Dritti alla meta e conquista la preda

di RegalGina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La donna che mi occorre ***
Capitolo 2: *** Un nuovo accordo ***
Capitolo 3: *** Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***
Capitolo 5: *** Redenzione ***



Capitolo 1
*** La donna che mi occorre ***


La donna che mi occorre

Regina si svegliò di soprassalto, madida di sudore, col fiatone, gli occhi sbarrati a chiedersi dove fosse. Mentre tentava di calmarsi, frugò nella sua mente per cercare il suo ultimo ricordo.
Henry.
Il portale.
Greg e Tamara.
Si era gettata nel vortice insieme ad Emma, Uncino, i Charmings e Tremotino per inseguire i rapitori di suo figlio senza pensarci due volte. Ma poi, più nulla. Non ricordava più nulla. Si guardò intorno per cercare qualche indizio che la aiutasse a capire dove si trovava. Tutto era fatto di legno: i soffitti, le pareti… Una nave? Notò che una candela poggiata su un tavolo di fianco a lei si spostava piano piano, quasi a seguire un ritmo… Ma certo! Il ritmo delle onde! Doveva trovarsi sulla nave di Killian! Provò ad alzarsi ma qualcosa glielo impedì: si accorse con disprezzo che aveva i polsi incatenati ad un anello di ferro incastonato nel muro. Grazie all’aiuto della magia si liberò in un attimo, ma si rese ben presto conto che qualcosa non tornava. Perché legarla se sapevano che si sarebbe potuta tranquillamente liberare con la magia? Perché lasciarla sdraiata su un letto, sola e chiusa in una stanza? Come aveva infatti sospettato, anche la porta era chiusa a chiave. Con un semplice gesto della sua mano, la serratura scattò e Regina uscì alla luce del sole (non prima di essersi risistemata tailleur e capelli). Lo spettacolo che si trovò davanti non era esattamente quello che si era immaginata. Nessuna traccia dello sceriffo Swan, nessuna traccia del signore oscuro, nessuna traccia degli imbranati… Solo una ciurma di sporchi pirati in fermento. Nessuno sembrò notarla, c’era molta agitazione sul ponte. Cercò Killian con lo sguardo, ma anche di lui, nemmeno l’ombra.
- Poi mi spieghi come hai fatto a liberarti ed uscire dolcezza. – Un brivido le corse lungo tutta la schiena all’udire quelle parole alle sue spalle. Non sapeva chi aveva parlato, ma la sua voce era dannatamente calda e maledettamente sexy. Regina ebbe un fremito e rimase impietrita.
- E poi scusa, ma cosa sono quegli stracci che indossi? – All’udire quelle parole Regina si riscosse e trovò finalmente la forza per voltarsi. Aprì la bocca per replicare seccata, ma quando incrociò il suo sguardo con quello dell’uomo che aveva davanti, fu come se le parole le si fossero congelate in gola.
- Io… - Non riuscì a dire altro. E soprattutto non riusciva a staccarsi da quegli occhi. Erano così profondi, così attraenti e così penetranti. Ci stava annegando in quello sguardo. Completamente trasportata in un’altra dimensione, percepì la sua anima nera da pirata. Un vortice di emozioni iniziò a turbinarle attorno fino a farle girare la testa. Si chiese cos’aveva di tanto speciale quell’uomo. Non seppe rispondere con certezza, di una sola cosa era sicura: erano simili. Molto simili.
- Ti hanno tagliato la lingua tesoro? - Chiese lui divertito. Le cinse la vita con una mano avvicinandola a se. – Se vuoi posso controllare… –
Regina non riusciva a raccapezzarsi. Non ci stava letteralmente capendo più niente!
- Ma… come osi?! – Riuscì a malapena a farfugliare mentre si spingeva indietro per allontanarsi.
- Oh, ma allora signorina, ce l’hai la voce! –
- Ma tu chi diavolo sei? –
- Lasciamo stare i convenevoli. Mai stato un tipo formale. Perché invece non vieni con me, nella mia cabina, così magari ti troviamo qualcosa di più piratesco da metterti cara…? - Disse maliziosamente l’uomo. Dopo questa insinuazione, Regina riuscì a riprendere il controllo di se stessa.
- Non se ne parla! Voglio sapere dove sono. –
- Non lo vedi? Sei sulla mia nave tesoro! Rum? – disse, tirando fuori una bottiglia da chissà dove. Sempre più sbalordita, Regina riprese:
- Ma… - Le sue parole furono però interrotte dall’urlo di un componente della ciurma.
- Capitano!! –
- Cosa c’è Gibbs? Non lo vedi che sono impegnato? – affermò lui stappando la bottiglia.
- Scusa Jack, ma abbiamo avvistato una nave a prua. Vele nere, Capitano… –
L’uomo che in teoria si chiamava Gibbs squadrò Regina dalla testa ai piedi, senza alcun pudore. Lei lo osservò con il disprezzo di sempre (eccola la sovrana, finalmente aveva completamente ritrovato se stessa).
- E così ti chiami Jack. Bene Jack, potresti farmi l’onore di dirmi che diavolo sta succedendo? –
- Capitan Jack Sparrow, tesoro. – disse, accennando un inchino – Ora, se vuoi scusarmi, ho delle faccende importanti da sbrigare. Ti consiglio di cambiarti d’abito sai, non è consuetudine da queste parti e poi… Qualcuno della ciurma potrebbe non avere il mio stesso autocontrollo. – La superò, passandole ad un soffio dalla faccia. Regina poté percepire il suo fiato che sapeva di alcol.
Si ritrovò di nuovo sola, di fronte alla porta da dove poco prima era uscita.
Ma chi era? Era sicura di averlo già visto da qualche parte. Quel suo sguardo, per quanto misterioso potesse essere, le ricordava qualcosa. O meglio, qualcuno. Su una cosa aveva ragione però: doveva cambiarsi. Si voltò a guardare la ciurma, ancora nessuno si era accorto della sua presenza. Probabilmente erano tutti ubriachi, ma forse era meglio non dare troppo nell’occhio. Capì che quando si era gettata nel portale qualcosa doveva essere andato storto, ma in qualunque mondo si trovasse, era meglio non rivelare la sua vera identità. La sua fama non era certo delle migliori. Decise anche di guardarsi dall’usare la magia, o almeno in pubblico. Doveva essere molto prudente fino a quando non avesse scoperto qualcosa in più. Rientrò  nella stanza dalla quale era uscita e si rese ben presto conto che era la cabina del capitano. A parte il tavolo ed il letto non c’era nulla, se non un baule abbandonato in un angolo. Si avvicinò e lo aprì per vedere se magari trovava qualcosa da mettersi: se quel Jack aveva fatto allusioni al cambio di vestiario, probabilmente doveva anche possedere qualcosa. In effetti era così: nel baule Regina trovò di tutto: corsetti, stivali, camicie, pantaloni, persino cappelli, ma nulla era di suo gradimento. Decise quindi di procurarsi un nuovo abbigliamento con la magia, che rispecchiasse però i canoni e lo stile di ciò che aveva visto poco prima, per non attirare l’attenzione. Il pirata non se ne sarebbe sicuramente accorto. Con uno schiocco di dita il tailleur ed i tacchi scomparvero, lasciando spazio ad un paio di pantaloni di pelle neri aderenti, degli stivali alti fino al ginocchio, un corsetto anch’esso nero sopra una camicia bianca ed infine una giacca rosso fuoco. Ora si che si sentiva di nuovo lei stessa. Quegli abiti le ricordarono l’epoca in cui era ancora la Evil Queen e terrorizzava tutti.
All’improvviso la nave sobbalzò, come se si fosse scontrata con qualcosa. Da fuori proveniva un baccano terribile, urla di uomini, rumore di ferri, spari e cannoni. Doveva essere incominciata una battaglia con la nave che quel Gibbs aveva nominato. Uscì all’aria aperta e ciò che vide fu sconcertante. Era stata la regina cattiva certo, aveva preso molti cuori ed ucciso molte persone, assistito a battaglie, distrutto regni. Ma mai si era trovata di fronte ad una scena del genere: una vera e propria battaglia tra pirati. Persone che duellavano in ogni dove uccidendosi a vicenda, senza scrupoli, spari che provenivano da tutte le direzioni, urla strazianti e disumane. Sembrava che quella gente combattesse per il solo gusto di farlo. Poi, qualcosa, o meglio qualcuno, le andò addosso facendole perdere l’equilibrio e cadere in mezzo al ponte.
- E tu chi sei, fanciulla? – disse l’uomo che le era andato addosso. Gli mancavano due dita (probabilmente gliele avevano appena mozzate dato che la sua mano sanguinava in una maniera inverosimile) e qualche dente, il suo aspetto era disgustosamente ripugnante e come se non bastasse, avanzava verso Regina con fare minaccioso. Lei indietreggiò finché poté, finché la sua schiena non andò a sbattere contro l’albero maestro. Si sentiva in trappola, senza magia, in quelle circostanze, non era assolutamente in grado di difendersi. Quando il pirata si avventò su di lei sventolando la spada, non poté fare altro che difendersi con un incantesimo che lo immobilizzò. Poi lo scaraventò in acqua. Si guardò intorno per assicurarsi che nessuno avesse visto ciò che aveva appena fatto, poi corse a rintanarsi di nuovo nella cabina del capitano, per evitare altri incontri spiacevoli.
Non si era accorta però che quest’ultimo l’aveva tenuta d’occhio fin dal primo istante. Dal timone, Jack aveva avuto una visuale più che perfetta della situazione. Ignorando la baraonda intorno a sé (era sicuro che i suoi uomini se la sarebbero sbrigata da soli), si era concentrato solo sulle azioni di Regina. Lo aveva saputo fin dall’istante in cui era capitata sulla sua nave che quella donna aveva qualcosa di speciale. Lo sentiva. Con un sorrisino malizioso stampato sul volto si girò verso il suo primo ufficiale e proclamò:
- Finalmente l’ho trovata Gibbs. Finalmente ho chi mi serve. - 




Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto :) Mi ci sono appassionata un sacco e vorrei che fosse lo stesso per voi!! Inizialmente mi sembrava un'idea completamente folle quella di far interagire Jack con Regina, ma più ci pensavo e più mi affezionavo. Così ho deciso di scrivere le mille idee che mi frullavano in testa. Questo è solo l'inizio di una storia un po' tanto complicata nella quale entreranno in gioco anche altri personaggi, mi impegnerò al massimo per cercare di renderla nel miglior modo possibile!
Lus ^^

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Capitolo 2
*** Un nuovo accordo ***


Un nuovo accordo

Jack era seduto a prua della Perla Nera, pensieroso. La battaglia era terminata da qualche ora ed il sole era tramontato all’orizzonte. Un’altra vittoria da aggiungere alla lista e non erano stati fatti prigionieri. Non gli interessava il bottino questa volta. Non gli sarebbe interessato più, ora aveva qualcosa di più importante di cui occuparsi. Finalmente dopo lunghissimi anni di attesa avrebbe avuto la sua occasione per ottenere quel lieto fine che perseguiva da tempo. Quella donna era la chiave, ne era certo. Era piombata sulla sua nave qualche giorno prima durante una tempesta. Poi era rimasta incosciente per molto tempo e Jack aveva avuto modo di osservarla. Non era di quelle terre, si vedeva che veniva da un altro mondo. Per prudenza decise di far finta di non aver intuito nulla, non sapeva quale sarebbe stata la sua reazione e per di più, siccome avrebbe avuto bisogno del suo aiuto, non poteva rischiare di insospettirla fin dal principio. Doveva guadagnarsi la sua fiducia, solo dopo avrebbe potuto dirgli la verità e aveva già individuato la breccia dalla quale sarebbe passato per riuscirci: il suo cuore. Per questo motivo non andò nella sua cabina a cercarla, aspettò che fosse lei ad uscire per chiedergli spiegazioni.
Quando Regina si rese conto che la battaglia era finita, aspettò ancora molto prima di uscire dalla stanza del capitano. Un po’ perché non sapeva ancora bene come agire, inoltre non si fidava delle apparenze. Se si fosse trovata di nuovo in pericolo e costretta ad usare la magia, non era certa che se la sarebbe cavata senza che nessuno se ne accorgesse. Cercò di ordinare nella sua mente i recenti avvenimenti, anche se effettivamente c’era poco da riordinare: si era gettata nel portale con Hook e l’allegra compagnia per inseguire i rapitori di suo figlio, ma inspiegabilmente si era ritrovata in un luogo completamente diverso, apparentemente senza magia e quindi con scarse probabilità di tornare indietro. Sapeva di dover andare a Neverland, ma in che modo, era sola! Si sentì terribilmente persa, non aveva idea di cosa fare. Era intrappolata su una nave in mezzo al mare con una ciurma di pirati disgustosi. E poi quel Jack… Non aveva smesso per un attimo di chiedersi chi diavolo fosse, dove diavolo l’aveva già visto e soprattutto non riusciva a spiegarsi la sensazione che aveva provato nel vederlo per la prima volta. Non aveva mai sentito un calore così forte, ne era tanto affascinata quanto intimorita. Decise di andare da lui per chiedergli spiegazioni (anche se in cuor suo sapeva che era perché sentiva l’irreprimibile bisogno di vederlo di nuovo). Uscì dalla cabina, il ponte era deserto. Cercò Jack con lo sguardo. Lo vide in lontananza, seduto a prua. Un brivido le corse lungo la schiena. Il cuore iniziò a fare i salti mortali nel suo petto. Rimase incantata qualche secondo, poi prese fiato e avanzò verso di lui. Cercò di fare il meno rumore possibile perché lui non si accorgesse del suo arrivo.
- Ti aspettavo, dolcezza – La sua voce così calda, Regina ebbe un fremito e si immobilizzò. Era appena a qualche metro di distanza, come aveva fatto a sentirla?
Jack si voltò e la guadò dritto negli occhi.
Eccola di nuovo, quella sensazione. Regina si sentì inglobata in quello sguardo così magnetico che sembrava avvolgerla e stringerla e tirarla verso di lui. Rimase incantata, gli occhi piantati in quelli di lui, così bello, così…
No, non poteva farsi sopraffare di nuovo.
Proprio nel momento in cui lui si alzò per andarle incontro, si riscosse e riuscì a riprendere in mano la situazione.
- Voglio sapere cosa ci faccio qui. – Affermò, cercando di tenere un tono il più autoritario possibile. Le riusciva difficile, la voce le tremava.
- Non mi stupisce che tu non ti ricordi. Eravamo a Tortuga, avevi bevuto un po’ troppo rum, sei venuta da me… - Jack era ormai vicinissimo al suo viso e Regina fu costretta  ad indietreggiare.
- Menti – replicò, mentre la sua schiena andava a sbattere contro il parapetto. Cercò di divincolarsi ma lui le impediva di spostarsi.
- Che importa? Ormai non puoi fare altro che stare qui, a meno che tu non voglia percorrere centinaia leghe a nuoto! –
Era vero. Cosa poteva fare? Per il momento assolutamente niente. E di certo Jack non sapeva nulla del portale o di come arrivare a Neverland. Non rispose, si perse semplicemente nei suoi occhi.
Dal canto suo Jack sentì subito di aver colpito nel segno, ma c’era qualcosa che non andava. Si rese conto che quella donna era dannatamente bella. Forse non era lui che volontariamente la attirava a se. Forse era lei che involontariamente lo faceva.
Si guardarono a lungo, Regina prigioniera del corpo di Jack, incollato al suo per impedirle di muoversi. Il cuore martellava nel suo petto, era certa che anche lui potesse udirne il rumore assordante. Quella sensazione di attrazione si stava facendo sempre più insopportabile, sempre più forte, sempre più difficile da contrastare. Pregò che qualcosa interrompesse quel momento.
E così fu.
Jack si fiondò sulle sue labbra come se non ci fosse un domani. Era come se migliaia di scintille fossero scaturite da quel congiungimento, un mondo di colori si rivelò intorno a loro. Lui la baciava con così tanta passione che sembrava volerla divorare. Regina non riusciva a trattenere gemiti di piacere e piano piano il suo respiro si fece sempre più affannato. La passione che dilagava tra loro avrebbe potuto incendiare l’intera nave. Poi, le labbra di Jack si spostarono sul collo, come a volerlo sbranare, le sue mani avvinghiate attorno al busto di lei. Regina si ancorò al suo corpo, scossa da brividi sempre più forti. Si sentiva completamente impotente, ma era la sensazione più bella che avesse mai potuto provare. Quando sentì di nuovo il contatto delle labbra di Jack sulle sue, si sentì anche sollevare da terra e dopo poco atterrò su qualcosa di morbido. Percepì il corpo del pirata sopra il suo e sentì le sue mani scivolarle lungo i fianchi mentre continuava a baciarla. Lo lasciò fare, perché era come se all’improvviso tutto fosse tornato al suo posto: sentiva di trovarsi esattamente dove doveva essere. Ben presto i brividi iniziarono a trasformarsi in convulsioni, i gemiti a diventare più intensi… Tutto quello che desiderava era il contatto con quel corpo, così perfetto, e forte, voleva essere sua, era l’unica cosa che contava. Se solo non ci fossero stati i vestiti di mezzo… La mente offuscata dalla lussuria, non riuscì a trattenersi. Schioccò le dita e in un attimo si ritrovarono pelle contro pelle. Sentiva il suo calore, Dio come lo voleva! Sentiva di avere il fuoco dentro di lei, iniziò ad ansimare, le sue braccia avvinghiate alla sua schiena mentre lui le mordeva il collo.
Poi, d’un tratto, Jack si interruppe. Per la prima volta da quando tutto era iniziato Regina aprì gli occhi e vide come quelli di lui la scrutavano seri. In quel momento si rese conto di quello che aveva appena fatto: aveva usato la magia. Come aveva potuto essere così stupida? Si era lasciata trasportare dai sentimenti, eppure lei doveva saperlo meglio di tutti, sua madre glielo ripeteva sempre, “l’amore è una debolezza!”. Colta il flagrante ed intrappolata in un vicolo cieco, Regina non poté fare altro che rimanere lì e aspettare la reazione di Jack. Inaspettatamente però il suo sguardo passò da serio a divertito, un sorriso soddisfatto gli si disegnò sul volto.
- Sembri terrorizzata, che ti prende tesoro? – disse ridendo mentre le morsicava il labbro. Poi riprese serio – So da dove vieni, non preoccuparti. Avevo solo bisogno di una conferma. – le sussurrò all’orecchio prima di squadrarle il petto. Regina si sentiva completamente confusa.
- Come sarebbe a dire “so da dove vieni”? Sai dell’esistenza della magia? – esclamò incredula.
- Certo! –
- E perché non me l’hai detto subito? –
- Perché… - la frase gli morì in gola quando ricominciò a baciarla. Regina per un po’ ricambiò, non riusciva a raccapezzarsi, ma si sentiva sollevata e scoppiò a ridere appoggiando la sua fronte contro quella del pirata.
- Avevo paura che qualcuno lo scoprisse… Sarei finita nei guai. Non c’è magia in questo mondo vero? –
- No, infatti. –
- E tu come fai a sapere della sua esistenza? - 
- Diciamo che… - indugiò un attimo mentre le accarezzava i capelli – diciamo che questa storia te la racconto un’altra volta. Intanto non ti sembra arrivato il momento di dirmi il tuo nome dolcezza? –
- Io… mi chiamo Regina - Rispose. Non era da lei rivelare il suo nome in quel modo ad uno sconosciuto, ma, tralasciando i recenti avvenimenti, sentiva di potersi fidare di quell’uomo. Continuava a vedere un che di familiare in lui. – Dove ti ho già visto?  Hai… un viso familiare. –
Gli occhi di Jack si illuminarono, come se avesse di colpo ritrovato una speranza.
- Se è davvero così, allora non è tutto perduto. –
- Che intendi? –
- Ho una sorta di… missione da compiere. Sto cercando una persona. Viene dalla tua stessa terra. –
- Dalla foresta incantata? –
- Si. Conosci un modo per andarci? –
- Forse… Non direttamente comunque. Questo è un mondo senza magia, i passaggi tra i mondi sono difficili, è necessaria una magia molto potente che io non ho. Però… conosco il modo per andare in un luogo dove potresti trovare una soluzione per tornare nella foresta incantata. Ma perché ci devi andare? –
- Te l’ho detto, sto cercando qualcuno. Cos’è questo posto? –
- Non ho intenzione di aiutarti finché non mi darai una spiegazione! – esclamò Regina lasciando emergere la sovrana che era in lei. Jack esitò un momento, poi cedette.
- Mio figlio. Sto cercando mio figlio. –
Regina rimase senza fiato. Anche lui aveva perso il suo bambino!
- Quindi anche tu vieni da lì? –
- Si, è esatto… -
Regina sgranò gli occhi sempre più incredula. In quel momento decise che l’avrebbe aiutato, così, rispose alla sua domanda.
- È un posto conosciuto come Neverland, un’isola popolata da bambini che sono rimasti orfani. Si fanno chiamare i bimbi sperduti e si dice che in quel luogo non si invecchi mai. –
- Possiamo arrivarci? –
- Possiamo provarci. Anche io sono diretta lì –
- Allora… abbiamo un patto? - Disse il pirata. In tutta risposta Regina sollevò il capo e lo baciò.
Jack non era l’unico ad aver ritrovato la speranza, anche lei avrebbe avuto l’occasione di riabbracciare Henry. Mentre faceva scorrere la sua mano lungo la schiena di lui, si rese conto che forse però aveva trovato qualcosa di più di un alleato. Lasciò che la passione si impossessasse di nuovo del suo corpo per poi abbandonarsi completamente a lui.





Eccomi con il secondo capitolo :) un po' più presto del previsto ma ero veramente impaziente di scriverlo e pubblicarlo, spero che la storia vi stia piacendo! Spero anche di essere riuscita bene a far capire le intenzioni di Jack e Regina, del perché Jack deve per forza passare da Neverland per tornare nella Foresta Incantata: sull'isola che non c'è infatti (a differenza del mondo dove vive) c'è magia e quindi lì ha più possibilità di trovare un modo per aprire un portale e tornare nella Enchanted Forest.
Le vostre recensioni sono le benvenute, anche le critiche, perché siccome sono ancora alle prime armi mi aiuterebbero moltissimo a migliorarmi!
A presto (molto presto!) con il prossimo capitolo! 
Lus ^^

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Capitolo 3
*** Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino ***


Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino

Fu il risveglio più dolce di sempre. Non appena Regina aprì gli occhi, una marea di sensazioni la invase ed il calore delle braccia di Jack che l’avvolgevano era impagabile. Con la testa appoggiata alla sua spalla, si prese un momento per godere appieno di quel momento. Iniziò ad accarezzargli il petto mentre ripensava a ciò che era appena successo. Non era da lei lasciarsi trasportare in quel modo dalle emozioni, ma per la prima volta nella sua vita quella dolcezza, quella passione l’avevano fatta sentire completa. Questo però la spaventava, dopo quello che era successo con Daniel aveva una paura folle di amare di nuovo. Per il momento però, decise di accantonare la questione perché si sentiva felice, e non solo per ciò che era accaduto quella notte: aveva finalmente ritrovato la speranza di riabbracciare Henry. Il modo per arrivare a Neverland lo conosceva: “seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino”, l’aveva letto in uno di quei libri di favole che leggeva a suo figlio quando era piccolo, prima di addormentarsi. Doveva solo far volare la nave, ma per la sua magia non era affatto un problema.
Decise di alzarsi e di uscire all’aria aperta, ormai doveva essere giorno. Uscì dal letto cercando di non fare rumore, si rivestì (odiava quei vestiti da pirata, ma li avrebbe dovuti sopportare ancora per poco) e varcò la soglia della stanza. La luce del giorno quasi la accecò, il sole era caldo e già alto all’orizzonte. Tra i pirati non regnava più quell’agitazione del giorno prima, ognuno svolgeva le sue mansioni tranquillamente. L’uomo che si chiamava Gibbs la notò subito in lontananza e le andò in contro.
- Buongiorno signorina. Avete passato una buona notte con il capitano? – Disse malizioso. – State tranquilla, sono l’unico su questa nave a conoscere il suo segreto - Regina rimase sbalordita e con perfetta naturalezza rispose come se fosse ancora la regina cattiva. Da quando si era svegliata si sentiva tremendamente lei stessa, perciò non si trattenne.
- Come osate? Voi ed il vostro amico potreste anche essere a conoscenza dell’esistenza della foresta incantata, ma non avete idea di chi sono io. -
Completamente disinteressato a quello che Regina aveva appena detto, le fece cenno di seguirlo fino al timone, dove prese il posto del timoniere.
- E così voi… Sapete usare la magia? –
- Si è così. –
- Geniale! – Esclamò Gibbs.
- Oh si, anche io lo definirei geniale – Una voce dietro di loro fece venire i brividi a Regina. – Soprattutto quello che hai fatto stanotte tesoro… - le sussurrò all’orecchio facendola arrossire. Era incredibile come alla presenza di quell’uomo rimanesse paralizzata.
- Abbiamo finalmente una rotta capitano? –
- Sì Gibbs, ce l’abbiamo. Neverland...! – esclamò Jack con una punta di orgoglio nella voce – Allora dolcezza, come ci arriviamo? -  disse rivolto a Regina cingendole i fianchi e stringendola a se. I loro volti erano così vicini che lei ci mise un po’ di tempo per capire cosa dovesse dire. Poi, gli occhi piantati in quelli di lui:
- Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino. – disse tutto d’un fiato.
Gibbs e Jack rimasero interdetti.
- Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino? Ma che significa? – sbraitò Gibbs. – Jack sei sicuro che non ci stia prendendo in giro? –
- Non credo Gibbs… Lasciamola finire. –
- Ebbene… -  disse Regina liberandosi dalla presa del pirata – la vedete quella stella? – indicò un punto nel cielo, dove nonostante fossero in pieno giorno, brillava una stella. – Dobbiamo proseguire verso di lei, girare a destra e poi… Beh, dritto fino al mattino. Semplice no? –
I due pirati la guardavano sbalorditi.
- Dobbiamo volare – disse Regina irritata vedendo che gli uomini che aveva davanti non la stavano capendo.
- Volare? – esclamarono in coro Jack e Gibbs. – Che razza di diavoleria è questa? –
- Andiamo, con la magia! – aprì il palmo della mano e fece apparire una fiammella. I pirati fissarono sbalorditi il fuocherello. Quando Regina lo fece sparire si riscossero, gli occhi sbarrati e a bocca aperta.
- Ma come… - Iniziò a farfugliare Gibbs.
- Vogliamo andare? – Lo interruppe seccata la regina. Era sempre più impaziente di riabbracciare il suo bambino.
 
La Perla Nera era in volo ormai da diverse ore, la magia di Regina era stata impeccabile e tutti ne erano rimasti colpiti. Secondo i suoi calcoli, sarebbero dovuti arrivare a Neverland entro sera. Si avvicinò a Jack, che aveva ormai preso il posto di Gibbs al timone, per intavolare una discussione e cercare di scoprire qualcosa in più sulla sua storia. Infondo, non sapeva nulla di lui.
- Allora Jack… - iniziò con un tono curioso – cos’è successo tra te e tuo figlio? –
Il capitano non rispose, sembrava alquanto reticente, come se la semplice domanda l’avesse ferito.
- A me puoi dire tutto Jack…  E poi, mi sembra il giusto prezzo da pagare per averti aiutato. –
- Non siamo ancora a destinazione Regina. Potresti avermi ingannato – disse con una serietà che non gli si addiceva per niente.
- Certo, ma avrei anche potuto distruggere te e la tua ciurma di imbranati se avessi voluto, lo sai bene. E poi anch’io ho perso qualcosa, per questo ho  acconsentito di condurvi a Neverland.–
Jack la guardò con aria interrogativa: - Cosa? –
- Piano capitano, se non sbaglio l’ho fatta io la prima domanda. – Ancora una volta Jack non rispose. Non era da lui quel silenzio, assolutamente no. Era come se fosse… Triste.
Dopo una lunga pausa si decise finalmente a parlare.
- Molti anni fa, sentii parlare di un luogo dove fosse possibile conquistare l’immortalità. Si vociferava che esistesse una fonte con queste proprietà straordinarie, ma non si trovava nella Foresta Incantata, bensì in un altro mondo, un mondo senza magia. Questo. –
- Quindi anche tu… anche tu vieni da lì! – esclamò Regina sbalordita.
Jack annuì e continuò il suo racconto.
- Decisi di intraprendere questo viaggio per ottenere l’immortalità ed essere finalmente libero dalla morte, perciò, partii in cerca di un fagiolo magico per aprire un portale e venire qui a cercare la fonte. Mio figlio aveva due anni quando lo lasciai, era un viaggio troppo pericoloso per portarlo con me. Lo affidai ad un amico che aveva contatti con la marina e gli feci promettere che se non fossi tornato entro un anno, avrebbe dovuto occuparsene lui.
- E non sei più tornato… -
- Avrei dovuto pensarci Regina. Avrei dovuto portarmi un altro fagiolo per poter tornare indietro! Ma ero troppo occupato a pensare a me stesso e alla mia immortalità per preoccuparmi di trovare un modo per tornare da mio figlio. E così, sono rimasto bloccato qui. –
- E la fonte? Sei riuscito a trovarla? –
- Si… -
- E ha funzionato? Sei riuscito ad ottenere quello che volevi? –
- Si… Ma come saprai bene, la magia ha sempre un prezzo… -
- Tuo figlio… -
Calò un silenzio assordante tra i due. Regina non sapeva che dire e Jack era troppo immerso nel suo dolore per poter continuare il racconto.
Improvvisamente però, Regina ebbe un orribile presentimento e chiese:
- Ma Jack… Questo significa che… MA QUANTI ANNI HAI? –
- Troppi Regina, troppi… -
- Ecco perché avevi perso la speranza di ritrovarlo. Tu credi che sia morto! –
- E come potevo credere il contrario? La mia avidità mi ha portato via tutto quello che avevo! Ma quando sei arrivata tu, quando mi hai parlato di Neverland, dei bimbi sperduti, ho capito che forse non era tutto perduto! Se è vero quello che dici, che in quel luogo si riuniscono i bambini che hanno perso i genitori e rimangono giovani per sempre, Allora ho pensato che forse… -
- …Che forse potrebbe essere ancora vivo! –
Si guardarono negli occhi, poi Regina gli gettò le braccia al collo baciandolo. Era felice per lui. Ed era anche felice per lei. Tra qualche ora avrebbe potuto riabbracciare Henry
 
Era ormai notte inoltrata quando la Perla Nera atterrò nelle acque nei pressi di Neverland. Non una luce, non un rumore, l’atmosfera era magica. Regina si sentì a casa. Cercarono un luogo dove ancorare la nave per poter raggiungere l’isola all’interno della barcaccia. Videro un veliero in lontananza: aveva le vele bianche ma non aveva per niente l’aria di essere una nave della marina o qualcosa di simile. Regina la riconobbe, era la nave di Killian. Per fortuna, loro erano riusciti ad arrivare a destinazione senza problemi e se ne rallegrò. Dal canto suo Jack apprezzò molto l’imbarcazione che stava osservando.
- Niente male… - Commentò tra se e se.
Il capitano ordinò ai suoi uomini, compreso Gibbs, di rimanere a bordo, sarebbero scesi a terra solo lui e Regina.
Quando scesero dalla scialuppa, c’erano solo alberi davanti a loro.
Regina si sentiva impaziente.
Jack lo era ancora di più.
Si incamminarono insieme nel folto della foresta alla ricerca dei loro bambini. 





Eccomi finalmente con il terzo capitolo. Spero davvero che stiate apprezzando la storia, è molto particolare ne sono consapevole, soprattutto per il fatto che Jack in realtà viene dalla Foresta Incantata e che il mondo in cui si è trovato è diverso dal nostro.
Però, ora che Jack e Regina sono finalmente arrivati a Neverland, si ricongiungeranno con il resto del gruppo e faranno una scoperta un po'... particolare. xD
A presto con il prossimo capitolo!!
Lus ^^

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Capitolo 4
*** Rivelazioni ***


A Swan e a RedBelle,
senza le quali questa storia non avrebbe potuto prendere vita.

Rivelazioni

Da quando si erano inoltrati nel bosco non avevano proferito parola, intenti ad ascoltare ogni rumore attorno a loro. Forse non era stata una buona idea avventurarsi sull’isola di notte, Regina aveva sentito delle voci sul conto di Peter Pan che non erano molto rassicuranti, soprattutto dopo quello che aveva passato con Greg e Tamara. Se avevano portato Henry a Neverland, dovevano per forza lavorare al suo servizio, non c’era altra spiegazione. Jack aveva insistito per stare davanti nonostante lei avesse cercato di convincerlo che una spada non sarebbe servita a niente in caso di pericolo, ma lui non aveva voluto sentire scuse. All’improvviso si arrestò di colpo, Regina però non se ne accorse e gli andò a sbattere contro (Dio, quel contatto, impazziva ogni volta che lo toccava). Jack si posò un dito sulle labbra e fece cenno a Regina di ascoltare: in lontananza si sentivano delle grida. Delle grida di bambini.
- Henry! – Regina allarmata iniziò a correre nella direzione da cui provenivano i rumori, Jack alle calcagna. Corse, corse a perdifiato ignorando le fronde ed i rami che le ferivano le braccia, voleva riabbracciare il suo bambino, nulla aveva più importanza, nemmeno le urla del pirata che dietro di lei le intimava di fermarsi.
Poi, un tonfo.
Regina rovinò a terra rotolando per diversi metri tra i rami secchi. Quando si riprese dalla caduta e riuscì a capirci qualcosa, si ritrovò sdraiata a terra sopra qualcuno, qualcuno che a causa dell’oscurità non riusciva a riconoscere.
- Regina? – disse la persona sotto di lei. Era una voce femminile. Regina la riconobbe subito, non avrebbe potuto confonderla con nessun’altra.
- Emma… - Si guardarono negli occhi sprofondando una nello sguardo dell’altra, incapaci di muoversi. Fu l’arrivo di Jack a riscuoterle.
- Regina! Regina, stai bene? – Regina si alzò spolverandosi i vestiti, risistemandosi i capelli e dicendo:
- Jack… - era imbarazzatissima, non riusciva a spiegarselo, quello scontro aveva suscitato in lei sensazioni… particolari. Lui la interruppe puntando la spada contro Emma.
- Chi è lei? – Emma aveva appena fatto in tempo ad alzarsi che, spaesata, si ritrovò la lama alla gola.
- Che succede qui? – disse una voce dietro un cespuglio. Tutti si voltarono in quella direzione per vedere chi aveva parlato. Dal folto delle foglie comparì Charming, subito (ovviamente) seguito da Mary Margaret. Ci fu un attimo di silenzio in cui le facce sbalordite di tutti erano rivolte verso Jack, poi si sentì una voce provenire da dove erano arrivati i Charmings:
- Emma!! Emma! – Mancava una persona all’appello (Tremotino non faceva testo pensò Regina, se non si trovava con loro in quel momento era probabile che li avesse seminati per andare ad occuparsi personalmente della faccenda): Uncino. Ed infatti poco dopo sbucò anche lui dallo stesso cespuglio dal quale erano comparsi gli imbranati. Si precipitò verso Emma per vedere se stava bene, ma quando si accorse che Jack le stava puntando la spada, le si mise davanti per proteggerla.
- Abbassa la spada amico. –
- E tu chi sei? –
- Chi sono io? Ma chi sei tu? – replicò Uncino seccato.   
- Hai un viso familiare. Ti ho già minacciato altre volte? – disse Jack scrutando il viso dell’altro pirata.
- Beh se così fosse non saresti qui ora… - rispose Killian mentre, con la spada di Sparrow infilata nell’uncino, si avvicinava al suo volto. Jack ebbe modo di guardarlo bene negli occhi e, nonostante l’oscurità, notò davvero qualcosa di familiare in loro. Era come se rivedesse una parte di se e nello stesso tempo una parte di qualcuno che conosceva. Fu in quel momento che realizzò che…
Un lampo di luce interruppe i pensieri di Jack disarmandolo e separandoli.
- Non mi sembra il momento di mettersi a litigare! – tuonò Regina – abbiamo cose più importanti da fare –
- Regina che è successo? Perché non c’eri più dopo che abbiamo attraversato il portale? – Chiese Mary Margaret.
- Evidentemente qualcosa è andato storto Biancaneve, mi sembra ovvio. Ma visto che ora sono qui, vogliamo andare per favore? Abbiamo un bambino da salvare. –
- No fermi, un momento – intervenne Charming – Ci puoi spiegare chi è lui? – disse indicando Jack.
- … - Regina esitò un momento, poi esordì con un semplice – un amico –
- Io non mi fiderei. Ha minacciato Emma – disse Hook riavvicinandosi minacciosamente a lui.
- Ehi, ehi Uncino, fermo. – gridò Emma tirandolo a se – guarda che so benissimo difendermi da sola, non ho bisogno che tu mi faccia da badante –
- Mi piace la ragazza – provocò Jack – me la presti? Ti prometto che te la restituisco intera! –
- INSOMMA BASTA! – urlò Regina. Non sapeva se era più innervosita a causa del comportamento di Jack o per il fatto che stessero perdendo tempo. Ogni secondo la separava sempre di più da Henry e non riusciva a sopportarlo. Passò davanti al gruppo e si incamminò nella direzione da cui qualche minuto prima provenivano le voci, non prima di essersi voltata dicendo – Miss Swan, non vuole più salvare suo figlio? – aveva ricominciato a darle del lei, come tutte le volte dopo che si trovava in una situazione imbarazzante o aveva un contatto ravvicinato con lei. Inspiegabilmente Emma le suscitava sensazioni strane, che non avevano nulla a che fare con quelle che aveva provato con Jack, o con Graham o con Daniel. Loro erano legate da qualcosa di più potente dell’amore, di più forte della passione: l’amore per un figlio.
- Regina aspetta! – Emma la raggiunse e si mise a camminare al suo fianco seguiti dagli imbranati (che come al solito vedevano unicorni ovunque anche nelle situazioni peggiori) e da Hook e Jack, che probabilmente non facevano altro che scambiarsi sguardi assassini. – Vuoi spiegarmi? Cos’è questa storia? Chi è quell’uomo? –
Mentre camminavano Regina le raccontò gli avvenimenti degli ultimi giorni (tralasciando ovviamente la sua neo-relazione con Jack). Le disse che il pirata veniva dalla Foresta Incantata e che stava cercando suo figlio, ma siccome era immortale ed erano passati centinaia di anni da quando l’aveva lasciato, l’unica speranza era quella che si trovasse lì a Neverland. A meno che… Regina si voltò indietro a guardare i due capitani che discutevano, Emma fece lo stesso.
- Emma… - si guardarono sbalordite – non trovi che si somiglino? – Emma sgranò gli occhi e affermò:
- Uncino è rimasto qui diversi anni dopo il suo incontro con Tremotino… Ed è orfano. -
- Questo significa che… - Regina non riuscì a finire la frase, Emma lo fece per lei:
- … Potrebbe essere lui il figlio di Jack. –
Rimasero impalate a bocca aperta a fissare i loro uomini. Più si avvicinavano, più la somiglianza diventava evidente: gli occhi, l’atteggiamento, il sangue pirata… Ecco perché la prima volta che Regina aveva visto Jack era come se lo avesse già incontrato da qualche parte.
- Perché vi siete fermate? – La voce di Mary Margaret le fece sobbalzare. Sconcertate dalla scoperta che avevano appena fatto, Emma e Regina dissimularono in qualche modo il loro stupore e ricominciarono a camminare come se niente fosse.
- Che facciamo, glielo diciamo? – chiese Emma.
- No… non credo sia il momento, potrebbe essere la volta buona che si mettono a duellare veramente. Lasciamo che ci arrivino da soli, è la cosa migliore. –
 
Quando arrivarono sul luogo da dove si presumeva provenissero le voci, non trovarono altro che legna fumante, segno che un falò era appena stato spento. Dei bimbi sperduti però, nessuna traccia. Regina si sedette su un tronco con le mani tra i capelli: erano arrivati tardi. Decisero di accamparsi fino al mattino, avevano camminato molto e non aveva senso proseguire senza alcuna traccia. Dormire per qualche ora avrebbe fatto bene ad ognuno di loro. Organizzarono dei turni di guardia.
- Faccio io il primo – si propose Emma. Tutti furono d’accordo e si coricarono, tranne Hook, che fece solo finta. Jack e Regina si erano sdraiati vicini, così come Charming e Mary Margaret. Quando fu sicuro che tutti stessero dormendo si avvicinò allo sceriffo accarezzandole il collo con l’uncino. Lei sobbalzò e si alzò di scatto girandosi. – Uncino, cosa fai? – disse preoccupata. Vedeva una strana luce negli occhi del pirata, sembrava quasi follia. Lui camminò verso di lei obbligandola ad arretrare fino a quando non rimase bloccata tra il suo corpo e il tronco di un albero. Bloccandole la gola con l’uncino, le prese il volto con la mano e le sue labbra si scontrarono violentemente con le sue, costringendola ad un bacio al quale non avrebbe potuto sottrarsi. Emma non ebbe il tempo di riflettere, tutto accadde così in fretta ed ora si ritrovava bloccata con la lingua di Killian che le esplorava la bocca ed il fiato tagliato dal suo uncino. Iniziò ad agitarsi cercando di allontanarlo con le mani, ma era tutto inutile. Quando finalmente lui si staccò dalle sue labbra, senza però liberarla dalla morsa del suo uncino, la guardò con gli occhi colmi di rancore e gelosia. Emma faticava sempre di più a respirare, ma lui sembrava non farci caso e disse:
- Ho perso Milah tanto tempo fa per colpa di un uomo. Ho perso mio fratello anni prima per colpa di un altro uomo. E… Ho perso anche mio padre… Swan, dannazione, non voglio perdere anche te per colpa di quel pirata! – aveva quasi urlato, ma non gli importava: quella donna ai suoi occhi era la cosa più importante di tutte.
Emma non credeva alle sue orecchie, solo che la realtà attorno a lei stava piano piano perdendo la sua forma perché non riusciva più a respirare. Killian era troppo accecato dalla rabbia per rendersi conto che la stava soffocando.
- Uncino, Jack è… Lui è… Tuo padre… - riuscì a malapena a bisbigliare. Forse rivelarglielo non era stata una buona idea ma era il solo modo per salvarsi la vita. All’udire quelle parole Hook ritornò immediatamente lucido e la liberò dalla sua morsa. Emma si accasciò a terra e iniziò a tossire a più non posso respirando affannosamente e rumorosamente, svegliando tutti attorno a lei.
- Emma! – Mary Margaret si precipitò a soccorrerla mentre Hook indietreggiava sbalordito.
- Cosa le hai fatto, codardo! – tuonò Charming prendendolo per il collo della giacca. Hook però non reagì, rimase quasi impalato a fissare il nuovo arrivato. Regina intervenne separandolo dal principe azzurro e lasciando che Jack si avvicinasse. I due pirati si guardarono negli occhi.
Fu in quel momento che padre e figlio si riconobbero. 





Ecco finalmente il quarto capitolo! xD Sono consapevole di aver lasciato un po' da parte Jack, ma era necessario per focalizzarmi su altre cose. Non ho potuto fare a meno di inserire un riferimento SwanQueen e quella mini-scena CaptainSwan, perché a mio avviso la cosa più bella di OnceUponATime sono i fantastici miscugli di ship che emergono sempre durante il corso della storia.
E poi, sì, Jack è il padre di Killian. Ammetto che è un po' particolare, ma trovo che la somiglianza tra quei due sia galattica!
Detto questo, spero che vi sia piaciuto, sarebbe fantastico leggere qualche recensione!
A presto! :)
Lus ^^

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Capitolo 5
*** Redenzione ***


Redenzione

Jack si avvicinò a suo figlio allungando una mano verso la sua guancia.
- Killian… - disse con un filo di voce – sei davvero tu… -
- Ma che bella riunione di famiglia! – esclamò una voce. Tutti si voltarono in cerca di colui che aveva parlato, ma a parte loro, non sembrava esserci nessun’altro. Era una voce giovane, metallica, maliziosa.
- Chi ha parlato? Mostrati se hai il coraggio! – Esclamò Mary Margaret suscitando lo stupore di tutti.
Nessuno rispose.
- È lui. È Peter Pan – disse Hook con una voce tombale. - Non fidatevi di lui, per nessun motivo. Qualsiasi cosa vi dica. Ha l’aspetto di un bambino, ma è la creatura più malvagia che possa esistere. –
- Non sei per niente gentile Killian… È così che si trattano i vecchi amici? –
- Mostrati se hai il coraggio, codardo! – esclamò Hook.
Si udì un rumore di passi nel folto della foresta, ma provenivano da una direzione indistinta. I rami degli alberi iniziarono a muoversi, il vento a fischiare, il cielo sembrava scurirsi.
D’un tratto un tonfo fece voltare tutti verso un’unica direzione, come se qualcuno fosse inciampato. Regina non esitò, fece una sfera di fuoco e la scagliò in quella direzione, ma essa non fece in tempo ad arrivare a destinazione che si dissolse nel nulla. Dal cespuglio emerse una figura esile e minuta:
- Ehi attenta a giocare col fuoco, potresti incendiare tutta la foresta sai? E in quel caso non ci sarebbe più scampo. Ne per voi. Ne per il tuo piccolo Henry. –
- Non nominare… - le parole le morirono in gola quando una morsa invisibile le cinse la gola e la scaraventò contro un albero vicino. Emma e Jack si precipitarono in suo soccorso mentre Hook sguainava la spada e la puntava contro Pan. Sapeva che di fronte alla sua magia non gli sarebbe servita a niente, ma avrebbe fatto di tutto per aiutare Emma a ritrovare il suo bambino. Per non parlare della rivelazione di poco prima: non se ne parlava di morire prima di averci visto un po’ più chiaro.
- Dicci dov’è Henry e ce ne andremo senza farti del male – sapeva che quelle minacce erano completamente inutili, ma doveva in qualche modo sbloccare la situazione per cercare di ottenere qualche indizio.
- Ancora non l’hai capito Killian? Nessuno lascia l’isola se non lo decido io. Te ne se andato solo perché serviva ai miei scopi e… come puoi ben vedere, non te ne sei nemmeno andato definitivamente visto che ora sei ancora qui! – disse Pan con aria sfacciata. I suoi occhi lasciavano costantemente trapelare uno sguardo di sfida al quale il pirata era sempre stato incapace di resistere. – So che la tua fidanzata e la sua cara mammina sono molto brave a seguire le tracce. Beh, provate a seguire queste! – In un attimo si volatilizzò e nello stesso istante apparvero delle impronte sulla terra umida che andavano verso la direzione opposta dalla quale erano venuti.
Intanto Regina era riuscita a riprendersi ed Emma disse:
- Io non mi fido. E se fosse una trappola? –
- Trappola o no, è l’unica pista che abbiamo – replicò seccata Regina – a meno che lei non abbia una soluzione migliore per ritrovare nostro figlio Miss Swan! –
- Calma Regina, non c’è bisogno di scaldarsi… - intervenne Mary Margaret – Emma, credo che abbia ragione. Per ora è la soluzione migliore. Non possiamo fare altro che seguire queste tracce e tenerci pronti ad ogni evenienza. – Emma annuì rassegnata.
Si incamminarono nella direzione indicata dagli indizi di Pan, ma Jack trattenne Hook in coda al gruppo per cercare di parlargli.
- Non voglio parlare con te – disse Uncino accelerando il passo.
- Killian, aspetta! – Jack lo trattenne per un braccio. Hook si girò bruscamente:
- Non m’importa se sei mio padre o no! – aveva quasi urlato – se anche fosse così, non potrei dire altro se non che ti odio, perché mi hai abbandonato costringendomi ad una vita orribile! Guarda cosa sono diventato per colpa tua. Ho perso una mano, ho perso una donna. Non avresti dovuto abbandonarmi… - Si teneva dentro quelle parole da anni. L’uomo a cui Jack l’aveva affidato quando ancora era convinto di fare ritorno gli aveva raccontato la verità, nient’altro che la verità: che suo padre se n’era andato per cercare l’immortalità, ma che prima o poi sarebbe tornato. Killian non aveva mai perso la speranza di rivederlo, in fondo l’unico desiderio di tutti i bambini orfani è quello di avere una famiglia, ma non gli aveva mai perdonato di averlo abbandonato a se stesso. Aveva dovuto farsi strada da solo in un mondo in cui nulla era regalato, nulla veniva scontato, in cui ogni cosa aveva un prezzo, non solo la magia. Tutto quello che aveva costruito, l’aveva costruito grazie alle sue sole forze, ed aveva sofferto per questo. Ed ora, trovarsi davanti all’uomo che gli aveva regalato la sua assenza per trecento anni lo feriva, più di quanto avrebbe potuto immaginare. Era come se tutte le cicatrici causate da sofferenze passate si fossero riaperte ed in quel momento per Killian l’unico colpevole era lui, suo padre.
Jack rimase impietrito di fronte a quelle parole. Si era immaginato molte volte come avrebbe potuto essere l’incontro con suo figlio, ma mai avrebbe potuto pensare che si sarebbe svolto così.
- …Mi dispiace – riuscì solo a dire. Ma quando vide che Hook gli stava di nuovo voltando le spalle per raggiungere gli altri, lo trattenne un’altra volta dicendogli: - quello che ho fatto è imperdonabile, ma ti giuro figlio mio, avrei voluto tornare da te. Per tutti questi anni non ho fatto altro che lottare per ritornare in questo mondo ma, dannazione, non esisteva il modo! Regina è stata la mia occasione e non appena l’ho trovata mi sono fiondato dritto sulla mia meta per conquistare il mio obiettivo, nonostante le possibilità di ritrovarti fossero… quasi nulle. – La sua voce tremava – Non chiederò il tuo perdono Killian. Voglio solo cercare di essere un buon padre, anche se… anche se forse è troppo tardi. –
- Beh “padre”, lo è. – affermò Hook con uno sguardo glaciale scandendo precisamente ogni singola sillaba.
- Non m’importa quello che pensi figliolo. Finalmente ho l’occasione di dimostrare che sono un brav’uomo. Non rifarò lo stesso errore che ho fatto in passato – Uncino lo guardava in cagnesco ma in fondo ai suoi occhi iniziò a diradarsi un velo di compassione per quell’uomo visibilmente contrito. Si sforzò però di ricacciarlo indietro, si liberò dalla sua presa e si voltò per raggiungere Emma.
Jack rimase solo in fondo al gruppo. Si sentiva maledettamente solo, suo figlio lo aveva respinto, niente aveva più senso ormai. Si ricredette quando Regina si materializzò di fianco a lui. Eccola la sua luce. Lei non l’aveva solo aiutato a tornare in un mondo pieno di magia, era anche stata la sua speranza ed in quel momento si rese conto che lo era ancora.
- Cosa fai adesso, ti metti ad origliare? –
- Non ho potuto fare a meno… Lasciagli tempo, Uncino è fatto così, è cocciuto. Fa sempre di testa sua e soprattutto, fa sempre quello che più gli conviene. Perciò se vuoi un consiglio, l’unico modo che hai per avvicinarti a lui è fare in modo che la situazione vada tutta a suo vantaggio. – Jack annuì, ma non poté fare a meno di notare che Regina si era cambiata d’abito: si era rimessa il tailleur blu che aveva non appena era giunta sulla sua nave. Ma come diavolo faceva a stare comoda in quei vestiti? Per non parlare delle scarpe, era un mistero come potesse camminare con i tacchi nel folto della foresta. Si tenne per lui tutte quelle considerazioni e si voltò a seguire la comitiva, subito seguito da Regina.
 
Giunsero in uno spiazzo libero dagli alberi, circondato da rocce scheggiate. Il paesaggio era sgombro e si vedeva il mare in lontananza. Era l’alba, il sole stava per sorgere ed il cielo iniziava a schiarirsi all’orizzonte. In quel luogo le tracce lasciate da Pan si erano interrotte ed erano indecisi sul da farsi.
- L’avevo detto che ci avrebbe ingannati! – esclamò Emma visibilmente irritata – abbiamo perso solo del tempo prezioso, lui non vuole condurci da Henry, sta giocando con noi! Vuole farci girare in tondo! –
- Se c’è una cosa che conosco di Peter Pan – intervenne Hook – è che niente di quello che fa è casuale. Tutto fa parte di un piano più grande: tutto sta a scoprire qual è… -
- E quindi cosa suggerisci di fare? – disse Charming.
- Aspettare. Aspettare che ci dia altre istruzioni. Se siamo giunti qui è perché era esattamente quello che voleva. Dobbiamo scoprire cos’ha in mente, altrimenti possiamo anche dire addio a qualsiasi possibilità di ritrovare Henry. –
- Non sei cambiato di una virgola capitano, sempre perspicace! – esclamò la voce di Pan dalla cima della roccia più alta. D’un tratto, dagli spazi tra una roccia e l’altra emersero delle figure scure e minute, ostruendo le uniche vie d’uscita dalla radura.
- I bimbi sperduti… - sussurrò Emma.
- Siete in maggioranza, sei sleale Pan! – gridò Uncino.
- Vuoi dirmi che due streghe, due pirati, una fuorilegge ed un principe non sono in grado di fronteggiare qualche bambino? Mi sembra di capire che hai PAURA Killian… Non è così? –
- Come osi darmi della strega?! – esclamò Regina, ma Pan la ignorò e aggiunse:
- Apriamo le danze? – All’udire quelle parole i bimbi sperduti si lanciarono all’attacco. Erano armati di lance, archi e balestre.
Lo scontro scoppiò violento, i ragazzini erano aggressivi e non avevano alcuna pietà. Emma e Regina avevano iniziato a collaborare con la magia ma inspiegabilmente quasi nessuno dei  loro attacchi andava a segno. Anche Charming e Mary Margaret si coprivano le spalle a vicenda, mentre invece Jack e Hook combattevano separatamente fino a quando non si ritrovarono schiena contro schiena. Poi improvvisamente un lampo scagliato da un Peter Pan divertito si diresse verso padre e figlio, che furono costretti a separarsi. Uncino si ritrovò spalle al muro accerchiato da tre bimbi sperduti, uno dei quali gli puntava una balestra in mezzo agli occhi. Quando Jack se ne accorse fu accecato dalla rabbia. Maledizione, aveva appena ritrovato suo figlio, doveva aiutarlo! Ma prima doveva liberarsi dei nemici che accerchiavano lui. Un bagliore viola balenò davanti ai suoi occhi e li fece cadere a terra. Jack si voltò nella direzione da cui l’attacco era pervenuto e vide Regina che gli faceva l’occhiolino. Ringraziandola con lo sguardo si voltò per andare correre incontro ad Hook. Si accorse che la freccia stava per essere scagliata. Cosa poteva fare? Se avesse colpito il bimbo armato la freccia sarebbe scoccata e lo avrebbe colpito comunque.
Si lanciò, urlando il nome di suo figlio. Lo spinse via, la freccia fortunatamente lo mancò. Killian cadde a terra, ma il rumore del suo corpo che cadeva non era stato l’unico tonfo: Jack si accasciò e quando aprì gli occhi vide che la balestra in mano al bimbo era scarica. La freccia era stata scoccata.
Improvvisamente fu come se la scena si fosse congelata. Sotto ordine di Pan i bambini smisero di combattere e si ritirarono nella foresta. Pan si volatilizzò emettendo una risata malefica.
Cosa stava succedendo? Jack non riusciva a rendersi conto.
Poi, in un attimo, il dolore divenne lancinante. Il torace gli doleva come se qualcuno glielo stesse lacerando. Vide la freccia che doveva essere destinata a suo figlio conficcata in mezzo alle sue costole. Respirava a fatica. Era stato colpito. Sentì due mani prendergli il volto e vide due occhi grandi ed azzurri di fronte ai suoi. Riconobbe quello sguardo. Suo figlio stava bene e lui gli aveva salvato la vita, sacrificandosi per lui.
- Padre… Padre, no! – Uncino non credeva alle sue parole, lo stava chiamando padre. Poche ore prima aveva giurato che non lo avrebbe mai perdonato, ma ora si rese conto di aver sbagliato. Si rese conto di non aver gioito del ritorno di suo padre quando poteva. Ed ora era lì di fronte a lui, morente a causa sua.
- Killian… Mi dispiace – riuscì a malapena a farfugliare Jack mentre esalava i suoi ultimi respiri.
- Padre io… Ti perdono. – disse Hook scoppiando in lacrime.
Tutto intorno a Jack divenne buio. Si rese conto che stava morendo, ma non importava perché ora sapeva che nonostante tutti gli errori che aveva commesso durante la sua lunga vita, suo figlio lo aveva perdonato. Forse questo non sarebbe servito a redimerlo completamente.
Se non altro negli ultimi attimi della sua vita si era finalmente comportato da padre.
 
Il lutto appena vissuto stroncò l’entusiasmo di tutti, ma fu anche ciò che infuse loro una nuova forza per andare avanti nella loro impresa. Hook si rese finalmente conto che nella vita non era importante la continua ricerca di tesori: quello che veramente contava erano le bellezze che si avevano sotto gli occhi tutti i giorni: non ci si rende conto della loro importanza finché non le si perde.
Regina dal canto suo era nuovamente rimasta senza un lieto fine. Sembrava che non appena riuscisse ad ottenerlo qualcuno glielo portasse via, come se il destino si divertisse a giocare con lei. Forse tutto quello che doveva fare era dimenticarsi dei vecchi rancori ed imparare ad amare di nuovo, completamente, come faceva la Regina di un tempo prima di diventare cattiva. In questo modo la forza del suo amore sarebbe stata talmente forte da impedire a chiunque di strapparle di nuovo le persone che amava. Fu questa convinzione ad infonderle un coraggio nuovo, basato sulla fiducia nei suoi alleati, che l’avrebbe portata a ritrovare il suo bambino e a riprendersi il suo lieto fine rubato. Certo, non sarebbe stato facile cambiare, ma ciò che era successo negli ultimi mesi aveva già iniziato a cambiarla nel profondo ed ora che ne aveva davvero la consapevolezza, era l’occasione per dimostrarlo veramente.
Il gruppo si incamminò nell’ignoto della foresta, coeso e determinato più che mai a trovare Henry, e la storia continuò così come tutti noi la conosciamo.  





Lo so, Jack muore... E' una cosa tristissima, una fine inaspettata, ma qualche tempo fa qualcuno di molto importante mi disse: "è la storia a scriversi da sola, non sei tu. Tu sei solo colui che la mette su carta". Gli eventi si sono sviluppati da soli, all'inizio non pensavo che sarebbe andata a finire così ma poi non ho potuto fare altro! Mi sembrava giusto, Jack è morto eroicamente per salvare la vita alla persona che amava di più al mondo, e questo è servito ai personaggi per crescere e capire quali sono i valori importanti da seguire (che poi riflettono in qualche modo la loro personalità in OUAT...). Mi spiace per Jack perchè sono super fan, lo amo proprio, ma la sua morte mi serviva anche per riallacciarmi alla storia vera della serie, ora i personaggi continuano l'operazione Henry e lo salvano ecc ecc come tutti sappiano succedere nella terza stagione :)
Spero vi sia piaciuta, so che a qualcuno questa fine non sarà gradita. Sarebbe bello sapere cosa ne pensate tutti, anche quelli a cui non è piaciuta!! Sono molto curiosa di sentire pareri ed opinioni :)
A presto con la prossima FF
Lus ^^

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