Il destino li ha separati ora li riunirà?

di Leonetta99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il destino gioca con il nostro amore. ***
Capitolo 2: *** Letteratura ***
Capitolo 3: *** Uscita in discoteca ***
Capitolo 4: *** è difficile dimenticarmi? ***
Capitolo 5: *** Il nostro angolo di paradiso ***
Capitolo 6: *** discoteca. ***
Capitolo 7: *** Problemi ***
Capitolo 8: *** Carcrossed ***
Capitolo 9: *** Non sono perfetto ***
Capitolo 10: *** Montagna ***
Capitolo 11: *** Trent ***
Capitolo 12: *** L'acqua spegne il fuoco. ***
Capitolo 13: *** Leon pov. ***
Capitolo 14: *** Leon pov- (2) ***
Capitolo 15: *** 14. La corsa ***
Capitolo 16: *** Felicitá ***
Capitolo 17: *** cerco pace nella pioggia ***
Capitolo 18: *** 18. cresco e torno ***
Capitolo 19: *** Ecco la fine che non è la fine - . ***



Capitolo 1
*** Il destino gioca con il nostro amore. ***


Violetta è una ragazza come le altre. Ha diciassette anni e fa il liceo classico, una normale scuola dove si studiano materie come: matematica, italiano, storia, geografia e solite cose che siamo stanchi di sentire. Vi direi che è una ragazza normale nell’ aspetto fisico, ma non voglio mentirvi perché ucciderebbe la vostra autostima e io so che è molto poca. Ha dei capelli sul castano dorato con delle sfumature bionde che arrivano alle spalle con delle onde che quando si muove la fanno sembrare una principessa. Un paio di occhi da cerbiatta, color nocciola che addolcirebbero chiunque. È magra e ama vestirsi con colori pastello che le fanno risaltare le forme. Ha un sorriso meraviglioso che solo pochi hanno conosciuto anzi se escludiamo suo padre, la zia e la madre posso dire che solo uno lo ha conosciuto veramente. Violetta è una grande guerriera ma si sa che anche le donne più forti dietro una corazza quando vengono colpite possono diventare sensibili e vulnerabili. Lei è stata colpita da una malattia, come la chiama lei, l’amore. Stavate pensando male vero? Beh spero di avervi fatto tirare su un sospiro di sollievo o quasi almeno. Solo un ragazzo può curare quel cuore rotto che lui stesso ha spezzato, ma andiamo per gradi. Vi racconterò la sua storia.

3 mesi prima… 
‘Leon, sei strano che cos’ hai?” chiesi preoccupata al mio  ragazzo che se ne stava con le mani in tasca davanti a me perso nei suoi pensieri. 
”Dobbiamo finirla qui Violetta”, mi guardó con quei due occhi verdi che l’avevano fatta innamorare al primo sguardo cercai di aprire bocca, ma la gola era diventata secca, il cuore si era fermato e gli occhi avevano incomiciato ad inumidirsi. “Che cosa stai dicendo Leon? “, “Cio che è meglio per entrambi, questa cosa che abbiamo iniziato di nascosto non ha senso” ed e stato proprio in quel momento che scappai con un cuore spezzato con su inciso il nome di quel ragazzo che mi guardó scappare piangendo con una tale voglia di rincorrerla e baciarla fino a farsi male alle mani. 


Presente… 
Ricacciai le lacrime che stavano cercando di uscire, tre mesi erano passati e soffrivo sempre di piu. Mi manca,mi manca da impazzire anche se mi aveva fatta stare male per tutta l’estate. “Viluuuuuu” grido euforica la mia migliore amica Francesca. Lei non sapeva nulla, anzi nessuno sapevo di quella storia, avevano deciso di tener lontano gli altri per paura che si intromettessero e rovinassero tutto. “Stai sognando ad occhi aperti”. “No tranquilla sto bene” rispondo accennando un sorriso. Entriamo in classe e ci sediamo vicine come al solito. “Ti ricordi Federico?”, “Si, quello con cui ti senti da  questa estate”, “esatto” grida euforica battendo le mani. Federico è la cotta storica di Francesca, gli va dietro dal secondo anno di superiori quando  lui andava in terza e noi in seconda. Lui odia studiare quindi è molto diverso da lei,ma dicono che gli opposti si attraggono perciò lei non perde la speranza. Forse è per questo che tra me e Leon non ha funzionato, adoriamo le stesse cose  e amiamo suonare la chitarra entrambi anzi lui la sa suonare a me insegnava soltanto anche se amavo guardarlo suonare. Basta, devo smetterla, il mio mondo non gira intorno a lui. “Possibile che non mi ascolti mai?", “scusami” rispondo abbassando il capo. “Va bene comunque c’è una novità” continua super euforica e io la guarda con aria interrogativa cercando di capire di cosa stia parlando. “Prego, un attimo di attenzione, vi presento i nostri due nuovi componenti della classe” annuncia la prof creando agitazione tra tutte le ochette della classe che aspettano solo qualcuno da divorare. Alzo gli occhi al cielo mentre vedo Francesca con un sorriso a 34 denti e subito vedo dove ha puntato il suo sguardo e quasi perdo l’uso del respiro vedendo Leon in tutta la sua bellezza accanto a Federico che squadrano la classe con le mani in tasca e uno sguardo di superiorità, il quale si ferma su di me ma non riesco a capire bene la sua reazione perché cambia subito direzione non guardandomi più. Da una gomitata a Fede che sembra incantato a guardare la mia migliore amica che tra l'altro è diventata tutta rossa. "Allora sedetevi pure ragazzi" dice il prof. "Vi potete mettere in quei due banchi in fondo dietro a quelle due ragazze"- e ci indica col capo- facendomi aumentare il battito cardiaco. I due seguono gli ordini e ci passano di fianco per poi sedersi dietro di noi. Sono inondata dal suo profumo, menta e tabacco. Non sopravviverò questo anno me lo sento. Ho il ragazzo del quale sono innamorata dietro e sapere che lui non mi guarda nemmeno mi ucciderà lentamente. 

Ciao Fran" sento la voce di Federico alle spalle mentre chiama la mia migliore amica, ma cerco di non girarmi per evitare di incontrare quei due occhi verdi. "Ciao Fede" la sento rispondere imbarazzata mentre si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Come stai?"-"B-bene tu?" sorrido sentendola balbettare. Sarà sempre la solita timida. "Bene grazie, ah e come si chiama la tua amica?" mi raddrizzo sulla sedia sentendomi chiamare e cercando di far finta di nulla, ma lei non me lo rende facile. "Lei è Violetta, la mia migliore amica" risponde lei allegra e io le sorrido girandoli educatamente verso di lui. A questo punto noto Leon con gli occhi fissi sotto al banco, sicuramente sul cellulare dato che non se ne stacca mai... 

Sto cercando qualcosa da mettermi dato che sono appena uscita dalla doccia mentre Leon se ne sta seduto sul mio letto col telefono in mano, non sopporto che sta con quell'aggeggio quando io sono con lui. "Che due palle" dico in preda a un attacco di incazzatura. Lui non mi nota e continua con quel cazzo di cellulare quindi glielo strappo di mano così che mi guardi subito infuriato. "Ma che cazzo fai? Dammi quel cellulare" dice subito lui alzandosi e avvicinandosi a me. "Io? Sei tu che te ne stai al cellulare mentre stai con me anche sapendo che non lo sopporto"-"Sei una rompipalle quando fai così"-"Ma come sei dolce, grazie" metto su un sorriso falso come una banconota da tre euro e gli lancio il cellulare così che se lo riprenda. Si rimette sul mio letto e continua a fare ciò che faceva prima. I ragazzi normali guarderebbero la propria ragazza cambiarsi, ma lui no. Lui deve starsene al cellulare a scriversi con chissà chi. Aspetta un'attimo, con chi cavolo si deve scrivere quello? 
Mi infilo velocemente un paio di pantaloncini e una canotta con la scritta love nera molto scollata sul davanti -così impara- e mi avvicino rubandogli di nuovo il cellulare. "Che hai ora?" mi chiede alzando gli occhi al cielo e mettendo il braccio dietro al capo guardandomi. Il mio sguardo si sofferma sui muscoli che si distendono quando lo tira e lo piega. Si, ho una fissazione per le sue braccia. E per le sue mani. E per i suoi capelli. E per il suo petto. Anzi ho una fissazione totale per lui quindi non sto ad elencare. "Con chi ti devi scrivere sempre tu?" appena sente la mia domanda mette su un sorrisetto e si siede prendendomi per i fianchi facendomi sedere sulla sua gamba. Metto su il broncio e lui continua a ridere. "Con chi pensi che io mi scriva?" mi chiede una volta che si riprende. Sbuffo e nascondo il viso sotto il suo collo. Odio mostrarmi gelosa davanti a lui, anche se lo sono e tanto, ma lo ammetto solo a me stessa. "Gelosona" mi dice lui accarezzandomi un braccio. "Mmh" rispondo chiudendo gli occhi. "Andiamo al mare?ah prima cambiati maglia grazie" dice lui facendomi alzare. "Gelosone" lo prendo in giro io così lui si gira e mi butta sul letto facendomi il solletico. Inizio a dimenarmi come una pazza e a ridere pregando pietà ma lui non mi ascolta. 
"Ti prego basta" lui smette e mi guarda sorridendo e si butta al mio fianco facendomi accoccolare a lui. "Il mare può aspettare, 5 minuti e andiamo" mi sussurra in un orecchio -"ma dopo ti cambi la maglia seriamente" -scoppio a ridere sul suo collo e lì gli lascio un bacio affondandoci il viso così da ritrovarmi coperta dal suo profumo. 

Menta e tabacco... 

ANGOLO AUTRICE: 
hola la pazza è tornata a pubblicare qualcosa anche se di penoso. Ho tante idee per questa storia ma naturalmente dovete aspettare per capire cosa succede e come stanno le cose. Vi avviso che ci saranno molti flashback simili nei prossimi capitoli. Sarà diversa dalle mie solite cose corte e piene di fantasia troppo surreale. Qui leon e violetta vanno a scuola come tutti noi è fanno una vita normale e presto scoprirete anche altri personaggi ed episodi che vi faranno arrivare alla soluzione di tutto. Buona lettura e spero vi piaccia. Al prossimo capitolo e recensite. Per chi mi volesse contattare sono @6gennaio2014 su Twitter quindi HOLAAA. Spero che vi piaccia quindi ciao ancora ciao. 

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Capitolo 2
*** Letteratura ***


"Piacere, sono Federico" - "Violetta" rispondo guardandolo. Federico è un bel ragazzo anzi molto più che bello. Porta il ciuffo alto ma non quanto quello di Leon e ci passa sempre le mani si vede che l'ossessione del suo vicino di banco è contagiosa. "Ciao Castillo" mi giro cercando chi mi ha salutata vedo quell'ochetta di Allison. Bionda, alta, occhi azzurri, una terza di reggiseno e una quantità di trucco così elevata da far invidia all'intera fabbrica della Kiko. 
"Allison" dico fredda lasciandogli un'occhiataccia. È la persona più odiosa del mondo. Si crede l'essere più bello della Terra e la più desiderata anche se tutti la rincorrono solo perché ha una villa con piscina e cambia ragazzi nel suo letto come le mutande. "Sempre simpatica eh? Non mi sorprende che nessuno ti sopporti"-"Abbiamo un dubbio comune allora" e aggiungo un sorriso ironico che la fa andare a sedere. 
Sento la mia migliore amica sghignazzare insieme alla sua cotta colossale e mi metto composta nel mio banco sbollendo tutto il nervosismo che mi fa avere quella finché non sento la SUA voce dietro di me: "Una tazza di acidità la mattina non la dimentichi mai eh". Dio quanto mi mancava la sua voce, così profonda e capace di mandarmi in paradiso. Cerco di risvegliarmi dai miei pensieri sdolcinati e rispondo a tono: "E tu non dimentichi mai la tua tazza di stronzaggine a quanto pare Vergas". Mi si spezza il cuore, anzi lo ha già rotto e calpestato. Mi manca, mi manca da impazzire, vorrei andarmene, dimenticare tutto e abbracciarlo facendomi accarezzare i capelli come faceva sempre quando ero agitata. "Mi hai fatto un complimento Castillo sappilo" mi dice con voce rauca sempre sussurrando anche se sono sicura che Fran lo abbia sentito come del resto Federico. Faccio finta di nulla e dirigo la mia attenzione sul prof di letteratura che parla di cose anonime, forse. "Allora ho deciso di darvi un lavoro di gruppo così per iniziare l'anno leggermente"-"Per poi ucciderci alla fine" aggiunge Federico facendo ridere tutta la classe. "Faccia poco lo spiritoso se non vuole finire come l'anno scorso" cerca di calmare così il suo ironismo ma sappiamo tutti che chiunque stia nel gruppo di Leon non si fa mai zittire da nessuno. "Tranquillo prof lo so che mi boccia solo perché mi vuole sempre al suo fianco" ed ecco che tutti scoppiamo a ridere. Beh una persona simpatica ci voleva in classe. "Comunque dopo questa utile interruzione continuo il mio discorso dicendo che i gruppi saranno formati da quattro persone e lavorerete su un testo di poesia romantico così da far contente le ragazze " aggiunge facendo lamentare i maschi presenti che sbuffano. "Bene allora i gruppi li decido io,sarò gentile dai" ed è così che inizia a elencare tutti i gruppi. Quello delle secchione, quello delle troie, finché non guarda me e Francesca. Ti prego fa che non stia facendo quel che sto pensando. "Voi quattro in fondo sarete insieme, ho visto che già circa vi conoscete"-"scusi prof ma chi è che non conosce Leon Vergas" ed ecco che se ne esce con la sua frase Allison Stone. Si sempre quella ma stavolta aggiungo il cognome. Troppo personale dire solo il nome. Ah non vi ho detto che la odio? Ah si giusto l'ho esplicitamente fatto capire. Il perchè? Beh ho detto, ma dimentico un piccolo particolare: ha una cotta per Leon. Sì, il mio Leon. Cioè non il mio, ma il nome è quello. Quando stavamo insieme lei ci provava in ogni momento e lui ne approfittava per darmi della gelosa. Giuro che se la nostra storia non fosse stata segreta l'avrei presa per i capelli per poi bruciarli per poi buttarla  giù dal balcone. "Sei famoso sentito?" Federico dice a Leon prendendolo in giro e lui scoppia a ridere. Sapete quella frase "quando lui scoppia a ridere, io scoppio a vivere?" ecco è il mio caso. È stupido lo so. Ma la mia vita quando c'era lui aveva un senso ora mi sento senza una meta. Mi sento sola. 
"Apparte questo, voi quattro sarete insieme, va bene? Violetta, Francesca vorrei che li faceste lavorare, non fatevi intimidire eh" rido mentalmente sentendo le sue parole. Io? Intimidire da quei due? Pff non ha proprio capito nulla di me. 
"Si prof" risponde Francesca calma. "Bene, ora vado, deve arrivare quello di latino" che felicità. 
Il prof se ne va e vediamo entrare quello di latino che tra l'altro c'è l'ha con me. Mi odia. E non poco anche. 
"Castillo, sei in classe. È un miracolo del nuovo anno" ma che simpatico. Tutti ridono ma io lo guardo male, ed ecco perché mi odia. Nell'ultimo mese di scuola quando stavo con Leon non entravo mai a lezione in orario. Chissà perché...

Entrò in biblioteca cercandolo in tutte le file di libri, tra studenti che ripassano o studenti che dormono. Cerco in tute le direzioni, ma non lo trovo. Dove cavolo si è cacciato? Gesticolo furiosa finché non sento due mani sulla mia vita che mi fanno girare così da ritrovarmi spiaccicata tra uno scaffale e il ragazzo più bello di tutto il pianeta davanti a me che mi guarda e mi tiene stretta. "Ciao" mi sussurra sulle labbra- "ciao" rispondo guardando le sue labbra. Nella corsia ci siamo solo noi quindi un bacio glielo posso anche rubare no? Neanche a pensarlo che le sue labbra premono sulle mie e la presa sui miei fianchi aumenta. Le mie mani finiscono sulle sue guance e dietro al suo collo giocando con l'attaccatura dei suoi capelli per poi immergere le mani nel suo ciuffo che adoro con tutta me stessa. La sua lingua gioca con la mia creando una danza illegale e passionale che solo noi capiamo. Mi viene così spontaneo baciarlo. È stato lui ad insegnarmelo e da lì è nata una vera e propria dipendenza dalle su labbra. "Devo ricordarmi di non venirti più a trovare a ricreazione" mi dice cercando di riprendere fiato appena si stacca. Mi mordo il labbro e mi avvicino al suo collo lasciandogli dei languidi baci che lo fanno sospirare. "Perché mai?" gli sussurro all'orecchio lasciando un bacio anche su di esso. "Mi spettini" mi risponde lui ridendo. "Ma sei così sexy quando sei spettinato" gli sussurro con voce rauca. "Giuro che se non la finisci tu in classe non ci torni più" mi minaccia guardandomi. Scoppio a ridere circondando con le braccia il suo collo e specchiandomi nei suoi occhi. "Non mi dispiacerebbe" gli dico guardandolo fisso negli occhi. 
"Attenta a ciò che dici" mi avvisa guardandomi sorridendo. Amo il suo sorriso, è qualcosa che vorrei avere solo io perché è così bello che nessuno meriterebbe di vederlo. "Devo andare" gli dico ricordandomi di avere quello stronzo del prof di Latino. "NOOO" mi risponde come un bambino stringendomi di più. "No devo andare seriamente, niente è peggio di quel tizio" mi allontano da lui tenendogli la mano ma cercando di andare verso l'uscita. Lui mi guarda male e poi dice "L'astinenza è molto peggio piccola, l'astinenza" io scoppio a ridere prendendo la strada verso la mia classe non trovando nessuno per i corridoi. "Dopo sono tutta tua promesso" gli sussurro lasciandogli un bacio veloce a stampo.  *fine flashback*

"Dai facciamo questa cosa" esorta Francesca. Ci sediamo nei tavoli della biblioteca annoiati e già stufi. Dobbiamo fare quel lavoro di analisi su una poesia d'amore e finalmente potrò allontanarmi da lui. 
"Leggi tu Leon"-"che? Io? " dice subito leon alzando gli occhi dal suo telefono. "Si tu così ti stacchi da quell'aggeggio" li riprende il suo amico, grazie al cielo finalmente qualcuno glielo chiede. "Che rompipalle che sei, facciamo sta cazzata così prima finiamo prima me ne vado" dice con aria da duro. Perché fa così? Perché non cerca mai il mio sguardo? Perché fa finta non ci fossi? Cazzo io esisto come può aver dimenticato tutto. Prende il foglio e legge la poesia. 

Quando si ama al massimo delle nostre forze ,
spesso si rovina cio' che amiamo.
 
Rinuncia al tuo potere di attrarmi ed io
 rinuncero' alla mia volonta' di seguirti.
 
Dubita che le stelle siano fatte di fuoco
dubita che il sole si muova
dubita che  la verita' sia bugiarda
ma del mio amore non dubitare affatto
 
Se la musica e' il nutrimento dell'amore,
continua a cantare,dandomene in questo
modo senza alcun risparmio,in tal modo che,
ormai sazio,la mia fame si ammali e ne muoia.

Ascolto ogni sua parola e ogni sua pausa fino alla fine. Quando hai il cuore spezzato è normale che ogni poesia e canzone sembra che sia dedicata a te vero? Alza lo sguardo dal foglio e mi guarda. Verde e nocciola. Come se non fosse successo nulla come se non fossimo ancora al: "Io e te contro il mondo piccola". Niente mi farà dimenticare quella frase. Piccola. La sua piccola. 
Ad un certo punto distoglie lo sguardo e io lo abbasso. Federico e Francesca prendono a parlare di strofe, ricerche sull'autore eccetera e io continuo a pensare ai suoi occhi. 
Vedo delle ragazze che si avvicinano a noi guardando con occhi sognanti Leon e subito mi irrigidisco. "Ciao" dicono insieme. Due oche. Scusate oche non volevo insultarvi. "Ciao" risponde lui tranquillo. Iniziano a guardarlo con due occhi a cuoricino cercando di avvicinarsi sempre di più. Le guardo male ma loro fanno finta di nulla. 
"Scusate, noi stiamo studiando quindi potete provarci più tardi grazie" dico col tono più antipatico che posso mettere su e subito mi lanciano un occhiataccia e se ne vanno salutando Leon con un bacio sulla guancia con quelle labbra piene di rossette. Che schifo. Lui le saluta. Stronzo. Mi guarda con un sorrisetto a cui so definire un significato e si alza. Doppiamente stronzo. Fede si alza seguito da Fran e se me vanno salutandomi. Mi alzo pure io infuriata e prendo i miei libri e lo zaino sotto lo sguardo di Leon. Sto per andarmene quando mi prende per il braccio fermandomi e il mio corpo si trova appiccicato al suo petto. Il mio cuore e il mio ossigeno finisce e mille farfalle iniziano a svolazzare per il mio stomaco. 
"Vedo che il mostriciattolo verde della gelosia non ti lascia mai eh. Cerca di far finta di non esserlo almeno o ti notano subito piccola" e poi il vuoto. Non lo sento più vicino a me. Non mi sento più al sicuro. 
Sento solo quella parola 

Piccola... 
-Angolo autrice- 
Ecco qui la vostra autrice jortinosa e leonettosa. Aggiornamento da record. Una settimana e un giorno. Spero di riuscire ad aggiornare sempre un giorno alla settimana. Comunque spero questo capitolo vi piaccia. Ditemi se i flashback sono noiosi o in più diciamo. All'inizio ne metto perché voglio che capiate com'era la loro relazione ma nel prossimo ci sarà una scena tutta attuale poiché usciranno insieme e entreranno personaggi nuovi ehehe 
comunque grazie a quelle che leggono e recensisco e se mi desiderato solo @6gennaio2014 su Twitter. Alla prossima la vostra leonetta99. AH UN GRAZIE SPECIALE ALLE MIE FAN NUMERO UNO "leonetta win" che cercano sempre di prendermi spoiler LOL. E grazie a Fefe che è la creatrice di "piccola". 

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Capitolo 3
*** Uscita in discoteca ***


 
 
“Chiudi gli occhi” mi sussurra all'orecchio. La sua voce mi infonde sicurezza. Ho paura. Paura di non essere abbastanza per lui, paura di sbagliare, paura di non essere all'altezza delle altre. “Devi essere qui,con me” mi dice a un certo punto mettendosi di fianco a me. Abbasso il capo torturandomi il labbro e socchiudendo gli occhi. Prende il mio viso con le mani e mi lascia un bacio a stampo trasmettendomi tutta la dolcezza di cui ho bisogno. “Ho paura” sussurro sulle sue labbra e lui mi guarda. Mi legge dentro. Lo ha sempre fatto. Riesce a capire ciò che non dico ma ciò che penso. “Forse,ma non è questo che ti ferma”. Ed ecco che lo fa di nuovo. Provo a mentirgli ma non ce la faccio, non posso nascondergli nulla. “Io posso aspettare lo sai, ma c'è qualcos'altro di cui hai paura e che non mi dici”-”Leon, io e se...” non riesco a finire la frase che le sue labbra sono sulle mie. Dolci e passionali. Chiudo gli occhi spostando le mie mani al suo collo fino ai capelli mentre lui mi tiene stretta dalla vita. “Sei fottutamente problematica” mi sussurra riprendendo fiato, si sposta sul mio collo sfregandoci il naso e lasciandomi una scia di baci che mi fanno ansimare sotto di lui “ma mi fai impazzire” finisce la frase facendomi sorridere come una cogliona sentendolo. “Sbruffone” lo riprendo mentre rido non smettendo di toccare i suoi capelli. Continua la sua scia di baci continuando sulla scollatura della mia canottiera. “Toglila” dico sicura. Lo voglio. Lo voglio da oggi in biblioteca. Voglio essere sua, è mio e non mi interessa delle altre. Fanculo ora siamo io e lui e gli altri possono andare a farsi un giro. Mi guarda cercando la mia sicurezza che subito e trova. Fa scivolare la canotta verso l'altro e bacia ogni mio tratto di pelle. La stessa fine fa la sua maglia lasciando scoperto il suo petto. Come si contraggono i suoi muscoli. Li sfioro partendo dall'altro verso il basso sentendoli contrarre sotto il mio tocco. Mi avvicino al suo e inizio a lasciargli baci passionali e lenti che lo fanno sospirare. “Sei una piccola peste” sussurra facendomi ridere. Mi prende un fianco facendomi rotolare con lui così da finirgli sopra. Riprende il controllo della mia bocca e e mi metto a cavalcioni su di lui. Mette le mani sui fianchi nudi stringendomeli e accarezzandomi da dietro, mentre le nostre lingue giocano ad una danza sensuale mi slaccia il reggiseno togliendomelo lentamente. Mi guarda dolcemente ma allo stesso tempo con una malizia negli occhi e mi sussurra “Piccola cristo sei perfetta”. E cosi che riniziamo a rotolarci e baciarci. Si sentono solo i nostri gemiti e le sue parole tranquilizzanti. Ed è successo. Ho fatto l'amore per la prima volta con un ragazzo. Con Leon.

“VIOLETTA” mi alzo di scatto dal banco cercando di aprire gli occhi e guardo la mia migliore amica che mi guarda male. “Cosa?” rispondo cercando di riprendermi. “ehm no niente ti sei solo addormentata”-”e mi svegli solo questo? Tanto la prof non ci vede che vuoi che gliene freghi di me” lei sbuffa lanciandomi uno sguardo omicida e io alzo gli occhi al cielo. “Va bene Fran calmati” cerco di tranquilizzarla. “Tu mi vuoi bene vero?”-”Mmh certo” vuole qualcosa me lo sento. “E visto che mi vuoi bene faresti di tutto per farmi felice?” mi guarda facendomi gli occhi dolci. “Sputa il rospo che vuoi?”-”Beh ma cosa vai a pensare pff- ok eh va bene esci con me stasera?”. “I miei non mi lasciano uscire lo sai”-”uscivano a cena stasera hai detto quindi ci inventiamo qualcosa” chiede speranzosa. “perchè ci tieni tanto?” si avvicina e mi sussurra “Federico mi ha chiesto se ci univamo a loro stasera”-”Loro?”. “Sì,io, Fede, Camilla e LEON” sentiamo la voce di Ludmilla trovandocela davanti perfetta come sempre. Ed ecco a voi Ludmilla Ferro. Bionda, alta, fisico perfetto e sopratutto una delle ragazze più simpatiche della scuola. Ci siamo conosciute per caso alle macchinette un giorno e abbiamo iniziato ad essere amiche. Le sorrido e lei mi abbraccia. Ricambio felice di rivederla.”Allora stasera si esce juntos?” chiede con la sua solita voce allegra. “Devo convincere Vilu, comunque piacer Francesca”-vedo Ludmilla lanciargli un occhiata tagliente cercando di non farsi vedere da lei- “Si so chi sei” risponde cambiando tono indifferente e sprezzante. “La convinco io tranquilla” e così la fa uscire. “Smettila di trattarla male” le dico appena si rigira verso di me, “non la sopporto e non parliamone piuttosto allora stasera esci di nascosto?”-”No”. “Vieni, ti prego”. “Non ce la faccio, se dovesse iniziare a... “Non farà nulla perchè starai con me”-”va bene” sbuffo sonoramente. Lui mi sorride e mi abbraccia forte. “Vieni da me stasera”

"Mi rifiuto di mettere un vestito da troia" dico incrociando le braccia al petto. "Quindi mi dai della troia"-"No tu sei alta e bella su di me stonano"."sei impossibile"-"Lo so". Si mette a rovistare nel suo armadio e mi butta un paio di pantaloncini a vita alta a righe bianche e grigie con una camicetta bianca leggera e una giacca sopra più lunga. Ludmilla è semplicemente perfetta. Ha una gonna colorata simile alla mia e una maglia dentro. Mette in risalto le sue forme e la sua pelle bianca. Ci prepariamo e contente del nostro lavoro scendiamo vedendo la macchina di Diego, un "amico" di Lud e componente del loro gruppo. Questo esce guardando subito lei con aria maliziosa ma che non lo guarda di striscio e deluso rientra in macchina. Noto Leon nel posto davanti annoiato a guardare fuori dal finestrino e mi metto dietro con le ragazze. Francesca ha un sorriso a 38 denti. È bellissima. Porta una gonna nera a via alta e un top bianca con una collana.

Sono agitata. Se i miei mi scoprissero mi terrebbero in casa per il resto della mia vita. "Che hai?" chiede Lud. "Nulla" rispondo vaga.
"La principessa nella torre ha paura di essere beccata" la voce di Leon mi arriva alle orecchie. Non lo dice scherzando, è serio, freddo, distante. "Hai perso tutto il coraggio Castillo? La tua intraprendenza?" continua a prendermi in giro.
"Me l'hanno portata via" sussurro cercando di non farmi sentire da nessuno, ma lo vedo irrigidirsi e voltarsi per guardarmi.
 
La discoteca è rumorosa, grande e piena di persone. Ma non avete nulla da fare? Divano e film la sera non si fa più? Mi guardo attorno cercando di non perdere Lud dato che Fran mi ha lasciato per andare con Fede. Quei due finiranno insieme prima di quanto avessi mai creduto.
Mi volto verso Lud che lo guarda malinconica. "Dimenticalo. Pensa a Diego che pende dalle tue labbra" - "Quello? Vuole me solo perché non cado ai suoi piedi come tutte le altre" dice infuriata. "Non pensarci dai via a bere qualcosa"-"Andiamo"
La serata continua normalmente tra ballo scatenati tra me e Lud. Due drink in tutto dato che non lo reggo più di tanto. Potrei dare di matto e meglio di no. Un ragazzo alto robusto capelli neri mi si avvicina lanciandomi uno sguardo malizioso allora prendo Ludmilla e mi allontano. Cerchiamo gli altri con lo sguardo finché non li vediamo seduti sulle poltrone. Tutta la serata mi sono tenuta lontana da lui. Avrei potuto vederlo con qualcuna e non avrei potuto trattenermi. Ci avviciniamo a loro ma il ragazzo si presenta subito con la stessa espressione di prima. Mi fa paura. Mi mette in soggezione.
"Ciao sono Alex" si presenta a me guardandomi dall'alto al basso in continuazione. "Ehm"-"Bene ma nessuno te lo ha chiesto" risponde Lud. "Hey biondina perché non te ne vai? Devo parlare con la tua amichetta" un braccio la prende e se ne va così mi sento tremendamente sola. "Finalmente allora che dici se ci divertiamo io e te?"-"no grazie" rispondi tremante cercando di andarmene ma mi blocca il polso e mi tira indietro. "Non fare la difficile bambolina" è detto questo mi tocca una spalla ma subito qualcuno mi prende dai fianchi allontanandomi da lui. La mia schiena si scontra contro un petto, giro lo sguardo e noto che è Leon. Respiro sollevata e mi rilasso. "Vattene amico eravamo occupati" gli dice il ragazzo che dice dichiararsi Alex. "Ah si? Perché lei non mi sembrava tanto a suo agio" risponde lui tenendomi a se. "Levati dalle palle" gli scandìsce bene lui. Vedo Leon ridurre il suo sguardo a due fessure e mi sposta dietro di lui per farsi avanti. Stessa cosa fa Diego. Ed è ora che ho paura. Cominciano a provocarsi a vicenda finché Alex non sferra un pugno a Leon che fa alcuni passi indietro. Ora sono preoccupatissima. Mi metto davanti a Leon mettendogli le mani sul petto: "ti prego non peggiorare le cose non è importante" lui cerca di nuovo ma lo fermo. I nostri occhi sono uno perso nell'altro. Guarda Alex e gli lancia uno sguardo fulminante.
Mi prende la mano e usciamo da quel posto andando al parcheggio. Appena usciti ed espiro poi lo guardo e vedo che ha un po' di sangue sul naso. "Ti fa male?"-"Ho avuto di peggio" risponde toccandoselo. "Non toccarlo è peggio." si gira a guardarmi. "Che c'è ?" chiedo notando c'è mi guarda. Non risponde ci sta pensando. "Ti hanno rubato la lingua Vergas?"-"spiritosa quanto bella eh" mi prende in giro. "Stai dicendo che sono noiosa?"-"No sto dicendo che sei bella"

ANGOLO AUTRICE, 
ed eccomi qui. tutta per voii, no ok spero vi piaccia come stanno andando le cose e spero che questo capitoloa scopo sclerotico funzioni lalal ho sonno quindi non mi dileguo holaaaaaaaaaaaaaaa 

ps appena posso vi metto le foto dei vestiti delle ragazze :) 
GRAZIE GRAZIE ANCORAA TUTTE LE MIE LETTRICI. 

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Capitolo 4
*** è difficile dimenticarmi? ***


No sto dicendo che sei bella"

Son in macchina e per tutto il tragitto penso a quella frase detta dal ragazzo che ho vicino. Mi ha sempre detto che credeva che fossi bella, me lo diceva spesso perché la mia autostima è sempre stata bassa.
Siamo in macchina solo noi due. Come se fossimo tornati indietro nel tempo. A quando giravamo in macchina non sapendo dove andare e ascoltavamo musica a volume alto fregandocene di tutto. Oppure a quando passavamo ore in macchina a baciarci per nasconderci dai miei.
Non avrebbero mai accettato che io avessi un ragazzo più grande. Vogliono solo che io vada a scuola e prenda sempre massimi voti. Vogliono solo questo. Mi tocca uscire di nascosto perché non vogliono che io dorma poco, influirebbe sul mio reddito scolastico. "A che stai pensando?" mi chiede a un certo punto facendomi voltare il mio sguardo verso di lui. "Se mi beccano i miei mi cacciano fuori di casa" dico guardandolo mentre guida. Gira lo sguardo verso di me e mi scruta. "Lo hai fatto tante volte, dove hai messo il coraggio Castillo?"-"Eri tu quello coraggioso io non lo sono mai stata" dico girando lo sguardo verso fuori. Ho paura che capisca la mia voglia di abbracciarlo e sprofondare tra le sue braccia. "Io sono quello ribelle tu quella coraggiosa" dice . "Uscivo per stare con te quindi non trovo il motivo per cui io debba essere coraggiosa, non ci sei più tu che mi aspetti alla finestra" dico asciugandomi una lacrima che cercava di uscire. La macchina si ferma davanti a casa mia. Lui gira lo sguardo verso di me. Non lo guardo, slaccio la cintura e prendo la mia borsa. Ho paura di vedere cosa dice il suo sguardo. Potrei leggerci compassione. E non voglio, non da lui. "Violetta" mi ferma la sua voce, giro la testa e lo guardo. "Non dire nulla, parlo troppo mi spiace" chiudo la finestra e prendo il sentiero per arrivare alla mia porta.

Entro in casa sbattendo la porta e corro in camera. Mi butto sul letto fregandomi di tutto. Fanculo. Lo voglio qui. Voglio che mi abbracci così tanto da spaccarmi le ossa. Voglio che mi insulti dicendomi che sono permalosa e gelosa. Voglio morire dei suoi baci. Delle sue carezze. Voglio che mi provochi, come quella volta in biblioteca...

Eddai piccola" si lamenta Leon dandomi un bacio sulla guancia. "Smettila" rispondo fredda per quanto riesco. Siamo in biblioteca e io sto ripassando latino, certo con leon che mi da baci sulla guancia e sul collo. "Ti ho detto che quando sei gelosa sei bellissima?"-"zitto". Gli do una spinta e si rimette a sedere normalmente. " ma dai mi ha detto solo che può darmi ripetizioni di matematica" continua cercando di farmi addolcire o incazzare. No so quale sia il suo obiettivo. "È normale dirti che da ripetizioni di matematica. Quella troia" sfogo girando pagina creando pure una rottura di essa. Sbuffo e incrocio le braccia al petto. "Ma che fai in biblioteca quando la scuola finisce tra due giorni?"-"Ho l"ultima verifica oggi" lui alza gli occhi al cielo e si rimette a giocare al telefono. Stranamente.
"Vilu" sento la voce del mio migliore amico e alzo lo sguardo. "Tommy" lo saluto con un sorriso. "Che fai secchiona?"-"ripasso". Lui mi sorride e si siede davanti a me. Leon non lo sopporta. Dice che mi sta sempre intorno ma io non l'ho ascolto. È il mio migliore amico, diciamo. "Posso ripassare anche io qui?"-"se proprio devi" risponde in tono basso ma sentito Leon. Lo fulmino di nascosto con lo sguardo e lui alza gli occhi al cielo.
Tomas fa finta di nulla e si mette a guardare il suo libro, io faccio lo stesso fin quando non arriva Allison. Mia compagna di classe. Antipatica, cozza, troia. Tre parole dolci per descriverla. Un altro difetto? Ha una cotta per Leon.
Continua a guardarlo sognante e lui gli fa un sorriso. Stronzo. In quel modo sorridi solo a me. Lei inizia a parlargli e lui ascolta quando appoggio una mano sulla sua coscia. Sorrido a me stessa facendo finta di leggere e inizio a disegnare cerchi su di essa. Lo vedo stringere i pugni e mordersi il labbro. Salgo più in alto con la mano e continuando con i cerchi immaginari fin quando Allison non se ne va. "Ciao Leon" dice con i soliti occhi di cacciatrice.
PFF. Tolgo la mano e ridacchiò.
Sento il mio cellulare vibrare:
"Sei una bambina cattiva"
"La odio"
"Si sa"
"È una cozza"
"Si appiccica a tutti"
"Si appiccica a te"
"Per te tutte si attaccano a me, ma per me ci sei tu e lo sai"
Mollo il cellulare perché non so rispondere. Vorrei dirgli tante cose ma ho sempre paura di allontanarlo da me.
"Sei paranoica"
Guardo. Sorrido.
"Anche tu"
"Odio i messaggi, fai andare via lo spagnolo così ti bacio quanto mi pare?"
Scoppio a ridere e chiudo il libro.
"Ciao Tomas, a dopo" lo saluto con un sorriso. Prendo Leon per mano me lo porto via di lì. Lui se ne frega se ci guarda e mi segue.
"A dopo sto cazzo" rido davanti alla sua frase.
"Sei ancora più carino quando sei geloso" lo prendo in giro citando la sua frase. "Stronza, te la faccio vedere io"


"Che pensi Vilu?"-"Nulla" Ludmilla mi guarda male e io le sorrido. "Che c'è?" chiedo. "Il tuo nulla significa tutto"-"lo so bene" rispondo mettendole un braccio sopra le spalle e andando verso i ragazzi. Leon è appoggiato al muretto mentre sta fumando e ci ignora o almeno, mi ignora. Ho sempre odiato il fumo, ma lui quando lo fa sembra un Dio greco. Anzi forse lo è. Quella camicia rossa gli cade sui muscoli perfettamente. Cavolo adoro i ragazzi che si sanno vestire bene e lui non ha mai sbagliato un abbinamento.
"Castillo vuoi una foto? Dura di più." sento la sua voce prendermi in giro vedendo che sono l'unica rimasta a fissarlo mentre gli altri li ho persi. "Molto simpatico" gli faccio la linguaccia e mi siedo sul muretto dove lui è appoggiato. Fa finta che non ci sia e prende il cellulare. "Il lupo perde il pelo ma non il vizio" dico alzando gli occhi il cielo. "La ragazza perde i capelli ma non la lingua" mi dice sprezzante, "non esiste questo detto"-"avrebbero dovuto inventarlo"."stronzo" dico. Lui ride e si mette davanti a me buttando la sigaretta per terra calpestandola. "È quasi un complimento sappilo" mi dice appoggiando i gomiti senza fare pressione sulle mie gambe. "Ci hai fatto l'abitudine tutto qui" gli dico spostando una ciocca di capelli che gli era scesa. Mi mancano così tanto i suoi capelli. "Andiamo devo portare gli altri a casa in macchina? Vuoi un passaggio?" mi chiede spiazzandosi. "Se hai posto sì"-"per te sempre su".

Facciamo tutta la strada con la musica alta e fede che canta a squarciagola insieme a Ludmilla. Sono migliori amici anche se lei gli muore dietro. Lui sembra non accorgersene dato che sembra che si stia frequentando con Fran.
"Per te sempre" e allora perché non mi includi nella tua vita? Perché non continuiamo dove abbiamo concluso. È come se avessi perso le ali.
"Me diste alas"
Proprio così chiudo gli occhi prima di ricominciare a sognare o piangere dipende.

Tutti scendono e rimaniamo solo io e lui finché non si ferma davanti a casa mia e scende per aiutarmi. Lo saluto con un cenno e lo ringrazio.

"È difficile dimenticarmi?" ad un certo punto mi chiede. Mi rigiro e lo guardo. Ha le mani in tasta e lo sguardo fisso sui suoi piedi. Vorrei scoppiare a piangere in questo momento. Non so cosa dire, anzi sì dovrei dirgli di no, ma sono stanca di nascondermi dietro bugie e sorrisi finti: "Vuoi saperlo? Sì, è fottutamente difficile dimenticarti. Volevi sentirti dire questo? Sono stanca di nasconderlo. Complimenti, il tuo ego sarà ancora più grande ora" una lacrima scende. Un lacrima che significa tutto e niente. "Sei così stupida da credere che te lo chieda per il mio ego? Credi che sia facile per me? Credi sia facile beccare la propria ragazza a baciare il suo migliore amico?"

ANGOLO AUTRICE
hola a todos
allora tadtadatadaamnnnn capitolo pieno di suspense 
vi avviso che dal prossimo accadranno cose che vi piaceranno tanto quindi preparatevi
spero vi piaccia commentate e....
alla prossima scustae devo scappare 

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Capitolo 5
*** Il nostro angolo di paradiso ***


"Credi sia facile per me? Beccare la propria ragazza a baciare il suo proprio migliore amico?"- subito il mio cuore e il mio battito si ferma. "Cosa?" chiedo in preda a panico. "Quello che ho detto, credi che mi sarei fatto prendere in giro da te? Ho aspettato che mi dicessi qualcosa ma hai fatto finta di nulla" dice sprezzante senza staccare lo sguardo dal mio. "Leon tu non capisci, non É andata così"-"Non mi interessa come è andata" dice freddo tornando indietro ma io gli vado dietro. "Fermati." gli impongo con la voce. Lui lo fa e si gira trovandomi a meno di un metro da lui. "Non puoi buttare tutto quello che abbiamo e che aveva per un incomprensione"-"mi hai tradito, non c'è nessuna incomprensione" e se ne va salendo in autobus non lasciandomi il tempo di dire altro. Guardo la sua macchina correre via con lo sguardo e mi asciugo le lacrime. È per questo che mi ha lasciata. Per colpa di quello stronzo. È colpa sua se non è più mio. Allora non mi ha lasciata perché non gli importa più di me. Alzo lo sguardo pensando che forse ho ancora una possibilità di riprendermelo e sorrido mentre il ricordo di quel momento appare nei miei pensieri... 
 
"Vilu" mi giro sentendo Tomas chiamarmi. "Tommy dimmi" dico con una certa fretta, devo andare da Leon che mi aspetta fuori in macchina e sono già in ritardo e darebbe di matto sicuramente. 
"Vai da lui no?" mi chiede con uno sguardo ferito e deluso-"di che parli?"-"Leon, stai insieme a lui no?" la paura prende possesso di me vedendolo stringere i pugni arrabbiato e avvicinandosi a me. "Non sono affari tuoi" dico cercando di andarmene , ma mi blocca il polso avvicinandosi al suo petto. Paura ecco quello che provo. Vorrei che ci fosse Leon ora qui a difendermi. "Quello non è un ragazzo per te, se la fa con tutte" i miei occhi si riducono a due fessure e rispondo "Non parlare così di lui non lo conosci" lo difendo. "È l'apparenza, quelli come lui fanno così, lascialo stare non c'entra nulla con te"-"basta Tomas". "Ti amo violetta e sono stanco di essere solo un'amico." Le sue parole non mi infondono nulla solo paura e voglia di scappare tra le braccia di Leon. "Mi dispiace ma io no. Smettila di comportarti così" lui ghigna e si avvicina tenendomi più stretta contro la mia volontà. "Potrai andartene, ma solo dopo che avrò superato il mio obbiettivo" e un secondo dopo le sue labbra premono contro le mie. Cerco di divincolarmi ma è più forte di me. Gli do un calcio che lo allontana e subito mi distanzio da lui. "Non provarci mai più, farò finta che non sia successo ma stammi lontano e fammi vivere la mia vita" gli urlo in faccia prima di correre da lui che mi aspetta appoggiato alla macchina. Appena lo vedo mi tranquillizzo e gli corro tra le braccia sorprendendolo. "Hey piccola che hai fatto?" sussurra accarezzandomi la schiena. "Niente, vorrei solo stare qui sempre" 
 
"Leon possiamo parlare?" chiedo appena arrivo in giardino. È tutto il giorno che mi evita. Non lo sopporto, devo spiegargli come sono andate le cose. I suoi amici intorno mi guardano spostando lo sguardo da me a lui in continuazione. "No" dice secco lui buttando la sigaretta. Stronzo. "Non me ne frega niente se non vuoi, ora parliamo che tu voglia o no" gli altri spaventati dalla mia reazione isterica se ne vanno lanciando uno sguardo a Leon. 
"Puoi evitare di farmi fare figure di merda con i miei amici grazie" dice lui con tono antipatico. Dio mio quanto lo odio e lo amo nello stesso momento quando fa così. Lo so sono pazza. 
"Leon" lo richiamo-"non volevo metterti in ridicolo ma tu mi eviti". "Se ti evito c'è un motivo, non voglio più niente con te smettila di cercarmi". E se ne va. 
Cosa sento? Mi sento stupida, se gli avessi raccontato da subito la verità ora starei tra le sue braccia e non qui a trattenere le lacrime. 
 
LUDMILLA'S POV. 
Sono tre ore che cerco Leon ma nulla. Scomparso. Ho chiesto a Violetta, ma oggi sta malissimo. Stamattina era decisa. Dopo la ricreazione era distrutta, deve essere sicuramente successo qualcosa tra quei due. Si amano, non riescono a stare lontani ma hanno paura di soffrire perché provano un sentimento forte che li spaventa. Hanno un sorriso enorme quando stanno insieme si vede che hanno voglia di mostrarsi al mondo ma l'orgoglio e la paura li blocca. Chiedo a Fede se lo ha visto ma mi dice la stessa cosa: "oggi non era lui". Ecco. 
 
"Vilu" mi chiama Federico-"Hey" rispondo senza emozioni. "Hai visto Leon?"-"non dopo la ricreazione"-"oh accidenti dove è andato" dice lui andandosene via gesticolando. 
Torno a casa stanca di tutto e tutti, faccio i compiti e mi affaccio alla finestra guardando fuori, vorrei averlo qui, vorrei che le cose fossero andate nel verso giusto. Ricevo un messaggio e guardo. 
Ludmilla: “È da oggi che non si vede, sei l'unica che può sapere dov'è. Trovalo e lotta per riprenderlo. Ti voglio bene.” 
 
Lotta per riprendertelo. 
Lo voglio. Lo rivoglio, con tutta me stessa.
Sei l'unica che può sapere dove si trova. 
Il nostro pezzo di paradiso. Potrebbe essere lì, co andavamo sempre per stenderci sul cofano e guardare le stelle. Esco dalla finestra e determinata ci vado. 
 
Dopo venti minuti di strana vedo la sua macchina e lui sul cofano steso che guarda in alto. 
Mi avvicino senza fare rumore e lo chiamo: "Leon"- lui si gira e Jo guarda per niente sorpreso. Mi fa un gesto col capo di avvicinarmi e mi siedo incerta al suo fianco. 
"Vuoi parlare?" chiedo sussurrando. "No" risponde guardandomi. "Leon"-"dimmi". Lo guardo negli occhi e "ho freddo" dico sempre con la paura di riessere rifiutata. "Vuoi la mia felpa?"-"no" dico negando col capo. "E allora che posso fare?"-"Abbracciami". Apre un braccio e io mi fiondo su di lui sistemandomi sul suo petto mentre mi accarezza e mi da un bacio sulla fronte. "Meglio?"-annuisco sentendo il suo profumo  così vicino come non sentivo da tanto. "Mi manchi" gli sussurro stringendomi ancora di più con la paura di perderlo.
 
 "Anche tu piccola" 
 

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Capitolo 6
*** discoteca. ***


"Ora che ci penso, che ci fai qui a quest'ora?" mi chiede all'improvviso Leon. "Ah ho usato l'albero, se Tarzan mi avesse visto mi avrebbe scambiata per Jane"-"O Cita" dice lui ridendo. Io lo colpisco nello stomaco ma nulla, lui continua a ridere. "Stronzo" e ride fregandosene. "Dai Cita ti porto a casa" sbuffo quando lo vedo allontanarsi e scendo anche io. Non possiamo rimanere lì tipo per sempre? Ho il culo a pezzi, la schiena distrutta ma ero tra le sue braccia. Sono questo volevo. Mi apre la portiera e salgo. "Ora vuoi parlare?"-"No"-"E quando allora?"-"Violetta smettila di toccare quel l'argomento". È così per tutto il tragitto non dice nulla. 
Arrabbiata, infuriata. Ecco come mi sento. Scendo giù dicendo un freddo grazie e mi dirigo verso l'albero ignorando di avere il suo sguardo addosso. 
Lui parte e io lo guardo sfrecciare via. Mi butto sul letto e penso: "Non vuole sentirmi? Bene. Sappi Leon Vargas che ti riconquisterò" 

"Luuuuuud"-"Non ho fatto nulla io" si difende subito portando le braccia in alto. "Non ti sto accusando di niente, ho bisogno del tuo aiuto"-"per cosa?" chiede curiosa. "Devo riprendermi Leon" affermo decisa. Lei apre la bocca ma poi inizia a saltare e ballare per poi abbracciarmi. "Era ora porca paletta". "Dimmi tutto allora"-"Festa di stasera." lei mi guarda maliziosa intendendo il mio piano e dice: "Oh ragazza ti farò diventare la dea della sexaggine"-"Non esiste quella parola" dico ridendo ma curiosissima della sua idea. "La supernova può tutto". Mi pare giusto anche questo. 

"Sei pensierosa" le dico vedendo che non è dell'umore di stamattina. Prima era allegra ed euforica ora sembra spenta infatti si butta a sedere sul letto con un'espressione triste. "Oggi ho visto Francesca e Federico baciarsi" afferma non guardandomi negli occhi per paura di piangere, anche se mai ammetterà che è così. "Sono solo una amica per lui, lo so ma vederlo così preso da lei mi da fastidio"-"Hey non devi starci male" mi siedo affianco a lei abbracciandola e la sento sfogarsi singhiozzando. "Non posso vedere la mia supernova preferita così, non devi farti abbattere" le sussurro accarezzandole i capelli. 
"Perché deve piacermi proprio lui? Perché?"-"Non si sceglie chi amare, se lo ami. Magari è una cotta vedi in lui la persona che ti sostiene sempre e pensi ti piaccia poi vedrai che incontrerai la persona che ti farà provare le farfalle nello stomaco dai" cerco di incoraggiarla asciugandole le lacrime. "Grazie, per esserci" dice guardandomi e la abbraccio istintivamente. "Mi basta che sorridi, solo questo". "Okay ora basta lacrime e attuiamo il piano: FCCLTSL"-"puoi ripetermi come si chiama il piano?" lei scoppia a ridere e mi ripete le lettere. Questa ragazza ha una memoria che mi spaventa io non mi ricordo nemmeno come iniziava. "E che senso ha questo nome?" chiedo continuando a ridere. "Fai cascare con la tua sexaggine Leon" e qui tutte e due scoppiamo in una fragorosa risata che durerà per un bel po'. Mmh però pensandoci bene questo nome si addice. 


Abbiamo passato le ultime tre ore a prepararci el dessi eccoci qui. L'uomo grasso nero ci fa entrare e subito veniamo inondati da puzza di alcol e ammassi di persona che balla o si ubriaca. 
Sono gasata e ho un obiettivo ben preciso. "Pronta per la nostra missione?" chiede al mio orecchio una Ludmilla parecchio eccitata. "Sei uno schianto, ho fatto un lavoro perfetto cascherà di nuovo ai tuoi piedi" dice sicura. In effetti è vero. Mi ha reso come mai mi aveva fatto. Porto un vestito nero simile al pizzo corto fino a metà coscia che ha la parte avanti chiusa ma dietro si apre una scollatura sulla schiena che la mette in mostra. Beh speriamo. 
La seguo e vedo che stiamo andando verso il bancone dove intravedo Fran e Fede. La mia migliore amica mi guarda sorridendo a quanrantadue denti mentre è tra le sue braccia. Le sorrido e con lo sguardo le dico: "tu mi devi raccontare tutto" e lei mi manda un bacio volante. Mi dispiace per Ludmilla ma non c'è la vedo con Federico. Lei ha bisogno di una persona come lei. Forte, scontroso all'esterno, ma dolce all'interno. Un tipo come Diego anche se lei non lo fila a causa della sua ossessione con il suo migliore amico. 
Cerco con lo sguardo Leon è noto che sta bevendo un drink mentre ride con la barista. Stringo i pugni i mi giro verso gli altri che mi guardano. "Che volete?" dico irritata. "Nulla, a quanto pare anche in discoteca il mostriciattolo verde gira"-ed ecco Federico che mi prende in giro. "Zitto." lo dico facendogli capire che non sto per niente scherzando, infatti se ne va spaventato dalla mia sfuriata insieme a Fran. 
Noto Diego che implora la mia amica di andare a ballare ma lei non si ferma così le lancio uno sguardo di intesa: "vacci. Ora" e sbuffa prendendolo per mano e trascinandoselo via. Missione compiuta, solo che ora sono sola. 
Mi giro e lo vedo sempre lì a parlare con quella. PFF. Che troia. E lui? Ci sta pure. Io giuro che lo strozzerei e bacerei. Sì è contraddittorio ma con lui mi sento così. 
Ho bisogno di aria ecco. Aria. O forse allontanarmi da questo posto e da lui perché fa tremendamente male vederlo flirtare con quella. 

Vedo la sua macchina e mi avvicino appoggiandomi e chiudendo gli occhi. L'aria mi sfiora la schiena e rabbrividisco. Solo una cosa potrebbe tenermi al caldo ed è là dentro a provarci con la barista. Il mio umore dipende da lui e mi da tremendamente fastidio. 
Poso le mie mani sulle braccia e sfrego cercando di darmi calore. 
Rivoglio i trenta gradi dell'estate. Rivoglio lui che mi prende in braccio e mi butta in acqua. Rivoglio lui che mi sorride perché ho la maglia al contrario. 
Rivoglio lui che mi della stupida e poi mi bacia. 
Rivoglio lui e le sue parolacce. 
Rivoglio lui che mi fa il solletico. 
Rivoglio lui. Solamente lui. 
Una lacrime scende e la lasciò cadere. Quella Violetta partita alla conquista se ne è andata lasciando spazio a questa che sono ora. Insicura, fragile e sola. 
Sento una giacca sulle mie spalle e subito scatto staccandomi dalla macchina. Leon. Il mio cuore rallenta tranquillo per poi ripartire appena si rende conto della persona che ha al suo fianco. 
"Che ci fai qui fuori?" mi chiede guardando avanti. "Odio le discoteche" ammetto. "Questo lo so, ma è meglio essere là dentro che qui fuori al freddo"-"Per me no, mi piace il freddo"."So anche questo, mi parli come se fossi uno sconosciuto che non sa nulla di te" -si gira e mi guarda così faccio lo stesso incontrando a pochi centimetri dal mio viso il suo- "E tu mi conosci?" sussurro piano avendo paura della sua risposta. Sorride e mi mette un braccio sulle spalle avvicinandomi a sè facendomi sentire il suo profumo. "Un po' forse sì, ma mi sono arreso troppo presto per conoscerti del tutto, perché sei uscita Violetta?" Mi chiede alla fine. "Lo sai già" rispondo sicura. "So di saperlo ma voglio sentirlo da te" mi stacco e lo guardo. Mi circonda con un braccio il fianco facendo scontrare i nostri bacini. Si avvicina al mio orecchio e con voce roca dice: "Dimmelo"-"Perché?" sussurro, sento le sue labbra sul mio collo e sospiro. Dio quanto mi mancavano. Lui e i suoi fottuti baci da far girare la testa. Lo voglio. Più il tempo passa e più lo voglio. Per me. Solo per me. "Perché voglio sentirtelo dire" mi sussurra continuando i baci alternandoli con i morsi . "Perché sono fottutamente gelosa" ammetto infine lasciandomi in balia delle emozioni che mi sta facendo provare. Si stacca e mi guarda sorridendo. "Proprio questo volevo sentire" e mi bacia schiacciandomi di più a sè. Mi lecca le labbra e io sospiro mettendogli le mani nei capelli come amo fare. Gli mordo un labbro e lui mi stringe di più la vita. La sua lingua chiede accesso alla mia bocca e subito glielo do lasciando che si intreccino e si incontrino dopo due fottuti mesi di solitudine. Almeno per me. Ci stacchiamo per mancanza di fiato ma stando sempre vicini e appiccicati. "Leon" chiedo mentre lui apre gli occhi appoggiando fronte alla mia. "Mmh" mugola guardandomi.
"Perché lo hai fatto?"
"Perché voglio riprendermi quello che ho quasi perso per una cazzata". 
Posso piangere? Posso urlare o saltare? Sorrido e gli salto addosso abbracciandolo e affondando il viso nel suo collo. 
"Scusa" mi sussurra tra i capelli. "Sono un coglione, lo so. Avrei dovuto chiederti quel giorno ma ero terribilmente arrabbiato che non ci ho visto e ho agito di impulso." sorrido ancora di più alle sue parole. "Potevi agire di impulso dandogli un pugno tipo" scoppio a ridere mentre lui mi allontana prendendomi per i fianchi e guardandomi. 
"Posso? Ti prego, ho le mani che lo cercano per darglielo". 
Scoppio a ridere ma scuoto la testa lasciandogli un bacio sulla guancia. Lui sbuffa ma poi sorride. 
"Vuoi tornare dentro?" gli chiedo io- "okey andiamo" mi tolgo la giacca e gliela passo così se la infila mi prende per mano e andiamo finché non si blocca. 
"Violetta" esclama arrabbiato. "Che c'è?"-"Dove cazzo hai messo l'altra parte del tuo vestito?" esclama abbastanza incazzato. OPS. "È colpa tua" lui mi guarda incredulo, apre la bocca per dire qualcosa ma non esce nulla così lo trascino tornando dentro. "Si è rinfrescato qui dentro dovresti rimetterti la mia giacca" dice sicuro appena entriamo e io scoppio a ridere. "Leon ci sono venticinque gradi come minimo"- lui mi guarda male e mi tiene stretta a se guardandosi bene attorno. "Che c'è Vargas, confidati?"-lo prendo in giro ridendo. "Stronza"-"Ammettilo"-"No"-"Una volta voglio sentirtelo dire. Una sola." faccio gli occhi da cucciola ma non funziona perché non mi guarda. "Credo che andrò dal barista sembra un tipo okey" vado quando mi prendo subito- "Sei una piccola stronza"-"lo so" ammetto guardandolo. È bellissimo. Ogni giorno di più. Porta dei jeans blu, una maglia bianca e la sua giaccia blu con le maniche nere. Io non lo reggo. Poi il suo ciuffo? Spettinato aggiungerei. Grazie alla sottoscritta aggiungerei ancora. 
"Okey. Lo dico, ma solo una volta. Sono geloso" afferma guardandomi e incrocio le braccia dietro al suo collo mentre con le dita mi accarezza la schiena scoperta. "E perché?"-chiedo avvicinandomi alle sue labbra. "Perché sei mia e sono sicuro che a fine serata non ci arrivo" ammette alzando gli occhi al cielo. Adoro quando lo fa. "Perché?"-"Perché tutti vorranno toglierti questo maledetto vestito che mi sta uccidendo" sorrido e mi avvicino al suo orecchio. 

"Forse tutti vorrebbero ma solo tu puoi farlo, tipo dopo"-"Sei sicura di non essere stanca? Vuoi che ti porto a casa? " chiede e io scoppio a ridere annuendo. 
"Si possiamo andare amore" dico mentre anche lui ride finché non si ferma. "Che c'è?"
-"Nulla è che amo quando mi chiami così piccola"

JORGIU'S POV    
 vi lascio la foto del vestito di Vilu.

eccomi qui in perfetto orario. sono fiera di me ho fatto solo un ritardo ehehe
allora questo è un capitolo bomba che spero aprreziate. 
ditemi eh aspetto commenti lalala 
VI AVVISO CHE PRESTO AVRETE LA ONE- SHOT SUL MATRIMONIO DELLA MIA FF *HO BISOGNO DI TE*

Ora devo scappare scusate e alla prossima :))

 

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Capitolo 7
*** Problemi ***


"Quanto odio questo albero" dice mentre salta dalla finestra per entrare per poi aiutare me che sono scalza con i tacchi in mano. "Tu ami questo albero non dire il contrario"-"non lo amo, ma è molto utile lo ammetto" e fa un sorriso malizioso. Mi prende per i fianchi avvicinandomi a sè e mi sussurra:"vuoi che rimango a dormire o vado?" io lo guardo sorpresa dalla sua domanda che mai prima di oggi mi aveva fatto "perché mi chiedi questo?". È imbarazzato. Leon Vergas è imbarazzato. Vado a segnarlo sul calendario. 
"Perché non sono sicuro che tu voglia tornare insieme a me, cioè ho fatto e continuerò a fare tante cazzate e-" non lo lascio finire che lo zittisco con le mie labbra sulle sue, mi prende per i fianchi e io circondo con le braccia il suo collo accarezzando l'attaccatura dei suoi capelli. Mi stacco per mancanza di fiato e appoggio la sua fronte alla sua chiudendo gli occhi. "Ho scoperto che c'è qualcosa di molto peggio di tutte le tue cazzate" sussurro. "Cosa potrà mai essere?" dice ridacchiando- "Vivere senza te e le tue cazzate" torna serio e mi guarda negli occhi. Verde e nocciola. I nostri visi sono vicini e mi tocca con il naso la guancia per poi lasciarci un bacio. Sorrido, felice di tutto quello che mi sta accadendo. Tra le sue braccia ancora. "Andiamo a dormire" mi sussurra, annuisco ed entrò in bagno prendendo il mio pigiama. Mi guardo allo specchio e noto che ho le guance rosse e gli occhi che brillano, ma soprattutto sto sorridendo, ho uno quei sorrisi che solo i poeti possono capire. È tutto grazie a quel deficiente di là che amo con tutta me stessa anche se lui non lo sa. 
Esco con la mia canotta bianca e le mutande rosa shock. Cazzo dovevo cambiarle, ma sono troppo distrutta. Pazienza. 
"Belle mutande" mi prende subito in giro appena mi vede. È spaparanzato sul letto con il telefono in mano, senza maglia e con solo i pantaloni. Mi guarda sorridendo e si passa una mano tra il ciuffo. Non faccio caso alla sua presa in giro e mi avvicino al letto gattonando per poi appoggiare il viso sul suo petto. Non diciamo nulla semplicemente ci guardiamo. Alcuni sguardi valgono più di mille parole.  
Le sue mani disegnano cerchi sulla mia spalla mentre io faccio lo stesso ma sul suo petto. 
"Mi dispiace" sussurra guardandomi. Gli sorrido debolmente e gli accarezzo una guancia avvicinando il suo viso al mio. "Non lasciarmi mai più" gli sussurro io dandogli un leggere bacio a stampo. Non c'è malizia nel nostro piccolo gesto. C'è solo tutta quella voglia di ritornare come due mesi prima ma con una consapevolezza in più. Non possiamo stare separati. Siamo due stelle che per tanto tempo si sono guardate da lontano senza toccarsi ma che poi hanno trovato il coraggio di avvicinarsi e capire che tutto quello che volevamo era nella persona che abbiamo trovato davanti. Lui. E spero veramente che la pensi anche lui così. "Mai piccola promesso" e mi da un altro bacio circondandomi la vita per abbracciarmi. Ed è così che ci addormentiamo. Insieme dopo due mesi di lacrime solitarie lasciate su quel cuscino che adesso è inondato dal suo profumo. 
 
La mattina seguente appena mi sveglio noto che sono sola e allora subito mi rattristo finché non vedo un biglietto sul comodino. 
 
«Scusa sono dovuto spaccare, a dopo» 
 
Niente frasi dolci o spiegazioni chiare. È rimasto il solito Leon. Mi alzo un po' delusa e mi dirigo verso il bagno per cambiarmi. Jeans chiari, Nike bianche,felpa e posso partire per il patibolo... Volevo dire scuola. 
Sono in ritardo quindi nei corridoi non c'è nessuno. Corro verso la mia classe e appena entrata quello che mi trovo mi spezza a metà. Allison è sulle gambe di Leon che continua a parlare flirtando e lui sta pure al gioco. Cerco di non farci caso mentre mi dirigo verso il mio banco vicino a Fran che mi saluta con un enorme sorriso. "Hey amiguita" mi dice con un tono di voce euforico. "Ciao moretta" rispondo sforzando un sorriso mentre l'immagine di quei due insieme mi urta il sistema nervoso e il cuore. 
"Che hai bionda?"-"niente ho dormito poco" taglio corto prima di dare il buongiorno al prof che arriva in ritardo. 
 
"Sputa il rospo" Ludmilla mi viene vicino durante la ricreazione, ha notato che non sono dell'umore e che ho mille pensieri per la testa o almeno uno che non mi lascia andare. Sbuffo e finalmente dopo tre ore mi sfogo: "Mi spieghi perché è così stronzo? Prima dice che gli dispiace e che non vuole lasciarmi più e poi arrivo e lo trovo seduto con in braccio quella stronza di allison." -"quel ragazzo non cambierà mai, io un giorno di questi gli taglio le palle" sorrido davanti al suo senso di protezione per me. La abbraccio chiudendo gli occhi mentre lei mi accarezza i capelli. "Non lasciarti rovinare il sorriso da quell'idiota okey?" - "grazie Lud" lei mi sorride e torna in classe. 
Prendo il telefono in mano e guardo se mi ha scritto qualche messaggio ma nulla. Passa tutto il giorno col telefono in mano ma lo usa per tutto tranne che per scrivere a me. Fanculo. 
 
Lo odio. Lo odio. Lo odio. Pensa infuriata mentre mi rigiro tra le coperte cercando invana di dormire. Mi giro verso la finestra e guardo le gocce sul vetro che si attaccano e scendono. Come la lacrima che scende sulla mia guancia. Chiudo gli occhi lasciandola sfogare e li riapro facendo un salto appena vedo Leon sull'albero. Mi dirigo verso di essa aprendola lasciandola andare senza proferire parola. Accendo la luce sul comodino e mi metto le mani sulla bocca. "Che cosa hai fatto?" sfiorò il suo sopracciglio tagliato e guardo l'occhio nero. "Parlo troppo" risponde semplicemente lui con un alzata di spalle. Vado in bagno a prendere la piccola cassetta di soccorso e mi siedo sul letto affianco a lui. "Vieni" lui mi sorride malizioso ma cerco di non farci caso prendendo il suo mento tra le dita e tamponando il disinfettante sulla ferita. Cerca di avvicinarsi al mio viso ma io lo fermo continuando a curarlo senza dire parola. Il suo sorriso malizioso diventa serio e parla: "stavi piangendo" lo guardo negli occhi e lo abbraccio di slancio. Lo so che sono arrabbiata con lui, so che mi fa piangere ma anche se è la causa della mia lacrima è anche l'unico che può raccoglierle e trasformarla in sorrisi. "Che hai fatto piccola?" mi sussurra tra i capelli. "È colpa tua stronzo che non sei altro" ride alle mie parole ma non molla la presa stringendomi di più. "Mi stai abbracciando comunque però"-"goditi l'attimo di debolezza perché appena mi stacco ti picchio" dico e mi allontano da lui alzandomi. Asciugo le mie guance e subito mi pento di averlo abbracciato perché vorrei tanto tornarci ma non posso perché sennò l'avrebbe vinta sempre lui. 
"Non mi hai ancora detto perché piangevi" dice alzandomi e guardandomi negli occhi. "Perché ti comporti da coglione" rispondo subito io scatenando la mia ira. "Perché appena arrivo e ti trovo che tieni in braccio quella troia e non mi saluti nemmeno. Non devi dirmi chissà cosa mi basta un ciao, sei un idiota"-"a mia discolpa posso dire che mi si è appiccicata lei" lo guardo malissimo a vado verso al letto, prendi il cuscino e inizio a colpirlo mentre lui ride e mi supplica di star ferma. "Vai a cagare vargas" questo non fa che aumentare le sue risata e continua a schivare i miei colpi finché non mi prende per i fianchi e mi butta sul letto tenendo i gomiti ai lati del mio viso per non far peso. Io incrocio le braccia e cerco di non guardarlo negli occhi ignorando i baci sulla guancia che continua a darmi. "Eddai sciogliti un po', guardami"-"no" rispondo subito. Mi da un'altro bacio solo sul collo questa volta e allora mi giro verso di lui che mi sorride. È bellissimo. Sempre e comunque. Con o senza occhio nero. "Che hai fatto all'occhio?" chiedo sfiorando il taglio. "Una rissa"-come immaginavo-"Vai ancora in quel posto Leon?"-"Sì"-si fa serio. Odio quando ci va. Sono preoccupata e ho paura che si metta in qualche guaio. "Piccola sto bene non preoccuparti" mi sussurra dandomi un bacio sulla fronte. "Non sarò preoccupata quando smetterai di andarci."-"non accadrà lo sai, sono legato a quel posto se mollo io mi cercheranno ma adesso cambia discorso ti prego" gli prendo il viso tra le mani e lo bacio. Un bacio a stampo che si trasforma in qualcosa di più. "Sono un coglione lo so, ma migliorerò promesso. Per te" 

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Capitolo 8
*** Carcrossed ***


Butto lo zaino sul letto e scendo a mangiare. Nuova giornata di scuola. Miglioramenti con Leon? Assolutamente no. Ho capito che dobbiamo fare finta di essere sconosciuti ma cazzo non può stare con le altre davanti a me. Quelle biondine gli si appiccicano come cozze e io non posso fare nulla. Perché? Non capisco nemmeno io il perché. 
Mi siedo a tavola e gli occhi di Angie e papà sono subito su di me. "Che c'è non fissatemi"-"che hai tesoro? Problemi a scuola?" no papà sto così perché lo odio con tutto me stessa ma mi manca da impazzire in ogni momento. Perché deve essere così? Non posso odiarlo e basta? Devo per forza anche amarlo?
"Tutto bene papà tranquillo solo una giornata no" annuisce credendomi quando Angie mi guarda sospetta. Lei è in grado di capirmi in ogni momento e sa che sto così per un motivo. Non sa che è Leon però. Mio padre crede che io sia la figlia perfetta ma non lo sono e non lo voglio essere. Mi vieta di uscire e di avere certe amicizie o certi svaghi che tutti hanno. 
Non sopporto quando fa così credo che non sia senso di protezione ma ossessione. Non sa di Leon, non sa delle uscite la sera, non sa di nulla. Praticamente non mi conosce. "Fa il ponte la scuola quest'anno?"-"Sì" rispondo brevemente. Venerdì questo è festa quindi staremo anche sabato a casa. Tre giorni di letto e divano senza limiti, fortunatamente papà è sempre in giro quindi non mi controlla il tempo libero. 
"Papà ti dispiace se vado di sopra ho tanto da studiare"-"Si ma solo per questa volta, ah e Vilu?"-"Sì" rispondo spaventandomi dal suo tono "Ho chiamato la scuola e mi hanno detto che sei sempre meno attenta vedi di prestare attenzione altrimenti non esci più" certo perché io esco tutti i giorni. 
L'unica mia salvezza in questa casa è Angie ma ho paura che essendo innamorata di mio padre lui possa contagiarla. Non è cattivo non fraintendete ma ha questo sua voglia di una figlia perfetta in tutto che mi opprime. Io non sono così assolutamente, soprattutto col ragazzo che mi ritrovo... 
Mi metto a leggere fin quando non sento il mio cellulare vibrare:è Fran. 
"Hey scema ti ho notata triste in questo periodo e mi dispiace per averti trascurata❤️" 
Come faccio a prendermela con lei che è nella fase "sono innamorata, il mondo è perfetto" 
"Tranquilla scema sto bene solo una giornata no piuttosto te goditi il tuo ragazzo" 
"Ti amo di bene a domani e mi raccomando sorridi che sei bellissima" 
E quando credo di perderla mi fa sempre spuntare un sorriso. 
"Te quiero moretta domani mi dai un abbraccio alla Francesca e vedi che sorrido" 
Chiudo il telefono e mi butto sul letto, apro il cassetto e prendo quella foto. Siamo io e Leon. Per farcela ho dovuto pregarlo e vincere una scommessa. Eravamo qui sul mio letto lui appoggiato alla ringhiera del letto e io tra le sue gambe che mi godevo le sue mani tra i miei capelli. Non solo io ho un ossessione per i suoi capelli. Diceva che lo rilassava. Ho dovuto pregarlo per avere una foto nostra e ho vinto a sasso carta e forbici sapendo che usa sempre la stessa sequenza. Che stupido, ho preso il suo telefono che è più figo del mio e usando la telecamera interna ho scattato la foto. È una bella foto, sorridiamo entrambi. Me la sono fatta inviare e l'ho messa come sfondo della Home così che nessuno l'avesse vista. Il suo telefono si è reso utile a qualcosa alla fine. 
Ludmilla. 9.30
"Stronzo numero uno stasera corre, ci vado ti aspetto là. Vieni anche tu e lo fai incazzare ti aspetto fuori casa tua tra mezz'ora" 
Appena leggo il messaggio di Ludmilla mi alzo in piedi e penso subito ad andarci. Guardo nel mio armadio e quello che trovo è perfetto. Un paio di pantaloni neri di pelle molto aderenti e un top rosso che mostra appena l'ombelico. Tacchi neri alti e sono pronta. Capelli sciolti mossi e un filo di mascara e un po' di fard sulle guance per scoprire il tutto. "Pronta" non ho pensato a nulla solo andare là e vederlo correre. Odio quando ci va ma gli piace troppo e non posso impedirglielo. Se si incazza peggio per lui poi non faccio niente di male. Guardo c'è se qualcuno in casa ma nulla quindi esco dalla porta dicendo ad Angie che dormo da Fran. Lascio a lei il compito di avvisare e sentire la mia solita ramanzina. 
La scritta "Carcrossed" neon ci appare davanti e subito sono elettrizzata. Non mi ha mai voluto portare a queste corse ed è uno dei motivi per cui litigavamo molto spesso. "Pronta?" - "pronta." Ludmilla è già stata qui diverse volte e per questo mi arrabbiavo ancora di più perché a lei la lasciava venire e a me no. 
"Dai andiamo" ci facciamo strada tra ragazzi già ubriachi e ragazze che arpionano gli ubriachi e cerchiamo Federico che viene qui sempre per fare da sostegno a Leon da quanto mi ha detto la bionda. "Fedeeee" - "Rubiaaaaa" lei lo abbraccia salutandolo e io li raggiungo. "Vilu sei venuta anche tu non lo sapevo" dice subito lui preoccupato. "Tranquillo non dirò nulla di questo a Fran e poi sono stata invitata da Ludmilla all' ultimo momento" sospira sollevata e mi sorride. "Comunque siete bellissime stasera farete stragi attente mi raccomando qui non tutti sanno tenere le mani al loro posto" annuiamo e lo seguiamo dentro un gazebo. Tutto è illuminato e le persone sono tantissime, ci muoviamo tra queste ed entriamo. 
Fede allunga il braccio per farsi notare e vediamo Leon preso a fare qualcosa con la sua macchina. 
Adoro la sua macchina, è nera, metallizzata e può aprirsi il tetto. Credo che sia la cosa a cui tiene di più ogni tanto sono pure gelosa. "LEON" lui si alza di scatto sbattendo contro il cofano facendoci ridacchiare. "Ludmilla ma che cazzo ur-" sbraita finché il suo sguardo non si ferma su di me e si blocca. Il suo viso parte da sorpreso fino ad assumere un espressione infuriata. "Tu che cosa ci fai qua?" Urla contro di me chiudendo il cofano e facendo sussultare. "Mi ha invitato Ludmilla" affermo convinta sfidandolo con lo sguardo. Mi fulmina e rivolge una espressione incazzata a Ludmilla. Io non lo capisco. "Leoncine pronto per correre?"-" taci Trent e pensa alla tua macchina" gli ringhia contro lui. 
"Tienila d'occhio fede" gli dice prima di montare in macchina e andare sulla linea di partenza. Fa ruggire il motore per prepararsi e una ragazza si mette davanti a loro ancheggiando dandogli in via per partire. Noi siamo vicino alla recinzione che guardiamo ansiosi soprattutto io. Ho paura dio se ho paura. Dopo che mi ha ringhiato contro non mi ha rivolto la parola solo quella frase a Fede. Perché è così preoccupato per me? "VIA!" Senza che me ne accorgo i due partono e subito una volata di sabbia rossa mi toglie la vista finché non lo vedo in testa girare alla curva. Gli lascia per un po' il primo posto poi lo sorpassa. Wow. Ci sa veramente fare. La mia preoccupazione diventa eccitazione e mi metto a seguire la corsa ansiosa finché un'altra volata di sabbia non copre la visuale per poi farci notare Trent che esce dalla macchina urlando contro Leon. "Bastardo" - "Non sai accettare le perdite"gli dice facendo un sorrido sarcastico. Ci avviciniamo a loro proprio come gli altri e lo sguardo del suo avversario di ferma su di me. "Credo che io stasera vincerò qualcosa di diverso" poi mi lancia un sorriso malizioso. "Vattene" Leon dice stringendo forte i pugni facendo diventare le nocche bianche, vorrei avvicinarmi e accarezzargliele per farlo rilassare. "Oh non puoi avere tutto, tieniti i soldi del corsa io mi prendo la bambolina" non riesco neanche a vedere che Leon gli tira un pugno facendolo cadere a terra. "Non provare ad avvicinarti a lei coglione"-"figlio di puttana me la pagherai, non vincerai anche lei" si gira e mi prende il braccio dicendomi un "andiamo" distaccato e freddo. Fede e Ludmilla ci seguono in silenzio mentre ci dirigiamo verso le macchine. Tutti saliamo in macchina di Leon in un silenzio che spaventa. Gli scatti delle cinture e il motore è l'unico rumore che si sente. 
"Leon" sussurro spezzando il silenzio. Lui fa finta che non ci sia e continua accelerando. "Ti sto parlando idiota" lui si ferma di colpo accostando la macchina per girarsi verso di me. "Idiota? Dai dell'idiota a me? Tu che vieni in quel posto di merda dopo tutte le volte che ti ho detto di no? Dopo tutto quello che ho fatto per tenerti lontano da lì?" si sfoga contro di me dimenticandosi della presenza di Ludmilla e Fede. "Fai pure l'incazzato ora? Quella incazzata sono io okey? Mi spieghi perché lei può venire e io no?" Si passa le mani tra i capelli, chiaro segno di nervosismo e continua: "perché? Perché tutti mi conoscono lì e ti prenderebbero di mira. Perché se ne ne vado io ci sono delle conseguenze non sono brave persone okay? Non tutte e non dovevi farti vedere soprattutto vestita così" si passa di nuovo la mano tra i capelli ed esce allora lo seguo irritandomi anche io. "Io faccio quello che mi pare, non seguo i tuoi ordini non esisto per te solo quando ti pare sai ci trovi gusto a trattarmi così?"-"trattarti come? Sai come sono okey? Me lo hai detto anche tu che sono stronzo non cambierà questo" stringo i pugni e mi avvicino a lui dimenticando tutto. "Non me ne frega nulla se sei stronzo l'ho accettato da tanto ormai ma credi mi piaccia essere trattata come la tua puttana di turno che cerchi quando hai bisogno?" I suoi occhi escono dalle orbite e so di averlo alterato. "Puttana di turno? È questo che credi di essere? Wow bell'idea che ti ho dato"- "il tuo comportamento mi dice solo questo" sbuffa si gira e poi mi riguarda. "E io che credevo per una volta di fare qualcosa di giusto no mi sbagliavo. Credi che stia così bene io? Credi che mi faccia piacere nascondermi e fare finta di non essere nessuno per te? Credi che mi piaccia vederti con gli altri che ci provano e non poter dire nulla perché ho paura che ti accada qualcosa per colpa mia? Non sono il ragazzo perfetto okey? Non so essere romantico piuttosto che farti vedere un film romantico mi taglio le vene. Non ti faccio i complimenti ogni minuto, vuoi questo? Vuoi che io ci sia sempre? Allora hai scelto il ragazzo sbagliato" - "non voglio nessun'altro idiota non l'hai capito che ti amo stronzo?" le lacrime mi rigano il viso e alle mie parole si ferma. Ho lanciato la bomba. Sono nella merda fino al collo. 
SCUSATE IL RITARDO. Capitolo Boom. Spero vi piaccia commentate e ditemi che ve ne pare. Il prossimo arriverà prima e pieno di novità e scleri promesso 

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Capitolo 9
*** Non sono perfetto ***


Mi asciugo le lacrime e cerco di dimenticare tutto, ma è difficile ho appena detto al ragazzo che amo che lo amo. "Non scappare da me ora" sussurro rivolgendo il mio sguardo sulle mie scarpe che sono molto belle in questo momento. "Non era così che avrei voluto dirtelo, anzi non te lo avrei mai detto forse" aggiungo alzando lo sguardo verso di lui. Quello che mi trovo davanti, la sua espressione mi spaventa terribilmente e così distolgo lo sguardo andandomene verso la macchina. 
 
"Fede siediti davanti" dico cercando di contenere le lacrime, lui lo nota e si sposta senza dire nulla. Anche leon entra in macchina ma ignoro lo sguardo che mi lancia guardando fuori dal finestrino. Sicuramente Lud e Fede si staranno chiedendo cosa succede e per fortuna non ci hanno seguiti perché altrimenti sarei stata etichettata come la ragazza più stupida del pianeta. Anzi lo sono. Innamorata di Leon Vargas. Assurdo. 
"Leon? Sai dove vive Vilu?" - "Buonanotte Lud" risponde semplicemente lui lasciando anche Fede con lei. Sono vicini di casa a quanto pare. Lei mi lancia uno sguardo interrogativo ma io le lascio intendere che le spiegherò o forse no. 
"Hai detto a tuo padre che stavi da Fran?" mi che all'improvviso destandomi dai miei pensieri. "Si" fredda, corta e distaccata ecco come devo essere con lui. Vedo che prende la strada che porta a casa sua e quindi intuisco che mi tenga per la notte. E sicuramente dovremmo parlare. Sprofondo nel mio sedile spaventata e chiudo gli occhi. 
 
Poco dopo siamo davanti la porta di casa sua e noto che la macchina dei suoi non c'è. Stranamente. I suoi genitori sono sempre in viaggio per affari, mai a casa. Leon non ci va d'accordo perché quel poco di tempo che li vede lo passano a stressarlo e a imporgli certe cose, come le scelte sul futuro. È uno dei motivi per cui corre, lo allontana dai problemi, dallo stress e da me. 
Conosco la sua casa, ho passato diversi pomeriggi qui. 
Saliamo le scale verso la sua stanza in assoluto silenzio e dentro quando mi apre la porta. È come me la ricordavo le pareti blu, motori e moto in miniatura ovunque e disordinata. 
"Vieni qui" si siede sul letto e mi fa segno di mettermi sulla poltrona a fianco al letto e così faccio. Ecco il momento della verità è normale che mi tremano le mani, fa un sorriso sghembo quando lo nota e me le prende tra le sue cercando di calmarmi. Alza lo sguardo su di me e inizia a parlare. "Di che hai paura?" apro la bocca cercando di dire qualcosa ma non so cosa far uscire. Ho paura di tante cose. "Mi dispiace di essere venuta stasera, di averti disobbedito e di averti fatto arrabbiare e anche per il pugno a Trent" lui sorride e intreccia le mie dita con le sue come se fossero nate per essere così. Unite. "Hai fatto male a venire sì, ma non è colpa tua e quel tizio meritava da tanto quel pugno mi serviva solo un'ottima motivazione per darglielo" la sua frase mi fa sorridere e arrossire senza un motivo facendomi abbassare lo sguardo. Non posso sopportare per troppo quei suoi occhi verdi, sono un punto debole. Uno dei tanti. "Ascolta piccola, non so come sia accaduto giuro che provato a tenerti lontana ma più ci provo più ho paura che io ci possa riuscire. Non so cosa voglia dire amare una persona ma ti prometto che appena saprò se ti amo sarai la prima a saperlo okey?" Alzo lo sguardo su di lui e sorrido annuendo. "Non ho la più pallida di idea di come si faccia il fidanzato, non ti porterei mai delle rose anche perché l'unica volta che ne ho prese in mano una mi sono punto. Non faccio complimenti dolci ogni cinque minuti perché potrebbe venirmi il diabete. Non so essere romantico ma non voglio che stai male per colpa mia va bene?" - "ok" dico semplicemente. Lo vedo alzarsi evitando di guardarmi. È nervoso e agitato. Che gli succede ora? 
"Leon che ti prende?" gli chiedo avvicinandomi davanti a lui. "Devo rifarti il guardaroba o la mia sanità mentale andrà a farsi fottere" dice serio e io scoppio a ridere andandogli ancora più vicino. "Sono serio Violetta, smettila di ridere e mettiti qualcosa perché le mie immagini in questo momento sono tutto tranne che caste" sorrido e ignoro ciò che dice "carino questo rosso vero? Appena l'ho visto mi ha ispirato anche i pantaloni" lui si siede mettendosi le mani sulla faccia e io scoppio ancora a ridere. Povero Leoncino. Mi metto tra le sue gambe divaricate e tolgo le mani dal suo viso, lui alza lo sguardo per guardarmi e mi sorride. Mi chino su di lui per baciarlo e le sue mani finiscono sui miei fianchi. Le nostre lingue si incrociano e non posso che mettermi a cavalcioni su di lui giocando con i suoi capelli "giochi sporco" sussurra prima di ricominciare a baciarmi con sempre più passione. Mi accarezza con le mani la pelle lasciata scoperto e un suono esce dalla mia bocca, si avvicina alla cerniera del top ma ci gioca soltanto senza slacciarlo. Le mie di mani accarezzano il suo collo mentre le nostre bocche non si riescono a staccare nemmeno per prendere aria. Non riesco a ragionare razionalmente, mi è mancato troppo tutto questo. Lo avvicino dal colletto ancora più a me e slaccio il primo bottone e il secondo.. "Piccola, non dovremmo..." prova a parlare ma lo zittisco con le mie labbra "non dire nulla ti prego" gli sussurro accarezzandogli una guancia e guardandolo negli occhi. Lui sospira e poi parla "aspetta, già pensi che ti chiamo solo per questo e farlo è la peggior dimostrazione del contrario. Non devi nemmeno pensarlo di non essere nessuno per me cioè non vado e non ho bisogno di nessuno se ci sei tu okey?" Quasi mi metto a piangere, non è mai così dolce con me forse le cose che gli ho detto prima devono avergli aperto gli occhi. "Non importa prima ero arrabbiata veramente Leon però promettimi che non starai con Allison io non la reggo" lui ride e mi prende il viso tra le mani dandomi un bacio sul naso, uno sul labbro superiore, uno su quello inferiore e poi sulle guance prima di iniziare a farmi il solletico. "No leon ti prego basta" mi dimeno quando mi prende in braccio e mi butta sul letto, si mette sopra di me con le mani ai lati della mia testa e lo guardo sorridente. Si avvicina a me e mi bacia e sorrido sulle sue labbra continuando a togliere uno dopo l'altro la camicia- "tu passi troppo tempo con Leon Vargas stai diventando una cattiva ragazza" sussurra mentre mi bacia il collo, preme più forte in un punto preciso lì e inarco la schiena. "Io ci passo poco tempo" sussurro mentre continua la sua tortura di baci. Si ferma sullo scollo del top e mi guarda malizioso. "Recupereremo piccola" sorrido e lo bacio ancora prima di levargli del tutto la camicia. La butta ai piedi del letto e ripercorro con lo sguardo il suo petto. Una mano passa per i rilievi degli addominali e sento i suoi muscoli contrarsi al mio tocco. Mi piace fargli questo effetto, è un pensiero che mi fa sorridere. 
Si china sul mio collo e mi bacia per poi far scendere la zip del top, inarco la schiena e me lo sfila dall'alto- "avevo detto di odiarlo no?" Sussurro prima di iniziare a lasciare languidi baci dalla spalla fino al braccio, dal ventre e sull'ombelico cosa che mi gemere il suo nome spudoratamente "leon-n" - "mmh"- si slaccia il bottone e io abbasso la zip dei suoi pantaloni togliendoglieli con il suo aiuto. "Impaziente?" Mi prende in giro ma non ho tempo di ribattere che le sue labbra sono sulle mie che mordono e leccano e le mie mani sono tra i suoi capelli che spettino come mi piace fare "due cazzo di ore ci ho messo" dice ringhiando e io scoppio a ridere cercando di togliere i pantaloni "ne varrà la pena" - "su questo non ho dubbi" afferma baciandomi e toccandomi ovunque. Le sue mani su di me sono la cosa più bella di questo pianeta, mi toccano come se conoscessero tutto di me, mi tocca sapendo che sono sua. Solo sua. Io ho solo l'intimo e lui i boxer mentre continuiamo il nostro gioco di baci infuocati. Lentamente mi slaccia il reggiseno e mi sussurra "sei la cosa più bella che io abbia mai visto" si abbassa e bacia l'incavo mentre tortura con una mano l'altro. "Leon-n" alla mia voce supplichevole capisce e lentamente ci infiliamo sotto il lenzuolo: "te lo chiedo l'ultima volta perché dopo non sarò in grado di fermarmi, ne sei sicura" - "si" affermo convinta e in un nano secondo si sfila i boxer. Prima di togliermi i slip tortura i miei seni mentre mi accarezza il ventre e lo sento sfilarmi gli slip con una lentezza assurda... 
Mi guarda negli occhi e mi sorride dandomi un bacio sulla fronte mentre entra dentro di me... Fare l'amore con Leon è sempre l'esperienza più bella della mia vita ma farlo sapendo che lo amo è indescrivibile. Parte con leggere spinte per poi aumentare. Lo amo, anche se lui non sa se ama. La mia speranza è che è qui con me e che intendo temermelo stretto e lottare per lui con tutte le mie forze perché se c'è una persona che puoi completarmi e vedere la vera Violetta è Leon Vargas. Quel coglione di cui sono fottutamente innamorata. 
 
"Non urlare porca merda" sento sbraitare leon, non so nè dove mi trovo nè perché ma sto benissimo. Mi accoccolo di più al suo petto mentre lui annuisce con gli occhi occhi. "Ho capito Fede arrivo" conclude sbuffando. Sento le sue labbra sulla mia fronte e sorrido seneramente "dimmi che è domenica e posso stare qui tutto il giorno" - "sogna piccola sogna" si alza dal letto e io mugolo un no nascondendomi sotto le coperte del tutto. Ho la camicia di Leon addosso, deve avermela messa lui stanotte mentre io sono crollata in un sonno profondo. "Esci da lì e alzati" abbasso di poco il lenzuolo e lo vedo mettersi una maglia bianca a maniche corte per poi infilarsi per jeans. "Smettila di guardarmi e alzati" senza neanche girarsi me lo dice, ma come fa? "Che ne sai tu?" - "So che sono bello da ammirare ma alzati" la personificazione della modestia proprio. 
"Sei un rompiscatole" borbotto mentre mi alzo e sbadiglio. Posso tornarmene lì magari con il ragazzo che ho davanti? 
"Leon?" - "si?" - "hai quei pantaloni che ho lasciato tempo fa o li hai bruciati" ride e apre l'armadio passandomeli. "Tieni miss sono spiritosa e tu no" - "grazie" sorrido. "Piccolo problema e di maglia che mi metto?" lui mi squadra da capo a piedi e ritorna verso l'armadio. "Tieni" e mi da una busta rossa. "Cos' è" alza gli occhi al cielo e dice "aprila che siamo in ritardo e non fare storie"-" il ragazzo si è alzato con la luna storta" lo prendo in giro avendo indietro solo uno sguardo di chi si è rotto le scatole. Cedo e apro la busta tirando fuori una felpa nera con una scritta bianca davanti: "My little love". Spalanco la bocca e continuo a fissare quella scritta. Alzo lo sguardo su di lui e vedo che sta pensando che dire quindi salto la parte del ringraziamento e gli salto addosso abbracciandolo dal collo trattenendo le lacrime di gioia. "Non commentare" dice lui. Ha questo difetto, ogni volta che fa un gesto carino lo nasconde con la sua stronzaggine. "Panda dovremmo andare sai?" rido ma me ne frego e lo bacio dimostrandogli quanto ho bisogno di lui e quanto gli sono grata. "È il regalo più bello che mi abbiano mai fatto" alza gli occhi al cielo ma poi mi sorride avvicinandosi "dicono tutte così" e mi lascia un bacio a stampo. "Grazie" rispondo semplicemente io. 
 
"Leon dobbiamo andare" mi allontano io cercando di farlo smettere anche se potrei continuare all'infinito. "Non voglio entrare lì dentro" esclama mettendo su un broncio dolcissimo, gli circondo il collo con le braccia e gli do un bacio sulla guancia. Sono seduta sulla sua moto e lui è in piedi che fa di tutto per convincermi a starcene in giro a fare nulla, sono tentata ma è l'ultimo giorno prima del ponte quindi è meglio esserci. "Abbiamo già saltato un'ora, l'ultimo sforzo su" lo convinco scendendo dalla moto, lui sbuffa ma mi segue. 
 
"Vargas, Castillo ci deliziate della vostra presenza?" proprio il prof di latino dovevamo avere alla seconda ora? 
"Che ci fate insieme voi due?" chiede. Ma farti i cazzi tuoi mai? 
"La mia sveglia non è suonata" invento io al momento "io ho dimenticato di accenderla" dice leon creando i sospetti del prof. Scemo. Sono consapevole del fatto che tutti ci guardano ma li ignoro andando al mio posto. 
 
Sono nel corridoio a parlare con Lud della sera prima raccontandogli con un sorriso enorme di come abbiamo risolto "ed ecco, abbiamo ripreso Violetta Castillo" dice facendomi ridere. Ah è bella la giornata oggi vero? 
"Oh ti prego togliti quella faccia da ebete" - "smettila io non ho una faccia da ebete". 
"Stronzo numero uno arriva" sussurra e prima che possa rispondergli Leon si avvicina a noi. "Hey posso parlarti?" mi dice con un sorriso, Lud alza gli occhi al cielo e dice "Hey ma ciao Leon, grazie per la considerazione sto bene grazie" scoppio a ridere e Leon alza un sopracciglio guardandola. La bionda se ne va urlando "coppie pff solo ebeti" e rido ancora. 
"Che c'è Leon?" mi guarda sorridendo e dice "ho una proposta allettante per te piccola". Toglietemi il sorriso che ho dalla faccia vi prego. 
"Quale?" 
"Hai presente quella casa che hanno i miei in montagna?" "Si" dico entusiasta.
 "Ci passeresti con me i prossimi tre giorni?" 
 

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Capitolo 10
*** Montagna ***


Apro la bocca senza sapere cosa dire e un sorriso enorme fa largo sul mio viso. "Scappa per tre giorni con me" dio certo che scapperei con lui, andrei ovunque con lui. "Leon sai che non posso, che dico a mio papà?" subito un' espressione delusa prende il posto al sorriso di prima finché Federico non gli salta addosso facendolo infuriare. "Leon senti che bella idea che ho avuto" lui alza gli occhi al cielo e dirige la sua attenzione su di lui. "Tre giorni nella tua casa in montagna. Io, te Diego e le ragazze che dici?" Esclama entusiasto lui, scoppio a ridere davanti alla faccia di leon che dice solo una cosa "mi prendi per il culo?". "Eddai ci divertiamo che te ne pare Violetta?" Fede sposta l'attenzione su di me è rispondo: "bellissima idea originale soprattutto ma dovrete fare a meno di me" dico sghignazzando. Leon mi lancia uno sguardo furioso ma io alzo le spalle. Non posso andare, mio padre non mi darebbe mai il permesso per questo gita con maschi che non conosce. "Ah che peccato vabbe vado a proporlo a Francesca e Lud. Diego lo sa già" - "Naturalmente vengono persone a casa mia e io sono l'ultimo a saperlo" sbotta alzando gli occhi al cielo. Quante volte lo ha fatto in cinque minuti? 
 
"Vilu allora glielo chiederai?" la voce di Fran mi arriva e subito la abbraccio come avevo promesso la sera prima. Sono felice ora e poi un abbraccio non fa mai male. "Tutto Okey?" "Tutto perfetto" rispondo sorridendo staccandomi, lei mi sorride e parla "per la montagna potresti dire a tuo padre che stai da me, ti aiuto io lo dirò anche ai miei sai che non sono d'accordo che tuo padre ti tenga sempre così segregata" urlo di felicità per quanto sono entusiasta e le salto addosso. "Ti voglio un bene dell'anima" saltiamo super felici e andiamo verso l'uscita per mettere in atto il piano e partire oggi pomeriggio. 
 
Esco fuori di casa con la mia borsa grande dopo aver salutato papà e Angie e vado nella macchina di Fede e Fran che mi aspettano fuori. Iniziamo a urlare e fare urletti di gioia grazie alla riuscita del nostro piano e ci dirigiamo verso casa di Leon dove dobbiamo incontrarci. "Saranno i tre giorni migliori della nostra vita" esclamiamo io e Fran prendendoci a braccetto ed entrando lasciando a Federico le borse. Non ho detto nulla al mio ragazzo, volevo fargli una sorpresa spero sia piacevole per lui. Sorrido vedendolo sul divano e mentre Ludmilla distrae gli altri due portandoli fuori io mi avvicino da dietro a lui. Le mie braccia finiscono intorno al suo collo e il mio viso sul suo collo dove lascio un bacio, lui fa un salto e urla "ma cos-" gira il capo verso di me è mi guarda con espressione sorpresa poi sorride alzandosi dal divano. "Cosa ci fai tu qui?" scoppio a ridere davanti al suo sguardo confuso e alzando le spalle dico un semplice "scappo con te tre giorni" lui sorride e mi prende il viso tra le mani per baciarmi. "Ma come hai fatto con tuo padre?"-"un innocua bugia" -ride- e mi da un bacio a stampo. 
 
"Diego se non la finisci di toccare il navigatore ti butto fuori dalla finestra" tutti ridiamo alla frase di minaccia di Leon che fissa il suo vicino con sguardi omicidi. Diego mette a posto il navigatore e alza le braccia spaventato "cantiamo qualcosa?" se esce Diego. Trauma finito allora. "Inizio io: nella vecchia fattoria ia ia iao" scoppiamo in una risata davanti alla sua canzoncina e iniziamo a prenderlo in giro dicendogliene di tutti i colori. Siamo in macchina tutti insieme dato che Leon ha preso la macchina da sei posti e sfortunatamente io e Lud siamo finite negli ultimi due posti estraibili per bambini perché non dovevamo separare la coppetta felice pff. Non ne posso più di vedere Fran e Fede che si sussurrano parole dolci e si baciano, io e Leon non siamo mai così anzi se lo fossimo cambierebbe nome e stato.
Quello che mi preoccupa è la bionda che li guarda triste e sconsolata, odio il fatto che stia così male per lui vorrei fargli capire che la sua è solo una cotta niente di più ma non mi ascolta ed evita l'argomento. 
Il viaggio dura circa due ore e quando arriviamo dal finestrino ammiro il cielo azzurro e gli uccellini che volano. C'è freddo, si sente e ai lati della strada c'è tutta la neve, come sulle montagne che si vedono in lontananza. Dopo poco arriviamo davanti a una casa bellissima come quelle dei film di Natale. 
Prima scendono i cosiddetti adulti poi Leon arriva sposta il sedile davanti piegandolo e fa uscire Lud e poi me facendomi l'occhiolino. Se non fossero i suoi amici gli starei sempre appiccicata, così tanto da avere il suo stesso profumo. Ci invita in casa mostrando quanto sia grande la cucina, il salotto, la Tv al plasma e poi ci mostra le stanze di ognuno lasciando che sistemiamo le nostre borse e ci vestiamo con indumenti più caldi. Nella mia c'è un letto da una piazza, un comodino a lato, un armadio e una finestra dove posso sedermi e ammirare una vista meravigliosa. Ad un tratto la porta si apre e Leon entra con indosso dei Jeans e una maglia nera pesante, una di quelle che amo mettermi dopo aver fatto l'am- "Hey" si butta sul letto sdraiandosi a pancia in su e mi fa cenno di raggiungerlo, gattono da lui e appoggio la testa sul suo petto alzando lo sguardo su di lui che mi sorride. "Va bene la stanza?" la guardo ancora e annuisco. "Che c'è?" mi chiede guardandomi - "nulla è che sono sola"- ride giocando con una mia ciocca di capelli e dice "ah povera bambina lasciata sola con i suoi incubi" mi prende pure in giro sto stronzo. "Ti odio" lui sorride e mi spinge sopra di lui a cavalcioni mentre continua a sorridere. "Sarebbe tutto più semplice se fosse davvero così piccola" già ha ragione... "Si ma di solito ti odio per davvero" si alza appoggiandosi sui gomiti e avvicino il mio viso al suo "e quando non mi odi che fai" mi tocca il naso con il suo e chiudo gli occhi "ti staranno cercando di sotto" cerco di cambiare discorso "che si fottano, voglio sentirtelo dire"-"ma che ne hai fatto di Leon tu?" scoppia a ridere poi torna serio guardandomi negli occhi "smettila di scherzare e dimmelo voglio sentirtelo dire un'altra volta" mi metto le mani sugli occhi imbarazzato per un motivo a me sconosciuto e parlo "non scappi se te lo dico?"-"se mai uno dei due dovesse scappare sarai tu" lo guardo male non sapendo a cosa si riferisce ma lui scuote la testa allora lascio perdere, gli prendo il viso tra le mani e sfioro le sue labbra, lui chiude gli occhi e io sussurro "ti amo amore mio" -sorride- e mi bacia stringendomi la vita è accarezzandomi sotto la maglietta.  
 
"Madonna ragazzi che sonno" Diego urla buttandosi sul divano vicino a Ludmilla che lo spinge via. "Spostati demente" lui alza gli occhi al cielo e si siede. Abbiamo mangiato tutti insieme prendendoci in giro a vicenda lanciandoci il cibo, cosa che ha fatto infuriare Leon. Rido al pensiero e sbadiglio pensando alla lunga giornata appena passata. L'aria di montagna è bellissima e domani andremo lassù dove andranno tutti a sciare tranne me naturalmente perché non ne sono capace, figuratevi con il padre protettivo che mi ritrovo. Ci dirigiamo tutti nelle nostre stanze e mi butto sul letto senza nemmeno mettermi il pigiama, tiro fuori il cellulare rispondendo al messaggio di mio padre e guardo la foto di me e Leon. Sorrido e fisso la mia porta per mezz'ora sperando che si apra ma non accade quindi mi alzo e vado in camera sua che si trova proprio di fronte alla mia. 
 
Apro lentamente la porta e non trovo nessuno finché Leon non esce dal bagno con i capelli ancora bagnati e un asciugamano alla vita. Solo un asciugamano ha indosso. Mi guarda sorpresa ma poi fa un sorriso malizioso "dimenticato qualcosa?" chiese con aria altezzosa. Io timida mi avvicinai e dissi "Sì questo" e in un batter d'occhio presi il suo viso tra le mani e la mia bocca fu sulla sua. Premetti il mio corpo con il suo e gli misi le braccia intorno al collo, schiusi le labbra e le nostre lingue iniziarono a giocare insieme in una danza passionale. Lui mi mise e mani sui fianchi avvicinandomi ancora di più a lui mentre continuavamo a ucciderci di baci. Sapeva di pulito e fresco , il suo odore mi entra nelle narici e mi fa desiderare di non uscire da questa stanza. Ci staccammo per mancanza di fiato e gli baciai l'orecchio, il lobo e il collo sentendolo imprecare quando mi soffermavo di più lasciandogli un segno che il giorno dopo sarebbe stato sicuramente visibile. Gli accarezzai le spalle, la schiena e più continuavo più fremevo ed ero percossa da brividi. Feci scontrare il mio bacino con il suo e lui mi se le mani sul mio di dietro incitandomi a circondargli la vita con le gambe e così feci con un salto mentre continuavamo a baciarci senza averne mai abbastanza. Mi mise sul letto e mi sfilo la maglia senza lasciare i miei occhi, ci sdraiammo e lui mi baciò il ventre facendomi inarcare la schiena "sei bellissima" mi sussurrò facendomi perdere del tutto la ragione. Continuò a baciarmi slacciandomi i bottoni dei jeans e sfilandomeli del tutto lasciandomi in intimo davanti ai suoi occhi, mi baciò la linea di pelle sopra le mutande che sfilò com una lentezza disarmante e sussurrai il suo nome "shh piccola mi piace sentirti ma oggi devi fare silenzio". 
Mi baciò le cosce e ritorno al mio viso, al mio collo e alle mie spalle facendo scivolare le bretelle del reggiseno così da essere completamente nuda. Si piombò sui miei seni e gemetti il suo nome. Mi sentivo una bomba porta ad esplodere. Sussultai quando sentii la sua bocca sul mio sesso, continuando a stuzzicarmi con la lingua e accarezzarmi le gambe. Avrei voluto urlare da quanto era fantastico. Venni dicendo il suo nome e la sua bocca fu subito sulla mia per zittirmi. Mi accarezzo una guancia e sussurrò "sei bellissima quando vieni e il fatto che posso vederti solo io mi fa sentire il ragazzo più potente di questo mondo" si chinò e mi baciò il petto. Si sistemò sopra di me e fece scontrare i nostri bacini, lo guardai negli occhi e con la mano slacciai il l'asciugamano sfilandolo e facendolo scivolare dal letto. Gli ci ci la vita con le gambe, si infilò il preservativo e entro dentro di me lentamente con sempre la paura di farmi male. Comincio a muoversi lento e più continuava più desideravo di più, lo attirai a me accarezzandogli la schiena, poggia la fronte contro la mia e in men che non si dica venni dicendo il suo nome. Si distende  al mio fianco e appoggio la testa sul suo petto guardandolo "Ti amo" sussurro lasciandogli un bacio sul petto. "Dormi piccola" mi sussurra dolcemente cullandomi con le sue carezze. 
 
Mi muovo nel letto e tasto il materasso notando che non c'è nessuno con me, mi alzo coprendomi con il lenzuolo e scendo lentamente dal letto cercando la mia maglia. Me la infilo insieme alle mutande e pantaloni e scendo di sotto. Vedo Leon con una bambina di 6/7 anni e mi chiedo chi sia. "Buongiorno" lui si gira verso di me e mi fa un sorriso "buongiorno piccola" gli do un bacio sulla guancia dato che non c'è nessuno dei nostri amici e mi giro verso la piccola biondina "e tu chi sei?" chiedo dolcemente, lei mi sorride e mi risponde "Sono margherita" che carina che è. Allora interviene Leon "è la figlia della vicina di casa che è amica di mia mamma, mi ha chiesto se possiamo tenerla per oggi dato che ha avuto un' emergenza"-"ah allora resterà a guardarvi sciare con me" la bambina urla "SIII" e io e Leon ridiamo guardandola. 
 
"Hey guarda come sono bravi" li guarda estasiati la bambina, e io anche. Sono tutti molto bravi sulla neve e io e la piccola amiamo guardarlo scendere con le loro esibizioni. È da due ore che sciano. Il cameriere passa a dare a prendere la cioccolata calda di margherita e mi sorride facendomi l'occhiolino. "Hey" sento la voce di Leon dietro di me e mi giro sorridendogli "com'è andata?"-"tutto bene le piste sono fantastiche" dice con uno strano sguardo. Dice di andare a prendersi un caffè e va lasciandomi con tante domande, la bambina lo segue saltellando e mi ritorna il sorriso. 
 
"È stata una giornata fantastica e divertente ora però ho fame" dice Diego iniziamo da lamentarsi, tutti si fanno a cambiare e io vado in cucina per preparare qualcosa: pollo e patate. Credo che sarà perfetto. Il primo che scende è Leon vestito tutto nuovo e profumato e si avvicina a me con un allegria che prima non aveva. Mi circonda la vita con le braccia e mi da un bacio sul collo "che cuoca sexy" mi dice e io lo fulmino con lo sguardo ricordandogli che c'é una bambina attenta che ci guarda. Mi aiuta a tagliare le patate dimostrandosi un bravo cuoco. Gi a immagino noi da adulti in cucina a fare da mangiare ai nostri bambini, mille immagini mi compaiono davanti distraendomi così da farmi tagliare con il coltello. Urlo un "ahi" e Leon viene da me "che hai fatto?" Metto su il broncio e gli faccio vedere il dito, lui scuote la testa sorridendo e prende il dito per baciare e leccare il taglio "meglio?"-"perfetto grazie amore" mi sorride e mi da un bacio sulle labbra staccandosi in fretta per paura che ci guardi, lancio un occhiata a Margherita e vedo che sta guardando i cartoni e quindi faccio un sospiro di sollievo. 
 
Tutti hanno divorato la cena e ora siamo sdraiati sulle poltrone e divani davanti al fuoco con una cioccolata calda in mano. Sono felice. Troppo. "Francesca tu stai insieme a fede?" Chiede la piccola margherita sorprendendoci. "Si piccola"-"lo amo?" la mia amica annuisce con sguardo dolce e tutti ci concentriamo sulla piccola che sta pensando. "Amare una persone vuol dire essere gelosi e chiamarsi "amore"?" Chiede all'improvviso dedicandosi da tutti uno sguardo interrogativo. Fran annuisce dicendo "beh sì" la piccola sorride alzandosi in piedi e fede le chiede "ma che ti prende Margherita?"- "Leooonnnn" urla a un certo punto. "Che c'è" dice annoiato "tu hai minacciato quel cameriere perché ami violetta?" 
E di colpo lui sbianca. 
 
"Minacciato un cameriere?" 
"Leon mi ama?" 
 
Che cosa sta succedendo? 

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Capitolo 11
*** Trent ***


"Minacciato un cameriere?" chiede Federico, vedo Leon pensare a qualche scusa che li convinca e poi parla tornando sicuro come se non stesse succedendo nulla "non l'ho minacciato semplicemente Violetta mi ha detto che le dava fastidio e l'ho tolto di mezzo"-alza le spalle- e guarda tutti che annuiscono davanti alla sua spiegazione finché il suo sguardo non si ferma su di me che ho un sorriso molto furbo e realizzato per la sua scenata di gelosia. Oh il mio amore possessivo. La bambina lo guardare delusa e torna a giocare. Ci sperava lei che dicesse qualcosa del tipo "si la amo". Ah no forse quella che ci sperava ero io. 
 
"Vergas" lo chiamo con un sorrisetto malizioso notando che siamo solo noi due in cucina. Gli altri sono andati a dormire dopo una giornata infinita e la mamma di margherita è venuta a prenderla ringraziandoci e salutandoci. Amo quella bambina, quando se ne è andata mi ha abbracciato e lo ho fatto un sorriso e un occhiolino. "Castillo" dice lui di spalle mentre si prepara un bicchiere d'acqua. Perché anche quando siamo in montagna deve stare senza maglia? Non capisce che effetto mi fa? 
"Cosa vuoi?" mi chiede sempre dandomi le spalle, mi avvicino a lui e Poggio le mani sulle sue spalle accarezzando i suoi muscoli fino alle braccia che si irrigidiscono sotto il mio tocco. Gli bacio una spalla e lo mordo leggermente facendolo gemere. Si gira di scatto e mi ritrovo le sue mani sul mio di dietro mentre mi bacia appassionatamente. Ansimo contro di lui sentendolo così vicino a me e mi stacco quando mi prende in braccio appoggiandomi sul bancone, mentre riprendiamo a baciarci. Ne avrò mai abbastanza di lui? 
Quando non abbiamo più fiato si allontana per concentrarsi sul mio collo dove si sofferma di più sicuramente per lasciarmi dei segni ma non ci faccio caso è inclino il collo a lato per lasciarglielo fare. Le sue mani si infilano sotto la mia maglia e mi accarezza il ventre e le costole. "Devo togliertela" mi sussurra mentre va più in alto con le mani dietro la mia schiena. "Mmh... Sei senza reggiseno dio santo" sussurra euforico. Mi riprende in braccio di nuovo e mi tengo a stretta a lui mentre gli bacio il collo, le spalle, il mento, gli mordo l'orecchio e lo sento mormorare qualcosa. Infilo le mani tra i suoi capelli e mi concentro sulla sua bocca mentre lo sento portarmi di sopra per le scale. Dimentico che potremmo cadere e che qualcuno potrebbe sentirci o addirittura vederci e continuo a baciarlo. Chissenefrega dell'aria. È lui il mio ossigeno. Apre la porta con un calcio quasi cadendo quindi ridacchio e continuo quando mi molla come un sacco di patate sul letto. "Dobbiamo parlare io e te" dico lasciando che mi sfili i pantaloni. "Parliamo quanto vuoi ma domani. Ora voglio solo toglierti quella maglietta che mi sta uccidendo" - "ci sto" sussurro e mi sorride, così che facciamo l'amore. Ancora e ancora. 
 
"Hey dormigliona" lo sento sussurrare prima di sentire delle labbra sulla mia spalla -sorrido- e continuo a dormire stringendomi a lui che ridacchia e mi accarezza una spalla con due dita. "Sono le undici sai?" mi dice credendo che mi alzerei iniziando a sbraitare come una pazza ma continuo a stare rilassato beandomi della sua voce e delle sue carezze. "Potrebbero scoprirci piccola devi veramente alzarti"-"mmh" dico inizio a lamentarmi. Apro gli occhi e lo vedo bello come il sole, spettinato che mi guarda sorridente. "Che hai detto al cameriere?" gli chiedo e sorrido vedendolo alzare gli occhi al cielo. "Ci stava provando era abbastanza evidente" - "e tu cosa centri?" mi guarda con una fulminata e continuo a sorridere. "Come cosa centro? Sono il tuo ragazzo e tu dovresti smettere di fare quel sorriso realizzato" qualunque cosa dico nessuno può togliermi quel sorriso che ho in faccia. "Sei geloso" - "si beh ti ho vista prima io" scoppio a ridere tanto da farmi lacrimare gli occhi e dico "ah è un gioco a chi arriva prisma ?" - "beh si da un certo punto di vista" - "e se fosse arrivato prima lui? " non mi guarda più e si alza. "Stavo scherzando Leon"-"vestiti e alzati" mi dice freddo e capisco che ho detto qualcosa che lo ha infastidito veramente. 
 
"Leon che facciamo oggi?" lui alza le spalle e continua a magiare le patatine mentre guardiamo tutti insieme la tv. "Vilu" mi sussurra Lud e io la guardo interrogativamente: "che c'è" "io ehm ecco ho baciato Diego" mi sussurra pianissimo facendomi sputare una patatina "Castillo ma che cazzo fai?" ecco fede la finezza è arrivato "ehm nulla lascia perdere" mi giro verso la mia amica e le chiedo "e? Cosa hai provato?" lei mette su un sorriso ebete alla 'violettahavistoleonVergas' e io urlo tra me e me. Li ho sempre scippati ah. Violetta non sbaglia mai. "È stato bello... Ehm ecco mi piacerebbe rifarlo quando mi pare ma non è il mio tipo" - "COSAAAAA?" Urlo facendo girare tutti verso di me allora ce ne andiamo lontano da loro. 
"Calmati violetta"-" come fai a dire che non è il tuo tipo?" lei guarda per terra e alza le spalle. "Lud sei meravigliosa e lui è cotto di te da sempre smettila di farti mille pippe mentali e buttati" lei sorride e mi abbraccia di slancio. "Grazie tesoro grazie" mi sussurra e finalmente la vedo sorridere dopo tanto tempo. 
 
Esco dalla doccia e mi avvolgo l'asciugamano intorno al corpo, mi butto sul letto e prendo il cellulare notando un messaggio:
“La risposta alla domanda di prima è che non c'è l minima possibilità che sia arrivato prima lui. Io ti ho vista su quel muretto e i segni che hai sul quello te li ho fatti io quindi sei mia in tutte le opzioni” . 
 
Mi tocco il collo e sorrido leggendo più e più volte il messaggio, poi decido di rispondere: 
“Leon Vargas stai cercando di fare il dolce con me?" 
Rido e aspetto la sua risposta che non tarda ad arrivare: 
“Leon vergas sta solo mettendo in chiaro le cose, non sono romantico." 
Il mio amore che maschere il suo essere romantico: 
“Ma tu sei romantico, cosa c'era scritto sulla maglia che mi hai regalato?" 
Vediamo che dice... 
"My little love ma quando l'ho comprata non sapevo che volesse dire, inglese è una di quelle materie che ho sotto" 
È uno stronzo, ecco cos'è. 
"Puoi fare lo stronzo quanto ti pare ma ti amo lo stesso” 
Mi vesto e inizio a giocare a "TSUM TSUM" finché non mi risponde: 
“Per questo ho scelto te tra tutte piccola" 
Prendo il cuscino e me lo schiaccio sulla faccio sorridendo come una scema finché non sento due mani sui miei fianchi che mi fanno il solletico e inizio a ridere. "Leon smettila" urlo in preda al panico mentre lui scoppia a ridere guardandomi in preda a una crisi di solletico. "Ti prego smettila" - "si capa" rido e lui si butta vicino a me mettendomi un braccio sulle spalle. 
Mi rannicchio al suo petto e chiudo gli occhi. Mi da un bacio sulla fronte e gioca con una mia ciocca. "Violettaaaaaaaaaa" Ludmilla fa la sua entrata super euforica e si bloc a vedendoci. "Oh scusate io credevo fossi sola" dice imbarazzata, -intanto si sente la voce di fede al piano di sotto che lo chiama allarmato- ci lascia facendomi l'occhiolino e va al piano di sotto. 
 
"Lud non senti delle voci diverse dal piano di sotto?" - "stavo per dirtelo" - "è un ora che Leon è sceso dovremmo andare?" Lei scuote il capo timorosa e si avvicina di più al corridoio per sentire meglio le voci da sotto. "Oh mio dio" dice allarmata ritornando dentro e chiudendo la porta a chiave. "Che succede?" Chiedo più preoccupata. "Trent. Di sotto c'è Trent" sbianco a sentire quel nome e faccio per uscire quando la bionda mi ferma.
"Non ci pensare nemmeno" annuisco incerta e me ne sto lì seduta. 
 
Scendiamo dopo che Diego è venuto a darci l'okey era vedo Leon con la testa fra le mani seduto sulla poltrona. Che cosa è successo? 
"Leon" sussurro avvicinandosi ma lui si alza allontanandosi e andando fuori mormorando "non ora" cado sulla sedia e chiedo a fede che cosa è successo. " è entrato con due suoi amiconi minacciando Leon. Non ho capito a cosa si riferiva ma ha detto «io voglio lei. E io mi prendo sempre ciò che è mio»" mi irrigidisco perdo un battito quando sento ciò che sento. Si riferisce a me. Lo so. Per questo Leon vuole allontanarmi, ma non glielo permetterò, non posso. 
Mi alzo di scatto e vado a cercare Leon, apro la porta d'ingresso e lo vedo con le mani in tasca fuori. "Non farlo" gli dico, lui si gira e mi guarda. "Di che parli?" Mi fa male anche il fatto che non mi guardi negli occhi e che usi quel tono di voce. "So cosa stai facendo, vuoi allontanarti da me perché hai paura di mettermi nei guai ma non farlo" - "violetta io devo farlo" mi dice avvicinandosi a me. "No non devi. Leon mi fido di te. Sono al sicuro quando sono con te non quando stiamo lontano" gli prendo il viso tra le mani e lascio le mie lacrime scendere. "Amore mio non piangere, picchiami quanto vuoi ma non piangere" singhiozzo ancora di più buttandomi tra le sue braccia. Mi allontana prendendo il mio viso tra le mani e mi asciuga con i pollici le lacrime. "Sono un sacco di disastri messi insieme e tu tante cose belle e io non posso metterti in pericolo te, l'unica persona che amo più della mia vita... Devi allontanarti da me" 

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Capitolo 12
*** L'acqua spegne il fuoco. ***


"Sono un sacco di disastri messi insieme e tu tante cose belle e io non posso mettere in pericolo te che sei l'unica persona che amo più della mia vita... Devi allontanarti da me" 
 
Ha detto che sono tante cose belle. 
Mi ama. 
Vuole proteggermi. 
Mi ama. 
Ha detto che sono l'unica persona che ama. 
Mi ama. 
Mi ama più della sua stessa vita. 
Vuole allontanarsi da me. 
Mi ama. 
"No" alzo lo sguardo dal suo petto ai suoi occhi e lo vedo sbiancare - "tu puoi lasciarmi, ma io no, non te lo permetterò" sta per parlare ma gli metto il dito sulla bocca tacendolo: "hai detto che mi ami e non ti permetterò di allontanarmi ora. Sono al sicuro solo se ho la certezza di avere te nella mia vita. Vuoi proteggermi? Te lo lascio fare ma amami" è un secondo dopo sento le sue labbra sulle mie. Un semplice tocco di labbra umide e bagnate, le mie. Mi asciuga con i pollici le guance rigate dalle lacrime e appoggia la fronte sulla mia. Metto le mani sui suoi fianchi e lo stringo più forte che posso. "Non lasciarmi qualunque cosa accada" 
 
"León" sentiamo la voce di Fede e andiamo dentro casa, lo vediamo appoggiato al bancone della cucina con in mano un biglietto "Fede che cos'è?" chiedo avvicinandomi a lui che mi passa il biglietto così lo leggo a voce alta "ti aspetto alla Rocca Leoncino, porta chi ti pare non ho intenzione di farti nulla.... Per ora" alzo lo sguardo allarmata e preoccupata su Leon che fissa il foglio stringendo i pugni tanto da far diventare le nocche bianche. 
Lo guardiamo entrambi aspettandoci una reazione, invece mi prende per mano e mi porta su per le scale poi si gira verso Fede che lo guarda con una espressione di uno che non sta capendo nulla. "Vieni con me stasera?" lui annuisce e dice "dove vai con Violetta?"mi guarda stringendomi più forte la mano e sale le scale "te lo dico quando sei più grande" apriamo la porta ridendo e  si butta nel suo letto molto più rilassato di prima. 
 
"Allora cosa volevo fare di così scandaloso da non dirlo a Fede?" mi appoggio al suo petto lui disegna dei cerchi immaginari sul mio collo lasciandomi dei brividi per tutto il corpo. "Nulla volevo solo stare con te" mette una mano dietro la testa e guarda il soffitto finché non parla di nuovo "cantami qualcosa" alzo la testa guardandolo ma non distoglie lo sguardo dell'altro così mi tiro su e mi avvicino al suo orecchio "che cosa vuoi che canti?" - "qualsiasi cosa, basta che canti" si sposta appoggiandosi al mio di petto mentre passo le mani tra i suoi capelli, penso ad una canzone e subito me ne viene una adatta da cantare a lui, mi avvicino al suo orecchio e intono: "baciarti e poi scoprire che l'ossigeno mi arriva dritto al cuore, solo se mi baci te e non sentire eh bisogno più di niente aaala" lo vedo sorridere ad occhi chiusi e allora continuo a canticchiare "non fermare quel tuo modo di riempire le parole, di colori e suoni in grado di cambiare il mondo che non ero in grado di vedere" non fa nulla semplicemente chiude gli occhi ascoltando la mia voce "ed è più dolce la paura se mi tieni in un tuo abbraccio, riesco a sentire il profumo della notte" mi fermo notando che si è addormentato e continuo ad accarezzarlo guardando quanto in realtà sia un bambino. Il mio bambino. 
 
"Fede,Lud siete sicuri di voler venire?" - "Hey ci sono pure io" dice offeso Diego, gli altri alzano gli occhi al cielo e annuiscono finché non parlo io "andiamo?" -Leon si gira verso di me e scoppia a ridere "tu non vieni" sbarro gli occhi e lo guardo male. "Cosa?" prende la giacca infilandosela e dice "ho detto che non vieni, lui vuole te quindi tu te ne starai qui" mi alzo dalla sedia della cucina e gli vado incontro "non ci penso nemmeno a restare qui sola, ha detto che non ci farà nulla oggi vuole solo parlare quindi io vengo che a te piaccia o no" -serra la mascella e stringe i pugni- e poi parla: "Per noi andare non è un pericolo, per te sì quindi te ne stai qui" crede ancora che io sia una bambina viziata che non sa difendersi ma questa volta non gli darò ascolto. "Correrò il rischio vi aspetto in macchina" mi alzo a testa alta davanti ai loro sguardi sbalorditi e vado fuori prendendo il mio giubbotto.
"Prova a fiatare o a dire qualsiasi cosa in sua presenza e giuro che il seguito non sarà piacevole" so che non mi toglierebbe un capello quindi sorrido e mi siedo composta mentre Diego mi dice "ma non ti fa paura?"- ridacchio- "mmh no" "beata te". 
 
La Rocca è un posto tetro, è tutto scuro e ci sono due entrare da due lati, la pietra è come stata ritagliata. È un luogo strano come se avessero fatto un buco in una roccia. Ci sono cinque persone a due metri da noi, Trent è un passo avanti con le mani in tasca e un ghigno sulla faccia. Mi verrebbe da tirargli uno schiaffo per toglierlo, lo farei se solo Leon non credesse di avere una ragazza di porcellana. Dietro di lui tre ragazzi che lo guardano noi e il loro leader evidentemente intimiditi da tutto ciò che potrebbe fargli. E per ultima una ragazza, bionda capelli lunghi truccata anzi molto truccata e molto sicura di sè nelle sue calze nere e i pantaloncini neri borchiati abbinata a una canottiera bianca. Il viso della ragazzo finì su Leon lanciandogli un sorrisetto malizioso che mi fece venir voglia di tirarle i capelli. Sì, sono parecchio violenta stasera. "Leoncino" Trent avanza verso di lui ma Leon lo ferma con lo sguardo e va dritto al punto "Dimmi che cazzo vuoi da me" -continuava a tenere quell'orribile sorrisetto- "ho un accordo" iniziò a parlare lanciandomi uno sguardo e facendomi l"occhiolino, cosa che fece stringere i pugni a Leon. "La mia ragazza contro la tua in una corsa" le nostre bocche si aprirono contemporaneamente senza sapere cosa dire finché Leon non si passò le dita fra i capelli infuriato e si avvicinò a Trent. "Dimmi che prendi per il culo" l'altro fece un chiaro sorriso che ci fece intendere che non stava scherzando. Allora si mise in mezzo Federico "E chi correrà come "ragazza di Leon?" Nessuno lo ascoltò mentre io mi morsi il labbro nervosa. "Ci stai Leoncino?" - "sei un cotto bastardo, vuoi mettere la tua cosiddetta ragazza che guida per professione contro Violetta che nemmeno ha la patente" volevo andare da Leon e abbracciarlo solo per dimenticare tutta questa merda. "No infatti sono così buono che ti lascio un mese per insegnargli ciò che deve imparare" si girò verso di me cercando di leggere qualcosa nella mia espressione di che io annuii. Dovevo farcela. Per me. Per lui. Per noi. "Accetto ma giuro che se le succede qualcosa e la tua puttanella bara io ti troverò e ti toglierò quel sorriso dalla tua faccia sbattendolo su un muro" Trent sembrò non essere spaventato dalle sue minacce. "La mia puttanella? Se non sbaglio Leoncino te la sei fatta pure tu" ed ecco che qualcosa in me si spaccò. Il mio cuore? Forse. Tutte le parole che seguirono dopo furono solo suoni per me perché l'unica cosa che riuscivo a pensare era al fatto che lui fosse andato a letto con quella ragazza. Lei era del suo mondo, io no. Lei era vestita perfettamente per occasioni come il Carcrossed. Lei poteva essere perfetta per lei. Non io. Lei. 
 
Tornammo a casa e Fede stava continuando a chiedere perché dovessi correre io. Cristo non riusciva a fare due più due? Ci sedemmo tutti sul divano e sulle poltrone. Mi abbracciai le ginocchia e non osai alzare lo sguardo perché sapevo avrei trovato lo sguardo di Leon che mi stava osservando preoccupato. Ad un tratto non ce la feci più e una lacrima sfuggì dal mio controllo così corsi di sopra senza dire nulla. Non sopportavo nulla di tutto questo. Ero forte, dura ma dentro mi sentivo stanca. Mi chiusi in camera buttandomi sul letto di Leon abbracciando il suo cuscino così da sentirmi un po' più al sicuro. Non ero arrabbiata con lui, lo ero con me perché non mi sentivo mai abbastanza per lui. Sentii la sua mano spostarmi una ciocca di capelli dal viso ma lo nascosi sprofondando nel materasso cercando di evitare lui "piccola" - "vai giù ti prego, non voglio che tu mi veda così" le sue labbra si appoggiarono dolcemente tra i miei capelli accarezzandoli con una lentezza che non era da lui. "Ti ho già vista piangere e poi tutti piangono" mi diede un po' di coraggio continuando a cullarmi "tu no però" sussurrai accusandolo "oh beh anche io ho pianto, quando ero piccolo avevo un orsacchiotto che portavo sempre con me, si chiamava Sam. È stato il mio primo migliore amico solo che mio padre diceva che sembravo una femminuccia allora me lo prese nella notte e lo fece scomparire. Il giorno dopo lo trovai nella spazzatura tagliato a metà, ho pianto per una settimana" ascoltai la sua storiella triste e alla fine non sapevo se piangere pensando al finale o ridere immaginandomi Leon dormire abbracciato a un peluche. Mi girai lentamente verso di lui che mi sorride accarezzandomi una guancia " perché piangi bimba?" Era l'unica persona a cui avrei sempre voluto dire la verità è così feci "non vorresti una ragazza come lei?" Lui sbarrò gli occhi sorpreso poi mi picchietto un dito sul naso avvicinando il suo viso al mio. Mi diede un semplice bacio e stampo e si allontanò sorridendomi "ti immagini? Io con quella? È troppo alta, troppo truccata e si comporta ascoltando sempre ciò che gli viene detto. Io amo una nana che anche quando piange è stupenda e non mi ascolta mai" scoppio a ridere e mi asciugo le lacrime mettendomi a sedere. "le tue labbra sono morbide da baciare dopo che hai pianto" me le toccai con un dito e sorrisi timidamente. Si alzò in piedi e io misi le caviglie sotto il mio sedere così da essere alla sua altezza e buttarmi tra le sue braccia "stai facendo il romantico" sussurrò sul suo petto, lo senti sorridere e poi mi sussurrò "sì ma deve rimanere tra di noi perché dopo oltre che figo sarei anche romantico e sarei fottutamente perfetto" scoppiai a ridere e lo baciai mandando a fanculo tutte le mie insicurezze. 
 
 
 
Eravamo tutti quanti davanti scuola a chiacchierare, alla fine tutti avevano fatto due più due e avevano capito che io e Leon stiamo ansiamo. La loro reazione era del tutto normale, le uniche frasi uscite dalle loro bocche erano: "Leon Vergas ha una ragazza, i miracoli accadono" oppure urli e salti di Francesca per poi farmi il muso dicendo "sono la tua migliore amica e non mi hai detto nulla stronza" io ero scoppiata a ridere per poi abbracciarla. 
 
"Ragazzi andate io devo fare una cosa" disse Leon ricevendo solo sguardi maliziosi da parte dei ragazzi, ridacchiai e lo osservai mentre alzava gli occhi al cielo - "stavo pensando a una cosa" alzai un sopracciglio "cosa?" mi prese la mano e disse "beh ora che sicuramente sapranno di noi due dato che farai lo corsa possiamo non nasconderci" stavo sognando, non poteva essere vero. "Vuoi dire a tutti di "noi"? Io e te?" Chiesi già eccitata. "Ehm si" gli saltai letteralmente al collo quasi con le lacrime agli occhi dalla felicità. Lo sentii ridere e mi alzó da terra stringendomi a sè ancora di più. Tutti intorno ci guardavano straniti con sguardi interrogativi ma io me ne fregavo altamente. Avrei potuto vivere la mia storia con lui senza segreti o nascondigli e questo voleva dire far capire a una certa Allison che Leon era mio. TUTTO MIO. 
"Ti amo tanto" sussurrai in preda alla felicità più assoluta- "anche io piccola, anche io". 
 
"Vilu non puoi arrabbiarti ogni volta che la macchina va indietro invece che avanti" mi disse Leon arrivato quasi all'esasperazione. Ero alla mia prima lezione e i risultati  erano solo un paio di infarti del ragazzo accanto a me che stava pregando per la sua macchina o bambina come la chiama lui. "Ti stai scusando con una macchina brutto stronzo? Non c'è bisogno che le fai le coccole, è un auto" lui si girò verso di me e mi puntó il dito contro "attenta a come parli piccola, questa è la MIA auto" sbuffai e uscii fuori. "Oh dal cofano sì che impari a guidare" mi urlo dietro, stavo iniziando imprecare in tutte le lingue del mondo. "Hai rotto i coglioni" gli urlai mentre presi posto sul sedile del passeggero. "Oh beh tu stavi per rompere la mia macchina, non ce la faremo mai cazzo, quella ci sa fare sulle auto e tu vai indietro invece che avanti" se voleva farmi infuriare ci riusciva perfettamente, non solo preferiva la sua stupida macchina a me ma osava nominare quella troia. Ero furiosa e incazzata. Spostai il mio sguardo su di lui e vedevo che stringeva il volante così gli urlai di accostare e lui lo fece sbuffando. "Bene ora che mi sono fermato che pensi di fare?" Mi alzai in dal sedile per mettermi a cavalcioni sulle sue gambe e lui mi guardò sbalordito. "Ora la finisci di parlare di auto e di troie e mi baci altrimenti ti giuro che non ti rivolgo più la parola" non se lo fece ripetere due volte che le sue labbra erano sulle mie. Appassionate, affamate e vogliose. Amavo litigare con lui solo per questo. Mi accendeva e lui solo lui era quel secchio d'acqua pronto a spegnermi. 

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Capitolo 13
*** Leon pov. ***


Mi giro nel letto continuando a scalciare il piumone cercando di dormire, ma questa sera mi sembra una missione impossibile. 
Ho troppi pensieri per la testa, non ho mai provato nulla del genere e odio sentirmi così teso e preoccupato. Allungo il braccio verso il comodino e prendo il mio cellulare guardando l'ora. 3:34. Me ne frego dell'orario e la cerco tra i contatti trovandola subito. Sento suonare due volte per poi sentire il suo respiro attraverso l'aggeggio. "Amore" sento la sua voce chiamarmi e mi rilasso sprofondando nel cuscino "ti ho svegliata?" coglione, sono le tre e mezzo certo che l'hai svegliata. "Si ma non importa qualcosa non va? Stai male? Leon che hai fatto?" Eccola che parte in quarta agitandosi ma subito la calmo "no piccola tutto bene" la sento sospira di sollievo e poi parlare "e allora perché mi chiami nel cuore della notte?" - "non ti accadrà nulla vero?" sento le sue coperte muoversi segno che si è messa seduta sul letto e mi do dell'idiota per averla chiamata "sto bene è staró bene, ho un bravo insegnante" sorrido silenziosamente "se ti succedesse qualcosa io impazzirei, sarebbe colpa mia Violetta" sono sicuro che adesso sta cercando qualcosa su cui concentrare il suo sguardo "amore promettimi che qualunque cosa accada tu non ti allontanerai da me, promettimelo" non posso dirgli che non mi allontanerò da lei se succederà qualcosa perché voglio che lei stia bene e io le porto solo guai. "Leon promettimelo, perfavore" - "buonanotte piccola" chiudo la telefonata e appoggio il telefono sul comodino. Non posso permettergli questo, vorrei solo portarla via da tutta questa merda e non fargli correre nessuna gara. Vorrei non averla mai incrociata su quel muretto durante l'ora di scuola. E far,o Vorrei non essermi innamorato di lei perché qualsiasi cosa io faccia per allontanarla alla fine me la ritrovo tra le braccia e non c'è cosa più bella. 
 
Scendo dalla macchina infilando le chiavi in tasca e vedo una ragazza guardarmi e farmi l'occhiolino, la ignoro ed entro nel manicomio. "Hey bro" sento una manata sulla spalla e mi giro verso il mio migliore amico "Hey fede" - "ascolta amico stasera io e fran facciamo un mese e devo fare qualcosa di speciale, ma non ho idee" lo guardo alzando un sopracciglio e scoppio a ridere "che cazzo centro io" - "Magari sei un romanticone e non lo sai, posso chiedere a Violetta" smetto subito di ridere e lo guardo male facendolo scoppiare a ridere "ah Vargas vederti innamorato è uno spasso" mi giro ignorandolo e gli urlo mentre mi muovo tra l'ammasso di studenti "fanculizzati". 
 
Cammino per i corridoi cercandola finché non vedo la sua testa muoversi vicino alla scalinata, sta ridendo insieme  
a Ludmilla, stanno sempre insieme in questo periodo, si abbracciano, ridono, si prendono in giro e scherzano. Mi avvicino a loro ed entrambe si girano verso di me. "Hey Leon" Lud mi saluta e io le faccio un cenno col capo. "Mi lasci un attimo con lei?" chiedo alla bionda notando che la sua amica evita il mio sguardo. "Tutta tua a dopo nena" se ne va e io mi appoggio ala ringhiera davanti alla moretta. "Quanto sei arrabbiata da uno a dieci?" si gira verso di me e alza un sopracciglio "non posso farti quella promessa sai che devo fare tutto quello che mi è possibile per tenerti al sicuro" - "mi lasceresti? Mi lasceresti se mi succedesse qualcosa?" guardo le mie scarpe poi alzò lo sguardo perdendomi nei suoi occhi, le metto le mani sulla vita e la avvicino a me così che i nostri corsi si toccano "sì, lo farei"-"bene forse è questo che mi serve per impegnarmi davvero a dopo prof" mi da un bacio sulla guancia e un sorriso malizioso e si gira dirigendosi verso l'aula mentre la guardo con uno stupido sorriso in faccia. Meno male che non mi guardo perché potrei vomitare. 
 
Galindo è simpatico come professore ma quando inizia a spiegare vorrei tanto sbattergli la testa contro il muro per farlo dormire. Picchietto un dito sulla spalla della Castillo e lei si gira "che vuoi?" che dolce che è - "di che sta parlando?" appoggio la guancia sul palmo della mano mentre lei mi guarda trattenendo un sorriso "ti interessa davvero?" ridacchio - "no era solo una scusa per farti girare" questa volta mi sorride e scuote il capo. "Castillo, Vargas?" sentiamo il prof e lei immediatamente si gira "sì?" chiediamo all'uniscono. "Vorrei fare lezione voi volete continuare a fissarvi per molto?" la vedo abbassare lo sguardo e sono sicura che ora sia tutta rossa. Tutti gli sguardi della classe sono su di noi. "Scusi" la sento sussurrare. 
 
Esco dal laboratorio di chimica e la vedo appoggiata al muro mentre parla con un ragazzo basso con gli occhiali che la guarda come io guardo le macchine. Mi passo una mano tra i capelli e mi avvicino andando vicino a lei e circondandole la vita con un braccio  "hey" lui mi guarda facendosi piccolo e balbettando finché non dice "L-Leon" - "già proprio io di che parlavate?" diventa tutto rosso mentre sento una gomitata da parte della ragazza al mio fianco ma non la mollo lo stesso. "I-io ecco stavo chiedendo a V-violetta se voleva una mano in latino" ah è questa la scusa che usano i maschi per uscire con la mia ragazza? Devo ricordarmela. "Oh solo questo? Sicuro?" - "LEON" la sento riprendermi ma la ignoro rivolgendo la mia attenzione al secchione che ho davanti "ehm io le ho chiesto se le andava di prendere un gelato, ma non è obbligata cioè avrà di meglio da fare sicuramente" dovrebbe farmi pena, invece provo tutto il contrario "si infatti" rispondo stringendola di più "veramente per me va benissimo ci vediamo domani in biblioteca per la lezione e poi se vuoi magari invece del gelato propongo una cioccolata calda" la strozzo, ha seriamente accettato l'invito di questo sfigato? "Oh bene ci vediamo domani e ciao Leon" mi lancia una sguardo che per lui dovrebbe essere strafottente e se ne va. Coglione se lo vedo riprovarci dimenticherà di come si chiama. "Oh invece per me va benissimo, il gelato non lo volevi? Povera bambina vuole la cioccolata calda lei" mi stacco imitandola e me ne vado verso l'uscita "oh oh qualcuno è geloso?" la ignoro e tiro fuori le chiavi della macchina, fuori non c'è molto freddo ma l'aria invernale si sente. "Smettila Castillo" sento la sua mano sul braccio mentre mi ferma e mi fa girare verso di lei e mi ritrovo nonostante la differenza di altezza a guardare i suoi occhi da cerbiatto.  
 
"Se quando giri a sinistra schiacci il freno la curva sarà più pulita" le ripeto per la decima volta "me lo hai già detto cinque volte ma non ce la faccio" mi appoggio sulla portiera guardando fuori e dico "quando guidi non devi pensare a nulla, dimentica la teoria, la pratica, la gara, tutto. Devi estraniarti dal mondo e guidare" mi giro lentamente verso di lei e noto che mi sta guardando studiandomi. Sposta il suo sguardo davanti a sè e dice "solo tu e la strada forza violetta" mi scappa un sorriso guardandola e penso che mai avrei immaginato di vederla così, in allenamento per una gara al Carscrossed. L'ho sempre vista vicino a me, io al volante e lei al mio fianco che ballava o cantava Beyoncé distraendomi oppure si addormentava e spesso la sentivo russare. Da come mi guardava sapevo che nella sua testa lei per me era la bambina viziata perfetta, ma non ho mai creduto che lei fosse così. E nemmeno ora lo penso. Gliel'ho sempre lasciato credere perché era più semplice tenerla a distanza, ma non è servito a un cazzo. Lei mi è entrata dentro dal primo momento che l'ho vista e mi fotte. Il suo sorriso, la sua risata, il suo broncio. Non avrei mai creduto di potermi meritare una persona come lei e so di non meritarmela ma quando dimentico questo particolare sto così bene. Se la lasciassi sarebbe tutto più semplice ma non lo supererei. Non posso vederla con qualcun altro, non posso vederla sorridere a qualcuno che non sia. Noto come la guardano tutti e avrei voluto sputarglielo in faccia che lei era mia e che è mia. Ora che possiamo uscire senza nasconderci non me ne frega niente di nessuno. Ora posso prenderla per il corridoio se volessi e credetemi l'ho sempre sognato. "Ah mi sento realizzata" sento la sua voce che mi riporta sul pianeta terra e noto che sembra una bambina che ha appena imparato ad andare in bicicletta "bravissima Vilu, ora ti porto a casa dovrai prepararti" abbassa lo sguardo e allora dico "che c'è?" - "mi hai chiamata Vilu" spalanco gli occhi e alzo le spalle "ti chiami così, smettila di fare castelli in aria e siediti al mio posto" esco mentre lei si sposta all'interno e mi siedo al posto della guida. Oh siamo tornati alla normalità. "Ti arrabbi se prendo lezione con un secchione e io non posso arrabbiarmi se ci provi con Allison?" Accellero e parlo "ma cosa dici io non ci provo con quella" - "sai cosa ti dico? Va bene incazzati, stiamo zitti e portami a questa stupida cena". Tutto quello che voglio è fermare questa cazzo di auto e baciarla fino a dimenticarmi come mi chiamo, ma no devo fare l'orgoglioso geloso e guidare fregandomene del fatto che è incazzata e sicuramente si chiuderà in camera mentre io mi butterò sul letto pensando a quanto sarebbe più semplice se io non fossi così coglione. Perché ti amo così tanto ma non riesco a dimostrarlo piccola mia perché? 

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Capitolo 14
*** Leon pov- (2) ***


Siamo davanti alla porta di quel che sembra un hotel più che una villa e sbuffo per la decima volta da quando siamo partiti da casa, questa mia idea ammetto che sia stata un po' assurda però è stata la prima cosa che mi è venuta in mente. 
Guardo i miei genitori e noto quanto siamo sempre più diversi, sono abituati ad andare a eventi di questo genere, per me invece è la prima volta e credevo che non ci sarebbe mai stata nemmeno quella. 
Sono vestiti molto eleganti e si nota dalla loro espressione e portamento che non vedono l'ora di entrare e mostrare quanta ricchezza tengono. La proprietaria della casa ci accoglie nella sua umile dimora come la definisce lei e saluta con un gran sorriso i miei genitori. "Oh tu devi essere Leon, è la prima volta che ti vedo qui che piacere" -tanto quanto un bastone su per il culo- ribatterei ma mi limito a sorridere e a stringere la mano. Questa ci porta dentro una sala adornata da grandi lampadari e decorazioni sfarzose dove ci sono già alcune persone che parlano e che accolgono i miei genitori guardandomi come un alieno. Mi lascio presentare e sorrido a coloro che mi guardano, tutte le figlie di papà che ci sono mi fanno gli occhi dolci sbattendo le ciglia ma le saluto con un semplice cenno del capo privo di interesse. Noto ogni posata, bicchiere e luce sfarzosa nella sala sentendomi sempre più a disagio in una situazione come questa finché non la vedo guardare fuori dalle grandi vetrate e dimentico tutte le luci. Mi da la schiena ed è persa nei suoi pensieri. Ha un vestito elegante che le arriva a metà coscia e sono sicura che non lo sopporta. Troppo elegante, troppo normale. Porta i capelli legati in un concio perfetto non da lei e mi chiedo chi sia quella ragazza che sta guardando fuori dalla finestra, non sembra la mia Violetta, lo è ma non è lei. La osservo da lontano e vedo che prende un corridoio, così la seguo senza farmi notare finché non raggiunge un balcone enorme su cui si affaccia posando le braccia sulla ringhiera di pietra, alza la testa verso l'alto e sospira rilasciando una nuvola bianca. Mi levo lentamente la giacca e mi avvicino a lei posandogliela sulle spalle, si gira di scatto e le sue pupille si dilatano quando mi vede "Leon" le accarezzo una guancia con un dito e mi avvicino a lei così che siamo uno davanti all'altro. "Cosa ci fai qui?" non voglio parlare di questo vorrei solo baciarla e dirle tante cose che mi succedono con lei ma che non so spiegare. "Dovevo vedere come sono queste cene favolose che adora mia madre" invento facendola sorridere "non ti credo" e fa bene "dovevo parlarti e non potevo aspettare domani"-"credevo fossi arrabbiato con me" scoppio a ridere prima di posare le mani sui suoi fianchi e avvicinarla a me "non sono mai stato arrabbiato con te, geloso sì ma arrabbiato? Nah" mi circonda il collo con le braccia e un sorriso malizioso fa strada sul suo viso "geloso? Tu? E di cosa dovresti mai essere geloso" sorrido e la stringo ancora di più "oh beh io sono sempre geloso sai, odio che qualcuno tocchi ciò che è mio come la mia macchina" fa un faccia offesa e si allontana di poco da me "la tua macchina eh?" annuisco sorridendo e mi appoggio alla ringhiera. 
"Oh bene allora vi auguro una vita felice insieme" va verso l'interno della casa ma la prendo per un braccio facendola girare e scontrare con il mio petto "questi non servono" le prendo le forcine dei capelli e li lancio per terra lasciando che le sue ciocche mosse ricadano sulle sue spalle senza che lei abbia tempo di ribattere. Passo le dita fra queste il suo viso si avvicina al mio per baciarmi ma la fermo "Ora chi mi bacerà? La mia violetta o quella che vogliono quei ricconi di là?" i suoi occhi nocciola si fissano nei miei e so che non sa cosa dirmi "non voglio baciare la ragazza che vogliono loro, voglio baciare la mia ragazza. Quella che si diverte a farmi incazzare accettando l'invito di un nerd, voglio quella che ama mettersi le mie camicie e che ha sempre i capelli spettinati. Voglio la mia Violetta, voglio baciare lei nessun'altra" e le sue labbra sono sulle mie, passionali, le stringo la vita mentre gioca con i miei spettinandomi e so di avere tra le braccia la ragazza di cui sono fottutamente  innamorato.
Abbiamo ancora tante cose di cui parlare ma ci penseremo dopo. 
 
Credo sia la cena più lunga di tutta la mia vita, non ho fatto altro che giocare con la forchetta e annuire alle moine delle ragazze che mi toccano sempre il braccio, dio non lo sopporto. Finalmente abbiamo finito e posso cambiarmi e andare a correre la mia gara al carscrossed.
"Perché hai così fretta di andare a casa?" mi giro di scatto e la vedo appoggiata alla scalinata con le braccia incrociate e un sopracciglio alzato "ho una corsa" - "vengo anche io" dice mettendo le mani sui fianchi "vestita così non credo proprio" scende le scale fino ad arrivarmi vicino e mi da un pugno sulla spalla che non mi fa nulla naturalmente "stronzo" scoppio a ridere e dico "sei monotona sai?" mi guarda male e poi si addolcisce "mi porti con te?" le sorrido e annuisco "come facciamo? Non possiamo andarcene insieme" ci pensa un po' poi dice "faccio finta di star male così andiamo a casa e tu mi passi a prendere che dici?" - "ecco perché sei la mia ragazza" ride e corre di sopra. 
 
"Muoviti cazzo" urlo mentre si veste in macchina, non capisco perché io debba stare fuori ad aspettarla. Sono l'unico che può guardare quindi. "Ci sto provando ma la lampo del top non sale stronzo" dio, le donne. Cerco nel bagagliaio qualcosa e trovo una mia vecchia felpa, ecco dov'era. "Tieni metti questa" gliela passo aprendo la portiera "ma è tua.." - "Violetta ho una corsa tra due minuti, non fare storie" la sento sbuffare e dopo un minuto la vedo scendere abbastanza infuriata "mi sta enorme" si lamenta avvicinandosi a me, le metto un braccio sulle spalle e le lascio un bacio su una tempia "sei bellissima comunque" sorride e si stringe più a me. 
 
Stringo il volante tra le mani e tutti i pensieri scompaiono, amo questa sensazione. Mi sento libero e me stesso, senza timore. Dimentico le parole dei miei genitori, la loro indifferenza nei miei confronti e la merda che mi mettono sulle spalle. Danno il via e premo sull'acceleratore lasciando il mio sfidante in vantaggio per gasarlo, rallento sullo curva e negli ultimi cento metri schiaccio al massimo superandolo. Sorrido e arrivo al traguardo sentendo gli urli di tutte le persone che assistono. Esco dalla macchina con un sorriso trionfante e ignoro tutti quelli che si congratulano dirigendomi dall'unica persona che voglio in questo momento, la prendo per i fianchi e la bacio fregandomene di tutte le persone che ci guardano, è mia dio santo. Solo mia. Mi mette le braccia al collo toccandomi i capelli mentre continuo a baciarla in un bacio pieno di passione e amore. Dopo poco ci stacchiamo e appoggio la fronte alla sua, mi sorride e le sussurro "ti amo" - "dillo di nuovo" mi avvicino al suo orecchio e ripeto "ti amo" - "anche io, così tanto da star male". 
 
Cerchiamo di non far rumore mentre saliamo le scale e ci dirigiamo in camera mia. Ma proprio oggi i miei dovevano essere a casa? 
Appena arrivati nella mia stanza ci buttiamo entrambi sul letto distrutti senza nemmeno cambiarci, si rannicchia al mio fianco e appoggia il capo sulla mia spalla e le sussurro "domani dobbiamo svegliarci prima, devo portarti a casa" annuisce e si avvicina ancora più a me "che hai?" - "nulla, stavo pensando" - "a cosa?" - "a tutta la giornata di oggi" giro il capo verso di lei "più precisamente" mi guarda negli occhi e la vedo in panico, mi tiro su a poco e la stringo. "Lo so che hai paura ma ce la farai" annuisce senza dire nulla e non so veramente che fare quindi cerco di distrarla "ma tutte le ragazze che ci sono a queste fantastiche cene sono così?" si stacca guardandomi male e sorrido pensando di aver raggiunto il mio obiettivo - "così come?" - "ho paura di rispondere" scoppio a ridere mentre lei mi lancia pugni con il solo sguardo e nascondo il viso sotto il cuscino, mi salta sulla schiena e trattengo un lamento "Leon Vargas. Così come?" - "niente" mi da i pizzicotti alla schiena e mi muovo, li odio. Sa che non li sopporto e li usa contro di me, che stronza, beh dopotutto è la mia ragazza. "Dimmelo o continuo" - "INSOPPORTABILI OKEY?" urlo con la schiena distrutta - "non ti provoco più" mi risiedo mentre lei mi guarda con un po di senso di colpa, mi farebbe tenerezza se non avessi la schiena rossa. "A mia discolpa posso dire che hai sopportato di peggio" sussurra posando il viso sulla mia spalla "scusa amore non volevo farti male" la guardo male e lei mi ordina "togliti la maglia e sdraiati" le faccio un sorriso malizioso ma subito nega col capo. Vabbè ci ho provato. Faccio quel che mi dice e poco dopo sento le sue dita accarezzarmi la schiena, potrei morire così penso mentre mi rilasso. Al posto delle dita mi accarezza con le labbra e lascia un bacio su ogni punto della schiena colpita dalla sua ira poco prima. Sorrido e mi parto per il mondo dei sogni mentre continua a guarire non solo il male esteriore ma anche quello interiore. 
 
“Invece tu sei qui, non per prendere o lasciare, ma per rendermi ogni giorno un po’ migliore insegnandomi la semplicità di amare.”

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Capitolo 15
*** 14. La corsa ***


Lo guardo mentre sta fumando sopra il muretto, non sta ascoltando i suoi amici parlare. È assorto nei suoi pensieri, vedo la tensione e la preoccupazione in ogni suo gesto. Stamattina non mi ha baciata nè ha mi ha fatto uno di quei sorrisi che mi regala ogni giorno, ha fatto un semplice segno col capo. Non sto ascoltando Ludmilla che cerca di distrarmi da questa giornata, la guardo negli occhi e blocco il suo discorso -"torno subito, scusa"- mi dirigo verso di lui decisa fregandomene degli sguardi dei suoi amici e dei commenti idioti. Alza lo sguardo su di me, ma quando i nostri occhi si incrociano lui posa lo sguardo per terra continuando a fumare, "guardami" sussurro avvicinandomi di più a lui, ma dalla sua reazione capisco che non vuole avermi vicino. Non mi faccio intimorire e dico "guardami, sono qui"-"lo so che sei qui e non dovresti  ci stanno guardando tutti" alzo le spalle e azzerro quella distanza fisica ed emotiva che c'è tra di noi "non mi interessa se ci guardano, Leon parlami, urlami contro, ma dimmi qualcosa" mi guarda specchiandosi nei miei occhi e vedo la sua preoccupazione "non posso perderti" sussurra posando le mani sui miei fianchi. Lo abbraccio cercando di fargli capire che qualunque cosa accadrà io resterò qui. Lo tiro verso di me facendogli posare il viso sulla mia spalla. In questo momento mi sembra un bambino, piccolo e indifeso, bisognoso di attenzioni e sicurezza - "qualunque cosa accadrà su quella fottuta pista non mi perderai" contino ad accarezzargli l'attaccatura dei capelli. Si stacca lentamente, allontanandosi avvicinando il viso alla mia fronte per lasciarmi un leggero bacio, come quello di una farfalla. 
 
"hai paura?" mi chiede lud, mi girò lentamente verso di lei e annuisco appoggiando il capo sulla sua spalla. "andrà tutto bene" mi sussurra accarezzandomi i capelli "non puoi saperlo" annuisce e la conversazione finisce lì. 
 
Rientro in casa con le chiavi e lascio la borsa vicino all'entrata. "Violetta" alzò lo sguardo e vedo mio padre con in mano una busta "ciao papà" non leggo niente nel suo sguardo. "Io sapevo che un giorno avrei dovuto farlo, ma non credevo che sarebbe arrivato così presto" lo guardo chiedendomi che cosa significano le sue parole, ma lui senza dire altro allunga quella busta verso di me. "Che cos'è papà?" -mi fa un piccolo sorriso- "quando non saprai cosa fare e ti sentirai persa leggi questa." continuo a non capire allora chiedo "non posso leggerla ora?" - "No tesoro, sono chiari ordini della tua mamma" - "della mamma?" Sento la mia voce tremare "si piccola, ascolta quello che ti ho detto per favore' annuisco e guardo la lettera tra le mie mani, i miei occhi iniziano a inumidirsi quando vedo la sua calligrafia curata “Alla mia bambina”. 
 
Mi guardo allo specchio e sospiro, ho indossato un paio di pantaloncini jeans semplici e una maglia corta con scritto "Hope" in bianco al centro. Speranza. Quella che mi serve, quella di cui ho bisogno. Prendo dietro la felpa che mi ha regalato Leon mesi fa e la abbraccio come per cercare conforto e coraggio. Scendo dalla finestra grazie alle scarpe da ginnastica che rendono tutto più semplice e corro verso la macchina di Leon. Apro la portiera e lo guardo: "Ciao" si gira verso di me squadrando "faresti meglio a metterti quella felpa" annuisco senza dire nulla e me la infilo. "comunque di solito si saluta eh" non proferisce nemmeno una parola e continua a guardare davanti a sè. Odio quando fa così, sono io quella che deve correre in macchina contro una ragazza che si è portato a letto. Fortunatamente in pochi minuti arriviamo al Carscrossed, scendo dalla sua amata auto e sbatto più forte che posso la portiera. Mi allontano ma la sua mano mi afferra il braccio per farmi girare verso di lui, il mio corpo si scontra con il suo e le mie mani si appoggiano automaticamente sul suo petto, appoggia la fronte sulla mia e io mi rilasso "ciao" sussurra - "ah ora ti decidi a salutarmi?" - "Violetta, per favore" sospiro e decido di lasciar perdere. Avvicina il suo viso al mio e pochi secondi dopo le sue labbra sono sulle mie, è un bacio casto, uno di quelli che ti restano nel cuore e che restano custoditi nei ricordi.
 
Entro nell'auto cercando di non guardare nè Trent nè quell'ochetta, Leon si appoggia alla finestrino che è del tutto abbassato e mi dice: "Buona fortuna piccola, mi raccomando applica tutto ciò che ti ho insegnato e" - lo fermo prima che ricominci- "lo so lo so, mi ricordo tutto tranquillo" mi fa un sorriso rassicurante e si gira per andare dagli altri, ma a un certo punto si blocca e torna da me "cosa hai dimenticato di dirmi? La frizione? La velocità?" cerco di metterla sul  ridere, ma scuote il capo "no, nulla di tutto ciò" - "allora cosa?" si avvicina ancora di più e dice "ti amo" oh amore mio "ti amo anche io" mi da un bacio sulla guancia, mi fa l'occhiolino e urla "ora fagli il culo". 
 
Prendo un bel respiro mentre metto le mani sul volante e guardo alla mia sinistra la mia avversaria che ha un ghigno sorridente sulla faccia il quale mi mette i brividi. "Forza Violetta" un ragazzo ci passa davanti mettendosi in mezzo tra le due auto con una bandiera in mano "pronte? 3...2...1.. VIAAA" scuote la bandiera e schiaccio l'accelleratore cercando di stare più tranquilla possibile. Supero la prima curva in seconda posizione e quando torniamo su un percorso dritto aumento la velocità così da arrivare alla sua stessa altezza, siamo pari, affiancate. Da una parte c'è la costituzione in metallo dall'altra lei, quando cerco di districarmi superandola lei mi viene addosso mandandomi contro la barriera "puttana" cerco di togliermi ma non c'è nulla da fare, continua con un altro colpo questa volta più forte. La sento urlarmi qualcosa quindi mi giro verso di lei "Violetta, non perdo mai" giro lo sguardo sulla strada ma non faccio in tempo a sterzare che sbatto contro i badili, l'impatto è così duro che sbatto la testa contro il volante. Sento del fumo, urla e male alla testa. Cosa è successo? Avevano architettato tutto. Perdo i sensi continuando a sentire dolore ovunque e so che tra poco non sentirò più nulla di fuori perché sto perdendo le forze. Qualcuno apre la portiera e mi prende in braccio posandomi lontano dalle fiamme e dal fumo. "piccola, svegliati, Violetta" Leon. 
Sento la sua voce, vorrei muovermi ma non ci riesco, sto andando lontano di lui. Sto morendo? 
E mentre le forze mi lasciando rivivo il momento in cui la mia vita è cambiata radicalmente: 
 
Esco dalla scuola dirigendomi verso il muretto del cortile e ci salgo sopra sdraiandomi e guardando il cielo, mi da un tale senso di pace che riesco a malapena a capire. Dimentico delle pressioni di mio padre, scordo del mio sentirmi incompleta e della mia paura di non sentirmi mai libera. Siamo a gennaio e il freddo mi tocca il viso anche se non mi da fastidio, anzi mi fa sentire una rondine. È così che mi sento ogni volta che mi guardo allo specchio, un piccolo uccello chiusa in una gabbia che guarda i suoi amici liberi dall'alto, dalla sua camera chiusa e isolata da tutti. Chiudo gli occhi e dimentico del fatto che tra poco devo entrare in classe e che sono uscita con una banale scusa del tipo:ho mal di pancia. Sento dei passi avvicinarsi e immagino sia Fran che mi sia venuta a controllare ma quando mi tiro su e apro gli occhi quello che vedo è un ragazzo. Anzi, è il ragazzo. Leon Vergas. Il sogno proibito di ogni studentessa della scuola. É il classico bello e impossibile che sembra irraggiungibile. Sta fumando e scalcia i rami per terra ignorando il mondo che gli sta intorno. Non sopporto il fumo, non ha assolutamente senso rovinarsi la vita così. La maggior parte degli studenti fuma senza una motivazione ma poi chi è che lo fa con un motivo valido? Porta un giubbotto firmato da un sacco di soldi come il resto dei suoi vestiti, ha senso dello stile lo ammetto. Ha un bel fisico tutte lo pensano ma secondo me la parte più bella di lui sono i suoi occhi. Verdi. Due pozze verdi che ti ammaliano e ti fanno innamorare per poi illuderti. È questo l'amore. Ė come uno scivolo: quando scendi ti diverti ma quando devi salire ti stanchi e cambi gioco. Ecco per i tipi come León le ragazze sono tutte uno scivolo. 
Si passa le dita tra i capelli e lascia uscire il fumo dalla sua bocca, quando lo fa sembra una tela che si deve dipingere. Rende azioni così fastidiose semplicemente meravigliose. 
Smetto di fissarlo e prendo il telefono premendo 'play' alla prima canzone che ho sotto mano sperando che Fran mi copra con la professoressa di chimica. Alzo lo sguardo dal telefono e lo vedo sedersi a un metro di me, mi ignora, guarda fisso davanti a se e aspira il fumo. Lo guardo di profilo e mi chiedo come faccia a non sentirsi osservato, forse ci è abituato. "Hai qualche problema?" gira il viso verso di me ho le sue due pozzi verdi puntate su di me che mi fanno sentire piccola, come una bambina. "Ehm no" rispondo in un sussurro distogliendo lo sguardo -dov'è finita la mia audacia?- lo vedo schiacciate la sigaretta contro il muretto per poi lanciarla per terra. "Comunque piacere Leon" mi dice sorprendendomi con un cenno della testa - "lo so ti conosco" sussurro cercando di non incontrare i suoi occhi poi continuo "sei Leon vergas" - "sai il mio nome e allora mi conosci?" alza un sopracciglio e sbuffa lanciandomi uno sguardo pieno di fastidio e irritazione. "Sei molto popolare a scuola tutti sanno il tuo nome" dico innervosendomi davanti al suo tono. Sono Violetta Castillo non mi farò mettere i piedi in testa da un ragazzo con due occhi verdi che sono la fine del mondo. "Tu non dovresti essere in classe ragazzina?" - "ragazzina? Ma cos-" - "oh andiamo quanti anni hai? 15?" Impertinente, stupido, irritante. 
"Ho 17 anni quindi solo un anno in meno di te Mr. Io sono meglio di tutti voi" lui mi guarda con un sopracciglio alzato mentre io mi alzo prendendo lo zaino e dirigendomi stizzita verso l'entrata. "Hey piccola ferma, okey ho sbagliato stavo scherzando non te la prendere" mi dice mentre lo sento avvicinarsi. 
 
Si ferma davanti a me e allunga una mano "cominciamo da capo" fa un sorriso che farebbe sciogliere chiunque e lo guardo stando sulla difensiva "non sono come le altre, non ti basterà un sorriso per farmi dimenticare il tuo comportamento da stronzo"-"no, infatti. Non sei come le altre, ma al mio sorriso non resiste nessuno" gli scoppio a ridere in faccia ma la sua espressione sicura non cambia - "sei forte piccola" lo fulmino con lo sguardo - "non chiamarmi piccola" mi fa l'occhiolino e se ne va. 
 
Odio le persone così, avrei voluto dargli uno schiaffo su quella sua bella faccia. "mi ami già piccola" urla prendendomi in giro "fottiti" - "se vieni con me magari in qualche posto nascosto posso fottere te"-"vaffanculo" sento la sua risata e le mie gambe perdono il contatto con la terra, dio che suono meraviglioso. "Te l'ho detto, sei già ai miei piedi" nei suoi sogni "e se lo fossi tu?" mi sorride alzando un sopracciglio e dice -mentre siamo a tre metri di distanza- "non mi innamoro io" non capisco il perché ma gli dico "prima o poi sì" si gira di nuovo verso l'entrata senza rispondere.
 
"Non mi innamoro io" 
Sicuro Vargas? 
 

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Capitolo 16
*** Felicitá ***


Sento tanti rumori, sirene che suonano, urli di persone che conosco e non conosco. Mi sento sollevata e dentro di me il dolore spegne completamente il mio cervello. 
 
“Signor German si calmi, la prego non va bene che si agiti nella stessa stanza in cui c'è sua figlia, Violetta ce la farà, è grave ma si risveglierà" sento un lieve sospiro e la voce di mio padre «Papà» “Cosa le avete fatto? Che cos'ha? Quanto è grave?” -è preoccupato per me, il mio iperprotettivo e severo papà ottocentesco è preoccupato per me- “ha subito un brutto colpo alla testa che l'ha subita destabilizzata e mandata in coma. Ora la lascio da solo con lei” pochi secondi dopo sento la sua mano sopra la mia con dei singhiozzi in sottofondo «oh papà» "sai piccolina per capire che non sapevo e non so niente di te, di quello che ti piace, di quello che fai ho dovuto aspettare di vederti così, ma ti prometto che se ti svegli e mi fai vedere quei occhi da cerbiatta uguali a tua madre farò di tutto per essere migliore” vorrei tanto svegliarmi, abbracciarlo e dirgli che farò di tutto per renderlo felice. "So che non mi senti, ma torna da me principessa, tua madre non vorrebbe che andassi da lei così presto” vorrei tanto piangere ma non riesco a fare nulla, sento male ovunque. Continua a parlare, ma non ho più le forze per ascoltarlo così mi riaddormento del tutto. “Ritornerò da te papà te lo prometto”
 
Due giorni dopo... 
 
Ho perso il conto delle ore, dei giorni che sono qui sdraiata su questo maledetto lettino, sono senza forze e più passa il tempo e più ho paura di non riuscire a trovare la forza di svegliarmi. "Buongiorno" la voce di mio padre arriva alle mie orecchie e al mio cuore. "I dottori hanno detto che non ci sono stati cambiamenti, non so se esserne sollevato però" in questo momento mi metterei a ridere "il mio papà" - “Okey forse ora che non mi senti sarebbe ora di raccontarti di come io e tua madre ci siamo conosciuti. Avevo diciassette anni, ero il classico bel ragazzo e so che ora mi guarderesti male ma il tuo papà era un stallone da giovane. Quando vidi la tua mamma per la prima volta sentii qualcosa che mai prima d'ora avevo sentito; una volta mi salutò e aveva un sorriso così radioso che io non riuscii nemmeno a rispondere al saluto. Tutti si misero a ridere" se fossi sveglia sgranerei gli occhi: mio padre bello? Mio padre che non saluta mia madre perché imbarazzato? Siamo sicuri che io non sia morta? 
 
Beh comunque mi feci avanti e diventammo "amici" anche se non era proprio la parola adatta a noi due, lei mi sgridava se saltavo scuola e io per farmi perdonare le facevo trovare una rosa sul banco" Mio padre saltava scuola? Sì, sono convinta di essere morta adesso. “Comunque quando iniziammo ad essere più che amici incontrai sua madre, tua nonna, mi ha sempre odiato tesoro sai? Faceva di tutto per farmi lasciare tua madre ma io non potevo allontanarmi da lei, la amavo così tanto che nessuno avrebbe mai capito perché continuavo a stare con lei pur essendo così diversi. Beh quello che voglio dire è che se vuoi veramente qualcosa non devi permettere a nessuno di togliertelo" 
 
Se vuoi veramente qualcosa non devi permettere a nessuno di togliertelo: Leon. 
Non so quanti giorni siano passati ma sono certa che non è venuto. Non vuole sapere come sto? Non vuole sapere se mi sveglierò? Tutto quello che abbiamo fatto è morto? Perché fa così? Non merito questo. Merito uno di quei risvegli da romanzi rosa, merito di essere svegliata da lui che mi tiene la mano, merito di essere svegliata da un suo bacio, ma non accadrà niente di tutto ciò. Non è venuto, non vuole più saperne di me dopo quello che mi ha causato. Mi ha lasciato.
 
LEON. 
 
"cosa ti ha detto Francesca?" chiedo a Fede che mi guarda fumare l'ennesima sigaretta. "Ha detto che è stabile ma che non ci sono stati cambiamenti" annuisco col capo e lascio che il fumo mi entri nei polmoni. "Dovresti andarci" continua a insistere lui "ti ho già detto di no" sospira e si mette davanti a me "Leon, guardami. Non riesco a vederti così sono due giorni che non fai altro che fumare" cosa vuole che faccia? La ragazza che amo è in coma, per colpa mia. Cosa vogliono che faccia? Che vada da lei? Che vada a trovarla? No. Devo uscire  per sempre dalla sua vita, non la meritavo e non me la meriterò mai. "Leon, suo padre merita una spiegazione" e se ne va quando lo chiama Francesca. 
Vorrei che tutto fosse diverso, vorrei essere quel ragazzo che merita, vorrei poter svegliarmi la mattina senza pensare che è su quel letto per causa mia, vorrei non averle mai insegnato a guidare. Non era il suo posto quello, lei doveva essere vicino a me. Come sempre. Lei doveva passare il tempo a guardarmi guidare e sorridere in quel modo che amo tanto. 
 
"Smettila violetta, finiscila devo guidare" le dico serio mentre mi accarezza il braccio e si avvicina per lasciarmi dei baci sulla guancia. "Ma io mi diverto" giro lo sguardo verso di lei e la vedo sorridere. "Che c'è?" chiede quando mi scappa un sorriso mentre ritorno con lo sguardo sulla strada. "Niente" - "mmh" mormora lei. "Leon?" - "mmh?" - "un giorno mi insegnerai a guidare?" scoppio a ridere e rispondo "mi piace averti come passeggero e poi non ti darei il mio posto neanche se mi pagassi" avvicina il suo viso al mio "potrei corromperti" sorrido e mi giro verso di lei quando siamo arrivati davanti casa sua "potresti semplicemente salutarmi" mi avvicino a lei, piega le labbra all'insù "ciao" tocco il suo naso con il mio e appoggio le mie labbra sulle sue. Sento la sua mano toccarmi i capelli e il collo "Leon, mio padre" sussurra ma continua a baciarla "potrebbe uscire e vederti" prova ancora a fermarmi ma io me ne frego. Non mi interessa nulla degli altri, voglio solo baciarla e sentirmi degno di lei "LEON" 
 
"LEON" Alzo lo sguardo e noto l'espressione severa del professor Pablo "si?" mi guarda male e dice "a che stavi pensando?" guardo il banco vuoto davanti a me e alzo le spalle "cosa pensi della felicità?" spalanco gli occhi e mi metto a giocare con la penna "vorrei una risposta concreta ed è una domanda che pretende una risposta" - la felicità è una merda ecco cosa è- " vuole sapere cosa ne penso? Beh la felicità è una stronza, tutti che la cercano ma appena la hanno si ha la paura che scompaia. E accade sempre, ti accorgi che la tua vita non ha un senso, che non hai un valore, un obbiettivo o un briciolo di felicità poi lei arriva, ti guarda e ti fa innamorare poi va in coma e capisci che non hai fatto nulla di giusto nella vita e ti ritrovi seduto a pensare al passato. A quei piccoli momenti di felicità che ti facevano sentire vivo quando in realtà vorresti solo sbattere la testa contro un muro e dimenticare ogni cosa" mi accorgo di aver perso il filo del discorso quando noto lo sguardo sorpreso di tutti, mi alzo in piedi e mi dirigo verso la porta "dove vai?" - "qualcosa che avrei dovuto fare giorni fa" 

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Capitolo 17
*** cerco pace nella pioggia ***


Guardo la grande struttura che mi aspetta e penso a tutto ciò che devo dire, in questo momento vorrei darmela a gambe ma non posso perché devo affrontare e prendermi questa responsabilità. Fisso la porta bianca davanti a me e rivivo tutti quei giorni che invece di passare dall'ingresso sono salita sull'albero arrampicandomi. Suono il campanello e aspetto che qualcuno arrivi ad aprirmi, la porta viene aperta lentamente e davanti a me appare una donna con i capelli biondi e mossi la studio qualche secondo e suppongo che sia Angie, la zia di violetta nonché nuova compagna del padre. Il signor German deve essere fissato con le donne che come cognome hanno 'Saramego'. "Posso aiutarti?" mi chiede gentilmente con voce stanca "sto cercando il signor German, dovrei parlargli, è possibile?" gira il capo verso una porta e annuisce facendomi entrare "mi pare di averti già visto, a una cena magari?" oh mi ha visto allora quell'ultima volta che sono andato- "sì, una volta sono andato ma la mia visita non ha nulla a che fare con i miei genitori" annuisce dicendomi di aspettare quando la vedo entrare nello studio del padre di Violetta, mi guardo intorno e mi fermo davanti a una mensola dove ci sono alcune fotografie incorniciate: una in cui c'è Angie, Violetta e un altra donna che suppongo sia la madre, sono molto simili hanno lo stesso sorriso e lo stesso colore degli occhi da cerbiatto. Poi guardo le altre due foto, una di famiglia con violetta all'età di 5 anni con la madre e il padre. Nell'ultima invece c'è solo Violetta: non è in posa sta guardando qualcosa o qualcuno, indossa un vestito bianco più corto davanti e lungo dietro. I suoi occhi brillano dalla felicità. Prendo in mano la cornice con una mano e con l'altra la accarezzo leggermente pensando a quel sorriso e a quella felicità che io ho spento. Ritorno al presente appena sento tossire dietro di me e poso velocemente la foto al suo posto prima di girarmi verso l'uomo con cui devo avere la conversazione più difficile di tutta la mia vita. "Scusi se stavo curiosando" si siede sul divano invitandomi a fare lo stesso con un cenno del capo e obbedisco trovandomi difronte a lui "Leon vergas giusto?" - "sì signore" - "conosco i tuoi genitori" afferma e io dentro di me penso che non li conosca davvero perché alle cene a cui vanno non sono loro, ma delle persone false che davanti a me non mostrano mai. "Immaginavo" rispondo semplicemente "cosa fai qui Leon?" ed eccola la famosa domanda che mi aspettavo prima o poi. "Sono venute per parlarle di Violetta" appena esito sul suo nome la sua espressione si fa ancora più sofferente - "Leon, non voglio parlare di questo, devo andare da mia figlia, se non lo sai è in coma" prendo un respiro profondo e parlo "lo so signore, sono stata l'ultima persona che sua figlia ha visto prima di chiudere gli occhi" si susseguono alcuni secondi o minuti di silenzio "c-che cosa?" abbasso lo sguardo sulle mie mani intrecciate prima di raccontare "sono o meglio ero il ragazzo di sua figlia, è per colpa mia che adesso è in ospedale , sono io che l'ho messa in pericolo" mi fissa senza dire una parola "le hai insegnato tu a guidare?" Chiede all'improvviso - "sì ma non volevo, è una storia lunga il motivo per cui glielo ho insegnato, Violetta è testarda non ha voluto obiezioni e io non ho potuto fare altro che insegnarglielo e non sto dando la colpa a sua figlia perché so dentro di me che se io le fossi stato lontano come mi ero detto all'inizio lei ora sarebbe sana e salva" mi sta studiando senza proferire parola finché non fa la domanda più assurda "perché non sei riuscito a starle lontano?" tutto mi aspettavo ma non questo, sospiro e ricomincio a parlare "Non mi sono mai innamorato, ho sempre creduto che l'amore fosse solo per ragazzine ma ho cambiato idea conoscendo sua figlia" ammetto alzandomi in piedi pronto ad andarmene.  "Ora signore le prometto che starò lontano da sua figlia, perché è quello che vuole lei e-" ma mi interrompe prima che io possa finire - "non ho mai detto una cosa simile" lo guardo sorpreso "ma io ho portato sua figlia su quell'auto lei come può dire così?" sforza un sorriso e mi guarda negli occhi "ho fatto tanti errori Leon, non conosco mia figlia, ho pensato ad impedirle di farsi una vita ma lei se l'è fatta ugualmente senza dirmelo e lo ha fatto con te e se tu la rendi felice che io sia dannato non le impedirò di vederti e tanto meno farò promettere a te di starle vicino" scuoto il capo non capendo perché faccia questo "sei un bravo ragazzo, sei venuto da me e questo ha dimostrato che lo sei. Impedirti di vederla sarebbe molto semplice, ma la vita non è semplice e nemmeno la felicità perciò dovresti andarla a trovare" l'ultima frase mi fa pensare a quanto vorrei vederla. 
"Ora devo andare tra poco aprono le visite in ospedale, se ti interessa io sto là fino alle sette, fino alle otto chiunque può entrare. È stato un piacere conoscerti e grazie per avermi detto la verità" e se ne va  lasciandomi solo e confuso. 
 
Guardo il soffitto rivivendo e pensando a quello che German mi ha detto, Violetta lo ha sempre descritto come iperprotettivo è chiuso sopratutto nei confronti delle persone che sua figlia frequenta: 'e allora perché non mi ha cacciato fuori di casa urlandomi di allontanarmi da sua figli?'. Sono le sei e mezza di sera, tra mezz'ora la sua stanza sarà libera e vorrei poter entrare nella sua stanza e tenerle la mano dicendole tutte quelle cose che deve sentirsi. Giro lo sguardo verso il telefono che ha appena segnalato l'arrivo di un messaggio e leggo: "Vai da lei idiota" - il mio migliore amico non molla e continua a dirmi di andarci ma ho paura che una volta vista in quelle condizioni non la lascerei più andare e non posso. Non rispondo limitandomi a togliere il messaggio sul blocco schermo e resto a fissare la nostra foto per qualche minuto. Sta sorridendo mentre le lascio un bacio sul collo. Mi alzo in piedi infilandomi il telefono in tasca e prendo le chiavi della mia macchina per andare anche se insicuro. 
 
Ho sempre odiato gli ospedali, non c'è un motivo per questo ma li non li ho mai tollerato, saranno le pareti chiare e tristi o il fatto che ogni persona che incontri in questi corridoi sia distrutta. Quando ero un bambino ero esattamente come ora, mi piaceva il pericolo, mi lanciavo dai rami e mi facevo male ma nonostante questo mi rifiutavo di andare in ospedale. Sono nato con questo odio verso gli ospedali e credo che ci morirò. "Violetta Castillo" dico all'infermiera che mi chiede chi cerco, annuisce e guarda su uno schedario "il padre ha detto che forse sarebbe venuto qualcuno, stanza 121 in fondo al corridoio" lascio perdere la parte in cui dice che mi aspettavano e mi dirigo verso la stanza. Non credo di aver mai avuto così paura, vorrei scappare come sempre ma non lo faccio perché è più forte di me. Mi blocco sull'uscio della porta e la persona che vedo non è la mia splendida ragazza ma una che ci assomiglia. È pallida e i suoi occhi da cerbiatta sono chiusi, ho paura di avvicinarmi ma lo faccio lentamente alzando le mani per appoggiarle sulla sua. Sono fredde e bianche, ha la bocca semi aperta e molti fili sono collegati al suo corpo. Uno schermo segna il ritmo in cui il suo cuore batte, lascio un bacio sul palmo della mano e la guardo in silenzio - "tu devi essere leon" mi giro di scatto guardando l'infermiera davanti a me - "sì sono io" sussurro, "è la prima volta che ti vedo ma devi essere importante per lei?" ma questa donna cosa vuole da me? che ne sa? "ehm e da cosa lo deduce?" indica lo schermo e dice "il suo cuore ha aumentato la velocità forse può sentirti o forse no ma sono sicura che sa che sei qui o almeno il suo cuore ti sente" e con questa frase lascia la stanza. Mi giro verso di lei spostando lo sguardo dal suo viso allo schermo. Mi siedo sulla sedia continuando a tenerle la mano e inizio a parlarle "hei piccola, scusa se non sono venuto ma ho avuto una guerra interiore e la parte che mi diceva di starti lontano vinceva sempre" sussurro sorridendo continuando a guardarla. "sai che quando ti sveglierai io ti eviterò amore mio, lo hai sempre saputo che quando le cose si fanno pericolose per te io me ne vado lasciandoti sola, ma questa volta devi lasciarmelo fare" nella stanza si sentono solo i rumori dei macchinari e la mia voce, nient'altro. "Ma ti giuro amore che non mi pento di nulla o quasi, non mi pento di essermi innamorato di te, non mi pento di averti baciata forse avrei voluto solo farlo di più, non mi pento di aver fatto l'amore la prima volta con te, mi pento solo di averti lasciata sola su quella macchina" ed è arrivato il momento di lasciare che una lacrima esca dai miei occhi, poggio la fronte sulla sua mano e mi alzo in piedi pronto ad andarmene. Mi avvicino al suo viso e le lascio un bacio sulle labbra sussurrando "ti amo e questo non cambierà mai" 
 
Esco dall'ospedale di corsa e appena esco delle gocce bagnano il mio viso, infilo le mani nella tasca del giubbotto e guardo in alto, si dice che solo le persone tristi amino la pioggia, ed è così. La pioggia bagna i miei sentimenti, bagna ogni errore, ogni rimpianto pulendoci. Non ho mai guardato la pioggia e non ho mai pensato di non correre sotto la pioggia, mai avrei pensato di finire così, sotto la pioggia sperando in essa, sperando che pulisca me stesso da questo inferno che si sta dimostrando la mia vita. Non potevo mettermi a piangere, ma il cielo sì, lo faceva per me perché io non avevo più la forza di farlo né il coraggio. Sono partito pensando che la felicità sia stata solo creata per manipolare le persone, sono arrivato a trovarla nella ragazza del muretto e sono finito a cercare un attimo di pace e felicità nella pioggia. 
 
“La pioggia scendeva ininterrottamente quella notte, e lei si sentiva immancabilmente a casa, perché quel ticchettio costante le portava attimi di pace.”

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Capitolo 18
*** 18. cresco e torno ***


Scusate per l'attesa, ecco il penultimo capitolo.
Esiste grazie a Luna, una mia cara amica meravigliosa che mi ha spinto a mettermici de tutto.
Spero di non avervi deluso. 


Capitolo 18.

“Pronto?” tengo il telefono tra la spalle e l'orecchio mentre lavo i piatti “Ciao tesoro sai cosa devi fare alle tre vero?”  alzo gli occhi al cielo sperando di risultare molto allegra con la voce - “Sì papà lo so” lui mi racconta del primo giorno di scuola della mia bimba e io sorrido immaginandomela con lo zaino più grande di lei sulle spalle e i ricci castano chiaro che le danno fastidio - “Gli manchi, passi oggi? ” rido dicendo “Manco a lei o a te?” lui sorride (so che sorride) colpevole e risponde con un semplice “a entrambi dai” così lo saluto ridendo promettendogli da passare dopo la visita e stacco la chiamata andando verso il piccolo salotto del mio piccolo appartamento. Guardo l'orologio sopra alla televisione e penso a come sarà ritrovarsi in quell'ospedale dove ho perso l'amore della mia vita esattamente sei anni fa...

 

Raccolgo i miei capelli in una disordinata crocchia e guardo i fili da cui sono circondata, sono esattamente 48 ore che sono sveglia e non faccio altro che guardare se da quella porta entri un ragazzo dagli occhi verdi capace di colorare questa stanza morta e triste in cui mi trovo. Sono come divisa a metà vorrei che entrasse ma non vorrei che lo facesse perché so nel profondo del mio cuore che quello che mi direbbe spezzerebbe il mio cuore che ho donato a lui. Giro la testa verso destra e fisso la lettera posata sul comodino 'per la mia piccolina' , papà ha detto che in qualunque momento io senta di aver bisogno di qualcosa che non riesco a decifrare posso sempre aprire la lettera della mia mamma così mi sistema seduta e allungo lentamente una mano verso di essa.

 

“Ciao piccolina,

non so veramente da dove iniziare, sento la tua mancanza così mi sono messa a scrivere questa per te. Se tuo padre te l'ha data vuol dire che la situazione è grave e ti senti persa ma ascoltami mio piccolo angioletto la vita sarà sempre più dura di quanto pensi. Ma so che ci sarà sempre qualcuno che renderà una giornata di pioggia in un arcobaleno. Ho paura anche io del futuro sai? Ho paura di non essere abbastanza per te, per tuo padre, per la mia sorellina. Ho paura di non riuscire a coprire tutti questi ruoli e di non amare abbastanza ognuno di voi come meritate quindi amore mio lo so che è stupido ma per essere felice devi vivere il presente, bello o brutto che sia. Devi lasciare che il destino scegli per te e anche se  ti allontanerà da tante persone ma ritorneranno se sarà forte l'amore che provi per loro. Sarai felice davvero un giorno piccola mia te lo prometto. Scusa, ma devo scappare tuo padre non fa che mandarmi messaggi su come si cambia un pannolino.

                                        

                                               Ti amo, mamma.

 

Apro gli occhi di scatto e sorrido pensando a quella lettera che tengo ogni notte sotto il cuscino. Alzo di nuovo lo sguardo sull'orologio e mi accorgo che ora di andare al mio appuntamento. Indosso velocemente i miei jeans chiari e esco dalla porta prendendo le chiavi della mia macchina e la borsa con dentro il cellulare, chiudo il portone e faccio le scale praticamente volando. Appena entrata in macchina accendo la radio e il veicolo viene inondato dalla canzone 'L'amore' dei sonohra:

 

Guardo il cielo e non vedo altro colore

solo grigio piombo che mi spegne il sole,

l'unica certezza è gli occhi che io ho di te.

 

Sei un viaggio che non ha ne' meta ne' destinazione,

sei la terra di mezzo dove ho lasciato il mio cuore. così

Sono solo anch'io, come vivi tu, cerco come te...

L'amore.

 

Quel che so di te è soltanto il tuo nome,

la tua voce suona in questa canzone.

Musica e parole emozioni che scrivo di noi.

 

Se non vai via, il mondo è qui.

 

Ricordo ancora quando non facevo altro che ascoltare questa canzone, sapeva capirmi meglio di tutti quelli che dicevano 'passerà' – 'ti capisco' che poi non era vero. Nessuno capiva, solo io sapevo come stavo, solo io dovevo combattere quelle guerre interiori che mi portavano sempre e solo da lui ma sapevo che era sbagliato perché non potevo. Sarebbe stato facile chiamarlo aprirgli la finestra e tuffarmi tra le sue braccia, ma sapevo che anche se fossi stata tra le sue braccia avrei sentito un blocco da parte sua e così tutte le volte che il mio cuore mi spingeva da lui io mi chiudevo in camera ad abbracciare un cuscino oppure a pizzicarmi il braccio con un elastico o con due dita. Persa come sono nei miei pensieri mi accorgo di essere arrivata davanti all'ospedale, parcheggio nel primo posto libero trovato ed entro no n prima di aver preso un enorme respiro. Prendo la carta su cui ci sono scritte tutte le indicazioni che mi portano davanti a una porta blu chiaro, busso un po' spaventata e in risposta ricevo un 'avanti' così apro lentamente e trovo davanti a me una donna molto giovane, pochi anni più di me che mi guarda con un gran sorriso “non vedevo l'ora che arrivasse questo appuntamento, ciao Violetta” la guardo un po' confusa allora lei aggiunge - “Stupida che sono, mi presento mi chiamo Lucia ero infermiera quando sei stata ricoverata qui” le sorrido felice di trovarmi davanti a una persona che c'era anche anni fa con me e le rispondo “è un piacere rivederla e congratulazioni per la promozione” ringrazia a sua volta e mi chiede come vanno le cose - “Abbastanza bene non ho avuto ricadute fisiche dopo l'incidente mi sono ripresa bene” mi invita a sedermi sul lettino e così faccio, tira fuori quell'aggeggio per ascoltare il cuore di cui non ricordo assolutamente il nome e intanto mi chiede “Non voglio essere scortese ma lo senti ancora?” all'inizio faccio fatica a collegare ma poi capisco a chi si riferisce “No, dopo l'incidente abbiamo preso due cammini diversi” mi guarda dispiaciuta e io ricambio con un sorriso sforzato “ti manca?” ed eccola la fatidica domanda, quella che leggo negli occhi di mio padre, di Ludmilla, di Francesca ma non me la fanno. Hanno paura? Forse. “Sono passati quasi sei anni la mia vita è andata avanti, non so cosa faccia lui capita a molte persone giovani di lasciarsi..” dico girando intorno a diversi argomenti - “Quasi sei anni fa, quando eri su quel letto praticamente addormentata tuo padre e le tue amiche venivano tutti i giorni a parlarti, tenerti per mano e piangere per te tu non hai mai fatto nulla perché non ne avevi le forze, appena è entrato lui e ti ha parlato, ti ha toccato e ti ha baciato il tuo cuore ha aumentato di velocità nello schermo. Grazie a quel cambiamento i dottori hanno avuto speranza questo per dire che un amore così può essere nascosto, ma non annullato nemmeno col tempo” .

 

“Non posso dimenticare ciò che ho fatto, devo lasciarti andare”

“Non farlo, non darti colpe che non hai”

“è colpa mia, puoi ripeterlo a te stessa, a me quante volte vuoi ma la verità è che ho rischiato di ucciderti”

“ti penti di tutto quindi?”

“Ho fatto tanti errori, ma innamorarmi di te non è uno di quelli”

“Tornerai mai da me?”

“Vado a crescere bimba e poi torno.”

 

La cosa che mi ha distrutto è stato crederci veramente, sperare nel suo ritorno. La notte mi chiudevo in camera a sognare quel momento, ma è stato tempo perso buttato al vento. Non sono mai riuscita a dimenticarlo nonostante tutto e non sono mai riuscita ad essere arrabbiata con lui perché aveva ragione su tutto. Il tempo lontano da lui mi ha chiarito molte cose: i miei sentimenti, la situazione di un tempo. Chiudo la porta dietro le mie spalle ricordando ciò che alla fine mi ha chiesto: “Allora Violetta, ti manca?”  … “ogni giorno dottoressa” sono sicura di non averlo detto a voce alta, ma credo lo abbia capito lo stesso.  

 

Leon.

 

Guardo tutti i bambini correre avanti e indietro per la stanza mentre i maestri impazziti cercano di farli stare fermi e rido senza farmi vedere quando sbuffano facendo delle smorfie inquietanti, tutti hanno qualcuno con cui stare tranne una bambina un po' spaventata che se ne sta al banco come dovrebbero fare tutti. Decido di avvicinarmi e guardare cosa sta facendo da essere così concentrata “Hey” le dico catturando la sua attenzione, lei alza lo sguardo su di me e dio santo i suoi occhi sono di un nocciola che mi ricorda lei. “Ciao” risponde timidamente smettendo di disegnare - “Come mai te ne stai qui tutta sola?” alza le spalle e guarda in basso come se stesse per piangere così mi faccio venire un idea “facciamo un patto?” sussurro - “Di che tipo?” mi avvicino ancora di più a lei e la dico “Io ti porto via da questa banda di scalmanati e tu fai finta di sentirti male” lei sorride timidamente e annuisce un po' intimorita “Mia sorella dice di non fidarsi degli sconosciuti” - “Tua sorella ti insegna bene, ma io non sono uno sconosciuto. Piacere Leon” scoppia a ridere e sussurra “Mi chiamo Maria” - “Va bene Maria ora che non siamo più sconosciuti accetti il nostro patto?” annuisce e le predo la piccola mano per portarla nel mio studio cercando una scusa veloce col professore di matematica che annuisce senza rompere troppo dato che pare molto impegnato coi casinisti.

 

“Eccoci nella batcaverna” dico ridendo e la piccolina fa lo stesso “Grazie” dice toccandosi le mani - “Di nulla dai vieni a sederti sopra lo sdraio”  lo fa da sola usando la piccola scala messa apposta e mi guarda sorridente “Sei un medico?” - “Mi chiamano pediatra ma si il lavoro è quello” si guarda attorno con un espressione curiosa “Perché fai questo lavoro?” ho beccato una piccola genietta curiosa mi sa - “è la prima domanda che ti viene da farmi?” mai nessun bambino me lo ha domandato infatti sono parecchio sorpreso “mi piace la risposta se ha una storia dietro come mia sorella, lei fa la psicologa perché le piace ma soprattutto perché sa che le persone nascondono molto” - “Ma quanti anni hai?” mi mostra sei dita e io scoppia a ridere “tieni molto a tua sorella eh” annuisce sorridendo come non la avevo mai vista fare prima e decido di rispondere alla sua domanda “Dovrei presentartela, tu mi piaci potresti aggiustarle il suo cuore rotto” sorrido tristemente - “mi spiace ma credo di averlo ancora più rotto del suo” sussurra un 'uffa' e mi ritrovo a pensare che nessuno mi aveva preso tanto quanto questa piccola bambina. “ho decido di voler diventare medico dopo che ho rischiato di perdere una persona che amo, mi sono trovato in una situazione che mi ha fatto pensare al mio presente e futuro. Prima la mia idea di vita era ben diversa, mi sono dato da fare, ho studiato e quando ho incominciato ho cambiato strada verso la fine, all'inizio il mio scopo era aiutare gli adulti ma poi sono finito dai bambini,mi capiscono di più” segue il mio discorso come neanche un adulto farebbe e il mio sguardo è fisso nei suoi occhi da cerbiatta che si sono illuminati. “Allora facciamo che dimentichiamo questo primo giorno di scuola e lo rimandiamo a domani?” - “Non voglio dimenticarmi di oggi, ho trovato un migliore amico” sorride e la guardo molto fiero di aver migliorato la sua giornata “Chiamiamo papà e mamma?” annuisce un po' preoccupata “Tranquilla ti difendo io bimba” lei si blocca e io non mi accorgo del nomignolo con cui l'ho chiamata. Bimba.”Scusami” lei scuote la testa sorridendo e mi abbraccia lasciandomi senza parole “Anche mia sorella mia chiama così” che strano – “E quindi posso farlo anche io?” 'assolutamente si' dice dopo di che chiamo la sua famiglia per venirla a prendere.

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Capitolo 19
*** Ecco la fine che non è la fine - . ***


Non so come ho fatto, ma dopo tanti mesi di "non ho voglia" - "Non ho idee” è arrivata la fine anche di questa storia. Non so se sarà come vi aspettate o direte "bella merda" ma è quello che mi è uscito. Grazie per ogni bel messaggio che avete fatto su questa storia. “mi ignori ora?” chiedo quando vedo che non mi guarda nemmeno - “Non ti ignoro, non ho solo nulla da dirti” non ha nulla da dirmi. “Fottiti” urlo perché ho bisogno di sfogarmi su di lei, ho voglia di fargli capire che sono incazzata, stanca e voglio solo abbracciarti e farmi curare ogni ferita dal ragazzo che non ha nulla da dirmi. “Sai come stanno le cose, fai solo del male a te stessa così” - “Non potrei stare peggio di così” . 
 
“Vilu, Vilu, Violetta” mi volto di scatto verso mio padre e gli chiedo cosa succede “Hanno chiamato, tua sorella non è stata tanto bene da quanto mi hanno detto” prendo subito la mia giacca e volo fuori insieme a mio padre ed Angie. “A che stavi pensando prima?” - “Passato” 
 
Corriamo tutti quanti verso la scuola e all'entrata la bidella ci porta nella stanza del pediatra, quella in cui è la mia sorellina. La porta è chiusa quindi mio padre bussa ed entra immediatamente appena sente la risata della piccola “Maria” lei si gira verso di lui un po' preoccupata poi guarda me e si apre in un bellissimo sorriso che ricambio subito facendogli l'occhiolino. Sposto lo sguardo sull'altra figura e il mio cuore sembra perdere l'abilità di battere... Non può essere vero. Dopo sei anni mi ritrovo davanti all'uomo che ho amato con tutta me stessa. Leon. "V-Violetta" sussurra continuando a non spostare lo sguardo dal mio. È lui. Più grande, ma è lui. Sembra ancora più bello, più uomo, più... “Andiamo, ho un appuntamento tra un ora” dico senza alcun colore nella voce - “Conosci la mia sorellina?” la voce della piccola mi riporta su di lei - “Andavamo a scuola insieme” risponde lui semplicemente. “Allora vuoi venire con noi a prendere un gelato? dai dai dai dai” le chiede lei e subito cerco di fulminarla ma non capisce e continua a pregarlo “Ma tu non stavi male?” chiedo io per trovare una via di fuga - “No, Leon mi ha salvato da una classe pestifera... Non mi piace questa scuola preferisco quella vecchia” la sua voce diventa triste e il suo sguardo va dritto alle sue scarpe “Hei bimba, all'inizio sembra difficile ma poi ti piacerà .. te l'ho già detto questo te lo ricordi?” mi avvicino a lei piegandomi per essere alla sua altezza “Sì però non credevo sarebbe stato così” mi abbraccia e io la prendo in braccio cullandola piano piano, so quanto questo la fa calmare “Che ti ho detto anche: la salita è faticosa ma-” lei sorride e finisce la frase - “la vista è fantastica” mi abbraccia di nuovo e io rivolgo l'attenzione a Leon che ci sta fissando con un piccolo sorriso sul volto “Siete due gocce d'acqua” mormora senza smettere di guardarci - “Abbiamo gli stessi occhi, lo dicono in tanti” la piccola risponde ma lui ribatte “Si ma oltre agli occhi siete uguali, arricci il naso come lei” lo guardo negli occhi e una scena mi torna in mente... 
 
“Non andare” sussurro allacciando entrambe le braccia al suo collo stile koala - “Devo, dai Panda staccati” dice ridendo e io lo stringo ancora di più “No, stai con me” - “Guarda che torno, fammi andare che poi gli altri si incazzano” alzo gli occhi al cielo continuando a stare attaccata a lui “Dai bimba, vengo a trovarti stasera” dice dolcemente prima di darmi un bacio sul naso e io lo arriccio senza accorgermene “Sei sleale però” - “Non ho fatto niente” - “Adoro quando arricci il naso” scoppio a ridere e rispondo “Pensa che stai lasciando sola soletta me e il mio adorabile naso” questa volta è lui a scoppiare a ridere, mi lascia un bacio a stampo veloce e dice “Ti amo anche io nasino” il mio cuore si scioglie alle sue parole mentre lui va via lasciandomi con un sorriso da ebete sul volto e un cuore che batte solo per lui. 
 
“Vilu, Vilu ha detto che viene a prendere un gelato con noi” torno al presente rendendomi conto di essermi persa nel passato e ripeto a me stessa le parole della piccolina “L'ha detto lui?” lei abbassa lo sguardo mormorando “Si beh dopo che io ho un po' insistito” - “Un po'?” interviene mio padre - “Da che parte stai papi” se ne esce lei facendo l'arrabbiata il che mi fa ridere parecchio “Non si può dire di no a due occhi da cerbiatta simili” dice invece Leon lanciandomi uno sguardo che vale a dire 'dovresti saperne qualcosa' non so se scappare piangendo o buttarmi tra le sue braccia per ritrovare quella pace, per colmare quel vuoto che ha lasciato e che nessuno è riuscito a riempire. 
 
Leon
 
Come faccio a dire di no a due occhi da cerbiatta simili? Non sono mai riuscito a farlo, come sei anni fa quando avrei fatto di tutto per lei, quando mi mostravo duro e menefreghista ma appena c'era lei nei paraggi perdevo la testa. E lo faccio anche adesso, dopo sei fottutissimi anni che non la vedo, che non la sento, che non la guardo, che lo bacio... Mai mi sarei aspettato di vederla oggi, qui, mai e non sono pronto. Sono solo in bilico tra la voglia di scappare e chiudermi in casa e la voglia di prenderla per la vita, stringerla più forte possibile a me e non lasciarla più andare, mai più. “Bene, io ed Angie ce ne andiamo, il nostro discorso lo faremo più tardi va bene piccoletta?” German parla a Maria e lei annuisce con un sorriso lasciandogli un bacio sulla guancia - “Andiamo?” si gira verso di me e sorride ancora di più e io annuisco senza ribattere, sono caduto nella sua tela ora non posso più uscirne. Lascio il camice nella stanza ed esco seguendo una bambina che saltella e una Violetta molto rigida che non mi guarda negli occhi, non so cosa provi al momento ma non sapevo che fare così ho accettato dicendo a me stesso che era per la piccola quando in realtà sento solo il bisogno di scoprire questa Violetta cresciuta che assomiglia tanto alla mia. “Così sei pediatra” non è una domanda ma una affermazione ed io annuisco - “Mi piace stare con i bambini ho scoperto” si gira verso di me e mi guarda muovendo lentamente il capo “E tu allora sei una psicologa?” la sua espressione si fa sorpresa quindi aggiungo subito “Me l'ha detto tua sorella” si rilassa subito poi dice “Parla tanto quella creatura” rido e aggiungo “Avrà preso dalla sorella maggiore ” per un momento dimentico gli anni, l'incidente e tutto il resto: “Sei felice?” ci pensa su mentre raggiungiamo la piccola piazza - “Lo sono sempre stata Leon, anche se avevo un padre che mi capiva poco all'inizio lo sono sempre stata e lo sono anche ora” mi zittisce con la risposta quindi mi limito a guardare i piccoli sassi che schiaccio infilando le mani in tasca - “Mi prendi il gusto Nutella e fragola?” porto l'attenzione alla piccola e sorrido annuendo dirigendomi con lei verso il gelataio che sorride di fronte a Maria che gli dice i gusti che vuole “Contenta ora?” annuisce leccando il suo gelato e insieme torniamo da Violetta che ci guarda con un velo di tristezza negli occhi 'Che cosa c'è amore mio? Che cosa mi stai chiedendo?' - “Perché non sei tornato? Me lo avevi promesso, te lo ricordi?” mormora senza guardarmi e il mio cuore perde qualche battito - “Ogni volta che chiudo gli occhi me lo ricordo, ma non potevo tornare. Non avevo nessun diritto di tornare sul tuo cammino ad incasinarti la vita” stringe i pugni e si alza in piedi mettendosi di fronte a me mostrandomi due lacrime che scorrono lente sulle sue guance rosse - “Balle, sono balle. Ho sempre amato farmi incasinare la vita da te, e se ti tiravi indietro tu mi ci buttavo io” la sfioro con due dita togliendo una delle lacrime dal suo viso - “Avevo paura, paura di trovare una donna che non era più la ragazzina che mi amava tanto, avevo paura di trovare una donna che aveva trovato qualcun altro da riempire d'amore, avevo paura di non contare più nulla per te” scuote il capo strofinando le sue mani sul suo viso “Non potevi sapere che ci sarebbe stato qualcun altro, non lo potevi immaginare” mi avvicino a lei guardandola fisso negli occhi “Non ho rischiato perché non avrei potuto sopravvivere, posso sopportare tante cose bimba, ma perderti per sempre? No quello no” inizia a piangere senza fermarmi e la avvicinò al mio petto per stringerla a me “Non potrei mai amare qualcun altro, passeranno gli anni ma tu sarai sempre quel qualcosa che mi inseguirà nel presente passato e futuro” sussurra e io sorrido di fronte a quelle parole che ho sognato sentite tante di quelle volte che adesso lo ammetto, una lacrima sta scivolando per la mia guancia e non mi vergogno perché sono dove e con chi ho sempre voluto. 
“Leon, sorellina?” la piccola ci guarda sorridendo curiosa e entrambi ci giriamo verso di lei senza però staccarci “Che c'è?” - “Se tu hai il cuore rotto e tu pure perché non li unite? Magari ne fate uno intero funzionante” lo dice con un espressione che fa capire ad entrambi che quella frase per lei le è sembrata la cosa più intelligente che abbia mai detto. 
 
“Vuoi aggiustarmi il cuore?” le chiedo guardandola negli occhi - “Solo se tu vuoi aggiustare il mio” sussurra e io mi avvicino al suo viso per poggiare le mie labbra sulle sue dopo duemilacentonovanta lunghi giorni. 

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