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Dopo la tempesta che aveva scosso il pianeta era finalmente
giunto il tempo della pace.
Gli anni erano trascorsi, lentamente in alcuni casi, in altri, al contrario,
molto più rapidi del vento che scuoteva le cime degli alberi quel giorno.
Lei stava lì.
Lunghi capelli argentei e occhi azzurri come il cielo senza nuvole, questi
ultimi erano però spenti, privi di vita ma la realtà era che non potevano
percepire più la bellezza nelle piccole cose che la circondavano.
Facendo leva con le braccia si rialzò dal soffice manto erboso sul quale si
trovava stesa, una mano l’aiutava, solo successivamente, a liberarsi di parte
dello sporco che si era depositato sul lungo vestito bianco con finiture in
oro. Oro come la mezzaluna sulla fronte.
« Molto bene … Sembra che sia arrivata. »
Finalmente si rialzava e anche se non poteva vedere sentiva su di se diversi
sguardi, passanti che la scrutavano con curiosità e sospetto nello stesso tempo
e dalle sue labbra rosee sfuggì chiaramente un sospiro.
Era per evitare situazioni del genere che aveva scelto di tornare in un parco.
Una mano era salita alla nuca nel frattempo, il palmo sfregava leggero contro i
lunghi capelli sciolti mentre un’espressione dubbiosa e perplessa si stampava
sul volto disturbandone i lineamenti delicati.
« Dove diavolo è il mio bastone? Ma soprattutto … Dov’è finita la mia guardia
del corpo? »
La situazione era alquanto imbarazzante.
Era partita per quel viaggio con un obbiettivo ben specifico nella mente: la
sua missione. Non poteva farsi rallentare da queste piccole inezie.
Il suo problema? Senza bastone non era in grado di “vedere”. Sebbene la sua
vista fosse compromessa da tempo, quell’oggetto speciale rappresentava la sola
finestra che aveva per interagire come una persona normale.
“Devo sbrigarmi … Non ho tanto tempo a disposizione.”
Stare ferma impalata in mezzo al prato attirando l’attenzione dei passanti non
era un buon modo per cominciare, un passo avanti all’altro e cercava di
concentrarsi sulle sensazioni attorno a se per evitare il piccolo rialzo dal
terreno alla strada che fungeva da passeggiata.
La mattina era splendida e sentiva i caldi raggi del sole carezzare la sua
pelle mentre deboli sprazzi di vento scompigliavano la lunga chioma argentea.
L’atmosfera sulla Terra sembrava così gradevole e capiva come facevano molti
esseri umani a vivere senza preoccupazioni, ignorando i pericoli in cui si
trovavano e andare avanti ancora per superare gli ostacoli ricostruendo su di
essi. Ma lei sapeva che gli esseri umani erano l’antitesi del pacifismo.
Ogni volta non facevano che ripetere lo stesso errore: creavano distruzione e
alimentavano il loro stesso odio reciproco.
Non li capiva.
Stava passeggiando costeggiando un lago, almeno dall’odore di acqua un poco
stagnata e dal rumore della superficie increspata dal vento, seguiva la riva
costeggiando la balaustra che separava la terra dall’acqua mentre faceva mente
locale su dove potesse trovarsi e come arrivare alla sua destinazione.
“Non posso aver sbagliato così malamente le coordinate” pensò con una punta di
preoccupazione, “non è da me. Sono sicura di non essere troppo lontana”.
A quel punto si fermò riflettendo ancora su quanto accaduto, quando qualcuno la
urtò alle spalle spingendola in avanti con il corpo e rischiando di fare una
brutta caduta. Sarebbe stato così, se non avesse avuto la prontezza di
aggrapparsi alla balaustra con le mani e girare il busto in direzione del lago,
ma questa fortuna, purtroppo, non toccò alla persona che era arrivata come un
fulmine contro di lei. Un tonfo a terra e un lamento di dolore seguirono quella
scena buffa sotto certi aspetti, si girò in direzione della voce mentre una
giovane donna, lunghi capelli biondi raccolti in due codini sopra la nuca, si
metteva seduta trattenendo il ginocchio contro il petto e guardando la zona
ferita farsi più scura.
« Si è fatta molto male signorina? »
« Sì e no … Mi sono solo sbucciata un poco il ginocchio. »
Aggiunse la bionda cercando di mascherare come poteva il fastidio causato dal
bruciore della ferita, alzando un poco lo sguardo verso la donna dai capelli
argentei si accorse, finalmente, del fatto che quest’ultima non poteva vederla.
Il braccio di quest’ultima si era teso un po’ troppo in alto rispetto a lei ma
comunque, apprezzando il gesto, la bionda strinse la presa e si rimise in piedi
avvertendo un forte bruciore in prossimità della ferita.
« C’è forse una panchina vicino? » domandò la donna dai capelli argentei mentre
la bionda annuiva con un cenno di assenso, accompagnandola e facendosi
accompagnare verso di essa per potersi sedere.
« Mi dispiace » esordì la bionda con un tono sinceramente rammaricato nella
voce, « ho un appuntamento con il mio fidanzato ed ero in ritardo, per questo
stavo correndo senza guardare davvero dove mettevo i piedi. Sono proprio una pasticciona.
»
Una volta che la bionda si fu accomodata sulla panchina, sospirando di
sollievo, si accorse che l’altra stava sfiorando con le mani i lineamenti del
suo volto.
Sobbalzò imbarazzata da tanta vicinanza, colpita dai lineamenti così delicati e
affascinanti dell’altra spostava costantemente lo sguardo.
« Ehm … Ecco … Che sta facendo? » chiese a quel punto.
« Cerco di capire che aspetto hai … »
Si limitò a rispondere prima di spostarsi completamente sulla ferita della
bionda accennando un sorriso e poggiando il palmo della mano destra sopra, le
palpebre si abbassavano e una luce dalle sfumature d’oro e d’argento fuoriuscì
dagli spazi fra le dita.
Quando ritrasse la mano la ferita non era scomparsa, cosa strana agli occhi
della giovane ancora sconcertata per quanto aveva visto, si era semplicemente
cicatrizzata e sarebbe guarita completamente da sola nel giro di qualche
giorno.
« Qual è il tuo nome? »
Ormai erano arrivate a quel punto e un minimo di conoscenza era d’obbligo.
Questo, almeno, era il pensiero della misteriosa ragazza a riguardo.
« U-Usagi Tsukino … » rispose la biondina senza nascondere un po’ di sorpresa
nella voce. Tutto era accaduto troppo in fretta perché la sua mente potesse
elaborarlo e guardando il viso sorridente della sua misteriosa benefattrice non
sapeva cosa pensare, poteva essere un nemico oppure, forse più probabile,
qualcuno venuto dal futuro come lo era stato tempo prima per la sua futura figlia.
Una cosa la sapeva: non era un nemico. Lo sentiva.
« “Coniglio della luna”, eh? Un nome davvero particolare e suggestivo. »
Avrebbe volentieri riso pensando a quella felice coincidenza. Ma non era una
coincidenza, dopotutto: le coincidenze non esistevano sulla Terra come da
nessun’altra parte della galassia.
« Io sono … »
Usagi la guardava con crescente curiosità studiando con lo sguardo più attento
ogni parte dei suoi lineamenti quando un rumore lontano, come un’esplosione,
colse entrambe di sorpresa spostando lo sguardo verso l’entrata del parco.
Qualcuno gridava aiuto, Usagi avvertì chiaramente una forte energia oscura
arrivare nella sua direzione e se aguzzava un po’ la vista poteva chiaramente
scorgere una sfera scura, carica di malignità.
Avanzava con velocità nella loro direzione e il suo pensiero fu rapido: Mamoru
avrebbe aspettato, doveva prima occuparsi di quella faccenda.
Una mano si chiuse attorno al suo polso trattenendola, erano dita affusolate e
molto delicate eppure molto forti.
I suoi occhi celesti incontrarono delle iridi gemelle, la donna scosse il capo
e si rialzò in piedi sistemandosi nel centro della strada.
« Non occorre che sia tu a farlo, Usagi Tsukino. »
Le sorprese quel giorno sembravano non finire. Avrebbe voluto chiederle come
faceva a sapere le sue intenzioni, come poteva lei, un’estranea, essere al
corrente di chi era lei in realtà.
Il braccio era teso e due dita della mano, l’indice e il medio, perfettamente
allineate tra di loro mentre cominciava ad alzarsi il vento.
L’aria attorno a loro sembrava farsi sempre più “elettrica” man mano che la
sfera oscura avanzava verso di loro, un ghigno deformò gli angoli delle labbra
della donna misteriosa deturpando i lineamenti delicati, fu allora che il vento
attorno a loro scostò le ciocche argentee sulla nuca rivelando il simbolo degli
abitanti del regno della Luna.
Usagi non poteva essere più sorpresa di così, anche più di prima.
« Ma quello è … ! »
Dalla punta delle dita della donna si formò una piccola sfera argentea avvolta
da quelle che sembravano scariche elettriche.
« Catena della luna … »
La piccola sfera esplose in un lampo di luce che costrinse anche Usagi a
coprirsi gli occhi, quando tornò a guardare davanti ai suoi occhi, sospesa in
aria e volteggiando attorno alla mano della donna c’era davvero una catena
luminosa.
« Avvolgi e purifica! »
Il braccio si piegava all’indietro mentre eseguiva il gesto di lanciare
qualcosa, ricordandole moltissimo la sua tiara (o diadema), la catena
accompagnava il suo movimento e quando il braccio si stendeva nuovamente in
avanti con uno scatto la catena si allontanò da lei per andare ad avvolgere,
muovendosi come un serpente, la sfera oscura al cui contatto emise dei versi
simili ad unghie contro la lavagna delle aule.
Uno stridio che perforava l’aria e faceva accapponare la pelle. Non aveva mai
sentito un suono simile, pensò Usagi mentre si copriva le orecchie per cercare
di attutire quel rumore fastidioso, la coda dell’occhio osservava ancora una
volta la donna misteriosa chiedendosi chi fosse in realtà e per quale motivo
aveva sulla fronte il segno della famiglia reale.
« Usako! »
La voce profonda e preoccupata di un uomo si aggiunse a quella delle due
ragazze, le uniche rimaste nella zona dopo l’attacco dato che tutti, ormai, si
erano allontanati impauriti o spaventati. La donna ignorò completamente la voce
dell’uomo, al momento non era un suo interesse ma lo stesso non poteva dirsi
per Usagi che, soltanto sentendola, avvertì il proprio cuore mancare un battito
correndo nella direzione dove trovò lui. Il suo fidanzato e compagno per la
vita.
« Stai bene? Non sei ferita? » domandò il ragazzo con evidente preoccupazione,
lo sguardo passava dalla sconosciuta e quella sfera oscura, la cosa che aveva
fatto accelerare la sua corsa,e la sua
fidanzata ora al sicuro nel suo abbraccio. Usagi sfoggiò un sorriso delicato,
dolce e si alzò sulle punte per scoccare un bacio sulla guancia del ragazzo.
« Nulla di grave, sono solo caduta a terra e quella ragazza mi ha aiuto e … »
e cosa?
Non sapeva niente di quella persona. Nulla. Eccezion fatta per …
« Mamo – chan, quella donna possiede il simbolo della famiglia reale del regno
della Luna. »
« Che cosa?! »
Era completamente inutile cercare di nascondere lo sconcerto che quella
rivelazione gli provocava. I suoi occhi profondi occhi blu si fissarono a
guardare colei che aveva protetto la sua fidanzata, soffermandosi sui capelli
argenti che ricadevano delicati lungo la schiena.
L’aveva già incontrata? Non sapeva spiegarlo, ma non era estraneo a quella sensazione
di familiarità e sentiva che poteva fidarsi di lei.
La stessa cosa che provava anche Usagi.
Nel frattempo la donna si era mossa in avanti seguendo gli spasmi rumorosi di
quella creatura, gli occhi ciechi fissi su di un punto non definito e la voce
chiara e cristallina che si perdeva nell’aria, ora più quieta.
« Hai qualcosa da dire prima che la fine sopraggiunga? »
Il tono della sua voce aveva un qualcosa di regale e di autoritario, qualcosa
molto simile ad una risata provenì dalla creatura prima che la catena ultimasse
di purificarlo restringendolo sempre di più, sempre di più fino a che non
sarebbe scomparso del tutto.
“Impediremo alla Regina di ascendere al
suo trono. Non potete fermarci … Preparatevi a soffrire”.
Era una voce metallica e graffiante come quel monito appena pronunciato,
l’espressione sul viso di lei si fece immediatamente più dura e severa mentre
la sfera oscura, quella misteriosa creatura, svaniva completamente lasciando
solo il silenzio interrotto solo dal rumore del vento.
Fu Mamoru il primo ad avvicinarsi alla donna, accompagnato da Usagi che
rimaneva qualche passo dietro a lui osservandola anch’ella, sempre più curiosa
di sapere la verità su quello che era accaduto poco fa.
Cos’era quella creatura? Per quale motivo era apparsa ora?
Dopo la lunga ed estenuante battaglia contro Galaxia, la più potente guerriera
Sailor, era convinta non ci sarebbero più state altre battaglie di grande
rilievo che richiedessero l’intervento di Sailor Moon. Gli anni erano trascorsi
nella quiete più totale e nella pace conquistata con fatica.
« Non tergiverserò molto: chi sei tu in realtà? » domandò diretto Mamoru mentre
Usagi lo prendeva sottobraccio una mano si posava su quella piccola di lei,
stringendo la presa e preparandosi a qualsiasi tipo di reazione da parte della
misteriosa figura.
La donna si voltò senza guardare loro direttamente, come aveva fatto con quella
strana creatura infernale, fissandosi solo di un punto nel quale avvertiva le
loro voci.
« Questa voce … Ora ne sono davvero sicura purtroppo i secoli non sono stati
clementi con me, vorrete perdonarmi, principe Endymion, se ancora non mi sono
presentata davanti alla principessa ma non c’è stato tempo di farlo. »
La mano destra da un lato e la sinistra dall’altro si rilassarono sui fianchi
mentre le dita afferravano un lembo di vestito bianco a testa, alzandolo un
poco, quanto bastava, accompagnando il movimento piegandosi appena con il busto
per un inchino piuttosto formale e vecchio stile.
« Non possiedo un vero nome che posso comunicarvi, alcuni, tuttavia, tendono a
chiamarmi Argenta e se lo desiderate potete chiamarmi in questo modo. »
Argenta.
Un nome perfetto, pensò Usagi osservando i lunghi capelli di lei del colore
della luna, sebbene quello che sapevano ora non rappresentava che una piccola
parte della montagna di spiegazioni che desideravano sia lei che Mamoru.
Le sue labbra si mossero per poter porre la sua prossima domanda, ma …
« Argenta! Finalmente vi ho trovato! »
Una voce mascolina ma dal timbro chiaramente femminile interruppe nuovamente
quel momento. Usagi spostò nuovamente la sua attenzione oltre la spalla di Argenta,
giratasi anche lei con un’espressione scontenta in viso e rabbia che
fiammeggiava negli occhi azzurri.
« Che guardia del corpo inutile … ! » commentò stizzita mentre la figura si
avvicinava.
Lunghi capelli scuri trattenuti in una coda bassa, vestiti semplici e occhiali
scuri e un fisico piuttosto androgino nonostante le fattezze femminili.
Gli occhi di Usagi si spalancarono ancora in quel pomeriggio pieno di sorprese,
sentiva quasi le lacrime pizzicare ai bordi degli occhi questa volta, felice
come poche volte, riconoscendo senza problemi la seconda figura che si era
avvicinata.
« Seiya! » esclamò entusiasta mentre lasciava la presa da Mamoru per correre da
lei.
Seiya. Seiya era tornata.
Salve a tutti!
Non ci conosciamo, vero, ma ammetto che questa non è la prima storia che
scrivo: è la prima dopo tanti, tanti anni.
Sembro vecchia, vero? Ahahaha!
Sappiate che è normale che abbia un ritmo incalzante (non mi piace dilungarmi
dove non serve) e spero che l’idea, seppure non ancora chiara, possa stuzzicare
la vostra fantasia.
Attendo il vostro parere ~
Usagi
guardava la scena con maggiore sorpresa e stupore di prima.
Seiya. Seiya era davvero lì, poteva sentire chiaramente il calore del suo corpo
e ancora una volta il suo profumo. Le sue braccia si erano strette attorno al
suo fianco esile, sentiva il battito del suo cuore rispondere alla sorpresa,
all’emozione di quel loro incontro dopo tanto tempo. Non era molto diversa da
lei, ora che l’aveva così vicina, senza l’uniforme delle starlight, poteva
capirlo meglio. Era così emozionata che quasi non riuscì a trattenere alcune
lacrime, sfuggirono moleste al suo controllo e corsero lungo la guancia
bagnando la maglietta rossa di Seiya. Mamoru non disse nulla. Rimase a guardare
la scena sorridendo, contento che la sua ragazza, la sua fidanzata, avesse
ritrovato un’amica preziosa.
Seiya dal canto suo era ancora sorpresa.
Aveva passato diversi minuti a cercare Argenta, la sua “datrice di lavoro” al
momento attuale, ma non pensava che fosse proprio in compagnia di lei.
Quanto aveva faticato per accettare che non avrebbe mai potuto essere al suo
fianco?
I suoi occhi erano ancora spalancati dalla sorpresa.
« Odango … »
Se desiderava abbracciarla? Naturalmente.
In quel momento sembrava non chiedere altro il suo cuore, ma se l’avesse fatto
non avrebbe più potuto fermarsi. Fu allora che Argenta, fingendo un colpo di
tosse, riportò l’attenzione su di se e grazie a questo intervento sentì il
piccolo corpo di Usagi allontanarsi dal suo.
« Mi dispiace interrompere questo piacevole incontro », disse Argenta con gli
occhi fissi sul vuoto davanti a se « ma … Rivorrei indietro il mio bastone
Seiya, mi auguro che l’abbia tu. »
Per un momento sembrò riprendersi completamente e passò alla donna una specie
di stilo sotto lo sguardo appena perplesso di Usagi e di Mamoru, ora
avvicinatosi per passare un braccio attorno alla vita della sua ragazza mentre
Seiya, mordendosi il labbro inferiore, nascondeva ancora una volta tutti i suoi
sentimenti seppellendoli come aveva già fatto una volta.
Il piccolo stilo si rivelò essere niente di meno di un bastone ripiegabile come
quello che usavano i ciechi, solo che questo, toccato il suolo con la punta
arrotondata, fu avvolto da un leggero fascio di luce che lo percorse sino alla
sommità allungandolo di qualche centimetro disegnando un simbolo: una luna
piena al cui centro si trovava una mezza luna dorata. Il simbolo della casata
reale.
Un sospiro di sollievo uscì dalle labbra di Argenta mentre i tratti del suo
viso sembravano farsi più distesi e gli occhi tornavano luminosi come un cielo
senza nuvole.
Finalmente, da quando li aveva incontrati, poté ammirare la futura Regina e il
principe Endymion con i suoi occhi.
« E’ incredibile. Siete esattamente come mi ricordavo che foste. »
Sebbene mostrasse una certa sorpresa nel tono della voce ad Usagi non poté
sfuggire quella nota di malinconia appena velata mentre pronunciava quelle
parole, un tono leggero e appena percettibile che svaniva dietro quel sorriso
addolcito che accompagnava anche i suoi occhi.
« Ecco … Non ci sto capendo più niente … »
Aveva così tante domande da fare. Tante cose da capire.
Sentì la stretta attorno al suo fianco farsi più salda e il calore del corpo di
Mamoru più vicino a lei. Bastò quel piccolo gesto per farla sentire più a suo
agio.
« So che avete tutti molte domande ma questo non è il posto più adatto per le
risposte. »
« Ma … »
« Usagi Tsukino … » la sua voce fendette il vento e subito la biondina si
ammutolì mentre guardava i tratti del volto di Argenta farsi più seri oscurando
ogni sentimento gradevole persino dagli occhi. Inghiottì un po’ di saliva e
aspettò che finisse quanto aveva da dire. « Due giorni da oggi dovrai convocare
tutte le guerriere Sailor, con tutte intendo TUTTE quante, al tempio Hikawa della principessa di Marte.
Lì, risponderò a tutte le domande che vorrete farmi. Fino ad allora dovrai
pazientare. »
Dopo quella spiegazione sintetica ma precisa le volse le spalle e cominciò ad
incamminarsi sulla passeggiata del lago verso l’uscita, nel farlo i suoi abiti
furono avvolti dallo stesso strato di luce e cambiarono per diventare più
confortevoli e, soprattutto, più ordinari e adeguati alla vita moderna della
città; Pantaloncini di jeans corti e una maglietta color crema.
Seiya si era fermata un secondo di più per rivolgere un sorriso dolce a Usagi,
un cenno del capo e corse in direzione di Argenta.
Una volta raggiunta la trovò con un sorriso sornione stampato sulle labbra, un
occhiolino e una risata accompagnarono l’attimo d’imbarazzo che la giovane
sailor starlight provava.
« Allora? L’incontro è stato come te lo aspettavi? » domandò Argenta senza
cercare di nascondere il suo divertimento.
« Era tutto vostro piano per farmi capire che non scherzavate? »
« Assolutamente no! Non mi aspettavo di trovarla qui … Se non avessi tutti gli
anni che ho direi che è una sorprendente coincidenza, ma sono troppo vecchia
per credere a questo genere di stupidaggini. »
Il silenzio tornò a regnare tra le due mentre proseguivano per la loro strada
verso una meta sconosciuta.
******
Lunghi
capelli scuri sciolti ricadevano delicati lungo le sue spalle avvolte da un
abito tradizionale da miko, sacerdotessa: abito bianco abbinato a pantaloni
rossi.
In mano reggeva una scopa di fascine e si stava adoperando per ripulire il
viale di ingresso al tempio Hikawa quando un vento gelido si alzò da terra.
“Che strano … “
Pensò la giovane sacerdotessa stringendosi un po’ nelle spalle per ripararsi da
quello strano vento.
Un’altra folata che accarezzò con maggiore forza le guance scostando anche
qualche ciocca di capelli, condensa sfuggiva dalle sue labbra mentre il gelo
sembrava aumentare di secondo in secondo.
Lasciò cadere la scopa a terra per stringersi meglio nelle spalle e cercare
calore. Quando questa toccò terra si trovò avvolta da uno strano di ghiaccio,
la ragazza fece un passo indietro ma il ghiaccio si stava propagando sempre più
velocemente e raggiunse le sue gambe.
Sentiva il suo cuore battere sempre più forte in preda al terrore mentre
cercava di liberarsi ma era del tutto inutile; il ghiaccio continuava a
risalire verso di lei. Non poteva nemmeno trasformarsi.
Chiuse gli occhi emettendo un grido di aiuto.
« Rei! »
Una mano rugosa e salda si abbatté sulla sua spalla facendola sobbalzare.
Quando piegò il capo incontrò gli occhi preoccupati di suo nonno, il sacerdote
del tempio Hikawa, ritrasse la mano senza abbandonare quell’espressione
ansiosa.
« Nipote mia, che ti è successo? »
L’aveva vista con lo sguardo vacuo e poi quell’urlo spaventato l’avevano messo
in allarme.
Rei si portò una mano alla fronte madida di sudore, scostò qualche ciocca e
riguardava il suo corpo mentre sentiva ancora quella sensazione di gelo dentro
le ossa tanto da farla tremare sul posto.
« Sì … Stavo … »
Sognando?
No, non era un sogno quello. Era una visione. Una visione di un pericolo
imminente e che non sapeva esprimere con chiarezza.
« Scusami nonno, vado un attimo a meditare. »
Era da tempo che non aveva una visione simile e aveva bisogno di schiarirsi le
idee. Dopo Galaxia, pensava, non sarebbero dovuti esserci altri nemici davanti
a loro.
Evidentemente si era sbagliata.
******
L’appuntamento
con il suo adorato Mamoru era continuato ma nessuno dei due sapeva togliersi
dalla mente quanto era accaduto.
Avevano provato a fare delle ipotesi per immaginare chi potesse essere. La più
probabile, alla quale erano arrivati entrambi, era che si trattava di qualcuno
proveniente dal futuro – forse molto più lontano del XXX secolo. –
Ma era tutto quello che avevano. Una manciata di pensieri e nessuna prova
concreta.
Alla fine l’unico accordo che avevano preso era quello di dividersi i compiti: lei
avrebbe contattato le sue amiche, le guerriere del sistema solare interno,
mentre Mamoru si sarebbe occupato di Haruka, Michiru, Setsuna e Hotaru.
Un sospiro lungo e stanco uscì dalle sue labbra mentre apriva la porta e
annunciava il suo ritorno a casa.
Delusa dagli eventi del pomeriggio si consolava con il pensiero che Seiya era
tornata, sebbene non le fosse chiaro, purtroppo, il motivo per cui si trovasse
con quella donna misteriosa che si faceva chiamare Argenta.
Lei aveva detto “guardia del corpo”. Un altro sospiro e scosse il capo
lasciando ondeggiare le ciocche bionde dei suoi capelli.
« Usagi … è successa una cosa terribile! »
Una voce infantile la riportò alla realtà e i suoi occhi celesti incontrarono
lo sguardo preoccupato di Luna, la sua gatta e guardiana, si prese un momento
per guardarla con una punta di sconcerto che faticava a nascondere.
Dalla cucina emerse sua madre, sorridente e andava incontro alla figlia con una
borsa della spesa.
« Bentornata tesoro! Devo andare a fare la spesa per preparare una cena
speciale in onore di tua cugina che è appena arrivata in città, adesso è in
cucina e ti consiglio di andare a salutarla. »
Cugina?
La cosa scatenò immediatamente un dejà – vu nella sua memoria e senza nemmeno
ascoltare Luna, quando sua madre fu uscita chiudendosi la porta dietro di se,
corse nella cucina e trovò proprio Argenta e Seiya sedute a tavola con una
tazza di thé vede fumante davanti a loro e qualche dolcetto.
Si appoggiò allo stipite della porta premendo la mano contro la faccia
emettendo un sospiro e una semplice affermazione: “lo sapevo … “.
In poco tempo fu raggiunta da Luna più guardinga del solito fissando
rabbiosamente Argenta. Rispetto a quando l’aveva vista poche ore fa sembrava
diversa, più a suo agio e i lunghi capelli argentei come la luna prima sciolti
ora erano perfettamente intrecciati tra di loro a formare una lunga treccia che
terminava con un nastrino dorato a pochi passi dal pavimento.
« Perché sei venuta qui Argenta? »
Domandò a quel punto Usagi prendendo in mano le redini della conversazione.
« Mi dispiace, Odango. » esordì invece Seiya.
La sua voce era un poco bassa ma più femminile rispetto a quella appena più
roca che usava quando si fingeva un ragazzo.
« Le ho detto che non era una buona idea, ma … »
« Ma avevo già deciso dove volevo stare durante e non cambio i miei programmi.
»
Intervenne Argenta piegandosi indietro con la schiena accennando un sorriso
ironico mentre fissava da sotto sopra Usagi.
Il bastone, ora di nuovo un semplice bastone guida, era poggiato contro la sua
spalla e in questo modo le era possibile vedere più chiaramente l’espressione
sorpresa stampata sul suo viso.
I suoi occhi poi si spostarono su Luna che ancora la guardava con rabbia, al
solo vederla sembrava addolcirsi e ritornò seduta composta sulla sedia.
« Luna … E’ davvero passato tanto tempo … »
L’espressività della gatta sembrò tradire la sua curiosità tipica dei felini, a
quelle sue parole, sebbene non lo desiderasse, cominciò ad abbassare la guardia
e a studiare invece i suoi lineamenti e i tratti del volto.
L’aveva già incontrata da qualche parte? Una sensazione familiare si propagò
dentro la sua mente ma non riusciva a capire a cosa fosse dovuto.
Scosse il muso per cercare di cacciare quella sensazione. Per quanto ne sapeva
poteva essere una sua magia anche quella.
« Sentite … Qui non c’è nessun santo che beva qualcosa di più forte? »
Usagi non sapeva più da che parte guardare quella sera e
Seiya sembrava nella sua stessa situazione, entrambi con un’espressione al
limite tra lo sconcerto e la rassegnazione.
Suo padre, dopo una lunga giornata a lavoro e dopo una squisita cena, aveva
cominciato a gustarsi del buon sakè con Argenta. Ridevano e scherzavano
raccontandosi aneddoti sotto gli occhi di sua madre, sorridente e cordiale come
sempre che si univa ai racconti di tanto in tanto.
La versione ufficiale della storia, da quel poco che aveva capito, era questa:
Argenta era una sua lontanissima cugina e che conosceva sin da quando era
piccola, aveva perso la vista in un brutto incidente e da allora si fa
assistere da Seiya, la sua infermeria.
Questo era quanto.
Non riusciva ancora a capacitarsi di quello che era accaduto. Era stato tutto
troppo improvviso, a Luna aveva spiegato tutto a grandi linee – quel poco che
sapeva sulla faccenda – e alla fine, concordando con la sua decisione, si
sarebbe messa d’accordo anche con le altre ragazze per informarle degli
avvenimenti.
Era la decisione migliore.
All’ennesima battuta di suo padre accompagnata dalla risata di Argenta si
accorse che non poteva più sopportare la situazione, batté le mani sul tavolo
causando un momento di sorpresa e si allontanò senza dire una parola sotto lo
sguardo sorpreso di suo padre e di sua madre.
« Non capisco cosa le prende … » commentò sorpresa sua madre, Ikuko, una mano
poggiata alla guancia e l’espressione pensierosa. « Pensavo che sarebbe stata
felice di rivederti. Eravate così unite. »
« E’ colpa mia … » aggiunse con un tono di voce malinconico.
Le dita sottili ed esili erano chiuse attorno al bicchiere e teneva lo sguardo
fisso davanti a se, senza muovere gli occhi e recitando la sua parte al meglio.
« Non mi sono fatta sentire per tanti anni e poi piombo qui, all’improvviso.
Temevo non sarebbe stata contenta. »
Portò il bicchiere con dentro ancora un po’ di sakè alle labbra e lo finì.
Non poteva davvero ubriacarsi, la sua costituzione fisica non glielo
permetteva, ma avvertiva comunque una piacevole sensazione d’intontimento
quando ne ingeriva troppo; ed era proprio ciò che cercava nel bere.
Seiya si alzò, scusandosi con entrambi i genitori e anche con Argenta ma
quest’ultima, intuendo dove stesse andando, si limitò a scrollare le spalle
senza dire o fare niente per fermarla.
Uscita dalla cucina si diresse al piano superiore dove sapeva c’era la stanza
della ragazza in cui era stata in passato. Un passato che appariva più lontano
che mai.
Ricordava ancora quel pomeriggio in camera sua quando aveva cercato di
rivelarle la sua vera identità ma poi era stata interrotta dalla piccola Chibi
– Chibi.
Una piccola risata sfuggì dalle sue labbra fermando la sua avanzata sulle scale
temporaneamente, riprendendosi arrivò alla porta della ragazza e bussò
leggermente per accertarsi che fosse davvero lì.
« Chi è? »
La voce ovattata di Usagi arrivò diritta alle orecchie di Seiya che trasse un
sospiro di sollievo.
« Odango … Vuoi aprirmi? »
Il silenzio calò improvvisamente nel corridoio e durò per alcuni minuti.
Durante quel breve ma lungo lasso di tempo Seiya temette di non trovare quella
porta aperta, rimase impalata ad aspettare e poi, alla fine, sentì il cigolio
dei cardini e un sorriso appena accennato sulle labbra della bionda.
« Entra pure. »
Il suo tono di voce era tranquillo e quel sorriso che le rivolse faceva ben
sperare.
La porta si aprì verso l’interno, Usagi si spostò sul lato per permettere
all’altra ragazza di entrare, accomodarsi e iniziare così a fare quattro
chiacchiere senza essere disturbate o interrotte.
I suoi occhi seguivano con attenzione la sua ospite studiandone la corporatura e
guardandola come non aveva mai davvero fatto in passato.
Come ragazzo era davvero affascinante, persino lei lo riconosceva, ma adesso
era lì nella sua forma femminile che sapeva essere quella più congeniale.
Scosse il capo riprendendosi dai pensieri e richiudendo la porta alle sue
spalle, un sorriso e andava ad accomodarsi sul materasso mentre indicava a
Seiya, intenta a guardarsi attorno, di accomodarsi pure sulla sedia della
scrivania.
« Non è cambiato molto qui, vedo. »
Il commento di Seiya era accompagnato da uno sguardo malinconico che dalle
labbra, arricciate in un sorriso, saliva fino agli occhi oscurandoli con una
leggera patina che ne faceva perdere la lucentezza.
Il realtà la camera era più femminile,
forse anche di più rispetto al passato.
L’unica cosa che riconosceva nei vari oggetti era la cornice con la fotografia
di Usagi e Mamoru, vicini e con l’espressione raggiante di lei a fare da sfondo
allo scenario.
Tutto questo non era sfuggito ad Usagi che cercò di riprendere la conversazione
addolcendo il tono della voce con un sorriso.
« Sono contenta di rivederti, Seiya, dico davvero. »
Il loro addio era stato il più difficile di tutti.
Sorrideva davanti alle starlight salutandole mentre tornavano al loro pianeta
d’origine, ma dentro di se qualcosa si spezzava, allontanando una piccola parte
del suo cuore con quella partenza e aveva cercato di convincersi che era giusto
così.
Ma non lo era. Non era giusto.
« Odango … » la voce di Seiya interruppe il flusso dei suoi pensieri. Seria e
determinata, leggeva nei suoi occhi cristallini qualcosa che non vedeva da
tempo, qualcosa che aveva fatto tremare persino il suo cuore.
« Mi dispiace che ci siamo introdotte in casa tua in questo modo. Argenta aveva
già deciso e anche se mi sono opposta non ha sentito ragioni. »
Si era portata una mano alla nuca che poi risaliva tra i capelli scuri corti,
almeno sulla nuca dato che ricadevano morbidi, sottili ed eleganti come ali di
un corvo per essere legati da un nastro bianco in una coda bassa.
Usagi si morse le labbra e strinse a pugni le mani appena sopra le ginocchia.
« Seiya, dimmi sinceramente una cosa: chi è Argenta? Tu lo sai non è vero? Ti
ha definito la sua “guardia del corpo”. »
Aveva davvero bisogno di sapere e di capire cosa stava accadendo soprattutto dopo
l’apparizione di quella strana creatura demoniaca a forma di sfera, sentiva
ancora la sua voce graffiante nelle orecchie e le sue parole che come un monito
afferravano il suo cuore e lo scuotevano dalla paura.
Fu il turno di Seiya, questa volta, di mordersi le labbra e abbassare il capo
per nascondere il suo sguardo a quello indagatore e bisognoso di risposte della
biondina.
« Lo so, ma ho giurato di non rivelare niente che non fosse lei a volerlo. »
Quanto le costava quella confessione.
Aveva fatto una promessa simile anche ad Usagi: non avrebbe mai e poi mai avuto
dei segreti con lei. Sincerità sopra ogni altra cosa.
Per un momento si pentì di aver fatto quella domanda e aver messo l’altra in
difficoltà ma poi il discorso continuò con sua grande sorpresa, Seiya si era
alzata e ora poggiava la spalla contro il vetro della finestra mentre il suo
sguardo era perso a guardare l’orizzonte.
« E’ arrivata sul mio pianeta, Kimnoku, solo qualche giorno fa dato che la
ricostruzione ha impiegato più tempo del previsto. Si è presentata al cospetto
della principessa e ha chiesto di potermi “assumere” per una missione di
estrema importanza qui, sulla Terra. »
« Estrema importanza? »
« Sì. La principessa non era d’accordo ma dopo un colloquio lungo e acceso con
Argenta alla fine ha ceduto, acconsentendo a mandare me solamente senza le
altre guerriere per non lasciare il pianeta scoperto dalle sue difese.
Quando le ho chiesto il perché di tale insistenza ha risposto: “perché avrò
bisogno di te prima della fine, ma non solamente io”. Questo è tutto quello che
posso dirti, mi dispiace Odango. »
Nella sua mente poteva ancora rivivere la scena in questione.
Rivedeva Argenta, nella sala del trono davanti alla principessa, sicura e
determinata con una forte luce che brillava nei suoi occhi accompagnata da un
pesante velo di oscurità.
Da quando erano partite aveva più volte provato a chiedere spiegazioni sul
perché avesse scelto proprio lei, solamente lei, ma ogni risposta era un diversivo
studiato per distrarla.
Usagi scosse il capo in segno di negazione e rivolse un dolce sorriso a Seiya,
la mano libera batté sulla parte vuota del letto e la invitava ad accomodarsi
accanto a lei.
Quell’invito la sorprese, ma non lo rifiutò.
« Non ti devi scusare, Seiya. Le altre non so cosa penseranno di Argenta, ma …
io sento di potermi fidare di lei. Anche prima, quando sono caduta nel parco e
lei mi ha curato … Ho sentito una sensazione di calore e di tranquillità. »
« Sei caduta? Ah, non c’è niente fare … » la interruppe Seiya incapace di
trattenere ancora a lungo le risate. « Sei sempre la solita sbadata, Odango! »
A quella risata sentì un improvviso calore salire sulle guance colorandole di
rosso, si sentiva ancora una ragazzina, come quando l’aveva conosciuta la prima
volta, ma non poté resistere a lungo prima di unirsi a quella risata leggera.
Spostò un secondo lo sguardo verso il ginocchio e solo in quel momento si
accorse che la ferita era scomparsa del tutto, la risata s’interruppe mentre
guardava il punto in cui si era fatta male e che Argenta aveva provveduto a
cicatrizzare. Le dita della mano sfiorarono la pelle del ginocchio proprio nel
medesimo punto.
« La ferita è scomparsa. »
Commentò a quel punto a voce alta per riportare il discorso sul binario
principale, spostò il viso di lato e il suo sguardo incontrò quello di Seiya e
per un momento fu come paralizzata dai suoi occhi cristallini. Era come
ipnotizzata e non se la sentiva di muoversi.
Seiya fu la prima a muoversi in avanti verso di lei, spostò la mano dal
materasso e l’alzo per avvicinarla al viso di Usagi ma, una volta arrivata alla
destinazione che si era prefissa, si fermò e ritrasse quel suo gesto.
Cosa pensava di fare?
Questa domanda cominciò a campeggiare nella sua mente mentre guardava Usagi
ritrarsi un poco rispetto a lei, imbarazzata come prima e con una mano stretta
vicino al proprio petto.
Stava per scusarsi quando qualcuno bussò alla porta: era la mamma di Usagi,
Ikuko.
« Seiya? Sei qui? Argenta ha detto di voler fare un bagno e aveva bisogno di
una mano. »
« Sì, arrivo. »
Un sospiro uscì dalle sue labbra mentre si alzava e si dirigeva verso la porta,
stretta la maniglia attorno alle dita fece scattare la serratura e aprendo la
porta si volse verso Usagi, un sorriso di scuse e un cenno del capo
accompagnarono la sua uscita per raggiungere Argenta.
Un gesto stupido era accompagnato da stupide conseguenze.
“Cosa mi è saltato in mente di fare?”
Si ripeté nella sua mente andando verso il luogo in cui Argenta l’attendeva.
“Non dovrei farmi delle illusioni … Non come in passato”.
Aperta la porta del bagno trovò la vasca già pronta e un bel tepore riempiva lo
spazio coperto di piastrelle bianche, Argenta stava in piedi vicino alla doccia
ormai completamente priva di vestiti con i lunghi capelli argentei che
ricadevano delicati lungo le spalle e sulla schiena.
« Sei arrivata, finalmente. »
Commentò la ragazza girandosi verso la porta.
Il bastone, purtroppo, era rimasto appoggiato verso l’ingresso e quindi non
poteva davvero vedere l’espressione stupita di Seiya davanti a lei. Lo poteva
immaginare, però.
« Che c’è? Non avevi mai visto qualcuno senza i vestiti prima d’ora? »
La sua voce velata di sarcasmo fu la sveglia che occorse per potersi riavere da
quella situazione imbarazzante.
C’era un piccolo sgabello vicino a dei rubinetti con una bella ciotola e dei
saponi per lavarsi, sebbene nutrisse ancora un po’ di disagio l’aiutò a sedersi
e cominciò a lavarle la schiena cercando di non badare troppo alla situazione e
di pensare ad altro.
« … Le hai raccontato tutto, Seiya? »
Fermò il movimento delicato della spugna lungo il braccio di lei qualche
attimo.
« … No … Abbiamo un accordo. »
E il movimento ripreso quanto bastava per poi passare la spugna, ancora piena
di schiuma e di sapone, ad Argenta perché completasse il lavoro da sola mentre
lei prendeva un tubetto di shampoo e lo apriva per versarne il contenuto sul
palmo della mano.
« Molto bene, dopotutt - »
Un eccesso di tosse improvvisa le impedì di completare la frase.
La spugna le cadde di mano mentre portava la mano contro le labbra, la tosse
sembrava aumentare fino a quando Seiya non si accorse che dagli angoli delle
mani scendevano piccole gocce cremisi che si mischiavano con l’acqua e il
sapone appena utilizzato.
Quando Argenta spostò la sua mano dalla bocca era completamente sporca di
sangue. Seiya sbarrò gli occhi e guardò preoccupato la sua misteriosa datrice
di lavoro, sebbene sapesse cosa accadeva, glielo aveva spiegato durante il
viaggio, ancora faticava ad accettarlo e rimanere indifferente.
Una risata forzata fu la prima cosa che sfuggì dalle labbra di Argenta mentre
si stringeva nelle spalle, la mano ancora sporca di sangue macchiò la sua pelle
e non aveva bisogno di vedere per sentirlo chiaramente.
« Non mi resta molto tempo, vero? »
« Se aveste aspettato, invece di usare i vostri poteri, probabilmente ora non
sareste in queste condizioni. Ma … » si fermò un istante prima di riprendere la
spugna, scostare la mano di lei dalla spalla e ripulire il sangue prima che si
rapprendesse.
« … Vi sono grata perché lo avete fatto per proteggere Usagi. »
Si sciacquò le mani dal sapone e riprese ancora un po’ di shampoo come prima;
una parte del loro accordo prevedeva che in queste situazioni non ci fosse
nessun compatimento. Doveva comportarsi come se nulla fosse accaduto.
Un sorrisetto compiaciuto allungò la linea delle sue labbra mentre le dita di
Seiya scivolavano sulla nuca fra i suoi capelli.
« Sai perché ti ho fatto giurare di non rivelare niente, Seiya? Perché se lo
sapessero, in particolare Usagi, al momento cruciale avrebbero degli scrupoli.
»
Sì, lo sapeva e poteva benissimo immaginarlo.
Usagi era troppo generosa e dal cuore gentile; era una delle cose che amava di
lei nonostante tutti gli anni che erano passati dal loro ultimo incontro.
« E non occorre.
Dopotutto cosa sono io … Se non un mero fantoccio che finge di essere umano? »
Finalmente, prima dell’ennesimo
esame, ho trovato un po’ di tempo per scrivere anche questo nuovo capitolo.
Ti ringrazio Lyn81 per la tua recensione e spero continuerai a seguire la
storia.
Critiche e suggerimenti sono ben accetti e non aspetto altro che sentire il
vostro parere.
Al prossimo capitolo dove finalmente ci saranno tutti i personaggi!!
Quel giorno faceva molto caldo.
Sicuramente tra tutti, però, quello che ne risentiva maggiormente era proprio
Mamoru nella sua tenuta di Tuxedo Mask.
Nessuno aveva mancato all’appello proposto da Argenta, la più interessata
sembrava Rei, per qualche ragione che sfuggiva alla comprensione di Usagi, ma
alla fine nessuna si era sottratta al quel perentorio invito.
Seiya, il giorno prima, aveva fatto sapere ad Usagi che tutti sarebbero dovuti
essere presenti nella loro tenuta di battaglia senza aggiungere altri dettagli.
Nel cortile principale del tempio di Hikawa si respirava un’atmosfera densa di
tensione.
Haruka, Sailor Uranus, sembrava quella con l’espressione maggiormente
contrariata e se ne stava in disparte con Michiru, poggiata contro una delle
colonne principali del tempio e le braccia conserte.
« Insomma! Quanto dovremo aspettare ancora! »
Esclamò Minako esasperata da tutti quei minuti di attesa al caldo seguita a
ruota da un sospiro di Ami, Sailor Mercury, non molto distante da lei che
cercava di rabbonirla in qualche modo mentre trovava pieno sostegno in Makoto.
La situazione stava diventando davvero insostenibile man mano che i minuti
passavano, Rei sembrava l’unica che non faceva caso al ritardo di Argenta, i
suoi occhi vacui erano segno della tempesta di pensieri che si stava agitando
dentro di lei.
Ancora pensava a quella visione che aveva avuto, al significato che poteva
avere e al timore che presto si concludesse tutto con una nuova lotta.
Si stringeva nelle spalle mentre ripercorreva gli avvenimenti che avevano
portato allo scontro con Galaxia, alla sofferenza causata da esso e tutto
quello che aveva portato con se.
« Ma quanta confusione … »
La voce di Argenta interruppe la discussione che si era creata tra le Sailor
del sistema solare interno portando la loro attenzione sulla loro ospite, la
persona che le aveva convocate e che finalmente arrivava con diversi minuti di
ritardo.
Haruka si spostava, indietreggiando in difesa e indurendo i tratti del suo viso
nel momento in cui scorse, assieme alla donna dai capelli argentei, anche la
figura di Sailor Star Fighter … Seiya.
Non erano mai davvero andate d’accordo, Usagi lo sapeva e osservava le due con
crescente preoccupazione.
Argenta avanzava verso il gruppo con indosso lo stesso abito bianco con le
cuciture in oro che aveva quando Usagi la conobbe al parco, il bastone, con la
luna piena e la mezzaluna, nella sua mano e appena dietro di lei c’era Seiya.
Le guerriere Sailor non facevano che guardarla con crescente curiosità la
stessa che aveva colto Usagi al loro primo incontro, si soffermavano sui
capelli argentei e sul simbolo, una mezzaluna rovesciata d’oro sulla fronte,
della famiglia reale del regno della luna.
Arrivata sui primi gradini dell’altare delle offerte si fermò voltandosi in
direzione delle guerriere Sailor, Seiya al suo fianco teneva un’espressione
seria che Usagi raramente le aveva visto e anche se avrebbe voluto dire
qualcosa, qualsiasi cosa, si accorse che non riusciva a dire niente.
« Manca ancora qualcosa … » gli occhi celesti si spostavano sulla figura di
Sailor Moon, nella sua tenuta eterna, un sorriso e poi andava a spostare lo
sguardo verso Tuxedo Mask mentre dal suo bastone fuoriuscì un leggero raggio di
luce argenteo che avvolse entrambi cambiando il loro aspetto.
Usagi ora indossava gli abiti da principessa della luna, Serenity, mentre
Mamoru l’armatura di Endymion.
Guardavano sbigottiti quella loro improvvisa trasformazione, sebbene fosse già
accaduto in altri contesti non erano mai stati indotti in quel modo.
« Molto meglio. »
Con quel commento il sorriso sparì dal volto di Argenta sostituito da
un’espressione seria, non erano molti i gradini che la separavano dalle altre
guerriere ma dal loro punto di vista, per motivi ancora sconosciuti, quello
sguardo celeste come il cielo torreggiava su tutte loro e le faceva sentire
piccole e insignificanti.
« Serenity, vostra altezza, principe Endymion e tutte voi principesse … Sono
grata che abbiate accolto il mio invito.
Io sono Argenta, questo nome mi è stato dato tempo addietro e potete usarlo.
Per lungo tempo ho servito la famiglia reale del regno della luna; dalla
nascita fino alla distruzione completa per opera della regina Beryl. »
I suoi occhi per un momento si velarono di una profonda malinconia.
Nel brusio generale che era seguito a quella confessione, Usagi ebbe
l’impressione di essere l’unica ad averlo scorto.
Haruka, Michiru e Setsuna ascoltavano con estrema attenzione le parole di lei
senza interrompere, pazientemente.
« Sono venuta da voi, ora, per informarvi che presto accadrà qualcosa di
terribile. L’oscurità sopraggiungerà sulla terra e tutto il mondo sarà coperto
dai ghiacci eterni. »
Rei ebbe un sussulto a quelle parole e gli occhi di Argenta, comprensivi ma
allo stesso tempo seri e imperscrutabili, si posarono sulla guerriera del fuoco
e annuì con un cenno del capo.
« Principessa di Marte, immagino tu abbia già avuto un presagio di quanto
accadrà … »
Un cenno di assenso da parte della mora e tutta l’attenzione fu rivolta a lei.
« Non era chiaro … » si affrettò a spiegare sotto gli occhi attenti delle sue
compagne. « era più come una promozione sfocata. Un avvertimento dal futuro … »
Setsuna, Sailor Pluto, sembrava ora particolarmente interessata al discorso che
cominciava a prendere forma anche per lei.
I suoi occhi ametista avevano scorto qualcosa in Argenta, qualcosa di
familiare, ma era un ricordo lontano di una vita che sembrava non appartenerle
più.
« Quello che hai visto era solo un assaggio di ciò che accadrà tra un anno … »
« Un anno … ? »
Stavolta fu Usagi a dare voce alla domanda generale. Un cenno di assenso da
parte di Argenta che si affrettava a riprendere la sua spiegazione.
« Sì, tra un anno … Per scongiurare questo cataclisma tu, principessa Serenity,
lascerai alle spalle il nome di Sailor Moon e diventerai Regina. Neo Queen
Serenity! »
Alle parole di Argenta calò il silenzio generale tra le guerriere Sailor.
Gli occhi color del cielo erano privi di esitazione e di incertezza, al
contrario quello delle sue interlocutrici, in particolare Sailor Moon,
sembravano maggiormente sconcertati e pieni di domande alle quali occorreva una
risposta.
La prima a farsi avanti con atteggiamento scostante fu Sailor Uranus, incapace
di trattenere ulteriormente il suo pensiero, ignorando le parole di Sailor
Neptune, Michiru, accanto a Sailor Pluto si era fatta largo tra le guerriere e
ora si trovava davanti ad Argenta.
« Ora basta con queste stupidaggini! » esclamò Sailor Uranus. « Non possiamo
fidarci delle tue parole. Per quanto ne sappiamo ... L’aggressione verso la
principessa poteva anche essere un tuo piano per ottenere la sua fiducia e
quella di tutti noi. »
« Ma come ti permetti!? » la voce di Seiya era carica di risentimento almeno
quanto quella di Haruka.
Argenta appariva del tutto indifferente a questo scatto improvviso, si limitò a
piegare il braccio destro, quello che reggeva il suo bastone, con l’intento
implicito di bloccare i movimenti di Seiya e non farla allontanare da lei.
« Principessa di Urano, le tue preoccupazioni sono più che corrette. Hai
ragione a non fidarti di me; sarebbe strano il contrario. »
Nessuno aggiunse altro.
Le parole di Argenta non facevano altro che riflettere quello che era il
pensiero di tutti, Haruka, dopotutto, si era solo limitata a dire quello che
nessun altro sembrava avere il coraggio di fare.
Eppure Usagi non si sentiva così. Lei guardava Argenta e sentiva di fidarsi di
lei, completamente.
« Argenta, sarebbe possibile avere qualche altra informazione su quello che
dobbiamo aspettarci? »
A fare quella semplice domanda era stata Ami, Sailor Mercury, gli occhi
cristallini erano come acqua pura; quieti e calmi.
Gli angoli delle labbra di Argenta si incresparono lentamente verso l’alto.
« Finalmente una domanda intelligente! Non potevo aspettarmi di meno dalla
principessa di Mercurio. »
La risposta di Argenta fu particolarmente vivace, sorprese persino Seiya che
doveva conoscerla da un po’ più di tempo rispetto a loro, ma le domande non
sembravano finire dato che alla domanda di Ami seguì quella di Makoto.
« E’ da prima che ci chiami “principesse”, per quale ragione? »
« Risponderei volentieri a queste domande … » per un momento gli occhi di
Argenta, i tratti del suo viso e la sua postura divennero rigidi e privi della
solennità che l’aveva accompagnata pochi minuti prima. « Ma temo che abbiamo
ospiti inattesi. »
Tutte le guerriere si girarono in direzione dell’ingresso del tempio dove
alcune figure oscure si stavano accalcando, Usagi sbarrò gli occhi mentre
sentiva la fronte madida di freddo sudore quando i suoi occhi riconobbero in
quelle figure la stessa che giusto l’altro giorno l’aveva attaccata.
Il braccio di Mamoru si chiuse attorno al suo fianco mentre nell’animo della
protetta di Marte si faceva strada un profondo senso di delusione misto a
rabbia.
Quelle creature stavano calpestando un suolo sacro come quello del tempio; non
poteva assolutamente accettarlo.
« Che cosa facciamo … Sembrano non finire mai! »
« Ormai siamo circondate! »
Le voci della guerriera di Giove e di Venere raggiunsero un’inespressiva
Argenta mentre Seiya, preoccupata dell’avanzare delle creature, osservava la
scena con crescente turbamento. Era la prima volta che vedeva questi “demoni”
ed erano anche peggio di come Argenta li aveva descritti.
Erano privi di una qualche struttura fisica, forme indistinte che sembravano
agglomerati di oscurità.
« Argenta … » la sua voce era un lieve sussurro appena percepibile
all’orecchio.
Fu allora che si girò verso la sua guardia del corpo, sorridendo in modo sereno
come non le aveva mai visto fare prima, senza sarcasmo o ironia, lasciandola
senza parole. Colpì leggermente il terreno con il suo bastone lasciando il suo
corpo avvolto da un sottile strato di luce. Quando questo si dissolse i lunghi
capelli erano intrecciati perfettamente con fili dorati che riflettevano la
luce del sole, il corpo ben coperto da una divisa alla “marinara” come le altre
guerriere – la gonna aveva un colore grigio argento che sfumava nell’oro – e
sulla fronte splendeva il simbolo a mezzaluna.
« Non possiamo restare con le mani in mano … » gli occhi fissi sulle guerriere
del sistema solare esterno le quali ricambiavano con una certa diffidenza. «
Anche se non vi fidate di me … Adesso non avete altra scelta! Dobbiamo
proteggere i nostri sovrani! »
Le sue parole colpirono con energia i punti giusti.
Non stava chiedendo di essere accettata nel gruppo ma di cooperare per
proteggere qualcosa di importante, la causa per la quale stavano lottando e per
la quale avevano sacrificato tutto della loro esistenza.
« Seiya, resta vicino alla principessa. »
« Va bene. »
« Aspettate! » la voce di Usagi interruppe quel veloce scambio di battute tra
la Sailor Starlight e Argenta. « Anche io posso combattere! »
La determinazione di lei brillava nei suoi occhi come un fuoco che non poteva
essere domato, quando Argenta voltò il capo verso di lei, però, non trovò
sorpresa e nemmeno assenso: soltanto un profondo gelo.
Uno sguardo duro, freddo e distaccato, per un momento si trovò ad esitare
facendo un paio di passi indietro mentre Mamoru osservava la scena con la
stessa serietà.
« Mi dispiace, principessa, ma non posso permettervi di fare una cosa del
genere. »
La mano destra si protese verso Usagi mentre avanzava verso di lei, gli occhi
cristallini sembrava volessero trapassarla da parte a parte tanto che il
respiro le morì in gola.
Sul petto, all’altezza in cui si trovava la spilla, posò la sua mano Argenta
mentre pronunciava alcune parole in una lingua che non aveva mai udito prima di
allora.
Un leggero fascio di luce e poi si ritrasse lasciando Usagi, stretta tra le
proprie braccia, senza parole. Gli occhi ancora sbarrati dal terrore mentre
alcune gocce di sudore freddo scivolavano lungo la fronte.
« Che cosa le hai fatto?! »
La voce carica di rabbia di Mamoru si aggiunse agli sguardi preoccupati di
tutti i presenti.
« Questa non è la battaglia di Sailor Moon. Il suo momento arriverà. Fino ad
allora … Ho imposto un sigillo sulla sua spilla e non potrà più trasformarsi. »
Salve a tutti o pochi
lettori.
Mi ero scordata? Certamente no, diciamo solo che sono stata presa da alcune
faccende di carattere lavorativo e scolastico/universitario.
Come sempre grazie a chi ha commentato e ha seguito la storia ~
Salve a tutti miei pochi ma buoni lettori ~
Come avrete notato i capitoli escono a rilento e non per mia volontà. Non sembra, anzi sembra visto che scrivo alla buona, ma presto dovrò laurearmi e le mie energie stanno venendo risucchiate dalla tesi.
Non dimentichiamo che ogni tanto lavoro anche ... Insomma, chi più ne ha più ne metta.
Il prossimo capitolo uscirà a breve, non temete, questo avviso è solo a puro scopo informativo per spiegare la ragione dei miei ritardi.
Ringrazio di cuore tutti voi che avete recensito e condiviso con me i vostri apprezzamenti e pensieri; vi sono davvero grata.
A presto ♫
Come corpo
morto cadde sul letto della propria stanza mentre tra le mani stringeva
saldamente il suo cuscino.
Gli occhi celesti chiusi ripercorrevano gli eventi di quella battaglia.
Quei demoni, come li aveva definiti
Argenta, non avevano una struttura definita come gli altri che aveva conosciuto
nel corso delle lunghe battaglie per proteggere la Terra.
Nei loro corpi nebulosi si potevano intravedere dei frammenti di carne, pelle
umana, forse, attraversare quel manto di oscurità.
Argenta guidava l’attacco.
Rispetto a qualche giorno prima, quando l’aveva vista usare quel suo misterioso
potere, in questa occasione si limitava a colpire i demoni con il suo bastone.
Il suo corpo sembrava muoversi come il vento, agile e silenziosa, scuotendo
l’oscurità che stava circondando il tempio.
Lei guardava, incapace di fare qualunque cosa.
Le mani
spingevano il cuscino verso l’interno per premerlo con maggiore forza contro il
proprio viso.
« Usagi … »
La voce di Luna giungeva con una nota vivida di preoccupazione, la stessa che
si poteva scorgere nei suoi occhi felini, incapace di dare un valido aiuto alla
sua più cara amica e principessa in un momento così delicato.
Si limitava a guardare, seduta sul bordo della finestra fino a quando,
interrompendo quel silenzio pesante, non giunse il bussare alla sua porta.
« Odango … »
Seiya.
« Vattene! »
La sua voce giungeva soffocata dal cuscino che premeva contro il suo viso.
Riusciva quasi ad immaginare l’espressione affranta di Seiya in quel momento,
la nuca poggiata contro la porta e l’anima in frantumi.
Perché?
Perché riusciva ad immaginare quella scena così bene?
Alcuni demoni si erano staccati dal
gruppo principale e si dirigevano nella sua direzione.
Mamoru aveva estratto la spada dal fodero da qualche minuto ormai, respingendo
alcune di quelle creature che avanzavano verso di loro, ma il lato dal quale
combatteva era occupato e non poteva trattenere anche quella seconda “ondata”.
Non sopportava di essere così impotente soprattutto quando avrebbe potuto fare
qualcosa, combattere al fianco del suo compagno e proteggere il tempio della
sua amica.
Fu Seiya ad arrivare.
Il suo attacco veloce, luminoso e distruttivo, aveva spazzato via anche quei
demoni che cercavano di avvicinarla.
Era provata, almeno quanto le altre guerriere, ma trovò la forza di sorriderle
mentre si girava per andare ad aiutare Mamoru.
« Andrà tutto bene … »
Queste furono le parole che le sussurrò prima di riprendere a combattere al
fianco di tutti gli altri.
Passarono i minuti e Seiya non udì
nessun’altra riposta.
La fronte era poggiata contro la porta come la mano che aveva bussato, ma
nessuno, nemmeno la voce di Luna, la gatta di Usagi, arrivarono da oltre quello
stipite per smuovere quel silenzio che la opprimeva come un pesante mantello.
« Si è chiusa dentro? »
Il viso e lo sguardo di Seiya scattarono in direzione di Argenta, poggiata con
la schiena alla fine del corto corridoio del piano, il bastone, legato da una
sottile corda, pendeva dal suo braccio a diversi centimetri da terra; teneva le
braccia conserte.
Il suo tono ironico e non curante risultava essere difficile da sopportare,
specialmente per Seiya in quel momento.
« … Sta zitta. »
La sua voce uscì bassa e sibilante, sentiva il proprio corpo pervaso da una
strana carica di energia tant’è che lo sentiva tremare; partiva dai polsi per
poi salire fino alla mente.
Si staccò dalla porta e andò incontro alla donna che sembrava non curarsi delle
sue reazioni, rimaneva calma, poggiata contro la parete, gli occhi celesti
fissi avanti e senza esitazioni.
« Perché non mi hai detto cosa avevi in mente, Argenta?! »
« Non fraintendermi … » la calma di lei era il contrasto con la rabbia della
giovane Sailor Starlight. « Mi fido ancora di te, Seiya, ma sapevo che non
avresti approvato. Anche se sapendo la verità dovresti comprendere le mie
ragioni … »
Per un momento esitò, indietreggiando di un passo e mordendosi il labbro
inferiore.
Un sorriso, seppure non di felicità ma di gratitudine, allungò gli angoli delle
sue labbra mentre spostava il proprio peso in avanti per sollevare la schiena
dalla parete.
« Le parlerò io.
Non dimenticare mai Seiya: è tutto parte di un progetto più grande. »
La cosa peggiore in tutta quella faccenda era proprio sentirsi impotente,
incapace di fare qualsiasi cosa di concreto per la persona che amava, ma le
parole che Argenta aveva pronunciato al loro incontro risuonavano nella sua
mente ed erano la sua unica consolazione e certezza per gli avvenimenti futuri.
Argenta si era avvicinata alla porta e senza bussare, senza aspettare una
qualsivoglia forma di consenso da parte di Usagi entrò nella stanza e colpendo
delicatamente la porta con il dorso delle dita e guardandola dallo stipite.
Luna fu la prima a reagire alla presenza nella camera della ragazza, un balzo e
scese a piedi del letto pronta ad attaccare, graffiare per lo più, la
malaugurata che avesse osato avvicinarsi alla sua protetta.
« Argenta … ! » aveva solo pronunciato il suo nome ma la tensione, la rabbia e
non celata anche un poco di paura. Sì, Luna non conosceva il vero potenziale di
quella donna misteriosa e quel poco che aveva visto, osservandola combattere
contro i demoni che li avevano circondati, non era rassicurante.
Gli occhi celesti della donna sembrava schernissero il tentativo di Luna di
difendere Usagi, in realtà, sarcasmo a parte, era colpita dalla fedeltà di
quest’ultima verso la propria padrona.
« Dunque … intendi stare sdraiata su quel letto a piangerti addosso ancora per
molto? »
Le parole di Argenta colpirono il bersaglio senza nessuna difficoltà.
Quando Usagi alzò il viso le rivolse un occhiata severa, uno sguardo raro che
raramente riservava a qualcuno, e fu allora che la vide mentre si accomodava
sul letto accanto a lei. Il materasso si abbassò solo un istante mentre la mano
della donna andava a poggiarsi con il palmo sulla guancia di Usagi.
« Non è questo lo sguardo che una futura regina dovrebbe avere. »
« Argenta … ! »
« Sei arrabbiata? Vorresti colpirmi per quello che ti ho fatto? » mentre
parlava si sporgeva in avanti con il viso, sorridendo beffarda dell’espressione
contrita di Usagi.
Luna, dal canto suo, era indecisa se aggredire Argenta oppure intimarle ancora
di stare lontana.
Se avesse attaccato e lei reagito? Non sapeva ancora quale potere portava con
se, ma solo guardarla combattere nel tempio le aveva trasmesso un brivido; se
avesse fatto sul serio, pensò, il mondo avrebbe rischiato la distruzione.
« Lasciala stare, Argenta! »
« Mi meraviglio di te, Luna, per essere stata inviata sulla Terra per assistere
la futura regina non hai svolto un lavoro poi così decente. »
« Ora basta! »
Finalmente Usagi parlò.
Il suo corpo era attraversato da una sottile corrente elettrica tanto da farla
tremare un poco. Nei suoi occhi cristallini si poteva leggere un profondo
rammarico, o forse era solamente tristezza mista a delusione, prima di
aggiungere qualcosa si morse le labbra come a cercare le parole giuste da dire
anche se era difficile.
« Non ti capisco … »
Luna e Argenta si erano placate alla voce velata di tristezza di Usagi.
« So che posso fidarmi di te, lo sento, ma … perché? Perché mi hai lasciato
guardare mentre le altre si battevano per difendermi? »
Dopo la battaglia con Galaxia si era ripromessa una cosa: nessuno dei suoi
amici sarebbe più morto per cercare di proteggerla. Nessuno.
Non voleva essere una principessa tragica, come in passato, voleva essere
artefice del suo destino e combattere per proteggere le persone che amava.
Argenta le rivolse una lunga e seria occhiata prima di riprendere a parlare,
rispondendo così alla sua domanda senza nessuna esitazione.
« Usagi … Una regina non protegge solamente il suo popolo e le persone a cui
tiene.
Hai ancora molte cose da imparare e una di queste è il distacco: a volte devi
rinunciare a qualcosa per poterne salvare un’altra. »
« Cosa … ? »
« Il tuo desiderio di proteggere le persone che ami è una buona qualità, ma per
diventare una regina non basta e le scelte che farai non potranno essere
dirette solo per coloro a cui tieni … dovranno essere per l’intero pianeta! »
La voce di Argenta era strana e per
un momento Usagi sembrò persa, vacillante nella sua determinazione, catturata
da quegli occhi azzurri come il mare dopo la tempesta si sentì trascinare di
nuovo alla battaglia di qualche ora prima
La battaglia era terminata. I demoni erano stati sconfitti.
Le guerriere Sailor erano provate dallo scontro e ognuna di loro sembrava
sul punto di cadere a terra; anche le guerriere del sistema solare esterno
sembravano completamente esaurite dalla battaglia.
L’unica con ancora la forza di stare in piedi era Argenta, sostenuta da Seiya,
poggiata contro le colonne torii che segnavano l’ingresso al tempio.
Usagi guardava tutti sentendosi impotente, accanto a lei Mamoru la
sosteneva e le trasmetteva un profondo senso di tranquillità. Poggiando la mano
su quella di lui i suoi occhi indugiarono su Seiya, accanto ad Argenta, e sul
suo profilo illuminato dalla luce cremisi del sole al tramonto. La stretta
sulla mano del fidanzato si fece più intensa, tanto che lui la ricambiò
intrecciando le dita con quelle di lei e guardandola con un profondo affetto
che non veniva celato dai suoi occhi celesti.
« Ascoltatemi … »
La voce di Argenta irruppe nel silenzio dopo la battaglia catturando la
completa attenzione delle guerriere.
« Questa battaglia sarà diversa da tutte quelle che avete affrontato
finora. » Nel parlare si era spostata dalle colonne e da Seiya, lei si limitava
a guardarla con rispetto e in religioso silenzio come tutti gli altri. « Non
posso chiedere a nessuna di voi di farsi avanti, senza preoccupazioni e
combattere. Se qualcuna di voi si volesse tirare indietro, allora … » Argenta
prese un profondo respiro e continuò a parlare « … Allora potrete tornare alla
vostra vita di tutti i giorni. Una vita normale, senza più battaglie. E’ una
vostra la scelta, da essa dipenderà il vostro futuro. »
Se ripensava a quelle parole riusciva
ancora a ricordare la confusione, il dubbio e la sorpresa sul volto di tutti i
presenti. L’unica che non sembrava scossa da quelle parole era Seiya, perché
lei conosceva la vera ragione per la quale Argenta era lì, pensò Usagi, per
quel motivo non voleva parlarle in quel particolare momento.
« Argenta … tu chi sei veramente? »
Quella domanda nacque spontanea sulle labbra di Usagi, ipnotizzata dalla stessa
Argenta in un modo che lei non capiva. Luna, dal canto suo, era rimasta senza
parole e incapace di fermare il fiume di “assurdità” che la donna stava
propinando alla sua protetta.
Intanto, Argenta si accomodò sul
letto e carezzò con gentilezza la guancia della giovane donna sorridendole in
modo dolce e affettuoso. Era quasi un paradosso, considerando come ella si
rapportava solitamente.
« Sono solamente una sacerdotessa che serve da molti anni la famiglia reale. »
Non ebbe il tempo di fare nulla.
Argenta posò le labbra sulle sue sfiorandole con la delicatezza che si poteva
avere davanti a qualcosa di fragile. Usagi rimase completamente paralizzata,
gli occhi celesti completamente spalancati e l’animo in subbuglio.
« Argenta! »
La voce di Seiya irruppe nella stanza
senza celare la rabbia per quello che era accaduto costringendo Argenta a
ritrarsi, accennando una risata e mormorando poche parole che Usagi riuscì a
stento a capire.
Sulle guance era appena velata di rosso per l’imbarazzo creato dalla situazione
che sembrava non toccare minimamente Argenta, perfettamente tranquilla e
padrona della situazione; persino Luna era rimasta impietrita davanti a quel
bacio.
« Non c’era bisogno di arrivare a
tanto! »
« Rilassati, non l’ho mica morsa. »
Tenendo sempre in mano lo stilo che nascondeva il suo bastone superò con una
strana giravolta Seiya, sorridendo sorniona e poggiando una mano sullo stipite
della porta.
« Io vado a divertirmi, non aspettatemi in piedi! »
E uscì, portandosi dietro la scia di una tempesta.
Seiya aveva ancora le mani serrate in
un pugno mentre guardava con rabbia il punto della porta in cui si era appoggia
Argenta, si morse le labbra cercando di trattenere tutte le parole che in
realtà voleva dire e posò lo sguardo su Usagi, ancora sconcertata da quel bacio
(sebbene non fosse il primo con qualcuno dello stesso suo sesso) e Luna che
cercava di farla tornare in se.
Guardandola le tornarono in mente le
parole che la donna disse dopo la battaglia di quel pomeriggio, ma soprattutto
quello che le aveva detto prima di partire per la Terra.
« Se sei davvero innamorata della principessa Serenity allora ti darò
l’occasione che non hai avuto in passato di farla tua, per sempre. In cambio,
Seiya, tu che sei l’unica a conoscenza della mia vera identità e della mia
missione ti chiedo di non farne parola con nessuno. Abbiamo un accordo? »
Era spregevole quel suo modo di
pensare? Quel suo desiderare la “sua” Odango nonostante fosse chiaramente
innamorata di Mamoru?
La vera ragione per la quale era
tornata, però, era solo quello di rivederla e mai l’avrebbe fatta soffrire.
No, non avrebbe mai fatto nulla che
le causasse dolore. Mai.
******
In quel momento, Argenta si trovava
sul tetto della casa di Usagi e osservava pensierosa il cielo farsi più scuro e
coprirsi di stelle. La luna splendeva sempre nel cielo e alla notte tornava a
mostrarsi agli occhi degli esseri umani, guidandoli nelle tenebre e vegliando
sui loro spiriti.
Appoggiato nello spazio tra il petto
e la spalla c’era il suo bastone, il suo scettro personale ora completamente
rivelato.
« E’ quasi ora … » mormorò a voce bassa mentre il primo vento della sera
muoveva le ciocche argentee dei suoi capelli.
Si alzò dal tetto e con un balzo
atterrò sulla strada poco distante dall’abitazione, indosso la sua divisa da
guerriera Sailor e un ghigno ironico che allungava gli angoli delle labbra
mentre reggeva nella mano destra il suo bastone.
« … Che i giochi abbiano inizio! »
Salute popolo di Efp,
sono riemersa dalle tombe più oscure.
No, scherzi a parte, ho solo trovato un momento per finire quello che avevo
cominciato tempo fa.
Non so davvero come ringraziarvi per tutti i
commenti e il supporto che state dando a questa storia, ma sono felice di
sapere che sta suscitando il vostro interesse.
Rispondendo ad alcune domande, in
particolare le mille e più di Shelly2010, purtroppo se ti spiegassi tutto
quanto ti farei uno spoiler enorme e non sarebbe corretto ma posso spiegarti
perché ho deciso di lasciare Seiya come donna.
Nell’anime, in realtà, il fatto che siano
uomini che si trasformano in donne è stata una specie di forzatura voluta dai
produttorie NaokoTakeuchi, la sensei che ha
disegnato il manga, non fu soddisfatta di questo cambiamento. Quindi,
sebbeneio usi la Seiya versione manga
mi rifaccio anche alla versione anime. Una via di mezzo, ecco. La ragione per
la quale è con lei ho cercato di esporla in questo capitolo e spero di avervi
dato altre idee.
Tranquilli, la storia non l’abbandono:
fatemi laureare e cercherò di aggiornare quanto più di frequente possibile.
Promesso.
Non vi posso garantire che non si “soffrirà”
un poco ma è il bello delle storie, giusto?
AH! Dal prossimo capitolo faremo le cose in modo diverso. Argenta incontrerà
una ad una le guerriere Sailor, quindi nel prossimo capitolo ci saranno solo
Ami e Argenta. Vi lascio questa immagine fatta con un dollmaker
online di Argenta versione guerriera Sailor. Il bastone è fatto male, ma
purtroppo non c’erano molti materiali di scelta, chiedo venia.
Bastone di Argenta: bianco, base rotonda e
con i cima una luna piena d’argento con in mezzo la mezzaluna dorata, simbolo
della famiglia reale.