Aspettavo te

di insane mind
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I° capitolo ***
Capitolo 2: *** II° capitolo ***
Capitolo 3: *** III° capitolo ***
Capitolo 4: *** IV° capitolo ***
Capitolo 5: *** V°capitolo ***
Capitolo 6: *** VI° capitolo ***
Capitolo 7: *** VII° capitolo ***
Capitolo 8: *** VIII° capitolo ***
Capitolo 9: *** IX° capitolo ***
Capitolo 10: *** X° capitolo ***
Capitolo 11: *** XI° capitolo ***
Capitolo 12: *** XII° capitolo ***
Capitolo 13: *** XIII°capitolo ***
Capitolo 14: *** XIV° capitolo ***
Capitolo 15: *** SCUSATE. ***
Capitolo 16: *** XV° capitolo ***
Capitolo 17: *** XVI° capitolo ***
Capitolo 18: *** XVII° capitolo ***
Capitolo 19: *** XVIII° capitolo (Noi) ***
Capitolo 20: *** 5 ANNI DOPO ***



Capitolo 1
*** I° capitolo ***


Sali le scale e ti rendi conto che è tutto vero, dopo tre anni di tranquillità stai salendo le scale per affrontare il tuo primo debito, e speri l'ultimo, a matematica...

Lo zaino in spalla e le equazioni per la testa.

-Giò....Giòò- mi sentii chiamare dal fondo delle scale, tolsi una cuffietta e mi girai lentamente

-spettami....aspettamiiii, oddio muoio, oddio, crepo-

-Hhahahahahah per due scalini? dai pirla sali che abbiamo il compito susu-

Jenny era la mia migliore amica, la migliore amica meno in forma che potessi avere, la sua unica fortuna era non ingrassare, se il metabolismo le fosse cambiato di li a poco sarebbe diventata la prozia di Poo (kung fu panda avete presente?)

Salimmo le scale entrammo in classe e ci sedemmo ad un banco scelto senza criterio.

-Giò, ho sentito che a farci l'esame sia scritto che orale sarà la Poliporo, hai presente la nana roscia che somiglia alla regina cattiva di Alice in Wonderland? ecco lei! dicono che si copia da paura quindi possiamo stare più che tranquille -disse con estrema soddisfazione intrecciando le mani dietro la testa e i piedi sulla sedia difronte

-Davvero? a bhè allora è tranquillissima-

La classe era ancora vuota, eravamo in anticipo, così usammo quel quarto d'ora per ripassare qualcosa.

Di li a poco la classe cominciò a riempirsi, entrò la proff e ci consegnò i fogli timbrati dal ministero.

-Ragazzi mi dispiace, avevano incaricato me di sorvegliarvi durante il compito, ma ho avuto dei problemi di comunicazione con il preside quindi non ci sarò io ma il nuovo proff di matematica, è entrato quest anno e sarà di ruolo per i restanti due anni, lui è Alessandro Raffaelli il nuovo proff-

Mi cadde la penna interrompendo quel silenzio imbarazzante e pieno di terrore, mi chinai per raccoglierla e quando tornai dritta mi ritrovai un proff che si vedeva che era grande, forse sulla trentina, ma era altrettanto visibile che li portava da dio... rasato, occhi scuri, magnetici,cerchiati da delle occhiaie rossastre, viso magro e molto pallido, ma ben delineato, alto, fisico asciutto, un sorriso timido e timoroso allo stesso tempo, quasi malefico, lo ammetto, pensai subito fosse una sottospecie di tossico...

Mi fece uno strano effetto, un misto di ansia e paura, però era affascinante in qualche modo.

Ma ora come ora la mia unica e più grande preoccupazione era il compito.

Il proff si sedette alla cattedra senza dire una parola, ci osservò un attimo e poi si mise a scrivere qualcosa.

Noi cominciammo e stranamente trovai il compito decisamente facile.

Le tre ore passarono abbastanza velocemente, ma nonostante la semplicità del compito non mi azzardavo ad alzarmi per prima e consegnarlo.

In classe rimanemmo in quattro, per poi rimanere solamente io e Jenny.

Ci alzammo consegnammo i compiti, firmammo e ce ne andammo dando un ultimo sguardo a quel proff...aveva qualcosa di sinistro, terribilmente affascinante.

Tornai a casa a piedi, a casa non c'era nessuno, l'aria fresca di settembre mi congelò le guance e fece lacrimare un pò gli occhi, ma era una sensazione piacevole.

Arrivai a casa mangiai un pò di pizza avanzata dalla sera prima e mi misi subito a studiare per l'esame orale di matematica che ci sarebbe stato tra soli due giorni.

Le mie buone intenzioni di studio non andarono a buon fine, mi addormentai pesantemente sul letto con i pearl jam dissolti nella stanza.

Mi svegliai cinque ore dopo, causa vescica, altrimenti avrei dormito fino alla mattina seguente.

Sciacquai il viso con acqua gelida, mi diedi una sistemata veloce buttai i libri nella borsa, presi il cappotto ed uscii.

A casa non c'era nulla da mangiare così sarei andata da Gino, un signorotto sulla sessantina, aveva una tavola calda invidiata da tutti, era li da parecchi anni ma era la più produttiva di tutte, nonostante le mille invenzioni di modernizzazione delle altre tavole calde.

-Buonasera Gino- dissi sparando un sorriso a 250 denti.

-Ooooh buonasera "Gina" come va?- mi sorrise amichevolmente sotto il batuffoletto "sale e pepe" di baffetti che si ritrovava sotto il naso.

-Tutto bene grazie, tu come stai?-

-Ooooh una meraviglia, hai visto la tavola calda che aveva aperto quì davanti? l'hanno chiusa! ho vinto ancora- mi disse strizzandomi l'occhio.

-hahahahah Gino lo sai che la tua tavola calda è imbattile-

-Oooh si che lo so piccola, comunque come mai quì? sei rimasta di nuovo senza cena?- mi guardò torvo, a lui faceva piacere che venissi li, ma mi aveva ripetuto più volte di fare la spesa per non spendere soldi inutilmente tutte le sere, infatti ogni tanto la cena me la offriva lui.

-Dai Gino lo sai che tanto la tua cena è palesemente migiore delle mie, io ci vengo volentieri-

-Hahaha va bene dai vatti a scegliere un tavolo tanto non c'è molta gente sta sera-

-Va bene, grazie mille- gli lanciai un ultimo sorriso e mi andai a sedere ad un tavolino un pò isolato con una grande vetrata che dava su strada.

Ordinai una zuppa agli asparagi e porro con crostini, delle crocchette di pollo un'insalata e una coca.

Mentre aspettavo la mia cena tirai fuori i libri e mi misi a ripassare le varie regole, per un attimo mi venne in mente il proff, ma lo raccattai velocemente ad un angolo remoto della mia mente per concentrarmi sulla matematica.

Poco dopo mi si parò davanti Gino con la mia cena.

-Ooooh che meraviglia, grazie mille- dissi mentre l'acquolina in bocca cominciava a riprodursi a velocità assurda.

-Di nulla cara, buona cena- mi sorrise Gino pulendosi le mani sul canovaccio che gli pendeva da una tasca .

Mangiai molto lentamente, non avevo alcuna fretta.

Alzai un attimo gli occhi, il cuore perse uno, forse due o anche tre battiti.

Il proff di matematica era a pochi tavoli da me che leggeva un giornale, probabilmente anche lui come me non aveva "potuto" fare la spesa.

In quel momento ringraziai Gino e le sue luci ocra molto soft, probabilmente non mi avrebbe notata, e poi di cosa dovevo preoccuparmi? non mi avrebbe mai riconosciuta, ero una delle mille alunne che aveva, probabilmente avevo il volto come quello di tutte le altre, nessun motivo per ricordarsi di me, nessun motivo di preoccuparsi.

Continuai con i miei studi, eppure c'era qualcosa che non andava, cominciai a senirmi osservata, ma sapevo perfettamente che era uno stupido scherzo della mia mente, mi ero lasciata condizionare dalla situazione.

Non resistetti, alzai lo sguardo e notai che il professore mi guardava accigliato.

"cazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzocazzo Giorgia mantieni la calma" dissi alla me stessa terrorizzata.

Quando vidi che il proff tornò sul suo giornale mi sentii sollevata, non mi aveva riconosciuta, grazie al cielo...
 

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Capitolo 2
*** II° capitolo ***


I due giorni successivi passarono tra musica, studio per l'esame orale, litigate con Jenny e torta al cioccolato a volontà.

Era settembre, il sole dovrebbe essere ancora caldo e invece quella mattina non cominciò affatto bene, probabilmente l'autunno aveva voglia di arrivare.

Oramai erano passati 30 minuti da quando ero arrivata alla fermata dell'auto, e di quest ultimo neanche l'ombra.

Proprio oggi che avevo l'esame, e proprio io dovevo essere la prima della lista.

Non passava neanche una macchina così cominciai ad incamminarmi, vidi in lontananza l'autobus che arrivava, mi sarei piazzata davanti a lui anche a costo di rimetterci la pelle.

Aspetta...aspetta...aspettaaa..eeee ora!

Corsi in mezzo alla strada e mi piazzai con le mani di fronte a me a indicare di fermarsi, non mi avrebbe mai messo sotto, e io non mi sarei mai spostata.

L'autobus inchiodò e vidi qualche passeggero volare 3/4 sedili avanti.

-APRII!!!-

Le porte si aprirono - Ma che cosa fai??? ma sei matta?? èè? che cazzarola ti dice il cervello? e se non ti vedevo? e se ti mettevo sotto?-

Guardai l'autista troppo giovane, aveva il viso marchiato dalla paura.

Lo guardai torvo

-Io?? io cosa faccio?? santissima divinità dovevi passare 20 minuti fa, a me non frega nulla dei tuoi problemi se hai un orario devi arrivare a quell'ora, c'è gente che ha degli esami importanti e di certo non posso aspettare che tu finisca di mangiare il tuo cornetto o bere il tuo caffè...O CHE TU FINISCA I TUOI FOTTUTISSIMI BISOGNI MATTUTINI!!

L'autista rimase a bocca aperta come il resto dei passeggeri.

Mi sentii terribilmente in imbarazzo, forse avevo esagerato...togliamo il forse, avevo esagerato, mi ricomposi, sistemai su una spalla lo zaino e chiesi a bassa, bassissima voce scusa all'autista il quale aprì le porte dietro di me e mi urlò di scendere o avrebbe chiamato i carabinieri.

-Non può farlo, è illegale, ho anche l'abbonamento....IO HO UN ESAMEEE!

Non ricevetti risposta se non il rumore del motore dell'auto che ripartiva lasciandomi da sola in quella strada deserta.

-.....AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH- urlai più forte che potevo, ero stressata all'ennesima potenza, ero palesemente isterica, ecco le conseguenze di 5 caffè nell'arco di un'ora e mezza.

Cominciai a correre, mancavano solo 10 minuti al suono della campanella.

Corsi tra la gente, i bambini, investii quasi una suora, la milza mi scoppiava, mi girava la testa e mi veniva da vomitare, vidi la scuola in lontanaza e mi detti un'ultima botta di adrenalina...

Arrivai al portone d'entrata, salii le scale tre a tre, lessi velocemente in che aula si sarebbero tenuti gli esami, corsi altre due rampe di scale, arrivai all'ultima aula del corridoio, la porta era ancora aperta, mi diedi un'aultima spinta, arrivai davanti l'aula ed entrai immediatamente ma qualcosa fermò la mia entrata...andai a sbattere contro qualcosa...o qualcuno.

Mi sentii prendere per le spalle, avevo la fronte imperlata di sudore, gli occhi lacrimanti, il fiato corto.

Mi piegai in due poggiando le mani sulle ginocchia, sentivo voci confuse e ovattate, non capivo nulla, immagini sfuocate e vaghe.

-Giorgia? Giorgia stai bene? Heiii, dai ragazzi fatela sdraiare un attimo-

Qualcuno mi dava dei piccoli schiaffetti per farmi aprire gli occhi, ma era più forte di me, non ci riuscivo.

-Giòòòòòò- questa era Jenny, l'avrei riconosciuta tra mille, e riconobbi anche il suo schiaffo violento sulla mia guancia.

Aprii gli occhi e mi tirai su di scatto prendendo ampie e rumorose boccate d'aria.

Qualcuno mi porse dell'acqua che ingurgidai senza pensarci due volte.

Mi guardai intorno e vidi il professore accanto a me.

-oh santo cielo, sono in tempo per l'esame? mi scusi porfessore giuro che non arriverò più in ritardo! è arrabbiato? mi ha messo l'assenza? posso farlo ancora l'esame? la prego mi dica che pof3hrvfifgi3hfi3hbr-

Jenny mi tappò la bocca con una mano, la faccia del professore era divertita.

-C'hai fatto prendere un bello spavento ma vedo che stai bene ora- mi disse il proff alludendo alle mie domande consecutive senza prendere mai fiato.

Non riuscivo a replicare , ero in difficoltà, e il professore Raffaelli se ne accorse, mise una mano sotto il mento passandola tra il pizzetto e guardava per aria con fare pensoso.

-Mmm vediamo... ma si dai sei in tempo, l'esame te lo faccio fare, ma giusto perchè due giorni fa ti ho visto alla tavola calda con i libri di matematica- mi disse con fare scherzoso e accennando un sorriso complice.

Sbarrai gli occhi, mi aveva riconosciuta...mi ricomposi subito per non far vedere la mia perplessità.

Tutti si rimisero ai propri banchi, io posai la borsa al mio posto presi una sedia e mi misi vicino al professore.

-Bene! iniziamo, allora ho corretto il tuo compito, sei andata molto bene, non capisco perchè ti abbiano dato il debito!- sfogliò il mio compito come per ricontrollarlo un'ultima volta.

-Veramente non sono brava a matematica ma quest'estate mi sono impegnata- confessai.

-Bhè, se ti fossi impegnata un pò di più durante l'anno a quest'ora staresti a casa a goderti gli ultimi giorni di vacanza e non avresti avuto la brutta sorpresa di vedere un professore, per lo più di matematica, in anticipo-

"Allora menomale che ho avuto il debito" pensai tra me e me, sbarrai gli occhi, mi sersi subito conto dell'assurdità... ma che cavolo avevo pensato?

Mi riconcentrai sul compito e cominciò ad interrogarmi.

Passarono tre ore prima che finisse di interrogare tutti, ma rimasi li per aspettare Jenny, così mi avrebbe dato un passaggio a casa.

Finalmente uscì anche lei -Allora come è andata?-

-mmm il compito non molto bene, però l'interrogazione è andata "egregiamente" disse con fare filosofico e scherzoso.

-hahahahah bene, allora che ne dici di andare a festeggiare questa liberazione con dei muffin al cioccolato e un bicchiere di latte? li prendiamo da "Zucchero" e poi andiamo a casa mia!-

-Emm, veramente..mmm ecco, io avevo promesso ad Andre che saremmo andati a pranzo insieme in centro- Andre era il ragazzo con cui Jenny si frequentava da qualche settimana.

-ooh, capisco, va bhè fa niente dai, ci andiamo un altro giorno-

-Sicura? scusa ma vieni con noi!!-

-Nono per carità, non mi va di fare la terza incomoda, me ne torno a casa, mi faccio un bagno caldo, mangio qualcosa e poi a dormire per le prossime 24 ore!- mi sforzai di sorridere ma ero comunque un pò delusa.

Aspettai con Jenny l'arrivo di Andre e poi ci dividemmo, sarei dovuta tornare a piedi e per mia "fortuna" cominciò anche a piovere.

-Ma siiiii, grazie madre natura era proprio ciò di cui avevo bisogno- dissi con la faccia rivolta verso il cielo e le gocce d'acqua che mi battevano sulla fronte.

Sentii una macchina fermarsi dietro di me -Hey? ma che ti serve un passaggio?-

 

se vi va di darmi qualche suggerimento, o commentare sia in maniera negativa che positiva sono ben accette delle recensioni...che siano critiche o complimenti (più difficile) però mi aiutereste a miliorare sicuramente.

Grazie per le visualizzazioni :)

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Capitolo 3
*** III° capitolo ***


-No grazie non ho bisogno di nulla- continuai a guardare avanti a me senza smettere di camminare.

-Dai su, ti ho vista questa mattina, avevi decisamente bisogno di un passaggio e penso tu ne abbia bisogno anche ora, dai è per sdebitarmi per averti fatto aspettare-

Sentivo il motore lento della macchina che mi seguiva a 5km/h, inizialmente non capii a cosa stesse alludendo, poi ci arrivai.

Mi girai lentamente, il viso segnato dall'incredulità, il ragazzo fermò l'auto e rimase a guarmi divertito con il gomito fuori dal finestrino.

-Tu....tu brutto...- mi zittii subito, non gli avrei dato peso.

Continuai a camminare come nulla fosse, ma con il passo più spedito, volevo seminarlo anche se sapevo perfettamente che mettere la mia velocità a confronto con quella di una macchina sarebbe stata una cosa totalmente inutile.

-Dai, dai su ragazzina fatti dare un passaggio- mi fermai di scatto

-Ragazzina? sta mattina mi hai fatto scendere dall'auto, sono arrivata quì di corsa, a momenti svengo e ora tu ti presenti dicendomi di volermi dare un passaggio e mi chiama anche ragazzina? e poi tra l'altro non ti conosco quindi per me potresti essere tranquillamente un maniaco colossale che abborda le ragazzine-

-e secondo te ai maniaci colossali farebbero portare l'autobus con la responsabilità di 40 e passa vite?-

-Bhè sai com'è, siamo in Italia, tutto è lecito- sorrisi amaramente e mi rigirai continuando a camminare.

-Mi piace la tua testa, mi piace come ragioni,ma mi dispiace solo il fatto che presa come sei dall'ira nei miei confronti non ti sia resa conto che stà diluviando e che se non ti sbrighi ad accettare il mio passaggio sarai totalmente zuppa nell'arco di pochi minuti- sentivo ancora il motore caldo della macchina dietro di me, feci un gesto con la mano come per fargli intendere che non mi imporava nulla di ciò che mi diceva e poi misi le cuffiette, "being as an ocean" a palla e non lo avrei più sentito.

Non sapevo se se ne fosse andato o stesse ancora dietro di me, ma sapevo che da una parte aveva ragione, mi sarei bagnata e non mi sembrava il caso di fare assenze ancora prima che iniziasse scuola.

Misi l' ipod all'altezza del viso per "specchiarmi" in realtà dovevo controllare se la sua auto stesse ancora dietro di me, guardai nello specchietto e vidi il suo volto che mi sorrideva e mi faceva "ciao ciao" con la manina.

Ero stizzita ma dovevo accettare.

Tolsi le cuffiette con arroganza le buttai dentro la borsa, feci il giro della macchina entrai mi allacciai la cintura e senza guardarlo -vai dritto fino alla fine dela strada, poi svolta a destra, li c'è una rotonda prendi la strada a senso unico vai sempre dritto e poi ti dico io quando fermarti.

Mi sentivo osservata, e sapevo che aveva riaccesso quello stupido sorriso di vittoria che aveva marchiato a fuoco sul viso -sissignora- disse portandosi due dita sulla fronte e togliendole con fare militare.

Dopo circa 10 minuti si fermò difronte a casa.

Slacciai la cintura di sicurezza, presi lo zaino e chiusi lo sportello.

-Grazie- dissi senza chinarmi sul finestrino per far vedere il mio volto poco riconoscente e grado della sua buona azione!

-Non c'è di che, quando vuoi, comunque piacere, Adam- vidi che si slacciava la cintura e scendeva dalla macchina, senza fare il giro mi porse la mano da sopra il tettino della mini rosso fuoco.

Guardai prima lui, poi la sua mano, e tornai di nuovo su di lui senza muovere un muscolo.

Chiuse la sua stretta in un pugno e riabassò la mano.

-Non mi perdonerai facilmente vero? dai su ce l'hai ancora con me da sta mattina? per così poco?-

-Per così poco" - affermai

-Ma si dai, per così poco alla fine l'esame l'hai fatto, e penso ti sia andato anche bene, si vede che hai la faccia da secchione-

Oramai lo avevo capito, gli piaceva darmi fastidio, stuzzicarmi, lo faceva apposta.

Lo guardai un'ultima volta senza arrabbiarmi, ormai ero stanza, non mi andava di stuzzicarlo, mi girai semplicemente aprii il cancello del condominio, lo richiusi alle mie spalle e mi fermai...feci un lungo sospiro, mi girai -Grazie ancora del passaggio- dissi olmai sfranta, con una voce bassa, il timbro quasi impercettibile, e mi incamminai verso il portone principale.

-Hei hei hei, aspetta-

Lo guardai, era avvinghiato al cancello marrone e un pò corroso dalla pioggia, mi avvicina vertiginosamente al suo viso, potevo sentire quasi il suo sospiro.

Mi aggrappai anch'io alle sbarre del cancello, abbassai gli occhi sul amrciapiede

-Sono stanca, ciao- questa fu l'ultima cosa che gli dissi tornai al portone principale, esitai un attimo, ma poi lo chiusi alle mie spalle senza voltarmi, sentendomi ancora i suoi occhi addosso.

Aprii la porta di casa, posai le chiavi nel portachiavi, lanciai lo zaino a terra, chiusi la porta con un piede e mi spogliai lasciando i panni sparsi per tutta casa, mi preparai un bagno caldo pieno di sali profumati, avevo bisogno di rilassarmi, non era facile fare sempre la parte dell'acida, ma era una corazza, in qualche modo dovevo difendermi.

Mi arrabbiai con me stessa per essermi "ammorbidita" prima con questo Adam, ma ero davvero esausta...almeno dentro casa potevo essere me stessa.

 

perdonatemi se i capitoli non sono "ricchi" di colpi di scena, ma si sà che l'inizio delle storie è sempre un pò "noioso"... spero che i prossimi capitoli, che sicuramente saranno molto più curiosi, possano piacervi...grazie ancora per le visualizzazioni, ripeto se volete farmi qualche appunto sia critico che costruttivo, sono tutti ben accetti, mi aiutereste solo che a migliorare :)

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Capitolo 4
*** IV° capitolo ***


Finalmente avevo finito, ero decisamente libera per un'altra settimana prima di tornare tra le quattro mura spoglie e fredde della scuola.

Mi svegliai con molta calma, feci colazione con la torta al cioccolato e una tazza di latte freddo.

Ultimamente il tempo non ci stava capendo più nulla, ieri pioveva e oggi faceva un caldo assurdo, e fu proprio questo caldo che mi fece venire la brillante idea di fare un salto al mare, erano solo 20 minuti di treno da casa mia.

Presi il cellulare, stavo per chiamare Jenny quando qualcosa dentro di me, nella mia testa, mi disse che avevo bisogno di rimanere sola...lo lanciai sul letto senza esistazione e mi tuffai nell'armadio alla ricerca del costume total black, sopra misi una canotta grigia e un pantaloncino nero, infilai le infradito, buttai nella borsa cellulare, ipod, soldi, un libro, l'asciugamano, le chiavi di casa e mi incamminai.

Il treno arrivò subito, era quasi deserto ad eccezione di qualche gruppo di ragazzi probabilmente destinati anche loro al mare; mi sedetti in un angolo un pò appartato e deserto, volevo starmene in santa pace per conto mio.

Misi le cuffiette e mi abbandonai alla "dolce" musica dei Nirvana.

Il treno partì e poco dopo cominciai a sentire voci ovattate e confuse, mi sporsi e guardai dritto davanti a me, non c'era nessuno, mi girai dietro di me - Oh santo cielo- saltai sul sedile per lo spavento, misi una mano sul cuore, andava a 3000 all'ora.

Tolsi le cuffiette e cercai di riprendere un battito normale.

-Hahahahahah o mio dio scusami non volevo farti spaventare, volevo solo chiederti se è libero il posto di fronte a te o se stessi aspettando qualcuno- disse poggiandomi una mano sulla spalla.

Era alto, altissimo e molto magro, ma nonostante tutto aveva un bel fisico, portava dei bermuda neri, vans dello stesso colore e una maglia con stampe sanguinanti.

Ma la cosa che mi "attrasse" di lui furono i suoi innumerevoli piercing e tatuaggi...i lobi dilatati, i snake bite, il septum e due tatuaggi, uno sull'avambraccio e una sulle dita della mano sinistra.

Portava gli occhiali ma si vedevano bene i suoi occhi scuri e a mandorla, i capelli leggermente lunghi e castani che gli incorniciavano il viso pallido.

Non mi ero mai soffermata su questo tipo di ragazzi, eppure lui aveva un qualcosa...in più.

-Ti prego rispondimi in fretta, non mi va di rimanere da solo senza una sorveglianza, c'è una vecchietta con un bastone che da quando sono salito sul treno non smette di fissarmi, è inquietante...penso gli diano fastidio le mie scarpe- disse sarcastico, è ovvio che quando vedono un ragazzo "del genere" pensano subito al peggio, si fermano all'apparenza, su questo potevo comprenderlo.

-Oooh, si scusami mi ero distratta, certo che puoi sederti tranquillo- accennai un sorriso, non gli avrei dato molta confidenza, ma non mi sembrava il caso di essere scortese.

-Grazie, mi stai salvando dal bastone d' acero- mi disse sotto voce per non farsi sentire.

Si sedette di fronte a me, mi osservò per qualche secondo, avevo la testa abbassata ma potevo sentire il suo sguardo addosso.

Forse avrei dovuto presentarmi...forse no.

Poggiò la sua tracolla sul sedile accanto e ne estrasse un libro, un punto in più a suo favore, cominciò a legerlo, la copertina mi sembrava famigliare.

Girai il mio libro per vedere la copertina e scoppiai in una fragorosa risata catturando l'attenzione sia della vecchietta che del ragazzo.

-Oh mamma hahahahha-

Il ragazzo mi guardava disorientato, però sorrideva anche lui, dovevo essere buffa.

-Che succede?- mi chiede tra una risata e l'altra.

-Gira il tuo libro- il ragazo obbedì, guardò la sua copertina, guardò la mia che avevo messo in bella mostra, e così seguì a ruota la mia risata fragorosa.

-Ammetto che non mi andava di presentarmi, ma ora non posso non farlo, piacere Giorgia!- gli porsi la mano, lui smise per un attimo di ridere lasciando su quel volto bianco una traccia di rossore e sorriso. -Piacere Mattew- mi sorrise di ricambio stringendomi forte la mano.

-Dove vai?- mi incuriosiva sempre di più, chissà che non potessimo diventare amici.

-Al mare, mi brucerò, non ho la crema protettiva e sono un cadavere, ma va bene così!! Tu dove vai?-

-emm...hahahah...al...mare(?)-

-Dai seria? o mio dio, allora facciamoci il viaggio insieme, sicuramente ne vale la pena, e almeno ho una buona compagnia-

Il viaggiò passò in fretta, tra curiosità scambiateci reciprocamente sulle nostre vite, sfoghi, gioie e dolori, è bello parlare con una persona che non può giudicarti perchè non sà assolutamente nulla della tua vita, ma al contrario puoi raccontargli tutto, perchè dovrebbe dire ingiro i segreti di una perfetta sconosciuta?

Arrivammo al mare, mettemmo i nostri asciugamani uno vicino all'altro, continuammo a leggere in silenzio ognuno per conto proprio, ma non c'era imbarazzo, tantomeno lo era il silenzio, ansi, era quasi confortante.

Parlamo ancora per molto, sentimmo la musica, discutemmo sul fatto che secondo lui il "metallo pesante" era meglio dell'indie rock, ma tutto senza rancore o incazzature, semplici opinioni...e questo mi piaceva.

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Facemmo insieme il viaggio di ritorno, tra noi calò il silenzio, ma non per qualche motivo, ma semplicemente perchè le nostre smorfie di dolore parlavano da sole, ci eravamo completamente bruciati.

Aprii la borsa per cercare la crema e cominciai a leggere dietro le varie indicazioni.

-Penso di aver capito il perchè ci siamo bruciati- dissi continuando a leggere la piccola scatolina bianca.

-Illumina....la...mia....giornata.- mi disse cercando di mettersi comodo senza far aderire la pelle bruciacchiata al sedile di "pelle" blu del treno.

-Ho ue motivi molto, moolto validi...il primo...è scaduta da circa un anno... il secondo, non è crema protettiva, ma è crema abbronzante...quindi praticamente abbiamo chiesto esplicitamente al sole di bruciarci le spalle -

Si fermò con una gamba a mezz'aria e mi fissò.

-Dillo...dillo che lo hai fatto apposta, hai solo accontentato il volere della vecchietta di questa mattina-

-Hahahahahahaha no giuro non lo farei mai! - gli dissi pogiandogli una mano su una spalla -Haaaaaaa-

-oddio scusa scusa scusa scu...hahahhahahaha scusa hahahahha-

-se non fossi così simpatica ti avrei già dato una ciabattata in fronte!!-

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Capitolo 5
*** V°capitolo ***


Fare nuove amicizie mi rendeva felice. Vedere nove facce, ascoltare nuove storie, nuove voci, nuovi pensieri mi faceva bene, mi sentivo leggera.

Conoscere Matt mi aveva fatto decisamente bene, tra l'altro mi sentivo in ottima forma.

La sera prima andai a dormire presto, il sole mi aveva stancata, e ora mi sentivo troppo riposata.

Aprii gli occhi di scatto, guardai fuori dalla finestra, la luce passava appena tra le persiane di legno, creando giochi di luce ocra sul soffitto.

L'aria fresca mi passò sulle gambe, coperte parzialmente dal lenzuolo, facendomi rabbrividire...un brivido piacevole.

Le mani intrecciate sulla fronte e gli occhi fissi sul soffitto bianco.

Guardavo quei giochi di luce così sinuosi, eleganti e rilassanti interrompendosi ti tanto in tanto a causa di qualche piccola nuvola di passaggio.

Girai la testa dalla parte del comodino, le 7 e 33, sorrisi goffamente.

Pochi minuti dopo mi alzai dal letto diretta in cucina, non accesi nessuna luce per non interrompere quel momento.

La casa dormiva ancora l'unico rumore presente era lo strascichio delle ciabatte sul parquet.

Entrai in cucina feci del caffè, versai il latte e tornai in soggiorno, spostai il divano e lo misi frontale alla finestra che dava su tutta la citta ancora addormentata ancora silenziosa e piena di sogni notturni.

Sorseggiai il mio caffè, adoravo stare da sola a casa; i miei genitori erano spesso e volentieri fuori per lavoro, anche per lunghi periodi...l'estate era il peggiore tra tutti, la passavo sempre da sola, non mi dispiaceva particolarmente, ma ogni tanto sentivo davvero la mancanza dei miei.

Finii il mio latte e caffè, mentre camminavo per andare in bagno vidi sulla sedia i pantaloncini blu che comprai l'estate scorsa con la convinzione che li avrei indossati per fare esercizio fisico e rimettermi in forma perfetta....idea che abbandonai lo stesso girono che li comprai quando mi ritrovai una fetta di torta sul tavolo che non faceva altro che urlare il mio nome.

Ma 'stà mattina mi ispiravano particolarmente.

Mi piaceva fare sport, ma non mi ci mettevo mai d'impegno e i risultati si vedevano, i fiancotti, le gambotte... ero tutta "otta" ; ma sta mattina mi sentivo in forma.

Li presi dalla sedia, andai in bagno, mi lavai e indossai i pantaloncini grigi e morbidi della dechatlon, sopra misi una canottiera blu aderente; legai i capelli in una coda di cavallo, scarpe da ginnastica, le chiavi di casa nella tasca con la zip e uscii.

L'autobus passò subito e in dieci minuti mi ritrovai all'entrata del parco.

C'era qualche fanatico che già correva, e a giudicare dalle magliette bagnate direi anche da un bel pò!

Chi correva, chi faceva addominale sull'erba, chi già di prima mattina limonava e chi portava a spasso il cane.

Non amavo correre ma oggi avrei fatto uno strappo alle mie regole.

Mi incamminai accelerando il passo un pò alla volta, fino ad arrivare ad una corsa leggera; le cuffiette che suonavano a tutto volume "bittersweet memories" dei BFMV.

Raggiunsi alcuni corridori dopo soli 10 minuti, ma già sentivo il fiato corto così ero costretta a fermarmi di tanto in tanto per riprendere fiato.

Passai accanto ad un ragazzo alto, probabilmente non faceva parte del gruppo dei corridori stava per conto suo, lo superai, ma non lo guardai in faccia, andavo dritta per la mia strada, dritta alla mia meta...la fontanella.

Mi fermai di botto e mi attaccai letteralmente al guizzo d'acqua fresca.

-Emm ne hai ancora per molto?-

Alzai la testa di scatto con la bocca ancora piena d'acqua e una gocciolina che pendeva da un labbro.

Sbarrai gli occhi.

Alto, occhi scuri penetranti, rasato, le leggere "occhiaie da tossico", il fisico da atleta...il professore di matematica.

Mi strozzai con l'acqua ma riuscii comunque a mandarla giù, in conpenso cominciai a tossire fino a far lacrimare gli occhi.

Sentivo la mano del professore che batteva sulla mia schiena per farmi riprendere fiato, sembrava divertito dalla situazione...io non lo ero per niente.

-Ora che sei ancora viva potresti spostarti così bevo anch'io?- mi disse indicando la fontanella.

-Oh..ohohoh sisi mi scusi proff!- mi spostai per lasciarlo bere, non sapevo se continuare la mia corsa o asepettare li come una cretina; optai per la prima.

-Bhè proff io continuo la corsa, è stato un piacere!- dissi sorridendo, un sorriso di circostanza, feci per ripartire, ma qualcosa mi trattenne...la sua presa sul mio braccio.

Rimasi con una gamba a mezz'aria a fissare la mano bianca che stringeva il mio braccio, le nocche sbiancate per la stretta e il muscolo contratto.

Rimasi a fissare quella scena come una cretina, l'unica cosa che mi risvegliò fu il tossire del proff - Dai aspetta, ti va di correre insieme?- domandò; la presa ancora stretta e l'altra mano poggiata sul suo ginocchio per cercare di far riprendere fiato ai suoi polmoni.

Non sapevo cosa rispondere, se avessi risposto "NO" mi sarebbe sembrata una cattiveria nei suoi confornti, o meglio mi sarei sentita in colpa perchè avevo detto no ad un mio professore; se gli avessi detto si avrei fatto la figura della "culona" perchè sicuramente non avrei saputo tenere il suo passo.

Probabilmente vide in me la perplessità, si rimise dritto e composto, notai la maglia grigia sudata che aderiva al suo fisico asciutto e slanciato.

Si avvicinò a me, non sapevo come comportarmi, cosa fare, cosa dire, ero rimasta senza parole dal momento in cui l'avevo visto.

Mi fissò, abbassò una mano e sentii sfiorarmi la pancia, la mia testà andò in tilt, ma cosa stava facendo?

Portò la mano all'recchio, aveva la mia cuffietta bianca - vediamo cosa stai ascoltando- disse senza distogliere lo sguardo dai miei occhi.

Due minuti che lo avevo incontrato e il cuore mi si era fermato già un paio di volte.

-AAAAAH Bullet For My Valentine, grande ragazza, andremo d'accordo- mi sorrise, un sorriso complice e davvero bello.

Mi sforzai di sorridere per ricambiare ma non c'era niente da sorridere, volevo sotterrarmi, maledetta timidezza.

-Allora? ti va di correre un pò insieme?- disse, risportandomi alla realtà, lasciò cadere la cuffietta con molta lentezza, la sentii sbattere sulla pancia, allontanarsi e poi di nuovo sbattere. Sentivo ogni singolo battito del cuore.

-Emmm...- tirai fuori il cellulare per controllare l'ora - oh mio dio è davvero tardissimo, mi spiace proff ma devo andare!- cercai di tirare fuori la faccia più dispiaciuta che potevo.

-Suvvia, cosa dovrai mai fare di così importante di domenica, per lo più ancora in vacanza; a meno che tu non voglia correre con il proff di matematica, ma giuro che non ti chiederò equazioni...così, giusto per avere un pò di compagnia-

-Va bene- sorrisi...dopo un pò realizzai ciò che avevo appena detto...non me ne ero resa conto...e ora?

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Capitolo 6
*** VI° capitolo ***


Corremmo per quasi un'ora senza mai fermarci, tra noi calavano spesso dei silenzi lunghi ma mai imbarazzanti.

Di cosa potevo parlare con un professore? di matematica? no, già ne parlava troppo a scuola! Di debiti? di difficoltà? di insufficienza?

Avevo davvero poche esperienze con i ragazzi, ma con loro inizi un discorso qualsiasi...ma con un uomo?

E' dalla prima media che i professori, i parenti e i ragazzi continuano a dirmi che sembro più grande, non fisicamente ma mentalmente, il mio modo di ragionare, di pormi con gli altri, anche se raramente a causa della mia tmidezza, è sempre stato un mio vantaggio, quindi perchè non metterlo in atto ora?

Presi coraggio, contai fino a cinque e senza pensarci due volte cominciai a parlare.

-Proff?-

-Dimmi!- catturai subito la sua attenzione, probabilmente aspettava che cominciassi io a parlare senza mettermi lui fretta o pressione.

Continuò a guardare dritto per non perdere il ritmo, io invece mi girai per qualche istante per cercare di decifrare la sua espressione.

-Tralasciando la sua professione, che immagino le piaccia, cos'altro fa nella vita? se posso permettermi- Avevo paura di fargli questa domanda così generica, forse sarei potuta sembrargli invasiva, o semplicemente curiosa, non avrei saputo dire come avrebbe potuto reagire

- Mi scusi, non sono affari miei, però le chiedo comunque se possiamo fermarci, mi dispiace, lei è allenato ma io sono due ore che corro e mi sembrano due giorni, non sono molto informa-

-Veramente aspettavo che me lo dicessi, io mi alleno spesso ma ora come ora non ho più voglia di correre neanch'io- affermò mettendosi le mani sui fianchi, il viso rivolto verso l'alto e il respiro affannato; io mi buttai per terra sul primo pezzo di prato libero che trovai, mi sdraiai e cercai di far riprendere al mio cuore un battito regolare.

Poco dopo sentii il tonfo del professore che si lasciò cadere vicino a me.

Non riuscivo a capire perchè me lo ritrovassi sempre tra i piedi, in senso buono ovviamente, ma non capivo che ruolo assumesse nelle mie giornate quotidiane.

Il mio cuore stava ripendendo un battito normale, aprii gli occhi e rimasi a fissare il cielo parzialmente coperto dalle fronde degli alberi poco distanti da noi. L'aria era fresca e piacevole.

-Oltre alla matematica adoro dipingere, non è solo un hobby è un vero e proprio sfogo personale, c'è chi prende a cazzotti un sacco, chi suona, chi si isola e io che dipingo. Avrei voluto fosse quella la mia professione, ma ho optato per la matematica; il perchè? non lo sò neanche io, è andata così!- confessò il tutto molto lentamente prendendomi di sorpresa, non mi aspettavo una tale confessione da un uomo che conoscevo si e no da due giorni, e "conoscere" è un parolone.

-Tu cosa vorresti fare da grande? si è vero stai studiando disegno progettuale, e uno si aspetta che uscita dal liceo continuerai studiando architettura, magari all'accademia delle belle arti o chissà dove, ma tu non farai l'architetto!- sentenziò così di punto in bianco, lo guardai a bocca aperta, ma come si permetteva di ipotizzare così sfacciatamente sulla mia vita?

-E cosa ne sà lei di ciò che voglio o vorrò fare? non ha idea di...- lasciai la frase a metà lo guardai dritto negli occhi - io farò l'architetto, lo sò, è ciò che mi spetta- ripresi e finii così la mia difesa.

-Naaa non farai l'architetto, ti ho appena confessato che la mia aspirazione era l'arte ma ho scelto matematica, ho sbagliato? non lo so, ciò che faccio mi piace ma non sò se sono soddisfatto della mia vita, tu non farai lo stesso sbaglio, pensaci bene prima di prendere architettura, non dare retta a tua madre, tuo padre o ai professori, fai ciò che vuoi, fai ciò per cui ti senti davvero portata- Rimasi nuovamente senza parole, lo guardai fisso, chi diavolo era? e cosa ne sapeva di me? questa situazione cominciava a mettermi agitazione, ritrovarselo sempre tra i piedi, e poi sentire sentenze sul mio futuro, come se sapesse già tutto.

La prima volta che lo vidi lo trovai strano e affascinate, quasi inquietante, ma mai tanto come ora!

-Psicologia- esordii - la mi aspirazione è la psicologia- abbassai lo sguardo, mi venne spontaneo abbassare gli occhi una volta confessato il mio sogno.

Alzai lo sguardo titubante, il professore mi stava guardando con un sorriso sulle labbra, come se fosse riuscito nel suo intento, un sorriso fiero e compiaciuto, ma anche molto rassicurante. Abbassia di nuovo lo sguardo.

-Non devi vergognarti, psicologia è una delle cose più affascinanti che si possa studiare..posso chiederti il perchè della tua scelta?- Piegò la testa lateralmentee l'abbassò un pò per arrivare al mio sguardo perso e timoroso.

Poi un tocco, un gesto così comune e naturale ma allo stesso tempo intimo.

Un gesto che sarà mai? il tutto dipende dall'importanza che gli si vuole dare...dipende chi è la persona in questione.

Mi mise due dita sotto il mento facendomi alzare lo sguardo quanto basta per far incrociare il nero petrolio dei suoi occhi con il grigio dei miei. Arrossii violentemente, spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio in modo da fargli attirare l'attenzione sul braccio e non sul rossore del mio viso, ma era troppo tardi, vidi il rpofessore sorridere nel vedere il mio imbarazzo, tolse subito la mano dal mio viso portandola poi alla bocca per nascondere un sorriso.

-Vorrei aiutare gli altri, vorrei essere in grado di aiutare le personem ma non come medico, ma come amica...tutti dovrebbero avere una persona a cui raccontare le proprie giornate, i proprio pensieri, le proprie ossessioni senza essere giudicati per qualsiasi cosa, e chi può farlo meglio di uno psicologo, una persona che non conosci, ma che sai che può aiutarti dandoti dei consigli su cosa fare per stare bene...io personalemnte la trovo una cosa confortante.-

Diciamo anche che io non capisco me stessa, ma voglio aiutare gli altri, è sempre stata così la mia vita, tutti che mi raccontavano tutto e io che ascoltavo tutti dando dei consigli, ma mai nessuno che ascoltava me, mai nessuno che diede a me dei consigli, non me li sono mai dati neanche da sola, è facile con le vite degli latri, è con la propria che è una cosa impossibile....ma questo pensiero lo tenni per me.

-Sei davvero matura per la tua età, probabilmente te lo hanno detto tutti e da chissà quanti anni, ma davvero mi piace parlare con te, si parla bene, sei una persona aperta alle "chiacchiere delle persone" ti ho vista prima mentre raccontavo delle mie aspirazioni, non mi hai mai interrotto per dire la tua, hai aspettato che finissi di sfogarmi con te, hai aspettao che dicessi tutto prima di parlare; è vero non mi hai dato consigli, ma mi sono sentitio ascoltato-

Sorrisi debolmente a queste sue parole - E' il complimento più bello che mi abbiano mai fatto- stavolta sorrisi sinceramente, probabilmente il proff se ne accorse perchè notando il mio rossore stavolta fu lui ad abbassare lo sguardo e a sorridere tra sè e sè.

-Senti, io ti chiedo una cosa, però che rimanga tra noi, non voglio che la gente pensi male, e non voglio metterti in soggezione e tantomeno in imbarazzo.

Sono poche le persone con cui mi piace parlare, ma parlare davvero, che non sia politica, scuola, finanza o altre cose pesanti come queste...di parlare liberamente di tutto, insoma mi stavo chiedendo seee- allungò l'ultima vocale probabilmente per prendere tempo e sentirsi meno in imbarazzo (?)

-vabbè insomma se ti andava di rivederci qualche mattina, sempre per correre ovviamente, o anche per spalmarci sul prato a chiacchierare senza senso, non mi importa....vedila come una sottospecie di "addestramento" puoi iniziare a parlare con le persone che non siano tuoi coetanei, il che è più difficile, trattami come fossi un paziente, diamoci anche del tu...ecco magari dentro scuola teniamo un comportamento differente, però magari fuori...vabbè dai insomma hai capito quello che volgio chiederti no?- finì la frase con un mezzo sorriso riuscito male, si grattava nervosamente la testa e guardava da tutt'altra parte, si vedeva che era nervoso, probabilmente non gli capitava tutti i giorni di fare proposte del genere.

-Piacere Giorgia- esordii come un grande sorriso e tendendogli la mano.

Lui alzò lo sguardo dal brecciolino, guardò prima me, poi la mia mano e nuovamente me, sorrise e liberò la mano martoriata dalla testa.

-Piacere Alessandro-

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Capitolo 7
*** VII° capitolo ***


Fissavo il soffitto senza distogliere lo sguardo da quelle figure sinuose che venivano e andavno una dopo l'altra, il rumore delle macchine che sfrecciavano sull'asfalto fresco della notte, il lampione arancio che timidamente filtrava la sua luce attraverso le mie persiane.

Ritornano così quei giochi sinuosi ed eleganti, silenziosi e perfetti nella loro imperfezione.

Non riuscivo a chiudere occhio, c'era qualcosa che me lo impediva, non qualcosa di fisico ma di morale.

Sentivo una strana sensazione di felicità mista a delusione e consapevolezza; la sentivo amara in bocca e nello stomaco.

Continuavo a fissare quel soffitto anonimo, sbadigliai più volte fino a farmi scendere le lacrime.

Ne sentii una in particolare, calda e lenta scorrere lateralmente al mio occhio, per poi sentirla scivolare via sulla tempia fino a perderla tra i capelli.

L'avevo persa, ma poco dopo ne tornarono delle altre, sta volta non a causa dei sbadigli.

Lacrime amare e consapevoli...forse consapevolmente amare.

Mi resi conto di essere come il mio soffitto...anonima.

Me ne stavo li, da sola, in un letto matrimoniale, con una canottiera bianca anonima e slargata, gli innumerevoli cuscini sparsi per il letto, il lenzuolo fresco accartocciato alla fine del letto; l'aria fresca che entrava dalla fnestra aperta.

Un buio chiaro mi avvolgeva soffonadomi, mi resi conto di essere da sola.

Pochi amici e forse neanche così buoni, la famiglia sempre in viaggio, e mai il primo amore; si è vero, sembra un discorso così infantile ma ognuno di noi dovrebbe avere accanto una persona che non sia un vecchio amico o un famigliare, è palese, avere qualcuno che ti ama fa bene all'anima e alla mente, ma qualcuno che ti ami egoisticamente.

Guardai la sveglia sul comodino, le 3 e 25, avevo ancora tutta la notte per provare a dormire, ma sapevo perfettamente che non avrei chiuso occhio.

Il comodinò vibrò facendomi sobbalzare, allungai la mano e presi il cellulare.

Un messaggio da Mattew : " Non so se leggerai questo messaggio, forse no, forse domani mattina,forse non mi risponderai o lo ignorerai completamente ma intanto te lo mando.

Sono contento di averti conosciuta, e devo ammettere che dal giorno del mare ti penso un pò, non so se di mattina, di pomeriggio, forse sempre, forse la notte, però ogni tanto ti penso; cioè non è che ti penso ma mi vieni in mente, così, senza motivo.

Non sò che cosa significa, so solo che mi piacerebbe chiacchierare ancora un pò con te, cioè, mi fai sentire ascoltato.

Scusami forse tu stai dormendo ma io non riesco a prendere sonno, te l'ho detto che mi capita di pensarti di notte, e spesso non dormo perchè ho paura che la mia mente possa smettere di pensarti, allora rimango sveglio.Vabbè scusami, buona notte".

Lo lessi un paio di volte. Sorrisi debolmente davanti il piccolo schermo artificiale.

Ci pensai un pò, e poi mi decisi a rispondere; scrivevo e cancellavo, correggevo, modificavo e ricancellavo di nuovo, poi capii che lui non avrebbe voluto un messaggio chilometrico, ma, al contrario, semplice e conciso.

"Neanche io riesco a dormire, ci vediamo domani alle 10 davanti al bar della stazione; a domani...Buona Notte".... invia, i tre pallini si caricarono un paio di volte prima di affermare che il messaggio era stato inviato.

La risposta mi arrivò quasi subito...me lo immaginai lì, sdraiato nel letto come me, con il cellulare in mano ad aspettare questa semplice risposta, ma con l'ansia che gli potesse arrivare anche una risposta negativa...sembra un discorso così egoista, eppure è così, lo sò perchè io sono come lui.

" a domani è la promessa più bella che una persona possa fare... a domani"

Sta volta il mio sorriso fu meno debole e più vivace...mi aveva letta nel pensiero e finalmente riuscii a prendere sonno.

...............................................................

Non avevo mai dormito così bene, mi svegliai riposata e rilassata...stavo bene.

Mi stiracchiai allungando le braccia sulla testa, e automaticamente girai la testa verso il comodino, guardai l'ora con gli occhi ancora gonfi...le 9:45

-Sntissima divinitàà-

Mi buttai letteralmente giù dal letto cadendo più volte a causa del lenzuolo attorcigliato alle caviglie.

Corsi in bagno a lavarmi, raccolsi i capelli inguardabili in un cipollotto improvvisato, misi un pò di mascara per essere più presentabile...forse...

Misi la prima canottiera nera che trovai, un poantalone etnico, vans nere e uscii di casa.

Cominciai a correre; il sole già caldo mi imperlò la fronte. Guardai l'ora sul telefono, le 9:55.

"Che culo" dissi tra me e me, e ringrazia l'incontro con il proff al parco, ero decisamente meno stanca essendo un minimo allenata.

(L'incontro con il proff...l'incontro con il proff...l'incontro cn il proff.)

-Posso sedermi intanto per favore? stò aspettando una persona- Chiesi ad un ragazzo, probabilmente il barista, con il suo grembiulino nero legato alla vita e una sigaretta appena iniziata.

Abbassò lo sguardo, buttò fuori il fumo, mi sorrise -prego accomodati-

Sorrisi per ringraziarlo e mi sedetti ad un tavolino all'ombra.

Stavo giocando con il cellulare quando non vidi più niente. Due mani mi coprirono gli occhi, sorrisi, misi le mie mani sulle sue -Sei con 5 minuti di ritardo lo sai?

-Mmm non lo faccio più scusami-

Rimasi immobile...non era la voce di Mattew. Abbassai le sue mani, ma non ebbi il coraggio di girarmi, poco dopo fece il giro del tavolino e si sedette di fronte a me.

-S-s-salve Proff- Balbettai imbarazzata.

-Sembra tu abbia visto un fantasma, stavo passando di quì e ti ho vista correre, hai un appuntamento?- sul suo viso si aprì un sorriso...bello, davvero un gran bel sorriso, un signor sorriso, con tutti quei denti bianchi, che sorriso mozzafiato...ma che cavolo di pensieri stavo facendo? sui suoi denti? dovevo riprendermi, stavo degenerando.

-emm- s-s-si, stavo aspettando un amico, ma penso che stia facendo tardi, bhè fa tardi perchè ancora non è quì, c-c-ioè magari gli ha fatto tardi il treno, ma lui non prende il treno..magari l'auto, oppure non gli ha suonato la sveglia e...- ero terribilmente imbarazzata ed era visibile, mi sentii le guance in fiamme, quando ero nervosa parlavo senza dare un senso a ciò che dicevo, e anche per parecchio tempo.

Il proff abbassò la testa scuotendola, notai che stava sorridendo, ancora più imbarazzante, stava sorridendo di me.

Mi zittii e bevvi il mio bicchiere d'acqua che avevo ordinato qualche minuto prima, mentre bevevo mi strozzai...di male in peggio...era iniziata molto bene la giornata...decisamente bene...

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Capitolo 8
*** VIII° capitolo ***


Guardai l'orologio, le 12 e 30, dopo innumerevoli messaggi Mattew non si fece vivo.

-Senti, a quanto ho capito il tuo amico ti ha dato buca, quindi se non ti dispiace ti dò un passaggio e ce ne torniamo a casa- sentenziò il proff facendo girare sull'indice le chiavi della macchina.

Lo guardai per un pò, poi mi soffermai sulle chiavi. Non ero arrabbiata con Matt. doveva avere un buon motivo per non essersi fatto vivo.

-Andiamo!- dissi alzandomi dalla sedia in maniera brusca, forse troppo poichè tutta la clientela del bar si girò verso di me.

Ci incamminammo verso la sua jep nera tirata a lucido e altissima, almeno per me che arrivavo appena a 1 metro e 60 di altezza. Feci un pò di fatica ma alla fine riuscii a salire.

Ero un pò imbarazzata, l'idea di "scroccare" un passaggio dal proff non era il massimo.

Allacciai la cintura,la macchina profumava ancora di nuovo, probabilmente il proff se ne accorse - Si l'ho comprata da poco- confermando i miei pensieri mi fece sobbalzare.

Mi girai verso di lui, e lo vidi li, nella sua macchina, sul sedile come fosse un re sul suo trono; impettito, testa alta, schiena dritta e il suo sorriso beffardo rivolto a me.

Arrossii, sentì il sangue bollente affluirmi nelle guance per poi colorarle di un rosso timido; avevo una ciocca di capelli che mi dondolava davanti gli occhi, feci per spostarla dietro l'orecchio, ma la mano del professore fù più veloce della mia.

Le sue mani bianche, le sue dita affusolate scivolarono tra i miei capelli, ci giocò impercettibilmente per 2 secondi, ma me ne accorsi.

Mi sfiorò l'orecchio, un insignificante gesto, uno stpido contatto, eppure così lampante, così bollente e forte.

Tutto ciò in due stupidi secondi, mi girai nuovamente, lui rimase li a fissarmi senza batter ciglio, con l'espressione rilassata, che avrei dato per sapere cosa gli passasse in quel momento nella testa.

Fù lui il primo a far terminare quel legame, quel gioco di sguardi e di pensieri vaganti.

Guardò davanti a sè senza battere ciglio, girò le chiavi e mise in moto. Continuai a guardarlo, non capivo...perchè cinque secondi prima si comportava in un modo e subito dopo mi ignorava come se in quella macchina ci fosse solo lui? Mi stavo stancando del suo comportamento così enigmatico.

Feci per prendere il telefono dalla borsa ma, per mia "fortuna", mi scivolò tutto il contenuto della borsa sul fondo della macchina.

-Accidenti!! Emm mi spiace, raccolgo subito tutto-

-Tranquilla.- freddo...il freddo più totale, il gelo...nelle sue vene non c'era sangue ma ghiaccio tritato.

Dopo avergli spiegato la via di casa si parcheggiò vicino al cancello d'entrata, sotto la schiera di alberi che cominciavano lenti a perdere le foglie in previsione dell'autunno.

Mi soffermai su una foglia che cadde proprio sul parabrezza...i pensieri, le idee, le convinzioni sono come le foglie autunnali, quelle precarie, quelle che resistono alle peggiori ventate di aria fresca, ma che prima o poi si indeboliscono fino a cadere, precipitare a terra e marcire insieme alle altre millemila foglie.

-Bhè, grazie per il passaggio. Ci vediamo a scuola "Alessandro"- dissi scandendo bene il suo nome..si, anche con un pizzico di sarcasmo - ooh scusi, volevo dire prof!-

Mi slacciai la cintura, non avevo avuto il coraggio di guardarlo in faccia, non ce la facevo perchè sapevo perfettamente che avrei perso le mie capacità mentali...questa situazione stava degenrando, e dovevo allontare la causa del mio degeneramento il prima possibile da me.

-...arrivederci- dissi più a me stessa che a lui.

Lo guardai di nascosto per un secondo, le mani poggiate sul volante , la schiena ricurva, e la testa sulle braccia..lo sguardo vuoto.

Aprii la portiera, presi la borsa da terra e scesi..ma rimasi a mezz'aria.

Girai di scatto la testa, il proff teneva la testa bassa e un braccio sul volante, l'altro era stretto al mio braccio, stretto da fare male ma lo sopportai.

-Allacciati la cintura- non era una domanda o un'affermazione, era un'imposizione, e cominciavo ad avere paura.

-Mi lasci- la sua mano ancora più stretta intorno al mio braccio morbido. - Lasciami!- ero davvero arrabbiata, la voce lenta e maniacale uscì involontariamente dalle mie corde.

Strattonai il braccio per lasciarlo andare, uscii dalla macchina e me ne andai, stavo per aprire il cancello quando tornai verso la macchina, mi affaccia al finestrino - Prof? io non so cosa le sia preso, non so quali sono i suoi motivi, ma per favore, mi stia lontano- la voce decisa, ma il tremore mi tradiva.

Mi rincamminai e sparii dietro il portone di casa. Lo chiusi e rimasi con la schiena poggiata a quest'ultimo, passarono 5 minuti prima di sentire la macchina rimettersi in moto ed andarsene.

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La serata la passai da sola, mi lavai, ordinai una pizza e mi buttai a letto per la restante serata.

Non accesi tv ne tantomeno misi della musica, non me la sentivo, non riuscivo a concepire il comportamento di Alessandro...5 minuti prima è tutto sorrisi e battutine e 5 minuti dopo sembra che gli abbiamo ucciso il gatto...non riuscivo a concepirlo, si forse ero io che mi facevo troppi film mentali, o forse era davvero lui che non sapeva più cosa voleva.

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Mi svegliai alle 12, ero totalmente rintronata, mi alzai controvoglia strusciando i piedi sul parquet liscio fino ad arrivare in cucina, c'erano dei resti di pizza della sera prima, mi salì una fame chimica micidiale così presi tutto il cartone e lo portai in soggiorno.

Poggiai il cartone della pizza sul tavolino ed andai a frugare nella borsa alla ricerca dell'ipod, almeno avrei passato la mattinata tra pizza e musica, ma soprattutto sarei stata troppo impegnata a mangiare e cantare, tanto da non pensare al giorno prima.

Presi la borsa e la portai sul divano, la svuotai totalmente - dove diav... dove s.. ma dai su...esci fuori e che cav..- dissi a mozziconi tra me e me, l'ipod..avevo perso l'ipod.

-Eeeee buona seraaa...siamo arrivati all'8° capitolo...wow, le mie precedenti storie arrivavarono ai primi due per mancanza di inventiva, questa sembra stia prendendo vita, ma posso dirvi una cosa in confidenza?? continuo a scrivere perchè vedo che c'è gente che legge, e il fatto di vedere che 200 persone hanno visualizzato la mia storiella mi rende immensamente felice *.* si è vero, non ci sono molte recenzioni, ma non si può avere tutto dalla vita no?? Bhè spero che il capitolo vi sia piaciuto...l'ipod...oggetto stupido ma anche sacrosanto, lo capirete nel 9° capitolo...Ciao ciao e buona Lettura :3 <3 p.s. Grazzie millemila!!

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Capitolo 9
*** IX° capitolo ***


Passò una settimana, non ebbi più notizie nè di Mattew nè tantomeno di Alessandro, ma cominciai a farmene una ragione, era sempre così, non mi succedeva mai nulla, la mia era una vita monotona e noiosa sempre uguale, pochi scoop e anche banali, ma quando doveva succedere qualcosa succedeva tutto insieme, tutto troppo in fretta e soprattutto tutto male...ma poco dopo tempo torna la mia vita noiosa di sempre...la vita di Giorgia.

Dopodomani ricomincerà scuola e io non sono pronta mentalmente.

Rivedere per 9 mesi le stesse facce, tutti i giorni per 6 ore? No! non potevo farcela.

Presi il cellulare e cercai il numero di Jenny, Rora, Bì e Fede cominciai a digitare il messaggio, schietto e urgente * Due giorni, solo altri due giorni di libertà, alle 20 davanti al bar di Gino...fighe mi raccomando* ...opzioni, invia...i tre pallini che si coloravano uno dopo l'altro, la conferma dell'invio riuscito.

Andai in bagno e mi feci una doccia calda, più bollente che calda, così; tanto per scrostarmi di dosso tutte le sensazioni che provavo in quel momento; volevo avere la mente totalmente libera e nitida.

Mi asciugai velocemente, misi l'intimo più figo che avevo, non perchè dovessi mostrarlo a qualcuno, assolutamente, ma più che altro per sentirmi....bella (?)

E poi arrivò la parte critica...cosa mettermi?? Mi sedetti davanti l'armadio con la speranza che mi vomitasse qualche vestitino decente da mettermi...dopo circa 10 minuti decisi che forse era il caso di alzarsi da terra e mettersi alla seria ricerca di un vestito.

Dopo innumerevoli cambi e tanti, troppi abiti sparsi per la stanza trovai finalmente il prediletto, lo provai e...bhè ero una persona molto autocritica, vedevo sempre il peggio di me, eppure con quel vestito mi sentivo davvero...carina.

La fascia a cuore ricoperto di brillantini luccicanti, ma decisamente non pacchiani e subito dopo un velo nero, morbido e sinuoso, che arrivava poco sopra il ginocchio, sotto il velo, per non renderlo trasparente e quindi volgare, una gonna stretta di pizzo nero...ma dove era rimasto nascosto questo vestito in tutti questi anni?? Così semplice ed elegante allo stesso tempo.

Presi i tacchi più semplici che potessi avere, un decoltè nero scamosciato,senza troppi giri di parole, ero una figa.

Lascia i capelli morbidi e un pò ondulati ricadere sulle spalle, mi truccai in maniera molto leggera, presi una piccola borsetta ed uscii di casa.

Cinque minuti dopo ero davanti al bar di Gino, le ragazze erano già tutte lì, una più bella dell'altra, con quei fisici da modelle, alte e slanciate, io in confronto sembravo un barattolino sammontana.

Mi squadrarono per bene prima di riuscire ad aprire bocca "e tu non hai mai messo in mostra quelle gambe??" sentenziò Rora dopo la radiografia "per non parlare delle tette, le tue gemelle sanno giocare a nascondino decisamente bene" concluse Bì, mi sentii avvampare "Dai ragazze smettetela e andiamo in questo benedetto pub".

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Poco dopo ci ritrovammo in questo locale decisamente grande e stra-pieno di gente che si dimenava a tempo di musica.

Le luci intermittenti al neon di svariati colori, l'odore di alchool fruttato misto all'odore di sudore di alcune persone che probabilmente si dimenavano già da qualche ora.

Un ragazzo ci accompagnò ad un tavolo luminoso e ci porse i menù.

"Che ne dite? cominciamo con una schiera di shortini??" propose Rora con l'approvazione immediata di tutte...tranne me!

Io di queste cose non ci capivo un accidente e di certo non avrei saputo quale scegliere, bevevo pochissimo, no diciamo che non bevevo per niente, ma sta sera non mi sarebbe interessato di niente e di nessuno...soprattutto di nessuno.

-Allora ragazze? volete ordinare?- Il cameriere tirò fuori dal taschino del grembiule verde un taccuino, un sorriso a 32 denti, i rasta che gli scendevano lungo le spalle nonostante fossero legati, gli occhi verdi e stretti sembravano voler socializzare, ma cambiò subito espressione quando incrociò lo sguardo di Fede...lo sguardo di fuoco, quello che voleva dire "prendi le ordinazioni e levati dai piedi".

Rora prese la parola salvando quel povero ragazzo dall'imbarazzo -emm si vorremmo 5 cervelletti grazie-

-Basta così?- chiese il rasta-man ancora intento a scrivere.

-No!- mi guardarono tutte sbalordite -per me anche un white russian grazie-dissi chiudendo il menù viola e giallo e porgendolo al cameriere.

Sul volto delle ragazze si disegno un sorriso compiaciuto, seguirono a ruota il mio cosniglio e ordinaro anche loro.

Ero un pò impaurita, bevevo davvero pochissimo e raramente, ero preoccupata di fare una figuraccia, magari strozzandomi con il cervelletto o sputando in faccia a Fede il white russian magari perchè troppo alcolico per i miei gusti, o semplicemente perchè mi faceva schifo.

Dopo 5 minuti arrivarono i nostri short, questi bicchierini contenenti un liquido bianco e uno rosa, e questa matassa di "cervelletto" era ripugnante, faceva davvero impressione.

Presi il bicchierino e lo rigirai tra le dita; però, era fatto davvero bene!!

-Bene, allora brindiamo a questi due ultimi giorni di libertà e ad un nuovo anno scolastico, che possa andare per il verso giusto, e soprattutto senza debiti!- Bì finì il suo discorso, alzammo i bicchierini li facemmo gingillare a buttammo tutto giù in un solo fiato.

Non so cosa pensasse il mio cervello in quel momento, ma non ci pensai due volte e buttai giù il liquido colorato come se nulla fosse.

Ingoiai tutto insieme, posai il bicchierino sul tavolo luminoso.

Sentivo uno strano pizzicorio nel naso e un bruciore piacevole lungo la gola.

Mi guardarono tutte un pò spaesate; ero sempre stata la ragazza timida che quando usciva con le amiche prendeva una coca-cola: probabilmente sta sera dovevo sembrargli un'altra persona.

Ci capimmo al volo e cominciammo a ridere tutte insieme, senza un vero motivo.

Il cameriere tornò con un vassoio con sopra i nostri cocktail. Ognuna prese il proprio.

-Quando siete ubriache ditemelo- disse il cameriere scomparendo subito dopo tra la folla

-Ma chi si crede di essere quello? con che faccia tosta si presenta quì a provarci spudoratamente con noi, ma io vado li e lo...- Rora strinse il braccio di Fede impedendole di disperdersi anch'essa tra la folla.

-Dai su che ti frega, è anche carino poi- dissi mentre sorseggiavo il mio cocktail stranamente buono,noncurante dei loro sguardi sempre più sbalorditi.

Alzai gli occhi e le vidi li, a fissarmi, con i coktail ancora intatti mentre il mio era quasi a metà -che c'è?-

-NoNo niente- dissero all'unisono e si misero a bere anche loro.

Cominciavo a sentirmi più libera, leggera, non mi fregava di nessuno in quel momento, e ciò mi piaceva.

Ero determinata e sicura di me, ma soprattutto stavo ridendo un pò troppo, e non solo io.

Rora e Bì erano quelle che reggevamo meglio l'alchool, io invece stavo decisamente degenerando.

-Andiamo a ballare! sisi andiamo a ballare, voglio ballare, voglio scatenarmi sta sera- Mi alzai dal tavolo e mi buttai in pista. Ballare era una parola grossa, non ero capace e tra l'altro non si riusciva a ballare, casomai si veniva scarventati da una parte all'altra dalla miriade di genete che si dimenava senza senso.

Alzai le braccia e le mossi velocemente, fino ad entrare in uno stato di trance, cominciai a muovermi lentamente, ondeggiavo i fianchi e chiusi gli occhi, ero solo io e nessun'altro.

La musica si fece ovattata, ma continuavo a ballare tranquillamente, ero rilassata.

Sentii due mani che si èpoggiavano sui miei fianchi, mi girai lentamente.

Un ragazzo alto e rasato, occhi neri, puzzava d'erba ma aveva un sorriso mozzafiato.

Lascia le sue mani sui miei fianchi, tirai indietro le braccia e gliele misi intorno al collo.

Seguiva i miei movimenti, probabilmente se fossi stata sobria una cosa del genere non l'avrei mai e poi mai fatta, ma chissene frega, volevo solo trasgredire un pò, non lo avrei mai più rivisto, qindi presi in parola il carpe diem.

Le sue mani cominciarono a muoversi sulle mie gambe, aveva un tocco leggero e deciso.

Fece scorrere le sue mani lungo tutta la mia gamba e poi risalii lentamente fino ad arrivare alla vita, mi fece giraredi scatto, misi ancora le mie braccia intorno al suo collo, sentivo che mi stringeva sempre di più, cercò di baciarmi ma mi divincolai, fece ancora più resistenza, mise una mano sul sedere e con l'altra cercava di tenermi ferma.

-Dai lasciami- dissi sorridendo, quando cominciai a sentire che stringeva sempre di più la mia voce divenne più decisa - Ho detto lasciami-

-Dai stà zitta su- mi bloccò i polsi -Lasciami cazzo!-

Chiusi gli occhi, sentivo il suo alito per un secondo sul volto, poi più niente.

Riaprii lentamente gli occhi, era steso a terra inerme.

Portai le mani alla bocca, ero impressionata, il labbro spaccato e un rivolo di sangue che gli sgorgava fin sotto il mento.

Poggiava le dita sulla bocche e le guardava per vedere quanto fosse grosso il danno.

-Non azzardarti mai più a toccarla, Stronzo!- gli assestò un calcio sulle costole e se ne andò di corsa.

Non poteva essere, a causa delle luci non riuscii a vederlo bene in faccia ma sapevo perfettamente chi fosse.

-Ale!! Alessandro!!- gli corsi dietro, spinsi a gomitate la gente che mi intralciava il passaggio

-Scusi, scusi!! scusi mi facc...scusi mi...Cazzo si sposti devo passare-

Sentì qualche imprecazione dietro di me, uscì dal retro, lo seguii. Era seduto sulle scale anti-incendio, teneva il volto tra le mani, non sapevo cosa fare, come comportarmi, rimasi li, dietro di lui senza fare un passo.

-Vattene dentro- la sua voce era bassa ma decisa.Rimasi li, no, non volevo andare dentro.-Vai dentro ho detto- sta volta la sua voce si alzò di qualche ottava

Alzai il volto verso il cielo stellato, era una serata decisamente fredda, intorno a noi era completamente buio se non la luce aranciata di un lampione in lontananza.

Respirai profondamente, dalla mia bocca, a causa del freddo, uscì una nuvoletta di vapore che svanì velocemente nel buio.

Mi scese una lacrima, non so per quale motivo ma sentivo che voleva uscire.

-Tu non hai idea...- Alessandro ruppe quel silenzio carico di tensione.

-Di cosa? di cosa non ha idea? spiegami perchè io non ci stò capendo più nulla...spiegami- L'ultima parola la dissi più a me stessa che a lui, ma penso che la sentì ugualmente.

-Tu non hai idea di ciò che mi fai!- disse con il volto rivolto a metà tra me e il vuoto.

Gli occhi smarriti, ed io ero smarrita quanto lui.




 

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Capitolo 10
*** X° capitolo ***


Non riuscivo a capaire, o meglio capivo fin troppo bene ma, no! non era possibile, o forse non avevo capito realmente, avevo frainteso quelle parole.

Sentiì la porta di ferro pesante aprirsi dietro di me, non mi girai, rimasi di spalle a fissare quell'uomo che non sapevo più chi fosse, che ora si nascondeva tra le sue braccia impedendomi di vedere il suo volto.

-Giò? Giò dai dobbiamo andare, vieni via di li- Rora mi prese un braccio tirandomi verso di lei, ero inerme, impotente, senza alcuna forza fisica.

In neanche un mese la mia vita aveva preso una piega assurda, Alessandro, Mettew, l'autista, la situazione in generale.

Mi mossi lentamente verso la porta, lanciai un ultima occhiata a quell'uomo e scomparvi dietro quella matassa di ferro arruginito.

L'unica cosa che ricordai fu il rientro in casa, il letto e poi più nulla.

°°

Mi svegliai tardissimo, probabilmente era pomeriggio, forse le 15, non mi interessava e non volevo saperlo; sapevo solo che il giorno dopo sarebbe riniziata scuola, rimasi a letto per tantissimo tempo.

Presi il cellulare dal comodino senza distogliere il mio sguardo dal vuoto più totale.

Sbloccai il piccolo schermo artificiale, nessun messaggio, nessuna chiamata persa, niente di niente.

Lo scaraventai alla fine del letto. Avevo come un vuoto dentro, una pesantezza morale, ero...piena, sul punto di scoppiare, forse se avessi pianto sarebbero usciti tutti quei pensieri dalle lacrime e dopo sarei stata meglio, ma più ci provavo e meno ci riuscivo...non riuscivo neanche a piangere, che schifo.

Mi girai e premetti il viso contro il cuscino...cominciai ad urlare, ad urlare più forte che potevo, la gola mi bruciava da morire e mi facevano male le tempie, ma ne avevo bisogno.

Mi scostai solo per riprendere aria e poi ricominciai ad urlare per almeno altre tre volte consecutive, fino a quando non sentii qualcosa di umido, mi scanzai e vidi il cuscino impregnato del mio sangue.

Mi toccai il naso istintivamente. - No no no no no!! Oh no, cazzo cazzo cazzo cazzo!- Corsi al bagno e riempii il lavandino di acqua gelida fino a quando non fu sufficiente per immergerci completamente il volto.

Misi il volto dentro, il mio corpo fu attraversato da una scarica di brividi violenti.

Tremai qualche secondo e poi aprii gli occhi, ero ancora con il volto immerso nell'acqua, vedevo il sangue fuoriuscire e creare giochi,onde, riccioli sinuosi e morbidi a contatto con l'acqua, li vedevo crearsi e poi svanire.

Rimasi a fissarli per un bel pò quando mi ricordai di dover riprendere aria.

Tirai la testa fuori dall'acqua e riempii i polmoni con grosse boccate d'aria, le mani strette al bordo della ceramica bianca del lavandino, tanto strette da sbiancare le nocche.Tremavo.

Mi guardai allo specchio. Gli occhi rossi, il viso bianchissimo, le labbra viola a causa dell'acqua gelida.

Presi l'asciugamano e lo premetti violentemente sul viso per far cessare quelle gocce suicide che cadevano dal mio viso.

Gurdai la mia immagine riflessa nello specchio. Dicono che il nostro cervello ci vede cinque volte più belli di quello che siamo...se io mi vedo brutta significa che agli occhi degli altri sono un cesso con le gambe, ma no! non era un fatto di bellezza o meno, di quello non me ne frega nulla...era un fatto di persona,il mio essere, il mio "io" interiore..chi ero realmente? quel'era il mio scopo in questo mondo?

Non seppi darmi una risposta, come la mancanza di risposte a tutte le doamande esistsenziali che una persona possa farsi.

Rimasi tutto il giorno dentro casa, il cellulare squillò più volte, ma non risposi mai, non volevo sentire nessuno.

Volevo, o meglio Dovevo restare da sola. Domani avrei visto tutti, ma per oggi niente visiste, niente volti, niente persone.

°°

"...

I, I wish you could swim
Like the dolphins, like dolphins can swim
Though nothing,
nothing will keep us together
We can beat them, for ever and ever
Oh we can be Heroes,
just for one day..."

David Bowie suonò dal mio cellulare, lo cercai a tentoni sul comodino per spegnere quella maledetta sveglia.

Mi stiracchiai tra le coperte ancora calde. Guardai l'ora, le 6 e 45.

Dopo un'estate di sonno non potevo svegliarmi alle 6 e 45 così, di punto in bianco, senza preparazioni mentali.

Mi buttai letteralmente controvoglia fuori dal letto, andai in bagno e mi feci una doccia veloce.

Misi un jeans a sigaretta, all star bianche, una maglietta anonima come le scarpe e una felpa blu.

Misi un pò di mascara, legai i capelli in una morbida coda di cavallo, presi lo zaino ed uscii.

Le ragazze il primo giorno di scuola si fanno sempre carine, la vedono come un'occasione speciale, in realtà lo facevo anch'io fino a qualche anno fa, poi ho capito che vestirsi carine il primo giorno per presentarsi i restanti 9 mesi in tuta non serviva a nulla.

E' vero, alcune ragazze, ansi quasi tutte le ragazze della mia scuola, anche in tuta erano carine, sempre abbinate, io rimanevo davvero anonima, mi reputavo "normale" forse troppo normale.

Aspettai alla fermata dell'auto per 10 minuti prima di vedere il cotral blu andare a rilento smisurato nelle strade ancora deserte.

Alzai la mano per farmi vedere, questo si fermò aprendomi le porte, salii i tre gradini

-Buongiorno- dissi contro voglia all'autista, così tanto per essere un minimo gentile.

-Ooooh buongiorno, ma guarda chi si rivede, sta volta sono in orario giusto?-

Alzai gli occhi per guardare in faccia l'uomo..No! non potevo crederci - Adam??- chiesi con il dubbio già risolto inconsciamente.

-Essì! tu sei...hey io non sò il tuo nome, per la rabbia che avevi quel giorno non mi hai detto come ti chiami!-

-Giorgia, mi chiamo Giorgia!- accennai un debole sorriso.

Sentii le porte chiudersi dietro di me, mi incamminai ma venni fermata dalla sua voce.

-Aspetta, dai siediti al primo posto, almeno parlo con qualcuno durante il tragitto.-

Disse continuando a guardare di fronte a se, senza distogliere gli occhi dalla strada.

Feci come mi aveva detto e mi sedetti al primo posto, fino ad allora non mi ero accorta che l'auto era quasi vuoto ad eccezione di una signorotta e una mamma con il suo bambino.

-Allora? che mi racconti?- notai i suoi occhi vagare dalla strada allo specchietto per guardarmi.

"Che ti racconto? non lo so, se vuoi ti faccio il resoconto della mia vita ma non penso sia il caso"...pensai, forse troppo a lungo perchè Adam cominciò a tossire per attirare la mia attenzione -si! scusa, riflettevo, comunque nulla, non mi va di riniziare scuola- accampai la prima scusa plausibile che potesse spiegare la mia faccia in quel momento.

-Mmm capisco- rimase vago. Fortuntamente la mia fermata arrivò subito. Suonai il campanello per aggiudicarmi la fermata.

-Già arrivata?-

-E' già, bhè ci si vede, abbozzai un sorriso e scesi dall'auto, lo vidi salutarmi mentre se ne andava.Poco strano il destino.

Mi fermai davanti l'entrata di scuola aspettando che suonasse la campanella; di Jenny neanche l'ombra, ero sola...di nuovo.

*Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin.*

Mi affrettai a salire le scale per non essere scaraventata a destra e manca dalla calca imbufalita di studenti; salire quelle scale mi ricordò il giorno dell'esame del debito, il primo incontro con Alessandro, era tutto così strano, ma ricaccia velocemente quei pensieri negli angoli più remoti della mia mente, schiacciati e oppressi dalla materia grigia.

Lessi l'orario e mi incamminai verso la mia aula, il corridoio era ancora deserto.

-Scusa? sai dirmi dov'è l'aula degli studi matematici e fisici?- mi sentii chiamare da dietro le spalle "che palle" poensai tra me e me, "un novellino"

-Si è nel secondo corr...- rimasi con le parole in gola, anche lui aveva una faccia decisamente sorpresa, non pensavo che lo avrei rincontrato così presto, e magari non oggi, il destino, sempre lui, ma sapevo a che gioco stava giocando.

Quando pensi che ti stia andando tutto per il verso giusto NON bisogna dirlo mai a nessuno, tenersi le cose, che siano belle o meno, sempre per sè, il destino è sempre pronto dietro l'angolo a distruggere ogni tua più speranzosa aspettativa; e ora mi domando...me lo ritrovavo sempre tra i piedi perchè il destino mi possa fare un'uscita a sorpresa e lasciarmi a pezzi quando meno me lo aspetto? o soltanto farmi stare terribilmente male per non so quale arcano motivo?

Il mio cuore perse un battito ma finsi di non farci caso.

-Ciao- abbozzò un sorriso, non saprei come descriverlo, ma di certo non era sincero.

-Salve proff- mi sembrava doveroso dargli del "lei" in ambito scolastico, ma non la prese molto bene, forse si aspettava un comportamento diverso da parte mia, ma decisi che da ora in poi gli avrei sempre dato del lei, era un mio professore e non potevo permettermi certe libertà.

-Comunque l'aula di matematica è nel secondo corridoio, quello dietro di lei, la seconda porta a destra; scusi ma...- lo guardai negli occhi, erano speranzosi(?) Nonono ero semplicemente io che mi stavo facendo un film colossale, come mio solito, ma avrei dovuto togliermi questa brutta abitudine; mi davo sole false aspettative su cose palesemente irrealizzabili - scusi ma ora devo andare, non vorrei fare tardi a lezione-

Il proff si guarò attorno come per farmi notare che non c'era ancora nesusno nell'edificio

-emm si, sisi certo, arrivederci e...e grazie!!- il volto pallido ora sembra ancora più magro e spigoloso, si girò e lo vidi andare via, impettito, con la sua 24h e la sua giacca nera di pella "alla matrix" , mentre andavava via lo vidi esitare ancora un attimo, si fermò, vidi che sospirava dall'alzata delle sue spalle, scosse la testa e riprese la sua camminata spedita.

Gli diedi le spalle e mi affrettai ad arrivare in classe, dove venni accolta tutt'altro che in maniera delicata da Jenny, mi saltò praticamente addosso.

-Hey hey hey, calma!-

-Calma un cavolo, stupida non ti sei fatat più sentire- la strinsi e sorrisi, la sua magica iperattività mi avrebbe sicuramente distratto da tutto...e da tutti, e così fu. Passai un primo giorno di estrema tranquillità, mi faceva piacere, finalmente potevo essere serena.

-hey...hey...pppsssss, Giò...giorgiaaa- mi girai al sussurro di Jè, i suoi occhi vagano a destra e sinistra, dal proff al foglietto su cui stava scrivendo -Girati, giati che ti stà guardando-

Mi girai lentamente e vidi gli occhi della proff fissi su di me, gli concessi un sorriso a 32 denti -scusi, cercavo i...i fazzoletti!- annuii energicamente con la testa con la speranza che servisse a confermare la mia versione dei fatti.

La proff di inglese si abbassò gli occhialetti con la doppia lente sul naso, mi osservò e li ritirò su, tornando con il suo sguardo sul libro di testo.

-tiè...tieniiiii- sibilò ancora dietro le mia spalle, feci roteare gli occhi al cielo e accennai un sorriso divertito dalla situazione.

Presi velocemente il foglietto e tornai al mio posto, sta volta nessuno sguardo assassino.

"Oggi andiamo a pranzare al MC, poi facciamo compere e poi andiamo in cioccolateria, ho voglia di cioccolata calda con la panna..e zucchero di canna....e zuccherini colorati...e del thè rosa...e poi...ok basta, ti prego, fai la cicciona con me...ti prego...ciccioniamo insieme*

Portai una mano alla bocca per nascondere una risata, gli risposi sullo stesso foglietto disegnando una signorotta cicciona con in una mano un pasticcino e con l'altra mimava un "ok"

Glielo lanciai letteralmente dietro.

-Ahh porco giuda...- la sentii imprecare, aveva dato una ginocchiata tremenda, il tonfo tra rotula e ferro si era sentito in tutta la classe.

Mi sentii pizzicare il sedere. Era il suo modo di dirmi che mi voleva bene.

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Capitolo 11
*** XI° capitolo ***


-Ti prego basta non ce la faccio più- dissi allontanando la tazza di cioccolata calda e panna dalla mia vista.

-No!! no no no devi finirla, hai detto che avresti fatto la cittadina di "cicciopanza" con me.-

Ribattè Jè facendomi notare il contenuto cioccolatoso misto di panna nella sua bocca, distolsi lo sguardo -Che schifo Jè eddaiii, chiudi la bocca- non lo avessi mai detto, passò i seguenti 5 minuti a farmi vedere perennemente il contenuto schifoso nella sua bocca.

-Ohhh nono nono Giòò, ma volevi avvertirmi??- cominciò a sbraitarmi contro

-Ma di cosa?- non riuscivo a capire a cosa si riferisse.

-Cioè c'è un figo colossale e tu non mi dici niente? mi fai fare 'ste figuracce, ti odio...sei proprio una cicciopanza-

Mi girai divertita per vedere chi fosse questo "figo"

Stomaco vuoto, occhi spalancati, fiato corto...Matt.

Mi girai di scatto verso Jè; rimasi impietrita, dritta sulla sedia i muscoli tesi al massimo mi facevano male ma rimanevo così, non azzardavo a muovermi per non catturare la sua attenzione.

-Oh, ohi Giò, che hai??-

-Shh shhhh zitta zittaaaa...allora? se ne è andato?-

-s-si; ma lo conosci? e che ti è preso?- vedevo la perplessità disegnata sul suo volto.

-no, cioè si, sisi lo conosco ma non volevo farmi vedere per non salutarlo, dai...dai lo sai come sono non mi piace salutare la gente-

-non ti credo per niente, ma faccio finta che tu non mi stia mentendo, non ho voglia di indagare su ciò che passa nella tua mente malata

Abbozzai un sorriso e continuai a mangiare la mia cioccolata.

Mente malata...bello schifo avere una "mente malata" il fatto che ti giochi brutti scherzi, ti fa vedere cose che non esistono o ancora peggio...ti fa credere a cose che mai accadranno...mai.

Presi l'auto ma decisi di fermarmi parecchie fermate prima di casa, volevo passare per il parco, l'unico luogo che mi dava sicurezza, calma.

Mi strinsi nel cappotto di lana morbida e grigiastra, le labbra screpolate dal freddo in arrivo, il naso rosso come le guance e gli occhi lucidi per il vento fresco.

Entrai nel parco e cercai il mio posto preferito, dentro una piccola recenzione in legno, gli alberi con le fronde larghe, mi sedetti a terra, tutto profumava ancora di erba appena tagliata e pioggia, mi misi in posizione da vedere il tramonto rossastro sparire dietro la collina.

Era tutto così magico, mi scappò un sorriso inevitabile.

Mi strinsi nuovamente nel cappotto, rabbrividii sotto quel manto di laniccia.

Non sò quanto rimasi li a terra a fissare il tramonto ma penso abbastanza a lungo da notare il cielo buio con i primi puntini stellati.

Mi alzai e notai il sedere umido...- ooooh ma fantastico, la pioggia ha attaccato bene sui miei jeans- tornai di fretta e furia a casa per togliermi quella ormai seconda pelle dal sedere.

Girai il vicolo per arrivare a casa e notai una grande macchina nera parcheggiata di fronte casa mia; di primo inpatto non la rconobbi, poi qualcosa scattò nella mia testa, spostai lo sguardo dalla macchina al cancello laccato di verde, o comunque su ciò che ne rimaneva e lo vidi li, appoggiato con una spalla sul cancello, le braccia incrociate lo sguardo basso, quando sentì la mia presenza si ricompose e accennò un sorriso accompagnato da un timido ciao con la mano.

Sorrisi di ricambio, non avevo il coraggio di avvicinarmi così lo fece lui.

-Senta, non è perchè ora sà la mia via può venirmi sotto casa come e quando vuole- in effetti nona veva alcun diritto di, ne tantomeno alcun senso.

Abbassò lo sguardo sulle sue scarpe da ginnastica nere - volevo solo chiederti scusa per l'altra sera e... niente tutto quì- fece per andarsene, di nuovo, senza tante spiegazioni, ma lo bloccai per un polso.

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POV. ALESSANDRO

Sentii la sua mano, così piccola in confronto alla mia così robusta attorcigliarsi attorno al mio polso, mi fermai di scatto.

Fino ad ora ero sempre stato io a cercare un contatto con lei, invece ora era lei a cercarne uno con me, o forse cercava solo di non farmi scappare per l'ennesima volta, ebbene si, ho trent'anni e ancora scappo da tutto e soprattutto da tutti...

Ero nervoso davanti a lei, diventavo nervoso per nulla, tutti i pensieri e le parole che avrei voluto dirle mi morivano in gola, soffocate dalla consapevolezza.

No! non era amore assolutamente e No! non era neanche attrazione, non so cosa potesse essere, non ne avevo la minima idea eppure qualcosa dentro di me mi portava sempre a lei, mi sentivo...protettivo, si ecco estremamente protettivo nei suoi confronti, e non sapevo il perchè.

Mi girai verso di lei, piccola, gli occhi verdi bassi sulla strada umida,vedevo che sospirava più volte, lo vedevo dalle sue spalle che si alzavano e abbassavano a ritmo regolare, e dalla sua bocca usciva una nuvoletta di vapore, probabilmente stava facendo una gran fatica, ed io ero li, impotente davanti a lei, impotente perchè non ho la più pallida idea di come comportarmi ma ero io l'adulto, anche se lei dimostrava di esserlo molto meglio di me, dovevo prendere in mano la situazione.

Stavo per toglierle la mano dal polso ma lo fece prima lei, la nascose dietro alla schiena come se avesse peccato.

Tirò su gli occhi e li punto fissi nei miei, il verde con il nero, la luce con il buio, la notte con il giorno.

Non riuscivo a sostenere a lungo il suo sguardo ma non potevo neanche abbassarlo, chissà cosa le passava ora per la testa.

La sentii prendere fiato -Scuse accettate, ora vado che domani c'è scuola e non ho ancora finito i compiti, arrivederci- la sua voce era bassa, quasi impercettibile, si stava giustificando con me quando ero io quello che avrebbe dovuto farlo.

-...s-si...sisi vai a fare i compiti che è meglio- mi ero impallato nei suoi occhi, sul suo viso ovale, sulle sue lentiggini e sui suoi capelli castano dorato.

Scossi la testa e ripresi almeno un minimo delle mie facoltà mentali.

Mi sorrise debolmente e sparì dietro il cancello arruginito.

Tornai a casa, era così silenziosa e anonima. Preparai un bagno caldo e misi a riscaldare la cioccolata calda.

Non so per quanto tempo rimasi nella vasca -Oh cazzarolaa!!-

Uscii dalla vasca ancora nudo e con i gioielli di famiglia a penzoloni, il sapone ancora in alcune parti del corpo, lasciai una scia di pedate bagnate sul parquet seguite da altre goccie grossolane e residui di schiuma.

Corsi in cucina a spegnere i fornelli, avevo salvato per un pelo la cioccolata, o meglio la mia cena.

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POV GIO'

Rientrai in casa, continuavo a non capire l'attegiamento di "questo uomo" entrato con non so quale scopo nella mia vita.

Ero bombardata dall'ansia - Santa divinità però, non si può vivere così!! ma ti pare che un'adolescente debba vivere costantemente con l'ansia, l'angoscia, le pippe mentali quotidiane?? e dai cazzo....Destino oramai mi hai traviato l'esistenza, cos'altro vuoi da me? è? dimmelo ti prego perchè io questa situazione non la reggo più!!- urlai appena entrata in casa, ne avevo bisogno, dicono che il destino è sempre nascosto dietro l'angolo, bhè magari urlando mi avrebbe sentito meglio.

Lanciai, scazzata, la borsa a terra, mi tolsi con violenza il columbia, la peggor cavolata che potessi fare.

A causa della rabbia lo tolsi con tanta violenza da farmi sfreggiare il viso dalla chiusuralampo

-Cazzo!- corsi in bagno a guardare il danno, un taglio ce partiva dallo zigomo fin sotto il mento

- oooh ma fantastico!!- sciacquai e disinfettai la ferita

"Che periodo di merda" dissi tra me e me, effettivamente era davvero un periodo difficile, ma penso che ce l'abbiano tutti...penso.

Feci della cioccolata calda con panna per addolcire il mio umore, come se quel giorno ne av

ssi bevuta poca, ma daltronde sarebbe stata la mia cena, in qualche modo dovevo soddisfarmi, almeno in qualche cosa.

 

 

 

Heilaaaa :3 scusate se questi capitoli sono un pò emm...scritti un pò a cavolo ecco! Dovete perdonarmi ma a causa dell'occupazione a scuola devo recuperare un sacco di verifiche e quindi stò sotto esame costantemente, chiedo venia, giuro che per Natale farò un CAPITOLONE!! :3 Grazie mille ancora per le visualizzazioni, siate buoni con me in questo capitolo, lo so che non è un gran chè, ma in ogni storia ci sono sempre dei capitoli più noiosi...bacii e al prossimo capitolo ^_^

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Capitolo 12
*** XII° capitolo ***


I seguenti mesi passarono velocemente e arrivò in fretta Dicembre, le vacanze, i dolci e le pance gonfie, ma soprattutto i regali.

Era arrivato il 24 Dicembre, la vigilia... una persona aspetta con ansia Dicembre per le vacanze e i regali e poi in men che non si dica finisce tutto.

Il Natale è pura ipocrisia, le persone, i parenti stanno insieme una volta all'anno facendo finta che tutto vada bene e che tutti si vogliano bene, per poi il giorno dopo non filarsi come i restanti 364 giorni dell'anno...fortuna che ci sono i regali.

Quest'anno il Natale si sarebbe fatto a casa nostra, nonostante sia una piccola casa.

Mamma e papà erano finalmente tornati dai loro viaggi infiniti per lavoro e almeno per questi tre giorni saremmo potuti stare insieme.

E' ancora presto e noi finiamo di cucinare, addobbare e ...si, mangiare.

-Maaaa l'hai presa la tovaglia rossa? quella con i bordini oro?- le urlai dalla cucina mentre finiso di creare tartine e stuzzichini vari.

-Si già l'ho messa ma, Giò, hai visto tuo padre?- la casa era quella che era possibile che fosse scomparso?

Lasciai le tartine sul vassoio di cartone argentato e andai a cercare papà.

Lo trovai nel suo studio, con le spalle rivolte verso la porta e in mano un grande libro.

Mi avvicinai silenziosamente, gli misi una mano sulla spalla, non alzò gli occhi, sapeva perfettamente che ero io...non stava leggendo ma stava guardando un albu di foto di famiglia, me ne passarono alcune veloci davanti che conoscevo come le mie tasche, loro erano spesso fuori per lavoro e mi mancavano terribilmente, quindi quando sentivo la loro assenza in maniera pesante mi chiudevo nello studio di papà a sfogliare gli album.

Vidi delle rughette comparire sul viso di papà, stava sorridendo e come se mi avesse letto nella mente chiuse il libro e si girò verso di me.

-Mi dispiace sai? mi dispiace davvero tanto lasciarti quasi tutto l'anno quì da sola, senza nessuno, ti penso sempre e penso a te la sera, nel tuo letto, da sola...è proprio il fatto che tu sia da sola che mi disturba, il fatto che se dovessi fare un incubo, nonostante la tua età, tu non possa venire a letto da noi a raccontarlo, il fatto che se dovesse succedere una qualsiasi cosa tu sei da sola e non puoi fare molto.

Si lo so che sei forte e che te la cavi, te la sei sempre cavata e sono orgogliosissimo di te, sono davvero fiero, sei una ragazza responsabile e so che non fai cavolate, ma mi dispiace perchè io e tua madre ci sentiamo dei genitori pessimi, tutte le sere parliamo di te, e anche se non ti chiamiamo preghiamo sempre Dio che tu possa stare bene....sai che in lui non crediamo molto, ma mi piace pensare che possa esserci qualcuno a sorvegliarti, o che magari possa mandarti qualcuno sulla terra soltanto per il puro scopo di vedere se stai bene...e...sai quant'è difficile per me dirti tutto questo perchè sono timido, di poche parole, o perchè ti mostro il mio affetto in altro modo, ma sappi che ti amo, sei la mia unica figlia e non voglio che più in la i nostri rapporti possano degenerare fino a scomparire..ecco tutto.-

Rimasi li, immobile senza fare o dire nulla, ero così felice in quel momento che non seppi trattenermi così saltai letteralmente in braccio a mio padre, lo abbracciai forte e l'unica cosa che gli dissi, e forse la più importante fu -Siete dei genitori fantastici e vi amo- A queste parole mio padre ricambiò l'abbraccio stritolandomi ma mi andava bene così, per sdrammatizzare gli assestai un pugnetto sul braccio e sorrisi -Ora niente scuse, alza le tue chiappe quarant'enni e vieni a fare le tartine anche tu-

Sorrise e mi seguì in cucina. Preparammo le tartine più schifosamente buone che ci potessero venire in mente; i parenti cominciarono ad arrivare, e la serata andò avanti così, tra risate, sorrisi e abbracci, finti o meno ma per ora nessuno si lamentava.

Arrivò anche la parte dei regali comprati tra le imprecazioni e incazzature varie nei centri commerciali.

Mi avvicinai a mia madre - Mà, io vado in bagno un attimo- Mi sorrise e mi poggiò una mano sulla schiena.

Ero sempre ansiosa di andare in bagno quando c'era gente a casa, non so percchè ma era una cosa che mi metteva a disagio.

Sentii suonare alla porta. Pensai fosse qualche parente rimasto fuori perchè andato a fumare, ma poi riflettei sul fatto che nella mia famiglia pochissime persone fumavano e sta sera non erano neanche presenti.

-O sisi tranquillo darò la lettera a Giò, ansi, vuoi che te la chiami?- sentii solo la voce squillante di mia madre, ma non riuscii a sentire la risposta della persona.

Mi sbrigai per andare a vedere ma quando arrivai in soggiorno mamma aveva appena chiuso la porta -Giò è arriv...- gli saltai addosso e presi la lettera la aprii e su un foglietto c'era un'equazione matematica senza senso ma la sua somma portava ad un cuoricino con scritto accanto "sorry".

Guardai mia madre, la sorpassai e scesi le scale due a due nella speranza di trovarlo ancora giù, arrivai fuori e sentii l'aria gelida abbattersi con violenza sul mio viso.

Mi fermai, era tutto bianco e continuava ancora a nevicare, l'unica cosa a fare luce erano qualche lampione sparso sul marciapiede.

-Ti sembra il modo...-presi un attimo fiato, lo vidi girarsi con ancora le mani nelle tasche del cappotto nero e la sciarpa grigia avvolta fin sopra il mento.

Alzai la busta bianca e la sventolai sulla mia testa -Ti sembra il modo di scusarsi? presentarsi a casa mia il giorno dell vigilia lasciando una lettera? pensi che questo basti per scusarti di tutte le fottute pippe mentali che mi hai fatto fare in questi 4 mesi? Io non lo so per quale motivo sei entrato nella mia vita, non lo so, e sai cosa? me lo chiedo tutti...tutti i santissimi giorni, e sai un'altra cosa? non so darmi una risposta! sei solo un professore? io non credo!- La neve mi si posò sul maglioncino grigio bagnadolo e cominciai a sentire le ciglia pesanti a causa della neve.

Rimase impassibile difornte a me, l'uncia cosa a cambiare furono i suoi occhi, divennero lucidi...non so se per le mie parole o per il freddo, ma mi fecero scattare, vedere quel nero pece inumidirsi era terribile.

-Non puoi scappare da tutto, dalle spiegazioni, dalle situazioni...non puoi scappare da tutti....non puoi scappare da me- l'ultima frase era più un sussurro, ma ero certa che mi avesse sentito.

Tirò fuori la mano dalla tasca e si tirò giù la sciarpa, facendomi intravedere la sua bocca, le sue labbra piene e un pò screpolate e le sue guance incavate e bianche.

-In questi ultimi mesi non ti ho cercata, non ti ho incontrata e non ti ho incrociata neanche nei corridoi della scuola, ma non potevo non pensarti, io non so cosa sia tutto questo...scappo perchè sono terrorizzato, scappo perchè tu sei un'alunna e non voglio andare via da questa scuola...preferisco pensarti e vederti in silenzio tutti i giorni piuttosto che mettere nei casini me e te...soprattutto te- prese un attimo di tempo che mi sembrò infinito, ma non mi azzardai a parlare, volevo e dovevo sapere fino a che punto sarebbe arrivato- Ma... ma ora non siamo a scuola e...e io devo liberarmi da questa angoscia- in quel momento non capii più nulla lo vidi semplicemente scattare verso di me sentii le sue mani affusolate di scatto tenermi la testa, i suoi occhi si tuffarono per un attimo nei miei, sentii il suo alito sul viso, sapeva di tabacco e menta, e poi assaporai quell'odore.

Le sue labbra cercarono le mie, non c'era più alcuna distanza tra noi, erano affamate le une delle altre, le sue labbra piene che cercavano le mie si inoltravano e io non avevo alcuna intenzione di intralciare il loro corso.

Le sue mani passarono tra i miei capelli, sentii dei brividi lugo la schiena, mi aggrappai ai lembi del suo cappotto.

Petto a petto, corpo a corpo, le punte delle mie scarpe che toccavano le sue. Una mano scivolò fin dietro la nuca, erano segni di desiderio, di incontrollabilità di ciò che stava succedendo e io non volevo che si controllasse...almeno per sta volta.

Era un bacio lungo e magico, il cuore oramai era arrivato alle stelle, il suo odore faceva da padrone e le sue labbra comandavano il tutto, giocavano con le mie e sembravano non stancarsi. Ci ricordammo di prendere fiato, era stato un bacio "pudico" fino all'ultimo, ma prima di staccarsi sentii la sua lingua calda passare leggermente sul mio labbro inferiore, quel gesto mi fece partire gli ormoni a mille, ora ero davvero partita, ma questo viaggio non aveva previsto il biglietto del ritorno.

Poggiò la sua fronte sulla mia, ci fissammo senza dire una parola per non sò quanto tempo, ma quel silenzio era carico di sott'intesi e frasi che non avevamo bisogno di pronunciare.

-Se non ti tiri sù ti farà male la schiena- gli sussurrai per sdrammatizzare tutta quella situazione, effettivamente la sua altezza sovrasta di non poco la mia, e per...baciarmi...si era dovuto piegare un pò.

Mi sorrise, un sorriso vero, sincero - se questo è il prezzo da pagare per...baciarti...allora posso anche diventare gobbo- sorrisi di rimando, non mi era mai successa una cosa del genere, ero sempre stata la ragazza timida che aveva sempre avuto un solo fidanzato con un grande amore mai rimarginato... e poi?? e poi a me..proprio a me accade tutto questo...forse è vero che la vigilia di Natale è un giorno magico.

-Io..- dovevo tornare su, era ovvio che non volevo ma di certo non mi sarei fatta vedere come la ragazzina arrapata del professore e accollosa come un acozza, non era nella mia natura, preferivo essere realista.

-Io devo tornare su, i miei mi avranno dato per dispersa- abbassai lo sguardo automaticamente, come se avessi commesso un peccato.

Sentii le sue mani stringermi sulle guance e tirarmi su il viso fino a far incontrare i suoi occhi con i miei - Non devi sempre giustificarti, o abbassare lo sguardo...non con me almeno, non farti mettere i piedi in testa perchè sei timida, io adoro la tua timidezza, anche se eccesiva, adoro il fatto che non riesci a guardare negli occhi le persone per paura di sostenere uno sguardo, adoro il tuo arrossire sempre, anche per una stupidaggine, il tuo modo di spostarti i capelli dietro le orecchie o passarti più volte una mano sul braccio per distogliere l'ttenzione degli altri dal tuo viso...ma con me non hai bisogno di fare tutto ciò, io sono il primo che scappava difronte a te- Abbassai nuovamente lo sguardo, e come per dare conferma a ciò che aveva detto spostai una ciocca di capelli dietro le orecchie, lo sentii sorridere e in poco tempo mi ritorovai sommersa dalle sue braccia.

Tenevo le mani contro il suo petto, mentre le sue braccia mi circondavano le spalle, il mio viso era letteralmente scomparso, ma potei sentire il suo battito, il suo cuore, accelerava ad ogni contatto.

-Dovresti calmarti, o ti esploderà il cuore- Lasciò l'abbraccio, mi prese una mano, mi guardò fisso e lo vidi abbassarsi all'altezza del mio petto, poggiò un orecchio dove si sarebbe dovuto sentire il cuore. Ero imbarazzata, cioè, aveva un orecchio su una mia tetta in pratica, ecco era...imbarazzante.

-Forse è il caso che ti cominci a calmare anche tu-

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Capitolo 13
*** XIII°capitolo ***


-Clà sono già due ore che giriamo per il centro commerciale senza meta, dai su davvero non mi importa del vestito, ne troverò uno a casaccio nell'armadio e quello andrà benissimo, non preoccuparti non...- Claudia si girò di scatto verso di me ammutolendomi con un solo sguardo,il suo sguardo da serial killer. Claudia era fissata con la moda e l'idea di "prendere un vestito a casaccio nell'armadio" le avrebbe fatto sicuramente ribrezzo. Alzai le mani come per scusarmi -Ho capito! stò zitta, scusa!- Mi rispose con un sorrisetto di circostanza, mi prese per mano e corse verso un negozio -Oddio entriamo quì, mio dio mio dio guarda quanta bella roba, o mio dio- Al posto delle pupille le erano usciti due cuoricini stellati. Io e la moda non andavamo molto d'accordo, mi fermavo all'abbinamento dei colori ma poi per il resto vestivo sempre molto..normarle, forse un pò troppo, Claudia, come per consolarmi ovviamente, mi diceva sempre che vestivo talmente normale che diventavo sciatta. Fare shopping non mi piacevaparticolarmente, ma se c'era un occasione importante Claudia era la prima ad accompagnarmi ovunque, ma soprattutto a darmi consigli. -Allora, prendiamo questo, si questo mi piace, poi questo e questo, oooooh guarda quello che carinooo, prendiamo anche questo- Si fermò dandomi le spalle, si girò verso di me e mi osservò. Vedevo i suoi occhi fissi sui miei fiancotti e sulle tette. -Bhè devo dire che hai una bella forma a clessidra, hai tante tette, però hai la vita stretta quindi...mmmm si, decisamente una M, ecco vai a cercare una M di questi due vestiti io vado a cercare le altre.- Fece per allontanarsi, ma la fermai subito, un dubbio o meglio una preoccupazione mi balenò in testa -Scusa ma...le tette? dove le metto le tette in una M, cioè mi si schiacceranno!- le palpai platealmente nel negozio.
Claudia mi guardò con lo stesso sguardo con cui mi aveva guardato dieci minuti prima.
-Uff, "chi bella vuole apparire un poco deve soffrire", occhei mi è chiaro, vado a cercare le taglie-
Cercai le desiderate M  mi rincontrai con Clà davanti i cameirni e cominciai a provare vestito dopo vestito ma non me ne piaceva neanche uno, non che non fossero belli, ma non rendevano affatto su di me.
Spostai la tendina bianca del camerino - Senti Clà per favore facciamola finita, mi stò solo demoralizzando, non mi stanno bene, e poi io allafesta di capodanno a scuola non voglio venirci-
Quest'anno per non so quale motivo la scuola aveva deciso di organizzare una festa di capodanno, ma la cosa che mi aveva sconcertato di più è che quasi tutti avrebbero partecipato. Si sarebbe tenuta nella palestra, alcune ragazze e ragazzi si erano presi la responsabilità si addobbare la palestra, almeno per renderla più presentabile, mentre altri ragazzi si sarebbero occupati del buffet, in cambio avrebbero preso dei crediti extra alla fine dell'anno.Uno scambio equo direo.
-Senti- sentenziò Claudia- Lo ammetto non ti stavano un gran chè sinceramente ma, lasciami provare l'ultimo, lo ho visto prima e cavolo....è fatto apposta per te, vado a prenderlo, però ti prego,non farti condizionare-
Non so quale arcana meraviglia avesse visto, ma sembrava davvero sincera quindi decisi di fidarmi almeno per quest'ultimo vestito. Tornò dopo pochi minuti con un abitino nero e color pesca.
Lo scollo a cuore fatto di tulle arricciato su sè stesso color pesca, il velo nero che partiva sotto un fiocchetto di raso legato sulla vita, sotto il velo nero ce ne era uno leggermentre più lungo sempre color pesca, finiva appena sopra il ginocchio, lo guardai e rimasi incantata, era così semplice e allo stesso tempo così bello.
Claudia si avvicinò al mio orecchio - E' l'ultimo rimasto...ed è una M...io penso sia destino- mi sussurrò leggermente facendomi partire una scarica di brividi lungo la schiena. Lo presi e mi chiusi in camerino, lo appesi e lo fissai per un attimo...-A noi due-
Lo misi senza guardarmi allo specchio, sciolsi la cipolla momentanea e feci ricadere i capelli un pò arricciati a causa dell'elastico.
Poi mi voltai e aprii piano gli occhi sperando con tutta me stessa che fosse quello giusto.
Tirai un gridolino e subito Clà spostò la tenda per vedermi.
Spalancò gli occhi e gridò anche lei assieme a me -O mio dio..o mio diooo, sei un incanto, no aspetta devo immortalarti in qualche modo, aspè prendo il telefono, oh mio dio vestita così sei davvero uno schianto...te lo avevo detto che era il vestito adatto a te-
Io rimasi semplicemente meravigliava con un sorriso a 32 denti fisso come un'ebete.
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Oramai era passata qualche ora dal mio aquisto, ero tornata a casa, avevo fatto una doccia ed ora ero pronta per vestirmi, truccarmi e...guardarmi con un pò di ammirazione.
Avrei dovuto prendere l'auto per andare a scuola e avrei dovuto trovare un passaggio per tornare a casa.
Mi finii di preparare, spruzzai acqua di gioia su tutto il collo e sui polsi, ritoccai il trucco leggero, il tempo di prendere cappotto e chiavi di casa che uscii subito.
L'auto passò poco dopo il mio arrivo, appena in tempo e fortunatamente era anche quasi del tutto vuoto, non mi piaceva quando c'erano dei vecchietti malati di sesso che facevano commentini sporchi sulla lunghezza della gonna, del vestito o per qualsiasi altra cosa.
Per strada c'erano pochissime macchine così arrivai in orario a scuola senza alcun problema.
Ero titubante ad entrare, mi sentivo un pò in imbarazzo con quel vestito, con i tacchi e tutto il resto... e se fossi stata l'unica?  e se non fosse arrivato ancora nessuno?
Mi feci coraggio ed entrai nell'edificio, scesi le scale, girai per i vari corridoi fino ad arrivare alla palestra, da fuori si sentiva la musica il che mi tranquillizzò,  fuori c'era un ragazzo incaricato di lasciare dei numeretti corrispondenti al proprio cappotto e da rispresentare alla fine della serata a meno che tu non volessi regalarlo o morire di ipotermia.
Lo salutai, presi il biglietto e timidamente entrai nella palestra.
Fui sollevata nel vedere già un sacco di gente, almeno sarei potuta passare inosservata tranquillamente.
-tesoroooo, uhuuuu siamo quì- mi girai, vidi Jenny e le altre salutarmi, ricambiai il saluto con la mano, poi vidi i loro occhi posarsi e fissarsi su di me...poco dopo ripresero a guardarmi negli occhi con facce sbalordite - si lo so, sono una strafiga- sdrammatizzai ma era tangibile il mio imbrazzo. -Nono...a parte i scherzi...sei davvero una strafiga colossale-
Passò un pò di tempo, la palestra cominciò a riempirsi sempre di più, e fino a quel momento non avevo ancora concepito l'idea che questa sera ci sarebbero stati anche i professori.
Diventai involontariamente rossa e spostai un boccolo un pò sfranto dietro l'orecchio.
Mi avvicinai al tavolo per prendere qualcosa da bere e far scendere quella palla di ansia formatasi in gola.
Dopo alcune canzoni "sanguina orecchie" ne misero una...una in particolare, la mia preferita "Genesis" ( http://www.youtube.com/watch?v=VKyNGSPX_8g )
Sorrisi come una cretina mentre prendevo da bere, mi accorsi che cominciai a muovermi lentamente e con la testa ad andare a ritmo.
Mi girai dando la schiena al tavolo e continuando a muovermi, i miei occhi vagarono per la palestra e involontariamente andarono a finire dalla parte opposta a dove mi trovavo io.
Vidi una schiera di gente, girai gli occhi e per un attimo andarono a finire nelle iridi nere di Alessandro, rigirai subito la testa verso di lui e Ale fece lo stesso, ci guardammo per un secondo, poi lo vidi strozzarsi con ciò che stava bevendo, qualche proff gli diede delle pacche sulla schiena per farlo riprendere,li vidi preoccupati quindi probabilmente si era strozzato pesantemente, non sapevo se sorridere per la situazione o preoccuparmi perchè probabilmente gli era entrata della sangria nei polmoni.
Lo vidi fare cenno ai colleghi per dire che stava bene, poi riprese a guardarmi, mi sentii imbarazzata ma non riuscivo a distogliere gli occhi dai suoi, vidi i suoi buchi neri vagare su di me, la cosa mi mise ancora di più a disagio ma non sapevo come distogliere la sua attenzione.
Realizzai, gli feci cenno di no, per fargli capire che non doveva guardarmi perchè se ne sarebbero potuti accorgere, lui di ricambio si guardo a tornoò,vide che nessuno lo guardava, mi fece spallucce e sorrise. Sorrisi anch'io...si mi faceva sorridere, e cazzo se mi piaceva sorridere. 
 
 
 
Perdonatemi se è tutto un po' troppo attaccato ma non so cosa gli sia preso al sito, poi vabbè non sto' con il mio computer e mi rimane un po' più difficile...scusatemi comunque...questo capodanno sarà particolare...spero vi piaccia il capitolo p.s. BUON ANNO A TUTTE/I siete anche voi dei "strafighi" :D vi voglio bene...ciao ciao!! :3 (copiate e incollate il link della canzone su youtube, ascoltatela magari vi amplia l'immaginazione)

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Capitolo 14
*** XIV° capitolo ***


-Ciao!- disse rigirandosi il bicchiere di plastica bianco tra le mani, non mi guardava, teneva lo sguardo fisso sul bicchiere, ma sul suo volto c'era traccia di un sorriso che voleva nascere.
-Ciao!- risposi di rimando senza distogliere gli occhi dalla pista dove stavano "ballando" alcuni ragazzi. -Non dovresti essere quì, accanto a me, potrebbero pensare qualcosa!-
-E cosa dovrebbero pensare? è semplicemente un professore che stà parlando con una sua alunna, niente di più-
Non osavamo guardarci in faccia, ci fu un momento di silenzio...non sapevo cosa dire, non dopo quel...bacio.
-s-sei...sei molto bella sta sera, cioè il vestito è molto bello, non che tu non lo sia, tu sei molto bella,cioè non bella in quel senso..uff..-
Sorrisi, era inevitabile, un uomo di 30 anni che andava nel panico a parlare con una ragazzina era una cosa decisamente comica.
-Grazie, il vestito lo ha scelto Claudia e io...bhè io..-
-Tu sei davvero bella- Rimasi impassibile, *tum* una botta dritta al cuore, una martellata in pieno petto.
Girai la testa, rimasi con lo sguardo all'altezza della sua spalla, passò qualche istante prima di far incrociare i miei con i suoi, mi stava guardando, durò un secondo quel legame, quella scossa, distolsi lo sguardo ributtandolo, senza guardare, sulla pista.Ero solo pensierosa.
-Io.-
Mi guardò...di nuovo. Mi sentivo i suoi occhi addosso ma stavolta non lo avrei guardato.
-Io vado un attimo fuori...a...a prendere una boccata d'aria-
Posai il bicchiere sul tavolo ed uscii.
I tacchi rieccheggiavano sull'asfalto umido del cortile, mi strinsi le braccia al petto convinta che il calore corporeo sarebbe aumentato, avevo lasciato il giacchetto al ragazzo dei bigliettini e sinceramente ero troppo presa per pensare a coprirmi.
Dalla bocca usciva una nuvoletta di vapore disperdendosi velocemente nell'aria scura della sera, mi sedetti su un gradino e lasciai cadere la testa tra le mani.Pesava.
Pesava di pensieri di paranoie di convinzioni assurde, il cervello pesava, sarebbe scoppiato da un momento all'altro,sicuro.
Provai a piangere, mi sforzai forse con le lacrime sarebbe scivolato via tutto...forse erano salate perchè stavano a significare che i pensieri andavano via...i pensieri salati non sono mai facili da digerire...ma nonosante i miei sforzi non uscì nulla se non un grande mal di testa.
Sentii della stoffa posarsi sulle mie spalle nude ed infreddolite, alzai leggermente lo sguardo.
La stoffa era nera e pesante, profumava di tabacco e menta, fu quel piccolo particolare a farmi capire.
-Dovresti coprirti o prenderai freddo-
-e quindi?-
-Potresti ammalarti-
-e allora?- le mie domande erano sincere, pensavo che con quel bacio sarebbe cambiato qualcosa, ma così non fu, ero semplicemente più confusa e sostenevo la mia convinzione, ovvero che mi aveva baciata solo per togliersi uno sfizio...quanti uomini vanno con ragazze più giovani solo per sfizio? ma no! non mi sarei fatta usare solo per placare le sue voglie.
-e allora poi ti ammaleresti!- 
-senti mi dici dove vuoi arrivare?- sbottai togliendomi la sua giacca dalle spalle e porgendogliela.
La prese e vidi il suo volto marchiato da un grande punto interrogativo...non era difficile da capire la mia reazione, dopottutto avevo solo scoperto il suo gioco...che povera e stupida illusa.
Dal giorno di Natale non ci eravamo più sentiti o meglio visti, siccome non avevo nessun recapito per rintracciarlo.
Pensai a come mi aveva fatto sorridere prima in palestra, e a come, goffamente, mi aveva detto che ero bella...tutte cazzate, avevo riflettuto su ciò solo quando la mia testa prese ossigeno appena uscita da quelle quattro mura.
-Mmm te lo spiego in parole semplici poichè vedo che sei fuori di te per non so quale motivo!
Allora è facile, seguimi, dovresti coprirti perchè prendi freddo, se prendi freddo ti ammali, se ti amamli non vieni a scuola, e se non vieni a scuola io...io non posso "semplicemente" vederti per i corridoi e la cosa renderebbe le mie giornate semplicemente pesanti e noiose.- disse rimettendomi la giacca sulle spalle.
Mi confondeva terribilmente, ero arrivata alla conclusione che mi imbastiva questi concetti così.. "teneri" solo per ammorbidirmi e farmi cadere ai suoi piedi, sapeva di essere un uomo affascinante e giocava questa carta, solo non capisco perchè con me e non con una donna della sua età o che comunque non fosse una sua alunna.
Alzai lo sguardo, rimaneva inpiedi, dritto come sempre, lo sguardo vuoto verso non so cosa, le mani nelle tasche dei pantaloni neri come la pece in contrasto con la sua pelle così chiara.
-Ho capito il tuo gioco sai? Sei un uomo di trent'anni e molto affascinante, giochi questa carta per farmi cadere ai tuoi piedi e approfittarne, per toglierti i tuoi schifosi sfizi e..-
Mi morirono le parole in gola quando vidi i suoi occhi spalancati e la bocca semi aperta.
-e...- non riuscivo ad andare avanti, così l'unica cosa che feci fu togliermi la giacca dalle spalle lasciarla sul gradino ed andarmene ma così, ovviamente, non fu.
Mi prese per un braccio, poco sopra il gomito e mi costrinse a girarmi.
Mi guardai il braccio, corrugai la fronte e lo guardai -Lasciami-
-No- rimaneva impassibile i suoi pozzi neri e profondi fissi nei miei, la  bocca stretta  e lo sguardo...preoccupato.
-Ho detto lasciami- cercai di divincolarmi ma senza risultato
-ho detto no, ti ho lasciato andare via una volta, ora basta... io non lo so, non ho la più pallida idea del perchè, non mi capacito di come tutto ciò sia potuto succedere, ma sento che stò bene con te,non so perchè un alunna...forse il destino vuole metterci alla prova? forse! e io gli darò la prova che se stò bene con una persona, se stò bene con te, non faccio l'errore di allontanarla... so, lo sento che anche per te è così, ma tu sei spaventata e vuoi allontanarmi...non farlo...ti prego.-
Non aveva mai avuto gli occhi così sinceri...potevo fidarmi? non lo so, non ci si può fidare di nessuno, ma le sue parole avevano azionato in me un meccanismo che forse non avevo mai provato...fiducia.
E successe tutto così in fretta.
Tirò il braccio che stava stringendo verso di se facendomi avvicinare vertiginosamente a lui, poggiai involontariamente le mani sul suo petto, giusto perchè stavo perdendo l'equilibrio, non ero abituata con i tacchi... e mi abbracciò, in un abbraccio caloroso, soffocante, confortevole, mi sentivo protetta, le braccia decisamente "pompate" mi stringevano le spalle, facendo scomparire la mia piccola figura.
Rimanemmo così per qualche minuto, io rimasi avvolta nel buio delle sue braccia, sentivo il suo mento poggiato sulla mia testa, poi più nulla.
Sentii che si stava piegando, la schiena inclinata, il suo volto fece capolineo nell'oscurità, era vicino, molto vicino, il suo odore che tanto mi piaceva di tabacco e menta lo sentivo sul volto, impregnandomi le narici, poi sentii il suo naso sfiorare il mio, ed è li che arrivò un'altra martellata in pieno petto *tum* un misto di dolore e piacere....i corvi nello stomaco.
Si accorse del mio disagio, lo sentii sorridere
-ssshh- sussurrai
Così dannatamente vicino, mi stava facendo morire, ma non si decideva, così preso in mano io la situazione.
Mi avvicinai io per prima, rimasi con la bocca ad un millimetro dalla sua, poi la dischiusi ed assaporai quelle labbra morbide e piene, in quel momento mi accorsi di quanto mi fossero mancate dopo un solo bacio, ma sta volta non dovevo tornare in casa.
La barba mi solleticava il mento, ma non mi azzardai a staccarmi da lui, non ne avevo alcuna intenzione.
Secondo dopo secondo quel bacio si fece sempre più intenso, le labbra si muovevamo più esigenti, si erano mancate, desiderate e ora si erano ritrovate... sciolse l'abraccio, mi mise una mano tra i capelli e una dietro l'incurvatura della schiena spingendomi di più verso di lui.
Non osavamo staccarci, le mie mani scivolarono involontaramente dietro il suo collo, passavo le dita tra il collo e l'inizio della schiena, lo sentii irrigidirsi, spostò anche l'altra mano tra i miei capelli, il bacio in quel momento divennè ancora più intenso, sentii la sua lingua calda cercare la mia,si trovarono e si abbracciarono.
*Pum pum pum...pumpumpumpumpum* Ci staccammo in quel momento, nei suoi occhi vidi scie di luce, erano i fuochi d'artificio,era arrivata la mezza notte, era capodanno.
Mi morsi il labbro inferiore, come per nasconderlo, timido di ciò che aveva appena fatto.
Non distolse un attimo gli occhi dai miei.
-Mio Dio- sussurrò facedo aprire sul suo volto un sorriso meraviglioso,le sue labbra, illuminate dai fuochi, erano lucide a causa dei "rimasugli" del bacio le guardai e abbassai gli occhi.
Alzai un angolo della bocca soddisfatta,  sta volta non mi alzò il volto, ma abbassò il suo, mi stampò un bacio e mi abbraccio...
Guardammo i fuochi d'artificio, ma io continuai a guardarli attraverso il suoi occhi.

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Capitolo 15
*** SCUSATE. ***


Ciao meraviglie, non è un capitolo come avete ben potuto notare ma vi scrivo questo breve messaggio per dirvi che no, non sono morta o almeno credo.
Volevo scusarmi perchè è un pò che non scrivo, ma stà finendo il quadrimestre e sono stata stra-piena di interrogazioni e compiti, quindi ci tenevo a scusarmi, ma prometto che domenica mi dedicherò completamente al capitolo successivo...vi scrivo tutto ciò con umiltà poichè ovviamente non sono una scrittrice e so perfettamente che non state incollati (per fortuna) mattina e sera al pc ad aspetare che io pubblichi un altro capitolo...lo scrivo con umiltà e per correttezza verso le persone che leggono questa, chiamiamola così, storiella di una 17enne, piccole fantasie niente di più!
Niente ci tenevo soltando a scrivervi ciò, più che altro perchè mi sento una cacca quando non scrivo e mi sento come una stronza egoista...la mente malata...
Comunque Buona serata, Buona Notte e Buona vita....spero ci sia ancora qualche anima santa e positivamente disperata da leggere i poveri capitoli di una povera ragazzina, per me siete tutti invisibili, ma dietro le visite e i vostri commenti ci sono delle persone e ...io vi voglio bene *.*
-Ciao ciao Insane Mind- <3

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Capitolo 16
*** XV° capitolo ***


 

I miei partirono nuovamente, e io rimasi da sola in una casa troppo grande per una ragazzina.

Mi svegliai in un letto troppo grande per me, troppo vuoto, mi stirai le braccia sopra la testa rimanendo sotto il piumone bianco.

La camera era invasa da una luce grigiastra, girai gli occhi ancora assonnati, stava piovendo, per l'esattezza diluviava.

Il cielo ovattato di nuvole grigie, la pioggia che faceva la sua porca figura fuori quella finestra sbattendo contro il vetro riproducendo un rumore meraviglioso, il classico rumore da cioccolata calda e libro.

Eravamo ancora a Gennaio e faceva un freddo bestiale.

Uscii lentamente da sotto le coperte portandomene appresso una piccola di pail, me la rigirai attorno alle spalle ed andai in cucina.

Aprendo il frigo fui attraversata da un brivido di freddo, presi una fetta di torta e un bicchiere di latte, mi accovacciai su uno sgabello dell'isola e mangiai continuando a fissare la pioggia.

Pensai a ciò che stava accadendo in questo periodo, era tutto così strano e bello allo stesso tempo, quasi surreale.

La casa era silenziosa, quasi inquietante. Finita la colazione andai a vestirmi e dopo poco uscii di casa.

Aprii l'ombrello e mi incamminai, non avevo una vera meta, non sapevo dove stavo andando.

Le vans che rieccheggiavano rumorosamente sull'asfalto bagnato del marciapiede, i jeans congelati sulle gambe e il maglione fin soto il naso.

Dopo un'ora di camminata senza senso mi ritrovai davanti la tavola calda di Gino, sorrisi tra me e me ed entrai.

-Oooh ma chi si rivede, da quanto tempo, allora piccolè? come stai?-

Sorrisi di rimando a Gino, non so quanti anni avesse ma era sempre stato solare ed attivo

- Tutto bene grazie, tu come stai?- chiesi sedendomi sullo sgabello vicino al bancone.

-Ooh tutto bene, è tanto che non vieni, che c'è? hai trovato chi cucina per te?-

-Hahahaha nono tu rimarrai sempre il mio preferito, senti, non è che per favore potresti farmi un cappuccino? non ho preso il caffè stamattina e ancor anon mi sono svegliata del tutto-

-E che me lo chiedi? certo che te lo faccio, anzi, oggi sarai la mia cavia, te lo faccio fare dal ragazzo nuovo, sii critica se serve mi raccomando- sorrise sotto quei baffeti bianchi, con gli occhi color ghiaccio e vispi come sempre.

-Matteoo? Mat? Matita? mattarelo, insomma come ti chiami, un cappuccino alla signorina, mi raccomando, un cappuccino speciale- urlò Gino dall'altra parte del bancone, c'era l'esposizione di caramelle e gomme e non riuscivo a vedere chi fosse questa "matita".

-Si si ecco arrivo-

Lo sentii avvicinarsi -Allora ci vuole la cioccolata nel cap...-

Ci guardammo sbalorditi, entrambi con gli occhi spalancati, mi strozzai con la saliva e cominciai a tossire violentemente.

Lui rimase li a guardarmi morire.

-Oooo ragazzino sveglia, lo vedi che stà morendo, dalle dell'acqua-

-S-si si e-ecco- Prese un bicchiere lungo di vetro e lo riempì con l'acqua del rubinetto, Gino fece il giro del bancone e cominciò a darmi delle pacche sulla schiena.

Mattew posò tremante il bicchiere sul bancone e continuò a guardarmi.

-Va meglio? mi chiese Gino quando vide che stavo cominciando a calmarmi.

Feci un cenno con la testa, mi toccò i capelli e tornò dai suoi clienti.

Eravamo rimasti io e lui, faccia faccia.

-Emm...ti-ti faccio il-il cappuccino...si ecco, ti faccio il cappuccino, emm allora? ci-ci vuoi la-la cioccolata?-

Era palesemente nervoso, cominciò a balbettare e parlare senza senso, io non sapevo cosa fare, come comportarmi, cosa chiedergli, se essere arrabbiata o meno.

-No, non la voglio la cioccolata...grazie!- non distoglievo lo sguardo da lui, mi balenò una domanda in mente, come un flash "se quel giorno, a quell'appuntamento si fosse presentato invece di lasciarmi in balia di Alessandro...cosa sarebbe successo? dove saremmo ora? sarebbe andato tutto allo stesso modo?

Abbassò lo sguardo e si girò verso la macchina del caffè.

-Ecco...tieni- poggiò delicatamente la tazzina sul ripiano di legno lavorato.

Guardai la tazzina, la presie ne bevvi un sorso.

-E buono...-

-Mi dispiace-

-Di cosa? ho detto che è buono-

-Mi dispiace per quel giorno, mi dispiace per non essermi presentato, mi dispiace per non essermi più fatto vivo, ma...-

Alzai gli occhi e lo guardai, aveva gli occhi bassi e tremava.

-Se ti dispiace così tanto spiegami- dissi più a me stessa che a lui, ma ero certa che mi avesse sentito.

-Non quì, non ora-

-Bene- feci per andarmene,mise la sua mano sulla mia poggiata sul bancone-

-No, fermati, ora basta- si guardò attorno - Dai svelta, fai il giro, vieni con me.

-Ma anche no, cioè io...-

-Dai svelta vieni-

Mi tenne il cancelletto di legno aperto per farmi passare, solo in quel momento mi resi conto di quanto fosse alto.

Mi prese per una mano, come niente fosse e mi guidò fino ad uno stanzino, entrammo e in un secondo fummo travolti dal buio totale.

-Accendi la luce-

-No, mi sento meno "in imbarazzo" così-

Sbuffai -allora? cosa devi spiegarmi? no anzi, fermo comincio io...La sera, quella sera mi mandasti un messaggio, sui felice di riceverlo, era ciò di cui avevo bisogno in quel periodo, pensavo e speravo che tra noi potesse nascere una grande amicizia, il giorno dopo ho fatto i salti moratli per arrivare in tempo all'appuntamento, e invece nulla, tu non c'eri, quando pensavo che fossi arrivato mi sono ritrovata ad intrattenermi al bar con un proff di matematica...sai cosa vuol dire che mi sentivo così stupida...la ragazzina a cui hanno dato buca, ci sono rimasta davvero male, poi...-

-Sarò padre...- smisi di gesticolare e mi fermai a guardarlo negli occhi per cercare di capire se dicesse la verità o se fosse una scusa plausibile per giustificare il suo gesto...

Vedendo che rimasi in silenzio, letteralmente senza parole, prese in mano la situazione.

Si passò una mano sul viso palesemente stanco - Qualche giorno prima che ti mandassi quel messaggio andai ad una festa di un amico, conobbi una ragazza, la classica ragazza da discoteca da una botta e via.

Me la sarei dimenticata in fretta, anche perchè in testa avevo un'altra- si interruppe guardandomi, sentii le guance avvamparmi e abbassai lo sguardo.

Vedendo il mio imbarazzo riprese la parola - mi ha chiamato la mattina...quella mattina in cui dovevo vedermi con te, non so chi gli abbia dato il mio numero, forse qualche amico in comune che ci ha visti insieme, non so, fatto stà che ora mi trovo in una situazione assurda, non so come gestirla, sono andato nel panico...non voglio abbandonare quel bambino, cioè, è mio figlio, ma ho una paura colossale; non so come comportarmi -

-Ma perchè non mi hai detto nulla! Di certo non ti avrei colpevolizzato assolutamente di nulla, cioè, ti sei ritrovato in questa situazione, avrei capito, o almeno ci avrei provato-

-Avevo troppa paura; paura di deluderti perchè ti ho fatto conoscere chi sono realmente, ma raccontandoti una situazione del genere avresti pensato che fossi un povero idiota come tutti gli altri....ci tenevo davvero-

-E ora?-

-e ora mi trovo con una ragazza incinta di 4 mesi o poco più... e devo dire che consocendola meglio non è così male, ma la paura c'è comunque-

Mi venne spontaneo in quel momento di abbracciarlo, e così feci, lo guardai ammiccando un mezzo sorriso comprensivo e lo abbracciai, non si irrigidii anzi, si lasciò andare a quell'abbraccio, probabilmente ne aveva bisogno, aveva bisogno di un'amica, ed io ci sarei stata.

Dopo qualche ora e qualche chiacchiera su tutto ciò che successe in quei quattro mesi, uscii dal bar di Gino.

Ero molto più tranquilla, mi ero tolta un peso che non sapevo di avere, avevo una spiegazione e questa mi bastava per continuare tranquillamente...per ora.

Misi l'ombrello ormai asciutto nella borsa, aveva smesso di piovere ma il tempo era grigio e cupo, l'aria gelida e tagliente la sentivo scontrarsi con le labbra umide e tagliarle.

Sovrapensiero percorsi una strada alternativa a quella che facevo solitamente per tornare a casa.

Passai davanti ad una schiera di villette, le guardai attentamente, erano molto graziose, ridipinte di un ocra molto rilassante, i piccoli praticelli e i cancelli ben ridipinti.

Continuai a camminare sotto la schiera d'alberi oramai spogli che si estendeva sul marciapiede.

Sorrisi tra me e me, ero davvero tranquilla e rilassata, camminando vidi una porta di una casa aprirsi e incuriosita continuai a guardare quella porta, mi sarei aspettata una signorotta anziana pronta, con il suo carrellino, per fare la spesa...

Al contrario, vidi uscire una ragazza alta e biondissima, apparentemente molto bella, si girò per salutare qualcuno, aspettai l'uscita di un'amica, di un fidanzato...

Mi bloccai di scatto, mi arrivò una martellata dritta al cuore, ma sta volta non per l'emozione, ma di dolore.

Mi avvicinai ad un albero per sorreggermi, ma soprattutto per essere meno visibile.

Vidi la ragazza girarsi, sorridergli e stamparle un bacio... e non slla guancia.
Si poteva, un secondo prima, essere tanto felici e un secondo dopo sentirsi il mondo crolalre addosso?

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Capitolo 17
*** XVI° capitolo ***


Buttai la borsa a terra, chiusi la porta violentemente, non avevo intenzione di piangere, non lo avrei fatto, non per lui.

Avevo ragione fin dall'inizio solo che come una cretina mi sono fatta abbindolare dalle sue belle parole, dal suo bell'aspetto, dal suo profumo...da lui.

Avevo ragione su tutto, avevo ragione sui suoi sfizi, sul fatto che è un uomo grande grosso e vaccinato e di certo non sarebbe stato dietro ad una ragazzina e poi dai....quella che ho visto non era una donna...era LA donna, il classico proptotipo di donna perfetta, non potevo mettere a confronto la sua figura lunga e slanciata, il suo biondo perfetto ed i suoi occhi azzurri con la mia piccola e goffa, occhi verdi e capelli castani perennemente impazziti.

Usata. Ecco come mi sentivo...usata.

Mi chiusi in bagno buttandomi sulle mattonelle ghiacciate, la schiena al muro, piansi, non so per quanto, ma piansi abbastanza da non avere più una singola lacrima in tutto il corpo, fino a farmi male agli occhi, fino ad odiarmi perchè non avrei voluto, non dovevo, mi sentii così stupida ed ingenua.

Aprii la porta, andai in camera e mi buttai pesantemente sul letto, mi addormentai subito, l'unica cosa che ricordo è di aver pensato "non mi farò vedere triste da lui, non lo farò per lui, per dargli questa soddisfazione".

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POV. Alessandro

Stavo a 10 nell'arco di mezz'ora...dieci chiamate senza risposta e altrettanti messaggi.

-Ma che cavolo... ma che fine hai fatto!!- dissi a me stesso, possibile che non sentisse il telefono? ok, era una ragazza che con la tecnologia non centrava nulla, si odiano a vicenda, ma fino al tastino verde per rispondere ad una chiamata dovrebbe saperci arrivare!

Cominciai a preoccuparmi ma preferii non essere oppressivo, non sapevo cosa avesse, magari essendo solo il giorno prima dell'inizio delle lezioni aveva deciso di passarlo a casa lontano da tutto e da tutti...forse.

Mi connettei su facebook, vidi la casellina dei messaggi illuminata...sperai fosse lei.

Aprii con un pò d'ansia mista a speranza....possibile? possibile che a 30 anni suonati provavo determinate....emozioni.

Si perchè infondo erano questo, un grande, gigante, velenosissimo miscuglio di emozioni...dolore, benessere, paura, gioia,ansia, tranquillità, serenità,gelosia.

Aprii la casellina...un messaggio da Anna... persi un battito...non era lei.

*Sono stata davvero bene con te oggi, mi ha fatto piacere rivederti dopo tutto questo tempo, mi era dispiaciuto come ci eravamo lasciati e si, ci ho messo 5 anni per farmi avanti e parlarti.

Grazie di tutto, spero che torni tutto come prima.

Baci Anna.*

Sorrisi tra me e me presi un respiro e gli risposi.

*Ciao Anna, mi ha fatto piacere anche a me rivederti e mi fa piacere che ci siamo chiariti ma, le cose non possono tornare come prima.

Sono passati cinque anni, io sono andato avanti, con fatica ma ce l'ho fatta e non ho intenzione di ricascare in nessun tuo tranello, oggi, come mi hai salutato, mi ha lasciato parecchio perplesso ma non ho sentito nulla, mi spiace, possiamo essere amici ma nulla di più.

Buona Vita, Alessandro.*

Premetti invio e spensi il computer, guardai l'ora, fantastico avrei dormito solo 5 ore.

Trascinai i piedi fino in camera da letto, mi tolsi i vestiti e mi buttai a letto, mi addormentai pensando solo che il giorno dopo l'avrei rivista.

*dindindindindindindindindindin*

Con gli occhi ancora chiusi andai a tentoni sul comodino alla ricerca del cellulare per spegnere quella voce satanica di sveglia.

Aprii solo l'occhio destro le 6 e 30.

-Oh cazzo cazzo cazzo- mi buttai, letteralmente, fuori dal letto...nel senso che cascai proprio a terra.

Corsi in bagno, mi lavai velocemente la faccia, misi il primo maglione e il primo pajo di jeans, presi un caffè al volo, amaro come l'amore e scappai da casa.

Fortunatamente trovai subito parcheggio, spensi, chiusi la macchina e corsi verso la scuola...non capisco per quale motivo andavo così di fretta, dopotutto ero un professore, se avessi fatto 10 minuti di ritardo nessuno mi avrebbe chiesto la giustificazione.

Corsi a per di fiato fino alla scuola.

-G-Giorno Fernando- salutai il bidello con la schiena ricurva su me stesso e le mani posate sulle ginocchia per cercare di riprendere fiato.

-Giorno proff...vuole un bicchiere d'acqua?-

-No no grazie, vado in classe- mi avvicinai alla cattedrai di Fernando per leggere l'orario della giornata, avrei avuto un primino ora.

Arrivai fino al secondo piano, sentivo i ragazzini che facevano chiasso, urlavano, probabilmente esultavano perchè avevo fatto 20 minuti di ritardo, con la speranza che oramai non venissi più.

Un ragazzino uscì dalla classe e si bloccò a metà strada, mi vide, sorrise -Giorno proff-

-Giorno Andrea, dai entra in classe che iniziamo la lezione- lo vidi abbassare gli occhi dispiaciuto, *mi spiace piccoletto, ma io devo fare il mio lavoro*

Era finita anche la terza ora, tra cinque minuti ci sarebbe stata la ricreazione, non avevo pensato a Giò neanche un attimo e no sapevo se esserne fiero o dispiaciuto, solo ora che avrei potuto vederla nei corridoi da un momentò all'altro mi fece salire un pò d'ansia, venni preso da una leggera tachicardia.

Stavo per scendere le scale quando una voce dietro di me mi fece fermare -Proff? proff Raffaelli scusi..- Mi girai lentamente -Oh buongiorno preside, mi dica tutto-

-Si salve, senta lei ora ha da fare?-

-Mm no veramente no, ho un'ora libera..c'è qualche problema?-

-Veramente si, il 4A ha un'ora di buco, e avrei un assoluto bisogno di qualcuno che gli facesse supplenza, non posso lasciare la classe scoperta e lei è la mia unica speranza-

No! no che palle, non mi andava di fare una supplenza, non e avevo alcuna voglia, avevo una stramaledettissima ora libera e volevo godermela.-

-Si lo so che le dispiace, non piace a nessuno fare le supplenze ma posso darle un piccolo aumento, la prego, oggi a causa della pioggia stiamo con pochissimi professori e il 4A ha bisogno di qualcuno, oggi sono pochissimi anche loro, dovrebbero essere in 6 o 7, la prego-

Di tutto ciò che mi aveva detto ero rimasto a *le darò un piccolo aumento*

Con un piccolo aumento di certo non ci avrei fatto nulla, ma mai sprecare queste opportunità

-Va bene! non c'è problema, la faccio io la supplenza, mi dica solo in che aula si trovano, vado subito dopo la ricreazione-

-Ooh grazie mille Alessandro, lei mi ha salvato, comunque sono nell'aula di italiano, quella piccola infondo al corridoio, oggi appena ha finito venga da me che le do il suo aumento, ora scappo che devo fare anch'io una supplenza, a dopo caro-

Feci un cenno con la testa ed uscii da scuola, andai a prendere un caffè al bar vicino, fantastico, una supplenza dove ci saranno ragazzi sboccati che non faranno nulla se non lanciarsi palline di carta impestate di saliva, e le urla delle ragazzine quando vedranno le palline di carta tra i loro capelli...fantastico.

Arrivai nell'aula di italiano con 10 minuti d ritardo.

-Buongiorno ragazzi!-

-Giorno proff, ma lei ci fa supplenza? che manca italiano?-

-Si oggi vi faccio supplenza, il proff Mercenari è rimasto bloccato nel traffico e probabilmente non verrà...allora? che vol...-

Oh bontà divina... la guardai, cercai il suo sguardo, incrociò per un secondo i miei occhi e li riabbassò subito sul foglio su cui stava scarabocchiando

-Porff che succede?-

-No...nonono niente, dicevo che se non avete nulla da ripassare potete fare quello che volete purchè non facciate chiasso-

Stava li, appiccicata all'ultimo banco, con la schiena sul muro,le cuffiette nelle orecchie, le ginocchia strette al petto e il blocco da disegno sulle gambe. Così piccola.

Non avevo la più pallida idea di come attirare la sua attenzione, di come comportarmi, così tirai fuori i compiti delle terze e cominciai a correggerli, ero distratto, ma di certo ora come ora non potevo farle alcuna domanda o comunque non potevo interagire con lei.

Presi il tablet, entrai su facebook e le scrissi in chat, le sarebbe arrivata la notifica sul cellulare.

*hey* enfatizzai il mio saluto banalissimo con un piccolo smile giallo

poco dopo vidi il visualizzato, la guardai di sottecchi e vidi che stava mettendo via il cellulare.

Continuavo a non capire...aveva il ciclo? aveva fame e quindi era nervosa?...avevo fatto qualcosa di cui non mi ero reso conto?

-Proff posso andare in bagno?-

Alzai lo sguardo, Giò, in piedi di fronte a me.

-S-si certo emm vai pure- che ebete.

Uscì senza degnarmi di uno sguardo. -Ragazzi vado a prendere delle cose in segreteria, mi raccomando se dovete andare in bagno aspettate che rientri la vostra compagna, non fate casino, torno subito.

Uscii in fretta e furia dalla classe, mi avvicinai alle sue spalle furtivamente, le presi la mano facendola girare.

-Mi dici che hai?-

Strattonò la sua mano via dalla mia.

-Non.azzardarti.mai.più.a.rivolgermi.la.parola- scandì bene ogni singola parola, fece per andarsene, mi guardai un attimo attorno, poi la presi e la trascinai nello stanzino prima delle porte dei bagni.

Fummo travolti dal buio, cercai l'interruttore senza successo, l'unica fonte di luce a rischiarare appena lo stanzino era uno spiraglio di luce che proveniva da una finestrella coperta parzialmente da un cartone, mi avvicinai a questo e lo buttai per terra.

La stanzetta si richiarò lasciando il suo viso nella penombra, la scia di luce grigiastra-ocra che divideva i nostri corpi metteva in evidenza la polvere leggera e dorata che si dileguava nell'aria.

-Mi dici cos'hai? cosa ti ho fatto?- sussurravo per non farmi sentire ma avrei voluto urlare, urlare per capire, urlare per sfogarmi, urlare per farmi sentire dal mondo intero.

Passò qualche minuto prima che rispondesse -Nulla, tu non fai mai nulla- mise la mano sulla maniglia, fece per aprirla ma la richiusi subito.

Non usciamo di quì finchè non abbiamo chiarito.

Era così pallida, gli occhi assenti, sembrava come se fosse in agonia. Cominciai a preoccuparmi.

-Non ti devo per forza delle spiegazioni- ribattè

-No, non sei obbligata ma...per favore..dimmelo-

-Ecco che ricominci con il tuo finto buonismo, pensavo fossi un uomo maturo, ma in effetti avevo ragione...sei maturo solo per i tuoi trent'anni, perchè come persona ti comporti esattamente come i ragazzini, provano un giocattolo, ci giocano per un pò, ma quando si sono stancati di giocarci ecco ce ne cercano uno nuovo. che povera stupida illusa che sono stata. E mi fa ancora più schifo aver dato ragione a ciò che sospettavo.-

Rimasi a bocca aperta, non sapevo cosa dire, non sapevo come controbattere, come difendermi, non sapevo su cosa andare a parare perchè non avevo capito a cosa si riferisse.

-ooooh ma dai, quanto sei stronzo, fai ancora finta di nulla, vuoi che mi metta una parrucca bionda, due grandi occhi azzurri e darti un bacio a fior di labra per farti capire? fai finta di nulla come per negare, mi fai solo tanta...tanta pena-

*Anna*

Abbassai la testa scuotendola, porca puttana, aveva visto e non sapevo cosa dirle, se le avessi detto la verità avrebbe sicuramente creduto alla scusa più banale del mondo, ma dovevo spiegarle.

-Non ho la più pallida idea di come tu abbia trovato casa mia e non voglio saperlo, ma voglio dirtela una cosa,quella biondona come la chiami tu, non è assolutamente nessuno, occhei lo ammetto è stata il mio più grande amore, sono passati cinque anni e io sono riuscito a superarla definitivamente due anni fa, si è fatta viva per non so quale arcano motivo e non so come ha trovato il mio indirizzo, abbiamo parlato e abbiamo chiarito, ieri sera sono rimasto deluso nel vedere che l'unico messaggio che avevo su facebook era il suo e non il tuo.

Mi ha detto che vorrebbe tornare ciò che eravamo prima, le ho risposto di no, perchè sono andato avanti...tieni guarda-

Le porsi il telefono aperto sui messaggi di facebook, non lo prese subito, mi guardò fisso negli occhi per un momento interminabile.

-Non voglio vedere-

Fui deluso, non voleva vedere, non voleva credermi, fantastico, bella merda, per una volta che stavo davvero bene.

Ala testa per cercare la tasca per tolgiere il cellulare di mezzo... sentii le sue braccia avvolgermi timidamente, quasi impercettibilmente la vita.

Rimasi di pietra ma ci misi poco ad abbandonarmi a lei.

La stringevo, mentre il suo era un abbraccio leggero, impercettibile, timido come lei.

Sorrisi appoggiando il viso sulla sua testa, le narici furono invase da un profumo di fragola...se quello non era il profumo dell'amore allora non so come potrebbe essere.

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Capitolo 18
*** XVII° capitolo ***


POV.Giò

 

"I wish you were here" sorrisi davanti allo shermo luminoso del cellulare.

"Non vale citare i Pink Floyd per addolcirmi" sorrisi e lo inviai, poco dopo sentii il cellulare trillare.

Mi alzai dal letto e misi l'ipod nello stereo facendo partire wish you were here dei Pink Floyd, tornai sul letto sfatto, il pigiama troppo grande per me, il buio della stanza che mi avvolgeva, l'unica cosa a rendere meno buia quella stanza era una piccola lampadina luminosa a forma di stella.

Presi il cellulare e aprii il messaggio " devo citare per forza frasi già esistenti, altrimenti sarei troppo scontato*

*Balle, tutte balle vado a letto che IO domani ho scuola...IO* scrissi velocemente, sorrisi al sarcasmo idiota del mio messaggio e lo inviai.

Non arrivarono più messaggi, in compensò mi chiamò.

-Non puoi chiamarmi!-

-E perchè no? sono un impedito con sti cavolo di messaggini-

-Non puoi chiamarmi, l'FBI potrebbe rintracciare le nostre telefonate, tu potresti finire in galera per pedofilia-

-Ma io dirò che tu eri consenziente!-

-e io negherò tutto- passò qualche secondo di silenzio poi scoppiammo a ridere entrambi.

-Bhè dai vatto a letto sul serio, IO e sottolineo IO domani ho scuola, non accompagno un primo a vedere qualche museo antico visto e rivisto senza ascoltare la guida o fare comunque nulla-

-Ma come ti permetti? i primi sono terrificanti, sono iper-attivi, non si fermano un attimo, ed inutile accompagnarli ovunque, tanto non ascoltano.-

-Ma stai zitto va, che domani prenderai la giornata stipendiata non facendo nulla, io invece non prendo una lira e starò sei ore con la schiena piegata sul banco...se sovessi diventare gobba e ciecata, con l'artrosi alle mani a forza di scrivere ti piacerei comunque?-

-E' una domanda a trabocchetto vero? comunque umm...fammi pensare..mmm no! probabilmente mi butterei su Anna-

Gli attaccai in faccia.

Mi richiamò quattro volte, alla quinta gli risposi.

-Vecchio decrepito che non sei altro, schifoso matematico sfigato, scienziato fallito che non sei altro, fisico andato a male, cosa vuoi da me? vai da quella battona biondo ossigenato di Anna...-

-Hhahahahahahaha siamo gelosette èh!!-

-No! un par di ciufoli sono gelosa, ho solo detto ciò che penso-

-Se mai dovessi diventare gobba, cieca e con l'artrosi alle mani ti.... ti vorrei bene comunque....sempre!-

-Mmmm faccio finta di crederti, comunque seriamente vado a dormire, ci sentiamo domani sera-

-Perchè domani sera?-

-Domani pomeriggio ho una visita, è da un pò che ho dei dolori strani alla schiena e vorrei farmi controllare!-

-Mmm va bene, poi dimmi come è andata, ci sentiamo domani sera, ciao piccola, un bacione-

Attaccai.

Sorrisi al cellulare.

Mi buttai sotto le coperte e sognai, non ricordo cosa ma sognai qualcosa di bello.

-----------------

La campanella dell'ultima ora suonò, mi precipitai alla fermata dell'auto; pranzai con un tramezzino delle macchinette di scuola, inutil descriverlo.

Arrivò con soli 5 minuti di ritardo, salii sul cotral e mi preparai per il lungo viaggio mettendo le cuffiette ed il trillo al cellulare per avvisarmi quando sarei arrivata...più o meno.

Dormii.

*bbbrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrbbbbbbbbbbbrrrrrrrrrrrrrrrrbbbbbbbbbr*

-Oh santissima divinità- sobbalzai sul sedile grigistro e sfaldato dell'autobus, bloccai la vibrazione, ero arrivata, finalmente.

Entrai in ospedale ed aspettai il mio interminabile, lungo, ansioso, sfiancante turno.

-Giorgia Arcangeli- la voce squillante dell'infermiera gridò il mio nome, controllai l'ora, erano passate due ore da quando ero arrivata.

Mi alzai, l'infermiera mi sorrise e mi fece cenno di seguirla, così facendo mi portò in un lungo corridoio bianco costeggiato da porte celestine con su scritto le varie specializzazzioni.

L'odore di disinfettante, di troppo pulito, di...malattia mi fece venire la nausea.

Le vans rieccheggiavano silenziosamente sui pavimenti tirati a lucido (apparentemente) color celestino-grigio come le porte.

Era tutto così triste.Gli ospedali mi avevano sempre messo tristezza, l'idea che in quel grande edificio erano "racchiuse" almeno un centinaio di persone tutte malate, chi più gravemente e chi meno, tutte con qualcosa che non funzionava...perchè? perchè alcuni meccanismi nelle persone non dovevano funzionare fino a fale rinchiudere in quattro mura dove altra gente, in grado di aggiustare quei meccanismi arruginiti, deve aiutarti per farti fare una vita migliore? ..la vedevo come una grande prova di umanità fondamentalmente,ma la trovai altrettanto triste.

-Bene cara, aspetta quì il tuo turno- mi disse l'infermiera dalla voce squillante, con il suo piccolo camice bianchissimo, gli occhi cerchiati dalla stanchezza e la cartellina trasparente tra le mani.

-Ancora? cioè devo ancora aspettare? oddio..- rigirai gli occhi e mi lasciai cadere sfranta su una sedie metallica ghiacciata.

-Lo so cara, è una gran rottura, ma pensa che poi non avrai più problemi alla schiena- mi buttò in faccia un sorriso di circostanza e si dileguò nel corridoio da cui eravamo appena arrivate.

-Un controllo alla schiena? brutto segno, spero per te che non sia nulla di grave- Una voce pacate e profonda arrivò dalla mia destra.

Non avevo proprio fatto caso a lui da quando ero arrivata.

Girai lentamente gli occhi per osservarlo, rimasi male, male nell'animo.

La pelle talmente bianca e sottile da far vedere nitidamente le vene violacee, il viso segnato dalla stanchezza, il contorno occhi scuro rendendo gli occhi ancora più incavati, come le guance completamente scavate.

Gli occhi nero pece, bellissimi, ancora vispi, ancora speranzosi...ma ciò che mi turbò maggiormente fu la sua calvizzia perfetta.

-Si lo so scusami, non devo essere uno bello spetacolo, perdonami-

-N-no scusami tu, se ti ho....osservato-

Mi sorrise, un bel sorriso, le labbra erano ancora piene e rosee.

-Piacere, Federico-disse porgendomi la mano, la guardai per un secondo, bianca, magra, i nervi e le vene in evidenza.

La strinsi -piacere Giorgia- dissi sfavillano uno dei miei miglior sorrisi.

-Uhmm Giorgia, gran bel nome...ah comunque io ho il cancro-

Una pugnalata in pieno petto...cosa avrei dovuto rispondergli? comemi sarei dovuta comportare? optai per la disinvolture nel ricevere quell'informazione.

-Umm ok, a me fa male laschiena-

Lo vidi abbassare la testa e ridere tra se e se.

-Grazie!-

-per cosa?-

-Per non avermi compatito, per non avermi detto "oh mio dio mi dispiace" e tutte le solite stronzate, è una malattia come un'altra, è un pò come il raffreddore, solo un pò più forte.

D'altronde in alcuni paesi i bambini muoiono per il raffreddore quindi si, posso dire che il cancro è come il raffreddore-

Sorrisi di rimando.

-Quant'è che hai il cancro?-

-Sono quasi tre mesi, è una rottura colossale, ho sempre la nausea e na volta a settimana devo venire quì per fare questa fottuta chemioterapia che ha totalmente eliminato tutto quel gran pezzo di gran ciuffo nero che avevo.-

-Hhaahahaha bhè dai, quando andrà a fanculo potrai farli ricrescere-

-Puoi giurarci, anche perchè 'stà bestia di "raffreddore" lo eliminerò e come se lo eliminerò...però sono preparato sai?

-A cosa?-

-All'eventualità che il "raffreddore" possa prendere il sopravvento, sono preparato alla..morte, non dovrebbe essere nulla di che, sò per certo che ho il 55% di probabilità che io possa non farcela.

-Più della meta?- rimasi esterrefatta, la combattività di questo ragazzo era qualcosa di assurdo, la sua positività, ma anche la sua razionalità, era fantastico.

-Oh...ohohooh sisi più della metà, il cancro vince quasi sempre sulla salute, la morte sulla vita, la malattia sulla guarigione...è così....è la natura.

Dopo mezz'ora sentii la voce squillante dell'infermiera chiamare il mio turno, guardai Federico e gli sorrisi.

-Tu...emm-

-Si tranquilla, rimango quì!- mi abbandonai al suo sorriso pieno di coraggio ed entrai.

La visita durò poco e il medico, dopo avermi fatto una tac mi rassicurò dincendomi che i miei dolori erano probabilmente dovuti alla postura quindi di stare solo attenta.

Uscii dallo studio del medico, mi guardai intorno...di Federico neanche l'ombra.

Chiusi la porta alle mie spalle e mi incamminai con uno strano senso di dispiacere e malinconia.

-Hey...hey hey hey, dove credi di andare-

Mi girai sorridente come una cretina di prima categoria.

-Ero andato a prendere dell'acqua, che c'è? due minuti che non ti stò tra i piedi e già scappi? dai forza andiamo al bar, facciamo la colazione delle 17.- Mi fece l'occhiolino e mi raggiunse.

Uscimmo da quelle quattro mura disinfettate, lo vidi imbacuccarsi tra cappotto, sciarpa e cappello.

Gli occhi neri leggermente velati di lacrime per il freddo.

Mi portò in una tavola calda deliziosa con uno stile vagamente olandese:il legno scuro decorato, le vetrate che davano sulla strada, la signorotta un pò paffuta dietro il bancone, con il suo grembiulino azzurrino, e le lucine attorcigliate alla ringhiera del piano superiore.

-Buongiorno!- disse Federico attraversando la porta di vetro. -Ci darebbe un tavolo per due perfavore?-

-oh certo cari, venite seguitemi-

Seguimmo la signorrotta che ci accompagnò ad un tavolo vicino ad una vetrata che dava su un paesaggio meraviglioso. Si vedeva il cielo rosa e arancio diviso da delle nuvole sottili ma ben delineate.

-Allora ragazzi? cosa vi porto?- disse tirando fuori dalla taschina contornata di merletto un blocchettino ed una penna.

-Umm per me un frappè al cioccolato e fragola e una fetta di crostata alla fragola....ah e anche una ciambella.... ah quasi dimenticavo, anche un succo alla pesca grazie!-

Lo guardai con un grande punto interrogativo stampato in faccia...dove la metteva tutta quella roba? sorrisi e abbassai la testa sul menù.

-Umm per me...mmm..per me un cappuccino con cioccolato e dun cornetto semplice grazie!- sorrisi dando alla signora il menù di cuoio marrone.

Mi girai verso Federico, aveva la fronte corrugata, come se avessi fatto qualcosa di sbagliao.

-Che c'è?- sbottai sorridendo.

-Un cappuccino ed un cornetto??-

-E allora? sei tu quello che ha preso il mondo-dissi incrociando le braccia e guardandolo con aria di strafottenza, era ovvio che avevo raione io.

-Sei a dieta?-

-Cosa? no perchè? oddio dovrei vero?, si lo so non sono molto filiforme...oddio aspetta chiedo alla signora cicciotta se mi elimina l'ordine- mi assalì un senso di ansia, come se sapevo di aver fatto qualcosa di sbagliato, come se quel cappuccino e quel cornetto fossero la mia condanna a morte.

-Hahahahahaha oddio nono, non disdire l'ordine, non volevo assolutamente dire che sei grassa, anzi, il fatto che tu non sia "filiforme" non mi dispiace affatto, quelle magre o che comunque sono fissate con la pancia piatta non le reggo, cioè dai... se stai con una persona, intendo in momenti più...emm- tossì nervosamente, sapevo dove voleva andare a parare ma lo lascia finire, mi divertiva vederlo a disagio.

-Dai su hai capito!!- finì abbassando lo sguardo sl èportatovaglioli con cui stava giocando.

-Ecco a voi ragazzi, ciambella,crostata, frappè e succo di frutta per te- disse a Federico mentre gli mette tutta quella roba sotto il naso - e il cappuccino con il cornetto per la tua ragazza, buon appetito cari, spero che le pagherai la merenda disse la signora a Federico facendogli l'occhiolino.

Ci guardammo,ancora non mi ero resa conto di che occhi davvero belli avesse, poi d'un tratto fece spallucce e mi sorrise - Bhè "amore" mangiamo!-

Risi di gusto e cominciammo a divorare la nostra merenda.

Passai un pomeriggio particolare ma decisamente interessante, parlammo di tutto, quando tornai a casa mi buttai sul divano ad ascoltare un pò di musica, pensai a quel pomeriggio, al fatto che non mi sarei mai aspettata da me stessa di prendere un'iniziativa del genere, cioè di uscire un pomeriggio con una persona che avevo conosciuto in mezz'ora, mi aveva ispirato da subito fiducia ed, essendo realista, forse anche un pò cinica ma decisamente poco veritiera con me stessa, pensai automaticamente al fatto che, avendo il cancro, non avrebbe potuto farmi nulla o che comunque non potesse essere un pazzo omicida.

Pensai che durante quelle due ore di estrema tranquillità ero stata me stessa con un perfetto sconosciuto, ci scambiammo tutti i nostri interessi, anche qualche segreto, infondo mi trovavo dall'altra parte della cità dove non consocevo assolutamente nessuno, dove non dovevo portare maschere ed essere assolutamente me stessa, dove potevo parlare con Federico tranquillamente il quale avrebbe potuto giudicarmi solo attraverso ciò che gli avrei raccontavo e nulla di più...fu davvero bello.

Mi addormentai sul divano, scordandomi completamente di Chiamare Alex.

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Capitolo 19
*** XVIII° capitolo (Noi) ***


-Buongiohooo- sbadigliai senza farmi scrupoli davanti mezza scuola

-Complimenti, belle tonzille, davvero affascinati- il sarcasmo mattutino di Jenny non mi toccava minimamente, avevo dormito si e no 6 ore, per di più sul divano...una pacchia.

A risvegliarmi fu il trillo di un messaggio.

*Ci vediamo dietro la palestra tra 5 minuti*

Sorrisi, un appuntamento clandestino, fantastico!

-Senti Jè, io mi sa che non entro, o forse entro in seconda non lo so, ora decido, sono troppo stanca-

-Bugiarda!-

-Che?- panico panico panico panico

-Ti ho visto come sorridevi come un'ebente davanti al cellulare...non dovresti dirmi qualcosa? o raccontarmi...qualcosa..-

-Emm no, nono dai su seriamente non c'è nulla, è che sono davvero molto stanca, cioè dai ho dormito pochissimo, me ne vado a casa ci sentiamo dopo- le stampai un bacio sulla guancia e corsi via prima che potesse fermarmi.

Quella donna mi metteva un'iquietudine della miseria.

Dopo cinque minuti esatti mi ritrovai dietro la palestra, scavalcai il recinto e *straaap*

-Ma porco Giudaaa!- tirai su una gamba per guardare meglio l'interno coscia -stupidi fusò!-

-Hahahahahaha bhè dai, non si vede tato- stava li imbambolato con una spalla poggiata la muro e la sua solita giacca lunga di pelle nere, metre cercava di soffocare una risata.

Lo guardai torvo -stà zitto!-

-Hahahahahahahahahahahahaha ohoho scusami ma hahahahahah-

-Uff, quanto ti odio, cioè dai ma ti pare, sono proprio i fusò dei cinesi questi, non si possoo strappare così a buffo e poi...- le sue labbra si poggiaroo esigenti sulle mie, un bacio veloce e caldo -era l'uico modo per farti stare zitta!-

-Allora dovrei parlare più spesso!- sfacciai il mio sorrisetto malizioso, lo vidi mordersi un angolo del labbro inferiore.

Mi avvicinai vertiginosamente a lui, si, per arrivare al suo viso dovevo mettermi in punta di piedi, dettagli imbarazzanti della mia diversa altezza.

Sorrisi, gli guardai le labbra, vidi i suoi occhi chiudersi pronti ad assaporare il bacio, lo feci avvicinare e poi gli misi un dito sul naso tirandolo su

-maialinooo!-

Rimase a guardarmi, con il naso a maiale, scoppiai in una risata contagiosa, cercava di contenersi ma poco dopo sbottò anche lui.

-Dai ti faccio tornare giovane per un pò!-

-fidati, sono molto più giovane di quello che sembro!- sentenziò, sapevo benissimo che odiava quando gli facevo notare la differenza d'età, ma era il mio primo divertimento in assoluto.

Gli stampai un bacio a fior di labbra -dai su coprimi!-

-c-cosa?-

-Dai coprimi, hai anche la giacca lunga su, mettiti davanti a me, di spalle a me e coprimi.!-

-Ma che devi fare!-

-Devo spogliarmi!-

-C-cosa? e perchè? cioè che devi fare?-

-Oggi avrei avuto ginnastica, ho la tuta nello zaino, non posso di certo andare ingiro con i pantaloni bucati, dai forza coprimi!-

Si mise di spalle frontale a me, aprì la sua giacca nera e mi avvolse, probabilmente era scomoda come posizione, ma ci avrei messo pochissimo.

Mi spogliai velocemente -Aaaah cavolo, non trovo il verso della tuta, dai aiutami, girati piano, non scoprirmi-

-Oh santo cielo, sei il dito nella piaga, cosa ho fatto di male per meritarmi una capocciona come te! dai forza dammi quì!-

-Aspetta che metto la tuta e poi te la faccio pagare, su girati-

Divenni, per un piccolissimo arco di tempo, rossa, non avevo pensato al fatto che ero in mutande davanti a lui...l'unica fortuna è che indossavo mutande nere neutre e non le classiche super colorate con i polipetti.

-Umm, ecco tieni, dai infilali che sennò prendi freddo-

Prese i lembi della giacca e li porto all'altezza delle mie spalle, poggiai una mano sulla sua spalla e con l'altra tirai su i pantaloni...facemmo un casino assurdo per infilare una tuta.

-Oooh...ohohohohoh oddio!- persi l'equilibrio e finii con la faccia spalmata sul suo petto e le mani ancora strette ai fiachi del pantalone infilato pe rmetà.

-Hhahahahahaha oddio, io lo so, lo so che mi farai morire prima del previsto, ne sono più che certo dai corri infilali, manca poco più di mezza coscia!-

-Che...ma che mi stai guardando le gambe, oooh chiudi gli occhi susususu!-

-Non puoi costringermi, sei impotente e io posso guardarti quanto voglio-

Fortuna che la mia faccia era nascosta almeno non avrebbe visto il palese imbarazzo dipinto sul mio viso!

-ECCO!!! CI SONO, HO FATTO!- finalmente riuscii ad infilare la tuta grigia e morbida in contrasto con il cardigan nero, ripresi la mia sciarpa che avevo appoggiata sulla spalla di Ale e la rimisi, sistemai i capelli, chiusi il giacchetto e FINALMENTE fui pronta!.

Ale abbassò i lembi del suo cappotto, aveva la fronte imperlata di sudore mi sentii in colpa, chissà che rottura che ero per lui!

Lo guardai fisso nelgi occhi con un sorriso da ebete appena accennato!

Lo vidi guardarsi attorno, alla fine sbottò - perchè mi guardi così? mi inquieti...dai falla finita!-

Gli presi il viso tra le mani e lo baciai, un bacio leggero, quasi impercettibile, ma pieno di cariche elettriche, pieno di...sentimenti (?)

Gli presi una mano ed andammo verso la sua auto.

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Era passata un'ora da qando eravamo partiti e ancora non sapevo dove saremmo andati!

-Allora? siamo arrivati? me lo dici dove andiamo? eddai!- poggiai sfranta la testa sullo schienale, non ce la facevo più a chiederglielo, e non ce la facevo più a sentire il suo silenzio, il massimo era un mezzo sorrisetto...non mi degnava neanche di un sorriso per intero...che nervi!

Accesi l'aria calda della macchina e mi spalmai letteralemnte sul sedile cominciando a giocherellare con i laccetti della tuta, con tanto di broncio.

Lo sentii sorridere, lo guardai con la coda dell'occhio senza farmi scoprire, aveva una mano sul volante mentre l'altra era aperta su un ginocchio, dritto e impostato come sempre, le guancie incavate tirate verso l'esterno in un sorriso sincero, tolsi d'istinto il broncio e lo guardai con ammirazione, sentendomi fortunata...si è vero, era particolare, era strano, ma d'altronde cosa potevo aspettarmi dalla mia vita se non qualcosa di strano? ma ero felice e quello era l'importante.

Si girò a guardarmi ed automaticamente rimisi il broncio, dovevo farlo sentire in colpa.

-E' un posto impotante e io devo dirti una cosa importante- il suo sorriso si tramutò in serietà...attacco di panico.

-Mmm, ed è una cosa bella o brutta?- forse lo chiesi ingenuamente, o forse feci fnta di essere ingenua...forse.

-Non lo so, starà a te deciderlo!-

-...occhei- gli occhi fissi sulla strana banata e silenziosa.

Ci stavamo inoltrando in un posto di cui non sapevo l'esistenza, viaggiavamo a più di 100 km/h su una strada umida fiancheggiata da fitti strati di verde.

Era meravigliso, la luce grigiastra-blu, ma comunque luminosa, delle brutte giornate, di tanto in tanto una goccia di pioggia, probabilmente rimasta incastrata tra i rami di qualche albero, si suicidava sul parabrezza.

Non c'era nessun'altra macchina, ma andava bene così.

Si accostò ad un marciapiede, tirò il freno a mano e spense la macchina.

-Siamo arrivati!- disse soddisfatto girandosi verso di me.

Mi tirai leggermente su - Non sei un violentatore omicida vero? ti prego dimmi che sei una persona sana di mente, questo posto sarebbe ideale per uccidere una persona-

Mi guardò torvo ma divertito,- dai alza le chiappe e scendi dalla macchina che devo farti vedere una cosa-

Chiusi la portiera alle mie spalle, rimasi affascinata, non avevo mai visto degli alberi tanto grandi.

-Chiudi la bocca, asciugati la bavetta e vieni con me- le sue dita calde si intrecciarono alle mie affusolate e gelide, strinsi forte la sua mano, come per fargli sentire il mio timore, di rimando la strinse ancora di più...ero al sicuro.

-Siamo quasi arrivati- mi informò dopo circa mezz'ora di camminata; non avevo aperto bocca da quando scesi dalla macchina, ero troppo presa ad osservare ciò che mi circondava.

Ad un tratto il fitto strato di alberi si aprì lasciando respirare una grande porzione di prato verdissimo e luminosissimo; cominciò a comparire qualche raggio di sole che con fatica si inoltrava tra le fronde degli alberi fino a raggiungerci, fui attraversata da una sensazione di calore confortante e accogliente.

-Hey, non fermarti alle apparenze, guardati attorno altrimenti ti ho portata quì senza motivo-

Mi girai verso Alex, sorrisi nel vederlo alle prese con lo zaino, non riusciva a tirar fuori una coperta - Oooo cazzarola!-

Sorrisi e mi guardai attorno come mi aveva appena consigliato quel pollo.

-Oh...mio...Dio- alzai gli occhi e vidi una grande struttura completamente spaccata...una...ferrovia.

Guardai pochi metri distanti da me...c'era un treno parzialmente integro, un pò accartocciato su se stesso con un groviglio di edera addossata ovunque, su tutte le fiancate, sul soffitto del treno; da qualche finestrino rotto potei vedere benissimo che l'edera si arrampicava anche internamente al treno.

Alex era ancora preso con lo zaino, e io feci di testa mia.

Girai attorno al treno per cercare l'entrata completamente sbarrata da vari intrecci di piante, le spostai facilemente ed entrai.

I sedili un pò corrosi pobabilmente dagli agenti atmosferici, qualche carrello abbandonato in qualche angolo, la carta da parati del treno scollata, le varie stanze alcune ancora con le porte integre.

Probabilmente prese fuoco poichè le pareti erano molto scure e sui sedili si poteva distinguere un pò di fuligine.

Le piante e i fiori facevano da padroni in quel luogo macabro, l'idea che li probabilmente morì un sacco di gente: uomini, donne, bambini..mi si accapponò la pelle.

Continuai a percorrere quelle assi di legno scricchiolanti -Ti piace?- mi giarai di scatto con il cuore a tremila.

Poggiai una mano sul muro ed una ferma sul cuore, gli occhi ancora chiusi per cercare di regolare il battito.

-Tu...oh mio dio...tu stai fuori...in...in tutti i sensi??- la sua testa spuntava da un finestrino rotto...eccola la cosa più inquietante.

-Hhahahahah ma dai... sai? scoprii questo posto quando avevo più o meno diciassette anni, scappai di casa per vari motivi..ricordo che cominciai a corerre senza sapere dove stavo andando e mi ritrovai quì, per tornare a casa mi feci dare un passaggio da uno sconosciuto...da quel giorno, quando ho qualcosa che non va bene nella mia vita, qualche delusione, qualche sconforto vengo sempre quì!-

-Sono...sono il tuo sconforto?-

Ci guardammo per qualche istante - Aspettami che entro!-

Mi raggiunse in pochi secondi-Vieni!- mi prese per una mano e mi portò in uno dei scomparti più integri e più belli, anche quì i finestrini rotti ma i sedili erano ancora imbottiti, entravano i raggi del sole che ci riscaldarono in poco tempo, ci sedemmo uno difronte all'altra, vedevo le nuvolette di vapore uscire dalla bocca di Alex a causa del freddo, si diffondevano velocemente nel raggio di luce che evidenziava anche la fuliggine dorata che svolazzava nel vagone.

Le piante arrampicate ovunque.

-Io..io quà non c'ho mai portato nessuno, forse per mancanza di fiducia nelle persone, forse perchè è un mio luogo...è il mio posto- d'un tratto mi sentii inopportuna, l'invasore pronto a rubare la terra al suo peggior nemico.

Abbassai gli occhi, come per fargli capire che mi dispiaceva.

-Nooo, oddio no scusami, non volevo farti sentire inopportuna, scusami davvero, d'altronde ti ci ho portata io...ti ho portato a vedere il mio luogo..-

Fissai i miei occhi verdastri nei suoi nero pece.

-Senti, te lo dico e basta, anche perchè a trent'anni stare così mi fa sentire un cretino, il fiato corto, il cuore a tremila, i corvi carnivori che mi divorano le interiora, è davvero imbarazzante...non che i sentimenti siano roba da ragazzini ma, dovrei essere ingrado di saperle,almeno un minimo, gestire-

Gli sorrisi, forse per confortarlo ed incitarlo a dirmi quello che aveva da dirmi, rimasi spiazzata quando parlò di sentimenti ma non lo diedi a vedere non volevo fargli pesare ulteriormente la cosa.

-Ci siamo conosciuti praticamente ad inizio settembre giusto? al parco ricordi?- sorrisi d'istinto nel ricordare quell'incontro

-O meglio, ci siamo conosciuti a scuola, ma il vero incontro lo abbiamo avuto li al parco, la piccola alunna e il professore idiota, bella merda- era imbarazzato e si vedeva

- Abbiamo parlato bene, poi i miei sotterfugi, avevo il cervello in pappa, cioè sapevo, e forse so, che è una cosa sbagliata, noi due intendo, siamo sbagliati, ma io non posso farci nulla, non ci riesco a non sentirti la sera, a non guardarti per i corridoi, a non prenderti ingiro... a non... baciarti-

Mi sentii avvampare, facevo sempre la spavalda, ma puntualmente quando si parlava di cose serie o di...lui, le parole mi morivano in gola, diventavo rossa e non ci capivo più nulla...era questo il momento.

Quando rialzai lo sguardo vidi i suoi occhi intenti a fissarmi.

-Tu...tu non ti rendi conto di quanto bene mi fai, di come mi sento stupido vicino a te.. e sono laureato, non dovrei sentirmi stupido...mi sento stupido perchè tu mi capisci senza che io ti dica nulla. Non pensavo che avrei mai più parlato di sentimenti, e invece eccomi quì che ne parlo con te ma...mio dio tu sei così piccola, tu sei un'alunna e io sono così...grande, e si, si cazzo è tutto così dannatamente sbagliato, io mi sento sbagliato perchè sò che dovresti vivere la tua vita tranquillamente con quelli della tua età, e invece no...ci sono di mezzo io e forse non va bene ma santo cielo, ti conosco da poco più di cinque mesi e..Oh mio Dio, non ci credo che stò per dirtelo ma...porca puttana io sono cotto di te...io... io mi sono innamorato di te, e che ne sò perchè!

Anzi no, lo so il perchè, i tuoi occhi, il tuo sorriso, le tue labbra, il tuo shampoo alla fragola nauseante per quanto è dolce, le tue super mega sciarpe che ti coprono il viso, la maglia sempre un pò larga per non mettere in evidenza i fianchi un pò pronunciati, tu il tuo carattere, il tuo modo di fare, il modo in cui gesticoli platealmente, anche le tue urla mi piacciono, mi piace il tuo naso rosso quando sei raffreddata, mi piacciono anche i tuoi pollici con le pellicine che ti tartassi durante le interrogazioni, lo smalto rosso smangiucchiato perchè non ti va di tolgiertelo, mi piace il neo che hai vicino al mento, le fossette, mi piace anche quando andiamo a mangiare il gelato e puntualmente lasci la fragola sparplagliata sulle tue labbra, e non sai quanto vorrei togliertela con un bacio, ma cazzo sono allergico alle fragole e invece a te piacciono tanto...mi piaci quando ti incontro per i corridoi dopo che hai fatto ginnastica e hai ancora le guancie rosse e i capeli arruffati...mi piaci tutta... e sono un pirla perchè mi sono innamorato...io Ti Amo e non posso farci nulla.-

Buttò fuori tutto il fiato che aveva ancora in corpo, la fronte era imperlata di sudore, gli occhi a mandorla chiusi per cercare di non svenire...ora cosa gli avrei risposto...come potevo rispondere a questa confessione? la più bella, sorrisi tra me e me.

-Che c'è?- mi domandò ancora con il fiatone vedendo il mio sorriso silenzioso.

-Prima in macchina mi hai detto che avevi una cosa seria da dirmi, e che avrei giudicato io se fosse stata una bella cosa o meno...bhè non è stata affatto bella-

Sbiancò...divenne paonazzo - Pe-perchè??- era inerme su quel sedile...la stessa fatica che aveva fatto lui ora dovevo farla io.

-Ho dimenticato il foglio a casa ma vabbè, te lo dico a parole mie-

-Il foglio?-

-Shh zitto e ascoltami...cominciamo dal mio shampoo, non è affatto nauseante, è buonissimo, lo smalto..oooh lo smalto, non è vero che non mi va di toglierlo, è la moda, il capelli arruffati, anche quelli vanno di moda, le sciarpe enormi mi servono per coprire il brufolino sul mento che mi viene tutte le volte che ho il ciclo, le magliette larghe le metto solo perchè stò comoda (bugia) a me il tuo sorriso non piace...io...io muoio per il tuo sorriso, io muoio per le tue occhiaie, per le tua guancie incavate, muoio anche per quei maglioni orribili che metti..li adoro, adoro la tua tracolla sbiadita con cui vieni a scuola, odio la tua altezza perchè sei troppo alto per me e proprio per questo l'adoro al tempo stesso, odio il tuo profumo buonissimo di tabacco e menta, e ancor anon ti ho chiesto se fumi o se la mattina ti fai il bagno nel tabacco solo per risultare più macho, adoro le tue pippe mentali...adoro anche il sorriso con il quale mi prendi palesemente ingiro.. e santo cielo da domani il mio gusto preferito non sarà più la fragola ma il limone perchè io voglio che tu mi baci per togliere i rimasugli di gelato dalle mie labbra...e Santa divinità non voglio darti questa soddisfazione ma forse tu ci sei arrivato recentemente, ma io penso di averlo sempre saputo che Ti Amo come una povera cretina...perchè solo i cretini si amano quindi, per favore, facciamo i cretini assieme.-

Vidi la sua faccia stupida, il suo sorriso da ebete che adoravo...lo guardai per poco, perchè fui assalita dal desiderio di baciarlo... e allora lo feci.

Mi catapultai sul sedile frontale a me, mi misi a cavalcioni su di lui e lo baciai come non lo avevo mai baciato, con la foga, con il desiderio di chi ha appena trovato l'amore...quello vero.

Il bacio più bello che potessi ricevere e forse dare, mi staccai per un attimo da lui per riprendere fiato...sorrideva, le labbra lucide per il bacio, il fiatone dolciastro di entrambi... ne avevo voglia, ma lui forse più di me, sorride, mi prese il viso e lo riportò al punto di partenza, lo fermai improvvisamente, -usciamo di quì- gli sussurrai.

Uscimmo e ci lasciammo cadere sulle coperta che Ale aveva sistemato...con un pò di fatica, ma ce l'aveva fatta.

Sorrisi nel vederle li a terra, inermi ma pronte ad accoglierci.

Ci lasciammo cadere pesantemente come due bambini sfranti dalle troppe ore di gioco.

Ci infilammo tra una coperta e l'altra.

Stava accadendo a me, ed io ero felice...la felicità che si prova quando la professoressa di matematica ti riporta il compito con sopra un bel dieci a penna; la felicità che si prova nel vedere una fontanella dopo aver corso per due ore; la felicità che prova un bambino nell'entrare nel negozio più carammelloso del mondo...ecco...tutte queste felicità messe assieme e moltiplicate per mille facevano la mia di felicità di quel preciso istante.

Le mani calde di Ale passarono delicate sulla mia schiena, poi si spostarono sui fianchi, sulla pancia, la sua mano cominciò a salire, lo sentii giocherellare con il pizzo del reggiseno, gli morsi un labbro e di rimando la sua mano si inoltrò sotto la fascia elastica del reggiseno...lo fermai improvvisamente -Io..io non...-

-Posso aspettarti tutto il tempo che vuoi- era più un sussurro, in modo che neanche la natura potesse sentirci.

Gli accarezzai il viso, lo vidi chiudere gli occhi ed abbandonarsi alla mia carezza...lo baciai nuovamente, ci intendemmo al volo e riprese ad accarezzarmi.

Fummo più intimi del silenzio che balenava in quel momento, come se la natura ci stesse lasciando il nostro spazio, come se volesse facilitarci la cosa...come se volesse farci sentire speciali; più di se stessa...i nostri respiri profondi ed ansimanti si mischiarono l'uno con l'altro, i nostri corpi caldi si unirono fino a diventare un unico grande organo.

I battiti dei cuori facevano da padroni in quel silenzio imponente.

Inarcai la schiena e distesi il collo, i nostri occhi lucidi e complici, i nostri odori e sapori..eravamo un tutt'uno...eravamo Noi.




-Ciao dolcezze, come va? bho non ho nulla da dirvi ma mi andava  di farvi un salutino veloce veloce...quindi Ciao :3 -
p.s. Grazie di tutto!!!

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Capitolo 20
*** 5 ANNI DOPO ***


5 ANNI DOPO

Bhè... ho dovuto dirlo a mio padre, oramai era diventata una cosa seria.

Non l'ha presa molto bene devo dire, la sua bambina che stava avendo una storia con un uomo a tutti gli effetti non deve essere facile da accettare, ma è anche vero che mio padre mi ha sempre trattata non come una ragazzina bensì una donna a tutti gli effeti, ha capito e ora quasi tutte le domeniche stanno li a chiacchierare sul divano, prevalentemente di calcio...ovvio.

Mamma...anche lei era scettica ma lo ha accettato. Prima di papà.

Oramai sono 5 anni che stiamo assieme.

Lui continua ad insegnare e io studio psicologia. Bhè la prima volta che ci siamo incontrati l'ho saputo ascoltare, e ho ascoltato i suoi consigli e ora faccio ciò che a mio parere può essere giusto per me, prendendomi le mie responsabilità.

Viviamo insieme in un appartamentino, abbiamo parlato di... "Famiglia nostra" la cosa mi terrorizza e allo stesso tempo eccita, abbiamo optato entrambi all'aspettare ancora un pò; magari quando lui non sarà troppo vecchio e io ancora troppo giovane.

Mattew...oooh Mattew ha avuto il suo bambino convive felicemente ed è fantastico, ogni tanto ancora lo sento per e-mail.

Federico...il ragazzo con il "raffreddore" ... continuo a sentirlo, ogni tanto usciamo...è il mio migliore amico e Ale.. Ale è fantastico, mi fa sempre lo stesso effetto, le cose non sono affatto cambiate e io stò bene e sono felice.

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