altro poteva esserci oltre a tutto quel dolore?
-Ecco...- disse un po' titubante l'uomo, avvicinandosi a lui e a Sebastian -Sembra...sembra che la signorina sia incinta-
Draco lo guardò imbambolato, temendo di aver capito male, ma poi la potenza di quelle parole lo colpì come un'onda d'urto.
-Come...com'è possibile?- mormorò, frastornato. La testa gli si era fatta leggera come una bolla, e i mormorìì degli amici gli arrivavano lontani, ovattati.
-La gravidanza è proprio agli inizi- spiegò il dottore -Molto probabilmente nemmeno la signorina lo sapeva. È troppo presto per verificare se il feto è sano, soprattutto dopo quello che è accaduto nelle ultime ore. Le possibilità che si verifichi un aborto sono molto alte-
Eccolo di nuovo. Ecco quel peso che lo schiacciava a terra, impedendogli di respirare.
-Posso vederla?- sussurrò.
-Certo, ma solo qualche minuto, d'accordo?-
Draco annuì, quindi rivolse un ultimo sguardo ai ragazzi. Erano lì, fermi e uniti come non mai.
-Salutala per noi- disse Ron piano, gli occhi gonfi e rossi.
Malfoy posò una mano sulla maniglia, quindi spinse la porta ed entrò.
Era il momento di essere coraggioso, per tutti e due. Anzi, per tutti e tre.
Nella stanza ad accoglierlo c'era solo bianco. Il biondino si mosse piano, accostandosi poi all'unico letto che c'era, e che lo attraeva come una calamita.
Hermione era lì, i lunghi ricci sparsi sul cuscino, ad aspettarlo come sempre.
Ad aspettare i suoi tempi, le sue paure, le sue esitazioni.
Ma questa volta non avrebbe potuto dirgli che lo capiva, e che era lì per lui.
Era il suo turno adesso, di attendere. Di attendere che lei tornasse da lui.
Le si sedette accanto, afferrandole una mano. Le baciò le dita gelate, una ad una, stringendogliele poi tra le proprie nel tentativo di scaldarle.
Guardò le sue labbra appena schiuse, e le ciglia lunghe posate sulle guance perlacee.
Era bellissima. E troppo, troppo distante da lui.
Draco chiuse gli occhi, posando la fronte sulla mano di lei.
-Mezzosangue. Non posso. Non posso sopportare tutto questo da solo- sussurrò.
Lo ammetteva solo adesso, adesso che lei non poteva sentirlo. Solo adesso che lei era chissà dove.
Di nuovo le posò gli occhi addosso, cercando di non far caso ai tanti, troppi lividi, alla fasciatura bianca che le circondava la spalla.
E scese ancora, fino ad arrivare al ventre.
Incinta.
L'aveva sorpreso, ancora una volta, come sempre.
Un bambino. Lo stesso che poco tempo prima l'aveva fatto fuggire, terrorizzato, e che ora desiderava più dell'aria.
Un figlio da Hermione.
Cosa poteva esserci di più bello?
E poi, la parola più terribile.
Aborto.
Aveva appena immaginato la sua esistenza, aveva appena cominciato ad amarlo, e già avrebbe dovuto accettare l'idea di poterlo perdere.
Di perderli entrambi.
Per favore, non portarmeli via. Non portarmi via la parte migliore di me.

 

Passarono le ore, e i giorni, e Draco non si staccava dal letto di Hermione.
Usciva solo per il tempo necessario ad andare in bagno, o a fare una scappata a casa a lavarsi, o a salutare Blaise che lentamente si stava riprendendo.
Ma anche in quei momenti lei non era mai sola. Harry, Ron e gli altri si alternavano per stare con lei, per portare un po' di vita in quella stanza troppo silenziosa.
Le parlavano tantissimo. Le raccontavano di come tutti loro stessero facendo progressi, di come stessero guarendo dalle ferite della battaglia, ci come si aspettassero che anche lei facesse lo stesso.
Le avevano detto che Cavendish era stato portato ad Azkaban, dove sarebbe rimasto fino alla fine dei suoi giorni.
Le raccontarono che Lasko era scappato, e nessuno era più riuscito a trovarlo, mentre Willard Everett era stato ucciso da Ron, prima che rimanesse ferito.
Lei però non reagiva. Era sempre lì, immobile, come se stesse dormendo. Ogni giorno che passava si assottigliavano le possibilità che si risvegliasse, e per Draco era un'agonia. Ogni volta che entrava in quella stanza era come se il tempo si fermasse.
Lui, lei, e quel figlio che già tanto amava.
Era lì anche quella mattina un po' fredda, seduto su una sedia a guardarla, a carezzarle il viso, a parlarle piano.
Sentì una mano posarglisi su una spalla, una mano più delicata di quella di Chris o Sebastian. Il ragazzo si girò, e vide sua madre.
Narcissa Malfoy strinse le dita curate sul maglione del figlio, e senza una parola si accomodò accanto a lui.
Lui la guardò, e per la prima volta non provò nulla. Non odio, non rabbia. Tutte le sue emozioni sembravano essere canalizzate verso Hermione. Non c'era spazio per altro.
Però, stranamente, era bello che fosse lì. Era bello averla accanto. Sua madre.
-Sei sola?- chiese con voce roca.
-Ho pensato che tuo padre fosse meglio lasciarlo a casa, per questa volta- disse dolcemente lei.
Parlò sottovoce, quasi timorosa che con una parola di troppo potesse farlo scappare o ribellarsi.
Guardò quel figlio diventato ormai uomo. Era così orgogliosa di lui. Gli carezzò dolcemente il viso, soffermandosi appena sul taglio sullo zigomo, strappandogli una smorfia.
-Perdonami, tesoro. Non avevo capito niente- sussurrò, gli occhi lucidi.
Draco la guardò. Non l'aveva mai chiamato in quel modo. Non l'aveva mai guardato con tanta tenerezza.
Si limitò ad annuire, posando una mano su quella che la madre teneva in grembo.
-Come sta?- chiese allora Narcissa, cercando di non scoppiare in lacrime per quel contatto tanto a lungo bramato.
Era proprio vero. Nulla unisce le persone come le disgrazie. Solo in quei casi ci si ricorda di ciò che conta davvero.
-Sta male, mamma, e io non posso fare niente-
Draco chinò la testa, strofinandosi il volto con le mani.
-Puoi sperare. Puoi avere fede- cercò di consolarlo Narcissa, avvicinandosi maggiormente a lui.
-Fede in cosa?- mormorò il ragazzo -In Dio? Non sono mai stato ascoltato-
-Non so in cosa, caro. Fede in voi due credo-
-Aspetta un bambino, mamma. Mio figlio-
-Lo so-
Il biondino la guardò, e lei gli sorrise appena.
-Me l'ha detto Sebastian, è stato lui ad avvertirmi di tutto-
Draco si ritrovò ad annuire.
-Non posso perderla. Lei e nostro figlio sono l'unica cosa buona che sia riuscito a fare nella vita-
Narcissa gli passò un braccio attorno alle spalle, lasciando che Draco posasse il capo sulla sua spalla.
E lui riscoprì quanto fosse bello farsi abbracciare da una madre, quando il mondo sembrava un posto troppo brutto in cui vivere. Si ricordò quanto lei fosse l'unica persona, a parte Hermione, che lo avesse sempre amato incondizionatamente.
E finalmente pianse.




Non posso credere di essere arrivata alla fine, praticamente. Ormai manca solo l'Epilogo, e anche questa seconda parte sarà conclusa. Preferisco non dire nulla adesso, voglio lasciare ogni saluto e ringraziamento al prossimo, e ultimissimo, capitolo!
A prestissimo!

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Capitolo 51
*** Epilogo ***





So we lie here in the dark
All the wrong things on fire
In sickness and in health
To be with you, just to be with you







Draco Lucius Malfoy era sempre stato un solitario.
Non perchè odiasse le persone, ma semplicemente perchè non era mai stato capace di relazionarsi con esse fino in fondo.
Era diffidente. Non aveva fiducia nel prossimo, tutto qui.
E così, fin da quando era piccolissimo, aveva cominciato a contare solo su se stesso.
Poi, durante gli anni ad Hogwarts, qualcosa era cambiato.
Prima era arrivato Blaise, la spalla di un amico, la mano tesa sempre pronta ad aiutarti.
Poi Sebastian, una guida, un mentore che gli aveva mostrato la via.
E infine era arrivata Hermione, l'amore, quello vero, quello che dura per sempre.
Loro l'avevano aiutato a crescere, a diventare un uomo. Gli avevano insegnato che da soli si può fare tutto, ma che insieme il tutto si può condividere, facendolo diventare così ancora migliore.
E questo gli era rimasto dentro, anche in quegli anni bui che era stato costretto a passare lontano da loro.
Giornate come quella, poi, gli ricordavano quanto fosse importante il valore di una famiglia, degli amici.
Draco era solo, in quel momento, solo a camminare sulla spiaggia. La risacca del mare era l'unico suono che si poteva avvertire.
Il ragazzo si chinò, a raccogliere una manciata di sabbia, lasciandosela poi scivolare tra le dita.
Alcuni granelli caddero sulla cravatta nera, e lui si affrettò a rialzarsi.
-Draco!-
Il biondino si voltò, guardando Blaise che lo raggiungeva, stretto in un completo quasi identico al suo.
-Sta per cominciare- lo avvisò il moretto con espressione seria -Non vorrai fare tardi-
Malfoy alzò il viso verso il cielo autunnale, grigio come le sue iridi, quindi prese un respiro profondo ed annuì.
-Andiamo- disse infine, accostandosi al suo migliore amico.
-Forza- mormorò Zabini, incoraggiante, dandogli una pacca sulla spalla -Ce la puoi fare-
Il viaggio di ritorno gli sembrò assurdamente breve. Risalì rapidamente la piccola collinetta, e si ritrovo in un piccolo spiazzo battuto appena dal vento che spazzava le onde.
Erano già tutti lì. E a lui, ogni secondo che passava, sembrava che lo stomaco si stringesse sempre di più.
Certo, il luogo era bellissimo. Elenie e Alice ci avevano messo tutto l'impegno possibile, ne era ben conscio.
Ovunque c'erano fiori. Rose bianche, ma soprattutto blu, le preferite di Hermione.
Nessuno poteva scordarlo.
E poi la gente. Non erano molti, ma tutte le persone importanti erano lì, solide e ferme come pilastri, a dare il loro sostegno.
C'era tutto il loro gruppo ovviamente, seduto nelle prime file.
C'erano alcuni Grifondoro, ex compagni di scuola di Hermione, e c'era Luna Lovegood.
C'era la famiglia Weasley, stretta e unita come non mai.
C'erano i signori Granger, che gli fecero un cenno con la mano. Lui rispose chinando il capo, sospirando nel vedere Jean che si asciugava una lacrima furtiva.
Sarebbe stata una lunga giornata.
E poi, notò Draco, voltandosi appena, c'erano i suoi genitori.
Tutti e due. Un po' lontani dagli altri, un po' riservati, ma comunque presenti.
Le tragedie uniscono le persone, nessuno poteva saperlo meglio di lui.
-Possiamo cominciare-
La morsa allo stomaco di Draco si fece pesante come un macigno. Guardò il piccolo funzionario Ministeriale che prendeva posto su un altare improvvisato, e che gli stava facendo cenno di raggiungerlo.
Malfoy guardò gli occhi di sua madre, che gli fece un debole sorriso per fargli coraggio, quindi l'espressione austera di suo padre.
No.
Non era come lui.
Non lo sarebbe mai stato.
Lui aveva fiducia.
Lui aveva forza.
Lui aveva coraggio anche per gli altri.
Anche per lei.
Nella vita e nella morte.
Si costrinse a fare qualche passo verso il prete, quindi si voltò verso ai presenti, un nodo in gola e la mente vuota.
Poi nell'aria si diffuse una musica lenta, leggera.
E lei arrivò.



In your wedding dress
To have and to hold
Cause even at my best
I wanna let go



Stretta al braccio di suo padre, camminava verso di lui, con un sorriso che sembrava nascondere il più meraviglioso segreto dell'universo.
Era splendida.
L'abito bianco la fasciava come una nuvola, e tutti i presenti si alzarono al suo passaggio, ma lei non aveva occhi per nessuno.
Solo per lui, splendido nel suo completo nero, che l'attendeva all'altare.
E Draco non ebbe più paura. La stretta allo stomaco divenne una carezza piacevole, e si ritrovò a sorridere.
Hermione era davanti a lui, stretta in un abito da sposa, bella come non era mai stata.
Esattamente due anni dopo il suo risveglio dal coma, era pronta a diventare sua moglie.




-Mezzosangue dannazione! Possibile che devi fare sempre di testa tua?-
Era passato quasi un mese dalla battaglia a casa di Cavendish, ma le cose non accennavano a migliorare. Hermione rimaneva in quel letto, senza dare segni di vita. L'unica cosa positiva era che il bambino sembrava reagire bene e, dopo una minaccia di aborto che aveva quasi fatto morire Draco, tutto sembrava essere tornato a posto.
Malfoy, dal canto suo, non sapeva più cosa fare. L'aveva pregata, supplicata, insultata anche, perchè era certo che lei lo sentisse perfettamente.
E così alla fine, l'aveva buttata sull'orgoglio.
Ma non era cambiato niente. Lei rimaneva lì, perfettamente immobile.
E per Draco, ma anche per gli altri, era sempre peggio. Harry e Ron ormai passavano lì, anche loro, gran parte della giornata, cercando di tenere insieme a forza i pezzi del loro trio.
Ne avevano passate tante insieme, sarebbero sopravvissuti anche a questo.
Malfoy invece sembrava spegnersi ogni giorno di più, per quanto cercasse di tenere alto il morale almeno quando stava nella stanza di Hermione. Era visibilmente dimagrito, dormiva lo stretto necessario a non crollare.
Anche quel giorno di autunno stava lì, in piedi accanto al letto di colei che amava.
La guardava, vegliava il suo sonno, e languiva.
-Cristo, Hermione- disse infine, inginocchiandosi accanto al suo letto e posando la fronte sulla mano di lei -Come puoi farmi questo? Avevi giurato che mi saresti stata sempre accanto. Dove sono finite le tue promesse? Come posso fidarmi di te adesso, se mi lasci?-
Sentì una lacrima scivolargli su una guancia, ma non se ne curò.
Non servivano maschere con lei. Era l'unica che non l'avrebbe mai giudicato.
-Voglio stare con te, dannazione. Voglio che cresciamo insieme nostro figlio, voglio che tu diventi mia moglie-
Strinse i denti, sentendo la sua mano fresca e morbida a contatto con la propria fronte.
-Ti ho sentito sai...Non puoi più rimangiartelo adesso-
Draco spalancò gli occhi, e alzò di scatto la testa.
Lei era lì. Quelle parole sussurrate le aveva dette davvero. E ora lo guardava, gli occhi semichiusi e un sorriso stentato sul volto pallido.
Era sveglia.
-Oh mio Dio- rantolò il biondo tirandosi su e avvicinandosi a lei.
Le baciò le labbra, la fronte, le guance, il naso...ovunque riuscisse ad arrivare.
Se la strinse al petto, badando a non farle male, ma poi fu lui a seppellire il viso nel collo di lei.
-Grazie- mormorò, senza sapere nemmeno lui a chi si stesse rivolgendo.
Grazie di avermela restituita.
Grazie di avermi concesso di avere fiducia.




And you hold me in your arms

And all that I can feel
Is my future in your hands
And all that I can see
Is how long ever after is
It's all that I can do
To be with you, just to be with you




-E con il potere conferitomi, io vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa-
Senza farselo ripetere, Draco prese il viso di Hermione tra le mani, e posò le labbra sulle sue. La ragazza gli allacciò al collo le braccia sottili, scoppiando a ridere mentre lui la sollevava da terra.
-Ti amo-
-Ti amo anche io- gli sussurrò dolcemente lei, quando lui la rimise a terra -Grazie per aver avuto sempre fede in tutto questo-
Draco le sorrise appena. Nessuno dei due avrebbe dimenticato le grandi cose accadute in quel giorno.
Era stata la loro seconda chance. Perciò avevano scelto quella data per celebrare il loro matrimonio.
Nel giro di pochi istanti tutti gli amici si accalcarono attorno a loro, riempiendoli di abbracci e risate.
-Non è stato tanto difficile dopotutto, no?- rise Blaise, stringendo il suo migliore amico.
-Idiota- sibilò Draco, ma sorrideva.
Poi venne il turno di Pansy, alla quale il pancione e qualche chilo in più avevano donato un'espressione molto più materna.
Uno dopo l'altro tutti lo strinsero, o gli diedero la mano, perfino Ron ed Harry, anche se quest'ultimo ci mise forse un po' troppa forza.
Arrivarono anche i signori Granger, che abbracciarono la figlia.
Hermione, dal canto suo, sembrava brillare di luce propria.
Aveva in mano il mondo.
Le sembrava quasi impossibile, poter essere tanto felice. Poi si voltava e incrociava gli occhi di Draco, e tanto bastava a ricordarle che sì, era tutto vero. Vero e meraviglioso.
A un tratto sentì qualcuno tirarle la gonna. Hermione abbassò il viso e incrociò due occhi verdi come la speranza, che la stavano fissando gioiosi.
L'erba attorno ai suoi piedi si era riempita di margherite.
-James! Birbante che non sei altro, vieni qui-
Hermione rise nel vedere Elenie correrle incontro, barcollando sui tacchi.
La Benèfica la abbracciò brevemente, quindi si inginocchiò accanto al figlio.
-Ma sono bellissimi questi fiori, amore! Aspetta che li veda papà!-
Manco fosse stato chiamato, Harry apparve accanto a loro. Sollevò il bambino, che subito gli afferrò gli occhiali.
-Temo che abbia un po' troppo spirito Potter- ridacchiò Hermione.
-Già. E unito alla magia Benèfica, ho idea che da grande sarà un concentrato di guai- commentò Harry, scompigliando i capelli scuri di James, già sparati in tutte le direzioni, proprio come i suoi.
Scoppiarono a ridere tutti e tre insieme, finchè Hermione non sentì una mano calda e forte scivolare nella sua.
-Vieni con me, signora Malfoy?-
La ragazza sorrise e, sollevando appena il vestito candido, seguì il neo-marito tra le due ali di folla.
Fece un cenno a Laine, che cullava il suo secondogenito di neanche un mese, e poco più in là vide Chris strizzarle l'occhio.
Draco le passò un braccio attorno alle spalle, e la condusse all'interno, dove si sarebbe tenuto il ricevimento.
-Ti ho già detto che sei bellissima oggi?- le sussurrò all'orecchio, facendola voltare verso di lui.
-Attento a te Malfoy, guarda che potrei abituarmi a tutta questa gentilezza- sorrise la ragazza.
-Ti consiglio di approfittarne- mormorò lui, baciandole il collo con desiderio -Oggi con questo vestito stai tirando fuori la parte più nascosta di me-
Hermione gli infilò le dita tra i capelli, lasciando che la bocca del ragazzo ghermisse la propria in un bacio languido, appagante.
-Ehm ehm-
Un colpo di tosse alle loro spalle li fece separare di scatto. Hermione ebbe la decenza di arrossire, mentre Draco era perfettamente a suo agio.
Sophie e Alice li guardarono di sottecchi.
-Credo che qui ci sia qualcosa che vi appartiene- commentò la Parker.
Malfoy lasciò cadere il braccio che ancora cingeva il fianco di sua moglie, e la guardò chinarsi di fronte alla cosa più meravigliosa che fosse mai esistita.
O meglio, le due cose.
Cose che prendevano forma in due testoline biondissime, in due paia di manine grassocce che ora si muovevano allegramente verso la sua mezzosangue.
Alexander Antares Malfoy
Honor Alya Malfoy.
I suoi figli. Suoi e di Hermione.
Ricordava come se fosse ieri quella notte di un anno e mezzo prima, quando erano venuti al mondo, a pochi minuti di distanza l'uno dall'altra, così come ricordava il giorno in cui, molto tempo prima, gli avevano detto che sarebbero stati due gemelli.
Hermione l'aveva preso in giro, dicendogli che doveva sempre dimostrare che i Malfoy fanno le cose meglio degli altri. Lui, invece, aveva fatto semplicemente un colpo, udendo quella notizia..
Ma ora quei due bambini erano, insieme alla loro madre, tutto quello che bastava a farlo respirare.
Così uguali a lui nei colori, così uguali a lei nei lineamenti.
Perfetti.
La sua vita.
Honor e Alexander.
Niente nomi di stella. Su questo era stato irremovibile. Loro dovevano essere l'alba di un giorno migliore, più luminoso e splendente, e non la semplice continuazione del grigio passato che era stato fino a quel giorno.
Ma Hermione non si era lasciata convincere del tutto. Mai che gliela desse vinta, nemmeno su questo.
Quindi erano anche Alya e Antares. Non era giusto, aveva detto la Granger, non era giusto non rendere onore ai Black che si erano distinti in quella famiglia, pochi ma presenti. Lui in primis, ma anche Narcissa, e Sirius, e Regulus.
I nomi dei suoi figli erano dedicati anche a loro, e lui non aveva proprio potuto dirle di no.
-Ehi piccola- Draco prese Honor in braccio, lasciando che lei gli mangiucchiasse la cravatta senza lamentarsi.
-Sei proprio diventato un clichè- lo prese in giro Hermione -Il padre con il cervello in pappa di fronte alla figlia femmina-
-Anche davanti a sua madre se è per questo- borbottò contrariato Draco, scuotendo la testa, ma senza vergognarsene per nulla.
Gli altri intanto li raggiunsero, prendendo rumorosamente posto a sedere.
-Credo che dobbiate raggiungerli- li avvisò Alice -Dopotutto siete gli ospiti d'onore-
-In realtà no- disse Hermione, con un mezzo sorriso, guardando di sottecchi Draco, a cui brillavano gli occhi.
-Che vuoi dire?- domandò incuriosita la Parker, controllando nel frattempo Hope e Blake, che si rincorrevano per la sala, prima di essere recuperati dai rispettivi padri.
-Ora capirai- mormorò Draco, lasciando che sua moglie chiedesse silenzio e prendesse la parola.
-Scusatemi, vi ruberò solo qualche minuto- cominciò Hermione, una volta che tutti furono in ascolto -So che vi sembrerà strano, o quantomeno inusuale, ma io e Draco non resteremo qui con voi, adesso-
Sorrise appena, nel vedere le facce un po' dubbiose e un po' stranite dei suoi amici.
-Questo pranzo è solo per voi, diciamo, per dirvi grazie di averci sostenuto fino qui, perchè tutti l'avete fatto, chi più chi meno, in un modo o nell'altro-
La voce le tremava per le emozione, così si prese qualche istante di pausa, durante i quali incrociò gli sguardi meravigliati, ma anche felici, di Harry e Ron.
I suoi testimoni di nozze.
I suoi migliori amici.
Non sarebbe stata niente, senza di loro.
-Io e Draco vogliamo goderci una giornatina tutta per noi, visto che domani si lavora- e qui una doverosa occhiataccia a Carrigan, che fece spallucce.
Ignorò le risatine sarcastiche dei ragazzi, che già immaginavano in cosa avrebbe consistito la loro "giornatina", ma poi si ricordò che in sala c'erano anche i suoi genitori, e li trucidò con lo sguardo, arrossendo.
-E infine...- continuò.
-Mezzosangue- la interruppe Malfoy, ironico -Guarda che non devi guadagnarti una E all'esame di Trasfigurazione. Direi che hai detto abbastanza-
E, evitando per un pelo un pugno, la trascinò via, salutando tutti.
-Puoi occuparti di loro?- chiese Hermione ad Alice -Veniamo a prenderli domattina, se non è troppo disturbo-
-Ma figurati. Tra mia figlia, mio marito e mio fratello, cosa vuoi che siano due marmocchi in più?-
Mentre la Granger abbracciava l'amica, riconoscente, Draco si chinò fino a trovarsi allo stesso livello dei suoi figli. Guardò i loro occhi, grigi come i propri, ma in un certo senso meno freddi, come se il calore di Hermione li avesse in qualche modo contaminati.
Carezzò i capelli di Alexander, e i riccioli chiarissimi di Honor.
-Staranno benissimo, non vi preoccupate- li rassicurò Alice.
-Basta che li tieni lontani dal figlio di Potter- ribattè Draco, serissimo, facendosi spingere via dalla moglie.
Dopo un ultimo bacio di Hermione ai bambini, furono fuori.
Senza dirle niente, Draco la portò alla spiaggia, e insieme si sedettero davanti al mare.
-Ci avresti creduto, se otto anni fa ti avessero detto che saremmo arrivati qui?- gli chiese Hermione, posando il capo sulla sua spalla.
-Più che altro credo che sarei scappato- mormorò Draco, passandole le dita sulla pelle liscia del braccio.
Inaspettatamente lei scoppiò a ridere.
-Probabilmente anch'io. Eri veramente un idiota, Malfoy-
Il ragazzo alzò le spalle, poi la guardò.
Era una visione, così bella, mentre rideva con i riccioli al vento.
Gli aveva dato tutto. Una famiglia, dei figli.
L'amore.
Lei era tutto. Era la vita stessa, la cosa più sacra di tutte, da preservare e proteggere.
E ora, con una fede al dito a dimostrarlo, l'avrebbe fatto fino alla fine dei suoi giorni.



Fine






Eccoci qui. Fa quasi paura dirlo, perchè ho iniziato la prima parte di questa storia la bellezza di sei anni e mezzo fa, e ora scrivere la parola "Fine" significa chiudere per sempre una cosa che mi ha accompagnato per tantissimo tempo. Significa fine dei giochi, fine delle serate passate a studiare la trama, fine delle scuse perchè postavo sempre in ritardo, fine degli aggiornamenti, fine dei ringraziamenti per le meravigliose recensioni. Fine.
Un lieto fine, però, come chiedevate a gran voce e come ho sempre saputo che sarebbe dovuto essere. Ho immaginato quest'epilogo praticamente fin dall'inizio, era l'unica cosa certa, perchè lo dovevo a loro, a voi, e anche a me, perchè amo troppo sapere che, almeno nelle storie, esiste una cosa che somiglia all' "Happily Ever After".
Non sono brava nei saluti finali, anche perchè rischio di commuovermi persino attraverso lo schermo di un computer, quindi credo che farò una cosa un po' generale, visto che poi comunque troverete i vostri ringraziamenti "personalizzati" nelle vostre caselle. A tal proposito mi piacerebbe tanto potervi risentire tutti, anche coloro che magari hanno letto senza mai commentare, giusto per potervi dire grazie personalmente almeno una volta. Altrimenti nessun problema, sappiate che il mio "grazie" è esteso a ogni singola persona che, anche senza mai palesarsi, abbia seguito questa storia, perchè senza di voi non sarei mai andata da nessuna parte. Un grazie va poi a quelle persone che mi seguono da tanto, e che ormai posso considerare quasi delle "amiche virtuali". Non serve che vi nomini, tanto sapete chi siete no? Credo che sentirvi, anche se solo tramite Efp, sarà la cosa che mi mancherà più di tutte!.
Che altro dire? Qua sta già diventando una cosa lunga e noiosa, ma ho già detto che non sono brava con gli addii, quindi sto cercando il modo migliore di farlo e non lo trovo, a quanto pare. Avevo anche pensato di creare una terza parte, addirittura, ma alla fine ho accantonato questa idea. Draco ed Hermione hanno detto tutto ciò che avevano da dire, e non voglio rischiare di trovarmi a raccontare qualcosa di già visto e già letto, quindi per ora è così, salvo ripensamenti. Credo di dover veramente chiudere, adesso, mando un abbraccio a tutti voi, e vi ringrazio ancora di tutto quello che avete fatto per me negli ultimi anni...grazie per avermi supportata, consigliata, insultata anche, ma comunque sempre seguita. È stato bellissimo scrivere questa storia per voi e con voi.

Gaia.

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