Conoscenze di vecchia data

di akalice_yu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di tasti bianchi e neri... ***
Capitolo 2: *** ...di occhi rossi... ***
Capitolo 3: *** ...e di sonate piene d'amore. ***



Capitolo 1
*** Di tasti bianchi e neri... ***


Capitolo 1. Di tasti bianchi e neri...
 
Era un pomeriggio d’inverno. Avevo circa nove anni, e, come ogni brava studentessa, facevo i miei compiti, non curante della silenziosa atmosfera che si poteva respirare in quei momenti. Avrei dovuto finire quegli esercizi, assegnatimi per casa, entro l’ora di cena. Saremmo dovuti andare a teatro ad assistere a un prestigioso concerto di musica classica per strumenti orchestrali, quella sera, e io non avevo alcuna intenzione di far attendere i miei genitori.
"Mamma, da grande voglio suonare il violino."
Attirai l’attenzione dell’aggraziata figura in modo esuberante. La suddetta mi guardò sorpresa: non avevo mai dimostrato troppo interesse per la musica, ma poi mi guardò dolcemente e alla stessa maniera mi sorrise, rispondendomi: “Se sarà quello che vorrai fare, tesoro, sono sicura che ci riuscirai.”
Quella sera si dimostrò forse la più proficua per imparare ad apprezzare il dolce suono dell’archetto strofinante le altrettanto poetiche corde di quello strumento tanto agognato. Il teatro godeva di un’acustica straordinaria, nonostante fosse pieno.
“La famiglia violinista degli Evans presenta il nuovo talento di questo straordinario quartetto…” lesse mio padre sul volantino nel mentre, aspettando l’inizio dello spettacolo “Beh, sembra interessante!”.
Durante la pausa di metà concerto, ci venne annunciato che il successivo, straordinario talento sarebbe stato il più piccolo ed esordiente membro della famiglia, quanto unico. Di fatto, quest’ultimo avrebbe suonato con uno strumento difficilissimo per un normale bambino di dodici anni. Ma era questo il punto: non si trattava affatto di una famiglia normale, bensì di un’intera generazione di musicisti.
Partì una sonata. Una sonata soave e lieve, che riecheggiava attraverso i tasti candidi… candidi come i capelli del ragazzo, in netto contrasto con i suoi occhi scarlatti. Tutti, in sala, erano chiaramente in visibilio. Certo, tutti tranne me. Trovavo quella musica spenta, apatica, identica a tante altre di famosi autori ottocenteschi. Fu quella nota che mi colpì. Una nota che stona in un’intera sinfonia può sembrare sbagliata, o almeno non se a questa se ne aggiungono tante altre, che, seppur nella loro dissonanza con il precedente ritmo, possono dare più di un senso a quell’unica nota che spezzò il mio respiro. Improvvisava. Stava chiaramente improvvisando. Tuttavia non ce se ne rendeva conto, data la tanta sicurezza dell’artista. Non furono pochi, in ogni caso, a distorcere il naso di fronte a, per i miei orecchi, tanta bravura… Rimasi incantata al sentore di quella melodia così strana, così diversa da tante altre, al punto di non voler credere, quando le esili dita del giovane si staccarono dalla tastiera del pregiato strumento, che quell’incanto fosse già finito.
Nel mentre del ritorno a casa, pensai molto a quel giovane e alla sua bravura, anche arrossendo a tratti, ma senza saperne il motivo. Piena di entusiasmo, infine, rivolsi a mia madre un sorriso, declamando ingenuamente:
“Sai, mamma, ho cambiato idea: da grande voglio suonare il pianoforte.”

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Capitolo 2
*** ...di occhi rossi... ***


Capitolo 2. ...di occhi rossi...
 
 
Mi stava trascinando. Si, ma dove? Ci fermammo, finalmente, dopo una lunga corsa, di fronte a un locale Jazz che, a giudicare dalla confidenza con il proprietario, il mio partner conosceva bene. Parlò per poco con quest’ultimo e poi si diresse verso il pianoforte nero, laccato e in perfette condizioni che si trovava in un angolo. Alla cerimonia per matricole della Shibusen fui molto sorpresa di trovare, in mezzo alla folla, un ragazzo con capelli bianchi e occhi rossi. Fui ancora più sorpresa quando mi disse di saper suonare il pianoforte. Tuttavia, il mio cuore perse completamente un battito, quando suonò, su quei tasti, la stessa melodia, improvvisata, di quella volta. Così come in precedenza, quella musica mi ipnotizzò, portandomi ad arrossire, senza saperne nuovamente il motivo. Era, ancora una volta, bellissima, ma si sa: anche le cose più belle finiscono. La melodia si fermò e lui, con sguardo beffardo, mi disse:
“Beh, questo sono io…”.


Angolo dell'autrice: 
Ciao utenti di EFP! Mi presento... Perché lo faccio solo ora, dite? Beh, semplicemente perché se siete riusciti ad arrivare sin qui senza vomitare, è già buona cosa. ^-^" Sono nuova di EFP, anzi, direi di più: mi sono iscritta solo oggi. Tuttavia, e qui sottolineo, non sono affatto nuova come lettrice di EFP: ho sempre letto su questo sito diverse fanfiction e avrei sempre voluto recensire, così oggi sono qui, con un'iscrizione freshissima, a pubblicare. Non vi chiederò di essere più buoni con me solo perché sono nuova: se ci sono problemi nella scorrevolezza della lettura o nella grammatica per eventuali Orrori, vi prego di comunicarmeli. Grazie, comunque, anche a solo chi leggerà dall'esterno senza essere iscritto! ^-^ 

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Capitolo 3
*** ...e di sonate piene d'amore. ***


Capitolo 3. ...e di sonate piene d'amore.
 
Sono io. Questa volta sono io, quella che lo tira per un braccio. Sto correndo verso il teatro trafelata. Lo sento. Non fa che chiedersi cosa stia facendo, ma io non mi fermo. All’entrata del luogo in questione, mi fermo e lui si accascia a terra per il fiatone. Non sembra intendere i miei scopi, ma continuo a trascinarlo dentro il teatro. Mi fermo, nuovamente, di fronte il pianoforte nero che mi aveva affascinata la prima volta. Carezzo leggermente la superficie dello strumento e gli rivolgo un sorriso: “La prima volta in cui ti ho udito, hai suonato davanti a un enorme pubblico… Ora ti chiedo: suoneresti, questa volta, solo ed unicamente per me?”. Arrossisco vistosamente, ma, questa volta, non per un motivo ignoto. Mi accontenta subito e, per l’ennesima volta, quella stupenda melodia, la nostra melodia, mi incanta e mi fa sognare. Tuttavia, questa volta c’è qualcosa di diverso, di meno strano… di romantico, nella sua magica e pura poesia.


Angolo dell'autrice:
Utenti di EFP, questo era l'ultimo capitolo di questa breve storia, se così può essere chiamata. All'inizio ero indecisa se impostarla come raccolta di One Shot, ma alla fine ho preferito la continuità della storia... Vi ringrazio anche solo per essere arrivati a leggere fin qui, e, se mai vorrete recensire, vi prego di usare la massima sincerità. Di sicuro, inoltre, avrete notato che il primo capitolo è un po' più lungo dei due sequenti, questo perché nel primo capitolo, per quanto volessi fare una storia composta da capitoli-flashfic, ho dovuto prolungarmi su ciò che avviene a teatro, durante tutta l'esibizione. Per giunta, non avrei potuto mancare i due dialoghi significativi che Maka fa con la madre all'inizio e alla fine del testo. Certo, dilungamenti che spero non abbiano tolto niente alla storia in sé. u.u Grazie ancora e... alla prossima! ^-^

 

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