DESTINI INCROCIATI (di Cherish e Franny87)

di Cherish
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UN INCONTRO/SCONTRO ***
Capitolo 2: *** UN INCIDENTE... ***
Capitolo 3: *** CONNESSIONE ***
Capitolo 4: *** CONTRASTI ***



Capitolo 1
*** UN INCONTRO/SCONTRO ***


DESTINI INCROCIATI [di Cherish e Franny87]

Ciao a tutti! Qui è Cherish e inauguro il primo capitolo di questa nuova ff a 4 mani che scriverò assieme alla mia cara amica Franny87! Sono tornata dopo molto tempo a causa di svariati impegni scolastici che hanno rallentato l'aggiornamento delle mie attuali ff  che NON sono intenzionata ad abbandonare, solo che, come si dice, qualche volta è bello iniziare una nuova storia, e spero davvero che questo primo capitolo vi piaccia! 
Ci rileggeremo presto, il prossimo capitolo lo scriverà Franny87!

Buona lettura!
-Cherish


CAP 1
UN INCONTRO/SCONTRO


Charles Xavier era di fretta quel giorno. Stava correndo da circa cinque minuti abbondanti, e non era ancora arrivato a destinazione.

-Accidenti!! Ma è possibile che ogni volta che devo fare una cosa importante sono sempre in ritardo!?!- 

La gente che lo vedeva passare e divincolarsi come una furia in mezzo ai passanti del grande centro commerciale credeva che fosse leggermente pazzo, beh, in’effetti poteva davvero sembrare. In quel momento non gliene importava per niente, era solo terribilmente agitato e preoccupato per la grande figuraccia che avrebbe fatto di lì a poco una volta presentatosi (in ritardo) al suo primo colloquio di lavoro. Non c’è stata una volta, nella sua giovane vita, nella quale non fece ritardo. Si ricordò della sua prima comunione, della sua cresima, dei suoi primi giorni di scuola, ai ritrovi con gli amici e insomma, si accorse che tutta la sua vita era piena zeppa di figuracce dovute al suo scarso modo di organizzarsi.

La situazione questa volta era diversa. Non poteva tardare un minuto di più, Charles doveva assolutamente ottenere quel lavoro da barista, che gli avrebbe permesso di pagarsi gli studi al suo primo anno di università.

-Pistaaaaa!! - oramai era vicino, pochi metri ancora e sarebbe riuscito a prendere l’ascensore; che finalmente lo avrebbe portato, all’ultimo piano del grande magazzino.

Charles perse un battito quando vide che le porte dell’ascensore stavano per chiudersi e con un ultimo scatto disperato, ci si fiondò dentro, senza badare se ci fosse qualcuno all’interno con il quale ci si sarebbe potuto scontrare.
Infatti …

Non fece in tempo a fermarsi, o almeno, a rallentare... che ecco andò addosso a un giovane biondo che perse l’equilibrio, cadendo a terra con sopra il povero Charles.

-Cosa diamine… ?? - il giovane sotto Charles era visibilmente sotto shock: non si sarebbe mai aspettato di essere investito da qualcuno, sopprattutto se era una persona goffa e impacciata.

Charles, che inizialmente aveva strizzato entrambi gli occhi dallo spavento, si decise di aprirli, visto e considerato, che il suo atterraggio era stato innaturalmente “morbido”.

I suoi occhi blu si scontrarono con quelli del suo malcapitato “paracadute”: Erik Lehnsherr, rimasto interdetto nell’osservarlo con un’espressione che variava dallo sconcertato all’infastidito. I due giovani rimasero per un po’ in silenzio a osservarsi, quasi a voler scavare l’uno dentro lo sguardo dell’altro, rimasti increduli di fronte alle parecchie scie di scariche elettriche che provavano nella loro distanza così ravvicinata.

Erik avvertiva il fiato accellerato del giovane Charles, quel viso stravolto dalla fatica della corsa, quelle labbra innaturalmente rosse dischiuse per racimolare il più ossigeno possibile e quei gioielli blu che portava al posto degli occhi lo avevano lasciato inizialmente spiazzato e confuso.

Più passavano i secondi e più Charles si sentiva a disagio. Una volta presa di nuovo coscienza della situazione in cui si stava trovando: era cavalcioni su di un tipo che non aveva mai visto prima, un tipo davvero molto bello, dal fisico longilineo, ma forte, con due occhi color del ghiaccio che lo osservavano silenziosi.

- Togliti - di - mezzo! - Ringhiò Erik. Tantè che, con uno spintone, tolse da sopra di sé Charles, che sbattè leggermente la testa contro il muro dell’ascensore pronunciando un sonoro “Ahio!”.

- Tu guarda un po’ cosa doveva capitarmi oggi!- sbottò infastidito Erik iniziando ad alzarsi ancora acciaccato per la botta appena incassata. Dovette riconoscere, un certo fastidio nel non avvertire più il peso di quel giovane ragazzo che lo aveva appena investito. Pensiero, però che spazzò via con l’esatta immediatezza con cui si spolverò cercando di sistemare i propri abiti leggermente sgualciti.

Diede una fugace occhiata a Charles che era rimasto immobile ancora seduto per terra con la mano che si massaggiava dolorante la testa mentre si mordeva il labbro inferiore, fissandolo. Doveva ammetterlo: era notevolmente carino per essere un ragazzino. Gli abiti che portava però non gli facevano onore: un paio di Jeans scoloriti e una maglietta a maniche corte blu, abiti molto in contrasto con quelli di Erik, la quale, indossava un completo elegante.

-Hey, che cavolo ti guardi?!- gli chiese sprezzante Erik aprendo le braccia in segno di stizza. Gli dava fastidio essere fissato soprattutto da quel ragazzino impertinente dall’aria molto infastidita.

- Certo che potresti pure avere dei modi più garbati con le persone…idiota…- l’ultima parola l’aveva leggermente accennata, ma Erik la sentì lo stesso. Si voltò verso i numeri dei piani che segnava l’ascensore: ne mancavano ancora cinque e sperava in cuor suo che nessuno sarebbe salito, così da poter insultare tranquillamente quel ragazzino che continuava a fissarlo con astio.

-Scusami?!- Erik si voltò lentamente verso Charles il quale impallidì visibilmente una volta che questi gli si avvicinò con fare minaccioso.

-Hai sentito bene!- gli disse sprezzante. Non aveva intenzione di dargliela vinta a quel tipo dal fare così arrogante.

-Ripetilo… se hai il coraggio…- Erik era a pochi centimetri dal viso di Charles. Poteva benissimo avvertire di nuovo il suo respiro accellerato sul suo viso, ma non avvertiva in lui paura, cosa davvero strana. Anzi, il ragazzo lo fissava con determinazione, come se sapesse quasi cosa stava per fare di lì a poco.

-Ho detto… che sei un idiota, Erik. -

Erik.

Lo aveva appena chiamato per nome.

Strabuzzò gli occhi per la sorpresa: non si ricordava di averlo mai visto in vita sua quel ragazzino. Leggeva nei suoi occhi una certa contentezza nel vederlo in difficoltà e Dio solo sapeva quanto gli dava fastidio sentirsi in difficoltà, senza contare che gli capitava assai di rado.

Strinse i  pugni dalla rabbia e decise di dare un assaggio di quello che era capace a quel ragazzo impertinente che aveva osato sfidarlo anche e solo con lo sguardo.

D’un tratto l’ascensore diminuì la sua potenza, e le luci al suo interno iniziarono a offuscarsi. Charles si leccò istintivamente le labbra per poi guardarsi intorno meravigliato.

Meravigliato.

Non spaventato.

La cosa diede gli diede parecchio fastidio, e senza pensarci due volte, decise di usare i suoi poteri per bloccare del tutto l’ascensore, che immediatamente si spense lasciando azionate solo le luci soffuse di emergenza. Charles sobbalzò appena, volgendo poi lo sguardo verso di Erik che sorridendogli maligno, lo aveva completamente bloccato con la sua presenza.

- Bel trucchetto Lehnsherr…- gli disse sussurrandogli vedendo poi il volto soddisfatto di Erik cambiare in un’espressione sconvolta.

- Come cavolo fai a sapere come mi chiamo, microbo?!- gli disse in preda al nervoso prendendolo per la maglietta arrivando a pochi centimetri di distanza dal suo viso. A quel contatto ravvicinato fremettero entrambi, visibilmente scossi da quelle strane sensazioni che stavano provando, ma di certo quello non era il momento migliore per ragionarci sopra.

“Tu hai i tuoi trucchi e io ho i miei”

La voce di Charles dentro la testa di Erik lo scosse visibilmente, mollando la presa su di lui e facendo poi ripartire l’ascensore. La sorpresa era tale da averlo distratto troppo perdendo la concentrazione necessaria per poter tenere bloccato l’ascensore.

- Cosa diamine mi hai fatto?! Eri dentro la mia testa…- gli chiese Erik riavvicinandosi ancora con fare minaccioso verso Charles, che sorridente alzò lo sguardo su di lui.

- Diciamo che sono come te…- rispose con naturalezza piegando leggermente la testa di lato. Non era un tipo da spifferare a destra e a manca la sua mutazione ma, visto che anche Erik era un mutante pensò che non c’erano pericoli.

Erik lo guardò malissimo. I mutanti che meno sopportava erano i telepati.

- E per come te, non intendo di certo “Idiota”…- a quella battuta Erik perse completamente le staffe, ritornando a strattonare per la maglietta Charles che a stento trattenne una leggera e divertita risata. Guardò fugace i numeri dell’ascensore. Mancava solo un piano, e aveva tutto sotto controllo.

Doveva ammettere che quell’Erik era odioso tanto quanto divertente, anche se Charles non era il tipo da prendere in giro le persone, decise che per lui avrebbe fatto un’eccezione, giusto per scaricare via tutta quella tensione che aveva, visto l’immenso ritardo al suo primo colloquio di lavoro.

-Senti…tu…-

“Mi chiamo Charles…”

-Ngh…- Erik gemette per l’ennesima ed improvvisa intrusione dentro la sua testa.

-Tu…Charles…non ti azzardare più a entrarmi in testa…- gli disse quasi ringhiando per poi stringergli i folti capelli castani. Cosa che stupì parecchio
Charles.

-N... non credo che si ripresenterà più l’occasione…- sussurrò a malapena stringendo il braccio teso di Erik.

- Lo spero vivamente per te, ragazzino…la prossima volta non sarò così buono…- gli sussurrò all’orecchio per poi respirare a pieni polmoni il buon profumo di shampoo al cocco che aveva Charles.

Appena le porte dell’ascensore si aprirono, entrambi si distaccarono come se avessero preso la scossa e se ne andarono scambiandosi un’occhiataccia reciproca.

“Non ho mai incontrato un tipo così fastidioso in vita mia!” pensarono insieme allontanandosi il più in fretta possibile da quell’ascensore che li aveva fatti scontrare, o per dirla tutta... Incontrare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** UN INCIDENTE... ***



CAP.2 
UN INCIDENTE...


“Tu guarda se devo fare ritardo per colpa di un ragazzo ipocrita, ricco e anche viziato! Perché sicuramente dal modo in cui era vestito, e dal suo modo di  comportarsi non ci sarebbero altre motivazioni!” Imprecò mentalmente Charles. “Sono stato uno stupido! Non ho esitato neanche un secondo a leggergli nella mente, e cos’ ho scoperto chi fosse: Erik Lehnsherr o anche detto Magneto, il mutante più terrificante che esista al mondo, temuto per il suo potere di controllare i metalli...Sì, ma anche un idiota!  Altro che pericoloso!”  Commentò Charles prima di aprire la porta, che nascondeva delle scale. Mentre le scendeva continuò con i suoi pensieri: “Prima in ascensore, per un attimo ho avuto veramente paura... ma poi sono riuscito a calmarmi...Comunque resta il fatto, che quello lì, è e rimarrà sempre un imbecille!” pensò passandosi una mano tra i capelli  “Uff, spero di non incontrarlo mai più, mi farebbe soltanto innervosire, e sarebbe un problema in più da sopportare... ho già rischiato troppo. E poi la mia vita sociale, è già abbastanza complicata senza la sua presenza. A eccezione di Raven, ma lei è mia sorella, poi ci sarebbe Hank, il suo ragazzo, con lui vado d’accordo. Gli altri studenti mi considerano uno sfigato, e strano...; Ma per il momento non di devo pensare, ora sono qui, per chiedere un lavoro e basta! E non m’importa se non mi accetteranno, avrò comunque tentato”
 
Senza volerlo Charles si ritrovò davanti ad una porta con un foglio attaccato sopra, una frase e una freccia – “PER I COLLOQUI RAGGIUNGERE LA PORTA, IN FONDO ALLA VOSTRA DESTRA, GRAZIE” - lesse. - E’ uno scherzo!  Senza dubbio! – disse questa volta,  ad alta voce. Charles si diresse in fondo al corridoio e si fermò davanti alla porta: – Ora... o mai più – disse. Aprì, e quello che vide lo lasciò interdetto.
 
La stanza dal suo punto di vista, era confortevole, un po’ vissuta forse... con dei quadri che rappresentavano città famose: New York, Ottawa e Sidney.
All’angolo, notò Charles, era sistemata una palma tropicale, e in alto un orologio a muro.  Un divanetto, e delle sedie, invece erano appostate ai muri, alcune vuote, altre occupate da alcuni ragazzi. “Sono tutti umani” pensò.
 
Uno dei ragazzi, intento a rileggere il proprio curriculum, volse il suo sguardo su Charles:- Ehi, amico, che succede? –
Charles che stava ancora scrutando la stanza, trasalì, e guardò in viso il suo interlocutore, vergognandosi all’istante.
- Niente.. stavo solo osservando la stanza.... i colloqui si ottengono qui vero? – Chiese.
Il ragazzo acconsentì con la testa – Sì. Esatto è proprio qui –
Charles sorrise e si sedette accanto al ragazzo. – Sei qui da molto?- Chiese.
- No. Sono arrivato dieci minuti fa. Prima di me c’era un altro ragazzo, e non è ancora uscito. Poi toccherà a me, poi dopo ad altri tre e poi sarà il tuo turno – continuò sorridendo.
 Charles si volse verso la porta chiusa.
 -Logan – lesse. - E’ quello il nome del proprietario del bar?- Chiese.
- Sì. Dicono che sia un tipo che non scherza -.
Charles si mosse un labbro, preoccupato.
- Vedrai, andrà bene. In fondo siamo qui solo per lavorare il resto non conta -.
Charles rilassò le spalle:- Grazie... –
- Gregory .. ma gli amici mi chiamano Greg- disse porgendogli la mano.
Charles esitò un momento, poi allungò la mano per stringergliela- Charles – rispose.
- Credo che ci augureremo buona fortuna a vicenda allora..- continuò Greg, con il sorriso stampato in volto.
Nello stesso momento uscì un ragazzo dall’ufficio di Logan. –Com’è andata?? Chiese Greg.
Il ragazzo sospirò –Mi farà sapere entro una settimana -. Disse preoccupato.
Greg, Charles e gli altri ragazzi seduti guardarono in basso, non sapendo cosa dire. 
Charles era tra i suoi pensieri:” Stai tranquillo Charles, andrà bene e poi non dev’essere così spaventoso “.
 
Passarono i minuti, e passo’ mezz’ora da quando il penultimo ragazzo entrò. Poi sarebbe toccato a lui. Charles si sfregò le dita sugli occhi per la stanchezza  “che giornata... mi sento più stanco di prima.” Guardò davanti a sè e ritornò ai suoi pensieri.
“Oggi sarebbe proprio un giorno da dimenticare. Prima lo scontro con quell’antipatico di Erik, e adesso... sono qui, in ansia per un colloquio, che sono sicuro, non mi prenderanno neanche…”
Guardò l’ora. Le cinque e venti. Sospirò.
“ Com’è possibile che non riesco a non pensare all’incontro avvenuto con quel ragazzo?!”
-Erik...-
 Charles a pronunciare quel nome gli vennero i brividi. “In fondo è stato lui il maleducato, a non io. Lui mi ha minacciato, e anche fatto cadere”
“L’unica cosa che proprio non riesco a non pensare sono i suoi occhi: Erano azzurri, con un accenno di grigio... almeno credo anche perché poi, eravamo rimasti solo con delle luci soffuse. Ci siamo fissati a lungo eravamo a terra, e non potevo fare a meno di sentire i nostri respiri, pesanti, e i nostri cuori... o meglio il mio di cuore  perdere qualche battito, è stata come dire, una situazione nel complesso piacevole…”
 Charles diniegò la testa. “No. Non è possibile, sarà stata la stanchezza, e sicuramente anche la situazione.”
In quel momento la porta si aprì e uscì l’ultimo ragazzo.
- Forza Charles- si disse. Si sistemò i jeans e la maglietta ed entrò.
 
Non appena entrò nell’ufficio, ne studiò i particolari. Le pareti erano bianche e  molto in contrasto con le porte e le finestre, presenti dall’altro lato della stanza. Agli angoli, erano sistemate delle piante, e una piccola libreria color crema, era posta tra di esse. Nel muro a destra invece, era nuovamente sistemato un orologio, solo che questa volta era a pendolo.
 
La scrivania invece, notò Charles, era molto disordinata in confronto al resto.
Su di essa, erano sistemati molti blocchi con i documenti, dei biglietti da visita, e delle fotografie con raffiguranti tre ragazzi, uno di loro forse era il suo capo.
 
Dalla foto si capiva che teneva molto al ragazzo con gli occhiali da sole, perché gli teneva saldamente il bacino, mentre l’altro ragazzo era simile a quello al centro... “Probabilmente è suo fratello…” pensò Charles. Guardò accanto sé  e vide una sedia era sistemata davanti alla scrivania: Charles non osò sedersi, finchè non sentì un sonoro- Click- ed ecco che il capo entrò.
 
Questi, chiuse la porta, tenendo in mano dei fogli, si volse verso Charles e gli lanciò uno sguardo incuriosito. – Mi scusi se l’ho fatta  attendere, ma avevo una cosa da fare al bar. Immagino che lei sia qui per il lavoro da cameriere, dico bene?- Prego... continuò -non stia in piedi, si sieda pure -.
Charles gli lanciò uno sguardo sorpreso: era immobile. – Non mordo mica – continuò.
Charles era rimasto impressionato dal modo di vestire del suo interlocutore. Era alto, indossava dei Jeans a vita bassa, una canottiera bianca, e una camicia a fiori stile hawaiana e una targhetta d’argento con dei numeri e un nome: Wolverine. “ Pensavo di ritrovarmi un tipo tutto regole e niente difetti, invece è tutto l’opposto”. Per poco Charles non gli rise in faccia, per questo suo pensiero. Si trattenne e si accomodò alla sedia –Grazie, signore -.
 
- Figurati! Chiamami pure Logan! – disse porgendogli la mano. Charles lo fissò per un po’ indeciso se leggergli la mente o meno: non lo fece. Così gli strinse la mano.
- Charles... Charles Xavier – Logan annuì con la testa. – Allora Charles... che esperienze lavorative hai? Perché vuoi lavorare qui, in questo bar?-
Charles abbassò lo sguardo imbarazzato.  –In realtà.. nessuna... è la prima volta che mi presento ad una domanda di lavoro -.
Logan alzò un sopracciglio incredulo. – Quindi ... non hai mai lavorato? E come hai fatto a vivere per tutto questo tempo? Immagino che i tuoi ti abbiano aiutato… –
Charles alzò lo sguardo sorpreso. Non se l’aspettava tante domande insieme... specialmente sulla sua vita. – Ecco.. a dire la verità... non ho i genitori, sono morti in un incidente e  mi ha cresciuto mia nonna finchè poteva. Lei si è presa cura sia di me e anche di mia sorella Raven -. Logan era senza parole. – Tua sorella lavora? Chiese poco dopo.
- Sì – Rispose sincero Charles -. – Quindi adesso vivi con tua sorella... –Charles negò con la testa –No, abito da solo, in un piccolissimo appartamento in centro. In modo da essere vicino all’università -. Disse con una nota di tristezza, nelle sue parole. Charles per un momento si chiese perché stava dicendo tutte quelle cose ad un estraneo, che tra l’altro dovrebbe essere anche il suo capo.
Logan guardò un attimo la pila di documenti alla sua sinistra, e poi rialzò lo sguardo su Charles.
- Tua sorella non ti aiuta?? Voglio dire... come fai a vivere? – Charles sospirò –Sì, lei… cerca sempre in qualche modo di aiutarmi, ma non voglio esserle troppo di disturbo così… ho voluto cercarmi un lavoro -.
 
Nel mentre che Charles parlava, Logan pensava: “Questo ragazzo parla con una tristezza che non mi era mai capitata di vedere… rispetto a tutti gli altri che hanno fatto il colloquio, non mi avevano fatto lo stesso effetto, e soprattutto non erano nelle sue stesse condizioni; Si vedeva che stavano bene... ma lui, non solo mi da una sensazione di protezione, e a dire il vero è anche molto bello. Lo aiuterò senz’altro, ma prima devo sapere se è un mutante o un umano…”.
 
Logan ritornò alla realtà. –Posso farti una domanda? – Charles alzò la testa. – Certo -. – Logan prese una penna tra le mani e la girò tra le dita. –Volevo sapere.. se.. sei un mutante? – Charles sgranò gli occhi: era sorpreso nel sentire una domanda del genere. “ Oddio! Cosa m’invento.. ho bisogno di questo lavoro, non posso mentire proprio adesso.  E se mi caccia? Non so cosa farei in caso” pensò.
Prese un bel respiro e rispose sinceramente:– Sì -.
Logan appoggiò la penna sulla scrivania. – Bene, davvero sorprendente! Mi basta sapere questo, per il resto... puoi stare tranquillo. Sei, assunto. Comincerai all’istante, non appena ti avrò mostrato il mio bar – disse con una felicità nella voce. Charles non sapeva cosa rispondere, era incredulo e anche rosso per la vergogna: tutto questo entusiasmo da parte del suo capo non se lo aspettava.
 
Logan si era alzato in piedi. . Vieni Charles, ti mostro l’ambiente -.
 
“Non mi ero aspettato una cosa del genere. Pensavo che il colloquio fosse una cosa difficile.. ma invece.. è stato tutto il contrario. Mi ha fatto un sacco di domande riguardo la mia vita, e sembrava abbastanza sorpreso nel sapere che non avevo mai lavorato, soprattutto quando gli ho risposto alla sua domanda riguardante la mia vita privata. Per il resto... mi sono fidato immediatamente di lui” pensò Charles passandosi una mano tra capelli per poi sistemarseli all’indietro . “Devo essergli sembrato uno stupido, espero proprio che come prima volta mi vada bene, altrimenti farei una figuraccia “.
 
Non appena entrò nel locale si rese conto che era davvero grande per essere un bar. Il bancone era di puro marmo nero, e qualche sfumatura di grigio. I tavoli erano per la maggior parte quadrati e alcuni rotondi. Le sedie erano coordinate con i tavoli e le vetrate del bar erano enormi. Davano un panorama magnifico. Anche le luci davano il loro fascino, illuminavano tutto e i clienti sembravano essere tutti…– importanti – pensò Charles ad alta voce.
 
Logan lo sentì, e non potè fare a meno di sorridere – Sai, il mio locale, è sempre pieno di gente, soprattutto di ricchi che vogliono bersi qualche drink o un caffè in piena serenità... è così che funziona nel mio locale... L’Apocalypse. –
Charles guardò davanti a sè: - Apocalypse? – Chiese. Logan sorrise. – Certo! E’ stato mio fratello Victor a inserire quel nome, e direi che fa proprio un bell’effetto sulle persone… Ma adesso vieni ti presento al resto dei miei dipendenti, così fai qualche conoscenza -. Charles rilassò le spalle e in un attimo si ritrovò dietro al bancone che tanto l’aveva attirato.
 
Logan si era appoggiato contro la macchina del caffè:– Vedi?- Disse indicando con un dito due ragazzi. – Lei è Kayla, mentre quell’altro ragazzo è Scott Summers.-  I due sentendosi richiamati si avvicinarono a Logan. – Che succede? – Chiese Scott -. Logan sorrise:- Ragazzi, volevo presentarvi Charles. L’ho appena assunto e d’ora in poi farà parte della nostra squadra -.
Scott strinse i pugni, mentre Kayla sorrise contenta:- Molto piacere Charles. Benvenuto. Spero ti troverai bene con noi -.
- Spero di si – rispose lui.
Scott invece era un ragazzo un poco più basso di Logan e portava degli occhiali da sole. Era un po’ più grande di Charles.
- Sì, sì, come ti pare. –Comunque Logan, sappi che stasera, io, dovrei staccare prima perché ho un esame, e devo anche studiare e ... -.
 
- Mi dispiace Scott, ma per stasera dovresti aiutare il nuovo arrivato, per il suo ruolo da cameriere. Non ha mai avuto modo di lavorare, e per lui è la prima volta. – disse, circondando le spalle di Charles con un braccio. Scott, strinse ancora di più i pugni dal nervoso. –Come? – Sgranò gli occhi. –Non se ne parla nemmeno, non aiuterò un moccioso qualsiasi, senza che lui abbia avuto un minimo di esperienza. E poi.. potrebbe farlo Kayla, oppure Tom, ma io non ci penso proprio -. Charles sentendo quelle parole sospirò e si fece triste. Logan lo osservò, voltandosi poi duro contro Scott. –Stammi bene a sentire Scott, vuoi per un attimo lasciare il tuo odio nei miei confronti, e per una volta aiutare Charles, che sicuramente ha bisogno più di te di lavorare?!- Gli ringhiò poi.
Scott aprì i pugni. .- Questa me la paghi pivello, e stai attento, perché sarò la tua ombra!. Minacciò Scott allontanandosi.
Charles deglutì a vuoto. Era preoccupato. Logan lo vide allontanarsi dietro la cucina. Poi osservò Charles. – Stai tranquillo. Scott è fatto così, ma imparerai a conoscerlo, vedrai. Fai quello che ti dice, e sarai in buone mani, te lo garantisco –
- D’accordo -. Rispose Charles.
 
 
- Certo che la giornata non poteva andarmi meglio vero? Troppo bello
  per essere .. vero. – disse Charles legandosi nel frattempo il grembiule nero, che gli aveva dato Kayla. “Il colloquio in fin dei conti l’ho superato, anche se non mi sarei aspettato così velocemente.” Charles sospirò. “Purtroppo devo anche stare attento a quel... Scott se non mi sbaglio; Comunque Logan si è dimostrato gentile nei miei confronti e ha preso le mie difese.. però, chissà a cosa si riferiva quando ha detto:- il tuo odio per me…rivolgendosi a Scott.  Non ho voluto leggergli nel pensiero, anche perché non sono affari miei.. e poi avrebbero scoperto cosa sono in grado di fare...” Charles si appoggiò con le mani al bancone dei dolci di fronte a sè e sospirò.
“Spero proprio di non inciampare e cadere sarebbe davvero imbarazzante come primo giorno;  Scott prenderebbe subito la scusa per ridere di me, e già mi odia, figuriamoci fargli vedere che non so camminare su me stesso. Forza e coraggio Charles “.
Charles fu chiamato da Scott: -Ehi, moccioso! E’ ora di iniziare! –
 Charles s’incamminò verso Scott infuriato:- Non puoi semplicemente chiamarmi Charles! Ti dà così fastidio farlo?! –
Scott, lo prese per il colletto e si avvicinò a lui:- stammi bene a sentire! Tu non puoi rivolgerti a me in questo modo... è chiaro??! Se sono qui, è certamente per colpa tua! Io a quest’ora sarei dovuto essere a casa a studiare per un esame... invece Logan ti ha preso sotto la sua protezione e adesso devo pure subirmi la tua compagnia! – gli ringhiò Scott.
Charles deglutì di nuovo a vuoto. “Io a questo gli brucio il cervello! E’ un vero idiota! Come quello che ho incontrato qualche ora fa in ascensore.” Pensò tra sé e sè Charles.
- Ci siamo capiti?- Chiese nuovamente.
 Charles tolse le mani di Scott dalla sua maglietta e lo allontanò. –Tutto. Chiaro! Rispose.
- Ora muoviti! Che ci sono già dei clienti -. – Arrivo! –Sbuffò Charles.
“Che antipatico! Gli idioti devo incontrarmeli tutti io, oggi? “ si disse incamminandosi e arrivando così al bancone.
 
Era passate almeno due ore piene da quando Charles aveva cominciato il suo lavoro. Stava procedendo bene; ogni tanto Logan gli faceva dei complimenti:- Bravo! Stai andando bene!- Poi mentre serviva dei clienti, gli lanciava qualche occhiolino, a spese di Charles che s’imbarazzava, con il rischio di cadere.
Scott, non si lasciò sfuggire neanche uno sguardo che Logan lanciava a Charles. Era furioso. La situazione non gli piaceva neanche un po’. Così decise di farla pagare a Charles il caro prezzo.
 
 
Il locale era ancora abbastanza pieno, e quindi Charles rimase impegnato tutti il tempo. “ Devo resistere. Devo farlo per pagarmi gli studi, non posso andare avanti con la vita che faccio“ Pensò Charles mentre serviva una coppia. “Anche se non mi dispiace lavorare qui. Mi sto trovando bene. Tranne, per Scott, mi lancia occhiate di odio ogni volta che Logan mi fa un complimento! E’ incredibile! E poi se ne approfitta per criticarmi dietro cose non vere, con il risultato che Logan lo sgrida a sua volta, facendomi imbarazzare ancora più del dovuto ..”
-Respira Charles... tra poco sarai nel tuo appartamento da tre soldi – si disse. Il che non era proprio per niente una bella notizia.
 
 
Passò un'altra ora, e mancava almeno una mezz’ora piena alla chiusura dell’Apocalypse; giusto il tempo per sistemare il locale. Kayla aveva finito e se ne stava già andando a casa, invece Scott stava ancora torturando Charles preso a lavare le tazze e i bicchieri.
- Sai Charles, credo proprio che dovresti andare a sistemare le tazze e i bicchieri nel loro apposito scaffale, una volta che li hai puliti... cosa ne pensi? Ti va vero? – Chiese lui con un sorriso che fece salire i nervi a Charles.
Logan ovviamente notò tutta la scena e si avvicinò. – Scott, lascia stare Charles e vai a sistemare i tavoli e le sedie.
 Scott, sorrise. -D’accordo. Sappi che sei finito nella mia lista nera Charles!  - Gli lanciò uno sguardo di sbieco e s’incamminò verso i tavoli. Seguito dallo sguardo di Logan.
Charles sospirò. Logan si avvicinò a lui. – Charles... tutto bene? Scott è solo uno stronzo, non devi farci più di tanto caso; vedrai diventerete amici... è solo questione di tempo -.
Charles lo guardò in viso. – No. Non importa Logan. Scott ha ragione. Sono nuovo e devo soltanto ubbidire, in fondo ho scelto io questo lavoro.  E lui fortunatamente lo sa fare meglio di me -.
Logan lo ascoltò in silenzio; appoggiandosi con la schiena alla macchinetta del caffè, con le braccia incrociate. – Sono io il capo... o sbaglio? Sorrise. – Sai..- continuò... anch’io e mio fratello Victor, eravamo visti male, ma poi con il passare del tempo, siamo riusciti a cavarcela da soli –.
Charles ascoltò rapito le sue parole, ma poi prese i bicchieri e le tazze asciutte per andare nell’altra stanza per sistemarle. – Grazie Logan. Non voglio che Scott pensi che mi hai assunto solo per carità -
Logan alzò lo sguardo.  – No. Non l’ho fatto per.. -. Charles sorrise:- Sei un vero amico Logan -.  Lui annuì.
 
 
Nel frattempo, nel locale stavano entrando due clienti ormai, abituali.
 Anche se era ora della chiusura, loro potevano andarci in qualsiasi momento.
Scott si volse verso la porta ormai aperta. –Ragazzi! Mi fa piacere vedervi qui! Come va? – Chiese con un sorriso stampato in volto.
- Avrei bisogno di una birra, credo proprio che anche Victor ne abbia bisogno -.
Logan si avvicinò. – Victor... sei così, stanco? Credevo che tu non ti stancassi mai! – Scherzò Logan.
Victor ghignò.:- ahhah, molto spiritoso Logan, credo che quello che abbia bisogno più di tutti di una birra, è il nostro capo. Ha avuto una giornata movimentata oggi, e credo che voglia finire la serata almeno con qualcosa di positivo -.
- Cosa ti è successo? –  Chiese Scott, facendogli  un cenno di sedersi.
Erik si tolse gli occhiali e sbuffò. - Stamattina al lavoro era andato tutto bene.  Quando mi sono diretto all’entrata dell’ascensore, un ragazzino impertinente mi ha fatto cadere, ritrovandomelo addosso, mi ha insultato pure! Chiamandomi Idiota! -. Si passò una mano sugli occhi. 
Poi riprese il discorso:- Ma prometto a me stesso...  se oserà soltanto farmi cadere, e insultarmi, me la pagherà, cara e amara, per essere stato scortese con me! - Sbattendo poi un pugno sul tavolo!-
Logan lo osservò a lungo. – Erik... non te la starai prendendo tanto per un ragazzo, in fondo siete tutte e due sani e salvi no? E’ questo l’importante, in fondo -. Erik lo guardò confuso. – Logan, sai benissimo che non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, specialmente da un ragazzino impertinente e anche stupido! -.
Scott osservò Logan.:- Ma chi era? Voglio dire... lo hai mai visto in giro?-.
- No purtroppo! Se dovrebbe ricapitarmi sotto le mani io lo ammazzo di botte! –
Victor annuì con un ghigno. – E non è tutto... il ragazzo era un mutante... un telepate a dire il vero… – Scott e Logan erano silenziosi. – Come fai a saperlo? Te l’ha detto lui? -. Erik rigirò i suoi occhiali tra le mani. – No. Mi ha chiamato per nome senza che io glielo dicessi, così mi sono infuriato e ho fermato l’ascensore, e l’ho anche minacciato per farlo smettere di leggermi nella mente. Poi abbiamo preso strade diverse.  Mi ha provocato. E dovevo essere ancora gentile con lui, con quella nullità!- Erik strinse i pugni nervoso.  – Me la pagherà! Senza dubbio! –
 Logan l’avrebbe calmato in qualche modo:- Vedrai domani andrà meglio -. Erik sorrise:- Lo spero! -.
Victor si guardò intorno. – A proposito fratellone, i colloqui per il ruolo da cameriere come sono andati? Sei riuscito ad assumere?-
Logan annuì con la testa. – Sì. Ed è anche molto bravo, per essere la sua prima esperienza lavorativa. L’unico che non ha le mie stesse opinioni, è Scott -.
 -Ehi Scott, cosa ti succede? Non resisti a urlare contro i principianti? Scherzò Victor, con un ghigno. Erik lo fissava freddo.
Scott scosse la testa:- No. E’ solo che non lo sopporto. Ha la capacità di dirti le cose in faccia, è senza ritegno! Ha osato rispondermi con la sua faccia tosta ! -.
Logan lo guardò male. – Sei tu che continuavi a infastidirlo, Scott -.
Scott gli lanciò un’occhiataccia. – Solo perché tu lo difendi e gli fai i complimenti ogni due secondi! –
- Sei geloso forse?! – insinuò malizioso Logan, senza smettere di fissare divertito Scott  . - Neanche per sogno –  rispose facendo spallucce.  Victor fermò la litigata:- Va bene, ma... è un mutante almeno? O un umano?-
Logan lo fissò. – So che è un mutante, e mi basta sapere questo, Victor – disse con un tono di voce calmo e  si alzò dal tavolo:- Vi faccio portare due birre ragazzi, così magari lo conoscete anche voi- disse con un sorriso.  Erik annuì con la testa:- Va bene. Dove si trova adesso? -.  Logan si fermò:- sta sistemando i bicchieri, arriva subito -. 
 
Charles nel frattempo aveva finito.. e lo stava raggiungendo Logan: -Charles.. hai finito? –
Charles annuì. Era stanco ma almeno aveva finito per quella sera.  “ Spero che dica che è finita... sono a pezzi “.
Logan sorrise:- Molto bene! Charles dovrei chiederti un ultimo favore prima che tu vada a casa... di là ci sono due clienti, potresti portargli, per favore due birre? Poi ti lascio andare. Per oggi hai fatto abbastanza – disse mettendogli una mano sulla spalla. Charles sospirò. – Non c’è problema, lo faccio subito -.
Logan s’incamminò verso il bancone.
 “ Anche questa... cavolo! E poi quei due dovevano arrivare proprio adesso?” si portò le mani in viso esasperato.
 
 Charles fece in tempo a vedere le due persone girate di spalle sedute al tavolo, e prendere due birre dal frigo, versandole in due grandi bicchieri, e li appoggiò nel vassoio.
 
Successe tutto velocemente. Scott per dispetto gli fece lo sgambetto, in modo che Charles inciampasse proprio sui due ospiti. Riuscì così a bagnare sia il primo che il secondo. Rompendo in pieno due bicchieri.
- Mi dispiace, mi dispiace ... davvero tanto io non so come... ho... fatto a... – S’interruppe immediatamente. Il suo cuore accellerò di qualche battito e si rese conto che la persona che aveva davanti, che lo guardava da capo a piedi con disprezzo era: Erik Lehnsherr. “ O mio dio!” Pensò Charles.
Erik preso dalla rabbia prese per il colletto Charles: -Tu! Sei tu quello che mi ha fatto cadere stamattina, e tu sei anche quello che ci ha appena versato della birra addosso! Allora me lo fai apposta a farmi perdere il controllo! –
Charles si arrabbiò e sciolse la sua presa portandolo indietro di qualche centimetro. Logan era già dietro che lo sosteneva per le spalle. –Charles, cos’ è successo? Ho sentito un rumore... stai bene? –
Charles era leggermente imbarazzato. – Si ...si.. io si ma l’idiota qui davanti a quanto pare, ha ancora voglia di litigare! – disse senza neanche accorgersene.
Erik per poco non gli mollò un pugno, fu fermato da Logan. – Logan spostati che lo picchio una volta, per tutte! –
 - Nessuno picchierà nessuno, Erik! Specialmente nel mio locale! Forza! Andiamo a parlarne di là Erik! -.
- Andiamo a parlarne di là... sarà meglio, prima che faccio in tempo a picchiarlo sul serio, questo moccioso! -.
- Arrivo subito Erik.. aspettatemi di là -. Disse guardando Scott con rabbia.
- Ok. – disse guardando in cagnesco Charles.
 
 
Charles stava raccogliendo i vetri per terra. Scott lo stava schernendo. – Sai Charles, credo proprio che qualcuno verrà licenziato -.
- Sai Scott, credo che per me sarebbe una liberazione a questo punto! Così non vedrei più la tua brutta faccia! – Scott era pronto per fulminarlo. – Scott! Finisci il tuo lavoro e vattene a casa! – disse infastidito Logan.
- D’accordo!- A mai più Charles! –
- Addio! -Rispose lui. Poi si fermò e si mise le mani tra i capelli con fare disperato. Era riuscito a rovinare tutto anche quella volta. Di sicuro non se la sarebbe passata liscia, ma con Erik non ce la faceva proprio a frenare la lingua.
 Logan intanto si era accucciato con lui per terra e lo stava tranquillizzando:- Dai.. Charles, va tutto bene. E’ tutto apposto. Sarai solo stanco, vai a casa a riposarti -.
Charles si volse verso Logan:- Va bene -. Disse.  
- Ora vado a chiarire due cose di là.. ci vediamo domani Charles.. Buona serata.. – sorrise.
- Grazie -. E si diresse a togliersi il grembiule.
 
Nel frattempo, nello Studio di Logan si era accesa un’animata discussione e a farne parte c’erano Scott, Erik e Victor.
 
- Si può sapere per quale assurdo motivo hai assunto un incapace come quello!? - Charles si fermò per ascoltare di nascosto.  Victor era vicino a Erik con le braccia conserte.  
Logan si volse verso di lui e guardò in basso. E le guance gli erano diventate rosse. – Perché.. era l’unico mutante tra i quattro ragazzi che si erano presentati... e poi... -.
Erik era fermo. - E anche l’unico imbranato tra quelli che hai scelto! Devi licenziarlo Logan! Devi assolutamente licenziarlo! – Logan lo guardò male:- Cosa??! No assolutamente!! Non lo farò!! Lui rimane lì dov’è! – Charles si ritrasse dalla sorpresa.
- Perché... ci tieni così, tanto a lui?! E’ solo uno stupido ragazzino, imbranato... e poi da com’è conciato si vede subito che  non è ricco! Si vede che è un disgraziato! –
 Logan lo fermò. – E solo perché tu sei ricco Erik, ti credi di fare commenti su persone che neanche conosci? Lo sai che avevo bisogno di un aiuto in più per il mio locale! –
Erik rise:- Proprio quel moccioso? C’è di meglio la fuori e tu lo sai!!-
Victor continuava a fissare il fratello. Erik sospirò:- Logan, perché hai assunto quel disastro?! Dimmelo! –
- Sono affari miei Erik... e visto che non te ne importerebbe niente, potresti anche andartene! -.
Erik strinse i pugni:- Dimmelo Logan, sono tuo amico.. perché l hai assunto? –
Logan lo guardò in viso:- Perché è molto bello! Anzi bellissimo a dire la verità! – Charles rimase di stucco, così anche come Victor Erik e Scott che era rimasto in silenzio per tutto il tempo.  Erik sentì  una morsa nello stomaco, e il cuore accellerò velocemente. Poi sorrise nervoso:- Perché è bello? Hai assunto quell’ impiastro, solo perché è bello? –
Logan si passò una mano sul viso:- Diciamo di si, e perché anche se la cava, Erik. - Charles stava per andarsene.. poi si fermò, sentendo la voce di Logan continuare... – Non mi dire che non è bello, perché non ci credo! Credo che perfino tu perderesti la testa! –
Erik era furioso:- Non credo proprio...e poi non è il mio tipo…- rispose cercando di non guardare in faccia nessuno dei presenti, volgendosi verso la porta lievemente imbarazzato…imbarazzato per cosa poi? Non lo sapeva neppure lui.
Ad un certo punto volse lo sguardo verso l’uscita.. si sentiva osservato.
“Ragazzino, sei appena finito nei guai…” pensò e il suo pensiero fu immediatamente catturato dalla mente di Charles, che all’istante si ritrasse dalla porta iniziando a fare grandi passi verso l’uscita.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** CONNESSIONE ***


CAP. 3
CONNESSIONE


 

Charles stava correndo come mai aveva corso in tutta la sua vita. Quell’edificio era davvero un labirinto e poteva tranquillamente dichiararsi spacciato.

Correva a perdifiato, in un luogo che conosceva poco ed era completamente nel panico.

“Stupido Charles, stupido!” pensava tra sé e sé, ormai il fiato gli bastava appena per respirare affannosamente: le sue gambe lo stavano portando verso una scala a chiocciola che sperava potesse portarlo il più lontano possibile dallo studio di Logan, nel quale era stato sorpreso da Erik ad origliare. Questi con un ghigno sulla faccia, aveva sorpreso Charles in fragrante e lo stava rincorrendo nell’edificio a passo spedito e sicuro. Conosceva meglio di lui quel posto e con tutta probabilità era certo che prima o poi si sarebbe fermato in cerca di una via d’uscita alternativa.

“Perché ho origliato?! Diamine, non ne potevo farne a meno eh?” aveva finito di percorrere speditamente la scala quando sentì all’improvviso qualcuno bloccarlo per la vita, interrompendo bruscamente la sua forsennata quanto disperata corsa.

-Fine della corsa, microbo!- Charles si sentì morire. Erik era riuscito a raggiungerlo e  lo stava stringendo a sé per fermare ogni suoi tentativo di divincolarsi dalla sua morsa: sentiva il fiato ansimante di Erik dietro l’orecchio e le sue labbra sfiorargli leggermente il lobo. A quel contatto fremette e socchiuse istintivamente gli occhi. Non capiva il perché, ma Erik gli procurava uno strano effetto.

-Lasciami andare, razza di maleducato!- urlò irritato Charles. Non aveva minimamente intenzione di lasciarsi sopraffarre dall’arrogante prepotenza di Erik. Ripensò a come lo considerava, e a quanto senza conoscerlo, lo disprezzasse e l’ira che era sorta in lui gli permise di divincolarsi almeno un po’ dalla sua stretta per voltarsi e guardarlo dritto negli occhi.

Il corpo di Erik fremette nel momento in cui il suo sguardo si posò su quello del giovane Charles. Prima di allora mai nessuno aveva osato guardarlo con determinazione e fare di sfida. Rimase piuttosto sorpreso e leggermente intrigato da quell’espressione così forte dipinta nel volto di Charles. Doveva ammettere che era davvero carino.

-Non ho la minima intenzione di lasciarti andare, nanerottolo! Ho avuto una giornataccia per colpa tua…non me ne andrò senza averti dato una bella punizione…-  Charles sperò in cuor suo di aver sentito male, gemette nel momento in cui Erik lo sbattè violentemente contro il muro.

-Non oseresti…- Erik bloccò il polso di Charles che nel frattempo aveva provato a dargli un pugno, azione che però non fece altro che aumentare il nervoso di Erik e l’ansia di Charles. Ansimavano entrambi e i loro volti erano vicinissimi. Nessuno dei due, però, voleva cedere con lo sguardo e la grande determinazione di Charles, colpì in pieno Erik, più o meno con la stessa irruenza con la quale il più giovane si introdusse dentro la sua testa.

“Lasciami andare Erik, non abbiamo niente da dirci!” Erik strizzò gli occhi e scosse il capo: davvero, gli dava un immenso fastidio l’intrusione di quel ragazzino impertinente nella sua mente. Si chiedeva come Logan facesse a non rendersi conto della sua repellenza, iniziava a pensare che Charles gli avesse fato qualche tipo di lavaggio del cervello al suo amico.

-Non c’è nessun modo per farti stare zitto?- gli ringhiò e Charles si bloccò all’istante, come in preda ad una leggera paura che gli si dipinse in volto. Erik gli sorrise malvagio, soddisfatto della sua azione intimidatoria giunta a buon fine.

-Perché ci hai spiati, razza di ficcanaso?!- gli chiese furente stringendo entrambi i polsi di Charles il quale gemette piano per l’eccessiva stretta.

-Volevo sapere se Logan mi aveva licenziato…- gli disse a denti stretti senza smettere di guardarlo negli occhi. Erik spostò velocemente il suo sguardo sulle labbra che Charles mordicchiava per il nervoso. Erano così rosse e carnose…

-E non potevi aspettare domani per saperlo?- gli chiese roco senza smettere di fissare le sue labbra. Senza neanche rendersene conto, entrambi i loro volti si erano talmente tanto avvicinati che le loro labbra si stavano sfiorando leggermente.

-Lo hai detto tu, no? Sono un ficcanaso…- sussurrò a filo di voce. Il cuore di Charles aveva iniziato a martellargli nel petto da quando Erik aveva iniziato a fissarlo insistentemente e ad avvicinarsi pericolosamente al suo viso. Non sapeva perché ancora non aveva fatto nulla per scappare via, e non sapeva neppure come mai aveva iniziato a piacergli quella strana situazione.

Dentro la sua testa c’era solo la malsana voglia di lasciarsi baciare da Erik che dopo la sua risposta impertinente si mise leggermente a ridere roco, cosa che provocò in lui una lunghissima scia di brividi. Come mai si sentiva così tanto attratto da quel bastardo prepotente?

 -Sei fortunato…- gli disse Erik, scostandosi leggermente non appena Charles tentò di avvicinarsi ulteriormente alle sue labbra, cosa che per tutta risposta Erik evitò all’istante. Non perché non volesse baciarlo, anzi, ma perché non voleva dar vinta all’intraprendenza di quel ragazzino che gli stava facendo perdere la testa. Non voleva rimbambirsi come Logan.

-Il mio amico Logan ha un debole per te…- gli sorrise cattivo notando l’espressione confusa di Charles. –Credevo te ne fossi accorto…- riprese, mollando la presa ai suoi polsi per poi portare una mano sul volto di Charles accarezzandolo leggermente con fare canzonatorio. –Ha detto che sei bellissimo…ah, è vero, lo sai già, perché ci hai sentiti…- due dita si posarono sulle labbra carnose di Charles che sussultò a quel contatto.

Non sapeva perchè si sentiva così per le provocazioni di Erik o per il fatto della loro distanza così ravvicinata, e delle dita di Erik che premevano sulle sue labbra, impedendogli quindi di parlare, anche se in quel momento Charles non sarebbe riuscito neppure a formulare un pensiero conciso.

Erik gli stava dando alla testa, eppure di erano conosciuti solamente quella mattina, ma già dal loro primo incontro, sempre ravvicinato, aveva trovato dentro la sua mente qualcosa che lo attraeva, ma che non sapeva neppure lui che cosa fosse esattamente. Sapeva solo che doveva uscire al più presto da quella imbarazzante situazione. Erik, nel frattempo era indeciso se pestare di botte Charles, che non smetteva di tener testa al suo sguardo, nonostante i suoi occhi avessero perso la rabbia iniziale, per dar posto a una deliziosa patina di piacere che provava messo con le spalle al muro e a pochi centimetri di distanza dal suo viso, oppure baciare quelle labbra invitanti che non smetteva di torturare con lo sguardo.

“Lasciami andare, Erik…” l’ennesima intrusione nella sua mente, questa volta non fu fastidiosa come le precedenti: Charles osservò con piacere Erik trattenere un sospiro alla sua delicata connessione mentale, dentro la quale la sua voce fu ovattata e gentile, quasi rilassata nonostante la strana situazione in cui erano messi.

“E se io non volessi?” chiese Erik mentalmente. Era la prima volta che gli capitava una cosa simile: un contatto così piacevole dentro la mente di qualcun altro non l’aveva mai provato, e la cosa lo intrigava parecchio. Entrambi sentivano una sintonia nelle loro menti incredibile, sembrava che le loro entità stavano per unirsi in qualcosa di particolarmente armonico e perfetto.

“Potrei riuscire a obbligarti…” rispose a tono Charles socchiudendo gli occhi e prendendo la mano di Erik che era ancora delicatamente appoggiata sulle sue labbra.

“Oppure convincermi…” in quel momento Erik stava mandando all’aria ogni suo “buon proposito” di dare una bella lezione a quel ragazzino impertinente ed imbranato, iniziando lentamente a cedere alle voglie che gli stava provocando dentro quello strano contatto mentale. In quel momento aveva preso la mano di Charles e gliela strinse delicatamente facendone intrecciare le loro dita per poi appoggiare la sua fronte contro la sua.

Charles sussultò a quel contatto, non sapeva che cosa lo stava fermando dal baciare intensamente Erik, e ciò che lo fece ancora di più imbarazzare, fu il notare che anche dentro la mente del giovane davanti a lui era nata la stessa domanda.
Rimasero a fissarsi intensamente per un po’: nella penombra della stanza, gli occhi di Erik, di quel azzurro glaciale, sembravano essere ancora di più illuminati, e gli occhi blu di Charles erano una delizia per quelli di Erik che stava lentamente avvicinandosi per baciarlo.

Charles si porse in avanti per accogliere quel bacio che tanto aveva aspettato, quando all’improvviso la luce si accese.
-Oh ecco dove eravate finiti! Charles avevi scordato il cappotto al bar e…- Logan era entrato di soppiatto e lì per lì non si era accorto del modo in cui erano rimasti a fissarsi sia Erik che Charles, che sembravano quasi in uno stato di semi ipnosi.

-Che cosa è successo qui?- chiese allora Logan che non smetteva di fissare lievemente sconcertato i due che non accennavo dallo smettere di fissarsi intensamente. Prese la parola Erik voltandosi di poco verso di lui. Aveva la tipica espressione di uno che era stato “interrotto sul più bello” cosa che sperava che non si notasse più di tanto.

-Niente, amico mio, stavo solo dando una lezione a questo marmocchio impertinente…- disse per poi rivolgere lo guardo verso Charles che lo fissava tutto rosso in viso per l’imbarazzo. Non sapeva proprio che cosa dire, ma decise comunque di non darlo troppo a vedere, aveva combinato abbastanza casini per quel giorno, e voleva solamente tornarsene a casa e resettare quella giornata rovinosa.

-Ehm, grazie mille Logan, ora io vado, se non sono ancora licenziato, tornerò domani, giusto?- Logan smise immediatamente di osservare dubbioso Erik che ancora sembrava giacere in uno stadio semi-catatonico, per posare il suo sguardo verso Charles.

-Ovvio che domani ritorni! Anzi, permettimi di accompagnarti a casa, si è fatto buio e piove a di rotto, combinato in questa maniera di bagneresti sicuramente!- Charles rivolse lo sguardo verso l’ampia finestra che dava sulla strada: come era possibile che si era fatto così tardi? E come aveva fatto a non accorgersi che pioveva e che era passato così tanto tempo? Connettere la sua mente con quella di Erik era stata un’esperienza così innaturalmente piacevole che lo aveva del tutto sconnesso col mondo esterno, e a vedere il volto di Erik, ancora scomposto dal piacere che aveva anche lui provato entrando in contatto con la sua mente, doveva essere accaduta la stessa cosa a lui. Ne sorrise al pensiero per poi ritornare alla realtà al suono della voce di Logan.

-Charles?-

-S-sì?-

-Va tutto bene?- gli chiese leggermente preoccupato, notando che  sia lui che Erik erano strani.

-Sì, scusami Logan, ma non devi preoccuparti, posso tornare anche da solo a casa, abito qui vicino…-

-Insisto, Charles, senza ombrello combineresti un casino, ti riaccompagnerò a casa, è già deciso!- gli disse prendendolo per le spalle facendolo uscire dalla stanza rivolgendo un breve sguardo a mò di saluto a Erik che per tutta risposa rivolse un ghigno sadico ad entrambi. Non sapeva perché, ma tutte quelle premure verso Charles, iniziavano a dargli fastidio. E ciò che trovava più seccante era riconoscere a se stesso che gli dispiaceva non essere riuscito a baciare Charles…

“Sono un idiota…quello scricciolo deve avermi fatto il lavaggio del cervello!” pensò e la sua voce dentro la sua testa risultò così vuota senza la presenza di quella ovattata di Charles. Quell’innaturale mancanza aveva lasciato Erik letteralmente sconvolto e pensieroso.

-Dovresti seguirli…- una voce alle sue spalle lo fece sussultare e appena si voltò incontrò il viso contrariato di Scott che nonostante gli occhiali rossi che portava perennemente, non lasciava il dubbio che avesse gli occhi pieni di rabbia.

-Cavolo, Scott, mi ha fatto prendere un colpo!- Erik non fece on tempo a rendersi conto di quello che stava succedendo che ecco Scott lo prese per un braccio trascinandolo verso l’uscita.

-Dobbiamo seguirli!- urlò quasi e solo in quel momento Erik riottenne tutta la sua lucidità mentale.

-Cosa dovremmo fare? Non se ne parla nemmeno!- rispose togliendo con malo modo la presa di Scott sul suo braccio. Quest’ultimo lo guardò con astio per poi avvicinarsi e dirgli con un ghigno: -Non sei nella posizione più favorevole per decidere…io ho visto tutto quello che è successo…poco fa stavate per baciarvi, tu e quello scemo di Charles…-.

Erik sgranò gli occhi.

Era stato beccato in contropiede e non poteva inventarsi nessuna scusa, dato che la situazione in cui si era cacciato parlava da sé. Decise comunque di controbattere in qualche modo.

-Se sei geloso, Scott, potresti andare da solo a pedinare il tuo ex, invece di chiedere a me di accompagnarti!- Erik sorrise compiaciuto notando l’espressione del volto indurita di Scott e che leggermente arrossì.

-N-non sono geloso! E’ solo che….che io…ecco insomma, l’ombrello che ha Logan è il mio e…-

-Va bene, Scott, lasciamo stare, andiamo dove ti pare, basta che la smetti di mentire a te stesso…- non sapeva neppure lui perché aveva accettato di pedinare Logan e Charles, forse per aiutare Scott che pur sempre era suo amico, o forse anche perché, una leggera gelosia era comparsa anche dentro il suo cuore.

Corsero fuori dal bar con una velocità tale che neppure sentirono Victor salutarli.

-Ma si può sapere che cavolo succede oggi?- si chiese, dopo aver visto Erik e Scott uscire di gran corsa.

-Qualcosa mi dice che c’entrano Charles e Logan…- soddisfatto dalla sua deduzione, Victor chiuse le porte del bar deciso più che mai dal sapere che cosa stava accadendo ai suoi tre amici e a quel nuovo ragazzino, Charles, che aveva creato così tanto subbuglio in una sola serata.

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Capitolo 4
*** CONTRASTI ***


CAP 4

CONTRASTI
 
 
Charles camminava pensieroso di fianco a Logan. Ripensava alla situazione che si era creata insieme a Erik. “Se Logan non fosse arrivato in tempo, Erik mi avrebbe picchiato; al contrario di me, che avevo voglia di baciarlo.” “Per un momento, pensavo che anche lui volesse fare lo stesso”. Charles scrollò la testa:- “Impossibile, Erik non s’innamora di tipi come me”.
 
Logan lo stava guardando da ben cinque minuti, e si era accorto che Charles era pensieroso.
Così gli appoggio’ il braccio intorno alle spalle con fare rassicurante, mentre Charles sussultò, ma lo lasciò fare, si sentiva al sicuro. - “Charles! E‘ da quando siamo usciti, che non hai spiccicato, una parola. Sicuro di stare bene? Erik, non ti ha maltrattato vero? -.
Charles alzò il suo sguardo dritto negli occhi di Logan. – No. Logan, sto bene. E’ solo che volevo chiederti una cosa-. Logan si fermò e sorrise annuendo:-Dimmi tutto -.
Charles annuì, mettendo le mani dentro le tasche della giacca. – Ecco, volevo sapere se Erik è solo presuntoso, oppure solo un idiota che tratta male le persone -. Logan alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere, tantè che la sua risata poteva benissimo confondersi con la pioggia che cadeva senza sosta.
Logan strinse ancora di più la maniglia dell’ombrello che teneva in mano, e sciolse l’abbraccio che teneva sopra le spalle di Charles. Charles per un momento senti freddo, nell’attesa di aspettare una risposta di Logan. – Erik a volte è una testa calda, come mio fratello Victor o Scott; sarebbero capaci di far succedere una guerra se occorre. - Charles guardò a terra.
 
- Comunque sia, se Erik si mette in testa di ottenere qualcosa, stai pur certo che lotterà con tutte le sue forze pur di averla. Lui è fatto così, ottiene sempre ciò che vuole, ed è anche fortunato sotto alcuni aspetti; ma alla fine, se tiene veramente a qualcuno, sarebbe capace di proteggerla con tutto se stesso. – Charles annuì. – Credevo che fosse solo presuntuoso con le persone come me, in fondo non sono un tipo che s’intromette nella vita degli altri, e poi credo che mi odi. -
Logan sospirò. - No, non ti odia, è solo che detesta chi gli tiene testa, e credo proprio che tu sia uno di quelli. E per lui, a volte fa bene questa intesa. -. Charles tolse le mani dalle tasche dalla giacca e portò le braccia ai fianchi, sospirando. Logan continuò. - Charles vedrai che prima, o poi cambierà idea su di te. Come lo farà Scott, basta solo aspettare -. Così facendo continuarono a camminare.
 
Dietro di loro c’erano Erik, Scott ansimanti per la corsa.  Tranne Victor che  sembrava essere l’unico ancora in piedi. A un certo punto Scott si fermò, appoggiandosi contro la parete di un muro: - Non c’è la faccio più! Disse ansimando, toccandosi la milza. – E’ impossibile stare dietro a quei due! Poi rivolse il suo sguardo a Victor. - E tu che hai da guardare? Abbiamo corso da quindici minuti abbondanti e non sei per niente stanco!
Victor ovviamente ghignò i denti come al suo solito. – No non lo sono! E l’unica cosa che detesto, è questa maledetta pioggia che continua a cadere senza fine. E in più devo sopportarmi un moccioso che si lamenta ogni cinque minuti come una femminuccia, perché si sente male! . Scott si avvicinò a lui puntandogli contro un pugno. Victor era più alto e ben piazzato di Scott, avrebbe vinto in ogni caso. – Senti un po’. Non è colpa mia se ci troviamo in questa situazione. E poi non controllo il tempo atmosferico! Se ne avessi avuto la possibilità, avrei fatto smettere questo temporale! Purtroppo non posso farlo, e quindi, lupacchiotto bagnato, vedi di mettertela via, e cerca di non attribuire colpe a nessuno! –
Erik che si era ripreso anche lui dallo sforzo della corsa si sentì d’intervenire:- Avete finito di litigare come due sposini!?  Dobbiamo seguire quei due, prima di domani mattina!-
Victor alzò un sopracciglio e si premurò a chiedere del perché tanta insistenza nel seguire quei due.
Erik s’irrigidì e s’inventò una scusa, ai danni di Scott ovviamente. – Logan, ha preso l’ombrello di Scott e ha voluto accompagnare Charles a casa, così preso dalla gelosia ha avuto la brillante idea di seguirli, costringendo così anche a me -. Victor sbuffò, mentre Scott, era rosso dalla rabbia. – Io quel ragazzino lo faccio a fettine! Non solo ha avuto attenzioni da parte di Logan, ma ha avuto anche l’onore di stare sotto il MIO ombrello! Non lo toccherò più, lo brucerò non appena lo riavrò! –
 
Victor scoppiò a ridere. – Scott, non dirmi che provi ancora qualcosa per Logan, perché se è così, posso anche riferirglielo, non appena torna a casa – disse con la sua faccia tosta.
Scott volle per un attimo strozzarlo. – No... non sono geloso- disse imbarazzato. – rivoglio solo il mio ombrello! Victor scrollò la testa. Poi Scott ritornò all’attacco contro Erik. – E si dia il caso Erik, che non sono io quello che è stato trovato da Logan dentro lo stanzino, insieme a quel moccioso ipertinente! – Erik lo guardò stupito - Cosa, centro io adesso con il tuo ombrello?! E si dia il caso che dovevo fargliela pagare a quel ragazzino impertinente! .
Scott non si arrese:- E c’era bisogno di rinchiudersi dentro uno sgabuzzino? Potevi anche picchiarlo davanti a noi, non ci sarebbero stati problemi! E se non fosse arrivato Logan a quest’ora voi due vi stareste baciati come due babbei! . Erik ghignò i denti: Non è vero! Logan è entrato e mi ha interrotto!- Poi si fermò. E si diede dello stupido per aver detto una cosa del genere. Victor sorrideva. – Oooooohhh, adesso riesco a capire, del perché tutto questo!
Erik alzò gli occhi al cielo, e imprecò mentalmente. Scott, si tastò le tempie. – Su Sherlock, sentiamo la tua deduzione!
Victor lo guardò di sbiego. -Entrambi siete gelosi per quei due, non è così? Bhè, posso dire che tu Scott, sei un idiota, perché si vede un kilometro che t’interessa ancora mio fratello, e la scusa dell’ombrello è ridicola –.  Scott si avvicino’: Non sono un idiota!
Victor fece finta di niente e si rivolse verso Erik: Mentre tu Erik, sai che ti voglio bene e tutto il resto.... ma... – Ma?? – Chiese l’interpellato. – ... Tu sei Erik, Magneto, il pollo supremo della situazione, tutto quello che vuoi... ma ti sei preso una cotta per quel ragazzino e per di più lo stavi anche per baciare dentro lo sgabuzzino? –
Erik si portò una mano sugli occhi per cercare di darsi una calmata.: Io l ho seguito perché volevo fargliela pagare cara! Poi ogni volta che me lo trovo davanti, mi provoca ed io non ci vedo più! E da che voglio picchiarlo, mi ritrovo con il suo viso vicino e... – E? Chiese Victor.
-... non capisco più nulla -. Disse imbarazzato. – e si dia il caso che il sopprannome pollo supremo, mi mancava nella mia lista di nomi!  Disse alzando lo sguardo.
Scott riprese parola: Comunque sia è meglio sbrigarci, ne riparleremo un'altra volta, mi sto ammalando e per di più quei due potrebbero essere anche arrivati -.
 
 
Nel frattempo tra Charles e Logan scese il silenzio. Logan osservava davanti a se, per fare in modo di non incontrare lo sguardo di Charles. Mentre Charles, era come sempre tra i suoi pensieri. Per togliere quel momento imbarazzante chiese:- Manca molto, al tuo appartamento? - Charles strabuzzò gli occhi:- No.  Siamo quasi arrivati- poi sospirò. – Sai Logan, grazie per il disturbo, mi dispiace averti allungato la strada, potevo benissimo tornare da solo e... -. Logan si fermò, e negò con la testa:- figurati! Sono stato io a chiedertelo, ed era il minimo che potessi fare. Nessuno sarebbe sopravvissuto a quest’acquazzone - disse ridendo.
Poi senza volerlo gli prese una mano. – Ti saresti ammalato... e poi abito nelle vicinanze, per me non, è affatto un disturbo -. Si accorse che stava ancora tenendo una mano a Charles, e gliela tolse immediatamente. – Scusami – disse imbarazzato, seguito poi a ruota da Charles, che abbassò lo sguardo da lui a un punto non definito.
Nello stesso momento arrivarono anche gli inseguitori, che si nascosero dietro a un viottolo per non farsi vedere. – Tu guarda! Gli ha preso anche la mano! Incredibile! Domani non appena entrerò nel bar gliene dirò quattro! – Disse Scott, con rabbia e anche gelosia.
Victor gli diede uno scapellotto dietro la testa: Vuoi stare zitto Scott! Potrebbero sentirti! –
- Perché sei così noioso Victor?! – Se fossi al mio posto, anche tu vorresti strozzarlo! –
- L’unico che sarà strozzato, qui sei tu, Scott! Sta zitto!- gli rispose l’altro.
Erik era l’unico che non aveva fatto caso al battibecco dei due, era intento ad ascoltare la conversazione tra Logan e Charles. “ Possibile che... mi sia davvero preso una cotta per.. Charles? Sono arrivato al punto di inseguirlo e anche origliare i suoi discorsi... sono messo male ” . –  Si passò una mano sugli occhi “ Sto delirando, poco ma sicuro”. Pensò.
 
Vide Logan e Charles incamminarsi, e li seguì con lo sguardo. – Forza andiamo – disse stanco.
Arrivarono finalmente davanti alla porta dell’appartamento di Charles. Logan teneva l’ombrello, e nel frattempo diede uno sguardo all’edificio, mentre Charles inseriva la chiave. Logan prese parola:- Charles, se vuoi, posso trovarti un altro posto dove abitare. Qui mi sembra che sia abbastanza piccolo per te, e poi non puoi vivere in questo modo -
Charles si volse verso di lui, abbassò lo sguardo e sorrise. – Non c’è ne bisogno Logan, grazie, per il tuo aiuto, ma è quello che posso permettermi per ora -. Nel frattempo erano osservati.
Victor alzò un soppracciglio: Non ditemi che abita veramente, in quel posto? Senza offesa per nessuno, ma non mi sognerei mai di abitare in un posto del genere -.
Erik lo guardò serio:- Nemmeno io! E poi, chiunque si rifiuterebbe di farlo -. Scott riemerse dai suoi pensieri. - Allora è vero che quel ragazzino è così disperato - - Come? – Chiese Erik. – - Voglio dire... Logan mi ha accennato qualcosa sulla vita di Charles, ma non pensavo fino a questo punto -.
Victor fissò suo fratello.- Hai detto che studia vero? – Scott scosse la testa.  Sì. Ha cominciato da poco l’università -
Erik fissò nuovamente Charles e per un momento provò un po’ di pena per lui. Lui era cresciuto con una famiglia, e stava bene, non aveva niente di cui preoccuparsi; e il denaro non gli mancava. Erik sbuffò:- E come ha fatto a vivere fino, adesso? – chiese.
Scott scosse la testa: Logan mi ha anche spiegato che sua sorella, ha cercato in tutti modi di aiutarlo, ma lui non voleva sentire ragioni, e cavarsela da solo -.
Erik guardò Scott un momento poi si rigirò verso Charles.
- Cos’avranno da dirsi quei due, di cos’importante? – disse fra se. - Mi sto ammalando acciddenti! – Disse, imprecando a mezz’aria, passandosi, una mano sul naso, segno che si stava per prendere un raffreddore.
 
Charles e Logan stavano ancora parlando. Poi Charles si sporse per vedere l’orario sul suo orologio. Erano le undici e mezzo. – E’ tardi - disse Charles. – Logan... grazie per avermi accompagnato, e per quello che hai fatto, e sopprattutto... per il lavoro -.
Logan sorrise. – No. Figurati. Avevi bisogno di aiuto, e ho fatto il possibile per tenerti stretto –
Poi Logan continuò... – E se decidessi di cambiare idea sull’appartamento chiedi pure a me, ti cercherò un posto migliore di questo. -
Charles si sentì in imbarazzo.  Logan quindi gli appoggiò una mano sulla spalla per tranquilizzarlo – vedrai, tutto si sistemerà – Charles annuì.
A un certo punto si senti accarezzare il viso. Logan con un gesto, gli portò una ciocca dietro l’orecchio, e lo guardava intensamente.
Charles era incantato e agitato nello stesso tempo  – Cosa mi sta succedendo? – pensò con il cuore a mille.
Gli altri che stavano guardando tutta la scena sobbalzarono dallo stupore. Erik e Scott soprattutto strinsero i pugni nervosi. – Non vorra’ mica... -.
E accadde tutto velocemente. Logan si era avvicinato con il suo viso a quello di Charles, e sfiorò le sue labbra rosse, dolcemente. Non chiese subito un bacio, anzì aspettò una reazione dell’altro, per approfondirlo. Come previsto, la sua risposta non tardò molto.
 Charles preso alla sprovvista allungò una mano dietro i capelli di Logan, glieli sfiorò con le dita, e rispose con un certo timore al bacio. All’inizio lento, ma poi, si strinse ancora di più a lui e accellerò il bacio, che lo stava letteralmente spiazzando.
Erik era sotto schock, Victor guardava suo fratello con un ghigno compiaciuto, e Scott... era infuriato, e sorpreso nello stesso tempo.
- Pero’! Certo che mio fratello e Charles si stanno dando da fare. – disse Victor girandosi a guardare i due suoi amici imbambolati, con un ghigno.
Erik ripreso dallo schock rispose male a Victor:- Sta zitto Victor! – “ Ti sei appena cacciato di nuovo nei guai ragazzino” pensò poi tra sé.  Scott ancora tremante dalla rabbia scosse la testa e scoppiò a piangere: Quel ragazzino me la pagherà! Lho promesso a me stesso, pagherà per ciò che mi sta facendo subire! –
Victor e Erik lo guardarono. – Non ne vale la pena Scott, sapevi come sarebbe andata a finire – disse Victor mettendogli una mano sulla spalla.
Logan e Charles si staccarono dopo un po’ ansimanti, e stanchi. Charles preso nuovamente dalla follia, posò nuovamente le labbra su quelle di Logan richiedendo un altro bacio. Che l’altro accettò volentieri. Questa volta era un bacio frenetico, caldo e passionale. Logan strinse ancora di più a se Charles, e dai capelli scese con le mani fino a carezzargli la schiena.
 Entrambi ansimanti si staccarono. - Scusami Charles. Non so cosa mi sia preso ma... sei bellissimo. Charles ancora appoggiato a lui, scosse la testa. – No Logan, non devi chiedermi scusa. In fondo non è stato poi così male – sorrise.  Logan lo guardava intensamente negli occhi. Charles abbassò lo sguardo imbarazzato. In quel momento sentì soltanto la pioggia ancora scrosciante che cadeva, e il cuore, che accellerava sempre di più dall’emozione. Si sentiva strano. Aveva appena baciato il suo nuovo capo, o ragazzo, dipende dai casi, e il cuore e il suo cervello erano in totale black out. –“Ho avuto la stessa sensazione, quando io, ed Erik siamo rimasti chiusi dentro quello sgabuzzino”- pensò.
Logan fece l’occhiolino. – Sono felice, che ti sia piaciuto – disse scherzando. Erano ancora abbracciati. Charles si staccò poi da lui, e aprì la porta. - Allora ci vediamo, domani. Buonanotte Logan. – disse.
Logan si avvicinò, lo prese con una mano dietro la testa, e si avvicinò ancora alle sue labbra, per lasciargli un altro dolce bacio.
- Buonanotte. Charles – sorrise. Charles indietreggiò e sparì su per le scale.
Erik rimasto ancora a fissarli, strinse ancora di più i pugni.
“Quel ragazzino, si appena scavato la fossa da solo”-. Si disse, voltandosi a guardare dall’altra parte, nella direzione di Victor e Scott. Di Scott, nessuna traccia, era andato via. “Per la rabbia sicuramente” si disse.
Erik guardò nuovamente verso l’appartamento di Charles:- Credo che non sia giusto Victor -
Victor alzò un soppraccio: Cosa, intendi dire Erik?- Erik sogghignò e non si volse a parlare di fronte al suo amico, ma fissava con odio quell’appartamento che non avrebbe mai più guardato nello stesso modo.  - Charles, s’innamorerà di me -.
 
 
Non appena entrò in casa Charles, si appoggiò sulla porta, con una mano nel petto per respirare, come se avesse fatto una corsa lunga due kilometri. – O mio dio! – si disse, passandosi le mani sul viso. – Cosa cavolo mi è preso? Sapevo che Logan, avesse un debole per me, che mi trovava bello, ma... non posso averlo baciato! Si insomma, lui è il mio capo, e io un suo dipendente, non dovrebbe esserci niente tra me e lui..e invece lui..mi ha..baciato. –
Sospirò – E io ho corrisposto ovviamente, facendomi passare per uno facile! No. Questo mai! Io non sono così! – E poi, c’è da dire che è stato gentile con me, accompagnandomi a casa, altrimenti mi sarei bagnato e ammalato nello stesso tempo -.
Si passò una mano sugli occhi... – La stanchezza gioca brutti scherzi, e nel mio caso, non ne vale la pena -.
Sospirò e s’incamminò nella sua stanza, per appoggiare la tracolla, sulla sua scrivania e andare in bagno. Chiuse la porta e si appoggiò con le braccia al lavandino, guardandosi in viso,  allo specchio:- Non sono neanche tanto bello, mi faccio schifo, e Logan mi dice che sono bellissimo?? Anzi a dirla tutta quello bello, in questo caso è lui. Lui ha un bel fisico, io non sono neanche alla sua altezza -. Scrollò la testa. Devo essere proprio stanco, per dire certe cose -.
Aprì il rubinetto, per darsi una sciacquata in viso, era ancora rosso per l’emozione. – Meno male, che non era giorno, altrimenti mi sarei vergognato come un idiota! Soprattutto in questo stato -. Poi si guardò nuovamente, e si sfiorò con le dita le labbra, sorridendo come uno scemo.
Come ripreso da un sogno, scrollò la testa, e uscì dal bagno, chiudendosi la porta alle spalle, andando direttamente verso il letto, sdraiandosi sopra: - Mi farò una doccia domani mattina, ora sono troppo stanco, e poi non avrei neanche la forza di alzarmi. Oggi sono successe troppe cose insieme: prima Scott che mi minaccia, poi il bacio con Logan e poi... Erik – gli vennero i brividi a pronunciare il suo nome. – Non mi da un attimo di tregua. Oggi per poco non mi picchiava, e poi... quando Logan mi ha baciato... credevo di sentire la sua presenza-. Si girò in un fianco. – forse sarà stato, solo un pensiero... ma se fosse.. no, non è possibile..- scrollò la testa.  - E’ impossibile, mi starò sbagliando, come al mio solito, sarà meglio, dormirci sopra -... e con quel pensiero Charles, si addormentò.
 
 
Il giorno seguente Scott, dopo aver pianto tutta la notte, si volle presentare per primo al locale.  E ovviamente sfogarsi contro Logan, per quello che era successo la sera prima. Ovviamente non voleva fargli capire che insieme, a Erik e Victor, li avevano pedinati, e li avevano visti che si erano baciati.  Sarebbe stato come auto dichiararsi Stalker a vita, e già con Logan non aveva molta speranza.
Così si fece una doccia, si vestì con della roba pulita e uscì da casa, voleva arrivare prima dell’apertura, e parlare con Logan, a tutti i costi.
Erano appena le sette, ma sarebbe stato un orario perfetto, così si sarebbe evitato di incontrare Charles.
- Me la pagherà, e se dovrei incontrarlo, giuro che lo strozzo con le mie mani -. – Non preoccuparti, vedrai, ho già in mente un piano per separarli, così tu ti riprenderai Logan, e io mi vendicherò una volta per tutte di quel moccioso di Charles! -. Scott, si volse per vedere la persona alle sue spalle. Erik. – Buon giorno anche a te, Erik.. vedo che neanche tu hai dormito stanotte -. Erik notò le occhiaie di pianto di Scott, ma non disse nulla. – Esatto – E devo dire che da una parte è un bene, perché il mio piano piacerà sicuramente anche a te – disse con un sorriso malizioso.  Scott si accigliò. Conosceva bene Erik, e se c’era una cosa che sapeva fare, era vendicarsi.  – Ti ascolto -.  Erik gli si avvicinò - Non qui, è meglio parlarne da un'altra parte.- Scott sorrise. –Stavo giusto andando al lavoro. Devo chiarire due cose con Logan, e poi potremmo parlarne -. Erik assentì – Bene, andiamo -.
 
Arrivarono all’Apocalypse, ed era già aperto, Logan aveva già aperto. Entrarono. Logan quando vide arrivare Scott, seguito da Erik, e sorrise: - Buon giorno ragazzi! Come, va? Ciao Erik, anche tu qui? Ti preparo il solito? – Chiese lui con un sorriso a trentadue denti. Erik sbuffò, mentre Scott, lo superò, e neanche lo guardò in faccia. Logan, sorpreso di quell’atteggiamento, fece per fermarlo per un braccio, senza successo. - Che succede Scott? Hai dormito male? -.Scott si fermò, e lo guardò incredulo. – No! Non preocuparti! Sto bene!- Allora Logan si rivolse a Erik, alzando un dito e indicando Scott- che gli è preso? E anche tu Erik sembri uno che non ha chiuso occhio tutta la notte. E vedo che sei anche conciato. Hai la febbre?-. Erik si sedette al bancone, appoggiandosi con i gomiti sopra il marmo. – Ieri ho solo dimenticato l’ombrello e mi sono bagnato. Non so proprio dove ho la testa ultimamente -.
 
Logan annuì. – Bhè, credo che tu non siano stato l’unico, ieri ho voluto personalmente accompagnare a casa Charles, per non farlo ammalare. Ero di passaggio e così.. -. Erik lo stava osservando dritto negli occhi. - E vi siete anche baciati, a quanto pare - Voleva dirgli. Se lo tenne per se, non voleva di certo farsi fuggire che li aveva visti.
 Così recitò la sua parte. – Allora alla fine lo hai accompagnato a casa. E abita lontano? – chiese poi, con indifferenza. Logan alzò lo sguardo sul suo amico. – No, in un appartamento, a due vie da qui - Perché me lo chiedi Erik? -
 
Erik sorrise. – Solo... curiosità-. Logan per quanto poteva essergli amico, si fidava di Erik, ma l’ultima domanda, non gli piaceva, affatto. – Erik, se hai intenzione di... – Erik alzò una mano in difesa. – Non preoccuparti, non lo picchierò se è quello che vuoi, ero solo curioso -.
Logan, che non era stupido, prese parola: Ascoltami bene Erik, se vedo soltanto che tu o Scott, o chiunque altro, oserà toccare solamente con un dito Charles, non sarò così buono, come credete -. Scott ovviamente che si stava legando il grembiule, sentendo ogni cosa, sobbalzò. Erik con la sua solita faccia da sfacciato, fece un ghigno:- Puoi anche calmarti Logan, nessuno farà del male a quel piccolo, moccioso impertinente che ti piace tanto –. Il suo tono era cambiato.
 
Logan scosse la testa.- Sai Erik, a quanto pare tu sei geloso marcio, di me, non è così? Avresti voluto tu, accompagnare a casa Charles ieri sera, e magari, anche baciarlo, come stavi per fare ieri nello stanzino, è esatto? . Erik, strinse i pugni dal nervoso.
A quel punto Erik, ghignò i denti. – Lo sai benissimo, che non mi può interessare quel moccioso impertinente! E poi non lo stavo mica baciando! Gli stavo soltanto dando una lezione per come si è comportato nei miei confronti! – disse furioso. – E fin prova contraria sei tu quello che ha baciato Charles! –
 
Silenzio. Per un momento nell’Apocalypse cadde il silenzio.
Logan guardò con occhi infuriati Erik, e strinse i pugni. – Cosa??? Non dirmi che ci hai inseguiti e spiati!! Come vuoi che reagisca Erik dimmelo!!. Erik ghignò nuovamente i denti. – Certo! E l’idea è venuta a Scott, non a me!! Se non fosse stato per lui, non vi avremmo mai visti!! -.
Logan era ancora incredulo e guardò in direzione di Scott, fulminandolo con gli occhi. Scott fece un passo indietro .
- Spiegami per quale motivo ci avete inseguiti!!? Te lho detto che ero innamorato di lui! Lo sapevi Erik, non c’era bisogno di pedinarmi!! -. Erik era ancora in piedi, e guardava un punto fisso davanti a lui. – Ero arrabbiato!!.. e anche geloso, e allora lo seguito.. e anche Victor ha fatto lo stesso -.
L’interessato entrò in quel momento. – Ehi Logan come va?? Chiese quest’ultimo, con una faccia da schiaffi in viso . Logan guardò prima Erik, poi Victor, e infine Scott.
Victor provò a parlare:- Logan è successo qualcosa? Se vuoi... – No! Disse – guardandolo dritto negli occhi. – Ora come ora, voglio solo parlare con Scott, poi parlerò anche con voi due!.
Victor annuì, e così fece anche Erik.
A un tratto la potrà si aprì ed entrò Charles. Chiuse la porta, e si fermò, sentendosi osservato. Erik lo stava fulminando con gli occhi, e così anche Scott. L’unico indifferente era Victor.
-Ciao... Logan... – disse con voce tremante. – sono.. sono in ritardo? Mi dispiace, ma ho avuto un imprevisto e ... e – Logan addolcì lo sguardo, e gli sorrise - non preoccuparti - disse avvicinandosi, a lui, come per proteggerlo – Non sei in ritardo, anzi sei in tempo, vai pure a cambiarti, e poi comincia pure – Charles annuì. – Va bene – disse incrociando lo sguardo di Erik; Lo stava ancora fulminando. – Cosa, sarà successo?- Si chiese, e sparì dietro, nel magazzino.
Logan si volse verso Scott – dobbiamo parlare.-

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