Pagine di Diario

di Reika_Kun
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Pagine di Diario

 

“-Winter has come for me, can't carry on
The chains to my life are strong but soon they'll be gone
I'll spread my wings one more time

Is it a dream?
All the ones I have loved
Calling out my name

The sun warms my face
All the days of my life
I see them passing me by

 In my heart I know I can let go
In the end I will find some peace inside
New wings are growing tonight-”

Within Temptation – The Swan Song



 

 

Era una giornata piacevolmente calda nonostante fosse arrivato l’autunno, il sole filtrava coi suoi raggi dalle fronde degli alberi tappezzando il sentiero del bosco di macchie luminescenti, conferendogli l’aria di essere una di quelle immagini che si vedono nei racconti illustrati per bambini. I suoi passi erano a malapena udibili lungo il sentiero di terra, salvo quelle volte in cui le foglie scricchiolavano sotto i suoi piedi.

Itachi non sentiva di aver preso alcuna direzione razionalmente, semplicemente lasciava vagare il suo corpo nel bosco ai suoi occhi infinito sperando di trovarvi il nulla dall’altra parte se non un luogo dimenticato in cui poter finalmente andarsene in pace. In lontananza il giovane poteva udire il suono scrosciante di una cascata e ciò riportò la sua mente a quel giorno di pioggia della sua infanzia. Quel giorno in cui si era ripromesso di fare ciò che proprio in quel momento lo aveva portato a vagare come uno spettro in un bosco sperduto fuori di un villaggio poco conosciuto: lasciarsi lentamente abbracciare dalla nera signora che tutti temevano, ma che tuttavia era inevitabile incontrare prima o poi. Insomma, voleva solo morire in silenzio.

Inizio Flashback

La pioggia batteva incessantemente sul suo corpicino minuto ma lui non sembrava curarsene, vagando con sguardo assente lungo il sentiero che conduceva fuori dal villaggio. Aveva il volto coperto di graffi, una benda che gli copriva la fronte ed un occhio e qualche botta su braccia e ginocchia. Presto sarebbe stato lontano dalle persone che tanto lo odiavano e che volevano soltanto che sparisse, ma qualcosa andò storto. Si imbatté in un gruppo di uomini che non faticò ad identificare come ninja di Konoha, sperò solo che suo padre non fosse tra questi. “Cosa ci fai qui, piccolo?” Disse quello che ipotizzò fosse il capo mentre gli si avvicinava e lo prendeva con sé sotto il mantello. Non rispose e l’uomo misterioso allora lo prese in braccio. “Hai un posto dove andare?” Gli chiese e il suo tono risultò stranamente gentile alle orecchie abituate a sentire insulti del bambino. Non rispose di nuovo. Sentì il suo corpo fradicio venire avvolto dal mantello dell’uomo mentre questo dava ordini ai suoi uomini di riprendere il cammino. Non si ribellò, nonostante lo stesse riportando al villaggio e non fece altrettante storie quando lo portò direttamente a casa sua, offrendogli tacitamente ospitalità. Ma non era solo l’uomo che aveva i capelli biondi, c’era una bellissima donna con i capelli rossi e un pancione enorme che lo accolse prima con stupore e poi, quando quello che doveva essere suo marito le spiegò come lo aveva trovato, con un sorriso. Gli avevano chiesto più volte se aveva un nome ma anche in quel caso non rispose. Restava chiuso nel suo silenzio. Arrendendosi, la coppia gli aveva offerto un pasto caldo ed un letto in cui dormire e lui, in un tacito ringraziamento aveva accettato. Aveva parlato solo il giorno successivo, quando l’uomo dai capelli biondi se n’era andato. “Perché hai la pancia cosi grossa e perché ogni volta che la guardi la accarezzi e sorridi?” La donna gli aveva sorriso e mentre si accarezzava distrattamente il pancione gli aveva risposto. “Perché c’è un bambino in viaggio. Tra poco avrò un piccolo.” Il bambino non aveva detto nient’altro, ma l’aveva aiutata in casa per quanto le sue minuscole dimensioni gli permettessero di fare.

Verso sera, l’uomo dai capelli biondi era ritornato e subito aveva comunicato alla moglie che quel bambino era il figlio della sua amica Mikoto e che era sparito da circa due giorni. La donna osservandolo riconobbe la somiglianza con la sua amica e subito gli chiese perché fosse scappato. Ma lui non rispose nemmeno in quel caso. L’uomo gli disse che domani sarebbe dovuto tornare a casa sua perché la sua famiglia era in pensiero. E cosi fu. Solo, prima di andarsene il bambino aveva accarezzato la panciona della donna ed era scoppiato in lacrime. I due ovviamente non compresero il perché, ma cercarono comunque di consolarlo. “Promettetemelo..” Aveva singhiozzato il bimbo, attirando ancora di più la loro attenzione su di sé. “Promettetemi che il fratellino sarà felice quando arriverà. Promettetemi..” Un altro singhiozzò scosse il piccolo corpo e la stretta sul vestito della donna si fece salda. “Promettetemi.. che gli vorrete bene e che non lo lascerete solo!” La donna dai capelli rossi, intenerita dall’aver sentito chiamare il suo piccolo “fratellino” dal bimbo, gli poso un bacio sulla fronte e gli promise che avrebbe fatto tutto il possibile per il “fratellino”. Lo stesso fece l’uomo, anche lui commosso dalla dimostrazione di tanta innocenza. Cosi, infine, il bambino tornò a casa sua.

Fine Flashback

Mentre ripercorreva con la mente quei ricordi, Itachi non si era accorto di esser giunto presso un piccolo burrone ed volato di sotto, vedendosi strappato ai suoi pensieri. Si rialzò a fatica, ignorando il dolore alle ginocchia ed ai fianchi dovuto alla botta appena presa e si guardò attorno. Era la cascata, non avrebbe mai immaginato che fosse cosi bella e al contempo cosi lontana dal villaggio. Dato che nessuno si inoltrava nel bosco, avrebbe potuto rifugiarsi anche qui. Si immerse nella fonte e subito notò che dietro la cascata c’era una piccola grotta. Perfetto. L’acqua gli scivolò addosso e per un po’ si beò di quel getto ghiacciato, poi oltrepassò il muro d’acqua e si sedette stancamente per terra, la schiena appoggiata ad una parete e le ginocchia leggermente ripiegate. Chiuse gli occhi. Iniziava il conto alla rovescia.

 

 

Il villaggio di Konoha era addormentato. Tutti si stavano riposando in vista del nuovo giorno. Non c’era momento migliore per intrufolarsi di nascosto. Sasuke saltò sui tetti degli edifici con rapidità e maestria mentre si dirigeva verso il vecchio quartiere degli Uchiha. Aveva solo un po’ di nostalgia, non c’era nessun motivo particolare per cui era tornato cosi furtivamente. Se Naruto avesse saputo che lo aveva avuto a portata di mano per qualche minuto si sarebbe strappato i capelli dalla frustrazione. Il solo pensiero fece scappare un ghigno all’Uchiha, che superati i primi blocchi di case del suo vecchio quartiere, si ritrovò davanti alla sua vecchia casa. Con la mente e il cuore colmi di ricordi vi entrò. Ripercorse le stanze della casa lasciandosi dietro una scia di memorie per ognuna di esse, fino quando non si trovò di fronte alla stanza di Itachi. Vi era entrato poche volte, per quanto il fratello non avesse mai dimostrato nessun particolare fastidio quando lo faceva. Aprì la porta. La stanza era in immacolato ordine, gli oggetti sistemati meticolosamente ai propri posti. Tutto sarebbe sembrato pulito se non fosse stato per l’evidente strato di polvere che regnava in ogni angolo della casa e per quel piccolo dettaglio che attirò subito l’attenzione di Sasuke. Sotto il letto di Itachi si intravedeva una piccola scatola con lucchetto e fu proprio la luce di quest’ultimo ad attirare il giovane che, una volta presa la scatola incriminata, forzò con facilità il lucchetto e osservò il contenuto. Era un diario.

 

*******

Cari lettori,

è una nuova storia, non molto lunga, incentrata sui fratelli Uchiha ed in particolare sul passato –chiaramente inventato in parte- di Itachi. La canzone che ho scelto per iniziare, di cui sono stati espressi sia nome che artista, richiama molto a mio parere lo stato d’animo di Itachi e la sua tristezza.

Spero che possiate apprezzare questo nuovo lavoro forse un po’ malinconico. Fatemi sapere che ne pensate se vi va. :)

A presto,

Eresseye.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Pagine di Diario

 

 

Can you still see the heart of me
all my agony fades away
when you hold me in your embrace

Don't turn me down
for all i need
make my heart a better place
give me something I can believe
Don't turn me down
you're far from the door now
don't let it close”

Within Temptation – All I Need

 

Sasuke si rigirò il diario che aveva trovato sotto il letto che una volta era di suo fratello con fare indeciso, domandandosi cosa poteva farci un oggetto simile nella stanza di uno come Itachi. Beh, se era li voleva dire che doveva essere per forza di suo fratello maggiore. E dato che lui non sarebbe mai tornato al villaggio, non dopo l’ultima volta in cui aveva fatto irruzione almeno, Sasuke decise che ci avrebbe dato una sbirciatina. Chissà cosa avrebbe potuto scrivere Itachi nel suo diario.. Probabilmente sarà carico di insulti verso i loro genitori e gli altri membri del clan, pensò Sasuke con moto di disprezzo che quasi lo fece desistere dall’aprire il quaderno. Cominciò a leggere, notando subito dalla data riportata che il diario risaliva a quasi un anno dalla sua nascita.

 

Caro diario,

è la prima volta che ti scrivo e mi spiace disturbarti, ma è notte fonda e non vorrei svegliare mamma e papà. Ho solo bisogno che qualcuno mi ascolti e so che tu non parlerai mai con nessuno.

Vorrei soltanto esprimere i miei pensieri, perché proprio non capisco. La mamma non mi guarda mai e ogni volta che le chiedo attenzione si rivolge a me come se fossi una seccatura, non mi vuole tra i piedi glielo si legge in faccia. Io cerco di non disturbarla mai ma quando succede sembra quasi che io abbia fatto qualche cosa di sbagliato. Non capisco perché fa cosi, la mia mamma.

Ma il peggio è papà. Non so cosa ho fatto di male, ma papà ogni volta che torna a casa viene in camera mia e mi fa tanto male. A volte mi sembra di non riuscire a respirare. Lui e mamma sono arrabbiati con me, ma non mi dicono cosa ho fatto per farli arrabbiare. Io non capisco. Non mi permettono di uscire di casa se non in rare occasioni, non vogliono che io sia presente quando vengono a trovarli i loro amici o colleghi di lavoro di papà. Non mi vogliono mai tra i piedi. Anche quando siamo a tavola assieme mi guardano con aria cattiva e appena finisco di mangiare mi ordinano di tornare subito in camera mia. Papà mi picchia in continuazione e non mi dice mai cos’ho fatto, mi fa solo male e poi se ne va come se non fosse successo nulla.

Caro diario grazie per avermi ascoltato. Sai, dato che non mi è permesso uscire dalla mia stanza se non per andare a tavola o al bagno, mi sento un po’ solo. Vorrei che mamma e papà passassero del tempo con me come fanno tutti gli altri bambini. Li ho visti, sai? Vanno al parco insieme, fanno la spesa giocano.. Io invece no. Vorrei solo che mi dicessero perché mi odiano e mi lasciano da solo. Ah, sento dei passi nel corridoio. È papà. Scusami, devo scappare.

A presto!

 

Inizio Flashback

Era un giornata come tante altre nel quartiere degli Uchiha, il via vai di persone era tutto sommato regolare e i vari commercianti locali mandavano avanti i propri negozi in grazie al continuo affluire di compratori provenienti dalle altre zone del villaggio. Il piccolo Itachi era, come al solito, rintanato nella propria stanza, ben distante dalle chiacchiere cittadine e dai suoi coetanei con cui tanto avrebbe voluto giocare. No, a lui non era permesso uscire di casa se non in rare occasioni. Completamente rinchiuso in un silenzio indegno di un bambino, sentì con facilità il suono di un vetro che si rompeva provenire dal piano inferiore e, temendo che la sua mamma potesse essersi ferita, scese di sotto a vedere cosa fosse successo.

Trovò Mikoto intenta a raccattare i pezzi di un piatto che le era probabilmente scivolato dalle mani, era cosi impegnata che non si accorse della sua presenza. “Mamma.. Ti sei fatta male?” La donna sobbalzò sentendo la sua voce, ma subito la sua espressione sorpresa si tramutò in una faccia seccata. “Chi ti ha dato il permesso di uscire dalla tua camera?!” Sbottò velenosa contro il bambino che si ritrasse istintivamente, nascondendosi parzialmente dietro lo stipite della porta. “Ma io..” “TORNA IN CAMERA TUA!”  Gridò furiosa e il bimbo ubbidì. Chiusa la porta della sua stanza il bimbo si sedette accovacciato contro il muro e nascose il viso fra le ginocchia.

La sera, dopo una cena dall’aria tesa, il piccolo Itachi tornò in camera sua in immortale silenzio. Qualche ora più tardi, prima che si coricasse, il bambino venne sorpreso da una visita del padre. L’uomo sembrava livido di rabbia. Gli si avvicinò con fare imperioso. “E’ vero che oggi hai disubbidito alla mamma e sei uscito dalla tua stanza?!” Mormorò minaccioso. Il bimbo sentì le lacrime gonfiarsi nei suoi occhi, mentre abbassava la testa punto il suo sguardo sui piedi dell’adulto. “Ma io.. Volevo solo vedere se stava bene.. Avevo sentito rompersi qualcosa..” Cominciò a singhiozzare, preso dalla paura. “TUA MADRE SA CAVARSELA BENISSIMO DA SOLA!! HAI DISUBBIDITO!” Urlò, facendo insidiare il panico nel bambino che tentò di scappare, rannicchiandosi in un angolo della stanza tutto tremante. Il suo papà gli faceva una paura tremenda quando si arrabbiava. L’uomo gli si avvicinò, sovrastandolo con la sua ombrosa figura e gli rifilò una scarica di schiaffoni ovunque. Sulla faccia, in testa, sulle braccia, sulle gambe. Ovunque. Quando se ne andò il piccolo Itachi rimase rannicchiato per terra a piangere, ricoperto di segni rossastri. Cercò comunque di non fare troppo rumore. Ancora sofferente, s’infilò sotto le coperte, sperando di poter almeno sognare cose belle.

Fine Flashback

 

Sasuke si meravigliò del contenuto delle poche righe appena lette. Aveva capito che a scrivere era senz’ombra di dubbio un bambino, certo sia lui che Itachi erano sempre stati due bambini molto intelligenti e lo si poteva riscontrare nella pagina di diario che aveva appena letto, ma c’era un problema che rendeva Sasuke fortemente dubbioso. Era davvero di Itachi quel diario? E soprattutto, era davvero cosi che suo fratello aveva vissuto la sua infanzia, solo e indesiderato? Per lui, che aveva sempre visto il padre elogiare Itachi era impossibile credere che fosse davvero cosi. Inconsciamente sopraffatto dalla curiosità tipica di chi sente racconto riguardanti l’infanzia del proprio fratello maggiore, si domandò cosa fosse successo, “papà” era entrato in camera del bambino e lo aveva picchiato?

Decise di voltare pagina e continuò la lettura.

 

 

******

Cari lettori,

ecco il secondo capitolo. Come avrete notato, ho deciso di abbinare pezzi delle pagine di diario a riassunti in terza persona sotto forma di flashback, sia per allungare un po’ la storia, si per potervi permettere di analizzare la lettura da diversi punti di vista. Sarà cosi più o meno in tutti i capitoli futuri. Ovviamente vi consiglio di ascoltare la canzone che apre il capitolo! :)

A presto,

Eresseye.

P.S.: Anche se nei flashback compare il nome di Itachi, Sasuke non sa per certo che il diario è di suo fratello perché li non compare.

 

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Capitolo 3
*** 3 ***


Pagine di Diario

“You are the only one
The only to tease me
That trusts me and believes me
You are the only one
The only one that knows me
And in the dark you show me
It's perfectly reckless
Damn you leave me defenseless
So break in
Break in”

Halestorm – Break In

 

 

Sasuke cominciò subito a far scivolare il proprio sguardo sulle prime righe della pagine e capì in fretta che quella piccola era diversa dalla precedente, più tranquilla, per quanto ne avesse letto fino a quel momento. Parlava di una giornata che il bambino aveva trascorso col suo nonno, cui sembrava molto affezionato.

 

“Caro diario,

oggi è stata una bellissima giornata, almeno fino a sera. Finalmente ho potuto passare un pomeriggio col nonno, ci siamo divertiti tanto ed era tanto tempo che non lo facevamo. Il nonno è sempre cosi gentile con me! Mi tratta sempre con dolcezza e dice di non riuscire a dirmi di no. Siamo stati quasi tutto il tempo a giocare nel grande prato verde vicino alla sua casetta sul mare, il nonno mi prendeva e mi faceva volare in alto! È stato divertentissimo! Poi siamo tornati a casa del nonno per fare merenda, abbiamo mangiato del pane con cioccolato che a me piace tanto! Poi prima del tramonto il nonno mi ha portato a vedere gli animali nella foresta. Pensa che abbiamo visto persino un cervo col suo piccolo, erano cosi belli assieme! A me piacciono tantissimo i cervi e gli altri animali, a te, diario, piacciono gli animali?

La parte più bella della giornata è stata la cena, il nonno cucina benissimo! Mi ha preparato tante cose buone e io gli ho fatto i complimenti perché non avrei mai voluto smettere di mangiarle, peccato che il cibo dopo un po’ finisca.. Dopo cena il nonno mi ha riportato a casa, io non volevo tornarci ma non ho voluto dirglielo. Il nonno non sa che la mamma e il papà non mi vogliono bene e se sapesse come mi trattano si preoccuperebbe e mamma e papà si arrabbierebbero perché ho disturbato il nonno. Non voglio che succeda, ecco perché sono stato zitto. Però mamma e papà erano davvero furiosi quando sono tornato. Dopo che il nonno se n’era andato mi hanno subito sgridato di non essere tornato a casa prima di cena e papà mi ha picchiato di nuovo. Mi ha fatto male, ma non troppo. Poi mi hanno detto di andare in camera mia e io sono corso di sopra. Ed eccomi qua a raccontarti la mia giornata col nonno.

Adesso devo andare, papà non vuole che io stia sveglio fino a quest’ora.

A presto!”

 

Leggendo, Sasuke si era sentito come riscaldato dal piacevole tepore che il bambino gli aveva trasmesso descrivendogli una semplice giornata trascorsa con suo nonno. Lui il suo non lo aveva mai conosciuto, chissà se invece Itachi aveva fatto in tempo a vederlo. Pensando, di poter leggere altre cose piacevoli, il giovane Uchiha voltò un paio di pagine lasciate bianche e, quando pensò che il diario fosse già finito, trovò un’altra pagina in cui il bimbo parlava di suo nonno. Ma era tutt’altro che felice. Notò che l’inchiostro era stato bagnato in diversi punti, cosi si affrettò ad iniziare la lettura, sperando di poter capire il perché di tutte quelle gocce d’acqua sull’inchiostro.

 

“Caro diario,

non so come posso avere il coraggio di scriverti oggi, ma di nuovo sento il bisogno di parlare con qualcuno. Oggi è il giorno più brutto che io abbia mai vissuto. Il mio nonno, il mio adorato nonno non c’è più. (goccia d’acqua) Papà era furioso stasera, mi ha fatto cosi male che ho cominciato a tossire e alla fine è uscito del rosso dalla mia bocca. Ma non mi interessa, me lo merito. Il nonno non c’è più, forse è colpa mia. (goccia d’acqua)  Se non lo avessi disturbato andando a giocare con lui, magari sarebbe ancora qui. Papà deve avermi fatto male perché ho fatto male io al nonno. Non lo so, non lo so. (goccia d’acqua) Mi manca il nonno, voglio il nonno! (goccia d’acqua) E’ tutta colpa mia se non c’è più!! Avrei dovuto stare chiuso in camera mia e non disturbarlo! Anche se era sempre buono con me! (goccia d’acqua)

Perdonami nonno! Io non volevo farti stare male! (goccia d’acqua)

 

Inizio Flashback

Il bimbo si trascinò verso il suo letto, sofferente e con le lacrime che ancora gli cadevano dal viso paffuto e tondeggiante, un rivolo di sangue rimasto incrostato lungo il mento. “Nonno..” Continuava a chiamare il piccolo, annebbiato dal dolore nonostante la cruda realtà gli fosse stata sbattuta in faccia. Il suo adorato nonno era morto. Ma lui non poteva accettare quella dura sentenza che il ciclo vitale imponeva. Il nonno non poteva andarsene, gli aveva promesso che avrebbero fatto tante altre cose divertenti assieme. Si affrettò a tirare fuori il suo prezioso diario e lo aprì senza prestare attenzione alle pagine. Scrisse sulla prima pagina bianca che gli si fermò sotto al naso. Suo padre quella sera lo aveva picchiato in modo feroce mentre urlava che lui non sarebbe mai dovuto nascere, mentre lui gli rispondeva solo con “Lo so!” oppure “E’ tutta colpa mia!” Itachi non poteva pensare che il nonno fosse morto “per caso”, i suoi genitori lo avevano sempre ammonito quando andava dal nonno e quello che era successo era la spiegazione di quelle sgridate che gli venivano impartite ogni qualvolta passava una giornata in compagnia del nonno. Scrisse con mano tremante il suo ultimo addio al nonno sul suo diario, poi lo ripose al suo posto e si abbandonò sul letto, piangendo. “E’ tutta colpa mia..” Sussurrava tra le lacrime ed i singulti. “Nonno..” Continuava, mentre stringeva spasmodicamente le coperte nelle sue manine. E poi ancora.. “Io sono un bambino cattivo.. Faccio solo arrabbiare mamma e papà.. Ho fatto stare male il nonno.. Mi dispiace..” Si portò le mani infantili nei capelli, si stringeva contro sé stesso più che poteva, continuando a mormorare scuse a vuoto fino a crollare nel nero del sonno.

Fine Flashback  

 

 

Sasuke sentì un’enorme ed insopportabile tristezza assalirlo. Era evidente da come scriveva che il bambino era una persona davvero molto intelligente, ma era anche vero che in quell’ultimo pezzo gli era sembrato anche cosi incredibilmente ingenuo ed innocente che a stento riusciva a crederci. Si sentì in pena per lui, perché, nonostante non sapesse come fosse avvenuto, quel bimbo non poteva essere colpevole della morte di suo nonno. Cercò di accantonare quei pensieri per quanto possibile e voltò nuovamente pagina, alla ricerca di qualche indizio su chi potesse essere il misterioso bambino. I dubbi che la persona in questione potesse essere Itachi erano ancora presenti, tanto che Sasuke cominciò a domandarsi se il fratello non avesse solamente deciso di custodire il diario di qualche suo conoscente.

 

Lo scroscio continuo proveniente dalla cascata sembrava quasi rilassare il corpo infreddolito di un Itachi piuttosto debole, tanto debole da faticare a tenere aperti gli occhi e da non riuscire a trovare la forza per provare a riscaldarsi. Cosi restava lì, appoggiato contro la parete del suo rifugio di fortuna, le gambe appoggiate contro il petto e braccia strette attorno alle ginocchia, tutto tremolante, ad aspettare. Inaspettatamente la sua mente cominciò a vagare, riportandolo indietro con i ricordi fino alla sua oscura infanzia. Quando le persone che amava gli ripetevano che non sarebbe mai dovuto nascere. “Io non sarei dovuto nascere..” Sussurrò al nulla, la voce faticava ad uscire per via del lungo silenzio. “Ma se davvero ero cosi indesiderato, allora avreste dovuto uccidermi quando ancora non avevo un’identità.” Concluse con un filo di voce, il tono triste e carico di ricordi. Richiuse gli occhi, lasciando andare ad un sonno nero e freddo. Non aveva più speranze per i sogni.

 

 

*******

Cari lettori,

un capitolo estremamente triste e malinconico, lo ammetto. Non che l’idea della storia in sé sia molto allegra. Ho provato ad immaginare un Itachi bambino che gioca con suo nonno pensando che quest’ultimo fosse una persona gentile e che abbia trasmesso la sua dolcezza al nipote. Però purtroppo non è una storia molto lieta questa. Se qualcuno di voi cari lettori ne avesse tempo e voglia, mi faccia sapere che ne pensa di questa storia, mi piacerebbe sentire una opinione.

A presto!

Reika_Kun.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Pagine Di Diario 4

Pagine di Diario

"I watched the clouds drifting away
Still the sun can't warm my face
I know it was destined to go wrong
You were looking for the great escape
To chase your demons away

Within Temptation - Forgiven”

 

 

C'erano tante cose che Itachi non aveva mai raccontato a nessuno, non aveva mai avuto il coraggio di aprirsi nemmeno con il suo amato fratellino Sasuke durante i giorni passati. Si era rinchiuso da tempo nel suo castello, aveva alzato il ponte levatoio e raggiunto le segrete per non rivedere più la luce della fiducia, di una vita "normale". Che poi, lui di normale aveva ben poco, forse solo l'aspetto fisico. Non aveva avuto un'infanzia normale né un'adolescenza normale, veniva da sé che nemmeno il resto della sua giovane vita non fosse stato molto diverso. A volte si sentiva vuoto, senza una minima identità nonostante lui un nome ed un cognome li avesse ed erano anche ben noti a molti shinobi di diversi paesi. Chi era lui? Che ruolo aveva nel mondo? Quale era il suo posto, si domandava in alcuni momenti quando si sentiva perso. Poi una vocina ovattata, appartenente al passato gli rispondeva che il suo posto non era mai esistito, perché lui era solo un errore, qualcuno che non dovrebbe esserci mai stato al mondo, che tutto ciò che era non era lui e che nulla gli apparteneva. Si definiva quindi uno stupido quando per quei motivi si ritrovava a versare lacrime silenziose sotto il riflesso della notte. 

 

Sasuke si era spesso domandato, nei giorni vissuti nella culla dell'innocenza cosa provasse Itachi quando gli parlava, quando passavo il tempo insieme giocando od allenandosi. Si chiedeva se la sua presenza lo intaccasse in qualche modo, se con lui si comportava diversamente dagli altri o se per suo fratello lui non significava niente. Si ritrovò quindi a voltare le pagine del diario, vagando fra vari episodi poco lieti e carichi di dolorose consapevolezze cercando un segno che si riferisse al vero proprietario del misterioso oggetto. Forse era troppo incredulo per poter pensare che quelle pagine fossero state scritte proprio da Itachi, si illudeva quindi che non fosse lui ad aver tracciato quei segni sulla carta ormai giallognola del quadernetto foderato di nero. Si fermò dopo alcune "monotone" pagine.

 

"Caro diario,

Oggi è un giorno strano per me, non so cosa provare. Oggi la mamma e il papà sono tornati a casa con un bimbo. Non mi hanno degnato di nessuno sguardo o attenzione, come al solito, ma nemmeno mi hanno sgridato o altro. Sembrano presi unicamente dal piccolo che hanno portato in casa. Mi domando chi sia e perché sia qui, ma soprattutto spero che se ne vada presto altrimenti i suoi genitori si preoccuperanno. Poi non fa altro che strillare. Poi questa sera a cena papà mi ha detto che quel bimbo si chiama Sasuke e che è mio fratello minore. Mi ha detto che se gli succederà qualcosa in loro assenza io sarò responsabile, quindi dovrò badare a lui. Non ho niente in contrario, ma io non so niente su come si trattano i fratelli minori. Cosa dovrei fare? Forse è qualcosa di istintivo. Non l'ho ancora guardato bene in faccia, non provo niente nei suoi confronti. Ecco, sta di nuovo strillando. E' notte fonda e lui grida a pieni polmoni, è incredibile quanto sia fastidioso. Ora devo andare Diario, se papà viene a controllarmi e mi trova sveglio saranno guai!

A presto."

 

Sasuke si ritrovò a guardare la pagina incriminata incredulo, il suo nome compariva nel piccolo racconto e la cosa significava anche che ad aver scritto quelle pagine era stato proprio Itachi. Di riflesso si domandò dove fosse in quel momento, sentì l'impulso di andare a cercarlo e chiedergli se era davvero lui il proprietario di quel diario. Ma non poteva ancora farlo, prima voleva leggerlo fino in fondo per vedere se c'erano dei segreti che avrebbero potuto interessarlo. Si rese conto di essere rimasto all'interno del villaggio troppo a lungo, così si affrettò a fuggire con il quadernetto stretto tra le mani.

 

 

Itachi sentiva il freddo fin nelle ossa, ma il calore per lui era divenuto un estraneo da tempo. Era una delle tante cose che gli erano mancate per talmente tanto tempo che aveva smesso di sentirne il bisogno. Labbra tremolanti e violacee contratte in una smorfia di dolore, il semplice pensiero di non sapere cosa significasse il calore causava in lui spasmodici battiti dolenti e gli occhi neri, profondi s'inumidirono pur restando fissi nel nulla. Nei suoi pensieri restava la triste domanda: cos'erano l'amore, l'affetto e la dolcezza. Se lo domandava di nuovo dopo tanto tempo solitario perché quelle parole, quelle sensazioni gli erano troppo poco familiari perché potesse ricordarsele. Cercò di muoversi, ma il suo corpo era intorpidito e faticava a rispondere ai comandi che il cervello mandava. Fu faticoso rialzarsi anche se alla fine ci riuscì. E riprese il suo lento cammino verso la cenere.

 

 

******

Salve a tutti cari lettori,

quanto tempo è passato dal mio ultimo aggiornamento. No, non ho dimenticato questa storia in qualche angolo della mia mente né ho perso la voglia di scriverla, semplicemente ho avuto altre priorità e poco tempo da dedicare alla scrittura in generale. Beh, è un capitolo molto corto questo, non il migliore per riprendere in mano la situazione ma sempre meglio di niente. Mi scuso con i commentatori cui non ho risposto, quella è stata proprio una mia ingiustificata mancanza. :( 

Alla prossima. :D

Reika_Kun

 

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Capitolo 5
*** 5 ***


Pagine di Diario 5

Pagine di Diario

“Sensation washes over me
I can't describe it
Pain I felt so long ago
I don't remember
Tear a hole so I can see
My devastation
Feelings from so long ago
I don't remember”

Disturbed - Remember

 

C’erano tante cose che Itachi avrebbe voluto conoscere nella sua vita, inutile citare le emozioni e i sentimenti che più di tutto il resto gli erano state negate da un destino crudele e un passato alleato del dolore; poi c’erano tante altre cose che una piccola parte di lui voleva imparare, il suo essere curioso era sempre stato implacabile quando la sua fame di conoscenza si faceva sentire. E ancora, in un remoto angolo di lui, nei meandri delle sue cicatrici spirituali se ne stava nascosta da tutto il resto una piccola, microscopica, innocente richiesta: quella di poter dire a suo fratello di averlo sempre amato. Perché anche se non ne aveva ricevuto molto in tutta la sua vita, Itachi non aveva mai detto di non aver provato almeno un po’ di affetto per Sasuke. E sapeva di non essere mai stato ricambiato dal minore, sapeva che ad un certo punto la sua vita aveva preso una piega strana che lo aveva posto al centro dell’attenzione agli occhi dei genitori, soprattutto del padre che, da figura cupa che lo detestava da sempre e che era stato causa dei suoi più spaventosi incubi la notte era diventato quello stesso uomo che non perdeva occasione per ripetergli “questo è il mio ragazzo” o “sono fiero di te, figlio mio”. Oh, quanto Itachi aveva imparato ad odiare quelle parole e quelle attenzioni! Per tanto tempo le aveva desiderate con ogni fibra del suo essere bambino e quando le aveva ottenute non erano più ciò che voleva. Potrebbe sembrare sciocco, ma la mente di Itachi bramava solo i sorrisi del suo dolce ed ingenuo fratellino. E al punto cui era giunto Itachi, lì, diretto verso il nulla gli sembrava stupido che riaffiorassero alla memoria proprio quei desideri cosi innocenti e allo stesso tempo amari. Forse sarebbe stato più saggio per lui ritornare sui propri passi e affrontare Sasuke quando fosse giunto il momento, ma sapeva che il suo animo carico di dolore e sentimenti negati non avrebbe retto il viso carico d’odio che suo fratello gli avrebbe rivolto non appena avessero incrociato i loro sguardi. Era buffo, sotto certi aspetti, pensare che colui che lo odiava era anche l’unica persona verso la quale Itachi avesse mai provato davvero… amore. O almeno, cosi lo definiva Itachi stesso e lui di amore non ne sapeva granché, era il suo istinto a dirglielo.

 

Sasuke aveva trovato riparo un rifugio abbandonato appartenuto ad Orochimaru, li nessuno avrebbe potuto disturbarlo. Si diresse verso una delle poche stanze risparmiate dalle macerie e incurante della polvere che albergava in ogni dove si sedette sotto una grande scultura di serpente, stranamente integra nonostante il disastroso stato del rifugio. Con la luce soffusa dei due grandi fuochi accesi ai lati della statua, riprese la sua lettura curioso di sapere quali altri pensieri aveva riposto in quel diario suo fratello Itachi. Superò rapidamente le pagine gia lette e quelle poche lasciate vergini e ripartì da una pagina narrante i pensieri del fratello maggiore sulla sua vita con l’allora piccolo Sasuke.

 

Caro Diario,

Sasuke ha uno strano comportamento in mia presenza. Non capisco bene perché, ma quando è con me sembra contento e non piange quasi mai. Credo sia per questo che i nostri genitori hanno affidato a me il compito di badargli e a me non da affatto fastidio, non più ormai. Anzi. E’di questo che volevo parlarti, Diario. Di recente ho cominciato a provare una strana emozione nei confronti di Sasuke, non so spiegarla, ma è una cosa bella. Credo. È proprio questo il problema, purtroppo. Ho imparato che ogni volta che provo quel sentimento verso qualcuno, succede sempre qualcosa di orribile, proprio come con il nonno. Anzi, forse stavolta è anche più intenso. Ed io ho paura che qualcosa gli accada, sono terrorizzato, se Sasuke dovesse andarsene come il nonno non me lo perdonerei mai. Vorrei stare con lui quanto più possibile, ma so già come andrà a finire quindi è meglio che non lo faccia. Devo stare lontano da Sasuke, lui non deve sapere che io gli voglio bene, anche se è così. Io voglio bene al mio fratellino Sasuke. Tanto. Ma non posso, non deve soffrire, il mio fratellino. Ho pensato che potrei regalargli i miei giocattoli, non ne ho molti, quasi tutti regali del nonno in realtà, ma li può avere. Ho visto che ha una vera e propria passione per il mio pupazzo a forma di dinosauro verde, quello gli piacerà sicuramente.

Sono combattuto, vorrei stare con lui, essere un bravo fratello maggiore eppure sono certo che se sto vicino a lui, se cerco di essere felice lui soffrirà per causa mia. Diario, io devo fare il modo di rendere felice il mio fratellino senza fargli capire quanto io in realtà gli voglia bene altrimenti lui soffrirà.

Perdonami, si è fatto tardi.

A presto.

 

Quando il suo sguardo torno alla realtà dopo un lungo cammino nel vuoto, Itachi si osservò attorno e notò vagamente di essere finito in un piccolo fraticello nel profondo della boscaglia con un enorme albero al centro. Sarebbe stato un buon posto per riposare in pace, l’Uchiha dubitava che qualcuno si spingesse così in là nel bosco, soprattutto a quella tarda ora di notte. Perché era tardi, vero? A ben pensarci, non sapeva che ore fossero, ne che giorno era. La sua cognizione del tempo era molto sballata in quel momento. Sapeva che la sua ora era vicina, o ci sperava almeno. Sentì un brontolio provenire dal suo stomaco, l’ennesimo di tanti altri che aveva ignorato distrattamente tant’era preso dall’essere rinchiuso nella sua mente. Non aveva toccato cibo per giorni prima di allontanarsi dal rifugio dell’Akatsuki e le sue energie scarseggiavano, ma nonostante tutto lui era ancora sveglio e camminava anche se a fatica. Raggiunse l’albero al centro del piccolo prato e vi accasciò contro crollando sulle ginocchia per poi appoggiarsi con la schiena al tronco, la testa reclinata verso la spalla e gli occhi affaticati che pregavano per un po’ di pace, il corpo che chiedeva cibo, acqua e riposo. Itachi non permetteva nulla di tutto ciò, restava sveglio, senza cibo né acqua. “Fratellino... Perdonami...” Una piccola richiesta che sapeva sarebbe rimasta inascoltata, perché Sasuke non era lì e non poteva, non doveva sapere che sentimenti Itachi aveva taciuto a quel piccolo, ingenuo fratellino che invece era sempre stato un libro aperto per lui.

 

Sasuke sembrava apprezzare la presenza di Itachi e lo dimostrava emettendo strani versetti e piccole risate, non piangeva quasi mai quando era in presenza del fratello e questo in qualche modo faceva sentire il maggiore speciale. Ma quei piccoli attimi di felicità non erano destinati a durare a lungo. Ben presto Itachi cominciò a scostarsi da Sasuke, non gli dimostrava più il suo affetto apertamente come prima anche se ora aveva tutti i suoi vecchi giocattoli, aveva anzi iniziato a prendere le distanze da lui e crescendo il più piccolo cominciò a mettere in dubbio l’affetto del maggiore, certo era gentile e qualche volta passava del tempo con lui e gli insegnava nuove tecniche non erano solo quelli i momenti che avrebbe voluto trascorrere con Itachi. Gli aveva regalato i suoi giocattoli era vero, ma a Sasuke cominciava a venire il dubbio che forse per Itachi lui non fosse niente di differente da un vecchio giocattolo che non interessava più.

 

Era rimasto immobile su quella pagina per cinque minuti buoni, la mente che tornava furiosamente indietro nel tempo fino alla sua infanzia e ai bei momenti vissuti con Itachi. Era stato sempre gentile con lui, ma mai realmente fraterno. Non gli dimostrava mai affetto, era molto raro che lo facesse ed ora Sasuke sapeva perché. Itachi aveva avuto paura di amarlo come un fratello per ciò che aveva vissuto e la causa di tutto era proprio l’uomo di cui lui stesso aveva sempre cercato l’approvazione, suo padre. Aveva traumatizzato Itachi al punto tale da farlo spaventare dei suoi stessi sentimenti, come se il suo affetto avesse davvero potuto uccidere qualcuno. O almeno se quello che era scritto su quel dannato diario era vero, allora il suo ragionamento non faceva una piega. “Tu avevi paura... Itachi?”

 

“Tu mi consideri solo una seccatura, non è così, Itachi?”

Non hai idea di quanto male mi facessero quelle parole, fratellino mio.

“Perdonami, fratellino. Faremo la prossima volta.”

“Sempre la solita storia, Itachi. Dici sempre cosi, ma chissà come mai ‘la prossima volta’ non arriva mai.”

Non dire cosi, non vorrei andare, ma devo.

“Sono solo una seccatura per te.”

Io non posso amarti come vorrei, perdonami per questo. Perdonami. Io ti voglio bene.

“Seccatura”

Sono io l’unica seccatura qui. Io non ci sarei dovuto essere nella tua vita. Guarda, guarda le mie mani. Sono sporche di sangue, il loro sangue. Io non volevo ferirti, ma alla fine il mio amore mi ha portato a questo. So che avresti preferito andare via con loro, ma io non posso farlo. Io non posso ucciderti fratellino. Mai.

Perdonami...

 

*****

Cari lettori, sono nuovamente in ritardo annuale a quanto pare. Ci stiamo avvicinando alla fine della storia. Secondo voi come andrà a finire? Mi spiace per gli aggiornamenti cosi distanti gli uni dagli altri, ma non posso farci niente. L

Alla prossima,

Reika-Kun

 

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