I mondi e i destini

di ChrysTheElf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I.Una Porta che conduce alla fine ***
Capitolo 2: *** II. Il salvatore ***
Capitolo 3: *** III. Non posso stare con le mani in mano ***
Capitolo 4: *** IV. Sorprese e alleanze ***
Capitolo 5: *** V. Piani e offensive ***
Capitolo 6: *** VI. L'attacco ***
Capitolo 7: *** VII. Tutti dentro ***
Capitolo 8: *** VIII. Separazioni ***
Capitolo 9: *** IX. Ostacoli insuperabili ***
Capitolo 10: *** X. Preludio all'incubo ***
Capitolo 11: *** XI. L'ultimo Epilogo ***



Capitolo 1
*** I.Una Porta che conduce alla fine ***


Vorrei informare tutti quelli che stanno per leggere, che questa storia è il seguito di “L’Ultima Porta Del Mondo”. Suggerisco di leggerla, non solo per pubblicità, ma anche per riuscire a capire meglio questa.
Detto ciò, buona lettura!
 
Ormai non restava molto tempo. Qualche decina di chilometri, al massimo. Anche se non era ancora certo della meta dell’aeronave, lo capiva subito dallo sguardo sicuro e compiaciuto dell’avversario.
Guardò Swampert: era distrutto! Avevano già combattuto contro altri scagnozzi, e ormai lui e Swellow erano gli unici suoi pokémon in grado si andare avanti. Ma non andava bene, per niente, quel tipo era troppo in vantaggio...
-Potresti almeno dirmi perché lo stai facendo?- Urlò, per sovrastare il vento sul pontile.
Il suo avversario si mise a ridere. Non c’era nulla di divertente nella domanda. Ciò che lo rallegrava era la certezza di aver ormai vinto. Se un avversario fa domande del genere, significa che ormai non gli resta che temporeggiare.
-Ma dai, veramente non hai sentito di quel che era successo giusto due mesi fa?-
Ruby non capì di cosa quell’uomo stesse parlando. Forse aveva un’idea, ma due mesi fa potevano essere successe un sacco di cose! Mica le sapeva tutte!
-Ti riferisci a quando quel tale, Cyrus, aveva tentato di raggiungere un altro mondo?- Azzardò.
Bingo! -Oh, ma bene! Sei informato, vedo!- Lo schernì l’uomo vestito di nero -Cyrus era un idiota. Sapeva come attraversare i mondi, ma non ha fatto altro che rendere ancora più fragile il tessuto della realtà. Anche se, in realtà, ha molto  agevolato i miei piani!-
Ruby non capiva. Si sistemò in testa il cappello bianco, in preda al nervosismo. Almeno, finché parlava, Swampert non rischiava di essere mandato al tappeto. Ma la situazione non si sarebbe ribaltata da sola.
-Guarda, te lo spiego con parole semplici, visto che ormai siamo quasi arrivati.-com’era magnanimo!-Se sei informato, saprai che tutti noi discendiamo da alcuni abitanti di un altro mondo, e che Cyrus aveva tentato di raggiungerlo, quel mondo. Però, Cyrus, sfruttando il potere della Porta Inversa, ha logorato ulteriormente la barriera tra i nostri due mondi. Il punto è che noi ci stiamo dirigendo verso la porta che gli abitanti dell’altro mondo avevano usato più spesso, ovvero il posto dove le barriere sono più fragili. Cyrus gli ha dato il colpo finale, quindi ora non ho più bisogno di qualcuno dell’altro mondo per attraversarle. Tutto ciò che mi serve, a questo punto, è una fonte di energia sufficiente! E, guarda che strano, ce l’ho!-
L’uomo rise di nuovo. “Cosa c’è di tanto divertente?” Si chiese Ruby “Non ho capito tutto per filo e per segno, ma perché Giovanni dovrebbe volere andare nell’altro mondo?” Era parecchio frastornato.
Ormai stava per fare l’unica cosa possibile, ordinare a Swampert di attaccare, ma anche il nemico si era stufato di attendere: schioccò le dita, e il tempo per Ruby rallentò. Altri uomini vestiti di nero, con una grande R rossa sul petto come quelli che aveva da poco sconfitto, uscirono sul ponte di prua. Erano preceduti da degli Houndoom, che non appena all’aperto iniziarono a soffiargli addosso fiumi di fiamme. Si scansò, ma il fuoco era troppo espanso, lo costrinsero a cadere di sotto. Fu allora che, in automatico, richiamò Swampert e liberò Swellow. Cadde per una ventina di metri, per poi essere afferrato al volo dal suo pokémon: era salvo, almeno per ora.
Seguì la nave da sotto, per non essere visto. Questa, in prossimità del Monte Pira, fece partire un fascio di luce. Un portale enorme si aprì, e la nave lo attraversò. Ruby la seguì.
 
Che giornata di merda! Certo, era meglio di quelle che aveva avuto fino ad un paio di mesi fa, ma... che giornata di merda! Insomma, pioveva, girava da solo per la città senza ombrello e con due borse della spesa sottobraccio, e nemmeno aveva avuto tempo di pranzare! Almeno non era più costretto ai lavori socialmente utili ai quali lo avevano obbligato dopo che aveva quasi distrutto la città. Fortuna che non c’erano stati morti, altrimenti altro che lavori socialmente utili! A quest’ora sarebbe stato ancora in carcere!
Per la strada non c’era anima viva. Una o due macchine grigie passavano di quando in quando, ma nessuno usciva a piedi con quel tempo. A parte lui, quel povero ritardato! Ma tanto anche a casa non avrebbe avuto molto da fare. Non aveva nessun amico, nessuna fidanzata, ed oltre erano dieci anni che i suoi familiari erano morti.
“Com’è che faceva quella canzone?” Si chiese “...na na na she walked away from me... Nobody likes you when you’re 23!... E’ assolutamente vero.”
Almeno, era quasi a casa. Mancavano ancora 30 metri circa dal cancello, quando intravide qualcosa di sconcertante. Qualcosa che avrebbe segnato per sempre la sua vita. Una nave volante era appena comparsa attraverso una sorta di enorme disco azzurro luminoso. Un ragazzo, in groppa a quello che poteva sembrare un gigantesco piccione, stava precipitando davanti a lui.
 
Io: Ed eccoci alla seconda parte! Li avete visti, no, i nostri protagonisti? Ci sarà da divertirsi, o lo penso solo io?
Clive: Per chi non l’avesse ancora capito, sono io lo sfigatello senza amici di cuoi sopra.
Ruby: Io invece sono quello che precipita. Ma visto che c’era il nome, penso l’aveste già capito da soli.
Drew: Ma... quindi di tutto quello che abbiamo fatto io e Crow l’altra volta, che cazzo e rimasto? Solo un ricordo?!?
Crow: Già! Dopo tutto quello che abbiamo fatto veniamo congedati così?!? Un grazie, un calcio nel culo, e chi s’è visto s’è visto?!?
Io: Ma no, ma no... Qualcosa farete anche qui, vedrete!
Crow: Ah, meno male...
Luke: E io e il professore ritorniamo?
Io: Hey, un attimo, calma! Anzitutto, da dove spunti? Secondo, cosa ti fa credere che possa anticipare tutta questa roba?
Luke: Beh, sono qui perché avevi lasciato un po’ di spazio. E te l’ho chiesto perché come puoi fare una storia del professor Layton SENZA professor Layton?
Io: Beh, lasciamo le domande in sospeso e chiudiamola qui che sennò si fa notte! Recensite (assolutamente, ho bisogno di consigli, se ne avete. Altrimenti potete fare solo dei complimenti), seguite, e alla prossima!

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Capitolo 2
*** II. Il salvatore ***


- Co-cosa...?- Fu un duro risveglio. Gli occhi gli si erano incollati, e la testa gli faceva male. Prima di riuscire a mettersi a sedere, diede un’occhiata intorno. La camera avvolta nella penombra, non riusciva a distinguerne i dettagli. Probabilmente dovevano avere abbassato le tapparelle per permettergli di riposare meglio.
Accanto al suo letto, qualcuno dormiva su una sedia. “Che sia... Sapphire?” pensò, prima di rendersi conto di ciò che gli era successo. Gli tornò in mente lo s contro con Giovanni, poi era caduto, e poi... sì, poi aveva attraversato una specie di cerchio azzurro... ma Swellow era stato colpito ed avevano iniziato a precipitare. Doveva essere stato allora che aveva perso conoscenza. Ma adesso dove si trovava?
“Allora sono in un altro mondo. Qui non c’è Sapphire. Ma allora chi mi ha salvato...?” Una fitta lancinante lo interruppe. Svenne di nuovo.
 
Finalmente stava riaprendo gli occhi. Erano passate più di 36 ore da quando era precipitato. Era anche ora che si svegliasse!
-Buongiorno, bell’addormentato!- Gli disse. Beh, dopotutto, bello lo era. Aveva degli inconcepibili occhi rosso rubino, ma anche questi contribuivano a dargli un aspetto particolare: era atletico, aveva i lineamenti affilati di chi si diverte a combattere e, tra i capelli, un’ampia cicatrice, di solito nascosta dal cappello bianco ora sul comodino. Clive preferì non chiedersi come se la fosse procurata. Forse l’avrebbe chiesto direttamente al ragazzo in seguito, ma non voleva impicciarsi negli affari altrui. Non tutti la prendevano bene.
-Dove... dove sono?- Rispose il giovane sbattendo più volte le palpebre. Era disorientato: si trovava nella stanza di prima, e davanti a lui si trovava un ragazzo alto, con i capelli castani coperti da un basco blu chiaro, e indosso un completo a tinta unita anch’esso blu. Era un amico? Beh, probabilmente era stato lui a salvarlo, ma... sempre meglio non abbassare la guardia.
-A casa mia!- Gli disse lo sconosciuto -E, a proposito, io mi chiavo Clive Dove. Molto piacere!-
-Ruby, figlio di Norman.- Si presentò -Piacere mio.-
Ci fu una pausa imbarazzante. Entrambi avevano tante cose da chiedere, ma nessuno dei due sapeva da dove cominciare.
-E quindi... da dove vieni? Sei di un altro mondo vero?-
Perché negarlo a questo punto? Se aveva visto tutta la scena, tanto valeva dirgli la verità.
-Sì. Ho attraversato un portale, una specie di cerchio azzurro, e sono finito qui. So che è già successo un paio di mesi fa ad un altro tizio, quindi non sono preoccupato, ma... Un attimo!- Un pensiero improvviso lo colpì come una pallonata in faccia -Non hai visto qualcun altro attraversare il portale?-
-Ma che domande fai?!? Per forza che li ho visti! Poco prima che tu precipitassi era comparsa un’aeronave gigantesca! Persino un cieco l’avrebbe vista!- Rispose Clive stordito.
-Cazzo, non va bene, non va bene, non va bene! Ci sono riusciti alla fine! Ed è successo qualcosa, mentre ero svenuto?- Domandò Ruby in preda all’ansia.
-Sì...- Clive era cupo. Stava per parlare di qualcosa di poco piacevole. Era accaduta una tragedia. -Vedi, quei tizi, quelli dell’aeronave, appena sono arrivati hanno cominciato a distruggere alcuni palazzi del centro. Quando quel pezzo di merda di Bill Hawks gli ha intimato di fermarsi, loro hanno deciso che avrebbero accettato, ma solo in cambio dell’intera Inghilterra. Una scelta dolorosa... alla fine, il governatore è stato costretto ad accettare, ma ora tutto il paese è in mano a quei tizi. La cosa più assurda, è che per distruggere gli obbiettivi hanno usato degli strani animali, più o meno come quello su cui volavi quando sei arrivato qui.- Una breve pausa -...Quindi?-
Ruby non sapeva cosa rispondere. Il racconto di quel ragazzo lo aveva spaventato. Il Team Rocket aveva raggiunto quel mondo, ed in poco più di un giorno già l’aveva sottomesso. Fino ad allora, il suo principale obbiettivo era stato salvare Hoenn, ma adesso... Doveva fare qualcosa per quel mondo! Lui era in grado di salvarlo! Doveva sconfiggere Giovanni e ritornare con lui nella sua dimensione! Già, ma come? Come poteva sconfiggere l’intero Team Rocket? Come poteva tornare nel suo mondo? Troppe domande, e lui non sapeva le risposte...
-Ho fame.- Disse al ragazzo vestito di blu -Hai qualcosa per colazione?
 
Una bella colazione non può fare che bene. Ruby si sentì un po’ meglio, sebbene ancora non fosse al 100%, e decise quindi di fare uscire i suoi pokémon dalle pokéball. Clive reagì più tranquillamente di quanto si fosse aspettato: si limitò a sospirare sedendosi su una sedia.
I suoi pokémon ora stavano un po’ meglio, grazie a tutte le ore di riposo trascorse. Ci sarebbe voluta qualche Iperpozione, e magari qualche Elisir, perché si riprendessero del tutto, ma fortunatamente Ruby portava sempre con sé alcuni rimedi, così si ristabilirono in fretta.
Clive osservava attento quell’operazione. Dopo aver visto i poteri allucinanti di quelle creature, aveva desiderato possederne una. Non che volesse distruggere qualcosa, no. Gli era bastato quel che era successo l’ultima volta. Ma sentiva che non avrebbe potuto cacciare quei bastardi che si erano impadroniti dell’Inghilterra, non finché non combattevano ad armi pari. Ma nel suo mondo quelle creature, quei “pokémon” non esistevano. Da solo non poteva fare nulla. Da solo.
-Senti- chiese -Non è che potresti prestarmi uno dei tuoi pokémon?
Ruby ci rifletté un attimo. Quel tipo gli aveva salvato la vita, ma lui era affezionato ai suoi pokémon... e poi non era ancora sicuro di potersi fidare del tutto...
-D’accordo. Quale preferisci?
 
Clive: Non ci credo! Sono diventato un allenatore!
Crow: Hey, ma non è giusto! Io non li avevo, i pokémon! Ho dovuto cavarmela da solo!
Io: Sì, d’accordo, ma per Clive la situazione è un po’ diversa, non so se hai notato... Quando tu sei venuto a conoscenza dei tuoi nemici sei stato rapito, e poi ho deciso di dare un taglio differente a questa storia.
Ruby: Mi pare giusto. Dopotutto, io non sono Drew, e Clive non è Crow. Certo che però Clive non si sta comportando come se avesse 8 anni più di me...
Luke: E io quando arrivo?
Drew: Ancora qui, pulce?!? Se non te ne vai ti tiro un calcio nel...
Vera: Ehm, ehm...!
Drew: Sì, giusto... mi do una calmata...
Io: Molto bene! Tutti pronti al prossimo capitolo di “I Mondo e i Destini”! Recensite, seguite e state sintonizzati! E occhio, perché da ora in poi comincia l’avventura vera!

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Capitolo 3
*** III. Non posso stare con le mani in mano ***


Mentre Clive veniva duramente allenato da Ruby, qualcun altro si chiedeva come avrebbe potuto difendere la città. Il professore guardava sconsolato fuori dalla finestra nell’attesa degli ospiti che sarebbero arrivati di lì a poco. Manteneva lo sguardo fiso sull’orizzonte ripensando al disastroso attacco di qualche giorno prima. Aveva già capito da dove erano arrivati quegli uomini, e il loro comportamento non lasciava molti dubbi neppure sulle loro intenzioni. L’unica cosa che non capiva era come potessero essere arrivati, o come sarebbe stato possibile ricacciarli indietro. “Perché?” si chiese con rammarico “Perché questa volta mi sento così impotente? Sono sempre riuscito a cavarmela grazie al raziocinio e all’aiuto di chi mi stava intorno, ma stavolta perché mi sento così inutile?”
In quel momento, suonarono al citofono. Si ricompose ed andò ad accogliere gli ospiti.
 
Tutti coloro che erano riuniti attorno a quel tavolo avevano compreso fin da subito il motivo della convocazione. Erano 9 gli ospiti, quindi 12 partecipanti in tutto: Chelmey, Emmy, Grosky, Crow, Arianna, Randall, Erik, Angela e Don Pablo, oltre naturalmente a Luke, Flora e il professore.
Fu Crow a prendere la parola per primo:
-Professore, lei mi ha convocato perché spera ne sappia qualcosa, essendo già finito una volta nell’altro mondo, giusto?- Il professore annuì -In tal caso voglio avvisarla subito: non ho idea di come si possano attraversare le Porte Del Mondo, né di come affrontare i pokémon di quei tizi. Dopotutto, gliel’ho raccontato di come ero debole contro le loro mosse. Non ne vado fiero, ma è la verità: quando ho provato ad affrontare un pokémon sono stato atterrato in meno di un minuto.-
I presenti rifletterono su quella frase. Fu Don Pablo, alla fine, ad uscirsene con una proposta: -E se inventassi una qualche macchina in grado di farci arrivare al loro, chiamiamolo così, “quartier generale”, senza dover combattere contro quei... cosi, i pokémon?-
Non era male come idea. Semplice, banale e assolutamente prevedibile. Ma di solito le azioni più ovvie sono quelle che ti aspetteresti meno.
-Ma non sarà così facile.- Intervenne Randall -Ci vuole un piano, qualcosa che ci permetta di organizzarci.-
-A che scopo?- Chiese Luke - 9 volte su 10 che abbiamo un piano va tutto a rotoli e ci ritroviamo a dover improvvisare! Visto che già sappiamo che succederà qualcosa di imprevedibile che ci farà inventare tutto sul momento, perché non fare cose a caso?-
Dire che tutti rimasero shockati non credo renda l’idea. Ok, per certi versi era vero, raramente le cose andavano come pianificato. Ma da lì a partire direttamente improvvisando...
-Pensiamo ad un piano.- Concluse il professore.
 
Non tutti rimasero a decidere il modo di agire. Luke preferì andare a fare un giro, e Flora, Crow e Arianna lo seguirono. Insomma, avevano tra i 13 e i 15 anni, mica si poteva pretendere che stessero lì tutto il tempo!
Decisero di fare un giro al parco, anche se era piuttosto distante dalla casa del professore. Ormai era pomeriggio tardi, quindi non si vedeva molta gente. Una volta arrivati, si sedettero sulle panchine.
-Allora, Luke- Gli disse Crow -Che piano ti è venuto in mente?-
Luke lo fissò estrefatto. L’aveva capito? Ma come?!? Ma non valeva la pena nasconderlo, a quel punto.
-Stavo pensando che naturalmente il professore e gli altri non ci includeranno nel loro piano. Quindi, non so, pensavo di agire per conto nostro.-
-Luke, ma sei impazzito?- Lo rimproverò Flora -Non possiamo, hai idea di quanto sia...-
-Sono d’accordo!- Decise Crow. Sia Flora, sia Arianna lo fissarono, le espressioni a metà tra lo stupito e il preoccupato. -Perché no? Questo è anche il mio Paese, non posso starmene con le mani in mano quando dovrei difenderlo. E vi sfido a rispondere.-
-Ci sfidi a rispondere?!? Eccotela, la mia risposta! Sai quant’è pericoloso fare una cosa del genere? Già una volta sei finito nell’altro mondo, io ho avuto paura di non rivederti più! Già allora hai rischiato di morire, non ti è bastato? Hai idea di come io mi sia sentita?!?- Gli urlò in faccia Arianna tra le lacrime.
Crow provò una fitta di dolore a quelle parole. Arianna non aveva torto. Anche Crow aveva sofferto, senza lei, quand’era stato usato da Cyrus. Anche lui aveva avuto paura di non poterla più rivedere. Ma non poteva non agire, lui sentiva di dover fare qualcosa! Anche se non sapeva chi fosse di persona, era lui quello che conosceva l’avversario meglio di tutti. Se non poteva essere di nessun aiuto...
Anche Luke era diventato dubbioso. Non voleva morire, e ancora meno voleva che morissero i suoi amici. Ma se non avessero fatto la loro parte, il professore sarebbe davvero riuscito a sconfiggere quella gente? Ne dubitava, ma quelle parole l’ avevano messo  a disagio, gli facevano sentire una strana ansia... Paura? Probabile, ma anche qualche rimorso.
Questi pensieri vennero interrotti improvvisamente da un lampo di luce. Tutti i ragazzi sollevarono lo sguardo. Il lampo era venuto da una casa lì vicino, una villetta modesta, a due piani ma non particolarmente grande. Luke non capiva perché gli sembrasse così familiare...
 
Io: Ed eccoci qui ancora una volta! Chiedo perdono a tutti per il ritardo, ma tra scuola, calcio e basso, questa settimana ho fatto una certa fatica!
Luke: Finalmente sono arrivato!
Io: Sì, Luke, sei comparso, e non sei stato l’unico. Qualcun altro si lamentava, o sbaglio?
Crow: Ehm...
Drew: Io mi lamentavo! E lo faccio ancora! Quando potrò tornare? Quando?
Io: Chiedo perdono, Drew, ma venendo da un altro mondo, tu sei un personaggio più complesso da inserire. Ma vedrai che arriverà anche il tuo turno.
Clive&Ruby: Ehm... e noi che siamo i protagonisti? Perché non ci hai messo?
Io: Buona domanda. Ma la vera domanda è: perché ci dev’essere sempre qualcuno che si lamenta? Mi raccomando recensite (ve ne prego, è importante per me sapere cosa ne pensate!), continuate a seguire e... Al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** IV. Sorprese e alleanze ***


Stava succedendo di nuovo. Però dopo quel che era successo, aveva giurato a sé stesso che non avrebbe mai più rifatto un gesto del genere. Ma non aveva scelta. E anche se l’avesse avuta, il desiderio di incontrare di nuovo il suo amico era troppo forte. Aveva già salutato la sua ragazza, ormai era pronto. Incanalò il potere  delle sfere.
Un dolore indescrivibile attraversò tutto il suo corpo, come se ogni centimetro della sua pelle venisse arrostito a fuoco lento e poi immerso nell’acido. Era stato avvertito, ma non avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere. Purtroppo quello era anche l’unico modo per generare un’energia abbastanza potente.
Tutto il monte iniziò a tremare. “Nemmeno la terra stessa può reggere questa energia.” Pensò, con quel poco di lucidità rimasta nella sua mente offuscata dal dolore “Ma adesso non posso mollare! Devo farlo per lui...!”
Sentì qualcosa davanti a lui e riaprì gli occhi. Buffo, non si era nemmeno accorto di averli tenuti chiusi per tutto il tempo. Era stato sufficiente. Ora poteva raggiungere il suo amico.
 
Che botta pazzesca! Mightyena era un Pokemon parecchio tosto, non c’era verso di fermarlo quando faceva sul serio. Ma se da una parte può essere un bene, ora gli toccava rifare la parete posteriore della casa. Che macello!
Ma naturalmente, il destino non aveva finito di prenderlo in giro (eeeehhhh, quando mai!). Quando si girò per controllare di non aver colpito per sbaglio Ruby si accorse di qualcuno sulla strada. Qualcuno diretto verso casa sua. Lo riconobbe. E quello riconobbe lui. E si mise a correre seguito da altri tre ragazzi dalle facce confuse.
-Clive! Che cazzo stai combinando?- Luke. Ma certo. Di tutte le persone che poteva incontrare proprio lui. Già immaginava che piega avrebbero preso le cose. -Perché c’è stata...-Si bloccò improvvisamente notando solo ora la presenza di Nana e di un altro ragazzo nel giardino. 3... 2... 1...
-Adesso vuoi persino usare quelle creature per distruggere la città?!?- Eccolo. -Tu non sei a posto, Clive! Che cazzo ti passa per la testa?!?-
-Hey, hey, calma!- Intervenne Ruby -Che vuoi dire? Perché Nana dovrebbe distruggere la città? E poi Clive sta cercando di darmi una mano a salvarvi tutti! Se non vuoi ringraziarlo, almeno potresti evitare di irrompergli in casa sul piede di guerra?- Ruby sembrava piuttosto incazzato. Buona cosa per Clive, visto che lo stava difendendo, ma continuava a domandarsi cosa ci facesse Luke lì, in quella zona della città così distante da casa del professore.
-Ma-ma io... ma lui...-Farfugliò Luke. Sorpreso? Ben gli stava! La prossima volta ci avrebbe pensato due volte prima di fare irruzione nel giardino di qualcun altro.
In quel momento arrivarono anche gli altri ragazzi, che guardarono allibiti prima Ruby, poi Clive, e infine Nana.
-Oww... Vabbeh, venite dentro a questo punto. Dai vostri sguardi immagino vogliate delle spiegazioni.- Li invitò Clive, rassegnato all’idea di essere stato scoperto. Ma forse poteva ancora sfruttare la cosa.
 
Erano riusciti a spiegare tutto. Il nano vestito di blu, che a quanto pareva si chiamava Luke Triton, poteva anche apparire invadente, ma almeno era un buon ascoltatore. L’altro ragazzo, quel Crow, aveva raccontato di essere già stato nel mondo da cui Ruby proveniva, e forse fu questo a rendere le spiegazioni della sua storia più semplici del previsto. I quattro ragazzi, da parte loro, raccontarono a lui e Clive il piano degli adulti e le loro idee in merito.
-cioè, se ho ben capito, ci sono degli uomini che hanno intenzione di sconfiggere Giovanni, e voi volete lo stesso agendo per conto vostro. Quindi non siamo gli unici a volerci dare da fare!- Aveva commentato Ruby -Questa è buona cosa, ma... non c’è molto che voi possiate fare, contro quella gente. Sarò onesto, non potete illudervi di poterli combattere ad armi pari. Anche se questo professore di cui avete parlato sembra affidabile... difficilmente riuscirà a fermare Giovanni, senza il mio aiuto.-
Era difficile da mandar giù, ma Ruby non aveva torto. Solo lui era in grado di competere con quel Giovanni e con gli altri nemici, eppure... non potevano essere del tutto inutili, Luke ne era sicuro. Loro potevano fare qualcosa! Loro dovevano fare qualcosa!
-E se... collaborassimo?- Chiese. Un’idea scontata, ma poteva avere un senso. Era così ovvia che lo fece sorridere. Chissà che non funzionasse.
-Quindi vuoi aiutare il professore a sua insaputa, ho capito bene?-Chiese Crow, provocatorio -Mi piace!- Quel piccolo stronzetto! Sempre il primo quando c’è da fare qualcosa di proibito. Un lato del suo carattere che lo identificava, e a lui piaceva così. A Luke... non sempre.
Ruby restò a pensarci su un attimo. Erano tutti ragazzi che aveva appena conosciuto, chissà se avrebbe potuto fidarsi di loro? D’altro canto Clive sembrava conoscerli (per quanto non gli stessero granché simpatici) e uno di loro era proprio il tizio che era finito nel suo mondo poco tempo fa. Per di più non potevano fare certo tutto da soli lui e Clive. Al che...
-Ci sto! Ma non ho pokémon da dare anche a voi, e su questo dovete farvene una ragione.-
 
Io: Salve ragazzi! Allora! C’è qualcosa da commentare su questo capitolo?
Crow: Non molto, credo. Quel che è successo mi pare abbastanza chiaro...
Clive: Tranne il pezzo all’inizio! Chi era il tipo di cui parlavi, scusa?
Io: E secondo te lo spoilero così, certo.
Ruby: Dai, vedrete che le spiegazioni arriveranno quando sarà il momento.
Drew: Sono d’accordo. Nel frattempo, oggi lo dico io, seguite, recensite, e ci vediamo tutti al prossimo capitolo! Che poi mi chiedo perché nessuno abbia ancora recensito nonostante i solleciti...

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Capitolo 5
*** V. Piani e offensive ***


La città si stendeva a perdita d’occhio fino all’orizzonte. Per poterla osservare meglio era anche salito su un albero, e aveva scoperto che era esattamente come se l’era immaginata: palazzi in vetro, cemento e acciaio, case più piccole in normali mattoni, il tutto dava un’ atmosfera tecnologica, ma con un velato tocco retrò. All’apparenza, nessun segno che fosse stata attaccata da invasori provenienti da un’altra dimensione.
Ma in tutto questo c’era qualcosa che non andava. C’era troppo silenzio. Era impossibile che una città grande come quella fosse sempre così tranquilla. Un paio di macchine ogni tanto, e raramente dei pedoni. Tutto qui, nessun altro in giro.
Si percepiva una presenza opprimente che obbligava la gente a rimanere chiusa in casa. Anche quei pochi passanti che giravano con delle borse della spesa avevano uno sguardo assente e non parlavano con nessuno. Meglio per lui, in fondo, almeno non venne notato. Il suo piano poteva cominciare.
 
Giovanni era nervoso. James tardava ad arrivare, e lui doveva parlargli. Non era andato tutto come previsto, già riusciva ad intravedere i problemi sorgere all’orizzonte. Tutto quanto fatto fino a quel momento rischiava di venire compromesso per una sciocchezza.
James entrò, la testa china in segno di scusa.
-Mi perdoni, signore. Ho avuto dei problemi con alcuni dei miei sottoposti. Non si ripeterà più.-
-Non ti preoccupare, non è questo il problema.- Il suo tono era calmo, profondo, un po’ come se una lama di ghiaccio ti attraversasse lentamente la schiena -Quel ragazzo, Ruby, è riuscito ad arrivare fin qua. E, prima che tu possa definirlo impossibile, sappi che ho avuto personalmente questa informazione da una delle nostre spie.-
James rimase attonito. Come aveva potuto, quel ragazzo, seguirli fin lì? L’aveva fatto precipitare personalmente dall’aereo. Forse era più in gamba di quanto avesse pensato. La prossima volta si sarebbe assicurato di ucciderlo, e addio a tutti i problemi.
-Lasci che me ne occupi io, signore.-
-Mi pare ovvio. Sennò perché ti avrei chiamato qui?-Beh, certo. Logica ferrea.
-Le porterò buone notizie, signore. Abbia fiducia.-
Con questa frase James si congedò. Giovanni rimase ancora a pensare a come Ruby potesse essersi salvato cadendo da 200 metri d’altezza, prima di accendersi un sigaro, mettere in funzione il giradischi sulla scrivania, e spegnere momentaneamente il cervello.
“Ah, Bach...” Pensò, aspirando la prima boccata.
 
“Almeno è un modo di combattere la noia” Si disse. Era fatto così. Per lui pensare ad un piano per salvare il mondo era solo un modo come un altro per ammazzare il tempo. Ormai non c’era più quasi nulla che lo attirasse sul serio. Aveva vinto tutti i fiocchi delle Gare Pokémon di Hoenn, aveva sconfitto il Team Magma e il Team Idro, ed infine, non pago e assetato più che mai di vittoria, era diventato il nuovo campione battendo sia Rocco sia il suo maestro Adriano.
Mentre tutti attorno a lui discutevano animatamente sul da farsi, Ruby si ritrovò a pensare a Sapphire. Così, senza un vero motivo la ragazza gli era tornata in mente, facendolo assalire dalla nostalgia e dall’ansia. Ma c’era davvero bisogno di un motivo per pensare alla propria ragazza?
D’un tratto preoccupato, iniziò a porsi delle domande che non facevano che spaventarlo di più: Stava bene? Si sarebbero più rivisti? Non sapeva nemmeno se sarebbe stato in grado di sconfiggere Giovanni... Ma gli venne in mente quel che avrebbe detto lei: “Che fai, perdi tempo? Non dovresti concentrarti sul piano? Non t’importa salvare questo mondo?!?”
Questi pensieri lo scossero improvvisamente. -Hey, ragazzi!- Tutti si voltarono stupiti -Mi ripetete tutto dall’inizio?-
 
Trascorso il minuto passato a tirargli dietro pensando che del piano non glie ne potesse fregar di meno, decisero di ripetergli l’idea.
Il concetto di base era semplice: agire in concomitanza con gli adulti. Luke era riuscito a sentire quantomeno quando avrebbero avuto intenzione di colpire, quindi sapevano bene quando avrebbero dovuto muoversi. Se poi loro avevano intenzione di attaccare dal cielo, loro li avrebbero colpiti via terra. Quelli del Team Rocket avevano stabilito la loro base nel palazzo del Governatore, mantenendo tra l’altro la sorveglianza. Unita per di più a tutti gli allenatori che avevano dalla loro, diventava praticamente impossibile coglierli di sorpresa, tranne per un modo: la via più scontata, più banale e più prevedibile. Un attacco frontale.
L’idea era questa: posizionarsi di fronte al palazzo in posizioni sparse, come dei comuni passanti, e al via spaccare tutto. I pokémon di Ruby avrebbero dovuto starsene tutti nascosti in un vicolo appena davanti alla casa, per poi attaccare contemporaneamente allo scattare del piano. L’obbiettivo era distruggere l’intera facciata del primo piano, per poi fare irruzione e permettere a Clive e Ruby tentare di raggiungere lo studio di Giovanni all’ultimo piano. Solo loro due avrebbero proseguito fin lì, gli altri sarebbero rimasti a creare casino ai piani inferiori.
Semplice e suicida. Come poteva Ruby non approvarlo?
 
Io: Perdonoperdonoperdonoperdonoperdonoperdono, chiedo scusa a tutti per il ritardo! Problemi scolastici: sono finito dal preside, mi hanno messo in castigo, ma sono riuscito ad attenuare la pena. Nel frattempo, l’intenzione che avevo di far uscire un capitolo ogni sabato di questa storia, e un capitolo al lunedì di questa... Beh, ho dovuto accantonarla per un po’.
Luke: Siamo tornati!
Crow: Finalmente.
Drew: Continuo a non apparire.
Clive: Fattene una ragione.
Ruby: Non si capisce il senso di questa conversazione.
Prof. Layton: Ce n'è uno?
Arianna: In teoria non dovremmo parlare del capitolo?
Flora: Non lo stanno facendo, in un certo senso?
Io: E io che speravo in qualcosa di serio... Vabbeh, per oggi basta così! Il prossimo capitolo uscirà il prima possibile, quindi continuate a seguire, recensite, e... a presto!

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Capitolo 6
*** VI. L'attacco ***


Il cielo era scuro, minacciava pioggia. Cattivo presagio. James non era riuscito a stanare il ragazzo, e questo non faceva che aggiungere preoccupazione al suo stato d’animo. Come se ne avesse bisogno. James aveva girato la città per una settimana, ma nulla: nessuno l’aveva visto, nessuno ne aveva sentito parlare. Il guaio di spaventare i cittadini al punto di costringerli a chiudersi in casa.
Aveva cercato di non dar peso alla faccenda, ma ora, con quel cielo così tetro non poteva che pensare al peggio. Era così anche quando era arrivato. Come se il mondo stesso gli mandasse un messaggio: “Così è cominciato, e allo stesso modo finirà”. “Che sciocchezza!” si disse, e si sedette alla scrivania per iniziare il suo lavoro. Ma l’inquietudine non lo abbandonava.
 
-Layton, svegliati, dobbiamo partire!- La voce di Don Pablo lo richiamò in un attimo alla realtà. Si era perso per un momento nei suoi calcoli, in tutti quei “se” che, in un modo o nell’altro potevano minare il piano.  Ma dopotutto non serviva a nulla. Era impossibile riuscire a prevedere o anticipare ogni mossa dell’avversario, di conseguenza non restava che tenersi pronti a qualsiasi cosa e sperare di reagire in tempo.
Salì sulla macchina volante di Paul, molto simile ad una di quelle “macchine di Leonardo”, quelle specie di biciclette con le ali, innestate nel loro caso in un grosso tino a cui erano state aggiunte delle panche per permettere a tutti di mettersi comodi.
il professore osservò la compagnia: c’erano lui, Paul naturalmente, Randall, l’ispettore Chelmey, Grosky ai pedali, ed Emmy che, per quanto fosse poco corretto, si sarebbe alternata a Grosky a fornire energia. Erik e Angela erano rimasti a terra, e con loro restava anche Luke.
La macchina si staccò dal suolo, e Layton decise di ignorare il formicolio improvviso alla base della nuca e di smettere definitivamente di pensare alle possibili contromosse dell’avversario. Dopotutto, anche se non lo sapeva, non era certo di quello che doveva preoccuparsi.
 
Nessuno. Non passava nessuno per strada, e da quando Ruby era lì se n’era fatto una ragione. Tutti chiusi in casa, tutti eccetto loro quattro, accuratamente nascosti chi dietro un cassonetto della spazzatura, chi dietro alle poche auto parcheggiate. Clive era andato a recuperare Luke in macchina, e non appena li avessero raggiunti sarebbe scattata l’operazione ”spacca-tutto-per-stanare-il-boss”. Impronunciabile? L’aveva scelto Crow.
In attesa dei due ragazzi, si concesse un attimo per ripassare la strategia. Non appena fossero arrivati, cosa che presumibilmente avrebbe coinciso con l’attacco degli adulti,, i suoi pokémon avrebbero fatto saltare la facciata dell’edificio che dava sulla strada. Poi, tutti insieme, avrebbero fatto irruzione al pianterreno, sbarazzandosi del maggior numero di avversari possibile approfittando del caos. Dopodiché, si sarebbero divisi: Luke e Flora avrebbero fatto da esca dirigendosi al quarto, nonché penultimo, piano in ascensore; lui, Clive, Crow e Arianna, avrebbero proceduto insieme fino al terzo piano, dove si sarebbero nuovamente separati; Ruby e Clive avrebbero continuato fino all’ultimo piano, mentre Crow e Arianna avrebbero tenuto impegnati i nemici. Niente rimpianti per chi restava indietro, lui e Clive dovevano concentrarsi solo sul loro obbiettivo: Giovanni.
Ecco l’auto. Ormai Luke e Clive erano arrivati. Ruby aspettò pazientemente che parcheggiassero e scendessero, per poi lanciare uno sguardo ai suoi pokémon. Il messaggio dei suoi occhi era chiaro: spaccate tutto!
 
Non era solo, a quanto pareva. I quattro ragazzi nascosti giù in strada non potevano che dargli una mano. L’aveva capito non appena aveva riconosciuto Crow. Conoscendolo, sapeva bene che intenzioni gli passavano per quella testa vuota, e questo lo faceva sembrare solo un pazzo incosciente.
Di contro, era sicuro che avesse un piano: per quanto avrebbe voluto evitare il suo coinvolgimento, era contento che quel ragazzo non fosse uno che si getta a capofitto in un’avventura senza ragionare. Non ci teneva che un suo amico si ficcasse in casini del genere, ma pazienza. Quanto agli altri... non li conosceva, ma se erano con Crow dovevano essere gente affidabile.
Un rumore improvviso gli fece alzare lo sguardo. Una specie di bici con due ali si muoveva in direzione del palazzo. Non sapeva chi ci fosse a bordo: nemici o amici? Gli sarebbero stati d’aiuto o avrebbe dovuto combatterli? Troppa gente stava entrando in quella storia, e quando abbassò ancora lo sguardo capì che non era nemmeno finita.
Due ragazzi scesero da una macchina e si voltarono a guardare uno dei quattro appostati in strada. L’edifico del Team Rocket esplose.
 
Io: Ritardo? Beh, lo so, ma ho avuto problemi scolastici. Niente preside stavolta, solo tante verifiche. Spero vogliate perdonarmi.
Clive: Un commento veloce! Da questo capitolo in poi, la storia sia avvia alla conclusione! D’ora in avanti sarà tutto attaccato, non perdetevi niente!
Ruby: E come sempre... Seguite, recensite, e al prossimo capitolo!

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Capitolo 7
*** VII. Tutti dentro ***


Cosa stava succedendo? Perché era appena esploso qualcosa sotto di loro? La macchina aveva sobbalzato per un momento prima che Paul riprendesse il controllo. Ma tutto questo non aveva senso. Perché l’edificio dei loro nemici era esploso? Che ci fosse qualcun altro che aveva il loro stesso obbiettivo? Ma se davvero fosse stato così, allora... sì non poteva che essere opera loro. Ma perché avevano deciso di intromettersi? Perché dovevano sempre agire di testa loro?
-Layton! Che si fa, si continua?- Stava urlando Chelmey per sovrastare il vento di quota.
-Sì- Rispose -Andiamo avanti. In teoria quel che è successo dovrebbe solo favorirci.
-In teoria?
-Non c’è tempo per calcolare tutte le possibilità! Atteniamoci al piano, e speriamo di avere fortuna!
Fortuna. Certo. Come se una sola volta in cui erano riusciti a cavarsela fosse dovuta alla fortuna.
 
-Tutti dentro!
Clive urlava per farsi sentire dagli altri nella baraonda generale che era scoppiata al primo piano. Per loro fortuna, gran parte delle guardie erano state ferite nell’esplosione causata da Ruby. Una parte di lui sì sentì sollevata, l’altra in colpa di esserlo. La vista di tutti quei corpi stesi a terra, alcuni privi di un braccio o una gamba, altri incastrati sotto le macerie dell’edificio, non avrebbe dovuto rallegrarlo così tanto.
“Non sono cambiato” Pensò “Sono ancora il pericoloso criminale psicopatico che per poco non ha raso al suolo Londra.”
-Clive, datti una mossa!- Ruby lo richiamò all’attenzione -Dobbiamo raggiungere il piano di sopra!
Scosse velocemente la testa come per schiarirsi le idee, per poi correre verso l’ascensore, subito dietro a Ruby. Il ragazzo aveva richiamato i suoi pokémon, lasciando fuori dalle sfere solo Mightyena (ora di Clive) e Swampert, che stesero all’istante quei pochi agenti che incontrarono.
-Luke, Flora- Disse loro, una volta raggiuntili all’ascensore -Tenete questi.
Consegnò due sfere nelle loro mani, una a testa.
-Coco e Popo- Spiegò -In altre parole, Delcatty e Castform.
Luke e Flora si guardarono per un momento, entrambi colti alla sprovvista da quel regalo. Poi fissarono Ruby con gratitudine, lo ringraziarono, e salirono in ascensore.
-Sei generoso- Gli disse Clive. Ruby si limitò a sorridergli velocemente per poi dirigersi di corsa verso le scale, dove Crow e Arianna li aspettavano. Il primo piano era superato. Ne restavano solo altri quattro.
 
Quale che fosse la causa, e già aveva qualche sospetto, quel macello era indubbiamente propizio. S’intrufolò nell’ingresso, diretto verso l’ultimo piano: tutti coloro che erano presenti nell’atrio al momento dell’attacco, giacevano per terra o si erano rifugiati ai piani superiori. Soltanto uno gli si parò davanti tentando di sbarrargli la strada.
-Non... muoverti...!- Ansimò -Io... non ti permetterò di andare oltre questo piano.
Lo guardò con un misto di disprezzo e compassione insieme. Era solo un ragazzo, probabilmente uno come tanti che per fascino o per necessità si era ritrovato a fare la scelta sbagliata. Quel tipo non era che una pedina nelle mani di qualcun altro.
E come se non bastasse, sembrava già piuttosto malconcio: del sangue gli colava da un taglio sulla fronte e da una ferita sul braccio, i pantaloni erano laceri e coperti della polvere sollevata dall’esplosione, e sembrava reggersi in piedi unicamente sulla gamba sinistra. La destra era appena appoggiata a terra.
Si sentì leggermente in colpa quando disse a Flygon di attaccarlo, e tentò di consolarsi rammentando a sé stesso che quella era una guerra, e che in guerra tutto è lecito. Naturalmente questo lo fece solo sentire peggio.
 
Atterrarono sul tetto. Il casino avvenuto al pianterreno naturalmente aveva messo in agitazione tutto il palazzo, quindi non furono molto sorpresi quando videro spuntare dalla porta, che metteva in comunicazione quel posto con l’ultimo piano, uno squadrone di uomini vestiti di nero. Ma questo era stato anche preventivato in anticipo.
Appena quelli del Team Rocket mossero un passo fuori dalla porta, Don Pablo premette un pulsante sulla console della macchina volante. Una pesante palla in legno di quercia venne espulsa dalla prua della macchina, e travolse i nemici.
Il loro comitato di benvenuto si trovava ora disteso sulle scale, lasciando loro la strada spianata per raggiungere il piano inferiore. Per ora andava tutto come sperato. Per ora.
 
Io: Stavolta dovrei aver aggiornato in orario. Ieri ero fuori casa, ma un ritardo di un girono è perdonabile, giusto?
Clive: Si, non preoccuparti, non ti ucciderà nessuno.
Ruby: La prima parte del piano si è conclusa più o meno bene.
Layton: Più o meno bene?!? PIU’ O MENO BENE?!? Per colpa vostra che non avete voluto starvene buoni, avremo addosso tutto il palazzo!
Crow: Sì, ma per adesso ancora niente imprevisti. Io posso dirmi soddisfatto.

Layton: Bah... Per una volta dovreste provare ad ascoltare gli adulti...
Io: Ops! Lo spazio è finito! Seguite, recensite, e una domanda: ShadowMewteo99, se stai ancora leggendo questa storia, mi dici quando cavolo aggiorni? Ci si vede al prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** VIII. Separazioni ***


“Siamo fottuti.” Un po’ deprimente come primo pensiero, forse. Ma d’altro canto esprimeva bene la situazione di Luke e Flora in quel momento.
Quelli del Team Rocket avevano circondato l’uscita dell’ascensore, e quando Luke se ne accorse fu felice di aver seguito il consiglio di Flora di liberare i pokémon di Ruby direttamente nella cabina.
Fu felice anche dei riflessi di Popo e Coco, che non appena videro le porte aprirsi attaccarono la prima linea dei pokémon avversari, tramortendone cinque in un istante. Peccato che ce ne fossero almeno venti!
-Corri!- Urlò a Flora.
I due ragazzi approfittarono della propria statura minuta per riuscire a svincolarsi tra un paio di avversari ed uscire dal mucchio senza che questi riuscissero a prenderli. Ma anche se adesso non erano più circondati, la situazione non era molto migliorata...
Corsero a perdifiato per i corridoi, parte dei nemici dietro di loro, altri impegnati ad anticiparli (cosa in cui riuscivano molto bene). Ogni volta che compariva qualcuno davanti a loro, cambiavano strada, passando per un corridoio laterale non sorvegliato, ma non sarebbe durata a lungo.
All’ennesimo incrocio, infatti, furono fregati: membri del Team Rocket sia davanti che dietro, e nessuna via di fuga laterale. Tranne una porta. Ci si infilarono senza pensare insieme ai loro pokémon, finendo in una sorta di magazzino. Bloccarono la porta con un armadio poco prima che i nemici iniziassero a tempestarla di colpi. Non sarebbe resistita molto, se per caso gli venisse in mente di usare una mossa troppo potente.
Luke si guardò intorno, la mente a mille: armadi, scope, fogli sparsi e disinfettanti; unica via di fuga, una finestra sul muro opposto.
“Ma neanche a pensarci” pensò “Siamo al quarto piano!”
-Flora, cerca in giro. Dobbiamo cercare qualcosa che possa esserci d’aiuto!
Iniziarono a rovistare negli armadi, sui muri, per terra, dovunque potesse esserci un qualcosa in grado di aiutarli. Avevano un paio di minuti al massimo, prima che quelli del Team Rocket decidessero che valeva ben la pena sfondare un muro per uccidere un paio di mocciosi. Ma non trovarono nulla.
Ormai Luke era rassegnato all’idea di finire i suoi giorni sotto i resti di un palazzo -una fine di merda, a suo parere-, quando Flora attirò la sua attenzione. Qualcosa fuori dalla finestra l’aveva messa in allarme.
-Cos’è quella?
 
Separarsi da Ruby e Clive con un solo pokémon a disposizione? Decisamente un pessimo piano. Quello stronzo di Ruby aveva insistito per tenersi sia Swellow che Zuzu e, contando Nana che era con Clive, a Crow e Arianna era rimasto un solo pokémon in due. D’accordo che a quei due infami toccava il compito più gravoso, ma non è che Arianna ci tenesse particolarmente a farsi ammazzare.
C’è da dire che Ruru se la cavava egregiamente, e non aveva neppure problemi a prendere ordini da estranei. Ruby aveva detto che gliel’aveva prestata un suo amico apposta per quella missione, e forse era per questo che si mostrava così docile anche con gli altri. Per quanto potesse essere docile una creatura umanoide verde con delle lame sulle braccia, ma sorvoliamo su certi dettagli.
Quando arrivarono, gran parte dei membri del Team Rocket erano assiepati contro l’ascensore. Dovevano averlo sentito partire. Peccato che non fosse diretto verso quel piano.
Sfruttando la sorpresa, riuscirono a stendere una decina di nemici, prima che gli altri si accorgessero di loro. Dopodiché, iniziarono a correre per il palazzo abbattendo quadri, piante ornamentali, e tutto quello che trovavano sul cammino, per intralciare gli inseguitori.
Il piano era tirarli scemi per una decina di minuti per poi scappare sfondando il pavimento e ricadendo al piano inferiore. Manco a dirlo, andò tutto storto dopo neanche un minuto.
 
Si augurò che Crow e Arianna riuscissero  a cavarsela. Avevano passato senza problemi il secondo piano, segno che tutti i nemici si erano radunati ai piani superiori, e il terzo l’avevano superato solo grazie ai due ragazzi. Avevano avuto appena il tempo di salire le scale e sparire dalla visuale dei nemici, prima che Gallade, un tempo appartenuto a Lino, ne attirasse l’attenzione. Ora non restava che confidare nella loro abilità.
-Non preoccuparti.- Lo rassicurò Clive. Ruby immaginò di aver la preoccupazione praticamente scritta in faccia. -Se la sapranno cavare. Non li conosco bene di persona, ma immagino che sappiano il fatto loro se hanno deciso di venire con noi.
Era vero, in fondo. Pur essendo sollevato, però, Ruby non riuscì a scrollarsi di dosso la sensazione di aver fatto un errore a portare tutti quei ragazzi in quell’impresa. Se solo fosse stato da solo, almeno non avrebbe dovuto preoccuparsi per qualcun altro. O almeno, non sarebbe stato responsabile di eventuali morti.
 
A quanto pareva, quei sei ragazzi avevano fatto piazza pulita al posto suo. Non incontrò più nessuno al primo piano, e così anche al secondo. Niente, i pochi membri del Team Rocket incontrati non erano certo più nelle condizioni di muoversi.
Preferiva prendersela con calma, per il momento non c’era un pericolo immediato. Non che non si preoccupasse per i ragazzi, ma da quel poco che aveva visto, gli era parso che fossero tranquillamente in grado di cavarsela da soli. E poi, meglio evitare di stancarsi prima di un probabile scontro decisivo, pensava.
Il filo dei suoi pensieri venne spezzato da un rumore grave e ronzante. Un rumore che in qualche modo sentiva di conoscere, anche se non riusciva ad identificarlo... L’unica certezza è che sembrava provenire dall’esterno.
Lungo la scalinata per il terzo piano trovò una finestra, e pensò di chiarire l’origine di quel rumore. Quel che vide lo lasciò sconcertato. Ma gli diede un’idea.
 
Quel trambusto che proveniva dai piani inferiori... Cosa diavolo poteva essere? Urla, voci, e boati come di esplosioni... Una battaglia pokémon? Anzi, tante  battaglie pokémon?
Eppure, tra quel marasma, ogni tanto gli pareva di riconoscere una voce. No, non una sola: tre o quattro delle voci che sentiva più di frequente gli parevano familiari... sì, erano loro. Ma non era l’unico ad averli riconosciuti.
-Professor Layton- Lo chiamò Emmy dalla testa del gruppo -Lei pensa che siano loro?
-Non c’è dubbio che sia così, Emmy. E sono preoccupato.- Rispose, affiancandosi a lei alla testa del gruppo.
-Ma non vuole stravolgere il piano, vero? Non c’è problema.- Ribatté la ragazza -Allora non c’è problema. Vado io.
Neppure il tempo di impedirglielo, e la ragazza si staccò di corsa dal gruppo, percorrendo gli ultimi gradini per il quinto piano al doppio della velocità degli altri. Un suicidio? Probabile. Impedirglielo? Impossibile.
 
Io: E ci stiamo finalmente avviando verso la conclusione. Porto avanti questo progetto dall’estate, e sto per riuscire a concluderlo. E, come avrete notato, i capitoli sono un po’ più lunghi dei precedenti, per il semplice motivo che, essendosi separati i personaggi, devo raccontare dal punto di vista di ognuno.
Ruby: Mi sembra una cosa sensata. Anche se non sono sicuro piacerà a tutti i lettori.
Clive: Poco importa, è giusto che tutti raccontino quel che gli accade.
Luke: ...Ma quindi sta per finire tutto?
Crow: Niente sequel stavolta?
Io: Dubito. Ma direi di chiudere qui. Seguite, recensite, e al prossimo capitolo! Ah giusto, può darsi che settimana prossima partirò tre o quattro giorni in montagna, quindi... Buona attesa, e soprattutto felice Natale a tutti voi!

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Capitolo 9
*** IX. Ostacoli insuperabili ***


Mi spiace di non aver potuto inviare un nuovo capitolo prima di capodanno. Chiedo scusa a tutti, e cercherò di farmi perdonare con questo.
 
La nave volante era davanti alla finestra. Doveva essere quella con cui il Team Rocket aveva raggiunto il loro mondo. L’idea che si era formata nella mente di Flora era totalmente assurda e le probabilità che funzionasse erano disastrosamente basse, ma in mancanza d’altro...
-Coco! Sbrigati, vieni qui!- Urlò.
Luke la guardò con tanto d’occhi. Che avesse intuito quel che le passava per la testa? Perché in tal caso, non sembrava molto entusiasta.
-Non vorrai...
-Salta in groppa e sta’ zitto, Luke!
Il pokémon finezza li guardò confuso, ma non protestò quando montarono in sella.
-Abbatti la grata!- Ordinò Flora a Luke.
-Subito. Popo, Palla Clima!
La pioggia che ancora non aveva smesso di scendere trasformò il colpo di Castform in un’enorme sfera d’acqua, che andò ad abbattersi sull’inferriata della finestra, distruggendola. Però, mica male il piccoletto.
-Sali ora, presto!
Il pokémon meteo si appollaiò sulla spalla di Luke senza obiettare. “Cavolo! Li ha addestrati bene, Ruby” Pensò Flora, prima di rendersi conto che forse non era il momento per indugiare su queste cose.
-Coco! Salta!
 
Flygon non era sembrato molto dell’idea, quando gli aveva chiesto di trasportarlo sulla nave. Aveva dovuto promettere una doppia dose di pokémelle per riuscire a convincere quell’egoista!
“Vabbeh, l’importante è che mi porti a destinazione. Direi che la salvezza del mondo val bene qualche caramella”. E in effetti, potrebbe anche essere vero.
Atterrarono sull’alettone posteriore senza farsi vedere e, una volta richiamato il drago nella pokéball, il ragazzo iniziò ad addentrarsi sottocoperta. Cosa cercasse, non lo sapeva bene neppure lui: un qualunque modo per rallentare la nave gli sarebbe andato bene, ma tra cosa poteva scegliere? Stendere il capitano oppure sabotare il motore. Certo, ma non aveva idea di dove si trovasse né il capitano, né la sala macchine. Alla grande!
“Animo!” Si disse per incoraggiarsi “La fortuna aiuta gli audaci, è risaputo!”
Evidentemente la fortuna non doveva ritenerlo abbastanza audace o doveva essersi appisolata, perché girovagò un tempo ragionevolmente lungo prima di riuscire a trovare quel che cercava. Una porta chiusa, e due voci dall’interno sembravano fare dei discorsi piuttosto interessanti.
-Ma cosa pensi che se ne faccia il capo del nostro intervento?
-Allora non hai capito un cazzo! Stammi a sentire, noi...*bla bla*
“Ah-ahh!” In quel momento, sembrò, per la prima volta da quando era arrivato in quel mondo, compiaciuto “Adesso ci siamo!”
 
La donna che gli era arrivata davanti non aveva decisamente un’aria amichevole. Tuta nera aderente con una ‘R’ rossa sul petto, fisico sexy e fin troppo ben allenato, lunga chioma rosso magenta e, soprattutto, due occhi dello stesso colore con uno sguardo omicida volutamente non mascherato. Una che porteresti fuori a cena solo ad essere molto, ma molto masochista.
-Ehm... salve!- Azzardò Crow.
-Salve ragazzi.-Rispose la donna, con un tono tanto dolce quanto falso -Come mai questo tono così formale?
-Vuole ucciderci, vero?- Chiese Arianna. Strano, sembrava più seccata che spaventata. Tutto il contrario di Crow.
-Oh! Ma bene, ce l’avete un intuito! In tal caso, saltiamo i convenevoli- Il tono della donna divenne all’improvviso glaciale -Seguitemi senza fare storie.
Crow afferrò per mano Arianna -Seee, anche no! Col cazzo!
Fuggirono a perdifiato per i corridoi, seguiti da Gallade che non faticava per nulla a stargli dietro. Si bloccarono quando si trovarono davanti ad un vicolo cieco. Strada chiusa.
-Merda!
Si voltarono, ma ormai era tardi. La ragazza dai capelli rossi li aveva raggiunti, naturalmente seguita da un intero squadrone di agenti Rocket.
-Fine della corsa, ragazzi. Ora basta tentare di scappare.
Cosa fare in quei casi? L’esperienza di Crow gli aveva insegnato che la scelta migliore era temporeggiare, ma quella donna non sembrava tipo da farsi abbindolare da due giri di parole. No, era più probabile che appena avesse intuito che cercavano di farle perdere tempo, li avrebbe uccisi. Cosa potevano fare?
-Non ci affronti di persona?- Ecco, l’aveva detto. Il trucco più stupido del mondo. Nessuno, dotato di un minimo di buonsenso, ci cascava più da almeno duemila anni.
-Ma certo, mio caro!- Cosa? Ma che... -Ma non credere, non lo faccio per paura di perdere la faccia. Lo faccio per puro piacere personale.
Si leccò le labbra. Estrasse una pokéball dalla cintura. Crow lesse nei suoi occhi quanto fossero spacciati.
 
Il quinto piano! Era ora, finalmente avrebbero trovato Giovanni. Giovanni! L’uomo che              aveva quasi soggiogato l’intera nazione! Per quale motivo, poi? Lui stesso, una volta, aveva quasi distrutto la città per vendetta, ma non sarebbe mai arrivato a tanto. E poi lui aveva una ragione tutto sommato valida, ma Giovanni? Era solo la sete di potere a dettare le sue azioni, o c’era qualcos’altro?
I suoi pensieri si interruppero quando una ragazza corse loro in parte: capelli castani, vestito giallo, passo veloce... possibile che gli ricordasse qualcuno? Ma no, non l’aveva mai vista...
Eppure, correndo, anche lei si voltò per un attimo a guardarlo con un’espressione interrogativa. Ma si conoscevano? Clive era sicuro di no, ma allora cosa...?
-Cos’è appena accaduto?- Gli chiese Ruby schockato.
Clive lo guardò con un’espressione confusa.
L’allenatore sospirò -Intendo “chi cacchio era quella ragazza” e “perché diavolo non ci ha attaccati”. Tu non te lo sei chiesto?
Clive si rese conto che erano domande sensate. Ci pensò su un momento, ma poi Ruby, vedendolo in difficoltà, lo interruppe.
-Va beh, se non lo sai fa niente. Non è il momento per farsi domande, in fondo. Su, diamoci una mossa e raggiungiamo l’ufficio di Giovanni.
Corsero lungo i corridoi, perdendosi più volte in prossimità degli incroci, fino a quando non raggiunsero la grande porta grigio fumo dello studio un tempo appartenuto al governatore.
Entrarono spalancandola senza tanti complimenti. Clive si era già immaginato di fare la sua comparsa con passo sicuro e sguardo da bullo, e affrontare faccia a faccia Giovanni. Dimostrargli la sua abilità e sottometterlo, per poi venire riconosciuto come eroe senza macchia e senza paura da tutta la popolazione di Londra. Ma la scena che gli si parò davanti gli fece perdere tutta la propria sicurezza.
I corpi inermi del Professor Layton, dell’ispettore Grosky e di altri due uomini che non conosceva, giacevano immobili contro le pareti, segnati in più punti da bruciature e cicatrici. Due pokémon enormi, uno viola e uno blu entrambi dotati di corni, troneggiavano nel mezzo della sala. E, immobile dietro di loro, stava lui. Giovanni. L’impermeabile nero, i pantaloni e il cappello dello stesso colore, nonché le pokéball che gli spuntavano dalla cintura non lasciavano dubbi: l’uomo che cercavano.
-Ciao Ruby. Ciao ragazzo che non conosco- Aveva un tono pacato e ironico, come si stesse gustando le loro reazioni alla vista dei corpi del Professore e degli altri -Immagino che siate molto shockati e abbiate qualcosa da dirmi, ma, vedete... E’ passato molto da quando ho smesso di essere un Capopalestra. Immagino mi capiate se ora preferisco evitare gli scontri che non sono sicuro di vincere.
Una nave nera enorme comparve alla finestra dietro di lui. Il pokémon viola distrusse il vetro, e Giovanni saltò a bordo.
 
Io: Codardo!
Ruby: Non me ne parlare...
Clive: Alla fine siamo rimasti fregati.
Arianna: E noi cosa dovremmo dire?!
Crow: Ormai siamo praticamente morti!
Luke: Noi ci siamo salvati!
Clive: Sta’ zitto!
Io: D’accordo, finiamola qui! Come sempre, seguite, recensite, e al prossimo capitolo!
*piangendo* Flora: E il mio parere non importa a nessuno? Sigh!

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Capitolo 10
*** X. Preludio all'incubo ***


Salire in groppa ad una specie di gatto giallo e viola per saltare fuori da una finestra su una nave volante presumibilmente piena di nemici? Senza dubbio l’idea migliore avuto fino ad allora.
Almeno, atterrando sull’ala lungo la fiancata non incontrarono nessuno.”Chi vuoi che sia così stupido da farsi una passeggiata su un’ala? Saranno tutti sottocoperta al calduccio, mentre noi siamo qui, al vento e sotto la pioggia!” Non che Luke non fosse contento di essere salvo... però diciamocelo: finora, nulla era ancora andato per il verso giusto! E quindi, è anche giusto che mugugnasse un po’ tra sé e sé.
-Almeno siamo salvi- Disse Flora come intuendo i suoi pensieri.
-Vista la situazione, è già qualcosa- Le rispose -Coco, non è che potresti portarci sul ponte di coperta?
Il pokémon miagolò e spiccò un altro balzo, portandoli a destinazione. Flora lo richiamò nella pokéball, e lo stesso fece Luke con Popo.Cosa fare adesso? Buona domanda. Si erano lanciati sulla nave per scappare ai Rocket che li avevano intrappolati, ma ora? Se cercavano un posto dove nascondersi, una nave volante che 9 su 10 era piena zeppa di nemici non era certo il luogo adatto.
Decisero ugualmente di dirigersi sottocoperta, quantomeno per non congelare. Se li avessero intercettati, sarebbero stati nei guai, ma anche starsene lì sul ponte ad aspettare non era certo un’idea. E poi erano disposti a combattere, pur di non doversene restare lì impalati.
Stavano per entrare nella porta che dava sulle scale, quanto Luke intravide di sfuggita qualcosa: una sagoma nera, una viola e una azzurra che saltavano sulla nave dalla finestra dell’ultimo piano. Dalla stanza di Giovanni.
 
“Non male come uscita di scena” Pensò “A quanto sembra, non ho perso lo smalto.” La nave non poteva arrivare in un momento più indicato. Aveva chiamato James quando aveva capito che le cose avrebbero potuto mettersi male, e il suo luogotenente era stato incredibilmente tempista. Ora non restava che bombardare l’edificio, e uccidere definitivamente l’unica persona che potesse veramente mettergli i bastoni tra le ruote: Ruby!
Aveva incontrato quel ragazzo la prima volta che era stato ad Hoenn, due anni prima. Aveva da subito intuito il suo potenziale, e si era chiesto se un giorno non si sarebbero trovati ad affrontarsi da avversari. Prima Red, poi lui. Era tra l’altro proprio colpa di Red se aveva abbandonato Kanto con la coda tra le gambe. Dopo due sconfitte, non era molto furbo restarsene lì, a meno di mettere la testa a posto. E di certo, lui non era dell’idea di abbandonare i suoi piani.
Si incamminò con calma verso la stanza del comandante per incontrare James e confermargli l’ordine, in modo da poter poi dire addio ad ogni preoccupazione. Nel bene o nel male, la fine era vicina.
Sulla strada fece il numero di Jessie per avvisarla. Presto tutti i membri del Team Rocket ancora in grado di stare in piedi avrebbero dovuto abbandonare l’edificio. Gli altri... beh, pazienza.
 
Andato. Scomparso. Fine, non c’era più nulla da fare.
Clive crollò in ginocchio. Giovanni li aveva fregati, aveva ancora il dominio della città e il professore e gli altri giacevano inermi contro il muro. E Luke e gli altri? Loro invece come se la stavano cavando? Probabilmente li aveva condotti al macello... tutta quella operazione non si era rivelata altro che un fallimento. Lui si era rivelato un fallimento.
-Alzati!- Lo chiamò Ruby -Non è il momento di farsi prendere dallo sconforto.
-Cosa stai dicendo?!- Gli urlò contro -Giovanni è fuggito, il professore è a terra, e non sappiamo neppure come stiano i nostri compagni! Se non ora, quando dovrei farmi prendere dallo sconforto?!
-Mai- Rispose con una calma imperiosa -Ora io salgo su quella nave e lo stano, lo sconfiggo e torno qui. Tu invece cosa pensi di fare?
Clive lo guardò svuotato. Come faceva ad essere ancora così convinto? Che piano aveva?! Che  speranze aveva?!
-Come pensi di arrivare lassù?
Per tutta risposta, l’altro lasciò cadere a terra una pokéball, da cui , in un lampo bianco, uscì un pokémon simile ad una gigantesca rondine.
-Swellow!- Esclamò Clive.
-Allora?- Gli chiese Ruby con un sorriso bastardo stampato in faccia -Andiamo?
 
Gallade era stremato. Crow se la cavava come allenatore, ma non poteva sperare di essere al livello della donna, lo sapeva. Il tifo dei Rocket, l’espressione irritante della donna, la presenza accanto a lui di Arianna, del tutto indifesa in mezzo ad un covo di nemici...  nulla di ciò era d’aiuto. Lo distraeva, lo preoccupava, e soprattutto gli metteva soggezione.
Gallade aveva già subito in pieno due Eterelama dello Yanmega di Jessie, e ormai sembrava veramente al limite. Quel che peggio, lui era l’unico pokémon che avessero a disposizione, mentre l’avversaria poteva sicuramente contare su molti altri.
-Allora, ti arrendi?
-Cosa te lo fa credere?
Ottimo. Quella risposta la fece incazzare abbastanza. Ora erano guai.
-Te la sei cercata! Yanmega, Ventargenteo!
Gallade riuscì a schivarlo per miracolo.
-Vai ora! Usa Psicotaglio!
Una mossa troppo scontata. Tanto più che ormai, dopo più di due minuti di combattimento, la velocità di Yanmega era diventata praticamente inarrivabile. Crow non sapeva esattamente perché, eppure quel pokémon sembrava diventare più veloce ogni minuto che passava. Gallade, ormai, era fuori sotto quel punto di vista.
-Ma andiamo! E speravi di vincere così?- Lo schernì l’avversaria.
-Non mi sottovalutare! Zuffa!
Gallade si scagliò con ferocia contro la libellula, bersagliandola di pugni. Ma forse un attacco fisico non era l’idea migliore.
-Fine della storia. Psichico!
Preso in pieno. Il pokémon di Lino venne sollevato in aria per poi schiantarsi violentemente al suolo senza forze.
-Ora- Stava dicendo la donna -Voi venite con noi.
-Non penso proprio- Un vestito giallo apparve alle spalle della rossa. Poi una chioma castana. Poi un coltello puntato alla sua gola -Potrai anche essere la più brava con i pokémon, ma... pensi di riuscire a cavartela contro la lama del mio pugnale?
 
Io: Chiedo umilmente perdono a tutti!
Crow: Ah, sei ricomparso?
Clive: In effetti mi stavo un po’ annoiando, da un mese in cima a quel cazzo di edificio.
Io: Ho avuto problemi. Scuola, cose personali... ma non stiamo a dilungarci troppo! Quel che conta è che sono tornato!
Ruby: E c’è un’altra cosa molto importante, se non sbaglio...
Io: Non ti sfugge niente, eh? Sì, è vero: questo è il penultimo capitolo!
Arianna: MA questo significa che il prossimo è...
Io: L’ultimo! Sì, esatto.
Flora: Allora dobbiamo approfittare di questo spazio!
Io: Certo! Ringrazio tutti quelli che hanno recensito  la storia o l’hanno messa tra le preferite, ma anche chi l’ha semplicemente seguita dall’inizio alla fine. Ma la conclusione vera e propria sarà nel prossimo capitolo.
Luke: Mi raccomando, non mancate! (cit. Hamtaro)

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Capitolo 11
*** XI. L'ultimo Epilogo ***


Non sarebbe scampata da quella situazione. Puoi anche essere la migliore allenatrice del mondo (e non è detto che lo fosse), ma anche così c’è ben poco da fare con un coltello puntato alla gola. C’era solo da sperare che gli sgherri non l’attaccassero, ma per quello poteva solo contare sull’attaccamento che provavano verso il loro capo. Emmy sperò con tutto il cuore che le volessero un bene dell’anima perché, nel caso l’avessero ritenuta sacrificabile, anche lei poteva salutare questo mondo.
-Emmy!- Esclamò Arianna.
-Proprio io- Le rispose -Cosa ci fate qui? Non mi direte che pensavate di fare tutto da soli!
-Perdonaci, Emmy! Noi volevamo solo renderci utili! Scusa...
-Ne riparliamo dopo- Si rivolse alla rossa -Ora, tu...- Un trillo improvviso la interruppe. La donna pigiò un pulsante sul cinturino dell’orologio, e iniziò a conversare.
-Pronto.
La voce che le rispose era distorta dall’effetto del telefono, ma non suonò per questo meno minacciosa quando disse: -Ciao, Jessie, sono io. Il piano sta per essere avviato. Ti conviene lasciare l’edificio, se ci tieni a vivere. Passo e chiudo.
La chiamata s’interruppe così, bruscamente com’era iniziata. Emmy rimase sbigottita.
-Che significa?!
-Cosa pensi che significhi?- La donna, che dedusse chiamarsi Jessie, la guardò con fare provocatorio prima di risponderle -Naturalmente, il capo sta per bombardare l’edificio.
-Come?!- Urlarono Crow e Arianna all’unisono.
-Ragazzi!- Gridò Jessie rivolgendosi ai suoi uomini -Lascio a voi la scelta. Volete scappare e salvarvi, o restare qui e bloccare i nemici?
 
Poveraccio. Quel ragazzo dai capelli indaco, che doveva evidentemente essere il comandante della nave aveva provato a contrastarlo, ma sconfiggerlo era stata una passeggiata. Dopo Cyrus, non poteva più farsi mettere paura da nessuno.
Il suo secondo era stato un tantino più furbo: dopo aver visto il comandante cadere a terra, era scappato di corsa fuori dalla sala comandi.
“Ed ora sistemiamo questo posto prima dell’arrivo di Ruby o Giovanni”.
 
La sala comandi era vicina. Ci aveva impiegato un paio di minuti ad attraversare tutta la nave, ma visto che James non rispondeva all’interfono non gli era rimasta altra scelta. “Comunque è strano che non mi abbia risposto. Che si sia rotto l’interfono? No... magari l’avrà spento per qualche motivo. Mah!” Decise di smettere di interrogarsi sulla questione per potersi concentrare pienamente su qualcosa di più interessante: il dominio del mondo ormai a portata di mano! Sì, adesso era così vicino, non restava che dare l’ordine e tutti i suoi problemi sarebbero scomparsi per sempre...
BOOM! Il muro al suo fianco esplose, e Giovanni sollevò un braccio per ripararsi dalle schegge e dalla polvere, mentre con l’altro afferrò una pokéball dalla cintura.
-Che succede?!- Imprecò, senza rivolgersi a nessuno in particolare.
-Heylà, Boss!- No! No! Quella voce... no! Ma non poteva essere altrimenti.
-RUBY!
-Sì, proprio io!- La polvere sollevata dal botto si diradò, lasciando spazio alle figure minacciose di Ruby, Clive, Swellow e Swampert.
-Hey, non dimenticatevi di me!- Intervenne Clive.
Giovanni rimase inizialmente sconvolto, ma si impose, da buon leader qual’era, di mantenere il controllo e ragionare con la testa. Sospirò.
-A quanto sembra, non c’è altro modo- Disse -Non mi resta che affrontarvi di persona. E distruggervi  di persona!
 
Giovanni era in gamba. Aveva iniziato subito a metterlo in difficoltà, ma sapete com’è, quando affronti un ex Capopalestra specializzato nel tipo terra con un Swampert, un minimo di vantaggio ce l’hai.
D’altro canto, Rhyperior si stava dimostrando più resistente del previsto.
-Dinamipugno!
Merda! Un colpo come quello poteva essere pericoloso, se andava a segno.
-Zuzu, via di lì, presto!
Il pokémon schivò il pugno con un’agilità insospettabile, in rapporto alla stazza, e si preparò a contrattaccare con Fanghiglia.
-Vai! Distruggilo!
L’ondata di fango sollevata dall’attacco sommerse interamente il corridoio dell’aeronave, danneggiando gravemente Rhyperior ed impedendo i movimenti a lui ed al suo allenatore. Giovanni, trovatosi all’improvviso intrappolato fino alle ginocchia in quella melma, imprecò verso l’avversario.
-Bastardo! Così non posso più muovermi! Non mi dirai che era questo il tuo scopo!
-Ma no? Che intuito!- Lo schernì Ruby.
Il capo del Team Rocket perse del tutto la pazienza.
-Va bene, è tempo di passare alle maniere forti! Rhyperior, ritorna! Vai, Garchomp!
Dalla pokéball lanciata uscì un pokémon simile ad un incrocio tra un drago bipede ed uno squalo blu, con pinne affilate come coltelli sulle braccia, e artigli sulle mani. E un ghigno sadico dipinto in faccia.
-Colpisci subito quello Swampert con Oltraggio!
Attaccò Zuzu con una carica infuocata inarrestabile e impossibile da schivare, scaraventandolo dalla parte opposta del corridoio. Il pokémon Fango si rimise in piedi gemendo, ma Ruby pensò che sarebbe stato meglio sostituirlo ugualmente per precauzione.
-Vai, Clive. Lo lascio a te- Disse con nonchalance rivolto all’amico, richiamando al contempo il proprio pokémon.
Il ragazzo restò per un attimo sorpreso da quella decisione, ma capì che se Ruby gli aveva detto così, non poteva che avere un motivo valido.
-Sai che mossa usare- Suggerì il ragazzo dagli occhi color fuoco vivo.
Clive annuì, per poi lanciare in aria la pokéball contenente Nana; il pokémon Morso ne uscì in tutta la sua fierezza, già pronto a fronteggiare l’avversario.
-Speri di intimorirmi?- Lo schernì Giovanni.
-No, farò di meglio! Nana, Gelodenti!
I denti affilati del pokémon Buio si trasformarono in zanne di ghiaccio. Approfittando del fango lasciato dal colpo di Zuzu, vi scivolò sopra guadagnando velocità, per poi serrare i denti sullo stomaco dell’avversario. Il pokémon Mach ululò di dolore per qualche secondo, senza però riuscire a divincolarsi dalla presa, finché cadde a terra privo di forze.
Giovanni imprecò; quei due ragazzini gli stavano rapidamente facendo fuori la squadra e, quel che peggio, gli stavano impedendo di raggiungere la sala comandi per riuscire ad avvisare James. Di questo passo, non sarebbe mai riuscito a portare a termine il suo piano, né a sbarazzarsi di quei mocciosi impertinenti. Estrasse la pokéball di Garchomp per richiamarlo e sostituirlo, in mancanza di alternative, con Nidoking.
Una sola cosa gli impedì di farlo: una violenta esplosione, dopodiché il pavimento sembrò iniziare ad inclinarsi... anzi, no... l’aeronave intera si stava cappottando!
 
A quanto pareva, della vita non poteva fregargliene di meno. Gli scagnozzi della rossa si erano fiondati loro addosso senza pensarci due volte, con intenzioni senza dubbio poco amichevoli. Tanto di cappello per il coraggio dimostrato, ma ora sarebbero morti tutti quanti. Gallade era ormai fuori causa, e i nemici erano davvero troppi persino per Emmy. D’altro canto, Crow ne aveva davvero abbastanza di scappare.
Prese il coraggio a due mani e disse ad Arianna -Nasconditi da qualche parte!
-E tu?- Gli chiese lei spaventata.
-Chi lo sa!- Le rispose sorridendo, prima di fiondarsi addosso a quel marasma di nemici.
Arianna ebbe paura, ma quando gli vide estrarre da una tasca la maschera del Corvo Torvo, e dall’altra un lungo bastone di legno, si sentì forse più rincuorata, e si convinse a seguire il consiglio del ragazzo e si rifugiò nella prima stanza che riuscì a trovare. Se non poteva aiutarli, dopotutto, sarebbe stata solo d’intralcio. Purtroppo, questo non la faceva sentire meno in colpa.
 
Cosa stava succedendo? Per quale motivo si stava inclinando tutto quanto?! Dopo il loro atterraggio sul ponte si erano fermati un attimo per riposare, e Luke ne aveva approfittato per richiamare Coco nella pokéball, ma all’improvviso avevano sentito un’esplosione vicina e la nave aveva iniziato a rovinare su sé stessa.
Flora riuscì per miracolo ad afferrare la mano del ragazzo prima che precipitasse di sotto, aggrappandosi con l’altra ad uno sfiatatoio lì vicino. Ma quando si accorse che la presa su Luke si faceva sempre meno salda a causa della fatica e del sudore, vide il terreno sotto di loro e si rese conto di quale fosse veramente  il loro problema più grande...
Anche se fosse riuscita a mettere al sicuro l’amico, come avrebbe potuto salvarlo se la nave si fosse schiantata al suolo?
 
La sua prontezza di riflessi fu quanto lo salvò, e molto probabilmente fu quanto salvò anche tutti gli altri. Riuscì a reagire rapidamente allo sbandamento della nave, approfittando dell’attimo di confusione di Giovanni per ordinare a Nana di Clive di colpirlo e tramortirlo.
Visto il suo allenatore fuori gioco, Nidoking si precipitò a soccorrerlo, lasciando quindi campo libero a Ruby e Clive per raggiungere la sala comandi.
Appena entrati, i due ragazzi si trovarono di fronte ad uno spettacolo sconvolgente: un ufficiale del Team Rocket a terra, il motore pressoché distrutto e, nel vetro, la vista del suolo che si avvicinava in verticale ad una velocità spaventosa.
Clive si precipitò al quadro comandi, sfruttando la sua abilità con la tecnologia per smanettare furiosamente pigiando qualsiasi tasto gli passasse per la testa. “Forza Clive!” si diceva “Una volta hai manovrato una macchina gigante in grado di radere al suolo Londra. Pilotare un aereo non dovrebbe essere così difficile!”. Mentre si ripeteva mentalmente questa frase, continuava a premere qualsiasi pannello lampeggiante che trovasse, ad alzare ogni leva abbassata, a tirare cavi e spingere pistoni.
Contemporaneamente, Ruby si rese conto della sua impotenza e di quanto fossero vani gli sforzi dell’amico. Anche se fosse riuscito a riavviare il motore e a capire il funzionamento dei comandi in tempo, ormai era impossibile evitare l’impatto. Stava quasi per crollare in preda allo sconforto, quando si rese conto che forse, in fondo, c’era ancora un modo per avere salva la vita. “Un momento! E’ impossibile evitare l’impatto” si disse, riferito al pensiero formulato poco prima “Ma non è detto che, anche se inevitabile, lo schianto debba essere anche mortale!”
Lanciò in aria la pokéball. Zuzu uscì già in posa da combattimento, pronto ad eseguire qualsiasi comando dettato dall’allenatore.
Il terreno era sempre più vicino. 40 metri. 35! Non c’era più tempo!
-ZUZU, SURF!- Urlò disperato.
Il pokémon reagì all’istante. Innalzò un muro d’acqua come non ne aveva mai creati prima d’ora, che sfondò il vetro di prua dell’aeronave e si riversò sul suolo sottostante. Allagò le vie della città, travolse le poche auto parcheggiate accanto ai marciapiedi, e si innalzò fino a raggiungere un’altezza di tre metri, e ancora, ancora, senza fermarsi!
Contemporaneamente Clive riuscì a recuperare il controllo del mezzo raddrizzandolo poco prima dell’impatto, di modo da evitare lo scontro frontale con il lago appena creato. La nave volante atterrò violentemente sull’acqua con un sonoro -SCIAFF- ma tutti coloro che si trovarono a bordo rimasero illesi. Era finita.
 
Cosa gli piaceva di Londra? La capacità degli abitanti di tornare in un attimo alla normalità. Si risolse tutto quanto straordinariamente in fretta, e nessuno chiese i nomi di chi aveva allagato Londra e, al contempo, cacciato gli “invasori”. A quanto sembrava la polizia era riuscita -chissà come- ad insabbiare tutto quanto. Tutto finì con la rapidità con cui era cominciato.
Per quanto lo riguardava, anche se nessuno aveva fatto saltare fuori che il suo ruolo in quanto appena successo, stranamente trovò lavoro il giorno immediatamente successivo. Ruby se ne era tornato nel suo mondo portando con sé Giovanni e gli altri membri del Team Rocket in un addio molto commovente, ed ora Clive si stava lentamente riabituando a vivere da solo. Beh, “da solo” per modo di dire, visto che quasi non passava giorno senza che vedesse il Professore e Luke -che, a quanto pareva, si era fatto salvare da Flora quando la nave stava precipitando-, oppure Clive ed Arianna, oppure una qualunque altra di quelle persone con cui aveva legato nel corso di quella avventura. E, periodicamente, tornava anche sul luogo dell’addio all’amico dell’altro mondo. Stonehenge, il monumento di pietra dove Ruby era sparito. Gli faceva effetto visitarlo, ma in fondo era giusto che quel ragazzo dagli occhi rossi fosse tornato al suo mondo.
-Buona fortuna, amico mio- Disse sorridendo, mentre il vento disperdeva chissà dove le sue parole. Chissà se sarebbero mai arrivate addirittura in un’altra dimensione.
 
Io: FINE
Clive: Come?!
Ruby: Finisce così?!
Io: In effetti no, vi basta guardare appena qua sotto, se volete l’ultimo epilogo! Nel frattempo, ringrazio tutti i lettori che hanno recensito o anche solo seguito questa storia, e mi scuso veramente per i tempi a volte eccessivamente lunghi tra un capitolo e l’altro, spero che mi perdoniate e che questo non abbia compromesso il vostro giudizio nei confronti della fic. E’ strano non poter concludere con “ci vediamo al prossimo capitolo”, ma in questo caso, purtroppo, non ce ne saranno. Quindi, ci si rivede tutti quanti alla prossima storia, e...
BUONA PASQUA
 
 
Stonehenge. Che posto maledetto. Il posto che gli aveva portato via Drew, per poi separare anche Clive e Ruby. Non gli andava giù.
Ma un motivo c’era, se era tornato a visitarlo. L’aveva visto. Poco prima che la nave precipitasse, e i Rocket si arrendessero, aveva visto un ragazzo dalla chioma color prato volare fuori dalla finestra a cavallo di un Flygon.
Drew. Non capiva perché non avesse voluto salutarlo, ma era contento di averlo potuto rivedere ancora, anche se solo di sfuggita. Ma quello era l’ultimo addio.
-Grazie Drew. Grazie di tutto.

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