La fiaba che non ti ho raccontato

di Gisella Laterza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi potrebbe mai amare una bestia? ***
Capitolo 2: *** Ha un cavallo bianco, ma non è un cavaliere ***
Capitolo 3: *** Non voglio guardare nello specchio magico ***
Capitolo 4: *** Strani alleati ***
Capitolo 5: *** L’inizio del viaggio: le strade si dividono ***



Capitolo 1
*** Chi potrebbe mai amare una bestia? ***


CAPITOLO 1
Chi potrebbe mai amare una Bestia?
 
C'era una volta il Reame della Rosa, dove la vita scorreva tranquilla da quando la fanciulla chiamata Belle aveva rotto l'incantesimo e restituito al principe la propria anima.
O meglio, tutto fu tranquillo finché al castello non arrivò una novità.
 
«Un messaggio?», chiese la principessa al timido e serio messaggero che le porgeva un biglietto.
«Da parte della Prima Principessa dei Sette Regni. È molto urgente» fu la risposta.
«Un messaggio da Biancaneve?»
La bella fanciulla dai vivaci occhi castani prese il biglietto e lo lesse con attenzione.
Prima che fosse arrivata in fondo alla lettura, il messaggero poté notare il tremito delle sue mani.
«Non c’è un minuto da perdere», balbettò lei. «Devo partire subito. Lumière, Lumière, ti prego», disse rivolta al buffo figuro che le passava accanto proprio in quel momento, «ho bisogno di parlare con Adam. Dove posso trovarlo?»
L’uomo le rispose con quel suo sorriso caldo e furbo che aveva sempre il potere di alleviare l’ansia e le preoccupazioni: «Ma chère mademoiselle, credo che lo troverete in Biblioteca, ma mi ha ordinato che non vuole essere disturbato, quindi io non vi ho detto niente!»
La principessa riuscì a sorridere appena e si avviò verso la Biblioteca, voltandosi solo un attimo per dire al messaggero: «Dite pure a Biancaneve che non mancherò.»

Quando la principessa entrò nella Biblioteca, il suo sposo era così immerso nella lettura che in un primo momento non notò la presenza di lei. Era arrivata quasi correndo, ma di fronte a quella visione si fermò.
Il principe leggeva.
Teneva il libro poggiato sul tavolo; le sue mani grandi e forti lo sfioravano con inaspettata delicatezza; il suo sguardo calato tra quelle pagine sembrava acquistare luce e splendore, come se la saggezza contenuta in quel libro potesse riflettersi nei suoi occhi profondi. La sua espressione assorta lo rendeva, se possibile, ancora più bello.
«Adam!» esclamò la principessa quando si riebbe da quella visione e il principe distolse lo sguardo dal libro. L’incantesimo creato dall’immagine del principe che leggeva si dissolse, ma solo per essere rinnovato dalla magia di quegli occhi azzurri che ora guardavano la principessa.
«Belle?», domandò Adam. «Avevo detto a Lumière che non volevo essere... Oh, non importa! Mi sembri sconvolta. Che succede?»
Belle corse da lui e gli prese le mani, scuotendo la testa come a voler cacciare la paura e parlando in fretta: «È arrivato un messaggio da Biancaneve.»
«Cosa dice? Brutte notizie, immagino.»
«Nessuna notizia precisa, in realtà. Biancaneve dice che sarebbe troppo pericoloso comunicarmi qualcosa per iscritto. Chiede che io vada subito nel Reame di Cristallo per discutere di una grave minaccia che incombe sui Sette Regni!»
«Lascia che vada io, Belle. Il viaggio potrebbe essere pericoloso.»
«No, Adam, tu hai i tuoi impegni qui al castello e la Prima Principessa ha richiesto espressamente il mio aiuto. Saprò cavarmela.»

Ci fu una lunga discussione, ma alla fine Belle riuscì a convincerlo. Adam, però, ottenne una promessa. Prese un vecchio specchio e sussurrando disse alla sua sposa:
«Portalo con te. Così avrai sempre un modo per guardarti indietro, e ricordare che ti sono, in qualche modo, vicino.»
 
Quella notte, mentre Belle era ormai lontana, il principe Adam non riusciva a dormire.
Era rimasto solo nel suo grande castello e in piena notte, non essendosi ancora addormentato, si alzò e cominciò a girovagare per la sua immensa dimora. Com’era strano il castello senza Belle! La presenza di lei ravvivava ogni stanza e quando la principessa non c’era, Adam si sentiva sprofondare in quella malinconia che per tanti anni lo aveva attanagliato prima che Belle arrivasse a spezzare la sua solitudine.
Il principe si fermò accanto a una finestra. La aprì e guardò fuori, immaginando che la sua Belle si trovasse da qualche parte e soffrendo mille volte per non poterla vedere.
Sono proprio un principe romantico, disse a se stesso con un po’ di tristezza e un po’ di ironia. Avrei bisogno io di quello specchio magico, non lei.
In quel momento, per un attimo si sentì un rumore assordante e un terremoto scosse l’intero castello. Adam cadde a terra e batté la testa, perdendo i sensi.
 
Quando aprì gli occhi, vide prima confusamente e poi con chiarezza
che era apparsa
una bellissima
fata.
 
Ancora stordito per il colpo, credette di sognare.
«Tu...» mormorò. «Non è possibile... Tu sei la fata che mi aveva trasformato in mostro...!»
La fata sorrise, si chinò sul principe e gli sfiorò il viso con una mano, in un gesto lento, come a volerlo disegnare. Disse infine, e la sua voce era dolce e pericolosa: «Come sei diventato bello, mio principe...»
Si allontanò un poco e pronunciò lentamente delle parole in una lingua che il principe non conosceva, ma che lo fecero rabbrividire e pensare che Belle non lo aveva mai amato davvero, ma aveva amato le sue ricchezze e il suo castello, o che Belle aveva creduto di amarlo, ma in realtà aveva provato compassione per lui, per quella povera bestia senza un cuore né un’anima.
E chi avrebbe mai potuto amare una bestia?
Il principe lanciò un grido che non era più un grido ma il rantolo di un animale ferito.
La fata sorrise.
Davanti a lei, ora, non c’era più un principe, ma una Bestia che ansimava e digrignava i denti.

 
[continua...]
 
 
[Commento dell’autrice: Ehilà, piacere di conoscervi! Sono una scrittrice e pubblico per Rizzoli, ma ho anche un'anima da fanwriter! Qualche settimana fa ho ritrovato nel pc questa storia, scritta alcuni anni fa, e mi è venuta voglia di farvela conoscere. Ogni giovedì, dunque, pubblicherò un capitolo nuovo. Spero che vi piaccia!]
 

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Capitolo 2
*** Ha un cavallo bianco, ma non è un cavaliere ***


[Riassunto della puntata precedente: Belle è partita per il Reame di Cristallo, dove si tiene la riunione delle Sette Principesse. Nel frattempo, la strega che trasforma i Buoni in Cattivi ha agito su Adam e l'ha ritrasformato nella Bestia che era un tempo.]

CAPITOLO 2
Ha un cavallo bianco, ma non è un cavaliere
 
Nel palazzo del Regno di Cristallo, la sala delle riunioni era grande e sobria, tanto che all’esterno si sarebbe detta una sala che non faceva nemmeno parte del castello. L’unico elemento di lusso era un grande candelabro d’oro che pendeva dal soffitto.
Attorno a una tavolata rettangolare spoglia di qualsiasi ornamento, sedevano le principesse dei Sette Regni. Alcune di loro erano affiancate dai loro principi. Altre erano sole, poiché i principi si erano dovuti trattenere nel loro Regno.
Disposte lungo il perimetro della sala, delle guardie stavano sull’attenti.
 
Tutta la sala tratteneva il respiro, in attesa che la Riunione dei Sette Regni cominciasse.
La principessa Belle, che in quel momento sedeva al proprio posto tenendo stretto tra le mani il suo specchio magico, non poté fare a meno di notare che ognuna delle principesse, anche in quell’occasione di estrema urgenza, era stata obbligata a indossare il proprio abito da cerimonia.
Belle notò per prima Cenerentola. Anche se erano sedute un po’ distanti, Belle vide che gli occhi azzurri di lei erano in tinta con il suo vestito. La principessa del Reame di Mezzanotte aveva un volto gentile e una bocca così ben delineata e morbida che ci si poteva aspettare che da essa uscissero solo parole dolci.
Poco distante, la spumeggiante Ariel, principessa del Reame del Mare, riusciva appena a contenere la sua impazienza. I suoi occhi vivaci vagavano per la stanza, osservando con attenzione tutto quel che vedevano, con una curiosità quasi infantile che rendeva la principessina estremamente graziosa.
Accanto a lei, ecco la principessa del Reame dell’Oro, Aurora, i cui splendidi capelli dorati sembravano catturare tutta la luce della sala. Sedeva seria e composta nel suo abito rosa che inspiegabilmente, ogni tanto, diventava azzurro.
Completamente diversa era invece Jasmine, la bellissima principessa del Reame della Lampada. Anche lei provava a mantenere un contegno, ma non riusciva a mascherare dietro i suoi profondi occhi scuri i tormenti e le angosce che la prendevano in quel momento.
E poi, Biancaneve. Il suo Reame, il Reame di Cristallo, era il più antico e rispettato e la saggezza di lei le aveva valso il titolo di Prima Principessa. Anche se la conosceva da molto tempo, Belle rimaneva sempre incantata di fronte a quella pelle candida come neve e a quelle labbra rosse come una rosa e i capelli neri come ebano. Belle la osservò bene. E notò che la sua pelle era, se possibile, ancora più bianca del solito.
E infine, c’era lei, Belle, la principessa del Reame della Rosa.
 
Sei principesse per Sette Regni, perché la Settima Principessa era la principessa perduta.
Al suo posto, la regina del Reame del Fiore Dorato, di una bellezza matura ma gentile, sedeva con un’espressione indecifrabile.
 
Biancaneve si alzò, più pallida che mai: «Che la riunione dei Sette Regni abbia iniz...»
 
SBRANG!
Tutti i presenti si voltarono.
La porta era stata sfondata da un giovane in sella a un cavallo bianco.
Un cavaliere?
Un principe?
No.
«FLYNN RIDEEEEEEER! Maledettoooooo!»
Mentre qualcuno da fuori urlò nome, cognome, e relativa imprecazione, cavallo bianco e cavaliere fecero il loro rocambolesco ingresso nella sala. Il cavallo bianco inchiodò bruscamente e il giovane Flynn Rider fu catapultato sul candelabro che pendeva dal soffitto.
Tutte le teste coronate presenti fissarono il candelabro.
Flynn Rider rise ed esclamò: «Ahah! Dovreste vedere le vostre facce!»
Il candelabro si staccò.
Flynn Rider piombò in mezzo alla tavolata, accompagnato dal candelabro.
Nel frattempo, dal portone entrò una delle guardie del Reame del Fiore Dorato gridando: «Chiedo scusa per l’interruzione, vostre maestà! Quello è Flynn Rider, un pericoloso ladro che doveva essere impiccato oggi per i suoi crimini, ma che è evaso di prigione! Ma è tutto sotto controllo: con il vostro aiuto, lo riprenderemo ORA!»
I principi estrassero le spade. Le principesse gridarono e alcune istintivamente si alzarono di scatto per vedere se non fosse capitato nulla a quel giovane. La principessa Belle, in fondo alla tavolata, tenendo sempre in mano il suo specchio magico, fu tra quelle che si alzarono.
Il furfante di nome Flynn Rider, appena si fu ripreso dalla botta, si ritrovò circondato da fanciulle preoccupate e da principi con la spada sguainata. Sinceramente, non avrebbe saputo dire cosa fosse peggio per lui.
«Ma perché diavolo devo sbagliare sempre il posto dove nascondermi?» sospirò e con un colpo di reni fu di nuovo in piedi e cominciò a correre sulla tavolata, evitando i colpi di spada dei principi e le premurose attenzioni delle principesse.
Attraversò tutta la tavolata di corsa, finché non si ritrovò davanti una principessa vestita con un buffo abito dorato. I suoi profondi occhi castani guardavano Flynn con un’espressione mista di interesse e sbalordimento.
 

«Ehi, bellezza, togliti dalla mia strada. C’è gente a cui non piaccio, qui, e preferirei levare il disturbo!» esclamò il giovane indicando la massa di guardie e principi alle sue spalle che si avvicinava pericolosamente.
«Belle. Non «bellezza». Mi chiamo Belle» disse la principessa. «E non posso lasciarti passare» completò fronteggiando il ladro e tenendo sempre stretto tra le mani il suo specchio magico.
Il giovane si passò una mano tra i capelli, mormorando: «Ok, non volevo essere costretto a fare questo, bellezza, ma tu non mi hai dato scelta. Sguardo che conquista...»
Belle lo guardò con un sopracciglio alzato, e poi lo colpì con lo specchio magico, mandandolo lungo disteso sulla tavolata.
 
[continua...]

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Capitolo 3
*** Non voglio guardare nello specchio magico ***


[Riassunto delle puntate precedenti: la riunione delle principesse viene interrotta dal rocambolesco ingresso di Flynn Rider che sta cercando di sfuggire alle guardie, ma che viene steso da un colpo dello specchio magico di Belle.]
 
CAPITOLO 3
Non voglio guardare nello specchio magico
 
Quando Flynn Rider aprì gli occhi, era scortato da due guardie che lo stavano trascinando di peso fuori dalla sala dove a breve si sarebbe tenuta la riunione dei Sette Regni.
«Ehi!» gridò il giovane ladro. «Aspettate! Non potete portarmi via! Rapunzel! Rapunzel è in pericolo! Devo salvarla!» ma poiché non gli davano retta, Flynn fece ricorso a una piccola bugia: «Lasciatemi andare! Devo andare a salvare la principessa perduta!»
«Lasciatelo andare, vi prego. Voglio ascoltare cosa ha da dire.»
A parlare era stata la regina del Reame del Fiore Dorato.
In tutta la sala calò il silenzio. Dopo tutto il trambusto che c’era stato (la porta che veniva sfondata, il candelabro che era crollato dal soffitto e aveva sfracellato il tavolo, il colpo che Belle aveva dato al ladro), l'assenza di rumori sembrò irreale e quasi comica, come un silenzio carico di vitalità dopo uno scoppio di risate.
Ma quella non era una situazione di cui ridere.
Le guardie protestarono: «Ma vostra maestà, dobbiamo consegnare questo delinquente alla giustizia. L’ha fatta franca fin troppe volte e ne sa una più del diavolo. Non possiamo permettere che scappi di nuovo.»
Inaspettatamente, a rispondere fu Biancaneve: «Vi prego. Trattenetelo in questa stanza per il tempo necessario a questa riunione. Forse avremo bisogno di lui.»
«Se siete in grado di trattenerlo fino a quel momento!» sottolineò ironicamente il principe dalla carnagione scura che era accanto a Jasmine. Con suo grande stupore, Flynn vide questo principe voltarsi verso di lui e fargli l’occhiolino.
Le guardie ubbidirono e tutto tornò silenzioso. Questa volta, era un silenzio carico di aspettativa.
 
Finalmente, Biancaneve poté cominciare a dire:
«Vi ho convocati oggi, principi e principesse, perché quel che accade è molto grave. Forze oscure si sono liberate e rischiano di mettere in pericolo tutti noi. Hanno già cominciato a muoversi.»
Tutti erano in silenzio. Il pensiero di Belle, involontariamente, andò al principe Adam e lei guardò nel suo specchio magico.
Biancaneve, mentre parlava, sembrava sempre più pallida e spaventata. Il suo principe, James, le prese la mano mentre lei proseguiva: «Si è liberata una fata crudele la cui magia è molto potente. Essa è in grado, con un solo incantesimo...» esitò, «...è in grado di liberare il lato oscuro di ognuno di noi. Chi viene colpito dall’incantesimo sprofonda nei suoi più cupi pensieri e lascia che sia il suo lato più oscuro a prevalere. Così chi viene colpito smarrisce se stesso. Sì, chi è Buono può diventare Cattivo.»
«Non è possibile!» esclamarono diversi principi.
Ci fu, di nuovo, una grande confusione, al punto che Flynn Rider pensò di approfittarne per scappare e andare a salvare la sua Rapunzel. Ma la vicinanza con quella principessa chiamata Belle, che teneva ancora in mano quel dannatissimo specchio, lo fece desistere dal suo intento. Flynn si ritrovò, suo malgrado, a guardare Belle e notò che lei, anziché partecipare alla discussione, stava fissando lo specchio, come presa da un incantesimo. Flynn, eludendo per un secondo la scarsa sorveglianza della disattenta guardia, riuscì ad allungare la mano verso la principessa e a sfiorarla, mormorando: «Che c’è, bellezza?»
Belle si scosse e alzò gli occhi verso Flynn e lo guardò come se non l’avesse mai visto.
E Flynn vide che lei stava piangendo.
«Rider!» abbaiò la guardia, «Non provare a fare un’altra mossa!»
L’urlo della guardia attirò l’attenzione generale e tutta la sala notò il pianto di Belle.
«Che ti succede, mia cara?» chiese la dolcissima Ariel, seduta accanto a lei.
«Questo specchio» rispose Belle tentando di trattenere l’angoscia, «questo specchio magico mostra qualsiasi cosa, a patto di porgli la giusta domanda.»
La sala era in attesa.
Belle continuò: «Ho chiesto di poter vedere il mio principe Adam, ma lo specchio non mi mostra nulla... e se Adam...? Se Adam fosse...?»
La principessa Aurora si alzò e andò da Belle. Le mise una mano sulle spalle e cercò di confortarla: «Forse non è tutto perduto, forse...»
«Forse Adam non è più se stesso.»
A parlare era stato il principe Eric, marito di Ariel e molto amico di Adam, ma che non eccedeva di certo in tatto.
«Cosa vorresti dire?» esclamò Aurora, preoccupata.
«Scusami, Belle, per quello che sto per dire. Sto facendo l’ipotesi più probabile. Forse Adam è stato assalito da quella fata... o da quella strega... e...»
Lo sguardo di Belle era così disperato che Eric si interruppe.
Belle si rivolse allo specchio magico. Parlò in un sussurro, ma il silenzio nella stanza era così profondo che tutti la sentirono: «Mostrami la Bestia...»
Dallo specchio magico emersero i ruggiti di una orrenda Bestia.
Flynn Rider rabbrividì e pensò che quella non era decisamente la sua giornata fortunata.
 
[continua...]

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Capitolo 4
*** Strani alleati ***


[Riassunto delle puntate precedenti: Biancaneve annuncia il pericolo. Una fata malvagia riesce a trasformare i Buoni in Cattivi. Le sue parole sono confermate dallo specchio di Belle, nel quale compare, anziché il suo bel principe, la terribile Bestia che era un tempo.]
 
CAPITOLO 4
Strani alleati
 
I momenti successivi ai ruggiti della Bestia nello specchio furono di puro panico.
Nel trambusto generale, Flynn pensò di nuovo a scappare, ma a trattenerlo era qualcosa... e qualcuno. Lo tratteneva la necessità di impossessarsi dello specchio di Belle. A quell’ora, era probabile che madre Gothel avesse portato Rapunzel lontano dalla torre e Flynn aveva bisogno di sapere dove.
E poi... quella Belle...
Flynn avrebbe detto che, dopo aver visto piangere una fanciulla, l’unica cosa da fare era aiutarla. Ma la verità era che, a quanto pareva, il giovane ladro tendeva ad affezionarsi alle ragazze che gli davano una botta in testa.
Intanto, nella sala, la voce di James, marito di Biancaneve, sovrastava tutte le altre: «Dobbiamo raggiungere questa fata nella Torre Nera e fermarla prima che sia troppo tardi.»
«Prima dobbiamo salvare Adam!» dichiarò Eric, che era molto legato al principe del Reame della Rosa.
Flynn decise che era il momento di intervenire.
«Ehm ehm» borbottò ad alta voce. Una marea di sguardi reali si rivolse nella sua direzione.
Flynn fu tentato dall’esibirsi nello “sguardo che conquista”, ma quella non era decisamente la sua giornata fortunata, quindi rinunciò. Disse, con molta lentezza e con tutta la solennità che il suo sguardo naturalmente ironico gli permetteva: «Io conosco una leggenda che si narra nei Sette Regni e che credo sia nota a tutti. Parla del potere delle Sette Principesse.»
«La conosco anche io» lo interruppe ben poco regalmente il principe Filippo, marito di Aurora.
Filippo continuò: «La leggenda racconta che le Sette Principesse saranno chiamate a unire i propri poteri e che la purezza del loro cuore sconfiggerà un male che minaccia i Sette Regni.»
«Riassunto ammirevole», non riuscì a trattenersi dal dire Flynn, «ma si dà il caso che voi abbiate solo sei principesse, non sette.»
Per un attimo, Flynn pensò che Filippo stesse per mettere mano alla spada. Ma un’altra voce disse: «Continua.»
A parlare era stato ancora il giovane dai lineamenti arabeggianti di cui Flynn non conosceva il nome.
Il ladro fece una pausa. Poteva prendere due piccioni con una fava, se giocava bene le sue carte: per prima cosa, liberarsi di tutte quelle teste coronate che per qualche malsana ragione volevano tagliare la sua; e infine, correre da Rapunzel.
La sua voce fu un sussurro, ma tutti lo udirono con chiarezza: «Io so dove si trova la principessa perduta.»
Ovviamente, Flynn sapeva che Rapunzel non era la principessa perduta – non poteva esserlo, decisamente no! –, ma l’unica cosa che gli importava era andare a salvarla, anche se probabilmente, una volta che fosse stata scoperto, sarebbe stato impiccato. Ma doveva salvare Rapunzel. A qualunque costo.
Nella sala scese il silenzio, poiché tutti, istintivamente, sapevano che a parlare sarebbe stata la regina del Reame del Fiore Dorato: «Sapete dove si trova mia figlia? Dimostratelo, sire. Ve ne prego.»
Dato che nessuno gli aveva mai dato del voi, Flynn si sentì un po’ a disagio. Riuscì a dominarsi e, con le solite guardie che non gli toglievano gli occhi di dosso, allungò una mano verso Belle e disse: «Vuoi darmi quello specchio, per un istante?»
«Lo specchio mostra un’immagine solo se viene posta la domanda giusta.» replicò Belle, perplessa, «E gli abbiamo già domandato infinite volte “Mostrami la principessa perduta”. Ovviamente, non ha funzionato, perché i sovrani del Fiore Dorato non conoscono il suo nome. Non hanno mai avuto il tempo per darglielo: fu rapita prima.»
«Io lo conosco ed è per questo che a me apparirà» insisté Flynn Rider cercando di essere sicuro, ma la sua voce si incrinò. Belle fu più colpita dal suo sguardo che dalle sue parole, e gli porse lo specchio.
«Mostrami Rapunzel.»
Nello specchio apparvero certi occhi verdi che Flynn conosceva molto bene.
 
«È deciso, allora!» decretò il principe James. «Le principesse devono andare alla Torre Nera e sconfiggere la fata. Non possiamo andare con un esercito, poiché verremmo localizzati facilmente e se la fata lanciasse l’incantesimo contro migliaia di soldati, le principesse si ritroverebbero uccise in men che non si dica. Dobbiamo andare noi, scegliendo alcuni nostri fidati amici che siano puri di cuore e privi di paura, così da non essere troppo esposti agli attacchi della fata. E ci divideremo, per poter avanzare velocemente e per non essere facilmente localizzati.»
«Ehi, ehi» esclamò Flynn. «Non vorrete lasciarmi qui, spero! Non merito qualcosa?»
«Che cosa può meritare un ladro?» ringhiò il principe Filippo e di nuovo quel bellimbusto parve a Flynn ben poco nobile.
«Ehi, Filippo!» esclamò il giovane dai tratti arabeggianti. «Da quando abbiamo pregiudizi sui ladri? Andrò io con lui a cercare la principessa perduta.»
Il giovane si alzò e andò verso Flynn. Gli tese la mano come l’avrebbe tesa a un fratello: «Mi chiamo Aladdin, e penso che tu ed io andremo molto d’accordo.»
 
[continua...]

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Capitolo 5
*** L’inizio del viaggio: le strade si dividono ***


[Riassunto delle puntate precedenti: i Buoni hanno deciso di raggiungere la Torre Nera della fata malvagia e si sono divisi in piccoli gruppi per non essere localizzati. Prenderanno strade diverse, ma con un unico obiettivo.]

 

CAPITOLO 5

L’inizio del viaggio: le strade si dividono

 

«Mi fa molto piacere che ci sia anche tu», bisbigliò Flynn, «ma perché dobbiamo portarci dietro anche la bellezza qui presente?»

«Perché lei ha lo specchio e non se ne separerebbe» sorrise Aladdin al suo compagno di viaggio. «Non c’è da biasimarla.»

Belle, dietro di loro, fece finta di non aver sentito.

 

«Christopher...»

«Cosa c’è, mia bella?» le chiese il gentile principe.

Da molto tempo, la Foresta Incantata si era fatta così impenetrabile che sarebbe stato impossibile proseguire in sella. Pertanto, Cenerentola e Christopher avevano affidato i cavalli a un uomo di fiducia e si erano inoltrati, da soli, nel folto del bosco. Il viaggio non era pericoloso - la Foresta Incantata era protetta da spiriti benigni - ma era solo molto, molto faticoso. La mente di Cenerentola tornò ai giorni lontani in cui era stata la serva di Madame Tremain, ai giorni faticosi che aveva sopportato in silenzio e, anzi, con un sorriso: ora, lei era una principessa e la sua fatica era necessaria per proteggere i Sette Regni. No, non era quello il momento di lamentarsi.

Cenerentola scosse la testa e cercò di sorridere: «Non c’è nulla, amore mio. Andiamo avanti.»

«Facciamo una pausa, Cindy» le propose Christopher, il suo gentile e preoccupatissimo principe. Non importava quanto Cenerentola potesse rivelarsi forte: per Christopher, lei era sempre fragile e preziosa come una scarpetta di cristallo.

«Non ce n’è bisogno. Siamo quasi arrivati. Non senti?» gli rispose la principessa con un sorriso.

Ora, attraverso i fitti rami della Foresta filtrava una luce dorata e l’aria era piena di trilli di campanelli e di risate argentine.

«Hai ragione, ci siamo!» esclamò Christopher. «La Radura Incantata! Abbiamo trovato le fate, finalmente!»

 

James non era contento. Non era contento per niente. Biancaneve aveva insistito, ma lui non era d’accordo. La Savana era un posto inospitale e decisamente troppo assolato per la pelle candida della propria sposa.

Era stata Biancaneve a ottenere che due zebre li scortassero attraverso la Savana perché incontrassero il loro Re.

Ma attraversare la Savana in sella a due zebre non era affatto comodo e il sole picchiava forte e l’aria era calda e soffocante.

Biancaneve era spossata e faticava a stare in sella.

«Fermiamoci qui, per favore» ordinò il principe. I suoi lineamenti nobili e delicati e la sua voce gentile contrastavano con la sicurezza delle sue parole.

Si fermarono sotto un albero enorme, a riposare protetti dall’ombra dei suoi rami. Biancaneve era stanca e, anche se non voleva darlo a vedere, James sapeva che quel viaggio non era adatto a lei. Il principe si sedette e la trasse a sé, stringendola in un abbraccio dolce. Nessuno dei due parlò e Biancaneve, esausta, si addormentò. Già, il viaggio era decisamente troppo faticoso per lei. James, guardandola dormire, la ricordò chiusa in una fredda bara di cristallo e sentì qualcosa di molto simile a un presagio. Ebbe un brivido.

Quando, ad un tratto, un fruscio.

Le zebre tesero le orecchie.

Un altro fruscio.

Le zebre non dissero una parola e se la diedero a gambe.

L’indignazione di James non poté manifestarsi, perché subito dopo comparvero davanti a loro dei leoni. Non erano i bei leoni della Rupe dei Re. Erano leoni spelacchiati e scarni, come se non mangiassero da giorni. Gli Esiliati.

James scattò in piedi portando mano alla spada e nel gesto, Biancaneve si svegliò e gridò.

«Che spettacolo delizioso» commentò una leonessa dall’aria pericolosa e dallo sguardo acceso dalla fama e dalla rabbia. «Un giovane degli umani che protegge la sua bella. Attaccate!»

I leoni magri e disperati non se lo fecero ripetere due volte.

 

Filippo taceva. Era il principe più valoroso, colui che aveva combattuto contro un drago. Pertanto, a lui erano state affidate ben due principesse: la sua amata Aurora, e la povera Jasmine.

Tutta colpa di quei due ladruncoli.

Infatti, Aladdin si era offerto di tenere d’occhio quel Flynn Rider e al contempo di scortare Belle fino al luogo in cui avrebbero trovato Rapunzel. Poi, i due giovani e le due principesse si sarebbero diretti, come tutti gli altri, alla Torre Nera.

E così, Jasmine era stata affidata a lui, Filippo, il quale non riusciva ancora a credere possibile che un principe potesse abbandonare la propria principessa per fare il guardiano a un ladro da strapazzo.

Per fortuna, al fianco di Filippo ci sarebbe stato un valido compagno.

Filippo scese da cavallo con un movimento agile e elegante, e disse alla due principesse: «Dobbiamo andare a piedi, ora. Condurremo i cavalli con noi finché sarà possibile.»

Davanti a loro, si estendevano i Monti degli Dei.

 

«Sei sicura che sia una buona idea? Questo pirata non ha fama di essere molto affidabile.»

Eric parlò con un certo disagio alla sua irriconoscibile sposa: per passare in incognito, entrambi si erano camuffati e nessuno avrebbe potuto dire che sotto quei vestiti da marinaio si nascondevano il principe Eric e la principessa Ariel.

«Ma la sua nave è la più veloce che esista» gli rispose Ariel con allegria. Non lo avrebbe mai ammesso, ma in realtà l’unico motivo per cui aveva fatto quella scelta, era che non vedeva l’ora di conoscere un pirata, un pirata vero. Se il mondo degli umani l’aveva sempre affascinata, il mondo dei pirati – così sospeso tra terra e mare, tra realtà e leggenda – l’aveva sempre rapita.

Ariel guardò il mare che si stendeva di fronte a loro e sentì una forte nostalgia di casa.

«Vedrai, Eric» disse invece, scacciando la nostalgia.«Il capitano è un vero gentiluomo.»

Non aveva ancora finito di parlare, che venne verso di loro un uomo alto e dall’andatura pericolante, chiaramente resa instabile da una quantità non definita di rum.

L’uomo si avvicinò abbastanza, tossicchiò e li guardò con occhi vacui: «Mi hanno detto che vi avrei -hic- trovati qui.»

Li squadrò di nuovo con fare incerto e aggiunse sbrigativo: «Prima l’oro, s’il vous plait

Eric gli mostrò un sacchetto contenente le monete d’oro sonante che erano state in precedenza pattuite. Lo sguardo vacuo del capitano divenne improvvisamente lucido, o forse era il luccichio dell’oro che vi stava riflesso.

«Abbiamo un accordo» sorrise Jack Sparrow.

 

[continua...]

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