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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mago ***
Capitolo 2: *** Occhi ***
Capitolo 3: *** Latino ***
Capitolo 4: *** Lupo ***
Capitolo 5: *** Felicità ***
Capitolo 6: *** Ginnastica ***
Capitolo 7: *** Asociale ***
Capitolo 8: *** Zucchero filato ***
Capitolo 9: *** Felpa ***
Capitolo 10: *** Bandiera ***



Capitolo 1
*** Mago ***



Prompt: Mago
Coppia: Law x Margaret
AU: No




 
MAGO



Gettò la testa all'indietro, mordendosi il labbro per soffocare il gemito che stava risalendo lungo la sua gola, facendole sgranare gli occhi per il piacere.
Strinse forte il lenzuolo tra le dita, mentre una miriade di sensazioni vecchie e sempre nuove la attraversava, conducendola lentamente verso quell'estasi nota ma di cui non era mai sazia.
Quella volta però, stava lottando con tutte le sue forze per non soccombere. Cedere e lasciarsi andare avrebbe significato dargli ragione, lusingare il suo già notevole ego e ammettere la sua debolezza.
Le piaceva essere debole tra le sue braccia e sotto le sue mani, non era un problema, con lui si sentiva al sicuro.
Ma, quella volta, c'era in ballo anche una questione di principio.
Perché lui non era veramente capace di tenere né le mani né la propria curiosità a freno e, quel pomeriggio, si era lasciata scappare una minaccia di troppo, accompagnata da un'affermazione maliziosa che ora il suo orgoglio di guerriera le imponeva di dimostrare con i fatti.
-Cosa stai facendo?!- aveva domandato con calcolata calma, avvicinandosi a lui che, colto in flagrante, non aveva nemmeno provato a fare finta di non stare armeggiando con Xanadu, il suo serpente nonché preziosissimo arco.
Glielo aveva detto mille volte di lasciarlo stare, ma era più forte di lui, doveva capire il meccanismo e studiare a fondo tutto ciò che lo affascinava.
Ma Xanadu era permaloso e non amava gli estranei e quello scherzetto che lui le aveva giocato le sarebbe costato almeno due giorni di sciopero del rettile.
-Se lo fai di nuovo te le taglio quelle mani!-
Lui aveva ghignato divertito prima di provocarla.
-Vorrei proprio vederti, se io non avessi le mani-
Margaret aveva sollevato una delle sue, mostrandone il dorso, le dita allargate prima di rispondere con un sorrisetto furbo
-Avrei un'ottima soluzione! Non credere di essere così eccezionale!-
Aveva detto troppo, trascinata dal fastidio che la situazione le aveva provocato ma ormai era tardi.
Lo vide allargare il ghigno e scoccarle un'occhiata che era sfida, passione, desiderio, amore e orgoglio tutto insieme.
-Ma davvero?!- aveva domandato, prima di avvicinarsi a lei deciso per scaraventarla sul letto.
Non le aveva lasciato il tempo di protestare, violandola rapido con due dita tatuate, senza stare nemmeno a sfilarle le mutandine, scostandole semplicemente di lato.
E ora lei era lì, incapace di resistere oltre, meravigliosamente rilassata e persa.
Si maledisse e lo maledisse mentre reclinava la testa all'indietro e liberava un grido di piacere allo stato puro.
Lo sentì chinarsi su di lei, quando l'orgasmo cessò, lasciandola svuotata e in debito di ossigeno, per baciarle la gola.
-Allora, dicevi?!- chiese trionfante, facendole aprire gli occhi.
Incrociò il suo sguardo grigio e decise che non era il caso di lasciargli il tempo di parlare e vantarsi. Si avventò sulla sua bocca, abbassandosi con le mani sulla cerniera dei suoi pantaloni.
Mentre si spogliavano, marchiandosi la pelle a vicenda, Margaret fece un rapido appunto mentale di non prendersela più con le mani di Law quando voleva spuntarla.
Perché Law, con quelle mani così belle e perfette, doveva ammetterlo, era un mago.

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Capitolo 2
*** Occhi ***


Prompt: Occhi
Coppia: Sabo x Koala
AU: No


 

OCCHI



Lacrime.
C'erano lacrime represse negli occhi di lei.
Fiamme.
C'erano fiamme distruttrici e assassine negli occhi di lui.
Ricordo di un passato incancellabile, che segnava la pelle di lei e il cuore di lui.
Ma le lacrime estinguevano il fuoco e le fiamme accendevano la vita.
Era come una rigenerante e fresca ondata che li lambiva, quando l'azzurro e l'indaco si incontravano.
Non serviva altro a Sabo e Koala.
Nient'altro che i loro occhi a incatenarsi e rubarsi l'anima per sapere che avevano un buon motivo per andare avanti.

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Capitolo 3
*** Latino ***


Prompt: Latino
Coppia: Kidd x Law
AU: Sì



 
LATINO 



-Quante stronzate!!!- ruggì al colmo della frustrazione, chiudendo il dizionario con un gesto secco e resistendo chissà come all'impulso di scaraventarlo a terra.
Odiava profondamente, visceralmente e intrinsecamente il latino.
Una lingua idiota, parlata da una civiltà idiota che non aveva capito quando era il momento giusto di fermarsi con la conquista del mondo e aveva perso tutto.
E si aspettavano che lui la studiasse?!
Per cosa poi?! A che scopo?!
Grugnì e soffiò dal naso, furibondo, mentre posava gli avambracci sul tavolo e crollava il capo.
Perché che gli piacesse o meno quella fottuta versione doveva studiarla per forza oppure avrebbe fatto l'ennesima scena muta e stavolta rischiava una settimana di punizione a scuola e francamente no, lui non aveva tempo per stare a scuola a scontare la cazzo di punizione, sorvegliato da quell'imbecille di Hannyabal!
No!
Era prezioso il suo tempo!
Troppo prezioso anche per le versioni, certo, ma era decisamente il male minore quello.
Il problema vero era che non ci stava capendo un tubo!
E al colmo dell'esasperazione stava davvero per esplodere.
Si rendeva conto che sarebbe bastato pochissimo per farlo detonare, una cosa minima, anche solo un tono di voce sbagliato.
-Che ti succede Eustass-ya?! Il dizionario ha cercato di morderti?!-
Ecco appunto.
Con sguardo omicida si girò verso il suo ragazzo.
Quell'imbecille del suo ragazzo.
Quell'arrogante del suo ragazzo.
Addossato allo stipite della porta con le braccia incrociate, la punta del piede destro appoggiata alla sinistra del sinistro e il suo fottutissimo, saccente, insopportabile e dannatamente sexy ghigno sulla faccia.
Ringhiò minaccioso, Kidd, permettendo al suono roco e baritonale di scuotergli la possente gabbia toracica in un vano tentativo di fargli cambiare espressione.
Perché Kidd odiava quell' espressione che gli faceva venire voglia di strangolarlo ma soprattutto che gli faceva passare ancora di più la voglia di studiare.
Lo guardò avvicinarsi con calcolata lentezza a lui, gli occhi che lanciavano saette, e fece scattare i denti quando una mano olivastra e tatuata di Law si posò sul retro del suo collo scendendo poi, esperta e sensuale, ad accarezzargli la schiena.
-Non è così male il latino- sussurrò, facendolo fremere.
-È una fottuta lingua morta! A chi interessa?!-
Law lo scrutò qualche secondo, analizzando la sua espressione incarognita che avrebbe nascosto alla perfezione la frustrazione del rosso a chiunque, ma non a lui.
Con un sospiro di finta rassegnazione, come se potesse avere di meglio da fare fintanto che Kidd era impegnato a studiare, gli si sedette accanto, appoggiando poi le mani intrecciate sul tavolo, in attesa.
-Che fai?!- domandò Kidd, infastidito.
-Ti aiuto! Su! Questa versione?!-
Kidd assottigliò lo sguardo.
-Non voglio il tuo aiuto Trafalgar! Non me ne frega niente dell'interrogazione!-
Law lo fissò imperturbabile qualche istante.
-Forse a te non te ne fregherà niente dell'interrogazione ma se dovessi essere bloccato a scuola per i prossimi pomeriggi, proprio la settimana che i miei sono via e abbiamo casa libera, fregherebbe a me! Quindi ora datti una mossa!-
Kidd sgranò gli occhi incredulo a quella dichiarazione per poi riprendere il libro e cercare la pagina giusta senza smettere di lanciargli occhiate furtive e sospettose.
Si sorprese nello scoprire che, in bocca a Law, il latino suonava tutt'altro che morto.
Ma d'altra parte, avrebbe dovuto aspettarselo.
In fondo, chi meglio di lui conosceva la capacità di Trafalgar di far resuscitare ben altro che una lingua defunta?!

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Capitolo 4
*** Lupo ***


Prompt: Lupo
Personaggi: Doquijote Family
AU: No

 

 
LUPO


-Vi dico che c'è un lupo!!! L'ho sentito con le mie orecchie!!!-
Gladius e Pica si scambiarono un'occhiata scettica davanti ai gesti inconsulti di Buffalo, che si agitava come poteva vista la sua mole grassoccia, visibilmente agitato e spaventato.
Quella mattina era arrivato alla colazione che pareva un cadavere tanto era tirato e bianco in volto, dicendo che un lupo si aggirava per i corridoi del palazzo e lo aveva sentito latrare, ululare e grattare alla sua porta durante la notte.
I tentativi per convincerlo che doveva essersi trattato di un sogno erano stati inutili, almeno quanto quelli del ragazzo di convincere i sovraintendenti che lui il lupo non se lo era immaginato.
D'altro canto, se una qualsivoglia creatura avesse ululato in piena notte nel palazzo almeno qualcun altro avrebbe dovuto sentirlo. Quindi la conclusione era che o Buffalo aveva sognato o che stava impazzendo.
Dall'altra parte del tavolo Law si soffocò quasi con il suo pane tostato nel tentativo di sopprimere una risata.
Senza farsi notare, il minore dei Donquijote gli lanciò un'occhiata di ammonimento, celata dal suo cappuccio, prima di fargli l'occhiolino e regalargli un ghigno complice.
Era stato divertente da morire isolare il corridoio con il potere di Cora e ululare per tre quarti d'ora fuori dalla camera di Buffalo.
Aveva aspettato una settimana per vendicarsi di quello stupido scherzo ma, decisamente, ne era valsa la pena.

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Capitolo 5
*** Felicità ***


Prompt: Felicità
Coppia: Shanks x Makino
Au: No




 
FELICITA'
 
 
Nel suo girovagare per i sette mari aveva imparato molte cose.
Cose che lo avevano fatto diventare saggio senza mai smettere di essere un bambino dentro di sé.
E una delle cose che aveva imparato era che felicità e contentezza non sono la stessa cosa.
La contentezza era quasi una reazione fisiologica, uno stato d'animo che si poteva dissimulare con facilità o ottenere con un paio di boccali di birra.
Lui la contentezza la conosceva bene e raramente non sorrideva.
Sorrisi di contentezza i suoi.
Ma in quel momento sapeva, anche senza guardarsi allo specchio, che il sorriso che gli piegava la bocca e illuminava gli occhi nasceva da ben altro sentimento.
Era un sorriso di felicità il suo.
Un sorriso che gli era concesso di sfoggiare raramente, nella vita che si era scelto.
Era il sorriso di un uomo che teneva tra le braccia la donna che amava ed era un tesoro raro e prezioso.
E solo lei avrebbe mai saputo quanto ancora più bello del normale potesse essere quel pirata con quell'espressione sul volto.
Perché solo tra le braccia di Makino, Shanks si sentiva davvero felice.

 

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Capitolo 6
*** Ginnastica ***


Prompt: Ginnastica
Personaggi: Smoker, un po' tutti

Coppia: Sabo x Koala
Au: Sì


 
GINNASTICA



Koala sbuffò mentre correva intorno al perimetro segnato dalla striscia bianca sul linoleum marrone della malandata e probabilmente inagibile palestra della Raftel.
Odiava l'ora di ginnastica!
La odiava visceralmente!
E non perché non le piacesse fare movimento, anzi!
Il problema era che il professor Smoker aveva la pessima tendenza a credere che maschi e femmine potessero fare esattamente le stesse identiche cose.
Non che lei non fosse per la parità dei sessi o credesse nello stereotipo delle donne sesso debole.
Però non era nemmeno una femminista e non le avrebbe fatto schifo se, almeno durante quelle ore, qualcuno avesse avuto la gentilezza di riconoscerle una discreta differenza nei suoi livelli di testosterone rispetto ai suoi compagni di classe.
Perché aspettarsi che lei, un metro e 65 scarso per poco più di 50 chili, fosse in grado di tirare la palla medica da otto ad almeno cinque metri di distanza era davvero chiedere troppo.
Come era troppo pretendere che fosse capace di tirare il vortex alla stessa distanza di Ace, fare lo stesso numero di flessioni di Kidd, avere la stessa resistenza di Zoro e riuscire a fare gli stessi scatti in velocità che faceva Usop.
Troppo troppo e ancora troppo!
Lei era agile, come tante sue compagne, e insieme a loro si lamentava del fatto che Smoker ignorasse deliberatamente l'esistenza di certe attività nelle quali di certo avrebbe fatto bella figura, come il quadro svedese, le parallele e il tappeto elastico.
Lo avevano fatto notare più volte al professore che, peggio di un caporale, era sordo a qualsiasi richiesta, compresa quelle che di tanto in tanto avanzavano di poter giocare una semplice partita di pallavolo come stavano facendo gli allievi della professoressa Tashiji, ai quali non poté non lanciare una malinconica occhiata.
-Taiyo, Cocoyashi, piantatela di distrarvi! Tanto voi non ci giocate a pallavolo! Loro sono all'ultimo anno e voi in quarta e ne dovete ancora fare di strada per poter passare un' ora sotto la mia super visione a fare niente!!!- le richiamò furente il professore, mordendo il sigaro tra i denti, come sempre incurante del divieto di fumare.
Le due ragazze si guardarono sconsolante e sospirando, mentre si apprestavano a fare l'ultimo giro di riscaldamento per poi fermarsi davanti alla cattedra sulla quale il prof era seduto con una gamba piegata sulla superficie verdina e le braccia incrociate al petto.
-Molto bene, branco di femminucce! Oggi ho deciso di farvi provare una cosa nuova!- annunciò, paterno come sempre, il professore.
Nami, Koala e Bonney si guardarono, consapevoli che Smoker si apprestava a sottoporle ad un'attività che di piacevole soprattutto per loro non aveva niente.
Sarebbero uscite dalla palestra più sudate e sfatte del solito, già lo sapevano.
-Oggi facciamo la pertica!- annunciò tra lo stupore generale.
La pertica?!?!
Aveva sentito bene?!
Non era un'attività tipica di Smoker.
Era una cosa che richiedeva una forza relativa e molta agilità.
Una cosa da femmine insomma!
Fu con stupore sempre più crescente che seguì insieme ai compagni il bianco insegnante verso il lato della palestra dove erano assicurate le alte aste di legno che raggiungevano il soffitto.
Eh sì, aveva sentito proprio bene!
E un sorriso di soddisfazione non poté non disegnarsi sul suo volto.
Finalmente qualcosa in cui avrebbe potuto dimostrare di essere atletica anche lei e senza doversi sforzare troppo.
Batté insieme le mani soddisfatta mentre si disponevano in tre file e il prof dava il via all'esercizio, facendo partire Rufy, che risalì il palo con l'agilità di una scimmia giungendo in cima per primo, Barto, che cadde a terra per aver staccato le braccia in segno di esultanza di fronte alla vittoria del suo senpai, e Polluce che fece solo finta di arrampicarsi.
Nel gruppo dopo, formato da Usop, Ace e Brook, furono il nasone e il lentigginoso a distinguersi, anche se poi Usop rimase bloccato in cima alla pertica rendendosi conto dell'altezza a cui si trovava e avvinghiandosi tremante all'asta di legno.
Ace fu obbligato a spostarsi lateralmente sulla sua asta, per aiutarlo a scendere ottenendo applausi e grida di esultanza dal resto dei compagni per il suo eroico intervento.
Intrecciò le dita facendole schioccare quando fu il suo turno, insieme a Law e Monet.
Non era una gara facile con quei due, d’altronde erano i tre più agili della classe.
Scattò come un furetto quando il professore diede il via e si aggrappò il più in alto possibile per guadagnare subito qualche metro.  
Superò con facilità la metà della pertica, sorridendo trionfante.
Ma il sorriso le si congelò sulla faccia quando si sentì scivolare in giù.
 Merda!!! Merda, merda, santissima merda!!!
Ma proprio a lei la pertica di Usop?!
I liquidi corporei del ragazzo avevano reso il legno scivoloso e non solo i suoi perché anche Ace era stato aggrappato lì e sembrava avere sudato fuori anche l'anima.
Vide Law e Monet superarla agili come felini e sentì la determinazione mista alla rabbia crescere in lei.
Eh no!
Per una volta che ai faceva una delle sue attività preferite voleva distinguersi!
Nessun problema a farsi battere da Monet ma da Law proprio no!
Con uno sbuffo frustrato riprese la sua scalata ma faticava a riguadagnare il terreno perduto.
Senza contare che le braccia le dolevano solo per lo sforzo di reggersi e non scivolare giù, figuriamoci arrampicarsi!
Stava sudando come mai in quattro anni e sentiva le ciocche appiccicarglisi al viso mentre il trucco si disfaceva inesorabile.
Che figura!
Ma se pensava che non sarebbe potuta andare peggio di così si sbagliava.
Intravide lo strano improvviso scatto dei compagni a terra mentre una voce gridava "ATTENZIONE!!!" ma quello che non notò fu la palla in avvicinamento dal campo da volley che si andò a stampare sul muro accanto a lei con un boato micidiale che le fece prendere un colpo.
Fu più forte l'istinto e sentì la presa venire meno sull'asta di legno.
Chiuse gli occhi preparandosi all'impatto e al conseguente dolore, improvvisamente grata di non essere salita poi così in alto, ma, quando toccò terra, si ritrovò ad aprire gli occhi stranita dall'atterraggio relativamente morbido che aveva avuto.
Strano! Molto strano!
Il pavimento della palestra era cemento ricoperto di linoleum e Smoker non aveva permesso di mettere i tappetini per spronarli a mantenere la presa il più salda possibile sulla pertica.
Si era aspettata di tutto fuorché un morbido atterraggio.
-Che... Botta...-
Koala sgranò gli occhi all'inverosimile perché se era strano che il pavimento fosse morbido era ancora più strano che parlasse ma, soprattutto, che avesse QUELLA voce.
Senza pensare si girò agitata, perdendo di nuovo l'equilibrio a causa della posizione poco agevole e crollando di nuovo, stavolta a pancia in giù, tra le sue braccia, spalmandosi sul suo torace.
Maledisse la sorte quando riuscì a metterlo a fuoco.
Aveva desiderato molte volte di trovarsi in quella situazione ma, di tutte le occasioni al mondo, proprio quella in cui lei assomigliava a un orsetto lavatore che avesse appena fatto il bagno doveva capitare?!?!
Era anche sicura di puzzare, dannazione!
-Stai bene?!- domandò premuroso.
Se stava bene?!?
Beh sì! Benissimo! Da dio!
Ma dalla sua faccia era difficile dirlo.
Il problema era che la sua gamma di espressioni si riduceva al minimo quando c'era di mezzo Sabo.
Rappresentato d'istituto, alto, bello, atletico e all'ultimo anno, poco importava che fosse il fratello di Ace e Rufy e vivesse nella loro classe da quando loro erano primini.
Quando c'era in giro lui perdeva l'uso della parola.
Ma stavolta era diverso.
Stavolta, Sabo era accorso per recuperare la palla e salvare il punto per la propria squadra e poi aveva lasciato perdere la pallavolo per salvare lei.
Si riprese quando realizzò di essergli caduta addosso da un'altezza comunque importante e a peso morto.
-Oh Kami!!! Stai bene?!?!!- domandò poggiando i palmi a terra per tirarsi su ma trovandosi le gambe intrecciate con le sue.
-Ma certo! Nel tempo libero faccio sempre il tappetino!- scherzò per sdrammatizzare.
-Cavolo mi dispiace... Io... Scusa ecco...- balbettò mentre cercava di districare gli arti per rimettersi in piedi.
-Fa con comodo per me possiamo restare così anche tutto il pomeriggio!- affermò sdraiandosi del tutto in una posa rilassata con le mani intrecciare dietro la nuca.
-C-come?!- fece Koala presa alla sprovvista e sollevando gli occhi.
Divenne paonazza quando si accorse dello sguardo intenso che il biondo le stava rivolgendo.
Le regalò un mezzo sorriso prima di parlare, tornando serio.
-Mi spiace! Quel cretino di Cavendish non riesce a tirare una palla dritta nemmeno per sbaglio-
-Oh non... Non c'è problema...- cominciò portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio, al colmo dell'imbarazzo -tanto c'era tu a prendermi... No! Voglio dire... Fortuna che c'eri tu a prendermi... Di solito non ho problemi con le pertiche!-
-Ma davvero?!- sorrise malizioso il biondo.
Koala sgranò gli occhi di fronte al quel doppio senso non voluto
-Voglio dire... Insomma ad arrampicarmi! Sono brava io. . ecco avevo la situazione in man... Sotto controllo! Solo che non mi aspettavo quel colpo e così sono venu... Caduta!!! Sono caduta giù!- balbettò, in preda allo sconforto, riuscendo finalmente ad alzarsi.
Sabo la seguì a ruota e si spostarono rapidi, ignorando gli sguardi divertiti e i sorrisetti dei compagni di classe, mentre un nuovo trio affrontava la scalata.
-Ehi tutto bene?!- le domandò ancora, sinceramente preoccupato.
Koala si limitò ad annuire mentre Robin, dal campo di pallavolo richiamava il compagno di squadra.
-Arrivo!- la avvisò Sabo per poi girarsi di nuovo verso la castana -Senti però io il tappetino mica lo faccio gratis!- le disse cogliendola alla sprovvista.
-C-che vuoi dire?!-
-Ci vuole un pagamento... Che so... Un gelato?!-
Koala lo guardò senza capire.
-Oppure un caffè, un cinema... Cosa preferisci?!-
Fu allora che la ragazza sgranò gli occhi incredula boccheggiando leggermente.
La stava invitando a... A uscire?!?!?!
-Io... Io...- balbettò mentre il biondo sorrideva di fronte a quella reazione eloquente.
Koala gli piaceva da una vita, non si sarebbe lasciato sfuggire una simile occasione
-Senti possiamo decidere dopo okay?! Ti aspetto all'uscita della scuola!-
Ancora una volta Koala si limitò ad annuire ma stavolta con un radioso sorriso.
Sabo la salutò tornando veloce dai compagni mentre lei si rigirava e trovava Nami e Bonney a mostrarle il pollice alzato in segno di vittoria.
Quasi saltellando tornò verso di loro, al colmo dell'emozione.
Sì, lo diceva sempre
lei che la pertica era un bell'esercizio.

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Capitolo 7
*** Asociale ***


Prompt: Asociale
Coppia: Law x Margaret
Au: Sì 



 
ASOCIALE



Lo fissava con interesse, mortalmente curiosa di sapere cosa gli passasse per l'anticamera del cervello ogni volta che si chiudeva in se stesso a quel modo.
Avrebbe pagato non sapeva quanto per potersi scambiare con lui anche solo una volta. Quella sua apatia, quel suo isolarsi dal mondo, non avevano senso ai suoi occhi forse un po' ingenui.
Trafalgar Law, all'apparenza, aveva tutto.
Era considerato il ragazzo più bello della scuola, aveva dimostrato più volte di avere cervello e voglia di imparare, un giro di amici leali e che lo consideravano il loro leader e progetti ben precisi per il proprio futuro.
No, non capiva proprio cosa avesse da essere così depresso.
E se c'era una cosa a cui Margaret non sapeva resistere, era soddisfare la propria curiosità.
Il che era un bel problema dato che lei era una delle poche privilegiate che potesse definirsi amica del ragazzo, sia tra le compagne della classe che nel resto del liceo. E lui le aveva già spiegato più volte che il suo essere asociale non nasceva per forza dal sentirsi depresso o a disagio.
A volte, semplicemente, aveva voglia di stare solo. Quel giorno, per esempio, era una di quelle volte.
Sapeva Margaret che difficilmente avrebbe ottenuto qualcosa di più. Il fatto di essergli amica le garantiva da parte sua il massimo grado di apertura e onestà che Law concedeva a chi gli stava intorno.
Poteva dire di conoscerlo bene almeno quanto il suo migliore amico Penguin.
E sapeva che né lei né Penguin avrebbero cavato facilmente qualcosa da quel pezzo di ghiaccio con le gambe ma, per un qualche motivo, Margaret si rifiutava di lasciar perdere.
La campanella dell'intervallo trillò puntuale come sempre e Margaret lo vide abbassarsi meccanicamente per estrarre l'mp3 dallo zaino deciso a restare isolato anche per quei dieci minuti.
Purtroppo per lui, però, non aveva fatto i conti con la sua ingenua e dolce amica.
-Ehi!- lo salutò la ragazza, saltando praticamente sul suo banco e accavallando le gambe senza malizia.
Law si limitò a squadrarla truce, comunicandogli con gli occhi che non voleva essere disturbato.
Comunicazione che fallì miseramente, ignorata deliberatamente dalla destinataria.
-Facciamo qualcosa nel pomeriggio?!-
Il ragazzo provò a rispondere con un grugnito ma ottenne solo di farle sgranare gli occhi e piegare il busto verso di lui.
-Cosa?!- domandò Margaret sinceramente perplessa.
-Ho detto che non ho tempo!- ripeté a denti stretti, l'impazienza che cresceva dentro di lui a dismisura.
-Oh! Che devi fare?!- domandò, per niente scoraggiata.
Law la guardò quasi indignato per quella sua invadenza e quel suo chiedere informazioni come se una risposta le fosse dovuta. Ma si rendeva anche contro che, in fondo, era stato lui a permettere a Margaret di avvicinarsi tanto. Troppo. E ora non poteva pretendere. Erano amici, era normale porsi simili domande tra loro.
-Vado alla mostra di anatomia in centro- rispose atono, tornando a fissare il muro.
Sperava che trattandola con sufficienza si sarebbe stufata e se ne sarebbe andata. Di certo non si aspettava che reagisse con così tanto entusiasmo.
-Anche io voglio andarci!- esclamò -Ci andiamo insieme?-
Law la guardò incredulo.
Da quando in qua le interessava l'anatomia?!
Ma Margaret era interessata qualsiasi cosa e suscitasse la sua curiosità.
Compreso lui.
Ecco perché era lì. Non perché volesse davvero passare del tempo con lui ma solo perché era curiosa di capire cosa gli passasse per la testa.
Ciò che aveva visto quella mattina gli tornò alla mente più vivido che mai e sentì la rabbia riprendere a scorrere nelle sue vene.
Mentre la ragazza ancora parlava, perse il controllo della sua bocca da cui uscirono parole che mai avrebbe potuto pensare realmente.
- Margaret falla finita! Non ci vengo con te alla mostra! Anzi lasciami in pace! Lo vuoi capire che non ti sopporto?-
Fu peggio di una coltellata.
Gli occhi le si riempirono di lacrime in un secondo e un attimo dopo sfrecciava verso il bagno, arrendendosi ai singhiozzi mentre Law fissava il punto dove poco prima stava l'amica, sconvolto da ciò che aveva detto.
Era stata proprio la sua voce a pronunciare quelle parole?!
Insultandosi da solo, con i peggiori epiteti a cui riuscisse a pensare, uscì di volata dalla classe, riuscendo a individuare la testa bionda dell'amica un attimo prima che sparisse nel bagno delle ragazze.
Dovette aspettare giusto un paio di minuti, la fine dell'intervallo, per poter entrare indisturbato e senza rischiare di venire aggredito da qualche allupata compagna di scuola.
Non fu difficile trovarla, bastò seguire i suoi singhiozzi che lo stavano lentamente uccidendo. Si fermò davanti alla liscia superficie della porta della terza cabina. Chiuse gli occhi e strinse i pugni nel sentirla piangere così disperata.
Stronzo! Era solo uno stronzo! Solo uno stronzo avrebbe potuto far piangere una ragazza stupenda come lei!
Prese un profondo respiro.
-Margaret- la chiamò
-V-vai via!- riuscì a rispondere appena prima di un'altra scarica di pianto.
-Senti, io...-
Ma non riuscì a dire altro.
Sotto il suo sguardo scioccato una Margaret piangente e furibonda spalancò la porta obbligandolo a indietreggiare mentre gli vomitava addosso la sua disperata rabbia.
-Non mi sopporti! Sì l'ho capito! E sono una cretina, perché sai cosa non sopporto io? Di vederti da solo, isolato e apatico in un angolo! Mi fa stare male vederti così! Ma forse te lo meriti perché sei uno stronzo! Ma poi si può sapere cosa ti ho fatto?!- concluse ricominciando a piangere senza ritegno.
Law era interdetto.
Una cosa così non l'aveva mai vista ma, soprattutto, era rimasto colpito dalle parole della ragazza.
Perché non era cosa da poco quella che aveva appena sentito. Era qualcosa che smentiva la conclusione a cui era giunto neanche tre ore prima e che gli aveva rovinato la giornata facendogli venire voglia di odiare il mondo e stare solo.
-Non è che non sopporto te...- cominciò stranamente titubante e facendole sollevare il viso umido e appiccicaticcio -... Non sopporto vederti...-
Si interruppe, sfregandosi gli occhi con pollice e indice
-Stamattina ti ho visto parlare e ridere con Gladius e sembravate così intimi. Per quello ero arrabbiato e apatico- ammise tutto d'un fiato, tornando a guardarla.
L'espressione di Margaret era indecifrabile ma era chiaro che stesse elaborando quello che aveva appena sentito.
Law aprì la bocca per chiamarla di nuovo ma non fece in tempo a emettere una sola sillaba che si ritrovò Margaret tra le braccia che lo baciava come una disperata. Rispose con trasporto, stringendola a sé, trovando le energie perdute quella mattina.
Quando si staccarono per prendere aria Margaret si limitò a proferire tre parole contro la sua bocca prima di tornare a baciarlo.
-Sei un cretino-
Ma non perse altro tempo, troppo felice per avere capito. Per avere finalmente capito cosa era mancato a Trafalgar Law fino a quel momento per giustificare i suoi momenti no. Felice che quel qualcosa fosse proprio lei.

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Capitolo 8
*** Zucchero filato ***


Prompt: Zucchero filato
Coppia: Nami x Zoro
Au: No



 
ZUCCHERO FILATO



Passeggiavano per il Sabaody Park in silenzio, fianco a fianco, assorbendo l'atmosfera che li circondava, riportandoli per un attimo all'infanzia.
Tutto intorno bambino urlanti e felici schizzavano da una giostra all'altra, schiacciando il nasino sul vetro della ruota panoramica o agitandosi sui cavalli che giravano a ritmo di musica, muovendosi su e giù lungo le aste arzigogolate.
A essere precisi e onesti ad assorbire quel tipo di atmosfera era più che altro lei, con gli occhi nocciola che brillavano mentre si guardava intorno, entusiasta per una volta di qualcosa che non fosse shopping.
Lui non riusciva a impedirsi di riportare regolarmente lo sguardo su di lei, colpito da quella luce che la illuminava e che mai aveva visto sul suo viso.
Sembrava una bambina.
Ma una bambina con la bellezza e sensualità di una giovane donna.
Non che non se ne fosse mai accorto prima ma mai la cosa lo aveva colpito tanto.
Forse perché una volta tanto non si trovava a fare il portaborse.
L'improvvisa voglia di proporle un giro sulla ruota panoramica lo colse e, senza stare a rimuginarci troppo, aprì la bocca per chiamarla.
-Zucchero filato!!!-
Strabuzzò gli occhi.
No, non era quello che voleva dire e, d'altra parte, non lo aveva detto lui.
In un turbine rosso fuoco, che sprigionò nell'aria un intenso aroma di mandarino, Zoro si ritrovò a fissare la schiena di Nami che si allontanava correndo verso il carretto dove il venditore arrotolava con mani esperta la soffice e dolce prelibatezza sui bastoncini di legno.
A Zoro lo zucchero filato non piaceva. Era troppo dolce e appiccicoso, gli rimaneva sulle dita e gli lasciava una fastidiosa patina sui denti.
Senza contare che sapeva di fragola ma non di fragola vera, più di colorante alla fragola.
Ma Nami sembrava invece al settimo cielo per averne trovato un po' e non stava nella pelle all'idea di assaggiarlo, lo vedeva da come saltellava quasi sul posto mentre aspettava la propria porzione, le monete per pagare già in mano e nessuna intenzione di trattare sul prezzo, stranamente.
Infossò le mani in tasca mentre ghignava divertito di fronte a quel comportamento tenero e bambinesco della Nakama e il cuore gli perse un battito quando la vide tornare verso di lui con un radioso e smagliante sorriso.
-Ne vuoi un po'?!- gli chiese con gli occhi che brillavano.
-Mh?!- mugugnò il samurai alzando in sopracciglio per poi scuotere la testa.
-Okay, come vuoi!- esclamò lei stringendosi nelle spalle senza perdere minimamente il proprio entusiasmo.
Una voce nota raggiunse le fini orecchie di Zoro facendogli sollevare lo sguardo e mettere a fuoco a qualche metro una zazzera bionda fin troppo famigliare.
In compagnia di Usopp e Chopper, Sanji si avvicinava masticando insulti e imprecazioni per essere stato separato dalle sue dee in occasione di una gita tanto romantica e un improvviso panico si impadronì, dello spadaccino quando realizzò che sarebbe loro bastato alzare lo sguardo per individuarli e rovinare così quella parentesi di tranquillità che si stava insospettabilmente godendo insieme alla navigatrice.
Non si preoccupò di capire perché ci tenesse così tanto a prolungare quel momento di intimità con lei. Sapeva solo che starci insieme così,  senza litigare per una volta, era incredibilmente piacevole e non voleva rinunciarci per colpa del cuocastro e della sua indole espansiva.
Senza una parola la prese per mano e trascinò verso la ruota panoramica, allungò deciso due monete al giostraio, i berry che aveva tenuto da parte per concedersi una birra a fine pomeriggio, e fece salire Nami davanti a sé sulla cabina, giusto in tempo.
La giostra prese a girare immediatamente e il ragazzo si girò, rimuginando su quale plausibile spiegazione fornire per il suo insolito comportamento.
Ma Nami lo osservava radiosa e per niente interessata ad approfondire più di tanto ma decisamente determinata a godersi il momento.
Gli fece segno di sederle accanto nella cabina tutta per loro.
-Io adoro la ruota panoramica!-
Senza riuscire ad articolare alcunché Zoro si limitò a ghignare.
Non capiva cosa gli prendesse in quel momento ma non faticò a comprendere l'origine della sensazione che lo pervase subito dopo.
Deglutì a fatica mentre il calore si diffondeva in lui nell'osservare Nami che, con lenta noncuranza, staccava palline di zucchero filato portandole alla carnosa bocca, per poi leccarsi puntualmente il polpastrello, con non voluta ma naturale sensualità. La guardò chiudere gli occhi mentre assaporava e gustava il dolce, mordendosi appena il labbro inferiore per recuperare i fiocchi che vi erano rimasti attaccati.
Si rese conto di essersi avvicinato fino ad aderire a lei solo quando i suoi capelli gli solleticarono le narici e lui si ritrovò a inspirare a pieni polmoni il suo odore.
Tornando in sé realizzò che Nami si era lasciata andare, appoggiandosi a lui e rilassandosi contro il suo torace.
Che succedeva?!
Non lo sapeva ma stava divinamente e finché erano sulla ruota poteva fingere che fosse tutto perfettamente normale.
Non stava facendo niente di male in fondo no?!
Nami reclinò il capo all'indietro, posando la nuca sulla sua spalla e Zoro si trovò a fissare la mocciosa che gli sorrideva, i nasi che di sfioravano.
-Grazie del pomeriggio Zoro- mormorò provocandogli un paio di capriole a livello dello stomaco.
Era stordito da quella vicinanza e non riusciva a staccare gli occhi dalla sensuale, rossa e carnosa bocca di Nami, notando un batuffolo di zucchero filato nell'angolo.
-Sei sporca- sussurrò roco, muovendo la mano per pulirla ma, senza sapere come, le sue callosa dita si posarono delicate sul suo collo per trattenerla lì e si ritrovò a chinare il viso fino a rubare quel piccolo fiocco rosa con la propria bocca, per poi spostarsi senza esitazione a catturare le labbra della cartografa.
Si rilassò quando la sentì rispondere e anzi approfondire il contatto, cercando con la lingua il suo sapore.
Mischiato all'alito agrumato di Nami il sapore di fragole dello zucchero era inebriante e Zoro si drogò in pochi attimi di quel meraviglioso sapore, cercandone e bramandone di più.
Non avrebbe saputo dire quanto durò, seppe solo che, quando si staccarono, le labbra di Nami erano gonfie e rosse per le sensuali coccole appena ricevute ed increspate in un sorriso che poco aveva a che vedere con quello che le aveva illuminato il viso tutto il giorno.
Era un sorriso che prometteva molti altri baci, un sorriso che non si sarebbe accontentato di quell'unico giro sulla ruota.
E Zoro ghignò, felice e soddisfatto, colpito dalla semplicità con cui era accaduto e con cui aveva appena accettato con se stesso si farlo ancora e ancora, sulla ruota e sulla Sunny, con e senza lo zucchero filato, finché Nami avesse voluto, fino alla fine di quel loro folle viaggio.

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Capitolo 9
*** Felpa ***


Prompt: Felpa
Coppia: Law x Margaret 
Au: Sì 



 
FELPA



Si fermò al centro della stanza con le mani sui fianchi , sbuffando infastidito. L'aveva cercata ovunque e ora cominciava a innervosirsi sul serio.
Dove cavolo era finita?!
Si augurava che quel deficiente di Penguin non gliel'avesse nascosta da qualche parte perché in quel caso non avrebbe potuto lasciar correre.
In quel caso avrebbe dovuto ucciderlo lentamente, torturandolo con un bisturi.
Perché nessuno, e ripeto nessuno, poteva toccare la sua preziosa felpa.
Si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli ancor più del normale e sospirando, rassegnato a doversi accontentare di quella blu. Senza staccare la mano dalla testa puntò lo sguardo sulla porta dell'altra camera da letto, dirimpetto alla propria, riflettendo.
Si sarebbe accontentato di mettere quella blu ma non prima di avere fatto un ultimo tentativo.
Perché in fondo era già capitato un'altra volta che, per sbaglio, dei suoi vestiti fossero finiti tra quelli della sua coinquilina quando era andata in lavanderia per la lavatrice settimanale, un paio di mesi prima. E in quell'occasione Margaret glieli aveva gentilmente rinfrescati, facendo un lavaggio a parte ed entrando di diritto tra le persone di cui si fidava con quell'accorgimento.
Silenzioso e cauto si diresse verso la stanza ed aprì piano la porta senza bussare, sfruttando la luce del corridoio per non accendere quella della camera.
Gli sarebbe spiaciuto svegliarla visto che era a letto da due giorni con un febbrone da cavallo.
Scivolò all'interno attento a non fare rumore e prese a scrutare nella penombra, individuando i vestiti freschi di lavanderia ordinatamente piegati sulla scrivania accanto al letto.
Si avvicinò studiandoli e riconoscendo effettivamente un paio di magliette sue e dei boxer ma della felpa neanche l'ombra. Rassegnato, fece per uscire lanciando un'occhiata al fagotto arruffato e sudato nel letto.
Margaret dormiva girata su un fianco e rannicchiata tra le coperte stropicciate, visibilmente in sofferenza per la febbre.
Notò con sollievo che la cera era migliore rispetto al giorno prima ma aveva l'aria di stare ancora poco bene.
Appuntandosi mentalmente di fare in fretta con le commissioni per non lasciarla da sola troppo a lungo, si avvicinò a lei e le scostò due ciocche bionde che si erano appiccicate sulla fronte sudata prima di posarvi due polpastrelli per valutare la temperatura della ragazza.
A quel contatto Margaret emise un mugugno smuovendosi un po' ed estraendo un braccio da sotto il groviglio di lenzuola. Law si ritrovò ad aggrottate le sopracciglia quando notò il colore della maglietta che indossava.
Era familiare, troppo familiare.
Tra l'altro non gli sembrava proprio che Margaret avesse in pigiama giallo con le maniche nere.
Delicatamente, attento a non svegliarla, sollevò la coperta e sbirciò al di sotto, riconoscendo immediatamente la faccina che campeggiava al centro dell'indumento.
Sì, era la sua felpa.
La ricoprì per bene prima di andarsene dalla stanza. Una volta afferrata la maniglia per uscire si girò a guardarla un'ultima volta con un ghigno storto.
Perché aveva un bel dire ad affermare che si fidava di lei per l'episodio della lavanderia e a raccontarsi che voleva fare presto per senso del dovere, da bravo e serio futuro medico.
Ma se il fatto che lei avesse indossato la sua felpa non solo non lo infastidiva ma, anzi, gli faceva piacere beh, allora doveva ammettere che forse, per lui, Margaret non era proprio “nessuno”.

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Capitolo 10
*** Bandiera ***


Prompt: Bandiera
Coppia: Sabo x Koala
Au: No



 
BANDIERA


 
Esausto si trascinava lungo il corridoio diretto in camera sua.
Hack lo aveva distrutto.
Da giorni lo torchiava con gli allenamenti, in vista della pericolosa missione che li attendeva, ripetendogli in continuazione che essere un Rogia non implicava che dovesse abbassare la guardia.
E quello Sabo lo sapeva ma riteneva comunque eccessivo l'allenamento a cui lo stava sottoponendo, sebbene lo stesse portando a termine senza fare una piega.
Tese un braccio indolenzito verso la maniglia della porta di camera sua e spinse, pregustandosi già una doccia rigenerante e calda e una bella dormita prima di cena, ma, quando l'uscio si spalancò totalmente il vicecomandante ai arrestò senza riuscire a credere ai suoi occhi.
Incredulo scrutò la scena che gli si parava davanti.
Sul muro sopra al suo letto era fissata ai quattro angoli, in modo da restare tesa, la sua vecchia bandiera, con la S blu di fronte a due ossa incrociate.
Non ricordava nemmeno più di averla e si sarebbe anche preoccupato di capire dove l'avesse trovata se solo la sua attenzione non fosse stata catturata da tutt'altro.
Ignorando del tutto i quesiti sul ritrovamento del suo Jolly Roger, si concentrò sul proprio letto, deglutendo a fatica.
Koala se ne stava lì, sdraiata sì, ma non sdraiata in modo normale. Girata sul fianco, le gambe piegate il busto appena sollevato lo osservava sorniona, vestita con un completo da piratessa che poco lasciava all'immaginazione.
-Ciao Capitano- sussurrò, facendogli sgranare gli occhi.
Senza una parola, con quel poco di lucidità che gli rimaneva in corpo, Sabo entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle, mentre la stanchezza lo abbandonava del tutto e un ghigno si disegnava sul suo volto.
Dove avesse recuperato quei vestiti era un mistero anche più della bandiera ma non è che gli importasse poi molto, come non gli importava di rimandare la doccia e di non dormire prima di cena.
Gli importava solo di una cosa in quel preciso momento.
Mentre si avvicinava al letto, la guardò mettersi in ginocchio pronta ad abbracciarlo per le spalle e corrugò le sopracciglia nel sentirla ridere sommessamente.
-Vai a fuoco- mormorò con una luce negli occhi tra il divertito e il soddisfatto e Sabo si accorse appena prima di incendiare le lenzuola che il suo potere gli era sfuggito un'altra volta di mano.
Hack aveva ragione, aveva ancora tanto da imparare e finché non fosse stato in grado di gestire il suo frutto al cento per cento non poteva affidarsi alla sua natura di Rogia.
Tuttavia, doveva ammettere, rifletté mentre se la stringeva al petto baciandola con trasporto, che preferiva di gran lunga allenarsi con Koala.

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