19 anni prima

di Tuna_salad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo mondo ***
Capitolo 2: *** Famiglia ***
Capitolo 3: *** Halloween ***
Capitolo 4: *** Una nuova vita ***
Capitolo 5: *** Finalmente Natale ***
Capitolo 6: *** Buon Compleanno ***
Capitolo 7: *** Fuoco e fiamme ***
Capitolo 8: *** Cospirazione ***
Capitolo 9: *** Relazione a distanza ***
Capitolo 10: *** Ritono a casa (I parte) ***
Capitolo 11: *** Ritorno a casa (II parte) ***
Capitolo 12: *** Niente panico ***
Capitolo 13: *** 1 anno dopo ***
Capitolo 14: *** non sempre siamo noi a compiere le nostre scelte ***



Capitolo 1
*** Un nuovo mondo ***


Hogwarts era distrutta. Della torre nord non erano rimaste che le fondamenta, il ponte era perduto, i piani superiori impraticabili, in più punti, lungo gli ampi corridoi un tempo sormontati da archi a volta riccamente decorati, il pavimento era sprofondato. La battaglia aveva fatto crollare le finestre in vetro soffiato così come i contrafforti in pietra. Neanche i sotterranei si erano salvati, i troll e i ragni si erano infiltrati nelle segrete, nelle aule che avevano un tempo ospitato le lezioni di Piton e persino nel dormitorio dei Serpeverde. Nulla era sopravvissuto e il salone principale, con il suo soffitto incantato non era una eccezione.

Ricominciare, dopo la grande battaglia, fu difficile. I feriti furono trasportati all'ospedale di St. Mungo, i caduti furono celebrati con canti e veglie e infine restituiti alle famiglie, laddove possibile.

Una grande lapide in pietra nera fu eretta nel cortile anteriore. Alta più di 2 metri, affidava alla storia i nomi di coloro i quali avevano sacrificato la loro vita in nome della libertà. Non solo chi aveva combattuto fra le ormai rovine di Hogwarts, ma anche streghe, maghi, elfi, goblin, giganti e tutte le creature magiche costretti alla morte per mano di Lord Voldemort. I nomi di Fred, Tonks, Lupin, Sirius, Silente, Dobby erano quelli più dolorosi per Harry, che ogni giorno, per quasi due mesi fissava quella enorme pietra nera perdendosi nel dolore.

"sarebbero tutti fieri di te, Harry" gli ripeteva costantemente Hermione con una tenerezza quasi materna nella voce.

"già- rispondeva puntualmente Harry- ma ciò non vuol dire che senta meno la loro mancanza"

<< forza ora- disse Hermione per distoglierlo dai suoi pensieri- c'è ancora tanto da fare.>>.

Insieme raggiunsero il salone principale, dopo il “comitato per la ricostruzione” aveva stabilito il quartier generale. Una volta recuperati i feriti e sepolto i morti, Tutti concordarono sul fatto che la scuola dovesse essere ricostruita esattamente come prima. Il problema era che non esistevano progetti edilizi e non si poteva contare più sulla biblioteca-con gran disperazione di Hermione.

Hogwarts era enorme, piena di passaggi segreti, con stanze che saltavano fuori all'improvviso o che scomparivano senza un perchè. Nessuno ricordava esattamente tutti i corridoi, le statue o i dipinti e Harry era convinto che nessuno avesse mai conosciuto a fondo la scuola, nessuno ne aveva appreso completamente i misteri e le meraviglie, forse neanche i fondatori. In più, Hogwarts era stata creata con la magia, una magia così avanzata che permetteva alle scale di muoversi a piacimento, alla stanza delle necessità di essere così straordinaria, una magia così potente da rendere tutto il campus, il lago, giardini finanche la foresta proibita, completamente nascosta ai babbani e protetta dal mondo magico. Anche durante la battaglia, quando tutto sembrava ormai perduto, nessuno poteva apparire o dis-apparire all'interno dei confini di Hogwarts. Tutto ciò richiese molte ricerche e molti tentativi prima di poter iniziare effettivamente i lavori. Dopo circa un mese dalla fondazione del comitato, il professor Flitwich era riuscito a trovare un incantesimo che riusciva a ricostruire il disegno originale partendo dai frammenti delle vetrate raccolti qua e là fra le macerie. Questo piccolo-grande risultato diede nuova forza alla determinazione e alla speranza che animava tutti coloro che, instancabilmente, giorno dopo giorno, si davano da fare per ricostruire.

Hermione aveva esaminato “storia di Hogwarts” in modo quasi maniacale, ossessivo. Aveva confrontato ogni riferimento architettonico o magico con i circa 5000 libri messi a sua disposizione dal dipartimento “ tutela dei beni e delle costruzioni magiche” del Ministero.

" è una cosa stranissima- ripeteva ogni tanto in quel periodo-essere a capo di un progetto- diceva arrossendo- non ho mai avuto un'intera equipe di ricerca ai miei ordini"

"ehi!- la punzecchiava Ron fingendosi offeso- e noi due allora? Il primo anno abbiamo passato le vacanze di Natale in biblioteca! Natale!"

per tutta risposta Hermione lo baciava sulla guancia. Le loro discussione, notò Harry, erano notevolmente migliorate da quando stavano insieme.

"oh, signorina Grenger- li interruppe la McGonagall sul finire di agosto- ha trovato qualcosa sul corridoio est del secondo piano? Siamo disperati- continuò alzando gli occhi al cielo- la professoressa Sprot insiste che lì c'era la statua di un gargoil! Un gargoil!" e così dicendo prese Hermione sotto braccio e se la portò via.

" credi che ricostruiranno anche i passaggi segreti?" chiese Ron senza staccare gli occhi dalla figura di Hermione in lontananza.

" non saprei, mi sono offerto di prestare la mappa del malandrino a George per aiutarlo a ricordare, ma lui dice che non ne ha bisogno"

"bhe, in effetti se c'è qualcuno che conosceva bene i corridoi e i passaggi di Hogwarts, quello è George!"

La risata soffocò in gola ad entrambi. Ripensare alle scorribande di George riportava inevitabilmente alla memoria,Fred. La prima notte, dopo la battaglia, dormirono tutti insieme, nel salone grande, ad Hogwarts, sfiancati dai preparativi per le veglie e i funerali. Harry prese parte a quasi tutte le commemorazioni, così come molti altri, fra cui la McGonagall, Hagrid, Neville. Hermione era partita subito dopo il funerale di Fred. Non aveva notizie dei suoi genitori da oltre un anno, da quando gli aveva alterato al memoria e spediti in Australia.

" devo trovarli- disse tra le lacrime a Ron- mi dispiace, mi dispiace"- continuava a ripetere

Ron aveva gli occhi secchi e gonfi, il viso non era pallido ma comunque visibilmente malconcio.

" shh, shh,- le disse stringendola per il braccio – lo so, lo capisco. Vai, trova i tuoi genitori, ma per favore, per favore, ritorna.

Hermione annuì tra le lacrime. Il giorno dopo salutò tutti con un abbraccio caloroso e poi con un puff, era sparita.

Anche Harry voleva prendere congedo. Non riusciva a sopportare la vista delle sofferenze di quella famiglia così amorevole e così generosa nei suoi confronti né tanto meno poteva smettere di sentirsi responsabile. " non è colpa tua, questo lo sai vero?"

Ginny sembrava leggergli nel pensiero. Si voltò verso di lei, che invece manteneva lo sguardo fisso sulla bara di suo fratello. Lei era bellissima. Anche nel lutto era la ragazza più bella che avesse mai visto. I capelli rosso scarlatto cadevano morbidi sul vestito nero. Gli occhi, con quella meravigliosa sfumatura di marrone, erano asciutti. Cercava in tutti i modi di essere forte ma quando la tomba fu chiusa, Harry sentì le sue dita stringersi fra quelle di lui, quasi in cerca di un qualcosa a cui aggrapparsi. Ginny era così, forte, determinata, caparbia, coraggiosa e Harry la amava perdutamente. Non poteva più separarsi da lei, non poteva allontanarsi in quel momento difficile, non poteva e non voleva lasciarla. Ricambiò la sua stretta, con tutta la tenerezza di cui era capace.

<< non te ne andare>> gli disse.

<< mai>>.

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Capitolo 2
*** Famiglia ***


*** capitolo sottoposto a revisione***

Capitolo 2.

 

Le settimane seguenti passarono in fretta. Harry era ospite dei Weasley e insieme a Molly, George e Ginny, si recava ogni giorno ad Hogsmade e da lì ad Hogwarts. Ben presto anche Hermione si unì a loro; la signora Weasley fece in modo di connettere la nuova casa australiana dei genitori, alla Tana tramite la rete dei camini.

“infinite volte grazie, signora Weasley” disse un sabato pomeriggio, mentre studiavano un modo per ripristinare i bagni del terzo piano.

“oh, figurati cara. Per così poco- rispose sorridendo Molly Weasley- vorrei solo che tu potessi stare più tempo qui con noi, sai?” e mentre disse questo lo sguardo le si velò di tristezza. Accortasi che ad Hermione non era sfuggito questo cambiamento d'umore, disse “oh bhe, è solo che ormai fai parte della famiglia” e la abbracciò con tenerezza.

“oh oh, su, su, non facciamo prendere dai sentimentalismi ora. - si ricompose- c'è ancora molto lavoro da fare. Qualche idea?”

“ho letto di un paio di incantesimi per spillare acqua da un letto fluviale...magari possiamo provare ad adattarli alle tubature”

“perchè no?- si arrese la signora Weasley- sempre che ci siano ancora”

 

Più di 3 mesi furono necessari per ricostruire la sala grande, le cucine, i sotterranei e primi due piani. La scuola stava tornando pian piano al suo antico splendore. A tutti gli studenti che non poterono completare l'ultimo anno a causa di Lord Voldemort, fu data la possibilità di sostenere comunque gli esami finali, tutti gli altri, invece, sarebbero tornati ad Hogwarts subito dopo il periodo natalizio. Ginny non fu particolarmente contenta di questa decisione. Per giorni continuò a perorare la sua causa, sostenendo che tutti quelli che avevano combattuto, avevano già largamente dimostrato di essere streghe e maghi qualificati.

“ e infatti, mia cara- le rispose una volta la signora Weasley- si suppone che quelli che hanno combattuto fossero maggiorenni, quindi di fatto già all'ultimo anno, o sbaglio?”- concluse guardando la figlia in quel suo modo che non ammetteva repliche.

“é assurdo” continuava a sfogarsi con Harry

“infatti” le rispondeva lui, cercando di nascondere la tristezza che provava al pensiero di doversi di nuovo allontanare da lei.

“ dopo Natale voi sarete ancora tutti qui, tutti insieme, io invece dovrò partire subito dopo il mio compleanno! E per cosa poi? Seguire le lezioni di difesa contro le arti oscure quando io mi sono realmente difesa contro la magia oscura solo pochi mesi fa! È assurdo!”

“infatti” ripeteva Harry. Anche quando era furiosa, Ginny era bellissima. Cammina su e giù per il soggiorno, le braccia incrociate su petto. Non aveva il broncio, né la sua voce era stridula, come quando le bambine fanno i capricci. No, lei manteneva quella fermezza interiore che la rendeva assolutamente perfetta.

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Capitolo 3
*** Halloween ***


*** capitolo sottoposto a revisione***
un altro? direte voi...possibile  sia così imbranata??? mi dispiace tanto, prometto che non userò MAI e sottolineo MAI più le freccette per segnare un dialogo!! giurin giurello!! 

Halloween

Ad Halloween si tenne una gran festa. Solitamente, ad Hogwarts, il salone grande era addobbato con zucche incantate, i fantasmi del castello si univano agli studenti per cena, il soffitto incantato imitava una tempesta perfetta, con fulmini, tuoni e lampi. La versione dei Weasley fu certamente più modesta, ma non meno efficace.

Per giorni, la cucina fu invasa da zucche e da “fax spectralis”, l'incantesimo per tagliarle ad arte. . Harry chiamò Kretcher per dare un mano. La signora Weasley si era sempre rifiutata di usare l'elfo per le faccende domestiche, ma la gran mole di cibo da preparare e di decorazioni da sistemare, la convinsero a fare un' eccezione. Dean Thomas, Neville e sua nonna, Luna e Xenophilius Lovegood, Hermione e i suoi genitori arrivarono per primi. Il signor Weasley tornò dal ministero con al seguito Kinsgley (benchè fosse ancora Ministro ad interim). George invitò Lee Jordan e Sandy Hopinks. La signora Weasley si preoccupò anche di invitare la madre di Tonks con il piccolo Teddy Lupin. I genitori di Fleur, purtroppo non riuscirono a venire, ma mandarono una cartolina di ringraziamento con in copertina una torre Eiffel con le luci che di accendevano e spegnevano ogni minuto.

La comitiva era affiatata, il cibo delizioso e l'atmosfera spettrale, grazie alle mille finte ragnatele, pipistrelli veri e zucche luminose che volteggiavano per aria. Dopo un paio di bicchieri di vino e un intera bottiglia di whisky, anche Hagrid contribuiva alla scenografia, russando pesantemente in un angolo della tenda.

“signorina Weasley” le disse pian piano, in modo che solo lei potesse sentire “ le va una passeggiata al buio nel novilunio?”

“mmmm..non so se si mi posso fidare”

“ pensi io abbia intenzioni poco appropriate?”

“oh no, esattamente il contrario”- gli rispose. Forse sbagliava, possibile che fosse...delusa?

 

Fu l'ultima sera che Harry trascorse alla Tana.

Angolo autrice: dunque, come avete notate questo capitolo è piuttosto brevino. in realtà la storia giaceva nel mio computer, nata per tutt'altro scopo. ha un ritmo un pò lento e non vorrei che riusultasse noiosa. non temete, sto apportanto le modifiche necessarie e stesso oggi aggiungerò almeno un altro capitolo. grazie infinite a everlark4e, Marghe_Puffolashandrillina e angiegege94. non sapete che bella sensazione!!!!
spoiler dei prossimi capitoli: 

"Natale in casa Weasley fu, come preannunciato, frenetico. Con così tanti invitati, così tante cose da fare tra i preparativi per la cena e i vestitini da neonato, con così poco spazio da organizzare per la serata e il pernottamento, nessuno fece caso alle prolungate assenze di parte della compagnia."

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Capitolo 4
*** Una nuova vita ***


Tornare a Grimmauld Place non fu difficile quanto temeva. Più doloroso fu congedarsi dai Weasley, e in particolar modo, da Ginny.

La vecchia casa dei Black era completamente diversa da come se la ricordava. Evidentemente Kretcher aveva passato molto tempo tra secchi e spazzoloni. Non una sola ragnatela era rimasta tra le travi a vista della soffitta, non un granello di polvere nel soggiorno, non un piatto rotto nella credenza. Tutto sembrava nuovo e profumato e a Harry piaceva. Quella era casa sua.

Le uniche due abitazioni che conosceva erano da un lato quella babbana dei Dursley, dall'altra quella magica dei Weasley. Harry era cresciuto un po' in una e un po' nell'altra, per cui il primo grosso problema fu trovare degli incantesimi che permettessero di far funzionare alcune meraviglie tecnologiche come la Tv o il frigo. Un altro problema fu la protezione. La casa era ancora schermata ai babbani, ma bisognava trovare un modo per connetterla sia al mondo magico sia a quello babbano. Harry, dopotutto, viveva a Londra. Una volta trasferitosi definitivamente, Hermione, Ron, Ginny e tutti gli altri gli facevano continuamente visita. Ginny e Hermione si offrirono di dare una mano per “ringiovanire un po' questa vecchia magione” o almeno così aveva detto Hermione.

In pochi giorni furono sostituite tende, carta da parati, lenzuola, tappetti, lucernai e così via. L'effetto finale era di una piccola ma confortevole villetta.

Mancava una settimana a Natale quando Bill e Fleur annunciarono la bella notizia. La signora Weasley non riusciva a smettere di piangere dalla felicità e continuava ad abbracciare la nuora. Da quel momento in poi fu tutto uno sferruzzare calzine, cappellini, bavetti e quant'altro. Era euforica, raggiante quasi, si aggirava per casa sempre seguita dai ferri da maglia, che volteggiavano in aria, appena sopra la sua testa e non si fermavano mai. Divenne improvvisamente piuttosto distratta su quanto accadesse in casa e stranamente tollerante sulle malefatte dei suoi figli. George approfittava di questo nuovo stato di cose per continuare i suoi esperimenti per il negozio di dolciumi magici ( il che vale a dire che dalla sua stanza si sentivano continue esplosioni), Ginny e Ron, invece, sfruttavano la delizia della signora Weasley per sgattaiolare fuori di casa rispettivamente con Harry e Hermione.

  Angolo dell'autrice: questo capitolo mi ha dato qualche problema, per il semplice fatto che avevo scritto altre 3 o 4 pagine prima di queste. spero di essere riuscita a mantenere il senso.
spoiler prossimo capitolo:  eccolo quà, finalmente un capitolo in cui accade qualcosa e non mi limito a far passare il tempo.. come al solito sarà Ginny a prendere l'iniziativa! Grazie infinite a chi sta seguendo, se avete dubbi, curiosità, critiche.. non esistate a farvi avanti! ;)

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Capitolo 5
*** Finalmente Natale ***


Tutto procedeva nel verso giusto. Hogwarts era di nuovo in piedi e sebbene mancassero ancora molte statue e alcune aule fossero andate perse, fu confermato, con gioia, la ripresa dell'anno scolastico per il 5 gennaio, esattamente 1 settimana dopo il compleanno di Ginny. (1)

<< oh, finalmente- gioiva la signora Weasley una sera a cena- finalmente si ritorna alla normalità>>

<< tu che ne dici sorellina? - punzecchiò George- sei contenta di tornare a scuola?>> rincarava con una sonora risata.

<< suvvia George, non cominciare>> intervenne il signor Weasley

<< l'educazione è il primo passo per una vita sana e dignitosa- disse Percy con un tono fin troppo serio- e prendere con responsabilità questo dovere è segno di grande maturità Ginny>>

l'espressione pomposa sul volto di Percy scatenò l'ilarità generale.

<< e voi invece?>> chiese la signora Weasley rivolgendosi a Ron, Hermione e Harry.

<< noi, cosa?>> chiese Ron mentre ingurgitava un pezzo di torta salata.

<< avete fatto domanda per sostenere gli esami finali, vero? - chiese con aria preoccupata la signora Weasley- non vorrete mica perdere anche voi il diploma!>> aggiunse con aria scandalizzata rivolgendosi a George.

Harry e Ron si guardarono per qualche secondo, una conversazione in uno sguardo, alla ricerca di una scusa per la loro indolenza.

<< assolutamente- disse Hermione prima che potessero aprire bocca- ho preparato le domande io stessa>> aggiunse sottovoce, in modo che solo Harry e Ron potessero sentire.

La serata trascorse tranquilla. Dopo cena riuscì persino a passare un'oretta da solo con Ginny, nel giardino sul retro, a guardare le stelle. Le cose si erano fatte decisamente più intense tra loro. Tutti quei mesi passati sotto lo stesso tetto, a lavorare fianco a fianco, avevano consolidato il sentimento, già forte, che c'era tra loro.
 

Natale in casa weasley fu, come preannunciato, frenetico. Con così tanti invitati, così tante cose da fare tra i preparativi per la cena e i vestitini da neonato, con così poco spazio da organizzare per la serata e il pernottamento, nessuno fece caso alle prolungate assenze di parte della compagnia. George scappava al negozio con la scusa, quando necessaria, di esperimenti in via di esplosione; il signor Weasley passava stranamente più tempo del dovuto in ufficio e Ginny e Hermione, una volta ispezionato sempre più spesso si rintanavano da qualche parte per poi riapparire in tempo per la cena. Nelle due settimane che Hermione aveva passato dai Weasley si poteva tranquillamente dire che aveva passato più tempo con Ginny che con Ron, il quale, c'è da dire, era talmente occupato a riordinare la soffitta e talmente felice di averla intorno, sembrava non dispiacersi dello stato di cose. Grimmauld Place cominciava a somigliare sempre di più a una casa e sempre più spesso diventava il rifugio ideale contro stoviglie sporche e lenzuola da rammendare. Harry , come tradizione, passò le vacanze natalizie dai Weasley, anche per non sprecare il poco tempo in cui Ginny sarebbe rimasta a casa. Era una sensazione bellissima poter stare insieme così liberamente. Non c'erano più missioni impossibili, situazioni di vita o di morte, sacrifici in nome di un bene più grande che li potessero allontanare. Il sentimento che li univa era qualcosa di vero, di potente e Harry lo avvertiva ogni volta che la guardava negli occhi. Ginny era la donna della sua vita. Dopo capodanno a poco a poco la folla diminuì. I parenti di Fleur ritornarono in Francia, con la promessa di ricambiare l'ospitalità la primavera seguente, Charlie tornò presto in Bulgaria per assistere alla nascita dei nuovi draghi. Hermione e i suoi sarebbero rimasti ancora qualche giorno, per poi ripartire in tempo per festeggiare l'epifania con i nonni. Una notte, ai primi di gennaio, Harry fu svegliato da un piccolo uccellino che gli beccava la guancia. L'incantesimo lo guidò fino in cucina e qui lo aspettava qualcosa di meravigliosamente straordinario. Tutta la parete al di là del tavolo era ricoperta di vegetazione, fiori colorati sbucavano dalle assi del pavimento, il soffitto era stato incantato per mostrare una quieta notte stellata. I due pilastri che delimitavano l'angolo cottura erano stati trasformati in due enormi querce dalla folta chioma. Fra di esse, sospeso al centro del nulla, un enorme mazzo di vischio fresco e profumato. Sotto, in piedi davanti a lui, Ginny lo fissava.

<< ma, che è successo?>>

<< ti piace?>>

<< moltissimo>>

  • mi fa piacere, disse prendendolo per mano

  • hai fatto tu tutto questo?

  • Bhe si, ma ho avuto un piccolo aiuto

  • ma..perchè?

  • Perchè volevo che fosse speciale.

  • Non capisco

  • Harry, tu lo sai che non sono esattamente un tipo romantico

  • lo so, e questo mi piace di te, lo sai

  • si, ma volevo una ambientazione adatta... voglio che sia un momento che ricorderemmo per il resto delle nostre vite

  • Ginny...

  • Ti amo, Harry. Non l'ho mai detto a nessuno e mai lo dirò a qualcun altro.

  • Anch'io ti amo. Ti amo, così tanto,disse e improvvisamente la baciò, come la prima volta,

inaspettatamente, con passione, desiderio, ma stavolta era diverso, c'era qualcosa di più profondo, era come essere al di fuori del tempo al di fuori dei loro corpi. Avrebbe potuto continuare a baciarla per il resto della sua vita, e in quel momento sapeva che sarebbe stato esattamente così

  • il nostro primo “Ti amo”
  • già...decisamente da ricordare
  • da qui in poi non si torna indietro
  • non dirlo neanche per scherzo

risero e parlarono e si baciarono sotto le stelle fino all'alba, poi Ginny annullò l'incantesimo e la cucina torno alla normalità. Si salutarono sulla scale, sapendo che d'ora in poi tutto sarebbe stato diverso.

 

(1) credo di aver letto i libri almeno 1000 volte, eppure non ricordo se venga mai citato il compleanno di Ginny. Ne consegue che me lo sono inventato di sana pianta.



Angolo dell'autrice:  orbene, da qui in poi la pacchia è finita. il prossimo capitolo sarà scritto ex novo per cui gli aggiornamenti saranno un pò più lenti...mi è già venuta un'ideuzza....muaa aha ahah-
che ve ne pare del capitolo? Harry mi è sempre sembrato abbastanza  imbranato in faccende di cuore  e del resto la cotta di Ginny risale già a 10 anni prima no?

Mille grazie a Dedalus Lux , il mio primo recensore in assoluto!!!!! dal prossimo capitolo cercherò di seguire i tuoi consigli... a dire ci ho già provato a mettere i trattini al posto delle virgolette, ma mi sa che ho fatto un pasticciaccio! oh bhè migliorerò! Alla prossima!

 

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Capitolo 6
*** Buon Compleanno ***


Capitolo 6: Buon compleanno.

 

I libri della sua scrivania iniziarono a cadere per terra. Uno dopo l'altro, seguendo un ritmo tutto loro, si ritrovarono sul pavimento della camera di Ginny, insieme a quel che restava del vaso di fiori che teneva alla finestra, e ai cocci di quella povera lampada, evidentemente sfrattata dal comodino. La porta, spalancatosi a causa dell'onda d'urto dell'esplosione, si apriva e si chiudeva ora spinta da un vento leggero proveniente dal piano di sotto. Ma lei dormiva imperterrita. Crescere con Fred e George l'aveva abituata a situazioni ben più tragiche. Fu il profumo dei biscotti a svegliarla. I suoi preferiti, nocciole e gocce di cioccolato, sua madre li preparava una sola volta all'anno. Oggi, il suo compleanno. In cucina, ad aspettarla, c'erano proprio tutti: Ron e Hermione, George, con la camicia sporca di fuliggine, Percy, che per una volta aveva alzato il naso dai libri per farle gli auguri. E poi naturalmente Harry. Indossava un semplice jeans con una camicia blu scuro. Niente di speciale forse, ma era affascinante. I capelli erano un disastro, come al solito. Spettinanti ai lati, troppo lunghi sulla nuca. Si stava facendo crescere una specie di frangia, per coprire la cicatrice diceva lui. Un terribile errore secondo lei. Erano i suoi occhi che attiravano l'attenzione. Dolci, ma sapeva bene ormai, anche tristi. Quando era più piccola, ricordò, le erano sembrati buffissimi, così diversi da quelli della sua famiglia. Lui la stava guardando con un sorriso, probabilmente in risposta al suo pigiama rosa confetto e ai calzini con le renne. Lei invece fissava le sue mani, il suo petto, i suoi fianchi. Non era un tipo atletico o possente, semplicemente era attraente. Tanto attraente. Un piccolo bacio sulla fronte, una carezza da parte di suo padre, interruppero il flusso dei suoi pensieri.

 

“ Buon compleanno piccola mia” - le disse sfiorandole i capelli ramati.

“ buon compleanno cara” - disse sua madre con gli occhi lucidi. “ coraggio, è tempo di aprire i regali”.

Il primo su cui si avventò era un piccolo pacchetto, con della carta regalo color argento e una piccola coccarda in un angolo.

“ questo è mio” disse Percy. In fondo doveva aspettarselo. Cos'altro poteva regalarle suo fratello se una copia di “ storia della magia: 101 regole che non sapevate di infrangere”. Quello di Ron fu più interessante, un quasi- nuovo paio di guanti da scopa. I suoi genitori, o meglio sua madre, le porse un pacchetto rosso, un piccolo cofanetto dall'aria molto antica. Dentro, una spilla in oro bianco, un semplice supporto avvolgeva, una per una, 3 piccole perle disposte in fila.

“ questo apparteneva a tua nonna Mary” - le spiegò suo padre. Tu sei la mia unica figlia femmina, per cui, di diritto, spetta a te. Lei, che piangeva raramente, non seppe resistere. Una piccola lacrima solitaria le bagnò la guancia mentre abbracciava i suoi genitori. A differenza di Ron, lei non si era mai vergognata della sua famiglia. Era molto fiera di come, con così poco, Molly e Arthur Weasley riuscivano a dare così tanto.

“ il mio te lo do in privato” - disse Hermione facendole l'occhiolino. Peccato sapesse già cosa fosse. A pensarci bene, la discrezione di Hermione era un dono del cielo.

Mancava solo Harry. Le si avvicinò piano, imbarazzato. Si portò alle sue spalle e il cuore di Ginny cominciò a battere all'impazzata. Che vergogna, farsi vedere con quello stupido pigiama e le calze da bambina. Lei non era più una bambina, certamente non quando lui le stava così vicino. Le spostò i capelli dal collo e il pugno destro si aprì, rivelando una catenina d'argento con un punto luce, delle dimensioni di un chicco di riso, come pendente.

Era bellissimo.

 

 

Angolo dell'autrice: ok, una mia amica mi ha fatto notare che nei capitoli precedenti alcuni dialoghi non sono stati pubblicati integri, per così dire....accidenti a me! Credevo di aver controllato per bene e invece no. Chiedo venia.

 

Ma veniamo a noi. Visto che era il suo compleanno ho pensato che Ginny meritasse di essere la protagonista di questo capitolo. Che ne dite? Spero di non aver alterato troppo la sua personalità, ma era un pò sfida visto che i libri sono sempre dal punto di vista di Harry.

Spoiler prossimo capitolo: eh no! Così è troppo semplice. Le premesse ormai dovrebbero esserci tutte. Vi dico solo una cosa: ci sarà di mezzo la pozione polisucco! Alla prossima.

ps. Mentre scrivevo ho modificato il capitolo 1. ora dovrebbe essere tutto a posto.

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Capitolo 7
*** Fuoco e fiamme ***


Capitolo 7: Fuoco e fiamme.

 

Ron, Harry, Hermione e Ginny si erano nascosti a Grimmauld Place. La gravidanza, che in un primo momento sembrava l'occasione perfetta per riappacificare suocera e nuora, non aveva sortito l'effetto sperato. Da giorni ormai, la signora Weasley andava riempiendo ceste e ceste di lavori a maglia per il nascituro. Era così concentrata sul nuovo futuro membro della famiglia, da dimenticarsi di quelli esistenti. Per quell'anno infatti, nessun maglione fuori misura sotto l'albero. A Fleur però, non si era piegata alle tradizioni, guardando a tutine e bavette con un cipiglio scandalizzato.

Quella sera, in particolare, Harry si accorse che Ginny ed Hermione si scambiavano ammiccamenti e segnali vari. Ginny guardava Hermione, Hermione guardava Ron e Ron ingurgitava spaghetti.

“ ehm...allora io vado”- si congedò Hermione.

“come? Di già?” disse Ron.

“ bhe sapete com'è...l'Australia, la scuola, la scuola, L'Australia”- balbettò guardando Ginny. D'un tratto si fece paonazza. Era talmente agitata che, alzandosi, andò a sbattere contro lo spigolo del tavolo da pranzo.

“ ti sei fatta male?” chiese Harry preoccupato.

“ eh? - sembrò risvegliarsi Hermione- no, no tutto bene”

“ forse è il caso che andiamo anche noi, vero Ron?” - disse Ginny guardando con disgusto il fratello che si ingozzava della terza fetta di torta.

“ come vuoi” rispose.

 

Si salutarono come al solito, Harry che li accompagnava fuori, sotto un lampione rotto, comparso misteriosamente davanti la porta d'ingresso, non più di 3 mesi prima.

“ non mi stancherò mai di ripeterlo – commentò allegro Ron – trovata geniale il finto lampione”

“ è più sicuro che non provare a smaterializzarsi dentro casa” - commentò Hermione.

La scena era familiare, eppure c'era una nota fuori posto. Fu quasi impercettibile, ma era certo che Ginny, pochi istanti prima di scomparire, avesse mormorato “ aspettami qui”.

 

Fece per rientrare in casa, quando un sonoro crack, lo costrinse a voltarsi. Ginny era di fronte a lui. Un piccolo necessaire nella mano destra. Un sorriso malizioso sul volto. “ sta notte resto qui” aveva dichiarato. Senza aspettare che Harry si riprendesse, con uno scatto felino entrò in casa, tirandosi dietro il fidanzato, su, fino in camera da letto.

Chiuse la porta dietro si sé. Harry ancora in uno stato di confusione che rasentava il patetico. Era nervosa ma determinata. Cominciò a camminare, piano, con solennità, verso il letto. Lo sguardo fisso su Harry.

“ tra un paio di giorni dovrò partire”- disse

“ lo so. Mi mancherai” - rispose Harry. Proprio non riusciva a capire il nesso tra quello che diceva e le sue dita che giocavano con i bottoni della camicia.

“ non ci vedremo per mesi” - continuò Ginny. Per un momento i suoi occhi si fissarono sul pavimento. Harry, se possibile, era ancora più confuso. Per qualche motivo non ancora ben chiaro, si sentiva febbricitante. Le mani avevano cominciato a tremargli e il respiro si era fatto irregolare.

“ voglio che tu ti ricorda di me” disse Ginny. Si era tolta le scarpe e stava armeggiando con la cintura dei jeans.

“ti piace il regalo che mi ha fatto Hermione per il mio compleanno?” disse spogliandosi definitivamente.

Harry si limitò ad annuire. Quella meraviglia di lingerie era sicuramente babbana, non che avesse mai avuto modo di confrontare in effetti. Gli sembrava un sogno, uno dei tanti che aveva già fatto. Tutta la scena gli sembrava impossibile, surreale. E invece no. Lei era lì difronte a lui, provocante, smaliziata, eccitata. I capelli scarlatti ricadevano morbidi sulle sue spalle bianche e lisce. Il completino di raso,rosso fuoco, metteva in risalto la sua femminilità, più di quanto la sua immaginazione avesse mai osato fare. Nell'incavo del collo brillava la collanina che le aveva regalato. Senza neanche realizzare il come e il quando, si ritrovò a pochi centimetri da lei.

“ ti amo” fu tutto quello che riuscì a dire, prima di avventarsi contro le sue labbra.

 

 

Angolo dell'autrice: non sapete tempo da quanto tempo ho in mente questa scena! E la pozione polisucco? Capito a cosa è servita? No? Bhè lo scoprirete nel prossimo capitolo, dal titolo “cospirazioni”...una specie di flashback, in cui,se viene come dico io.. ci sarà molto da ridere! Come sempre grazie a chi sta seguendo questa storia, spero che stia iniziando ad appassionarvi. Critiche, commenti, suggerimenti sono sempre ben accetti....Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Cospirazione ***


Era appena scesa in cucina per fare colazione, quando una civetta ancora mezza addormentata, si posò sul tavolo della cucina. Legata alla zampa destra, un piccolo rotolo di pergamena, legato da un elegante nastro rosso. Prima ancora che la curiosità riuscisse a far breccia nella sua mente, ancora annebbiata, sua madre intercettò l'animale.

“ oh, Ginny cara, buongiorno” - la salutò, alzando appena gli occhi dal foglio. La ragazza osservò per un minuto le reazioni della madre. Anche se ormai era tutto finito, le cattive notizie sembravano non volersi arrendere a quel nuovo mondo di pace e serenità. La signora Weasley assunse dapprima un'espressione sorpresa, poi preoccupata, poi scandalizzata e infine si aprì in un sorriso come non faceva da parecchie settimane.

“ novità?” si azzardò a chiedere.

“ ottime, ottime”- le rispose continuando a sorridere – sembra che da gennaio tu possa finalmente tornare a scuola!” aggiunse.

Il cucchiaio le cadde di mano, con un tonfo. Guardò sua madre, non vedendo altro che una macchia rossa e marrone.

Evitò accuratamente di incrociare i suoi occhi, nel panico. Si rivide, nello spazio di un millisecondo, con la divisa della scuola, a salutare la sua famiglia dal treno in partenza. Solo che questa volta, fermo alla banchina, ci sarebbe stato anche lui. Lui, che non avrebbe avuto modo di incontrare per chissà quante settimane. Lui, che aveva visto la morte ed era tornato, da lei. No, tutto questo non poteva essere reale, non poteva essere giusto.

“ in che senso?” chiese alla madre.

“ nel senso che la scuola è finalmente agibile e tu devi ancora frequentare l'ultimo anno” le rispose sua madre. Il sopracciglio alzato, in attesa dell'inevitabile reazione della figlia.

“ ma è assurdo” sbottò infatti, ancor prima che la signora Weasley finisse di parlare.

“ no, non lo è. A gennaio salirai sul treno e a giugno di diplomerai signorina. Cascasse il mondo, almeno tu ti diplomerai”- disse, agitando in aria il cucchiaio di legno con cui stava cucinando.

Aveva usato lo stesso tono con cui un giorno si e l'altro pure, sequestrava quegli esperimenti di Fred e George che riteneva troppo bislacchi o pericolosi da tenere in casa. Era quel tono che usava quando non ammetteva repliche, quel tono che significava “ sarà così perché deve essere così, fine” indipendentemente dalla quantità di obiezioni, critiche, insulti o lamenti i suoi figli potessero rivolgerle.

Ginny si alzò di scatto, furiosa.. In quel suo essere testarda e ostinata, aveva sicuramente preso da sua madre. Quella discussione non era finita. No, non era finita proprio per niente.

 

 

 

“Voglio fare l'amore con Harry”, aveva esclamato così, senza preavviso,una mattina circa 2 settimane prima di Natale. Avevano appena di addobbare il piccolo abete che il signor Weasley era riuscito a procurarsi giusto la sera prima.

“ Che??” le rispose Hermione, rischiando seriamente di ustionarsi con la cioccolata che stava bevendo.

“ voglio fare l'amore con lui. Prima di partire” aveva ripetuto Ginny. Era arrossita leggermente, ma a parte questo, l'espressione sul suo viso era seria e risoluta.

“ e perché lo vieni a dire a me, scusa?” indagò Hermione. Più che un cattivo presentimento, una certezza.

“ perché ho bisogno del tuo aiuto, naturalmente” le rispose Ginny con un sorriso beffardo. “e forse- ma chi lo sa, visto che frequenti quel babbeo di mio fratello -forse tu, un giorno, avrai bisogno del mio” aggiunse pungente. Una frecciatina gratuita e chiaramente ricattatoria.

Hermione sospirò rumorosamente. “ suppongo tu abbia un piano....”

 

 

Con l'annuncio della lieta novella, l'arrivo del figlio di Bill e Fleur, fu sempre più facile sfuggire al radar della signora Weasley. Il soggiorno sembrava invaso da gomitoli di lana di ogni colore, anche alcuni fra i più brutti e inconsueti, che venivano lavorati ad un ritmo incessante. La signora Weasley aveva letteralmente perso la testa in una nuvola di babbucce e bavaglini, tutine e improponibili berretti con tanto di pon -pon. Il vero problema, per cui nemmeno Hermione aveva soluzione, era quel formidabile orologio, che indicava, con quella precisione che solo la magia poteva dare, dove fossero tutti in ogni momento. In qualunque modo provassero a mettere la questione, il problema rimaneva sempre lo stesso: come ingannare quel fastidioso,vecchio quanto infallibile,controllore?

“ lo vorrei rompere” disse un giorno Ginny, mentre fissava quell'aggeggio appeso alla parete del soggiorno. La sua non era tanto una proposta, o una possibile soluzione, quanto piuttosto un desiderio di vendetta, un anelito di distruzione che cresceva giorno dopo giorno, insieme alla sua frustrazione.

“ non ci riusciresti” la avvertì Hermione, con quel tono da “ è un dato di fatto” che usava sempre a scuola e che le dava sui nervi.

“ lo so che non ci riuscirei” rispose stizzita, senza confessare che, in effetti, nell'ultima settimana ci aveva provato più di una volta.

“mmmm- si lasciò sfuggire Hermione, mentre girava le pagine di un vecchio libro con la copertina in pelle nera – forse....”

“ forse che?” chiese la rossa, controllando rapidamente che non ci fossero orecchie estensibili in vista.

“bhè, è chiaro che non possiamo liberarcene – disse, di nuovo con quel tono saccente – o almeno non da sole- precisò, mentre un sorriso le arricciava gli angoli della bocca. Quindi faremo in modo che sia tua madre a farlo per noi”

“ Hermione.. sei forse impazzita all'improvviso?” sbottò Ginny, al limite della sopportazione.

“Quando fai così sei tale e quale a tuo fratello! Irascibile, impaziente e …e....” esplose per un attimo, per poi riprendere un minimo di autocontrollo. “ imago fallax “ disse, facendo comparire una nuvoletta di fumo biancastro e poi muovendola, con la bacchetta, fino a coprire il quadrante dell'orologio. A prima vista sembrava tutto come sempre, ma ben presto Ginny si accorse che le facce dei suoi fratelli erano tutte nel posto sbagliato, e continuavano a cambiare, scambiandosi di posto senza una regola apparente” in una sorta del gioco delle sedie senza fine.

“ecco.- disse Hermione, approfittando dell'espressione sbalordita di Ginny – è un semplice incantesimo confundus, ma se nessuno ci farà particolarmente attenzione, dovrebbe servire allo scopo”.

Ginny era ancora incredula. “ Andiamo” disse Hermione, sbattendo le mani davanti alla sua faccia.

“ eh? - rispose come risvegliandosi da un sogno a occhi aperti - andiamo dove?”

“ A fare shopping ovviamente”.

 

 

Strap. Strap.

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH- urlò a squarciagola. Per fortuna erano sole in casa. Come ogni martedì mattina, i suoi genitori erano a lavoro. Per loro fortuna, in Australia i dentisti erano ancora più ricercati che in Inghilterra.

“shh”- le disse Hermione con tono secco, leggermente infastidita- “ l'hai voluto tu! Non è che mio mi stia divertendo” .

“ ma questa cosa è una barbarie” - le aveva ringhiato contro.

“ sono d'accordo, anzi – continuò Hermione – tutte le donne del mondo sono d'accordo”

In quel momento, stesa a pancia all'aria sul letto di Hermione, non riusciva proprio a ricordare perché, con tutti gli incantesimi a loro disposizione, avesse tanto insistito per farlo alla maniera dei babbani. Forse per vanità, alla ricerca di quella bellezza estetica, di cui sentiva il bisogno viscerale in quel momento della sua vita, e di conseguenza della sicurezza totale circa il proprio corpo e la propria sensualità. Eppure, non credeva possibile che le donne babbane si sottoponessero volontariamente a quella tortura. Se non fosse stato per il suo orgoglio e il desiderio di non darla vinta ad Hermione, se ne sarebbe andata da un pezzo.

In uno spasmo di dolore, si accorse di aver tirato un calcio dritto sullo sterno della sua carnefice.

“ ora basta” sbraitò Hermione, evidentemente al limite della sopportazione. Con un movimento fluido e rapidissimo, estrasse la sua bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans. Le sentì chiaramente pronunciare “Petrificus totalus”, poi, il nulla.

 

 

 

“Bleah. Questa roba sembra davvero disgustosa” sentenziò Ginny. Il pentolone gorgogliava minaccioso nella piccola cantina a casa di Hermione. Un odore nauseabondo, un misto di carne bruciata e ammoniaca impregnava le pareti.

“ togli pure il sembra” replicò Hermione. “ la pozione polisucco ha un sapore veramente orribile. Ma tanto è inutile che fai quella faccia disgustata, avrai modo di scoprirlo da sola” aggiunse guardando Ginny, un pizzico di perfidia nella voce.

“ che vuoi dire, scusa?” chiese la rossa, improvvisamente in allarme.

“ credo sia il caso di apportare una piccola modifica al piano. Faremo un doppio-scambio” - disse.- “ sarebbe tutto più semplice se tu tornassi a casa con le mie sembianze. Usciremo in giardino con una scusa e ci scambieremo di nuovo” concluse.

“ fammi capire. Tu prendi la pozione e diventi me per la notte e il giorno successivo. Poi io torno a casa, facendo finta di essere te. Poi io e te, tu come me e io come te prendiamo di nuovo la pozione per tornare di nuovo te e me” disse Ginny, un sopracciglio alzato e le braccia incrociate sul petto.

“ se lo dici così lo fai sembrare più complicato di quello che è” sbottò Hermione.

“ è molto più che complicato” - disse Ginny. - E' assolutamente geniale”.

 

 

 

Ancora una volta, avevano passato il pomeriggio e la sera a Grimmauld Place. Ormai era tutto pronto e quel pensiero non le dava tregua. Si insinuava in ogni battuta di spirito, ad ogni minimo sfiorarsi. Lo guardava camminare per casa, piegarsi per raccogliere qualcosa da terra, scherzare con Ron. Niente di più normale, se non fosse stato per quel costante capogiro e per il rumore assordante del proprio cuore nelle orecchie. Era tutto pronto, lei, era pronta. Si voltò verso Hermione, nella speranza che lei e solo lei, potesse dare un significato a quelle sue mani tremanti sotto il tavolo e a quel rossore che sentiva sul viso. Ma Hermione, dopo che il mondo intero l'aveva acclamata per la sua prontezza di spirito e di cervello, quella sera sembrava completamente scollegata. Alla fine fu costretta a darle un piccolo calcio sugli stinchi anche solo per richiamarne l'attenzione.

“ ehm...allora io vado”- si congedò Hermione.

“come? Di già?” disse Ron.

“ beh sapete com'è...l'Australia, la scuola, la scuola, L'Australia”- balbettò guardando Ginny. D'un tratto si fece paonazza. Era talmente agitata che, alzandosi, andò a sbattere contro lo spigolo del tavolo da pranzo.

Si trattene miracolosamente dall'alzarsi e strozzarla, così, su due piedi. Ma alla fine l'eccitazione ebbe la meglio sul nervosismo. Harry li accompagnò al solito lampione che usavano come “stazione”, come l'aveva ribattezzato Ron. Non riuscì a trattenersi e sommessamente, sperando che solo lui lo notasse, mormorò “aspettami qui”.

In pochi millesimi di secondo, il buio l'assalì, così denso da impedirle persino di respirare. Quando riaprì gli occhi si trovò davanti il giardino della Tana. Ron e Hermione erano già qualche passo avanti, quando il fratello si voltò verso di lei, che nel frattempo si era tesa a terra.

“ tutto bene?” le urlò.

“ si, tutto bene- gli rispose – credo di essermi slogata la caviglia però” aggiunse, così come avevano concordato.

Prima ancora che Ron potesse registrare mentalmente la situazione, Hermione lo baciò dolcemente.

“ non ti preoccupare, vado io. - gli disse allontanandosi – tu rientra in casa, tanto noi ci vediamo domani” e così facendo, si avviò a passo svelto verso Ginny. Fin qui tutto tranquillo, pensò.

Le due ragazze restarono ferme per qualche minuto, in attesa, poi, Hermione estrasse dalla sua borsetta, una boccetta ormai ben troppo familiare.

“ vai” le disse mentre le strappava una piccola ciocca di capelli rossi. E lei non se lo fece ripetere due volte, scomparendo con un crack, mentre il suo doppione prendeva vita.

 

 

 

 

Angolo dell'autrice: mi dispiace di averci messo così tanto per questo capitolo, ma non è stato facile. Temo di aver mirato troppo in alto per le mie abilità, ma spero che vi piaccia comunque....

Dunque, è chiaro ora il ruolo della nostra cara pozioncina? Alla fine credo di aver solo estremizzato un po' il concetto di avere una amica che “ti copre”, per farti stare col tuo ragazzo.

Credo che gli aggiornamenti da ora in poi saranno come minimo settimanali, un po' per mancanza di tempo, un po' perché non so ancora bene quale, delle tante idee che mi vengono durante il viaggio in treno di 1 ora ogni giorno, mettere nero su bianco. Voi avete suggerimenti? Che ne direste se Ginny venisse scelta per giocare a Quidditch da professionista? E se Ron diventasse un giornalista? O magari un netturbino part-time? O ancora e ancora e ancora....Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Relazione a distanza ***


Capitolo 9:
Relazione a distanza

 

Tutto intorno a loro era caos allo stato puro. La banchina era affollata un migliaio di persone, o forse anche di più. C'erano ragazzini alla loro prima volta, che si guardavano intorno spaesati, ragazzi più grandi che correvano a destra e a manca per salutare quelle amicizie che avevano già stretto e che non vedevano da tempo. C'erano genitori timorosi di lasciar partire i propri figli e madri che urlavano le raccomandazioni dell'ultimo minuto a quelli che erano già saliti sul treno. Il treno cominciò a scaldare il motore, in attesa degli ultimi ritardatari, che correvano velocissimi con il loro bagaglio di valigie, bauli e civette che rischiava di cadere a ogni passo. Le loro orecchie erano sature di quei rumori di sottofondo, ma nessuno dei due sembrava farci caso.

Era concentrata su di lui, sui suoi occhi verdi e brillanti nascosti sotto gli occhiali. Talmente concentrata che non se ne staccò neanche per salutare sua madre o i suoi fratelli. E la cosa che più la sconvolgeva era che anche gli occhi lui la fissavano. Il tempo stava per scadere, e non voleva sprecare un solo secondo, sapendo che per i mesi in avanti avrebbe dovuto affidarsi solo alla memoria. Si specchiavano l'uno nello sguardo dell'altro, entrambi con la stessa espressione mista di tristezza e amore.

 

 

Era appena rientrato a casa dopo l'ennesima sessione pre- diploma organizzata da Hermione, meno di una settimana dopo quella terribile mattina. Continuava a pensare a lei e a quell'altra mattina, quella in cui si era svegliato con una massa di capelli rosso fuoco sul petto e il suo profumo che impregnava le lenzuola. Concentrasi sullo studio era al tempo stesso una cosa impossibile così come una benedizione. Stava spogliandosi quando un gufo dall'aria malandata picchiettò alla finestra. Fra le zampe custodiva una lettera.

 

caro Harry,

qui tutto bene. Mi manchi. Questo posto sembra sempre lo stesso manicomio. Tanto per cominciare ho scoperto che i quadri dell'ala ovest hanno organizzato una protesta. A quanto pare sono stati appesi diversamente e nessuno di loro sembra sopportare il nuovo vicino. I lavori nei sotterranei non sono ancora finiti e quegli idioti di Serpeverde non fanno altro che lamentarsi. Qualcuno ha lanciato un incantesimo che per caso li ha lasciati con le orecchie da asino per qualche ora. Cosa dire? Certe volte la giustizia ha proprio il senso dell'umorismo.

Per fortuna c'è il Quidditch. Non te l'ho detto? Sono il nuovo capitano, il ché è un vero peccato...mi piaceva quello vecchio....Hagrid ti saluta, dice che passerà alla Tana forse il prossimo fine settimana.

Ti amo

Ginny.

 

Dapprima rise sottovoce, un po' per la sorpresa un po' perchè si immaginava August Bean con le orecchie appuntite e pelose. Poi si spense. Se solo avesse potuto, l'avrebbe chiamata all'istante. Gli mancava da morire.

Quella volta, quando era partito per cercare gli Horcrux, non poterono esserci contatti o comunicazioni di alcun tipo, ne andava della sua stessa vita. Una separazione netta e dolorosa. Dolorosa e col senno di poi, inutile, perchè era chiaro che nessuno dei due aveva rinunciato all'altro. Ma stavolta....sta volta la loro era una semplice, banale e comunissima relazione a distanza. Avrebbe tanto voluto sentire la sua voce, ma ovviamente i cellulari erano inutili, forse sconosciuti ai più, nel mondo dei maghi. Con un fremito di eccitazione prese pergamena e calamaio e iniziò a scrivere.

 

Cara Ginny,

devo ammettere di essere un po' invidioso, fra il diploma e il corso per diventare Auror, credo che non salirò su una scopa tanto presto. Per di più, dopo quella notte, ho serie difficoltà a concentrarmi. Ma d'altronde, questo faceva parte del tuo diabolico piano, no?

Parlando d'altro, Neville mi ha detto che anche Luna è tornata ad Hogwarts, ma alla stazione non l'ho vista. Ti prego, saluta lei e Hagrid da parte mia. Ti amo.

Tuo

Harry.

 

Rilesse quelle poche righe non meno di dieci volte. Erano troppo maliziose? Poco romantiche? Troppo romantiche? Perchè parlare di Hagrid? Ma in fondo lei lo aveva nominato per prima no? E se non gli avesse risposto? E se lui avesse risposto troppo presto? L'avrebbe considerato un “fidanzato appiccicoso”?

E con queste e simili domande si infilò sotto le coperte e si addormentò.

 

In quei giorni, Ron ed Hermione passavano tanto tempo insieme. Un po' perchè è naturale che una giovane coppia, da poco formata, cerchi in tutti i modi un po' di intimità, un po' perchè il loro migliore amico, da una settimana o giù di lì, era tutto fuorchè presente, tanto mentalmente quanto fisicamente. Erano loro a svegliarlo, bussando alla porta tutte le mattine, per quel “riepilogo finale” imposto da Hermione prima del diploma. In loro presenza Harry diceva a malapena due parole, perdendosi in quelle elucubrazioni e quei ricordi che Hermione poteva facilmente intuire e che mettevano la ragazza leggermente a disagio. Con una scusa o con un altra riusciva sempre a distrarre Ron da quel comportamento più depressivo del solito e portarlo via da Grimmauld Place.

 

Improvvisamente, circa una settimana dopo la partenza di Ginny, Harry tornò se stesso. Calmo, affabile, e in assenza di una definizione migliore, felice. Tornò a far visita a casa Weasley, fermandosi sempre più spesso per il pranzo o la cena, o entrambi. Quando una civetta dalle piume marroni e rossastre lo raggiunse una mattina, tutti alla Tana capirono il motivo di quella rinvigorita vitalità.

 

Caro Harry,

L'orario è un disastro. È dai tempi di Percy che nessun Weasley frequenta l'ultimo anno e a quell'epoca io ero troppo piccola per capire quanto fosse impegnativo. E poi pensavo che mio fratello fosse un idiota. Anche le selezioni si sono rivelate più difficili di quanto mi aspettassi. Sembra che tutti vogliano fare il provino come cercatore. Chissà perchè! Insomma, ho le giornate piene. Non per questo non preferirei mille volte stare lì con te.

 

Tua

Ginny.

 

 

 

“ Tra un po' è San Valentino” gli disse Ron allarmato all'inizio di febbraio. Era rimasto sconvolto nel leggere i primi articoli sull'argomento sulla Gazzetta Del Profeta, che ora reggeva con mani tremanti. La bocca leggermente aperta e un rigolo di sudore sulla fronte completavano un quadro di panico totale.

“ ti capisco amico”- tentò di essere solidale Harry- “anch'io sono in crisi”

“ crisi? Che crisi?” rispose Ron, con il cervello ancora chiaramente in pappa.

“ ne deduco che non ha ancora pensato a cosa regalare a Hermione” disse, sperando di risvegliarlo da quello stato pietoso.

Ron deglutì un paio di volte, posò il giornale sul tavolo, lo sguardo ancora fisso davanti a sé. Poi si voltò verso Harry, con gli occhi spalancati e il sudore che ormai gli inzuppava i capelli.

“ Miseriaccia Harry! - esclamò- “ e ora come diavolo faccio? Eh? Tu cosa farai? No, aspetta, non dirmelo, non so se lo voglio sapere” concluse tutto d'un fiato.

“Rilassati Ron- disse, ma in realtà la sua mente stava già volando a quella notte- pensavo a qualcosa da abbinare alla collana”

La risposta di Ron fu un grugnito. Non c'erano bisogno di parole per capire che aveva toccato un tasto dolente.

 

San Valentino incombeva sul calendario che Harry aveva appeso al muro della cucina. Poco oltre quella data, alcune caselle erano state cerchiate con un pennarello rosso. In pratica, un sabato si e due no dalla fine del mese in poi. Fissò il muro per un secondo, poi prendendo aria e coraggio, uscì di casa, diretto a Hatton Garden (1).

 

Hatton Garden, con le sue più di 300 gioiellerie e negozi di lusso, dava ampia ragione del suo soprannome “ il quartiere dei diamanti” (2). ovunque guardasse c'erano collane d'oro, anelli nuziali solitari e non, spille con smeraldi, zaffiri, rubini e tutte le pietre preziose su cui l'uomo abbia messo le mani dall'inizio dei tempi. Paradossalmente, tutta questa scelta lo rese ancora più nervoso e agitato. Inizialmente aveva optato per i gioielli babbani proprio per non sentirsi spaesato e ignorante. Girovagò un po' per le vetrine, attirando più di un'occhiataccia. Dopo un'oretta o giù di lì, si arrese all'evidenza che era totalmente incapace di terminare questa missione e così, tra sospiri e bruciori di stomaco, chiamò di nuovo quel numero. In fondo, con la collana gli era andata bene.

“ pronto Dudley?” ehm...ho bisogno di nuovo di te.”

 

Mia bellissima Ginny,

in allegato a questa lettera, spero il gufo ti abbia portato anche un pacchetto. Ti amo con tutto il cuore. Buon San Valentino,

Harry.

 

 

 

Fu Neville a dargli l'idea. Si erano incontrati per caso al paiolo magico, un sabato mattina ai primi di marzo. Era seduto da solo davanti a una burrobirra ormai fredda, tamburellando le dita della mano destra sul tavolo.

“hey” gli disse, prendendolo alla sprovvista.

“ oh Harry sei tu- gli rispose sussultando – che sopresa!”

“ non dirlo a me! Che ci fai qui?”

“ eh? - chiese l'altro all'improvviso nervoso- io? No, niente niente” disse mentre una risatina isterica gli colorava la voce.

“ cos'è quel pacchetto?” chiese Harry, sempre più curioso, indicando una busta color melanzana ai piedi della sedia dell'amico.

“oh bhe ecco...- tentò di tergiversare, mentre si grattava nervosamente la nuca – solo un piccolo regalo per Luna- disse avvampando.

“ LUNA?” si ritrovò a urlare, sopraffatto dalla sorpresa. “ così voi due....”

“ eh? No, no.- si affrettò a dire Neville, più impacciato che mai – non esattamente. Si, insomma noi...non è che io...anche se lei...” blaterò in preda al panico, più rosso di un peperone e con una gocciolina di sudore che gli scendeva dalla fronte.

“ capisco” disse Harry, anche se la situazione gli sembrava ancora più ingarbugliata di prima

“ bhe ecco vedi- riprese Neville, grato all'amico per aver interrotto quella figuraccia – ho saputo che la settimana prossima potranno andare ad Hogsmade e visto che è stato il suo compleanno, pensavo di farle una sorpresa” disse torturando di nuovo la sua nuca.

“ mi sembra un'ottima idea” gli sorrise Harry. In effetti era proprio una grande intuizione, magari anche lui avrebbe potuto raggiungere Ginny. “ che cosa lei hai preso?” chiese spinto dalla curiosità, dimenticando il concetto di invadenza.

“ oh....non giudicare ok?” lo implorò con lo sguardo, mentre dalla busta color melanzana, uscì un piccolo animaletto peloso, con un becco ricurvo e le zampe posteriori corte e storte. Insomma una creatura di razza e specie non ben identificata, abbastanza strana e malconcia.

Harry, dopo averlo fissato a lungo, non poté fare altro che sorridere. “ credo proprio che le piacerà” disse e se andò.

 

Il sabato successivo, berretto di lana e sciarpa fin sopra il naso per non farsi riconoscere, si materializzò ad Hogmade.

 

Ciao Harry.

Domani torno a casa. Dobbiamo parlare.

Ginny.

 

(1) sembra che Hatton Garden sia una via famosa per le sue gioiellerie.

  1. ho cercato qualche notizia in più e ho visto qualche foto per farmi un'idea. Io non sapevo dell'esistenza di questa via/zona...voi?

 

 

Angolo dell'autrice. Mi rendo conto che questo capitolo è mooolto più lungo rispetto al solito. Il fatto è che non potrò aggiornare almeno per tutte le vacanza di Pasqua. Avevo anche pensato si spezzarlo e fare una prima parte solo lettere e una seconda in cui si svelavano i retroscena...secondo voi sarebbe stato meglio o peggio?

Personalmente non ho mai vissuto una relazione a distanza, se poi ci mettiamo il fatto che i telefoni sono fuori discussione, direi che scrivere le lettere è stata la parte più difficile....spero che non siano sciocche o melense o al contrario poco “da innamorati”...insomma, giudicate voi.

 

Spoiler dei prossimi capitoli ( e badate bene che ho usato il plurale): eh eh....muah ah ah ah. Ginny torna a casa, Hermione scoppierà a piangere, una estate in Francia e un altro matrimonio in vista.

 

Ps. Buona Pasqua a tutti!.....Alla prossima!

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Ritono a casa (I parte) ***


dunque dunque....ho riscritto questo capitolo non so più quante volte....il  progetto iniziale voleva essere molto più complicato e simpatico, invece mi è uscita una roba un pò banale....chiedo scusa a tutti!. con le motivazioni di cui sopra, vi chiedo di perdonarmi se non ho aggioranto da....bho! e chi se lo ricorda ( male, molto male ndTutti). .
buona lettura
!

Capitolo 10: Ritorno a casa (I parte).

 

Dobbiamo parlare. Dobbiamo parlare. Dobbiamo parlare. La sua testa era occupata da quelle due parole, che si ripetevano ancora e ancora. Harry era steso sul letto, il naso all'insù che fissava il soffitto. Dobbiamo parlare. Dobbiamo parlare. Continuava a dire la voce di Ginny. Guardò l'orologio, erano le 10, il suo treno sarebbe arrivato tra un'ora. Ora basta, si disse. In quel momento una trentina fra libri, scarpe e cianfrusaglie varie, che prima volteggiavano leggere nel bel mezzo della stanza, caddero pesantemente al suolo. Harry sospirò, maledicendo quel curioso effetto collaterale del suo nervosismo. Senza pensarci raccolse il suo mantello dell'invisibilità e uscì.

 

La stazione era gremita, muoversi tra quella fiumana di gente senza andare a sbattere contro nessuno era pressoché impossibile. Oltretutto non riusciva a vedere al di là del proprio naso, sussultando ogni volta che vedeva dei capelli rossicci. Dobbiamo parlare. Dobbiamo parlare. Il cuore gli batteva all'impazzata, era frustrato, preoccupato e oltretutto non dormiva da almeno 36 ore. Da quando aveva aperto quella stupida lettera.

Mentre si schiacciava contro il muro per non farsi investire da un ragazzino del primo anno, vide finalmente un viso conosciuto, solo che non era affatto quello che si aspettava.

Che diavolo ci fa qui Hermione? Continuava a chiedersi mentre la raggiungeva di soppiatto. Era di spalle, di fianco a un ragazzo che non conosceva. Era alto e biondo, leggermente abbronzato, il fisico del nuotatore. Si avvicinò ancor di più...possibile che Hermione e Ron siano già al capolinea? Si chiese, dimenticando per un secondo lo scopo della sua missione. Ma durò solo un secondo. Lei era lì, accanto a quel bellimbusto e gli sorrideva spudoratamente.

 

Si fermò di colpo, ad osservare la sua più grande paura diventata realtà. Aveva incontrato un altro, voleva lasciarlo, farla finita per donarsi a quel biondino dall'aria strafottente. Il sangue gli ribolliva nelle vene, accecandolo di rabbia e gelosia, risvegliando quella bestia che credeva ormai sopita per sempre. E Hermione doveva sapere tutto! Ecco perché era lì, senza nessuno della famiglia....stavano decidendo come gestire la cosa! Il biondino inclinò la testa, sussurrando qualcosa all' orecchio di Ginny, per poi allontanarsi. Harry cominciò a correre, incurante di quelli che gli sbarravano la strada. Doveva sentire, doveva sapere che solfa gli avrebbero raccontato, quale storiella avevano scelto per lacerargli il cuore.

 

“ come pensi di dirglielo?” chiese Hermione.

“ non lo so ancora- rispose la rossa- gli ho chiesto di non venire a casa, spero di recuperare un po' di tempo, mettere a posto le idee”

“ capisco” rispose Hermione in un fiato e stringendosi nelle spalle. “ E' una decisione importante, di quelle che cambiano la vita” commentò funerea.

“ Tu come stai?” le chiese Ginny con circospezione.

L'altra rimase in silenzio per qualche secondo, incrociando le braccia la petto. “ sinceramente non lo so” disse guardando a terra. “ ti confesso che ho paura”.

“ lo hai già detto a Ron?” chiese Ginny.

“ no” rispose Hermione scuotendo la testa.

 

“ ehi bellissime” le chiamò il biondino, che nel frattempo era andato a recuperare le valigie. “ io sono pronto, si va?” e si incamminarono fuori dalla stazione.

 

Rimase nascosto per un po', cercando di capirci qualcosa. Dobbiamo parlare. Come pensi di dirglielo? Ehi bellissime. Lui che le sorrideva, lei che gli sfiorava il braccio. Il treno cominciò a muoversi, accompagnato da stridii, e nuvole di vapore e solo in quel momento, si accorse che era scesa la sera ed era rimasto solo.

 

 

La Tana era come al solito caotica e sovraffollata. Entrarono dalla porta della cucina e si trovarono di fronte a coltelli volanti, sbuccia patate impazziti e finocchi che esplodevano da tutte le parti. Pentole a pressione occupavano tutti i fuochi disponibili, c'era persino un calderone che scoppiettava nel camino.

“c'è nessuno?” chiese Ginny a gran voce. Dal piano di sopra giunsero strani rumori, come di un palle da bowling che cadevano a terra e poi qualcosa crollò, spaccando in due un gradino nel bel mezzo della scala.

“ si può saper che sta succedendo?” chiese la rossa a sua madre, che nel frattempo era sbucata dal soggiorno con i capelli arruffati e uno straccio in mano.

“oh Ginny cara, bentornata” la ignorò la signora Weasley, abbracciando la figlia. “ come è stato il viaggio? Hai mangiato qualcosa? Ma hai tagliato i capelli? Tutto bene a scuola si? Minerva mi ha detto che ci sono stati problemi con i Serpeverde...” nel frattempo altri rumori a dir poco sospetti provenivano dalla sala da pranzo.

“ ehm ehm” tossì Hermione, salvandola da quell'interrogatorio lampo.

“ Hermione! Ci sei anche tu! Bene bene” disse la signora Weasley, che evidentemente si era appena accorta della sua presenza.

“ Buona sera signora” si presentò il biondino “ io sono Sebastian, un amico di Ginny...spero di non disturbare”

“ eh?- chiese la signora Weasley basita- ma no, no, figurati” disse ricomponendosi dopo pochi secondi.

“ Sebastian è il figlio di un mago che ho incontrato in Australia” spiegò Hermione. “ frequenta la scuola qui perché la madre abita a Londra. Mi sono offerta di dargli un passaggio fino a Perl.....ma vedo che il camino è occupato” aggiunse Hermione, indicando con la testa il pentolone sul fuoco.

“ eh?- chiese di nuovo la signora Weasley- “ oh no la zuppa!” esclamò, cadendo palesemente dalla nuvole.

Un boato fortissimo fece tremare il grosso lampadario di vetro che pendeva sul tavolo in cucina. Il rimbombo fu talmente forte che almeno un paio di posate caddero per terra.

“ Mamma si può sapere che sta succedendo?” sbottò Ginny dribblando la madre ed entrando in salotto.

Quello che vide la lasciò senza parole. Sorpresa e disorientata ricambiò lo sguardo di sei paia di occhi. Suo padre, Percy, George, Ron, Bill e Fleur, con un pancione ENORME, erano lì, colti in flagrante. Da una capo all'altro della stanza era appeso uno striscione colorato con su scritto CONGRATULAZIONI. Globi di luce bianca e rossa volavano un po' dappertutto. Sul tavolino affianco al divano erano impilati dolcetti alla crema, al rum, amaretti e cioccolatini vari. Una decina di pluffe erano state sistemate coreograficamente per terra e un baule irrequieto vicino la finestra, tradiva la presenza di un paio di bolidi.

“ ma cosa....?” iniziò a dire la rossa, ancora sotto shock. Suo padre le venne incontro un po' imbarazzato ma con un sorriso pieno di gioia e orgoglio. La abbracciò forte, con le lacrime agli occhi.

“ beh? Che ne pensi?- chiese entusiasta indicando l'ambientazione di quella che, chiaramente, doveva essere una festa a sorpresa- volevamo mettere anche gli anelli ma non abbiamo fatto in tempo”.

“ co....cosa...chi? Chi ve l'ha detto?” riuscì ad articolare Ginny.

“ oh tesoro caro, non essere imbarazzata – intervenne sua madre, cogliendola di spalle- ci ha avvisato Minerva la settimana scorsa..oh siamo così fieri di te.” disse abbracciandola di nuovo.

“ calmi calmi” si affrettò a dire Ginny “ non ho ancora deciso niente”.

"MA SEI IMPAZZITA? ” le urlò contro Ron, gli occhi sgranati e la mandibola sul pavimento. “ SI TRATTA DELLE HOLYHEAD HARPIES! MISERIACCIA GINNY... E' UN'OCCASIONE UNICA, TI CAMBIERA' LA VITA...NON PUOI RIFIUTARE!”.

Una decisione che ti cambia la vita....con la coda dell'occhio, vide Hermione allontanarsi.

 

 

Harry aveva passato il pomeriggio al supermercato. Non che avesse bisogno di fare la spesa, la dispensa era piena e Kretcher aveva talento per l'economia domestica. Più che altro aveva bisogno di uscire di casa, allontanarsi da quei pensieri lugubri che avevano impregnato le pareti della sua stanza. Soppesò il suo misero sacchetto, un pacchetto di gomme, qualche scatola di fish & chips già pronto e una bomboletta di schiuma da barba. Sorrise pensando alla sbobba verdognola che puntualmente gli rifilava l'elfo. Ma fu un sorriso fin troppo fugace, poco più di una rapida increspatura delle labbra. Lì, appoggiata al lampione, lei lo stava aspettando. Il respiro gli si bloccò a metà strada e i piedi sembravano essersi fusi con l'asfalto. Lei si accorse di lui e corse ad abbracciarlo ma lui si ritrasse di colpo. Non aveva la forza di guardarla negli occhi. Questo suo entusiasmo, quel sorriso che le aveva illuminato il volto....era tutto falso! Sentì un conato di vomito frasi strada nella gola e si diresse a gran passo dentro casa, senza dirle una parola, senza rivolgerle nemmeno un cenno, sbattendo la porta dietro di lui.

Ma Ginny non era certo tipo da arrendersi. Superato lo shock iniziale, pensò che qualcuno della famiglia aveva parlato! Eppure li aveva implorati, supplicati, li aveva fatto giurare! E lui aveva reagito nel peggiore dei modi. Quanto odio gli aveva letto addosso. E ora si sarebbe dovuta scontare contro quel suo stupido orgoglio, che tante volte l'aveva fatta penare. Ecco perché voleva essere lei ad affrontare con calma il discorso, aveva un piano, ma adesso era andato tutto a rotoli...maledetto Ronald, imprecò.

 



rieccomi qua! ho le lacrime agli occhi...ce l'avete fatta!!!! allora non era così tragico, no?
innanzitutto: DEDALUS LUX  dove sei??? mi manchi! mi manchi tantissimo!!! torna da meeeeeeee!!!! ( -.-'  troppo melodrammatica? beh l'importante è far arrivare il concetto! ahah)
un ringraziamento particolare a ZAFIRA....tu forse non lo sai, ma hai salvato il mio computer da una fine orribile.....
tratto da " ritorno a casa (II parte):

"tum tum tum...accidenti che pugni pensò Harry. Prese un bel respiro, poteva accettare tutto, ma non di sentirsi un codardo."



 

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Capitolo 11
*** Ritorno a casa (II parte) ***


Sentiva il respiro di lei spezzarsi mentre, ansimare, mentre con la bocca lasciava una leggera scia di baci sul corpo sodo e profumato. Le mani di lei erano strette ai fili di rame dei suoi capelli, mentre le sue le avvolgevano i fianchi, bloccandole il bacino. Scese sempre più giù, fino all'ombelico e si fermò nel basso ventre, dedicandosi a quella rotondità appena accentuata, quella di cui lei, invece, si vergognava tanto. La riempì di baci sempre più carichi di desiderio e sorrise, ricordandosi di come, la prima volta che si era spogliata davanti a lui, aveva cercato di coprire proprio questa parte di quel suo corpo meraviglioso. A lui, invece, questo piccolo gonfiore piaceva da impazzire, dava l'idea di qualcosa di morbido e accogliente. Scese ancora più giù, sentendo il corpo di lei incurvarsi al suo tocco. La piccola stanza da letto di Hermione di faceva più afosa, l'aria talmente calda e umida che riusciva difficile persino respirare. I vetri della finestra erano bagnati da mille goccioline di condensa ma aldilà di quelle, si poteva ben vedere il paesaggio brullo e ingiallito, che annunciava l'inizio dell'autunno nell'emisfero australe. Ron continuò a baciarla, con la mano risaliva le cosce, i glutei, fino alla schiena. Doveva fare attenzione a non toccare nient'altro che lei, oggi oggetto a eccezione delle lenzuola, rischiava di ustionarlo. Ricordò la prima notte passata insieme, quando , sfiorando il comodino, si era ustionato ed Hermione, imbarazzatissima, l'aveva dovuto medicare col dittamo.

“ cos'hai da ridere?” chiese la ragazza in un sussurro, mentre le mani di lui tornavano sul suo addome.

“ pensavo alla nostra prima volta” rispose lui, tirandola sotto di sé.

“ ti fa ancora male il braccio?” chiese lei preoccupata, allontanandosi leggermente. Lui scosse la testa, fiondandosi sul collo, ora esposto, della giovane strega.

“ e il piede? La spalla? Il polso?” domandò allarmata. Lo fissava con gli occhi lucidi, come a volersi assicurare che lui non minimizzasse. Non che Ron fosse il tipo, ma da quando stavano insieme, e sopratutto dalla notte di San Valentino in poi, probabilmente avrebbe lasciato correre solo per non interrompere il momento.

“ Hems, rilassati” disse lui, accarezzandole la guancia. Non c'era passione in quel gesto, solo tanta tenerezza. “ non è che lo fai apposta no?” continuò lui “ a dire il vero questa cosa non mi dà fastidio, anzi, il giorno in cui, facendo l'amore, non sentirò la stanza andare a fuoco, probabilmente mi sentirò un fallito e morirò di delusione”.

“ non devi mai pensare una cosa del genere Ronald, è chiaro?” disse lei perentoria, ma la sua voce si ridusse a un sussurro non appena Ron riprese a baciarla. Alcuni fogli sulla scrivania avevano appena preso fuoco, quando qualcuno cominciò a scampanellare. Ancora e ancora. Nessuno dei due voleva fermarsi, ma ogni bussata si faceva più lunga, insistente.

“ Ignoralo” disse Ron in un sussurro, con le labbra a pochi millimetri dall'orecchio della ragazza. Hermione annuì ma quel suono continuava a disturbarli, raffreddando l'atmosfera, letteralmente. Chiunque fosse dall'altro lato, non aveva intenzione di aspettare.

“lascia perdere Hems” disse marcando ogni parola con un bacio – non essere la solita...” continuò lui, ma si bloccò di colpo. Con un movimento rapido e improvviso Hermione si era alzata e rivestita. Senza dire una parola aveva spalancato la porta e preso a correre per le scale, lasciandolo solo, eccitato e smarrito, fra le lenzuola color limone.

 

 

 

“HARRY POTTER APRI SUBITO QUESTA PORTA! Non ho intenzione di urlare ancora come una pazza contro una porta invisibile!”

tum tum tum...accidenti che pugni pensò Harry. Prese un bel respiro, poteva accettare tutto, ma non di sentirsi un codardo. Non poteva evitare lo scontro. Aprì la porta con veemenza, fissando truce quella che fino a due settimane prima aveva considerato l'amore della sua vita. Lei aveva ancora il braccio alzato, pronto a sferrare l'ennesimo pugno contro il legno. Senza nemmeno aspettare l'invito si fiondò nel salottino a piano terra.

“ mi sei mancato” gli disse, sfoderando un sorriso tenero e al contempo malizioso. Cosa che ebbe effetto opposto a quello sperato, Harry infatti si irrigidì ancor di più, facendo scendere il silenzio.

“ascolta...io – si sedette sull'ottomana, cercando di calmare i crampi allo stomaco e andare avanti- io, so che avrei dovuto dirtelo prima...appena è successo ma....”.

“ non mi interessa” la interruppe Harry, fulminandola con lo sguardo. Era in piedi davanti a lei, le spalle dritte, testa alta e le braccia incrociate davanti al petto. I muscoli del collo erano talmente in tensione, che Ginny riusciva a vedere l'arteria carotide pulsare sotto la pelle. “ non mi interessa quello che hai da dire” -continuò con freddezza e disprezzo- “ non so che farmene delle tue scuse o delle tue scialbe giustificazioni”.

“ non ti sembra di esagerare?” disse Ginny, perplessa- “in fondo si tratta di pochi mesi..”

“ per quanto mi riguarda pochi mesi o un anno non fa nessuna differenza” sputando quelle parole come fossero veleno “ se credi che me ne starò qui buono e in silenzio, ad aspettarti, mentre tu fai quello che ti pare – disse crescendo di una un'ottava- ti sbagli di grosso”.

“ che cosa vorresti dire?” chiese Ginny, mentre la comprensione e la pazienza lasciavano spazio alla rabbia e alla ferita. Harry non l'aveva mai trattata in quel modo, nemmeno quando l'aveva lasciata, al funerale di Silente.

“ TI HO VISTA!” esclamò Harry all'improvviso, provocando la rottura del vaso di fiori sul caminetto.

“ DI CHE DIAVOLO STAI PARLANDO?” ribatté Ginny. Harry è orgoglioso e testardo e scatta fin troppo facilmente, pensò la rossa, mentre guardava gli occhi verdi del moro scurirsi a causa dell'ira, ma questa reazione mi sembra davvero troppo esagerata, anche per lui, che ci sia qualcos'altro sotto?

“ NON TI PERMETTO DI PRENDERMI IN GIRO!” sbottò Harry, umiliato. Perchè non si decide a mollarmi e basta? Così potrà correre da quel biondino palestrato del cavolo. È quello che vuole no?

“ NON MI PERMETTI?- urlò Ginny, sbigottita e offesa- “ TU! TU NON MI PERMETTI?- sbraitò ormai preda anche lei della rabbia- IO NON SONO DI TUA PROPRIETA'! - disse scandendo ogni parola- TU – disse puntando Harry con il dito- NON PUOI DIRMI QUELLO CHE DEVO FARE!”

“ o chi ti devi fare” disse Harry fra i denti. La guardava con odio, le braccia lungo i fianchi, i pugni serrati. In quel momento avrebbe solo voluta ferirla, voleva farla star male tanto e più di quanto stava soffrendo lui e ci riuscì. Si, perchè Ginny aveva sentito benissimo. In un attimo si trovò la bacchetta della rossa a pochi centimetri dal suo viso. La punta della bacchetta spruzzava scintille infuocate non meno della sua padrona.

“ prova a ripeterlo” disse in un ringhio. Era furiosa, tremante, ogni suo muscolo era in tensione, come una tigre pronta ad attaccare e sbranare l'avversario.

“ che fai..mi minacci adesso?” chiese Harry schernendola con un sorriso beffardo. In realtà ricordava benissimo la potenza dei suoi schiantesimi e delle sue fatture.

“ sei uno stronzo” disse lei , con voce calma,provando a regolarizzare il respiro, senza abbassare la bacchetta. Una lacrima si era raccolta nella palpebra inferiore della ragazza e ora bagnava solitaria la guancia, scendendo verso la bocca, verso quelle labbra così strette da formare un'unica linea .

“ e tu una sgualdrina” disse lui dopo pochi secondi di silenzio.

 

 

 

“Finalmente!” disse Ginny, non appena l'altra le aprì la porta. Hermione ancora in pantaloncini e vestaglia, la guardò sbigottita mentre la rossa si faceva largo fino alla cucina. Aveva gli occhi lucidi, la bacchetta stretta nella mano, tanto che le nocche le erano diventate bianche. Si sedette al bancone della colazione, ma, non riuscendo a calmarsi, si alzava e si risedeva mille volte al minuto. Quando Ron emerse dal bagno, ancora con i capelli arruffati e la maglietta al contrario, a malapena alzò un sopracciglio. “ Miseriaccia Ginny, hai una faccia” disse il ragazzo, beccandosi uno sguardo assassino sia dalla sorella che dalla fidanzata. Ginny continuava a stringere la bacchetta, sibilando. “ehm...forse è il caso che vi lasci sole” disse Ron.

“ mmh, già” disse Hermione, preoccupata per l'amica ma al tempo stesso maledicendola per il suo tempismo. “ Ho finito la polvere, ce la fai a smaterializzarti fino alla Tana?” chiese, ricordando quando si era presentato a Perl senza un sopracciglio, appena due settimane prima.

“ ma certo che ce la faccio! Con chi credi di parlare scusa?” rispose Ron leggermente indignato. “ ci vediamo domani, a pranzo. Mia madre farà l'agnello” la salutò il rosso con un bacio leggero.

 

“l'agnello? Davvero?” disse Ginny retorica, non appena il fratello scomparve. “ devo dedurre che non hai ancora parlato” aggiunse con tono acido.

“ a quanto pare tu si invece” sbottò Hermione infastidita.

Ginny annuì quasi impercettibilmente. “ ho deciso di accettare.- disse atona- mi trasferisco alla fine di giugno”.

 

 

 

Nessuna festività può sfuggire a Molly Weasley. Per sfamare quella ciurma che costituiva la sua famiglia, aveva dovuto procurarsi 2 polli, 3 kili di costolette, una quantità industriale di piselli e pelare un numero incalcolabile di patate. Senza contare la sua famosa torta d'anguilla, che aveva richiesto 2 giorni di preparazione. E poi ancora, l'arrosto con le verdure, ricotte, caciotte, sfilatini, e poi omelette di tutti i tipi possibili e immaginabili, che, con grande disappunto della padrona di casa, Fleur aveva insistito per preparare. Ormai era prossima al parto, Charlie, Ginny e il signor Weasley avevano scommesso sulla data del 2 maggio, anniversario della fine della guerra. George e sua madre invece, benchè non avessero mai detto nulla ad alta voce, provavano orrore per quel giorno. Il giorno in cui persero Fred. I diretti interessati invece, guardavano al calendario solo per capacitarsi che il tempo era ormai agli sgoccioli e si agitavano ad ogni mal di schiena, ogni pipì, ogni movimento insolito del nascituro. Erano in preda all'ansia e i rispettivi genitori non perdevano occasione di ridere di questa loro agitazione.

La giornata era piacevole, perfetta per mangiare in giardino. Qualche nuvola leggera garantiva protezione da un Sole fin troppo caldo per un giorno di fine aprile. Mentre Natale era una festa ristretta, per quanto “ristretta” possa applicarsi alla famiglia Weasley, il banchetto di Pasqua era l'occasione per invitare tutti, ma proprio tutti, alla Tana. C'erano Hagrid, i Lovegood, Neville e sua nonna, i genitori di Fleur con Gabrielle e persino la signora Tonks con il piccolo Teddy. Anche Kingsley era stato invitato, ma causa una ribellione di troll in Irlanda, aveva dovuto declinare. Grande assente, Harry. Si era scusato mille volte con Ron e col signor Weasley, ma non poteva più scappare da un intervista per il “Magical people”, che continuava a rimandare da settimane. Erano rimasti tutti un po' delusi, ma quando chiedevano spiegazioni a Ginny, lei alzava le spalle o scrollava le spalle. Nessuno sapeva della loro rottura. Dopo qualche bicchiere si magnolia decantata e acqua diavola, Hagrid cominciò a canticchiare un brano dei Foo Fighters. Con la sua voce profonda e la sua stazza da mezzo-gigante, era difficile passare inosservato. “ che c'è? - chiese interrompendo la sua non voluta esibizione- me li ha fatti ascoltare Harry e sono bravi” disse, facendo scoppiare le risate generali. George cadde letteralmente dalla sedia. Hagrid era ancora accucciato a capotavola, guardandosi intorno perplesso, quando Fleur urlò e Bill sputò tutto il suo pudding addosso ad un attonito Percy.

 

 

Angolo dell'autrice:  innanzitutto devo scusarmi per questi giorni di silenzio....potrei dirvi che ero impeganata, la verità è che non riuscivo a decidermi su come proseguire la storia. spero che la soluzione che ho trovato soddisfi voi tanto quanto me ;) avevo promesso che il "mistero di Hermione" sarebbe satto svelato in questo capitolo...l'intenzione c'era ma poi ho pensato ad una scena meno triste e allora..... che altro dire?.. ah si! io non so litigare! davvero! nella vita reale non so proprio come gestire una discussione seria perciò non mi soprenderebbe sapere che la litigata tra Harry e Ginny vi ha fatto schifo! il fatto è che io li ho sempre visti come due persone orgosgliose e testarde. Ginny perchè in qualche modo deve affermare sè stessa in mezzo ad una famiglia enorme e a maggioranza maschile, Harry perchè ha sempre dcovuto contare su se stesso...anche se in fondo credo sia molto insicuro e abbia un pò la "sindrome dell'abbandono".  aspetto con ansia i vostri commenti! Alla prossima!

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Capitolo 12
*** Niente panico ***


Sono mortificata. volevo scrivere un capitolo divertente, entusiasmante...più il tempo passava più volevo fare le cose per bene, per farmi perdonare. Credo, però, che se tentassi di finire la scena mancante, non riuscirei a pubblicare nulla per altri 100 anni.....uff! Di nuovo, sono mortificata.
sinceramente vedo molto potenziale in questo capitolo, spero vi piaccia. Tuna_

 

“ Il n'est pas possible...maman? MAMAN! ”

“ je suis ici ”

“ n'est pas le temps …le bébé est à venir ..Il n'est pas possible. ”

“ mon petit Fleur,trésor, calmer ...vous avez besoin de respirer ”

“ je suis terrifié ”

“ je suis ici”

“Fleur, per per la bacchetta di Morgana, calmati!” sbraitò Molly Weasley, nella vana speranza di mettere fine a quel delirio.

“le acque, le si sono rotte le acque” continuava a cantilenare Bill, che ripresosi dallo spavento per quell'urlo disumano, era ora in uno stato quasi catatonico.

Suo fratello Percy, gli occhi sbarrati, si era ammutolito del tutto e fissava la scena senza nemmeno alzarsi da tavola. George, invece, sembrava su di giri, come non lo si vedeva da almeno un anno “ quando lo saprà Angelina...” ridacchiava senza ritegno.

“coraggio piccolina- incitava felice e propositivo Hagrid – andrà tutto bene!” disse, brindando per l'ennesima volta alla salute della ragazza.

“assurdo...sembra quasi che si sia fatta la pipì addosso” commentò semplicemente Ron, attendendosi occhiate assassine che però non ricevette mai. Hermione, se possibile, era in uno stato peggiore di Bill, pallida e tremante, si affaccendava come un automa per aiutare la signora Weasley e la signora Delacour. Ginny, appena un minuto dopo lo scoppio di quella baraonda, si ritrovò ad appellare coperte, cuscini, asciugamano e altro, mentre le due suocere trasportavano Fleur in casa. La bionda piangeva e urlava, si aggrappava istintivamente alla madre, lanciando acuti che facevano invidia a Celestina Warbeck.

“Fleur, mon trésor, calmer” le sussurava dolce la donna- “je suis ici, je suis ici” le diceva accarezzandola la testa, i capelli, provando ad arginare con le dita, quel fiume di lacrime. Improvvisamente quella piacevole giornata di fine aprile si era trasformata in una tempesta in piena regola, avente per sottofondo il piccolo Teddy Lupin e i suoi polmoni fuori misura.

“ e tu che ci fai ancora qui?” chiese il signor Weasley al maggiore dei suoi figli. Ormai lui c'era passato tante di quelle volte, che si sentiva un veterano. Mentre scoppiava il finimondo, lui era rimasto seduto sulla sua comoda sedia in vimini, aveva finito di gustare un bicchiere di quel vino delizioso che avevano portato i consuoceri e ripensato a tutte e sei le volte in cui era stato dall'altra parte. Con un sorriso complice si rivolse al figlio, che lo guardava stranito.

“che ci fai ancora qui?” gli ripetè. “ tuo figlio sta per nascere e tu te ne stai qui? Animo figliolo. Animo! Sei un Weasley!” concluse, sforzandosi di non ridere per il sorriso ebete che era comparso sul volto di Bill alle parole tuo figlio.




 

 

“Hai visto che roba?” disse Ron, raggiungendola in giardino “sembrava una pazza” aggiunse ridacchiando.

“ non darle della pazza!” sbotto Hermione “ è una donna incinta, è terrorizzata ed è perfettamente comprensibile...credeva che le si fossero rotte le acque e..”

“ e invece no!” ribatté Ron “ e dai, Hems...ammettilo che tutta questa scena per un bicchiere d'acqua rovesciato è esilarante” continuò, sta volta ridendo senza freni.

“ e poi..e poi...hai visto che faccia ha fatto mia madre – continuò imperterrito Ron, tenendosi una mano sulla pancia per il troppo ridere – Merlino, per un attimo ho... ho seriamente pensato che potesse schiantarla” riuscì finalmente a completare la frase.

“ Ron!” disse Hermione scandalizzata. Niente da fare, il rosso era letteralmente piegato in due dalle risate.

“ oh andiamo Hems. Non ..non dirmi che..insomma...quando Percy ha vomitato- ormai rideva talmente tanto da essere in apnea- ti ho vista sai! Anche tu hai fatto una faccia...” Ron ormai era senza controllo, si lasciò cadere su una sedia, accanto alla tavola ancora imbandita, riprendendo da dove si era interrotto, il dolce.

“Ron!” continuò a richiamarlo Hermione. La ragazza stava rapidamente perdendo la pazienza. Possibile che non riuscisse proprio a capire? Fissò per qualche secondo il suo fidanzato, mentre questo continuava a ridacchiare, le lacrime ancora fresche sulle guance. Dall'interno della casa continuavano a uscire schiamazzi vari, Luna e suo padre vagavano in giardino alla ricerca di qualche gnomo. La saliva di gnomo è un porta fortuna potente, così sosteneva Xenophilius. Neville e sua nonna, così come la signora Tonks, avevano saggiamente abbandonato la scena al lancio del primo “Silentio”. Erano soli, un evento raro alla Tana. Non poteva aspettare, ora o mai più.

“Ron!” lo chiamò. “Ron!” inutile, era troppo preso da George che portava in spalla una Ginny furente e scalciante. “Ronald!” urlò più forte, esasperata e terrorizzata al tempo stesso. Il ragazzo si voltò verso di lei, un sorriso a 32 denti che gli attraversava il viso, illuminandogli gli occhi. Era passato un anno dalla grande battaglia, un anno in cui Ron era cresciuto ancora di più, in tutti i sensi. Il fisico da adolescente si stava lentamente rimodellando, allargando il torace, marcando gli zigomi, la linea della mascella. Era un Ron più adulto, che aveva dovuto affrontare un gravissimo lutto, sopportare indicibili sofferenze, che aveva salvato il mondo magico, meritato la fama che aveva sempre voluto ma che ora non non aveva il giusto sapore. E nonostante tutto ciò che avevano passato, aveva riscoperto la capacità di ridere, entusiasmarsi, amare. E quegli occhi glielo dimostravano ogni volta, ogni sguardo era una dichiarazione d'amore, ogni bacio una conferma. Si, lui l'amava, ma allora perché le tremavano le gambe? Hermione si bagnò piano le labbra, la gola secca, arsa da quelle parole che non riusciva a pronunciare. Continuava a pensare a Fleur, pallida e tremante e poi a Ron, alla spensieratezza che cercava di riconquistare. E poi immaginò se stessa, 10 anni più vecchia, seduta sul divano a leggere un libro , magari dopo una giornata stressante a lavoro. Sarebbe stata sola? Avrebbe avuto una famiglia? Avrebbe avuto Ron?

“ Ehi Hems! Che succede? Così mi spaventi” disse dolcemente il rosso, avvicinandosi. La guardava preoccupato, ma lei non poteva accorgersene. Gli occhi chiusi, le braccia strette al petto, quasi non respirava più.

“sono incinta”.

 

 

 

 

 

 

 

Ginny si era addormentata velocemente. Il suo respiro, calmo e regolare, scandiva il tempo. Tutto era fin troppo tranquillo, immobile, anche il cielo. Poche nuvole in cielo, passavano davanti a una falce di luna, oscurandone talvolta la luce. Tutto intorno a lei era avvolto dal silenzio che, considerando la giornata appena trascorsa, era ancora più surreale. Ripensava e ripensava alla faccia di Ron, sembrava...felice. E più si convinceva che quella fosse effettivamente una espressione di genuina felicità, più si sentiva male. La reazione immaginata e sperata da ogni donna sul pianeta, strega o babbana. Lui era felice. Si era immaginato un bel bambino già pronto e confezionato, con un sorriso dolce i capelli rossi di famiglia. Ma, lei sapeva, non è così che funzionano le cose. La morsa intorno al suo cuore si fece ancora più stretta. Non riusciva a gioire con altrettanta pienezza, a dimenticare i dubbi, le paure, la prospettiva di un dolore lancinante. Per una volta, avrebbe voluto essere egoista, pensare solo a sé e al suo futuro, e per tutto questo si sentiva inevitabilmente in colpa. Bussò in camera di Ron, piano, per non svegliare nessuno.

“avanti” rispose subito, anche lui, quella notte, non riusciva a dormire.

“Ciao” disse Hermione, leggermente imbarazzata.

“Ciao. Dai vieni qui” le disse, spostando le coperte del letto. Lei si accoccolò al suo fianco, poggiando la testa sulla sua spalla, una mano incrociata a quella di Ron, l'altra poggiata, istintivamente, sul ventre.

“ sei ancora arrabbiata?” chiese con circospezione. Non voleva rovinare tutto un'altra volta.

“ no” rispose Hermione in un bisbiglio. “e tu?”

“no, certo che no. Come potrei?”

“ non so cosa fare, Ron” confessò lei dopo qualche minuto. Si strinse ancora di più al petto del ragazzo, gli occhi gonfi e lucidi, ma nessuna lacrima le rigava le guance. Ron la abbracciò, portando la mano libera su quella di lei, poco sotto l'ombelico. Ecco il perché di quegli sbalzi di umore, di quelle scuse ridicole per non fare l'amore con lui, dei continui riferimenti alla sua linea, di quel fare confabulatorio con Ginny e di tante piccole stranezze a cui, riconfermatosi leader degli zucconi, Ron non aveva dato importanza. La strinse ancora più forte, poi le sue mani si posarono sulle sue guance, costringendola a guardarlo. E in quegli occhi lui lesse tutta la paura e la solitudine che stava provando, quel profondo senso di inadeguatezza ma anche l'amore per quel qualcosa che avevano creato insieme. La fissò a lungo, specchiandosi in quegli occhi color nocciola, e lei, nei suoi vide la tenerezza, la paura ma anche la certezza che sarebbe andato tutto nel verso giusto.

 

 

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Capitolo 13
*** 1 anno dopo ***


Harry fissò quella mastodontica pietra nera, nel bel mezzo nel cortile. Erano passati mesi dall'ultima volta che era stato lì. I nomi di Fred, Tonks, Lupin, Sirius, Silente, Dobby, risaltavano fra tutti quelli dei caduti, scolpiti nella storia. Quel monumento funebre gli faceva sempre un certo malsano effetto, come se il cuore gli fosse stato strappato dal petto, per mettere in pubblica mostra le sue cicatrici.

Ancora una volta Hogwarts si preparava ad ospitare un grande evento, la commemorazione dell'anniversario della Grande Battaglia e nella migliore tradizione della scuola, ciò significava, sostanzialmente, un ballo. Per la prima volta nella storia però, erano stati invitati tutti, ma proprio tutti:troll, goblin ed elfi compresi. Data l'enorme quantità di ospiti, quasi l'intero parco esterno era stato decorato per l'occasione. Più di 200 tavoli, sparsi fra querce e pini, erano stati disposti a semicerchio intorno a un palco leggermente rialzato. Una cupola atmosferica fu eretta a coprire l'intera area, una precauzione contro il mite ma imprevedibile clima di metà maggio. Al limitare della foresta, un tavolo speciale era stato allestito per i centauri, nell'eventualità che essi volessero partecipare alla celebrazione. Nelle ultime settimane Harry si era gettato a capofitto nel lavoro, impegnandosi al massimo nel corso per Auror, tanto da superare persino l'esame di pozioni. Aveva rilasciato qualche intervista qua e là, niente di serio, ma quanto bastava a riempire le sue giornate. Era stato talmente impegnato, che non ricordava nemmeno l'ultima volta che aveva visto Ron o Hermione. Meglio così, si disse mentre raggiungeva l'ufficio della McGonagall.

“ oh Harry, sei in anticipo” lo accolse la sua vecchia professoressa. Era ancora una sensazione stranissima sentirsi chiamare per nome e non “ signor Potter”. Ancora più strano era quel tono di voce così leggero e amichevole.

“ bene- continuò la donna, sorridendo dell'imbarazzo di Harry- credo che abbiamo tempo per fare una cosa”. E così dicendo lo condusse per una porta laterale, che immetteva in un passaggio segreto. Uno di nuova creazione, pensò Harry, perchè in tante volte che era stato in quell'ufficio non lo aveva mai notato. Dopo aver sceso una scalinata che pareva infinita, Harry si ritrovò in un corridoio stretto e molto, molto lungo, illuminato da centinaia e centinaia di fiaccole magiche. Erano fatte di fuoco incantato, che non bruciava, mantenendo l'aria pulita e piacevolmente fredda. Una porta in ferro, lavorata con mille volute e virtuosismi, si trovava alla fine di quel passaggio.

“ sei una delle pochissime persone che abbiano mai attraversato questa porta,Harry- spiegò la professoressa, fermandosi bruscamente e voltandosi verso di lui- ma non riesco a pensare a nessuno che lo meriti più di te.” Gli rivolse un sorriso dolce, quasi materno, mentre poggiava la sua bacchetta su una delle figure in ferro che decoravano la porta.

“ L'esistenza di questo passaggio non è un segreto, ciò nonostante, non è auspicabile che troppi sappiano della sua esistenza”.Detto ciò fece strada dall'altra parte. Harry si ritrovò su un isolotto, circondato dalle acque del lago. In lontananza, poteva ben riconoscere il profilo del castello e le luci del parco addobbato. Lo stomaco di Harry si contrasse fino all'inverosimile, non appena capì dove si trovava. I suoi pugni si chiusero fino a sbiancargli le nocche, fino a che, le unghie, conficcate nella carne, non si tinsero di rosso sangue. Davanti a lui, la tomba si Silente, maestosa e solenne come la ricordava, immersa in una atmosfera di misticismo. Il pensiero di come Lui, Voldemort, avesse violato quella stessa tomba, lo faceva ancora ribollire di rabbia. Si avvicinò alla McGonagall cercando di riprendere un minimo di contegno. Fece per allungare una mano e toccare la fredda pietra, ma la professoressa lo bloccò. Con l'aiuto della bacchetta lanciò un sassolino verso la tomba, ma mentre questo era ancora a mezz'aria, fu improvvisamente sbriciolato.

“mi dispiace Harry- disse la strega dopo qualche secondo- ma non permetterò mai più a nessuno di avvinarsi a lui”.

 

 

 

 

 

 

 

Harry Pov

Ginny è veramente bellissima questa sera. Indossava un vestito verde scuro,a giro maniche, lungo fino alle caviglie che ne esaltava la figura. La gonna, leggermente velata, mal celava le sue gambe snelle e ondeggiava seguendo i suoi passi. Mille boccoli rosso fuoco, legati da un solo lato, le ricadevano su una spalla. Harry non poteva fare ameno di guardarla, per quanto ciò lo facesse star male. Era come ipnotizzato ma quando incontrò i suoi occhi, l'incantesimo si spezzò.

Riuscirò mai a perdonarla? A dimenticarla?

 

Hermione Pov.

È tutta la settimana che Harry ci evita. Le cose con Ginny devono essere andate peggio del previsto.

Ma non posso preoccuparmi di questo adesso. Oh Merlino queste scarpe mi stanno uccidendo!

Questa serata è importante, sono contenta che siano venuti anche i folletti, forse questo faciliterà le trattative per il risarcimento. Certo ci sono proprio tutti, anche il signor Polsey. Mi chiedo se abbia verificato quelle cifre, possibile che non riesca a capire quanto ci costa avere due uffici ministeriali che fanno esattamente lo stesso lavoro?

“ guarda, c'è Harry” mi fa cenno Ron, al mio fianco. Accidenti Harry, da quanto tempo è che non dormi? Dovrò andare a parlargli. Aspetta..cos'è questo odore disgustoso?

“Ron!” ma come si fa dico io? “ che diavolo stai ingurgitando?”

“Uh? Non lo so esattamente... l'ho preso da uno di quei vassoi laggiù...ma è davvero delizioso. Vuoi provare?” mi chiede con un sorriso fin troppo ampio per qualcuno che sta mangiando.

E io sono incinta di suo figlio! Mi chiedo come sarà. Sicuramente avrà i capelli rossi, quelli sono come un marchio di fabbrica...Ho sbagliato a mettermi questo vestito, la mia pancia comincia ad essere evidente. Sta scendendo la sera e a spalle scoperte inizio ad avere freddo. Ma perchè cavolo mi sono vestita così...sto per diventare madre, dovrei avere un po' più di buon senso no? Non posso pensarci, non stasera...

 

Ron Pov.

Questo posto è fantastico! C'è cibo ovunque! Ehi...questi li faceva anche mia nonna..deliziosi.

“Ron! Che diavolo stai ingurgitando?” mi urla contro Hermione. Accidenti se è bella stasera. Anche quando si arrabbia. Il bianco le dona. Aish, no, non posso pensare a queste cose...non ho un soldo, non ho una casa...mi chiedo ancora perchè abbia scelto me.

Paul Hastings non le toglie gli occhi di dosso, cos'è? Sono forse invisibile?

La sento sospirare e stringersi nelle spalle. Forse ha freddo? Le offro la giacca e lei mi ricambia con un'espressione sorpresa. Che ho sbagliato adesso? Prima o po qualcuno dovrebbe scrivere un manuale su come gestire la tua fidanzata incinta. Quello si che è un libro che leggerei...

 

 

 

 

 

 

 

Minerva McGonagall era sempre stata una donna impressionante. Tutto, dall'orlo del vestito alla punta del cappello, irradiava un'aurea di rispettabilità, decoro e autorevolezza. La sua elezione a preside di Hogwarts era stata votata all'unanimità, senza discussioni, senza dubbi, senza ripensamenti. Aveva fatto di quella scuola la sua casa, la sua vita, la sua famiglia. Era una professoressa eccellente, una strega brillante, una combattente. Mentre saliva sul palco,il chiacchiericcio di fondo, cessò all'istante. Tutti, dagli studenti ai goblin, dalle prime file al limitare della foresta, volsero la loro attenzione verso di lei, in attesa. Tutto era così immobile, il silenzio così assoluto, che non il solito incantesimo per amplificare la voce, si rese del tutto superfluo.

“ siamo qui, oggi, per celebrare tante cose. Guardatevi intorno, maghi, streghe, elfi, goblin, centauri, troll e tutti voi, creature del mondo magico, anzi no, membri della comunità magica. Un anno fa, c'era chi non credeva in questa comunità. Lord Voldemort non credeva in questa comunità, ed è per questo che è stato sconfitto. Siamo qui oggi, per ricordarci che Lord Voldemort è perito ma che il pericolo non è cessato. Siamo qui oggi per credere, credere che il mondo è andato avanti, credere che si può ripartire da zero, credere che si può ricostruire anche quanto tutto intorno a noi è in rovina.

La guerra...la guerra cambia le cose. Non possiamo illuderci che tutto tornerà come prima, perchè non è così. Tutti noi, qui, abbiamo perso qualcuno, un fratello, un amico, un figlio. Nessuno può restituirceli. Non torneranno indietro. Siamo noi che dobbiamo andare avanti e onorare con la nostra vita, quella di coloro che l'hanno sacrificata per noi. Siamo qui oggi, per rinascere. E per ricordare chi ha creduto in un futuro di pace fino alla fine.”

 

A mano a mano che la professoressa chiamava i nomi dei caduti, candele bianche, sospese a mezz'aria sotto il cielo stellato, si illuminavano, una dopo l'altra. “ Emily Dodge..Cornelius Finnegan....Cedric Diggory....” la lista era lunga, troppo, troppo lunga pensò Harry. “ Remus Lupin, Ninfodora Tonks, Sirius Black.....” uno dopo l'altro, in fila come la prima volta che i loro nomi erano stati chiamati entro i confini di Hogwarts. Harry sentì la calda mano di Hermione mano poggiarsi sulla sua. Di tutti i presenti, Harry era quello che con ogni probabilità aveva perso di più. A partire dai suoi genitori fino al suo padrino, al suo mentore, a Fred, a Cedric. Nessuno aveva visto così tante volte la morte sfiorare la sua vita e prendersi invece quella di coloro che amava.

Non sei solo ecco cosa gli stava dicendo Hermione. Non sei solo, Non è colpa tua, ma per quanto Harry volesse aggrapparsi a quel pensiero, proprio non riusciva a sentirlo.

“ e ora- riprese la McGonagall dopo qualche minuto di commozione- largo alle danze”. Kinsley, nuovo ministro della magia, si avvinò la palco, invitandola a ballare. Le note di un valzer si diffusero fra i tavoli e a poco a poco, un discreto numero di ballerini faceva la sua figura sulla pista.

Ron, inaspettatamente, si alzò in piedi e, rosso per l'imbarazzo, porse la mano ad Hermione. La scena era talmente insolita che Harry rimase basito, mentre George, Bill e il resto della famiglia weasley, seduti al tavolo alle loro spalle, non seppero trattenere le risate.

 

 

Ginny Pov

eh bravo mio fratello! L'anno scorso non ci sarebbe mai riuscito. Sembrano felici, un po' li invidio. Harry mi manca da morire. Mi chiedo quando lo potrò vedere di nuovo. Sembra che mi eviti, ma non so se per la vergogna o per la rabbia. Suppongo un po' tutte e due, come me. Al tavolo rimaniamo solo io, Percy e Audrey, il che è assolutamente terrificante. Beh, almeno io posso bere. Devo andarmene da qui, ormai è chiaro che non mi inviterà a ballare. Idiota! E idiota io che ancora ci speravo.

Vedo Betty Luvotoun provarci sfacciatamente con Neville, poverina. Insomma non che lei sia brutta ma tutti sanno che lui è interessato a Luna. Meglio andare a salvarlo, così almeno mi allontano da Percy. Appena mi alzo sento i suoi occhi su di me...perchè mi sta seguendo? Sei un grande stupido Harry Potter. Non hai il diritto di essere geloso, non più.

“ Oh ehi Ginny!” mi saluta Neville con fin troppo entusiasmo.

“ ciao Neville, è tanto che non ci vediamo. Novità?” cerco di essere gentile, ma Betty Luvotoun capisce l'antifona e sia allontana. Ragazza intelligente, devo ammetterlo.

“Ti ringrazio” -mi dice Neville sotto voce e non posso fare ameno di ridacchiare. La mia stessa risata mi sorprende, sono giorni ormai che il mio umore è sotto terra.- “ comunque, no. Nessuna novità. Sto ancora aspettando la risposta da quelli della Norvegia. La professore Sprout dice che proverà a mettere una buona parola per me”.

“ Sono contenta”. E lo sono davvero. Si merita questa opportunità e nessuno al mondo sarebbe più felice di lui di passare un anno tra montagne sperdute alla ricerca di piante estinte e creature che nessuno ha mai visto. Lui e Luna sono molto simili in questo.

“accidenti, mi stavo dimenticando! Congratulazioni per il posto nelle Harpies, è un gran colpo! Quando partirai?”

“ subito dopo il diploma, non so ancora se farò nemmeno in tempo a tornare a casa. Sarà un estate impegnativa”

te ne vai?”. La sua voce. L'ultima volta che ho la sua voce, per poco non gli facevo esplodere la testa.

“ Oh Harry ciao! lo salutò Neville, ma non ottenne risposta.

 

te ne vai? ripete monotono, la mascella contratta. I suoi occhi mi gelano il sangue. Un tempo, avrei detto che dietro quell'espressione dura e minacciosa, ci fosse un cuore spaventato e ferito. Ora non lo so più. Non riesco più a leggere il suo volto. Tutto quello che vedo è rabbia e tanto, tanto dolore. È come a casa sua, come l'ultima volta.

“ si” rispondo, cercando si non farmi trascinare dalle mie stesse emozioni contraddittorie. In questo momento potrei allo stesso modo abbracciarlo o dargli un pugno in faccia. Lui non dice niente, lo prendo come un incoraggiamento.

“ mi hanno offerto un posto nella squadra delle Holyhead Harpies- rispondo, e vedo le sue pupille dilatarsi- devo essere nel Galles per l'inizio di luglio”. Ancora silenzio. Mi chiedo a cosa pensi. Restiamo così, in piedi vicino a un albero, in silenzio. Ha tutta l'aria di un addio e sento il mio cuore accelerare. Non voglio che finisca, non voglio partire lasciandomi dietro quel litigio.

“ io.....” non so cosa dire.

sei molto bella stasera Ginny. Buona fortuna.”

E' tutto quello che mi dice e poi se ne va.


Ciao a tutti! è vero manco da tanto e di questo vi chiedo scusa.  non mi piaceva niente di quello che scrivevo, blocco totale.  più il tempo passava più volevo farmi perdonare con un capitolo lungo  e ricco.  questo è sicuramente lungo, il prossimo spero sia più ricco. grazie mille per la pazienza che dimostrate essendo arrivati fin qui. fatemi sapere se questa....pausa di riflessione...ha migliorato almeno un pò la storia. Tuna_

 

 

 

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Capitolo 14
*** non sempre siamo noi a compiere le nostre scelte ***


salve a tutti miei cari, carissimi, lettori e lettrici.  so di non essere costante con gli aggiornamenti, mi dispiace. devo dire che sono commossa da quanti mi hanno chiesto di continuare...molto, molto commossa.
la verità è che il tempo manca e io non voglio proporvi capitoletti scialbi e banali...beh, per quanto possibile almeno.
mi rimetto a voi dunque, preferite capitoli più brevi ma relativamente frequenti, oppure capitoli più lunghi e corposi ma dalla pubblicazione incerta?
grazie  a tutti,Tuna_ Buonaa lettura :)



“Non si può continuare cosi!” “ hai visto questi? Quelli della gazzetta devono essere completamenti impazziti, di nuovo aggiungerei” urlò Hermione dopo aver sbattuto una pila di giornali sul divano. Era passata una settimana dalla celebrazione dell'anniversario della grande guerra e i tre si erano riuniti a Grimmauld Place per fare il punto della situazione. Harry era stato ufficialmente proposto per l'ordine di Merlino, 1° livello, e questo aveva scatenato una polemica infinita tra la gente e botta e risposta sui giornali. Gli attacchi ai babbani si erano addirittura intensificati e alcune malelingue ne stavano approfittando per attaccare pubblicamente l'eroe del mondo magico.

“ non importa” rispose piatto il moro.

“ come sarebbe a dire non importa? Harry!”

“ Hems, non è il caso che ti agiti così” intervenne Ron, timidamente, guardando la sua fidanzata negli occhi per una frazione di secondo.

Hermione trasse un profondo respiro, cercando di calare la rabbia che l'aveva invasa di fronte alla reazione menefreghista del suo migliore amico. Erano settimane ormai che Harry era evasivo, arrabbiato e suscettibile, ma da dopo la festa di Hogwarts era diventato decisamente insopportabile. Sembrava che niente riuscisse a svegliarlo dal suo torpore, da quello stato simile ad una catatonia intervallata da brevi intervalli di furia. La causa poteva essere una sola ma Hermione non voleva interferire. Aveva fin troppi problemi anche da sola.

“ ad ogni modo, devi fare qualcosa.”

“ e che cosa Hermione? Uh? sentiamo” rispose Harry chiaramente stizzito dal solito tono saccente della ragazza.

“ non lo so Harry, ma tutto questo mi preoccupa. Se è vero che dietro questi attacchi in Irlanda ci sono ex-mangiamorte allora potresti essere in pericolo. E tutta questa....propaganda, potrebbe essere una trappola per farti andare giusto nella tana del lupo”

“ Hermione ha ragione, Harry” disse Ron, ricevendo un mugugno che somigliava a un “ e figuriamoci”.

“ intendevo dire che sei fregato amico. Sia che tu ci vada sia che tu rimanga a Londra, qualcuno finirà per prenderti di mira.”

“ questa discussione è inutile. Sono io quello che è stato tirato in mezzo, sono sempre stato io. E io ho deciso di andare.”

“ Harry...” provò ad addolcirlo Hermione, ma senza successo.

“ ho fame, andiamo di là, Kretcher ha preparato zuppa di fagioli e torta d'anguilla...spero solo che l'anguilla non sia ancora viva”.

Harry fece strada verso la cucina, Hermione che ancora sbuffava e Ron che se ne stava in silenzio, assorto nei suoi pensieri. Il pranzo filò tutto sommato liscio, scandito dai tentativi della ragazza di parlare amichevolmente con l'elfo. Dopo più di un anno aveva fatto progressi, ormai Kretcher non solo non la insultava più, ma addirittura le augurava buon giorno e buon appetito.

Ron era ancora alla sua seconda fetta di torta quando un globo di luce blu si fece largo come una cometa attraverso la porta in legno per fermarsi e volteggiare sul tavolo.

É nata. Una femminuccia sana e bellissima. Vi aspettiamo a Villa conchiglia.

 

“ era la voce di Bill...” mormorò sottovoce Ron. “ Per la barba di Merlino, sono zio!” esultò qualche secondo dopo, un sorriso a 52 denti che gli deformava la faccia.

“ congratulazioni” dissero in coro Harry ed Hermione.

“ forza andiamo” li spronò Ron, ficcandosi la fetta di torta, intera, nella bocca.

“ andate voi, prima la famiglia, io passerò domani a fare le congratulazioni a Bill, non ti preoccupare”

“ ma..Harry... tu sei della famiglia....” disse Ron, confuso. Hermione invece aveva capito il motivo della sua riluttanza e senza farsi vedere dal moro, affondò il gomito nel costato del suo fidanzato, prima di trascinarlo fuori di casa per potersi smaterializzare.

 

 

Nel piccolo salotto di Villa Conchiglia c'erano proprio tutti. Ron, Hermione, Percy e Charlie e George con Angelina, oltre ovviamente ai neo-nonni. I genitori di Fleur erano arrivati un paio di giorni prima, per aiutare con il parto e ora oltre a Gabrielle, altre 3 cugine Veela si aggiravano per il piccolo cottage. Zia Muriel aveva elegantemente mandato una cuffietta in pizzo e merletti, a quanto pare il regalo standard per la nascita di un altro Weasley. Più passava il tempo, più arrivava gente. Oltre a Ginny, arrivata con un permesso speciale tramite la rete dei camini, ben presto, Villa Conchiglia fu invasa dai 4 fratelli del signor Weasley, con relative moglie al seguito, più un'altra mezza dozzina di cugini più interessati alle ragazze Veela che alla nuova aggiunta alla famiglia. Alla vista di quasi una trentina di teste rosse, ad Hermione venne un vero e proprio attacco di panico. Corse via da quella moltitudine, verso la scogliera, e lì rimase, a fissare le onde che si infrangevano contro la costa.

 

Hermione Pov

 

Non ce la posso fare. Non ce la posso fare. Sono troppi. Si moltiplicano all'infinito. È una curva esponenziale. Il signor weasley ha 4 fratelli, Ron ne ha 6...questo vuol dire che suo figlio ne avrà quanti? 8? non ce la posso fare. No, la verità è che non voglio. È troppo presto. 8 figli? no..non se ne parla....

Lacrime calde le rigavano le guance, in contrasto con il fresco della sera che stava montando. Quando si alzò, il panico la avvolse nuovamente. La roccia sotto di lei era intrisa di sangue.

 

 

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