The rise of the Queen

di Scheherazade_Reim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** AVVISO ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


The rise of the Queen

-Capitolo 1-

 

Dopo la tempesta che aveva scosso il pianeta era finalmente giunto il tempo della pace.
Gli anni erano trascorsi, lentamente in alcuni casi, in altri, al contrario, molto più rapidi del vento che scuoteva le cime degli alberi quel giorno.
Lei stava lì.
Lunghi capelli argentei e occhi azzurri come il cielo senza nuvole, questi ultimi erano però spenti, privi di vita ma la realtà era che non potevano percepire più la bellezza nelle piccole cose che la circondavano.
Facendo leva con le braccia si rialzò dal soffice manto erboso sul quale si trovava stesa, una mano l’aiutava, solo successivamente, a liberarsi di parte dello sporco che si era depositato sul lungo vestito bianco con finiture in oro. Oro come la mezzaluna sulla fronte.
« Molto bene … Sembra che sia arrivata. »
Finalmente si rialzava e anche se non poteva vedere sentiva su di se diversi sguardi, passanti che la scrutavano con curiosità e sospetto nello stesso tempo e dalle sue labbra rosee sfuggì chiaramente un sospiro.
Era per evitare situazioni del genere che aveva scelto di tornare in un parco. Una mano era salita alla nuca nel frattempo, il palmo sfregava leggero contro i lunghi capelli sciolti mentre un’espressione dubbiosa e perplessa si stampava sul volto disturbandone i lineamenti delicati.
« Dove diavolo è il mio bastone? Ma soprattutto … Dov’è finita la mia guardia del corpo? »
La situazione era alquanto imbarazzante.
Era partita per quel viaggio con un obbiettivo ben specifico nella mente: la sua missione. Non poteva farsi rallentare da queste piccole inezie.
Il suo problema? Senza bastone non era in grado di “vedere”. Sebbene la sua vista fosse compromessa da tempo, quell’oggetto speciale rappresentava la sola finestra che aveva per interagire come una persona normale.
“Devo sbrigarmi … Non ho tanto tempo a disposizione.”
Stare ferma impalata in mezzo al prato attirando l’attenzione dei passanti non era un buon modo per cominciare, un passo avanti all’altro e cercava di concentrarsi sulle sensazioni attorno a se per evitare il piccolo rialzo dal terreno alla strada che fungeva da passeggiata.
La mattina era splendida e sentiva i caldi raggi del sole carezzare la sua pelle mentre deboli sprazzi di vento scompigliavano la lunga chioma argentea.
L’atmosfera sulla Terra sembrava così gradevole e capiva come facevano molti esseri umani a vivere senza preoccupazioni, ignorando i pericoli in cui si trovavano e andare avanti ancora per superare gli ostacoli ricostruendo su di essi. Ma lei sapeva che gli esseri umani erano l’antitesi del pacifismo.
Ogni volta non facevano che ripetere lo stesso errore: creavano distruzione e alimentavano il loro stesso odio reciproco.
Non li capiva.
Stava passeggiando costeggiando un lago, almeno dall’odore di acqua un poco stagnata e dal rumore della superficie increspata dal vento, seguiva la riva costeggiando la balaustra che separava la terra dall’acqua mentre faceva mente locale su dove potesse trovarsi e come arrivare alla sua destinazione.
“Non posso aver sbagliato così malamente le coordinate” pensò con una punta di preoccupazione, “non è da me. Sono sicura di non essere troppo lontana”.
A quel punto si fermò riflettendo ancora su quanto accaduto, quando qualcuno la urtò alle spalle spingendola in avanti con il corpo e rischiando di fare una brutta caduta. Sarebbe stato così, se non avesse avuto la prontezza di aggrapparsi alla balaustra con le mani e girare il busto in direzione del lago, ma questa fortuna, purtroppo, non toccò alla persona che era arrivata come un fulmine contro di lei. Un tonfo a terra e un lamento di dolore seguirono quella scena buffa sotto certi aspetti, si girò in direzione della voce mentre una giovane donna, lunghi capelli biondi raccolti in due codini sopra la nuca, si metteva seduta trattenendo il ginocchio contro il petto e guardando la zona ferita farsi più scura.
« Si è fatta molto male signorina? »
« Sì e no … Mi sono solo sbucciata un poco il ginocchio. »
Aggiunse la bionda cercando di mascherare come poteva il fastidio causato dal bruciore della ferita, alzando un poco lo sguardo verso la donna dai capelli argentei si accorse, finalmente, del fatto che quest’ultima non poteva vederla.
Il braccio di quest’ultima si era teso un po’ troppo in alto rispetto a lei ma comunque, apprezzando il gesto, la bionda strinse la presa e si rimise in piedi avvertendo un forte bruciore in prossimità della ferita.
« C’è forse una panchina vicino? » domandò la donna dai capelli argentei mentre la bionda annuiva con un cenno di assenso, accompagnandola e facendosi accompagnare verso di essa per potersi sedere.
« Mi dispiace » esordì la bionda con un tono sinceramente rammaricato nella voce, « ho un appuntamento con il mio fidanzato ed ero in ritardo, per questo stavo correndo senza guardare davvero dove mettevo i piedi. Sono proprio una pasticciona. »
Una volta che la bionda si fu accomodata sulla panchina, sospirando di sollievo, si accorse che l’altra stava sfiorando con le mani i lineamenti del suo volto.
Sobbalzò imbarazzata da tanta vicinanza, colpita dai lineamenti così delicati e affascinanti dell’altra spostava costantemente lo sguardo.
« Ehm … Ecco … Che sta facendo? » chiese a quel punto.
« Cerco di capire che aspetto hai … »
Si limitò a rispondere prima di spostarsi completamente sulla ferita della bionda accennando un sorriso e poggiando il palmo della mano destra sopra, le palpebre si abbassavano e una luce dalle sfumature d’oro e d’argento fuoriuscì dagli spazi fra le dita.
Quando ritrasse la mano la ferita non era scomparsa, cosa strana agli occhi della giovane ancora sconcertata per quanto aveva visto, si era semplicemente cicatrizzata e sarebbe guarita completamente da sola nel giro di qualche giorno.
« Qual è il tuo nome? »
Ormai erano arrivate a quel punto e un minimo di conoscenza era d’obbligo.
Questo, almeno, era il pensiero della misteriosa ragazza a riguardo.
« U-Usagi Tsukino … » rispose la biondina senza nascondere un po’ di sorpresa nella voce. Tutto era accaduto troppo in fretta perché la sua mente potesse elaborarlo e guardando il viso sorridente della sua misteriosa benefattrice non sapeva cosa pensare, poteva essere un nemico oppure, forse più probabile, qualcuno venuto dal futuro come lo era stato tempo prima per la sua futura figlia.
Una cosa la sapeva: non era un nemico. Lo sentiva.
« “Coniglio della luna”, eh? Un nome davvero particolare e suggestivo. »
Avrebbe volentieri riso pensando a quella felice coincidenza. Ma non era una coincidenza, dopotutto: le coincidenze non esistevano sulla Terra come da nessun’altra parte della galassia.
« Io sono … »
Usagi la guardava con crescente curiosità studiando con lo sguardo più attento ogni parte dei suoi lineamenti quando un rumore lontano, come un’esplosione, colse entrambe di sorpresa spostando lo sguardo verso l’entrata del parco.
Qualcuno gridava aiuto, Usagi avvertì chiaramente una forte energia oscura arrivare nella sua direzione e se aguzzava un po’ la vista poteva chiaramente scorgere una sfera scura, carica di malignità.
Avanzava con velocità nella loro direzione e il suo pensiero fu rapido: Mamoru avrebbe aspettato, doveva prima occuparsi di quella faccenda.
Una mano si chiuse attorno al suo polso trattenendola, erano dita affusolate e molto delicate eppure molto forti.
I suoi occhi celesti incontrarono delle iridi gemelle, la donna scosse il capo e si rialzò in piedi sistemandosi nel centro della strada.
« Non occorre che sia tu a farlo, Usagi Tsukino. »
Le sorprese quel giorno sembravano non finire. Avrebbe voluto chiederle come faceva a sapere le sue intenzioni, come poteva lei, un’estranea, essere al corrente di chi era lei in realtà.
Il braccio era teso e due dita della mano, l’indice e il medio, perfettamente allineate tra di loro mentre cominciava ad alzarsi il vento.
L’aria attorno a loro sembrava farsi sempre più “elettrica” man mano che la sfera oscura avanzava verso di loro, un ghigno deformò gli angoli delle labbra della donna misteriosa deturpando i lineamenti delicati, fu allora che il vento attorno a loro scostò le ciocche argentee sulla nuca rivelando il simbolo degli abitanti del regno della Luna.
Usagi non poteva essere più sorpresa di così, anche più di prima.
« Ma quello è … ! »
Dalla punta delle dita della donna si formò una piccola sfera argentea avvolta da quelle che sembravano scariche elettriche.
« Catena della luna … »
La piccola sfera esplose in un lampo di luce che costrinse anche Usagi a coprirsi gli occhi, quando tornò a guardare davanti ai suoi occhi, sospesa in aria e volteggiando attorno alla mano della donna c’era davvero una catena luminosa.
« Avvolgi e purifica! »
Il braccio si piegava all’indietro mentre eseguiva il gesto di lanciare qualcosa, ricordandole moltissimo la sua tiara (o diadema), la catena accompagnava il suo movimento e quando il braccio si stendeva nuovamente in avanti con uno scatto la catena si allontanò da lei per andare ad avvolgere, muovendosi come un serpente, la sfera oscura al cui contatto emise dei versi simili ad unghie contro la lavagna delle aule.
Uno stridio che perforava l’aria e faceva accapponare la pelle. Non aveva mai sentito un suono simile, pensò Usagi mentre si copriva le orecchie per cercare di attutire quel rumore fastidioso, la coda dell’occhio osservava ancora una volta la donna misteriosa chiedendosi chi fosse in realtà e per quale motivo aveva sulla fronte il segno della famiglia reale.
« Usako! »
La voce profonda e preoccupata di un uomo si aggiunse a quella delle due ragazze, le uniche rimaste nella zona dopo l’attacco dato che tutti, ormai, si erano allontanati impauriti o spaventati. La donna ignorò completamente la voce dell’uomo, al momento non era un suo interesse ma lo stesso non poteva dirsi per Usagi che, soltanto sentendola, avvertì il proprio cuore mancare un battito correndo nella direzione dove trovò lui. Il suo fidanzato e compagno per la vita.
« Stai bene? Non sei ferita? » domandò il ragazzo con evidente preoccupazione, lo sguardo passava dalla sconosciuta e quella sfera oscura, la cosa che aveva fatto accelerare la sua corsa,  e la sua fidanzata ora al sicuro nel suo abbraccio. Usagi sfoggiò un sorriso delicato, dolce e si alzò sulle punte per scoccare un bacio sulla guancia del ragazzo.
« Nulla di grave, sono solo caduta a terra e quella ragazza mi ha aiuto e … »
e cosa?
Non sapeva niente di quella persona. Nulla. Eccezion fatta per …
« Mamo – chan, quella donna possiede il simbolo della famiglia reale del regno della Luna. »
« Che cosa?! »
Era completamente inutile cercare di nascondere lo sconcerto che quella rivelazione gli provocava. I suoi occhi profondi occhi blu si fissarono a guardare colei che aveva protetto la sua fidanzata, soffermandosi sui capelli argenti che ricadevano delicati lungo la schiena.
L’aveva già incontrata? Non sapeva spiegarlo, ma non era estraneo a quella sensazione di familiarità e sentiva che poteva fidarsi di lei.
La stessa cosa che provava anche Usagi.
Nel frattempo la donna si era mossa in avanti seguendo gli spasmi rumorosi di quella creatura, gli occhi ciechi fissi su di un punto non definito e la voce chiara e cristallina che si perdeva nell’aria, ora più quieta.
« Hai qualcosa da dire prima che la fine sopraggiunga? »
Il tono della sua voce aveva un qualcosa di regale e di autoritario, qualcosa molto simile ad una risata provenì dalla creatura prima che la catena ultimasse di purificarlo restringendolo sempre di più, sempre di più fino a che non sarebbe scomparso del tutto.
Impediremo alla Regina di ascendere al suo trono. Non potete fermarci … Preparatevi a soffrire”.
Era una voce metallica e graffiante come quel monito appena pronunciato, l’espressione sul viso di lei si fece immediatamente più dura e severa mentre la sfera oscura, quella misteriosa creatura, svaniva completamente lasciando solo il silenzio interrotto solo dal rumore del vento.
Fu Mamoru il primo ad avvicinarsi alla donna, accompagnato da Usagi che rimaneva qualche passo dietro a lui osservandola anch’ella, sempre più curiosa di sapere la verità su quello che era accaduto poco fa.
Cos’era quella creatura? Per quale motivo era apparsa ora?
Dopo la lunga ed estenuante battaglia contro Galaxia, la più potente guerriera Sailor, era convinta non ci sarebbero più state altre battaglie di grande rilievo che richiedessero l’intervento di Sailor Moon. Gli anni erano trascorsi nella quiete più totale e nella pace conquistata con fatica.
« Non tergiverserò molto: chi sei tu in realtà? » domandò diretto Mamoru mentre Usagi lo prendeva sottobraccio una mano si posava su quella piccola di lei, stringendo la presa e preparandosi a qualsiasi tipo di reazione da parte della misteriosa figura.
La donna si voltò senza guardare loro direttamente, come aveva fatto con quella strana creatura infernale, fissandosi solo di un punto nel quale avvertiva le loro voci.
« Questa voce … Ora ne sono davvero sicura purtroppo i secoli non sono stati clementi con me, vorrete perdonarmi, principe Endymion, se ancora non mi sono presentata davanti alla principessa ma non c’è stato tempo di farlo. »
La mano destra da un lato e la sinistra dall’altro si rilassarono sui fianchi mentre le dita afferravano un lembo di vestito bianco a testa, alzandolo un poco, quanto bastava, accompagnando il movimento piegandosi appena con il busto per un inchino piuttosto formale e vecchio stile.
« Non possiedo un vero nome che posso comunicarvi, alcuni, tuttavia, tendono a chiamarmi Argenta e se lo desiderate potete chiamarmi in questo modo. »
Argenta.
Un nome perfetto, pensò Usagi osservando i lunghi capelli di lei del colore della luna, sebbene quello che sapevano ora non rappresentava che una piccola parte della montagna di spiegazioni che desideravano sia lei che Mamoru.
Le sue labbra si mossero per poter porre la sua prossima domanda, ma …
« Argenta! Finalmente vi ho trovato! »
Una voce mascolina ma dal timbro chiaramente femminile interruppe nuovamente quel momento. Usagi spostò nuovamente la sua attenzione oltre la spalla di Argenta, giratasi anche lei con un’espressione scontenta in viso e rabbia che fiammeggiava negli occhi azzurri.
« Che guardia del corpo inutile … ! » commentò stizzita mentre la figura si avvicinava.
Lunghi capelli scuri trattenuti in una coda bassa, vestiti semplici e occhiali scuri e un fisico piuttosto androgino nonostante le fattezze femminili.
Gli occhi di Usagi si spalancarono ancora in quel pomeriggio pieno di sorprese, sentiva quasi le lacrime pizzicare ai bordi degli occhi questa volta, felice come poche volte, riconoscendo senza problemi la seconda figura che si era avvicinata.
« Seiya! » esclamò entusiasta mentre lasciava la presa da Mamoru per correre da lei.
Seiya. Seiya era tornata.

Salve a tutti!
Non ci conosciamo, vero, ma ammetto che questa non è la prima storia che scrivo: è la prima dopo tanti, tanti anni.
Sembro vecchia, vero? Ahahaha!
Sappiate che è normale che abbia un ritmo incalzante (non mi piace dilungarmi dove non serve) e spero che l’idea, seppure non ancora chiara, possa stuzzicare la vostra fantasia.
Attendo il vostro parere ~

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Capitolo 2-

Usagi guardava la scena con maggiore sorpresa e stupore di prima.
Seiya. Seiya era davvero lì, poteva sentire chiaramente il calore del suo corpo e ancora una volta il suo profumo. Le sue braccia si erano strette attorno al suo fianco esile, sentiva il battito del suo cuore rispondere alla sorpresa, all’emozione di quel loro incontro dopo tanto tempo. Non era molto diversa da lei, ora che l’aveva così vicina, senza l’uniforme delle starlight, poteva capirlo meglio. Era così emozionata che quasi non riuscì a trattenere alcune lacrime, sfuggirono moleste al suo controllo e corsero lungo la guancia bagnando la maglietta rossa di Seiya. Mamoru non disse nulla. Rimase a guardare la scena sorridendo, contento che la sua ragazza, la sua fidanzata, avesse ritrovato un’amica preziosa.
Seiya dal canto suo era ancora sorpresa.
Aveva passato diversi minuti a cercare Argenta, la sua “datrice di lavoro” al momento attuale, ma non pensava che fosse proprio in compagnia di lei.
Quanto aveva faticato per accettare che non avrebbe mai potuto essere al suo fianco?
I suoi occhi erano ancora spalancati dalla sorpresa.
« Odango … »
Se desiderava abbracciarla? Naturalmente.
In quel momento sembrava non chiedere altro il suo cuore, ma se l’avesse fatto non avrebbe più potuto fermarsi. Fu allora che Argenta, fingendo un colpo di tosse, riportò l’attenzione su di se e grazie a questo intervento sentì il piccolo corpo di Usagi allontanarsi dal suo.
« Mi dispiace interrompere questo piacevole incontro », disse Argenta con gli occhi fissi sul vuoto davanti a se « ma … Rivorrei indietro il mio bastone Seiya, mi auguro che l’abbia tu. »
Per un momento sembrò riprendersi completamente e passò alla donna una specie di stilo sotto lo sguardo appena perplesso di Usagi e di Mamoru, ora avvicinatosi per passare un braccio attorno alla vita della sua ragazza mentre Seiya, mordendosi il labbro inferiore, nascondeva ancora una volta tutti i suoi sentimenti seppellendoli come aveva già fatto una volta.
Il piccolo stilo si rivelò essere niente di meno di un bastone ripiegabile come quello che usavano i ciechi, solo che questo, toccato il suolo con la punta arrotondata, fu avvolto da un leggero fascio di luce che lo percorse sino alla sommità allungandolo di qualche centimetro disegnando un simbolo: una luna piena al cui centro si trovava una mezza luna dorata. Il simbolo della casata reale.
Un sospiro di sollievo uscì dalle labbra di Argenta mentre i tratti del suo viso sembravano farsi più distesi e gli occhi tornavano luminosi come un cielo senza nuvole.
Finalmente, da quando li aveva incontrati, poté ammirare la futura Regina e il principe Endymion con i suoi occhi.
« E’ incredibile. Siete esattamente come mi ricordavo che foste. »
Sebbene mostrasse una certa sorpresa nel tono della voce ad Usagi non poté sfuggire quella nota di malinconia appena velata mentre pronunciava quelle parole, un tono leggero e appena percettibile che svaniva dietro quel sorriso addolcito che accompagnava anche i suoi occhi.
« Ecco … Non ci sto capendo più niente … »
Aveva così tante domande da fare. Tante cose da capire.
Sentì la stretta attorno al suo fianco farsi più salda e il calore del corpo di Mamoru più vicino a lei. Bastò quel piccolo gesto per farla sentire più a suo agio.
« So che avete tutti molte domande ma questo non è il posto più adatto per le risposte. »
« Ma … »
« Usagi Tsukino … » la sua voce fendette il vento e subito la biondina si ammutolì mentre guardava i tratti del volto di Argenta farsi più seri oscurando ogni sentimento gradevole persino dagli occhi. Inghiottì un po’ di saliva e aspettò che finisse quanto aveva da dire. « Due giorni da oggi dovrai convocare tutte le guerriere Sailor, con tutte intendo TUTTE quante,  al tempio Hikawa della principessa di Marte. Lì, risponderò a tutte le domande che vorrete farmi. Fino ad allora dovrai pazientare. »
Dopo quella spiegazione sintetica ma precisa le volse le spalle e cominciò ad incamminarsi sulla passeggiata del lago verso l’uscita, nel farlo i suoi abiti furono avvolti dallo stesso strato di luce e cambiarono per diventare più confortevoli e, soprattutto, più ordinari e adeguati alla vita moderna della città; Pantaloncini di jeans corti e una maglietta color crema.
Seiya si era fermata un secondo di più per rivolgere un sorriso dolce a Usagi, un cenno del capo e corse in direzione di Argenta.
Una volta raggiunta la trovò con un sorriso sornione stampato sulle labbra, un occhiolino e una risata accompagnarono l’attimo d’imbarazzo che la giovane sailor starlight provava.
« Allora? L’incontro è stato come te lo aspettavi? » domandò Argenta senza cercare di nascondere il suo divertimento.
« Era tutto vostro piano per farmi capire che non scherzavate? »
« Assolutamente no! Non mi aspettavo di trovarla qui … Se non avessi tutti gli anni che ho direi che è una sorprendente coincidenza, ma sono troppo vecchia per credere a questo genere di stupidaggini. »
Il silenzio tornò a regnare tra le due mentre proseguivano per la loro strada verso una meta sconosciuta.

******

Lunghi capelli scuri sciolti ricadevano delicati lungo le sue spalle avvolte da un abito tradizionale da miko, sacerdotessa: abito bianco abbinato a pantaloni rossi.
In mano reggeva una scopa di fascine e si stava adoperando per ripulire il viale di ingresso al tempio Hikawa quando un vento gelido si alzò da terra.
“Che strano … “
Pensò la giovane sacerdotessa stringendosi un po’ nelle spalle per ripararsi da quello strano vento.
Un’altra folata che accarezzò con maggiore forza le guance scostando anche qualche ciocca di capelli, condensa sfuggiva dalle sue labbra mentre il gelo sembrava aumentare di secondo in secondo.
Lasciò cadere la scopa a terra per stringersi meglio nelle spalle e cercare calore. Quando questa toccò terra si trovò avvolta da uno strano di ghiaccio, la ragazza fece un passo indietro ma il ghiaccio si stava propagando sempre più velocemente e raggiunse le sue gambe.
Sentiva il suo cuore battere sempre più forte in preda al terrore mentre cercava di liberarsi ma era del tutto inutile; il ghiaccio continuava a risalire verso di lei. Non poteva nemmeno trasformarsi.
Chiuse gli occhi emettendo un grido di aiuto.
« Rei! »
Una mano rugosa e salda si abbatté sulla sua spalla facendola sobbalzare.
Quando piegò il capo incontrò gli occhi preoccupati di suo nonno, il sacerdote del tempio Hikawa, ritrasse la mano senza abbandonare quell’espressione ansiosa.
« Nipote mia, che ti è successo? »
L’aveva vista con lo sguardo vacuo e poi quell’urlo spaventato l’avevano messo in allarme.
Rei si portò una mano alla fronte madida di sudore, scostò qualche ciocca e riguardava il suo corpo mentre sentiva ancora quella sensazione di gelo dentro le ossa tanto da farla tremare sul posto.
« Sì … Stavo … »
Sognando?
No, non era un sogno quello. Era una visione. Una visione di un pericolo imminente e che non sapeva esprimere con chiarezza.
« Scusami nonno, vado un attimo a meditare. »
Era da tempo che non aveva una visione simile e aveva bisogno di schiarirsi le idee. Dopo Galaxia, pensava, non sarebbero dovuti esserci altri nemici davanti a loro.
Evidentemente si era sbagliata.

******

L’appuntamento con il suo adorato Mamoru era continuato ma nessuno dei due sapeva togliersi dalla mente quanto era accaduto.
Avevano provato a fare delle ipotesi per immaginare chi potesse essere. La più probabile, alla quale erano arrivati entrambi, era che si trattava di qualcuno proveniente dal futuro – forse molto più lontano del XXX secolo. –
Ma era tutto quello che avevano. Una manciata di pensieri e nessuna prova concreta.
Alla fine l’unico accordo che avevano preso era quello di dividersi i compiti: lei avrebbe contattato le sue amiche, le guerriere del sistema solare interno, mentre Mamoru si sarebbe occupato di Haruka, Michiru, Setsuna e Hotaru.
Un sospiro lungo e stanco uscì dalle sue labbra mentre apriva la porta e annunciava il suo ritorno a casa.
Delusa dagli eventi del pomeriggio si consolava con il pensiero che Seiya era tornata, sebbene non le fosse chiaro, purtroppo, il motivo per cui si trovasse con quella donna misteriosa che si faceva chiamare Argenta.
Lei aveva detto “guardia del corpo”. Un altro sospiro e scosse il capo lasciando ondeggiare le ciocche bionde dei suoi capelli.
« Usagi … è successa una cosa terribile! »
Una voce infantile la riportò alla realtà e i suoi occhi celesti incontrarono lo sguardo preoccupato di Luna, la sua gatta e guardiana, si prese un momento per guardarla con una punta di sconcerto che faticava a nascondere.
Dalla cucina emerse sua madre, sorridente e andava incontro alla figlia con una borsa della spesa.
« Bentornata tesoro! Devo andare a fare la spesa per preparare una cena speciale in onore di tua cugina che è appena arrivata in città, adesso è in cucina e ti consiglio di andare a salutarla. »
Cugina?
La cosa scatenò immediatamente un dejà – vu nella sua memoria e senza nemmeno ascoltare Luna, quando sua madre fu uscita chiudendosi la porta dietro di se, corse nella cucina e trovò proprio Argenta e Seiya sedute a tavola con una tazza di thé vede fumante davanti a loro e qualche dolcetto.
Si appoggiò allo stipite della porta premendo la mano contro la faccia emettendo un sospiro e una semplice affermazione: “lo sapevo … “.
In poco tempo fu raggiunta da Luna più guardinga del solito fissando rabbiosamente Argenta. Rispetto a quando l’aveva vista poche ore fa sembrava diversa, più a suo agio e i lunghi capelli argentei come la luna prima sciolti ora erano perfettamente intrecciati tra di loro a formare una lunga treccia che terminava con un nastrino dorato a pochi passi dal pavimento.
« Perché sei venuta qui Argenta? »
Domandò a quel punto Usagi prendendo in mano le redini della conversazione.
« Mi dispiace, Odango. » esordì invece Seiya.
La sua voce era un poco bassa ma più femminile rispetto a quella appena più roca che usava quando si fingeva un ragazzo.
« Le ho detto che non era una buona idea, ma … »
« Ma avevo già deciso dove volevo stare durante e non cambio i miei programmi. »
Intervenne Argenta piegandosi indietro con la schiena accennando un sorriso ironico mentre fissava da sotto sopra Usagi.
Il bastone, ora di nuovo un semplice bastone guida, era poggiato contro la sua spalla e in questo modo le era possibile vedere più chiaramente l’espressione sorpresa stampata sul suo viso.
I suoi occhi poi si spostarono su Luna che ancora la guardava con rabbia, al solo vederla sembrava addolcirsi e ritornò seduta composta sulla sedia.
« Luna … E’ davvero passato tanto tempo … »
L’espressività della gatta sembrò tradire la sua curiosità tipica dei felini, a quelle sue parole, sebbene non lo desiderasse, cominciò ad abbassare la guardia e a studiare invece i suoi lineamenti e i tratti del volto.
L’aveva già incontrata da qualche parte? Una sensazione familiare si propagò dentro la sua mente ma non riusciva a capire a cosa fosse dovuto.
Scosse il muso per cercare di cacciare quella sensazione. Per quanto ne sapeva poteva essere una sua magia anche quella.
« Sentite … Qui non c’è nessun santo che beva qualcosa di più forte? »

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


-Capitolo 3-

Usagi non sapeva più da che parte guardare quella sera e Seiya sembrava nella sua stessa situazione, entrambi con un’espressione al limite tra lo sconcerto e la rassegnazione.
Suo padre, dopo una lunga giornata a lavoro e dopo una squisita cena, aveva cominciato a gustarsi del buon sakè con Argenta. Ridevano e scherzavano raccontandosi aneddoti sotto gli occhi di sua madre, sorridente e cordiale come sempre che si univa ai racconti di tanto in tanto.
La versione ufficiale della storia, da quel poco che aveva capito, era questa: Argenta era una sua lontanissima cugina e che conosceva sin da quando era piccola, aveva perso la vista in un brutto incidente e da allora si fa assistere da Seiya, la sua infermeria.
Questo era quanto.
Non riusciva ancora a capacitarsi di quello che era accaduto. Era stato tutto troppo improvviso, a Luna aveva spiegato tutto a grandi linee – quel poco che sapeva sulla faccenda – e alla fine, concordando con la sua decisione, si sarebbe messa d’accordo anche con le altre ragazze per informarle degli avvenimenti.
Era la decisione migliore.
All’ennesima battuta di suo padre accompagnata dalla risata di Argenta si accorse che non poteva più sopportare la situazione, batté le mani sul tavolo causando un momento di sorpresa e si allontanò senza dire una parola sotto lo sguardo sorpreso di suo padre e di sua madre.
« Non capisco cosa le prende … » commentò sorpresa sua madre, Ikuko, una mano poggiata alla guancia e l’espressione pensierosa. « Pensavo che sarebbe stata felice di rivederti. Eravate così unite. »
« E’ colpa mia … » aggiunse con un tono di voce malinconico.
Le dita sottili ed esili erano chiuse attorno al bicchiere e teneva lo sguardo fisso davanti a se, senza muovere gli occhi e recitando la sua parte al meglio. « Non mi sono fatta sentire per tanti anni e poi piombo qui, all’improvviso. Temevo non sarebbe stata contenta. »
Portò il bicchiere con dentro ancora un po’ di sakè alle labbra e lo finì.
Non poteva davvero ubriacarsi, la sua costituzione fisica non glielo permetteva, ma avvertiva comunque una piacevole sensazione d’intontimento quando ne ingeriva troppo; ed era proprio ciò che cercava nel bere.
Seiya si alzò, scusandosi con entrambi i genitori e anche con Argenta ma quest’ultima, intuendo dove stesse andando, si limitò a scrollare le spalle senza dire o fare niente per fermarla.
Uscita dalla cucina si diresse al piano superiore dove sapeva c’era la stanza della ragazza in cui era stata in passato. Un passato che appariva più lontano che mai.
Ricordava ancora quel pomeriggio in camera sua quando aveva cercato di rivelarle la sua vera identità ma poi era stata interrotta dalla piccola Chibi – Chibi.
Una piccola risata sfuggì dalle sue labbra fermando la sua avanzata sulle scale temporaneamente, riprendendosi arrivò alla porta della ragazza e bussò leggermente per accertarsi che fosse davvero lì.
« Chi è? »
La voce ovattata di Usagi arrivò diritta alle orecchie di Seiya che trasse un sospiro di sollievo.
« Odango … Vuoi aprirmi? »
Il silenzio calò improvvisamente nel corridoio e durò per alcuni minuti.
Durante quel breve ma lungo lasso di tempo Seiya temette di non trovare quella porta aperta, rimase impalata ad aspettare e poi, alla fine, sentì il cigolio dei cardini e un sorriso appena accennato sulle labbra della bionda.
« Entra pure. »
Il suo tono di voce era tranquillo e quel sorriso che le rivolse faceva ben sperare.
La porta si aprì verso l’interno, Usagi si spostò sul lato per permettere all’altra ragazza di entrare, accomodarsi e iniziare così a fare quattro chiacchiere senza essere disturbate o interrotte.
I suoi occhi seguivano con attenzione la sua ospite studiandone la corporatura e guardandola come non aveva mai davvero fatto in passato.
Come ragazzo era davvero affascinante, persino lei lo riconosceva, ma adesso era lì nella sua forma femminile che sapeva essere quella più congeniale.
Scosse il capo riprendendosi dai pensieri e richiudendo la porta alle sue spalle, un sorriso e andava ad accomodarsi sul materasso mentre indicava a Seiya, intenta a guardarsi attorno, di accomodarsi pure sulla sedia della scrivania.
« Non è cambiato molto qui, vedo. »
Il commento di Seiya era accompagnato da uno sguardo malinconico che dalle labbra, arricciate in un sorriso, saliva fino agli occhi oscurandoli con una leggera patina che ne faceva perdere la lucentezza.
Il realtà la camera era più femminile, forse anche di più rispetto al passato.
L’unica cosa che riconosceva nei vari oggetti era la cornice con la fotografia di Usagi e Mamoru, vicini e con l’espressione raggiante di lei a fare da sfondo allo scenario.
Tutto questo non era sfuggito ad Usagi che cercò di riprendere la conversazione addolcendo il tono della voce con un sorriso.
« Sono contenta di rivederti, Seiya, dico davvero. »
Il loro addio era stato il più difficile di tutti.
Sorrideva davanti alle starlight salutandole mentre tornavano al loro pianeta d’origine, ma dentro di se qualcosa si spezzava, allontanando una piccola parte del suo cuore con quella partenza e aveva cercato di convincersi che era giusto così.
Ma non lo era. Non era giusto.
« Odango … » la voce di Seiya interruppe il flusso dei suoi pensieri. Seria e determinata, leggeva nei suoi occhi cristallini qualcosa che non vedeva da tempo, qualcosa che aveva fatto tremare persino il suo cuore.
« Mi dispiace che ci siamo introdotte in casa tua in questo modo. Argenta aveva già deciso e anche se mi sono opposta non ha sentito ragioni. »
Si era portata una mano alla nuca che poi risaliva tra i capelli scuri corti, almeno sulla nuca dato che ricadevano morbidi, sottili ed eleganti come ali di un corvo per essere legati da un nastro bianco in una coda bassa.
Usagi si morse le labbra e strinse a pugni le mani appena sopra le ginocchia.
« Seiya, dimmi sinceramente una cosa: chi è Argenta? Tu lo sai non è vero? Ti ha definito la sua “guardia del corpo”. »
Aveva davvero bisogno di sapere e di capire cosa stava accadendo soprattutto dopo l’apparizione di quella strana creatura demoniaca a forma di sfera, sentiva ancora la sua voce graffiante nelle orecchie e le sue parole che come un monito afferravano il suo cuore e lo scuotevano dalla paura.
Fu il turno di Seiya, questa volta, di mordersi le labbra e abbassare il capo per nascondere il suo sguardo a quello indagatore e bisognoso di risposte della biondina.
« Lo so, ma ho giurato di non rivelare niente che non fosse lei a volerlo. »
Quanto le costava quella confessione.
Aveva fatto una promessa simile anche ad Usagi: non avrebbe mai e poi mai avuto dei segreti con lei. Sincerità sopra ogni altra cosa.
Per un momento si pentì di aver fatto quella domanda e aver messo l’altra in difficoltà ma poi il discorso continuò con sua grande sorpresa, Seiya si era alzata e ora poggiava la spalla contro il vetro della finestra mentre il suo sguardo era perso a guardare l’orizzonte.
« E’ arrivata sul mio pianeta, Kimnoku, solo qualche giorno fa dato che la ricostruzione ha impiegato più tempo del previsto. Si è presentata al cospetto della principessa e ha chiesto di potermi “assumere” per una missione di estrema importanza qui, sulla Terra. »
« Estrema importanza? »
« Sì. La principessa non era d’accordo ma dopo un colloquio lungo e acceso con Argenta alla fine ha ceduto, acconsentendo a mandare me solamente senza le altre guerriere per non lasciare il pianeta scoperto dalle sue difese.
Quando le ho chiesto il perché di tale insistenza ha risposto: “perché avrò bisogno di te prima della fine, ma non solamente io”. Questo è tutto quello che posso dirti, mi dispiace Odango. »
Nella sua mente poteva ancora rivivere la scena in questione.
Rivedeva Argenta, nella sala del trono davanti alla principessa, sicura e determinata con una forte luce che brillava nei suoi occhi accompagnata da un pesante velo di oscurità.
Da quando erano partite aveva più volte provato a chiedere spiegazioni sul perché avesse scelto proprio lei, solamente lei, ma ogni risposta era un diversivo studiato per distrarla.
Usagi scosse il capo in segno di negazione e rivolse un dolce sorriso a Seiya, la mano libera batté sulla parte vuota del letto e la invitava ad accomodarsi accanto a lei.
Quell’invito la sorprese, ma non lo rifiutò.
« Non ti devi scusare, Seiya. Le altre non so cosa penseranno di Argenta, ma … io sento di potermi fidare di lei. Anche prima, quando sono caduta nel parco e lei mi ha curato … Ho sentito una sensazione di calore e di tranquillità. »
« Sei caduta? Ah, non c’è niente fare … » la interruppe Seiya incapace di trattenere ancora a lungo le risate. « Sei sempre la solita sbadata, Odango! »
A quella risata sentì un improvviso calore salire sulle guance colorandole di rosso, si sentiva ancora una ragazzina, come quando l’aveva conosciuta la prima volta, ma non poté resistere a lungo prima di unirsi a quella risata leggera.
Spostò un secondo lo sguardo verso il ginocchio e solo in quel momento si accorse che la ferita era scomparsa del tutto, la risata s’interruppe mentre guardava il punto in cui si era fatta male e che Argenta aveva provveduto a cicatrizzare. Le dita della mano sfiorarono la pelle del ginocchio proprio nel medesimo punto.
« La ferita è scomparsa. »
Commentò a quel punto a voce alta per riportare il discorso sul binario principale, spostò il viso di lato e il suo sguardo incontrò quello di Seiya e per un momento fu come paralizzata dai suoi occhi cristallini. Era come ipnotizzata e non se la sentiva di muoversi.
Seiya fu la prima a muoversi in avanti verso di lei, spostò la mano dal materasso e l’alzo per avvicinarla al viso di Usagi ma, una volta arrivata alla destinazione che si era prefissa, si fermò e ritrasse quel suo gesto.
Cosa pensava di fare?
Questa domanda cominciò a campeggiare nella sua mente mentre guardava Usagi ritrarsi un poco rispetto a lei, imbarazzata come prima e con una mano stretta vicino al proprio petto.
Stava per scusarsi quando qualcuno bussò alla porta: era la mamma di Usagi, Ikuko.
« Seiya? Sei qui? Argenta ha detto di voler fare un bagno e aveva bisogno di una mano. »
« Sì, arrivo. »
Un sospiro uscì dalle sue labbra mentre si alzava e si dirigeva verso la porta, stretta la maniglia attorno alle dita fece scattare la serratura e aprendo la porta si volse verso Usagi, un sorriso di scuse e un cenno del capo accompagnarono la sua uscita per raggiungere Argenta.
Un gesto stupido era accompagnato da stupide conseguenze.
“Cosa mi è saltato in mente di fare?”
Si ripeté nella sua mente andando verso il luogo in cui Argenta l’attendeva.
“Non dovrei farmi delle illusioni … Non come in passato”.
Aperta la porta del bagno trovò la vasca già pronta e un bel tepore riempiva lo spazio coperto di piastrelle bianche, Argenta stava in piedi vicino alla doccia ormai completamente priva di vestiti con i lunghi capelli argentei che ricadevano delicati lungo le spalle e sulla schiena.
« Sei arrivata, finalmente. »
Commentò la ragazza girandosi verso la porta.
Il bastone, purtroppo, era rimasto appoggiato verso l’ingresso e quindi non poteva davvero vedere l’espressione stupita di Seiya davanti a lei. Lo poteva immaginare, però.
« Che c’è? Non avevi mai visto qualcuno senza i vestiti prima d’ora? »
La sua voce velata di sarcasmo fu la sveglia che occorse per potersi riavere da quella situazione imbarazzante.
C’era un piccolo sgabello vicino a dei rubinetti con una bella ciotola e dei saponi per lavarsi, sebbene nutrisse ancora un po’ di disagio l’aiutò a sedersi e cominciò a lavarle la schiena cercando di non badare troppo alla situazione e di pensare ad altro.
« … Le hai raccontato tutto, Seiya? »
Fermò il movimento delicato della spugna lungo il braccio di lei qualche attimo.
« … No … Abbiamo un accordo. »
E il movimento ripreso quanto bastava per poi passare la spugna, ancora piena di schiuma e di sapone, ad Argenta perché completasse il lavoro da sola mentre lei prendeva un tubetto di shampoo e lo apriva per versarne il contenuto sul palmo della mano.
« Molto bene, dopotutt - »
Un eccesso di tosse improvvisa le impedì di completare la frase.
La spugna le cadde di mano mentre portava la mano contro le labbra, la tosse sembrava aumentare fino a quando Seiya non si accorse che dagli angoli delle mani scendevano piccole gocce cremisi che si mischiavano con l’acqua e il sapone appena utilizzato.
Quando Argenta spostò la sua mano dalla bocca era completamente sporca di sangue. Seiya sbarrò gli occhi e guardò preoccupato la sua misteriosa datrice di lavoro, sebbene sapesse cosa accadeva, glielo aveva spiegato durante il viaggio, ancora faticava ad accettarlo e rimanere indifferente.
Una risata forzata fu la prima cosa che sfuggì dalle labbra di Argenta mentre si stringeva nelle spalle, la mano ancora sporca di sangue macchiò la sua pelle e non aveva bisogno di vedere per sentirlo chiaramente.
« Non mi resta molto tempo, vero? »
« Se aveste aspettato, invece di usare i vostri poteri, probabilmente ora non sareste in queste condizioni. Ma … » si fermò un istante prima di riprendere la spugna, scostare la mano di lei dalla spalla e ripulire il sangue prima che si rapprendesse.
« … Vi sono grata perché lo avete fatto per proteggere Usagi. »
Si sciacquò le mani dal sapone e riprese ancora un po’ di shampoo come prima; una parte del loro accordo prevedeva che in queste situazioni non ci fosse nessun compatimento. Doveva comportarsi come se nulla fosse accaduto.
Un sorrisetto compiaciuto allungò la linea delle sue labbra mentre le dita di Seiya scivolavano sulla nuca fra i suoi capelli.
« Sai perché ti ho fatto giurare di non rivelare niente, Seiya? Perché se lo sapessero, in particolare Usagi, al momento cruciale avrebbero degli scrupoli. »
Sì, lo sapeva e poteva benissimo immaginarlo.
Usagi era troppo generosa e dal cuore gentile; era una delle cose che amava di lei nonostante tutti gli anni che erano passati dal loro ultimo incontro.
« E non occorre.
Dopotutto cosa sono io … Se non un mero fantoccio che finge di essere umano? »

Finalmente, prima dell’ennesimo esame, ho trovato un po’ di tempo per scrivere anche questo nuovo capitolo.
Ti ringrazio Lyn81 per la tua recensione e spero continuerai a seguire la storia.
Critiche e suggerimenti sono ben accetti e non aspetto altro che sentire il vostro parere.
Al prossimo capitolo dove finalmente ci saranno tutti i personaggi!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


-Capitolo 4-

Quel giorno faceva molto caldo.
Sicuramente tra tutti, però, quello che ne risentiva maggiormente era proprio Mamoru nella sua tenuta di Tuxedo Mask.
Nessuno aveva mancato all’appello proposto da Argenta, la più interessata sembrava Rei, per qualche ragione che sfuggiva alla comprensione di Usagi, ma alla fine nessuna si era sottratta al quel perentorio invito.
Seiya, il giorno prima, aveva fatto sapere ad Usagi che tutti sarebbero dovuti essere presenti nella loro tenuta di battaglia senza aggiungere altri dettagli. Nel cortile principale del tempio di Hikawa si respirava un’atmosfera densa di tensione.
Haruka, Sailor Uranus, sembrava quella con l’espressione maggiormente contrariata e se ne stava in disparte con Michiru, poggiata contro una delle colonne principali del tempio e le braccia conserte.
« Insomma! Quanto dovremo aspettare ancora! »
Esclamò Minako esasperata da tutti quei minuti di attesa al caldo seguita a ruota da un sospiro di Ami, Sailor Mercury, non molto distante da lei che cercava di rabbonirla in qualche modo mentre trovava pieno sostegno in Makoto.
La situazione stava diventando davvero insostenibile man mano che i minuti passavano, Rei sembrava l’unica che non faceva caso al ritardo di Argenta, i suoi occhi vacui erano segno della tempesta di pensieri che si stava agitando dentro di lei.
Ancora pensava a quella visione che aveva avuto, al significato che poteva avere e al timore che presto si concludesse tutto con una nuova lotta.
Si stringeva nelle spalle mentre ripercorreva gli avvenimenti che avevano portato allo scontro con Galaxia, alla sofferenza causata da esso e tutto quello che aveva portato con se.
« Ma quanta confusione … »
La voce di Argenta interruppe la discussione che si era creata tra le Sailor del sistema solare interno portando la loro attenzione sulla loro ospite, la persona che le aveva convocate e che finalmente arrivava con diversi minuti di ritardo.
Haruka si spostava, indietreggiando in difesa e indurendo i tratti del suo viso nel momento in cui scorse, assieme alla donna dai capelli argentei, anche la figura di Sailor Star Fighter … Seiya.
Non erano mai davvero andate d’accordo, Usagi lo sapeva e osservava le due con crescente preoccupazione.
Argenta avanzava verso il gruppo con indosso lo stesso abito bianco con le cuciture in oro che aveva quando Usagi la conobbe al parco, il bastone, con la luna piena e la mezzaluna, nella sua mano e appena dietro di lei c’era Seiya.
Le guerriere Sailor non facevano che guardarla con crescente curiosità la stessa che aveva colto Usagi al loro primo incontro, si soffermavano sui capelli argentei e sul simbolo, una mezzaluna rovesciata d’oro sulla fronte, della famiglia reale del regno della luna.
Arrivata sui primi gradini dell’altare delle offerte si fermò voltandosi in direzione delle guerriere Sailor, Seiya al suo fianco teneva un’espressione seria che Usagi raramente le aveva visto e anche se avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa, si accorse che non riusciva a dire niente.
« Manca ancora qualcosa … » gli occhi celesti si spostavano sulla figura di Sailor Moon, nella sua tenuta eterna, un sorriso e poi andava a spostare lo sguardo verso Tuxedo Mask mentre dal suo bastone fuoriuscì un leggero raggio di luce argenteo che avvolse entrambi cambiando il loro aspetto.
Usagi ora indossava gli abiti da principessa della luna, Serenity, mentre Mamoru l’armatura di Endymion.
Guardavano sbigottiti quella loro improvvisa trasformazione, sebbene fosse già accaduto in altri contesti non erano mai stati indotti in quel modo.
« Molto meglio. »
Con quel commento il sorriso sparì dal volto di Argenta sostituito da un’espressione seria, non erano molti i gradini che la separavano dalle altre guerriere ma dal loro punto di vista, per motivi ancora sconosciuti, quello sguardo celeste come il cielo torreggiava su tutte loro e le faceva sentire piccole e insignificanti.
« Serenity, vostra altezza, principe Endymion e tutte voi principesse … Sono grata che abbiate accolto il mio invito.
Io sono Argenta, questo nome mi è stato dato tempo addietro e potete usarlo. Per lungo tempo ho servito la famiglia reale del regno della luna; dalla nascita fino alla distruzione completa per opera della regina Beryl. »
I suoi occhi per un momento si velarono di una profonda malinconia.
Nel brusio generale che era seguito a quella confessione, Usagi ebbe l’impressione di essere l’unica ad averlo scorto.
Haruka, Michiru e Setsuna ascoltavano con estrema attenzione le parole di lei senza interrompere, pazientemente.
« Sono venuta da voi, ora, per informarvi che presto accadrà qualcosa di terribile. L’oscurità sopraggiungerà sulla terra e tutto il mondo sarà coperto dai ghiacci eterni. »
Rei ebbe un sussulto a quelle parole e gli occhi di Argenta, comprensivi ma allo stesso tempo seri e imperscrutabili, si posarono sulla guerriera del fuoco e annuì con un cenno del capo.
« Principessa di Marte, immagino tu abbia già avuto un presagio di quanto accadrà … »
Un cenno di assenso da parte della mora e tutta l’attenzione fu rivolta a lei.
« Non era chiaro … » si affrettò a spiegare sotto gli occhi attenti delle sue compagne. « era più come una promozione sfocata. Un avvertimento dal futuro … »
Setsuna, Sailor Pluto, sembrava ora particolarmente interessata al discorso che cominciava a prendere forma anche per lei.
I suoi occhi ametista avevano scorto qualcosa in Argenta, qualcosa di familiare, ma era un ricordo lontano di una vita che sembrava non appartenerle più.
« Quello che hai visto era solo un assaggio di ciò che accadrà tra un anno … »
« Un anno … ? »
Stavolta fu Usagi a dare voce alla domanda generale. Un cenno di assenso da parte di Argenta che si affrettava a riprendere la sua spiegazione.
« Sì, tra un anno … Per scongiurare questo cataclisma tu, principessa Serenity, lascerai alle spalle il nome di Sailor Moon e diventerai Regina. Neo Queen Serenity! »
Alle parole di Argenta calò il silenzio generale tra le guerriere Sailor.
Gli occhi color del cielo erano privi di esitazione e di incertezza, al contrario quello delle sue interlocutrici, in particolare Sailor Moon, sembravano maggiormente sconcertati e pieni di domande alle quali occorreva una risposta.
La prima a farsi avanti con atteggiamento scostante fu Sailor Uranus, incapace di trattenere ulteriormente il suo pensiero, ignorando le parole di Sailor Neptune, Michiru, accanto a Sailor Pluto si era fatta largo tra le guerriere e ora si trovava davanti ad Argenta.
« Ora basta con queste stupidaggini! » esclamò Sailor Uranus. « Non possiamo fidarci delle tue parole. Per quanto ne sappiamo ... L’aggressione verso la principessa poteva anche essere un tuo piano per ottenere la sua fiducia e quella di tutti noi. »
« Ma come ti permetti!? » la voce di Seiya era carica di risentimento almeno quanto quella di Haruka.
Argenta appariva del tutto indifferente a questo scatto improvviso, si limitò a piegare il braccio destro, quello che reggeva il suo bastone, con l’intento implicito di bloccare i movimenti di Seiya e non farla allontanare da lei.
« Principessa di Urano, le tue preoccupazioni sono più che corrette. Hai ragione a non fidarti di me; sarebbe strano il contrario. »
Nessuno aggiunse altro.
Le parole di Argenta non facevano altro che riflettere quello che era il pensiero di tutti, Haruka, dopotutto, si era solo limitata a dire quello che nessun altro sembrava avere il coraggio di fare.
Eppure Usagi non si sentiva così. Lei guardava Argenta e sentiva di fidarsi di lei, completamente.
« Argenta, sarebbe possibile avere qualche altra informazione su quello che dobbiamo aspettarci? »
A fare quella semplice domanda era stata Ami, Sailor Mercury, gli occhi cristallini erano come acqua pura; quieti e calmi.
Gli angoli delle labbra di Argenta si incresparono lentamente verso l’alto.
« Finalmente una domanda intelligente! Non potevo aspettarmi di meno dalla principessa di Mercurio. »
La risposta di Argenta fu particolarmente vivace, sorprese persino Seiya che doveva conoscerla da un po’ più di tempo rispetto a loro, ma le domande non sembravano finire dato che alla domanda di Ami seguì quella di Makoto.
« E’ da prima che ci chiami “principesse”, per quale ragione? »
« Risponderei volentieri a queste domande … » per un momento gli occhi di Argenta, i tratti del suo viso e la sua postura divennero rigidi e privi della solennità che l’aveva accompagnata pochi minuti prima. « Ma temo che abbiamo ospiti inattesi. »
Tutte le guerriere si girarono in direzione dell’ingresso del tempio dove alcune figure oscure si stavano accalcando, Usagi sbarrò gli occhi mentre sentiva la fronte madida di freddo sudore quando i suoi occhi riconobbero in quelle figure la stessa che giusto l’altro giorno l’aveva attaccata.
Il braccio di Mamoru si chiuse attorno al suo fianco mentre nell’animo della protetta di Marte si faceva strada un profondo senso di delusione misto a rabbia.
Quelle creature stavano calpestando un suolo sacro come quello del tempio; non poteva assolutamente accettarlo.
« Che cosa facciamo … Sembrano non finire mai! »
« Ormai siamo circondate! »
Le voci della guerriera di Giove e di Venere raggiunsero un’inespressiva Argenta mentre Seiya, preoccupata dell’avanzare delle creature, osservava la scena con crescente turbamento. Era la prima volta che vedeva questi “demoni” ed erano anche peggio di come Argenta li aveva descritti.
Erano privi di una qualche struttura fisica, forme indistinte che sembravano agglomerati di oscurità.
« Argenta … » la sua voce era un lieve sussurro appena percepibile all’orecchio.
Fu allora che si girò verso la sua guardia del corpo, sorridendo in modo sereno come non le aveva mai visto fare prima, senza sarcasmo o ironia, lasciandola senza parole. Colpì leggermente il terreno con il suo bastone lasciando il suo corpo avvolto da un sottile strato di luce. Quando questo si dissolse i lunghi capelli erano intrecciati perfettamente con fili dorati che riflettevano la luce del sole, il corpo ben coperto da una divisa alla “marinara” come le altre guerriere – la gonna aveva un colore grigio argento che sfumava nell’oro – e sulla fronte splendeva il simbolo a mezzaluna.
« Non possiamo restare con le mani in mano … » gli occhi fissi sulle guerriere del sistema solare esterno le quali ricambiavano con una certa diffidenza. « Anche se non vi fidate di me … Adesso non avete altra scelta! Dobbiamo proteggere i nostri sovrani! »
Le sue parole colpirono con energia i punti giusti.
Non stava chiedendo di essere accettata nel gruppo ma di cooperare per proteggere qualcosa di importante, la causa per la quale stavano lottando e per la quale avevano sacrificato tutto della loro esistenza.
« Seiya, resta vicino alla principessa. »
« Va bene. »
« Aspettate! » la voce di Usagi interruppe quel veloce scambio di battute tra la Sailor Starlight e Argenta. « Anche io posso combattere! »
La determinazione di lei brillava nei suoi occhi come un fuoco che non poteva essere domato, quando Argenta voltò il capo verso di lei, però, non trovò sorpresa e nemmeno assenso: soltanto un profondo gelo.
Uno sguardo duro, freddo e distaccato, per un momento si trovò ad esitare facendo un paio di passi indietro mentre Mamoru osservava la scena con la stessa serietà.
« Mi dispiace, principessa, ma non posso permettervi di fare una cosa del genere. »
La mano destra si protese verso Usagi mentre avanzava verso di lei, gli occhi cristallini sembrava volessero trapassarla da parte a parte tanto che il respiro le morì in gola.
Sul petto, all’altezza in cui si trovava la spilla, posò la sua mano Argenta mentre pronunciava alcune parole in una lingua che non aveva mai udito prima di allora.
Un leggero fascio di luce e poi si ritrasse lasciando Usagi, stretta tra le proprie braccia, senza parole. Gli occhi ancora sbarrati dal terrore mentre alcune gocce di sudore freddo scivolavano lungo la fronte.
« Che cosa le hai fatto?! »
La voce carica di rabbia di Mamoru si aggiunse agli sguardi preoccupati di tutti i presenti.
« Questa non è la battaglia di Sailor Moon. Il suo momento arriverà. Fino ad allora … Ho imposto un sigillo sulla sua spilla e non potrà più trasformarsi. »

Salve a tutti o pochi lettori.
Mi ero scordata? Certamente no, diciamo solo che sono stata presa da alcune faccende di carattere lavorativo e scolastico/universitario.
Come sempre grazie a chi ha commentato e ha seguito la storia ~

 

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Capitolo 5
*** AVVISO ***


AVVISO A TUTTI:

Salve a tutti miei pochi ma buoni lettori ~ Come avrete notato i capitoli escono a rilento e non per mia volontà. Non sembra, anzi sembra visto che scrivo alla buona, ma presto dovrò laurearmi e le mie energie stanno venendo risucchiate dalla tesi. Non dimentichiamo che ogni tanto lavoro anche ... Insomma, chi più ne ha più ne metta. Il prossimo capitolo uscirà a breve, non temete, questo avviso è solo a puro scopo informativo per spiegare la ragione dei miei ritardi. Ringrazio di cuore tutti voi che avete recensito e condiviso con me i vostri apprezzamenti e pensieri; vi sono davvero grata. A presto ♫

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


-Capitolo 5-

Come corpo morto cadde sul letto della propria stanza mentre tra le mani stringeva saldamente il suo cuscino.
Gli occhi celesti chiusi ripercorrevano gli eventi di quella battaglia.

Quei demoni, come li aveva definiti Argenta, non avevano una struttura definita come gli altri che aveva conosciuto nel corso delle lunghe battaglie per proteggere la Terra.
Nei loro corpi nebulosi si potevano intravedere dei frammenti di carne, pelle umana, forse, attraversare quel manto di oscurità.
Argenta guidava l’attacco.
Rispetto a qualche giorno prima, quando l’aveva vista usare quel suo misterioso potere, in questa occasione si limitava a colpire i demoni con il suo bastone.
Il suo corpo sembrava muoversi come il vento, agile e silenziosa, scuotendo l’oscurità che stava circondando il tempio.
Lei guardava, incapace di fare qualunque cosa.

Le mani spingevano il cuscino verso l’interno per premerlo con maggiore forza contro il proprio viso.
« Usagi … »
La voce di Luna giungeva con una nota vivida di preoccupazione, la stessa che si poteva scorgere nei suoi occhi felini, incapace di dare un valido aiuto alla sua più cara amica e principessa in un momento così delicato.
Si limitava a guardare, seduta sul bordo della finestra fino a quando, interrompendo quel silenzio pesante, non giunse il bussare alla sua porta.
« Odango … »
Seiya.
« Vattene! »
La sua voce giungeva soffocata dal cuscino che premeva contro il suo viso.
Riusciva quasi ad immaginare l’espressione affranta di Seiya in quel momento, la nuca poggiata contro la porta e l’anima in frantumi.
Perché?
Perché riusciva ad immaginare quella scena così bene?

Alcuni demoni si erano staccati dal gruppo principale e si dirigevano nella sua direzione.
Mamoru aveva estratto la spada dal fodero da qualche minuto ormai, respingendo alcune di quelle creature che avanzavano verso di loro, ma il lato dal quale combatteva era occupato e non poteva trattenere anche quella seconda “ondata”.
Non sopportava di essere così impotente soprattutto quando avrebbe potuto fare qualcosa, combattere al fianco del suo compagno e proteggere il tempio della sua amica.
Fu Seiya ad arrivare.
Il suo attacco veloce, luminoso e distruttivo, aveva spazzato via anche quei demoni che cercavano di avvicinarla.
Era provata, almeno quanto le altre guerriere, ma trovò la forza di sorriderle mentre si girava per andare ad aiutare Mamoru.
« Andrà tutto bene … »
Queste furono le parole che le sussurrò prima di riprendere a combattere al fianco di tutti gli altri.

Passarono i minuti e Seiya non udì nessun’altra riposta.
La fronte era poggiata contro la porta come la mano che aveva bussato, ma nessuno, nemmeno la voce di Luna, la gatta di Usagi, arrivarono da oltre quello stipite per smuovere quel silenzio che la opprimeva come un pesante mantello.
« Si è chiusa dentro? »
Il viso e lo sguardo di Seiya scattarono in direzione di Argenta, poggiata con la schiena alla fine del corto corridoio del piano, il bastone, legato da una sottile corda, pendeva dal suo braccio a diversi centimetri da terra; teneva le braccia conserte.
Il suo tono ironico e non curante risultava essere difficile da sopportare, specialmente per Seiya in quel momento.
« … Sta zitta. »
La sua voce uscì bassa e sibilante, sentiva il proprio corpo pervaso da una strana carica di energia tant’è che lo sentiva tremare; partiva dai polsi per poi salire fino alla mente.
Si staccò dalla porta e andò incontro alla donna che sembrava non curarsi delle sue reazioni, rimaneva calma, poggiata contro la parete, gli occhi celesti fissi avanti e senza esitazioni.
« Perché non mi hai detto cosa avevi in mente, Argenta?! »
« Non fraintendermi … » la calma di lei era il contrasto con la rabbia della giovane Sailor Starlight. « Mi fido ancora di te, Seiya, ma sapevo che non avresti approvato. Anche se sapendo la verità dovresti comprendere le mie ragioni … »
Per un momento esitò, indietreggiando di un passo e mordendosi il labbro inferiore.
Un sorriso, seppure non di felicità ma di gratitudine, allungò gli angoli delle sue labbra mentre spostava il proprio peso in avanti per sollevare la schiena dalla parete.
« Le parlerò io.
Non dimenticare mai Seiya: è tutto parte di un progetto più grande. »
La cosa peggiore in tutta quella faccenda era proprio sentirsi impotente, incapace di fare qualsiasi cosa di concreto per la persona che amava, ma le parole che Argenta aveva pronunciato al loro incontro risuonavano nella sua mente ed erano la sua unica consolazione e certezza per gli avvenimenti futuri.
Argenta si era avvicinata alla porta e senza bussare, senza aspettare una qualsivoglia forma di consenso da parte di Usagi entrò nella stanza e colpendo delicatamente la porta con il dorso delle dita e guardandola dallo stipite.
Luna fu la prima a reagire alla presenza nella camera della ragazza, un balzo e scese a piedi del letto pronta ad attaccare, graffiare per lo più, la malaugurata che avesse osato avvicinarsi alla sua protetta.
« Argenta … ! » aveva solo pronunciato il suo nome ma la tensione, la rabbia e non celata anche un poco di paura. Sì, Luna non conosceva il vero potenziale di quella donna misteriosa e quel poco che aveva visto, osservandola combattere contro i demoni che li avevano circondati, non era rassicurante.
Gli occhi celesti della donna sembrava schernissero il tentativo di Luna di difendere Usagi, in realtà, sarcasmo a parte, era colpita dalla fedeltà di quest’ultima verso la propria padrona.
« Dunque … intendi stare sdraiata su quel letto a piangerti addosso ancora per molto? »
Le parole di Argenta colpirono il bersaglio senza nessuna difficoltà.
Quando Usagi alzò il viso le rivolse un occhiata severa, uno sguardo raro che raramente riservava a qualcuno, e fu allora che la vide mentre si accomodava sul letto accanto a lei. Il materasso si abbassò solo un istante mentre la mano della donna andava a poggiarsi con il palmo sulla guancia di Usagi.
« Non è questo lo sguardo che una futura regina dovrebbe avere. »
« Argenta … ! »
« Sei arrabbiata? Vorresti colpirmi per quello che ti ho fatto? » mentre parlava si sporgeva in avanti con il viso, sorridendo beffarda dell’espressione contrita di Usagi.
Luna, dal canto suo, era indecisa se aggredire Argenta oppure intimarle ancora di stare lontana.
Se avesse attaccato e lei reagito? Non sapeva ancora quale potere portava con se, ma solo guardarla combattere nel tempio le aveva trasmesso un brivido; se avesse fatto sul serio, pensò, il mondo avrebbe rischiato la distruzione.
« Lasciala stare, Argenta! »
« Mi meraviglio di te, Luna, per essere stata inviata sulla Terra per assistere la futura regina non hai svolto un lavoro poi così decente. »
« Ora basta! »
Finalmente Usagi parlò.
Il suo corpo era attraversato da una sottile corrente elettrica tanto da farla tremare un poco. Nei suoi occhi cristallini si poteva leggere un profondo rammarico, o forse era solamente tristezza mista a delusione, prima di aggiungere qualcosa si morse le labbra come a cercare le parole giuste da dire anche se era difficile.
« Non ti capisco … »
Luna e Argenta si erano placate alla voce velata di tristezza di Usagi.
« So che posso fidarmi di te, lo sento, ma … perché? Perché mi hai lasciato guardare mentre le altre si battevano per difendermi? »
Dopo la battaglia con Galaxia si era ripromessa una cosa: nessuno dei suoi amici sarebbe più morto per cercare di proteggerla. Nessuno.
Non voleva essere una principessa tragica, come in passato, voleva essere artefice del suo destino e combattere per proteggere le persone che amava.
Argenta le rivolse una lunga e seria occhiata prima di riprendere a parlare, rispondendo così alla sua domanda senza nessuna esitazione.
« Usagi … Una regina non protegge solamente il suo popolo e le persone a cui tiene.
Hai ancora molte cose da imparare e una di queste è il distacco: a volte devi rinunciare a qualcosa per poterne salvare un’altra. »
« Cosa … ? »
« Il tuo desiderio di proteggere le persone che ami è una buona qualità, ma per diventare una regina non basta e le scelte che farai non potranno essere dirette solo per coloro a cui tieni … dovranno essere per l’intero pianeta! »

La voce di Argenta era strana e per un momento Usagi sembrò persa, vacillante nella sua determinazione, catturata da quegli occhi azzurri come il mare dopo la tempesta si sentì trascinare di nuovo alla battaglia di qualche ora prima

 

La battaglia era terminata. I demoni erano stati sconfitti.

Le guerriere Sailor erano provate dallo scontro e ognuna di loro sembrava sul punto di cadere a terra; anche le guerriere del sistema solare esterno sembravano completamente esaurite dalla battaglia.
L’unica con ancora la forza di stare in piedi era Argenta, sostenuta da Seiya, poggiata contro le colonne torii che segnavano l’ingresso al tempio.

Usagi guardava tutti sentendosi impotente, accanto a lei Mamoru la sosteneva e le trasmetteva un profondo senso di tranquillità. Poggiando la mano su quella di lui i suoi occhi indugiarono su Seiya, accanto ad Argenta, e sul suo profilo illuminato dalla luce cremisi del sole al tramonto. La stretta sulla mano del fidanzato si fece più intensa, tanto che lui la ricambiò intrecciando le dita con quelle di lei e guardandola con un profondo affetto che non veniva celato dai suoi occhi celesti.

« Ascoltatemi … »

La voce di Argenta irruppe nel silenzio dopo la battaglia catturando la completa attenzione delle guerriere.

« Questa battaglia sarà diversa da tutte quelle che avete affrontato finora. » Nel parlare si era spostata dalle colonne e da Seiya, lei si limitava a guardarla con rispetto e in religioso silenzio come tutti gli altri. « Non posso chiedere a nessuna di voi di farsi avanti, senza preoccupazioni e combattere. Se qualcuna di voi si volesse tirare indietro, allora … » Argenta prese un profondo respiro e continuò a parlare « … Allora potrete tornare alla vostra vita di tutti i giorni. Una vita normale, senza più battaglie. E’ una vostra la scelta, da essa dipenderà il vostro futuro. »

 

Se ripensava a quelle parole riusciva ancora a ricordare la confusione, il dubbio e la sorpresa sul volto di tutti i presenti. L’unica che non sembrava scossa da quelle parole era Seiya, perché lei conosceva la vera ragione per la quale Argenta era lì, pensò Usagi, per quel motivo non voleva parlarle in quel particolare momento.

« Argenta … tu chi sei veramente? »
Quella domanda nacque spontanea sulle labbra di Usagi, ipnotizzata dalla stessa Argenta in un modo che lei non capiva. Luna, dal canto suo, era rimasta senza parole e incapace di fermare il fiume di “assurdità” che la donna stava propinando alla sua protetta.

Intanto, Argenta si accomodò sul letto e carezzò con gentilezza la guancia della giovane donna sorridendole in modo dolce e affettuoso. Era quasi un paradosso, considerando come ella si rapportava solitamente.
« Sono solamente una sacerdotessa che serve da molti anni la famiglia reale. »

Non ebbe il tempo di fare nulla.
Argenta posò le labbra sulle sue sfiorandole con la delicatezza che si poteva avere davanti a qualcosa di fragile. Usagi rimase completamente paralizzata, gli occhi celesti completamente spalancati e l’animo in subbuglio.
« Argenta! »

La voce di Seiya irruppe nella stanza senza celare la rabbia per quello che era accaduto costringendo Argenta a ritrarsi, accennando una risata e mormorando poche parole che Usagi riuscì a stento a capire.
Sulle guance era appena velata di rosso per l’imbarazzo creato dalla situazione che sembrava non toccare minimamente Argenta, perfettamente tranquilla e padrona della situazione; persino Luna era rimasta impietrita davanti a quel bacio.

« Non c’era bisogno di arrivare a tanto! »
« Rilassati, non l’ho mica morsa. »
Tenendo sempre in mano lo stilo che nascondeva il suo bastone superò con una strana giravolta Seiya, sorridendo sorniona e poggiando una mano sullo stipite della porta.
« Io vado a divertirmi, non aspettatemi in piedi! »
E uscì, portandosi dietro la scia di una tempesta.

Seiya aveva ancora le mani serrate in un pugno mentre guardava con rabbia il punto della porta in cui si era appoggia Argenta, si morse le labbra cercando di trattenere tutte le parole che in realtà voleva dire e posò lo sguardo su Usagi, ancora sconcertata da quel bacio (sebbene non fosse il primo con qualcuno dello stesso suo sesso) e Luna che cercava di farla tornare in se.

Guardandola le tornarono in mente le parole che la donna disse dopo la battaglia di quel pomeriggio, ma soprattutto quello che le aveva detto prima di partire per la Terra.

« Se sei davvero innamorata della principessa Serenity allora ti darò l’occasione che non hai avuto in passato di farla tua, per sempre. In cambio, Seiya, tu che sei l’unica a conoscenza della mia vera identità e della mia missione ti chiedo di non farne parola con nessuno. Abbiamo un accordo? »

Era spregevole quel suo modo di pensare? Quel suo desiderare la “sua” Odango nonostante fosse chiaramente innamorata di Mamoru?

La vera ragione per la quale era tornata, però, era solo quello di rivederla e mai l’avrebbe fatta soffrire.

No, non avrebbe mai fatto nulla che le causasse dolore. Mai.

 

******

 

In quel momento, Argenta si trovava sul tetto della casa di Usagi e osservava pensierosa il cielo farsi più scuro e coprirsi di stelle. La luna splendeva sempre nel cielo e alla notte tornava a mostrarsi agli occhi degli esseri umani, guidandoli nelle tenebre e vegliando sui loro spiriti.

Appoggiato nello spazio tra il petto e la spalla c’era il suo bastone, il suo scettro personale ora completamente rivelato.
« E’ quasi ora … » mormorò a voce bassa mentre il primo vento della sera muoveva le ciocche argentee dei suoi capelli.

Si alzò dal tetto e con un balzo atterrò sulla strada poco distante dall’abitazione, indosso la sua divisa da guerriera Sailor e un ghigno ironico che allungava gli angoli delle labbra mentre reggeva nella mano destra il suo bastone.
« … Che i giochi abbiano inizio! »

Salute popolo di Efp, sono riemersa dalle tombe più oscure.
No, scherzi a parte, ho solo trovato un momento per finire quello che avevo cominciato tempo fa.

Non so davvero come ringraziarvi per tutti i commenti e il supporto che state dando a questa storia, ma sono felice di sapere che sta suscitando il vostro interesse.

Rispondendo ad alcune domande, in particolare le mille e più di Shelly2010, purtroppo se ti spiegassi tutto quanto ti farei uno spoiler enorme e non sarebbe corretto ma posso spiegarti perché ho deciso di lasciare Seiya come donna.

Nell’anime, in realtà, il fatto che siano uomini che si trasformano in donne è stata una specie di forzatura voluta dai produttori  e Naoko Takeuchi, la sensei che ha disegnato il manga, non fu soddisfatta di questo cambiamento. Quindi, sebbene  io usi la Seiya versione manga mi rifaccio anche alla versione anime. Una via di mezzo, ecco. La ragione per la quale è con lei ho cercato di esporla in questo capitolo e spero di avervi dato altre idee.

Tranquilli, la storia non l’abbandono: fatemi laureare e cercherò di aggiornare quanto più di frequente possibile. Promesso.

Non vi posso garantire che non si “soffrirà” un poco ma è il bello delle storie, giusto?
AH! Dal prossimo capitolo faremo le cose in modo diverso. Argenta incontrerà una ad una le guerriere Sailor, quindi nel prossimo capitolo ci saranno solo Ami e Argenta. Vi lascio questa immagine fatta con un dollmaker online di Argenta versione guerriera Sailor. Il bastone è fatto male, ma purtroppo non c’erano molti materiali di scelta, chiedo venia.

Bastone di Argenta: bianco, base rotonda e con i cima una luna piena d’argento con in mezzo la mezzaluna dorata, simbolo della famiglia reale.

Link: http://lucisettembre.tumblr.com/post/102371024357

 

 

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