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di Ai_1978
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ...7 DICEMBRE ***
Capitolo 2: *** A VOLTE...RITORNANO ***
Capitolo 3: *** LUNGIMIRANZA ***
Capitolo 4: *** L'OCCASIONE ***
Capitolo 5: *** LA TIGRE ***
Capitolo 6: *** LA PARTENZA ***
Capitolo 7: *** LA LONTANANZA ***
Capitolo 8: *** IL BACIO ***
Capitolo 9: *** CAMBIARE ***
Capitolo 10: *** DUE CUORI... E MEZZO! ***
Capitolo 11: *** CORTEGGIAMI ***
Capitolo 12: *** JOSH ***
Capitolo 13: *** LA SVOLTA ***
Capitolo 14: *** UN TIMIDO INIZIO ***
Capitolo 15: *** RISPETTO ***
Capitolo 16: *** IL MIO RAGAZZO ***
Capitolo 17: *** SOLI ***
Capitolo 18: *** FOLGORATA ***
Capitolo 19: *** L'OCCHIO DELLA TIGRE ***
Capitolo 20: *** LA RETTA VIA ***
Capitolo 21: *** A CUORE APERTO ***
Capitolo 22: *** COMPLEANNO DI UNA DONNA ***
Capitolo 23: *** NUOVE METE ***
Capitolo 24: *** MILANO-AMBURGO ***
Capitolo 25: *** CIOCCOLATO ***
Capitolo 26: *** DUBBI ***
Capitolo 27: *** UN FIUME IN PIENA ***
Capitolo 28: *** RAGIONE E SENTIMENTO ***
Capitolo 29: *** ARIA NUOVA ***
Capitolo 30: *** CHIUSA UNA PORTA SI APRE UN PORTONE ***
Capitolo 31: *** ACCORCIARE LE DISTANZE ***
Capitolo 32: *** TUTTO DALL'INIZIO... ***



Capitolo 1
*** ...7 DICEMBRE ***


CAPITOLO 1:  …7 DICEMBRE
 
Tredici anni e neanche un filo di tette: se non era un’ingiustizia quella!
La maglia rosa cadeva vuota sopra i jeans attillati.
Attillati in teoria. In pratica in quei pantaloni ci navigava.
Quanto detestava la sua odiosissima magrezza e quelle ossa che spuntavano da tutte le parti: la facevano sembrare una bambina.
E lei non voleva sembrare una bambina! Non il giorno della festa di compleanno di Benji.
Si sedette sul letto e si infilò le All Star alte, anch’esse color confetto.
Si guardò nuovamente allo specchio: niente da fare.
Era tutto fuorché sexy.
Non aveva la minima speranza di attirare l’attenzione del bel portiere.
Si pettinò: beh, per fortuna aveva almeno dei bei capelli… lunghi, neri, setosi.
Avvicinò il viso allo specchio: magari un po’ di trucco avrebbe potuto aiutarla. Non troppo: giusto un filo di mascara e un po’ di gloss. Altrimenti zia Maggie non l’avrebbe mai lasciata uscire di casa.
Per lo meno il cielo era stato clemente e il suo viso era completamente sgombero da brufoli… anche se lei avrebbe tanto voluto avere l’acne! Almeno sarebbe stato un segno inconfutabile del fatto che finalmente stava crescendo. Invece il suo corpo continuava ad aumentare solo in altezza. Era ormai un bel po’ più alta di tutte le sue coetanee… aveva praticamente raggiunto Holly che aveva due anni più di lei ed era un maschio.
Un maschio bassino… ma pur sempre un maschio!
Morale della favola: alta, magrissima e tutta occhi.
Pure vestita di rosa.
Un fenicottero.
Bella roba.
-VIV!!! MA SEI PRONTA? DOBBIAMO ANDARE!- La voce delicatissima di suo cugino Oliver la fece sobbalzare.
Vivien afferrò il pacco regalo sulla scrivania e uscì dalla stanza.
 
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-Sei carina oggi… come mai? Vuoi far colpo su qualcuno?-  le chiese scherzoso Holly lungo il tragitto.
-Sfotti, sfotti…- gli rispose Vivien con una punta di odio.
Oliver sapeva benissimo che lei era disperatamente cotta di Benji e non perdeva mai occasione per prenderla in giro.
Da che pulpito poi! Uno che all’età di quindici anni ancora aveva paura ad ammettere di essere irrimediabilmente innamorato di Patty.
-Cosa gli hai regalato?- chiese curioso il cugino.
La ragazzina, rigirandosi il pacchetto tra le mani replicò: - Un paio di guanti da portiere.-.
Lui sgranò gli occhi visibilmente stupito: -Dici sul serio? E come hai fatto a sceglierli? Tu non ne sai niente di calcio.-.
Lei gli fece una linguaccia: - Mi ha aiutato Tommy. Se aspettavo te, stavo fresca!.-
Lui rise e insieme proseguirono camminando per i pochi isolati che li separavano da Villa Price.
 
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-Benvenuti!- li accolse un Benjamin festoso sulla soglia di casa.
Indossava un paio di jeans a cavallo basso e una camicia chiara un po’ sciancrata. Non portava il cappello.
Mamma mia: da urlo.
Vivien fece scorrere rapidamente lo sguardo tra il cugino che le stava a fianco e il portiere che le stava di fronte.
Faticava un pochino a pensare che quelli fossero due esemplari maschi della stessa specie.
Anche volendo sorvolare sull’abbigliamento perfetto di Benji e quello approssimativo di Holly, le differenze erano comunque abissali.
Price era alto, almeno una spanna più di lei, aveva le spalle quadrate, lineamenti quasi perfetti e due occhi grigi che ti toglievano il fiato.
Oliver… beh: era Oliver.
Punto.
Nient’altro da dire.
Entrarono in casa: erano già arrivati quasi tutti. Patty dall’altra parte del salone li vide e li raggiunse.
Con la coda dell’occhio Vivien vide Holly arrossire.
Un caso disperato.
La manager della New Team indossava un grazioso vestito di lana beige che le arrivava sopra il ginocchio e un paio di stivali senza tacco color panna: era maledettamente carina.
L’abito metteva in evidenza la curva del seno e quella dei fianchi: lei sì che era una donna. Non si stupiva affatto che il cugino sbavasse per lei.
Vivien invece si sentiva il brutto anatroccolo.
Furono quasi immediatamente raggiunti da Tom e tutti e quattro si misero a chiacchierare.
Vivien ascoltava poco, si guardava in giro cercando Benji.
Lo vide: era vicino al divano che parlava con una ragazza… e che ragazza! Minigonna nera, stivali col tacco, maglioncino attillato. Gambe da paura, culetto a mandolino e almeno una terza di seno. Un viso da diva del cinema e capelli semplicemente perfetti!
Si sentì morire.
Poi d’improvviso, il SGGK lasciò la sconosciuta e si diresse verso di loro.
-Allora, vi divertite?- chiese allegro agli amici
Poi guardò Vivien. Si chinò verso il viso di lei per guardarla meglio.
La poveretta sentiva le gote infuocate, ma cercò di mantenere un certo contegno.
Poi Benji parlò: - Ma ti sei truccata, piccolina?-.
Piccolina.
Quanto lo odiava quando la chiamava così.
Lei balbettò incerta: - B-beh… sì… un pochino.-
Lui le mise una mano sulla testa le spettinò i capelli: - Stai bene! Sembri quasi una ragazza! Peccato che tutto il resto mi ricordi tremendamente un manico di scopa!- Poi si mise a ridere, beffardo.
Un manico di scopa.
Un’ umiliazione dietro l’altra.
Vivien sentì un nodo salirle in gola.
Trattenne le lacrime per puro miracolo e guardando il ragazzo con odio esclamò: - Levati di torno, brutto idiota!-
Si voltò e si allontanò.
Tom rivolse a  Benji un’occhiataccia e con aria di rimprovero lo redarguì: - Questa però potevi proprio risparmiartela, povera Viv!-.
Poi corse dietro all’amica.
-Ma che caratteraccio! Volevo soltanto prenderla un po’ in giro!- si giustificò Price con Holly e Patty che, a loro volta, lo stavano guardando storto.
 
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A Tom ci volle un bel po’ per convincere Vivien a tornare in salone insieme a tutti gli altri.
-Dai su…_ disse asciugandole le lacrime: - Ti si sta sciogliendo tutto il rimmel!-
Lei tirò su col naso: -Tanto non ho niente da perdere: sono già un cesso!-.
Baker si intenerì ancora di più: - ma cosa dici? Non sei per niente un cesso! Sei la ragazza più carina che conosco…-.
-Ma piantala, Tommy!- replicò acida lei.
-Guarda che dico sul serio. Certo, sei ancora giovane… ma si vede che c’è del potenziale. Tra un paio d’anni sarai la più corteggiata della scuola. Devi solo avere un po’ di pazienza.-.
-Pazienza?- sbottò Vivien: - Io non ce l’ho la pazienza! A me serve essere carina adesso, per piacere a Benji, non tra due o tre anni!! –
Tom, suo malgrado, rise.
-Forza, torna di là con me… così potrai dare il tuo regalo a Benji. Non vorrai riportatelo a casa: hai speso la paghetta di sei mesi per comprare quei guanti!-.
Ah già: il regalo!
Se ne stava quasi dimenticando.
Finì di asciugarsi gli occhi e decise di tornare all’attacco.
 
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-Qualcuno ha visto Benji?- chiese Vivien agli amici tenendo in mano un pacchetto.
L’aveva cercato ovunque, ma proprio non riusciva a trovarlo.
Bruce Harper guardò Paul Diamond con un’occhiata complice, poi con una risatina disse: - L’ho visto salire di sopra poco fa… ma fossi in te non salirei a disturbarlo.-
Harper, Diamond, Carter e Mason si misero a sghignazzare come cretini.
Vivien proprio non ne capiva il motivo: - Ma piantatela, devo soltanto dargli una cosa!-.
E velocemente si mise a salire le scale.
Non sentì Bruce che le urlava: - No Viv, aspetta! Dicevo sul serio…-
Arrivata al primo piano si mosse con sicurezza. Era stata in quella casa talmente tante volte insieme ad Holly che la conosceva a memoria.
Sapeva benissimo che la stanza di Benji era l’ultima porta sulla sinistra, in fondo al corridoio.
In fondo era contenta che lui si fosse isolato dal gruppo per un momento: sarebbe stato molto più bello dargli il regalo a tu per tu.
Arrivò di fronte alla porta e si accorse che l’uscio era lievemente scostato.
Guardò nello spiraglio.
Il suo cuore si fermò.
Benjamin Price era sdraiato a torso nudo sul letto: era bellissimo… ma non era solo. La ragazza, quella con le forme da modella, che aveva visto parlare con lui poco prima gli stava… slacciando i pantaloni, mentre lui le baciava il collo.
Si tirò in dietro di scatto col viso in fiamme e il sangue che le pulsava nelle tempie.
Il pacco che teneva in mano cadde in terra per lo shock.
Si mise una mano sulla bocca per non urlare e corse il più velocemente possibile lungo il corridoio e giù per le scale. Recuperò il piumino e la sciarpa e uscì, senza nemmeno sentire Tom e Holly che le chiedevano dove stesse andando.
 
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Quando Benji uscì dalla stanza vide immediatamente che a terra, di fronte alla sua porta, c’era un pacchetto.
Congedò la ragazza che lo accompagnava dicendo: - Scendi pure, arrivo subito.-
Quando lei se ne fu andata, si chinò a raccogliere quello che aveva tutta l’aria di essere un regalo per lui.
C’era un biglietto in una busta.
Aprì e lesse. Riconobbe immediatamente la scrittura ordinata e graziosa:
Tanti auguri per i tuoi 15 anni, SGGK!
Con affetto,
Viv.”
Sorrise.
Aprì il pacchetto e vide i guanti: erano veramente fantastici e chissà cosa le erano costati!
Ma pensa te… quanto era stata carina. E lui che la prendeva sempre in giro!
La sua piccolina

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Capitolo 2
*** A VOLTE...RITORNANO ***


CAPITOLO 2: A VOLTE… RITORNANO
 
Benji uscì dagli spogliatoi della Nankatsu, si tolse per un attimo il berretto rosso e si passò una mano sulla fronte per asciugare il sudore.
Che caldo!                                                                                                           
Non si ricordava più che nel suo Paese natale a settembre fosse ancora piena estate.
Era stato in Germania per due anni con Freddy Marshall per allenarsi e diventare il portiere più forte del mondo.
Aveva solo diciassette anni, ma era già sulla buona strada.
Dopotutto non per niente si faceva chiamare il Super Great Goal-Keeper.
Questo era il suo anno sabbatico: era tornato in Patria per rivedere i vecchi amici e disputare il Campionato con la New Team.
Successivamente, tra dodici mesi esatti, sarebbe ritornato in Europa per completare il suo percorso.
Si rimise il cappello e abbassò la visiera sugli occhi per farsi un po’ di ombra.
Dall’altra parte del cortile vide Paul che stava parlando con una ragazza.
Lei era in pantaloncini corti sgambati neri e canottiera bianca attillata:  evidentemente tornava dall’ora di ginnastica. Stava sorseggiando una bottiglietta d’acqua. Ad un tratto cedette la bottiglia a Diamond  per aver le mani libere al fine di sistemare la lunga coda di cavallo che, con l’attività sportiva, si era un po’ disfatta.
Benjamin si fermò a guardarla: Il collo flessuoso, la morbida linea della schiena, le spalle esili e le braccia sottili ma ben fatte. Scese con lo sguardo e vide un fondoschiena adorabile: alto, tondo e sodo. Le gambe poi erano lunghissime con le cosce ben tornite e i polpacci deliziosi. La ragazza, che fino a quel momento gli aveva dato la schiena, si girò a tre quarti e il portiere poté intravedere che aveva anche un bel seno: non troppo grande, ma sicuramente perfetto per quella corporatura esile.
Ma chi era? Possibile che alla Nankatsu studiasse una bellezza del genere e lui non la conoscesse?
Bisognava rimediare: IMMEDIATAMENTE.
Si avvicinò ai due e quando fu ad un paio di metri di distanza, esclamò con gaiezza: - Ciao Paul! Come va?-
Diamond rispose al saluto: - Benji! Eccoti qua. Muoviti che dobbiamo andare ad allenarci.-
Il SGGK temporeggiò, poiché aveva altre priorità in quel momento: - Un attimo, prima presentami questa bella signorina.-
L’amico lo guardò stranito: - Presentartela? Ma sei scemo? Non la riconosci?-
In quel momento la ragazza si girò verso di lui.
Capelli nerissimi, occhi enormi ed espressivi di un fantastico colore verde-blu, pelle chiarissima, qualche lentiggine…
Oh porca puttana!
Non poteva essere!
Quella era… Vivien?!?
Il cervello di Benji andò in cortocircuito.
No, ALT: fermi tutti. Qualcosa non quadrava.
Gli occhi erano i suoi, non c’erano dubbi. Il viso… beh sì era simile a quello che lui si ricordava: d’altronde la cuginetta di Oliver aveva sempre avuto un visetto angelico. Adesso era SOLO un pochino più provocante, con un’espressione maliziosa e una bocca che…
Lasciamo perdere.
Ma il corpo?!?
Da dove diavolo era saltato fuori tutto quel ben di Dio?
Dove era finita la sua Piccolina?
-Ciao Benji!-
Chi aveva parlato? Di chi era quella voce sensuale da far spavento?
No, per favore, non dirmi che…
-CIAO BENJI.- ripeté Vivien a tono più alto, credendo che lui non l’avesse sentita.
Price cercò di muovere le labbra, ma non ne uscì alcun suono.
Per chi lo vedeva dal fuori appariva decisamente come un pesce rosso che boccheggiava fuori dalla boccia.
Considerato che Price se ne stava lì impalato con la faccia di uno che aveva appena scoperto che il Papa si era dichiarato ateo, la ragazza decise che fosse arrivato il momento di togliere il disturbo:
-Ok, visto che Benji è stato colto da una paralisi momentanea io vi saluto. Devo ancora fare la doccia e poi tornare in classe per il Club di Scienze. …Paul, quando vedi mio cugino, digli che lo raggiungo dopo l’allenamento come al solito, per tornare a casa insieme,-
Poi passando a fianco del portiere gli lanciò uno sguardo fugace e pronunciò con voce calda: - Bentornato.-.
-G-grazie.- balbettò lui guardandola allontanarsi.
Quando Vivien fu sparita dalla visuale, Diamond si fece vicino a Price e appoggiandogli una mano sulla spalla, come per confortarlo, disse: - Notevole, eh?-.
Il SGGK stentava ancora a connettere. Tuttavia riuscì a chiedere all’amico: - Ma COSA le è successo?-.
Paul rispose la cosa più ovvia: - Niente. E’ solo cresciuta! Sono due anni che non la vedi…-.
-E in soli due anni ad una ragazza può succedere QUELLO?- domandò l’altro sgomento.
Diamond rise: - Beh…direi di sì!-.
-Ah.- concluse Benji senza aggiungere altro.
 
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Era tornato. Era tornato! Era tornato!!
Vivien quasi danzava per la contentezza.
Quando Holly l’aveva informata dell’ imminente ritorno in Giappone di Benjamin Price, su un primo momento non gli aveva creduto.
Invece era lì! In carne ed ossa!
E quanto era diventato bello? Ancora più alto e muscoloso…
Ma soprattutto: come l’aveva guardata?
Ormai Vivien si era lasciata alle spalle da un bel po’ la sindrome del “Brutto Anatroccolo”.
Esattamente come Tom Baker aveva previsto un paio di anni prima, col tempo il suo corpo era sbocciato e lei si era trasformata in uno splendido cigno.
Era abituata agli sguardi maschili e normalmente non le facevano né caldo né freddo.
Ma essere guardata così da LUI!
Il suo sogno che si avverava…
E pensare che l’aveva sempre snobbata chiamandola “Piccolina” quando era in buona, o “manico di scopa” quando voleva fare lo stronzo.
Manico di scopa.
Manico di scopa.
MANICO DI SCOPA.
Quelle parole bruciavano ancora. Lei che avrebbe voluto soltanto piacergli, anche solo un pochino.
Adesso però lui la trovava bella: era evidente.
Se l’era mangiata con gli occhi, pochi minuti prima.
Ad un tratto un pensiero sadico attraversò la mente della ragazza.
Un’unica parola serpeggiò nei meandri del suo cervello fino ad emergere prepotentemente:
VENDETTA.
Lui l’aveva fatta soffrire e piangere in passato.
Perfetto: gli avrebbe reso pan per focaccia.
Aveva lei il coltello dalla parte del manico ora.
Se lo meritava quel borioso, stupido, arrogante portiere da strapazzo.
Aprì l’armadietto dello spogliatoio ed estrasse il suo diario dalla cartella in pelle nera.
Tra le pagine una foto sgualcita di Benjamin Price quindicenne durante una gita in montagna che avevano fatto due anni prima.
L’aveva conservata gelosamente per tutto quel tempo.
Diede un bacio fugace alla foto e la rimise a posto.
Scusami Benji. Tu mi piaci ancora molto. Ma prima di goderti il premio hai un debito da pagare”.
Prese l’asciugamano, shampoo e bagnoschiuma e si diresse verso le docce.

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Capitolo 3
*** LUNGIMIRANZA ***


CAPITOLO 3: LUNGIMIRANZA
 
Alle cinque del pomeriggio esatte, puntuale come un orologio svizzero, Vivien si presentò al campo sportivo.
I calciatori si stavano ancora allenando: ovviamente erano in ritardo.
Sbuffando annoiata andò a sedersi sui gradoni delle tribune.
Quanto tempo si sarebbe protratto ancora quell’allenamento?
Stare a guardare un gruppo di ragazzi che tiravano calci ad un pallone di cuoio non era un gran divertimento. Inoltre lei non era propriamente un’amante di quello sport: anzi sarebbe stato meglio dire che lo detestava proprio. Si buttò all’indietro per assumere una posizione più rilassata e la gonna blu della divisa scolastica le salì fin sopra la metà della coscia.
La sistemò rapidamente con la mano per evitare che la visione dei suoi slip allietasse tutti quelli che stavano in campo più in basso di lei: non che le importasse molto, ma non era il caso di dare spettacolo.
Poco distante un gruppetto tre di ragazze un po’ più grandi di lei confabulava concitato. Ad un tratto tutte e tre si voltarono all’unisono e gridarono languide: -FORZA BENJI! SEI BELLISSIMO!!-
Oh santo cielo.
Vivien si nascose il viso tra le mani vergognandosi per loro. Come si poteva essere così oche e prive di un minimo di dignità? Roba da sprofondare dieci metri sotto terra.
Però era pazzesco: il SGGK era appena rientrato a scuola e già si era ricostituito il suo fedelissimo gruppo di fans.
Infastidita, si spostò un po’ più lontano, scendendo i gradoni per avvicinarsi al campo.
Mise a terra la cartella e si appoggiò alla barriera protettiva che separava la zona destinata al pubblico da quella per i giocatori.
Rimase lì in piedi ad osservare i ragazzi.
Holly la vide e le fece un cenno di saluto con la mano. Tom fece lo stesso.
Lei rispose sorridendo, poi si volse verso la porta: Benji era lì, immobile e nuovamente con un’espressione da ebete dipinta in faccia.
Un ghigno maligno le comparve sul volto: ma quanto era dolce il sapore della vendetta?
 
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Era bella.
No anzi, non era bella: era uno Splendore.
Persino l’uniforme della scuola, estremamente castigata, la faceva sembrare sensuale. Forse perché lui sapeva cosa celava quella divisa, considerato che aveva avuto modo di ammirare il corpo di Vivien molto meno vestito poche ore prima.
Si era sciolta i capelli che adesso ricadevano morbidi e lunghissimi.
Non riusciva proprio a toglierle gli occhi di dosso: avrebbe voluto essere lì con lei, parlarle, starle vicino… toccarla. Ecco: più che altro avrebbe voluto toccarla. Decisamente sì. Ovunque.
Roba da matti: quella era la sua Piccolina!
Non avrebbe mai pensato che la cugina di Oliver avrebbe potuto suscitargli certi pensieri.
Piccolina un corno, tra l’altro: era decisamente arrivato il momento di accantonare quel soprannome e trovargliene un altro.
Cosa aveva pensato prima?
Ah, sì: Splendore.
Quello era perfetto! Certo, magari non sarebbe stato il caso di chiamarla così pubblicamente… però d’ora in poi nella sua testa Vivien sarebbe stata definitivamente identificata come Splendore.
Deciso.
Discorso chiuso.
Adesso però magari sarebbe stato il caso di tornare con la mente all’allenamento…
 
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Dopo circa tre quarti d’ora finalmente Holly uscì dagli spogliatoi, seguito da Tom e Benji.
Vivien si fece loro incontro ed esclamò scocciata: - Ma quanto ci hai messo? Peggio delle donne…-.
-Potevi incominciare ad avviarti a casa da sola, se avevi tanta fretta.- ribatté suo cugino.
Baker intervenne. – Avete finito di stuzzicarvi, voi due? Sembrate due bambini di cinque anni!-
-Concordo.- aggiunse Benjamin.
Vivien si voltò di scatto verso di lui e lo fissò con sguardo volutamente ironico: - Toh, guarda! Ti è tornata la voce, portiere?-.
Lui fu preso totalmente in contropiede dal tono della voce e dall’intensità degli occhi della ragazza. Istintivamente si nascose sotto il cappello e bofonchiò: - Molto spiritosa, Viv.-.
Tom disse: - E se prima di andarcene a casa andassimo a bere qualcosa? Adesso che è tornato Benji il gruppo è al completo ed è un bel po’ che non ci ritroviamo tutti insieme!-
La ragazza si portò al suo fianco e prendendolo sottobraccio disse allegra: - Bellissima idea Tommy! Avvisiamo anche Patty e Susie.-
Oliver protestò. – Ma Patty e Susie stanno finendo di sistemare e poi ci sono i palloni da pulire!-
La ragazza non credeva alle proprie orecchie: - Ma sei cretino? La smetti di fare lo schiavista? E’ la tua ragazza quella di cui stai parlando!-.
-Appunto. – confermò Tom.
Lei si fece più stretta contro Baker e disse sconsolata: - Per fortuna almeno tu hai un po’ di cervello, Tom!-
Lui rise e le diede un bacio sulla sommità della nuca.
Benji osservava la scena in silenzio: Quanto avrebbe voluto essere al posto di Tom Baker in quel momento!
L’amico se ne stava lì placido, placido… con il corpo di Vivien incollato addosso. Ma come faceva ad essere così calmo?
Beh, forse perché era abituato al contatto fisico con la ragazza.
D’altronde Tom si era dimostrato  immensamente più furbo di lui: era sempre stato gentile e affettuoso con Viv, anche in tempi non sospetti. Fin da piccoli.
Non l’aveva mai presa in giro come aveva invece sempre fatto lui.
E certe accortezze, col tempo, pagano!
Infatti adesso Tom Baker godeva della piena fiducia e amicizia della bella Vivien Hutton, con tutto ciò che ne conseguiva : contatto fisico e baci compresi.
Lui invece veniva quasi ignorato e lei gli si rivolgeva unicamente con frasette ironiche o sorrisetti di sufficienza.
Impara, Benjamin Price, impara.
La lungimiranza è una gran cosa!
 
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Il bar era colmo di gente.
C’era un unico tavolo libero , con cinque sedie.
Peccato che loro fossero in sei, perché Holly aveva deciso di dimostrarsi estremamente generoso e aveva concesso a Patty e Susie di aggiungersi al gruppo invece che rimanere relegate al campo a pulire i palloni.
-Non ci sono sedie a sufficienza!- osservò Benjamin guardandosi intorno.
-E che problema c’è?- gli rispose Vivien con tono allegro: - Forza, prendete posto!-
Poi, avvicinandosi a Tom gli sussurrò all’orecchio: - Ti prego Tommy, reggimi il gioco.-
Baker la guardò un po’ perplesso, poi intuì: non fece infatti in tempo a sedersi che la ragazza gli si accomodò tranquillamente sulle ginocchia.
Gli scappava da ridere: Vivien sapeva davvero essere perfida, quando ci si metteva. Era ovvio cosa stava cercando di fare, anche un bambino l’avrebbe capito. Inoltre quella ragazza era la sua migliore amica e sapeva tutto di lei, compreso il fatto che non aveva mai dimenticato Benji Price.
Va bene, le avrebbe retto il gioco. Dopotutto sarebbe stato estremamente divertente.
Il portiere si sedette di fronte a loro con un' espressione indecifrabile mezza nascosta dal cappello rosso.
Vivien non aveva ancora finito la sua opera di distruzione dell’orgoglio del SGGK, poiché guardandolo di sottecchi gli chiese: - E se tu provassi a toglierti quel coso dalla testa, per una volta? Non ti hanno mai detto che è maleducazione tenere il cappello in un luogo chiuso? Inoltre mi piacerebbe guardarti in faccia, visto che sono due anni che non ti vedo!-
Detto ciò, allungò la mano e strappò il berretto dal capo di Benji, appoggiandolo sul tavolo.
Lui, colto alla sprovvista, replicò con uno stizzitissimo: - Ehi!-
Erano due anni che non lo vedeva in faccia.
E sarebbe stato meglio continuare a non vederlo.
Come il viso di Price fu finalmente libero da qualsiasi copertura, il cuore di Vivien cominciò a battere all’impazzata.
I due occhi grigi di lui la fissavano con rabbia, e apparivano ancora più intensi.
I lineamenti erano ancora più mascolini di quanto lei ricordasse, ma terribilmente regolari… Anzi: perfetti.
Dire che fosse bello era riduttivo.
Era molto di più: era affascinante.
Terribilmente affascinante.
Per un lungo e interminabile momento si fissarono e Vivien avvertì un improvviso senso di vertigine.
Tom, che la teneva in braccio, se ne accorse e decise di correre ai ripari. Le pizzicò la  schiena e fingendo di baciarle il collo le mormorò: - Smetti di fissarlo così. Guarda che se ne accorge!-
La ragazza, un po’ per il dolore improvviso del pizzicotto e un po’ per la frase sussuratale dall’amico, si riprese e sollevò una mano per accarezzare la testa di Tom, infilandogli languidamente le dita tra i capelli.
Per Price quello fu il colpo di grazia.
Fino a quel momento aveva pensato che Vivien  e Baker fossero soltanto amici, ma ora appariva evidente che tra loro ci fosse molto di più.
Distolse lo sguardo.
Le cose si complicavano: non si era mai fatto problemi a fregare la ragazza a qualcuno. Anzi, trovava il gioco estremamente stimolante.
Ma Tom Baker era un amico…
Cazzo.

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Capitolo 4
*** L'OCCASIONE ***


CAPITOLO 4: L’OCCASIONE
 
Due giorni dopo, negli spogliatoi maschili del campo sportivo della Nankatsu, Tom Baker stava recuperando le sue cose prima di andarsene a casa.
Erano già tutti usciti: sentiva le loro voci nel cortile.
Chiuse l'armadietto e si voltò. Una figura stava in piedi alle sue spalle.
Trasalì.
Poi la riconobbe.
- Benji! Mi hai fatto prendere un colpo!-
Il portiere fu lesto a scusarsi: -Non volevo… Ho dimenticato il portafoglio nell'armadietto e sono rientrato a prenderlo.-
Price si mise ad armeggiare con la combinazione dello sportello, lo aprì, estrasse il portafoglio mettendoselo in tasca e richiuse.
Tornò a guardare Tom, che non si era mosso di un centimetro.
Erano soli: forse sarebbe stato meglio approfittarne per fargli quella domanda che lo assillava da quarantotto ore.
-Così tu e Viv state insieme...-
Baker sgranò gli occhi.
Stare insieme?
Ma come gli veniva in mente?
Beh, certo... Effettivamente il dubbio era lecito visto che Viv aveva fatto di tutto per farglielo credere. Nei due giorni precedenti la ragazza era stata letteralmente appiccicata a Tom come una cozza allo scoglio, non perdendo mai l'occasione di far notare il loro "affiatamento" al SGGK.
Ora il problema era: cosa doveva rispondere?
Se avesse risposto con un "SI" avrebbe rischiato di rovinare la piazza all'amica e far perdere a Benji ogni interesse nei suoi confronti.
Se invece avesse negato avrebbe rovinato completamente la messa in scena.
Che fare?
Optò per una soluzione intermedia: - Non è che proprio stiamo insieme...-
Buttò un occhio all'espressione dell'amico per valutare l'effetto sortito dalla sua affermazione.
Benjamin lo scrutava decisamente perplesso. Tom proseguì mantenendo la stessa linea: - ...Potrei dire che ci divertiamo a flirtare un po'...-
Flirtare un po'?
Ma che cavolo di espressione era? Come gli era venuta in mente?
Represse una risata. Lui non era tagliato per fare il "tombeur de femmes", neanche per scherzo. Aveva fatto del suo meglio e Vivien avrebbe dovuto farsene una ragione.
Inaspettatamente Price accolse la sua risposta molto seriamente.
 - Davvero?- chiese Benji con una punta di ammirazione.
Cosa stava dicendo Baker? Flirtavano? Voleva fargli credere che aveva tra le mani una bellezza come Vivien e si limitava a... flirtare?
Quel ragazzo aveva tutto il suo rispetto: lui non sarebbe mai stato capace di un tale autocontrollo.
Se Vivien si fosse comportata con lui come faceva con Tom, non sarebbe mai riuscito a limitarsi  e molto probabilmente l'avrebbe...
Meglio non pensarci.
Benji si rivolse di nuovo all'amico: - Quindi non è la tua ragazza?-
-No.- rispose L'altro con tono distaccato.
-Bene.-
Oh cazzo. Quella parola gli era scappata per sbaglio. Forse Tom non se ne era accorto...
Invece il centrocampista gli domandò divertito: -Bene? Come sarebbe a dire?-
Ma insomma! Non sfuggiva proprio niente a quello lì!
Pazienza: era in ballo, tanto valeva ballare.
Guardò Tom con aria di sfida e chiese: - Quindi non ti scoccia se ci provo con lei?-
Baker, a quel punto, non si trattenne più e scoppiò a ridere.
Price si sentì preso in giro: - Ma ti sei rimbambito? Cosa ridi?-
L'altro aveva davvero le lacrime agli occhi. Si appoggiò al muro tentando di fermare le risate, con scarso successo.
La scena proseguì per un bel po', finché Tom, praticamente senza fiato, gli disse: - TU che chiedi il permesso A ME per provarci con una ragazza? Ma ti senti?-
Il SGGK non capì il senso di quella domanda: -Cioè?-
Tom, ancora scosso da qualche risatina, gli rispose: - Se proprio ci tieni ad avere il mio permesso, allora fai pure. Ma ti dico che io non mi metterei mai a competere con te per una questione di donne. Ne uscirei perdente, fidati!-
Il portiere trovava la situazione paradossale, tuttavia le cose si stavano mettendo bene. Quindi rispose con un diplomatico: -Ok, grazie allora.-
- Non c'è di che!- ribatté Tom avviandosi verso l'uscita dello spogliatoio.
Benjamin lo seguì pensando che l'amico fosse veramente un tipo strano.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
-Dai Holly, per favore… Vieni con me in centro! Per una volta!- chiese implorante Patty aggrappandosi al braccio de fidanzato.
Oliver, imbarazzatissimo, non sapeva cosa rispondere: -Ecco vedi... Io in realtà ero d'accordo con Vivien di accompagnarla a casa: mia madre non c'è fino a domani e non so se fidarmi a lasciarla sola...-
Benji, che stava sopraggiungendo in quel momento, sentì tutto il discorso.
Interessante: con la mamma di Oliver fuori dai piedi, la strada verso la conquista era già aperta. Se fosse riuscito a togliere di mezzo per qualche ora  anche di Holly, il gioco era fatto.
Decise di pescare a piene mani nel ricco calderone che il destino gli aveva destinato e propose:
- Se vuoi avviso io Viv che tu sei con Patty. Non ti preoccupare, la accompagno a casa e le farò pure compagnia nel caso non avesse voglia di stare sola.-
Hutton gli rivolse un'occhiata sospettosa: - Sei sicuro Benji? Non vorrei fosse troppo disturbo per te.-
Lui gli diede una manata sulla schiena:
-Ma va! Quale disturbo? Lo faccio volentieri. Così potete rimanere un po' soli. Ve lo meritate...- e fece l'occhiolino alla coppia.
Entrambi i ragazzi arrossirono violentemente, ma accettarono con gratitudine l'offerta di Benjamin.
-Ci penso io allora, buona serata!- esclamò il portiere allontanandosi con un ghigno soddisfatto dipinto sul volto.
 
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Quale era l'aula del club di scienze?
Una qualsiasi dell'edificio B, probabilmente. Pazienza, non aveva molta importanza, avrebbe aspettato in cortile. Vivien avrebbe dovuto passare di lì per forza.
Dopo qualche minuto infatti la ragazza sbucò dall'ingresso : sola.
Quando lo vide per un momento si immobilizzo, quindi riprese a camminare.
Eccola, il suo Splendore. Flessuosa ed elegante attraversava il piazzale: era decisamente dotata di un fascino magnetico. Impossibile non guardarla.
Lei gli sorrise e poi disse: -Ciao! Come mai qui?-
Infatti: come mai era lì?
Doveva trovare una scusa convincente per giustificare la sua presenza: - Ecco...vedi...Holly ha avuto un impegno improvviso con Patty e mi ha chiesto di venirti ad avvisare...-
Beh, insomma: circa.
Lei disse semplicemente: -Non poteva telefonarmi o  mandarmi un sms?-
Giusto. E adesso?
Improvvisò: -Aveva il telefono scarico.-
Viv lo fissò divertita, poi disse: -Ah, ecco.-
In quel momento un ragazzo biondo, alto e con gli occhiali uscì correndo dal portone gridando: -Viv, aspetta!-
La ragazza si voltò e accolse il nuovo venuto con fare cordiale: -Josh! Dimmi: cosa c'è?-
Troppo cordiale, a dirla tutta. La cosa puzzava di bruciato.
L'altro, ansimando per la corsa, le porse una rivista: -Mi ero dimenticato di dirti che ho recuperato quell'articolo sulla clonazione che volevi tanto leggere.-
Lei era al settimo cielo: -grazie! Sei fantastico! Non hai idea di quanto io l'abbia cercato! Lo leggerò stasera.-
Lui le sorrise: -se ti va, domani pomeriggio ne discutiamo insieme.-
Lei accettò con gaiezza: -molto volentieri! A domani, allora.-
Lui si illuminò: -a domani!- e se ne andò.
Benji era indispettito. Non lo nascose: -chi è quello?-
Vivien, sfogliando con interesse la rivista scientifica, rispose distrattamente: -Josh Logan, il presidente del Club di Scienze. È uno studente dell'ultimo anno.-
-Sembra un tipo noioso...- commentò Price.
Verissimo: Logan era una persona gentilissima e cordiale, ma di una noia mortale.
Però non aveva nessuna intenzione di darlo ad intendere a Price che, evidentemente, era geloso delle attenzioni che quest'ultimo le destinava.
Allora il suo giochetto stava funzionando! Decise di stuzzicarlo ulteriormente.
Finse un'espressione offesa e replicò: -Josh non è noioso, è solo molto  intelligente!-.
-Sarà…- osservò il portiere: - …ma una cosa è certa: ci sta provando spudoratamente.-
Vivien gli disse secca: - Ma non dire cazzate!... e in ogni caso: anche se fosse? Hai qualche problema a riguardo?-
Sì, tanti. Ma non era il caso che lei lo sapesse.
Quindi si limitò a dirle: - No, no... Nessuno…-.
La ragazza non credette minimamente a quell’affermazione, ma decise di lasciar correre.
-Ok. Visto che Holly è impegnato con Patty, io mi avvio a casa…- concluse lei infine.
-Se vuoi ti accompagno.- propose Benji: - Facciamo la stessa strada…-.
Lei replicò in tono piatto: - Come vuoi. Siamo in un mondo libero…-.
 
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Durante il tragitto chiacchierarono di diverse cose.
Vivien si era dimenticata quanto fosse piacevole parlare con Benji e quanto lui fosse simpatico e brillante. Una volta giunti davanti a casa la ragazza si ritrovò di fronte ad un bivio mentale: sarebbe stato meglio accomiatarsi educatamente o provocarlo ancora un po’?
Dopotutto se aveva deciso di farlo penare doveva farlo bene.
Lo invitò ad entrare: - Hai molta fretta? Se vuoi puoi venire dentro a bere qualcosa, mentre aspettiamo che torni Holly.-
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte: - Molto volentieri, grazie.-.
Entrarono in casa.
Lei fece accomodare l’amico sul divano e disse: -Fai come se fossi a casa tua. Io vado a togliermi la divisa e mettermi un po’ più comoda.-
Effettivamente, mentre Benji era in T shirt e pantaloni della tuta poiché aveva appena finito l’allenamento, Vivien indossava ancora l’uniforme scolastica.
La ragazza salì le scale che portavano al piano superiore, lasciando solo Price con i suoi pensieri.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Ce l’aveva fatta!
Era in casa da sola con Benji!  Poteva portare finalmente a termine il suo piano di vendetta.
Doveva semplicemente fare in modo di farlo letteralmente impazzire, per poi lasciarlo a bocca asciutta.
Aprì l’armadio ed estrasse i vestiti con cui cambiarsi, sorridendo compiaciuta.
 
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Quando Vivien apparve in cima alle scale nella mente di Benji balenò un unico pensiero: Stronza.
La ragazza indossava un paio di shorts e un top con le spalline che aveva all’incirca la dimensione di un francobollo.
Un francobollo molto piccolo, per giunta.
Forse lei non se ne rendeva conto, ma stava giocando un po’ troppo col fuoco.
Deglutendo la osservò scendere i gradini.
Ad ogni passo della ragazza, lui avvertiva un senso di calore crescente. Peccato che fosse già a mezze maniche e non potesse spogliarsi di più.
Lei lo raggiuse e prese posto languidamente sul divano al suo fianco. Tirò su le lunghe gambe e, stringendo le ginocchia al petto, incominciò ad osservarlo.
Benjamin, istintivamente, si tirò la visiera sugli occhi.
Vivien sorrise: - Allora? Cosa mi racconti?-
Benji taceva.
La ragazza gli si avvicinò: - Cominciamo col togliere questo?- disse sfilandogli il cappello. Poi se lo mise in testa e chiese scherzosa: - Come mi sta?-
Lui la guardò: - Bene. Ma ridammelo.-
Lei si tirò indietro e si spostò dall’altro lato del divano: - No. Se lo rivuoi, vieni a riprendertelo.-
Il SGGK si fece serissimo: - Non mi provocare, Viv.-
-Altrimenti?- chiese lei ancor più provocatoria.
Price si buttò dal suo lato del divano e incominciò a farle il solletico: -Altrimenti… se non ricordo male soffri parecchio il solletico. Quindi ti torturo finché non mi ridai il cappello!-
Lei cominciò a ridere a crepapelle e cercava di difendersi dicendo: -No, per favore… Benji!! PIANTALA!!-.
Il portiere non aveva la minima intenzione di lasciarla in pace. Continuava a solleticarla e sentiva il corpo della ragazza scosso dalle risate scivolare lentamente sotto il proprio.
Ad un tratto si ritrovarono completamente sdraiati sul divano. Il ragazzo schiacciava Vivien sotto il proprio peso.
Lei sentiva le forze venir meno e continuava ad implorarlo di smettere. Il rosso berretto scivolò dalla testa della ragazza e cadde sul pavimento, ma nessuno dei due se ne accorse.
Improvvisamente Benjamin si rese conto di quello che stava accadendo: poteva percepire chiaramente le forme morbide e flessuose di Vivien che premevano contro il suo petto e le gambe di lei intrecciate alle proprie.
Si fermò e vide a pochi centimetri  il viso bellissimo di lei arrossato dalle risate.
La situazione era terribilmente eccitante.
Il corpo di Benji reagì.
Reagì nell’ unico modo possibile per un corpo di un ragazzo diciassettenne che si ritrova sdraiato sopra una quindicenne attraente e poco vestita.
Se rimaneva in quella posizione, Vivien se ne sarebbe accorta.
Beh, che se ne accorgesse pure. Anzi… meglio!
Dopotutto era stata lei a provocarlo.
Si strinse ancora di più a lei e si mise ad accarezzarle il viso.
Vivien nel frattempo aveva smesso di ridere e lo stava fissando intensamente.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Era eccitato!
Vivien lo poteva sentire chiaramente.
In quel momento provò una sensazione completamente nuova: si sentiva potente.
Lo aveva in pugno ormai.
Anche se forse sarebbe stato meglio dire il contrario: era decisamente Benjamin che dominava la situazione.
Doveva fare qualcosa: non poteva permettergli di averla vinta così!
Però era così piacevole quello che le stava accadendo… Sentiva un brivido che dal basso ventre le lambiva l’inguine.
Inoltre adesso lui la stava accarezzando così dolcemente.
E le loro bocche erano così maledettamente vicine… sarebbe bastato così poco per…
Inutile… non riusciva ad opporsi.
L’attrazione che provava per Benjamin Price era troppo forte.
Accantonò immediatamente ogni desiderio di vendetta e si abbandonò completamente: la stava per baciare.
Aveva atteso quel momento da almeno due anni.
Ad un tratto un rumore di serratura che si apriva e la voce di Holly: -Viv, ci sei?-.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Sentendo la voce dell’amico che rincasava Benjamin imprecò mentalmente.
Complimenti Holly: un tempismo PERFETTO!!” Pensò.
Vivien, sotto di lui, gli mormorò: -Forse faresti meglio ad alzarti. A me non dai fastidio, ma come lo spieghiamo a Holly?-
Lui le sorrise in modo affascinate e lentamente si staccò da lei, tornando a sedersi.
Lei si raddrizzò a sua volta.
Il ragazzo si alzò dal divano, raccolse il cappello da terra e se lo calcò sul capo. La guardò da sotto la visiera con occhi ardenti e le sussurrò: - Fra me e te non è finita qui!-
-E’ una minaccia?- chiese lei maliziosa.
-Dipende da te…- precisò lui provocante.
Oliver comparve sulla soglia del salotto. – Ah, ecco dove eri.- Poi scorse Price: - Ciao Benji, ci sei anche tu?-
Il portiere annuì dicendo: - Sì, stavamo facendo due chiacchiere.-
Holly li guardò entrambi: qualcosa non quadrava.
Va beh, non erano affari suoi.
Vivien si alzò dal divano per dirigersi verso le scale esclamando: - Io vi lascio soli. Vado in camera mia.-
Il cugino la squadrò: era decisamente un po’ troppo poco vestita.
La riprese: - Ma Viv! Ti sembra il modo di girare per casa? Non sei più una bambina e soprattutto abbiamo ospiti!-
La ragazza stava per rispondergli a tono. Poi ci ripensò: poco prima con Benji si era lasciata andare troppo. Era arrivata quasi sul punto di cedere al fascino del bel portiere e mandare a monte tutta la sua messa in scena. Grazie al cielo erano stati interrotti dall’arrivo provvidenziale di suo cugino.
Decise che forse sarebbe stato meglio rimettere Benjamin al proprio posto.
Quindi rispose ridacchiando: - Ospiti? Ma non dire stupidaggini Holly! Non vedi che è SOLTANTO Benji?-
Colpito.
E affondato.
 
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Cosa aveva detto? Soltanto Benji?
Ma come?!?
Poco prima stavano quasi per …
E adesso lei lo snobbava in quel modo e parlava di lui con Holly come se fosse stato il vecchio amico sfigato che non le faceva né caldo né freddo?
Ok, le donne erano esseri strani e misteriosi: questo l’aveva sempre saputo.
Ma quella ragazza lo gettava davvero in confusione totale…

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Capitolo 5
*** LA TIGRE ***


CAPITOLO 5: LA TIGRE
 
Erano passate due settimane dal giorno in cui Vivien e Benji avevano avuto quell'incontro “ravvicinato”.
Da allora la ragazza aveva evitato il portiere come la peste.
Si era resa conto di essere meno forte e tenace di quanto avesse previsto e poiché il ricordo del corpo di Benjamin avvinghiato al suo era ancora piuttosto vivido, temeva che se si fosse trovata in una situazione minimamente compromettente, sarebbe rovinosamente ricaduta nella rete del ragno.
Benji, dal canto suo, aveva invece cercato disperatamente di rimanere di nuovo solo con lei, ma ogni suo tentativo era risultato completamente vano. La ragazza era sfuggente come un'ombra ed era stato praticamente impossibile per lui riuscire a riprendere il discorso da dove l'avevano “interrotto”.
Arrivò il primo sabato di ottobre, il giorno della cerimonia di inizio del Campionato Nazionale Scolastico, durante la quale sarebbero state presentate le squadre, i gironi e il calendario dei primi incontri.
I ragazzi partirono in autobus alla mattina di buon’ora e sarebbero rientrati nel tardo pomeriggio.
Vivien era ovviamente completamente disinteressata alla questione ma, per fare un favore al cugino e a Tom, decise di andarli ad aspettare al loro rientro.
I giocatori della New Team scesero dall'autobus di fronte ai cancelli della Nankatsu, seguiti dalle manager Patty e Susie.
Inaspettatamente si ritrovò faccia a faccia con Benjamin Price prima del previsto e immediatamente notò che aveva un occhio nero.
La ragazza fissò l’orbita martoriata del portiere e chiese scherzosa: - Cosa ti è successo? Hai sbattuto contro un pugno, Price?-
Lui fece una faccia torva: - Sì.-
Vivien perse il sorriso: - Dimmi che stai scherzando.-
-No. Per niente.- rispose lui.
Lei si voltò in direzione di Holly, Tom e Bruce, che nel frattempo li avevano raggiunti, per avere una conferma.
I tre amici annuirono.
La ragazza a questo punto era curiosissima: -E sentiamo: con chi avresti fatto a pugni?-
-Con un Bastardo.- replicò asciutto Benji.
Vivien non capì: -E chi sarebbe questo "bastardo"?-
Holly intervenne: - Lenders.-
-Chi?- chiese lei che non l'aveva mai sentito nominare.
-Mark Lenders.- confermò Bruce.
Vivien pensò che la prendessero in giro: -Ho capito come si chiama. Ma chi sarebbe?-
Tom le venne incontro con una spiegazione migliore: - È il capitano della Toho.-
-Ah. mai sentito in vita mia. - tornò a rivolgersi al portiere: -  Perché vi siete picchiati, se è lecito chiederlo?-
Benji non aveva voglia di parlarne e liquidò il discorso rapidamente: -Sono storie vecchie.-
Fu ancora Tom a precisare: - Benji e Mark si odiano dalle medie.-
Vivien scoppiò a ridere: - Anche io odio Benji dalle medie... Ma mica lo prendo a pugni, anche se a volte sarei tentata.-.
La battuta ebbe l’effetto di smorzare un po’ la tensione e strappò una mezza risata anche all'incupitissimo portiere.
Nel frattempo sopraggiunsero Patty e Susie Spencer.
La prima manager della squadra chiese allegra: -Perché ridete?-
Fu Bruce a rispondere: - Perché Vivien si stava chiedendo chi avesse fatto un occhio nero a Benji e… non ha la più pallida idea di chi sia Mark Lenders!-
-Davvero?- chiesero le due ragazze all’unisono.
Vivien incominciava a sentirsi un po’ fuori posto: - Ma insomma! Cosa è tutto questo stupore? E’ così grave non sapere chi sia questo Lenders?-.
Suo cugino Oliver ne approfittò per tirarle una stoccata: - Non saresti così poco informata sui migliori giocatori giapponesi se ogni tanto ti degnassi di venire a vedere una nostra partita.-
Vivien sbuffò, poi chiese di nuovo: -Gioca almeno bene questo qui o sa solo tirar pugni?-.
Questa volta fu Benji a rispondere: -Su come giochi a calcio, niente da dire… ma rimane un bastardo borioso.-.
La ragazza era molto interessata alla faccenda: era raro trovare qualcuno che tenesse testa fisicamente a Benji, ma riuscire addirittura a riempilo di lividi aveva dell’incredibile.
Probabilmente era vero che questo Lenders era un attaccabrighe, tuttavia lei conosceva il SGGK e sapeva benissimo che neanche lui era poi uno “stinco di santo”.
Insomma: se Benji aveva un occhio nero, quell’altro non doveva essere conciato molto meglio.
Non sapeva spiegarsi il perché, ma quella vicenda la intrigava parecchio.
Decise di informarsi un po’ di più sull’acerrimo rivale di Price.
Chiese a Patty, giudicando che il parere di una ragazza fosse sicuramente più obiettivo di quello dei calciatori: - Ma come è questo Lenders?-
Patty si strinse nelle spalle: - Mah… non saprei… lo chiamano la “Tigre”…-.
Vivien scoppiò a ridere: - LA TIGRE? …Ma che soprannome è? E’ scappato dallo zoo?-
Fu Susie ad intervenire: - Probabilmente sì. E’ un energumeno zotico tutto pieno di muscoli.-
-Io nei muscoli non ci trovo niente di male, se abbinati ad una bella faccia!- ammise con schiettezza Vivien.
La Spencer si ricordò all’improvviso di avere in borsa una copia del calendario dei gironi del campionato, sul quale apparivano le fotografie delle squadre partecipanti.
Cercò quella della Toho F.C. e la fece vedere a Vivien, indicando un giocatore: - Eccolo. E’ questo qui con le maniche risvoltate.-
La foto era piccola e i calciatori erano grandi meno di tre centimetri. Tuttavia si intuiva che Mark Lenders fosse un ragazzo alto, atletico, moro e con la carnagione scura… e a giudicare da quel poco che poteva vedere aveva decisamente un gran bel fisico.
La ragazza commentò: - Non lo vedo bene, la foto è piccola e un po’ sgranata. Comunque a me sembra piuttosto belloccio, questo Lenders.-
Ci fu uno scoppio di ilarità generale.
Fra tutte emerse la voce di Harper: - Questa è buona Viv!- Poi rivolgendosi ai compagni: - Pensate se lei glielo andasse a dire! Pagherei oro per vedere come reagirebbe Lenders trovandosi di fronte una ragazza come Vivien che gli dice che è “belloccio”!-
Tutti risero ancora di più, tranne Benji che trovava la situazione niente affatto divertente.
Il suo Splendore che faceva un complimento al Bastardo! Ci sarebbe mancata pure quella!
Holly concluse: - Comunque Viv, se proprio ci tieni a vederlo, puoi venire a vedere la nostra partita di sabato prossimo. Nel primo scontro della fase a gironi giocheremo proprio contro la Toho.-
La ragazza ci fece un pensiero: le sarebbe proprio piaciuto vedere in faccia l’aguzzino di Benjamin.
Tuttavia ci ripensò subito: non valeva la pena sorbirsi novanta minuti di noia solo per vedere da vicino un bel ragazzo… che probabilmente non sarebbe mai stato all’altezza del suo portiere, tra l’altro!
Declinò l’invito: - No guarda, non ci penso proprio. Penso che avrò sicuramente di meglio da fare.-
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Il sabato successivo l’incontro New Team-Toho F.C. finì con un pareggio: 0-0.
Nessuna delle due squadre era riuscita a superare la barriera invalicabile dei due portieri migliori di tutto il Giappone: Ed Warner e Benjamin Price.
Mark Lenders uscì dagli spogliatoi seguito dai due inseparabili amici di sempre: il portiere-karateka e Danny Mellow.
Nel corridoio sostava la squadra della New Team al completo.
Holly lo fermò e tendendogli la mano disse: - Arrivederci Lenders. Bell’incontro. Spero di incontrarti di nuovo in finale.-
Il Capitano della Toho fece una smorfia, afferrò la mano che l’altro gli porgeva in una stretta poderosa, e disse bruscamente: - Puoi scommetterci, Hutton. E quest’anno il titolo sarà nostro.-
Dalla porta degli spogliatoi apparve Benji.
Mark lo vide e si rabbuiò all’istante. Non poteva nemmeno tollerare la vista di quello Stronzo. Si accomiatò da Oliver senza troppa cortesia: - Devo andare. Qui dentro l’aria è diventata irrespirabile: c’è toppo odore di merda.- e si avviò nel corridoio seguito da Warner e Mellow che rivolsero a Holly un’occhiata dispiaciuta, come a scusarsi della poca creanza del loro Capitano.
Price, sentendo quella frase, fu sul punto di scattare ma venne trattenuto da Tom: - Lascia perdere… non ne vale la pena.-
Benjamin digrignò i denti per la rabbia, ma ammise: - Hai ragione.-
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Nel piazzale di fronte allo stadio era fermo l’autobus della Toho High School.
Mark stava per salire quando udì una voce femminile che lo chiamava:
-Mark! Aspetta!-
Si voltò e vide una ragazza di altezza media con dei corti capelli castani che correva verso di lui.
Maki!
Lei gli si fermò di fronte ansimante, appoggiando le mani sulle ginocchia.
Poi alzò lo sguardo: aveva due occhi molto dolci e un sorriso graziosissimo.
La ragazza ruppe il silenzio: - Ho fatto una corsa: volevo salutarti!-
L’espressione truce di Lenders si addolcì: - Ciao! Come mai da queste parti?-
La ragazza si era infatti trasferita ad Okinawa quattro mesi prima.
-Sono in viaggio con i miei per trovare i nonni e ne ho approfittato per venire a vedervi.- rispose lei. Successivamente si accorse che Ed e Danny la stavano salutando dal finestrino dell’autobus. Rispose agitando la mano con entusiasmo.
Poi tornò a rivolgersi a Mark: -Inoltre volevo darti questo... Per portarti fortuna…-
Così dicendo Maki porse a Mark un pupazzetto amigurumi  a forma di gufo, fatto all’uncinetto.
Lui lo afferrò e istintivamente provò un’enorme tenerezza: - Grazie. L’hai fatto tu?-
Lei annuì.
La voce dell’allenatore della Toho arrivò secca: - Lenders! Ti muovi? Dobbiamo andare.-
Mark imprecò tra i denti e poi si rivolse alla ragazza. – Scusa… devo proprio salutarti adesso.-
-Lo so.- disse lei con tristezza.
Si guardarono per qualche secondo.
Mark sentì  il desiderio di baciarla.
Lentamente avvicinò il viso a quello della ragazza, cercandole la bocca.
Lei, con una mossa fulminea, voltò la testa e le labbra di Mark si appoggiarono sulla guancia.
Poi lo guardò: - Scusami, ma non me la sento. Abbiamo deciso insieme di lasciarci, non ricordi?-
Lui le sorrise comprensivo e disse: -Già. Beh…Allora ciao.-
-Ciao.- ripeté lei guardandolo salire sull’autobus.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Lenders prese posto, come di consueto, nei posti centrali dell’ultima fila.
Fra le mani il pupazzetto che gli aveva dato Maki.
Che numero era? Il decimo probabilmente, da quando la conosceva.
Sorrise: la dolcezza di quella ragazza non aveva limiti.
Forse era proprio per quello che tra loro non aveva funzionato: erano troppo diversi.
Le aveva voluto molto bene e con lei aveva fatto l’amore la prima volta. Quel ricordo sarebbe rimasto indelebile nella sua mente per sempre.
Ma era finita.
Maki non era in grado di sopportare il suo carattere scontroso, le sue frequenti sfuriate e i suoi scatti d’ira.
E anche sul fronte dell’intesa fisica c’era sempre stato qualche problema: lei continuava a ripetergli che era troppo irruento, che le faceva male. Aveva una visione del rapporto decisamente più romantica di lui.
Evidentemente non erano fatti l’uno per l’altra.
Non era destino.
Prese il piccolo gufo all’uncinetto e lo mise in una tasca del borsone.
Chissà se da qualche parte nel mondo esisteva una donna in grado di destare appieno il suo interesse. Un essere così affine a lui e allo stesso tempo complementare… qualcuno con cui avesse potuto essere un tutt’uno, una cosa sola.
Macchè: mica esisteva una persona così!
Almeno non per lui: ne era certo.
E poi: che pensieri erano quelli? Non erano sicuramente degni di una Tigre.
Si appoggiò con la schiena al sedile e senza nemmeno rendersene conto, Mark sorrise.

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Capitolo 6
*** LA PARTENZA ***


CAPITOLO 6: LA PARTENZA
 
Due mesi dopo...
 
La campanella che annunciava la pausa pranzo era appena suonata e gli studenti della 1B si stavano preparando per andare in mensa.
Vivien stava radunando i libri al proprio banco quando si accorse di uno strano fermento che serpeggiava tra la componente femminile della sua classe.
-Che succede? Perché vi agitate tanto?- chiese ad una compagna che le stava accanto.
L'altra, visibilmente su di giri, le rispose tutto d'un fiato: -C'è Benjamin Price nel corridoio! Ma ti rendi conto? È qui fuori dalla nostra classe e sembra aspetti qualcuno...-
Un sorriso di puro trionfo apparve sul volto della cugina di Holly che, simulando un totale distacco, rispose alla compagna: -Ah sì. Credo sia qui per me.-
Come pronunziò quelle parole cadde un silenzio ammirato tra le fila delle ragazze della 1B.
Vivien prese la cartella e camminando tra i banchi uscì dall'aula.
Benji era appoggiato al muro: indossava la divisa scolastica blu scuro.  Gli stava maledettamente bene.
Poco distanti gruppetti di ragazze di ogni età parlottavano tra loro indicandolo.
Vivien si sentì tremendamente lusingata: uno dei ragazzi più ammirati della scuola era venuto fin lì per incontrare lei. Pazzesco! Quella era una cosa che fino ad un paio di anni prima non era nemmeno pensabile. E invece adesso eccolo lì che l'aspettava, suscitando l'invidia di tutte le altre ragazze.
L'operazione “vendetta totale” di Vivien proseguiva a gonfie vele: la ragazza continuava a sedurre da lontano il bel portiere per poi ritirarsi all'ultimo minuto, quando lui tentava di approcciarla.
In un primo momento aveva pensato di smetterla con quel giochetto, temendo che Benji alla lunga si sarebbe stancato di rincorrerla. Dopotutto lui non era uno abituato a faticare nella conquista: le ragazze gli cadevano ai piedi a frotte, bastava che lui le guardasse per più di due secondi di fila.
Invece Price non demordeva: amava le sfide e l'assidua resistenza di Vivien alle sue avances lo intrigava parecchio.
Benjamin la vide e le venne incontro.
Lei finse sorpresa: -Ciao! Qual buon vento?-
Lui sfoderò uno dei suoi sorrisi più affascinanti: -Sono venuto ad invitarti a pranzo.-
Vivien fece una faccia divertita poi disse con sarcasmo: -Dammi un buon motivo per accettare.-
Il SGGK guardò oltre la ragazza in direzione della porta dell'aula: -Beh, se non vieni quelle ti linciano.-
La ragazza si voltò e vide tutte le sue compagne di classe accalcate sull'entrata della 1b che la fissavano impazienti in attesa di una sua risposta.
Le guardò stizzita e urlò: -Ma cosa fate lì? Potreste gentilmente farvi i cavoli vostri?-
Poi rispostando l'attenzione sul ragazzo aggiunse: -Oche giulive, dalla prima all'ultima.-
-Non vai molto d'accordo con le ragazze della tua classe, vero?- chiese lui.
- Direi che io non vado molto d'accordo con le ragazze in generale... -ribatté lei.
 Benji sorrise poi si ricordò che Vivien non gli aveva ancora risposto: -Allora? Pranzi con me sì o no?-
-E va bene...- concesse lei e insieme si avviarono verso la mensa.
 
*****************************
 
 
Benji  seduto di fronte a  Vivien al tavolo della mensa, aveva la mente affollata di pensieri.
La ragazza gli lanciava occhiate sfuggenti, ma non dava alcun segno di cedimento. Sembrava perfettamente a suo agio nonostante fossero soli e lui tentasse in tutti i modi di sembrare irresistibile.
Di solito le sue tattiche avevano sempre funzionato e le donne capitolavano dopo poco tempo. La cugina di Holly, invece, sembrava completamente insensibile ad ogni suo tipo di approccio: era assurdo!
Eppure, quella volta, due mesi fa lei era sembrata coinvolta quanto lui.
Forse avrebbe fatto meglio a lasciar perdere: era evidente che stava sprecando il suo tempo.
Stava concentrando da ormai tre mesi tutte le sue energie nel conquistare una ragazza che non voleva saperne di lui, con che risultato? Non aveva un appuntamento galante da più di novanta giorni, cosa che per i suoi standard era a dir poco eccezionale.
In senso negativo, ovviamente.
Insomma: aveva le sue esigenze e la continua frustrazione cui lo sottoponeva Vivien incominciava a fargli perdere fiducia in se stesso.
Eppure non riusciva a rinunciare a lei. Non era solo la sua notevole bellezza ad attrarlo. Era proprio il suo continuo rifiuto a renderla ancora più desiderabile... E il fatto di conoscerla da anni. Ancora stentava a credere che quella che aveva di fronte fosse la stessa ragazzina che veniva a giocare con Holly a casa sua quando erano bambini.
Va bene, era arrivato il momento di fare il passo definitivo: doveva chiederle di uscire.
Se fosse riuscito a stare un po' solo con lei al di fuori del contesto scolastico era sicuro che sarebbe riuscito a ricreare la stessa atmosfera di quel giorno a casa di lei...
Inspirò profondamente e poi parlò: -Senti, Viv... Pensavo... Sei libera domenica?-
Lei sollevò lo sguardo dal piatto e fissò i suoi splendidi occhi color del mare in quelli grigi di lui. Apparentemente era calma, ma dentro di sé Vivien sentiva un turbinio di sensazioni diverse.
Emozione, panico e rabbia le vorticavano nel petto come un tornado impazzito.
Cercando di mantenere un tono distaccato, la ragazza disse lentamente: -Credo di sì... Perché?-
Benji esitò un momento e quell'attimo di tentennamento gli costò molto caro poiché sopraggiunsero Tom  e Holly che allegramente chiesero: -Ciao ragazzi! Possiamo sederci?-
“NO! NON SE NE PARLA!” Pensò Price.
-Certo! Accomodatevi!- fu invece la gentilissima risposta di Viv.
Perfetto. Quei due gli avevano rovinato la piazza.
Li guardò con una punta d'odio, pensando di rifilare un bel cazzotto in faccia ad entrambi.
Tuttavia prendere a pugni due amici non era propriamente un'idea geniale.
Lasciò perdere, ci sarebbero state altre occasioni.
Tom, addentando un pezzo di pollo, si rivolse a Vivien: -Hanno esposto le graduatorie per il programma di interscambio...-
Vivien smise di mangiare e lo guardò con occhi colmi di speranza: -Davvero? E le hai guardate?-
-Certo.- confermò Baker divertito. Poi assunse un'espressione esultante ed esclamò: -Ce l'hai fatta, Viv! Sei nei primi dieci!-
La ragazza mollò all'istante le bacchette e si buttò gioiosa addosso all'amico: -NON CI POSSO CREDERE! Allora… parto!-
Tom annuì, abbracciandola a sua volta.
Partiva? Come sarebbe a dire?
Per andare dove?!?
Benji lo chiese con una punta di delusione nella voce: -Di cosa state parlando?-
Fu Holly a rispondere: -L'anno scorso Vivien ha fatto domanda per un interscambio di tre mesi in Inghilterra. L'hanno accettata, quindi tra due settimane volerà nel Regno Unito e la rivedremo in primavera.-
Tre mesi? In Inghilterra?
Quella notizia ebbe su Benjamin lo stesso effetto di un macigno di tre tonnellate che ti cade addosso dal quinto piano di un palazzo.
Guardò la ragazza che stava ancora abbracciando Tom e fu invaso da uno strano senso di malinconia.
Era sicuramente una grande occasione per lei, ma ciò significava starle lontano. E lui adesso non aveva per niente voglia di starle lontano... Avrebbe voluto dirglielo, ma la presenza di Oliver e Baker non gli facilitava il compito.
Allontanò il vassoio col cibo: improvvisamente gli era passata la fame.
Si alzò e fissando il pavimento disse: -Scusatemi, mi sono appena ricordato di avere un impegno urgente. Ci vediamo dopo.-
I tre amici lo guardarono allontanarsi e poi si fissarono tra loro perplessi.
 
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-Gli piaci, non c'è altra spiegazione.- concluse Tom con Vivien mentre si incamminavano insieme verso il campo sportivo.
- Anche lui piace a me.- ammise Vivien.
Tom rise: -La mia domanda ti sembrerà cretina... Ma cosa diavolo aspettate a mettervi insieme?-
Lei aveva le idee molto chiare in proposito: -Voglio che me lo chieda esplicitamente. Voglio sentire l'orgoglioso Benjamin Price che mi chiede di essere la sua ragazza. Non voglio essere soltanto un nome in più da aggiungere alla sua agenda di appuntamenti: deve capire che con me non è tutto facile. Me lo deve.-
-Te lo deve?- chiese il ragazzo perplesso.
-Si. -rispose Viv con fermezza: -Me lo deve. Io ho ancora nelle orecchie la sua voce beffarda che mi chiama “manico di scopa”. Adesso le cose sono cambiate, è evidente. Ma non voglio che lui creda che io sia come tutte quelle sceme che cadono ai suoi piedi ad un suo semplice cenno.-
-Giusto. Però non tirare troppo la corda. Rischi che si stanchi dei tuoi giochetti...- le consigliò l'amico.
Stancarsi? Effettivamente il portiere, alla lunga,  si sarebbe stufato di rincorrerla.
Forse doveva optare per la soluzione  "il bastone e la carota”.
Calcolando che di bastonate gliene aveva date fin troppe, forse era arrivato il momento di provare con la "carota".
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Vivien salutò Tom di fronte agli spogliatoi.
Stava per andarsene quando vide sopraggiungere Benji.
Aveva una faccia scura da far paura.
Lo aspettò.
Lui la ignorò completamente, passandole accanto senza nemmeno guardarla.
E va bene, avrebbe fatto lei il primo passo.
- Ehi, portiere...- lo apostrofò con voce dolce.
Lui non poté fare a meno di voltarsi, guardandola in silenzio.
Fu di nuovo lei a parlare: -Si può sapere cosa ti è preso?-
-Niente.- disse lui.
-E dai, Benji! Si vede lontano un chilometro che hai le palle girate...- lo incitò Vivien.
Lui le si avvicinò. Sollevò una mano ad accarezzarle il viso, con delicatezza.
Come era bella... E lo stava guardando in un modo così tenero...
Vuoi vedere che quella ragazza gli stava entrando nel cuore?
Benjamin le sorrise fugacemente e chiese: -Perché non mi avevi detto di questo programma di interscambio?-
Lei era sinceramente sorpresa: -Non ... non credevo ti interessasse!-
Il ragazzo esclamò quasi con rabbia: -Ma come puoi pensarlo? Tu te ne vai per tre mesi e a me non dovrebbe importare?-
Il cuore di Vivien ebbe un sussulto.
Gli importava di lei! Era triste perché dovevano separarsi per tre mesi!
Allora Benji non era quel cinico e insensibile dongiovanni che lei aveva sempre creduto...
Guardò portiere: la bellezza di quei lineamenti e la prestanza di quel fisico atletico le fecero per un momento perdere il senso della realtà.
Enza riflettere diede a Benji un bacio leggero, all'angolo della bocca. Poi gli sussurrò con voce sensuale: -Tre mesi passano in fretta, lo sai? Dimostrami quanto tieni a me ASPETTANDOMI.-
Price si ritrovò spiazzato: perché gli chiedeva di aspettarla? Cosa stava cercando di dirgli Vivien?
Forse che al suo ritorno loro due avrebbero potuto...
Oh, ma insomma! Per chi l'aveva preso? Per il suo cavalier servente? Per il suo zerbino?
Stai a vedere che adesso lui doveva mettersi ad andar dietro ai capricci di una sciocca ragazzina che era.... Uno Splendore.
Splendore.
Splendore.
La sua bocca si mosse da sola e le parole uscirono spontanee: -Certo che ti aspetterò. Io non mi muovo da qui.-
Lei sorrise, dolcissima.
Poi gli voltò le spalle e scappò via.
 
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Le due settimane che separavano Vivien dalla partenza passarono rapidamente.
Era ormai giunta la vigilia del suo viaggio: tre mesi lontana da casa e dai suoi affetti.
Era una prova molto difficile per la ragazza: il primo vero passo che dal dorato mondo dell'infanzia la conduceva nel regno più impervio e meno edulcorato degli adulti.
Salutò tutti, promettendo di scrivere mail a chiunque.
La sera andò a letto molto presto, poiché il giorno dopo la attendeva un lungo viaggio.
Stava quasi per addormentarsi quando ricevette un sms.
Prese il cellulare e vide sul display un nome che ebbe il potere di toglierle di colpo tutto il sonno: Benji.
BENJI?!?
Non le aveva mai scritto!!
Perché lo faceva proprio ora che lei stava per lasciare il Paese?
Con le mani tremanti visualizzò il messaggio.
Era una semplice frase che istantaneamente le scaldò il cuore:
"Fai buon viaggio... E non dimenticarmi."
Dimenticarlo?
E come avrebbe potuto?
Quello stupido imbecille occupava un posto fisso nel suo cervello da almeno tre anni! Due dei quali li avevano passati a migliaia di chilometri di distanza perché lui era stato in Germania.
Non sarebbero sicuramente bastati tre mesi a toglierselo dalla testa...
Gli rispose:
"Stai tranquillo. Un ROMPIPALLE come te non si dimentica facilmente. Un bacio e buonanotte."
Forse non era propriamente il tipo di risposta che lui si aspettava. Ma sicuramente era quella che lui si meritava.
Si voltò su un fianco e cercò di riaddormentarsi.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Dopo due ore si stava ancora rigirando nel letto.
L'agitazione per la partenza e il pensiero fisso di Benji le toglievano il sonno.
Si tirò a sedere e fu colta da un improvviso senso di angoscia.
Le salì un nodo alla gola: dal giorno seguente sarebbe stata sola.
Si alzò e appoggiò i piedi nudi sul pavimento freddo.
Camminando lentamente si avviò verso la porta. La aprì e uscì nel corridoio. Si fermò per qualche secondo per permettere ai suoi occhi di abituarsi all'oscurità, poi mosse qualche passo incerto. Appoggiando la mano sul muro proseguì a tentoni, finché non sentì sotto le dita il legno di una porta: quella della stanza di Holly.
Afferrò la maniglia ed entrò.
Suo cugino dormiva profondamente a pancia in sotto, abbracciando il cuscino.
Si avvicinò al letto e si sedette sul bordo.
Guardò il ragazzo e allungò una mano per accarezzargli la testa.
Oliver aprì gli occhi e vedendola sobbalzò terrorizzato.
Poi la riconobbe: -Viv! Ma sei scema? Mi hai fatto prendere un colpo!-
-Scusa... Ma non urlare! Sveglierai la zia.-  lo rimproverò lei sottovoce.
Lui sussurrando proseguì: -Ma cosa ci fai qui? E soprattutto: perché sei in piedi?-
Vivien, a quel punto, non riuscì più a trattenere le lacrime e singhiozzando disse: -Sono spaventata! È la prima volta che mi allontano da casa e… da te! Non so cosa mi aspetta!-
Il cugino, vedendola in quelle condizioni si intenerì: -Ma dai, su! Non avere paura... Sono sicuro che per te sarà una bella esperienza...-
Lei non reggendo la tensione si buttò tra le braccia del ragazzo, piangendo disperata.
Oliver, non molto avvezzo a tanta confidenza, le accarezzava la testa mormorando: -Su….su….-
La ragazza si tirò indietro e asciugandosi gli occhi chiese timidamente: - Posso chiederti un grosso favore?-
Holly aveva un gran sonno e voleva unicamente rimettersi a dormire. Per accelerare i tempi finse accondiscendenza: - Dimmi…-
Viv esitò un momento poi domandò: - Posso dormire con te, stanotte?-
-EEEEHH? MA SEI PAZZA!- sbottò lui.
La ragazza lo guardò con occhioni da cerbiatta: - Per favore… come quando eravamo bambini…-
Il cugino non sapeva cosa rispondere: - Ma Viv! Non siamo più bambini! Non puoi dormire nel mio letto!-
-Ti prego, Holly! Solo questa volta!- insistette lei.
Lui guardò la cugina: effettivamente sembrava proprio disperata e bisognosa di conforto. Dopotutto aveva solo quindici anni e si preparava per affrontare quella che per lei era sicuramente una grande avventura.
Sospirò rassegnato e acconsentì, tirando indietro le coperte: - E va bene, vieni qui! Ma che non si sappia in giro!-
Lei, gioiosa si sdraiò al suo fianco e baciandogli una guancia dichiarò: - Sei il cugino migliore del mondo.-
-Come no! Solo quando ti fa comodo!- osservò lui con ironia.
Dopo qualche secondo di silenzio Vivien parlò di nuovo: - Sai quanto ti invidierebbero quasi tutti i tuoi amici in questo momento?—
Oliver si mise a ridere: - Ma sentila! Ti hanno mai detto che sei un’inguaribile vanitosa?-
-Un sacco di volte! E ne vado fiera.- sentenziò la ragazza appoggiandogli la testa sulla spalla.
Holly, esasperato sbuffò di nuovo: - Sei un caso disperato. Adesso dormi però… Buonanotte cuginetta!-
-‘Notte Holly.- disse lei sbadigliando e accoccolandosi più vicina come a cercare protezione.

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Capitolo 7
*** LA LONTANANZA ***


CAPITOLO 7:  LA LONTANANZA
 
From: Vivien Hutton
To: Tom Baker
Subject: Aggiornamenti
Date:  3rd November 2003; 09:21 p.m.
 
Ciao Tommy!
Qui tutto bene. Mi sono stabilita definitivamente presso la mia famiglia ospitante (I Gilmore) composta da Susan (la mamma); David (il papà) e le due figlie: Katy di 15 anni e Juliet di 18.
Vivono in una bella villetta alla periferia di Brighton. Le ragazze sono simpatiche e mi hanno accolto con calore.
Io sono in classe con Katy che mi ha subito presentato tutti i suoi amici. Fatti subito passare le strane idee: non sono niente di che e poi lo sai che io penso sempre e solo ad una persona!
A proposito: come sta andando? Il mio Benji fa il bravo o in mia assenza si è già dato alla pazza gioia?
Sai com’è: non mi fido moltissimo di lui.
Non vorrei che con lui valesse il famoso proverbio “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”.
Nel caso fosse così ti prego di dirmelo, almeno quando torno gliela faccio pagare.
Tu invece: Come stai? Conosciuto qualcuno di interessate?
E non fare il vago come tuo solito, per piacere.
Ci tengo a tenere monitorata la tua vita sentimentale!
Aspetto con ansia tue notizie.
Un bacione grandissimo,
Viv
 
PS: Ti allego una fotografia della famiglia Gilmore al completo più il loro cane Buddy, un simpaticissimo Bull Terrier.
 
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From: Tom Baker
To: Vivien Hutton
Subject:  Re: Aggiornamenti
Date:  4th  November 2003; 12:43 p.m.
 
Ma ciao!
Sono contentissimo che tu ti sia ambientata.
Carino il cane! Molto più delle due sorelle Gilmore… che probabilmente sono simpaticissime, ma fisicamente lasciano un pochino a desiderare (Bruce, Holly e Paul concordano con me.).
Nella mia vita sentimentale sempre calma piatta assoluta: non credere che per me sia facilissimo trovare la persona adatta.
Lo sai perfettamente, quindi smettila di chiedermelo.
Ti prometto che se mai troverò l’anima gemella tu sarai la prima a saperlo.
Benji per ora si comporta benissimo: gioca a calcio, gioca a calcio, gioca a calcio… e basta!
Sembra non abbia altri interessi particolari, anche se come sempre è circondato tutto il giorno da schiere di ammiratrici. Se ti può interessare mi sembra che con loro  ultimamente faccia meno il cascamorto del solito.
Giusto stamattina mi ha chiesto tue notizie.
Ti dò un suggerimento: scrivigli!
Se vuoi tenere vivo il suo interesse nei tuoi confronti non puoi ignorarlo così.
Dammi retta.
Mi raccomando, fatti sentire presto!
Bacioni,
Tommy
 
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From: Vivien Hutton
To: Oliver Hutton
Subject: Buon anniversario!
Date:  18th  November 2003; 11:54 p.m.
 
Ciao Cuginetto!
Stasera non riesco proprio a dormire e mentre cazzeggiavo in internet mi sono accorta che oggi è il 18 novembre! E’ il tuo primo anniversario di fidanzamento con Patty!
AUGURI!
Dimmi che non te ne sei dimenticato, altrimenti ti ammazzo.
No… neanche tu puoi essere così idiota. Non puoi essertene scordato!
Quindi?
Come hai festeggiato? Sei stato almeno un pochino romantico?
L’hai portata a cena?
Le hai fatto un regalo?
E soprattutto voglio sapere il “poi”.
Su dai, allieta la mia solitudine con qualche particolare piccante!
E mi raccomando, stacci attento che non voglio ritrovarmi un cuginetto di secondo grado.
E non arrossire. Anche se non ti vedo so benissimo che hai la faccia come un peperone in questo momento.
Guarda che non c’è niente di male a far l’amore con la propria fidanzata.
Attendo delucidazioni…
Dai un bacione alla zia da parte mia!
Mi mancate entrambi…
Con affetto,
Viv
 
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From: Oliver Hutton
To: Vivien Hutton
Subject: Re: Buon anniversario!
Date:  19th  November 2003; 07:12 p.m.
 
Ciao ROMPIPALLE COSMICA!
Ma che domande mi fai?
Ti sembra che io ti vengo a raccontare i particolari della mia vita intima con Patty via mail?
Già faccio fatica a dirteli di persona, figurati a scriverli.
E poi: cosa te ne frega?
Sei davvero morbosa a volte.
Comunque, tanto per stare sul generico: sì, abbiamo festeggiato.
COME sono solo affari nostri.
E non ti dirò nient’altro, quindi non insistere.
Ti salutano sia Patty che la mamma.
La mamma aggiunge anche un “fai la brava, mi raccomando. E non prendere freddo.”.
Perdonala: probabilmente è convinta che il clima in Inghilterra sia polare!
Per il momento ti saluto e aspetto tue notizie.
Ciao-ciao,
Holly.
 
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From: Vivien Hutton
To: Tom Baker
Subject: Tristezza
Date:  21st  November 2003; 10:24 p.m.
 
Ciao Tommy,
Stasera sono veramente a pezzi.
Mi mancate tutti da morire… mi sento sola e avrei solo voglia di piangere.
Il clima poi non aiuta: qui piove quasi tutti  giorni. Una roba da buttarti in depressione perenne!
Non sgridarmi, ma non ho ancora scritto a Benji: non trovo il coraggio di farlo.
E poi non saprei davvero cosa dirgli. Ho il terrore di farmi prendere la mano e spiattellargli tutti i miei sentimenti.
Ogni tanto mi sento proprio una cretina per non averlo fatto prima di partire: almeno adesso non sarei qui a rodermi il fegato con domande sul genere “Mi vorrà o non mi vorrà?”.
Mi sento patetica.
Anche in questo momento sto guardando la sua fotografia, la solita tutta sgualcita che conservo da due anni.
Ma perché è così bello?
Possibile che io non riesca a provare il minimo interesse per qualsiasi altro ragazzo al di fuori di lui?
Voglio tornare a casa, Tom.
Non ce la faccio più…
Aiutami…
Viv
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
From: Tom Baker
To: Vivien Hutton
Subject:  Re:Tristezza
Date:  24th November 2003; 10:35 p.m.
 
Tesoro!
Scusa il ritardo nella risposta ma eravamo fuori città per una partita con la Flynet.
Abbiamo vinto 3-0, nel caso (ne dubito) ti interessasse.
Spero che la fase “tristezza” ti sia passata.
Vuoi un consiglio?
Divertiti, esci, sfogati!
Smettila di pensare a Benji.
Oppure in alternativa, te l’ho già detto: scrivigli!
Non fare la timida, che non ci crede nessuno.
Tra l’altro: Benji si è fatto male alla caviglia. Niente di grave, ma mi sa che salterà la prossima partita.
Se vuoi questa potrebbe essere una buona scusa per mandargli una e-mail senza esporti troppo.
Però ti giuro: se dopo tutto ‘sto teatro che stai facendo quando torni non vi mettete insieme io vi disconosco entrambi come amici.
CHIARO?
Un bacione e cerca di star bene.
Quando mi mandi certe mail mi fai sempre preoccupare.
Tommy
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Vivien chiuse il PC.
E così Benji si era infortunato.
Chissà come stava…
Tom aveva ragione: avrebbe dovuto scrivergli.
Anzi, meglio: l’avrebbe chiamato.
Doveva solo cercare un telefono pubblico poiché farlo in roaming dal cellulare era economicamente proibitivo.
Che ore erano? Le 13:00.
Perfetto: in Giappone dovevano essere circa le nove di sera. A quell’ora non l’avrebbe disturbato di certo.
Uscì dall’aula informatica della scuola e andò in cortile dove c’era una cabina telefonica.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Benji era nella sua stanza quando il cellulare squillò.
Lo prese e subito notò che sul display compariva la scritta “Numero privato”.
Fu tentato di non rispondere: detestava chi chiamava nascondendo il numero.
Tuttavia non si poteva mai sapere, magari era una telefonata importante.
Svogliatamente disse: - Pronto?-
-Ciao Benji, sono Vivien-
Come sentì il suono di quella voce, immediatamente al ragazzo tornò la voglia di parlare:
-Viv? Ciao! Ma da che numero mi stai chiamando?-
-Da un telefono pubblico.-
-Ah, ecco perché compare “numero privato”. Che bello sentirti! Come stai?-
-Io benone… tu piuttosto? Tom mi ha detto della tua caviglia…- il tono di lei era incredibilmente tenero: il ragazzo provò un immediato senso di gioia.
Le rispose con dolcezza: -Non preoccuparti: non è nulla di grave, solo una semplice storta.-
-Ti fa molto male?-
Benji poteva chiaramente sentire la preoccupazione nella voce della ragazza: forse poteva approfittarne e fare un po’ la vittima. Ultimamente era molto raro che lei gli si rivolgesse in modo così affettuoso e lui adorava essere coccolato.
La sua caviglia in realtà stava benissimo, ma decise di mentire spudoratamente:
-Sì, parecchio. Non riesco a fare sforzi.-
-Oh. Mi dispiace… sono sicura guarirai presto. Non ti buttare giù.-
-Certo… se qui ci fosse qualcuno a consolarmi guarirei molto prima.-
Vivien colse la velata allusione: - Ah sì? E chi vorresti lì a consolarti?-
-Mmmmh… prova ad indovinare…-
La conversazione stava prendendo una piega inaspettata. Vivien era completamente sopraffatta dal tono caldo e seducente di Benji. Non c’erano storie: quel ragazzo ci sapeva proprio fare e lei ci stava cadendo come una fessa.
O forse sarebbe stato meglio dire che stava facendo di tutto per caderci. Era bellissimo sentirsi desiderate da lui, non poteva negarlo.
Ok, forse poteva essere un po’ carina una volta tanto: aveva tutto da guadagnarci.
Proprio mentre stava pensando ad una frase ad effetto per ammaliare definitivamente il bel portiere dall’altro capo del telefono giunse chiara una voce femminile:
-Con chi stai parlando, tesoro?-
Il cuore di Vivien si congelò all’istante.
Di chi era quella voce?
Con chi era Benji?
Il ragazzo era ammutolito.
Vivien chiese glaciale: - Ti sto disturbando, per caso?-
Benjamin non sapeva più cosa dire. Con voce percettibilmente imbarazzata rispose: -Ma no, Viv! Cosa stai dicendo?-
Maledetta quella scema che proprio in quel momento aveva deciso di tornare dalla doccia!
E adesso? Come avrebbe potuto giustificare la presenza di una ragazza in casa sua?
Vivien proseguì con distacco: - Bene. Come vedo no hai bisogno di me, in questo momento. Ti sei già procurato da solo qualcuno che ti curi la caviglia. Scusa se ti ho interrotto.-
-Vivien, aspetta! Non è come pensi!-
Cioè, in realtà è proprio come pensi… ma non IN QUEL SENSO. Non riattaccare per favore!” pensò lui nel frattempo.
-AH NO?!? Ma non ti rendi conto di quanto sei ridicolo! Prova almeno ad essere onesto, per una volta!- lei aveva alzato la voce e stava quasi urlando.
-No dai aspetta… hai frainteso!- cercò di giustificarsi inutilmente lui.
Frainteso?
Ma la prendeva per deficiente?
La rabbia la invase e sibilò al telefono l’unica risposta che le venne in mente: - Ma vaffanculo! Stronzo ipocrita!- e con violenza riattaccò il telefono.
A Benji mancò quasi il fiato.
Guardò la ragazza che si rivestiva di fronte a lui dopo la doccia e la odiò.
Poi si rese conto che Vivien aveva ragione: era ridicolo.
Che senso aveva odiare quella poveretta?
Lei non centrava nulla… era stato lui a portarsela a casa.
Era una sua vecchia conoscenza, che non aveva assolutamente nessun significato per lui: e la cosa era reciproca, tra l’altro.
Si trovavano ogni tanto, per divertirsi un po’, ma fra loro non esisteva nessun tipo di sentimento.
Quella sera aveva voglia di compagnia e l’aveva chiamata, avevano fatto sesso e tutto era finito lì, come al solito.
Una scopata: né più né meno.
Ed ora, per colpa di un paio d’ore di divertimento, stava rischiando di perdere l’unica persona di cui gli importasse davvero.
Si sentiva un perfetto coglione.
Ma ormai era fatta.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
STRONZO.
STRONZO.
STRONZO.
E pensare che per un momento lei ci stava quasi cascando.
Bastardo ipocrita.
Schifoso arrogante.
E osava anche fare il carino al telefono!
Le aveva promesso di aspettarla: scema lei che ci aveva creduto.
Non riusciva nemmeno a sentirsi triste: era solo terribilmente incazzata.
Con ironia pensò che, dopotutto, era stata lei l’ingenua!
Era ovvio che se chiedeva a Benjamin Price di aspettarla, avrebbe dovuto aggiungere la postilla:
Nel frattempo, cortesemente, evita di portarti a letto mezzo mondo”.
Sorrise cinicamente.
Pazienza: era stato carino illudersi per un po’.
Ora era arrivato il momento di voltare pagina.

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Capitolo 8
*** IL BACIO ***


CAPITOLO 8: IL BACIO
 
Fare shopping a Londra durante il periodo natalizio era sicuramente il sogno di chiunque. Per Vivien poi, era decisamente come essere in Paradiso.
Erano i primi giorni di dicembre, ma la città sfavillava magicamente di luci e alberi di Natale.
Lei non era particolarmente affezionata a quelle festività, poiché nel suo Paese d’origine non avevano nessun significato religioso. Tuttavia adorava l’atmosfera magica che si veniva a creare in quei giorni nella maggiori capitali del mondo occidentale.
Accompagnata da Katy e Juliet Gilmore si era recata a Londra in treno per dedicare un pomeriggio alle compere e al puro divertimento.
Una volta giunte nel quartiere di South Kensington una tappa ai grandi magazzini Harrods era d’obbligo.
Giunta di fronte all’ enorme palazzo che ospitava il centro commerciale più famoso del mondo, alla ragazza sembrò di sognare: sette piani di moda, lusso e follie.
Cosa poteva desiderare di più?
Benji” pensò istintivamente.
Tra l’altro: era il 7 dicembre.
Il suo compleanno.
Sperò ardentemente che quel cretino avesse il buon gusto di non aspettarsi degli auguri da parte sua…
Però, pensandoci meglio: perché no?
In fondo forse, la punizione migliore per lui, sarebbe stata proprio non dimostrarsi offesa o arrabbiata.
Se lei l’avesse trattato normalmente, dimostrando dignitosa indifferenza per quanto accaduto telefonicamente dieci giorni prima, sarebbe stato come comunicargli: fai quello che vuoi poiché di te non me ne frega assolutamente niente.
Senza pensarci due volte estrasse il telefono dalla borsa e decise di mandargli un sms. Le sarebbe costato un capitale, ma ne valeva la pena.
Rapidamente digitò:
Ciao Portiere. Tanti auguri di Buon Compleanno.”
Premette invio e ripose il telefono nella tasca interna della borsa.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Quando il cellulare di Benji suonò indicando che era arrivato un nuovo messaggio, quasi non ci fece caso. Quel giorno ne aveva ricevuti a migliaia, la maggior parte da ragazze di cui non ricordava nemmeno il volto.
Buttò un’occhiata distratta al display: erano le dieci di sera, evidentemente c’era qualche ritardataria.
Poi vide il nome di Vivien.
Immediatamente afferrò il telefono e lesse.
Gli stava facendo gli auguri!
Ma come? Non era arrabbiata con lui?
Questa poi… non se l’aspettava proprio.
Il messaggio non era un granché, però almeno gli aveva scritto.
Che l’avesse perdonato?
No, decisamente non era nel carattere di quella ragazza dimenticarsi così alla svelta di un affronto subito.
Almeno che…
Almeno che lei non avesse giudicato un affronto quello che lui aveva fatto.
Quel sms era perfettamente normale e tranquillo, come se fra loro non fosse mai accaduto nulla… o meglio: come se a lei non importasse nulla del fatto che lui fosse andato a letto con un’altra.
Non era possibile! Doveva importagliene almeno un minimo!
O forse no…
Vuoi vedere che lui si era fatto un film mentale e invece Vivien lo considerava soltanto un amico come tanti?
Anzi: un amico un po’ imbecille probabilmente, che le sbavava dietro senza rendersi conto di non avere la benché minima speranza.
Quindi?
Cosa doveva fare?
Rispondere?
Ma sì dai… dopotutto per non sbilanciarsi e peggiorare la sua posizione, era sufficiente rimanere sul vago.
Digitò “Grazie” e si rimise a rimuginare.
I dubbi lo attanagliavano, ma risolverli via sms era impossibile.
Avrebbe dovuto attendere ancora un po’: Holly gli aveva detto che Vivien sarebbe tornata per Capodanno e allora ci sarebbe stata la resa dei conti.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Dieci giorni dopo Vivien atterrò all’aeroporto di Narita a Tokio.
Trovò Holly e la zia Maggie che l’aspettavano.
Abbracciò entrambi: le erano mancati tantissimo.
Quando furono a casa Vivien andò subito a letto: il jet-lag le faceva brutti scherzi e per riprendersi aveva bisogno di dormire per almeno dodici ore di fila.
La aspettavano quindici giorni di vacanza: in Inghilterra le scuole sarebbero rimaste chiuse fino alla prima settimana di gennaio. Poi sarebbe rivolata in Gran Bretagna per passare l’ultimo mese di interscambio.
Come appoggiò la testa sul cuscino si addormentò immediatamente.
 
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-Cosa facciamo a Capodanno? E’ fra tre giorni- chiese Vivien a Holly mentre facevano colazione.
-Festa a Villa Price, come da tradizione- rispose il cugino addentando un toast.
Ovviamente.
Stupida lei a non averci pensato: con una villa extra-lusso e sempre vuota a disposizione cosa altro avrebbero potuto fare?
Unica pecca: avrebbe dovuto affrontare Benji.
Fino a quel momento era riuscita ad evitarlo quasi del tutto, ma con un party a casa sua sarebbe stato un po’ difficile non incontrarlo.
E va bene, avrebbe affrontato anche quella prova.
Ricorda Vivien: DIGNITOSA INDIFFERENZA” ripeté a se stessa meno convinta di quanto avrebbe voluto.
 
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La sera dl 31 dicembre arrivò velocemente.
Vivien scrutava pensierosa i vestiti appoggiati sul letto: quale look scegliere?
Era Capodanno e voleva essere carina… ma soprattutto voleva far morire Benji.
Passò in rassegna i suoi vestiti migliori e infine scelse: il SGGK voleva la guerra?
Ebbene: guerra sarebbe stata.
 
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-Dove diavolo pensi di andare vestita COSI’?- le chiese Oliver sgranando gli occhi quando la vide comparire in cima alle scale.
-Alla stessa festa a cui vai tu vestito come un mentecatto!- commentò acida Vivien.
Suo cugino non colse la provocazione e continuò dritto per la sua strada: - Ma non ti sembra di aver esagerato un po’?-
-Perché? Non sto bene?- chiese la ragazza con un’aria da santarellina.
Tom, che era arrivato da poco a casa loro per fare la strada in compagnia, intervenne: - Se il mio umile parere conta qualcosa, secondo me Viv sta benissimo!-
Holly lo fulminò con lo sguardo: - Zitto tu! Non infierire!- poi si rivolse di nuovo alla cugina: - Non è il punto di stare o non stare bene! Il problema è che quella gonna è troppo corta, la scollatura troppo profonda e i tacchi troppo alti!-.
Vivien rise divertita: - Certo! Inoltre respiro anche troppo spesso e a volte muovo troppo la bocca per parlare….Uffff… Piantala Holly! Ti stai rendendo ridicolo!-
Baker parlò di nuovo: - Viv ha ragione. Stai esagerando… dopotutto è Capodanno.-
Oliver sbottò: - Grazie Tom! Invece di dare man forte a me difendi lei! Così la guarderanno tutti!-
-Mi sembra ovvio: è quello che voglio…- ammise lei: - …Se avessi voluto passare inosservata sarei venuta in tuta.-
Tom e Vivien risero e Holly, rassegnato, decise che fosse meglio metterci una pietra sopra.
 
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Quando Benji vide arrivare lungo il vialetto d’ingresso il trio composto da Oliver, Tom e Vivien corse loro incontro per salutarli e li fece entrare.
Vivien, fingendo assoluto distacco, gli diede due baci fugaci sulla guancia.
-Bentornata!- La accolse lui: -Sono contento tu sia venuta. Credevo di dover passare tutte le vacanze senza vederti.-
Lei rispose evasivamente: - Ah, sì scusa. Non ero ancora passata a salutarti… solo che ho avuto un po’ da fare.-
Detto questo si tolse il cappotto e guardò il portiere dritto negli occhi… o meglio, cercò di guardarlo negli occhi poiché lui stava osservando tutt’altro.
-Qualcosa non va, Benji?- chiese la ragazza con aria furba.
-No, no… tutto benissimo.- rispose lui in tono assente scrutando con attenzione ogni minimo dettaglio del corpo della ragazza.
Lei gli porse il cappotto: - Questo? Dove lo metto?-
-L-lascialo…p-pure… a…me…- balbettò Benjamin.
Senza farselo ripetere lei gli appoggiò il giaccone su un braccio e si dileguò in salotto, lasciandolo completamente immobile ad osservarla allontanarsi.
 
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Se voleva fare colpo su di lui, beh… ci era riuscita in pieno!
Vedersela apparire davanti vestita in quel modo aveva istantaneamente risvegliato tutti i suoi istinti più bassi.
L’aveva fatto apposta: non c’era alcun dubbio.
Voleva provocarlo.
Che gran sforzo, tra l’altro: lui la trovava irresistibile anche in divisa scolastica!
Ma stasera il suo Splendore era davvero qualcosa di incredibile.
Quello che gli sfuggiva è se l’avesse o meno fatto veramente per lui.
Non che gli importasse molto: guardarla era un piacere tale che il motivo per cui si fosse vestita così passava nettamente in secondo piano.
Desiderava quella ragazza, e stasera glielo avrebbe fatto capire in ogni modo.
Non poteva lasciarsi sfuggire un’ occasione del genere, quanto era vero che lui si chiamava Benjamin Price.

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La serata trascorse rapidamente e mezzanotte si stava avvicinando.
Benjamin era ronzato intorno a Vivien tutta sera come una mosca sul miele, ottenendo solo qualche frase cortese e qualche risatina.
Che stesse perdendo il suo fascino?
Come se non bastasse doveva sorbirsi le lamentele di Bruce che gli chiedeva in continuazione come mai a quella festa ci fossero così poche ragazze.
Effettivamente lui di proposito aveva invitato soltanto Patty, Susie e Vivien evitando tutte le solite presenze femminili che normalmente popolavano i suoi party.
Non voleva distrazioni di alcun tipo: quella era la sera in cui doveva fare breccia nel cuore della cugina di Holly.
Sì, come no!
Se solo avesse potuto avvicinarla o lei gli avesse parlato per più di dieci secondi di fila…
Quella ragazza gli stava dando decisamente del filo da torcere e questo rendeva tutto molto più interessante.
I 108 colpi della campana del tempio cominciarono a risuonare: ormai era mezzanotte.
Gli amici intorno a lui cominciarono a scambiarsi gli auguri di rito: era arrivato il suo momento.
Cercò Vivien con gli occhi e la vide in fondo al salone vicina a Tom Baker.
Non ci sarebbe voluto molto a sbarazzarsi di lui.
Con passo deciso si avviò verso la ragazza.
 
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-Tom! Benji sta venendo qui!- esclamò Vivien allarmata.
-E con ciò?- chiese il ragazzo perplesso.
Vivien lo fissò risoluta: - Devo fermarlo. Non voglio che venga a farmi gli auguri!-
-Ma perché?- domandò Baker: - Che male c’è?-
-Non voglio e basta.- insistette Vivien. Poi rivolse all’amico una richiesta inattesa: - Ti prego Tommy: baciami!-
Lui rise: - Non dire cavolate! Lo sai che non sei il mio tipo!-
Lei sbuffò: - Non andare per il sottile, Tom: lo so benissimo. Te lo chiedo come favore… Dopotutto due anni fa io e te ci siamo già baciati!-.
Tom sorrise al ricordo di quel bacio infantile che si erano scambiati per pura curiosità.
Glielo fece notare: - Sì certo. Ma quel bacio aveva uno scopo puramente didattico!-
Lei cercò di convincerlo. – E adesso fallo per uno scopo umanitario!-
Baker trattenne a stento una risata: un bacio a scopo umanitario? Ma che stupidaggini diceva l’amica?
Fu di nuovo Vivien a parlare: - Ti prego! Fai uno sforzo! E’ soltanto un bacio! E cerca di essere convincente, per favore. Fallo come se io ti piacessi.-
-Ma perché proprio io?- protestò lui
-A chi altri potrei chiederlo, secondo te?- osservò la ragazza: - A Paul magari? E se poi lui gradisse, come la mettiamo? Almeno con te vado sul sicuro…-
-Giusto.- ammise Tom: - Va bene: lo faccio. Ma mi devi un favore.-
Detto questo, cercando di non ridere, abbracciò Vivien e appoggiò le labbra su quelle di lei. Lei dischiuse le proprie, accogliendo la lingua dell’amico.
Benji, vedendo la scena, si paralizzò.
 
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Si stavano baciando!
Tom Baker stava baciando Vivien!
Il suo Splendore.
Non poteva credere ai propri occhi: battuto da Tom.
Questo era il colmo.
Si voltò senza dire altro e tornò dagli amici, che come lui stavano guardando impietriti i la cugina di Oliver e il centroavanti della New Team stretti in un tenero abbraccio.
 
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Quando si staccarono, Tom e Vivien per poco non si misero a ridere.
Poi si accorsero che tutti li stavano osservando.
-Ops.- sussurrò Vivien
-Mi sa che dovremo inventarci una scusa per questo.- mormorò Tom.
-Già.- concluse Vivien
Si guardarono in silenzio poi la ragazza parlò di nuovo: - Comunque Tommy, detto tra noi: complimenti! Baci benissimo! Non me lo ricordavo.-
Baker rise. – Avevi dubbi, scusa?-
Lei fu lesta a controbattere: -No, no: per carità… adesso però mi sa che ci tocca affrontare la gogna dei nostri amici!-
Lui sospirò: -Cosa non si fa per amicizia!-

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Capitolo 9
*** CAMBIARE ***


CAPITOLO 9: CAMBIARE
 
Vivien fu accolta da Holly, Patty e Susie che la guardavano esterrefatti.
-Hai baciato Tom!- esordì suo cugino con fare accusatorio.
-Che scandalo!- commentò ironicamente la ragazza strappando un risolino divertito alle due manager della New Team.
Oliver non sapeva più cosa dire: -Ma insomma, Viv! Cosa stai combinando?-
Lei rispose con naturalezza: - Assolutamente niente. Ho semplicemente fatto gli auguri di buon anno ad un amico. Era solo un bacio, mica chissà che cosa.-
-Ma così: davanti a tutti?- domandò Holly sempre più sorpreso.
Vivien cercò solidarietà nelle ragazze presenti: - Vi prego: spiegategli voi che per un bacio non cade il mondo. Se lo faccio io lo offendo.-
Susie prese parola: - E dai, Holly! Non fare il moralista… che male c’è se tua cugina bacia Tom? Dopotutto è un bel ragazzo. Non sei contento che stiano insieme?-
-Io e Tommy non stiamo insieme!- protestò Viv.
-E allora perché l’hai baciato?- chiese il capitano della New Team con voce isterica.
-Perché mi andava di farlo. O dovevo prima chiederti il permesso?- replicò sua cugina, che incominciava a non tollerare più quell’interrogatorio incalzante.
Poi si rivolse a Patty: -Ma come fai a stare con un bacchettone simile?-
L’amica sorrise: - C’ho fatto il callo, dopo tanto tempo…- e così dicendo diede un leggero bacio sulla guancia del fidanzato.
Vivien sollevò le sopracciglia perplessa e decise di accomiatarsi.
Dopo la scena del bacio Benji si era dileguato.
Ma che fine aveva fatto?
Doveva trovarlo: era curiosissima di conoscere la sua espressione dopo che l’aveva vista tra le braccia di Tom.
 
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-TU HAI BACIATO VIVIEN HUTTON!- urlò Bruce in faccia a Tom Baker puntandogli il dito indice a pochi centimetri dal viso: -Hai il mio massimo rispetto, amico mio!-
-Ehm…grazie.- rispose l’altro visibilmente imbarazzato.
Harper voleva approfondire: - Ma come hai fatto?!?-
Il centroavanti elaborò rapidamente una scusa: - Beh, sai… è stato facile: l’atmosfera, un bicchiere di troppo… Sono cose che succedono, no?-
-Sono cose che succedono SOLO A TE! Magari a me capitasse una fortuna simile…- osservò Bruce.
Tutti gli amici risero.
Paul Diamond appoggiò il braccio sulle spalle di Baker e disse con fare complice: - Hai capito il nostro Tom? Zitto, zitto si è messo con la ragazza più carina della scuola! Bel colpo!-
Tom si sentì in dovere di fare una precisazione: - No, aspettate! Io non mi sono messo con nessuna! Non traiamo conclusioni affrettate.-
Paul lo guardò stranito. – No, aspetta: fammi capire. Stai cercando di dirmi che non hai intenzione di approfondire con Viv?-
-No, direi proprio di no.- confermò l’altro.
-MA SEI COMPLETAMENTE SCEMO?- strillò Diamond mentre Bruce, Ted e Johnny annuivano.
Baker non si scompose: - Diciamo che è stata una cosa così, senza futuro… io ho altri interessi.-
Gli amici erano sempre più ammirati: Tom Baker aveva baciato Vivien Hutton e si permetteva di sottovalutare la cosa poiché aveva “altri interessi”.
Pazzesco!
Evidentemente loro quattro avevano ancora molte cose da imparare nella vita…
 
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Vivien si aggirava nei corridoi di Villa Price.
Sapeva benissimo dove trovare Benji.
Se conosceva quel ragazzo come pensava, c’era un unico posto dove lui amava rifugiarsi quando voleva stare solo: il giardino d’inverno.
Infatti, una volta giunta nella veranda riscaldata, individuò immediatamente la sagoma del portiere sprofondata in una delle poltrone in vimini che arredavano l’ambiente.
Lo raggiunse silenziosamente dal dietro, poi, quando fu a circa mezzo metro disse: -Ehi! Cosa fai qui tutto solo?-
Lui si voltò. Aveva il volto scuro, ma come la vide la sua espressione si rilassò un poco.
-Ciao, Viv.- disse stancamente.
Lei, avvicinandosi, prese posto sul bracciolo della poltrona.
Stettero in silenzio per un po’, poi la ragazza sussurrò. – Buon anno, Portiere.-
Lui mugugnò: - Mphf… grazie. Speravo fosse migliore.-
Lei gli sorrise, poi gli parlò nuovamente: -Non fare la piaga, Benji. Non ti si addice.-
Il ragazzo si tirò più dritto sulla poltrona e le suggerì: - Tornatene dal tuo ragazzo… ti starà cercando.-
Vivien balzò in piedi: - Ma insomma! Cosa avete tutti stasera? State morendo dalla voglia di accasarmi? Lo dico anche a te come l’ho detto a Holly poco fa: TOM NON E’ IL MIO RAGAZZO!-
Benji sollevò un sopracciglio dubbioso: - Ah no? Da come ti comportavi con lui prima sembrava proprio che lo fosse.-
Vivien si risedette sul bracciolo e avvicinò il viso a quello di Benji, chiedendogli piano: - Quella ragazza che ho sentito al telefono un mesetto fa è la tua fidanzata?-
Lui rispose immediatamente: - Ma No! Per l’amor di Dio!-
Vivien sfoderò un sorriso molto seducente: - E allora? Vedi che usi due pesi e due misure? Tu puoi sbatterti una senza che sia la tua ragazza, mentre se io dò un bacetto a Tommy, come minimo lo devo sposare? Ti sembra ovvio?-
Benjamin sorrise a sua volta. Avere il viso della ragazza così vicino gli stava dando un po’ alla testa. Le guardò le labbra, pensando che avrebbe dato un rene per poter baciare quella bocca stupenda.
Il suo profumo lo stava inebriando… non ce la faceva più.
Lentamente incominciò ad avvicinarsi a lei.
Vivien lo bloccò: - Tu hai un problema, Benji.-
Lui ritornò in sé e chiese: - Cioè?-
La ragazza si allontanò di qualche centimetro gli chiese: - Dammi il tuo telefono, per favore.-
-Ok.- rispose lui prendendo il cellulare dalla tasca dei jeans e porgendoglielo.
La cugina di Holly si mise a far passare i numeri presenti nella rubrica del ragazzo, sorridendo divertita.
Quindi esclamò: - Come pensavo. Ci sono più nomi femminili nella tua rubrica che nell’archivio medico di un ginecologo.-.
Lui rise, poi tentò di giustificarsi: - Va beh, cosa centra?-
-Quante di queste ragazze ti sei portato a letto?- chiese lei con un ghigno.
-Non ne ho idea!- ammise lui con fare colpevole:- Qualcuna sì, suppongo…-
-Supponi?- il tono di Vivien era sempre più ilare: - Ma ti rendi conto che ormai non le conti neanche più? Non ti sembra di essere un po’ superficiale?-
Benjamin incominciava ad avvertire un senso di disagio. Guardò Vivien e propose: - Se vuoi cancello tutti quei numeri. Non mi interessano.-
-No.- disse lei risoluta.
Lui fece un altro tentativo. – Allora… preferisci che cambi direttamente il numero io in modo che non riescano più a rintracciarmi? Se vuoi lo faccio!-
-No, Benji. Io non voglio che cambi numero di telefono… io voglio che cambi testa.- disse infine la ragazza.
Cosa?
Cambiar testa?
Quella ragazzina gli stava forse facendo la predica?
Però era piuttosto piacevole essere redarguito da lei: lo faceva sentire importante.
E poi lo stava facendo in modo così delizioso: da lei avrebbe tollerato di tutto, probabilmente.
Era terribilmente preso da Vivien. Gli occhi enormi che lo fissavano l’avevano completamente incatenato.
E va bene: aveva vinto.
Tanto valeva ammetterlo.
-Forse hai ragione.- disse infine il SGGK: - Ma se “cambio testa”, come dici tu, cosa ottengo in cambio?-Dicendo le ultime parole passò un braccio intorno alla vita di lei facendola cadere dal bracciolo e tirandosela addosso.
Il cuore di Vivien cominciò a battere fortissimo.
Era lì, sola con Benji sulla poltrona. I loro corpi erano vicinissimi, nuovamente avvinghiati come quel giorno sul divano.
Non doveva cedere, altrimenti sarebbe stato tutto inutile.
Cercò di assumere un tono fermo e maturo e gli disse: - Cosa otterrai? …Di diventare una persona migliore.-
Lui le appoggiò le labbra fra collo e spalla e sussurrò: - Non mi basta.-.
Lei sentì il tocco delicato della sua bocca e il fiato caldo e sensuale di lui che le lambivano la pelle.
Il corpo di Vivien fu scosso da un lieve tremore, a quel contatto.
Nonostante tutto fece appello a tutto il suo stoicismo e gli fece una proposta: - Tra tre giorni riparto per l’Inghilterra e starò via ancora un mese. Hai ben trenta giorni di tempo, Price.-
-E poi?- la esortò lui senza togliere le labbra dal suo collo e percorrendo lentamente, con piccoli baci, lo spazio tra la  mandibola e l’ orecchio sinistro di lei.
-Quando tornerò, dimostrami che sei cambiato ed hai capito il mio discorso. Allora forse ne riparleremo.- concluse lei allontanandosi delicatamente dalla dolce tortura cui lui la stava sottoponendo.
Lui la osservò divertito.
Avrebbe voluto trattenerla, ma temette di ottenere l’effetto contrario.
Suo malgrado la lasciò andare dicendole: - Mi dai la tua parola?-
-Sì.- annuì lei alzandosi definitivamente dalle sue ginocchia: - Torniamo dagli altri adesso? Si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto.-
Benjamin Price si tirò in piedi e si avviò con Vivien verso il salone principale.
Certo, non era esattamente quello il modo di festeggiare il Capodanno che si era immaginato nella sua testa ad inizio serata.
Tutto sommato, visti i preamboli, non era andata poi così male.
E poi Viv aveva ragione: un cambiamento gli avrebbe fatto bene.

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Capitolo 10
*** DUE CUORI... E MEZZO! ***


CAPITOLO 10: DUE CUORI… E MEZZO!
 
NOTA DELL’AUTORE: In fondo a questo capitolo troverete una fan-art che ho fatto ieri sera in un momento di svago dopo una giornata pesante. Uno schizzo veloce a matita, niente di che…
E’ nata pensando a “The Eye of the Tiger” (infatti l’ho aggiunta anche nell'epilogo dell’altra storia), poiché ritrae il mio “triangolo” preferito.
Tuttavia la metto anche qui. Troverete Mark Lenders con la solita faccia incazzata (e ci piace!), Benjamin Price con la solita faccia da sberle (e ci piace anche lui!) e Vivien… con la sua faccia, che ho deciso io poiché l’ho creata. Così date un volto alla protagonista…
Spero gradirete… (Soprattutto Erieri a cui l’avevo promesso).
 
Il viso di Benji era sempre più vicino al suo, il cuore le stava esplodendo nel petto.
Le loro labbra si unirono e si dischiusero permettendo alle lingue di incontrarsi.
Sentiva il suo sapore dolce, le sue mani che la accarezzavano.
Non pensava che avrebbe potuto essere così bello. Avrebbe voluto che il tempo si fermasse per poter rimanere così, insieme a lui per l’eternità….
 
DRRRRIIIIIIIIIIIIIIN!
Ma cosa era quel rumore?
Ah, sì: la sveglia.
Vivien emerse lentamente dal calore delle coperte e allungò un braccio verso il comodino per far cessare il suono molesto che le stava trapanando i timpani.
Era stato solo un sogno!
Veritiero però…
Si crogiolò ancora per qualche minuto nel dolce ricordo di quelle immagini che ancora le popolavano la mente, poi si alzò.
Si stiracchiò nel buio della sua stanza e andò verso la finestra.
Aprì le ante e guardò fuori.
Che strano: pioveva!
Il grigio mare di Brighton si stagliava piatto e monotono all’orizzonte. Il cielo era pumbleo e qualche gabbiano volava basso, emettendo versi striduli.
Richiuse i vetri e si diresse verso la scrivania. Prese il diario e cercò tra le pagine la fotografia di Benjamin. Gli diede un bacio rapido, come faceva ogni mattina.
Certo che quella foto era proprio malridotta: forse avrebbe dovuto sostituirla con una più recente.
Ci avrebbe pensato al suo ritorno: mancavano solo quindici giorni ormai.
E’ vero: doveva leggere le mail!
Sicuramente ne avrebbe trovato una del SGGK.
Da quando gli aveva dato l’ultimatum, la notte di Capodanno, il ragazzo aveva preso l’abitudine di scriverle ogni giorno.
Le inviava una specie di report giornaliero per dimostrarle che si stava impegnando a fondo nella propria opera di “redenzione”.
Accese il computer e aprì il suo account di posta.
Come previsto c’era un nuovo messaggio di Benji.
 
 
From: Benjamin Price
To: Vivien Hutton
Subject: Faccio del mio meglio!
Date:  16th January 2004; 10:18 p.m.
 
Ciao Viv!
Come al solito, ecco la cronaca minuziosa della mia giornata.
Ore 7.00: sveglia
Ore 7.15: Doccia (da SOLO, giuro!)
Ore 7.30: colazione sostanziosa con corretto rapporto carboidrati/proteine.
Ore 8.30: sono uscito di casa
Ore 8.45: sono arrivato a scuola e ho evitato accuratamente di incrociare lo sguardo di qualsiasi ragazza. Ho concesso solo un garbato e freddissimo “ciao” a Patty e Susie… altrimenti si offendono.
Ore 9.00-13.00: Lezione. Due ore di matematica, breve intervallo, una di biologia, una di letteratura inglese.
Ore 13.00-14.00: Pausa pranzo. Mi sono seduto al tavolo con Holly, Tom, Paul e Bruce. Non ho mai alzato lo sguardo dal piatto, tranne una volta per salutare Ted.
Ore 14.00-17.00: allenamento. Ho ignorato le ragazze sugli spalti. Non saprei nemmeno dirti quante e chi fossero. Chiedi a tuo cugino se non mi credi.
Ore 17:15: doccia. Stavolta non ero solo: vicino a me c’era Bruce… e non è un bel vedere, te l’assicuro.
Ore 17: 45: casa. Mi sono chiuso in stanza e ho studiato. (questa è una palla…non ho aperto libro).
Ore 19: 00: cena leggera.
Ore 20.00: di nuovo in stanza. Ho guardato un po’ di TV. Poi mi è squillato il cellulare: era una certa Leila. Visto che non mi ricordavo chi fosse, non ho risposto. Fammi i complimenti.
Ore 22.00: mi sono messo al computer a scrivere a te.
Hai visto come sono stato bravo?
Ti ho pensato tutto il giorno… non vedo l’ora che tu torni. Manca poco ormai.
E ti ricordo che io e te abbiamo fatto un patto: io ci sto mettendo tutto l’impegno per onorarlo.
Ovviamente mi aspetto altrettanto da te.
Adesso ti saluto… ti sognerò stanotte.
E spero caldamente tu sia poco vestita, almeno nei miei sogni.
SGGK.
 
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Imbecille!
Pensò istintivamente Vivien finendo di leggere la lettera di Benji.
Però era un imbecille simpatico e terribilmente affascinante.
Unica pecca: perché doveva sempre firmarsi SGGK?
Tanto per far notare quanto lui fosse bravo?
Sempre modestissimo, il suo portiere, non c’era che dire.
Ridacchiando tra sé divertita chiuse il PC e si diresse verso il bagno per lavarsi.
Doveva andare a scuola e stava perdendo un sacco i tempo.
 
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-Mamma mia! Che folla!- esclamò Bruce Harper divertito sbirciando dalla finestra degli spogliatoi della Nankatsu.
Oliver gli chiese: - Ragazze?-
-Sì.- confermò l’amico: - E scommetto che non sono qui per me… e senza offesa, Capitano, nemmeno per te!-
Holly rise: - Non avevo dubbi, Bruce! Sappiamo benissimo chi vengono a vedere le ragazze… vero Benji?-
Il portiere fece un mezzo sorrisetto compiaciuto guardando il gruppo di studentesse radunato in cortile.
Ce ne erano alcune veramente carine…quasi quasi poteva farci un pensierino.
NO.
Aveva fatto una promessa a Vivien: niente più avventurette senza senso.
Doveva mettere la testa a posto, altrimenti questa volta l’avrebbe persa sul serio.
E per sempre.
Dopotutto non era poi un gran sacrificio un po’ di sana astinenza… calcolando che la ricompensa finale sarebbe stata molto golosa.
Anche se, pensandoci bene, pensare al suo Splendore come se fosse un “premio” da guadagnare non era una cosa molto carina da parte sua.
Quella ragazza gli piaceva sul serio. Non era solo bella: era intraprendente, intelligente e con un carattere in grado di tenere testa a chiunque.
Con una così avrebbe anche potuto impegnarsi in una relazione seria: insieme stavano bene e si divertivano.
Con Vivien era piacevole anche solo chiacchierare, ridere e scherzare.
Certo: farci altro sarebbe probabilmente stato stupendo. Quei brevi momenti di intimità che era riuscito a ritagliarsi con lei negli ultimi mesi avevano acceso in lui un desiderio prepotente che spesso gli invadeva la mente.
Voleva accarezzare quel corpo stupendo, baciare quelle labbra, stringere e sentire quelle forme, non abbondanti, ma così seducenti.
Basta pensarci, altrimenti rischiava di perdere il senso della realtà.
Si rivolse ai compagni di squadra e scherzosamente disse: - Prego, ragazzi. Sono tutte vostre. Io mi sto prendendo una pausa di riflessione.-
I ragazzi della New Team lo fissarono straniti.
Possibile che un dongiovanni impenitente come Benjamin Price perdesse l’occasione di farsi ammirare da uno stuolo di fanciulle accorse sul posto solo per vederlo?
La cosa sembrò a tutti parecchio strana, e soprattutto sospetta.
 
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Stava cambiando.
E lo faceva per lei.
Durante la prima ora di lezione di quella mattinata la mente di Vivien non riusciva a pensare ad altro.
Se davvero lui si stava impegnando così a fondo, voleva dire che a lei ci teneva.
Quindi, una volta rientrata a casa, forse avrebbe potuto cedere alle avances del suo portiere.
…e forse lei sarebbe diventata la ragazza di Benjamin Price.
A quel pensiero un senso di euforia la invase.
Immediatamente però la gioia si trasformò prima in preoccupazione e successivamente in panico.
Essere fidanzate con Benji contemplava dei doveri. Doveri fisici, naturalmente. Molto piacevoli, presumibilmente.
Ecco: a quello non era preparata.
Nonostante tutta la sua ostentata spavalderia, Vivien, a quindici anni, non aveva mai concluso un granché. Non che non ne avesse avuto l’occasione: gli spasimanti non le mancavano di certo.
Ma per una che era assurdamente persa per lo stesso ragazzo dall’età di tredici anni, non era poi così facile dare quel tipo di confidenze a qualcun altro.
Non se l’era sentita.
Voleva attendere la persona giusta.
Detto in soldoni: era vergine.
Sulla teoria però era imbattibile! Si era informata su tutto leggendo, parlando con le amiche e soprattutto interrogando quel martire di Tom.
Povero Tommy! Tra l’altro era la persona meno adatta in assoluto per darle una mano in quel campo, ma dopotutto era l’unico maschio di cui si fidasse appieno.
C’era Holly, ma parlare di certe cose con lui sarebbe equivalso a tirargli una coltellata. Oliver si imbarazzava persino per un bacio. Con lui non sarebbe stato minimante plausibile fare una bella chiacchierata onesta e sincera su questioni di “sesso”.
Insomma: se le cose con Benji fossero andate in porto prima o poi lui le avrebbe chiesto di fare l’amore.
Più prima che poi, conoscendolo.
L’agitazione la invase.
Non era certissima di essere pronta a quel passo.
E soprattutto: non era un mistero che il SGGK fosse discretamente esperto in quel campo. Cosa si sarebbe aspettato da lei?
Performance da film a luci rosse?
I concetti che lei aveva in testa erano piuttosto fumosi per essere messi in pratica con successo…
Sospirò.
Dopotutto, forse era meglio non angosciarsi troppo. Certe cose non si possono programmare a tavolino. Inoltre non era il caso di mettere il carro davanti  ai buoi: non era ancora sicura che Benji stesse realmente rispettando il patto. E l’ipotesi di diventare la sua ragazza era ancora molto remota.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Nel cortile della Toho High Scool…
-Ciao Capitano!- disse una provocante voce femminile che venne assolutamente ignorata dal diretto interessato.
-Ehm…Mark?- chiese Danny Mellow con titubanza: - Credo che abbia salutato te.-
Lenders, frugando nel borsone da calcio mentre stava seduto sul muretto di una delle aiuole, domandò: -Chi?-
-Judy Garland.- precisò Danny
Mark guardò l’amico senza afferrare il nome appena pronunciato. – E chi è?-
L’altro glielo spiegò immediatamente: - Il capo delle cheerleaders.-
-Mai sentita nominare.- osservò il capitano in tono asciutto.
Ed Warner intervenne: – Ma dai, Mark! E’ quella bionda con due tette da paura che non perde mai occasione di sbatterti il culo in faccia appena può. Possibile che tu non la conosca?-
Lenders era sempre meno interessato. – Non l’ho mai notata.-
Warner sorrise e indicando una ragazza bionda, prosperosa e appariscente poco distante disse: - E’ quella là.-
Mark rivolse un’occhiata distratta alla sconosciuta, poi commentò: - Ah. Buono a sapersi.-
Il portiere karateka gli propose ironicamente: - Certo che una bottarella potresti anche dargliela. Ti sbava dietro. Almeno magari la smetterebbe…-
L’attaccante si alzò in piedi e afferrò il borsone mettendoselo in spalla: - Grazie del consiglio, Ed. Lo terrò presente se mai dovessi sentire il bisogno impellente di farmi una scopata.- Guardò di nuovo la ragazza e concluse, quasi ridendo: - Raffinatissima, non c’è che dire. Certo che dovrei essere proprio disperato per farmene una così…-.
Tutti e tre si misero a ridere e si avviarono verso il campo da calcio.
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Capitolo 11
*** CORTEGGIAMI ***


CAPITOLO 11: CORTEGGIAMI
 
Benji si svegliò circa mezzora prima che suonasse la sveglia: finalmente quel giorno era arrivato.
Il pomeriggio precedente Vivien era rientrata dall’Inghilterra.
Lei gli aveva fatto una brave telefonata e aveva promesso che si sarebbero visti a scuola il mattino successivo.
Meglio farsi una doccia: non si vedevano da un mese e lui doveva essere al “top”.
Perché oggi sarebbe stato il gran giorno, quello in cui avrebbe potuto godere da parte di Vivien di tutte quelle attenzioni che fino a quel momento aveva soltanto immaginato.
Magari non proprio tutte insieme… Probabilmente ci sarebbe voluto un po’ di tempo prima che la ragazza si lasciasse andare completamente.
Tuttavia, già dal tono della telefonata, aveva potuto intuire quanto lei fosse ben disposta nei suoi confronti.
Finalmente.
Aprì la porta del bagno privato della sua camera da letto, accese l’acqua dell’enorme doccia e si guardò allo specchio.
Era decisamente in forma, Vivien non avrebbe trovato nulla da ridire.
A dir la verità nessuna ragazza aveva mai avuto modo di lamentarsi, ma con la cugina di Holly non si poteva mai sapere.
E poi ci teneva maledettamente a piacerle.
Strano: solitamente era sicuro del proprio aspetto fisico. Ma il suo Spledore, con il continuo tira e molla degli ultimi mesi, era stata in grado di instillare nella sua mente un sacco di dubbi.
Si diede un’altra occhiatina: i pettorali erano ben sviluppati, le spalle ampie, gli addominali definiti. Le braccia erano muscolose…l’unica nota dolente erano le mani. Erano grandi, con dita lunghe ma la pelle era un po’ rovinata a causa della continua attività di portiere che lo obbligava ad indossare perennemente dei rigidi guanti.
Probabilmente il suo tocco ruvido avrebbe potuto irritare la pelle diafana e delicata di Vivien…
Già, perché era proprio così che immaginava la pelle della ragazza: non aveva mai potuto toccarla, se non sul viso, sul collo e sulle braccia… E già quei pochi centimetri di epidermide gli erano sembrati meravigliosamente lisci.
Si mise a pensare a come avrebbe dovuto essere appagante sfiorarla altrove, dove il suo occhi non avevano ancora potuto indugiare.
Chissà come sarebbe stato il suo seno: lo immaginava alto e sodo, non molto grande ma che riempisse perfettamente il palmo della sua mano… e i capezzoli? Piccoli, turgidi e rosati…
Poi il ventre piatto, l’ombelico e giù, sempre più giù fino ad arrivare a…
ALT.
Meglio fermarsi qui.
Le sue parti basse già rivendicavano attenzione.
Va bene che era tornata Vivien, ma iniziare la giornata con un’erezione era eccessivo anche per lui.
Meglio infilarsi sotto la doccia.
Fredda, possibilmente.
 
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La attese appoggiato ai pilastri del cancello esterno della Nankatsu.
Faceva molto freddo e si strinse nel giaccone: dopotutto erano i primi di febbraio.
La vide arrivare con Oliver, avvolta in un piumino, una morbida sciarpa di lana e un basco in testa da cui spuntavano i bellissimi capelli. La gonna dell’uniforme le arrivava al ginocchio. Con un brivido pensò come potessero le ragazze non morire di freddo. La divisa scolastica prevedeva che sotto la gonna venissero indossate soltanto delle cortissime calze di cotone bianco, indipendentemente dal periodo dell’anno. Ciò comportava immancabilmente che i polpacci rimanessero nudi ed esposti alle intemperie.
Ringraziò il cielo di essere un uomo e potersi mettere i pantaloni.
LUNGHI.
Improvvisamente Vivien lo vide e si mise a correre.
Verso di lui?
Sì! Proprio verso di lui.
Gli si buttò fra le braccia urlando: -CIAO BENJI!-
Lo baciò.
Sulla guancia.
SULLA GUANCIA?!?
Ma stava scherzando? Tutta quell’ attesa per un bacio casto sulla guancia?
E no, cara mia…
Le voltò il viso, afferrandole il mento e dicendole: -Tutto qui?-
Gli occhi di lei lampeggiarono furbi.
-Sì, Portiere. Sta arrivando Holly.- gli sussurrò.
Puntuale, la voce del Capitano si fece infatti sentire: - Che entusiasmo Viv! – poi la prese in giro, imitandola con la voce: -Non vedi che è SOLTANTO Benji?-.
Vivien gli rivolse un’occhiata furibonda poi sibilò: -Impara a farti gli affari tuoi, cugino!-
Holly ridacchiò poi salutò a sua volta il SGGK.
Tutti e tre si avviarono verso l’entrata.
Da lontano Viv scorse Tom e lo chiamò. Fece per andargli incontro, ma venne trattenuta da Price per un polso.
Si voltò, guardandolo con aria interrogativa.
Lui le sorrise da sotto il cappello, poi la tirò vicina e mormorò: - Ti lascio andare subito, ma prima dimmi che verrai da me oggi dopo la scuola.-
Panico.
Le stava chiedendo di andare a casa sua?
Così, subito?!?
No, non era pronta.
Ma lui non doveva accorgersene. Non doveva intuire le sue insicurezze.
Decise di giocare d’astuzia, facendosi desiderare: -Non ti sembra di correre un po’ troppo? Non mi hai ancora dimostrato di aver mantenuto il nostro patto.-
Lui, palesemente deluso, chiese: - Ah no? Cosa devo fare ancora?-
-Corteggiami.- propose Vivien con voce carica di malizia.
Si svincolò dalla stretta di Benji e corse a salutare Tom Baker.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Corteggiarla?
Ma per piacere…
Lui non corteggiava le ragazze… ci provava: era fondamentalmente diverso.
E poi… perché?
Non le bastava il fatto che lui si fosse impegnato a fondo nell’ultimo mese per farla contenta?
Evidentemente no.
Ci pensò un attimo: trenta giorni non erano poi un granché se paragonati ad almeno un paio d’anni di dissolutezze.
E Vivien non era una ragazza che si accontentava facilmente.
Con lei non poteva dare niente per scontato, questo era chiaro.
Tuttavia lui non era dotato di una pazienza infinita. Correre dietro alle paturnie della cugina di Holly incominciava ad irritarlo.
OK: era bella.
OK: era seducente.
OK: era intelligente.
OK: gli piaceva parecchio.
OK… era decisamente speciale.
OK… aveva perso la testa… non gli interessava più nessun’altra… pensava solo a lei.
OK.
OK!
L’avrebbe fatto.
L’avrebbe corteggiata.
Anche se non aveva la più pallida idea del… COME.
Sbuffò, sperando almeno che , probabilmente, ne sarebbe valsa la pena.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
-Come hai fatto a sedurre Patty?- chiese tranquillamente Benji a Holly, togliendosi la giacca della divisa scolastica ed appendendola sulla gruccia all’interno del suo armadietto.
Hutton, allacciandosi uno scarpino da calcio, lo fissò interdetto.
-Sedurla?- chiese incredulo, arrossendo vistosamente.
Il portiere pensò istintivamente di aver posto la domanda sbagliata. Sull’argomento “seduzione” lui la sapeva decisamente più lunga del timido Capitano.
Riformulò la richiesta, ridendo: - Scusa, mi sono espresso male. Intendevo dire: come hai fatto a corteggiare Patty?-.
Ecco: meglio.
Oliver continuava a trovare assurdo che Benjamin Price ponesse proprio a lui una domanda di quel tipo, tuttavia rispose con assoluta sincerità: - Credo di non averla mai corteggiata, francamente. Ha fatto più o meno tutto lei.-
Come aveva sospettato: inutile chiedere aiuto a Oliver.
Avrebbe dovuto cavarsela da solo…
La voce dell’attaccante lo distolse dai suoi pensieri: -Scusa la domanda Benji, ma perché me lo chiedi?-
Distrattamente Benji rispose, dimenticandosi completamente dell’identità del suo interlocutore: - Perché devo trovare un modo per conquistare Vivien.-
Holly trasalì.
Benji voleva conquistare Vivien?
Sua cugina?
Le parole sgorgarono spontanee dalla sua bocca: -ASSOLUTAMENTE NO!-
Il portiere trovò risibile l’atteggiamento dell’amico: gli stava negando il permesso di conquistare una ragazza?
Cercò di essere gentile: - Come hai detto scusa?-
Holly ripeté quanto appena affermato: - Tu non puoi provarci con Vivien!-
Benji sorrise ironico: - E perché mai? Non credo che debba essere tu a decidere!-
-MA E’ MIA CUGINA!!- strillò l’altro.
-Davvero??- esclamò Price fingendo stupore.
Il capitano della New Team si rese conto che forse era il caso di prendere una strada meno diretta per far capire all’amico cosa realmente intendesse: - Scusami… ho perso per un momento il senso della realtà. Intendevo che non ti permetto di fare il cretino con Viv.-
Il SGGK lo guardò torvo: - Cosa intendi col “fare il cretino”?-
Holly era a disagio. Non voleva offendere il portiere.
Tuttavia l’affetto per la cugina prevalse, quindi disse semplicemente: - Senti, Benji: non prendiamoci in giro. Sappiamo entrambi come normalmente tu tratti le ragazze… e soprattutto come “le usi”. Non sono affari miei, lo so… e normalmente sarei d’accordo con te. Ma in questo caso non stiamo parlando di una ragazza qualsiasi, ma della mia cuginetta che per me è come una sorella. Non ti permetterò di mancarle di rispetto.-
Benjamin era incredulo: Holly lo vedeva come uno che usava le ragazze?
Allora quella opinione su di lui era diffusa, non era solo una paranoia di Vivien.
Pensandoci meglio forse gli amici avevano ragione: lui era sempre stato famoso per la sua indole di “conquistatore”, ma da quando si conoscevano non si era mai impegnato seriamente con nessuna ragazza.
Le seduceva, si divertiva e poi le salutava.
Al limite, con quelle di mentalità più aperta, manteneva dei rapporti occasionali.
Ma niente che fosse nemmeno lontanamente simile ad una relazione.
Dopotutto, forse, le preoccupazioni di Holly non erano poi così infondate.
Era perfettamente normale che si opponesse al fatto che lui volesse Vivien.
Oliver non poteva sapere che questa volta la situazione era molto diversa. Non poteva, giustamente, immaginare quanto il suo Splendore lo stesse cambiando e stesse dando una luce diversa a tutto il suo mondo.
Anche perché lui stesso stentava ancora a crederlo… eppure quella ragazza l’aveva coinvolto molto oltre le sue aspettative.
Guardò l’amico che, a sua volta, lo fissava con preoccupazione. Lo tranquillizzò: - Ho capito cosa intendi. E ti dico una cosa: io non farei mai del male a Vivien e taNto meno le mancherei di rispetto. Tengo troppo a lei. L’unica cosa che vorrei è che diventasse la mia ragazza: ti sembra una cosa tanto orribile?.
Il viso di Holly prima si rilassò, poi si aprì in un sorriso. Esultante chiese: - Vuoi che Vivien sia la tua ragazza? Nel senso di “ragazza-ragazza”?-
Benji domandò con perplessità: - Perché? Ci sono altri significati, a me oscuri, che si possono dare a quel termine?-
-Ma è fantastico!- gioì Oliver.
Fantastico?
Ma non era una cosa sconveniente fino a qualche secondo prima?
Certo che il Capitano cambiava umore facilmente…

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Capitolo 12
*** JOSH ***


CAPITOLO 12:  JOSH
 
Un regalo.
A Benji sembrò istantaneamente un ottimo punto di partenza.
Sì... Ma cosa?
Doveva trovare un oggetto carino, che facesse sentire Vivien importante e desiderata... Ma senza esagerare.
Escluse a priori i fiori: erano roba da 1800 e il suo Splendore non era una damina svenevole.
Gioielli no, ovviamente: era un po' prematuro.
Vestiti?
Non conosceva la sua taglia. Aveva un fisico perfetto, ma non sapeva dire di più
Non poteva andare da una commessa e chiedere un capo d'abbigliamento taglia " ragazza perfetta".
Meglio puntare sugli accessori.
Bene, aveva deciso.
Avrebbe fatto un salto in centro dopo l'allenamento.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
"Passo da te dopo cena".
Il messaggio era di Benjamin.
Il cuore di Vivien si mise a palpitare.
Si auto-invitava?
Beh, non c'era nulla di strano: il ragazzo era un habitué di casa Hutton. Magari sarebbe venuto soltanto a trovare Holly…
Aveva fatto bene ad avvisarla, si sarebbe  fatta trovare carina.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
-ciao Benjamin, entra.- lo accolse Maggie Hutton con un sorriso: - Dammi pure la giacca.-
-Buonasera Signora Hutton.- disse rispettosamente il portiere entrando in casa.
-Sei qui per Holly?- chiese lei, ovviamente ignara del vero motivo della visita: -È in camera sua. Sali pure: conosci la strada.-
Benji chinò il capo educatamente e si avviò verso il piano superiore.
Mentre saliva i gradini si sentiva in subbuglio: aveva le farfalle nello stomaco e la bocca secca.
Porca puttana: non era normale!
Cosa gli stava accadendo?
Arrivò nel corridoio e individuò immediatamente la porta della camera dell'amico.
La ignorò.
Sarebbe passato successivamente a fargli un saluto.
Focalizzò lo sguardo sull'uscio in legno precedente: la camera di Vivien.
Adesso voleva lei.
Solo lei.
Anche soltanto vederla per un momento... Parlarle.
Si piazzò davanti alla porta e bussò.
 
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Bussavano.
Era lui.
Ne era certa.
Anche perché l'aveva visto arrivare.
Era stata tutto il tempo incollata alla finestra della sua camera attendendo l'arrivo del SGGK.
Si guardò nello specchio, controllò di non avere residui di cibo tra i denti.
Si ravvivò i capelli, provò un paio di espressioni seducenti, infine sorrise.
Doveva aprire, prima che Holly si accorgesse della presenza di Benji e arrivasse a rompere le scatole.
Si diresse verso la porta, afferrò la maniglia e…
Bello.
Da far paura.
-Ciao. -gli disse languidamente.
Troppo languidamente.
Si diede mentalmente della scema.
Lui la fissò, intensamente.
Il tono di lei gli diede quasi il capogiro. Cercò di mantenere la voce ferma e chiese: -Posso?-
-Certo, entra.- concesse Vivien.
Benji entrò nella camera da letto...
Letto.
LETTO.
Perché l'unica cosa che riusciva a pensare era che lì dentro ci fosse un letto?
Non era il caso: la Signora Hutton era in casa e Oliver si trovava nella camera adiacente.
Guardò di nuovo Vivien: quel viso, quel corpo!
Disarmanti.
La voleva.
Adesso.
Subito.
Lei sembrava così indifesa... Gli sarebbe bastato avvicinarla, afferrarla , baciarla e incominciare a spogliarla.
Non avrebbe opposto resistenza: ne era certo.
Esattamente come era certo del fatto che, se lui ne avesse approfittato lei, non l'avrebbe mai perdonato.
Non poteva farlo.
Si tolse il berretto appoggiandolo sulla scrivania poi le disse: -Avevo voglia di vederti.-
Vivien distolse lo sguardo dal suo chiedendo: -Perché?-
Era adorabile.
Il cuore del ragazzo ebbe un sussulto di fronte a quell'atteggiamento innocente e quasi timido.
Le porse un pacchetto: -Volevo darti questo… Per festeggiare il fatto che sei tornata.-
Il viso di Vivien si illuminò: -Per me? Grazie!-
Incominciò a scartare...
Apparve una scatola arancione, bordata di nero.
La aprì e...
-Oh mio Dio, Benji! È bellissimo!- esclamò al colmo della meraviglia.
Con le mani tremanti estrasse dalla confezione un foulard di seta dipinto a mano. Era sui toni del rosso, con disegni in stile indiano. Sul lato, in caratteri piccoli ma leggibili la scritta: HERMES PARIS.
SOLO?!?
Un regalino da due soldi... Una bazzecola!
Lui le si avvicinò e le tolse la stoffa dalle mani.
Con movimenti lenti gliela avvolse intorno al collo, poi con voce suadente: -Come immaginavo: questo colore ti sta benissimo. Fa risaltare i tuoi occhi.-
Vivien sentì che il sangue affluiva alle sue guance: stava arrossendo.
Non poteva permettergli di avere la meglio così facilmente.
Certo che era proprio uno stronzo: bello da morire, galante e pure ricco!
Ci mancavano solo i regali costosi per far vacillare la sua volontà.
Benji era nato per essere irresistibile.
Doveva far qualcosa, altrimenti la situazione sarebbe degenerata.
Rapidamente si allontanò da lui urlando: -HOLLY! VIENI A VEDERE CHE REGALO MERAVIGLIOSO MI HA FATTO BENJI!-
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Corteggiarla.
Mica era semplice.
Stava veramente facendo di tutto, ma lei niente: impassibile. Non cedeva di un millimetro.
Ogni volta che era convinto di avercela fatta, Vivien, con una scusa o un’altra, creava un diversivo e si allontanava.
Frustrante… a dir poco.
Era addirittura arrivato al punto di passare a prenderla a casa ogni mattina per fare la strada verso scuola con lei.
E al ritorno stessa cosa: finiva l’allenamento e poi si precipitava fuori dall’edificio B per attenderla all’uscita del Club di Scienze.
Ma continuava a non accadere nulla.
Sembrava che lei si aspettasse da lui qualcosa di preciso, prima di cedere.
Peccato che Benji non avesse la più pallida idea di che cosa lei realmente desiderasse.
Quel venerdì pomeriggio la aspettava come al solito in cortile.
Erano già le 17:45… era molto strano che lei non fosse ancora uscita.
Forse era il caso di andarla a cercare. Si infilò nel portone e si avviò lungo il corridoio. Dopo tutti quei mesi aveva imparato quale fosse l’aula del Club di Scienze: la trovò immediatamente.
La luce era accesa e vide Vivien che sistemava i banchi.
Ecco perché tardava: evidentemente era il suo turno di mettere a posto l’aula dopo le attività didattiche.
Fece per entrare a darle una mano, ma si bloccò: Viv non era sola.
Con lei c’era quello spilungone biondo con la faccia da secchione.
Quello dell’ultimo anno, il Presidente del Club.
Josh Logan.
Si tirò indietro di scatto e si nascose dietro l’ingresso.
Pr un attimo si vergognò: ma cosa diavolo stava facendo lì?
La stava spiando?
Beh, sì: la spiava.
Così, per curiosità.
Si strinse nelle spalle e si mise ad osservare cosa accadeva nell’aula.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
-Abbiamo finito!- esclamò Vivien esausta. Recuperò la cartella e aggiunse: - Ora me ne vado a casa: sono già in ritardo. Buona serata, Josh: ci vediamo domani.-
Il biondo studente la trattenne: - Un secondo, per favore. Volevo chiederti una cosa.-
-Dimmi.-
Il ragazzo si avvicinò a lei.
Troppo.
Le prese una ciocca dei lunghi capelli e se la avvolse tra le dita.
“Tieni giù quelle cazzo di mani, pezzo di scemo”. Pensò immediatamente Benjamin.
Il portiere si aspettava che la ragazza si scostasse elo mandasse a quel paese.
Invece inspiegabilmente non si mosse.
Logan parlò di nuovo: - Ho due biglietti per la mostra di Gunther von Hagens. Fa tappa a Yokohama per un mese. Ti va di venirci con me domenica?-
Vivien sgranò gli occhi: aveva detto Gunther von Hagens? Il maestro della Plastinazione? Il medico anatomopatologo tedesco che creava opere d’arte attraverso la plastificazione di cadaveri umani che ricomponeva ( e scomponeva!) in pose provocatorie?
MERAVIGLIOSO!!
Non poteva perdersi quella mostra per tutto l’oro del mondo.
Accettò l’invito di Josh con entusiasmo. – Vuoi scherzare? Ma certo che ci vengo!-
Il ragazzo sorrise. Non si aspettava sicuramente un assenso così caloroso da una ragazza bella come Vivien.
-Allora ci sentiamo domani per i dettagli. Sono contento che tu abbia accettato.- e sull’onda del trasporto emotivo si chinò a baciarle una guancia.
Benjamin Price non tollerò oltre.
Il primo pensiero fu di precipitarsi dentro all’aula e dare un pugno a quel bell’imbusto.
Si trattenne.
Non era lui il problema: era Vivien.
La ragazza aveva detto di sì.
Non era possibile.
Lei era sua!
Erano mesi che lui faticava per ottenere un po’ di attenzione e poi arrivava il primo cretino intelligentone con due biglietti per una mostra di un tizio mai sentito con un nome impronunciabile e gliela portava via?
O meglio: lei si faceva portar via?
Stavolta aveva esagerato.
Nessuno poteva permettersi di trattare così il SGGK.
Neanche quello Splendore della cugina del suo miglior amico.
Con la rabbia montante e il cuore ferito, Benjamin Price voltò le spalle all’aula e se ne andò.
Solo.

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Capitolo 13
*** LA SVOLTA ***


CAPITOLO 13: LA SVOLTA
 
Domenica.
Una giornata di merda.
Punto.
Benjamin si aggirava per casa come un leone in gabbia, continuando a cambiar stanza, senza trovare pace.
Per fortuna di locali in cui spostarsi a Villa Price ce n'erano un bel po': almeno sapeva come passare il pomeriggio.
Nella testa un unico pensiero: Vivien e Josh Logan.
Insieme.
Chissà dove.
Chissà a fare cosa.
Quel cretino la stava toccando?
La stava baciando?
Al solo pensiero che qualcun altro potesse godere di ciò che lui desiderava disperatamente da quasi sei mesi, la sua lucidità venne meno.
Che ore erano?
Le 15:30.
Basta: non ce la faceva più a stare in casa.
Doveva uscire, andare ad aspettare che lei tornasse.
Doveva sapere.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Arrivò a casa di Vivien e Holly in meno di dieci minuti.
Ora non restava che aspettare.
Per quanto? Non ne aveva idea... Sapeva solo che avrebbe atteso tutta l'eternità pur di vederla tornare e parlarle.
Non ne poteva più.
Fanculo l'orgoglio.
Faceva la figura dell'imbecille succube?
Pazienza: stava troppo male.
Davanti a casa di Vivien c'era un parco giochi. Si piazzò lì, seduto su una panchina da dove la strada era ben visibile.
Estrasse il lettore mp3 dalla tasca e si infilò gli auricolari nelle orecchie.
Accese.
LINKIN PARK- METEORA (2003)
Numb
I'm tired of being what you want me to be
Feeling so faithless, lost under the surface
Don't know what you're expecting of me
Put under the pressure of walking in your shoes
(Caught in the undertow, just caught in the undertow)
Every step that I take is another mistake to you
(Caught in the undertow, just caught in the undertow)
 
I've become so numb, I can't feel you there
Become so tired, so much more aware
I'm becoming this, all I want to do
Is be more like me and be less like you
 
La musica era al massimo volume, gli trapanava il cervello.
Meglio così: evitava di pensare.
Evitava di immaginare.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Due ore dopo..
.
Incominciava a fare buio e anche freddo.
Era il 28 febbraio, ancora inverno.
Benji pensò che ormai fosse passato troppo tempo.
Di Viv neanche l'ombra. Evidentemente la gita con Logan era andata bene.
Si stava divertendo.
Era per quello che non tornava.
Spense la musica: ormai il lettore era quasi scarico dopo due ore di utilizzo ininterrotto.
La rabbia lo invase.
Come aveva fatto ad essere così cretino?
Perdere tutto quel tempo dietro ad una ragazza che aveva evidentemente altri interessi.
Detto terra-terra: non lo cagava neanche di striscio.
Si alzò dalla panchina, furibondo.
Avrebbe dovuto sfogarsi.
Si appoggiò ad una quercia del parco  ancora completamente priva di foglie.
Sentì sotto le mani la corteccia ruvida.
Senza riflettere caricò un pugno e lo sferrò con violenza contro il tronco rigido dell'albero.
AHIA.
Porca troia, che male.
Si guardò la mano sanguinante: complimenti!
Bella mossa, Price!
Tanto a te le mani non servono per niente...
Si sentiva sempre più idiota.
Si frugò nella tasca della giacca e prese un pacchetto di fazzoletti di carta. Non erano un granché ma per fermare temporaneamente il sangue che usciva dalle escoriazioni sulle nocche erano più che sufficienti.
Tamponò le ferite alla bell' e meglio, poi fissò la strada.
Improvvisamente...Un miraggio.
Una visione magnifica.
Stava sognando?
Vivien stava sbucando da dietro l'angolo in fondo all'isolato.
A piedi e soprattutto.... Sola!
Incurante della mano dolorante corse verso il cancello della casa di lei. Si appoggiò ad un pilastro. Incrociò le braccia e abbassò la visiera del cappello sul viso, guardando in terra.
Attese.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
-Benji? Cosa cavolo ci fai qui?- la voce della ragazza era stupita... E malferma.
Price sollevò lo sguardo e puntò gli occhi grigi sul viso di lei.
Era uno sguardo ardente.
Duro.
Profondo.
Vivien non riuscì a sostenerlo e arretrò di qualche passo, mettendosi sulla difensiva.
Il SGGK parlò, con voce bassa: -Ti sei divertita?-
Lei non capì la ragione di quella strana domanda. Chiese spiegazioni: -In che senso?-
Il ragazzo non si fece pregare nel dare una risposta: -Sei uscita con Josh Logan, o mi sbaglio?-
Vivien si irrigidì.
Lo sapeva?
E come diamine aveva fatto a scoprirlo?
Holly? No, non era possibile... Non aveva detto nemmeno a suo cugino dove sarebbe andata quel pomeriggio.
Ok, non importava il “come”: Benji lo sapeva e basta.
Cosa rispondere?
Spiegargli che era andata semplicemente a vedere una mostra che le interessava?
No, non gli avrebbe dato quella soddisfazione.
Lo guardò con superiorità e replicò distrattamente: -Ah, sì...Josh. Beh, se proprio vuoi saperlo ho visto di meglio.-
Quella risposta ebbe l'effetto di indispettire Benjamin ancora di più.
Cosa era quel tono?
Si stava prendendo gioco di lui?
Si staccò dal muro e le si piazzò di fronte.
Alzò la voce, con rabbia: -E allora PERCHÉ ci sei uscita?-
Lei fu scossa da un tremito.
Era incazzato.
Parecchio.
Ok…Basta.
Era giunto il momento di dirgli tutto.
Non poteva più aspettare.
Cercò di vincere la timidezza e senza guardare in faccia il portiere disse: - Perché tu non ti decidi a chiedermelo, Benjamin Price. Ero stufa di passare le domeniche sola in casa ad aspettarti!-
Lo sbirciò di sottecchi... Il ragazzo si era immobilizzato.
Aveva un'espressione perplessa.
Vivien si fece coraggio e continuò: -Ti avevo chiesto di cambiare, e l'hai fatto. Ti avevo chiesto di corteggiarmi... E l'hai fatto. Devo anche suggerirti di chiedermi di essere la tua ragazza? Non sai fare proprio niente da solo?-
Benji fu investito da quelle parole.
Il suo cervello smise di funzionare.
Vivien.
Splendore.
Mia.
Si mosse rapidamente verso di lei, la afferrò per le spalle.
La strinse.
La baciò.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Benji.
La stava baciando!
Era vero!
Come erano morbide quelle labbra.
Come era forte quel corpo che la stringeva.
Non era un sogno, era realtà!
Sollevò le braccia e cinse quel fisico atletico che tanto aveva desiderato.
Sentiva la sua lingua esplorarle ogni angolo della bocca.
Rispose, con insistenza, quasi gemendo per il piacere.
Benji.
Benji.
Benji....
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Quando si staccarono, si sorrisero, in silenzio.
Benji fu il primo a parlare: -Tu SEI la mia ragazza. E non è una domanda.-
Vivien fu invasa da una strana sensazione di calore.
Guardò intensamente il suo portiere, incollandoglisi addosso e disse: -Era ora!! La prossima volta però, magari informami delle tue decisioni in merito a noi due. Almeno evito di uscire con un altro... Brutto scemo!- fece una pausa per sorridergli di nuovo e successivamente aggiunse: -Adesso baciami ancora. Ne ho bisogno. -
-Non qui.- le sussurrò lui trascinandola verso il parco.
Raggiunsero insieme la panchina.
Lui si sedette e la invitò: -Vieni...-.
Vivien non se lo fece ripetere. Gli salì a cavalcioni e lo abbracciò. Lui la attirò nuovamente a sé, baciandola avidamente.
La ragazza era completamente persa in quel bacio...
Quando per farlo ingelosire aveva baciato Tom la sera di Capodanno, aveva pensato che l'amico baciasse bene.
Ma confrontato a Benji era un dilettante...
Forse il fatto che lei fosse coinvolta faceva la sua parte…
Sentì un rumore di lampo che si apriva.
Cosa stava facendo?
Le aveva abbassato la cerniera della giacca.
Persa nella bocca di Benjamin, sentì che lui le infilava la mano nel varco che si era creato ad hoc.
Sentì la pressione delle sue dita sulla spalla... Poi scendere.
Le afferrò un seno.
La stava toccando.
Era splendido...era coinvolgente...era eccitante.
Mentre il corpo di Vivien urlava insistentemente "Ancora!", il suo cervello si ribellò.
Interruppe per un momento il bacio per trovare la forza di dire: -Benji, ti prego...siamo in un luogo pubblico!-
Lui contrasse le labbra in un ghigno esclamando: -E chi se ne frega!-
Giusto: e chi se ne frega!
Vivien si lasciò andare, desiderando solo che lui continuasse a toccarla in quel modo.
Fece passare la mano sul petto di lui, gli slacciò a sua volta il giubbotto.
Passò le dita sul suo torace: era ampio e muscoloso.
Scese sul ventre...perfetto.
Scese ancora.
Lo sentì sussultare.
Gli slacciò i jeans e infilò la mano.
Sentì il cotone dei boxer e sotto di esso...
Non osò proseguire oltre.
Rimase così, con la mano ferma sul sesso del ragazzo che poteva chiaramente percepire turgido ed eretto sotto la stoffa.
Lui smise di baciarla e di toccarla.
La guardò con occhi colmi di desiderio e le chiese: -Vieni da me, Viv. Non possiamo continuare qui e io non ce la faccio più.-
SÌ!
No.
NO!
Non ne aveva il coraggio.
La ragazza, al colmo dell'imbarazzo, blaterò una scusa: -Stasera non posso. La zia mi aspetta per cena.-
Lui sbuffò, deluso.
Poi si dimostrò comprensivo: -Va bene. Posso aspettare. Mi costa una gran fatica, ma farò del mio meglio.-
Lei rise, divertita.
Lui fece altrettanto, poi le cercò di nuovo la bocca.
Quando si separarono Benji tornò all'attacco: -Per stasera mi accontento, ma domani dopo la scuola, tu verrai da me.-
-Va bene- balbettò Vivien.
-Giuramelo.- insistette il ragazzo.
-Ok. Lo giuro.- rispose lei.
Il SGGK la svincolò dalla presa ferrea che la tratteneva sulla panchina.
-Dai Splendore, ti accompagno a casa. Ti aspettano.-
-Splendore?- chiese Vivien incredula alzandosi in piedi.
Lui le sorrise, seducente come sempre: -Sì: Splendore. È così che ti chiamo,  tra me e me, da mesi. Ma che rimanga tra noi.-
Anche lei sorrise, lusingata.
Le sembrava di essere in un sogno.
Era la ragazza di Benjamin Price.
Da non credere.
Lui le passò un braccio intorno alle spalle e insieme si incamminarono.
Vivien espresse un unico dubbio: -Tra l'altro: cosa cavolo hai fatto alla mano? Sei tutto sporco di sangue...-
Il portiere fece un sorriso fugace: -Lascia perdere, Splendore. Non te lo spiego...altrimenti mi lasci immediatamente.-
-Ok.- disse Vivien accontentandosi di quella giustificazione sommaria.
Era troppo felice per fare qualsiasi tipo di polemica.

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Capitolo 14
*** UN TIMIDO INIZIO ***


CAPITOLO 14: UN “TIMIDO” INIZIO
 
Il mattino successivo, Vivien uscendo di casa per andare a scuola seguita da Holly, trovò Benji ad aspettarla sul cancello di casa.
Niente di strano: ultimamente era successo quasi ogni giorno.
Aveva fatto parte della tecnica di “corteggiamento”.
Tuttavia adesso il portiere era il suo ragazzo e quel gesto assumeva un significato completamente diverso.
Si fermò di fronte a lui con un sorriso smagliante dicendo: -Buongiorno!-
-Buongiorno Splendore.- rispose lui con voce calda.
Detto questo si chinò a baciarla.
La ragazza rispose buttandogli le braccia al collo e abbandonandosi languidamente a lui.
-EHI! Cosa state facendo voi due?- esclamò Oliver con voce irritata.
Benji si staccò a malincuore dalle labbra di Vivien e, continuando ad abbracciarla, rispose: - Sto baciando la mia ragazza. Possiamo avere un po' di privacy?-
Il capitano della New Team, dopo un momento di stupore iniziale, accolse con gioia la novità: - Oh! Bene! Sono proprio contento per voi: il mio migliore amico e mia cugina stanno insieme! Grandioso!- si avvicinò ai due e diede un'amichevole pacca sulla spalla di Price: -Fate pure con comodo... Io mi incammino.-
Benji e Viv lo guardarono allontanarsi, poi unirono nuovamente le labbra.
-Mi sa che dobbiamo proprio andare adesso se non vogliamo arrivare in ritardo...- sussurrò il ragazzo sulle labbra di Vivien.
Lei gli si strinse ancora di più addosso: -Non ho voglia di andare a scuola. Voglio stare con te.-
Il SGGK la abbracciò più forte e disse: -Non ripeterlo un'altra volta, Viv. Altrimenti ti rapisco e a scuola non ci andiamo sul serio.-
Lei rise, gli diede un bacio a fior di labbra ed esclamò: -Lasciamo perdere, fenomeno! Non ho voglia di ricevere una nota di demerito. Possiamo aspettare fino a oggi pomeriggio, no?-
- Non ne sono certo… Ma faccio un tentativo.- rispose lui.
Insieme si avviarono, tenendosi per mano.
 
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-Tommy! Devi aiutarmi!- chiese Vivien all'amico con occhi imploranti.
Il ragazzo accolse la supplica con un sorriso gentile: -Dimmi: sono tutto orecchi.-
Baker era perfettamente a conoscenza del fatto che Vivien si fosse messa con Benjamin Price.
La sera precedente la ragazza l'aveva chiamato esultante per comunicarglielo.
-Oggi, dopo la scuola, vado da Benji.- esordì lei.
-E quindi?- chiese Tom dubbioso.
-Secondo te a far COSA?- insinuò ironicamente la ragazza.
Lui le sorrise complice: - Non ci vuole una gran fantasia per immaginarlo...-
-Appunto.- concluse lei mesta.
Ma cosa era quella voce cupa?
Vivien sembrava preoccupata. Era strano, erano anni che moriva dietro al bel portiere e adesso che finalmente era la sua ragazza... Esitava?
Vivien lo guardò spaesata e disse qualcosa che sciolse all'istante tutti i suoi dubbi: -Cosa faccio se mi chiede di fare l'amore con lui? Lo sai benissimo che non l'ho mai fatto!-
Tom si fermò un momento a riflettere: effettivamente i timori dell'amica erano fondati.
Le probabilità che Benji l'avesse invitata a casa sua per giocare ad una partita di Pro Evolution Soccer alla Play Station erano bassine. Era decisamente più papabile l'ipotesi che nelle intenzioni del SGGK ci fosse il sesso.
Decise di rincuorarla: -E tu temporeggia! Non è detto che tu debba farlo per forza oggi. State insieme da un giorno, vedrai che capirà.-.
O almeno credo…” aggiunse mentalmente.
Vivien non sembrò convinta da quella risposta: - Può essere... Comunque non voglio lasciarlo completamente a bocca asciutta. Dammi qualche dritta.-
Tom scoppiò a ridere: -Io? Ma cosa ne so!-
-Beh, hai già fatto sesso in vita tua, no?- controbatté lei.
Tom si grattò la nuca: -Beh, sì... Ma è diverso!-
Vivien non era d'accordo: - Diverso un corno. Sempre sesso è: le dinamiche sono quelle. -
Lui si rassegnò: -Ok. Cosa vuoi sapere?-
-Vi piace se vengono usate le mani?- chiese lei a bruciapelo.
Diretta era diretta: non c'era che dire.
Tom rise di gusto: -Sì, certo che sì. Ma c'è di meglio delle mani...-
-Tipo?- chiese lei curiosissima.
Lui disse con sincerità: - La bocca-.
-Ah.- esclamò La ragazza con perplessità.
La bocca.
Non ci aveva pensato.
Improvvisamente un dubbio le attanagliò la mente: - Ma scusa... Se si usa la bocca, bisogna staccarsi prima o dopo che lui... Beh, sì...insomma.... Dai che hai capito!-
Baker era sempre più sorpreso, ma dopotutto l'amica aveva bisogno di aiuto e lui glielo avrebbe dato... Nel limite delle proprie possibilità, ovviamente.
Rispose nel modo più chiaro possibile: -Dipende da te. Puoi scegliere: se la cosa non ti fa schifo resta pure dove sei... Al partner non dispiacerà di certo!-
Farle schifo?
L'ipotesi non aveva minimamente sfiorato la mente di Vivien... Nulla di Benji avrebbe mai potuto disgustarla. Anzi...
Lo disse chiaramente: - Guarda, non credo proprio che possa "farmi schifo"! Se devo essere sincera il pensiero mi piace parecchio...-
Tom la guardò divertito: -Fidati di me: piacerà molto più a Benji che a te questa tua idea!-
Scoppiarono a ridere insieme.
Quando si furono calmati, Vivien rivolse al ragazzo un'ultima timida domanda: -Dimmi ancora una cosa Tommy...- si fermò un momento titubante, poi proseguì: -...Che sapore ha?-
Tom sgranò gli occhi: -Viv!- esclamò: -non esagerare, adesso!-
-Scusa... Ero solo curiosa...- mormorò lei mentre lui, di nuovo, si rotolava dalle risate.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
-Prego, entra.- disse Benji aprendo il pesante portone della sua villa.
Vivien si ritrovò nell'enorme ingresso di casa Price.
Si tolse la giacca e si guardò in giro: un appendiabiti era una cosa troppo da plebei? Non c'era un solo posto dove lei potesse appoggiare il giubbotto.
Poi ricordò: lì non c'era un appendiabiti, c'era direttamente una stanza guardaroba e doveva essere dietro quella porta.
La aprì e...
Infatti: ricordava bene.
Sentì la voce di Benji che le chiedeva: -Posso offrirti qualcosa?-
Lei uscì dal guardaroba e lo avvicinò da dietro, abbracciandolo. Gli sussurrò maliziosamente ad un orecchio: -Sì: TE-.
Lui si voltò e la strinse mormorandole con voce colma di desiderio: - Andiamo di sopra.-
 
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Quando lui chiuse la porta della camera da letto, Vivien quasi sussultò.
"Ci siamo." pensò.
Benji le si fece vicino… aveva uno sguardo strano.
Strano ma bello.
La guardava come un cane affamato guarda un osso.
La cosa la inquietava un po': e se lui fosse rimasto deluso?
Cercò di scacciare i pensieri negativi e lasciò che lui la baciasse.
Il desiderio si accese.
Si staccò da lui, si girò di scatto e si mise a spingerlo verso il letto.
-Ehi!-protestò lui divertito: -Non dovrei essere io a condurre il gioco?-
-Zitto!- intimò lei e con un'ultima spinta lo fece sdraiare.
Benji, nel cadere sul materasso, la afferrò per la vita, tirandola con sé.
Precipitarono insieme ridendo.
Lui la ribaltò e in attimo le fu sopra. Incominciò a baciarle il collo, mentre con le mani le slacciava la camicetta della divisa.
Il cuore di Vivien stava per esplodere. Non riusciva a fermare quella bocca e quelle mani avide.
Lui le aprì completamente la camicia, successivamente, con movimenti esperti, le infilò le mani dietro la schiena e in meno di un secondo fece scattare in gancetto del reggiseno.
A quel punto Vivien reagì e spingendolo lievemente indietro, incominciò ad aprire la camicia di lui.
Se ne liberò rapidamente.
Benjamin fece altrettanto con quella di lei.
Si fermò ad osservarla: era proprio come aveva immaginato!
I seni della ragazza erano piccoli e sodi. I capezzoli rosati e turgidi. Si chinò a baciarle lo sterno, con dolcezza... Poi spostò la bocca e afferrò con le labbra il capezzolo sinistro di lei.
Vivien gemette per il piacere e, stringendolo, conficcò le unghie nella schiena nuda del ragazzo.
-Ahi!- disse lui giocosamente: -Fai piano Splendore! Mi stai dilaniando!-
-Sc-scusa...-balbettò lei.
L'eccitazione le stava ottenebrando la mente.
Benjamin le infilò una mano sotto la gonna, salendo lungo la coscia. Le scostò gli slip e la toccò fra le gambe.
Vivien trattenne il fiato: il tocco di quelle dita le provocò un'ondata di piacere.
Lui se ne accorse e la accarezzò con più intensità.
Poi si fermò.
Vivien lo fissò sgomenta.
Perché?
Il ragazzo si staccò leggermente da lei, facendo leva sulle braccia e dicendole: -Aspetta un momento-
Lo vide spostarsi in direzione del comodino e aprirne un cassetto per estrarne qualcosa.
Sì…. ma cosa?
Poi capì.
-C-cosa stai f-facendo?- chiese incerta
Lui le sorrise, seducente e mormorò: -Prendo precauzioni, mi sembra ovvio.-
Un campanello di allarme suonò immediato nel cervello di lei e terrorizzata esclamò: -NO! ASPETTA, TI PREGO!-
Il SGGK, sentendo quel tono stridulo si paralizzò.
La guardò senza capire: -Qualcosa non va?-
Vivien si tirò a sedere: -No... È soltanto che...-
Lui le baciò il collo e le sussurrò ad un orecchio: -Cosa c'è Splendore? Non mi vuoi?-
Non volerlo?
Ma come poteva anche solo minimamente pensarlo?
Lei lo voleva da morire.!
Ma...
-Benji... Credo di doverti dire una cosa...- disse Vivien con voce malferma
-Non puoi aspettare dopo?-chiese lui mentre le baciava un seno
Lei si fece più risoluta e fermandolo con una mano e costringendolo a guardarla rispose: -No. Non posso aspettare dopo. Devo dirtelo adesso.-
Lui sbuffò contrariato. Tuttavia decise di darle retta: -E va bene! Se è così importante dimmi: ti ascolto.-
La ragazza lo guardò quasi sentendosi colpevole e con un filo di voce confessò: -Ecco... Vedi... Io... Non l'ho mai fatto: sono vergine.-

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Capitolo 15
*** RISPETTO ***


CAPITOLO 15: RISPETTO
 
Vergine.
Vivien era vergine.
Quella notizia creò il caos immediato nella mente di Benjamin.
La guardò con tenerezza e le disse: -Davvero? Tu non hai MAI fatto sesso?-
Lei scosse il capo in cenno di diniego.
Chissà perché gli sembrava così strano: dopotutto lei era molto giovane… era normale.
Ma era talmente seducente e bella che sul momento la cosa al portiere parve assurda. Quel corpo sembrava nato per fare quello! Possibile che mai nessuno l’avesse…
Glielo domandò: -Scusa se te lo chiedo, ma possibile che mai nessuno ti abbia chiesto di fare l’amore?-
Vivien rispose con voce quasi offesa: - Non ho detto che nessuno me l’ha mai chiesto. Sono io che ho sempre deciso di rifiutare!-
Ah, ecco.
Tutto molto più chiaro.
-Posso chiederti il perché?- azzardò il ragazzo accarezzandole il viso.
Lei lo scrutò intensamente, poi gli rivelò: - Perché sono pazza di te da più di due anni… e non ho mai trovato nessuno che reggesse il tuo confronto.-
Cavolo.
Quella schietta ammissione fu come manna dal cielo per l’ego smisurato del SGGK.
Il suo Splendore si era “conservata” per lui?
L’orgoglio lo invase.
Aveva di fronte una ragazza bellissima con un corpo stupendo completamente…inesplorato!
Tutto per lui.
Riservato.
Un’espressione di puro trionfo si dipinse sul bel viso del ragazzo.
-Benji…- gli disse Vivien con tono lievemente contrariato: - Potresti cortesemente toglierti quel sorrisetto tronfio dalla faccia? E’ irritante…-.
Lui fece del suo meglio per contenersi, con scarsissimo successo.
Si scusò: - E’ più forte di me. Quello che mi hai appena detto mi lusinga parecchio: non posso farci niente!-
-Pallone gonfiato.- lo prese in giro lei.
Lui, per tutta risposta, la baciò con intensità.
Troppa.
L’eccitazione, che si era momentaneamente placata dopo la rivelazione della ragazza, si impadronì nuovamente di lui.
Che cosa doveva fare?
Insistere?
In condizioni normali… sì, avrebbe insistito.
Ma quella era Vivien, la ragazza che conosceva da anni e che aveva imparato a desiderare con tutto se stesso solo da pochi mesi.
Per la prima volta in vita sua Benji fu colto da uno scrupolo.
Non poteva prenderla così, su due piedi.
Perché affrettare le cose? Dopotutto lei ormai era la sua ragazza, nessuno gliela avrebbe portata via.
E se davvero lei aveva sempre rifiutato chiunque per lui, significava che fra loro c’era qualcosa di speciale.
Non voleva rovinare tutto con la fretta.
Prese la camicetta di Vivien, che giaceva sul pavimento, e delicatamente gliela appoggiò sulle spalle.
Poi le sussurrò: - Copriti, Splendore. Se ti vedo così non riuscirò a trattenermi.-
Vivien lo guardò e senza nascondere un pizzico di delusione, chiese: - Vuoi dire che non vuoi più farlo?-
Lui le sorrise: - Certo che vorrei farlo, sciocca! Ma ti rispetto e non posso chiederti di venire a letto con me 24 ore dopo il nostro primo bacio, visto che per te sarebbe la prima volta.-
-Benji…- mormorò lei commossa.
Lui la strinse: - Vieni qua e abbracciami. Passare il tempo con te è meraviglioso, indipendentemente dal sesso.-
Si sdraiarono sul letto, accarezzandosi e scambiandosi teneri baci sulle labbra.
Dopo qualche minuto il ragazzo parlò di nuovo: - Così io ti piaccio da anni?-
Vivien si scostò da lui.
Vanitoso stupido portiere.
Era palese quanto si stesse crogiolando nell’idea di avere l’esclusiva nel cuore di qualcuno. Fu tentata di smontarlo con una battutina acida, ma desistette.
Quello era il suo ragazzo… tanto valeva essere sincera.
-Sì… dalle scuole medie. Ma tu non mi hai mai guardato…Anzi ti divertivi come un matto a chiamarmi “manico di scopa”- la voce di Viv si fece triste al bruciante ricordo di quelle parole beffarde.
Benji si sentì subito in colpa: come aveva fatto ad essere così cieco da non accorgersi che quella ragazzina magra magra provava dei sentimenti per lui?
O meglio: un po’ se ne era reso conto, ma la cosa, all’epoca non gli interessava.
Che cretino! Per fortuna Vivien era stata più intelligente e aveva saputo perdonarlo.
-Splendore…- disse piano baciandola in ogni punto del volto: - Mi dispiace tanto, sono stato un idiota.-
Lei rispose ai baci.
Vero: era stato un idiota.
Ma si stava facendo perdonare alla grande.
-Non fa niente, Benji. Acqua passata. Sai cosa è l’unica cosa che mi rode?- gli confidò
-Cosa?- chiese lui incuriosito.
-Che io mi sbattevo da matti per piacerti! Tu non te ne puoi ricordare, ma per il tuo quindicesimo compleanno avevo speso un capitale per regalarti un paio di guanti… che non ho mai nemmeno avuto il coraggio di darti. Soldi buttati nel cesso, praticamente.- rivelò Vivien.
Benji sorrise divertito ed esclamò: - Ti sbagli, invece.-
Lei lo osservò con stupore mentre si alzava, lasciandola sola sul letto, per dirigersi verso la cabina armadio. Sparì nella stanza per qualche secondo e riapparve con in mano un paio di logori guanti da portiere.
Vivien sentì un tuffo al cuore: erano i suoi! Quelli che gli aveva regalato (e mai dato) per il suo compleanno più di due anni prima!
Come era possibile?
Al colmo dello stupore la ragazza domandò: - Ma come fai ad averli?-
Lui tornò a sdraiarsi accanto a lei sul letto: - Li ho trovati quel giorno, fuori dalla mia stanza… insieme a questo biglietto. Non li hai lasciati tu?-
Vivien tornò con la mente al momento in cui aveva visto Benji con un'altra mezzi nudi sullo stesso letto dove erano loro due insieme in quel momento. Per un breve istante si rattristò a quel ricordo.
Fu questione di un attimo: che senso aveva pensarci? Ormai era una cosa vecchia.
Gli rispose evasiva: - Beh… sì… in un certo senso…-.
Lui le diede un bacio sulla fronte.
Lei proseguì: - E li hai conservati per tutto questo tempo? Sono tutti rovinati! Dovresti buttarli…-
Benjamin protestò: - Buttarli? Ma sei matta? Non ci penso nemmeno a buttare qualcosa che mi hai regalato tu! Ci sono affezionato…-
In quello stesso momento il portiere si rese conto che Vivien aveva sempre occupato un posto speciale nel suo cuore.
Inizialmente era solamente la sua Piccolina: la tenera cuginetta di Oliver che tanto si divertiva a prendere in giro ma cui, in fondo, voleva un gran bene.
Ora era il suo Spledore: l’unica ragazza che fosse mai riuscita a fargli perdere sul serio la testa, a fargli fare gesti romantici, a farlo cambiare.
Vivien e Benji si guardarono intensamente negli occhi per poi baciarsi di nuovo.
Prima di abbandonarsi completamente, il ragazzo pensò che ne valeva la pena.
Avrebbe aspettato che Vivien si sentisse pronta ad essere completamente sua e mai e poi mai l’avrebbe forzata.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Mensa della Toho High School...

Mark Lenders, Ed Warner e Danny Mellow erano in fila al banco self-service.
-Sono indeciso se prendere carne o pesce…- disse Danny.
-Senti, mangia quello che ti pare: basta che ti muovi! Stai intasando la fila.- lo apostrofò Mark rozzamente.
Mellow rimase impalato di fronte al bancone tentando di risolvere il dubbio amletico che lo attanagliava.
Lenders alzò gli occhi al cielo esasperato: o quella lumaca si muoveva o gli avrebbe infilato lui in gola il cibo insieme al vassoio, ai piatti e alle bacchette.
Ed, dietro di loro, aveva già il vassoio colmo per cui disse: - Sentite, io ho scelto. Vado a prendere posto, altrimenti oggi mangeremo in piedi!-
Uscì dai ranghi della fila ordinata facendosi largo tra i compagni per dirigersi verso i tavoli. Individuò subito dei posti liberi: era notevolmente più alto della maggior parte degli altri studenti e aveva una visuale migliore.
Accellerò il passo per evitare che qualcuno lo anticipasse e…
Sentì un colpo e il rumore di un vassoio che cadeva.
Aveva urtato qualcosa… o meglio: qualcuno.
Abbassò lo sguardo e vide una ragazza in terra e poco più in là il cibo sparso sul pavimento.
Porca vacca! Che idiota!
Non stava guardando dove andava e quella poveretta non l’aveva proprio vista.
Inoltre era anche piuttosto minuta e sicuramente con la sua mole l’aveva letteralmente travolta.
Appoggiò il suo vassoio sul primo tavolo utile e corse a dare una mano alla malcapitata.
Si chinò su di lei e chiese: - Ti sei fatta male? Scusami! E’ tutta colpa mia! Non ti avevo vista.-
La ragazza alzò lo sguardo e per un secondo lo fissò.
Molto carina.
Aveva due bellissimi occhi nocciola chiaro, quasi dorati.
Lei, riconoscendolo, arrossì vistosamente. Poi mormorò: -Non ti preoccupare. Non mi sono fatta niente. Poi sono abituata a passare inosservata… Niente di strano!-
Warner la aiutò ad alzarsi. Con preoccupazione le chiese: - Sicura di star bene?-
-Benissimo.- rispose lei arrossendo ancora di più.
Il portiere decise che forse era il caso di presentarsi: - Io comunque sono Ed Warner, molto piacere.-
-Lo so.- sussurrò lei timidamente senza guardarlo: - Siamo nella stessa classe.-
Ah.
Ma certo!
Ecco dove l’aveva già vista!
Il ragazzo cercò di ricordare meglio con chi avesse a che fare: - Aspetta… tu sei Clara Dawson, giusto? Ultima fila in fondo a destra.-
Lei annuì.
Lui parlò di nuovo: - Mi dispiace per il tuo pranzo… se vuoi rifaccio io la fila per te.-
Lei divenne paonazza: - Non ti preoccupare. Non avevo molta fame…. Adesso scusami, devo proprio andare!-
E senza dire altro scappò via.
Ed fece appena in tempo a mormorare:- Ok. Ci vediamo….-
Fu scosso dalla voce rude di Mark: - Ma cosa fai qui fermo come un cretino? Non dovevi andare a prendere il posto?-
Ed fissò il suo Capitano con occhi distanti: - Ah sì, scusa… mi ero distratto…-

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Capitolo 16
*** IL MIO RAGAZZO ***


CAPITOLO 16: IL MIO RAGAZZO
 
Vivien guardava fuori dal finestrino dell’autobus di quel sabato pomeriggio di fine aprile.
Cosa ci faceva lì?
Si sentiva stranamente fuori posto.
I ragazzi della New Team in tuta e le due manager Patty e Susie chiacchieravano allegramente tra loro.
L’autobus della Nankatsu si stava recando allo stadio di Osaka per portare la squadra di calcio a disputare la semifinale del campionato scolastico contro la Norfolk.
Benji, accanto a lei, fissava nel vuoto pensieroso.
Era sempre molto silenzioso prima di una partita e non partecipava agli scherzi e alle goliardiche risate dei compagni di squadra.
Preferiva stare fermo, seduto e concentrato.
Lo guardò: voleva molto bene a quello stupido portiere.
Ormai stavano insieme da quasi due mesi e quando lui, pochi giorni prima, le aveva chiesto di venire ad assistere alla partita lei non aveva saputo dire di no.
Si sarebbe annoiata a morte, questo era certo.
Ma il SGGK era il suo ragazzo e voleva averla al suo fianco in un momento tanto importante.
Gli appoggiò la testa su una spalla. Lui si voltò e le sorrise, passandole un braccio attorno alle spalle.
Continuava a non aprire bocca, ma per Vivien quel semplice gesto fu più che eloquente.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Una volta giunti nel piazzale dell’impianto sportivo di Osaka, Benji diede a Vivien qualche indicazione: -Quella è l’entrata per il pubblico. Sali la scalinata e ti ritroverai sugli spalti.-
Lei fece un broncio infantile: - Non mi va proprio di stare sola per tutta la partita! Se almeno ci fossero Patty e Susie con me sarebbe molto più divertente… Non mi passerà più!-
Le due ragazze, in quanto managers ufficiali della New Team, avrebbero infatti seguito l’incontro sedute in panchina a fianco dell’allenatore.
Price rise divertito, abbracciandola: - Dai Viv! Non fare i capricci! La partita dura solo novanta minuti!-
-Troppi, per i miei gusti.- replicò lei risentita.
Lui le sollevò il viso e le sussurrò: - Ti prometto che ad incontro finito sarò tutto per te. Cosa ne dici di dormire a casa mia stasera? Tanto domani è domenica…-
Quella richiesta rasserenò un po’ la ragazza: - Se me lo chiedi così, come posso rifiutare?- disse con una punta di malizia.
Benji la baciò con traporto, stringendola con forza.
-BENJI!!!! TI MUOVI?! DOBBIAMO ANDARE NEGLI SPOGLIATOI!!!- urlò Paul Diamond.
-ARRIVO!- rispose il portiere. Poi con dolcezza, rivolgendosi alla fidanzata: - Devo andare. A dopo Splendore. Tifa per me!-
-No guarda… quasi quasi tifo per la Norfolk!- rispose lei sarcasticamente.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Perfetto.
Sola.
E all’inizio della partita mancava ancora un bel po’.
Non aveva voglia di entrare già nello stadio: già era un posto che lei giudicava triste… figuriamoci come sarebbe stato deprimente vederlo mezzo vuoto.
Ad un tratto scorse un chiosco dall’altro lato del piazzale: effettivamente aveva sete.
Tanto valeva andare a comprarsi una bibita.
Attraversò lo spiazzo quasi di corsa e si mise in fila.
Mentre aspettava paziente il proprio turno sentì il rumore di un sms.
Estrasse il cellulare dalla borsa.
Era Benji.
Non vedo l’ora di festeggiare la mia vittoria con te, dopo”.
Cascamorto.
Adorabile, però!
Tra l’altro: era così sicuro di vincere?
Convinto lui…
Finalmente raggiunse il banco del chiosco e si comprò una bottiglia di acqua naturale.
Si voltò per uscire dalla ressa che si accalcava attorno al chiosco di bibite e cercò di farsi largo tra la folla.
Certo che c’era davvero molta gente!
Proprio quando stava per emergere dalla calca e intravedeva uno spiraglio, improvvisamente un ragazzo moro, di schiena, le si parò davanti.
Si fermò appena in tempo per non sbattere la faccia contro il giubbotto nero in pelle di lui.
Però… che schiena ampia.
Inoltre quel ragazzo era proprio alto.
La superava di un bel po’ e lei era un metro e settanta più tacchi.
Scese con lo sguardo…
Un gran bel culo, avvolto in paio di jeans sdruciti.
Improvvisamente si sentì in colpa nei confronti di Benji: ma cosa stava facendo?
Guardava il fondoschiena di un altro così, impunemente?
Certo che era un gran bel vedere…
Per un momento fu tentata di girare attorno allo sconosciuto per vederlo in faccia.
Rinunciò immediatamente.
NON SI FA.” Si impose mentalmente.
Voltò sui tacchi e rapidamente si allontanò nella direzione opposta.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Mark scrutava il piazzale: ma dove diavolo erano Ed e Danny? Non avevano detto alle 14:00 vicino a chiosco delle bibite?
Improvvisamente il suo naso percepì qualcosa.
Che buon profumo!
Da donna.
Poi un fruscio, come se qualcuno si muovesse rapidamente dietro di lui.
Si voltò di scatto, cercando di capire da dove venisse quell’essenza.
Nessuno.
Cioè, meglio: nessuna ragazza.
Che strano, eppure…
-Scusa il ritardo! Eccoci.- era la voce di Ed.
Mark tornò in sé: -Finalmente… Dai entriamo che è tardi.-
La fragranza meravigliosa gli permeava ancora le nari.
Era davvero seducente… erotica. Inebriava i sensi.
Chissà a chi apparteneva…
Danny lo osservò con perplessità: - Mi sembri strano, Capitano. Tutto bene?-
-Sì.- disse Lenders. Poi chiese agli amici: - Ma è una mia impressione o c’è un buon profumo nell’aria?-
-Io sinceramente sento solo odore di pop-corn e puzza di fritto. Hai fame, per caso?- lo prese in gito Ed.
Mark grugnì, mandandolo a quel paese.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Vivien sedeva sui gradoni dello stadio.
I calciatori avevano iniziato ad entrare in campo.
Diede una sbirciatina: chissà magari ce n’era qualcuno di carino.
Immediatamente la sua attenzione fu attratta dal portiere della Norfolk.
Non era carino: era enorme!!
Un armadio a quattro ante… e non erano muscoli, quelli che vedeva.
Che strano: uno sportivo palesemente sovrappeso.
La prima volta che le capitava di vedere uno spettacolo simile… lottatori di sumo a parte, ovviamente.
Certo, se doveva attribuire la vittoria a tavolino basandosi sulla bellezza del portiere, la New Team aveva già vinto 1000 : 0!!
Ridacchiò tra sé divertita.
-Scusami…- disse una voce femminile.
Vivien volse il capo in direzione di quel suono e si ritrovò di fronte ad una bella ragazza con i capelli lunghi e rossicci.
Aveva un volto famigliare…
La nuova arrivata proseguì e con voce educata le chiese: - Ma tu sei Vivien Hutton?-
Viv rimase estremamente stupita: la conosceva?
Rispose alla domanda: - Sì… sono io. Ma tu… chi sei?-
Il volto della sconosciuta si illuminò di un sorriso: falso.
Con voce stridula esclamò: -Ero certa fossi tu! Ma come? Non mi riconosci? Sono Amy… AMY AOBA!!!-
Evviva.
Anche se non si fosse presentata dal tono l’avrebbe riconosciuta comunque.
Amy Aoba.
Ma che gioia.
Finse spudoratamente gaiezza: - Amy! Ciao! Quanto tempo… come stai?-
Rispondi e poi sparisci, per favore.” Pensò nel frattempo.
L’altra non aveva invece la minima intenzione di lasciarla in pace: - Sto divinamente. Ma come mai qui? Lo stai facendo per Holly?-
Ma saranno cavoli miei, brutta oca starnazzante?” disse il suo cervello mentre le sue labbra articolavano molto più gentilmente: - Sono qui anche per Holly. Ma soprattutto per vedere il mio ragazzo.-
-Il tuo ragazzo?- chiese Amy curiosissima:- E chi è?-
Vivien sorrise malignamente ben sapendo che quello che stava per dire avrebbe scatenato una reazione notevole. Con voce chiara pronunciò un nome: - Benjamin Price.-
Crepa d’invidia, vipera!!
La Aoba sgranò gli occhi incredula ed esclamò: - PRICE?!? Tu sei la fidanzata di Price?-
-Già.- ammise lei.
-MA CHE BELLO!- esultò l’altra con fare volutamente esagerato: - Allora anche tu devi assolutamente conoscere il mio fidanzato. Guarda è quello là! Lui e Price si conoscono benissimo.-
Così dicendo la trascinò verso un gruppo di ragazzi.
Indicando un bel tipo dal volto gentile e aristocratico disse: - Lui è Julian Ross, il mio fidanzato e capitano della Mambo.-
Julian Ross.
Quel nome era tristemente noto anche a Vivien che di calcio non se ne intendeva. Era il bravissimo calciatore malato di cuore. Aveva sentito almeno un milione di volte Holly e gli altri parlare di lui.
Carino.
Decisamente.
Un Principe.
Troppo principe, per i suoi gusti.
Amy proseguì, indicando una coppia: - Loro invece sono Philip Callaghan, Capitano della Flynet e Jenny Fujisawa, la manager nonché fidanzata di Philip.-
Bella coppia, niente da dire.
-Lui è Clifford Yuma della Hirado- continuò la Aoba.
Una montagna umana.
Enorme e pieno di muscoli.
-E infine i gemelli Jason e James Derrik, della Hot Dog- concluse l’altra.
Identici.
Facce simpatiche, comunque.
Infine Amy la presentò a tutti: -Ragazzi, questa è Vivien, la cugina di Oliver Hutton.-
Tutti si guardarono costernati, ma solo Yuma trovò il coraggio di parlare: - Cugina di Hutton? E dove diavolo ti aveva tenuta nascosta il buon Oliver fino ad adesso?-
Vivien gli sorrise, divertita.
La Aoba lo riprese immediatamente:- Non fare l’idiota Clifford. Vivien non si tocca. E’ fidanzata con Benjamin Price.-
Questa seconda rivelazione ebbe un effetto ancor più prorompente della parentela con Hutton.
-Davvero?!?- esclamò uno dei due gemelli: - Sei riuscita ad accasare Price?-
Il fratello concluse: - Se hai fatto mettere la testa a posto al peggior donnaiolo del calcio giapponese devi essere una tosta tu, eh?-
Vivien osservava tutti un po’ perplessa: erano strani, ma dopotutto simpatici.
Philip Callaghan intervenne: - Scusate, ma qualcuno di voi sa che fine hanno fatto i ragazzi della Toho? Prima nel cortile mi sono fermato a salutare Lenders, Warner e Mellow… ma poi li ho persi di vista.-
Ross rispose: - Non ne ho idea. Sai che Lenders è un po’ asociale… saranno andati a seguire la partita da un’altra parte. Chi vince oggi si scontrerà con loro in finale.-
Vivien ascoltava i loro discorsi con interesse.
Lenders?
Ancora quel nome?
Quello che chiamavano “la Tigre” e che aveva fatto a pugni con Benji?
Interessante…
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
-Ma Mark, perché dobbiamo stare qui, distanti da tutti e non possiamo andare a vedere la partita con gli altri?- si lamentò Danny.
Mark, seduto a gambe larghe sui gradoni sorseggiando una lattina di coca rispose: - Nessuno ti obbliga a star qui. Io non ho voglia di vedere nessuno. Tu vai dove ti pare.-
Finì di bere, stritolò la lattina con la mano riducendola ad una palla di lamiera informe. La appoggiò in terra, si alzò in piedi, la sollevò col destro e palleggiò due o tre volte col ginocchio. Infine sferrò un calcio alla palla di latta facendo centro nel cestino della spazzatura a circa sei metri di distanza.
Si risedette e fissò i due amici con rabbia: - E poi: chi sarebbero questi “altri” che volete tanto raggiungere?-
Ed rispose: -Dunque… vedo Ross con la fidanzata, Callaghan con Jenny Fujisawa, i gemelli Derrik e Clifford Yuma.- fece una pausa poi proseguì: -Inoltre c’è qualcun altro: non capisco bene perché è distante e parzialmente nascosto da Yuma… sembrerebbe una ragazza.-
-Sarà qualche nuova manager scema.- commentò asciutto Lenders.
Danny sbuffò: - Ma perché ce l’hai tanto con le managers? Ti rendi conto che siamo l’unica squadra a non averne una?-
Il Capitano decise che fosse ora di mettere in riga il centrocampista: - Cosa ce ne facciamo di una manager? Mutande e magliette ce le possiamo lavare benissimo da soli, non siamo impediti. E per il resto non ne vedo l’utilità. – fissò i due compagni di squadra con fermezza e concluse: - Finché sarò io il Capitano, la Toho non avrà MAI una manager. Chiaro?!? Discorso chiuso.-
Si rivoltò verso il campo e non aprì più bocca.
Ed e Danny si rassegnarono, scuotendo il capo sconsolati.

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Capitolo 17
*** SOLI ***


CAPITOLO 17:  SOLI
 
-Sono o non sono stato magnifico?- chiese Benji abbracciando Vivien all’uscita degli spogliatoi dopo la partita con la Norfolk vinta per 2:0.
-Te lo sei già detto tutto da solo. Perché vuoi la mia conferma?- rispose ironica la ragazza ricambiando il bacio.
-Mi piace sentirmelo dire.- ammise il SGGK: - Mica è da tutti mantenere la rete inviolata per quattro partite di fila.-
Lei lo guardò divertita: era irrecuperabile.
Decise di dargli un contentino: -Io non sono in grado di giudicare come giochi a calcio. L’unica cosa che posso dirti è che eri il portiere più bello in campo!-
Benji rise: - Sai che sforzo! L’altro era Teo Sellers! Ripetimelo settimana prossima, quando giocheremo contro la Toho e tra i pali avversari ci sarà Warner.-
Warner: questo sconosciuto.
-Non so chi sia.- confessò lei.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo: - Ma no, dai! Non è possibile! Non conosci Ed Warner, il portiere Karateka? L’unico vero rivale che ho per il posto da titolare in nazionale?-
-No.- replicò Vivien seccamente.
-Sei un caso disperato.- la prese in giro lui: - Comunque, cambiando argomento: ti fermi da me allora stasera?-
-Se Holly mi copre con la zia, sì.- confermò la ragazza.
-E cosa aspetti? Vai a chiederglielo.- la esortò Benji.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Oliver stava salendo sull’autobus quando fu fermato da Vivien che lo prese a braccetto e gli scoccò un bacio affettuoso sulla guancia dicendo: - Sei stato bravissimo oggi, cuginetto: hai fatto due goal stupendi!-
Cosa era tutto quell’entusiasmo?
Non era normale che sua cugina si congratulasse con lui per come aveva giocato.
Aveva un secondo fine: era più che ovvio.
Lo stava lisciando.
Guardandola storto le chiese: - Come mai sei così gentile, Viv? Ti serve un favore?-
-Ehm…sì.- riconobbe la ragazza.
-Dimmi…- la sollecitò Holly sospettoso.
Lei titubò per qualche secondo poi gli disse: - Stasera mi fermo a dormire da Benji. Coprimi.-
Lui si irrigidì: - Ma cosa mi invento?-
La cugina stava per perdere la pazienza: ma che domanda era?
Possibile che quel ragazzo non avesse un minimo di fantasia, neanche per inventarsi una palla innocente?
Provò a dargli dei suggerimenti:- Prova a dire alla zia che dormo da un’amica, per esempio.-
-Che amica?- domandò il ragazzo perplesso.
Vivien sbuffò: - Ufff…una a caso! Basta che tu non le dica la verità.-
Oliver era tentennante, tuttavia decise di aiutarla: - Va bene. Ci penso io. A buon rendere però!-
A buon rendere?
Ma quando mai?
Alle calende greche, forse…
Lei non aveva mai dovuto coprire Holly perché andava di nascosto da Patty.
La ragazza decise che forse non era quello il momento di farglielo notare: - Certo! Conta pure su di me quando avrai bisogno che ti torni il favore!-
 
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Vivien e Benji si concessero una cenetta romantica a base di pesce cucinata egregiamente dalla cuoca di casa Price,  successivamente si spostarono sul divano per coccolarsi un po’.
Pazzesco: in casa del portiere non c’era mai anima viva.
Quella villa enorme e lussuosa era sempre vuota e malinconica.
Povero ragazzo: doveva essere difficile stare sempre solo.
Indubbiamente per quanto riguardava la questione “privacy”, la cosa aveva i suoi vantaggi.
Il personale di servizio era incredibilmente discreto: Vivien notava a malapena la presenza di qualche cameriera e del giardiniere.
Quindi, quando desideravano stare soli non c’era bisogno di andare chissà dove… potevano benissimo starsene a casa di Benji.
Accesero la televisione e iniziarono a far passare i canali.
Ovviamente in casa Price c’era anche la pay-TV… arrivarono sul programma che trasmetteva i grandi classici del cinema.
Benjamin riconobbe immediatamente il film trasmesso: L’Attimo Fuggente di Peter Weir.
Già visto almeno mille volte.
Stava per andare oltre, quando venne bloccato da Vivien: -Aspetta! Guardiamolo, ti prego: è il mio film preferito!-
Ah.
E va bene, se proprio ci teneva tanto…
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Un’ora e mezza dopo il SGGK si ritrovò seduto sul divano con la ragazza tra le braccia che piangeva come una fontana.
-Viv? Tutto OK? Non ti sembra di esagerare un pochino?- le chiese timidamente, per non infierire.
Fra i singhiozzi e le lacrime lei rispose: - Scusa! Ma questo film mi commuove troppo! Non riesco a trattenermi.-
Splendore!
Mosso dalla tenerezza la strinse ancora di più.
In pochi minuti la tenerezza si trasformò in altro…
Non era facile stare lì con lei abbondonata e inerme e far finta di niente.
Stavano insieme da due mesi ormai… e non era ancora successo quasi niente tra loro.
Lui cominciava a non farcela proprio più.
Magari quella sera sarebbe stata la volta buona…
Le sollevò il viso e le disse: -Sai che sei bellissima?-
Lei gli sorrise e mormorò: -Grazie.-
Benji le si avvicinò lentamente e la baciò.
Il desiderio si accese, intenso.
Le infilò una mano sotto la maglietta e le toccò la schiena. Fece scivolare le dita sulla pelle liscia della ragazza e le slacciò il reggiseno.
Poi iniziò ad accarezzarla sul petto.
Improvvisamente sentì che lei si muoveva: non capì subito le intenzioni di lei, finché non sentì scattare il bottone dei propri jeans.
Non capì più nulla.
Completamente inebriato iniziò a fare lo stesso, infilandole una mano negli slip.
Era così calda e piacevolmente umida...
A Vivien sfuggì un gemito. Benji non aspettava un invito migliore: rapidamente le tolse i pantaloni lasciandola in slip.
La contemplò per qualche secondo: splendida.
Basta, doveva averla.
In un modo o nell’altro…
Abbassò con delicatezza la sua biancheria in pizzo bianco, baciandole nel frattempo una coscia.
Vivien era ebbra di piacere. Il tocco delle labbra di Benji così vicine al suo sesso le stavano dando alla testa.
Lui, una volta che si fu liberato completamente degli slip della ragazza, risalendo le sue gambe con la lingua le chiese seducente: -Posso assaggiarti?-
Vivien rispose voluttuosa: -Non aspetto altro...-
Il portiere non ribatté più poiché la sua bocca fu improvvisamente impegnata altrove.
Una scossa elettrica attraversò il bacino della ragazza.
Poi un'altra, più intensa.
Il piacere cresceva, la sua mente non connetteva più.
Improvvisamente un'esplosione di godimento.
Un urlo.
Era la sua voce? Non le importava...
Era troppo bello per trattenersi....
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Quando Benji la sentì urlare e contrarsi in uno spasmo capì di averla soddisfatta.
Le diede un ultimo bacio tra le gambe e poi lentamente la osservò: le gote arrossate, gli occhi languidi...
Porca puttana, quanto era bella!
A quella visione sentì il suo inguine pulsare in modo doloroso.
Meglio slacciare un altro bottone dei jeans se non voleva esplodere nei pantaloni.
Lo fece.
Ecco meglio...
Si fa per dire.
Lui aveva voglia.
Tanta voglia... di LEI.
Ma non poteva insistere... Forse non si sentiva ancora pronta.
Era tutto così insopportabile!
Doveva placare quel desiderio, in qualche modo.
Forse poteva fingere di dover andare in bagno e arrangiarsi da solo.
Triste ma tremendamente necessario.
Stava per aprir bocca quando...
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
L'orgasmo.
Bellissimo.
Da togliere il fiato.
Merito di Benji... Della sua bocca.
Benji...
E lui?
La stava guardando... Si stava slacciando i pantaloni…
Gli occhi di Vivien notarono la protuberanza pronunciata fra le gambe del suo ragazzo.
E per forza, poveraccio!
Forse avrebbe dovuto concedersi.
Non poteva frustrarlo così...
Oppure...
Si tirò a sedere sul divano e lo spinse lentamente contro lo schienale, facendogli appoggiare i piedi a terra.
Si alzò e si inginocchiò di fronte a lui.
Benjamin la fissava con occhi che sembravano fatti di brace. Le chiese incerto: -Cosa fai?-
Lei gli sorrise, con malizia: -Ti torno il favore, portiere.-
Detto questo finì di slacciare i jeans del ragazzo.
Baciò delicatamente la stoffa dei boxer.
Non aveva un'idea chiara di quello che doveva fare...
Ricordò i discorsi fatti con Tom.
A grandi linee credeva di aver capito... Per i dettagli... Beh, avrebbe usato l'istinto.
Con un movimento rapido abbassò l'elastico dei boxer di lui.
Il suo sesso apparve.
Vivien pensò che fosse una visione affascinante.
Molto affascinate.
Lo afferrò con una mano, iniziando a muoverla lentamente.
-Vivien...- sussurrò Benji scosso da uno spasimo.
Lei lo fissò, trionfante.
Poi gli rivolse la stessa domanda che lui le aveva fatto poco prima: -Posso assaggiarti, portiere?-
Benji non vide più nulla se non la testa di lei che si perdeva tra le sue gambe.
Accarezzandole i capelli si perse nel piacere.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
-Splendore...-la apostrofò teneramente Benji mentre si coccolavano spossati e soddisfatti.
Incredibile.
Era stata fantastica.
Non era stato proprio come fare l'amore, ma gli aveva fatto provare delle emozioni altrettanto intense.
Ma dove aveva imparato?
Non era, per sua stessa ammissione, totalmente inesperta?
Meglio non indagare.
Decise di chiederle un'altra cosa: -Ti è piaciuto?-
-Un sacco.- ammise lei baciandogli le labbra.
Non che avesse bisogno di conferme, ma quella risposta lo rese immensamente felice.
Il SGGK era sempre più curioso: -È stato il tuo primo orgasmo?-
Lei, accarezzandolo, replicò: - Se intendi provocato da qualcun altro, allora sì.-
Benjamin la fissò a dir poco esterrefatto. Trattenne una risata.
Vivien s ne accorse: -Perché mi guardi così? Ho detto qualcosa di male?-
Lui, scoppiando definitivamente a ridere, rispose: -No, no! ... Solo che normalmente le ragazze non ammettono così esplicitamente di arrangiarsi da sole!-
Lei si indispettì: -Ma piantala! Secondo te noi non ci tocchiamo? Ma scusa, ragiona: mentre voi maschietti vi ammazzate di pippe noi femminucce cosa dovremmo fare? Vivere in un mondo di gnomi, fate e folletti asessuati?-
Era incredibilmente seria.
Come si faceva a non adorarla?
Esisteva al mondo un'altra così?
La schietta spudoratezza di Vivien era una caratteristica che aveva il potere di farlo letteralmente impazzire.
-Io ti adoro, Splendore. Lo sai?- le disse infine, prima di tornare a baciarla.

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Capitolo 18
*** FOLGORATA ***


CAPITOLO 18: FOLGORATA
 
Primo sabato di Maggio: il giorno della finale del Campionato Nazionale Scolastico.
Vivien guardò il cielo: era grigiastro.
Sperò ardentemente che non si mettesse a piovere. Già le era toccato venire allo stadio, altrimenti Benji l’avrebbe scomunicata… Ci mancava solo di beccarsi un bell’acquazzone, infreddolirsi e soprattutto rovinare la piega dei capelli.
Accanto a lei sedevano alcuni dei calciatori che aveva conosciuto la settimana precedente, in occasione della semifinale New-Team Norfolk. A loro si erano aggiunti il mastodontico Teo Sellers, che visto da vicino era ancora più imponente, e altri volti… che non conosceva.
Poi c’erano le ragazze: Jenny ed Amy.
La Fujisawa le era simpatica: una persona molto concreta e decisa. Aveva carattere.
La Aoba invece… non la reggeva proprio.
Se ne stava lì avvinghiata al braccio del fidanzato, con quell’espressione sognante sul volto.
Insopportabile. Era una questione epidermica, non poteva farci niente.
-Sei emozionata, Vivien cara?- le chiese Amy.
Inutile: quella lì non poteva proprio fare a meno di parlarle.
Le rispose senza troppo entusiasmo: - Emozionata io? E per cosa?-
La fidanzata di Ross la rimproverò: - Ma come? E’ la finale e il tuo fidanzato e tuo cugino sono in campo… inoltre è la squadra della tua scuola!-
-Non sto più nella pelle, guarda.- commentò Vivien con sarcasmo, strappando un sorriso divertito a tutti i presenti.
Amy si strinse nelle spalle, ignorando il tono di Vivien e guardando in campo esclamò: - Guardate! I giocatori stanno entrando!-
Anche Viv si mise a scrutare il terreno di gioco: finalmente avrebbe conosciuto i famigerati giocatori della Toho.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Le squadre fecero il loro ingresso in due file. Si fermarono a cento campo e poi si diressero verso le rispettive panchine.
Viv,  si sporse un po’ di più dalle balaustre per guardare meglio.
Ignorò completamente la New Team: le facce dei suoi compagni le conosceva a memoria.
Si concentrò sugli avversari.
Vediamo un po’…
Individuò immediatamente colui che doveva essere Ed Warner, se non altro perché era vestito diversamente dagli altri giocatori.
Ah, però!
Che piacevole e inattesa visione.
Un bel ragazzo, alto e atletico con dei bellissimi capelli neri e lunghi alle spalle.
Non lo vedeva benissimo in viso, poiché la distanza era parecchia… tuttavia si intuiva perfettamente che anche il volto fosse notevole.
Adesso capiva cosa avesse inteso Benji: effettivamente tra i pali della Toho c’era un suo degno concorrente.
E ovviamente lei non si stava assolutamente riferendo alle abilità calcistiche, di cui, francamente , le importava poco o nulla.
Bene: ottimo inizio.
Guardò gli altri che si stavano togliendo le tute.
Vide un ragazzo non molto alto, con dei corti capelli a spazzola e un numero 15 sulla maglietta. Strinse gli occhi per leggere il nome: qualcosa con la M…. Ah, ecco: Mellow.
Sembrava simpatico, così a prima vista, ma in quanto a fascino niente di che.
Poi vide il numero 9: Bright.
Dunque: questo qui era carino.
Molto carino.
Un po’ troppo delicato… aveva uno stile allaTom Baker.
Non era il suo tipo, ma comunque era piacevole da guardare.
Sugli altri giocatori nulla da rilevare.
Tutti più o meno normali.
Ma… non mancava qualcuno?
Il Capitano?
Quello per cui tutti le avevano dato della scema perché non lo conosceva?
Mark Lenders: la Tigre.
Improvvisamente quel “qualcuno” spuntò dal tunnel d’ingresso.
In ritardo…. Evidentemente amava le entrate trionfali e solitarie.
Vediamo un po’… chissà cosa aveva di così speciale quello lì…
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Mark entrò in campo, indossando ancora la tuta.
Era rimasto negli spogliatoi fino all’ultimo per concentrarsi meglio.
Doveva dare il massimo: doveva vincere.
Doveva massacrare lo Stronzo, umiliarlo.
Segnargli tanti di quei goal che se ne sarebbe ricordato per tutta la vita.
Ne valeva il suo onore.
Si avvicinò alla panchina e cominciò a togliersi la felpa.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Oh cazzo.
Quello era Lenders?
No, un attimo: forse aveva le traveggole.
Non poteva essere tanto… tanto… tanto…
TANTO.
Punto.
Non trovava nemmeno una parola per definirlo.
Rimpianse di non essere in campo o seduta in panchina come Patty e Susie: almeno avrebbe potuto ammirarlo da vicino. Perché già da lontano faceva la sua porca figura.
Ecco, si stava togliendo la tuta.
Oh, sì… SPOGLIATI.
Cioè… no! Ma cosa andava a pensare?
Eppure non riusciva a guardare altro.
Quando lui rimase in maglietta e pantaloncini fu come se in cielo fosse comparso il sole.
Vivien guardò in alto: no, c’era sempre nuvoloso.
E allora perché tutto sembrava improvvisamente così luminoso?
Tornò al Capitano della Toho: non voleva perdersi neanche un secondo di quello spettacolo.
Lui si stava arrotolando le maniche della maglietta.
Perché?
Faceva un po’ grezzo… sinceramente.
Grezzo.
Chissà perché quel pensiero la stuzzicava.
Però, riflettendo: se teneva le maniche risvoltate, dove avrebbe messo la fascia da Capitano?
I suoi dubbi furono immediatamente risolti, poiché Lenders si stava appunto infilando la fascia sul braccio.
A pelle.
Aiuto.
Vivien fu invasa da una vampata di calore.
Ma cosa le stava succedendo?
Mettersi la fascia di Capitano “a pelle” era la cosa più rozza che avesse ma visto… e allora perché le sembrava che quel gesto fosse così… erotico?
Erotico.
Oh mamma mia.
Che braccia, che spalle, che bicipiti…
E quella pelle scura, naturalmente abbronzata?
Il torace: ampio.
I capelli neri e ribelli.
I tratti del volto: ecco no, quelli non riusciva a scorgerli bene.
Peccato.
Le gambe: lunghe e muscolose.
Le mani grandi… forti.
Chissà cosa sarebbe stato in grado di fare con quelle mani.
Cercò di non pensarci, ma era difficile.
A quel punto Lenders fece qualcosa che ebbe l’effetto di minare la sanità mentale della ragazza.
Bevve da una borraccia, si spruzzò un po’ di acqua sul volto e invece di prendere un asciugamano come qualsiasi persona dotata di buon senso, si asciugò il viso nella maglietta.
Niente di grave, se non fosse stato per il fatto che con quel gesto mise in mostra gli addominali.
Tanti addominali.
Bellissimi addominali.
Devo sedermi.” Fu l’immediato pensiero della ragazza.
Barcollante si diresse verso i gradoni.
Lenders.
Lenders.
LENDERS.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Doveva costringersi a guardare l’altra squadra.
Lei tifava per la New Team.
Quelli vestiti di bianco con la striscia rossa laterale…
Dai Vivien: fai un piccolo sforzo.
Guarda dall’altro lato!
Con immensa fatica si voltò verso l’altra metà campo.
Benji.
Doveva trovare il suo portiere e agganciarlo con lo sguardo.
SUBITO.
Eccolo.
Bello.
Bellissimo.
Alto, forte… con il suo immancabile cappello rosso.
Il suo SGGK!
Immediatamente si rilassò.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
La partita stava per cominciare.
A centro campo i due capitani si stavano stringendo la mano e scambiando i rispettivi gagliardetti.
Per la prima volta in vita sua Vivien invidiò suo cugino.
Cosa avrebbe dato per essere lì al suo posto, in piedi di fronte a Mark Lenders.
Beh, insomma: non proprio.
Se doveva essere completamente sincera lei non avrebbe voluto essere in piedi di fronte al numero 10 della Toho… avrebbe decisamente preferito essere SDRAIATA al suo fianco.
Però, pensandoci meglio… anche in piedi… magari contro il muro…
NO!
BASTA!
“Guarda Benjamin, guarda Benjamin, guarda Benjamin.”

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Capitolo 19
*** L'OCCHIO DELLA TIGRE ***


CAPITOLO 19: L’OCCHIO DELLA TIGRE
 
Respira, Vivien. Respira profondamente.” Ordinò a se stessa la ragazza.
Peccato che avere il cervello completamente il TILT non l’aiutasse per niente.
Guardava la partita, ma se ne fregava di dove fosse la palla.
Il suo centro di gravità non era il pallone, ma una maglietta blu e azzurra con una “T” rossa sul davanti e il numero 10 sul retro.
Sobbalzò quando sentì il pubblico urlare ed esultare, poiché lei non stava seguendo l’azione.
Lei osservava Lenders.
In continuazione.
Peggio di una stalker.
Alzò lo sguardo sul tabellone.
New Team:1, Toho F.C.:0.
Avevano segnato?
Davvero?
Quando?
Chi?
Vide suo cugino esultare in campo e abbracciare Tom.
Golden Combi strikes back.
Sai la novità!!
Va beh: bravi.
Complimenti.
Torniamo a Lenders, va’…
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Una furia.
Ecco perché lo chiamavano la Tigre.
Correva sul campo travolgendo tutti e tutti, come un carnivoro selvaggio impazzito. Feroce, incontenibile, potente.
Bellissimo.
Poco elegante forse, ma terribilmente efficace. Nessun difensore poteva fermarlo, nemmeno il robusto Bob Denver.
Lo vide agganciare un pallone passatogli da Mellow e correre verso l’area della New Team.
Scartò Harper.
Fu accerchiato da Carter, Mason e Diamond. Se ne liberò in un attimo.
Passò il pallone a Bright che a sua volta calciò in direzione di Mellow, sul lato opposto.
Lenders nel frattempo, con uno scatto fulmineo si piazzò nel centro dell’area.
Danny Mellow crossò.
La Tigre saltò. Un guizzo di muscoli, un colpo di reni e si ribaltò in volo.
Colpì in rovesciata.
Price intuì e si buttò.
Il colpo era violentissimo: non trattenne.
GOAL!
SI’!!!
Ah, no! Lei tifava per l’altra squadra…
Era il 44° del primo tempo e la Toho aveva pareggiato.
Il cuore di Vivien gioì inconsciamente vedendo Lenders che, a testa bassa e con i capelli neri che gli coprivano il volto, alzava un braccio al cielo stringendo il pugno, in segno di trionfo.
Poi vide Benji: inginocchiato a terra, stava picchiando il pugno sul terreno, rabbiosamente.
Il suo Portiere!
Tesoro!
Era stato sconfitto…
La porta della New Team non era più inviolata.
Il SGGK aveva dovuto soccombere alla Tigre.
L’odiato Lenders.
Il Bastardo.
Povero Benji: doveva essere tremendo per lui.
Un senso di tenerezza la invase.
Quello era il suo ragazzo: era per lui che doveva provare empatia, non per il capitano della Toho!
Il senso di colpa le attanagliò l’anima, pungente.
Non poteva.
Non doveva.
Non era giusto.
Era sleale.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Il secondo tempo ricominciò in sordina.
Entrambe le squadre rimanevano nella propria metà campo, limitandosi a cercare di mantenere il possesso di palla.
Dopo circa venti minuti, su rimessa dal fondo di Price, Hutton e Baker partirono all’attacco.
Erano velocissimi e perfettamente sincronizzati. Uno spettacolo per gli occhi, anche per Vivien che non era un’esperta.
Una vota giunti di fronte alla porta tirarono… insieme.
Un Twin Shot.
Warner, con un salto mortale, parò.
Passò a Mellow, ma il tiro venne intercettato da Diamond che subito cercò Hutton. In corsa, senza nemmeno fermarsi, eseguì il suo famoso Drive Shot.
Imprendibile.
Il pallone si insaccò inesorabilmente in rete.
Al 80° minuto la New Team passò in vantaggio.
La reazione della Toho F.C. non si fece attendere.
Lenders e Bright si scatenarono in un’ offensiva serrata ed incalzante. Nessuna occasione veniva sprecata: ogni tiro era diretto verso la porta.
Il SGGK, riavutosi dalla delusione del primo tempo, creò una barriera invalicabile.
Era una saracinesca.
Aveva già preso un goal dal Bastardo.
MAI E POI MAI avrebbe segnato di nuovo.
I minuti passavano velocemente: mancava ormai pochissimo alla fine dell’incontro.
Lenders, con le utime forze dettate dalla disperazione agganciò un pallone sul limite del bordo campo e travolgendo i difensori si ritrovò solo di fronte alla porta presidiata da Price.
Non c’era più tempo: doveva tirare.
Tiro della Tigre.
Chiuse gli occhi: quel pallone DOVEVA entrare.
 
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Vivien osservava l’attaccante avversario: non aveva mai visto tanta potenza concentrata in un calciatore.
A dir la verità non aveva mai prestato sufficiente attenzione a nessun atleta per poter giudicare con cognizione di causa.
Tuttavia la violenza di Lenders le sembrò inconsueta.
Quel tiro!
Sembrava una cannonata!
Quando vide Benji buttarsi per pararlo fu colta dal panico.
Non doveva!
Si sarebbe fatto male!
Il pallone, come un proiettile, colpì il portiere.
Lei, terrorizzata, lo vide accasciarsi su se stesso.
Guardò oltre: la palla non si vedeva.
Ma come? Non era goal?
Ritornò con lo sguardo sul SGGK, che si stava rialzando.
Il pubblico non fiatava.
Benjamin Price si eresse in tutta la sua statura tenendo tra le mani guantate la sfera di cuoio.
Lenders stava in piedi di fronte a lui, immobile.
Giunse il triplice fischio dell’arbitro che sanciva la fine dell’incontro.
La New Team era il nuovo Campione Nazionale.
 
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Avevano vinto!
Il suo bel portiere, con una parata a dir poco eccezionale, aveva fermato il Tiro della Tigre.
E allora perché lei si sentiva così triste?
Non riusciva a staccare gli occhi dal Capitano della Toho che fissava attonito la porta avversaria.
Una sensazione di malinconia la invase.
Vide Mellow che lentamente si avvicinava al numero 10 e gli appoggiava una mano sulla spalla per confortarlo. Lui si scostò bruscamente e senza aprir bocca uscì dal campo, a grandi passi, sparendo definitivamente nel tunnel che portava agli spogliatoi. I compagni di squadra lo guardarono con apprensione, ma non osarono fermarlo.
I calciatori della New Team esultavano abbracciandosi.
 
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Vivien lasciò gli spalti e corse più velocemente che poté verso gli spogliatoi dello stadio.
Doveva arrivare lì… doveva vederlo.
Anche solo una volta, per pochi secondi.
Percorse un lungo corridoio e finalmente giunse a destinazione.
C’era un gruppetto di gente che sostava di fronte agli spogliatoi, ma lei non realizzò chi fossero, finché uno di loro, allargando le braccia per accoglierla in un caldo abbraccio non esclamò stupito: -Splendore! Cosa ci fai qui? Sei venuta a festeggiare con noi?-
Fissò colui che aveva parlato, stranita.
Benji?
Il sorriso affascinante del bel portiere la riportò alla realtà.
Cercò di balbettare una scusa plausibile: - S-sì… volevo complimentarmi con te. Una bellissima vittoria!-
Lui si chinò a baciarla: le loro labbra si unirono e tutto tornò normale.
Quando il bacio finì, la ragazza si strinse contro quel corpo forte che le infondeva sicurezza.
I compagni intorno a lei gioivano: c’erano Holly, Tom, Bruce, Johnny, Paul…
Non ascoltava i loro discorsi, teneva il viso contro il torace di Benji.
Aveva un gran bisogno di lui, di sentirlo vicino.
Improvvisamente avvertì il desiderio di alzare lo sguardo, di guardare oltre la spalla del fidanzato.
Come spinta da una forza superiore lo fece.
E il mondo si fermò.
Dalla porta dall’altra parte del corridoio uscì LUI.
Come era possibile? Come poteva già essersi cambiato?
Eppure era evidente che avesse già fatto la doccia, in fretta e furia. Era in tuta e non si era nemmeno asciugato i capelli che scendevano bagnati e nerissimi, coprendogli parzialmente il viso.
Il cuore di Vivien cominciò a pulsare: il sangue circolava vorticoso, annebbiandole la vista.
A meno di due metri da lei si ergeva statuario e magnifico Mark Lenders.
Si nascose tra le braccia di Benji, e lo guardò in volto.
L’espressione tesa, i tratti contratti.
La rabbia della sconfitta traspariva prepotentemente.
La pelle scura, il viso squadrato, la mandibola forte e il naso dritto.
Stupendo.
Toglieva il fiato.
Fissava il pavimento, furibondo e veniva verso di loro, silenzioso.
Poi accadde l’irreparabile.
Per un unico interminabile istante Lenders alzò lo sguardo.
I loro occhi si incontrarono.
Tutto cessò di esistere: il corridoio, gli amici che ridevano, le braccia di Benji che la stringevano.
Si guardarono.
Lei vide il nero profondo della notte.
Lui vide il verde-blu limpido del mare.
 
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Cosa succede se il cielo notturno e l'oceano si incontrano?
Normalmente nulla.
Il cielo rimane cielo.
Il mare rimane mare.
Ma nelle rare notti senza luna tutto cambia: acqua e aria si fondono.
Diventano un tutt'uno.
Stesso colore, stessa sfumatura.
Non si può più distinguere dove comincia l'uno e finisce l'altro: l'orizzonte sparisce.
Solo l'occhio più attento può cogliere le piccole differenze: la flebile luce delle stelle in alto e l'increspatura delle onde in basso.
Piccoli dettagli trascurabili, che non fanno la differenza.
L'Unità.
La Fusione.
Come l'Amore.
Che cosa è l'Amore?
Nessuno può dirlo con certezza.
I più cinici e disincantati sostengono che sia una semplice reazione biochimica. I nostri organi di senso più primitivi e vestigiali percepiscono delle sostanze volatili: i feromoni. I feromoni stimolano l'archiencefalo, la porzione più arcaica e istintiva del nostro cervello che a sua volta manda impulsi nervosi alla corteccia cerebrale e stimola il rilascio di mediatori chimici che inducono una sensazione di benessere da un lato e risvegliano l'istinto riproduttivo dall’altro, quindi l'eccitazione sessuale.
Siamo animali e come tali ricerchiamo il partner migliore per assicurarci una progenie forte che porti avanti il nostro patrimonio genetico.
Poi c'è la tesi sostenuta dai romantici: l'Amore come sentimento puro e sublime che nasce dall'anima per coinvolgere cuore e cervello. L'Amore unico. l'Amore predestinato.
C'è un punto su cui però tutti concordano: per innamorarsi bastano tre secondi.
1... 2...3.
È andata.
La vita di due persone viene sconvolta in poco più di un battito di ciglia.

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Capitolo 20
*** LA RETTA VIA ***


CAPITOLO 20: LA RETTA VIA
 
Lenders sedeva solo sull’autobus della Toho F.C.
I compagni di squadra dovevano ancora arrivare. Lui era letteralmente fuggito fuori dagli spogliatoi con l’unico intento di isolarsi da tutto e tutti: non voleva vedere nessuno.
Dove aveva sbagliato?
Aveva perso la finale.
MERDA.
Ma ciò che più gli dilaniava l’anima non era la sconfitta ma il fatto di aver perso la sfida diretta con Price.
L’immagine dello Stronzo che si ergeva fiero e trionfante dopo aver parato il suo Tiro Della Tigre lo tormentava.
Come era stato possibile?
Allora era vero: il SGGK era il portiere migliore del mondo.
La rabbia lo divorava.
Si sentiva fallito, umiliato.
Grazie al cielo, quando era uscito dagli spogliatoi, Price era di spalle e non l’aveva visto.
Un ghigno ironico comparve sul volto del Capitano della Toho.
Pazzesco!
Lui, la Tigre, che si nascondeva come un timido topolino.
Price, lo Stronzo: chissà come se la godeva in quel momento.  La partita era appena finita e già lui stava festeggiando.
L’aveva visto abbracciare quella ragazza.
Una delle tante.
Una troia, con tutta probabilità.
Lo Stronzo ne era letteralmente circondato, era risaputo.
Probabilmente se ne sbatteva una diversa dopo ogni incontro.
Beato lui.
Però questa doveva essere più importante delle altre perché se l’era addirittura portata dietro negli spogliatoi.
Non l‘aveva vista bene: era nascosta dal corpo del portiere.
Però una cosa l’aveva notata: aveva capelli nerissimi e due gran begli occhi.
Splendidi occhi.
Occhi che ti incatenavano.
Quando per un brevissimo istante i loro sguardi, poco prima, si erano incrociati aveva provato una strana sensazione.
Difficile definirla… sembrava quasi… sollievo. Il suo battito cardiaco era accelerato e la rabbia, solo per un attimo, era stata sostituita da un senso di benessere.
Dal desiderio.
Come se un richiamo atavico l’avesse spinto ad andare lì e prendersela.
E gli era quasi sembrato che anche lei provasse lo stesso…
Non era nemmeno riuscito a reggere l’intensità di quegli occhi color del mare, i più belli che avesse mai visto.
Chissà chi era…
Si diede del coglione: erano solo occhi, dopotutto!
Non aveva nemmeno visto la ragazza nella sua interezza: … magari era un cesso!
Ne dubitava fortemente: lo Stronzo non si portava a letto i cessi. Aveva un target piuttosto alto, di solito…
Si impose mentalmente di smettere di pensarci. Dopotutto chi si scopasse Price non era un problema suo.
Il suo problema era quello di essere stato sconfitto, di essere un perdente.
Uno schifosissimo “secondo classificato”.
Cazzo.
Cazzo.
Cazzo.
Però… QUEGLI OCCHI…
 
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Vivien sedeva accanto a Benji sulla via del ritorno.
Era stranamente silenziosa.
-Cosa c’è, Viv? Sei stanca? Non hai ancora aperto bocca da quando siamo partiti. – le chiese il fidanzato in tono premuroso.
Lei lo guardò con tristezza: si stava preoccupando per lei! E lei, da perfetta stronza, stava pensando ad un altro. A uno a cui non aveva nemmeno mai rivolto la parola, per giunta. Ad uno che nemmeno conosceva e che aveva visto oggi per la prima volta.
Il cuore della ragazza era pesante; il senso di colpa e la voglia di essere altrove le pervadevano l’anima.
Che fare?
Dire tutto a Benjamin?
Ma no! Non se ne parlava… dopotutto non aveva fatto niente. Aveva semplicemente guardato Lenders. E allora? Era fidanzata, mica cieca!
Inoltre probabilmente non avrebbe più rivisto il moro capitano della Toho, quindi tanto valeva toglierselo dalla testa.
Nel giro di qualche ora si sarebbe dimenticata di quel corpo, di quel viso e di quei profondi occhi neri come la notte.
Ma certo!
Peccato che, adesso come adesso, continuasse a pensarci.
Quando Lenders era uscito dagli spogliatoi e l’aveva guardata le era sembrato che tutto sparisse. Quegli occhi le erano entrati nell’anima come mai le era successo prima d’ora e tutto il suo corpo aveva reclamato una sola cosa: SESSO.
Si sarebbe fatta fare di tutto da Mark Lenders.
Ad essere sincera non aveva ancora un’idea precisa di cosa fosse il “tutto”, considerato che nemmeno con Benji si era ancora spinta fino in fondo.
Però il concetto di “Tigre” e di “Tutto” si sposavano perfettamente nel suo inconscio.
C’era poco da fare.
Doveva farsela passare.
Guardò tre file indietro e vide Tommy, seduto solo, con le cuffie nelle orecchie.
Forse il suo migliore amico avrebbe potuto aiutarla.
Avrebbe chiarito i suoi dubbi e ripulito il suo cuore infangato dal desiderio per un altro uomo.
-Scusami solo un attimo, Benji. Devo parlare con Tom…- disse Vivien al portiere, alzandosi dal sedile.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Tom si ritrovò Vivien seduta accanto.
Da dove era spuntata?
Si tolse gli auricolari e le sorrise.
Lei lo fissava muta. I grandi occhi della ragazza erano colmi di tristezza.
Ahia.
Qualcosa non andava.
-Viv? Tutto bene?- chiese Baker.
-No.- rispose secca lei.
Il ragazzo capì al volo che l’amica era tormentata. – Hai voglia di parlare?- le propose.
Vivien annuì: - Sì. Ma non qui: andiamo in fondo.-
Entrambi si alzarono e si spostarono nell’ultima fila dell’autobus, vuota e sufficientemente lontana dagli altri per poter avere un po’di intimità.
-Ho visto Lenders.- esordì la ragazza.
-Beh. Anche io. Sono stato con lui in campo per novanta minuti.- proclamò Tom.
Vivien si stizzì: - Non fare lo scemo, Tommy! Non era quello che intendevo!- poi, con più calma proseguì: - L’ho guardato. Gli ho fatto la radiografia.-
-Allora?- la esortò lui.
-E’ bellissimo.- ammise lei.
-Vero.- concordò il centrocampista.
Vivien lo scrutò allarmata chiedendo: - Ti piace?!?-
Il ragazzo rise: - Ma no! Non è il mio tipo. Semplicemente sono d’accordo con te: è bellissimo.-
Lei, rincuorata da quell’affermazione, continuò: - Il mio problema è che non mi sono limitata a guardarlo. L’ho desiderato. Lo volevo letteralmente divorare.-
L’amico incominciava ad immedesimarsi nel tormento della cugina di Holly: aveva provato attrazione per il Capitano della Toho e si sentiva in colpa nei confronti di Benji.
Cercò le parole più adatte per aiutarla: - Viv, ascoltami: quello che ti è successo è perfettamente normale. Non devi preoccuparti.-
-Dici?- chiese lei dubbiosa con un filo di voce.
Lui confermò: - Ma certo! Tu stai con Benji, ma a questo mondo ci sono altri sei miliardi di persone oltre a voi due. Io non ci vedo nulla di strano che tu possa trovare affascinante qualcun altro.-
-Ma non mi era mai successo finora! Nessuno aveva mai attratto il mio sguardo, oltre a Benji!- protestò Vivien.
- E allora? Prima o poi doveva accadere. Non significa assolutamente nulla. Tu a chi vuoi bene?- domandò Tom.
-A Benji.- riconobbe la ragazza.
-E con chi vuoi stare?- la incalzò lui.
-Con Benji.- rispose lei.
-E chi è la persona che vuoi accanto, che ti fa star bene e con cui vuoi fare l’amore?-
-BENJI.- realizzò Vivien con gioia.
Tom sorrise: - E allora piantala con queste stupide paranoie e vai da lui. Ti aspetta.-
Vivien scattò in piedi, esultante.
Guardò l’amico con gratitudine ed esclamò: - Grazie Tommy! Ora è tutto chiaro!-
 
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Ma cosa aveva Vivien?
Era così strana…
Prima non apriva bocca e poi si isolava con Tom Baker in fondo all’autobus.
La cosa puzzava.
Mentre Benjamin pensava allo strano atteggiamento della fidanzata notò un’ombra che incombeva su di lui.
Alzò lo sguardo e vide Vivien, ferma in piedi nel corridoio tra le due file di sedili.
-Splendore!- la apostrofò con gioia.
Lei gli sorrise in modo seducente e si sedette sulle sue ginocchia, stringendolo.
Il contatto col corpo snello e morbido di lei lo accese.
La ragazza gli afferrò il viso e gli disse: -Stasera io e te festeggiamo, portiere.-
Lui avvicinò le labbra alla sua bocca sussurrando: - Certo. –
Lei lo stuzzicò con la lingua maliziosamente mormorando: - Ho voglia che tu mi faccia ancora quel giochetto con la bocca.-
Lui mugugnò di piacere, poi la baciò con trasporto.
La lingua del SGGK che danzava con la sua fu un toccasana, una medicina.
Vivien subito incominciò a stare meglio.
Immediatamente tutto fu chiaro: era Benjamin il ragazzo che lei desiderava. Nessun altro…
Il bel portiere dagli occhi grigi, affascinante, ironico … unico.
Man mano che il bacio proseguiva l’immagine di Mark Lenders si affievoliva sempre di più… era sempre più lontana, indefinita… fino a nascondersi nei meandri più reconditi della mente.
E lì sarebbe rimasta, quiescente ed innocua.
Fino a prova contraria…

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Capitolo 21
*** A CUORE APERTO ***


CAPITOLO 21: A CUORE APERTO
 
-Li sleghiamo?- chiese Vivien a Benji accarezzando la testa del cane che le stava a fianco.
Quel pomeriggio di inizio giugno i due ragazzi stavano facendo una passeggiata con i cani di Benjamin: due grossi rottweiler maschi, Ares e Rocky.
-Non so…- rispose incerto il ragazzo: - … se poi incontrano qualcuno?-
Lei obiettò divertita, guardandosi intorno: - Ma chi vuoi che incontrino! Siamo in mezzo ad un prato e non c’è anima viva.- Diede ancora una grattatina ad Ares che stava seduto docile ai suoi piedi legato al guinzaglio e poi proseguì: - Sono i cani più buoni del mondo… e poi sono perfettamente addestrati ed ubbidienti. Dai, facciamogli fare una corsa: cosa vuoi che succeda?-
-Hai ragione.- concordò Benji: - Dopotutto hanno il diritto di sfogarsi un po’.-
Così dicendo sganciò il moschettone che collegava il collare di Rocky al guinzaglio e Vivien fece lo stesso con Ares.
I due animali rimasero immobili osservando il padrone: non si sarebbero mai allontanati senza permesso. Soltanto quando Benjamin fece loro un cenno i due cani, gioiosi, scattarono mettendosi a correre e saltare nel prato.
Il ragazzo e la ragazza si sedettero nell’ erba all’ombra di un grosso albero, osservando le spericolate peripezie dei due animali.
Vivien guardava Benji che sorrideva sotto la visiera del cappello: quanto era bello il suo portiere? Quando stava con lui si sentiva la ragazza più felice del mondo… e anche la più fortunata.
Era meraviglioso passare il tempo con lui e adesso che la scuola e il Campionato erano finiti, avevano un sacco di momenti liberi da condividere.
Benjamin si stiracchiò e si distese sull’erba, appoggiandole la testa in grembo. Lei gli tolse il berretto e iniziò ad accarezzargli i capelli: erano un po’ cresciuti e gli ricadevano in ciocche dietro il collo.
-Sono diventati lunghi…- gli disse
-Dici che dovrei tagliarli?- replicò lui
Lei si chinò a baciarlo: - Fai come vuoi, sei bello sempre e comunque.-
-Grazie.- rispose il ragazzo pieno di orgoglio.
Adorava essere adulato, soprattutto dalla sua ragazza.
Il SGGK parlò di nuovo: - Non mi ricordo più: è oggi che ritornano i tuoi genitori?-
-Stasera. E si fermeranno per una settimana. – confermò lei.
Era emozionata: il fatto che mamma e papà rientrassero era già una cosa rara, ma che addirittura si trattenessero per una settimana era a dir poco eccezionale.
Il ragazzo commentò: - Magari faccio un salto a salutarli. Ho sempre pensato che fossero due persone simpaticissime.-
Vivien sorrise: - A piccole dosi, sicuramente! Comunque vieni pure: la mamma stravede per te. Va matta per i bei ragazzi!- ridacchiò poi proseguì: - Comunque preparati: sanno benissimo che adesso io e te stiamo insieme e non sei più solo un semplice amico.-
Benji si tirò a sedere di scatto e fissò la fidanzata scandalizzato: - COSA?!? Glielo hai detto?-
-Certo.- rispose lei tranquillamente.
Il portiere fu invaso da un senso di leggero panico: non era ancora pronto ad una presentazione ufficiale! Gli sembrava una cosa troppo “formale”.
Certo, bisognava considerare che non stavano parlando di una famiglia “normale”, ma di quella di Vivien.
I genitori della ragazza erano due pazzi scatenati, tutto fuorché “formali”.
Forse non sarebbe stato tanto terribile affrontarli come fidanzato della loro unica figlia.
Tornò a sdraiarsi con la testa sulle gambe di lei e le chiese: - E loro cosa hanno detto?.-
A Vivien sfuggì una risatina al ricordo della reazione dei suoi genitori alla notizia: - Allora: papà si è finto scandalizzato e mi ha proibito di uscire di casa per i prossimi venticinque anni. Poi è scoppiato a ridere come un matto e si è congratulato con me.-
-E tua madre?- domandò curiosissimo Benjamin.
-La mamma ha detto una cosa del tipo:  “Bel colpo tesoro! E’ proprio un gran figo!”. Più o meno: non ricordo le parole esatte.- riferì Vivien.
Il portiere esplose in una risata:  quella era proprio una reazione tipica della Signora Roxanne Hutton, l’unica madre al mondo che sembrava tutto, fuorché una mamma!
Si prospettava una serata parecchio divertente.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
La cena andò benissimo.
I genitori di Vivien, Robert e Roxanne Hutton, erano due persone spassosissime.
Lavorando entrambi sulle navi da crociera, come il padre di Oliver, rientravano in Patria molto raramente. Era quello il motivo per cui Viv viveva con la zia ed il cugino.
La continua lontananza aveva fatto in modo che fra genitori e figlia si creasse un rapporto del tutto particolare: non sembravano una famiglia, sembravano un gruppo di amici. D’altronde non erano loro a dover crescere la ragazza  e a doverle imporre regole e proibizioni. Quel compito, più arduo, spettava alla mamma di Holly che aveva a che fare con Vivien quotidianamente. Era lei che le impartiva l’educazione.
Robert e Roxanne si limitavano a dispensare affetto: gran bella cosa, ma mancavano totalmente di autorità nei confronti della figlia.
La serata trascorse allegramente, con Benjamin e il Signor Hutton che si coalizzarono nel prendere in giro Holly per la sua timidezza e per il fatto di non voler mai rivelare alcun dettaglio più o meno piccante della sua relazione con Patty.
Verso le undici di sera Benji si accomiatò.
Vivien lo accompagnò al cancello e prima di salutarsi si scambiarono un lungo bacio.
Quando la ragazza rientrò in casa venne subito placcata dalla madre: - Gran bel bacio! Sei fortunata.-
Vivien fece un’espressione risentita: - Mamma! Mi hai spiato?-
Roxanne abbassò gli occhi, colpevole: -Sì, dalla finestra.- ammise.
La figlia esclamò esasperata:- Sei irrecuperabile!-
La donna cercò di difendersi: - Devo pur essere certa che tu sia capitata in buone mani! Per la mia bambina mica mi accontento di uno qualsiasi!-
La ragazza osservò la madre: dopotutto, a modo suo, era premurosa.
-Benji non è “uno qualsiasi”. Lui è speciale.- disse Vivien infine.
La Signora Hutton la abbracciò con tenerezza, sussurrandole dolcemente: - Sei troppo giovane per esserne certa, tesoro. Ma sono contenta comunque per te.- Poi, accarezzando il viso della figlia e scostandole i capelli dal volto le fece una domanda: - Tu e Benjamin… avete già fatto l’amore?-
La ragazza fu colta alla sprovvista da quella domanda. Non che la cosa la mettesse propriamente a disagio: quella era sua madre, ma con lei sapeva di poter avere un livello di confidenza tale da poterle dire tutto.
Decise di approfittarne: - No. Non ancora. Ma volevo proprio parlarti di questo, se ne hai voglia.-
Roxanne confermò: - Ma certo! Non devi neanche chiedermelo! Andiamo in camera tua? Così staremo tranquille.-
Vivien annuì e insieme salirono le scale.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Madre e figlia sedevano sul letto, vicine.
Fu Viv la prima a parlare: - Ecco mamma, vedi… Io e Benji stiamo insieme da circa tre mesi. Tuttavia non ci siamo mai spinti oltre il petting.-
-E come mai, se posso chiedertelo?- domandò la signora
-Perché io non l’ho mai fatto. E sono un po’ spaventata. Inoltre lui è molto più esperto di me! Ha sempre avuto un sacco di ragazze…- ammise la figlia.
-Si vede!- confermò gaia la mamma.
La ragazza rise, divertita: - Già: lo so che si vede! Mamma, aiutami! Io vorrei tanto fare l’amore con Benji!-
La donna cercò di tranquillizzarla: - Viv, tesoro! Se vuoi farlo, fallo… semplicemente. Solo tu puoi sapere se è o meno arrivato il momento giusto.-
Vivien era sempre più confusa: solo lei poteva saperlo? E come?
Lo chiese alla madre: - Tu come hai fatto a capire quando era arrivato il momento con papà?-
Roxanne le fece una confessione: - Vedi, cara: nel mio caso era diverso. Tuo padre non è stato il primo. Quando l’ho conosciuto ero già pronta e tutto è avvenuto in modo assolutamente spontaneo.-
-Ah.- rispose la figlia. Poi chiese con curiosità: - Come era il papà da giovane?-
L’espressione di sua madre divenne sognante: - Splendido. Selvaggio… Mi colpì dalla prima volta che lo vidi. E pensa che all’epoca io stavo con un altro ma quando vidi tuo padre… beh, non capii più nulla. Un vero e proprio colpo di fulmine. Non so se riesci a comprendermi…-
Oh, sì… la capiva.
Era accaduto anche a lei, ma non con Benji.
Dolorosamente la sua mente ritornò a quasi un mese prima quando aveva visto quella persona che in pochi minuti era stata in grado di spazzare via chiunque altro: Mark Lenders.
Basta: non era il caso di pensarci adesso.
Era lì con sua madre a parlare di Benji.
Scacciò l’immagine della Tigre dal cervello e si concentrò sul SGGK.
-Sai una cosa mamma?- concluse la ragazza: - Credo proprio di essere pronta. Per lo meno mentalmente. Però vorrei chiederti ancora un favore.-
-Certo, tesoro: dimmi.- concesse la donna.
-Voglio andare da un ginecologo. Ormai con Benjamin ho una relazione fissa e vorrei stare tranquilla. Voglio prendere la pillola. Mi accompagni, per favore?-
Gli occhi di Roxanne si velarono di commozione: la sua piccola donna! Come era matura e responsabile! Molto più di lei.
Abbracciò la figlia di slancio esclamando: -E’ ovvio che ti ci accompagno! Domani prendo subito appuntamento.-
Viv, ricambiando l’abbraccio, mormorò: - Grazie, mamma.-

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Capitolo 22
*** COMPLEANNO DI UNA DONNA ***


CAPITOLO 22: IL COMPLEANNO DI UNA DONNA
 
Vivien si rigirò nel letto.
La luce filtrava dalle persiane della finestra.
Era già giorno, che ore erano?
Guardò la sveglia: le 8:30. Perfetto: poteva crogiolarsi tra le lenzuola ancora un po’. Era estate e lei era in vacanza.
Si girò su un fianco e richiuse gli occhi.
Improvvisamente la porta della sua camera da letto si spalancò. La ragazza sobbalzò per lo spavento, vedendo una figura scura e rapidissima che saltava sul suo letto facendo tremare rete e materasso.
-BUON COMPLEANNO VIV!- esclamò la voce allegra di suo cugino.
Stropicciandosi gli occhi, la ragazza rispose con la voce ancora un po’ impastata: -Holly? G-grazie…-
Il ragazzo la abbracciò e disse esultante: - Ecco il tuo regalo.-
Regalo?
Questa poi!
Svegliandosi completamente prese dalle mani di Oliver il pacco incartato in una graziosa carta floreale sui toni del rosa.
Aprì la carta e comparve un mini-abito estivo.
Era… bello!
Come era possibile?
Senza nascondere lo stupore Vivien balbettò: -Ma è… è… fantastico!-
Holly la guardò male: - E certo! Mica ti faccio un regalo brutto, scusa!-
Lei, accorgendosi di essere stata scortese, si corresse immediatamente: -No, beh… certo! Solo che non pensavo tu avessi tanto buon gusto in fatto di abiti femminili.-
Holly si grattò la nuca, imbarazzato e confessò: -L’ha scelto Patty. Il regalo è anche da parte sua.-
Ah, ecco.
Adesso la cosa aveva molto più senso.
Suo cugino proseguì:- Cosa aspetti? Provatelo! Vediamo se abbiamo azzeccato la taglia… altrimenti devo correre a cambiarlo.-
-Ok.- acconsentì lei e saltando fuori dal letto incominciò a spogliarsi la corta camicia da notte.
Oliver arrossì e protestò: - Ma cosa fai? Aspetta almeno che io mi volti, per la miseria!-
La ragazza lo guardò con assoluto distacco: - Quante storie che fai… come se non mi avessi mai visto in mutande. Da bambini facevamo addirittura il bagno insieme.-
Il ragazzo, girato di spalle, confermò: - Appunto. Da bambini… adesso non è più molto il caso.-
-Già!- ridacchiò lei infilandosi il vestito nuovo e guardandosi allo specchio.
Era perfetto.
Le stava una meraviglia.
-Puoi voltarti, cuginetto.- suggerì, poi chiese: - Come sto?-
Oliver sorrise compiaciuto: - Ho proprio scelto bene. Sei meno brutta del solito… -
Per tutta risposta Vivien gli lanciò una ciabatta urlando: - Cretino!-
Lui con un balzo felino schivò e si diresse verso la porta strillando: -Sei una vanitosa, Viv! Non ti darò mai la soddisfazione di farti un complimento!-
Scendendo le scale, Oliver sentì sua cugina imprecare qualcosa di irripetibile nei suoi confronti.
Sorrise divertito: la solita!
Crescendo era davvero diventata molto bella, doveva ammetterlo. Tutti i suoi amici non facevano altro che ripeterglielo.
Era addirittura riuscita a conquistare Benji, che da quando stava con Vivien sembrava essere diventato un'altra persona.
Ma dopotutto, la sua cuginetta, nonostante l’aspetto, rimaneva ancora una ragazzina molto immatura.
Una bambina.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Cosa aveva in mente Benji?
Vivien se lo stava chiedendo da tutto il giorno.
Quando lui al mattino l’aveva chiamata per farle gli auguri si era rifiutato categoricamente di svelargli i suoi progetti per la serata. Le aveva semplicemente detto: - Passo a prenderti alle 18:00… e mi raccomando, non vestirti troppo elegante.-
Poi basta.
Mistero assoluto.
Non era più riuscita a cavargli mezza parola, nonostante avesse tentato di convincerlo in tutti i modi.
Ok… ormai era quasi ora.
Si rimirò nello specchio: aveva indossato il vestito nuovo che le avevano regalato Patty e Holly e un paio di sandali con le zeppe di sughero.
Carino, ma niente di impegnativo.
Sentì suonare il campanello e corse giù dalle scale, mentre sua zia apriva la porta.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
-Metti questo.- disse Benji porgendole un casco.
-Andiamo in moto?- chiese lei con un filo di preoccupazione.
Non amava molto le moto, le mettevano angoscia.
Inoltre Benji, nonostante (vista l’età) potesse guidare soltanto un 125cc, aveva il brutto vizio di correre un po’ troppo.
Il portiere le rispose: - Sì, perché? Il posto dove voglio andare è troppo lontano per arrivarci a piedi.-
Lei fece un broncio: - Sai che non mi piace andare in moto.-
Lui la cinse con un braccio: - E dai Splendore! E’ necessario se vuoi che io ti faccia la sorpresa che ho in mente. Ti prometto solennemente di andare piano.-
-Ci credo poco… ma accetto.- si arrese Vivien infine.
La ragazza si infilò il casco, mentre Price si sedeva in sella invitandola: - Forza, sali.-
Con un po’ di incertezza prese posto dietro al SGGK: dove doveva mettere le mani? L’istinto le diceva di abbracciare stretto il ragazzo di fronte a lei… nel dubbio chiese: - Dove mi attacco?-
Benji sorrise: - A me… oppure al serbatoio. Dove preferisci.-
Visto che Vivien non aveva la più pallida idea di dove fosse il serbatoio, cinse la vita del fidanzato. Così a occhio le sembrava la soluzione più piacevole.
Lui mise in moto e prima di partire le diede un altro suggerimento: - Mi raccomando: seguimi in curva, altrimenti ci sbilanciamo.-
Seguirlo in curva. Cioè?
Si prospettava un viaggio complicato.
Recitando mentalmente una preghiera appoggiò la testa alla schiena del suo portiere.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
-Eccoci qui.- proclamò Benjamin spegnendo il motore.
Vivien scese dalla moto e si sfilò il casco.
Dove erano?
Al mare… un tratto di costa che lei non conosceva.
-La spiaggia di Nantame mi è sempre piaciuta. E’ così isolata dal resto del mondo… L’ideale per una serata intima.- le spiegò il ragazzo abbracciandola.
Vivien osservò il paesaggio: il mare si stendeva placido, la spiaggia era dorata. In fondo si intravedeva un’altissima scogliera.
Qualche gabbiano che volava nel cielo e alcune nuvole lievemente arrossate dalle prime luci del tramonto completavano il quadro.
Estremamente romantico.
-E’ bellissimo!- commentò estasiata.
-Mai quanto te.- disse lui stringendola più forte e cercandole la bocca.
Lei lo lasciò fare, sopraffatta da tanta galanteria.
Quando lui si staccò disse: - Hai fame? Mangiamo qualcosa?-
Vivien lo scrutò senza capire: - Mangiare? Ma dove? Come?-
Il SGGK si diresse verso la moto, aprì il bauletto  ed estrasse una borsa frigorifera. -Ho pensato a tutto, cosa credi!-
La ragazza non credeva ai propri occhi: - Un pic-nic sulla spiaggia? Per me?-
Lui sorrise, accarezzandola.
-Andiamo…- propose poi, prendendola per mano e aiutandola a scavalcare la recinzione, per poi avviarsi a piedi sulla sabbia.
 
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Più che un pic-nic era stata una cenetta degna di un ristorante “tre stelle Michelin”.
I cibi costosissimi e raffinati che Benjamin Price era stato in grado di far comparire da una semplice borsa frigorifera avevano dello straordinario.
Vivien sedeva al fianco del ragazzo, accarezzandolo: - Grazie Benji. E’ stato il più bel compleanno della mia vita.-
-E non è ancora finito. – aggiunse lui, frugando nella solita borsa che ormai per Vivien aveva la stessa funzione di quella di Mary Poppins.
-Chiudi gli occhi.- le chiese.
Lei lo fece.
Sentì che lui armeggiava con qualcosa e poi sentì il suo tocco intorno al collo.
Spalancò istintivamente le palpebre e si ritrovò il viso di Benji a pochi centimetri che le sussurrava: - Buon compleanno, Splendore!-
Ma cosa…
Sentiva qualcosa di nuovo intorno al collo… qualcosa che prima non c’era.
-Benji, cosa mi hai messo?- chiese esitante.
Lui la guardò divertito: - Scoprilo da sola. Hai sicuramente uno specchio in borsa.-
Vero: l’aveva.
Lo estrasse, lo aprì e si guardò.
OH MIO DIO.
 
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Il portiere vide gli occhi della fidanzata sgranarsi per lo stupore.
Le labbra di lei contrarsi in un sorriso.
Beh, evidentemente il suo regalo le piaceva.
 
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Un diamante!
Benji le aveva regalato un diamante!!
E neanche tanto piccolo…
Vivien osservava il punto luce in oro bianco che le pendeva dal collo, ancora incredula.
Si voltò verso il portiere e, troppo emozionata per connettere frasi sensate, chiese: - Ma è vero?-
Il ragazzo scoppiò a ridere: - No! E’ un fondo di bottiglia!... ma che domande sono? Certo che è vero!-
-Oh porca puttana!- commentò lei.
Lui trovò l’affermazione parecchio divertente: - Non è esattamente la reazione che uno si aspetta quando regala un diamante alla fidanzata… ma la prenderò come una dimostrazione di affetto.-
Vivien, imbarazzata, si scusò: - Mi dispiace! Solo che sono ancora un po’ scossa… non me l’aspettavo proprio…-
Lui le si fece più vicino: - Ti illumina i viso, lo sai?-
Detto questo la baciò, facendola stendere sulla sabbia.
Lei rispose a tocco infuocato di quelle labbra abbandonandosi completamente.
Gli infilò le mani sotto la T-shirt, accarezzandogli la schiena, mentre il ragazzo con la mano le toccava una coscia salendo sempre di più.
Ad un tratto lui si staccò dalla sua bocca guardandola con intensità: -Vivien…- sussurrò.
Lei sorrise, bellissima e invitante.
Le appoggiò le labbra sul collo, inspirando il profumo della pelle mentre la baciava.
Con la mano destra cercò la sua femminilità tra le cosce.
La sentì tremare.
La cosa gli diede un immenso piacere.
La desiderava, più di qualsiasi cosa al mondo. Non poteva più aspettare.
Con voce colma di desiderio le disse: - Ti voglio. Voglio che tu stasera sia completamente MIA.-
p Lei lo guardò con occhi ardenti e preoccupati allo stesso tempo, ma inaspettatamente rispose: - Anche io ti voglio, Benji.-
A lui non parve vero.
Aveva acconsentito?
Ad ulteriore conferma la ragazza si tirò a sedere e si sfilò il leggero vestito estivo, rimanendo in biancheria intima.
Lui, quasi in contemporanea, si tolse la maglietta.
Si abbracciarono e Benji completò l’opera facendo sparire in pochi secondi reggiseno e slip di lei.
La contemplò nuda e bellissima.
Si abbassò i pantaloni e se ne liberò.
Fece lo stesso coi boxer.
Si sdraiò su di lei che lo accolse tremante.
Lui fraintese: - Non aver paura…- le sussurrò -Non ti farò male. Te lo prometto.-
Lei lo corresse con voce rotta ed esitante: - Non è paura, portiereè desiderio.-
Quelle parole scatenarono in Benjamin Price un’ondata di  pura passione.
Delicatamente le allargò le gambe con una mano e incominciò a farsi strada dentro di lei, con dolcezza.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Non aveva fatto male.
Per niente.
E non c’era nemmeno sangue.
Erano tutte leggende metropolitane, allora!
Fare l’amore la prima volta non era poi quell’esperienza cruenta e dolorosa che si immaginava.
Anzi!
A lei era piaciuto un sacco.
Si sentiva diversa: si sentiva una donna.
La donna di Benjamin Price.
Suonava bene.
Raggiungere l’apice insieme a Benji era stato a dir poco perfetto… e anche al suo portiere doveva essere piaciuto a giudicare dall’espressione beata e soddisfatta che aveva dipinta sul bel volto.
Accarezzandolo ripensò a quanto era appena accaduto, alle sensazioni provate.
Sentire il SGGK dentro di sé era stato… intimo, appagante… le era sembrato addirittura naturale.
Vederlo muoversi, ansimare… sentire il suo fiato caldo, le sue mani che la toccavano spasmodicamente.
E guardarlo negli occhi mentre insieme raggiungevano l’orgasmo… e vedere quei profondi occhi grigi con le pupille dilatate che pian piano diventavano sempre più vacui e appannati.
E infine sentirlo accasciarsi mentre entrambi riprendevano coscienza dei propri corpi e dei propri sensi.
Ma che meraviglia!
A saperlo prima che era così…
La voce di Benji la riportò alla realtà: - Viv…-
-Dimmi.-
Lui si sollevò su un gomito a guardarla e le chiese: - Allora? Come ti senti? Dimmi almeno come è stato… ti è piaciuto?-
Lei gli sorrise seducente e lasciva.
Poi con uno scatto gli fu sopra: - Rifacciamolo. Subito. Ma stavolta comando io!-
Lui spiazzato da tanto spirito di iniziativa rispose: - Lo prenderò come un “sì mi è piaciuto”.- poi rise, cingendole i fianchi: - E, siccome sono molto generoso, stavolta ti lascio anche comandare, visto che è il tuo compleanno… ma non prenderci l’abitudine.-
-Lo vedremo…- mormorò lei chinandosi a baciarlo.

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Capitolo 23
*** NUOVE METE ***


CAPITOLO 23: NUOVE METE
 
Scoprire il sesso.
Fare l’amore ogni giorno.
Sperimentare ed esplorare con l’altro nuove sensazioni e nuovi modi per stare bene insieme.
Queste furono le attività cui si dedicò principalmente Vivien con Benji durante l’estate.
Per lei tutto era una novità e le reazioni, a volte inaspettate, del proprio corpo a quel nuovo sensuale passatempo la appagavano.
Ma ciò che la rendeva  felice ed orgogliosa più di tutto era riuscire a far provare piacere al suo ragazzo. Osservare Benjamin bruciante di desiderio per lei, portarlo più volte sull’orlo dell’orgasmo per poi privarlo dell’ultimo necessario tocco e infine vederlo raggiungere l’apice e poi spegnersi lentamente… per opera sua.
Per merito suo.
Non credeva di possedere quel tipo di potere.
Si sentiva forte.
Amava ubriacarsi di lui e del suo corpo.
Il SGGK dal canto suo, credeva di aver trovato il Paradiso.
Dopo i timidi esordi dovuti all’inesperienza, Vivien si era trasformata nella donna più sensuale che lui avesse mai visto… o meglio: che lui avesse mai avuto.
E di esperienza, modestamente, un pochino ne aveva!
Ma nessuna l’aveva mai fatto sentire così o aveva risposto in quel modo alle sue carezze.
Fare l’amore con lei era un’ esperienza che lasciava il segno: ogni volta il gioco si faceva più intenso, mai ripetitivo o scontato.
Quella ragazza aveva una notevole fantasia, niente da dire.
Anzi… di cose da dire, o meglio “da raccontare”, ne avrebbe avute un sacco!
Ma da quando stava con Vivien aveva completamente perso la voglia di farsi bello con gli amici spiattellando le proprie performances amorose.
Ciò che c'era tra lui e la sua ragazza era troppo intimo, privato e stupendo per essere condiviso.
Era speciale e doveva essere soltanto LORO.
 
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-COSA?!? TORNI IN GERMANIA?!?- sbottò Vivien guardandolo con occhi colmi di disperazione.
Benji non sapeva cosa risponderle. Vedere la ragazza tanto disperata gli provocava una stretta al cuore.
Cercò di farla ragionare: -Ma Viv! Lo sapevi... Ti ho sempre detto che mi sarei fermato solo per un anno.-
Lei non volle sentire ragioni: -Ma io credevo che, adesso che stiamo insieme, tu avessi cambiato idea!-
Il SGGK trovò quell'affermazione a dir poco assurda: -Cambiare idea? E perché mai! Sfondare nel calcio professionistico in Germania è il mio sogno fin da bambino. Non è una novità!-
Sfondare nel calcio professionistico.
Calcio, calcio... Sempre e solo calcio!
Possibile che non riuscisse a pensare ad altro? Ad attribuire valore a qualcosa che non fosse quel maledettissimo sport?
Alla loro storia, per esempio.
Al loro amore.
Vivien, sull'orlo delle lacrime, chiese: -E a noi due? Non ci pensi?-
Benji la abbracciò stretta: -Splendore... Certo che ci penso. Ogni fottutissimo giorno. Cosa credi, che per me sia facile?-
Lei si fece piccola piccola contro il suo petto, mormorando implorante: -Non lasciarmi sola... amore ...-.
Amore.
L'aveva chiamato amore?
Il cuore di Benji si sciolse in un attimo. Le sollevò il viso e la baciò.
Sentiva sulle labbra di Vivien in sapore salato e acre delle lacrime che le scendevano copiose dagli occhi.
Commosso le sussurrò a fior di labbra: -Non piangere, Piccolina. Ti prego.-
Nel sentirsi chiamare con quel vecchio nomignolo affettuoso, Vivien fu scossa da singhiozzi ancora più violenti.
Non poteva andarsene e lasciarla sola!
Lei aveva un disperato bisogno di lui, del suo amore!
Proprio adesso che il loro rapporto era così perfetto! Così completo!
No.
No.
NO!
Il ragazzo, non sopportando più di vederla così disperata, prese una decisione improvvisa e le propose  con calore: -Vieni con me in Europa. Neanche io sopporto l'idea di starti lontano.-
 
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Andare in Europa?
Effettivamente era un' ottima idea.
Ma come?
Almeno che...
 
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Ritrovarsi in presidenza della Nankatsu a metà di agosto era un'esperienza piuttosto desolante. La scuola era letteralmente deserta, essendo ancora chiusa per la pausa estiva. Gli unici a lavorare erano il personale amministrativo della segreteria, il Preside e qualche professore impegnato nella programmazione didattica.
Mano nella mano con Benji, Vivien percorse il corridoio e si fermò di fronte all'uscio dell'ufficio del Dirigente scolastico.
-Augurami in bocca al lupo.- chiese la ragazza al fidanzato.
- Di cosa ti preoccupi? Sei una delle studentesse migliori del tuo anno... Vedrai che il Preside non si opporrà alla tua richiesta.-
- ...Richiesta che sto presentando fuori tempo massimo.- commentò lei amaramente: -Le iscrizioni per trascorrere un biennio all'estero scadevano a maggio!- poi sorrise mestamente e proseguì: -Sarebbe davvero paradossale se mi dicesse di no! Con tutta la fatica che ho fatto a convincere i miei ad acconsentire a lasciarmi trasferire in Europa da sola!-
Price la incoraggiò: -Stai tranquilla, Splendore. Il Preside ti dirà di sì: ne sono certo.-
-Dammi un bacio.- chiese lei.
Lui, contraendo la bocca in uno dei suoi classici sorrisi sghembi, unì le labbra con quelle di lei.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Ma quanto ci metteva?
Era almeno mezzora che Vivien era rinchiusa nell'ufficio del Preside e lui si era stufato di aspettare.
Inoltre era impaziente: voleva conoscere il responso.
Improvvisamente la porta si aprì e uscì la ragazza a testa bassa.
Sembrava triste.
Era andata male?
Non era possibile!
Quell'idiota del Preside non poteva averle detto di no!
In tal caso lui si sarebbe precipitato dentro quell’ufficio del cazzo e avrebbe massacrato di pugni quel coglione del Dirigente scolastico.
Si avvicinò alla fidanzata e le appoggiò le mani sulle spalle.
Lei si ostinava a non alzare lo sguardo.
Il SGGK, non resistendo più alla curiosità domandò: -Allora? Non tenermi sulle spine! Sì o no?-
-NI.- mormorò lei senza guardarlo.
Lui perse definitivamente la pazienza: -NI? CHE CAZZO VUOL DIRE "NI"?-
Vivien si decise a sollevare gli occhi e guardarlo in faccia.
Non stava piangendo... Non sprizzava allegria ma per lo meno non si stava sciogliendo in lacrime.
Benji si sentì subito un po' meglio.
Poi la ragazza parlò: -Significa che verrò in Europa... Ma non in Germania.-
-E dove?- domandò lui con crescente preoccupazione.
-Italia. Milano.- rispose tristemente lei.
Milano?
Lui conosceva la città esclusivamente per le due famosissime squadre di calcio della Serie A italiana che avevano sede lì: la FC internazionale Milano e la AC Milan.
Inter e Milan.
Due miti per chiunque si intendesse minimamente di calcio.
Quindi non per Vivien.
Però se non ricordava male, Milano era una città del Nord Italia... Quindi relativamente vicina alla Germania. Un’ ora di volo... Tre ore di treno: non di più.
Fattibilissimo!
Forse era il caso di rendere partecipe la sua ragazza dei suoi pensieri. Accarezzandole il viso le disse: -E ti lamenti? Poteva andare peggio! Milano e Amburgo non sono poi così lontane. Potremo vederci molto più frequentemente di quanto credi.-
Lei non ne sembrò convinta: -Lo so. Ma non potremo essere insieme SEMPRE.-
Un brivido attraversò la spina dorsale di Benji sentendo il tono con cui lei pronunciò la parola "sempre".
Quasi con sollievo le disse: -Sempre no. Però spesso.-
-Me lo farò bastare- commentò la ragazza riacquistando parzialmente il sorriso.

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Capitolo 24
*** MILANO-AMBURGO ***


CAPITOLO 24: MILANO-AMBURGO
 
Liceo scientifico Statale “A. Volta”, Milano, Italia.
 
Ore 11: Intervallo.
Vivien stava uscendo dall’aula, la 2F, quando qualcuno la prese per un braccio e la trascinò via.
-Chicco!! Ma che cazz…- si lamentò lei.
-Zitta Japs. Vieni con me che devo farti vedere una cosa!- esclamò il nuovo arrivato.
Federico Conti, detto Chicco. Classe 5D.
Alto, moro, simpaticissimo, faccia da schiaffi.
Patito di calcio e tifoso sfegatato dell’Inter.
Tuttavia non giocava a calcio ma a pallavolo, in una squadra di III divisione.
Appena giunti in cortile il ragazzo le fece vedere una copia di un famoso quotidiano sportivo italiano, dalle tipiche pagine rosa. Fece scorrere e, quasi in fondo al giornale,  indicò un articolo dicendo: - Si parla dei tuoi connazionali! Non è  mica il tuo ragazzo questo qui?-
Vivien lesse incuriosita: era un trafiletto che parlava dei giovani talenti del calcio giapponese. C’erano anche le fotografie.
La ragazza rise divertita: - Sì, è lui! E questi sono mio cugino e il mio migliore amico!- aggiunse esultante indicando le fotografie di Holly e Tom. Scrutava con nostalgia i volti famigliari: i suoi amici! C’erano tutti.
Poi una coltellata: tra le altre foto delle promesse del Sol Levante campeggiava anche un volto a cui lei non pensava da un sacco di tempo.
Mark Lenders.
Strappò letteralmente il quotidiano di mano all’amico che protestò: - Ehi! Bastava chiedere se lo volevi!-
Il ragazzo sbirciò cosa Vivien stesse guardando e chiese con una vocetta ironica. – Chi è lui?-
-Un sogno erotico.- rispose evasiva.
-In che senso?- domandò l’amico dubbioso.
Lei chiuse il giornale e gli rispose: - Lascia stare. …Me lo regali?-
Il ragazzo fece spallucce. – Tienilo pure, tanto l’ho già letto.- Quindi estrasse una sigaretta e la accese. Guardò l’amica e porgendole un pacchetto sgangherato di Diana Blu morbide gliene offrì una: - Vuoi una paglia?-
-Una che?- chiese lei senza capire.
Sapeva l’italiano piuttosto bene, poiché glielo avevano insegnato i genitori che lo parlavano per esigenze lavorative. Tuttavia aveva ancora qualche difficoltà ad interpretare il gergo giovanile e dialettale.
Chicco si corresse: - Vuoi una sigaretta?... Scusa Japs, ma ogni tanto mi scordo che non sei italiana.-
Lei accettò la sigaretta: - Sì grazie. Ma non chiamarmi Japs!-
-E perché? E’ carino come soprannome… dopotutto sei giapponese!-
Lei accese la sigaretta e aspirò le sottili volute di fumo.
Se l’avesse vista Benji in quel momento… o Holly! O Tom!
Fumare non era esattamente una bella trovata. Ed era solo una delle cattive abitudini che aveva preso da quando viveva in Italia.
Fumava, faceva tardi tutte le sere e veniva a scuola in abiti civili!
Quella era la cosa che la scioccava di più: il fatto di poter indossare quello che voleva per andare a lezione. La scuola in Italia non era minimamente paragonabile a quella giapponese in quanto a rigore e disciplina. Si fumava in cortile  ( a volte anche nei corridoi!), si poteva tranquillamente evitare di frequentare le lezioni senza eccessive ripercussioni disciplinari, ci si rivolgeva ai professori chiamandoli “prof.”, con assoluta mancanza di rispetto.
Inoltre era pressoché ignoto a tutti il concetto di “senpai”: a nessuno importava se uno studente fosse più anziano o avesse più esperienza. Si era tutti uguali.
Assurdo.
Però simpatico… molto democratico da un certo punto di vista.
Il ragazzo italiano la guardava pensieroso. –Sai cosa pensavo, Japs?-
-Cosa?- chiese lei incuriosita spegnendo il mozzicone a terra.
-Che mi piacerebbe proprio venire a letto con te. Ho qualche possibilità?-
Sfacciato.
Tipicamente italiano.
Lei gli sorrise vaga, mentre la campanella che decretava la fine dell’intervallo suonava: - Per ora no. Sto benissimo col mio ragazzo… Ma non si sa mai nella vita: tu non perdere la speranza.-
-Quella mai, stai tranquilla!- rispose allegramente Chicco avviandosi con lei verso le classi.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Amburgo, Germania: campo di allenamento della squadra di calcio giovanile.
 
Karl Heinz Schneider calciò in porta. Freddo e deciso: inesorabile.
Il portiere si buttò in direzione del pallone e afferrò la sfera saldamente con le grandi mani guantate.
Un rosso berretto cadde dalla testa dell’estremo difensore, rotolando nell’ erba.
-Spiacente Schneider. Ho vinto ancora!- esclamò Benji rialzandosi da terra dopo il volo.
Il biondo Kaiser si avvicinò alla porta, si chinò a raccogliere il cappello del compagno di squadra e porgendoglielo rispose:- Per questa volta sì, Price. Ma non durerà a lungo!-
Il tedesco fissò i glaciali occhi azzurri in quelli grigi del giapponese che, come risposta, gli appoggiò una mano sulla spalla.
Rimasero a fissarsi in silenzio per alcuni secondi.
-Ma come siete belli insieme! Proprio due piccioncini!- gracchiò la sgarbata ma simpatica voce di un terzo giocatore.
Il SGGK si mise a ridere e rispose per le rime: - Non dire stronzate, Kaltz. Lo sai che ho ben altri gusti.-
Schneider a quel punto intervenne: -A proposito di “altri gusti”… quando viene a trovarti Vivien? E’ un po’ che non la vediamo.-
Kaltz, tenendo in bocca l’immancabile stuzzicadenti, aggiunse: - E’ vero. Poi adesso che tu ti sei innamorato del nostro Kaiser magari io potrei consolarla…-
Benji lo raggiunse e lo prese scherzosamente per il collo fingendo di colpirlo con un pugno allo stomaco. Sul piano meramente fisico, il giapponese sovrastava l’attaccante teutonico di parecchio, quindi quest’ultimo si arrese subito: -OK! OK! Stavo scherzando!... Non te la tocco la tua bella giapponesina, stai tranquillo.-
-Sarà meglio.- lo minacciò il portiere: - Comunque Viv verrà qui i primi di dicembre, in occasione del mio compleanno e si fermerà per qualche giorno.-
Karl Heinz,  recuperando asciugamano e borraccia a bordo campo concluse: - Settimana prossima, quindi.. e dove la porti?-
-Ci devo ancora pensare.- ammise Benjamin
Schneider proseguì: - Se vuoi ti presto il mio appartamento a Monaco: lì sarete tranquilli, non vi disturberà nessuno.-
-Grazie.- rispose Price: - Ci penserò.-
 Ad un tratto una voce femminile: - Karl! Hai finito l’allenamento?-
Una ragazza bionda, molto avvenente, stava correndo nella loro direzione. Appena li ebbe raggiunti si avvinghiò a Schneider, baciandolo con passione. Successivamente, staccandosi dalle labbra del calciatore, propose: - Dai muoviti, vai a farti la doccia. Poi vieni a casa mia.-
-Va bene, Emma… dammi una mezzora.- la informò Karl.
La ragazza, guardando Price e Kaltz  domandò. – Perché non venite anche voi? Invito un paio di amiche.-
Benji rifiutò educatamente: - No grazie. Stasera ho altri progetti.-
Kaltz sbuffò contrariato: - Da quando stai con Vivien sei diventato terribilmente noioso… Non ti riconosco più! Possibile che tu non abbia voglia di passare una serata un po’ diversa?- lo guardò di sottecchi insinuando: - La tua giapponesina non lo saprà mai…-
L’orgoglio conquistatore del SGGK fu scosso prepotentemente da quelle parole.
Lui noioso?
Ma quando mai!
In fondo Kaltz aveva ragione: poteva concedersi una serata divertente una volta ogni tanto.
Vivien era lontana e non l’avrebbe mai scoperto… e inoltre, non l’aveva mica sposata!
Cazzo.
Guardando gli amici e la ragazza che attendevano una sua risposta, Benji disse: - Va bene, invita pure le tue amiche.-
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Benjamin guardava Inge addormentata.
Era bella con quei capelli biondo cenere e gli occhi cerulei. La spalla nuda di lei spuntava candida dalle lenzuola.
Era stato divertente.
Era stato diverso.
Dopotutto un po’ di svago se lo possono concedere tutti… e lui ultimamente era stato integerrimo.
Ma Vivien gli mancava, quindi che male c’era a trovarsi un surrogato?
Improvvisamente il cellulare sul comodino si illuminò per un messaggio.
Lo prese e lesse:
Buonanotte, bel portiere. Non mi hai chiamato stasera… mi è un po’ mancata la tua voce. A domani. Un bacio. Viv.”
Il senso di colpa lo attanagliò feroce e improvviso.
La gola gli si strinse e il cuore si mise a battere forsennatamente.
Il respiro quasi gli mancava.
Porca troia, cosa aveva fatto?
Ci era ricaduto? Di nuovo?
Dopo che aveva fatto così fatica a cambiare e l’aveva fatto solo ed esclusivamente per lei?
Per il suo Splendore?
NO, NO, NO! Non poteva essere stato così coglione!
Non poteva veramente essersi portato a letto la prima venuta.
Con angoscia volse lo sguardo verso la ragazza al suo fianco, persa nel mondo dei sogni.
Non era un incubo: era tutto vero.
Aveva buttato all’aria quasi un anno di fatiche per un bel visino e un bel paio di tette.
Aveva deluso Vivien.
Aveva tradito il suo Splendore.
Si sentiva di merda.
Con la bocca riarsa da un senso di nausea incipiente e la testa pulsante si alzò dal letto, recuperò i propri vestiti e uscì dalla stanza.

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Capitolo 25
*** CIOCCOLATO ***


CAPITOLO 25: CIOCCOLATO
 
Labbra.
Lingua.
Mani.
Muscoli.
Quello era Benji.
Quanto le era mancato?
Mentre facevano l’amore nel letto dell’appartamento di lui ad Amburgo i pensieri di Vivien erano completamente concentrati sul corpo del SGGK.
Ogni gesto, ogni sussurro, ogni movimento del ragazzo le davano piacere.
Raggiunse l’orgasmo per prima, dicendoglielo… urlandogli in faccia tutto il suo godimento.
Lui la seguì poco dopo, inebriato dalle parole lascive di lei.
Si strinsero forte, ansanti e sudati.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
-Buon compleanno, SGGK.- gli sussurrò ad un orecchio mentre giacevano ancora vinti dal piacere.
Lui le sfiorò una guancia e le passò la mano nei lunghi capelli neri: - Grazie, Splendore. Sei davvero stupenda… come fai a farmi impazzire così?-
Lei rise, lusingata, e minimizzò: - Forse ti è sembrato tanto bello perché non lo facevamo da più di tre settimane. Eri in astinenza!-
In astinenza da tre settimane.
Non proprio.
Il pensiero dell’avventura occasionale, avuta qualche giorno prima con l’amica della ragazza di Schneider, fece capolino beffardo nel cervello del portiere.
Il senso di colpa … crudo e selvaggio.
Ancora.
Lottando contro la propria coscienza Benji si sforzò di non pensarci: era stato un errore, nulla di più.
Adesso era con Vivien: era nel posto giusto con la persona giusta.
Capitolo chiuso: non valeva la pena tormentarsi in eterno per una cazzata simile.
Affondò il viso nella chioma morbida e profumata di lei aspirandone il profumo. Si sentì subito meglio.
Inaspettatamente lei si divincolò e si sedette sul bordo del letto esclamando: - Ho una cosa per te-.
Si alzò mentre Benjamin seguiva con lo sguardo quel corpo nudo, candido e bellissimo che lui tanto adorava.
La vide frugare nella valigia.
La ragazza tornò verso di lui con un regalo in mano.
-Per me?- chiese Benji sorpreso
-Certo: oggi è il 7 dicembre. Mi risulta che sia il compleanno di un certo Benjamin Price…- rispose Vivien dolcemente.
Il portiere scartò il pacchetto e ne estrasse una camicia sui toni del grigio.
-Bellissima!-commentò con entusiasmo: - Hai sempre un gusto fantastico, Viv!-
Lei replicò: - Il colore si sposa perfettamente con i tuoi occhi… e poi, quando una ha un fidanzato che sembra un modello, non è molto difficile trovare qualcosa che gli stia bene!-
Benji, per ringraziarla del regalo e soprattutto del complimento, la baciò spingendola in dietro verso la testata.
-Aspetta… prima di ricominciare devo farti vedere una cosa!- lo interruppe la ragazza.
Alzandosi nuovamente dal “talamo”, Vivien raggiunse i suoi bagagli e ne estrasse qualcosa. Sembrava un quotidiano.
Si sedette a fianco di Benjamin e aprendo il giornale disse: - Questo è un numero di settimana scorsa de “La Gazzetta dello Sport”, il quotidiano sportivo più famoso in Italia.-
-Lo so.- intervenne Benji: - E’ famoso. Sponsorizza un sacco di avvenimenti sportivi.-
-Ah, ecco. Questa cosa mi mancava!-ammise lei: --Comunque: guarda qua. C’è un articolo che parla di voi.-
Stupitissimo il ragazzo prese il giornale e osservò: non capiva cosa ci fosse scritto, perché era in italiano. Tuttavia riconobbe la propria faccia e quelle dei connazionali nelle fotografie.
Quello però che balzò più di tutto all’occhio di Price fu che la pagina era strappata: sembrava ne mancasse un pezzo.
Chiese spiegazioni a Vivien: - Come mai il foglio è strappato? Mancano alcune fotografie…-
Per un breve momento gli parve che la ragazza esitasse nel rispondere. Fu questione di un attimo, perché quasi subito lei chiarì la questione: -Ah, sì… ho strappato un pezzo della pagina per schiacciare un ragno che camminava sul muro a casa mia…-
Benji rise: - E proprio da questa pagina dovevi strapparlo?-
-La prima che mi è capitata…- replicò lei avvilita.
Benji cominciò a ridere ancor più fragorosamente. Non riuscì a parlare per un bel po’, finché ad un tratto non disse: - Sai, Splendore, qual è l’unica fotografia che manca da qui? Quella di quel bastardo di Lenders!!- Il ragazzo faticava a proseguire per l’eccesso di risa:- Tu… tu… tu hai schiacciato un ragno con la faccia di Lenders! Io ti adoro!! Non immagini quanto! Sei meravigliosa!-
Vivien era seriamente imbarazzata e biascicò una risposta: - Non… Non ci avevo proprio fatto caso…-.
La ragazza guardava il fidanzato sbellicarsi dalle risate e si sentiva malissimo.
Pensò alla fotografia della Tigre che lei aveva sì strappato da quella pagina … ma accuratamente riposto all'interno del proprio diario, poco distante da quella del SGGK.
Si sentiva falsa e vigliacca.
Ma era stato più forte di lei.
Non riusciva a resistere al richiamo di quel volto e di quegli occhi.
…E la piccola bugia che aveva appena raccontato al suo portiere non la faceva certo stare meglio.
 
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Avevano tre giorni per stare insieme.
Vivien era in vacanza per due festività religiose: la prima era S. Ambrogio, patrono della città di Milano e la seconda era la festa dell’ Immacolata Concezione. Fortunatamente i due giorni cadevano di giovedì e venerdì: in quel modo si poteva godere di un “ponte” di ben quattro giorni.
Benji aveva preferito non sfruttare l’appartamento di Monaco che gentilmente gli aveva offerto Schneider. L’avrebbe tenuto in serbo per un’altra occasione, quando magari la sua ragazza avrebbe potuto trattenersi più a lungo.
La sera del primo giorno cenarono insieme in casa.
Benji aveva insistito per andare al ristorante, ma Vivien era in vena di compiere gesti romantici.
-E’ il tuo compleanno: voglio viziarti e cucinare per te.- aveva detto
Nel tardo pomeriggio erano usciti insieme a fare la spesa poiché il frigorifero di Price era talmente vuoto che, aprendolo, faceva eco.
-Io esco sempre a cena… o al limite ordino qualcosa. Non sono uno che si mette a farsi da mangiare.- si era giustificato il ragazzo.
Effettivamente essendo cresciuto in una casa con cuoca, governante e giardiniere, non era per niente abituato ad arrangiarsi.
Quindi, avendo la disponibilità economica per farlo, preferiva mangiare fuori casa.
La ragazza cucinò riso, gamberi in salsa di soia, verdure e carne di maiale.
Era tutto squisito e il ragazzo non mancò di manifestare il proprio stupore: - Ma tu cucini benissimo!-
-Grazie. Ho dovuto imparare per forza. Quando non c’era la zia o mi mettevo ai fornelli io o si saltava. Holly è negato, completamente.- raccontò la ragazza.
Benji pensò all’amico: era fortunato.
Nonostante al portiere non fosse mai mancato niente, non aveva mai avuto nessuno che si prendesse cura di lui. A parte la sua vecchia tata, che ormai non vedeva da molti anni.
Essere il rampollo di una famiglia ricchissima e costantemente assente non è tutto rose e fiori come sembra.
Improvvisamente si rese conto quanto gli piacesse essere lì, con Vivien che lo coccolava con dei piccoli gesti che, nella loro semplicità, lo facevano sentire amato.
-E adesso, bel portiere… è arrivato il momento del dolce.- disse d’un tratto la ragazza facendolo tornare in sé.
Dolce?
Ma non gli risultava avessero comprato nessun dolce.
Glielo disse: - Ma io non ho visto il dessert…--
Lei lo guardò con occhi brillanti di malizia e gli rispose: - L’ho portato io, dall’Italia.-
La ragazza si diresse verso di lui nascondendo qualcosa dietro la schiena.
Era lei il dolce?
Interessante
Con estrema delusione del SGGK, Vivien invece estrasse qualcosa da dietro che aveva tutta l’aria di essere un dessert vero.
Purtroppo.
Era un vasetto di vetro, con un tappo bianco e contenente qualcosa di marrone.
Cioccolato, forse?
Decise di chiederlo. – Cosa è?-
Lei, svitando il tappo del contenitore e togliendo la carta argentata protettiva che ne sigillava l’imboccatura, rispose: - E’ una crema di cacao e nocciole (*): una cosa fantastica che ho scoperto in Italia… ti giuro che non ho mai provato niente di meglio in vita mia.-
Così dicendo Vivien intinse il dito indice nella morbida pasta di cioccolato e, appoggiandolo sulle labbra di lui, propose:- Assaggia.-
Quel gesto sembrò a Benji estremamente erotico.
Senza farselo ripetere due volte dischiuse le labbra e succhiò avidamente il dito della fidanzata.
Il sapore dolce e avvolgente della crema al gianduia gli permeò la bocca, provocandogli una scarica di serotonina e un brivido intenso di piacere.
Sublime.
-Oh, cazzo!- esclamò sorpreso: -Ma…me è divina!-
Vivien lo fissò divertita: - Meglio del sesso, eh?-
-Ci siamo vicini, effettivamente…- fu costretto ad ammettere lui: - Posso averne ancora?-
-Certamente…- concesse lei porgendogliene un altro po’ sul dito.
Mentre lui leccava il dolce peccato marrone dalle sue mani un pensiero incominciò ad insinuarsi nella testa della ragazza: - A dir la verità questa crema è nata per essere spalmata…-
-Su cosa?- chiese lui curioso.
Vivien gli si sedette in braccio, sollevandogli la maglietta: - Sul pane… ad esempio…- gli sussurrò.
Benji, che cominciava ad intuire qualcosa, rispose baciandole le labbra: - Non abbiamo pane…-
-Che peccato…- commentò lei prendendolo per mano e accompagnandolo sul divano: - Hai altre soluzioni?-
Il ragazzo, sfilandosi la T-shirt e sdraiandosi sul divano replicò seducente: - Io no. Speravo ce l’avessi tu.-
Lei intingendo nuovamente il dito nella crema al gianduia, ne fece cadere un po’ sul petto di Benjamin. Poi avvicinò la bocca per pulirlo. Sentì che il corpo del ragazzo fremeva a quel contatto. Sollevò lo sguardo, ammaliante, e gli chiese: - Ti piace il giochetto, vero portiere?-
Lui, scosso da brividi di piacere, rispose: - Non immagini nemmeno quanto…-
Vivien mise un po’ di cioccolato nel basso ventre di lui, chinandosi a leccarlo. Con la mano nel frattempo gli slacciava i pantaloni.
Benji, prima di perdersi definitivamente in quel divertimento erotico e sensuale, fece in tempo a mormorare: - Mi sa che dopo avremo bisogno di una bella doccia…-
-Meglio.- ribadì Vivien baciandogli la peluria del pube.
Un gemito, roco…
Poi sospiri e piacere.


(*)N.B.: Non ho messo il nome della famosa crema di cacao e nocciole per non violare diritti o fare pubblicità. Ma immagino sia chiaro per tutti di cosa stiamo parlando, vero?  

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Capitolo 26
*** DUBBI ***


CAPITOLO 26: DUBBI
 
-Ti sei persa gli “Obéi-Obéi”.- Disse Chicco a Vivien addentando il croissant alla crema.
-Che cosa è che mi sono persa?- chiese la ragazza piuttosto allibita zuccherando il suo cappuccio.
L’amico la fissò leggermente disgustato:- Ehi, Japs… non credi che tre bustine siano un po’ troppe per un unico cappuccino?-
-Mi piacciono le cose dolci.- rispose lei.
-Allora assaggia me.- propose lui avvicinando il viso a quello di Viv.
Lei, pulendogli con un dito un po’ di zucchero a velo dal naso, replicò beffarda: - Sognatelo, bello!-. Bevve un sorso di cappuccino e poi continuò: - Comunque non hai riposto alla mia domanda. Cosa cavolo sono gli “Obéi-Obéi”?-
Chicco si strinse nelle spalle: -E’ il nomignolo della tradizionale fiera di S. Ambrogio. Bisogna andarci almeno una volta nella vita… anche se adesso è praticamente invasa da bancarelle di stronzate cinesi.-.
Il ragazzo si rese poi conto di quello che aveva detto e, pensando di aver fatto una gaffe clamorosa, si affrettò a scusarsi: - Perdonami… ho parlato senza riflettere.-
Vivien rise:- Tranquillo! Battutina razzista di cattivo gusto a parte, ti ricordo che io sono giapponese, non cinese!-
-Beh… è quasi la stessa cosa…- replicò il ragazzo perplesso.
- Sì certo… più o meno come siete la stessa cosa tu e un finlandese.- specificò Vivien.
Lui ridacchiò dandole ragione e poi disse ammiccante: - Comunque, ti sei almeno divertita col tuo ragazzo? Hai recuperato un po’ di tempo perso?-
Lei gli rivolse un sorriso smagliante, proclamando: -Decisamente sì… Diciamo che ho fatto del mio meglio per non fargli sentire la mia mancanza fino al nostro prossimo incontro.-
Provando una punta di invidia per il portiere giapponese che nemmeno conosceva, Chicco si alzò dal tavolo, dicendo: - Andiamo a scuola, che altrimenti facciamo tardi e io, alle prime due ore, ho la versione di latino. Vado a pagare: oggi offro io!-
Vivien lo osservò dirigersi verso la cassa: le piaceva quel ragazzo.
Era molto carino, simpatico e scavezzacollo al punto giusto.
Niente di paragonabile a Benji, ma Chicco aveva un non so che di “esotico” che la stuzzicava parecchio.
 
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-Come è andata la versione?- chiese Vivien all’amico durante l’intervallo.
-Bene… credo. Sono piuttosto bravo in latino!- ammise lui accendendosi una sigaretta.
Lei, rubandogli l’accendino di mano per fare lo stesso, propose: - Allora potresti darmi una mano dandomi ripetizioni. Io non studiavo latino in Giappone e faccio piuttosto fatica a recuperare da sola il programma di due anni. Tu sei in quinta: dovresti saperlo a menadito!.
-A menadito proprio no…- confessò lui: -… Ma per quelle quattro cazzate che si fanno in seconda credo di potercela fare ad aiutarti.-
-Io non definirei propriamente il “De Bello Gallico” come “quattro cazzate”.- protestò la ragazza.
-Se lo paragoni a Seneca o Cicerone sì…- ribattè lui: -Comunque se vuoi oggi pomeriggio ci troviamo a studiare.-
-Buona idea.- approvò Vivien.
 
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Benji recuperò il pallone che si era appena insaccato in rete alle sue spalle, sbuffando.
-Cosa c’è Price? Ti vedo giù di tono… il troppo sesso con la tua giapponesina nel week end ti ha spompato?- lo prese bonariamente in giro Hermann Kaltz.
-Mi sa di sì.- confermò Benji con una buona dose di autoironia.
Kaltz rise di gusto nel sentire il portiere giapponese ammettere così candidamente una propria debolezza. Era una cosa decisamente inusuale.
Schneider, che fino a quel momento aveva assistito alla conversazione unicamente come spettatore, decise che fosse arrivato il momento di esprimere il proprio parere in merito: - So che rischio di sembrare uno che non si fa gli affari propri, Benjamin, ma non ti sembra di prendere un po' troppo sul serio questa tua storia con Vivien?-
Price lo scrutò interrogativo da sotto la visiera del cappello: -Cosa vuoi dire?-
Il Kaiser, passandosi una mano tra i biondi capelli per scostarli dalla fronte, proseguì: -Hai solo 17 anni. Non ti pare un po' presto per dare a qualcuno l'esclusiva?- fece una pausa per osservare la reazione del giapponese a quelle parole. Aveva colto nel segno: il SGGK aveva assunto un'espressione cupa... Quasi colpevole. Incoraggiato, il bomber tedesco continuò: -Non fraintendermi: Vivien è meravigliosa e te la invidiamo tutti. Ma negli ultimi tre giorni sei letteralmente sparito dalla circolazione per stare con lei. SOLO con lei. Non ti sembra un po' eccessivo?-
- Beh... Sì... Ma sai com'è: non ci vedevamo da tanto e quindi...- cercò di giustificarsi Benji.
-Appunto.- confermò Karl Heinz: -Non vi vedevate da tanto. Proprio per quello che ti dico di non dare poi tutta questa importanza alla tua relazione con lei. Non precluderti altre occasioni... Altre possibilità. Divertiti!-
Divertirsi.
Ma cosa pensava Schneider? Che lui con Vivien si annoiasse?
Ritirando fuori tutto il proprio orgoglio, Benjamin gli sibilò in faccia: -Se io sto con Viv è perché voglio farlo. Cosa credi, che mi manchino le occasioni?-
Il Kaiser sorrise beffardo: -Non prendermi per il culo, Price. Tu non sei tagliato per fare il fidanzatino fedele... Basta vedere come ti sei comportato con Inge. Emma mi ha raccontato che quella ragazza non fa che tessere le tue lodi!-
Quella confidenza del Capitano dell'Amburgo ebbe l'effetto immediato di ringalluzzire la sopita indole da conquistatore del SGGK. Guardando il compagno di squadra con  il suo proverbiale sorrisetto sghembo chiese: -Ah, sì? Si vede che con me si è divertita...-
Karl colse la palla al balzo: -Probabile, e ti assicuro che Emma ha un sacco di altre amiche che vorrebbero divertirsi allo stesso modo.-
Herman Kaltz intervenne: -E perché a me non le hai mai presentate, scusa?-
Schneider gli appoggiò una mano sulla spalla e gli disse: -Perché tu sei già un martello da solo, amico mio. Non c'è ragazza da qui al mar Baltico con cui tu non ci abbia provato.-
-…E con molte ci sono anche riuscito.- aggiunse Hermann
Karl rise: -Per forza! Si chiama " legge dei grandi numeri"!-
Tutti e tre scoppiarono in una fragorosa risata.
Quando si calmarono il biondo Kaiser fece un'ultima proposta a Benji: -Tu devi distrarti, dai retta a me. Non rientrare in Giappone per Capodanno: rimani qui. Trascorrerai il Natale con la mia famiglia, anche se tu non lo festeggi. Poi ti porterò al più grande e trasgressivo party per festeggiare la fine dell'anno che tu abbia mai visto. Fidati: sarà un'esperienza indimenticabile.-
L'idea era allettante.
Un party trasgressivo...
-Fammici pensare.- rispose Benjamin: -Domani ti darò una risposta.-
Dentro di sé, tuttavia, la consapevolezza di aver già deciso il da farsi si faceva inesorabilmente strada.
 
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Milano, Italia: appartamento di Vivien.
 
-Dai Japs... Per favore! Rifletti: che declinazione è questa?-chiese Chicco per l'ennesima volta esasperato.
Vivien, masticando nervosamente il tappo della penna, lo fissò con occhioni smarriti azzardando: -Da ... Dativo?-
Il ragazzo si buttò all'indietro verso lo schienale della sedia fissando il soffitto con un gesto volutamente esagerato ed esclamò: -Sì certo! Come no? E da quando il "cum" vuole il “dativo”?... È ablativo, Vivien! A-BLA-TI-VO.-
-Ah. Ok. -rispose lei mesta: -Scusami... Ma le declinazioni non mi entrano proprio in testa. Che senso hanno.? Sono così lontane dal mio modo di pensare che il mio cervello le rifiuta.-
L’amico le sorrise con comprensione: -L'ho notato!... Va beh, cosa ne dici di una pausa? Per oggi abbiamo fatto abbastanza...-
-Ordiniamo una pizza per cena, ti va?- propose la ragazza
-Vada per la pizza. Prima però devo avvisare i miei che non torno.- accettò lui.
-Ok, io intanto vado a prendere la lista, così scegliamo.- concluse Vivien.
Trovò il dépliant della pizzeria d'asporto in pochi secondi, appoggiato sopra una mensola del piccolo soggiorno. Lo portò a Chicco e lo appoggiò sul tavolo tra i libri e i quaderni di scuola.
In quel momento il suo cellulare squillò. Lo cercò e, recuperandolo in extremis sotto il volume di grammatica latina, rispose rapidamente, per non perdere la chiamata: -Pronto … Benji?-
-Ciao Splendore...-rispose suadente la voce del portiere.
Vivien ovviamente stava parlando nella sua lingua natia, ma il tono palesemente dolce e le parole sussurrate non sfuggirono al giovane italiano. La ragazza era al telefono con il fidanzato, era ovvio. Scosse la testa sconsolato: era chiarissimo quanto fosse innamorata. Lui non aveva la benché minima speranza di conquistarla.
La conversazione della ragazza proseguiva:
-Come stai, portiere? Ti manco almeno un po'?-
-Certo... Anche se il ricordo di quello che mi hai fatto i giorni scorsi è ancora piuttosto nitido.-
-Anche io ho ancora in mente quello che mi hai fatto tu...-
-Viv... Non sai cosa darei per averti qui adesso e ricominciare tutto da capo.-
-Già... La cosa è reciproca...-
Vivien si accorse che Chicco le faceva dei cenni: portandosi il pollice e il mignolo all’orecchio, stava mimando una cornetta del telefono. Ma certo! Voleva chiamare per ordinare le pizze e non sapeva cosa lei volesse.
Rivolgendosi a Benjamin disse: -Scusa, puoi aspettare un secondo?- successivamente, cambiando lingua e parlando con l'amico, aggiunse: -Per me una Quattro Stagioni e una coca, grazie!-
-Con chi parli?- chiese il SGGK dall'altro capo del filo
-Con un amico. Voleva sapere che pizza ordinarmi,- rispose lei, con sincerità, tornando al giapponese.
-Un amico?- domandò sospettoso il fidanzato.
-Sì. È venuto qui a casa mia a studiare.-
-A quest'ora?-
-No... È qui da un bel po', ma abbiamo fatto tardi e si ferma a cena.-
-Ah.-
Vivien rise e, quasi con stupore, domandò: -Cosa c'è, Benji? Non sarai mica geloso? Lo sai che io penso solo a te...-
Un pochino era geloso, effettivamente. Ma sarebbe morto piuttosto che farlo capire alla sua ragazza. Quindi mentì: -Non è gelosia... È curiosità.-
-Sicuro?- insinuò lei ironicamente. Quindi cambiò argomento: -Va bene. Lasciamo stare. Piuttosto: ho prenotato il volo per tornare a casa per Capodanno. Parto il 21 e mi fermo fino al 5 di gennaio. Tu, invece? Hai già deciso quando rientrare? Così mi organizzo...-.
Price taceva. Vivien poteva percepire il suo respiro al di là del telefono. Lo esortò: -Benji? Ci sei?-
-Sì...-
-Allora? Mi rispondi? Quando rientri?-
Il ragazzo prese un bel respiro poi replicò: -Non torno a casa quest'anno , Splendore.-
Smarrimento totale.
Un mezzo shock.
COSA? NON TORNAVA?
-S-stai… s-scherzando spero…- balbettò la ragazza.
Il portiere , nonostante percepisse chiaramente il tono dispiaciuto di lei, mantenne una voce ferma: - No. Ho troppi impegni importanti con la squadra. Non posso saltarli.-
-Ma… ma… era l’’unica occasione che avevamo per stare insieme per due settimane!- protestò lei sull’orlo delle lacrime.
Dalla Germania Benjamin sentì un enorme vuoto nel cuore: la stava facendo soffrire. La sua Vivien lo stava implorando di passare un po’ di tempo con lei e lui stava rifiutando.
Perché?
Per un desiderio di libertà forse…
O per la paura di legarsi.
Non era pronto: quando si era messo con la cugina di Oliver non immaginava minimamente che la cosa avrebbe potuto coinvolgerlo fino a quel punto.
Era spaventato.
Terrorizzato.
Gli mancava l’aria: voleva bene a Vivien ma…
Insomma: erano troppo giovani!
Karl e Hermann avevano ragione: era prematuro impegnarsi.
Ovviamente non poteva dirlo alla sua ragazza… per lo meno non in quei termini.
Optò per l’ennesima scusa calcistica: - Mi dispiace, Splendore. Ma subito dopo le feste il campionato ricomincerà e il Mister ha previsto un allenamento intensivo. Dobbiamo mantenere la prima posizione in classifica. Io non posso mancare: sono il portiere titolare.-
Vivien stentava a credere alle proprie orecchie: ancora una volta Benji stava anteponendo il calcio a loro due.
Cercò di essere comprensiva:- Capisco… ma allora? Quando ci vedremo?-
Benji, sentendola più remissiva, pensò di aver vinto la propria battaglia, quindi le diede un contentino: -Se tutto va bene dovrei avere una settimana libera dopo la metà di gennaio. Magari potremmo approfittare della casa di Schneider a Monaco, che ne dici?-
Dopo la metà di gennaio: mancava più di un mese!
Tantissimo tempo…
Aveva lottato tanto per poter stare con lui e adesso doveva accontentarsi di una relazione a spizzichi e bocconi.
Non le bastava!
Li voleva sentirsi amata, coccolata… desiderata.
In continuazione.
Tuttavia doveva essere forte, quindi finse rassegnazione: - Va bene… Ora scusa. Stanno per arrivare le pizze. Ci sentiamo domani?-
-Certo.- confermò Benji.
-Ciao, portiere… buona serata.-
-Anche a te, Splendore.-

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Capitolo 27
*** UN FIUME IN PIENA ***


CAPITOLO 27: UN FIUME IN PIENA
 
NOTA DELL'AUTORE: Siccome oggi ho pubblicato doppio, fate attenzione! Prima di questo c'è anche il capitolo 26... (per chi non l'avesse già letto). Grazie e Buona Lettura! (Spero...)

Un mese dopo…
 
Vivien preparava i bagagli.
Finalmente il momento era arrivato: l’indomani sarebbe partita per passare un' intera settimana con Benji.
Aveva atteso quella vacanza per più di trenta giorni.
Non vedeva l’ora di rivederlo, baciarlo, fare ancora l’amore con lui.
Le era mancato terribilmente. Lo sentiva telefonicamente ogni giorno, ma non era la stessa cosa.
Tornare in Giappone per le vacanze di Capodanno senza di lui era stato devastante. Ovviamente aveva ritrovato la sua famiglia e i suoi amici. Ma l’assenza del suo portiere era stata accusata da tutti.
Anche Holly era rimasto molto male nel non vederlo rimpatriare. Tuttavia aveva accettato, senza battere ciglio, la spiegazione dell’allenamento intensivo propinato dall’allenatore della giovanile dell’Amburgo. …Come se fosse la cosa più naturale del mondo
Solo a lei sembrava totalmente assurdo che Benji rinunciasse agli amici, alla fidanzata e a Casa per degli stupidi allenamenti?
Va bene essere un po’ invasati… ma in quel caso alla ragazza sembrava che l’atteggiamento di amici e fidanzato rasentasse l’ossessione.
Solo Tom aveva espresso qualche dubbio in merito, ma l’aveva fatto solo con lei, in confidenza.
Il suo Tommy era l’unico ragazzo della sua cerchia che sembrava dimostrare un minimo di sensibilità verso qualcosa che non fosse il calcio.
Sarebbe davvero stato un partner ideale… per qualcuno che ovviamente non poteva essere lei. Ridacchiò tra sé. Possibile che l’uomo migliore che conoscesse dovesse inesorabilmente essere l’unico che non l’avrebbe mai degnata di uno sguardo?
Buffo.
Tristemente ironico.
Tra l’altro aveva appreso con immenso piacere che il suo migliore amico stava per trasferirsi in Francia insieme al padre.
Meraviglioso! Anche Tommy sarebbe venuto in Europa… almeno avrebbero potuto comunicare senza l’impedimento della differenza di fuso orario.
Inoltre le aveva promesso che, prima di stabilirsi definitivamente a Parigi, avrebbe fatto tappa a Milano per due o tre giorni.
Non vedeva l’ora!
Finendo di sistemare gli ultimi vestiti in valigia si ricordò improvvisamente che stava dimenticando la cosa più importante.
Si diresse verso la scrivania e prese il diario. Fece scorrere le pagine finché non trovò la vecchia foto sgualcita di Benji. La osservò: era più giovane, ma era sempre lui che la osservava pensieroso sotto al cappellino rosso. Diede il solito bacio fugace a quel viso e infilò la fotografia nella tasca interna della valigia.
Voltandosi si accorse di aver urtato accidentalmente il diario e averlo fatto cadere a terra: tutto il contenuto era sparso sul pavimento.
Sbuffando si chinò a raccoglierlo. Riponendo immagini e disegni fra le pagine improvvisamente si trovò tra le dita un ritaglio di giornale. Per un momento non osò guardarlo, infine si arrese.
Il bel volto di Mark Lenders la fissava da quella carta rosata. Non era una fotografia di gran qualità, come tutte quelle tipiche dei quotidiani. Tuttavia all’immagine stampata si sovrapponeva il ricordo indelebile di quel viso osservato dal vero.
Gli occhi neri e intensi che per un secondo avevano incrociato i suoi, la mandibola forte, la pelle abbronzata…
Chiuse le palpebre perdendosi nel ricordo di lui, indugiando sulle braccia muscolose e su quegli addominali che aveva scorto di sfuggita quando il ragazzo si era sollevato la maglietta. Poi quelle mani, grandi… apparentemente così forti.
Mani fatte per stringere, per farsi stringere.
Per farsi toccare.
Un brivido caldo le nacque nel ventre, fra stomaco e ombelico, per scendere fino all’inguine. Istintivamente contrasse addominali, glutei e perineo.
C’era solo un nome che Vivien poteva dare a quella sensazione: eccitazione.
Era un richiamo sessuale.
Potente.
Devastante.
Riaprì gli occhi.
Era assurdo!
Non aveva senso provare QUELLO per un ragazzo che aveva visto una volta sola e a cui non aveva mai rivolto la parola.
Vergognandosi di quello che stava provando, nascose rapidamente la fotografia di Lenders nel diario e rimise il tutto sulla scrivania.
Inspirò profondamente un paio di volte, per tornare calma. Quindi si diresse verso il letto per ultimare la preparazione dei bagagli.
 
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Scese dal treno alla Stazione Centrale di Monaco di Baviera guardandosi intorno con circospezione.
Improvvisamente scorse un berretto rosso.
Benji.
Quell’insulso cappellino poteva rivelarsi molto utile per individuare il SGGK in un mare di folla!
Anche il ragazzo la vide e le corse intorno.
Si abbracciarono scambiandosi un lungo bacio.
Entrambi, quando le loro labbra si unirono, pensarono la stessa cosa: “Sono dove dovrei sempre essere”.
Si salutarono, scambiando frasi dolci e colme di desiderio.
Inutile negarlo: nonostante i dubbi e la distanza che li aveva divisi a lungo i due ragazzi provavano un’indiscutibile attrazione reciproca.
Era un legame forte che li univa e li portava a cercarsi e rincorrersi.
Salirono su un taxi e si diressero verso l’appartamento messo a disposizione unicamente per loro due da Karl Heinz Schneider.
Era un ampio open-space situato all’attico di un lussuoso palazzo d’epoca nelle vicinanze della Marienplatz.
Era arredato in stile minimalista ultra moderno e al centro del salone troneggiava un letto dall’insolita forma tondeggiante, circondato da cuscini di ogni foggia e dimensione.
-Ha tutta l’aria di un piede-a terre per le scappatelle del Kaiser…- commentò acidamente Vivien.
-Ti importa?- le chiese Benji con voce colma di brama, spingendola verso il letto.
-No, per niente.- ammise Vivien sfilandosi il maglione e lasciandosi trasportare dalla libidine.
 
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Vivien.
Vivien.
Vivien.
La adorava.
E allora perché non riusciva ad evitare di farle del male?
Accarezzò languidamente la pelle candida e vellutata della ragazza addormentata al suo fianco.
Era una bellezza rara e autentica.
Ti rubava il cuore.
Eppure l’aveva tradita.
Di nuovo.
Più volte.
Tutto era cominciato alla festa di Capodanno cui si era recato con Schneider: un party enorme in una villa d’epoca della campagna bavarese.
Non ricordava molto: musica assordante, ragazze bellissime e poco vestite, alcool a fiumi.
Lui aveva ballato.
Lui aveva bevuto.
Lui aveva scopato.
Aveva fatto tutte e tre le cose.
Tanto.
Si era risvegliato il giorno dopo, quando ormai era pomeriggio inoltrato, in un letto  di una delle innumerevoli stanze di quella villa, nudo e con due ragazze. Lui stesso se ne era stupito… DUE?
Addirittura?
E proprio mentre cercava di ricordarsi come fosse accaduto, dalla porta del bagno era saltata fuori Inge, l’amica di Emma, la ragazza di Schneider.
Aveva dovuto correggersi: non era andato a letto con due ragazze, bensì con tre.
Cazzo!
Complimenti!
Un record…
Da lì un lento e inesorabile declino verso la perdizione, verso il piacere.
Come travolto da un fiume in piena non era stato più in grado di fermarsi e nel giro di un mese si era portato a letto almeno una decina di ragazze diverse.
Non tutte insieme, almeno” pensò con tetra ironia.
Il tutto alle spalle di Vivien, la sua bellissima fidanzata.
Colei che l’aveva aspettato per anni e gli aveva regalato tutta se stessa.
Ma ora basta.
Doveva smettere.
Lui voleva bene al suo Splendore.
Le altre, tutte le altre, erano solo tette e cosce.
Vivien invece era quanto di più vicino all’ amore lui avesse mai conosciuto.
O forse era addirittura l’Amore? Quello con la “A” maiuscola…
Noooo… erano entrambi troppo giovani.
Non era il caso di pensarci.
Abbracciandola dal dietro e sprofondando il viso nei capelli di lei, il SGGK smise di tormentarsi e lentamente si addormentò.
Sereno.

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Capitolo 28
*** RAGIONE E SENTIMENTO ***


CAPITOLO 28: RAGIONE E SENTIMENTO
 
I giorni passavano e Benji e Vivien  li trascorrevano facendo l’amore e godendo appieno della reciproca compagnia.
Una di quelle sere Schneider e Kaltz li avevano raggiunti accompagnati da Emma e da Karina, un’amica della fidanzata di Karl.
Quando Price aveva appreso che il Kaiser e Hermann sarebbero arrivati accompagnati da due presenze femminili, si era seriamente preoccupato. Conoscendo l’indole beffarda e un po’ sadica dei due calciatori tedeschi, aveva infatti temuto che una delle due ragazze potesse essere Inge.
… E la cosa sarebbe stata alquanto imbarazzante.
Grazie al cielo il solido cameratismo maschile aveva impedito ai due di infliggere un così brutto tiro al portiere giapponese. Invitare Inge ad un incontro in cui sarebbe stata presente anche Vivien sarebbe stata un’azione troppo di cattivo gusto, anche per i due scapestrati atleti teutonici.
Vivien trovò la loro compagnia molto piacevole: erano tutti e quattro persone cordiali e molto aperte. La ragazza sapeva parlare un po’ di tedesco e per lei non fu affatto difficile legare con le altre due presenze femminili.
Durante quella serata si rese conto di qualcosa che fino a quel momento aveva ignorato: Benji ammirava i compagni di squadra, soprattutto Schneider.
La cosa le sembrò alquanto strana: normalmente il SGGK era un leader.
Da sempre.
Già all’epoca in cui giocava nel St. Francis aveva dimostrato un carattere forte, a tratti dispotico. Era un Capitano nato.
E anche quando tutte le squadre della prefettura si erano fuse nella New Team, il giovane portiere aveva inesorabilmente assunto un ruolo di comando.
Avrebbe dovuto essere lui, di diritto, il vero Capitano della New Team. Quel ruolo era finito nelle mani di suo cugino Oliver unicamente perché gli innumerevoli infortuni alla caviglia prima e le trasferte ripetute in Germania poi, avevano tenuto Price troppo a lungo lontano dal campo di gioco della Nankatsu.
Holly si era successivamente dimostrato un degno sostituto: la perfezione tecnica, la tenacia e la profonda lealtà l’avevano reso un esempio da seguire per chiunque.
Il Capitano era Holly ormai.
Per chiunque.
Ma era Benji il vero trascinatore: forse era troppo altezzoso per risultare simpatico a tutti, ma in quanto a capacità di spronare compagni e mettere in soggezione gli avversari non aveva rivali.
Stranamente, invece, in Germania Benji non rivestiva il ruolo di leader.
Sembrava un seguace … quasi un adepto del biondo Kaiser.
Il fascino di Karl Heinz Schneider era magnetico.
Nonostante non corrispondesse affatto al suo ideale fisico di uomo, Vivien era costretta a riconoscere che fosse indubbiamente molto bello.
Capelli biondissimi lasciati lievemente lunghi, iridi azzurre chiarissime. Occhi di ghiaccio, ma non glaciali. Erano profondi e quando ti guardavano incutevano rispetto.
Era un generale… anzi, un Feldmarschall.
Un condottiero da seguire … e da emulare.
Anche per Benjamin.
Sicuramente il SGGK soffriva del classico complesso di inferiorità che i calciatori del Sol Levante nutrono nei confronti dei colleghi europei. Price era venuto in Germania per imparare e per diventare il portiere migliore al mondo.
Per perseguire il proprio scopo aveva messo da parte l’orgoglio e aveva addirittura piegato la testa, scendendo a compromessi che sarebbero stati completamente inaccettabili in un altro frangente.
Vivien stentava a riconoscere il proprio fidanzato quando era in compagnia di Schneider e Kaltz.
In quella serata la ragazza realizzò pienamente quanto fosse importante per Benjamin riuscire nel calcio: avrebbe potuto tranquillamente rimanere in Giappone dove veniva idolatrato come il miglior portiere che il Sol Levante avesse mai visto.
Invece aveva preferito trasferirsi nella lontana Germania dove, non solo non poteva godere degli affetti e del calore di casa, ma anche sul piano sportivo la sua abilità veniva ampiamente ridimensionata. Era un portiere come tanti: bravo, ma non sicuramente il migliore.
Vivien lo ammirava.
Lei non sarebbe mai stata in grado di compiere un simile sacrificio per inseguire un sogno.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Benji coccolava dolcemente la sua ragazza sdraiato sul letto dell’appartamento di Monaco.
-Sei bellissima, lo sai? Mi mancherai tantissimo…- le sussurrò.
Vivien gli rivolse un’occhiata triste rispondendo: - Anche tu. Questi giorni sono volati. Non posso credere che domani dovrò già tornarmene a casa.-
Lui le diede un leggero bacio sulle labbra e la consolò: - Non disperarti… Ci vedremo presto.-
Vivien si ritrasse a quel tocco e replicò piccata: - Presto? Non ci credo Benji. Sono sicura che passerà almeno un altro mese prima che io possa abbracciarti di nuovo.-
Il ragazzo la scrutò rassegnato: aveva ragione.
Cercò di calmarla: - Splendore… lo sai che sono parecchio impegnato. Tra allenamenti, campionato e scuola faccio fatica a ritagliare dei momenti solo per me.-
Lei si risentì ulteriormente: -Ma perché? Non capisci che io ho bisogno di vederti più spesso? Tu sei il mio ragazzo in fin dei conti, non uno con cui vado a letto una volta ogni tanto per divertirmi…-
-Ma Viv…- intervenne lui: - …lo sai che faccio il possibile.-
-Il tuo “possibile” a me non basta.- ribadì lei.
Benji non intendeva assecondare i suoi capricci. Assumendo un tono più serio la rimproverò: - Non fare l’egoista. Quando ci siamo messi insieme sapevi che io sarei tornato in Germania per inseguire il mio sogno. Non te l’ho mai nascosto.-
Vero: lo sapeva.
Ma, dal basso della propria ingenuità, aveva sperato ardentemente che quel sogno fosse meno importante di lei.
La ragazza fece un estremo tentativo, per sondare l’effettiva volontà di Benji: -Ritagliati almeno un week-end. Vieni a Milano da me. In tutti questi mesi sono sempre venuta io in Germania…-
-Viv, ti prego…- si lamentò il SGGK.
Lei proseguì imperterrita: - Non hai nemmeno mai visto il mio appartamento… Ti piacerebbe sai? E’ vicinissimo al centro. Magari il prossimo fine settimana puoi prendere il treno e raggiungermi… o se preferisci tra quindici giorni…-
Il tono di voce di lei era colmo di speranza.
E di affetto.
Benjamin avvertì una stretta al cuore.
Suo malgrado fu costretto a rifiutare: - Non posso, Splendore.-
Vivien alzò la voce in modo stridulo: - Non puoi? Perché?!?-
Il portiere fece appello a tutta la propria pazienza. Doveva trovare il modo di far capire alla sua ragazza che la sua non era cattiva volontà o mancanza di voglia. Era seriamente impossibilitato ad assentarsi.
Con tono fermo il ragazzo replicò: - Tutti i fine settimana, da ora fino a fine maggio, sarò impegnato con le partite del campionato. Questa era l’ultima pausa che avevo. Non posso assolutamente assentarmi.-
Osservò la fidanzata: lo stava guardando scossa ed era sull’orlo del pianto. Deglutendo, per soffocare l’emozione che lui stesso stava provando, proseguì: - Un conto è se vieni tu da me: io gioco la partita e poi abbiamo tutto il tempo che vogliamo per stare insieme. Il contrario, mi dispiace, ma non è proprio fattibile.-
Vivien abbassò lo sguardo e strinse con forza le lenzuola tra i pugni.
Si sforzò di non piangere, per mantenere un minimo di dignità: - E non hai mai pensato che lo stesso vale per me? In Italia il sabato c’è scuola: non posso assentarmi così spesso. Già questa settimana ho dovuto farmi mandare un permesso scritto via fax dai miei genitori per venire da te… Anche io ho i miei impegni.-
-Non ne dubito.- ammise lui accarezzandole una gota: - Per questo che purtroppo la frequenza dei nostri incontri è limitata. Vedi che mi capisci?.-
Balle.
Non lo capiva per niente.
Lei voleva averlo vicino più spesso. Desiderava ardentemente quella quotidianità che avevano avuto in Giappone, seppur per un breve periodo.
Non riusciva a vederlo una volta al mese ed essere completamente felice.
Faticava addirittura a consideralo come un “fidanzato”.
Benji era troppo importante per essere un qualcosa di sporadico ed occasionale.
Non riusciva a tollerarlo.
La voce del SGGK la distolse da quei tristi pensieri:- E adesso, Splendore, cosa ne dici se sfruttassimo il poco tempo che ci rimane per stare insieme in un modo migliore? Sono stanco di discutere…-
La spinse indietro sul letto, baciandole il collo e toccandole il seno. Le sue mani erano calde, le sue labbra e la sua lingua altrettanto ardenti.
La resistenza di Vivien dapprima vacillò, per poi venir completamente meno.
Era sopraffatta dal desiderio di lui e da quel tocco esperto che sapeva trascinarla nel vortice della passione.
Si abbandonò completamente, con la triste consapevolezza nel cuore che, forse, quella sarebbe stata l’ultima volta.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Entrò nel suo appartamento di Milano e abbandonò i bagagli all’ingresso.
Si tolse le scarpe e si sedette sul divano massaggiandosi i piedi: dove erano le sue ciabatte? Ah, già: erano ancora in valigia.
Aprì stancamente i bagagli e trovò rapidamente ciò che cercava. Notò che qualcosa faceva capolino dalla tasca interna: la fotografia di Benjamin.
La estrasse.
Il suo portiere.
Gli voleva bene.
Gliene aveva sempre voluto.
Accecata da quel sentimento si era sempre rifiutata di accorgersi appieno che forse aveva sopravvalutato quella relazione.
Forse non era destino.
Forse non era la persona giusta.
Improvvisamente udì lo squillo del cellulare.
Lo cercò in borsa, ma ci mise troppo tempo.
Perse la chiamata.
Quando finalmente trovò il telefono che si era infilato in una tasca laterale della borsa di cui non aveva mai nemmeno notato l’esistenza, fece scorrere l’elenco delle chiamate perse per scoprire chi le avesse telefonato.
LUI.
Probabilmente voleva sapere se fosse arrivata e se il viaggio fosse andato bene.
Fu sul punto di richiamarlo.
Improvvisamente esitò.
NO.
Non l’avrebbe richiamato.
Qualcosa in lei era cambiato.
Qualcosa si era spezzato… definitivamente.
Le loro strade si stavano dividendo e lei doveva lasciarlo andare.
L’angoscia la invase e un senso di smarrimento ebbe il sopravvento.
Calde lacrime le rigarono il viso, rendendole sfocata la vista.
Si diresse verso la camera e si lasciò cadere sul letto pesantemente.
Abbracciò il cuscino e se lo premette sul viso per soffocare i singhiozzi.
Era SOLA.
 

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Capitolo 29
*** ARIA NUOVA ***


CAPITOLO 29: ARIA NUOVA
 
Vivien stava cambiando le lenzuola del letto: quel sabato sarebbe arrivato Tom dal Giappone e come promesso avrebbe trascorso tre giorni con lei prima di stabilirsi definitivamente in Francia con il padre.
In casa di Vivien c’era un unico letto matrimoniale.
Se Tom non fosse stato, appunto, Tom avrebbe dovuto attrezzare il divano … ma con il vecchio amico non c’era alcun problema.
Ospitarlo nel proprio letto non avrebbe contemplato nessun sottointeso particolare: avevano dormito insieme tantissime altre volte e la cosa non creava imbarazzo a nessuno dei due.
Lisciò le ultime pieghe del copriletto col palmo della mano e poi sistemò i due grossi cuscini colorati ornamentali.
Contemplò la propria opera soddisfatta per poi dedicarsi al resto della stanza.
Doveva liberare uno dei due comodini, per permettere a Tommy di riporre le proprie cose.
Aprì il cassetto del comodino di sinistra e…
Un nodo le strinse la gola e gli occhi le si riempirono di lacrime.
Ancora.
Nell’ultima settimana aveva pianto talmente tanto che rischiava di morire disidratata.
Purtroppo non riusciva ad evitarlo: era troppo difficile.
Inoltre ritrovare sparsi per casa i ricordi di LUI le provocava fitte lancinanti al petto.
Con le mani tremanti estrasse il cofanetto di velluto bordeaux e lo aprì.
Il bellissimo punto luce in oro bianco che le aveva regalato Benji al compleanno brillò magnifico, rifrangendo la luce naturale che entrava dalla finestra.
Accarezzando il gioiello con la punta delle dita ripensò al SGGK.
Non si erano più sentiti.
Dopo il suo ritorno in Italia, Benji aveva tentato più volte di contattarla telefonicamente, ma lei non gli aveva mai risposto.
Allora aveva provato con le e-mail. Vivien le aveva cestinate senza nemmeno leggerle.
Aveva scelto di ignorarlo, ben consapevole che se avesse sentito la voce del ragazzo o avesse letto ciò che lui le scriveva, tutto sarebbe tornato come prima.
Anche perché, effettivamente, non vi era una ragione vera e propria per lasciarlo, fatta esclusione per il senso di malessere e disagio che aveva provato durante il loro ultimo incontro.
La sgradevole sensazione di non essere al centro dei pensieri del portiere, di essere messa in secondo piano era stata come una cartina tornasole per il loro rapporto.
Era finita.
Richiuse il cofanetto in velluto di scatto e lo appoggiò sul letto.
Non avrebbe mai più indossato quel gioiello.
Un po’ le dispiacque: era un oggetto prezioso e magnifico.
Ma aveva un significato ben preciso.
Non era un semplice ornamento, ma il simbolo di un qualcosa che lei voleva dimenticare.
Poi, una consapevolezza: c’era altro che doveva accantonare e relegare lontano dagli occhi e dal cuore.
La fotografia.
Aprì il diario e la cercò. La trovò quasi subito.
La piegò in due parti e la infilò nel portagioie, insieme al diamante.
Poi aprì il cassetto della scrivania e mise il tutto nel punto più lontano e nascosto.
Fatto.
Avrebbe dovuto liberarsene definitivamente, un giorno o l’altro.
Ma per ora non ne aveva il coraggio.
Ecco: stava piangendo.
Di nuovo.
Basta, porca miseria.
BASTA!
In quell’istante suonò il campanello.
Asciugandosi rapidamente gli occhi con la mano andò ad aprire.
-Ciao Viv!- esclamò Tom Baker sorridente reggendo uno zaino e un trolley.
Il cuore di Vivien si sciolse.
Si avvinghiò al collo dell’amico e scoppiò nuovamente a piangere.
A dirotto.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
-Ti faccio proprio un bell’effetto, non c’è che dire.- disse scherzosamente Tom abbracciando stretta l’amica singhiozzante.
Lei si mise piagnucolare ancor più rumorosamente.
Il ragazzo, alzando gli occhi al cielo, la accompagnò verso il divano.
-Basta, Viv… ti prego. Mi metti ansia.- la rimbrottò accarezzandola.
La ragazza estrasse un fazzoletto di carta dalla tasca dei jeans, si asciugò gli occhi e si soffiò il naso.
Successivamente parlò: - Lo so: sono una lagna! Ma Benji mi manca tanto.-
Baker rispose con franchezza: - Tesoro… ti ricordo che sei stata tu a decidere di lasciarlo. Adesso te ne penti?-
-Lo so… lo so… Non sono pentita. Ma fa così male!!-
E giù lacrime.
A fiumi.
Il calciatore giapponese scosse il capo rassegnato: sarebbe stato un fine settimana piuttosto complicato.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Amburgo, Germania.
 
Ma che cazzo stava succedendo?
Perché Vivien non rispondeva?
Era una settimana che cercava di contattarla in ogni modo, ma lei niente.
Si negava al telefono, non rispondeva alle mail e agli sms.
Che fine aveva fatto?
In un primo momento aveva addirittura pensato che le fosse successo qualcosa e preoccupatissimo aveva contattato Holly in Giappone.
Il ragazzo, serafico, aveva detto di averla sentita telefonicamente poco prima e che la cugina sembrava stare benissimo.
E allora?
Tutto ciò non aveva alcun senso: si erano lasciati sette giorni prima alla Stazione di Monaco.
Si erano baciati con passione prima che lei salisse sul treno.
L’aveva stretto forte, gli aveva detto di essere stata benissimo.
Poi lo aveva guardato con quei grandi occhi meravigliosi, e il suo sguardo gli era sembrato incredibilmente triste.
Era rimasto lì, fermo sul binario guardando il treno mentre si allontanava portandosi via il suo Splendore.
Lei gli aveva rivolto un ultimo cenno di saluto con la mano dal finestrino.
Poi basta.
Il nulla.
Qualcosa non quadrava: doveva vederci chiaro. Forse avrebbe potuto raggiungerla in Italia per cercare di capire.
Sarebbe bastato così poco…
Vaffanculo.
No.
Non l’avrebbe fatto.
Non aveva alcun motivo per sentirsi in colpa: dopotutto l’aveva trattata come una regina durante la sua permanenza il Germania.
Non l’avrebbe rincorsa come un cagnolino.
Se Vivien aveva deciso di starsene da sola e in silenzio, benissimo.
Silenzio sarebbe stato.
Prima o poi quella testarda capricciosa avrebbe ceduto.
Non poteva starsene lontana da lui, ne era certo.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Milano, Italia.
 
Lunedì mattina, ore 6:45.
Il fastidioso trillo della sveglia trapanò i timpani di Vivien.
Emettendo un rantolo lamentoso allungò il braccio per spegnere quell’aggeggio infernale.
Si voltò, ancora mezza addormentata e sentì il calore di un corpo maschile.
Benji… amore…
Abbracciò quella schiena muscolosa…
No, ALT.
Qualcosa non quadrava.
Quella schiena non era sufficientemente muscolosa e larga.
Quel corpo era tonico, chiaramente di uno sportivo.
Ma non era il corpo giusto.
Era più esile, più delicato.
Meno alto.
I capelli erano serici, troppo lisci e decisamente della sfumatura di marrone sbagliata.
Altro particolare che non tornava: il ragazzo al suo fianco era vestito.
Indossava un pigiama.
Ma chi …?
Si mise quasi a ridere: ma certo!
Tommy.
Che scema.
Come aveva fatto a scambiare il suo amico per Benji?
Stava proprio messa male…
Si stiracchiò, buttando indietro le coperte.
Una nuova settimana stava per cominciare.
Si voltò verso Tom Baker e scuotendolo per una spalla disse garrula: - Sveglio pigrone! Dobbiamo alzarci. Io devo andare a scuola e tu all’aeroporto di Linate a prendere il volo per Parigi!-
Il ragazzo, visibilmente infastidito dalla voce di lei che aveva interrotto il suo sonno, si lamentò: - Ehi! Ma cosa urli? Che modi!-
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Ore 7:30.
-Viv! Hanno suonato!- urlò Tommy sistemando le ultime cose in valigia.
-Apri tu, per favore!- strillò lei di rimando: -Io mi sto truccando. Tanto dovrebbe essere Chicco.-
Il ragazzo si diresse verso la porta e fece scattare la serratura. Tirò il portone verso di sé, senza togliere la catenella di sicurezza.
Oltre l’uscio un ragazzo moro e piuttosto alto lo osservava stupito.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Chi era quello lì?
Ma aveva suonato all’appartamento giusto?
Spostò lo sguardo a lato per osservare il nome sul campanello: sì, era casa di Vivien.
Strano.
Quello che gli aveva aperto la porta non gli sembrava il fidanzato dell’amica.
Non l’aveva mai visto di persona ma unicamente in fotografia, quindi non poteva esserne certissimo.
Tuttavia gli sembrava di ricordare che il portiere giapponese con cui stava Viv fosse decisamente diverso dal ragazzo che gli stava di fronte in quel momento.
La voce della ragazza giunse dall’altro lato dell’appartamento: -Chicco!! Entra, sono quasi pronta.- poi una frase in giapponese: - Fallo entrare Tommy. E’ un mio amico.-
Lo sconosciuto tolse la catenella, spalancando completamente la porta e osservandolo con un sorriso cordiale.
Era un bel ragazzo, nell’insieme.
Ma porca vacca, sono tutti così fighi in Giappone? Per forza che Japs non mi considera!” pensò l’italiano con una punta di gelosia.
In quel momento sopraggiunse Vivien che, parlando in inglese fece le dovute presentazioni: -Chicco, questo è Tom Baker, un mio carissimo amico di infanzia… nonché un fantastico calciatore.-
-Piacere.- disse Chicco in italiano tendendo la mano.
-Tommy, questo è Federico Conti, un compagno del Liceo che frequento qui a Milano. Gioca a pallavolo.- proseguì lei.
-Hajimemashite (Piacere di conoscerti).- rispose Baker in giapponese chinando il capo.
Incomprensione.
TOTALE.
Vivien rise trovandosi di fronte a quella scena buffissima: l’Occidente e l’Oriente che si incontravano e non riuscivano nemmeno a salutarsi in maniera decente!
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Dopo la scuola Vivien e l’amico si recarono a casa di lei per le ormai consuete ripetizioni di latino.
Mollando lo zaino sul divano e spogliandosi la giacca, la ragazza disse: - Mettiti comodo. Io vado in camera a prendere i libri.-
-Serve una mano?- chiese lui.
-Forse è meglio, grazie.- ammise lei.
Chicco, dopo essersi tolto a sua volta il giubbotto, la raggiunse in stanza.
Subito l’occhio gli cadde sul letto ancora disfatto.
L’unico letto.
-Scusa Japs, ma dove ha dormito il tuo amico?- chiese incerto.
Viv lo guardò divertita e gli spiegò: - Con me, ovvio. Vedi altri letti?-
-Ah.- replicò lui asciutto.: - E il tuo ragazzo lo sa?-
Vivien si rabbuiò: - Io non ho più un ragazzo.-
La mente di Chicco esultò.
Se avesse potuto si sarebbe messo a urlare e saltare.
Tuttavia cercò di simulare rammarico per non far infuriare l’amica. Con voce esageratamente contrita commentò. – Oh, mi dispiace molto.-
La ragazza lo fissò. Un lampo malizioso le passò negli occhi: - Non dire cazzate, per piacere. Si vede lontano un miglio che non ti dispiace per niente.-
Beccato.
Evidentemente era un pessimo attore.
Cercò di uscirne al meglio: - Comunque mi sembra che tu ti sia già consolata.-
Vivien scoppiò a ridere.
Chicco rimase basito da quella reazione e chiese: - Perché stai ridendo?-
Lei gli si avvicinò, guardandolo con intensità: - Chicco… Tommy è gay!-
Fantastico!
Doveva decisamente essere il suo giorno fortunato.
Vivien gli era incredibilmente vicina.
Era troppo bella per rimanere indifferente.
Inoltre aveva quel profumo buonissimo e invitante.
Doveva provarci?
Dopotutto adesso lei era single…
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Come la stava guardando Chicco?
La stava desiderando?
E soprattutto: perché la cosa la lusingava?
Era piacevole sentirsi oggetto dei pensieri proibiti di qualcuno…
Non che le importasse molto: quel ragazzo era molto carino, ma non le faceva battere il cuore.
Però… quasi, quasi…
Dopotutto cosa aveva da perdere?
Magari le sarebbe servito per dimenticarsi di Benji, per non pensarlo più.
Un’avventura: nulla di più.
Avrebbe potuto essere eccitante.
Appoggiò le mani sul petto del ragazzo e gli diede uno spintone.
Lui, colto alla sprovvista, perse l’equilibrio, cadendo sdraiato sul letto.
In un attimo lei gli fu sopra e scrutandolo con malizia chiese con voce calda. – Mi trovi bella?-
L’italiano, superato il momento di stupore iniziale, rispose: - Decisamente sì.-
Lei proseguì, facendosi più audace: -… E… mi vuoi?-
Porca troia, se la voleva!
Che domanda era?
Però forse non era il caso di farglielo capire così spudoratamente.
Rispose vago. – Se lo vuoi tu, per me va bene.-
Vivien incominciò a baciarlo sul collo, slacciandogli i pantaloni.
Lui, sopraffatto, le infilò una mano sotto il maglioncino di lana.
La ragazza, tirandosi indietro di scatto, se lo sfilò, rimanendo in reggiseno.
Era bellissima.
La desiderava.
Improvvisamente un dubbio atroce. – Japs, aspetta un attimo… Tu hai preservativi? Perché io non ne ho in questo momento.-
Lei, mordendogli un lobo, gli sussurrò:- Prendo la pillola, stai tranquillo. Sei sano?-
Chicco, scosso da brividi di piacere mormorò: - Come un pesce.-
Wow.
Prendeva la pillola.
Che culo.
Lui non era una persona molto religiosa, ma si ripropose che stavolta un cero al “buon vecchio S. Ambroeus” non glielo avrebbe tolto nessuno.
Prima di abbandonarsi completamente, lei aggiunse ancora una cosa: -Sia chiaro però: questo è solo sesso. Io non sono la tua ragazza.-
Meglio ancora!
Chicco, toccandola con avidità, commentò. – Non potresti trovarmi più d’accordo, fidati.-

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Capitolo 30
*** CHIUSA UNA PORTA SI APRE UN PORTONE ***


CAPITOLO 30:  CHIUSA UNA PORTA SI APRE UN PORTONE
 
13 mesi dopo…
 
Vivien uscì da “La Rinascente” in Piazza del Duomo a Milano carica di pacchi e sacchetti.
Aveva speso un capitale, come al solito.
Forse era meglio che non ci mettesse decisamente più piede in quel negozio…
Ma come resitere?
Quel grande magazzino aveva un reparto profumeria “grandi marche” meraviglioso e fornitissimo, per non parlare del reparto abbigliamento e scarpe e accessori.
Una malattia.
Ultimamente le sembrava di essere affetta da shopping compulsivo.
Sarà mancanza d’affetto!” ridacchiò tra sé..
Già, l’affetto.
Non sapeva nemmeno più cosa volesse dire voler bene a qualcuno.
Dopo la fine della sua storia con Benji, un anno prima, non aveva più voluto saperne di impegnarsi seriamente con qualcuno.
Aveva avuto innumerevoli avventure.
Il primo era stato Chicco.
Piacevole.
Si vedevano ancora ogni tanto, ma da quando lui aveva finito il liceo e frequentava l’università il loro rapporto era diventato veramente “occasionale”. Studiava Fisica all’Università Degli Studi di Milano.
Poi c’erano stati, nell’ordine: Marco, Carlo, Alberto, Simone e Gian Luca. Scritto così, staccato. Ci teneva sempre a sottolinearlo.
Quest’ultimo era stato il migliore, sotto tutti i punti di vista.
Poco impegnativo e gran bravo a letto.
Ormai era una vera esperta della “fauna maschile” del Bel Paese.
L’Italia era un posto ideale per chi cercava un’avventura. Per prima cosa i ragazzi locali stravedevano per le straniere e secondariamente erano parecchio restii ad avere una relazione stabile.
A grandi passi si diresse verso la metropolitana: casa sua distava soltanto due fermate.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Mancavano solo cinque mesi al suo rientro in Patria.
Forse sarebbe stato il caso di incominciare a pensare al suo futuro.
I suoi amici stavano tutti bene: sentiva Tom e Holly  con regolarità via mail e per telefono.
Non rincasava dall’estate precedente. Era tornata in agosto, per tutto il mese. Avere un filo diretto col cugino l’aveva aiutata ad evitare una situazione particolarmente imbarazzante: rivedere Benji.
Aveva infatti appreso da Oliver che il SGGK avrebbe fatto ritorno a luglio, per una quindicina di giorni.
Proprio per non incontrarlo, lei aveva scelto di andare in Giappone il mese successivo.
Seduta alla scrivania della sua stanza da letto meditava sull’anno scolastico futuro. Tutto sarebbe tornato come prima: avrebbe nuovamente convissuto con Holly e la zia, sarebbe tornata alla Nankatsu…
Che palle.
Non voleva nemmeno pensarci: tornare alle vecchie abitudini, alle vecchie e noiosissime convenzioni…
Mentre scorreva distrattamente le pagine del diario, ritrovò il ritaglio di giornale che ormai aveva quasi dimenticato.
Mark Lenders.
Buffo come quel viso bellissimo saltasse sempre fuori nei momenti meno opportuni.
Le sarebbe proprio piaciuto rivederlo.
Conoscerlo, più che altro.
In senso biblico.
Ridacchiò.
La cosa del “senso biblico”, per lei che era scintoista, non aveva un gran significato. Tuttavia aveva appreso quel modo di dire in Europa e le era subito piaciuto.
Riguardò la fotografia del bell’attaccante e…
Aspetta un attimo: in che squadra giocava?
Ah, sì: la Toho F.C.
La formazione di calcio di una delle scuole più prestigiose ed esclusive in assoluto, famosa per l’educazione filo-occidentale che impartiva ai propri studenti.
Interessante: istruzione di impronta europea e il più bel Capitano che lei avesse mai visto nello stesso Istituto.
Vuoi vedere che forse era possibile prendere due piccioni con una fava?
Accese il PC e digitò su Google la scritta “ Toho Academy”.
Il sito si aprì velocemente.
Trovò immediatamente la dicitura “modalità di iscrizione”.
Lesse.
Le sue labbra si contrassero in un sorriso compiaciuto.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Scese dall’aereo all’aeroporto di Narita a Tokio.
Dopo aver recuperato il bagaglio si guadò in giro alla ricerca del parcheggio dei taxi.
Salì sulla prima autovettura libera e si fece portare all’albergo che aveva prenotato.
Era in incognito: non aveva avvisato nessuno del proprio rientro.
L’indomani avrebbe avuto il colloquio col Preside della Toho High School e avrebbe sostenuto un test di ammissione.
Aveva soltanto tre giorni, poi avrebbe dovuto rientrare. Per sostenere quell’esame aveva approfittato delle vacanze pasquali della sua scuola italiana.
Era stato piuttosto difficile convincere i suoi genitori a farle cambiare scuola una volta rientrata dall’Europa. Non capivano il motivo per cui lei volesse andare in una costosissima scuola privata, lontano dalla zia e dal cugino e stabilirsi in un appartamento da sola.
Dopo lunghe trattative avevano acconsentito sostenendo che era giusto che lei scegliesse da sola la strada da percorrere. Sostenere la retta della Toho non sarebbe stato un problema: i suoi genitori guadagnavano molto bene e non avevano problemi economici.
Vivien aveva però dovuto promettere di impegnarsi al massimo per superare il test di ammissione.
Avrebbe fatto del suo meglio.
Ora però era stanchissima: non vedeva l’ora di arrivare in albergo e dormire, dormire, dormire…
Maledetto jet-lag!
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Si svegliò il mattino successivo perfettamente riposata.
Aveva dormito più di dodici ore.
Si buttò sotto la doccia per svegliarsi completamente.
Sentiva una sorta di agitazione: quello per lei era un giorno piuttosto importante.
Mentre si insaponava il corpo pensava a ciò che la attendeva: la Toho High School.
Chissà se sarebbe stata così fortunata da rivedere Mark Lenders già da oggi… magari l’avrebbe incontrato.
Dopo essersi lavata ed asciugata scelse con cura l’abbigliamento. Ci teneva a far bella figura e l’outfit è un ottimo biglietto da visita, se ben ragionato.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Amburgo, Germania
 
Benji uscì dalla doccia, avvolgendosi l'asciugamano intorno ai fianchi.
Raggiunse il proprio armadietto negli spogliatoi e ne estrasse la borsa col cambio e una salvietta asciutta. Si strofinò energeticamente ogni parte del corpo per riattivare la circolazione. Amava concedersi quella sorta di massaggio dopo l'allenamento: lo rinvigoriva.
Infilò i boxer asciutti e si passò una mano tra i corti capelli bagnati per togliere l'acqua in eccesso.
Mentre stava in piedi, ancora in mutande, di fronte all'armadietto aperto sentì una fustigata dolorosa sul retro delle cosce.
Kaltz l'aveva colpito con un asciugamano umido arrotolato.
Uno scherzo di merda.
-Hermann, brutto stronzo!- sbraitò: - Fa male!-
Ridacchiando il tedesco si diresse verso il proprio armadietto. Usando l'asciugamano per colpire il SGGK era rimasto nudo e lo fissava da qualche metro di distanza.
Price storse il naso. Con voce ruvida disse: -Copriti per favore. Vedere il tuo culo non è un gran bello spettacolo.-
Kaltz rispose sbuffando e infilandosi in bocca uno stuzzicadenti nuovo.
Benji lo prese in giro: -Ma ne tieni una scorta ovunque di quei cosi?-
L'altro rispose seccato: - Ognuno ha le proprie fisse. Poi meglio uno stupido pezzo di legno che un insulso cappellino rosso con sopra scritto il proprio nome.-
E no!
Tutto potevano toccargli, ma non il suo adorato berretto.
Con un balzo il giapponese fu addosso al tedesco, placcandolo in una morsa potente. Con voce di finta minaccia ringhiò: - Qualcosa da dire sul mio cappello, stupido nanetto?-
-Ok, ok... Mi dispiace...- biascicò Hermann tentando di svincolarsi dalla presa di Price.
In quel momento sopraggiunse Karl Heinz. Fece un sorrisetto alla vista dei due compagni di squadra che si stuzzicavano. Asciugandosi i capelli biondi con una salvietta esordì con una delle solite proposte: -Festa da me, stasera?-
Kaltz fu lesto ad accettare: -Conta pure su di me.-
Benjamin, lasciando finalmente libero il piccolo centrocampista tedesco, si eresse in tutta la sua notevole statura.
Nell'ultimo anno era cresciuto ulteriormente, arrivando a superare il Kaiser sia in altezza che in prestanza fisica.
Lentamente, si infilò una t-shirt bianca, seguito dallo sguardo indagatore del Capitano dell'Amburgo.
-Allora Price? Sei dei nostri o no stasera.-
Il portiere sollevò lo sguardo. I suoi occhi grigi fiammeggiarono, fissandosi in quelli azzurro ghiaccio del tedesco.
Poi parlò: -No. Non verrò.-
-Come mai?- chiese Schneider allibito. Poi proseguì allusivo: -Ci saranno un bel po' di ragazze interessanti...-
Benji sorrise in modo beffardo.
-Sai una cosa, Karl?- disse infine: -Io mi sono rotto le palle.-
-Di cosa?- lo esortò il Kaiser in tono sinceramente stupito.
Benji, nel frattempo si era infilato i pantaloni della tuta e la felpa.
Chino, mentre si allacciava le scarpe, spiegò al biondo bomber il motivo della sua noia: -Mi sono rotto le palle di scoparmene ogni sera una diversa. Sono tutte uguali, dopo un po'...-
Detto ciò, afferrò il borsone e se lo mise a tracolla. Prese dalla panca il cappello rosso e se lo calcò in testa, abbassando la visiera.
A passo spedito si diresse verso l'uscita, agitando la mano distrattamente: -Io vi saluto. Passate una buona serata.-
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Benji guidò l'auto fino a casa.
Parcheggiò nel posto auto riservato, scese e rapidamente si diresse verso il proprio appartamento.
Finalmente era solo.
Non ne poteva più di quella vita insulsa e vuota.
Feste, ragazze, divertimento...
E poi?
Niente, solo un grande vuoto dentro.
Si guardò nello specchio, stentando a riconoscere se stesso nel bell'imbusto che vedeva riflesso.
Perché si sentiva così?
Cosa gli mancava?
Aveva tutto: soldi, donne... E ultimamente era arrivata anche una discreta fama.
La sua abilità in campo era migliorata notevolmente. Ormai non era più unicamente il miglior portiere del Giappone. Era, con tutto il diritto, uno dei migliori delle squadre giovanili europee.
E allora?
Perché era circa un anno che si sentiva da schifo?
Un anno.
Esattamente da quando lei era sparita.
Vivien.
Splendore.
L'unica ragazza che avesse mai significato qualcosa, che avesse saputo fargli provare quel senso di calore e pace interiore.
Ma perché si erano lasciati?
Non l'aveva mai capito. Lei, di punto in bianco, era semplicemente sparita.
Eclissata.
Vaporizzata.
E lui?
Lui l'aveva lasciata andare.
Aveva provato a cercarla per qualche giorno, poi aveva desistito.
Cretino.
Non era da lui rinunciare. Come aveva potuto fare una cazzata così immensa?
Il SGGK improvvisamente si rese conto di qualcosa che finora non aveva mai capito: non sarebbe mai stato felice se non chiariva la situazione con Vivien.
Doveva andare a riprendersela.
O almeno provarci.
Che idiota: aveva impiegato più di dodici mesi per capire una cosa così ovvia?
Si credeva più intelligente.
Si cambiò rapidamente e prese le chiavi della macchina: sarebbe andato da lei, a Miano.
Da qualche parte doveva ancora avere il suo indirizzo.
Sì, ma dove?
Fece passare con disperazione tutti i cassetti di casa.
Non riusciva a trovarlo.
Cazzo.
Cazzo.
Cazzo.
Proprio quando stava per perdere la speranza vide un foglio a quadretti, evidentemente strappato da un block-notes, che sporgeva da una vecchia agenda.
Lo prese e quando vide la scrittura ordinata e perfetta che lo ricopriva sentì un sussulto al cuore.
Quella era la calligrafia di Viv!
E sopra aveva scritto il suo indirizzo dell’appartamento di Miano.
Guardò l'orologio. Erano le 17.
Avrebbe avuto qualche giorno di vacanza per le festività pasquali.
Meglio non perdere tempo.
Senza indugiare oltre, uscì di casa per dirigersi verso l'aeroporto.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Milano era davvero una città caotica. Mentre attraversava la metropoli in taxi, Benjamin Price pensava a Vivien.
Come l'avrebbe accolto?
Sarebbe stata felice di vederlo o l'avrebbe mandato a quel paese chiudendogli la porta in faccia?
Non sapeva cosa pensare.
Comunque tanto valeva fare un tentativo.
 
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Giunto di fronte al palazzo dove, presumibilmente, risiedeva Vivien, Benji ebbe un momento di ripensamento.
Stava facendo la figura del fesso?
Può darsi, ma ormai era arrivato fin lì...
Certo, presentarsi a casa sua come se niente fosse dopo un anno di silenzi era un'azione discutibile.
Ma quello non era il momento di essere razionali: lui voleva vederla, parlarle, chiarire...
I quattro piani in ascensore gli sembrarono interminabili. Quando le porte si aprirono si catapultò fuori, respirando affannosamente,  come se gli mancasse l'aria.
Si guardò intorno sul pianerottolo.
Individuò subito il campanello giusto.
In caratteri occidentali vide scritto quel nome che aveva avuto il potere di farlo piombare lì, in piena notte: Vivien Hutton.
Facendosi coraggio si avvicinò e premette il campanello.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Niente.
Non rispondeva.
Evidentemente non c'era.
Maledizione!
Ma dove era a quell'ora?
Poi si fermò a riflettere: effettivamente anche Vivien, come lui, doveva essere in vacanza.
Probabilmente era semplicemente uscita.
Estrasse il cellulare e cercò il nome di Vivien nella rubrica. Ci mise un bel po’ prima di premere la cornetta verde: non le faceva una telefonata da più di un anno e non era affatto certo che la ragazza l’avrebbe accolto con gioia.
Chi se ne frega.
Doveva farlo.
Schiacciò il tasto e attese. Il telefono faceva uno strano rumore, poi una voce automatica in inglese: spento o non raggiungibile.
Imprecò tra i denti.
Guardandosi meglio in giro si accorse che la cassetta delle lettere era piena. Evidentemente Vivien era assente già da qualche giorno e chissà quando sarebbe tornata.
Che sfiga.
Cosa fare adesso?
Tornarsene ad Amburgo, era ovvio.
Prima di andarsene però fece un ultimo gesto: estrasse dalla tasca della giacca una penna e il foglio a quadretti sul quale era scritto l’indirizzo di casa di Vivien e scarabocchiò qualche parola.
Una frase breve, ma pregna di significato:
Sono tornato.
SOLO PER TE.
Benji”
Piegò il foglietto e lo infilò nella cassetta delle lettere in mezzo a tutta l’altra posta accumulata.
Sospirando, girò sui tacchi e se ne andò.
 

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Capitolo 31
*** ACCORCIARE LE DISTANZE ***


CAPITOLO 31: ACCORCIARE LE DISTANZE
 
Toho High School
 
Vivien prese posto nella piccola aula situata a fianco della segreteria della Toho High School.
In mano teneva la busta chiusa contenente il test di ammissione.
Ruppe i sigilli ed estrasse i tre fogli ciclostilati. Dopo una prima parte per i dati anagrafici (già precompilata), c’erano cinquanta domande a risposta multipla o aperta divise in cinque sezioni da dieci quesiti ognuna.
Gli argomenti trattatati erano: letteratura, matematica e fisica, biologia-chimica-scienze naturali, inglese e cultura generale.
Sola, nella piccola stanza, chinò la testa sui fogli e incominciò a rispondere
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Mark Lenders attendeva in corridoio che l’impiegata amministrativa gli consegnasse il solito plico di moduli e scartoffie che, periodicamente, doveva compilare per poter continuare ad usufruire della borsa di studio per meriti sportivi.
La segretaria, una donnetta insipida sui cinquant’anni, gli porse tutta la documentazione dicendo: - Bene, Sig. Lenders: compili, firmi e mi riconsegni il tutto in mattinata.-
Annuendo il ragazzo chiese: - Posso andare nell’auletta? Così mi siedo a scrivere con calma…-
Senza attendere una risposta, Mark aprì la porta della stanza in questione.
-Aspetti, Sig. Lenders! L’aula è occupata da una signorina che sta sostenendo un test d’ingresso.- lo ammonì la donna.
Il calciatore fece appena in tempo a vedere la sagoma di una ragazza seduta di spalle con dei lunghi capelli neri. L’ambiente era molto piccolo e fu subito investito da un’ondata di profumo (*).
Doveva essere quello di lei.
Buono.
Buonissimo.
Invitante.
I suoi sensi si risvegliarono istantaneamente.
Spontaneamente le sue difese interiori scattarono.
Tirandosi indietro, sconvolto per l’intensissima sensazione che stava provando, richiuse la porta di scatto biascicando: - Scu-scusami.-
Si appoggiò al muro nel corridoio con la testa che gli girava.
Quel profumo.
Dove l’aveva già sentito? E perché gli sembrava così stupendo?
Scuotendo il capo, il ragazzo pensò che ogni tanto il suo corpo gli faceva brutti scherzi.
Da quanto non andava con una ragazza?
Fece un rapido conto mentale.
Un bel po’.
Ecco: forse era il caso di porre rimedio.
Provare il desiderio di saltare addosso a una, che non aveva nemmeno visto in faccia, soltanto perché aveva un buon profumo non era sicuramente un buon segno.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Vivien, sentendo aprire la porta e una voce maschile che mormorava delle scuse, si voltò rapidamente. Non fece i tempo a scorgere colui che aveva parlato, poiché l’uscio si era già richiuso.
Comunque, chiunque fosse entrato ed uscito da lì, aveva un gran bel timbro di voce.
Profondo.
Caldo.
Maschio.
Ma cosa stava pensando?
Meglio concentrarsi sul test di ammissione: era una cosa importante e non poteva permettersi distrazioni.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Milano, Italia.
 
Vivien appoggiò le valige davanti al portone di casa.
Era arrivata, finalmente. Adesso voleva solo buttarsi a letto.
Mentre frugava nella borsa per cercare le chiavi di casa, pensava alla sua breve sortita in Giappone.
Il test di ammissione alla Toho High Scool era andato bene.
Anzi, molto bene.
A dir la verità le era sembrato piuttosto semplice.
Meglio.
Però una punta di rammarico l’aveva: non era riuscita ad incontrare Mark Lenders.
Peccato.
Va beh, pazienza: dopotutto fra pochi mesi avrebbe avuto tutto il tempo di trovarlo… e conoscerlo.
Finalmente rintracciò le chiavi di casa. Le prese e le infilò nella serratura, facendola scattare.
Trascinò le valige in salotto e riuscì sul pianerottolo: con la coda dell’occhio aveva infatti notato che la cassetta delle lettere era colma.
La aprì e ne estrasse il contenuto. Facendo passare il mucchio di scartoffie rientrò in casa.
Vediamo un po’: bollette, pubblicità, una comunicazione dal Comune e…
Con stupore si ritrovò tra le mani un foglio a quadretti. Era scritto a mano… scritto nella sua lingua!
Osservando con stupore i kanji e  gli hiragana (**) lesse.
Il suo cuore cominciò a battere forte.
Benji.
Era stato lì?
Quando?
E soprattutto: PERCHÉ?
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Il sonno le era passato.
Completamente.
Sedeva sul divano con gli occhi sbarrati tenendo tra le mani il pezzo di carta.
Da più di un anno non sentiva il SGGK.
I primi due mesi era stata durissima: gli era mancato come l’aria. Aveva pianto quasi ogni giorno ripensando a lui…
Poi, piano piano, il dolore era scemato lasciando spazio ad una latente malinconia.
Infine ci era riuscita: aveva dimenticato.
O almeno così aveva creduto fino a quel momento.
E proprio adesso, che lei stava bene, che finalmente aveva trovato un equilibrio, lui si rifaceva vivo? Così, come se niente fosse?
Non era possibile…
Estrasse il cellulare dalla borsa e lo accese: erano tre giorni che lo teneva spento, per non essere raggiungibile.
Immediatamente sentì il suono di tre sms. Come era prevedibile qualcuno l’aveva cercata in quel periodo. Guardò i numeri:
Primo: Holly.
Secondo: Tom.
Va bene, li avrebbe richiamati subito.
Terzo
NO! Non poteva essere!
Col cuore in tumulto e il respiro affannoso premette il tasto verde per richiamare quell’ultimo numero.
Fu un gesto istintivo, non ragionato.
Un gesto necessario.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Amburgo, Germania.
 
Benji stava cenando solo nel suo appartamento quando il telefono squillò. Addentando una fetta della solita pizza d’asporto, guardò il display.
Il cibo gli andò quasi di traverso per lo stupore.
Afferrò il cellulare e quasi urlando rispose.
-Vivien!-
Dall’altro capo del telefono si sentiva soltanto silenzio e un respiro leggero.
-…Splendore…- mormorò lui con infinita dolcezza.
A quel punto la ragazza cedette e incominciò a singhiozzare.
Benjamin, sopraffatto, disse piano: - Non piangere, Viv. Ti prego, parlami: io voglio sentire la tua voce…-.
Dopo qualche ulteriore secondo di esitazione, la ragazza finalmente parlò:
-Sono qui… Benji…-
Il SGGK inspirò profondamente, poi disse: - Ciao…-
-Ciao.-
-Come stai?-
-Bene, Benji. E tu?-
-Anche io… e adesso che riesco a parlarti sto ancora meglio.-
-Benji… non cominciare… per favore…-
Il portiere intuì, dal tono di voce di lei, che la ragazza non era del tutto indifferente a quella telefonata.
Anzi…
Quindi proseguì con più decisione:
-Sono passato a trovarti l’altro ieri, ma tu non c’eri.-
-Lo so.- ammise lei: - ho trovato il biglietto.-
Fecero una pausa.
Infine Vivien fece un’unica domanda. – Perché sei venuto?-
La risposta fu immediata: - Perché volevo vederti. Ne avevo bisogno.-
Se Benji avesse potuto vedere il sorriso che comparve sul volto di Vivien in quel momento, probabilmente avrebbe mollato tutto e si sarebbe catapultato nuovamente a Milano.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Parlarono a lungo, per ore.
Non entrarono mai nel merito della fine della loro relazione: tutto ciò che entrambi desideravano era unicamente riallacciare i rapporti.
Benji provò più volte a convincere Vivien ad incontrarlo.
Lei rifiutò, perentoria.
A settembre sarebbero rientrati entrambi in Patria. Lì tutto sarebbe stato chiaro: avrebbero potuto vedersi ed eventualmente capire.
Qualcosa li legava profondamente, questo era fuori discussione. Loro non avrebbero mai potuto comportarsi come due estranei.
Ma vedersi per poco tempo avrebbe peggiorato le cose.
Avevano bisogno di ritrovarsi, piano piano e vivere il loro rapporto alla giornata.
Sarebbe stato il tempo a dar loro le risposte che cercavano.
 
 
 
 
 
(*)N.B.: come rivelato da accurati studi scientifici da me condotti, il numero dei recettori olfattivi presenti nella mucosa nasale di Mark Lenders è nettamente superiore a quello di un cane da tartufi. E’ per questo che viene sempre colto da sincope quando avverte il “Profumo di Donna”. Ok, non è credibile, lo so… ma concedetemi la licenza poetica! Grazie…
 
(**)N.B.2:  Kanji: scrittura ideografica giapponese   Hiragana: scrittura sillabica giapponese
                                                

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Capitolo 32
*** TUTTO DALL'INIZIO... ***


CAPITOLO 33: TUTTO DALL’INIZIO…      

NOTA:
HO POSTATO DOPPIO!! Prima c'è anche il capitolo 32! Buona lettura... e siamo all'ultimo capitolo.
 
Fujisawa, Villa Price: domenica 27 agosto 2006
 
Benjamin sedeva in giardino, sotto il grande gazebo.
La cameriera comparve alle sue spalle, facendolo trasalire.
Silenziosamente la donna appoggiò sul tavolo una brocca contenente tè freddo con ghiaccio e un bicchiere.
Successivamente si scostò lievemente e chiese con garbo: – Serve altro, Signor Price?-.
Il ragazzo, sollevando per un momento lo sguardo dal quotidiano sportivo che stava leggendo, le rispose: - No, grazie… Anzi sì: un altro bicchiere. Aspetto un ospite.-
La donna annuì e sparì dalla sua vista talmente rapidamente che Benji si chiese se fosse mai realmente stata lì.
Entro pochi minuti sarebbe arrivato Holly: dovevano parlare di molte cose.
Innanzi tutto del nuovo assetto della squadra. Il suo ritorno in Patria contemplava automaticamente il suo rientro a pieno titolo come portiere titolare della New Team.
Gli dispiaceva un po’ per Alan: durante i due anni precedenti aveva fatto un buon lavoro, sostituendolo egregiamente.
D’altronde però era inevitabile: ubi maior, minor cessat.
Sorrise beffardo.
Non doveva essere piacevole per Crocker essere un eterno secondo.
Anzi: un eterno terzo.
Tecnicamente “l’eterno secondo” per eccellenza era Warner.
Pensò all’anno che lo attendeva: sarebbe stato fantastico.
Non solo calcisticamente parlando.
Il SGGK sapeva perfettamente che nel giro di qualche giorno sarebbe rientrata la persona che più di tutti aveva voglia di vedere: Vivien.
Le avrebbe fatto una bella sorpresa nel farsi trovare lì. Infatti si erano sentiti un paio di settimane prima e lui le aveva volutamente mentito dicendo che non sarebbe tornato a casa prima del 10 di settembre.
Chissà come avrebbe reagito trovandolo invece già lì!
Il suo Splendore.
Finalmente si sarebbero riuniti. Doveva riconquistarla, ad ogni costo.
Vivien doveva tornare ad essere la sua ragazza.
Era giusto.
Era naturale.
Sarebbero tornati insieme e stavolta niente e nessuno gliela avrebbe portata via.
MAI PIÙ.
Da sotto il berretto fece capolino il suo caratteristico sorrisetto sghembo, mentre, da in fondo all’enorme giardino, Oliver Hutton si stava lentamente avvicinando.
 
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Spiaggia di Nantame, h. 15.00: domenica 3 settembre 2006.
 
Scendendo dal taxi Vivien fu investita da un’ondata di calore.
Era veramente un pomeriggio torrido e il sole a picco non aiutava di certo.
Recuperò la propria valigia dal bagagliaio aiutata dal tassista, pagò e salutò.
Si voltò verso il mare: quella spiaggia!
Quanti ricordi…
Anzi: un unico ricordo.
La sua prima volta.
Lì.
Con Benji.
Si avvicinò alla recinzione e mise il trolley al di là di essa, sulla sabbia.
Per fortuna aveva un’unica valigia con lo stretto indispensabile. Il resto dei suoi bagagli sarebbe arrivato direttamente nel suo nuovo appartamento situato nei pressi della Toho High School.
Un nuovo anno scolastico stava per cominciare: una nuova vita, dei nuovi amici.
Era elettrizzata.
Ma prima c’era ancora una cosa che doveva fare.
Era venuta fin lì per quello.
Tentò di scavalcare la recinzione, ma la stretta minigonna in jeans le impediva di divaricare le gambe a sufficienza.
Si guardò intorno: non c’era anima viva.
Bene, allora poteva farlo.
Sollevò la gonna oltre il livello dei fianchi e ci riprovò.
Molto meglio.
Riabbassò il tutto per coprirsi decentemente.
La valigia poteva anche lasciarla lì, tanto nessuno gliela avrebbe portata via.
Si chinò per slacciarsi i sandali: camminare sulla sabbia con i tacchi a spillo era improponibile.
A piedi nudi si incamminò sulla rena.
Arrivò sul bagnasciuga ed estrasse qualcosa dalla borsa.
Era una vecchia fotografia: risaliva ormai a quattro anni prima.
La guardò, con una punta di nostalgia, osservando il bel ragazzino quindicenne la fissava spavaldo raffigurato lì sopra.
Indossava un cappello rosso con visiera.
Vivien sorrise.
Non riuscì a resistere e baciò quel viso adolescenziale… per l’ultima volta.
Quindi, con movimenti rapidi e decisi, ridusse in brandelli grandi come un francobollo la fotografia.
Aprì le mani, in direzione del mare. Una folata improvvisa di vento disperse i pezzi di carta nell’acqua, come coriandoli colorati.
Una lacrima scese dagli occhi della ragazza.
Era triste ma era giusto così.
Mai legarsi ai ricordi.
Tra qualche giorno avrebbe rivisto Benji, quello vero.
E allora tutto si sarebbe chiarito.
Per un momento aveva valutato di liberarsi anche del diamante che lui le aveva regalato due anni prima, poi ci aveva ripensato.
Era un oggetto troppo prezioso per essere gettato.
Sarebbe stato uno schiaffo alla miseria.
Si sarebbe semplicemente limitata a non indossarlo.
Mamma mia che caldo… per fortuna il vento marino e le placide onde che le lambivano i piedi scalzi portavano un po’di refrigerio.
Era ancora piuttosto presto: Holly non l’ aspettava prima delle 17:30.
Magari poteva farsi una passeggiata sulla spiaggia. Guardò a destra e decise di dirigersi verso la scogliera che vedeva in lontananza.
Mancava qualcosa.
Ma certo!
Un po’ di musica.
Estrasse il lettore mp3 dalla borsa e selezionò una raccolta di canzoni anni 80.
Amava quel genere di musica: era parecchio lontana dalla sua generazione, ma la trovava coinvolgente e divertente.
Mentre camminava fece partire la prima canzone della compilation:
 
Survivor – EYE OF THE TIGER (1982)
Rising up back on the street
Did my time, took my chances
Went the distance now I'm back on my feet
just a man and his will to survive
so many times it happens too fast
You trade your passion for glory
Don't lose your grip on the dreams of the past
You must fight just to keep them alive
 
(Chorus)
It's the Eye of the Tiger
It's the thrill of the fight
Rising up to the challenge of our rival
And the last known survivor
Stalks his prey in the night
And he's watching us all
with the Eye of the Tiger
 
La musica pompava nelle orecchie.
La scogliera ormai era vicina.
Ad un tratto Vivien vide qualcosa.
Meglio: qualcuno.
C’era una persona sotto la scogliera: sembrava un ragazzo a torso nudo.
Tirava calci ad un pallone, con violenza.
Ma che scemo!
Non aveva niente di meglio da fare?
Gli ricordava quell’invasato di suo cugino…
Si avvicinò un po’ di più e aguzzò lo sguardo.
Per poco non cadde a terra per lo shock.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Muscoli, sudore, pelle abbronzata, capelli neri…
Forza bruta.
Bello.
Rozzo.
Selvaggio.
L’avrebbe riconosciuto ovunque, anche se l’aveva visto una volta sola.
Quello era Mark Lenders.
Non era possibile! Cosa ci faceva lì?
PROPRIO LÌ?
Assurdo.
Spense la musica e ripose il lettore, avvicinandosi ulteriormente. Lui non l’aveva nemmeno notata. Adesso poteva sentire il rumore sordo del pallone che colpiva gli scogli e i gemiti  di fatica di lui nel calciare la sfera.
Ma quanta forza ci stava mettendo?
E soprattutto: dove lo prendeva tutto quel vigore?
Lo spettacolo era da mozzare il fiato. Ogni singola fibra muscolare del corpo di Vivien cominciò a tremare. Il sangue pulsò violento nelle tempie, le gambe si fecero di gelatina.
E poi quella strana sensazione di calore liquido che dal ventre le lambiva l’inguine e la zona tra le cosce.
L’eccitazione.
Il desiderio.
SESSO.
Voltati e guardami, ti prego. VOLTATI!” gli comandò mentalmente.
Ma lui niente.
Imperterrito continuava a calciare il pallone e non si accorgeva di nulla.
Va bene.
Avrebbe fatto tutto lei.
Si avvicinò ancora di più, col cuore in gola e con voce più naturale possibile esclamò: -Non credo che tu riuscirai ad abbatterla quella scogliera, sai? Suppongo che stia in piedi da qualche milione di anni o giù di lì-.
Mark Lenders la udì e si voltò di scatto.
La vide, per la prima volta.
Il ragazzo pensò una sola cosa:
SESSO.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Si possedevano sulla spiaggia, quasi sbranandosi a vicenda.
I corpi sudati si toccavano e si mordevano.
La smania.
Il piacere.
…Il destino.
C’erano soltanto loro due, i gabbiani e il mare con le sue placide onde che restituivano sul bagnasciuga poco distante dei brandelli di carta, gettati poco prima.
Su uno di questi si intravedeva un’immagine:
UN CAPPELLINO ROSSO CON VISIERA.
 
It's the Eye of the Tiger
It's the thrill of the fight
Rising up to the challenge of our rival
And the last known survivor
Stalks his prey in the night
And he's watching us all
with the Eye of the Tiger
 
 
***FINE***
 
N.B.: I personaggi non originali di questa fan-fiction non mi appartengono ma sono proprietà esclusiva della fantasia e della maestria di Yoichi Takahashi.
Tutto quello che ho scritto è stato fatto senza alcun scopo di lucro, ma per puro divertimento.


NOTA FINALE DELL’AUTORE:
Ed eccoci qua.
FINITA.
Finalmente!
Penserà qualcuno.
Avete ragione: sono due mesi che intasi questo fandom  postando almeno un capitolo al giorno.
Quindi adesso pausa, per qualche giorno.
Poi riparto… con una cosa MOOOLTO particolare che spero gradirete.
Ho talmente tanta roba da pubblicare che temo mi avrete tra i piedi fino al 2050 (Se sopravvivo!)
Va bene… ed ora i ringraziamenti:
 
A CHI HA SEGUITO (in rigoroso ordine alfabetico per non far torto a nessuno)  
A CHI HA AGGIUNTO LA STORIA TRA LE PREFERITE (qualcuno in fiducia, dal primo capitolo… esagerate!!!)  
E come al solito a chi ha letto in silenzio.
GRAZIE.
MILLE VOLTE GRAZIE.
 
CURIOSITA’: magari qualcuno si chiederà perché io uso i nomi della versione italiana dell’anime e non gli originali del manga. Rispondo subito: per economia. Nella mia testa io li chiamo coi nomi giapponesi, ma volete mettere l’immediatezza di scrivere Price al posto di Wakabayashi? O Warner invece che Wakashimazu? E poi la resa in certe espressioni..-
 Ammetterete che è molto più bello : “Vaffanculo Price!” che “Vaffanculo Wakabayashi”.
Solo Lenders renderebbe, perché si chiama Hyuga ed è corto. “Fanculo Hyuga” ci sta bene.
A titolo informativo esiste anche una versione delle mie due storie coi nomi originali. Volete sapere come si chiama Vivien in quel caso? Si chiama Minami Ozora, detta Nami.
Minami significa “onda del mare”…
Mi sembrava adatto.
A presto e grazie ancora a tutti di avermi sopportato.

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