5 finali più o meno brutti che hanno cambiato la vita di Drew Tanaka

di Briciole_di_Biscotto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ingenuità e consapevolezza ***
Capitolo 2: *** Amore e tradimento ***
Capitolo 3: *** Mortale e semidea ***
Capitolo 4: *** Amicizia e odio ***
Capitolo 5: *** Fine e inizio ***



Capitolo 1
*** Ingenuità e consapevolezza ***


Nick: Dark_Wolf

 

Titolo: 5 finali più o meno brutti che hanno cambiato la vita di Drew Tanaka

 

Personaggio scelto: Drew Tanaka

 

Pacchetto scelto: Vado in crociera con gli esplosivi (prompt/obbligo)

 

Genere: Malinconico, Slice of life

 

Ranting: giallo

 

Avvertimenti: //

 

Introduzione: Drew Tanaka è odiata a tutti. Bene, io ho provato a scrivere qualcosa che, se non ve la farà amare, spero almeno che vi aiuterà a comprenderla.

Note dell'autore: Come ho già detto, voi odiate Drew Tanaka, e io amo tutti quelli che voi odiate, compresi Rachel, Octavian, Crono, Gea, etc. etc.

Ma non è questo il punto! Già, qual'è il punto? Non lo so neanche io. L'unica cosa certa è che questo personaggio mi ha sempre affascinata e incuriosita, e quando nel contest ho letto il suo nome, ho subito pensato “lei è mia! Qualunque cosa accada, scriverò su di lei.”

E ce l'ho fatta! Semidei, è inutile dire quanto mi senta realizzata *^*

Bene, adesso vi lascio, nella speranza che vi piaccia questo piccolo sclero.

Buona lettura ^^

P.s. Gente, bisogna festeggiare! E' la prima long che porto a termine! Okay, okay, me ne vado. Scusate.

 

 

5 finali più o meno brutti che hanno cambiato la vita di Drew Tanaka

 

-Ingenuità e Consapevolezza

 

Il suo cuore era sempre stato un fragile origami, ma solo quella volta capì quanto queste stupende creazioni che tanto amava fossero tremendamente effimere.

 

Drew Tanaka era una bellissima bambina di appena cinque anni, vivace e solare, amata da tutto il vicinato.

Abitava con il padre, un famoso designer di kimono, in una bellissima e grandissima villa a Yokohama, in Giappone, una cittadina che si trova un po' più a Sud di Tokyo.

La piccola aveva tante amiche, con cui giocava ogni pomeriggio alle principesse.

Anche oggi era così. Aveva invitato a fare merenda con lei le due gemelle che abitavano a due isolati di distanza da casa sua.

Avevano mangiato i mochi al tè verde impiastricciandosi le mani e la bocca, poi si erano guardate in faccia ed erano scoppiate a ridere.

Quella sera, quando la madre delle due amichette venne a riprenderle, la bambina si attardò un po' nel giardino, incantata dalle lucciole.

E così, poté sentire il discorso della madre e le due figlie.

-Allora, piccole mie, vi siete divertite?

Drew sentì Miki, la maggiore, fare un verso che le sembrò tanto un grugnito:-Per niente! E' noiosissimo passare il pomeriggio con lei!

-E' vero! Parla solo di trucchi e vestiti, e non le piace giocare ad acchiapparello perché dice che se no le si scompigliano i capelli!- la spalleggiò la voce della sorella Mika.

Drew spalancò gli occhi, sentendo le lacrime premere per uscire, ma si trattenne e si nascose dietro all'albero di ciliegio, per continuare ad ascoltare la loro conversazione mentre si dirigevano alla macchina.

La donna sospirò:-Immagino, piccole mie, immagino. I ricchi sono tutti così. Ma lo faccio per voi. Se continuerete ad essere sue amiche, un giorno potrebbe tornarvi molto utile: con tutti i soldi che ha, se glielo chiedeste potrebbe anche pagarvi la retta scolastica, in futuro.

Le bambine borbottarono qualche protesta, ma tornarono subito raggianti:-A proposito, mammina! Guarda cosa ci ha regalato oggi: delle bellissime collane!

Drew non poté sentire altro, perché in quel momento le portiere della macchina sbatterono e la Honda argentata sfrecciò via.

La bambina si accasciò per terra, con la schiena contro l'albero, e cominciò a singhiozzare, portandosi le mani lisce e ben curate fra i capelli neri e lucenti, afferrandoli per le radici e cominciando a tirarli.

Ad un tratto, alla base della nuca sentì un bruciore, e si ritrovò con una ciocca fra le mani.

La fissò, mentre calde lacrime le solcavano le guance: perché finiva sempre così? Era veramente così antipatica e noiosa? Eppure fino a un'oretta fa stavano ridendo spensieratamente tutte e tre insieme! Dove aveva sbagliato questa volta?

-Drew!

La voce del padre la riportò alla realtà. Non fece in tempo a girarsi, che si ritrovò avvolta nelle calde braccia paterne.

La bambina ricominciò a singhiozzare, aggrappandosi alla camicia dell'uomo con tutte le sue forze, mentre quest'ultimo le carezzava la testa:-E' accaduto di nuovo?

La piccola annuì, affondando il volto nel suo petto muscoloso.

L'uomo la guardò triste, poi si passò la lingua sulle labbra, per inumidirle, e le disse:-Drew, stavo pensando... ti andrebbe di andare a vivere in America?

La bambina sollevò lo sguardo sorpreso e lo incatenò con quello del padre:-Là... là troverò degli amici?

Il padre sorrise ed annuì, e il volto di Drew si illuminò:-D'accordo allora, ci voglio andare!

 

Quel giorno fu la fine della Drew piccola e innocente. Acquistò la consapevolezza del mondo, capendo che le persone sono molto più subdole di quanto non mostrino.

Fu la fine della sua innocenza.

La mattina della partenza, piegò in fretta e furia un origami a forma di cuore, che fino ad allora erano stati i suoi preferiti, poi corse in giardino e lo buttò nel laghetto delle carpe.

Rimase a fissarlo mentre i pesci gli nuotavano intorno, riflettendo la luce del sole del primo mattino, finché quello che prima era stato una bellissima opera si sciolse, venendo divorato da quegli stupidi esseri acquatici.

 

Il suo cuore era sempre stato un fragile origami, ed alla fine, come era ovvio che succedesse, aveva finito con lo sciogliersi nell'acqua, scomparendo per sempre.

 

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Capitolo 2
*** Amore e tradimento ***


-Amore e tradimento

 

E chi se lo aspettava che il principe azzurro fosse una volpe astuta e crudele?

 

Drew era seduta alla scrivania bianca sfogliando svogliatamente un grosso libro azzurro, nell'attesa che lo smalto che aveva applicato sulle unghie dei piedi si asciugasse.

Ad un tratto, la meno smise di girare le pagine, mentre la schiena della giovane ragazza si drizzava: aveva trovato qualcosa che la interessava.

Con un po' di difficoltà, causata dalla dislessia, lesse il titolo che troneggiava all'inizio della pagina: LA VOLPE.

Sorrise, poi aprì un cassetto e ne estrasse un mazzo di fogli squadrati, dalle più diverse tonalità di colori.

Li sparpagliò sulla scrivania, e dopo averli osservati attentamente, li rimise in ordine dentro il cassetto, lasciandone fuori solo uno di colore giallo sabbia.

Poi, seguendo attentamente le istruzioni del libro di origami, iniziò a piegare con mani esperte il pezzo di carta, finché non ne venne fuori il muso appuntito di una volpe.

Drew sorrise, poi dal portapenne prese un pennarello nero e vi disegnò gli occhi, il naso e la bocca, in un'espressione che la ragazza non poté fare a meno di definire “terribilmente coccolosa”.

Ad un tratto, la sveglia del suo cellulare squillò, a segnalare che ormai lo smalto doveva essersi asciugato, e lei scattò in piedi andando verso la scarpiera e tirandone fuori un paio di ballerine blu con la punta aperta.

Se le infilò, poi andò a rimirarsi allo specchio, facendo un giro su se stessa: era perfetta, con la camicetta bianca semi-trasparente e la vaporosa gonna blu a vita alta che si intonava perfettamente con le scarpe.

Prese il cellulare e lo ficcò dentro la tracolla bianca, poi si fiondò giù dalle scale e aprì la porta di casa gridando:-Papà, io vado!

Fece appena in tempo a sentire il “Divertiti!” dell'uomo, poi la porta si richiuse pesantemente alle sue spalle, e lei si incamminò raggiante per le strade di New York.

Alla fine raggiunse il bar, e si sedette ad un tavolino ordinando una Coca-cola zero. La stava sorseggiando tranquillamente, quando sentì una voce provenire da dietro di lei:-Drew, sei tu?

La ragazza si voltò e sorrise dolcemente al ragazzo:-Dean! Credevo che non saresti più arrivato!

Si alzò dalla sedia ed andò ad abbracciarlo, mentre lui le faceva i complimenti:-Wow, Drew! Sei così bella che dimostri undici anni, e non dieci!

La ragazza rise:-E tu ne dimostri quindici, invece di tredici!- disse mettendosi sulle punte per scompigliarli i capelli biondi.

Lui rise, poi la prese per mano:-Allora, vogliamo andare?

Drew annuì, e sperò che il ragazzo non si fosse accorto del rossore che le aveva tinto le guance quando lui l'aveva attirata a sé mettendole un braccio sulle spalle.

-Dove mi porti?

Il ragazzo le sorrise, mettendo in mostra i profondi occhi azzurri:-In un posto. Ti piacerà, vedrai!

E Drew fu sicura che in quel momento le orecchie avrebbero iniziato a fumare, per quanto le sentiva accaldate: doveva essere diventata più rossa di un pomodoro!

Ma che ci poteva fare se il ragazzo che aveva accanto era il perfetto principe azzurro? Niente, così dovette tenersi il suo rossore, che fece spuntare un sorriso intenerito sulle labbra di Dean.

Presero l'autobus, ma la fermata a cui scesero era desolata:-Si può sapere dove mi stai portando?

-Ora vedrai, ma devi fidarti di me.

La ragazza annuì, e lui le mise le mani sugli occhi, conducendola dolcemente nel fantomatico luogo.

Dopo un po', finalmente il ragazzo le levò le mani dagli occhi:-Ta-dan!

Drew si portò una mano alla bocca, guardando incantata il piccolo e graziosissimo bar dove si trovavano.

-Dean, ma è stupendo!

Il ragazzo ammiccò:-Lo so, altrimenti non ti ci avrei portata. Vieni, prendiamo un tavolo sulla terrazza.

Il biondo le afferrò un polso e la trascinò verso l'esterno, su una stupenda palafitta che affacciava sul lago. La terrazza era decorata con nastri azzurri e fiori bianchi, ed era stupenda.

-Dean... Io... Wow! Grazie!

-E di che? Vogliamo accomodarci? Offro io!

La ragazza annuì, e si sedettero ad un tavolo. Ordinarono un aperitivo per due, e iniziarono a parlare del più e del meno, scoppiando a ridere ogni tanto.

D'un tratto, però, Drew vide Dean spalancare gli occhi e alzarsi di scatto.

Preoccupata, gli chiese:-Dean, cos'è successo?

Lui la guardò, e per un istante il suo sguardo vacillò, riacquistando subito dopo la solita sicurezza:-No, niente... Scusa. E' che devo andare al bagno.

Lei lo guardò rassicurata, ed annuì:-D'accordo, ma fai in fretta!

Il biondo non le rispose neanche, e sfrecciò via, lasciandola da sola.

Dopo cinque minuti, Drew si stancò di aspettarlo, così si alzò e si mise a vagare per il bar (che era più grande di come appariva da fuori) alla sua ricerca.

Stava per arrendersi e tornare al tavolo, quando sentì la sua voce. Si guardò intorno, e notò che vi era una porta sul retro,da cui era sicura provenisse la voce.

La socchiuse, e l'iniziale brusio indistinto prese finalmente un significato:-Ti giuro che non è così. Posso spiegare!- Dean.

-Ah, davvero? E allora fallo!- questa era la voce di una ragazza, che non aveva mai sentito fin'ora.

Si sporse un po' di più, per cercare di vedere meglio la scena. A pochi metri da lei si trovava Dean, di spalle, che stava fronteggiando una bellissima bionda dagli occhi ambrati.

Ad un tratto, gli sguardi delle due ragazze si incrociarono, e sul volto della bionda prese posto un ghigno sadico.

Riportò la sua attenzione a Dean:-Se non è come credo, allora perché non me lo dimostri? Ad esempio... baciandomi.

Sia Dean che Drew la guardarono confusi, ma la piccola si riprese subito e sorrise: davvero quella credeva che lui l'avrebbe fatto? Dean amava lei, ne era sicura. Altrimenti perché mai avrebbe dovuto trattarla così bene e con tanti riguardi?

Non finì di formulare il pensiero, che il ragazzo scattò in avanti, unendo le sue labbra con quelle della bionda, che ora la guardava trionfante.

Drew spalancò gli occhi, e sotto shock iniziò ad indietreggiare, sperando che Dean non si accorgesse di lei. Ma ovviamente non poteva andare così: urtò per sbaglio con il tallone una cassa di birre vuote, e le bottiglie cozzarono fra loro tintinnando, e facendo voltare il ragazzo, che spalancò gli occhi:-Drew, io... posso spiegare!

La bionda lo guardò furente:-Sì, come dovevi spiegare a me! Sei proprio un puttaniere, accalappiare anche una bambina!

Drew non riusciva a spiccicare parola. Guardò un'ultima volta i due ragazzi, poi si voltò e corse via.

Al padre mostrò il solito volto allegro e spensierato, ma la sera, nella sua camera insonorizzata, pianse tutte le lacrime che aveva, cancellò il numero del ragazzo e stracciò le foto che aveva scattato con lui.

Alla fine, distrutta, si lasciò cadere pesantemente sulla sedia della scrivania, e sospirò.

Per caso, lo sguardo le cadde su quell'origami che aveva fatto quel pomeriggio e che aveva dimenticato.

Lo prese in mano e se lo rigirò fra le dita. Mentre guardava quella volpe di carta, le venne in mente la favola di Pinocchio: la volpe e il gatto si erano dimostrati tanto affabili con il povero burattino, ma alla fine gli avevano rubato tutto ciò che aveva.

E lo stesso aveva fatto Dean: si era preso la parte migliore di lei.

Ad un tratto la volpe, che fino a poco fa aveva considerato un bellissimo e fiero animale, le sembrò un mostro.

Lo strappò in due, e lo buttò con rabbia nel cestino.

Poi, distrutta, si infilò sotto le coperte e si addormentò.

 

Questa era la storia del suo primo amore. Finito per colpa di un tradimento. Da parte del suo ex-principe azzurro.

 

Da parte della volpe di Pinocchio.






{Angolino autrice}
Inizio con il dire che mi sento molto soddisfatta di aver scoperto come si mettono le parentesi graffe: non ci ero mai riuscita prima d'ora *///*
Non sono geniale? *^* No, eh? Come non detto, dimenticatevi di tutto.
Bene, torniamo seri... (hahaha, carina questa! Angel, sei veramente spiritosa! Torniamo seri! Hahaha!)
Ehm, okay... sorvolando sulla mia dubbia sanità mentale...
Ecco qua Drew a dieci anni con il primo fidanzatino! Non è dolcissima? Lasciamo perdere che poi il ragazzo è un vero c******* ****** ** ******* (censura)
Adesso, le vostre opinioni! A me, in tutta sincerità, questo capitolo non mi è piaciuto un granché. E' uno dei due più brutti. Gli altri tre li adoro, poi c'è il prossimo che non mi convince...
*si tappa la bocca* stavo per spoilerare!
Okay, visto che non interessa a nessuno, passiamo ai ringraziamenti: Sabaku No Konan Inuzuka e gaia 2001 per aver recensito, AliNicoKITE per averla inserita fra le ricordate (a proposito di lei, sta scrivendo una bellissima fic sugli dei dell'Olimpo versione pazzi ragazzi del college. Io la adoro, se volete passate a darci un'occhiata anche voi [ho pubblicizzato di mia spontanea volontà, Ali non mi ha chiesto niente]).
Inoltre, grazie anche a tutti i lettori silenziosi: ben 57 visualizzazioni!
Grazie di cuore a tutti, non so proprio come farei senza di voi T.T
Bene, la smetto di annoiarvi. Ci vediamo al prossimo capitolo ^o^

 

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Capitolo 3
*** Mortale e semidea ***


-Mortale e semidea

 

La sua vita era un camaleonte. Mutevole, pieno di sorprese.

 

Drew si guardò un'ultima volta allo specchio, e sorrise soddisfatta nel vedere il suo riflesso perfetto: i folti capelli neri le cadevano morbidi sulle spalle, e gli occhi neri a mandorla che la contraddistinguevano dagli americani erano contornati da uno strato di matita.

Si passò con cura il lucidalabbra sulle labbra piccole e carnose, poi lo ripose insieme agli altri trucchi nella pochette, dove teneva anche gli origami che le erano venuti meglio. Il suo preferito era quello a forma di camaleonte. Chiuse il suo armadietto.

Con passo deciso si avviò verso l'aula di arte, facendo ondeggiare i fianchi.

Aveva solo undici anni, ma era già la ragazza più corteggiata ed ammirata della scuola.

Infatti, come c'era da aspettarsi, tutte le ragazze al suo passaggio la salutavano, mentre i ragazzi lanciavano occhiate fugaci al suo seno, già molto prosperoso.

Lei si limitò a ignorarli, mentre camminava al centro del corridoio come una regina, mentre tutti si spostavano per lasciarla passare.

“Ipocriti.” pensò, senza però levarsi quel sorrisino di sufficienza dal volto “Fanno tutti i carini, ma non perdono tempo quando si tratta di sparlare di me.”

Arrivata davanti alla porta della classe, allungò una mano smaltata di rosso e perfettamente curata per aprirla, ma prima che avesse modo di raggiungerla, una mano le si posò sulla spalla facendola sussultare.

Con uno scatto fulmineo, si girò, per ritrovarsi davanti il ragazzo più popolare della scuola.

-Nathan! Mi hai fatto prendere un colpo!

Il ragazzo rise:-Scusa, scusa. Volevo chiederti se oggi pomeriggio sei libera.

Drew ci pensò un po' su, poi annuì:-Si, perché?

Sul volto di Nathan comparve un sorriso malandrino:-Be, oggi i miei non sono a casa, e mi chiedevo se volessi venire da me per... ehm... fare i compiti.

La ragazza rise, poi lo guardò sensuale e annuì:-Certo. Ho giusto bisogno di... ripetizioni di matematica.

Lui annuì soddisfatto:-Allora ci vediamo al bar dopo scuola. A dopo.

Drew lo salutò sventolando la mano, poi finalmente entrò in aula.

Quel pomeriggio, Nathan la portò a casa sua.

I due ragazzi buttarono gli zaini nell'ingresso, poi lui la prese in braccio e la fece cadere stesa sul divano:-Allora, cominciamo a studiare?

Drew annuì:-Con piacere...

Lui le si posizionò sopra, e iniziò a lasciarle una scia di baci lungo il collo. Drew iniziò a gemere, e lui alzò la testa avvicinandosi al suo viso.

Le loro labbra si stavano avvicinando pericolosamente, e Drew chiuse gli occhi in attesa del contatto con la bocca di lui. Che non arrivò mai.

La ragazza aprì gli occhi, ed incontrò lo sguardo di Nathan, che era fermo a pochi millimetri dal suo volto:-Nathan, che succede?

Il ragazzo sospirò, poi si tirò su:-Speravo di potermi divertire un po' con te, ma a quanto pare non c'è tempo.

Lei lo guardò senza capire:-Si può sapere che stai dicendo?

-Be... Sto dicendo questo.

Il ragazzo scese dal divano, e appena fu in piedi iniziò a mutare: il corpo divenne più tozzo, il viso grottesco e la statura più alta.

Drew spalancò gli occhi, sbigottita: che stava accadendo?

Lo squadrò da capo a piedi, per capire cosa fosse, e appena il suo sguardo si posò sul suo volto, faticò a trattenere un conato di vomito: i denti erano storti e giallognoli, il naso storto e spiaccicato, i poche capelli stopposi. Ma la cosa che la spaventò di più furono gli occhi, o meglio, l'occhio. Un solo, enorme bulbo oculare faceva mostra di sé al centro della fronte piatta e rugosa.

-Cosa... cosa sei?- chiese con un filo di voce.

-Ma come, non mi conosci? Sono Polifemo, il ciclope.

E ad un tratto, la voce della prof di letteratura (che non aveva mai ascoltato) le tornò in mente: “I ciclopi sono orribili mostri, giganteschi, che si nutrono di uomini. Il loro segno distintivo è l'unico occhio, che si trova in mezzo alla fronte ed è grande il triplo del normale. Ulisse stesso, durante il suo girovagare, ne incontrò uno, Polifemo. Per sua fortuna, però, egli era anche molto stupido, e riuscì a batterlo, anche se perse molti compagni.”

-Tu... tu sei... quello di Ulisse...

Il ciclope storse la bocca nel sentire il nome del nemico giurato, ma annuì:-Allora vedi che mi conosci? Ora, bando alle ciance, devi venire con me.

L'essere allungo la grossa mano callosa nel tentativo di afferrare la ragazza ma essa, con un'agilità sconosciuta, fece pressione sulle gambe, finendo con l'eseguire una rovesciata, per poi ritrovarsi dietro al divano:-Dove mi vuoi portare?

-Dal mio signore, ovviamente. Si sta risvegliando, e immagino gli farà piacere avere accanto a sé una ragazza bella come te al suo fianco, quando riaprirà gli occhi.

-Signore? Risveglio? Ma di che stai parlando?

-Oh, è troppo lungo da spiegare. Ora vieni.- il ciclope allungò nuovamente la mano, e questa volta riuscì ad afferrarla.

La ragazza iniziò a scalciare cercando di liberarsi dall'enorme presa del mostro, ed esso sbuffò:-Sei troppo rumorosa, mi hai scocciato.

Drew si bloccò, avvertendo la mano del ciclope stringersi attorno a lei, fino a levarle il fiato. Fu certa di aver sentito anche le sue povere costole scricchiolare.

La vista cominciò ad appannarsi, mentre il continuo blaterale di Polifemo si faceva sempre più lontano. Infine, quando ormai era certa che la sua fine fosse arrivata, sentì sparire la pressione sul suo corpo, sostituita dalla sensazione di precipitare.

Probabilmente il mostro doveva aver scelto di farla morire spiaccicata sul terreno. Strinse forte gli occhi, attendendo l'impatto, ma invece che sul freddo pavimento, si ritrovò fra delle forti braccia. Titubante aprì un occhio, poi l'altro, per ritrovarsi davanti il viso preoccupato di un ragazzo. Il più bello che avesse mai visto: capelli così neri che sembravano blu notte, e dei bellissimi e particolari occhi viola, che la scrutavano preoccupati.

-Stai bene?

Drew annuì, impossibilitata a parlare, e il ragazzo sospirò sollevato:-Meno male.

-Polluce, sbrigati! Il nostro amico non aspetterà in eterno!

-Eccomi, Castore.- posò la ragazza per terra, poi corse verso il possessore dell'altra voce.

La corvina spalancò gli occhi: i due ragazzi erano perfettamente identici! Dovevano essere gemelli.

Ad un tratto, i due si buttarono in avanti verso Polifemo, facendo comparire dal nulla due spade affilatissime, e in pochi minuti il mostro si disintegrò davanti agli occhi spaesati della poverina.

Rimase a guardare imbambolata la polvere dorata che ora occupava il pavimento, cercando una spiegazione logica a tutto ciò che era accaduto.

Sussultò spaventata quando una mano le si posò sulla spalla. Si voltò di scatto verso il ragazzo, e lanciò un gridolino cercando di indietreggiare:-Non... non fatemi del male... vi prego...

Sentiva le lacrime, bollenti, solcarle il viso, ma non ci badò più di tanto quando il tipo la abbracciò, accarezzandole piano i capelli:-Tranquilla, va tutto bene. Non ti faremo niente.

Drew annuì titubante, poi allontanò da sé il ragazzo:-Chi siete?

Lui sorrise:-Io sono Polluce, e il ragazzo lì è mio fratello Castore. Siamo figli di Dioniso.

La ragazza lo guardò stranita:-Quello del vino?

Polluce rise:-Diciamo di sì. Ma è anche il dio della follia, e molto altro.

Lei annuì:-D'accordo, ma mi spiegate questa storia?

Castore spalancò gli occhi:-Ci credi? Insomma, non dici che siamo pazzi, o non vuoi una dimostrazione?

Drew fece spallucce:-Credo che quello a cui ho appena assistito valga come prova, e al massimo quella impazzita sono io, che vede ciclopi diventare coriandoli e due ragazzi con delle spade. Però ora, se mi vorreste fare il piacere di spiegarmi...- disse, mentre si passava una mano sotto gli occhi nel tentativo di pulire il viso dal mascara che le era colato.

Eccola lì, che tornava, la Drew falsa e antipatica, quella che non esterna mai i suoi sentimenti quando vorrebbe gridare al mondo la sua frustrazione, quella che guarda tutti dall'alto in basso mentre l'unica cosa che veramente vuole è avere delle amiche vere.

Castore storse un po' il naso, ma Polluce continuò a sorridere:-Be, vedi, come dire... hai presente gli dei greci? Sai, Zeus, Poseidone, Afrodite...

Drew annuì:-Li conosco, non sono stupida fino a questo punto.

Castore sbuffò, e Polluce rise:-Hai ragione, scusa. Insomma, il punto è che gli dei greci esistono, e si trovano qui a New York, nell'Olimpo, che ora si trova sopra l'Empire State Building. Spesso accade che scendano fra i mortali, si innamorino di uno di loro abbiano un figlio con esso.

Drew lo guardò scettica:-Mi stai dicendo che tu sei metà umano e metà dio?

Polluce annuì:-Come ti ho già detto, sono figlio di Dioniso. Ma anche tu sei figlia di un dio, altrimenti Polifemo non sarebbe venuto a cercarti, tu non saresti riuscita a vedere il suo vero aspetto, e probabilmente le nostre spade ti sarebbero come semplici mazze da baseball, o qualche altro oggetto mortale.

La ragazza spalancò gli occhi:-Mi stai dicendo che sono per metà... mitologica? Che scientificamente non dovrei esistere?

Il ragazzo si passò una mano dietro al collo, imbarazzato:-Più o meno...

La corvina saltò su eccitata e batté le mani come una bambina:-Ma è fantastico! E dimmi, io di chi sono figlia? Ci sono altre persone come noi?

I due gemelli la guardarono con tanto d'occhi: non si sarebbero mai aspettati una reazione del genere, ma poi sorrisero:-Non lo sappiamo, ma sarà il tuo genitore divino a riconoscerti. Per

quanto riguarda quelli come noi, sì, ce ne sono parecchi. Siamo venuti appunto per portarti con noi dove abitiamo insieme agli altri.

L'entusiasmo della ragazza scemò in un istante:-Vuol dire che... non potrò più vivere con papà?

-No, solo che durante l'estate è meglio se vieni al Campo. E' più sicuro, sia per te che per tuo padre.

Drew annuì mesta, ma si riprese subito, facendo tornare di ghiaccio i suoi bellissimi occhi neri:-Bene, allora andiamo.

 

Quel giorno per Drew cambiò tutto. Tutte le sue convinzione si sgretolarono davanti ai suoi occhi.

Non rivide più il suo camaleonte di carta, che nonostante tutto continuò ad aspettarla per giorni interi nell'armadietto, finché qualcuno non diede fuoco al suo contenuto.

Cero era che ormai lei non aveva più tempo per pensare al suo piccolo camaleonte verde, troppo impegnata a cercare di sopravvivere.

E questa fu la fine della sua vita da ignorante mortale.

 

L'aveva fatto di nuovo. La sua vita aveva nuovamente cambiato colore, mutando irrimediabilmente.







{Angolo autrice}
Si, mi sono fissata con le parentesi graffe. Qualche problema? 
Bene, passiamo al capitolo. Mi dispiace tanto sfornarvi sempre dei capitoli orribili, ma giuro che questo è l'ultimo T.T
Gli ultimi due saranno più belli e "profondi", promesso.
Già, questo vuol dire che ci stiamo inesorabilmente avvicinando alla fine. Immagino siate contenti T.T
Bene, ora i ringraziamenti.
Grazie mille a gaia 2001 e Sabaku No Konan Inuzuka per aver recensito, e a RachelElizabethHolmes per averla messa fra le seguite, oltre ai lettori silenziosi: 123 visite (per tutti gli dei, quanto mi piace questo numero :3).
Un grazie speciale va ad AliNicoKITE, che anche quando mi deprimo mi aiuta ad avere fiducia in me stessa.
Vi voglio tanto bene, gente! *^*
Bene, ci vediamo con il penultimo capitolo (preparate i fazzoletti, perché piangerete T.T).

 

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Capitolo 4
*** Amicizia e odio ***


-Amicizia e odio

 

La vita è estremamente fragile. Come una libellula, alla quale se vengono strappate le ali, muore. La vita è una libellula.

 

“Drew, cosa stai facendo?”

“Guarda, Silena. Ti piace? E' una libellula!”

“Wow, è stupenda, sorellina! L'hai fatta tu?”

“Sì. E' una tecnica giapponese, si chiama origami. Vuol dire “Carta piegata”.”

“Me la regali?”

“Certo! Come pegno della nostra amicizia.”

 

Drew si rannicchiò su se stessa coprendosi le orecchie con le mani, quando sentì per l'ennesima volta lo spaventoso grugnito di quella scrofa gigante.

Subito Silena le fu accanto:-Va tutto bene, tranquilla.

La corvina scosse il capo:-No che non va bene! Senza i figli di Ares non ce la faremo mai! Moriremo tutti...

-No! Non dirlo! Vedrai che convincerò Clarisse. Verranno a salvarci. Ce la faremo.

Drew alzò lo sguardo spaventato, per incontrare quello sicuro della sorella:-Silena... grazie, ti voglio bene.- disse abbracciandola. La bionda rispose all'abbraccio:-Non permetterò che tu muoia, tranquilla.

La corvina seppellì il viso nel seno della sorella e annuì.

-Allora, io vado.- disse dopo un po' Silena, alzandosi in piedi.

Drew rimase a fissarla mentre si dirigeva verso l'uscita dell'Empire State Building. Stava per attraversarla, quando la richiamò:-Silena!

Lei si voltò, e la minore chiese:-Ce l'hai ancora la libellula?

La maggiore sorrise, poi annuì tirando fuori dalla tasca dei jeans la creazione di carta, un po' sgualcita ma ancora intera. Poi si voltò, ed uscì fuori lasciando sola la sorella.

La corvina aspettò per ore il ritorno della sorella, ma lei non tornò mai. Iniziava a preoccuparsi, ma con insistenza continuava a ripetersi che probabilmente era con Clarisse, che la figlia di Ares non avrebbe mai permesso che le accadesse qualcosa.

Con questo pensiero, continuò ad aiutare i feriti, la maglietta arancione sporca di sangue e i capelli appiccicati al collo e al viso sudati, mentre tentava di rendersi utile.

Dopo un po', da fuori si sentì un forte boato, e Drew fu sicura di potersi mettere a piangere dalla felicità: erano le voci dei suoi compagni che esultavano e lanciavano ringraziamenti al cielo.

Corse fuori, abbandonando tutto, alla ricerca della sorella. Ma non la trovava da nessuna parte.

Ad un tratto, mentre vagava per le strade di New York, vide un campanello di semidei.

D'un tratto, sentì una morsa stringerle lo stomaco, e con un orribile presentimento si diresse verso il centro, facendosi strada a gomitate.

E in quel momento avrebbe preferito non trovarsi lì.

Silena era stesa per terra, il volto irriconoscibile per colpa degli acidi che le avevano liquefatto i lineamenti delicati e aggraziati.

Il mondo iniziò a vorticare terribilmente, e d'un tratto caccio un urlo terribile:-NO! SILENA!

Si fiondò accanto alla sorella, afferrandola per le spalle e iniziando a scuoterla chiamandola:-Silena! Silena! Ti prego, sorellona! No, ti prego... per favore...

le lacrime iniziarono a scorrere lungo il suo volto, mentre tutto intorno il mondo spariva, lasciando spazio solo a lei e al cadavere della sorella.

Sentì indistintamente qualcuno prenderla per le spalle cercando di spostarla, ma lei si divincolò e strinse le mani sulla maglietta della bionda.

Il cuore batteva forte, e il respiro si faceva affannoso. Infine, vide il buio.

 

Doveva essersi addormentata, perché quando riaprì gli occhi si trovava nel suo letto, nella casa di Afrodite.

Rimase a fissare il soffitto, ricordando quello che era accaduto: Silena, sua sorella, era morta.

Una sola, silenziosa lacrima le rigò il volto.

In quel momento, due delle sue sorelle entrarono nella casa, e lei chiuse gli occhi fingendo di dormire: non voleva parlare con nessuno, in quel momento. E così, poté sentire la conversazione delle due ragazze:-Hai sentito quello che si dice su Silena?

-Sì. Chi se lo aspettava che fosse una traditrice. Passava le informazioni a Luke!

-Già. Alla fine, se lo meritava di morire. Per colpa sua sono morti tantissimi semidei.

-Se non avesse detto a Crono dell'attentato alla nave, probabilmente quel titano sarebbe già saltato in aria da un pezzo, senza bisogno di inutili guerre. Oh, ecco il rossetto.

-Bene, andiamo?

Le due ragazze uscirono, e Drew spalancò gli occhi: non poteva essere vero. Era impossibile.

Ma quando quel pomeriggio uscì, per prepararsi alla cena, l'argomento principale al Campo era quello: Silena la traditrice.

E alla fine, la corvina dovette arrendersi all'evidenza: sua sorella le aveva mentito.

D'un tratto si sentì chiamare:-Drew!

La ragazza si girò trovandosi davanti Clarisse:-Drew. Silena mi ha detto di darti questo.

Aprì la mano, mostrandone il contenuto: la libellula che aveva regalato alla sorella.

-Nella foga della battaglia si è rotta ma... pensavo che la volessi lo stesso.

Drew la prese in mano e la rigirò fra le dita, mentre la figlia di Ares correva via. Effettivamente, l'origami aveva perso entrambe le ali.

Mentre lo fissava, sentì un profondo odio prendere possesso del suo cuore, sostituendo la disperazione.

Odiava Silena. La odiava per aver tradito la sua casa. La odiava per averle mentito. E, soprattutto, la odiava per averla abbandonata.

Sollevò il braccio, intenzionata a scagliare via il pezzo di carta rossa. Ma sentì che l'arto non le rispondeva e, dopo un po', sconfitta, lo abbassò e si mise la libellula nella tasca posteriore dei jeans.

“Silena, ti odio.”

 

Silena era sempre stata una libellula: sottile, slanciata, bellissima. E come una libellula era morta, con le ali della vita strappate.

Come se non bastasse, aveva strappato anche le ali della sorella, che ormai sentiva che non sarebbe mai più stata in grado di volare.






{Angolo autrice}
Sarò velocissima perché ho una festa.
Ecco a voi Drew e la sua sorellina Silena.
Ringraziamenti: grazie a gaia 2001 e Sabaku No Kanon Inuzuka per recensire sempre, e a Psyco XD per averla messa fra le seguite.
Ora me ne vado.
Ma, prima, una brutta notizia: gente, il prossimo sarà l'ultimo capitolo! Quindi godetevelo fino in fondo!
Okay, ora vado sul serio.
Ciaooooooooooooooooo

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Capitolo 5
*** Fine e inizio ***


-Fine e inizio

 

In fondo, nel luogo più remoto della sua anima, Drew lo sapeva: un giorno anche lei sarebbe riuscita a diventare una gru, fiero e bellissimo uccello.

 

Drew ultimò il trucco, poi ripose i make-up nella pochette rossa e finalmente uscì dal bagno.

Ad aspettarla davanti alla porta c'era Piper McLean, la nuova capo-cabina.

Dire che Drew la odiava era poco. Quella ragazza faceva uscire in lei il lato omicida, che mai nessun altro era riuscito a far emergere.

Forse perché faceva tanto la grande solo per aver partecipato ad una impresa, oppure perché era riuscita a soffiarle Jason, o forse perché parlava della sua “orribile” vita senza sapere cosa fosse in realtà la tristezza, la solitudine e molto altro.

Certo, e come poteva? Sempre circondata dai ragazzi più popolari di entrambi i Campi, sempre gentile e affabile, sempre dalla parte dei più deboli.

Sempre così perfettina.

-Drew...- iniziò la cherokee, ma Drew la bloccò con un gesto della mano:-Scusa, ma non ho né il tempo né la voglia di ascoltare le tue polemiche sui miei tempi in bagno. Ora è libero.

Piper fece per ribattere, ma la corvina la oltrepassò senza troppi complimenti.

Si unì ai suoi fratelli, che si dirigevano verso il padiglione della mensa per consumare la colazione. Quando il cibo le comparve nel piatto, però, si accorse di non avere fame. Come tutte le mattine da quando era morta Silena, del resto.

Così, come sempre, offrì tutto alla madre e se ne andò, diretta verso il laghetto.

Arrivata al molo, si tolse le scarpe con i tacchi, si sedette e lasciò i piedi penzoloni, immersi nell'acqua fredda.

Spesso andava lì con Silena, e approfittavano di quei momenti di tranquillità per confidarsi e farsi due risate.

Sospirò. Era sicura di odiare la sorella, e allora perché continuava a pensare a lei con nostalgia? Perché, nonostante fosse passato un anno, continuava a voltarsi credendo di trovarla dietro di sé?

Si prese la testa fra le mani, confusa, mentre una lacrima solitaria le solcava il volto e cadeva nell'acqua sottostante, increspandola.

-Ehi, Drew. Tutto a posto?

La ragazza si voltò di scatto, spaventata all'idea di poter essere stata vista da qualcuno in quello stato. In piedi, davanti a lei, c'era un bellissimo ragazzo dagli occhi viola.

-Polluce...

Il ragazzo si levò le scarpe e le si sedette accanto:-Stavi pensando a Silena?

La corvina annuì:-Sì. Questo era il nostro posto preferito... E' che sono confusa.

Polluce la guardò incuriosito:-Perché?

Drew chiuse gli occhi e sospirò. Non capiva perché stava per confidarsi con il figlio di Dioniso, ma sentiva che era la cosa giusta da fare.

-Io sono sicura di odiarla. Insomma, ci ha tradito! E invece, per qualche strano motivo continuo a pensare a lei, e mi sveglio la mattina con la speranza di vederla sonnecchiare nel letto accanto al mio... Non capisco.

Polluce distolse lo sguardo dalla ragazza, e si mise a fissare un punto imprecisato davanti a sé:-Sai, fino a poco fa mi succedeva più o meno la stessa cosa. Non riuscivo a perdonare a Castore di avermi lasciato, ed ero sicuro che se avessi avuto la possibilità di incontrarlo, lo avrei sicuramente usato come sacco da boxe.

Drew si lasciò sfuggire una risatina, e il ragazzo sorrise incoraggiato a continuare:-Eppure, non facevo altro che pensare a lui: di come sarebbe se lui fosse ancora qui, di tutte le cose che vorrei dirgli... Ad un certo punto, sono arrivato a prendere in considerazione il suicidio.

La corvina spalancò gli occhi e lo fissò allibita, al che il moro scosse le mani in segno di diniego:-Ma mi è passata, sai? Non voglio più farlo! Ed è solo grazie a te.

La figlia di Afrodite lo guardò confusa:-Grazie a... me?

-Sì. Sai, ti notavo spesso, sempre sola, tu contro il mondo intero. Insomma, qui al Campo non sei considerata proprio... ehm... una santa, ma...

-Dì pure che sparlano alle mie spalle chiamandomi troia.

Polluce la guardò imbarazzato, ma continuò:-Io non ti ho mai considerata così. Non so come facciano gli altri a non notarlo, ma nei tuoi occhi ho visto un'infinita tristezza, ma anche un'infinita forza. Sai, io ti considero più forte sia di Jackson, che di Grace che di Valdez. Insomma, sono tutti bravi a fare gli eroi quando con te si hai uno schieramento di amici pronti a dare la vita per salvarti. Tu invece stai affrontando da sola la tua guerra, senza l'aiuto di nessuno, e nonostante questo stai vincendo.

Il ragazzo guardò Drew che lo fissava con un'espressione divertita, e sbuffò:-Oh, insomma! Non è colpa mia se non sono bravo con i discorsi! Quello che voglio dire è che ti devo ringraziare. Guardandoti andare avanti, mi è tornata la voglia di vivere. Ho capito che Castore non mi perdonerebbe mai se mi togliessi la vita. E poi... ecco, io volevo dirti...

Drew ridacchiò:-Sei carino quando ti imbarazzi.

Il figlio di Dioniso sorrise a quell'affermazione:-E tu sei carina quando sorridi.

La corvina divenne d'un tratto rossa, e abbassò lo sguardo, facendo ridacchiare questa volta il moro:-Comunque, volevo farti sapere che se hai bisogno di un sostegno per superare la tua guerra personale, io sono qui.

Drew alzò la testa di scatto per guardarlo, ma il ragazzo si stava già rimettendo le scarpe:-Be, Tanaka, ci si vede in giro.

La ragazza non poté far altro che guardarlo allontanarsi, come se avesse perso l'uso della parola. Poi, quando Polluce scomparve dalla sua visuale, si stese sul molo e si lasciò andare ad una risata liberatoria.

Non una di quelle false e pungenti, ma una di quelle vere, calde, che vengono dal cuore.

“Com'è innamorarsi?”

“Be, ti senti un po' come una di quelle gru di carta che tanto ti piace creare. Bellissima, aggraziata ma molto fragile. Sai che basterebbe un nonnulla per strapparti a metà, ma non ti importa, perché sai che fra le sue mani, per quanto rozze e inesperte, sarai per sempre al sicuro. E forse, per quanto inanimata, riuscirai a spiccare il volo.”

“Ah, che bello! Che dici, Silena, io mi innamorerò mai?”

“Certo, Drew. Il momento arriva per tutti, sempre.”

 

Finalmente, Drew aveva capito che la fine, altro non è che l'altra faccia dell'inizio. E capì che, tutti gli avvenimenti che lei aveva considerato fini, punti di non ritorno, altro non erano che attimi di passaggio. Perché nel momento in cui un'avventura finisce, ne inizia un'altra, bella o brutta che sia, che porterà infine alla storia della nostra vita.

 

Drew sorrise e, rivolta al cielo, sussurrò:-Guardami, Silena. Sono diventata una gru. E stai pur certa che riuscirò a volare.





{Angolo autrice}
Bene, ed eccoci qua con l'ultimo capitolo.
Non riesco a credere di averlo detto sul serio. Ultimo capitolo.
Non so voi, ma io ho sempre odiato queste due parole...
Mi sento svuotata, cavolo... Non ce la faccio a salutare Drew, Polluce e tutti voi che mi avete sempre sostenuta fino ad ora...
Chiamatemi sentimentale, ma è così T.T
Passiamo a i ringraziamenti, prima che la tastiera vada in tilt per colpa di un certo fiume di lacrime in avvicinamento...
Grazie mille a AliNicoKITE, gaia 2001 e Sabaku No Konan Inuzuka per aver recensito sempre ed avermi incoraggiato; ancora AliNicoKITE per averla messa fra le preferite; sempre AliNicoKITE per averla messa fra le ricordate (ma ti è piaciuta così tanto?! O.o); Psyco XD e RachelElizabethHolmes per averla messa fra le seguite.
Ringrazio anche i lettori silenziosi: 395 visite! Significa veramente tanto per me! *^*
Grazie mille a tutti, non so proprio come avrei fatto senza di voi!
Sono molto contenta che questa fic abbia avuto un po' di successo! Spero solo di essere riuscita nel mio intento, e cioè di farvi smettere di odiare, anche se di poco, la nostra Drew.
Vi ringrazio ancora, e... E niente. E' finita.

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