8

di Ossimoro Vivente
(/viewuser.php?uid=745110)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Occhi ***
Capitolo 2: *** Poesia ***
Capitolo 3: *** Regole ***
Capitolo 4: *** Sangue ***
Capitolo 5: *** Sorrisi ***
Capitolo 6: *** Cella ***
Capitolo 7: *** Notte ***
Capitolo 8: *** Otto ***



Capitolo 1
*** Occhi ***


Nota autrice: la prima parte scritta in corsivo è un'anticipazione dell'ultimo capitolo fatta per incuriosire, messa insieme al primo vero capitolo per fare 8 SIMMETRICI capitoli, come mi ha insegnato il saggio Death the Kid...Insomma, motivi di coerenza, non voglio fare 9 capitoli fra cui uno scialbo e senza significato, quindi via! Buona visione!

1: OCCHI
Era l’ennesima volta che si trovava in quella solita posizione da asociale.
Raggruppava quelle esili gambe acchiappandole per le scarne caviglie, e la testa  sempre china a guardare passivamente le ginocchia. Un ciuffo lilla le divideva gli occhi di un blu profondo.
La porta venne di nuovo bussata, sta volta quasi impercettibilmente. Da fuori si poteva sentire il fruscio di morbidi ciuffi che, insieme alla fronte, si appoggiavano delicatamente al legno. Una voce ovattata e bassa, decisamente diversa da quella della precedente Maka, fece capolino rimbombando tra le piastrelle bianche dei muri.
-Crona, ti prego, potresti almeno farmi entrare nel mio stesso bagno?-
Si era chiusa là dentro. Non si sentiva a suo agio, e non poteva stare lì fuori. Doveva per forza limitarsi a fuggire e nascondersi imbarazzata.
Non rispondere Crona, non osare fiatare.
Si diceva stringendo le gambe ancora più a sé.
In realtà avrebbe voluto dare vita a un discorso ricco e degno di un film da Oscar, avrebbe voluto sfogarsi, ma la paura l’attanagliava, e si ostinava a non muovere un labbro.
Le dava fastidio il fatto di ritrovarsi in bagno. Non sapeva come comportarsi nei bagni altrui. Non le era mai successa una situazione del genere, ma di una cosa ormai era certa: aveva rovinato la giornata a tutti ancora una volta. Soprattutto a lui.
 
La sottile figura di Crona si trovava davanti alla maestosità della grande Shibusen. Il sole se ne stava andando sospirando stanco morto con una goccia di bava che gli scendeva giù per la bocca. Non c’era nessun’altro a parte lei.
Il vento le faceva ondeggiare dolcemente i ciuffi più lunghi. La mano destra stringeva l’avambraccio sinistro, come se si sentisse davvero piccola rispetto all’enorme edificio. Gli occhi assorti, persi nellla parte più alta di esso.
Maka le aveva salvato la vita. Si era appena iscritta a quella scuola. Era al sicuro almeno. E per la prima volta si ritrovava da sola, senza i quei codini biondi a farle compagnia, a stare lì chiedendosi le domande più assurde sul futuro che le spettava.
Ma continuava ad avere paura. Sapeva che non era ancora finita, nonostante tutto.
-Nervosa?-
La ragazza si scosse a quella voce, e si voltò di scatto.
La prima cosa che notò fu l’insieme di quelle tre strisce bianche che si facevano ben notare, visto che erano l’unica cosa asimmetrica che trovava in lui.
Chi era quel ragazzo…?
Se lo ricordava vagamente quando lei, in veste di Drago Nero voleva divorargli l’anima, presa da una incontrollabile e profonda follia. Ma non sapeva il suo nome.
Imbarazzata e spaventata da quella comparsa, non trovò il coraggio di chiederglielo. E finì con il non spiccicare una parola.
Lui era con le mani in tasca a guardarla quasi attentamente, poi si avvicinò  a passi sonori e ritmici e si rivolse alla Shibusen sospirando.
-Inimitabile la bellezza di questa scuola, non credi? E’ proprio degno di mio padre fare un edificio così magnificamente simmetrico.-
Crona cominciò a capire perché quel ragazzo si vestisse a quel modo così elegante e nobile. Non solo per la simmetria.
Giusto, lui è il figlio del Sommo Shinigami.
L’asimmetrico si girò verso di lei come ad attendere una risposta.
Solo in quel momento si accorse del colore dei suoi occhi. Ne venne ipnotizzata e si sentì trapassata da parte a parte da quello sguardo. L’anima della ragazza ricevette una forte scossa elettrica.
Che sia questa la risonanza?
Crona non ne era sicura. Si chedeva molto spesso cosa fosse la risonanza fra due o tre anime, perché non l’aveva mai sentita in vita sua.
Lui la stava studiando con la massima attenzione anche se cercava in tutti i modi di non darlo a vedere, approfittando del fatto che non erano mica vicini un centimetro l’uno dall’altra, ma a pochi passi. Però lei lo sapeva: stava analizzando ogni piccolo particolare che la ragazza aveva in viso.
Scommetto che sta pensando a quanto i miei capelli siano asimmetrici.
Ma non le venne da arrossire, perché si stava interessando a quello sguardo e ormai c’era dentro.
-Sono… gialli?- chiese in un fiato.
Di colpo Crona si irrigidì incredula del fatto che non l’abbia semplicemente pensato.
Ma che diav…
Troppo tardi.
Lo sguardo attento del ragazzo si riscosse interrogativo. La violetta poteva vedere le sue guance bianche velarsi di un colore più acceso, anche se lui continuava a mantenere la sua solita espressione seria.
-D-di cosa stai parlando?-
Crona si limitò ad abbassare lo sguardo.
-I tuoi occhi… sono gialli. Non ne ho mai visti di quel colore…-
Perché non sto balbettando come mio solito?
-Ah…- anche lui abbassò lo sguardo, anche se in quel contesto sarebbe stato meglio guardarsi negli occhi.
 – Capisco, anche io mi sono accorto solo adesso che hai gli occhi blu.  Ero sicuro li avessi violetti come i capelli…-
-Come io pensavo tu li avessi scuri-
Una conversazione senza balbettare… Gli ho risposto senza vergogna. Che diavolo mi sta succedendo? Neanche con Maka faccio così.
Il corvino cercò di cambiare argomento.
-E’ la prima volta che ti vedo da quando eravamo su quella nave-
Se lo ricorda anche lui.
-Spero che tu sia stata accolta a dovere dall’iscrizione, quindi è bene che mi presenti ufficialmente.-
Detto questo, tese una mano con il braccio ben diritto.
-Benvenuta, Crona.-
Fra i due venne una piccola sferzata di vento a scompigliar loro i capelli mentre il tramonto inclinava pian piano le loro ombre.
-Chiamami Kid.-
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Poesia ***


2: POESIA
Era finita l’ennesima lezione di Stein.
Mentre i ragazzi chiacchieravano come loro solito, Crona era in disparte che si sistemava silenziosamente e a capo chino i libri da mettere nella cartella.
Maka ogni tanto le dava una gomitata
-Dai, Crona, partecipa alla conversazione-  le diceva con un sorriso.
Lei rimaneva muta a mettere tanti fogli volanti in un libro a caso mentre la ragazza dai codini biondi la guardava sbuffando insoddisfatta con la testa appoggiata mollemente alla mano.
Crona non conosceva ancora nessuno a parte Maka, che le stava sempre accanto, e quel poco di Kid, e in quel momento gli altri ragazzi non avevano un argomento interessante da dirle per farla integrare. Da parte sua, lei stessa non si aspettava che accadesse una cosa simile.
Non so come compor…
-Posso leggere?-
Crona alzò lentamente la testa. Davanti al suo banco Kid indicava uno dei tanti fogli volanti che teneva sparpagliati qua e là. Lei esitò a sguardo basso, mentre l’asimmetrico continuava a guardarla inerte.
Cosa gliene fregava di una passivona  perennemente impaurita come lei? Come mai quell’interesse? Lei non aveva nulla di speciale. Senza forza, senza bellezza, quasi senza vita. Si sentiva un fantoccio intorno a delle personalità multicolore. E lei cos’aveva di speciale? Paura. Depressione. Negatività. Passività.
Da quando aveva visto quel ragazzo non riusciva a levarsi dalla mente quegli occhi dorati che, a differenza di lei, erano così risoluti e decisi, e che le infondevano più sicurezza come nessuno mai aveva fatto con lei. Ammirava quegli occhi, e quella naturalezza composta e tranquilla presente nei suoi modi di fare, che la attiravano così tanto.
Maka l’aiutava, Maka la rendeva felice col suo essere solare, le manteneva la speranza.
Ma con Kid non aveva bisogno di aiuto, non Kid trovava subito la determinazione, la sicurezza, il coraggio, considerando che al suo primo incontro non aveva balbettato neanche una volta, e allo stesso tempo la calma. Sentiva un atmosfera pacata e così accogliente.
Crona non aveva capito che cos’era quella scossa che aveva sentito nella propria anima quel giorno davanti alla Shibusen, ma era talmente abituata al disinteresse umano verso di lei che non le passò neanche per l’anticamera del cervello che lui fosse semplicemente interessato ai sentimenti che provava la ragazza.
Compassione, scommetto. Solo compassione.
Non le veniva altro in mente.
 -Ho paura che poi ti metti in un angolo a pentirti di essere nato, come hanno fatto gli altri-  disse con l’ingenuità di una bambina.
D’altronde era naturale che succedesse una cosa simile anche a lui, ed era doveroso  riferirglielo per spegnergli la già futile attenzione che stava instaurando nei suoi confronti.
Nessuno mi capisce. Sarebbe stato comunque inutile.
-Tu non avere paura allora- fu la sua semplice risposta.
Crona rimase interdetta a quelle parole.
Io ho sempre paura.
Si rese conto. Così scosse la testa come a cacciare via il timore.
Seriamente, devo smetterla.
E alla fine acconsentì di fargli leggere quel foglio.
All’improvviso Black Star fece capolino sovrastando un Kid concentrato su quello che c’era scritto su quel foglio. Si mise a pronunciare a gran voce il proprio nome come se stesse aprendo un concerto rock: lui fu il miglior pretesto per cominciare a far parte della comitiva. Perché appena Black Star faceva lo scemo il Maka-Chop arrivava puntuale come un orologio svizzero a lasciargli il solito spazio rettangolare fumante sulla testa.
-Smettila, la spaventi con il tuo essere idiota!-
E, difatti, la violetta venne colta di sorpresa ritrovandosi quasi tremante.
-Scusalo, è sempre stato così inopportuno e  pieno di energia- si sdebitò Tsubaki mentre accorreva l’azzurro a sventolargli un ventaglio giapponese davanti ai suoi occhi a girella.
Così subentrò Soul che brontolava qualcosa su quanto ciò che era successo era stato poco fico, e le pistole di Kid reagirono in modo totalmente opposto: una scuoteva la testa ad occhi chiusi, l’altra rideva rumorosamente.
A vederle si ricordò di Kid chiedendosi se era già in un angolo con un’aura di oscurità tutta intorno, così si girò a lui curiosa e preoccupata allo stesso tempo.
Il corvino era con una mano in tasca, e con l’altra a tenere il foglietto che stava ancora leggendo con sguardo assorto.
Aveva finito.
Così lo riposò dov’era e alzò il capo verso di lei; si accorse che lo stava guardando e si limitò a rivolgerle un veloce sorriso accennato, per poi partecipare a quello che stavano facendo quelli scalmanati.
Crona ondeggiò lentamente i suoi ciuffi per girarsi davanti a sé.
Nessun parere: invece di deprimersi, lui le aveva semplicemente sorriso.
Che strano ragazzo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Regole ***


3: REGOLE
Tra i passi di diverse persone, ognuna con i suoi grattacapi, nei corridoi della Shibusen ce n’era uno che camminava in modo deciso. Erano dei mocassini nerissimi, ma con i riflessi bianchi che facevano da lucente contrasto. Dietro quelli lo rincorrevano delle scarpette altrettanto nere con dei risvolti bianchi alla parte superiore. Quest’ultimi camminavano in modo decisamente opposto a quello dei mocassini.
Kid quel giorno aveva il compito di mostrare e spiegare a Crona le regole della scuola. Non gliel’aveva affidato nessuno: fu lui stesso ad offrirsi al posto di Maka che in quel momento era occupata.
-Non farle niente che potrebbe spaventarla o confonderla!- lo minacciava con un libro dalla rilegatura resistente saldato in mano a mo’ di spada tratta.
-Ma figurati, sono un tipo tranquillo io, soprattutto se devo spiegarle delle regole che io so meglio di tutti- le aveva risposto.
-E’ proprio questo il problema…-
Nel corridoio Crona aveva un libro tenuto stretto tra le braccia a guardarsi intorno, sentendosi osservata da tutte quelle persone che avevano vicino.
Arrivarono al tabellone delle regole.
-Allora, la prima regola…- e da lì in poi Kid cominciò con una lunga lista ricca di dettagli e precisioni, che non si sarebbe mai risparmiato, mentre le indicava col dito un indizio di ciò su cui si stava dilungando.
La verità è che quel ragazzo era peggio di Excalibur nello spiegare alle persone cose che sapeva bene, e Maka ne era al corrente. Per questo temeva che Crona si potesse confondere andando in trans e non capendo più nulla di ciò che diceva.
E invece successe il perfetto contrario.
La violetta ascoltava a bocca semi aperta la voce perfezionista del ragazzo. A volte lei stessa interveniva per ragionare con lui su certe cose, e la conversazione era accesa e intensa.
Certe persone che passavano da quel corridoio dopo mezz’ora dall’ultima volta, rimanevano basite a guardare quella scena, e confabulavano cose del tipo:
-Ma come cavolo fa quella ragazza a resistere dal dargli un calcio in quel posto per farlo zittire?!-
-Eh, secondo me Crona si è innamorata del figlio di Shinigami-
-Cosa? Un perfettino del cavolo come lui?!-
-Beh, c’è da dire che è un figo, nonostante il suo stressante disturbo ossessivo-compulsivo-
-Mah, io non lo sopporterei; è troppo fissato con la simmetria e altre stramberie-
-Effettivamente hai ragione…-
A Crona non interessava il fatto che lui avesse un disturbo del genere. D'altronde neanche lei era così normale. Tutto quello che le interessava era vederlo spiegare e parlare mentre le rivolgeva quell’espressione, e vedere come gesticolava con quei suoi modi così diligenti, sperando che non finisse mai.
Non poteva fare a meno di stare attenta; e intanto imparava a memoria le regole con entusiasmo.
Una volta finito tutto l’ambaradan che l’autrice vi risparmia senza alcun indugio, Kid buttò fiato pienamente soddisfatto, mentre lei lo guardava con la sua solita espressione triste, ma anche innocente e ingenua, come se non fosse realmente passata un’ora intera.
-Ora devi dirmi come hai fatto- le disse Kid a braccia conserte.
Lei inclinò la testa interrogativa.
Al ragazzo stava venendo da ridere, ma si trattenne per non rovinare la sua reputazione da ombroso, poi ci ripensò e sventolò la mano.
-Lascia perdere-
Crona allora azzerò la mente dalle domande e ritornò alla sua espressione usuale.
Kid si mise le mani ai fianchi.
-Sai, riguardo alla tua poesia…-
Colse di nuovo l’attenzione della violetta.
-E’ vero che è piena di risentimento e tristezza, ma era tutta colpa di Medusa. Tu non hai fatto nulla, Crona. Lo sai, vero?-
Il ricordo della sua sconsiderata madre le venne vivido in mente. Cominciò ad abbassare tristemente gli occhi.
-E, beh, sappi che sono felice perché ora quell’inferno è finito per te. Qui non ti accadrà più nulla di brutto, puoi credermi-
-Kid…io però ti avevo detto dov’è il mio inferno…- e si toccò leggermente una tempia con aria sofferente, facendo rammentare del giorno in cui si erano incontrati per la prima volta. Lui non si fece demoralizzare.
-Provvederemo anche a quello-
-No, Kid…è impossibile liberarsi dell’inferno che c’è in testa- disse Crona con voce tremante. La frangetta disordinata le faceva da ombra mentre gli occhi erano rivolti al pavimento, come se il ricordo dell’inferno fosse ritornato a martellarle la mente.
Lui la guardò pensieroso a testa china su di lei.
-Questo lo pensi tu-
Crona alzò pian piano il capo interrogativa verso di lui, chiedendosi se avesse davvero ragione. Poi una manona le diede due pacche affettuose sulla testa che contemporaneamente ondeggiava su e giù a ritmo.
-Vedrai- la rassicurò risoluto.
-E comunque, nonostante questo…- si rimise le mani in tasca -Trovo la tua poesia bellissima-

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Sangue ***


4: SANGUE
Era un disastro.
Come si aspettavano che una maldestra fifona come lei sapesse anche solo minimamente giocare a basket? Già solo nei combattimenti era una frana, senza un minimo di convinzione: di solito faceva tutto Ragnarok.
-R-ragazzi, io non so come comportarmi a basket. Non ci ho mai giocato in tutta la mia vita…- disse al gruppetto di amici che passeggiava allegramente verso il campetto. Maka, che le era vicino le diede subito conforto con un sorriso.
-Tranquilla Crona, neanche io me la cavo-
-“Non te la cavi”? Sarebbe meglio dire che fai proprio pena, Maka!- le rise in faccia Soul.
Un altro Maka-Chop andato perfettamente a segno.
Camminando Crona si rese conto che tutti, come lei, avevano degli abiti sportivi e comodi, così le venne il curioso istinto di girarsi  a rilento, senza farsi notare, per vedere Kid, che di solito era con quei vestiti così simmetricamente fighi accurati.
La giacca nera sbottonata, la t-shirt carminio sotto, quei jeans e quelle converse nere gli davano un’aria molto più naturale.
Lei provò un certo sconforto, visto che, essendo sempre stata un po’ maschiaccio, aveva una semplice tuta con felpa e pantaloni lunghi a palloncino che le aveva prestato Maka; e si sentiva brutta davanti a Kid, che anche in vestiti casual, rimaneva sempre un figo una persona ordinata e bella.
Neanche passarono i primi dieci minuti di basket che Crona dovette appiopparsi in faccia due sonore pallonate. Ma non c’è mai due senza tre.
Infatti, passando al gioco di palla a mano, l’aggressivo Black Star non esitò a spiaccicarle praticamente il naso con la palla. Ovviamente ciò causò una violenta sboccata di sangue che, nel caso della povera figlia di Medusa, era nero come la pece. Rimase con le mani bloccate in aria nel panico più totale, mentre il suo naso fungeva da rubinetto rotto; nel contempo gli altri erano occupati a sgridare Black Star. Tranne uno.
-Non so come compor…-
-Crona-
Kid la prese saldamente per il polso e la tirò subito a sé.
-Vieni che ti curo-
Maka si girò in tempo per vederli mentre se ne andavano ai bagni, e sospirò scuotendo leggermente la testa, con un sorriso sulle labbra: non le aveva dato neanche il tempo di occuparsi della sua amica.
-Quante attenzioni…-
 
Portata ai rubinetti, Kid si mise prontamente ad aprirne uno, e le fece segno con la mano di avvicinarsi. Lei fece come chiesto mentre si copriva il naso con le mani ormai sporche di nero. Si sentiva tremendamente in imbarazzo e per niente a suo agio.
-E’ che… non so come…-
-Shh!- le fece mettendosi un dito davanti al naso con movimento noncurante  -Smettila di dire quella frase e sciacquati-
-Come si fa?-
L’asimmetrico alzò un sopracciglio un po’ sconvolto.
-“Come si fa”?! Ti avvicini al rubinetto e ti sciacqui il naso-
Lei allora ci provò in modo impacciato, lasciando espandere, come inchiostro, il suo sangue sul lavabo.
Kid fissava quella macchia con aria pensierosa mentre appoggiava una mano sul bordo del lavandino.
-N-non la smette di uscire!-
-Tranquilla, è normale. Una volta pulito il naso, se esce ancora troppo sangue, portati la testa all’indietro- consigliò il ragazzo del tutto calmo. Crona era il perfetto opposto in quel momento.
Mentre faceva ciò che gli aveva detto, la violetta si chiedeva come facesse lui a essere sempre con l’aria così tranquilla e convinta.
-Crona, calmati, ti è solo scattato il naso- cercò di placarla Kid con la fronte corrucciata -Succede, ed è una cosa normalissima-
Poi si mise in azione lavandosi le mani e, pian piano, ne utilizzò una per lambirle la frangia portandogliela all’indietro, e l’altra per metterla sulla sua fronte. A quel tocco lei si irrigidì un po’ emozionata e confusa rivolgendo quella sua instabilità al soffitto con la bocca semi aperta. Era una posizione abbastanza scomoda, e  Kid, approfittando del fatto di non essere visto, non si trattenne dal risolino nel vedere la povera violetta: le faceva così tanta tenerezza.
-P-perché mi hai messo una mano bagnata in testa?-
Lui istintivamente sbuffò verso il basso sorridendo a occhi socchiusi.
-E’ fresca: quando non hai ghiaccio si usa la mano bagnata per ristabilire la pressione-
-Come fai a sapere tutte queste cose?-
-Sono bazzecole , tutti le sanno…perché tu no?-
Crona rimandò in avanti la testa chiudendosi in modo incerto, ma anche adorabile e infantile, il naso tra il pollice e l’indice. Si ritrovò davanti a lui.
-Medusa non mi ha mai insegnato a curarmi-
Kid sbuffò mostrandole un viso profondamente amareggiato.
-Ecco perché non sai come comportarti nemmeno con te stessa: lei ti ha solo insegnato a distruggerti-

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Sorrisi ***


5:SORRISI
Kid era seduto sulla panchina vicino al campetto. Guardava la ragazza dal sangue nero a cui giusto prima aveva insegnato a curarne la fuoriuscita dal naso, come un padre con la sua bambina.
Com’era carina quando cercava di imparare il basket nonostante si sia presa una brutta botta solo poco prima. Non si era arresa: dimostrava questo, anche se lei stessa non se ne rendeva nemmeno conto. Era carina anche quando faceva la modesta. Crona guardava Soul insegnarle come tenere la palla, con quell’ adorabile espressione tra l’insicurezza e la confusione, con quei suoi teneri gesti impacciati, a scatti improvvisi, come se li facesse senza pensarci, per poi bloccarsi per darsi delle precauzioni sulle probabili conseguenze.
L’asimmetrico piegò leggermente i due angoli della bocca badando bene che non lo vedesse nessuno. Non resistette dal farle un sorriso sincero.
-E se facessimo una festa?-
 
Perché?
Passarono i giorni. E tutti continuavano a mostrarle un carattere amichevole e sincero.
Perché?
Maka le faceva visita ogni giorno, aprendo quel portone di metallo per farla uscire dalla sua oscurità più profonda.
Perché…
Appena stava con gli amici di Maka sentiva come un calore al cuore a lei estraneo.
Perché si sentiva così…bene? Dov’era il tranello? Doveva esserci da qualche parte. Insomma aveva ostacolato quei ragazzi, e probabilmente non fosse stato per lei il Kishin non sarebbe resuscitato. Dovevano pur vendicarsi in qualche modo.
Nulla.
Ma soprattutto: perché avevano organizzato una festa nel bel mezzo della follia di Asura?
La violetta volgeva la testa assorta verso la finestra aperta ad assaporare la brezza della sera, mentre tutti si abbuffavano o chiacchieravano allegramente.
-Sempre in disparte eh?-
Crona sapeva chi era, così si rigirò lentamente verso Kid con un viso più triste del solito. L’asimmetrico alzò un sopracciglio appena lo vide.
-Che hai?-
La ragazza tentò di distogliere lo sguardo.
-Nulla…-
Ma lui non si diede per vinta e inclinò la testa insieme alla schiena per intravedere ancora la sua espressione. Questo indusse Crona ad auto rendersi ancora più impacciata. Le sue guance stavano fumando.
Diamine, sei pericolosamente vicino…!
-Non sei felice della festa che ho organizzato per tirarti su il morale?-
E fu così che la violetta, colta sul fatto, incontrò il suo sguardo. Lui aveva un’espressione curiosa che la guardava di traverso.
-Tsubaki! Portami subito un altro piatto!- gridò la solita voce squillante di Black Star, che distrasse i due mentre portava solennemente in aria il piatto pulito e splendente. La povera Tsubaki si armò di pazienza come faceva sempre e gliene portò un altro.
Appena sentì uno sbuffo al suo fianco, Crona si rigirò verso Kid che guardava i due scuotendo la testa con sufficienza.
-Scusami tanto, non è un’atmosfera molto accogliente…-
La ragazza ritornò a guardare in basso.
-Beh, non posso dire di sentirmi a disagio, anche se non so ancora come com…-
-Crona-
Diavolo!
Non riusciva mai a trattenersi dal dire quella odiosa frase che ormai usava come scusa per ogni cosa. Lui se n’era accorto. Lei lo sapeva. Era inutile nascondersi dietro a quella scusa.
Il suo pensiero venne interrotto da una mano grande che le riscaldò la spalla. Lei rabbrividì ancora una volta, come ogni suo contatto fisico, ma poi quel calore venne infuso, così rilassò la schiena subito dopo.
-Credimi, non c’è fretta. Pian piano imparerai a integrarti nel gruppo. E’ una cosa che viene naturale, non c’è un modo con cui comportarsi per cose come queste.-
Le si inumidirono gli occhi a quella frase. Era maledettamente vero, e lei non se n’era mai accorta.
Ma rimase ancora più sbalordita al guardare quelle guance deformarsi per via di un sorriso che non aveva mai visto in vita sua. Quegli occhi dal colore fuori dalla norma, quel profilo del viso così ben deciso. Le rivolgeva quello sguardo felice con una naturalezza composta fuori dal comune.
Ma perché fai di tutto per farmi impazzire?
Era la prima volta che lo vedeva sorridere e si sentì confortata come non mai.
Un momento: lui sorride, di solito?
In realtà aveva sempre pensato che non si dilettasse molto nel sorriso, come lei d’altronde, anche se per altre ragioni. Provò una profonda ammirazione verso di lui. Per lei fu come aver ricevuto un regalo prezioso.
Kid…sorride.
Così, come una furia, Black Star prese i due per le spalle, facendo spaventare soprattutto la povera Crona ancora non abituata alla sua vivacità.
-Ma che fate lì impalati? Coraggio, rendiamo questa festa più movimentata!- sembrava un ubriaco.
Quando l’azzurro si ritrovò a terra con la consueta testa fumante, Maka gli urlava le solite precauzioni da adottare con Crona.
-Ma che dici?? Io non tratto male nessuno!- obiettò Black Star infastidito mentre si alzava. Poi prese la violetta per le spalle.
-Fidati, Crona. Se qualcuno osa toccarti o farti qualunque tipo di dispetto non esitare chiamami a gran voce-
Lei lo guardò ancora un po’ intimorita cercando di capire ciò che voleva dire. L’azzurro la guardò negli occhi    con sicurezza e con il solito sorriso a tremila denti.
-Gli farò rimpiangere di essere nato-
Crona spalancò gli occhi stringendosi ancor più nelle spalle. Così la domanda che si chiedeva ormai da tempo venne fuori a voce spontaneamente.
-Perché siete tutti… così gentili con me…?-
I ragazzi si guardarono sorridendo. Ci pensò Maka a rispondere a dovere.
-Perché siamo tuoi amici, Crona-
-A-amici…?-
-Esatto- subentrò Kid. La ragazza non aveva un’ idea nitida dell’essere amici. Come al solito, l’asimmetrico se ne accorse.
- Sai, noi ti vogliamo bene, e faremo di tutto per renderti felice, perché l’affetto porta sempre a questo-
-Ma… io vi ho fatto del male, vi ho ostacolati, e ho fatto a Soul…-
Tutti si girarono verso di lui, che si strinse istintivamente la giacca nel punto della lunga cicatrice cha aveva al torace. L’albino sbuffò sorridendo lasciando intravedere di poco i suoi denti appuntiti.
-Tutti sappiamo che non è stata colpa tua. Eri immersa nella follia di Medusa, era ovvio che non potevi controllarti. E poi non è fico pensare alle battaglie passate-
Girandosi intorno, la violetta vide tanti volti sorridenti e sereni che credevano in lei.
Poi Kid. Lui continuava a sorridere.
Crona sentiva quel calore al petto farsi sempre più intenso, lo sentiva espandersi in tutto il corpo.
I ragazzi cambiarono improvvisamente espressione. Rimasero basiti.
-Crona…!-
La sua felicità venne esternata allo stesso modo di Kid, solo molto più dolce e commuovente. Con quegli zigomi posti così in alto da socchiudere gli occhi. Fu contagioso per lei.
Se sorride anche lui, perché non io?
-Grazie di tutto, ragazzi-
 
Sapeva che tutta la felicità che aveva provato fino a poco tempo fa sarebbe finita con la velocità di una bolla di sapone che scoppia.
Un’ombra.
Il suono secco di piedi nudi che si posavano con eleganza sul freddo pavimento di pietra.
Un assordante sibilo di serpenti.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Cella ***


6:CELLA
Prova un'altra volta a toccare Crona e te la farò pagare!
Il pugno era immobile davanti al viso della ragazza dal sangue nero che rimaneva con gli occhi blu spalancati.
E’ stata Medusa a farti questo vero?
La ragazza dai codini biondi continuava a scrollare le scarne spalle di Crona, la quale la testa era abbandonata al petto mentre era sul silenzioso punto di scoppiare in un pianto disperato.
Come aveva fatto Maka ad accorgersene?
Ma era ovvio. Lei lo sapeva e basta.
Forse sei debole, ma pensi sempre agli altri, e questo pregio non te lo toglierà mai nessuno, in più io so…
Gli occhi verdi di Maka si alzarono supplicanti verso quelli della ragazza dal sangue nero.
…Che Crona… ha un sorriso bellissimo.
 
L’unica cosa che, per quel momento, fece salire Crona di buon umore fu rivedere il suo angolo buio e il suo cuscino. Finalmente poteva appoggiarsi al vertice del Signor Angolo della  macabra “stanza” che le avevano assegnato quelli della Shibusen, a stringere e bagnare di nuovo il cuscino con i sensi di colpa che le dilaniavano il corpo.
Era tutto scoperto.
Nonostante le supplichevoli difese di Maka, a  Shinigami, che teneva ben conto delle regole della Shibusen, non rimase altro che mettere Crona in isolamento per aver tradito la scuola.
E’ giusto.
Il respiro si interruppe in una serie di singhiozzi dando vita a gocce salate che permeavano nel tessuto del cuscino.
In fondo non faccio altro che combinare guai.
Il soffitto si trasformò in un liquido nero che conosceva bene; questo colava lentamente alle pareti.
Ho fatto davvero un casino.
Tre occhi disposti verticalmente si aprirono al centro del tetto con una velocità inquietante.
Tutto questo perché non so mai come compor…
Delle nocche sbatterono otto volte sul metallo della porta. L’incubo scomparve e il soffitto tornò normale.
-Posso entrare Crona? Sono Kid.-
Ma è ovvio che sei tu: quella maledetta frase non vuoi farmela neanche pensare!
-Sono in isolamento… non può entrare né uscire nessuno…-  gli rispose.
Una chiave girò rumorosamente nella serratura. La porta si aprì lentamente cigolando per quanto fosse pesante.
-Me ne frego-
Appena entrò venne colto all’istante da una sensazione al limite del fastidio. Crona poteva vedere da sopra il cuscino la sua faccia deformarsi in una chiara espressione di disgusto totale. Lentamente si mise una mano ai ciuffi corvini, poi l’altra fece la stessa cosa sulle strisce bianche.
-Santo Me, ma che diavolo è successo a questo...immondezzaio?! E’ tutto così sporco e disordinato! Non c’è un solo posto in cui è assente quella maledetta povere! E cosa sono quelle?? Ragnatele?!-
 Kid si alzò istintivamente le maniche della giacca scuotendo la testa e mugugnando qualcosa di incomprensibile.
-No, no…Questo è… inaccettabile!-
Poi si ricordò il motivo della sua visita. Si girò verso sinistra per trovarla.
-Che ci fai lì, Crona?-
-Sono sempre stata qui-
-E perché piangi?-
La violetta venne colta sul fatto. Nascose il suo viso rigato nel morbido cuscino.
-Ehi-
Sentì la voce dell’asimmetrico troppo vicina, così scoprì il viso fino al naso e si ritrovò quegli occhi gialli davanti, che si fecero seri: si era abbassato alla sua altezza. I gomiti scoperti appoggiati alle cosce.
-So cosa non va, tranquilla…-
Come al solito riusciva sempre a capirla. Crona fece un sorriso triste ad occhi socchiusi.
-Questa cella è uno schifo! Ci credo che sei in un angolo a piangere! Comprensione, comprensione!-
-Eh?-
-Senti, facciamo così- si alzò rinvigorito e le mostrò un sorriso allegro offrendole una mano dalle dita ben diritte -Rendiamo perfettamente pulita e simmetrica questa stanza insieme! Te lo insegnerò io!- Non c’era nulla che lo faceva sorridere in quel modo più del desiderio di simmetria o della simmetria stessa.
-Ma io sono… goffa… Potrei rovinare in qualche modo i tuoi ideali di pulito. Non sono tanto portata per queste cose. Non le ho mai fatte, ma…-
-Beh, è il momento di imparare!-
La violetta deglutì sonoramente con gli occhi ancora un po’ gonfi dal pianto. Lasciando pendere con una mano il cuscino, afferrò con l’altra quella dello Shinigami. Lui la tirò saldamente su, per poi affermare tutto eccitato: - Vado a prendere tutto l’occorrente!-
Crona aveva un po’ paura. Una paura, sta volta, abbastanza ragionevole. Paura che lui cominciasse a sgridarla al minimo errore. Perché sapeva che lui, ove ce n’erano, li spazzava via con il Death Cannon senza neanche pensarci due volte. Questa era la cosa di lui che a Crona non piaceva.
Kid tornò con un fazzolettino avvolto davanti alla bocca. Portò direttamente l’intero carrello apposito con tutto l’occorrente, che teneva in caso di emergenza in tutti i piani della scuola.
Poi mise le dita a mo’ di quadretto e si immaginò la stanza ideale. Fu così che i suoi occhi gialli si infuocarono come non mai.
-Bene!-
Aiuto…
 
Il lavoro per Crona si svolse in modo…divertente. Lei ebbe il compito di levare la polvere dalla scrivania, mentre Kid si occupava del resto pensando (ingenuamente) che fosse il più veloce dei due. Alla prima prova la violetta non lo trovò affatto noioso, così ci mise tutta se stessa e fu praticamente uno spasso. A volte Kid le dava delle indicazioni, dei consigli e rispondeva alle sue domande sempre in modo perfetto e abbastanza lungo, ma lei era contenta e si mise a pulire quasi con lo stesso entusiasmo, anche se ben più pacato di quello dello Shinigami. E poi le suscitava ilarità vedere quel perfettino dilettarsi nei modi migliori per pulire qualsiasi cosa. A un certo punto se lo ritrovò addirittura sulla scala intento a pulire con “decisione e precisione” ogni millimetro della finestra. A vederlo così accanito fece uno sbuffetto.
Non si smentisce mai.
Passò un tempo infinito. Kid a pensarci prese il suo orologio da taschino.
-Cavolo, sono passate otto ore e non me ne sono nemmeno accorto! Tempo sublime! Però, che dire…- si guardò intorno. Aveva disposto tutte le cose in modo più simmetrico possibile: il letto venne appostato al perfetto centro delle due finestre, mise due comodini uguali per ogni fianco, prese un’altra scrivania identica e la mise al lato opposto di quella che c’era sempre stata, le ragnatele erano tutte sparite e persino gli stessi muri e il soffitto erano ben puliti con un mucchio di alcol.
-…Abbiamo fatto un bel lavoro!- poi si girò verso la ragazza dal sangue nero, che aveva uno straccetto umido in mano.
 - Ma…- guardò attentamente la scrivania che aveva il compito di pulire. La violetta si mise in tensione osservando con la coda dell’occhio se c’era qualche errore di cui non se n’era accorta.
-E’… stupenda!-
Crona s’arrestò.
-E’ così pulita e ordinata..! Hai messo i due contenitori per penne uno a destra e uno a sinistra, con una matita perfettamente uguale all’altra per ognuno di essi! Il libro aperto all’esatta pagina del mezzo, messo al centro… Wow…Hai il talento, sai??-
Kid era così felice e esaltato che non si trattenne dall’abbracciarla stretta stretta circondando le sue sottili braccia urlando dalla gioia.
-Waaaa come sei brava!!!-
Lei, nel mentre, emise un suono soffocato avvampando tutta in un colpo fino all’attaccatura dei capelli.
 
Si sedettero vicino al Signor Angolo stanchi morti. Kid si era tolto la giacca nera e adesso aveva la camicia dalle maniche risvoltate il più sexy simmetricamente possibile, con le bretelle incluse.
Lui era con i gomiti appoggiati alle ginocchia. Lei  nella sua usuale posizione dalle gambe raggomitolate.
-Crona, ti faccio le mie scuse, probabilmente ti avrò annoiata con le mie solite nevrosi- disse guardando assorto il muro.
Lei scosse la testa sorridendo lievemente.
-No, figurati, mi sono divertita-
Kid parve interdetto. Si girò verso il suo profilo.
-D-davvero?-
Lei ricambiò lo sguardo annuendo.
-Certo: mi hai tirata su di morale- insieme a quelle parole si poteva vedere un lieve sorriso.
Il ragazzo piegò un angolo della bocca fra sé.
-Però non avevi pianto per il disordine, vero?-
Crona esitò un attimo, ma sta volta sembrò consapevole.
-Tu lo sai cosa è successo, vero?-
-Certo, ma tutti sappiamo che non è stata per colpa tua. Io so che Crona non farebbe mai una cosa del genere di sua sponte-
-Ti fidi… così tanto di me?-
Lui annuì risoluto. Poi si girò verso di lei sorridendole. Un altro sorriso.
-Sì-
-Come fai a fidarti?-
-Semplice: sei così buona e ingenua che se potessi non faresti del male neanche a una mosca, ma il fatto che Medusa ti ha sempre fatto vivere nella paura ha alterato di molto questo tuo aspetto e adesso qualunque cosa lei ti dice di fare, tu guidata dalla paura, non hai altra scelta. Posso capirlo. Tutti abbiamo paura, Crona.-
Non faceva una piega. Lui continuò a guardare assorto davanti a sé.
-Ma io so che un giorno tu uscirai dal tuo bozzolo. Non importa il tempo che ci impiegherai, so che non è così facile uscirne, ma ce la farai. Diventerai forte. Tutti usiamo questa scusa del “non saper come comportarsi”, ma poi arrivano momenti nella vita in cui sorpassi quella linea e combatti tutte le tue debolezze. Tutti hanno la paura, è vero, ma anche il coraggio: bisogna solo impegnarsi nel cercarlo e scovarlo. Io credo in te, Crona. Quando tu lo avrai trovato riuscirai a credere in te stessa.-
Kid ammise a sé stesso che forse aveva un po’ esagerato con quei ragionamenti da moralista. Si rese conto che aveva creato un’atmosfera troppo profonda e dovette arrossire leggermente.
Appena si girò per vedere come l’aveva presa, trovò la violetta con degli occhioni enormi grondanti di lacrime.
-P-piangi di nuovo?! Non è che ti ho offesa in qualche modo?- chiese Kid abbastanza preoccupato.
-Mi aspetterai?- chiese la ragazza in lacrime ancora concentrata sul discorso di prima.
-Eh?-
-Quando diventerò forte…Mi aspetterai?-
Lo Shinigami si mise una mano alla frangia distogliendo lo sguardo per non far vedere che stava arrossendo come un pomodoro asimmetrico. Poi le accarezzò affettuosamente i capelli ancora rivolto alla parte opposta di lei.
-Non sto facendo altro.-
 
ALLORA.
Gli angolini autrice generalmente non fanno molto per me, particolarmente ci scrivacchio qualcosa quando sono all’ultimo capitolo o sono molto gasata. E indovinate un po’? Per adesso sono molto gasata!!! Yeee (ma ovviamente NON ho finito D:)
Insomma, sto sprofondando sempre più nel cioccolato (meglio del miele, visto che lo odio) del FLUFF, ho il diabete, però la cosa mi piace molto u.u e questo è solo l’inizio! Confesso che nel cibo fra dolce e salato scelgo di più il dolce, lo dico sempre, ma in molti non sono d’accordo per quanto ne so :/  e a voi?? Dolce o salato? Vi coinvolgo un po’! E qual è il vostro dolce-salato preferito?? Per chi non ha considerato molto dolce questa storiella… ok .-. che devo dire, son gusti, in caso ditemi in cosa siete contrariati, non vi mangio u.u
Coooomunque (ma perché mi dilungo sempre? T.T) per chi ha seguito e recensito questa storia ringrazio molto il vostro apprezzamento, spero tanto l’abbiate letta con voglia e convolgimento.
In particolare ringrazio (eh, non può mancare u.u) la grande Zoichi (scritta viola in memoria di Crona u.u) perché è simpaticissima, perché è bravissima, e perché ha seguito, commentato e apprezzato questa storiella senza abbandonarmi :3 e… SPAM: se anche voi adorate la CroxKid come me non potete non leggere dalla divertente Zoichi Kuronin: FENICE, L’HALLOWEEN DI KID e HAPPY BIRTHDAY. Oddio mi sento molto conduttrice televisiva.
Ok BASTA. Direi che vi ho rotto abbastanza.
Detto questo non mi resta che mettere gli ultimi due capitoli e HO FINITO.
Shiao!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Notte ***


7:NOTTE
Quando Medusa si fece avanti alla Shibusen disarmata, la gente rimase completamente basita dal fatto che lei fosse ancora viva.
Sono venuta a proporre un patto.
Ma quando la strega dei serpenti rifece la strada al contrario uscendo dalla scuola del tutto libera, nonostante la gente ancora più numerosa, ci fu un silenzio tombale.
 
Dei passi frenetici riecheggiavano tra i corridoi sotterranei della Shibusen. Kid correva felice come una pasqua e non sperava altro che infondere quella felicità all’unica persona che ne aveva veramente bisogno. Ripetè il suo nome con un sorriso a denti stretti una decina di volte.
La porta di ferro fece un rumore assordante causato dalle nocche agitate dello Shinigami che martellavano senza sosta su di essa. Crona nel suo angolino stava per avere un attacco al cuore.
-Crona, Crona! C’è una cosa stupenda che devi vedere, posso entrare?-
-K-Kid?! Certo che puoi…-
Lo “slam” della porta che si apriva mosse lentamente i capelli della violetta. Kid entrò col fiatone e coi capelli disordinati sulla fronte un po’ sudaticcia.
Dovrei dedurre che non si è accorto di avere le strisce bianche completamente disordinate… meglio tenere il segreto…
Il corvino le sorrise tendendole una mano.
-Vieni-
-Fuori?! Ma… io non posso uscire… sono in isolamento…-
-Crona, dobbiamo fare presto, sono uno Shinigami, so cosa faccio-
Non attese scuse. Le prese delicatamente il polso che era prima appoggiato alle ginocchia e la tirò su lentamente.
-Andiamo- e improvvisamente scattò fuori insieme a lei che, colta di sorpresa, si stava facendo trascinare così forte che i piedi sfioravano appena il pavimento.
Il sole se ne stava calando giù esausto, lasciando un colorito rossastro al cielo e alle nuvole. I due ragazzi erano alla parte più alta della scuola, sul balcone del retro.
Crona, appena uscita, ancora con la mano dell’asimmetrico attaccata al polso, dovette metterci un bel po’ a regolare la luminosità alla retina degli occhi, nonostante fosse tramonto.
-Qualcuno non vede il sole da un bel po’- commentò affettuosamente Kid vedendola mentre si copriva gli occhi con la mano.
-Comunque, guarda!- le strinse di più il polso indicandole il cielo.
Da quel balcone il sole si vedeva ben centrato che scendeva dietro a un paesaggio e a delle nubi disposti in perfetta…
-…Simmetria! Guarda! Le nuvole, il sole, quegli alberi in perfetta armonia col tutto… E’ la seconda volta che mi succede un miracolo così incantevole!-
La violetta rimase meravigliata a guardare quel paesaggio. Come quando lo aveva ammirato insieme a Maka, perché lei, fifona come sempre, non aveva neanche il coraggio di vedere il cielo a quell’altezza.
Ma che diavolo avevo…? Era stupendo.
E adesso lo era molto di più. Non solo per la simmetria.
-Oh, no! Diamine, ormai le nuvole si sono mosse!- Kid si mise a imprecare come suo solito.
A vederlo così complessato, Crona non potè fare a meno di ridere adagio per la prima volta.
Aveva corso come un forsennato senza preoccuparsi della sua immagine, e aveva addirittura violato le regole come figlio stesso di colui che le aveva istituite. Tutto questo per prenderla tutto agitato e farle vedere… il cielo.
Kid si interruppe nelle sue nevrosi e, a sentire quella risatina cristallina e dolcissima si girò di scatto verso di lei sconvolto.
-Stai…ridendo? Allora non faccio questo effetto solo a Patty…-
Questo indusse Crona a ridere ancora di più davanti al viso un po’ confuso del corvino. Alla fine della risata la ragazza alzò lo sguardo verso di lui con degli occhi giocondi e, per la prima volta, luminosi. Un angolo della bocca era ancora piegato. Alzò una mano verso di lui e gli aggiustò premurosamente la frangia disordinata abbassandogli la testa.
-Non dovevi disturbarti a farmi venire qui-
Kid cercò di riassumere la sua espressione seria distogliendo lo sguardo, anche se era rosso, e si notava.
-Beh, dovevo pur far vedere a qualcuno una cosa del genere…Tu sei l’unica che non si lamenta come tutti davanti ciò che io trovo bellissimo, anzi vedo che un po’ lo apprezzi…-
La ragazza si girò verso il tramonto assorta e annuì silenziosamente.
-Hai fatto bene a scegliere me-
-…E poi ti ci voleva un po’ di luce. Non sopportavo di vederti dentro a quella cella oscura (seppur magnificamente simmetrica e in ordine)-
-Eppure mi si addice. L’oscurità intendo.-
Kid salì sul muretto del balcone e si sedette rivolto al cielo.
-Lo dici solo perché ci sei sempre vissuta.-
Crona ci pensò su. Un altro punto a segno. Il ragazzo le offrì una mano.
-Sali con me, ti aiuto io-
La violetta accettò la mano un po’ insicura. Una volta seduta guardò giù deglutendo. -Tranquilla che non cadi, tonta- la rassicurò scherzosamente. Lei ammise un risolino.
Stesero lì silenziosi per un momento, a godersi la brezza fresca.
-Sai, quand’ero piccola mia madre mi costringeva ad ammazzare i coniglietti.- confessò a bruciapelo stringendosi l’avambraccio con la mano. Kid si girò verso di lei sorpreso.
-Erano piccoletti, come me. E lei mi diceva che dovevo ucciderli senza pietà. Mi mostrava un libro con degli scarabocchi strani che mi dicevano in quanti modi potevo dar fine alla loro vita. All’ora non li capivo, quegli scarabocchi, e mi facevano anche paura, quindi la maggior parte delle volte non avevo neanche il coraggio di ammazzare quei piccoletti e mi mettevo a piangere sempre.-
Il corvino fissava Crona ancora più sbalordito, come imbambolato.
-Lei allora per punizione mi chiudeva in una stanza vuota e così buia che non ci vedevo a un palmo dal naso, senza farmi mangiare per più giorni. Così capivo che l’oscurità era fatta per me, e una volta che Medusa mi riapriva la porta ammazzavo quei coniglietti senza storie.-
-Che cosa… Ignobile. Quella lì non è degna di considerarsi “madre”- commentò Kid disgustato.
-Era uno schifo. Eppure lei è ancora viva chissà dove. Sapevo fin dall’inizio che non sarebbe stato tanto facile sconfiggerla. E’ sempre stata una donna piena di risorse. L’oscurità mi perseguita sempre.- aggiunse lei inerte, quasi rassegnata, continuando a guardare il cielo. -Vedi?-
Il ragazzo spostò lo sguardo davanti a sé. Il sole era scomparso.
-Una volta che arrivo io, la luce non c’è più-
Lo Shinigami strinse i pugni. Poi, cercando di contenersi, prese delicatamente le spalle strette della ragazza  e la costrinse a guardarlo negli occhi.
-Crona, tu hai riso fino a poco fa. Ti sei resa conto di cosa hai fatto? Ridere non è oscurità, non è paura. E’ tutto il contrario. Come fa una persona come me a dirti che sei oscura, dopo averti visto ridere in quel modo così dolce?!- la sua voce si stava pian piano alzando. Alla violetta si inumidirono gli occhi.
-Abbi speranza, Crona. Ce la farai, l’Inferno se ne andrà, io sono con te. Non nasconderti, non sottovalutarti, non chiuderti… perché dentro quel guscio c’è una persona bellissima. Io l’ho vista in quella risata. Medusa avrà fatto quello che ha fatto, sicuramente farà anche peggio, ma non ha il diritto di toglierti quella risata. Questo non devi permetterglielo!-
Sotto le mani di Kid le spalle della ragazza cominciarono a tremare.  Era così silenziosa che si sentì solo una goccia bagnare il muretto polveroso. Lo Shinigami chiuse gli occhi concentrato.
-In queste spalle e in questa anima vedo l’angoscia dell’essere impotenti. Vedo tutta la sofferenza e tutta la paura. La staticità ti sta uccidendo, ma non sai da dove cominciare per migliorare le cose. Devi stare tranquilla.- la trasportò verso di sé e la avvolse stretta tra le braccia. Un singhiozzo gli attraversò l’ orecchio, ma lui cercò di ignorarlo affondando il viso fra gli arti superiori. Poi le esili braccia della ragazza dal sangue nero accettarono l’abbraccio con gran vigore. Lei non voleva e non aveva il bisogno dire nulla: tutto quello che provava lo aveva detto lui.
-Ce la farai-
Nonostante il buio della notte che incombeva, pian piano comparvero le stelle.
 
Dal pianto si passò alle risate.
Quando Kid sciolse lentamente l’abbraccio le mostrò un sorriso di sincera consolazione. Lei annuì consapevole con le lacrime che scendevano dalle guance pallide.
Continuarono a parlare e chiacchierare del più e del meno. Crona pian piano ricominciò a essere quella di sempre facendo qualche dolce sorriso con gli occhi ancora rossi.
Fu notte fonda. Le enormi candele della Shibusen davano una gran bella atmosfera.
Lo Shinigami prese il suo orologio da taschino. Subito dopo restò interdetto.
-Ti rendi conto che sono già le dieci di sera?-
La violetta si rivolse a lui incredula. Quando erano arrivati al balcone erano sì e no le diciannove.
E’ proprio vero che quando ci si diverte il tempo passa in fretta…
-Dai, torniamo dentro (anche perché non sono più le otto e la cosa mi urta)- disse il corvino mentre si girava per scendere dal muretto. Crona cercò di fare la stessa cosa con un po’ di difficoltà, visto che la sua goffaggine le impediva persino di fare una cosa tanto semplice. L’istinto gentlemen di Kid si mise in azione offrendole la mano come un maggiordomo che accoglie gli ospiti alla porta.
-Hai bisogno di aiuto?- le chiese inerte.
La ragazza arrossì violentemente nel vederlo in una posizione così sexyfigacomevoletevoibastachefacciauscireilsanguedalnasoinqualchemodo composta, educata e disponibile con lei.
-C-che?! No, tranquillo, posso farcela!-
L’asimmetrico abbozzò un sorriso abbassando la mano.
-Certo che puoi farcela-
Appena scesa esitò un attimo a testa in giù.
-Kid- Poi la alzò guardando lo Shinigami dritto negli occhi.
-Vado da Medusa-
Lui aggrottò la fronte sbalordito.
-C-cosa?-
-Davvero, sono stanca di starmene qui a sentirmi in colpa e a non far niente. Grazie a te me ne sono resa conto: devo regolare i conti con lei.-
Da lei si stava aspettando di tutto, ma mai di vederle degli occhi così infuocati e sicuri. Lui se ne rese conto: stava crescendo. Non la contraddisse in alcun modo. Al contrario trasmise un sorriso convinto e le mise davanti due palmi aperti. Lei prima fece una di quelle sue adorabili espressioni interrogative, ma subito dopo capì e accettò un simmetrico batti dieci.
-Buona fortuna, Crona-
La ragazza annuì convinta e guardò per l’ultima volta le stelle.
 
Sta volta sì che so come comportarmi

Crona la adoro proprio.
Perchè dimostra che ognuno di noi ha le sue insicurezze e le sue paure, e che non sono poi così facili da mandar via. La comprendo moltissimo su questo aspetto, per questo mi ci immedesimo tantissimo. Kid è complessato sulla simmetria. E questo suo lato mi somiglia pure (e perchè no, a volte anche sulla simmetria visto che nel fare cose a cui tengo tanto sono molto pignola), per questo adoro anche lui. Ma sa essere anche deciso e responsabile, quindi lo ammiro. Perciò Crona e Kid è la coppia che mi ispira di più da questo punto di vista. Credo che Okhubo abbia fatto dei personaggi così caratterizzati su un solo aspetto proprio per far capire che tutti abbiamo un po' del carattere di ognuno di loro e riusciamo bene a capirli.
Coooomunque!
STO FINENDOOO ho già fatto la brutta copia dell'ultimo capitolo, quindi forse non resisterò a postarlo più presto del solito :3 per il momento statemi sempre "vicini vicini" (vocina spastica) e stretti stretti. Spero vi sia piaciuto questo capitolo!!! *si inchina alla cinese*
Shiao!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Otto ***


OTTO
Quel tramonto così magnificamente simmetrico era qualcosa di stupendo.
Ma quella sera, insieme a quella ragazza dai capelli assolutamente, inaccettabilmente ODIOSAMENTE asimmetrici… era molto più che stupenda.
 
Solo dopo averla incontrata una settima volta, quello stesso cielo era diventato un ammasso di nubi rosse come sangue. Follia.
Vado da Medusa.
E il mio cuore perse un battito. Ma che altro potevo fare, se non darle appoggio, e sotto sotto pregare che andasse tutto bene?
Non riuscii a sapere nulla di lei visto che ognuno era praticamente per conto proprio durante la battaglia contro Arachnofobia, per non parlare di quella contro Asura. Ero così concentrato nel dar fine a quell’inferno che il pensiero di lei mi sfiorò la mente  molte volte, ma tutte per la durata di qualche secondo.
Poi anime. Anime dappertutto. Ci vibravano attorno come bolle. Le vedevo con gli occhi assonnati mentre Liz e Patty cercavano di tirarmi su, nelle pessime condizioni in cui ero ridotto, in cui tutti erano ridotti.
Ma era finita.
Solo dopo seppi che Crona era stata trafitta da uno dei vector di quella dannata strega ormai tolta di mezzo, ma la sua anima stava ancora bene e Stein era riuscito a risolvere il problema in tempo. Appena saputo strinsi i pugni. Potevo immaginare il fatto che lei, nonostante l’impegno e quel coraggio tirato fuori così arduamente, non sia riuscita a regolare i conti con lei in modo decente. Ero sicuro ci sarebbe rimasta male per l’ennesima volta sentendosi ancora più impotente del solito.
Maledizione, Crona…
Fra tutte le feste che si fecero praticamente in tutta Death City -per non parlare nel mondo intero- per celebrare la vincita della follia, ne organizzai una a casa mia. Qualcosa di più intimo. Un’occasione per poter vedere come stava quella ragazza dopo il tempo che era passato dall’ultima volta.
Per il mio orgoglio non l’ho mai ammesso, fino a quel giorno: aspettavo con impazienza che arrivasse finalmente il nostro ottavo incontro.
 
Nel giorno della festa mi occupai personalmente di andare da Crona e portarla a casa mia facendole allo stesso tempo una bella visita, mentre le gemelle si dilettavano nei preparativi.
Lei era la solita: sempre in quell’angolo, sempre con quel cuscino tra le braccia, sempre con quell’espressione triste. A guardarla le ultime volte che l’avevo vista era man mano diventata un po’ più sicura e tranquilla. Adesso, invece, era rimasta la stessa di quando l’avevo incontrata la prima volta. Né più, né meno.
No buono.
Facendo la strada insieme cercai di essere il solito, mantenendo le palpebre socchiuse e parlando in modo tranquillo, ma lei non accennava a cambiare umore o a mostrare quel suo dolce sorriso. Alla fine non resistetti.
-Crona, cos’ hai?-
Lei alzò lo sguardo con quei suoi occhioni blu. Non riuscii a non sentirmi in colpa -anche se non c’era un motivo valido- nel vederla con quell’espressione da cane bastonato.
-Kid! Crona!-
I ragazzi erano già tutti davanti al cancello di casa mia a salutarci, mentre noi li vedevamo in fondo alla strada.
-Ma che ci fate voi due lì impalati come sempre, eh??- era da un po’ ormai che Black Star ci canzonava con le mani ai fianchi cose imbarazzanti come queste. Lo ignorammo. Qualcosa mi diceva che da lì a poco mi avrebbe fatto infuriare.
Fu bello rivedere finalmente tutti. Maka avvolse un braccio attorno al collo di Crona e cominciò a chiederle come stava mentre tutti cominciammo a chiacchierare e a mangiare come al solito. Sta volta senza pensieri per la mente, senza preoccupazioni, senza angoscia da nascondere, senza più paura. Eravamo la solita comitiva. E meglio di così non poteva essere.
Eccetto per Crona, che continuava a fare il palo della luce mentre tutti intorno a lei sembravano indiani che veneravano il fuoco.
Era pessima.
 Mi si stringeva il cuore ogni volta a vederla così, fu come un de ja vu. Sapevo che se continuava a stare così zitta zitta non ci avrebbe messo molto a peggiorare sprofondando nell’abisso delle sue usuali frasi come “era meglio se non fossi nata” o “non so proprio come comportarmi” ecc. abbassando la sua autostima già ridotta male.
La presi per le spalle da dietro e la scrollai.
-Coraggio, Crona! Il Kishin non c’è più, la follia si è placata, e Medusa non c’è più!-
Sentii un gemito alla parola “Medusa”.Lo sapevo: il problema riguardava lei.
La violetta invece di girarsi verso di me abbassò ancora di più la testa.
No buono, no buono…
Ebbi l’impressione che sarebbe scoppiata da un momento all’altro.
-Eccoli lì i due piccioncini, insieme come sempre!- cominciò Black Star con la sua voce odiosamente alta. Così alta che ovviamente tutti si girarono.
“Piccioncini”? che parola orrenda…
Crona alzò di poco il capo con gli occhi che si discostavano da soli dalla frangia.
Black Star si mise ad agitare il gomito vicino a me con sguardo malizioso, mentre io ero con le palpebre ancora più basse del solito.
-Sapete, vi abbiamo visti al balcone più alto della Shibusen mentre vi abbracciavate appassionatamente!-
Tutti iniziarono a fulminarlo con gli occhi. Notai Maka che cercava un libro nei paraggi.
Cominciai a provare una certa irritazione nei confronti dell’azzurro, ma cercai di contenerla il più possibile.
-Black Star…-
Davanti a me Crona stava emanando un’aura non identificata che mi provocò uno strano timore per lei.
Si sta forse… arrabbiando?
Black Star se la stava ridendo da solo cercando di prendere in giro con intenzioni amichevoli, non accorgendosi che gli altri non stavano affatto allo scherzo.
-Eheh, quand’è che vi dichiarerete?? O lo avete già fatto?! Secondo me è stato prima Kid a dichiararsi, anzi indubbiamente…-
-E SE LO FACESSI PRIMA IO??- tuonò la più improbabile di tutti lasciando basita ogni persona della stanza.
-Cosa ci sarebbe di male se mi dichiarassi prima io, eh? Credi che sia tanto debole da non farlo anche se sono sicura che non sopporterebbe un’odiosa pappamolle asimmetrica come me?!- si girò verso di me convinta, guardandomi negli occhi.
No, non mi dire che proprio qui, davanti a tutti…
 -Beh Kid, mi piaci. Mi piaci un sacco e mi piaci da un sacco, e solo recentemente me ne sono resa conto, nonostante fossi cotta dal primo giorno che ti ho visto. I tuoi occhi, i tuoi modi, la tua gentilezza, la tua fissazione per la simmetria di cui tutti si lamentano, il fatto che hai sempre creduto in me, mi mandano in tilt.-
In tilt lei? E io che dovevo dire? Sentii le pressione alzarmi per le profonde lusinghe. L’imbarazzo si stava impossessando di me e rimasi a bocca aperta come un ebete.
Che diamine…?
La ragazza si rivolse di nuovo a Black Star.
-Contento adesso?- e senza pensarci due volte se ne andò a grandi falcate nei corridoi. Si sentì una porta sbattere con violenza. Il bagno. Il mio bagno.
Ci fu un silenzio tombale. Lasciò i ragazzi completamente sconcertati. Lasciò me senza un solo suono che potesse uscire dalla mia gola.
Notai un’ombra dagli occhi come due fari che barcollava silenziosa e  inquietante alle spalle di Black Star. Lui non ebbe neanche il tempo di girarsi.
-SUPER-MEGA-ULTRA-MAKA-CHOP!-
Il gran tonfo che si sentì indicò che avrebbe fatto parecchio male.
-Brutto stupido, ti avevo detto di stare zitto!- gridò la ragazza dai codini biondi infuriata. E senza indugiare corse verso i corridoi a parlare con Crona. O per lo meno a provarci, visto che si era chiusa lì dentro a chiave.
 
- Crona, ti prego, potresti almeno farmi entrare nel mio stesso bagno?-
 
La mia fronte era appoggiata sulla porta insieme ai miei polpastrelli. Ero ad occhi chiusi, come se cercassi una qualche sorta di contatto dall’altra parte, ma lei si ostinava a stare zitta, anche se la sua anima era tutt’altro che silenziosa.
-Ho provato in tutti i modi di farla almeno parlare, ma non c’è verso. Mi sa che averla minacciata con i Maka-Chop non sia stata la cosa migliore da fare… ma sono fuori dai gangheri, non so in che modo farla sbloccare! - mi disse prima Maka al limite della pazienza, mentre camminava avanti e indietro agitata e preoccupata. -…Eppure prima sembrava un’altra persona… e non sa quanto adesso io sia orgogliosa di lei…- Poi approfittò del movimento per andare verso di me guardandomi diritto negli occhi.
-Kid, mi affido a te-
Sì, lo sapevo già. Avevo intenzione di andarci da quando mi ero deciso di chiudere la bocca dopo quell’inaspettata dichiarazione. Ancora non ci credevo. Mi mettevo una mano alla nuca mentre infilavo i corridoi per andare da lei.
Cavolo…
Deve aver tirato fuori quel coraggio attraverso la rabbia che aveva provato per Black Star e l’angoscia dovuta a Medusa. Non ci aveva rimuginato su. Era scoppiata e basta. E senza rendersene conto ha detto tutto.
Trascinai i polpastrelli verso il basso.
-Crona… per favore dì qualcosa. Non mi ha dato fastidio quello che hai detto. Per niente- supplicai.
Quel silenzio era pesantissimo. Non riuscivo a sostenerlo.
-Otto- pronunciai senza nemmeno pensarci -Questa è l’ottava volta che ti vedo, Crona, e non potrei essere più felice. Capisci cosa vuol dire per me? Ho contato con tanta ansia quante volte ci siamo incontrati, e proprio adesso che è tutto completo non posso parlarti in faccia come si deve!-
Silenzio. Sperai che almeno mi avrebbe ascoltato senza coprirsi le orecchie.
Poi mi venne un lampo. Mi diedi una schiaffo alla fronte.
Diavolo, questa è la mia casa, quanto sono idiota!
Incavai la copia della chiave del bagno nella serratura . Sentii quella dell’altra parte che sbatteva sul pavimento e aprii la porta.
La trovai raggomitolata per terra con la schiena appoggiata alla vasca da bagno. La guardavo dall’alto mentre lei continuava a fissare davanti a sé, come se io non ci fossi.
-Kid, sono davvero inutile-
Chiusi la porta dietro di me. Poi mi sedetti al suo fianco con la sua stessa posizione.
-Sono solo un rifiuto umano. Come fa a sopportarmi Maka? Come fai a sopportarmi tu… Già non sopporto me stessa. Non faccio niente se non c’è qualcuno che cerca di impiantarmi in stanze buie senza cibo né acqua, e se ci provo fallisco miseramente. E’ frustrante. Non sono riuscita neanche solo ad aiutare nello sconfiggere Medusa, nonostante sia un fatto personale. Anzi, sono solo stata una palla al piede, e alla fine chi viene a salvarmi? Maka. Come al solito. Una cosa decente non l’ho potuta fare in tutta la mia vita.-
La violetta affondò la testa fra le braccia.
-L’unica cosa che riesco a fare è lamentarmi di me stessa. Kid, scusami. Non sono riuscita a diventare forte. Ti ho deluso. Ho deluso tutti. Come faccio sempre-
Perché dici così… Non ti rendi conto di quanto sei adorabile?
Mi venne istintivo: le accarezzai la nuca scostandole di tanto in tanto i ciuffi purpurei del collo. Lei alzò lentamente la testa e mi guardò con i suoi occhi tormentati.
Non resistetti dal darle un delicato bacio sulle  labbra. Semplice, leggero, come se glielo avessi dato un migliaio di volte prima, come se ci fossi abituato. Quando mi scostai lei aveva cambiato espressione, ma non ci badai troppo.
-Anche io quel giorno, il primo giorno in cui ci siamo incontrati, ho sentito quella risonanza nell’anima-
Crona parve come imbambolata, ma poi si riscosse.
-D-davvero?-
Annuii sicuro.
-Sì, l’ho sentita appena ti ho guardata negli occhi-
Lei si indicò goffamente con lo sguardo più speranzoso di prima.
-A-anche io!-
Sorrisi. Poi pensai ai suoi capelli mentre continuavo ad accarezzarla.
-E sì, i tuoi capelli sono il disordine più totale…- lei abbassò gli occhi con aria colpevole -… eppure, chissà perché, li amo così come sono-
Così riuscii a vedere, dopo tanto, un altro suo sorriso accennato.
-Sai, anche io molte volte mi sento un “rifiuto umano” odiando come la peste quelle tre strisce che mi ritrovo in testa. Mi sono sempre sentito così, fin da piccolo. Infatti in molti mi prendevano in giro. Nonostante fossi un mezzo Shinigami tutti mi sparlavano dietro su quanto io fossi così incredibilmente perfettino e pignolo su ogni cosa. Ma tu sei stata l’unica che è riuscita ad assecondare questo mio vizio. Grazie, Crona.-
Lei si limitò ad annuire arrossendo intimidita.
-…Ma anche se stavo zitto zitto, da piccolo piangevo sempre come una fontana davanti a mio padre. Le voci non smettevano, ma pian piano crescendo ho imparato a fregarmene, e adesso sono tranquillo.- le dissi un po’ imbarazzato ripensando all’infanzia mentre cominciai a spostarle un ciuffo dietro l’orecchio. – E’ solo questo che ti manca: crescere. Hai passato la tua infanzia nel terrore più assoluto; è comprensibile che quando cerchi di tirarti su da una caduta non ci riesci a primo intento-
Le vidi un lampo di consapevolezza.
-Ma il fatto che cominci a coltivare speranza è già il primo passo. Imparerai pian piano a non arrenderti e ad affinare sempre più gli obiettivi che ti sei prefissata. Te l’ho detto, Crona: non importa il tempo che ci impiegherai. Io ti aspetterò sempre e comunque. Perché io ti amo così come sei.-
All’improvviso mi sentii soffocare in un abbraccio ben saldato al collo che mi fece barcollare. Se non mi fossi tenuto al pavimento sarei sicuramente caduto per terra con lei sopra di me… anche se la cosa non mi sarebbe dispiaciuta.
-Ugh, e poi dici che sei debole!-
Lei ricominciò a ridere. Sta volta più forte dell’ultima volta in cui ci siamo visti. Rise per un bel po’.Quant’era bella la sua risata.
-HA DETTO SIIII!!!- si sentì Black Star dall’altro lato della porta che imitava una stupida donnina con una vocetta fastidiosa.
Mica ho accettato una proposta di matrimonio…
Arrossii violentemente, mentre Crona si stava staccando.
-Ehy!- lo dicemmo noi due in coro senza neanche rendercene conto.
Quando aprimmo la porta tutti i ragazzi erano ruzzolati per terra. Segno che erano rimasti con le orecchie appiccicate alla porta da un bel po’.
-B-Black Star, non stai mai zitto una volta! Assassino sto cavolo, idiota! Sono stanca di appiopparti Maka-Chop ogni secondo!- gridò Maka arrossita facendo finta di essere quella che non era d’accordo nell’origliare, mentre in realtà era sicuramente la prima ad avere avuto la grande idea.
Mi misi una mano a mo’ di visiera cercando di nascondere gli occhi imbarazzatissimo, con quella faccia che uso puntualmente quando c’è Excalibur. Crona dietro di me soffocò un risolino nasale per niente raffinato.
Che idoti…

Si sta svegliando.
Aspettavo con ansia questo momento.
Faccio il minimo rumore possibile.
La sua testa è sulle mie gambe inginocchiate.
I nostri capelli ondeggiano a ritmo del morbido letto d’erba su cui siamo.
Mi preparo.
Sta aprendo gli occhi.
Finalmente lo vedo.
Il suo sguardo assonnato.
Adoro il suo sguardo assonnato.
Gli sorrido, come se gli dessi il buongiorno.
Lui mi guarda ancora con quelle palpebre sonnecchianti.
Mi imita.
Alza una mano e mi accarezza leggermente una guancia.
Mi sento in Paradiso, altro che Inferno.
Ha aspettato.
E’ passato tanto tempo.
Ma ha aspettato.
Apre piano la bocca.
-Ce l’hai fatta, Crona-



Bene. Ho finito.
Come morale ho messo il fatto che non bisogna arrendersi, nonostante i milioni di tentativi non riusciti. Non importa il tempo che ci metti, ma se riuscirai a raggiungere il tuo obiettivo. Non è mai troppo tardi. Ho parlato anche del fatto di crescere, di maturare le proprie idee, e che quindi non c’è fretta. In pratica ho fatto un Kid maestro di vita xD ma comunque spero che il messaggio non sia arrivato solo alla povera Crona!
Devo dire che personalmente sono molto soddisfatta di come mi è venuta. E’ la primissima volta in assoluto che comincio una qualsiasi storia a capitoli E LA FINISCO. Sì, è corta, ma… è la PRIMA VOLTA, cavolo u.u! Vi sono piaciute le foto? Beh, perché sono le due foto (fra le MIGLIAIA DI MILIONI che ho scaricato nel cellulare su questa coppia) che ho amato di più, e beh, mi sono ispirata a quelle.
Innanzitutto ringrazio:
-Le ore di scuola che ho (gioiosamente) sprecato nello scrivere questa storia.
-Tutte le canzoni sdolcinose che mi hanno ispirata nel corso della storia.
-Il mio criceto (non quello dell’avatar lol)
-Le Gocciole
-La Nutella.
Ma soprattutto tutti coloro che hanno letto, apprezzato e recensito questa storia come SilverSoul, Platin, lapoetastra, in particolare NekoChan08 e Fobbola per avermela seguita. Gracias milles amigos! (il mio fighissimo spagnolo…)
E ultima ma non meno importante: ZOICHI KURONIN!! Ma sapevate che in FENICE, la storia che ha scritto lei, c’è una Crona FEMMINA inserita in un contesto molto più avventuroso, interessante e divertente del mio e accoppiata con un Kid permalosetto, ma figo allo stesso tempo?? Io l’ho letta e l’ho adorata! Questa autrice fa morire dalle risate a mio parere, e il mistero lo sa usare bene in questa storia, vien voglia di leggere come finisce! Beh, dategli un’occhiata e fatele sapere che ve ne pare! Senza sapere come la pensano gli altri su una cosa che fai, come capisci se la fai bene o no? Mi capite vero? (lol no)
Comunque, la finisco qui, come al solito mi dilago nel logorroico T.T spero abbiate avuto pietà per quest’ultima volta.
SHIAO!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2874857