Portuguese

di La Jiky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***



~~«Garp… riesci a crederci?... Molto presto avrò un figlio… Ma purtroppo, quando lui nascerà, io non ci sarò più, quindi non lo vedrò mai…».
«E che cosa vuoi da me? Io faccio parte della Marina. E poi… Non pensi alla madre? Qualsiasi persona sia stata legata a te, verrà sicuramente giustiziata!».
Il re dei pirati chinò amaramente la testa.
«È proprio per questo che ne parlo con te. Il governo ricostruirà tutto quello che ho fatto negli ultimi tempi, quindi ben presto la troveranno e non avranno alcuna pietà. Ma il bambino che deve nascere  non ha alcuna colpa.»
Un tintinnio di catene si udì nel pesante silenzio della cella, illuminata solo da una flebile lanterna.
«Garp! Tu ed io ci siamo battuti non ricordo più quante volte… È per questo che so di potermi fidare di te, come se fossi un mio compagno!».
Per un attimo, la fioca luce trasmessa da fuoco si interruppe, per poi riprendere più convinta di prima a delineare due volti ormai segnati dal tempo e dalle battaglie.
«Proteggi mio figlio!»
«Tu non puoi chiedermi una cosa simile!!»
«Si invece! E so che lo farai!... Affido a te mio figlio!».




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Un pianto disperato si diffondeva nella stanza unendosi ai pensieri più confusi del famoso Marine.
«Ace… L’aveva deciso lui… Gol D. Ace… nostro figlio…» sussurrò una debole e dolce voce femminile.
La giovane donna si strinse intorno al proprio frugoletto che piangeva, come per proteggerlo, conoscendo già il suo impervio destino. Davanti a lei, Monkey D. Garp taceva rispettoso.
Osservava meravigliato come quella donna, Rouge si chiamava, avesse dato alla luce dopo ben venti mesi di gravidanza, un figlio… Il figlio del Re dei Pirati. Allora davvero il suo acerrimo rivale Roger era stato capace di amare e a sua volta aveva ricevuto amore. Non poteva crederci nemmeno se la miglior prova tangibile era lì sotto i suoi occhi. Alla fine anche un fuorilegge, un pirata della peggior specie, era riuscito a ritagliare un po’ della sua vita per crearsi un pezzo di sana e desiderata normalità. Fece appena in tempo a pensare: “Ah, Roger… In che guaio mi hai cacciato…”, che vide le sottili braccia diafane della donna abbandonare improvvisamente il figlio e cadere senza vita sul lettino sul quale era sdraiata. Il capo reclinò all’indietro cadendo sul cuscino, seguito da una chioma riccioluta. Il Marine subito accorse a sorreggere il neonato, prendendolo in braccio. Aveva una così piccola creatura tra le mani, che si sentì spiazzato.
Senza perdere tempo, si voltò verso la porta, corse nei corridoi e chiamò aiuto a perdifiato. Mentre una fila di infermiere concitate lo sorpassavano per soccorrere la madre, il Marine si rese conto di aver ancora l’infante tra le braccia, che incredibilmente aveva smesso di piangere e dormiva beato avvolto nel panno.
«Moccioso…» bofonchiò l’uomo stringendolo al petto e dirigendosi verso il salotto.
Continuava a tenere lo sguardo puntato sul “cucciolo d’uomo” che riposava tra le sue braccia, come se avesse paura di romperlo.
Aspettò silenziosamente di avere notizie, possibilmente piacevoli, sulla madre del piccolo Ace, seduto sul comodo divano del soggiorno. Ogni tanto il neonato emetteva un vagito nel sonno, facendo risvegliare dai propri pensieri Garp, che subito controllava che il bambino stesse bene.
Sentì dei passi veloci venire verso di lui e, riconoscendo dinnanzi a lui una delle infermiere che erano corse per aiutare Rouge, si alzò in piedi pronto a ricevere delle informazioni.
«Allora? Come sta?» chiese l’uomo serioso.
«Ha perso i sensi, la maggior parte del sangue che doveva arrivare al cervello è stata diretta all’utero al momento del parto. La sincope è durata pochi minuti, infatti si è risvegliata per un breve periodo di tempo. Ma dopo…» disse la donna abbassando il tono della voce nelle ultime due parole e chinando il capo.
Garp assunse un cipiglio infastidito. «Ma dopo? Che è successo dopo?».
L’ infermiera strinse il grembiule candido che indossava e si chiuse nelle spalle.
«…Noi abbiamo cercato di risvegliarla, abbiamo fatto tutte le trasfusioni necessarie, le abbiamo messo una mascherina con l’ossigeno…»
«Che cos’è successo dopo?!»
«Non risponde agli stimoli! Noi crediamo sia entrata in coma a causa di anossia…»
Il marine rimase senza parole e fissò a occhi sgranati la povera ragazza che tremava intimorita. Mentre questa se ne andava, Garp si rimise a sedere sul divano stringendo ancora più forte l’infante. Sembrava che avesse capito la gravità della situazione e si era rimesso a frignare più forte di prima. Il Marine lo cullava come poteva, cercando di trasmettergli la sua vicinanza.
«Non ti preoccupare moccioso… Il vecchio Garp ti alleverà personalmente! Ti farà diventare bello forte! Gyah ah ah ah ah!» cercò di sdrammatizzare ridendo fragorosamente.
Ad un tratto si fermò e tornò a guardare il piccolo con un’espressione di rammarico negli occhi. Gli sembrava di sentirla, la sventura che avvolgeva quel minuscolo corpicino. Si ripromise di mantenere la promessa fatta a quel maledetto, folle pirata.
«Sono sicuro…» bisbigliò sereno sorridendo «… che diventerai un ottimo Marine…».







Angolo dell’Autrice -----
Buon salve!!! Ritorna l’estate; ritorna La Jiky!!! So che vi sono mancata, avanti ammettetelo!!
Ho deciso di scrivere questa serie di piccole drabble riguardanti momenti di vita di Ace… se sua madre fosse sopravvissuta al parto. Idee malsane eh?
Ho deciso di  scrivere sui 20 (?) capitoli… forse. E in più, dato che non ha riscosso molto successo ho deciso di bloccare per il momento la mia prima serie; ho detto bloccare perché non so se eliminarla oppure no… Non saprei, mi dispiacerebbe eliminarla dato che è la mia prima serie.
Questa invece vorrei vederla finita.
Non so ogni quanto posterò, magari non avrò nemmeno una cadenza fissa.
Aspettatevi di tutto!
Per ora è tutto, sciaooouu!!!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


C’era un silenzio ininterrotto, quasi fastidioso, all’interno di casa Portuguese quella sera. La padrona di casa, Rouge, era ormai da qualche giorno in un profondo sonno dal quale non era lecito sapere se si sarebbe risvegliata. Garp aveva deciso di allestire una piccola camera d’ ospedale nella stanza della donna, sperando di avere un risultato positivo e preservando così anche il segreto del parto.
Ora il grande marine dormiva come un sasso sul divano del soggiorno; accanto a lui stava la culla con il piccolo Ace all’interno, anch’egli dormiente. Per il viceammiraglio, quelli erano stati giorni difficili, soprattutto psicologicamente. Non era facile occuparsi di una famiglia così complicata e piena di problemi. Con una scusa aveva abbindolato Sengoku a rilasciargli un permesso di permanenza su quell’isola per “ulteriori indagini”. Successivamente si era preoccupato di non far sapere a nessuno di essere un marine all’interno del villaggio, presentandosi come lontano zio di Rouge. Infine si era stanziato nella casa della giovane madre per poter star accanto sia alla donna sia a suo figlio. Purtroppo non era affatto in grado di occuparsi di un neonato e anche se per un certo periodo il suo orgoglio non era allettato all’idea di ammetterlo, alla fine aveva dovuto chiamare una balia per aiutarlo.
D’improvviso il bambino si svegliò, svegliando l’uomo con un forte pianto. «Che c’è piccolo? Che c’è?» chiese affettuosamente al bambino prendendolo in braccio con estrema delicatezza. Nonostante avesse cercato di non affezionarsi a quel pargolo, alla fine non aveva potuto evitarlo. A forza di quel musetto costantemente sotto i suoi occhi, il piccolo Ace aveva fatto breccia nel suo animo da duro marine.
«Avanti moccioso, andiamo a mangiare. Vieni con lo zio Garp.» disse poggiandoselo sul petto per aver più mobilità su un braccio. Si diresse verso l’ingresso, per poi salire le scale ed entrare nella camera della balia. Accese la luce destando la ragazza che stava beatamente dormendo. Con voce impastata dal sonno la giovane chiese: «Signor Garp, il piccolo si è svegliato di nuovo?». L’uomo si avvicinò al letto, per poi sedersi accanto alla balia. «Secondo te? Non sono di certo io che piango in questo modo. Tieni il marmocchio e allattalo.»
«Che maniere! Adesso ci penso io piccolino. Vieni qui dalla tua balia!» disse con tono stucchevole la donna prendendolo in braccio ancora urlante. Se lo adagiò sul seno e con molta tenerezza iniziò ad allattarlo.
Dopo alcuni sospiri di Garp, la nutrice sussurrò: «Magari questi strilli sveglieranno la signora Rouge un giorno… Lei cosa ne pensa?». L’ uomo chiuse gli occhi stanco e con uno strana nota malinconica nella voce rispose: «Penso che sarebbe un miracolo.»



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Due settimane passarono dalla nascita di Ace e ormai gran parte del villaggio era venuto a visitare il neonato. Le donne ogni volta che lo vedevano dichiaravano sorprese: «Certo che per avere solo due settimane il bambino è bello grande!» e a quel punto sia la nutrice che Garp si guardavano con occhiate complici e rispondevano che la causa era che il piccolo mangiava davvero tanto. Ovviamente, nel frattempo anche Ace cresceva e diventava sempre più vivace e sveglio. Non sembrava aver problemi di salute e questo rallegrava sia il marine che la balia.
Un giorno mentre Garp stava passeggiando per casa con il neonato in braccio vide per caso un ritratto della madre appeso alla fine di un corridoio. Quel quadro lo fece pensare: quel frugoletto che aveva in braccio un giorno sarebbe cresciuto, sarebbe diventato un bambino, poi un ragazzo e infine un uom… un marine, senza aver mai visto sua madre; infatti Garp aveva deciso di portare Ace in una delle tanti basi della Marina sotto il suo comando, dove sarebbe cresciuto al sicuro, imparando l’arte della giustizia nascosto ad occhi indiscreti, ma soltanto dopo il compiuto anno d’età. Da quel giorno in poi, comunque fossero andati i fatti, non avrebbe più potuto vedere Rouge.
Quindi decise di portare il piccolo nella camera della madre almeno per qualche minuto. Così, silenziosamente, sgusciò all’interno della camera dove la donna giaceva dormiente. La guardò in quello stato: nonostante fosse tra la vita e la morte, riusciva a trasmettere una certa tenerezza e una forza d’animo sorprendente. I capelli le contornavano dolcemente il volto e il fiore rosso spiccava tra le sue ciocche rosate.
Garp si avvicinò al letto col piccolo in braccio. «Ace, ti presento Rouge, lei è la tua mamma. È da lei che hai preso il cognome.» gli disse guardandolo mentre con i piccoli occhietti neri del bambino fissavano curiosi il corpo della donna. «Scommetto che sarà fiera di te quando diventerai un marine!» Per tutta risposta il bambino fece una pernacchia dispettoso. «Come ti permetti moccioso?! Non rivolgerti a me con quel tono! Tu diventerai un ottimo marine, punto e basta! Mi ha capito bene?!» esclamò severo l’uomo minacciando il piccolo che aveva tra le braccia. Nuovamente Ace fece una smorfia disgustata e mugolò contrario. «Sarai un marine fantastico come lo zio, avrai un sacco di uomini sotto il tuo comando e potrai viaggiare con la tua nave personale!» espose convinto l’uomo, ma il piccolo continuava a fare versi per disapprovare le idee dell’esperto marine.
«Smettila di agitarti moccioso! Scommetto che tua madre sarebbe felice se tu seguissi le orme della giustizia.»
«… Ace… Ace… A-Ace…»
«Ecco vedi che anche lei è d’accor… COSA?!?! ROUGE SI È SVEGLIATA?!» Anche se in modo impercettibile la donna stava effettivamente muovendo le labbra, anche se non si poteva vedere chiaramente attraverso la mascherina dell’ossigeno. Garp preoccupato si avvicinò lentamente alla donna, come se avesse paura di destarla del tutto. Stesa su quellettino anonimo, sembrava un fiore di cristallo pronto a rompersi al primo soffio. Ma l’uomo sapeva della tenacia e della forza della donna. Rendendosi conto che Rouge finalmente era scappata dalle braccia della morte e che tra poco sarebbe stata pronta ad accudire personalmente suo figlio, alcune lacrime fecero capolino ai suoi occhi. Ma le ritrasse subito e corse a chiamare la balia, senza rendersi conto che sia nel suo viso da marine esperto, sia nel viso paffuto e lentigginoso del piccolo Ace, si erano stampati in modo definitivo due sorrisi da completi ebeti.




Angolo autrice -----
Buon salve a tutti i cittadini di EFP! Come vanno le vacanze dalle vostre parti?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ormai dal prossimo la storia comincerà a cambiare veramente e si evolverà come il progetto mentale della sottoscritta vuole. Perfavore qualcuno mi dica se sto rendendo Garp troppo OOC; dato che non è mia intenzione preferirei porre rimedio subito! Inoltre vorrei parlare con voi di una cosa. Ultimamente mi è capitato di leggere in altri angoli autori, di fandom morti e di autrici bravissime che non ricevono le giuste attenzioni.
Io sono d’accordo sul fatto che chi ogni volta che può si mette a scrivere impegnandosi al massimo e trovando sempre idee innovative, va premiato e gli va dato credito. Ma è anche vero che chi si iscrive a EFP voglia anche isolarsi per un attimo e dare sfogo alla sua passione, che si tratti di One Piece, Harry Potter o 50 sfumature. Attenzione non sto dicendo che sono contenta se mi trovo nella home tutte serie che hanno come testo una traduzione mal riuscita dall’aramaico antico all’italiano; certamente prima di scrivere si deve avere un po’ di esperienza e una bella dose di grammatica.
Ma se ogni tanto ci si ritrova a leggere il testo di una persona che sbaglia qualcosa nel testo, è giusto fargli delle critiche costruttive… ed è giusto che l’autore stesso le accetti per come sono! Io stessa conosco perfettamente il mio livello, e non mi ritengo mai pienamente soddisfatta di quel che faccio… per questo leggo sempre un sacco di libri (e fiction!) per arricchirmi, e mi alleno nella scrittura almeno ogni mese per conto mio.
Per la questione dei fandom morti, non so cosa dire di preciso dato che non ne seguo uno in particolare. Posso solo spronare le persone che in questo periodo desiderano lasciare EFP e smettere di scrivere, a non demordere e cercare di far rinascere tutti i fandom che adorano, anche se spesso è difficile. È vero che nuotare controcorrente è sempre una sfida, ma chissà magari con calma, verrete premiati!!
Spero di aver dato l’impressione giusta. Per ulteriori chiarimenti non esitate a contattarmi!
Sono curiosa di sentire la vostra!
A presto!!!!
La Jiky

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


«Rouge, non sforzarti troppo.»
La smetta di preoccuparsi Garp, ora sto bene.»
La donna dai lunghi e morbidi capelli rosati si sedette sulla sua adorata sedia a dondolo aiutata dalle possenti braccia del marine, che la seguiva in ogni suo movimento. Il candido vestito di cotone della madre si mosse svolazzante mentre questa si adagiava sistemandosi sulla seduta. Anche l’uomo afferrò una sedia e in modo meno aggraziato si posizionò dinnanzi a lei.
Erano passati tre mesi dal risveglio della donna, che aveva portato gran gioia anche all’interno del villaggio. Tutti erano accorsi, chi prima chi dopo, a salutare sia lei che il piccolo. C’era sempre qualche impiccione di troppo che chiedeva chi era il padre della creatura e allora Garp si precipitava a rispondere minaccioso che Ace era figlio di un suo sottoposto che ora stava in una delle molteplici basi della Marina; da allora nessuno si era più azzardato a fare domande. Grazie a delle ottime amicizie, il marine era riuscito a far arrivare a Baterilla dei bravissimi medici e dei fisioterapisti che in gran fretta avevano dato inizio alla riabilitazione di Rouge. Infatti per quei mesi la donna era stata costretta a casa attorniata costantemente da dottori che le dicevano cosa fare e cosa mangiare. Per tutto quel periodo Garp si era personalmente occupato del piccolo Ace; dopo il risveglio della madre questo si era vivacizzato ancora di più, mangiava in quantità sempre maggiore e cominciava a uscire dal box per gattonare in cerca della madre.
Ora, mentre Ace ronfava placidamente nella sua culla, i due adulti cercavano di avere un dialogo che da troppo tempo ormai rimandavano. Nella stanza oltre alle loro sagome, un fuoco allegro scoppiettava nel camino e avvolgeva con il suo tepore le membra dei due, creando un ambiente più accogliente. La donna guardava taciturna le pieghe create dalla sua veste sulle ginocchia, aspettando che l’uomo proferisse parola.
«È proprio un bel bimbetto eh?» chiese retorico Garp con un sorriso malinconico.
«Già. Ha aspettato tanto per mostrarsi agli altri… Scommetto che ora lei vorrà portarmelo via, non è così?» domandò a sua volta Rouge con uno sguardo carico di emozione.
«Non posso fare altrimenti. Quel bambino è il figlio del Re dei Pirati, come marine non posso permettere che segua le orme di su padre. Non lo farò uccidere se è quello che credi; semplicemente lo istruirò alla giustizia neutrale.» spiegò atono il viceammiraglio.
«E costringere una vita a piegarsi al volere altrui, non è forse peggio?!» esclamò rabbiosa la donna sorprendendolo. Dopo pochi attimi però si tranquillizzò e i suoi occhi tornarono ad essere limpidi.
«Mio figlio non entrerà nelle stupide basi della Marina, se non perché ha commesso pirateria.»
«Vuoi forse farlo diventare un terribile fuorilegge come suo padre?!» saltò su Garp contro la madre.
«Non sarò di certo io a farlo! Lo crescerò come meglio credo e poi sarà lui stesso a decidere delle sue azioni! Non costringerò Ace a fare ciò che non vuole!» alzò la voce lei. Il discorso stava avendo una piega decisamente troppo aggressiva per entrambi, così decisero di respirare a fondo e di calmare i bollenti spiriti. Rouge tornò ad avere un dolce sguardo materno e con voce bassa e malinconica riprese: «Roger mi è stato portato via perché aveva inseguito il suo sogno, ma una cosa mi ha fatto capire: non è sceso a compromessi per vivere! È stato lui a scegliere cosa fare della sua vita, ed è stato lui a voler morire per i propri ideali. Preferirei che Ace morisse di vecchiaia, ma se decidesse di prendere il mare toccherà a voi fermarlo, io non lo bloccherò di certo.»
«Cosa ti fa pensare in questo modo Rouge? Dopo che il tuo amante è stato giustiziato perché era un pirata, vuoi veder perire anche tuo figlio in tal modo?» chiese Garp controllando i toni.
«Ace è figlio di un pirata, in ogni caso questo carattere farà sempre parte della sua vita. Il mio modo di pensare è cambiato proprio quando ho conosciuto Roger. Era un uomo così straordinario che non mi fa vivere un momento di pace neanche da morto! Non voglio che Ace muoia come lui, ma se stranamente la sua vita prendesse la stessa piega sarò sempre ad appoggiarlo.»
Rouge a quelle sue stesse parole sorrise amaramente ripensando ai tempi in cui il Re dei Pirati le accarezzava teneramente il ventre e sorrideva al solo pensiero di diventare padre.
Garp capì che se davvero avesse voluto portar via Ace dalle braccia della madre, avrebbe dovuto farlo con la forza, ma il suo essere marine gli impediva di fare un gesto così contro natura ed egoistico. «Sei una madre così strana Rouge.» affermò il marine sorridendo. Rouge si alzò in piedi lentamente e cominciò a muovere qualche paso verso la porta, seguita a ruota dall’uomo che la seguiva in uno stato d’apprensione. Aprì la porta con fare tranquillo e prima di passare oltre la soglia guardò Garp sorridendo soddisfatta, capendo di aver vinto quella sfida.
«Può dirlo con certezza: Roger non avrebbe affidato la vita di suo figlio a una donna normale.» Garp rimase immobile davanti alla porta ormai chiusa, troppo pensieroso per rendersi conto che Rouge l’aveva lasciato da solo a riflettere. Che il Re dei pirati avesse intuito quanta forza di volontà si nascondesse nella sua amante? D’altronde Rouge era la prima donna che conosceva con la temuta “D” nel nome.
Nessuna scelta di Roger era dettata dal caso.
Le seguenti settimane passarono abbastanza tranquille, senza troppi intoppi. Ace si era facilmente abituato alla presenza della madre, come se per lui ci fosse sempre stata. I due passavano sempre molto tempo della giornata assieme, senza mai lasciare Garp fuori dai giochi.
A Rouge la presenza del marine non dava minimamente fastidio, anzi era contenta di avere una compagnia con cui si potesse fare due chiacchere. Soprattutto il pomeriggio, dopo che la donna aveva finito di fare il bucato, tutti e tre si mettevano in veranda a bere il tè e a godersi il piacevole vento che spirava da sud.
«Ma guarda che moccioso forzuto che abbiamo qua!» esclamò Garp riferendosi a Ace che cercava di strappare dalle mani del marine il suo adorato biberon pieno di latte.
«Scommetto che saresti un ottimo mar...»
«Sta ancora cercando di insinuare in Ace il germe della Marina, Garp?» chiese retorica Rouge entrando in veranda con il vassoio del tè tra le mani.
«Chiedo perdono, è più forte di me. Sono davvero convinto delle capacità di Ace.» rispose divertito l’uomo mollando la presa sul biberon, rendendo felice il bambino.
Rouge gli si sedette accanto, porgendogli una raffinata tazzina dal contenuto bollente.
«Pensi invece al suo di ruolo nella Marina. Non crede che sarebbe ora di lasciare al posto a uomini un po’ più giovani?» domandò irriverente la donna ridacchiando fra sé e sé. Il viceammiraglio strabuzzò gli occhi meravigliato dall’impudenza della donna.
«Che cosa stai insinuando?!» esclamò offeso sbattendo la tazzina contro il piattino di porcellana.
«Si guardi: sta qui seduto a bere tè come se fosse in pensione con una donna e un bambino. Ormai i campi di battaglia non hanno più bisogno di lei.» rispose l’amante del Re dei Pirati sorridendo.
«Stai dicendo che sono vecchio?!»
«… Ecchio! Ecchio!» disse allegramente Ace mostrando un sorriso irriverente e lentigginoso come quello della madre.
Rouge si mise a ridere mentre Garp lanciò un’occhiataccia al piccolo che non gli sortì alcun effetto, dato che continuò a ripetere la sua prima parola per tutto il resto della giornata.







Angolo dell’Autrice -----
Ehiiiiilààààààààà gentaglia! Come state?
Ma torniamo alla storia: nel precedente capitolo vi avevo lasciato con una Rouge ancora in stato semi-comatoso; qui invece la vediamo determinata e poi teneramente sfacciata. Ho cercato di approfondire la psicologia di questa donna, ma con il poco che ho non so se ci sono riuscita perfettamente. Se qualcuno ha capito Rouge meglio di me, mi contatti pure.
Io l’ho sempre immaginata come una donna forte, determinata, coraggiosa e testarda: in fondo è l’unica donna con la famigerata D nel nome! Almeno per ora… E anche in questo capitolo Ace dice la sua prima parola! Ho pensato che dato che è nato quasi con un anno di ritardo e che alla luce ci sta da circa tre mesi, potesse riuscire a pronunciare la sua prima parola!
Comunque in generale, voglio fare in modo che alcune particolarità di Ace gli rimangano, nonostante la storia cambi totalmente.
Ora vi lascio alle 92350932580 recensioni!
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Da quando Garp se ne era tornato alla sua base della Marina, il clima in casa Portuguese si era tranquillizzato. Per la maggior parte della giornata non si sentivano più i versetti divertiti di Ace che prendevano in giro il marine, non si sentivano più le pareti tremare al solo russare dell’ uomo e Rouge trovava sempre maggior difficoltà a scambiare due chiacchere con qualcuno.
Insieme ai suoi bagagli e alle ormai inutili attrezzature mediche, Garp si era portato via un pezzetto di brio e di vivacità dei due.
Ace se ne stava spesso nel suo box a giocare con dei pupazzetti fatti in casa da Rouge e davvero raramente si metteva a fare inutili capricci. Secondo la madre, il bambino doveva aver capito che per lei la situazione non era delle migliori, che completamente da sola doveva occuparsi di un figlio e che non c’era nessuno al villaggio che avrebbe potuto darle una mano; quindi cercava di dare meno fastidio possibile.
Una signora che aveva provato pena per quella donna le aveva offerto un lavoro accettabile, ma lei aveva dovuto rifiutare dato che non se la sentiva di lasciare il figlio a casa da solo.
Per la mamma di Ace non si prostrava un destino facile.



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Il sole stava per calare all’orizzonte, lasciando posto a un cielo di un celeste intenso. La frescura serale si sentiva già bussare alle porte e molte case senza fastidio la lasciavano entrare.
Rouge stava preparando la cena per lei e per il piccolo che nel frattempo, seduto sul seggiolone strappava dei pezzetti da un giornale. Ad ogni “strap” che sentiva provenire dalla carta, emetteva un risolino divertito e continuava nella sua opera. Rouge portò in tavola i piatti, consegnando ad Ace la sua tanto amata pappa. Teneramente cominciò a imboccarlo, con non poche difficoltà dato che il piccolo si agitava ad ogni boccone felice come una pasqua.
«Dai Ace, sta’ un po’ fermo!» lo intimò la madre.
Quando il bambino fu sazio anche la madre si mise a mangiare lasciando Ace al suo lavoro incompleto del giornale. Mentre terminava di cenare Rouge si mise a osservare suo figlio.
Le sembrava ieri che fosse nato invece ora era già bello grandicello e pareva sapere il fatto suo. «Se anche Roger fosse qui… scommetto che sarebbe orgoglioso dei piccoli progressi che fai ogni giorno, tesoro mio.» disse con la voce incrinata dalla nostalgia.
«Sai, tuo padre era proprio un uomo buffo; sono sicura che sareste andati d’accordo.» riprese con più convinzione nella voce e uno strano luccichio di ricordi felici negli occhi accarezzando la testolina di Ace. A quel tocco materno, il piccolo concentrò tutta la sua attenzione sul viso della madre. Perfino lui si accorse che quando Rouge si metteva a parlare di Roger diventava più bella e radiosa: gli occhi erano più grandi e riflettevano la luce in modo particolare e sul suo volto si apriva un sorriso fantastico che contagiava gli altri. «Sperava sempre che prendessi da me le lentiggini, anche se a me non sono mai piaciute. Diceva che assomigliavano a delle stelle… proprio strano eh? Ma era davvero un uomo grandioso. Mi amava davvero tanto. E anch’io lo amavo.»



Rouge se ne stava in piedi sulla collina, accarezzata da un flebile venticello estivo che le scompigliava i capelli e le agitava il candido abito, mentre rimirava in religioso silenzio l’alba di un nuovo giorno.
Ad un tratto sentì qualcuno accarezzarle un fianco cingendole la vita.
«Roger, sei arrivato.» disse sciogliendo l’ansia che le attanagliava lo stomaco.
Il pirata le si affiancò sorridendo fiero, poi rispose: «Scusami cara, ma i miei sottoposti non mi volevano lasciare un attimo di pace. C’è un gran fermento per la partenza.»
«Capisco.» sussurrò con una nota di tristezza la donna. I due in silenzio si rimisero a guardare l’alba che ormai era giunta al suo termine. Rouge aveva un groppo in gola, non sapeva come dirglielo.
«Roger…» iniziò titubante, abbassando lo sguardo. Con un gesto rapido, andò a stringere il tessuto dell’abito che le copriva il ventre. Si sentiva per la prima volta debole accanto all’uomo che amava.
«Roger… io aspetto un bambino.» disse tutto d’un fiato stringendo le palpebre. Per un tempo che a lei parve interminabile ci fu il silenzio totale, perfino il vento pareva essersi calmato.
«E quando arriva? Prima della mia partenza così me lo presenti?»
Rouge sgranò gli occhi e si rizzò dritta con la schiena sorpresa dalla parole del pirata. Si mise a fissarlo stupita e col cuore che andava a mille, mentre questo sorrideva sereno.
«Roger…» disse lei cominciando a scaldarsi «… io aspetto un bambino da te!» esclamò arrabbiata afferrando la mano dell’uomo e mettendosela sul grembo.
Il futuro Re dei Pirati spalancò gli occhi e per poco non gli cadde la mascella al suolo dalla sorpresa. Con sguardo meravigliato come quello di un bambino guardò quello lucido di Rouge, capendo che no, non era uno scherzo. Lentamente le lacrime che annebbiavano lo sguardo della sua donna presero a scenderle sulle guance copiose. Roger le asciugò con un dito, sorridendo dolcemente.
«Io non voglio che piovano più lacrime sulle tue costellazioni di lentiggini.»
Rouge si abbandonò tra le braccia di Roger, affondando tra le pieghe morbide del suo soprabito rosso.
«Hai già scelto il nome?» le chiese accarezzandole le ciocche rosate. Di nuovo due sguardi carichi di emozioni, anche contrastanti, si incrociarono nuovamente.
«… Allora… vuoi tenerlo?» chiese timidamente la donna.
«Certo! Quindi, il nome lo hai già scelto?»
Rouge scosse il capo in segno negativo e si riaccoccolò al torace dell’uomo. «Ace… se sarà un maschio lo chiameremo Ace. E se fosse una femmina…»
«… Ann, mi piacerebbe Ann. A te piace?»
«È un nome fantastico. Ace se è un maschio, Ann se è una femmina.» concluse soddisfatto Roger, riprendendo a contemplare l’orizzonte.





Rouge si mise a guardare il proprio “cucciolo” che dormiva beato tra le lenzuola della culla. Aveva ancora bisogno del ciuccio, in fondo cresceva velocemente in altri ambiti.
Solo quando andò a sistemargli le coperte, la madre si accorse che nella manina destra, Ace stringeva debolmente un pezzetto di giornale ancora dall’ora di cena. Lo prese e fece per gettarlo, ma si bloccò poco prima di arrivare al cestino. Incuriosita, spiegò per bene la cartaccia. I suoi occhi si inumidirono e le sue labbra rosee si piegarono in un sorriso amaro.
Per non singhiozzare e svegliare il suo bambino, poggiò delicatamente una mano sulla bocca e delle sottile scie dolci le rigarono il viso. Non si sarebbe mai aspettata che tra tutti i pezzi che il figlio aveva creato, il pezzetto di giornale che Ace teneva tra le dita fosse proprio quello dell’articolo che raffigurava Roger poco prima dell’esecuzione.



Angolo dell’Autrice -----
Buoooooon saaaalve a tutti ragazzacci e ragazzacce!
Ritornando a questo capitolo… Cosa ve ne pare? L’idea del flashback mi piaceva, così ho deciso di inserirlo: mi sono impegnata un sacco per realizzare un Roger degno di tal nome! E poi gli ho aggiunto un pizzico di caratterizzazione di un altro personaggio di OP che conoscete tutti molto bene… ;)
Per chi è preoccupato, tranquilli il vecchio marine ritornerà tra breve… magari anche nel prossimo capitolo! Che altro aggiungere…. Ah già! Siccome sto scrivendo questi capitoli tutti insieme prima della pubblicazione, per poi postarli senza ritardi stratosferici, non so chi recensirà di preciso. Quindi colgo l’occasione ora per ringraziare tutti coloro che hanno letto, recensito o messo tra ricordate, seguite e preferite!
Ultima info: credo di accorciare un po’ i cappy da ora in avanti, dato che la situazione iniziale della storia mi pare abbastanza chiarita… (ditemelo voi, perché io ho ricontrollato un sacco di volte e non mi pare ci siano incongruenze!)
Ultimissima info (‘sta volta per davvero): per il rating giallo dovrete aspettare che Ace sia un po’ più grandicello dato che è li che ho deciso di piazzare certi avvenimenti.
Scusate per l’angolo autrice più lungo dei
Promessi Sposi e ci si sente alla prossima!
La Jiky

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